Resoconto seduta n. 228 del 16/02/2005
La seduta riprende alle 14,55



Proposta di atto amministrativo (Votazione): «Piano energetico ambientale regionale» Giunta (153)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 153, ad iniziativa della Giunta.
Siamo alle dichiarazioni di voto. Vi sono ancora otto prenotazioni, quindi vi chiedo di rimanere entro i tempi previsti.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che il dibattito di oggi non possa che inserirsi dentro un giudizio che credo sia largamente condiviso, al di là di tutto, da questo Consiglio regionale ma dall’intera realtà marchigiana, cioè il giudizio sul deficit energetico che registra la nostra regione. E’ un dato sul quale si sono spesi in tanti, ma credo che, al di là di tutto, da parte degli interventi susseguitisi in quest’aula, da parte delle prese di posizione di questi ultimi giorni questo sia un dato oggettivo, peraltro anche codificato dagli studi, dalle ricerche, dalla stessa analisi dell’università politecnica delle Marche. Se c’è un accordo diffuso, generalizzato sulla situazione, evidentemente non c’è accordo sui rimedi. Ci sono valutazioni differenti in ordine alle modalità, alle azioni da mettere in campo per recuperare questo grave ritardo, questa grave situazione.
Su questo si è aperto il dibattito, che forse i problemi di equilibrio politico, l’approssimarsi delle elezioni o, se volete, la conclusione della legislatura non hanno consentito di mettere in campo nella maniera più adeguata. Anzi, hanno fatto sì che sulla ricetta da utilizzare per rimediare a questa grave situazione la posizione della maggioranza e dell’opposizione in Consiglio regionale si sarebbe composta e ricomposta secondo altri punti di riferimento. Così non è stato e a conclusione proverò anche a dire perché così non è stato, ma questo è un dato oggettivo. Se c’è un altro dato che può essere richiamato, è che rispetto alle soluzioni da mettere in campo e rispetto allo stesso strumento che in qualche modo è stato proposto, ho visto tanti mal di pancia, ho visto tanti consiglieri avere problemi, marcare differenze che probabilmente sono stati recuperati per una valutazione squisitamente politica.
Partirei intanto da un dato, che è largamente acquisito: quello del ritardo con cui questo strumento arriva in Consiglio regionale. Un ritardo che la dice tutta sulla difficoltà di questo Esecutivo regionale di produrre provvedimenti in grado di affrontare oggi il problema energetico come ieri tantissime altre questioni. Penso a questioni rispetto alle quali si è trovato un rimedio sbagliato, come la riforma sanitaria che ha aumentato il livello di inefficienza e di inefficacia dei servizi sul territorio regionale, ha aumentato la spesa, ha aggravato la situazione di grave squilibrio dell’offerta di servizi sanitari sul territorio regionale, continuando a marginalizzare le zone distanti dalle grandi città, rispetto alle quali è stata fatta una scelta, sciagurata, secondo me, di disattivazione di servizi fondamentali, quali le chirurgie. Sapete che noi abbiamo scelto di rendere meno operativo il servizio chirurgico negli ospedali di polo, con tutte le conseguenze che questo può produrre, disattendendo una esigenza fondamentale di ogni riforma e di ogni servizio, che è quella di un servizio da garantire a tutti i cittadini al di là e al di sopra della loro collocazione. O riforme mancate, come quella del turismo. Sono anni che tutti ormai ammettiamo il fallimento del “modello Silenzi” rispetto alla riorganizzazione del sistema turistico marchigiano, ma nessuno ci ha messo le mani in concreto, cercando di recuperare i dati critici di fondo di quel provvedimento che hanno uniformato l’intero territorio regionale, non riconoscendo la specificità e l’importanza di ambiti territoriali dove il flusso turistico è maggiore e dove non si è recuperato un rapporto sinergico tra istituzioni e operatori privati che è una delle condizioni per il rilancio del settore. Un settore che ancora oggi, pur rappresentando un elemento di forza del tessuto economico della nostra regione, continua a vivere di briciole, se solo si considera che la Regione investe, per questo settore, poco più di 700 milioni di lire.
C’è quindi un ritardo oggettivo della Regione rispetto a questo provvedimento, quindi un ritardo grave. Sul piano del metodo noi diciamo che — questo vale per tutti, ma ancor più per strumento programmatori come questo — non ci sembra un bigliettino di arrivederci positivo quello di approvare leggi cornice, leggi importanti a fine legislatura, perché ci sembra più che questo atto rappresenti la volontà di mettersi sul petto qualche medaglia per dire “abbiamo fatto”. Se questo può essere concesso al Presidente del Consiglio regionale, che con un gesto molto simpatico mi ha regalato la prima copia del report sull’attività statistica della Regione, non può essere detto per un altro report assente, che avrebbe dovuto essere prodotto, quello che dimostri la capacità di produzione legislativa e amministrativa della Regione che non c’è stata.
Non si può arrivare all’ultimo giorno della legislatura approvando uno strumento come questo che avrebbe meritato ben altra attenzione.
L’altro aspetto è che questo non è un piano, questo è uno studio. Io ho posto prima una domanda, mi auguro che l’assessore Amagliani, nella replica mi dia una risposta. E’ uno studio del quale vorrei sapere il costo, anche per poter fare una verifica costo-resa, per vedere quanto ci è costato il piano energetico per ogni pagina. Fra l’altro, lo stesso candidato alla presidenza della Giunta regionale Gian Mario Spacca ha detto che questo è esclusivamente un documento di indirizzi. Io non sono convinto che sia propriamente così, dico che è un documento di indirizzi che ha la pretesa di fissare alcune linee, di fissare alcune indicazioni ed è un documento di indirizzi che risente profondamente dell’influenza comunista in questo Consiglio, dell’influenza ambientalista. Se c’è qualcuno che può essere soddisfatto di questo provvedimento, non è sicuramente la componente diessina moderata, salvo la soddisfazione di Comi, ma è certamente la componente estremista che ha di che crogiolarsi, perché ha con forza voluto questo strumento.
Questo è un tentativo di piano privo della legittimazione che uno strumento del genere avrebbe dovuto dare. Abbiamo sempre detto che la politica della Regione deve informarsi a un rapporto corretto con la società civile e con la società istituzionale marchigiana: questo strumento è l’opposto di questo assunto, cioè non è fondato sul consenso delle forze economiche e sociali, non è fondato sul consenso del sistema delle autonomie locali, se è vero come è vero che da parte delle rappresentanze associative di questi due mondi è venuto un no secco, con un invito a ritirare il piano.
Io dico che questo piano è solamente un libro, un’affermazione di principi, un insieme di indirizzi che ha una logica politica, cioè afferma, sostanzialmente, qual è l’impostazione prevalente di questa Giunta regionale rispetto a certe politiche. Come dire che ai Verdi e ai Comunisti rifondatori è stato assegnato questo ruolo di tutela dell’ambiente e della natura. Questo riconoscimento di una maggiore influenza politica si segnala per la venatura, per il carattere ideologico di alcuni strumenti che il Consiglio regionale ha approvato e questo è uno di quelli. Si risente dentro questo atto questa logica di difesa assoluta dell’ambiente, della natura, senza che ci sia un minimo tentativo di coniugare questa difesa con l’altro aspetto importante, che è quello dello sviluppo ordinato della nostra regione, cioè non sono considerate le problematiche relative ad uno sviluppo equilibrato ed ordinato, ma viene privilegiata esclusivamente la tutela di questi aspetti.
Anche qui è inaccettabile, mi sarei aspettato dal candidato Spacca una difesa maggiore. Venire oggi in aula a giustificarsi dicendo che questo atto è legittimato da una ricerca dell’università mi sembra una cosa di poco conto. L’assessore doveva venire qui a dire qual è l’utilità reale, per le Marche, di questo strumento.
Spacca ha anche affermato che questo è uno strumento neutrale. Io dico che è uno strumento inutile, perché al di là di alcune declinazioni velleitarie non contiene obiettivi, strategie, non mette in campo azioni e risorse, quindi è uno strumento che in qualche modo può essere buttato in aria in pochissimo tempo, a seconda della volontà politica di chi andrà a governare la Giunta regionale.
Dico anche che in questo dibattito ho assistito al tentativo di collegare in maniera organica l’approvazione del piano alla realizzazione della centrale di San Severino Marche. Ripeto che questo è solo un alibi, perché abbiamo ripetuto con insistenza che la realizzazione di centrali di produzione sul territorio regionale ha bisogno di un elemento fondamentale, che è l’assenso dell’Esecutivo, quindi rimettere alle scelte del piano la possibilità o meno di fare una centrale è una bugia, perché le centrali, le centraline, le centralone si faranno solo se la Giunta regionale che entrerà in carica il 15 aprile, vorrà compiere questo atto di volontà politica.
Per questo noi abbiamo proposto un rinvio, abbiamo detto in diversi modi che questo piano andava rivisto, andava ripensato alla luce di recuperarne una concretezza che non esiste, così come prendiamo atto di una leggera disponibilità a votare il nostro emendamento che ha consentito di eliminare questa stortura, cioè che una verifica che pure nel piano era prevista la si faccia fra un anno e non alle calende greche.
Concludo facendo solamente una considerazione. Questo è un piano che corrisponde solo ad una logica politica. Mi viene da pensare a tutta la problematica dei parchi e al tentativo di imposizione dei parchi sul territorio regionale. Mi spiace solo che il consigliere D’Angelo, tanto attento a queste problematiche, abbia oggi in aula rivendicato il diritto, che io riconosco, dei cittadini di essere partecipi di queste scelte, dimenticandosi poi questo diritto di affermarlo quando, con colpi di mano in questo Consiglio regionale si è imposta ai cittadini di tante aree della regione la costituzione di aree protette o di parchi più o meno naturali.
Questo è un metodo che deve essere recepito, che può essere recepito. Non si può fare quello che è stato fatto, decidere di fare la riserva del fiume Metauro a Fano, senza tenere in nessuna considerazione il parere dei cittadini di Fano, dell’Amministrazione comunale di Fano e via dicendo. Se un criterio dobbiamo usare, dobbiamo usarlo per tutti, quando si fanno le centrali, ma anche quando si fanno i parchi.
Questo piano corrisponde solo ad una logica politica, cioè corrisponde solo ad una esigenza elettorale e al fatto di poter affermare in campagna elettorale che si è fatta questa scelta e soprattutto si è pagata una cambiale alla lobby comunista ambientalista che, secondo me, ha segnato troppo l’attività della Giunta D’Ambrosio. Mi dispiace, cari amici diessini, ma credo che al di là di tutto, se c’è un dato politico che deve essere sottolineato, è che in questo ultimo anno e mezzo la lobby ambientalista e rifondatrice all’interno della Giunta regionale o comunque nella maggioranza, ha condizionato tantissime delle scelte che questa Giunta regionale ha fatto, facendole commettere tanti errori, come questo.
Sono convinto che se oggi chiedessimo ai consiglieri regionali di votare in libertà la proposta di rinviare sine die questo strumento o di approvarlo, la maggioranza di questo Consiglio regionale, compresa una discreta rappresentanza di esponenti della maggioranza Ds e Margherita, avrebbero preferito compiere questa scelta. La scelta opposta è stata invece quella di approvare il piano per pagare la cambiale che D’Ambrosio aveva con Amagliani e gli amici di Rifondazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Riallacciandomi alla valutazione che faceva prima Giannotti, a questo punto, visto che le considerazioni tecniche espresse dalla Casa delle libertà sul piano sono ormai note e acquisite agli atti, non ci è rimasto che approfondire un aspetto politico che è sotteso al piano e che in qualche misura consente anche di fare un sunto di fine legislatura, non elencando quelli che sono stati le perle o gli aspetti bui — parecchi — di questa legislatura, perché, soprattutto, la vicenda di questo piano assume un valore paradigmatico, è una testimonianza plastica di quella che è stata la storia di questa legislatura. Un piano, dunque, che comunque il centro-sinistra si era impegnato a fare, che non è riuscito ad elaborare nella maniera più coerente con le aspettative della società, del mondo industriale ma non solo e che giunge in fine legislatura attraverso una presentazione sostanzialmente neutra dal punto di vista politico, ma che pure appaga quelle che Roberto Giannotti ha definito le anime comuniste e ambientaliste di questa maggioranza. E’ la verità e soprattutto credo che questo episodio che assume caratteri così lampanti in questa occasione, altro non sia che il suggello di una legislatura che era iniziata all’insegna di alcuni impegni significativi e precisi da parte di questa maggioranza, una maggioranza che si era proposta ai marchigiani presentandosi come la maggioranza che avrebbe dovuto adottare i principi del federalismo introdotti con la riforma del 2001, una maggioranza che avrebbe dovuto completare alcune riforme di struttura che la prima legislatura D’Ambrosio non aveva in qualche misura esaurito e soddisfatto, una maggioranza che avrebbe dovuto mettere mano ad alcuni aspetti non di dettaglio della legislazione regionale, anche con una evidente finalizzazione di risanamento finanziario dell’ente.
