Resoconto seduta n. 58 del 17/10/2001
La seduta inizia alle 11,10


Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 80, in data 1 ottobre 2001, ad iniziativa della Giunta: «Programmazione finanziaria, formazione, struttura e gestione del bilancio», assegnata alla II Commissione in sede referente;
— n. 81, in data 9 ottobre 2001, ad iniziativa della Giunta: «Disciplina in materia di autorizzazione e accreditamento delle strutture sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale», assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n. 82, in data 10 ottobre 2001, ad iniziativa dei consiglieri Grandinetti, Cesaroni, Giannotti, Favia, Brini, Ceroni, Viventi e Massi: «Modificazioni della l.r. 13 marzo 1995 n. 23 "Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei consiglieri regionali"», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 83, in data 5 ottobre 2001, ad iniziativa del consigliere Giuseppe Ricci: «Sostegno all'attività dell'ente universitario del fermano», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 84, in data 5 ottobre 2001 ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Brini, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Interventi regionali in favore delle associazioni storiche marchigiane», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.




Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 65, in data 24 settembre 2001, ad iniziativa della Giunta: «Deliberazione amministrativa n. 278/1999 - programma triennale dei servizi. Integrazione della parte relativa al servizio ferroviario. Schema di contratto di servizio per il trasporto ferroviario», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 66, in data 24 settembre 2001, ad iniziativa della Giunta: «L.R. 52/1997 - Adesione della Regione Marche alla costituenda Fondazione "European Quality Institute", assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 67, in data 9 ottobre 2001, ad iniziativa della Giunta: «Piano triennale del turismo regionale 2002/2004 ai sensi dell'art. 3 della l.r. 6/8/1997, n. 53», assegnata alla III Commissione in sede referente;
— n. 68, in data 9 ottobre 2001, ad iniziativa della Giunta: «L.R. 6 agosto 1997 n. 52 - adesione della Regione Marche alla Fondazione Pergolesi Spontini con sede in Jesi. Quota di partecipazione L. 5.000.000», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.


Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 143, dei consiglieri Amagliani, Cecchini e Andrea Ricci: «Rinnovo degli appalti di pulizie ferroviarie»;
— n. 144, dei consiglieri Castelli, Grandinetti, Pistarelli e Romagnoli: «Trasferimento agli enti locali del personale regionale per le funzioni trasferite»;
— n. 145, dei consiglieri Ceroni e Gasperi: «Programma regionale delle opere pubbliche per il biennio 2000/2001»;
— n. 146, dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Dichiarazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi contro la cultura islamica»;
— n. 147, del consigliere Favia: «Misure economiche per il sostegno delle esportazioni marchigiane»;
— n. 148, dei consiglieri Ciccioli, Castelli, Gasperi, Novelli, Pistarelli e Romagnoli: «Ostaggi italiani in Somalia»;
— n. 149, del consigliere Viventi: «Ammodernamento degli istituti di distribuzione dei carburanti»;
— n. 150, dei consiglieri Luchetti, Ascoli e Giuseppe Ricci: «Utilizzo dei padiglioni dell'azienda ospedaliera Umberto I di Piazza Cappelli»;
— n. 151, dei consiglieri Silenzi, Benatti, Amagliani e Ricci: «Agenzia protezione civile»;
— n. 152, dei consiglieri Avenali, Moruzzi, Tontini, Viventi, Procaccini, Cesaroni, Ascoli e Gasperi: «Cartiere Miliani di Fabriano».



Deliberazioni inviate
dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso al Consiglio le seguenti deliberazioni:
— n. 2196 in data 18 settembre 2001:: «Art. 29 della l.r. 7.5.2001, n. 12 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione specifica per le calamità naturali in agricoltura. L. 40.213.000.000»;
— n. 2197 in data 18 settembre 2001: «Art. 29 della l.r. 7 maggio 2001 n. 12 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per iniziative farmacologiche ed informazione degli operatori sanitari - anno 2001-L. 1.290.000.000»;
— n. 2198 in data 18 settembre 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - L. 2.746.318.318»;
— n. 2199 in data 18 settembre 2001: «Art. 2, comma 2 della l.r. 7 maggio 2001 n. 11 Variazione agli stanziamenti iscritti nel bilancio 2001 relativi a reiscrizione di somme aventi specifica destinazione»;
— n. 2201 in data 18 settembre 2001: «Art. 2 della l.r. 7 maggio 2001 n. 11 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di rimborsi dallo Stato per il finanziamento dell'esercizio delle funzioni di cui alla L. 210/92 - Indennizzi a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati - trasferite ai sensi del D. Lgs 112/98 e DPCM conseguenti in materia di salute umana veterinaria - L. 25.000.000.000»;
— n. 2247 in data 18 settembre 2001: «Art. 2 della l.r. 7 maggio 2001 n. 11 Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2001) Iscrizione nel bilancio di previsione 2001 di recuperi derivanti dalla ricontrattazione di mutui - L. 694.832.895»;
— n. 2255 in data 25 settembre 2001: «Attuazione delle disposizioni recate dall'art. 12 della l.r. 23 febbraio 2000 n. 13, interventi per lo sviluppo della qualità e dell'innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese - L. 362.273.540»;
— n. 2256 in data 25 settembre 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - L 32.242.337.858»;
— n. 2257 in data 25 settembre 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - L 17.036.649.728»;
— n. 2258 in data 25 settembre 2001: «Art. 29 della l.r. 7 maggio 2001 n. 12 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per le finalità di cui alla legge 17 maggio 1999 n. 144 relativa all'obbligo di frequenza di attività formative anno 2001 - L. 3.754.837.191»;
— n. 2307 in data 2 ottobre 2001: «Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato quali contributo in relazione ai maggiori oneri (I.V.A.) per la gestione dei servizi di trasporto pubblico - L. 4.203.600.000».



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Ciccioli. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Chiedo l'iscrizione d'urgenza della mozione presentata, relativa al sequestro dei pescatori italiani in Somalia e specificamente dei tre marchigiani. Ho parlato ufficiosamente sia con il Presidente della Giunta D'Ambrosio che con altri componenti del Consiglio: su questa mozione sarebbe opportuno addivenire a una proposta di risoluzione unitaria, su cui c'è la disponibilità di tutte le forze politiche. Tecnicamente chiedo l'iscrizione dell'atto. Se potesse essere votato alla fine della mattinata, saremmo in grado di inviarlo al Ministero degli esteri.




Dichiarazioni dei consiglieri

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Ai sensi dell'art. 35 del regolamento intervento per far presente che nella prima Commissione consiliare, ieri abbiamo licenziato il testo di legge sulla cooperazione internazionale e la pace. In quell'occasione tutti i membri della Commissione hanno ritenuto di chiedere oggi alla Giunta, indipendentemente dalle posizioni politiche che si hanno rispetto alla vicenda della guerra in Afghanistan, di prevedere, come stanno facendo già altre Regioni — sicuramente la Toscana — un intervento umanitario a sostengo di Emergency. Volevamo quindi invitare la Giunta regionale ad attivarsi per mettere risorse a disposizione di Emergency. Prima della fine del Consiglio potremmo approvare un documento, ma ove vi fosse una risposta positiva e un impegno da parte del Presidente della Giunta, potremmo anche venir meno rispetto a questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Sempre ai sensi dell'art. 35 vorrei richiamare per l'ennesima volta il Presidente a pretendere dalla Giunta regionale il rispetto del regolamento. Mi riferisco agli articoli 107 e 113 del regolamento che fissano tempi certi per le risposte alle interrogazioni orali e scritte. Se vogliamo mantenere un quadro di diritto, bisogna che gli assessori fatichino di più, lavorino di più, si impegnino di più, magari mettendoci anche qualcosa di loro rispetto alla relazione spesso molto notarile dei funzionari, quindi, ripeto, rispondano puntualmente, per iscritto e informa orale alle interrogazioni, uno dei pochi diritti garantiti ai consiglieri, soprattutto di minoranza.
Mi associo alla richiesta del consigliere Ciccioli, nel senso che chiedo anch'io l'iscrizione all'ordine del giorno della seduta odierna dell'interpellanza presentata sullo stesso argomento dal gruppo di Forza Italia, che credo richiami la stessa esigenza. Sono quindi d'accordo con quello che diceva Ciccioli, non solo per discutere questa cosa nella seduta di oggi, ma anche per trovare una forma di consenso unitario che dia maggiore autorevolezza alla presa di posizione del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. A questo punto il mio intervento può essere superfluo, perché ripeto quanto ha detto il presidente del mio gruppo. Fin dalla scorsa legislatura c'è stato l'appello alla responsabilità dell'opposizione a presentare interrogazioni particolari per iscritto. Penso che sia una cosa giusta. Se a questa interrogazione non viene data risposta in tempi certi e passano mesi e mesi, diventa superfluo presentarla per iscritta. Chiediamo quindi la risposta orale in aula. A volte è antipatico rispondere per iscritto su certi argomenti? Lascio alla vostra attenzione questa riflessione e spero che la Giunta faccia tesoro di queste affermazioni fatte in aula rispetto a questa questione, sia io che il Presidente del nostro gruppo Giannotti.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola, sull'ordine dei lavori, il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Chiedo l'iscrizione urgente della mozione sulle Cartiere Miliani, firmata da tutti i componenti la terza Commissione. Siccome c'è un'importante trattazione in corso, è importante approvarla per mandarla al Ministero quanto prima.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Propongo l'iscrizione urgente all'ordine del giorno della mozione che ho presentato insieme ai colleghi Grandinetti, Pistarelli e Romagnoli e che riguarda il trasferimento agli enti locali del personale regionale per le funzioni trasferite a Province e Comuni. La motivazione che porto a supporto di questa richiesta sta nella evidente necessità di provvedere in materia, qualora fosse necessario, possibile e condiviso dai consiglieri regionali, entro termini utili. Visto che il provvedimento della Giunta regionale prevederà che tutto il meccanismo operi a far data dall'1.1.2002, va da sé che, ove fossero condivise le tesi e le argomentazioni di questa nostra mozione, questo vaglio andrebbe fatto immediatamente.
Quindi chiedo, anche a nome dei colleghi Grandinetti, Romagnoli e Pistarelli l'iscrizione in via d'urgenza.

PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che abbiamo concordato l'uso dell'art; 35, ultimo comma, in base al quale il consigliere stesso deve essere autorizzato prima di sollevare l'argomento in aula. Addirittura c'è una circolare che invita i consiglieri che vogliono utilizzare quell'articolo a comunicare il giorno prima l'argomento da sottoporre al Consiglio.
Accetto l'indicazione del capogruppo Giannotti e solleciterò la risposta alle interrogazioni in tempi certi.
Per quanto riguarda l'iscrizione all'ordine del giorno odierno di tre mozioni, la n. 152, la n. 1244 e la n. 148, invito a contenere la richiesta d'iscrizione all'ordine del giorno all'ultimo momento, nella mattinata, delle mozioni, altrimenti stravolgiamo l'impostazione che ci siamo dati, nel senso che le mozioni, poi, prevarrebbero su tutto il resto e potrebbero anche determinare uno slittamento dei lavori. Mi atterrei ad accogliere quelle che si possono votare senza grande discussione, per le quali c'è l'accordo della maggioranza dei gruppi.
Pongo comunque in votazione la richiesta di inserimento della mozione n. 148 sugli ostaggi italiani in Somalia.

(Il Consiglio approva)

A questa mozione è abbinata l'interrogazione n. 353 del consigliere Giannotti.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento della mozione n. 152 sulle Cartiere Miliani.

LUIGI VIVENTI. Questa mozione, che vede l'accordo di tutti i gruppi, potrebbe anche essere votata al termine della mattinata.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di inserimento della mozione n. 152.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di inserimento all'ordine del giorno della mozione n. 144.

