Resoconto seduta n. 29 del 08/02/2001
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI GIOVEDI' 8 FEBBRAIO 2001
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE Luigi MINARDI

La seduta riprende alle 16,30

Proposta di legge (Seguito della discussione e votazione): «Modificazioni ed integrazioni della L.R. 3 marzo 1997, n. 20: Norme per l’organizzazione e la gestione dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche» Giunta (12)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione della proposta di legge n. 12.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, nello specifico della proposta di legge n. 12, devo confermare la posizione critica del gruppo Verdi nei riguardi di questo provvedimento legislativo. Il nostro dissenso riguarda specificatamente gli articoli 3 e 4 relativamente all'incremento delle indennità degli amministratori e alla decisione di rivalutare ulteriormente le indennità della direzione generale, anche se non ci scandalizza il fatto che forse potrebbe essere lasciata anche autonomia agli amministratori di fissare compensi per la struttura dirigenziale, in maniera tale che possano ricercarsi sul mercato le professionalità più adeguate e che, soprattutto, valga il principio di responsabilità. Certo, è giusto che le norme stabiliscano dei tetti di spesa, ma ritengo che gli organismi, gli enti che nominano i consigli di amministrazione, avendo potere di revoca possano chiamare a rispondere gli amministratori delle scelte, chiamarli a giustificare. Devo dire che la nostra posizione è condizionata anche da una vicenda contemporanea. Noi qui abbiamo un atto che porta nuove e maggiori risorse alla struttura dei laboratori pubblici che svolge funzioni ispettive, in particolare in questi giorni è sotto gli occhi di tutti il lavoro svolto dall'Istituto zooprofilattico per i test anti BSE, credo che sia utile anche sapere qual è l'entità di questi test sulla BSE che vengono fatti. Le sedi di Perugia e Fermo dell'Istituto zooprofilattico sperimentale, all'8.2.2001 avevano eseguito sui bovini delle Marche e dell'Umbria un totale di 189 test, mentre altri 80 test sono stati eseguiti su animali provenienti e macellati fuori da queste due regioni, nello specifico dalla Puglia. Quindi questo è il lavoro che viene fatto dall'Istituto zooprofilattico ai fini della BSE.
Ben diverso è il quantitativo di animali che vengono macellati nelle strutture pubbliche e che vengono avviati al consumo. Su tutti questi prodotti non c'è un obbligo di test della BSE, c'è però un controllo che viene svolto continuativamente e sistematicamente da un'altra struttura, che in questo momento è in forte difficoltà anche a seguito del comportamento della regione Marche: è la struttura del laboratorio dell'associazione regionale allevatori, una struttura che garantisce sistematicamente controlli di qualità sui prodotti di carne, formaggi, latte degli allevamenti della nostra regione. Sappiamo oggi quanto è importante la qualità della produzione, al di là del rispetto degli standard di legge. Quindi ci sembra preoccupante, e in questo ci aspettiamo delle assicurazioni e degli impegni non tanto dall'assessore alla sanità quanto dall'assessore all'agricoltura che è sicuramente a conoscenza di questa situazione, perché questi laboratori che oggi sono messi in condizioni di non funzionare, ancorché diano la qualità sul prodotto che oggi il consumatore richiede e su cui ci sono state anche dichiarazioni di tranquillizzazione proprio da parte del Presidente della Giunta regionale, dell'assessore all'agricoltura — penso non sulla base del fatto che sono stati fatti 257 test tra Marche e Umbria dall'inizio dell'anno ad oggi ma probabilmente sul fatto che ci sono altre analisi qualitative che vengono svolte su tutti gli animali al di sotto dei 30 mesi sui quali non c'è l'obbligo del test — che chi fa questo lavoro continui a ricevere lo stipendio che invece, dal mese di gennaio non riceve più, non ha certezza sul suo futuro, ha una situazione d'incertezza che non può essere assolutamente prorogata. Qui non ci può essere un sistema di laboratori-figli e un sistema di controllo-figliastri, l'uno quello ispettivo che svolge una funzione sicuramente importante e di ausilio anche all'autorità di polizia, all'autorità giudiziaria, l'altro quello che permette agli allevatori di fare in modo che quando l'animale è morto, macellato e controllato dall'Istituto zooprofilattico non ci si accorga a posteriori che la qualità in quell'allevamento non c'è stata, perché nel mangime è finita la farina di carne, perché gli animali non si sa in che condizioni vengono allevati, perché non ci sono tutte le precauzioni indispensabili.
Non voglio anticipare la discussione, che forse non avverrà oggi ma nella prossima seduta, sulla vicenda della BSE, ma noi Verdi siamo critici su questo atto e lo usiamo anche per manifestare il nostro scontento, non tanto perché ce l'abbiamo con il consiglio di amministrazione, con il direttore, con l'Istituto zooprofilattico, anzi ci uniamo al coro di coloro che li ringraziano per il lavoro che viene fatto e per essersi distinti rispetto ad altri istituti zoopriflattici che invece stentano nella realizzazione di questi test. All'8.2.2001 sono stati realizzati 4.781 test in tutta Italia. Quindi l'Istituto ha fatto la sua parte per la quantità di animali sopra i 30 mesi che sono stati macellati in questi territori, ma questa è poca cosa del consumo. Noi rischiamo, in questo momento, di dare più risorse a una struttura, mentre la struttura che meglio dell'altra svolge quelle funzioni che oggi i consumatori, i commercianti, gli stessi agricoltori ci richiedono, oggi langue nell'incertezza di una riorganizzazione che doveva essere assunta già da tempo, che stenta ad essere assunta e sulla quale notizie recenti di parlano di un grave passo indietro.
Questo è stato oggetto anche di una lettera da parte del nostro gruppo, in cui analizziamo la situazione, richiediamo gli interventi. Auspichiamo che ci sia una pronta decisione su questa materia, che non ci siano più tentennamenti e ci riserviamo quindi, anche in base alle risposte che riceveremo in sede di replica, un giudizio più articolato in sede di voto, fermo restando che già da adesso preannuncio di non avere nessuna difficoltà al voto favorevole sui primi due articoli, mentre sul terzo e quarto articolo il nostro voto non sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Vorrei anzitutto richiamare l'attenzione, come è stato fatto da parte della relatrice, sul ruolo e sulla funzione di questo istituto, che io ho conosciuto molto tardi rispetto al compito di consigliere regionale. In effetti l'Istituto zooprofilattico dal punto di vista formale — ma oggi sappiamo quanto sia importante anche l'aspetto formale — controlla sostanzialmente i percorsi della nostra alimentazione. L'attività che viene svolta è decisamente di qualità, c'è stato un percorso, negli ultimi anni, di attenzione e di aumento qualitativo e quantitativo dell'attività dell'Istituto zooprofilattico. Ai consiglieri regionali circa un anno fa è stata data una relazione sullo stato dell'Istituto zooprofilattico, credo che a breve saremo in condizioni di ridare altro materiale aggiornato, ma non c'è dubbio che sia per quello che riguarda le problematiche della produzione agricola sia per quello che riguarda l'attività di pesca, il ruolo è strategico nella nostra regione e nella regione Umbria. Non solo, ma vi posso assicurare che a livello nazionale e ministeriale il nostro Istituto zooprofilattico è fra quelli che trovano più attenzione per le competenze e le professionalità che lì operano.
Credo che dobbiamo partire da questo per riflettere su quanto in Consiglio regionale ci viene chiesto di decidere. Sono d'accordo con chi può evidenziare delle perplessità nell'aumento di spesa e credo che non sia comunque importante se questa spesa la fa la Regione Marche o se, come è in effetti, il finanziamento avviene dall'asse ministeriale. Questo perché credo che un istituto come questo possa lavorare e avere un ruolo in un sistema molto difficile e complesso qual è quello del settore dell'alimentazione, solo se ha dentro dei meccanismi e delle professionalità adeguati, altrimenti il rischio di abbassare il livello di impegno al minimo indispensabile è dietro l'angolo.
Dico questo perché messa in quest'ottica credo che il riconoscimento economico della crescita di qualità e della crescita di quantità di attività che ha fatto lo zooprofilattico in questi anni altrimenti non verrebbe riconosciuto, con un grosso rischio: che noi riusciamo, nei bilanci, ad avere un non significativo risparmio e dall'altra parte ci accorgiamo che nel momento del bisogno — e sappiamo quanto sia strategico in questo momento — ci troviamo ad avere una risposta tardiva, inadeguata. Invece sappiamo che per i tempi siamo stati fra le Regioni che subito hanno avuto una risposta, anzi da quello che diceva anche il consigliere Moruzzi esce fuori la nostra disponibilità ad essere sul territorio nazionale come servizio, a dimostrazione di una capacità dinamica.
Non vorrei che questa difficoltà che sento oggi in aula, rischi poi di trasformarsi in una demotivazione di un ente di servizio che la nostra Regione ormai può portare a vanto rispetto al panorama nazionale.
A dimostrazione di questo il fatto che in tempi recenti il direttore amministrativo se ne sia andato, e sappiamo di significative offerte a cui è sottoposto il direttore generale. Questo significa che non abbiamo alternative? Su questo no n c'è dubbio, però bisogna capire se sul mercato si riesce a trovare le professionalità adeguate.
Oggi avrei preferito sentire un dibattito più forte sull'attività dell'Istituto zooprofilattico...

