Resoconto seduta n. 42 del 30/05/2001
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 30 MAGGIO 2001
PRESIDENZA DELPRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 10,40

Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 41 del 23 maggio 2001.

(E' approvato)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 59 in data 9 maggio 2001, ad iniziativa dei consiglieri Massi e Viventi: «Norme in materia di inventariazione, catalogazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio librario e storico-archivistico, giacente nei conventi e monasteri», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 60 in data 21 maggio 2001, ad iniziativa della Giunta: «Disciplina degli impianti di trasporto a fune in servizio pubblico, delle piste di sci e dei sistemi di innevamento programmato», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio";
- n. 61 in data 23 maggio 2001, ad iniziativa dei consiglieri Avenali, Cesaroni, Procaccini, Moruzzi, Ascoli, Andrea Ricci e Gasperi: «Modalità di gestione del fondo unico di cui all'art. 20 della legge regionale 10/1999», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 62 in data 25 maggio 2001, ad iniziativa dei consiglieri Minardi, Giuseppe Ricci, Cesaroni e Grandinetti: «Istituzione del Consiglio Parlamento regionale delle Marche», assegnata alla Commissione straordinaria per lo Statuto e la riforma elettorale.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 48 in data 21 maggio 2001, ad iniziativa della Giunta: «Programma pluriennale regionale attuativo del Regolamento CEE 2080/92 - recepimento disposizioni emanate con D.M. n. 494/98 e circolare ministeriale n. 4373 del 4 ottobre 2000, inerente controlli e valutazione inadempienze», assegnata alla III Commissione in sede referente;
- n. 49 in data 21 maggio 2001, ad iniziativa della Giunta: «Legge regionale 39/87 e legge regionale 75/97. Modifica dei criteri per la liquidazione in deroga al principio di cofinanziamento dei contributi in regime di perenzione».



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la mozione n. 109 del consigliere Novelli: «Attuazione degli artt. 8, 9 e 11 della legge 36/01 sulla protezione dalla esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici».



Petizione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata a firma dell'ing. Marozzi ed altri la petizione n. 1, concernente: «Costituzione del Comitato antinquinamento contro l'avvicinamento alle abitazioni della linea dell'alta tensione nella zona di Villa S. Antonio di Ascoli Piceno», assegnata alla IV Commissione.




Decreti della Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso il decreto n. 1152 del 17 maggio 2001 del dirigente del servizio bilancio, demanio e patrimonio concernente: «Istituzione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di capitolo aggiunto».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Viventi.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il consigliere Avenali. Ne ha facoltà.

FERDINANDO AVENALI. Come deciso nell'ultima seduta consiliare, chiedo l'iscrizione e l'approvazione della proposta di legge n. 61 che è stata firmata da tutti i componenti di maggioranza e minoranza della terza Commissione e che è stata approvata dalla Commissione stessa. Manca il parere della seconda Commissione.

PRESIDENTE. In considerazione del fatto che era un impegno preso nella seduta precedente, non appena pronto il parere della seconda Commissione che in questo momento manca, direi di inserirla all'ordine del giorno.
L'interrogazione n. 165 è abbinata alle mozioni nn. 19, 79, 82 e 90, quindi la tratteremo successivamente.
Anche l'interrogazione n. 144 è abbinata alle mozioni nn. 93 e 101 e sarà quindi trattata successivamente.



Interrogazione (Seduta segreta): «Decesso di un detenuto presso il carcere di Marino del Tronto di Ascoli Piceno» Romagnoli (111)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 111 del consigliere Romagnoli. Trattandosi di argomento da trattare in seduta segreta, invito i funzionari ed il pubblico ad abbandonare l'aula.

(La seduta prosegue in forma segreta
dalle ore 10,45 10,55)



Interrogazione (Decadenza): «Tempi di attesa relativi a numerose prestazioni diagnostiche strumentali e per visite specialistiche in ambito sanitario regionale» D'Angelo (209)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 209 del consigliere D'Angelo. Non essendo presente il consigliere D'Angelo, l'interrogazione decade.



Interpellanza (Svolgimento): «Dichiarazioni del direttore dell'agenzia sanitaria regionale sulla nuova territorializzazione delle Asl» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia e Grandinetti (10)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 10 dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia e Grandinetti.
Ha la parola, per illustrare l'interpellanza, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La risposta a questa interpellanza avviene con ritardo rispetto ai tempi di presentazione, ma è di particolare attualità rispetto a quello che sta accadendo nel campo della sanità marchigiana, quindi l'occasione di questa mattina è estremamente interessante non solo per intervenire su questa materia ma anche per cercare di capire qualcosa di più rispetto agli intendimenti della Regione.
Il senso del documento che abbiamo presentato era quello di fare chiarezza su una situazione che ci era stata segnalata, legata all'intervento del direttore generale dell'agenzia regionale della sanità nel corso di un incontro con i direttori generali delle aziende delle Asl. Nel corso di questo incontro, così come è stato riportato nel nostro documento, sarebbero stati espressi giudizi pesanti sull'operato dei direttori generali in riferimento all'applicazione dell'aumento previsto dalla modificazione del trattamento economico che la Regione deve ancora definire, ma soprattutto si interveniva sulla problematica, attualissima, della territorializzazione delle Asl. In quell'incontro a nostro parere era stata anticipata la possibilità di un progetto in fieri per una riduzione delle Asl nella nostra regione con ipotesi diversificate: l'ipotesi di quattro Asl, una per provincia, oppure di sei Asl, una per provincia, con il recupero delle aziende di Fermo e di Urbino. Soprattutto rispetto a questa ipotesi ci eravamo permessi di non fare null'altro che segnalare il fatto grave e chiedere che ci fosse una smentita da parte della Giunta regionale, smentita che non c'è stata. Chi ha seguito come me quella vicenda ha dovuto solo registrare una preoccupatissima presa di posizione dei consiglieri di area dei Ds, cioè l'amico Tontini, Silvana Amati, Mollaroli, tutti i consiglieri, guarda caso residenti, comunque operanti negli ambiti territoriali dove l'unità sanitaria veniva in qualche modo messa in discussione. Questo non ha fatto altro che avvalorare la nostra ipotesi che comunque un disegno in fieri ci fosse, al punto che quella presa di posizione io l'ho interpretata come un altolà all'azienda regionale sanitaria e, indirettamente, all'assessore.
Da parte della Giunta regionale non è stata fornita alcuna rassicurazione in merito a questo che è poi il problema centrale, anzi credo che le prese di posizione — ricordo che nessuno parlava di progetti definiti, che non possono che fare riferimento al piano sanitario regionale sanitario, che ancora non è in scadenza o su atti concreti — facevano riferimento ad alcune indiscrezioni che erano trapelate nel corso di quell'incontro. Da qui la richiesta.
Mi sembra che la proposta sia quanto mai attuale, perché mi risulta che l'assessorato abbia promosso un breafing per il prossimo 21 giugno con il direttore generale, il direttore amministrativo, lo stato maggiore della sanità regionale per fare il punto sulla situazione e per preparare la pillola amara per i marchigiani. Vede, presidente D'Ambrosio, quando si dicono le bugie, alla fine si deve fare i conti con la realtà.
Sono convinto che il progetto per la riduzione delle Asl esiste, anzi sono convinto che ce ne sono tre: il progetto dell'agenzia sanitaria, il progetto della struttura dell'assessorato, il progetto dell'assessore.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Manca il suo...

ROBERTO GIANNOTTI. Il nostro c'è, perché lei sa che noi abbiamo una posizione estremamente chiara su questo, che forse collima per certi versi con quella dell'assessore Melappioni che su questa vicenda mi sembra abbia assunto una posizione più responsabile, ma che in qualche modo denuncia la cattiva gestione che state facendo di questo settore, avendo creato un mostro all'agenzia sanitaria regionale e non avendo messo le briglie, come avreste dovuto mettere, alla burocrazia regionale, che continua a svolgere un ruolo fuori dalla politica, fuori dalle istituzioni, mettendo in cattiva luce il nostro ruolo.
Così come state preparando la tassa sulla sanità, perché siete ormai ridotti allo sfascio economico e sarete costretti, nei prossimi mesi, a tassare i marchigiani e a fare quello che Prodi ha già anticipato che farà per l'Europa, facendo pagare la riforma, comunque il progetto europeo, agli italiani. Voi sarete costretti a far pagare ai marchigiani i costi della sanità, strade sulle quali Forza Italia, ma credo l'intero schieramento di centro-destra non vi seguirà.

PRESIDENTE. Risponde, per la Giunta, l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Leggerò prima la risposta, poi aggiungerò alcuni elementi di completamento, ma vorrei comunque anticipare che è ovvio che sul numero delle aziende mi auguro che ogni consigliere regionale abbia in quest'aula una sua propria opinione, una sua impostazione come ce l'hanno i componenti di Giunta e il sottoscritto, ovviamente. Sarebbe grave se il sottoscritto non avesse una propria posizione, ma le assicuro, per quello che ci possiamo conoscere, che non esiste nessun progetto. Non si è lavorato, fino ad oggi, per questo obiettivo, anche se è ovvio che con l'avvicinarsi della conclusione del triennio del piano sanitario dovremo affrontare una serie di temi che riguardano gli ospedali, il territorio, la prevenzione e in questo contesto, indubbiamente, vi sarà modo di riflettere, anzi sarà compito del sottoscritto proporre una serie di soluzioni sul numero delle aziende. Quindi non c'è nella mia scrivania, non c'è in quello che lei chiama un "mostro," l'agenzia sanitaria che la settimana scorsa ha avuto il primo premio ex aequo al forum delle pubbliche amministrazioni a Roma.

ROBERTO GIANNOTTI. Chi è stato premiato?

AUGUSTO MELAPPIONI. L'agenzia sanitaria per un prodotto di alta qualificazione sui profili assistenziali.

ROBERTO GIANNOTTI. Mi fa venire in mente quelle società che danno i titoli di cavaliere della Repubblica ai cittadini che pagano.

