Resoconto seduta n. 59 del 24/10/2001
La seduta inizia alle 10,30


Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 50, 5 l, 52 e 53 del 24 e 25 luglio, n. 54 del 14 settembre, nn. 55, 56 e 57 del 25 e 26 settembre e n. 58 del 17 ottobre 2001.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 85 in data 17 ottobre 2001 ad iniziativa dei consiglieri Luchetti, Ascoli e Giuseppe Ricci: «Coordinamento fra le strutture sanitarie della città di Ancona», assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n. 86 in data 17 ottobre 2001 ad iniziativa dei consiglieri Luchetti, Ascoli e Giuseppe Ricci: «Riordino della rete pubblica ospedaliera della città di Ancona» assegnata alla V Commissione in sede referente.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 69 in data l5 ottobre 2001, ad iniziativa della Giunta: «L.R. 24/2000, art. 1 - piano triennale inserimento lavorativo disabili 2001/2003», assegnata alla II Commissione in sede referente;
— n. 70 in data 24 settembre 2001, ad iniziativa della Giunta: «Interventi regionali a favore del settore forestale: complementarietà e sinergia col piano di sviluppo rurale della Regione Marche 2000-2006», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la mozione n. 153 del consigliere Favia: «Ente regionale fieristico».



Leggi regionali restituite vistate
dal commissario di Governo

PRESIDENTE. Il commissario di Governo nella regione Marche ha restituito, vistate, le seguenti leggi regionali:
— «Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione”;
— «Disciplina degli impianti di trasporto a fune in servizio pubblico delle piste da sci e dei sistemi di innevamento programmato»;
— «Modifiche alla l.r. 30.12.1974 n. 52 - Provvedimenti per la tutela degli ambienti naturali».



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la trattazione anticipata di una mozione presentata dai consiglieri di Rifondazione comunista sulla situazione dei lavoratori in appalto delle Ferrovie. Sul medesimo argomento c'è anche un'interpellanza del gruppo di Forza Italia. E' una questione emergente, nel senso che ci sarà una manifestazione nei prossimi giorni, c'è già stato uno sciopero, quindi ha senso se la discutiamo oggi.
Se potessimo concordare, come in altre occasioni, una risoluzione unitaria, potremmo iscriverla e portarla alla fine della seduta della mattinata.

PRESIDENTE. La proposta di trattare comunque in giornata la mozione e l'eventuale risoluzione è accolta, senza necessariamente variare l'ordine del giorno.

(Così rimane stabilito)



Interrogazione (Svolgimento): «Applicazione della legge 4 dicembre 1993, n. 494 e D.M. 5 agosto 1998, n. 342» Giannotti (132)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 132 del consigliere Giannotti.
Risponde, per la Giunta, il Presidente.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. La legge 4 dicembre 1993, n. 494, di conversione del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 400, reca disposizioni per la determinazione dei canoni relativi a concessioni demaniali marittime .
L'articolo 3, comma 1 della predetta legge prevede che i canoni annui per il rilascio e rinnovo delle concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative sono determinati con decreto del Ministero dei trasporti e della navigazione, nel rispetto dei criteri direttivi riportati nel predetto comma.
Visto che è arrivato l'assessore Rocchi, sarà lui a continuare la lettura della risposta.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Con decreto del Ministero dei trasporti e della navigazione 5 agosto 1998, n 342 sono stati, conseguentemente, individuati e meglio specificati i criteri direttivi per la determinazione dei canoni per le concessioni demaniali marittime aventi finalità turistico-ricreative, per una loro uniforme applicazione su scala nazionale. In particolare l'articolo 1, comma 1 lett. a) prevede che il territorio costiero è suddiviso, sulla base dei criteri di alta, normale e minore valenza turistica, in tre categorie denominate rispettivamente "categoria A", "categoria B" e "categoria C".
L'articolo 6 del citato decreto n. 342/1998 affida alle Regioni l'individuazione delle aree del proprio territorio da classificare nelle categorie A, B e C, effettuati gli accertamenti dei requisiti di alta, normale e minore valenza turistica e tenuto conto, tra l'altro, dei seguenti elementi: a) caratteristiche fisiche, ambientali e paesaggistiche; b) quadro di sviluppo turistico esistente; c) stato delle acque con riferimento alla balneabilità; d) ubicazione ed accessibilità agli esercizi; e) caratteristiche delle strutture delle attrezzature e dei servizi.
La Giunta regionale, con delibera n. 1065 del 28/03/1994, ha approvato i criteri di valutazione per l'accertamento dei requisiti della valenza turistica di cui all'articolo 3 della legge n. 494/1993 che esplicitano, in maniera più organica e articolata, gli elementi riportati successivamente all'articolo 6 del citato decreto n. 342/1998.
Nell'ambito del rapporto funzionale in materia di demanio instaurato con l'autorità marittima in attuazione della convenzione stipulata il 16 luglio 1997 tra il Ministero dei trasporti e della navigazione e la Regione Marche, le capitanerie di porto delle Marche sono state invitate a procedere, per gli ambiti di propria competenza, alla suddivisione delle aree secondo gli elementi contenuti nell'articolo 6 del decreto n. 7342/1998 ed i criteri fissati con la deliberazione della Giunta regionale n. 1065/1994, di concerto con i Comuni costieri e sentite le associazioni di categoria dei concessionari demaniali marittimi.
Si precisa, infatti, che, ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 6 agosto 1997, n. 53, sono state delegate ai Comuni le funzioni riguardanti la valorizzazione turistica del proprio territorio.
Le capitanerie di porto hanno conseguentemente inviato al servizio turismo e attività ricettiva le proposte di classificazione delle aree per gli ambiti territoriali di propria competenza tenendo conto dei pareri formulati dai Comuni e, per quello che è stato possibile, delle indicazioni fornite dalle associazioni di categoria dei concessionari demaniali.
Con deliberazione della Giunta regionale n. 1031 del 3 maggio 1999 sono state classificate le aree demaniali marittime della Regione Marche nelle categorie B e C, tenuto conto dei requisiti della
valenza turistica e degli elementi di cui all'articolo 6, comma 1 del decreto ministeriale n 342/1998.
L'articolo 03 della legge n. 494/1993 e, più specificatamente, l'articolo 2, comma 1 del D.M. n. 342/1998 prevedono una riduzione del canone nella misura indicata nella tabella C allegata allo stesso decreto per i titolari di concessioni turistico-ricreative che consentano l'accesso gratuito all'arenile nel caso che esso sia raggiungibile solo attraverso l'area in concessione, ovvero offrano gratuitamente i servizi generali.
In sede di calcolo del canone demaniale, le capitanerie di porto delle Marche hanno ritenuto non applicabile la suddetta riduzione non ravvisando nelle concessioni rilasciate i presupposti di legge.
Il servizio turismo, non appena venuto a conoscenza dell'applicazione dei canoni nella misura massima anche nei confronti di quei concessionari che permettono l'accesso all'arenile ed offrono gratuitamente i servizi generali quali wc, doccia e garanzie di soccorso da parte del personale di salvataggio, inoltrava immediatamente una richiesta di parere al Ministero dei trasporti e della navigazione in qualità di organo che ha emanato il D.M. n. 342/1998, finalizzato ad individuare le fattispecie dei servizi generali di spiaggia previsti dal citato decreto. Con la stessa nota il servizio turismo esprimeva il proprio orientamento favorevole alla riduzione del canone nel caso gli operatori balneari consentano l'accesso gratuito all'arenile e offrano gratuitamente i servizi generali nelle loro ampie e variegate articolazioni (dai servizi igienici alle docce, dal soccorso in mare ai giochi e divertimenti).
Con nota n. 2830 dell'l/12/2000 il Ministero dei trasporti e della navigazione, dipartimento della navigazione marittima e interna, unità di gestione infrastrutture per la navigazione e il demanio marittimo confermava le determinazioni già partecipate alla capitaneria di porto di Pesaro in data 28 novembre 2000, favorevoli alla riduzione del canone concessorio.
Analoga risposta veniva fornita alla Federazione italiana imprese balneari F.I.B.A, in risposta ad analogo quesito, con la precisazione che i servizi offerti gratuitamente dai concessionari delle Marche dovevano essere considerati tra quelli che consentono di applicare la riduzione del canone prevista dal comma 1 dell'articolo 2 del D.M. 342/1998.
Il servizio turismo provvedeva immediatamente a comunicare al direttore marittimo e ai comandanti delle capitanerie di porto di Pesaro, Ancona e San Benedetto del Tronto il parere e le valutazioni ministeriali, invitando le stesse autorità marittime a fornire assicurazioni circa il calcolo dei canoni demaniali sulla base dei chiarimenti forniti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Come si è conclusa questa vicenda, assessore? Gli uffici della capitaneria hanno adempiuto a questo invito?

LIDIO ROCCHI. Penso di sì, perché c'è un parere del Ministero, c'è un parere dell'assessorato regionale...

ROBERTO GIANNOTTI. Questo dimostra, Presidente D'Ambrosio, che quando c'è un rapporto corretto tra maggioranza e opposizione, quando la maggioranza non è sorda e sa riconoscere i propri errori, la propria lentezza, le proprie difficoltà e si fida anche del contributo delle opposizioni i problemi possono risolversi. Quello che poteva trasformarsi in un caso nazionale, cioè l'applicazione impropria di una tariffa a danno di centinaia di concessionari di spiaggia delle Marche ha consentito — grazie anche al piccolo contributo che abbiamo offerto attraverso una interrogazione motivata e specifica sull'argomento, che ha messo in moto e provocato questa iniziativa della Giunta regionale la quale ha chiesto un parere — anche se a distanza di qualche mese, di acquisire dal Ministero le notizie che noi avevamo chiesto. Cioè, qualora i concessionari di spiaggia offrano servizi generali — bagni e altre questioni — alla generalità dei cittadini, andava ad applicarsi per essi la tariffa ridotta, chiamata tariffa C prevista dal decreto.
Credo che in questo modo si sia fatto un atto di giustizia e noi siamo soddisfatti che la nostra iniziativa abbia consentito di dare ragione ai concessionari di spiaggia della nostra regione.




Interrogazione (Svolgimento): «Situazione finanziamenti patti territoriali» Procaccini e Martoni (339)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 339 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Nelle Marche sono stati approvati alcuni patti territoriali di carattere generale, chiamati "generalisti", su cui la Regione Marche è intervenuta con delibera del 1999 all'atto dell'approvazione, con una compartecipazione di 5 miliardi sul patto generalista della provincia di Ascoli Piceno, il primo di questo tipo approvato nella nostra regione. Successivamente sono stati presentati e approvati altri patti settoriali, cosiddetti "tematici", in particolare i "patti verdi" su cui la Regione non è intervenuta se non con un contributo di 100 milioni alle Province di Ancona, Macerata e Ascoli Piceno per la gestione e la realizzazione dei patti stessi.
La Regione non ha avuto finanziamenti da parte dello Stato per intervenire sui patti, né quelli generalisti né quelli tematici, anche se in base all'istituzione degli strumenti della negoziazione programmata, le Regioni possono intervenire relativamente alla parte infrastrutturale.
Per quanto ci riguarda non abbiamo quindi competenze specifiche, se non la possibilità di poter intervenire.
In relazione a questo, per i patti tematici dell'agricoltura, non potendo intervenire direttamente con i finanziamenti del piano di sviluppo rurale, abbiamo però deciso, insieme alle società dei patti, di inserire una priorità sui progetti che erano stati inseriti dentro i patti e che erano in linea e potevano costituire possibili finanziamenti con le misure e le risorse del piano di sviluppo rurale. Quindi abbiamo individuato una priorità, prestando attenzione politica alle Province che avevano attivato gli strumenti della programmazione negoziata.
In questi mesi c'è una discussione accanita, le Province chiedono alle Regioni di poter intervenire perché il Governo non interviene più con i finanziamenti sul piano infrastrutturale e chiedono l'intervento delle Regioni. Noi saremmo ben lieti di poter intervenire, ma in presenza di trasferimenti finanziari che ci consentano di poterlo fare per quanto riguarda la parte infrastrutturale, cioè finanziamenti con una valenza importante in termini numerici.
Il nostro non è stato un intervento parziale, c'è stato un solo intervento sul primo patto nel 1999 — lo voglio sottolineare per fugare dubbi su incomprensioni che si possano ingenerare — per cinque miliardi sulla parte infrastrutturale. Per il resto si è trattato di un contributo dato alle società per la realizzazione dei patti tematici: 100 milioni a ciascuna Provincia.
Siamo in attesa di verificare questo chiarimento da parte del Governo, per capire se una parte degli strumenti della programmazione negoziata verranno affidati, come competenze, alle Regioni con le relative risorse finanziarie da poter destinare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Questa interrogazione non aveva e non ha né lo spirito né lo scopo di mettere un territorio contro l'altro, anzi credo che da questo atto si apra uno squarcio più preciso rispetto a questioni forse trascurate dall'opinione pubblica, che invece investono lo sviluppo nella nostra regione. E' vero che in base alle vecchie delibere del Cipe i cosiddetti "patti generalisti" che riguardavano la complessità dello sviluppo avevano in sé anche i cosiddetti "patti tematici", alcuni dei quali addirittura sono di carattere sovraregionale, perché quello della provincia di Pesaro investe anche la regione Toscana. In realtà dobbiamo intervenire su due questioni. In primo luogo è vero che la Regione non ha competenze di tipo istituzionale, tuttavia parliamo dello sviluppo, per cui occorre che gli impegni sottoscritti, assunti con gli altri enti locali in qualche modo vadano onorati su tutto il territorio, poiché parliamo di cofinanziamento. In secondo luogo dobbiamo aprire una vertenza forte, puntuale — forse siamo in ritardo — con il Governo nazionale il quale azzera la propria parte di cofinanziamento, per cui, per quanto riguarda i cosiddetti patti tematici (Pesaro, Ancona, Macerata ed Ascoli) sull'agricoltura, sulla pesca, sui temi della qualità e dello sviluppo di qualità, in realtà il finanziamento che la Regione Marche ha dato alle società contraenti e che oggi è stato confermato in 100 milioni per provincia, in realtà è servito per finanziare esclusivamente infrastrutture realizzate da soggetti privati. Quindi tutte quelle infrastrutture importantissime dei Comuni non sono state minimamente finanziate, per cui in sede di discussione occorre recuperare questo ritardo e da questo punto di vista, insieme alla presa d'atto della ricognizione positiva svolta dall'assessorato dobbiamo intervenire in maniera più incisiva — e da questo punto di vista c'è da essere poco soddisfatti — poiché le infrastrutture di tipo pubblico non sono state minimamente finanziate.
Quindi riteniamo che dopo questa nostra interrogazione e dopo la risposta dell'assessore possa seguire un atto più concreto di recupero di questa disparità che oggi esiste sul territorio delle Marche.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Brini. Ne ha facoltà.

OTTAVIO BRINI. All'ordine del giorno ci sono diverse interrogazioni e mozioni, come quella sui vigili del fuoco. Invito l'Ufficio di presidenza e la Conferenza dei presidenti di gruppo a verificare le mozioni e le interrogazioni che sono inserite all'ordine del giorno, perché già il distaccamento di Visso è chiuso e c'è già anche una lettera del Presidente D'Ambrosio sul tavolo del ministro Scajola, che sicuramente avrà già avuto anche una risposta...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Magari...

