Resoconto seduta n. 60 del 24/10/2001
La seduta riprende alle 16,30



Proposte di legge (Seguito della discussione generale e votazione):
«Disciplina regionale in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione» D'Angelo (17)
«Disciplina in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione sul territorio della regione Marche» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta (19)
«Tutela dalle esposizioni ai campi elettromagnetici derivanti da impianti fissi di radiofrequenza e telecomunicazione» Viventi (24)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle proposte di legge nn. 17, 19 e 24.
Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Presidente, credo che oggi tutti, al di là dell'appartenenza alla maggioranza o all'opposizione dobbiamo salutare positivamente il fatto che arriviamo ad approvare una legge così importante come quella sull'inquinamento elettromagnetico, una legge che è da tempo attesa anche dalla società marchigiana che ha avuto vicissitudini complicate, diverse. Abbiamo affrontato questo argomento nella precedente legislatura, poi il Governo aveva rinviato la legge, quindi è subentrata la fine della legislatura, una serie di cose che hanno impedito, allora, di arrivare alla definizione della legge stessa. Ho sentito dagli interventi di alcuni colleghi dell'opposizione una critica al fatto che arriviamo tardi all'approvazione di questa legge, dopo più di un anno dall'inizio di questa legislatura. Penso che intanto vi sono stati motivi che non sono dipendenti dalla nostra volontà. Il fatto di avere atteso l'emanazione della legge quadro non è stato un éscamotage per rinviare la discussione e l'approvazione di questa legge, è stata una necessità per avere un punto di riferimento certo, che sapevamo tutti sarebbe comunque arrivato, come è arrivato nel febbraio del 2001. Credo che sia stato legittimo aspettare per un certo periodo di tempo l'emanazione dei decreti attuativi, perché erano l'altro elemento importante che poteva costituire un riferimento legislativo più certo per la Regione.
Si dice "perché oggi, pure in assenza di questi decreti attuativi noi andiamo all'approvazione di questa legge?". Perché oltre certi tempi non è più legittimo aspettare, poiché i cittadini marchigiani e la gente della nostra regione non può aspettare all'infinito il varo di una legge così importante, anche perché non ci fidiamo più di tanto di questo Governo di centro-destra, perfino sui tempi di emanazione di questi decreti attuativi oltre che sui loro contenuti, perché già si vocifera di un elevamento dei parametri, portandole a oltre 6 volt/metro.
Aggiungo un altro motivo che non mi scandalizza, perché noi abbiamo utilizzato bene il tempo in più che abbiamo impiegato anche in attesa dell'emanazione della legge quadro e dei decreti attuativi che non sono ancora arrivati, per riflettere ulteriormente su una materia tanto complessa e delicata su cui i responsi scientifici non sono così certi e uniformi. Credo che questo tempo ci abbia consentito, rispetto alle proposte originarie che sono state avanzate dai colleghi, di approfondire questa tematica in un rapporto più stretto anche con la società, anche con coloro che nella società rappresentano esigenze di tutela della popolazione stessa soprattutto dal punto di vista sanitario. Mi riferisco, per esempio, ai tanti comitati che esistono in questa nostra regione. Non vorrei neanche che intorno a questa materia si facessero troppe strumentalizzazioni.
Questa mattina il collega Brini ha messo in evidenza il fatto che è stato presentato un emendamento da parte della collega Mollaroli e dei consiglieri di questa maggioranza. Non è la prima volta e non sarà sicuramente l'ultima volta che, soprattutto su questioni così importanti ci sono emendamenti da parte di consiglieri della maggioranza, perché questo fa parte della normale dialettica all'interno del Consiglio, ed è un ruolo pregnante del lavoro del consigliere regionale.
Penso che oggi quello che conta è che arriviamo all'approvazione di un provvedimento che io ritengo serio, anche innovativo rispetto alle proposte iniziali, fatto con un contributo non solo del Consiglio ma anche dall'esterno del Consiglio stesso. Sottolineo che molti dei punti contenuti negli articoli della legge e negli emendamenti che sono stati presentati e che discuteremo successivamente, raccolgono indicazioni che vengono dagli stessi comitati a tutela della salute dei cittadini. Aggiungo che con l'approvazione di questa legge andiamo a dare certezze ed uniformità di comportamento anche a livello locale, riconoscendo agli stessi Comuni la possibilità di intervenire successivamente con propri regolamenti.
Quindi diamo avvio, oggi, a una legge che ci auguriamo possa passare anche l'esame del Governo, che ha un duplice obiettivo, come ricordato questa mattina anche dal relatore: da una parte che è prioritario difendere la salute dei cittadini, l'ambiente e il territorio della nostra regione; collegato a questo anche il mantenimento e la qualità dei servizi della telefonia mobile e della radiodiffusione che debbono essere dati ai cittadini.
Credo che la concretizzazione di questa legge passa attraverso tutta una serie di provvedimenti che non richiamo perché sono stati sottolineati dalle relazioni di maggioranza e di minoranza e dagli interventi susseguenti, provvedimenti importanti che riguardano, per esempio, l'introduzione della concessione edilizia per il rilascio delle autorizzazioni all'installazione di questi impianti. Abbiamo dato obiettivi di qualità ancora più innovativi di quelli della stessa legge quadro per il raggiungimento del limite massimo dei 3 volt/metro. Abbiamo inserito dentro questa legge la procedura di valutazione di impatto ambientale per l'installazione di questi impianti, ovviamente graduandola in base anche all'importanza e all'entità dell'intervento tra valutazione d'impatto ambientale che la Giunta sarà chiamata a definire e che verrà assegnata ai Comuni e alle Province o che rimarrà in capo alla Regione stessa.
Noi abbiamo inserito in questa legge un altro elemento che ritengo fortemente innovativo e che già altri regolamenti di alcuni Comuni avevano inserito e che noi abbiamo ripreso. E' quanto contenuto nel comma 4 dell'art. 15 dove abbiamo inserito l'obbligatorietà di porre dei limitatori di potenza che consentano di non superare i limiti previsti dalla legge o comunque strumenti di misurazione e registrazione costante dei dati, in modo che si possa monitorare costantemente l'emanazione di questi campi elettrici, in modo che non vengano superati i limiti che noi definiamo attraverso la legge quadro e questa legge regionale.
L'altra questione riguarda uno degli articoli più discussi di questa legge, l'art. 6 sui divieti. Noi abbiamo fatto una scelta con l'emendamento che abbiamo presentato come consiglieri regionali di maggioranza, definendo intanto alcuni criteri precisi e quindi alcuni divieti in maniera assoluta, che riguardano le abitazioni e i luoghi più sensibili dove ancora maggiore deve essere il livello di precauzione che dobbiamo adottare e che poi delegano la Giunta a definire con un proprio regolamento e con tempi certi — entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge stessa — la definizione delle distanze che debbono essere poste in atto. Questo per due ordini di motivi. Io ritengo che su un tema così complicato ci sia bisogno di una ulteriore riflessione tecnico-scientifica sulle distanze che dobbiamo individuare in maniera certa, senza arrivare a posizioni che a volte sono estremamente lontane. Ho letto alcuni regolamenti dei Comuni di questa nostra regione e alcuni indirizzi dati dalle Province dove si parla di distanze molto diverse le une dalle altre. Invece, anche da questo punto di vista dobbiamo dare una uniformità di indicazione a tutto il territorio regionale.
Insieme a questo viene lasciata la facoltà ai Comuni di poter intervenire, attraverso i propri regolamenti e attraverso, soprattutto, i propri strumenti urbanistici — i piani regolatori — individuare limiti in piena autonomia, rispettando anche quanto previsto dalla legge quadro nazionale.
Concludo questo mio intervento dicendo che oggi ci apprestiamo ad approvare una legge importante, innovativa, che tutela gli interessi di questa regione e soprattutto la salute dei cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Alcune brevi considerazioni, perché nel merito dell'atto importante che oggi il Consiglio regionale si accinge a votare, condivido la relazione del compagno Martoni e gli interventi esplicativi che ci sono stati da parte dei consiglieri della maggioranza.
Intervengo anche per dichiarazione di voto e perché i cittadini aspettano un atto di questo tipo, visto che su un aspetto così delicato esiste ormai da troppo tempo un'assenza normativa a più livelli, soprattutto a livello nazionale ma anche a livello regionale. Per la verità, nella scorsa legislatura questo Consiglio approvò un atto poi interloquito e bocciato dal Governo. Un'assenza normativa soprattutto a livello nazionale, dove si è giunti a una legge quadro solo nel 2001, alla scadenza del precedente Governo, che è da registrare come uno dei fatti più positivi della trascorsa legislatura. E' vero che quella legge ha lasciato aperti dei varchi su una questione delicata come quella dell'elettrosmog e più in generale della emissione di campi elettromagnetici pericolosi per la salute, ma oggi rispetto a chi criticava dai banchi dell'opposizione questa impostazione poco precisa, additando la responsabilità di non aver fatto una legge completa, compiuta con i decreti attuativi, credo che questa critica vada assunta dalle forze del centro-sinistra e noi Comunisti italiani l'assumiamo perché certamente si poteva fare meglio. Tuttavia vorrei ricordare ai colleghi del Polo, della destra che qualche ora fa il nuovo ministro dell'ambiente Matteoli ha fatto delle dichiarazioni gravissime, dicendo che quella legge che voi avete criticato perché troppo precisa, troppo permissiva, sarà rivista a 360 gradi e non in termini restrittivi. Vale a dire che i poteri forti, quelli della telefonia mobile, quelli della telefonia fissa e, più in generale delle telecomunicazioni, in qualche modo stanno facendo breccia sul nuovo Governo di centro-destra, perché passano oggi a chiedere il conto del loro appoggio. Di questo si tratta, purtroppo. Lo dico non in termini polemici, retrospettivi o attuali, ma come una considerazione oggettiva. Quindi, la battaglia che abbiamo davanti sarà una battaglia comune, se seria e di tipo istituzionale. Come noi assumiamo delle critiche per le cose fatte male, sarebbe opportuno che chi oggi, anche in questo Consiglio regionale, fa della facile demagogia cavalcando la politica del più uno, domani sia richiamato ad una assunzione di responsabilità e di serietà, cosa che attiene ad un livello istituzionale di questo tipo.
Quindi la proliferazione delle antenne fisse e dei campi elettromagnetici ha bisogno di una regolamentazione più precisa, e noi ci atteniamo alla sintesi raggiunta dalla maggioranza come un fatto positivo su questo versante, perché demandare alla Giunta regionale la fissazione delle distanze non è uno scaricabarile, ma è, intanto, partecipare in modo attivo al dibattito più generale sui decreti attuativi che dovranno essere fatti dal Governo e al tempo stesso bisogna fissare sin da subito dei parametri uniformi su tutto il territorio regionale per quanto riguarda le distanze.
Da questo punto di vista il ruolo dei Comuni deve essere molto serio e preciso, non in competizione o in conflitto con il livello regionale, ma in sinergia e all'interno di un quadro di riferimento regionale i Comuni debbono avere la possibilità di conoscenza del territorio, financo al rilascio delle concessioni edilizie per quanto riguarda le installazioni.
Questo atto non è quindi un atto all'acqua di rose che cerca di lasciare le questioni come le ha trovate, ma crediamo che possa essere un primo atto, se volete anche di tipo sperimentale rispetto a una questione sulla quale, purtroppo, non esistono neanche delle certezze scientifiche. Magari ci fossero delle certezze scientifiche! Anzi, rispetto ad assunti che c'erano sta emergendo un paradosso che molti non conoscevano: che è più colpito chi è più distante dall'antenna o dalla telefonia fissa o mobile o dall'antenna televisiva rispetto a chi è più vicino. Oggi la scienza sta facendo dei passi avanti su queste questioni, per cui riteniamo che questa proposta possa essere un primo atto positivo — e il nostro gruppo la vota positivamente — per dare una risoluzione o tentare di dare una risoluzione che per troppo tempo è stata lasciata a se stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola, per le conclusioni, l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Non ho molte cose da aggiungere a quanto è stato detto in quest'aula. Certamente la Giunta ha voluto, nel rispetto della complessità della materia, affrontare la questione di questo problema la cui sensibilità è notevolissima, in una sede istituzionale ampia e soprattutto trasversale o bipartisan come oggi si usa dire.
Ci troviamo di fronte a materia non facile dove non ci sono certezze e questa mancanza di certezze mette in difficoltà l'organo politico, che non è certo l'organo tecnico che si deve esprimere.
Ma una cosa è certa: noi siamo qui a interpretare anche i bisogni della nostra cittadinanza, i bisogni dei cittadini marchigiani che ci hanno delegato a svolgere un ruolo importante, strategico, anche di mediazione delle esigenze di questo territorio, dello sviluppo di questo territorio, ma ancora di più della salute dei cittadini. La riflessione che è stata fatta e la legge che in qualche modo è stata proposta con ancora la vivacità del dibattito e degli emendamenti è certamente l'espressione di un lavoro difficile, difficilissimo, che ha visto la collaborazione della Giunta e della presidenza della Commissione con la difficoltosa e paludosa situazione che certo è espressione non solo di questo Consiglio regionale, non solo di questo Governo regionale, ma la testimonianza che sia a livello nazionale che internazionale ci siano difficoltà di dire quali sono con esattezza i limiti di sicurezza. Questo ci è confermato non solo da strumentali e demagogiche affermazioni di ritardo che non hanno presupposto, perché se ritardo c'è stato da parte dei precedenti Governi è dovuto alla difficoltà di interpretazione del dato scientifico. Così come credo, per ora, si è evidenziato il ritardo da parte dell'attuale Governo nell'emettere i decreti. Queste difficoltà non credo nascano soltanto da una difficoltà politica ma nascono da una oggettività scientifica.
Ma al di là dell'oggettività scientifica non documentabile, certo è che c'è un'esigenza sociale fortissima, l'abbiamo vissuta in tantissimi comitati spontanei, che nulla hanno di demagogia politica ma sono la sana e necessaria preoccupazione che una società ormai adulta esprime nella funzione di controllo dell'organo politico, nella funzione di stimolo nei confronti degli organi politici di rappresentanza.
Noi abbiamo apprezzato in più occasioni questo dialogo, questo confronto, la necessità di costruire insieme un percorso per arrivare a darsi delle regole condivise con mille difficoltà, sia da parte di chi in qualche modo deve affermare un principio, sia da parte di chi vuole essere sicuro che l'affermazione di quel principio garantisce la salute sua e dei propri figli.
Su questa riflessione, su questo percorso credo che la legge che abbiamo espresso abbia dei limiti — i limiti sono nell'incertezza che abbiamo detto — ma è certamente un passo in avanti rispetto al vuoto legislativo. Si è già sottolineato in alcuni interventi che si sono toccati alcuni argomenti importanti, alcuni obiettivi che vorremmo raggiungere come elemento di qualità nella nostra legislazione regionale, si è fatta la riflessione interessante e valida sulla situazione pregressa, ma ancora di più suo ruolo centrale che le pubbliche amministrazioni, in particolare i Comuni dovranno svolgere nell'attenta sorveglianza degli sviluppi di questa rete, una rete che ha forti spinte per essere incrementata, e questo è motivo certo di controllo politico-sociale da parte delle istituzioni locali. Questo va apprezzato anche nella definizione di concessioni contrariamente a semplici e facili autorizzazioni. Il problema è un problema sociale e come tale va affrontato nella sua dimensione. Quando avremo certezze saremo pronti a modificare quello che nella nostra legislazione è troppo rigido o quello che in qualche modo potrebbe risultare non adeguato ai tempi, ma credo che questo sia un percorso che riempie un vuoto legislativo che vede anche l'attuale Governo nazionale in difficoltà. Credo fermamente che non ci possano essere regole che valgono a Reggio Calabria e che a Bolzano possano essere diverse. E' necessario che questa norma sia valida per tutta Italia ma, oserei dire ancora di più, per tutta la Comunità europea. Non è possibile che in una realtà come la nostra proiettata verso l'Europa, possiamo avere regole diverse che quantifichino uno stato di salute e uno stato di sicurezza diverso da altre nazioni molto vicine alla nostra tradizione, alla nostra cultura e alla nostra storia.
La Giunta apprezza il lavoro fatto dal Consiglio, apprezza il lavoro fatto dalla Commissione, dal suo presidente, dai relatori che sono intervenuti questa mattina. certo è che in capo alla Giunta sono stati posti alcuni aspetti importanti, delicati, ce ne rendiamo conto, ma aspetti che, ripeto, possono subire facilmente trasformazioni nell'arco di periodi che vedranno la risposta scientifica come supporto fondamentale alla decisione politica del Governo regionale.
Esprimo quindi un plauso al lavoro fatto, con tutti i limiti che possono essere riscontrati in questo lavoro. credo che sia una grande opera di mediazione e lo dimostra la trasversalità sostanziale che c'è in questo documento che andiamo ad approvare, per cui anche la Giunta farà la sua parte, conscia dell'onere e dell'onore che in qualche modo le viene attribuito sugli argomenti più difficili e spinosi, che sono anche più tecnici e che non potranno, ovviamente, avere una soluzione solo politica ma dovranno avere il supporto di tutta la conoscenza scientifica che ci auguriamo quanto prima possa esserci di supporto.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Emendamento a firma D'Angelo, Franceschetti, Amagliani Martoni, Benatti e Luchetti.
Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Questo emendamento aggiunge a tutti gli altri impianti che debbono essere muniti di concessione anche quelli a microcella.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Decade l'emendamento n. 2. Pongo in votazione l'articolo emendato.

