Resoconto seduta n. 38 del 02/04/2001
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 2 APRILE 2001
PRESIDENZA DELPRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta riprende alle 16,35

Proposte di legge (Seguito della discussione generale):
«Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione di bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2001» Giunta (46)
«Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2001 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2001/2003» Giunta (47)
Proposta di atto amministrativo (Seguito della discussione generale): «Piano pluriennale di attività e di spesa 2001-2003, art. 6, l.r. 46/92» Giunta (46)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle proposte di legge nn. 46 e 47 e della proposta di atto amministrativo n. 46.
Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Ho sentito questa mattina, sia da parte del relatore di maggioranza che da parte di molti degli altri intervenuti, fare un riferimento continuo alle questioni del federalismo. Io non sono fortemente appassionato alla mera questione dei numeri, sappiamo tutti che è un bilancio difficile, di contenimento delle cifre, rispetto al quale credo ognuno di noi si debba accostare con molta prudenza. Questa questione del federalismo mi interessa invece in maniera particolare, perché ritengo che questo federalismo, citato ormai costantemente da tutti, sia dalle forze del centro-destra che del centro-sinistra, sia per lo più calato dall'alto, che disegna di fatto una nuova disciplina di poteri nel nostro Paese. Credo peraltro che le conseguenze di questo atteggiamento siano piuttosto visibili, in modo particolare in quella Lombardia del "governatore" Formigoni il quale ha giurato fedeltà al suo popolo e per la verità porta avanti alcune proposte di referendum su tematiche che attengono a poteri dello Stato nazionale e non locale. Penso quindi di poter dire che il regionalismo e il federalismo sono un tutt'uno di un unico disegno politico e che contengono al loro interno un'ambiguità che dovrebbe essere nient'affatto tranquillizzante, che rimette in discussione alcuni dei poteri fondamentali dello Stato e li trasferisce di fatto, per lo meno concettualmente, allo Stato sovranazionale, europeo.
In questo quadro, a novembre dello scorso anno la maggioranza di centro-sinistra di questo nostro Paese ma allo stesso modo l'opposizione di centro-destra hanno trovato un pieno accordo su una modifica costituzionale che ha cambiato la nostra Costituzione e ha consentito l'elezione diretta dei presidenti delle Giunte regionali, quindi un altro poderoso passo verso la riforma federalista dello Stato.
Credo che tale riforma, che ormai è a un passo dalla sua attuazione definitiva, possa rivelarsi, di fatto una trappola per le esigenze popolari. L'allarme non viene soltanto dalle mie parole o dalle posizioni espresse dal mio partito a livello nazionale e a tutti i livelli, ma ho avuto modo di vedere una dichiarazione fatta dal Cnel, che non può essere certo vissuta come un'organizzazione vicina alle posizioni del partito della Rifondazione comunista, il quale, commentando la legge 133 del 1999 relativa a disposizioni in materia di perequazione, razionalizzazione e federalismo fiscale, diceva che questo passaggio, di fatto, trasferiva alle Regioni a Statuto ordinario poteri e risorse da far sì che la riforma federalista dello Stato era ormai di per sé cosa fatta, ma allo stesso modo poneva un problema di fondo: quando questa riforma federalista sarà compiuta fino in fondo cosa ne sarà di alcuni settori che abbisognano di fatto di una forma di solidarietà nazionale? E in modo particolare cosa en sarà di settori come quello sanitario, che da un campo vedono esigenze di autonomia a livello regionale, ma dall'altro non possono fare a meno di una forma di solidarietà nazionale, quindi di un trasferimento complessivo, di un interessamento da parte dello Stato che dia alle Regioni italiane le stesse possibilità? E' chiaro che non tutte le Regioni, in modo particolare quelle del sud potranno fornire allo stesso modo un livello standard e sufficiente di servizi alle proprie popolazioni. Questo era uno dei problemi che il Cnel si poneva, al quale nessuno ha dato risposte.
Credo che questa questione del federalismo faccia il paio con il famoso patto di stabilità interno e quindi che quell'imposizione che il patto di stabilità dava e trasferiva dal Governo europeo agli Stati membri, allo stesso modo verrà poi trasmesso dal Governo centrale alle Regioni.
Cosa significa tutto ciò? Significa che le Amministrazioni che si discosteranno da quello che era il famoso spirito di Maastricht e dai vincoli che in qualche modo questo spirito dettava, saranno di fatto punite con un taglio di trasferimenti, aumentando quindi, in questo senso, le cose che dicevo poc'anzi, cioè il divario che esiste tra nord e sud del Paese.
In questi anni di leggi finanziarie che ci hanno portato a rientrare nei famosi vincoli di Maastricht ci sono state alcune finanziarie che io definisco "d'urto". Per la verità il partito della Rifondazione comunista è stato consapevole e artefice di almeno un paio di queste finanziarie. Mi riferisco alla finanziaria 1997 e alla finanziaria 1998, da circa 100.000 miliardi l'una. Finanziarie che hanno comportato sacrifici profondi e pesanti per la parte più debole del nostro Paese. Tutto questo per rientrare nei vincoli europei, nell'Europa di Maastricht, fino al maggio 2000. Ma cos'ha comportato questo tipo di situazione? Di fatto, per gli enti locali la necessità di autofinanziarsi, quindi l'emissione di imposte proprie — mi riferisco in modo particolare all'Ici, alla Tarsu, a tutto quello che abbiamo conosciuto in questi ultimi anni — così come ha comportato la compartecipazione da parte degli enti locali a imposte che sono prettamente dello Stato: assicurazioni auto, imposta sull'elettricità, Irpef, Irap e, per converso, rispetto a tutto questo, come se tutto questo non bastasse in termini di sacrifici per le classi più deboli del nostro Paese, abbiamo assistito ad una riduzione drastica dei finanziamenti da parte dello Stato agli enti locali, quindi da parte degli enti locali un taglio sempre più pesante nei confronti dei servizi sociali, nei confronti del personale delle pubbliche amministrazioni e una spinta sempre più forte verso le privatizzazioni, quindi verso la privatizzazione sempre più rapida delle aziende locali e dei servizi.
Tale politica di tagli ai finanziamenti e ai servizi sociali, di nuove tasse e di privatizzazioni selvagge ha precipitato sicuramente verso il basso gli standard di vita di intere aree metropolitane, e mi riferisco in modo particolare a una caduta verso il basso degli standard di vita verso le aree metropolitane del sud, creando di fatto una spaccatura nel Paese tra nord e sud, e i tratti di un atteggiamento neoliberista erano chiarissimi, basterebbe evidenziare e analizzare alcuni punti: la legalizzazione delle gabbie salariali, l'istituzione dei contratti d'area e la differenziazione dei salari tra nord e sud del Paese.
