Resoconto seduta n. 61 del 07/11/2001
La seduta inizia alle 10,20



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 59 e 60 del 24 ottobre 2001.

(Sono approvati)




Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 87 in data 19 ottobre 2001, ad iniziativa dei consiglieri Luchetti e Benatti: «Iniziative regionali per la pace, i diritti umani, la cooperazione e la solidarietà internazionale», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 88 in data 22 ottobre 2001, ad iniziativa del consigliere Amagliani: «Modificazioni alla l.r. 30 settembre 1995 n. 60 - Interventi umanitari della Regione in favore delle popolazioni colpite da eventi straordinari diversi dalle calamità naturali», assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 89 in data 30 ottobre 2001, ad iniziativa della Giunta regionale: «Assestamento del bilancio 2001», assegnata alla II Commissione in sede referente;
— n. 90 in data 24 ottobre 2001, ad iniziativa dei consiglieri Luchetti, Ascoli e Giuseppe Ricci: «Società per il patrimonio immobiliare delle aziende sanitarie», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 71 in data 24 ottobre 2001, ad iniziativa della Giunta regionale: «Deliberazione amministrativa n. 278 dell'1 dicembre 1999 - Programma triennale dei servizi, aggiornamento tabelle corrispettivi e utilizzazione della rete», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 72 in data 24 ottobre 2001, ad iniziativa della Giunta regionale: «L.R. 44/94 - criteri per la definizione degli schemi previsionali e programmatici di cui all'art. 31 della L. 183/89 relativi agli interventi ricadenti nei bacini regionali, per il quadriennio 2000/2003», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 73 in data 24 ottobre 2001, ad iniziativa dei consiglieri Massi, Grandinetti e Pistarelli: «Adesione della Regione Marche all'Associazione Centro Internazionale di Studi Gentiliani - l.r. 6 agosto 1997, n. 52», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 74 in data 5 novembre 2001, ad iniziativa della Giunta regionale: «Programma degli interventi per il diritto allo studio universitario per il triennio accademico 2002-2005, ai sensi dell'art. 4, della l.r. 2 settembre 1996, n. 38», assegnata alla I Commissione in sede referente.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 154 del consigliere Favia: «Realizzazione del nuovo ospedale di Osimo in località San Sabino»;
— n. 155 dei consiglieri Silenzi, Benatti, Luchetti, Procaccini, Moruzzi, Amagliani e Giuseppe Ricci: «Nomina commissario straordinario antiracket».



Impugnazione deliberazione amministrativa
avanti la Corte Costituzionale

PRESIDENTE. Il Governo della Repubblica ed il Presidente del Consiglio dei Ministri hanno impugnato davanti alla Corte Costituzionale la deliberazione legislativa statutaria concernente: «Consiglio regionale-Parlamento delle Marche».



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso al Consiglio le seguenti deliberazioni:
— n. 2482 in data 23.10.2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - L. 424.136.000 e integrazione della DGR. n. 2199/2001»;
— n. 2483 in data 23.10.2001, «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato di cui al DPR 9 maggio 2001 - ripartizione di fondi finalizzati al finanziamento degli interventi in materia di difesa del suolo per il quadriennio 2000-2003 - L. 8.242.000.000»;
— n. 2484 in data 23.10.2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per l'attuazione programmi di intervento nel Parco nazionale dei Monti Sibillini e rettifica DGR n. 2063/2001 - L. 447.500.000»;
— n. 2486 in data 23.10.2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione specifica per la conservazione e la difesa dagli incendi del patrimonio boschivo nazionale - Legge 353/2000 - L. 2.136.086.000 e rettifica della DGR n. 2256/2001»;
— n. 2487 in data 23.10.2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione specifica per il programma nazionale di miglioramento della qualità dell'olio di oliva per il ciclo produttivo 2001-2002 - L. 391.440.550»;
— n. 2488 in data 23.10.2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione specifica per i programmi di edilizia rurale - Legge 457/78 e Legge 94/82 - L. 1.917.987.759 e rettifica della DGR 2255 del 25.9.2001»;
— n. 2489 in data 23.10.2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione specifica per la razionalizzazione e lo sviluppo della pesca marittima e dell'acquacoltura - L. 1.571.471.000».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Franceschetti, Secchiaroli e Moruzzi. Sono assenti per impegni istituzionali il Presidente e il Vicepresidente.



Interrogazione (Svolgimento): «Erogazione dei fondi per la manutenzione degli impianti a cavo ex art. 8. Legge 140/99, con particolare riferimento alla richiesta della Conerobus approvata con D.G.R.M.» Novelli (140)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 140 del consigliere Novelli.
Risponde l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Leggo la risposta: «In riferimento ai quesiti posti nell'interrogazione citata in oggetto si precisano di seguito i principali elementi di risposta riferiti a tutti gli interventi ammessi alla contribuzione statale prevista all'art. 8 della Legge 140/99.
Bisogna inoltre precisare che l'impianto dell'ascensore del Passetto ha sempre usufruito dei contributi regionali sugli impianti fissi del trasporto pubblico locale, ultimo il contributo di L. 23.554.192, di cui al D.D.S. Trasporti n. 465 del 19.11.97 per la sostituzione di fune di acciaio, acquisto di leghe, posa in opera, collaudo funi, mano d'opera ATMA per 380 ore.
La realizzazione degli interventi ammessi alla contribuzione prevista dalla Legge 140/99 - art. 8 - per la sicurezza degli impianti a fune ha subito le conseguenze dell'incertezza dell'entità della percentuale di contributo riconoscibile. Con D. L.. 24.11.99 è stata assegnata alla regione Marche la quota 1999 di L. 544.100.000 per 20 anni; utilizzando tale risorsa annuale è stato acceso il mutuo ventennale il cui ricavato di L. 7.000.000.000 è disponibile dall'ottobre 2000 sul capitolo 2222220 del bilancio regionale.
Le continue pressioni esercitate sul Ministero delle Attività Produttive hanno indotto il Governo ad inserire nella legge finanziaria 2001 (art. 145, comma 46) la possibilità per le aziende utilmente inserite nella graduatoria di cui alle deliberazioni della Giunta Regionale nn. 2052 e 2322/1999: di avere riconosciuta la proroga di un anno della vita tecnica degli impianti e quindi delle scadenze per le revisioni speciali e generali; di richiedere la liquidazione di una anticipazione pari al 3,5% annuo della spesa riconosciuta a contributo per 3 anni stabilendo che nel caso in cui la somma da anticipare risulti superiore a L. 193.270.000 in 3 anni, l'anticipazione sarà di 100.000 euro pari a L. 193.270.000 nel triennio (regime de minimis).
Ritenendo insufficienti tali provvedimenti le regioni hanno indotto il Ministero ad intervenire presso la Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea, la quale, a giugno del 2001, ha ritenuto di approfondire la questione richiedendo chiarimenti relativamente all'uso degli impianti a fune oggetto di contributo e alle dimensioni delle aziende beneficiarie.
Il Servizio Trasporti ha tempestivamente fornito gli elementi richiesti come segue: "Gli impianti sciistici esistenti nella Regione sono utilizzati esclusivamente per il turismo locale di fine settimana essendo collocati a non più di 100 chilometri di distanza dalla zona costiera, inoltre la lunghezza delle piste e il limitato periodo di innevamento non consentono lo sviluppo turistico su larga scala delle zone interessate che non possono essere tra loro collegate.
Il mantenimento e rinnovamento degli impianti è però essenziale per spezzare il progressivo impoverimento del tessuto sociale delle zone montane causato dall'esodo della popolazione giovane in cerca di lavoro e per dare sostegno alla fragilità economica di questi territori. Come richiesto quindi si riportano di seguito le caratteristiche relative all'uso degli impianti a fune compresi nella graduatoria di cui alle delibere della Giunta Regionale n. 2052 e n. 2322 del 1999: progetto in priorità n. 1 Ente Regione Marche-Servizio Bilancio e Patrimonio Via Gentile da Fabriano n. 9 Ancona, impianto denominato OM/06 CAPRILE MONTE CATRIA destinato all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 2 Comune di Frontone Piazza del Municipio n. 19 61040 Frontone, impianto denominato SCIOVIA COTALINE destinato all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 3 CONEROBUS spa via Bocconi n. 25 - 60125 Ancona, impianto denominato ASCENSORE DEL PASSETTO - Piazza 4 Novembre Ancona, destinato prevalentemente al trasporto di persone e merci in assenza di altri mezzi di trasporto; progetto in priorità n. 4 Comune di Bolognola - Via L. Maurizi n. 21 - 62035 Bolognola, impianti denominati OS/29 CASTELMANARDO 1 - OS/30 CASTELMANARDO 2 - OS/ 31 PORTE Dl BERRO - OS/17 PINTURA- OS /26 PINTURA 3 destinati all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 5 - Impianti di risalita S. Maria Maddalena di Casagrande Licia & C. snc - Via X)(V Aprile n. 6 62028 Sarnano, impianto denominato OS/10 MONTE NERONE, destinato all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 6 - Impianti di risalita S. Maria Maddalena di Casagrande Licia & C. snc - Via XXV Aprile n. 6 62028 Sarnano, impianti denominati OS/24 S.M. MADDALENA 3, OS/25 S.M. MADDALENA 4, destinati all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 8 Comune di Sarnano - Via Leopardi n. 1 - 62028 Sarnano, impianto denominato OM/02 SEGGIOVIA MONOPOSTO FONTELARDINIA - SASSOTETTO, destinato all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 9 Comune di Ussita - Pazza Xl Febbraio n. 5 - 62030 Ussita, impianti denominati OM/03 SEGGIOVIA MONOPOSTO SCHIANCIO/LE SALIERE e OM/0~5, SEGGIOVIA MONOPOSTO FRONTIGNANO-NALLONE Dl SELVAPIANA, destinati all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 10 Comune di Castelsantangelo sul Nera - Piazza S. Spirito n. 1 - 62030 Castelsantangelo sul Nera, impianto denominato OS/28 VALLE DELL'ANGELO - LOCALI TECNICI MONTE PRATA, destinato all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 11 - Sciovie Impianti Turistici Eremo Montecopiolo srl - Via Montefeltresca n. 23 - 61014 Montecopiolo, impianti denominati OS/53 BELVEDERE e OS/40 SCIOVIA POGGIO DELLE CIVETTE, destinato all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 12 - PRO-LOCO VILLAGRANDE - Piazza San Michele Arcangelo - 61014 Montecopiolo, impianto denominato OS752 Sciovia Impianto Turistico “SALBUCClA", destinato all'attività sportiva locale; progetto in priorità n. 13 - NORDICA DUE IMPIANTI SCIOVIARI snc - Via Castello n. 9/C Frazione Capodacqua 63043 Arquata del Tronto, impianto denominato OS/11 MADONNINA 2, destinato all'attività sportiva locale.
La dimensione aziendale classificabile come piccola impresa, secondo i parametri previsti dalla Raccomandazione 96/280/ce del 3.4.96, delle aziende comprese nella graduatoria regionale, la destinazione quasi esclusiva ad attività sportiva locale o la destinazione prevalente al trasporto di persone e merci in assenza di altri mezzi di trasporto, come indicato per l'ASCENSORE DEL PASSETTO, fanno sperare in una risoluzione positiva della vicenda. Ad oggi risulta che il Ministero abbia presentato i chiarimenti alla Commissione Europea e non si conoscono ulteriori sviluppi.
E' comunque da escludere un utilizzo dei fondi statali diverso da quelli previsti dall'art. 8 della legge 140/99.»

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Ringrazio l'assessore, che ulteriormente ringrazierò se mi fornirà copia della risposta, perché non ho potuto cogliere alcuni aspetti numerici.
Per quello che riguarda il contenuto, indubbiamente è un riassunto dello stato dell'arte che non aggiunge molto alla situazione come si presentava un anno fa quando ho presentato l'interrogazione. In effetti, il dato del de minimis a 100.000 euro l'avevo già segnalato nell'interrogazione, all'ultimo punto della premessa, perché già si diceva che la risposta alla limitazione europea del contributo erogabile sarebbe stata quella di inserire nella finanziaria 2000 un emendamento in questo senso.
E' però evidente che poter utilizzare solo 100.000 euro per progetti alcuni dei quali ammontano ad alcuni miliardi di costo è un palliativo non percorribile. Mi pare che l'unico dato nuovo rispetto a un anno fa sia che si è ottenuto dal Ministero delle attività produttive una proroga di un anno per attivare progetti, quindi la situazione è nella stessa posizione in cui si trovava un anno fa, è scorso il termine. Però il tempo passa, corrono anche gli interessi. Il dato certo è che la Regione non solo ha incassato la prima tranche di 544 milioni nel 1999 ma ora ha anche incassato i 7 miliardi del mutuo e sono già passate due annualità, quindi sono due anni che paghiamo gli interessi e non possiamo impegnare le somme.
Mi ero immaginato che si potesse utilizzarle per i soggetti che realizzavano, al di là del finanziamento la risposta, ma si dice che non si può per un problema di impiego dei fondi, però realisticamente credo che l'assessorato debba porsi il problema degli enti che hanno richiesto il contributo, ed è un contributo che la legge indicava al 70%, poi calato al 40% per effetto della copertura rispetto al totale delle richieste. Se questo 40 scende al 15 o addirittura al 3,5 per tre anni, quindi al 10,5 è verosimile che alla maggior parte dei soggetti che hanno presentato la richiesta confidando sul 70% di cui parlava la legge, se si dà il 3,5% non ci stanno più. Un conto è mettere il 30% sul 70, un conto mettere l'89,5 su un contributo del 3,5 triennale. Bisognerebbe quindi verificare quali sono ancora i soggetti interessati e forse, per cercare di salvare almeno qualche intervento credo che sarebbe il caso di provare un'iniziativa di questo tipo: la Comunità europea è intervenuta a limitare i contributi per gli impianti a cavo avendo a riferimento gli impianti di risalita, in ordine ai quali c'è una concorrenza con altre strutture sciistico-turistiche. Nei soggetti richiedenti il contributo ci sono due filoni di intervento: gli impianti sciistici che hanno una problematica del tipo di quella prospettata, ma ci sono impianti a cavo di trasporto pubblico. L'intervento della Regione Marche e del Comune di Ancona in favore di Conerobus sono chiaramente interventi di trasporto pubblico in ordine ai quali un problema di concorrenza non credo si ponga. Mi chiedevo se non fosse il caso, se la situazione fosse questa, di inserire nella legge sugli impianti di risalita approvata da questo Consiglio due sedute fa, un emendamento per dire "questi sono impianti di risalita, questi altri impianti a cavo sono impianti di trasporto e sono soggetti a un regime diverso". Forse questo sbloccherebbe almeno i due-tre interventi che sono quelli che più interessano la comunità perché sono di pubblico trasporto.



