Resoconto seduta n. 37 del 02/04/2001
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 2 APRILE 2001
PRESIDENZA DELPRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 10,45

Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale delle sedute nn. 35 e 36 del 28 marzo 2001

(Sono approvati)



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. In data 22 marzo 2001 è stata presentata, ad iniziativa dei consiglieri Amati, Giuseppe Ricci, Tontini, Procaccini, Silenzi, Moruzzi, Massi, Romagnoli, Andrea Ricci, Castelli, Luchetti e Viventi: «Disciplina transitoria in attuazione dell’articolo 3 della legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1», assegnata alla Commissione Statuto in sede referente.



Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. In data 27 marzo 2001 è stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 47, ad iniziativa della Giunta: «Piano regionale delle attività estrattive — l.r. 1 dicembre 1997, n. 71 — l.r. 17 dicembre 1999, n. 33 artt. 1 e 2», assegnata alla IV Commissione in sede referente.




Proposta di legge (Discussione generale): «Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione di bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2001» Giunta (46)
Proposta di legge (Discussione generale): «Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2001 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2001/2003» Giunta (47)
Proposta di atto amministrativo (Discussione generale): «Piano pluriennale di attività e di spesa 2001-2003, art. 6, l.r. 46/92» Giunta (46)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge nn. 46 e 47 e la proposta di atto amministrativo n. 46, ad iniziativa della Giunta. La discussione generale sarà congiunta, come concordato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, il bilancio 2001 insieme a quello pluriennale e alla legge finanziaria con la quale determiniamo il finanziamento e la modifica di alcune leggi regionali, rappresentano i primi provvedimenti finanziari di previsione di questa settima legislatura. Questo bilancio di previsione viene in un momento di passaggio che io ritengo particolarmente importante nella vita istituzionale e politica italiana, un momento di passaggio segnato da forti innovazioni positive a livello istituzionale, anche se ancora non interamente definite e completate.
Vorrei ricordare alcuni di questi passaggi innovativi, anche se in maniera molto sintetica.
Il primo è senz’altro l’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e il nuovo e accresciuto ruolo attribuito alle Regioni e, in generale, al sistema degli enti locali, un ruolo nuovo e accresciuto che va fino al riconoscimento dell’autonomia statutaria per le Regioni, per la quale si è aperta la stagione del rinnovo degli statuti stessi. Tra l’altro la Regione Marche è stata tra le prime, in Italia, a incamminarsi su questa strada, ma che riguarda anche il trasferimento di poteri, di deleghe e funzioni e delle relative risorse che prima erano gestite a livello centrale.
Vorrei ancora ricordare l’avvio del federalismo fiscale, anche se giudico ancora in maniera timida e insufficiente tale avvio. Infine, non certo per ordine di importanza, la riforma federalista che è stata approvata dal Parlamento qualche settimana fa e che dovrà ora essere confermata o meno dal referendum popolare.
Sul piano più strettamente tecnico e collegato al bilancio ricordo soltanto una questione: la novità introdotta dal D. Lgs. 76 dello scoro anno, che porterà entro quest’anno alla nuova legge regionale di contabilità. Sapete che è stato formato un gruppo di lavoro che sta lavorando attorno a questa nuova proposta di legge sulla contabilità e il lavoro è in una situazione anche abbastanza avanzata. Sostanzialmente cambierà il modo di impostare e di definire il bilancio della Regione e io mi auguro che renderà anche più facile la lettura dello stesso bilancio a noi, ma soprattutto alla società marchigiana.
In questa situazione dinamica occorre sottolineare anche delle azioni che andranno intraprese o completate nei prossimi mesi, che in parte sono di nostra stretta competenza, in parte coinvolgono l’insieme dei livelli istituzionali, da quello centrale fino a tutto il sistema delle autonomie locali. Iniziative che io ritengo siano indispensabili a garantire, per il futuro, un bilancio regionale che sia meno rigido, meno vincolato e, di conseguenza, più “libero” nella individuazione dei programmi e delle scelte da realizzare.
Da questo punto di vista voglio mettere in evidenza, in particolare, tre questioni che vedo più significative e che maggiormente incideranno per il prossimo futuro. La prima è quella che già ricordavo, cioè la necessità di un più deciso federalismo fiscale che continui a mantenere, e se possibile accresca anche quel principio di patto di solidarietà con le Regioni che hanno più bisogno, che sono in situazioni più svantaggiate, ma sicuramente la necessità di un passo più deciso verso il federalismo fiscale ritengo sia indispensabile. Oggi questo federalismo fiscale si sostanzia soprattutto per alcune voci: la compartecipazione della Regione al gettito dell’Irpef e dell’Iva e l’accisa della benzina.
Questo è un primo passo importante, anche se siamo tutti consapevoli che questo fatto caricherà di maggiori responsabilità la politica regionale.
Il secondo elemento riguarda tutta la partita relativa all’attribuzione di funzioni delegate e i relativi atti di trasferimento del personale. Una partita questa molto complessa, che richiederà, come si sta già facendo, un confronto con tutti i livelli istituzionali interessati, perché parliamo di trasferimento dallo Stato centrale alle Regioni e da queste alle Province e ai Comuni; un trasferimento che non significherà soltanto un dimagrimento quantitativo del personale alle dipendenze della Regione, quindi un dimagrimento della pianta organica regionale, che pure è un fatto importante, ma costituirà, penso, l’occasione per arrivare a un riassetto organizzativo e amministrativo complessivo, che in parte è già stato avviato con l’approvazione, da parte della Giunta regionale, della proposta di legge sull’organizzazione e sulla dirigenza che è attualmente in discussione nella seconda Commissione.
La terza questione dovrà riguardare la revisione più complessiva della legislazione di spesa, quindi un intervento certosino per capire quali debbano essere le leggi di spesa che vanno rimodulate, che vanno cancellate perché non servono e quelle che vanno rafforzate, o la nascita di nuove leggi che dovranno servire a sostenere lo sviluppo della nostra regione. Ovviamente, collegato a questo c’è un problema più generale di razionalizzazione della spesa che è un problema che noi dobbiamo porci in maniera molto concreta, a cominciare da quella sanitaria, che maggiormente incide nel bilancio regionale, ma non solo di quella.
La spesa sanitaria rappresenta un elemento di estremo rilievo nel bilancio regionale e allo stesso tempo di forte preoccupazione per il bilancio, soprattutto oggi che essa è pienamente a carico della Regione, nel senso che non ci sarà più la possibilità di intervento da parte del Governo a ripiano del deficit. Come si sa infatti, da quest’anno lo sfondamento degli obiettivi di spesa — peraltro per il 2001 non ancora definiti — che saranno definiti dell’accordo Stato-Regioni, dovrà essere coperto direttamente ed interamente dalle Regioni. Credo quindi che occorra lavorare, così come già sta facendo l’assessore ala sanità, per capire dove e come si può intervenire per razionalizzare la spesa senza penalizzare la qualità dei servizi e continuando nell’attuazione del piano sanitario che tra l’altro dovrà essere aggiornato perché è ormai in scadenza.
Voglio inoltre aggiungere che nonostante le difficoltà reali che nascono anche da una sottostima che c’è stata in passato della spesa storica sanitaria, sono stati fatti dei passi in avanti che credo non possano essere sottaciuti o dimenticati dal punto di vista della qualità dei servizi, a cominciare, ad esempio, da quelli territoriali. E’ infatti stato dato avvio alla costruzione e al funzionamento dei distretti sanitari, è stato dato avvio al sistema del servizio di emergenza territoriale con la costituzione delle centrali operative e, anche se ancora a macchia di leopardo, delle postazioni territoriali di emergenza, ma io aggiungo che sono stati fatti dei passi in avanti anche dal punto di vista del contenimento della spesa sanitaria. Infatti, se raffrontiamo i deficit sanitari degli ultimi anni ci accorgiamo come questi siano progressivamente scesi: siamo passati da 390 miliardi di deficit del 1997 a 237 miliardi del 1999, con una tendenza, anche per il 2000, a un ulteriore contenimento del deficit. E’ anche stato raggiunto l’obiettivo di un costante calo del tasso di ospedalizzazione nella nostra regione che, come sappiamo, era uno dei più alti a livello nazionale, un calo costante e che ha permesso di passare da 197 ricoveri ogni mille abitanti del 1996 a 183 ricoveri per mille abitanti del 1999, fino a scendere sotto i 180 nell’anno 2000.
Quindi sono stati raggiunti importanti obiettivi previsti dal piano sanitario. Credo che anche alla luce di questo bisogna accelerare la riflessione e l’intervento di razionalizzazione, perché comunque il deficit della sanità rimane uno dei punti nodali che dobbiamo affrontare. Il fatto che con l’art. 43 della legge finanziaria noi prevediamo la contrazione di un mutuo fino a 250 miliardi per coprire il disavanzo sanitario fino a tutto il 1989 ci dice come questo fattore provochi una forte rigidità nel bilancio 2001.
Un altro forte vincolo per il bilancio è rappresentato dal patto di stabilità che per l’anno 2001 stabilisce che l’entità del disavanzo non potrà essere superiore a quella del 1999, tra l’altro al netto delle spese per gli interessi passivi e per l’assistenza sanitaria, aumentato, al massimo, del 3%.
Va detto da questo punto di vista, che il vincolo che noi viviamo da amministratori regionali come una limitazione vera, reale del bilancio, rappresenta tuttavia il contributo che le autonomie regionali e locali sono chiamate a dare per il rispetto degli accordi comunitari e in particolare per il rispetto del Trattato di Maastricht. Ovviamente tutte queste cose — il patto di stabilità, il peso del mutuo per il ripiano della sanità e quello più generale, l’aumento delle spese per il personale che c’è stato nel 2000 e che ci sarà quest’anno rispetto al 1999, dovuto prevalentemente all’applicazione di norme contrattuali — costituiscono elementi che non solo irrigidiscono il bilancio ma riducono anche la possibilità delle entrate proprie della Regione. Ciò non significa che nel bilancio 2001 ci sono meno risorse da spendere per sostenere i servizi per i cittadini, per sostenere le attività produttive o gli interventi nei singoli settori della vita economica e sociale della regione, anzi in questo bilancio vi sono più risorse disponibili e spendibili per lo sviluppo delle Marche, che diventano cifre ancora più interessanti per l’accresciuta capacità di impegno e di spesa delle risorse che la nostra Regione ha saputo raggiungere progressivamente, nel corso di questi anni di governo del centro-sinistra.
Se per esempio confrontiamo la spesa totale degli ultimi tre bilanci di previsione 1999, 2000 e 2001, ci accorgiamo come quella di quest’anno sia superiore rispetto a quella dei due anni precedenti e ciò è possibile perché, a fronte di una reale contrazione delle risorse proprie della regione a cui si è cercato di far fronte con il ricorso al mutuo e la cancellazione dei residui perenti, ha fatto riscontro un afflusso di risorse provenienti da una parte dalle assegnazioni statali previste dai Dpcm e da quelle europee che solo in parte erano già presenti nel bilancio 2000, perché, come sapete, i programmi comunitari sono formalmente iniziati nel 2000, ma sostanzialmente una parte di essi partirà solo quest’anno. E da questo punto di vista noi parliamo di interventi di grande consistenza. Per esempio, l’Obiettivo 2 mette in movimento, nei sette anni, risorse complessive per 420 miliardi, l’Obiettivo 3 per 540 miliardi, i fondi Feoga per l’agricoltura 870. Se a questi aggiungiamo i 177 miliardi dei Dpcm ci accorgiamo come il peso che queste risorse hanno nel bilancio della nostra regione sia molto forte, notevole.
C’è poi un altro dato che politicamente è significativo e che voglio sottolineare: il fatto che anche quest’anno la scelta della maggioranza è stata quella di non aumentare la pressione fiscale che rappresenta, oltre che un segnale positivo per la società marchigiana, un sostegno reale alle famiglie e alle imprese marchigiane.
Entrando più nello specifico del bilancio vorrei fare una breve disamina delle entrate più consistenti e significative che sono sostanzialmente quelle relative al fondo perequativo per 73,5 miliardi, il gettito dell’Irap destinato al finanziamento della sanità per 1.254 miliardi, il gettito dell’Irap, quota Stato+Regioni, per 100,5 miliardi, la compartecipazione al gettito Irpef, destinata al finanziamento della sanità per 216 miliardi ed infine vorrei ricordare — è la voce più consistente dal punto di vista finanziario — la compartecipazione regionale al gettito dell’Iva, che ammonta a circa 1.600 miliardi. Accanto a queste voci d’entrata vanno ricordate alcune delle assegnazioni a destinazione vincolata, che pure costituiscono un altro introito importante per la vita della nostra regione: il fondo nazionale della montagna per 3.300 milioni, il fondo per il concorso sugli interessi dei mutui per l’acquisto della casa da parte dei cittadini meno abbienti, per 2,5 miliardi, il fondo per l’edilizia agevolata che si aggira sui 23 miliardi ed infine il fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza di quasi 5 miliardi.
Sul versante delle spese questa maggioranza ha compiuto delle scelte precise, in coerenza con quelle già introdotte negli anni precedenti. Vorrei ricordare almeno tre di queste: la prima riguarda la prosecuzione delle azioni di incentivazione adottate con il patto per lo sviluppo che è stato sottoscritto nel 1999 dalla Regione con le parti sociali; misure che sono rivolte al sostegno della produzione, dell’occupazione, dello sviluppo economico più in generale e che vanno dal rifinanziamento di leggi regionali come quella sull’artigianato, sulla qualità, all’utilizzo del fondo unico attraverso i piani per le attività produttive e ad altri interventi nel settore del lavoro, con un impegno economico rispetto all’anno scorso, sicuramente superiore: passiamo dai 117 miliardi utilizzati lo scorso anno con il bilancio preventivo e con l’assestamento del 2000, ai 159 miliardi di quest’anno, come si evince dal quadro offerto dal Ppas 2001-2003 che dovremo approvare insieme al bilancio e alla legge finanziaria.
