Resoconto seduta n. 6 del 28/06/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 28 GIUGNO 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 10,45

Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 2 e 3 del 14 giugno e nn. 4 e 5 del 16 giugno 2000.



Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 7, ad iniziativa della Giunta: «Modifica del comma 10 dell'art. 5 dello schema tipo del contratto di servizio "Programma triennale del TPL" di cui alla delibera del Consiglio regionale n. 301 del 29 febbraio 2000», in corso di assegnazione alla competente Commissione consiliare.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 4 del consigliere Viventi: «Interventi urgenti danni mucillagini»;
— n. 5 del consigliere Moruzzi: «Profilglass di Fano»;
— n. 6 del consigliere Gasperi: «Interventi urgenti per i danni causati dalle mucillagini»;
— n. 7 dei consiglieri Silenzi, Procaccini, Benatti, Amagliani, Moruzzi e Luchetti: «Contributo costo del gasolio»;
— n. 8 dei consiglieri Giannotti, Mollaroli ed altri: «Provvedimenti del provveditorato agli studi di Pesaro»;
— n. 9 dei consiglieri Ciccioli, Castelli, Gasperi, Pistarelli e Romagnoli: «Legge quadro sull'emergenza-mare».



Congedo

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Agostini e Cecchini.



Comunicazione del Presidente

PRESIDENTE. Svolgo una breve comunicazione per illustrare gli obiettivi dell'Ufficio di presidenza, nell'intento di costruire un rapporto tra lo stesso Ufficio di presidenza e il Consiglio tutto.
L'Ufficio di presidenza intende lavorare sulla qualità dell'azione legislativa migliorando l'assistenza tecnica a disposizione dei legislatori. Si vuole adeguare la struttura del Consiglio, valorizzare e far crescere le competenze già esistenti, integrarle con eventuali apporti esterni in modo da migliorare la qualità, la fattibilità, la semplicità nonché la trasparenza delle leggi esistenti e nuove.
L'attività dei legislatori è difficile e merita la massima attenzione da parte nostra. Per agevolarne il lavoro oltre all'adeguamento della struttura del Consiglio serve anche quello della dotazione tecnologica.
E' altresì importante mettere a disposizione del Consiglio un'adeguata conoscenza scientifica sulle questioni strategiche della Regione. Per questo l'Ufficio di presidenza intende dotarsi del supporto di personalità di alto profilo scientifico per la stesura di un programma di ricerca sul quale attivare le università marchigiane e per accompagnare il nostro necessario approfondimento sul rapporto società ed istituzioni e sulle tematiche del regionalismo
La Regione purtroppo, come istituzione non è ben conosciuta dal marchigiani, quindi si intende lavorare anche su questo versante. Troppo giovane e troppo lontana è ancora la Regione rispetto ai cittadini. In questa fase in cui però dobbiamo iniziare a ragionare sul "decentramento dei decentramento" perché ovviamente il decentramento delle funzioni non può arrestarsi in Regione, dobbiamo stimolare il pieno coinvolgimento della società marchigiana nell'elaborazione del nuovo Statuto che dovrà tener conto della crescita della società locale e del maggior ruolo conquistato dal Comuni e dalle Province in questi anni. L'elaborazione dello Statuto deve quindi essere un momento di vera mobilitazione delle energie, intelligenze e competenze presenti nella società marchigiana.
E' evidente che il dibattito che dovremo affrontare nel prossimi mesi, risentirà anche di quanto accade sugli stessi temi a livello nazionale, per cui è necessario favorire un'attività di confronto tra i vari livelli consiliari interregionali per arricchire così il rapporto tra Consiglio regionale e consigli del sistema delle autonomie locali.
Si può rafforzare il rapporto tra Consiglio e società anche attraverso un movimento di attività da Ancona verso la periferia e dalla periferia verso Ancona, convocando Consigli decentrati per valutare periodicamente l'attività svolta dal Consiglio e dalla Giunta, programmando Consigli su questioni specifiche in sedi decentrate e coinvolgendo categorie specifiche in un dialogo costante con il Consiglio attraverso nuovi canali di partecipazione per i cittadini.
Si può facilitare la comunicazione con la società marchigiana anche migliorando il servizio informativo del Consiglio, pubblicando informazioni utili, mettendo in rete i documenti prodotti nel percorso decisionale e raccogliendo suggerimenti dalle istituzioni, associazioni e cittadini.
E' necessario anche istituire un osservatorio sulle innovazioni istituzionali e definire una campagna di comunicazione per dare maggiore visibilità al lavoro del Consiglio.
Nella nostra regione convivono diverse identità che si sono forgiate nel tempo, non esiste ancora una cittadinanza regionale. Oggi quelle identità si stanno riplasmando mentre le nostre città affrontano nuove problematiche. Il rinnovamento di antiche vocazioni, l'idea di futuro che matura nei loro territori fa crescere anche nuove culture e nuovi cittadini. Siamo chiamati a trovare nella dimensione locale, un mondo non chiuso attorno ad un campanile, bensì un punto di forza per la possibile e necessaria proiezione globale dei territori. Dobbiamo saper tenere insieme queste diverse dimensioni in un equilibrio stretto.
Nello sviluppo delle relazioni tra i diversi piani della vita economica, sociale ed istituzionale stanno già emergendo i tratti distintivi della nuova identità marchigiana.
Serve dunque una migliore conoscenza della nostra storia. E' possibile farlo sia attraverso il finanziamento della pubblicazione di una storia delle Marche dall'Unità al 2000, sia incentivando la ricerca storica sulla società marchigiana da pubblicare in un apposita collana. Si potrebbe istituire un premio annuale per le nuove ricerche.
E' possibile favorire l'attività di divulgazione delle migliori ricerche storiche sulla società marchigiana nelle scuole e studiare le forme di incentivazione, per il turismo scolastico, delle visite guidate alle città marchigiane per permettere al giovani studenti di conoscere meglio la loro regione.
Sarà importante anche dare sostegno alle varie forme di espressione artistica per il racconto della storia delle città marchigiane.
Serve pure analizzare la formazione dei tratti salienti della nuova identità regionale anche attraverso la conoscenza dello sviluppo di quelle che vengono definite relazioni lunghe, quelle che escono dal confini regionali, poiché le identità cittadine oggi non sono più forgiate dagli avvenimenti interni alle mura ma nell'equilibrio locale globale.




Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine del giorno della seduta il consigliere Ciccioli.
Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Ritengo che sia urgente discutere, al termine dell'ordine del giorno della seduta odierna, una serie di mozioni, una delle quali è del nostro gruppo, ma ce ne sono altre, di altri gruppi, sul problema delle mucillagini. La modalità con cui avviare la discussione può essere la dichiarazione d'urgenza di tutte le mozioni presentate o una comunicazione del Presidente della Giunta in merito, su cui i gruppi possano poi intervenire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo ai sensi dell'art. 27 del regolamento l'iscrizione d'urgenza e la trattazione nella giornata di oggi di una mozione che si riferisce ad un provvedimento assunto dal provveditore agli studi della provincia di Pesaro relativo agli organici di diritto, che ha determinato tutta una serie di tagli e che ha creato vivissima apprensione nell'opinione pubblica.
Credo che l'iniziativa assunta dagli enti locali, dalle altre forme di partecipazione che hanno addirittura "assediato" il provveditorato, imponga un giudizio chiaro anche da parte dell'istituzione a cui oggi è demandata la principale responsabilità rispetto al dimensionamento scolastico. E' questa una mozione sottoscritta da tutti i gruppi politici e l'urgenza è determinata dal fatto che se non interveniamo nell'immediato per chiedere la revoca di questo provvedimento, l'ordine del giorno non è più di attualità e quindi non ha senso rinviarne l'esame ad una seduta successiva a quella odierna.
Sono anche d'accordo sulla proposta formulata dal consigliere Ciccioli con questa aggiunta: che il problema delle mucillagini esista è indiscutibile, che sia grave è altrettanto indiscutibile, che coinvolge aspetti importanti della vita economica, civile e sociale della Regione è pure scontato. Su questa materia ci sono, oltre alla mozione, altri documenti ispettivi — penso all'interrogazione presentata dal gruppo di Forza Italia — quindi, se a conclusione della giornata di oggi potessimo approfondire questo aspetto, credo che faremmo un servizio alla comunità marchigiana.




Dichiarazioni dei consiglieri

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Gasperi. Ne ha facoltà.

GILBERTO GASPERI. Siccome ho visto che abbiamo una nuova marca di acqua minerale rispetto alla precedente, e siccome vedo che questa viene dal Trentino mentre l'altra veniva dalle Marche, suggerisco di provare a sentire se vi sia qualche società marchigiana che possa sponsorizzare il Consiglio regionale dandoci l'acqua.

PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Ricci, ai sensi dell'art. 35.

GIUSEPPE RICCI. Chiedo al Presidente della Giunta se sia a conoscenza che davanti al palazzo nel quale ci troviamo, da ieri si sta definendo una fila di persone, non si sa bene se competenti in materia o se persone che sono venute, per conto di altri, a mettersi in coda poiché il 6 luglio scade il termine per la presentazione dei progetti di formazione. Sembra che si stia formando questa fila di persone ognuna delle quali, in base ai criteri definiti dalla Giunta, ha la possibilità di presentare sei progetti.
E' chiaro che, avendo istituito una sorta di bivacco davanti all'ingresso della Giunta regionale, si stabilisce una priorità, per cui, coloro che stanno lavorando anche seriamente, al di là della serietà o meno delle persone che questi signori rappresentano, anche alla elaborazione di progetti complessi con il mondo produttivo, con il mondo sindacale rischiano di non poter presentare i loro progetti o comunque di non vederli accolti solo per il fatto — e questo è grave — che davanti all'ingresso della Giunta regionale vi sia questo "accampamento", con bambini che giocano a pallone, madri e padri presenti, alcuni che non si sa bene se siano cittadini extracomunitari eventualmente presenti dietro retribuzione, comunque una cosa sconcia, un meccanismo assurdo al quale la Regione non può prestarsi.
Chiedo quindi al Presidente di intervenire in questo senso. Non so se la Giunta può modificare il meccanismo, in ogni caso credo che la struttura della Giunta regionale, cioè tutto lo spazio antistante la sede nella quale la Giunta regionale ha gli uffici e la propria presenza organizzativa, non possa essere messo a disposizione per atteggiamenti che ci riconducono a un modo barbaro di definire criteri che indubbiamente non corrispondono ai criteri di qualità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente della Giunta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta.
Sull'acqua minerale non ho niente da dire, perché non mi riguarda.
Anch'io, questa mattina sono rimasto perplesso su quanto segnalato dal consigliere Giuseppe Ricci. Ho già ricostruito la cosa, ho parlato con il Ministero del lavoro, con il ministro Salvi che mi richiamerà, con il capo della segreteria del sottosegretario Guerrini.
Ho accertato che questo tipo di situazione è la conseguenza sgradevole, ma che avevamo previsto, tanto è vero che avevamo dato parere contrario, ad una prospettiva di indicazione di criteri di priorità nell'esame delle richieste presentate. Il criterio indicato dal Ministero del lavoro è stato quello della priorità nell'ordine di presentazione materiale delle domande. Ho telefonato al Ministero del lavoro dicendo che questa indicazione è quanto meno indecorosa, quant'altro meno sciocca. E' in atto, per altre questioni, la riunione del ministro del lavoro con gli assessori regionali al lavoro. Ovviamente c'è la più ampia disponibilità a rendersi conto che questa è una follia che va sostituita con qualche altra cosa. Purtroppo siamo vincolati, perché è stato traslato nel regolamento collegato alla legge e quindi non potremmo fare diversamente.

CARLO CICCIOLI. Mi dicono che la Regione Abruzzo ha fatto per sorteggio e che là l'ordine di presentazione non conta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Però l'ordine di presentazione è previsto nel regolamento allegato alla legge. C'è il grosso rischio che, se viene alterato quel criterio, poi si dà adito a ricorsi, quindi noi vorremmo cercare di evitare questo. Però ho detto al mio interlocutore, che è l'ex Vicepresidente Berionni il quale conosce il problema, che noi ci aspettiamo che il Ministero del lavoro torni indietro su questa sua decisione, altrimenti vedremo noi di fare qualche cosa che potrebbe anche essere l'estrazione a sorte. Non possiamo pensare che da adesso al 6 luglio si facciano i bivacchi davanti alla Regione. E anche la distribuzione di numeri non risolverebbe questo problema, perché vi rendete conto immediatamente che da adesso al 6 luglio avremmo le file per avere i numeri.
Comunque la situazione è conosciuta, sotto controllo e siamo in stretto collegamento con il Ministero del lavoro per arrivare comunque a una soluzione che elimini questo tipo di problema.
Per quanto possa eventualmente comportare a livello di ordine pubblico o di altri problemi, abbiamo segnalato questa situazione alle competenti autorità di pubblica sicurezza perché evitino, per quanto possibile, che ci siano ulteriori conseguenze negative.
Con questo credo di aver dato la risposta al Vicepresidente Ricci, dicendo che comunque, nell'ambito di questa giornata pensiamo di affrontare e risolvere questo tipo di problema.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Tornando all'ordine del giorno della seduta, l'art. 119 che regola l'iscrizione degli argomenti all'ordine del giorno, recita che dopo l'annuncio che è stato dato o anche nella seduta successiva, chi ha presentato la mozione può proporre al Consiglio una data per la discussione. L'Assemblea decide, sentita la Giunta e un oratore a favore e uno contro per non più di cinque minuti ciascuno, per riconoscere ai consiglieri il diritto di discutere un ordine del giorno ritenuto urgente ma anche riconoscere il diritto ai consiglieri tutti di intervenire a ragion veduta sugli argomenti proposti all'ordine del giorno, per cui passeremo alla votazione dopo aver discusso l'opportunità di esaminare in questa seduta gli ordini del giorno presentati dopo che la Giunta abbia detto la sua.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Per quanto riguarda il problema delle mucillagini, l'assessore maggiormente competente per il problema delle mucillagini — che riguarda turismo e pesca, soprattutto — è Agostini. Posso dire che i dati cambiano di ora in ora, se non di giorno in giorno. C'è una situazione che conosco, avendomene riferito tre giorni fa l'assessore Agostini, di una posizione della marineria marchigiana diversa da quella delle marinerie emiliana e abruzzese che vorrebbero far coincidere il periodo di fermo tecnico anticipandolo al periodo di sviluppo delle mucillagini. La marineria marchigiana non è d'accordo perché sostiene che il fermo biologico mantenuto nei suoi limiti ha un significato e un effetto; anticipato di un mese perderebbe gli effetti. La situazione delle mucillagini non era preoccupante tanto da richiedere questo anticipo.
Sul punto specifico l'assessore segue giornalmente questo problema. Se vogliamo discuterne oggi in linea generale non sono affatto contrario, se però vogliamo entrare in merito vi chiederei di rinviarlo perché la situazione cambia di ora in ora e avremmo bisogno di raccogliere ulteriori dati perché i nostri si fermano a 4-5 giorni fa. Sarebbe quindi una discussione soltanto generale, senza dati, perché i dati sono quelli che vi ho appena fornito.
Per quanto riguarda la richiesta del consigliere Giannotti, se veramente questo è l'ultimo giorno non ho nulla in contrario a discutere. Non ho nulla in contrario a discutere né l'una né l'altra: cercavo di evitare, per quanto possibile, una discussione che non avesse una fine utile, effettiva e concreta.
Circa l'impegno non c'è problema. Se faccio chiedere dai miei uffici qual è la situazione temporale...

ROBERTO GIANNOTTI. C'è già una dichiarazione pubblica dell'assessore alla pubblica istruzione. Si tratta di confermare questo impegno.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. L'impegno c'è sempre e ci sono iniziative concrete.
Se il discorso è di impegnare la Giunta a fare, cose, noi le cose le stiamo già facendo. Se il Consiglio ci impegna va bene, perché in un certo senso ci conforta e ci sostiene; se invece vogliamo indicare altre cose da fare c'è bisogno di raccogliere elementi, quindi occorre dare il tempo agli uffici della Giunta di raccogliere questi elementi.

