Resoconto seduta n. 56 del 25/09/2001
La seduta inizia alle 16,40



Proposta di atto amministrativo (Discussione generale): «Art. 3 della l.r. 17/79, così come modificato dall'art. 19 della l.r. 46/92. Programma regionale delle opere pubbliche per il biennio 2000-2001» Giunta (52)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 52, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Va anzitutto premesso che rispetto agli anni precedenti, il programma oggi all'esame del Consiglio è stato predisposto su base biennale, nell'ottica di prevedere per il futuro uno sviluppo triennale del Piano.
I settori di intervento interessati dal Programma 2000-2001 sono i seguenti: 1. interventi degli enti locali finanziati ai sensi dell'art. 8 della L.R. 46/92; 2. interventi nel settore dei beni culturali; 3. interventi di sistemazione idraulica; 4. interventi per la difesa della costa; 5. interventi sui porti regionali; 6. interventi di fognatura e depurazione delle acque; 7. interventi di infrastrutture nel settore dei trasporti e delle comunicazioni.
Quest'ultimo è stato aggiunto rispetto agli interventi previsti nel programma precedente e pertanto costituisce una novità.
Va detto che l'intervento previsto dall'art. 8 della L.R. 46/92, rispetto agli anni precedenti si caratterizza, anzitutto, per il fatto che tutte le Province hanno fornito alla Regione oltre all'elenco dei settori prioritari di intervento anche il corrispondente ordine di priorità. Il presente programma regionale, pertanto, prende atto e fa proprio l'ordine delle priorità così come indicato delle quattro province.
A parte gli aggiustamenti conseguenti al passaggio da annuale a biennale del programma le indicazioni e le prescrizioni nello stesso contenute sono rimaste sostanzialmente le stesse già previste dal programma 1999 con le seguenti sostanziali modifiche:
a) come detto prima, al fine di allargare la portata del programma, tra i settori interessati è stato inserito anche quello relativo alle infrastrutture di trasporto e delle comunicazioni in precedenza non incluso. I criteri e gli indirizzi previsti per questo settore sono omogenei con quelli previsti per gli interventi finanziati ai sensi dell'art. 8 L.R. 46/92, per gli interventi nel settore dei beni culturali e per gli interventi di fognatura e depurazione delle acque;
b) al fine di favorire il risparmio delle risorse non rinnovabili nel settore del ciclo dell'acqua, vengono esclusi dalle priorità gli interventi per la realizzazione di nuove captazioni; costituirà inoltre condizione di preferenza di finanziamento la realizzazione di interventi finalizzati alla manutenzione dei bacini, all'integrazione delle reti, al risparmio delle risorse idriche e al riutilizzo delle acque reflue ad usi potabili;
c) come stabilito in sede di Conferenza delle autonomie, è previsto che la Giunta regionale con proprio provvedimento, da comunicarsi entro 10 giorni al Consiglio regionale, possa includere interventi non ricompresi nei settori prioritari previsti dal programma e/o le cui istanze siano pervenute oltre i termini previsti, nel caso in cui venga dimostrato dal soggetto proponente l'esistenza di comprovate situazioni di emergenza;
d) al fine di garantire una riserva finanziaria sia per i piccoli enti che per gli interventi di elevata qualità appartenenti a settori con bassa priorità, sono stati modificati i criteri per l'utilizzo delle disponibilità nella concessione dei contributi prevedendo: la ripartizione per ambiti provinciali del 75% delle disponibilità di bilancio da effettuarsi sulla base della superficie territoriale e della popolazione residente. Per ciascun ambito provinciale una quota del 50% della disponibilità sarà riservata al finanziamento degli interventi proposti da soggetti con popolazione fino a 6000 residenti. Saranno pertanto predisposte due graduatorie per ciascun ambito provinciale: quella dei piccoli soggetti con popolazione fino a 6.000 residenti e quella dei soggetti di maggiore dimensione, organizzate per settori di intervento in ordine di priorità decrescente. La ripartizione del restante 25% sarà effettuata tra gli ulteriori interventi ammissibili secondo un'unica graduatoria regionale organizzata esclusivamente sulla base del punteggio conseguito in sede di valutazione;
e) con lo scopo di ridurre i ritardi e le inadempienze da parte dei soggetti beneficiari del finanziamento e per ridurre il fenomeno delle variazioni dei progetti successive al finanziamento sono state introdotte alcune restrizioni: le graduatorie degli ammissibili restano valide per la sola annualità di riferimento; per tutti gli interventi non ammessi al finanziamento per esaurimento della disponibilità, l'ammissibilità decade con la definizione del procedimento di ammissione; gli interventi ammessi decadono dal contributo regionale qualora i soggetti attuatori non presentino la documentazione prevista entro i termini stabiliti dal competente servizio regionale; gli interventi ammessi decadono dal finanziamento concesso qualora siano oggetto di varianti che ne modifichino la natura, gli obiettivi e le finalità;
f) come stabilito in sede di Conferenza delle autonomie, a partire dal 2001, sono stati esclusi dal contributo regionale le aziende municipalizzate, speciali e i consorzi svolgenti attività a carattere imprenditoriale per la produzione di beni e servizi a tariffa. Va ricordato che conformemente a quanto previsto dalla normativa regionale (L.R. 46/92 e L.R. 17/79) il programma indica: a) la tipologia degli interventi da realizzare; b) i criteri per la loro localizzazione (che sono, generalmente, quelli di favorire l'area vasta anche privilegiando raggruppamenti tra i Comuni, nonché il riequilibrio territoriale); c) i criteri di priorità per la concessione dei contributi regionali; d) le categorie degli enti responsabili della loro attuazione; e) la connessione con gli altri interventi dell'Unione europea, dello Stato e della Regione (la suddetta interconnessione costituisce fattore preferenziale di finanziamento degli interventi; nel caso di esistenza di forme di cofinanziamento sarà verificato che non sussistano duplicazioni nelle fonti di finanziamento dello stesso intervento).