Tutto questo pacchetto si coniugava con una realtà profondamente mutata del contesto nazionale che era ed è la realtà del federalismo, un federalismo che poggia su un principio: che i territori, regionali in questo caso, competono fra di loro anche in ragione delle performances e dell’efficacia legislativa e amministrativa delle Regioni che le governano. Questa era la sfida del centro-sinistra: ritengo di poter dire che questa sfida non è stata vinta, che alcune riforme significative assolutamente necessarie o non sono state fatte, oppure hanno assunto le sembianze camaleontiche di questo pano che viene fatto per soddisfare in parte la coscienza, in parte le diatribe, le valutazioni, le confabulazioni ideologiche interne alla maggioranza, senza tuttavia fare l’unica cosa che da questo piano la società marchigiana si attendeva: una risposta chiara e forte sul problema del deficit energetico che costituisce un fattore di minorità e comunque di debolezza del nostro sistema industriale rispetto al corteo, all’insieme della proposta imprenditoriale italiana.
Sono convinto che domani, approvato questo piano e al di là che si sarà subito in campagna elettorale, quell’attesa potremo ritenerla non soddisfatta. Lo ha detto lo stesso Gian Mario Spacca il quale, candidamente ma anche onestamente, è tornato su un aspetto, quello della valutazione del piano ambientale, che pure, anche in altre circostanze, aveva dominato, a dire dei soggetti bene informati anche delle dinamiche interne al centro-sinistra, anche polemicamente, lo scenario interno alla Giunta. Significativamente Gian Mario Spacca aveva un’idea del piano energetico molto diversa e sicuramente più coerente con quella che è la sua tradizionale vocazione confindustriale. Si era anche condensata in una proposta l’idea di Spacca per quanto riguarda il piano energetico, tanto è vero che come relatore di minoranza in occasione di un bilancio degli anni scorsi ebbi un simpatico e affettuoso alterco con Spacca, proprio perché sostenni una frase che sembrò scandalosa, ma che in realtà tutti sanno essere molto vicina alla realtà. Diceva che sulla materia energetica e di politica industriale la posizione di Spacca è sicuramente molto più vicina a quella della coalizione di centro-destra che non a quella manifestata e interpretata dalle ali estreme della sinistra che compongono questa maggioranza. Ecco che ora gli imbarazzi si sono sciolti inevitabilmente sotto la pressione della necessità di confezionare una lista, di approssimarsi a un appuntamento elettorale nella maniera più coesa possibile, nonostante le contraddizioni che affliggono ideologicamente questa maggioranza e che in qualche misura hanno dominato i tentativi di mettere mano ad alcune riforme di struttura che erano in agenda a partire dal maggio del 2000.
Il compromesso, in sostanza, un compromesso tuttavia non fruttifero ma in qualche misura ritardante e congelante, ha dominato le scelte di questa maggioranza. Non è la prima volta che celebriamo, infatti, i fasti di un tentativo di riforma che in qualche modo viene salutata in maniera pomposa, in maniera propagandisticamente importante, ma che in realtà si conclude sostanzialmente in un nulla di fatto, perché poco cambierà della politica energetica, anche in termini di meccanismi autorizzatori, per effetto di questo piano, se non l’appagamento di alcuni veti che sappiamo essere stati fortemente proposti e richiesti da Rifondazione comunista, dai Comunisti italiani e dai Verdi rispetto ad alcune iniziative che in qualche misura languivano in materia di risorsa di produzione eolica, idroelettrica, fotovoltaica.
Ecco allora che ancora una volta si ricorre alle convergenze parallele, al tentativo di rappresentare all’esterno una supposta, presunta unità provvedimentale che non ha tuttavia riscontro in una omogeneità di provvedimento operativo e decisivo, e soprattutto interventista, su alcuni problemi di questa nostra regione. Io credo che questo piano sintetizzi questo fattore incapacitante che ha minato già in altre occasioni la scelta di alcuni assessori, una parte preponderante della Giunta, basti ricordare la riforma sanitaria. La riforma sanitaria, proprio nell’evoluzione finale, in qualche misura drammatizzata, in qualche misura isterica nelle ultime ore del suo confezionamento è l’anticipazione di questo piano energetico. Ricordo a voi tutti che il compromesso del 2003 poggia sullo stesso principio delle convergenze parallele che devono consentire un provvedimento, di cui vengono diluiti in maniera più o meno generica e misteriosa gli effetti nel tempo, proprio in occasione della riforma sanitaria, in cui la scelta precisa che poteva essere o non essere condivisa dall’assessore alla sanità Melappioni, venne di fatto mutilata, snaturata attraverso un atteggiamento che aveva anche una certa dose di azzardo dell’introdursi in una fase transitoria che poteva dire A ma che poteva dire B e che comunque veniva affidata alla cura di chi avrebbe dovuto poi, materialmente, e fuori dall’aula consiliare e del dibattito politico, implementare quella provvisorietà, quel carattere indistinto, quella genericità, quell’assenza di forte scelta, più o meno condivisibile, ma che sicuramente ispirava la proposta, allora, di Melappioni. Oggi facciamo la stessa cosa. Io non contesto il diritto di fare esperimenti, come ha detto candidamente Spacca, il quale ha detto “fra un anno vedremo”. Io contesto il fatto che l’esperimento lo si faccia a cavallo delle elezioni, che non lo si faccia all’inizio della legislatura, perché non può essere che gli effetti dell’esperimento possano essere differiti oltre i tempi in cui devono essere verificate le responsabilità politiche, i valori politici, le proposte politiche.
In sostanza si cerca di spostare nel tempo, esattamente come si fa con il problema del risanamento finanziario, la necessità di affrontare nodi, di tagliare nodi e di prendere in mano le situazioni, confidando, probabilmente, nello stellone, nella capacità di mediazione politica in cui è stato maestro Vito D’Ambrosio. Io credo che questo centro-sinistra debba molto al Presidente D'Ambrosio, perché in questa condizione politicamente difficile, obiettivamente difficile, di collage di matrjoske ideologiche che dovevano comunque comporre una proposta politica che lui aveva il dovere di completare dopo il primo quinquennio, ha saputo mediare per quello che era il suo compito, ma non poteva rimediare al vizio genetico di questa maggioranza: una fondamentale diversità di vedute su quelle riforme di struttura e su quei principi di risanamento finanziario che pure rappresentavano il cardine del programma politico della coalizione progressista del 2000.
A mio modo di vedere si è scelto di finire questa legislatura in maniera uniforme e coerente con quello che è stato il piglio di tutta la legislatura, con una non scelta che in qualche modo rievoca ancora una volta il proverbio “fatta la festa gabbato lo santo”, che già in altre occasioni ha ispirato l’azione di questa Giunta.
La cosa buffa è che questa coalizione, così fortemente, legittimamente condizionata dalla sinistra estrema, abbia poi, a complemento di questo relativismo politico che in realtà la domina... Perché quando si deve mettere insieme ciò che è carne e ciò che è pesce si deve per forza imboccare il corridoio del relativismo fra destra e sinistra, fra scelta estrema e moderata: “imbocco il si vedrà, intanto cercheremo in maniera pragmatica di affrontare i problemi volta per volta invece che con provvedimenti di largo respiro”. Questo è testimoniato dal fatto che una coalizione così profondamente condizionata, ripeto legittimamente condizionata, perché se prende i voti i Verdi, Rifondazione comunista e Comunisti italiani fanno bene a fare il loro dovere, abbia designato come candidato Presidente un ex democristiano, legittimamente ex democristiano. La mia è un’analisi politica senza pretese, ma sicuramente esente da volontà offensive.
Come dicevano una volta i latini, “mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata” e in questo momento, al di là del teatrino della politica di destra e sinistra, esistono delle richieste non evase, non soddisfatte di un sistema sociale, economico, industriale marchigiano che attendeva da anni anche questo provvedimento e che dovrà affidarsi agli esiti di questo esperimento in vitro che è stato significativamente battezzato e suggellato, in qualche modo reso credibile scientificamente dall’università di Ancona, che ritengo rappresenti il vero collante di questo accordo tecnocratico in salsa verde e rossa, ma forte di ispirazioni morotee, che rappresenta la proposta del centro-sinistra anche per la futura legislatura. C’è tutto: l’università, le tecnocrazie, il verdismo, il comunismo imperante in salsa moderna, comunque, sullo fondo rimane quel principio che ha sempre animato questa Giunta e questa maggioranza: “fatta la festa, gabbato lo santo”. Speriamo che questa volta non vi riesca.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Il giorno in cui concludiamo questa nostra discussione sul piano energetico coincide con la scadenza del protocollo di Kyoto, appuntamento rispetto al quale il Governo Berlusconi e l’Italia si trovano in ritardo ed inadempienti. Credo che questo sia il primo punto che debba essere sottolineato con forza ed energia e già di per sé solo questo fa premio rispetto a tante valutazioni e discorsi che ho sentito dai banchi dell’opposizione.
Rispetto a questo appuntamento la Regione Marche, anche se con difficoltà porta a compimento, a differenza dello Stato italiano, il contributo della nostra Regione all’adempimento previsto dal protocollo di Kyoto e credo che questo sia un elemento politico forte da sottolineare.
E’ già stato detto nel dibattito, da me ieri ma anche da altri colleghi della maggioranza, dell’iter di questo piano, dell’attenzione che questa maggioranza, così come in tutta questa legislatura ha dimostrato, anche in questa occasione ha ascoltato le osservazioni che vengono, rispetto alle scelte che compie, da parte della società economica, civile e sociale della nostra regione. Non a caso il piano che oggi approviamo tiene conto anche di considerazioni che durante il dibattito in queste settimane sono venute all’interno della nostra regione. E’ un piano che è stato definito di indirizzo e di programmazione, che detta alcune scelte programmatiche e di indirizzo di questa nostra Regione, scelte verso le quali questa nostra maggioranza vuole andare. Quindi non sono ripieghi ma scelte che questa maggioranza fa e che porteranno al voto finale in questa giornata, scelte supportate da un lavoro, da uno studio fatto dall’università di Ancona che risottolinea la scelta che questa maggioranza fa nel valorizzare le competenze scientifiche e di ricerca della nostra Regione, competenze alle quali attribuiamo un ruolo ed un valore che devono servire a fare la differenza nell’ambito della competizione che questa nostra Regione deve svolgere a livello internazionale. Noi ci puntiamo, sulle nostre università e dobbiamo dare fiducia a quello che le nostre università da questo punto di vista ci indicano. E’ una scelta politica che questa maggioranza rivendica con forza.
Sono tre i filoni di intervento che questo piano riporta: il risparmio, che è al primo punto e che deve vederci impegnati tutti insieme, per fare in modo che il più possibile aumenti l’attenzione rispetto al contenimento dei consumi energetici, perché sappiamo quanto questo sia importante e quanto l’energia non sia inesauribile ma qualche cosa che serve, che sempre di più dobbiamo cercare di trovare in modo corretto e compatibile, se vogliamo garantire lo sviluppo per le nostre imprese e per il sistema sociale ed economico della nostra regione, ma dobbiamo contemporaneamente sapere che è un terreno che sempre si deve confrontare con il tema della compatibilità; le fonti rinnovabili che ci permetteranno, da domani, di sbloccare tutta una parte di progetti e possibilità che nell’ambito delle fonti rinnovabili da subito possono essere attuati, come l’eolico (qualche emendamento è stato colto nell’ambito di questo dibattito, alcuni dei quali proposti dalla stessa opposizione, a dimostrare, di nuovo, l’apertura di questa maggioranza). Stessa cosa per quanto riguarda le centrali di produzione elettrica, cosa ancora più importante per quanto riguarda il tema delle biomasse e dei biocombustibili, che oltre ad avere un ruolo legato alla produzione energetica, hanno un ruolo, se impostati correttamente, in termini di indicazione rispetto ad ipotesi di sviluppo del mondo dell’agricoltura della nostra regione. Anche qui una scelta che lega il piano energetico allo sviluppo. Il terzo tema è quello della cogenerazione distribuita, e anche qui è una scelta, sapendo che questa scelta comporta una sfida, che noi interpretiamo in termini positivi, convinti che sia la scelta più appropriata rispetto allo scenario, alla storia e alla struttura del tessuto economico e di impresa della nostra regione, come ha sottolineato in modo preciso e chiaro il Vicepresidente Spacca nel suo intervento. E’ il sistema che più può permettere al nostro sistema d’imprese di cimentarsi con un orizzonte nuovo rispetto alle produzioni classiche tradizionali, creando valore aggiunto in più rispetto al tema dell’energia e riuscendo a coinvolgere il nostro sistema d’impresa. Anche qui una scelta che non punta ad interventi che vengono dal di fuori, che potrebbero essere addirittura di multinazionali, che in assoluto non vanno demonizzate ma che credo non rispondano alle sfide della competitività di sistema che è il punto di fondo che questa maggioranza vuole con forza continuare a sostenere.
