Resoconto seduta n. 63 del 14/11/2001
La seduta riprende alle 16,40



Comunicazioni del Presidente della Giunta sull'incidente avvenuto alla raffineria Api di Falconara il 13.11.2001

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente della Giunta per una comunicazione sull'incidente avvenuto alla raffineria Api di Falconara il giorno 13.11.2001.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ieri pomeriggio, come hanno riportato la stampa e la televisione, si è verificato un incnedio alla raffineria Api. Si è subito messo in contatto con me il responsabile del servizio protezione civile della Regione dott. Oreficini che ho inviato sul luogo per vedere come stavano le cose. Mi ha preparato questa mattina una relazione di servizio, di cui do lettura: «Ieri pomeriggio alle ore 15,10 si è verificato uno scoppio alla raffineria Api di Falconara. Dall'esame dell'impianto interessato dall'evento effettuato dal personale del comando dei vigili del fuoco di Ancona e dai tecnici della raffineria è emerso che lo scoppio è avvenuto in un tubo che conduce ossigeno riscaldato all'impianto di gassificazione del comubustibile della centrale elettrica. L'impianto era in fase di riavvio dopo il fermo verificatosi a causa di un'anomalia di funzionamento riscontrata alle ore 3 circa dello scorso giorno 12. L'incidente ha coinvolto un dipendente della raffineria che si trovava in prossimità del luogo dello scoppio, posto ad un'altezza di circa 15 metri da terra. l'uomo, subito soccorso e ricoverato all'ospedale di Torrette di Ancona, che inizialmente sembrava non versare in gravi condizioni, nella tarda serata di ieri è stato trasferito al reparto di rianimazione dello stesso ospedale con prognosi riservata. Questa mattina i sanitari hanno deciso di trasferire il paziente, che è ustionato al 40%, presso l'ospedale "S. Eugenio di Roma". L'incidente, data la sua limitatezza ha comportato l'attivazione del solo piano di emergenza interna, anche in considerazione del fatto che il luogo in cui si è verificato è posto nel quadrante antistante la costa, quindi nella zona più lontana dagli abitati limitrofi. Anche la circolazione ferroviaria sulla linea Ancona-Bologna non è stata interrotta.
Alle ore 17,30 circa, al termine della ricognizione effettuata dai vigili del fuoco si è svolta nei locali della direzione dell'azienda una riunione per cercare di valutare sul piano tecnico le possibili cause dell'incidente. Erano presenti, oltre ai tecnici della raffineria, rappresentanti del comando provinciale dei vigili del fuoco, dell'Arpam, della capitaneria di porto, del Comune di Falconara, delle forze dell'ordine. Da una prima, sommaria valutazione i tecnici non sono stati in grado di individuare in modo esatto ed incontrovertibile la dinamica dei processi che hanno generato lo scoppio, quindi hanno convenuto di effettuare ulteriori approfondimenti anche in condizioni di migliore visibilità. In ogni caso i vigili del fuoco hanno prescritto a scopo cautelare la messa in sicurezza ed il fermo dell'impianto danneggiato.
Lo scrivente, ricevuta la segnalazione ha raggiunto la raffineria alle ore 16 circa e vi è rimasto fino alle ore 19,15 per eventuali esigenze di protezione civile, partecipando a tutte le attività sopra indicate».
Questa mattina il servizio ambiente ha raccolto e mi ha portato qui due fax. Il fax di denuncia dell'Api, inviato a direzione Raffineria, Prefetto, sindaco, Comune di Falconara, Sezione Mare Falconara Marittima, Capitaneria di porto, Vigili del fuoco, Genio civile, Comando carabinieri, Arpam, Regione Marche e servizio ambiente, recita: «Alle ore 15,10 del 13 novembre 2001 si è verificato un incidente in prossimità del gassificatore n. 2 dell'impianto IGC. Nell'incidente è purtroppo rimasto coinvolto un operatore dell'impianto che è stato soccorso dalla squadra di primo intervento prontamente intervenuta e trasportato all'ospedale di Torrette, dal quale si è avuta notizia che il suddetto operatore ha riportato ustioni giudicate al momento non gravi. Al momento dell'incidente erano in corso le operazioni di avviamento dei gassificatori. In particolare, in accordo alle procedure di avviamento era in corso la fase di pre-riscaldo degli stessi dalla temperatura ambiente fino a 1.300 gradi. L'evento risulta da un primo esame legato al cedimento di una valvola ad un tratto di linea dell'ossigeno. E' in corso un'indagine interna tesa ad identificare le cause che hanno prodotto tale cedimento. A seguito dell'evento non si sono sviluppate fiamme né si sono prodotte fuoriuscite o perdite. L'impianto è stato prontamente messo in sicurezza.
Per quanto sopra indicato l'evento è stato classificato di categoria 1 senza ipotesi di aggravamento e sono state allertate le autorità come da piano di emergenza. La cessata emergenza interna è stata dichiarata alle ore 15,24».
Il comando provinciale dei vigili del fuoco ha fatto un altro fax, inviato al servizio ambiente della Regione Marche, oltre che al Centro operativo del Ministero dell'interno, alla Prefettura di Ancona, all'Ispettorato regionale, al Sindaco di Falconara, all'Ufficio ambiente di Falconara, alla Stazione dei carabinieri di Falconara, alla Regione Marche, che recita: «Comunicasi che personale e mezzi di questo comando sono intervenuti in data odierna presso raffineria Api alle ore 15,20 circa nel comune di Falconara per esplosione tubazione ossigeno impianto gassificazione con successivo incendio che comunque ha avuto durata limitata in quanto ad arrivo sul posto delle squadre non era in atto né incendio né rilascio prodotti pericolosi. Le parti dell'impianto danneggiato erano state isolate dagli operatori della raffineria. Il personale dei vigili del fuoco ha provveduto a collaborare al salvataggio persone interessate da flash-fayer. Verifiche su impianti ed indagini polizia giudiziaria. Risultano altresì danneggiate parti di impianto di gassificazione che è stato sottoposto a sequestro da parte di autorità giudiziaria. Si è inoltre provveduto al salvataggio di n. 1 operaio che trasportato al pronto soccorso risulta in prognosi riservata a causa ustioni volto e mani. Non si lamentano danni ad altri impianti ed all'esterno della raffineria. L'intervento è terminato alle 17,50 per squadra operativa, alle 22 circa per operazioni connesse indagini polizia giudiziaria. Presenti sul posto carabinieri, polizia di Stato e capitaneria di porto. Seguirà relazione dettagliata».
Ho poi appreso che i carabinieri, non so quale comando, hanno provveduto su mandato della procura della Repubblica di Ancona al sequestro dell'impianto nel punto in cui si è verificato l'evento.
Questa allo stato è la nostra conoscenza dei fatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Ringrazio il Presidente dell'informativa che è tempestiva, perché purtroppo l'incidente è accaduto ieri. Questa mattina ho chiesto la relazione ufficiale ma non era ancora pronto, quindi evidentemente le ha ricevute credo poche ore fa, successivamente alla mia richiesta.
Ci troviamo purtroppo in una vicenda ancora drammatica, ad affrontare il problema. L'incidente di ieri dimostra che non c'è assolutamente pregiudizio, prevenzione o cattiveria nell'affrontare il problema della localizzazione della raffineria Api nella zona di Fiumesino e che la sentenza di qualche settimana fa del Tar, che blocca il rinnovo della concessione dopo il 2008 è lungimirante, perché va nella direzione di una definizione concordata della localizzazione dell'impianto. Triste paradosso, l'operaio ustionato, il povero Andrea Giannoni che attualmente rischia la vita era tra coloro che sosteneva che si operava in condizioni di sicurezza. E' stato trasferito al "S. Eugenio" a Roma e ho verificato presso colleghi che lavorano là, che purtroppo l'ustione ha determinato una fortissima perdita di liquidi, con choc interno. Quindi c'è il problema dell'ustione ma ci sono delle complicanze che si verificano quando ci sono ustioni di questa temperatura. Poiché la superficie corporea non è del 90% come quella dei due poveri operai dell'incidente del 25 agosto di due anni fa ma del 40%, speriamo che lo choc sia sopportabile dalle condizioni fisiologiche. Mi permetto di augurare un pronto ristabilimento della persona e un ritorno all'attività, alla sua famiglia.
Accade spesso che in condizioni di fabbriche ad altissimo rischio — la raffineria lo è — i dipendenti (cito due precedenti: quello del Petrolchimico di Marghera e la centrale atomica di Chernobyl nella ex Unione Sovietica) i comitati degli operai insistano nel funzionamento degli impianti perché questo per loro significa pane, sostentamento della famiglia e quindi sicurezza della vita sociale, economica loro. Però queste preoccupazioni che sono da tenere nella massima considerazione non debbono prevalere su quelle della salute e della vita. A Chernobyl qualche anno fa è successo quello che è successo, ad oggi quasi tutti i dipendenti della centrale nonché i soccorritori sono morti. Lo stesso è purtroppo accaduto per tantissimi operai del Petrolchimico di Porto Marghera che insistevano, attraverso tra l'altro l'impegno di Cgil-Cisl-Uil nel mantenere gli impianti a quel livello, salvo poi verificare quello che si è verificato.
Noi, come Consiglio regionale dobbiamo avere una valutazione complessiva più alta, che è quella dell'occupazione di quei lavoratori nonché della salute delle persone. Qualche giorno fa, in un mio comunicato stampa sostenevo che l'impianto di cogenerazione, che è un investimento 1.200 miliardi con gli interessi, poteva essere alimentato a metano. La tesi è "metano energia pulita e non pericoloso per la centrale, quindi mantenere l'attività industriale, la produzione di energia elettrica di cui la nostra regione ha bisogno, ma con altro alimentatore, progetto tecnico possibile presentato non solo dal prof. Cotellessa che è stato incaricato dai comitati ma anche da altri tecnici, in particolare da un direttore di altra centrale di raffinazione". Rilevavo inoltre il fatto che è stata acquistata da un gruppo italiano una centrale di raffinazione di Stato in Albania dietro la quale si muovono interessi italiani e avevo ipotizzato anche l'Api. Ebbene, la raffineria a seguito di ciò ha minacciato una querela. Vorrei capire cosa ci possa essere di querelabile, ma la cosa mi interessa, una querela a me fa sempre piacere, una querela in più piace sempre... Ne ho avute tante, quindi la cosa è anche stimolante, politicamente.
A parte la battuta per sdrammatizzare, ma è un problema serio, nel senso che quella centrale è per larga parte degli impianti obsoleta. Vi sono impianti in larga parte vecchi di oltre 25 anni.