PRESIDENTE. Ovviamente è l'Assemblea che decide se trattare, sentita la Giunta ed eventualmente un oratore a favore e uno contro.
La Giunta si è già espressa. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Il Presidente D'Ambrosio ha detto che è un problema che va approfondito. A nessuno sfugge che il problema debba essere approfondito. Esiste però una necessità, a mio parere, di dibattito per quanto riguarda gli orientamenti. Ci sono due possibilità: o seguire il problema in maniera generica, come accaduto anche in altri anni, nel senso che il problema è estemporaneo e dobbiamo cercare di dare una risposta; oppure, in base a una risoluzione che si può adottare questa mattina, vedere quale può essere l'indirizzo generale al quale attenersi.
I meteorologi in genere vengono smentiti, ma quest'anno ci dovremmo trovare nell'estate più calda degli ultimi 40 anni. L'indirizzo che riteniamo opportuno indicare alla Giunta, è di fare uno schema tipo di intervento da utilizzare a seconda delle necessità quando si creasse una situazione di calamità o di crisi per le imprese che operano.
Quella di oggi non voleva quindi essere una discussione sulle decisioni, ma su come impostare il problema e su quali atti la Giunta debba approvare o presentare in Consiglio. Per questo occorre una pre-discussione sugli atti che faremo in seguito.
Sono quindi favorevole alla discussione al termine della mattinata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Come prima cosa esprimo una condivisione rispetto alle indicazioni che il Presidente ha riportato circa gli obiettivi dell'Ufficio di presidenza per riqualificare il lavoro dei consiglieri. L'unico appunto — se così si può dire — è che gli obiettivi sono tutti condivisibili, però bisogna cadenzarli, dare dei tempi per il loro raggiungimento, perché anche il Consiglio ha pastoie burocratiche che portano ad allungare di molto i tempi per il raggiungimento di obiettivi di qualità. Questa è una preoccupazione che voglio esternare, quindi occorre definire anche entro quale periodo si possano cogliere concretamente gli aspetti positivi. Questo mi sembra estremamente utile, anche per dare maggiore risalto e corpo alla comunicazione, del tutto condivisibile, che il Presidente ha voluto qui riportare.
Per quanto riguarda i lavori dell'aula vedo che i vecchi vizi permangono, nel senso che sono le 11,10 e ancora dobbiamo iniziare con le interrogazioni. Se ad ogni Consiglio c'è l'urgenza territoriale, la questione che scavalca e annulla ogni programmazione dei lavori dell'aula, su questo non siamo d'accordo. Ci può essere un fatto eccezionale, ma deve essere tale, non vi possono essere fatti importanti ma che attengono a una programmazione. Allora si riconvoca il Consiglio, ci si riunisce come capigruppo in tempi brevi, si valuta in quella sede ma non è possibile che ad ogni inizio di seduta succeda questo. Anche noi avremmo delle urgenze territoriali o dei problemi che riteniamo di dover discutere rispetto ad una attualità. Questo comporta una mancata programmazione e non serietà di preparazione, di proposta e di approfondimento nei lavori del Consiglio.
Quindi ritengo che la Conferenza dei presidenti di gruppo debba fare una programmazione, anche a breve termine, ma non vi siano queste incursioni in aula con le emergenze di Pesaro, di Macerata, di Ancona, di Ascoli Piceno, anche perché vi sono tanti altri problemi che possono riguardare questioni le più generali e in quest'aula non avremo mai una programmazione. E' quello che succedeva in alcune fasi della precedente legislatura. C'è la Conferenza dei presidenti di gruppo che può decidere, se vi è un problema importante, di riunire nuovamente il Consiglio per discutere quel problema o quelle questioni che si ritengano importanti. Andrebbe evitato che, una volta fatta la programmazione, vi sia questo stillicidio in aula per definire nuovi problemi da affrontare, perché se questo fosse il modo di lavorare, non c'è chi è più sensibile e segnala alcuni problemi, con la stampa già informata e una conseguente visibilità, ed altri che stanno qui a dire che ci vuole una programmazione. Penso che questo debba essere garantito dall'Ufficio di presidenza e della Conferenza dei presidenti di gruppo, dandosi un modo di lavorare serio, che permetta di approfondire, affrontare le questioni, non rinviarle nel tempo perché quando c'è un'urgenza lo si può fare in termini di rapidità. Sia quindi la Conferenza dei presidenti di gruppo a decidere e non dedicare mezza mattinata a discutere se affrontare un problema o no. E comunque l'ordine del giorno va esaurito.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda la mozione sulle mucillagini, la discussione è già stata completata, perché per la Giunta il Presidente D'Ambrosio si è già espresso, hanno parlato un consigliere a favore e uno contro. Resta da intervenire a favore e contro la richiesta presentata dal consigliere Giannotti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIANNOTTI. Non voglio insistere più di tanto, anche perché prendermi già nella seconda seduta accuse di tutelare interessi particolari mi sembra troppo.
Il consigliere Silenzi ha posto un problema di metodo su cui non abbiamo alcuna preoccupazione a discutere, a condizione che questo non sia un tentativo di limitare i diritti della minoranza, perché è ovvio che l'applicazione di questa norma del regolamento è un percorso che solitamente è assunto dalla minoranza di fronte all'assenza d'iniziativa della Giunta. Il caso delle mucillagini è eclatante secondo me, nel senso che il Presidente avrebbe dovuto aprire la seduta del Consiglio con una comunicazione su questo problema che è di una gravità eccezionale. E' chiaro che le opposizioni, per svolgere il proprio lavoro con serietà hanno diritto di richiedere determinate cose. Quindi, se questo è un tentativo di metterci il bavaglio no; se questo è un tentativo serio di dare maggiore ordine ai lavori del Consiglio, noi abbiamo già subito questo metodo. Debbo infatti ricordare che nei cinque anni precedenti abbiamo assistito a scorribande continue dei presidenti di Commissione e degli assessori, per portare testi legislativi in Consiglio senza dare alle opposizioni la possibilità di un approfondimento. Quindi, da questo punto di vista noi siamo ben lieti di accettare un discorso su come organizzare l'esame della proposta legislativa e degli atti amministrativi. Ma questo senza nulla togliere a un diritto che il regolamento ci riconosce e che con fermezza vogliamo difendere.
Per il resto, noi siamo per esaurire l'ordine del giorno, ma sta a questa maggioranza, non all'opposizione, garantire in aula la presenza del numero legale, perché nella misura in cui questa responsabilità non sarà esercitata, sarà compito e dovere della minoranza, anche con gesti eclatanti, sottolineare questa carenza d'impegno.
Io insisto perché questa mozione venga discusso, ma non mi straccio le vesti. Il consigliere Mollaroli mi faceva rilevare che manca l'assessore Cecchini. Se vogliamo iscriverlo all'ordine del giorno della prossima seduta ben venga, non ho assolutamente problemi, perché non difendo interessi particolari ma gli interessi della scuola.

PRESIDENTE. In considerazione del fatto che la discussione mi sembra che sia stata affrontata con senso di equilibrio, con serenità, senza prevaricare i diritti di nessuno, se assumiamo l'impegno — che deve essere dell'intero Consiglio — di fare una discussione seria, si può anche proporre una cosa di questo tipo: pensavamo di fare il Consiglio il giorno 12, lo facciamo il giorno 5, approfondiamo bene le questioni e gli argomenti e nel frattempo facciamo anche una conferenza dei presidenti di gruppo nella quale discuteremo anche come regolare queste urgenze, come arrivare in Consiglio con un Consiglio preparato alla discussione, perché altrimenti si corre sempre il rischio di fare un braccio di forza tra chi vuole riconosciuto un diritto e lo nega all'altro consigliere che non è preparato sull'argomento.
La proposta potrebbe essere che il 5 facciamo il Consiglio, completiamo tutte le interrogazioni, le mozioni e gli ordini del giorno che ci sono e nel frattempo una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo regolamenterà questo aspetto.
Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Presidente, credo che la sua proposta di discutere il giorno 5 le mozioni, particolarmente in materia di mucillagini e di scuole del pesarese, sia accettabile. Siccome c'è una disciplina regolamentare diversa delle interrogazioni e delle mozioni, chiedo, se possibile, di limitare il differimento al 5 della discussione delle mozioni, per avere, nel riconoscimento dell'urgenza delle interrogazioni ai sensi dell'art. 112, una risposta, seppure di massima, all'interrogazione presentata dal mio gruppo sul problema delle mucillagini da parte del Presidente della Giunta, per conoscere più o meno l'indirizzo che la Giunta intende assumere su questa problematica, salvo posporre un approfondimento al giorno 5. Anche perché il Presidente nelle sue comunicazioni ha accennato qualcosa, ma potrebbe essere più profondo, più chiaro.

PRESIDENTE. La risposta è articolata, perché dice "accettiamo di discutere il 5 ma anticipiamo l'interrogazione". Non è neanche iscritta all'ordine del giorno, non è possibile.
Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Esprimo una contrarietà non nel merito, ma anche qui nel metodo. Ritengo, Presidente, che per definire l'ordine del giorno della prossima seduta ci sia la sede della Conferenza dei presidenti di gruppo, dove possiamo affrontare i problemi che venivano qui sottoposti, sia per le date che per gli argomenti che vanno affrontati. Quindi, terminata la seduta odierna potremmo riunire la Conferenza dei presidenti di gruppo e decidere il calendario dei lavori.
Dico a Giannotti che nessuno vuol mettere il bavaglio a nessuno, questa questione non esiste. C'è un regolamento e ci sono i diritti che vanno tutelati, però c'è anche un modo di lavorare che attiene alla dignità di quest'aula e a rapporti di correttezza. Quindi nessun bavaglio, ma nello stesso tempo dobbiamo attivare tutti gli strumenti per arrivare a un dibattito che sia dignitoso, non affrettato, approfondito.
Nella Conferenza dei presidenti di gruppo troviamo la sede dove poter risolvere tutti i problemi che sono stati posti in aula, e pertanto in quella sede si possono definire percorsi, sedute, modifiche di regolamento per arrivare anche alle questioni urgenti. Io proponevo una modifica del regolamento per arrivare al question-time: si fa alla Camera, si può fare anche in Consiglio. In questo caso il Consiglio si riunisce per rispondere alle varie attualità.
Abbiamo tutto gli strumenti: dovremmo evitare di sfinirci la vita con dibattiti per stabilire se una questione è più importante, meno importante, per cui ad ogni inizio di seduta c'è questa rincorsa perché ciascuno ha la sua questione importante. Quindi, tutela dei diritti, ma occorre anche dare dignità ai lavori, mettendoci tutti nella condizione di discutere, approfondire ed esprimere le nostre valutazioni politiche e amministrative. Abbiamo gli strumenti: attiviamoci.

PRESIDENTE. Mi pare di poter dire che la discussione è conclusa, nel senso che rispetto alle due proposte ci sono interventi a favore e interventi contro. Gli interventi ci propongono una sintesi possibile, che è quella di far sì che la discussione non avvenga oggi ma in un tempo ravvicinato, quindi non rinviare di 15 giorni. Io avevo addirittura avanzato la proposta di anticipare il Consiglio il giorno 5: mi si dice "discutiamone approfonditamente nella Conferenza dei presidenti di gruppo", può essere quella la sede. In quella sede discuteremo anche delle modalità relative alla disciplina delle urgenze.
Mi pare quindi di poter dire che in questo momento non sono da discutere le due mozioni presentate, ma in un momento ravvicinato che deciderà la Conferenza dei presidenti di gruppo.

PIETRO D'ANGELO. Presidente, ho chiesto la parola quattro volte!

PRESIDENTE. Su che cosa?

PIETRO D'ANGELO. Sull'ordine dei lavori, per ben quattro volte! Voglio sapere se mi si dà la possibilità di parlare o no!

PRESIDENTE. Se sta calmo, parla immediatamente non appena concludiamo la discussione sulle mozioni.

PIETRO D'ANGELO. Hanno parlato quaranta persone: non vedo perché io non possa esprimere un concetto sul discorso delle mucillagini. Lei me lo deve spiegare. Silenzi ha parlato tre volte, gli altri pure. Mi dovete dire perché non mi si dà la possibilità di esprimere un concetto sulla questione delle mucillagini.

PRESIDENTE. Sull'urgenza abbiamo già concordato: riaprire la discussione non ha alcun senso.

PIETRO D'ANGELO. Però, qui tutti siamo uguali, non ci sono persone che possono avere la parola tre volte e altre mai. Questo deve essere un discorso chiaro sin da oggi. Sin da oggi deve essere chiaro che tutti abbiamo pari dignità! E questo solo per iniziare.

PRESIDENTE. Possiamo procedere, rassicurando il consigliere D'Angelo che il suo diritto è come quello degli altri, nel senso che...

PIETRO D'ANGELO. So soltanto che gli altri parlano, e io no.

PRESIDENTE. Sulle mozioni potevano intervenire un consigliere a favore e uno contro. E' stata perfettamente rispettata la procedura, abbiamo concluso dicendo che sarà discusso in una prossima seduta.
A questo punto passiamo al prossimo argomento che...

GILBERTO GASPERI. Ma dobbiamo votare, Presidente. Sul problema delle mucillagini votiamo.

PRESIDENTE. D'accordo. Ci sono delle proposte d'urgenza per due mozioni. Si è stabilito che questa urgenza è raccoglibile in un arco di tempo limitato e che quindi è possibile non trattare, oggi, le mozioni sulle mucillagini e sulla scuola, ma sarà fatto in una prossima seduta che cumulerà i documenti sulle mucillagini.

CARLO CICCIOLI. Noi ribadiamo l'urgenza di parlarne, oggi, come gruppo di An.

PRESIDENTE. Si tratta di votare. A me sembrava che dalla minoranza veniva l'indicazione di accettare la non trattazione.
I consiglieri sono chiamati a votare sul fatto che la mozione sulle mucillagini non va discussa oggi ma nel prossimo Consiglio, e di questo si discuterà nella Conferenza dei presidenti di gruppo, con l'avvertenza che la seduta del Consiglio si tenga in un breve arco di tempo. Sarà comunque la Conferenza dei presidenti di gruppo che lo deciderà.

PIETRO D'ANGELO. Io voglio fare una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Non è possibile.

CARLO CICCIOLI. Presidente, scusi: prima si voterà la mia proposta, poi, eventualmente, quella contro.

PRESIDENTE. D'accordo.
Pongo in votazione la proposta di discutere oggi la mozione presentata dai consiglieri Ciccioli e altri sul problema delle mucillagini.

PIETRO D'ANGELO. Voglio fare una dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Non è possibile, perché hanno già parlato un consigliere a favore e uno contro.
Pongo in votazione la proposta del consigliere Ciccioli.

(Il Consiglio non approva)

Viene chiesta la verifica del voto. Prego di procedere.

(Il Consiglio non approva)

Sulla seconda mozione viene chiesto di non procedere al voto, essendo d'accordo i presentatori a discuterla nella prossima seduta.



Interrogazione (Svolgimento) «SS 76 bis — Vallesina » Avenali (76)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 76 del consigliere Avenali. Per la Giunta risponde il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Rispondo io, essendo l'assessore Agostini a Roma presso il Ministero dei lavori pubblici per discutere di problemi analoghi.
Le questioni poste in essere dal consigliere sono di specifica ed esclusiva competenza Anas, pertanto, in tal senso si è provveduto ad acquisire informazioni presso il Compartimento Anas per la viabilità delle Marche.
Il Dirigente tecnico dei Compartimento ha riferito, verbalmente, quanto di seguito riportato.
Prima ancora di conoscere ufficialmente il contenuto della interrogazione consiliare, il capo dei Compartimento per la viabilità delle Marche, ne era venuto a conoscenza dalla stampa.
In relazione a tali comunicati stampa, il capo Compartimento stesso ha provveduto ad interessare della questione la Direzione Generale unitamente all'ufficio stampa dell'Anas, informandone verbalmente anche il Presidente della Giunta regionale.
In tal senso il Compartimento si riserva di rispondere ufficialmente ai quesiti posti dal consigliere, in attesa delle determinazioni sulla vicenda da parte della Direzione Generale dell'Anas.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Avenali.

GIULIO AVENALI. Non posso dichiararmi soddisfatto della risposta. Lo so che non dipende dalla Giunta regionale, ma qui c'è una vicenda che non possiamo sottovalutare. Intanto, l'assetto di questa strada, fin da quando è stata costituita, ha creato grossi problemi, però la cosa assurda è che già dai primi mesi del 1998 continuano lavori con 2-3 cantieri contestuali.
Io ho presentato un'interrogazione nel settembre 1998, poi ho scritto agli allora assessori Silenzi e Mentrasti che mi hanno risposto quello che questa mattina lei ribadisce, Presidente D'Ambrosio. Però questi lavori sono continuati e fra l'altro avevo inviato una lettera anche a lei, Presidente. Sta di fatto che i lavori continuano, con un forte disagio per i cittadini. Non solo, ma ci sono state decine di incidenti, con condanne a persone e cose. Inoltre si stanno rifacendo due-tre volte gli stessi lavori, quindi c'è un problema di costi, di disagi e credo che non sia possibile che nel giro di due anni non riusciamo a sapere le ragioni di questo tipo di situazione che è a dir poco scandalosa. Ritengo che vi siano i presupposti per un intervento della procura della Repubblica, perché vi sono responsabilità gravi che hanno provocato danni a persone e cose e ritengo che non sia possibile che il Consiglio regionale non riesca a conoscere il responsabile di questa situazione, pertanto spero che si ritorni, su questo argomento, a informare il Consiglio sullo stato delle cose, poiché lo ritengo inaccettabile.