(Il Consiglio non approva)




Interrogazione (Svolgimento): «Trasferte dirigenti ASL n. 13 di Ascoli Piceno» Castelli e Romagnoli (123)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 123 dei consiglieri Castelli e Romagnoli.
Ha la parola, per la risposta, l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Questa interrogazione si riferisce ad alcuni trasferimenti all'estero fatte da alcuni dirigenti della Asl n. 13 di Ascoli Piceno. I colleghi Castelli e Romagnoli chiedono di conoscere alcuni aspetti di questi trasferimenti determinati dalla necessità di organizzare il servizio di radiologia e in particolare la digitalizzazione dei referti. L'interrogazione chiede se le trasferte cui si fa riferimento siano state promosse e finanziate dalla Ditta Agfa Gevaert, si chiede di conoscere i nominativi di coloro che hanno partecipato alle trasferte, i programmi e le finalità operative di ciascuna di esse e se le trasferte siano o meno riconducibili alle presunte finalità di studio e di ricerca del processo di digitalizzazione.
Su questo abbiamo chiesto le motivazioni all'azienda 13 che risponde come segue.
"Le trasferte di Parigi/Cars (giugno 1999) e Chicago (Novembre/Dicembre 1999) sono state promosse e finanziate dalla Agfa Gevaert, la trasferta in Argentina (settembre 2000) dalla Siemens;
Le trasferte sopra richiamate sono state effettuate per le seguenti finalità: Parigi/Cars, partecipazione al Convegno Mondiale di Tecnologie Digitali Radiologiche; Chicago, partecipazione al Congresso di Radiologia del Nord America; Argentina, partecipazione al Congresso Mondiale di Radiologia.
Ai convegni e congressi in argomento hanno partecipato il Direttore generale, il Direttore Sanitario dr. Pierfrancesco De Luca ed il Dirigente Medico di struttura complessa dell'U.O. di Radiologia dr. Carlo Marinucci (che, al proposito, per tutti i giorni di durata delle trasferte, ha usufruito del congedo ordinario) in gruppo di dirigenti di altre Aziende Sanitarie della Regione Marche e di altre Regioni;
Nei convegni congressi di cui sopra sono state trattate le seguenti tematiche: Parigi/Cars, Digitalizzazione delle metodiche radiologiche; Chicago e Argentina, Illustrazione dell'evoluzione tecnologica delle apparecchiature biomedicali di radiologia, tra le quali le più recenti e moderne attrezzature ad uso interventistico presenti sul mercato, esposte a scopo dimostrativo nelle mostre tecniche abbinate agli stessi congressi".
Il direttore generale dell'Azienda U.S.L. n. l3 di Ascoli Piceno ha ulteriormente precisato che nessun onere di spesa è stato sostenuto dall'azienda U.S.L. n. 13 per le trasferte di cui sopra, e che, in merito al viaggio congressuale a Buenos Aires (effettuato dal 4 all'8 settembre 2000), ha di recente fornito al difensore civico presso la Regione Marche, in ordine ai nominativi dei relativi partecipanti ed all'assenza di costi per l'azienda sanitaria, i chiarimenti che di seguito si riportano: "Si specifica che, unitamente allo scrivente ed al Direttore Sanitario di questa ASL dr. Pierfrancesco De Luca, al viaggio congressuale in oggetto ha partecipato il solo dipendente dr. Carlo Marinucci, dirigente medico di struttura complessa dell'U.O. di Radiologia dell'ASL 13; nell'occasione il dr. Marinucci ha usufruito - per i giorni di durata del viaggio - del congedo ordinario, con esclusione di qualsivoglia rimborso o indennità nei confronti del medesimo da parte dell'Azienda U.S.L. n.l3; nessun onere di spesa è stato sostenuto dall'ASL 13".
Credo quindi che ci siano elementi di chiarezza per spiegare e giustificare questo percorso svolto dall'azienda nell'ottica di attuare una grossa trasformazione che riguarda il servizio di radiologia della Asl 13, come quello delle altre Asl del nostro territorio, dentro un sistema di comunicazione generale che consenta di recepire i dati radiologici e di trasformarli immediatamente in risposte e comunicare questo alle aziende sanitarie. Credo che sia un obiettivo strategico, perché la possibilità che il paziente abbia subito al risposta e questa sia subito mandata, insieme all'indagine, al medico di famiglia, rappresenta un elemento di enorme velocizzazione e di efficace servizio.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Nel leggere l'oggetto dell'interrogazione qualcuno potrebbe pensare che la stessa potesse avere, in qualche modo, un rilievo scandalistico, trattandosi di viaggi e di trasferte. In realtà, la risposta che ci dà l'assessore Melappioni che in qualche modo è il relata refero rispetto al diretto interessato, non centra l'aspetto fondamentale di questa nostra interrogazione. I viaggi che oggi sappiamo essere stati pagati dalla Agfa Gevaert e della Siemens, accedono in qualche modo a una vicenda rispetto alla quale credo sia utile per tutti i colleghi consiglieri conoscere qualche elemento, qualche notizia, qualche aspetto, anche in rapporto alle purtroppo gravi condizioni di dissesto dei nostri bilanci sanitari, che probabilmente nascono anche da alcuni atteggiamenti disinvolti posti in essere dalle direzioni generali in merito ad alcuni contratti.
Qual è la mia considerazione? La Asl 13 di Ascoli Piceno ha posto in essere questa convenzione con la ditta Agfa Gevaert, di sette anni, per un importo complessivo di 8.400 milioni, facendo ricorso alla trattativa privata. Non si contesta quindi l'opportunità e la legittimità del ricorso alla digitalizzazione, che probabilmente rappresenta una importante conquista ai fini della migliore diffusione dei referti radiologici, ma si contesta — non sono io a farlo ma lo sono stati lo stesso avv. Giorgio De Sabbata in una sua precisa nota, e la stessa Giunta regionale in una prima interlocuzione della delibera — il ricorso alla trattativa privata. L'art. 9, comma 4 del D. Lgs. 352 prevede la possibilità di ricorrere alla trattativa privata solo per progetti che unicamente ed esclusivamente abbiano scopo di studio, di ricerca o di messa a punto.

AUGUSTO MELAPPIONI. Comunque, la domanda non era questa.

GUIDO CASTELLI. C'è purtroppo un'interrogazione precedente che nel corpo di questa interrogazione io richiamo. Spero che possa essere prontamente messa in discussione, visto che è passato un anno.
Il problema, quindi, nasce dal fatto che quelle trasferte accedono in qualche modo a un rapporto contrattuale che è stato oggetto di disamina e di interlocuzione, in primis da parte della Giunta regionale, in una seconda fase dal difensore civico regionale, da noi e dalla procura della Repubblica di Ascoli Piceno che sta esaminando anche la congruità del percorso amministrativo attivato rispetto a questa convenzione.
Ci sorgeva il dubbio che questi viaggi avessero in qualche modo completato e corredato un rapporto già di per sé intriso da qualche sospetto amministrativo di illegittimità. Ripeto, un'illegittimità che noi abbiamo evidenziato precipuamente di un'interrogazione precedente e richiamata dalla seconda. Probabilmente, per un motivo del tutto istruttorio e burocratico è venuta in discussione la seconda interrogazione rispetto alla prima.

AUGUSTO MELAPPIONI. Se c'è un'altra interrogazione all'ordine del giorno, parliamone la prossima volta.

GUIDO CASTELLI. Non è reato e non è fuori luogo fare trasferte, né lo è da parte di finanziamenti di ditte private, ma spiegavo le ragioni di questa interrogazione alla luce dell'antefatto che non è secondario, anche perché, quando più soggetti istituzionalmente preposti al controllo degli atti, alla verifica della legittimità degli stessi muovono un appunto così preciso e quando a margine di questa trattativa si scopre e si evince che la stessa ditta che, salvo prova contraria, è stata beneficiaria di una trattativa privata, apparentemente, a dire dello scrivente e dell'avv. De Sabbata, priva dei ricorsi per potervi accedere, va da sé che un programma come quello che riguarda — faccio un caso, non vorrei sconfinare nel chiacchiericcio o nel pettegolezzo — un viaggio come quello fatto a Rio de Janeiro dal 3 al 12 settembre ha previsto una giornata di studi di metodiche radiologiche e 9 giornate di frequentazioni sicuramente appaganti da un punto di vista sociale e mondano, che vanno dalla visita del quartiere popolare della Boca alla visita ad altre amenità del Brasile e della Francia.
Non posso contestare all'assessore Melappioni, per quel disguido amministrativo, il fatto di non essere entrato nel merito, non voglio questo. Volevo solo spiegare che la risposta fornita da Maresca non può essere considerata sufficiente, proprio perché il direttore generale Maresca sapeva che vi era stata una duplice interlocuzione rispetto a questo argomento.
Concludo dicendo, proprio per affrontare e approfondire il discorso nella sua interezza, che invito l'Ufficio di presidenza, per completare l'iter di questa vicenda, a inserire all'ordine del giorno della prossima seduta anche l'interrogazione, probabilmente più significativa rispetto a tutta questa questione, in maniera tale che si possa capire se le laute, profumate profusioni di denaro in favore di viaggi di dirigenti possano avere o meno significati di non perfetta correttezza, agreement generale. Invito quindi a procedere ad una trattazione della parte più significativa della vicenda.



Interrogazione (Decadenza): «Interventi a tutela delle funzioni giudiziarie e delle istituzioni delle Marche» Novelli (125)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 125 del consigliere Novelli. Essendo assente il consigliere Novelli, l'interrogazione decade.



Interrogazione (Svolgimento): «Acquisizione al patrimonio della Provincia di Pesaro e Urbino del complesso immobiliare sito in Pesaro, via Luca della Robbia n. 4, intervento della Regione Marche» Giannotti (128)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 128 del consigliere Giannotti.
Per la Giunta risponde l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Il consigliere Roberto Giannotti, con interrogazione n. 128 del 6 novembre 2000 ha chiesto quale fosse il ruolo della Regione sull'acquisto e l'utilizzazione del complesso immobiliare acquistato dalla Provincia di Pesaro e Urbino (ex carcere minorile), sito in Pesaro, via Luca della Robbia n. 4.
In proposito si osserva che la Giunta regionale, con delibera n. 1323 del 12 giugno 2001, ha approvato uno schema di protocollo d'intesa tra la Regione Marche, la Provincia di Pesaro e Urbino ed il Comune di Pesaro per la definizione della comproprietà e l'utilizzo dell'immobile sopra indicato ed ha espresso il proposito che l'Amministrazione regionale acquisti in detto complesso locali da destinare ad uffici regionali per una superficie di circa mq. 800.
In detti locali dovrebbero essere collocati gli uffici regionali che dovranno svolgere attività istituzionali residue dopo il conferimento di funzioni regionali agli enti locali.
Si precisa quanto segue: 1) la Provincia ha acquistato dallo Stato, esercitando il diritto di prelazione, il complesso al prezzo di £. 8.500.100.000; il complesso è costituito da fabbricati per metri cubi 32.076 e terreni per mq. 14.966; detto complesso, per la sua ubicazione e le destinazioni urbanistiche, si presta ad essere utilizzato come sede di servizi pubblici; 2) il 16 febbraio 2001, nella seduta congiunta della Giunta della Regione Marche e della Provincia di Pesaro e Urbino, si è esaminata, tra l'altro, la questione degli immobili regionali che dovevano essere trasferiti in proprietà alle Province per il conferimento ad esse di funzioni regionali e la possibilità di utilizzare parte del complesso immobiliare di via della Robbia come sede di uffici regionali per funzioni residuali.
Il protocollo d'intesa approvato con la citata D.G.R. n. 1323/2001 prevede che la Regione partecipi alla spesa di acquisto del complesso immobiliare sopra indicato nella quota pari al valore dei locali che la stessa Regione acquisirà nel complesso per trasferirvi la sede di propri uffici e, comunque, entro e non oltre il limite massimo di £. 2.000.000.000, pari ad una quota comunque non superiore al 23,52%.
Al fine della partecipazione della Regione Marche all'acquisto del complesso di via della Robbia possono essere ceduti parte degli immobili regionali di seguito indicati che non sono necessari allo svolgimento di funzioni istituzionali: fabbricato di via Mazzolari, ex Palazzo del Turismo, superficie mq. 1.200, in concessione alla Provincia di Pesaro, valore di libero mercato £. 3.550.000.000; unità immobiliari site in Pesaro, viale della Vittoria n. 115 e 117, superficie complessiva mq. 640, di cui mq. 490 ceduti in comodato alla Provincia e mq. 150 utilizzati dalla Regione Marche per lo sportello informativo, valore di libero mercato £.1.530.000.000; fabbricato sito in viale Gramsci n. 7 (ex genio civile), superficie complessiva mq. 2.590, di cui 2/3 dell'immobile devono essere trasferiti alla Provincia per funzioni conferite e 1/3 deve rimanere alla disponibilità regionale per funzioni residue.
La concretizzazione di quanto stabilito nel protocollo d'intesa sopra indicato dovrà essere formalizzata con appositi atti della Giunta regionale.
Ad aggiornamento di questa nota che i servizi hanno preparato, informo che sono in corso incontri tra i funzionari per formalizzare tutta la partita e per formalizzare quale di questi fabbricati deve essere ceduto rispetto all'acquisto di questa parte del fabbricato su cui dovranno essere insediati gli uffici regionali che rimarranno dalle funzioni residue, come l'ufficio informativo o quant'altro rimarrà alla Regione, in un posto che il collega Giannotti e il collega Gasperi conoscono bene: un luogo strategico per dove è situato e per come si colloca all'interno della città.
E' chiaro che il progetto complessivo di ristrutturazione di questi immobili è per servizi, per attività ricreative giovanili ecc., quindi è un complesso nel quale ci sarà una partecipazione e una vita sicuramente diversa dall'attuale e da quella precedente, poiché prima era un carcere, da anni abbandonato.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Non sono soddisfatto, come credo non lo possa essere questo Consiglio regionale, come credo non lo siano i cittadini delle Marche di fronte a questo nuovo scempio delle risorse finanziarie della nostra Regione.
Intanto c'è un problema di metodo che va richiamato: l'atto a cui fa riferimento l'assessore è del 12 giugno 2001 e l'interrogazione del sottoscritto risale al 6 novembre del 2000. C'era un punto dell'interrogazione su cui vorrei ritornare: non è pensabile che un assessore — sia Secchiaroli, sia Cecchini — si possa permettere di intervenire sulla stampa su questioni di grande rilievo, anche finanziario, senza poter avere alle spalle un documento di indirizzo degli organi della Regione, siano essi Consiglio siano essi Giunta. Se l'assessore interviene e dice «io sono disposto a tirar fuori due miliardi per partecipare al "Bazar giovanile di Pesaro" senza essere supportato da una delibera di Giunta, senza che ci sia un programma del Consiglio, un indirizzo preciso» credo che questo sia quanto meno da richiamare con preoccupazione, e non uso altro termine.
Questo impegno formale è stato assunto in carenza di una decisione dell'organismo politico deputato a farlo. Mi riferisco al fatto che la convenzione l'avete fatta nel giugno 2001, quando, ufficialmente, questa posizione della Regione è stata formalizzata prima; una posizione che diceva "la Regione è disposta a dare due miliardi per l'acquisto dell'ex riformatorio giovanile di Pesaro, che ricaverà attraverso l'alienazione di quattro immobili, alcuni di grande pregio, che oggi insistono nella città di Pesaro". Questo, in carenza di un giudizio. Oggi noi sappiamo che la Regione vuol fare gli uffici regionali, vuole trasferire lì alcuni uffici, ma certamente, sulla base di un atto, comunque, che è stato assunto il 12 giugno del 2001. Quando queste cose sono avvenute, evidentemente le altre non c'erano e non si conoscevano.
La questione in sé. Non so se tutti i consiglieri riescono a seguire. Vi posso solamente dire che questa vicenda relativa alla organizzazione di un mega centro ricreativo giovanile al centro della città di Pesaro, utilizzando il riformatorio giovanile che non esiste più, si qualifica da sola. Intanto, la Provincia di Pesaro e Urbino, nell'esercitare il diritto di prelazione, dimostrando di non conoscere la legge ha pagato 8 miliardi al posto dei 4 miliardi che avrebbe potuto pagare attivando questo meccanismo nei tempi previsti. Quindi c'è già stato un danno per la collettività, che è anche oggetto di un'inchiesta da parte della Corte dei conti. Cioè la Provincia, della quale oggi noi ci facciamo complici, ha pagato 8 miliardi un immobile che poteva pagare 4 miliardi. Un immobile che nei disegni del potere della sinistra locale dovrebbe diventare un grande centro di aggregazione giovanile. Qualcuno mi dirà poi con quali soldi lo costruiranno, perché è facile pagare 8 miliardi per l'acquisizione dell'area, ma vorrò vedere dopo. Quindi, la prima farsa e la prima figura l'ha fatta Palmiro Ucchielli, dimostrando che al di là delle sue uscite, non è tanto competente sul piano della conoscenza legislativa, e ci hanno già rimesso i marchigiani.
La seconda cosa è che si è voluto a tutti i costi riempire di altri contenuti questo contenitore, e oggi scopriamo, guarda caso, che la Regione vi trasferirà alcuni uffici. Anche questa è una cosa sulla quale ho qualche perplessità, nel senso che ho sempre pensato e penso che quei locali debbano servire a trasferire la sede della nuova questura della città di Pesaro, che è cosa diversa, che è un presidio di sicurezza.
Non entro nel merito della valutazione degli immobili che saranno alienati, un patrimonio molto ampio che poteva fra l'altro servire a coprire le esigenze della Regione per quello che riguarda i propri servizi, al punto da rendere inutile questo ricorso, ma la cosa più ridicola mi sembra che sia quella apparsa sulla stampa... (Interruzione). Io parlo di quei tempi, assessore. Se lei, oggi, mi dice che sono risolti questi problemi...
Quando si mette sulla lista dei beni alienabili un bene che non è stato ancora acquisito al patrimonio della Regione, si commette un falso e si dice una cosa non vera. Al momento della mia interrogazione, nel novembre 2000, l'attuale sede del servizio decentrato opere pubbliche non era ancora stata acquisita al patrimonio della Regione...