Interrogazione (Svolgimento): «Dimissioni dirigenti Asl n. 12 di San Benedetto del Tronto» Castelli (141)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 141 del consigliere Castelli.
Ha la parola, per la risposta, l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Leggo la risposta: «L'interrogante, nel prendere atto delle dimissioni del Direttore amministrativo e del Direttore sanitario della Azienda U.S.L. n. 12 con sede in San Benedetto del Tronto e delle polemiche e prese di posizione dei sindacati in merito "all'annoso problema delle liste d'attesa", chiede di sapere quali siano le ragioni che hanno motivato le dimissioni dei dirigenti dell'Azienda; quale sia la valutazione ed il giudizio della Giunta regionale circa le proposte elaborate dalla Direzione generale per la riduzione delle liste d'attesa ed infine se non si ritenga opportuno avviare un'indagine conoscitiva al fine di valutare i motivi e le cause che determinano la ricordata, abnorme, dilatazione dei tempi di attesa per l'esecuzione degli esami strumentali nell'ambito della stessa AUSL.
In merito alle richiamate dimissioni dello Staff dirigenziale della Azienda si può solo riferire quanto risulta dalla documentazione acquisita agli atti. In particolare per quanto riguarda le dimissioni del Direttore Sanitario Dott. Luigi Persiani si rileva dalla nota vergata a mano dal medesimo che le ragioni che avrebbero suggerito tale determinazione vanno ricercate nel desiderio di poter dedicare alla professione medica un impegno più completo di quanto non fosse stato possibile esercitando la funzione di Direttore sanitario d'Azienda. Sempre dalla lettera indirizzata al Direttore Generale con la quale il dott. Persiani rassegna le sue dimissioni si rileva che un'altra motivazione va ricercata nel trattamento economico che è divenuto insoddisfacente se rapportato ai benefici che i medici hanno tratto dal nuovo contratto collettivo di lavoro.
Il Dott. Persiani si dice comunque soddisfatto dell'esperienza acquisita "avvalendosi della capacità del Direttore Generale" al quale rinnova la sua "più profonda stima" e la sua "più sincera gratitudine" per la fiducia riposta.
Relativamente alle dimissioni dell'Avv. Jorio dall'incarico di Direttore amministrativo le stesse, sempre leggendo dalla rispettiva lettera indirizzata al Dott. Angelone, andrebbero collegate alle difficoltà logistiche incontrate dal medesimo il quale, a lungo andare, avrebbe considerato la distanza tra il suo domicilio di Pesaro e San Benedetto quale motivo capace di influire sulla decisione collegata anche a motivi familiari.
Certo è che entrambe le decisioni sono praticamente maturate insieme poiché mentre la lettera di dimissione dell'Avv. Jorio porta la data del 30 ottobre 2000, quella del Dott. Persiani é datata 3 novembre e quindi non è da escludere che le stesse possano essere state influenzate anche da motivazioni contingenti che non è dato modo di conoscere almeno in via formale.
Relativamente al problema delle liste d'attesa si richiama quanto già riferito in merito ad un'analoga interrogazione (n. 127 del Consigliere D'Angelo) al quale si rispose che da un accertamento eseguito presso l'Azienda era stato rilevato che i tempi d'attesa anomali riguardavano in particolare le prestazioni di radiologia, quelle di ecodoppler vascolare e di mineralometria (MOC) nonché alcune visite specialistiche tra le quali viene in rilievo l'oculistica.
Ebbene, va riferito che l'apposita commissione istituita presso il Ministero della salute ha rilevato che, praticamente in tutt'ltalia, si registra la critica situazione delle liste d'attesa per le seguenti specialità: "Mammografia bilaterale, ecografia dell'addome superiore, ecodoppler, ecocolordoppler, tomografia del capo, risonanza magnetica della colonna, esofagogastroduodenoscopia, elettromiografia, visita oculistica, visita ginecologica, visita cardiologica".
Come si vede l'Azienda di San Benedetto non sembra discostarsi da una situazione che è comune alla gran parte delle strutture sanitarie del Paese se è vero appunto che il Ministero si è fatto carico di lanciare un apposito progetto teso alla individuazione di soluzioni capaci di influenzare positivamente tale stato di cose.
Come già detto nella precedente risposta citata, anche a San Benedetto non hanno dato esito operazioni di riordino e di potenziamento dell'offerta se è vero, come del resto è avvenuto ovunque, che ad un aumento dell'offerta fa seguito immancabilmente l'aumento della domanda e che quindi ad una iniziale riduzione delle liste d'attesa segue un allungamento delle medesime.
Vi è da dire oltretutto che quasi mai, nelle specialità citate, la brevità delle liste si accompagna ad una alta qualità della prestazione se è vero che il maggior numero delle richieste si indirizza, come logico, verso i servizi che godono di un maggiore apprezzamento dell'utenza la quale, secondo il principio della cosiddetta "libera scelta" rimane appunto libera di indirizzarsi verso i servizi che percepisce come più qualificati.
Ecco quindi che i Servizi della Giunta regionale, nell'ambito del richiamato progetto ministeriale, oltre ad aver condotto una ulteriore indagine conoscitiva che si è conclusa proprio con il 31 ottobre e di cui daremo conoscenza non appena completate le necessarie elaborazioni, hanno già messo al lavoro apposite Commissioni di specialisti del settore con il compito di proporre criteri capaci di individuare il grado di priorità nell'accesso alle prestazioni di diagnostica strumentale cosicché si eviti, come fatto sino ad oggi, di parlare genericamente di liste di attesa senza che le stesse debbano riferirsi ad un più o meno elevato livello d'urgenza. Si cerca così di discriminare le situazioni urgenti rispetto a quelle che possano essere programmate a medio e lungo termine, cercando di garantire alle prime risposte certe ed in tempi accettabili anche se a scapito di altre situazioni nelle quali l'attesa, secondo la valutazione del rischio ponderato, non dovrebbe portare pregiudizio specialmente quando, e spesso avviene, la prestazione potrebbe classificarsi come impropria.
I nuovi rilievi formeranno oggetto di appositi confronti con le organizzazioni sociali di tutela del cittadino dalle quali ci aspettiamo un contributo di idee capaci di favorire la individuazione delle soluzioni più idonee.»

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Ringrazio l'assessore della risposta. Come ha ricordato lo stesso assessore l'interrogazione riguardava soltanto due aspetti, se vogliamo anche abbastanza disomogenei: quello delle liste d'attesa e quello delle inopinate dimissioni di due terzi dei vertici della direzione aziendale di San Benedetto. Dico apparentemente disomogenei i due argomenti perché in realtà, nell'ottobre 2000 a San Benedetto si visse proprio una particolare situazione di agitazione politico-sociale-ospedaliera, in ragione di un montare di proteste che poi, pur facendo riferimento al discorso delle liste d'attesa e non solo, ebbero una evoluzione proprio nelle dimissioni del direttore sanitario e del direttore amministrativo. Non voglio e non posso entrare nella serie di valutazioni espresse dagli interessati, dai quali comunque traspare una sorta di valutazione complessiva non voglio dire critica — per quanto riguarda le espressioni usate dal dott. Persiani on sembrerebbe trasparire, in questo senso, una valutazione critica — comunque una importante, significativa sofferenza della struttura aziendale sambenedettese che del resto fa il paio con quella che è anche oggi una situazione estremamente delicata e complessa che si vive nella zona di San Benedetto: ne è buon testimone il presidente della Commissione sanità di San Benedetto dott. Ricci, il quale conosce che a partire dall'anno scorso questa situazione di estrema delicatezza, vorrei dire anche fragilità della direzione aziendale, ha portato a un conflitto strisciante e perenne in quella parte del territorio marchigiano.
Ritengo che anche queste considerazioni, anche queste valutazioni possono essere fate proprie dalla Giunta regionale nel momento in cui si dovranno prendere decisioni in ordine anche a quelli che saranno i destini della conferma o meno dell'attuale direzione aziendale e che, come ricordavo prima, è oggetto di una valutazione piuttosto attenta e critica da parte sia del mondo sindacale che ospedaliero e politico.
Memore dell'esperienza dell'altra interrogazione in cui facevo riferimento a delle evoluzioni successive di singole interrogazioni, non entro in quel merito, dico solo, auspicando che possa essere presto inserita nell’ordine del giorno, questa prima interrogazione ha dato la stura ad una serie di interventi ispettivi successivi su cui vorrei intrattenermi non in questa sede ma quando avremo la possibilità della discussione, proprio perché, in realtà, grava sul futuro della Asl di San Benedetto del Tronto un sospetto che pure è fatto proprio da diversi esponenti politici, secondo il quale il destino della Asl di San Benedetto sarebbe quello di essere accorpata a quella di Ascoli o comunque di soccombere rispetto a un'ipotesi di razionalizzazione del numero delle aziende ospedaliere.
Ritengo che non sia questa l'occasione per discuterne, sarà probabilmente motivo per una successiva "chiacchierata" con l'assessore Melappioni, anche perché ritengo che le popolazioni interessate di San Benedetto del Tronto necessitino di risposte rispetto a queste ipotesi ventilate che hanno già dato luogo a delle prese di posizione del territorio che rimarca e rivendica la propria autonomia rispetto alle altre strutture aziendali.



Interrogazione (Svolgimento): «Fornitura di carrozzelle per disabili nella Asl n. 3 di Fano» Andrea Ricci e Amagliani (142)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 142 dei consiglieri Andrea Ricci e Amagliani.
Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. I consiglieri regionali di Rifondazione comunista Andrea Ricci e Marco Amagliani chiedono al Presidente della Giunta regionale: 1) se corrisponde al vero che l'azienda ha acquistato al prezzo più basso da un solo produttore e se questi consegna carrozzelle ortopediche solo di propria produzione; 2) se in tal caso è rispettata la norma, prevista dall'art. 8 punto 2 del D.M. 332 del 27/08199, che prevede "la disponibilità" di una gamma di modelli idonea a soddisfare specifiche esigenze degli assistiti"; 3) se nelle modalità di gestione e distribuzione delle carrozzelle da parte dell'azienda venga sempre effettuata l'operazione di collaudo; 4) se nel caso di riciclaggio delle carrozzelle l'Azienda ottempera all'obbligo della igienizzazione delle medesime; 5) se corrisponde al vero che a volte sono le stesse famiglie dei disabili a dover provvedere a riparazioni o acquisto di pezzi mancanti o usurati delle carrozzelle.
L'azienda risponde: «1) Questa Azienda, a seguito esperimento di gara ha aggiudicato la fornitura degli ausili per disabili di cui agli elenchi 2-3 del D.M. 332/99: al prezzo più basso a diverse ditte che forniscono i prodotti dalle stesse commercializzati. Gli ausili di cui all'elenco 1 non sono stati oggetto di gara.
2) NeIl'espletamento della procedura di gara l'Azienda U.S.L. si è attenuta alla direttiva regionale di cui alla deliberazione G.R.M. n° 176 del 31/01/2000.
3) Gli ausili di cui agli elenchi 2 e 3 non abbisognano di collaudo.
4) Gli ausili recuperati sono sottoposti a igienizzazione e sistemazione da parte del personale dipendente per essere successivamente riutilizzati.
5) Presso l'ufficio protesi esiste un servizio a cui gli utenti si rivolgono per le eventuali riparazioni o sostituzioni di pezzi usurati. Non risulta che familiari dei disabili acquistino direttamente pezzi di ricambio o altro, se non di propria volontà.»
Aggiungo, rispetto a quanto detto dall'azienda, che in effetti, all'inizio dell'anno 2001 per quello che riguarda la problematica delle protesi c'è stata una contrazione dell'impegno da parte delle aziende a livello nazionale, quindi c'è stato un momento in cui, probabilmente, all'utente è arrivato questo disagio che al sottoscritto risulta, allo stato attuale, superato.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. L'interrogazione da noi presentata risale ad oltre un anno fa, di conseguenza ci auguriamo che le domande poste nell'interrogazione stessa abbiano trovato nel frattempo una soluzione, perché le questioni poste non nascevano da un'esigenza astratta di conoscenza ma da casi concreti da noi verificati.
In particolare avevamo verificato che nella Asl 3 di Fano non era possibile, per determinate categorie di disabili che avevano bisogno di carrozzelle specifiche o di attrezzature altre di tipo specifico, ottenere pienamente la risposta sanitaria da parte dell'azienda perché le carrozzelle e gli altri ausili che venivano forniti non prevedevano quelle specifiche tipologie non essendo prodotte dai produttori a cui si rivolgeva il fornitore.
Così come ci risultava che l'igienizzazione delle carrozzelle per il loro riutilizzo non era fatta sempre nella maniera più adeguata, e questo veniva evidenziato dal fatto che le carrozzelle che venivano consegnate ai disabili non erano pulite, quindi bastava anche una semplice visione del materiale per verificare che quanto meno l'igienizzazione lasciava molto a desiderare.
La veridicità della questione l'abbiamo verificata anche rispetto all'ulteriore caso del carico per le famiglie nel caso di riparazioni o acquisto di pezzi.
Mi auguro che queste situazioni siano superate, anche se, ovviamente, non posso dirmi pienamente soddisfatto della risposta dell'assessore che è semplicemente il tramite della risposta dell'azienda. Mi sarei aspettato risposte più precise, specifiche e puntuali. Ad esempio sono a conoscenza che dopo l'interrogazione è stata nominata una commissione all'interno dell'azienda per la verifica delle forniture delle carrozzelle. Non so il funzionamento di questa commissione qual è stato, avrei gradito conoscerlo.
A me non pare che il meccanismo di gara del massimo ribasso da parte dell'azienda per questo tipo di fornitura che richiede anche una certa flessibilità a seconda della situazione individuale e singolare del soggetto sia il meccanismo più adeguato, perché può rischiare di non dare quelle risposte individuali che sono necessarie. Mi auguro quindi che in futuro si faccia anche una maggiore attenzione al meccanismo di gara e si contemperi l'esigenza del risparmio aziendale con l’esigenza di dare risposte specifiche, puntuali e singolari a soggetti particolarmente svantaggiati, perché in questo caso c'è un evidente bisogno di un metodo diverso.



Interrogazione (Svolgimento): «Salvaguardia delle case in terra cruda marchigiana» Moruzzi e D'Angelo (240)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 240 dei consiglieri Moruzzi e D'Angelo.
Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Si chiede di sapere se l'assessore all'agricoltura intende attivare il bando del PSR per finanziare il recupero della case costruite con terra cruda ed eventualmente in che tempi ritiene di assegnare prioritariamente le risorse della misura O al recupero delle poche case in terra cruda per le quali, a seguito dello stato di abbandono la velocità di deterioramento è maggiore di qualsiasi altro antico edificio.
Leggo la risposta: «Nell'ambito della Misura O del PSR sicuramente possono essere previsti aiuti per il recupero delle case in terra cruda dal momento che gli obiettivi operativi, tra l'altro, si riferiscono a promozione della conservazione di strutture non produttive del patrimonio rurale.
Pensare, però, ad un investimento esaustivo delle risorse della misura risulta piuttosto difficile tenuto conto che altra finalità importante è quella di dotare i villaggi rurali di strutture ed infrastrutture.
Si conferma la volontà di attivare la Misura per il 2002.
Si ritiene opportuno far presente, al riguardo, che è necessario prevedere un raccordo della stessa con l'omologa dell'Obiettivo 2, affinché, nei territori dell'entroterra si possa sviluppare un'azione sinergica piuttosto che concorrenziale.
In questo senso si sta valutando se, stante l'esiguità delle disponibilità finanziarie dell'Obiettivo 2 per questi interventi, non convenga e sia possibile, destinare queste al recupero delle case in terra cruda e riservare la misura "O" alle altre tipologie di intervento.
Ciò in relazione al fatto che, come è noto, per misure analoghe, nei territori in cui opera l'Obiettivo 2 non può agire il PSR.»

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Questa interrogazione intendeva conoscere se nel breve tempo ci fosse stata la volontà politica di recuperare gli edifici di cui si è parlato che costituiscono — visto anche che non sono in gran numero — un patrimonio storico non trascurabile che potrebbe essere perso per l'azione devastante del tempo, se non si interviene.
La risposta dell'assessore mi sembra abbastanza possibilista da un lato e dall'altro resta nel vago, rimandando nel tempo a interventi più o meno generici.
Prendo quindi atto con rammarico che questa volontà politica di intervenire con determinazione per salvare questo patrimonio storico è abbastanza confusa e non ben determinata, pertanto non posso ritenermi soddisfatto.



Interrogazione (Decadenza): «Modalità rimborso trasferte-missioni» Pistarelli (156)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 156 del consigliere Pistarelli. Non essendo presente lo stesso consigliere, l'interrogazione decade.



Interrogazione (Svolgimento): «Conferimento incarico al direttore dell'azienda di promozione turistica regionale (APTR)» Favia e Brini (157)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 157 dei consiglieri Favia e Brini.
Per la Giunta risponde l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «La Giunta Regionale con DGR n. 2915 del 28/12/2000 ha conferito l'incarico di Direttore al Dott. Abelardi, già Dirigente di ruolo, nell'organico dell'A.P.T.R.
L'ipotesi di assegnare il suddetto incarico al Sig. Luigino Piloni, Segretario dell'ERF, non ha trovato applicazione, anche considerata l'impossibilità di procedere al trasferimento dello stesso nell'organico regionale, in ottemperanza alle disposizioni sul rispetto alla percentuale del 5% della vacanza di posizioni dirigenziali da ricoprire con la procedura di mobilità interna.
Pertanto nella seduta di Giunta del 31/10/2000, per le motivazioni sopra riportate la Giunta Regionale, in attesa della definitiva assegnazione dell'incarico ha ritenuto, per garantire la necessaria operatività, di prorogare ulteriormente al Dirigente del Servizio Turismo e Attività Ricettiva le funzioni di Direttore dell'APTR.»
Questo incarico provvisorio era stato dato al dott. Strano.
«Ad oggi comunque, come riportato in premessa, l'incarico è stato formalmente assegnato al dott. Abelardi.»

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Presidente, le voglio far notare che sono soddisfatto della risposta dell'assessore, però sono insoddisfatto da come vengono portati avanti i lavori del Consiglio regionale. E' più di una volta che glielo facciamo presente, lei o fa finta di non capire o non tiene conto di quello che noi le diciamo. Basta leggere la risposta dell'assessore Rocchi che risale a circa un anno fa. Se dobbiamo discutere di un problema avvenuto un anno fa è meglio che cambiamo aula o tipo di lavoro.
Questo discorso vale anche per la questione dei vigili del fuoco di Visso, per il problema della sicurezza. Sono argomenti da più di un anno fermi sul suo tavolo. Lei, o cambia modo di gestire il Consiglio comunale per quanto riguarda le interpellanze e le mozioni, oppure prendiamo atto che nemmeno questa piccola opportunità che ci viene data possiamo...

PRESIDENTE. Consigliere, si attenga al merito della discussione.

OTTAVIO BRINI. Mi rifiuto, per il suo comportamento, di entrare nel merito del problema.

PRESIDENTE. Grazie.


Interrogazione (Decadenza): «Servizi forniti dal sito Internet della Regione Marche» Ciccioli (158)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 158 del consigliere Ciccioli. Non essendo presente il consigliere Ciccioli, l'interrogazione decade.