Una seconda questione che voglio mettere in evidenza riguarda l’attuazione degli strumenti di programmazione di cui la nostra Regione si è dotata, in particolare nella precedente legislatura, ma in parte anche nell’avvio di questa nuova. Anche qui voglio fare alcuni esempi: l’attuazione del piano socio-assistenziale, l’attuazione del piano di sviluppo rurale approvato qualche mese fa. Per quanto riguarda l’agricoltura, sono stati previsti finanziamenti anche con modifiche introdotte in Commissione per interventi importanti, ad esempio per fronteggiare l’emergenza BSE, per la realizzazione di nuovi strumenti di realizzazione come il piano agricolo e il piano zootecnico, secondo gli impegni ribaditi nel Consiglio regionale dedicato all’agricoltura che si è tenuto la scorsa settimana, ma anche per sostenere la promozione dei prodotti agricoli, in modo particolare il vino, per sostenere l’assistenza tecnica.
La terza questione che voglio sottolineare riguarda gli interventi consistenti per la ricostruzione delle zone terremotate che rimane, per questa Regione, la priorità delle priorità. Di recente noi abbiamo approvato il piano finanziario 2001 che stanzia per l’anno in corso circa mille miliardi di interventi, in primo luogo per il recupero e la ricostruzione delle abitazioni, poi per tutti gli altri interventi che debbono rappresentare il volano per la crescita e lo sviluppo di quelle zone, ma anche su questo il Ppas è molto dettagliato nella descrizione di tutti gli interventi previsti.
Infine voglio fare alcune brevi considerazioni sul lavoro svolto dalla Commissione sulla proposta di bilancio presentata dalla Giunta. Intanto, in qualità di presidente della seconda Commissione mi preme ringraziare tutti i componenti la Commissione stessa per l’impegno serio e proficuo che ha portato a introdurre modifiche, arricchimenti migliorativi sia al bilancio, sia alla legge finanziaria. Da questo punto di vista vorrei ringraziare anche tutta la struttura della seconda Commissione per il buon lavoro svolto.
Da questo punto di vista occorre premettere che il lavoro della Commissione ha necessariamente tenuto conto delle rigidità presenti nel bilancio, tanto che non è stato approvato alcun aumento alla contrazione del mutuo a pareggio del disavanzo 2001 e invece, per ciascuna maggiore spesa introdotta in Cm;missione si è provveduto ad individuare relative diminuzioni di altre spese, anche laddove si trattava di spese per investimenti.
La Commissione ha preso in considerazione essenzialmente le necessità e le problematiche emerse nel corso delle audizioni e nel corso dell’esame dell’atto stesso, nonché dei suggerimenti e delle indicazioni che sono emerse da alcune Commissioni consiliari e nei limiti del possibile abbiamo cercato di dare una risposta positiva a quelle richieste.
Alcune variazioni hanno riguardato l’aggiornamento degli stanziamenti di entrata e di uscita, da un punto di vista prettamente tecnico e hanno riguardato le reiscrizioni di residui, mentre gli effettivi incrementi che sono stati proposti, prevalentemente dalla Giunta e dalla maggioranza, hanno riguardato, in particolare, il finanziamento per 3,5 miliardi alle Province per le funzioni delegate, l’attribuzione alle stesse di somme per l’esercizio delle funzioni in materia di caccia e ancora alcuni interventi, che prima ho ricordato, per il settore agroalimentare per circa 2,5 miliardi. Poi, interventi per la formazione professionale, soprattutto per il funzionamento delle scuole per 4,4 miliardi. In Commissione abbiamo posto un’attenzione particolare alle questioni relative al settore dell’ambiente, dove sono stati introdotti anche fatti nuovi, come interventi finanziari per il sostegno alla legge sull’inquinamento acustico, che attualmente è in discussione nella quarta Commissione, o un emendamento che stanzia 300 milioni come quota parte della Regione per attivare poi i finanziamenti a livello nazionale sui tetti fotovoltaici, 400 milioni previsti nel 2001 e previsti anche nel bilancio pluriennale 2002-2003, per la nascita di due nuove aree protette, 500 milioni per i parchi urbani. Così come la Commissione è intervenuta ad incrementare le somme a sostegno delle attività e dei beni culturali per 1.600 milioni, altri interventi nel settore del sociale.
Concludo questa carrellata sottolineando altri due interventi che ritengo particolarmente significativi: 300 milioni stanziati come quota della Regione per sostenere i contratti di locazione, il che consentirà di mettere in moto finanziamenti anche a livello nazionale di una certa consistenza che andranno a sostegno dei contratti di locazione per le famiglie più bisognose, e l’intervento, particolarmente sentito dai Comuni, in modo particolare quelli costieri, a difesa della costa, dove oltre agli stanziamenti già previsti in bilancio abbiamo rimpinguato quei capitoli con 900 milioni in competenza e un miliardo come obbligazioni da poter spendere nel 2002.
Per concludere, vorrei dire che tutti questi interventi insieme a qualche altro intervento minore che non ho qui ricordato e agli emendamenti di natura normativa che sono stati accolti dalla Commissione, sono riportati con articoli appositi all’interno della legge finanziaria che pertanto risulta modificata e anche ampliata nel numero degli articoli stessi.
Penso che il bilancio che ci apprestiamo ad approvare a conclusione di questa sessione, contiene le scelte e le risorse per attuare la programmazione che la nostra Regione si è data e per sostenere ed indirizzare lo sviluppo delle Marche in maniera positiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. La mia permanenza nel Consiglio regionale ormai datata 11 ani non mi ha mai visto relatore del bilancio. E' la prima volta che come rappresentante delle minoranze mi occupo del bilancio. Tra l'altro, questa non è sicuramente una mia competenza, quindi la mia analisi del bilancio è stata fortemente politica, ho fatto delle valutazioni politiche sul documento, dando ovviamente dei giudizi che poi comunicherò e facendomi assistere, dal punto di vista tecnico, sugli aspetti che più mi sono estranei, cioè quelli della contabilità. Ovviamente, come è giusto che sia, quest'aula non deve dare una valutazione sul documento in quanto tale, quale farebbero i revisori dei conti, dei commercialisti o degli esperti in dinamiche finanziarie, ma entrare nel merito delle cose.
Ci troviamo di fronte a un documento di natura diversa rispetto al passato, perché le possibilità di manovra rispetto ai bilanci precedenti oggi si sono ridotte. L'Unione europea, il Trattato di Maastricht e tutte le sue conseguenze comportano un irrigidimento dei bilanci di tutte le regioni degli Stati europei aderenti alla Ue, il che significa che noi Regione Marche, i governi regionali hanno meno possibilità di manovra, dettato soprattutto da un elemento fisso, caratterizzante: quello che il deficit sulle spese correnti, ogni anno non può comunque superare il 3%. Se noi non possiamo superare uno sbilancio del 3% significa che le possibilità di manovra intorno a scelte strategiche sono modeste, ma bisogna lavorare su quello.
Altro aspetto importante è l'introduzione di nuove norme di contabilità che indicano dei comportamenti rigidi che devono essere necessariamente trasparenti, fattore questo positivo, che però conduce a un meccanismo particolare. Solo un guizzo di genialità permette, infatti, di uscire al grigiore, dall'ordinarietà. Cito una cifra molto importante che i funzionari ci hanno fornito: il disavanzo del 1999 porta uno sbilancio di 250 miliardi a cui dobbiamo far fronte, oggi, con nostre scelte. Il che significa che la Regione Marche, per coprire il solo bilancio 1999 — non ci saranno ulteriori interventi dello Stato — dovrà contrarre un mutuo di 250 miliardi rateizzandolo in vent'anni...

REMIGIO CERONI. Magari solo 250 miliardi...

CARLO CICCIOLI. Quello consolidato è di 250 miliardi: il 2000 deve ancora assommarsi. Penso che i funzionari sono tenuti a dire la verità. Comunque, anche se fosse una somma superiore, pure la cifra di 250 miliardi, rateizzata in vent'anni e assommata allo sbilancio del 2000 che dovrà essere ulteriormente rateizzato, comporterà nell'arco di 2-3 anni il blocco complessivo della capacità di spesa della Regione, quindi chi gestirà — e sarà questa Giunta, salvo fatti nuovi, dimissioni od altro — si troverà di fronte, nell'arco di 2-3 anni, comunque entro questa legislatura, alla paralisi della spesa. Questa è una cosa drammatica che riguarda tutti, maggioranza e opposizione. Né possiamo affidare interamente il nostro futuro alle risorse europee. E' vero, noi abbiamo in questa condizione una tranche di fondi europei: mi riferisco a quelle risorse tradizionali come i Prusst, i patti territoriali e via di seguito. Però ricordiamoci che noi stiamo gestendo l'ultima fase del sostegno europeo 2001-2006, dopo il quale l'ingresso dei Paesi dell'est sposterà le risorse e il sostegno europeo in tutte altre aree e la nostra regione che fa parte dell'area del benessere rimarrà completamente scoperta se non con interventi assolutamente a macchia di leopardo, quindi in zone particolari per settori specifici monotematici, dal sostegno europeo.
Pensiamo all'agricoltura. La sostanziale totalità del sostegno all'agricoltura della nostra politica agricola viene da fondi europei. Dal 2006 questi fondi non ci saranno più se non su aspetti tematici, il che significa che noi dovremmo inventare una politica di sostegno all'agricoltura, o per lo meno cambiare completamente la strategia delle coltivazioni, delle produzioni. Se non riusciamo a fare questo, la Giunta ha un compito difficilissimo: gestire questa transizione. Se non lo saprà fare, questa Giunta sopravviverà perché magari ha numeri in Consiglio e quindi continuerà a votare, ma poi sarà un disastro per la nostra Regione, per chi seguirà, di qualunque colore politico sarà. Quindi in questa fase, con questo intervento europeo ci si deve inventare l'autosufficienza della Regione, politiche forti per garantire il benessere, l'occupazione, gli investimenti, la produzione e tutto il resto.
Le cose che dicono e che possono apparire accademiche, in realtà sono il tema centrale della discussione su questo e sugli altri bilanci.
Per quanto riguarda invece le scelte, l'opposizione deve analizzare, mettere in risalto le cose dove ci sono le ombre o addirittura il buio assoluto, non certamente dire "è tutto un disastro, stracciamoci le vesti". Per esempio, l'indicazione che nella politica di sviluppo la valorizzazione dei beni culturali e l'ambiente abbiano un posto importante è una scelta che io condivido. Qual è la critica? Che accanto a questa scelta di intervento, per esempio sulle politiche comunitarie, quando si giunge ai fatti poco è. Ne cito uno: il problema della messa in sicurezza, della difesa e della gestione del territorio. Problema della costa e delle aste fluviali: sono stati stanziati nel bilancio 10 miliardi, 3 per i problemi dei danni, 2 per la difesa della costa, 4 per i fiumi tra manutenzione e interventi e 1 per i porti minori. Inoltre sono stati integrati con dei fondi, è stata trovata qualche altra cosa, per cui ai 10 miliardi se ne aggiungono circa altri 4 sparsi in giro su varie voci. Ma se pensate che in tutta la nostra regione questo è l'intervento, vi rendete conto che è cosa modestissima: non riusciamo a far fronte a quelle che diventeranno conseguenze, per cui dovremo fare interventi straordinari in seguito a danni sul territorio, frane, alluvioni, smottamenti, erosioni della costa e quant'altro, perché facciamo tutti interventi in condizioni di crisi ma sostanzialmente senza fare un investimento forte che poi ci metta al sicuro in generale.
Sulla montagna c'è un miliardo per APE, poi ci sono 900 milioni più 10 aggiunti in Commissione per il Fondo per la montagna, quando nell'audizione con i rappresentanti delle Comunità montane, tra l'altro quasi tutti di sinistra... La condizione strana in cui mi sono trovato come esponente della minoranza nelle audizioni, è che le contestazioni più feroci non venivano da persone collegate con il centro-destra ma proprio dalla sinistra. Mi riferisco, per esempio, al presidente del parco archeologico di Suasa, Ds che contestava; ai presidenti delle Comunità montane del pesarese che contestavano duramente un assessore al bilancio pesarese. L'intervento duro l'ha fatto la Cia, che non è un sindacato di centro-destra, ma il sindacato dei coltivatori di sinistra. Evidentemente c'è qualcosa che non funziona, perché per analogia ci dovrebbero essere stati auditori che lodavano il bilancio, contrapposti a categorie con scarso collegamento con la maggioranza che contestavano. Evidentemente è in atto un meccanismo in cui chi governa non riesce più a gestire i meccanismi complessi che si svolgono nella società e in particolare non governa neanche ciò che è il motore vero, essenziale, molto più di noi che siamo istituzione, del benessere della società marchigiana, che sono la piccola, piccolissima e media industria e l'artigianato che nella nostra regione assicurano posti di lavoro e benessere.
Cos'è la cosa più importante? L'intervento sull'innovazione tecnologica delle attività artigiane e imprenditoriali; la formazione sia di alto livello che l'aggiornamento alle imprese; la difesa della qualità; l'accesso al credito garantito per coloro che sono in qualche modo oggetto del limite delle banche, che danno i soldi a chi dà garanzie e non ha difficoltà ad avere i soldi e non li danno a quelli che sono invece in difficoltà. Meccanismo dell'economia di mercato ma che le istituzioni devono correggere.
La protesta è proprio questa: che su queste cose le associazioni di categoria di settore sulla qualità e l'innovazione chiedono che ci sia un aumento di 5 miliardi l'anno, perché è il minimo per il sostegno, mentre fanno notare che per quanto riguarda le attività extragricole che raggrupperebbero la produzione artigianale e industriale, c'è stato un passaggio da 57 miliardi complessivi di investimenti del 2000 a 51 miliardi, cioè -6 miliardi. Così per l'artigianato: la legge 14 perde 4 miliardi per stanziamento alle imprese e 2 miliardi nel Consorzio fidi. Addirittura abbiamo una riduzione, rispetto al bilancio 2000 che era stato detto essere un bilancio tecnico perché di fine legislatura, quindi un bilancio di stabilità e non di investimento, di produzione.
