Resoconto seduta n. 53 del 25/07/2001
RESOCONTO INTEGRALE
SEDUTA DI MERCOLEDI' 25 LUGLIO 2001
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI
INDI DEL VICEPRESIDENTE GIUSEPPE RICCI

Proposte di legge (Esame degli articoli e votazione):
«Norme sull'organizzazione e sulla dirigenza della Giunta regionale» Giunta (32)
«Norme per la semplificazione e il riordino della legislazione regionale in materia di personale» Giunta (49)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge nn. 32 e 39 ad iniziativa della Giunta regionale. E' già stata svolta la discussione generale, quindi dobbiamo procedere all'esame degli articoli.
Articolo 1. C'è un emendamento a firma Procaccini e Martoni. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Non è un emendamento provocatorio, relatore Luchetti, ma serio, perché in questo clima più generale, in cui spesso il concetto di flessibilità viene frainteso, è giusto riferire alle parole il proprio significato, quindi dobbiamo parlare, in maniera più propria, di "adeguamento" della struttura organizzativa, perché la flessibilità la dobbiamo attribuire alle cose e non alle persone; viceversa l'organizzazione viene concretizzata dalle persone, per cui credo che già oggi i livelli di flessibilità siano sufficienti.
Per questo, con lo spirito costruttivo che abbiamo dichiarato nella discussione generale come gruppo che aveva ed ha tuttora un punto di vista diverso, anche critico, ma costruttivo, presentiamo questo emendamento e crediamo che l'aula potrebbe dare qualche segnale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. So che l'amico Cesare è molto sensibile a questi concetti, però la parola "adeguamento" non è concepibile in questo contesto, perché se tu vai avanti nella lettura, vedi che c'è scritto "adeguamento delle formula organizzative nel perseguimento degli obiettivi di efficacia". Mi sembra che non ci possa essere adeguamento, è un modo di essere delle strutture, non un adeguamento. E' una modalità con cui le strutture devono esistere nell'organizzazione. "Adeguamento" non è una parola idonea, quindi ritengo che questo emendamento non possa essere accolto. La parola "flessibilità" non è in questo caso un concetto legato alle persone ma un problema di capacità delle strutture di perseguire una dinamica che sia adeguata, in questo caso, alle forme organizzative nel perseguimento degli obiettivi di efficacia e di efficienza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini per dichiarazione di voto.

CESARE PROCACCINI. Il consigliere Luchetti in realtà, con le sue affermazioni sostanzia maggiormente il nostro convincimento perché l'adeguamento agli obiettivi non riguarda questioni immateriali ma persone in carne ed ossa, quindi è opportuno che ne consegua che vi siano delle funzioni e delle garanzie certe. Non dobbiamo quindi parlare di flessibilità ma di un'altra cosa. Adeguamento, secondo noi, è la parola più appropriata e per questo voteremo l'emendamento. Se non passasse, saremmo costretti a non votare l'articolo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 1.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Emendamento n. 2 a firma Ciccioli, Novelli e Pistarelli. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Il comma 5 dell'art. 3 recita: "I dirigenti trasmettono alla Giunta regionale copia delle determinazioni e delle misure adottate ai sensi della presente legge". Il comma precedente recita "La Giunta annualmente riferisce sull'attuazione della legge". A nostro parere, il fatto che una volta l'anno la Giunta riferisca al Consiglio ha poca valenza, quindi riteniamo che i dirigenti debbano trasmettere alla Giunta regionale e al Consiglio regionale "copia delle determinazioni e delle misure adottate ai sensi della presente legge". Si tratta di una trasmissione di copie che non credo leda le prerogative di qualsiasi persona, è un atto in direzione della trasparenza, della correttezza e della conoscenza delle cose, quindi non implica alcunché di diverso dal trasmettere fotocopia degli atti. Chiedo al Consiglio di dare un segnale di dignità e di votare l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. I decreti vengono già, in parte, dati anche oggi alle Commissioni, quindi da questo punto di vista non osta nulla per quanto mi riguarda.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 3 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Emendamento n. 3 a firma Amati. Ha la parola il consigliere Amati per illustrarlo.

SILVANA AMATI. Il senso dell'emendamento intende rafforzare l'ipotesi che comunque vi sia un orientamento, un indirizzo complessivo di tutte le funzioni della Giunta e del Consiglio da riproporre all'interno della Carta statutaria. Tra l'altro, tra le funzioni di indirizzo che sono citate all'art. 4 abbiamo ritrovato, in alcuni dei punti che sono qui rappresentati, anche con parole poco diverse, definizioni che sono già presenti nell'attuale Statuto. Da questo punto di vista ci sembrava non pleonastico, senza che questo offra particolari problemi, riferire che le attribuzioni della Giunta sono comunque definite dallo Statuto.

GIUSEPPE RICCI. C'è un successivo emendamento del consigliere Franceschetti che recita "sono indirizzi dati alla struttura", quindi cosa c'entra lo Statuto? Si tratta di capire come si conciliano i due emendamenti.

SILVANA AMATI. A noi sembrava possibile intendere che l'uno e l'altro emendamento insieme fossero comunque rafforzativi, perché anche rispetto alle funzioni definite dalla Giunta nei confronti del resto del mondo c'è una impostazione complessiva di organizzazione delle regole, quindi ci sembrava che potessero essere entrambi utilizzati. Se ci sono suggerimenti che propongano di ritirare l'emendamento 3 poiché si ritiene sufficiente il 4, sono pronta ad accoglierli. Sia chiaro comunque, che si tratta di rapporti Giunta-struttura e che le funzioni sono attribuite dallo Stato.

PRESIDENTE. L'emendamento 3 viene quindi ritirato. Pongo in votazione l'emendamento n. 4 sulla base della discussione già avvenuta.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 5 a firma Ciccioli, Novelli e Pistarelli. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Come relatore di minoranza mi sono incontrato con il personale, in maniera a volte estemporanea lungo i corridoi, a volte andando personalmente a cercare di avere il parere del personale della Regione.
Questo emendamento rende dignità e dà migliore possibilità di lavoro ai dirigenti dei servizi. Quindi non va nella direzione di modificare la legge così come mi aveva detto, anche se in maniera estemporanea, il relatore di maggioranza, è uno di quegli emendamenti, al contrario di altri, che non inficiano assolutamente ma migliorano il testo stesso, perché danno la possibilità ai dirigenti dei servizi di avere un ruolo che, altrimenti, sarebbe mortificato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Qui si va a inficiare la struttura di responsabilità. Non è una cosa da sottovalutare. Tra l'altro, il comma 3 dell'articolo 4 si riferisce a una situazione del tutto particolare, per cui la Giunta può altresì assumere "determinazione diversa dalla proposta di atto presentata", per cui la responsabilità è direttamente rivolta al capo dipartimento, non è pensabile che ci sia una equiparazione di responsabilità, perché alla Giunta gli atti vengono presentati, nonostante il parere di legittimità fornito dai capi servizio, dal capo dipartimento. Questo è uno snaturamento della stessa responsabilità, quindi ritengo che questo emendamento, così come il prossimo, debba venire respinto, perché va a toccare responsabilità dirette.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Il nostro gruppo voterà questo emendamento perché ne ha presentato uno quasi simile. Riteniamo che non debba essere il direttore di dipartimento a diffondere, all'interno della propria struttura, le determinazioni, non deve fare da passacarte, deve dirigere, perché si è scelto il concetto di direzione generale, anche se si chiama "direttore di dipartimento". Non riteniamo, in maniera un po' diversa tecnicamente, dall'emendamento fin qui illustrato, che la Giunta trasmette le proprie determinazioni sia al direttore di dipartimento che al dirigente, proprio per la funzionalità, per l'efficienza e per l'efficacia, perché sono determinazioni che interessano l'intera struttura. Per questi motivi ci sembra opportuno non solo che questo emendamento non vada a snaturare, ma addirittura rafforza il concetto di rapidità.
Se poi qualcuno, nell'interpretare un'impostazione che per noi è esclusivamente tecnica, suscita qualche problema rispetto alle gerarchie che si vogliono introdurre con questa legge e che è giusto introdurre per le diverse responsabilità, questa secondo noi non è la strada.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Voglio sostenere le cose che diceva il relatore Luchetti. Anche noi condividiamo che questo, come il successivo emendamento ed altri ancora, riguardano sostanzialmente un tentativo che non può essere accolto: una sorta di equiparazione fra il direttore di dipartimento e il capo del servizio. Le due figure, che hanno ambedue una loro rilevanza, vanno mantenute distinte: c'è una responsabilità, in primis, del direttore del dipartimento e quindi, con altre funzioni, una responsabilità dei dirigenti dei servizi.
Il caso specifico che discutiamo adesso, riguarda la sostituzione, da parte della Giunta, nei confronti di chi deve proporre l'atto e nella legge noi diciamo che chi propone l'atto è il capo dipartimento, quindi la comunicazione non può essere altro che al capo dipartimento. Poi, ovviamente ci saranno relazioni tra il capo dipartimento e i capi servizio, ma gerarchicamente deve essere fatto in questo modo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pongo in votazione l'emendamento n. 5.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 4 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Emendamento 6 bis a firma Ascoli, che ha la parola.

UGO ASCOLI. Come abbiamo detto questa mattina, elaborare questa struttura dipartimentale legandola solamente a cinque dipartimenti con questi titoli, rischia di stritolare alcune funzioni strategiche importanti che debbono avere visibilità per essere sviluppate e per essere potenziate. Guardando anche a quanto hanno fatto altre Regioni prima di noi, Regioni virtuose che guardiamo sempre insieme ad altre per avere un'idea di quanto sta accadendo, la mia ipotesi è stata quella di prevedere che il dipartimento qui previsto con la lettera E, "servizi alla persona e alla comunità" — una dicitura molto ampia, che nell'ipotesi di chi l'ha stesa doveva anche comprendere politiche di formazione, politiche di beni culturali ed altro — venga ridotto nella sua portata (anche se comprenderebbe sanità e servizi sociali, quindi materie di grandissimo spessore che occupano circa l'80% del bilancio regionale), togliendo le politiche formative (scuola, formazione e istruzione) e le politiche dei beni culturali. La cosa è chiara se letta insieme all'emendamento successivo, nel quale si modifica la dicitura del dipartimento chiamandolo "diritto alla salute e politiche di solidarietà", per poi trovare un altro dipartimento che si chiamerebbe "politiche formative e beni culturali", quindi c'è una lettura congiunta.
Credo che questo sia un momento di riflessione importante, non vorrei che la questione fosse archiviata semplicemente come "io sono per cinque" o "io sono per sei", dopodiché ciascuno può votare come ritiene opportuno, perché qui si tratta di questione di grande momento per lo sviluppo della regione, si tratta cioè di definire bene quali sono scelte strategiche importanti e simbolicamente significative che la Regione vuole intraprendere, sia pure in via sperimentale. Inviterei quindi i colleghi a decidere come loro ritengono opportuno, ma a non sottovalutare la portata della decisione che andiamo prendendo, senza drammatizzare nulla, naturalmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Esprimo parere favorevole all'emendamento del consigliere Ascoli. Credo che una migliore definizione delle materie dei dipartimenti sia utile al funzionamento della struttura stessa. In questo caso le politiche sanitarie e le politiche sociali rappresentano una quota estremamente importante del bilancio regionale, 4.000 miliardi sui 6.000 del bilancio. Credo che abbiano oggettivamente diritto a un loro dipartimento specifico, tra l'altro molto articolato anche nelle competenze, perché va nella direzione non solo del controllo delle aziende sanitarie, ma nella direzione di una serie di politiche d'intervento. Quindi credo che questa definizione precisa e delimitata delle politiche socio-sanitarie attraverso la dizione "politiche alla salute" e politiche di solidarietà" sia utile e giusta per qualsiasi maggioranza e qualsiasi governo si esprima in questa Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Condivido la proposta di emendamento di Ugo Ascoli. Avrei preferito, a titolo personale, al posto di "politiche della solidarietà", "politiche di promozione sociale". Credo che "politiche della salute e politiche della solidarietà sociale" meritino un loro dipartimento, così come credo che meritino un dipartimento le politiche dell'istruzione, della formazione e della cultura che, altrimenti, sarebbero confuse in questi dipartimenti così previsti. Credo che debba essere assolutamente evitata la collocazione degli stessi, in particolare le politiche dell'istruzione e della formazione insieme al lavoro, perché esiste da parte della Regione il bisogno di definire e di costruire una politica dell'istruzione e della formazione, quindi credo che sia una questione sulla quale riflettere, anche se c'è un orientamento ormai prevalente che va in altra direzione, ma credo che se davvero vogliamo costruire una Regione che si dia una politica su queste, debba essere anche riconosciuto nella sua struttura organizzativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Credo che una proposta come quella che viene fatta con questo emendamento, ma anche quelli successivi, ha sua propria dignità e una sua ragione. Noi avviamo questa riforma dell'organizzazione, che dobbiamo mano a mano sperimentare nella sua applicazione concreta, quindi ritengo che abbiamo raggiunto una proposta che individua quei cinque dipartimenti come momento arrivato dopo una discussione ampia che c'è stata nella maggioranza, in Commissione e così via. Penso che oggi dobbiamo partire con questa legge di riforma, sperimentare nel concreto come questa verrà applicata. Molto dipenderà dalla scelta dei servizi che verranno messi all'interno dei dipartimenti. Noi diciamo che dovrà essere fatto in un momento successivo, da parte della Giunta. Ripeto, pur avendo questi emendamenti una loro dignità, non mi muoverei da questo punto di sintesi che abbiamo raggiunto. Valutiamo poi nel concreto, man mano che andiamo avanti nell'applicazione di questa riforma, se le esigenze che vengono qui manifestate trovano una loro necessità oppure no. Nell'emendamento successivo, a firma Ciccioli, Novelli e Pistarelli, si fa una proposta di dipartimento che mette insieme beni culturali e politiche turistiche. E' ovvio che le politiche turistiche hanno attinenza anche con i beni culturali, ma mi pare difficile sostenere che le politiche turistiche non vadano insieme alle politiche più generali dello sviluppo economico.
Secondo me è complicato, oggi, ragionare intorno a tutte queste questioni. Ripeto, mi attesterei sulla proposta fatta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Chiedo cinque minuti di sospensione per un confronto all'interno dei gruppi di maggioranza.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,10,
riprende alle 17,45