Interrogazione (Decadenza): «Abbonamenti ferroviari mensili» Ciccioli (162)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 162 del consigliere Ciccioli. Anche questa interrogazione decade, per assenza dell'interrogante.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Stato progettazione delle infrastrutture viarie nelle Marche» Procaccini e Martoni (190)
«Criteri per la formazione delle proposte del piano Anas e viabilità di competenza regionale» Romagnoli (217)
«Intesa istituzionale di programma — Accordi di programma quadro per la viabilità stradale e per la rete ferroviaria» Cesaroni, Ceroni, Favia, Trenta, Giannotti e Brini (288)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 190 dei consiglieri Procaccini e Martoni, n. 217 del consigliere Romagnoli e n. 288 dei consiglieri Cesaroni, Ceroni, Favia, Trenta, Giannotti e Brini, abbinate.
Ha la parola, per la risposta, l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Do lettura delle risposte, a partire da quella all'interrogazione n. 190: «In riferimento all'interrogazione in oggetto, questo Assessorato comunica quanto segue:
E78 Fano-Grosseto
Il progetto esecutivo del 2° Lotto - 1° stralcio funzionale prevede il completamento della galleria e dei raccordi con la viabilità esistente, si prevede l'apertura al traffico nell'anno 2004.
Il progetto esecutivo del 2° stralcio funzionale prevede le opere edili per la realizzazione dell'imbocco lato Mercatello, impiantistica in genere, messa in sicurezza dell'infrastruttura. Tali opere edili verranno appaltate dopo il completamento del 1° stralcio.
Il progetto esecutivo del 3° stralcio funzionale prevede l'esecuzione di opere edili in loc. Parnacciano (lato Umbria), su tali opere vi sono tuttavia delle riserve non ancora sciolte da parte della Regione Umbria.
In merito al 3° Lotto - collegamento alla viabilità zona Mercatello, si precisa che è stato recentemente sottoscritto un contratto di appalto condizionato all'acquisizione della pronuncia di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell'Ambiente, l'ultimazione dei lavori è prevista per il 2002.
In relazione al 4° Lotto - variante esterna all'abitato di Mercatello, è in corso la procedura di V.l.A. contestualmente al 3° Lotto.
La Provincia di Pesaro esegue la progettazione della E 78 all'interno della propria struttura tecnica .
Raddoppio SS. 16 Variante di Ancona ed Asse Attrezzato per il porto di Ancona
Per il raddoppio della SS.16 Variante di Ancona, tratto Falconara-Baraccola, la Provincia di Ancona ha coordinato la progettazione definitiva e lo studio di impatto ambientale dell'opera.
Il Ministero dell'Ambiente, nell'esaminare lo studio di impatto ambientale, ha richiesto anche l'adeguamento alla normativa vigente del tracciato esistente, tale situazione ha comportato un aumento dei costi di realizzazione dell'opera.
Allo stato di fatto sono disponibili soltanto 40 miliardi (Legge speciale per la frana di Ancona) non sufficienti neanche per il 1° Lotto funzionale, tratto Falconara-Torrette.
Per il 2° Lotto funzionale - 1° stralcio dell'Asse Attrezzato per il Porto di Ancona, il Comune di Ancona e l'ANAS hanno redatto il progetto definitivo e la Regione ha espresso la compatibilità ambientale, su questo pende un ricorso al TAR Marche.
Nei prossimi mesi sarà rilasciato il parere ai sensi dell'art. 81 del D.P.R. n. 616 del 24.07.1977.
SS. 76 Vallesina
E' stata redatta la progettazione definitiva del tratto Serra San Quirico-Fabriano ed attualmente si resta in attesa del decreto del Ministro relativo al V.l.A.
L' A.N.A.S. e la Provincia di Ancona hanno incaricato tecnici esterni per la progettazione dei tratti della SS.76 Vallesina.
SS. 77 Variante Sfercia-Muccia e Muccia-Colfiorito
Per il tratto Sfercia-Muccia, si è giunti alla progettazione definitiva rivista a seguito delle richieste della Commissione V.I.A. del Ministero dell'Ambiente.
Per il tratto Muccia-Colfiorito, I'ANAS sta progettando il preliminare con unica carreggiata.
La Provincia di Macerata segue la progettazione su incarico esterno della SS. 77 - Variante, tratto Guinza-Muccia.
L'A.N.A.S. segue la progettazione della SS.77-Variante, tratto Muccia-Colfiorito.
SS. 4 Salaria
La progettazione definitiva del tratto Acquasanta-Trisungo (escluso il tratto in galleria che è già stato realizzato) deve essere affidata con un bando pubblico di prossima pubblicazione.
L' A.N.A.S. e la Provincia di Ascoli Piceno, con l'ausilio di tecnici esterni, progetteranno i tratti della SS. 4 Salaria (tratto Acquasanta - galleria e galleria - Trisungo).»
Leggo ora la risposta all'interrogazione n. 217 del consigliere Romagnoli: «In riferimento all'interrogazione in oggetto, questo Assessorato comunica quanto segue.
Premesso che il Piano Triennale 2001-2003 è stato proposto dal Ministero del LL.PP. sulla base del livello di progettazione raggiunto per opere esclusivamente connesse ad arterie classificate di "interesse nazionale" (vedi D. Lgs n. 461 del 29.10.1999) e che la precedente proposta di Piano 2000-2002 non è stata approvata dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni proprio perché investiva anche arterie classificate "non di interesse nazionale", si ritiene che l'ANAS non investirà più nella rete viaria in corso di trasferimento alle Regioni/Province, se non per completare le opere già iniziate.
Pertanto, è chiaro che gli interventi sulla viabilità trasferita alle competenze delle Regioni/Province, dovranno essere previsti nel Piano che sarà approvato successivamente al trasferimento dei relativi fondi (vedi ex D. Lgs n. 112/98).
Tale Piano, per Accordo raggiunto in sede U.R.P.M., nascerà da una proposta presentata dalle singole Province.»
Ribadisco però che tale proposta non potrà essere discussa finché non ci sarà la certezza del trasferimento dei fondi su cui si hanno notizie poco rassicuranti, perché in una prima ripartizione si era parlato di 57 miliardi, poi di 46, infine di 43, adesso pare che diventino finanziamenti triennali, da dividere in un triennio. Quindi l'impegno che assumiamo anche in risposta a questa interrogazione, è che la ripartizione degli interventi sulla viabilità trasferita sarà fatta con provvedimento legislativo. Non appena ci sarà la certezza e la sicurezza dei fondi la programmazione dell'intervento rimarrà regionale su proposta delle Province.
Questo è stato l'accordo raggiunto assieme alle Province nel momento in cui abbiamo insieme deciso di fare il trasferimento delle strade statali alle Regioni e che noi abbiamo successivamente trasferito alle Province d'intesa con le stesse.
Leggo la risposta per quanto riguarda l'interrogazione n. 288: «L'Accordo di Programma Quadro per la viabilità (APQ), derivato dall'lntesa Istituzionale di Programma per le zone colpite dal sisma del 27 settembre 1997, è stato firmato dal Ministero del Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica, dal Ministero per i Lavori Pubblici, dall'ANAS e dalla Regione Marche, il 7 maggio 1999.
L'Accordo di Programma prevede interventi per la realizzazione dell'infrastrutturazione viaria dell'Area Umbro-marchigiana denominata "Quadrilatero di Fabriano Foligno".
L'investimento complessivo previsto dall'Accordo di Programma Quadro risulta essere 522,710 mld. L'Accordo di Programma firmato riguarda le seguenti opere:
1. SS 76 Serra S.Quirico-Albacina per un importo di £.161,50 mld;
2. SS 76 Cancelli-Fossato per un importo di £.4,00 mld;
3. SS 77 Sfercia-Muccia per un importo di £.113,50 mld
4. SS 77 Muccia-Colfiorito per un importo di £70,50 mld;
5. SS256 Pedemontana per un importo di £. 125,00 mld;
6. Pedemontana Fabriano-Cagli per un importo di £.3,50 mld;
Comprende inoltre degli "interventi minori" quali:
7. SS 209 per un importo di £. 10,90 mld;
8. SS 209 Visso per un importo di £. 3,00 mld;
9. SS 502 Glorioso per importo di 27,41 mld;
10. SS 502 Glorioso per importo di £.3,40 mld;
Per cui l'APQ impegna un importo complessivo di £. 522,710 mld.
In data 30 giugno 2001 è stato inviato al Ministero dell'Economia e delle finanze il rapporto di monitoraggio relativo al secondo semestre 2001, in cui è stato necessario modificare l'impostazione del quadro economico-finanziario dell'APQ a seguito di specifiche esigenze quali l'approvazione del triennale ANAS 2001/2003, l'inserimento della viabilità ricompresa nel patto di Ascoli, che ha comportato modifiche sugli interventi minori, le prescrizioni al progetto della SS77 da parte del Ministero dell'Ambiente, che ha prescritto la modifica del tracciato con conseguente aumento dei costi. La diminuzione delle risorse attribuite ad alcune opere minori deriva dalla decisione di non attuare per ora interventi sulla SS 209, fatta salva la progettazione a carico dell'ANAS. Viene mantenuta la progettazione del Glorioso SS 502, in quanto è ritenuta prioritaria per problemi di sicurezza. A fronte di tutto ciò è stato necessario rimodulare l'Accordo di Programma nel seguente modo:
Rimodulazione dell'APQ: Interventi
SS 76 Serra S.Quirico-Albacina per 193 miliardi;
SS 76 Cancelli-Fossato per 2 miliardi;
SS 77 Sfercia-Muccia per 129 miliardi;
SS 77 Muccia-Colfiorito per 48 miliardi;
Pedemontana Fabriano-Muccia per 126 miliardi;
Pedemontana Cagli-Fabriano per 3 miliardi;
SS 361 Traforo del Cornello per 10 miliardi;
Totale quadrilatero 511,910 miliardi.
Interventi minori
SS 502 Glorioso per 5,8 miliardi;
Opere viarie patto di Ascoli per 5 miliardi.
Lo stato di realizzazione degli interventi è il seguente:
1. Progettazione e realizzazione della strada Ancona-Perugia tratto della SS.76 Serra S.Quirico-Albacina: è stato completato il progetto definitivo ed è in corso la redazione del progetto esecutivo, il costo complessivo dell'intera opera ammonta a £ 253,437 mld;
2. Progettazione e realizzazione della strada Ancona-Perugia tratto della SS.76 Cancelli-Fossato: è stato completato il progetto definitivo ed è in corso la redazione del progetto esecutivo, il costo complessivo dell'intera opera ammonta a £133,588 mld;
3. Progettazione e realizzazione della strada SS.77 Civitanova-Foligno, tratto Sfercia-Muccia: è stato completato il progetto definitivo ed è in corso la redazione del progetto esecutivo, il costo complessivo dell'intera opera ammonta a £ 219 mld;
4. Progettazione e realizzazione della SS.77 Civitanova-Foligno tratto Muccia-Colfiorito: è stato redatto il progetto preliminare che sarà esaminato nei prossimi giorni in Conferenza di Servizi, il costo complessivo dell'intera opera ammonta a £ 600 mld;
5. SS.256 Pedemontana, Tratto Cerreto d'Esi-Muccia: si sta concludendo la gara per l'affidamento della progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva, il costo complessivo dell'opera ammonta a £.318 mld;
6. Pedemontana, Cagli-Fabriano: ll costo complessivo dell'opera ammonta a £. 388 mld. Per il tratto Campo d'Olmo (Fabriano)-Berbentina (Sassoferrato) sono in corso i lavori, per il tratto Berbentina (Sassoferrato)-Serra S. Abbondio-Cagli e in preparazione il bando per l'affidamento della progettazione;
7. SS.361 - Traforo del Cornello: sono stati sospesi i lavori da parte dell'ANAS per problemi insorti tra l'impresa appaltatrice e la stazione appaltante. Il costo complessivo dell'intera opera ammonta a £. 30 mld.
Opere minori
8. Lavori di realizzazione di varianti ai centri abitati danneggiati dal sisma - Variante della ss.502 all'abitato di Glorioso. E' in corso la redazione del progetto definitivo, il costo complessivo dell'intera opera ammonta a £. 5,8 mld.
L'Accordo di Programma Quadro Per il trasporto ferroviario, sottoscritto il 19 novembre 1999, riguarda tre tipologie di interventi:
A. Interventi infrastrutturali per il raddoppio della linea ferroviaria Falconara-Orte, nel tratto Montecarotto-Fabriano-Fossato di Vico.
B. Interventi per il miglioramento della qualità del servizio offerto attraverso la ristrutturazione di alcune vetture ferroviarie.
C. Interventi per il miglioramento della circolazione mediante soppressione di alcuni passaggi a livello nella linea ferroviaria Civitanova-Albacina
Interventi infrastrutturali: dalla redazione del progetto definitivo nei tratti Fabriano-Posto di Movimento 228 e Posto di Movimento 228-Castelplanio è emerso un aumento dei costi di realizzazione, rispettivamente, da 75.000 milioni a 110.895 milioni e da 9.150 milioni a 13.079. Il maggior costo riscontrato trova copertura nell'Addendum al contratto di Programma 1994-2000 di FS che assegna 385 mld alla linea Falconara-Orte per quanto riguarda il tratto Fabriano-Posto di Movimento 228. Inoltre la stazione di Albacina viene esclusa dall'itinerario di raddoppio e resta collegata alla sola linea Pergola-Albacina-Civitanova.
Interventi sul materiale rotabile: le prime carrozze a piano ribassato, completamente ristrutturate e quindi con ulteriori interventi migliorativi rispetto a quelli previsti dall'intesa, saranno consegnate, anziché entro il 2001, a partire dal secondo semestre 2001 con completamento nel corso del 2002. Per compensare i sopracitati ritardi FS-Trenitalia ha fissato l'obiettivo di realizzare interventi di rinnovo su 40 vetture tipo "Media Distanza a Vestiboli Centrali". Attualmente sono in corso di effettuazione gli interventi di restyling su tali vetture (MDVC) comprensivi della sostituzione delle tappezzerie e della realizzazione degli impianti di aria condizionata, il cui completamento è confermato entro il mese di luglio 2001.
Interventi sui passaggi a livello: a seguito dell'emissione del parere negativo del Comune di Civitanova per la soppressione del PL; lo stesso viene temporaneamente stralciato dall'APQ ed si sta proponendo di destinare i fondi relativi, pari a 4 mld, per risolvere il problema del PL di Macerata; le eventuali economie verranno destinate per la soppressione di ulteriori PL già inseriti nel programma FS, quali: Montecosaro, Matelica, Castelraimondo.»

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Una brevissima replica, perché questa interrogazione, seppure datata nel tempo, ha permesso di aprire uno squarcio e ringrazio per questo anche l'assessore per la sua puntuale risposta sullo stato di progettazione e sulle diverse competenze, perché molto spesso problemi derivanti dalla carenza di infrastrutture e dalla loro realizzazione sono derivati non già e non solo dalla carenza di risorse economiche ma anche dalla mancanza di progettazione. Oggi sappiamo che in realtà in tutte e quattro le province sono in corso dei lotti appaltati ed altri sono in via d'appalto. Questo è un fatto significativo perché, a differenza di una concezione un po' localistica, si evince anche dalla risposta che la nostra interrogazione ha suscitato, che in realtà opere significative sono in corso di realizzazione in tutte le province delle Marche, a partire da quella di Ancona per quanto riguarda l'asse attrezzato, il raddoppio della ferrovia Falconara-Orte, quella di Pesaro-Urbino-Fano-Grosseto, la Salaria in Ascoli Piceno e la 77 nella provincia di Macerata nonché un'opera significativa che a mio modo di vedere non va sottovalutata: il collegamento della statale 76 con la 77, vale a dire il distretto industriale del fabrianese con l'altra area terremotata del camerinese e di Serravalle di Chienti, adeguamento della statale Muccese.
Mi auguro che da questa ricognizione fatta si possa, nel prosieguo dell'attività istituzionale dei diversi livelli (Regione, Province e Comuni), evitare quello che fino adesso in qualche modo si è visto: un rimpallo di responsabilità che spesso ha prodotto carenza, mancanza e perdita di finanziamenti, oltre a rallentamento delle costruzioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli per dichiararsi soddisfatta o meno.