ENRICO CESARONI. Di cosa parli, della turbogas?

CARLO CICCIOLI. No, la turbogas è recentissima. Parlo dell'impianto complessivo.
Mi permetto di dire, in conclusione, che credo ci sia la necessità da parte nostra, accanto alla solidarietà, all'impegno di tutti coloro che operano nella sicurezza, dai vigili del fuoco all'Arpam, al nostro assessorato competente, di provvedere a un progetto complessivo per risolvere il problema, stabilendo che nulla si può chiudere dall'oggi al domani, che però il 2008 è data possibile, che dobbiamo fare un progetto concertato, quindi credo che tutto questo sia nostra competenza, anche una legge speciale. Su questo credo che lo schema maggioranza-opposizione sia limitativo e penso che su questo si potrebbe anche fare una proposta largamente condivisa. Credo che sia un'operazione giusta alla quale mi ascrivo, nel senso che se posso partecipare, nel ruolo che ho in quel momento nel Consiglio regionale a un progetto che sia di garanzia per l'occupazione, che sia di smantellamento della struttura pericolosa nel centro urbanizzato e abitato, caso unico nel nostro territorio, perché anche le altre raffinerie presenti in Italia sono decentrate rispetto al territorio, lo faccio volentieri. Purtroppo, solo questi episodi ci richiamano la gravità della situazione, non altri.
Ci sono state polemiche sui buoni-benzina ecc.: per favore, chi si trova in una posizione oggettivamente delicata — non perché sia stato corrotto o cose del genere: si tratta, in fondo, di qualche milione — è opportuno che a questo dibattito non prenda la parola. Credo che questo sia opportuno proprio per il livello politico in cui ci troviamo ad operare, per evitare polemiche.
Concludo chiedendo al Presidente della Giunta, se è in corso un provvedimento, di coinvolgere le Commissioni e lo stesso Consiglio. Parliamone tranquillamente nel corso dell'iter, in modo da partecipare tutti insieme a un soluzione che deve coinvolgere con soddisfazione tutti i 40 consiglieri.

PRESIDENTE. Invito i consiglieri ad essere contenuti, dal momento che sulla comunicazione del Presidente è prevista una brevissima discussione. Sono già iscritti a parlare sei consiglieri: se stiamo nei cinque minuti riusciamo davvero a fare una brevissima discussione, altrimenti è opportuno rinviare la discussione ad una seduta apposita. Quindi, o ci conteniamo oppure, considerato che stanno aumentando le iscrizioni a parlare, iscriviamo l'argomento al Consiglio del 21.
Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Credo che la questione-Api meriti un approfondimento serio da parte del Consiglio regionale, non sulla scorta semplicemente dell'incidente. Se questa sera il Consiglio regionale vuol dibattere sull'incidente avvenuto ieri credo che sia giustificata anche l'urgenza con cui affrontiamo questo argomento; ritengo invece che sia opportuno dedicare una seduta specificatamente alla "questione Api".

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Visto che un collega ha già preso la parola, sarebbe opportuno fare un dibattito molto veloce sulla vicenda di ieri, e sono d'accordo con i cinque minuti preventivati, comunque propongo che in un'altra seduta si dedichi più tempo a questa vicenda. Se siamo d'accordo a riprendere il problema dell'Api in un'altra seduta facciamo pure interventi di cinque minuti, altrimenti no.