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Per quanto riguarda l'emendamento del consigliere Ascoli, in Commissione non abbiamo ritenuto opportuno passare da cinque a sei dipartimenti, perché la struttura dipartimentale deve comunque avere un suo equilibrio interno e pensare a un dipartimento delle politiche formative e dei beni culturali, verrebbe a creare una struttura, dal punto di vista del peso organizzativo, abbastanza squilibrata. Se la dovessimo paragonare agli attuali servizi, un dipartimento dovrebbe essere formato da due o tre servizi al massimo, tenendo conto del fatto che le politiche formative, strutturalmente, non possono essere disgiunte dal mercato del lavoro, pertanto, se in futuro pensassimo un dipartimento di questo tipo — vado dietro il concetto di sperimentabilità di questa nostra struttura — dovremmo sicuramente rimpinguare un dipartimento così proposto anche con altri servizi attinenti a queste materie, perché dobbiamo comunque rispettare il principio che il dipartimento si mette insieme grazie proprio ad una consonanza organizzatoria che determina la sinergia dipartimentale. Ecco perché ritengo che questa proposta non sia accoglibile, ma rispondo implicitamente anche alla fase successiva, cioè alla proposta di Ciccioli che intende portare a sei dipartimenti, con la stessa motivazione, in quanto c'è un problema del turismo appiccicato là, quando secondo noi è una materia che dovrebbe essere accorpata ad altre strutture.
Tra l'altro nel prosieguo del testo ci accorgeremo che per quanto riguarda i beni culturali, sempre su proposta di Ugo Ascoli c'è un comma dell'art. 25 in cui si impegna la Giunta regionale a rideterminare la strutturazione del centro beni culturali. Pertanto rimane questo impegno che deve essere onorato, perché una importante materia come quella dei beni culturali non può essere accantonata o sottovalutata.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento 6 bis.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 7. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Mi riferisco alla dichiarazione di voto sull'emendamento precedente, del presidente della Commissione Franceschetti. L'emendamento presentato va nella direzione che in Commissione si era detto, cioè che i beni culturali meritano un loro spazio specifico. Ho ritenuto opportuno unire ai beni culturali le politiche turistiche. Mi si è detto che le politiche turistiche sono un tipico esempio di attività connesse allo sviluppo economico, però sempre di più la crescita culturale è sinergica con lo sviluppo turistico. Tutte le iniziative culturali che fanno immagine per la nostra regione portano persone e sono connesse anche alla politica dell'ospitalità e dell'accoglienza. Non ho nessuna difficoltà a essere d'accordo con l'istituzione di un dipartimento dei beni culturali connesso alle politiche formative, anche se a me sembra più interessante connettere i beni culturali alle politiche turistiche, perché è uno spazio specifico di crescita e di valorizzazione per la nostra regione. Per questo, al di là del fatto che voteremo a favore anche dell'emendamento 7 bis ove non passasse quello in discussione, non disconosciamo la validità dell'altro accorpamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 7 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 5.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Emendamento n. 8 a firma Martoni e Procaccini. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Riteniamo, proprio per rafforzare il ruolo della Giunta regionale come organo politico e in linea con i principi della legge, che debba essere la Giunta stessa a dover ricevere la proposta sui criteri di organizzazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Procaccini sa perfettamente che questa competenza introdotta dal 5 bis è una competenza specifica che il Dpr 27 attribuisce ai dirigenti. Se vogliamo perseguire questa strada di responsabilità dei dirigenti non possiamo togliere queste prerogative, altrimenti tutto rimane come prima. La responsabilità è in capo ai dirigenti dal punto di vista gestionale. E' chiaro che i criteri di indirizzo e di organizzazione vengono dati dalla Giunta in altra sede, non per quanto riguarda le questioni strutturali interne alla struttura stessa. In altri articoli c'è una competenza della Giunta proprio sugli indirizzi che deve dare. Pertanto, se questo lo togliessimo verrebbe meno quel criterio di responsabilità e di attribuzione funzionale ai dirigenti di competenze specifiche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. In questo caso mi trovo d'accordo con il relatore di maggioranza, cioè il controllo politico della Giunta non può spingersi fino ai livelli relativi all'organizzazione della struttura e alla gestione del personale che spettano ai dirigenti. Per questo non voteremo l'emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 9 a firma Pistarelli e Ciccioli. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. La parola "sovrintendono" è specificamente chiesta da un documento del sindacato dei dirigenti dei servizi i quali ritengono che questo sia più equo rispetto alla dizione proposta dalla Giunta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 6.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Emendamento n. 10 a firma Ciccioli, Novelli e Pistarelli.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Si tratta di un emendamento tecnico che riguarda il comitato di coordinamento e il coordinatore dei direttori di dipartimento. In Commissione, dopo lunga trattativa si è deciso di arrivare alla nomina annuale del coordinatore. Noi aggiungiamo "Il coordinatore non può essere confermato per più di due mandati consecutivi", proprio per evitare incrostazioni e creare mobilità. Dire "a rotazione" era più difficile, invece dire che il coordinatore del comitato di coordinamento non può essere confermato in carica per più di due mandati consecutivi ci sembra il punto di equilibrio giusto per evitare incrostazioni. Quindi, un direttore di dipartimento che ha un potere più forte di referenza rispetto agli altri dirigenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Pure questa potrebbe essere una soluzione, però riteniamo che la soluzione trovata dopo tutte le discussioni che abbiamo fatto sia estremamente vincolante rispetto al criterio di attribuire alla Giunta questa competenza. Da questo punto di vista potevamo allora utilizzare strumentazioni che avevamo già individuato, questa mi sembra molto limitante, pertanto non ritengo di poterla accogliere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Questo è stato argomento di dibattito in Commissione. Non potevamo inserire questo concetto di rotazione, però la preoccupazione di evitare che si potesse manifestare un accentramento di potere con un incarico riconfermato più anni all'interno del servizio, del dipartimento aveva creato qualche perplessità. Prevedere che un coordinatore non possa essere confermato più di due anni non lo ritengo scandaloso, per cui ritengo di poter sostenere questo emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 10.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 7.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8. Emendamento n. 11 a firma Ciccioli, Novelli e Pistarelli. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Cerco di capire se c'è un minimo di buona volontà. E' vero che "il peggio deve ancora venire", quindi aspetto il peggio. Chiedo che ogni tre mesi la conferenza di dipartimento si riunisca.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 8 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9 bis. Emendamento n. 12 a firma Ciccioli, Novelli e Pistarelli. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. E' un emendamento richiesto dal sindacato dei dirigenti della Regione i quali chiedono che ci sia uno spazio per i dirigenti dei servizi. Si chiede, nell'ambito dei dipartimenti e dei servizi e su proposta del direttore del dipartimento competente, che vi sia un'intesa con il dirigente del servizio, trattandosi di materia specifica di quel servizio. Praticamente si dà dignità al ruolo del dirigente del servizio, senza ledere il direttore di dipartimento. Si tratta di un emendamento che non snatura la legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Questo emendamento non è accettabile sul piano delle cose che abbiamo detto questa mattina sulla dirigenza. L’articolo 9 bis, introducendo le posizioni di progetto e di funzione dirette da dirigenti non può prevedere all’interno dei servizi la stessa struttura che è diretta da un altro dirigente. Ci vuole coerenza da questo punto di vista. Se un dirigente dirige un servizio, al proprio interno non può avere una posizione di progetti e di funzione che deve essere diretta e deve essere composta da colleghi dirigenti, altrimenti creeremmo la famosa terza funzione dirigente che è un assurdo. Questa questione dovrebbe teoricamente aver previsto già prima che all’interno dei servizi dovessero figurare anche gli uffici. Siccome la scelta è stata diversa, non può adesso prefigurarsi che una posizione di progetto o di funzione diretta dal dirigente sia all’interno degli stessi servizi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 12.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’articolo 9 bis.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9 ter. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Emendamento n. 14 a firma Novelli, Ciccioli e Pistarelli. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. E’ la stessa richiesta di aggiungere che “Gli atti sono proposti dagli stessi, congiuntamente al dirigente del servizio”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Non è pensabile che dopo avere fatto una scelta di coerenza, di responsabilità, si rimetta in discussione, pertanto anche questo emendamento non può essere accolto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’articolo 13.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Soppresso. Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 16. Subemendamento sostitutivo dell’emendamento 15. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La proposta è di modificare la composizione dell’organo di valutazione, prevedendo solo esterni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Credo che il subemendamento sia accoglibile, nello spirito con cui la Commissione ha valutato l’articolo 16.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l’articolo 16 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 17. Emendamento n. 16 a firma Ciccioli, Novelli e Pistarelli. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Questo è uno degli emendamenti dirimenti. Dice che per assegnare gli incarichi a enti, professionisti, privati, agenzie ecc., deve essere pubblicato un avviso con evidenza pubblica, attraverso il quale i soggetti interessati possono partecipare alla selezione, poi è discrezionalità della Giunta affidarlo. Questo articolo va nella direzione della trasparenza, cioè non si deve dare un incarico convocando gli amici degli amici, ma si fa un avviso e colui che è interessato si segnala. In questo modo è un servizio anche all’assessore o alla Giunta nel suo insieme, che ha davanti un ampio panorama dal quale attingere. E’ chiaro che rimane alla Giunta la discrezionalità di valutare i curriculum. Però, invece che dare improvvisamente un incarico a un personaggio senza che nessuno ne sapesse niente — magari lo stesso assessore non è a conoscenza di professionalità più specifiche o migliori — in questo modo diamo trasparenza. Credo che nessuno possa gridare allo scandalo, indignarsi o dire che questo non va nella direzione di una corretta e sana amministrazione pubblica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, non si può dare per presunta la presenza dei consiglieri di maggioranza e contare le mani alzate dei consiglieri di minoranza. O si usa questo criterio per tutti o per nessuno. Io sono per usare il criterio delle mani, quindi si conti ogni volta, non dando per scontato il numero di 19.
Rispetto a questo, voteremo l'emendamento, anche se vorremmo cogliere l'occasione per ribadire l'esigenza che è stata posta attraverso la presentazione di due proposte di legge, una del nostro gruppo e una del gruppo de I Democratici, che prevedono l'istituzione dell'albo dei consulenti della Regione. E' un'esigenza di trasparenza che noi abbiamo posto da tempo, sulla quale insistiamo, sulla quale ci auguriamo che comunque venga da questo Consiglio, che a parole tante volte esprime questa determinazione, la volontà politica di arrivare ad una scelta precisa in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Quando si parlava, questa mattina, della necessità di far fronte a determinate esigenze, anche improvvise a volta, dell'Amministrazione per determinate materie che si propongono in termini piuttosto celeri o quanto meno in termini abbastanza specialistici, la possibilità e la doverosità di scegliere la strada migliore per poter avere queste collaborazioni è d'uopo. Capisco qual è la preoccupazione, però di fatto questa è una ingessatura reale dell'articolo che dovrebbe sostanzialmente far fronte a delle esigenze straordinarie, a delle competenze straordinarie. Sulla base delle proposte di legge presentate, anche gli albi sono di difficile gestione. Il problema è solamente una fiducia da parte della Giunta rispetto a colui che può dare la consulenza più adeguata. A parte il fatto che rimane il parere della Commissione, si dà un giudizio politico di come viene usato questo strumento, però da qui a ingessare direttamente lo strumento stesso ci sembra che non sia opportuno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. A parte il fatto che il relatore di maggioranza abbia condiviso l'esigenza di garantire le procedure di scelta dei consulenti, dice però che non si possono ingessare le scelte della Giunta con procedure, vincoli, tempi. La Commissione ha un termine molto stringente — 30 giorni — per pronunciarsi sull'incarico dato al collaboratore esterno. Lo stesso termine potrebbe essere utilizzato anche per la procedura di evidenza pubblica. Ma al di là di questo sarebbe da valutare l'opportunità che per incarichi superiori a una certa consistenza economica o a una certa durata temporale, la procedura di evidenza pubblica possa essere seguita. Capisco che per un incarico di una settimana non si possono fare tre mesi di manifesti, ma in genere sono incarichi di alcuni anni, quindi trenta giorni non ammazzano la procedura.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 16 bis. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Questo emendamento deriva da una modifica introdotta in Commissione a maggioranza al testo originario della Giunta e riguarda i pareri che la Commissione competente deve esprimere sugli incarichi che la Giunta affida a professionisti o altre figure professionali o a società.
Con questo cambiamento che è stato introdotto a maggioranza in Commissione si è aggiunta la parola "conforme", dopo "previo parere". Ritengo che questa introduzione sia sbagliata dal punto di vista delle competenze e del rispetto delle regole che la Regione Marche si è data approvando a suo tempo lo Statuto e, di conseguenza, anche il regolamento, pertanto ho formulato un emendamento che cancella la parola "conforme". Credo infatti che se scriviamo "parere conforme", attribuiamo di fatto alla Commissione un potere di approvazione su un incarico che la Giunta dà per raggiungere proprio obiettivi programmatici. Questo è quanto stabilisce lo Statuto. E allora, l'approvazione anche da parte della Commissione consiliare sarebbe, a mio giudizio, un'ingerenza su un compito che è strettamente ed esclusivamente della Giunta regionale, al di là della colorazione politica della Giunta stessa. Tanto è vero che lo Statuto della Regione Marche all'articolo 35 da questo punto di vista è estremamente chiaro. A noi non spetta il compito di approvare gli incarichi della Giunta, a noi spetta il compito di controllare se attraverso quegli incarichi la Giunta realizza gli obiettivi per cui ha dato gli incarichi. E allora leggo l'articolo 55 dello Statuto che è emblematico: "La Giunta regionale, con deliberazione motivata, sentite le competenti Commissioni consiliari può conferire incarichi ad istituti, enti, professionisti, esperti per l'esecuzione di particolari indagini o studi e per raccogliere gli elementi necessari all'adempimento dei propri compiti in ordine alla programmazione". E aggiunge: "Le Commissioni consiliari possono chiedere di essere informate dalla Giunta o dagli incaricati dell'indagine sullo stato e i risultati delle indagini stesse".
Lo Statuto definisce bene i compiti e della Giunta e del Consiglio e non a caso usa "sentito il parere", non il termine "previo parere conforme" o "previa approvazione da parte della Commissione".
Per questi motivi e al di là della composizione attuale della Giunta dico che quel "conforme" va tolto, perché oltretutto andremmo contro le cose che dicevamo nello Statuto e che poi vengono riprese nel regolamento, all'articolo 69.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. E' chiaro che da questo momento, se passa questo cambia l'atteggiamento della minoranza che fino adesso è stato collaborativo.
La parola "conforme" viene soppressa. Il consigliere Franceschetti sa che si è giunti a questa formulazione dopo lunga riflessione, discussione. Questo era il punto di caduta rispetto ad altre proposte più restrittive. Se poi si tratta di un problema di lessico, con un subemendamento si può cambiare "previo parere conforme" con "sentito il parere conforme", come dice lo Statuto. Se questa è la foglia di fico che ripara tutto, ben venga la foglia di fico, però la sostanza è altra. E' chiaro che noi istituiamo un organo di garanzia, la Commissione. La maggioranza che elegge il Governo, ha maggioranza anche in Commissione, tanto è vero che la minoranza ha in Commissione due suoi consiglieri, su sei. Il problema è però di garanzia. La Commissione è organo di garanzia, come in Parlamento organi di garanzia sono la commissione di vigilanza sulla Rai, la Giunta per le elezioni, la Giunta delle autorizzazioni a procedere che sono addirittura presiedute da un componente di minoranza. Teoricamente, quando dà pareri, potremmo addirittura dire che deve presiedere un componente di minoranza. Però non è questo il punto. Occorre un organo di garanzia sugli incarichi della Giunta. Chiedo intanto il voto per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Pistarelli, Novelli. Inoltre, su tutti gli emendamenti e su tutti gli articoli da questo momento chiederemo la votazione per appello nominale, perché a questo punto questa legge non ci piace e preferiremmo che non passasse.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Questa mattina abbiamo approvato una legge che va in senso completamente opposto rispetto a quanto si chiede con questo punto che si vuol emendare, correttamente a mio avviso; una legge che disciplina in maniera chiara le competenze dell'Assemblea legislativa, distinguendole da quelle di amministrazione attiva che sono di esclusiva competenza del Governo, quindi ritengo che non possiamo introdurre oggi, in una legge che va ad organizzare la struttura amministrativa della Regione, un vincolo rappresentato dal parere conforme della Commissione su una proposta di deliberazione della Giunta. Non sono contrario a modificare lo Statuto e il regolamento della Regione attribuendo anche alle Commissioni un potere deliberante che oggi non esiste, ma è chiaro che questo va visto in relazione all'attribuzione di quelle nuove funzioni di cui parlavamo questa mattina, allorquando tutte le competenze legislative saranno trasferite alle Regioni e allorquando occorrerà snellire i lavori dell'aula per fare in modo che parte dell'attività propria di questa Assemblea possa essere svolta anche in maniera deliberante all'interno delle Commissioni. Ma, ripeto, per le competenze proprie di questa Assemblea.
Oggi queste competenze, tra l'altro, non sono assolutamente previste dallo Statuto, nemmeno in questa fase di commistione tra attività amministrativa ed attività legislativa che sono proprie del Consiglio fino a questo momento, e spiego perché.
Il regolamento del Consiglio regionale, all'art. 18 che voi tutti potete leggere, nell'istituire le Commissioni definisce le competenze delle stesse: "Le Commissioni si riuniscono in sede referente per l'esame delle proposte di legge, di regolamento, di atto amministrativo e in sede consultiva per esprimere parere sulle proposte assegnate ad altre Commissioni". Queste sono le competenze delle Commissioni oggi: in sede referente o in sede consultiva. C'è un'unica eccezione: quella definita dall'art. 59 dello Statuto il quale, al quinto comma dice: "Il Presidente della Giunta regionale emana le direttive generali cui si debbono attenere gli enti delegati. Le direttive sono proposte dalla Giunta ed approvate dalla Commissione regionale competente". Questa è l'unica eccezione, disciplinata dall'art. 120 del regolamento il quale dice che nell'approvare le direttive del Presidente della Giunta agli enti delegati la Commissione si esprime con atto amministrativo. In questo unico caso è prevista la sede deliberante da parte delle Commissioni.
E' evidente che introdurre un parere conforme equivale assolutamente a dire che la Commissione deve adottare un atto amministrativo, quindi è chiaro che verrebbe ad avere un potere non previsto dalle regole fondamentali di questa Regione, dallo Statuto in primo luogo e dal regolamento in secondo luogo.
Credo che se noi approvassimo il testo così come è stato licenziato dalla Commissione, andremmo contro lo Statuto. L'emendamento Franceschetti riporta nei termini della regolarità giuridica quelle che sono le competenze proprie dell'aula e quelle che sono le competenze proprie della Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Visto che questo emendamento è stato proposto in seconda Commissione dal sottoscritto, mi sento in dovere di spiegare le motivazioni. Non era mia intenzione né ignorare lo Statuto né assegnare un potere deliberante alla Commissione, ma siccome sappiamo che a volte, nella scelta degli incarichi prevalgono altre logiche a quella della professionalità, della competenza e dell'efficacia, volevamo in qualche modo rendere la Commissione corresponsabile rispetto alla scelta della Giunta, appunto per garantire quella trasparenza che, diciamocelo francamente, non sempre esiste.
La volontà era quella di corresponsabilizzare la Commissione.
Non faccio una questione di vita o di morte su questo emendamento, ma è chiaro che faccio appello alla maggioranza e alla Giunta di attivarsi affinché si trovino formule che garantiscano la trasparenza e blocchino eventuali storture, che esistono.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Questa mattina abbiamo avuto sulla legge istituzionale una discussione istruttiva da questo punto di vista, e secondo noi questo è il cattivo esempio su cui il Consiglio vorrebbe fare una cosa impropria per avere un ipotetico maggiore rapporto nei confronti della Giunta. Se passasse l'emendamento proposto dalla Commissione, ci si troverebbe dinanzi ad un blocco istituzionale che paralizzerebbe l'attività complessiva della Giunta e del Consiglio. Per questi motivi sosterremo l'emendamento di Franceschetti, perché non solo ripristina una correttezza formale prevista dallo Statuto, ma soprattutto perché, nella sostanza, siamo nella condizione di sostenere questa ipotesi in quanto, se passasse la proposta della Commissione la minoranza sarebbe meno garantita in quanto ci sarebbe minore libertà da parte della Commissione e del Consiglio. Il Consiglio e la Commissione hanno un ruolo di controllo, ma se passasse una impostazione di vincolo da parte della Commissione, ci sarebbe il vincolo della fedeltà della maggioranza financo alla Giunta e all'assessore e a quel punto le minoranze non avrebbero scampo numerico. Invece, oggi si esercita il controllo politico da parte della Commissione minoranza e maggioranza, perché essa è libera di esprimere un parere senza vincolo di mandato. Anche rispetto alla questione posta dal consigliere D'Angelo, non peregrina, delle competenze, questo non la risolverebbe, anzi la accentuerebbe in senso negativo, perché la maggioranza a quel punto sarebbe costretta a fare quadrato. Per questo motivo votiamo l'emendamento di Franceschetti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Credo che la maggioranza abbia pienamente diritto politico di affermare che non intende mantenere il testo così come licenziato dalla Commissione, però non credo che sia corretto nascondersi dietro il dito di una errata o vincolata interpretazione giuridica, per sostenere che si deve modificare, non si può mantenere il testo, perché così non è. Faccio solo riferimento a un passaggio. Il Vicepresidente Ricci ha detto: "Non possiamo conferire alla Commissione un potere decisionale che non ha" e il collega D'Angelo ha precisato che nel proporre in Commissione la rettifica non aveva voluto dare alla Commissione potere deliberante.
In questi due diversi termini c'è l'equivoco in cui incorre la maggioranza, perché è chiaro che la Commissione non ha potestà deliberante, ma questo non vuol dire che non possa avere potestà decisionale.
La Commissione decide ogni volta che esprime anche un parere. Deliberare è svolgere una funzione provvedimentale, ma decidere è altra cosa.
Il parere può essere parere e rimanere parere, sia se è vincolante, sia se è interlocutorio, sia se è meramente consultivo. E non sta scritto da una parte che un parere, sol perché si chiama "parere" debba essere per forza di cose ritenuto solo consultivo. Un parere può rimanere parere e quindi non iterare la figura del soggetto che ha potestà provvedimentale nel momento in cui è non consultivo.
Il testo che rimarrebbe in esito alla cassazione della parola "conforme", manterrebbe comunque un parere non consultivo ma interlocutorio, perché la Commissione manterrebbe il potere, nel testo, di far rinviare a sua volta, per chiarimenti, l'atto alla Giunta, così come è interlocutorio il potere di rinvio alle Camere del presidente che vista le leggi.
La giurisprudenza si è posta più volte il problema se in caso di parere vincolante l'organo che emana l'atto è l'organo sottoposto a tutela o l'organo tutelante e lo ha risolto sempre nel senso che il parere vincolante non sposta la competenza a licenziare l'atto, tranne che sia a vincolo anche positivo, cioè, se l'organo sottoposto a controllo è mero enunciatore ed è vincolato anche in positivo. Ma siccome la Commissione non potrebbe vincolare in positivo, cioè potrebbe esprimere un veto ma non potrebbe assolutamente indicare un soggetto diverso o scegliere tra due ma solo dire un no, questo tipo di parere vincolante non cesserebbe di essere parere e non trasmetterebbe alla Commissione alcun potere di natura provvedimentale. Credo che questo sia fuori di ogni dubbio.
Quindi no n credo che ci sia un contrasto nel dire che la parte dell'art. 55 dello Statuto, là dove dice "previo parere", necessariamente prefigura un parere solo consultivo, anche perché confronto il testo del primo comma dell'art. 55 con il secondo, laddove sì, c'è un potere meramente consultivo della Commissione, e allora lo Statuto dice che la Commissione può chiedere di essere informata. Proprio il fatto che all'art. 55 si parli di parere tout-court, mentre nel secondo comma si parli di potere solo informativo, mi fa pensare che lo Statuto, al secondo comma volesse un parere meramente partecipativo e al primo comma o qualcosa di più — e voi l'avete colto dando un parere interlocutorio e non consultivo — o lasciando al facoltà caso per caso di decidere se il parere debba essere vincolante, interlocutorio o meramente consultivo.
Mi sembra tra l'altro che non sarebbe neanche strano che uno Statuto che è atto generale di indirizzo, lasci un potere di adempimento, perché un conto è una consulenza in cui ci può essere una esigenza di particolare delicatezza e una minore, e allora in un caso ci può essere un parere con controllo più penetrante e in un altro meno.
Quindi, la maggioranza può certamente dire che non vuole, ma non dica che non può, perché sarebbe un atto anche di viltà politica oltre che di inveridicità politica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Se facciamo riferimento agli articoli che affidano al Consiglio e alle Commissioni i propri poteri, le proprie potestà, le proprie facoltà — riferimento ovvio agli articoli 21 e 22 — il testo normativo, statutario che indica nelle Commissioni il preventivo esame di tutti i provvedimenti e disegni, traduce in maniera assolutamente inequivoca, peraltro indicando al regolamento la disciplina della composizione e le modalità di esercizio delle funzioni delle Commissioni, che le Commissioni hanno competenza e pertanto hanno i più ampi poteri di indicazione del parere, di indicazione del voto, favorevole o contrario.
Sulla questione specifica, la legge chiede, al comma 4, il doppio passaggio. Come lo chiede per i provvedimenti legislativi. Cioè il passaggio dalla Giunta al Consiglio, e per il Consiglio la Commissione, di un provvedimento che in entrambi i casi deva vere la conformità, cioè l'approvazione.
Non siamo quindi in contrasto con il potere, perché il potere non è di nomina del consulente da parte della Commissione, il potere è di esprimere, nel procedimento, quel passaggio fondamentale che è l'approvazione. Pertanto non si sfila la potestà di nomina all'Esecutivo, non la si mette assolutamente in discussione, si chiede l'elemento in più. Il passaggio di Commissione deve essere favorevole, altrimenti ritorna indietro alla Giunta per il riesame. Pertanto non stiamo ledendo poteri o equilibri, anzi stiamo riequilibrando un potere che fino ad oggi la prassi ha visto essere evidentemente squilibrato verso l'esecutivo, perché su tutte le nomine — e sono tante e consistenti — il Consiglio non ha alcuna possibilità di interloquire.
Queste sono le considerazioni che portano ad essere tranquilli sotto un profilo di rispetto delle volontà statutarie e normative generali, ma anche determinati sotto un profilo politico, perché l'Esecutivo che accentua sempre più i suoi poteri, deve avere un equilibrio negli organi consiliari regionali.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'emendamento 16 bis, a partire dal n. 21.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi astenuto
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi assente
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni no
Cesaroni astenuto
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo astenuto
Donati assente
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Articolo 17. Lo pongo in votazione, per appello nominale, a partire dal n. 36.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Silenzi assente
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi no
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Articolo 17 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione, per appello nominale, a partire dal n. 1.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Articolo 19. Lo pongo in votazione, per appello nominale, a partire dal n. 19.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi assente

(Il Consiglio approva)

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 21. Lo pongo in votazione per appello nominale, a partire dal n. 33.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì

(Il Consiglio approva)

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 23. Emendamento n. 17. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Chiedo la parola sulla procedura. Chiedo alla maggioranza di avere un atteggiamento di apertura su due emendamenti, il 25 che riguarda, nella quota del 15%, anche le posizioni di comando che poi sono ridotte, probabilmente ad una sola, e il 27 che propone di non sopprimere i beni culturali in attesa della legge. Si tratta di qualche mese, fino alla nuova legge.
Di fronte a un atteggiamento di apertura si rinuncia a un atteggiamento di natura ovviamente ostruzionistica, altrimenti da questo momento non solo chiederemo le votazioni per appello nominale ma faremo anche le dichiarazioni di voto su tutto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Consigliere Ciccioli, lei questa mattina non c'era, quindi può anche ritenersi non impegnato, ma noi abbiamo preso un impegno e abbiamo detto che o facciamo a fidarsi o non si fa, ma questo segna poi il resto della legislatura. Quindi, o facciamo una cosa seria, oppure se volete fare l'ostruzionismo è vostro diritto, ma da adesso in poi i rapporti cambiano. Dopodiché va anche bene, perché non dobbiamo essere sempre tutti d'accordo, però significa che la minoranza farà l'ostruzionismo ma la maggioranza si blinda. Vogliamo fare questo? Lo facciamo, ma questa mattina si era raggiunto un altro accordo.