Interrogazione (Svolgimento): «Opere edili in corso sul Monte Murano nei pressi del Colle Foglia in comune di Serra San Quirico» Ciccioli (11)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 11 del consigliere Ciccioli.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Signor Presidente, signor consigliere, dati i tempi relativamente brevi, leggo la risposta datami dall'ufficio, che verrà successivamente integrata.
In riferimento all'interrogazione in oggetto, questo servizio, pur non avendo direttamente responsabilità sulle attività edilizie svolte dai Comuni ancorché riguardanti le zone vincolate — infatti vi è una delega alle Amministrazioni provinciali a norma dell'art. 5 della legge regionale 34/92 così come modificato dall'art. 3 della legge regionale 18/97 — in data 27 giugno provvederà tramite un suo funzionario a effettuare un sopralluogo nei luoghi indicati, unitamente al sindaco del Comune di Serra San Quirico e a un rappresentante tecnico del parco regionale Gola della Rossa le cui risultanze verranno tempestivamente comunicate, procedendo alla risposta all'interrogazione in oggetto.
Quindi, entro breve tempo potrò darle tutta la documentazione necessaria.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Comprendo che questa interrogazione è stata fatta nei primi giorni di giugno e nei tempi burocratici della trasmissione è difficile dare delle risposte. Debbo però lamentarmi — e lo faccio pubblicamente, sperando che l'ulteriore iter dell'interrogazione, in fase istruttoria, permetta di approfondire questi aspetti, che ci troviamo di fronte a una cosa molto particolare: siamo cioè nel territorio del parco, voi sapete che c'è stata una grossa polemica sull'opportunità o meno di costituire questo parco, è stato costituito secondo la volontà del legislatore regionale, adesso il fatto di essere zona parco facilita la distruzione di un edificio rurale costruito tra la fine del '700 e i primi dell'800 in pietra tagliata a mano, con addirittura una cisterna per la filtrazione dell'acqua. Siccome è una zona dove non è possibile estrarre acqua dai pozzi, era stata costruita una cisterna con cui veniva raccolta da tutti i tetti l'acqua piovana e adoperata per abbeveraggio attraverso un sistema di filtrazione. Inoltre...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma gli assessori interessati alla risposta erano due, quindi dovrebbe ancora rispondere l'assessore Rocchi.

CARLO CICCIOLI. Interrompo la mia replica.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha la parola l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Premesso che in località Monte Murano di Serra San Quirico all'interno del parco Gola della Rossa e Frasassi risulta demolito un rudere denominato Casa di Sorce per la realizzazione di una country house presumibilmente co-finanziata nell'ambito del Leader II; premesso altresì che detti lavori risultano autorizzati con concessione edilizia n. 56 del 29/11/1999 intitolata "ristrutturazione di ex edificio rurale ed annessi" , il consigliere Ciccioli chiede di sapere a risposta orale urgente: 1) per quali motivi il rudere è stato demolito; 2) se lo stato dei lavori non possa configurarsi quale violazione della concessione edilizia; 3) che tipo di concessione sia stata rilasciata e da chi; 4) se risulta vera la notizia del finanziamento da parte dell'iniziativa Leader II; 5) se non si ritenga opportuno bloccare l'edificazione e di conseguenza il finanziamento nonché attivare le autorità giudiziarie.
In merito si fa notare, per quanto di competenza dell'assessorato al turismo, quanto segue.
La legge regionale 12/08/1994 n. 31 definisce le country house quali fabbricati siti in aperta campagna o in piccoli borghi rurali trasformati a seguito di lavori di ammodernamento che non comportino comunque alterazioni degli aspetti architettonici originari in strutture ricettive dotate di camere o di appartamenti, nonché attrezzature sportive e ricreative. Il comma 2 dell'art. 2 statuisce che le country house possono ricadere anche in aree di valore paesistico e ambientale previste dal Ppar, purché compatibili con gli strumenti urbanistici comunali.
Questa Regione, con circolare n. 3 del 19/03/1997 (pubblicata nel BUR n. 22 del 27/1/1997), ha dichiarato compatibile la realizzazione di country house sia nelle aree di cui all'art. 20 delle Nta sia negli ambiti provvisori di tutela di cui al titolo IV delle medesime Nta.
La circolare conclude con la seguente affermazione: "Ciò significa che la realizzazione di country house ai sensi della LR n. 31/94 - per disposizioni della legge, che integra le prescrizioni del PPAR - è ammissibile in tutto il territorio della regione". Ovviamente se la struttura è in ambito soggetto a tutela in tutto in parte integrale non deve esservi aumento di volumetria.
Entrando nel merito dei punti del l'interrogazione: 1) la regione non puó essere a conoscenza delle motivazioni tecniche che hanno indotto alla demolizione del rudere. La richiesta andrebbe formulata al titolare della concessione edilizia od al Comune competente alla vigilanza urbanistica); 2) sempre il Comune è competente ad accertare se le opere edificate sono in violazione della concessione rilasciata ed ai sensi della L.R. n. 34/92 la vigilanza urbanistica spetta in carenza alla Provincia; 3) l'ente locale è l'esclusivo organo competente al rilascio delle concessioni edilizie. La Regione non viene neppure sentita, neanche per motivi paesaggistici. per i quali è competente la Provincia.
In base al regolamento edilizio tipo, ma anche alla legislazione nazionale vigente (L. 457/78, art. 31, lett. d), alle decisioni della Cassazione Penale sezione 111, 16 marzo e 13/12/88 n. 566, del Consiglio di Stato sezione V 26/5/92 n. 464 e del TAR Lazio Il Sezione 28/5/95 n. 574, costituisce intervento di restauro anche l'abbattimento dell'esistente e la costruzione sullo stesso posto di un nuovo fabbricato identico al precedente per volume, superficie e caratteristiche architettoniche.
Non è a conoscenza della Regione se il regolamento edilizio del Comune di Serra San Quirico abbia norme difformi a quanto sopra riportato, anche se l'avvenuto rilascio della concessione edilizia lascia supporre che le norme comunali siano conformi alla normativa citata.
Non è stato possibile appurare la veridicità della notizia di finanziamento, tuttavia non si vedono motivi che giustifichino le richieste di cui al punto 5 dell'interrogante per quanto sopra esposto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Riprendo la parola da dove mi sono fermato.
In entrambe le dichiarazioni c'è il rinvio alla competenza comunale e provinciale: provinciale per quanto riguarda la vicinanza, comunale per quanto riguarda il rilascio della concessione.
Qui c'è un aspetto più generale, che è quello relativo alla tutela di un'area che la Regione Marche attraverso una legge ha indicato come area del parco Gola della Rossa-Frasassi, quindi esiste uno specifico interesse generale della Regione, esiste un altro interesse che in parte è tutelato dal Ministero dei beni culturali e ambientali, cioè dalla sovrintendenza per i beni ambientali e architettonici delle Marche.
Andando presso la sovrintendenza, ho ricostruito in parte la vicenda e ho detto che si tratta di un intervento molto grave. Prima, l'assessore al turismo diceva che anche la demolizione va nella direzione della ristrutturazione. Qui è stato completamente demolito con le ruspe un edificio. Tutto il materiale di risulta è stato accatastato ed è stata costruita ex novo una strada in dispregio totale alle norme.
Non credo che nel parco, dove è un problema costruire uno stradello, sia possibile con le ruspe realizzare una strada con le caratteristiche di strada urbana. E' una vicenda assai complessa e difficile.
Nel 1998 la sovrintendenza, alla richiesta del Comune di Serra San Quirico di un parere sulla ristrutturazione — e la chiama ristrutturazione, non demolizione — scriveva questo: "Ai fini del mantenimento delle intrinseche caratteristiche architettoniche e tipologico-costruttive dell'immobile in oggetto, si raccomanda comunque di riproporre l'originaria struttura di copertura in legno, nonché di mantenere quanto più possibile inalterate le attuali dimensioni e posizioni vani porte e finestre sui fronti". E' stato completamente demolito tutto, compresa questa cisterna che aveva un suo valore, sia come memoria storica sia come tipologia.
Ma la cosa grave è che quando alcuni enti — si dice il Comune di Serra San Quirico a particolare tutela del suo territorio, la Comunità montana, che con la legge approvata in questo Consiglio regionale ha la delega alla gestione del parco — hanno autorizzato cose incredibili. Io ho molta paura quando si saldano gli interessi particolari. Non ho niente contro la realizzazione di un'opera che valorizza il territorio, benissimo questa country house, perché è la riutilizzazione di un bene che va verso il depauperamento, verso la distruzione, il degrado assoluto, però questo va nei termini delle leggi che il Consiglio regionale si è dato, delle scelte che si sono fatte.
Come si fa, con arroganza a demolire tutto, fare macerie e costruire una cosa del tutto nuova? E' una cosa veramente assurda. Ma come, è stato fatto un parco e poi si può fare di tutto?
Noi avevamo dubbi sull'opportunità di farlo o meno, ma almeno le regole urbanistiche vigenti in zone fuori dal parco andavano rispettate. E' stata fatta una cosa incredibile a cui oggi non c'è più possibilità di riparo perché è tutto demolito, è una catasta di macerie bloccate adesso dalla sovrintendenza, a posteriori.
Credo che ci debba essere per lo meno un recupero, attraverso i materiali che sono stati accatastati, una ricostruzione ex novo con gli stessi materiali, con le stesse forme, ma ormai è molto difficile.
L'assessore si è riservato di ulteriormente approfondire e vedere, però è compito della Regione sovrintendere l'attività delle Comunità montane e del parco, perché sono enti di nostra derivazione, al di là delle competenze urbanistiche specifiche della Provincia che sono altre.



Interrogazione (Rinvio): «Mancata redazione dei mandati per mancanza della modulistica cartacea» Gasperi (12)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 12 del consigliere Gasperi. Per la Giunta risponde il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Chiedo al consigliere Gasperi, visto che l'assessore è a Roma per impegni istituzionali, di rinviare alla prossima seduta la risposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Prendo atto e chiedo che alla prossima seduta l'interrogazione sia posta al primo punto.



Interrogazione (Svolgimento): «Interventi di pronto intervento di cui al D.L. 1010/48 — Ulteriori finanziamenti» Giannotti, Bertucci, Favia, Cesaroni, Grandinetti, Brini, Ceroni e Trenta (13)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 13 dei consiglieri Giannotti, Bertucci, Favia, Cesaroni, Grandinetti, Brini, Ceroni e Trenta.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Il bilancio di previsione per il corrente anno è stato approvato con legge regionale 23.3.2000, n. 22 e prevede al capitolo di spesa 2113201 opere di pronto intervento ai sensi del D.L. 12.4.1948, n. 1010 lo stanziamento di competenza di dieci miliardi, di cui 6.000 milioni stanziati in attuazione di quanto previsto per il capitolo della tabella F "Elenco delle autorizzazioni alle assunzioni e obbligazioni per l'anno 1999, con scadenza non anteriore all'anno 2000 di cui all'art. 4 della legge regionale 11 marzo 1999, n. 7", obbligazioni tutte regolarmente assunte nell'anno 1999 e 4.000 milioni stanziati per contributi da concedere nel corrente anno 2000.
Il 6 giugno scorso, su iniziativa del dirigente del servizio bilancio si è svolto un incontro con i dirigenti dei servizi centrali dell'area di coordinamento n. 7, cioè lavori pubblici, edilizia, protezione civile per esaminare i contingenti problemi di bilancio in vista dell'assestamento dello stesso. In quell'occasione il coordinatore dell'area, sentiti i dirigenti dei servizi decentrati e tenuto conto delle scarse disponibilità di bilancio, ha segnalato la necessità di prevedere un aumento dello stanziamento del capitolo 2113201 di un importo minimo di 8.000 milioni che, se accolto, porterebbe a 12.000 milioni l'ammontare complessivo per i contributi da concedere nell'anno 2000.
Queste le iniziative prese dagli stessi dirigenti, tenuto conto delle esigenze segnalate.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi, soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Qualche volta l'impegno delle opposizioni serve anche a rimuovere incrostazioni, situazioni o comunque ritardi ingiustificati. Qui ci troviamo di fronte ad una di quelle situazioni che sarebbe cosa lunga tratteggiare. Mi pare comunque che l'assessore abbia colto questa esigenza di una risposta precisa e immediata, di un impegno autorevole che credo lui abbia assunto questa mattina in Consiglio regionale, che porti immediatamente alla predisposizione di un atto, quindi alla correzione delle poste di bilancio nel senso auspicato non solo dai servizi ma credo dalle popolazioni delle Marche, dai sindaci delle Marche.
E' ancora poco rispetto a quello che gli amministratori locali si sarebbero augurati, comunque è già un passo in avanti che la disponibilità finanziaria rispetto agli interventi della 1010 passerà, almeno per il 2000, se queste premesse verranno mantenute, da 10 a 12 miliardi.
Credo che sia una prima risposta positiva, rispetto alla quale si può lavorare per il futuro. Se poi i servizi rimarranno — questo è un grosso interrogativo a cui la Giunta dovrà rispondere — dovremmo porci comunque il problema di affrontare in maniera adeguata questa urgenza determinata dagli interventi della 1010.



Nomine

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le nomine.
Prego di distribuire le schede per la elezione del collegio dei revisori del conto del Consiglio regionale. La nomina avviene per scrutinio segreto con voto limitato ad uno ai sensi dell'art. 12 del regolamento interno. Risulteranno eletti i consiglieri che abbiano riportato il maggior numero dei voti e, in caso di parità, i più anziani di età.

(Segue la votazione per appello nominale
e a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 34. Hanno ricevuto voti: Franceschetti n. 8, Donati n. 10, Pistarelli n. 14, Silenzi n. 1, schede bianche n. 1. Sono eletti Pistarelli, Donati e Franceschetti.
Prego di distribuire le schede per la elezione della Commissione per la vigilanza sulla biblioteca del Consiglio regionale.

(Segue la votazione per appello nominale
e a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 33, schede bianche n. 1. Hanno ricevuto voti: D'Angelo n. 8, Massi n. 13, Mollaroli n. 11. Sono eletti i consiglieri Massi, Mollaroli e D'Angelo.
Prego di distribuire le schede per la elezione della consulta regionale degli immigrati — tre consiglieri regionali, di cui uno della minoranza.

(Segue la votazione per appello nominale
e a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 36, schede bianche n. 1. Hanno ricevuto voti: Ceroni n. 12, Gasperi n. 1, Trenta n. 2, Brini n. 1, Ascoli n. 16, Andrea Ricci n. 17. Sono eletti i consiglieri Andrea Ricci, Ascoli e Ceroni.
Prego di distribuire le schede per la elezione della consulta regionale per lo sport — due consiglieri regionali.

(Segue la votazione per appello nominale
e a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 35, schede bianche n. 2. Hanno ricevuto voti: Tontini n. 17, Brini n. 15, Silenzi n. 1. Sono eletti i consiglieri Tontini e Brini
Prego di distribuire le schede per la elezione della consulta regionale per l'emigrazione — tre consiglieri regionali.

(Segue la votazione per appello nominale
e a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 35, schede bianche n. 1. Hanno ricevuto voti: Silenzi n. 19, D'Angelo n. 18, D'Angelo n. 13, Trenta n. 1. Sono eletti i consiglieri Silenzi, D'Angelo e Gasperi.



Mozione (Discussione): «Aumento minimi delle pensioni» Avenali (1)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1 del consigliere Avenali, che ha la parola per illustrarla.