FRANCA ROMAGNOLI. Assessore Agostini, non sono soddisfatta della risposta non tanto perché non sia vero e non sia questo lo stato di fatto della situazione relativa al finanziamento del casello di Porto Sant'Elpidio, ma perché gli errori, i ritardi e le omissioni precedenti hanno portato la situazione a questo punto. Mi auguro che sia una situazione non definitiva, ma è sicuramente una situazione difficile come lei stesso fa presente. Giova infatti ricordare che quando l'Anas ha provato ad inserire in quell'area la previsione del casello autostradale, la progettazione della Provincia non era pronta, non avevamo il progetto esecutivo che da più parti si andava sbandierando e che probabilmente la Regione copriva, perché noi soli eravamo a dire che il progetto non esisteva. E' quindi chiaro che oltre l'inseribilità non siamo andati ed è chiaro anche che quando poi il piano Anas non eseguito e peraltro decaduto ha avuto l'evoluzione che sappiamo, poteva, almeno nel piano-stralcio, includere le opere immediatamente eseguibili, quindi immediatamente appaltabili e finanziabili ed è naturale che lì non abbia trovato ingresso il casello. Quindi, ripeto, vi sono state omissioni della Provincia e ritardi gravi anche di questa Regione che in un certo senso ha coperto quello che stava avvenendo e che non stava avvenendo presso la Provincia di Ascoli Piceno. Ora ci troviamo in un vicolo cieco per il trasferimento della viabilità nazionale che non ha incluso questa priorità per una Regione che comunque si ostina a non segnalare questa priorità, perché anche nell'ultima occasione, discutibile, quella della segnalazione delle grandi opere sul "decreto Lunardi" la Regione ha fatto la scelta, rispettabilissima, del terremoto, ma certamente altre opere minori, ma comunque essenziali, strategiche, importantissime per la zona come appunto il casello, non sono state minimamente segnalate.
Ora le speranze per l'inserimento nel piano Anas di competenza provinciale e regionale sono al lumicino ci dice l'assessore, perché i fondi ipoteticamente saranno tanti o pochi, ma prima di parlare di fondi parliamo di volontà politica che finora sicuramente non c'è stata. Mi auguro che questa strada venga recuperata...

LUCIANO AGOSTINI. L'interrogazione non riguardava il casello di Porto Sant'Elpidio, altrimenti sarei stato molto più puntuale e preciso.

FRANCA ROMAGNOLI. La mia riguardava i criteri del piano Anas, in particolare sul casello.

LUCIANO AGOSTINI. Criteri del piano Anas dei fondi trasferiti. Comunque...

FRANCA ROMAGNOLI. Ce n'è anche un'altra che poteva essere abbinata.
Mi auguro che le soluzioni si trovino e che la Provincia provveda alle segnalazioni che lo stesso assessore Agostini poco fa sollecitava.

PRESIDENTE. Chi intende replicare rispetto alla risposta all'interrogazione n. 288? Se non vi sono repliche, passiamo al punto successivo dell'ordine del giorno.



Interrogazione (Rinvio): «Progetto scuola internazionale di talassemia» Gasperi (317)
Interpellanza (Rinvio): «Attivazione di una scuola di formazione funzionalmente integrata alla unità ematologica e al centro trapianti azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro» Amagliani, Cecchini e Andrea Ricci (19)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 317 del consigliere Gasperi e l'interpellanza n. 19 dei consiglieri Amagliani, Cecchini e Andrea Ricci.
Chi illustra l'interpellanza?

LUCIANO AGOSTINI. Presidente, chiediamo il rinvio per assenza del Presidente.

PRESIDENTE. La discussione sull'interrogazione e sull'interpellanza, come da accordo assunto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, viene rinviata.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Interventi per il coordinamento dei tempi delle città e la promozione dell'uso del tempo per fini di solidarietà sociale» Mollaroli, Amati e Benatti (50)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 50 ad iniziativa dei consiglieri Mollaroli, Amati e Benatti.
Ha la parola il relatore, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Signori consiglieri e consigliere, il Parlamento italiano ha approvato l'8 marzo 2000 la legge n. 53 recante "Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione, per il coordinamento dei tempi". Tale legge ha la finalità di creare nuovi equilibri tra tempi di lavoro, di cura, di formazione, di relazione, attraverso una nuova normativa che estende i congedi parentali ai padri, ai familiari dei portatori di handicap, ai figli adottivi... Invito il consigliere Brini ad ascoltare, perché molto spesso si parla di famiglia e...

OTTAVIO BRINI. Guardi, che se parla è grazie a noi, questa mattina; per l'ennesima volta.

ADRIANA MOLLAROLI. E' una delle prime leggi regionali che interviene concretamente per rispondere a una serie di bisogni dei cittadini... Brini, se ci riusciamo approveremo una legge importante per i cittadini delle Marche.

OTTAVIO BRINI. Non so se ce la fate ad approvarla: non avete i numeri per approvarla, questa mattina.

ADRIANA MOLLAROLI. Ricordo che la legge nazionale prevede una nuova normativa che estende i congedi parentali ai padri, ai familiari di portatori di handicap, ai figli adottivi. Prevede poi nuovi congedi per il diritto alla formazione continua e ordinaria e assegna alle Regioni l'indicazione di criteri per promuovere la formazione dei piani degli orari, quindi coordinamento dei tempi di funzionamento della città e l'uso sociale del tempo.
Con questa legge si dà attuazione ad un progetto contenuto nell'iniziativa di legge popolare "Le donne cambiano i tempi" dei primi anni '90, che evidenzia da parte delle donne ma non solo per le donne, la necessità di mettere al centro dell'attenzione il tema della conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Le trasformazioni del lavoro e della vita sociale degli ultimi anni rendono il tempo una risorsa sempre più preziosa che ha a che fare con l'organizzazione sociale sempre più complessa e permeata da vincoli e rigidità della città e di bisogni, sempre più differenziati e qualificati della popolazione.
L'articolo 22 della legge nazionale 53 assegna una specifica funzione di programmazione e d'impulso alle Regioni chiamate a dettare criteri e procedure per la definizione dei piani territoriali di coordinamento degli orari e a premiare sia la loro attuazione sia la costituzione delle banche dei tempi con specifici incentivi. Debbo ricordare per ragioni di correttezza, che la nostra Regione era già dotata di una legge sui tempi, al legge 20 del 1992 che non ha avuto più nel corso degli anni finanziamenti e che oggi ha quindi bisogno di essere rivisitata.
Rispetto al passato, quando per effetto dell'ormai abrogato art. 36 della legge 142/90 le Regioni avevano un ruolo residuale potendo eventualmente dettare criteri per il coordinamento degli orari della città, oggi esse sono invece vincolate a tale potere. Vi è una responsabilizzazione diretta delle Regioni operata dall'art. 22 della legge 53 medesima e l'esercizio del potere normativo da parte delle stesse ne costituisce il primo e significativo punto.
Con la presente proposta di legge pertanto, si dà attuazione alla finalità della legge 53 intervenendo sull'organizzazione dei tempi delle città e promuovendo l'uso del tempo per fini di solidarietà sociale.
La legge 50 che noi proponiamo oggi, dopo avere individuato agli articoli 1 e 2 la finalità della legge e i compiti spettanti alle Regioni, detta all'art. 3 i criteri che i Comuni debbono seguire per l'adozione dei piani territoriali degli orari di cui all'art. 24 della legge 53 e, in generale, per il coordinamento dei tempi di funzionamento della città.
Con specifici finanziamenti erogati ai Comuni la legge non si limita a promuovere l'attuazione del piano territoriale degli orari ma anche la costituzione e la promozione delle banche del tempo.
Signori consiglieri e assessori, vi chiedo un po' di attenzione perché è una delle prime leggi significative che facciamo in questo contesto, e tra l'altro siamo la prima Regione a dare applicazione concreta con una legge regionale alla legge nazionale che è stata segnalata tra una delle più significative del Governo di centro-sinistra.
Ricordo che la legge non si limita a promuovere l'attuazione del piano territoriale degli orari ma anche a promuovere la costituzione delle banche dei tempi. Vengono così incentivate forme innovative di solidarietà che favoriscono la qualità della vita dei singoli, delle comunità locali attraverso il libero scambio di prestazioni inutili ma senza il valore di mercato.
Le banche dei tempi — sono circa 284 in Italia e 20 nelle Marche — sono una ricca realtà associativa nata proprio dal principio dello scambio alla pari delle ore chieste ed offerte sulla base dei bisogni e della capacità di ciascuno, reintroducendo così un modo ingegnoso nelle nostre città, di forme di mutuo aiuto, delle antiche relazioni di buon vicinato. Si tratta di un'esperienza generalmente promossa da gruppi di donne ed attivamente sostenuta dalle istituzioni locali, che conta oggi 284 banche sparse in Italia e 20 nelle Marche. Esse costituiscono ormai una rete di cittadinanza attiva e solidale che è interesse della Regione sostenere perché favorisce la qualità della vita dei singoli e delle comunità locali.
La presente legge, oltre alle finalità indicate ne prevede un'altra: quella dell'organizzazione di corsi di formazione professionale destinati al personale utilizzato dai Comuni nella progettazione dei piani degli orari e nei progetti attuativi ad esso collegati nonché di progetti di riorganizzazione di servizi.
Concludo questa mia relazione auspicandomi che il Consiglio approvi oggi questa legge e vorrei ricordare — anche se il Presidente D'Ambrosio non è presente, ma vorrei che questo fosse verbalizzato — che siamo la prima Regione in Italia che dà applicazione concreta ai contenuti della legge 53 ed è necessario che il nostro Presidente della Giunta si attivi presso la Conferenza Stato-Regioni perché vengano indicati i criteri che consentano alle Regioni di rendere operativi 15 miliardi che sono stati previsti nella vecchia legge finanziaria e che, attraverso quei procedimenti che la Conferenza Stato-Regioni stessa deve determinare, possono diventare operativi.
Ringrazio, invito ad una discussione seria su questa legge e ad approvarla.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, cari colleghi, l'esame di questa legge credo ci stimoli ad una particolare responsabilità. Non ho difficoltà a dire che la legge 53 del 2000 a cui la proposta si ispira è una buona legge, perché tra tante impostazioni, diciamo pure anche "chiacchiere" che riguardano i provvedimenti sulla qualità della vita, questa legge si pone l'obiettivo di intervenire concretamente, dando alla Regione, in una legislazione concorrente, la possibilità di dire la sua sull'organizzazione della vita, del lavoro, dei servizi e quindi anche della qualità della vita.
Personalmente sono favorevole all'approvazione di questa proposta e sottolineo, essendo stato amministratore comunale e avendo conosciuto anche la precedente legge del 1992 che quella legge, purtroppo, non esplicò gli effetti che nei Comuni aspettavamo, né in termini di finanziamento né in termini di organizzazione. Questa proposta — do atto ai colleghi che l'hanno presentata — ripristina un circuito di idee, stimola una progettazione, permette agli amministratori locali di guardare bene la realtà della propria comunità, della propria città per organizzare al meglio i servizi, per consentire ai genitori di stare vicini alle famiglie, organizzare orari che siano compatibili con una qualità della vita che non imponga a tutti di essere oggi dei robot super organizzati, gelidi, freddi e fuori dallo spirito di una comunità dove vivere bene sia l'obiettivo principale.
Anche il servizio pubblico, l'amministrazione locale sarà stimolata da questa legge a una discussione importante: quante volte ci poniamo il problema dei servizi degli enti locali, che magari, per i propri orari sono utili ai lavoratori coinvolti in questi servizi ma non sono utili a dare risposte al cittadino, all'utente? Non abbiamo un giusto orientamento alla persona che deve in qualche modo rivolgersi al servizio pubblico, quindi questo impone una riflessione anche in termini di qualità del servizio pubblico. Inoltre le banche del tempo, che hanno dato già dei buoni risultati, vanno incentivate perché rappresentano una forma di volontariato, di solidarietà concreta che va assolutamente sostenuta dal sistema delle autonomie, o federale che vogliamo dire. Il sostegno alle banche del tempo — circa la parte finanziaria lancio anch'io un appello alla Giunta affinché nella preparazione del bilancio ci sia una maggiore attenzione per questa legge, una volta approvata — rappresenta e innesta sicuramente un sistema di sussidiarietà orizzontale della quale spesso parliamo, che però troviamo difficoltà concreta a sostenere e realizzare.
Per questi motivi esprimo il mio voto favorevole a questa proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Non ripeterò le cose che ha anticipato il collega Francesco Massi, sono d'accordo con la sua dichiarazione, vorrei però approfittare di questa importante discussione per sollecitare la presidenza e quindi l'aula a tener presente anche quelle proposte di legge — una delle quali io e Francesco Massi abbiamo presentato da più di un anno — a favore dell'istituto familiare, perché vengano una volta per tutte inserite alla discussione dell'aula. Sono sempre all'ultimo punto, noi non facciamo demagogia su questi argomenti, perché se una proposta di legge su questi argomenti viene presentata dalla maggioranza non abbiamo difficoltà a dichiararci favorevoli, però chiediamo che ci sia altrettanta e uguale attenzione nei confronti delle nostre proposte di legge, perlomeno su questi argomenti dove potremmo trovare anche un consenso più ampio di quello tipico di maggioranza e minoranza. Approfitto, quindi, per sollecitare il Presidente e dare l'opportunità anche alle nostre proposte di essere discusse in aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Come noto, tra gli animali l'uomo è quello che ha la massima capacità di adattamento, nel senso che riesce a vivere in condizioni estreme a cui altri esseri viventi non si adattano. Questa sua capacità estrema di adattamento è stato l'elemento decisivo per l'evoluzione della razza umana nei millenni.
Detto questo che non è una teoria evoluzionistica ma un dato scientifico unanimemente riconosciuto, noi viviamo in una società che non è organizzata in funzione delle esigenze, dei bisogni, delle necessità dell'uomo ma sempre più in funzione dei meccanismi collettivi legati alle esigenze del lavoro, alle esigenze degli investimenti, alle esigenze delle sovrastrutture che si creano. Questo ha comportato una disumanizzazione terribile della nostra vita, con una accelerazione dei tempi, soprattutto in quest'ultimo tempo, che ci porta a una cattiva qualità della vita. Molte delle cosiddette malattie sociali di cui soffriamo sono determinate anche da cattive abitudini di vita. Queste cattive abitudini di vita ci pesano, però non siamo in grado di metterci rimedio, perché l'organizzazione complessiva delle città, dei tempi di lavoro non è in linea con le nostre esigenze ma con altre esigenze che alla fine prevalgono. Quindi anche se sono perfettamente cosciente — credo che sia i proponenti che la relatrice si rendano perfettamente conto di ciò — che non è con una legge della Regione Marche che modifichiamo gli stili di vita, l'organizzazione del lavoro, l'organizzazione del mercato, l'organizzazione delle esigenze sovrastrutturali, se si incide anche parzialmente e ci si mette rimedio è una cosa positiva.
La necessità di portare alla umanizzazione dei tempi della nostra vita credo sia una necessità ineludibile per tutti e nei tempi futuri sarà ancora più necessaria.
La possibilità che gli enti pubblici, i servizi di trasporto, l'organizzazione degli uffici della città, i servizi sociali in funzione dei cittadini, quindi delle persone, cominciando da quelli dell'infanzia fino a quelli degli anziani, passando per tutte le fasi della vita — le fasi forti, quelli dell'uomo e della donna adulti, ma anche le fasi più deboli — siano organizzati in funzione di un aspetto più naturale è un'esigenza e una cosa che non può non essere valutata positivamente.
Esiste un problema. Non è che l'organizzazione della società possa essere trasformata con la bacchetta, però una linea di indirizzo, una linea di tendenza nel tempo, se vogliamo anche nei tempi lunghi, produce dei risultati e su questo credo che non solo si fa una cosa egregia ma si dà un messaggio forte a tutte le altre amministrazioni.
La legge regionale sottende a leggi nazionali, tanto è vero che tuttora il Ministero delle Regioni ha un ruolo, però è un indirizzo. Teniamo presente che, cominciando da noi consiglieri regionali viviamo una vita estremamente accelerata che ci porta anche dei contraccolpi. E' un caso di questa mattina: il nostro collega Pistarelli per arrivare qui di corsa ha avuto un incidente stradale, per fortuna senza danni se non per i mezzi, però non è una cosa simpatica, non è piacevole. Quante volte ciascuno di noi per l'accelerazione, per la fretta fa cose sbagliate, controproducenti o che ci comportano danno? Quindi riordinare complessivamente gli orari — lo dico prima di tutto a me stesso — riordinare le abitudini di vita attraverso dei ritmi, degli schemi che siano più consoni alla nostra natura rispetto a quella di esigenze altre, più forti, che poi bisogna stabilire se effettivamente siano più importanti, è cosa buona.
Mi permetto di aggiungere che questa è una legge di indirizzo e come tutte le leggi di indirizzo si spera che sia trasferita nei soggetti che devono utilizzarla. Questo trasferimento sarà lungo nel tempo e comporterà anche dei costi, perché non è un caso che a volte ci siano degli orari contrari o comunque difformi da quella che dovrebbe essere la vita secondo una tendenza naturale, ma alla fine si verifica questo perché è più semplice dal punto di vista dei costi, dal punto di vista di altre esigenze.
Quindi questa legge non ha una dotazione significativa. E' anche vero che è una legge che arriva a fine anno e che quindi entrerà in vigore, sostanzialmente, negli ultimi giorni dell'anno, poi sarà la legge finanziaria dell'anno prossimo a prevedere nel suo dispositivo, anche in base all'esperienza, ciò che sarà possibile fare di più.
Preannuncio fin da ora voto favorevole alla proposta di legge che nel tempo la nostra Regione dovrà verificare ed eventualmente emendare nel senso che sarà dettato dalle esigenze dei Comuni e degli altri enti che si dovranno uniformare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Credo che questa sia una legge molto importante per quanto riguarda la nostra comunità ed è un segnale positivo per uno sforzo che deve essere fatto da parte delle istituzioni, di sostegno a delle iniziative sul territorio per fare in modo che la nostra comunità riesca a ritrovare la possibilità di governare la propria vivibilità.
Ha ragione chi dice che la norma non risolverà sicuramente le problematiche che interessano in maniera abbastanza vistosa una cultura trasformata del nostro modo di vivere, però indubbiamente questa legge è uno sforzo per fare in modo che alcune questioni di fondo dell'articolazione della nostra convivenza possano tornare ad essere indirizzate correttamente.
Le motivazioni che stanno alla base della legge sono abbastanza ovvie. Quello che è importante sottolineare sono i meccanismi che possono essere attivati con questa normativa, dando ai Comuni la possibilità, mettendosi anche insieme, di governare una organizzazione diversa da quella attuale che prevede una miriade di iniziative di carattere pubblico-privato che non riescono ad essere sintonizzate.
C'è un problema di fondo che dobbiamo sottolineare e non dovremmo sottolineare solo in occasione di questa legge ma probabilmente dovremmo tornarci quando attueremo, già in fase avanzata, il piano sociale, la stessa riedizione del piano sanitario, strumenti che incidono sulla socialità. Credo che sa importante fare in modo che questi strumenti consentano alla nostra comunità di riappropriarsi della loro soggettività, in quanto oggi i tempi di vita sono sostanzialmente guidati dal consumo e dalle caratteristiche consumistiche della nostra convivenza. Credo anche che larga parte del lavoro debba essere in qualche modo ripresa in mano per rientrare in una dimensione più umana della nostra convivenza. La legge non solo prevede un coordinamento degli orari degli uffici pubblici, ma produce anche lo sforzo di coordinare gli orari dei servizi privati, soprattutto commerciali, turistici, professionali, in modo tale che vi sia una sintonizzazione positiva. Soprattutto dal punto di vista commerciale assistiamo, ultimamente, ad una situazione piuttosto delicata, una situazione che è anche conflittuale tra vari interessi: tra chi prevede un utilizzo degli orari spregiudicato, tanto da portare alle estreme conseguenze la realtà contrattuale del lavoro in modo tale da tenere aperto addirittura l'esercizio commerciale anche di notte, rispetto alle esigenze della famiglia, soprattutto delle donne che con questi tipi di orari vengono a subire un nuovo sfruttamento e una nuova difficoltà di vivibilità e di sintonizzazione della propria vita privata con il proprio lavoro.
Questo aspetto deve essere affrontato, dobbiamo avere il coraggio di ripensare a queste modalità che, se da una parte rendono molto comoda una vivibilità che secondo me è solo apparente, d'altra parte rischiano di portare all'eccesso un consumismo che va contro le condizioni di una vivibilità più adeguata e più consona alla persona umana.
Un'altra sottolineatura è doverosa e riguarda la questione della promozione delle banche del tempo. Abbiamo riflettuto molto sul ruolo che la Regione deve giocare in questa circostanza e abbia convenuto su una normativa che sia veramente di promozione, non sia di sostituzione a un'attività essenzialmente volontaria, autonoma che non deve essere imbrigliata dalle istituzioni ma che deve essere supportata, accompagnata, perché queste sono iniziative fondamentali per la nostra convivenza civile, per le attività di gratuità che nascono sempre più in maniera concreta nel tessuto sociale, e guai a noi se le istituzioni dovessero surrogare questa funzione. Ecco perché la banca del tempo riesce ad essere uno degli strumenti più efficaci dal punto di vista della gratuità e credo che debbano essere anche ovviate e non accettate quelle posizioni che taluni sostengono, cioè che attraverso la banca del tempo qualcuno surroghi lavoro. Non dobbiamo arrivare a questi eccessi, ovviamente il lavoro di assistenza alla persona è una dimensione precisa: la banca del tempo significa solamente gratuità, vicinanza, prossimità soprattutto alle persone che hanno bisogno. E in questa nostra realtà una delle situazioni più difficili che si hanno soprattutto per la gente anziana che continua fortunatamente ad aumentare, in quanto l'attesa di vita per la popolazione marchigiana è molto elevata — forse la più elevata d'Italia — attiene proprio alla solitudine.
Credo che questa legge dà la possibilità di sviluppare le iniziative delle banche del tempo che devono avere, come una delle prospettive più interessanti, proprio questo obiettivo: sconfiggere la solitudine dei nostri anziani.
Per queste motivazioni noi riteniamo che sia una legge di alto profilo e sono contento di aver sentito anche dall'opposizione un apprezzamento dei contenuti di questa legge. Credo che sia uno dei momenti di costruzione del nostro futuro e per questo ritengo che la dobbiamo votare tutti, ma dobbiamo continuare a ragionare su queste questioni in modo tale che la qualità della vita aumenti e che queste iniziative servano soprattutto a recuperare quella socialità necessaria perché l qualità di cui parlavo sia assolutamente alla nostra attenzione, ripeto un'attenzione che non può riguardare soltanto questa legge, ma anche tutte quelle altre leggi che interessano il lavoro e la socialità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Come Forza Italia crediamo siano opportune alcune considerazioni su questa proposta di legge, perché a nostro avviso questa proposta che viene definita come un toccasana dei problemi della nostra società, è carente sotto due punti di vista, anche se esprimeremo voto favorevole. Anzitutto per quanto riguarda l'articolo 3: se letto e analizzato bene porta a fare una riflessione anche a chi ha amministrato e a chi amministrerà negli enti locali. Quei sindaci e quei sindacati che si riuniscono per una migliore qualità della vita dei loro dipendenti, proponendo rientri, proponendo un orario flessibile, sono gli stessi che creano disagi agli utenti, ai lavoratori, cioè la gente che si alza la mattina presto, va in fabbrica, non ha la possibilità di andare in Comune se hanno bisogno di farlo, senza dover saltare il pranzo, dato che bisogna lavorare anche il pomeriggio. Leggendo questo testo l'impressione è che finalmente si è preso coscienza di chi ha veramente bisogno del servizio e non di chi là dà. Quindi apprezziamo molto questa riflessione, perché chi parla si è battuto sempre contro i sindacati...