CARLO CICCIOLI. Ma questa legge è blindata.

VITO D'AMBROSIO. Non è affatto così. Questa mattina abbiamo fatto una discussione a cui tutti erano presenti — lei non c'era — e ci siamo dati a vicenda affidamenti. Chiedo a chi era presente a quella riunione se questo tipo di discussione è nell'ottica di questa mattina o no. Secondo me non è nell'ottica di questa mattina e si rompe un patto. Possiamo decidere che i patti si rompono, quindi va bene così, però nell'ottica di questa mattina non c'era l'ostruzionismo, non c'era nulla, c'era un discorso di legge che veniva discussa, nessuno chiedeva che vi fossero accelerazioni, abbiamo accettato che si parlasse prima della legge sul Parlamento regionale e poi di questa, sulla base di un affidamento che entrambe le parti si facevano a vicenda. Se questo significa che una parte non si ritiene vincolata, allora anche l'altra parte non si ritiene vincolata. Questo devo sapere prima di tutto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Intanto vorrei che il Presidente correggesse i riferimenti che ha usato. Si rivolga ad Alleanza nazionale che sta esercitando questa procedura, che è legittima, ma non può rivolgersi "alle opposizioni" in termini generali. Mi sembra che, coerentemente con l'atteggiamento assunto questa mattina nella Conferenza dei capigruppo il nostro gruppo sta garantendo la presenza del numero legale in aula e si comporta esprimendo il proprio punto di vista. Vorrei comunque sottolineare che il nostro giudizio è negativo rispetto alla struttura della legge, riteniamo che l'atteggiamento che avete assunto rispetto a questa proposta sia di tipo bulgaro e che, comunque, sulla maggioranza pesa la responsabilità di avere ritardato l'inizio della seduta del pomeriggio e di aver perso un'ora nella trattativa al suo interno, rispetto ad un emendamento che poteva mettere in crisi la maggioranza stessa. Questo per ribadire che, per quanto ci riguarda, siamo coerenti con l'impegno assunto questa mattina di esprimere il nostro dissenso sulla proposta, ma in maniera molto corretta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Il momento, dopo dei passaggi ridanciani si sta facendo serio.
Il nostro non è né un atteggiamento di sfida, né di ricatto, né altro. Questa mattina sono stati assunti dei patti senza la presenza di Alleanza nazionale, pertanto non abbiamo assunto nessun impegno. L'impegno ce lo stiamo assumendo in quest'aula, nella sede naturale, essendo presenti e parlando delle questioni di merito e non di questioni astratte. Questioni di merito, con i nostri emendamenti frutto del nostro lavoro e del nostro approfondimento sulla legge. Abbiamo formulato richiesta trasparenti, serie e formali che sono a disposizione di tutti presso la segreteria della presidenza, perché sono emendamenti firmati e numerati. Su questi abbiamo richiesto il confronto, un confronto che ci è stato negato. pertanto non vogliamo assolutamente violare alcun tipo di regola o di comportamento corretto tra la maggioranza e l'opposizione, chiediamo che sia affrontato nel merito il nodo di questa legge. Chiediamo quindi alla maggioranza che concordi con noi cinque minuti di sospensione, per vedere se nel merito dei passaggi ulteriori di questa legge possiamo o no avere un confronto, quindi una possibilità di incidere sotto un profilo migliorativo, comunque di confrontarci con voi, perché questi sono nodi sostanziali, dai quali dipende anche un atteggiamento che è di natura senz'altro formalistica, ma assolutamente in linea con le regole che quest'aula si è data e si dovrà dare da qui in avanti, perché sono le regole di tutti, della dialettica democratica dentro il Consiglio.
Chiediamo quindi cinque minuti di sospensione per parlare del merito dei nostri emendamenti, delle nostre proposte, per vedere se c'è la possibilità di un dialogo. Se non c'è, cercheremo di calibrare le nostre azioni con quello che sarà l'atteggiamento della maggioranza. Sicuramente c'è un equilibrio tra le due questioni, però fino adesso questo equilibrio non è stato rispettato da voi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Non possiamo che essere d'accordo sulla proposta di sospensione. Mi preme ricordare che questa mattina c'è stato un dibattito e non è che qualcuno sia stato escluso dalla discussione o dall'accordo della procedura. Il fatto è che c'era un'assenza immotivata, perché quando ci sono i lavori e c'è un gruppo completamente assente, permettetemi di pensarla in questo modo.
Sulla legge siamo stati aperti in Commissione e la legge si è modificata, tanto è vero che al di là del parere vincolante della Commissione, su altri aspetti c'è stato anche un apprezzamento rispetto al dibattito e alle modifiche che sono state accolte. Quindi non parliamo di legge blindata. E' chiaro che su alcuni aspetti è prevalso un punto di vista della maggioranza sul quale abbiamo anche raggiunto una sintesi dialettica all'interno della stessa maggioranza, su aspetti qualificanti. Porre ora la questione "o si accetta questo o facciamo l'ostruzionismo" ci sembra inaccettabile. Si può criticare politicamente una scelta, se sopprimere o meno il centro beni culturali che è un aspetto parziale di una legge articolata e complessa, ma non si può dire "o passa questo o facciamo l'ostruzionismo".
Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Chiedo non di sospendere i lavori del Consiglio, ma questa discussione. Una delegazione della maggioranza e una delle minoranza si potrebbero incontrare e nel frattempo noi potremmo procedere all'esame della proposta di atto amministrativo sul programma triennale delle aree protette. Invito comunque la maggioranza a votarlo questa sera, al di là di come andranno le cose. Dato che consiglieri interessati alla discussione che stiamo facendo sono altri rispetto a quelli interessati al piano triennale delle aree protette, credo che questa proposta possa essere condivisibile.

PRESIDENTE. Penso che sia opportuno sospendere comunque per cinque minuti. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 19,15,
riprende alle 19,30

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione in seduta notturna.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 17. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che la modifica proposta sia estremamente chiara, quindi non meriti una lunga illustrazione. Si introduce il concetto di una professionalità acquisita anche nelle aziende private e si specifica meglio il contenuto della qualifica.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 18. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 19. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. E' un altro elemento di trasparenza che viene posto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 23. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Ci è sembrato che anche questi emendamenti, proposti non dal gruppo di Alleanza nazionale, avrebbero meritato una più approfondita attenzione da parte del Consiglio. Sarà anche l'occasione di spiegare alcune cose in relazione alle quali giustificare il voto del gruppo di Alleanza nazionale su questo e sui successivi articoli.
Gli emendamenti proposti dai colleghi di Forza Italia non si capisce perché non siano stati accolti nella parte in cui volevano fissare dei paletti, dei requisiti, degli elementi per contenere in qualche misura la discrezionalità, che in questo momento è piena, da parte della Giunta nel conferire gli incarichi nel momento in cui si andava a far accedere alla qualifica di dirigente il dipendente. Tutto quello che garantisce una procedura certa va nel senso della trasparenza, nel senso della certezza, nel senso del diritto. Naturalmente la maggioranza può non votare gli emendamenti come la minoranza può esprimere un voto contrario all'articolo e questo non cambierà la legge ma rimarrà a futura memoria.
Ormai la maggioranza non spiega neanche più — prima lo faceva il collega Luchetti — perché gli emendamenti non vengono ritenuti accoglibili e questo dà la misura del rapporto rigido che si è costituito nell'approvazione di questa legge. Sono rimasto prima colpito dalle parole del Presidente D'Ambrosio in risposta al nostro presidente di gruppo, che sostanzialmente ci ha detto pacta sunt servanda. A dire il vero ci ha detto anche un'altra cosa, che sempre in latino leggerei do ut des, cioè "se mi fai un dispetto te ne posso fare altri, non è detto che si sia sempre consociativi". Io credo che consociativi non bisogna esserlo mai, bisogna essere corretti e rispettosi del ruolo. Noi saremo rispettosi del ruolo, non stiamo assolutamente pensando di mettere in forse l'approvazione di atti dopo che i colleghi questa mattina avevano preso impegno di votarli, perché è nostro dovere parlare, intervenire, garantire la nostra presenza, quindi siamo pronti a restare fino all'ora a cui sarà necessario arrivare. Non è problema di essere rispettosi dell'impegno preso con i colleghi di maggioranza questa mattina, ma rispettosi dell'impegno preso con gli elettori: dobbiamo stare qui e dobbiamo parlare. Non possiamo rinunciare all'impegno preso con gli elettori di intervenire cercando di modificare gli atti in meglio, secondo noi, quando riteniamo di doverlo fare e batterci per migliorare qualcosa. In quest'aula è stato respinto un emendamento, quasi lessicale, "sovrintende" piuttosto che "dirige".

FAUSTO FRANCESCHETTI. Non è solo lessicale, quello.

SERGIO NOVELLI. Se pacta sunt servanda, anche l'accordo preso in Commissione mi sembra che doveva avere un maggiore rispetto da parte della maggioranza. Se invece è stato espresso un giudizio di necessaria rigidità, vi dimostreremo nelle prossime giornate e settimane che così non è, perché questa dizione che avete cassato non è inedita ed è una forma di interpretazione ad usum delphini, che giustifica da parte dell'opposizione, non strumenti di pressione e di ricatto, ma di tutela. Di fronte a una maggioranza che cambia idea, l'opposizione ha il dovere di esprimere le sue opinioni.
Per questo voteremo contro l'articolo 23 e avremmo gradito una giustificazione del voto contrario della maggioranza a questi emendamenti del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Riassumo brevemente i termini del problema. Questa discussione è cominciata prima in Commissione, dove c'è stato un dialogo tutto sommato abbastanza aperto. Questa mattina, come relatore di minoranza ho addirittura paventato la possibilità, tra l'altro cogliendo un disagio dei consiglieri del gruppo alleato di Forza Italia, di poter votare la legge se ci fosse stata un'apertura. Tanto è vero che, se avete fatto caso, nei primi articoli il gruppo di An si è astenuto al contrario del gruppo di Forza Italia che ha sempre votato contro. Non solo, pur non essendo stato presente alla riunione dei capigruppo che non sapevo fosse stata convocata — benché sia stato presente sempre, nella giornata di ieri — sono arrivato all'inizio della seduta, ho ascoltato l'intervento di Luchetti, sono successivamente intervenuto a mia volta, pur non avendo fatto patti con nessuno alle 13 abbiamo cominciato ad esaminare l'articolato sul Parlamento, alle 13,30 la seduta si poteva interrompere. Non l'abbiamo interrotta, siamo andati avanti fino alle 14,15 collaborando, quindi non rubando alcun tempo, perché il tempo successivo, fino alle 14,20 utilizzato per l'approvazione della proposta di legge che prevedeva l'istituzione del Consiglio-Parlamento delle Marche, è stato fuori orario. Quindi correttezza, collaborazione. Addirittura siamo tornati indietro sul testo della Commissione. Quindi, comportamento scorretto c'è stato da parte della maggioranza, per cui abbiamo cominciato a votare contro, sperando almeno che su alcuni emendamenti quale quello della trasparenza, si potesse trovare una convergenza. Avevamo detto: quando si danno gli incarichi, facciamo almeno un avviso di evidenza pubblica che non vincola nessuno, non ci sono concorsi, graduatorie, è solo una pubblicità. Anche quello respinto. L'emendamento Franceschetti è stato di chiusura totale, e non sono stato pesante, ma lo posso essere adesso: i pareri possono essere di più tipi, non è detto che debbano essere solo consultivi, possono essere vincolanti o meno, non sta scritto in nessuno Statuto. Non so da quale giurisprudenza Giuseppe Ricci abbia tirato fuori le sue elucubrazioni. Pubblicheremo un pezzo scritto che potrà curare agevolmente l'avv. Novelli, visto che è sua materia professionale, e dimostreremo che sono sciocchezze quelle che sono state dette in quest'aula con l'avallo della presidenza.
Adesso c'è solo un problema: che voi non siete abituati ad avere l'opposizione e questo è un nostro limite di cui noi dovremmo fare autocritica. Questa opposizione dovrebbe fare autocritica perché non vi mette nelle difficoltà, voi vivete benissimo perché avete un'opposizione che generalmente vi fa vivere abbastanza bene. Non è che noi siamo scorretti, come ha detto il Presidente D'Ambrosio, ma vi lasciamo fare perché ci sono difficoltà, perché la sera alle sedute partecipa la metà dei consiglieri, per la verità non solo di minoranza ma anche di maggioranza. Anche perché la maggioranza non produce molto, come dice il collega Giannotti, questo è vero.
Di fronte a questo vi lamentate perché noi utilizziamo i meccanismi regolamentari? Noi abbiamo rinunciato ad avvalerci di cose previste dal regolamento. Avevo proposto un segnale di collaborazione, di apertura. L'emendamento 25 è una scatola vuota, perché di fatto, di dirigenti in posizioni di comando ne è rimasto solo uno. Anche l'emendamento 27 è una scatola vuota, ma era un segnale di collaborazione, perché avevamo proposto di non sciogliere il centro beni culturali fino a una nuova legge che voi avreste dovuto fare, non noi. Neanche questo possibile, quindi non è possibile che noi collaboriamo all'approvazione di una legge che volete fatta come decidete voi, addirittura tornando indietro rispetto a ciò che è stato fatto in Commissione. Per questo, sistematicamente chiediamo il voto per appello nominale su tutti gli emendamenti e su tutti gli articoli, nonché dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'art. 23, a partire dal n. 29.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi assente
Novelli assente

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Articolo 24. Emendamento n. 20. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 24. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La mancata illustrazione dell'emendamento mi ha messo in difficoltà, perché avrei voluto capire se si volevano evitare imbarazzanti giudizi di raffronto o che la procedura di evidenza pubblica potesse far sì che un curriculum particolarmente brillante turbasse gli equilibri previamente elaborati.
Comunque, noi non avevamo presentato emendamenti all'art. 24 nell'ambito di una scelta di rispetto del lavoro della Commissione, per cui alcune cose erano state approvate, per altre si era deciso di lasciare la laurea, per altre ancora si era deciso di aspettare. Se non avessimo seguito questa responsabile linea di condotta, certamente alcune perplessità sull'art. 24 avremmo dovuto evidenziarle. Mi pare ad esempio sconcertante il terzo comma dell'art. 24 ove si dice che il trattamento economico è definito assumendo i parametri previsti per le figure apicali della dirigenza pubblica — e qui nulla quaestio — "ovvero i valori medi di mercato per le figure dirigenziali equivalenti". Chiedo a me stesso e all'aula: cosa vuol dire "valori medi di mercato" quando parliamo di direttori di dipartimento? Cosa vuol dire in relazione al primo comma, laddove si dice che è assunto con contratto di lavoro subordinato di diritto privato? Se si fosse scritto "dirigenti pubblici", ovvero, visto che il rapporto è jus privatistico, contratti secondo accordi di categoria Fidaip — i minimi sono consistenti — si sarebbe parlato di contratti delle associazioni dei dirigenti industriali. Ma "valori medi di mercato" cosa vuol dire? Che andiamo a raffrontare quello che prende il direttore commerciale di un'azienda che ha personale e fatturato come la Regione o come il dipartimento? Può essere qualche miliardo all'anno. Il direttore commerciale della Porsche penso che prenda qualche miliardo. In una materia come questa, posto in termini alternativi "figure di evidenza pubblica" con "valore di mercato", vuol dire che a qualche dirigente di dipartimento si può dare quel contratto particolar e?
Per questo motivo e per altri che per brevità non posso esplicitare, voteremo contro, riservandoci di approfondire in seguito, nelle dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Noi abbiamo già espresso la contrarietà a questo articolo, l'abbiamo detto facendo riferimento ad alcune condizioni previste per l'affidamento degli incarichi, in particolare per quanto riguarda la non specificazione della "comprovata esperienza" di cui al comma 2, il problema dello sfondamento per quello che riguarda la retribuzione rispetto ai contratti di lavoro e per quant'altro previsto rispetto alla previsione della aspettativa di cui al comma 5 dell'articolo. Per questo motivo votiamo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'articolo 24 a partire dal n. 9.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi assente
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente

(Il Consiglio approva)

Articolo 25. Emendamento n. 21. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Avrei auspicato una illustrazione da parte del collega proponente, perché sono poche parole ma significative, nel senso che ci pongono il problema della necessità o meno di una specifica di questo tipo nell'atto, perché siamo in una materia che ci ha impegnato in molte sedute consiliari, anche se in seduta segreta allorquando ci vengono proposte a raffica norme di dirigenti esterni. Su questa integrazione richiesta dai colleghi del gruppo Cdu noi voteremo favorevolmente. Se però la necessità di una previa verifica della insufficienza delle risorse professionali di personale della Regione è in qualche misura imposta dalla legge, lo stesso D. Lgs. 29 del 1993 prevede che il presupposto per accedere a questa facoltà sia la necessità del ricorso, cioè la indisponibilità di figure. Ma se invece la legge non impone automaticamente questa verifica, allora è necessaria questa precisazione, ma avremmo dovuto introdurre una cautela di identico tenore anche in tutti gli altri articoli appena licenziati, dove si prevede il ricorso per le segreterie ecc. all'assunzione di personale esterno. Anche in quel caso credo che la possibilità di ricorrere a mobilità interna e a figure di comando debba essere privilegiata rispetto all'accesso all'esterno. Non l'abbiamo fatto nella convinzione che fosse implicito, nella ratio legis della norma, che l'assunzione di personale esterno per specifiche mansioni fosse conseguenza della indisponibilità di professionalità interna alla Regione. Se l'emendamento proposto dal gruppo Cdu è necessario — noi crediamo che lo sia — allora la legge nel suo complesso assume un ulteriore profilo di perplessità, perché sembrerebbe che, dicendolo noi solo nell'art. 25, che prima di ricorrere all'esterno verificheremo l'indisponibilità di risorse umane interne, sembrerebbe che, per averlo detto qui e averlo taciuto altrove non faremo, anche in tutte le altre posizioni di ricorso ad assunzioni esterne, un'analoga verifica sulla sufficienza della dotazione organica e professionale interna alla struttura regionale.
Per questo motivo voteremo a favore di questo emendamento, nella convinzione che forse già la legge prescriveva questa cautela, ma che comunque una parola in più è sempre meglio di una in meno, e a questo punto con perplessità, per il fatto che in analoghe previsioni non è stata adottata analoga cautela.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'emendamento 21 a partire dal n. 9.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo no
Donati assente
Favia sì
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe no
Rocchi no
Romagnoli assente
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli assente

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 22.

CESARE PROCACCINI. Viene ritirato, perché è ricompreso nella proposta della Commissione che va in questo senso, il quanto il 15% ricomprende anche quelli provenienti dalla mobilità.

ROBERTO GIANNOTTI. Lo faccio proprio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento 22.

(Il Consiglio non approva)

Decade l'emendamento 23. Emendamento 24. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Questa proposta, che veniva dai banchi della stessa maggioranza ci convinceva. In questo senso Giannotti ha fatto proprio l'emendamento, in questo senso abbiamo insistito ed insistiamo.
Rispetto al comma 3 dell'articolo 25, abbassare al 10% la possibilità per ciascuna delle posizioni istituite, ci sembrava essere molto più equilibrato rispetto alla dizione finale uscita dalla Commissione. Non riesco a capire perché il proponente l'ha ritirata.

CESARE PROCACCINI. Deriva anche dalla mobilità degli altri enti, per cui in realtà si riduce.