Sappiamo che questa è una scommessa che poniamo al mercato, alle imprese, rispetto alle quali sarà forte e chiaro l’impegno della Regione, ma rispetto alle quali chiediamo anche forte e chiaro l’impegno delle amministrazioni locali, delle categorie economiche e sociali, ma proprio perché è una scommessa sappiamo che questo piano deve avere una sua flessibilità di interpretazione, non deve essere una camicia rigida e deve poi permetterci di verificare, strada facendo, la realizzazione degli obiettivi e, in rapporto a questo, verificare, eventualmente, gli aggiustamenti degli interventi che debbono essere fatti. E’ in questa logica che facciamo questo tipo di scelta, non c’è una demonizzazione di questa o di quell’altra dimensione in assoluto, c’è una scelta forte, che tende a dare una risposta che è marchigiana, rispetto al tema della produzione dell’energia, che noi vogliamo portare avanti nell’arco di un decennio in termini di equilibrio tra energia consumata ed energia prodotta nella nostra regione.
L’altro elemento che ha caratterizzato l’attenzione e l’ascolto in questa fase del dibattito è stato il tema dei rifiuti, opportunamente stralciato da questo piano, perché riveste una parte che attiene al piano dei rifiuti e nell’ambito di quello ha una ricaduta sulla produzione di energia. In questo condivido quanto detto questa mattina dal collega Procaccini: che la strada che dobbiamo perseguire nell’ambito di quel piano che la prossima legislatura andrà ad approntare è quella di trovare la scappatoia tra discarica e incenerimento, e c’è la possibilità di farlo. Se quella scelta avrà una ricaduta di carattere energetico, farà parte del piano energetico, quindi contribuirà a dare il contributo della Regione Marche al protocollo di Kyoto.
Per questo abbiamo approvato questo piano. Poi questo piano si porta dietro anche il fatto di avere una posizione più forte rispetto al tema della turbogas che riguarda i territori di San Severino Marche. Rispetto a ciò era già chiara la posizione della maggioranza: non ci sarebbe stato concerto di questa maggioranza e di questa Giunta rispetto a quella scelta. Oggi, però, questa posizione esce rafforzata. Questa Giunta non avrebbe dato il concerto perché l’indirizzo e la scelta che rispetto alla produzione di energia questa maggioranza e questa Giunta fanno, va in un’altra direzione.
Per queste motivazioni, sapendo che scelte di questa natura sono importanti, strategiche e come tali comportano comunque, sempre un elemento di scommessa, ma nella convinzione della positività che questo piano rappresenta, nella sua interpretazione che vogliamo dare ascoltando il dibattito in queste poche settimane, con una forte capacità di ascoltare quanto viene dalla stessa regione e le possibilità di verificare tutto quanto vogliamo apportare in termini di impegno e di obiettivo alla realizzazione, il voto del gruppo Ds sarà pieno e convinto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Ricollegandomi a quello che diceva il collega Tontini, volevo dare un voto convinto e sicuro, credo invece che dovrò ripiegare verso un voto di astensione, perché ritengo che avere un piano energetico sia meglio che non averlo. Si sbloccano alcune cose importanti: l’eolica che vedeva nella nostra regione una delle pochissime che non aveva un kilowatt installato, inoltre si può aprire un discorso sulla cogenerazione diffusa. Da questo punto di vista hanno detto il vero i colleghi, dell’opposizione soprattutto, che hanno affermato che questo è un piano di indirizzo che lascia un fortissimo potere di riempimento nelle maglie ai colleghi che prenderanno il nostro posto su questi banchi le prossima volta. Da questo punto di vista uno potrebbe anche dire che sarebbe stato un gesto di fiducia, da parte della maggioranza di centro-sinistra, andare a lasciare ampi spazi di definizione, di dettaglio del piano energetico a una Giunta che potrebbe essere omogenea ma che potrebbe essere anche di altro segno. Ma sono scelte tecniche. Il collega Grandinetti ha annunciato un voto favorevole a questo piano, a dimostrazione che di fronte a un’emergenza qual è quella del sistema energetico, il meccanismo della maggioranza e dell’opposizione entra un po’ in crisi e non era tollerabile per nessuno mantenere un “sistema Marche” con la regione più deficitaria in termini di bilancio energetico, nel momento in cui siamo inseriti in un “sistema Italia” come diceva il collega D’Angelo. E’ vero, il “sistema Italia” ha una situazione di deficit drammatico nel suo complesso, non tanto e non soltanto sui 150 terawattora prodotti, che sarebbero ampiamente bastevoli al fabbisogno nazionale, ma con un sistema di potenza installata di 43 Gigawatt, con un consumo di picco di 40 vuol dire che abbiamo un sistema energetico che è più che sufficiente nelle ore notturne, ma che nei momenti di alto consumo lavora sempre al limite di rottura e basta un episodio per far saltare tutto. E’ quindi evidente che il sistema va ripensato.
Qualcuno ha detto che la scelta dell’idrogeno non può essere prefigurata nel piano energetico. Questo è vero in parte. E’ chiaro che l’energia ad idrogeno è vettore e non fonte di energia, ma è anche vero che la produzione di energie discontinue è proprio il meccanismo che consente di avere quel surplus di produzione nelle ore serali e notturne, che può essere utilizzato per riprodurre energia elettrica nelle ore di maggior consumo di giorno, risolvendo in molti casi il problema del particolato atmosferico nei centri abitati.
La procura della Repubblica di Ancona ma anche quella di Cagliari si sono occupate del problema se le centrali turbogas che termovalorizzano le materie prime e seconde residuate dalla raffinazione di idrocarburi siano impianti energetici o impianti di smaltimento rifiuti. Da questo punto di vista la scissione dell’approccio è sicuramente complessa e forse è superficiale avere accantonato tanto, nel momento in cui si è andati a fare uno strumento di pianificazione e uno strumento a lungo atteso. La mia prima interpellanza in questo Consiglio, la 78 del settembre 2000, si riferiva a una dichiarazione dell’allora solo assessore Spacca, oggi in pectore qualcosa di più, che si era lasciato sfuggire alla stampa l’affermazione che “nel piano energetico ormai pronto, l’apporto energetico della centrale Igc di Falconara è superfluo, quindi stralciato”. Tanto che io intervenni dicendo “se il piano è talmente pronto che lei è già in grado di dire cosa le serve e cosa no, ce lo porti anche in aula”. Lo vediamo in aula, naturalmente con l’apporto energetico della centrale di Falconara, non nel febbraio 2001 ma in articulo mortis della legislatura, quando siamo ormai alla fine di febbraio.
E’ vero che la cogenerazione diffusa è la migliore risposta ai problemi energetici, perché fa sì che ciò che altrimenti è inquinamento termico divenga risparmio energetico, però è uno strumento innovativo se utilizza non solo gas di città, altrimenti siamo sempre lì, ma anche il legname morto, la carta, anche i rifiuti urbani condominiali, cosa che si può tranquillamente fare. Da questo punto di vista i costi e le emissioni di gas sono quasi un quarto. Allo stesso modo credo che sia miope non avere imposto un sistema di distribuzione dell’idrogeno per autotrazione. So bene che ancora non ce l’ha nessuno, ma non sta scritto da nessuna parte che si debba essere sempre secondi, sempre ultimi. Avremmo potuto essere la prima Regione a impostare un sistema di distributori dell’idrogeno per autotrazione, posto che la famosa raffineria produce comunque idrogeno quale sottoprodotto nella solforazione del metano. Ormai sono sette le case automobilistiche che hanno li listino delle autovetture ad idrogeno, che non si possono comperare perché poi non ci si può rifornire di carburante. Sarebbe stata una cosa di largo respiro e di prospettiva che avrebbe fatto onore al lavoro, peraltro voluminoso, che sta dietro questo atto.
Non ho presentato emendamenti, proprio perché essendo atto ormai in fase conclusiva, con una approvazione ormai incastrata ad horas negli ultimi sospiri della legislatura, non mi era sembrato opportuno andare ad inserire emendamenti. Ho presentato un ordine del giorno sul problema del nucleare, che è estraneo al sistema del piano, perché si pianifica a piano vigente e non a normativa de iure condendo, ma che era opportuno lasciare come segnale nel momento in cui questo governo e il prossimo si troveranno sicuramente a misurarsi con un problema di tecnologie solare, nucleare, che nell’immaginario collettivo possono essere sovrapponibili, ma in realtà sono tecnologie profondamente diverse, con problematiche assolutamente non sovrapponibili e sarebbe meritorio lasciare un segnale a chi ci sostituirà, soprattutto ai governi che dovranno poi fare le scelte strategiche in maniera energetica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Con piacere ho notato che il collega Tontini ha ricordato nel suo intervento che oggi è il giorno in cui entra in vigore il protocollo di Kyoto dopo un percorso molto lungo, nel quale si è cercato di raggiungere l’adesione di una quota sufficiente di paesi a questo importante protocollo, che per la prima volta evidenzia che l’economia deve fare i conti anche con gli effetti sull’ambiente e che dei limiti fisici alle emissioni devono essere assunti non soltanto dai singoli stati membri ma come azione di governo globale.
Credo che questo piano energetico regionale abbia il merito di essere stato il primo, con la Regione Piemonte, a voler essere anche un piano energetico che tenga conto degli impegni che le Regioni volontariamente si sono assunte all’inizio di questa legislatura, affrontando il tema delle emissioni in atmosfera e spingendo con un loro documento il Governo ad aderire a questo protocollo e assumendosi anche l’onere di operare nell’ambito delle proprie competenze perché questi obiettivi venissero raggiunti.
Ho sentito delle dichiarazioni di voto incredibili, comiche per certi aspetti. Oltre i “verdi comunisti” anche i tecnocrati avrebbero governato le scelte, sostituendosi a chissà chi.
Credo che questo piano energetico abbia il merito di guardare in avanti, perché se il tema che tutti sbandierano è il problema dell’esaurimento da alcuni combustibili fossili e l’incremento dei consumi a fronte di una mancata sostituzione delle fonti di approvvigionamento energetico tradizionali con altre nuove, questo piano energetico accoglie questa sfida, in una fase in cui già una buona parte delle energie rinnovabili, una parte importante è economicamente competitiva, una parte lo può diventare se noi accettiamo di investire anticipatamente le risorse che altrimenti dovremmo pagare gradualmente sotto forma di bolletta energetica, ma con il vantaggio di investire su risorse nel territorio, quindi con il vantaggio di non appesantire la bilancia dei pagamenti nel nostro paese, se mai valorizzare tecnologie e opportunità che vengono dal nostro territorio: mi riferisco alle risorse energetiche rinnovabile per “opportunità” e per “tecnologie” mi riferisco a quanto possiamo utilizzare, attraverso quello che il piano prevede, di ciò che l’industria e l’artigianato del nostro paese mettono a disposizione per la realizzazione di questi impianti.
Penso che sia un altro elemento importante, forse non sottolineato, forse che mi è sfuggito dai vari interventi: noi valorizziamo il rapporto con l’università delle Marche, non soltanto nella fase di predisposizione del piano ma anche nella fase di sua applicazione. Tante volte ho sentito da questi banchi dire, dai consiglieri di tute le parti politiche, che non c’è futuro per l’imprenditoria della nostra regione se non si fa innovazione, se non si fa ricerca, se non si va a braccetto con l’organismo che è preposto anche allo svolgimento delle attività di ricerca, cioè l’università. Quindi a me sembra particolarmente importante che questo rapporto non si interrompa con l’approvazione del piano, con la consulenza per la redazione del piano ma vada avanti, che non si fermi solo al monitoraggio ma che ci sia una vera e propria azione di tutoraggio nei riguardi delle imprese che vorranno intraprendere la strada delle energie rinnovabili, una strada che altrove, nel nord del paese, nel nord dell’Europa è stata intrapresa, ma anche al sud del nostro paese, per parlare, in particolare, dell’energia solare. Credo che questo sia un elemento importante da non sottovalutare.
L’altra questione importante che voglio sottolineare, di cui ho sentito parlare poco nella discussione generale, è una parola che nel piano è riportata più volte: “Esco”. Sono queste società che hanno un approccio imprenditoriale alla tematica del rapporto tra costi e consumi e della distribuzione dei costi nell’arco del tempo. Le Esco sono lo strumento per trasformare in denaro, in risorsa utile per l’investimento il risparmio energetico e sono lo strumento fondamentale per drenare risorse per gli investimenti che saranno necessari, soprattutto quando parliamo di produzione che si aggiunge a quella già esistente.