Vi sono attese create nella gente da alcune operazioni, che condivido, poi il niente o quasi niente sul finanziamento vero. Mi riferisco al sistema dei buoni casa. Nel 2000 è stata fatta una legge sui buoni casa, poi vengono banditi 258 buoni casa complessivi per giovani coppie ecc.: se si distribuisce un buono per ognuno dei 246 comuni marchigiani, significa che ne possiamo dare uno per ciascun comune e 2 in 4-5 grandi città, cosa risibile di fronte a migliaia di domande. Hanno addirittura riaperto il bando. Ci sono migliaia di persone che pensano di poter risolvere, con un contributo tra i 30 e i 40 milioni la possibilità di acquistare una casa in proprietà e vi sono 258 buoni. Ho chiesto in questo bilancio, visto che la legge del 2000 la gestiremo nel 2001, di arrivare almeno a 500 buoni casa. Avevo previsto circa 9 miliardi di spesa, che è tanto,, ma su un bilancio di oltre 6.000 miliardi non è poi una cosa stratosferica. Mi è stato detto "questa è demagogia". Ma allora è ancora di più demagogia dire che ci sono 258 buoni casa in tutte le Marche a fronte di oltre 12.000 domande. E' una presa in giro. Se si danno delle aspettative, bisogna almeno in parte rispondere a queste aspettative.
L'agricoltura, purtroppo è ancora troppo assistita: cala da 60 miliardi del 1999 a 54 miliardi del 2000 a 34 miliardi del 2001, con -28%, cifra fornita dalla Cia. Si è detto "perché nel 2000 non abbiamo speso i soldi, quindi avendo i soldi del 2000 li portiamo nel 2001, non se ne accorgeranno, anzi avranno i benefici quest'anno e quindi si sentiranno meglio". Però noi che analizziamo l'andamento dobbiamo porci questi problemi.
Per l'extragricolo, 55 miliardi nel 1999, 57 nel 2000 e scendiamo a 51 nel 2001. Dati che ci fanno riflettere.
"Mucca pazza". Ho presentato un emendamento in Commissione per 400 milioni ulteriori. Mi è stato detto "li abbiamo trovati in un altro capitolo, non servono". Disgrazia vuole che dopo due giorni la televisione dà notizia del fatto di San Severino. Su San Severino si è creato un meccanismo a caduta per cui sono stati disdetti tutti gli acquisti di carne in allevamenti che non c'entrano niente con San Severino, perché si tratta della zona di Carpegna e del Montefeltro, comunque la gente non acquista più. Occorrerà trovare delle nicchie, nei fondi del bilancio, per far fronte alla crisi gravissima degli allevatori marchigiani, se non vogliamo addirittura che l'allevamento marchigiano sia azzerato.
La cultura, -6 miliardi. Ho pensato che dipendesse dal fatto che non c'è più l'assessore alla cultura, la quale viene gestita dal Presidente assieme a un funzionario. Spiegazione: "quest'anno non ci sono più i fondi del Giubileo". L'anno scorso avevamo i fondi del Giubileo, ma vogliamo mantenere una costante d'intervento? Per esempio, nel caso del Giubileo il turismo religioso ha portato nelle Marche, a Loreto e non solo, milioni di persone. Nelle Marche noi possiamo vendere un "prodotto" culturale paragonabile all'Umbria e ala Toscana. Nell'arco di qualche anno dobbiamo sostituire a posti di lavoro che si perdono nell'industria posti di lavoro che si creano nel settore del turismo, nella gestione dei beni culturali e dell'ambiente.
Chiudo il mio intervento dicendo che non sono sicuramente soddisfatto di questo bilancio, non per demagogia, non perché sto all'opposizione, sapete tutti che in determinate circostanze, addirittura in polemica con altri esponenti della minoranza mi sono sentito di condividere alcune scelte di questo Governo quando erano giuste, ma in questo caso sono molto critico nei confronti di questo bilancio che non propone il futuro.
Ad esempio, quest'anno lo Stato trasferirà per la sanità una cifra che mai è stata trasferita in tutta la storia della sanità marchigiana: 3.154 miliardi contro i 2.400, 2.500, 2.600 del passato. Le Asl avranno 117 miliardi di entrate proprie, con una detrazione di 44 miliardi di passività, cioè pazienti in uscita, costi sostenuti da pazienti marchigiani in altre regioni. Siamo sopra tutti i tetti di spesa. Però, da ora i deficit li dovremo pagare con il bilancio proprio regionale. Se non facciamo una manovra strategica su questo settore, considerata perdita degli aiuti comunitari dal 2006 pagheremo di più per avere di meno e sostenere la struttura. Se invece di essere un ente pubblico la Regione fosse un privato, dovrebbe portare i libri del bilancio in tribunale e metterci in liquidazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Faccio una premessa al mio intervento. Ho presentato una mozione venerdì scorso, con la quale ho chiesto la certificazione del bilancio regionale. Questo è un fatto che farà discutere. Quando questa Giunta si è insediata ho detto "secondo me sono tutte brave persone" e confermo questo mio giudizio, quindi la richiesta di certificazione di bilancio non attiene, ovviamente, ad una sfera morale, di comportamento ma semplicemente ritengo che un bilancio di questa importanza debba essere caratterizzato dalla massima trasparenza e leggibilità, non dico tanto per gli addetti ai lavori, per noi consiglieri ma anche e soprattutto per i cittadini marchigiani, visto che andiamo nell'epoca del federalismo fiscale per cui ogni entrata nostra sarà un'entrata correlata ad un'uscita. La mia è quindi una proposta che va in questa direzione non in senso polemico ma nella direzione di una richiesta di maggiore trasparenza e leggibilità per tutti. Questo bilancio di previsione è stato presentato con il solito ritardo con cui si presentano tutti i bilanci degli enti pubblici e un po' frettolosamente: in una ventina di giorni abbiamo visto Commissioni, Consiglio ecc. Comunque, al di là di questi aspetti che potrebbero anche essere marginali, a me sembra un bilancio di tipo ragionieristico, in cui non c'è un'indicazione forte, un obiettivo primario da raggiungere dichiarato dalla maggioranza di governo. Credo che questo bilancio regionale avrebbe un grande bisogno di una sua ristrutturazione proprio in considerazione delle cose che dicevamo prima, dell'entrata in funzione reale del federalismo fiscale. Quindi alcuni nodi di fondo bisogna ormai porseli, non sono più rinviabili. Invece vedo qui che c'è stata una preoccupazione che può essere anche comprensibile: se fossi stato amministratore mi sarei comportato allo stesso modo: ci sono le elezioni il 13 maggio e quindi tante scelte sono state di fatto rinviate, avete cercato di limare un po' i vari capitoli, evitando di dover mettere mano alla leva fiscale, rinviando alcuni problemi che però rimangono. Sono stato diversi anni assessore al bilancio al Comune di Fabriano, quindi mi rendo conto che a volte delle scelte sono necessarie se si vuole andare avanti nell'ordinaria amministrazione.
Una preoccupazione ce l'ho: che ci sia stata una sottostima sostanziale delle spese. Non vedo un riferimento chiaro, per esempio, al problema del debito sanitario, alla sua quantificazione, al modo di affrontarlo e risolverlo. Contestualmente credo che vi sia anche una sovrastima delle entrate. Mi riferisco in particolare — se dovessi dire una cosa inesatta sono pronto a rivedere questa posizione — circa 980 miliardi di avanzo di amministrazione del 2000, cosa che a me sembra assolutamente impensabile, ma se così fosse ritirerei questa mia osservazione. A me, oggi sembra obiettivamente impensabile che ci sia un avanzo miliardario nella gestione del 2000.
Parlavo prima di una necessità di ristrutturare questo bilancio per dare anche una indicazione concreta.
Ho visto, forse con un taglio un po' aziendale, se volete, che questo bilancio di circa 6.000 miliardi — il resto sono tutti trasferimenti vincolati, quindi non ne parliamo affatto — presenta una spesa fissa di parte corrente per almeno 5.300 miliardi. E' chiaro che questo, da parte di chi amministra, di chi governa crea delle enormi rigidità. Gli spazi su cui costruire una manovra di bilancio autonoma diventano non voglio dire ridicoli ma sicuramente molto esigui: non credo che voi potevate agire per una massa superiore ai 700 miliardi. Allora è evidente che se un'azienda ha rigidità così forti non riesce poi a sviluppare una propria azione, quindi quando dico "ristrutturiamo il bilancio regionale", dico "cerchiamo di ridurre, per quanto possibile, questa spesa fissa di parte corrente, ridurre dove ci sono sprechi, ridurre dove ci sono inefficienze". Probabilmente mi direte che la stessa cifra di circa 35 miliardi per consulenze è una cifra giustificata per un certo tipo di lavoro. Può darsi che io faccia della demagogia facile su questa voce su cui tutti intervengono, però a me sembra, obiettivamente, una stonatura su un bilancio che non è di destra, di centro o di sinistra ma è un bilancio, uno strumento tecnico. Mi sembra una stonatura leggere 35 miliardi per consulenze a fianco della dotazione dell'assessorato ai lavori pubblici di 10 miliardi per opere pubbliche nel territorio, probabilmente manutenzioni ecc. Mi sembra una stonatura evidente che da parte vostra dovrebbe comportare una correzione.
Ho il vago sospetto che sarete costretti ad una manovra di aggiustamento nel corso dell'anno, oppure rinviare tutti i problemi al 2002. Ma è più probabile che siate costretti ad una manovra di aggiustamento nel corso dell'anno. Per evitare che il problema del debito sanitari diventi veramente insormontabile dobbiamo mettere mano a questo processo di riduzione della spesa di parte corrente fin da ora, altrimenti saremo ovviamente costretti ad azionare la leva della pressione fiscale. I miracoli non li fa nessuno: o i soldi li risparmiamo o li ritroviamo da qualche parte. E' chiaro che l'assessore al bilancio, pur con tutta la sua concreta attività e il suo impegno i miracoli non li può fare.
Ecco perché insisto su questo aspetto. Se riusciamo a liberare delle risorse da destinare al sostegno alle attività produttive di tutta la regione, dal turismo all'agricoltura, all'artigianato, all'industria è chiaro che facciamo crescere la regione Marche, diamo la possibilità, con l'autonomia fiscale, di aumentare gli introiti, perché ci sarà maggior reddito prodotto, quindi ci sarà anche una misura delle tasse elevate che vengono riscosse dalla Regione. Secondo me dobbiamo mettere in moto questo circolo virtuoso che crea reddito e poi utilizzare questo maggior reddito verso quei settori che più ne abbisognano, in questo caso verso la sanità.
Per la formazione professionale voi utilizzate dei fondi e giustamente aiutate, però c'è modo e modo di spendere soldi. Vedo che ci sono circa 78 miliardi dell'Ue, Obiettivo 3 dei quali circa il 75%, pari a 58,5 miliardi viene utilizzato per la gestione pubblica: immobili, affitti, personale ecc., quindi 58,5 miliardi sono già bloccati per spese fisse gestionali e solo il 25% rimane per il resto. Questi sono dati su cui aziendalmente bisogna intervenire, altrimenti questa fetta, anche consistente, destinata a un settore importante come quello della formazione, poi si disperde, di fatto, quindi strada facendo si riduce e ha un impatto molto meno positivo di quello che potrebbe avere.
Abbiamo presentato, insieme con il collega Massi, come gruppo Ccd-Cdu diversi emendamenti che in questo mio intervento non illustrerò analiticamente perché ho preferito fare una disamina generale del bilancio, e dato che il collega Massi sarà più bravo e più preciso di me nell'illustrarli. Noi abbiamo presentato una legge a favore della famiglia e per il diritto allo studio, quindi abbiamo previsto una copertura di finanziamento con due di questi emendamenti, altrimenti non avrebbe senso avere presentato una proposta di legge. Su questi vi chiediamo la massima attenzione. Sugli altri emendamenti si discuterà, perché mi rendo conto che con gli altri circa quindici emendamenti abbiamo creato le condizioni per rivedere questo bilancio e non so se da parte vostra questo sarà accettato, però siamo andati a scegliere di ricoprire posizioni sicuramente logiche come quelle che citavo adesso, ma soprattutto per il credito artigiano, per l'innovazione tecnologica, per tutti settori che servono veramente per lo sviluppo della regione.
Ringrazio dell'attenzione e chiudo il mio intervento. Vedremo nel prosieguo cos'altro dire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Certo il bilancio 2001 cade in un momento di congiuntura politica molto particolare, perché anche questo Consiglio regionale vive dei riflessi di quelle che sono le discussioni, la preparazione della stagione politica elettorale prossima che il 13 maggio vedrà confrontarsi la coalizione del centro-sinistra con quella del centro-destra per il rinnovo del Parlamento.
Sicuramente questo è un momento molto particolare, nel quale vi sono stati vari elementi di distrazione. Avere ascoltato la relazione di maggioranza fatta dal collega Franceschetti, avere ascoltato i toni tranquillizzanti portati ad un approccio generalissimo, avere ascoltato quel tipo di impostazione a me ha fatto venire un dubbio: o quello che abbiamo letto noi come Alleanza nazionale, come consiglieri di opposizione è una lettura assolutamente sbagliata, oppure quello che ci sta proponendo la maggioranza significa che il bilancio è veramente l'iper uranio, l'indefinito, la luna rispetto all'attenzione che dovremmo avere alla nostra terra, al nostro pianeta, a conti che, al di là del dato contabile arido, devono avere un riscontro oggettivo e delle ricadute puntuali nei gangli e negli aspetti più importanti, vitali della vita politico-amministrativa di questa regione.
Per essere ancora più chiari, il bilancio che si sta proponendo da parte della maggioranza è un documento grave nella sua impostazione generale e nelle scelte che si fanno, perché nell'impostazione e nelle scelte abbiamo trovato più di un aspetto di grave violazione dell'ordinamento contabile generale che la nostra legge regionale ci impone di seguire e abbiamo trovato delle operazioni che non hanno alcun fondamento né contabile né giuridico. Su questo sfidiamo il nostro assessore al bilancio a rispondere e sfidiamo gli assessori di settore per i vari comparti.
Il bilancio è predisposto e proposto con un ritardo mai avvenuto in questo Consiglio, perché l'articolo 40 dello Statuto regionale fissa al 15 ottobre dell'anno precedente la presentazione del bilancio ed entro tre mesi l'approvazione da parte del Consiglio. Quest'anno non sono stati rispettati neppure i tempi della prassi che voleva che comunque entro il mese di febbraio, marzo dovesse essere deliberato, approvato il bilancio previsionale.