OTTAVIO BRINI. Gliela comunicheremo noi questa mattina, se ce la faranno discutere.



Interpellanze (Svolgimento):
«Situazione economico-finanziaria ditta Fabriano Filter Media e sue implicazioni» Ciccioli (20)
«Situazione della ditta Fabriano Filter Media ed alla sua collocazione sul mercato» Amagliani (23)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interpellanze n. 20 del consigliere Ciccioli e n. 23 del consigliere Amagliani.
Ha la parola il consigliere Ciccioli per illustrare la sua interpellanza.

CARLO CICCIOLI. Questa interpellanza è piuttosto datata, perché risale al marzo di quest'anno e se ne è parlato ugualmente in aula in occasione di altra vicenda sempre relativa alla vicenda del gruppo Cartiere Miliani. Si prende in considerazione la dismissione di alcune aziende "minori" collegate al gruppo principale, che è quello delle Cartiere Miliani.
In questo processo di privatizzazione dell'azienda attraverso una serie di passaggi burocratici a tutt'oggi ancora in atto, contemporaneamente sono state messe sul mercato una serie di aziende minori. Una è la Fad, che è stata venduta a basso costo e rimessa immediatamente sul mercato dopo qualche mese, con un raddoppio — da 20 a 40 miliardi — della quotazione, il che significa che è stato un acquisto di tipo speculativo.
La stessa cosa, anche se con modalità minori, è accaduta alla Fabriano Filter Media, azienda molto specializzata nel settore, che si occupa solo di filtri sanitari per dialisi, mascherine, quindi una nicchia di mercato molto piccola. L'azienda viene però venduta a un gruppo il cui capo cordata è uno dei dirigenti dell'azienda stessa. Quando abbiamo presentato questa interpellanza ritenevamo scandaloso che la trattativa fosse fatta attraverso una vendita di dirigenti a gruppi nei quali loro stessi erano coinvolti. E' una "vendita in famiglia". Questo ha dato origine a una serie di precisazioni sulla stampa quando l'interpellanza è stata pubblicata e oggi è assolutamente tardiva, perché ormai l'operazione è stata fatta, quindi possiamo solo stracciarci le vesti.
Dobbiamo assolutamente vigilare sulla privatizzazione del nocciolo duro, del corpo centrale delle Cartiere Miliani. In questi giorni, stranamente, i sindacati Cgil-Cisl-Uil hanno rilanciato la vertenza attraverso una serie di scioperi che non sono mai stati fatti quando a gestire la procedura era un governo di centro-sinistra, in particolare il sottosegretario delegato on. Solaroli.
A questo punto, visto che dalle 18 manifestazioni di acquisto, attualmente sono rimaste soltanto 3 cordate, sarà nostro compito vigilare e completo del Governo, al quale mi sono permesso di rivolgermi, sia per le vie ufficiali che ufficiose, e in particolare, nella giornata di domani, una delegazione di dipendenti delle Cartiere si incontrerà con il vice ministro dell'economia Baldassarri, perché su questa vicenda ci deve essere una tensione forte del Governo, poiché siamo ormai veramente alla fine. E' la stessa vicenda dell'acquisto dei vari stabilimenti del Monopolio tabacchi — le Marche sono interessate con quello di Chiaravalle — e delle Cartiere da parte di gruppi privati. E' stata una vicenda gestita in maniera molto accelerata dai precedenti vertici di Governo. A questo punto non si tratta tanto dell'espletamento della privatizzazione quanto della vigilanza sui contenuti della vendita e sugli impegni futuri per quanto riguarda i piani industriali dei gruppi.
Credo che la Giunta regionale non possa non convenire sulla necessità di una grande presenza che non sia solo una vigilanza sulla stampa ma sui fatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani per illustrare la propria interpellanza.

MARCO AMAGLIANI. Alcune delle cose che intendevo dire sono state già dette dal consigliere Ciccioli, perché la mia interpellanza è analoga alla sua. Vorrei soltanto aggiungere che mi sembra, nella situazione complessiva che si è creata attorno alla vendita della Fabriano Filter Media, vi siano da riscontrare alcune cose sulle quali credo che dovremmo quanto meno fare chiarezza definitiva.
Ci troviamo ancora una volta di fronte alla svendita del patrimonio delle Cartiere Miliani di Fabriano e ancora una volta — la questione inizia con la vendita della Fad — lo stesso sig. D'Adea acquista anche la Fabriano Filter Media.
Avevo sollevato nella mia interpellanza, quanto meno l'inopportunità che il sig. D'Adea, in quanto amministratore unico della Fabriano Filter Media partecipasse all'acquisto. E' passato tanto tempo e la cosa è già avvenuta, nel senso che la mia interpellanza è datata 2 aprile e la vendita della Fabriano Filter Media è avvenuta nel maggio 2001.
Chi ha acquistato la Fabriano Filter Media? Il sig. D'Adea e la sua cordata che, come ricordava il consigliere Ciccioli, è la stessa cordata che aveva acquistato la Fad per 22 miliardi e dopo tre settimane la stessa Fad era stata riceduta alla Ritrama per 44 miliardi, esattamente il doppio.
Ho cercato di fare un po' di chiarezza attorno a questa questione e ho verificato che in un primo momento, prima che intervenissero le varie interpellanze ma anche una serie di manifesti che sono stati affissi nella città di Sassoferrato, un'unica offerta veniva presa in considerazione dai signori Sigismondi e De Angelis che rappresentavano le Cartiere Miliani di Fabriano: quella di D'Adea e della cordata Ninno. Poco dopo è stata interpellata una seconda ditta, l'Art Edil che si presenta alla Cargest nella mattina in cui avrebbe dovuto consegnare assegni a titolo di garanzia per 500 milioni, ma non trova nessuno di coloro che avrebbero dovuto rappresentare la Cargest. Si presenta quindi la mattina successiva e quella mattina la questione di fatto è già chiusa: così i rappresentanti della Cargest comunicano all'Art Edil.
So che la cifra attraverso la quale la cordata D'Adea-Ninno si aggiudica la Fabriano Filter Media è una cifra che si aggira sui due miliardi; so che la cifra proposta dall'Art Edil, presa in considerazione soltanto in un secondo momento, si aggirava attorno ai 2.800 milioni.
Il Tar del Lazio non ha preso in considerazione il ricorso presentato dall'Art Edil e probabilmente la stessa Art Edil si rivolgerà al Tar delle Marche.
Rispetto a queste considerazioni e a queste che non so se sono voci o qualcosa di più, andrebbe certamente verificato se risulta vero che la vendita della Fabriano Filter Media è avvenuta alla cifra di poco più di due miliardi e se è vero che la cifra dell'Art Edil si aggirava attorno ai 2.800 milioni. Ma vorrei anche sapere se si ritenga opportuno davvero che per la seconda volta si perpetui la svendita delle Cartiere Miliani Fabriano, attraverso "pezzi" di sua aziende controllate e, per la seconda volta gli stessi personaggi si aggiudichino questi "pezzi", sempre i soliti, in questo caso addirittura l'amministratore delegato della stessa ditta, attraverso la cordata D'Adea-Ninno. Chiedo inoltre se non sia necessario andare a controllare ulteriormente quello che è effettivamente avvenuto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l'assessore Spacca.

GIANMARIO SPACCA. Innanzitutto vorrei rassicurare l'aula circa l'impegno del Governo regionale in merito alla vicenda più generale delle Cartiere Miliani Fabriano che è ritornata in questa assemblea a distanza di una settimana dopo l'approvazione della mozione nella scorsa seduta del Consiglio regionale. Il Presidente D'Ambrosio ha avuto contatti recentissimi con il ministro Tremonti ed è stato grazie anche alla sua azione pressante che il viceministro dell'economia Mario Baldassarri ha finalmente avuto un incarico speciale per seguire la vicenda delle Cartiere Miliani di Fabriano, quindi sarà possibile a questo punto realizzare quell'incontro che ripetutamente è stato sollecitato da parte della Giunta regionale con diverse lettere e dal Consiglio regionale con l'approvazione della mozione nell'ultima seduta.
Quindi proseguiamo la nostra azione pressante nei confronti del Governo, perché questo è il tavolo attraverso cui noi possiamo realizzare quell'azione di vigilanza che il Consiglio regionale richiama.
Non abbiamo molti strumenti se non questa azione rivolta direttamente al Governo perché a sua volta intervenga come azionista di maggioranza del Poligrafico dello Stato su questa impresa, affinché siano garantite quelle linee maestre che il Consiglio regionale ha assunto negli ordini del giorno approvati da due anni a questa parte.
Nel quadro di questa vicenda si inserisce anche la storia della Fabriano Filter Media, nel senso che questa società, come è stato detto a responsabilità limitata di Sassoferrato, che è controllata attraverso una finanziaria, la Cargest s.p.a. dalla Cartiere Miliani di Fabriano s.p.a, è stata ceduta nel maggio 2001. La società, operativa dal 1997 nel settore della produzione di materiale ad alta tecnologia per la filtrazione dell'aria, ha incontrato fin dall'inizio grandi difficoltà ed è ricorsa frequentemente alla cassa integrazione guadagni.
Trattandosi di una società controllata dalla Cartiere, a sua volta al centro di una lunga vicenda societaria, i problemi della Fabriano Filter Media sono stati seguiti in passato dalla Giunta regionale, all'interno del problema delle Cartiere Miliani Fabriano e sono stati sollevati in un incontro a cui abbiamo partecipato insieme ai rappresentanti della Commissione consiliare terza. Se non ricordo male, furono sollevati proprio dal consigliere Carlo Ciccioli. In quell'occasione ricevemmo alcune risposte che poi sono state confermate dalle informazioni che a seguito dell'interpellanza proposta sono state raccolte attraverso una richiesta formulata al Poligrafico dello Stato. Le informazioni sono le seguenti.
Al momento della messa in vendita della Fabriano Filter Media la Cartiere Miliani ha incaricato la società Lazard Vitale Borghesi & C. di cercare sul mercato l'acquirente migliore ma, dopo la rinuncia all'incarico da parte della stessa Lazard in seguito allo scarsissimo interesse riscontrato tra potenziali acquirenti, si è rivolta al mercato locale prendendo in considerazione varie offerte presentate. Alla fine la cessione è stata fatta al gruppo Ninno di Fabriano ed è stata accompagnata dall'impegno sottoscritto dagli acquirenti nei confronti degli dipendenti e delle organizzazioni sindacali di mantenere per almeno tre anni i livelli occupazionali e l'attività produttiva.
Contro l'atto di alienazione assunto dalla Cartiere Miliani è stato presentato ricorso al T.A.R del Lazio da parte della società Art Edil, che aveva presentato una sua offerta di acquisto della Fabriano Filter Media. Il T.A.R. ha respinto la richiesta di sospensiva dell'atto ritenendo infondate le accuse del ricorrente secondo cui sarebbe stata violata la par condicio e la normativa pubblicistica vigente per l'alienazione. Lascio agli atti anche la sentenza del Tar del Lazio, in modo tale che chiunque lo volesse, ne possa prendere visione.
Secondo fonti sindacali, ad oggi, il gruppo Ninno starebbe rispettando pienamente gli accordi assunti al momento dell'acquisizione e starebbe creando le condizioni per il rilancio della società.
La Giunta regionale, così come ha fatto in passato per la società Cartiere Miliani, sarà attenta a seguire l'evoluzione della situazione della Fabriano Filter Media per poter verificare il rispetto da parte del gruppo Ninno dell'accordo sottoscritto e, si auspica, il decollo definitivo della società.
Comunque continueremo a seguire l'intera vicenda delle Cartie re Miliani Fabriano e a preparare l'incontro con il Governo all'interno del quale inseriremo anche questa vicenda che il Consiglio regionale ha ritenuto di affrontare quest'oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli per dichiararsi soddisfatto o meno.

CARLO CICCIOLI. Avevo avuto notizia del rigetto da parte del Tar Lazio del ricorso presentato da una ditta concorrente, però non è tanto nella forma il problema ma nella sostanza. Quando si fa una trattativa con un compratore unico, chiunque si rende perfettamente conto che agiamo in una vicenda di mercato turbata, perché di fatto l'azienda immessa sul mercato, invece di creare delle condizioni di concorrenza, di più compratori, ha precostituito il compratore unico e questo gruppo che si era fatto avanti, pure in maniera maldestra, in realtà è l'unico che in qualche modo si è interessato, perché tutto si è svolto nel più assoluto silenzio, senza nessuna manifestazione forte per creare quelle condizioni in cui la competizione fa crescere anche il prezzo della struttura, la rende più interessante.
Che nella forma il Tar del Lazio rigetti il ricorso è altra conclusione in termini giuridici, ma noi non dobbiamo occuparci dell'aspetto legale, dobbiamo occuparci dell'aspetto sostanziale e su questo sono profondamente insoddisfatto di come si sono svolte le cose e spero che in questa ultima vicenda, che poi è la parte più importante del gruppo, le cose si svolgano altrimenti. Anche in questa futura occasione abbiamo tre gruppi rispetto ai 21, e poi 18, che avevano manifestato l'intenzione di acquistare e dei tre uno è sicuramente una finanziaria che ha solo fine di investimento speculativo e uno solo dei tre è un operatore reale di mercato nell'ambito delle aziende cartarie. Quindi credo che sarà molto importante addivenire a un operatore vero e non ad una vicenda in cui l'acquisto delle Cartiere Miliani diventerà solo un'operazione finanziaria di tipo speculativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani, per dichiararsi soddisfatto o meno.

MARCO AMAGLIANI. Non sono soddisfatto delle cose che ho sentito, perché non credo che si sia entrati esattamene nel merito della questione se non per la parte che riguarda il Tar del Lazio, ma anche qui a me sembra che il Tar del Lazio abbia rigettato per incompetenza e non per altro, alla Corte dei conti o alla magistratura ordinaria per competenza. Non so se la Art Edil farà o meno questa strada, ma certo rispetto al merito delle questioni sollevate rimangono tutti i dubbi che ho esposto nella mia interpellanza. Il più grande è che per la seconda volta la cordata D'Adea-Ninno si aggiudica quasi in solitario una parte delle Cartiere Miliani. Nella risposta si dice che vengono valutate varie offerte: a me piacerebbe sapere — andrò ancora a indagare — quali siano queste offerte, se è vero che ce ne sono diverse o se le uniche sono quelle dei signori D'Adea-Ninno e Art Edil e quindi se c'è stata una sorta di corsia preferenziale per questa cordata.
Non vorrei trovarmi — lo dico oggi, quando la cosa è già avvenuta e probabilmente soltanto la magistratura ordinaria potrà fare chiarezza — in situazioni analoghe, ripercorrendo la stessa strada. Che l'amministratore unico di un'azienda sia colui che poi diviene anche il compratore della stessa, su una valutazione pressoché unica, quindi di monopolio, mi sembra qualcosa su cui, quanto meno, si dovrebbe indagare e fare più chiarezza.

PRESIDENTE. Concludiamo in questo modo la parte relativa alle interpellanze, perché le interrogazioni n. 212 e 277 del consigliere Pistarelli sono decadute per la sua assenza. Avrà la risposta scritta per entrambe, mentre la risposta all'interpellanza n. 19 è stata rinviata su richiesta della Giunta.