Questo è lo scenario che si è presentato e che si presenta di fronte a questa nostra Italia. Certo, le Regioni non sono esenti da tutto ciò.
Quando in quest'aula assisto al rinfacciarsi delle responsabilità tra gli interventi dei colleghi consiglieri di centro-destra e di centro-sinistra rimango un po' stupito, perché in alcuni momenti fondamentali siete stati egualmente responsabili delle scelte che sono state fatte in questo Paese. E' del tutto evidente che il rientro all'interno dei vincoli di Maastricht, di fronte a un'Italia che viaggiava con oltre due milioni di miliardi di deficit non può essere addebitato all'ultimo Governo di centro-sinistra, rispetto al quale noi siamo molto severi, però siamo altrettanto puntuali e seri nel riconoscere come i guasti di questo nostro Paese risalgono ad oltre quarant'anni dei Governi di centro, di centro-destra, per pochissima parte dei Governi di centro-sinistra che hanno segnato una situazione economica e sociale che è quella che oggi tutti noi conosciamo.
Credo che rispetto ad alcune critiche che ho sentito in quest'aula bene sarebbe che ognuno si ponesse di fronte ad una sorta di specchio e verificasse quali sono state le sue responsabilità. Oggi assistiamo a forze politiche che non si chiamano più come un tempo, ma che di fatto, al loro interno, hanno personaggi che hanno segnato la storia, la vita economica e sociale di questo nostro Paese, per cui bene sarebbe, nel senso di responsabilità complessiva, riconoscere quanto meno quelle che sono le responsabilità di ognuno all'interno di questa situazione, di tutti quelli che sono stati responsabili, per la loro appartenenza precedente, ad alcune politiche per certi versi scellerate che ci hanno portato a una situazione di questo tipo, anche se non ho difficoltà a riconoscere una forma di interclassismo che è esistita e che ha consentito, probabilmente con la forza di quel grande partito che è stato il Pci, di vedere riconosciuto alla parte meno abbiente, in modo particolare alla classe lavoratrice di questo Paese tutte le conquiste che purtroppo si stanno smantellando e si sono smantellate in questi ultimi mesi, in questi ultimi anni.
Non mi addentro nelle nude cifre, però debbo dire che dobbiamo riconoscere, al di là delle cose che non vanno, che non sono sufficienti, che ho sentito in quest'aula, una cosa: che all'interno di questo bilancio non sono previste nuove tasse. Si diceva "non le prevedete oggi ma dovrete necessariamente prevederle in futuro". Anche su questo tema è del tutto evidente che c'è un problema che attiene alla gestione della sanità e alla copertura del debito che si è andato accumulando e che si sta ancora accumulando in questo terreno. Noi del partito della Rifondazione comunista sappiamo esistere il problema, riconosciamo fino in fondo la gravità di questo problema, diciamo però che prima di arrivare ad una tassa, alla quale saremo obbligati da parte della finanziaria, in modo stranissimo — nel senso che una finanziaria, nel momento in cui parla di autonomia, in un Paese che parla di autonomia e federalismo, in qualche modo impone a chi questa autonomia e questo federalismo dovrebbe realizzarli, anche le modalità rispetto alle quali sarebbe necessario intervenire — sarà necessario esperire tutte le strade perché ciò non avvenga. Non a cuor leggero daremo la nostra disponibilità, anzi posso dire fin d'ora che fino a che non sarà fatta una verifica sulla possibilità o meno di far sì che non si addivenga ad una nuova tassa, noi non daremo mai il nostro consenso ad aprire la strada a nuove tasse in questo capitolo di bilancio, nel senso che i cittadini della nostra regione, così come tutti i cittadini italiani sono già abbastanza vessati da parte di questo Stato, per certi versi anche da alcune leggi che siamo costretti ad applicare nella nostra regione, per far sì che a cuor leggero se ne possano apporre altre. Ma dovete riconoscere, insieme a me, come alcune delle tematiche a noi care siano presenti in questo bilancio, per esempio la riconferma di una legge come la legge 31 che sarà necessario rivedere, rimodificare, ma che comunque ha un segnale: quello della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, che viene riconfermato per intero all'interno di questo nostro bilancio. E' un qualcosa rispetto a cui il nostro partito si è impegnato a livello nazionale, un disegno di legge già pronto è stato ritirato nel momento in cui la nostra forza politica a livello nazionale non ha fatto più parte di quella maggioranza. E dire che in altri Paesi limitrofi — parlo della Francia — questa cosa non solo è stata applicata in barba a tutti i detrattori del nostro Paese, ma addirittura funziona, dà segnali concreti e più che sufficienti rispetto alla riduzione della disoccupazione in quel Paese.
E' del tutto evidente che c'è la necessità di rendere questo bilancio meno vincolato, c'è la necessità di intervenire — si è cercato di farlo, cercheremo di farlo ancora — nei confronti del contenimento della spesa corrente, ma io credo che sia necessario far sì che questa spesa corrente venga depurata di quelli che sono, alle volte, atteggiamenti di spreco, spese che possono essere evitate. Io non rifuggo, per esempio, dall'affrontare un tema come quello delle consulenze. Io credo che un'Amministrazione regionale come la nostra abbia per certi versi e in certi campi la necessità di arrivare anche all'utilizzo di esperienze e di competenze esterne, ma allo stesso modo io credo che questa verifica vada fatta fino in fondo, nel senso che le competenze e le esperienze debbono essere tali. Credo che sia necessario valorizzare le esperienze e le competenze che abbiamo all'interno del nostro personale in ruolo, perché so esattamente che ve ne sono, so esattamente che possono essere riqualificate e possono essere date a loro quelle responsabilità che si meritano e quindi, in questo settore, faccio l'invito non soltanto alla mia e alla nostra maggioranza ma a tutto il Consiglio regionale perché insieme si arrivi a far sì che ci sia un impegno di tutti perché ciò avvenga, perché davvero si possa dire che questa Regione è autonoma anche nel senso di poter dare autonomamente una risposta alle nostre esigenze interne.
C'è un'altra necessità grande, rispetto alla quale abbiamo già iniziato ad operare, quella della delegificazione di alcune norme che fanno parte della storia di questo nostro Consiglio regionale. So essere presenti nella nostra legislazione regionale alcune norme che risalgono probabilmente ai primi anni '70, a quando inizia la storia delle Regioni. Ebbene c'è la necessità insieme, del Consiglio regionale di affrontare con coerenza, con saggezza, con onestà e con serietà questa questione. Togliamo di mezzo tutto ciò che non serve più, liberiamo risorse per quelli che sono gli interventi che dovremo andare a fare, e di interventi ce ne sono tanti, ma io ne suggerisco due, i due che mi stanno particolarmente a cuore, per liberare risorse per affrontare le tematiche ambientali che attanagliano la nostra regione. Penso all'ultima in questo momento salita alla cronaca, quella dell'Elettrocarbonium, ma penso a quella a me più vicina della raffineria Api di Falconara Marittima, rispetto alla quale ogni giorno — e mi risulta che anche oggi il TG3 ha dato notizia di un ulteriore ritrovamento di idrocarburi nella falda acquifera di quella parte "disgraziata" della nostra regione — e credo che queste siano due emergenze rispetto alle quali dobbiamo fornire risposte forti, non possiamo aspettare altro tempo.