AUGUSTO MELAPPIONI. Evidentemente non è informato.
Il direttore generale dell'agenzia regionale sanitaria sull'argomento oggetto dell'interpellanza è già intervenuto con comunicato stampa il giorno successivo a quello in cui la notizia è stata pubblicata sui quotidiani locali.
Nuovamente sentito ha confermato i contenuti del comunicato stampa che sostanzialmente possono essere sintetizzati come segue:.
Gli argomenti affrontati nel corso della riunione tenuta con i direttori sanitari aziendali il 15 u.s. a Jesi sono stati squisitamente di ordine tecnico, che è l'unica sfera di competenza dell'agenzia regionale sanitaria e dei direttori medici, in merito ad una serie di azioni necessarie a facilitare l'applicazione del piano sanitario regionale 1998-2000.
Vorrei ricordare che uno degli aspetti fondamentali di questo piano è la concertazione su più livelli e su questo fin dal primo giorno di insediamento ho chiesto una grossa collaborazione a tutti i direttori generali, proprio per quel principio di equità sul quale credo che dobbiamo programmare la sanità marchigiana.
Sono stati trattati nell'ordine: a) obiettivi aziendali 2001; b) progetto regionale sui profili di assistenza che ha avuto il riconoscimento al Forum delle pubbliche amministrazioni, quindi non qualcosa di privato; c) sviluppo della rete epidemiologica; d) processi in fase di avvio su autorizzazione e accreditamento delle strutture; e) l'osservatorio sulle disuguaglianze; f) la relazione di distretto, strumento indispensabile per la programmazione del nuovo piano sanitario e quindi punto fondamentale secondo il nostro piano, sul quale poggia la programmazione rispetto ai bisogni, e il corso regionale per i responsabili di distretto; g) la relazione sanitaria annuale.
Su ciascuno di questi punti, nella riunione che è durata tre ore, sono state prese decisioni sugli aspetti operativi di competenza delle direzioni sanitarie.
Sul primo punto, la discussione si è concentrata su alcuni settori dell'offerta sanitaria passibili di razionalizzazione, individuati in due giornate di lavoro, tenutesi in settembre e ottobre, con i direttori generali congiuntamente con l'assessore alla sanità e con i dirigenti del servizio sanità. In particolare ci si è concentrati sull'avvio di due gruppi di lavoro tecnico sulle chirurgie e i laboratori analisi.
Il sistema informativo attuale, costruito in due anni perseguendo tutti gli obiettivi previsti nel PSR, fornisce la possibilità di una lettura puntuale dei fenomeni sanitari a livello delle singole aziende. Su queste due aree i problemi sollevati sono: per le chirurgie, gli indici di efficienza di alcune strutture non in linea con parametri del PSR, la duplicazione di attività nella stessa azienda o in Asl vicine — da qui il concetto e la necessità di parlare di area vasta e quindi di concertazione tra più aziende — il non pieno sviluppo delle attività di day surgery, l'ancora scarsa diffusione della FDW (five day ward: la chirurgia su cinque giorni) per i laboratori analisi: la duplicazione di laboratori all'interno di alcune Asl, con la contestuale presenza di laboratori centrali, negli ospedali di rete, capaci di una offerta di prestazioni ben superiori alle aree territoriali di riferimento e quindi, ancora una volta, una problematica che riguarda più aree viciniori.
Come concertato con i direttori generali, si è deciso quindi di formare due gruppi di lavoro tecnico per approfondire l'analisi di queste situazioni, sui diversi scenari di accordo tra le aziende sanitarie prospettati dal piano sanitario: dimensione interaziendale (tra Asl contigue), dimensione di area vasta (livello provinciale), dimensione metropolitana per le aziende della città di Ancona ("progetto Ancona").
Se tale prospettiva di analisi tecnica, in linea con il piano sanitario regionale, sui versanti della produzione, dei costi e dell'appropriatezza dell'offerta sanitaria è stata da qualcuno interpretata come tentativo di ridisegnare il sistema sanitario attuale (4-6 Asl) — sulle 6 Asl non le saprei rispondere cosa significa, consigliere Giannotti, in riferimento alle altre due, perché non c'è un nostro progetto, non c'è quindi una risposta da darle quando lei mi chiede quali sono le sei — e non come contributo, che i tecnici della sanità possono offrire al mondo politico per avviare una riflessione sull'aggiornamento del piano sanitario regionale (che vede la sua scadenza naturale nell'ottobre del 2001), entriamo nel mondo della "dietrologia" che non vede in nessun modo coinvolti l'istituzione, né tecnici presenti alla riunione e tantomeno il presidente della Giunta regionale, l'assessore alla sanità e la maggioranza di governo .
Gli altri argomenti affrontati nella riunione sono tutti all'interno dell'applicazione del piano sanitario regionale e sono tutti mirati ad aumentare i livelli di integrazione (profili assistenziali, il progetto che ha ricevuto il 1° premio assoluto al recente Forum delle pubbliche amministrazioni), qualità (autorizzazione e accreditamento: attualmente è in V° Commissione il manuale di accreditamento) ed equità (osservatorio delle disuguaglianze) nel nostro sistema regionale.
In merito a presunte dichiarazioni di sfiducia sulle direzioni generali da parte della Giunta, nel corso della riunione, si è solo precisato che la Regione sta procedendo alla valutazione dei risultati raggiunti sotto l'aspetto gestionale da parte dei direttori generali.
Una breve informativa ai presenti si è data in merito al nuovo contratto di lavoro dei direttori generali, attualmente in corso di definizione a livello statale e il Dpcm dovrebbe essere firmato in questo fine settimana o al massimo all'inizio della prossima.
In sostanza non ci sono state sconcertanti dichiarazioni da parte del direttore generale dell'agenzia e tanto meno il medesimo può averle fatte con l'assenso del presidente della Giunta regionale e dell'assessore alla sanità.
Che sia un tema aperto non c'è dubbio. Sul fatto del 21-22 giugno, è un'iniziativa — colgo l'occasione per farne partecipe il Consiglio regionale — il cui programma verrà inviato in questi giorni. Vogliamo fare uno o due giorni di riunione per fare il punto sulla situazione attuale del piano sanitario regionale. In quest'anno di ruolo di assessore ho sentito una serie di posizioni diverse da soggetti diversi, che danno una valutazione diversa e personale rispetto all'attuazione del piano sanitario. Credo che in questi due giorni che faremo a Loreto ci siano le condizioni per conoscere quello che abbiamo fatto, quello che non abbiamo fatto, quello che sarebbe stato opportuno fare e quello che non è stato fatto. Sono quindi dei momenti tecnici in cui è invitato da una parte tutto il sistema sanitario regionale, perché siamo convinti — il sottoscritto in particolare — che il sistema sanitario regionale è molto cresciuto ma non ben conosciuto, in questa crescita, dagli stessi operatori, quindi c'è una volontà di comunicare, proprio nell'ottica di evitare la mobilità passiva fuori regione e di creare il massimo utilizzo del sistema. In questo programma è già prevista una fase di incontri e di confronti a cui parteciperanno tutte le forze politiche che sono presenti in questo Consiglio regionale, quindi ci sarà anche una tavola rotonda, oltre agli stand delle aziende in cui sarà presentato quanto fatto, a cui tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale saranno invitate per un dibattito-confronto sullo stato dell'arte. La "due giorni" si chiuderà con l'invito a dire la loro opinione a soggetti esterni (Banca mondiale, Organizzazione mondiale della sanità, Ministero) che ci daranno la loro opinione rispetto al lavoro fatto fino ad oggi nella nostra regione. Quindi non è affatto una riunione di addetti, chiusa, ma è aperta completamente alla partecipazione dei soggetti politici, sociali e di tutti i cittadini della nostra regione. Un'iniziativa, penso, che ci porterà a un confronto importante, ma ci servirà anche per capire una volta per tutte fino in fondo il lavoro fatto fino ad oggi nel bene e nel male.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti per dichiararsi soddisfatto o meno.

ROBERTO GIANNOTTI. Assessore, si può fare tutto, ma lei ci deve rispondere. E' venuto in aula a leggere l'appunto che ha preparato il direttore dell'agenzia, o la struttura, che è solamente una difesa d'ufficio rispetto a quanto accaduto in quel famosissimo incontro, dopodiché ha anticipato — di questo debbo dargliene atto — il senso e il significato dell'incontro del 20-21 giugno che rappresenterà una importante occasione per monitorare la situazione della sanità nelle Marche e che può anche essere l'avvio di un minimo di confronto fra le forze politiche sulle prospettive della sanità. Però noi le avevamo posto alcune questione rispetto alle quali mi sembra che risposte chiare in questo Consiglio regionale non siano venute.
Il nostro obiettivo era far venire allo scoperto un dibattito che c'è. Ho detto che si può dire tutto e il contrario di tutto. Certo, non esiste un progetto, questo l'abbiamo detto anche noi, però esistono...

AUGUSTO MELAPPIONI. Lei ha detto poco fa che progetti ce ne sono, e ce ne sono tre, addirittura.

ROBERTO GIANNOTTI. Esistono correnti di pensiero che in qualche modo sono riconducibili a strutture o personalità nel campo della sanità relativamente alla riforma. Mi risulta che c'è un progetto che prevede una riduzione delle aziende sanitarie a quattro, una per provincia, con un'unica azienda ospedaliera in Ancona, c'è un progetto che prevede una unica azienda sanitaria per provincia con il recupero delle due unità sanitarie nelle aree critiche della regione, individuate in Fermo e in Urbino, sempre con una unità, e c'è una sua idea che invece prevede di legare l'organizzazione territoriale delle Asl alla dimensione demografica, che quindi lega le Asl ad un indice di riferimento della popolazione — 120.000 abitanti — che di fatto taglierebbe dall'attuale organigramma le unità sanitarie di Fabriano e di Camerino, con la possibilità del mantenimento dell'azienda ospedaliera di Pesaro. Il dibattito mi sembra abbastanza avanti rispetto a questo.
La nostra preoccupazione è che si dicesse prima — ma se si dice oggi va bene — che vogliamo difendere questo aspetto della presenza delle unità sanitarie dell'intero territorio regionale che a noi sembra assecondi meglio l'esigenza di mantenere l'integrità e la qualità dei servizi sul territorio, perché tutti sappiamo che legato alla struttura amministrativa esiste l'altro problema, che è la difesa e la permanenza delle piccole strutture ospedaliere, un'altra questione su cui la nostra posizione e quella di Rifondazione comunista sono chiare, mentre la vostra non è chiara. Noi siamo per il mantenimento degli ospedali minori nel territorio come presidio di emergenza, come riferimento fondamentale per la vita dei cittadini e l'abbiamo espresso con una serie di iniziative e di pronunciamenti. Non ci sembra che da parte della maggioranza ci sia la stessa sensibilità, anzi se dobbiamo prendere per buoni i pronunciamenti del suo responsabile regionale, cioè del dott. Pesaresi che parla di una struttura ospedaliera elefantiaca, troppo grossa e quindi da ridurre, evidentemente c'è da avere qualche timore e qualche preoccupazione.
Noi siamo per il mantenimento delle 14 Asl nelle Marche: su questo facciamo la sfida. Assumetevi le vostre responsabilità e portate un progetto. Crediamo però che sia giusto sottolineare l'importanza che venga recuperata la centralità della politica rispetto a queste questioni. Di queste questioni devono farsi carico la Commissione sanità, l'assessore, il Consiglio regionale, che sono gli interlocutori privilegiati, non può essere qualche mercenario di turno a definire le strategie e gli obiettivi della riforma della sanità nelle Marche, con tutti il rispetto per i "mercenari" che sono bravi e che devono essere rispettati, ma ai quali non può essere demandata una responsabilità che è squisitamente politica e quindi appartiene a questo organismo, agli organismi che dal Consiglio derivano.
Sui direttori generali, noi attendiamo di conoscere il giudizio che è stato espresso dalla Giunta regionale. E' un'incombenza che dovete svolgere e anche qui crediamo che sia giusto che ci sia chiarezza. Abbiate il coraggio non tanto di dare un giudizio generico di insufficienza ai direttori generali che avete scelto voi e che è quindi tutta roba vostra scelta con criteri politici, con criteri clientelari così come avete fatto. Abbiate il coraggio di dare un giudizio. I direttori generali che non hanno raggiunto gli obiettivi che sono stati loro affidati si possono cacciare. Lei ha la scadenza di giugno, prenda atto delle risultanze negative e cominci a mandare a casa quelli che non fanno il loro dovere; per quelli che fanno il loro dovere bisogna riconoscerlo e bisogna che non si faccia questo discorso generico che non ci sembra legga a fondo la situazione.
Lo stesso vale per quello che riguarda l'azienda ospedaliera San Salvatore: da parte sua mi aspettavo qualche rassicurazione, che non è venuta. E' un'azienda certamente in monitoraggio, ma un'azienda che opera in una parte importante della nostra regione, è una zona di confine, è un'azienda che ha vissuto e vive traversie, che è anche oggetto di polemiche da parte nostra in ordine ad alcune modalità di gestione che non ci sembrano troppo trasparenti, ma è un'azienda che nell'ottica del riequilibrio e della conferma dell'intevento e della forza dei servizi sanitari non può che essere mantenuta.
Così come non ho sentito una parola rispetto all'esigenza forte di un risanamento della sanità marchigiana. Abbiamo detto che il rischio che corriamo è che lo sbancamento delle spese della sanità porterà a nuove tasse regionali, ed è dietro l'angolo. Pavento questo rischio rispetto al quale lei non mi ha detto, questa mattina "le assicuro che la Giunta regionale non metterà una tassa per la sanità", quindi questo aumenta la mia preoccupazione. Noi abbiamo indicato quali sono le strade da percorrere: combattere il fenomeno della mobilità negativa — questo può avvenire attraverso un giusto riequilibrio nella dotazione delle alte specialità fra le aziende — l'eliminazione degli sprechi. Qui debbo darle atto che almeno lei ha avuto il coraggio di fare una cosa che chi stava lì prima di lei non ha mai avuto il coraggio di fare, cioè porre fine a questo scandalo degli incarichi e delle consulenze che io dico inutili per il 50%, oltre che dispendiose. Rispetto a questo mi sarei aspettato anche un suo giudizio critico sulla gestione dell'agenzia sanitaria regionale che purtroppo è stata per troppo tempo — non me ne voglia, non sono abituato a dir male degli assenti — in riferimento anche ad una forza politica presente con forza in questo Consiglio regionale, una struttura dove il confine fra lo studio e l'operativo ha superato il limite. Una struttura che non mi sembra meriti quello che lei ha detto, un riconoscimento. Gliel'ho detto prima e glielo ripeto ora: i riconoscimenti del Forum che si susseguono con sempre maggiore frequenza nei confronti della Regione, mi sembrano più appartenere alla logica di quelle associazioni private alle quali ci si può rivolgere per avere un titolo di cavaliere pagando 100 o 200 milioni. Qui mi sembra la stessa cosa: sono troppo marcatamente e sfacciatamente impropri questi riconoscimenti.
Credo che il giudizio sull'agenzia sanitaria, sulla sanità marchigiana lo abbiano dato i cittadini, lo diano i cittadini tutti i giorni e certamente non è un giudizio di qualità ma un giudizio di insufficienza a cui il gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale si associa.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Chiedo l'anticipo della mozione n. 107 relativa allo spostamento dell'elettrodotto Enel in località Villa S. Antonio di Ascoli Piceno. Nella scorsa seduta l'aula si era formalmente impegnata non solo ad iscrivere all'ordine del giorno questa mozione, ma dati i caratteri di urgenza della stessa a seguito della situazione che si è determinata, a discuterla nella seduta odierna. E' evidente che, per come è posizionata all'ordine del giorno attualmente, la mozione difficilmente potrà essere discussa, pertanto chiedo l'anticipo di questa mozione. La soluzione potrebbe essere quella di discuterla immediatamente dopo gli atti, con l'impegno di discuterla nella seduta mattutina. Se i tempi non lo consentono chiedo, in rispetto della decisione unanime assunta dal precedente Consiglio regionale, di discuterla immediatamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente della Giunta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Pregherei il Consiglio comunque di approvare nel corso di questa seduta l'atto sulla qualità dell'aria, perché è un atto del quale tutto il territorio regionale è in attesa. Senza contrastare la richiesta del consigliere Ricci, faccio presente l'opportunità e la necessità di approvare comunque questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Noi non siamo contrari all'anticipazione, a patto che venga discusso prima l'annoso e ormai vetusto problema dell'ospedale di Osimo, quindi una anticipazione ma non al primo posto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Visto la problematica drammatica dell'elettrosmog e la problematica legislativa — sappiamo che c'è una proposta di legge che non decolla sul problema dell'inquinamento da campi elettromagnetici — ritengo, senza con questo voler togliere nulla all'importanza dell'ospedale di Osimo, di affrontare questo problema dell'elettrodotto di Castel di Lama, anche inserendolo in un contesto di problematica regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Senza nulla togliere all'ospedale di Osimo, la vicenda di cui ha parlato il consigliere Ricci è in corso evoluzione giornaliera. Ieri abbiamo tenuto un'audizione molto interessante, presumibilmente foriera di sviluppi e credo che una presa d'atto della situazione possa essere necessaria in questa fase che vede, fra le altre cose, i comitati e gli interlocutori auspicabilmente impegnati anche nella possibilità di una definizione di questa vicenda. Quindi, un pronunciamento della Regione credo che possa concretamente portare risultati spendibili sul territorio.