FERDINANDO AVENALI. Sarò estremamente breve, anche perché credo che la mozione sia chiara. E' noto che nel nostro Paese ci sono milioni di persone con un trattamento di pensione basso. Ciò comporta condizioni di vita che vanno riviste. Soltanto per la parte agricola risultano esservi 1.300.000 pensionati al minimo di pensione. Peraltro l'Istat ha stabilito quale soglia di povertà un reddito mensile non inferiore a 884.000 lire, di conseguenza abbiamo questi cittadini con i minimi di pensione al di sotto della soglia di povertà.
Rispetto alla situazione economica del Paese e alla drammatica crisi del debito pubblico, i risultati oggetto di dibattito in questi giorni sono inconfutabili in termini positivi: siamo sicuramente di fronte a una situazione di miglioramento della finanza pubblica, di risanamento del debito pubblico, comunque di avvio di un processo estremamente importante e positivo, quindi un aumento delle entrate dovuto anche alla lotta all'inflazione che sta diventando una realtà concreta.
Credo che i tempi dei sacrifici che erano stati preventivati per il nostro Paese per entrare all'interno della politica economica europea stanno volgendo al termine. Ritengo quindi che vi siano i presupposti perché a questi cittadini che hanno redditi estremamente bassi e che hanno subito il contraccolpo più forte, sia ora di cominciare a restituire qualcosa, equilibrando dal punto di vista del reddito.
Ecco il motivo di questa mozione. Siamo vicini alla scadenza della prossima finanziaria, e spero che si possa dare una risposta positiva a questi milioni di cittadini che vivono con redditi estremamente bassi, sotto la soglia di povertà.
Invito il Consiglio a votare questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. La mozione presentata dal consigliere Avenali pone all'attenzione del Consiglio regionale un problema molto importante. Nel nostro Paese l'importo delle pensioni al minimo è stato sempre irrisorio. Va però rilevato che a partire dal 1993 in poi, con il primo Governo Amato ma anche con i successivi Governi, sono state poste in essere una serie di pesanti manovre finanziarie che hanno finito per rendere grave tale situazione.
Le persone o le famiglie che hanno nella pensione al minimo la loro unica fonte di reddito, si sono venute a trovare in una grave situazione economica determinata dalla continua erosione del potere d'acquisto della pensione. Le varie manovre finanziarie necessarie al risanamento della finanza pubblica si sono caratterizzate per l'incapacità di contenere la spesa pubblica, eliminando gli enormi sprechi esistenti nella pubblica amministrazione. Al contrario, hanno determinato un forte aumento delle entrate dello Stato, scaricando sulle spalle dei cittadini sempre maggiori oneri.
Negli anni sono aumentate considerevolmente le spese alimentari e non, ma soprattutto il costo di servizi pubblici essenziali per la sopravvivenza: le bollette dell'acqua, della luce, del telefono, del gas, i trasporti, le medicine, tutti hanno subito enormi aumenti, tali da far precipitare numerose persone e famiglie in condizioni di assoluta povertà.
Ad esempio, nel consorzio acquedottistico del Tennacola, la tariffa d'ingresso per le fasce che consumano meno era di 200 lire a metro cubo, oggi siamo a 800 lire a metro cubo.
Lo scorso anno il Governo, con la manovra finanziaria 2000 concesse, a partire dal primo gennaio un aumento ridicolo sia delle pensioni sociali che dell'assegno sociale, di 1.500 lire lorde al mese. Un aumento di 18.000 lire annuali.
Condividiamo quindi la mozione del consigliere Avenali e la necessità di impegnare la Giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Governo centrale, affinché affronti il problema delle pensioni al minimo, elevandole ad almeno un milione al mese.
Rispetto alla mozione propongo però due cose: che vengano eliminate le due righe che recitano "vista la petizione popolare lanciata dalla Cia nazionale con la quale si chiede al Governo l'aumento delle pensioni al minimo ad un milione di lire al mese", perché altrimenti dovremmo citare anche altre associazioni quali la Coltivatori diretti, la Cgil, la Cisl, la Uil che da anni con varie iniziative hanno sollecitato il Governo ad assumere provvedimenti in tal senso. C'è l'esempio della Coldiretti che ha presentato ai suoi parlamentari una proposta per aumentare i minimi di pensione, con un assegno integrativo mensile pari a un terzo del minimo, circa 240.000 lire in più che comporterebbero un onere sostenibile, per le casse dello Stato, pari a circa 400 miliardi.
Propongo anche di togliere le parole "al di sopra dell'importo di £. 884.000 mensili definito dall'Istat come soglia di povertà" per chiedere "almeno un milione al mese", che costituisce un impegno certamente sopportabile per il Governo centrale che nell'anno 2000 rispetto alle previsioni finanziarie ha accertato maggiori entrate, dalle tasse, per circa 13.000 miliardi.
Con l'approvazione di questi due emendamenti assicuriamo il voto favorevole alla mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. La mozione presentata dal consigliere Avenali contiene una serie di affermazioni largamente condivisibili. Come si può dire di no a un atto di giustizia qual è l'adeguamento del trattamento minimo pensionistico? In questo caso è la Cia che si occupa ovviamente del problema dei suoi iscritti, ma è un problema complessivo del settore. Quindi, su questo nulla quaestio.
Il problema di fondo è che l'opportunità di modificare questi assetti di previdenza sociale è stata data alle forze politiche che hanno governato in questi anni.
La maggioranza politica che governa il Paese è omogenea alla maggioranza politica che ha governato questa Regione, quindi esiste una continuità tra rappresentanti nelle istituzioni parlamentari, nei Consigli regionali e nelle altre istituzioni pubbliche. E' chiaro che, ciascuno al suo livello — oggi si usa dire che esiste il principio della sussidiarietà — dà il suo contributo in base al ruolo che svolge in quel momento, però a questo punto la mozione, che assume valore istituzionale approvata da tutto il Consiglio, è materia forte per la politica all'interno del partito che è asse portante di questa maggioranza e della maggioranza politica del Parlamento italiano in questo momento, cioè i Ds. E' come se uno parlasse a se stesso: fa sempre molto bene guardarsi allo specchio, parlare a se stesso, valutare, anche perché è motivo di riflessione. E' vero che ciascuno ha una responsabilità individuale, non tutti sono responsabili delle scelte complessive del proprio ambiente, del proprio partito, però detto che condividiamo largamente la mozione — non c'è un punto dove si possa dissentire, anzi da certi punti di vista la sopravvivenza con un importo di 884.000 lire di pensione è impossibile dal punto di vista pratico, se non fosse nel caso specifico degli agricoltori che vivono, in genere, dove hanno abitato per tutta la vita e dove svolgono delle mansioni sussidiarie e comunque di attività agricola marginale e quindi integrano fortemente il loro reddito — è triste dover constatare che malgrado la nostra nazione sia tra i principali Paesi industrializzati del mondo, anche nelle aree urbane dove il costo della vita è molto più alto, vive con livelli minimi di pensione inaccettabili per tutti.
Concludo quindi il mio intervento con un assenso al testo della mozione e con una riflessione politica riguardo al fatto che le forze politiche debbono poi farsi carico dei problemi che loro stesse affermano, e soprattutto quando si è in grado di decidere è molto importante che non ci sia un gioco di impostazioni di principio e poi, nella pratica quotidiana, questo non accade.
Cito un esempi Questo Consiglio regionale, nelle ultime sedute della precedente legislatura ha approvato un'area a rischio nella zona di Ancona-Falconara per quanto riguarda il problema della raffinazione del petrolio, poi le stesse forze politiche che hanno fatto un certo tipo di battaglia nella giornata di ieri, per decisione del Ministero competente hanno rilasciato alla raffineria di Falconara la concessione fino al 2020. C'è qualcosa che non va tra le due decisioni: evidentemente nelle stesse forze politiche convivono comportamenti così diversi e divaricanti, che credo rendono il cittadino diffidente, quando non addirittura ostile, alla politica e alle sue manifestazioni.

PRESIDENTE. Propongo di continuare la discussione fino all'esaurimento dell'ordine del giorno. Qualora l'Assemblea non accetti questa proposta, la seduta sarà interrotta e ripresa alle 16.
Ha la parola il Vicepresidente Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Non so se riusciremo in tempi brevissimi ad esaurire la discussione su questa mozione che credo non impegnerà moltissimo l'aula, ma soprattutto su quella successiva che, probabilmente, richiederà una serie di interventi abbastanza nutrita. Si potrebbe procedere con interventi ridotti nei tempi, o un solo intervento per ciascun gruppo, e quindi potremmo decidere di chiudere stabilendo a priori un orario. Se invece non interrompere i lavori e andare poi avanti per tre ore, credo che, tenendo conto che il Consiglio ci sarà il giorno 5, sarebbe opportuno assumere l'impegno che si faccia la discussione sulla mozione n. 2 come primo punto all'ordine del giorno.
Vorrei che non si decidesse di continuare ad oltranza, per poi fare trenta interventi, chiudendo i lavori del Consiglio come se vi fosse stata seduta pomeridiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Propongo di andare avanti e di parlare, sul punto successivo, non più di cinque minuti a testa e un consigliere per ciascun gruppo. Siamo più bravi, se parliamo meno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. C'era un impegno da parte della Presidenza del Consiglio alla discussione, in data odierna, della mozione presentata il 2 giugno, quindi non possiamo rinviare questa discussione. Siamo d'accordo che la discussione avvenga anche senza la sospensione dei lavori, con le regolamentazioni possibili e necessarie, ma siamo del tutto indisponibili al rinvio ad altra data.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di continuazione della seduta, contenendo gli interventi in cinque minuti. Non un intervento per gruppo, perché penso che per quello debba esservi una autoregolamentazione.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Ho visto con piacere la presentazione da parte del consigliere Avenali di questa mozione, così come accolgo con soddisfazione il fatto che mi sembra che l'orientamento del Consiglio regionale sia quello di approvare una mozione di questo tipo Tuttavia, in questa sede voglio far rilevare una forte contraddizione politica tra le forze che siedono in questo Consiglio regionale, ad eccezione di Rifondazione comunista, e le politiche nazionali che queste stesse forze politiche stanno portando avanti in tema di pensioni.
Voglio semplicemente ricordare che il sistema previdenziale nel nostro Paese ha subito, dal 1992 con il Governo Amato e successivamente con la controriforma del Governo Dini, un taglio di 144.000 miliardi. Abbiamo nel nostro Paese, come è stato ricordato nel corso del dibattito, un importo medio delle pensioni di poco superiore al milione di lire al mese; abbiamo 5 milioni e mezzo di pensionati con pensioni pari o inferiori a 720.000 lire mensili. Questo è il risultato delle politiche neo-liberiste di taglio alle spese sociali, di smantellamento alle garanzie sociali che i Governi, siano essi di centro-sinistra, siano essi di centro-destra — voglio ricordare che il Governo Berlusconi cadde sulla riforma delle pensioni — hanno portato avanti in questi anni.
Noi ci auguriamo che questa mozione, che speriamo venga approvata dal Consiglio regionale delle Marche, non sia un caso isolato. Così come ci auguriamo che la petizione popolare lanciata dalla Cia che noi appoggiamo, riesca a raggiungere un risultato utile non solo per gli agricoltori che sono pensionati, ma per tutti i pensionati che in questo Paese godono di pensioni da fame, mentre esistono ancora pensioni d'oro che evidenziano una ingiustizia redistributiva che ha raggiunto livelli clamorosi nel nostro Paese.
Noi, nell'evidenziare questa contraddizione, chiediamo anche, ai consiglieri regionali che si accingono a votare questa mozione, a far sentire la loro voce all'interno delle loro forze politiche. Ad esempio, in questi mesi si è discusso in continuazione della necessità di anticipare la verifica sulla riforma Dini e di arrivare ad un passaggio immediato al sistema contributivo, il che comporta, per i futuri pensionati, dei sicuri tagli alle proprie pensioni che dovrebbero essere compensate con il ricorso alle pensioni integrative che sostanzialmente sono pagate con il salario differito dei lavoratori.
Detto questo, per non allungare i tempi della discussione illustro due emendamenti che presentiamo. Il primo credo sia ricompreso nello spirito della mozione presentata dal consigliere Avenali ed è teso ad allargare la proposta di una pensione non inferiore, noi diciamo al milione al mese e quindi voteremo l'emendamento in tal senso, non solo alle pensioni al minimo ma anche alle pensioni integrate al minimo e alle pensioni sociali quindi a tutto lo spettro pensionistico che si trova in condizioni di avere una pensione al di sotto del livello di povertà, cioè a tutti quei 5 milioni e mezzo che prendono una cifra inferiore o uguale a 720.000 lire al mese.
Un secondo emendamento che presenteremo, è anche un invito al Governo nazionale ad inserire nella prossima legge finanziaria la fissazione di un tetto massimo alle pensioni, perché non è possibile che ci siano cinque milioni e mezzo di pensionati che non arrivano a 720.000 lire al mese e ci siano pensionati come il signor presidente del Consiglio Giuliano Amato o il signor ministro degli esteri Lamberto Dini che percepiscono pensioni mensili che superano i 35 milioni. Quindi riteniamo che anche questo sia un elemento, sia pur simbolico, non finanziariamente enorme per le casse dello Stato, teso alla instaurazione di un sistema previdenziale più giusto nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Visto e considerato che sono stati presentati degli emendamenti, sono d'accordo con l'emendamento del collega Ricci che allarga la questione. Siccome la mozione partiva dal presupposto che la questione fosse relegata in qualche modo alla vicenda degli agricoltori, credo che un Consiglio regionale, prendendo spunto dalla posizione della Cia che faceva questa petizione popolare, debba tener conto di tutti coloro che sono al minimo, non solamente gli agricoltori che hanno usufruito, secondo me correttamente, di contributi pensionistici abbastanza evidenti con il riconoscimento della pensione al minimo ecc. Pertanto propongo un emendamento che tenga conto anche della vertenza nazionale in atto sui minimi pensionistici, di Cgil-Cisl-Uil, che riguarda tutti i pensionati al minimo.
Inoltre, qui è stato rilanciato il discorso del milione. E' una questione simbolica, se volete. Questo aumento potrebbe derivare non solamente da un aumento secco della pensione al minimo, ma nell'ambito della vertenza Cgil-Cisl-Uil c'è un discorso di revisione delle aliquote fiscali, per cui potrebbe essere un combinato di queste due cose, in modo tale che non vi sia solamente un appesantimento del bilancio Inps. Quindi, invece che segnalare una cifra minima — le 884.000 lire che fanno riferimento alla soglia di povertà o il milione di lire — all'ultimo capoverso propongo di aggiungere, dopo le parole "al minimo", le parole "elevandole di un importo congruo derivante anche dall'abbattimento delle aliquote fiscali", perché potrebbe anche determinarsi qualche cosa che si avvicini al milione o superarlo in qualche caso, perché non tutti i pensionati al minimo sono uguali: vi sono quelli che stanno da soli e quelli che hanno anche altri beni. Pertanto, le cose potrebbero trovare una comune soluzione.

PRESIDENTE. Non vi sono altre richieste di intervento, quindi ha la parola, per la replica, il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Vista l'ora e visto che abbiamo un altro punto da discutere il mio intervento sarà breve.
Non credo che vi siano delle contraddizioni, perciò do una risposta in termini diversi ad Andrea Ricci. Oggi c'è una situazione economica che ci può consentire una risposta di carattere economico a partire proprio dai ceti più deboli, perciò dai minimi di pensione. Ecco perché non c'è una contraddizione ma c'è una situazione di crisi, pesante. La forza politica che rappresento non è responsabile della situazione di sfascio del Paese, quindi potremmo discutere a lungo da questo punto di vista. Ci siamo fatti carico dei problemi del Paese, quindi dei lavoratori e dei pensionati al minimo, perché le scelte che abbiamo discusso in più occasioni credo che siano una risposta positiva ai lavoratori in primo luogo e a tutto il Paese.
Oggi, grazie proprio ai sacrifici e alle scelte giuste fatte dai Governi che si sono susseguiti in quest'ultimo periodo, a partire da Prodi, a D'Alema, ad Amato, credo che abbiano le condizioni per cominciare a dare risposte concrete di carattere economico, a partire proprio dai più deboli.
Relativamente agli emendamenti, li vorrò vedere. Io nella mozione non parlavo soltanto degli agricoltori, ma intendevo tutti coloro che sono al di sotto di quel reddito, pertanto non ho problemi ad accogliere gli emendamenti.

PRESIDENTE. Stiamo valutando gli emendamenti che sono stati presentati, alcuni dei quali sono giunti ora alla Presidenza.

UGO ASCOLI. Gli argomenti sono tali da allargare la platea a un discorso più complessivo. Non ci può essere una pagina che parla solo di agricoltura e alla fine si dice "quindi l'aumento minimo è per tutti" ma bisogna riformulare il testo, per congruità. Se facciamo il discorso dei minimi pensionistici nel complesso, dobbiamo articolare l'analisi in modo diverso, altrimenti è un corpo con due teste.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Mi sembra che il primo punto faccia un riferimento di carattere generale e la chiusura è di carattere generale. L'analisi si può anche completare, ma secondo me il punto non è tanto l'analisi quanto la proposta che facciamo. Noi, oggi diciamo una cosa precisa. L'emendamento di Andrea Ricci ci può aiutare e non ho difficoltà ad accoglierlo. La cosa importante è lo spirito e la scelta che compiamo di rivendicare questo tipo di aumento. Se ci sono emendamenti anche alla premessa discutiamoli.

PRESIDENTE. Comunque, o procediamo secondo il regolamento, quindi votiamo gli emendamenti e quindi la mozione, oppure sospendiamo la votazione, partiamo con la prossima mozione nell'idea di riformulare il documento conclusivo. Dipende dall'Assemblea.

FERDINANDO AVENALI. Possiamo sospendere questo punto e riprenderlo successivamente.

PRESIDENTE. Possiamo passare al punto successivo, e nel frattempo verificare la possibilità di una nuova mozione.