FABIO PISTARELLI. Se però non lo esplicitiamo nel dettato normativo, ricomprendendola per relationem, secondo noi è meno garantista, pertanto ribadiamo il voto favorevole all'emendamento in discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Anche qui c'è una scelta di riduzione del danno, nel senso che è ovvio nel fare riferimento al far ricadere anche le mobilità e i trasferimenti nell'ambito del 15%, in qualche misura si spera di contenere il malvezzo, censurato in una serie di sedute segrete di questo Consiglio, di ricorrere non in via residuale ma per principio e nei limiti di legge, alla possibilità di dirigenze esterne. Tuttavia mi sembra che anche se con il miglioramento parziale, il palliativo del far rientrare anche il comando nei trasferimenti, comunque la scelta dell'art. 25 del comma 3 bis sia in qualche misura fuorviante, ipocrita. Dice il consigliere Procaccini: "io ho ritirato l'emendamento che riduceva al 10% perché comunque nel 15% rientravano anche altre figure". La legge mette un tetto del 15% perché la possibilità di ricercare all'esterno figure professionali dirigenziali, oltre a essere allettante per motivi politici che sono ovvi, consente anche di trovare la persona ad hoc, la figura particolarmente qualificata. Tuttavia è ovvio che, allorquando si cerca una persona, il poter cercare nel mare magnum di tutti i soggetti esterni piuttosto che nell'ambito ristretto dei dipendenti regionali o più ampio, ma sempre circoscritto, dei dipendenti di alcune amministrazioni, è una scelta più libera e quindi consente di rivolgersi a un mercato più ampio. Mettere insieme, nello stesso bacino di scelta, sia i dipendenti di altre amministrazioni che gli esterni tout-court e farli concorrere al 15% è una foglia di fico, perché tutti capiamo e sappiamo che sarà molto più facile, per un'amministrazione, prendere un esterno che mi scelgo come voglio, senza problemi di nullaosta da parte di altre amministrazioni, piuttosto che andare a fare una ricerca fra il personale degli altri enti.
Quindi, se lo scopo era di natura economica, cioè contenere il numero di dirigenti che vengono a gravare il bilancio o per retribuzioni o per rimborsi all'amministrazione di provenienza con il comando la cosa ha un senso; non lo ha invece se lo si è voluto leggere come un limite al ricorso alla figura del dirigente esterno, su cui diremo qualcosa in sede di dichiarazione di voto per l'articolo nel suo complesso.
Con questa grande perplessità di fondo, il far ricadere non solo i trasferimenti ma anche i comandi, è un palliativo del malvezzo imposto dall'abuso del ricorso a questa figura esterna e per questo motivo voteremo a favore dell'emendamento e, in caso di sua possibile reiezione, il nostro giudizio nei confronti dell'articolo nel suo complesso sarà vieppiù critico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei consigliare agli amici dell'opposizione di far tesoro di questo dibattito e di farsi consegnare dalla segreteria una copia del resoconto di questa seduta, anche perché nella prossima legislatura, quando questi signori chiederanno la modifica di tutti questi articoli "giunticidi" ci sarà la possibilità... (Interruzione). Era una nota per allentare la tensione. C'è anche l'aspetto speculare della vicenda.
A me sembra, intanto, che questo articolo sia molto ipocrita, perché fare riferimento specifico al vincolo legato alla dotazione dirigenziale complessiva mi sembra una cosa fuori luogo, in quanto è la stessa Giunta che determina la dotazione organica del personale. Ma quello che è stato detto, è stato ripreso — e mi dispiace che da questo punto di vista il coerente Procaccini per motivi di solidarietà politica venga meno a questa linea di trasparenza che aveva assunto rispetto a quello che abbiamo detto questa mattina — è che questa norma è in contrasto con il D. Lgs. 155 che fissa un tetto del 20% per i dirigenti e fissa un tetto del 5% per la seconda fascia, quindi un massimo del 10% che viene sfondato in questa occasione perché la Giunta si arroga il diritto di arrivare al 15% come dotazione esterna, con una scelta che deriva da un giudizio negativo che la stessa Giunta esprime rispetto alle capacità e alla professionalità del gruppo dirigente che questa Regione ha.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'emendamento 24 a partire dal n. 10.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D'Ambrosio assente
D'Angelo no
Donati assente
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe no
Rocchi no
Romagnoli assente
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì
Agostini assente
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli assente
Cecchini no

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Emendamento n. 25. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 25 come emendato. Ha la parola il consigliere Novelli.

ROBERTO NOVELLI. Dopo le molte cose che ci siamo sempre detti in relazione agli incarichi ai dirigenti esterni, alla competenza, alla professionalità acquisita nell'incarico che si va a ricoprire — poi c'è il laureato in filosofia che magari viene a fare una cosa che non è propriamente filosofica e quello che sta all'artigianato che non ha fatto l'artigiano — avevamo immaginato che questa norma di ampia portata fosse l'occasione per mettere un po' di puntini sulle i in modo che quanto accaduto in questo inizio di legislatura non fosse consuetudine perenne. Colpisce il fatto che è richiesta un'esperienza almeno quinquennale nelle attività attinenti alla posizione da ricoprire ed è richiesta la laurea, ma in relazione alla laurea non c'è nessuna prescrizione di riferimento alle posizioni da ricoprire, ovvero io posso essere chiamato come dirigente del settore veterinario, perché ho un cane, e ho una laurea, anche se in giurisprudenza e non in veterinaria. Da questo punto di vista mi sembra che si sia persa un'occasione per andare a garantire, nel ricorso che, comunque, è deteriore e da evitare per quanto possibile, a figure esterne, che la laurea debba essere in qualche misura conferente alla mansione da ricoprire, altrimenti non si capisce perché pretenderla.
Al tempo stesso credo che sarebbe da sottolineare qualche perplessità in relazione al fatto che il Consiglio ha ritenuto di non integrare l'atto con la specifica della verifica sulla presenza di figure professionali in seno alla dotazione organica della Regione. Una tale verifica è già nella lettera e nello spirito della legge, ma nel momento in cui il Consiglio, organo politico — assemblea legislativa — esprime voto contrario, non si può più dire che è implicito l'obbligo di fare ricorso alla verifica della mancanza di figure nella dotazione organica; deve ritenersi che la verifica proposta dal collega Viventi e non raccolta dalla maggioranza del Consiglio non è considerata pleonastica, o superflua, come qualcuno ha voluto ritenere fino a qualche minuto fa, ma addirittura è non voluta da parte della maggioranza di questo Consiglio.
Tra l'altro, mi insegnano i colleghi che i lavori parlamentari sono elemento di valutazione in sede ermeneutica della legge. Per questo motivo annuncio il voto contrario all'articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Questo era uno dei passaggi sui quali, in maniera un po' tranchant il collega capogruppo Ciccioli aveva detto essere imperniata la nostra attenzione massima e la nostra volontà di confronto e di richiesta di apertura e di sensibilità da parte della maggioranza. Questo non è stato, non è, non sarà nemmeno per i prossimi articoli, perché mi pare di aver capito che la riunione di maggioranza si sia conclusa dicendo "stiamo tutti qui, quindi non c'è problema sul numero legale", quindi il rammarico è quello che non vediamo essere, nel merito, in grado di affrontare le questioni e chiarirle nell'aula deputata a farlo, cioè il Consiglio. Questa è una questione dirimente perché, come accennato dai colleghi che mi hanno preceduto, il 10% è tetto fissato dalla legge, con il 15%, ricomprensivo di tutte le spiegazioni di questo mondo, in realtà sfondiamo un tetto indicato.
Su questo si chiedeva la correzione letterale della quota, perché "anche in posizione di comando" era la richiesta formulata con il nostro emendamento, l'articolo 25 è rimasto privo di queste correzioni che si chiedevano in corso d'opera, siamo ancora di più dell'idea che questo dibattito è necessario per far in modo che le posizioni siano nette. Prendiamo le distanze da questo articolo 25 e dall'impianto complessivo della legge. Voteremo contro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'articolo 25 a partire dal n. 22.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni assente
Minardi sì
Mollaroli assente
Moruzzi assente
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi sì
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Articolo 26. Ha la parola il consigliere Novelli.

ROBERTO NOVELLI. Al secondo comma di questo articolo c'è una questione che pone una problematica seria. La previsione di decadenza di tutti gli incarichi dirigenziali allorquando il direttore del dipartimento cessa dal suo incarico pone un problema di questo tipo: i dirigenti della Regione quando cessano dagli incarichi dirigenziali non hanno comunque più rapporto dirigenziale ma hanno ancora il rapporto organico con la Regione. Però, all'articolo 25 approvato alcuni istanti fa, abbiamo riconfermato la possibilità di dirigenti esterni alla struttura organica della Regione che vengono a ricoprire figure dirigenziali per la durata di cinque anni. Mi chiedo: poiché l'art. 26 prevede che la cessazione della funzione del direttore di dipartimento fa venire meno tutti gli incarichi dirigenziali di quel dipartimento, cosa accade se nel dipartimento del dirigente che cessa le funzioni c'è un dirigente esterno alla struttura dell'ente, che quindi non è più dirigente perché cessa le sue funzioni ex art. 26, comma secondo, però non è neanche un rapporto organico di servizio perché non ha una posizione funzionale e quindi si troverebbe immediatamente al di fuori della struttura della Regione? Da questo punto di vista potrebbe essere prevista la cessazione del dirigente del dipartimento come causa di risoluzione anticipata del contratto di incarico a tempo determinato che viene sottoscritto ex art. 25, ma in mancanza di una simile previsione credo che sarebbe difficile andare a porre... E' vero che questa è una legge, però è anche vero che la cessazione dall'incarico superiore credo non possa essere portata, in termini generali, come causa di cessazione anticipata del rapporto d'impiego.
Per questo motivo, o si prevede nell'art. 25 che la durata è cinque anni, salvo cessazione per motivi di legge o altro, oppure sarebbe necessario fare una riserva per l'applicazione ai dirigenti esterni ricompresi in questi dipartimenti in altri uffici. Voteremo contro questo articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Voteremo contro convintamente, per un meccanismo che sicuramente provocherà dei problemi di natura non solo formale, cioè la lettera della legge, ma anche di natura sostanziale, soprattutto per il comma 2. Voteremo contro perché questi passaggi così delicati non possono essere demandati ad indicazioni di natura temporale che poi saranno non rispettati, perché sappiamo che i 30 giorni, i 60 giorni, i 120 giorni sono termini assolutamente ordinatori, che non garantiranno senz'altro l'applicazione di questi meccanismi, perché i termini che abbiamo nelle leggi, nei regolamenti, nei nostri atti non sono rispettati. Questa è la preoccupazione e questa è la motivazione per cui esprimiamo il nostro voto contrario.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'articolo 26 a partire dal n. 5.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli assente
Moruzzi assente
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì

(Il Consiglio approva)

Articolo 27. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Voteremo contro questo articolo, pur essendoci astenuti sull'articolo 15, probabilmente perché l'articolo 15 è stato votato in un'altra fase della lettura di questo provvedimento e ciò può avere influito. Oltre a questa valutazione generale per giustificare un atteggiamento non conforme alla scelta precedente, c'è un giudizio sulla scelta di questo articolo 27 pleonastica in riferimento al contratto collettivo di lavoro che è implicito, mentre valorizza il ruolo del dirigente di dipartimento in contrasto con quanto previsto dall'art. 15, secondo comma, laddove la deliberazione è della Giunta regionale "su proposta del direttore di dipartimento". Se la Giunta regionale ha la funzione provvedimentale e il direttore del dipartimento solo di proposta nella scelta, anche per la definizione di incarichi, posizioni, attribuzioni ecc. dovrebbe essere mantenuta la stessa impostazione.
Per questo motivo, correggendo in parte la valutazione all'art. 15 voteremo contro l'articolo 27.

PRESIDENTE. Pongo in votazione articolo 27.

(Il Consiglio approva)

Articolo 28. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei un chiarimento dal relatore. Quando si parla di durata della responsabilità, si riferisce a tutti i dirigenti, quindi anche ai capi dipartimento, oppure no?

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Oltre a quanto ha già detto il collega capogruppo di Forza Italia, che non trova risposta nelle norme transitorie dell'articolo 34 — e credo che ci siano molti dirigenti che abbiano permanenza nell'incarico oltre dieci anni — colgo anche un contrasto tra la previsione di questo articolo, laddove definisce eccezionale il mantenimento nel ruolo dirigenziale per dieci anni, con l'articolo 25 laddove definisce l'incarico al dirigente esterno "quinquennale e rinnovabile". In coerenza si sarebbe dovuto dire "rinnovabile per una sola volta", perché se non consentiamo ai nostri dirigenti di mantenere l'incarico in una stessa funzione per dieci anni, salvo casi eccezionali... (Interruzione). Credo che la durata non superiore ai cinque anni dell'art. 25 sia tout-court... (Interruzione). Però non possiamo dire "prendiamo uno che ha quell'esperienza lì, quella laurea lì, che è bravo a fare quello, esterno, poi dopo dieci anni lo mandiamo a fare un'altra cosa". Se il dirigente interno ha il limite di dieci anni, dovrebbe averlo anche il dirigente esterno, e non è stato previsto all'art. 25, al di là del discorso che sia rinnovabile una sola volta o non oltre un certo periodo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'articolo 28.

(Il Consiglio approva)

Articolo 29. Emendamento n. 26. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Visto il clima, lo ritiro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'articolo 29.

(Il Consiglio approva)

Articolo 30. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 31. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Chiediamo che l'aula voti contro questo articolo. Si dice che nella legge di approvazione del bilancio pluriennale e in relazione ai vincoli di spesa l'Ufficio di presidenza e la Giunta regionale definiscono le dotazioni organiche. Sono ambiti così ampi di discrezionalità, sui quali veramente l'opera e il ruolo del Consiglio non sono assolutamente in grado di incidere e intervenire, pur riguardando impegni di spesa e di bilancio. Pertanto con una precisa responsabilità consiliare. La maglia larga di questa legge sulla questione della discrezionalità della Giunta è dimostrata da questo articolo. Ecco perché il voto che deve essere dato con una particolare assunzione di responsabilità. Siamo nel passaggio nel quale si stanno ridefinendo i rapporti tra organi di Consiglio e di Giunta e facciamo una legge assolutamente sbilanciata, anche su situazioni nelle qual è il Consiglio che ha la sovranità assoluta, complessiva, generale di indicazione di scelta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'articolo 31 a partire dal n. 12.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo assente
Donati assente
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi assente
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni no
Cesaroni assente

(Il Consiglio approva)

Articolo 31 bis. Lo pongo in votazione

(Il Consiglio approva)

Articolo 31 ter. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 31 quater. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 31 quinquies. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 32, soppresso. Articolo 33, soppresso. Art. 33 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 34. Emendamento n. 27. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Questo emendamento riguarda il centro beni culturali che, come noto, fu creato in precedenza per dare un contenitore a tutta una serie di attività alle quali la Regione voleva dare spazio più ampio. In seguito si sono verificati dei problemi di ripartizione delle competenze tra servizio beni culturali e centro beni culturali, che poi sono stati risolti e in particolare in questa fase si vive una stagione felice di reciproca sinergia fra le due strutture. Nell'ambito delle varie "leggi Bassanini" e delle deleghe dello Stato alle Regioni e agli enti locali, i beni culturali saranno notevolmente implementati. In questa fase, con il comma 6 di questo articolo la Regione decide di sopprimere il centro beni culturali. In altra parte della legge si decide di dare una nuova struttura organizzativa al settore. Qui si tratta di una norma non politica, direi quasi transitoria. In attesa della legge il centro beni culturali sussiste, la Commissione si è incontrata in due occasioni, con i dirigenti sia del centro beni culturali che del servizio ed entrambe le strutture hanno chiesto di mantenere il centro beni culturali in attività, anche perché nel frattempo ci sono una serie di attività programmate che debbono comunque andare avanti e noi andiamo nella direzione di fare un struttura che si chiamerà "ex struttura beni culturali" e non sarà soppressa, in pratica.
Ho rinunciato a chiedere quattro votazioni per appello nominale proprio per fare un appello finale al buon senso, chiedendo che in questi mesi, invece che chiamare la struttura che sussisterà "ex struttura centro beni culturali", rimanga e venga definitivamente previsto dalla legge definitiva, come la Giunta intende comunque fare. Non si tratta neanche di una richiesta politica ma di un atto minimo di buon senso, sul quale ci sentiamo impegnati a non chiedere gli ulteriori sette appelli nominali già previsti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Il percorso che la Commissione in sede di esame della legge ha proposto e individuato dopo la soppressione del centro regionale beni culturali, non so se è stato oggetto di una riflessione, ma quello che è uscito sotto un profilo letterale è abbastanza preoccupante, perché a parte l'apposita proposta di legge entro quattro mesi da parte della Giunta — cosa necessaria, dopo avere eliminato un centro che comunque aveva delle funzioni precipue — il comma 8 prevede che la Giunta disciplina "anche in deroga alle norme della presente legge". Siamo di fronte alla discrezionalità più assoluta su questioni come ricostruzione post-terremoto, stato di emergenza, disposizione programmi di previsione e prevenzione varie ipotesi di rischio. Ci sono settori delicati demandati completamente, con una delega in bianco, agli uffici della Giunta. Non so se è questo il modo migliore per scrivere leggi da parte nostra, perché sono deleghe enormi in bianco lasciate alla più ampia discrezionalità, senza nessun tipo di ancoraggio a dei criteri e a dei paletti.
Ecco perché chiediamo di sopprimere il comma 6. Così facendo, tutti i commi successivi avrebbero altro senso, mitigato rispetto all'esplosività delle previsioni ivi contenute, perché non sopprimendo il centro la discrezionalità sarebbe dentro un contenitore con certezze sia di funzioni che di presenze, a livello di apparato amministrativo-burocratico. Sopprimendo il centro e sostituendolo con una cosa assolutamente indefinita, prima della legge, creeremmo un mostrum giuridico, perché queste sono cose che in Consiglio non dovrebbero essere assolutamente formulate così e accettate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La disponibilità a votare questo emendamento da parte della maggioranza, sarebbe un atto di fiducia anche nei confronti del successivo comma 7 dell'art. 34, perché se dite che entro quattro mesi ci sarà una nuova legge che indicherà un nuovo soggetto in sostituzione del centro, ovviamente l'esigenza di sopprimere il centro regionale per i beni culturali verrebbe assorbita. La volontà di sopprimere questo organismo trasferendo alla struttura le funzioni, in attesa di questo nuovo soggetto, esprime la sfiducia di questa maggioranza nella propria possibilità o effettiva volontà di fare la legge nel termine previsto dal settimo comma.
Per questo motivo crediamo che il voto di questo emendamento non solo marcherebbe l'atteggiamento del gruppo nel prosieguo dell'atto, ma sarebbe anche una dimostrazione di coerenza e di fiducia nella maggioranza, in relazione a quello che ci si accingerà a votare nei commi successivi dell'articolo nel suo complesso.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l'emendamento 27, a partire dal n. 39.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Trenta assente
Viventi astenuto
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli assente
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo assente
Donati assente
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe no
Rocchi no
Romagnoli assente
Secchiaroli no
Silenzi assente
Spacca no
Tontini no

(Il Consiglio non approva)

Sono ritirati l'emendamento n. 28 e il subemendamento 029.

CARLO CICCIOLI. Faccio mio l'emendamento n. 28 e lo illustro.
Questo emendamento era stato discusso in Commissione e si era detto che sarebbe stato proprio il relatore di maggioranza a farne la stesura più opportuna. Rimango perplesso per il fatto che l'emendamento, che era stato verificato con gli uffici, venga ritirato. Addirittura si fa un passo indietro rispetto ai propri atti? Questo è un emendamento che molti dipendenti aspettano da anni.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 28.

(Il Consiglio non approva)

Subemendamento a firma D'Ambrosio all'emendamento 29. Non essendo stato distribuito, ha la parola il Presidente D'Ambrosio per illustrarlo.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Al comma 8 dell'articolo 34 che prevede l'istituzione di strutture per far fronte a situazioni di emergenza-urgenza, potrebbe essere aggiunto un emendamento che reciti: "La Giunta regionale riferisce entro 90 giorni al Consiglio regionale sull'istituzione delle strutture di cui al comma 8".