Il ritardo crea un notevole pregiudizio gestionale, sia indiretto che diretto. Diretto perché sappiamo che le risorse spese direttamente dalla Regione non possono essere impiegate; indiretto perché gli enti pubblici che aspettano trasferimenti regionali, ancora non hanno certezza del quadro.
Il bilancio si compone di due passaggi. Il primo è la cosiddetta finanziaria, il secondo la proposta di legge 47 con i suoi allegati. La finanziaria quest'anno — ma ripetiamo una critica fatta negli anni precedenti — è ancora di più, se possibile, in violazione delle regole stabilite dalla legge sulla contabilità regionale, la 25/80; segue una procedura assolutamente illegittima. Infatti, la legge è piena di passaggi che reiscrivono, modificano capitoli e non offre copertura delle spese autorizzate, perché fa riferimento al bilancio che si approverà dopo. Vi è una violazione anche del principio costituzionale. Le motivazioni sono fin troppo facili: vi è una discrezionalità di scelte, ma il Consiglio è completamente esautorato nei suoi compiti e nei suoi obiettivi, non vi è più controllo dei passaggi normativi per quanto concerne l'atto più importante, che è quello della programmazione economica.
La gestione fino ad oggi ha potuto tener conto degli stanziamenti dell'anno 2000, si è dovuto tener conto di 3/12 degli stessi, perciò vi è stato anche un disagio pratico degli uffici, del servizio. Non abbiamo riscontrato mai questo tipo di disagio in precedenza, perché in precedenza almeno delle indicazioni forti e puntuali erano offerte al Consiglio ed erano date le possibilità alle Commissioni di esprimersi. Quest'anno, almeno per quanto concerne la Commissione sanità, non è stato dato neppure un voto di condivisione delle politiche di bilancio, non abbiamo avuto neppure il tempo di portare la discussione fino ad un esito di votazione, non c'è il parere della Commissione quinta allegato a questo bilancio. Molte le incongruenze nell'ambito della legge cosiddetta "finanziaria", ma, ripeto, è un documento non previsto dalla nostra legge di contabilità, un documento che ha sottratto di fatto le Commissioni, i consiglieri ad un controllo puntuale, soprattutto per quanto concerne la copertura delle spese. E' su questo che voglio puntare la mia attenzione.
La stima delle entrate che vengono indicate nella proposta di bilancio ha fortissimi dubbi di effettività. Nella relazione che accompagna la proposta di legge 47, quella del bilancio previsionale vero e proprio si precisa che "il bilancio tiene conto delle innovazioni al sistema di finanziamento delle Regioni introdotto dalle nuove norme in materia di federalismo fiscale", ma la relazione non dice nulla di concreto a proposito del sistema introdotto. Sarebbe stato invece necessario esplicitare le modalità seguite, i criteri adottati per la stima delle entrate e per la copertura delle spese che vogliono essere autorizzate prima del voto sul bilancio previsionale 2001.
Il vulnus più grave è sicuramente quello in tema sanitario. Altri passaggi potranno essere affrontati da altri colleghi sulle entrate che, in generale, non sono certe né nel loro ammontare né nel meccanismo che ha portato al calcolo iscritto nei vari capitoli, ma il vulnus più grave è sicuramente quello della sanità. I criteri adottati per la spesa sanitaria non sono conosciuti. Assessore, perché sono rimasti nascosti, non sono stati illustrati? Leggiamo che per il bilancio della sanità il totale delle entrate è pari a 3.154 miliardi, 1.254 dall'Irap, 123 dall'addizionale Irpef, 1.777 per il federalismo fiscale. Queste stime, con quali criteri sono state indicate? Non è chiaro, non è illustrato, non è spiegato nei passaggi. E' legittimo e forte, pertanto, il dubbio sulla veridicità di questi stanziamenti attinenti ai tributi regionali, alle compartecipazioni. Da ciò ne discende una serie di conseguenze.
La prima: se il dubbio è sulle entrate, il dubbio è sullo sviluppo della spesa. Il pluriennale è assolutamente carente sotto questo profilo. Che cosa accadrà per progetti indicati negli allegati che l'assessorato alla sanità ha fornito alla Commissione? Nella ripartizione del fondo sanitario vi sono capitoli che non hanno sviluppo pluriennale di spesa. Che cosa accadrà? Non si faranno più questi progetti o saranno finanziati all'interno dello stanziamento complessivo delle Asl, con il capitolo 4223112? Perché sono indicati solo per l'anno 2001. E poi, i capitoli da istituire come verranno finanziati? Si aggravano pertanto i dubbi, le considerazioni svolte in linea generale per la cosiddetta "finanziaria regionale".
La copertura delle spese previste dalla proposta di legge 46 e previste specificamente per questo passaggio esemplificativo di quella che è la nostra critica, previste per la spesa sanitaria: come verranno finanziati i capitoli da istituire? E quale sviluppo avranno nel pluriennale? Nel pluriennale 2002-2003 tutta una serie di capitoli — corsi professionali universitari, agenzia regionale, finanziamento delle aziende sanitarie, progetti di competenza regionale, formazione della medicina generale — non hanno sviluppo pluriennale.
Altra grave lacuna riguardante i conti della sanità: i residui passivi. Sono somme non spese ma già impegnate, differenti dai disavanzi che sono relativi ai bilanci delle Asl, delle aziende ospedaliere. Sui residui che cosa si è fatto? Perché una grande quantità di risorse sono state impegnate ma non spese? Sono più di 24 miliardi solo per il 2000. Qual è il loro ammontare complessivo? Perché viene indicato solo l'ammontare del 2000? Ai fini della chiarezza e della trasparenza dei conti regionali si dovrebbe inserire l'entità complessiva dei residui. L'assessore deve essere puntuale nella risposta: quante e quali sono le somme correnti in conto capitale da pagare per la sanità? Non tutto il fondo sanitario viene trasferito alle Asl, una parte rimane di diretta competenza regionale. Per queste finalità e obiettivi di diretta competenza regionale che cosa è stato fatto nel passato? Quanto ancora deve essere pagato? Occorre dare risposte analitiche e certe.
Non abbiamo certezze neppure per l'anno 2000, perché come scrive anche il servizio, nelle spese di parte corrente — residui passivi — al 31.12 si dice laconicamente "l'eventuale dato discordante può essere dovuto a pagamenti effettuati a fine anno", che vengono già qui indicati in una somma consistente. Allora non abbiamo certezze neppure per l'anno 2000 ma soprattutto per i precedenti. Anche nelle reiscrizioni vi sono gravi differenze. Da nostre verifiche risultano più dei 7.800 milioni indicati; sono almeno 10.800 milioni le somme che devono essere reiscritte e che abbiamo anche verificato: capitoli 4212205, 4212220, 4212227, 4212244. Reiscrizioni che assommano a 10.827 milioni, quando invece sono indicati 7.800 milioni nella relazione del servizio. Anche qui il dubbio è legittimo: quante sono le altre risorse da reiscrivere che non abbiamo rintracciato e che però ci sono nelle pieghe del bilancio?
La parte più grave, anzi gravissima, è l'operazione-mutuo, salutata dal relatore come una boccata d'ossigeno, un passaggio importante per definire la partita del disavanzo della sanità. Bisogna fare una premessa, Presidente e colleghi: quest'anno si chiede un ulteriore sacrificio grave, importante ai marchigiani, 250 miliardi di ulteriore mutuo. Questo per ripianare i deficit di settore fino al 1999, anche se nel capitolo 4221185 — chiediamo la correzione, con un emendamento — è indicato erroneamente "anno 2000". Nel bilancio manca però tutto l'anno 2000, che peraltro viene dichiarato nella relazione illustrativa, inferiore a quello dell'anno precedente. A pag. 107 della relazione illustrativa del bilancio si dice che esso sarà inferiore nelle attese, non è comunque iscritto nel bilancio. Questa conclusione a cui arriva la relazione ci sembra quanto meno azzardata, perché il trend della spesa è sicuramente non in diminuzione e anche quello delle entrate, con le incertezze che dicevamo prima, con i conti tutti da verificare sembra dire diversamente, perché in Parlamento si è votata una legge finanziaria che ha previsto una riduzione dei ticket, pertanto una riduzione certa dei trasferimenti delle entrate. Siamo quindi di fronte a un bilancio che non avrà, anche per l'anno 2000, voci differenti o in diminuzione, anzi il nostro timore è che le voci saranno in aumento. Comunque il debito è lasciato fuori, l'anno 2000 non è previsto. Per il 2001 la stessa relazione afferma di non assicurare che le risorse esistenti consentiranno il pareggio, pertanto si sovrapporrà un ulteriore debito. Dovremmo allora tenere a mente il debito 2000 che è fuori bilancio e avremo un ulteriore debito del 2001. Ritorniamo al mutuo. Vi era un mutuo pregresso di 500 miliardi sui capitoli 65104 e 6520204 dell'anno scorso, con l'indicazione delle rate in ammortamento: 45.860 milioni. Quest'anno rintracciamo sugli stessi capitoli cifre leggermente diverse, ma che riguardano quei ratei: 44.747 milioni. Lo scostamento, anche qui è abbastanza significativo: come mai ci siamo persi per strada u miliardo, dall'anno scorso a quest'anno?
Vediamo però che nelle entrate, che sappiamo essere vincolate, c'è una somma di 3.154 miliardi, nelle uscite l'importo è formalmente lo stesso, ma c'è un gravissimo vulnus: l'importo delle uscite sulla sanità non è destinato completamente al servizio sanitario nazionale ma è destinato per 45.860 milioni al ripiano del debito. Cioè, 3.154 miliardi che sono le nostre entrate non li spendiamo tutti per il servizio, per l'offerta sanitaria, li spendiamo tutti meno 45.860 milioni che sono le quote di ammortamento di un mutuo non acceso quest'anno ma addirittura un mutuo che era stato acceso negli anni precedenti. Il debito da ripianare che sottrae risorse per l'offerta sanitaria non è quello di questo bilancio ma del bilancio pregresso.
Questa è una gravissima violazione di quelli che sono gli obblighi di bilancio. Come mai sottraiamo una parte di risorse destinate all'offerta sanitaria per ratei di mutuo addirittura acceso negli anni passati? Ancora non abbiamo parlato del mutuo di 250 miliardi di quest'anno, stiamo parlando di quote del mutuo pregresso. Il mutuo autorizzato quest'anno? Mancano almeno 11 miliardi di copertura annua. Abbiamo fatto dei conti, abbiamo verificato: 250 miliardi di mutuo al tasso del 5,5% per venti anni sono 21 miliardi annui. Nei capitoli 6510115 e 6520215 ci sono 6 e 4 miliardi, per una rata di 10 miliardi. Come facciamo a coprire i 250 miliardi?

MARCELLO SECCHIAROLI. Dipende da quando parte.

FABIO PISTARELLI. Benissimo, per il 2001. Ma perché per il 2002 e il 2003 ci sono sempre 10 miliardi? Il mutuo non è coperto, le rate di ammortamento non sono coperte, cioè noi accendiamo un mutuo che non ha rate di ammortamento coperte, perché nel 2001, 2002 e 2003 ci sono 10 miliardi per anno, che non sono quelli che abbiamo calcolato essere necessari per coprire il rateo ventennale di 250 miliardi. Questo è un artificio che insieme all'altro, gravissimo, sottrae risorse all'offerta sanitaria di questa Regione. Sottrae 45 miliardi di risorse che non si daranno più per servizi alle Asl per i nostri progetti ma per coprire rate di mutuo pregresse. Questo fa sì che siamo in dissesto, la situazione è gravissima e su questo sfidiamo l'assessore, il Presidente della Giunta, il relatore a darci delle risposte. Vogliamo risposte su questo, perché la strada — non lo diciamo solo noi, lo dicono anche esperti del settore — è quella di avere una situazione di gravissimo dissesto a cui non potrà essere posto rimedio. Queste sono le nostre considerazioni, questa la nostra critica puntuale non solo sotto un profilo formale ma anche nel merito, perché significa soprattutto dare sempre meno ai cittadini e dare sempre più a livello di indebitamento. Nessuna certezza per il nuovo mutuo, rate di mutuo del passato che pesano e sottraggono risorse alla spesa corrente, alle entrate certe a destinazione vincolata che invece vengono sottratte per fare altro, cioè per porre rimedio a delle falle che sono ormai enormi. Su questo chiediamo risposte, poi interverremo ancora in sede di replica per precisare ulteriormente le nostre considerazioni sul bilancio 2001.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, signori consiglieri, penso che le proposte di legge nn. 46 e 47 siano i due atti più importanti che il Consiglio regionale è chiamato a discutere e approvare. Come tutti sapete sono consigliere di prima legislatura e, se mi è consentito desidero rappresentare la mia delusione per il cattivo funzionamento di questa importante istituzione. Comprendo perfettamente il giudizio che i cittadini danno dell’istituzione “Regione”, anzi per certi versi i giudizi espressi dai cittadini sono troppo generosi nei nostri confronti. Essi dicono che la Regione è un gran carrozzone che ha prodotto troppe leggi, ha messo in piedi un apparato burocratico che ha pesanti riflessi negativi per il sistema produttivo e per i singoli cittadini, brucia una quantità risorse superiori a quelle che il sistema è in grado di produrre e accumula un miliardo di volume di debiti che obbligheranno i cittadini di oggi e delle future generazioni a subire un prelievo fiscale e tributario insopportabile. Non sono molto lontani dalla verità.
E’ chiaro che questo giudizio negativo dipende dall’operato di chi ha la responsabilità del governo della Regione. E’ su questi tre aspetti del giudizio dei cittadini che voglio incentrare il mio intervento.
Rispetto alle critiche dei cittadini, le proposte di legge in esame nulla dicono, nulla modificano, anzi la Regione Marche ha in vigore quasi 2.000 leggi che frenano lo sviluppo, creano problemi di interpretazione, danno luogo a un forte contenzioso. Rispetto a questo problema che ha visto fiorire in Italia un grande dibattito che ha visto impegnati prima il ministro Franco Frattini del Governo Berlusconi, poi il ministro Franco Bassanini dei Governi di sinistra, nessun impegno preciso viene assunto. E pensare che un’azione di cancellazione, semplificazione di leggi e la predisposizione di testi unici nelle varie materie si potrebbe fare a costo zero.