PRESIDENTE. In considerazione del fatto che la prossima seduta sarà abbastanza complessa, considerato che si discuterà dell'assestamento del bilancio, andiamo avanti con l'invito a contenere nei tempi previsti gli interventi.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Non ci aspettavamo questo incidente alla raffineria Api, soprattutto non ce lo aspettavamo dopo quello che è successo, dopo quello che è stato detto ed è stato fatto a seguito del grave incidente dell'agosto 1999. Ancora una volta nella raffineria si espone a rischio la vita di una persona e questo è estremamente preoccupante. Qui è stato detto che riguarda la centrale termoelettrica e non l'impianto di raffinazione: ancora peggio, perché siamo di fronte a impianti nuovi, a impianti appena collaudati, appena entrati in funzione. Questo ci deve far profondamente riflettere. La sicurezza di quest'area, degli abitanti, dei lavoratori probabilmente non è garantita da quanto fino ad oggi è stato fatto, quanto è stato scritto e dagli impegni che sono stati assunti. Voglio rilevare anche un altro elemento che mette in evidenza l'inaffidabilità del soggetto con cui abbiamo interloquito in questi mesi. Interlocuzione difficile perché ci sono di mezzo posti di lavoro, perché c'è di mezzo anche una scommessa sul futuro dei cittadini residenti, sulla sicurezza. E' emersa da uno studio realizzato dall'Arpam una vicenda che era stata nascosta, minimizzata da parte degli imprenditori che gestiscono questo petrolchimico: che tutta la raffineria galleggia su una grande bolla di liquido contaminante, idrocarburi, prodotti raffinati, prodotti di vario genere, e la contaminazione è molto più estesa di quella che in un primo momento è stata segnalata. I livelli di contaminazione del suolo sono al di sopra dei valori di legge, ma dei valori stabiliti per i sottosuoli delle zone industriali e l'Arpam nelle sue comunicazioni rispetto all'emergenza parla di pericolo ogni qualvolta vengono effettuate escavazioni di terreno e viene portato in superficie del terreno proveniente dal sottosuolo della raffineria Api.
Tutto questo è un aspetto rimasto sotto silenzio, anzi mi chiedo che fine hanno fatto le migliaia di metri cubi che sono state rimosse dal sottosuolo della raffineria quando c'è stata la ristrutturazione, la redistribuzione degli impianti all'interno della raffineria stessa. Delle analisi fatte dall'Arpam su alcuni cumuli di terra rimasti all'interno dell'impianto della raffineria segnalano che anche su quei cumuli abbiamo avuto un superamento dei limiti di legge. Questo ci deve far riflettere che quando l'interlocutore è serio, l'atteggiamento di tutti coloro che hanno responsabilità come abbiamo noi, deve essere ben diverso da quello che abbiamo tenuto fino a questo momento. Noi abbiamo ragionato e si continua ancora a ragionare sullo spostamento di tutto il resto, tutto quello che sta intorno alla raffineria Api quando, in realtà, quello che è successo ieri conferma ancora una volta che dobbiamo spostare o dismettere la raffineria, l'impianto petrolchimico e realizzare un progetto di sviluppo alternativo che dia respiro a tutto quello che è attività economica, che è territorio, che dà possibilità di occupazione e di valorizzazione di capitali, di attività economiche che oggi è penalizzato dalla presenza della raffineria.
Certo è un progetto impegnativo, un progetto che ci deve anzitutto vedere impegnati al mantimento dei livelli occupazionali, ma è ineludibile, altrimenti correremmo il rischio di trovarci nuovamente di fronte a situazioni di questo genere.
Ha ragione il consigliere Ciccioli quando dice che un impianto nuovo come la centrale termoelettrica può benissimo funzionare a metano, che ci possono essere tempi diversificati nella dismissione, ma quello che accade oggi è che siamo posti continuamente di fronte all'emergenza. E' di queste settimane la richiesta di realizzare, magari con le risorse pubbliche, un muro sotterraneo in acciaio inossidabile che separi le falde acquifere del fiume Esino dal sottosuolo della raffineria Api. Tra l'altro mi chiedo perché questo muro ci si preoccupa di farlo solo lungo il fiume Esino e non anche lato mare, come se le cose cambiassero. In realtà, il problema è che il sottosuolo è talmente contaminato che noi dovremmo rimuovere tutto quello che sta sotto la raffineria se vogliamo effettivamente bonificare, quindi occorre prendere in considerazione un progetto che preveda una vera e propria riconversione delle attività, un progetto che potrà avere i suoi tempi ma sul quale questo Consiglio, questa classe politica marchigiana non possono rifiutare di confrontarsi dicendo soltanto che sul momento emozionale degli incidenti si prendono alcune posizioni politiche e nelle fasi successive queste possono essere rimeditate perché emozionali. Non sono emozionali né questi documenti né quel che è emerso dal momento dell'incidente in poi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Intervengo proprio in merito all'invito che ha fatto Ciccioli quando ha affermato che chi ha preso i buoni-benzina non dovrebbe parlare in questo Consiglio. Io i buoni benzina li ho presi come...

CARLO CICCIOLI. E' questione di buon gusto.

ENRICO CESARONI. Anche se non ti è successo ultimamente, di buoni-benzina ne hai presi molti più di tutti i consiglieri qui dentro, se è per questo.

CARLO CICCIOLI. Naturalmente sì, li ho avuti, ma non dall'Api.

ENRICO CESARONI. Ciccioli, tu hai avuto l'opportunità di parlare quindi fai parlare me, anche perché i buoni-benzina per me sono come qualsiasi altro contributo da parte di aziende.
Chiedo al Presidente D'Ambrosio se per ogni infortunio sul lavoro egli fa una comunicazione in Consiglio regionale. Questa è una storia che non regge più: succede un infortunio sul lavoro all'Api e si fa la comunicazione in Consiglio regionale; succedono altri cento infortuni sul lavoro e non si dice niente. Non sono tutti uguali? Le persone non sono tutte uguali, Presidente? E' un discorso solo politico, l'Api è un paravento per tutti, possiamo parlare di tutto, dell'inquinamento, del fiume Esino, di tante cose. Ma questo è un infortunio sul lavoro come in tante altre aziende. E' accaduto nella centrale turbogas per la quale è stato fatto il collaudo neanche un anno fa, quindi è un impianto nuovo. Se per ogni incidente sul lavoro facciamo un Consiglio regionale ben venga per tutti: qualsiasi incidente sul lavoro succederà, chiederò che il Presidente faccia una comunicazione.

ANDREA RICCI. Ma questa è una zona ad alto rischio ambientale...