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Ritengo che sia apprezzabile lo sforzo compiuto dalla maggioranza, almeno per calibrare meglio una cosa che ritengo essere senz'altro non in linea con la necessità di puntualizzare un aspetto normativo. Il passaggio non è compiutamente rassicurante, perché in 90 giorni ci si può riferire anche su cose che sono fuori dal mondo, però riteniamo che tra persone di buon senso la Giunta verrà qui a indicare dei percorsi dettati anch'essi dal buon senso e dalla serietà di un certo tipo di ragionamento sulle strutture, che comunque hanno dei delicati ruoli, compiti e funzioni e che pertanto devono vedere queste garanzie esplicitate. Questo è un passo in avanti, quindi ci asteniamo su questo emendamento, proprio perché riteniamo essere non compiutamente accettabile la discrezionalità più ampia, ma almeno c'è un percorso che in Consiglio regionale potrà essere effettuato, partecipando ad una definizione della struttura che, seppur temporanea, è una struttura essenziale e importante e deve vederci in grado di essere informati per tempo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. A voce alta stavo commentando il tentativo del Presidente di salvarsi in angolo. Nella legge avete previsto che la Giunta modifica in difformità alla legge stessa... (Interruzione). Ma non sta in piedi! Facciamo un testo nel quale specifichiamo questo passaggio. E' assolutamente improponibile. (Interruzione). Secchiaroli, fin quando si scherza va bene, ma se hai deciso di combattere la battaglia abbi pazienza come abbiamo pazienza noi e rimani qui. Fra l'altro sei un lavoratore, sei abituato a lavorare, stai a sentire. Anzi, vi do un consiglio: siccome state facendo spendere ai marchigiani tantissimi soldi, mandate a casa gli autisti e fateli tornare a mezzanotte, almeno si riposano. Ci sono dieci autisti che aspettano fuori da oggi pomeriggio... Cercate quindi di essere trasparenti e seri anche in queste cose.
Non mi sembra che questo passaggio finale del Presidente, attraverso la comunicazione o, se volete, il coinvolgimento formale del Consiglio attraverso una comunicazione, superi questa problematica. Quindi siamo contrari a questo articolo, anche per questo motivo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 0029.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 29. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 34 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 35. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 36. Emendamento n. 30. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 36 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Ribadisco la nostra assoluta contrarietà a questo provvedimento per le motivazioni espresse questa mattina nel corso del dibattito e per rilanciare al relatore di maggioranza il maldestro tentativo di divisione. Pregherei, per le prossime occasioni il consigliere Luchetti di ascoltare meglio e di entrare maggiormente in sintonia con gli interventi dell'opposizione, che certamente possono essere non compresi, ma andare a individuare una diversità di giudizio e di posizionamento rispetto alle cose dette è sembrato eccessivo a me e al Vicepresidente Grandinetti. Debbo fra l'altro scusare il Vicepresidente Grandinetti il quale si è dovuto allontanare perché ha avuto un malore, ma ci tenevo a fare questa precisazione.
Devo qualcosa all'assessore Cecchini. Quando si assumono responsabilità e si governa un ente locale, nel caso specifico la Regione, bisogna anche accettare le critiche che vengono rivolte. Io non mi sono mai permesso di fare affermazioni, nella mia trentennale battaglia di opposizione alle Giunte di sinistra, di un certo tipo. Leggo, in modo che anche i colleghi consiglieri ne possano prendere atto, il testo del parere espresso dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della funzione pubblica, che fa il paio con i due pareri espressi su questa materia relativa alla utilizzazione degli LSU: uno dal dirigente del servizio sanità che esprime una valutazione; uno dal dirigente dell'ufficio legislativo della Giunta che esprime un parere diverso. Innanzitutto, che ci sia una diversità di interpretazione della norma non è un fatto che può essere rimesso alla polemica politica. Lei stessa deve ammettere che ha forse dovuto sollecitare, con molta insistenza, il parere dell'ufficio legislativo della Giunta regionale.
A parte questo, io ho presentato una interrogazione urgente al Presidente della Giunta, per ribadire che la legge non consente l'assunzione degli LSU in un ente diverso da quello che li ha in carica. Lei ha commesso un abuso nel sollecitare — perché lei ha sollecitato — il direttore generale dell'azienda sanitaria di Urbino a stipulare 26-30 contratti di collaborazione coordinata e continuativa da parte del Comune di Cagli, del Comune di Cantiano, della Comunità montana di Urbino, dalla Comunità montana del Catria e Nerone. Il parere del dipartimento della funzione pubblica recita: "Come il comma 4 dell'art. 12 del D. Lgs. n. 468 indica, è previsto che i lavoratori di cui al comma 1...

CRISTINA CECCHINI. E' un'altra legge.

ROBERTO GIANNOTTI. E' la stessa legge. "...LSU impegnati o che siano impegnati entro la data..." (Interruzione). Soprattutto, in relazione a questo, il riferimento che ci interessa recita testualmente: "Le Regioni e gli enti locali possono procedere all'assunzione, mediante selezione, di lavoratori socialmente utili in servizio presso gli stessi enti che li hanno utilizzati", non presso enti diversi. Ad esempio, non è consentito ad un ente locale assumere un lavoratore socialmente utile in servizio presso un altro ente locale. (Interruzione). Assessore Cecchini, mi dispiace deluderla: nella richiesta di parere ho trasmesso la delibera assunta dalla direzione generale della Asl di Urbino che assume i 24. Rispetto a quella delibera assunta dalla direzione generale, viene chiarito, per quello che riguarda la competenza che l'Asl di Urbino non può assumere lavoratori socialmente utili che provengono da altri enti.
Lo stesso riferimento è ripreso in un altro passaggio che specifica che le Asl possono ricorrere alla procedura dell'assunzione nel caso si tratti di lavoratori socialmente utili già in organico, non tanto perché hanno autonomia finanziaria ma perché sono entri strumentali della Regione. Da questo deduco che l'atto assunto dal direttore generale della Asl di Urbino è illegittimo, rispetto al quale ho già sollecitato la revoca e insisto nel dire che mi sentirò costretto, nel caso l'atto non venga revocato, a chiedere che la Corte dei conti svolga una accurata indagine.
Per quello che riguarda l'altra questione, io non voglio essere cattivo e non voglio raccogliere le provocazioni, però insisto nel dire che mi sembra inammissibile... Qui c'è un atto, e lei non può venirmi a dire che riguarda tutti gli Ersu. Certo, riguarda tutti gli Ersu, ma non riguarda un'entità di personale quanto è stato indicato per l'Ersu di Urbino. C'è un ripiano di 34 unità che per una decisione interna fa riferimento a 50 unità, che di fatto è la sanatoria del precariato. Di fatto, con questo atto si realizza la sanatoria del precariato, che è una scelta che politicamente appaga, forse, qualche forza politica, non certamente la mia, ma è una scelta impropria, inopportuna, perché rappresenta una interferenza, una intromissione della Giunta regionale rispetto alla responsabilità gestionale che ha il consiglio di amministrazione dell'Ersu. Se io fossi un consigliere di quell'ente, dopo quella lettera mi sarei dimesso immediatamente, per protesta, contro questo atto di prevaricazione.
Quando dico che c'è una gestione clientelare del personale della Regione non dico cose sballate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Farò una dichiarazione molto breve, ma non posso fare a meno di sottolineare la mia profonda delusione per l'atto che è stato portato a termine. Le condizioni di partenza erano un testo proposto dalla Giunta, sul quale c'è stato ampio dibattito, ci sono state audizioni, i membri della Commissione volonterosi si sono recati alla scuola di Treia per incontrarsi con i dirigenti, vi sono state audizioni in sede di Consiglio, abbiamo lavorato in più sedute in Commissione, abbiamo lavorato anche con reciproca fiducia, perché abbiamo esaminato gli articoli senza andare alle votazioni e poi votando solo alla fine, per cercare di assemblare il testo.
Quindi, complessivamente ci sono stati dialogo e dialettica tra maggioranza e opposizione. Quando poi siamo andati alla fase finale che è quella che conta, il clima è cambiato completamente: tutto ciò che era stato faticosamente conquistato in Commissione si è modificato in senso peggiorativo. Cito due esempi: un emendamento fatto su mandato di tutta la Commissione dal relatore di maggioranza Luchetti, poi ritirato, che riguardava la sanatoria di un piccolo gruppo di dipendenti che ha del contenzioso pensionistico con la Regione; il parere della Commissione seconda, quella che si occupa di personale e bilancio che, così come la legge prevede e permette, può esprimere un parere che non deve essere necessariamente consultivo ma può essere anche vincolante, e immediatamente soppresso.
Gli emendamenti importanti non erano quelli residuali, dell'ultima fase, ma altri. Non c'è stato niente su niente.
Per carità, non so se di patria o di Consiglio regionale, ho rinunciato a chiedere altre 16 votazioni per appello nominale, perché appariva una forzatura e una violenza eccessivamente legittimistica, però credo che oggi la maggioranza non ha fatto un buon lavoro per se stessa, oltre che per l'oggetto, cioè "Organizzazione della dirigenza della Giunta regionale", perché questo è lo strumento di lavoro, e quando voi sciogliete il centro beni culturali senza pensare a niente, senza dare una struttura-ponte, una fase transitoria, fate un cattivo lavoro per le Marche e per il settore. Nessuna motivazione possibile viene accettata e questo mi delude profondamente. Potrò sbagliare nei modi, nei comportamenti, sarò censurabile, ma cerco di dare un contributo di buona fede e questo non viene minimamente accolto.
La seduta di oggi costituisce uno spartiacque, come ha detto anche il Presidente D'Ambrosio. Con il presidente del gruppo di Forza Italia Giannotti, con il presidente del gruppo Cdu Viventi abbiamo deciso di incontrarci a settembre come gruppi e cambiare le modalità di rapporto con la maggioranza, a partire dalle prossime leggi. E' vero, forse dobbiamo fare ammenda — io personalmente, gli altri forse no — poiché siamo stati troppo consenzienti, permettendo a questa maggioranza di produrre qualcosa, al di là della qualità della produzione. Abbiamo sbagliato, non si deve cedere neanche un centimetro di terreno, bisogna obbligarvi a stare qui, e i rapporti saranno molto più difficili alla riapertura di settembre. Questo quanto mi impegno a fare, ovviamente non mi impegno per gli altri ma mi impegno personalmente, perché non è assolutamente corretto che il ruolo istituzionale, non delle forze politiche, sia completamente disatteso. Credo che la posizione possa dare un contributo, e il contributo può essere anche positivo. Non accettarlo significa ignorarci e significa che bisogna attrezzarci in maniera diversa per quanto riguarda il prosieguo dei lavori del Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Siamo ormai in dirittura d'arrivo e alle parole del presidente del nostro Gruppo Ciccioli aggiungo poche altre considerazioni di merito. Questa è una legge molto sbilanciata sotto un profilo sostanziale. Sbilanciata verso la Giunta. E' una legge che invece poteva già prevedere dei passaggi equilibrati nel senso che è auspicato, sotto un profilo di riforme istituzionali e statutarie, cioè meno deleghe in bianco, più indicazioni che vedano il Consiglio in grado di decidere non solo i principi generalissimi e poi lasciare assolutamente mano libera agli esecutivi, ma decidere nel merito, nel controllo puntuale delle scelte, perché il dibattito, la dialettica complessiva dei Consigli devono essere salvaguardati anche negli aspetti delle indicazioni sulla necessità di consulenze, sulla necessità di incarichi esterni alle strutture, sulla riorganizzazione delle strutture stesse. Questi passaggi sono stati invece delegati in bianco alla Giunta e ciò non ci piace. In Commissione l'abbiamo detto, ne abbiamo fatto oggetto di grosso confronto, questo confronto aveva prodotto dei risultati, gli stessi pochi risultati, comunque importanti, sono stati smentiti in quest'aula, quindi c'è stato un atteggiamento assolutamente inaccettabile sotto un profilo politico. Ecco perché la scelta di portare il dibattito anche sotto l'aspetto dell'utilizzo degli strumenti regolamentari a nostra disposizione, un dibattito con un'attenzione alta, la più alta possibile, perché c'è stata una scelta politica non accettabile. Non si possono parlare due linguaggi in due sedi che dovrebbero essere quelle della intersecazione, e mi spiego. Se in tanti casi avete detto che in Commissione ormai abbiamo fatto il lavoro, perché in questo caso tale regola non c'è stata e non è stata applicata? Se in tanti casi avete detto "perché discutiamo lungamente con interventi, controinterventi, dichiarazioni di voto, votazioni per appello nominale, dato che è stato fatto tutto in Commissione?", perché in questo caso questa regola non è valsa? Questo è un atteggiamento politico che non è stato assolutamente accettato da parte nostra. Ecco perché la presenza determinata e forte che comunque vi era, ma che è stata elevata a più alto livello, anche regolamentare, di utilizzo degli strumenti regolamentari, perché non è stato neppure rispettato un impegno che da altri banchi voleva essere il richiamo che ogni volta si faceva in Consiglio, quello della sede di Commissione, della sede di approfondimento tecnico e puntuale.
Questi sono i motivi per i quali voteremo contro questa legge; questi sono i motivi che hanno portato, anche nelle parole del presidente del nostro gruppo, ad una decisione politicamente impegnativa, ma necessaria, perché questo è un passaggio non assolutamente inconsistente: stiamo ridisegnando la Regione nelle sue strutture essenziali, nei suoi gangli vitali. Su queste cose, su questi passaggi non può essere fatta demagogia e non può essere lasciato tutto al caso, all'indifferenza, all'inconsistenza delle presenze, degli impegni politici assunti e da assumere dai rispettivi ruoli, quelli dell'opposizione e della maggioranza.

SERGIO NOVELLI. Una dichiarazione di voto, perché non si vuol fare ostruzionismo e non è che con questo atto cambino i rapporti. Certamente questo è un atto importante che il Consiglio regionale ha licenziato tutto sommato in alcune ore: due ore e mezza questa mattina e tre ore nel pomeriggio. Se l'esame in aula di questo atto, tutto sommato non è stato lungo, nonostante gli interventi dei consiglieri di Alleanza nazionale in questa serata, è perché l'opposizione aveva scelto, per rispetto dei lavori di Commissione, di non andare a porre l'accento su questioni, pensando che si dovesse insistere su altre in cui il lavoro istruttorio in Commissione aveva portato a certi risultati.
Questo è il motivo della amarezza del gruppo di An e dell'atteggiamento preso nell'ultima parte della votazione di questa legge. Questo non vuol dire che adesso saremo cattivi perché prima eravamo buoni ecc., anzi se posso fare una piccola correzione io non credo che l'opposizione, nel tenere in aula i consiglieri di maggioranza faccia un atto di dispetto... (Interruzione). Silenzi, noi pensiamo con grande invidia al collega Cesaroni, ma stavo dicendo appunto questo: il fatto che si dica che lo stare o il non stare, il parlare o il non parlare sia atto ritorsivo o atto rivoluzionario... L'opposizione, parlando fa il suo dovere; la maggioranza fa il suo lavoro. Che questo sia raffigurato come momento di frattura nei rapporti è la dimostrazione che abbiamo un pochino perso la dialettica dei ruoli, quindi lavoreremo per la dialettica dei ruoli.
Ovviamente voteremo contro l'atto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, la proposta di legge, a partire dal n. 23.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli assente
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni
(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Programma triennale regionale aree protette (PTRAP) 2001-2003, art. 7, comma 5, l.r. 28 aprile 1994, n. 15» Giunta (43)

L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 43, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Devo semplicemente rimandare ai contenuti della relazione che ho effettuato qualche settimana fa, perché l’atto sostanzialmente ricalca, nei contenuti, la delibera che avevamo sottoposto due Consigli fa. Nel frattempo abbiamo provveduto, in sede di Commissione, a completare la delibera secondo le indicazioni che il Consiglio regionale aveva dato, quindi i consiglieri trovano nel corpo della deliberazione l’acquisizione del parere favorevole del comitato tecnico scientifico che nel frattempo è stato insediato e trovano altresì, in forma di deliberazione della Giunta, l’istituzione dell’oasi Ripa Bianca.
Colgo l’occasione per illustrare anche gli emendamenti che ho presentato, che sono di ordine formale e tecnico, nel senso che inseriamo nella delibera anche la dicitura dell’avvenuta acquisizione del parere della Conferenza delle autonomie, che era comunque stato acquisto in tempi non sospetti, cioè alla fine dello scorso anno. Inoltre c’è un altro emendamento tecnico che propone di inserire a pieno titolo, fra i beneficiari dei provvedimenti anche la Gola del Furlo e non la Gola della Rossa come avevo erroneamente scritto in prima battuta. Da quando la Giunta aveva deliberato ad oggi, la Gola del Furlo è stata ufficialmente istituita con decreto del Ministero del 6 febbraio 2001, pubblicato nella G.U. del 12 giugno. Per questo motivo abbiamo provveduto a fare un emendamento che prevede anche la Gola del Furlo fra i beneficiari. C’è poi un emendamento del consigliere Moruzzi, trasformato in subemendamento, firmato anche dalla sottoscritta, il cui contenuto riprende un principio che era stato sancito dalla Carta di Fonte Avellana e recentemente ripreso dal protocollo fra la Regione Marche e le centrali cooperative. In sostanza si viene a dare una possibilità alle popolazioni che risiedono in territorio montano di poter avere una priorità, laddove è possibile, di impiegare le popolazioni locali. E’ un emendamento che va nella direzione di agevolare quanto più possibile l’integrazione del reddito in zona montana ed evitare lo spostamento.
Con queste considerazioni invito il Consiglio a votare favorevolmente l’atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Sono stato colui che due sedute fa sollevò il problema della legittimità formale dell’atto che l’altra volta fu proposto in Consiglio per due ordini di motivi. Il primo era l’assenza del parere obbligatorio del Cts, il secondo era la violazione degli articoli 7 e 10 della legge 15 del 1994.
Sulla prima considerazione non mi soffermo oltre, se non andando a guardare il verbale del comitato tecnico scientifico che nel frattempo è stato finalmente nominato, si è riunito e pertanto ha sanato quel vulnus relativo alla mancanza del parere. Sul parere la collega Benatti è stata un po’ omissiva. Il comitato tecnico scientifico mi sembra abbastanza critico nei confronti dell’atto stesso e delle modalità con le quali è stato licenziato, quindi pur condividendo in linea di massima i criteri generali, rileva che “a causa del ritardo della nomina il Cts ha potuto esaminare la documentazione solo poche ore prima della riunione. Alcuni componenti non hanno potuto partecipare data la brevità del preavviso. Vi sono, considerato il ritardo, rilevanti difficoltà nell’esame tecnico della documentazione disponibile”. Non so se questo possa essere considerato un parere positivo, a me sembra molto critico.
Secondo aspetto: l’atto presenta un allegato, la stessa veste formale dell’altra volta. Si tratta dell’istituzione, pur in via temporanea, della riserva naturale regionale Ripa Bianca di Jesi. Ripeto ai colleghi consiglieri e lo diremo anche al commissario di Governo, che l’articolo 7 dà la possibilità di inserire in allegato al programma triennale per le aree protette la proposta di istituzione di nuove riserve o aree se i documenti di indirizzo approvati nella sede della Conferenza per l’istituzione delle aree protette sono passati al vaglio di tale istituzione. I documenti di indirizzo sono allegati alla proposta di programma triennale.
L’articolo 7 dice quindi che si può presentare in Consiglio regionale, in allegato al programma triennale, il documento di indirizzo approvato nella sede di Conferenza per l’istituzione delle aree protette, invece qui si allega un documento che non è stato approvato perché sono decorsi 60 giorni e la Conferenza per l’istituzione delle aree protette non ha licenziato con un voto favorevole il documento. Quindi stiamo facendo un atto che non è previsto, un’attività procedurale che non è prevista dalla legge. Questo è evidente anche leggendo le premesse dell’atto stesso, perché qui si dice “La Conferenza per l’istituzione della riserva generale orientata di Ripa Bianca, a cui hanno preso parte il sindaco del Comune di Jesi e il presidente della Provincia di Ancona non ha approvato entro il termine di 60 giorni il documento di indirizzo”. L’art. 10, comma 4 dice “la Regione si può sostituire”, ma l’art. 10, comma 4 si riferisce all’art. 7, comma 6. Rimanda all’articolo 7, comma 6, perché dice “decorso inutilmente detto termine la Giunta regionale presenta la propria proposta di programma al Consiglio per l’approvazione secondo quanto previsto dal precedente articolo 7”, prescindendo dal documento stesso. Articolo 7, comma 6: “I documenti di indirizzo, in tale sede approvati sono allegati alla proposta di programma”. pertanto, quello che può essere presentato è o un atto autonomo di Giunta, oppure non può essere sostituito con una allegazione, perché l’allegazione è solo quando la Conferenza istitutiva ha detto di sì. Ecco l’irregolarità formale, l’illegittimità formale. La Regione si sostituisce alla Conferenza, passa oltre la Conferenza, però con un atto autonomo, non allegandolo. L’allegato è solo quando l’atto è ormai stato approvato dall’altro livello istituzionale.
Noi siamo assolutamente convinti del fatto che questo atto formalmente non sia legittimo, lo diremo, lo indicheremo anche agli organi di controllo, nella sostanza siamo molto critici nella gestione delle aree protette, ho qui una delibera del 10 luglio 2001, n. 1582, “Concessione per l’anno 2001 di una quota parte de contributo regionale”.
Non so se tutti i colleghi consiglieri sono al corrente che per le spese di funzionamento il parco del Conero spende 313 milioni da assommare alle spese di investimento per altri 437 milioni, cioè 750 milioni circa che sono quota parte del contributo annuale, 6/12. Un miliardo di lire per il funzionamento del solo parco naturale del Conero. Per il Sasso Simone e Simoncello stesso discorso: 301 milioni spese di funzionamento e 396 milioni per spese di investimento. Quanto si spende, allora, per le aree protette? Solo per questa quota parte abbiamo impegnato la somma di 1.400 milioni nel capitolo 2132104 e 1.800 milioni per il 2132201. Complimenti: 3.200 milioni, 6/12. Non sono cifre irrilevanti, anzi sono cifre importanti, perché se andiamo a moltiplicarle per due sono 7 miliardi di spese per le aree protette regionali. Vorrei sapere i risultati della gestione delle riserve naturali, che cosa stanno producendo e hanno prodotto in termini di difesa della natura, di difesa del suolo e anche di incremento di iniziative a sostegno di quei territori, perché erano state predisposte in questo senso, dovevano essere un volano per lo sviluppo. Vorrei conoscere qualche risultato, perché mi pare che gli impegni regionali siano forti sotto un profilo finanziario. Bisognerebbe anche andare a fare un sondaggio fra le comunità locali. Non vorrei che questi fossero soldi spesi poi in maniera improduttiva, inefficace o addirittura in ostacolo allo sviluppo delle realtà territoriali locali, come purtroppo è ed è stata la logica dei parchi in questa regione. Vorremmo allora che anche sulla sostanza si facesse un bel dibattito scevro da ipocrisie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Questo documento dovrebbe essere, in teoria, un documento finanziario, con i criteri di ripartizione dei fondi a disposizione per i parchi. Non capisco perché all’interno di questo documento che dovrebbe essere contabile e finanziario è inserito un punto relativo a “Individuazione di nuove aree protette da istituire nel triennio di riferimento”. E’ giusto questo? Io sono comunque personalmente contrario all’istituzione di questi nuovi parchi a Valleremita, all’Alpe della Luna, a Montecucco ecc. e comunque all’istituzione di nuovi parchi senza prima aver messo in moto tutta quella serie di confronto democratico, partecipativo con le popolazioni locali, con le persone interessate. Non credo che questo punto debba essere inserito all’interno dell’atto e comunque sono personalmente contrario per questo motivo.
Nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo tra la Regione e la società che è stata incaricata del piano faunistico, che è lo strumento idoneo per la pianificazione di tutte le attività faunistiche e venatorie, quindi anche per la individuazione della percentuale delle aree che possono essere messe a disposizione effettivamente per tali attività.
Sarebbe quanto meno sensato e giusto far sì che il piano che riguarda l’istituzione di nuove aree protette e il piano faunistico venatorio viaggiassero di pari passo, in maniera tale da evitare comunque che ci sia una discrepanza, una netta contraddizione fra questi due piani.
Per queste motivazioni molto serie, molto concrete, se si arriverà alla votazione di questo atto il mio voto e quello del Cdu sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Non sta a me ma al consigliere Brini illustrare la posizione del gruppo rispetto a questa materia che è stata oggetto di un dibattito in Commissione ed è già stata anticipata in una precedente seduta di Consiglio.
Vorrei riproporre in termini abbastanza netti il problema che il consigliere Viventi ha ripreso e che appartiene ai due emendamenti che noi abbiamo presentato. Questo è, sostanzialmente, un documento di programmazione finanziaria, o almeno dovrebbe essere un documento di programmazione finanziaria. Se andiamo a sfogliarlo, il contenuto dell’intervento è legato al riparto delle risorse finanziarie disponibili ai criteri che sono stati utilizzati per la definizione delle quote da assegnare ai parchi e via dicendo.
E’ abitudine, è un malvezzo delle Giunte inserire in questo documento la previsione di ulteriori aree protette. (Interruzione del consigliere Benatti). E’ vero, ma a nessuno può sfuggire che nel riportare nel programma triennale questa previsione, salta un istituto fondamentale, quello della partecipazione popolare a cui lei dovrebbe essere affezionata come me. I cittadini non sanno niente di queste cose. I cittadini di Borgo Pace o della zona di Fano non sanno niente, così come non sanno niente, probabilmente, gli amministratori locali che non hanno partecipato alla Conferenza delle autonomie. (Interruzione del consigliere Benatti). E’ prevista la riserva naturale della foce del Metauro, così come sono previsti i nuovi parchi dell’Alpe della Luna.
La nostra preoccupazione, la nostra scelta è di chiedervi un atto di rispetto nei confronti dei cittadini delle Marche, nei confronti delle popolazioni interessate, perché è inammissibile che si possa approvare un atto saltando il principio della concertazione e della partecipazione, anche perché a nessuno può sfuggire che fra sei mesi, quando cominceremo a discutere di queste cose, quando si attiverà il confronto, ci verrete a dire “questa è una scelta già fatta attraverso il piano triennale”. Questo è il vizio, Presidente Minardi. Credo che anche lei debba farsi carico di questa preoccupazione, visto e considerato che due di queste aree appartengono alla provincia in cui lei in qualche modo è eletto.
La nostra proposta è quella di stralciare dal piano l’art. 3 così come quella di stralciare dal piano questo articolato più complessivo che riguarda l’organizzazione della riserva naturale di Ripa Bianca, rispetto alla quale, peraltro, mi risulta che non abbia avuto il consenso della Conferenza delle autonomie, quindi viene proposta in carenza di un altro requisito fondamentale. Certo, si potrà dire “non è stato espresso questo consenso”, così come ci sembra che voler addirittura inserire nel programma triennale l’articolato relativo alla organizzazione della riserva è troppo.
Noi riteniamo che la discussione sulle nuove aree protette, così come la discussione sul regolamento debba essere un fatto a se stante, quindi debbano essere portati in Consiglio e in Commissione gli atti relativi che si debbono poi discutere attraverso i meccanismi che le Commissioni studieranno — parlo del meccanismo della partecipazione dei cittadini — altrimenti si compie un atto grave. Caro Minardi, si finirà per fare questo grande sgarbo di democrazia che è stato fatto per la Gola del Furlo. Lei sa meglio di me, abitando a qualche chilometro da quella gola, che la Gola del Furlo è stata istituita con un programma triennale senza che i cittadini di Acqualagna o Fermignano fossero informati minimamente della cosa, e sfido chiunque a sostenere il contrario.
Noi insistiamo perché siano stralciati dal programma questi due riferimenti. Se sarà così il nostro gruppo è disposto a votare l’atto, altrimenti non voteremo questo atto che riteniamo lesivo degli interessi delle popolazioni interessate.
Debbo comunque ritenere che questo è un atto illegittimo, perché se non vado errato, sia la legge nazionale sulla caccia sia la legge regionale 7 che regola l’attività venatoria, definiscono un tot di superficie del territorio regionale nella quale è impedito l’esercizio dell’attività venatoria. Credo che nelle Marche abbiamo già superato di gran lunga quella percentuale, quindi con questa previsione andremo a sballare. Personalmente, se le associazioni venatorie producessero anche un’osservazione precisa all’autorità amministrativa, ritengo che rischieremo anche di incorrere in questo aspetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