ROBERTO GIANNOTTI. La legge non pone questo problema...

AUGUSTO MELAPPIONI. La legge non pone questo problema, ma se lei ha seguito il mio discorso credo che venga logico che ci siano le condizioni e le opportunità per approfondire l'attività dell'Istituto, per capire come lavora. Ho sentito da parte sua una serie di critiche sull'attività: credo che gli indirizzi politici siano stati adeguati, credo che in questo momento ci sia una particolare attenzione anche da parte del Ministero della sanità, con la potenzialità di aumentare i finanziamenti a favore dell'Istituto zooprofilattico, e questo ovviamente trova nei rapporti politici una difficoltà nel fatto che il sottosegretario ci ha posto questo problema: se noi riconoscevamo un valore politico significativo a un Istituto per il quale non intendiamo dare quel riconoscimento economico che c'è da parte dell'Umbria. Quindi, come potete capire questo si ripercuote a livello politico in una difficoltà di rapporti, rispetto a una funzione, a un'attività quanto mai centrale, oggi. E sinceramente non mi sentirei, in questo Consiglio regionale, di prendermi la responsabilità politica di non favorire uno sviluppo di crescita qualitativo, oltre che quantitativo, perché magari non si aumentano in maniera significativa gli stipendi dei dirigenti. Credo che in un momento in cui c'è un'attenzione di questo genere da parte dell'opinione pubblica, il dibattito in Consiglio andrebbe spostato su quello che veramente viene fatto, su dove ci sono eventuali lacune anche a titolo conoscitivo, quindi credo che dovremmo creare le condizioni in questa direzione.
Non credo che sia un problema di vicepresidente, consigliere Giannotti, perché le ho detto poco fa che il vicepresidente nominato dall'Umbria, dopo pochi mesi è deceduto e l'incarico è stato vacante fino a qualche giorno fa, quindi non c'era e non c'è tuttora una spinta e una motivazione da parte dell'Umbria. Vorrei ricordare soltanto, perché ne ho fatto parte, che ci sono stati incontri fra le due Commissioni sanità, quella delle Marche e quella dell'Umbria, e che c'è stato un preciso impegno in entrambi gli incontri, di consenso rispetto a questa proposta di legge.
Credo quindi che quello che si vuol fare da parte nostra non sia di sicuro un percorso che può essere visto in ottica politica, ma solo per creare le condizioni affinché un istituto come questo, di così alta importanza evidenziata dagli eventi degli ultimi tempi, non venga a lavorare in un clima di demotivazione, in un clima di poco spirito di servizio perché da parte della Regione Marche non c'è un pieno riconoscimento economico di quella che è un'attività molto più ampia di quanto l'apparenza ci può indicare.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Oltre a quello che ha già detto con molta pertinenza il collega Melappioni, volevo raccogliere alcune affermazioni che ha fatto il consigliere Moruzzi per integrarle e dare una migliore specificazione. E' evidente che nelle Marche, soprattutto in questo momento — avremo modo di approfondire ulteriormente, con la mozione sulla BSE, anche i livelli di controllo — la diversificazione di controllo che nelle Marche è esistita ed esiste ha una valenza ancora maggiore di tranquillità per il consumatore. Quindi ritengo che questa proposta di legge sia utile, sia utile rafforzare la funzione dello zooprofilattico, come credo sia utile rafforzare il livello di servizi e controlli che altri enti, associazioni, società fanno per la zootecnia marchigiana. In questo senso ritengo che dovremmo fare un ragionamento approfondito sui servizi che dobbiamo dare, a partire da quelli già oggi esistenti, alle associazioni degli allevatori, ed in particolare in relazione ai servizi che si sono in parte modificati nell'ultimo periodo ma che sono sostanziali ai fini di integrare il livello di controllo sulla qualità della zootecnia delle Marche data dall'Associazione regionale allevatori.
Negli anni e nei mesi scorsi ci sono state delle prese di posizione che hanno portato a cambiamenti nel livello dei servizi. Bisogna ulteriormente finire quel percorso, per cui ritengo che ripartiremo da quel percorso che si era definito fino a qualche tempo fa, per portarlo definitivamente a compimento in tempi molto rapidi e molto brevi, coinvolgendo, se occorre, anche l'Assam con cui era già stato intessuto un ragionamento, sicuramente in accordo con i lavoratori che sono oggi impegnati con quella riorganizzazione a cui si era pensato e che si è definita in maniera solo parziale. Ripartiamo da lì e insieme definiamo e concludiamo quel percorso che si era iniziato per alimentare il livello di sicurezza nelle Marche, in tempi molto brevi, perché quel percorso si era iniziato, perché la situazione lo richiede. Oggi siamo in una situazione di grande emergenza dovuta alla "mucca pazza". Noi la viviamo con una certa relativa tranquillità, sapendo che i controlli nelle Marche sono stati da qualche tempo molto spinti, quindi abbiamo una maggiore tranquillità, questa tranquillità ci deriva anche dalla certificazione della qualità, prima Regione — tengo sempre a precisarlo — a conquistare la certificazione. Quello che oggi il ministro Pecoraro Scanio chiede all'Europa per il nostro Paese, la nostra Regione lo ha ottenuto già negli anni scorsi, con un grande risultato. Avere avuto alcune associazioni che possono certificare la qualità e quindi dare la tranquillità al consumatore in questo momento, abbiamo visto quanto sia importante.
Penso che questa questione dei servizi alla zootecnia sia un punto centrale, utilizzando le strutture e le risorse che già abbiamo, riconvertendole, riaggiornandole, a partire da quel percorso che nell'Associazione regionale allevatori si era iniziato, per poterlo rapidamente concludere.
Penso di avere in qualche modo raccolto l'indicazione che il consigliere Moruzzi ci ha dato, perché quella strada l'aveva iniziata ed è giusto che noi la portiamo a compimento.
Ci siamo impegnati, in questo Consiglio a redigere entro quattro mesi il piano zootecnico in tempi un po' meno sospetti rispetto all'emergenza a cui siamo andati incontro. Ebbene, ritengo che tutta una rete di servizi e anche di controlli, ma soprattutto di incentivi ad andare verso la strada della certificazione, della qualità, del disciplinare di produzione possa essere ulteriormente contenuta in tempi molto brevi nel piano zootecnico regionale che dovremo fare entro il 30 marzo per rispettare la scadenza d'impegno che ci siamo assunti in questo consesso e quindi stiamo lavorando in questa direzione.
Tra l'altro, lunedì nelle Marche si svolgerà un incontro con le Regioni Toscana e Umbria per ulteriormente approfondire insieme una strategia comune di tre Regioni che hanno problemi simili e che vogliono affrontarli in maniera più compiuta ed insieme risolvere ed affrontare alcune problematiche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo, a norma dell'art. 81 del regolamento, il non passaggio all'esame degli articoli della proposta di legge.
Assessore Melappioni mi dispiace, ma non credo che sia compito della Commissione consiliare provocare un dibattito sulle finalità, sull'azione, sull'iniziativa dell'Istituto. Credo che questo sia compito specifico dell'Esecutivo regionale, che poteva accompagnare questa discussione con una comunicazione formale e con l'apertura di una discussione su questi problemi. Anche perché, come ho detto questa mattina nell'intervento, secondo noi alcuni paletti precisi in ordine a queste cose vanno messi.
Noi abbiamo posto un problema di trasparenza e di correttezza rispetto a questo gesto che non ci sembra adeguato, considerando che abbiamo congelato l'aggancio automatico dell'indennità dei consiglieri regionali a quella dei parlamentari, che esiste una sproporzione con altre responsabilità. Tutta una serie di ragioni che avrebbero dovuto indurre l'Esecutivo a non porre questo problema.
L'altra cosa la dico al collega Giuseppe Ricci: non si può venire in questo Consiglio regionale a sottolineare una verità parziale, perché il consigliere Ricci che è molto bravo, ha sì detto che la regione Lombardia è una regione completamente diversa dalla nostra — 8 milioni di abitanti, 18 Province — ma non ha detto la cosa più giusta, cioè che è in discussione al Consiglio regionale della Lombardia una proposta di legge che riforma la composizione degli organi dell'Istituto zooprofilattico, che unifica le funzioni del direttore generale che assorbe anche quella del presidente, che modifica la composizione del consiglio di amministrazione. Allora, se la Regione Lombardia è all'avanguardia rispetto alle Regioni italiane ed è in procinto di rimettere in discussione questo assetto per individuare una figura manageriale che possa farsi carico della gestione ed eliminare tutta una serie di cose, non vedo perché la Regione Marche debba camminare a ritroso. Il rischio, anche qui, è, come per le tendenze elettorali che si affermano nelle Marche con qualche anno di ritardo rispetto al trend nazionale, camminiamo con molto ritardo rispetto alle iniziative innovative delle altre Regioni. (Interruzione dell'assessore Agostini). Vuol dire che la prossima volta lei l'assessore non lo fa, perché probabilmente l'Ulivo non confermerà la propria supremazia in campo politico.
Per questo chiediamo il non passaggio agli articoli di questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli per parlare a favore della proposta.