ROBERTO GIANNOTTI. Contro l'ingerenza dei sindacati...

OTTAVIO BRINI. ...perché si è sempre posto dalla parte dell'utente. Faccio un esempio: a Civitanova il sabato gli uffici sono tutti aperti, quindi un lavoratore che sta in fabbrica dalla mattina alla sera ha la possibilità di recarsi in Comune e di trovare tutti gli uffici aperti. Questo è il compito di un amministratore e la ritenevo cosa ovvia e opportuna, per me superata: però ho letto questo nella legge e ciò mi ha fatto riflettere sul fatto che a volte i sindaci o gli amministratori a volte guardano con occhio favorevole il dipendente e meno il lavoratore.
Prendiamo quindi atto che non sarà questa legge a modificare o a cambiare gli indirizzi e gli orientamenti delle Amministrazioni comunali, perché quei dipendenti che oggi hanno due o tre rientri settimanali e il sabato libero, considerano una conquista avere appunto il sabato libero per poter svolgere cose che non possono fare durante gli altri giorni della settimana.
La relatrice Mollaroli mi ha prima richiamato perché riteneva che fossi distratto, ma adesso lei sta facendo la stessa cosa: non me ne voglia, ma a nostro avviso quando si fa una legge di questa importanza e di questa portata, anche se siamo a fine anno occorre uno sforzo economico più sostanzioso. Nell'ultima sedute della quarta Commissione parlavamo di una legge che tra poco verrà in aula che rivendicava una somma già stabilita e programmata di 800 milioni, e a D'Angelo che si era molto arrabbiato, si è detto "ma siamo a fine anno, accontentati di 200 milioni", che sicuramente spariranno, anche quelli, perché andranno a residuo.
Condivido l'impostazione di D'Angelo quando dice che la legge, si faccia a gennaio o a dicembre, sotto l'aspetto economico e finanziario deve avere la sua importanza comunque. All'articolo 8 di questa legge si parla di contributi ai Comuni per l'elaborazione e l'adozione di piani territoriali degli orari e per la costituzione delle banche del tempo. Chi ha fatto l'amministratore di un Comune sa che con queste risorse economiche non facciamo niente, a meno che vogliamo fare una legge per dire che puntiamo al miglioramento della qualità della vita ecc., però nella sostanza penso che abbiamo fatto un passo non avanti ma indietro, perché creeremo delle aspettative e poi, quando andremo ad applicarla non avremo le risorse economiche sufficienti.
Il consigliere Luchetti parlava di volontariato, associazioni e così via. Non vorrei che di questa legge, ancora una volta, debbano farsene carico le associazioni di volontariato, perché di somme ce ne sono ben poche. Basti pensare a tutti i comuni della regione: con 100 milioni la dott.ssa Mollaroli potrà fare soltanto un volumetto per illustrare la proposta di legge, un'iniziativa, un convegno.
Occorre l'impegno da parte di questo Consiglio regionale, affinché nel prossimo anno ci sia veramente una volontà non solo politica ma anche pratica, per far sì che questa legge dalla teoria passi alla pratica.
Il nostro voto è favorevole perché c'è buona volontà, c'è intenzione di applicare questa legge, ma vedremo in sede di bilancio se questa proposta di legge rimarrà soltanto sulla carta o sarà veramente un atto che tenta di qualificare e riqualificare i settori che nelle vostre relazioni e nei vostri interventi avete richiamato. Quindi Luchetti, ci sarà un voto unanime del Consiglio regionale, con il distinguo che noi abbiamo fatto, differenziandoci dagli altri colleghi della Casa delle libertà, nei contenuti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Mi auguro che la discussione che mano a mano è cresciuta su questa proposta di legge, cominciata in un momento difficile in cui la relatrice Mollaroli ha dovuto richiamare i consiglieri a stare attenti, possa significare che stiamo aprendo un nuovo discorso nella nostra regione, un discorso che non esiterei a qualificare, al di là delle esigue risorse economiche, di cambiamenti di tipo culturale.
Questa legge affronta, in fondo, un ma che a tutti sta a cuore e mi fa molto piacere che tutti l'abbiano riconosciuto, mi fa molto piacere che questa legge si avvii ad essere votata all'unanimità. Si è riconosciuto che è necessario ripensare all'organizzazione della nostra società. Non si tratta di fare un servizio più efficiente o di riorganizzare la prestazione di un tipo di interventi a domicilio o altro, ma si tratta di ripensare il modo in cui organizziamo la nostra vita quotidiana, perché la legge richiama modifiche di orario e di organizzazione che vanno dai servizi al commercio, al trasporto. E' quindi un pensare e un riconoscere che la nostra organizzazione non consente quella qualità della vita alta che noi vorremmo ottenere per le Marche e per il nostro Paese.
E' una legge importante, significa che il Consiglio regionale all'unanimità riconosce che va ripensato il modo in cui la nostra comunità locale si sta organizzando. Non è una cosa da poco. Il fatto che ci sia unanimità, potrebbe significare che vogliamo contribuire a un cambiamento di mentalità, a un cambiamento di culture e, come noto, i cambiamenti di mentalità e di culture non accadono in poco tempo e anche se avessimo destinato un miliardo invece che cento milioni a questa legge il risultato sarebbe stato lo stesso. Qui stiamo aprendo un discorso nuovo cercando di stimolare in chi gestisce a vario titolo i processi politici, economici e sociali di questa Regione a cambiare.
Se questo è il senso, vuol dire che questa legge non può rimanere una legge approvata un giorno di novembre fra le tante rimanendo nel cassetto o venendo pubblicata nel sito Internet con evidenza pari a quella di qualsiasi altra legge: questa è una legge che dovrebbe impegnare tutto il Consiglio regionale ad aprire un discorso su questi temi, perché sono tempi molto importanti. A volte non c'è bisogno di tanti soldi per fare cambiamenti significativi, talvolta si può anche cambiare con pochi denari, quando ci sono la volontà e la consapevolezza.
Alludo per esempio alle banche del tempo: sono una organizzazione di scambio di tempi fra persone che non implicano la necessità di un grande finanziamento, implicano però un cambiamento culturale. In realtà, questa istituzione nata soprattutto in Paesi anglosassoni — è nata in Canada molti anni fa — non è ancora decollata definitivamente nel nostro Paese, perché ci sono persone che vanno a iscriversi alla banca del tempo, a dire che sono a disposizione della comunità locale per ics ore, per quelle mansioni, ma non ci sono poi le persone che vanno a chiedere, nel senso che c'è un'offerta di disponibilità ma non c'è una pari domanda di disponibilità, perché c'è ancora una resistenza a chiedere di entrare in contatto con persone che non si conoscono a sufficienza, c'è ancora una resistenza ad aprire una relazionalità nella cerchia più ampia rispetto a quella familiare e parentale. Quindi è un discorso di culture, di consapevolezze, di cambiamenti nel profondo delle relazioni sociali.
Sulle banche del tempo questo Consiglio regionale potrebbe aprire un discorso nelle Province, portando questa legge, illustrandola e chiamando gli amministratori che condividono, che sono consapevoli dell'importanza di discuterne, ma questo potrebbe accadere anche per altri aspetti, per esempio l'orario dei servizi pubblici, l'orario dei servizi commerciali: aprire un discorso alla grande e non lasciarlo solamente agli addetti ai lavori. Come il sociale non bisogna lasciarlo solamente all'assessore ai servizi sociali di un Comune ma deve interessare tutta la Giunta, così questo tema non può essere lasciato all'assessore al commercio, all'urbanistica o all'assessore ai trasporti, ci deve essere un discorso collegiale.
Quindi credo che questa legge può rappresentare un inizio importante per riorganizzare complessivamente la regione. E' un cambiamento di cultura, tutti abbiamo detto — e ne siamo consapevoli — che non basta una legge a cambiare il funzionamento di un mercato o di un servizio, però occorre pur sempre cominciare, occorre darle importanza, occorre darle enfasi. Se fra un anno scopriremo che questa legge è rimasta nel cassetto e ci diremo che bisognerà metterci 100 milioni ancora, sarà stato un fallimento. Se invece questa legge implica che il Consiglio regionale con tutte le sue componenti apra un discorso sul territorio, su questi temi, identificando degli elementi di coinvolgimento di tutti gli amministratori a qualsiasi partito appartengano, che sono responsabili, o delle organizzazioni di settore, allora, probabilmente, saremo consapevoli che questa legge può funzionare.
Sappiamo molto bene quali siano le trasformazioni sociali in atto in questa regione come nel resto del Paese. L'effetto complessivo di queste trasformazioni è che c'è una esplosione di domanda sociale di cura, di domanda sociale di accudimento. C'è una esplosione per tutti i processi in corso a livello sociale, demografico ed economico. Questa legge potrebbe predisporci ad organizzare risposte efficaci nei confronti della domanda di cura e andrà vista, applicata all'interno degli ambiti territoriali della nostra regione, in cui stanno accingendosi a fare i piani di zona, perché questo deve diventare un elemento trasversale. Quando si va a organizzare un piano di zona e si vanno a pensare progetti d'intervento, deve entrare questo discorso degli orari, perché non è una questione solo sociale ma una questione trasversale.
Per tutti questi motivi, per tutte queste riflessioni ci stiamo accingendo — e mi fa molto piacere che lo faremo all'unanimità — ad approvare una legge che potrebbe significare che vogliamo cominciare a incidere sulla riorganizzazione della nostra regione, dando stimoli, non imponendo nulla a nessuno. Ripeto, la cosa ha un valore simbolico: se poi riusciremo a metterci 50 lire in più sarà meglio, ma non sono quelle che cambieranno l'effetto, sarà il futuro che giudicherà se oggi abbiamo fatto atto così, come adempiamo ad atti senza essere troppo convinti, o se invece abbiamo aperto un discorso nuovo.
Per questo credo che sia sicuramente da valutare in modo positivo l'impegno del Consiglio e il giudizio unanimemente positivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Devo solo fare una considerazione amara. Non intervengo sulla materia della legge rispetto alla quale il consigliere Brini ha detto benissimo, quindi dovrei solo ripetere ciò che egli ha detto, anzi sarebbe un intervento qualitativamente inferiore. Vorrei richiamare il Consiglio regionale e alcuni miei amici a non cadere in questo tranello. C'è una sproporzione fra la portata di questo provvedimento legislativo e una serie di proposte legislative presentate dalle opposizioni censurate, lasciate in un cassetto che non vengono discusse. Su questo bisognerà che abbiamo anche il coraggio di slacciarci la camicia e mostrare i muscoli qualche volta. Non è possibile che approviamo, in sei mesi, una legge che è la riproposizione di un provvedimento vecchio che sta a cuore alle donne della sinistra e continuiamo a far finta che alcuni provvedimenti — alcuni dei quali non hanno assolutamente una valenza ideologica: penso alla legge che sta approvando in questi giorni la Regione Emilia Romagna che istituisce il garante per l'infanzia — non esistano e rispetto ai quali registriamo una chiusura preconcetta da parte della maggioranza. Non è possibile. Su questo piano si va ad una delegittimazione di questa sede e si va incontro ad una protesta dura dell'opposizione. Noi saremo costretti — l'ho già detto altre volte, ma lo faremo — a ricorrere a tutti gli strumenti che ci sono dati dal regolamento per impedire che questo atteggiamento si mantenga.
Vorrei concludere con una nota positiva, perché credo sia giusto per recuperare un aspetto di umanità a questo Consiglio, nell'esprimere pubblicamente le congratulazioni al consigliere Amati per la responsabilità che ha assunto, che onora questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Colleghi, Presidente, il gruppo Verdi non può non essere soddisfatto del fatto che oggi si discuta una proposta di legge che prevede una serie di interventi per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Ritengo che sia un atto molto importante, ritengo che interventi che possano favorire in modo coordinato l'attività lavorativa, il tempo libero da poter dedicare ad altre iniziative anche di valore sociale siano un fatto altamente positivo. Quindi non occorre dilungarsi moltissimo sui contenuti di questo atto. Come giustamente diceva il collega Ascoli è indispensabile cominciare a legiferare affinché si possano cambiare nel tempo abitudini e culture, in modo da intervenire sul sociale. Sappiamo quanto è difficile intervenire sulle abitudini e sul cambiamento culturale, è difficilissimo, richiede tempo e lavoro. Quindi questo è un atto importantissimo, il primo atto che va nella direzione di sensibilizzare la collettività a un problema che esiste, un problema che va affrontato per migliorare la qualità dei servizi.
Per quanto riguarda il discorso finanziario è vero che una legge di questa portata avrebbe meritato una maggiore copertura finanziaria, ma è altrettanto vero che in situazioni come quelle attuali è indispensabile fare i conti. Ritengo che nel prossimo bilancio, una volta avuto un quadro generale della situazione economica nella nostra regione e della linea di questa maggioranza, occorrerà vedere se esiste la possibilità di un adeguamento, ammesso e non concesso che nel brevissimo tempo occorra aumentare questa cifra.
Auspico che ciò venga fatto, auspico che sia necessari, perché è chiaro che se sarà necessario aumentare la copertura finanziaria significherà che questo provvedimento sarà recepito a livello degli enti locali, sarà recepito a livello di collettività e quindi sarà sicuramente un fatto estremamente positivo.
Annuncio il voto favorevole del gruppo Verdi, augurandomi che questo atto vada veramente a migliorare la qualità della vita dei cittadini e venga recepito a tutti i livelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Qualche breve riflessione, prendendo spunto dai concetti espressi dal prof. Ascoli che credo abbia avuto anche la sincerità e, come sempre, la lealtà intellettuale di chiarire che questa è una legge di principio, una sorta di manifesto. Tuttavia alcune considerazioni credo che si impongano.
Una legge sul tempo in qualche modo va a riguardare il nostro "tiranno" e il nostro "padrone", il nostro "padre" e "omicida", perché diceva un mio professore di filosofia del diritto che non a caso i greci avevano chiamato krono colui il quale non solo reggeva il mondo ma divorava anche i propri figli. Quindi, oggi siamo inevitabilmente a trattare di tematiche che in qualche modo accedono ad una considerazione etica della nostra produzione normativa. Questa è una regione tipica, oggi, quindi, mutatis mutandis, Alleanza nazionale non può che essere estremamente attenta a tutto ciò che, attraverso le aule parlamentari o regionali, fa riferimento a mozioni di principio che tuttavia richiedono, anche sul piano culturale, delle considerazioni. Filippo Tommaso Marinetti voleva abolire per decreto il chiaro di luna; noi vogliamo, giustamente, far sì che il tempo ricavato da una maggiore razionalizzazione dei servizi pubblici possa essere poi speso in materia sociale, di solidarietà, filantropia e quant'altro. Però una sfida sul piano culturale la voglio lanciare: siamo davvero sicuri che sia una legge, un'impostazione dirigistica a dover promuovere e favorire queste attività di carattere filantropico? Siamo davvero sicuri che la spendita doverosa del proprio tempo a sostegno dei deboli e di coloro che, come diceva il prof. Ascoli, richiedono di essere accuditi possa avvenire attraverso impostazione dirigistica? Da questo punto di vista, da un punto di vista strettamente culturale Alleanza nazionale, pur condividendo e pur approvando questa legge vorrebbe aprire un dibattito che necessariamente sarà confinato sul piano culturale e delle grandi idealità, ma il problema lo poniamo. L'emersione della doverosa assistenza sociale deve essere in qualche modo curata dal basso. Sono i comportamenti, le culture, le mentalità, la capacità di rispettare le regole che in qualche modo provocano comportamenti virtuosi, e in questo mi volevo ricollegare a quello che diceva Giannotti, al di là del discorso della equità con la quale la Regione assegna i fondi alle varie leggi-manifesto, nel senso che anche i politici possono avere un compito importante nell'indicare obiettivi significativi di "moralizzazione" del proprio tempo, ma non dobbiamo cadere nella tentazione dell'utilizzo demagogico, probabilmente, dello strumento normativo.
Questo è il grande problema, non tanto sulla prima parte della legge che è il piano degli orari — lì credo che vi sia una considerazione unanime: è necessario fare in modo che, considerati i tempi che sociologicamente sottraggono possibilità e disponibilità di minuti preziosi alle famiglie e alla gente, il pubblico e il privato si armonizzino — ma sul fatto che questa nostra legge dovrebbe attagliarsi in maniera più propria alle caratteristiche della nostra regione. Non voglio dire che il tempo delle Marche sia diverso dal tempo della Lombardia, di Roma, di Napoli o delle aree metropolitane, ma sotto il profilo di questa legge sì: in realtà a me, ad esempio è parso che sfugga alla legge quello che forse è il problema dei problemi per quanto riguarda l'utilizzo del tempo nelle Marche, ovvero il necessario coordinamento delle 250 realtà che compongono le Marche. Ve lo dice chi abita in un piccolo paese: il vero problema non è fare il piano del singolo Comune, il vero problema è quello di mettere in rete i Comuni, perché i Comuni nascono nel Medioevo proprio perché nel gran caos di consuetudini che si intrecciavano negli spazi qualcuno disse "dobbiamo tracciare uno spazio — "comune", per l'appunto — in cui valgano le stesse regole", quindi si viveva e si moriva tendenzialmente nello stesso posto e nello stesso posto si era assoggettati alla medesima legge. Oggi non è più così: si nasce ad Offida, si lavora ad Ascoli, si ha la casa a San Benedetto e probabilmente si muore più tardi possibile ma in un luogo spesso lontano.
Perché lo dico? Perché anche sotto un profilo strettamente culturale quella è la sfida che nelle Marche dobbiamo affrontare: fare in modo che mediamente vi sia una elevazione delle condizioni di fruibilità del territorio e dei servizi pubblici, però assumendo la specificità regionale. L'invito è che questa legge, l'esecuzione che se ne darà, l’attuazione che se ne darà non sfuggano a questo importantissimo elemento che mi pare traspaia solo in un addendo dell'articolo 4 in cui si evidenzia una certa sottolineatura dei progetti che abbiano attivato forme di coordinamento e cooperazione.
Fermo restando la nostra approvazione, fermo restando qualche problematico approccio al discorso della "pianificazione per decreto" dell'utilizzo del tempo — non è questa sicuramente la vostra volontà, ma poniamo il problema in termini culturali — l'invito è affinché questa legge da manifesto si traduca anche in operatività concreta e questo aspetto lo si rafforzi veramente. E' un aspetto importante, occorre che l'attuazione concreta tenga conto fortemente, fondamentalmente, anche in ragione dell'esiguità delle risorse, di questa grande necessità di riaggregare il territorio e di rendere il tempo una risorsa non confinabile, ma neanche priva di quella giusta sottolineatura di rete che è nella nostra stessa storia di regione. Quindi un'approvazione doverosa, un doveroso richiamo anche a far sì che anche le stesse banche del tempo rivedano il loro modo di funzionamento, perché ci sono state delle esperienze non tutte positive, proprio perché le difficoltà di implementazione del concetto di "banca del tempo" hanno fatto sì che l'erogazione dei crediti in qualche modo si interrompesse, proprio perché c'è stata più un'attenzione verso la formazione del personale, verso la realizzazione di questi piani che non nella spendita concreta delle risorse che ne venivano fuori, del tempo disponibile. L'importante è che da questa legge scaturisca un atteggiamento sobrio, di reale attenzione a quei valori culturali che anche il prof. Ascoli diceva, e allora potremo dire di aver fatto una cosa che non è confinabile nel limbo delle buone intenzioni ma che abbia concretamente prodotto qualcosa, come nel dovere di chi fa leggi e le approva nella speranza che producano effetti concreti.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