(Così rimane stabilito)



Mozione (Svolgimento): «Manifestazione nazionale gay a Roma» Procaccini e Martoni (2)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 2 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. L'illustrazione sarà breve come breve è la nostra mozione presentata il 2 giugno, proprio nei giorni in cui era in atto un vero e proprio ostracismo, un vero e proprio veto rispetto alla manifestazione programmata dalle organizzazioni più generali degli omosessuali, dei gay e di altre associazioni per l'8 luglio, a Roma.
Proprio per questo chiedevamo, e chiediamo ancora, un intervento dell'istituzione democratica Regione e chiedevamo addirittura un patrocinio.
Dopo quella data, centinaia di iniziative come quella di oggi, come quella presentata dai Comunisti italiani con questa mozione, hanno fatto sì che emergesse nella società, nelle istituzioni, nel mondo associazionistico più generale, nel sindacato una presa di coscienza su questi problemi, tant'è che oggi abbiamo una modificazione: non c'è più un divieto vero e proprio da parte delle cosiddette autorità proposte, viceversa c'è una maggiore disponibilità. Questo Consiglio regionale dovrebbe registrare in maniera positiva anche una evoluzione di civiltà senz'altro maggiore che esiste nella società del nostro Paese, nella società diffusa, tra i cittadini che talvolta non ha riscontro in posizioni un po' oscurantistiche che abbiamo letto sui giornali, anche delle Marche.
Il dispiegamento delle libertà individuali e collettive, le loro manifestazioni, non sono inopportune o inopportune, esse si devono manifestare in tutte le forme ed anche nella manifestazione promossa il giorno 8 luglio a Roma.
Sappiamo che lo Stato italiano, la Repubblica italiana nata dalla Resistenza è uno Stato laico. Esiste nel nostro Paese un Concordato che man mano si è evoluto, ci sono diverse religioni, diverse confessioni che addirittura hanno allargato il concordato originario, per cui oggi chi si riferisce alla cristianità e anche chi si riferisce ad altre confessioni religiose che non siano necessariamente quella cattolica, avrebbero la necessità, come in larga parte stanno facendo, di non perdere questa occasione: proprio nell'anno più emblematico della cristianità e del cattolicesimo, quello del Giubileo, dovrebbero manifestarsi, anziché ritorsioni di tipo oscurantistico, quegli elementi di solidarietà e di tolleranza che dovrebbero essere propri e sono sicuro saranno propri di uno Stato civile e democratico come quello nostro, di un consesso civile e democratico come quello della nostra regione ma, più in generale, un senso di civiltà di cui si deve appropriare l'intera collettività del nostro Paese e delle Marche.
Qualcuno ci chiedeva se la nostra mozione fosse riferita all'esigenza di dare più visibilità al nostro gruppo e al nostro partito. Chi ci conosce sa che siamo abbastanza discreti, nelle Marche ed in generale. Anzi, abbiamo visto sui giornali che abbiamo avuto uno spazio non richiesto, ma credo che quello spazio giornalistico non fosse riferito a noi in quanto gruppo, in quanto partito, in quanto persone ma proprio alla necessità di dare rilievo ad un problema di coscienza e di libertà dell'individuo inteso come persona e della persona intesa come uomo e come donna. E' questa la motivazione della nostra mozione, non ce ne sono altre. Né una provocazione né, tanto meno, la voglia di mettere in difficoltà una maggioranza della quale noi facciamo parte.
Abbiamo sentito e letto alcune dichiarazioni che vanno nel senso positivo di arricchire questa mozione. Qualcuno la definisce troppo vaga, noi siamo qui per precisarla, anche se forse sarebbe stato meglio presentarne una più precisa prima da parte di coloro che oggi dicono che la nostra è troppo vaga. O addirittura c'è chi pensa che la nostra mozione debba essere, dal punto di vista del dispositivo, più precisa. Noi assumiamo questa necessità, non vogliamo che il Consiglio regionale sfugga ad un dibattito di questa portata, perché crediamo che sia in gioco una parte di civiltà del nostro Paese. Se si pongono dei divieti a questa manifestazione non si farà un danno solo a quella manifestazione ma, più in generale, al dispiegamento della libertà dell'individuo.
A conclusione di questa illustrazione chiediamo che la Giunta regionale, per quanto di sua competenza, soprattutto il Consiglio regionale, deleghi una propria rappresentanza nelle forme che riterrà opportune. Noi siamo rispettosi anche di chi non la pensa come noi, e se oggi avessimo chiesto la luna forse non avremmo ottenuto nulla, per cui siamo altresì realisti e chiediamo che la delegazione venga organizzata nelle forme oggi possibili, perché se si può andare con il Gonfalone, con lo stemma della Regione siamo per chiedere questo, ma se ci sono altre forme per segnalare la possibilità di una presenza comunque significativa, siamo per sostenerle.
Sono queste le brevi motivazioni che ci hanno portato a cogliere questa occasione per far sì che il Consiglio regionale, come ha fatto in precedenza, faccia sentire la propria voce in favore della libertà di ognuno e della libertà di tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Sarò brevissimo, anche perché su questo argomento ho scritto un articolo finito sulla pagina di Jesi, in concomitanza della richiesta di alcune forze politiche di quella città di partecipare con il Gonfalone.
Non credo che sia compito della Regione Marche come di nessun'altra Regione stabilire se questa manifestazione sia opportuna o meno, se si debba fare o non si debba fare perché non è compito nostro.
Credo altresì che il Consiglio regionale, la Regione nella sua interezza non abbia interesse o non abbia tra i suoi compiti istituzionali quello di andare a patrocinare manifestazioni di questo tipo o altre di tipo analogo.
Non voglio fare la morale a nessuno, perché credo che quando uno si guarda scopre dentro se stesso tanti di quei difetti che non gli consentono di fare la morale ad alcun altro, però ritengo come consigliere regionale, al di là della mia appartenenza a un partito che si richiama a ispirazioni cristiane, che non sia proprio compito della Regione. Se i gay, gli omosessuali vogliono manifestare a Roma, cosa c'entra che la Regione o il Comune di Jesi partecipino con il Gonfalone? Mi sembra proprio un'assurdità, con tutti i problemi che abbiamo, andare a occuparsi di queste cose. Mi sembra proprio un non senso.
Prima non sono intervenuto sulla questione dei minimi di pensione perché uno diceva 800.000, l'altro un milione, quindi anch'io avrei potuto "sparare" due milioni. Qui dentro dobbiamo portare argomenti concreti, perché andare a perdere tempo con questa cosa? Non entro nemmeno nel merito delle cose che ho scritto, come Cattolico, sul Concordato, sull'opportunità o meno che nell'anno giubilare si faccia a Roma questa manifestazione. E' chiaro che chi ha scelto di farla a Roma nell'anno giubilare l'ha fatto con un certo motivo di provocazione, questo lo capisce anche un bambino, però non ci voglio entrare e mi limito solamente a dire, laicamente, che il Consiglio regionale delle Marche o altri Consigli regionali non si debbono occupare di patrocinare manifestazioni di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Ritengo che questo tema non debba appassionare più di tanto l'aula nella quale ci troviamo. Nessuno discute i diritti delle persone a manifestare la propria sessualità, i propri orientamenti, nessuno discute il diritto delle persone ad interpretare il modo in cui ciascuno vive, come si raccorda socialmente con gli altri, come si raccorda, anche a livello di scelte personali, con il nucleo familiare che intende attivare.
Quest'aula molto spesso, troppo spesso è chiamata a pronunciarsi su questioni quasi di principio, in maniera impropria e in maniera inopportuna. Qui noi non siamo a giudicare il principio della libera sessualità, ognuno è — e in questi giorni abbiamo degli esempi negativi in questo senso, in termini di pubblicizzazione — libero, nel proprio intimo, nella propria individualità, nella propria personale responsabilità di esprimersi e di agire nella maniera che crede opportuna. Quando però questo diventa spettacolo, quando alcuni ritengono di doverci riempire pagine e pagine di quotidiani rosa, quando altri ritengono di doverci intervenire perché così hanno lo spazio sui mezzi di informazione, allora, probabilmente, è un'aberrazione perché non riguarda più la singola scelta ma riguarda un modo di porsi all'attenzione del sistema complessivamente inteso.
A volte è questo che determina distorsioni rispetto alle quali noi dobbiamo invece dare un segno di maturità.
Non che i colleghi che hanno presentato questa proposta abbiano questi intendimenti; mi riferisco a chi questi intendimenti ha manifestato facendo dichiarazioni che avrebbe potuto fare nel tempo e che invece ha voluto presentarle in questi giorni: parlo di ministri, di sacerdoti che, più che fare i sacerdoti sembra siano impegnati in politica. Sono dichiarazioni che attengono alla libertà di ognuno, ma non sono oggetto di disquisizione giuridica, perché non credo che questo debba essere il compito, né debbono essere oggetto di pubblicizzazione perché in quello stesso momento perdono la loro valenza di rispetto personale, di autorispetto personale.
In questo senso nessuno discute i diritti, si può esercitarli in mille modi, in mille tempi. L'opportunità — questo sì — che si scelga questo tempo, che si scelga quella sede, Roma nella quale c'è lo Stato Vaticano, Roma nella quale quest'anno si celebra il Giubileo, l'opportunità che in una delle date nelle quali c'è maggior flusso di presenze, di pellegrini, di cittadini che vengono per motivi diversi a manifestare la loro spiritualità in quella sede, in quel luogo possa essere in concomitanza, considerata una realtà nella quale si fa una ricerca interiore e spirituale e nello stesso tempo si tende a manifestare la propria identità dal punto di vista sessuale, questa opportunità probabilmente dovremmo valutare, o meglio avrebbero dovuto valutarla coloro che hanno organizzato questa manifestazione.
Quindi divieti non se ne pongono, nessuno li può porre, nessuno li vuol dare. Non è un problema di oscurantismo culturale, religioso o che appartiene ad alcune confessioni o formazioni che alcuni hanno, diverse da formazioni acquisite in forme diverse e in modi diversi.
Quindi, dando l'adesione ufficiale la Regione, con il Gonfalone, con la delegazione, noi non rendiamo onore ad una caratterizzazione personale. Se la Regione ritiene di dover patrocinare alcune manifestazioni e quindi essere presente in quanto rappresentanza del Consiglio regionale, allora queste manifestazioni vanno riconosciute come manifestazioni che hanno un alto valore, che può essere un valore morale, un valore economico, un valore civile. Allora, perché non abbiamo mandato in delegazione il Gonfalone della Regione quando ci sono state le trattative per interrompere il processo di guerra fratricida fra Etiopia ed Eritrea? Perché non facciamo intervenire il Gonfalone della Regione Marche per tutelare, sul piano civile, i diritti dei cittadini più deboli, cioè i diritti del nascituro? Questo lo dico come cristiano e come cattolico. Chi tutela i diritti del nascituro, del concepito? Facciamo un Gonfalone ufficiale della Regione Marche che assume questo impegno forte nei confronti del cittadino più debole che esista, perché ancora non è nato? Oppure dal punto di vista economico perché non partecipare con proprio Gonfalone contro i cibi transgenici che probabilmente rovineranno la nostra economia e la nostra salute di uomini?
O ci confrontiamo su tematiche, su valori morali, civili, economici, ma che comunque debbono avere un livello di considerazione in quest'aula perché veniamo coinvolti come istituzione, oppure, se parliamo di libertà individuali e personali, ognuno le manifesti nella maniera più opportuna, il massimo rispetto da parte di tutti, il massimo rispetto da parte di chi vi parla, ma sicuramente nessun tipo di impegno per quanto riguarda un consesso istituzionale qual è il Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, colleghi consiglieri, credo che data più indicata per discutere questa problematica non vi sia, perché, come tutti sapete, il Gay Pride prende spunto da un'irruzione della polizia avvenuta la notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969 nello "Stonewall Inn", un locale frequentato da omosessuali del Greenwich Village a New York. Il 28 stesso vi fu una grande manifestazione di piazza di omosessuali proprio per protestare contro questo ennesimo abuso.
Faccio questo breve ricordo non a caso, in quanto reputo e condivido che allora ci fosse bisogno di una manifestazione di questo tipo, perché protestava contro un'esigenza reale di quel momento. Credo che ora, passati 31 anni da quella data — e noi ci sentiamo di condannare quell'avvenimento repressivo — le cose siano notevolmente cambiate. Credo che, specie in Italia, non possa dirsi che ci sia intolleranza verso questa categoria sociale. Non credo che i diritti di queste persone siano calpestati.
Ho apprezzato il taglio che Procaccini ha voluto dare a questa mozione, un taglio alto che dovrebbe in qualche modo pervadere la discussione odierna e gli interventi di tutti noi. Purtroppo non è così: il dibattito, soprattutto interno alla sinistra, è espressione di un malessere. Il taglio che sottende a questa mozione, anche se forse i presentatori non lo vogliono, è del tutto politico, del tutto ideologico. Ieri mi sono premurato di fare una "navigata" su Internet e ho guardato — consiglio a molti di voi di "farci un salto" — il sito Word Pride 2000, il sito ufficiale delle manifestazioni di questo tipo...

LUIGI VIVENTI. Le volevi fare tutte?