ENRICO CESARONI. Arrivo anche a questo. Tutti sarebbero contenti di spostare l'Api, chi non sarebbe contento? Ma innanzitutto occorrono 5.000 miliardi, poi dove? O parliamo di cose reali, dando un servizio ai cittadini, facendo delle giuste comunicazioni, oppure parliamo tanto per passare del tempo. Questo non è possibile, perché i 5.000 miliardi per spostare l'Api non ci sono. Dovremmo fare allora una battaglia sulla sicurezza, cosa che abbiamo detto anche in occasione del precedente dibattito sull'Api. Noi vogliamo una commissione sulla sicurezza interna, in modo che sia fatto veramente un controllo severo sulla sicurezza interna. Qui ci sono altri interessi, questa è la realtà.
Oggi si permette di parlare, "sparare" contro un'azienda che dà 1.500 posti di lavoro. Faccio tanti auguri al dipendente che ha avuto l'infortunio, senza alcun dubbio, ma succede in tutte le aziende l'infortunio sul lavoro, non è una cosa nuova. Quella dell'Api è una mania: nel 2008 si dovrà spostare l'Api perché il Tar ha dato ragione... Non ha senso l'incidente di oggi con le pendenze presso il tribunale, presso il Tar o presso il Consiglio di Stato per stabilire se l'Api debba spostarsi da lì o se è valida la concessione fino al 2020 data dal Ministero dell'industria. Perché quella concessione è valida.
Moruzzi e Ciccioli, non avete mai parlato del metano. Quando c'era la turbogas di Jesi che io ho sempre sostenuto contro tutti, sia qui che in Consiglio provinciale, dicevo "è una centrale a metano, c'è meno inquinamento, è meno pericolosa" e tutti affermavano che non era vero, che era come quella dell'Api. Bisogna parlare sempre la stessa lingua, perché in base alle occasioni si parla in lingua diversa. Io sono abituato invece a parlare sempre la stessa lingua. Qui il problema era diverso, perché si dovevano smaltire degli oli combustibili, quindi occorreva bruciare questi. E' un discorso aziendale.
Vorrei però che fossimo chiari nei confronti dei cittadini e dicessimo sempre le stesse cose.
Circa l'incidente accaduto, chiedo a questo Consiglio se veramente c'è volontà di fare qualcosa di serio sia per i lavoratori che per i cittadini di Falconara, istituendo una commissione di controllo sulle strutture e sulle apparecchiature, perché è questo che noi possiamo fare se vogliamo dare qualche garanzia ai cittadini. Il resto sono solo chiacchiere e mi dispiace che vengano dal centro-destra. Ciccioli, tu fai un discorso per conto tuo, forse hai una questione personale con l'Api, ma è un discorso che neanche ha seguito, anche se hai diviso Alleanza nazionale su due posizioni diverse.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Credo che sia giusto il riferimento odierno, anche se è evidente, come qualcuno qui richiedeva, che un approfondimento serio sulle questioni in oggetto merita più tempo e merita anche una propositività che certo quest'oggi non ci può essere.
Ieri, quando abbiamo avuto la notizia dell'incidente si è vissuto un momento drammatico, sia perché non era chiara la dinamica, sia perché non era chiaro lo stato dell'operaio ferito che peraltro versa in condizioni più gravi di quelle che sono state dichiarate — mi risulta che questa notte sia stato in rianimazione e il trasferimento in quella realtà indica un pericolo grave e una menomazione, sempre che si superi l'evento, assolutamente non secondaria — e non era chiaro nemmeno il luogo dove si era verificato l'evento, quindi i provvedimenti susseguenti.
In questo momento diventa importante ricordare anche lo stato dell'arte della popolazione in genere. Non c'è solo la situazione-Api, c'è anche una situazione internazionale non secondaria con una grande attenzione rispetto a luoghi particolari nei quali si possano verificare sia incidenti che azioni terroristiche, per cui il fatto che era subito emerso dall'informazione, era che oltre alla vicenda interna c'era da parte della popolazione un atteggiamento di preoccupazione gravissimo, assolutamente sproporzionato rispetto all'evento che si era verificato, ma condizionato sia dal quadro internazionale sia dalla situazione di emergenza che ogni volta che si verifica un fatto all'Api scatta rispetto alla popolazione.
Ha in qualche modo ragione anche Cesaroni quando dice "gli eventi che riguardano la salute dei lavoratori sono purtroppo tanti e gravissimi e quando succede un fatto all'Api diventa drammatico". Però ha ragione solo in parte Cesaroni, perché se dovessimo parlare tutti i giorni del problema degli incidenti sul lavoro forse dovremmo iniziare tutte le nostre assemblee parlando di quello che si potrebbe fare e non si fa, di quello che ancora oggi il padronato non mette in campo, dei problemi che ci sono nel sistema di sicurezza. D'altra parte la stessa vicenda Api, quella del 25 agosto di due anni fa, che ha così gravemente colpito la popolazione dal punto di vista emotivo, in realtà ha ucciso due lavoratori, perché poi chi paga è sempre chi si trova nel posto di lavoro. Questa vicenda dei morti sul lavoro è non solo drammatica ma vergognosa per una società evoluta come la nostra, quindi il problema della sicurezza è un problema gravissimo, sottovalutato, dichiarato nei convegni e non praticato nei fatti e credo che sia segno di civiltà nostra non sottovalutare i fatti e riuscire ad intervenire in modo concreto, per quello che è possibile, perché l'azienda risponda a questo dato gravissimo. Evidentemente anche in un reparto nuovo, in una situazione nuova — peraltro la stampa informava un giorno prima di un altro evento la sera prima nello stesso luogo — le questioni della sicurezza sono dichiarate ma non praticate.
Credo che questo sia quanto ci dobbiamo assumere come impegno: trattare in modo molto più congruente rispetto a una competenza di un Consiglio regionale quanto attiene alla sicurezza nei posti di lavoro e che l'Api sia un luogo emblematico per la collocazione, per il rapporto con il vissuto cittadino, per lo stato di inquinamento drammatico del suo territorio ci indica che le necessità di bonifica saranno così esose e così impegnative da far pensare non solo a spese enormi ma anche a un caso gravissimo ove avvenga un fenomeno più serio d'incidente nella parte vecchia che riguardi anche il sottosuolo.
Questo quadro prevede un intervento legislativo ad hoc, un impegno del Consiglio ad hoc, non basta la testimonianza verbale che diamo. Ieri ho deciso di passare all'Api — lo potevano fare tutti i colleghi, evidentemente — perché ho sentito questa sollecitazione personale di andare a vedere, non si tratta del fatto di essere sul luogo dell'incidente come fanno tanti quando c'è l'incidente stradale, ma era il segno di una testimonianza rispetto a un evento drammatico come tanti che avvengono nei luoghi di lavoro e che sono sottovalutati, in un luogo emblematico, con il problema che tutti noi conosciamo legato a una difficoltà rispetto a quel territorio, rispetto alla popolazione, rispetto alla città, rispetto a delle esigenze ormai molto pressanti e non risolte. Non basta la presenza e la dichiarazione che tutti noi faremo qui questa sera, ci vuole di più: quel di più ci compete e per quello ci vuole serietà e impegno. Anche le forze sociali chiedono che ci siano serietà e impegno, che a partire dalla tutela del posto di lavoro ci sia anche la tutela dei posti di lavoro e la tutela della salute.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Dopo l'incidente occorso presso la raffineria Api quest'aula e non solo — ricordo il Consiglio comunale di Falconara Marittima, il Consiglio provinciale di Ancona — si affrettarono a votare una risoluzione nella quale l'elemento unificante di tutte e tre le mozioni era quello della dichiarazione di incompatibilità tra la raffineria Api di Falconara Marittima e il territorio circostante. La cosa che notavo a distanza di oltre due anni, è che molto probabilmente, rispetto a quel momento, a quella data l'attenzione è andata scemando e si è ritornati nel tran-tran quotidiano. Quel tran-tran quotidiano, quella connivenza tra raffineria e Falconara in particolare, ma tra raffineria e territorio circostante la raffineria stessa — perché l'interesse va oltre la città di Falconara — è venuto meno e tutte le volte risorse purtroppo in un modo drammatico: quello che vede la messa a repentaglio della vita umana.
Io conoscevo bene Andrea Giannoni. Non sapevo ieri sera chi fosse l'operaio oggetto di questa triste vicenda, poi questa mattina i giornali hanno detto chi fosse: Andrea Giannoni era colui che nell'ultima campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale di Falconara Marittima ha passato lunghe ore con me: ad ogni iniziativa in cui il mio partito ha parlato di raffineria Api lui era presente e ha cercato di convincermi della bontà e della sicurezza di quell'impianto.
Lo dico con le stesse parole che usava Carlo Ciccioli: purtroppo, pover'uomo, ha pagato lui stesso l'errore delle sue sicurezze, nel senso che un impianto di quel tipo, con tutte le sicurezze e le certezze che si vogliano dare sicuro non lo sarà mai. Lo dico qui per lui, mi auguro di poterglielo dire a voce nel momento in cui uscirà da questa triste vicenda, ma vorrei anche dirgli e vorrei dire a tutti voi che tra sette giorni esatti sarò chiamato dal tribunale di Ancona per un processo intentato nei miei confronti dal sig. Brachetti Peretti che è l'azionista di maggioranza della raffineria Api di Falconara Marittima. E perché vengo denunciato? Perché ho scritto in un manifesto: "Cittadini di Falconara, smettetela con questa lite stupida che non frutta nulla né a voi lavoratori che siete i primi a pagare il prezzo della pericolosità di quell'impianto, né tanto meno ai lavoratori. Da questa vicenda probabilmente, l'unico che ne trarrebbe profitto — perché il motivo dell'imprenditore è il profitto, della sua azienda o di qualsiasi cosa gestisca — sarebbe l'imprenditore che potrebbe averne un tornaconto dal punto di vista economico". Ebbene, per questa frase sono stato denunciato e l'incidente occorso è un elemento in più che mi auguro il mio avvocato porti, mercoledì prossimo, di fronte al tribunale di Ancona.
Perché dico queste cose? Per dimostrare che bisogna che tutti noi evitiamo di discutere di questa cosa solo ed esclusivamente quando la stessa investe la vita umana, perché da troppo tempo facciamo questo. Credo che sia giunta l'ora che la Regione Marche, che il Consiglio regionale delle Marche diano corso a quanto c'è scritto nella mozione programmatica con cui questa legislatura è nata: lo studio di un progetto di dismissione. Sappiamo già — e oggi la stessa cosa la dice a chiare note il sindaco di quella città — che il Tar ha bloccato la proroga fino al 2020 di quella raffineria: noi dobbiamo accelerare lo studio di dismissione con la salvaguardia vera dei livelli occupazionali, dobbiamo avere un progetto in mano che ci metta in condizione di dire quello che vogliamo fare di questa situazione complessiva. In questo caso, sia che si fosse trattato di impianto alimentato a metano, sia che l'impianto è quello che noi oggi abbiamo sarebbe stata l'identica cosa, non sarebbe mutato nulla. Da quello che so si è rotto un tubo che trasmetteva ossigeno, quindi l'avrebbe trasmesso anche se l'alimentazione fosse stata a metano. Tra l'altro, quell'alimentazione a metano non è perché l'alimentazione a metano avrebbe prodotto un livello di energia elettrica poco più che sufficiente a mandare avanti la raffineria stessa, invece il grande affare è quello della produzione e vendita di energia elettrica all'Enel, per cui c'è un contratto per altri venti anni. Questa è la motivazione per cui il ministro dell'industria ha dato una proroga fino al 2020: perché già c'era in piedi un contratto di vendita di corrente elettrica tra la raffineria e l'Enel. Questa è la situazione.