L'articolo 7 è soppresso. Articolo 8. E' stato presentato un emendamento. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 8 emendato.

(Il Consiglio approva all'unanimità)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Il mio primo intervento era stato come al solito un po' "metalmeccanico", quindi, forse, un po' troppo breve. E' mio vizio puntare sempre alla concretezza, quindi perdonatemi. Gli interventi dei colleghi Brini e Giannotti mi costringono a reintervenire, anche a nome del collega Massi, in sede di dichiarazione di voto per chiarire che non ci sono differenze sul voto favorevole a questa legge fra noi e i colleghi di Forza Italia, o meglio se ci sono non possono essere quelle che loro hanno detto, perché quando il collega Brini afferma che noi ci distinguiamo perché ci sono pochi soldi che finanziano questa legge e che quindi questa legge non è concreta, io dico da amministratore che se si approva una legge il 10 novembre, che avrà il suo iter di circa un mese e non sarà applicativa prima dei primi mesi del 2002, ritengo del tutto insignificante la cifra che è stata inserita. Importante sarà inserire nel bilancio 2002 soldi veri per farla funzionare, perché nel 2001 questa legge non avrà alcune possibilità di essere applicativa.
Giannotti, io ho sollecitato personalmente il Presidente a tenere nella dovuta considerazione le nostre proposte di legge che giacciono da oltre un anno sempre all'ultimo punto dell'ordine del giorno.
Se una considerazione di merito mi è consentita, del tutto personale, ritengo che dobbiamo essere attenti a non fare la fine della Svezia, quando ha voluto assistere socialmente in maniera grande, eccessiva, in tutte le forme e poi si è trovata con situazioni di bilancio, anche dal punto di vista della qualità della vita della società in gravi difficoltà. Penso che sarebbe molto più importante prevenire a monte certi problemi, quindi pensare anche a legislazioni — mi riferivo a quella sulla famiglia — in maniera diversa, per cui credo che alcune problematiche, alcune devianze anche giovanili, alcune questioni possono essere affrontate prima e non successivamente, con una spesa pubblica che altrimenti aumenta a dismisura.
Questa è l'unica riflessione seria da fare su questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. E' con grande soddisfazione che cogliamo oggi il voto unanime su questa legge che rappresenta la prosecuzione di un lavoro antico, e siccome noi abbiamo anche una certa affezione per i lavori antichi vogliamo ribadirlo. Credo che la questione della riscrittura del tempo nelle città la storia delle donne in Italia, a partire dalle donne Ds ma non solo, sia elemento oggettivo e anche importante. Già prima del '90 c'erano impegni di proposte di legge in tal senso all'interno del Consiglio regionale delle Marche, poi ci sono stati atti nel 1992: noi abbiamo fatto una delle prime leggi regionali sui tempi e, come spesso succede, sono state ancora una volta le donne le prime firmatarie di un progetto che rimetteva in discussione quegli atti, pure importanti, per un aggiornamento rispetto alle modificazioni che erano intervenute nella nostra società.
La questione della riscrittura del tempo è stata ormai vissuta da tutti, e lo riconferma anche il voto in aula. Ricordo ancora il voto del 1992, e c'erano sia la collega Cecchini che la collega Mattei: quello fu un voto senza dichiarazioni perché era una strana conquista che non si doveva far vedere, bisognava solo averla portata a casa, ma se ne parlasse il meno possibile. Una piccola concessione, anche dei colleghi maschi di tutti i partiti, in quel caso, che ci accontentavano. Oggi abbiamo la sensazione che il passo in avanti culturale, in un mondo dove questa cultura generale non è poi così andata avanti, sia condiviso. Questo è un elemento molto importante.
Poi ci sono altri elementi innovativi, come il coinvolgimento degli enti locali oggi vero, non più dovuto a sollecitazioni spesso indotte. E la questione della banca del tempo, un'attività che è già reale nel nostro territorio e che è il passo avanti in più, innovativo, storico rispetto a una gestione del tempo quotidiano che non è monetizzato ma che ha un valore assoluto.
Credo che vada oggi riconosciuta una testimonianza di valore aggiunto, perché la condivisione complessiva del progetto ci sembra un elemento importante e credo che anche il fatto che oggi tutti possiamo ufficialmente dichiarare questa soddisfazione insieme alla legge e alle norme che in essa sono contenute, dimostra come da quel lontano 1992 si sia fatta molta strada positiva, aperta anche dal punto di vista complessivo, a tutte le sensibilità, alle diverse culture dei diversi partiti e ci auguriamo che anche rispetto al territorio si riesca a far camminare questa legge nel modo migliore, perché credo che il livello ulteriore che oggi dobbiamo porre è quello di una reale sensibilizzazione non solo di alcuni ma più capillare rispetto alle possibilità degli enti locali di attingere a queste sollecitazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Poche battute per esprimere, unitamente alla dichiarazione di voto favorevole anche la soddisfazione per la qualità del dibattito che si è registrato su questo provvedimento da parte del Consiglio regionale. Credo che oggi il Consiglio regionale abbia dimostrato che sa svolgere autenticamente il proprio ruolo di legislatore e con questo atto diamo degli indirizzi importanti anche nei confronti degli enti locali e del mondo del volontariato e dell'associazionismo. In questo credo che il dibattito di oggi abbia precorso anche il dibattito statutario ed abbia dimostrato come la Regione può porsi in maniera positiva e non conflittuale, né tanto meno contrattuale nei confronti degli enti locali.
Con questa legge, come è stato ben detto negli interventi, diamo non solo un supporto legislativo agli enti locali ma presentiamo anche un'immagine, un'idea di città, la città del futuro, una città moderna. In altri tempi questa sarebbe stata, probabilmente, una legge ideologica, invece oggi è una legge che in qualche modo rappresenta un punto avanzato nella progettazione della città, nel voler adottare delle misure che sono trasversali e quindi, nel momento in cui noi diciamo agli enti locali di ragionare attorno al piano territoriale degli orari, li invitiamo a mettere insieme le competenze diverse dei vari assessorati che ancora, in qualche caso, sono divisi e a fare un'azione rivolta alla qualità della vita complessiva e che quindi non può non tener conto di tanti aspetti.
Stessa cosa riguarda il mondo dell'associazionismo con il riconoscimento del ruolo delle banche del tempo che possono rappresentare in questo momento un aspetto avanzato anche del rapporto società civile-ente pubblico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Indubbiamente questa è una legge importante, uno strumento che si dà ai Comuni per integrare il loro impegno per la pianificazione della città e per la qualificazione dei servizi. La legge è concepita come uno strumento che migliora la qualità della vita e non può essere banalizzata, come qui è stato fatto da parte dell'opposizione, ad un mero conto economico degli interventi finanziari.
Ritengo questa legge molto utile, perché fa sì che il Comune abbia uno strumento che supera i parametri tradizionali, consolidati, va oltre questi parametri e definisce l'organizzazione dei tempi, le altre misure previste per la qualità dei servizi sociali, la banca del tempo. Pertanto, se la legge sarà uno strumento utilizzato inciderà fortemente sulla qualità della vita dei marchigiani. Il problema è che dobbiamo concepire queste leggi come strumento, perché questo è il nuovo terreno di impegno innovativo, il ruolo dei Comuni. E i Comuni verranno giudicati e valutati rispetto alla qualità dei servizi che offrono ai cittadini, sulla base di una sensibilità rispetto alle tematiche che questa legge prevede, che può disciplinare. Noi possiamo dare uno strumento, ma occorre poi la volontà politica di attuare gli impegni non secondari che nella legge sono previsti. In questo modo un Comune si qualifica. Quindi non è un fatto finanziario, è uno strumento legislativo che può permettere a quei Comuni che vogliono sperimentare forme innovative di concepimento della pianificazione della propria città, di misurarle poi nella concretizzazione di questa programmazione.
Mancava uno strumento legislativo: il Consiglio regionale delle Marche, approvando oggi questa legge approva questo strumento indispensabile per chi si vuol cimentare su questi terreni innovativi che migliorano fortemente la qualità della vita degli utenti e dei cittadini tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Esprimo anzitutto, come donna — visto che le donne sono state chiamate in causa e sono state promotrici di questa legge — un plauso, seppure condizionato da alcune perplessità, da alcune riserve che non voglio appieno manifestare, perché l'iniziativa è comunque lodevole e non voglio rovinare il clima e l’unanimità che su questa legge si raggiungerà. Dicevo "come donna", perché probabilmente siamo, se è vero ciò che diceva Castelli, i soggetti più tiranneggiati dal kronos, quindi per questo, purtroppo, vittime e parti in causa, non perché non privilegiate da questo discorso ma tutt'altro.
Una perplessità riguarda l'utilizzo di uno strumento legislativo in una materia che afferisce ad una categoria come quella del tempo, attraverso la quale si realizza la libertà della persona. Quindi andiamo a lambire una sfera per alcuni aspetti prettamente privata, per altri aspetti inerente le libertà che si realizzano anche attraverso l'utilizzo, la disponibilità del tempo non solo degli altri, ma soprattutto l'organizzazione del nostro tempo personale.
Questo un po' mi preoccupa, perché ci sono delle sfere per tutelare le quali, come Silenzi dice e per far sì che attraverso questo si raggiunga una migliore e ottimale qualità della vita, si rischia di irregimentarle, di conculcarle. Ci sono dei momenti che sfuggono e che sono pericolosi da toccare con strumenti legislativi. Castelli faceva addirittura riferimento allo stato etico, il prof. Ascoli ha parlato di tentativi di cambiamenti e di miglioramenti della cultura, quindi anche di condizionamenti positivi, in un certo senso, perché vanno verso un miglioramento della vita e tutti sappiamo che un miglior utilizzo del tempo consente un miglioramento della vita. Però, nel momento in cui andiamo a dire questo non possiamo negare che afferiamo ad una sfera che è anche quella della libertà, che gli orari sono comunque, anche questi, frutto di scelte precise del negoziante, della persona, di colui che rende un servizio ma che a sua volta lavora. Quindi andiamo da una parte verso una liberalizzazione del commercio, degli orari, ma dall'altra a doverlo contingentare in nome comunque di un interesse comune. Non può sfuggire la delicatezza della cosa che sicuramente non giustificherebbe un'astensione, ma sulla quale dobbiamo riflettere perché con questa legge offriremo una strumentazione tale che però va usata con grande equilibrio, con grande cautela, con grande senso di responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. La legge è un punto di partenza, non un punto di arrivo. No all'enfasi e no alla banalizzazione: riprendo il collega Silenzi che ha tacciato l'opposizione di banalizzazione. Io non pretendo da Silenzi la stessa attenzione di cui questa mattina mi hanno degnato i colleghi di Forza Italia — cosa che mi ha fatto veramente piacere — però Silenzi doveva cogliere il mio intervento, quello di Viventi e quello di Alleanza nazionale in modo diverso: nessuno ha banalizzato, siamo coscienti di quanto hanno detto i presentatori e, con onestà intellettuale, anche Ugo Ascoli. Questo è un punto di partenza, un provvedimento che stimolerà alla programmazione e alla pianificazione i Comuni in una certa maniera. Faccio una battuta per far capire quanto il terreno sia importante e minato, sotto certi aspetti.
Inghilterra, Francia e Germania hanno organizzato i propri Comuni in modo tale da tener chiuso il lunedì e aperto il sabato. Pensate questo provvedimento quanto potrebbe far discutere in Italia. Diceva Brini che a Civitanova è aperto anche il sabato, quindi "siamo diversi dagli altri". In Europa è chiuso il lunedì. E' uno dei dibattiti che con questa legge dovranno iniziare, quindi noi, con responsabilità la votiamo. Siccome abbiamo avuto un richiamo per quanto riguarda il fatto che oggi non abbiamo sottolineato che la maggioranza non favorisce l'iter di certe proposte di legge presentate dalla minoranza e siccome io sono abituato a discutere e votare quello che mi viene presentato, oggi do il voto favorevole convinto a questa proposta di legge, ripeto nei limiti del no alla banalizzazione, del no all'enfasi. Però invito veramente la maggioranza a trattare anche gli altri provvedimenti di legge, soprattutto quelli sulla famiglia, come Adriana Mollaroli ha sottolineato — e la ringrazio — con la dovuta attenzione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Divieto di applicazione della terapia elettroconvulsivante, la lobotomia prefrontale e transorbitale ed altri simili interventi di psicochirurgia» Cesaroni (5)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 5, ad iniziativa del consigliere Cesaroni.
Ha la parola il relatore, consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Signori consiglieri, la proposta di vietare con legge regionale l'applicazione della terapia elettroconvulsivante, della lobotomia prefrontale e transorbitale ed altri simili interventi di psicochirurgia, nasce dalla necessità di evitare l'applicazione di tali pratiche che arrecano danno all'integrità fisica e mentale, nonché alla dignità dei pazienti in ambito psichiatrico, in quanto, purtroppo, sono esercitate ancora a livello nazionale da alcuni medici.
Questa questione si ripropone nella nostra regione anche per sollecitazione di alcune associazioni che si interessano di queste questioni, proprio perché sta ritornando in auge, da parte di alcuni medici la possibilità di utilizzare ulteriormente questi processi che sono ormai quasi in tutto il mondo civile superati.
E' di sicuro valore sociale l'iniziativa del Comitato dei cittadini per i diritti dell'uomo da cui ha preso spunto la proposta di legge che è stata posta all'attenzione di questo Consiglio regionale.
Su questo argomento, dopo oltre cinquant'anni dall'introduzione della terapia elettroconvulsivante (TEC), il Ministero della sanità, al fine di limitarne l'applicazione, ha emanato una circolare il 15 febbraio 1999 riproponendola all'attenzione del mondo sanitario e della società tutta.
Tale iniziativa nasce dalla constatazione che questo metodo di cura delle psicopatologie resta il più controverso quanto ad efficacia terapeutica, al punto che esso è apertamente avversato da gran parte della comunità scientifica internazionale.