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Deliberazione amministrativa n. 278/1999. Programma triennale dei servizi. Integrazione della parte relativa al servizio ferroviario. Schema di contratto di servizio per il trasporto ferroviario» Giunta (65)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 65 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. L'atto amministrativo che ci viene sottoposto contiene le integrazioni al programma triennale dei servizi per la parte relativa al servizio di trasporto ferroviario regionale e lo schema di contratto di servizio. Inoltre con questo atto il Consiglio regionale dà mandato alla Giunta di sottoscrivere il suddetto contratto di servizio con Trenitalia Spa per il periodo 1.2.2001-31.12.2001.
L'atto prende le mosse dal decreto legislativo 422/97 che attuando la legge 59/97 individua "le funzioni e i compiti che sono trasferiti alle Regioni e agli enti locali in materia di servizi pubblici di interesse regionale e locale" e i criteri di organizzazione dei servizi di trasporto pubblico locale.
Hanno fatto seguito al legge regionale 45/98, l'approvazione del piano regionale del trasporto pubblico locale del novembre 1999 e il programma triennale dei servizi di trasporto pubblico locale del dicembre 1999.
Il 26 gennaio 2000 la regione Marche ha sottoscritto con il Ministero dei trasporti l'accordo di programma che definisce le modalità di trasferimento alle Regioni delle funzioni e dei compiti di programmazione dei servizi ferroviari in concessione alle Ferrovie dello Stato Spa, oggi Trenitalia Spa, di interesse regionale e locale.
Vengono altresì individuati 54,6 miliardi di lire trasferiti alle Regioni pari a 3,6 milioni di treni/km., cifre queste che corrispondono al traffico ferroviario dell'inverno 1998/99.
Negli anni successivi abbiamo avuto un incremento della richiesta del servizio che ha indotto la Regione Marche a concordare un servizio aggiuntivo corrispondente nell'anno 2001 a 1.400 milioni di lire per un totale di oltre 112.000 chilometri/treno da produrre nel periodo 10 giugno-31 dicembre 2001.
Questo incremento di servizio riguarda: l'introduzione anche nel periodo estivo di due treni in precedenza solo invernali nella linea Ancona-Bologna; il ripristino di due treni Ancona-Pesaro e 4 Ancona-Roma che erano stati soppressi; il ripristino nel mese di luglio di 12 treni su tratte diverse; l'introduzione di 5 nuovi treni sulla linea Ancona-San Benedetto.
Questo contratto di servizio è sperimentale per l'anno 2001 e farà seguito un contratto biennale per il periodo 2002-2003.
A partire dal 2004, anche il servizio ferroviario verrà infatti assegnato a seguito di gara.
Giungiamo alla data odierna di approvazione dell'atto non per ritardi burocratici, ma per la necessità di applicare correttamente modalità nuove di rapporto con Trenitalia.
Sono poche le Regioni che a tutt'oggi hanno già sottoscritto l'accordo e va inoltre sottolineato come le somme trasferite dallo Stato sono state accreditate solo all'inizio dell'estate. Ma soprattutto la regione, assessorato ai trasporti in particolare, ha voluto riempire di contenuti di qualità questo contratto.
Oltre a prevedere il servizio aggiuntivo in termini di chilometri/treno l'atto contempla una regolamentazione riguardante il monitoraggio. Vengono individuati quali standard di qualità la puntualità, l'affidabilità, l'affollamento, l'informazione (e la pulizia.
Per ognuno di questi elementi i consiglieri possono trovare nell'allegato 2 i parametri e le relative sanzioni in caso di inadempienze o scostamenti.
Un esempi Trenitalia accetta di sottoporsi a sanzione se più del 10% dei treni arriva con un ritardo superiore a 5 minuti o se pulizia e comfort delle vetture non corrispondono agli standard dichiarati.
Il monitoraggio che la Regione effettuerà con proprio personale riguarderà anche i parametri economico-gestionali (personale, turni, ore servizio), i dati economici e sul servizio erogato con riferimento agli scostamenti rispetto al programma.
Viene istituito un comitato di gestione del contratto composto da rappresentanti della Regione e di Trenitalia con compiti di valutare modifiche al programma, danni e oneri risultanti dal monitoraggio e sanzioni.
In pratica, colleghi consiglieri, con questo atto compiamo un ulteriore, significativo passo avanti verso l'attuazione delle competenze regionali. Anche in questo caso un servizio decentrato nel territorio, gestito da Trenitalia Spa a livello regionale, in rapporto diretto con gli uffici della Regione non potrà che migliorare progressivamente le proprie prestazioni e ci auguriamo possa alleggerire il traffico su strada.
Da ultimo ritengo opportuno ringraziare l'assessorato ai trasporti e i dirigenti e i funzionari che hanno lavorato a questo contratto in buona collaborazione, ci dicono, con Trenitalia. Senza enfasi possiamo dire che i cittadini marchigiani da oggi dispongono di un servizio pubblico su rotaia più trasparente e controllato e ci auguriamo che diventi progressivamente sempre più efficiente e corrispondente alle esigenze di noi tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Su questa proposta di atto amministrativo, in quarta Commissione ho chiesto una riflessione, non sulla proposta di atto amministrativo così come concordata con Trenitalia ma su alcune osservazioni che vanno al di là della considerazione specifica su un atto comunque dovuto.
Mi piace invece fare una riflessione generale sui trasporti della regione, perché per atti separati noi oggi parliamo di ferrovia, ma dovremmo parlare di trasporto intermodale, perché riguarda il lavoro specifico della Commissione.
Volendo dare un punteggio a Trenitalia da 1 a 10, potremmo dare 7, perché è un lavoro teorico e il servizio è riscontrabile solo sulla carta.
Inviterei l'intero Consiglio regionale a servirsi dei treni che passano nei percorsi vallivi. Mi sembra che questo ci riporti a una dura realtà, tant'è che per quanto riguarda i servizi abbinati ferrovia-trasporto gommato — mi riferisco a quella miriade di piccole società che in proprio dovrebbero garantire un servizio parallelo o, se volete, alternativo — di fatto assistiamo a delle carrozze antiquate che non hanno i requisiti minimi di agibilità e fruibilità per l'utente. Non si capisce bene perché dobbiamo pagare lire/chilometri per tariffe che vengono dettate, e noi Regione Marche non riusciamo a concertare questo servizio all'interno di tutta la rete e all'interno di un servizio intermodale. Questo ci costa circa un miliardo e mezzo, a Trenitalia dobbiamo dare una serie di fondi che vengono dallo Stato come partita di giro, oggi non ci possiamo ritenere soddisfatti di questa proposta di atto amministrativo.
Analizzando punto per punto, vedo al punto 2): "qualità dei servizi". E' solo sulla carta, perché ieri ho ascoltato una battuta da trasportatori su gomma i quali fanno un servizio nel nord delle Marche e dicono "quando passa la littorina su quel passaggio a livello, si vedono dei bei fondoschiena in bella vista". Chi parla è un autista di pullman. Queste cose non sono qui contenute, giustamente, ma ciò riguarda la qualità dei servizi e quindi il rapporto tra quello che noi amministratori della cosa pubblica investiamo in un progetto del genere e quello che non ci viene ridato, come contropartita, in qualità di servizi.
Ripartizione dei treni/chilometro e delle risorse finanziarie: questo è un atto unilaterale, forse dovuto, che sicuramente sarà concordato in sede diversa da questa, tanto meno da quella della Commissione.
Metodo di calcolo di costi ed introiti; definizione modalità di rilevazione dei parametri di esercizio. Sono cose tecnicamente forse giuste, ma per quanto riguarda il rapporto servizio-qualità del servizio non ci siamo.
Per quanto riguarda l'atto dovuto, è giusto che un consigliere dia la risposta; per quanto riguarda invece la dichiarazione di voto, lascio al presidente del nostro gruppo farla.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. L'atto che stiamo per votare fa riferimento al D. Lgs. 422/1997. Successivamente, in data 22.1.2000 è stato sottoscritto l'accordo di programma tra il Ministero dei trasporti e della navigazione e la Regione Marche. Ancora la Regione Marche, con delibera n. 2816 del 28 dicembre 2000 ha autorizzato lo svolgimento del servizio senza alcuna interruzione. Adesso portiamo questo contratto di servizio tra Regione e Trenitalia per la gestione dei servizi ferroviari, quando mancano due mesi alla fine del primo anno di trasferimento di queste competenze. Sapevamo che questa cosa doveva avvenire quattro anni fa, siamo di fronte allo stesso Governo regionale e approviamo questo accordo che fra due mesi non sarà più valido.
La Regione si appresta dunque a stipulare questo contratto quando molte altre Regioni hanno già provveduto da tempo a regolare i rapporti con Trenitalia e a controllare le modalità di funzionamento del servizio svolto.
L'assessore potrà dire che si arriva tardi in Consiglio perché la stesura del contratto è stata laboriosa e che sono state introdotte clausole relative ai controlli e alle penali per il mancato rispetto degli standard di qualità.
Questo degli standard è certamente un elemento fondamentale del contratto ma io credo che l'assessorato avrebbe fatto bene o ad anticipare i tempi della contrattazione con le Ferrovie in modo che il controllo e il monitoraggio contenuto nel contratto potesse essere effettivamente esercitato dalla Regione anche per l'anno in corso, oppure fare quello che hanno fatto altre Regioni, vale a dire firmare per il primo anno un contratto con le norme contrattuali essenziali, visto che si tratta per il primo anno di un contratto sperimentale, e cominciare subito con le Ferrovie il confronto per il biennio successivo 2002-2003 quando il contratto andrà a regime.
In ogni caso oggi discutiamo di questo contratto che contiene una serie di articoli dedicati sia alla politica del trasporto pubblico regionale con particolare riferimento al miglioramento delle infrastrutture intermodali sia al monitoraggio della qualità del servizio sia, di conseguenza, al sistema delle sanzioni per quanto riguarda il rispetto della puntualità, la pulizia, l'informazione all'utenza, l'affollamento e l'affidabilità.
Una serie di standard importanti come garanzia per gli utenti ma che per il primo anno praticamente sono rimasti solo nelle intenzioni della Giunta regionale; non credo infatti che l'assessorato potrà garantire al Consiglio che in due mesi potranno essere verificati nel concreto.
So che è intenzione della Giunta avvalersi di soggetti specializzati nel settore del trasporto pubblico ferroviario per avere un interlocutore tecnicamente idoneo a sostenere il confronto con le Ferrovie dello Stato sia per il monitoraggio che per programmare il miglioramento dei servizi nella regione.
L'intenzione è lodevole ma risulta che sia stata momentaneamente accantonata per non caricare troppo l'ente di consulenze esterne. Mi domando: è possibile che tale ragione viene fatta valere proprio ora che c'è da controllare un servizio importante mentre nessuno si è preoccupato prima quando la Giunta ha sfornato una miriade di incarichi spesso inutili a favore dei soliti ben noti amici?
Mentre la Giunta era impegnata negli approfondimenti del contratto sono peraltro successe cose importanti e non sempre positive nel trasporto pubblico ferroviario. Mi riferisco in particolare all'adozione del nuovo orario estivo che ha potato alla trasformazione di numerosi treni Intercity in Eurostar, con la conseguente soppressione di numerose fermate anche in stazioni importanti, sia sulla linea romana che lungo l'adriatica. Di questo abbiamo avuto modo di discutere in Consiglio regionale perché l'opposizione si è fatta carico di affrontare sia il problema delle riduzioni delle fermate sia delle numerose lamentele dell'utenza pendolare per le coincidenze e gli orari non adeguati alle esigenze lavorative.
Anche il contratto integrativo che la Giunta propone di stipulare con l'azienda ferroviaria in realtà non contiene nuovi sevizi ma serve piuttosto per tappare i buchi prodotti dall'impoverimento delle fermate dei treni nazionali e dalla drastica riduzione dei treni locali durante i mesi di luglio e agosto. Probabilmente non poteva essere fatto diversamente, ma vorrei che la Giunta non sbandierasse questa modesta quota integrativa come un servizio aggiuntivo messo a disposizione della collettività. Mi pare chiaro che rispetto a 54 miliardi che ci provengono dallo Stato la Regione integra solo per un miliardo e mezzo.
Resto sull'argomento per segnalare che a gennaio e a giugno prossimi le Ferrovie provvederanno nuovamente alla modifica degli orari ed è sperabile che per le nuove scadenze la Giunta non si faccia trovare impreparata ma sappia concordare per tempo orari, coincidenze e rapporti con il trasporto su gomma.
Nel cambio dell'orario di giugno scorso infatti, tra le cause della protesta degli utenti figurava anche il fatto che le autolinee non avevano adeguato gli orari dei servizi di adduzione alle stazioni. Di chi era la colpa di questo mancato adeguamento? Delle Ferrovie che non hanno avvisato per tempo i gestori del trasporto su gomma o degli stessi gestori che si sono disinteressati del problema creando molta confusione fra i lavoratori pendolari nelle settimane successive al cambio di orario? O della Regione Marche che non ha provveduto a mettere attorno a un tavolo le parti interessate?
Di questi disservizi non si vede la motivazione, di sicuro producono una forte disaffezione tra gli utenti inducendoli a modificare le proprie abitudini di spostamento in favore del trasporto individuale.
I problemi sorti a giugno con l'introduzione dell'orario estivo mi inducono a fare un'ulteriore riflessione: il contratto che stiamo per firmare non risolve i problemi di disservizio che si sono determinati con la nuova organizzazione delle Ferrovie in holding. E' vero che questa nuova filosofia aziendale è dovuta a problemi di adeguamento alla normativa europea, ma è anche certo che ogni azienda spesso opera senza tener conto che la propria struttura è indissolubilmente legata alle altre.
Appare evidente ad esempio che Trenitalia conta molto più del trasporto regionale e questo provoca molti limiti all'autonomia del contratto che stiamo per firmare.
Mi hanno spiegato che se volessimo introdurre l'orario cadenzato regionale ci troveremmo in difficoltà per la presenza di un analogo orario cadenzato a livello nazionale che non contempla le esigenze del trasporto ferroviario locale.
Capisco che questo problema non può essere risolto da ogni singola Regione ma io credo che fare un accordo con Regioni a noi confinanti consentirebbe di avere un maggior peso in sede decisionale.
Vorrei tornare inoltre a sottolineare la carenza serale di collegamenti da Roma e da Milano dovuta a scelte di Trenitalia che penalizzano fortemente le Marche: su questo problema non mi pare che l'assessore sia stato in grado di fornire risposte rassicuranti.
Nel contratto che stiamo discutendo inoltre non si parla di materiale rotabile: vorrei conferma dall'assessore se risponde a verità che alle Marche è stato assegnato per trasporto di competenza regionale un parco carrozze vetusto su cui sta lavorando il compartimento di Ancona per interventi di ammodernamento. Possibile che questo materiale con quaranta anni di servizio doveva essere affidato tutto alle Marche? Non era possibile contrattare condizioni di parco rotabile meno penalizzanti per la nostra regione? MI giunge anche notizia che queste carrozze verranno aggiornate, verrà introdotta l'aria condizionata: ma non bastano queste operazioni di maquillage ad assicurare un comfort adeguato per i lavoratori marchigiani.
Sempre in tema di garanzie per l'utenza invito l'assessore a dare una risposta circa il mancato allargamento anche al sistema ferroviario delle agevolazioni per alcune categorie di cittadini.
Sono quattro anni che la Regione integra il prezzo dei biglietti e degli abbonamenti per alcune categorie di cittadini disagiati. Qui apro una parentesi: come mai si provvede a pagare in ritardo le aziende che poi concedono direttamente all'utente queste agevolazioni? Sembrava che tale disparità di trattamento tra ferro e gomma dovesse essere superato con il passaggio del ferro alla competenza regionale...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. E' in Commissione...