Per gli interventi nel settore dei beni culturali, sono stati confermati gli stessi indirizzi e criteri assunti nel programma per l'anno 1999, ricomprendendo tra le tipologie di intervento i teatri storici, i musei ed istituzioni similari, chiese di interesse storico, mura e fortificazioni ville storiche e palazzi signorili.
Per quanto riguarda gli interventi di sistemazione idraulica, le tipologie ammissibili sono: opere necessarie a ridurre i rischi di esondazioni; manutenzione delle opere idrauliche esistenti; pulizia e risanamento dei corsi d'acqua; realizzazione di nuove opere idrauliche. Rispetto al programma 1999, è stato previsto un diverso ordine di priorità, assegnando alle opere di completamento la prima priorità. Nell'ambito delle priorità previste dal programma (opere di completamento, opere di manutenzione e recupero, opere complete e funzionali, opere di rinaturalizzazione e recupero delle aree del demanio idrico), costituiscono elementi di preferenza, in ordine di importanza, l'utilità dell'intervento in base alla effettiva urgenza ai fini della salvaguardia della pubblica incolumità e dei beni, nonché il grado di cantierabilità.
Per quanto riguarda gli interventi a difesa della costa, le tipologie prevalenti di opere sono: ripascimento del litorale senza protezione e con protezione; movimentazione di materiale sabbioso per il riequilibrio artificiale del litorale; attivazione del trasporto solido fluviale nel tratto terminale ai fini della ripresa del ripascimento naturale; ricaricamento e rafforzamento di scogliere esistenti. Saranno di norma da evitare le realizzazioni di nuove scogliere; interventi finalizzati essenzialmente al miglioramento delle condizioni di sicurezza della fruibilità dei litorali. Anche in questo caso, rispetto al programma del 1999, sono stati modificati i criteri di priorità, introducendo gli stessi criteri previsti per gli interventi di sistemazione idraulica.
Per quanto riguarda gli interventi sui porti, i criteri per la localizzazione riguardano esclusivamente le opere ricadenti nei porti di competenza regionale. Gli interventi ammissibili sono gli stessi di quelli previsti nel programma del 1999, ad esclusione degli interventi relativi agli studi e rilevazione meteomarine, non consentiti dal programma 2000/2001. I criteri di priorità sono quelli previsti per le opere di sistemazione idraulica e cioè: opere di completamento, opere di manutenzione e recupero, opere complete e funzionali.
Per quanto riguarda gli interventi di fognatura e depurazione delle acque, va ricordato che alle tipologie di intervento previste dal programma 1999, sono stati aggiunti gli interventi finalizzati al riutilizzo delle acque reflue per usi potabili. Sono stati poi modificati, rispetto al programma 1999, nei termini sopra descritti (punto e) di pagina 2 della presente relazione), i criteri per l'utilizzo delle disponibilità nella concessione dei contributi.
Per quanto riguarda gli interventi di infrastrutture nel settore dei trasporti e delle comunicazioni, v'è da dire che gli interventi ammissibili riguardano: il potenziamento e l'adeguamento della rete stradale; il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto intermodale; il miglioramento, l'ampliamento e la ristrutturazione delle infrastrutture aeroportuali; il miglioramento della funzionalità dei porti non ricompresi nel capitolo 5 del presente programma; la diffusione dei veicoli elettrici e relative infrastrutture; la realizzazione di piste ciclabili e relative infrastrutture.
Come detto prima, i criteri e gli indirizzi per questo settore del programma sono omogenei con quelli previsti per gli interventi finanziati ai sensi dell'art. 8 della L.R. 46/92.
Da ultimo va segnalato come, nel corso del dibattito in Commissione, sia emersa la necessità di valutare, almeno per il futuro, la possibilità di utilizzare, per determinate categorie di interventi, lo strumento del project financing. Com'è noto, quello del project financing costituisce uno strumento importante per il reperimento dei fondi necessari alla realizzazione di grandi progetti infrastrutturali: gli esempi più importanti di operazioni di project financing sono ad oggi rappresentate da grandi infrastrutture, da investimenti nel settore dei trasporti, da infrastrutture di carattere sociale, da investimenti nel settore delle telecomunicazioni. Tuttavia non si deve pensare che la finanza di progetto sia uno strumento valido solo in presenza di investimenti di notevole entità, poiché è possibile utilizzare il suddetto strumento, al fine di alleviare la finanza pubblica, ogni qualvolta le condizioni di utilità sociale e di equilibrio economico e finanziario lo consentano. Si tratta in sostanza di valutare, sin dal prossimo programma, le reali possibilità di utilizzo del project financing, anzitutto non escludendolo a priori, ad esempio nel settore dei beni culturali, dei porti e delle infrastrutture nel campo dei trasporti e delle comunicazioni. E' ovvio, questo sempre sotto il controllo pubblico.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Ci troviamo di fronte al programma regionale delle opere pubbliche per il biennio 2000-2001. Una cosa simpatica dico al "compagno" Martoni: è duro prevedere le chiese, le ville storiche e i palazzi signorili per un comunista.