DAVID FAVIA. Mi sono informato...
Ho visto le dichiarazioni di Irma Battaglia, le dichiarazioni della Cgil Scuola, le dichiarazioni del coordinamento omosessuali nei Ds, ho visto le dichiarazioni contro il Papa e contro la Chiesa cattolica di tutti questi personaggi di cui ho parlato.
Ho visto da qualche parte dire "è casuale che noi facciamo questa manifestazione a Roma durante l'anno del Giubileo", ho visto sul sito ufficiale dire "non è casuale". C'è una consapevolezza scientifica specifica di questa cosa, Irma Battaglia — che credo sia abbastanza contigua al vostro modo di sentire e di intendere l'argomento e la politica — dice: "Il Papa non deve occuparsi di questa vicenda, questa è una vicenda del tutto laica.
Io credo invece che la partita politico-ideologica che si gioca su questo argomento sia una partita notevole, alta. Abbiamo letto sui giornali di questi giorni che molti governi di sinistra e di centro-sinistra europei hanno varato, o si accingono a varare legislazioni sulla famiglia in cui viene ammessa a tutelata la famiglia omosessuale.
E' proprio per questi motivi che noi non possiamo essere assolutamente d'accordo con questa mozione né con l'emendamento che è stato presentato a firma di alcuni consiglieri dei Ds. Sia ben chiaro che la nostra tolleranza sull'argomento è alta, il nostro riconoscimento dei diritti degli omosessuali, dei diritti di libertà è alto, ma da qui, passati 31 anni — non a caso ho iniziato il mio discorso ricordando l'aggressione della polizia di New York agli omosessuali — crediamo che acqua sotto i ponti ne sia passata, di maturazione nelle coscienze sociali ce ne sia a sufficienza. Crediamo che sia sbagliata l'esibizione di una diversità che non è più, come 31 anni fa, un momento di reclamo di un diritto, ma quasi un razzismo al contrario. Abbiamo visto le fotografie e i servizi televisivi da tutto il mondo: è un qualcosa che sconfina nel folclore, non è un esempio, non crediamo assolutamente che la Regione debba dare il proprio avallo a una manifestazione di questo che diventa una manifestazione politica, che diventa una esibizione che sicuramente non va tutelata da una istituzione.
Concludo il mio intervento, dicendo che noi condividiamo appieno il riassunto delle nostre idee nella dichiarazione di don Fausto Focosi, responsabile della Pastorale giovanile per l'arcidiocesi di Ancona e di Osimo che mi sembra centratissima e chiarissima, ove dice che "La Chiesa, e noi con essa, non condanna le persone ma interpreta la sessualità come il rapporto uomo-donna, come un valore, un dono di Dio. Se i gay chiedono rispetto debbono anche darlo e il loro modo eccessivo di sbandierare la loro libertà, di voler imporre al loro opinione non aiuta né loro come persone, né la società civile, né tanto meno i giovani che rischiano di perdere ogni punto di riferimento".
Il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Non concordo con questa limitazione di tempo, alla quale però mi atterrò, in quanto la votazione è avvenuta concordemente con l'espressione riguardo alla continuazione o meno dei lavori del Consiglio, quindi abbiamo dovuto compiere questa scelta unitaria. Ritengo invece che sia importante discutere di questo argomento; ritengo che sia profondamente un fatto di coscienza, quindi non politico e che vada discusso bene, in modo che possano e debbano prendere, sul tema, la parola tutti. Tanto più quando si adoperano termini importanti quali "libertà", "tolleranza", "solidarietà" come adoperati nella mozione, in alcuni casi impropriamente, e in ogni caso quando certi termini sono in ballo occorre puntualizzarne anche il significato.
Ritengo, innanzitutto, che anche la Costituzione possa dirci qualcosa in merito. Si è fatto riferimento, nelle discussioni di questi giorni, anche giornalistiche, all'articolo 3 in termini di uguaglianza e quindi ci si è appellati a detto articolo per poter giustificare questa manifestazione. E' vero che in senso lato nell'articolo 3 c'entra tutto ed è giusto richiamarlo. E' giusto anche richiamare l'articolo 21 riguardo alle manifestazioni di pensiero, però qui non possiamo tacere che il limite all'art. 21 è quello della contrarietà al buon costume ed è giusto chiederci se tale contrarietà ci sarà o meno o provocatoriamente già si sa che questo potrà avvenire nella manifestazione dell'8 luglio. Più giusto ancora sarebbe stato richiamare l'art. 7 relativo ai Patti lateranensi e alla revisione del 1985, soprattutto le parole della revisione del 1985 quando si riconosce alla città di Roma non dico la veste di città sacra, comunque la particolare, straordinaria importanza di città che ospita il Sommo Pontefice, con tutto quello che ciò deve comportare per una libera Chiesa in libero Stato e viceversa, se i principi concordatari hanno ancora un senso e se è giusto rispettare il Giubileo. Bene poteva essere scelta un'altra città — non neghiamocelo — se non ci fosse stato il valore profondamente provocatorio che il collega Favia ha evidenziato.
Dico anche, riguardo al concetto di libertà, che a mio avviso, ma secondo una ripartizione abbastanza consolidata nella filosofia, si deve distinguere tra libertà etica e libertà naturale. Sappiamo benissimo che alla libertà etica appartengono i valori, tutte le scelte di libera manifestazione di pensiero, le conquiste relative ai principi di tolleranza — ed è lì che il principio di tolleranza deve trovare accoglienza — appartengono le conquiste relative alla libertà religiosa, d'idea, tutto quello che di più bello abbiamo, per cui dobbiamo sicuramente sempre continuare a combattere e a manifestare, forse non inflazionando, in altri campi sicuramente più intimi e più privati, lo stesso concetto di manifestazione. Alla libertà etica appartiene l'affermazione di valori; la libertà naturale, nel quale alveo dobbiamo ricondurre la libertà sessuale, è invece una rivendicazione d'altro tipo: significa, senza sopraffazione di nessuno, né personale, né degli altri e degli eventuali partners, poter esprimere senza condizionamenti la propria libertà sessuale. Per questo ritengo non siano necessari rivendicazioni od orgogli. Ritengo di poter chiaramente dire che siamo in una sfera di altro tipo che è giustissimo garantire, ma che attiene alla cosiddetta sfera dei bisogni, ben diversa da quella dei valori. Non siamo quindi qui per affermare dei valori, diamo ai termini il giusto significato. E' giustissima la rivendicazione di vivere nella libertà più assoluta, in privato, determinate situazioni, anche quelle di libertà sessuale per così dire "regolare", ma non certo giusta l'ostentazione o quello che può essere insito nella manifestazione.
Perché? Non vorrei nascondermi dietro le parole né vorrei che avessimo paura delle parole: c'è un concetto di normalità in natura, c'è un concetto di normalità anche nella definizione dell'atto sessuale per chi — e qui rivendico il mio approccio da cattolica — è cattolico, per chi ha una determinata gerarchia anche nei valori. Parliamo di natura: c'è una sorta di "normalità" alla quale non possiamo abdicare. Qui ci troviamo di fronte ad un comportamento sicuramente non tendente alla complementarietà o alla procreazione, ma di altro tipo. Ritengo allora che nella stessa ottica di libertà sia da difendere chi ritiene di voler altrove e su schemi più naturalistici indirizzare la propria educazione, chi — e questo riguarda anche i genitori — può avere disagio nel vedere una tale ostentazione di qualcosa che anche per l'omosessuale, spesso, è disagio. In un'intervista della scorsa settimana un gay diceva "vivo con difficoltà questo momento pubblico, proprio perché cerco di uscire da questo disagio, cerco di vivere nel mio intimo questo problema e non condivido questa forma di ostentazione".
Ribadisco che sicuramente cinque minuti sono insufficienti. Quale la necessità di questa manifestazione? A mio avviso, per una falsa tacitazione delle coscienze sociali e solidali che così pensano di risolvere problemi di intolleranza e di diversità ben più grandi, ben più importanti, dando questa patina di tolleranza e scomodando termini che non sono invece consoni, per mettere all'angolo coloro che invece si richiamano ad altre forme di normalità e che ritengono di dover, ma in altri campi, tutelare le libertà sessuali, private, intime delle persone. Soprattutto, non so quanto questo voglia costituire la base per avanzare poi riconoscimenti giuridici di formazioni, quindi di coppie di fatto o comunque di unioni omosessuali che non ci vedono consenzienti in quanto, anche qui, viene meno quel principio principale della reciprocità per cui chiediamo quindi di poter professare dei diritti senza avere la volontà di assumere, nei confronti della società, dei doveri.
Concludo dichiarando la contrarietà mia e del mio gruppo a questa manifestazione, pur confermando il grande rispetto per questa problematica, in alcuni casi e comunque per questa realtà in molti altri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Nei giorni scorsi, ma anche in queste ore, in questo dibattito abbiamo assistito a più posizioni in merito ad una questione sollevata intorno alla manifestazione del Gay Pride.
Il dibattito intorno a questa questione ha visto più sfumature e più approcci, diversi approcci, tendenti, molto spesso, ad entrare nel merito dell'opportunità o meno dell'iniziativa, qualche volta a condividere pienamente l'iniziativa o a bocciarla.
Stiamo discutendo oggi una mozione, nella sede istituzionale del Consiglio regionale, rispetto alla quale abbiamo il dovere e per certi versi l'impegno di fare in modo che questo dibattito venga riportato il più possibile a quelli che sono i momenti più alti, in termini di valutazione istituzionale, sui concetti che vengono a monte e prima dei contenuti di questa o quella manifestazione. E i concetti di fondo credo che siano i principi unanimemente riconosciuti nel nostro Paese e sanciti e scritti nella nostra Costituzione intorno alla democrazia, alla libertà di manifestare, alla libertà di pensiero ecc.
Noi comprendiamo il merito e le intenzioni della mozione presentata dai consiglieri Procaccini e Martoni, ma crediamo che proprio per il fatto che viene proposta e discussa in un Consiglio regionale che intorno a queste cose non ha funzioni dirette, se non nel tentativo di affermare i principi di fondo, che vanno al di là di questa o quella singola manifestazione.
In realtà, intorno a questo dibattito — l'ho sentito aleggiare in qualche intervento di rappresentanti di minoranza, anche se non affermato esplicitamente — c'è il dubbio che possa essere messo in discussione il diritto stesso alla manifestazione, che vale per tutti. Noi possiamo singolarmente, individualmente, come gruppi politici essere d'accordo o meno intorno a questa manifestazione, possiamo anche essere profondamente contrari ma abbiamo il dovere fondamentale di garantire che ogni espressione possa essere esercitata in termini di contenuto, in termini di libertà di esprimersi e di manifestare, così come riconosciuto dalla Costituzione italiana.
Ecco perché abbiamo inteso presentare un emendamento che credo vada nella direzione di uscire dalle secche di un dibattito che rischia di farci entrare nel merito di considerazioni che rischiano di essere al di sotto di quello che è il principio fondamentale e generale che un Consiglio regionale, nella sua veste istituzionale, crediamo debba garantire.
La manifestazione si farà — fortunatamente questo è stato risolto — quindi l'impegno del Consiglio regionale è a che vi sia il diritto alla manifestazione, da esercitare ed esercitabile così come previsto negli articoli 17 e 21 della Costituzione italiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Di fronte a una maggioranza di centro-sinistra ci meraviglia che i cattolici in questa occasione, a differenza del passato, tentino una mediazione mediocre, una mediazione, che ci lascia un po' perplessi, con i propri principi, con i propri ideali. Forse qualcuno vuol fare finta che il problema non esista, che non ci sia e alcuni interrogativi i cattolici presenti soprattutto nell'attuale maggioranza, sicuramente debbono porseli. Cosa ne pensano sull'unione delle coppie gay, sull'opportunità o meno di dare loro un alloggio, sull'opportunità o meno di avere anche dei figli?
Questi sono problemi grossi come macigni, che purtroppo ci lasciano preoccupati e disarmati. Si cerca di superare questa problematica mediando. Questi problemi non si mediano, sono un fatto di coscienza, di libertà. Quindi c'è anche libertà per chi vuole manifestare. Noi non abbiamo nulla in contrario rispetto a chi intende fare delle manifestazioni, ma bisogna capire quali tipi di manifestazioni intendono portare avanti.
Quella dell'8 luglio è una provocazione ed è stato anche detto, quindi siamo arciconvinti di questo. Anche la data è stata scelta non a caso: basti pensare che l'8 marzo è la festa della donna, l'8 luglio potrebbe essere la conquista del Gay Pride. E' stata scelta una data molto importante, nell'anno del Giubileo.
Noi rispettiamo la libertà di manifestazione, ma chiediamo una risposta chiara a questa maggioranza da parte della quale c'è stata scarsa partecipazione a questo dibattito, il che significa che la maggioranza stessa non è molto interessata a questo tipo di iniziativa, basti vedere le assenze illustri, a significare che è più di facciata — non parlo dei presentatori della mozione, che l'hanno proposta in modo serio, convinto, ponderato — il sostegno o la ricerca di mediazione a questa mozione. Sono interventi fatti più sulla stampa per cercare consensi più a livello demagogico che sostanziale.
Noi vogliamo confrontarci anche con i cattolici che sono qui presenti e vogliamo delle risposte chiare, precise su cose ne pensano di questa manifestazione, non una mediazione per dire che tutti possono manifestare, perché questo non lo decide il Consiglio regionale ma la Costituzione. Non è che con l'emendamento di Giulio Silenzi inventiamo la penicillina. Manifestazioni ne possono fare tutti, quindi è un emendamento che non ha senso, una proposta che veramente cerca di prenderci in giro. Noi siamo contrari, come siamo stati contrari su altre battaglie, su altri temi e ci meraviglia che gli amici cattolici che siedono in questi banchi, oggi facciano finta di non ricordarsi o di non conoscere le battaglie che abbiamo fatto insieme, pur perdendo, ma mantenendo le nostre idee, le nostre convinzioni che non sono cambiate.
Non vorrei che si dicessero certe cose per l'opportunità di rimanere incollati a qualche sedia o di rimanere fermi a qualche maggioranza a cui in passato nessuno mai pensava di poter appartenere. Pretendiamo e chiediamo con forza questo confronto, che intendiamo sviluppare anche in futuro, non sul disprezzo di chi oggi manifesta o cerca di manifestare un proprio principio, una propria convinzione, ma chiediamo che tutti si esprimano con le proprie coscienze su temi che li hanno contraddistinti anche in passato, perché insieme abbiamo fatto delle battaglie serie, poiché credevamo e crediamo in questi ideali, soprattutto nei principi della libertà di coscienza.
Quindi, se due uomini vogliono vivere tra di loro una vita che definiscono "normale" lo facciano tranquillamente, ma che si arrivi al punto di dare loro un alloggio, che si arrivi al punto di fare anche unioni di coppie e pensare anche ad assegnare loro dei figli, cari amici cattolici, mi sembra veramente troppo. Quindi riflettete: potete votare questo emendamento insieme ai vostri colleghi della sinistra, però ricordate che voi avete dei principi sani, che vi hanno sempre contraddistinto: non barattateli per una mozione che non ha né capo né coda.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Vorrei chiarire una cosa. E' veramente assurdo che possa essere soltanto supposto o pensato che attraverso il comportamento o una certa presa di posizione si voglia ghettizzare qualcuno. Però, prima di dire questo c'è un problema fondamentale. Qui dentro ci sono due categorie di persone: coloro che credono e coloro che non credono. Coloro che non credono sono atei, coloro che credono possono essere cattolici o di un'altra religione. Sento sempre dire "cattolici", "cattolici", "cattolici". Io vengo da un'educazione cattolica, ho sempre seguito tutti i comandamenti, tra cui anche quello di non desiderare la donna d'altri, ma soprattutto non rubare, e sento sempre ripetere "cattolici", "cattolici" mentre, in realtà, i comandamenti se li sono dimenticati.

UGO ASCOLI. Andrai in paradiso, sicuramente...

GILBERTO GASPERI. No, il paradiso non lo merito, però sicuramente vado dove è giusto che mi venga indicato andare, ma non mi sembra giusto dire che uno appartiene al mondo cattolico perché ha votato in un modo o in un altro. Se vado a vedere come ho votato vent'anni fa, appartenevo a un partito che storicamente aveva fatto un Concordato, quindi dovrei avere più diritto ad essere chiamato cattolico. Forse qualcuno si è dimenticato da che parte batteva le mani tanti anni fa.
Il problema fondamentale di questa mozione, è di vedere se può essere più o meno opportuno, ma soprattutto non enfatizzare certe espressioni o certe manifestazioni, altrimenti, in alternativa, direi: facciamo anche una sfilata di eterosessuali. Mi sembra fuori luogo andare a dare una assoluzione a un qualcosa che dietro l'angolo è una manifestazione che ha una sua realtà e una sua espressione prettamente politica. E' giusto che se ne discuta in questo Consiglio.
Ritengo che sotto un aspetto prettamente di opportunità poteva essere più facile poterne discutere se questa manifestazione, invece di essere fatta a Roma dove in questo momento c'è una certa realtà — ed è una manifestazione fatta per un anno intero — fosse stata fatta a Milano. Allora sarebbe diventato normale che lì ci fosse una distinzione ben netta di chi era a favore o contro.
Circa l'opportunità, mi sembra un qualcosa che va a toccare le sfere di una fede, perché essere gay non è una fede, è una difesa della propria omosessualità. Ma quello che sta avvenendo a Roma è un'espressione di fede, che va completamente al di fuori di una situazione di opportunità o di personalità.
Siccome questa mozione dovrà essere votata, diventa logico che chi vota a favore o contro se ne assume la responsabilità. Pertanto, dato che questa mozione probabilmente passerà, vista anche l'assenza di alcuni consiglieri che appartengono a un modo diverso dall'indicazione che danno le sinistre, suggerisco di formare la delegazione da mandare a Roma con coloro che la votano a favore e Martoni — che è la prima volta che siede in questo Consiglio — che porta il Gonfalone della Regione. Non facciamo a sorteggio nel caso in cui la mozione dovesse passare, ma nel caso in cui la mozione passasse, coloro che l'hanno proposta porteranno...

ROBERTO GIANNOTTI. Perché vuoi discriminare Procaccini?

GILBERTO GASPERI. Ho detto Martoni perché è nuovo. Procaccini è già stato in questo Consiglio...

MARCO LUCHETTI. Un posto alla minoranza va sempre garantito...