REMIGIO CERONI. E' stato fatto? Benissimo. Prendo atto di questa cosa, perché mi pare logico che se un cittadino usa il trasporto su gomma o quello su ferro deve avere le stesse condizioni. Non avendolo visto nell'atto, ho pensato che questo dipendeva da mancanza di risorse nel bilancio. Comunque, a me interessa fare in modo che il trasporto pubblico marchigiano poggi soprattutto sulla ferrovia, perché le Marche si sviluppano in senso longitudinale, quindi, come prevede il piano dei trasporti dobbiamo incoraggiare l'utilizzo del mezzo di trasporto ferroviario.
Penso che il prossimo anno nel bilancio bisognerà prevedere, per queste forme di incentivazione, le risorse necessarie. Quando l'atto arriverà in Commissione bilancio vedremo di inserire quanto necessita.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Andrò subito al nodo dei problemi che sottintende il rapporto tra la rete ferroviaria e la nostra regione. Esistono fondamentalmente tre problemi che attraverso questo rapporto convenzionale devono essere assolutamente superati.
Il primo riguarda i servizi che vengono svolti nella parte meridionale delle province marchigiane. Tutti sanno che io spero di avere un atteggiamento di grande equilibrio nell'esame delle problematiche marchigiane. Tra l'altro sono consigliere eletto e residente ad Ancona, quindi se c'è un occhio benevolo questo particolarmente per la mia provincia. Ma questo non mi toglie l'oggettività di verificare che la parte meridionale della nostra regione, in particolare le province di Macerata ed Ascoli, sono meno servite dal punto di vista dei servizi, e visto che ci troviamo in questa situazione particolare, per quanto riguarda l'attività che le nostre ferrovie svolgono tra Ancona e San Benedetto e tra San Benedetto e Ascoli Piceno ci troviamo di fronte a un'attività residuale rispetto ai servizi del nord della regione. C'è quindi necessità di intervenire su questo.
L'altra cosa riguarda la Ancona-Foligno-Terni-Orte-Roma. Ci troviamo di fronte a una linea che rispetto alle grandi linee di comunicazione nazionali è sottoinvestita, non solo nella qualità delle infrastrutture — ancora ci sono problemi per la realizzazione del doppio binario su alcune tratte — ma anche sul numero dei treni in esercizio. La comunicazione est-ovest è essenziale per la comunità marchigiana. Le linee transappenniniche — nel nostro caso questa linea — sono la comunicazione tra la città capoluogo e le altre province con la capitale. Anche qui ci deve essere un intervento riqualificante rispetto a quello che si è attuato fino ad ora e in particolare dovrà riguardare anche le coincidenze.
Non è n problema che dipende dai servizi regionali ma dall'ottica nazionale. Troppo spesso i treni che fanno servizio tra la tratta Roma-Ancona non sono in continuità di orario con le comunicazioni nord-sud. Troppe volte succede che il treno di coincidenza già è partito, magari da due-tre minuti. Occorre rivedere questo meccanismo del quadro degli orari, perché la nostra regione da questo punto di vista è servita con una qualità molto inferiore rispetto a regioni confinanti.
Ultimo punto. Nella carta dei servizi c'è anche l'aspetto delle pulizie dei treni. Trenitalia nell'ambito dei tagli e dei risparmi ha appaltato tutti i servizi che riguardano la pulizia e la manutenzione delle carrozze ferroviarie ad aziende esterne, in genere cooperative che svolgono il servizio garantendo però la qualità del rapporto con il proprio dipendente sui minimi e sulle regole previste dalla legge. L'appalto del servizio attualmente in funzione scadrà il 31 dicembre e il nuovo bando non prevede la garanzia del rispetto della normale legislazione riguardante i lavoratori, il che significa che questi appalti potrebbero essere vinti da cooperative, aziende o altre strutture formate da avventurieri che non abbiano in nessuna considerazione l'attività dei lavoratori e la loro garanzia economica e sindacale. Anche su questo noi crediamo che un intervento che garantisca il rispetto anche per questi lavoratori che sono al termine della filiera, ma degni di rispetto — tra l'altro è la parte flessibile che fa da ammortizzatore sociale in tante situazioni, anche di disagio — sia necessario. Uno di questi gruppi è formato da ex detenuti, altri da ex tossicodipendenti inseriti nel contesto di un servizio più ampio. Non possiamo, a mio parere, uscire dal mercato del lavoro garantito dalla legge per entrare in un mercato sommerso ampiamente discrezionale e discutibile. Questo succede oggi in tutti gli appalti non solo nel privato, anzi talvolta meno nel privato e molto di più nel settore pubblico. Anche su questo credo che la Regione debba dire la sua. E' di questi giorni lo sciopero dei dipendenti attualmente occupati, ma è un problema che esula dal contingente ed è un discorso più ampio che riguarda anch'esso la gestione del trasporto con il servizio ferroviario, tenendo presente che maggiore è la contrazione dei costi — quindi sicuramente aumentano i risparmi per le ferrovie — molto peggiore è il servizio che si dà per quanto riguarda le pulizie e la manutenzione delle carrozze ferroviarie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Come gruppo di Forza Italia in Commissione avevamo chiesto il rinvio di questo punto, per mancanza del tempo necessario a prendere visione di questo importantissimo documento che merita una riflessione più ampia e non circoscritta al solo punto all'ordine del giorno. Avevamo chiesto alcune riflessioni all'assessore Agostini che è sempre puntuale e preciso nelle sue risposte, e visto che è anche una materia nuova per lo stesso assessorato, con anche delle competenze nuove, era necessario un approfondimento anche di Giunta e di assessorato.
La riflessione che non abbiamo avuto modo di fare in quell'occasione è la seguente. Le stesse Ferrovie con insistenza hanno detto che la Regione era inadempiente per quanto riguarda il trasferimento di diversi miliardi, quindi questo atto doveva essere deliberato questa mattina per sanare tale difficoltà. Ma noi, come Forza Italia ci eravamo posti un altro problema, non solo quello della liquidità bensì una riflessione più ampia per quanto riguarda il discorso dei trasporti. L'avevamo sollecitato non solo per l'elettrosmog ma per una situazione generale dell'impiantistica acustica e dell'inquinamento che deriva non solo dagli impianti di cui discutiamo oggi, ma anche dal traffico stradale e soprattutto in alcuni punti di alcune città ove vi sono situazioni veramente d'emergenza.
Per quanto riguarda l'argomento in discussione, che può essere collegato alla legge 45, che ci auguriamo venga discussa in Commissione quanto prima, anche facendo le necessarie audizioni, la materia è molto complessa, sia relativamente al trasporto su gomma che su strada.
Oggi ci occupiamo del problema ferroviario, un atto che deve essere votato, anche se Forza Italia anticipa già il voto di astensione, vista la complessità dell'argomento in discussione, ma alcune riflessioni all'assessore le poniamo. Ci auguriamo, assessore, che lei, come sempre, sia puntuale e previsto nelle risposte, in modo tale che permetta anche a noi di fare un ragionamento più serio e più ponderato.
Avevamo chiesto alcuni chiarimenti, data la complessività della materia. Chiedevamo se la Regione Marche debba rafforzare la struttura, che oggi seppure non carente è insufficiente, e se la stessa Giunta regionale, per un anno potesse trovare una ulteriore esperienza esterna per questa materia. Qualcuno potrebbe dire che c'è una contraddizione all'interno del nostro gruppo, poiché quando si discutono affidamenti di incarichi esterni il capogruppo Giannotti e i consiglieri di Forza Italia sparano a pallettoni sulla Giunta, ma in questa circostanza, su questa materia nuova, la Giunta dovrebbe cercare un'esperienza esterna, senza togliere niente ad alcuno dei dirigenti e dei funzionari. A nostro avviso, su un passaggio così importante e delicato la Giunta farebbe bene ad avvalersi per uno o due anni di una figura esterna.
L'altra cosa riguarda il miliardo e mezzo che la Regione dovrà dare alle Ferrovie. A nostro avviso questo maggiore onere contrasta con la scarsa rispondenza tra l'orario prodotto e il servizio richiesto. Ecco la riflessione che ponevamo all'assessore che ci dicono si occupa molto bene di agricoltura, che è un po' carente sotto questo servizio dei trasporti... (Interruzione). Infatti, checché ne dicano Castelli e Pistarelli io dico che è sempre preciso, però in questa circostanza penso che nel settore dei trasporti è un po' carente, soprattutto per quanto riguarda il dialogo e il confronto con la stessa Commissione, perché in 18 mesi non abbiamo mai affrontato in Commissione un argomento che riguardi la situazione dei trasporti, fatta eccezione per il punto all'ordine del giorno. L'argomento che poniamo è anche la legge 45, ad esso collegato.
Qual è la funzionalità delle linee di pullman, degli autobus che hanno alcuni rami secchi? Noi non elenchiamo alcune occasioni, alcune circostanze che si verificano, magari vediamo in una linea ferroviaria 4-5 passeggeri e i pullman stracolmi. Bisogna che ragioniamo anche su queste cose con l'assessore, in modo che ci dia la possibilità di confrontarci su questa materia.
Avevamo chiesto il rinvio anche per approfondire questo argomento che è materia molto importante e delicata. Sicuramente l'assessore questa mattina glisserà e non potrà darci risposte sui rami secchi. Dobbiamo puntare alla funzionalità sia del trasporto su rotaia che su gomma. Non vorremmo che per accontentare 4-5 cittadini ci dovessimo trovare con un inserimento di nuove linee che non fanno al caso nostro.
Come gruppo di Forza Italia annunciamo quindi il voto di astensione... (Interruzione). Se a volte questo Consiglio è stato messo in difficoltà è dipeso dal gruppo di Forza Italia. Sono altri che tentennano, e si vede anche dalle presenze. Noi non abbiamo da chiedere ma solamente da sollecitare i problemi, quindi preoccupatevi più per voi che per il gruppo di Forza Italia o per altri gruppi presenti in Consiglio regionale. Noi chiediamo quindi un confronto, con delle audizioni e lo faremo presente anche al presidente della Commissione Martoni che è sempre puntuale e preciso. Molti atti che vengono portati in quest'aula sono di pertinenza della quarta Commissione, quindi bisogna che su questa materia vi sia un confronto serrato, perché il 2003 sta per arrivare. La 45 prevede gare per quanto riguarda i nuovi chilometraggi. Noi abbiamo anomalie in alcuni bacini e non vorremmo che all'ultimo giorno qualcuno preparasse il "piattino", arrivando alla gara all'ultimo momento facendo partecipare tutti. Se la Regione non farà da coordinatore per i bandi, alcuni Comuni e alcune Province potranno essere o saranno incompatibili rispetto ai bandi, in quanto sono soci di consorzi e società. Non vorremmo che qualche Provincia o qualche Comune uscisse dai consorzi per poi fare puntualmente la gara. Quindi chiederemo fin da oggi un confronto e la linea della Giunta regionale su questa materia che è molto importante e delicata. Quindi dobbiamo affrontare il discorso per quanto riguarda il futuro delle aziende marchigiane, e il discorso del trasporto ferroviario.
Mi auguro, Presidente, che lei, come sempre ha fatto, anche in questa circostanza quanto prima ci metta nelle condizioni di discutere in Commissione di questo argomento che è molto delicato.
La Provincia di Macerata è socia del Contram, quindi a nostro avviso si potrebbe prospettare un discorso di incompatibilità quando la stessa dovesse provvedere alla stesura del bando. Sicuramente ci saranno la massima trasparenza e la massima garanzia, però qualche sospetto si potrebbe creare, quindi ci auguriamo che la Regione sia chiara e coerente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Questo provvedimento, a mio modo di vedere ci consente di fare qualche riflessione ulteriore sul benedetto federalismo, in quanto sappiamo che il D. Lgs. 422 attiene alla parte del federalismo ferroviario e noi, giustamente, portiamo a definizione il compimento, per la parte che riguarda il trasporto ferroviario, questo aspetto.
Ancora una volta, in relazione a questo atto mi sembra di capire che per il momento il federalismo e il decentramento si risolvano — absit injuria verbis — non in un decentramento del processo decisionale quanto nel decentramento dell'ufficio da cui formalmente la decisione deve uscire e non per colpa della Regione.
Faccio questa considerazione partendo da quelle che dovrebbero essere le caratteristiche della funzione di questo contratto, una funzione di programmazione di servizi, una funzione di contribuzione, una funzione di monitoraggio della qualità. Devo dire che gli sforzi dei nostri uffici è stato lodevole da questo punto di vista. Ciò nondimeno è necessario fare alcune riflessioni sulla scarsissima possibilità che la Regione detiene di poter operare sul fronte della programmazione e ne abbiamo anche parlato in Commissione. In realtà la Regione ha potuto e può fare molto poco allo stato attuale dei fatti, proprio per quanto riguarda tutta la tematica degli orari e della programmazione del servizio. Questo per un motivo molto semplice. Per il fatto le nostre facoltà sono ridotte dal fatto che con un Dpcm lo Stato ci ha dato tot chilometri, tot soldi, Trenitalia ha la facoltà di rendere coerenti e di coordinare i flussi di trasporto ferroviario fra i diversi compartimenti regionali, quindi la prima cosa da rilevare è che questo sistema mi sembra ispirato a un principio di federalismo apparente che poco o nulla ha a che vedere con quelli che dovevano essere i principi del decreto legislativo, non per colpa della Regione, evidentemente.
Alcune considerazioni le dovrei fare, tuttavia, nell'ambito di quella che è la competenza più stretta della Regione.
Innanzitutto da un semplice calcolo matematico mi sembra di poter capire che dividendo i denari ricevuti rispetto al numero di treni/chilometro ottenuti, la media del contributo chilometrico che ci riguarda è di circa 14.873 lire. Questo è quanto lo Stato ci trasferisce per un chilometro di percorso ferroviario, mentre invece la media nazionale è di circa 16.068 lire. Le Marche hanno cioè 1.200 lire in meno rispetto alla media nazionale per il pagamento che lo Stato effettua indirettamente a favore di Trenitalia.
Questa è una cosa che ci vincola e volevo sapere da lei quali sono le valutazioni in ordine a questo aspetto, perché è evidente che, posto che tutto ciò non sia superabile perché si tratta di una volontà superiore nazionale e statale — ognuno farà quello che può per migliorare la situazione ma questo fino adesso è ed è evidente come l'art. 9, comma 1 che parla della rilevazione congiunta del costo operativo chilometrico del servizio sia un aspetto fondamentale. Noi abbiamo una situazione per la quale Trenitalia, per ogni chilometro di percorso ferroviario prende quella cifra, che è già inferiore alla media nazionale, tuttavia la cifra è uguale per tutti i percorsi, sia i percorsi dei treni che mediamente sono più affollati sia i percorsi dei treni che sono invece mediamente vuoti ma che per ragioni sociali, giustamente, la Regione finanzia. A mio modo di vedere, recuperare una qualche possibilità di programmazione da parte della Regione passa anche e soprattutto da questo, quindi il mio è sostanzialmente un invito a che la parte relativa a questa rilevazione congiunta sia condotta con una verifica immediata e in contraddittorio con Trenitalia per poter poi modulare l'intervento della Regione, anche in maggiorazione del contributo, su questi aspetti, a favore di quelle che sono le aree più svantaggiate della nostra regione.
Il secondo concetto importante riguarda la possibilità — art. 17, comma 1 — che la Regione, oltre che promuovere l'integrazione modale operi per l'acquisizione di nuovo materiale rotabile soprattutto per quanto riguarda le zone di Ascoli Piceno ed Ancona. Questo è detto e va apprezzato a mio modo di vedere, ma l'importante è che si tratti di materiale rotabile effettivamente nuovo, perché vi è il rischio che poi si rendano necessari interventi manutentivi anche su quello che può essere materiale ritenuto nuovo, come nuovo o seminuovo ma che alla prova dei fatti rende necessari interventi manutentivi.
Mi permetto — sarà oggetto anche di un'apposita richiesta — di valutare con molta attenzione la possibilità di includere in questo materiale rotabile da acquisire i treni cosiddetti TVF, cioè treni diesel a bassa frequentazione che l'Unione europea recentemente ha inserito in un programma di forniture per Trenitalia. Questi treni diesel a bassa frequentazione possono essere anche particolarmente idonei alle funzionalità delle piccole tratte come Ascoli-San Benedetto, quindi da questo punto di vista un invito a una valutazione attenta di questo aspetto.
Vi è un ulteriore elemento che riguarda l'art. 25, comma 1. E' previsto, credo giustamente, che l'eventuale mancato rispetto degli standard minimi di qualità garantiti da Trenitalia comporti una riduzione dei corrispettivi. Se è vero che si entra in una logica di mercato, sia pure mercato non completamente tradizionale e classico — Trenitalia in qualche modo ancora gode di una situazione di privilegio, da questo punto di vista, come unico contraente — il secondo capoverso del primo comma prevede comunque un limite massimo del 10% della possibilità di sanzionare la Regione. Mi chiedo: per quale motivo in una logica di mercato già di per sé in qualche modo modificata e interferita si deve prevedere un tetto massimo alle penalizzazioni? Non credo che sia una situazione che si verificherà, però vorrei avere qualche valutazione su questo aspetto della vicenda, come vorrei sapere se, sempre nell'ottica di aumentare quella capacità di programmazione che in linea di principio mi sembra abbastanza conculcata in capo alle Regioni, è previsto l'avvio di accordi di attività di concertazione con le Regioni circonvicine che sono in qualche modo interessate allo stesso problema. Questo perché è evidente che se si tratta di recuperare autonomia e capacità contrattuale rispetto a una società come Trenitalia che in qualche modo è esposta al rischio di eccedere rispetto alle proprie funzioni di programmazione, è ancor più importante far sì che la posizione della Regione Marche sia articolata e rafforzata da eventuali sinergie con altre Regioni circonvicine, perché il nostro problema è che Trenitalia ha delle esigenze che nascono dalle lunghe tratte emiliane, romagnole o lombarde, quindi è chiaro che noi possiamo intervenire molto poco sull'Intercity e sull'Eurostar se comunque ci sono delle programmazioni superiori, ma qualora fossimo capaci di interagire con le altre Regioni, a mio modo di vedere tale "strapotere" potrebbe essere in qualche modo ricondotto a proporzioni più modeste e meno significative.
In definitiva anch'io, come già fatto in Commissione, a nome del gruppo mi esprimo per un'astensione, non senza manifestare alcuni elementi di apprezzamento su alcune parti del contratto. Voglio anch'io oggi fare i complimenti all'assessore Agostini, pur non arrivando ai livelli di Brini: un aspetto importante è la previsione dell'art. 8, commi 3 e 4 che stabilisce che gli eventuali scioperi del personale possono portare, salva una franchigia, ad una riduzione del corrispettivo, cioè non è la Regione che deve pagare le conflittualità interne all'azienda ma è il contraente che deve assumersi queste responsabilità. Mi paiono segnali nuovi, positivi e da ciò l'atteggiamento di non sfiducia e non sfavore verso il provvedimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Chi si ricorda chi era nella precedente legislatura, ricorderà anche alcune battaglie che c'erano state da parte del nostro gruppo e mie in particolare, per bloccare alcune situazioni che riguardavano non il trasporto ferroviario ma il trasporto su gomma. Scoprimmo che il prezzo del gasolio aveva valori diversi rispetto alla pompa e non entravano in contabilità nelle aziende municipalizzate.
Nella relazione sarebbe stato estremamente positivo se, con il miliardo e mezzo della Regione avessimo saputo qual è il prezzo e il costo di ogni fermata in più rispetto al giugno dell'anno scorso. La deliberazione consiliare n. 278 è dell'1 dicembre 1999 ed è un accordo che va da gennaio del 2001 al 31 dicembre 2001. E' quindi indispensabile conoscerlo, perché mi sembra veramente assurdo che un accordo per un importo di spesa pari a 54 miliardi a livello governativo e a un miliardo e mezzo messo dalla Regione, venga discusso esattamente due mesi e mezzo prima che si chiuda. E' vero che uno dice "posso avere delle problematiche", però mi sembra una cosa alquanto assurda, perché il D. Lgs. 422 è del 19 novembre 1997 e il 26 gennaio 2000 è stato sottoscritto un accordo di programma tra Ministero dei trasporti e della navigazione per l'attuazione della delega prevista dall'art. 9 del D. Lgs. 422/97 che viene contenuto all'interno. Siamo al 2001 e andiamo a discutere e votare qualcosa che in concreto meglio non poteva essere fatto, ma probabilmente è stato fatto con una trattativa, quando al Governo c'era la stessa realtà politica che abbiamo in Regione.
Mi chiedo per quale motivo non se ne è parlato prima e per quale motivo dobbiamo parlarne adesso. Siccome sono state introdotte delle fermate in più, in modo particolare nei mesi di luglio e agosto e siccome la Regione partecipa con un contributo pari a un miliardo e mezzo, sarei contento di sapere quante fermate in più ci sono rispetto a giugno dell'anno scorso, in modo tale da conoscere cosa abbiamo pagato per ogni fermata, come Regione Marche.
Già che ci sono, le voglio anche far presente una cosa, assessore. Nell'ambito dei trasporti ci sono delle realtà che il suo assessorato dovrebbe conoscere. Nella provincia di Pesaro si sono associati due Comuni, dando incarico a una cooperativa che non ha assolutamente diritto a fare trasporti per studenti, perché non ha l'autorizzazione. E lo fa con i mezzi delle Amministrazioni comunali. Solo i Comuni lo possono fare. Questo per indicare che molto probabilmente certa realtà, certe situazioni che avvengono nell'ambito del mondo del trasporto richiederebbero approfondimenti, in modo particolare per non far rimanere una spesa assurda, molte volte eccessiva, in capo ai contribuenti marchigiani per portare piccole variazioni che in concreto, a livello economico non credo siano così eclatanti come sarebbe nel desiderio della maggior parte di voi.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Vorrei replicare ad alcune delle osservazioni che sono state fatte in positivo dall'esame del documento. Intanto mi dispiace che non sia presente Brini al quale rispondo che il sottoscritto non si sottrae mai al confronto, così come è avvenuto quando è stato richiesto in Commissione, così come quando i consiglieri regionali lo riterranno il sottoscritto sarà a disposizione per approfondire nel merito le questioni relative ai trasporti.
Nella giornata di ieri, insieme a Trenitalia abbiamo sviluppato un'iniziativa di confronto a cui erano invitati tutti i consiglieri regionali e il consigliere Brini non era presente. Potevano essere chiarite, in quella sede, alcune questioni, alcune problematiche.
Intanto voglio ribadire che noi abbiamo assunto, come principio strategico, nel campo dei trasporti, la questione dell'intermodalità che qui veniva richiamata dal consigliere Trenta, su cui stiamo adottando piano piano alcuni provvedimenti che nel prossimo futuro produrranno effetti che riteniamo positivi. Ma avremo modo di approfondire questo argomento in altri momenti.
Vorrei soffermarmi sulle questioni relative al contratto di servizio, intanto dicendo che il 2003 è una data importante, la data delle gare a cui il trasporto pubblico in generale andrà incontro, quindi nel trasporto pubblico locale su gomma c'è una legge che prevede un percorso definito su cui stiamo lavorando e attuando le possibili verifiche con gli enti coinvolti e con le aziende, per non far trovare questo territorio impreparato alla scadenza del 2003.
L'altro aspetto che vorrei sottolineare in maniera molto determinata riguarda il carattere sperimentale di questo contratto di servizio. Le Marche sono state tra le Regioni che hanno sostenuto in maniera molto determinata a livello nazionale, che il primo contratto di servizio dovesse avere carattere sperimentale, proprio per verificare quello che Castelli diceva, cioè un'azione di decentramento e di federalismo su cui abbiamo speso la nostra parte di credibilità politica e che vogliamo sia effettivamente riscontrato in termini di servizio ai cittadini. Quindi abbiamo inteso dare questo carattere sperimentale al contratto di servizio, perché nell'azione di decentramento vogliamo verificare il più possibile quali sono le disfunzioni e migliorarle per accostare sempre più il servizio ai cittadini. Per questo abbiamo lavorato insieme a Trenitalia sul contratto di servizio e sulla carta dei diritti degli utenti che ieri è stata presentata con un depliant molto bello sotto il profilo grafico, che dà il senso del rapporto nuovo che vogliamo costruire con l'utenza.
E' chiaro che ogni momento di cambiamento ha le sue difficoltà. L'apprezzamento che ho riscontrato sia da parte della maggioranza che della minoranza sul contratto di servizio lo vorrei girare al rapporto proficuo che abbiamo con il compartimento Trenitalia di Ancona e ai dirigenti e funzionari del mio servizio i quali hanno lavorato su una materia per loro nuova, ma con forte professionalità per arrivare a questi risultati.
Così come, consigliere Gasperi, intanto l'impegno della Regione è servito a non far diminuire il servizio, che pure era possibile. In virtù di questo trasferimento lei sa bene che a promozione di alcuni treni poteva costituire una diminuzione del servizi sul trasporto regionale. La promozione di alcuni "espresso" in "Intercity" e di alcuni "Intercity" in "Eurostar" poteva costituire questo pericolo. Abbiamo avuto una trattativa a tutto campo con Trenitalia, nazionale e compartimentale e nel caricarci una spesa che lei ha ricordato, abbiamo aumentato una coppia di treni regionali e abbiamo avuto la possibilità, in questa serrata trattativa, di avere, unica regione nel nostro Paese, la fermata di una coppia di Eurostar su tutte le province...