MARCELLO SECCHIAROLI. E' solo una questione burocratica...

ROBERTO GIANNOTTI. Lasci stare la questione burocratica: non era un bene ancora acquisito, quindi non vedo come lei poteva dire ufficialmente che era in grado di venderlo per poter ricavare i due miliardi che rappresentano solamente una mancia al presidente della Provincia per soddisfare le proprie voglie particolari.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Situazione stabilimento Nestlè di Porto D'Ascoli» Procaccini e Martoni (223)
«Crisi Nuovo Pignone di Porto Recanati» Procaccini e Martoni (326)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 223 dei consiglieri Procaccini e Martoni e l'interrogazione n. 326 degli stessi consiglieri.
Ha la parola, per la risposta, l'assessore Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. L'interrogazione riguarda la fabbrica della ex Nestlè.
La ex Nestlè è stata acquistata da un imprenditore teramano, Malavolta, e ha assunto la denominazione di Food Invest.
Il Malavolta è proprietario di altre aziende nel settore della surgelazione quali la Tonini, la Food Invest che produce pizze congelate, un'azienda di gelati in Grecia, la Marollo. Trattasi di una catena di aziende che non commercializzano con marchio proprio ma lavorano per conto di altre aziende.
L'accordo tra la Nestlè e il Malavolta prevede che per gli anni 2001 e 2002 la Nestlè garantisca il 100% delle commesse mentre per i successivi tre anni si prevede un riduzione del 20% su base annua.
Quindi dal 2003 la Food Invest dovrà operare sul mercato per recuperare le quote di commesse. Probabilmente opererà per rafforzare la penetrazione nella grande distribuzione in cui già opera nella catena Esselunga (è prevista l'assunzione di tre venditori).
Il successo di questa strategia è ovviamente legato alla capacità di mantenere il livello di qualità dei prodotti.
Non è stata avviata nessuna richiesta di cassa integrazione o mobilità di cui abbiamo la diretta competenza, e queste notizie sono quindi state assunte da incontri con le Rsu ma non in sede istituzionale, perché cassa integrazione e mobilità non sono state oggetto di intervento regionale. Sicuramente per tutto il 2002 non vi saranno seri problemi occupazionali, stante gli accordi con la Nestlè. I problemi potrebbero sorgere ad iniziare dal 2003 qualora non dovesse essere praticabile il piano industriale delineato dal Malavolta.
Il sindacato propone agli enti locali interessati (Regione Marche e Abruzzo, province di Ascoli e Teramo, comune di S. Benedetto del Tronto) un tavolo di confronto per studiare una strategia che sostenga la produzione di qualità nel distretto agroalimentare, e ovviamente ci attiveremo in questo senso.
In merito ai quesiti avanzati nell'interrogazione 326, si precisa quanto segue.
L'assessorato, pur non essendo istituzionalmente interessato alla vicenda relativa alla cessione della totalità delle quote sociali della Nuovo Pignone S.r.l. di Portorecanati da parte della proprietà, facente capo alla multinazionale General Electric, ad una azienda di Osimo, è stato coinvolto nell'ultima fase dell'operazione di cessione dai sindacati di categoria, in particolare dalla FIOM-CGIL, e dai rappresentanti dei lavoratori.
Successivamente ad una richiesta di incontro, avanzata telefonicamente all'assessorato il 19 settembre u.s., si provvedeva a convocare sindacati e lavoratori per il giorno 21 settembre. Nel corso dell'incontro venivano manifestate all'assessore le preoccupazioni dei lavoratori in merito all'intero iter dell'operazione di cessione, che aveva visto la proprietà disinteressarsi dal ricercare un ventaglio di offerte di acquisto, avviando la trattativa esclusivamente con la ditta osimana ritenuta all'epoca da sindacati e lavoratori scarsamente affidabile, in particolare dal punto di vista delle prospettive di diversificazione della produzione e dei relativi investimenti, necessari alla prosecuzione dell'attività dello stabilimento ed al mantenimento dei livelli occupazionali, una volta venute meno le commesse del gruppo General Electric.
Si lamentava infatti la sostanziale assenza di un piano industriale che rendesse leggibili le volontà dell'acquirente. Altre preoccupazioni emergevano in materia di erogazione del TFR e di incentivi.
Tutto ciò aveva provocato, il giorno 19 settembre, la rottura delle trattative tra sindacati e azienda. Veniva pertanto sollecitato l'intervento dell'Amministrazione regionale, anche alla luce del fatto che la proprietà aveva manifestato la volontà di concludere l'intera procedura di vendita entro il 30 settembre.
Alla conclusione dell'incontro l'assessorato provvedeva ad inviare alla proprietà un telegramma con la richiesta di un incontro urgente al fine di definire la situazione, in particolare per ciò che concerneva le condizioni dei lavoratori. Successivamente all'invio del telegramma risulta, dai contatti tenuti con i rappresentanti sindacali, che la proprietà abbia pressoché immediatamente manifestato la disponibilità a riaprire la trattativa con le organizzazioni sindacali. Tale disponibilità si è poi concretizzata in una proposta dettagliata, che ha prodotto due distinte ipotesi di accordo (l'una con l'attuale proprietà, l'altra con l'acquirente) sottoscritte in data 24 settembre 2001 dalle organizzazioni sindacali e dalle due aziende e sottoposte successivamente con esito positivo all'approvazione dei lavoratori dello stabilimento di Portorecanati.
Nei dettagli l'accordo prevede: 1) il trasferimento avverrà senza soluzione di continuità ed i lavoratori manterranno il medesimo livello di inquadramento e qualifica nonché l'anzianità lavorativa maturata. Il contratto collettivo applicabile continuerà ad essere il CCNL Metalmeccanici; 2) la Pignone Portorecanati S.r.l. prima del trasferimento delle quote sociali procederà a corrispondere a tutti i dipendenti in forza un anticipo sulla spettanza TFR pari al 100% dell'accantonamento. E' fatta salva l'eventuale rinuncia individuale; 3) l'azienda subentrante garantisce ai lavoratori trasferiti la conservazione delle condizioni vigenti per la fruizione del servizio mensa aziendale; 4) l'azienda subentrante manterrà ai lavoratori trasferiti — nell'invarianza dell'onere economico aziendale — la copertura dei rischi professionali ed extraprofessionali equivalente a quella prevista dagli accordi collettivi della Società Nuovo Pignone S.p.A. nonché le prestazioni sanitarie integrative garantite dal fondo aziendale d'assistenza Nuovo Pignone S.p.A. mediante specifica polizza assicurativa stipulata con le Assicurazioni Generali; 5) l'azienda subentrante si dichiara disponibile ad avviare le procedure di contrattazione di cui al CCNL Metalmeccanici per l'istituzione di uno specifico premio di risultato aziendale, a valere dal 2002. Per quanto riguarda il premio di risultato afferente all'anno corrente la subentrante corrisponderà in occasione delle competenze di luglio 2002 il valore monetario del premio che la Nuovo Pignone S.p.A. erogherà ai propri dipendenti in tale data; 6) il premio di produzione sarà corrisposto nell'entità e con le modalità in essere al Pignone Portorecanati S.r.l.; 7) per quanto non previsto ai punti precedenti si procederà all'armonizzazione degli accordi vigenti al nuovo contesto.
Inoltre l'acquirente si impegna a corrispondere al personale in forza, all'atto del trasferimento delle quote sociali, L. 1.000.000 a titolo del riconoscimento del bagaglio di esperienza e ad erogare L. 500.000 con le competenze del mese di dicembre 2001 e L. 500.000 con le competenze del mese di aprile 2002, a titolo di liberalità per le festività natalizie e pasquali.
Il piano industriale, che costituisce parte integrante dell'accordo, prevede un apporto di commesse dalla Nuovo Pignone S.p.A. pari al 95% del globale per l'anno 2002 e pari al 70% per l'anno 2003.
Alla progressiva riduzione dell'apporto di commesse di Nuovo Pignone S.p.A. verrà fatto fronte con la realizzazione di prodotti di cui l'azienda subentrante detiene il brevetto (sistemi di pesatura per rifiuti solidi urbani, sistemi interrati per la raccolta differenziata dei rifiuti, sistemi di depurazione per autolavaggi, sistemi finalizzati al risparmio energetico nell'illuminazione pubblica e privata) e attraverso la fornitura di prestazioni a terzi nel settore delle lavorazioni meccaniche.
Per la realizzazione del piano industriale l'acquirente prevede investimenti nel biennio pari ad un miliardo di lire.
A quanto sopra si affiancherà una attività immobiliare industriale finalizzata alla realizzazione nell'area occupata dalla Pignone Portorecanati di un polo operativo industriale e/o artigianale di grandi dimensioni nell'ambito delle previsioni urbanistiche del PRG del comune di Portorecanati.
Il lavoro svolto è a latere della vertenza che è stata gestita in sede extraregionale, appunto perché le competenze non ce lo consentivano, quindi abbiamo sostenuto l'attività di difesa del lavoro fatta dai sindacati territoriali e di categoria.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Le due questioni sono diverse fra di loro, tuttavia hanno anche degli aspetti molto simili in alcune parti. In primo luogo c'è un'assenza totale, nella prospettiva dei piani industriali. E' vero che la situazione si è evoluta da quando il nostro gruppo ha presentato queste interrogazioni, ma all'interno dell'arco temporale ci sono anche delle involuzioni pericolose, soprattutto per quanto riguarda la ex Findus di Porto d'Ascoli, perché già essa, in realtà, aveva visto una sua diversificazione, sia dal punto di vista del marchio ma soprattutto dell'entità produttiva e, quello che più conta, dalla dismissione cospicua di manodopera. Infatti, la Findus aveva dismesso il vecchio marchio "Findus Europa" ad una società olandese e adesso in atto un ulteriore passaggio di proprietà verso alcuni soggetti o società di capitali che non danno, purtroppo, alcuna garanzia per la prospettiva. Da questo punto di vista, anche se le competenze sono limitate da parte delle istituzioni ed in particolare della Regione Marche, sarebbe ora di fare una ricognizione complessiva rispetto alle questioni del lavoro, perché in maniera ufficiosa tra qualche giorno o tra qualche ora uscirà un'altra decisione dell'Enel di licenziare altri 100 addetti, per cui sarebbe opportuno che le mozioni, che sono impegni e sollecitazioni di tipo politico, non lascino il tempo che trovano, come purtroppo spesso accade.
Quindi la situazione è a rischio, per l'occupazione delle Marche ed è diffusa su tutto il territorio regionale, con particolare accentuazione nella provincia di Ascoli Piceno. Anche se il dato complessivo percentuale della disoccupazione è basso, anzi potremmo dire molto basso, nei confronti di quello nazionale, tuttavia ciò non deve trarre in inganno, perché spesso i licenziamenti e le riduzioni di manodopera di cui oggi parliamo — nella Findus o ex Findus, sono certe; per la Nuovo Pignone si vedrà, perché non c'è ancora un impegno concretizzato — vanno ad ingrossare il cosiddetto "lavoro in affitto", con un riassorbimento più virtuale che reale.
E' quindi necessario che insieme al sindacato dei lavoratori, al quale va la piena solidarietà dei Comunisti italiani, così come agli stessi lavoratori, le istituzioni si facciano carico anche di iniziative più incisive per il rispetto degli impegni.
Oggi parliamo di due crisi aperte, dagli esiti molto imprevedibili, soprattutto per quanto riguarda la Findus, ma anche la Nuovo Pignone — sono impegni sottoscritti al condizionale da parte delle nuove proprietà — riferite a difficoltà di prodotti e di materiali sul mercato ma anche legate alla privatizzazione di alcune società. Avremo in discussione la situazione delle Cartiere Miliani, tra qualche minuto.
Ecco allora che alla fine di ottobre ci sarà questa concretizzazione del passaggio di proprietà delle Cartiere Miliani e dentro la Findus e dentro la Nuovo Pignone di Porto Recanati parliamo non già di privatizzazione ma di passaggio da un padrone all'altro. Questo è il caso più specifico della Nuovo Pignone di Porto Recanati ed anche quello di Porto d'Ascoli (ex Findus), dove i passaggi di proprietà avvengono, nonostante le evoluzioni non tutte positive che nel frattempo sono avvenute, senza nessuna garanzia per i lavoratori, questo deve essere molto chiaro, colleghi consiglieri un po' distratti sulle questioni del lavoro: siete appassionati alle questioni scandalistiche e localistiche, ma vedo che c'è un po' di disinteresse per quello che succede nel mondo del lavoro. Queste cose avvengono non solo senza garanzia per i lavoratori e le lavoratrici, ma senza alcun piano industriale, quel che più conta, e questo andrà anche a costituire un costo aggiuntivo per le istituzioni in termini di ammortizzatori sociali.
Chi, come noi, era e rimane contrario alle privatizzazioni selvagge, richiama la necessità di porre un freno anche a livello istituzionale, ad operazioni che trasformano aziende produttive in società di capitali. Sta avvenendo questo, con la graduale fuoriuscita di marchi prestigiosi come la Findus e come la Nuovo Pignone, dalle Marche e dall'Italia.
La perdita di manodopera qualificata, assai qualificata per quanto riguarda la Nuovo Pignone di Porto Recanati, formatasi con molti anni di esperienza, per non parlare dei costi enormi che le istituzioni e la filiera della società dovranno sopportare in termini di costi aggiuntivi è cosa molto grave e preoccupante. Quelle professionalità, per l'età che hanno non saranno riassorbite con facilità.
La Findus di Porto d'Ascoli aveva 170 addetti, più un indotto molto fiorente e in quella realtà questo marchio prestigioso costituiva già oggi, con le sue capacità e con il suo nome, una nicchia produttiva. Figuriamoci cosa saranno domani questo marchio e questa proprietà messi in mano a personaggi certamente on affidabilissimi dal punto di vista della serietà. Questa nicchia potrebbe trasformarsi in una "nicchietta" senza prospettive, anzi potrebbe addirittura dileguarsi, sminuirsi e scomparire nel tempo.
Dinanzi alla nuova gestione c'è un gruppo di Teramo, con la conseguente perdita del marchio, perché non esisterà più il marchio Findus con tutto quello che comporta in termini di mercato nazionale ed internazionale e sembra che questo piano industriale così fantomatico, non solo non darà nessuna garanzia ma ancora, di fatto non esiste. E' per questo che vanno sostenute tutte le azioni intese a pretendere il rispetto degli impegni, anzi a concretizzare gli impegni stessi: quello, in primo luogo, della costruzione di un piano industriale serio affinché quella nicchia importante rimanga e possa consolidarsi senza disperdersi, a scapito degli attuali occupati e di quelli dell'indotto.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Sono concluse le interrogazioni. Porto a conoscenza dei consiglieri che possiamo procedere con le interpellanze, la 17 e la 21, oppure sospendere la discussione delle stesse, perché già abbiamo consumato il tempo da dedicare a questa attività ispettiva, passando alle proposte di legge, eventualmente riprendendo le interpellanze alla fine, prima delle mozioni.
Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, c'è una questione che riguarda la vicenda dei vigili del fuoco, distaccamento di Visso. Il Presidente D'Ambrosio conosce questo problema, per aver relazionato all'assemblea dell'Anci. Fra l'altro riguarda le zone terremotate, quindi sarei contrario al rinvio.