Noi abbiamo avuto un sistema energetico, nel nostro paese, in particolare un sistema elettrico, in cui chi vendeva l’energia elettrica aveva l’interesse che ci fosse il massimo dello spreco, perché più si consumava e più i bilanci di queste società beneficiavano dell’incremento dei consumi. Con meccanismi che sono stati recentemente messi in funzione da queste imprese, abbiamo una potenzialità di trarre risorse e trarre vantaggio economico anche dal risparmio di energia, o meglio trasformare il vantaggio economico che ci può venire dal risparmio di energia. Su questo non c’è dibattito. Si continua invece a bollare come insufficiente, non in grado di soddisfare le esigenze della nostra regione la scelta del piano energetico sul fronte delle energie rinnovabili o della produzione diffusa sul territorio, attraverso impianti su piccola scala e coloro che fanno questi pronunciamenti sembrano falchi in attesa del cadavere di questo piano energetico.
Mi auguro che il centro-sinistra farà di tutto perché coloro che, appollaiati in attesa del piano energetico rimangano in attesa per parecchio tempo e il piano energetico possa invece dispiegare tutte le sue potenzialità in termini di innovazione e di risposta ecosostenibile alle esigenze di produzione di energia, di risparmio, di contenimento dei consumi, di recupero di energia attraverso il riciclaggio delle materie già utilizzate dalla nostra società.
Mi auguro anche che la nostra Regione sappia trarre il massimo profitto dall’arrivo sul mercato dei “certificati verdi” e dei “certificati bianchi”. Sono queste forme di contribuzione al sistema imprenditoriale importanti, non meno importanti delle forme di contribuzione a cui noi siamo abituati (contributi in conto interessi e contributi in conto capitale). Se non vogliamo essere fermi a 50 anni fa, a 100 anni fa, se la politica non vuole, rispetto all’economia moderna, rappresentare l’archeologia rispetto alla modernità, su questo terreno dei certificati verdi e dei certificati bianchi ci dobbiamo muovere, perché questi valgono tanto quanto gli stanziamenti che continuamente i politici reclamano in trasferimento dallo Stato verso gli enti locali, dal pubblico verso le imprese. Non sono certo trasferimenti in contanti, ma sono risorse ingentissime che rischiamo di lasciarci passare sotto il naso, con danni gravissimi al sistema economico della nostra regione, con opportunità perse per un modello di sviluppo ecosostenibile, per il rispetto dello stesso protocollo di Kyoto.
Credo che in tutto questo che ho detto non ci sia niente di ideologico, ci siano considerazioni di buon senso che possono essere condivise o non condivise, ci sono certamente ragionamenti in linea con quanto il piano energetico ambientale regionale ha previsto.
Voglio invece dire che dietro questo attacco al piano energetico, leggendo gli emendamenti che sono stati presentati anche dal centro-destra c’è poi lo spettro dei grandi impianti, per cui il centro-destra ieri, di fronte al pubblico che era qui ad assistere alla seduta del Consiglio regionale che diceva no alla centrale di San Severino, diceva “no, la centrale di San Severino non la vogliamo neanche noi”, però purtroppo, dietro molti di questi emendamenti c’era una clausola che diceva che dopo un lasso di tempo molto breve, se non si realizzavano i piccoli impianti di produzione si sarebbe dovuto realizzare il grande impianto. Credo che questo dimostra che noi corriamo un grosso rischio: di doverci ritrovare, tra un anno, a dire no alla mega centrale nel momento in cui viene localizzata. E allora che cosa cambia? Allora, anche il centro-destra dovrebbe fare una riflessione: se non vogliamo trovare qui oggi i cittadini di San Severino, domani i cittadini della provincia di Ascoli Piceno, fra due anni i cittadini della provincia di Pesaro, dobbiamo trovare una strada che ci permetta di sfuggire a quella grande problematica che sorge in un territorio come il nostro quando andiamo a realizzare grandi impianti di produzione di energia elettrica. Quindi credo che sarebbe più sensato, come oggi è stato sensato che tutto il Consiglio abbia detto no all’impianto di San Severino, dire sì a questo piano energetico che cerca di trovare una strada per una orma di soddisfacimento dei fabbisogni energetici diversa da quella che ci viene proposta dai grandi gruppi monopolistici. Quindi sì a rivolgerci alle imprese marchigiane, all’imprenditoria che già, così diffusa, è presente sul territorio, sì a chiedere a questi soggetti di diventare semplici consumatori di energia, diversificare, ampliare le proprie attività e diventare anche piccoli produttori di energia. Questo viene fatto altrove, questo può essere fatto in modo non episodico nella nostra regione, può essere un modello, può essere l’opportunità per creare un grande distretto industriale, produttivo diffuso di energia nella nostra regione.
Il nostro voto sarà ovviamente favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Ogni atto porta con sé un appellativo, una definizione. Mi sono sforzato di dare una definizione a questo atto: potrebbe essere chiamato tranquillamente “piano energetico” come nome ufficiale, ma “piano delle beffe”, come nome con il quale trasmetterlo agli eredi, perché ognuno, di questo piano ha una particolare riserva mentale. C’è chi lo approva perché spera poi di poterlo cambiare in un certo modo, c’è chi lo approva per poterlo ulteriormente implementare in un altro modo. In fondo, è stato detto in quest’aula dalla maggioranza, questo è uno studio dell’università, non si sa neanche quanto completo. Anzi, l’autorevole Vicepresidente, candidato alla presidenza della Regione per il centro-sinistra dice “se tra un anno ci sono da fare dei cambiamenti, tra un anno faremo dei cambiamenti”. Se ci pensiamo, siamo 14 anni in ritardo — perché questo piano ha avuto un iter di 14 anni — sei anni da quando fu affrontato l’argomento in termini seri nella precedente legislatura, i cinque anni di questa legislatura sono stati necessari per metterlo a punto, siamo stati all’ultima seduta di Commissione per approvarlo e siamo all’ultima seduta, dell’ultimo giorno per l’approvazione in aula. Ha una serie di record, potrebbe essere un primato: 14 anni, 6 anni, ultima seduta, ultimo giorno, ultima ora. Tra un anno si potrà cambiare. Il piano era uno fino al 2003, gestione Spacca, poi giustamente l’assessore Amagliani prenderà la parola e difenderà questo piano stesso dicendo che è stato modificato nel 2004-2005 rispetto alla proposta originale.
Spacca dice “tra un anno cambieremo”, quindi potremo tornare alla versione 2003 o fare comunque qualche cambiamento.
L’ho definito piano delle beffe, ma bisognerà vedere quali saranno i beffati: se sono quelli che puntano tutto sul piano, se sono tutti marchigiani in crisi di energia elettrica.
La scadenza ufficiale è il 2015, riesame tra un anno, 2006. La scadenza può andare o a dieci anni o a un solo anno. E’ un piano flessibile, modulare.
La prima cosa che emerge — lo dico con il sorriso sulle labbra, ma con una certa invidia — è la capacità del centro-sinistra di riuscire a mediare e a mettere insieme delle cose che insieme non possono stare. Ci vuole un mestiere, un’abilità incredibile, credo che questo sia uno dei punti di forza del centro-sinistra. Qual è il punto di debolezza del centro-destra? Di far emergere le contraddizioni. Qual è il punto di forza del centro-sinistra? Di “inciuciare” tutte le contraddizioni. Sono i due estremi. Vorrei avere la palma dell’inciucio al centro-destra che metta tutto insieme come fa il centro-sinistra e la capacità di far emergere le contraddizioni al centro-sinistra come fa il centro-destra. Disgraziatamente sono posizionato di qua: mi sento un uomo libero e dico le cose come effettivamente stanno.
Quindi noi, con grande sforzo riusciremo, in qualche modo, a trovare una linea comune: l’abbiamo trovata su alcune cose difficili, speriamo di andare avanti, ma la capacità e il mestiere degli altri sono incredibili.
Secondo me, su questi 14 anni, su questi 6 anni su questi pochi anni c’è la palma del fallimento. L’Oscar del fallimento è questo piano energetico. Nessuno le sbaglia tutte, nessuno le azzecca tutte questo è un dato, però se su questo piano ci si possono ritrovare coloro che sostengono il risparmio energetico assoluto, il ritorno a una società pre-consumistica e contemporaneamente coloro che vogliono fare dello sviluppo e dell’industrializzazione il futuro comunque, qualcuno è beffato.
Concludo l’intervento dicendo che comunque, anche dal punto di vista tecnico questo piano è insufficiente. Noi abbiamo un deficit del 58% rispetto al 46% indicato dal piano, le previsioni sono che comunque il piano non riuscirà a sanare il deficit, che comunque occorrerà bruciare 80 milioni di mc. l’anno per eliminare gli sprechi del trasporto di energia elettrica dalle altre zone d’Italia, siamo di fronte a un disastro. Non possiamo dare il nostro voto favorevole a questo disastro. Vedremo se la capacità di gabbare tutti continuerà all’infinito da parte di chi gestisce questa struttura regionale, l’istituzione Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Cari colleghi consiglieri, al di là e al contrario di tante cose che qui ho ascoltato, credo che dovremmo salutare questa come una giornata particolare, perché nel giorno in cui entra in vigore il protocollo di Kyoto, a cui per la verità pochi si sono riferiti, noi siamo la seconda Regione d’Italia che approva un piano energetico ambientale regionale. Mi sono accorto di una buona dose di ingenerosità nei confronti di quei professionisti dei quali mi è stato chiesto di sapere qual è il costo. Invito i miei colleghi a verificare se per uno studio di questa ampiezza, di questa natura, sia stata esagerata la spesa di 135.000 euro lordi per 15 discipline, quindi per 15 professionisti di varia natura che hanno prodotto un documento rispetto al quale dico che non ho voglia di offendere nessuno, non ho voglia nemmeno di fare ulteriori polemiche, se mai ci sono state. Inviterei i colleghi consiglieri che hanno parlato di demagogia, di piano strumentale, di piano ideologico, a fare una qualche proposta nel merito, nel senso che inviterei i colleghi consiglieri a dirmi perché questi dati non reggono. Questo piano, se ha qualcosa di positivo è il suo riferimento specifico non soltanto alle leggi nazionali di questo Stato che governano la materia ma un riferimento in tutti i suoi passaggi, quindi nei suoi tre filoni principali: risparmio energetico, energia rinnovabile, co-generazione distribuita. Una serie di elementi certi, che vengono certificati con altrettanti dati, anche numerici, quindi con delle tabelle che ci riportano alla possibilità data per questa regione, nella misura in cui c’è una collaborazione vera.
La prima collaborazione viene dall’atteggiamento futuro di questa Regione, della sua maggioranza, del suo Consiglio regionale. Questo piano potrà vivere e dovrà vivere, perché nessuno mi ha risposto su una questione fondamentale: questo paese, pena dovere investire risorse non per i pani energetici ambientali regionali ma per pagare le sanzioni, tra il 2008 e il 2012 dovrà ridurre del 6,5% i suoi gas climalteranti e da qui al 2020 dovrà ridurli del 20%. Con questo piano, noi che dovremmo ridurre, in questa regione, il 6,5% e quindi 5,3 milioni di tonnellate di gas climalteranti, riduciamo il 3,5%, quindi abbiamo già un ulteriore obiettivo rispetto a quella data che sembra lontana ma che lontana non è, sapendo che da lì a 8 anni più avanti dovremo ridurre di un altro 13,5%. E allora? Non pensate che dobbiamo iniziare oggi a dare delle risposte, invece che aspettare chissà cosa?
Qui si è detto che tutti i soggetti socio-economici sarebbero contrari. Vi invito on estrema tranquillità a leggere le relazioni che provengono dai vari passaggi che sono stati fatti in Commissione, al Ces, alla Conferenza delle autonomie. Si dice che l’Anci e l’Upi sono in disaccordo, ma non è vero. Deve sapersi, in quest’aula e fuori di quest’aula che non è vero. Per esempio, sulla questione della modifica dei regolamenti edilizi, chi, se non le autonomie locali possono intervenire per dare risposte adeguate? E’ chiaro che ci deve essere da parte loro un contributo. La questione dei pannelli solari, quindi l’indicazione che le nuove abitazioni vengano inserite in questa tipologia di riscaldamento è chiaro che deve far parte di strumenti che solo gli enti locali si possono dare e noi possiamo dare, come Regione, un indirizzo, quindi ci vuole collaborazione. Ma questa partita è stata accettata. Così come gli artigiani, gli agricoltori, le loro confederazioni hanno accettato questa impostazione, sapendo che c’è la necessità di un impegno forte anche da parte loro.