A parte la battuta iniziale, intendo spiegare la nostra astensione rispetto al programma regionale delle opere pubbliche per il biennio 2000-2001. Ritengo che comunque noi si debba operare perché amministratori di una Regione soggetta a richieste precise. Quando i soggetti attuatori — e nel piano noi parliamo di area vasta — non sottendono con piani che abbiano una loro logica fine a se stessa, nessuno di noi fa lo sforzo di andare avanti. Quando parliamo di riequilibrio regionale dobbiamo capire quali sono gli interventi prioritari nel sistema più vasto, quindi interregionale, altrimenti diventa un parlare di opere che hanno la loro clientela e su questo esistono accordi diversi. Quindi, caro presidente Martoni, quando io ho detto, questa mattina, che sostituisco la protesta con la proposta, il consigliere Silenzi mi ha brutalmente ricordato il ruolo di opposizione, però il nostro modo di costruire l'opposizione è differente. In questi concetti noi dobbiamo vedere uno strumento finanziario necessario, che venga a sostegno della pubblica amministrazione. Noi parliamo cioè di project financing e su questo dobbiamo poi avere il raffronto socio-economico finalizzato all'occupazione che dovrebbe essere tanto cara al consigliere Luchetti, perché, per categoria sindacale, rappresenta la voce che voi oggi avete snaturato, di chi ci chiede poi occupazione e lavoro.
Quindi, caro presidente Martoni, sarebbe il caso che attivassimo, come abbiamo fatto, non solo il discorso con la vicina Abruzzo per un caso particolarissimo, ma ritengo che vada fatto anche all'interno del sistema interregionale dell'Italia centrale. Allora possiamo vedere quali sono i veri bacini che vanno a beneficiare di queste risorse, altrimenti resta un discorso di campanile fra province della stessa regione, che comunque avranno sempre qualcosa da ridire. Allora il discorso si amplia, e vengo qui al piano sanitario regionale. Si potrebbe dire "cosa c'entra?". E' attinente, perché le risorse vanno dove la zona è più antropizzata. Quindi, quando parliamo di riequilibrio, invertiamo la proporzione, anche perché il sud delle Marche con questo piano sarà sempre penalizzato.
Non c'è una risposta vera se non si inquadrano priorità che vengono da esigenze reali sul territorio. Altrimenti resta un bel piano elaborato dall'ufficio valutazione e progetti speciali, nel quale noi abbiamo poco per incidere, sicuramente non abbiamo lo strumento per essere determinanti. La nostra astensione si motiva, poi, con il fatto che comunque vogliamo dare un segno di grande disponibilità. Questo sarebbe il significato vero della settima legislatura, cioè fare qualcosa che riforma negli statuti anche il concetto di interpretare il riequilibrio territoriale di una regione, in un sistema più vasto che tenga conto di alcune priorità che si basano sull'esigenza reale di portare zone più depresse ad una soglia di equilibrio, con parti della regione che sono economicamente più forti. Questo è il motivo dell'astensione ed è l'ennesimo segnale che parte dall'opposizione verso una maggioranza distratta e che continua sul filone della normale amministrazione. Così è stato, così è, così sarà.
Nella discussione, penso che il consigliere Brini avrà qualcosa da dire in maniera anche più incisiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Il programma delle opere pubbliche è già stato oggetto di una serie di valutazioni, perché è noto come l'efficacia di questo piano e comunque la sua funzionalità siano profondamente connesse all'operatività dell'art. 8 della legge 46/92. Sappiamo che questo è un atto teorizzato e normato come propedeutico rispetto alla ammissione dei progetti di cui alla legge 46/92, ma in realtà vediamo che tutta la storia della legge 46/92, a partire dalla sua genesi, quindi dal suo primissimo comparire sulla scena amministrativa della Regione, è stata contrassegnata da una sovrapposizione caotica di atti, pur previsti nella legge come in una sequenza procedimentale, ma che invece si sono rincorsi via via, come peraltro in una mia recente interrogazione ho posto all'attenzione dell'assessore e del Consiglio regionale, ovvero il fatto che si sono accumulati ritardi, per lo meno a partire dalla quarta e quinta annualità, che hanno portato i POP ad essere adottati tendenzialmente con sei mesi di ritardo rispetto alla previsione dell'articolo 9 o 19 della legge 46/92, che hanno portato la Giunta regionale ad approvare i finanziamenti relativi alle diverse annualità tendenzialmente conclude anni di ritardo e di fatto sovvertendo la funzione del POP. Io dico che un POP così concepito e collocato nella sequenza normativa della Regione non serve, è inutile, è un orpello. In realtà, quando abbiamo dovuto riflettere sull'opportunità di approvare o meno il POP, probabilmente ci siamo anche resi conto del fatto che un POP così concepito e così inserito nella sequenza normativa potrebbe essere tranquillamente un atto del dirigente, perché di programmatorio ha poco, perché di sinergico rispetto alla programmazione regionale, al piano regionale di sviluppo, ai piani pluriennali delle Province che non esistono ha veramente nulla e quindi, provocatoriamente, potrei, senza temere di scompigliare l'architettura normativa della Regione, proporre di non fare più il POP, perché un simile POP è sì necessario perché una legge lo dice, ma in realtà non esprime nessuna capacità, finalità ed efficacia programmatoria. Basti pensare che il piano delle opere pubbliche relativo agli anni 2000 e 2001, ma anche relativo all'anno 2000, lo approviamo a settembre del 2001, in assenza di piani pluriennali delle Province, in sostanza lo approviamo perché così l'art. 8 della 46/92 prevede e quindi non sarebbe possibile attivare poi la serie di finanziamenti fintanto che non viene cambiata la legge.