(IL Consiglio approva)

Articolo 3. Emendamento a firma Castelli e Pistarelli. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Il senso dell'emendamento è quello di utilizzare il sostantivo omnicomprensivo "impianti" invece che "stazioni radiobase", perché il concetto possa comprendere tutta la più vasta casistica in materia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Per accogliere questo emendamento o si cambiano tutte le diciture ove è scritto "stazioni radiobase" con "impianti", altrimenti deve essere respinto. Occorre quindi un coordinamento tecnico, comunque si può accogliere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 4. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Dal punto di vista matematico viene prima l'emendamento n. 5 e poi il n. 4, perché per un errore tecnico il mio emendamento è stato individuato all'articolo 3 bis invece che al 3.

PRESIDENTE. Quindi, passiamo al subemendamento 05 del consigliere D'Angelo, che ha la parola.

PIETRO D'ANGELO. Il subemendamento all'emendamento 5 è tecnico. La dizione dell'emendamento infatti non è perfetta, quindi si è pensato di sostituire tutto il comma 2 bis con questo subemendamento che ha gli stessi contenuti ma molto più comprensibile. Il comma 2 bis dell'articolo 3 sarebbe il seguente: "L'installazione degli impianti di cui all'articolo 2 dovrà essere sottoposta ad opportune procedure di valutazione d'impatto ambientale così come previsto all'articolo 2 bis della legge 1.7.1997, n. 189", e poi il comma 2 ter: "La Giunta regionale con proprio atto da adottarsi non oltre 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge determinerà le modalità di attuazione della disposizione di cui al comma 2 bis". Questo perché questa Regione non ha una legge sulla valutazione d'impatto ambientale, che se c'è una proposta di legge presentata da tempo che giace in Commissione. Ma siccome non esiste una legge di valutazione d'impatto ambientale regionale, si deve rimandare, per l'attuazione della determinazione della VIA, ad un atto della Giunta regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

(Il Consiglio approva)

Decade l'emendamento n. 5. Pongo in votazione l'articolo 3 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3 bis. Emendamento n. 4 a firma Castelli, che ha la parola.

GUIDO CASTELLI. L'articolo 3 bis individua per alcuni impianti considerati provvisori la possibilità di evitare la procedura di concessione edilizia. Questo nel presupposto che in caso di impianti provvisori che, assolvendo alla funzione di consentire proprie tecniche o di ponti per manifestazioni che debbano permettere l'installazione di questi impianti, non è prevista la concessione ma una mera comunicazione che peraltro deve essere munita di parere favorevole. Se in linea di principio non siamo contrari a questa procedura alleggerita, riteniamo che tuttavia la provvisorietà, per evitare che possa surrettiziamente consentire forme di stabilizzazione, si limiti questa procedura alleggerita ai soli casi in cui gli impianti provvisori non prevedano uno stazionamento superiore ai 60 giorni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Sono per respingere questo emendamento, anche perché 60 giorni sono un termine troppo ristretto. L'emendamento n. 6 che prevede 90 giorni è più esaustivo.

GUIDO CASTELLI. Ritiro l'emendamento nel caso in cui vi sia la volontà di procedere all'approvazione di quello successivo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 6. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. L'emendamento n. 6 fissa in un massimo di tre mesi la provvisorietà. Sappiamo che in Italia nulla è più definitivo di ciò che è provvisorio, pertanto ritengo sia importante stabilire quello che significa "provvisorio".

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'art. 3 bis come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Emendamento 7 a firma Viventi, che ha la parola.

LUIGI VIVENTI. All'articolo 4 comma 2 si dice "I sindaci intervengono sul proprio territorio e individuano i siti più idonei per la localizzazione di nuovi impianti..." ecc. Io avevo pensato di utilizzare questa formulazione: "delimitano nel proprio territorio le aree nelle quali è vietata la localizzazione degli impianto radiobase", invertendo il discorso: anziché individuare dove, vietare dove è pericoloso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Credo di non dover accogliere questo emendamento, perché è già presente nell'art. 6 ove c'è già la determinazione dei siti ove non devono essere localizzati impianti.