PRESIDENTE. Quell'interpellanza è abbinata alla mozione, quindi non potremmo comunque trattarla adesso. Dobbiamo trattare solo le interpellanze nn. 17 e 21.

LUIGI VIVENTI. Siccome le interpellanze 17 e 21 potranno essere trattate rapidissimamente e la mia replica sarà di un minuto, potremmo discuterle e toglierle dall'ordine del giorno in tre minuti.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, procediamo in questo modo.



Interpellanza (Svolgimento): «L.r. 10/97: Norme in materia di animali da affezione e prevenzione al randagismo» Viventi (17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 17 del consigliere Viventi, il quale ha la parola per illustrarla.

LUIGI VIVENTI. Il problema in questi anni ha assunto una dimensione enorme. C'è una legge regionale che nel 2000 non è stata finanziata. Vorrei sapere da parte dell'Amministrazione regionale che cosa intende fare. Se c'è una legge bisogna finanziarla, oppure modificarla, perché i sindaci di tutti i Comuni di qualsiasi colore politico si trovano in grandissima difficoltà nella gestione di questo problema.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Su questo tema abbiamo vissuto un periodo di grossa attenzione anche da parte dei mezzi di informazione, collega Viventi, ma nell'ambito delle scelte fatte dalla Giunta per quanto riguarda il bilancio 2000, le disponibilità economiche non hanno consentito di dare risposta a questo bisogno, quindi rispetto a questo punto della sua interpellanza posso solo dire che le disponibilità regionali non hanno consentito, al momento, di esaurire questa esigenza. Noi stiamo proprio in questi giorni lavorando, quindi verrà anche all'attenzione del Consiglio regionale un nuovo regolamento che abbiamo cercato di produrre anche in sintonia con le associazioni per favorire percorsi alternativi, quindi in parte venire incontro a quello che lei prospettava come esigenza, ma questo sta dentro le gravi limitazioni alla disponibilità economica che comunque abbiamo anche per il 2001.
Per completare le risposte rispetto alle sue domande, dico che il percorso dell'anagrafe canina sta andando avanti ed è a buon punto. Lei faceva riferimento anche agli strumenti posti in atto per informare l'opinione pubblica, i cittadini sulla possibilità di accedere a una serie di contributi. Il percorso fatto è stato quello classico del BUR, ovviamente.




Interpellanza (Svolgimento): «L.r. 55/97: Trasferimento al Comune di Ancona per le comunità naturali» Viventi (21)