Se questo è vero, non possiamo che rimarcare, in questa sede, la necessità di una profonda riforma della legge 46/92 che è una legge importante, mirata soprattutto per migliorare la capacità di investimento dei piccoli Comuni i quali giustamente si vedono assegnato il 75% delle proposte ma che, se questa caratteristica, questa identità deve esserci, sarebbe opportuno, a questo punto, evidenziare ancora di più questa finalizzazione.
Faccio questa considerazione, in riferimento al richiamo fatto dal presidente Martoni al project financing. Per quanto sia vero che il project financing si possa adeguare anche a casi di investimento "modesto" in termini di fatturato o di previsione, è altrettanto vero che le esigenze dei nostri piccoli Comuni, qualora fosse individuata la finanza di progetto come elemento preferenziale o di valutazione migliorativa o privilegiata, potrebbero incontrare diversi problemi, perché sappiamo benissimo che la legge 46/92 spesso consente ai piccoli Comuni di effettuare investimenti basilari, di struttura e di sistema, che poco o nulla possono significare per il privato che tendenzialmente investe in ragione di un reddito che è possibile preventivare da quell'investimento stesso. Non so se nella realizzazione di una conduttura idrica, se nel miglioramento di un edificio comunale si possa ravvisare in qualche modo, per un privato, che peraltro è sempre molto fantasioso, la possibilità di trovare un vantaggio economico remunerativo ex-post del proprio investimento. Certo è che bisognerà valutare molto bene, in rapporto alla 46/92, se questo tipo di intervento del privato può essere o meno consigliabile, visto il tipo di utilizzo dei fondi della 46/92, fondi che, come abbiamo detto prima e più volte ripetuto, anche d'accordo con colleghi della maggioranza, purtroppo spesso sono stati erogati con ritardo rispetto alle annualità di riferimento.
Ci ha spiegato il dirigente Sgroi del servizio programmazione che in realtà questo accorpamento del biennio 2000-2001 serve proprio a riallineare l'operatività della 46/92 che si era "messa di traverso" nel 1995-96, ma un fatto lo dobbiamo dire, perché fa il paio con le considerazioni che facevamo a margine della legge sul trasporto a fune: il riallineamento, quindi la biennalizzazione del finanziamento è stata prevista, ma i fondi rimangono gli stessi. Quindi, salomonicamente in senso inverso — perché è vero che Salomone aveva detto alle famose due signore "spezziamo a metà il bambino", ma la mamma vera aveva detto "non lo spezziamo", perché amava il bambino — la Giunta ha detto "qui bisogna riallineare i bienni, i soldi rimangono gli stessi come fosse un anno solo, però li spalmiamo su due annualità". Questo cosa vuol dire? Mediamente i Comuni, attraverso la 46 propongono investimenti per circa 500-600 miliardi, normalmente la Regione accoglie domande parametrabili a un fatturato di 100-150 miliardi, oggi potremo accettare, per ogni annualità, investimenti per 70. Questo la dice lunga sul tentativo, da un lato di spacciare come riallineamento necessario, dovuto, doveroso, richiesto da tutti questa biennalizzazione che, in realtà, manifesta e nasconde, dissimula, seppure maldestramente, invece, una delle tante tappe, uno dei tanti episodi della restrizione generalizzata delle risorse di cui si diceva prima e di cui non voglio ancora parlare, per l'evidente importanza e significato negativo che riveste. Però queste cose vanno dette, perché attraverso questa draconiana riduzione dei finanziamenti colpiamo uno dei canali di captazione di risorse più importanti per i nostri piccoli comuni che, ripeto, scontano quelle difficoltà che fra l'altro si traducono anche nella responsabilità amministrativa che sovraintende a questo POP.
Pochi sanno, ad esempio, che la responsabilità del POP come servizio è affidata al servizio lavori pubblici, la responsabilità del procedimento inteso come dirigente, è in capo al dirigente del servizio programmazione e buona parte delle "singolar tenzoni" che hanno provocato quei ritardi di anno fa, sono dovute proprio al fatto che questa dicotomia ha prodotto spesso e volentieri delle diatribe, delle conflittualità, delle divergenze di opinioni e di vedute, proprio sulla realizzazione del POP che, più o meno sistematicamente, veniva prima proposto dal dirigente del servizio programmazione, poi sminuzzato, rivisto, corretto e centrifugato dal dirigente del servizio lavori pubblici, per poi arrivare con mesi e mesi di ritardo sul tavolo del Consiglio regionale. Anche questo credo sia un fatto da superare, perché in realtà questo che dovrebbe essere un atto di programmazione, è stato concepito, da un punto di vista della filosofia normativa, ai primi degli anni '90, quando sulla scorta della "legge Ciaffi" si pensava di riordinare e di dare maggior respiro anche alla capacità degli enti locali di esprimersi in senso pluriennale, con programmazioni e quant'altro. In realtà, questo povero POP — anche il nome la dice lunga, da un punto di vista anche dell'acronimo , perché mi ricorda "BLUFF" o "BLUMM" — è cominciato nel 1992, doveva essere coerente con il piano di sviluppo regionale che c'è stato nel 1998, dovrebbe essere coerente con i piano pluriennali delle Province che non esistono. In realtà, a mio modo di vedere, questo tipo di atto rimane totalmente snaturato rispetto alla sua originaria finalità e quindi giace sul nostro tavolo, senza la capacità di attrarre l'attenzione di alcuno, perché tutti sanno che si tratta solo di un adempimento più o meno formale da evadere.
