Resoconto seduta n. 23 del 06/12/2000
RESOCONTO INTEGRALE
SEDUTA DI MERCOLEDI' 6 DICEMBRE 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI
La seduta inizia alle 10,30
Approvazione verbali
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 21 e 22 del 29 novembre 2000.
Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di legge regionale n. 28, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche da apportare alla legge regionale 28 ottobre 1991, n. 33: "Interventi e riqualificazione dell'offerta turistica regionale"», assegnata alla III Commissione in sede referente;
Mozioni
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 62 del consigliere Viventi: «Misure urgenti a favore degli allevatori e dei commercianti di carne bovina»;
— n. 63 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Trasformazione sedime militare aeroporto di Falconara»;
— n. 64 dei consiglieri D'Angelo, Moruzzi, Martoni, Avenali, Ascoli e Luchetti: «Impegno a trasformare in divieto definitivo la sospensione delle licenze a vigne geneticamente modificate (O.G.M.)";
— n. 65 del consigliere Massi: «Piano triennale ANAS e piano stralcio 2000 penalizzazione Regione Marche».
Nomine
PRESIDENTE. Ho provveduto, con miei decreti, alle seguenti nomine collegio dei revisori dei conti del Consorzio zone imprenditoriali provincia di Ancona (ZIPA) - Presidente; collegio dei revisori dei conti del Consorzio di bonifica integrale dei fiumi Cesano, Foglia e Metauro - Presidente; collegio dei revisori dei conti del Consorzio di bonifica della Valle del Tronto - Presidente.
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo il consigliere Spacca, Martoni, Andrea Ricci, Amagliani, Trenta e Castelli e l'assessore Mattei.
Comunicazione del Presidente
PRESIDENTE. Sabato 9 dicembre a Firenze, nell'ambito delle iniziative connesse alla solidarietà con il popolo saharawi ci sarà un'iniziativa alla quale i Consiglio della Regione Marche intende partecipare, come già votato precedentemente in occasione dell'approvazione dell'ordine del giorno sul medesimo argomento, impegnando la partecipazione del gonfalone e di una delegazione.
E' prevista una ulteriore iniziativa di visita per i giorni dal 15 al 21 dicembre per la quale il Consiglio regionale intende dare il suo contributo e assenso inviando una delegazione in Saharawi composta di tre persone.
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, ai sensi dell'art. 27 del regolamento, il consigliere Giannotti. L'art. 27 ci mette nella condizione di prevedere un'iscrizione d'urgenza di un atto e, come abbiamo precedentemente discusso nella Conferenza dei capigruppo e normato con un accordo tra i gruppi, intendiamo mantenere l'accordo.
Se, come nelle nostre discussioni informali precedenti l'apertura del Consiglio, la cosa riguarda una discussione che tra l'altro è prevista in una mozione presentata dal consigliere Massi e si vuole avere la garanzia di discuterla nella seduta odierna, la procedura che ci mette nella condizione di avere questa garanzia è altra: la richiesta d'iscrizione d'urgenza di questa mozione. Se si tratta di questo, la garanzia la dà l'Assemblea accettando l'iscrizione d'urgenza.
ROBERTO GIANNOTTI. Io non debbo sostituirmi al consigliere Massi che porrà giustamente la questione. Voglio solamente porre una questione di costume rispetto alla quale lei non può far finta di niente. I quattro gruppi consiliari dell'opposizione, quindi un terzo di questo Consiglio regionale le hanno scritto ieri per chiederle formalmente che in apertura della seduta di oggi il Presidente della Giunta regionale venga a dire a questo Consiglio perché non ha partecipato alla Conferenza Stato-Regioni dove sono stati assunti provvedimenti gravissimi nei confronti della viabilità delle Marche. Questo è il fatto politico grave rispetto al quale credo sia doveroso chiedere formalmente che lei pretenda oggi, dal Presidente questa Comunicazione, che è cosa diversa dalla mozione.
Pavento il fatto che non ci sia la volontà politica di questa maggioranza di fare chiarezza e dire ai marchigiani come sono avvenuti i fatti, quindi ritengo che ci si nasconda dietro un paravento ed è un fatto gravissimo. Chiedo formalmente che si dia corso alla nostra richiesta e che intanto il Consiglio sospenda la seduta per dare modo ali Presidente di studiarsi le motivazioni e le argomentazioni, venendoci a dire perché "ha marinato la scuola" e che cosa è successo in quella Conferenza.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. E' il caso di seguire l'iter giusto. In Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo accennato questa possibilità, io confermo, come presentatore della mozione la richiesta di iscrizione d'urgenza della mozione stessa. Naturalmente sottolineo l'esigenza di non parlare di un argomento di questo tipo a fine giornata o comunque a ranghi del Consiglio ridotti ma questa mattina. Mi pare che questo sia necessario. Le motivazioni che Giannotti ha illustrato le condivido, abbiamo fatto una lettera come presidenti di gruppo, pertanto chiedo ai consiglieri di concordare questa possibilità di parlarne questa mattina.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.
FABRIZIO GRANDINETTI. Chiedo l'abbinamento dell'interrogazione a firma mia e del consigliere Brini sullo stesso oggetto. Ritengo di essere assolutamente d'accordo con le richieste dei consiglieri Giannotti e Massi, perché si tratta di un argomento d'importanza tale che va discusso sicuramente questa mattina come primo punto. Penso che l'abbinamento sia possibile per l'omogeneità degli argomenti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.
FAUSTO FRANCESCHETTI. Anche in altre occasioni abbiamo detto che non può essere che ad ogni seduta del Consiglio regionale ci sia sempre un argomento urgente che precede tutti gli altri iscritti all'ordine del giorno. C'è intanto un problema di rispetto di ciò che è all'ordine del giorno. Io sostengo che dobbiamo andare avanti con l'ordine del giorno proposto, quindi discutere i due atti amministrativi, proseguire con la discussione delle mozioni che sono all'ordine del giorno da diverso tempo, dopodiché sono per iscrivere d'urgenza la mozione del consigliere Massi sulla questione dell'Anas. Nel corso della discussione e della giornata valuteremo se ci sono le condizioni per trattarla o meno, ma non può essere che ad ogni occasione le urgenze superino l'ordine del giorno in discussione, perché questo porta di fatto a non discutere le leggi e gli atti amministrativi che sono invece assolutamente urgenti come quelli di questa mattina.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Presidente, capisco che le regole debbano essere strette in modo tale che vi sia molta più libertà per noi consiglieri, quindi le regole le dobbiamo seguire. Però non possiamo dimenticare che se questa mattina noi della minoranza stessimo fuori il Consiglio non potrebbe nemmeno iniziare perché non vi sarebbe il numero legale. Anzi, potrebbe iniziare, ma non si potrebbe votare. Tra l'altro, per tradizione ci siamo accorti che è stata sempre la maggioranza a cercare di porre all'ordine del giorno argomenti nuovi, mozioni, proposte di legge iscritte in aula, a seconda dei vantaggi che aveva.
Qui c'è una lettera a lei inviata, fondamentale e importante, anzi direi che è qualcosa che riguarda la struttura, la libertà e la decisione di questo Parlamento regionale per far fronte a quelle che sono le richieste che ci vengono fatte direttamente dai cittadini, indipendentemente dalla mozione per la quale ha già fatto richiesta di trattazione il consigliere Massi. Qui c'è una richiesta firmata dai quattro capigruppo delle minoranze con la quale si vuol avere una conoscenza direttamente da parte del Presidente della Giunta di ciò che è successo alla Conferenza Stato-Regioni, perché fino a prova contraria il Presidente della Giunta non è il Presidente della maggioranza ma il Presidente anche di noi consiglieri della minoranza e di tutti i cittadini marchigiani che hanno votato sia per la maggioranza sia per la minoranza. Ritengo quindi che ci debba essere una maggiore considerazione non tanto per quanto riguarda lo svolgimento dei lavori, perché nella precedente legislatura abbiamo sempre discusso di tutto. Se cominciamo a dire che il mattino discutiamo le proposte di legge e il pomeriggio le mozioni, siccome siamo quasi sempre noi a garantire il numero legale ci togliete la possibilità e la libertà che ha la minoranza, perché il numero legale deve essere garantito dalla maggioranza. Se ci sono delle spaccature all'interno della maggioranza i problemi non riguardano noi.
Pertanto ritengo che a queste richieste sollecitate dai capigruppo della minoranza il Presidente della Giunta debba dare risposta.
PRESIDENTE. Stiamo discutendo, fuori del regolamento, sull'ordine del giorno, sulle proposte che sono state avanzate e comunque la discussione ci ha già messo in condizioni di prendere una decisione, perché è abbastanza condivisa un'idea che vorrei riassumere chiudendo la discussione.
OTTAVIO BRINI. Quindi nemmeno questa mattina mi farà parlare?
PRESIDENTE. Sì, la faccio parlare, ma sull'ordine del giorno direi di chiudere la discussione...
OTTAVIO BRINI. Hanno parlato tutti quanti meno il sottoscritto? Ogni volta che alzo la mano io non mi fa parlare mai. Me lo deve dire, perché.
PRESIDENTE. Glielo dico: non riguarda lei, ovviamente. La discussione su questa richiesta di iscrizione della mozione all'ordine del giorno la concludo, perché ormai ci sono le condizioni per prendere un orientamento. Lei deve fare un'altra proposta su un'altra questione finita questa discussione.
C'è la richiesta del consigliere Massi, presentatore di una mozione, di iscriverla d'urgenza all'ordine del giorno della seduta odierna. Mi pare di poter interpretare — ma sarà l'Assemblea che lo deciderà con il voto — la discussione come orientata ad accogliere la richiesta d'iscrizione d'urgenza, quindi metto in votazione la richiesta d'iscrizione d'urgenza...
ROBERTO GIANNOTTI. No, prima lei mette in votazione la mia proposta.
PRESIDENTE. Decido io cosa facciamo in questa sede, sulla base del regolamento, non sulla base di quello che mi viene in mente.
Pongo in votazione la richiesta d'iscrizione d'urgenza della mozione presentata dal consigliere Massi, dopodiché metteremo in votazione anche l'ordine nel quale discuteremo questa mozione, dopodiché...
ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Grandinetti e Brini.
PRESIDENTE. ...dopodiché aggiungiamo che in quella circostanza il Presidente della Giunta regionale farà la comunicazione che attiene a quella discussione.
Pongo in votazione, per appello nominale, la proposta.
ROBERTO TONTINI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Brini no
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti sì
Luchetti sì
Martoni assente
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini no
Ricci Andrea assente
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca assente
Tontini sì
Trenta assente
Viventi sì
Agostini sì
Amagliani assente
Amati assente
Ascoli assente
Avenali sì
Benatti sì
(Il Consiglio approva)
PRESIDENTE. Pongo in votazione la collocazione della discussione della mozione, come chiesto dal proponente Massi, dopo la discussione degli atti amministrativi.
(Il Consiglio approva)
C'è stata inoltre una richiesta di comunicazione da parte del Presidente della Giunta, inoltrata dal consigliere Giannotti. Non può essere messa in votazione dall'aula, perché il Presidente non può essere costretto a comunicare, quindi non possiamo votare questa richiesta.
VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Presidente, io ero fuori dell'aula per discutere dell'esito della conferenza provinciale sull'ordine e la sicurezza in merito all'incendio di questa notte all'ospedale di Torrette, il sesto. Inoltre, io ho saputo adesso di queste cose, quindi chiedo di poter approfondire e poi costruire la documentazione per dare una risposta il più possibile informata, altrimenti dovrei adesso dare una risposta a braccio, invece l'argomento necessita di un approfondimento da questo punto di vista.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. Se il Presidente della Giunta, prima di questa querelle avesse fatto questa brevissima comunicazione dicendo onestamente della difficoltà politica in cui si trova avremmo potuto evitare questa discussione. Ma allora diventa una finzione anche quella che avete fatto. Avete deciso voi maggioranza di discutere in Consiglio oggi una mozione rispetto alla Giunta regionale che non è in grado di dire che tipo di giudizio ha. State prendendo in giro i marchigiani. Registro solamente questo dato gravissimo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.
PIETRO D'ANGELO. Chiedo di inserire d'urgenza la mozione relativa all'introduzione da parte dell'Ue della possibilità di coltivare vigne transgeniche. Perché chiedo l'urgenza? Perché nella riunione del Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Ue della settimana scorsa questo punto era all'ordine del giorno. Grazie all'intervento del ministro italiano è stato rinviato di dieci giorni, quindi prima di Natale sarà di nuovo oggetto di ordine del giorno del Consiglio dei ministri dell'Ue, pertanto se passa oggi questa mozione ha un senso, altrimenti non avrà alcun senso.
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.
VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Quando ho qualcosa da dire la dico, non c'è nessuno che può interpretare le mie parole. Non sono assolutamente in difficoltà politica: era un segno di serietà. Se il consigliere Giannotti è abituato a ragionare e ad agire in maniera diversa va bene, ma non attribuisca a me quello che non ho detto. Io non sono in difficoltà politica, la nostra posizione è tranquillissima. E' semplicemente un segno di serietà verso un Consiglio regionale che ha il diritto di pretendere una risposta informata al massimo, che non dipende solo da me ma anche dall'Anas che ci deve fornire alcuni elementi. Questo è il dato. Se volete, su questo tipo di piano di serietà risponderò un'altra volta, altrimenti rispondo fra un'ora perché la sostanza della nostra posizione è tranquillissima.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di iscrizione all'ordine del giorno della mozione presentata dai consiglieri D'Angelo e Moruzzi.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione la collocazione di questa mozione dopo la mozione del consigliere Massi.
(Il Consiglio approva)
E' stata avanzata dal consigliere Grandinetti la richiesta di abbinare alla discussione sulla mozione presentata dal consigliere Massi una interrogazione presentata ieri. Gli argomenti sono pertinenti, l'abbinamento è evidentemente ammissibile. C'è da risolvere il problema della presentazione recente in modo che un tema così importante possa essere trattato in maniera adeguata. Comunque sarà la Giunta, nella discussione a giudicare la possibilità.
ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, uno può essere buono...
PRESIDENTE. Non ha diritto di parola, consigliere.
ROBERTO GIANNOTTI. Neanche il Presidente della Giunta aveva diritto di controreplicare. Se lei vuol essere severo, lo sia con tutti. Comunque, l'andamento di questa giornata dimostrerà che io avevo ragione e altri avevano torto. Mi interessa invece intervenire sulla questione. La decisione è sua e di questo Consiglio Presidente, non può essere rimessa alla discrezionalità...
PRESIDENTE. Per favore, consigliere Giannotti...
ROBERTO GIANNOTTI. No, Presidente... Lei mi cacci dall'aula, faccia un gesto politico, si assuma questa responsabilità. Non può rimettere alla discrezionalità della Giunta l'unificazione dei due atti. Gli atti sono identici, quindi se c'è dibattito c'è sulle due proposte. Se la Giunta interviene lo fa su entrambe le proposte.
PRESIDENTE. Preciso, senza che il consigliere Giannotti abbia possibilità di replica, che non si è escluso la trattazione dell'interrogazione che deve seguire un suo iter stabilito dal regolamento. E' affine a un punto a un ordine del giorno, quindi ho detto che è abbinabile, ma visto che è stata presentata ieri non può essere costretta la Giunta a trattarla. Può essere la Giunta invitata, qualora fosse nella condizione di farlo, a utilizzare la mozione per trattare anche le questioni attinenti all'interrogazione. E' una questione regolamentare e di buon senso e non capisco su che cosa si possa discutere
Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L. n. 85/87, art. 1, lett. c). Programmi 1988 e 1989 per la realizzazione di impianti sportivi di cui alle deliberazioni amministrativo n. 195/89 e n. 43/91, recepiti rispettivamente dai decreti ministeriali 15.12.1989 e 14.12.1992 — Revoca dei benefici finanziari non utilizzati» Giunta (23)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 23 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Procaccini.
CESARE PROCACCINI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, questo atto è importante, perché deve permettere ai Comuni di disporre di finanziamenti utili per la promozione e la realizzazione degli impianti sportivi per favorirne la pratica.
La legge nazionale 66 del 1987 all'art. 1, comma 1 aveva definito il piano di riparto dei fondi tra le Regioni per la realizzazione di impianti per la promozione di attività sportive per l'anno 1988 attraverso l'attivazione di mutui con la Cassa depositi e prestiti e con l'Istituto per il credito sportivo, tuttora braccio finanziario del Coni. Il piano di riparto per l'anno 1988 assegnava alle Marche la possibilità di predisporre programmi con attivazione di mutui per £. 9.614.000.000 per il 1988 e £. 8.975.000.000 per il 1989 con durata ventennale. Il 7 novembre di quell'anno la Regione Marche approvava il proprio programma nei limiti delle somme che prima ho detto tuttavia la realizzazione del programma regionale da parte dei Comuni non si è concretizzata perché è scattato il meccanismo della revoca previsto dalla legge e dai decreti ministeriali, precisamente all'art. 8, comma 2 della legge 92 del 1988 che regolavano e regolano tuttora le modalità e il periodo fissato per presentare le domande ed i progetti e le possibilità di revoca. I progetti stessi venivano definiti entro una data di presentazione di quattro mesi dalla pubblicazione sui bollettini ufficiali delle Regioni. La Regione Marche aveva predisposto il proprio programma. L'ultima pubblicazione sul Bur di detti programmi è avvenuta per la precisione il 12 marzo 1992. Dire che quattro mesi sono ampiamente scaduti è un eufemismo: in realtà sono passati 8 anni. Il 3 febbraio di questo anno il Ministero dei beni per le attività culturali, settore sport, ha comunicato alle Marche e ai Comuni che non avevano ottemperato alle finalità di cui alla legge che ho citato: 9 Comuni nella provincia di Ancona, 5 in quella di Macerata, 8 in quella di Pesaro e Urbino.
I motivi dell'"inadempienza" da parte dei Comuni sono duplici: in primo luogo, ma in minima parte per una sottovalutazione soprattutto da parte dei Comuni più grandi che non hanno ottemperato alla richiesta nei quattro mesi previsti; in secondo luogo e soprattutto per mancanza da parte dei Comuni, in special modo quelli più piccoli, dei fondi per far fronte alla copertura sia della quota capitale del progetto sia della parte interessi ed anche per una terza ipotesi per la verità, che ho verificato di persona quando il sottoscritto è stato sindaco in un piccolo comune delle Marche: la mancanza effettiva di cespiti per far fronte con il bilancio comunale all'ammortamento del mutuo.
A questo punto, vista la comunicazione del Ministero occorre procedere alla revoca di detti finanziamenti con atto consiliare, perché con la variazione di tasso in positivo in questi otto anni dette somme sono arrivate a 10,4 miliardi complessivamente per gli anni 1988 e 1989. Quindi una revoca che deve essere vista in positivo per ricollocare, con la fissazione di nuovi criteri e nuove priorità, una massa finanziaria di 10,5 miliardi per migliorare o anche realizzare ex novo impianti sportivi. Il passaggio successivo a quello di oggi sarà la predisposizione da parte della Giunta regionale di nuovi bandi per l'utilizzo delle risorse disponibili.
Occorrono nuovi criteri e priorità, quindi è necessario che il Consiglio regionale, attraverso la Commissione preposta esprima il proprio parere vincolante sulla predisposizione dell'atto da parte della Giunta regionale. A tale proposito la prima Commissione ha approvato in maniera significativa e positiva una modifica che va in tal senso: al comma 4 del titolo si dispone un controllo consiliare rispetto ad un atto così corposo e significativo. Proprio per guadagnare il tempo perduto ritengo che oggi il Consiglio regionale dovrebbe approvare rapidamente l'atto e rimandare la discussione sui criteri e sui bandi alla Commissione, quindi al Consiglio, tenendo conto che oltre alla Regione e ai Comuni anche le Province hanno ruolo nell'iter di utilizzo delle risorse, soprattutto per quanto riguarda la gestione amministrativa, quindi questa revoca va vista come una possibilità concreta di destinare ai Comuni attraverso nuovi criteri e finalità quelle risorse che per i motivi che ho detto non sono state utilizzate.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti, relatore di minoranza.
ROBERTO GIANNOTTI. Questa vicenda ha richiamato con forza un dato: le responsabilità non sono tutte dei sindaci e dei Comuni che hanno perso finanziamenti. Vi sono responsabilità chiaramente riconducibili a un ruolo poco attivo svolto dalla Regione e dall'assessorato regionale allo sport che evidentemente, non essendo indaffarato in tanti altri compiti poteva almeno seguire questa piccolissima incombenza, cioè aiutare gli enti locali, nella maggior parte dei casi piccoli — il riferimento non è all'assessore Rocchi che ha assunto questa responsabilità oggi ma all'assessore del passato — per superare le difficoltà, in molti casi non solo di ordine finanziario ma anche di ordine tecnico relativi all'utilizzo di queste risorse finanziarie. Quindi un giudizio che motiva la posizione di astensione del Polo su questa vicenda. Io e la collega Romagnoli abbiamo espresso questo dissenso rispetto all'impostazione della maggioranza proprio per questo motivo.