Le risposte non sono rivolte, per quello che mi riguarda, a un estremismo di facciata. So perfettamente che la cosa a cui dobbiamo addivenire inizialmente è la messa in sicurezza interna ed esterna di queste due realtà, poi, passo dopo passo, dobbiamo fare quello che insieme abbiamo deciso di fare e che insieme, quanto meno come maggioranza, abbiamo controfirmato all'interno del programma regionale.
Credo che sia necessaria una grande attenzione ai temi dell'agricoltura. Pochi giorni fa abbiamo fatto un Consiglio straordinario su questo, ci siamo presi degli impegni precisi rispetto a questa tematica. Siccome a questa tematica si affianca la questione della BSE, la famosa "mucca pazza", credo che la previsione di bilancio sia insufficiente. E' quello che abbiamo potuto fare in questa fase, ma credo che sia ancora una previsione insufficiente. I 600 milioni previsti a bilancio non potranno certo dare risposte esaurienti quando penso — avendo su questo avuto un confronto con chi segue la questione tutti i giorni — che questa questione, probabilmente, negli anni scoppierà in tutta la sua virulenza. Purtroppo noi siamo di fronte solo ai primi effetti di quella che chiamiamo "mucca pazza", ma credo che questo stato di cose deriva dal modo in cui noi affrontiamo le tematiche del nostro vivere civile, perché arrivare al punto di nutrire delle bestie — l'ho scritto in un articolo che sarà pubblicato in un giornale — con cibo che viene dalla stessa loro natura credo che sia un assurdo e che solo una società capitalistica, civica possa arrivare a tanto. Quindi, noi oggi paghiamo il prezzo di una società cinica, capitalistica, che si basa solo ed esclusivamente sulle leggi del profitto e non sulle leggi della natura e che ci fornisce poi una risposta di questo tipo. Penso che soltanto nei prossimi anni riusciremo a vedere quale sarà veramente il problema, che oggi emerge solo come la punta di un iceberg.
Dicevo all'inizio che non ho nessuna intenzione di affrontare le nude cifre, le cifre sono molto basse, sono quelle che oggi noi possiamo fornire alla società regionale marchigiana, sono probabilmente insufficienti, tutti insieme dovremmo arrivare al punto di fare alcune delle cose che dicevo, liberare ulteriormente risorse, per far sì che in fase di previsione del prossimo bilancio si possano affrontare queste emergenze, si possano affrontare in modo intelligente, onesto, comunque rispondente alle necessità quelle che sono le grandi questioni della sanità nel modo in cui dicevo: dare lo stesso standard di servizi, se possibile aumentarlo, ma senza far sì che le classi più deboli debbano ancora una volta pagare il prezzo di quelle che sono state scelte che riguardano il passato, scelte per molti versi inadeguate rispetto a quelle che eravamo chiamati a compiere, in modo che ognuno sia messo di fronte alla possibilità di vedere una risposta uguale all'altro per quello che riguarda alcuni servizi essenziali per il nostro vivere civile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Faccio brevissime riflessioni per poi tornare su qualche argomento al momento di illustrare gli emendamenti presentati.
Sui ritardi è stato in qualche modo già evidenziato dal collega Castelli che il ritardo patologico non è solo quello del bilancio di previsione. Non so se questo avviene solo per l'anno del rinnovo del Consiglio regionale: speriamo che non si ripeta nel 2001, perché ci sono tempi anche per l'approvazione del consuntivo e dell'assestamento. Noi abbiamo sforato tutti i tempi, quindi la patologia è molto più ampia. Però la cosa più grave è che i Comuni, gli enti locali che si aspettano dalla Regione quella funzione di programmazione e di indirizzo si trovano di fronte a uno strumento che arriva a primavera inoltrata, quindi nella sua esecutività addirittura a maggio. Questo disorienta moltissimo tante scelte e anche la strutturazione dei bilanci degli enti locali.
Dopo questa brevissima premessa mi rivolgo al Presidente D'Ambrosio: Franceschetti ha illustrato una manovra, alcuni servizi, alcuni interventi che lui dice si potenziano e si qualificano nel corso del 2001, altri che subiscono un sacrificio.
Accanto a ogni capitolo di queste manovre che Franceschetti con un certo pathos e condivisione della mission ha illustrato con particolare senso di responsabilità e partecipazione, si può mettere nome e cognome di un assessore, quindi ci sono assessorati più deboli e assessorati più forti all'interno dell'Esecutivo, Presidente. Un assessorato è probabilmente anche il suo, Presidente: lei, come assessore alla cultura vede tagliati i fondi della 75, fondi che gli enti locali e le realtà associative, culturali, promozionali, istituzionali si aspettano in particolar modo. Passato un anno dalle elezioni regionali si attendono nella cultura, sia per i beni culturali, sia per le attività, sia per manifestazioni, finanziamenti. E' dura dover dire che in certi settori ci sono dei tagli abbastanza dolorosi. Ma ripeto, assessorati deboli e assessorati forti: vorrei conoscere dal Presidente una strategia su questo, perché non faccio soltanto un riferimento al taglio, al sacrificio che c'è in diversi capitoli, quelli che i colleghi hanno rilevato con puntualità, sia di maggioranza che di minoranza, ma balza subito agli occhi che cultura, lavori pubblici, buoni casa, ambiente sono dei settori e dei servizi che oggi hanno delle preoccupanti penalizzazioni. Per alcuni bisogna sperare nel bel tempo, che non succeda niente, che non ci siano frane, che non ci siano inondazioni, però per tanti enti locali questi fondi erano un riferimento nei diversi settori.
Vorrei conoscere dal Presidente se in tutto questo c'è una strategia, perché non sempre quando c'è un taglio occorre gridare al taglio stesso e alla banalizzazione di quel servizio e di quel capitolo. Spesso, di fronte al taglio c'è un rilancio di investimenti, un sacrificio per una scelta di sviluppo, almeno è così anche nei bilanci dei Comuni che in molti qui dentro abbiamo seguito.