E’ noto a tutti che quando le leggi e i regolamenti sono troppi creano insofferenza e invitano alla disobbedienza e alla violazione. Non me ne vorrà il Presidente se faccio rilevare che anche il Governo regionale è poco incline al rispetto della legge, dello Statuto e dei regolamenti. Le interrogazioni che a norma dell’art. 107 del regolamento del Consiglio regionale dovrebbero avere risposta entro 30 giorni, le interpellanze e le mozioni che a norma degli articoli 115 e 119 del regolamento dovrebbero essere poste entro due settimane all’ordine del giorno sono discusse dopo mesi, perdendo attualità ed importanza. Con questo il Governo regionale rinuncia a priori al contributo che anche le opposizioni possono portare alla soluzione dei problemi della nostra regione.
Anche per quanto riguarda l’assestamento di bilancio, il conto consuntivo e il bilancio di previsione i ritardi accumulati dal Governo regionale sono impressionanti, siamo vicini ai sei mesi di ritardo rispetto alle scadenze previste dal regolamento. Più volte traspare una evidente gestione del potere in maniera arrogante, prepotente, come adesso Presidente, quando mi ha fatto parlare dopo Viventi, pur essendomi iscritto prima. C’è una gestione arbitraria del potere. Mi ero prenotato prima, e sono venuto a verificare il foglio. Tutto questo, salvo raccomandarsi per mantenere il numero legale, come successo in precedenza.
Tra il 1995 e il 1999 ho contato 1.680 costituzioni in giudizio della Regione Marche contro i cittadini della stessa regione. E’ una cosa vergognosa: la Regione Marche si è costituita in giudizio 1.680 volte contro i suoi cittadini. Per contro, quando il Consiglio è chiamato a discutere atti importanti siamo messi alla frusta perché dobbiamo fare in fretta, si devono approvare gli atti così come proposti altrimenti si perdono i finanziamenti, vedi il Psr, il Docup, i piani di riparto, i pareri su interventi di enti terzi, come il parere Anas, l’edilizia abitativa, l’edilizia scolastica. Anche gli atti oggi in discussione ci sono stati consegnati in forte ritardo, abbiamo dovuto esaminarli senza il tempo sufficiente e la calma necessaria in relazione alla loro importanza. Gli atti all’esame sono strumenti che determinano le linee di indirizzo dell’azione di governo regionale e che programmano, nel triennio, spese per 14.679 miliardi. Mi sarei aspettato una relazione più completa, un ragionamento articolato, un’analisi politico-economica non autocelebrativa, per spiegare al Consiglio come nel quinquennio 1995-99 sono stati spesi in questa regione 20.000 miliardi, per dire quali obiettivi programmatici sono stati raggiunti nel frattempo, quali sono le profonde trasformazioni in atto, quali sono le linee dell’azione di governo e gli obiettivi che con esse si intende raggiungere. Nulla di tutto questo si trova nella relazione.
Ad esempio, il problema del federalismo viene liquidato in tre righe. Il Governo regionale preferisce i soliloqui sull’argomento, con affermazioni astratte affidate a comunicati stampa. Qui non si parla mai, non si affrontano questi problemi. Federalismo significa maggiori funzioni, più autonomia finanziaria e maggiore responsabilità nella gestione delle risorse, sulla loro destinazione, anche sulla provvista attraverso l’attribuzione della potestà fiscale. Se è vero che l’anno 2001 è un anno transitorio, è pur vero che non si può parlare solo di spesa, non si può solo concertare con le parti sociali sull’allocazione delle risorse che ci sono e spesse volte non ci sono. Federalismo significa valutare compiutamente la situazione finanziaria, i limiti e le azioni di provvista, le riduzioni degli interventi sulla scala delle priorità e l’eventuale ricorso all’esercizio della leva fiscale.
La Giunta avrebbe dovuto far questo, non certo nascondersi nelle reticenze, nelle omissioni, nell’eludere la gravità della situazione finanziaria. Penso proprio che sia necessaria una seduta del Consiglio regionale dedicata alla situazione finanziaria della Regione Marche, lo chiedo ufficialmente a nome del gruppo di Forza Italia. La società marchigiana ha diritto di essere informata, ha diritto di conoscere la situazione, di sapere quale futuro l’attende. Un progetto di bilancio serio che getta le basi per la realizzazione del programma dei prossimi cinque anni di governo della Regione deve partire dall’analisi di ciò che è stato fatto, ma soprattutto deve analizzare cosa non è stato fatto, cosa non è andato secondo le previsioni.
E’ chiaro che il Governo della Regione, anche se confermato, è stato poco apprezzato dai cittadini marchigiani. Nella vostra azione amministrativa dovete tenere conto che non avete ottenuto la maggioranza dei consensi: nel 1995 avevate raccolto 547.000 voti, nel 2000 i consensi sono stati 429.000, con una perdita di 120.000 elettori, l’8% in meno.
Non abbiamo difficoltà a riconoscere al Presidente che il messaggio elettorale l’ha compreso perfettamente, ha capito che gli elettori hanno bocciato il suo Governo. Non a caso alcuni suoi assessori non sono stati nemmeno rieletti. E bisogna anche dire che è stato severo, perché su 8 assessore che componevano la sua squadra di Governo ne ha confermato solo uno, l’assessore Spacca, e probabilmente non poteva fare diversamente.
Nella relazione non c’è traccia degli obiettivi programmatici raggiunti nel quinquennio precedente e manca un’analisi seria della situazione di bilancio, un’autocritica seria dalla quale trarre gli insegnamenti per gettare le basi per il progetto di governo di questa legislatura. E’ attraverso i numeri di bilancio che si trasformano le chiacchiere e le promesse elettorali in fatti concreti. Di buone intenzioni è lastricata la strada che porta al Signore.
E’ sulla questione finanziaria che voglio concentrare la parte finale del mio intervento. Speriamo, assessore, che io abbia capito bene. D’altra parte, anche lei in Commissione ha sostenuto che questi documenti sono solo per addetti ai lavori, poco chiari sia per chi deve usufruire dei provvedimenti sia per chi li deve giudicare.

MARCELLO SECCHIAROLI. Mica perché non sono veri: è proprio perché è difficile leggerli per un cittadino.

REMIGIO CERONI. Noi ci abbiamo provato: speriamo di non esserci sbagliati.
Il ragionamento lo dobbiamo fare sui dati del quinquennio 1995-99. Io provo ad affrontare la questione finanziaria, perché il nocciolo sta tutto qui. Il 2000, nonostante siamo ad aprile, nella proposta di bilancio è quasi completamente ignorato. Del 2000 si parla solo per segnalare 980 miliardi di avanzo di amministrazione. Qui ci sono ex consiglieri comunali, sindaci, assessori: come si fa a stabilire l’avanzo di amministrazione se non c’è il conto della spesa? Come si fa? In quale altro paese d’Italia avviene questo? Nel quinquennio 1995-99 il Governo regionale ha speso 20.000 miliardi. In questo periodo la spesa è passata da 3.158 miliardi del 1995 ai 4.458 del 1999, con un incremento del 41%. Altro che patto di stabilità! Questo amento della spesa è sproporzionato, non doveva essere fatto, non può essere sopportato dai cittadini marchigiani già spremuti a tutti i livelli. Nessuna pubblica amministrazione deve spendere più di quanto incassa, altrimenti fa debiti i cui oneri ricadono sui cittadini di oggi e su quelli di domani.
Questa inarrestabile corsa della spesa ci ha portato a dover contrarre mutui e già a fine anno avremo un indebitamento record, certo, di 1.400 miliardi che ci porterà ad esaurire la capacità di indebitamento che in questa regione è di 1.800 miliardi. Porremo fine alla richiesta di realizzazione di infrastrutture nelle Marche. L’indebitamento si fa per realizzare le opere pubbliche, per gli investimenti, non per la spesa corrente.
Vediamo come queste risorse sono state spese, a grandi linee: 6.100 miliardi, pari al 30% hanno riguardato la gestione del bilancio, sanità esclusa. Tale gestione ha prodotto un disavanzo di 59 miliardi nel 1999. Nella relazione viene anche detto che 181 miliardi di deficit sono stati prodotti nella gestione del bilancio 2000 e 149 miliardi saranno prodotti nella gestione del bilancio 2001. Tali disavanzi — 1999, 2000 e 2001 — trovano copertura attraverso l’assunzione di mutui prevista nel bilancio 2001. Nel periodo 1995-2000 l’indebitamento della Regione marche si è raddoppiato, per un volume pari a quello prodotto dai precedenti Governi dal 1972 fino al 1994. E’ una vergogna: tra il 1972 e il 1994 abbiamo prodotto lo stesso deficit prodotto dal 1995 al 2000. Non c’è male come progressione. Inoltre, 13.774 miliardi, pari a circa il 70% della spesa sono stati assorbiti dai servizi socio-sanitari. Anche per i servizi socio-sanitari le risorse disponibili non sono bastate. La gestione ha prodotto un record ragguardevole. Franceschetti, sul servizio sanità sono stati prodotti passi avanti, ma solo relativamente al debito, non alla qualità del servizio. Il deficit della spesa sanitaria rappresenta la parte più oscura del bilancio e ne mette fortemente indubbio la credibilità.
Sorvoliamo sul problema della precisione dei dati numerici — tutte le osservazioni che ha fatto Pistarelli sono vere e ce ne sono anche altre — e sugli errori contenuti negli atti, dovuti forse alla troppa fretta o anche a una certa superficialità, e torniamo al deficit prodotto dalla sanità.
Per parlare di questo deficit bisogna richiamare l’accordo Stato-Regioni siglato il 3 agosto 2000, con il Governo Amato. In questo accordo si dice: “Per gli anni 1999 e precedenti, relativamente al ripiano dei disavanzi pregressi il Governo e le Regioni concordano che la quota a carico del bilancio dello Stato dei disavanzi pregressi fino al 31 dicembre 1999 è definitivamente stabilita in 16.000 miliardi. Restano a carico delle Regioni gli importi residui”. Quindi, fino al 1999 noi possiamo contare su 16.000 miliardi, il resto va a carico della Regione.
Leggendo la relazione allegata al bilancio e la nota che ci avete successivamente prodotto a richiesta dei disavanzi e delle perdite residue da ripianare e proiezione andamento 2000, si desume che la gestione del bilancio della sanità nel 1997 ha registrato 390 miliardi di debiti: probabilmente, a seguito di ulteriori contributi dello Stato, vi sono attualmente da ripianare 186 miliardi. Nel 1998 ha registrato un deficit di 298 miliardi: probabilmente, a seguito di non so quale cosa il deficit da ripianare ammonta a 292 miliardi. Nel 1999 la perdita è stata di 237 miliardi, ma vi sono da ripianare 318 miliardi. Non si capisce bene cosa sia successo: nel 1999, a fronte di una perdita di 237 miliardi c’è da ripianarne 318. E’ scritto nei vostri documenti.
Ma lasciamo da parte questo dubbio e prendiamo per buono che il disavanzo della spesa sanitaria fino al 1999 è, come iene dichiarato, di 796 miliardi. Tra un rastrellamento negli stanziamenti di bilancio e ulteriori contributi dello Stato per 236 miliardi, resta un debito di 556 miliardi. Nel bilancio 2001 è prevista l’assunzione di un mutuo di 250 miliardi, la cui rata a carico grava solo per il 50%, in quanto il mutuo verrà assunto solo nel corso dell’anno. L’anno prossimo questa rata ci sarà tutta, provocando un ulteriore irrigidimento della spesa. restano 300 miliardi per ripianare il deficit fino al 1999. E’ prevedibile un ulteriore contributo dello Stato per ripianare tale deficit sulla restante quota di 9.000 miliardi dei 16.000 di cui ho parlato poc’anzi, stanziata dal Governo, che equivale a 200 miliardi. Se quanto detto è vero, assessore Secchiaroli... E’ vero? E’ vero, allora è chiaro che nel bilancio regionale 2001 mancano 100 miliardi per ripianare il deficit della sanità fino al 1999. Questo impedirà anche la possibilità di ricevere il saldo della quota relativa ai 16.000 miliardi, perché è scritto che si prevede che l’erogazione del saldo sia condizionata alla contrazione, da parte delle Regioni, del mutuo a loro carico. Se noi allo Stato non diciamo che fino al 1999 abbiamo chiuso, non ci darà la seconda parte del contributo. Io ho presentato un emendamento in questo senso, 100 miliardi in più. Il mutuo necessario a coprire lo sbilancio della sanità fino al 2001 deve essere di 350 miliardi, altrimenti giriamo intorno e non chiudiamo mai questa storia.
Veniamo all’anno 2000. Anche l’accordo di cui ho parlato, Stato-Regioni, stabilisce cosa bisogna fare per l’anno 2000. Intanto il Governo dice “per la spesa sanitaria nazionale io do 124.000 miliardi. In caso di emersione di disavanzi rispetto alla predetta spesa di 124.000 miliardi, le Regioni assumono a proprio carico la copertura degli oneri relativi mediante: aumento delle imposte, contrazioni di mutui, risorse proprie”. Il deficit sanitario 2000, nei documenti citati una volta si dice che si attesterà su valori inferiori a quelli del 1999 — quali, 318 miliardi o 200? — poi, successivamente si dice che non sono ancora stati presentati i bilanci consuntivi, ma che la perdita di esercizio netta prevista dovrebbe attestarsi intorno ai 250 miliardi. Ma se voi non sapete qual è la spesa sanitaria chiedetela alla Cna, che lo sa. Ieri ha fatto un bellissimo articolo, dove dice: “Nelle Marche, a causa dell’impennata della spesa sanitaria il fabbisogno regionale del 2000 è stato di 3.921 miliardi”. Chiudiamo i nostri uffici, serviamoci di quelli degli altri che probabilmente funzionano meglio! Come si a ad approvare un bilancio ad aprile non sapendo quello che si è speso nell’anno 2000?