REMIGIO CERONI. Oggi autorizziamo per allora? Andiamo ad aumentare da domani, oppure è già avvenuto...

LUCIANO AGOSTINI. E' già avvenuto con l'orario estivo. Comunque, voi fate le vostre verifiche di carattere politico, nella sostanza il servizio l'abbiamo garantito e a me questo interessa. Poi, lei può fare una critica se andava fatto prima o dopo, io voglio garantire il servizio ai cittadini e in quel momento l'ho garantito e l'ho aumentato. A lei è sfuggito questo fatto dell'Eurostar, consigliere Gasperi: in tutte le province delle Marche ferma un Eurostar, cosa che non avviene in nessuna regione del nostro Paese.
Così come pure a me paiono importanti i risultati che abbiamo raggiunto con le nuove carrozze avute e con la possibilità di avere comunque tutte le carrozze restaurate. In questa trattativa abbiamo avuto anche la possibilità di avere la permanenza, in una situazione in cui tutte le strutture venivano riorganizzate, delle officine che restaurano delle carrozze, di avere la permanenza di queste officine salvaguardando i posti di lavoro e aumentando il livello di servizio per le Marche e per tutto il centro Italia.
Così come pure per quanto riguarda le agevolazioni ferroviarie condivido ciò che diceva il consigliere Ceroni, nel senso che siamo d'accordo e per questo la Giunta ha già provveduto a formalizzare una proposta di modifica di quella legge che attualmente giace in Commissione e per cui la Commissione ha convocato il sottoscritto per una audizione proprio per domani e su cui siamo assolutamente convinti e d'accordo che dobbiamo allargare la fascia delle agevolazioni anche al trasporto ferroviario.
Sono assolutamente d'accordo con quanto diceva Castelli circa la concertazione con le Regioni limitrofe, cosa che è già avvenuta, perché con l'Umbria e con l'Emilia Romagna abbiamo costruito corse comuni, per cui è giusto e logico approfondire la cosa in maniera più determinata anche alla verifica del contratto di servizio che alla fine dell'anno terminerà la sua fase sperimentale, così come credo le sanzioni siano un ulteriore elemento di garanzia per le disfunzioni che si potranno determinare.
Da ultimo vorrei ricordare che si stanno iniziando gli investimenti anche per la Orte-Falconara, e abbiamo raggiunto un accordo con tutti i Comuni interessati, così come abbiamo giocato un ruolo da protagonisti nel far inserire nel piano nazionale dei trasporti il rifacimento della galleria di Cattolica, proprio per cercare di dare una migliore funzione al trasporto delle merci su ferro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 65.