LUIGI VIVENTI. Questa interpellanza si riferisce ai finanziamenti dello Stato, che erano stati introitati dalla regione Marche e che dovevano essere girati, per competenza, al Comune di Ancona. Siccome da un conto da me fatto la carenza nel bilancio del Comune di Ancona ammontava a £. 75.121.000.000, quindi una cifra veramente notevole, diversi mesi fa avevo presentato questa interpellanza proprio per sollecitare la Giunta regionale a girare questi soldi che erano di competenza del Comune allo stesso, e soprattutto, a quell'epoca a capire i motivi per cui ciò non era stato fatto entro i termini.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Il ritardo con cui rispondiamo ci consente di dare una risposta positiva rispetto alla soluzione del problema che, come tutti avrete letto, è stato risolto. E' stato raggiunto un accordo con cui si formalizza la restituzione di tutti i fondi con le procedure di liquidazione, il piano delle opere da sviluppare ecc. Quindi, credo che si possa essere soddisfatti rispetto alla conclusione della vicenda, anche se non rispetto al ritardo della risposta.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifica degli articoli 6 e 7 della legge regionale 1 agosto 1997, n. 47: Interventi per la promozione e lo sviluppo della pratica sportiva e delle attività motorio-ricreative» Giunta (48)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 48, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Con questa proposta noi chiediamo di modificare i requisiti di natura tecnica per l'apertura e il funzionamento degli impianti sportivi della nostra regione. Quali sono le ragioni per cui arriviamo a questa proposta di modifica? La nostra vecchia legge 47 prevedeva che per tutti i tipi di impianti, per quanto riguarda i requisiti tecnico-sanitari, occorreva attenersi ad un decreto ministeriale, quello del 18 marzo 1996, che di fatto regolamentava le grandi strutture sportive, quelle nelle quali si svolgono manifestazioni regolate dal Coni e dalle federazioni sportive nazionali. Di fatto, a piccoli impianti veniva applicata una normativa di riferimento prevista per grandissimi impianti nei quali, oltre a fare attività sportive si tenevano anche grandi manifestazioni. Questo atto è stato più volte sollecitato dai rappresentanti dei Comuni e delle Province, tant'è che ne abbiamo parlato anche in sede di bilancio e con questa legge di fatto modifichiamo la legge nazionale, demandando alla Giunta regionale la possibilità di fare un regolamento che tenga conto delle tante diversificazioni che l'impiantistica sportiva ha nella nostra regione, da quella di natura scolastica a quella di natura amatoriale, per le quali non è possibile applicare quel decreto ministeriale che però la nostra legge, avendolo citato esplicitamente, non ci permetteva di non fare.
Quindi, con questa legge demandiamo alla Giunta regionale la possibilità di attivare un regolamento che differenzi le varie situazioni dell'impiantistica sportiva della nostra regione e i Comuni, comunque, nell'autorizzare l'apertura e il funzionamento dei vari tipi d'impianto debbono attenersi al regolamento che la Giunta regionale dovrà demandare. Tutto questo, sia per quanto riguarda i requisiti tecnico-sanitari, ma noi demandiamo alla Giunta, con una modifica rispetto al testo elaborato dalla Giunta stessa, che ha ritenuto di apportare la Commissione, anche l'utilizzo del personale tecnico e del personale sanitario.
Nella discussione in Commissione, fatta dopo aver consultato, in particolare le Amministrazioni provinciali e l'Upi, soggetto che si è fortemente attivato per le modifiche di questa legge, e anche dopo che da parte del servizio si sono sentiti il Coni e le federazioni sportive anche regionali, abbiamo ritenuto di demandare al regolamento che la Giunta dovrà attivare anche due punti significativi che nella precedente legge esistevano, così come nel testo proposto dalla Giunta: l'utilizzo del personale tecnico e del personale sanitario.
Perché abbiamo ritenuto di fare questo? Perché anche in questo caso la casistica che abbiamo di fronte, oggi è molto varia. Sappiamo che la pratica sportiva è ormai a livelli diffusissimi, per cui nella nostra realtà esistono impianti sportivi destinati a manifestazioni e altri destinati ad attività scolastiche, altri ancora destinati squisitamente ad attività amatoriali. Demandando alla Giunta la regolamentazione anche di queste due figure, cioè del tecnico che deve rispondere dell'attività dei singoli impianti e del personale sanitario, non intendiamo rendere meno efficiente il controllo — vorrei essere assolutamente chiara da questo punto di vista, perché in Commissione ne abbiamo discusso in maniera approfondita sapendo di assumerci anche delle responsabilità — ma riteniamo che, esistendo una diversificazione così ampia, lasciando in legge una formulazione rigida rischiavamo di non essere in grado di rispondere alle esigenze vere di quel tipo d'impianto e dei suoi fruitori e di non essere efficaci nel controllo. Abbiamo quindi ritenuto che il regolamento della Giunta dovesse entrare nel dettaglio, differenziare le situazioni e per ognuna di queste prevedere, sia dal punto di vista del responsabile tecnico che sanitario, le figure più idonee a fare un'attività fisica che, come sappiamo, è rivolta a varie fasce d'età, che tenesse comunque fortemente conto delle esigenze dell'utenza, quindi non danneggiare l'utenza da un punto di vista fisico-sanitario e da un punto di vista delle responsabilità dei gestori dell'impianto.
Con questa illustrazione invito il Consiglio ad approvare questo testo, sperando di avere fatto un lavoro utile che risponda alle tante esigenze che da questo punto di vista ci sono nel territorio, con l'intenzione, appunto, di trovare requisiti che salvaguardino l'utenza, che oggi è così grande, che mettano anche gli organi di controllo, quindi gli enti locali, nelle condizioni di poter agire in maniera efficace.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Noi avremmo voluto che il provvedimento fosse modificato in maniera diversa, perché secondo me questa duplice esigenza che la modifica pone, doveva trovare un diverso equilibrio: da una parte l'esigenza di garantire l'integrità fisica dei giovani, ma anche degli anziani, perché quando si parla di utilizzazione di impianti sportivi e di palestre si parla di una fascia di età che va dai bambini piccolissimi agli anziani che fanno attività di mantenimento fisico; dall'altra l'esigenza di non appesantire i vincoli burocratici.
L'assessore ha scelto la strada peggiore: quella di venire con una proposta, che fra l'altro non è sua, perché sta girando per l'Italia, che corrisponde solo alle logiche di una lobby, quella degli insegnanti di educazione fisica o altri che fanno i propri interessi, chiedono che venga introdotto un vincolo rispetto a tutta l'impiantistica. Secondo me è un errore. Non disconosco che esiste un problema di sicurezza, ma dico anche che rispetto alla condizione in cui l'assessore lascia l'associazionismo sportivo — sostanzialmente non dà una lira per l'attività sportiva — andare addirittura a pretendere di introdurre questo vincolo, che vuol dire che ogni associazione sportiva dovrà dotarsi di un tecnico qualificato, mi sembra un po' pesante, rispetto non tanto alla società sportiva professionistica che è in grado di adempiere a questa formalità, ma all'"Associazione veterani del basilico" che si riunisce volontariamente e che non è in grado di farlo.
In Commissione si era trovata una formulazione "tiepida", che demandava alla Giunta regionale la responsabilità di definire meglio nello specifico questa cosa. Io mantengo le perplessità. Se la proposta di legge dovesse essere modificata con la normativa di competenza della Giunta saremmo ovviamente contrari. Il nostro, oggi, è un voto di astensione critico, legato a questa consapevolezza. Giudicheremo i criteri applicativi della modifica da parte della Giunta per dare un giudizio conclusivo.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Sono d'accordo per la modifica della legge 47, anche perché a suo tempo ne avevamo discusso sia in Giunta che in Commissione, quindi oggi provvediamo in questo senso, in base al decreto ministeriale del 18 marzo 1997 che parla chiaramente di regolamentazione da parte delle federazioni sportive nazionali riconosciute dal Coni, mentre la legge 47 aggiungeva a queste federazioni sportive anche impianti o federazioni minori che coinvolgevano tutte le attività sportive di questa regione.
E allora va bene questa variazione che è stata fatta alla legge 47. Quello che mi preoccupa è che all'articolo 7 spariscono le lettere c) e d) e vengono addirittura tolte due-tre questioni importanti, che riguardano sia il direttore tecnico previsto dalla legge 47, cioè il tecnico diplomato Isef, sia i tecnici abilitati dalle federazioni sportive nazionali che abbiano frequentato corsi integrativi con superamento di prova finale di qualificazione. Nello stesso tempo viene anche tolta la possibilità di avere un medico specializzato in medicina dello sport in qualità di responsabile sanitario.
La mia preoccupazione è che a un certo punto possiamo trovarci in queste condizioni: un regolamento che la Giunta dovrà poi proporre alla Commissione, in cui, se vorremo la certezza della tutela dei ragazzi che fanno attività sportiva, dovranno essere previste sia la lettera c) che la lettera d) che parlano del tecnico con diploma Isef, del medico sportivo che dovrà tutelare i ragazzi e, per le piccole società un tecnico che abbia superato un corso di aggiornamento per quanto riguarda le attività sportive.
Avrei lasciato la parte più importante. Nella legge 47 era infatti possibile far rimanere la parte che riguardava il tecnico che doveva superare la prova, quindi avere un attestato, il minimo indispensabile per curare i ragazzi che iniziano l'attività sportiva, altrimenti questi ragazzi iniziano la prima attività sportiva senza una persona in grado di poterli gestire dal punto di vista della loro maturazione fisico-atletica, dal punto di vista dell'attività motoria.
E' possibile che non teniamo conto di queste cose? Questa è la mia preoccupazione, come un'altra preoccupazione è il fatto che la Giunta regionale dovrà poi iniziare a discutere per poter avere un regolamento che sia in grado di recepire tutto quello che c'è scritto nella 47, e non vedo il motivo per cui per questo regolamento debba essere sentita la competente Commissione consiliare. Non è mai successo, è la prima volta. Comunque, portiamo pure il regolamento all'attenzione della prima Commissione, però la mia grande preoccupazione è che ci troveremo in questa regione ad far fare attività, a dei ragazzini, senza un preparatore in grado di poterli seguire e ci ritroveremo, come ci siamo trovati ultimamente, con personaggi che non hanno la capacità di poter seguire questi bambini in maniera adeguata, facendo correre loro addirittura rischi dal punto di vista fisico.
Queste poche cose le volevo portare all'attenzione del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Viene chiesta la votazione per parti separate. Pongo in votazione i primi tre commi.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione i restanti commi dell'art. 1.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Pongo in votazione il primo comma.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il secondo comma.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Proroga dei termini previsti dalla l.r. 18 ottobre 1997, n. 27» Avenali, Tontini, Procaccini e Ascoli (74)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 74, ad iniziativa dei consiglieri Tontini, Procaccini e Ascoli.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Questa proposta di legge formata di un solo articolo, nella sostanza proroga di un anno l'applicazione della legge 27/99, relativamente all'art. 5, per quelle attività agrituristiche che erano già in essere all'entrata in vigore della stessa legge n. 27.