Tra l'altro vorrei dire al consigliere Cesaroni che le cose non stanno proprio come lui dice: c'è un partito che dice una cosa qui, che la dice al Comune di Falconara Marittima, che la dice alla Provincia di Ancona. Questo è il mio partito che questa mattina ha emesso un comunicato a firma congiunta mia e degli altri due capigruppo consiliari. Invece Forza Italia in quella città dice esattamente l'opposto di quello che il consigliere Cesaroni ha detto in quest'aula. Per cui, prima di prendere posizione pregherei perlomeno di mettersi d'accordo.
Quello che ho espresso è comunque il pensiero di Rifondazione comunista a tutti i livelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Colleghi, Presidente, è dura tornare ancora una volta a parlare della vicenda Api, ma è altrettanto doveroso ribadire alcuni concetti che da tempo sono emersi e da tempo sono sostenuti dal mio gruppo. La raffineria Api è un pericolo per tutto il territorio, oltre che per gli operai che ci lavorano. E' giusta la messa in sicurezza, ma ancora una volta, vista la natura dell'insediamento si può parlare sì di sicurezza ma ci troviamo sempre di fronte ad un insediamento insalubre e pericoloso di prima classe che non dovrebbe trovarsi nelle vicinanze di un centro urbano.
Per rispondere a Cesaroni, perché discutiamo dell'Api? Discutiamo dell'Api perché l'Api e l'Elettrocarbonium sono i due insediamenti che si trovano in zone urbanizzate e sono due insediamenti ad alto rischio ambientale e ad alto rischio per la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini che abitano nei dintorni, quindi non si può, oggi, non affrontare questa tematica, anche perché, per chi l'avesse dimenticato — io non l'ho dimenticato, perché come Verdi abbiamo voluto che fosse nella mozione programmatica di questa maggioranza che ah vinto le elezioni — i punti sensibili da affrontare nel programma erano l'Api e l'Elettrocarbonium di Ascoli Piceno. Quindi ribadisco che è indispensabile affrontare questa tematica. D'altra parte riteniamo — questa è l'ennesima volta che lo ripeto, ma almeno resterà agli atti. So che ripeterlo non giova in questo ambiente, anche se altrove si dice che "ripetere giova" — che questo insediamento sia un insulto alla ragione per come è ubicato, per l'espansione che ha avuto: ha fagocitato un'importantissima linea ferroviaria di comunicazione, ha fagocitato un'arteria stradale come la statale 16 di altissima comunicazione, ha fagocitato l'autostrada e si trova sul cono di volo e atterraggio dell'aeroporto di Falconara. Noi riteniamo che questo insediamento, al di là degli incidenti sia un insulto alla ragione ed un pericolo per la gente e chiediamo al più presto che questo problema sia affrontato e che si cerchi di risolverlo.
Sempre per dare una risposta ad alcuni argomenti emersi, si dice che l'incidente è legato alla turbogas, a quella famosa turbogas o impianto di cogenerazione che cogenerazione non è. A tal proposito abbiamo fatto una denuncia alla procura della Repubblica per dire che c'era stata una forzatura nell'interpretazione della legge 910 del 1991 con la quale si privatizzava la concessione di energia elettrica a soggetti che comunque dovevano produrre energia elettrica per autoalimentarsi, vendendo il surplus all'Enel a tre volte il prezzo di mercato. Sapete che cosa mi hanno detto quando ho affermato che il surplus non poteva essere enormemente superiore al fabbisogno dell'azienda? Che non c'era una cifra sul surplus. E' assurdo che in Italia ci si trovi di fronte a queste interpretazioni. Se servono 100 kw all'azienda che decide di produrre energia elettrica e questa fa un impianto di 500 kw è chiaro che il surplus di una produzione non può essere 4-5 volte superiore al fabbisogno dell'azienda stessa. Però ci siamo trovati di fronte a pseudo riconversioni industriali. L'ha detto chiaramente il responsabile dell'Api dopo l'incidente del 1999 in quarta Commissione: la raffineria Api senza l'abbinamento della turbogas che non utilizza metano perché non sarebbe economico ma utilizza i residui della raffinazione del petrolio, non avrebbe il grosso vantaggio che ha. E' quindi stata una pseudo riconversione industriale che si vuol far passare per autoproduzione di energia per l'azienda.
E allora — e speriamo che ciò non avvenga, perché non voglio essere la Cassandra della situazione — da un lato bisogna lavorare per dare sicurezza all'impianto, perché gli operai che lavorano devono essere tutelati, ma ritengo che insieme alla tutela della sicurezza degli operai e del posto di lavoro vada tutelata la sicurezza di una moltitudine di cittadini. Non voglio fare la Cassandra, ma riteniamo che un insediamento di questo genere che è un insulto alla ragione, prima o poi potrebbe veramente creare dei problemi immensi. A quel punto ritireremmo fuori gli atti di questi Consigli. Noi riteniamo che è indispensabile intervenire al più presto per delocalizzare questo insediamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Non a caso ma volutamente debbo rispondere al consigliere D'Angelo. Avrei evitato il mio intervento. Ancora una volta debbo dirti, D'Angelo, che predicare bene e razzolare male è la cosa peggiore che possa avvenire in un consesso importante come un Consiglio regionale e per questo chiedo al nostro Presidente-magistrato l'autotutela amministrativa come danno temuto in questa regione, ai sensi del codice civile, art. 1172. Infatti, noi siamo così superiori a valutare questi incidenti che ormai hanno una ricorrenza non dico quotidiana, almeno me lo auguro nel bene di questa comunità ma non di questi amministratori che ritengo così distratti, così fuori luogo, così inopportunamente distanti da queste tragedie quotidiane, e mi conforta la presenza del sindacalista Luchetti... (Interruzione). Ex sindacalista, però ha una cultura sindacale notevole. Sono state fatte dichiarazioni molto superficiali. Io voglio entrare nel merito di questo periodo tragico di guerra: immaginate voi che un terrorista o una serie di terroristi salgano su un treno che passa continuamente in su e in giù per l'Italia e decidano, di fronte ai serbatoi (che non sono di piccola entità, essendo un'area a rischio di prima categoria) di fare un attentato. Tutti pensavano che fosse fantasia quello che è successo l'11 settembre... Signori miei, la responsabilità è grossa: qui c'è bisogno di un atto amministrativo che compete a questa Giunta, che compete a questo Presidente.
Quindi caro D'Angelo, non sei, come me, un novizio che sta qui per la prima volta e quindi in maniera pedissequa potrebbe fare delle osservazioni che non hanno la regolamentazione giusta, che non hanno la procedura giusta. Pertanto richiamo questa Giunta ad un provvedimento immediato, sia per l'Api sia per l'Elettrocarbonium, dove è iniziato il rimbalzo con il sindaco del capoluogo di provincia che si nasconde dietro i dati dell'Arpam, dietro questo o dietro quell'altro: la prima volta che un'azienda del posto gli "spara" una citazione in danno, immediatamente l'atto amministrativo dice "secondo i dati, forse sì, forse no". Nessuno ha risposto, il Presidente è distratto, parla con "Pecos Bill" nostro Vicepresidente perché forse trattano cose più importanti.
Prendo una battuta del consigliere Gasperi che per non ascoltarmi si tura con l'ottone le orecchie, ma io parlo alla coscienza di queste persone, a quelle coscienze ambientaliste alle quali appartengono D'Angelo, Moruzzi, alla sensibilità di queste donne di Consiglio e alla capacità intuitiva del presidente del gruppo Ds Giulio Silenzi, quindi prendo per buono il sorriso di Marco Luchetti che giustamente da queste cose è preoccupato e mi auguro risponda con la coscienza del sindacato. Grazie e scusate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Premesso che le Marche hanno il triste primato degli infortuni mortali sul lavoro, l'incidente dell'agosto 1999 e quello di queste ore all'Api di Falconara hanno messo in evidenza il problema della sicurezza dentro la raffineria, che è cosa diversa dall'ubicazione della raffineria stessa, perché purtroppo i morti di allora ed i feriti di oggi ci sarebbero stati a prescindere dall'ubicazione e dal luogo. Occorre quindi, a giudizio del gruppo Comunisti italiani, separare il problema della sicurezza che va sempre perseguito, in ogni occasione, a prescindere dal luogo dove si trovano gli impianti e dove si troveranno gli impianti. Dobbiamo separare questo concetto da tutto il resto, altrimenti faremmo della demagogia e non affronteremmo per il verso giusto questo drammatico problema.
Tuttavia il contesto in cui si trova oggi la raffineria Api di Falconara è fortemente compromesso in termini di insistenze di infrastrutture viarie, ferroviarie ed aeroportuali. A tale proposito vorrei ricordare ai distratti che questo Consiglio regionale ancor prima di quel tragico evento assunse delle decisioni e, dopo, assunse altre impegnative decisioni, tant'è che oggi l'area è dichiarata ad alto rischio ambientale. Esiste quindi una sicurezza interna che, ripeto, va sempre perseguita a prescindere dall'ubicazione ed oggi esiste un altro problema: quello dell'impianto e della sua compatibilità con il resto del territorio, con tutto quello che comporta e che comporterà. Ma si deve evitare una cosa, e lo vorrei dire soprattutto alle forze di sinistra, a quelle democratiche, a quelle che hanno più a cuore gli interessi dei lavoratori: si deve evitare, come ho ascoltato non solo qui ma da diverse parti, di mettere in antagonismo il lavoro, i lavoratori con la sicurezza. Noi non facciamo questo errore, perché i lavoratori sono i primi a chiedere la massima sicurezza, perché essi vivono di quel lavoro, vivono del proprio lavoro. Se la dismissione di quell'area dovrà essere fatta, ciò dovrà avvenire attraverso un progetto serio che investa in primo luogo la Regione Marche, in secondo luogo lo Stato nazionale e in terzo luogo l'Europa, l'Unione europea perché questo impianto, come altri attiene alla sicurezza da un lato ma anche alla fornitura di energia.
Ecco allora che nella revisione complessiva del piano energetico regionale dobbiamo assumere decisioni certe, chiare affinché il problema sia risolto una volta per sempre.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Credo che quando ci si trova di fronte a un incidente che coinvolge un lavoratore mentre sta effettuando la sua prestazione dobbiamo evitare ogni possibile strumentalizzazione politica e avere rispetto di quello che accade. Da una parte volevo dire al Presidente "se c'è un incidente forse non è il caso di fare una comunicazione", dall'altra parte mi rendo anche conto che, trattandosi dell'Api, il Presidente D'Ambrosio avrà pensato "se non dico niente domani chissà sulla stampa quello che succede, quindi è meglio dare questa comunicazione, fare questa discussione". Però dobbiamo essere attenti anche a fare una distinzione. Un aspetto è il problema della raffineria Api, della sua localizzazione, dei suoi problemi ambientali con il territorio, e non possiamo risolverli noi in cinque minuti con questa amena discussione, altra cosa è quella di un incidente sul lavoro come questo che può capitare in una qualsiasi azienda e non per questo si può strumentalizzare. Penso che competa al Consiglio regionale discutere seriamente su ciò che gli compete e non si ciò che non gli compete.