Comunque ci sono dieci miliardi disponibili ed è bene che questi soldi rimangano al patrimonio sportivo della nostra regione. Noi richiamiamo l'esigenza che vi sia una sensibilità grande da parte del Consiglio regionale oggi per quanto riguarda il dibattito, ma da parte dell'Esecutivo perché nella definizione dei nuovi criteri si tenga conto di tre questioni fondamentali. Primo, l'esigenza dei centri montani, destinando queste risorse in prevalenza ai Comuni montani. Secondo, i piccoli centri. Terzo, completamento delle strutture sportive già iniziate.
Se dal dibattito, anche con il nostro concorso potrà venir fuori un atto che recepisca queste tre esigenze credo che comunque avremo recuperato un grave errore e fatto gli interessi degli sportivi e della popolazione delle Marche.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.
GIUSEPPE RICCI. Farò un brevissimo intervento, perché questo atto l'abbiamo approfondito abbastanza nella competente Commissione. Voglio solo far rilevare che trattandosi di finanziamenti relativi al biennio 1988-89 è difficilissimo risalire oggi a colpe o responsabilità politiche, quindi eviterei di fare considerazioni di questa natura, tenendo conto, tra l'altro, che in undici anni le Amministrazioni sono cambiate e sono diventate di diverso colore e il quadro politico nazionale, regionale e locale si è completamente modificato anche in relazione all'esistenza o alla sussistenza di forze politiche e alla creazione e alla nascita di nuovi movimenti e di nuovi partiti. Quindi questa parte la scorporerei dal dibattito per dire che probabilmente le Amministrazioni non hanno avuto volontà di perdere opportunità finanziarie. E' stata sicuramente molto significativa e molto incidente su questa impossibilità di utilizzare i fondi la quota di partecipazione che le Amministrazioni avrebbero dovuto aggiungere rispetto al finanziamento che di fatto veniva da parte dello Stato. Quindi molto spesso la quota di contribuzione era insufficiente e si doveva intervenire con fondi propri delle Amministrazioni e trattandosi in gran parte di piccole realtà comunali i Comuni hanno avuto difficoltà a reperire i finanziamenti ulteriori. Questa è la verità vera.
Avendo adesso la possibilità e l'opportunità di riutilizzare queste risorse finanziarie parti a circa 11 miliardi, credo che il Consiglio regionale faccia bene, oggi, ad approvare questo atto, quindi invito anche i colleghi dei gruppi di minoranza a ciò, proprio per liberare risorse in modo tale che esse possano essere restituite alla comunità marchigiana.
Per quanto riguarda i criteri, penso che abbiamo già fatto molto in Commissione rilevando la necessità che i criteri che saranno definiti dalla Giunta vengano riportati all'esame della Commissione in modo tale da poter dare, come Consiglio regionale, il nostro contributo e apporto alla definizione dei criteri e allo stesso modo abbiamo detto che i bandi che saranno successivamente emanati dovranno avere il parere preventivo della Commissione consiliare. Sicuramente ci sarà una partecipazione attiva del Consiglio nella definizione degli elementi di priorità e dei bandi per accedere ai finanziamenti.
E' vero che vengono posti dei problemi, però non li metterei in questa forma così organica come li elencava il collega Giannotti, cioè primo i Comuni montani, secondo i Comuni marginali, terzo i completamenti. Nell'insieme che dobbiamo comporre bisogna tener conto intanto dei criteri che sono propri della legge alla quale si fa riferimento e che non possono essere messi in discussione da noi, perché c'erano già ed erano predefiniti. Parlo della famosa legge sui "mondiali", quindi c'è da capire quali di questi sono criteri già predeterminati rispetto ai quali il Consiglio non ha possibilità di influire. L'altro elemento è che non farei una graduatoria fra Comuni montani, Comuni minori e completamento ma direi che va considerato un tutt'uno, nel senso che se c'è un ordine di preferenza può essere manifestato a favore delle aree cosiddette svantaggiate e dei Comuni minori, non distinguendo quelli che sono definiti "montani" perché inseriti all'interno di una Comunità montana e gli altri che sono confinanti ad un chilometro e magari hanno anch'essi 800 o 700 abitanti però non hanno la realtà di appartenenza ad una Comunità montana. Come principio generale, direi i Comuni degli anche per la presenza di strutture fisiche per l'attività e la pratica dello sport e, come principio generale anche quello di favorire i completamenti piuttosto che l'attivazione di nuove energie che pure comporterebbero spese d'investimenti e pianificazione per quel che concerne l'organizzazione di nuovi impianti sportivi. Però il quadro va visto nella sua interezza e non penso che questa sia la sede nella quale noi possiamo predeterminare i criteri. Possiamo dare un orientamento alla Giunta affinché imposti il suo lavoro tenendo conto di alcuni indirizzi che il Consiglio può dare, riservandoci in Commissione di entrare nel merito, di approfondire e, se possibile, di dare il nostro contributo affinché le scelte che saranno effettuate siano le migliori e più rispondenti possibile alle esigenze della comunità marchigiana.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.
PIETRO D'ANGELO. Ritengo che l'aspetto importante di questo atto sia già emerso da questo brevissimo dibattito che è stato fatto. Ritengo che al di là delle colpe per il mancato utilizzo di questi finanziamenti, la motivazione principale è che questi finanziamenti erano talmente esigui per l'opera a cui erano destinati che i piccoli Comuni dovevano far fronte a delle risorse finanziarie talmente ingenti che non riuscivano di fatto a recuperare. Mi salta all'occhio il Comune di Montecosaro che per la costruzione di una palestra polivalente aveva 100 milioni. E' chiaro che per una palestra occorrono miliardi, quindi questa è la motivazione per la quale i finanziamenti non sono stati utilizzati.
Oltre a vedere i criteri sulla distribuzione e su quali impianti favorire è indispensabile far sì che i criteri di finanziamento siano tali da permettere l'utilizzo di questi fondi, altrimenti potremmo correre il rischio che dopo undici anni, come in questo caso saremo costretti a revocare e ancora una volta ridistribuire.
Ecco quindi l'appello che il gruppo Verdi fa per i prossimi lavori. In questo contesto esprimiamo voto favorevole all'atto.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Ricordo che questi fondi erano previsti nella cosiddetta "legge per i campionati mondiali" del 1990, la 65. Non voglio dire delle Amministrazioni che non hanno speso: avendo partecipato per tanti anni alla vita amministrativa dei Comuni dico che sindaci e apparati burocratici dei Comuni che non riescono in dodici anni a spendere i soldi non sono da indicare come grandi promotori di opere pubbliche e di sviluppo locale. So per esperienza che ci sono stati problemi molto specifici, in qualche Comune legati ad espropri, a contenziosi sugli espropri che sono comprensibili, quindi non mi sento di additare la struttura burocratica della Regione come responsabile per la non spesa di questi soldi, credo che i Comuni abbiano delle responsabilità, però se la Regione, prendendo spunto da questo atto, in futuro darà indicazioni precise sui tempi di spesa facendoli rispettare, contribuirà a una gestione molto più attenta, tempestiva e manageriale anche delle risorse degli enti locali.
Sono quindi favorevole a questo atto perché riporta in un giro finanziario oltre 11 miliardi di risorse che i Comuni attendono. Per quanto riguarda i criteri sono anch'io favorevole a venire incontro ai Comuni cosiddetti "deboli", però il Consiglio, previo lavoro della Commissione dovrà dare su questo dei pareri molto circostanziati e motivati, nel senso che vanno anche scelte categorie di opere che nei comuni non ci sono strutture che non ci sono e credo che su questo sia necessario un lavoro di attenzione e di monitoraggio molto scrupolosi.
Mi trovo concorde con le cose che i colleghi hanno detto, comunque il Consiglio dovrebbe essere d'accordo nel dire che queste risorse vanno indirizzate nei confronti dei comuni deboli, disagiati e non abbiano quel tipo d'impianto nel loro territorio o nelle zone limitrofe.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.
ADRIANA MOLLAROLI. In Commissione si è discusso di questo problema. Il gruppo Ds esprime parere favorevole evitando di fare considerazioni sulla gestione ed evitando colpevolizzazioni sia dei Comuni che della Regione rispetto al comportamento passato. Ci interessa di più ragionare sul futuro, e a proposito di futuro ritengo che dovremo esaminare con molta attenzione i criteri. Non intendevo anticipare la discussione ma visto che da diversi consiglieri è stato fatto, ritengo che uno dei criteri fondamentali di utilizzo dei fondi rimessi in circolo con questo atto di revoca debba essere sicuramente la messa a norma e la sicurezza. Abbiamo già avuto occasione di parlare di questo tema a proposito dell'assestamento di bilancio in cui abbiamo affrontato la questione a proposito dell'art. 7 della legge 47, quindi ritengo che nella discussione di merito che dovremo fare in collaborazione tra Giunta e Commissione consiliare questa questione debba essere tenuta nella dovuta considerazione. Approfitto per dire che queste non sono risorse ingenti ma limitate rispetto al fabbisogno che c'è nei nostri comuni, nelle nostre strutture scolastiche per quanto riguarda lo stato dell'impiantistica sportiva e mi auguro che nella discussione che faremo a proposito del bilancio ordinario della Regione si tenga nella dovuta considerazione questo aspetto, perché la rilevanza sociale del fenomeno sportivo e dell'attenzione che c'è in tutte le età, in tutte le generazioni rispetto a questo argomento deve essere riportata come una delle questioni centrali. Mi pare che se si deve fare un'accusa alla Regione negli ultimi anni non è tanto rispetto a come ha fatto funzionare questi atti ma alla scarsa considerazione e anche alla messa in circolo di risorse su questo tema. Quindi dico all'assessore che avrà sicuramente, nella nostra Commissione, un valido appoggio da questo punto di vista. Sono anche convinta che le questioni a cui faceva riferimento adesso il consigliere Massi, di stabilire i criteri e vederne anche gli aspetti funzionali, siano da valutare con la dovuta attenzione, perché l'ente pubblico deve mettere a disposizione le risorse, ma i tempi e le modalità con cui vengono utilizzate, quindi gli aspetti procedurali non sono sicuramente secondari. Rigore e attenzione affinché chi può disporre di risorse le possa anche spendere in tempi brevi.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Ringrazio per l'opportunità che mi viene finalmente data di parlare in questo Consiglio regionale, signor Presidente, su un argomento molto importante, lo sport.
Per replicare al consigliere Franceschetti che non è presente in aula, dico che non capita nei Consigli regionali di intervenire su problemi banali o sciocchi, ma quando chiediamo di intervenire è su problemi seri, reali, e puntualmente questo Ufficio di presidenza dà la parola a chi ritiene più opportuno come abbiamo visto questa mattina: c'è chi è intervenuto tre-quattro volte e chi non ha la possibilità di intervenire affatto.
Per quanto riguarda la proposta di atto amministrativo, è molto riduttivo dire "liquidiamo in due secondi", non dando ai Comuni interessati 10 miliardi che è una cifra fondamentale anche per il mondo dello sport. Il consigliere Silenzi spesso dice "voglio capire, voglio sapere", quindi è giusto fare delle considerazioni. Dobbiamo capire perché queste risorse che dovevano essere investite per la salvaguardia, la tutela e l'incentivazione del mondo sportivo non sono state spese. Si parla molto della pratica amatoriale ma anche agonistica per quanto riguarda i giovani e il tempo libero, ma poi puntualmente queste somme non vengono utilizzate. Dobbiamo capire perché dopo undici anni queste somme non sono state ancora utilizzate. Sicuramente ci saranno dei responsabili, bisogna capire perché ben 48 Comuni non usufruiranno più di queste cifre. Non penso che 48 Comuni non siano stati nelle condizioni di poter utilizzare questi fondi e non condivido l'intervento del consigliere D'Angelo quando cita Montecosaro, perché gli posso dire che a Civitanova non vengono dati 250 milioni su una struttura che già è finita, inaugurata e da quattro anni vi svolge attività agonistica una società di basket. Il dubbio che viene è il seguente: è stata fatta una comunicazione per iscritto ai Comuni che dovevano utilizzare queste somme, o è stata fatta la semplice pubblicazione sul Bur? Dobbiamo capire, non possiamo far finta che non è successo niente e dobbiamo verificare perché questi Comuni non sono stati messi nelle condizioni di utilizzare queste somme che se anche minimali per qualche Comune possono essere importanti per altri Comuni, soprattutto quelli montani e disagiati.
Bisogna verificare quindi se è stata fatta un'opportuna segnalazione e perché non è stata fatta una puntuale verifica. Se è vero che la Cassa depositi e prestiti ha fatto comunicazioni ai vari Comuni, bisogna cercare di capire perché questi ultimi non hanno utilizzato questi soldi e secondo me una motivazione può anche essere la lentezza con cui questi soldi sono stati dati. Mi riferisco ancora al caso di Civitanova: una palestra i cui lavori sono iniziati nel 1989, è stata fatta la richiesta di mutuo e la comunicazione è venuta nel 1992-93 quando questi soldi non servivano più. A questo punto bisogna fare una riflessione.
Leggo all'art. 4, comma 4 della delibera "previo parere della Commissione consiliare permanente in materia di sport" per quanto riguarda la predisposizione dei criteri e delle priorità di finanziamento. A mio avviso, prima di venire in Consiglio comunale la Giunta aveva l'obbligo morale di fare un check-up per quanto riguarda i 48 Comuni e chiedere loro perché non avevano utilizzato questi soldi e se intendevano ancora utilizzarli in futuro. Noi discutiamo senza sapere se alcuni Comuni in questo momento hanno ancora necessità di queste risorse finanziarie. Avrei gradito che il relatore di maggioranza avesse citato questo passaggio. Anche il consigliere D'Angelo ha detto che occorreva verificare se i 100 milioni di Montecosaro potevano essere utili per una palestra polivalente. Questo fa maggiormente riflettere sul check-up che dobbiamo fare, perché è sbagliato distribuire contributi a pioggia che possono rimanere solo sulla carta, quindi bisogna che il Consiglio regionale discuta prima di passare oltre, per verificare se queste somme delle quattro province possono ancora oggi essere utilizzate.
Non è giusto, ad esempio, che se Porto Recanati deve utilizzare per il futuro 240 milioni, venga tagliato fuori in base ai criteri dettati dalla Commissione. Allora, il check-up diventa fondamentale. Dopodiché la Commissione e la Giunta dovranno prendere quella decisione in base alle richieste e alle esigenze attuali. Cade quindi il discorso che si faceva poc'anzi dicendo che bisogna guardare al futuro. Sì, bisogna guardare al futuro, ma non è condivisibile il discorso del consigliere Mollaroli la quale dice che bisogna investire questi soldi per quanto riguarda la messa a norma ed altri tipi di interventi, perché si può verificare che in alcuni comuni ci siano delle cattedrali nel deserto che non possono essere completate per poche centinaia di milioni e magari questi soldi vengono dirottati ad altri impianti esistenti che devono essere messi a norma in base alla 626.
Chiedo quindi una sospensione di questo punto all'ordine del giorno alla luce di quanto ho evidenziato, perché c'è carenza in riferimento alla situazione dei 48 Comuni. Se il Consiglio questa mattina procede, se ne assume tutta la responsabilità. Dopo la ricognizione valuteremo insieme in base alle richieste e alle esigenze.
Ripeto, propongo la sospensione della trattazione di questo punto per fare un aggiornamento. Dieci miliardi sono molti e se pensiamo che hanno rinunciati 48 Comuni non possiamo far finta che non sia successo niente, un problema c'è. E' negligenza delle Amministrazioni comunali o c'è stato veramente un disguido poiché nessuno ha dato l'informativa necessaria? Massi diceva che nei Comuni può succedere che qualche sindaco può commettere qualche svista, però io ho portato l'esempio di un Comune che ha già finito una struttura senza aver potuto utilizzare questi soldi. Quanti casi ci sono come questi? Quante strutture incomplete aspettano questi finanziamenti? E' opportuno che queste cose le sappiamo. Non possiamo liquidare questo atto in questo modo, perché possiamo veramente danneggiare qualche Comune.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.
FRANCA ROMAGNOLI. Confermo l'astensione anche del nostro gruppo sul punto, come già abbiamo preannunciato in Commissione. Ritengo infatti che ci troviamo di fronte ad una anomalia, ad una situazione non certamente fisiologica. Il fatto che 9 miliardi siano stati respinti al mittente indica che qualcosa non ha funzionato, che probabilmente non ha funzionato presso le Amministrazioni locali e che comunque non ha funzionato presso la Regione la quale non si è saputa far capire o non ha saputo veicolare queste somme riconosciute e stanziate ad hoc. Indica soprattutto che bisogna indagare sulle ragioni e sui criteri che erano a monte — intendendo la stessa legge 47 del 1997 — che avevano ispirato questi interventi straordinari per lo sport a cui sono seguite queste concessioni e quindi questi riconoscimenti di finanziamenti. Criteri che non ci convincono e quanto meno ci inducono ad astenerci.
Non ci convincono perché alcuni sindaci hanno già fatto una difesa d'ufficio sul punto — poiché la cosa ha avuto un certo rilievo di stampa — ed hanno risposto dicendo che questo finanziamento era parziale, riguardava una minima parte dell'intero costo dell'opera, quindi non era appetibile e i Comuni non potevano far fronte a tutta l'ulteriore spesa da soli. Su questo vorrei chiarimenti dal relatore: se ci sono delle maglie vincolate, se questi finanziamenti effettivamente per legge dovevano essere parziali — i sindaci hanno addirittura detto che la somma per ciascuno era pari neanche al 10% — allora potrebbe sì essere la causa del rifiuto e del non aver usufruito di questi finanziamenti. Ma se la legge questo imponeva, penso che altrettanto debba avvenire adesso, quindi ci troveremmo nelle stesse condizioni di prima. Se così è mi si dica da qualche fonte, da quale articolo si ricava questo parziale finanziamento delle opere che venivano indicate dai Comuni. Se così invece non è — e io credo che non sia così, perché leggendo la legge non ho trovato appigli in tal senso — cosa è avvenuto? E' avvenuto il riconoscimento di questi finanziamenti a pioggia per accontentare il maggior numero possibile di Comuni e, di conseguenza, frazionando, parcellizzando queste somme in maniera tale che per nessuno il finanziamento è diventato appetibile. Nessuno ha potuto effettivamente usarlo, perché non avere destinato i dieci miliardi a quattro, cinque, dieci interventi puntuali e mirati, come imponeva la straordinarietà dell'intervento legislativo per i mondiali del 1990 ha prodotto questa situazione. Qui parliamo di interventi straordinari in preparazione di un evento sportivo di quel tipo, quindi ritengo che si dovesse andare verso degli interventi mirati che la lettera c) dell'articolo 1 indica chiaramente: strutture polifunzionali atte a ricevere, ad accogliere ecc. Questo non è avvenuto probabilmente, perché la politica vuole che i miliardi si dividano il più possibile per far contento il maggior numero possibile di Comuni che peraltro, per quanto riguarda Ascoli Piceno avevano tutti una precisa connotazione politica, quindi non do le colpe alla Regione ma certamente non scuso il comportamento di queste Amministrazioni che peraltro oggi non sono neanche cambiate. Quindi, se dei vincoli c'erano vorrei sapere da dove si evincono e se devono rimanere, perché se è così neanche adesso questi 11 miliardi verranno spesi, adoperati e concessi, poiché lo stesso ragionamento che ha fatto sì che i Comuni non ritenessero conveniente il finanziamento a fondo perduto — e qui è l'anomalia grande — sarà fatto per le future erogazioni. Se invece vincoli non ci sono, mi chiedo — e qui è la responsabilità della Regione nel passato — per quale motivo sono stati parcellizzati facendo sì che 50, 80, 90 milioni venissero riconosciuti per strutture polifunzionali che si sapeva costavano miliardi. Quindi si è voluto proprio vanificare il senso e la ratio della legge straordinaria per gli interventi sullo sport. Se invece si può intervenire su questo, allora nel momento successivo dei criteri lavoriamoci e lavoriamoci bene, salvo che vi siano dei vincoli che non possiamo neanche adesso rimuovere, perché non dimentichiamo che sempre alla legge 47 del 1997 ci rifacciamo anche ora. Quindi, per quanto possiamo rinnovare la programmazione potremmo incorrere precisamente nello stesso errore, quindi più che salvare e recuperare alle casse dei Comuni questi soldi rischiamo di compiere una ennesima campagna elettorale di annunci di contributi a pioggia, anche perché, guarda caso, anche questa revisione, questa erogazione o questa revoca cade a ridosso di momenti elettorali e politici salienti.
Tutto questo giustifica una astensione, se non una contrarietà al provvedimento; una astensione perché ci poniamo in ascolto di quelli che dovessero essere i chiarimenti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
LUIGI VIVENTI. Credo che questo atto debba essere votato, perché si tratta di 10-11 miliardi che vengono rimessi a disposizione dei vari Comuni per gli impianti sportivi. Che ci sia stata una responsabilità da parte dei funzionari della Regione a creare ostacoli, cavilli, procedure non lo so e non sono in grado di dirlo, però penso che non si può sempre scaricare tutto sulla Regione o sull'ente superiore: anche i sindaci si devono far carico delle loro responsabilità. Se ci sono dei fondi a disposizione e non vengono utilizzati anche i sindaci avranno qualche responsabilità. Credo quindi che la Regione debba fare un quadro completo per mettere a disposizione delle somme che siano utilizzabili concretamente, non parcellizzando eccessivamente ma avendo degli obiettivi chiari. Dall'altra parte ci siano sindaci che sappiano veramente essere manager della propria azienda e portare avanti degli investimenti e dei progetti in maniera oculata e concreta.