Se non ho visto male, nella proposta di bilancio 2001 non è prevista una sola lira per ripianare questo deficit che, in base all’accordo citato, farà interamente carico alla Regione. Quindi, nel bilancio manca la copertura del deficit sanitario 2000 pari almeno, secondo quello che dite voi, a 250 miliardi, secondo quello che dice la Cna vedremo.
Per l’anno 2001 e successivi il Governo e le Regioni concordano di rimuovere, con decorrenza 1.1.2001 il vincolo di destinazione delle risorse e farà carico alle Regioni la copertura di eventuali disavanzi rispetto alle somme stanziate. Nella documentazione che ci è stata fornita emerge che le aziende sanitarie nel 1999 hanno speso 3.300 miliardi, per la precisione 3.296. Se voi nel bilancio ne prevedete 2.928, con che cosa si farà fronte alla differenza pari a 368 miliardi? Quali interventi strutturali a noi sconosciuti sono stati effettuati, capaci di produrre una economia di spesa così forte? Con che cosa farete fronte al rinnovo del contratto del personale della sanità? Come si farà fronte al minore introito derivante dalla soppressione dei ticket? Come si farà fronte all’aumento della spesa farmaceutica, quando anche la Cna dice che a gennaio di quest’anno la spesa farmaceutica dei marchigiani ha avuto una vera e propria impennata con un aumento del 16,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente?
Rifacciamo due conti: mancano 100 miliardi per la copertura del deficit 1999; mancano 250 almeno per la copertura del deficit 2000; mancano almeno 500 miliardi per la copertura del prevedibile deficit 2001. Quale credibilità ha questa proposta di bilancio?
Presidente, visto che è presente le riservo la parte finale del mio intervento. La soluzione del problema non è facile. Nella precedente legislatura questo Governo regionale ha spesa 100 miliardi in più, all’anno, di quanto doveva. Tra assestamento del bilancio del dicembre 2000 e il bilancio in esame, sono stati impiegati circa 200 miliardi virtuali per far quadrare il conto delle promesse elettorali. A dicembre la manovra di riequilibrio doveva essere fatta a costo zero, non c’era nessuna fretta di distribuire quelle risorse a pioggia. Quale credibilità alla promessa che il bilancio verrà costruito sull’invarianza della pressione fiscale? E’ una dichiarazione che verrà smentita subito dopo il 13 maggio?
Oggi, dopo li sprechi del passato non si sa più che pesci prendere. Capisco la sua difficoltà assessore, ma come farete a far quadrare il bilancio 2002? Come potrà essere un bilancio più libero, meno vincolato se dovrà essere impegnato tutto a ripianare i debiti che sono stati accumulati? Il buon senso suggeriva di fare un bilancio diverso, assessore: aumentare gradualmente la pressione fiscale. Mi rendo conto, fra pochi giorni ci saranno le elezioni e si può immaginare quale risultato elettorale si sarebbe prodotto. Oppure si poteva fare un bilancio tagliando gli sprechi, ma forse neanche questo è più sufficiente. Si poteva far quadrare il bilancio tagliando i servizi, ma cosa andiamo a dire ai cittadini che chiedono più servizi, una loro migliore qualità? Anche in questo caso avremmo prodotto un risultato elettorale disastroso. Però domani, Presidente, sarà ancora più difficile, perché si dovranno aumentare le tasse, si dovranno tagliare le consulenze e gli incarichi, si dovranno tagliare i servizi poiché questo Governo regionale non ha saputo tenere sotto controllo la spesa pubblica, ha sprecato a piene mani.
Ma c’è di più. Domani non potrà scaricare la responsabilità sul prossimo Governo della Casa delle libertà, perché l’accordo-capestro del 3 agosto 2000 in materia di spesa sanitaria l’ha imposto il Governo Amato. Forse pensava di fare un dispetto a Lombardia, Piemonte e Veneto, non ha pensato che alcune Amministrazioni sono guidate dal centro-sinistra. Vi resterà solo una cosa, assessore: fare i conti con i cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Credo che questo Consiglio, sulla scorta anche delle relazioni abbia chiaro che esiste in questa fase, non per la sola Regione Marche ma per tutte le amministrazioni regionali una difficoltà di chiusura dei bilanci di previsione. Non a caso esistono delle forti vertenze in sede di Conferenza Stato-Regioni, in sede di relazioni tra Regioni e Governo su partite importanti, sulle quali il trasferimento delle risorse dallo Stato alle Regioni non è certamente adeguato per far fronte alle competenze. Quindi non abbiamo soltanto una semplice esplosione della spesa ma abbiamo un fenomeno sotto gli occhi di tutti: che il processo di decentramento è stato realizzato in questo Paese, trasferendo competenze alle Regioni ma non trasferendo risorse adeguate e sufficienti per far fronte a quelle competenze che non vengono più gestite in sede centrale. Come anche abbiamo normative sempre più onerose che comportano costi e che ovviamente appesantiscono la spesa pubblica. Su questo non ho sentito nessuna riflessione, ma credo che questo tipo di considerazioni debba far parte del dibattito. Non perché questo alleggerisce la posizione della maggioranza, ma perché questa è una realtà. Come oggettivo è il peso sempre maggiore costituito dalla spesa sanitaria, come oggettiva è anche la difficoltà di trasferire una parte della spesa sanitaria all'interno di quegli interventi di prevenzione che alla lunga, anche se non in tempi rapidi, possono alleggerire gli oneri della struttura sanitaria, una struttura che ovviamente deve far fronte alle esigenze di cura ma che non può dimenticare gli aspetti di prevenzione.
Questo bilancio, al contrario di quello che avviene in altre Regioni è un bilancio che mantiene ancora invariata la pressione fiscale derivante da provvedimenti regionali. E' un risultato non da poco, che nella scorsa legislatura pensavamo di non poter garantire neanche per tutto il periodo di durata della stessa, eppure nella proposta di bilancio di previsione 2001 c'è uno sforzo per evitare di utilizzare questa arma estrema per incrementare le entrate della Regione e far fronte alle risorse della nostra Amministrazione.
In alcuni interventi ho sentito dire che c'è una riduzione delle risorse comunitarie che afferiscono al bilancio e forse in questo elemento possiamo trovare una conferma ad alcune cose che anche la minoranza diceva: che in passato c'è stato un fortissimo incremento della spesa. Mi sembra che Ceroni parlasse di un incremento dell'ordine del 40% avvenuto in passato. Questo lo dobbiamo prendere anche come un elemento positivo per certi aspetti, perché la nostra capacità di spesa è aumentata anche per la parte che passa attraverso i bilanci della pubblica amministrazione. Non ci si può lamentare di amministrazioni che non riescono a spendere tutte le risorse, come avveniva in passato, e poi contemporaneamente continuare a lamentarci se i bilanci delle pubbliche amministrazioni diventano sempre più grandi. Bisogna disaggregare i dati del bilancio e da questo lavoro ci si accorge che nell'ultimo quinquennio nella nostra regione è aumentata fortemente la capacità di utilizzare delle risorse provenienti dallo Stato, dalla Comunità europea, e in particolare quelle della Comunità europea spesso raggiungono un effetto moltiplicatore, perché a fronte di risorse regionali di cofinanziamento dell'ordine del 20-30% si riesce a portare sul bilancio regionale una cifra del 100%. Questo amplia la capacità d'intervento dei bilanci, anche se in un certo senso li ingessa sempre di più perché le risorse sono poi vincolate a quelle linee guida per il finanziamento, e noi sappiamo che esistono due campi diversi di intervento: quello delle risorse comunitarie e quello degli aiuti di Stato. C'è maggiore libertà sugli aiuti di Stato, nella gestione d'interventi che fanno riferimento a sole risorse proprie, mentre quando abbiamo interventi co-finanziati dobbiamo attenerci all'interno di alcune regole e di alcune disposizioni che sono sicuramente più limitative di quelle che dobbiamo adottare quando spendiamo su leggi regionali o su leggi statali non co-finanziate.
Certo, questo quadro delle risorse comunitarie si è ridotto, non abbiamo più un Obiettivo 2, un Obiettivo 5b. Nell'insieme abbiamo un Obiettivo 2 che è più ridotto di quello che avevamo. Un fatto importante in questo bilancio è costituito dallo Sfop che assume un rilievo più importante del passato, e va anche detto che nel settore agricolo le risorse, ancorché confluite all'interno di un unico strumento in cui si raccolgono numerosi regolamenti comunitari, sono ancora risorse importanti, anche se oggi possiamo dire che non sono sufficienti. Ma sulla base di quale considerazione? Che il nostro è un sistema che ha iniziato a spendere non soltanto quando arrivano gli aiuti alla gestione ma anche quando arrivano degli aiuti agli investimenti e sappiamo che questo in passato era un meccanismo che trovava grandi difficoltà soprattutto nel rapporto tra la pubblica amministrazione e il soggetto privato.
Quindi abbiamo un bilancio che deve affrontare questo cambiamento nel rapporto tra la spesa propria e le risorse che vengono dalla Comunità europea.
Voglio anche dire che abbiamo rodato in questi anni un meccanismo dei bandi, un meccanismo dei criteri di priorità e questi forse possono essere, oggi, dati assodati ma non erano certamente assodati in passato, in tutti i settori. Nel rapporto con la pubblica amministrazione non c'era un'abitudine al meccanismo del bando, ai criteri di assegnazione delle risorse preliminari alla emanazione del bando, a sistemi di valutazione delle risorse — penso al settore delle attività industriali-artigianali o ad alcuni interventi dell'agroindustria — che permettano un'autovalutazione da parte del soggetto che presenta la domanda. Credo che questi siano degli elementi importanti a cui noi dobbiamo tendere su tutti gli strumenti di intervento, ponendoci nel rapporto con il bilancio e l'uso delle risorse pubbliche in modo diverso, più moderno, più europeo
Questo bilancio è occasione per discutere molto sulle priorità che devono essere scelte, a partire da una rivisitazione che ad avviso dei Verdi deve essere fatta sulle leggi regionali, non tanto attraverso un'abrogazione generalizzata ma scegliendo all'interno delle linee finanziarie già segnate da provvedimenti legislativi quelle che noi riteniamo più efficaci, più rispondenti alle esigenze del futuro. E devo dire che qui c'è sempre una forte resistenza, perché sia da parte della stessa struttura ma anche dei beneficiari e dello stesso mondo delle associazioni spesso c'è l'idea che sia meglio rifinanziare quello che già c'è piuttosto che sperimentare il nuovo. C'è anche l'idea che se una linea finanziaria non funziona non la aboliamo completamente e magari facciamo qualcosa di nuovo, ma la riversiamo su un'altra linea finanziaria che comunque quelle risorse le può assorbire. Questo è un comportamento a cui assistiamo tutti i giorni. Sono comportamenti che nel momento della definizione del bilancio comportano anche difficoltà a far quadrare le cifre.
Un altro elemento importante su cui uno sforzo in questo bilancio è stato fatto, è quello di cercare di comprimere la spesa corrente, evitando che spesa corrente e spesa obbligatoria finiscano per assorbire tutte o quasi le risorse libere che abbiamo. Il collega Ceroni nel suo intervento denunciava il peso dei bilanci, il collega Pistarelli diceva che nella spesa sanitaria siamo costretti a pagare dei mutui. Ebbene, quei mutui sono stati utilizzati per far fronte a spese del sistema sanitario regionale, quindi non hanno costituito una spesa voluttuaria. Comunque è vero che c'è un problema forte da affrontare: fare in modo che in ogni bilancio di previsione esista uno spazio di manovra per chi governa e per questo Consiglio, in maniera tale che le risorse non vengano tutte assorbite dalla spesa corrente, ma ci sia spazio per le scelte e ci sia, soprattutto, quella massa di denaro che dobbiamo riservare ala politica degli investimenti.
La nuova legislazione di spesa deve sostituire la vecchia, non si può soltanto aggiungere, mentre questo Consiglio tende soprattutto ad aggiungere. Abbiamo avuto una proposta di legge di abrogazione, ma abbiamo soprattutto abrogato leggi che non comportano spesa. Preferiamo abbandonare delle leggi o delle linee finanziarie volta per volta, attraverso questo bilancio, ma forse sarebbe più opportuno che di questi aspetti se ne discutesse non soltanto nel momento del bilancio, per cui di leggi di spesa non discutiamo poi mai ma discutiamo solamente dell'attribuzione delle somme sui capitoli di spesa di quelle leggi. Di questo il Consiglio dovrebbe discutere e forse l'occasione potrebbe essere quella del bilancio consuntivo, ma storicamente vediamo che il Consiglio, in sede di bilancio consuntivo difficilmente riesce a fare questo ragionamento, difficilmente i consiglieri sono così appassionati a questi temi come invece avviene durante il bilancio di previsione.
Sono convinto che le risorse debbano andare il più possibile alle imprese e più direttamente possibile. In questo senso mi sento di dire che il monitoraggio della spesa che oggi facciamo attraverso vari strumenti, va fatto anche quando trasferiamo le risorse ad altri soggetti — enti locali, enti strumentali — verificando non il momento del trasferimento della risorsa dal bilancio della Regione a quello della Provincia, a quello degli enti strumentali, ma il momento finale di erogazione di questa risorsa ai beneficiari. Quello è uno strumento più efficace di verifica della spesa regionale, altrimenti abbiamo alcuni settori in cui ci si rivolge direttamente all'impresa — e su questo si denunciano delle lentezze in questa sede — e abbiamo altre situazioni in cui le lentezze possono essere doppie o triple e in questa sede non c'è neanche la possibilità di individuarle. Questo è uno strumento importante, perché il bilancio è strettamente legato a tutta la massa della legislazione regionale. Quindi, verificare quando la risorsa arriva effettivamente alla struttura che realizza l'investimento o fornisce il servizio.
Sulle nuove leggi di spesa questo bilancio registra un giro di vite: abbiamo, rispetto al passato una quantità di previsione di nuova legislazione di spesa molto più contenuta e questo sicuramente è un elemento di riflessione che questo Consiglio deve fare, legato soprattutto all'altro ragionamento: abolire una parte della legge di spesa per destinarla a nuove iniziative. Penso al settore della nuova economia in fortissimo sviluppo, penso al settore delle infrastrutture innovative (cablaggi, rete telematica). Una società fondata sempre più sulla comunicazione trae vantaggio competitivo dalla capacità di trasmettere l'informazione. Dobbiamo continuare a finanziare le leggi predisposte 5-10 anni fa o dobbiamo abrogarle e da questa abrogazione trarre le risorse per nuove iniziative legislativo-finanziarie su questi settori che hanno un accrescimento veloce? Forse cresceranno anche per conto loro, ma in assenza di provvedimenti regionali possiamo dire che cresceranno qui meno velocemente che altrove dove alcune misure vengono adottate. Basti guardare all'esperienza di altri Consigli regionali che stanno affrontando questo cammino.