Una soluzione non ce l'ho; qui si parlava di commissioni di controllo ecc., ma di commissioni ce ne sono tantissime, anche troppe, le normative ci sono. Credo che in questo Paese, applicando seriamente la 626, applicando tutte le normativa in materia di sicurezza sul lavoro, di ambiente ecc. ci può essere una garanzia per i lavoratori, ci può essere una garanzia anche per gli abitanti che si trovano nelle vicinanze di queste aziende, anche se una raffineria porta con sé problemi indubbiamente più grandi di quelli che portano altre aziende. Però non credo che ci sia una soluzione semplicistica, qui non si può fare demagogia su questo argomento, ne abbiamo parlato anche un anno fa. Io non riesco a fare demagogia. Sentivo parlare di delocalizzare una raffineria: per delocalizzare la pressa di uno stabilimento ci vogliono dai 200 ai 250 milioni. Credo che dobbiamo far sì che vengano rispettate le normative, le leggi, che chi deve fare i controlli li faccia, che l'azienda investa in sicurezza proprio per garantire il suo bene e quello dei suoi lavoratori, ma credo che ci sia già tutto. La discussione più grande credo che sia quella della concessione, il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato sulla durata, questo credo sia il problema più grande, ma non vedo altre cose che possiamo immediatamente fare come Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Bisogna intanto dare atto al presidente D'Ambrosio della tempestività di questa comunicazione che è motivata soprattutto dal fatto che questo incidente è avvenuto in uno stabilimento più volte all'ordine del giorno di quest'aula e dell'opinione pubblica. Penso sia compito di tutti noi esprimere all'operaio Andrea Giannoni e alla sua famiglia i nostri auguri: speriamo che si riesca a riportare Giannoni in fabbrica a lavorare come prima. Purtroppo sono cose che capitano spesso nella nostra regione. Proprio ieri c'è stata una riunione presso la Giunta dell'Inail regionale che ha illustrato la situazione degli infortuni sul lavoro nella nostra regione. Purtroppo abbiamo un triste primato, nonostante che qualche segno ottimistico possiamo valutarlo, nel senso che c'è stato un regresso numerico degli incidenti sul lavoro. Credo che quello che si sta facendo attraverso i corpi ispettivi ma anche gli stessi istituti che prevedono i controlli, a cominciare da quelli che competono alle strutture regionali, consenta di intervenire adeguatamente affinché calino anche gli incidenti mortali.
Quando si parla dell'Api rinasce la polemica che ormai è ben delineata all'interno di quest'aula, ma anche trasversalmente nell'ambito della maggioranza e della minoranza e si ritorna su un dato: quello di chi ritiene che questo impianto debba essere posto in sicurezza — e io penso che giunga anche all'azienda questo messaggio forte del Consiglio che è preoccupato della necessità di rafforzare ogni tentativo e ogni possibilità di adeguamento delle strutture interne per la prevenzione — e chi ritiene che questo impianto non possa essere compatibile con l'ambiente in cui si trova.
Credo che ormai, al di là delle polemiche, al di là delle divisioni si debba uscire un po' e sempre dall'emotività che queste circostanze determinano, emotività che è stata determinata anche dall'incidente del 1999. Ricordo al consigliere Amagliani che nel 1999 anche le istituzioni si espressero contro la permanenza dell'Api in quel sito, mosse soprattutto dall'emotività della circostanza, nel senso che dell'Api bisogna parlare in altre realtà, in una realtà più positiva e più oggettiva che consenta perlomeno di non compiere errori madornali come quelli di chi sostiene la delocalizzazione di un impianto del genere, perché di delocalizzazione non si può parlare, si parlerebbe unicamente di chiusura per ovvi motivi, ricordati dagli interventi che mi hanno preceduto.
Io sostengo che invece bisogna compiere ogni tentativo per rendere compatibile questo impianto che per tanti anni, non sottoposto ai controlli che oggi sono possibili, non sottoposto alle revisioni strutturali degli impianti che oggi sono possibili ha reso effettivamente infernale la vita di chi abita in quella zona. Oggi che siamo arrivati alla possibilità di un controllo parliamo di chiusura. Credo che sia una questione miope, una questione che rischia la demagogia. Pure se abbiamo uno studio aperto per valutare queste circostanze, penso di poter anticipare, per quello che mi è dato di capire e di sapere, che sicuramente un superamento immediato — non parlo nei mesi, ma nei prossimi anni, nei prossimi vent'anni — sia assolutamente impossibile, sia per recuperare le dimensioni dell'occupazione sia per recuperare tutta un'economia che è indotta dalla presenza di questo impianto.
Pertanto credo che dobbiamo discutere di queste questioni sulla base delle cose che abbiamo deciso evitando le polemiche che corrono esclusivamente dietro il consenso, e l'abbiamo visto soprattutto dopo il 1998 quando era stato firmato l'accordo con una delle associazioni ambientaliste più importanti d'Italia e nessuno aveva eccepito nulla, tutti erano convintissimi che l'Api fosse l'azienda più sicura di quel tipo in Europa, mentre oggi invece, dopo l'incidente siamo a parlare strumentalmente di altre cose. Ma il consenso determina posizionamenti politici sia all'interno della città che fuori.
Ritengo che questo vada rifiutato, abbiamo stabilito un percorso che è quello che si è deciso in quest'aula insieme agli enti locali e alle forze sindacali e credo che dobbiamo rimetterci ad esso.
Chiudo sottolineando ogni possibile condivisione alla solidarietà espressa alla famiglia dell'operaio infortunato e penso che possiamo dare al Presidente anche il compito di portare gli auguri e i saluti di questo Consiglio ad Andrea Giannoni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Su questo problema, sulle problematiche che crea la struttura Api si è discusso tanto in Consiglio. Da due anni a questa parte si è visto cosa sta avvenendo.
Sul piano della sicurezza l'impianto ha delle carenze perché prima di tutto nel 1999 è accaduto un incidente che poteva essere equiparato non dico a quello che è successo a New York ma quasi, perché se fossero avvenute delle esplosioni, probabilmente anche la città di Ancona poteva essere interessata. Sopra questi impianti volano gli aerei che devono atterrare o devono partire dall'aeroporto di Falconara, pertanto non possiamo noi pensare di risolvere il problema con le parole "l'impianto deve essere trasferito", perché se ancora non l'abbiamo capito — già da allora alcuni di noi l'avevano detto — l'impianto se ne andrà via da solo da lì, perché non può esistere che una struttura come la Texaco che è una multinazionale vada a fare un investimento del 25% in un generatore di corrente...
...è il caso tipico della vostra maggioranza: entrano tutti a tavola per apparecchiarla oppure vanno tutti a tavola per mangiare? Perché il problema è questo. Se non avviene questo non possiamo raccontarci le bugie, in questo consesso. La struttura dell'Api è normale che si trasferisca, perché una struttura così come concepita, senza possibilità di avere ampliamenti od ulteriori investimenti la scelta in termini economici l'ha già fatta, quella di cogeneratore di corrente, perché sarà poi successivamente ampliato. Il cogeneratore di corrente ha necessità di avere una boa, caricare il materiale ad alto impatto ambientale e a scarsissimo costo che serve per produrre il generatore. Non possiamo andare a fare un discorso e demonizzare la struttura, l'azienda, però è ora di cominciare a porre dei paletti per dire "cari signori, cosa volete fare?". In diversi avevamo detto "si sa che la struttura dovrebbe andare in Albania" e 40 giorni fa si parlava addirittura della Croazia, perché è nella storia delle raffinerie da cinquant'anni a questa parte andarsene dalle zone più ricche per finire nelle zone più povere. E la zona di Falconara era appunto una zona povera quando la raffineria è stata impiantata. A questo punto, se la Giunta, se questa Amministrazione ha dato la possibilità e lo spazio di fare una grossa speculazione con l'investimento del cogeneratore, è ora che ponga dei paletti dicendo "proseguiamo con quel generatore, però dovete porre ai limiti le strutture della raffineria", perché quella è già nell'ordine delle cose, è già stata considerata nell'ordine degli investimenti economici, quindi qui non possiamo raccontarci di queste bugie o addirittura tirare fuori dei discorsi strani o particolari.
Il problema non è se questo è compatibile o non compatibile con l'ambiente, perché se ci ponessimo questo problema la Giunta non avrebbe dovuto dare l'okay per il cogeneratore di corrente in quanto è stata messa una bomba ancora più grossa vicino a una bomba già esistente. Dovremmo dire "cerchiamo di diminuire il problema d'impatto ambientale togliendo una delle due. Visto che è stato fatto questo investimento — perché non credo che 2.000 miliardi li abbiano investiti solo ed esclusivamente per fare un generatore a dimensioni grandi ma piccole rispetto al futuro e alla richiesta che ci sarà per la produzione di energia sia per la regione che per fuori regione — cerchiamo di porre dei limiti dicendo "vogliamo sapere in quanto tempo questa delocalizzazione sarà fatta", perché è nella ragione delle cose. In termini economici è già stata attivata per quelli che sono i programmi economici dell'azienda stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Mi è parsa tempestiva la comunicazione del Presidente D'Ambrosio su questo drammatico episodio. Rivolgiamo l'augurio all'operaio di pronta guarigione.
Il ripetersi di questi gravi incidenti indica un'inaffidabilità rispetto alla garanzia sulla sicurezza, un problema sottovalutato dall'azienda che noi denunciamo con forza. E siamo anche convinti che sia necessaria una legge speciale che riguardi la sicurezza dell'impianto e dell'area, ponendo la sicurezza al centro della nostra attenzione legislativa. Una legge speciale che definisca in un'area ad alto rischio ambientale una disciplina per governare il territorio, compiti e responsabilità dei vari soggetti pubblici, chi decide cosa. E allora abbiamo un problema di strumenti urbanistici, di mobilità, di piano regolatore, di quant'altro che va regolamentato con una legge speciale. L'invito è al Governo regionale che sta lavorando in questa direzione per poter giungere in tempi brevi alla discussione e approvazione di una legge speciale che riguardi questa area ad elevato rischio. Quindi un richiamo forte al Consiglio e al Governo regionale affinché nelle prossime settimane possiamo essere messi in condizioni di discutere questa legge speciale. Già il Governo sta lavorando in questa direzione, anche questo fatto gravissimo, questo dramma deve stimolare affinché il Consiglio approvi al più presto questa legge speciale e definisca con chiarezza alcuni aspetti che sono indispensabili per la sicurezza dell'area e dell'impianto stesso.