Sono comunque favorevole a questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Rocchi.
LIDIO ROCCHI. Credo che dobbiamo fare una distinzione fra la legge 65 dei mondiali che è stata approvata nel 1987 e la 47 che è esclusivamente regionale. Se ben ricordo, in base alla legge 65, art. 1, comma 1 lettera c), in quel periodo sono stati approvati tutti i piani presentati dalle varie Regioni. Nell'approvare questi piani furono ripartiti i fondi. Non vorrei sbagliare ma alla Regione Marche nel 1988 furono destinati quasi 9,6 miliardi per l'anno 1988 e ulteriori 8.975 milioni per il 1989. Questi fondi intervengono con mutui ventennali. E' vero che furono ripartiti ai tanti Comuni che avevano fatto richiesta, ma è anche vero che molti fondi sono stati usufruiti da tanti Comuni e molti non sono stati usufruiti da altrettanti Comuni perché nei bilanci comunali non sono stati destinati ulteriori fondi a integrazione. Questo ha creato difficoltà.
I fondi che stiamo recuperando — credo che sia un recupero in positivo, anche se sono trascorsi moltissimi anni — furono ripartiti con gli atti amministrativi 195 e 43 del 1991. Noi non abbiamo fatto altro che revocare questi fondi per poterli mettere a disposizione dei vari Comuni che faranno richiesta. Certo, era possibile farlo anche prima, però meglio tardi che mai. Le responsabilità politiche che qualcuno vuole addebitare alla Regione o ai Comuni credo che non ci siano. E' vero che in questi ultimi anni in questa Regione c'è stata la filosofia di non tener conto di un settore importante quale lo sport, tanto è vero che se andate a vedere i capitoli di sport e spettacolo vi sono fondi irrisori che non servono minimamente a rilanciare l'attività sportiva in questa regione o le strutture. Sono d'accordo con il presidente della prima Commissione che il prossimo bilancio dovrà essere più corposo, altrimenti non avremo alcuna possibilità di intervenire.
Abbiamo recuperato 450 milioni che in conto interessi possono sviluppare circa 10 miliardi. Adesso questi 10 miliardi dobbiamo saperli spendere.
In prima Commissione sono venute delle richieste che vanno nella direzione di poter usufruire di questi fondi tenendo conto di molti impianti sportivi che non sono a norma di legge. Questa potrebbe essere un prima priorità; la seconda potrebbe essere quella di tener conto dei piccoli comuni dell'entroterra. Credo che questo sia un modo di fare corretto che possa rispondere alle esigenze della comunità marchigiana.
Dal momento che avremo la possibilità di poter approvare la proposta che questa mattina stiamo discutendo, partiremo poi per predisporre poi una bozza di bando con i vari criteri e prima di discutere di questo bando e di questi criteri faremo il passaggio in prima Commissione così come concordato a suo tempo.
Ho una grande preoccupazione quando parliamo dell'art. 7 della 47 che riguarda le palestre che devono avere il nullaosta da parte dei Comuni. Qui ci sono dei problemi, perché anche se alla fine c'è volontà politica di modificare l'art. 7 della 47, dovremo poi fare i conti anche con il decreto ministeriale che noi non possiamo modificare. Quindi, anche se modifichiamo la 47 dovremo poi tener conto anche dei nullaosta che i Comuni devono rilasciare perché ce lo impone il decreto. Qui ho dei timori, perché se non abbiamo la possibilità di intervenire in modo efficace, alla fine magari dovremo chiudere l'80% delle palestre, mettendo in difficoltà sia i Comuni che i ragazzi che usufruiscono di queste strutture.
Su questo dovremo fare una discussione che dovrà servire ad avere l'unanimità di questo Consiglio regionale.
Credo che questo atto debba essere votato immediatamente, perché se aspettiamo ulteriore tempo metteremo ancora di più in difficoltà quei Comuni che hanno la possibilità di avere fondi sul proprio bilancio che, insieme a quelli che possiamo dare noi, consentiranno di terminare molti impianti sportivi a favore degli atleti e delle scuole.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini per la replica.
CESARE PROCACCINI. Una breve replica, perché non capisco una polemica retrospettiva fatta da alcuni esponenti del centro-destra rivolta a questa maggioranza e a questa Giunta come se in quegli anni nelle Marche ci fosse un governo bolscevico. Tuttavia voglio ricordare che la Giunta di quegli anni aveva ottemperato in pieno alla predisposizione dei piani insieme alle Province e ai Comuni, anzi ha fatto di più, perché l'ultima scadenza prevista dal Bur aveva la data del 12 marzo 1992. Se la Giunta avesse voluto rispettare alla lettera i tempi della legge, il 12 luglio dello stesso anno avrebbe dovuto revocare i finanziamenti. Non lo ha fatto, secondo me giustamente, proprio perché i Comuni erano in quelle difficoltà che sono state sottolineate nel dibattito e che anch'io ho evidenziato nella relazione. Non dobbiamo andare alla ricerca dei cosiddetti errori, perché ci sono molteplici cause, in primo luogo le difficoltà finanziarie dei piccoli comuni, in secondo luogo il fatto che tutte le risorse utilizzabili intervenivano su più filoni: Credito sportivo con un tasso di interesse diverso, Cassa depositi e prestiti, Giunta regionale per la quota interessi ecc. Oggi abbiamo una nuova possibilità, positiva. Non capisco la divisione che c'è dentro Forza Italia: da un lato, in maniera inopportuna si chiede addirittura, con un ordine del giorno di un consigliere, il rinvio dell'atto e dall'altro in maniera insufficiente, comunque costruttiva, si preannuncia l'astensione. Se rinviassimo l'atto, rischieremmo ulteriori lungaggini e faremmo perdere di fatto i soldi ai Comuni delle Marche, perché le altre Regioni stanno andando avanti, sono andate avanti, anzi hanno fatto una vertenza affinché si potesse andare alla revoca per ridislocare questa massa finanziaria complessivamente, sul territorio nazionale. Se le nostra Regione perdesse questo appuntamento farebbe un danno a se stessa, ai Comuni e agli impianti sportivi.
Per quanto riguarda i criteri ho detto che la Commissione in maniera unanime ha corretto l'atto, nel senso che rispetto alla modalità e al fatto che detti finanziamenti non sono stati utilizzati, anche perché i criteri andavano in un certo senso, ha preteso in maniera democratica di prevedere un passaggio in Commissione. La discussione dei criteri e dei bandi avverrà là. Condivido quanto è stato detto sui comuni più piccoli e svantaggiati, sulla messa in sicurezza, sulla messa a norma. Dovremmo fare un passo in più, prevedendo anche progetti sovracomunali per strutture da utilizzare per più comuni, per farle fruire da cittadini di un comprensorio più vasto, in modo da superare anche un'impostazione localistica che rischierebbe di nuovi di far perdere detti finanziamenti.
Con queste considerazioni credo che l'atto vada approvato, perché costituisce oggi un volano importante, forse insperato per i Comuni e soprattutto per quelli più piccoli.
PRESIDENTE. La discussione è chiusa. Il consigliere Brini ha chiesto, in base all'art. 81 del regolamento, di non passare alla votazione. Informo che qualora questo ordine del giorno fosse approvato, l'atto sarà assegnato alle Commissioni competenti dopo sei mesi, ai sensi dell'art. 64 del regolamento interno.
Pongo quindi in votazione l'ordine del giorno.
(Il Consiglio non approva)
Passiamo alla votazione dell'atto amministrativo. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Questo atto assomiglia molto a quelli che si chiamano "atti dovuti". Cioè, a distanza di dieci anni cambiano notevolmente gli scenari. Io ho provato ad interessarmi delle motivazioni per le quali alcuni Comuni non si sono attivati. Gli atti sono del 1989 e 1991 e in questi dieci anni è accaduto che molte Amministrazioni locali sono cambiate, quindi precedenti Giunte che volevano con molto interesse un'opera sportiva hanno deciso di creare altre strutture, magari dello stesso tipo. In dieci anni i giovani sono diventati adulti, in un caso le scuole di alcuni Comuni piccoli si sono accorpati e quella palestra che era in funzione di una sola scuola non è più giustificata e gli anziani, per esempio i direttivi e i consigli di amministrazione di alcune bocciofile sono completamente modificati perché alcuni di quegli anziani, in molti casi presidenti, sono deceduti.
E' quindi chiaro che lo scenario dopo dieci anni è profondamente cambiato e siccome ci troviamo di fronte a ben 8 miliardi di fondi complessivamente, si tratta di una quota finanziaria estremamente significativa, che il più delle volte è però oggetto anche di interventi con fondi aggiuntivi. Quindi la progettazione fa parte di un pacchetto più vasto in cui ci sono altre risorse finanziarie.
Sicuramente incapacità della pubblica amministrazione, della Giunta regionale per quanto di competenza e soprattutto degli enti locali che dovevano essere i motori dell'intervento, però anche qui con un percorso molto diversificato: 90-95 Giunta di centro-sinistra; 1995-2000 Giunta di sinistra. Quindi un percorso che passa trasversale almeno ad alcune forze politiche e ad alcuni assessorati diversi.
Un altro aspetto importante da valutare per il futuro è quello di comprendere qual è la capacità amministrativa d'investimento e di spesa degli enti locali. Molto spesso i piccoli Comuni non hanno il personale tecnico e il personale amministrativo per portare avanti in tempi accettabili la costruzione delle opere. Spesso ci sono lungaggini per inceppi burocratici o tecnici e, se queste Amministrazioni locali minori fossero assistite, sarebbero in grado di portare avanti i lavori in maniera ben diversa. E' una cosa di cui uno prende atto, nel momento in cui va a visitare piccoli comuni e si trova davanti a strutture certamente insufficienti, incomplete di personale e qualche volta anche di qualità degli amministratori, per cui quello che potrebbe essere fatto non viene fatto, ma in quel Comune personale tecnico o amministrativo migliore non ce n'è a disposizione.
A mio parere, Province per quanto di competenza per tutte le deleghe che sono state loro date e Regioni devono dotarsi di personale di assistenza a questi piccoli Comuni che da soli spesso non ce la fanno. Il supporto dell'ente maggiore è fondamentale per realizzare alcune opere. Questo è un atto di buona amministrazione.
Non per tutti però è la stessa cosa, perché ci sono anche grandi Comuni. Tra gli importi revocati abbiamo Comuni come quello di Ancona che è il capoluogo regionale, oppure Civitanova per citare un altro Comune di area politica diversa o Comuni intermedi che comunque hanno una loro capacità progettuale come Porto Sant'Elpidio, Porto Recanati ecc. Qui è l'altra spiegazione: il Comune, l'Amministrazione locale preferisce impegnarsi su un altro tipo di impianto sportivo.
Qual è lo scacco della pubblica amministrazione in tutto questo? Che 8 miliardi sono giacenti da dieci anni, nessuno li utilizza, perdono la loro capacità di investimento, perché nel frattempo i soldi si svalutano, le opere costano di più e questo è grave. E' quel discorso famoso per cui ogni anno un terzo delle disponibilità del bilancio regionale non viene utilizzato nei tempi previsti. Questo significa una scarsa efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione.
L'atteggiamento di Alleanza nazionale è stato precisato prima dalla collega Romagnoli la quale ha detto "di fronte a questo atto il buon amministratore assume un atteggiamento di astensione, perché è assurdo non revocare questo contributi. Un nuovo piano di distribuzione infatti ci consente di intervenire dove c'è la volontà, la richiesta e via di seguito. Però un giudizio fortemente critico sui dieci anni trascorsi non può non essere ribadito". Dieci anni in cui questi soldi sono rimasti sterili, questi o altri interventi non sono stati fatti per mancanza di fondi, quando invece nella nostra cassaforte erano presenti. Come non essere critici? I primi cinque anni possono essere giustificati dal fatto che era la fase della decisione, della indecisione e via di seguito, ma quando passano dieci anni e non è successo niente vuol dire che c'è qualcosa di patologico che non funziona
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.
(Il Consiglio approva)
Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L.R. 39/97, art. 3, commi 1, 2 e 3. Programma triennale degli interventi regionali a favore degli emigrati marchigiani per gli anni 20001-2003» Giunta (24)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 24 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Procaccini.
CESARE PROCACCINI. Questo atto amministrativo che riguarda il programma triennale 2001-2003, in realtà è stato predisposto dalla Giunta regionale con il parere favorevole della consulta dell'emigrazione e in buonissima sostanza ricalca gli obiettivi e i criteri fissati dalla legge 39 del 1997, quella che questo Consiglio discusse in maniera piena ed approfondita. Il Consiglio ed i colleghi sapranno che tutta la normativa a livello più complessivo si sta ridefinendo, non ultimo perché il Parlamento della Repubblica ha approvato anche la norma del voto degli italiani all'estero e più in generale tutto il problema dell'emigrazione e dell'immigrazione investe una discussione piena. Sostanzialmente il programma triennale di interventi in favore dei marchigiani all'estero si concretizza in due misure: in primo luogo le iniziative di tipo regionale per mantenere i legami delle Marche, nelle Marche, con i nostri connazionali residenti all'estero, con varie iniziative, da quelle culturali a quelle per il rientro, tramite le associazioni dei marchigiani, anche e soprattutto per favorire i corsi di lingua italiana; contributi alle associazioni marchigiane all'estero che costituiscono lo strumento operativo più importante di legame e di continuità rispetto alla terra di origine; indagini e ricerche sui fenomeni migratori; soggiorni culturali e viaggi di studio che riguardano soprattutto le giovani generazioni e non solo, perché c'è una branca importante che riguarda gli anziani; borse di studio e corsi di formazione per quanto riguarda sia la scolarizzazione inferiore che per le attività formative post laurea e post diploma.
In secondo luogo il piano prevede la branca delle iniziative svolte dai Comuni: contributi per il diritto allo studio, contributi per le spese di viaggio, per il rimpatrio ed il trasloco, per la traslazione delle salme, l'avvio di attività imprenditoriali e la permanenza imprevista per gravi motivi di salute, punto inserito dalla terza Commissione, con la possibilità di interventi da parte dei Comuni, sia previsti dalla dotazione finanziaria, sia con propri fondi.
Il programma triennale si sostanzia con una dotazione di 1.200 Milioni, una dotazione insufficiente, di cui 200 milioni per i Comuni. Questa somma, se ci fosse anche da parte delle autonomie locali e degli enti locali maggiore sensibilità, potrebbe costituire un volano significativo per tutte quelle iniziative in favore della ulteriore integrazione tra vecchi e nuovi emigrati, tra emigrati ed immigrati, perché spesso anche i fenomeni razzisti che si verificano qua e là nel nostro Paese non tengono conto del fatto che proprio l'Italia, in primo luogo il popolo marchigiano è stato un popolo di emigranti all'inizio di questo secolo ma anche durante la storia contemporanea del nostro Paese e della nostra regione.
Il programma triennale si concretizza con i piani annuali, il primo dei quali ha già avuto il parere favorevole della terza Commissione.
In conclusione va detto che sono in programma svariate iniziative ed anche alcune iniziative che oggi vengono finanziate con questo atto in realtà sono finanziate già da prima, come ad esempio i progetti di rientro per il Giubileo, attività di competenza nazionale, regionale e comunale. Il programma triennale per l'emigrazione marchigiana è stato discusso e ritengo migliorato dalla terza Commissione che ha espresso all'unanimità un parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Non entro nel merito dell'atto perché sono d'accordo sul programma triennale di interventi. Eccepisco su alcuni aspetti. Uno è di natura finanziaria: noi andiamo a pagare, con il piano triennale 2001-2003 alcuni interventi che sono avvenuti nell'anno 2000 relativamente ai viaggi per il Giubileo. Una parte significativa del progetto che viene quantificato in 400 milioni sono assegnazioni di contributi a persone che rientrano, purché facciano viaggi in gruppi di almeno 10 soggetti, per il Giubileo 2000. Andiamo ad approvare un atto che sarà soggetto al controllo del Governo in sede locale, poi dovrà essere pubblicato sul Bur. Il che significa che la sua efficacia avrà natura nel 2991. Quindi andiamo a liquidare cose già fatte su un progetto dell'anno successivo. A mio parere si tratta di un intervento improprio dal punto di vista finanziario. A livello di Commissione consiliare mi hanno detto che si tratta di un risarcimento a posteriori, però a me non sembra un atto di progettualità fare questo tipo di interventi.
L'altro aspetto che non è insito nel progetto in generale ma che riguarda le associazioni degli emigrati, è che queste ultime vengono valutate non in funzione della loro consistenza reale ma del rapporto che hanno con la struttura regionale, per cui ci sono nazioni dove risiedono un numero piccolo di italiani che hanno una forte rappresentanza all'interno delle strutture che ci siamo dati e altre nazioni dove esiste una forte comunità di marchigiani che invece sono sottorappresentate. Nulla quaestio sui progetti di intervento che condivido; invece sulla natura stessa dell'atto e sul tipo di rapporto che si realizza credo che occorra una rivisitazione. Credo che sia molto importante non dare per scontato la continuità ma andare a riconsiderare la rappresentatività, come vanno i progetti. Spesso abbiamo dato fondi che erano utilizzati per alcuni interventi, per esempio il collegamento in rete con le nuove tecnologie: i fondi sono stati ritirati e il collegamento in rete con le associazioni ancora non si è verificato. Per questo motivo, stante che condivido l'idea in sé del programma triennale ho delle perplessità sul contenuto e su come viene strutturato e deciso questo atto stesso.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Questo argomento è molto importante, sentito e delicato. Liquidarlo come una semplice formalità e come un atto dovuto a mio avviso non è opportuno. Abbiamo assistito sabato scorso a Civitanova ad una manifestazione molto importante che parlava del tema dell'immigrazione, un tema molto sentito non solo da chi vive all'estero ma anche da chi vive in Italia e ha un rapporto di lontananza e affettivo molto grande nei confronti dei propri familiari. La considerazione che dobbiamo fare è che la Regione Marche deve essere più incisiva e più protagonista rispetto a questo problema.
L'assessore Rocchi è intervenuto a Civitanova — ha avuto problemi di traffico: capita anche a noi avere problemi di traffico in Ancona, tanto che ultimamente, con il collega Trenta siamo arrivati con tre quarti d'ora di ritardo in Commissione — ma quello che preme sottolineare e cercare di capire è qual è l'indirizzo che la Regione Marche, a prescindere da questa proposta di legge a favore della quale voteremo, dà nel coinvolgimento delle associazioni italiane all'estero, soprattutto su un tema che sta molto a cuore, quello che riguarda le nuove generazioni. Chi vi parla è nipote di un emigrante che è stato 40 anni in Svizzera e in questi anni ha avuto sempre modo di lamentarsi del rapporto che hanno avuto gli emigrati all'estero con la Regione Marche: visite veloci, inviti ad assemblee regionali, ma quello che l'emigrante fa notare è la situazione di isolamento in cui si trova. E' giusto quello che ha detto il presidente del Consiglio dei ministri, che gli emigranti sono una ricchezza per l'Italia, ma non i clandestini. Ebbene, i nostri emigranti all'estero hanno subito quello che oggi persone oneste che vengono a lavorare in Italia subiscono, con problemi di inserimento per loro e per i loro figli. A volte ho la possibilità, nei periodi estivi di incontrarmi con i miei cugini che hanno costituito una propria famiglia, sempre con figli di altri emigranti, però c'è uno stacco di mentalità, di cultura nel rapportarsi con i parenti che vivono in Italia, perché effettivamente il loro modo di vivere e di comportarsi è diametralmente opposto al nostro, quindi si rende opportuno e necessario iniziare da parte dell'ente Regione tutte quelle attività che permettano di far sì che gli italiani all'estero, soprattutto i figli degli italiani all'estero si sentano italiani al 100%. Secondo me la terza generazione non avrà più questa mentalità e questa cultura delle nostre tradizioni, quindi ecco dove deve essere l'impegno dell'assessorato: dare la possibilità a chi vive all'estero di vivere le nostre tradizioni e le nostre usanze.
Leggendo questa proposta di legge mi è venuto da pensare che a chi usufruisce della doppia cittadinanza — in passato si faceva, chi diceva per la pensione, chi per un senso affettivo — cioè i calciatori che molto spesso utilizzano la cittadinanza italiana del nonno, del bisnonno per giocare nel nostro campionato di calcio. Di italiano non hanno niente. E allora bisogna veramente rispetto a che chi si sente italiano quando vede la nostra squadra nazionale all'estero, quando va negli stadi a sentire gli insulti perché italiano, noi facciamo un check-up per cercare di capire quali sono veramente le usanze e i costumi degli italiani all'estero. Noi a volte deleghiamo le associazioni. E' giusto che sia così, però rapportiamoci maggiormente, affrontiamo di più questo problema, soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni, chiediamoci perché questi giovani non vengono a votare in Italia, anche se si sta cercando di fare una legge a livello nazionale per far votare gli italiani all'estero. Molto spesso si inviava il certificato elettorale che veniva respinto, perché non hanno la sensibilità di venire a votare né per le amministrative, né per le politiche. Questo è un grosso problema che dobbiamo veramente affrontare. Vedo che in questa proposta di legge sono previste molte relazioni, molti viaggi, molte conferenze, molti dibattito, però chi fa parte di queste iniziative deve porsi il problema che ho cercato di evidenziare.