PRESIDENTE. Credo che gli argomenti da trattare nelle mozioni sono tutti di primissimo piano e di grande rilievo, quindi debbono essere trattati nella seduta odierna. Nel Consiglio precedente c'era stato anche l'impegno di trattare la mozione n. 117 in questa seduta. Credo che per l'importanza e per i tempi che abbiamo siamo nella condizione di trattare entrambe le cose, per cui tutto questo nostro affanno a dire prima o subito dopo dipende da qualcosa che mi sfugge, perché l'ordine del giorno siamo in grado di esaurirlo tutto adeguatamente, con la giusta attenzione, con l'approfondimento che meritano tematiche così importanti. Non mi sento di accettare l'idea che possiamo anticipare la discussione di una mozione prima di un atto amministrativo, perché quest'aula già più volte si è espressa in tal senso e non l'ha mai accettato. Quindi credo che dobbiamo mettere all'ordine del giorno la richiesta di anticipo della mozione n. 107 al primo punto della trattazione delle mozioni, cioè prima delle mozioni nn. 82, 19, 79 e 90 che sono tutte abbinabili all'interrogazione 165, nella convinzione di fare semplicemente un anticipo di questa trattazione e non una esclusione di altre, perché il tempo è sufficiente ed adeguato per discuterle tutte.
Pongo in votazione la proposta di anticipazione della mozione n. 107.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Approvazione del piano regionale di tutela e risanamento della qualità dell'aria, ai sensi del D.P.R. 24 maggio 1988, n. 203 (L.R. 5 settembre 1992, n. 46, art. 7)» Giunta (28)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 28, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Il Dpr 203 del 1988 attribuisce alle Regioni competenze in materia di formulazione dei piani regionali per la conservazione, la tutela e il risanamento della qualità dell'aria. Questa attribuzione è stata confermata dal decreto legislativo 351 del 1999 di attuazione della direttiva comunitaria 96/62 in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria, che individua un ruolo fondamentale per le Regioni, nella valutazione e nel controllo della qualità dell'aria e nella sua conservazione, nel suo risanamento e nel progressivo miglioramento.
Il lavoro è stato avviato con il piano triennale per la tutela ambientale 1994-96 allorquando il Ministero dell'ambiente ha assegnato appositi finanziamenti. Da allora le Regioni hanno cominciato a lavorare ai piani e da allora è stata avviata anche una opportuna opera di coordinamento tra le Regioni.
Diversi sono stati gli approcci scelti dalle diverse Regioni: la Toscana, la Liguria, la Provincia autonoma di Trento hanno scelto di dividere tutto il territorio in maglie e rilevare in ciascuna il carico inquinante proveniente da colture, industrie, traffico ecc.; il limite di questo approccio è nel risultato teorico. Altre Regioni hanno misurato a partire dai fattori di emissione, ma questo approccio permette la rilevazione solo dei fenomeni più rilevanti.
La Regione Marche è partita da una scelta di fondo. Quella di non affidare incarichi esterni, ma di utilizzare competenze e conoscenze già acquisite.
L'Arpa, allora servizi multizonali, conosceva bene il territorio e da questa conoscenza il piano ha preso le mosse. Sono stati individuati punti nevralgici, le cosiddette "zone di interesse", cioè aree nelle quali la particolare concentrazione di agglomerati urbani, vie di comunicazione, insediamenti produttivi, uniti a condizioni orografiche e meteorologiche particolarmente sfavorevoli, potevano determinare situazioni di rischio. Non è stato quindi compilato un inventario regionale delle emissioni, ma è stata puntata l'attenzione su zone determinate, nelle quali è stata approfondita l'analisi delle fonti inquinanti e delle caratteristiche che influenzano la loro diffusione nell'atmosfera e dove sono stati messi a punto strumenti di previsione, mediante l'applicazione di modelli.
In pratica, a partire da situazioni critiche già note, si è proceduto a misurazioni analitiche dirette, integrate da tecniche modellistiche.
Il risultato è stata la predisposizione di strumenti di simulazione che possono essere impiegati anche in futuro per definire possibili scenari in relazione a sorgenti inquinanti con caratteristiche diverse, a situazioni meteorologiche più o meno sfavorevoli.
La bontà di questo approccio rispetto ad altri è confermata dal decreto legislativo già citato, il 351/99 pubblicato dopo la conclusione dei lavori che indica proprio questo metodo per valutare la qualità dell'aria e dell'ambiente. In pratica, individuare delle zone a rischio, predisporre delle misurazioni e affiancare le misurazioni in loco a dei modelli che possono essere successivamente utilizzati per estrapolare un metodo di valutazione che poi può essere esteso a tutto il territorio regionale.
Tra le iniziative da intraprendere ci sarà ora quella di completare la valutazione per tutti gli inquinanti indicati nel decreto, tenendo in considerazione il fatto che i valori limite e le soglie di allarme non sono ancora stati definiti con apposito decreto dal Ministro dell'Ambiente.
In questa logica di individuazione di zone di interesse per estrapolare modelli validi per altre rilevazioni si sono prese in esame tre tipologie: la costa; il sistema delle valli Foglia, Chienti, Esino, Tronto; le città.
Dagli approfondimenti effettuati si rileva che sussistono seri problemi di inquinamento in alcune zone e in relazione a fonti inquinanti diverse. In primo luogo in alcuni punti lungo la Statale 16 è stato evidenziato il rischio di superamento degli obiettivi di qualità per il benzene, il benzopirene e il particolato fine (PMl0). Questa valutazione può verosimilmente estendersi ad altri tratti viari interessati da traffico intenso. In secondo luogo è stata confermato lo stato di allarme nella bassa valle dell'Esino, nella quale sono già state rilevate concentrazioni di ozono superiori al livello di attenzione e dove si verificano episodi acuti di inquinamento atmosferico da biossido di zolfo. Le emissioni di tale inquinante in quella zona rappresentano circa il 28,6% delle emissioni regionali da processi di combustione. Il tutto in un'area con importanti vie di comunicazione, un consistente centro urbano e due centrali termoelettriche. Infine dobbiamo rilevare l'inquinamento atmosferico dovuto alle emissioni dagli impianti produttivi nella bassa valle del Foglia, nella bassa valle del Chienti, a Falconara e ad Ascoli Piceno.
Venendo agli interventi proposti per la tutela della qualità dell'aria, questi possono essere riassunti per fonte inquinante. Non ci sono particolari problemi per il riscaldamento civile a patto che si vieti l'uso di olio combustibile e si incentivi l'utilizzo dei combustibili gassosi. L'attuale situazione entro i limiti è dovuta essenzialmente alla diffusa metanizzazione nelle aree urbane.
Il traffico invece è la prima sorgente di inquinamento. Necessita di interventi di diminuzione dei flussi, di incentivazione dell'uso di marmitte catalitiche e di benzine pulite.
Per approfondire questi studi, relativi soprattutto al traffico e all'inquinamento urbano sarà importante mantenersi informati in merito a progetti Ue che sono molto sviluppati su questi temi.
Per quanto riguarda gli impianti industriali una prima indicazione fornita dal piano è la necessità di controlli puntuali e sistematici da parte dell'Arpam, per i quali devono essere garantite strutture adeguate, dal punto di vista strumentale e delle risorse umane. In secondo luogo, in sede di emanazione di linee guida regionali, andrebbe prescritta l'applicazione della migliore tecnologia disponibile quanto ai sistemi di abbattimento delle emissioni, nonché l'introduzione di materie prime e cicli tecnologici innovativi, in grado di ridurre la quantità delle emissioni e/o di migliorarne la qualità dal punto di vista degli effetti sulla salute e sull'ambiente.
A tal fine vanno previsti incentivi alle imprese per la riduzione dell'impatto ambientale e per il contenimento delle emissioni.
Tra le conclusioni va detto che il piano ha permesso un censimento e una visione completa del patrimonio in possesso di soggetti pubblici e privati della rete delle centraline meteo e delle stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria. E' necessario ora un coordinamento costante tra i diversi enti: i dati, le misure, i modelli e le altre informazioni richiedono un aggiornamento costante. Del resto il progresso tecnologico, l'emanazione di nuove disposizioni di legge (nazionali e comunitarie), l'evidenza di sempre nuove problematiche relative all'inquinamento atmosferico, pongono la necessità di intendere il piano come uno strumento dinamico di osservazione del territorio e delle sue trasformazioni e di proposta di indirizzi migliorativi degli effetti sull'atmosfera.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Dalle informazioni che ho assunto nel cominciare a studiare questo piano da quando è passato in Commissione, ho raccolto la notizia ed indiscrezione secondo la quale, in realtà, la redazione di questo "piano aria" è sostanzialmente datata perché va ricondotta, se non ho avuto informazioni sbagliate, alla fine del 1999. Sul finire del 1999 è stato cioè concepito e impostato uno dei diversi piani che vide protagonista la Regione Marche la quale, proprio fra il 1997 e il 1999 dette avvio a questa congerie di attività programmatorie che poi si sono concretizzate nel Pit e negli altri grandi piani e probabilmente, nell'architettura ipotizzata dalla Regione, il "piano aria" doveva inquadrarsi in questa sequenza di attività programmatorie. Il fatto che il "piano aria" venga alla nostra approvazione con circa un anno e mezzo-due anni di ritardo non deve essere tanto colto come motivo di consueta doglianza per i ritardi istruttori amministrativi, non è questo che voglio tanto sottolineare, quanto il fatto che il ritardo temporale ha prodotto anche un'apparente discrasia tra quella che era l'impostazione del piano, che in effetti manifesta un carattere profondamente descrittivo — una parte che assorbe l'85-90% dell'intero lavoro — rispetto invece a un dato che storicamente e amministrativamente doveva in qualche modo essersi evoluto. In quell'anno e mezzo il piano è rimasto impermeabile a tutto ciò che invece si è prodotto nell'anno e mezzo, proprio cadendo nella fase in cui gli altri piani sono in fase di esecuzione, per così dire, di gestione.
Ecco perché a mio modo di vedere questo piano sconta questa tardività anche manifestando uno scarso coordinamento con alcuni atti importanti che sono stati fatti e che leggiamo, analizziamo, desumiamo anche dall'ultimo bilancio, che appaiono apparentemente in controtendenza rispetto alle ipotesi previste dal piano stesso.
Potrei fare un po' di esempi di come ci sia un'apparente carenza di coordinamento. Basti pensare che il piano fa ancora riferimento all'Obiettivo 5b: probabilmente una svista, è mancato un aggiornamento. Però, un piano che arriva all'approvazione del Consiglio nel 2001 doveva in qualche modo aver preso atto del fatto che l'Obiettivo 5b non esiste più e che quindi, nel momento in cui si prefigura una saldatura giusta, corretta, con intervento europeo, ancora vediamo che il tipo di intervento europeo, la schematizzazione del finanziamento europeo si basa su quello che è invece un sessennio ormai consumato. Fa specie che il piano, che per l'appunto arriva in ritardo, non rechi menzione dell'operato che pure la Regione ha prodotto in ordine ai tetti fotovoltaici. E' noto come l'ultima finanziaria ha previsto due fondamentali interventi per quanto riguarda la cosiddetta energia rinnovabile alternativa — il tetto foltovoltaico e il comune solarizzato — la Regione inevitabilmente ha messo mano a questi interventi successivamente all'approvazione della finanziaria, ma anche rispetto a queste indicazioni importanti — sul fotovoltaico è in corso l'istruttoria, sul solarizzato non mi risulta — fa specie che questo piano, che deve parlare di questo, si esprima ancora con un alfabeto e una semantica del 1999 rispetto a una valutazione — probabilmente per ragioni di coordinamento — che riguarda in qualche modo una situazione profondamente cambiata.
Il giudizio, in realtà, non è e non può essere positivo, proprio perché, anche da un punto di vista concreto noi siamo chiamati a dare un giudizio di questo piano, tenuto conto di quello che la Regione ha fatto nel lasso di tempo compreso fra il momento in cui fu concepito il piano ed oggi. Cioè, vedere che fra le indicazioni elaborate in senso propositivo esista tutta una serie di opzioni che riguarda anche la viabilità regionale, che abbiamo visto, se non sconfessate, rallentate dalla gestione concreta di queste attività di settore, ci fa sorgere il dubbio che il piano sia l'assolvimento dovuto, rispetto a un onere previsto nell'impostazione che questa Regione si era data nella precedente legislatura, più che uno strumento operativo. Credo che sia significativo il fatto che la parte propositiva sia stata sostanzialmente aggiornata ed elaborata in sede di Commissione quando, dovendo in qualche modo rispondere anche ai rilievi che provenivano dalle associazioni, dai vari soggetti che abbiamo in qualche modo sentito nel corso della valutazione del piano, ci siamo resi conto che saliva da questi referenti istituzionali o associativi, la richiesta di una maggiore precisazione di linee e direttrici che dovessero in qualche modo essere impegnative per la Regione.
La materia non è delle più facili, è una materia che fra l'altro risente in qualche modo di valutazioni che hanno occupato il mondo, perché sul problema di Kyoto abbiamo visto che si sono interrogati i grandi del mondo, quindi nel momento in cui stabiliamo percentuali di decremento dell'emissione di anidride in atmosfera ci rendiamo conto che il problema è sicuramente di una complessità che va oltre anche le nostre disponibilità. Certo una cosa la dobbiamo dire: che non ha senso fare riferimento a una percentuale quantificata solo nella sua crudezza matematica — 13,6% — perché bisognerebbe entrare nello specifico per capire quali sono le zone e le parti di questa regione che necessitano di un'attività di decremento pi consistente — le aree industriali, le aree fortemente interessate da fattori inquinanti — e quali, rispetto anche a questa percentuale di Kyoto, devono essere meno destinatarie di intervento di riduzione. Rispetto a questo discorso di Kyoto, che pure è fatto proprio dal piano, voglio invitare la Giunta regionale a fare uno studio più preciso sulle aree che devono essere maggiormente interessate da questo sforzo di decremento.
Ma probabilmente l'aspetto di questo piano che più allarma, è che esso ricade in un momento amministrativo in cui si sarebbe già dovuto, se non completare, impostare in maniera importante tutto il discorso del trasferimento alle Province delle funzioni delegate. Buona parte delle attività preconizzate dall'estensore del piano rispetto alla riduzione, rispetto alle cabine di monitoraggio, in realtà alla luce del D. Lgs. 112/1998 sono attività di competenza della Provincia. Rispetto a questo problema occorre verificare lo stato dell'arte, capire se le nostre Province sono in grado di attendere a quei compiti che nella programmazione individuiamo è cosa importante e basilare. Cioè, la capacità di questo piano di essere efficace oggi, per effetto di quel decreto legislativo, passa anche dalla elaborazione chiara, profonda anche in ordine al problema delle risorse da assegnare all'ente delegato, per un confronto, per una chiarificazione del problema rispetto alle Province.