PRESIDENTE. Ha la parola, per le conclusioni, il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Dato che qualcuno ha detto che io dovrei dare notizie su tutti gli infortuni sul lavoro, intervengo semplicemente per dire che ho dato notizia di questo, perché ho ritenuto che fosse un caso di particolare allarme. La popolazione si è allarmata e quindi, avendo noi dichiarato quella zona ad alto rischio, avendo in corso una serie di accertamenti e di impiego di risorse non solo nostre ma anche del Ministero dell'ambiente credo che tenere d'occhio la situazione sia un nostro preciso dovere. Per questo l'ho detto, non per altro. Ci sono stati altri casi di infortuni, di incidenti nella stessa area od altrove e non ne ho dato notizia, non è necessario darne notizia. In questo caso mi sembrava necessario farlo. Questa la motivazione del mio intervento di oggi. Del resto credo che i consiglieri fossero già abbastanza attenti a questa cosa, quindi ho fornito elementi per un dibattito che mi pare sia comunque necessario e che debba proseguire.

PRESIDENTE. Possiamo considerare concluso questo argomento.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Novelli. Ne ha facoltà.

SERGIO NOVELLI. Prendo la parola per una questione sospensiva rispetto all'avvio dell'esame dell'ordine del giorno. Suppongo che il Presidente si accinga a dare inizio alla seduta 63 con l'esame dell'ordine del giorno. Prima dell'esame dell'ordine del giorno, ai sensi dell'art. 29 il Presidente del Consiglio dovrebbe comunicare le mozioni, le proposte di legge e di atto amministrativo pervenute all'esame del Consiglio. Siccome è stata presentata almeno una mozione dai consiglieri del Polo, quasi tutti presenti, tra la chiusura della seduta 62 e l'apertura della seduta 63 le chiederei di fare la comunicazione ai sensi del penultimo comma dell'art. 29 del regolamento in ordine almeno alla mozione da noi presentata.