Volendo prendere seriamente il POP, nello spazio di questi pochi minuti che ci sono concessi, vorrei dire che sarebbe il caso non solo di procedere a una riforma della 46/92 quanto meno sollecita, perché l'assessore Ottaviani già ad aprile mi pare abbia pronosticato un intervento riformatore della Giunta regionale che ancora, a quanto ci consta, non c'è stato. Però è necessario che "in attesa del messaggio dell'imperatore" — direbbe Kafka — comunque, in qualche modo si cerchi di venire incontro alle esigenze di quei piccoli Comuni che ancora rimangono gli interlocutori privilegiati della 46/92, perché mentre per i grandi Comuni vi sono alternative anche piuttosto consistenti per dare corso al proprio programma di investimenti, i piccoli Comuni che poco punto possono contare sulla leva finanziaria, che poco punto possono contare sulla capacità di attrarre capitali privati, guardano alla 46/92 con molto interesse.
Si è parlato — questo è un invito alla Giunta e al Consiglio — di far luogo ad alcuni accomodamenti migliorativi, ad esempio la necessità di rielaborare i criteri delle schede che i Comuni devono proporre all'inizio dell'avventura della richiesta di finanziamento, schede che devono essere più snelle, della necessità di richiedere, in luogo del progetto esecutivo, un progetto definitivo nel momento in cui è necessario attivare materialmente la risorsa, proprio per le difficoltà obiettive che il piccolo Comune si trova ad avere nella costruzione formale degli elaborati progettuali. Nella Conferenza delle autonomie sono emerse richieste di questo genere, che vanno valutate con il pragmatismo che il legislatore regionale deve avere quando si parla di piccoli Comuni che sono, come qualcuno ricorda, il 50% dei Comuni della nostra regione e che hanno meno di 6.000 abitanti. Questa è la normativa di specie, questa è una normativa che ritengo debba essere prontamente riformata e probabilmente dedicata in maniera pressoché esclusiva al piccolo Comune. Lo dico perché anche leggendo il POP, vediamo che fra i criteri di preferenzialità nella scelta dei progetti emerge la capacità dei singoli progetti di essere coerenti o di essere anche destinatari di provvidenze comunitarie. Non so se è il caso di abbinare il percorso della 46/92 a quanto previsto dalla normativa comunitaria, perché ad esempio ci sono alcune zone che non ricadono nelle aree zonizzate elette da parte dell'Ue, che sarebbero tagliate fuori, quando invece sappiamo che esistono intere aree della nostra regione — non parlo certo per la mia provincia, visto che in qualche modo è sostanzialmente eletta nella parte preponderante tra le zone dell'Obiettivo 2 —... (Interruzione). Certo è che dobbiamo riflettere anche su questa opportunità di far costituire criterio di preferenzialità l'essere destinatari di provvidenze comunitarie, perché ci sono tanti piccoli Comuni che, non potendo ottenerle, rimarrebbero fuori.
Da ultimo, un appello perché il comportamento delle Amministrazioni provinciali sia un pochino più coerente rispetto all'insieme degli adempimenti posti a loro carico. Parlo per la Provincia di Ascoli Piceno che si distingue per estemporaneità. Ancora una volta, nel giro di qualche mese ha cambiato tre volte l'ordine delle priorità: la metanizzazione, l'edilizia scolastica, gli investimenti viari sono stati "shackerati" secondo le convenienze del momento e quindi l'Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno si conferma campione nella finanza — c 'è quella "di progetto" — che io d definisco "di fantasia", ma questo non credo che possa favorire l'irrobustimento della capacità programmatoria del "sistema Marche".
Quindi preannuncio il voto di astensione del gruppo di Alleanza nazionale in ragione di queste valutazioni, non certo in ragione del risicato svolgimento di questo POP che, ripeto, se così concepito, in assenza di una riforma della 46/92, proporre venisse assegnato tranquillamente alla dignità di un decreto del dirigente del servizio, perché altro di politico o di amministrativo in senso generale non è dato ravvisarvi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Chiedo al Presidente, non vedendo in aula l'assessore competente, prima di mettere in votazione questo punto, la possibilità di rinviare a domani la discussione, perché su un argomento così importante, dovrei chiedere delle precisazioni, alla luce anche di quanto ha detto Silenzi, che la maggioranza è in grado di portare avanti da sola le proposte di legge. Vediamo invece che questa sera siete 12-13 consiglieri, quindi un po' di buon senso, per lo meno quando c'è dialettica, bisogna anche dimostrarlo. Quindi, prendete adesso i telefoni cellulari e cominciate a telefonare quanto prima. Io propongo il rinvio di questo punto dell'ordine del giorno, perché non ci sono né il Presidente della Giunta né l'assessore. Chiedo quindi il rinvio del punto, altrimenti invito i colleghi della minoranza ad abbandonare l'aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Credo che dobbiamo attenerci anche ad un rigore istituzionale per quanto riguarda l'approvazione degli atti, soprattutto di quelli che in qualche modo riscuotono un interesse ed un'aspettativa legittimi sul territorio. Questo atto è uno di quelli più corposi, concreti di programmazione e di utilizzo delle risorse date ai diversi soggetti sul territorio, in primo luogo al sistema degli enti locali, che mobilita una massa finanziaria di tutto rilievo: circa 4 miliardi in conto capitale, il che significa, come diceva nella sua puntuale relazione il collega e compagno Martoni, più risorse, perché è ovvio che la composizione dei mutui è fatta di quota capitale e di quota interessi.