Io sono consigliere provinciale e qualcuno mi dice che continuo a esserlo anche da regionale: certo è che chi conosce la situazione delle Amministrazioni provinciali sa che il problema delle autorizzazioni è gravissimo, perché in realtà, a fronte di un problema che vede in qualche modo protagonista la famosa forchetta fra valori minimi e medi di cui si dirà dopo, c'è un problema anche istruttorio: le nostre aziende hanno grossissime difficoltà nell'avere nella Regione o nell'ente delegato un partner efficace ed efficiente proprio perché a me risulta che per la parte regionale vi siano non più di due funzionari che si occupano di questo aspetto; ancor più difficoltosa è la situazione delle Province dove ancora non c'è chiarezza, se è vero — mi pare sia circolata un nota di Confindustria Marche — che a pag. 234 del piano vi è una previsione di carattere precettivo che in qualche modo preoccupa. Preoccupa il fatto che per quanto riguarda le autorizzazioni alle emissioni in atmosfera — cosa che riguarda circa 15.000 aziende — la Regione abbia fatto, probabilmente, l'unica scelta molto cogente: la scelta di individuare a priori, nei valori minimi di emissioni definite dalle linee guida statali, il valore di riferimento per tutte le autorizzazioni. Per chi non ha approfondito la materia ricordo che il Dpr statale prevede dei valori minimi e dei valori medi. Secondo un'interpretazione che credo non particolarmente inverosimile compito della Regione sarebbe stato comunque di individuare, in rapporto alle esigenze regionali, un valore medio fra quello minimo e quello medio previsto a livello statale per capire quali sono i limiti di emissione delle nostre aziende. Si è scelto in maniera precettiva e prescrittiva di individuare a priori, nel limite minimo, il limite che tutte le nostre aziende devono rispettare, con delle conseguenze, che sono anche abbastanza comprensibili, di mantenimento delle autorizzazioni e quant'altro. C'è anche una nota dell'Arpam al riguardo. Credo però che nella discussione questo aspetto debba essere valutato, perché il problema da un canto è che l'attività istruttoria che presiede al rilascio di queste autorizzazioni è già afflitta da quei problemi che si diceva di scarso accordo con le Province, di esiguità di personale e di risorse da parte delle Province, ma c'è anche da dire che prevedere apoditticamente un limite di tal fatta, probabilmente crea dei problemi su cui dobbiamo spendere qualche parola e valutare le conseguenze del piano alla luce di quella che sarà l'incidenza sulle nostre industrie.
L'ultimo discorso, importantissimo — perché è la base per una concreta attuazione del piano — è quello delle cabine di monitoraggio, che è veramente un problema enorme, perché le cabine di monitoraggio che sono presenti nella regione Marche e che vediamo in qualche modo individuate nella loro localizzazione proprio in alcune tabelle di questo piano, spesso vedono delle proprietà particolari: alcune sono di proprietà della Provincia, alcune della Asl. Ci sono meccanismi di raccolta di dato, che spesso e volentieri cambiano non dico da provincia a provincia a provincia ma da zona a zona nella provincia stessa: maggiore è il problema della validazione del dato, perché anche in quel caso non sempre vi è una vera e propria uniformità di gestione.
Se è vero che noi, per ragioni connesse al protocollo di Kyoto dobbiamo indirizzarci verso certe percentuali di decremento, se è vero che lo scopo di questo piano deve essere quello di attivare un circolo virtuoso che porti l'aria della nostra regione a migliorare, è altrettanto vero che il presupposto perché tutto ciò accada, sta nel fatto che si possa disporre di un sistema di rilevamento delle emissioni serio e credibile. E' un problema, perché anche in questo caso le Province non hanno, spesso, soldi e risorse sufficienti a far sì che queste cabine costosissime, sia nel costo a monte, sia nella gestione — si parla di qualcosa che può arrivare ai 30-40 milioni annui — con l'obiettiva difficoltà di poter conferire dati raccolti in sintonia con questi sforzi programmatici.
Secondo me è necessario omogeneizzare il sistema di raccolta del dato, della gestione del dato e della validazione. Non si può consentire che l'omogeneizzazione dell'attività, a questo riguardo sia solo relativa alla validazione del dato. Mi risulta che l'Arpam sarebbe orientata ad assumersi funzioni in questo senso che però sarebbero circoscritte alla validazione del dato. Importante è anche la possibilità che tutto il ciclo del rilevamento possa rispondere a dei criteri omogenei che sono in qualche misura preconizzati, auspicati dal piano, ma che ancora tardano a evidenziarsi, anche perché la raccolta del dato è un po' la sfida di questo piano, della virtuosità del comportamento di questa Regione. Non si prevede ad esempio, in questo piano, la possibilità di far ricorso, soprattutto per quanto riguarda il traffico veicolare, a modelli predittivi che sono dei software semplicissimi, che tuttavia consentono delle performances accettabili, soprattutto quando, inserendo in questi software il numero dei veicoli che transitano quotidianamente in una certa zona, il tipo di emissioni costanti nel tempo, si può assolvere a una funzione di rilevazione e raccolta sostanzialmente efficace.
Queste le nostre valutazioni che accompagniamo a un'ultima considerazione: il fatto che nella discussione di questo piano c'è un convitato di pietra. Credo che sia difficile parlare seriamente di emissioni e di interventi sul sistema aereo della nostra regione quando il convitato di pietra, che è il piano energetico regionale, ancora non vede la luce. Una seria politica di contenimento delle emissioni non può essere scoordinata e avulsa da un intervento programmatorio preciso, da opzioni evidenti in materia di politica energetica. Se ne parla, si vocifera, qualche mese fa qualcuno fece apparire sul giornale la notizia che sarebbe pronto questo piano — dietrologie che non meritano di essere raccolte in nessun modo — ma è evidente che un piano vecchio come quello che — absit iniuria verbis — viene sottoposto alla nostra approvazione, è un piano carente nel momento in cui non trova, come elemento di supporto e di integrazione, il piano energetico. Quindi, a mio modo di vedere, seri e importanti obiettivi di contenimento delle emissioni dovranno comunque coordinarsi con un piano di cui tutti noi auspichiamo la celere e pronta approvazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Riteniamo, come gruppo Verdi, che questo atto sia di fondamentale importanza in un momento della nostra vita sociale e politica, in cui i valori legati ad una maggiore attenzione alla tutela ambientale vengono in qualche modo compressi. Abbiamo visto a livello internazionale con l'amministrazione Bush che c'è una forte regressione relativa alla sensibilità ambientale, con la bocciatura del Protocollo di Kyoto, con l'attivazione di ricerche petrolifere in parchi nazionali, con il rifiuto di messa al bando delle armi batteriologiche. Tutte cose che ritenevamo fino ad oggi quasi scontate. E invece ci ritroviamo immediatamente in una situazione di notevole emergenza ambientale.
Ho fatto riferimento al quadro internazionale, ma questo quadro internazionale si può spostare a livello italiano, con obiettivi, anche in Italia, dichiarati, di rivedere in qualche modo politiche di tutela ambientale.
In questo quadro ritengo che questo atto sia qualificante per questa Regione, un atto di tutela e risanamento della qualità dell'aria. Sappiamo bene quanto i cittadini siano sensibili a queste tematiche, sappiamo bene quanti problemi, anche notevoli, legati all'inquinamento dell'aria, abbiamo in questa regione, due su tutti. Non sono stati menzionati, ma siccome sono punti trattati nella mozione programmatica della maggioranza che governa questa Regione, voglio ricordarli. Abbiamo in questa regione ben due situazioni difficili, che io definirei anche drammatiche dal punto di vista dell'inquinamento dell'area, relative a due insediamenti produttivi, l'Api di Falconara e l'Elettrocarbonium di Ascoli Piceno dove i cittadini hanno votato per un referendum giusto domenica scorsa. Evidentemente, problemi di tutela dell'aria esistono, evidentemente questi problemi debbono essere affrontati con determinazione e quindi nel dire che questo è un atto importante va contestualmente ribadito che all'atto devono seguire interventi più mirati e interventi più efficaci, al fine di garantire la vivibilità delle città e, soprattutto, la salute dei cittadini.
Ma sarebbe un falso ideologico dire che il problema dell'inquinamento dell'aria è legato solamente legato all'attività produttiva. E' chiaro che il problema è più complesso, è chiaro che esiste il dramma dell'inquinamento dovuto al traffico. Voi sapete bene, sappiamo bene tutti qual è un altro grosso dramma di questa regione: quell'arteria che attraversa in modo dirompente tutti i centri abitati della nostra costa, la statale 16 che è fonte, oltre che di pericolo relativamente al traffico autoveicolare, anche di un altissimo inquinamento dell'aria, anche se ultimamente tamponato con la deviazione temporanea estiva dei Tir. E' un problema che ci portiamo dietro da anni quello dell'inquinamento della statale 16, inquinamento da rumore, inquinamento dell'aria, pericolosità per i centri abitati.
So che questa Regione ha già deliberato la deviazione obbligatoria del traffico pesante dalla ex 16 alla A14, ma sappiamo altresì che molti Comuni non fanno rispettare l'ordinanza. Un'ordinanza non fatta rispettare è il nulla, anzi peggio, è demagogia. E allora invito l'assessore, nell'ambito di questo discorso di tutela dell'aria, a farsi carico — visto che c'è una legge regionale che paga le spese di questa deviazione del traffico pesante — affinché questa ordinanza venga rispettata, altrimenti soltanto una minima parte di traffico pesante si sposta sulla A14. E' un palliativo, non risolve tutti i problemi, comunque è un qualcosa che fa respirare, che dà una maggiore vivibilità ai nostri centri urbani localizzati sulla costa, che tra l'altro sono tutti, oltre che interessati al problema, maggiormente interessati al problema stesso perché quasi tutti centri turistici di notevole levatura.
Ritengo quindi che questo piano dovrebbe essere integrato in una fase successiva, perché non è stato compilato un inventario regionale delle emissioni ma si è andati a puntare l'attenzione su zone determinate, nelle quali è stato fatto un approfondimento dell'analisi delle fonti di inquinamento, ma ritengo che con il tempo possa essere integrato e migliorato, compilando un inventario regionale delle emissioni, tenendo sotto controllo con maggiore attenzione quelle zone critiche della nostra regione.
Ritengo pertanto che questo atto dia un ulteriore segnale della sensibilità di questa Amministrazione verso le problematiche ambientali. Ritengo però che non sia sufficiente e ribadisco ancora una volta che questa Regione, che poteva essere la prima in Italia ad avere affrontato il problema dell'elettrosmog, oggi si ritrova fra le ultime. Ritengo che è bene che si facciano queste cose, ma con altrettanta schiettezza va detto che questa maggioranza, in passato, non ha avuto la volontà politica di affrontare con determinazione il problema dell'inquinamento da campi elettromagnetici, e oggi ci troviamo, purtroppo, di fronte a situazioni difficili: cittadini che da una parte all'altra della nostra regione manifestano e cercano di far valere i propri diritti per salvaguardare la salute. Mi auguro, assessore, che dopo questo atto, finalmente si metta mano alla legge sull'elettrosmog, visto che ci sono diverse proposte che giacciono da più di un anno in Commissione, tra le quali una del sottoscritto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. La quarta Commissione questa mattina la fa da padrona per responsabilità politiche e risposte che comunque dobbiamo dare.
Collega D'Angelo, mi piace la tua pirotecnica partecipazione ai lavori del Consiglio e devo dire che proprio perché sostituiamo la protesta alla proposta, la contribuzione non manca nei contenuti. Al presidente della quarta Commissione che vedo laboriosamente scrivere, dico che è ora di dare risposte concrete, altrimenti questa diventa una palestra di soliloqui: ognuno scrive, uno parla, il mio capogruppo "padre Brown" che parla con l'assessore Melappioni, il presidente che parla con l'altro presidente e voi funzionari, come sempre qui, pazientemente, ad ascoltare il nostro bla-bla-bla.
I lavori del Consiglio, quando si presenta un piano come questo dovrebbero dare ampio margine ai contenuti di questa gente che, dietro, viene sballottata e viene qui a protestare perché qualcosa non va. Cos'è che non va? La nostra incapacità di dare, in termini perentori, una risposta in tempi giuridici giusti, in modo che non si metta poi in difficoltà il cittadino al centro del sistema socio-economico.
La Regione Marche il 7-8 giugno, fra una settimana, avrà l'onore mondiale di presentare la Carta della Terra, cioè il tema centrale dello sviluppo mondiale ecosostenibile, ecocompatibile. Non possiamo essere così distratti. Io ho qui assistito — ed è il primo anno di lavori del Consiglio regionale — alla protesta dell'Api, alla protesta dei lavoratori della Telecom, alla protesta delle problematiche relative all'Elettrocarbonium. Signori miei, qui c'è un valore di sommatoria negativa di risposte politico-giuridiche. Questo piano può tener conto di 12.000 piccole e medie imprese che comunque producono, quando noi, con i grandi gruppi, non siamo capaci — e l'abbiamo visto ieri per l'ennesima volta — a dare una risposta, che io mi riservo di dare parlando dei problemi del tralicci dei piloni della società Venus Boldrin, Ascoli Piceno.
Caro D'Angelo, 12.000 persone hanno risposto al referendum sull'inquinamento dell'aria della città di Ascoli Piceno ed hanno dato una precisa indicazione. Chi ha giocato ancora una volta? I politici. Siamo sempre noi. Per disciplina istituzionale sono portato ad astenermi su un piano come questo, perché non vorrei essere il presidente D'Ambrosio, in quanto approvare un piano come questo significa dare poi la stura a 100.000 problemi diversi: problemi elettromagnetici, Ipa, rumori. Signori, qui sta finendo il "sistema uomo", non ci sono più i riferimenti se non quello che passa dalla demos alla plutos, cioè il potere forte può gestire, in barba alla salute dei cittadini, qualsiasi tipo di discorso: il discorso produttivo crea posti di lavoro, occupazione, quindi si dice "come facciamo?", "quale risposta diamo?".
Avete visto quali sono i parametri minimi di questo piano? Qui 12.000 luoghi di produzione sono a rischio. Cosa ne facciamo, una questione demagogica? Vogliamo renderci conto che l'Italia è una striscia sottile in un mare vasto, che è l'unico collegamento che si ha a livello internazionale con il sud-est europeo e con l'Africa? Di che cosa parliamo, delle Marche e, all'interno delle Marche, di Ancona e, all'interno di Ancona, di questo Consiglio regionale? E' il momento delle risposte serie. Presidente Martoni, la quarta Commissione è ora che cominci a dare risposte precise su queste cose. Capisco che sul piano emotivo e sul piano istituzionale il tuo ruolo di presidente, che svolgi laboriosamente ti mette in difficoltà con il "sistema Regione", e quello che fai è un lavoro sovrumano. Però, siccome dobbiamo lavorare insieme, lavoriamo su risposte certe, in termini concreti e con la giusta tempistica. Sarà poi problema del presidente D'Ambrosio e della sua Giunta evadere i provvedimenti.