Penso che un altro spazio di manovra, pur in un bilancio difficoltoso come questo, sia progressivamente trasformare gli strumenti finanziari di sostegno al "sistema Marche" da contributi in conto capitale a contributi in conto interesse. Credo che in questo modo potremmo selezionare la qualità degli interventi, sia quando l'intervento è fatto dalla pubblica amministrazione sia quando è realizzato dai privati.
Occorre riordinare con un grosso rigore tutto il sistema di aiuti alla gestione, sui quali dovremo sempre più sganciare l'azione dalla Regione, sia direttamente sia attraverso gli enti che esercitano le competenze che la Regione ha delegato. Così come condivido una considerazione che ho sentito nella discussione in quest'aula, di rafforzamento dei fondi di garanzia, strumenti importanti su cui economie moderne e mature possono lavorare, sui quali credo che esista una predisposizione di un sistema come il nostro dove l'imprenditorialità è diffusa e vede presenti imprese di piccola scala. Quando parlo di piccola scala penso anche alla nuova economia che iniziamo a conoscere soltanto adesso, che ha visto delle imprese piccolissime crescere rapidamente e diventare leader di mercato. Non dobbiamo dimenticarci che questa nostra pluralità di imprenditori, questa grande quantità di iniziative economiche può riservarci delle sorprese: alcune le abbiamo già conosciute, ma chissà quante altre. Dobbiamo dare a queste non un aiuto ma uno spazio su cui poter sviluppare la propria competitività sui settori innovativi.
Ritengo anche che questo bilancio 2001 sia per questa amministrazione un bilancio anche di ricognizione della situazione, dopo un bilancio 2000 che forse è stato drogato anche da un assestamento troppo consistente e probabilmente, con un ragionamento del poi, che pure avevo fatto a suo tempo, forse sarebbe stato bene riservare quella risorsa utilizzata nell'assestamento del 2000, al finanziamento del bilancio di previsione 2001. Ma oggi, nel confronto tra il bilancio 2001 e il bilancio 2000 assestato dobbiamo tener conto del fatto che c'è stato un assestamento rilevante, probabilmente il più grosso nel corso degli ultimi sei anni, avvenuto alla fine del 2000, quindi quando confrontiamo alcuni capitoli di bilancio del 2001 con quelli del 2000 dobbiamo tener conto di questo fatto, sia che vi siano ancora alcune risorse disponibili, sia che il bilancio del 2000 su alcuni capitoli è stato falsato, perché ci sono risorse straordinariamente consistenti rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
Voglio anche dire che noi Verdi su alcuni aspetti abbiamo dovuto fare i conti con le necessità e non con i desideri. Il tema della priorità ambientale ha subito, come altri settori, alcuni sacrifici, ma su questo riteniamo che si possa recuperare lo spazio con provvedimenti legislativi che non comportano spesa, con un'azione amministrativa, con alcuni interventi che hanno spesa minima o che permettono di lavorare su capitoli che già esistono. In questo bilancio e nell'azione di questa maggioranza il tema dell'ambiente è e deve essere una priorità importante, innanzitutto perché tutela la salute dei nostri concittadini, perché è spazio di crescita di nuove iniziative economiche — avere o non avere una qualità ambientale permette di avere anche un qualità del produrre — ed è un'esigenza per il mantenimento di attività economiche consolidate. Sappiamo quante realtà si trovano in difficoltà per mancanza di alcuni beni primari di carattere ambientale: qualità delle acque, tanto per citare un esempio, o qualità del territorio per pensare ad alcune attività economiche immateriali come il turismo, che pure hanno un peso importante nelle economie evolute.
Ho sentito delle osservazioni. Alcune sono state molto generiche, non suffragate da cifre, altre hanno fatto anche lo sforzo di entrare nello specifico e quindi, probabilmente, daranno luogo a un dibattito articolato e sicuramente l'assessore al bilancio e i vari assessori al ramo potranno entrare nello specifico meglio di me, però sono sempre diffidente da quei toni, anche gravi, che non sono ancorati a dei dati reali, non sono articolati e documentati con precisione.
Voglio anche dire che nell'ambito della discussione in Consiglio provinciale e in Commissione il gruppo dei Verdi ha dato il suo apporto, ha fatto delle richieste, ha cercato di ottenere alcuni miglioramenti a questo bilancio. Alcuni segnali sono stati dati, quindi diamo atto che questi segnali sono stati dati, come l'impegno alla creazione di due nuove riserve naturali, Ripabianca e la Sentina, con attribuzione di risorse su questa annualità ma anche sulle annualità successive e con un impegno, anche politico, di andare alla costituzione di una prima riserva naturale lungo il fiume Esino. Peraltro pensiamo che questa sia anche una opportunità: se le risorse sono poche, se la gestione di parchi naturali regionali risulta più onerosa, la politica delle aree protette può comunque proseguire con costi minori creando queste aree che sono poi il volano non solo per la pura tutela dell'ecosistema ma anche per iniziative economiche. Abbiamo avuto recentemente, proprio nella zona di Ripabianca, segnali incoraggianti sulla quantità di persone che visitano e su tutto l'indotto che viene dalla presenza di un'area protetta, per quanto piccola e per quanto ristretta come una riserva naturale può essere.
Altro miglioramento che noi apprezziamo è la puntuale predisposizione dello stanziamento di quota regionale per attivare il co-finanziamento del bando sulla realizzazione di impianti di energia rinnovabile, fotovoltaica in particolare. Qui scatta lo stesso meccanismo, che già ben conosciamo, del co-finanziamento: 300 milioni permettono di far avere al nostro bilancio 1.300 milioni. E' importante il segnale che diamo, perché le produzioni energetiche, anche quelle di energia elettrica vengono incoraggiate non solo su grande scala, con tutte le contraddizioni che la realizzazione di grossi impianti creano oggi nel nostro territorio, ma anche su piccola scala. Questa è un'inversione di tendenza ancora non fondata su grossi numeri ma che in altri Paesi, vedi Danimarca, ha dato grossi risultati: piccoli produttori offrono al bilancio energetico ed elettrico nazionale una percentuale che ormai sfiora il 20% della produzione di energia elettrica.
C'è un emendamento sulla questione dell'emergenza canile-rifugio, con un'assegnazione della risorsa, ancorché ridotta, comunque significativa. E' una risposta a chi propone di risolvere i costi per il mantenimento dei cani randagi, della prevenzione, della lotta al randagismo abbattendo questi animali e tornando indietro. Un segnale importante lo vediamo anche nella disponibilità di uno stanziamento per la legge regionale sull'inquinamento acustico, un tema su cui in passato la Giunta regionale ha fatto dei lavori con l'università ed esistono precise scadenze dettate da leggi nazionali.
I Verdi utilizzano questa sede per rilanciare alla Giunta la propria richiesta politica di accelerare le riforme che non comportano spesa, le leggi, gli atti di programmazione, perché sono parte integrante della politica che questo Governo può svolgere. Cito, a solo titolo d'esempio, la legge regionale sull'elettrosmog che ha degli spazi nonostante l'entrata in vigore della legge nazionale. Chiediamo che si proceda al decentramento delle funzioni agli enti locali; che si lavori nell'attuazione e nell'aggiornamento del patto per lo sviluppo, un capitolo importante di questa regione, che permette, peraltro, di affrontare complessivamente, con tutte le forze sociali, momenti di confronto, non consentendo ad alcuno di coltivare soltanto il proprio orticello e di preoccuparsi soltanto dello spicchio di bilancio, dello spicchio di politiche a cui si ha direttamente interesse, perdendo di vista la questione che interventi settoriali non hanno grande efficacia se non collocati in un contesto generale, e quello del modello di sviluppo della regione Marche nella sua generalità è sicuramente un contesto generale in cui ogni singola azione va collocata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Il collega Pistarelli ha già evidenziato un aspetto che lo stesso consigliere Ceroni aveva posto all'attenzione di noi consiglieri: il ritardo con cui viene presentato questo bilancio. L'articolo 40 individua nel 15 ottobre di ciascun anno il termine per presentare questo importante documento. Siamo arrivati con un certo ritardo, consistente.
Ma io non voglio individuare la problematica connessa al ritardo con il consueto piagnisteo tipico del consigliere di minoranza che dice "avete sballato un termine". Vorrei invece passare in rassegna le conseguenze di questo ritardo, che invece svolgono un ruolo sicuramente pregiudizievole anche rispetto alla concreta gestione amministrativa dell'ente. Il fatto che si vada in approvazione ai primi di marzo del 2001 e che ci vorranno almeno i 30 giorni canonici perché questo strumento possa esprimere la propria efficacia, porta nocumento, in primis, alle ragioni stesse di questo ente. E' noto infatti che le regole sulla gestione provvisoria del bilancio non consentono di gestire quei capitoli, quelle voci d'intervento finanziario che già sono previste nel precedente esercizio. Questo vuol dire un estremo ritardo, un ritardo pari a un terzo dell'esercizio finanziario. Non dimentichiamoci che solo una volta esaurito un terzo dell'anno dell'esercizio finanziario, potremo dar corso a tutti quegli interventi pure previsti, che tuttavia non potranno essere che cantierati a partire da aprile. Questo apre un problema notevole per quanto riguarda tutta la problematica dell'esercizio di funzioni delegate alle Province e agli enti locali per quanto riguarda il cosiddetto federalismo fiscale, questo apre la vertenza e un problema evidente per ciò che concerne anche quei nuovi interventi che, pur previsti nella cosiddetta legge finanziaria — in particolare la frana di Ancona, 10 miliardi — potranno avviare la propria attività istruttoria non prima del mese di aprile. Allora, un ritardo che non è solo motivo di doglianza da parte dei consiglieri di minoranza che non sono messi in condizione di analizzare — cosa peraltro vera — con la dovuta tempistica l'insieme delle regole di bilancio, ma un ritardo che mi dicono essere fra i più consistenti accumulati ultimamente dagli enti Regione, che tuttavia porta un pregiudizio alle ragioni complessive dell'ente.
La cosa strana è che nella relazione previsionale nessuno ha individuato le ragioni che avrebbero giustificato questo ritardo. La legge di bilancio è tale, almeno per come è confezionata e ci è consegnata dalla normativa 25 del 1980, per cui la emendabilità continua del bilancio stesso, la possibilità di realizzare interventi in progress avrebbe comunque potuto consentire l'approvazione di un bilancio ai primi di gennaio, almeno la presentazione del bilancio ai primi di gennaio o fine dicembre. Non mi sembra che da parte della maggioranza sia stata fornita una giustificazione precisa di questo ritardo che, ripeto, è motivo di pregiudizio di natura sostanziale rispetto alle ragioni dell'ente.
Poi c'è un altro passaggio importante di natura politica. Io sono membro della Commissione straordinaria per la riforma dello Statuto, abbiamo partecipato a due forum nei quali tutti noi consiglieri, a prescindere dalle appartenenze politiche, abbiamo individuato, nel recupero della funzione della cosiddetta "assemblea elettiva", una esigenza, una priorità da porre come fondamento dell'opera di riscrittura dello Statuto regionale. Credo che anche le nuove normative sul federalismo amministrativo e fiscale depongano in favore di questa sottolineatura che da più parti emerge con forza; Ma è evidente che questa sottolineatura, che questo rafforzamento del ruolo dell'assemblea elettiva non si gioca solo sul piano formale, estrinseco e statutario che saremo comunque chiamati a normare di qui a breve, si gioca soprattutto nel rispetto delle regole e nella capacità di tracciare un percorso condiviso là dove — legge di bilancio — siamo chiamati veramente a esprimere nella forma più alta la nostra funzione di controllo e di indirizzo politico. Ma io credo che il bilancio, per come è stato concepito e congegnato, obiettivamente non consenta di esprimere questa funzione. Ecco quindi il dato politico che si collega al dato contingente della legge di bilancio: predisporre lo strumento in maniera tale che consenta per lo meno una lettura approfondita, corretta, chiara, trasparente di questo importante strumento, quindi, di perciò stesso, incremento della capacità di intervento del consigliere. Questo è un invito che faccio anche ai colleghi consiglieri della maggioranza perché su questi temi, senza vis polemica, senza voler necessariamente fare strumentalizzazione di questo argomento, siamo comunque convinti che il ruolo delle assemblee elettive non è solo un ruolo da affermare apoditticamente nel documento statutario, ma un ruolo che ci dobbiamo ricavare e giocare giorno per giorno, con la possibilità di intervenire sui problemi. E questo documento contabile, a mio modo di vedere non consente questa funzione di indirizzo politico che rimane consacrata solo formalmente e non ha la possibilità di inverarsi con quel ruolo di controllo e di indirizzo che ci spetta.
Faccio alcune piccole considerazioni che dimostrano la scarsa leggibilità, la blindatura di un bilancio al di là di quelle che sono le ragioni e le esigenze di una maggioranza che inevitabilmente ha delle necessità impellenti ed impedienti che vanno anche a inquadrarsi nel più generale problema del federalismo, nelle valutazioni che lo stesso Presidente D'Ambrosio ha fatto qualche tempo fa su Il Sole 24 Ore quando diceva che senza una forte ed evidente inversione di rotta sul problema del federalismo fiscale sarà ben difficile che quello amministrativo possa vedere la luce. Questa preoccupazione la vediamo tradotta nei passi in cui, pudicamente, lo stesso estensore della relazione di accompagnamento dice "al momento non abbiamo alzato le tasse, ma certo alle viste si prepara una prospettiva che probabilmente non potrà evitarci di porre mano alla leva fiscale", e noi consiglieri di minoranza siamo realisti da questo punto di vista, ovvero siamo convinti di essere di fronte a una svolta importante che non deve essere valutata e trattata con eccessiva superficialità, ma ciò non deve rappresentare una giustificazione, una scusante per quanto riguarda, invece, i compiti precisi che la legge riannette alla Giunta nel momento in cui elabora il documento.