Voteremo quindi a favore perché si tratta di una proposta molto importante. In passato l'assessore Berionni aveva dei contatti solo a livello istituzionale con i Comuni e le associazioni senza coinvolgere la base. Lo sforzo che chiediamo all'assessore Rocchi in questa circostanza è di cercare di entrare nel vivo del problema, di capire perché i giovani italiani all'estero stanno perdendo questa cultura, questa tradizione e non hanno più nelle vene il sangue italiano, questo orgoglio di sentirsi italiani, di essere italiani. Ha fatto bene il consigliere Grandinetti a preoccuparsi dell'inno nazionale nelle scuole. Occorre quindi fare uno sforzo, perché questa legge non deve servire solo a fare convegni, dibattiti e incontri ma deve servire a innestare questo senso della cultura e della tradizione soprattutto in quei giovani che vivono all'estero e nei quali si affievoliscono la tradizione e la cultura italiana.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Su questa proposta di atto amministrativo abbiamo discusso rispetto ad alcune problematiche direttamente con il relatore. Tra l'altro, mentre si discuteva di questo atto si è toccata con mano la problematica di una componente e rappresentante italiana in delegazione, proveniente dal Brasile. L'assessore Rocchi conosce abbastanza bene le problematiche, perché durante la precedente legislatura, unitamente al consigliere D'Angelo abbiamo avuto modo di poter toccare le strutture organizzative e in modo particolare le associazioni marchigiane all'estero.
Mi auguro che in questa legislatura l'assessore Rocchi dia un input, un'impronta nuova in modo particolare per far capire all'interno di questo Consiglio, ma soprattutto ai Comuni che percepiscono il contributo di 200 milioni, che con quei soldi non debbono andare a pagare le vacanze agli assessori o ai rappresentanti dei Comuni stessi per rappresentare all'estero la regione Marche. Capisco che non si debba fare demagogia e possa affermare senza ombra di dubbio che sotto questo aspetto i componenti della Regione sono stati sempre abbastanza presenti in modo positivo, cercando di apportare un contributo fattivo all'essenza e alla filosofia di queste associazioni di marchigiani. La funzione non deve essere a livello di dopolavoro, per salvaguardare i legami che gli emigrati possono avere direttamente con la nostra nazione e con la nostra regione, ma considerandoli ambasciatori della nostra regione e dell'Italia in merito ai rapporti economici, politici e culturali che dobbiamo avere con i territori di loro residenza. Queste cose purtroppo ancora non vengono rappresentate in modo concreto e positivo.
Una delle condizioni fondamentali ed essenziali è che queste strutture non siano viste sotto un aspetto prettamente politico ma sotto un aspetto tecnico, culturale ed economico, considerandoli persone che per la maggior parte rappresentano in modo concreto e dignitoso la regione Marche e l'Italia perché fanno parte di gangli importanti e strutturali della realtà dei Paesi dove vivono.
Occorre considerare due cose totalmente differenti, a seconda se le associazioni sono all'interno dell'Ue e al di fuori, cosa che ancora non è stata considerata. Il fatto stesso che un'associazione operi in Francia, in Germania, in Olanda o in Belgio è una realtà completamente diversa, senza considerare addirittura altri continenti come l'Australia, il nord America o il Sudamerica.
In prima analisi, con le associazioni che risiedono nei territori dell'Ue i rapporti sono totalmente diversi. Non possiamo dare seguito alle leggi di 10-15 anni, tanto è vero che non ci sono più quelle barriere e sono salvaguardati tanti diritti degli italiani che risiedono all'estero, in modo particolare nei paesi europei.
Una delle condizioni essenziali rispetto alla quale chiedo all’assessore Rocchi di intervenire è la seguente. Le associazioni che sono residenti qui in Italia, per quale motivo debbono prendere dei contributi, debbono fare un tipo di attività, e quale relazione c’è con le realtà residenti all’estero? Questa è una delle cose fondamentali che chiedo. Ho già richiesto un’analisi dettagliata delle spese sostenute da queste associazioni, perché mi sono rifiutato, come consigliere regionale di Alleanza nazionale di accettare quella forma di “volemose bene”, cercando di mettere a tacere certe realtà e certe situazioni che si sono venute a creare, dicendo “diamo il contributo anche all’associazione che può essere vicina ala tua appartenenza politica, in modo tale che mal comune mezzo gaudio”. Non solo mi sono rifiutato di partecipare a quel tipo di riunioni, ma chiedo, caro assessore, che su questa situazione si faccia un’analisi dettagliata e costruttiva per vedere se le spese sono state fatte per fare le festicciole e far fare la passerella a qualche infingardo della nostra Regione o se, viceversa, hanno cercato di portare un contributo fattivo e concreto alle realtà e alle esigenze dei marchigiani residenti all’estero.
Su questo piano, come Commissione è stata fatta una piccola variazione, che però racchiude una triste realtà che ha toccato in modo particolare — spero che sia l’ultimo caso — le spese di permanenza nelle Marche per gravi e certificati motivi di salute che la Commissione unanimemente ha votato e introdotto. Si era venuta a creare una situazione veramente assurda: una rappresentante che mancava da circa quarant’anni dall’Italia — sono d’accordo per gran parte con l’intervento fatto dal mio presidente di gruppo, ma non su tutte le situazioni, anche perché, probabilmente, alcune non le conosceva — è venuta nelle Marche, su invito, all’età di 75 anni. Sia per l’emozione che per l’età da quando è arrivata in Italia è stata ricoverata all’ospedale di Pesaro, reparto cardiologia, perché aveva difficoltà a livello cardiaco, con grandi difficoltà da parte della figlia che faceva parte di una delegazione, mettendo in difficoltà gli stessi parenti in situazione economica disagiata. La signora è decedute, noi come Commissione abbiamo inserito questo argomento perché i familiari della signora deceduta hanno dovuto sborsare soldi per procedere alle esequie e al mantenimento della figlia della signora in Italia. Ma la cosa veramente assurda è che noi abbiamo introdotto questo aiuto per cercare di sollecitare il Comune di Pesaro — che ha 200 milioni di entrate — per i sei milioni di spese sostenute da persone che si ritrovano ai margini di una situazione economica dignitosa. Ebbene, il Comune di Pesaro ancora non ha provveduto, però è quel Comune che è stato presente sia a Lucerna sia altrove con i suoi assessori e rappresentanti, alle riunioni delle associazioni dei marchigiani emigrati, con contributi dati direttamente dalla Regione.
Siccome queste situazioni non debbono accadere, pretendo, egregio assessore, che la Regione faccia sì che ciò non avvenga più. Sono d’accordo che si è trattato di un imprevisto, ma non è ammissibile che la seconda città delle Marche non faccia fronte e non abbia una somma da anticipare per queste cose, tenendo conto che ha avuto stanziati 200 milioni dalla Regione Marche. Chiedo quindi all’assessore di prendere in considerazione quanto ho detto per sollecitare il Comune di Pesaro e soprattutto chiedo di fare chiarezza affinché queste riunioni non siano scampagnate ma situazioni di particolare sostegno ai nostri emigranti. Chiedo una proposta di legge che dia, in alternativa, la possibilità ai figli o ai nipoti dei nostri emigranti che si trovano in situazioni di disagio, di ritornare in Italia, dando dei privilegi, in modo particolare per quanto riguarda viaggi scontati o gratuiti quando hanno in mano contratti di lavoro stipulati con aziende dei nostri territori. In modo particolare nei piccoli comuni dell’entroterra dove c’è richiesta notevole di manodopera e dove, molte volte, non riusciamo a introdurre queste persone proprio per mancanza assoluta di organizzazione. Non è possibile che in molte realtà diamo accesso senza alcun controllo addirittura a persone che non hanno nessun diritto perché sono degli irregolari, quando abbiamo necessità di cittadini che hanno la cittadinanza italiana o addirittura figli o nipoti di cittadini italiani che si trovano in situazioni disagiate e risiedono in Paesi del Sudamerica dove non sono riusciti a trovare realtà economiche idonee.
Mi auguro che lei, assessore, sollevi in Giunta questa necessità, cercando di presentare una proposta di legge per andare incontro alle esigenze, in modo particolare per permettere a coloro che vogliono ritornare nelle realtà dei loro genitori o antenati, in modo da realizzare i loro sogni.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.
PIETRO D’ANGELO. Presidente, colleghi, questo atto che prevede il programma triennale degli interventi in favore degli emigrati, è molto importante perché gli italiani all’estero — preferisco chiamarli così — sono molto attenti a quello che avviene nella loro terra d’origine, ma soprattutto sono individui che hanno ancora legami fortissimi con l’Italia e con i loro paesi d’origine e con la loro identità culturale. Tanto è vero che quando, nella precedente legislatura, facemmo la legge 39/97, prima di portarla in Consiglio andammo a verificare quali erano le aspettative di questi italiani emigrati all’estero. La loro aspettativa maggiore riguardava la valorizzazione dell’identità culturale e questo nella legge 39/97 è recepito. Questa legge è risultata la migliore legge regionale a favore degli emigrati fatta in Italia, in quanto oltre a prevedere interventi di sostegno a favore dell’identità culturale degli emigrati all’estero prevede interventi diretti sui discendenti. E’ l’unica legge regionale che interviene anche sui discendenti ed è questo l’aspetto più importante, perché il legame con la terza generazione è un legame difficile e in questo piano triennale viene dato notevole spazio al coinvolgimento delle nuove generazioni all’estero. Anche perché se questo non avvenisse, con il tempo si verrebbe a recidere quel cordone ombelicale che lega queste persone all’Italia e ai loro parenti italiani, ai loro paesi d’origine.
Questi interventi sono importanti perché una parte è gestita direttamente dalla Regione e va ad aiutare la vita associativa di questi gruppi sparsi in tutto il mondo, dall’altra va ad intervenire affinché iniziative di carattere culturale possano avere il giusto risalto, legato anche ad iniziative che possano portare allo studio della lingua italiana e all’utilizzo di fondi per migliorare le proprie conoscenze di tipo scolastico. Infatti molto apprezzato è stato l’aspetto relativo alle borse di studio che la Regione fornisce nel numero da 6 a 10. Importante è l’aspetto relativo alla possibilità, da parte dei giovani, di poter partecipare a stages di lavoro nella fitta rete di piccola e media impresa presente nella nostra regione, studiata in tutto il mondo per la sua efficacia economica e occupazionale.
Aggiungo che è indispensabile che oltre agli interventi della Regione siano utilizzati anche gli interventi diretti dei Comuni. E qui vengo alle preoccupazioni del collega Gasperi. I Comuni hanno avuto nel precedente piano una somma ridicola di 200 milioni in un anno per interventi diretti a favore degli emigrati di rientro, quindi tutti quegli emigrati che rientrano in Italia devono avere il sostegno da parte delle autorità comunali che hanno anche la necessaria copertura finanziaria; il reinserimento degli emigrati che decidono di rientrare. In questo periodo drammatico, dal punto di vista economico, che stanno vivendo molti italiani in Sudamerica, molti di questi emigrati stanno ricercando di rientrare nel loro Paese d’origine. Mi ha telefonato giorni fa una figlia di un emigrato marchigiano che mi ha detto che era rientrata in Italia e voleva far sì che rientrassero pure i genitori, quindi chiedeva cos’era possibile fare. E’ importante dire che i Comuni hanno la possibilità di aiutare queste persone al reinserimento, ma di fatto i Comuni stessi non spendono questi soldi, perché rispetto ai 200 milioni messi a disposizione — e sono pochissimi — l’unico residuo nel bilancio di quest’anno è avvenuto proprio da questa voce; un residuo di quasi 80 milioni. Questo dimostra che i Comuni o non conoscono le possibilità che la legge 39 del 1997 offre agli enti locali, oppure sono superficiali in tema di reinserimento degli emigrati italiani, perché altrimenti non si capisce per quale motivo il Comune di Pesaro non doveva attingere da questa voce.
Occorre quindi sensibilizzare i Comuni e se questa tendenza di rientro aumentasse, contestualmente dovremmo aumentare anche la cifra a disposizione per gli interventi diretti dei Comuni.
Altra cosa importante è che ritengo si debba fare un riferimento attento a quanto detto dal collega Gasperi. Gasperi non lo sa ma l’aspetto sollevato in Consiglio relativamente all’attività delle associazioni italiane che operano in favore degli emigrati all’estero ho avuto modo di sollevarlo nell’ultimo Esecutivo. Io non sono contro le associazioni italiane che operano in favore degli emigrati all’estero ma è indispensabile che, se esistono queste associazioni italiane, operino a favore degli emigrati all’estero e abbiano i finanziamenti in funzione di questo aspetto, cioè dell’aiuto che danno agli emigrati all’estero.
Mi pare che tutto questo operare diretto a favore degli emigrati all’estero sia limitato, quindi ritengo che sia indispensabile finanziare sì queste associazioni, ma contestualmente ancorarle a quel senso di responsabilità per il quale prendono finanziamenti.
Concludo affermando che l’aspetto forse più importante di questo piano triennale è legato all’attenzione rivolta alle nuove generazioni. Abbiamo avuto delle esperienze notevoli, ogni anno, sempre attraverso questa legge ospitiamo circa 30 figli di emigrati nella nostra regione per circa 15 giorni. Ho avuto modo di verificare personalmente l’importanza di venire per la prima volta in Italia, nel Paese dei propri nonni, quindi l’importanza di vedere quali sono le loro radici. Per evitare che questo cordone ombelicale venga a recidersi nel tempo, è indispensabile che ci sia un investimento sulle nuove generazioni, sulle terze generazioni, cioè sui figli dei figli, nipoti degli italiani all’estero.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Rocchi.
LIDIO ROCCHI. Nonostante manchi una legge quadro in materia di emigrazione, nonostante non abbiamo le necessarie informazioni, sia a livello nazionale che regionale, debbo dire che questa Regione ha la 39 che è una delle migliori leggi regionali.
Il piano triennale trascorso ha comportato una forte conoscenza e un forte rapporto tra gli emigrati marchigiani e la regione Marche. Queste cose credo le sappia anche il collega Gasperi il quale molte volte è stato presente all’estero, quando abbiamo avuto incontri con i rappresentanti delle associazioni dei marchigiani all’estero in tutto il mondo. Questi nuovi rapporti che abbiamo avuto sia qui in Italia che all’estero, ci hanno fatto riflettere su come comportarci e come intervenire a sostegno di queste famiglie. Sapete tutti che sono famiglie partite circa 40-50 anni fa, quindi il rapporto che c’era fra genitori e figli è differente rispetto a quello che abbiamo ora. Ci troviamo quasi alla terza generazione, quindi culturalmente tra genitori e figli c’è un abisso di cui dobbiamo tener conto. Ecco il motivo per il quale ci stiamo attivando affinché questi figli dei nostri emigrati riescano a riavere un certo collegamento con le realtà regionali. Ecco il motivo per cui abbiamo predisposto sia il triennale trascorso che l’attuale, tenendo conto anche della conferenza dell’emigrazione che c’è stata a San Benedetto qualche tempo fa. In quella conferenza siamo riusciti a capire quali sono le esigenze di questi emigrati, quali sono le esigenze dei giovani emigrati italiani. Da queste basi siamo partiti per poter predisporre il nuovo triennale che oggi abbiamo in discussione. Sono tutte misure che vanno nella direzione di venire incontro alle tante difficoltà che hanno trovato i nostri emigranti nei vari Paesi dove vivono e lavorano.
Da queste notizie siamo partiti e credo che questi contatti che siamo riusciti ad avere dopo tantissimi anni ci confortano nella nostra azione che stiamo portando avanti.
Credo quindi che le misure che sono già state portate all’attenzione della Commissione e dei consiglieri vanno a innovare la nostra presenza nelle varie nazioni europee e non, specialmente per quanto riguarda la possibilità di dare alle nuove generazioni opportunità di raccordo e di conoscenza, specialmente della lingua italiana. Spesso ci siamo trovati all’estero di fronte a figli di emigranti che non riuscivano a dire una parola in italiano. Abbiamo quindi voluto dare loro la possibilità di partecipare a corsi di lingua italiana e stiamo trovando riscontri positivi.
Diceva poco fa D’Angelo che abbiamo ospitato 35 giovani provenienti da tutto il mondo e in quell’occasione abbiamo potuto constatare i progressi che ci sono stati per quanto riguarda la cultura, l’istruzione, la possibilità di potersi esprimere in italiano, anche se non perfetto.
Credo quindi che vi siano queste potenzialità di sostenere ancora di più questi nostri concittadini, nella consapevolezza che questa legge è importante, ma si imbatte anche in difficoltà finanziarie, perché non è possibile intervenire in tutti i casi che ho sentito questa mattina, considerato che abbiamo in bilancio esclusivamente un miliardo che non può rispondere positivamente a tutte le richieste.
Per quanto riguarda la richiesta del collega Gasperi di capire come vengono spesi i fondi che ripartiamo alle associazioni, anch’io ho delle perplessità che ho espresso nell’ultimo esecutivo dell’emigrazione, quando ho chiesto con vigore la presentazione dei vari bilanci di queste associazioni. Se ripartiamo questi fondi dovremo anche sapere come vengono spesi e in quali direzioni vanno, quindi speriamo che anche su questo problema, insieme al presidente della consulta si possano avere ulteriori notizie.
Da ultimo vorrei dirvi che stiamo già predisponendo la conferenza esclusivamente per i giovani marchigiani all’estero, quindi faremo pre-conferenze come abbiamo fatto qualche tempo fa, che dovranno coinvolgere buona parte di consiglieri regionali, anche con una presenza fisica all’estero, in modo che tutti noi possiamo renderci conto della risposta che potremo avere da parte di questi emigrati.
Per quanto riguarda la manifestazione che c’è stata a Civitanova Marche, credo che sia stata una manifestazione importante, perché interessava una famiglia di Civitanova che ritornava dall’Argentina dopo parecchi anni e credo che sia stata una manifestazione di qualità e d’importanza. E’ vero che sono arrivato in ritardo, ma ho potuto toccare con mano che una manifestazione di questo genere può servire veramente a ridare fiducia a tutte le famiglie che da tanti anni mancano da questa regione.
Credo che siamo in grado di poter intervenire in modo efficace in tutti i vari settori e con questo piano triennale potremo avere possibilità ancora maggiori rispetto al piano triennale che è già stato attuato.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini, per la replica.
CESARE PROCACCINI. L’assessore ha già evidenziato anche la prospettiva che ci sta dinanzi rispetto a una ridiscussione complessiva della normativa sull’emigrazione. Del resto questo programma non rivoluziona la modalità applicativa della legge 39 del 1997, tuttavia mi pare che anche e soprattutto a seguito della conferenza di San Benedetto il programma triennale calibra meglio le risorse e soprattutto le misure dove allocare dette risorse. I piai annuali potranno verificare meglio gli aspetti e soprattutto i rendiconti rispetto agli anni precedenti. Penso che questo programma debba essere la cerniera tra una fase che si chiude e una nuova che si dovrebbe aprire in questo settore, soprattutto per quanto riguarda le misure in primo luogo di competenza regionale che sono limitate, tuttavia significative e che possono costituire un volano importante, perché un miliardo può rappresentare per alcune misure anche uno stimolo significativo.
C’è il limite delle risorse assegnate al sistema degli enti locali, in primo luogo ai Comuni che va superato. Occorre fare uno sforzo, sia per quanto riguarda la legislazione nazionale che regionale, per assegnare maggiori risorse ai Comuni, anche perché in questo piano triennale, nella discussione unitaria che c’è stata e soprattutto nel lavoro istruttorio della Commissione mi pare di poter dire che abbiamo assegnato ai Comuni in maniera giusta più poteri, più possibilità. Se a queste possibilità non diamo anche una risorsa certa, le stesse possibilità rischierebbero di diventare effimere, addirittura di suscitare un’aspettativa che non è suffragata dai fatti. Mi pare comunque che per il futuro si possa fare una discussione più serena, perché si è compresa l’importanza dell’utilizzo delle risorse a favore dell’emigrazione intesa su un sistema anche di valori. Credo che per il futuro dobbiamo utilizzare di più anche le esperienze degli immigrati e soprattutto quelle degli emigrati, perché se quei fenomeni che dicevo all’inizio di razzismo, di xenofobia che sono presenti qua e là in Europa e anche nel nostro Paese possono essere superati, occorre da questo punto di vista anche una sorta di attività formativa, una forma nuova di attività formativa. I maestri, gli insegnanti dovrebbero essere i nostri emigrati che tanti anni fa sono partiti proprio perché qui non c’erano le condizioni per vivere, come oggi partono dai loro Paesi di provenienza tante donne, tanti uomini, tanti vecchi e tanti giovani per cercare fortuna altrove. L’integrazione la si ha se si capiscono queste cose, altrimenti si rischia di demandare il problema dell’emigrazione ad una fase residuale, quasi obbligata che certamente non farebbe onore alla civiltà delle Marche, di questo consesso regionale.
Mi pare che comunque, seppure con sfumature diverse il Consiglio abbia compreso queste finalità e mi auguro che anche i piani annuali possano tener conto di queste aspettative. Utilizzo questa brevissima replica anche per annunciare il voto favorevole a nome del gruppo Comunisti italiani.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Se non vi sono interventi per dichiarazioni di voto, pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 24.
(Il Consiglio approva)
La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.