Su questo piano debbo correttamente astenermi. Riprenderò poi l'argomento sul problema dell'inquinamento elettromagnetico sollevato dalla gente della mia terra e del nord dell'Abruzzo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, voglio solo aggiungere alcuni elementi a questa discussione generale, quelli relativi alla necessità segnalata dal gruppo Verdi, di mettere meglio a punto tutte le procedure in materia di inquinamento dell'aria, in particolare quelle relative al passaggio delle competenze alle Province. Sono meccanismi che devono essere meglio affinati, c'è un sistema che in questo passaggio non ha dimostrato di riuscire ad assolvere ad un compito molto importante e gravoso come quello che c'è in una regione in cui la quantità di imprese presenti sul territorio è altissima. La nostra è una regione in cui le imprese artigiane raggiungono una densità senza paragoni in altre regioni e questo ci sottopone a una condizione particolare. La nostra è una situazione certamente diversa da quella delle grandi regioni industriali del nord, dove abbiamo grossi complessi industriali diffusi. La nostra realtà territoriale è completamente diversa. Abbiamo quindi tante imprese che si debbono adeguare, tante imprese che si vogliono adeguare e, peraltro, anche una diversificazione molto accentuata, per cui le tecnologie per l'abbattimento delle emissioni in aria sono molto diverse, molto articolate, su taglie spesso diverse da quelle su cui, in passato, si è pensato di poter intervenire. L'inquinamento dell'aria è sempre stato focalizzato sulle grandi fonti di emissioni. Non abbiamo grandissime fonti di emissione, salvo alcune eccezioni, abbiamo tante piccole fonti di emissione. Spesso queste fonti di emissione sono collocate nei centri abitati e questo è un altro problema. Quindi gli stessi limiti di legge che sono studiati, pensati, ragionati per questo tipo di strutturazione possono dimostrarsi carenti, perché magari abbiamo abitazioni vicine ai luoghi in cui si produce un'emissione nell'aria.
E' chiaro che non possiamo che ispirarci a disposizione e prescrizioni che permettono al sistema di adeguarsi non perdendo la competitività, ma allo stesso tempo non evitando di utilizzare tutte le tecnologie disponibili che talvolta permettono di stare anche al di sotto dei limiti di legge o ridurre al minimo il disagio per la popolazione o per gli stessi lavoratori che vivono negli ambienti interni ed esterni ai luoghi in cui queste attività economiche si sviluppano.
E' quindi importante che a questo piano riguardante la tutela e il risanamento dell'aria si affianchino quanto prima delle linee guida per quei settori artigianali che nella nostra regione costituiscono dei veri e propri poli, delle vere aggregazioni rilevanti dal punto di vista quantitativo, anche se non abbiamo grandissime imprese, aziende di grandissime dimensioni.
Per questo motivo ho presentato un emendamento che raccoglie una preoccupazione, una riflessione emersa proprio in questi ultimi giorni, dopo l'approvazione del testo da parte della Commissione, che vuole stabilire una continuità di comportamento con il passato nell'autorizzazione delle emissioni da parte dei nuovi impianti. Negli ultimi cinque anni, a seguito di prescrizioni tecniche formulate dal Criam il 26 giugno 1994, per i nuovi impianti, per tutti i trasferimenti, gli ampliamenti e i potenziamenti sono stati individuati degli obiettivi di qualità, di tutela del territorio, quindi ci si è attenuti al di sotto di alcuni limiti di legge nazionale che per noi non possono essere superabili nel senso di ampliarli, ma possono essere anche meglio puntualizzati, meglio definiti riducendoli ulteriormente. Questo nella nostra regione è stato fatto sistematicamente a partire dalla fine del 1994: si vuole mantenere questo comportamento per i nuovi impianti anche in futuro, quindi a seguito di un passaggio del piano che su questo era un po' equivoco, con l'emendamento si è voluto meglio precisare questo passaggio. Un'indicazione, pertanto, al raggiungimento degli obiettivi di qualità e un'indicazione all'utilizzo delle tecnologie esistenti che permettono di avere degli standard di qualità dell'aria particolarmente validi, anche al di sotto di alcuni limiti fissati dal Dpr 203 del 1988.
Voglio concludere dicendo che dalla Giunta regionale ci aspettiamo anche la definizione di linee guida per le imprese. Le linee guida sono gli strumenti con cui le imprese, nel momento in cui potenziano e investono — il nostro è un sistema economico in forte evoluzione — sanno qual è il percorso che devono seguire per rispettare quegli standard qualitativi e per quello che riguarda le produzioni e per quello che riguarda anche le emissioni. Sappiamo che sono in corso di elaborazione delle linee guida per il settore calzaturiero: sono estremamente necessarie e urgenti, almeno per settori importanti come quello della meccanica, quello del mobile, quello del tessile o quello dell'industria chimica che nella nostra regione è abbastanza diffusa e radicata in tutto il territorio. Attraverso queste linee guida noi faremo una politica di accompagnamento di questo piano che dà indicazioni relative al risanamento, ad altri strumenti che danno indicazioni relative anche al corretto sviluppo di questo settore e ad una definizione, in termini di tutela della salute del territorio, di tutte quelle problematiche che spesso vedono uno scontro tra cittadini e attività produttive, uno scontro che dobbiamo attenuare, accompagnando queste imprese, dando alcune prescrizioni ma anche fornendo gli strumenti perché queste imprese possano svilupparsi e non porsi in contrasto con gli interessi generali dei nostri concittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. L'argomento che oggi trattiamo è molto importante e alcune considerazioni vanno fatte dopo che questo punto già figurava all'ordine del giorno alcuni mesi or sono e dopo che è stato rinviato. A nostro avviso il "piano aria" è un segnale molto debole che si dà a livello ambientale, non basato su una programmazione bensì su un'iniziativa molto isolata che non riusciamo a ben capire dove voglia portare, anziché basare tutto su una programmazione più seria e incisiva.
Il collega Trenta faceva alcune considerazioni per quanto riguarda la Commissione, e a mio avviso quando c'è da criticare, censurare il comportamento del presidente della Commissione va fatto, ma in questa e in altre circostanze sicuramente non dobbiamo essere noi i difensori del presidente, però ci sentiamo chiamati direttamente in causa come componenti della Commissione, quindi diciamo che alcune responsabilità non debbono ricadere sulla Commissione bensì sull'Esecutivo che propone e che non riesce a legiferare.
Se l'argomento quella mattina è stato rinviato non è certo per colpa della Commissione, anzi la Commissione già si era espressa; se una critica va mossa sul fatto che non si riesce a legiferare sull'elettrosmog, sicuramente la colpa non è della Commissione che ha fatto ripetute audizioni, incontri, elaborando delle proposte, delle soluzioni, quindi questo provvedimento di legge non è che non va avanti per mancanza di volontà politica o amministrativa ma per un fatto specifico: a livello nazionale sono venute delle difficoltà che hanno arenato i lavori della Commissione.
Come non è colpa della Commissione lavori pubblici se alcune leggi, come quella di Massi e Viventi sugli impianti sciistici, sono ferme. Mentre da un anno stavamo discutendo, facendo audizioni, improvvisamente è arrivata una proposta della Giunta che non solo ha bloccato i lavori della Commissione, ma che ci costringerà a riprendere ex novo i lavori stessi. Quindi la Commissione lavora, si impegna e purtroppo questi improvvisi colpi di coda della Giunta, dello stesso Consiglio mettono in difficoltà i lavori, quindi penso che nella prossima Commissione sia opportuna una riflessione insieme al presidente, sia sotto il piano politico che sotto l'aspetto amministrativo, perché quando si lavora e ci si impegna è giusto che il lavoro venga portato in discussione e poi ognuno si assuma le proprie responsabilità per bloccare eventuali proposte di legge.
Tornando alla proposta oggi in discussione con ritardo, come gruppo e come componenti dell'opposizione, dopo l'intervento del relatore di opposizione Guido Castelli e l'intervento dell'amico Umberto Trenta, alcune considerazioni anche sotto l'aspetto della mancata programmazione da parte della Regione Marche penso che sia opportuno farle. Non ce ne voglia l'assessore all'ambiente, ma sappiamo quali sono le difficoltà che incontra e che incontrerà, sia all'interno della sua maggioranza che nella proposizione delle varie leggi — si vede anche dai vari interventi che si sono susseguiti oggi — e a nostro avviso il discorso che stiamo impostando oggi non solo è un segnale molto debole ma non è basato su una programmazione.
Il consigliere D'Angelo parlava del piano del traffico, della viabilità: anche qui alcune considerazioni penso che sia opportuno farle. Non è giusto che il problema dei Tir sulla statale Adriatica venga risolto semplicemente spostando il problema stesso. Il consigliere D'Angelo deve capire che si tolgono i Tir dalla statale e si portano sull'autostrada, un'autostrada che oggi è ritenuta da tutti pericolosissima, soprattutto il nostro tratto, dove gli incidenti mortali sono costanti e quotidiani, diventerebbe ulteriormente pericoloso, mettendo ancora di più a repentaglio la vita dei cittadini che quotidianamente percorrono questo tratto di strada. Il problema va analizzato con serenità, perché è vero che c'è un problema ambientale, ma c'è anche un problema di pericolo pubblico, di incolumità fisica.
Noi avevamo avanzato una proposta da circa 6-7 mesi che questo Consiglio non ha avuto la volontà di affrontare. Non era un'azione provocatoria, e ci siamo differenziati anche all'interno del nostro gruppo. Si proponeva di spostare l'autostrada nel tratto da Ancona a San Benedetto, perché penso che sia impossibile e impraticabile la terza corsia per le numerose gallerie che ci sono nel tratto dell'ascolano. Il problema va quindi risolto con più serietà, analizzando gli impatti ambientali, le condizioni che vi sono e tenendo conto, soprattutto dell'incolumità fisica. Il problema è quindi sì quello dell'aspetto ambientale, ma bisogna che ci preoccupiamo anche del pericolo di questo tratto, perché penso che qui dentro tutti noi abbiamo fatto la corsa — e c'è stato anche un grosso convegno organizzato dalla Regione Marche, con l'ex sindaco Perazzoli — per discutere e trattare questo difficile argomento, un argomento vitale per quel tratto del maceratese e dell'ascolano. Quindi non spostiamo il problema dicendo "togliamo i Tir dalla statale", intansando e imbottigliando l'autostrada. Analizziamo il problema con serenità, altrimenti spenderemo miliardi per uccidere la gente, questo è il problema; spenderemo miliardi, come Comuni, per portare i Tir sull'autostrada, con tutti i danni che possono essere causati. Ci vuole quindi molta calma su questo tipo di argomenti.
Inoltre chiedo, le ricordo — penso che rientri anche nelle sue competenze — che a livello nazionale c'è stata una legge che ha imposto ai sindaci di dotarsi di piani urbani del traffico. Da circa tre anni questa legge esiste a livello nazionale. Per quanto ci riguarda posso dire che alcuni Comuni del maceratese li hanno già adottati, ma due o tre anni fa vi sono stati dei richiami da parte del Ministero dell'interno e all'epoca era ministro il sen. Antonio Di Pietro che, appena insediato, aveva inviato una serie di missive, di fax, di circolari per dire ai Comuni di adottare questi piani. Da allora è stato fatto un controllo a livello ministeriale e regionale. Questi piani urbani del traffico sono costati centinaia di milioni, perché non sono stati fatti dagli uffici tecnici, sicuramente sono stati redatti da studi molto organizzati, sono stati applicati nel territorio? C'è stata una verifica da parte della Regione Marche? In alcuni comuni sono scaduti. Che cosa stanno facendo questi Comuni per adottare i Put? Parliamo sì di ambiente, ma non entriamo mai nello specifico, facciamo discorsi molto generici, poi quando si debbono fare i piani nessuno verifica se questi piani vengono portati avanti.
Il Put era una cosa molto intelligente, quando era stata pensata e portata avanti. Questi piani sono stati applicati? Sono stati raggiunti degli obiettivi? Hanno portato un miglioramento al traffico, alla viabilità, alla riorganizzazione dei parcheggi? Quando parliamo di queste cose? Rientrano nelle nostre competenze? Possiamo fare delle verifiche presso i Comuni, con dei funzionari specifici, un controllo a tappeto?
Perché dicevamo che è un segnale molto debole? Perché quando la Regione non si dota di un piano della viabilità, di un piano del traffico regionale non può fare queste verifiche. La Regione Marche si dovrebbe dotare di questi strumenti urbanistici che sono fondamentali per la qualità della vita. Non è spostando un Tir che si migliora la qualità della vita, ma la qualità della vita si migliora con la tutela dell'ambiente, con il controllo, con tutte queste cose.
Si è parlato del piano dell'aria, del piano dei trasporti, della viabilità. Si è pensato anche al piano dell'energia. Perché non si è pensato di mettere insieme, in un progetto unico il piano del traffico, della viabilità, dell'energia, dell'aria che sono tutte cose consequenziali? Ecco la programmazione che ci manca a livello regionale, ecco perché queste cose poi ricadono sui sindaci, sugli amministratori che non hanno colpe, come sul discorso dell'elettrosmog, questa famosa proposta di legge che teniamo ferma in Commissione in attesa dei decreti attuativi che devono arrivare da Roma e che ci auguriamo arrivino quanto prima. Un "povero" Sindaco è costretto a combattere con i comitati di quartiere, con i cittadini del territorio, perché il cittadino la mattina quando si alza dice "se c'è un problema, la colpa è del sindaco", "se c'è una responsabilità la colpa è del sindaco". Ma guarda caso, in questa situazione inadempiente è la Regione Marche. Se la Regione Marche, seguendo anche l'esempio di D'Angelo, si fosse dotata di una legge, oggi ci saremmo trovati, magari, a modificarla, a correggerla, a portarla avanti, però avremmo avuto una legge. Lei assessore, sa quello che è successo a Montecosaro per mettere un'antenna, sa quello che succede in altri comuni. I sindaci hanno le mani legate, perché con attuale legge le autorizzazioni vengono rilasciate dai dirigenti e un dirigente che non ha una polizza di miliardi non si assume la responsabilità di mettersi contro questi "potentissimi" che hanno in gestione la telefonia in Italia. Vogliamo allora fare questa legge per bloccare, per dire che se uno vuole un'autorizzazione deve andare in Commissione edilizia, all'ufficio Asl, si deve sentire obbligatoriamente l'Arpam? Tutte procedure indispensabili, per lo meno per bloccare il problema e per dare sicurezza e tranquillità ai cittadini.
Il nostro doveva essere un voto contrario, ma vista la portata e l'importanza di questo problema all'ordine del giorno, anche se siamo critici sulla programmazione, sull'impostazione, annunciamo un voto di astensione, che non deve significare un voto di benevolenza ma un voto molto critico, un voto di protesta.
Non abbiamo la presunzione che il Presidente recepisca le nostre osservazioni, ma per lo meno si inizi a discutere su quanto abbiamo evidenziato, su quanto abbiamo cercato di portare avanti. Ci sono delle mozioni ferme da mesi e mesi sulla A14. Cominciamo ad affrontare questi problemi, perché se non sciogliamo questi nodi tra di noi, non possiamo partire con la progettazione, con l'impostazione dei progetti.
Quindi, assessore, non ce ne voglia per questo voto di astensione, perché alla fine è un voto anche benevolo rispetto a un voto contrario, è un voto di fiducia...