(Il Consiglio approva)



Proposte di legge (Discussione generale):
«Disciplina regionale in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione» D'Angelo (17)
«Disciplina in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione sul territorio della regione Marche» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta (19)
«Tutela dalle esposizioni ai campi elettromagnetici derivanti da impianti fissi di radiofrequenza e telecomunicazione» Viventi (24)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge nn. 17 del consigliere D'Angelo, 19 dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta, e 24 del consigliere Viventi.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. La proposta di legge in discussione si prefigge di perseguire in via prioritaria la prevenzione e la tutela sanitaria dei cittadini, nonché la salvaguardia dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico e riguarda gli impianti che generano campi elettromagnetici (ad esclusione di quelli a bassa frequenza: elettrodotti) compresi gli impianti per i telefonini e i ripetitori TV.
La presente proposta detta anche norme per la localizzazione delle emittenti radio, televisive e degli impianti di telefonia mobile per il rispetto dei limiti e valori di cautela fissati dalla normativa statale.
Com'è noto la materia dell'elettromagnetismo ha trovato di recente una propria disciplina nella legge quadro n. 36 del 22.2.2001. La suddetta legge, nell'intento di fissare principi e criteri informati a carattere di uniformità ed omogeneità, riserva alla Stato la determinazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzioni e degli obiettivi di qualità. La fissazione dei predetti limiti e valori è demandata ad un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, da adottare su proposta del ministro dell'ambiente, di concerto con il ministro della sanità. In attesa dell'emanazione del suddetto decreto, si applicano i limiti e valori previsti dal D.M. n.381/98. Questa in sintesi la situazione normativa statale.
La proposta di legge all'esame dell'aula, attua i principi contenuti nella legge quadro nel rispetto dei limiti fissati dalla normativa statale. Uno dei punti qualificanti della proposta è da rinvenire nella esigenza di sottoporre a concessione edilizia ed a valutazione di impatto ambientale l'installazione o la modifica di impianti per la radiodiffusione e per la telefonia mobile, ad esclusione degli impianti provvisori soggetti a semplice comunicazione.
Va ricordato che la proposta, almeno fino all'adozione del DPCM previsto dalla legge quadro di cui si è detto sopra, prevede per la realizzazione di nuovi impianti, quale obiettivo di qualità, valori di campo elettrico non superiore a 3 volt/metro in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore.
Ai Comuni è riservata una potestà regolamentare al fine di "assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti". I Comuni individuano altresì sul proprio territorio i siti più idonei alla localizzazione di nuovi impianti di radio base per telefonia mobile.
Altro punto qualificante della proposta si ritiene quello relativo alla previsione di aree cosiddette sensibili, di siti cioè ove è vietata l'installazione di impianti.
Per gli impianti preesistenti è previsto il procedimento per la verifica della loro conformità alle norme della legge entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore.
Rispettivamente entro un anno ed entro due anni gli impianti di telefonia mobile e quelli per la radiodiffusione situati in una delle zone di divieto devono essere rimosse a spese dei gestori degli stessi.
L'individuazione dei siti ove localizzare e concentrare gli impianti per la radiodiffusione è demandata alla Giunta regionale la quale adotta anche il piano di trasferimento degli stessi.
Qualora gli impianti superino i limiti di esposizione o i valori di attenzione previsti dalla normativa statale, sono attuate, con spese a carico dei titolari degli impianti medesimi, azioni di risanamento le cui modalità e tempi di esecuzione sono determinati dai Comuni.
Ai comuni è demandata la funzione di controllo e vigilanza degli impianti, che la esercitano avvalendosi del supporto tecnico dell'ARPAM.
Da ultimo va ricordato che la proposta, coerentemente con quanto previsto dalla legge quadro, istituisce il catasto regionale degli impianti al fine di rilevare i livelli dei campi stessi nel territorio regionale, con riferimento alle condizioni di esposizione della popolazione.
Il regime sanzionatorio previsto dalla proposta è in linea con la disposizione della legge quadro.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Questa materia ci ha visti come Co;missione impegnati per circa 12 mesi, con un unico obiettivo: quello di cercare di fare una legge la migliore possibile. Ci ha visti impegnati in modo a volte anche unitario, e dico "a volte" perché nell'ultima seduta c'è stato un fatto molto increscioso: qualche consigliere, a mio avviso con modi arroganti e tracotanti, visto che all'ordine del giorno era stato inserito un argomento che non era né di Forza Italia né di An ha detto "questa legge ce la votiamo da soli". Abbiamo abbandonato l'aula — e non è stata la prima volta da parte del sottoscritto che l'ha fatto anche nella seduta precedente — e, guarda caso, il Consiglio regionale successivo, quando c'era da fare la nomina di Graziano Pallotto non è stato capace di fare quella nomina. Quindi la vostra autonomia e la vostra tracotanza nei fatti e negli atti si rivela molto debole, tanto che in più di una occasione avete dimostrato di non avere i numeri per andare avanti se non c'è il sostegno e la buona volontà, sulle cose serie e giuste, dei gruppi di minoranza. Quindi un invito al dialogo e alla moderazione, a prendere atto, anche se può dare fastidio, quello che dice il gruppo di minoranza. Saper ascoltare nella vita è molto importante, perché può essere utile anche per il futuro. Questo vale per noi ma anche per gli altri.
Entrando nel merito del punto in discussione dobbiamo dire che la Commissione ha avuto un impegno molto importante, perché anche il Presidente si è adoperato cercando di capire se c'erano le condizioni per approvare questo atto o meno, perché poteva anche essere impugnato o annullato, visto che a livello nazionale non c'è ancora chiarezza su questa materia. Ma il dato importante e molto significativo è quello che scaturisce oggi da questa assise, che intende dare sicurezza ai cittadini. Diamo atto anche a tutti quei comitati che si sono adoperati fino adesso per cercare di dare un contributo per migliorare questa legge. Anche questa mattina fuori dell'aula circolava la convinzione che è una legge che deve essere ancora migliorata. Quindi il Consiglio regionale questa mattina è chiamato, per quanto ci riguarda, a deliberare una volta per tutte su questo argomento, in modo tale che la Regione Marche già metta i vari sindaci che oggi si trovano in difficoltà su questa materia, in condizione di poter operare con una relativa tranquillità. Molto spesso i sindaci vengono accusati ingiustamente perché non c'è una legge chiara né a livello nazionale né a livello regionale, quindi sono costretti, tramite i propri dirigenti, a rilasciare quelle autorizzazioni che molto spesso fanno scaturire comitati e manifestazioni contro le stesse Amministrazioni comunali, siano esse del Polo o dell'Ulivo.
Quindi, con questa legge cerchiamo di mettere le Amministrazioni comunali nelle condizioni di avere un punto di riferimento.
Non abbiamo capito, forse ci è sfuggito un passaggio. La Giunta regionale su questa materia è totalmente assente: non c'è una proposta da parte della stessa e non riusciamo a comprendere come mai non abbia proposto un suo provvedimento. Ci auguravamo che l'assessore all'ambiente, che ha la delega su questa materia non avesse delegato un consigliere di maggioranza, anche se molto importante, che ha lavorato molto su questa materia, ma penso che sia u po' riduttivo per l'intera Giunta e per l'intera maggioranza delegare un singolo consigliere su una materia così importante e vasta. A meno che sia l'assessore e gli stessi consiglieri di maggioranza non avessero materia di discussione da presentare. Guarda caso, questa mattina ci è arrivato un pacco di emendamenti presentati dai consiglieri di maggioranza, che sta a significare lo scarso collegamento che c'è tra la Commissione, il presentatore della proposta di legge per la maggioranza e gli stessi gruppi consiliari. Ci vorranno un paio d'ore solo per discutere di tutti gli emendamenti: sarebbe stata cosa più seria e giusta che la maggioranza — di tempo ne avete avuto tanto — avesse presentato una propria proposta. E' bastato nell'ultima Commissione avere semplicemente sollecitato un emendamento di un consigliere di maggioranza per avere destato preoccupazioni. Qualche consigliere pensava infatti che il gruppo di minoranza speculasse sulla presentazione di un atto di un consigliere di maggioranza. Abbiamo visto, tra gli atti che ci sono stati consegnati, che questo consigliere di maggioranza con un assessore ha ripresentato l'emendamento — quindi non era una strumentalizzazione del gruppo di Forza Italia, consigliere Luchetti — ma guarda caso nel foglio successivo c'è un emendamento presentato da altri 5-6 consiglieri di maggioranza i quali dicono "non va più bene quell'emendamento, deleghiamo alla Giunta", quella Giunta che non ha presentato alcuna proposta e che non è entrata nel merito di questa legge. Noi diamo una delega importantissima su una materia delicatissima a una Giunta che non è affatto intervenuta su questo argomento.
Quindi qualche preoccupazione sull'omogeneità di questa maggioranza ce l'abbiamo, qualche dubbio ce l'abbiamo per come questa maggioranza porta avanti i lavori in quest'aula e vediamo che questo stato confusionale...

GIULIO SILENZI. Normale dialettica democratica...

OTTAVIO BRINI. Ne prendiamo atto, perché abbiamo visto che molto spesso c'è questa "forte dialettica" e fa anche piacere a questo Consiglio, ma su una materia così delicata che riguarda la salute dei cittadini, pensavamo che una omogeneità di idee e di proposte da parte della maggioranza sarebbe stata necessaria.
Come gruppo di Forza Italia avevamo già detto un mese fa che eravamo disponibili a votare subito questa legge, perché è un atto molto importante, anche se potrà essere migliorato, che dà un forte segnale alla collettività. Se ci sono stati ritardi non sono da addebitare ai gruppi di minoranza ma ai gruppi di maggioranza che anche oggi presenteranno emendamenti. Mi auguro che la voce che girava oggi — "nessuno ha il coraggio di dirlo, ma questa legge dovrebbe essere rinviata" — sia solamente una voce raccolta fuori dell'aula di questo Consiglio. Ho chiesto a qualche consigliere e mi si è risposto che erano all'oscuro di quello che sto dicendo, quindi prendo atto che da parte della maggioranza non c'è la volontà di rinviare questo argomento e mi auguro che si arrivi quanto prima, con tutte le difficoltà che abbiamo incontrato, a legiferare su questo argomento che è molto importante.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

GUIDO CASTELLI. E' molto tempo che la regione Marche, i residenti, tanti Comuni attendono questa legge, quindi spero e auspico, come adesso ha fatto il collega Brini, che voce e chiacchiericcio che vorrebbero adombrare la possibilità di un rinvio siano il frutto di una normale dialettica democratica, che procederà progressivamente, come coerenza della tradizione politica di Silenzi, verso la definizione del testo e la sua approvazione.
Non devo aggiungere nulla in ordine ai travagli della precedente legislatura. Il collega Pistarelli seguì con estrema attenzione questa problematica, quindi interverrà come memoria storica, ma anche per decifrare il percorso che, in realtà, è stato abbastanza complesso, non solo per la normativa itinere che solo momentaneamente ha trovato un momento di ufficializzazione nella legge quadro — perché come è noto i decreti attuativi non sono stati ancora varati — ma perché è una materia che purtroppo, o per fortuna risente di quelle che sono non perfettamente definite acquisizioni scientifiche che si riverberano, come ovvio, nelle disparate posizioni di cui sono portatori i diversi gruppi. E' evidente che l'art. 6, che rappresenta la wexata quaestio delle distanze, riflette anche e soprattutto proprio le più diverse e disparate sensibilità in ordine al problema dell'inquinamento elettromagnetico, un problema annoso, che è arrivato a maturazione, per quanto riguarda la legge della Regione Marche, ora, ma che, inevitabilmente, anche da un punto di vista scientifico prevede diversi approcci.
Il principio della prudenza e della cautela che ormai sono consacrati all'interno degli ordinamenti vorrei dire anche internazionali, inducono e interferiscono con quello che è il nostro compito, oggi, di una legge; una legge che ha creato delle difficoltà a tutti, intendendo per difficoltà dialettica democratica, sempre per accettare l'interpretazione del presidente del gruppo Ds Silenzi, che ci ammonisce e ci aiuta anche a comprendere...

GIULIO SILENZI. Ti tranquillizzo...