FABIO PISTARELLI. Colgo l'occasione per replicare a quello che è stato il dibattito generale sulla proposta di legge.
La prima cosa che sento di rettificare è la ricostruzione fatta da Tontini, perché non mi sembra sia aderente a quello che è stato da me detto. Io ho detto che se era un problema di inadeguatezza dell'indennità del presidente, questo problema non si risolve certo con 500-600 mila lire. Ho escluso però che fosse un problema di inadeguatezza, perché il presidente attualmente prende £. 3.5000.000 al mese che sono assolutamente degne per la funzione e in linea con gli incarichi istituzionali che ricopre. Era un problema di inadeguatezza anche dei compensi del direttore generale? No, perché l'80% rispetto al direttore di una Asl mi sembra che sia compenso assolutamente adeguato al compito, perché l'Istituto zooprofilattico, come da relazioni che sono state richiamate anche dall'assessore Melappioni, movimenta qualche decina di miliardi di attività, una Asl, anche piccola, ha almeno 200 miliardi di bilancio. Mi sembra che l'80% sia un compenso assolutamente adeguato.
Allora di che cosa si tratta? Si tratta, come dice l'assessore Melappioni, di avrebbe bisogno di risposte di qualità, perciò si tratta di affrontare rischi di demotivazione? Motiviamo di più dando 500-600-800 mila lire di più al presidente che è nomina politica? No, sarà questione tecnica. Allora, vogliamo parlare di manager del privato? Sicuramente non li battiamo con 200 milioni all'anno, perché i manager del privato, per aziende che fanno — sono stato il primo a riconoscerne le qualità — dell'Istituto zooprofilattico viaggiano su tutt'altro binario, si parla di 600, 800 milioni, un miliardo all'anno per direttori tecnici o amministratori delegati. Addirittura non parliamo delle grandi aziende, perché Tronchetti Provera o altri guadagnano 3-4 miliardi all'anno. Non siamo a questo livello, non vogliamo esserci, perché è un'altra funzione, un altro ruolo, però non possiamo parlare di motivazione dicendo "passiamo da 160 a 200 milioni lordi all'anno". Non cambia assolutamente nulla, perché un privato, se vuole, non offre solo 40 milioni di più, ma 140 milioni di più. Cremonini macella 40 volte i capi che macelliamo noi nelle Marche, quindi non ha problemi di 40 milioni. Quindi non parliamo di motivazione attraverso questo atto. La motivazione la si fa ripensando alla organizzazione dello zooprofilattico, allargando magari le maglie di una struttura, quindi le competenze, distribuendole, affiancando al direttore tecnico altre figure. Questo potrebbe essere un bel dibattito da affrontare, mentre quello che stiamo facendo oggi è miserrimo, sotto un profilo morale non accettabile. Ecco perché noi diciamo con forza "non passaggio agli articoli". Facciamo allora con l'Umbria una proposta di legge di revisione dell'Istituto zooprofilattico, viste le nuove emergenze. Però alla luce delle nuove emergenze non possiamo parlare di una proposta di legge datata, partita nel 1998 quando di "mucca pazza" non se ne parlava, se non da parte di pochi, inascoltati profeti che poi sono stati, purtroppo, profeti che hanno colto nel segno, perché pochi parlavano di emergenze alimentari, di farine animali che non erano in grado di essere certificate come utilizzabili nell'allevamento. Non parliamo con questo tipo di documento, parliamo con altri tipi di documenti che affrontino le emergenze vere e l'Istituto nel suo complesso.
Con forza dichiaro a nome del gruppo che rappresento ma a nome dell'intero Polo che ha sottoscritto questa richiesta, di essere a favore dell'ordine del giorno di non passaggio agli articoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Chiedo di respingere la proposta di non passaggio agli articoli, perché ritengo che la discussione che c'è stata in questa sede, preceduta da una serissima discussione nella Commissione competente abbia dato sufficienti motivazioni per arrivare alla conclusione di un percorso che è iniziato nella precedente legislatura, che ha impegnato le Commissioni permanenti del Consiglio regionale della nostra regione, del Consiglio regionale dell'Umbria. E' indice di serietà di una istituzione completare alcuni percorsi, altrimenti ritengo che la credibilità delle istituzioni nelle quali lavoriamo resta dubbia se non portiamo a compimento i percorsi e i lavori che si iniziano.
Mi pare che il dibattito di oggi, anche le risposte degli assessori abbiano messo in evidenza questo, quindi chiedo di respingere questo emendamento e di passare alla votazione dell'articolato della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei colleghi Ceroni e Trenta.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione dell'ordine del giorno di non passaggio agli articoli per appello nominale, partendo dal n. 4.