ROBERTO GIANNOTTI. Cerchi di meritarselo...

OTTAVIO BRINI. Io sono convinto che se lo meriterà, però non mettiamo la Commissione, dove c'è tanta buona volontà di lavorare, in condizioni difficili. Su questi problemi non vi sono Commissioni di destra, di sinistra e di centro. A volte c'è un clima un po' acceso, che viene anche frainteso, ma sempre per fare meglio. Questo è l'appello, l'invito che facciamo e ci auguriamo che veramente, a livello regionale riusciamo a portare avanti questi obiettivi che stanno a cuore ai cittadini e a tutti noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Non condivido il giudizio negativo rispetto alla discussione che c'è stata sul vuoto legislativo che si sarebbe verificato nelle Marche sulle problematiche della qualità del territorio e di uno sviluppo sostenibile, perché va ricordato a quest'aula che nella precedente legislatura fu approvata una legge sull'elettrosmog che fu bocciata dal commissario di Governo perché era in contrasto con i parametri nazionali.
Credo che abbia fatto bene la quarta Commissione ed in particolare il presidente compagno Martoni, ad attivare una vastissima consultazione prima di approdare ad una nuova legge, visto che esistono tre proposte di legge su questo problema ed in definitiva sarebbe del tutto dannoso, illusorio approvare una nuova legge che poi sarebbe bocciata dal Governo. Dovremmo quindi sollecitare il Governo nazionale affinché, rispetto alla legge quadro approvata dal Parlamento, lo stesso Governo emanasse i decreti attuativi in tempi brevi, in base ai quali le Regioni dovranno fare le leggi attuative. Quindi non è vero che c'è stato un ritardo, perché le leggi ci sono state.
Per quanto riguarda il "piano aria" credo che un ritardo qui ci sia sì stato, oltre a una sottovalutazione complessiva, perché esiste il Dpr 203 del 1998 che in larghissima parte sul territorio nazionale è stato inattuato. Tuttavia la direttiva della Ce 62 del 1996, recepita con un decreto legislativo del 1999, aggiorna alcuni aspetti tecnici e definisce anche il ruolo degli attori istituzionali e dà alle Regioni un ruolo principale di competenza, di coordinamento e, se necessario, anche attraverso gli strumenti preposti — le agenzie — alla repressione di quelle situazioni che vanno oltre i requisiti ed i parametri. Fatto positivo che secondo me non è da trascurare, come veniva detto nella relazione, è che in questo percorso di ricognizione, per certi versi anche innovativo e del tutto sperimentale di una predisposizione ex novo di uno strumento che ai più può sembrare di tipo informale, immateriale, ma che invece è molto concreto, è che la Regione non abbia dato incarichi esterni a specialisti o cosiddetti tali che operano sul mercato e il nostro gruppo questo lo giudica positivo per due motivi. In primo luogo perché utilizza appieno le strutture e le competenze interne e non svalorizza una competenza interna ed una struttura operativa che è di buon livello, in certi casi ottimo, ed in secondo luogo utilizza e sperimenta sul territorio in maniera fattiva le nuove agenzie che sono state costituite in primo luogo l'Arpam. Un aspetto positivo, perché il piano individua in maniera più precisa e compiuta cose che già si sapevano. In primo luogo le cosiddette "zone di interesse", o meglio le zone a rischio, prime fra tutte quelle causate dal traffico, dalla statale trasversale costiera e, più in generale, delle zone ad alto traffico. Da questo punto di vista credo che la Giunta dovrebbe essere sollecitata a dare una più piena e puntuale attuazione al piano regionale di sviluppo, che tra le altre cose prevede ulteriori finanziamenti, in tempi non lunghissimi, di dirottamento delle risorse finanziarie a favore della ferrovia. Sappiamo che a breve si appalterà un tratto del raddoppio della Orte-Falconara: occorre fare un'ulteriore verifica sullo stato dell'arte riferito al finanziamento del nuovo interporto per decongestionare statali ed autostrade affinché la ferrovia possa essere uno dei vettori principali del trasporto di merci, ma anche di persone.
In terzo luogo mi pare che questo piano individui un fattore di altissimo rischio che oggi costituisce il 30% dell'intero inquinamento regionale: quello che insiste nella media e bassa Vallesina dove vi sono importantissime infrastrutture pubbliche, primo fra tutti l'aeroporto di Ancona-Falconara ma anche la ferrovia, la statale, lo svincolo autostradale ed anche, soprattutto, causa di fattori di inquinamento, la raffineria Api di Falconara.
Noi ci auguriamo che da questa lettura più puntuale e precisa si addivenga anche a quella messa in sicurezza più complessiva di un territorio che oggi è il principale distretto industriale di tutte le Marche.
Il piano dell'aria in qualche modo dà anche alcune rassicurazioni, anche se da questo punto di vista l'allarme dovrebbe essere ben presente agli operatori istituzionali ed anche a quelli di tipo tecnico, laddove la rete della metanizzazione in qualche modo diffusa su tutto il territorio delle Marche, contiene la pericolosità delle emissioni da inquinamenti domestici, anche se, per la verità, nelle Marche si sta verificando un fenomeno ancora troppo sottovalutato, che alcune riviste specialistiche segnalano: che a fronte di un rilevamento dell'atmosfera, ormai sono moltissimi gli impianti, anche domestici, di condizionamento dell'aria, che stanno producendo, così come succede in altre realtà anche dell'Europa — basti pensare a quello che sta succedendo ad Atene — forti calori esterni che condizionano e peggiorano la qualità dell'aria del territorio urbano e non solo.
Il piano dell'aria definisce meglio, a nostro modo di vedere, anche un aspetto molto importante e che ha bisogno anche di una concretizzazione più rapida: un coordinamento di tutti gli attori istituzionali, Regione in primo luogo che programma, Province, Comuni, aziende sanitarie, perché esse sul territorio già oggi operano e spesso operano in maniera separata e talvolta contrastante.
In primo luogo dovremmo valorizzare e coordinare meglio il ruolo delle Province che già oggi sono proprietarie di quasi tutte le centrali di rilevamento atmosferico sulle emissioni dell'aria. Dovremmo definire, attraverso questo monitoraggio, anche una verifica più puntuale sulle risorse pubbliche, sui finanziamenti regionali che vengono dati attraverso la legge 33 sull'artigianato alle imprese, quelle imprese che si mettono a norma rispetto ai fattori di inquinamento. Non esiste a tutt'oggi, ancora, una verifica puntuale rispetto a questi finanziamenti e credo che il piano dell'aria obblighi anche a questa verifica.
In definitiva possiamo dire che questo piano colma quel vuoto che in qualche modo su questo aspetto c'è stato non solo nelle Marche ma a livello più generale e ci auguriamo che esso si possa concretizzare nella maniera migliore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. La proposta di atto amministrativo in discussione rappresenta un atto molto tecnico, per cui la valutazione che va fatta è anche in relazione a parametri, a limiti, ad analisi tecniche che sono state fatte.
Non mi addentrerò su questa discussione, vorrei a questo punto del dibattito — in cui molte cose sono state sottolineate e messe in evidenza — brevemente individuare 3-4 questioni che a me pare opportuno mettere in evidenza, dicendo anche che la nostra posizione, come gruppo dei Democratici di sinistra è di convinto sostegno all'atto e riteniamo che sia questo un atto positivo per la nostra regione. Arrivare oggi a definire un piano complessivo regionale di tutela e di risanamento dell'aria è un passo in avanti importante, in primo luogo per quanto riguarda la difesa della salute dei cittadini che è la questione fondamentale rispetto alla quale noi tutti dobbiamo muoverci.
Condivido le osservazioni di chi è intervenuto finora in questo dibattito, che ha sottolineato anche il fatto che il piano di tutela e di risanamento dell'aria, da solo, pur essendo una parte importante, non completa comunque un intervento che deve essere più complessivo e deve riguardare la difesa dell'ambiente e della salute a 360 gradi.
Alcune cose sono state qui ricordate, le vorrei soltanto sottolineare, nel senso che noi abbiamo necessità di dotare questa nostra regione anche di uno strumento che intervenga su una questione tanto spinosa, delicata e di forte attenzione da parte della popolazione marchigiana, quella dei campi elettromagnetici. Più tardi o nel pomeriggio discuteremo anche un caso specifico, una mozione che è stata qui presentata. Da questo punto di vista voglio ricordare che il Consiglio regionale delle Marche già nella precedente legislatura aveva dotato la nostra regione di una legge in materia, che poi non è stata applicata per l'interlocutoria fatta dal Governo e per il successivo scioglimento del Consiglio regionale. La quarta Commissione all'inizio di questa legislatura ha cominciato a discutere attorno ad una nuova legge che è stata interrotta soltanto per il sopraggiungere della legge quadro nazionale, approvata di recente e io credo che non appena avremo i decreti attuativi di quella legge quadro dovremmo riprendere la discussione in Commissione e arrivare rapidamente alla sua definizione. Come credo siano importanti altri strumenti che pure giacciono nella quarta Commissione e che affronteremo tra non molto, fra cui quello sull'inquinamento acustico che è stato ricordato nel corso del dibattito.
Il segno che dà l'approvazione di questo atto amministrativo è un segno senz'altro positivo per la regione Marche. Nel piano vengono individuate in maniera molto puntuale le aree produttive e non solo che richiedono una maggiore attenzione e che sono state monitorate e analizzate, vengono fissati i limiti e i parametri in base alle disposizioni ministeriali e al Dpr 203 del 1988, che tra l'altro delega alle Regioni questa competenza. Da questo punto di vista voglio sottolineare che è stato fatto un buon lavoro tecnico da parte dell'Arpam e anche politico da parte della Commissione stessa che sulla base di questi dati tecnici ha migliorato lo stesso provvedimento venuto dalla Giunta, intervenendo su alcuni nodi importanti che sono stati migliorati. Da questo punto di vista vorrei aggiungere un elemento: rispetto ad alcune perplessità che pure erano venute nella fase di discussione in Commissione da parte di soggetti esterni alla Regione stessa, soprattutto da parte di alcune associazioni di categoria ed in particolare da parte di Confindustria Marche, credo che il dibattito che c'è stato nella Commissione e anche il chiarimento che si è avuto con la stessa Confindustria Marche abbia risolto ogni problema, sia in merito alla scelta che abbiamo fatto con questo atto sui limiti minimi da considerare nella "forchetta" stabilita dal decreto ministeriale stesso, sia riguardo le aziende già operanti e i tempi e le modalità per il loro adeguamento che dovranno essere successivamente fissati e che credo terranno conto di tutte le esigenze che le stesse imprese marchigiane, da quelle più piccole a quelle più grandi, hanno per adeguare la propria struttura ai nuovi parametri.