ROBERTO NOVELLI. Condividiamo le perplessità sulla natura bicefala di questo provvedimento, che è un piano finanziario laddove assegna risorse, anche se alcune cose andrebbero dette su come vengono ripartite queste risorse, mentre invece non è condivisibile la scelta di utilizzare lo strumento per implementare il numero di aree vincolate. Noi riteniamo che la tutela del territorio vada fatta sull’intero territorio regionale e non è più titolato il territorio in cui ci sono molte riserve, molti parchi. Se così fosse le Marche, che a ogni pie’ sospinto ne hanno una in più, dovrebbero essere un paradiso della conservazione della natura, e questo non è.
Mi pongo il problema di Ripa Bianca di Jesi, che è una realtà che neanche dimensionalmente giustifica un vincolo di questo tipo, mentre invece esiste l’esigenza del territorio tutto, anche al di là della presenza di uno strumento di questo, tipo, un carrozzone in qualche caso, di una delega alle associazioni di diritto privato.
Accanto a questo, una ulteriore perplessità riguarda il fatto che in questo atto viene inserito, nell’ambito delle aree protette il finanziamento del progetto CIP. Tra l’altro le Marche sono regione che per l’orografia delle coste non si presta a un discorso di parco marino in nessun modo, le nostre coste hanno una fortissima vocazione turistica, una grande antropizzazione. Il voler finanziare con importi consistenti — si parla di oltre un miliardo nel triennio — le “coste italiane protette” che allo stato non sono neanche un’area di tutela ma un’ipotesi di area, un progetto fatto principalmente dal parco del Conero di Ancona e altri enti parco in Italia, costituisce sicuramente una fuga in avanti, anche perché non dobbiamo pensare che CIP sia lo strumento per tutelare le coste, le coste vanno tutelate dalle leggi e la creazione di un parco marino in questo momento sarebbe vista, in qualunque parte del territorio, come una ulteriore difficoltà alle attività della costa e da questo punto di vista non si giustifica la scelta di rinnovare anche nei prossimi esercizi il finanziamento per il progetto CIP. Il piano è piano per la tutela delle aree protette; che con lo stesso motivo si finanzi anche lo studio per l’estensione di queste aree, a me sembra che sia una cosa non condivisibile.
Nel complesso, la decisione della maggioranza di accettare o meno la divisione della parte del piano finanziario dalla parte espansione aree protette, sarà il punto di discrimine del nostro atteggiamento nei confronti dell’atto amministrativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Nella precedente seduta, sia da Forza Italia che da Alleanza nazionale che dalla collega Benatti era stato chiesto il rinvio di questo argomento. A seguito del riesame emerge giustamente che questo argomento deve essere affrontato in una luce, in un’ottica diversa rispetto all’ultima seduta del Consiglio regionale. Chiedo all’assessore competente, alla luce anche del parere del comitato tecnico scientifico, che oltre a fare alcune osservazioni ha fatto anche alcuni suggerimenti a tal proposito, cosa ne pensi.
Come diceva il consigliere Pistarelli non condividiamo la relazione positiva da parte del relatore di maggioranza consigliere Benatti. La documentazione che è stata fornita al comitato tecnico scientifico è stata non condivisa da parte dei componenti dello stesso comitato perché consegnata in ritardo, quindi non si è potuto fare uno studio adeguato, tanto è vero che alcuni componenti non hanno partecipato alla votazione a causa dei tempi troppo stretti. Pensavamo che lei, assessore, fosse stato informato anche di questa difficoltà, tanto è vero che il comitato tecnico si è espresso in modo anche critico, perché dice “a causa del ritardo del Consiglio regionale sono state determinate rilevanti difficoltà nell’esame tecnico della documentazione disponibile”. E sono state avanzate tre proposte rispetto alle quali gradiremmo avere, in questa sede, delle risposte. Dato che è un comitato eletto recentemente, tra le varie richieste che ha fatto dice che occorre prevedere un adeguamento annuale, come da art. 7 della legge 15/94, anche in relazione ai nuovi flussi finanziari. Il comitato tecnico chiede quindi che il piano sia rivisto dopo un anno e chiede se c’è la disponibilità da parte della Giunta ad accogliere questa richiesta. Inoltre, il comitato tecnico scientifico chiede anche di valutare e riconsiderare i criteri di ripartizione, in collaborazione con i soggetti gestori, quindi dice di rientrare anche nel merito. Infine dice che “ritiene inoltre necessario un diretto collegamento con Giunta, Commissione permanente e Consiglio regionale. Sono tre richieste molto importanti che evidenziano una chiara carenza.
Con senso di responsabilità, abbiamo dimostrato questa sera che la richiesta di rinvio nel precedente Consiglio regionale non era una strumentalizzazione demagogica o il voler far saltare questo atto amministrativo, ma una richiesta legittima e ponderata.
In Commissione ci siamo trovati d’accordo a mandare avanti l’atto, anche se c’erano tutti gli estremi per rinviare ulteriormente questo punto all’ordine del giorno per le motivazioni che abbiamo detto, cioè per il fatto che il comitato tecnico scientifico non è stato documentato tempestivamente e non tutti i componenti hanno potuto prendere atto della documentazione. Questa sera rimaniamo in aula per approvare un provvedimento così importante, quindi D’Angelo e Moruzzi debbono prendere atto che non facciamo demagogia e strumentalizzazione, ma rimaniamo a lavorare e a produrre atti consentendo alla maggioranza, anche quando non ha i numeri, di poter andare avanti con i lavori, però pretendiamo rispetto per le nostre proposte, per le nostre richieste e pretendiamo di avere anche delle risposte sulle richieste che facciamo.
Concludo dicendo che sarebbe stato opportuno che l’assessore ci avesse illustrato il parere che il comitato tecnico scientifico — che a causa della fetta non è stato neanche battuto a macchina, ma consegnatoci scritto a mano — ha espresso. Mi sembra quindi che partiamo già con il piede sbagliato, con una scarsa collaborazione fra il comitato tecnico scientifico e l’assessorato. Se non è stato informato l’ufficio, è una cosa gravissima che ci dà qualche preoccupazione anche per il futuro. Quindi il voto è contrario, così come diceva Giannotti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Ringrazio il Presidente e il Consiglio perché, nonostante l’ora, si è voluto affrontare questo argomento. Proverò soltanto a rispondere alle cose che più direttamente mi coinvolgono.
Sono informato di ciò che ha scritto il comitato tecnico scientifico e ho recepito anche una richiesta da parte del presidente di tale comitato, che ovviamente vuol fissare un appuntamento, giustamente, opportunamente, al di là della frettolosità con cui abbiamo affrontato questo passaggio istituzionale previsto per legge, per impostare un adeguato lavoro scientifico.
Non soltanto nel merito vi sono alcuni aspetti come già accennato, ma vi sono anche altri passaggi istituzionali sui quali il comitato può dare un contributo significativo. Vista la volontà espressa in questo Consiglio in diverse occasioni, anche quando si poneva l problema se utilizzare o meno il comitato scientifico e ribadita al volontà da parte del Consiglio di utilizzare questo organo previsto dalla legge, confermo questa disponibilità, confermo la volontà di entrare anche nel merito di quelle decisioni. Ovviamente, il problema dei parchi non è problema soltanto dei direttori, dei presidenti o dei consigli di amministrazione. Questo non vuol dire inficiare la loro autonomia ma vuol dire rendere partecipe anche il mondo accademico scientifico e soprattutto far sì che quelle popolazioni dove esiste già un’area tutelata ma dove verrà insediata formalmente, queste colgano appieno e prima possibile il beneficio di avere un’area tutelata. Questo è lo sforzo verso il quale stiamo andando, perché soltanto se chi risiede in quei posti comprende il bisogno, la necessità di tutelare un patrimonio che è di tutti, si salvaguarda la finalità con cui stiamo tutti lavorando, perché quello che stiamo facendo è finalizzato allo sviluppo sostenibile sul quale stiamo tutti lavorando.
Chiudo qui il mio intervento recependo appieno quanto suggerito dal consigliere Brini e recependo anche quello che il comitato scientifico porta avanti. Sarà mia cura prendere rapporti con loro e avviare questo intenso e serio dialogo costruttivo.

PRESIDENTI. Procediamo con la votazione degli emendamenti.
Il primo emendamento è a firma del consigliere Benatti, ed è stato già illustrato. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento 01 bis, sostituito con lo 001 bis, che non è distribuito in quanto cambia soltanto la dicitura. Ove si dice “gli enti gestori di norma debbono consentire l’utilizzo...”, si intende “gli enti gestori di norma debbono favorire l’utilizzo di risorse umane locali, ai fini di contrastare lo spopolamento delle zone montane secondo le finalità del protocollo d’intesa di promozione delle aree protette naturali sottoscritto dalla regione Marche e dalle centrali cooperative”. L’emendamento è a firma Benatti e Moruzzi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Decadono quindi gli emendamenti 01 bis ed 1 bis.
Emendamento n. 2 a firma Giannotti, Brini, Ceroni e Fava. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 3 a firma Benatti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Subemendamento 04 a firma Benatti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 4 a firma Benatti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 5 a firma Giannotti, Brini, Ceroni, Favia, Cesaroni e Grandinetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Non sono stati accolti emendamenti che andavano nella direzione che avevo indicato, cioè lo stralcio dell’allegato. Non è infatti possibile istituire un’area protetta attraverso questa procedura. Questo inficia gravemente l’atto e su queste questioni dovremo per forza di cose ritornare, dato che l’aula non ha accolto l’invito del consigliere Giannotti che era stato da me esplicitato nel precedente intervento.
Siamo di fronte a un atto che nel suo complesso non garantisce assolutamente una verifica su come sono state fino ad oggi destinate risorse consistenti ed ingenti, siamo di fronte ad un atto che è la “moneta risarcitoria” per quanto riguarda soprattutto il gruppo Verdi che era stato ferito per quanto riguarda l’assetto di Giunta. Mi pare che sia una moneta un po’ troppo scarsa per essere risarciti di quel vulnus, comunque loro si accontentano e continuano a sostenere una maggioranza che senz’altro, sotto un profilo di sensibilità a certi valori e a certi principi non ci sembra essere un fulmine di guerra, ma così è e così va la storia politica della nostra Regione. Noi siamo invece insoddisfatti sia della gestione di queste risorse sia della loro distribuzione sia della politica di ampliamento di zone, di aree protette. L’ambiente è altra cosa rispetto all’ambientalismo. Diceva un intellettuale della nostra parte politica “l’ambiente sta all’ambientalismo come il polmone alla polmonite”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Come gruppo di Forza Italia ci asteniamo, come anticipato dal consigliere Giannotti. Non è stato accolto nessun emendamento, pertanto annunciamo, ripeto, il voto di astensione.
I Verdi, ogni volta puntualmente, criticano Forza Italia per il suo modo di operare, di lavorare. Noi abbiamo dimostrato con i fatti e con gli atti che stiamo qui per lavorare seriamente sulle cose concrete. L’abbiamo dimostrato questa sera e l’abbiamo dimostrato anche nell’ultima riunione della quarta Commissione in cui Forza Italia ha permesso di portare in aula la legge sull’elettrosmog, cosa che trovava e troverà sicuramente grosse difficoltà all’interno della tua maggioranza, collega D’Angelo, e all’interno della tua coalizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D’ANGELO. Mi ritengo in diritto di dover dare una brevissima risposta a questi ultimi riferimenti al “pagamento” nei confronti del gruppo Verdi. Il Ptrap è un atto molto importante per la valorizzazione della vocazione del territorio della nostra regione, non è una moneta di pagamento, è un atto di questa maggioranza, quindi queste insinuazioni le respingo al mittente. Per quanto riguarda la legge sull’elettrosmog ti posso assicurare, carissimo Brini, che dovrà arrivare in aula e anche quello sarà un atto di questa maggioranza e non un fatto solamente dei Verdi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 43.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modificazioni alla l.r. 5 agosto 1992, n. 34: Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio» Giunta (42)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 42, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. La proposta di legge che discutiamo non è la nuova legge urbanistica, nel senso che essa modifica parzialmente la legge 34. La nuova legge urbanistica, da una lettera che è stata inviata dall'assessore in Commissione, ha iniziato il suo iter con uno studio tecnico e verrà successivamente portata all'attenzione del Consiglio. Quindi noi parliamo di una modifica parziale che ha come obiettivo quello di rendere più chiaro l'iter di approvazione dei piani regolatori da parte dei Comuni e delle Province e di semplificare questo iter, soprattutto nei tempi. Questa è un'esigenza fortemente sentita e più volte manifestata dalle stesse Province e dagli stessi Comuni marchigiani, soprattutto dopo che il Tar delle Marche con una sentenza aveva dichiarato che la competenza dell’approvazione dei piani regolatori non era delle Giunte provinciali ma dei Consigli provinciali. Fino a quel momento, su quattro Province marchigiane, tre adottavano il metodo dell'approvazione tramite la Giunta e soltanto una tramite il Consiglio. Voglio ricordare che nella precedente legislatura abbiamo cercato di porre rimedio a questo fatto con due proposte di legge che erano state approvate dal Consiglio e interloquite dal Governo, probabilmente perché non erano sufficientemente motivate e articolate.
Perché è giusto che la competenza del parere sui piani regolatori dei Comuni sia della Giunta e non del Consiglio provinciale? Intanto per una questione di analogia con quello che avveniva prima quando non c'era la delega alle Province ma la competenza era della Regione. In quei momenti non era il Consiglio regionale che approvava i piani regolatori dei Comuni ma la Giunta attraverso il parere del comitato urbanistico regionale. Il secondo motivo, quello più sostanziale, perché ci deve essere una distinzione dei ruoli. L'approvazione dello strumento urbanistico comunale è una competenza dei Consigli comunali, mentre alle Province deve essere riservato un ruolo diverso dall'approvazione, quello di esprimere un parere sulla compatibilità di quei piani regolatori, quindi una verifica, nel rispetto delle leggi, con i piani — Ppar, Pit, Ptc — e tutti gli strumenti di programmazione sovracomunale.
C'è quindi una motivazione anche di sostanza in questa proposta. Voglio sottolineare, da questo punto di vista, che il parere che le Province eserciteranno non sarà un parere non vincolante, perché se non ci sarà il parere positivo delle Province i Comuni non potranno approvare definitivamente i piani regolatori, anzi nell'ultima istanza, se i Comuni non si adegueranno alle prescrizioni della Provincia dovranno addirittura ripartire da capo con l'iter, quindi si tratta di un parere, ma molto vincolante quello esercitato dalle Province.
Noi abbiamo fatto in Commissione un intervento che ha modificato anche se non ha cambiato la natura e la filosofia della proposta di legge, molte cose, soprattutto per quanto riguarda i tempi. Abbiamo cercato di accorciare i tempi a disposizione delle Province per esprimere il parere, perché nella proposta iniziale, tra i 180 giorni iniziali che una Provincia aveva, la possibilità di interrompere questi 180 giorni e farli ripartire ex novo dopo la risposta del Comune potevamo arrivare al limite di quasi un anno di tempo per esprimere un parere che ci sembrava effettivamente eccessivo, quindi abbiamo modificato questi tempi riportando a 180 giorni complessivi e massimi. L'altra introduzione importante prevista in Commissione è stata quella di prevedere una forma di contraddittorio tra Provincia e Comune, perché nella proposta iniziale, rispetto a osservazioni della Provincia il Comune aveva solo due possibilità: o si adeguava, oppure doveva ricominciare l'iter del piano regolatore. Noi abbiamo invece introdotto un passaggio intermedio, per cui diamo la possibilità ai Comuni di interloquire con la Provincia e controdedurre. Se poi la Provincia mantiene le proprie posizioni è chiaro che il Comune stesso deve adeguarsi.
Chiudo questa mia velocissima illustrazione, dicendo che in Commissione è stato fatto un buon lavoro, abbiamo cercato di recepire le indicazioni che erano venute dalle audizioni e dal dibattito in Commissione stessa, tanto è vero che l'atto è stato licenziato senza alcun voto contrario, con una sola astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Chiedo all'aula attenzione su questo testo di legge, perché non si tratta di un passaggio insignificante, anzi è un passaggio pieno di ricadute sotto un profilo sia formale che sostanziale, assolutamente non positive.
In linea generale questo atto arriva tardi rispetto a quello che si sta discutendo anche a livello generale e che è stato già oggetto e patrimonio di discussione e di attuazione normativa in tante altre Regioni. Noi ci attardiamo ancora sull'impianto della 34 quando il quadro normativo nazionale sta cambiando e addirittura sta superando i piani regolatori. Quindi arriviamo tardi, con uno strumento vecchio, mentre in tante Regioni lo strumento "piano regolatore" è scomparso, superato dai piani-programma, dai piani integrati, da altre questioni che non sono più quella visione ancorata a un certo tipo di assetto del territorio e di controllo, quella di fare il piano complessivo in cui si individuava tutto, dalla strada al marciapiede, dal vincolo urbanistico all'agricoltura, alle zone verdi ecc. Adesso ci sono piani-programma, piani settoriali, piani di integrazione di vari soggetti e interventi di vari soggetti che interloquiscono — privato e pubblico — tra di loro e danno risposte e soluzioni concrete, immediate a settori e zone, non facendo perdere di vista il complesso delle vicende.
Questa proposta che arriva oggi è già vecchia, datata, superata come in parte ha già riconosciuto il relatore dicendo "questa non è una nuova legge urbanistica". Ce ne siamo accorti, proprio dall'impianto, dall'impostazione.
Si fanno scelte di dubbia ricaduta positiva. Vi leggo solo la parte relativa alla Provincia, che va a verificare, con un parere, la conformità del Prg alla normativa vigente, ma non più "la coerenza degli obiettivi e dei contenuti del Prg". Occorre la Provincia per fare la verifica al Ppar, al Pit, la coerenza ecc? E' il dirigente che firma, il sindaco che firma, il Consiglio comunale che vota. Occorre questo passaggio? O il passaggio è perché c'è un soggetto sovraordinato che controlla come viene gestito il territorio, e allora deve entrare nel merito delle coerenze e degli obiettivi, nel merito dei contenuti, oppure non è. A che serve questo passaggio con la Provincia? Eliminiamolo, perché è solo un modo per rallentare cose che devono essere di responsabilità diretta e immediata delle amministrazioni che votano, firmano, propongono. Serve il timbretto per attestare che il Ppar effettivamente dice quello? Ma il Ppar è legge, il Pit è legge... (Si dice: "Ma chi lo controlla?"). Come sarebbe a dire "chi lo controlla?". La responsabilità è del dirigente, di chi lo propone, di chi lo firma, del tecnico dell'amministrazione, di chi lo vota. E' chiaro che si fa nel rispetto delle leggi. L'autorizzazione o la concessione data è nel rispetto delle leggi. La stessa cosa l'adozione o l'approvazione di strumenti. Si fanno cose contra legem? La Provincia era prevista per verificare che non si fosse fatto, del tessuto urbanistico, una cosa incoerente e a quel punto era giustificabile, ma abbiamo visto che ci sono state tante discussioni che hanno portato a tanti rallentamenti e a tante difficoltà — chi ha fatto il sindaco o l'amministratore lo sa — e la Provincia era solo un modo per prendere per la gola le amministrazioni e i loro tecnici che andavano là e dicevano "ma fateci passare questo". A volte venivano fatte incoerentemente e inspiegabilmente certe osservazioni dagli uffici di piano della Provincia. Anche con la delega alle Province, i tempi elefantiaci della Regione sono rimasti tutti, anzi sono aumentati: ci sono piani regolatori che, pure al vaglio delle Province, da anni sono giacenti senza avere fatto un passo anche minimo in avanti. Sarebbe stato più coraggioso sopprimere direttamente questo passaggio e non parzialmente per fare un po' contento l'uno e un po' contento l'altro. Infatti, adesso sono scontenti tutti, anche se le Amministrazioni sono un po' più sollevate, sono contente di questo passaggio di maggiore snellimento, però sicuramente non in maniera compiuta perché comunque il laccio c'è, l'ostacolo c'è, anche se inferiore, ma questo non ci convince. O c'è perché è un controllo serio nel senso di funzionalità, efficiente, efficace, snello, oppure non c'è. Come d'altronde è nelle linee generali che dicono ormai che i piani regolatori generali, così come concepiti fino ad oggi devono essere superati da altri strumenti più snelli, più immediati d'intervento. Si può essere d'accordo o meno. Per esempio, sotto questo profilo noi siamo un po' più sensibili al fatto che non debba essere tutto demandato alla trattativa diretta, immediata con i titolari di aree o di situazioni e si debbano porre dei paletti, dei criteri generali, perché il territorio può essere, anche in presenza di piani regolatori, di piani sovraordinati ecc. — siamo stati abituati per anni a vedere questo tipo di scenario — oggetto di scempi difficilmente rimediabili, perché abbiamo visto costruire brutte città, brutti quartieri, quartieri invivibili.