GIULIO SILENZI. Presidente, vorrei sapere se il consigliere Cesaroni ha chiesto congedo. Ogni pomeriggio no c'è, non è possibile.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Ascoli no
Avenali assente
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo no
Donati assente
Favia sì
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni astenuto
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini astenuto
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta sì
Viventi sì
Agostini no
Amagliani no
Amati no

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Emendamento a firma Giannotti, che ha la parola per illustrarlo.

ROBERTO GIANNOTTI. E' un fatto grave aver fatto passare a maggioranza questa impostazione, perché un atto di questo genere che coinvolge la potestà legislativa di due Regioni non dovrebbe essere approvato senza nemmeno raggiungere la maggioranza dei consiglieri assegnati. Prendo atto che la Regione Marche ha approvato questa proposta con 19 voti a favore rispetto ai 40 consiglieri regionali accreditati. Questo la dice tutta. Tontini, è inutile che lei scuota la testa, perché deve prendere atto che comunque questo obbrobrio non è stato ben digerito nemmeno da tutta la maggioranza di questo Consiglio regionale, e anche questo è un dato politico incontestabile.
Ritiro l'emendamento che abbiamo presentato, in maniera provocatoria, perché rispetto a questo tema di una partecipazione attiva del Consiglio regionale all'attività dell'Istituto l'assessore ci ha sfidato e noi raccogliamo la sfida. Mi duole rilevare che nella legge istitutiva questa necessità che il consiglio di amministrazione consegni alla Giunta regionale delle Marche, quindi dell'Umbria, una relazione sull'attività svolta che può essere motivo di confronto e di discussione, non fosse già prevista nella vecchia normativa. Il fatto che oggi venga introdotta mi lascia da una parte indifferente ma dall'altra è comunque un aspetto positivo sul piano dell'informazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'articolo 2.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Emendamento a firma Giannotti, che ha la parola per illustrarlo.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che l'emendamento sia conseguente alla posizione espressa questa mattina in aula e che ha motivato la richiesta del non passaggio agli articoli che abbiamo ampiamente limitato. In sostanza chiediamo che l'indennità degli amministratori di questo Istituto rimanga così com'era, cioè £. 4.855.284 lire lorde per il presidente, £. 2.427.642 per il vicepresidente e £. 1.213.820 per i consiglieri. A noi sembra che queste indennità compensino l'impegno di tempo e fisico che viene realizzato dagli amministratori di questo Istituto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Per completare la tabellina, l'aumento del presidente è di £. 1.213.820 lorde, pari a 800.000 lire nette. Se le £. 4.800.000 lorde non erano adeguate, ritengo che sia ipocrisia dire che questo sia un adeguamento, vista la funzione alta, importante del presidente di un consiglio di amministrazione. Se vogliamo parlare dello zooprofilattico è una cosa, ma il presidente del consiglio di amministrazione è altra cosa. Sarebbe stato più giusto parlare della redistribuzione delle funzioni e degli incarichi tecnici e istituzionali, cioè le linee di indirizzo, le linee di controllo, le linee di gestione tecnica della questione. Così non è, è una prebenda in più che si dà ad un beneficiato della politica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come gruppo Verdi prendiamo atto delle assicurazioni date dagli assessori alla sanità e all'agricoltura relativamente all'impegno per un'attenta presenza sul territorio dell'Istituto zooprofilattico. Per questo motivo abbiamo votato a favore degli articoli 1 e 2. Riteniamo comunque, come abbiamo avuto modo di dimostrare più volte nella precedente legislatura, che questi aumenti relativamente agli articoli 3 e 4 ci sembrano eccessivi e non congrui, come tra l'altro è emerso anche dal dibattito generale. Per questo motivo i verdi voteranno contro gli articoli 3 e 4.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 3.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Emendamento a firma Giannotti, che ha la parola per illustrarlo.