La seduta è sospesa alle 13,10
SEDUTA DI MERCOLEDI' 6 DICEMBRE 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI
La seduta inizia alle 10,30
Approvazione verbali
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 21 e 22 del 29 novembre 2000.
Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di legge regionale n. 28, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche da apportare alla legge regionale 28 ottobre 1991, n. 33: "Interventi e riqualificazione dell'offerta turistica regionale"», assegnata alla III Commissione in sede referente;
Mozioni
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 62 del consigliere Viventi: «Misure urgenti a favore degli allevatori e dei commercianti di carne bovina»;
— n. 63 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Trasformazione sedime militare aeroporto di Falconara»;
— n. 64 dei consiglieri D'Angelo, Moruzzi, Martoni, Avenali, Ascoli e Luchetti: «Impegno a trasformare in divieto definitivo la sospensione delle licenze a vigne geneticamente modificate (O.G.M.)";
— n. 65 del consigliere Massi: «Piano triennale ANAS e piano stralcio 2000 penalizzazione Regione Marche».
Nomine
PRESIDENTE. Ho provveduto, con miei decreti, alle seguenti nomine collegio dei revisori dei conti del Consorzio zone imprenditoriali provincia di Ancona (ZIPA) - Presidente; collegio dei revisori dei conti del Consorzio di bonifica integrale dei fiumi Cesano, Foglia e Metauro - Presidente; collegio dei revisori dei conti del Consorzio di bonifica della Valle del Tronto - Presidente.
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo il consigliere Spacca, Martoni, Andrea Ricci, Amagliani, Trenta e Castelli e l'assessore Mattei.
Comunicazione del Presidente
PRESIDENTE. Sabato 9 dicembre a Firenze, nell'ambito delle iniziative connesse alla solidarietà con il popolo saharawi ci sarà un'iniziativa alla quale i Consiglio della Regione Marche intende partecipare, come già votato precedentemente in occasione dell'approvazione dell'ordine del giorno sul medesimo argomento, impegnando la partecipazione del gonfalone e di una delegazione.
E' prevista una ulteriore iniziativa di visita per i giorni dal 15 al 21 dicembre per la quale il Consiglio regionale intende dare il suo contributo e assenso inviando una delegazione in Saharawi composta di tre persone.
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, ai sensi dell'art. 27 del regolamento, il consigliere Giannotti. L'art. 27 ci mette nella condizione di prevedere un'iscrizione d'urgenza di un atto e, come abbiamo precedentemente discusso nella Conferenza dei capigruppo e normato con un accordo tra i gruppi, intendiamo mantenere l'accordo.
Se, come nelle nostre discussioni informali precedenti l'apertura del Consiglio, la cosa riguarda una discussione che tra l'altro è prevista in una mozione presentata dal consigliere Massi e si vuole avere la garanzia di discuterla nella seduta odierna, la procedura che ci mette nella condizione di avere questa garanzia è altra: la richiesta d'iscrizione d'urgenza di questa mozione. Se si tratta di questo, la garanzia la dà l'Assemblea accettando l'iscrizione d'urgenza.
ROBERTO GIANNOTTI. Io non debbo sostituirmi al consigliere Massi che porrà giustamente la questione. Voglio solamente porre una questione di costume rispetto alla quale lei non può far finta di niente. I quattro gruppi consiliari dell'opposizione, quindi un terzo di questo Consiglio regionale le hanno scritto ieri per chiederle formalmente che in apertura della seduta di oggi il Presidente della Giunta regionale venga a dire a questo Consiglio perché non ha partecipato alla Conferenza Stato-Regioni dove sono stati assunti provvedimenti gravissimi nei confronti della viabilità delle Marche. Questo è il fatto politico grave rispetto al quale credo sia doveroso chiedere formalmente che lei pretenda oggi, dal Presidente questa Comunicazione, che è cosa diversa dalla mozione.
Pavento il fatto che non ci sia la volontà politica di questa maggioranza di fare chiarezza e dire ai marchigiani come sono avvenuti i fatti, quindi ritengo che ci si nasconda dietro un paravento ed è un fatto gravissimo. Chiedo formalmente che si dia corso alla nostra richiesta e che intanto il Consiglio sospenda la seduta per dare modo ali Presidente di studiarsi le motivazioni e le argomentazioni, venendoci a dire perché "ha marinato la scuola" e che cosa è successo in quella Conferenza.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. E' il caso di seguire l'iter giusto. In Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo accennato questa possibilità, io confermo, come presentatore della mozione la richiesta di iscrizione d'urgenza della mozione stessa. Naturalmente sottolineo l'esigenza di non parlare di un argomento di questo tipo a fine giornata o comunque a ranghi del Consiglio ridotti ma questa mattina. Mi pare che questo sia necessario. Le motivazioni che Giannotti ha illustrato le condivido, abbiamo fatto una lettera come presidenti di gruppo, pertanto chiedo ai consiglieri di concordare questa possibilità di parlarne questa mattina.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.
FABRIZIO GRANDINETTI. Chiedo l'abbinamento dell'interrogazione a firma mia e del consigliere Brini sullo stesso oggetto. Ritengo di essere assolutamente d'accordo con le richieste dei consiglieri Giannotti e Massi, perché si tratta di un argomento d'importanza tale che va discusso sicuramente questa mattina come primo punto. Penso che l'abbinamento sia possibile per l'omogeneità degli argomenti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.
FAUSTO FRANCESCHETTI. Anche in altre occasioni abbiamo detto che non può essere che ad ogni seduta del Consiglio regionale ci sia sempre un argomento urgente che precede tutti gli altri iscritti all'ordine del giorno. C'è intanto un problema di rispetto di ciò che è all'ordine del giorno. Io sostengo che dobbiamo andare avanti con l'ordine del giorno proposto, quindi discutere i due atti amministrativi, proseguire con la discussione delle mozioni che sono all'ordine del giorno da diverso tempo, dopodiché sono per iscrivere d'urgenza la mozione del consigliere Massi sulla questione dell'Anas. Nel corso della discussione e della giornata valuteremo se ci sono le condizioni per trattarla o meno, ma non può essere che ad ogni occasione le urgenze superino l'ordine del giorno in discussione, perché questo porta di fatto a non discutere le leggi e gli atti amministrativi che sono invece assolutamente urgenti come quelli di questa mattina.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Presidente, capisco che le regole debbano essere strette in modo tale che vi sia molta più libertà per noi consiglieri, quindi le regole le dobbiamo seguire. Però non possiamo dimenticare che se questa mattina noi della minoranza stessimo fuori il Consiglio non potrebbe nemmeno iniziare perché non vi sarebbe il numero legale. Anzi, potrebbe iniziare, ma non si potrebbe votare. Tra l'altro, per tradizione ci siamo accorti che è stata sempre la maggioranza a cercare di porre all'ordine del giorno argomenti nuovi, mozioni, proposte di legge iscritte in aula, a seconda dei vantaggi che aveva.
Qui c'è una lettera a lei inviata, fondamentale e importante, anzi direi che è qualcosa che riguarda la struttura, la libertà e la decisione di questo Parlamento regionale per far fronte a quelle che sono le richieste che ci vengono fatte direttamente dai cittadini, indipendentemente dalla mozione per la quale ha già fatto richiesta di trattazione il consigliere Massi. Qui c'è una richiesta firmata dai quattro capigruppo delle minoranze con la quale si vuol avere una conoscenza direttamente da parte del Presidente della Giunta di ciò che è successo alla Conferenza Stato-Regioni, perché fino a prova contraria il Presidente della Giunta non è il Presidente della maggioranza ma il Presidente anche di noi consiglieri della minoranza e di tutti i cittadini marchigiani che hanno votato sia per la maggioranza sia per la minoranza. Ritengo quindi che ci debba essere una maggiore considerazione non tanto per quanto riguarda lo svolgimento dei lavori, perché nella precedente legislatura abbiamo sempre discusso di tutto. Se cominciamo a dire che il mattino discutiamo le proposte di legge e il pomeriggio le mozioni, siccome siamo quasi sempre noi a garantire il numero legale ci togliete la possibilità e la libertà che ha la minoranza, perché il numero legale deve essere garantito dalla maggioranza. Se ci sono delle spaccature all'interno della maggioranza i problemi non riguardano noi.
Pertanto ritengo che a queste richieste sollecitate dai capigruppo della minoranza il Presidente della Giunta debba dare risposta.
PRESIDENTE. Stiamo discutendo, fuori del regolamento, sull'ordine del giorno, sulle proposte che sono state avanzate e comunque la discussione ci ha già messo in condizioni di prendere una decisione, perché è abbastanza condivisa un'idea che vorrei riassumere chiudendo la discussione.
OTTAVIO BRINI. Quindi nemmeno questa mattina mi farà parlare?
PRESIDENTE. Sì, la faccio parlare, ma sull'ordine del giorno direi di chiudere la discussione...
OTTAVIO BRINI. Hanno parlato tutti quanti meno il sottoscritto? Ogni volta che alzo la mano io non mi fa parlare mai. Me lo deve dire, perché.
PRESIDENTE. Glielo dico: non riguarda lei, ovviamente. La discussione su questa richiesta di iscrizione della mozione all'ordine del giorno la concludo, perché ormai ci sono le condizioni per prendere un orientamento. Lei deve fare un'altra proposta su un'altra questione finita questa discussione.
C'è la richiesta del consigliere Massi, presentatore di una mozione, di iscriverla d'urgenza all'ordine del giorno della seduta odierna. Mi pare di poter interpretare — ma sarà l'Assemblea che lo deciderà con il voto — la discussione come orientata ad accogliere la richiesta d'iscrizione d'urgenza, quindi metto in votazione la richiesta d'iscrizione d'urgenza...
ROBERTO GIANNOTTI. No, prima lei mette in votazione la mia proposta.
PRESIDENTE. Decido io cosa facciamo in questa sede, sulla base del regolamento, non sulla base di quello che mi viene in mente.
Pongo in votazione la richiesta d'iscrizione d'urgenza della mozione presentata dal consigliere Massi, dopodiché metteremo in votazione anche l'ordine nel quale discuteremo questa mozione, dopodiché...
ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Grandinetti e Brini.
PRESIDENTE. ...dopodiché aggiungiamo che in quella circostanza il Presidente della Giunta regionale farà la comunicazione che attiene a quella discussione.
Pongo in votazione, per appello nominale, la proposta.
ROBERTO TONTINI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Brini no
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti sì
Luchetti sì
Martoni assente
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini no
Ricci Andrea assente
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca assente
Tontini sì
Trenta assente
Viventi sì
Agostini sì
Amagliani assente
Amati assente
Ascoli assente
Avenali sì
Benatti sì
(Il Consiglio approva)
PRESIDENTE. Pongo in votazione la collocazione della discussione della mozione, come chiesto dal proponente Massi, dopo la discussione degli atti amministrativi.
(Il Consiglio approva)
C'è stata inoltre una richiesta di comunicazione da parte del Presidente della Giunta, inoltrata dal consigliere Giannotti. Non può essere messa in votazione dall'aula, perché il Presidente non può essere costretto a comunicare, quindi non possiamo votare questa richiesta.
VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Presidente, io ero fuori dell'aula per discutere dell'esito della conferenza provinciale sull'ordine e la sicurezza in merito all'incendio di questa notte all'ospedale di Torrette, il sesto. Inoltre, io ho saputo adesso di queste cose, quindi chiedo di poter approfondire e poi costruire la documentazione per dare una risposta il più possibile informata, altrimenti dovrei adesso dare una risposta a braccio, invece l'argomento necessita di un approfondimento da questo punto di vista.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. Se il Presidente della Giunta, prima di questa querelle avesse fatto questa brevissima comunicazione dicendo onestamente della difficoltà politica in cui si trova avremmo potuto evitare questa discussione. Ma allora diventa una finzione anche quella che avete fatto. Avete deciso voi maggioranza di discutere in Consiglio oggi una mozione rispetto alla Giunta regionale che non è in grado di dire che tipo di giudizio ha. State prendendo in giro i marchigiani. Registro solamente questo dato gravissimo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.
PIETRO D'ANGELO. Chiedo di inserire d'urgenza la mozione relativa all'introduzione da parte dell'Ue della possibilità di coltivare vigne transgeniche. Perché chiedo l'urgenza? Perché nella riunione del Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Ue della settimana scorsa questo punto era all'ordine del giorno. Grazie all'intervento del ministro italiano è stato rinviato di dieci giorni, quindi prima di Natale sarà di nuovo oggetto di ordine del giorno del Consiglio dei ministri dell'Ue, pertanto se passa oggi questa mozione ha un senso, altrimenti non avrà alcun senso.
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.
VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Quando ho qualcosa da dire la dico, non c'è nessuno che può interpretare le mie parole. Non sono assolutamente in difficoltà politica: era un segno di serietà. Se il consigliere Giannotti è abituato a ragionare e ad agire in maniera diversa va bene, ma non attribuisca a me quello che non ho detto. Io non sono in difficoltà politica, la nostra posizione è tranquillissima. E' semplicemente un segno di serietà verso un Consiglio regionale che ha il diritto di pretendere una risposta informata al massimo, che non dipende solo da me ma anche dall'Anas che ci deve fornire alcuni elementi. Questo è il dato. Se volete, su questo tipo di piano di serietà risponderò un'altra volta, altrimenti rispondo fra un'ora perché la sostanza della nostra posizione è tranquillissima.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di iscrizione all'ordine del giorno della mozione presentata dai consiglieri D'Angelo e Moruzzi.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione la collocazione di questa mozione dopo la mozione del consigliere Massi.
(Il Consiglio approva)
E' stata avanzata dal consigliere Grandinetti la richiesta di abbinare alla discussione sulla mozione presentata dal consigliere Massi una interrogazione presentata ieri. Gli argomenti sono pertinenti, l'abbinamento è evidentemente ammissibile. C'è da risolvere il problema della presentazione recente in modo che un tema così importante possa essere trattato in maniera adeguata. Comunque sarà la Giunta, nella discussione a giudicare la possibilità.
ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, uno può essere buono...
PRESIDENTE. Non ha diritto di parola, consigliere.
ROBERTO GIANNOTTI. Neanche il Presidente della Giunta aveva diritto di controreplicare. Se lei vuol essere severo, lo sia con tutti. Comunque, l'andamento di questa giornata dimostrerà che io avevo ragione e altri avevano torto. Mi interessa invece intervenire sulla questione. La decisione è sua e di questo Consiglio Presidente, non può essere rimessa alla discrezionalità...
PRESIDENTE. Per favore, consigliere Giannotti...
ROBERTO GIANNOTTI. No, Presidente... Lei mi cacci dall'aula, faccia un gesto politico, si assuma questa responsabilità. Non può rimettere alla discrezionalità della Giunta l'unificazione dei due atti. Gli atti sono identici, quindi se c'è dibattito c'è sulle due proposte. Se la Giunta interviene lo fa su entrambe le proposte.
PRESIDENTE. Preciso, senza che il consigliere Giannotti abbia possibilità di replica, che non si è escluso la trattazione dell'interrogazione che deve seguire un suo iter stabilito dal regolamento. E' affine a un punto a un ordine del giorno, quindi ho detto che è abbinabile, ma visto che è stata presentata ieri non può essere costretta la Giunta a trattarla. Può essere la Giunta invitata, qualora fosse nella condizione di farlo, a utilizzare la mozione per trattare anche le questioni attinenti all'interrogazione. E' una questione regolamentare e di buon senso e non capisco su che cosa si possa discutere
Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L. n. 85/87, art. 1, lett. c). Programmi 1988 e 1989 per la realizzazione di impianti sportivi di cui alle deliberazioni amministrativo n. 195/89 e n. 43/91, recepiti rispettivamente dai decreti ministeriali 15.12.1989 e 14.12.1992 — Revoca dei benefici finanziari non utilizzati» Giunta (23)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 23 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Procaccini.
CESARE PROCACCINI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, questo atto è importante, perché deve permettere ai Comuni di disporre di finanziamenti utili per la promozione e la realizzazione degli impianti sportivi per favorirne la pratica.
La legge nazionale 66 del 1987 all'art. 1, comma 1 aveva definito il piano di riparto dei fondi tra le Regioni per la realizzazione di impianti per la promozione di attività sportive per l'anno 1988 attraverso l'attivazione di mutui con la Cassa depositi e prestiti e con l'Istituto per il credito sportivo, tuttora braccio finanziario del Coni. Il piano di riparto per l'anno 1988 assegnava alle Marche la possibilità di predisporre programmi con attivazione di mutui per £. 9.614.000.000 per il 1988 e £. 8.975.000.000 per il 1989 con durata ventennale. Il 7 novembre di quell'anno la Regione Marche approvava il proprio programma nei limiti delle somme che prima ho detto tuttavia la realizzazione del programma regionale da parte dei Comuni non si è concretizzata perché è scattato il meccanismo della revoca previsto dalla legge e dai decreti ministeriali, precisamente all'art. 8, comma 2 della legge 92 del 1988 che regolavano e regolano tuttora le modalità e il periodo fissato per presentare le domande ed i progetti e le possibilità di revoca. I progetti stessi venivano definiti entro una data di presentazione di quattro mesi dalla pubblicazione sui bollettini ufficiali delle Regioni. La Regione Marche aveva predisposto il proprio programma. L'ultima pubblicazione sul Bur di detti programmi è avvenuta per la precisione il 12 marzo 1992. Dire che quattro mesi sono ampiamente scaduti è un eufemismo: in realtà sono passati 8 anni. Il 3 febbraio di questo anno il Ministero dei beni per le attività culturali, settore sport, ha comunicato alle Marche e ai Comuni che non avevano ottemperato alle finalità di cui alla legge che ho citato: 9 Comuni nella provincia di Ancona, 5 in quella di Macerata, 8 in quella di Pesaro e Urbino.
I motivi dell'"inadempienza" da parte dei Comuni sono duplici: in primo luogo, ma in minima parte per una sottovalutazione soprattutto da parte dei Comuni più grandi che non hanno ottemperato alla richiesta nei quattro mesi previsti; in secondo luogo e soprattutto per mancanza da parte dei Comuni, in special modo quelli più piccoli, dei fondi per far fronte alla copertura sia della quota capitale del progetto sia della parte interessi ed anche per una terza ipotesi per la verità, che ho verificato di persona quando il sottoscritto è stato sindaco in un piccolo comune delle Marche: la mancanza effettiva di cespiti per far fronte con il bilancio comunale all'ammortamento del mutuo.
A questo punto, vista la comunicazione del Ministero occorre procedere alla revoca di detti finanziamenti con atto consiliare, perché con la variazione di tasso in positivo in questi otto anni dette somme sono arrivate a 10,4 miliardi complessivamente per gli anni 1988 e 1989. Quindi una revoca che deve essere vista in positivo per ricollocare, con la fissazione di nuovi criteri e nuove priorità, una massa finanziaria di 10,5 miliardi per migliorare o anche realizzare ex novo impianti sportivi. Il passaggio successivo a quello di oggi sarà la predisposizione da parte della Giunta regionale di nuovi bandi per l'utilizzo delle risorse disponibili.
Occorrono nuovi criteri e priorità, quindi è necessario che il Consiglio regionale, attraverso la Commissione preposta esprima il proprio parere vincolante sulla predisposizione dell'atto da parte della Giunta regionale. A tale proposito la prima Commissione ha approvato in maniera significativa e positiva una modifica che va in tal senso: al comma 4 del titolo si dispone un controllo consiliare rispetto ad un atto così corposo e significativo. Proprio per guadagnare il tempo perduto ritengo che oggi il Consiglio regionale dovrebbe approvare rapidamente l'atto e rimandare la discussione sui criteri e sui bandi alla Commissione, quindi al Consiglio, tenendo conto che oltre alla Regione e ai Comuni anche le Province hanno ruolo nell'iter di utilizzo delle risorse, soprattutto per quanto riguarda la gestione amministrativa, quindi questa revoca va vista come una possibilità concreta di destinare ai Comuni attraverso nuovi criteri e finalità quelle risorse che per i motivi che ho detto non sono state utilizzate.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti, relatore di minoranza.
ROBERTO GIANNOTTI. Questa vicenda ha richiamato con forza un dato: le responsabilità non sono tutte dei sindaci e dei Comuni che hanno perso finanziamenti. Vi sono responsabilità chiaramente riconducibili a un ruolo poco attivo svolto dalla Regione e dall'assessorato regionale allo sport che evidentemente, non essendo indaffarato in tanti altri compiti poteva almeno seguire questa piccolissima incombenza, cioè aiutare gli enti locali, nella maggior parte dei casi piccoli — il riferimento non è all'assessore Rocchi che ha assunto questa responsabilità oggi ma all'assessore del passato — per superare le difficoltà, in molti casi non solo di ordine finanziario ma anche di ordine tecnico relativi all'utilizzo di queste risorse finanziarie. Quindi un giudizio che motiva la posizione di astensione del Polo su questa vicenda. Io e la collega Romagnoli abbiamo espresso questo dissenso rispetto all'impostazione della maggioranza proprio per questo motivo.
Comunque ci sono dieci miliardi disponibili ed è bene che questi soldi rimangano al patrimonio sportivo della nostra regione. Noi richiamiamo l'esigenza che vi sia una sensibilità grande da parte del Consiglio regionale oggi per quanto riguarda il dibattito, ma da parte dell'Esecutivo perché nella definizione dei nuovi criteri si tenga conto di tre questioni fondamentali. Primo, l'esigenza dei centri montani, destinando queste risorse in prevalenza ai Comuni montani. Secondo, i piccoli centri. Terzo, completamento delle strutture sportive già iniziate.