Certamente un bilancio che può essere anche non rispondente alla realtà, bugiardo per forza di cose, non suoni come un'offesa, però siamo ancora in una contabilità finanziaria, si deve passare alla contabilità economica, a quella economico-patrimoniale, a quella analitica, come si conviene ad un ente-azienda che ormai dovrebbe essere anche la Regione.
Certamente un bilancio ridotto all'osso, di contenimento, con spese d'investimento al minimo per i motivi che sono stati detti, con una manovra tributaria che viene rinunciata. Mi permetto di sottolineare questo concetto: voi scegliete oggi — sarà il vento delle elezioni, sarà la vicinanza anche delle scorse elezioni — di rimandare una manovra di prelievo tributario che probabilmente avrebbe potuto rendere più serena la situazione. Non vado oltre, altrimenti qualcuno di voi dirà "l'opposizione voleva la manovra di imposizione tributaria". Dico solo che per il modo con cui voi stessi avete evidenziato la difficoltà, la necessità di sacrificio e di taglio, mi pare chiaro che occorresse anche un'attenzione su un certo tipo di prelievo, anche perché non vorrei che accadesse come avviene anche laddove ci sono amministrazioni con amministratori furbi, incalliti, che la manovra di prelievo tributario cade sempre a metà legislatura, quindi abbastanza lontano sia dalle scorse elezioni sia dalle prossime. Di solito la metà legislatura, per il cittadino-contribuente, è quella del periodo più terribile da sopportare.
Forse anche per deformazione professionale vi debbo chiedere una cosa. Quando ci si trova di fronte a un bilancio di contenimento come questo, ridotto all'osso, con sacrifici in diversi settori, anche l'anno di stasi, di sacrificio può essere produttivo per tante altre cose. Ne elenco alcune: l'ottimizzazione delle risorse, cioè come vengono impegnate anche le poche, esigue risorse disponibili in termini di qualità, efficacia ed efficienza; come si organizza il personale; come l'ufficio, il servizio, il responsabile risponde all'utenza, anche se non è un front-office particolarmente immediato, ma intermediato da altre figure, da amministratori, da presidenti di associazioni, da capi di categoria; come si qualificano i servizi, la strategia delle partecipazioni regionali. Do atto all'assessore Secchiaroli di avere detto "rivedremo l'efficacia e l'efficienza di agenzie e di enti strumentali della Regione".
Io non vedo, né dalle relazioni né dalle audizioni in seconda Commissione alle quali ho partecipato, una volontà o le basi oggettive per capire se voi siete indirizzati a una riorganizzazione dell'ente con i criteri, anche aziendali, per cui il personale è incentivato, valutato, stimato in un certo modo, con responsabilità ben evidenziate, con tempi di produzione, non solo degli atti ma di risposte, in termini più veloci, più efficienti. Per esempio, negli enti locali si lamenta che le risposte della regione, il sì o il no su un finanziamento, il quantum su un finanziamento giungano ancora con particolare ritardo. Sto parlando di termini non strettamente economici ma che riguardano l'organizzazione, che però, per chi attende dalla Regione risposte e servizi, valgono almeno quanto le risposte in termini fiscali, tributari, di elargizione, di erogazione di finanziamenti.
Ho chiesto in Commissione se nell'ente Regione funzionasse in piena efficienza un comitato per il controllo di gestione, perché credo che l'uso delle risorse, tastare il polso della situazione periodicamente e capire i punti di debolezza e di forza siano cose importanti. Saranno anche banalità questi concetti, ma penso che in un ente come questo abbiano la loro importanza.
Un'altra cosa è stata evidenziata in passato. Non ho gridato quando ho assistito a manovre per il conferimento di consulenze esterne, ho però chiesto una cosa: se nella strategia dell'ente ci fosse l'obiettivo di valorizzare la macchina regionale, quindi il personale, la Regione, gli attuali responsabili dei servizi, gli attuali dirigenti e se, in futuro, potremo fare a meno di menti, di persone prese dall'esterno, valorizzando invece i soggetti interni.
Oggi ci sono troppe spese per consulenze esterne, ma ho detto anch'io, pur stando all'opposizione, che se un certo know-how serve prenderlo all'esterno, qualunque Giunta di qualunque colore l'avrebbe fatto. Sarebbe imperdonabile — questo avviene per i Comuni e avviene anche per la Regione — se non ci fosse la strategia di attrezzarsi autonomamente per trovare le risorse al proprio interno. Non ci sono? Bisogna formarle. C'è appiattimento? Bisogna superarlo con l'incentivazione. Il nucleo di valutazione dei dirigenti e del personale deve essere immediatamente costituito, perché credo che ogni dirigente, ogni capo servizio debba essere incentivato, valutato e, con tutti i meccanismi contrattuali esistenti, debba sapere che parte della sua retribuzione dipende anche dal conseguimento dei risultati.
Sto parlando di meccanismi aziendali, che molti ormai, anche a sproposito, citano e implementano in tante strutture, però credo che per quello che questa comunità si attende dalla Regione, sia una risposta importante tanto quanto il bilancio.
Ha detto Franceschetti — gliene do atto — che è intenzione dell'Esecutivo regionale procedere immediatamente alla rivisitazione delle leggi di spesa, quindi a una profonda analisi di quello che oggi le leggi di spesa impongono alla programmazione dell'ente e in qualche modo rapportare la loro ratio con le esigenze di questa comunità. Credo che questo sia un atto molto urgente, una procedura molto urgente. In fondo mi rendo conto che queste sono manovre, strategie, obiettivi che non fanno spettacolo, non se ne parla tutto sommato, però è anche vero che una profonda ristrutturazione della macchina regionale in termini di risorse umane e una profonda rivisitazione delle leggi di spesa anche nel termine che Franceschetti ha esposto in Commissione, è una strategia che non fa spettacolo ma è determinante per l'azione che la legge assegna alla Regione sempre di più in futuro.
Con gli emendamenti, che illustrerò successivamente, abbiamo contestato alcuni punti che a nostro avviso sono stati ridimensionati da parte della Giunta, quindi dalla maggioranza che ha proposto questo schema di bilancio. C'è ancora tempo per correggerli. Voglio fare un appello agli esponenti della maggioranza: nell'esame degli emendamenti non vi chiudete a riccio, nel respingere un emendamento perché è della minoranza. So per certo che ci sono emendamenti condivisi anche da esponenti della maggioranza, da parte mia posso dire, anche a nome del collega Viventi, che altri emendamenti che vedo proporre dalla maggioranza possono essere accettati se ne condividiamo i valori e i contenuti, diamoci questo gentlemen agreement in modo da migliorare questo schema di bilancio, perché in fondo qui si fa l'interesse della comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Non posso che unirmi al coro di minoranza — perché vedo che questo bilancio no è gran che difeso dalle voci della maggioranza che ancora non abbiamo ascoltato se non per bocca del relatore Franceschetti — che mi ha preceduto e che ha bene sviscerato i punti deboli e le carenze di questo documento programmatico, di questa legge finanziaria, nonché del bilancio in senso più tecnico.