PIETRO D'ANGELO. Guardate Porto Civitanova!

FABIO PISTARELLI. Ti parlo dei tuoi anni, degli anni delle Giunte rosse. Quante cose sono state fatte a Civitanova, a Porto Recanati con le Giunte di sinistra! Dobbiamo riconoscerlo reciprocamente.
Così come concepita, questa proposta di legge non la accettiamo, perché è una via di mezzo che non rappresenta né il nuovo che, pur discutibile potrebbe comunque essere una strada da percorrere, né quello che c'era prima, cioè una via che non garantisce, che lascia un po' più di libertà, ma con i soliti passaggi burocratici, procedurali e non sostanziali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Non rispondo a D'Angelo, altrimenti lui chiede nuovamente di parlare, per fatto personale. Non ho capito cosa voleva dire con il riferimento a Civitanova. Quando vuole, insieme a Silenzi gli facciamo fare un giro della città e potrà vedere com'è cambiata in sei anni. L'ha testimoniato anche il Presidente D'Ambrosio il quale, ogni volta che viene a Civitanova, vede sempre qualche cosa di nuovo, qualche cosa di diverso, qualche cosa di positivo. Peccato che D'Angelo non ci viene mai: forse qualcuno glielo racconta.
In Commissione ho dato il mio assenso a questa proposta di legge, anche se il commissario di Alleanza nazionale aveva qualche perplessità, come manifestato da Fabio Pistarelli. A nostro avviso — parlo del gruppo di Forza Italia, compresi gli assenti, fatta eccezione per alcuni emendamenti che il collega Ceroni illustrerà e che mi auguro l'aula recepisca — si tratta di una proposta di legge molto interessante, che in questa fase delicata per i Comuni e le Province, dà un'indicazione chiara su quello che si può fare e su quello che si deve fare. C'è una sentenza del Tar relativamente alle competenze tra Giunta e Consiglio, recentemente c'è stata una risposta da parte del Consiglio di Stato. Da quello che ho potuto ascoltare e recepire ancora non c'è chiarezza nella materia, quindi molti sindaci e presidenti di Provincia ancora si trovano in difficoltà.
Quello che abbiamo portato in Commissione, all'inizio ha creato difficoltà anche con qualche mio collega del gruppo, perché quando vai a portare qualche cosa di innovativo, preoccupa sempre il perché si vogliono raggiungere certi obiettivi, certi traguardi.
Il nostro contributo deriva anche da una piena autonomia dei Consiglio comunali rispetto agli strumenti urbanistici delle loro città. Non è giusto che i presidenti delle Province, le Giunte provinciali e gli stessi Consigli provinciali entrino nel merito urbanistico per quanto riguarda le competenze dei Comuni.
Quello che diceva prima l'amico Pistarelli, sotto certi punti di vista può essere anche comprensibile, ma noi abbiamo approfondito questo argomento in sede di Commissione: perché la Giunta provinciale deve esprimersi anche su questi temi? A nostro avviso deve esprimersi, la Giunta provinciale, non sulle scelte urbanistiche normali, naturali di crescita e sviluppo di una città, ma deve esercitare funzione di controllo sulla conformità dei piani regolatori che i Consiglio comunali approvano. Per quanto riguarda le previsioni del piani territoriali, dei programmi di carattere sovracomunale — Ppar, Pit, Ptc — Pistarelli giustamente dice "basta un semplice dirigente", però dobbiamo eliminare il Co.Re.Co. e tanti altri organismi. Secondo me, una funzione di controllo deve comunque rimanere. Per esempio, i bilanci comunali devono essere esaminati dagli organi di controllo, altrimenti basterebbe una semplice certificazione del dirigente per approvarli. Secondo me non è una perdita di tempo. L'unica cosa che ci divideva in Commissione riguardava la tempistica. Per quanto ci riguarda, come Forza Italia eravamo per tempi più ristretti, tanto è vero che abbiamo dato mandato al relatore di maggioranza consigliere Franceschetti di verificare se l'Anci era disponibile rispetto ai 90 o 180 giorni. Questo era l'unico punto che ci divideva, ma nello spirito della legge noi non siamo arrivati in ritardo; siamo sicuramente arrivati in ritardo rispetto a un problema che aveva anni di attesa, che forse si doveva affrontare molto prima, ma nel merito della proposta di legge, secondo me abbiamo fatto qualche cosa di positivo che permetterà sia ai sindaci che alle Province di lavorare tranquillamente, serenamente con documentazione chiara, con una legge chiara, ciascuno per la propria competenza. Secondo me la Giunta provinciale, a questo punto non ha più l'arma che consentiva di chiedere, a un sindaco di diverso colore politico, di chiedere oggi una carta, domani un'altra carta ancora, facendo così passare tre anni. Può capitare che domani la Provincia di Macerata o quella di Ascoli siano governate dal centro-destra, ma in questo modo la tutela è per tutti i sindaci e per tutti i cittadini, quindi non è un laccio, anzi secondo me la scarpa si è ormai spezzata, quindi c'è da capire fino a che punto, oggi, non solo le Giunte ma anche il comitato provinciale per il territorio entrino nel merito correttamente e seriamente, per le competenze che questa legge loro assegna. Quindi i sindaci e i dirigenti debbono vigilare affinché questi lacci e lacciuoli non blocchino gli strumenti urbanistici, perché oggi non hanno più competenze, all'infuori del discorso del Ppar, del Ptc e del Pit.
Penso quindi che questa legge risolverà da qui in avanti moltissimi problemi, i sindaci dovranno dare risposte chiare ai cittadini entro tempi ben precisi che abbiamo indicato nella legge. Franceschetti diceva che una volta che le osservazioni non vadano in Consiglio comunale entro i 180 giorni, il piano cade, il che significa che deve tornare, per l'adozione in Consiglio comunale. Questo è un fatto innovativo, di tutela per i cittadini, di garanzia per gli stessi, quindi non ci saranno più Amministrazioni che porteranno per le lunghe le osservazioni, sfinendo quei cittadini che fanno le file avanti agli assessori e ai sindaci per pietire un'osservazione o un proprio diritto.
Questo è lo spirito con cui abbiamo affrontato questa proposta di legge che secondo me è innovativa, perché se domani il sindaco di Monte San Giusto o di Cingoli non approverà entro 180 giorni le osservazioni in Consiglio comunale, dovrà tornare in Consiglio comunale e spiegare ai cittadini che occorre ripresentare ex novo tutte le osservazioni al piano regolatore. Quella è cattiva amministrazione per i propri cittadini. Questo è un segnale molto forte che la Commissione all'unanimità ha inteso dare con questa legge regionale.

REMIGIO CERONI. La legge 34 del 6 agosto 1992, che detta "Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio" è stata una legge molto importante, molto innovativa, che ha introdotto nell'ordinamento regionale nuovi strumenti di pianificazione. Ricordo che ha introdotto il piano d'inquadramento territoriale, il piano territoriale di coordinamento e il piano paesistico ambientale regionale. E' anche una legge che ha trasferito alle Province la competenza ad approvare i piani regolatori generali e le loro varianti.
A distanza di nove anni, se facciamo una valutazione del sistema complessivo della pianificazione marchigiana, dobbiamo porci degli interrogativi circa la lunghezza di questo processo. E' dimostrabile, infatti, che si sono allungati i tempi necessari per effettuare questa programmazione. Ci dovremmo interrogare come mai una sola Provincia al 31.12.2000 ha approvato il Ptc. Ho una relazione degli uffici che dice che al 31.12.2000 solo la Provincia di Pesaro ha approvato il proprio Ptc, però mi dicono adesso i colleghi che anche altre Province nel 2001 l'hanno fatto, quindi ne prendo atto. Comunque, dal 1992 ci sono voluti nove anni per approvare un Ptc, quindi qualcosa lascia supporre che la procedura non sia la migliore.
La situazione è anche peggiore per quanto riguarda l'adeguamento dei piani regolatori al Ppar.
In questa graduatoria di approvazione dei piani la situazione peggiore, guarda caso, l'abbiamo nella provincia di Ascoli Piceno, dove su 73 Comuni solo 15, pari al 20,5% hanno adeguato lo strumento urbanistico al Ppar. La Provincia di Macerata che ha 57 Comuni ne vede 18, pari al 31,6% avere approvato il piano regolatore, quella di Pesaro Urbino che ha 67 Comuni vede il piano regolatore adeguato in 34 di essi, pari al 50,7%; la Provincia di Ancona che ha 49 Comuni, ha fatto il massimo con 32 Comuni, pari al 65,3%. In totale sono 99 i Comuni delle Marche che hanno adeguato il Prg al Ppar, per una percentuale pari al 40%. Questo ci dovrebbe far riflettere: significa che le norme contenute in questa legge 34 sono troppo complesse, mettono in grande difficoltà i Comuni.
Per la verità, da un esame dei Comuni che hanno adeguato il Prg al Ppar si vede che più i comuni sono piccoli e più è forte la difficoltà di adeguamento.
Naturalmente non è un caso che questo fanalino di coda sia rappresentato dalla provincia di Ascoli Piceno, perché le critiche a quella Amministrazione provinciale sono tante e naturalmente questo incide anche sui processi di sviluppo della provincia stessa. Non a caso le percentuali più alte di disoccupazione nelle Marche le abbiamo nella provincia di Ascoli Piceno, perché un piano regolatore incide fortemente nei processi di sviluppo. Se per approvare il piano per gli insediamenti produttivi Girola di Fermo ci vogliono sette anni, è chiaro che l'imprenditore preferisce delocalizzare la propria industria in Romania dove in 15 giorni si può avere la firma...

FAUSTO FRANCESCHETTI. L'esempio di Girola non è molto calzante, perché lì c'è la massima occupazione.