Se dal dibattito, anche con il nostro concorso potrà venir fuori un atto che recepisca queste tre esigenze credo che comunque avremo recuperato un grave errore e fatto gli interessi degli sportivi e della popolazione delle Marche.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.
GIUSEPPE RICCI. Farò un brevissimo intervento, perché questo atto l'abbiamo approfondito abbastanza nella competente Commissione. Voglio solo far rilevare che trattandosi di finanziamenti relativi al biennio 1988-89 è difficilissimo risalire oggi a colpe o responsabilità politiche, quindi eviterei di fare considerazioni di questa natura, tenendo conto, tra l'altro, che in undici anni le Amministrazioni sono cambiate e sono diventate di diverso colore e il quadro politico nazionale, regionale e locale si è completamente modificato anche in relazione all'esistenza o alla sussistenza di forze politiche e alla creazione e alla nascita di nuovi movimenti e di nuovi partiti. Quindi questa parte la scorporerei dal dibattito per dire che probabilmente le Amministrazioni non hanno avuto volontà di perdere opportunità finanziarie. E' stata sicuramente molto significativa e molto incidente su questa impossibilità di utilizzare i fondi la quota di partecipazione che le Amministrazioni avrebbero dovuto aggiungere rispetto al finanziamento che di fatto veniva da parte dello Stato. Quindi molto spesso la quota di contribuzione era insufficiente e si doveva intervenire con fondi propri delle Amministrazioni e trattandosi in gran parte di piccole realtà comunali i Comuni hanno avuto difficoltà a reperire i finanziamenti ulteriori. Questa è la verità vera.
Avendo adesso la possibilità e l'opportunità di riutilizzare queste risorse finanziarie parti a circa 11 miliardi, credo che il Consiglio regionale faccia bene, oggi, ad approvare questo atto, quindi invito anche i colleghi dei gruppi di minoranza a ciò, proprio per liberare risorse in modo tale che esse possano essere restituite alla comunità marchigiana.
Per quanto riguarda i criteri, penso che abbiamo già fatto molto in Commissione rilevando la necessità che i criteri che saranno definiti dalla Giunta vengano riportati all'esame della Commissione in modo tale da poter dare, come Consiglio regionale, il nostro contributo e apporto alla definizione dei criteri e allo stesso modo abbiamo detto che i bandi che saranno successivamente emanati dovranno avere il parere preventivo della Commissione consiliare. Sicuramente ci sarà una partecipazione attiva del Consiglio nella definizione degli elementi di priorità e dei bandi per accedere ai finanziamenti.
E' vero che vengono posti dei problemi, però non li metterei in questa forma così organica come li elencava il collega Giannotti, cioè primo i Comuni montani, secondo i Comuni marginali, terzo i completamenti. Nell'insieme che dobbiamo comporre bisogna tener conto intanto dei criteri che sono propri della legge alla quale si fa riferimento e che non possono essere messi in discussione da noi, perché c'erano già ed erano predefiniti. Parlo della famosa legge sui "mondiali", quindi c'è da capire quali di questi sono criteri già predeterminati rispetto ai quali il Consiglio non ha possibilità di influire. L'altro elemento è che non farei una graduatoria fra Comuni montani, Comuni minori e completamento ma direi che va considerato un tutt'uno, nel senso che se c'è un ordine di preferenza può essere manifestato a favore delle aree cosiddette svantaggiate e dei Comuni minori, non distinguendo quelli che sono definiti "montani" perché inseriti all'interno di una Comunità montana e gli altri che sono confinanti ad un chilometro e magari hanno anch'essi 800 o 700 abitanti però non hanno la realtà di appartenenza ad una Comunità montana. Come principio generale, direi i Comuni degli anche per la presenza di strutture fisiche per l'attività e la pratica dello sport e, come principio generale anche quello di favorire i completamenti piuttosto che l'attivazione di nuove energie che pure comporterebbero spese d'investimenti e pianificazione per quel che concerne l'organizzazione di nuovi impianti sportivi. Però il quadro va visto nella sua interezza e non penso che questa sia la sede nella quale noi possiamo predeterminare i criteri. Possiamo dare un orientamento alla Giunta affinché imposti il suo lavoro tenendo conto di alcuni indirizzi che il Consiglio può dare, riservandoci in Commissione di entrare nel merito, di approfondire e, se possibile, di dare il nostro contributo affinché le scelte che saranno effettuate siano le migliori e più rispondenti possibile alle esigenze della comunità marchigiana.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.
PIETRO D'ANGELO. Ritengo che l'aspetto importante di questo atto sia già emerso da questo brevissimo dibattito che è stato fatto. Ritengo che al di là delle colpe per il mancato utilizzo di questi finanziamenti, la motivazione principale è che questi finanziamenti erano talmente esigui per l'opera a cui erano destinati che i piccoli Comuni dovevano far fronte a delle risorse finanziarie talmente ingenti che non riuscivano di fatto a recuperare. Mi salta all'occhio il Comune di Montecosaro che per la costruzione di una palestra polivalente aveva 100 milioni. E' chiaro che per una palestra occorrono miliardi, quindi questa è la motivazione per la quale i finanziamenti non sono stati utilizzati.
Oltre a vedere i criteri sulla distribuzione e su quali impianti favorire è indispensabile far sì che i criteri di finanziamento siano tali da permettere l'utilizzo di questi fondi, altrimenti potremmo correre il rischio che dopo undici anni, come in questo caso saremo costretti a revocare e ancora una volta ridistribuire.
Ecco quindi l'appello che il gruppo Verdi fa per i prossimi lavori. In questo contesto esprimiamo voto favorevole all'atto.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Ricordo che questi fondi erano previsti nella cosiddetta "legge per i campionati mondiali" del 1990, la 65. Non voglio dire delle Amministrazioni che non hanno speso: avendo partecipato per tanti anni alla vita amministrativa dei Comuni dico che sindaci e apparati burocratici dei Comuni che non riescono in dodici anni a spendere i soldi non sono da indicare come grandi promotori di opere pubbliche e di sviluppo locale. So per esperienza che ci sono stati problemi molto specifici, in qualche Comune legati ad espropri, a contenziosi sugli espropri che sono comprensibili, quindi non mi sento di additare la struttura burocratica della Regione come responsabile per la non spesa di questi soldi, credo che i Comuni abbiano delle responsabilità, però se la Regione, prendendo spunto da questo atto, in futuro darà indicazioni precise sui tempi di spesa facendoli rispettare, contribuirà a una gestione molto più attenta, tempestiva e manageriale anche delle risorse degli enti locali.
Sono quindi favorevole a questo atto perché riporta in un giro finanziario oltre 11 miliardi di risorse che i Comuni attendono. Per quanto riguarda i criteri sono anch'io favorevole a venire incontro ai Comuni cosiddetti "deboli", però il Consiglio, previo lavoro della Commissione dovrà dare su questo dei pareri molto circostanziati e motivati, nel senso che vanno anche scelte categorie di opere che nei comuni non ci sono strutture che non ci sono e credo che su questo sia necessario un lavoro di attenzione e di monitoraggio molto scrupolosi.
Mi trovo concorde con le cose che i colleghi hanno detto, comunque il Consiglio dovrebbe essere d'accordo nel dire che queste risorse vanno indirizzate nei confronti dei comuni deboli, disagiati e non abbiano quel tipo d'impianto nel loro territorio o nelle zone limitrofe.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.
ADRIANA MOLLAROLI. In Commissione si è discusso di questo problema. Il gruppo Ds esprime parere favorevole evitando di fare considerazioni sulla gestione ed evitando colpevolizzazioni sia dei Comuni che della Regione rispetto al comportamento passato. Ci interessa di più ragionare sul futuro, e a proposito di futuro ritengo che dovremo esaminare con molta attenzione i criteri. Non intendevo anticipare la discussione ma visto che da diversi consiglieri è stato fatto, ritengo che uno dei criteri fondamentali di utilizzo dei fondi rimessi in circolo con questo atto di revoca debba essere sicuramente la messa a norma e la sicurezza. Abbiamo già avuto occasione di parlare di questo tema a proposito dell'assestamento di bilancio in cui abbiamo affrontato la questione a proposito dell'art. 7 della legge 47, quindi ritengo che nella discussione di merito che dovremo fare in collaborazione tra Giunta e Commissione consiliare questa questione debba essere tenuta nella dovuta considerazione. Approfitto per dire che queste non sono risorse ingenti ma limitate rispetto al fabbisogno che c'è nei nostri comuni, nelle nostre strutture scolastiche per quanto riguarda lo stato dell'impiantistica sportiva e mi auguro che nella discussione che faremo a proposito del bilancio ordinario della Regione si tenga nella dovuta considerazione questo aspetto, perché la rilevanza sociale del fenomeno sportivo e dell'attenzione che c'è in tutte le età, in tutte le generazioni rispetto a questo argomento deve essere riportata come una delle questioni centrali. Mi pare che se si deve fare un'accusa alla Regione negli ultimi anni non è tanto rispetto a come ha fatto funzionare questi atti ma alla scarsa considerazione e anche alla messa in circolo di risorse su questo tema. Quindi dico all'assessore che avrà sicuramente, nella nostra Commissione, un valido appoggio da questo punto di vista. Sono anche convinta che le questioni a cui faceva riferimento adesso il consigliere Massi, di stabilire i criteri e vederne anche gli aspetti funzionali, siano da valutare con la dovuta attenzione, perché l'ente pubblico deve mettere a disposizione le risorse, ma i tempi e le modalità con cui vengono utilizzate, quindi gli aspetti procedurali non sono sicuramente secondari. Rigore e attenzione affinché chi può disporre di risorse le possa anche spendere in tempi brevi.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Ringrazio per l'opportunità che mi viene finalmente data di parlare in questo Consiglio regionale, signor Presidente, su un argomento molto importante, lo sport.
Per replicare al consigliere Franceschetti che non è presente in aula, dico che non capita nei Consigli regionali di intervenire su problemi banali o sciocchi, ma quando chiediamo di intervenire è su problemi seri, reali, e puntualmente questo Ufficio di presidenza dà la parola a chi ritiene più opportuno come abbiamo visto questa mattina: c'è chi è intervenuto tre-quattro volte e chi non ha la possibilità di intervenire affatto.
Per quanto riguarda la proposta di atto amministrativo, è molto riduttivo dire "liquidiamo in due secondi", non dando ai Comuni interessati 10 miliardi che è una cifra fondamentale anche per il mondo dello sport. Il consigliere Silenzi spesso dice "voglio capire, voglio sapere", quindi è giusto fare delle considerazioni. Dobbiamo capire perché queste risorse che dovevano essere investite per la salvaguardia, la tutela e l'incentivazione del mondo sportivo non sono state spese. Si parla molto della pratica amatoriale ma anche agonistica per quanto riguarda i giovani e il tempo libero, ma poi puntualmente queste somme non vengono utilizzate. Dobbiamo capire perché dopo undici anni queste somme non sono state ancora utilizzate. Sicuramente ci saranno dei responsabili, bisogna capire perché ben 48 Comuni non usufruiranno più di queste cifre. Non penso che 48 Comuni non siano stati nelle condizioni di poter utilizzare questi fondi e non condivido l'intervento del consigliere D'Angelo quando cita Montecosaro, perché gli posso dire che a Civitanova non vengono dati 250 milioni su una struttura che già è finita, inaugurata e da quattro anni vi svolge attività agonistica una società di basket. Il dubbio che viene è il seguente: è stata fatta una comunicazione per iscritto ai Comuni che dovevano utilizzare queste somme, o è stata fatta la semplice pubblicazione sul Bur? Dobbiamo capire, non possiamo far finta che non è successo niente e dobbiamo verificare perché questi Comuni non sono stati messi nelle condizioni di utilizzare queste somme che se anche minimali per qualche Comune possono essere importanti per altri Comuni, soprattutto quelli montani e disagiati.
Bisogna verificare quindi se è stata fatta un'opportuna segnalazione e perché non è stata fatta una puntuale verifica. Se è vero che la Cassa depositi e prestiti ha fatto comunicazioni ai vari Comuni, bisogna cercare di capire perché questi ultimi non hanno utilizzato questi soldi e secondo me una motivazione può anche essere la lentezza con cui questi soldi sono stati dati. Mi riferisco ancora al caso di Civitanova: una palestra i cui lavori sono iniziati nel 1989, è stata fatta la richiesta di mutuo e la comunicazione è venuta nel 1992-93 quando questi soldi non servivano più. A questo punto bisogna fare una riflessione.
Leggo all'art. 4, comma 4 della delibera "previo parere della Commissione consiliare permanente in materia di sport" per quanto riguarda la predisposizione dei criteri e delle priorità di finanziamento. A mio avviso, prima di venire in Consiglio comunale la Giunta aveva l'obbligo morale di fare un check-up per quanto riguarda i 48 Comuni e chiedere loro perché non avevano utilizzato questi soldi e se intendevano ancora utilizzarli in futuro. Noi discutiamo senza sapere se alcuni Comuni in questo momento hanno ancora necessità di queste risorse finanziarie. Avrei gradito che il relatore di maggioranza avesse citato questo passaggio. Anche il consigliere D'Angelo ha detto che occorreva verificare se i 100 milioni di Montecosaro potevano essere utili per una palestra polivalente. Questo fa maggiormente riflettere sul check-up che dobbiamo fare, perché è sbagliato distribuire contributi a pioggia che possono rimanere solo sulla carta, quindi bisogna che il Consiglio regionale discuta prima di passare oltre, per verificare se queste somme delle quattro province possono ancora oggi essere utilizzate.
Non è giusto, ad esempio, che se Porto Recanati deve utilizzare per il futuro 240 milioni, venga tagliato fuori in base ai criteri dettati dalla Commissione. Allora, il check-up diventa fondamentale. Dopodiché la Commissione e la Giunta dovranno prendere quella decisione in base alle richieste e alle esigenze attuali. Cade quindi il discorso che si faceva poc'anzi dicendo che bisogna guardare al futuro. Sì, bisogna guardare al futuro, ma non è condivisibile il discorso del consigliere Mollaroli la quale dice che bisogna investire questi soldi per quanto riguarda la messa a norma ed altri tipi di interventi, perché si può verificare che in alcuni comuni ci siano delle cattedrali nel deserto che non possono essere completate per poche centinaia di milioni e magari questi soldi vengono dirottati ad altri impianti esistenti che devono essere messi a norma in base alla 626.
Chiedo quindi una sospensione di questo punto all'ordine del giorno alla luce di quanto ho evidenziato, perché c'è carenza in riferimento alla situazione dei 48 Comuni. Se il Consiglio questa mattina procede, se ne assume tutta la responsabilità. Dopo la ricognizione valuteremo insieme in base alle richieste e alle esigenze.
Ripeto, propongo la sospensione della trattazione di questo punto per fare un aggiornamento. Dieci miliardi sono molti e se pensiamo che hanno rinunciati 48 Comuni non possiamo far finta che non sia successo niente, un problema c'è. E' negligenza delle Amministrazioni comunali o c'è stato veramente un disguido poiché nessuno ha dato l'informativa necessaria? Massi diceva che nei Comuni può succedere che qualche sindaco può commettere qualche svista, però io ho portato l'esempio di un Comune che ha già finito una struttura senza aver potuto utilizzare questi soldi. Quanti casi ci sono come questi? Quante strutture incomplete aspettano questi finanziamenti? E' opportuno che queste cose le sappiamo. Non possiamo liquidare questo atto in questo modo, perché possiamo veramente danneggiare qualche Comune.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.
FRANCA ROMAGNOLI. Confermo l'astensione anche del nostro gruppo sul punto, come già abbiamo preannunciato in Commissione. Ritengo infatti che ci troviamo di fronte ad una anomalia, ad una situazione non certamente fisiologica. Il fatto che 9 miliardi siano stati respinti al mittente indica che qualcosa non ha funzionato, che probabilmente non ha funzionato presso le Amministrazioni locali e che comunque non ha funzionato presso la Regione la quale non si è saputa far capire o non ha saputo veicolare queste somme riconosciute e stanziate ad hoc. Indica soprattutto che bisogna indagare sulle ragioni e sui criteri che erano a monte — intendendo la stessa legge 47 del 1997 — che avevano ispirato questi interventi straordinari per lo sport a cui sono seguite queste concessioni e quindi questi riconoscimenti di finanziamenti. Criteri che non ci convincono e quanto meno ci inducono ad astenerci.
Non ci convincono perché alcuni sindaci hanno già fatto una difesa d'ufficio sul punto — poiché la cosa ha avuto un certo rilievo di stampa — ed hanno risposto dicendo che questo finanziamento era parziale, riguardava una minima parte dell'intero costo dell'opera, quindi non era appetibile e i Comuni non potevano far fronte a tutta l'ulteriore spesa da soli. Su questo vorrei chiarimenti dal relatore: se ci sono delle maglie vincolate, se questi finanziamenti effettivamente per legge dovevano essere parziali — i sindaci hanno addirittura detto che la somma per ciascuno era pari neanche al 10% — allora potrebbe sì essere la causa del rifiuto e del non aver usufruito di questi finanziamenti. Ma se la legge questo imponeva, penso che altrettanto debba avvenire adesso, quindi ci troveremmo nelle stesse condizioni di prima. Se così è mi si dica da qualche fonte, da quale articolo si ricava questo parziale finanziamento delle opere che venivano indicate dai Comuni. Se così invece non è — e io credo che non sia così, perché leggendo la legge non ho trovato appigli in tal senso — cosa è avvenuto? E' avvenuto il riconoscimento di questi finanziamenti a pioggia per accontentare il maggior numero possibile di Comuni e, di conseguenza, frazionando, parcellizzando queste somme in maniera tale che per nessuno il finanziamento è diventato appetibile. Nessuno ha potuto effettivamente usarlo, perché non avere destinato i dieci miliardi a quattro, cinque, dieci interventi puntuali e mirati, come imponeva la straordinarietà dell'intervento legislativo per i mondiali del 1990 ha prodotto questa situazione. Qui parliamo di interventi straordinari in preparazione di un evento sportivo di quel tipo, quindi ritengo che si dovesse andare verso degli interventi mirati che la lettera c) dell'articolo 1 indica chiaramente: strutture polifunzionali atte a ricevere, ad accogliere ecc. Questo non è avvenuto probabilmente, perché la politica vuole che i miliardi si dividano il più possibile per far contento il maggior numero possibile di Comuni che peraltro, per quanto riguarda Ascoli Piceno avevano tutti una precisa connotazione politica, quindi non do le colpe alla Regione ma certamente non scuso il comportamento di queste Amministrazioni che peraltro oggi non sono neanche cambiate. Quindi, se dei vincoli c'erano vorrei sapere da dove si evincono e se devono rimanere, perché se è così neanche adesso questi 11 miliardi verranno spesi, adoperati e concessi, poiché lo stesso ragionamento che ha fatto sì che i Comuni non ritenessero conveniente il finanziamento a fondo perduto — e qui è l'anomalia grande — sarà fatto per le future erogazioni. Se invece vincoli non ci sono, mi chiedo — e qui è la responsabilità della Regione nel passato — per quale motivo sono stati parcellizzati facendo sì che 50, 80, 90 milioni venissero riconosciuti per strutture polifunzionali che si sapeva costavano miliardi. Quindi si è voluto proprio vanificare il senso e la ratio della legge straordinaria per gli interventi sullo sport. Se invece si può intervenire su questo, allora nel momento successivo dei criteri lavoriamoci e lavoriamoci bene, salvo che vi siano dei vincoli che non possiamo neanche adesso rimuovere, perché non dimentichiamo che sempre alla legge 47 del 1997 ci rifacciamo anche ora. Quindi, per quanto possiamo rinnovare la programmazione potremmo incorrere precisamente nello stesso errore, quindi più che salvare e recuperare alle casse dei Comuni questi soldi rischiamo di compiere una ennesima campagna elettorale di annunci di contributi a pioggia, anche perché, guarda caso, anche questa revisione, questa erogazione o questa revoca cade a ridosso di momenti elettorali e politici salienti.
Tutto questo giustifica una astensione, se non una contrarietà al provvedimento; una astensione perché ci poniamo in ascolto di quelli che dovessero essere i chiarimenti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
LUIGI VIVENTI. Credo che questo atto debba essere votato, perché si tratta di 10-11 miliardi che vengono rimessi a disposizione dei vari Comuni per gli impianti sportivi. Che ci sia stata una responsabilità da parte dei funzionari della Regione a creare ostacoli, cavilli, procedure non lo so e non sono in grado di dirlo, però penso che non si può sempre scaricare tutto sulla Regione o sull'ente superiore: anche i sindaci si devono far carico delle loro responsabilità. Se ci sono dei fondi a disposizione e non vengono utilizzati anche i sindaci avranno qualche responsabilità. Credo quindi che la Regione debba fare un quadro completo per mettere a disposizione delle somme che siano utilizzabili concretamente, non parcellizzando eccessivamente ma avendo degli obiettivi chiari. Dall'altra parte ci siano sindaci che sappiano veramente essere manager della propria azienda e portare avanti degli investimenti e dei progetti in maniera oculata e concreta.