Farò delle osservazioni più che altro di carattere politico generale per non ripetere quanto dagli altri detto e da me pienamente condiviso, in particolare l'ipotizzata illegittimità giuridica da parte del mio collega Guido Castelli, bene argomentata, sicuramente fondata e sulla quale penso lo stesso assessore debba riflettere per dare delle adeguate risposte come già ci preannunciava sta facendo.
Agganciandomi a quanto detto da ultimo dal collega Massi, ritengo che questo sia un bilancio sicuramente inadeguato a realizzare degli scopi soprattutto di natura economico-finanziaria, necessari per l'economia delle Marche, ai quali i bilanci degli enti locali, degli enti comunali, delle Province, delle Regioni sono tenuti a dare delle risposte, se è vero che grandi risultati nell'economia possono essere raggiunti proprio con la manovra finanziaria a livello nazionale, risultati di politica economica, risultati che sicuramente l'economia privata, l'economia libera, di mercato non può da sé raggiungere se non aiutata, supportata da manovre finanzierei pubbliche, da investimenti pubblici, da tutto quello che le dottrine keynesiane non ancora abbandonate ma oggetto di discussione, ci suggeriscono e ci suggerivano nei testi di economia.
Ritengo per questo che dobbiamo porci degli interrogativi: se da questo bilancio vogliamo delle risposte in questo senso sicuramente non sono venute e non verranno per la Regione Marche; se vogliamo un bilancio che vivacchia e che soprattutto si giustifichi con degli alibi non pertinenti e non sufficienti, allora questa Giunta regionale lo ha sicuramente ottenuto, ma è decisamente insufficiente, sia per le risposte che devono venire sia per le risposte anche di carattere politico, di scelte politiche che certamente non sono coraggiose in questo documento, in questa legge finanziaria, ma anche e soprattutto perché non possiamo permettercelo con i tempi che incalzano, con il federalismo che ci pone delle sfide con le altre Regioni che probabilmente rischiano di superarci, proprio perché rimaniamo indietro per la mancanza di coraggio dimostrato anche in questa sede.
Le risposte economiche possono essere tante da un documento finanziario di programmazione seria. La Regione può fare sicuramente più di quanto possa fare qualsiasi privato per creare ricchezza, per consentire una equa distribuzione, quindi una giusta perequazione di questa, per creare quello sviluppo che nelle Marche difficilmente, lasciando il sistema economico a se stesso, potremmo ottenere. Sappiamo benissimo che la leva fiscale, la leva finanziaria può essere importante, determinante, il bilancio può servire da volano per l'economia, quando però questo si vuole. Non credo che ciò sia voluto in questo caso, e vedo piuttosto la preferenza, la scelta, la priorità verso un'impostazione assistenziale, di spesa improduttiva che sicuramente appartiene ad altri tempi e che ci farà perdere le sfide alle quali siamo tenuti. La ricchezza si crea muovendo la domanda e muovendo l'offerta, e per offerta intendiamo ciò che le imprese marchigiane producono, quindi aiutandole con contributi seri, con aiuti seri, con selezioni serie dei progetti e non soltanto con una cernita che vede una mortalità dell'80-90% di questi progetti, basata solo su meccanismi farraginosi che le imprese non sempre riescono a capire ed interpretare; su aiuti legati soprattutto al sistema degli investimenti, se vogliamo che l'offerta cresca e che gli aiuti non siano assistenza clientelare ma vadano ad incidere sull'economia reale, sulla produzione del sistema imprenditoriale. La ricchezza si crea anche movimentando la domanda dei consumatori e questo può ugualmente essere fatto in tanti modi. Non dimentichiamo gli interventi sulle opere pubbliche, gli interventi per la spesa d'investimento che dovrebbe essere assolutamente prioritaria ove si voglia creare salario, il cosiddetto effetto moltiplicatore, il cosiddetto effetto indotto. E' l'opera pubblica che crea lavoro, è l'opera pubblica che crea, oltre che servizi e infrastrutture nel breve termine, anche tutto un effetto economico al quale non possiamo rinunciare. Io non vedo neanche questo nel nostro bilancio regionale, vedo anzi proprio una carenza di investimenti ed una assoluta prevalenza, invece, di spese correnti. Le spese correnti non sono soltanto il macigno, il peso dei bilanci sono anche quella parte che impedisce lo sviluppo, impedisce al bilancio stesso di produrre effetti economici nella economia reale. Diciamo la verità, la spesa corrente è una spesa e basta, non produce, purtroppo, quell'effetto indotto di movimenti, di espansione di sviluppo della ricchezza che invece la spesa di investimento, la spesa in conto capitale, sicuramente non privilegiata in questo bilancio, potrebbe produrre.
Non diciamo neanche che questo bilancio sia così per una serie di situazioni contingenti, anche volute dall'Europa, una serie di situazioni nazionali, io non credo a questi alibi. Ci sono delle filosofie che sottintendono alle scelte di bilancio, filosofie che rinvenivo tal quale questa del bilancio regionale nel Comune dove ho fatto per 15 anni il consigliere comunale, pure di centro sinistra, dove mi trovavo a dire le stesse cose, cioè una mancanza di coraggio, una mancanza di incisività di questi bilanci su quelli che potrebbero essere gli effetti economici. Le spese di investimento sono puntualmente penalizzate rispetto a una spesa corrente che non si riesce a comprimere. Ma non ci si riesce oggi, non ci si riusciva dieci anni fa: è il retaggio che ci si porta dietro. Oggi possiamo dare la colpa — e facciamo finta di crederci — al patto di stabilità, a tutto quello che la finanziaria ci impone, al fatto che l'Europa ci imponga dei co-finanziamenti ai fondi strutturali, possiamo dare la colpa al federalismo fiscale che non è attuato, ma non vedo neanche una rivendicazione di federalismo fiscale in questo documento, come non ebbi a vederla nella piattaforma programmatica con la quale questa Giunta si presentò al Consiglio regionale nella prima seduta. E' vero che quello è un processo incompiuto, è vero però che da parte di questa Amministrazione non c'è nessuna ansia di rivendicazione, cioè non si compie in questo campo nessuna scelta, anzi per quanto riguarda il federalismo fiscale l'unica interpretazione che vedo, la trovo tra le pieghe della finanziaria, in un articolo in cui si dice "La Giunta si riserva la preventiva autorizzazione a compiere manovre fiscali sull'Irap, sull'addizionale Irpef, sull'Iva al bisogno", quindi il concetto delle tasse e delle imposte che dovranno venire a tappare dei buchi quando il debito sforerà ulteriormente e quando servirà per coprire delle passività, non la manovra fiscale per intervenire in altra maniera e soprattutto per far sì che sia uno strumento di elasticità e di manovrabilità del bilancio stesso. Quindi un federalismo incompiuto che però viene preso esclusivamente per scusa, che non viene rivendicato e sul quale non c'è neanche, da parte di questa Giunta, una seria riflessione. Se ne parla in Commissione Statuto, se ne parla in termini di rivendicazione della funzione, del compito dei Consigli elettivi, delle Assemblee elettive, non se ne parla minimamente per tutto il resto e per tutti quelli che potrebbero essere i risvolti finanziari in questo bilancio.