Vorrei sottolineare solo pochissimi aspetti, perché condivido la relazione. Questo programma fa due salti di qualità, a mio modo di vedere. In primo luogo ha un respiro biennale, quindi programma un po' meglio le risorse e lo scadenziario anche temporale riferito agli enti locali e non solo. In secondo luogo, in prospettiva è innovativo. Vorrei che il Consiglio valutasse questo aspetto. E' innovativo perché l'articolato indica una possibilità che già è in vigore in altre parti del nostro Paese, cioè la previsione dell'utilizzo di fondi privati, nella prospettiva, sotto il controllo pubblico, per realizzare quelle opere che, altrimenti, non sarebbero mai realizzate. E' ovvio che quando parliamo di pubblico non ci riferiamo — visto che parliamo di opere di carattere sociale e collettivo — alla necessità che il privato intervenga in maniera esclusiva per la realizzazione dei profitti, tuttavia individuiamo, anche in questa prospettiva, una possibilità innovativa e soprattutto dovremmo anche incentivare, nelle Marche, un dibattito che altrove già esiste, anzi noi siamo in ritardo, perché dobbiamo intervenire sulle fondazioni, sulle forme cooperative oltre che, ovvio, su altri settori.
Per questo penso che se approviamo con rapidità questo atto, potremo dargli una ricaduta positiva sul territorio in tempi non lunghissimi. Penso che al di là delle giuste preoccupazioni che l'opposizione pone, anche con una presenza o non presenza da parte della Giunta, che mi pare presente in maniera adeguata ed autorevole questa sera, come sempre, dobbiamo approvare questo atto, altrimenti faremmo un danno a noi stessi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Presidente, io ho chiesto ai colleghi della minoranza di abbandonare l'aula. Questo è un argomento molto importante, come diceva il collega Procaccini, che merita non solo rispetto da parte dei consiglieri regionali ma anche presenza, se è vero che questo è un argomento innovativo. Quindi, l'assenza nei banchi della maggioranza mortifica il Consiglio regionale. Mi dispiace che, mentre Silenzi sparava a pallettoni nei confronti dei gruppi di minoranza questa mattina, questa sera Procaccini, preoccupato del fatto che questo atto non sarà approvato se i gruppi di Forza Italia, Ccd-Cdu e An abbandoneranno l'aula, parla di ruolo istituzionale. Questo esiste sempre, non solo quando non avete i numeri per governare. Oggi, Silenzi ha sparato a pallettoni e mi dispiace, perché di queste occasioni ne vedremo tantissime in quest'aula.

CESARE PROCACCINI. Ma io non sono Silenzi, quindi...

OTTAVIO BRINI. Ma tu hai avallato, sotto certi aspetti, quello che Silenzi ha detto, in modo diverso, con uno stile diverso, comunque hai fatto capire che chi governa e ha i numeri per governare fa le leggi e l'opposizione eventualmente le contesterà.
Alcune considerazioni le ho fatte già in Commissione. Vorrei capire se in questi 6-7 anni di vita amministrativa tutte le somme che sono state ogni volta deliberate con i piani biennali, triennali o annuali, sono state tutte utilizzate. Oggi noi esaminiamo le richieste fatte dalle quattro Province, poi ad ogni Provincia viene assegnata, in base alle priorità, una somma in base alle risorse che abbiamo. In questi anni è stato fatto un esame per cercare di capire se ogni Provincia ha utilizzato in pieno le risorse che sono state messe a disposizione? E' stato fatto un esame dettagliato per verificare se i criteri sono stati seguiti e le opere puntualmente realizzate? Se ci sono stati dei residui o delle somme non utilizzate, come sono state impiegate? In Commissione avevamo fatto una proposta rispetto alla quale la maggioranza, in quella sede, non è riuscita a prendere un impegno: la modifica dell'articolo 8. Siccome si fa quel salto di qualità di cui parlava prima il consigliere Procaccini, il salto di qualità si fa su questo, modificando l'articolo 8, quello della programmazione, verificando se le Province sanno utilizzare le risorse messe a disposizione. Dico "sanno", perché molto spesso capita che vi siano ritardi con i progetti, con le gare d'appalto, poi vediamo i sindaci correre da questo o quel consigliere per far sì che venga concessa una proroga, si trovi il cavillo, e magari quelle risorse che potevano essere utilizzate da altre Province che rispettano in pieno i propri programmi, rimangono ferme. Questo è il discorso che noi dobbiamo fare, e in Commissione la maggioranza non è stata in grado di dare risposte, forse perché non possono neanche prendere decisioni per quanto riguarda la modifica di un articolo così importante qual è quello della programmazione. Lo stesso dirigente, che relazionava in quella sede, ha detto "questa non è materia che compete questa delibera, ma può essere materia di un atto successivo".