Si è richiamato l’intervento del Vicepresidente Spacca e il collega Ciccioli plaudiva al fatto di come il centro-sinistra riesca a mettere insieme ciò che insieme, secondo lui, non può stare. Capisco che può dare fastidio, ma le cose sono andate così: il mio collega Gian Mario Spacca, assessore all’industria e il sottoscritto h anno collaborato, attraverso i loro servizi, attraverso i loro assessorati, perché tutto ciò si traducesse in un piano, che si regge perché sostenuto da valutazioni scientifiche. Non è possibile dire sempre tutto e il contrario di tutti. Siamo arrivati a dire che questo è un piano comunista, estremista, verde, tecnocratico, fino al punto, probabilmente, di offendere, di tacciare di ideologico chi una ideologia precisa magari nemmeno ce l’ha.
Io non conosco il credo politico dei professori universitari — e non intendo nemmeno conoscerlo — che hanno lavorato attorno a questo piano. Ho chiesto loro di fare un lavoro che reggesse.
Cos’ha detto di così grave il candidato Presidente di questa Regione? Ciò che c’è scritto nel piano. Ci siamo confrontati anche con le forze sindacali, le quali non hanno detto no, ma hanno posto una serie di osservazioni e hanno chiesto delle risposte. Su queste osservazioni, da parte di coloro che hanno lavorato sul piano sono state fornite altrettante delucidazioni, abbiamo risposto punto su punto rispetto alle richieste. Le organizzazioni sindacali ci chiedono, e questa maggioranza accetta, di mettere a verifica il piano annualmente, e l’abbiamo scritto. Annualmente lo metteremo a verifica e sarà la Giunta regionale a iniziare questa verifica, il Consiglio regionale ad apportare le opportune modifiche ove queste si rendessero necessarie. Sarebbe questo lo scandalo? Ma credete che noi non sappiamo che c’è un problema di produzione di energia elettrica e che dobbiamo dare una risposta? Infatti la stiamo dando, in un modo, se volete, diverso, alternativo ma utile, necessario, indispensabile rispetto alle richieste che vengono dalla società marchigiana. Io sono convinto che questo percorso sarà ineludibile.
Qualcuno ha fatto riferimento ai rifiuti: c’è uno studio preciso anche per ciò che riguarda la partita dei rifiuti. Io credo che quello studio, che è un allegato al piano, sarà una base fondamentale perché noi si possa costruire, nel prosieguo, la modifica del piano triennale dei rifiuti.
Non c’è alcuna alternatività tra me e qualche collega in questa Giunta regionale. L’unica cosa che concedo, rispetto alle tante che ho ascoltato, è il ritardo: probabilmente questo piano giunge in ritardo, dopo 14 anni. Di acqua ne è passata sotto i ponti, nel senso che dalle leggi 9 e 10 del 1991 c’è stata la famosa “Dichiarazione di Torino” a cui mi sono riferito, con cui tutti i “governatori” d’Italia si impegnavano a produrre piani energetici ambientali regionali. L’abbiamo fatto e l’abbiamo fatto in tempo da record, nel senso che da quando è arrivato il primo elemento, in pochissimo tempo abbiamo prodotto questo strumento.
Ho sentito dire da Pistarelli che ci sarebbero degli errori sull’eolico, sulle biomasse, sul solare termico. Caro collega Pistarelli, non posso altro che dirti che sulle biomasse ho già risposto: c’è una risposta forte da parte degli agricoltori che sono i primi interessati da questo tipo di sistema. Sull’eolico ho sentito dire che noi proporremmo addirittura una quantità di produzione di energia superiore a quella che si produce in Italia. Noi proponiamo 160 megawatt di produzione di eolico, e anche qui non si è bloccato l’eolico chissà perché. Abbiamo detto: costruiamo il quadro e all’interno di quel quadro verificheremo cosa ci sta. Sono 160 megawatt di possibilità di sfruttamento di questa risorsa e la produzione italiana è di 1.365 megawatt, quindi sarebbe il 10% della produzione italiana.
Questi sono i dati e questi dati sono tutti qua, dal rispetto della normativa nazionale a tutte le cose che abbiamo detto. Ci sono tanto di tabelle e tanto di rispondenza numerica rispetto a quelle tabelle.
Penso che noi consegniamo alla comunità marchigiana uno strumento fondamentale, del quale dovremmo andare fieri. Personalmente io ne vado fiero perché, forse all’ultimo momento, ma in tempo utile, consegno uno strumento di programmazione che tutela il bene essenziale di questa regione e il bene essenziale di questa regione è la sua tutela ambientale. La sua ricchezza fondamentale sta nella tutela del suo territorio che tante volte abbiamo citato in quest’aula, quel 25% di territorio agro-silvo-pastorale che è rappresentato da parchi, da aree naturali, da aree protette, che sono davvero una ricchezza che noi non possiamo disperdere e solo con un atteggiamenti di questo tipo possiamo salvaguardare questa ricchezza. Così come non si può dire — qui davvero c’è una contraddizione — ”no alla mega centrale di San Severino, no alle mega centrali su questo territorio, però questo piano non va bene”. Delle due l’una: per dire no alla mega centrale di San Severino e a qualsiasi altra mega centrale che stia nella testa di qualcuno bisogna fare un piano energetico ambientale che parli di un’altra possibilità. Questo piano parla di un’altra possibilità che noi possiamo e dobbiamo percorrere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione...

Roberto GIANNOTTI. Presidente, chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Brini e Romagnoli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli no
Cecchini sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti sì
Luchetti sì
Martoni sì
Massi assente
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli astenuto
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci sì
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca assente
Tontini sì
Trenta no
Viventi assente

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Ulteriori modifiche alla legge regionale 15 ottobre 2001, n.20 sull’organizzazione e sul personale della Regione» Giunta (288)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 288, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Farò una sintetica relazione su questa proposta di legge, il cui contenuto è limitato rispetto alla portata della norma che andiamo a proporre per l’approvazione. Si tratta, sostanzialmente, di un riordino relativamente a un aspetto della normativa della legge 20, che ha modificato l’assetto organizzativo della Regione e tratta una problematica che più volte è rimbalzata, per varie trasformazioni, in quest’aula e ha avuto echi più o meno favorevoli rispetto a uno strumento che contrattualmente è a disposizione della normativa regionale, che consente alla Regione stessa di assumere dall’esterno una quota contrattualmente definita del 10% persone alle quali affidare funzioni dirigenziali. Questa percentuale fu modificata in occasione di un evento che tutti ricorderanno, in rapporto a delle esigenze contingenti che si determinarono nell’ambito dell’organizzazione regionale, a seguito di una sentenza del Tar Marche che annullò un concorso per dirigenti, che derivava addirittura dal 1997. Per far sì che i vincitori di questi concorsi potessero continuare a svolgere delle importanti funzioni dirigenziali, la Giunta regionale fu costretta a ridefinire la percentuale di incarichi dall’esterno, proprio per dare spazio a questi operatori che, annullato il concorso, non avevano la possibilità di continuare a svolgere funzioni che per anni avevano svolto. Attraverso una norma della finanziaria 2003 si introdusse la percentuale del 20% e a giustificazione di questa modifica si dette una scadenza per l’utilizzo di questa norma che andava al di là del contratto nazionale, norma peraltro concordata anche con le organizzazioni sindacali che si erano rese conto della necessità, per la Giunta regionale, di poter utilizzare questo strumento per far fronte a delle necessità inderogabili. Questa percentuale fu quindi portata al 20% e si dette la scadenza della fine della legislatura per l’utilizzo di questa norma.
Siamo arrivati alla fine della legislatura e questo tetto del 20% viene a scadenza, pertanto dobbiamo ripristinare la norma a regime che è quella del 10%. Questa la sostanza di questo provvedimento all’articolo 1 che per la verità riordina il tutto.
Ricordo tra l’altro che furono allargati anche i criteri dei titoli, a un certo punto, attraverso un’altra norma, per fare in modo che fosse più elastica nella ricerca delle migliori professionalità e con questa modifica dell’art. 1 portiamo a regime la norma organizzatoria, in modo tale da renderla unitaria nella normativa, pertanto decadono, conseguentemente, tutte le altre modifiche che sono state fatte nel tempo.
All’art. 2 c’è una norma di salvaguardia, nel senso che con la scadenza della legislatura, automaticamente decadendo anche gli incarichi dirigenziali, si estende di 60 giorni la possibilità che questi incarichi proseguano, fino alla ridefinizione del nuovo governo regionale e questa mi pare che sia una cosa logica, come norma di salvaguardia, per la possibilità di avere i tempi necessari per la rideterminazione degli incarichi medesimi.
All’art. 2 bis si voleva introdurre una norma che in fondo faceva da contraltare ad una decisione dell’ultima legge finanziaria. Infatti, nonostante che in precedenza una sentenza della Corte costituzionale avesse dichiarato incostituzionale tutte le norme che le leggi nazionali avessero previsto in materia di personale per quanto riguarda le Regioni e gli enti locali, la finanziaria del 2005 ha previsto ulteriormente un blocco dell’organico delle Regioni e degli enti locali, in barba anche alla sentenza della Corte costituzionale.
In questa norma legislativa della finanziaria si rinvia ad un Dpcm il riordino, dopo un confronto con le Regioni, dell’intera materia. Credo che questa norma, proprio in ossequio alla precedente sentenza della Corte costituzionale, non avrebbe motivo di sussistere. Sta di fatto che si era pensato di introdurre, con il 2 bis, un “by-pass” a questo tipo di normativa statale, poi pensandoci bene, siccome si metteva un limite, con un subemendamento, d’accordo con la Giunta si è ritenuto di superare il 2 bis e di non inserirlo, venendo così meno anche l’ulteriore emendamento che era stato proposto dall’Ufficio di presidenza del Consiglio per determinare una normativa a parte per il personale del Consiglio stesso.
L’articolo 2 ter è un provvedimento che viene proposto per dare un po’ più di respiro al nuovo governo regionale, sull’utilizzo delle graduatorie tuttora vigenti. In vista di eventuali concorsi che si dovranno fare sui posti vacanti, si vorrebbe far fronte ad esigenze immediate con un utilizzo delle graduatorie tuttora vigenti.
Questo è in buona sostanza il contenuto della proposta di legge. Mi sembra una normativa non sconvolgente, abbastanza plausibile e oggettiva, pertanto sottopongo al Consiglio la sua approvazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ritengo questo atto illegittimo e spiego perché. C’è una proposta di legge presentata dal gruppo di Forza Italia sullo stesso argomento che non è stata abbinata, cosa che andava garantita.
Per il resto ribadisco il giudizio che abbiamo espresso: questa è una legge fallita, una legge che viene modificata quattro volte in tre anni.
La pseudo riforma che la Giunta regionale ha fatto, che doveva semplificare la struttura, ha invece complicato ancor più la situazione. Non mi sento di ascrivere questa responsabilità a quello o all’altro assessore: evidentemente la responsabilità è collegiale. Registro che comunque, la riforma ha complicato e reso ancora più difficile il lavoro del personale e dei dirigenti, guarda caso messi da parte, non utilizzati. In questa logica sfrenata di utilizzazione di esterni, le professionalità regionali continuano ad essere messe da parte e non utilizzate. Una struttura che continua a costare tantissimo: 5 direttori a carico della Regione, con un complesso di oneri che la Giunta regionale si trova a dover sostenere. Oneri cospicui, considerando il livello retributivo e la premialità dei dirigenti.
Non voglio fare valutazioni nel merito di quello o quell’altro dirigente, ma questa esposizione esterna dell’Esecutivo, con i costi che ne derivano, mi sembra sproporzionata.
Cresce il personale dipendente: abbiamo 1350 dipendenti di ruolo, guarda caso un complesso numerico in aumento rispetto al calo delle competenze e al trasferimento del personale alle Province. Abbiamo già avuto modo di dire che c’è un insieme di incarichi affidati nelle more della fine legislatura non direttamente ma attraverso escamotages. C’è una specifica interrogazione al riguardo fatta dal nostro gruppo.
Sostanzialmente esprimiamo un giudizio negativo sulla legge e sulla sua applicazione. Questa modifica è solo un tentativo di coprire le vicende del concorso, rispetto al quale questa mattina la Commissione d’indagine ha dato il suo responso, un responso che noi non abbiamo condiviso. Io e il consigliere Gasperi abbiamo votato contro il parere della maggioranza, ritenendo che ci siano gli elementi per una chiamata di responsabilità della struttura politica nella gestione del concorso per architetti e che una indagine interna quale quella che è stata sviluppata dalla Commissione non può concludersi con una elencazione di responsabilità, senza declinare poi un giudizio nel merito di queste vicende. Da una parte si dice che ci sono state gravi scorrettezze, però qui finisce la storia. Invece se vi sono state gravi scorrettezze vanno individuate le responsabilità.