ROBERTO GIANNOTTI. Sono contento che grazie ai fautori della trasparenza e del cambiamento dei metodi di gestione in questo Consiglio regionale quest'atto sia stato approvato. Prendo atto che il consenso autorevolissimo de I Democratici ha consentito di approvare questo atto che noi riteniamo inqualificabile e un'offesa alla trasparenza. Se togliessimo ai 16 voti della maggioranza i 2 voti qualificanti de I Democratici, questo atto oggi sarebbe stato bocciato da questo Consiglio regionale per la seconda volta. Può essere una cosa positiva per il recupero di un rapporto discreto fra I Democratici e la Giunta regionale, ma... (Interruzione). Credo che questa sia una giornata nera, perché oltre a quello che è successo, la dissociazione, leale ma dissociazione, dei Comunisti italiani, questo voto dei verdi che qualifica questa forza politica, almeno sul piano della coerenza, credo che sia un voto estremamente negativo.
Il quarto emendamento è la conseguenza di quanto detto. Noi non riteniamo che il direttore generale di questo Istituto, che già percepisce 160 milioni lordi l'anno debba andare a percepire 200 milioni lordi l'anno, quanto prende un direttore generale di un'azienda sanitaria. Lascio a tutti i colleghi fare un esempio, considerare la differenza oggettiva, sul piano delle responsabilità, per quello che riguarda la gestione aziendale, cosa che assolutamente non giustifica questa proposta, pertanto chiediamo che l'indennità del direttore generale rimanga quella che era prevista nella vecchia normativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Ripeto per chiarezza un concetto che è fondamentale: questa è una proposta di legge nata nel 1998. Tutti a ricordare ipocritamente il discorso di "mucca pazza": attenzione, questa è una proposta di legge nata nel 1998, pertanto non nata per far fronte all'aumento, senz'altro considerevole, di lavoro per il personale tecnico. Quindi sgomberiamo il campo dall'ipocrisia. Sgomberato questo campo noi riteniamo che le indennità attuali, i 160 milioni lordi che sono stati ricordati da Giannotti siano assolutamente in linea con quelle che sono le funzioni e i compiti. Siamo perciò a favore della soppressione dell'articolo 4, quindi di una riapertura del dibattito con la Regione Umbria su questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento che propone di sopprimere l'articolo 4.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 4.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Amici de I Democratici, non fa ridere questa cosa. Ognuno può fare quello che vuole nella vita, siete "grandini", poi ci penseranno gli elettori a darvi la "smazzolata" dovuta. Ma a parte questo non possiamo non rilevare che questo atto, al di là di tutto passa in questo Consiglio regionale con una maggioranza non qualificata, sia per quanto concerne la votazione che ha respinto la nostra pregiudiziale per quello che riguarda la trattazione, sia per quanto concerne la valutazione degli aspetti caratterizzanti il provvedimento.
Dobbiamo altresì rilevare che rispetto a questo c'è stata in quest'aula una dissociazione palese, coerente rispetto ai discorsi fatti in passato, di alcune forze politiche, fatta alla luce del sole da parte di qualcuno, fatta in maniera più riservata da parte di altri, ma un dato politico di fondo è che comunque più di 18 voti — numero sul quale avevo qualche dubbio, perché credevo foste qualcuno di meno — questo provvedimento non è riuscito ad avere. E questo la dice tutta sulla validità, sulla bontà di questa cosa. Credo che la Giunta debba prendere atto che non può pensare di governare questa Regione e problemi ben più importanti di questo con una maggioranza di questo tipo. Sarà quindi bene che si avvii una riflessione politica.
Nella foga del dibattito, assessore Melappioni, mi è sfuggita una richiesta che vorrei formularle pubblicamente oggi: posso sapere con esattezza quante sedute del consiglio di amministrazione vengono fatte durante l'anno da parte di questo Istituto? E se è vero che le sedute del consiglio di amministrazione sono nell'ordine di una, due, massimo tre all'anno? Perché se questo fosse vero, tutto quello che abbiamo fatto oggi sarebbe ancora più grave, perché l'impegno di una parte del consiglio di amministrazione sarebbe ridotto a tre "gite" al di là dei monti della nostra regione, cosa che credo sia più che indecorosa.
Anche qui mi auguro di sbagliarmi, ma se questa notizia corrispondesse a verità le cose sarebbero estremamente gravi.
Rinnovo l'invito ad una riflessione perché ci sia veramente una presa di coscienza da parte della Giunta e da parte dei gruppi della maggioranza e perché ancora si possa percorrere la strada del rinvio di questo atto e della rinegoziazione con la Regione Umbria di questa normativa, acquisendo elementi che ho detto ci sono. Mi risulta che è stata avviata in alcune Regioni italiane una riflessione sulla composizione degli organi di questo Istituto, per realizzare una semplificazione, per unificare il livello delle competenze, quindi il rischio è che le Marche e l'Umbria, con un percorso legislativo lunghissimo oggi approvino una deliberazione amministrativa per poi domani dover prendere atto che la tendenza complessiva delle altre Regioni italiane è quella che è passata — almeno per quello che riguarda la sanità — nella gestione delle aziende sanitarie, cioè l'individuazione di un livello di responsabilità diverso da quello del vecchio consiglio di amministrazione che, come abbiamo visto anche questa sera, è frutto più della mediazione politica e delle scelte politiche che di una valutazione sulla qualità e sulla capacità degli amministratori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. I verdi, come dicevo nell'intervento relativamente agli articoli 2 e 3, hanno sempre visto, sin dalla precedente legislatura, questa legge, soprattutto per quanto riguarda gli articoli 3 e 4, come una forzatura. Ci sono degli aumenti di indennità che riteniamo notevoli, crediamo che essi possano dare il via ad altri aumenti e soprattutto ci auguriamo che quanto detto qui dal collega Giannotti non sia vero, perché se veramente questo Istituto si dovesse riunire soltanto saltuariamente, allora non sarebbe assolutamente giustificabile una indennità ma sarebbe stato molto più serio dare un gettone di presenza.
Per questi motivi noi verdi, che abbiamo detto sin dall'inizio di questa legislatura che avremmo valutato atto per atto, con criticità la nostra posizione, con altrettanta schiettezza diciamo che questa legge non la condividiamo nel merito e con altrettanta schiettezza diciamo che voteremo contro l'intera legge.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Provo a fare il marchigiano e ad ascoltare quello che è stato detto in questo Consiglio sulla legge. Credo che ci siano comunque due elementi che lascerebbero un po' perplessi i marchigiani se fossero qui in questo momento, e comunque penso che dagli organi di informazione arriverà loro la notizia. L'uno è il pensare che un organismo così importante sia così poco conosciuto dal Consiglio regionale. Credo che siano state fatte una serie di affermazioni indicative della poca conoscenza dell'attività, ma del ruolo strategico che ha questo organismo per la nostra salute. E in effetti, con tutto il rispetto e la simpatia che ho per il collega Meschini, il fatto che dica "io non conosco questa struttura", penso che si faccia riferimento al giudizio di un ex collega il quale dice "io non conosco". Credo che prima di dare un giudizio sull'importanza, sul ruolo, quindi anche sul riconoscimento economico di quello che viene fatto, sarebbe più opportuno approfondire questa questione. Dico a quelli che sento, che danno un giudizio di cambiamento, di riorganizzazione rispetto a una struttura che funziona, che svolge un ruolo importante a livello nazionale, che viene riconosciuta dal Ministero come fra le migliori e che comunque è sempre pronta, nella quotidianità, a darci una serie di risposte, basterebbe chiederlo agli organismi di controllo dei carabinieri.
L'altra questione riguarda le 800.000 lire. Dire che 800.000 lire in più o in meno non hanno significato credo che non stia nella logica della maggior parte dei marchigiani. Credo che questo sia un bel cambiamento economico per chi lo riceve, al di là del numero delle sedute del consiglio di amministrazione su cui non sono in grado di dare una risposta che darò appena possibile. Ma io credo che il risultato non sia soltanto quello delle riunioni del Consiglio, altrimenti dovremmo dire che noi, come consiglieri lavoriamo solo ogni tanto, ma voi sapete che non si lavora soltanto nelle riunioni formali ma nella quotidianità, nell'impegno, nella programmazione, nel controllo. Quindi il percorso è ben più ampio.
Bastano questi elementi per far capire una volontà politica che vuole dare tutti gli strumenti e le condizioni migliori per far lavorare un organismo essenziale per la nostra salute.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge n. 12.

(Il Consiglio approva)



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Franceschetti. Ne ha facoltà.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Chiedo di anticipare la proposta di atto amministrativo n. 34 che riguarda l'assunzione a tempo determinato del dott. Piero Sunzini. Vista l'ora, penso che sia opportuno fare questo punto all'ordine del giorno, considerando che c'è una estrema necessità da parte del servizio formazione professionale di definire la figura del proprio dirigente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Chiedo a questo punto anche l'anticipazione della discussione sulle due mozioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Sono d'accordo con la proposta di Franceschetti, però c'è una "leggina", la n. 28 sugli interventi di riqualificazione dell'offerta turistica regionale, che bisognerebbe approvare.

PRESIDENTE. L'impegno è di non stravolgere l'ordine del giorno, come sempre, nella Conferenza dei presidenti di gruppo si afferma. La proposta che avanza Franceschetti è condivisibile, non ci mette nella condizione di stravolgere alcunché perché in questa seduta almeno le proposte di legge e di atto amministrativi vanno fatti.
Pongo in votazione la proposta del consigliere Franceschetti.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo: «Art. 53 dello Statuto regionale e art. 38, comma 6, della L.R. 42/88, così come sostituito dall'art. 12, comma 3, della l.r. 54/1997 — Assunzioni a tempo determinato per le esigenze del servizio formazione professionale e problemi del lavoro del dott. Piero Sunzini» Giunta (34)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 34, ad iniziativa della Giunta.
Trattandosi di atto da discutere in seduta segreta, prego il pubblico e il personale di lasciare l'aula.