Non credo quindi che questi alibi possano essere sufficienti per ritenere tanta rigidità, tanta compressione, tanta improduttività giustificate. Ritengo delle gravi censure vadano mosse, soprattutto a quello che in economia è chiamato "effetto spiazzamento" della spesa sanitaria rispetto a tutta la spesa pubblica. In pratica come l'indebitamento pubblico rispetto all'indebitamento dei privati in macroeconomia, così qui abbiamo l'indebitamento della sanità che spiazza qualunque altro indebitamento di questa Regione, fa da padrone e comprime il bilancio. Ma non possiamo limitarci a dire che è un problema punto e basta e tanto meno ad accendere mutui per coprire una falla di questo tipo. Addirittura si legge, nella finanziaria, che la inamovibilità dei direttori generali va vista come un aver consentito agli stessi di ben lavorare, quindi di ottenere dei risultati a lungo termine. Credo che la inamovibilità dei direttori generali è stata soltanto il modo più sbagliato per consentire loro di continuare a sbagliare, perché il debito pubblico lo hanno accumulato loro, lo ha accumulato un direttore sanitario come il mio che, in piena manovra di bilancio, in piena censura della Corte dei conti tre giorni fa ha dato una ennesima consulenza di 200 milioni a quello che peraltro era il precedente direttore generale, per produrre gli ennesimi studi di fattibilità. Quindi non credo che non aver preso posizioni precise, soprattutto in termini di responsabilizzazione di questi soggetti nominati e quindi espressioni di lottizzazione, purtroppo, abbia favorito il risanamento del debito o addirittura l'opera di lavoro di queste Asl, ha soltanto favorito il perpetuarsi di una situazione di indebitamento di assoluta irresponsabilità nei confronti dei cittadini e della Regione stessa. E' passato il principio che le Asl sono dei poti franchi, nessuno le tocca, nessuno revoca i direttori sanitari se non quando cambiano le amministrazioni e lì diventa quasi una sorta di epurazione, addirittura tutti gridano allo scandalo.
Quindi maggiore controllo, una maggiore responsabilizzazione, soprattutto scelte meno clientelari per quanto riguarda quella che definisco la spesa improduttiva delle consulenze, senza ripetere quello che è già stato detto. E' però sintomatico il capitolo delle consulenze, il fatto che poi le consulenze ricorrano in tutti i capitoli, quindi è anche difficile, data la illeggibilità, in questo senso, di questo bilancio, rintracciare il totale complessivo: possono essere 20, possono essere 30 miliardi, ci credo, perché ad occhi appaiono per oltre 30 miliardi. E' sintomatico che queste voce sia così cospicua. Certo non facciamo sì che il bilancio sia il volano dell'economia dando a mani piene queste consulenze, ricorrendo a tutti quegli sperperi che purtroppo traspaiono da questo bilancio. Non è per fare facile demagogia ma così appare: è una costante, si nota in ogni settore, si nota in ogni capitolo, sembra che si sia cristallizzato un sistema di collaborazioni che non è l'assunzione ormai stabile del dipendente, ma qualcosa di ugualmente paragonabile al dipendente regionale, perché quando si protrae una consulenza per 10-15 anni — e i nomi che ricorrono e circolano sono sempre gli stessi — viene da chiedersi, come giustamente fa il collega Massi, se si vuole riformare la macchina burocratica di questa Regione, o se invece si preferisce affiancargliene un'altra che è puramente facoltativa, discrezionale, a scelta ed appannaggio di questa Giunta che così fa e disfa come ritiene.
Questo è dannoso sicuramente per gli effetti finanziari del bilancio, questo riteniamo che sia da censurare insieme ad altre scelte che comunque sono scelte politiche. Si sa che sul bilancio la battaglia di bandiera bisogna in ogni caso farla, però questo non ci impedisce di criticare quella che è un'ispirazione, una filosofia che ravvisiamo sotto questo documento programmatico e contabile, che sicuramente non condividiamo e che non onora questa Giunta e soprattutto non la rende artefice di scelte economiche incisive sulla collettività, soprattutto economica, marchigiana.

PRESIDENTE. Il dibattito è concluso, perché ci sono consiglieri iscritti ad intervenire ma non presenti. Prima di concordare il programma per domani darei la parola all'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Presidente, avrei una proposta da fare rispetto al mio intervento. Siccome si è conclusa la seconda Commissione adesso, ho bisogno di un po' di tempo per riguardare tutti gli interventi di questa mattina, perché qualche risposta la debbo dare, in quanto mi è stata chiesta esplicitamente. Chiedo che nella convocazione di domani mattina si anticipi la presentazione dei subemendamenti, perché alcuni sono venuti fuori in Commissione, oggi, come necessità tecnica. Quindi anticiperei la presentazione degli emendamenti non alle ore 13 ma alle 10-10,30 di domani mattina e prima di iniziare il dibattito sugli emendamenti mi riserverei di fare l'intervento conclusivo del dibattito generale.

PRESIDENTE. La proposta mi sembra chiara. E' una modifica del programma per domani. Anticipiamo la presentazione dei subemendamenti non alle 13,30 Ma alle 10,30. Alle 10,30 potremmo iniziare comunque il Consiglio con l'intervento dell'assessore Secchiaroli che darà delle risposte necessarie. Dopodiché andremo avanti, dopo che la Commissione avrà analizzato i subemendamenti.
Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. L'aula è sempre sovrana e chi è assente ha sempre torto, però ci sono due problemi nel modificare l'orario rispetto alla presentazione dei subemendamenti, dato che gli emendamenti, peraltro, non sono stati ancora consegnati. Ci può essere qualche rischio di improduttività successiva. Limitare il tempo di presentazione dei subemendamenti in assenza di tanti colleghi adesso e soprattutto senza che gli emendamenti siano stati consegnati un problema lo pone. Sollecito questa attenzione rispetto alla sintesi dei tempi. Se l'aula ritiene però che si possa approvare, certamente concordo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Noi abbiamo completato l'esame di ammissibilità degli emendamenti un quarto d'ora fa, quindi tempi tecnici per poterli consegnare sono necessari, ma credo che come Commissione siamo in grado, entro un quarto d'ora-venti minuti di portarli in aula per distribuirli ai consiglieri. Dopodiché il Consiglio è sovrano rispetto alla scelta di anticipare o meno la presentazione dei subemendamenti. Aggiungo che alcuni subemendamenti li abbiamo visti anche durante la seduta della Commissione. Comunque fra un quarto d'ora siamo in grado di distribuire gli emendamenti ammissibili, come Commissione.

PRESIDENTE. Dal dibattito emerge che è facile la presentazione dei subemendamenti per un'ora precisa; il problema è l'avvio del Consiglio con i subemendamenti già valutati dalla Commissione. Caso mai, l'alternativa potrebbe essere quella di anticipare i subemendamenti alle 10 e fissare l'avvio del Consiglio alle 11 con l'intervento dell'assessore. Non è tanto la compressione del tempo per la presentazione dei subemendamenti, ma fissare la data di avvio del Consiglio.
Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Il problema è, almeno per me, anche quello di visionare gli emendamenti ed eventualmente valutare la presentazione di subemendamenti. E' chiaro che se ancora non li abbiamo, ovviamente, perché il dibattito è finito prima del tempo e la Commissione ha lavorato, bisognerebbe concedere un po' di tempo per l'esame degli emendamenti e l'eventuale presentazione. Le 10 di domani mattina mi sembra un termine un po' troppo stringente, considerando che probabilmente molti di noi li vedranno domani mattina, gli emendamenti. Si potrebbero fissare le ore 11, con l'avvio del Consiglio alla stessa ora.

PRESIDENTE. L'avvio del Consiglio in coincidenza con la scadenza di presentazione dei subemendamenti non lo possiamo fare, perché non abbiamo la garanzia che la valutazione dei subemendamenti da parte della Commissione coincida con la durata dell'intervento dell'assessore.
Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Siccome per i subemendamenti la Commissione deve esprimere la sola ammissibilità, credo che nel giro di un quarto d'ora-mezz'ora, come Commissione siamo in grado di dire quali subemendamenti sono ammissibili e quali no, quindi accogliendo anche la proposta che faceva il collega Ricci, se iniziamo alle 11 con la replica dell'assessore, alle 12,30 siamo in grado di iniziare l'esame degli emendamenti. Questo per venire incontro a un'esigenza che mi pare legittima, quella di avere un minimo di tempo per valutare gli emendamenti che sono stati ammessi dalla Commissione questo pomeriggio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Le 11 potrebbero rappresentare un termine congruo, ragionevole. Poi auspicheremmo la prolissità dell'assessore Secchiaroli che speriamo sia così esaustivo nella sua replica da non presentare incongruenze e vuoti nello svolgimento del Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Io non chiuderei la seduta di questa sera prima di aver distribuito ai consiglieri l'esito dei lavori della Commissione. Se rinviassimo a domani il proseguimento della discussione e sospendessimo qui la seduta, renderemmo impossibile la distribuzione degli emendamenti subito e faremmo la cosa peggiore che questo Consiglio potrebbe fare. Quindi, se abbiamo bisogno di altro tempo, e questo non può essere impiegato che con la replica dell'assessore, procediamo con la replica dell'assessore, però non sospendiamo la seduta senza aver prima distribuito gli emendamenti dichiarati ammissibili o non ammissibili dalla Commissione. Ci ritroveremmo, domani mattina, con una richiesta di ulteriore rinvio dei tempi per la preparazione dei subemendamenti.

PRESIDENTE. In considerazione del fatto che gli emendamenti sono annunciati nel giro di dieci minuti e in considerazione del fatto che uno dei consiglieri che avevano chiesto di intervenire è entrato in aula, nell'attesa che arrivino gli emendamenti diamo la parola al consigliere Procaccini. Poi decideremo su come procedere.

CESARE PROCACCINI. Per impegni istituzionali ho partecipato solo ad una parte della discussione, tuttavia mi pare che la relazione di maggioranza e quella di minoranza abbiano dato gli elementi essenziali della discussione sul bilancio, un bilancio che ormai, per quanto riguarda tutti gli enti locali, è formato in larghissima parte dalla spesa corrente o cosiddetta tale e da una difficoltà ormai datata nel tempo, di intervenire in maniera puntuale sullo sviluppo economico più diffuso dei territori. In definitiva possiamo dire che si allarga quella forbice tra le necessità e le possibilità.
Mi pare che si possa dare un giudizio positivo, nel complesso, a questo bilancio, perché pure all'interno di queste difficoltà più complessive si mantiene la parte essenziale della legislazione di spesa.
Per quanto ci riguarda è difficile dare un giudizio anche più particolareggiato del bilancio stesso, proprio perché noi non facciamo parte della Giunta e talvolta questo aumenta la difficoltà di capire e, su alcune questioni che hanno debordato il programma elettorale, di condividere alcune scelte che in qualche modo sono andate contro un'impostazione che tendesse a concentrare le risorse economiche. Siamo all'interno di una evoluzione-involuzione del sistema normativo nazionale, si introduce il cosiddetto federalismo fiscale, quindi si modifica la parte politica e anche la parte tecnica dell'intervento.
Ormai il sistema degli enti locali non ha una uniformità di utilizzo delle risorse di derivazione statale ma siamo in presenza — ed anche la legge sul federalismo va in questo senso — di un soggettivismo degli enti locali che diventano gli attori sul territorio più complessivamente inteso, ma questo soggettivismo può essere utilizzato in maniera positiva o in maniera negativa.
Per quanto riguarda le Marche mi pare che questa soggettività venga giocata nel complesso in maniera positiva, perché i patti stipulati con la popolazione non solo hanno avuto il suffragio maggioritario degli elettori, ma ci parte di poter dire che sulle questioni essenziali il bilancio dà una risposta positiva. Certo le necessità avrebbero bisogno di maggiori possibilità di spesa, perché siamo in presenza di nuove emergenze economico-sociali, perché siamo in presenza di nuove competenze. Da un lato viene modificata una impostazione di tipo normativo ma dall'altro il budget che lo Stato dà al sistema degli enti locali è sempre lo stesso o addirittura, in certi casi, diminuisce. Quindi, questo quadro normativo ha la necessità di essere verificato in maniera seria, con una sintesi positiva rispetto alle necessità, proprio perché ormai le Marche e tutte le altre Regioni interverranno nella politica industriale, in quella dei trasporti non più intesa come sistema di finanziamento tra la parte regionale e quella provinciale, bensì su un comparto nuovo che rischia, se non governato in maniera seria, di far esplodere il bilancio stesso, vale a dire l'acquisizione delle ferrovie regionali che è l'essenza di una modificazione concettuale del trasporto e il gruppo dei Comunisti italiani chiede che su queste questioni non solo si mantenga la rete ma si estenda, proprio per riconvertire a favore della ferrovia, il traffico sia di tipo privato ma anche dei vettori commerciali.