Sostanzialmente la legge, le conclusioni della Commissione d’inchiesta, l’intera vicenda del concorso dimostrano una incapacità tecnica, politica a governare.
Prendo atto, intanto, che la proposta di legge è stata modifcata, cioè il fatto che ci sia un emendamento della Giunta che fa piazza pulita della possibilità relativa alle assunzioni — perché viene cassato l’articolo relativo alle assunzioni, facendo decadere anche questo emendamento Martoni e Donati, che in qualche modo rimetteva in carreggiata anche il Consiglio regionale... (Interruzione). L’emendamento Luchetti stralcia questo articolo, quindi, quanto meno viene fatta chiarezza.
Rimane questa valutazione negativa sul prolungamento dell’efficacia delle graduatorie di un anno. Anche questa ci sembra una forzatura che non dovrebbe essere fatta da una Giunta in scioglimento e per questo voteremo contro questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Quello che ha detto il consigliere Giannotti è in parte rappresentativo di quello che mi accingo a dire, ma anche il minimo che si possa osservare in relazione a una politica della maggioranza in materia di personale, che definire claudicante è un eufemismo. La normativa viene continuamente rimaneggiata ed è stata rimaneggiata con cadenza quasi annuale, per poter soccorrere a esigenze personali. Si fanno continuamente provvedimenti di rappezzamento legislativo per soccorrere alle personali esigenze di una manciata di persone. Questo non giova alla dignità dell’istituzione.
Registriamo che c’è stata una valutazione della maggioranza ottimistica, allorquando la facoltà di ricorrere all’assunzione di soggetti esterni era temporalmente limitata. E’ chiaro che si va nuovamente a mettere le mani a questa norma nelle ultimissime battute della legislatura, perché ci si accorge che non si è riusciti, nel giro del volgere della durata della legislatura, a dare una sistemazione ai beneficiari delle illegalità che si volevano essere in condizioni di beneficiare ancora delle malefatte commesse. Commesse da chi? C’è stata una Commissione d’inchiesta che ha pressoché ultimato i suoi lavori, non alacri — si è riunita sol 3-4 volte in due anni — ma che ha consentito di accertare che c’è stata una complessiva gestione della vicenda da parte di dirigenti, non condivisibile e trasudante illegalità. Si dice anche che potrebbero essere illegalità convalidate da un ipotizzabile accoglimento in sede di Consiglio di Stato, del gravame avverso la sentenza del Tar che in primo grado ha censurato queste illegalità. Questo, tutto sommato, ci interessa relativamente. Dispiace, se mai, constatare che i dirigenti esterni che vengono assunti senza concorso, con buona pace della Costituzione, unicamente sulla scorta di una serie di spiragli aperti dalla “Cassese” in poi, questi dirigenti esterni, che vengono sempre zelantemente nominati con provvedimenti ad personam... (Interruzione). Abbiamo casi macroscopici in cui i dirigenti precariamente nominati non vengono mai rimossi, neanche allorquando la prova della loro condotta non accettabile è rilevata agli atti in esito ad approfondita istruttoria. In questo caso abbiamo una pervicace volontà di ricorrere ad assunzioni nominative e lottizzate di dirigenti della struttura regionale che, cercando di fingere una volontà di trasparenza che l’Amministrazione aveva rivendicato in fase di dichiarazione programmatica in questa legislatura e anche nell’altra, poi vengono abbandonate e si trova più comoda la strada di nominare l’amico, il dirigente fiduciario che “ha un bel curriculum, me lo scelgo, è solo per sei mesi, anzi per dieci, anzi cambio la legge ed è per quanto pare a me”, il tutto nella sbandierata affermazione che si persegue la trasparenza ma trasparenza non è.
Il problema è che si sono fatte approfondite ricerche per stabilire chi avesse sbagliato e dove, si è visto che si era sbagliato e chi, ma poi chi sbaglia non paga mai. Questa Amministrazione continua a sbagliare, protesta in maniera velleitaria e veramente assertoria, ma si prepara a sbagliare ancora e sempre di più, vittima connivente e consapevole, perché tanto queste figure dirigenziali sono fatte con denaro non personale di chi si accinge a proporre a quest’aula sorda e distratta, un provvedimento che dimostra come non si è avuta, da parte della gestione del personale, in questo periodo, alcuna volontà di dare una sistemazione alla materia e alcuna disponibilità a ricondurre la vicenda al rispetto di legge, trasparenza e riguardo per quelle decine, migliaia di lavoratori qualificati che sono dipendenti di questa Amministrazione e meriterebbero di aspirare alle qualifiche dirigenziali che invece vengono assegnate solo agli amici lottizzati e al tempo stesso anche alle migliaia di disoccupati che vorrebbero poter accedere a posti pubblici per concorso e invece vengono bloccati da queste corsia preferenziali ad personam che evidentemente al maggioranza trova talmente comode da voler ampliare, moltiplicare, garantire anche al di là di pronunce costituzionali che ne sanciscono la illiceità.
Noi eravamo contrari alla precedente rimasticatura della legge 20. Ovviamente questa che non è migliorativa ma di perseveranza dell’errore, non potrà che vederci contrari. Ci sembra anche una grave caduta di stile da parte della maggioranza, imporla al voto dell’aula in questa maniera forzata e certamente strumentale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Dichiaro il voto contrario a una norma che ha avuto un iter sofferto in quest’aula. Molte volte abbiamo avuto la possibilità di intervenire su di essa. Questa più di ogni altra norma, è stata la minore norma generale che questa legislatura ha potuto produrre. In genere, quando si costruiscono norme devono valere per la generalità e non essere personalizzate: qui abbiamo nome e cognome di coloro che dovevano diventare dirigenti, abbiamo avuto il massimo della discrezionalità della Giunta nel procedere a sanare quanto era insanabile, perché il Tar delle Marche aveva dichiarato non corretto e non conforme alle regole che governano la materia dei pubblici concorsi il concorso in oggetto, si è tornati qui per ampliare la norma, adesso che il concorso si sta facendo — sa anche, stranamente, che la commissione ha già fatto la valutazione dei titoli, quindi c’è già la graduatoria dei prossimi dirigenti — arriva la “proposta Luchetti” che ridimensiona la percentuale e si torna al 10%. E’ un iter pesante, se la vogliamo guardare dal punto di vista del profilo, della legittimità della norma che si sta costruendo. Non so quanto Luchetti sia consapevole di tutte le operazioni di cui è stato regista, però è una brutta pagina della storia di questa Regione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.

Umberto TRENTA. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Ambrosio presente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta presente
Viventi assente

PRESIDENTE. C’è il numero legale, quindi procediamo alla votazione della proposta di legge.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento 01, sostitutivo dell’emendamento 1 che è soppressivo dell’articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva




Proposta di legge regionale (Discussione e votazione): «Disciplina degli interventi di riqualificazione urbana» Giunta (260)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 260, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. La presente proposta di legge disciplina gli interventi di riqualificazione urbana ed è indirizzata a progetti di riqualificazione di aree urbane degradate. Riconduce ad un quadro di riferimento normativo unitario delle diverse forme in cui i temi della riqualificazione urbana si presentano con caratteristiche forti. In particolare si fa riferimenti ai contenuti dei programmi integrati d’intervento intesi come strumenti complessi che uniscono le componenti urbanistiche ed architettoniche con le reali possibilità delle opere da realizzare, attraverso il concorso di una pluralità di soggetti pubblici e privati.
Tra l’altro si fa riferimento ai programmi di recupero urbano visto come nuova versione dei programmi complessi legati al recupero dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, si fa riferimento ai programmi di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile, ai contratti di quartiere, primo e secondo.
La presente pdl raccoglie quello che negli ultimi dieci anni si è prodotto in ambito di normativa sulla riqualificazione urbana e sulle tematiche del governo del territorio quale espressione del mutare dei processi e delle esigenze di trasformazione delle aree urbane degradate, in una visione che unisce la pianificazione urbanistica alla gestione dei soggetti diversi e delle risorse coinvolte in tempi certi.
L’articolo 1 illustra le peculiarità della legge. l’art. 2 definisce programmi di riqualificazione urbana Pru che disciplinano le modalità di recupero delle aree edificate in condizioni di degrado. I Pru contengono i programmi di recupero urbano, i programmi integrati di intervento, i contratti di quartiere, i Prusst, i programmi di riqualificazione interurbani. L’art. 3 definisce i compiti della Regione, delle Province e dei Comuni in materia di riqualificazione urbana secondo i principi della concertazione tra enti. L’art. 4 introduce uno strumento di conoscenza delle aree degradate denominato “quadro conoscitivo regionale” per la riqualificazione urbana volto a condurre al sistema di recupero delle aree urbane degradate attraverso l’individuazione e la descrizione delle stesse. Gli articoli 5 e 6 regolano i contenuti e le procedure dei programmi di riqualificazione urbana, individuando il Comune come principale attore, il quale può coinvolgere nell’intervento operatori pubblici e privati, attraverso un concorso pubblico aperto a tutti i soggetti interessati, compresi i cittadini e definisce tempi, caratteristiche e modalità di presentazione delle proposte. L’art. 7 prevede la formazione dei programmi di recupero intercomunali e il programma di riqualificazione si realizza utilizzando lo strumento dell’accordo di programma il quale, come sapete, è un espediente amministrativo che accelera varianti urbanistiche nel prevalente interesse pubblico, quindi l’aspetto delicato di questa legge è proprio l’accordo di programma, perché fino ad oggi alcune amministrazioni, sia di centro-destra che di centro-sinistra, hanno usato l’accordo di programma come una scorciatoia per arrivare ad una variante urbanistica, con l’alibi del prevalente interesse pubblico che è lasciato alla soggettività. Ecco perché in Commissione abbiamo apportato degli emendamenti a questa proposta, che quantificano meglio, attraverso un regolamento della Giunta regionale, il prevalente interesse pubblico, quindi non si lascia più alla soggettività di alcuni e si va a evitare quello che recentemente è successo nella provincia di Ascoli Piceno: un contrasto tra la Provincia che deve approvare l’accordo di programma e il Comune di Ascoli Piceno, perché la Provincia dice che non c’è alcun prevalente interesse pubblico sull’intervento proposto dal Comune, quindi l’aspetto delicato di tutta questa legge riguarda l’accordo di programma e il prevalente interesse pubblico, concetti che abbiamo cercato di rafforzare con le modifiche apportate in Commissione.
L’art. 8 favorisce il recupero e la valorizzazione dei centri storici dei comuni minori, collinari e montani, i cui abitanti non siano superiori a 3.000, attraverso la valorizzazione di spazi e immobili pubblici, con la possibilità di accedere a contributi fino al 35%. L’art. 9 affronta le problematiche delle costruzioni e interventi di trasformazione del territorio fortemente impattanti che alterino l’identità dei luoghi. L’art. 10, dà ai Comuni la possibilità di dichiarare la pubblica utilità e l’indifferibilità e urgenza delle opere ai fini di attivare le procedure di esproprio. L’art. 11 prevede la possibilità per soggetti privati di intervenire direttamente nel realizzare opere previste attraverso società di trasformazione urbana. Gli interventi dei privati sono vincolati a procedure di evidenza pubblica. l’art. 12 è quello finanziario. L’art. 13 stabilisce le procedure per gli accordi di programma, in variante agli strumenti urbanistici. Ho già parlato di questo aspetto dell’accordo di programma. Avevo presentato quattro emendamenti, siccome c’è stato quel confronto con l’assessore che auspicava il Presidente D'Ambrosio durante la pausa pranzo, ritengo di poter ritirare gli emendamenti 1, 2 e 3, mentre l’emendamento 3 viene sostituito da un subemendamento che è stato distribuito ai colleghi consiglieri.
Ritiro gli altri emendamenti, perché ritengo che con le modifiche apportate in Commissione gli aspetti che riguardano l’accordo di programma e il prevalente interesse pubblico, che erano i più delicati della legge, sono stati ben messi in risalto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Consigliere D’Angelo, lei non può usare la parola “espediente” quando parla di urbanistica. Le consiglierei di usare il termine più corretto di “concertazione” che è tanto caro a Luchetti e a molti altri consiglieri in quest’aula, quando a fine legislatura ci propinano atti dovuti, votati a maggioranza. L’urbanistica negoziata, che è la grande novità rispetto alla corretta interpretazione degli interessi legittimi di chi fa parte del processo urbanistico del recupero dei centri urbani e di quella che è ormai una periferia urbana generalizzata, con due città campione che vanno da Venezia a Taranto e da Genova a Reggio Calabria, vede una concentrazione massiva di urbanizzazione. Gli accordi di programma non possono sottintendere, nei suoi emendamenti, consigliere D’Angelo, un requisito essenziale: l’investitore privato e l’interesse pubblico, perché è l’osmosi tra due parti che si incontrano per regolare lo sviluppo urbanistico nell’ambito considerato. Quindi questa legge non può prescindere dall’impulso dell’imprenditore a mettere i suoi capitali a sevizio della pubblica amministrazione. Ecco il grande concetto di urbanistica negoziata.