Sono invece sicuramente documentati i casi di abuso verificatisi, nonché i danni all'integrità del paziente che la terapia molto spesso comporta.
A seguito di questa circolare alcune Regioni hanno predisposto proposte di legge per vietarne la pratica (l.r. 31 dicembre 2000, n. 561 approvata dal Consiglio regionale del Piemonte, progetto di legge del Consiglio regionale della Regione Lombardia n. 653 presentata il 4 febbraio 2000, linee guida per l'applicazione della terapia elettroconvulsiva emanate dall'Assessore regionale alla sanità dell'Emilia Romagna).
Allo stato attuale la legge della Regione Piemonte è oggetto di un ricorso del Ministero della sanità per legittimità costituzionale in quanto con questa normativa, teoricamente, invaderemmo una competenza statale.
L'orientamento che attualmente prevale nel campo della salute mentale riconosce l'esigenza di un'integrazione articolata dei diversi tipi di intervento; da un lato quelli orientati alla prevenzione dei disturbi mentali, dall'altro quelli terapeutico-riabilitativi. Tale orientamento comporta che la malattia mentale venga trattata evitando, non solo l'esclusione prodotta da un'ospedalizzazione ingiustificatamente protratta, ma anche l'uso di singoli trattamenti terapeutici, che possono risultare fini a se stessi se separati da un contesto complessivo di presa in carico del paziente psichiatrico, che prevede sempre un intervento integrato, in tutte le fasi della malattia.
La terapia elettroconvulsivante ha un storia che la colloca tendenzialmente al di fuori del suddetto orientamento. Sono noti l'uso improprio e l'abuso che hanno caratterizzato tale pratica. Lo stesso Ministero della sanità, nella circolare con la quale detta le linee guida per una corretta applicazione della TEC, nota, ripetiamo, resa necessaria per circoscrivere l'uso a patologie specifiche, per le quali è considerata ancora oggi un'opzione terapeutica, da attuarsi previa applicazione di precisi e complessi protocolli operativi che ne dovrebbero scoraggiare l'uso, ribadisce che nonostante la grande quantità di ricerche condotte negli ultimi decenni, non è stato ancora chiarito in maniera precisa il meccanismo di azione della TEC.
Inoltre sottolinea che, contrariamente a quanto ritenuto in passato, si ritiene oggi che la convulsione generalizzata sia insufficiente a spiegare l'efficacia terapeutica del metodo, e che siano fondamentali altri fattori, al di là della convulsione.
Nel merito il Comitato nazionale per la bioetica, in un proprio parere del 1995 sull'eticità della TEC, dichiara che la psichiatria attualmente dispone di ben altri mezzi per alleviare la sofferenza mentale, al punto che la TEC risulterebbe quasi desueta in Italia, almeno nelle strutture pubbliche, sia universitarie che del servizio sanitario nazionale. A conferma di questo risulta che l'ultimo trattamento di TEC praticato nelle Marche risale al 1992 e da allora risulterebbe essere stato abbandonato.
Cari colleghi consiglieri, nonostante tale pratica sia stata pressoché abbandonata, è opportuno ribadire la nostra posizione nel merito e pertanto vi invito ad approvare la proposta di legge ad iniziativa del consigliere Cesaroni, con le modifiche apportate al testo dalla quinta Commissione consiliare che si rifanno al principio di precauzione di cui all'articolo 174 del trattato istitutivo dell'Unione europea.
Rispetto al testo presentato c’è da specificare che abbiamo perseguito la strada del principio di precauzione della sospensione, proprio per evitare la possibilità, da parte del Ministero della sanità, di impugnare la legge stessa in quanto già la legge del Piemonte ha fatto la fine che vi ho detto, pertanto con questo éscamotage riteniamo sufficiente la possibilità di mettere in essere questa sospensione sul nostro territorio, in modo che non si pratichi, se qualcuno volesse ancora farlo, questa terapia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Non ho avuto modo di seguire questa legge in Commissione perché dall’inizio di questa legislatura non faccio più parte della Commissione sanità ma sono vicepresidente della Commissione bilancio. Avevo letto questo testo con atteggiamento di interesse, da una parte per la materia che mi compete dal punto di vista delle mie conoscenze scientifiche, con un pochino di perplessità per quanto riguarda il contenuto. In realtà, nelle settimane precedenti la presentazione della legge era pervenuta a tutti i consiglieri regionali la richiesta di una associazione che opera nella tutela della salute mentale, della difesa dei pazienti che era fortemente critica nei confronti della psicochirurgia e della terapia elettroconvulsivante. In realtà questa associazione è particolare: sapete che in questi ambiti operano associazioni che per esperienze personali dei soci o per altro affrontano il problema, oggi si potrebbe dire “in maniera talebanica”, in realtà in maniera non sufficientemente ponderata.
La psicochirurgia non è più eseguita nella regione Marche dall’inizio degli anni ‘70. L’ultimo intervento neurochirurgico di lobotomia è di circa trent’anni fa. Da allora non è stata più fatta, anche perché la scienza in tutto il mondo dice che questi interventi, oltre a essere demolitivi sono poco efficaci. Oggi la contenzione chimica — l’uso di farmaci attivanti sul sistema nervoso — è molto più forte di qualsiasi altro tipo di intervento. La stessa cosa vale per l’elettroshock, una pratica desueta, sostanzialmente caduta nell’oblio anche per la difficoltà ad attivarla e per i costi. Implica un anestesista, un cardiologo che faccia fronte agli aspetti internistici e una serie di altri presidi che dal punto di vista dell’organizzazione delle strutture psichiatriche comportano dei problemi.
Fino a circa un decennio fa una clinica privata delle Marche ancora praticava, su richiesta, l’elettroshock; dalla fine degli anni ‘70 tutte le strutture pubbliche hanno completamente sospeso questa pratica.
Se dovessi dare un giudizio sul merito si tratta di una proposta di legge molto datata: andava bene all’inizio degli anni ‘70, nel 2001 è un po’ fuori fase.
Sulla psicochirurgia siamo veramente di fronte a una pratica che non ha più alcun senso. Sulla terapia elettroconvulsivante ricordo invece un episodio di cui sono stato indirettamente testimone: un paziente fortemente depresso, con una grave pressione maggiore, trattato farmacologicamente da strutture pubbliche, cliniche, che fa il giro di varie strutture, di vari specialisti pubblici e privati. Aveva un desiderio di morte incontenibile, chiedeva l’elettroshock. Questa persona alla fine si è suicidata, gettandosi dalla finestra, perché riteneva — da giovane aveva fatto l’elettroshock — che l’unica cosa che lo potesse fermare era l’elettroshock. Nessuno gliel’ha praticato, nessuno gliel’ha fatto fare, a distanza di tempo mi sorge il dubbio: se qualcuno di noi l’avesse accontentato, forse quell’uomo sarebbe ancora vivo.
Quindi credo che sia un po’ ardito dare delle indicazioni di legge. Sulla psicochirurgia non c’è dubbio, sulla terapia elettroconvulsivante che è abbastanza desueta, sia per l’organizzazione che comporta, sia per gli effetti che sono provvisori, ho qualche perplessità. Nell’approfondimento scientifico la terapia elettroconvulsivante dà risultati esageratamente positivi nei primi sei mesi-un anno e nell’arco di tre anni la ricaduta. Quindi, oltre a essere una pratica traumatica non dà risultati nel tempo, ma dà solo risultati abbastanza effimeri. Quindi, sicuramente grandissime perplessità. Detto questo, introdotto così l’argomento ho dei dubbi: assolutamente non voto contro questa legge, ci mancherebbe altro, e tra l’altro ne condivido lo spirito, quello di un trattamento umano nei confronti dei pazienti, però rispetto al primo comma dell’articolo 3 mi asterrò, perché credo che da questo punto di vista non ci possano essere leggi che dicano ai terapeuti “fai così”. E’ come se per legge introducessimo un tipo di trattamento in oncologia: tutti sanno che in oncologia ci sono dei trattamenti antineoplastici ferocemente demolitivi, che fanno ferocemente male alle persone, che peggiorano notevolmente la qualità della vita e ognuno di noi ha avuto un conoscente, un lontano parente, qualche volta anche prossimo, che ha fatto la chemioterapia o la cobaltoterapia e ha visto questa persona spegnersi, vedere la sua qualità di vita ridotta a condizioni molto modeste. Addirittura uno si è interrogato se era più opportuno curare quella persona oppure far fare il decorso naturale alla malattia, perché nella bilancia dei vantaggi — e ciò che il medico deve considerare è la bilancia dei danni e dei benefici di ogni trattamento terapeutico — la cura era peggiore del vantaggio di non curare. Però sarebbe assurdo che il Consiglio regionale introducesse una norma che fissi quale dovrebbe essere il trattamento oncologico per i pazienti.
Siccome non voglio cadere in una trappola, per cui uno dice no a questa legge che sostiene nell’art. 1 delle cose che sono ampiamente sostenibili — che la Regione Marche aderisce ai deliberati delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa in materia di diritti umani, tutela della salute e via di seguito — affermo però che su queste situazioni così delicate noi consiglieri regionali non ci lasciamo suggestionare. A volte potrebbe esserci anche un po’ di circonvenzione, perché quello che non conosce viene talvolta circuito da associazioni, talvolta da sette — “scientologi”: è stata una setta che andava forte per un certo periodo di anni, oggi è sotto inchiesta in tutto il mondo — ma non sempre si tratta di cose buone. Quindi non ci facciamo suggestionare, perché non sempre le istanze, le esigenze che nascono dal territorio sono proposte in maniera corretta.
Sul principio di fondo della tutela della salute e della incolumità della persona sono assolutamente d’accordo. Sullo specifico qualche perplessità ce l’ho. Oggi la Società americana degli psichiatri — l’America suscita in me grandi riserve su alcuni aspetti, su altri è un Paese protagonista, sicuramente molto avanti — ritiene che in alcuni casi l’elettroshock è un presidio-salvavita rispetto ad alcune tendenze suicidarie, rispetto ad alcuni blocchi psicomotori. Ci sono casi di persone, per fortuna rari, che hanno un blocco psicomotorio complessivo e muoiono su questo blocco psicomotorio. L’elettroshock è risolutivo. Oggi con la chimica, che non è meno intrusiva della elettricità e di altri presidi, si arriva in maniera più forte sulla persona.
Queste cose però non devono essere normate ma va fatto carico al sistema sanitario, agli assessorati di avere un occhio sempre attento ai comportamenti attraverso linee-guida, attraverso circolari, attraverso indicazioni e via di seguito.
Detto questo preannuncio l’astensione sul comma 1 e il voto complessivo favorevole al testo presentato dalla Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Il consigliere Ciccioli poneva un tema di grande rilevanza alla fine del suo intervento, chiedendosi se è giusto normare in via legislativa come in questo caso, la libertà terapeutica e di cura dei pazienti. Sono d’accordo con il consigliere Ciccioli: vedo con grande preoccupazione una eventuale tendenza che andasse in questa direzione, anche se, indubbiamente, il problema del controllo sociale del potere medico si pone ed esiste. Sono d’accordo che non può essere affrontato in via legislativa. Tuttavia la quinta Commissione ha inteso approvare questa legge proposta dal consigliere Cesaroni più per motivi simbolici e politici che non per motivi reali e concreti, perché, come ricordava il consigliere Ciccioli, sono decenni che i due tipi di interventi che questa legge sospende nel nostro territorio — la psicochirurgia e l’elettroshock — non sono più praticati nelle Marche, tuttavia negli ultimi anni era emersa una tendenza anche in seno al Ministero della sanità, tesa ad accreditare nuovamente dal punto di vista terapeutico e scientifico entrambi questi due interventi, in particolar modo l’elettroshock.
Dato che queste tendenze non sono a tutt’oggi precisamente normate e definite in va amministrativa attraverso apposite circolari, attraverso indirizzi scientificamente stabiliti dal Ministero della sanità, si ritiene che in questa fase questo tipo di intervento debba essere sospeso. In sostanza la legge, così com’è stata modificata dalla Commissione, sollecita le autorità competenti, il Ministero della sanità a emanare indirizzi chiari, certi e scientificamente provati per l’eventuale utilizzo di questo tipo di intervento terapeutico: mi riferisco in modo particolare all’elettroshock. In questo senso credo che la Regione marche possa dare un contributo affinché questa precisa definizione di indirizzo avvenga da parte del Ministero. E’ questo il senso della proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Ringrazio la Commissione per la modifica apportata alla mia proposta di legge, perché che già la Regione Marche sospenda ogni attività di questo tipo mi sembra la cosa più giusta, anche perché non si rischia alcun ricorso, inoltre si tratta di una sospensione in attesa delle decisioni del Ministero.
Ringrazio anche il relatore Luchetti per il suo intervento e per l’impegno che ha profuso: ha discusso con diverse associazioni per dare una soluzione positiva a questa mia proposta di legge che è stata presentata già da un anno e mezzo, ma l’importante è che il problema si sia risolto e che questo Consiglio, all’unanimità, approvi una proposta di legge che salvaguarda i cittadini nei confronti di certe applicazioni che ultimamente, da qualche parte venivano praticate, come confermato dalle associazioni. Si tratta quindi di una ulteriore tutela nei confronti di persone che potrebbero trovarsi di fronte a certe difficoltà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La cosa importante che è stata richiamata, è che quello che viene affrontato da questo atto è un problema vero e concreto, sollecitato da un’iniziativa che ha recepito questa esigenza del comitato cittadino per i diritti dell’uomo.
Capisco tante perplessità, però non possiamo non riconoscere che il concorso popolare, che la volontà popolare, che il contributo dei cittadini è un valore che questo Consiglio non può disconoscere, quindi è un punto di partenza per l’impegno che realizziamo che non può essere contestato. Così come il diritto di qualunque consigliere, sia esso singolo, sia esso associato nei gruppi maggiori, a svolgere il proprio ruolo di legislatore regionale.
Credo che questo provvedimento vada considerato in termini positivi per il contributo che può offrire. Non voglio addentrarmi negli aspetti tecnici, lo hanno fatto altri meglio di me, ma credo che complessivamente sia un provvedimento che coglie un’esigenza e a questa esigenza intende corrispondere.
Per questi motivi il nostro gruppo voterà a favore.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