Questa proroga si è resa necessaria ed è stata sollecitata dalle organizzazioni di categoria, perché riteniamo essere utile una modifica alla stessa legge 27 in attuazione della cosiddetta "legge di orientamento", la 57 del 2001 e in particolare il decreto attuativo 228, che nella sostanza va a ridefinire l'orientamento e la modernizzazione del settore agricolo. Alla luce di questi mutamenti si ritiene essere utili alcuni accorgimenti da apportare alla stessa legge 27/99, quindi all'intero comparto dell'agriturismo.
Per queste ragioni abbiamo ritenuto essere utile la proroga.
In Commissione la proroga è stata approvata all'unanimità, quindi invito il Consiglio ad approvare la proposta di legge n. 74.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Dopo una discussione fatta in Commissione, con modifiche richieste dalle associazioni di categoria e in modo particolare dagli operatori del settore, unanimemente la Commissione stessa ha deciso di portarla in Consiglio perché c'è una certa necessità di farla entrare direttamente nel circuito regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Questa proposta di legge è una necessità, perché non è stata data attuazione alla precedente legge regionale. In parte questo ritardo è riconducibile al comportamento della Regione, in parte alla modifica di alcuni orientamenti nazionali sulla legge dell'agriturismo. Credo che non debba essere nascosto: il Consiglio è costretto a fare questo intervento, sia perché la legge precedente non è stata attuata, contrariamente a quanto previsto, sia perché a fronte di questo nuovo orientamento nazionale sui criteri che permettono di distinguere un'attività agrituristica da un'attività che agrituristica non è, non c'è stata una proposta di modifica di integrazione della legge esistente. Non si tratta di modificare molto, si tratta di ritoccare alcune parti importanti, ma dal punto di vista quantitativo delle norme, sicuramente residuali, solo una piccola parte delle disposizioni. Quindi, la richiesta è che la Giunta elabori la proposta di legge, la porti in Consiglio, perché modifiche di questo genere possono anche partire da un'iniziativa consiliare, ma io ritengo che questo è un argomento delicato, che non può essere lasciato nella situazione attuale, perché l'agriturismo è stato motivo di scontro fortissimo tra gli operatori economici della nostra regione, operatori del settore della ristorazione e operatori del mondo agricolo.
In passato c'è stata un'interpretazione dell'agriturismo piuttosto larga, sconveniente che ha anche squalificato questo settore: la proposta di legge dà una risposta.
Le norme nazionali hanno dato anche loro una risposta diversa da quella regionale; è bene arrivare a una sintesi, altrimenti nel nostro territorio esploderanno nuovamente quegli scontri, quei contrasti che sono fondati nelle loro argomentazioni, sia per quello che riguarda le attività di chi esercita ristorazione sul fronte commerciale, sia di chi esercita attività di ristorazione integrativa per il reddito aziendale e che quindi è importante per il mantenimento delle aziende agricole sul territorio.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo unico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Criteri di ripartizione delle quote del fondo sanitario nazionale e conto capitale anni 2000 e 2001 finalizzato alla manutenzione straordinaria e ricambio tecnologico» Giunta (57)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 57, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Con questo atto amministrativo si vanno ad approvare i criteri di ripartizione della quota di fondo nazionale assegnato alle Marche in conto capitale, pari a £. 7.034.000.000 per l'anno 2000 e a £. 4.000.000.000 per l'anno 2001. Queste risorse possono essere utilizzate per esigenze di manutenzione straordinaria e ricambio tecnologico. Da sottolineare il fatto che questi trasferimenti stanno calando sensibilmente da qualche anno a questa parte. Ormai i patti fatti l'8 agosto sul finanziamento del fondo sanitario nazionale sono stati definiti, ma da questo punto di vista dipende moltissimo la qualità della nostra sanità, in quanto questi fondi sono prevalentemente definiti e destinati alle nuove tecnologie e la tecnologia gioca un ruolo determinante per quanto riguarda il miglioramento qualitativo. Bisognerebbe quindi fare attenzione, da parte del Governo centrale, ad incrementare sensibilmente queste quote, ma si parla di una strategia che deve andare sempre più verso la realizzazione di quegli obiettivi che tutti ci siamo posti, cioè finanziare maggiormente la sanità rispetto a quanto non si faccia tuttora.
Nella ripartizione di tali somme la Giunta regionale dovrà tenere conto della popolazione "pesata", utilizzando quale parametro correttivo il numero di posti letto di ogni singola azienda nel caso di compresenza di aziende territoriali e ospedaliere. Il criterio che la Giunta ha sempre seguito, già da anni, è quello di tenere conto della realtà organizzativa di alcuni ambiti, vedi la Asl 7 di Ancona e quella di Pesaro, nel cui territorio insistono rispettivamente tre aziende e il "San Salvatore". Per queste Asl si è tenuto conto di un criterio di scorporo di alcune quote, considerando la particolarità di alcune aziende ospedaliere.
Per quanto riguarda le modalità di accesso al finanziamento, le singole aziende sanitarie ed ospedaliere dovranno presentare al servizio sanità l'aggiornamento della documentazione predisposta in attuazione di quanto previsto dalla deliberazione 261 del 1999 relativa alle procedure di programmazione degli acquisti delle apparecchiature biomediche e di dispositivi medici che devono tenere conto dell'obsolescenza, dell'adeguamento alle norme, tecniche, dell'eventuale disponibilità di nuove tecnologie per il miglioramento dell'assistenza sanitaria.
L'adeguamento alle norme di salvaguardia ha pesato notevolmente in questi ultimi tempi anche sui bilanci delle Asl, che hanno dovuto finanziare parte delle proprie attrezzature anche attraverso il fondo normale, pertanto per queste motivazioni sono state distratte delle somme impropriamente, ma era una cosa inderogabile, non si poteva fare altrimenti, viste le norme di salvaguardia.
Detti criteri sono validi per i piani 2000 e 2001. Ritengo opportuno evidenziare che i fondi oggetto di questo atto amministrativo sono finalizzati al rinnovo tecnologico e alla manutenzione straordinaria, in un contesto che vede finanziate le aziende ospedaliere con linee appropriate, che tengono conto delle specificità delle stesse.
Per questo i criteri utilizzati ribadiscono sostanzialmente la parità di trattamento tra tutte le strutture sanitarie.
E' un criterio che spalma la possibilità per tutte le aziende e per la verità le aziende ospedaliere e quelle sanitarie aspettano questo finanziamento proprio per ritoccare alcuni punti della propria organizzazione in maniera specifica. Se i fondi avranno anche in futuro questa dimensione, dovremo pensare a criteri anche alternativi. Invece che spalmare su tutte le aziende questi finanziamenti, si potrebbe ipotizzare — ma è una valutazione che rimetto alla considerazione dell'assessore — un utilizzo mirato, per progetti delle somme stesse.
Mi rendo conto che sono somme che molti aspettano, nonostante l'esiguità della loro entità, però ritengo che, vista la consistenza non eccessiva, si potrebbe tenere conto, in futuro, anche di questo diverso parametro di valutazione e di criterio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La proposta di atto in discussione riguarda solo un piccolo aspetto del fondo sanitario nazionale, pochi spiccioli rispetto al capitolo complessivo della sanità, comunque di rilievo, perché questa quota è destinata alla manutenzione straordinaria e al ricambio tecnologico, quindi è una quota che è attesa ogni anno, sulla quale vi è attenzione da parte delle varie Asl, perché è capitolo sempre in grande sofferenza nei bilanci delle aziende sanitarie e ospedaliere. Vi sono comunque opere di manutenzione straordinaria costose, e di ricambio tecnologico altrettanto costose, che non riescono mai ad essere parte di un progetto certo, di un canale certo di finanziamenti, pertanto di attivazioni dei ricambi e della manutenzione e pertanto vede ogni anno le aziende in difficoltà per la penuria di questa voce di bilancio. In Commissione vi è stata un'ampia discussione che ha avuto code nell'opinione pubblica, sulla stampa ecc.
Vorrei rassicurare coloro che hanno sollevato dei dubbi e delle perplessità sulla bontà delle scelte e dei criteri. Secondo me, la versione uscita dalla Commissione garantisce un equilibrio tra tutte le Province e tutti i territori delle Marche, poiché la prima stesura, quella che era stata proposta dalla Giunta, quella sì dava problemi di interpretazione, di lettura, perché non ancorata a un criterio oggettivo. Avendo messo il criterio oggettivo della popolazione "pesata", in questo caso superiamo ogni tipo di perplessità, ogni tipo di interpretazione e di dubbio e diamo la possibilità a tutti i territori di vedere spalmato questa comunque esigua parte del fondo sanitario nazionale, a seconda delle realtà territoriali e della rispondenza alle stesse.
La proposta ha avuto l'unanimità della Commissione. Su questa proposta può essere gettata la base per delle riflessioni future ben più importanti e consistenti, quelle dei criteri generali del piano di riparto del fondo sanitario nazionale. Su questa proposta potrebbero essere basate riflessioni che potranno aiutarci nella comprensione delle scelte per quanto riguarda il riparto della quota generale che concerne le Marche. Mi sembra un passaggio significativo, perché l'equilibrio deve essere trovato e ritrovato tra tutte le province marchigiane.
Se vi è stato un aspetto che ha portato a delle problematiche veramente forti è gravi, è stato proprio l'avere basato delle scelte di natura strutturale, di priorità sulla destinazione delle risorse, tenendo conto solamente dell'analisi delle strutture esistenti e non anche su un'analisi di sviluppo, di prospettiva. Non possiamo continuare a ritenere che nella sanità non possa e non debba essere rivisto un concetto di redistribuzione territoriale di strutture e di servizi, perché questa è la volontà da parte delle realtà territoriali, questa è e deve essere la volontà che deve ispirare i criteri anche di questo Consiglio nel riparto della spesa sanitaria.
Questo è un atto che in Commissione ha visto l'unanimità dei consensi, pertanto, ribadendo questa posizione sottolineo il fatto che da questa posizione di equilibrio trovata in Commissione potrà, speriamo, aprirsi la discussione anche per quanto riguarda il fondo sanitario nazionale, la quota per le Marche, atto che attendiamo in Commissione e che giungerà poi in aula dove vi sarà sicuramente maggiore possibilità di confronto, di analisi, di dibattito. Sicuramente questo è un nodo della sanità che dobbiamo affrontare con grande coerenza e serietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Voglio solamente porre due questioni. Primo, come sempre ormai, questo atto conferma la posizione della Giunta su tutte le procedure di utilizzazione delle risorse finanziarie. Questo è un atto senza cuore, che non sceglie, che non deriva da una scelta di politica sanitaria. Quando noi lamentiamo questa dissolutezza nella gestione della sanità marchigiana, nei 17 assessori alla sanità, se a monte manca una capacità di indirizzo, evidentemente non possiamo lamentarci che questo accade e accada quello che sta accadendo, cioè una sanità allo sfasci sul piano finanziario, del deficit, della diminuzione della qualità dei servizi, della organizzazione.
Lei assessore ha detto, rispondendo ad una mia interrogazione, una cosa precisa. Il Presidente D'Ambrosio l'altro giorno, nell'incontro con la Giunta comunale di Ancona dell'altro giorno ha citato espressamente il finanziamento di 77 miliardi per il progetto per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria e delle strutture ospedaliere di Ancona come corrispondente alle scelte del piano sanitario regionale, comunque dentro la logica del piano. Rimane il fatto che a nessuno può sfuggire che alle strutture sanitarie della provincia di Ancona è arrivato un "pacchetto natalizio" di 77 miliardi. E' esatto?