Sono comunque favorevole a questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Rocchi.
LIDIO ROCCHI. Credo che dobbiamo fare una distinzione fra la legge 65 dei mondiali che è stata approvata nel 1987 e la 47 che è esclusivamente regionale. Se ben ricordo, in base alla legge 65, art. 1, comma 1 lettera c), in quel periodo sono stati approvati tutti i piani presentati dalle varie Regioni. Nell'approvare questi piani furono ripartiti i fondi. Non vorrei sbagliare ma alla Regione Marche nel 1988 furono destinati quasi 9,6 miliardi per l'anno 1988 e ulteriori 8.975 milioni per il 1989. Questi fondi intervengono con mutui ventennali. E' vero che furono ripartiti ai tanti Comuni che avevano fatto richiesta, ma è anche vero che molti fondi sono stati usufruiti da tanti Comuni e molti non sono stati usufruiti da altrettanti Comuni perché nei bilanci comunali non sono stati destinati ulteriori fondi a integrazione. Questo ha creato difficoltà.
I fondi che stiamo recuperando — credo che sia un recupero in positivo, anche se sono trascorsi moltissimi anni — furono ripartiti con gli atti amministrativi 195 e 43 del 1991. Noi non abbiamo fatto altro che revocare questi fondi per poterli mettere a disposizione dei vari Comuni che faranno richiesta. Certo, era possibile farlo anche prima, però meglio tardi che mai. Le responsabilità politiche che qualcuno vuole addebitare alla Regione o ai Comuni credo che non ci siano. E' vero che in questi ultimi anni in questa Regione c'è stata la filosofia di non tener conto di un settore importante quale lo sport, tanto è vero che se andate a vedere i capitoli di sport e spettacolo vi sono fondi irrisori che non servono minimamente a rilanciare l'attività sportiva in questa regione o le strutture. Sono d'accordo con il presidente della prima Commissione che il prossimo bilancio dovrà essere più corposo, altrimenti non avremo alcuna possibilità di intervenire.
Abbiamo recuperato 450 milioni che in conto interessi possono sviluppare circa 10 miliardi. Adesso questi 10 miliardi dobbiamo saperli spendere.
In prima Commissione sono venute delle richieste che vanno nella direzione di poter usufruire di questi fondi tenendo conto di molti impianti sportivi che non sono a norma di legge. Questa potrebbe essere un prima priorità; la seconda potrebbe essere quella di tener conto dei piccoli comuni dell'entroterra. Credo che questo sia un modo di fare corretto che possa rispondere alle esigenze della comunità marchigiana.
Dal momento che avremo la possibilità di poter approvare la proposta che questa mattina stiamo discutendo, partiremo poi per predisporre poi una bozza di bando con i vari criteri e prima di discutere di questo bando e di questi criteri faremo il passaggio in prima Commissione così come concordato a suo tempo.
Ho una grande preoccupazione quando parliamo dell'art. 7 della 47 che riguarda le palestre che devono avere il nullaosta da parte dei Comuni. Qui ci sono dei problemi, perché anche se alla fine c'è volontà politica di modificare l'art. 7 della 47, dovremo poi fare i conti anche con il decreto ministeriale che noi non possiamo modificare. Quindi, anche se modifichiamo la 47 dovremo poi tener conto anche dei nullaosta che i Comuni devono rilasciare perché ce lo impone il decreto. Qui ho dei timori, perché se non abbiamo la possibilità di intervenire in modo efficace, alla fine magari dovremo chiudere l'80% delle palestre, mettendo in difficoltà sia i Comuni che i ragazzi che usufruiscono di queste strutture.
Su questo dovremo fare una discussione che dovrà servire ad avere l'unanimità di questo Consiglio regionale.
Credo che questo atto debba essere votato immediatamente, perché se aspettiamo ulteriore tempo metteremo ancora di più in difficoltà quei Comuni che hanno la possibilità di avere fondi sul proprio bilancio che, insieme a quelli che possiamo dare noi, consentiranno di terminare molti impianti sportivi a favore degli atleti e delle scuole.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini per la replica.
CESARE PROCACCINI. Una breve replica, perché non capisco una polemica retrospettiva fatta da alcuni esponenti del centro-destra rivolta a questa maggioranza e a questa Giunta come se in quegli anni nelle Marche ci fosse un governo bolscevico. Tuttavia voglio ricordare che la Giunta di quegli anni aveva ottemperato in pieno alla predisposizione dei piani insieme alle Province e ai Comuni, anzi ha fatto di più, perché l'ultima scadenza prevista dal Bur aveva la data del 12 marzo 1992. Se la Giunta avesse voluto rispettare alla lettera i tempi della legge, il 12 luglio dello stesso anno avrebbe dovuto revocare i finanziamenti. Non lo ha fatto, secondo me giustamente, proprio perché i Comuni erano in quelle difficoltà che sono state sottolineate nel dibattito e che anch'io ho evidenziato nella relazione. Non dobbiamo andare alla ricerca dei cosiddetti errori, perché ci sono molteplici cause, in primo luogo le difficoltà finanziarie dei piccoli comuni, in secondo luogo il fatto che tutte le risorse utilizzabili intervenivano su più filoni: Credito sportivo con un tasso di interesse diverso, Cassa depositi e prestiti, Giunta regionale per la quota interessi ecc. Oggi abbiamo una nuova possibilità, positiva. Non capisco la divisione che c'è dentro Forza Italia: da un lato, in maniera inopportuna si chiede addirittura, con un ordine del giorno di un consigliere, il rinvio dell'atto e dall'altro in maniera insufficiente, comunque costruttiva, si preannuncia l'astensione. Se rinviassimo l'atto, rischieremmo ulteriori lungaggini e faremmo perdere di fatto i soldi ai Comuni delle Marche, perché le altre Regioni stanno andando avanti, sono andate avanti, anzi hanno fatto una vertenza affinché si potesse andare alla revoca per ridislocare questa massa finanziaria complessivamente, sul territorio nazionale. Se le nostra Regione perdesse questo appuntamento farebbe un danno a se stessa, ai Comuni e agli impianti sportivi.
Per quanto riguarda i criteri ho detto che la Commissione in maniera unanime ha corretto l'atto, nel senso che rispetto alla modalità e al fatto che detti finanziamenti non sono stati utilizzati, anche perché i criteri andavano in un certo senso, ha preteso in maniera democratica di prevedere un passaggio in Commissione. La discussione dei criteri e dei bandi avverrà là. Condivido quanto è stato detto sui comuni più piccoli e svantaggiati, sulla messa in sicurezza, sulla messa a norma. Dovremmo fare un passo in più, prevedendo anche progetti sovracomunali per strutture da utilizzare per più comuni, per farle fruire da cittadini di un comprensorio più vasto, in modo da superare anche un'impostazione localistica che rischierebbe di nuovi di far perdere detti finanziamenti.
Con queste considerazioni credo che l'atto vada approvato, perché costituisce oggi un volano importante, forse insperato per i Comuni e soprattutto per quelli più piccoli.
PRESIDENTE. La discussione è chiusa. Il consigliere Brini ha chiesto, in base all'art. 81 del regolamento, di non passare alla votazione. Informo che qualora questo ordine del giorno fosse approvato, l'atto sarà assegnato alle Commissioni competenti dopo sei mesi, ai sensi dell'art. 64 del regolamento interno.
Pongo quindi in votazione l'ordine del giorno.
(Il Consiglio non approva)
Passiamo alla votazione dell'atto amministrativo. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Questo atto assomiglia molto a quelli che si chiamano "atti dovuti". Cioè, a distanza di dieci anni cambiano notevolmente gli scenari. Io ho provato ad interessarmi delle motivazioni per le quali alcuni Comuni non si sono attivati. Gli atti sono del 1989 e 1991 e in questi dieci anni è accaduto che molte Amministrazioni locali sono cambiate, quindi precedenti Giunte che volevano con molto interesse un'opera sportiva hanno deciso di creare altre strutture, magari dello stesso tipo. In dieci anni i giovani sono diventati adulti, in un caso le scuole di alcuni Comuni piccoli si sono accorpati e quella palestra che era in funzione di una sola scuola non è più giustificata e gli anziani, per esempio i direttivi e i consigli di amministrazione di alcune bocciofile sono completamente modificati perché alcuni di quegli anziani, in molti casi presidenti, sono deceduti.
E' quindi chiaro che lo scenario dopo dieci anni è profondamente cambiato e siccome ci troviamo di fronte a ben 8 miliardi di fondi complessivamente, si tratta di una quota finanziaria estremamente significativa, che il più delle volte è però oggetto anche di interventi con fondi aggiuntivi. Quindi la progettazione fa parte di un pacchetto più vasto in cui ci sono altre risorse finanziarie.
Sicuramente incapacità della pubblica amministrazione, della Giunta regionale per quanto di competenza e soprattutto degli enti locali che dovevano essere i motori dell'intervento, però anche qui con un percorso molto diversificato: 90-95 Giunta di centro-sinistra; 1995-2000 Giunta di sinistra. Quindi un percorso che passa trasversale almeno ad alcune forze politiche e ad alcuni assessorati diversi.
Un altro aspetto importante da valutare per il futuro è quello di comprendere qual è la capacità amministrativa d'investimento e di spesa degli enti locali. Molto spesso i piccoli Comuni non hanno il personale tecnico e il personale amministrativo per portare avanti in tempi accettabili la costruzione delle opere. Spesso ci sono lungaggini per inceppi burocratici o tecnici e, se queste Amministrazioni locali minori fossero assistite, sarebbero in grado di portare avanti i lavori in maniera ben diversa. E' una cosa di cui uno prende atto, nel momento in cui va a visitare piccoli comuni e si trova davanti a strutture certamente insufficienti, incomplete di personale e qualche volta anche di qualità degli amministratori, per cui quello che potrebbe essere fatto non viene fatto, ma in quel Comune personale tecnico o amministrativo migliore non ce n'è a disposizione.
A mio parere, Province per quanto di competenza per tutte le deleghe che sono state loro date e Regioni devono dotarsi di personale di assistenza a questi piccoli Comuni che da soli spesso non ce la fanno. Il supporto dell'ente maggiore è fondamentale per realizzare alcune opere. Questo è un atto di buona amministrazione.
Non per tutti però è la stessa cosa, perché ci sono anche grandi Comuni. Tra gli importi revocati abbiamo Comuni come quello di Ancona che è il capoluogo regionale, oppure Civitanova per citare un altro Comune di area politica diversa o Comuni intermedi che comunque hanno una loro capacità progettuale come Porto Sant'Elpidio, Porto Recanati ecc. Qui è l'altra spiegazione: il Comune, l'Amministrazione locale preferisce impegnarsi su un altro tipo di impianto sportivo.
Qual è lo scacco della pubblica amministrazione in tutto questo? Che 8 miliardi sono giacenti da dieci anni, nessuno li utilizza, perdono la loro capacità di investimento, perché nel frattempo i soldi si svalutano, le opere costano di più e questo è grave. E' quel discorso famoso per cui ogni anno un terzo delle disponibilità del bilancio regionale non viene utilizzato nei tempi previsti. Questo significa una scarsa efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione.
L'atteggiamento di Alleanza nazionale è stato precisato prima dalla collega Romagnoli la quale ha detto "di fronte a questo atto il buon amministratore assume un atteggiamento di astensione, perché è assurdo non revocare questo contributi. Un nuovo piano di distribuzione infatti ci consente di intervenire dove c'è la volontà, la richiesta e via di seguito. Però un giudizio fortemente critico sui dieci anni trascorsi non può non essere ribadito". Dieci anni in cui questi soldi sono rimasti sterili, questi o altri interventi non sono stati fatti per mancanza di fondi, quando invece nella nostra cassaforte erano presenti. Come non essere critici? I primi cinque anni possono essere giustificati dal fatto che era la fase della decisione, della indecisione e via di seguito, ma quando passano dieci anni e non è successo niente vuol dire che c'è qualcosa di patologico che non funziona
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.
(Il Consiglio approva)
Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L.R. 39/97, art. 3, commi 1, 2 e 3. Programma triennale degli interventi regionali a favore degli emigrati marchigiani per gli anni 20001-2003» Giunta (24)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 24 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Procaccini.
CESARE PROCACCINI. Questo atto amministrativo che riguarda il programma triennale 2001-2003, in realtà è stato predisposto dalla Giunta regionale con il parere favorevole della consulta dell'emigrazione e in buonissima sostanza ricalca gli obiettivi e i criteri fissati dalla legge 39 del 1997, quella che questo Consiglio discusse in maniera piena ed approfondita. Il Consiglio ed i colleghi sapranno che tutta la normativa a livello più complessivo si sta ridefinendo, non ultimo perché il Parlamento della Repubblica ha approvato anche la norma del voto degli italiani all'estero e più in generale tutto il problema dell'emigrazione e dell'immigrazione investe una discussione piena. Sostanzialmente il programma triennale di interventi in favore dei marchigiani all'estero si concretizza in due misure: in primo luogo le iniziative di tipo regionale per mantenere i legami delle Marche, nelle Marche, con i nostri connazionali residenti all'estero, con varie iniziative, da quelle culturali a quelle per il rientro, tramite le associazioni dei marchigiani, anche e soprattutto per favorire i corsi di lingua italiana; contributi alle associazioni marchigiane all'estero che costituiscono lo strumento operativo più importante di legame e di continuità rispetto alla terra di origine; indagini e ricerche sui fenomeni migratori; soggiorni culturali e viaggi di studio che riguardano soprattutto le giovani generazioni e non solo, perché c'è una branca importante che riguarda gli anziani; borse di studio e corsi di formazione per quanto riguarda sia la scolarizzazione inferiore che per le attività formative post laurea e post diploma.
In secondo luogo il piano prevede la branca delle iniziative svolte dai Comuni: contributi per il diritto allo studio, contributi per le spese di viaggio, per il rimpatrio ed il trasloco, per la traslazione delle salme, l'avvio di attività imprenditoriali e la permanenza imprevista per gravi motivi di salute, punto inserito dalla terza Commissione, con la possibilità di interventi da parte dei Comuni, sia previsti dalla dotazione finanziaria, sia con propri fondi.
Il programma triennale si sostanzia con una dotazione di 1.200 Milioni, una dotazione insufficiente, di cui 200 milioni per i Comuni. Questa somma, se ci fosse anche da parte delle autonomie locali e degli enti locali maggiore sensibilità, potrebbe costituire un volano significativo per tutte quelle iniziative in favore della ulteriore integrazione tra vecchi e nuovi emigrati, tra emigrati ed immigrati, perché spesso anche i fenomeni razzisti che si verificano qua e là nel nostro Paese non tengono conto del fatto che proprio l'Italia, in primo luogo il popolo marchigiano è stato un popolo di emigranti all'inizio di questo secolo ma anche durante la storia contemporanea del nostro Paese e della nostra regione.
Il programma triennale si concretizza con i piani annuali, il primo dei quali ha già avuto il parere favorevole della terza Commissione.
In conclusione va detto che sono in programma svariate iniziative ed anche alcune iniziative che oggi vengono finanziate con questo atto in realtà sono finanziate già da prima, come ad esempio i progetti di rientro per il Giubileo, attività di competenza nazionale, regionale e comunale. Il programma triennale per l'emigrazione marchigiana è stato discusso e ritengo migliorato dalla terza Commissione che ha espresso all'unanimità un parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Non entro nel merito dell'atto perché sono d'accordo sul programma triennale di interventi. Eccepisco su alcuni aspetti. Uno è di natura finanziaria: noi andiamo a pagare, con il piano triennale 2001-2003 alcuni interventi che sono avvenuti nell'anno 2000 relativamente ai viaggi per il Giubileo. Una parte significativa del progetto che viene quantificato in 400 milioni sono assegnazioni di contributi a persone che rientrano, purché facciano viaggi in gruppi di almeno 10 soggetti, per il Giubileo 2000. Andiamo ad approvare un atto che sarà soggetto al controllo del Governo in sede locale, poi dovrà essere pubblicato sul Bur. Il che significa che la sua efficacia avrà natura nel 2991. Quindi andiamo a liquidare cose già fatte su un progetto dell'anno successivo. A mio parere si tratta di un intervento improprio dal punto di vista finanziario. A livello di Commissione consiliare mi hanno detto che si tratta di un risarcimento a posteriori, però a me non sembra un atto di progettualità fare questo tipo di interventi.
L'altro aspetto che non è insito nel progetto in generale ma che riguarda le associazioni degli emigrati, è che queste ultime vengono valutate non in funzione della loro consistenza reale ma del rapporto che hanno con la struttura regionale, per cui ci sono nazioni dove risiedono un numero piccolo di italiani che hanno una forte rappresentanza all'interno delle strutture che ci siamo dati e altre nazioni dove esiste una forte comunità di marchigiani che invece sono sottorappresentate. Nulla quaestio sui progetti di intervento che condivido; invece sulla natura stessa dell'atto e sul tipo di rapporto che si realizza credo che occorra una rivisitazione. Credo che sia molto importante non dare per scontato la continuità ma andare a riconsiderare la rappresentatività, come vanno i progetti. Spesso abbiamo dato fondi che erano utilizzati per alcuni interventi, per esempio il collegamento in rete con le nuove tecnologie: i fondi sono stati ritirati e il collegamento in rete con le associazioni ancora non si è verificato. Per questo motivo, stante che condivido l'idea in sé del programma triennale ho delle perplessità sul contenuto e su come viene strutturato e deciso questo atto stesso.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Questo argomento è molto importante, sentito e delicato. Liquidarlo come una semplice formalità e come un atto dovuto a mio avviso non è opportuno. Abbiamo assistito sabato scorso a Civitanova ad una manifestazione molto importante che parlava del tema dell'immigrazione, un tema molto sentito non solo da chi vive all'estero ma anche da chi vive in Italia e ha un rapporto di lontananza e affettivo molto grande nei confronti dei propri familiari. La considerazione che dobbiamo fare è che la Regione Marche deve essere più incisiva e più protagonista rispetto a questo problema.
L'assessore Rocchi è intervenuto a Civitanova — ha avuto problemi di traffico: capita anche a noi avere problemi di traffico in Ancona, tanto che ultimamente, con il collega Trenta siamo arrivati con tre quarti d'ora di ritardo in Commissione — ma quello che preme sottolineare e cercare di capire è qual è l'indirizzo che la Regione Marche, a prescindere da questa proposta di legge a favore della quale voteremo, dà nel coinvolgimento delle associazioni italiane all'estero, soprattutto su un tema che sta molto a cuore, quello che riguarda le nuove generazioni. Chi vi parla è nipote di un emigrante che è stato 40 anni in Svizzera e in questi anni ha avuto sempre modo di lamentarsi del rapporto che hanno avuto gli emigrati all'estero con la Regione Marche: visite veloci, inviti ad assemblee regionali, ma quello che l'emigrante fa notare è la situazione di isolamento in cui si trova. E' giusto quello che ha detto il presidente del Consiglio dei ministri, che gli emigranti sono una ricchezza per l'Italia, ma non i clandestini. Ebbene, i nostri emigranti all'estero hanno subito quello che oggi persone oneste che vengono a lavorare in Italia subiscono, con problemi di inserimento per loro e per i loro figli. A volte ho la possibilità, nei periodi estivi di incontrarmi con i miei cugini che hanno costituito una propria famiglia, sempre con figli di altri emigranti, però c'è uno stacco di mentalità, di cultura nel rapportarsi con i parenti che vivono in Italia, perché effettivamente il loro modo di vivere e di comportarsi è diametralmente opposto al nostro, quindi si rende opportuno e necessario iniziare da parte dell'ente Regione tutte quelle attività che permettano di far sì che gli italiani all'estero, soprattutto i figli degli italiani all'estero si sentano italiani al 100%. Secondo me la terza generazione non avrà più questa mentalità e questa cultura delle nostre tradizioni, quindi ecco dove deve essere l'impegno dell'assessorato: dare la possibilità a chi vive all'estero di vivere le nostre tradizioni e le nostre usanze.
Leggendo questa proposta di legge mi è venuto da pensare che a chi usufruisce della doppia cittadinanza — in passato si faceva, chi diceva per la pensione, chi per un senso affettivo — cioè i calciatori che molto spesso utilizzano la cittadinanza italiana del nonno, del bisnonno per giocare nel nostro campionato di calcio. Di italiano non hanno niente. E allora bisogna veramente rispetto a che chi si sente italiano quando vede la nostra squadra nazionale all'estero, quando va negli stadi a sentire gli insulti perché italiano, noi facciamo un check-up per cercare di capire quali sono veramente le usanze e i costumi degli italiani all'estero. Noi a volte deleghiamo le associazioni. E' giusto che sia così, però rapportiamoci maggiormente, affrontiamo di più questo problema, soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni, chiediamoci perché questi giovani non vengono a votare in Italia, anche se si sta cercando di fare una legge a livello nazionale per far votare gli italiani all'estero. Molto spesso si inviava il certificato elettorale che veniva respinto, perché non hanno la sensibilità di venire a votare né per le amministrative, né per le politiche. Questo è un grosso problema che dobbiamo veramente affrontare. Vedo che in questa proposta di legge sono previste molte relazioni, molti viaggi, molte conferenze, molti dibattito, però chi fa parte di queste iniziative deve porsi il problema che ho cercato di evidenziare.