E' questa la preoccupazione che abbiamo, con un Consiglio regionale ridotto ai minimi termini, con pochissimi che discutono su una materia così delicata ed importante che veramente può far fare un salto di qualità allo stesso Consiglio regionale e alle Province. Però dobbiamo essere messi nella condizione di poter deliberare e non votare questa sera a scatola chiusa. (Interruzione del consigliere Gasperi). Ti faccio un esempio: se alla Provincia di Macerata assegnano dieci lire e per quanto riguarda il programma stabilito essa spende otto lire, due lire non vengono utilizzate, quindi nel programma successivo, a Pesaro che ha chiesto 25 lire e ne sono state date 20 che ha interamente speso, bisogna dare un "premio". Ecco dove sta il salto di qualità che dobbiamo fare: premiare quelle Province che veramente rispettano i programmi e utilizzano in pieno tutte le risorse.
Se riusciamo a fare questo, occorre però ottenere la modifica dell'art. 8. Se veramente ci crediamo ci dobbiamo lavorare, prendendo impegno, questa sera, a ciò. Qualcuno dice che no è all'ordine del giorno? Benissimo, ve l'approvate da soli questa legge, ve ne assumete tutte le responsabilità, dopodiché ognuno può dire quello che vuole.


ROBERTO OTTAVIANI. Chiedo scusa del mio ritardo in aula, ma dei problemi ovviamente istituzionali, collegati ad alcuni argomenti che sono sempre spinosi — le problematiche dei rifiuti — mi hanno bloccato presso il servizio. Spero di poter rispondere a quelle osservazioni che sono stimoli i quali mi permettono di entrare maggiormente in questo argomento, visto che probabilmente ci sono riflessioni da fare.
Vorrei comunque ribadire che se in altre occasioni ci fossero necessità di sentire anche l'assessore, la disponibilità è massima da questo punto di vista.
Il documento che andiamo ad approvare oggi, indubbiamente recepisce in pieno quelle osservazioni che sono state fatte fino adesso. In particolare esso fa riferimento alla legge 46 che nella sua origine voleva essere la legge del grande indirizzo di opere pubbliche sul territorio regionale. Le risorse che negli anni sono state impiegate su questa legge, e soprattutto il diverso ruolo che la Regione ha assunto rispetto a Comuni, Province e aziende, certamente hanno trasformato enormemente la portata di questa legge. Quando, un anno fa, abbiamo affrontato la problematica della legge 46 ci siamo trovati con alcune situazioni abbastanza complesse e difficili da affrontare, quindi queste legge era in ritardo di alcuni anni nel contributo, che sostanzialmente potremmo definire in conto interesse, nei confronti dei progetti approvati, riconosciuti tali, validi e strategici per la programmazione regionale, ma che non erano stati ancora finanziati.
Abbiamo fatto una serie di interventi la maggior parte dei quali si sono caratterizzati su aspetti legislativi che non riguardavano strettamente la legge 46 ma la legge 17 — mi riferisco soprattutto alla modifica che era insita nella legge di programmazione — facendo sì che un ritardo che certamente si è accumulato negli anni per una serie di ragioni che non sto qui a spiegare perché sarebbe troppo lungo farlo, fosse accorciato il più possibile. Non solo, ma i dati e le analisi dell'efficacia della spesa da parte non tanto delle Province ma degli stessi Comuni... Perché i contributi in conto interessi sono diretti ai Comuni, quindi questo blocca tutte le attività dei nostri Comuni, senza distinzioni fra destra e sinistra e senza distinzione ideologica. C'è una distinzione fatta su un criterio di validità del progetto, valutata dai tecnici regionali e ovviamente è istituita una graduatoria. Quindi, questo programma blocca, di fatto, la distribuzione anche della legge 46 sulla pianificazione delle opere pubbliche che la Regione deve fare o che i Comuni debbono fare. La distribuzione viene infatti fatta anche in base a questa indicazione di programma.
Quello che andiamo ad approvare oggi è un processo di pianificazione, che riguarda in gran parte la legge 46 ma non solo.
Per quanto riguarda le osservazioni fatte prima dal consigliere Brini, gli interventi decisi sono stati concordati con l'Anci, con l'Anci-piccoli Comuni, e si è voluto dare a questo programma di intervento un taglio che ponga particolare attenzione alle piccole Amministrazioni che non hanno risorse proprie e che invece sentono come strategico un contributo regionale che nei vent'anni con cui si esprime riesce ad abbattere non solo la quota interessi, ma anche la quota capitali, soprattutto negli ultimi anni.
Ecco perché è importante questo strumento, perché è uno strumento che decide anche di far sì che certe graduatorie che venivano fatte ogni anno, vengano definitivamente chiuse ogni anno e riaperte con l'anno successivo, a seconda delle programmazioni dei Comuni, quindi non più uno strumento che sia staccato dalla programmazione comunale, ma uno strumento che sia profondamente in sinergia con i bisogni delle Amministrazioni locali.