AUGUSTO MELAPPIONI. No.

ROBERTO GIANNOTTI. Se questo non è vero, prendo atto.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non è esatto.

ROBERTO GIANNOTTI. A me risulta così, e mi risulta anche che rispetto alle reazioni, giuste, che erano state sollevate da parte di alcuni che lamentavano una carenza di informazione rispetto a questa partita e una mancanza di possibilità di partecipazione, l'assessore diceva che la Giunta e il Consiglio non possono non tenere conto di questa risorsa straordinaria per Ancona nella articolazione del finanziamento regionale. Non mi sembra che questo atto tenga conto di ciò, perché tutte le aziende, tutte le Asl vengono trattate allo stesso livello, Ancona compresa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Nel valutare questo atto, come è stato già richiamato nella relazione del collega Luchetti, la prima cosa che salta agli occhi è l'estrema esiguità delle risorse a disposizione per interventi strutturali di manutenzione straordinaria e di ricambio tecnologico, perché 7 miliardi per il 2000 e addirittura 4 miliardi per il 2001 rappresentano meno dello 0,2% della spesa sanitaria ordinaria di parte corrente, il che vuol dire che le somme a disposizione per investimenti strutturali sono assolutamente inadeguate alle necessità.
Dato questo ammontare così esiguo di risorse è difficile compiere delle scelte, anzi è impossibile, perché dobbiamo considerare delle scelte che implicano la concentrazione delle risorse finanziarie a disposizione su pochi, significativi interventi. Penso che sia questo che Giannotti intendeva. Se valutiamo che 4 miliardi per il 2001, per 17 aziende ospedaliere vogliono dire poche decine di milioni per le aziende sanitarie marchigiane, per gli interventi "normali" di ricambio tecnologico, ci rendiamo conto che compiere scelte e concentrare le risorse vorrebbe dire sguarnire alcuni territori in maniera pressoché completa dalle opportunità di procedere ad investimenti minimi di tipo sanitario.
Quello che bisognerebbe chiedere al Governo nazionale è che le risorse a disposizione per questo tipo di interventi vengano aumentate.
E' vero che non sono queste le uniche risorse a disposizione per gli investimenti nella sanità. Le altre risorse a disposizione per gli investimenti nella sanità sono quelle derivanti dall'ex articolo 20, che sono già state distribuite. Su questa distribuzione delle risorse dell'ex art. 20, che nei fatti costituisce l'unico canale a disposizione per investimenti strutturali nella sanità, vorrei dire che quella distribuzione così come si è conclusa, di certo non è stata equa territorialmente e vi sono state scelte compiute che probabilmente andavano maggiormente riflettute. Mi riferisco in particolare alle somme messe a disposizione all'azienda ospedaliera di Pesaro ammontanti a più di 100 miliardi, che originariamente erano destinate alla realizzazione dell'ospedale unico Fano-Pesaro. Svanito quel progetto per l'impraticabilità e l'inopportunità manifestata nel territorio rispetto a quella soluzione, le risorse sono state interamente assorbite dall'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro. Credo che questa sia stata una scelta sbagliata e iniqua sul piano della distribuzione territoriale delle risorse... (Interruzione). Non lo dico a te Giannotti, lo dico al Consiglio regionale. Guardo te perché mi stai davanti...
Una scelta profondamente iniqua, perché se chiedessimo alla Giunta e all'assessore regionali di farci vedere la distribuzione territoriale di quelle risorse, ci accorgeremmo che alcuni territori hanno avuto cento volte in meno di quanto ha avuto il territorio facente capo all'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro. (Interruzione). Li conosciamo tutti i territori che hanno avuto meno: sono sempre gli stessi, quelli periferici. Io posso citare il territorio di mia provenienza, San Benedetto del Tronto che ha avuto una mollica rispetto a quello che ha avuto Pesaro, ma la stessa cosa si potrebbe dire per altri territori.
Penso che questo modo di programmare gli investimenti strutturali nella sanità debba essere superato, inserito all'interno di un quadro organico di interventi, strettamente collegato alla revisione del piano sanitario regionale che andremo a fare, altrimenti temo che se non c'è un collegamento stretto tra la politica di destinazione delle risorse per investimenti strutturali e la programmazione dei servizi sanitari, difficilmente potremo razionalizzare il sistema sanitario e garantire un miglior servizio ai cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Intervengo perché in parte ritengo giusta questa proposta di atto amministrativo, in quanto adotta un criterio in funzione delle popolazioni di ciascuna provincia e la cosa è estremamente positiva. Però devo prendere atto che la somma è irrisoria, una somma che, specialmente nel settore della sanità è una goccia d'acqua.
In quest'aula ho ascoltato spesso — e l'ha fatto anche oggi — il segretario regionale di Rifondazione comunista, il quale è dello stesso partito di un assessore che sta distruggendo la sanità a Pesaro, come ha già distrutto l'attività estrattiva e ogni volta sento citare l'azienda ospedaliera di Pesaro. Mi sembra una cosa sciocca, primo perché Pesaro è la seconda città delle Marche, ma se non altro la sinistra dovrebbe essere contenta che venga finanziata, nella sanità, la provincia di Pesaro, perché se non ci fosse stata la provincia di Pesaro ad avere tenuto nelle ultime elezioni, in questa Giunta non ci sarebbe il centro-sinistra ma ci sarebbe il centro-destra. E allora, continuate su questa linea per vincere, cercando di finanziare e far vivere più a lungo coloro che votano la sinistra a Pesaro.
La cifra è irrisoria, come ho già detto, però recentemente c'è stato un decreto ministeriale, quello del 5 aprile, che ha sbloccato 2.400 miliardi utilizzati per il miglioramento dei servizi sanitari a livello nazionale. Nella suddivisione fatta nell'ambito nazionale, per la regione Marche si prevede la bellezza di 76,966 miliardi nell'area metropolitana di Ancona. La cosa che mi colpisce è che si poteva tener presente di questo, nella suddivisione, perché io non vado a indicare gli oltre 76 miliardi che sono già stati dati ad Ancona che non è solo capoluogo di regione, ma sede della facoltà di medicina, una facoltà ad altissimo livello in ambito nazionale. Ma tornare di nuovo a questo tipo di suddivisione con 7 miliardi complessivi, mi sembra una cosa estremamente negativa. Difatti, questo viene preso a pretesto da altri colleghi consiglieri i quali dicono che questo tipo di suddivisione va addirittura ad avvantaggiare la provincia di Pesaro, in modo particolare l'azienda ospedaliera di Pesaro, quando invece il vantaggio non esiste, è una suddivisione in funzione del numero di abitanti della nostra provincia, anzi Pesaro potrebbe teoricamente avere una diminuzione, proprio perché, avendo un'azienda ospedaliera, andrebbe ad avere una quota inferiore rispetto al suo prestigio, perché la suddivisione viene giustamente fatta a livello territoriale.
Mi sembra veramente fuori luogo sentire il collega di maggioranza, che ha un assessore in Giunta, il quale adduce queste scusanti. Forse, l'unico collegamento che potrebbe esservi, dipende dal fatto che la sua collega assessore Cecchini, in Giunta non fa altro che attaccare l'azienda ospedaliera di Pesaro, avendo indicato che essa è sorta in modo irregolare e cercando di affossare il più possibile uno dei reparti di più alta specializzazione, fiore all'occhiello non dell'azienda ospedaliera di Pesaro, ma fiore all'occhiello a livello regionale e nazionale, cioè il reparto dell'ex prof. Lucarelli.
Solo per questo motivo ritengo che sarebbe stato giusto — per questo mi asterrò — che ci fosse stata un'indicazione che salvaguardasse la sanità delle altre province e non solo la sanità della provincia di Ancona. Per questo motivo ritengo che una indicazione alla sanità marchigiana doveva essere data, specialmente a seguito degli stanziamenti a livello nazionale che vengono dati alla provincia di Ancona.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei fare solo un appunto. Leggendo l'atto, nella premessa si dice "opportunità di individuare quale oggettivo criterio di riparto la parametrazione in base al numero degli assistiti". Siccome qui si tratta di investimenti per impianti, per attrezzature ecc., riterrei giusto — così si farebbe in un'azienda — valutare non tanto il numero degli operai o degli assistiti, ma valutare il livello e il numero dei macchinari. Noi dobbiamo sostituire i macchinari, quindi il parametro di riferimento non può essere quello degli assistiti, ma quello di ciò a cui l'investimento è diretto, cioè i macchinari, le strutture, la tecnologia, altrimenti — e non voglio fare un discorso di parte: "il montanaro che parla a difesa degli interessi delle zone interne" — le zone più deboli, le zone interne sono comunque penalizzate poiché hanno scarsa densità di popolazione e quindi prendono meno finanziamenti. Procedendo con questo sistema, si portano piano piano al collasso queste strutture periferiche. In questo caso, il parametro non deve essere quello. Ci sono strutture, macchinari che sono stati autorizzati dalla regione e abbisognano di essere sostituiti e mantenuti, al di là del numero di assistiti. Capisco che prendere il numero di assistiti è la cosa più semplice, perché si fa una divisione per due, si moltiplica per tre e il problema è risolto, ma parlando di investimenti in strutture e tecnologie, questo doveva essere il parametro. Per questo motivo sono contrario, altrimenti non ci sarebbe nulla da dire: le risorse sono esigue, sono queste, si ripartisce quello che uno ha. Io contesto però questo parametro di riferimento, assessore, e se mi può dare una risposta la ringrazio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Non entro nell'aspetto tecnico dell'atto amministrativo, perché è stato ponderato, la Commissione l'ha licenziato all'unanimità. Ho ascoltato gli interventi dei relatori di maggioranza e minoranza e mi sembra che questo sarebbe abbastanza marginale. Esiste un problema complessivo che va comunque affrontato. Questo è un atto dovuto, ma per quanto riguarda gli interventi in materia sanitaria, siamo di fronte a delle esigenze di manutenzione straordinaria e di ricambio fortissime, legate anche alle stesse norme per quanto riguarda l'accreditamento delle strutture sanitarie, anche pubbliche, che non sono derogabili nel breve e medio periodo. Quindi esiste un problema complessivo di come intervenire su questa materia, con un progetto dell'assessorato, per quanto riguarda risorse per tecnologie necessarie e ormai diffuse e manutenzioni straordinarie inderogabili. Esiste un piano delle manutenzioni straordinarie di tutte le aziende che regolarmente prevede il rinvio di opere ineludibili di anno in anno. Questo intervento di 11 miliardi non solo non è esaustivo, ma non è neanche a parziale copertura delle necessità reali. Su questo aspetto particolare della spesa sanitaria occorre realizzare un progetto per prevedere come intervenire affinché l'accreditamento delle strutture sanitarie della nostra regione sia di qualità, sia all'altezza e anche le stesse richieste della pubblica amministrazione in questo settore siano in qualche modo esaudite, o per lo meno, attraverso fasi programmate possano andare a regime. Un problema sul quale dovremmo riflettere. Nella conferenza di Loreto di poco tempo fa in materia sanitaria, l'aspetto rimasto non risolto è stato proprio quello di che fare in questo settore degli investimenti che sono necessari; non solo gli investimenti di progetti futuri, ma la normale amministrazione a livello ottimale di quelli che ci sono, attraverso gli interventi denominati straordinari ma che di fatto sono la necessità di ogni anno di gestione sanitaria.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Credo che intanto dobbiamo rientrare nel tema che stiamo affrontando, cioè criteri di ripartizione delle quote 2000-2001 finalizzate alla manutenzione straordinaria e al ricambio tecnologico. Vorrei ricordare ai colleghi consiglieri che questo è il tema che dobbiamo affrontare, questa la disponibilità che tutti abbiamo dichiarato decisamente non adeguata. Vorrei ricordare che nella finanziaria 2002 non sono previste cifre significative in questo senso, quindi si manterrà un trend di scarsa disponibilità. Tutti sappiamo che ogni azienda ha forti difficoltà di ricambio, quindi non si tratta di una situazione tranquilla, normale, dentro la quale fare scelte prioritarie. C'è una situazione diffusa di grosse carenze sulle quali dobbiamo comunque intervenire.
Credo che avere affrontato il tema della problematica sia completamente errato, perché si sovrappongono queste due questioni. L'art. 71 della finanziaria 1999 prevedeva finanziamenti specifici per la riqualificazione dell'offerta sanitaria delle grandi città, quindi non c'è stata una scelta di nessun genere in questa regione, e dopo lo sforzo che c'è stato da parte della precedente Giunta è stato possibile inserire la città di Ancona. Queste energie che arrivano sulla città di Ancona non si ripercuotono positivamente soltanto su questa realtà.
L'altro elemento importante — e qui volevo rispondere anche al collega Viventi — è che ogni azienda ha ormai da anni un proprio parco macchine bene individuato, sia come scadenza sia come fabbisogno e quindi come turn-over di ricambio. Preso atto di questo, la ripartizione tiene presente questi elementi: si devono prevedere specifiche procedure di programmazione degli acquisti, delle apparecchiature biochimiche e dei dispositivi biomedici che devono tener conto delle obsolescenza. La direzione adotta un inventario delle apparecchiature in dotazione che già c'è. Deve esistere un piano per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle apparecchiature biomediche e tale piano deve essere commentato per ciascuna apparecchiatura e reso noto a diversi livelli operativi. La direzione deve procedere affinché in ogni presidio sia garantito un uso sicuro, appropriato ed economico delle apparecchiature biomediche.
Questo per dire che il criterio con cui si assegna è collegato alla popolazione per un discorso molto semplice: essendo tutte in carenza assoluta, non è che con questo risolviamo una serie di problemi e non ne abbiamo altri da altre parti. Se fossimo andati con una logica aziendale ci saremmo trovati in una situazione in cui, comunque, un'azienda camminava in assetto normale. Ma credo che lei che conosce meglio di me le situazioni aziendali, collega Viventi, sa che non esisterebbero aziende con queste perdite dentro il privato.
Questo percorso tiene presente un punto fondamentale: tutti hanno estremo bisogno e questo bisogno non può essere coperto con queste esigenze.
Il criterio della popolazione "pesata" è il criterio unico che cerca, in qualche maniera, di esaurire minimamente questi bisogni. Popolazione "pesata" significa popolazione che ha più bisogno. Se noi avessimo fatto un percorso diverso, finalizzato ad alcuni settori specifici, avremmo tolto a un parte della popolazione "pesata" la possibilità di accedere ai servizi. Questo l'abbiamo fatto, perché, ad esempio, il progetto "Benessere donna" prevede finanziamenti specifici per la prevenzione finalizzati ad un certo percorso.
Quindi, la sintesi che si è trovata rispetto alla nostra proposta di Giunta dentro la Commissione credo sia la modalità migliore per cercare di ridurre le problematiche collegate alla tecnologia che, ripeto, non saranno risolte neanche con le disponibilità in previsione al Governo per la finanziaria 2002.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Art. 26, l.r. 18/96, modificata ed integrata con l.r. n. 28/2000. Definizione dei criteri e delle modalità di attuazione degli interventi per l'anno 2002 — Modalità di impiego delle risorse e tetti di spesa» Giunta (62)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 62, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. La Giunta regionale, rispettando i termini previsti dall'art. 26 della legge 4.6.1996, n. 18, modificata dalla l.r. n. 11 del 2001, ha presentato la proposta di atto amministrativo relativo all'art. 26 della legge 18 modificata dalla 28 del 2000.
Con tale atto, che sostanzialmente ripercorre le scelte già approvate dalla Giunta regionale relative agli interventi dell'anno 2001, innanzitutto si propone di modificare il termine posto a carico degli enti locali per la presentazione dei piani d'intervento, posticipandolo dal 31 gennaio 2002 al 31 marzo 2002, al fine di agevolare l'attivazione degli ambiti territoriali sociali. Ci troviamo per la prima volta a ripartire i fondi di una legge regionale cosiddetta verticale, cioè indirizzata all'handicap, in presenza della riorganizzazione di tutta l'assistenza in riferimento all'attuazione del nuovo piano e, in sostanza, della legge 328, cioè della riforma dell'assistenza.
Si propone questo spostamento, proprio per mettere in condizione gli enti e le comunità locali, che saranno protagonisti e soggetti della realizzazione dei piani di zona e successivamente dei bilanci sociali, di tenere conto del finanziamento derivante dalla legge sull'handicap.
Nel merito si propone inoltre di fissare per il 2002 i criteri e le modalità di attuazione degli interventi di cui agli artt. 12, 13, 14, 16, 17, 20 e 21 della legge 18, adottando innanzitutto il programma degli interventi che si ritiene di dover maggiormente promuovere sul territorio regionale a favore dei soggetti in situazione di handicap, poi gli interventi da escludere dal finanziamento regionale, i criteri e le modalità attuative degli interventi, le modalità di impiego delle risorse e tetti di spesa, le modalità per la presentazione dei piani d'intervento da parte degli ambiti territoriali sociali, delle Province per gli interventi di cui all'art. 17, le modalità per la liquidazione e l'erogazione del fondo regionale e le disposizioni finali.
Senza entrare nello specifico di ogni singolo intervento, tengo ad evidenziare che la quinta Commissione consiliare ha ritenuto di approvare e proporre a questo Consiglio l'elevazione da 10 a 11 mesi dell'apertura dei centri socio-educativi diurni di cui all'art. 13, in quanto l'apertura di soli 10 mesi di servizi rivolti a soggetti in situazioni di gravità, determinerebbe assenza di servizio per un periodo ingiustificabilmente lungo.
Su questo aspetto colgo l'occasione per ricordare che il centro socio-educativo, come indicato anche nella legge quadro, art. 8, comma 1, lettera l), deve servire i soggetti che abbiano assolto l'obbligo scolastico, le cui verificate potenzialità residue non consentano idonee forme di integrazione lavorativa. Pertanto, i centri socio-educativi che accolgono questi soggetti hanno necessità di essere aperti almeno 11 mesi, garantendo in ogni caso il servizio tutto l'anno nelle situazioni di particolare gravità.
Infatti, nel semiresidenziale dei servizi di riabilitazione, ex art. 26/833 che accolgono un'utenza assimilabile a quella dei centri socio-educativi, i servizi sono aperti 12 mesi l'anno.
Comprendiamo che questo è uno sforzo che si fa verso un ampliamento del servizio rivolto a questi soggetti svantaggiati e che indubbiamente comporterà per gli enti locali stessi uno sforzo in più, nel senso che fino ad oggi, avendo necessità di tenere aperti questi centri per 12 mesi, si poteva contare su una flessibilità che si poteva ricondurre anche ad una minore spesa, però più si va avanti e più si capisce che questi servizi devono essere funzionali e devono essere paragonati con un servizio adeguato, pertanto abbiamo dato questa indicazione che ci sembra doverosa rispetto alla nostra comunità.
E' chiaro che questo, se messo in relazione al fatto di una maggiore integrazione dei servizi, grazie al piano socio-assistenziale e al piano di zona che si farà nei singoli ambiti, credo che consentirà di trovare quelle sinergie necessarie per andare incontro a questa necessità. Magari una maggiore razionalizzazione, un maggiore coordinamento potranno sicuramente, soprattutto per i centri più grandi, consentire questa realizzazione.
Inoltre, nella Commissione si è discusso sulla necessità di per ulteriormente verificare la permanenza dei soggetti ultratrentacinquenni in questi centri. Abbiamo discusso su questo e probabilmente si potrà, il prossimo anno, accedere anche a questo tipo di variazione, tenendo conto del fatto che purtroppo ci sono dei casi in cui l'età di 35 anni non deve assolutamente poter essere considerata come estromissione da un ambiente allorché non c'è un ambiente ulteriore che possa accogliere queste necessità.
Si è discusso ulteriormente anche su un altro punto che riguarda l'inserimento dell'handicappato nel mondo del lavoro. Da questo punto di vista abbiamo visto l'esiguità dei fondi che questa misura presenta nei criteri di cui stiamo parlando, inoltre sappiamo che nella legge di attuazione dell'inserimento nel mondo del lavoro degli invalidi, la 68, per quanto riguarda l'handicap c'è un fondo. Presenteremo un ordine del giorno per fare in modo che ci sia un'integrazione di queste due misure, in modo tale che si metta insieme un'attività che necessariamente va coordinata, visto e considerato che è necessario intervenire, soprattutto per questi soggetti, in ambiti particolarmente delicati. Da questo punto di vista dovremmo anche tener presente la legge sulla cooperazione sociale, perché essendo la cooperazione sociale uno dei pochi strumenti adeguati per l'inserimento di questi nostri fratelli disgraziati, potranno venire in soccorso anche altri strumenti per consentire una maggiore efficacia nelle politiche di inserimento dei soggetti handicappati.