L'art. 42 della legge 25/80 individua come obbligatori tutta una serie di allegati che, ahimé, non sono stati presentati, depositati oppure sono stati liquidati come forieri di valutazioni negative, senza che il Consiglio regionale avesse potuto in qualche modo interferire, leggere questi documenti di accompagnamento: una relazione illustrativa sul rapporto tra previsioni di bilancio e attuazione del programma regionale di sviluppo; l'elenco delle spese obbligatorie in cui stanziamenti possono essere integrati mediante prelevamento dal fondo di riserva; un preventivo di cassa delle aziende e società in cui la Regione abbia partecipazione finanziaria. Non può essere ritenuta valida la giustificazione data dall'estensore della proposte che dice: "siccome le aziende e le società partecipate hanno un bilancio assoggettato alla normativa civilistica, noi non siamo in grado, per la discrasia temporale che vi è tra la normativa giuscontabile pubblica e privata, di dare conto di quella che è la situazione dell'insieme delle nostre partecipazioni, che sappiamo rappresentano una voce importante da tenere sotto controllo e da monitorare". Sarebbe stato sufficiente un preventivo di cassa per far sì che noi consiglieri regionali fossimo messi in condizioni di sapere meglio quali eventuali valutazioni dover svolgere in ordine, ad esempio, al problema-Svim che è non di natura contingente ma che ha presentato delle strozzature che forse avrebbero meritato la possibilità di un'indagine anche in questa sede.
Ma probabilmente, l'aspetto che rende meno intelligibile questo strumento contabile è la stima delle entrate: una stima che doveva essere contenuta ai sensi della legge 25/80 che manca totalmente. E la stima delle entrate rappresenta un elemento, una base, un presupposto imprescindibile per poter argomentare in maniera valida e corretta rispetto alle previsioni future. Vi do un esempio: in assenza di uno strumento fornitoci formalmente dalla Giunta mi sono andato a rivedere il rendiconto 2000, o meglio il pre-consuntivo che è in via di redazione. Da quel dato del pre-consuntivo emergono degli aspetti particolarmente allarmanti. Abbiamo eliminato circa 322 miliardi di residui attivi dal 1997 al 1999. Una parte di questi corrisponde a spese eliminate, c'è un saldo di 170 miliardi di residui eliminati che stanno evidentemente a significare una distorsione nella previsione: minori entrate per 170 miliardi dal 1997 al 1999. Se a questo uniamo le previsioni di competenza dell'anno 2000, che malgrado l'assestamento sono risultate sovrastimate per 176 miliardi, abbiamo un dato allarmante, che ci lascia di stucco, di 346 miliardi di minori entrate. Noi, nel lasso di tempo che corre dal 1997 al 2000 abbiamo impostato gli strumenti contabili e finanziari del nostro ente, sovrastimando di 346 miliardi la previsione di entrata. Non voglio entrare nei rivoli della polemica politica più spicciola e più aspra, certo è che nel 1999 e nel 2000, anni delicati dal punto di vista elettorale, abbiamo dovuto — e oggi possiamo prenderne atto in maniera formale — prendere atto di ciò. Ma è stato detto più volte che questo è un bilancio che fa i conti, per la prima volta, con quanto previsto dal decreto 288 del 2000, il decreto sul patto della stabilità. La cosa strana è che rispetto a un quadro generale in cui mi sembra che le doglianze sulla diminuzione, sul decremento delle risorse finanziarie pervada la relazione dell'assessore e della Giunta, l'onere di cui alla legge 388 del 2000, art. 53 che stabilisce in particolare l'obbligo per le Regioni di indicare un quadro del saldo finanziario di competenza, in sostanza il risparmio pubblico... Voi sapete che un addendo del patto di stabilità è quello di fornire indicazioni concrete e ulteriori rispetto a quelle che vengono consegnate al documento di bilancio, di questa situazione del risparmio pubblico. Se non vado errato, perché potrei aver letto male per le ragioni che dicevo prima questo dato, noi presentiamo un saldo positivo, un risparmio pubblico che doveva essere in qualche modo salutato dall'Amministrazione regionale come un motivo forte anche di rivendicazione politica di una corretta e oculata gestione delle risorse. Il fatto che sia stato tralasciato questo dato e che non sia stato commentato neanche in minima parte, mi fa pensare che l'onere di cui all'art. 53 del patto di stabilità sia stato assolto, magari con qualche elemento di finanza creativa che oggi non ci consente di stabilire con certezza se effettivamente la nostra Regione è in linea o meno con il patto di stabilità.
Potrei continuare. Ci sono spese correnti che sono aggregate in re modi diversi nel nostro documento contabile. A pag. 3 della legge di bilancio le spese correnti sono 4.690 miliardi, a pagina 579 arrivano a 4.818 miliardi, a pag. 593 superano il tetto dei 4.983 miliardi. Cosa voglio dire? Non ci sono poste falsificate in questa costruzione, è evidente, ma inevitabilmente qualcuno ha fatto ricorso a dei criteri di aggregazione della spesa corrente di cui dovevamo avere conto, per capire, come auspicava anche il consigliere Ceroni, quali sono gli elementi importanti su cui intervenire in quell'obbligo morale e politico di razionalizzazione della spesa che da più parti sale.
In definitiva vedo che nell'atteggiamento mostrato dalla Giunta nella predisposizione del documento, si nasconde il rischio di un forte svilimento politico del ruolo del Consiglio regionale, a fronte invece di un percorso più lineare che avrebbe dovuto — questa è la proposta che vogliamo fare come Alleanza nazionale per gli anni futuri — approvare prima di tutto lo stato di previsione delle entrate che è la premessa ineludibile e indifferibile per ogni tipo di valutazione finanziaria corretta, arrivare successivamente all'approvazione della legge di bilancio a legislazione vigente. E qui arriviamo a un aspetto che secondo me è fondamentale: la Regione Marche ha l'abitudine di invertire quello che è il meccanismo di approvazione del bilancio dello Stato. Noi abbiamo la proposta di legge n. 46 che rappresenta una sorta di multiforme intervento di modifica, di approvazione delle leggi sostanziali di spesa e successivamente abbiamo il bilancio. Il rapporto è esattamente invertito rispetto a quello che è il costume, peraltro inevitabile, adottato dall'ordinamento contabile dello Stato, perché è ovvio: per rispettare l'art. 81 della Costituzione caro a Giulio Einaudi — uno degli articoli che poi fu travolto dalla "normativa Stammati" in un periodo dubbio, consentitemelo, della nostra produzione legislativa nazionale — il bilancio deve essere approvato a legislazione vigente. Solo così si può garantire una copertura finanziaria agli interventi successivi di riordino normativo. Qui invece siamo in una situazione specularmente opposta: la legge 46 a mio modo di vedere manca di copertura finanziaria, perché la trova solo nella frazione di tempo successiva, quando si arriva all'approvazione del bilancio. E questo è un aspetto molto importante, vorrei dire esiziale ai fini di una corretta interpretazione delle leggi di bilancio, perché fra l'altro quella legge finanziaria esprime un'altra potenzialità nociva della nostra funzione di consiglieri e complessivamente del diritto-dovere del Consiglio di produrre normativamente dati in favore del territorio.
Individuare in una legge di questo tipo tutta una serie di ridefinizioni normative è prassi che si pone in flagrante rottura rispetto a quelle che sono le norme sulle caratteristiche delle leggi sostanziali di spesa che la legge 25/80 consegna ai propri articoli dal 22 al 25. Sono articoli importanti, articoli che in sostanza circondano e permeano le leggi sostanziali di spesa di una serie di cautele, fra le quali non solo i passaggi in Commissione ma una serie di passaggi amministrativi, procedimentali, fra i quali, ad esempio, le note che devono accompagnare le leggi. E' impensabile riuscire a interferire in maniera positiva sull'impianto normativo di una Regione nel momento in cui si provvede a riordinare, a ridefinire, in qualche misura a sovvertire leggi sostanziali di spesa eludendo il meccanismo che la legge stessa prevede come presupposto della legge di spesa. Le leggi di spesa che devono avere caratteristiche con una disciplina legislativa particolare che non voglio ricordare per non appesantire il mio discorso già di per sé denso, ma rimane, secondo me, un cono d'ombra su questa prassi che a mio modo di vedere è in contrasto con la legge regionale 25/80, in contrasto con la Costituzione italiana per la parte che, art. 81, individua nella copertura finanziaria, il supremo limite oltre il quale la stessa volontà legislativa e la stessa potestà legislativa non può andare per superiore decreto costituzionale. E se anche rapidamente passiamo in rassegna il provvedimento generale di rifinanziamento, la cosiddetta "finanziaria", vediamo che in realtà essa rappresenta un florilegio di deroghe alla legge 25/80 che, per lo meno, dovrebbero essere esplicitate come aperte e dichiarate deroghe alla legge. L'art. 1, attuazione di interventi a carattere continuativo ricorrente e pluriennale: per la legge 25/80 deve essere inserita nel bilancio della Regione, invece viene anticipata alla legge finanziaria, senza copertura finanziaria. Si parla di una norma che sposta qualcosa come 239,6 milioni, apparentemente — e qualcuno mi deve dire come potrei pensare il contrario — senza copertura finanziaria.
L'art. 2, la stessa cosa, anzi apre forse un varco ancor più pericoloso. Infatti, in difformità rispetto alla legge 25/80 si autorizza una fattispecie di variazione di bilancio ulteriore rispetto a quella consentita in favore della Giunta regionale, con qualche dubbio concreto di praticabilità contabile e finanziaria di questa ulteriore variazione di bilancio. Una quarta specie di variazione di bilancio di competenza della Giunta, che autorizza con deliberazione da trasmettere al Consiglio regionale entro 10 giorni, a reiscrivere economie accertate, recuperi e rimborsi nonché altri accertamenti relativi a stanziamenti aventi specifica destinazione, senza che però la Giunta abbia di per sé , e correlativamente, il potere di modificare l'avanzo di amministrazione. Perché, fra le altre cose, si apre e si potrebbe aprire il problema che a questa variazione in più della spesa, pur afferente a somme vincolate, non farebbe e non farà da contrappunto il relativo finanziamento che potrebbe essere utilizzato o annotato e formalizzato attraverso l'avanzo di amministrazione.
Potrei continuare, ma sulla legge finanziaria voglio spendere le ultime parole a commento di alcune norme che a mio modo di vedere in qualche modo rappresentano un ulteriore spunto di discussione, perché questi sono interrogativi e domande che io pongo all'attenzione del Consiglio regionale, auspicando che l'assessore Secchiaroli, in qualche modo, voglia e possa rispondere.
Ad esempio, l'art. 25 della proposta di legge 47 si riferisce ai mutui a pareggio del disavanzo previsto negli anni 1999, 2000 e 2001. E' quindi prevista la contrazione di un mutuo per 389 miliardi, per tre anni. Tuttavia, questo stesso articolo non prevede l'entità degli oneri amministrativi, come pure prescrive l'art. 67, comma terzo della legge più violata del mondo, che è la 25/80. Gli oneri stessi non risultano ricompresi degli stanziamenti dei capitoli 6510101 e 6520201 per il fatto che gli stanziamenti previsti non risultano neanche sufficienti a coprire gli oneri per i mutui contratti negli anni 2000 e precedenti. Se andiamo a vedere gli oneri relativi all'ammortamento di questo mutuo si apre una falla sulla quale varrebbe la pena di intrattenersi.
L'ammontare delle rate di ammortamento pagate nell'anno 1999 — sono i dati del consuntivo approvato — sono aumentate a circa 52 miliardi, poi ci sono le rate dei mutui contratti nel 1999, per 90 Miliardi e altri mutui contratti nel 2000 per 304 miliardi. Senza neanche sforzarci di fare il calcolo, si può ben comprendere che lo stanziamento del bilancio 2001, che è appena di 44 miliardi, non può coprire l'intera spesa dei mutui in ammortamento del 2001, né risulta sufficiente lo stanziamento, pari a 43 e 42 miliardi degli anni 2000 e 2003.
In realtà, questo aspetto degli oneri connessi ai mutui di cui si prevede la contrazione, chiedo anche al relatore, all'assessore possa essere oggetto di chiarificazione, considerando che la previsione circa la contrazione di un mutuo è cosa ben particolare, nella Regione, rispetto agli enti locali. La Regione, a differenza degli altri enti non è tenuta a rilasciare specifiche garanzie agli istituti di credito, per il fatto che a differenza degli enti locali le Regioni approvano con legge i propri mutui, quindi mentre Comuni e Province sono tenuti a fornire garanzie, non lo siamo noi. La nostra garanzia è l'approvazione di una legge. Allora, è evidente che la correttezza, l'equilibrio, la serietà dell'impostazione assumono, in riferimento alla contrazione di mutui, un aspetto fondamentale sul quale ci aspettiamo chiarimenti.
Penso che una serie di emendamenti che abbiamo preparato possano favorire una maggiore leggibilità e comprensione di certi interventi finanziari. Sta di fatto che a nostro modo di vedere ci aspettiamo una serie di chiarificazioni, perché da quello che abbiamo potuto notare, valutare e dedurre dal documento contabile, vi sono delle sperequazioni e delle incongruenze che necessariamente meritano di essere affrontate, chiarite e valutate.
Tutto ciò, nella valutazione di quella suprema funzione consiliare che non può essere solo spesa come spot in occasione di kermesse più o meno esibizionistiche, ma che deve essere costruita giorno per giorno, a partire dal momento in cui decidiamo di allocare le risorse che il popolo marchigiano ci ha consegnato virtualmente nelle mani e nelle funzioni.

PRESIDENTE. Sto riprendendo in considerazione l'ipotesi, originariamente anticipata alla Conferenza dei capigruppo, di spostare l'orario per la presentazione degli emendamenti, in modo da non perdere la giornata di lavoro di domani mattina, in considerazione del fatto che si può prevedere possibile la conclusione del dibattito generale questa sera. Comunque, lo valuteremo questa sera.
La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.


La seduta è sospesa alle 13,40