Altro importante passaggio che c'è, sul quale la proposta è venuta dalla Giunta, è quello di favorire i consorzi, di favorire i Comuni e di non favorire più le società per azioni, anche private, perché ovviamente le società per azioni possono attingere a finanziamenti molto più agevolmente rispetto ai nostri piccoli Comuni i quali hanno sempre risorse estremamente limitate.
Queste sono le scelte che sono state chieste dalle Amministrazioni locali, e mi riferisco anche a chi qui dentro ha esperienza di gestione dei Comuni, in particolare mi riferisco al consigliere Ceroni, con il quale affrontammo, in parte, questi problemi. La mia preoccupazione non è soltanto quella di rinviare un documento sul quale si dà un indirizzo; è un documento fortemente concordato, sul quale si è lavorato con le Amministrazioni locali nei suoi indirizzi fondamentali. Rallentarlo, secondo me non ha alcun senso da questo punto di vista, anche perché, ripeto, rispetta esigenze che sono sempre più cresciute. C'è un taglio fondamentale che sta nella attenzione alle Amministrazioni pubbliche, alle Amministrazioni locali.
Le risorse le abbiamo approvate con il bilancio, non sono risorse nuove, qui non approviamo uno stanziamento finanziario ma andiamo a decidere dei criteri, alcuni regionali ed altri proposti dalla Conferenza delle autonomie delle Province e quindi non dalle singole Province. Queste sono le disponibilità che abbiamo messo in bilancio e queste sono le risorse che in qualche modo andiamo a distribuire su graduatorie.
L'operazione che viene fatta è quella di un'esigenza di politica regionale e un'esigenza di politica territoriale proposta dalla Conferenza delle autonomie, dove sono rappresentate non solo le Province ma anche e soprattutto i Comuni.
Altre osservazioni importanti credo che su questo non ce ne siano. Il fatto che per la prima volta si fa uno strumento biennale invece che annuale, è dato dal bisogno di contestualizzare la risorsa economica con i programmi dei Comuni, perché in passato ciò avveniva sempre a posteriori e impediva, di fatto, una qualsiasi forma di programmazione anche a livello comunale.
Questo strumento, per chi conosce la programmazione comunale, è simile — perché presto saremo anche noi a farlo triennale — al piano delle opere pubbliche che viene fatto dai Comuni, un piano triennale nel quale si decide la programmazione degli investimenti e delle spese. E' un atto di indirizzo, non è un atto di spesa, che coinvolge certamente la spesa delle opere pubbliche regionali, ma ancora di più, in particolare per la parte che riguarda la 46, la programmazione delle nostre amministrazioni locali.
Sono a disposizione per eventuali chiarimenti, però mi pare che questi due concetti siano fondamentali. E' un atto frutto di una lunga mediazione, di un lungo confronto con le Amministrazioni locali, un atto che risponde alle esigenze di programmazione regionale, un atto nel quale c'è stato un lunghissimo dialogo tra Province e Comuni e soprattutto tra Conferenza delle autonomie e Regione Marche. Quindi la sua espressione è frutto di un percorso politico, tecnico e amministrativo, che non riguarda certo un fatto ideologico ma un fatto di posizione.
Quindi mi permetto, concludendo, di invitare anche a un senso di responsabilità, di fronte a un atto che è frutto di una mediazione ed è frutto non solo del Governo regionale, ma dei Governi nel nostro territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Nella discussione sulla finanziaria, avevamo chiesto di aumentare il contributo perché da un contributo che copriva la quasi totalità degli interessi siamo passati a quasi un terzo per i comuni fino a 5.000 abitanti e addirittura a quasi un quarto per i comuni sopra i 5.000 abitanti. Riduciamo gli interventi e vediamo di aumentare il contributo, magari. Bisogna fare la modifica all'art. 10 della finanziaria.

ROBERTO OTTAVIANI. Non è previsto in questo atto.

REMIGIO CERONI. Se rinviamo, possiamo fare un emendamento qui.

PRESIDENTE. Questo è un atto amministrativo e non può modificare una legge finanziaria. Può essere accolta come raccomandazione, affinché in sede di finanziaria si possa lavorare.
Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la verifica del numero legale. Così come avevamo annunciato questa mattina, è bene che la maggioranza si assuma le proprie responsabilità e garantisca il numero legale in aula.

PRESIDENTE. Nomino consiglieri segretari i colleghi Martoni e Luchetti.
Prego di procedere alla verifica del numero legale, a partire dal n. 1.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani assente
Amati assente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini presente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D'Ambrosio assente
D'Angelo assente
Donati assente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti presente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi assente
Melappioni presente
Minardi presente
Mollaroli assente
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci Andrea assente
Ricci Giuseppe presente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. Essendo presenti n. 16 consiglieri e non esistendo numero legale, la seduta è sospesa per un'ora.

La seduta, sospesa alle 17,45,
riprende alle 17,50

PRESIDENTE. Comunico all'aula che, essendosi svolta la riunione dei presidenti di gruppo, si è deciso di non riprendere i lavori in serata, quindi la seduta è aggiornata a domani mattina alle ore 10, con la prosecuzione secondo l'ordine del giorno già predeterminato. Pertanto, si riprenderà con la discussione della proposta di atto amministrativo n. 52, poi si procederà con la legge sull'organizzazione e, di seguito, con le mozioni.
C'è un orientamento generale dei gruppi consiliari a chiudere i lavori dell'Assemblea nella mattinata di domani.
La seduta è tolta.

La seduta termina alle 17,52