La variante agli strumenti urbanistici, perché si verifica? Il precedente Governo guidato dal centro-sinistra introdusse uno strumento innovativo e recepito dall’imprenditore quindi dal privato. I Prusst le sono sfuggiti, consigliere D’Angelo, nella sua relazione e nei suoi emendamenti. Come relatore di minoranza lei doveva puntare su questo bando ministeriale. In tutte queste cose noi vediamo sempre una limitazione che si definisce con l’amministratore pubblico quando va in inconciliabile raccordo con l’investitore privato.
Quante volte io definisco il suo concetto di urbanistica “intervento del coocomero”, consigliere D’Angelo? Verde fuori e rosso dentro, cioè la negazione dell’interesse legittimo del privato.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. C’è il subemendamento 03 del consigliere D’Angelo, sostitutivo dell’emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento 05 del consigliere Tontini, sostitutivo. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 13 come emendato.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Colgo anch’io l’occasione per porgere un saluto al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio, ai membri dell’ufficio di presidenza, agli assessori, ai colleghi consiglieri, sia quelli che hanno deciso, per loro scelta di non ricandidarsi o che sono stati chiamati ad altri incarichi, sia quelli che torneranno sui banchi del Consiglio regionale nella prossima legislatura.
Per me è stata una bellissima esperienza, al di là dei contrasti e dei litigi anche di ieri, ma credo che questo rientri nella logica delle cose. Un’esperienza che personalmente mi ha fatto crescere, quindi credo che sia comunque un portato positivo nella vita personale e un motivo di arricchimento di una esperienza politica che ho sempre ritenuto di dover fare nell’interesse dei cittadini che mi hanno eletto. Quindi un augurio sincero e un ringraziamento, esteso a tutto il personale del Consiglio che faticosamente ci ha seguito anche nelle difficoltà del nostro linguaggio, spesso.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Discussione e votazione): «Interventi per la promozione di prassi socialmente responsabili, per la certificazione dei sistemi di qualità, del rispetto dell’ambiente, della sicurezza e dell’etica di amministrazioni pubbliche locali e loro enti e consorzi, di organizzazioni non lucrative d’utilità sociale (Onlus) e delle piccole e medie imprese marchigiane» Procaccini e Martoni (240)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 240 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Ha la parola il relatore, consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. La proposta di legge 240 ha come obiettivo primario quello di promuovere, a livello regionale, i nuovi indirizzi comunitari in tema di responsabilità sociale e di sviluppo sostenibile contenuti nel libro verde dell'Unione Europea Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese e nella Comunicazione della Commissione europea 2002 " Responsabilità sociale delle imprese : un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile".
In particolare detti documenti comunitari sottolineano l'importanza del carattere volontario dell'adesione agli strumenti di responsabilità sociale e la necessità di accrescere la consapevolezza delle imprese sul valore ditali strumenti, al fine di favorire le adesioni spontanee. Tutti gli organismi dell'Unione Europea hanno, poi, riconosciuto l’importanza del coinvolgimento delle piccole e medie imprese nel processo di responsabilità sociale, in relazione al peso delle stesse nell’economia comunitaria.
In linea con tali indirizzi la proposta prevede, all'articolo 1, che la Regione svolga un'attività di promozione delle prassi socialmente responsabili ed in particolare della pratica della qualità, del principio di non discriminazione e di uguaglianza, del rispetto dell’ambiente, della sicurezza dei lavoratori e dell’etica. A tal fine vengono individuate tre tipologie di azioni positive ed interventi operativi (articolo 2): promozione di azioni di informazione finalizzate alla diffusione di una cultura di responsabilità sociale ed ambientale, della parità e non discriminazione della qualità; sostegno economico a piccole e medie imprese, alle imprese agricole, alle onlus e alle pubbliche amministrazioni che aderiscono volontariamente a norme di certificazione relative all'introduzione e allo sviluppo di prassi socialmente responsabili, di sistemi di gestione aziendale certificati nonché di certificazioni di prodotto e di servizio; promozione di azioni e di progetti di implementazione delle prassi socialmente responsabili e dei sistemi di certiticazione suddetti.
E' prevista inoltre, all'articolo 4, l’istituzione di un albo regionale per le piccole e medie imprese, le imprese agricole, le onlus, le pubbliche amministrazioni che promuovono o adottano prassi socialmente responsabili. L'articolo demanda alla Giunta l'individuazione dei criteri e della modalità di gestione dell'albo e quelli relativi all'iscrizione allo stesso
In concreto l'iscrizione all'albo in discorso , per le imprese e le altre organizzazioni indicate nella legge, costituisce titolo di priorità per la concessione di incentivi finanziari , contributi ed agevolazioni previsti da normative regionali (articolo 5).
La proposta prevede infine, all'articolo 10, che la legge finanziaria annuale individui, a partire dal 2006, idonei stanziamenti da ripartire: per l'80% in aiuti finanziari, compatibili con la normativa comunitaria, per le organizzazioni iscritte all'albo che intendano attuare processi di certificazione etica, ambientale e di qualità. Si tratta di interventi declinati all'articolo 6 della proposta; per il 10 % per interventi di promozione e verifica della diffusione della cultura della responsabilità sociale demandati ai sensi dell'articolo 7 della proposta, ad enti o associazioni impegnate nell'attività di sensibilizzazione e di diffusione della cultura della responsabilità sociale; per il 10 % per interventi di informazione, indicati all'articolo 8, volti alla diffusione della cultura della qualità , del rispetto ambientale della parità di trattamento da parte delle imprese. Si tratta di interventi demandati alla competenza del Consiglio.
Da sottolineare in conclusione che, anche al fine di agevolare la duttile applicazione della proposta, sono demandate alla giunta regionale alcune decisioni attuative della stessa , quali 1' individuazione delle modalità e i criteri per l'erogazione dei contributi alle imprese (articolo 6) o l'individuazione dei soggetti e delle associazioni cui affidare gli interventi di verifica e promozione della cultura della responsabilità sociale (articolo 7) Data la rilevanza di dette decisioni la proposta prevede il coinvolgimento della competente commissione che è chiamata ad esprimere parere sulla delibera della giunta.
E' invece conferita ad atto amministrativo consiliare l'individuazione dei criteri e delle modalità di attuazione degli interventi di informazione sulla cultura della qualità e delle prassi socialmente responsabili da parte delle imprese ( articolo 8).

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Mi spiace introdurre questa nota negativa che può essere considerata stonata, però mi sia consentito di fare un rilievo. In questi cinque anni di legislatura il gruppo consiliare di Forza Italia ha presentato ben 24 proposte di legge, proposte anche di alto contenuto che sono state accantonate, in tutti i modi contrastate dalla maggioranza. Penso alla legge sulla famiglia a quella sulla parità scolastica, a quella sugli oratori, a quella sulle professioni, a quella sull’albo dei consulenti, a quella sulla riforma del sistema turistico, a quella sui sottotetti, a quella sui fabbricati agricoli, a quella sulla finanza di progetto e così via. Provvedimenti concreti che intervenivano e avevano l’ambizione di contribuire al miglioramento della condizione di vita delle famiglie, delle imprese marchigiane.
Ebbene questa produzione legislativa è stata boicottata al punto che si è creata una anomalia istituzionale, cioè non si è garantito un confronto, in aula, di una proposta di legge, cosa che dovrebbe essere garantita. Oggi approviamo una legge, con tutto il rispetto per chi l’ha proposta, marginale nei confronti del contesto di cui stiamo parlando, che rappresenta solo un motivo di soddisfazione per un partner della maggioranza.
Non voglio entrare nel merito del provvedimento, nel senso che mi astengo dal dare giudizi. Il nostro gruppo, su questa proposta si asterrà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

Gabriele MARTONI. Nell’ultimo Consiglio, forse il tanto parlare ha sicuramente poco valore, però per il gruppo dei Comunisti italiani questa è la seconda proposta di legge, delle sette presentate, che viene approvata. Viene approvata al termine della legislatura. Noi pensavamo che potesse essere approvata prima.
Il tema della responsabilità sociale di impresa è di grande attualità al nostro tempo. Ciò vale soprattutto nel nuovo scenario di un mondo attraversato da crescenti fenomeni di globalizzazione dell'economia, a cui spesso non corrisponde un'adeguata velocità di evoluzione delle Istituzioni e dei meccanismi di governance dei processi sociali ed economici.
Si tratta del tema antico del rapporto tra etica ed economia, che assume oggi nuova valenza e modernità.
E' forte, infatti, l'esigenza di favorire una forte integrazione tra queste due dimensioni della convivenza civile.
Diviene così un impegno prioritario per le Istituzioni e per il sistema imprenditoriale, come per tutti gli altri attori della crescita della nostra comunità, lavorare fattivamente, affinché si rafforzi quel circuito virtuoso in base a cui i valori etici ispirano i modelli culturali, che definiscono e plasmano assetti istituzionali, società civile e organizzazioni economiche
Nelle Marche tale circuito virtuoso, pur con alcune ombre, ha saputo esprimersi secondo modalità tendenzialmente attente alle esigenze di integrazione tra etica ed economia.
Le Marche è una delle regioni che in Italia ha conseguito i più alti tassi di sviluppo: la Commissione Europea definisce le Marche tra le prime 25 regioni a vocazione industriale della nuova area dell’Unione europea.
Ma la nostra regione riesce a conseguire altresì rilevanti performance di "benessere sociale": le Marche hanno la più alta speranza di vita in Italia; sulla base di una recente indagine, addirittura le Marche risultano prime in Italia sulla base di una speciale graduatoria del benessere, valutato attraverso un sistema di indici attinenti la qualità della vita, la solidità dello sviluppo, le caratteristiche dell'ambiente di vita e lavoro, il disagio sociale, la criminalità, le infrastrutture sociali e culturali.
Tali elementi confermano la qualità del nostro sviluppo, finora capace di esprimersi tendenzialmente senza fratture nel rapporto con le comunità locali.
Tuttavia, non possiamo cullarsi sui risultasti ottenuti, bensì dobbiamo guardare al futuro. E' soprattutto nello scenario dell'economia globale, infatti, che si manifestano violente tendenze disgregatrici della convivenza civile, tese ad esaltare una competizione "verso il basso" proprio sui diritti.
E' necessario, dunque, un impegno ancora più intenso per consolidare e rafforzare i risultati di benessere e sicurezza sociale raggiunti nella nostra comunità regionale.
Si tratta di organizzazioni che si fanno carico di bisogni e interessi di natura collettiva nell'ambito sociale, come del resto anche in altri settori: dalla promozione dei diritti civili, alla tutela dell'ambiente, alla promozione culturale.
In definitiva, sostenere lo sviluppo delle nuove organizzazioni di utilità sociale, come la PDL propone, costituisce un significativo fattore propulsivo per una nuova economia sostenibile ed eticamente orientata.
La programmazione regionale è orientata ad offrire un ulteriore e valido supporto alle strategie di crescita e coalizione che nasceranno nelle Marche per tali finalità. Favorire in questo campo la diffusione di "prassi socialmente responsabili", rappresenta un contributo rilevante per rafforzare l'integrazione tra impresa e società, tra etica ed economia. Insomma, è l’inizio di un nuovo modo di concepire la società che guarda al futuro.
L’applicazione di questa legge proposta dai Comunisti italiani è l’inizio di un nuovo modo di concepire la società che cambia radicalmente in tutti i suoi strati, insomma una piccola rivoluzione culturale che guarda al futuro, riordinandone gli equilibri. Credo questo sia il nostro compito nella prossima legislatura.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva




Proposta di legge regionale (Votazione): «Modifica di leggi regionali in materia sanitaria: 17 luglio 1996, n. 26 - 19 novembre 1996, n. 47 - 16 marzo 2000, n. 20» Giunta (294)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 294, ad iniziativa della Giunta.
Non vi sono interventi, quindi procediamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva





Proposta di legge (Votazione): «Modifiche alla l.r. 20 giugno 1988, n. 23 in materia di indennità di residenza e contributo per le farmacie rurali» Giunta (293)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 293, ad iniziativa della Giunta.