Voteremo quindi a favore perché si tratta di una proposta molto importante. In passato l'assessore Berionni aveva dei contatti solo a livello istituzionale con i Comuni e le associazioni senza coinvolgere la base. Lo sforzo che chiediamo all'assessore Rocchi in questa circostanza è di cercare di entrare nel vivo del problema, di capire perché i giovani italiani all'estero stanno perdendo questa cultura, questa tradizione e non hanno più nelle vene il sangue italiano, questo orgoglio di sentirsi italiani, di essere italiani. Ha fatto bene il consigliere Grandinetti a preoccuparsi dell'inno nazionale nelle scuole. Occorre quindi fare uno sforzo, perché questa legge non deve servire solo a fare convegni, dibattiti e incontri ma deve servire a innestare questo senso della cultura e della tradizione soprattutto in quei giovani che vivono all'estero e nei quali si affievoliscono la tradizione e la cultura italiana.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Su questa proposta di atto amministrativo abbiamo discusso rispetto ad alcune problematiche direttamente con il relatore. Tra l'altro, mentre si discuteva di questo atto si è toccata con mano la problematica di una componente e rappresentante italiana in delegazione, proveniente dal Brasile. L'assessore Rocchi conosce abbastanza bene le problematiche, perché durante la precedente legislatura, unitamente al consigliere D'Angelo abbiamo avuto modo di poter toccare le strutture organizzative e in modo particolare le associazioni marchigiane all'estero.
Mi auguro che in questa legislatura l'assessore Rocchi dia un input, un'impronta nuova in modo particolare per far capire all'interno di questo Consiglio, ma soprattutto ai Comuni che percepiscono il contributo di 200 milioni, che con quei soldi non debbono andare a pagare le vacanze agli assessori o ai rappresentanti dei Comuni stessi per rappresentare all'estero la regione Marche. Capisco che non si debba fare demagogia e possa affermare senza ombra di dubbio che sotto questo aspetto i componenti della Regione sono stati sempre abbastanza presenti in modo positivo, cercando di apportare un contributo fattivo all'essenza e alla filosofia di queste associazioni di marchigiani. La funzione non deve essere a livello di dopolavoro, per salvaguardare i legami che gli emigrati possono avere direttamente con la nostra nazione e con la nostra regione, ma considerandoli ambasciatori della nostra regione e dell'Italia in merito ai rapporti economici, politici e culturali che dobbiamo avere con i territori di loro residenza. Queste cose purtroppo ancora non vengono rappresentate in modo concreto e positivo.
Una delle condizioni fondamentali ed essenziali è che queste strutture non siano viste sotto un aspetto prettamente politico ma sotto un aspetto tecnico, culturale ed economico, considerandoli persone che per la maggior parte rappresentano in modo concreto e dignitoso la regione Marche e l'Italia perché fanno parte di gangli importanti e strutturali della realtà dei Paesi dove vivono.
Occorre considerare due cose totalmente differenti, a seconda se le associazioni sono all'interno dell'Ue e al di fuori, cosa che ancora non è stata considerata. Il fatto stesso che un'associazione operi in Francia, in Germania, in Olanda o in Belgio è una realtà completamente diversa, senza considerare addirittura altri continenti come l'Australia, il nord America o il Sudamerica.
In prima analisi, con le associazioni che risiedono nei territori dell'Ue i rapporti sono totalmente diversi. Non possiamo dare seguito alle leggi di 10-15 anni, tanto è vero che non ci sono più quelle barriere e sono salvaguardati tanti diritti degli italiani che risiedono all'estero, in modo particolare nei paesi europei.
Una delle condizioni essenziali rispetto alla quale chiedo all’assessore Rocchi di intervenire è la seguente. Le associazioni che sono residenti qui in Italia, per quale motivo debbono prendere dei contributi, debbono fare un tipo di attività, e quale relazione c’è con le realtà residenti all’estero? Questa è una delle cose fondamentali che chiedo. Ho già richiesto un’analisi dettagliata delle spese sostenute da queste associazioni, perché mi sono rifiutato, come consigliere regionale di Alleanza nazionale di accettare quella forma di “volemose bene”, cercando di mettere a tacere certe realtà e certe situazioni che si sono venute a creare, dicendo “diamo il contributo anche all’associazione che può essere vicina ala tua appartenenza politica, in modo tale che mal comune mezzo gaudio”. Non solo mi sono rifiutato di partecipare a quel tipo di riunioni, ma chiedo, caro assessore, che su questa situazione si faccia un’analisi dettagliata e costruttiva per vedere se le spese sono state fatte per fare le festicciole e far fare la passerella a qualche infingardo della nostra Regione o se, viceversa, hanno cercato di portare un contributo fattivo e concreto alle realtà e alle esigenze dei marchigiani residenti all’estero.
Su questo piano, come Commissione è stata fatta una piccola variazione, che però racchiude una triste realtà che ha toccato in modo particolare — spero che sia l’ultimo caso — le spese di permanenza nelle Marche per gravi e certificati motivi di salute che la Commissione unanimemente ha votato e introdotto. Si era venuta a creare una situazione veramente assurda: una rappresentante che mancava da circa quarant’anni dall’Italia — sono d’accordo per gran parte con l’intervento fatto dal mio presidente di gruppo, ma non su tutte le situazioni, anche perché, probabilmente, alcune non le conosceva — è venuta nelle Marche, su invito, all’età di 75 anni. Sia per l’emozione che per l’età da quando è arrivata in Italia è stata ricoverata all’ospedale di Pesaro, reparto cardiologia, perché aveva difficoltà a livello cardiaco, con grandi difficoltà da parte della figlia che faceva parte di una delegazione, mettendo in difficoltà gli stessi parenti in situazione economica disagiata. La signora è decedute, noi come Commissione abbiamo inserito questo argomento perché i familiari della signora deceduta hanno dovuto sborsare soldi per procedere alle esequie e al mantenimento della figlia della signora in Italia. Ma la cosa veramente assurda è che noi abbiamo introdotto questo aiuto per cercare di sollecitare il Comune di Pesaro — che ha 200 milioni di entrate — per i sei milioni di spese sostenute da persone che si ritrovano ai margini di una situazione economica dignitosa. Ebbene, il Comune di Pesaro ancora non ha provveduto, però è quel Comune che è stato presente sia a Lucerna sia altrove con i suoi assessori e rappresentanti, alle riunioni delle associazioni dei marchigiani emigrati, con contributi dati direttamente dalla Regione.
Siccome queste situazioni non debbono accadere, pretendo, egregio assessore, che la Regione faccia sì che ciò non avvenga più. Sono d’accordo che si è trattato di un imprevisto, ma non è ammissibile che la seconda città delle Marche non faccia fronte e non abbia una somma da anticipare per queste cose, tenendo conto che ha avuto stanziati 200 milioni dalla Regione Marche. Chiedo quindi all’assessore di prendere in considerazione quanto ho detto per sollecitare il Comune di Pesaro e soprattutto chiedo di fare chiarezza affinché queste riunioni non siano scampagnate ma situazioni di particolare sostegno ai nostri emigranti. Chiedo una proposta di legge che dia, in alternativa, la possibilità ai figli o ai nipoti dei nostri emigranti che si trovano in situazioni di disagio, di ritornare in Italia, dando dei privilegi, in modo particolare per quanto riguarda viaggi scontati o gratuiti quando hanno in mano contratti di lavoro stipulati con aziende dei nostri territori. In modo particolare nei piccoli comuni dell’entroterra dove c’è richiesta notevole di manodopera e dove, molte volte, non riusciamo a introdurre queste persone proprio per mancanza assoluta di organizzazione. Non è possibile che in molte realtà diamo accesso senza alcun controllo addirittura a persone che non hanno nessun diritto perché sono degli irregolari, quando abbiamo necessità di cittadini che hanno la cittadinanza italiana o addirittura figli o nipoti di cittadini italiani che si trovano in situazioni disagiate e risiedono in Paesi del Sudamerica dove non sono riusciti a trovare realtà economiche idonee.
Mi auguro che lei, assessore, sollevi in Giunta questa necessità, cercando di presentare una proposta di legge per andare incontro alle esigenze, in modo particolare per permettere a coloro che vogliono ritornare nelle realtà dei loro genitori o antenati, in modo da realizzare i loro sogni.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.
PIETRO D’ANGELO. Presidente, colleghi, questo atto che prevede il programma triennale degli interventi in favore degli emigrati, è molto importante perché gli italiani all’estero — preferisco chiamarli così — sono molto attenti a quello che avviene nella loro terra d’origine, ma soprattutto sono individui che hanno ancora legami fortissimi con l’Italia e con i loro paesi d’origine e con la loro identità culturale. Tanto è vero che quando, nella precedente legislatura, facemmo la legge 39/97, prima di portarla in Consiglio andammo a verificare quali erano le aspettative di questi italiani emigrati all’estero. La loro aspettativa maggiore riguardava la valorizzazione dell’identità culturale e questo nella legge 39/97 è recepito. Questa legge è risultata la migliore legge regionale a favore degli emigrati fatta in Italia, in quanto oltre a prevedere interventi di sostegno a favore dell’identità culturale degli emigrati all’estero prevede interventi diretti sui discendenti. E’ l’unica legge regionale che interviene anche sui discendenti ed è questo l’aspetto più importante, perché il legame con la terza generazione è un legame difficile e in questo piano triennale viene dato notevole spazio al coinvolgimento delle nuove generazioni all’estero. Anche perché se questo non avvenisse, con il tempo si verrebbe a recidere quel cordone ombelicale che lega queste persone all’Italia e ai loro parenti italiani, ai loro paesi d’origine.
Questi interventi sono importanti perché una parte è gestita direttamente dalla Regione e va ad aiutare la vita associativa di questi gruppi sparsi in tutto il mondo, dall’altra va ad intervenire affinché iniziative di carattere culturale possano avere il giusto risalto, legato anche ad iniziative che possano portare allo studio della lingua italiana e all’utilizzo di fondi per migliorare le proprie conoscenze di tipo scolastico. Infatti molto apprezzato è stato l’aspetto relativo alle borse di studio che la Regione fornisce nel numero da 6 a 10. Importante è l’aspetto relativo alla possibilità, da parte dei giovani, di poter partecipare a stages di lavoro nella fitta rete di piccola e media impresa presente nella nostra regione, studiata in tutto il mondo per la sua efficacia economica e occupazionale.
Aggiungo che è indispensabile che oltre agli interventi della Regione siano utilizzati anche gli interventi diretti dei Comuni. E qui vengo alle preoccupazioni del collega Gasperi. I Comuni hanno avuto nel precedente piano una somma ridicola di 200 milioni in un anno per interventi diretti a favore degli emigrati di rientro, quindi tutti quegli emigrati che rientrano in Italia devono avere il sostegno da parte delle autorità comunali che hanno anche la necessaria copertura finanziaria; il reinserimento degli emigrati che decidono di rientrare. In questo periodo drammatico, dal punto di vista economico, che stanno vivendo molti italiani in Sudamerica, molti di questi emigrati stanno ricercando di rientrare nel loro Paese d’origine. Mi ha telefonato giorni fa una figlia di un emigrato marchigiano che mi ha detto che era rientrata in Italia e voleva far sì che rientrassero pure i genitori, quindi chiedeva cos’era possibile fare. E’ importante dire che i Comuni hanno la possibilità di aiutare queste persone al reinserimento, ma di fatto i Comuni stessi non spendono questi soldi, perché rispetto ai 200 milioni messi a disposizione — e sono pochissimi — l’unico residuo nel bilancio di quest’anno è avvenuto proprio da questa voce; un residuo di quasi 80 milioni. Questo dimostra che i Comuni o non conoscono le possibilità che la legge 39 del 1997 offre agli enti locali, oppure sono superficiali in tema di reinserimento degli emigrati italiani, perché altrimenti non si capisce per quale motivo il Comune di Pesaro non doveva attingere da questa voce.
Occorre quindi sensibilizzare i Comuni e se questa tendenza di rientro aumentasse, contestualmente dovremmo aumentare anche la cifra a disposizione per gli interventi diretti dei Comuni.
Altra cosa importante è che ritengo si debba fare un riferimento attento a quanto detto dal collega Gasperi. Gasperi non lo sa ma l’aspetto sollevato in Consiglio relativamente all’attività delle associazioni italiane che operano in favore degli emigrati all’estero ho avuto modo di sollevarlo nell’ultimo Esecutivo. Io non sono contro le associazioni italiane che operano in favore degli emigrati all’estero ma è indispensabile che, se esistono queste associazioni italiane, operino a favore degli emigrati all’estero e abbiano i finanziamenti in funzione di questo aspetto, cioè dell’aiuto che danno agli emigrati all’estero.
Mi pare che tutto questo operare diretto a favore degli emigrati all’estero sia limitato, quindi ritengo che sia indispensabile finanziare sì queste associazioni, ma contestualmente ancorarle a quel senso di responsabilità per il quale prendono finanziamenti.
Concludo affermando che l’aspetto forse più importante di questo piano triennale è legato all’attenzione rivolta alle nuove generazioni. Abbiamo avuto delle esperienze notevoli, ogni anno, sempre attraverso questa legge ospitiamo circa 30 figli di emigrati nella nostra regione per circa 15 giorni. Ho avuto modo di verificare personalmente l’importanza di venire per la prima volta in Italia, nel Paese dei propri nonni, quindi l’importanza di vedere quali sono le loro radici. Per evitare che questo cordone ombelicale venga a recidersi nel tempo, è indispensabile che ci sia un investimento sulle nuove generazioni, sulle terze generazioni, cioè sui figli dei figli, nipoti degli italiani all’estero.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Rocchi.
LIDIO ROCCHI. Nonostante manchi una legge quadro in materia di emigrazione, nonostante non abbiamo le necessarie informazioni, sia a livello nazionale che regionale, debbo dire che questa Regione ha la 39 che è una delle migliori leggi regionali.
Il piano triennale trascorso ha comportato una forte conoscenza e un forte rapporto tra gli emigrati marchigiani e la regione Marche. Queste cose credo le sappia anche il collega Gasperi il quale molte volte è stato presente all’estero, quando abbiamo avuto incontri con i rappresentanti delle associazioni dei marchigiani all’estero in tutto il mondo. Questi nuovi rapporti che abbiamo avuto sia qui in Italia che all’estero, ci hanno fatto riflettere su come comportarci e come intervenire a sostegno di queste famiglie. Sapete tutti che sono famiglie partite circa 40-50 anni fa, quindi il rapporto che c’era fra genitori e figli è differente rispetto a quello che abbiamo ora. Ci troviamo quasi alla terza generazione, quindi culturalmente tra genitori e figli c’è un abisso di cui dobbiamo tener conto. Ecco il motivo per il quale ci stiamo attivando affinché questi figli dei nostri emigrati riescano a riavere un certo collegamento con le realtà regionali. Ecco il motivo per cui abbiamo predisposto sia il triennale trascorso che l’attuale, tenendo conto anche della conferenza dell’emigrazione che c’è stata a San Benedetto qualche tempo fa. In quella conferenza siamo riusciti a capire quali sono le esigenze di questi emigrati, quali sono le esigenze dei giovani emigrati italiani. Da queste basi siamo partiti per poter predisporre il nuovo triennale che oggi abbiamo in discussione. Sono tutte misure che vanno nella direzione di venire incontro alle tante difficoltà che hanno trovato i nostri emigranti nei vari Paesi dove vivono e lavorano.
Da queste notizie siamo partiti e credo che questi contatti che siamo riusciti ad avere dopo tantissimi anni ci confortano nella nostra azione che stiamo portando avanti.
Credo quindi che le misure che sono già state portate all’attenzione della Commissione e dei consiglieri vanno a innovare la nostra presenza nelle varie nazioni europee e non, specialmente per quanto riguarda la possibilità di dare alle nuove generazioni opportunità di raccordo e di conoscenza, specialmente della lingua italiana. Spesso ci siamo trovati all’estero di fronte a figli di emigranti che non riuscivano a dire una parola in italiano. Abbiamo quindi voluto dare loro la possibilità di partecipare a corsi di lingua italiana e stiamo trovando riscontri positivi.
Diceva poco fa D’Angelo che abbiamo ospitato 35 giovani provenienti da tutto il mondo e in quell’occasione abbiamo potuto constatare i progressi che ci sono stati per quanto riguarda la cultura, l’istruzione, la possibilità di potersi esprimere in italiano, anche se non perfetto.
Credo quindi che vi siano queste potenzialità di sostenere ancora di più questi nostri concittadini, nella consapevolezza che questa legge è importante, ma si imbatte anche in difficoltà finanziarie, perché non è possibile intervenire in tutti i casi che ho sentito questa mattina, considerato che abbiamo in bilancio esclusivamente un miliardo che non può rispondere positivamente a tutte le richieste.
Per quanto riguarda la richiesta del collega Gasperi di capire come vengono spesi i fondi che ripartiamo alle associazioni, anch’io ho delle perplessità che ho espresso nell’ultimo esecutivo dell’emigrazione, quando ho chiesto con vigore la presentazione dei vari bilanci di queste associazioni. Se ripartiamo questi fondi dovremo anche sapere come vengono spesi e in quali direzioni vanno, quindi speriamo che anche su questo problema, insieme al presidente della consulta si possano avere ulteriori notizie.
Da ultimo vorrei dirvi che stiamo già predisponendo la conferenza esclusivamente per i giovani marchigiani all’estero, quindi faremo pre-conferenze come abbiamo fatto qualche tempo fa, che dovranno coinvolgere buona parte di consiglieri regionali, anche con una presenza fisica all’estero, in modo che tutti noi possiamo renderci conto della risposta che potremo avere da parte di questi emigrati.
Per quanto riguarda la manifestazione che c’è stata a Civitanova Marche, credo che sia stata una manifestazione importante, perché interessava una famiglia di Civitanova che ritornava dall’Argentina dopo parecchi anni e credo che sia stata una manifestazione di qualità e d’importanza. E’ vero che sono arrivato in ritardo, ma ho potuto toccare con mano che una manifestazione di questo genere può servire veramente a ridare fiducia a tutte le famiglie che da tanti anni mancano da questa regione.
Credo che siamo in grado di poter intervenire in modo efficace in tutti i vari settori e con questo piano triennale potremo avere possibilità ancora maggiori rispetto al piano triennale che è già stato attuato.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini, per la replica.
CESARE PROCACCINI. L’assessore ha già evidenziato anche la prospettiva che ci sta dinanzi rispetto a una ridiscussione complessiva della normativa sull’emigrazione. Del resto questo programma non rivoluziona la modalità applicativa della legge 39 del 1997, tuttavia mi pare che anche e soprattutto a seguito della conferenza di San Benedetto il programma triennale calibra meglio le risorse e soprattutto le misure dove allocare dette risorse. I piai annuali potranno verificare meglio gli aspetti e soprattutto i rendiconti rispetto agli anni precedenti. Penso che questo programma debba essere la cerniera tra una fase che si chiude e una nuova che si dovrebbe aprire in questo settore, soprattutto per quanto riguarda le misure in primo luogo di competenza regionale che sono limitate, tuttavia significative e che possono costituire un volano importante, perché un miliardo può rappresentare per alcune misure anche uno stimolo significativo.
C’è il limite delle risorse assegnate al sistema degli enti locali, in primo luogo ai Comuni che va superato. Occorre fare uno sforzo, sia per quanto riguarda la legislazione nazionale che regionale, per assegnare maggiori risorse ai Comuni, anche perché in questo piano triennale, nella discussione unitaria che c’è stata e soprattutto nel lavoro istruttorio della Commissione mi pare di poter dire che abbiamo assegnato ai Comuni in maniera giusta più poteri, più possibilità. Se a queste possibilità non diamo anche una risorsa certa, le stesse possibilità rischierebbero di diventare effimere, addirittura di suscitare un’aspettativa che non è suffragata dai fatti. Mi pare comunque che per il futuro si possa fare una discussione più serena, perché si è compresa l’importanza dell’utilizzo delle risorse a favore dell’emigrazione intesa su un sistema anche di valori. Credo che per il futuro dobbiamo utilizzare di più anche le esperienze degli immigrati e soprattutto quelle degli emigrati, perché se quei fenomeni che dicevo all’inizio di razzismo, di xenofobia che sono presenti qua e là in Europa e anche nel nostro Paese possono essere superati, occorre da questo punto di vista anche una sorta di attività formativa, una forma nuova di attività formativa. I maestri, gli insegnanti dovrebbero essere i nostri emigrati che tanti anni fa sono partiti proprio perché qui non c’erano le condizioni per vivere, come oggi partono dai loro Paesi di provenienza tante donne, tanti uomini, tanti vecchi e tanti giovani per cercare fortuna altrove. L’integrazione la si ha se si capiscono queste cose, altrimenti si rischia di demandare il problema dell’emigrazione ad una fase residuale, quasi obbligata che certamente non farebbe onore alla civiltà delle Marche, di questo consesso regionale.
Mi pare che comunque, seppure con sfumature diverse il Consiglio abbia compreso queste finalità e mi auguro che anche i piani annuali possano tener conto di queste aspettative. Utilizzo questa brevissima replica anche per annunciare il voto favorevole a nome del gruppo Comunisti italiani.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Se non vi sono interventi per dichiarazioni di voto, pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 24.
(Il Consiglio approva)
La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.
La seduta è sospesa alle 13,10