(La seduta prosegue in forma segreta)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifiche da apportare alla legge regionale 28 ottobre 1991, n. 33 — Interventi e riqualificazione dell'offerta turistica regionale» Giunta (28)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 28, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. La proposta di legge della Giunta non fa altro che fare proprie le osservazioni che sono avvenute in questa materia da parte della Ue, altrimenti non riusciamo a dar corso alle risorse finanziarie. All'articolo 1 si vanno a individuare queste osservazioni ,che da un lato riguardano l'esclusione dai contributi della media impresa, mentre le risorse possono essere utilizzate soltanto per la piccola impresa. Peraltro non è un problema, anche perché dalla relazione si evince che nessuna pratica della media impresa è stata presentata e non finanziata, in quanto nel settore sono tutte piccole imprese.
L'altra cosa riguarda la percentuale dell'intervento, che dal 60 scende al 55%, sempre conformemente alla normativa comunitaria che è stata recentemente modificata e che prevede gli aiuti nel settore per il periodo 2000-2006.
Infine, c'è il discorso degli investimenti che sono possibili da conoscere per quanto riguarda l'arredo, poiché non possono avvenire per il rinnovo degli arredi ma soltanto all'interno di un contesto di ristrutturazione complessiva.
Queste sono le modifiche alla legge di riferimento che sono la n. 33/1999 e la n. 21 del 2000. Quindi cose non di grande importanza, ma necessarie per dare la possibilità di modificare le leggi e dare risposte positive alle richieste di finanziamento che in tal senso ci sono.
Ripeto che in terza Commissione le modifiche proposte dalla Giunta sono state approvate all'unanimità, pertanto invito il Consiglio ad approvarle.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifica dell'art. 5 della L.R. 29 dicembre 1997, n. 75 — Disciplina degli atti e delle procedure della programmazione e degli interventi finanziari regionali nei settori delle attività e beni culturali» Giunta (33)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 33, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Questa proposta di legge modifica la disciplina degli atti e delle procedure della programmazione e degli interventi regionali nei settori delle attività e dei beni culturali. E' una proposta di legge avanzata dalla Giunta che la Commissione ha modificato migliorandola. L'articolo 5 della legge 75 fissava infatti le procedure di attuazione del piano finanziario e non individuava in maniera precisa i tempi entro i quali i Comuni dovevano terminare l'istruttoria della domanda, o meglio questi tempi erano esattamente indicati un mese dopo l'approvazione del bilancio regionale. Essendo i tempi del bilancio abbastanza flessibili, si è ritenuto opportuno invece, indicare un tempo preciso: entro il 31 marzo di ogni anno i Comuni devono terminare le istruttorie della domanda ed entro il 30 giugno di ogni anno le Province debbono rendere nota la loro programmazione.
Mi pare che con questo atto, che tra l'altro in Commissione è stato discusso e approvato all'unanimità, si fissino con più precisione tempi e procedure, dando così garanzia ad una attività di programmazione, sia degli enti pubblici che dei privati che utilizzano i benefici della legge 75, per cui credo che ci siano le condizioni perché il Consiglio riconfermi il voto unanime della Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Devo aggiungere poco rispetto al fatto che si tratta di una modifica migliorativa del disposto legislativo. Non vorrei che la stampa si facesse un'immagine negativa. Non è che il Consiglio regionale oggi ha prodotto tre grossi provvedimenti legislativi. Rimane il giudizio solito sulla poca, scarsa capacità del Consiglio di produrre per la scarsa capacità della Giunta di produrre proposte serie. Sono solamente modifiche a leggi vigenti. Rispetto a questa credo che ci sia poco da aggiungere rispetto alle considerazioni fatte dal relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, passiamo all'esame dell'articolo unico. Se approvato, si intende approvata la legge nel suo complesso.
Articolo unico:

(Il Consiglio approva)



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo di fare le nomine la prossima volta. Credo che il modo migliore per concludere il Consiglio sia recepire la richiesta dell'opposizione di discutere la mozione dell'Enel.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Svolgimento): «Trasferimento direzione territoriale Enel delle Marche» Ciccioli, Pistarelli, Gasperi, Castelli, Romagnoli e Novelli (91)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 91 dei consiglieri Ciccioli, Pistarelli, Gasperi, Castelli, Romagnoli e Novelli.
Ha la parola il consigliere Pistarelli per illustrare la mozione.