Non vi sono interventi, quindi passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva





Relazione finale della Commissione di inchiesta concernente la verifica della correttezza delle procedure autorizzative e della regolarità dei controlli relativi all’attività svolta dalla Ditta Agroter di Mondavio

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la relazione finale della Commissione di inchiesta concernente la verifica della correttezza delle procedure autorizzative e della regolarità dei controlli relativi all’attività svolta dalla Ditta Agroter di Mondavio.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ribadisco il voto contrario espresso in Commissione dai commissari della Casa delle libertà — il sottoscritto e Gilberto Gasperi — in quanto la relazione individua tutta una serie di responsabilità sul piano della non adeguatezza delle procedure amministrative da parte della Regione e sul piano della inadeguatezza dei controlli esercitati dall’Amministrazione provinciale di Pesaro. Questa individuazione di responsabilità non è declinata in un giudizio conclusivo da parte della Commissione. Noi non abbiamo votato proprio per questa omissione finale. Peraltro sono qui a riconoscere al presidente D’Angelo di essersi mosso con perizia e con capacità e di avere garantito un buon lavoro della Commissione attraverso l’acquisizione di tutta una serie di documenti. Non condividiamo però le conclusioni, perché sono omissive e tendono a coprire responsabilità nell’apparato regionale e nella dirigenza politica dell’Amministrazione provinciale di Pesaro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Non ho potuto esprimere il voto in Commissione perché avevo un impegno che riguardava il mio processo, voglio però utilizzare gli ultimi minuti di questa legislatura per dire che a imo parere il lavoro fatto dalla Commissione d’inchiesta precisa le responsabilità, non è vero che non le espliciti. Se qualcuno avrà voglia, nella prossima legislatura, di ritornarci, lì sono indicate precise responsabilità, pesanti. Riguardano la Regione Marche innanzitutto ma anche la Provincia per quanto di sua competenza.
Mi sono presa la briga di studiare tutta la documentazione e, di conseguenza, la relazione, quindi vorrei tornare su alcuni punti.
Viene fuori che dal 1992 al 2002 le autorizzazioni erano della Regione e i controlli dovevano essere della Provincia. Dal 2002 tutto era a carico della Provincia, ma nessuna autorizzazione è stata mai modificata dalla Provincia stessa, fino a quando la magistratura di Napoli, e successivamente di Pesaro, ha proceduto al doppio sequestro finale. Dalle autorizzazioni emerge che quella del 1992 era per l’ammendante vegetale, quindi per i rifiuti bioorganici. Da quella autorizzazione del 1992 si è passati a delle autorizzazioni che consentivano il trattamento di rifiuti pericolosi e dal 1997 erano autorizzati rifiuti da costruzione e da demolizione, incompatibili con le attività di ammendante vegetale. Le responsabilità della Giunta regionale sono molto gravi, perché nell’agosto del 1997 con delibera di Giunta si autorizza l’ampliamento delle autorizzazioni in contemporanea con la sentenza penale della pretura di Pesaro.
Dato che non ho potuto dirlo in Commissione, dico in quest’aula che non è vero che la Giunta o i suoi dirigenti erano all’oscuro, perché la conclusione del processo era stata da me personalmente anticipata in una interrogazione, poi, successivamente, quando si è avuta in mano la sentenza, che è stata depositata da me in Regione, perché il comitato dei cittadini di quella zona non riusciva a capire come mai, nonostante tutte le lotte che si facevano ormai da anni, il risultato era sempre che quando si arrivava in Regione, invece di diminuire il numero di codici dei rifiuti questi aumentavano. Siccome c’era una condanna della pretura di Pesaro, mi era sembrato doveroso andarla a prendere, pagando i diritti, e poi portarla in Regione, poiché la sentenza del tribunale di Pesaro era molto pesante: se qualcuno avesse avuto voglia di dare ascolto a quella sentenza avremmo evitato quanto è successo nel 2003, perché lì la pretura di Pesaro ha detto “qui c’è traffico di materiali dal nord al sud, organizzato danna ‘drangheta” e dice “tutto quello che si vende lì, l’ammendante vegetale, non si fa sì, perché le cose che sono lì dentro non sono vendibili, anzi le vanno a comperare”.
Nonostante tutto questo, le cose sono andate nel modo che conosciamo. Nonostante che il fango prodotto non presentava nemmeno lontanamente le caratteristiche per essere confezionato, qui si è continuato non solo a utilizzare quei codici, ma si sono aumentati questi codici fino al 29.4.2002n, quando i dirigente del servizio regionale autorizza un elenco di 300 codici e dice che lo fa sulla base del fatto che c’era il “decreto Ronchi” e si doveva transcodificare i codici, ma la cosa incredibile è che non si transcondificano i codici, per cui da A si dice A1, A2, A3 ma si moltiplicano i codici, quindi il decreto che fa il dirigente Minetti non è una transcodifica ma una nuova autorizzazione fino a 292 codici. Quindi, da questo punto di vista, come Regione, non siamo andati bene mettendo dentro la Giunta, gli organi preposti ecc. Anch’io allora facevo parte della Giunta, ma la delibera non arrivò in Giunta e ci fu invece un decreto del dirigente Minetti.
Non c’è dubbio però che vennero utilizzati i pneumatici usati, i rifiuti derivanti da fonderie, sostanze pericolose, rifiuti da fabbricazione di amianto.
Quello che ci è stato detto è che è stato fatto così per tute le autorizzazioni, ma non è vero: delle 1134 autorizzazioni vigenti e trasferite alle Province, soltanto 57 furono adeguate e poi si è visto che adeguate non erano, perché da 57 codici si è passati a 292 codici.
Sette mesi dopo che la competenza è passata alle Province, che a questo punto non svolgono più compiti di controllo ma sono in grado di intervenire nel merito delle autorizzazioni, c’è una lettera Arpam alla Provincia di Pesaro che dice “Tutti questi codici non vanno assolutamente bene”. Nonostante questa lettera Arpam, la Provincia fa passare 15 mesi prima di intervenire e interviene solo dopo il sequestro da parte della magistratura di Napoli.
Dal punto di vista delle autorizzazioni non è vero, come dice Giannotti, che non c’è scritto: se si va a vedere ci sono scritte cose pesanti, poi se uno vuol fare la storia, per la storia questo c’è. Alle conseguenze penserà chi farà parte della nuova legislatura, perché dal punto di vista delle cose che sono capitate sulle autorizzazioni, questa ditta ha avuto il lasciapassare al nord come ad Ancona e ha potuto fare cose che non dovevano esserle consentite.
Altra cosa strana, che è merito della Commissione aver trovato, è che questa fideiussione di 413.000 euro, improvvisamente viene scoperta dalla Commissione d’inchiesta. Nel momento in cui vengono passate le competenze dalla Regione alla Provincia, la fideiussione nessuno la chiede. La Provincia non chiede come mai questa ditta non ha la fideiussione e anche questo non è proprio regolarissimo. Comunque, adesso ci sono questi soldi a disposizione.
Lo dico perché in questi mesi c’è stato un gran parlare fra Mondavo, la Provincia di Pesaro e qualcuno in Regione per dire “bisogna trovare dei soldi per fare la caratterizzazione, per vedere quanto costa intervenire, non ci sono soldi”, tutti discorsi senza senso, perché ci sono 413.000 euro che nessuno ha chiesto di vedere se ci fossero e nessuno ha detto “bene, attiviamo questi per fare la caratterizzazione”.
Ho personalmente fatto la verifica e un sopralluogo esterno, perché c’è sequestro penale e non si può entrare nell’azienda, per vedere cosa sono i 35.000 metri cubi di rifiuti: sono qualcosa di estremamente disarmante. L’assessore all’ambiente non c’è, però varrebbe la pena che facesse anche lui un giro per andare a vedere in quali condizioni continua a trovarsi la popolazione di quelle zone.
La relazione del Ministero dell’ambiente del 18 gennaio 2005 dichiara quella zona inquinata, c’è l’inquinamento delle acque sotterranee nelle immediate pertinenze della ditta, c’è percolato nei suoli e nelle acque del Rio Freddo. Questa legislatura si chiude senza che la Commissione ambiente abbia voluto discutere la proposta di legge da me depositata, però spero che la prossima legislatura si riapra con qualcuno che questo problema se lo ponga e che, prima di risolvere tutti i problemi della definizione del sito inquinato, procedura che è stata attivata, avrà voglia di cominciare a fare il proprio dovere — perché la Regione, qui ha delle colpe — che è quello di cominciare anche ad anticipare, per poi pignorare rispetto ai proprietari, la procedura di quella legge che permette di dire che chi inquina paga, ma a condizione che i pubblici poteri vogliano difendere il territorio e non si dimentichino che quello è un territorio inquinato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Vorrei che il collega Giannotti fosse in aula, perché ha preteso tanto che si discutesse di questa relazione, poi fa il suo “interventino” e se ne fa, come ha fatto, d’altra parte, in Commissione. Avrà avuto molto da fare, ma il suo apporto è stato nullo.
La Commissione ha lavorato moltissimo — parte della Commissione — nei pochi mesi a disposizione (tre mesi, comprese le vacanze di Natale). Normalmente le Commissioni d’inchiesta durano anni e questa in tre mesi è riuscita a produrre una relazione che, come avete sentito, tutti coloro che l’hanno letta hanno apprezzato per la precisione e il lavoro importante fatto, che deriva dall’acquisizione dei documenti e di dati scaturiti dalle audizioni.
Voglio dire a Giannotti che questa relazione è puntuale e individua in modo preciso le responsabilità. Non voglio ripetere quello che ha detto la collega Cecchini, perché sono tutte cose scritte nella relazione. Nella relazione è scritto che la responsabilità principale è del servizio ambiente della Regione, che ha portato, nonostante che la delega delle funzioni alle Province in materia di rifiuti dovesse portare le stesse Province a verificare l’opportunità di aumentare il numero di tipologie di rifiuti da trattare in questo centro di compostaggio e nonostante che atti di Giunta dicessero che anche le pratiche in itinere dovevano essere demandate alle Province, il servizio stesso a emanare questo decreto due giorni prima dell’entrata in vigore della delega delle funzioni, che porta le tipologie dei rifiuti da trattare da 64 a circa 300.
Come presidente di questa Commissione d’inchiesta chiedo formalmente che abbia una conseguenza questa relazione, perché quello che è successo nel servizio ambiente della Regione, relativamente a questa vicenda, si può verificare ancora una volta, quindi chiedo che abbia una conseguenza, perché questi signori sono venuti in Commissione anche impreparati e con arroganza. Invece le responsabilità sono acclarate: rifiuti pericolosi per produrre compost. Il compost veniva comperato, perché non potevano loro produrre compost con rifiuti pericolosi. La Provincia, una volta avuta la delega delle funzioni chiede all’Arpam “come mai queste tipologie di rifiuti in un centro di stoccaggio?”. L’Arpam risponde “dei 300, solamente 50 sono compatibili con la produzione di compost”. Io ho chiesto ai dirigenti “perché non avete fatto una conferenza di servizi con tutti gli enti locali e con l’Arpam? Perché vi siete assunti da soli questa responsabilità? Perché non avete usufruito dell’apporto tecnico dell’Arpam?”. Non sarebbe successo se avessero utilizzato l’Arpam come supporto tecnico e quindi non saremmo mai arrivati alle 300 tipologie di rifiuti, perché l’Arpam avrebbe detto che più di 50 non potevano essere.
Quindi il servizio all’ambiente della Regione Marche si è preso tutta la responsabilità di questa vicenda.
La Provincia ha una sola responsabilità, secondo quanto emerso dai lavori: una volta che ha visto il disastro sul suo territorio ha chiesto all’Arpam di fare una verifica e l’Arpam ha detto “sono solo 50 i rifiuti compatibili”. Hanno fatto passare un anno, nonostante avessero la delega delle funzioni e quindi potevano intervenire subito e direttamente per ridurli, ma non l’hanno fatto. L’hanno fatto quando è intervenuta la legislatura, diciamo come sono le cose.
Ritengo quindi che questa relazione sia molto dettagliata ed evince, al di là di quello che dice Giannotti, cose ben precise. Giannotti — insieme al collega Gasperi — ha fatto una conferenza stampa a Pesaro, perché gli interessa la speculazione politica, piuttosto che la ricerca della verità. E’ andato a Pesaro e ha attaccato la relazione con i contenuti di responsabilità della relazione stessa.
I contenuti di questa relazione sono precisi e non danno adito ad alcun dubbio. Io, come presidente di questa Commissione chiedo che alla relazione segua qualcosa, perché il caso si potrebbe ripetere e questo sarebbe disastroso per la credibilità delle istituzioni.

PRESIDENTE. Possiamo considerare conclusa la discussione.



Proposta di legge regionale (Votazione): «Istituzione del sistema regionale del servizio civile» Giunta (265)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 265, ad iniziativa della Giunta.
Se non vi sono interventi, passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 18,00