REMIGIO CERONI. Però c'erano imprenditori che volevano realizzare delle strutture a Fermo e sono andati altrove.
Non voglio addentrarmi nel merito di come la Provincia di Ascoli Piceno ha esaminato il Prg. La verifica della conformità dei Prg presentati alla normativa vigente è stata effettuata in maniera molto discutibile. Posso riferire di casi in cui la fascia di rispetto stabilita dalla "legge Galasso" in alcuni Comuni è stata ridotta a 100 metri — magari erano Comuni "amici" politicamente — e in altri è stata imposta a 175 che è il massimo previsto dalla legge. Diversi piani regolatori hanno subito osservazioni pari a 60, 70, 80 che alla fine hanno finito per stravolgere il piano stesso, perché quando uno fa 80 osservazioni al piano regolatore, se è un comune di 3-4 mila abitanti bisogna ricominciare da capo, si fa prima.
Qualche rimprovero lo debbo fare anche al Governo regionale, perché è vero che affida le deleghe, ma deve anche verificare come queste deleghe vengono utilizzate e, guarda caso, la Provincia di Ascoli Piceno non è certamente la migliore delle Province che utilizza le deleghe ricevute dalla Regione stessa.
La questione della competenza ad approvare i piani regolatori si è evidenziata presto: bastava fare una leggina e non aspettare che i cittadini ricorrano al Tar per verificare se devono essere il Consiglio o la Giunta ad approvare. I nostri tribunali sono pieni di questioni di questo tipo e sono ingolfati.
Non posso tacere rispetto all'incredibile decisione che avete assunto di sottrarre ai Comuni le risorse che erano state assegnate con vari procedimenti dei Governi regionali di centro-sinistra, che avevano lo scopo di incentivare i piccoli Comuni ad adeguare il proprio strumento urbanistico alle norme del Ppar. Se analizziamo questa situazione, anche qui la Provincia di Ascoli Piceno è quella che alla fine ha perduto di più. Su 2.800 milioni che sono stati tolti ai Comuni per non avere adeguato i piani nei termini previsti, 1.200 milioni riguardano proprio la provincia di Ascoli Piceno. Poiché l'ente Provincia ha adeguato meno piani regolatori, i Comuni hanno perso più risorse, quindi qui bisognerà fare uno sforzo per restituire queste risorse ai Comuni, perché quanto più sono piccoli tanto più hanno bisogno di questo contributo.
E' inutile nascondere che questa legge è migliore di quella che c'era. Fosse dipeso dal gruppo di Forza Italia saremmo stati più generosi verso i Comuni, avremmo lasciato maggiore autonomia agli stessi. Questo è il senso delle richieste dei sindaci nelle riunioni che abbiamo fatto in seno all'Anci quando parlavamo di questi argomenti.
Nel tentativo di migliorare questa proposta di legge, che vorrei votare anche per la buona volontà che dimostra, ho presentato degli emendamenti che illustrerò successivamente. Il senso è quello di ridurre i tempi di approvazione dei Prg, perché se è vero che abbiamo fissato in 180 giorni il termine per esprimere il parere da parte della Provincia, è anche vero che la Provincia può interrompere il termine e quindi, da 180 giorni passiamo a 360 e siamo tornati alla situazione di prima. Io ritengo che un termine di 90 giorni possa essere accettabile e chiederei che il termine fosse anche minore in occasione di varianti. Quando un piano regolatore è stato adeguato al Ppar, l'approvazione di una variante che non contrasta con i vincoli introdotti nel piano, dovrebbe prevedere solo un termine di 30 giorni, come hanno tutti gli uffici per esprimere un parere: la 241 stabilisce che qualunque procedimento debba esaurirsi entro 30 giorni. Quindi ritengo che si possa fare uno sforzo per ridurre della metà questo termine, almeno nei comuni sotto i 15.000 abitanti, perché non è la stessa cosa esaminare un Prg del comune di Ancona e un Prg del comune di Smerillo che ha 600 abitanti. Penso che un po' di buona volontà ancora è possibile trasmettere in questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Devo chiedere scusa per questo tempo che farò perdere, ma ritengo che questa legge, per il gruppo Verdi sia molto importante per i temi che va a toccare, quindi merita almeno cinque minuti del nostro tempo. Dico ai colleghi dell'opposizione che i Verdi manifestano perplessità su questa proposta di legge di modifica della legge 34 per motivi opposti a quelli che sono stati elencati. Riteniamo che la programmazione dell'utilizzo del territorio sia l'atto più importante in assoluto che un'Amministrazione possa affrontare, perché è un atto irreversibile di intervento sul territorio. Quando si attua una programmazione di sviluppo urbanisti e lo si fa male in relazione alla velocità, in relazione ad altri fattori, quell'errore non sarà più correggibile, il territorio non potrà più essere recuperato. Ecco perché, per noi verdi, un programma di utilizzo del territorio è fondamentale e dovrebbe andare al di là degli schieramenti politici, e voi sapete bene, collega Pistarelli, che la programmazione del territorio non è questione né di destra né di sinistra ma un problema di interesse economico e l'interesse economico è trasversale a tutti i partiti, quindi non è un discorso di destra e di sinistra.
E' vero che un Prg può decretare lo sviluppo economico di una realtà, ma è altrettanto vero che un cattivo Prg in funzione solamente di un ritorno economico e non della qualità della vita, può essere un intervento devastante e non più recuperabile. Quando facevo riferimento a Civitanova parlavo degli anni precedenti a uno sviluppo urbanistico non voglio dire dei più belli. Poi, uno può fare interventi per migliorare ma quelli non si rimuovono più.
Ecco perché noi verdi abbiamo perplessità relativamente a questa legge, perché quando si programma l'utilizzo di un territorio si deve stare attenti alla vocazione, si deve stare attenti alla qualità della vita e allo sviluppo economico, ma la qualità della vita è molto vicina, è collegata strettamente alla programmazione dell'utilizzo del territorio. Immaginatevi un forte centro urbano, di palazzi di dieci piani, senza un'area verde: che cosa significa questo? Significa che in quel caso chi ne perde è la qualità della vita dei cittadini. Ebbene, in passato c'era un organismo sovraordinato, la Regione, che controllava i Prg dei Comuni, che controllava l'adeguamento dei Prg al Ppar. Quell'adeguamento che giustamente si dice non essere stato attuato. Ma io non sono convinto che una così grande percentuale di Comuni non ha adeguato il proprio Prg al Ppar perché le norme della 34 sono troppo complesse. Forse i motivi sono altri.
E' importante che ci sia un organismo di verifica e sovraordinato, perché può correggere le spinte. Voi sapete bene che in una Amministrazione comunale l'atto più critico è la stesura del Prg. Quante Amministrazioni sono cadute sulla stesura di un Prg? Tantissime, perché fortissimi sono gli interessi economici. E allora, per quanto ci riguarda come Verdi, discutere di programmazione del territorio non è un fatto negativo, è un fatto positivo. Ecco perché siamo perplessi su questo atto. Si vuol velocizzare, giustamente si mettono dei tempi, ma è indispensabile che ci sia un atto di verifica, perché non mi stancherò mai di dire che un atto di programmazione del territorio è un atto irreversibile, e siccome noi ci teniamo a che il territorio venga utilizzato e valorizzato per la sua vocazione e per lo sviluppo dell'economia ma anche per una buona qualità della vita, occorre che si discuta. Quindi, questo fatto di aggirare, togliere "lacci e lacciuoli", come ho sentito dire, per qualcuno può essere un fatto negativo, per qualcun altro può essere un fatto importante che va ad approfondire degli aspetti di programmazione irreversibili.
Se si vuole andare incontro ai Comuni, che giustamente devono programmare il loro utilizzo del territorio, si mettano dei tempi certi alle Province, ma contestualmente non si liberalizzi il tutto, perché se andiamo avanti di questo passo, in un mondo in cui si cerca di affrontare le problematiche in modo globale, comprensoriale, non si può lasciare tutto in mano ad una piccola realtà, per cui passiamo dall'organismo sovradimensionato che verificava la coerenza dei Prg dei Comuni quale la Regione, alla Provincia, adesso alla Giunta, tra un po' arriveremo a far fare i piani regolatori, per velocizzare, ai comitati di quartiere. Parlo per assurdo, ma voglio far riflettere su questa situazione. E' pur vero che le garanzie che può dare un organismo sovraordinato non sono poi tantissime ed efficaci, perché quando la Regione era l'organo sovraordinato e verificava l'adeguamento di molti Prg al Ppar, tante amministrazioni locali "compravano" politicamente, e non solo politicamente ma economicamente, adeguamenti di Prg al Ppar, inesistenti. Faccio l'esempio del Comune di San Benedetto del Tronto. La denuncia che faccio qui, la feci quando ero consigliere comunale a San Benedetto del Tronto. E’ vero che la garanzia non c’è mai, ma è chiaro che la possibilità di discutere, la possibilità di interloquire, di confrontarsi può portare ad una risoluzione che può creare meno danni rispetto alla deregulation totale, tutto in funzione di una velocizzazione.
Riteniamo che tutti questi lacci e lacciuoli che questa proposta di legge ha eliminato a noi creano molte perplessità. E’ vero, la Giunta verificherà la congruità con il Ppar e con il Ptc, ma i Ptc delle quattro Province di questa regione denotano grosse differenze, e quello di Ascoli Piceno è il più “arrangiato” rispetto a quello della Provincia di Ancona e della stessa Provincia di Macerata che sono stati fatti con molta attenzione.
Come vedi Pistarelli, nessuno paga, altrimenti questo atto non sarebbe stato presentato così. E allora, per quanto ci riguarda restino almeno agli atti le perplessità del nostro gruppo relativamente a questo provvedimento. Noi abbiamo grosse perplessità: vedremo nel futuro se sono fantasie, preoccupazioni, manie di persecuzione o “non integralismo islamico-ambientalista”, come dice Pistarelli. Però, per quanto mi riguarda, si devono superare gli schieramenti politici, perché ho già detto che non ci sono amministrazioni né di sinistra né di destra: quando si tratta di potere economico, il potere economico va oltre.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Cercherò di essere telegrafico, anche perché già ha parlato il collega Pistarelli.
Il collega D’Angelo ha detto che non ci sono né destra né sinistra di fronte a questi atti. Mi pare vero: c’è un bipolarismo diverso su questa proposta di modifica della legge 34: quelli che nei Comuni sono in maggioranza i quali caldeggiano una forte deregulation nel passaggio approvativo dello strumento regolatore; quelli che non sono in maggioranza hanno invece una maggiore sensibilità per i controlli. Mi sembra però che si sia caduti troppo vittime della spinta complessiva alla deregulation e alla devolution, perché da un lato si pone un problema: il passaggio alle Giunte provinciali di un controllo che prima era al Consiglio, se da un lato risponde ad esigenze di speditezza, difficilmente è condivisibile laddove si perda la possibilità di portare, in un controllo politico, lo strumento regolatore. Questa scelta è coerente nel passaggio laddove si pensa che nel passaggio fra proposta arrivata in Commissione e licenziata dalla Commissione si è perso il secondo momento di verifica, cioè non soltanto il controllo sulla compatibilità degli strumenti sovraordinati — Pit e Ptc — e non più anche il controllo sulla coerenza interna del piano. Il che vuol dire che se un Comune fa un piano di dimensionamento non contrastante con gli strumenti sovraordinati ma discutibile nel merito, manca il momento per avere un controllo esterno a quel Comune per impedire una scelta di questo tipo. E’ una scelta che sembrerebbe un po’ frettolosa, tra l’altro anche in maniera incompleto nel testo dell’atto, perché vedo che viene soppressa la lettera b) nel terzo comma, ma poi nel comma sesto è rimasta la possibilità per il Consiglio provinciale di fare operazioni anche in relazione alla coerenza degli obiettivi con il Prg. Mi sembra che sia una scelta frettolosa nel momento in cui lascia degli spazi di ambiguità.
Certo, ha ragione il collega Ceroni: se il ruolo della Provincia è soltanto della verifica notarile con il Ptc e il Pit, 180 giorni sono troppi, lo fa un architetto in 180 ore. Il problema è se è possibile lasciare agli enti che gestiscono il piano regolatore anche ogni verifica sugli aspetti di merito, non di compatibilità.
L’altro aspetto tecnico che mi sembra un po’ forzato riguarda il dodicesimo coma, laddove giustamente si introduce il controllo sui regolamenti edilizi comunali in relazione al regolamento edilizio regionale — art. 13 — il che giusto, perché spesso capita di trovare regolamenti comunali molto sui generis. Il fatto che questa verifica venga demandata, con aspetti anche di merito, alla Giunta provinciale, mi sembra ancora una scelta troppo decentrata, perché la verifica nei confronti di un unico strumento regionale viene lasciata non allo stesso ente da cui il regolamento promana, ma a quattro diverse Province che danno quattro diverse letture, per cui norme di regolamento edilizio di contenuto analogo potranno avere in alcune province una riscontrata compatibilità con lo strumento regionale e in altre una organizzazione di segno contrario, oppure essere identiche e questo non giova alla coerenza di tutto l’impianto della legge.
Per quanto riguarda gli emendamenti, in merito a quelli acceleratori nessun problema, mentre altri creano maggiori difficoltà, ad esempio quello del gruppo Cdu laddove si ipotizza addirittura che alcuni strumenti non vengano affatto sottoposti al parere della Provincia laddove non introducano previsioni di norme in contrasto con Ppar e Ptc, il che vorrebbe dire che il controllo viene demandato soltanto laddove l’ente controllato lo ritenga necessario. Questo mi sembra tropo.
Per questo motivo condividiamo le perplessità già espresse sul complesso della legge.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1, emendamento a firma Procaccini e Martoni. E’ una riproposizione delle proposte di emendamento presentate dalla prima Commissione, che sembrava fossero state accolte. Tra l’altro sono elementi di chiarificazione: dove si dice “Comune” si deve intendere “Consiglio comunale”.
Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Noi non li abbiamo recepiti come Commissione, però ritengo che siano un’ulteriore specificazione, quindi possono essere accolti, pure se superflui, perché quando si parla di “Comune” si intende “Consiglio comunale”.

PRESIDENTE. Mi permetto di interloquire, ma ci sono dei punti nella legge, in cui si dice “Il Comune risponde alla Provincia”. E’ chiaro che quando risponde non è il Consiglio comunale ma il sindaco. Il discorso era stato stabilito per chi approva gli atti: soltanto in questo caso, alla dicitura “Comune” si era sostituita la dicitura “Consiglio comunale”.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Infatti, gli emendamenti proposti da Martoni e Procaccini riguardano i punti laddove c’è l’approvazione.
Propongo di accogliere gli emendamenti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 1.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l’articolo 1 emendato.

(Il Consiglio approva)

Emendamento a firma Viventi, che propone di introdurre l’articolo 1 bis. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Ritengo superfluo l’inserimento di questo articolo 1 bis, perché già al comma 11 dell’articolo 2 di fatto esentiamo i pareri sui piani regolatori dei Comuni quando rientrano nell’articolo 15 del comma 5 della legge 34. Viventi dice questo, però specifica i casi. Credo che non sia opportuno specificare i casi, lasciamo come è attualmente previsto nella legge 34, poi sarà la modifica complessiva della 34 che ci dirà se quell’articolo va aggiornato, modificato. Non mi pare che lo possiamo fare in una legge che si propone solo il compito di semplificare i tempi, le procedure per l’approvazione dei piani regolatori. Sono quindi per respingere l’emendamento perché in parte è già contenuto nella proposta di legge.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 2. Emendamento n. 3 a firma Ceroni: le parole “180 giorni” sono sostituite dalle parole “90 giorni”.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Faccio su questo emendamento un intervento che vale per quelli simili. E’ vero che noi dobbiamo ridurre i tempi a disposizione della Provincia per esprimere il parere, ma non vorrei che andassimo all’eccesso opposto. Ho già detto nell’introduzione che rispetto alla proposta originaria che prevedeva 180 giorni di tempo con la possibilità di interrompere, tanto che dopo la risposta del Comune scattavano nuovamente 180 giorni, il che significava un anno, abbiamo ridotto a 180 giorni complessivi, quindi abbiamo già dimezzato questi tempi. Portarli adesso da 180 giorni addirittura a 90 mi pare che sia esagerato per consentire alla Provincia di esprimere un parere che è vincolante.
Inoltre, credo che differenziare i tempi in base alla consistenza dei comuni sia non corretto, perché un comune di 15.000 abitanti rispetto a un comune di 100.000 abitanti ha certamente un piano regolatore differente e quello del comune di 100.000 abitanti è più complesso, ma è anche vero che gli elaborati che debbono essere prodotti sono gli stessi per un comune di 15.000, di 5.000 come di 100.000 abitanti, quindi i tempi per l’esame e l’espressione del parere da parte della Giunta provinciale non variano di molto. Ritengo sbagliata questa differenziazione sui tempi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Però non si può dire che sia la stessa cosa approvare il piano regolatore del comune di Ancona e quello del comune di Smerillo. Centottanta giorni sono sei mesi. Allora facciamo la riduzione almeno per i comuni più piccoli che nelle Marche sono tanti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Non solo abbiamo dimezzato i tempi, ma abbiamo introdotto la questione del silenzio-assenso. Non è un fatto indifferente, perché prima erano 180 giorni, ma se la Provincia impiegava tre anni non succedeva niente. Se oggi la Provincia fa passare i 180 giorni il piano si intende approvato. C’è una differenza abissale rispetto a prima.

REMIGIO CERONI. Riduciamo almeno quelli fino a 5.000 abitanti.

OTTAVIO BRINI. L’abbiamo fatto: per i comuni sotto i 5.000 abitanti c’è la sola pubblicazione sui giornali.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Io sono per lasciare i 180 giorni.

PRESIDENTE. C’è la possibilità di trovare l’intesa su uno degli emendamenti proposti.

REMIGIO CERONI. Presentiamo un subemendamento: 120 giorni per i comuni fino a 5.000 abitanti.

PRESIDENTE. Viene presentato un subemendamento: “al comma 4 dell’art. 2 della legge in oggetto, tale termine è ridotto a 120 giorni per i comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti”.
Vengono ritirati gli emendamenti 3 e 4 e questo subemendamento viene fatto all’emendamento n. 5.
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 6 a firma Procaccini e Martoni. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 7 a firma Franceschetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 8 a firma Procaccini e Martoni. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 9. Ritirato. Emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 11. Ritirato.
Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Emendamento n. 12 a firma Benatti. Se approvato, decade il n. 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l’articolo 4 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Ha la parola il consigliere Moruzzi per dichiarazione di voto.

MARCO MORUZZI. Come evidenziato nell’intervento del collega D’Angelo, il gruppo Verdi esprime delle perplessità su questo atto. Preoccupanti sono state alcune dichiarazioni che abbiamo sentito in quest’aula anche da parte dei colleghi della minoranza, che sembrano ipotizzare, come riforme del futuro, una deregulation nell’uso del territorio e il superamento degli strumenti di programmazione. Noi pensiamo che gli strumenti di programmazione vadano conservati, cancellarli significherebbe aprire la strada alla legalizzazione dell’arbitrio edilizio, quell’arbitrio che abbiamo conosciuto sotto forma di abuso edilizio o sotto forma di quell’uso del territorio che nella nostra regione ha segnato sciagure importanti come la frana di Ancona e l’alluvione del Tronto oltre ai fenomeni dell’erosione costiera.
Ci sono inoltre costi insostenibili da parte delle amministrazioni pubbliche per realizzare urbanizzazioni e servizi a seguito di interventi edilizi che non rientrano in un serio quadro di programmazione.
L’introduzione del meccanismo del silenzio-assenso non lo condividiamo, perché riteniamo che sia più opportuno che quando un’amministrazione non svolge la sua funzione, sia sostituita da un’altra nell’esercizio di questa attività. Il meccanismo del silenzio-assenso nel riscontro di conformità del piano regolatore generale ad altri piani sovraordinati ha una funzione che noi vogliamo sia svolta oppure che è meglio non ci sia nel nostro ordinamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Legge 11 gennaio 1996, n. 23. Criteri e modalità per la formazione del piano annuale 2001 di edilizia scolastica» Giunta (50)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 50, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. L'atto amministrativo che siamo chiamati ad approvare si inserisce nel contesto di una programmazione triennale e rappresenta il terzo piano annuale (piano annuale 2001) del secondo triennio di programmazione delle opere di edilizia scolastica.
L'atto in esame costituisce la sintesi programmatoria delle azioni dei tre soggetti istituzionali (Stato, Regione, enti locali) chiamati dalla legge ad operare in materia di edilizia scolastica.
Secondo la legge che disciplina la materia (legge n. 23/1996) il procedimento è il seguente: la Cassa depositi e prestiti è autorizzata a concedere agli enti territoriali mutui ventennali con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato. Il ministro della pubblica istruzione con proprio decreto ripartisce tra le Regioni il finanziamento; le Regioni entro novanta giorni dalla pubblicazione del decreto ministeriale approvano il piano annuale.
Per l'annualità 2001 il decreto del ministro della pubblica istruzione ha assegnato alla Regione Marche la somma complessiva di lire 20.043.000.000.
Il Ministero, con il suddetto decreto ha ritenuto di dover mantenere inalterati per l'annualità 2001, anche in considerazione del parere espresso dalla conferenza Stato-Regioni nella seduta del 19 aprile 2001, le modalità, i termini ed i criteri previsti dal precedente decreto ministeriale.
Va inoltre detto che il presente piano annuale individua gli interventi tra quelli compresi nel piano triennale 1999/2001 approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 290 del 2000.
Considerato il breve lasso di tempo intercorso tra l'approvazione del piano triennale e il secondo piano annuale (deliberazione consiliare n. 14 del 5 ottobre 2000) il presente terzo piano annuale si articola in quattro piani provinciali dimensionati in base alla dotazione finanziaria assegnata a
ciascuna Provincia secondo gli stessi parametri utilizzati dal Ministero della pubblica istruzione per il riparto tra le Regioni.
L'importo assegnato alla Regione Marche pari a lire 20.043.000.000 è composto da una quota di lire 17.735.760.000 commisurata al fabbisogno regionale e una di lire 2.307.240.000 commisurata alla capacità di spesa locale ed è stata ripartita a titolo perequativo in pari quota per ciascuna provincia. Le Amministrazioni provinciali e comunali dovranno attenersi alle priorità Indicate dal presente atto: verranno presi in considerazione gli interventi di adeguamento che prevedono la eliminazione dell'amianto dagli edifici scolastici; la seconda priorità attiene agli interventi finalizzati alla messa in sicurezza degli impianti (sicurezza antincendi, sicurezza sui luoghi di lavoro, eliminazione barriere architettoniche). Prioritari sono altresì considerati gli interventi di completamento funzionale delle opere già iniziate. Nell'ambito della priorità numero due è data preferenza agli interventi finalizzati al risparmio energetico. La terza priorità è riferita per lo più ai casi di riconversione degli edifici scolastici da destinare ad altro tipo di scuola.
Alle Province ed ai Comuni è garantito un margine di discrezionalità all'interno di un ambito prestabilito: una quota non inferiore al 60% e non superiore all'80% del finanziamento assegnato a ciascuna Provincia, dovrà essere destinato ad interventi riguardanti il patrimonio scolastico comunale.
Va infine ricordato, per completezza, che in sede di esame dell'atto in Commissione è emersa la necessità di fissare le modalità ed i criteri per la destinazione delle economie maturate in relazione alle annualità pregresse.
Nel far presente che la Giunta regionale ha già provveduto con propria deliberazione a disciplinare anche questo aspetto, è tuttavia evidente che il prossimo piano triennale non potrà esimersi dal considerare e quindi risolvere definitivamente anche questa problematica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. In sede di Commissione abbiamo affrontato questo importante problema, soprattutto alla luce dei residui che le province hanno puntualmente ogni anno. Il consigliere Ceroni ha rilevato alcune problematiche soprattutto per quanto riguarda la provincia di Ascoli Piceno e noi non abbiamo ascoltato nessuna risposta in tal senso. L’assessore competente si era impegnato a conoscere come sono stati utilizzati i residui dei finanziamenti nei tre anni. Vengono utilizzate vecchie graduatorie? Vengono fatte assegnazioni da parte della Giunta provinciale? C’era stata una proposta, recepita dalla Commissione, relativa a criteri da stabilire per l’assegnazione di questi residui nelle varie province, in modo da non danneggiare alcuni Comuni sprovvisti di progetti e che hanno necessità di usufruire di questi contributi, mentre magari ne hanno usufruito Comune che stanno finanziariamente molto bene, a scapito di altri più piccoli. Occorre quindi un controllo da parte della Regione.
Noi votiamo questo atto amministrativo, anche se non avevamo concordato questa mattina il suo esame in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. Ci assumiamo questa responsabilità, ma il Presidente della Giunta e l’assessore, anche se votiamo questo atto, debbono darci una risposta con una nota scritta, precisa e dettagliata, perché almeno tutti i consiglieri della quarta Commissione e comunque coloro che ne facciano richiesta devono essere informati dell’andamento di questi tre anni, studiando insieme la destinazione dei futuri residui dei prossimi anni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni, per la replica.

RAFFAELE MARTONI. Ho già detto in Commissione e l’ho ripetuto nella relazione appena fatta, che nella predisposizione del nuovo piano triennale si deve tenere conto, nella divisione, delle procedure che le Province mettono in atto nella sistemazione degli edifici scolastici, per dare il giusto premio, non perequativo.
Tra l’altro il futuro piano triennale verrà in Commissione, quindi avremo modo sia di conoscere il vecchio che il nuovo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)

Con i presidenti di gruppo è stato concordato, eventualmente, di tenere una seduta di Consiglio il 19 dicembre per gli atti sospesi. L’ordine del giorno mi sembra esaurito, comunque se vi fosse necessità di riunire il Consiglio il 19 settembre sarete convocati a domicilio, altrimenti restano confermate le date del 25 e 26 settembre.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 23,20