L'ultima cosa che voglio sottolineare riguarda le modalità di applicazione. Il collega Brini ha sollevato una questione che io ritengo importante: come poi andiamo a verificare l'applicabilità di questi piani e di questi strumenti di programmazione. Lui ha sollevato la questione che riguarda il piani urbani del traffico che i Comuni dovevano attuare nel corso di questi mesi e di questi anni. Credo che questo sia un esempio calzante — su questo c'è anche un atto da parte della Giunta regionale per andare in questa direzione, che affronteremo in seconda Commissione proprio oggi — da estendere complessivamente alla programmazione che attuiamo, quindi ci deve essere un monitoraggio continuo su come questi nostri piani e provvedimenti vengono attuati. Così come va definito anche il rapporto sulle deleghe che noi diamo, come Regione, alle Province per la realizzazione completa di questi piani.
Credo che quest'ultimo punto sia importante e da tenere sempre in considerazione per valutare concretamente qual è il grado di applicabilità di questi strumenti importanti che diamo alla nostra regione.
Il voto del gruppo Ds per queste ragioni sarà sicuramente positivo e crediamo che questo debba essere il voto anche di tutta l'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che sono intervenuti, sia il consigliere Benatti che ha introdotto questo piano, sia il consigliere Castelli il quale ha fatto delle osservazioni che, in maniera costruttiva, certamente integrano la riflessione e in gran parte anche condivise. Però credo anche che ci dobbiamo dotare di alcuni strumenti e questo è un modo di partire con uno strumento che già avevamo in mano e quindi era pronto. E' uno strumento che richiede un piano di attuazione di seconda fase e su questo, all'indomani dell'approvazione dell'atto odierno ci avvieremo a questa seconda parte dell'attuazione che risponde a quelle esigenze prospettate dal consigliere Moruzzi di avere delle linee guida più specifiche, più dettagliate sulle modalità di intervento.
Ci sono anche dei modelli che sono stati applicati che vanno rivisti e soprattutto che vanno inseriti e integrati con uno studio sul quale sia l'Arpam sia le altre agenzie regionali stanno lavorando, sulla climatologia, sui meccanismi di diffusione degli inquinanti in atmosfera. Questo primo piano soffre da questo punto di vista, perché non basta soltanto analizzare e quantificare il dato delle emissioni nella cima delle ciminiera, ma è altrettanto importante vedere il sistema di ricaduta e di redistribuzione delle diverse zone orografiche del nostro territorio.
Questi modelli si sviluppano in continuazione e quelli esaminati dal piano sono una delle tante forme di modelli che però non possono essere generalizzati, perché non possiamo confrontare il dato di una localizzazione come quella dell'Api con una situazione all'interno delle nostre valli o in una zona più montana. Indubbiamente ci sono sistemi di modelli distributivi degli inquinanti che hanno una diversa analisi. Ripeto, c'è un aggiornamento tecnologico, un aggiornamento dello studio che ha assolutamente bisogno di questo ulteriore sviluppo. Come ha bisogno di ulteriore approfondimento, anche se non voglio qui rispondere, nel senso che non riuscirò a rispondere in pochi minuti a tutta quella grossa problematica citata sull'inquinamento da traffico veicolare. Certamente qui ci sono argomenti interessanti da poter affrontare in maniera dettagliata, e questo non riguarda strettamente le mie competenze nel settore trasporti, ma credo che alcune cose possiamo dirle tranquillamente.
Va fatta una riflessione non solo sull'eventuale sviluppo di autostrade, ma su una modalità di trasporto che va rimessa in discussione. Credo che questo sia un argomento molto impegnativo, al quale il Consiglio dedicherà, in occasioni particolari, delle riflessioni più attente e approfondite, però non credo che riusciremo a risolvere, soltanto pensando di costruire una terza corsia dell'autostrada, i problemi che abbiamo lungo la statale 16.
Sia dal consigliere D'Angelo che dal consigliere Brini viene chiesto un ruolo direi quasi "poliziesco". Come Regione non abbiamo questo ruolo poliziesco nei confronti dei Comuni, nel senso che possiamo fare solleciti, inviti, anche far rispettare delle ordinanze, ma di fatto non ci compete o non possiamo, da un punto di vista istituzionale, essere i controllori fiscali o i poliziotti dei Comuni.
Anche per quanto riguarda i Put, questa era una normativa ministeriale che imponeva i piani del traffico ai Comuni sopra i 30.000 abitanti. Certamente ci sono alcuni Comuni che si stanno adeguando a questo, altri l'hanno fatto, non tutti, forse, l'hanno applicato. C'è una situazione diversificata del nostro territorio. Questo è argomento altrettanto delicato e complesso perché investe una dinamica di pianificazione sul territorio che non può essere fatta dalla Regione, nello specifico, se non in una forma di invito ma non certo in maniera ordinatoria.
Il problema del traffico ha una dimensione enorme, non solo nel nostro Paese ma in tutti i Paesi sviluppati e voi sapete che da questo punto di vista ci sono normative europee a cui facciamo riferimento. Ci sono varie normative scattate anche recentemente, come l'"Euro 3" per quanto riguarda le emissioni dei nuovi autoveicoli. Dal 2004 avremo le norme "Euro 4" che imporranno ulteriori restrizioni, ma questo investe una dimensione, anche tecnologica, di investimenti enorme, su cui la nostra Regione non ha grande possibilità. Possiamo sollecitare e invitare, ma la potestà di influenza da questo punto di vista è molto limitata.
Dopo la riflessione che abbiamo avuto sulla questione della bassa valle dell'Esino e della criticità di quel sistema e dell'impianto di gasificazione della raffineria Api per la produzione di energia elettrica, c'è stato un indirizzo ben preciso del Consiglio in cui si è detto di rivedere il piano energetico anche alla luce di riflessioni e di novità anche tecnologiche che stanno venendo avanti, soprattutto rimettendo in discussione la scelta in qualche modo fatta, perché un piano era stato approvato in Giunta ma poi non concluso nel Consiglio. Proprio perché vogliamo giungere all'iter di questo piano, l'assessore Spacca ha nuovamente dato incarico alla facoltà di energetica dell'università di Ancona di rivedere il piano alla luce delle nuove esigenze che nel territorio stanno crescendo, delle nuove spinte verso forme alternative di energie rinnovabili e anche verso il bisogno o meno di questa centrale di gasificazione che c'è nella raffineria Api. Ripeto, è un argomento che affronteremo nel momento in cui questo studio sarà terminato.
Come Regione stiamo molto attenti a quello che a livello governativo si sta portando avanti, e mi riferisco soprattutto alla proposta fatta dal Ministero sui tetti fotovoltaici. Visto che è stato citato questo caso specifico, su questo sia l'assessorato all'ambiente che quello all'industria hanno co-finanziato la quota attribuita alla Regione Marche. Appena il Ministero darà le indicazioni i bandi verranno fatti dalla nostra Regione, quindi verranno offerti sul nostro territorio regionale. Certo è che questo non è un elemento risolutivo. Ha un'importantissima azione di educazione ambientale e di sensibilizzazione, ma non è un percorso che in tempi brevi ci potrà portare alla risoluzione del grave deficit energetico di cui soffre la nostra regione. Noi importiamo, sostanzialmente, l'86% del fabbisogno di energia elettrica del nostro territorio. Quindi, argomento altrettanto vasto che si incrocia enormemente con il piano dell'aria. Ovviamente il piano non ha la presunzione di affrontare tutto lo scenario possibile. E' un primo percorso verso una riflessione sempre più approfondita.
Credo che abbia degli elementi interessanti, e mi riferisco soprattutto ai quattro siti presi in esame, che di fatto sono i siti che noi conosciamo essere i più delicati, i più sensibili, dove un elemento di criticità è maggiormente espresso. Questo tipo di indicazione del piano permetterà futuri approfondimenti, permetterà future riflessioni e indicazioni e certamente anche la concentrazione di eventuali risorse da investire per l'attuazione del piano.
Il piano non ha in questo momento un costo economico per la nostra regione, ma ci dà delle linee guida e delle indicazioni.
Gli argomenti sarebbero tantissimi, ma non vorrei ripetere cose già dette. Una considerazione credo vada fatta sull'emendamento proposto dal consigliere Moruzzi. Credo che questa osservazione vada accolta perché ci sono due elementi fondamentali estremamente importanti. Un primo passo verso gli impianti esistenti, quindi portare gli impianti esistenti a valori entro limiti di legge, far sì che tutte le nostre aziende, anche coloro che hanno delle difficoltà si adeguino al rispetto, almeno, delle normative attuali. Poi va sottolineato che c'è una prassi consolidata, condivisa non solo dalle associazioni di categoria, ma anche nei progetti recentemente approvati dal servizio. Poiché ci sono oggi tecnologie adeguate per abbassare fino al 50% questo tipo di inquinanti nell'aria, le indicazioni tendono a spingere i nuovi e grandi impianti di emissione verso questo valore ottimale, verso questo valore come obiettività di qualità, visto che questo termine è stato ripreso dalla legge nazionale sull'elettrosmog. Questo elemento non è prettamente prescrittivo ma è fortemente caldeggiato, soprattutto richiesto anche da un percorso politico-culturale che stiamo cercando di fare insieme con i cittadini, per creare un'armonia di fiducia reciproca tra cittadini, istituzioni e mondo imprenditoriale. Credo che questo emendamento vada in questo senso, confermi una prassi consolidata che il servizio da anni, in base a una delibera della Giunta applicava e quindi, come tale, possa essere favorevolmente accolto. Anche se fuori dall'attività della Commissione, giunto come proposta soltanto in questo momento in aula, può essere tenuto senz'altro in considerazione, perché la discussione in aula serve a perfezionare all'ultimo minuto alcuni passaggi che trovano condivisione, compreso l'ultimo aspetto che è elemento di confronto anche con l'associazione di categoria, per far sì che gli elementi conflittuali si riducano al minimo.
Ho gradito questa forma di astensione da parte dell'opposizione intesa come invito a un ulteriore approfondimento e a una ulteriore determinazione di alcune esigenze e indicazioni che il piano già evidenzia. Apprezzo quindi anche questo voto di astensione da parte dell'opposizione, valutandolo e considerandolo come un invito e un sollecito all'assessore stesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti per la replica.