L’articolo 2 è soppresso. Articolo 3. E’ stato chiesto di votarlo per parti separate, quindi pongo in votazione il primo comma.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Noi vogliamo enfatizzare un problema: nessuno persegue questa pratica, non ci sono strutture pubbliche o private che la praticano, quindi è una sospensione che noi ribadiamo ma che è nei fatti.
Nella nostra regione ci sono però richieste di fare questo trattamento, le persone vanno in una clinica di Roma che la pratica, fanno il viaggio, spendono i soldi e poi la Regione Marche rimborsa alla clinica i giorni di degenza necessari
Circa il valore simbolico okay, però sono perplesso, credo che sarebbe opportuno dare delle indicazioni complessive nei casi limite in cui questo va fatto, quindi mi asterrò a titolo personale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Da questo punto di vista abbiamo preso le dovute precauzioni. Ciccioli sa perfettamente che nonostante ci sia questa tendenziale unanimità rispetto alla terapia, da qualche tempo a questa parte c’è un ripensamento anche da parte di alcuni medici italiani che fanno riferimento a specifiche università. Noi abbiamo fatto una valutazione anche sulla base di indicazioni europee. Ecco perché abbiamo detto di prendere in considerazione questa che chiamiamo sospensione e non divieto, perché la legge del Piemonte è stata impugnata. Sono d’accordo con quello che diceva Andrea Ricci: è una sollecitazione, perché è questione che va al di là della nostra potestà legislativa in sé e per sé, però da questo punto di vista sul discorso della terapia elettroconvulsivante anche Ciccioli credo debba ammettere che il mondo scientifico da diverso tempo a questa parte è unanime. C’è questa questione della libertà professionale, però rispetto a determinate questioni credo occorra che l’intervento sia fatto, proprio per non ledere l’incolumità di coloro che accettano anche volontariamente queste pratiche.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il primo comma dell’art. 3.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il secondo comma dell’art. 3.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Dpr 18 giugno 1998, n. 233. Modifica all’atto amministrativo n. 297/2000: “Approvazione del piano regionale di dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado nella regione Marche» Giunta (61)

PRESIDENTE. In considerazione del fatto che il punto 5 richiede la seduta segreta, propongo di anticipare la trattazione del punto 6, che reca la proposta di atto amministrativo n. 61.
Se non vi sono obiezioni, ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Con questo atto introduciamo una modifica al piano regionale di dimensionamento delle istituzioni scolastiche che è un atto di cui il Consiglio si è dotato e che è stato propedeutico all’attuazione dell’autonomia scolastica. L’atto prevede la soppressione di un’autonomia scolastica denominata con il codice 101ANF, cioè un circolo didattico della città di Ancona che comprendeva scuole dell’infanzia e scuole elementari. Le scuole vengono redistribuite in maniera più propria nel territorio su tre nuove autonomie scolastiche. Quindi di fatto vengono soppressi una direzione didattica, un circolo didattico, vengono riorganizzate le scuole che prima facevano riferimento a quella autonomia scolastica su altre.
E’ un atto fortemente voluto dal Comune di Ancona, dalla Provincia, concertato anche con gli organi collegiali della scuola, quindi mi sembra che si possa procedere tranquillamente ad una sua votazione.
Chiedo però all’assessore all’istruzione, per il futuro — è una discussione che abbiamo fatto ampiamente anche in Commissione — di non procedere più con singoli atti nella rivisitazione del piano di dimensionamento scolastico ma, se possibile, mettere insieme una proposta che, alla luce anche di un’attivazione del piano stesso ormai operativa da un paio d’anni, consenta di rivedere lo stesso piano in maniera un po’ più organica.
Con questa indicazione e con questo suggerimento invito l’assessore a precisare queste questioni e, in futuro, a rivisitare, se necessario, il piano di dimensionamento scolastico nella sua globalità, ascoltando Province e Comuni e le stesse istituzioni scolastiche al fine di dare vita a una proposta un po’ più organica che risponda, dopo un paio d’anni di esperienza, alle esigenze delle scuole del nostro territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Concordo su alcuni degli aspetti di cui ha parlato la relatrice. Già quando ci fu la presentazione del piano precedente noi dimostrammo perplessità circa la strutturazione prevista per Ancona. Oggi quelle perplessità vengono superate attraverso l’atto. E’ una richiesta del Comune, dei circoli scolastici, è una razionalizzazione vera che andava già fatta prima e non fu fatta per esigenze di persone, perché alcuni di questi atti, purtroppo, non vengono fatti in funzione delle esigenze del territorio ma delle persone che devono avere la direzione. Siccome sono venute a cadere delle questioni, le cose sono state messe a posto.
Quindi non solo voto favorevole, ma questo si doveva fare fin dall’inizio.
Girando per il territorio più volte mi è capitato di incontrare dirigenti, ex direttori didattici che chiedono di verificare fin da ora la situazione. L’anno scolastico è cominciato e in corsa non si cambiano le cose, però dobbiamo darci una scadenza che non sia l’ultimo mese prima del riordino, perché succede sempre che l’ultima seduta di luglio o con l’acqua alla gola prima che cominci l’anno scolastico verifichiamo le cose. Chiedo all’assessorato di darsi un percorso: diciamo che a maggio, verso la conclusione dell’anno scolastico ci debbono essere una serie di scadenze per cui a livello territoriale e poi provinciale si consultino i Comuni, si verifichino le cose. Su alcune cose c’erano perplessità e si è andati bene; su altre si è andati in maniera decisa e poi si è visto che le cose hanno comportato disagi organizzativi, per le classi, i plessi scolastici.
A primavera inoltrata, dopo Pasqua, quindi quasi a conclusione dell’anno scolastico l’assessorato dovrebbe farsi carico di una serie di scadenze coinvolgendo anche la Commissione in modo che alla fine si arrivi a un atto che si concluda prima delle conclusioni dell’anno scolastico stesso, perché dal 15 settembre comincia un altro anno scolastico, ci sono una serie di scadenze, e ciò per non arrivare a una verifica in maniera affrettata e impreparati. Credo che questa sia una richiesta su cui ci si possa trovare tutti d’accordo per fare le cose meglio.
Preannuncio quindi il voto favorevole alla proposta di atto amministrativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Quale relatrice di minoranza dell’atto concordo sul merito del discorso, anche perché è un’istanza che proviene dal territorio, dalle scuole e quindi è legittimo recepirla. Sollecito però, come già fatto in prima Commissione, una riproposizione di piano di ridimensionamento sul quale dovremmo già iniziare a lavorare, perché non è opportuno procedere a stralci, a seconda delle esigenze o delle istanze del territorio andando così a modificare un equilibrio che comunque nel piano si è costruito. Magari, nel nuovo piano teniamo conto massimamente delle istanze territoriali affinché fatti di questo tipo non si debbano ripetere e non si debba poi andare a toccare un equilibrio spesso precariamente costruito.
Quindi nel merito ho le mie perplessità: faremo in modo che sul piano, come già deciso con la presidente della Commissione Mollaroli, si mettano presto le mani. Per il resto, non può che essere accolta un’istanza che viene direttamente dalla scuola, dalla dirigenza, dagli alunni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Questo è il segno della improvvisazione con cui continuiamo a gestire le cose. Si dirà domani che ce l’ho con la Cecchini, ma non è così, caro Amagliani, perché la Cecchini è una carissima amica ma quando sbaglia va richiamata, e di errori in quest’ultimo periodo ne sta commettendo tanti, alcuni per supponenza, altri per altri motivi.
Pensavo che con il cambio della guida dell’assessorato le cose si sarebbero modificate, invece non è stato così. Abbiamo affrontato questa scadenza del dimensionamento scolastico nella precedente legislatura, subendo l’incalzare degli avvenimenti, cioè dovendo affrontare, decidere le scelte che ci competevano sulla base delle urgenze: la scadenza ministeriale, il pronunciamento delle conferenze provinciali di organizzazione. Ne venne fuori un piano che abbiamo sostenuto, non del tutto adeguato a cogliere le esigenze di autonomia del sistema scolastico regionale. E’ quindi stata una pagina negativa. Oggi ricominciamo con un atto quale quello che ci viene proposto, svincolato completamente da una revisione del piano che abbiamo fatto. La contestazione che abbiamo fatto, che facciamo in aula e che porterà a esprimere un voto tecnico di astensione — perché non si vota contro un fatto del genere ma contro un costume che non possiamo accettare — è che la Giunta regionale ha semplificato la questione e ha rinunciato a compiere un approfondimento concreto che poteva essere fatto, cioè un monitoraggio attraverso gli strumenti di partecipazione degli enti locali attraverso le conferenze provinciali di organizzazione, che poteva servire ad acquisire un punto di vista complessivo articolato e proiettato su tutto il territorio regionale. Invece viene posto il problema di una modifica del piano relativamente ad una situazione particolare che si registra nell’anconetano. E’ un modo di fare che fa venir meno il ruolo di programmazione e di indirizzo del Consiglio regionale e che ci porta a spendere tempo e sudore per una cosa che esula da un contesto complessivo.
Sono convinto che ci sono tantissime altre situazioni sul territorio regionale che meritavano la stessa attenzione, la stessa valutazione ed un pronunciamento di questo tipo.
Con questa censura politica alla improvvisazione della Giunta regionale esprimo l’astensione del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Il gruppo dei Comunisti italiani voterà questo atto, tuttavia esprime una fortissima critica rispetto alle modalità con cui si opera sul dimensionamento scolastico per un motivo sostanziale: il Consiglio regionale aveva raggiunto una sintesi anche difficile ma abbastanza positiva sulla riorganizzazione scolastica. Oggi non siamo nella condizione di revisionare o modificare quell’atto criticabile, migliorabile, perfettibile, ma siamo nella fase di sperimentazione di quell’atto che aveva rappresentato un’alleanza con il territorio, con il sistema degli enti locali, con le organizzazioni scolastiche molto difficile. Se oggi mettiamo in discussione quella modalità e quella sintesi, mettiamo in contrapposizione gli organismi scolastici l’uno contro l’altro, i Comuni l’uno contro l’altro e, più in generale, facciamo un danno alla scuola. Sarebbe stato più serio avere un tempo congruo, al di là dell’oggetto di cui oggi discutiamo, per verificare sul territorio come quell’atto si era calato nelle Marche, altrimenti rischiamo di praticare una dannosa politica del carciofo.
Mi auguro che da questo dibattito possa nascere una riflessione più compiuta sulla politica scolastica che ha uno scenario molto negativo dinanzi a sé, anzi drammatico, perché il Governo della destra a annunciato e sta di fatto praticando lo smantellamento della scuola pubblica, per cui anziché atti separati occorrerebbe una politica più congrua, più di riflessione, proiettata ad una prospettiva che veda le Marche capofila fra le Regioni per difendere, estendere e migliorare la scuola pubblica.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Ringrazio i consiglieri della prima Commissione e la relatrice. Vorrei riprendere le cose dette dal consigliere Procaccini, perché condivido il ragionamento da lui svolto. Nel febbraio-marzo 2000 abbiamo fatto il piano di dimensionamento scolastico, siamo in fase di sperimentazione e voglio dire a tutti, qualora non fosse sufficientemente noto, che la sperimentazione l’abbiamo controllata con gli enti locali e con i dirigenti scolastici. A inizio di questo anno scolastico tutti sapevano — l’hanno saputo nei 6-7 mesi precedenti — che non avremmo modificato il piano di dimensionamento scolastico per il solo fatto che si modificava la legislatura regionale e quindi, rispetto a ciò che avevamo messo in moto davamo un giudizio. Questo giudizio è stato dato dagli enti locali e dai dirigenti scolastici non soltanto per Ancona — quindi rispondo indirettamente a un’obiezione del consigliere Giannotti — così come è stato detto, ma interveniamo solo per Ancona perché ad Ancona abbiamo avuto non solo un parere unanime del Consiglio comunale ma anche il via libera della direzione scolastica regionale. Per tutti gli altri plessi scolastici o direzioni didattiche che dovevano essere modificati o istituti comprensivi che dovevano essere modificati non abbiamo avuto, in una riunione fatta con il dirigente scolastico — posso fornire la documentazione — il parere favorevole. Quindi l’unico atto che poteva arrivare in quest’aula oggi è quello che riguarda il comune di Ancona.
E’ nostra intenzione chiudere la fase della sperimentazione per passare dal piano di dimensionamento scolastico così come è stato costruito, con logiche puramente matematiche, quantitative, a un ragionamento qualitativo sull’offerta formativa. Quindi formalmente posso annunciare a nome della Giunta che nella giornata del 19 modificheremo il piano del dimensionamento scolastico, costruendo un piano per l’offerta formativa. Quindi attiveremo, così come è stato chiesto, non solo il comitato regionale per l’offerta formativa ma andremo anche, se il Consiglio ce lo chiede — e penso di interpretare in questo modo le parole della presidente della prima Commissione — a un coinvolgimento nella fase iniziale del lavoro e non soltanto nella fase finale.
Quali possono essere i tempi? Per onestà devo dire al consigliere Ciccioli che un conto è se cominciamo ora e concludiamo entro il 25 gennaio, altro conto se concludiamo per maggio. So bene che questo lavoro potrebbe impegnarci molto più di qualche mese: la data del 25 gennaio è quella per il concorso dei dirigenti scolastici e se fossimo in grado di farcela potremmo essere operativi per l’anno scolastico 2002-2003; nel caso non lo fossimo perché la consultazione che mettiamo in moto potrebbe individuare diverse problematiche, vorrà dire che saremo operativi per l’anno scolastico 2003-2004.

CARLO CICCIOLI. Se arriviamo entro maggio siamo a posto.

CRISTINA CECCHINI. No, perché aver bandito delle cattedre darebbe titolo a chi decidesse di chiedere lo spostamento sulla direzione scolastica ics poi soppressa dal Consiglio regionale, ad avanzare dei diritti su quel posto che ci porterebbero a un contenzioso non utile. Comunque noi attiviamo un meccanismo che partirà il 19 di questo mese, dandoci i tempi del 21 gennaio, ma le problematiche le dobbiamo risolvere con i Comuni, con le Amministrazioni provinciali e con i dirigenti scolastici, quindi cercheremo di attivare un meccanismo di questo tipo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)

Essendo le ore 13,31, la seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,31