Il nuovo collocamento richiama la Regione Marche ad una più puntuale verifica sul ruolo delle strutture che fin qui era in capo regionale — mi riferisco alle scuole — ma anche ad un rapporto più fecondo con le Province viste, in questa fase di transizione, non come un attore da sentire in maniera comune, poiché talvolta il sistema delle autonomie locali è parso estraneo, perché da un lato la concertazione o la degenerazione della concertazione ha espropriato le Commissioni e il Consiglio regionale, ma nella sostanza il sistema delle autonomie locali non ha partecipato, come avrebbe dovuto partecipare, a questa nuova fase.
C'è tutto il comparto della sanità. Attraverso una modificazione normativa del bilancio è iniziata un'operazione, nelle Marche, che cerca di riconvertire senza tagliare i servizi. Sulla sanità vorremmo utilizzare questa occasione proprio perché ormai, nella verifica dell'attuazione del piano sanitario, una verifica che deve essere politica e non formalistica, noi rifuggiamo da una logica campanilistica di difesa a tutti i costi di quello che c'è sul territorio, ma al tempo stesso siamo e saremo contrari ad una riconversione che oggi chiude, oggi taglia e domani si vedrà. La riconversione deve essere contestuale, fatta in tutte le Province in maniera seria sulla classificazione e sull'utilizzo dei presidi ospedalieri e si deve dare corso non ad una guerra territorio contro territorio, bensì all'applicazione del piano, compreso il "progetto Ancona" che dovrà definire modalità, percorsi, ma che porterà anche al risparmio di risorse da poter redistribuire.
Per quanto riguarda il comparto della scuola siamo in presenza di una rivoluzione che può essere anche una involuzione se il bilancio non fa una riflessione seria, non con atti criticabili nei confronti dei quali noi ci siamo espressi in maniera contraria anche nel corso di questa legislatura, ma con una programmazione seria e conseguente che intervenga nel comparto dell'autonomia scolastica con risorse serie, verificabili e con risorse che debbono dare alla scuola delle Marche pari opportunità ma anche pari diritti.
L'autonomia scolastica, se vista in maniera fredda e tecnocratica può rischiare di indebolire le aree che già sono deboli e rafforzare quelle che già sono forti. Nei diversi settori dello sviluppo economico si è fatto molto. L'obiettivo 2, per oltre 400 miliardi ha fatto un'operazione per certi versi difficile, di nuova territorializzazione che ha visto in parte diminuire i comuni dell'ex Obiettivo 2, riconfermare ma anche rimodificare i comuni ricompresi nel vecchio Obiettivo 5b e, secondo noi, il nuovo Obiettivo 2 ha quella conformazione geografica che può dare alle Marche una competizione di sistema che modifica un'impostazione tutta basata sulla competizione impresa contro impresa che ha visto nel modello delle Marche raggiungere un equilibrio che può essere precario, proprio perché se le Marche non hanno conosciuto quella concezione di tipo industriale che poteva andare sotto il nome di fordismo, tuttavia, in proporzione, questa concezione in realtà l'abbiamo conosciuta, proprio perché nei tre macrocomparti, dal mobile alla meccanica, alla calzatura, fino a una ventina di anni fa tutto veniva prodotto in loco, tutta la filiera del prodotto veniva fatta dentro la fabbrica. Oggi questo meccanismo, anche per la cosiddetta globalizzazione ma per le esigenze del mercato non è più così e possiamo dire che nelle Marche, proprio mentre si discute sulla nuova allocazione delle risorse — questo è un nostro obiettivo sul quale vorremmo invitare a discutere — si è modificata l'impresa, si è diversificata, si è rotto quel meccanismo che poteva essere ricompreso all'interno di un modello fordista, ma dentro questo è scomparso anche l'artigianato, quell'artigianato che era autonomo, che produceva e commercializzava il proprio prodotto. Oggi questo comparto diventato a supporto di una filiera più ampia e possiamo dire che non esiste più neanche la più piccola impresa familiare che lavora per sé, poiché ormai questo tipo di artigianato è diventato terzista della casa madre. Così per il mobile, così per l'elettrodomestico, così per la calzatura.
Quindi, se non si fa una lettura seria di nuova allocazione delle risorse, soprattutto in virtù delle nuove competenze regionali, c'è il rischio che mentre la competizione selvaggia va avanti, il nostro modello perda battute perché non si interviene all'interno di una logica di filiera. Secondo noi, anche la logica del distretto industriale fine a se stessa mostra i limiti, perché bisogna intervenire all'interno del distretto industriale come un complesso di diversi fattori che oggi non risiedono più solo nella produzione. Il fondo sociale europeo, l'Obiettivo 2, le risorse che accompagnano la ricostruzione post-terremoto debbono e possono vedere da questo punto di vista quegli elementi positivi per così dire virtuosi ed anche la concretizzazione che in qualche modo stiamo verificando, pure con qualche battuta di arresto, del piano regionale istituzionale per lo sviluppo, un modo diverso e innovativo che non è solo la riproposizione del vecchio modello imposto dall'alto ma un utilizzo delle risorse fatto attraverso una partecipazione attiva del mondo della ricerca, delle università, del mondo del lavoro, del mondo delle imprese che potrebbe portare le risorse laddove oggi ne sono arrivate meno rispetto agli anni passati.
In definitiva il giudizio è positivo, perché questo non è un bilancio di lacrime e sangue come è stato paventato da parte dell'opposizione, non è un bilancio di bancarotta, è un bilancio onesto che ha quell'anima politica che ho cercato di elencare e per questi motivi il gruppo dei Comunisti italiani lo voterà.

PRESIDENTE. Concludiamo la seduta, tenendo presente che il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le 10,45 di domani mattina. Il Consiglio avrà avvio, con l'intervento dell'assessore, alle ore 11.

SILVANA AMATI. Si presume che domani faremo la seduta notturna per completare i lavori?

PRESIDENTE. Dobbiamo capire se ci è utile fare la seduta notturna o meno: lo vedremo sulla base degli emendamenti. Comunque, è probabile che anche la seduta notturna non ci metta nelle condizioni di chiudere i lavori. Comunque, se dovessimo prevedere anche la giornata di venerdì, sarebbe inutile fare la seduta notturna. Lo decideremo domani.
La seduta è tolta.

La seduta è sospesa alle 17,55