STEFANIA BENATTI. Poche cose per precisare il comportamento della Commissione e per rispondere ad alcune cose dette.
Concordo sostanzialmente con la riflessione che ha fatto il relatore di minoranza Castelli nel momento in cui diceva che in alcune parti e in alcune affermazioni di analisi, oltre che nel linguaggio questo piano è superato, nel senso che, purtroppo, l'iter che ha portato alla sua approvazione ci vede fortemente in ritardo rispetto a quando è stato avviato e predisposto, all'inizio del 1998. Credo che questo ci debba servire per cercare di ottimizzare i tempi di lavoro del Consiglio regionale e della Commissione per essere al passo con gli strumenti che noi stessi ci diamo e credo che questa riflessione debba servire per vedere come, nel concreto, dobbiamo continuare a seguire, come Consiglio regionale e come Commissione, il "piano aria" nel suo sviluppo.
Non comprendo tutte le altre riflessioni e critiche svolte dall'opposizione nel merito, perché credo che il "piano aria" non sia un insieme di prescrizioni e anche i riferimenti che sono stati fatti — per esempio quando si parlava della questione dei limiti a pag. 234 — in realtà non è che da domani, con l'approvazione del piano cambi qualcosa nel concreto, perché il piano serve — e in questo senso è un elemento innovativo la cui approvazione salutiamo positivamente — per essere poi strumento di lavoro per gli uffici, per i nostri tecnici e soprattutto per il rapporto con le aziende, con gli enti pubblici che con questo piano si dovranno confrontare. Quindi non è un insieme di prescrizioni ma uno strumento per studiare il territorio, per analizzare le misurazioni che di volta in volta vengono fatte da enti anche diversi, per estrapolare e validare un metodo che può essere utilizzato in altre aree. E' quindi uno strumento di lavoro e in quanto tale è uno strumento dinamico, che ha una validità nel momento in cui può e deve essere aggiornato costantemente.
E' un atto di indirizzo, quindi anche in questo senso vanno letti i limiti posti agli impianti diversi, che nell'ultima parte del dibattito sono stati evidenziati.
Voglio sottolineare il fatto che viene definita la necessità di predisporre, di dare alle aziende i limiti fissati per legge. Questa definizione non è prescrittiva ma dovrà essere concordata con le aziende stesse, sia nelle modalità che nei tempi soprattutto non ha un carattere vessatorio ma è un forte invito a utilizzare di volta in volta la migliore tecnologia esistente sul mercato. Non è la vessazione fatta da un numero posto lì, ma un invito a migliorare nella qualità dell'ambiente. In questo senso la maggioranza non ritiene di accogliere gli emendamenti presentati dall'opposizione, laddove si chiede, per esempio, di derogare dall'utilizzo di materie prima più raffinate o di non intervenire con efficacia per l'abbattimento dell'ozono. Accogliamo invece l'invito dell'emendamento di Moruzzi, a una partecipazione condivisa anche da parte del mondo delle imprese, quindi la sollecitazione forse non è stilisticamente congrua nel piano ma è nella sostanza un'indicazione che riteniamo opportuno accettare.
In sede di Commissione sarà opportuno fare una valutazione su come il Consiglio regionale dovrà utilizzare questo piano, quindi occorrerà fissare una serie di incontri della Commissione nel corso della legislatura per verificare come questo piano verrà applicato, per vedere quali iniziative il servizio porterà avanti per darne applicazione, quali rapporti con il mondo delle imprese e con gli enti pubblici, laddove, per esempio, dovremo affrontare i problemi del traffico e dell'inquinamento urbano. Credo che sia compito della Commissione tenere questo strumento bene in evidenza, in modo da poter chiedere anche agli uffici delle verifiche periodiche.
Riguardo all'emendamento presentato dal consigliere Massi voglio fare una precisazione. Nel merito è già entrato l'assessore, io condivido l'impostazione data. Nel metodo voglio sottolineare che la Commissione era a conoscenza che la prassi di autorizzare i nuovi impianti al 50% si stava consolidando nella nostra regione; in sede di stesura e di elaborazione degli emendamenti da parte della Commissione questa cosa era stata espressa in maniera diversa e comunque sulla scorta di un lavoro che l'Arpam e gli uffici dell'assessorato avevano effettuato. Questa è una proposta degli uffici nel merito della quale la Commissione non era entrata, perché non ci sentiamo, come espressione politica, di dover entrare nel merito dei numeri tecnici, se definire congruo e opportuno definire un valore che corrisponde alla metà o al doppio del minimo. Registriamo che comunque questa valutazione il consigliere Moruzzi l'ha fatta tenendo presente l'opinione di alcuni tecnici del settore e la stessa cosa ha fatto l'assessore, pertanto voteremo l'emendamento, raccomandando agli uffici, nel futuro, un maggiore coordinamento e una maggiore collaborazione nella predisposizione degli atti e anche nel rapporto con gli organi della Commissione. Ci faremo anche noi garanti che questo avvenga in maniera più efficace.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 1 del consigliere Massi che a pag. 232, all'ottava riga propone di sopprimere le parole "fermata degli impianti per manutenzione nei periodi di maggior rischio di formazione dell'ozono".

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'emendamento n. 2 del consigliere Massi che propone, a pag. 233, di abrogare il terzo rigo "utilizzo di greggio a minor contenuto di zolfo".

(Il Consiglio non approva)

Subemendamento del consigliere Moruzzi. Se accolto, decade l'emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo come emendato.

(Il Consiglio approva)



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Propongo di inserire all'ordine del giorno la proposta di legge n. 61 che ha ottenuto i pareri favorevoli mancanti dalla seconda Commissione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta. Riprenderà alle 16.


La seduta è sospesa alle 13,30