PRESIDENTE. Propongo di continuare la seduta, discutere e votare la proposta di atto amministrativo n. 62, procedere alle nomine, quindi faremo le due mozioni e la proposta di atto amministrativo n. 56, quindi decideremo in merito alla prosecuzione pomeridiana.

(Così rimane stabilito)

Ha la parola il relatore di minoranza della proposta di atto amministrativo n. 62, consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. L'atto amministrativo relativo agli interventi ricompresi nella legge 28 del 2000 ha visto non unanimemente esprimersi la Commissione. Questo per due ordini di motivi.
Prima di riaffrontare l'aspetto della ripartizione del fondo, pertanto dei criteri, più di un commissario ha sottolineato l'esigenza di avere una fotografia dell'attuale situazione, cioè di quante domande vi sono state e quante risposte abbiamo potuto evadere attraverso questo fondo. Il servizio specificamente non ha ancora assemblato questi dati, cioè noi non sappiamo, sulla lettera a), sulle lettere e gli articoli successivi quante sono state le risposte in grado di essere fornite da parte della Regione in tema di sostegno finanziario sulla base delle esigenze che sono venute dal territorio, non abbiamo questo quadro analitico che invece sarebbe necessario. Nella nostra attività istituzionale quotidiana ci relazioniamo con sindaci e assessori ai servizi sociali che ci rappresentano delle problematiche o delle situazioni di attenzione. Ad esempio, nel trasporto vi sono delle difficoltà oggettive da parte degli enti locali a rispondere a queste esigenze, perché non è solamente una questione di trasporto scolastico nell'orario scolastico, tante volte è anche la necessità delle famiglie di essere aiutate, per esempio, nell'attività di recupero sociale del soggetto disabile (il pomeriggio la frequentazione di una palestra, di una piscina). Molti Comuni hanno enormi difficoltà, attraverso questi esigui finanziamenti, a dare delle risposte. Vorremmo sapere quante sono le domande e quante fino ad oggi sono state in grado di essere affrontate da parte della Regione. Così facendo si possono rimodulare criteri o si possono assumere impegni di natura formale e politica affinché determinate voci di spesa possano essere incrementate, altre invece pesate sulle reali situazioni.
Tutto questo ancora, purtroppo non è, ed è un passaggio che invece noi riteniamo essere fondamentale per fare analisi politiche serie e dare risposte in tema di scelte.
La Commissione non aveva e non ha questo tipo di documentazione, di dati rilevati, pertanto parte della Commissione — io e il collega Grandinetti — non ha potuto compiutamente e completamente condividere l'atto, proprio perché questa carenza non ha permesso la completezza dell'analisi.
Il secondo aspetto riguarda l'organicità, ed è richiamato da un ordine del giorno che abbiamo firmato congiuntamente, perché era condiviso dalla Commissione, anche se per quanto riguarda l'altro aspetto ci siamo astenuti, non abbiamo votato contro.
Questo atto deve essere per forza inserito nel complessivo quadro del piano sociale, perché è il piano sociale che dovrebbe essere il fulcro centrale di tutte le attività socio-assistenziali di questa Regione. Oggi ancora non è così, questo passaggio è ancora indefinito, perché vi sono poi tutta una serie di provvedimenti ad hoc che sfuggono ad una programmazione più complessiva. L'ordine del giorno pertanto impegna la Giunta a rivedere la materia sotto un profilo organico e a rivedere gli strumenti di finanziamento, che sono quelli che contano, perché danno la possibilità di mettere benzina nel motore, di far camminare una macchina così importante e delicata come quella che riguarda l'assistenza sociale. Quindi, rivedere questa materia e tornare in quest'aula a ridiscutere soprattutto di proposte di integrazione, di implementazione dentro un sistema complessivo ed organico per quanto concerne tutte le attività che riguardano questo aspetto.
Queste sono le due considerazioni di carattere complessivo che volevo fare, spiegando, attraverso le stesse, la motivazione che ha portato il nostro gruppo e il gruppo di Forza Italia, rappresentato da Grandinetti, ad astenerci sulla proposta di atto amministrativo 62.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Soltanto alcune brevi considerazioni, dopo la puntuale illustrazione del consigliere Luchetti e le considerazioni fatte dal consigliere Pistarelli.
Credo, diversamente da Pistarelli, che la nostra regione sia dotata di una buona legge sull'handicap e i criteri applicativi sono sicuramente significativi. Noi abbiamo lavorato a questa legge con una modifica della quale il Consiglio è stato protagonista circa un anno fa e siamo alla seconda edizione dei criteri applicativi di quella legge di modifica. Mi pare che sempre di più questo strumento stia diventando rispondente alle esigenze molto differenziate che esistono in questo settore, quindi mi pare che con i criteri applicativi che stiamo anche oggi discutendo si stiano dando risposte significative al mondo dell'handicap della nostra regione. Restano aperte alcune questioni sulle quali è bene insistere, a mio parere e sono sicuramente i servizi residenziali per l'handicap adulto, un problema enorme, che fra l'altro è affrontato anche dalla legge nazionale 162, mentre un punto di debolezza resta ancora quello dell'applicazione di leggi nazionali come quella dell'inserimento lavorativo.
E' chiaro che questa materia, quindi gli strumenti, i servizi, le modalità con cui sosteniamo il mondo dell'handicap nella nostra regione, devono essere una parte significativa del nostro piano sociale che nei prossimi mesi vedremo applicato con la sperimentazione dei primi piani di zona.
Mi pare che questi sono i due punti più seri sui quali è necessario mettere a disposizione risorse e interventi perché si diano risposte significative a questo tipo di realtà.
Abbiamo ritenuto, come Commissione, di presentare un ordine del giorno che impegna la Giunta affinché su questa partita molto seria dell'inserimento dell'handicap ci sia un lavoro più coordinato tra i due servizi e i due assessorati che se ne occupano. E' chiaro che competerà comunque all'attenzione della legge sull'handicap, la nostra legge 28, ex 18, quindi direttamente all'assessorato ai servizi sociali, occuparsi, anche attraverso strumenti quali possono essere quelli delle borse lavoro e dei tirocini, di quelle figure di handicap il cui inserimento lavorativo permane con grande difficoltà. Quindi, una misura più squisitamente "assistenziale" dovrà sicuramente essere coperta dalla legge 28.
Riteniamo invece che sia necessaria un'azione più convinta, oltre che coordinata, su tutta la partita dell'inserimento lavorativo. Qui esistono risorse che ci derivano dalla legge nazionale 68, anche dalla legge europea, da fondi europei, però mi pare che sia necessario coordinare meglio l'attività e anche riprendere nei confronti del mondo del lavoro, delle imprese private anche di questa regione, una maggiore iniziativa politica forte perché si valutino davvero le opportunità che la legge 68 offre.
Noi abbiamo ritenuto, come Commissione, di presentare questo ordine del giorno con la finalità di far lavorare meglio e utilizzare meglio anche le risorse che mettiamo a disposizione su vari fronti, ma soprattutto riprendere una iniziativa politica della Giunta regionale nei confronti del mondo privato della nostra realtà, che è entusiasmante da un punto di vista economico — diciamo tutti i giorni che, malgrado le tante difficoltà, l'economia delle Marche regge — ma crediamo che ci sia un punto sul quale occorre una forte iniziativa politica: quanto le imprese private della nostra realtà — qui sarebbe bene coordinare non soltanto i due assessorati dei servizi sociali e delle politiche del lavoro ma anche l'assessorato all'industria e all'artigianato — danno risposte in questo senso. La legge 68 prevede percorsi e risorse a disposizione delle imprese, quindi occorre attivarsi con una forte iniziativa politica perché si diano risposte all'inserimento lavorativo di tanti disabili che sono un mondo molto variegato e quindi con più coraggio la Giunta regionale deve impegnarsi nei confronti delle imprese della nostra realtà perché ci siano inserimenti lavorativi maggiori di quanti ce ne sono stati fino ad oggi.
Con questo spirito di far lavorare insieme gli assessorati competenti e quindi di riprendere la forte iniziativa politica, chiediamo di votare l'ordine del giorno che abbiamo proposto.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Intervengo su alcune questioni comuni a tutti gli interventi che ci sono stati, partendo proprio dall'ordine del giorno che andremo a votare sulla integrazione necessaria rispetto al problema dell'inserimento lavorativo. Questo problema ce lo stiamo ponendo molto seriamente anche a livello di Giunta. Nei verbali della Giunta c'è questa necessità confermata proprio dagli atti che arrivano separati dai due assessorati al lavoro e alle politiche sociali. E' confermato da un verbale della Conferenza delle autonomie proprio nell'approvazione del piano triennale sull'inserimento lavorativo, per cui stiamo partendo con questo gruppo di lavoro integrato che affronti la problematica. Tra l'altro, questo Consiglio sarà impegnato prossimamente, con l'assestamento di bilancio, a un aggiornamento della normativa fra le leggi 28 e 68, perché dobbiamo armonizzare alcune cose che necessitano di essere chiarite.
La nostra legge sull'handicap ha anticipato la 68 da diversi anni rispetto all'integrazione lavorativa e nella 68 è già previsto il ruolo della cooperazione sociale come momento di passaggio, di stage, di formazione, di integrazione con l'azienda che assume il soggetto in situazione di handicap, per cui le cooperative sociali hanno già un ruolo ben preciso che la 68 dà loro all'interno di questa integrazione. Quindi l'integrazione fra i settori del sociale e del lavoro credo sia indispensabile su tutto il fronte.
Per quanto riguarda i dati della legge 18, sono dati che noi abbiamo per gli anni passati su tutti gli interventi divisi per soggetti ecc.: stiamo completando l'aggiornamento e appena terminato i consiglieri saranno forniti di questi dati.
Per quanto riguarda il discorso del trasporto, questa legge ha un budget e delle priorità da rispettare. Quelle che noi abbiamo scelto in questa fase hanno più risorse a disposizione.
Penso che l'avere spostato i termini per aspettare l'applicazione del piano sociale, del piano di zona e l'integrazione nelle politiche complessive del territorio, forse riuscirà meglio a far capire quali sono le reali priorità rispetto agli interventi, ma ancora la legge 28, sempre in funzione dell'applicazione del piano sta aspettando gli organismi di coordinamento che in essa sono previsti e che danno un grosso impulso e contributo non solo alle scelte delle priorità da effettuare negli interventi, ma ad aggiustare i tiri anno per anno, a seconda delle esigenze.
Una preoccupazione che vi comunico riguarda la situazione dell'handicap grave e dell'assistenza alle famiglie, che rispetto ai bisogni non ha sicuramente risposte adeguate. Dalle notizie che ultimamente abbiamo avuto sull'handicap grave, siamo arrivati a richieste di 640 soggetti in tutta la regione. E' un dato che dovremo andare a verificare, sono accertamenti che fanno le commissioni sanitarie per l'accertamento dell'handicap e sono dati molto preoccupanti se realmente corrispondenti alle situazioni dell'handicap di particolare gravità. Questa è un'aggiunta che faccio, su un dibattito che dovremo riprendere nell'allineare la normativa della 28 con la 68 su un punto specifico dell'inserimento lavorativo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Votazione proposta di risoluzione): «Ostaggi italiani in Somalia» Ciccioli, Castelli, Gasperi, Novelli, Pistarelli e Romagnoli (148)
Interrogazione (Svolgimento): «Ostaggi italiani in Somalia» Giannotti (353)

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione n. 148 dei consiglieri Ciccioli e altri, alle quali è collegata l'interrogazione n. 353 del consigliere Giannotti.
E' stata concordata tra tutti i gruppi una proposta di risoluzione che assorbe sia la mozione che l'interrogazione del consigliere Giannotti. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Votazione): «Cartiere Miliani di Fabriano», Avenali, Moruzzi, Tontini, Viventi, Procaccini, Cesaroni, Ascoli e Gasperi (152)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 152 dei consiglieri Avenali, Moruzzi, Tontini, Viventi, Procaccini, Cesaroni, Ascoli e Gasperi. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva all'unanimità)



Nomine

PRESIDENTE . Prego di distribuire le schede per la nomina di tre rappresentanti della Regione nella commissione regionale per l'artigianato. Il voto è limitato a due.

(Segue la votazione)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 28, schede bianche n. 3, schede valide n. 25.. Hanno ricevuto voti: Belardinelli n. 15, Cippitelli n. 10, Sintini n. 19. Li proclamo eletti rappresentanti della Regione nella Commissione regionale per l'artigianato.



Proposta di atto amministrativo: «Art. 53 dello Statuto regionale e art. 38, comma 6, della l.r. 42/1998, come sostituito dall'art. 12, comma 3 della l.r. 54/1997. Assunzione a tempo determinato per le esigenze del servizio decentrato agricoltura e alimentazione di Macerata del dott. Graziano Pallotto» Giunta (56)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 56, ad iniziativa della Giunta.
Trattandosi di atto che deve essere discusso in seduta segreta, invito il pubblico ed il personale a lasciare l'aula.

(La seduta prosegue in forma segreta)


La seduta termina alle 14,15