PRESIDENTE. Emendamento n. 8 a firma Castelli e Pistarelli. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Propongo di prevedere che l'attività dei Comuni di cui al comma 2 contempli un obbligo di adeguamento degli strumenti urbanistici, con un'apposita variante al Prg. Questo è un comma che è stato oggetto di un certo tipo di discussione. In realtà si è ritenuto di ricondurre l'attività di localizzazione dei siti non precisamente alla variante al Prg ma di preferire una dizione più generica, ovvero "adeguando all'uopo gli strumenti urbanistici", si è detto per evitare che i piccoli Comuni debbano essere comunque onerati di un'attività complessa, corposa, costosa di adeguamento al Prg. A mio modo di vedere, tenuto conto delle modifiche che questo Consiglio ha apportato alla legge 34 vi sono delle varianti, come quelle di cui parliamo che sono abbastanza "semplici", che in realtà si consumano in un iter amministrativo che parte dal Comune, viene vagliato con un parere della Provincia e porta poi all'approvazione da parte della Provincia stessa. La preoccupazione che queste varianti comportino un aggravamento e un onere particolare per i piccoli Comuni, secondo me non esiste, in quanto le modifiche della 34 non ostano a che questa attività si possa compiere in maniera abbastanza spedita e sciolta.
A mio modo di vedere è importante che quell'espressione generica "adeguando all'uopo gli strumenti urbanistici" venga riferita al piano regolatore generale, perché questo tipo di localizzazione, nel momento in cui viene consegnata al Prg gode di una valutazione pianificatoria più ampia, di largo respiro invece che singoli interventi di localizzazione che potrebbero rimanere delle intenzioni o dei provvedimenti più o meno chiari e formali. Il senso è quindi di integrare la scelta già fatta dalla Commissione con un preciso riferimento al Prg per favorire trasparenza e corretto inserimento della decisione di localizzazione nell'alveo dell'assetto urbanistico del singolo Comune.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. La preoccupazione del collega Castelli è stata anche preoccupazione della maggioranza, quindi chiedo al collega di ritirare l'emendamento, perché "adeguamento degli strumenti urbanistici" significa comunque un adeguamento dei piani regolatori ma se questo non fosse sufficiente, invito a leggere il comma 4 dell'articolo 14 sui divieti che dice "I Comuni nell'ambito delle proprie competenze attribuite dalle norme in materia urbanistico-edilizia e dall'art. 4 della presente legge nonché dal comma 6 dell'art. 8 della legge quadro individuano nei piani regolatori generali fasce di rispetto relativamente alle aree e agi edifici di cui ai commi 1 e 2". Quindi la preoccupazione di avere dei cambiamenti all'interno del piano regolatore è già prevista da questo articolo e comunque anche dall'altro, perché l'adeguamento degli strumenti urbanistici è adeguamento del piano regolatore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Non dico che abbia torto il collega D'Angelo, ma qui si dice "adottando apposita variante al Prg". Se il piano regolatore è da attuare è giusto quello che dice lui, ma se è già adottato è implicito che ci debba essere una variante, altrimenti non si può andare a fare un nuovo piano regolatore. Pertanto quello che dice il collega Castelli rafforza il concetto di D'Angelo, ma prima bisogna inserire questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. A me sembra più corretta la dizione presente nella legge approvata dalla Commissione, perché non necessariamente l'adeguamento deve avvenire attraverso apposita variante al piano regolatore. Se vi sono Comuni che hanno il piano regolatore in via di approvazione possono inserirlo all'interno del piano regolatore in via di approvazione. Quindi la dizione "strumenti urbanistici" è più ampia, più generica e può cogliere tutte le situazioni.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 9 a firma Castelli, che ha la parola.

GUIDO CASTELLI. Il senso dell'emendamento è chiaro, quindi non perdo altro tempo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 4 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4 bis. Emendamento 11 a firma Viventi, che ha la parola.

LUIGI VIVENTI. Si tratta dell'istituzione del catasto regionale. Pensavo di specificare con precisione in che cosa consiste e quali sono le competenze.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. L'emendamento va bene e io sono d'accordo che ci sia una norma distinta per quanto riguarda la creazione del catasto regionale. E' già stato presentato il subemendamento per la soppressione della lettera c) del comma 1 dell'articolo 9, quindi lo accogliamo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6, emendamento 12. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Qui entriamo nella vessata quaestio delle distanze. E' l'articolo su cui si è appuntata maggiormente l'attenzione di tutti i commissari. Per quanto riguarda il gruppo di Alleanza nazionale noi abbiamo ritenuto di proporre un emendamento che va nel senso di recepire quanto è stato inserito in una serie di direttive che hanno visto come protagoniste le Amministrazioni provinciali di Ancona e Ascoli Piceno le quali, esprimendosi recentemente proprio sulla questione delle distanze, hanno modulato le proprie richieste sulla falsariga di quello che ho inserito nell'articolo 6. Sostanzialmente si riunifica nel discorso delle distanze, sia quanto attiene agli impianti di radiodiffusione che quanto riguarda le stazioni radiomobili, sulla base di due distinti parametri che sono 300 metri dai luoghi ed edifici destinati ad abitazione e 400 metri da quei famosi "obiettivi sensibili" che sono stati ricondotti a ospedali, case di cura, ma più in generale strutture sanitarie, scuole, asili nido e parchi giochi. L'esigenza di voler fare riferimento precisamente alle distanze nasce dalla necessità di corroborare i Comuni in quell'esercizio di attività che comunque saranno loro proprie della normazione regolamentare che l'articolo precedente prevede, attraverso riferimenti che possano essere ritenuti sufficientemente cautelativi.
Credo di non dover aggiungere altro se non che, per quanto riguarda il punto c), sostanzialmente si ripete una previsione già contenuta nell'articolato della Commissione. Quindi ci esprimiamo per l'indicazione di distanze analoghe a quelle che sono state richieste dalle Amministrazioni provinciali di Ancona e Ascoli Piceno recentissimamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Nell'intervento generale di questa mattina ho detto perché la maggioranza ha presentato l'emendamento 14 sui divieti, decidendo di togliere le distanze, non perché non volesse garantire i cittadini, ma perché qualsiasi distanza messa in questa legge non può avere un supporto tecnico-scientifico, per cui la legge potrebbe essere impugnata in qualsiasi momento perché la distanza è un fatto arbitrario. Abbiamo riscritto tutto l'art. 6 cercando di garantire i siti sensibili, le abitazioni dove c'è una permanenza non inferiore a 4 ore e demandando da un lato alla Giunta, con un supporto tecnico di stabilire delle distanze minime, così la legge non potrà essere impugnata, e dall'altro, con il comma 4 si rimanda ai Comuni la possibilità di una fascia di tutela rispetto a queste aree sensibili, anche maggiore di quella che potrebbe stabilire la Giunta. Quindi, se tutti vogliamo che questa legge vada in porto e non venga bloccata, chiedo di ritirare l'emendamento e la stessa cosa dico ai colleghi Mollaroli e Agostini, perché mettere le distanze significa in questo caso mettere a repentaglio la validità della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Mi corre l'obbligo di una replica, perché queste allusioni di D'Angelo alla demagogia sono state fatte all'inizio della discussione in tempi sospetti, perché ancora non avevamo cominciato la discussione e quindi meritano una replica. Dice D'Angelo che ogni tipo di riferimento alle distanze è fuorviante e tecnicamente non sostenuto. Allora mi chiedo: per quale motivo in Commissione anche la maggioranza ha fatto comunque riferimento alle distanze? Perché i 300 metri per la lettera b) dell'art. 6 erano previsti. Dire che si tratta di un atteggiamento demagogico, quando la stessa maggioranza aveva fatto riferimento alle distanze mi sembra fuori luogo.
Il fatto di rimandare alla Giunta la determinazione delle distanze comunque non supera il problema che se non sono supportate le nostre distanze non lo saranno neanche quelle della Giunta, perché una distanza non è più scientifica a seconda di chi la propone. Può essere un éscamotage quello della delega alla Giunta. Capisco che la legge deve essere fatta e formulata in maniera tale che siano ridotte le possibilità di censura da parte del commissario di Governo, però esiste in questo meccanismo di delega alla Giunta il rischio concreto che comunque l'operatività della legge sia differita sine die al momento in cui ci saranno i decreti del tanto vituperato Governo del Polo, ci sarà poi il supporto tecnico-scientifico. Secondo me non sarà il commissario di Governo ma saranno i fatti a determinare in differimento sine die dell'operatività della legge.
Anch'io faccio salva la possibilità che i Comuni operino da questo punto di vista perché il comma 6, così come l'ho rimodulato inizia "ferme restando le competenze dei Comuni previste e disciplinate", quindi a mio modo di vedere la nostra proposta, che abbiamo tratto dalle indicazioni formulate dagli enti locali che comunque saranno protagonisti del sistema di verifica di quelle famose varianti, va mantenuta e chiedo che ci si esprima sull'emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 14 a firma D'Angelo e altri. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Questo è il punto più delicato, quello dei divieti. Abbiamo cercato di individuare tutte le zone sensibili che non ripeto perché sono ben classificate in questo articolo. Abbiamo eliminato le distanze non perché non vogliamo tutelare la salute, ma perché all'approvazione della legge quadro tutti i Comuni che hanno fatto un regolamento prevedendo distanze che non hanno un supporto tecnico scientifico hanno avuto i regolamenti impugnati dai Tar. Siccome noi ci teniamo che questa legge veda la luce, abbiamo demandato le distanze minime alla Giunta. Quindi potrà essere, al limite, impugnato l'atto della Giunta sulle distanze ma non tutta la legge, perché la legge è molto più complessa e va a toccare molti più punti rispetto alle sole distanze. Abbiamo pertanto demandato alla Giunta di determinare queste distanze e nello stesso articolo, al comma 4 abbiamo dato la possibilità ai Comuni di prevedere delle fasce se necessario anche più cautelative rispetto a questi siti idonei.
Ritengo che questo emendamento vada a tutelare gli interessi della gente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ove si parla di ospedali, case di cura e di riposo, scuole ed asili nido, vorrei aggiungere anche "chiese", quindi presento un subemendamento in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Ho ritirato l'emendamento firmato insieme all'assessore Agostini, perché non si vuole impedire che questa legge venga approvata. Credo che a tutti i gruppi politici sia particolarmente cara, però ritengo che le indicazioni che nell'emendamento da me e dall'assessore Agostini predisposto erano previste, debbano essere tenute nella debita considerazione dalla Giunta nel momento in cui emetterà gli atti dovuti, ispirandosi al principio della maggiore cautela e precauzione, perché l'interesse della difesa della salute in questo campo è tanto, l'incertezza scientifica altrettanta, quindi penso che sia bene tenere in considerazione questi elementi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Collega Gasperi, relativamente ai luoghi di culto l'emendamento della maggioranza ne prevede comunque la tutela, anche se non espressamente detto. Abbiamo avuto casi clamorosi nella nostra regione di antenne di telefonia cellulare sopra campanili del '300 e questo non poteva essere accettato. Infatti, sono vietati questi insediamenti nelle zone degli edifici vincolati di pregio storico-architettonico. Per quanto riguarda le chiese moderne, la legge è in funzione della tutela della salute e tutto è in funzione della permanenza superiore a 4 ore in un posto. In una chiesa moderna è possibile che una persona vi sia tutto il giorno, però ritengo che i luoghi di culto, almeno quelli moderni — perché quelli antichi sono comunque vincolati — siano comunque tutelati.