FABIO PISTARELLI. Colleghi, ritengo che qualche minuto ancora di lavoro proficuo non possa che far bene al nostro Consiglio e soprattutto al messaggio all'esterno che esso può dare. Se non ci facciamo prendere dalla fregola di partire tutti, possiamo concludere dignitosamente.
Questa proposta, apertissimo ad ogni contributo, tant'è che con il collega Avenali già ci siamo scambiati delle opinioni, è scaturita dagli ultimi fatti decisionali che abbiamo appreso tutti in via ufficiosa o ufficiale rispetto alla decisione dell'Enel di trasferire in Emilia Romagna la direzione territoriale delle Marche, accorpandola con quella esistente a Bologna.
Come già anticipavo questa mattina chiedendo l'iscrizione d'urgenza della mozione, la riflessione su Enel, su Telecom e altre società che avevano già in animo due anni fa di portare fuori centri direzionali apicali delle loro strutture, questo Consiglio regionale l'affrontò, in maniera anche serrata. Da lì in avanti non so quali risultati sono scaturiti. Lo stesso Procaccini ammetteva che l'Esecutivo precedente non ha avuto la capacità, la forza di stringere intorno ad un tavolo e frenare certe spinte venute da enti che, lo ricordiamo, sono enti pubblici economici, comunque di rilievo pubblicistico, perché su Enel c'è una forte compartecipazione da parte dello Stato, al di là e al di sopra delle privatizzazioni tutte ancora da inventarsi, su Telecom c'era una forte partecipazione pubblica e comunque sono di rilievo pubblicistico, perché sono servizi ritenuti essenziali per i cittadini.
Cosa è stato fatto? Ritengo poco. Siamo di fronte ad una emergenza: c'è una decisione che i vertici Enel hanno preso, che ha ricadute fortissime sul territorio, non solo sotto un profilo di funzionalità — "perdiamo una testa pensante, un centro direzionale" — ma sotto un profilo occupazionale, perché tutti gli impiegati, i tecnici, le maestranze, i dirigenti, i funzionari sono di fronte ad una scelta: quelli con una certa anzianità il pre-pensionamento, quelli che sono in esubero la mobilità, quelli che hanno pochi anni di servizio il trasferimento.
E' un grave danno per la comunità marchigiana, doppio. Si inserisce in un quadro complessivo che ci preoccupa, e lo dice Alleanza nazionale, sensibile a logiche aziendali di efficienza ed efficacia dell'impresa, come tutta l'intera Casa delle libertà.
Sappiamo che l'Enel chiude i suoi bilanci con migliaia di miliardi di attivo. Come mai invece di investire sulle proprie strutture, quindi lasciare centri direzionali, potenziali, li sopprime, le accorpa, come se fosse in sofferenza, come se fosse un'azienda che ha difficoltà? Dall'altra parte non investe nell'energia ma inizia a diversificare su altri settori. E' clamoroso il caso dell'ingresso in Wind, nella telefonia. Da un'altra parte ancora non c'è nemmeno un beneficio in tariffa per quanto riguarda gli utili: tutto appiattito su investimenti di natura finanziaria, operazioni di acquisizione di società altre rispetto all'energia. Tutto questo quadro ci deve vedere presenti, attivi, almeno esprimendo preoccupazione, protesta nei confronti della decisione, richiesta di ripensamento di questo atto per garantire i livelli di occupazione, i centri direzionali delle Marche che stanno perdendo le proprie peculiarità del passato. I centri di management vanno tutti fuori. Questo è il senso del nostro intervento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. L'argomento è sicuramente di attualità. E' una questione che ogni tanto è venuta alla ribalta di questa nostra aula. La cosa più negativa è quella che l'Enel sta procedendo in questo programma di ristrutturazione, che di per sé non è negativo — abbiamo bisogno di razionalizzare i costi, a beneficio dei cittadini, sia sotto l'aspetto dell'efficienza che della spesa — ma a una condizione: che sia discussa e concordata con le organizzazioni sindacali e con le Regioni interessate. Il nostro impegno come Regione Marche — so che il Presidente D'Ambrosio ha seguito la vicenda — deve far sì che i punti di riferimento non siano solo ed esclusivamente le altre regioni. Questo processo di riorganizzazione, questo assemblaggio, questo accorpamento Marche-Umbria-Emilia Romagna, secondo me deve essere discusso anche all'interno della Conferenza Stato-Regioni, con l'Enel e i sindacati, perché alcune di queste sedi possano anche rimanere nelle Marche. Posso capire un processo di accorpamento, ma l'ubicazione delle sedi principali credo possa essere oggetto di discussione.
Comunque non riguarda soltanto la nostra regione, perché è un processo di accorpamento e di ristrutturazione che riguarda diverse regioni, comunque noi abbiamo l'esigenza di capire, affinché questo tipo di discorso non possa significare un peggioramento dei servizi all'utenza — e questo è l'aspetto fondamentale — ma soprattutto importante è la difesa dei livelli occupazionali, anche delle figure professionali all'interno del contesto che si vuol andare a riorganizzare.
Noi abbiamo quindi l'esigenza di vedere garantito il mantenimento dei livelli occupazionali e l'abbattimento dei costi dei servizi che l'Enel presta oggi o che si accinge a prestare anche in altre direzioni.
E' quindi importante trovare un impegno unitario, e di qui una bozza di risoluzione che sarebbe bene tutti i gruppi facessero propria, in modo che la Giunta possa avere il supporto del Consiglio regionale, per riaprire questo tavolo di confronto unitamente alle organizzazioni sindacali e all'Enel. Credo che posizioni unilaterali non possano essere accettate né da noi né dai lavoratori, pertanto dobbiamo tutelare gli interessi dei lavoratori e degli utenti, vogliamo capire bene in questi processi di ristrutturazione quali risposte e quali certezze abbiamo in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Non sarò molto lungo, perché le cose che già sono state dette dai colleghi sono abbastanza chiare. Volevo precisare due aspetti, oltre quelli già toccati soprattutto da Avenali quando ha puntualizzato in modo particolare il ragionamento sulla direzionalità e sulla occupazione. I due punti che volevo sottolineare riguardano direttamente l'azione che come Regione dovremmo fare rispetto a questi problemi inerenti le ristrutturazioni che abbiamo giudicato — tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di minoranza, e anche le confederazioni sindacali — positivamente, così come hanno giudicato positivamente le strategie che le nuove aziende, privatizzandosi, dovranno poter portare avanti. Però ci sono due aspetti che vanno assolutamente confermati e affrontati.
Il primo riguarda il problema della direzionalità. Credo sia arrivato il momento che le Regioni aprano una vera e propria vertenza in sede di Conferenza Stato-Regioni, perché le Marche da sole ancora non riescono a portare a casa nulla da questo punto di vista, perché siamo più piccoli, e siccome l'occupazione da noi è assicurata, dal punto di vista qualitativo è chiaro che i management vengono portati in altre realtà dove, anche per condizioni di economia di scala è più conveniente a queste grandi aziende. Ecco perché nella Conferenza Stato-Regioni si pone il problema di una vertenza delle varie aree del centro-nord e del centro-sud, in modo tale che ci sia una distribuzione della direzionalità di queste grandi aziende. Siccome la telematica ci insegna che la direzionalità può essere collocata, qualche volta, anche in zone tutto sommato periferiche, questa problematica la dobbiamo porre e siccome da soli non riusciamo a farlo, credo che sarebbe opportuno collegarsi anche con le altre regioni del centro affinché tutta questa direzionalità non vada al nord o a Roma.
Il secondo aspetto che vorrei mettere in evidenza è che in alcuni casi chi ci va di mezzo non è solamente l'occupazione, che in primis deve essere tutelata, ma c'è un problema di scadimento enorme del servizio e credo che il "caso-Enel" sia emblematico, nel senso che le nuove strutture che si stanno approntando sul territorio snellite, rese più efficienti secondo il piano industriale, di fatto non tutelino più neanche i servizi elementari di rete.
Da questo punto di vista va fatta una protesta in modo tale che si torni a rimeditare su alcune prospettive del piano industriale perché queste cose non avvengano più. Le interruzioni di energia elettrica si stanno intensificando, non parliamo di quando ci sono temporali e quant'altro e sono ancora più svantaggiate le zone più periferiche, quelle montane in primis, e ne abbiamo fatto le spese anche laddove i patti che erano stati fatti non sono stati rispettati da parte dell'Enel con la cura che doveva mettere particolarmente nelle zone che ne avevano più bisogno.
Questi due aspetti ritengo siano essenziali per mettere in condizioni le Marche di portarsi, in termini diversi dal passato, a trattare queste problematiche così grandi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Di fronte alla concretizzazione ormai vicina della cosiddetta "ristrutturazione dell'Enel", è importante che il Consiglio regionale delle Marche faccia sentire in maniera ulteriore la propria voce, sia in difesa di una struttura operativa sul territorio tra quelle primarie, come la diffusione e la gestione dell'energia, sia a salvaguardia dell'occupazione.
Già avevamo discusso in Consiglio regionale, qualche mese fa, esattamente il 28 agosto, una mozione che il gruppo Comunisti italiani aveva presentato a questo proposito e che il Consiglio regionale approvò, rispetto alla quale c'è anche stato qualche seguito di tipo formale da parte della Giunta regionale. Tuttavia, dopo questo ulteriore pronunciamento del Consiglio regionale bisognerebbe essere più incisivi, Presidente della Giunta e assessori competenti, perché l'interpretazione della direttiva Cee sulla scomposizione del monopolio pubblico è stata molto diversa rispetto a quella tenuta da altri Paesi, ad esempio la Francia, ad esempio la Germania. L'Italia, con la sola opposizione dei Comunisti italiani ha perseguito la strada della privatizzazione spinta, e sappiamo che la privatizzazione è come la disgrazia: quando tocca ad altri si capisce ma è distante, quando di cade addosso è una effettiva disgrazia. La scomposizione-privatizzazione dell'Enel non è una privatizzazione di un qualsiasi altro comparto o lavoro pubblico, interviene in primo luogo su un servizio primario come quello della fornitura dell'energia elettrica, più in generale dell'energia del nostro Paese. Quindi non è già di per sé che la diversificazione societaria, della quale siamo costretti a prendere atto, sia funzionale o sarebbe funzionale ad accelerare anche l'ammodernamento della struttura ormai ex Enel, anzi uno dei presupposti della scomposizione è proprio quello della concezione economica, tecnica, tecnocratica del risparmio, proprio perché si vuole "alleggerire" il comparto pubblico che era fra i più forti e migliori del mondo, il terzo o quarto a livello mondiale e, attraverso questo "spezzatino" c'è il rischio concreto che non solo le Marche perdano la propria sede sovraregionale di Marche-Umbria, ma a livello nazionale è previsto il taglio di 14 direzioni. Siamo quindi in presenza di un effetto costituito da una causa, da una scelta politica che ha visto nella ristrutturazione, diversificazione e "spezzatino" dell'Enel una concezione estremamente economicistica, tecnocratica, che oggi penalizza con forza la nostra regione.
Da questo punto di vista bisognerebbe essere ancora una volta più incisivi rispetto alla direzione e dirigenza dell'Enel di Marche-Umbria, soprattutto intervenire, se ci sono ancora i tempi — ma credo che siamo in ritardo, purtroppo — affinché si possano limitare almeno i danni di una soppressione indiscriminata non solo della sede che non è solo un luogo formale, di targhetta del capoluogo di regione, bensì la permanenza della sede è presupposto anche di qualità, di sicurezza e di numero dei posti di lavoro che nell'arco di quattro anni sono scesi nella nostra regione di mille unità. Dal 1996 al 2001 c'è stata una perdita netta nella nostra regione di mille unità e al tempo stesso sono aumentate le terziarizzazioni del lavoro, la flessibilità, è aumentata in maniera consistente anche la drammatica piaga degli incidenti sul lavoro anche nel comparto dell'Enel.
Ecco allora che il Consiglio regionale delle Marche, la Giunta regionale impegnata da una mozione unitaria — e noi siamo qui per dare un significativo e ulteriore contributo da questo punto di vista — dovrebbe inchiodare, costringere l'Enel, non attraverso una semplice lettera formale, perché dobbiamo essere rispettosi della differenza dei ruoli: il Consiglio regionale non è il sindacato; il sindacato deve fare, fa e sta facendo la propria parte ed ha il pieno appoggio del gruppo Comunisti italiani e, credo, di questo Consiglio regionale, ma, proprio per costituire una sponda istituzionale rappresentativa, significativa degli interessi generali del nostro territorio, la Giunta regionale, gli assessori competenti debbono inchiodare, costringere la dirigenza dell'Enel a sedersi attorno ad un tavolo, per discutere, all'interno di una visione più generale, le sue prospettive, che non sono prospettive fini a se stesse ma sono prospettive che interessano l'intera comunità.
Non so quali siano le scelte operative, anche nelle fasi ultime della concretizzazione del patto istituzionale per lo sviluppo nelle Marche, che ha movimentato e movimenta, nel suo complesso, quasi 50 miliardi. Occorre verificare se attraverso una ricognizione seria l'Enel, di fronte alle difficoltà economiche che pure esistono a livello regionale, possa nel merito, nel concreto discutere con l'ente Regione anche l'allocazione di eventuali scelte significative delle risorse pubbliche proprio in virtù di quelle aree che sono in sofferenza in termini di manutenzione, in termini di qualità, di sviluppo economico e, più in generale, in termini di fruitura di un servizio primario come quello dell'energia elettrica.
Ecco allora che l'Enel non può, dopo questo secondo pronunciamento del Consiglio regionale, di fronte alla lotta dei lavoratori e del sindacato, rimanere sordo. Mi auguro che la prossima riunione del Consiglio regionale possa discutere nel merito di scelte che debbono essere il più possibile condivise, nell'interesse dei cittadini delle Marche, perché l'Enel o quello che rimane di esso, una angusta visione economicista ma siano il braccio operativo di un settore come quello dell'energia pubblica, che è tra i primari nel nostro Paese.