GUIDO CASTELLI. Esatto... Il tuo magnetismo di presidente del gruppo Ds avrà sicuramente contribuito a migliorare la situazione che anche da queste parti — lo si vede dagli emendamenti — riflette non tanto posizioni politiche ma sensibilità che sono le più diverse e le più normali.
Le ragioni che hanno portato al ritardo di questa legge — parlo del ritardo accumulato nella presente legislatura — sono dovute essenzialmente a una scelta politica. Si ricorderà, nonostante le rimostranze del consigliere D'Angelo, che la maggioranza in un primo momento intese ritardare l'approvazione in attesa che fossero emanati i decreti attuativi. Personalmente, anche con altri colleghi e non solo della minoranza, ritenevamo che, al contrario, vi fosse la possibilità di una legge regionale anche a prescindere dall'emanazione di quei decreti e in realtà questa interpretazione, sia pure con qualche ritardo, ha prevalso se è vero, come è vero, che i decreti ancora non ci sono e noi facciamo la legge.
Perché è importante che questa legge venga fatta, venga fatta bene e venga fatta subito? Perché sappiamo che soprattutto in materie come quella che stiamo trattando oggi le carenze e i ritardi normativi non impediscono comunque, in nome del principio della sussidiarietà della riflessione politica... Ormai è sussidiario tutto: le cose succedono e accadono, gli enti normali sottoordinati si attrezzano in ogni caso. Io ero consigliere provinciale quando la Provincia, allora depositaria della potestà di approvazione dei regolamenti edilizi si dovette esprimere, ad Ascoli Piceno, sulla compatibilità di alcuni regolamenti che forse rappresentavano, con quella normativa, delle forzature e dovette intervenire proprio a dirimere delle "conflittualità" che si erano verificate tra Co.Re.Co. e singoli Comuni. Vi sono dei casi di regolamento edilizio e di regolamento CEM che sono andati avanti, quindi viene bene il tempo dell'approvazione della legge, perché, fermo restando che deve essere una buona legge, l'importante è che ci sia, e credo che questo sia giusto e necessario.
Non credo di dover entrare nel merito degli emendamenti che saranno oggetto della discussione pomeridiana. Credo che questa legge potrebbe essere corretta con alcune piccole e grandi modifiche che essenzialmente riguardano, innanzitutto, una più precisa e marcata individuazione delle competenze dei Comuni. All'art. 4 i Comuni si vedono attribuire, correttamente e giustamente, delle importanti competenze, quindi sul principio nulla quaestio, ma sul dimensionamento, sulla dignità di queste competenze, sulla forma che queste competenze devono avere per poter interferire sulla materia, a mio modo di vedere è necessario un evidente collegamento allo strumento principe della pianificazione comunale, cioè il piano regolatore. Per una serie di motivi in quarta Commissione si è inteso evidenziare con minore pregnanza questo riferimento ai piani regolatori generali; a mio modo di vedere, invece — è il senso del mio emendamento — è opportuno e utile che questo riferimento vi sia.
Un altro grande argomento è quello delle distanze che tanta parte delle nostre discussioni ha condizionato, ma anche in questo caso è necessario che il principio della distanza possa essere coniugato con il potere e la funzione del Comune di poter intervenire a questo riguardo, perché quando si discettava in Commissione sui 100, 200, 400 e 500 metri, ogni posizione veniva paralizzata dalla constatazione concreta che in quel tal paese o in quella tale città l'applicazione di quella precisa distanza avrebbe determinato delle conseguenze abnormi, tipo Montesecco di San Benedetto dove prevedere due chilometri per le antenne televisive voleva significare, probabilmente, privare del piacere di poter giocherellare con il telecomando i cittadini sambenedettesi. Se questo è vero, la mia proposta — che dettaglierò nel pomeriggio — è sostanzialmente quella di tenere ferme non solo le competenze dei Comuni così come previste dall'art. 4, ma più in generale la possibilità di modulare per i Comuni il discorso delle distanze in rapporto alle situazioni concrete del dato morfologico e territoriale che le riguarda.
Quindi la valutazione che, ad oggi, possiamo dare di questo testo è non sfavorevole e non punitiva: ci asteniamo, per il momento, da un giudizio, in attesa di poter ottenere, attraverso la discussione democratica dei diversi emendamenti, quei correttivi che a nostro modo sono necessari. Ma ancor più necessario è fare comunque una legge, superare quelle situazioni che abbiamo visto fomentare, alimentare in tanta parte della nostra regione proteste popolari contro situazioni, che indubbiamente diventavano tanto più infervorate e tanto più polemiche quanto più si doveva constatare il ritardo — di questo si trattava — della Regione Marche nell'adozione di questa legge. Auspichiamo quindi che la discussione non dia solo una risposta a questo bisogno di legge purchessia, ma che risponda anche all'esigenza di fare una legge che effettivamente tuteli la salute e il diritto dei nostri concittadini marchigiani ad avere un quadro normativo chiaro e di tutela del supremo diritto che noi tutti poniamo al centro della nostra riflessione politica, il diritto alla salute.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Signor Presidente, colleghi, finalmente dopo moltissimo tempo — da quasi cinque anni, si sta lavorando su una legge regionale che possa regolamentare l'installazione di antenne a radiofrequenza che provocano campi elettromagnetici pericolosi per la salute dei cittadini e finalmente — arriviamo a discutere un testo di legge regionale che ritengo sia indispensabile approvare al più presto e per questo faccio appello a tutti i colleghi affinché non si faccia demagogia su una materia così importante per la salute dei cittadini. Occorre che insieme riusciamo a trovare un testo che possa da un lato garantire un servizio — quello radiotelevisivo e di telefonia mobile — e dall'altro la sicurezza dei cittadini.
Sappiamo che ultimamente il proliferare del numero di gestori di telefonia mobile ha creato grandi problemi alla cittadinanza che si è ritrovata spesso impotente, quasi nella propria camera da letto di fronte ad antenne di alta frequenza. Lo dicevo anche nella precedente legislatura quando, a nome del gruppo Verdi presentai un testo quasi analogo, che, nonostante fosse considerato il più avanzato in Italia dall'ex ministro all'ambiente Ronchi, non vide luce per diversi motivi sui quali preferisco non entrare.
Ritengo quindi che oggi non si deve commettere lo stesso errore della precedente legislatura: far vedere chi è più ambientalista dell'altro, far vedere chi tiene più dell'altro alla salute dei cittadini o alla salvaguardia ambientale, architettonica o quant'altro. Bisogna che si arrivi ad una legge che inannzitutto tuteli la salute, ma dall'altro lato permetta di utilizzare certi strumenti. A meno che qualcuno non dica con chiarezza che bisogna fare a meno della telefonia mobile e della televisione. A quel punto, se siamo d'accordo potremmo anche imboccare altre strade, ma io ritengo che per un amministratore serio sia indispensabile cercare il giusto equilibrio, mettendo al primo posto la salute dei cittadini.
Questa legge non è completa per quanto riguarda l'inquinamento da campi elettromagnetici, perché affronta solo quelli ad alta frequenza. Occorrerà prossimamente — e sarà compito di questo Consiglio, ma posso assicurare l'impegno del gruppo Verdi — mettere a punto una legge che vada a regolamentare gli inquinamenti da campi elettromagnetici per le basse frequenze. Tanto per tradurre, i campi elettromagnetici prodotti dagli elettrodotti. Occorre che si vada anche a questa regolamentazione, perché come relatore del testo base di questa base dico che in questa stessa legge non è presente l'aspetto dell'inquinamento dei capi elettromagnetici a bassa frequenza. Infatti, questa legge è nata in attuazione del decreto interministeriale 381 del 1998 in cui si parla di determinazione di valori minimi di campi elettromagnetici e di salvaguardia dall'inquinamento da campi elettromagnetici da radiofrequenze. Siccome questo testo è nato in attuazione del D.M. 381, manca di questa componente importante, ma che provvederemo a sanare con un altro testo di legge.
E' chiaro che questo testo è stato adattato alla legge quadro n. 36 del 22.2.2001. Qualche collega, mentre il gruppo Verdi sollecitava la maggioranza ad arrivare velocemente all'approvazione di un testo, perché vedeva che sul territorio i cittadini avevano notevole difficoltà in una situazione di deregulation totale, chiedevano tempo, perché alla luce della legge quadro 22.2.2001 aspettavano i decreti attuativi. Non voglio dire che noi siamo più bravi degli altri, ma sapevamo che lo scontro duro all'interno della legge quadro non era la legge quadro medesima, perché essa è come una cornice che bisogna riempire di contenuti, cioè i decreti attuativi. Noi sapevamo che la cornice era semplice da porre e che il difficile sarebbe stato entrare nei contenuti, cioè nei decreti attuativi dove si vanno a decidere le distanze, i valori massimi di ammissibilità di inquinamento da campo elettromagnetico e quant'altro. Noi sapevamo che le difficoltà erano lì e mentre sollecitavamo la discussione di questo testo dicevamo "non ci si faccia illusione sui decreti attuativi, per ora non usciranno sicuramente, perché lo scontro è lì".
I decreti attuativi non so se mai arriveranno e comunque non so con quali contenuti arriveranno, perché potrebbero arrivare con contenuti anche peggiorativi, carissimo Brini, anzi sono pronto a fare una scommessa qui, oggi, con tutti voi: se arriveranno i decreti attuativi, con questo Governo sicuramente saranno peggiorativi in relazione ai contenuti di questo testo di legge regionale. Le avvisaglie si sono già avute.
Ecco perché ritengo che sia indispensabile approvare questo testo al più presto, con la speranza che non venga rigettato, perché la sua approvazione oggi, in quest'aula sarebbe il primo passo. Non dimentichiamo mai qual è l'iter amministrativo per l'approvazione di una legge. Non mi faccio soverchie illusioni, perché questo testo di legge va a toccare degli interessi economici immensi e quando si vanno a toccare interessi economici immensi si trovano miriadi di difficoltà, ad ogni stadio una difficoltà. Penso quindi che il primo passo per arrivare a una legge, senza cantare vittoria, sia quello dell'approvazione oggi — e non chiacchiericci di rinvio — un testo che può essere chiaramente migliorato, carissimo Brini...

OTTAVIO BRINI. Non devi dirlo a me...

PIETRO D'ANGELO. Quando dici che la maggioranza ha lasciato a un unico consigliere — che sarei io — la responsabilità di affrontare questo testo, ebbene la maggioranza non ha lasciato ad un consigliere ma ha lasciato a chi dall'inizio, da cinque anni, dal 1998 seguiva la materia. Io mi sono confrontato con altri colleghi di maggioranza e mi sono anche scontrato con chi, anche dentro la maggioranza, non aveva tanto interesse alla salute dei cittadini quanto alla demagogia e al consenso elettorale, senza fare nomi e cognomi, perché chi ha fatto questo lo sa molto bene. C'è stato, allora, un confronto con i colleghi di maggioranza, con dei comitati sparsi sul territorio, quelli che sono arrivati, quelli più educati, non arroganti. Ecco perché oggi vi sono una serie di emendamenti firmati da tutti i gruppi di maggioranza, perché c'è stato un ascolto verso l'esterno e c'è stato un confronto all'interno della maggioranza, per dimostrare che questa maggioranza, su questo testo è unita.
Perché la delega delle distanze dai siti sensibili alla Giunta? Nel testo base che era presentato dal sottoscritto, io stesso stabilivo delle distanze dalle sorgenti di emissione di campi elettromagnetici a siti sensibili, distanze stabilite ad occhi. Perché siamo arrivati a togliere le distanze? Sono stato io a proporre ai colleghi di maggioranza di togliere le distanze per due motivi. Primo, tutte le distanze, tutti i numeri in metri sono numeri al lotto che dipendono e variano dalla sensibilità di ognuno rispetto alla salute, ma senza nessun supporto tecnico-scientifico, quindi uno può dire 100, può dire 150, può dire 200, può dire 1.000 e può dire 5.000 metri, tutti sono validi ma nessuno ha alcun supporto scientifico che possa dare credibilità alle distanze. Quindi, non avendo questo supporto scientifico, nell'emendamento presentato da tutta la maggioranza si sono individuati i siti sensibili — ospedali, parchi gioco, aree verdi — si è demandato alla Giunta — con dati di supporto scientifico — la determinazione di una distanza di queste sorgenti dalle abitazioni e dai siti sensibili. L'altro motivo dipende dal fatto che dopo l'approvazione della legge quadro n. 36 abbiamo riscontrato su tutta l'Italia che i Comuni che avevano approvato un regolamento relativo ai campi elettromagnetici si sono ritrovati tutti i loro regolamenti, dove erano previste distanze in metri, impugnati dal Tar, appunto perché il Tar diceva che la distanza non aveva un supporto tecnico, che la distanza era in funzione della salute e che la salute non è delegata nemmeno alle Regioni, ma è delegata allo Stato. In materia di salute oggi, finché non arriverà il federalismo, è lo Stato che legifera e quindi non ci potevamo permettere di ritrovarci una legge molto importante per i cittadini, bloccata perché impugnata dal Tar, dal commissario di Governo.
Abbiamo anche dato la possibilità in questo articolo 6 ai Comuni, in base alle materie urbanistico-edilizie e in base al comma 6 dell'art. 8 della legge quadro, al di là delle distanze minime fissate dalla Giunta, di fissare, relativamente alle zone sensibili, delle fasce di rispetto dove non si possano mettere impianti relativamente alle zone sensibili.
Ritengo che il lavoro fatto sia stato durissimo; ritengo, con tutta onestà, che il contenuto di questa legge sia valido e secondo me se arriverà al capolinea sarà sicuramente la legge più attenta d'Italia in questa materia.
Concludo facendo appello a qualche collega di evitare di scivolare, durante la discussione — mi riferisco soprattutto a Castelli e ad altri — in facile demagogia non costruttiva. Qui dobbiamo salvaguardare gli interessi dei cittadini: andiamo a confrontarci anche su alcuni punti importanti, ma per favore lasciamo perdere interventi o contraddittori di natura solamente demagogica, politica e di consenso politico, perché sarebbe un insulto per i cittadini e su questo terreno io non scendo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ringrazio il collega Pistarelli per avermi ceduto il suo posto a parlare.
Sono presentatore di proposta di legge su questa materia, quindi ritengo doveroso intervenire senza rifare la storia né spiegare nei particolari la mia proposta. Credo però di avere svolto un ruolo abbastanza importante nel momento in cui, appena eletto consigliere regionale, presentai questa proposta. Me ne rendo ancor più conto questa mattina piuttosto che nel mese di giugno 2000 quando la presentai, perché allora lo feci nella convinzione che fosse necessario che la Regione Marche si dotasse di una normativa apposita per affrontare questo problema dell'inquinamento dai campi elettromagnetici che da parte dell'opinione pubblica era sollecitato in più occasioni. Oggi mi rendo conto di avere svolto un'importante azione di sollecito di cui allora non ero a conoscenza, nei confronti di una maggioranza che su questa materia aveva, come onestamente il consigliere D'Angelo ha ammesso, dei problemi al suo interno.
Noi non dobbiamo fare demagogia politica, sono perfettamente d'accordo, non è mio costume né mio carattere. Infatti la mia proposta di legge non è politica, ma va ad incidere su una questione importante della nostra vita e su alcuni aspetti regolamentari-amministrativi.
Oggi approviamo una legge e questo è importante. Adesso, che il testo base non sia il mio ma quello del consigliere D'Angelo credo sia anche giusto, e lo dico io per primo, avendo esso lavorato, nella scorsa legislatura su questa materia e quindi è ovvio che, essendo anche rappresentante della maggioranza che governa la Regione il suo testo sia stato preso a base. Mi sono permesso di confrontarlo con quello che avevo elaborato, ho trovato alcune questioni sulle quali si può essere d'accordo, ce ne sono altre che andrebbero secondo me modificate e per questo ho presentato alcuni emendamenti che nel corso della seduta pomeridiana brevemente illustrerò. Altri erano già stati presentati dai colleghi di Alleanza nazionale, quindi mi sono risparmiato il lavoro, perché su alcune materie avevamo posizioni simili.
E' evidente che per quanto riguarda la posizione del Cdu e del Ccd — essendomi confrontato con il mio amico e collega Francesco Massi — sarà una posizione di attenzione rispetto a questa legge, e saremo anche pronti a votare a favore se nel corso del dibattito verranno accolte alcune nostre proposte. Comunque, se anche non dovessimo giungere a un voto favorevole siamo dell'avviso che quest'oggi l'aula deve licenziare questa proposta di legge, perché la nostra regione ha bisogno di una regolamentazione la più seria possibile, anche se mi rendo conto che lo stato delle conoscenze scientifiche in qualche misura ci condiziona nella precisione normativa, perché ovviamente non siamo perfettamente a conoscenza di tutto quello che potrebbero rappresentare alcune cose. Ma siamo chiamati a fare il possibile con le conoscenze e le misure a nostra disposizione.
Quindi valuteremo il nostro atteggiamento nel corso della seduta pomeridiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Alcune valutazioni di carattere politico su una legge che molto ha di tecnico ma che evidentemente, come molte leggi di questo genere, ha ripercussioni importantissime sulla vita delle persone, sulla salute e sull'ambiente.
Noi arriviamo oggi ad una legge che ha visto una riflessione molto approfondita nella Regione Marche. Come diceva il collega D'Angelo è durata addirittura cinque anni. E arriviamo con un unanime atteggiamento che è un approccio a questo problema, un approccio che, come anche i consiglieri di opposizione hanno definito, avviene sulla base del principio di cautela e di prudenza. Non sappiamo come la dinamica politica porterà a votare le singole parti, forse non sarà una legge approvata all'unanimità, ma se ciò avvenisse sarà per motivi di opportunità politica più che di sostanza. La realtà è che questa proposta di legge ha visto un lavoro molto approfondito da parte della Commissione consiliare competente. Credo che in questa vicenda i singoli consiglieri regionali siano stati sinceramente mossi tutti dalla volontà di fare bene il proprio dovere, che è quello di operare scelte responsabili nei due indirizzi: da una parte garantire l'esplicazione di un servizio pubblico qual è quello radiotelevisivo e telefonico nella nostra regione; dall'altra che questo servizio non vada a scapito della salute e dell'ambiente.
Quello che noi abbiamo fatto per oltre un anno è stato capire quali erano i limiti e quali erano le scelte migliori per tutelare questi due principi, per corrispondere a queste due esigenze. Non nascondiamoci che in questo percorso abbiamo oscillato tra una legge che in qualche caso ha rischiato di far oscurare le televisioni nella regione Marche, e una legge che probabilmente poneva dei limiti troppo blandi al servizio dei gestori.
Arriviamo oggi ad una legge che riteniamo sia la legge che ha voluto ispirarsi soprattutto al buon senso, a quello che le cognizioni scientifiche oggi ci dicono, e non sono univoche né certe: oggi siamo più in presenza di incertezze scientifiche rispetto alle certezze. Ma abbiamo fatto uno sforzo per capire quali erano le strade praticabili, che dessero da una parte una relativa tranquillità alle popolazioni marchigiane e dall'altra che corrispondessero all'esigenza di permettere lo sviluppo.
Un'altra considerazione politica riguarda il metodo che questa maggioranza e questo Consiglio regionale hanno scelto: privilegiare l'iniziativa consiliare. Tutti i consiglieri sanno che l'iniziativa consiliare può essere in capo alla Giunta, può essere in capo ai consiglieri regionali e può essere in capo all'iniziativa popolare. Quindi non si può dire che un Consiglio regionale abdica se chiede alla Giunta di non presentare una proposta di legge ma di lasciare ai consiglieri regionali l'esplicazione del primo compito per cui noi siamo stati demandati dagli elettori che è quello di fare le leggi. Se le leggi non le fa il Consiglio regionale le può certo fare la Giunta, ma chi meglio del Consiglio regionale? Quindi io non parlerei di delega, consigliere Brini: è stata una scelta politica che noi ribadiamo e di cui siamo orgogliosi. Su questa vicenda ringraziamo l'assessore che aveva la legge dentro il cassetto e che ha accettato di non presentarla per permettere al Consiglio di fare una scelta quanto più unitaria. Perché tutti sappiamo che in caso di proposta di legge d'iniziativa della Giunta quella diventa il testo base e le altre proposte scompaiono. Invece arriviamo oggi ad una proposta che è un testo unificato il quale tiene conto di tutte le proposte dei singoli consiglieri, quindi non c'è una primogenitura della maggioranza rispetto alla minoranza. Questo lo facciamo grazie proprio alla scelta politica compiuta dall'assessore. L'assessore non ha quindi delegato, poiché la proposta di legge ce l'aveva pronta, ma è stato un atto di ossequio nei confronti del Consiglio regionale.
Questo per dire che sull'argomento è doveroso non fare strumentalizzazioni. In questi tempi siamo chiamati a fare molti atti di questo genere: la settimana scorsa l'abbiamo detto per la guerra. Ci sono argomenti che riguardano la vita dei cittadini che non permettono alle forze politiche di fare demagogie, di dividersi strumentalmente, ma che richiamano l'assunzione della responsabilità. Abbiamo pagato dei costi e abbiamo anche verificato le manchevolezze a cui dobbiamo porre rimedio — e lo faremo con lo Statuto — in quest'anno e in virtù di questa scelta. E' evidente come il Consiglio regionale debba dotarsi di una struttura che possa meglio... Presidente, non riesco a parlare...