PRESIDENTE. Il subemendamento 014 presentato dal consigliere Gasperi recita: al punto b) del comma primo la dizione proposta è: "ospedali, case di cura e di riposo, edifici adibiti al culto, scuole ed asili nido e quant'altro". La stessa cosa al comma 2, punto b).
Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Vorrei richiamare l'attenzione del collega D'Angelo su quel monito alla seria e concreta disposizione dei consiglieri verso la legge, quindi la possibilità di superare indenne il vaglio del commissario di Governo. In realtà a me pare che la querelle sulle distanze sia stata superata da un intervento della Corte costituzionale che comunque ha stabilito il principio che per quanto concerne le distanze siamo nel campo di materie che non sono sottratte alle Regioni e agli enti sottoordinati, attenendo a questioni — la potestà di conformare il territorio, di pianificarlo e di individuare le linee di un suo corretto sviluppo — che sono di competenza degli enti locali. Se devono essere ipotizzati scogli a questa legge rispetto alla possibilità di un suo superamento, riguardano forse altre tematiche rispetto alle quali siamo stati tutti d'accordo, come i famosi 3 volt. Quindi credo che questo richiamo alle distanze non sia pertinente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il subemendamento a firma Mollaroli che propone di sostituire "ufficio" con "luoghi di lavoro".

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'emendamento 14. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Vorrei motivare il nostro voto di astensione, poiché quello che poc'anzi affermava il collega Castelli è assolutamente vero. Caro D'Angelo, questi emendamenti sono solo spia del fatto che c'è dietro tutto un lavoro di tira e molla. Quando iniziamo a parlare della legge di tutela della salute per quanto riguarda i campi elettromagnetici è chiaro che dobbiamo parlare di distanze, altrimenti di che cosa parliamo? Ci deve essere un criterio oggettivo sulla base del quale si devono muovere le amministrazioni, i soggetti privati o pubblici ecc., altrimenti non parliamo di nulla.
Noi non votiamo contro, perché ci sono argomentazioni di carattere generale che possono anche convincerci del fatto che un po' di prudenza la si debba utilizzare, perché ci possono essere diverse interpretazioni del punto e quindi anche problemi di ritualità della validità dell'atto che stiamo compiendo, però non giriamoci attorno. Questo è il problema, questo è il nodo: o stabiliamo delle cose minime entro le quali debbono stare tutti, oppure non facciamo leggi, facciamo un'altra cosa, facciamo intendimenti, dichiarazioni di principio generali. Torniamo allora a quello che abbiamo detto questa mattina con la "legge Calzolaio": dichiarazioni di principio generali senza quella pregnanza, quella stringenza di indicazione che riguarda invece la vita concreta di tutti, imprese, privati, tutti. Regole certe, chiare, poche, entro le quali devono stare tutti. Questa è l'Italia che vogliamo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento 14.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 6 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Emendamento n. 15 a firma Castelli che ha la parola.

GUIDO CASTELLI. Il comma 1 dell'art. 7 prevede, giustamente, che i gestori entro tre mesi dalla scadenza delle concessioni siano obbligati a ripristinare lo stato dei luoghi. Io aggiungo un comma che è finalizzato a prevedere il medesimo obbligo di rimozione anche per i casi in cui si sia esaurita l'efficacia del titolo contrattuale che inizialmente aveva consentito l'installazione. Perché dico questo? Perché a mio modo di vedere è necessario che i Comuni siano attrezzati all'eventualità che, spirato il termine di un contratto di affitto che ha consentito l'installazione dell'antenna, l'antenna possa continuare a far bella mostra di sé sulla sommità di tetti e grattacieli come è accaduto anche recentemente ad Ascoli Piceno. Quindi si tratta di rafforzare un principio già condiviso dai commissari in quarta Commissione, per estendere ad una ulteriore fattispecie questo obbligo di rimozione che fra l'altro depone a favore anche di un più corretto quadro estetico della situazione, visto che purtroppo sappiamo che molte antenne dismesse rimangono sui tetti degli edifici a tutto disdoro del decoro pubblico e soprattutto introducendo la possibilità che magari, surrettiziamente, possano essere riattivate in tempi successivi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Accogliamo l'emendamento nonostante sia stata lunga l'esposizione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 7 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8, emendamento 16 a firma Castelli, che ha la parola.

GUIDO CASTELLI. Al comma 1 si prevede una casistica secondo la quale vi è deroga alla disciplina generale per isolare gli impianti fissi delle comunicazioni diversi da quelli dell'art. 3 quali ponti radio che, entro 30 giorni dall'installazione si limitano a comunicare ai Comuni gli elementi di dettaglio dell'impianto. Propongo la soppressione dell'art. 8, comma 1 perché anche in questi casi tutto si riconduca all'alveo di quella che è la fisiologia normativa della legge.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 17 a firma D'Angelo e altri.
Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Le preoccupazioni del collega Castelli sono state anche le preoccupazioni della maggioranza che hanno sentito anche degli organismi tecnici. Ci si è detto dai tecnici che i ponti radio non hanno una potenza tale da poter creare problemi, quindi abbiamo presentato questo emendamento e quindi, affinché anche i ponti radio possano rientrare in quel catasto di cui parlavamo, deve essere data comunicazione anche all'Arpam del ponte radio, in modo da avere un quadro generale di tutte le fonti di inquinamento da campi elettromagnetici su tutto il territorio regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 8 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Subemendamento 018 a firma Viventi che ha la parola.

LUIGI VIVENTI. E' collegato al discorso fatto prima sull'art. 4 bis, quindi è ritirato l'emendamento 19 e sostituito con questo subemendamento che propone la soppressione della lettera c) del comma 1 dell'art. 9.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

(Il Consiglio approva)

Decade l'emendamento 18, viene ritirato l'emendamento n. 19.
Pongo in votazione l'articolo 9.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10, emendamento n. 20 a firma Viventi, che ha la parola.

LUIGI VIVENTI. Sono contrario alle commissioni, perché ritengo che la Regione abbia già organismi idonei nei suoi servizi per poter fare tutto quello che deve fare. Non c'è bisogno di fare una commissione specifica che tra l'altro sarebbe anche a tempo limitato. Secondo me non serve.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento 21 a firma Castelli, che ha la parola.

GUIDO CASTELLI. Con questo emendamento intendo far sì che possano essere inseriti nella commissione tecnica regionale quelli che sono stati individuati come associazioni o comitati portatori di interessi diffusi costituiti ai sensi dell'art. 9 della legge 241. Uso una espressione già contenuta nell'articolo riferito alle competenze dei Comuni, perché anche queste associazioni e questi comitati sono indicati come soggetti di concertazione per quanto riguarda i piani comunali.
A mio modo di vedere, nella commissione tecnica regionale a maggior ragione è giusto prevedere la presenza di questi comitati che hanno rappresentato, fra i gradimenti altalenanti dei commissari, un punto di riferimento per la stesura di questa legge. Ricordo anche che vi fu polemica in Commissione perché a un certo momento arrivò una proposta di legge dei comitati e la Commissione ritenne allora di dover soprassedere.
Quindi, coerenza con l'articolo che prevede le competenze dei Comuni che già legittimano una presenza e una partecipazione dei comitati, che fra l'altro hanno svolto una funzione importante in questa fase di preparazione della legge e indicazione di un loro rappresentante all'interno della commissione tecnica regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Ad integrazione d quanto il co-firmatario collega Castelli ha affermato, sono dell'idea di Viventi: ci sono troppe commissioni tecniche, sub-commissioni ecc. Questa dell'articolo 10 è l'ennesima, quindi secondo me ha poca utilità. Se a questo si aggiunge il fatto che comunque questa commissione è chiamata per l'articolo 12 e neppure per predisporre le cose più importanti, cioè le distanze, il mio convincimento è ancora superiore. In ogni caso, visto che avete bocciato l'emendamento Viventi che voleva la soppressione di questa commissione tecnica non riesco a capire il ragionamento che ha prato la Commissione quarta ad inserire il rappresentante delegato delle associazioni ambientaliste, anche perché se vogliamo parlare di soggetti portatori di interessi diffusi che hanno sensibilizzato questo Consiglio o la Commissione su questi argomenti, di associazioni ambientaliste ne ho viste poche, ho invece visto tanti comitati spontanei di cittadini che si sono riuniti, organizzati e hanno fatto una grossa opera.
Mi rivolgo all'aula con trasparenza e con franchezza: chi dobbiamo andare ad invocare come ausilio nell'opera, tutta teorica, di questa commissione? I soggetti che sono stati promotori, portatori veramente di valori, di interessi diffusi e lo hanno fatto con pervicacia, con coerenza, con costanza. Questo è un passaggio simbolico importante, politicamente importante. Non stiamo parlando di questo o quello a me o a te ma di cose che devono funzionare perché vanno diritte al problema, quindi parliamo di comitati di cittadini, di comitati portatori di interessi diffusi, quelli che sono stati i veri protagonisti dall'anno scorso alla scorsa legislatura, a questo passaggio legislativo. E' un passaggio molto significativo se fatto in questo senso, altrimenti le argomentazioni di Viventi, da me raccolte, sono assolutamente un macigno su questa commissione tecnica.
Invito pertanto i colleghi a votare a favore della nostra proposta.

PRESIDENTE. E' stato presentato un subemendamento dal consigliere Giuseppe Ricci, che ha la parola.

GIUSEPPE RICCI. Non vorrei che ci mettessimo a giudicare chi ha più sensibilità ambientalista tra le associazioni e i comitati. Venendo in aula, i rappresentanti dei comitati ci hanno consegnato due lettere delle associazioni, una di Legambiente e una del Wwf che sostengono le tesi che i comitati hanno a noi esposto, quindi non direi che dobbiamo lavorare ad escludendum. Eventualmente, poiché è un comitato consultivo rispetto al quale la Giunta deve assumere delle opinioni, dei pareri, delle idee, delle proposte su cui il potere decisionale è comunque in capo alla Giunta stessa, direi che la sensibilità dimostrata anche dalle associazioni, e in questo caso dai comitati — perché tutti noi siamo stati sollecitati dai comitati — può essere complessivamente ricompresa, tenendo conto che già la Commissione ha previsto un rappresentante delle associazioni e noi potremmo aggiungere "ed un rappresentante dei comitati", senza peraltro stravolgere assolutamente niente. Si tratta, eventualmente, di avere una doppia presenza che ci dia la garanzia di avere e la sensibilità delle associazioni ambientaliste che comunque si interessano, in generale, dei problemi della tutela ambientale e dei comitati che in modo particolare seguono questo argomento specifico. Ecco perché ho presentato un subemendamento nel quale dico "e un rappresentante dei comitati".