GILBERTO GASPERI. Senz'altro: vi diamo i cattolici che siedono con la maggioranza, che però non votano a favore. Lo diamo a te.
Io non ho detto che vado in delegazione, anche perché faccio parte dell'altra delegazione, quella degli eterosessuali. Non c'è da vantarsene, ma non c'è nemmeno da condannare se c'è qualcosa diverso dal mio modo di pensare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Contrariamente al mio costume politico, inizierò con una premessa di professione della fede cattolica, dato che mi sembra sia stato richiesto ai consiglieri di dichiarare da che parte stanno nel momento in cui intervengono.
Solitamente non mi definisco in senso politico o religioso, ma impronterò questo intervento a ciò che la mia fede cattolica mi ha insegnato, su cui ho basato la mia vita, cioè vivere fino in fondo, in ogni atto, la laicità. Il valore della laicità è una visione della vita che porta, per chi ci crede, il cristiano che vive la propria vocazione da laico, a vivere fino in fondo, a partire da un'impostazione, da una visione della vita cristiana, il suo essere uomo tra gli uomini, donna tra le donne, quindi a vivere la laicità come essere nel mondo affrontando tutte le questioni del mondo. Credo che anche su questa questione dobbiamo vivere con laicità, soprattutto in una istituzione come quella del Consiglio regionale.
A partire da questa premessa, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda anche il movimento che rappresento, noi crediamo che questo tipo di questioni morali ed etiche debbano essere affrontate senza correre il pericolo di una ideologizzazione, vivendo quindi la ricerca delle soluzioni come un modo per far emergere una soluzione comunque di parte, cosicché il Consiglio regionale della Lombardia possa votare a maggioranza contro una risoluzione di questo tipo e il Consiglio regionale delle Marche, che ha un'altra maggioranza, possa dare un giudizio negativo.
Credo che il Consiglio regionale, nel momento in cui affronta questioni etiche e morali, riesca a esprimere il meglio di sé, riesca ad assolvere al ruolo principale di essere rappresentante di tutta la comunità marchigiana se riesce a dare espressioni improntate a unitarietà, che non denotano una maggioranza ma il senso dell'istituzione vero e proprio.
In questo senso noi crediamo che su queste questioni saremo giudicati dai cittadini sulle politiche che faremo rispetto a questi argomenti, sulle politiche per la famiglia, sulle politiche per le coppie di fatto e non su come ci divideremo nella giornata odierna.
Quindi non riteniamo questo il luogo per un dibattito politico: le questioni morali ed etiche non dovrebbero essere oggetto di dibattito politico all'interno delle istituzioni. Certo, all'esterno ognuno è libero di proclamare le proprie espressioni ed opinioni.
Dall'altra parte non siamo qui per costruire una nuova cristianità, ma per attuare delle politiche che vedano al centro l'uomo e quindi anche l'ispirazione che guida ognuno di noi è rivolta a servire tutto l'uomo, tenendo conto che la società è variegata, che i diversi sono tanti. La nostra società, italiana e marchigiana, è una società composita dove sono tanti i diversi, non solo gli omosessuali, non solo coloro che hanno meno difese. Quindi, come Consiglio regionale siamo chiamati ad affermare comunque il riconoscimento dei diritti di tutti, anche di chi non ha il nostro credo religioso ed anche di chi non la pensa politicamente come noi, chi non ha le nostre stesse abitudini sessuali.
In questo senso vorremmo presentare un emendamento o una risoluzione, insieme con chi vorrà confrontarsi con noi, che dica una parola non ambigua su questo argomento, rispettando l'istituzione del Consiglio regionale e la diversità delle opinioni di ognuno. Nel documento che presenteremo intendiamo affermare comunque la volontà del Consiglio regionale di riconoscere e salutare l'affermazione dei diritti e il diritto a manifestare come un valore da sottolineare, esprimere una parola a favore della tolleranza contro ogni discriminazione sessuale, con la volontà, però, di non utilizzare il Consiglio regionale in quanto tale come strumento per fare questo, perché ciò sarebbe un elemento di divisione. Noi crediamo che la soluzione possa essere quella di riconoscere che alcuni consiglieri regionali hanno dichiarato la disponibilità a partecipare a questa manifestazione, quindi prendiamo atto che ci sono dei consiglieri che partecipano alla manifestazione dell'8 luglio e deleghiamo questi consiglieri non ad andare ma, nel momento in cui vanno, ad affermare che la volontà del Consiglio regionale è quella di impegnarsi contro le discriminazioni e per la tolleranza.
Questo per non sottrarci a una presa di posizione che comunque alcuni consiglieri ci hanno chiesto, quindi da questo punto di vista aderiamo a tale richiesta, non impegnando il Consiglio regionale e rimandando alle sue competenze e alle politiche che nel settore dovremo attuare, l'azione politica che contraddistinguerà anche questa maggioranza e su cui ci confronteremo concretamente, non sulla base dei principi e non sulla base delle dichiarazioni del Papa, ma concretamente su come vogliamo attuare la tolleranza e l'affermazione dei diritti dei cittadini a partire dalla Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Credo che ci siano due approcci possibili al problema sollevato dai consiglieri dei Comunisti italiani: discettare sull'omosessualità in genere, oppure attenerci alla proposta dei colleghi consiglieri. Io privilegio il secondo approccio e mi esprimo, come fatto dalla collega Romagnoli e dal collega Gasperi, in ordine a questo problema. Oggi si chiede al Consiglio regionale di manifestare in maniera formale la nostra adesione, come Consiglio, a quella manifestazione. Personalmente ritengo, volendo ridurre l'intervento a questa parte del problema, che sia profondamente sbagliato e inopportuno farlo per i motivi che prima ricordava Franca Romagnoli, ma anche perché — ripeto, faccio una valutazione e non parlo dell'omosessualità o della fenomenologia omosessuale — questa manifestazione ha, al di là del proprio credo cattolico o meno, della professione di fede che ciascuno di noi ritiene di fare o di non fare, un carattere profondamente provocatorio. Perché non mi si dica che è un caso avere scelto di celebrare questa manifestazione che esprime una caratura folcloristica nota a molti di noi, nel momento in cui la cristianità festeggia il suo tempo sacro in una città che è la sede della cristianità, in un momento in cui tanti pellegrini da tutto il mondo, diligentemente e comunque con ossequio ai dogmi che ritengono di dover osservare, fanno atti di penitenza per una loro convinzione personale. Allora mi chiedo: vi è o no la volontà di imporre un'attenzione approfittando di un tempo di penitenza che alcune centinaia di migliaia di persone stanno professando?
Non voglio stare qui a parlare dei gusti e dei costumi sessuali di chicchessia, dico semplicemente che chi chiede rispetto e tolleranza deve offrirli, e in questo momento l'intolleranza e la mancanza di rispetto sono dimostrati dagli organizzatori del World Gay Pride, perché voler approfittare di questo tempo e della silenziosa, convinta adesione di centinaia di migliaia di pellegrini al tempo sacro che costituisce un Giubileo, non è un modo giusto per poter reclamare rispetto, perché la condizione minimale per poter reclamare rispetto è quella di manifestarlo.
Sono allora convinto che la Regione Marche, che pure si dovrà esprimere con atti formali, legislativi su questo annoso problema della misura del riconoscimento di eventuali diritti alle coppie cosiddette gay — noi siamo contrari, lo siamo sempre stati, ne parleremo volta per volta quando ce ne sarà l'occasione — non deve prestare adesione a una manifestazione che ha un contenuto provocatorio che, a mio modo di vedere, non è neanche funzionale agli interessi di chi quella manifestazione ha organizzato, perché non è approfittando delle convinzioni e delle professioni altrui che si può dare maggiore spessore, forza e convinzione a una posizione che noi non riconosciamo come modello sessuale. Per noi l'omosessualità non è un modello, ma questo è un fatto nostro. Quello che oggi siamo chiamati a dire ed esprimere è se è opportuno e doveroso che la Regione Marche marci l'8 luglio a fianco dei gay. A nostro modo di vedere questo è fondamentalmente sbagliato per le ragioni che io e gli altri colleghi consiglieri abbiamo appena espresso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Credo che questa iniziativa presa dal gruppo dei Comunisti italiani sia un'occasione, per questo Consiglio, per affermare l'uguaglianza giuridico-sociale di tutti i cittadini. Questo è un principio sancito dalla Costituzione della nostra Repubblica e credo che a tutti, in questo momento, debba essere garantito il diritto di manifestare liberamente e pacificamente le proprie idee. Credo che tale diritto non debba essere messo in discussione. Probabilmente questa vicenda è stata anche gonfiata da dichiarazioni che hanno tentato anche di comprimere questo diritto a manifestare e io ritengo che sia stato un errore sia il tentativo di comprimere questo diritto a manifestare sia il tipo di dichiarazioni che nei mesi scorsi hanno conquistato le prime pagine dei giornali. Certo è che atti di dileggio, di intolleranza nei confronti di chi ha scelte sessuali che non sono maggioritarie in questo Paese ma che hanno un peso ben rilevante — basta vedere, nelle relazioni statistiche, le ricerche che sono fatte — e che costituiscono un dato di fatto.
Spesso questo avviene in modo sottile, in altri casi avviene in modo pesante ed esplicito. Credo quindi che questo Consiglio possa dire no a ogni discriminazione, comprese quelle basate sull'orientamento sessuale.
Certo abbiamo un panorama estremamente diverso all'interno del mondo rispetto alle scelte sessuali individuali e private; abbiamo un articolo 3 della nostra Costituzione che recita "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". C'è anche una risoluzione del Parlamento europeo adottata alcuni anni fa, che rafforza questo concetto legato alla pari dignità tra tutti i cittadini.
Certo, ci sono nel mondo degli orientamenti completamente diversi. In alcuni Paesi islamici vige addirittura la pena di morte: sono state 5.000 le condanne per lapidazione sotto il regime degli ayatollah. C'è quindi un grande tema, anche di diritti essenziali, diritti elementari che in alcuni Paesi non vengono assolutamente garantiti. Questo è uno dei temi su cui si sviluppano le iniziative, anche collaterali, che completano questa giornata del Gay Pride, una manifestazione che si è svolta in ogni parte del mondo. A Berlino c'è stato addirittura un messaggio del Governo ai dimostranti; a San Francisco era presente il sindaco di New York Giuliani, un personaggio non orientamento della sinistra, o anche Hillary Clinton. Si possono anche ironizzare i motivi per i quali le personalità partecipano, ma a Londra c'è stata addirittura l'adesione di Toni Blair. A Parigi erano presenti i candidati sindaco, sia socialista che neo-gollista e il Governo ha preso una posizione forte nei confronti dell'omofobia definita un flagello sociale. A Tel Aviv alcuni dicevano "sarà giustificata in Israele una manifestazione di questo genere?". Ebbene, la Kneset ha ricevuto i partecipanti a questa manifestazione.
C'è quindi un orientamento molto aperto nei confronti di iniziative di questo genere per i valori che queste iniziative portano e non tanto per gli aspetti folcloristici che qualcuno ah sottolineato negli organi di informazione.
E' a conoscenza di tutti che si voleva limitare il corteo di questa manifestazione a solo due chilometri. E' chiaro che su due chilometri non è possibile neanche dispiegare le migliaia di persone che possono partecipare ad iniziative di questo genere. Questo ha accentuato un approccio negativo nei confronti di una manifestazione che invece era una manifestazione come altre, ancorché fatta all'interno della città di Roma che ospita il Giubileo. Credo che non altrettanta solerzia ci sia stata nel denunciare altre manifestazioni che forse non sono consone al Giubileo nella città di Roma, manifestazioni e iniziative sulle quali non c'è nessun tipo di obiezione, spettacoli o altre iniziative che certamente non si confanno al fatto che Roma ospiti il Giubileo.
Credo però che si possa anche parlare anche di discriminazioni che ci sono comunque nel nostro Paese. Ad esempio c'è il "decreto De Lorenzo" che obbliga i donatori di sangue a dichiararsi non omosessuali per poter donare il sangue. Credo che questo sia un argomento su cui si possa e si debba discutere. E' un decreto su cui, probabilmente, una presa di coscienza sulla pari opportunità per tutti i cittadini può portare a dire che questa disposizione nazionale debba essere abolita per ribadire, non solo nelle dichiarazioni di principio, non solo nelle adesioni alle manifestazioni, questa pari opportunità per tutti i cittadini.
Noi verdi siamo perplessi per le riserve che ci sono state nei confronti degli organizzatori della manifestazione che in qualche modo hanno tentato di ridurre, di comprimere il diritto di manifestazione e di associazione da parte dei cittadini e siamo favorevoli che il documento esprima una contrarietà a ogni discriminazione fondata sulle scelte individuali, in particolare sulle scelte sessuali e private che non credo debbano essere messe in discussione. Quindi abbiamo un orientamento favorevole alla adozione da parte di questo Consiglio di una risoluzione che manifesti questi principi e un'adesione del Consiglio regionale a questo tipo di iniziativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Ritengo che la Regione non debba partecipare né simbolicamente né sostanzialmente a sostegno di questa osservazione, che non voglio definire neanche "pensiero".
Ci sono tantissime manifestazioni che richiederebbero, perché denunciano soprusi, perché denunciano violazioni di diritti, perché sostengono giuste rivendicazioni, partecipazione. Penso alle tante morti sul lavoro, alle morti in caserma, alla schiavitù, al sesso, a tante cose. E allora Presidente, o ci diamo una regolamentazione che sancisca che il Consiglio regionale può di volta in volta o con certi criteri stabilire una partecipazione, oppure ogni volta ne discutiamo in maniera estemporanea, irrazionale, intuitiva ed impulsiva, se la vogliamo considerare impulsiva, Procaccini.
Ci sono motivi di inopportunità. Se dovessi usare un termine folcloristico e sportivo, sono sicuro che nessun capo degli ultras della Roma organizzerebbe un grande moto popolare lo stesso giorno in cui l'hanno programmato gli ultras della Lazio. E' una questione di opportunità, quindi di inopportunità. Ma certamente non voglio ridurre al concetto di tifoseria l'una o l'altra opzione; dico soltanto che in un Paese civile in cui vanno tranquillamente manifestate e rispettate le opzioni diverse di minoranze e non, anche l'opportunità al rispetto reciproco, senza cadere nella provocazione, è una bella cosa e fa crescere tutti. La sensazione è che c'è stata una volontà eccessiva di dimostrare qualcosa in più di quello che è dovuto ed è legittimo, per cui dico a nome del Ccd — è anche la sua posizione nazionale — che noi non abbiamo alcunché da contestare a una manifestazione di questo genere, ma non siamo d'accordo che essa si svolga l'8 luglio ed a Roma, nelle forme con cui è stata organizzata.
Questo per dire sì o no alla partecipazione, ma io debbo aggiungere un'altra cosa, Procaccini: che la parte veramente curiosa di questa vicenda — anche se è un concetto molto banale — è che voi fate la corsa, giustamente, a chi è più di sinistra, perché questa è l'esigenza, quindi vi siete rincorsi tra partecipazione simbolica, partecipazione addirittura del Gonfalone della Regione. E' una corsa a chi è più di sinistra e quindi fa scoppiare contraddizioni in una coalizione che si ritiene contraddittoria anche nella sinistra: si mettono in difficoltà i partners, e questa è la parte politica di questa vicenda, non ce lo nascondiamo. E' legittima, perché fa parte anch'essa di una strategia, legittima, dentro il centro-sinistra, che io rispetto. Come mi rendo conto che da altra parte — non dico centro-sinistra o centro-destra — c'è il rischio di fare la corsa a dimostrare chi è più cattolico o meno, e anche questa sarebbe una risposta del tutto inadeguata, forse impulsiva e legittima anch'essa, ma un po' immatura dal punto di vista istituzionale.
Quindi, se la provocazione è senz'altro legittima, diamoci però un modus vivendi. Moruzzi sottolineava ingiustizie che anche in questo settore ci sono. Per la mia educazione di impegnato nell'attività politica, sociale e civile dico questo: se trovo in un testo di legge, sia pure de iure condendo, una discriminazione sulle cose che hai detto tu, mi impegno affinché queste discriminazioni e ingiustizie oggi, nel 2000 non ci siano più. Quindi sono profondamente convinto del metodo che ci dobbiamo dare e di quello che hai detto tu, però questa vicenda assolutamente non coinvolge tutta la discussione che si è fatta qui, anch'essa legittima, ma ci impone, provvedimento per provvedimento, proposta di legge per proposta di legge di essere noi impegnati, al di là delle tendenze politiche, dei principi laici o cattolici di ognuno, a salvaguardare i diritti di uguaglianza e di rispetto da parte delle istituzioni. E' un problema di valori. Io dico che uno Stato che si definisce sociale deve redigere la scala dei propri valori e dire ogni volta il valore che ritiene più utile nel concetto del sociale, da difendere, da condividere...

UGO ASCOLI. Questa è una visione hegeliana...

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. In uno Stato sociale, se permettete, una scala di valori ci deve essere. Quindi c'è chi è discriminato perché è gay, c'è chi è discriminato perché semplicemente viene fatta "schiava del sesso". Questo avviene e noi dobbiamo sapere, guardandoci in faccia tra noi, qual è l'urgenza più pressante, tutto qui. Non ci sono valori che non esistono in questo campo.
Quindi la Regione non deve partecipare, ma soprattutto vorrei che la sinistra affrontasse i propri problemi, le proprie contraddizioni — che esistono in ogni coalizione — non utilizzando questi temi che si prestano a strumentalizzazioni negative.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Non so se prima di iniziare questo intervento debba dichiarare alcune cose, come l'essere ateo, l'essere eterosessuale, perché probabilmente serve...

UGO ASCOLI. Dimostralo!

MARCO AMAGLIANI. Lo possiamo fare...
Potrebbe servire anche a smascherare tanta ipocrisia cattolica, nel senso che io sarei tra coloro i quali non sono chiamati a rispettare alcuno dei dieci comandamenti ai quali i tanti cattolici in quest'aula sono chiamati ad attenersi. Alcuni riferimenti ad alcuni di questi comandamenti della vostra religione, non certo della mia, sono trapelati anche qua. Ma non voglio soffermarmi su questo perché ci porterebbe lontano.
Io sono disponibile anche ad affermare in maniera molto franca, che probabilmente quest'aula avrebbe potuto evitare di discutere di questo argomento, invece lo ha discusso. Perché? Credo che lo abbia discusso innanzitutto perché i consiglieri Procaccini e Martoni hanno fatto bene a presentare una mozione di questo tipo, ma soprattutto perché da altre parti ci sono state altre istituzioni che in qualche modo si sono comportate ipocritamente, dando prima il proprio patrocinio — mi riferisco al Comune di Roma — poi negandolo, come la stessa prefettura romana la quale ha autorizzato un corteo e poi l'ha negato. A fronte di tutto questo emerge che c'è stata una volontà discriminatoria nei confronti di questo corteo.
La nostra — dico "la nostra" perché io concordo sulla linea di fondo — mozione non tende sicuramente ad affiancarsi alla manifestazione dell'orgoglio gay che si svolgerà a Roma l'8 luglio, ma tende, molto di più, a garantire un diritto essenziale della persona umana, che è quello di manifestare e alle volte di manifestare anche la propria "diversità", e lo dico tra virgolette, perché credo che noi dovremmo discutere a lungo sul concetto di diversità, di normalità. Tra l'altro questa questione della normalità mi appassiona, perché — lo si capisce bene dai tanti interventi che ho sentito, contrari alla mozione — a parole tutti ci si dichiara non discriminatori, tutti ci si appella alla garanzia di un diritto. E questo appellarsi a una garanzia, nei fatti diventa una banalità, perché un momento dopo da troppi interventi si sente dire "se però le coppie gay pretendono addirittura di avere dei diritti elementari riconosciuti a tutte le coppie...". E allora si capisce bene che questa volontà di riconoscere un diritto alla persona umana in questo caso, non esiste.