PRESIDENTE. E' stata presentata una proposta di risoluzione sottoscritta dagli stessi presentatori della mozione.
Ha la parola il Presidente della Giunta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Noi autonomamente, sia prima della presentazione della mozione del gruppo Comunisti italiani sia dopo, abbiamo iniziato ad avere rapporti con la direzione centrale dell'Enel su questo tema, sottolineando tutta la problematica e chiedendo espressamente di aderire e predisporsi a un incontro intorno a un tavolo, con tutte le parti sociali interessate, che ci proponevamo di organizzare per vedere di costruire un percorso che tranquillizzasse le preoccupazioni e le placasse. Dopo avere avuto una risposta un po' ambigua ma che sembrava avere accettato la nostra richiesta e proposta, ci siamo trovati di fronte alla decisione che è stata presa in questi giorni.
Quindi la Giunta — ed io in particolare — si predispone a segnalare il profondo disappunto e rincrescimento per questa condotta, per questo comportamento dell'Enel ed a chiedere anche ai ministri competenti di tener conto di questo, prima di dare spazio ulteriore a queste cose. E abbiamo intenzione di non fermarci a questo.
Una mozione del Consiglio regionale che indichi questo tipo di strada ci trova non solo attenti ma assolutamente d'accordo, quindi siamo consapevoli che questo tipo di unanimità, se si raggiunge, è una forza in più relativamente ad una difficilissima trattativa di fronte a questi enti erogatori di servizi pubblici che, dietro prospettive di privatizzazione, a volte hanno degli atteggiamenti di razionalizzazione che sono di brutale semplificazione delle reti complessive. Quindi, il Consiglio regionale che approvi o che assuma un atteggiamento unanime, è indubbiamente un elemento in più da spendere sul tavolo di una difficile trattativa che è stata già iniziata e che proseguirà da domani in poi.

PRESIDENTE. Non è ancora pervenuto il testo della proposta di risoluzione, quindi sospendiamo la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,45,
riprende alle 19

PRESIDENTE. Do lettura della proposta di risoluzione: "Il Consiglio regionale delle Marche, appreso della decisione della società Enel di trasferire in Emilia Romagna la direzione territoriale delle Marche, accorpandola con quella di Bologna; considerato come detta decisione sia con tutta evidenza di grave penalizzazione per il nostro territorio sia dal punto di vista funzionale che da quello occupazionale. Infatti oltre alla perdita della direzione verranno a mancare posti di lavoro, poiché gli attuali saranno oggetto di trasferimento, pre-pensionamento o, peggio, mobilità; considerato altresì, che anche nelle zone terremotate (Camerino e Fabriano) I'Enel ha chiuso i recapiti commerciali e ridotto la struttura operativa; ritenuto che la diversificazione anche in altre attività di Enel vada attentamente verificata e comunque non deve produrre esubero di personale e scadimento del servizio ma bensì benefici per i cittadini in termini di qualità e tariffari. Per quanto premesso esprime una protesta nei confronti della decisione Enel di trasferire in Emilia Romagna la direzione territoriale delle Marche, sopprimendone completamente uffici e funzioni; impegna la Giunta regionale a richiedere all'Enel precisi impegni per quanto attiene i seguenti punti: 1. investimenti per garantire la qualità del servizio, almeno sugli standard indicati dall'autorità per l'energia elettrica ed il gas, ed avendo l'obiettivo della riduzione dei costi tariffari; 2. mantenere all'interno dell'Enel le attività e le competenze per progettare, pianificare ed intervenire sulla rete elettrica; 3. prevedere il mantenimento di un presidio direzionale nel territorio delle Marche che configura chiaramente una azienda industriale che punti inequivocabilmente alla qualità del servizio; impegna altresì la Giunta regionale a portare sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni la questione della direzionalità delle grandi aziende in corso di privatizzazione affinché si possa definire una equa ripartizione dei centri di direzione. Inoltre le ristrutturazioni, oltre che a salvaguardare l'occupazione, e la sicurezza, devono garantire i livelli dei servizi".
Pongo in votazione la proposta di risoluzione.
Ha chiesto di parlare il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Favia e Ceroni.

PRESIDENTE. Brini, vogliamo approvare la proposta di risoluzione?

OTTAVIO BRINI. Quando vengono i sorrisetti con questa superficialità, è una dimostrazione... Noi possiamo anche ritirare la richiesta di votazione per appello nominale, però la smettano di fare i sorrisetti, altrimenti ogni volta sarà così. Ritiro la mia proposta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,05