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Perché in questo articolo è prevista, come sollecitato dai cittadini, la presenza di un rappresentante di provata capacità tecnico-scientifica da parte degli ambientalisti e non dei comitati? Nell'articolo 4, quando si parla di regolamenti comunali, siccome i comitati sono espressioni prettamente locali, come si fa a individuare un rappresentante delle espressioni locali? E' difficile. E allora la legge prevede la presenza dei rappresentanti dei comitati nella stesura dei regolamenti comunali e nell'individuazione dei siti comune per comune, perché sono espressioni locali. Per quanto riguarda invece la commissione tecnica regionale si è fatto riferimento alle associazioni ambientaliste perché così ci siamo mossi sempre. L'associazione ambientalista di valenza nazionale riesce, nell'ambito di tutto il territorio a individuare in modo omogeneo un suo rappresentante e comunque, siccome molti dei rappresentanti dei comitati fanno parte pure delle associazioni ambientaliste non vedo tutto questo can-can: una associazione ambientalista potrebbe benissimo presentare un rappresentante dei comitati senza nessun problema. Così si fa anche per i rappresentanti ambientalisti nelle commissioni edilizie. Ogni Comune nella formazione della propria commissione edilizia fa richiesta di un rappresentante ambientalista alle associazioni di riferimento nazionale, le quali sentono tutto quello che è sul territorio ed esprimono un nome. Ritengo che questo non sia un problema e ritengo che l'emendamento e il subemendamento debbano essere respinti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Su questo serio problema non si deve avere nessun pregiudizio verso i comitati e soprattutto verso le espressioni della volontà popolare che avvengono attraverso diversi modi, soprattutto in questa fase dove non esiste più un filtro tra il popolo, la politica e le istituzioni. Ma al tempo stesso vedo una forte strumentalità di chi propone una ipotesi di modifica di questo tipo rispetto alla proposta della Commissione, perché da un lato si dice di voler abolire, in termini qualunquistici, le commissioni e un secondo dopo si dice che le commissioni devono essere allargate. Dovete essere più seri, perché credo che questa sintesi raggiunta sia la migliore possibile. Lo dico senza polemica, perché sono abituato ad intervenire poco e a pesare sempre le parole, proprio perché, come veniva detto, sul problema delle distanze... (Interruzione). Io non ti ho interrotto, collega Pistarelli. Noi interveniamo sul nodo delle distanze e abbiamo detto che i parametri hanno una fissazione da parte della Giunta regionale. Al tempo stesso abbiamo dato un compito di primattori ai Comuni che, se passasse questa legge, possono addirittura aumentare le distanze fissate dalla Giunta. Per la fissazione di questi parametri locali i comitati partecipano su base comunale alla concretizzazione di questi atti, quindi hanno un ruolo maggiore, per cui credo che l'impostazione della Commissione sia la più corretta e la più seria.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. L'atteggiamento della maggioranza è veramente incomprensibile. Giuseppe Ricci ha almeno fatto lo sforzo di mediare. Noi abbiamo votato questa mediazione nel senso che prevediamo anche i comitati e voi avete bocciato anche quella proposta. Il ragionamento dei Comuni non regge assolutamente, perché questa è una commissione che guarda al trasferimento degli impianti, cioè a quel passaggio che è completamente diverso rispetto all'ubicazione per quanto concerne le procedure comunali, ma altrettanto importante, delicato, di ricaduta immediata sul territorio. Perché, il piano di trasferimento non guarda i territori comunali? Che cosa guarda, la mappa dell'Europa o il mappamondo? Non riesco veramente a seguirvi su questa cosa, colleghi. Questo è un passaggio altrettanto delicato, perché è proprio su questo che si gioca un'altra partita importante, il pregresso, quello che dicevamo questa mattina, tutto quello che è ed è stato fino ad oggi, cioè la giungla, il caos. I comitati che più si sono interessati della questione su scala regionale non è vero che sono comitati di quartiere, perché sono organizzati e hanno avuto la sensibilità e la capacità di organizzarsi anche su scala regionale, hanno rappresentanti "Marche", non solo "Sforzacosta" o "Villa Potenza". Questo è un passaggio assolutamente grave. Voteremo contro questo articolo, se rimarrà così. Vi invito ancora una volta a votare a favore del nostro emendamento. Le associazioni ambientaliste hanno altri spazi di rappresentanza, perché vi ricordo che le associazioni ambientaliste fanno parte del comitato tecnico regionale che riguarda tutte le questioni relative all'ambiente, fanno parte di diritto di tutte le commissioni di natura consultiva che ha la Regione Marche e vi ricordo che hanno spazio in abbondanza per intervenire, autorevolmente o non autorevolmente. I comitati dei cittadini che si sono organizzati per la tutela della salute non hanno, invece, questi spazi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Viene chiesta la verifica, quindi prego di ripetere la votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 10.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Emendamento n. 22 a firma Viventi, che ha la parola.

LUIGI VIVENTI. Credo che non vi sia bisogno di illustrazione, poiché non è stato accolto l'altro, quindi questo diventa superfluo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 24. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 25 a firma Castelli, che ha la parola.

GUIDO CASTELLI. Questo emendamento è riferito al piano di trasferimento degli impianti. Ci siamo intesi con il Vicepresidente Giuseppe Ricci, perché questo emendamento propone di aggiungere i rappresentanti dei comitati non escludendo quelli delle associazioni, quindi spero che abbia maggior fortuna del precedente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 12.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Emendamento n. 26 a firma Castelli. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 13 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Emendamento n. 28 a firma D'Angelo e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 29 a firma D'Angelo e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 14 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 15. Emendamento n. 30 a firma Viventi, che ha la parola.

LUIGI VIVENTI. Credo che questo emendamento sia assolutamente da accettare, perché ritengo di avere corretto una norma. Qui si parla solo del servizio pubblico di telefonia mobile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 33 a firma D'Angelo e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 15 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 16. Emendamento n. 34 a firma D'Angelo e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 16 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'ordine del giorno a firma Benatti, D'Angelo, Martoni, Franceschetti, Luchetti, Giuseppe Ricci, Andrea Ricci.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la votazione per parti separate. Personalmente non sono d'accordo per la parte tre della premessa.

PRESIDENTE. Potrebbe presentare un emendamento soppressivo.

ROBERTO GIANNOTTI. Propongo di sopprimere il comma tre della premessa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento soppressivo.
Ha la parola il consigliere Benatti per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. L'emendamento soppressivo fa riferimento alle preoccupazioni sulle dichiarazioni che sono uscite sulla stampa e che abbiamo riportato fedelmente. Invito i consiglieri a votare integralmente questo ordine del giorno per dare un segnale di unità di tutto il Consiglio regionale al Governo italiano e al Parlamento, affinché, stante la mancanza di prove scientifiche che annullano le preoccupazioni, si mantengano quanto meno i limiti della legislazione vigente, dando sollecita attuazione alla legge con i decreti previsti. A questo riguardo voglio dare un'ulteriore informazione di queste ore: questa mattina la presidente del coordinamento nazionale dei comitati per la tutela dei campi elettromagnetici Daniela Dussin, ha inviato al vicepresidente del Consiglio dei ministri on. Gianfranco Fini una richiesta di incontro per invitare il vicepresidente stesso a un incontro con i ministri competenti. La lettera, che ho in copia, fa proprio riferimento alle dichiarazioni dei ministri Matteoli, Gasparri e Sirchia ed esprime preoccupazione. La lettera stessa è indirizzata all'on. Fini in quanto durante la precedente legislatura, quale presidente di Alleanza nazionale aveva dato un impulso notevole alla legge quadro e la presidente del Conacem con questa lettera gliene rende ragione, citando un incontro del settembre 2000. Per conoscenza dei consiglieri leggo che l'on. Fini in quella sede ha detto "Non conosco il problema in quanto non sono tuttologo ma mi fido del lavoro dei miei, in particolare dell'on. Cola che in questi anni l'ha seguito per il partito". Tant'è che la presidente Dussin conclude: "Se si ricorda, quel giorno le dispose l'accoglimento e la presentazione immediata al Senato di tutti gli emendamenti Conacem alla legge quadro".
Con questo ordine del giorno noi diamo un ulteriore impulso affinché questa questione venga esaminata dal Governo con la dovuta attenzione es soprattutto nel rispetto degli impegni che l'allora maggioranza e minoranza avevano preso insieme.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Mi corre l'obbligo di una replica alla collega Benatti.
Tutta la maggioranza da questa mattina ci richiama al senso di responsabilità per evitare posizioni demagogiche, e oggi tiriamo giù un terzo comma che ha tutto di demagogico e di demagogico virtuale, perché preso fior da fiore l'intervento di Sirchia, Gasparri e Matteoli. Io ho letto il Carlino, e per essere preoccupati al punto tale da riversare la preoccupazione su un documento ufficiale del Consiglio regionale delle Marche ci vuole qualcosa di più di dodici righe di cui, tra l'altro, le parti virgolettate sono tutt'altro che foriere di preoccupazioni, perché virgolettato c'è scritto: "Il comitato interministeriale lavora su tutto, comprese emissioni ed antenne". Poi, Matteoli dice: "Per esprimermi attendo di vedere il parere della commissione". Mi sembra che tutto ciò non sia motivo di preoccupazione.
Inoltre mi sembra strano il richiamo alla presidente dei comitati. I comitati non sono da prendersi solo quando fa comodo. Dice D'Angelo, e conferma Procaccini, "i comitati no nelle commissioni regionali", però sì quando servono a fare il volantinaggio in tarda serata a commento di una legge.
Queste sono due considerazioni che dobbiamo fare, perché se si vuole senso di responsabilità bisogna mantenerlo a 360 gradi e in secondo luogo, se i comitati sono validi alleati questo deve valere sempre e non solo quando esprimono contrarietà e biasimo rispetto al presidente di Alleanza nazionale.
Nessuno di noi sfugge al succo dell'ordine del giorno: per quanto mi riguarda sono favorevole a esprimere, come Consiglio regionale l'opinione che i famosi decreti attuativi, nel merito, non debbano aprire la strada a valori più gravi. Se la demagogia e la coerenza non sono valori da pesare un tanto al chilo, caro D'Angelo, togli il "preoccupato".