ROBERTO GIANNOTTI. Questo non è un dirizzo, è qualcosa di più.

MARCO AMAGLIANI. Ho paura, perché nel passato si è discriminata una razza, quella ebrea, con tutto quello che ne è seguito. E siccome ritengo di essere una categoria a rischio in quanto comunista, consentitemi il diritto di garantire e riconoscere appieno, in quanto diverso, questa categoria della persona umana. (Interruzione del consigliere Giannotti). Giannotti, io provo una grande simpatia per te, però sono tre volte che intervengo in quest'aula e tutt'e tre le volte mi hai interrotto: probabilmente ti tocco personalmente.
Noi abbiamo presentato un emendamento che estremizza ancora di più quel concetto. L'abbiamo fatto volutamente, ma siamo disponibili a qualsiasi altro emendamento o situazione che si vorrà creare in quest'aula fra i vari gruppi della maggioranza e della minoranza, perché non è detto che la minoranza in forma compatta debba aderire a questa mozione. Siamo disponibilissimi a ragionare su una possibilità che in qualche modo riconosca il diritto a questo Consiglio regionale di partecipare a questa manifestazione, non a garanzia dell'orgoglio gay, ma a garanzia del diritto di dimostrare in questo senso. Anche perché vogliamo sapere se viviamo in uno Stato democratico oppure no. Ho sentito parole come "provocazione", "offesa". Ma offesa a chi e a che cosa? Per me che sono ateo, non c'è più la garanzia in questo Paese, durante tutto l'anno 2000 di poter manifestare qualcosa che non si accoppi con tutto quello che è consentito dalla cultura cattolica, dalla Chiesa cattolica? Ditemelo. Questo è uno Stato meramente confessionale o uno Stato democratico? Io credo che questo sia uno Stato democratico e in questo senso approvo la mozione presentata, con l'emendamento da noi proposto. Ripeto, siamo disponibilissimi ad un'altra soluzione, e per chi voleva ridicolizzare dicendo "consigliere Martoni, prendi tu il Gonfalone", sono tra coloro i quali...

GILBERTO GASPERI. La prenda lei...

MARCO AMAGLIANI. Il Gonfalone lo prende il messo di questa Regione e lo porta lui. Io sono disponibile... (Interruzione del consigliere Gasperi). Per quanto attiene al concetto di libertà consigliere Gasperi, credo che tra me e lei, in virtù di concezioni storiche ci sia un abisso. Ma debbo dire che nel rispetto di questa istituzione... (Interruzione del consigliere Gasperi). Ma per favore Gasperi, faccia silenzio! Parli quando tocca a lei.
In questa istituzione, come in tutte le istituzioni, c'è chi è chiamato a svolgere un ruolo, quindi non spetta al consigliere portare il Gonfalone; spetta al consigliere andare dietro il Gonfalone e io sono disponibile a farlo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Già nell'illustrazione abbiamo detto di avere presentato questa mozione, il 2 giugno, perché eravamo in presenza di una presa di posizione, di divieti e di ostracismo da parte di altre istituzioni, sia religiose che civili, altrimenti nessuno si sarebbe accorto della manifestazione dell'8 luglio. Tuttavia è stato utile che il Consiglio regionale, che è sovrano, discutesse di questo aspetto. Forse il consigliere Viventi, che è abituato a dirigere un'azienda, non conosce bene i ruoli e le modalità di discussione e di competenza di questo Consiglio regionale, ma vorrei ricordare a lui e ad altri consiglieri che noi siamo nel pieno della legittimità istituzionale nel mentre discutiamo di questo aspetto. Ed anche gli esempi impropri che sono stati fatti dal collega Giuseppe Ricci sono impropri, perché le cose che egli diceva ad esempio sull'aborto, sono regolamentate da leggi dello Stato, per cui non siamo in presenza di una modificazione di leggi, andando addirittura contro i regolamenti dello Stato e della Repubblica.
Se posso esprimere un concetto eufemistico, in realtà i cosiddetti "diversi" non sono coloro i quali sfileranno a Roma l'8 luglio, ma risiedono altrove, in larga parte anche dentro le istituzioni, perché vediamo che c'è un ritardo rispetto a un dibattito sulle libertà individuali e collettive.
Non credo che l'Italia, nel mentre parla dell'Europa, del mondo possa attardarsi e non capire che vi sono nazioni più evolute della nostra da questo punto di vista, perché esistono leggi che danno concretezza materiale alla libertà individuale e collettiva degli omosessuali ma anche delle altre persone cosiddette "normali".

FABIO PISTARELLI. Quello americano...

CESARE PROCACCINI. No, quello americano li reprime, ed anche se nelle condizioni odierne il movimento che sfilerà a Roma l'8 luglio ha avuto da lì quella nascita — come opportunamente ricordava il consigliere Favia — non si può dimenticare che lì esiste tuttora una repressione che si è evoluta con la civiltà anch'essa, perché oggi adotta metodi che non sono certamente quelli del 1961 o 1962. Ma non è un problema di ordine pubblico, né di competenze della squadra della "buon costume". Addirittura qualcuno, in quest'aula — forse ho interpretato male — assimila la data dell'8 luglio, prevedendola come una sciagura, alla data dell'8 marzo, cioè la conquista simbolica della libertà della donna e il dispiegamento della libertà della donna e dell'uomo. Sarebbe ora che abbandonassimo, colleghi consiglieri — noi l'abbiamo voluto fare, in questa mozione — aspetti di tipo ideologico, ma dovremmo essere concreti. Quale deve essere il compito dell'istituzione — in questo caso del Consiglio regionale — rispetto ad una possibilità, ad una interpretazione di possibilità entro le quali si possa intravedere la limitazione della libertà individuale e collettiva? Noi riteniamo che questo ruolo debba esserci, ed è per questo che abbiamo presentato la nostra mozione, che chiediamo al Consiglio regionale di votare, perché nelle forme da vedere, da verificare — e noi siamo disponibili a vederle, a verificarle — ci sia comunque una delegazione della Regione Marche che porti la propria voce di libertà, come ha fatto in altre occasioni, alla manifestazione dell'8 luglio.

PRESIDENTE. Sono stati presentati degli emendamenti alla mozione. Il primo è dei consiglieri Tontini, Silenzi, Franceschetti, Avenali e Amati. Lo pongo in votazione.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli. Ne ha facoltà.

FABIO PISTARELLI. Dichiaro il nostro voto contrario. Abbiamo già detto in sede di discussione generale che non è il Consiglio regionale che deve garantire ciò che la Costituzione italiana prevede agli articoli 17 e 21. Ci sembra un sofisma, un girare attorno al problema ipocritamente per quanto concerne l'atteggiamento generale delle istituzioni.
Per questo motivo votiamo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei spiegare il senso del nostro voto di astensione a questo emendamento. Non crediamo che la ripetizione di una prerogativa riconosciuta dalla Costituzione sia un atto che debba essere rafforzato, ma non ci sentiamo nemmeno di esprimere un dissenso rispetto ad una cosa legittimamente riconosciuta.
Quindi, ci asteniamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Il nostro voto contrario non è nei confronti del diritto a manifestare, ma rispetto al fatto che l'emendamento è legato a una mozione che non riteniamo di dover votare.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Viene chiesta la verifica del voto. Procediamo alla ripetizione della votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione il secondo emendamento, proposto da Andrea Ricci e Amagliani.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione la mozione non emendata.

GILBERTO GASPERI. Chiedo la votazione per appello nominale anche a nome dei consiglieri Pistarelli e Ciccioli.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Vorrei ribadire le motivazioni complessive del voto contrario di Alleanza nazionale al documento.
Noi crediamo che non sia in gioco la libertà sessuale, perché è convinzione di ciascuno che dentro la propria camera da letto o in altro luogo ognuno si comporta come meglio crede.
Quello che invece non ci piace è l'apologia dell'omosessualità. Sarebbe di cattivo gusto un altro tipo di apologia, quella dell'ipersessualità. Ad esempio, cosa penserebbe la gente se si organizzasse a Roma una marcia degli estremisti della sessualità orale? Cosa ancora più grottesca sarebbe se la contrapposizione si inventasse su aspetti che sono propri, della propria costituzione, della propria intimità e dei propri comportamenti individuali.
Ci sono Amministrazioni che stanno traballando, anche nella nostra regione, per ordini del giorno su questo problema, su un aspetto che secondo me esula fortemente da altri tipi di impostazione.
Credo che dietro ci sia una riflessione politica che riguarda da una parte una lobby che sta prendendo corpo anche in Italia e in altri Paesi. Io non credo moltissimo al fatto che la civiltà e il progresso alberghino in società tipo quella americana, che sicuramente hanno dei primati ma che su altri aspetti non solo non hanno primati ma abbrutiscono l'uomo e i suoi valori.
Il problema è quindi più complesso, è il problema di una tendenza culturale o di culture che si stanno scontrando.
Tutto questo ci porta a dire che, mentre ribadiamo l'assoluta neutralità rispetto alla libertà sessuale sulla quale crediamo, così come sulla tolleranza che è giusta e legittima e sul rispetto che è opportuno, riteniamo che tutto ciò che si sta muovendo a questa giornata, a questa manifestazione appartenga ad altre sfere che non sono quelle che si vogliono sottolineare ma che riguardano lo scontro politico e l'egemonia culturale che si vuole imporre, tra l'altro, a mio parere, da parte di minoranze contro maggioranze naturali.
Per questi motivi ci troviamo in profondo disaccordo e crediamo che sia veramente fuori posto cercare di arrivare a una contrapposizione impropria su questo tema.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Questo Consiglio regionale, così come tanti altri Consigli e istituzione del nostro Paese si trovano a discutere del problema del Gay Pride per un semplice motivo: perché è stata messa in discussione la libertà di manifestare. Voglio ricordare al consigliere Ciccioli che non spetta né a lui, né alla gente, né allo Stato o a qualunque altra istituzione giudicare nel merito il perché un gruppo di cittadini intendano manifestare. Questo è un giudizio individuale di ciascuno di noi; decide ciascuno di noi se partecipare o meno a una manifestazione. Tuttavia, se la manifestazione è pacifica, se non presenta problemi di ordine pubblico, la Costituzione della Repubblica ma le regole più banali di un sistema democratico devono garantire a un gruppo di cittadini di poter liberamente manifestare. Siccome è stato messo in discussione questo diritto, al di là del fatto se uno di noi è favorevole o meno sul piano culturale, etico, sessuale, alla questione dell'omosessualità, è stato messo in discussione il diritto di manifestare. Per questo le istituzioni ne discutono e per questo il Consiglio regionale dovrebbe lanciare un forte messaggio a difesa del libero diritto di manifestare pacificamente in un Paese democratico come l'Italia. Per questo voteremo la mozione presentata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Colleghi consiglieri, non sarei intervenuto perché ritengo che la questione sia di per sé offensiva così come proposta — non la proposta dei nostri colleghi consiglieri — ma qui si offende il dono della vita. Un rapporto innaturale, se sfocia in una manifestazione che costituzionalmente è anche il diritto a manifestare da parte di chi si sente minoranza, normale o non normale, offende il dono della vita.
Questi signori non esisterebbero se non fossero venuti al mondo, quindi signori miei, l'etica, la morale... La parola più usata nel Vangelo è ipocritos. E' giusto quanto dice Amagliani circa i dieci comandamenti, ma li vorrei verificare uno per uno. L'ateismo è una chiara ammissione: "io non credo, quindi posso calpestare quello che voglio".
Qui si discute anche l'opportunità che questa manifestazione si svolga nell'anno del compleanno di Gesù Cristo, che per i cristiani è un anno importantissimo. Duemila anni di storia, con tutte le contraddizioni e i perdoni chiesti dal Santo Padre, avranno pure un significato.
E allora, il pretesto per una mortificante manifestazione nell'anno del Giubileo.
Nel mondo si parlerà di questa manifestazione, ma questa, per me, è una chiara offesa ai cristiani.
Poi il perdono, quindi la comprensione ci pesano sulle spalle. Viene fatto la richiesta di un Gonfalone che rappresenta una Regione con 40 consiglieri che dibattono oggi il loro perché: è un pretesto e va preso come tale. Ripeto, non volevo intervenire, ma dichiaro che voterò contro, non contro gli omosessuali che hanno la loro ragione di esistere finché restano nella dignitosa rappresentanza del loro essere. Ma la manifestazione non andava fatta in maniera così inopportuna, proprio nell'anno del Giubileo.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Romagnoli no
Secchiaroli assente
Silenzi assente
Spacca assente
Tontini astenuto
Trenta no
Viventi assente
Agostini assente
Amagliani sì
Amati assente
Ascoli astenuto
Avenali astenuto
Benatti astenuto
Bertucci assente
Brini no
Castelli no
Cecchini assente
Ceroni no
Cesaroni no
Ciccioli no
D'Ambrosio astenuto
D'Angelo assente
Donati assente
Favia no
Franceschetti astenuto
Gasperi no
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri no
Melappioni astenuto
Minardi astenuto
Mollaroli assente
Moruzzi sì
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe no
Rocchi assente

(Il Consiglio non approva)



Mozione (Votazione proposta di risoluzione): «Aumento minimi delle pensioni» Avenali (1)

PRESIDENTE. E' stata presentata una proposta di risoluzione sottoscritta anche dal consigliere Ceroni che era presentatore di due emendamenti. Quindi si può dire che gli emendamenti sono assorbiti dalla proposta di risoluzione.
Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. Ho ritirato la firma inizialmente apposta alla mozione, perché noi non condividiamo il primo paragrafo della premessa, dove si dice "visto il positivo risultato delle politiche del Governo". Chiediamo pertanto la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il primo paragrafo, da "visto" a "risultati della votazione".

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione il resto del documento.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Rinvio): «Vittime scontro treni linea Parma-La Spezia» Procaccini e Martoni (3)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 3 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Posso evitare di illustrare la mozione perché mi pare chiara. Trae spunto dalle cinque vittime, dipendenti delle Ferrovie morti nello scontro sulla linea Parma-La Spezia. Proprio nel mentre veniva depositata la nostra proposta di mozione, il 6 giugno, accadeva un incidente ferroviario nella tratta tra San Benedetto e Grottammare.
Con questa mozione vogliamo sollevare un problema più generale, quello di una riflessione sulla necessità di una ricognizione seria dello stato delle ferrovie nelle Marche, visto che le linee cosiddette "minori" passeranno in gestione alle Regioni. Al tempo stesso vogliamo criticare il problema ormai annoso della gestione delle Ferrovie dello Stato per i continui tagli alle piante organiche e la conseguente flessibilizzazione dell'orario di lavoro che non è stata seguita da investimenti altrettanto adeguati. Il problema dell'errore umano, tutto da accertare, deve essere sopperito dagli accorgimenti di tipo tecnologico. Al tempo stesso, in linea con il programma di questa maggioranza e di questa Giunta e a seguito del dibattito che si è svolto in quest'aula nel precedente Consiglio regionale, proprio perché la nostra regione ha il triste primato — la "maglia nera" — per quanto riguarda gli incidenti nei luoghi di lavoro, chiediamo una ricognizione seria, attraverso una conferenza sulla sicurezza delle ferrovia marchigiane e, in generale, sui luoghi di lavoro, d'intesa con tutti i soggetti interessati, che non sia una parata di tipo statistico, ma faccia una ricognizione, rifletta, dia delle risposte e soprattutto facendo convergere gli atti di tipo legislativo e le risorse finanziarie a chi si mette in regola rispetto alla necessità di dare sicurezza nei luoghi di lavoro.
Sono questi, in larghissima sintesi, i motivi della nostra mozione che chiediamo al Consiglio regionale di approvare.

PRESIDENTE. E' stato presentato un emendamento a firma Franceschetti, Avenali, Mollaroli e Amati, ed è stata presentata una proposta di risoluzione.
Dobbiamo decidere se aprire la discussione, oppure se farla in maniera più adeguato nel prossimo Consiglio regionale.
Mi pare che vi sia disponibilità al rinvio. Nella Conferenza dei presidenti di gruppo decideremo la data del prossimo Consiglio.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 15,50