PRESIDENTE. Ha ragione, la collega Benatti. Invito l'aula ad astenersi dal commentare, dal discutere, dal colloquiare. I colleghi, se vogliono, possono uscire, ma la collega Benatti deve avere la piena libertà di parlare in silenzio doveroso da parte dell'aula.

STEFANIA BENATTI. Proprio in questa occasione abbiamo visto i limiti della nostra organizzazione interna. Abbiamo bisogno di una struttura consiliare a supporto delle Commissioni che possa dare veramente un aiuto ai consiglieri che sono chiamati a legiferare. Abbiamo avuto in qualche caso il sostegno da parte dell'Arpam e del servizio competente, ma è evidente che sono sostegni saltuari che non risolvono il problema della necessità di avere una consulenza legislativa continuata, puntuale. Questo è un limite.
Credo che anche in questa occasione dobbiamo dare merito ai funzionari della quarta Commissione che invece, da un punto di vista amministrativo e giuridico, hanno dato, essendo dei giuristi, un apporto molto importante ai lavori della Commissione.
Su questi argomenti non si può fare demagogia, ma dobbiamo mantenere una compattezza all'interno del Consiglio regionale, che da oggi sarà di estrema importanza, perché l'atteggiamento che abbiamo tenuto, l'atteggiamento che anche l'opposizione in quest'aula ha ribadito, di ispirare l'azione legislativa del Consiglio regionale delle Marche ad un principio di precauzione e di prudenza vuole che noi facciamo non le scelte minime su questi argomenti ma le scelte massime, forzando, fin quando possibile, anche il servizio dei gestori, ma mi riferisco anche ad altri settori.
Se questo è e se questo tutti i consiglieri regionali delle Marche intendono oggi ribadire in quest'aula, invito da oggi ad aprire una grande vertenza per il diritto alla salute sul fronte nazionale. Sono estremamente preoccupanti le dichiarazioni che ieri il ministro Matteoli ha fatto, dichiarando apertamente che la legge sarà cambiata entro il mese, che è stata istituita una commissione con esperti indicati dal Ministero della salute, dal Ministero delle telecomunicazioni, dal Ministero dell'ambiente che dovrà rivedere anche i limiti del decreto 381. E ha detto esplicitamente il ministro Matteoli che questi limiti verranno rivisti anche in considerazione che l'Italia ha la legislazione più restrittiva d'Europa. Ebbene, noi dobbiamo chiedere ai consiglieri dell'opposizione di essere con noi anche domani nel chiedere al Governo italiano di utilizzare questa legislazione più restrittiva come un vanto e non un elemento che debba portare a rivedere la legge stessa. Quindi ci preoccupa il fatto che possano uscire dei decreti attuativi che vanifichino il nostro lavoro, ma ci preoccupa molto di più che il ministro parli addirittura di rivedere la legge, considerando la questione in termini restrittivi. Non si può considerare in termini restrittivi una legislazione che segna il punto più avanzato per la tutela della salute e dell'ambiente, mantenendo il servizio inalterato. Su questa questioni non si scherza oggi in Consiglio regionale, ma non si scherzerà neanche domani nel rivendicare, al di là delle ideologie, questa giusta richiesta al Governo. Ci inquieta, altresì, la presa di posizione di ieri mattina sulla stampa nazionale e locale del gruppo Galileo 2001, un gruppo di scienziati che ci dicono vicini al ministro Matteoli e che da Roma, liquidando il fatto con poche parole che non hanno molto di scientifico, giudicano negativamente la decisione del Comune di Ancona di interrare le linee degli elettrodotti. Anche questo è un pericoloso campanello d'allarme, perché viene da un organismo che non conosce la realtà e non sa che la scelta che ha fatto il Comune di Ancona con l'avallo della Regione Marche, dell'Arpam e dei comitati cittadini si basa anche su una valutazione urbanistica, relativa alla qualità della vita. Questi scienziati dicono che sono soldi buttati via, ma sono soldi buttati via togliere degli elettrodotti dai giardini delle scuole? Non sappiamo quale sia il valore e il limite che riguarda la nocività degli elettrodotti, ma sappiamo sicuramente che non è opportuno che dei bambini continuino a giocare nei giardini di una scuola in presenza di questi impianti. Che degli scienziati abbiano preso questa posizione ci inquieta e ci inquieta sapere che, da come ci dicono, sono vicini al ministro.
Per tutte queste cose dico che se oggi facciamo un atto di responsabilità, al di là come votiamo, che chiude il cammino di un anno che ha visto la Commissione ambiente lavorare per cercare il meglio, dobbiamo altresì dire pubblicamente davanti alla comunità marchigiana che su questi argomenti saremo coerenti, non perché siamo un giorno al governo e un giorno all'opposizione, ma perché a queste cose crediamo e su questi argomenti più che altri noi intendiamo rappresentare le richieste dei cittadini ma soprattutto i diritti alla salute e ad un ambiente salubre.

PRESIDENTE. Se i colleghi sono d'accordo, sospenderei la discussione di questo punto, per porre in votazione una proposta di risoluzione unitaria sul problema delle Ferrovie, su cui abbiamo dibattuto in questa seduta.

(Così rimane stabilito)



Proposta di risoluzione (Votazione): «Programma triennale dei servizi. Integrazione della parte relativa al servizio ferroviario. Schema di contratto di servizio per il trasporto ferroviario»
Interpellanza (Svolgimento): «Mantenimento livelli occupazionali lavoratori F.S.» Giannotti, Ceroni, Brini, Trenta, Favia, Cesaroni e Grandinetti (39)

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione relativa allo schema di contratto di servizio per il trasporto ferroviario che è stata depositata e firmata da tutti i gruppi. Poiché contiene impegni sottoscritti da tutti i gruppi, compreso il gruppo di Forza Italia, il capogruppo della stessa forza politica dà per assorbita la propria interpellanza.

(Il Consiglio approva all'unanimità)



Proposte di legge (Seguito della discussione generale):
«Disciplina regionale in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione» D'Angelo (17)
«Disciplina in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione sul territorio della regione Marche» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta (19)
«Tutela dalle esposizioni ai campi elettromagnetici derivanti da impianti fissi di radiofrequenza e telecomunicazione» Viventi (24)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle proposte di legge sugli impianti di radiocomunicazione.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Il mio intervento sarà molto sintetico, anche vista l'ora tarda. Preferisco però rivolgermi ai colleghi della sinistra con estrema franchezza, anche replicando immediatamente a quelle che sono state considerazioni ascoltate in sede di discussione generale. Si è parlato di demagogia, di posizioni che possono aprire scenari differenti rispetto a quella che è oggi l'attuale situazione. Sgomberiamo subito il campo: la demagogia l'ha fatta chi ha emanato — mi riferisco al Governo passato — la legge 36 del 2001 senza aver messo mano né ai decreti né ai regolamenti, avendo lasciato tutta la materia per mesi nell'incertezza e nel caos più assoluto, perché poco prima delle elezioni si è fatta una legge-manifesto che nessuna pregnanza aveva né sotto il profilo giuridico né sotto il profilo tecnico.
Questo avviene nel febbraio 2001, quando al discussione si era fatta già dal 1998 col DM 381. La materia era ben conosciuta anche al Governo passato e la discussione era assolutamente arrivata a lidi abbastanza certi e a posizioni che nella posizione, nelle difficoltà avevano pierò paletti precisi. Si è aspettato il 2001 per fare la legge, una legge senza regolamenti e senza decreti attuativi. La demagogia, a mio avviso sta allora da altre parti, soprattutto perché quest'aula ha già vissuto una stagione molto ricca di discussioni e di dibattiti attorno a questo tema, perché a fine legislatura scorsa licenziammo una legge regionale che fu bocciata dal commissario di Governo solo per delle questioni di natura finanziaria, norme finali che non c'entravano nulla con il corpus della legge. Quella legge fu licenziata dopo un ampio dibattito in quest'aula, nel quale la nostra parte politica soprattutto, ma in generale il Polo delle libertà presero delle posizioni precise e coerenti che hanno ribadito in questa legislatura, perché c'è un continuum nelle nostre posizioni, non vi sono delle soluzioni di continuità; posizioni che sono state certificate da emendamenti da me sottoscritti e che sono state ribadite nei lavori di Commissione di questa legislatura, nei quali abbiamo avuto la possibilità di esternare ancora una volta le nostre posizioni, le nostre richieste, le nostre aspettative, che sono le aspettative di tutti i cittadini che invece vivono ancora situazioni di gravissima incertezza perché ogni Comune fa come vuole, qualche Comune adotta dei regolamenti, qualche altro se ne lava le mani perché il quadro normativo nazionale e regionale è ancora incertissimo. Anche su questa posizione, solo grazie ad un intervento costante e continuo delle forze di opposizione di questo Governo regionale c'è stata la possibilità di sbloccare finalmente la Commissione quarta e di fare in modo, con la sensibilità finale del presidente — lo devo riconoscere — che questa legge fosse votata, perché era a bagnomaria da mesi e mesi. Forse è stato uno dei primi atti proposti, tanto che ha il n. 17, di questa legislatura. Quindi, mesi e mesi di attesa, di limbo durante i quali non si sapeva da che parte dovesse sfociare tutto un dibattito che, ripeto, almeno dal 1998 si fa col DM, perché quello è stato senz'altro un punto importante di svolta legislativa nazionale.
Premesso tutto questo le nostre posizioni sono coerenti e chiare. C'è bisogno di un ulteriore passaggio nazionale, viste le manchevolezze dal febbraio 2001 fino ad oggi per quanto riguarda i decreti attuativi, quindi vi sarà una commissione ministeriale che dovrà fare questo lavoro che doveva essere fatto. Ci saranno delle posizioni differenti dell'una e dell'altra parte, dell'uno e dell'altro esponente politico di maggioranza e di opposizione: discuteranno. Intanto a me pare significativo ed importante che questa legge finalmente giunga ad essere discussa e pare significativo e importante che, malgrado sia stata iscritta all'ordine del giorno, malgrado stiamo discutendo, qualche boato, qualche voce sotterranea dica "tanto questa cosa ancora non è matura, la dobbiamo rivedere".
Altrettanto significativo è che nella maggioranza siete stati costretti a fare più di una riunione e ad arrivare con emendamenti in aula, quindi qualche contraddizione forse c'è, soprattutto da parte vostra, non dalla nostra parte. Gli emendamenti sono il segno che questa dialettica ci doveva essere prima, invece è forse stata rinviata nel tempo e alla fine ha avuto sintesi e conclusioni. Noi siamo qui a discuterne, discutiamo nel merito, le nostre posizioni sono state sempre queste, basta prendersi i resoconti stenografici della precedente legislatura per vedere se le nostre posizioni sulla concessione — non l'autorizzazione — da parte dei Comuni, sui limiti di esposizione, sul pregresso erano coerenti. Tutto quello che è stato costruito fino ad oggi come lo regolamentiamo? Lo lasciamo così, lo saniamo? C'è un percorso che deve essere fatto di garanzia per tutti: di garanzia per le imprese, ma in un quadro coerente, perché non possiamo dire che fino al novembre 2001 è successo qualcosa, poi dal novembre in poi succede qualcos'altro di completamente diverso e quel qualcosa che era successo prima finisce a tarallucci e vino.
Queste sono considerazioni di carattere generale politico ma anche tecnico, anche sostanziale, anche formale per quanto riguarda la lettura di questa legge che è stato necessario svolgere per la chiarezza, perché siamo sempre stati per la chiarezza, siamo sempre stati dell'idea che certe posizioni dovessero essere esternate nel coraggio e nella serietà di impostazione, perché non abbiamo paura di nessuno spettro o di nessun pregiudizio, anzi siamo aperti a dialogare con tutti: imprese, cittadini, diritto alla salute e diritto anche di crescita di certi aspetti della tecnologia o della vita sociale, economica, di relazione. Dobbiamo però fare in modo che tutte queste discussioni siano chiare e che arrivino ad un punto di sintesi alto, serio, con delle posizioni chiare, ben definite che si confrontano e che trovano punti di riferimento finale.
Questo dato è certo anche per conoscenze personali di coloro — il ministro Matteoli soprattutto — che dell'onestà intellettuale e della serietà hanno fatto sempre un loro vessillo. E' certo che sarà così anche per quanto riguarda la discussione che si farà a livello centrale, una discussione trasparente, chiara, coerente che metterà attorno al tavolo tutti i soggetti senza parzialità, demagogie, inganni o infingimenti, per discutere in maniera aperta e chiara di come rendere coerenti anche certi quadri normativi nazionali e locali con i quadri più alti europei e, in generale, gli standard che si usano poi a livello mondiale, perché quando parliamo di alte tecnologie, non solo i GSM o i telefonini che già sono implementati, ma anche l'UMTS, quello che succederà in futuro — e non abbiamo fatto noi le gare per gli UMTS, cara collega Benatti, caro collega D'Angelo, le hanno fatte i Governi precedenti — quel sì, quelle concessioni date per aste ad evidenza pubblica, significheranno tecnologie da adottare, impianti da implementare.
Tutta questa partita non è semplice, non è immediata, è da fare per i precedenti che ci sono, non partiamo da zero ma da una situazione che già si è sovrapposta nel tempo. E' chiaro che ci vuole una discussione ad ampio raggio, ad ampio spettro. Il ministro farà le sue valutazioni, la commissione farà il suo lavoro di approfondimento serio, noi saremo qui a valutare e a vagliare i lavori preparatori, preliminari e le conclusioni. Sicuramente questo passaggio lo vogliamo oggi nella chiarezza, come lo abbiamo voluto nel passato.

PRESIDENTE. La seduta è tolta. I lavori riprenderanno alle 16.


La seduta è sospesa alle 13,50