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. L'opposizione all'interno di questo Consiglio ha garantito durante tutta la durata dei lavori il numero legale che la maggioranza non ha e ha cercato sempre di avere un comportamento corretto. Su questi problemi tutte le maggioranze hanno spinte diverse e contrapposte. La vecchia maggioranza ha avuto difficoltà ad arrivare ad alcune decisioni, la nuova maggioranza ha una dialettica interna e ugualmente difficoltà. Se uno ha libertà di pensiero deve prendere atto di questa situazione. Se si vuol votare un documento e, nonostante diversificazioni, fare valutazioni e condividere comunque la presenza in quest'aula bene; se voi ritenete che sia importante arrivare all'approvazione di un documento politico che comunque abbia un comma anti-governativo per quanto riguarda la nuova maggioranza, ve lo votate e noi ce ne andiamo, perché non stiamo a reggere la candela su questa situazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Sono un po' preoccupato per il clima che si sta verificando, credevo che il lavoro fatto in questi mesi e comunque il dibattito in aula oggi in qualche modo garantissero una conclusione diversa.
Condivido le preoccupazioni espresse dal presidente del gruppo di An. Credo comunque che noi non possiamo esimerci dal votare questa legge e bisogna assumersi fino in fondo le proprie responsabilità proprio per le cose che diceva Ciccioli. Questa è una legge che abbiamo fortemente voluto, che in qualche modo abbiamo contribuito a definire e il vantaggio alla maggioranza di poter dire che questa legge è stata votata senza il contributo decisivo della Casa delle libertà non sono disposto a darlo. Proprio per questo l'ordine del giorno è una provocazione politica. Mi auguro, quindi, che prevalga il buon senso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ritengo che questa materia sia molto delicata, una problematica sentita dai cittadini in modo immenso. Ritengo che quest'aula su materie di questo genere debba fare ogni sforzo per uscire con maggioranze molto forti. Per questo motivo personalmente rimango con le mie preoccupazioni, però faccio appello alla maggioranza affinché venga accolta la richiesta di soppressione del terzo comma, in modo che tutto il Consiglio regionale possa dare forza a questa iniziativa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento soppressivo.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'ordine del giorno come modificato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Avevo cominciato a fare una riflessione e voglio concluderla serenamente, anche perché credo che debba essere recepita con soddisfazione questa volontà espressa a conclusione della discussione di eliminare punti controversi, punti che non sono riconducibili, intanto, alla volontà del Governo nazionale nel suo insieme, inoltre estrapolati da un discorso complessivo possono avere ingenerato confusione.
Credo che al di là di tutto, anche la preoccupazione che in qualche modo è emersa nel corso del dibattito, relativamente ad una iniziativa del Governo rispetto a questo problema debba essere fugata in positivo, nel senso che, comunque, al di là di quello che accadrà è bene che le Marche si dotino di uno strumento legislativo di questa natura. Credo che questo sia il dato positivo sul quale, altrettanto positivo è che si sia realizzata una grande convergenza che va al di là delle differenze politiche, delle differenze ideologiche, delle differenze culturali, a dimostrazione che su alcuni problemi è possibile trovare una sintesi comune.
Anche perché non possiamo non avere uno sguardo rispetto a quello che è accaduto in questi anni nella nostra regione. In questa regione è sorto un movimento di opinione, si sono mobilitati coscienze e cittadini che hanno speso tanto del loro tempo per la difesa di un diritto di tutti e questo credo che sia doveroso riconoscerlo. UN ruolo positivo forse anche svolto dalle associazioni "istituzionali", ma da tanti cittadini associati fra loro, in comitati o meno. La spinta decisiva rispetto a questo risultato è stata data da questi cittadini delle Marche che hanno compiuto fino in fondo il loro dovere ma che hanno contribuito in maniera decisiva a rimuovere incrostazioni, preoccupazioni, problemi, questioni di questa natura.
L'importanza della legge va letta dentro questa situazione di disagio che in tantissimi vivevano, dentro questa declinazione del disagio che è stata fatta da tante forme spontanee di partecipazione. E questo va detto di fronte ad un limite oggettivo. Mi fa sorridere l'astensione finale del Presidente D'Ambrosio, da questo punto di vista siamo al massimo dell'ipocrisia politica. Il Presidente della Giunta regionale non può preoccuparsi delle dichiarazioni di qualche ministro, deve preoccuparsi della propria inerzia, della propria incapacità, di non avere svolto un ruolo positivo rispetto a questo problema. Debbo ricordare al Consiglio che se questa legge verrà licenziata il merito è dei cittadini che l'hanno chiesta e dei gruppi consiliari che hanno rimosso l'ipocrisia, i silenzi, i ritardi e hanno presentato tre specifiche proposte di legge? Debbo ricordare che questa legge è il risultato di iniziative del Consiglio regionale e non della Giunta che, guarda caso, su questa materia, al di là della elegante e intelligente presa di distanze dell'assessore Ottaviani che ha detto "su una questione così importante ritenevamo giusto che fosse il Consiglio...? Assessore, non prendiamoci in giro: c'è stato un vuoto di iniziativa da parte dell'Esecutivo, superato solo dalla riproposizione, certamente strumentale da parte nostra, della vecchia proposta approvata nella precedente legislatura, dalla ripresentazione della proposta di legge da parte dei Verdi, dall'iniziativa di Viventi. E allora lei non può preoccuparsi: lei si preoccupi dell'incapacità della Giunta regionale a porre mano a questo problema, perché il dato politico di fondo è questo: il provvedimento nasce senza un contributo attivo del Governo regionale. Dobbiamo prenderne atto.
Se mi consentite, se qualche problema c'è stato al di là del dibattito finale, certamente non è stato posto dalle opposizioni o dalla Casa delle libertà, ma eventualmente c'è stato un problema di dosare e di trovare un equilibrio all'interno della maggioranza, che per certi versi e in certe misure ha remato contro proprio per la sua poca convinzione.
Noi crediamo di aver dato fino in fondo il nostro contributo attraverso la predisposizione di quell'atto, attraverso il lavoro fatto un Commissione, attraverso il dibattito in aula oggi. Questa è una legge importante. Al di là della condizione di precarietà noi ci apprestiamo a discutere fra qualche giorno il piano triennale del turismo che è uno strumento superato completamente dagli avvenimenti internazionali perché ha una proiezione sui mercati che non tiene conto del dato oggettivo di oggi delle associazioni internazionali, con quel che ne consegue, ma non è per questo che ci rifiutiamo di farlo. Questo è uno strumento importante che fissa alcuni riferimenti rispetto a questa problematica. Intanto toglie spazio alle interpretazioni particolari che da più parti si sono date alla legge quadro o, se volete, all'applicazione della normativa comunale e soprattutto ci fa uscire da una condizione di discrezionalità di tanti che abbiamo subito, che i cittadini delle Marche hanno subito in questo periodo. Non certezze, ma spesso discrezionalità interessate.
L'altra questione che credo comunque emerga con nettezza è quella relativa agli effetti negativi che possono essere prodotti da questi impianti. Anche qui mi sia consentito, con molta pacatezza ma anche con molta energia dire dov'è mancato il ruolo del Governo della Regione: spendiamo centinaia di milioni l'anno per commissionare incarichi, per affidare consulenze su tutto, perfino sul colore della lana e la Giunta regionale non ha avuto il coraggio di spendere 100 milioni per fare uno studio serio sugli effetti di questi impianti. Avremmo potuto affrontare il dibattito sulla base di elementi di conoscenza molto più precisi di quanto possano essere i contributi dei tanti volontari. La legge manca di una rilevazione, di un supporto, di una valutazione tecnica sugli effetti. A questo bisogna rimediare. Questa disattenzione od inerzia devono essere recuperate. Abbiamo uno strumento adibito agli interventi quale l'Arpam, quindi mettiamo l'Arpam in condizioni di muoversi su questo campo per offrire al Consiglio regionale, al Comune, ai cittadini elementi di conoscenza precisi sul piano tecnico. E' una legge che abbiamo voluto, che abbiamo difeso, che voteremo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. In conclusione del dibattito credo che sia necessario fare brevemente il punto anche per annunciare il nostro voto. E' stato già detto che questa è una legge sotto molti aspetti positiva e condivisibile soprattutto per alcune importanti e significative aperture che determina nei confronti di alcuni punti sensibili del dibattito sull'inquinamento elettromagnetico. Abbiamo lavorato insieme, in Commissione è stato eseguito un lavoro che per molti versi giudichiamo positivo, tuttavia non possiamo non rimarcare come oggi, visto anche l'esito della discussione concreta sugli emendamenti questa legge manchi di una forte presa di coscienza per quanto riguarda il problema delle distanze. Lo diceva anche il collega Pistarelli: sulle distanze si gioca tanta parte del destino di questa legge, sulle distanze, probabilmente, era possibile e lecito avere meno prudenza, se è vero che la nuova formulazione dell'art. 6 trae spunto dalla necessità di non incappare in censure da parte del commissario di Governo. Infatti, ricordavamo prima che le distanze rappresentano un necessario, imprescindibile punto di riferimento perché i Comuni possano svolgere concretamente, ancorando la loro attività a parametri certi, tutto ciò che è ricompreso nell'art. 4. Quindi mettere oggi un punto fermo sul problema delle distanze significa chiarire una volta per tutte quali sono dei margini di difesa in ordine a materie che la Corte costituzionale ha chiarito essere nella titolarità piena e completa delle Regioni e del sistema delle autonomie locali. Mentre giustamente, comprensibilmente, condivisibilmente questo Consiglio ha mostrato una certa dose di audacia rispetto al discorso dei 3 volt/metro, rispetto al discorso della concessione come titolo di assenso per l'esercizio delle attività che oggi discipliniamo, è mancata una volontà chiara, precisa proprio laddove si è creata la materia edilizia e urbanistica, forse la prima presa di coscienza, il primo lato di vulnerabilità di quella che era la normativa previgente. E' paradossale che proprio nel momento in cui, nei due anni antecedenti la data odierna, sul lato urbansitico-edilizio si è cercato di aggredire quel vuoto normativo — ripeto, attraverso i regolamenti edilizi comunali, attraverso le approvazioni urbanistiche della Provincia: quelli erano stati i primi varchi di difesa, anche delle popolazioni dai rischi dell'elettromagnetismo — ci è sembrato fuorviante questo tipo di volontà che rischia forse di consentire alla legge di superare il vaglio del commissario di Governo ma in sostanza, per quanto riguarda l'operatività concreta della legge consente di prevedere un facile scenario: la Giunta regionale avrà le stesse difficoltà che ha avuto la Commissione nello stabilire e definire le distanze, quando il travaglio della Giunta regionale sarà finito vi sarà la possibilità di una censura anche dopo che la Giunta regionale avrà stabilito le distanze. Certo, il problema non sarà nel rapporto commissario di Governo-Regione, ma il rapporto contenzioso si aprirà fra la regione intesa come Giunta regionale nel momento in cui prevede e disciplina le distanze e i singoli gestori che certo hanno denaro e risorse sufficienti per promuovere contenziosi di quel genere.
Sono questi i motivi di forte perplessità su un articolato che condividiamo nei suoi tratti essenziali, rispetto al quale abbiamo lavorato con alacrità, ma rimane un forte deficit della legge proprio per quanto concerne il problema delle distanze e la sua operatività successiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Ho ascoltato alcuni consiglieri che si sono riferiti alle presunte perdite di tempo che ci sarebbero state rispetto a questa legge. Questo è uno dei primi atti che mi sono trovato ad affrontare in quarta Commissione non appena eletto. Non ravviso la perdita di tempo che da tante parti veniva adombrata, tant'è che l'ultima normativa nazionale su questo argomento è data febbraio 2001. Sapete che entro 60 giorni sarebbero dovuti uscire i famosi decreti attuativi, ci sono state in mezzo le elezioni politiche, abbiamo ripreso subito dopo, abbiamo preso atto del fatto che i decreti attuativi non uscivano e non escono. E io ho dei dubbi che possano uscire, non rispetto alle dichiarazioni che abbiamo sentito ma sul piano complessivo, sul fatto che la gran parte della classe politica italiana, quella che ha preceduto questo Governo e questo Governo stesso davvero vogliano che questi decreti attuativi si mettano in campo.
Ma consentitemi di dire che ho notato nell'iter di questa legge grande strumentalità e grande populismo. Ho piacere che attorno ai più svariati argomenti si costruiscano momenti collettivi di decisione, di indicazione, di impegno, cosa che è stata fatta. Per esempio ho riconosciuto al comitato di Brecce Bianche che si è impegnato contro il traliccio dell'Enel tutta la sua potenzialità, la sua capacità, la sua coerenza e anche il fatto che attraverso quell'impegno si sia raggiunto un risultato. Però invito i comitati che sono qui presenti — ai quali non mi sono mai rivolto fino a questo momento, pur sapendo perfettamente che erano presenti; non mi sono mai rivolto a loro come ho sentito fare da più parti in quest'aula: per certi versi lo stesso voto è stato "viziato" positivamente da questo — ad essere presenti da ora in avanti. Invito a verificare che quanto detto in quest'aula risponda poi a verità. Vi invito a verificare che la coerenza che da più parti si è dichiarata sia a tutto tondo. Ci siamo sforzati a trovare una posizione unitaria e ho apprezzato, non solo per questo, le cose che diceva il consigliere D'Angelo: togliamo gli elementi di preoccupazione, quello che ci interessa è che questa legge venga approvata e che quindi anche la risoluzione sia stata approvata dal più vasto raggio possibile di forze politiche di quest'aula. Questi sono stati la modalità, l'intendimento e l'azione della Commissione e anche di questo Consiglio. Colgo l'occasione per dire che davvero, in questo caso, il consigliere D'Angelo è stato prezioso, perché con la sua coerenza e competenza ci ha consentito di proseguire un'opera che abbiamo iniziato e concluso in breve tempo, per quello che mi riguarda, all'interno della Commissione, ma è stato da stimolo anche con la sua competenza.
All'interno di quella Commissione, all'interno di questo Consiglio, all'interno di tutti i tecnici che abbiamo sentito in Commissione — non ho perso una sola seduta dei lavori della Commissione — di competenza ne ho vista ben poca. La cosa che ho visto è che il più delle volte si brancolava nel buio, in quel buio in cui ancora oggi, dal punto di vista scientifico brancoliamo. E allora credo che la cosa più opportuna sia portare a casa questo risultato con il voto positivo del più ampio arco di forze possibile. Credo che questo sia fondamentale. Spetta poi alla Giunta regionale a cui abbiamo demandato un compito, stabilire le distanze.
Da questo punto di vista mi sento coperto perché abbiamo ancora del tempo. Se sono necessarie consulenze diamo consulenze, ma mi auguro che questo ulteriore tempo serva a stabilire davvero le misure all'interno delle quali viene garantita la tutela della salute, quindi la non nocività degli impianti presenti sul territorio.
Questo è lo spirito rispetto al quale io personalmente ma la stragrande maggioranza dei membri della Commissione, ad iniziare dal suo presidente, abbiamo lavorato. Mi dispiace che il più delle volte si ceda a un certo strumentalismo e populismo, ma probabilmente questo è un vizio non di quest'aula ma della politica complessivamente intesa. E se questo è un vizio non dico di perderlo tout-court, dico soltanto che a questo vizio mi auguro corrisponda una possibilità e la garanzia, di fatto, che tutto quello che ci siamo detti, tutto quello che abbiamo scritto e gli impegni che ci siamo assunti e abbiamo fatto assumere agli altri siano davvero garantiti. Io sarò attento a verificare che lo stesso impegno dimostrato in quest'aula venga messo dagli stessi attori del Parlamento italiano, maggioranza e minoranza, per verificare chi, come e quando i famosi decreti attuativi verranno dati alla luce.
Sono convinto di un'altra cosa, e forse sbaglio, ma se la legge non viene correlata da questi famosi decreti, ho la sensazione netta che questa sia aria fritta. Questo sì sarebbe il peggior risulto, non per quest'aula, ma per quei cittadini di cui ci riempiamo la bocca e che tutti quanti, in ogni occasione, diciamo di voler tutelare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ho seguito attentamente tutti i lavori, ho presentato alcuni emendamenti, alcuni dei quali sono stati accolti, altri no. Il giudizio da parte nostra — parlo anche a nome del collega Francesco Massi — è sostanzialmente positivo sull'atto, perché obiettivamente la Regione aveva bisogno di dotarsi di questa normativa.
C'è un fatto che al di là di altri particolari insignificanti desta in me preoccupazione, e infatti stavo ragionando con i colleghi dell'opposizione se dare un voto favorevole o di astensione: noi usciamo senza dare un'indicazione sulle distanze, che sono le cose di più immediato impatto, che i cittadini più capiscono. D'altra parte riconosco a me stesso che il problema delle distanze è di difficile soluzione, perché l'impatto negativo dell'energia che viene emessa da questi impianti va calcolato, come tutti i tecnici sanno, come cono d'uscita, quindi può benissimo succedere che un'abitazione che sta a dieci metri dall'impianto ma che è fuori dal cono non ha impatto negativo mentre un'altra a 100 metri ha un impatto negativo. Quindi dico con altrettanta onestà che, fossimo stati anche noi in maggioranza, avremmo incontrato difficoltà a definire il problema della distanza. E aggiungo un'altra considerazione: la tecnologia in questi ultimi anni sta facendo progressi da gigante, quindi con il discorso delle microcellule e altre questioni che sicuramente verranno fuori, potremmo definire una cosa oggi, che nel giro di un paio d'anni potrebbe essere obsoleta.
In considerazione di questo ritengo che, pur con alcune preoccupazioni, con alcuni distinguo che sono quelli che con molta sincerità adesso ho detto, non possiamo esimerci dall'approvare questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Vorrei evidenziare che la seduta odierna su questa legge si è aperta con le preoccupazioni dell'opposizione circa il fatto che la maggioranza avesse chiesto un rinvio, addirittura evidenziando divisioni all'interno della maggioranza stessa. A chiusura di serata andiamo ad approvare una legge importante, rispetto alla quale il lavoro della maggioranza è stato decisivo. Noi abbiamo richiesto espressamente, su una materia come questa, che la Giunta non presentasse una sua proposta, perché avrebbe creato problemi politici che invece volevamo gestire a livello di Commissione e di gruppi consiliari per trovare una sintesi che fosse condivisa. Per noi era importante anche il rapporto con i comitati e il nostro gruppo ha stabilito un rapporto stretto con gli stessi, tanto che da posizioni iniziali diversificate siamo arrivati ad una sintesi con una serie di articolati che trovano il consenso della maggioranza e dei comitati, che per noi era un consenso importante.
Certo, siamo persone serie, nel senso che se c'è un vincolo di maggioranza e una sintesi che in maggioranza raggiungiamo, non è che la sostituzione o l'aggiunta di un rappresentante in una commissione regionale può piegare quell'accordo che abbiamo stabilito. Saranno le associazioni ambientaliste a farsi rappresentare da chi è impegnato anche all'interno dei comitati territoriali, ma c'era un accordo di maggioranza che ha tenuto. Capisco che all'opposizione questo possa dare fastidio, ma la maggioranza su una materia così delicata ha raggiunto una sintesi e su questa sintesi si è trovata una condivisione da parte del Consiglio, da parte anche dei comitati. E io saluto con soddisfazione il giudizio positivo che i cittadini organizzati nei comitati danno sulla sostanza di questa legge. Poi non ho dubbi circa il fatto che la Giunta di centro-sinistra delle Marche sia sensibile a emanare provvedimenti che guardino alla tutela dei cittadini. Sono molto preoccupato delle dichiarazioni di Matteoli e di quello che farà il Governo di centro-destra. Quindi, giudizio positivo rispetto alla legge, sottolineatura di come una maggioranza deve lavorare rispetto anche a testi legislativi che sono complessi e che partono inizialmente da punti di vista che possono essere lontani ma che si ricompongono nel momento in cui c'è un rapporto stretto non solo con le forze politiche ma anche con i cittadini.
Quindi un giudizio positivo sul lavoro che la maggioranza ha svolto e un giudizio positivo e un ringraziamento al Governo regionale che ha permesso questo lavoro di natura politica, di sintesi politica. La Giunta ha tre mesi di tempo per portare avanti le problematiche che le sono state demandate e noi non abbiamo alcun dubbio che verranno assolte nella maniera migliore.
Il gruppo dei Democratici di sinistra saluta questa come un'altra legge importane di questa legislatura, che questo Consiglio, questa maggioranza unita riescono a far approvare, riescono a portare a compimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Voglio esprimere a nome del gruppo Verdi la soddisfazione per il traguardo che questa sera abbiamo raggiunto. E' stato un lavoro faticoso durato un tempo veramente considerevole. Sono parecchi anni che su questo terreno c'è un'elaborazione, partita in questa regione ancor prima che a livello nazionale ci si ponesse il problema di regolamentare questa materia. Questa legge che stiamo per votare è importante, in quanto è anche il frutto di una iniziativa consiliare, con un lavoro impegnativo che ha coinvolto la Regione Marche in un rapporto stretto con i cittadini, con le istituzioni, organismi che hanno dato il loro parere e il loro suggerimento nel corso di questi anni di approfondita discussione. Il tempo è stato sicuramente lungo, ma su questa materia sono intervenute numerose norme che hanno rivoluzionato le competenze e il campo di intervento della Regione in questa materia.
Va detto che le nuove forme d'inquinamento dovute alle nuove tecnologie, spesso nate sottovalutando gli effetti sulle persone, impongono alle istituzioni di affrontare, come in questo caso, argomenti nuovi e affrontare in modo diverso rispetto al passato, la tutela della salute.
La sintesi comune del Consiglio avviene sulla spinta anche di un grande movimento di opinione che si è sviluppato in questo Paese, in tutta Europa e in tutto il mondo, un movimento di opinione che si è anche contrapposto a poteri forti. Si pensi al presso che in questo Paese è stato pagato per la sola possibilità di avere la concessione per lo sviluppo del settore della telefonia mobile nell'UMTS: cifre mai pagate che hanno condizionato pesantemente i bilanci di importanti società in tutta Europa. Si pensi anche ai soggetti, ai poteri forti con cui noi ci confrontiamo. Nel nostro Paese la società che ha una più alta capitalizzazione è proprio quella direttamente interessata al settore della telecomunicazione e le tre società più grandi in questo Paese, direttamente o indirettamente operano in questo settore.
Questo dà l'idea dell'importanza e anche del peso di questo provvedimento. Noi abbiamo voluto affidare competenze ai Comuni, quei Comuni che dopo la legge nazionale si vedevano sistematicamente cancellati provvedimenti e regolamenti che tendevano a fissare dei limiti nella diffusione degli impianti di radiocomunicazione, delle antenne e di quant'altro e fonte di emissione elettromagnetica. Sistematicamente i Tar cancellavano questi regolamenti comunali accogliendo i ricorsi formulati dalle società e dalle imprese direttamente interessate.
Oggi la legge stabilisce un obbligo di rimozione, meccanismi di risanamento, la verifica degli impianti esistenti ma anche l'individuazione degli spazi per collocare nuovi impianti o quelli che andiamo a trasferire da altre parti. Quindi una risposta alle esigenze della salute ma una risposta anche alle esigenze della comunicazione, dello sviluppo, della modernizzazione.
La legge attribuisce un ruolo all'Arpam e alle aziende sanitarie, rafforza e si basa sul principio di precauzione, sugli obiettivi di qualità, temi ai quali noi Verdi siamo molto attenti, due strumenti che ancora una volta si rivelano fondamentali per tutelare la salute pubblica.
Dalla legge vengono immediatamente messe sotto tutela zone sensibili quali scuole, asili, ospedali, residenze, sedi di lavoro a lunga permanenza e viene codificato un sistema di controllo e di vigilanza che lavora parallelamente agli enti locali e ai Comuni. La mancanza di decreti attuativi è certamente un limite nell'intervento in questa materia. Delle disposizioni nazionali che hanno purtroppo ristretto i margini di manovra regionali manca ancora un passaggio importante, quello dei decreti attuativi. La mancata emanazione di questi provvedimenti costituirebbe sicuramente un passo indietro e a me fa piacere che questo Consiglio unanimemente abbia approvato un ordine del giorno in cui dà al Parlamento e al Governo un segnale univoco in questa direzione.
Per quello che riguarda i problemi all'interno della maggioranza, a me sembra che certe volte la minoranza sia dispiaciuta, sconcertata, anche scocciata che all'interno di questo Consiglio si possa giungere a una sintesi comune che coinvolge anche la minoranza, in modo importante e significativo come è avvenuto oggi. I problemi all'interno della maggioranza scaturiscono dalla difficoltà di arrivare alla sintesi su una materia così complessa, così in evoluzione, così legata a questioni tecniche di difficile risoluzione. La legge, oltre a una grande complessità presenta soluzioni innovative e ha contenuti che non ci hanno permesso di ricopiare quello che è stato fatto già da altri, quindi abbiamo aperto per molti aspetti una strada, un percorso nuovo, abbiamo proposto delle soluzioni e ci auguriamo che da parte del Governo non ci sia un atteggiamento ostativo nei confronti di queste soluzioni innovative.
Quindi un plauso a tutti coloro che hanno concorso a raggiungere questo obiettivo sia nelle sedi politiche che nelle sedi tecniche e un ringraziamento a quanti hanno collaborato a tutti i livelli perché si potesse giungere questa sera ad approvare una proposta di legge di questo genere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Il lavoro svolto dai banchi dell'opposizione è stato di grande respiro, di grande determinazione. Differentemente da coloro che mi hanno preceduto, dico che se non vi fosse stata una presenza in Commissione, ma in generale una presenza costante, continua e una interlocuzione da parte dei rappresentanti dell'opposizione relativamente all'attenzione da porre, agli sforzi da compiere su questa legge, forse non l'avremmo ancora vista all'ordine del giorno, non l'avremmo ancora affrontata nella sua sede propria, cioè in quest'aula, nel suo momento decisionale più alto.
Questo è stato dimostrato con i fatti, con i comportamenti, con i passaggi istituzionali che vi sono stati ed è la continuità con impegni assunti — me ne rende atto la documentazione, il resoconto delle sedute di Consiglio regionale spese — nella scorsa legislatura. Quindi questa legge è nella continuità degli impegni assunti a quell'epoca trasformatisi in emendamenti, in proposte di modificazione che oggi abbiamo ripreso nella sede di Commissione e in aula.
Questo per sgomberare ancora di più il campo da qualsiasi dubbio o critica che possa venire sul versante del populismo vero o presunto, che ancora in questi ultimi interventi ho ascoltato da parte di taluni settori della maggioranza.
L'ultimo esempio è stato l'ordine del giorno: se volevamo fare populismo non avremmo fatto l'invito al Governo di centro-destra affinché si orientasse verso una certa soluzione, una soluzione lasciata inevasa perché i 60 giorni dalla legge del febbraio 2001, abbondantemente trascorsi, non sono stati riempiti di decreti e regolamenti attuativi che dovevano pure esserci e dovevano dare indicazioni anche ai territori regionali e pertanto, a cascata, agli enti locali per dotarsi di strumenti adeguati, di normative efficienti.
Ancora una volta abbiamo dimostrato in tutta la sua compiutezza il nostro impegno. L'impegno ha fatto sì che questa legge finalmente giungesse a conclusione. Non è stato purtroppo sufficiente a riempire tutte le caselle delle richieste, delle indicazioni più forti venute non solo dai comitati, non solo dalle sensibilità di ognuno, ma da un ragionamento di buon senso, di efficacia di certi passaggi normativi. Mi riferisco alle distanze: se vi è e vi è stato un importante passaggio per far iscrivere finalmente all'ordine del giorno questa proposta di legge, è mancato un passaggio altrettanto importante e fondamentale: verificare che la legge fosse già da domani mattina stringente, efficace, in grado di colpire tutte le situazioni che devono essere messe a sanatoria e di dare certezza per il futuro. Questo non vi è nella legge, purtroppo, nella materia dell'indicazione delle distanze da tenere rispetto agli edifici di civile abitazione, ai luoghi pubblici nei quali la frequentazione delle persone, siano esse scuole, ospedali, edifici di culto aggiunti alla fine. Le distanze da quelle strutture demandate alla Giunta significano un vulnus forte verso questa legge e verso le sue conseguenze applicative.
Per questo passaggio noi siamo insoddisfatti, anche perché aver demandato questo alla Giunta, dandole un termine, significherà che passerà inutilmente quel termine come tanti termini delle leggi regionali che abbiamo pure approvato e tanti termini per i quali avevamo demandato agli organi dell'Esecutivo il compito di esplicitare certi passaggi. Noi siamo certi che entro 3 mesi — come dice l'art. 8 — non avremo l'indicazione stringente delle distanze.
Per queste motivazioni ci riteniamo solo in parte soddisfatti del lavoro che fino ad oggi è stato svolto e daremo un voto di astensione. La legge è qui, oggi vedrà il consenso dell'aula, però noi saremo qui a controllare quello che accadrà, in Giunta per quanto riguarda il regolamento sulle distanze, nei vari Consigli comunali per quanto riguarda l'applicazione di questa indicazione che oggi viene dal Consiglio regionale. Sicuramente, con l'ordine del giorno controlleremo anche i passaggi che verranno effettuati dal Governo, dagli organi tecnici, li verificheremo, perché, senza demagogia, senza infingimenti la materia dovrà essere continuamente monitorata, anche perché è materia in evoluzione. UMTS: quanti altri impianti dovranno sorgere in Italia? Qualche proiezione parla di 100.000 nuovi impianti in tutto il territorio nazionale, le concessioni sono state date dal Governo della sinistra Amato, D'Alema. Le concessioni ci sono, le imprese vorranno poi indicare percorsi alle proprie attività, certezze. Cosa faremo? Bloccheremo? Applicheremo questi criteri? Ce ne saranno di nuovi? E' una sfida futura che comunque siamo pronti ad affrontare monitorando, verificando, assumendo fino in fondo i nostri impegni come sempre abbiamo fatto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Questa legge è partita un anno fa tra grandi sofferenze e sia come relatore, sia come presidente della Commissione sono stato supportato da un grosso lavoro dell'assessore Ottaviani, da un grosso lavoro, anche se a volte un po' pesante, del consigliere D'Angelo, ma soprattutto dall'impegno tecnico dei funzionari della quarta Commissione che ringrazio personalmente. Credo che compito del relatore sia quello di ascoltare per poi avere la sintesi pronta per poter andare a legiferare e determinare l'ingresso in aula di una legge che abbia la piena coscienza di essere accettata da tutti i gruppi. Questo è emerso dagli interventi di tutti i gruppi consiliari. Era la prima prova del fuoco di questa settima legislatura, abbiamo tenuto conto di tutti i soggetti, ne teniamo conto ogni giorno, perché quando si parla di comitati vorrei ricordare che stiamo risolvendo problemi di elettrosmog, di sistemazione degli impianti come a Brecce Bianche di Ancona e a Casteldilama, con un impegno forte e determinato della Commissione e dell'assessore competente. Ciò significa che questa Regione e il suo Governo sono attentissimi a questo problema.
Il gruppo dei Comunisti italiani esprime il voto favorevole a questa legge e credo che si vorrà sempre più entrare nel merito, come Consiglio regionale, dando le direttive. Se ciò sarà, non avremo sicuramente altro tipo di problemi, anche se avremo tempi lunghi in altre situazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ritengo che quella di oggi sia una giornata molto importante, oltre che per il Consiglio per l'intera collettività marchigiana, perché finalmente, dopo anni di lavoro si è arrivati ad un testo di legge che garantisce la salute dei cittadini e l'ambiente.
Ritengo quindi di esprimere la mia soddisfazione e la soddisfazione del gruppo Verdi per questo risultato. Ricordo che i Verdi hanno voluto questa legge con determinazione, ne hanno discusso, si sono confrontati e siamo finalmente arrivati ad un testo, insieme a tutta la maggioranza. Quindi non posso non esprimere soddisfazione per questo lavoro fortissimo proposto dai Verdi, aiutati poi anche dal resto della maggioranza.
Non ho problemi a dire — visto che ho seguito le altre leggi nazionale e regionali — che questo testo di legge è il più avanzato in Italia e il più garantista. Questo è un ulteriore fatto che ci inorgoglisce.
E' però chiaro che questa approvazione è solamente il primo passo. Faccio appello a tutto il Consiglio, compresa la minoranza, affinché si segua passo passo l'iter amministrativo di questa legge, così alcune perplessità emerse dalla minoranza potranno essere fugate, così come saranno fugate altre preoccupazioni emerse dal dibattito su quello che potrà avvenire a livello nazionale. Era importante che questo Consiglio uscisse in modo unitario sull'ordine del giorno, ma la preoccupazione che il Governo nazionale dia una sterzata che possa annullare tutte le conquiste ottenute fino ad oggi, annullando contestualmente i contenuti di questa legge è un dato di fatto. Questa preoccupazione resta.
Dopo questo impegno mi sento di garantire un ulteriore impegno da parte del gruppo Verdi ad affrontare anche il problema degli inquinamenti da campi elettromagnetici a bassa frequenza, cioè il problema degli elettrodotti. In questa legge non è presente questo aspetto, ma sarà impegno del gruppo Verdi di verificare, confrontarsi ed eventualmente presentare una proposta di legge che possa affrontare anche il problema dell'inquinamento da campi elettromagnetici a bassa frequenza: gli elettrodotti, il loro interramento nei centri urbani e quant'altro.
Mi auguro che l'intero Consiglio possa andare orgoglioso di un testo così importante che i cittadini marchigiani aspettavano da molto tempo.

GILBERTO GASPERI. Chiedo, a nome anche dei colleghi Romagnoli e Castelli, la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, la proposta di legge, a partire dal n. 9.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Cecchini assente
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli astenuto
D'Ambrosio sì
D'Angelo sì
Donati assente
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi astenuto
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni assente
Minardi sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli astenuto
Pistarelli astenuto
Procaccini sì
Ricci Andrea assente
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli astenuto
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi sì
Agostini sì
Amagliani sì
Amati assente
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini assente
Castelli astenuto

(Il Consiglio approva)


PRESIDENTE. Propongo di procedere alla trattazione, in seduta segreta, della proposta di atto amministrativo n. 56.
Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Penso che tutti udiamo e comprendiamo il significato delle parole. E' stata fatta la proposta di anticipare il punto 8) e l'abbiamo votata, quindi adesso si deve discutere quell'argomento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. In tutta questa giornata in particolare — ma anche altre volte — abbiamo mantenuto un rapporto istituzionale. La proposta che il Presidente ha fatto è del consigliere Procaccini il quale, visto il parere unanime su questo atto, ha proposto la sua anticipazione perché non c'è discussione... (Interruzioni). Allora chiedo al Presidente che venga rifatta la discussione.

PRESIDENTE. Propongo di trattare la proposta di atto amministrativo n. 58, quindi chiudere la seduta.

(Così rimane stabilito)



Proposta di atto amministrativo (Votazione): «Modifiche ed integrazioni alla delibera consiliare n. 263 del 14.9.1999, relativa al piano per la predisposizione di aree attrezzate per esigenze di protezione civile nei comuni classificati sismici dalle Regioni, predisposte ai sensi della L. 61/98, art. 2, comma 3, lett. e)» Giunta (58)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 58, ad iniziativa della Giunta.
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,30