PRESIDENTE. E' prassi di questo Consiglio portare a conoscenza di tutti i consiglieri all'inizio della seduta, dopo l'approvazione del processo verbale, le mozioni, le proposte di legge e di atto amministrativo presentate, in un'unica soluzione. Non è stata presentata soltanto questa mozione e quindi non si può chiedere di comunicarla per iscriverla all'ordine del giorno con procedura d'urgenza, visto che urgente non può essere considerato un argomento che è stato trattato abbondantemente questa mattina. E prima di questa mattina l'argomento è stato abbondantemente discusso nella Conferenza dei presidenti di gruppo i quali hanno concordato le modalità con le quali condurre il Consiglio sulla comunicazione della Giunta. Da questo punto di vista ritengo che debbano essere confermate la prassi e la norma che dicono che le comunicazioni si fanno in apertura di seduta, dopo l'approvazione del verbale e quindi come è stato fatto questa mattina.

CARLO CICCIOLI. Esiste un problema che riassumo brevissimamente. Questa mattina noi abbiamo ascoltato e dibattuto a lungo attorno al documento di programmazione dei fondi europei. La conclusione non ha visto documenti od altro, in contrapposizione alla conclusione di questo Consiglio regionale in precedenza adottata che stabiliva che il passaggio era obbligatorio. E' un percorso che ha scelto liberamente questo Consiglio, discutibile, sbagliato, fatto bene o meno. Noi abbiamo concluso i lavori con il semplice dibattito e questo per noi non era sufficiente come conclusione del punto all'ordine del giorno. Riteniamo che non può essere data un'interpretazione fornita in altra sede da un funzionario o dagli stessi presidenti di gruppo i quali sono stati informati di questa volontà del Presidente e della maggioranza, ma i presidenti di gruppo non possono prendere delibere in alternativa a ciò che ha deciso l'aula. L'aula aveva deciso questa cosa. Tra l'altro non è stata presa una decisione definitiva: ricordo che in quella discussione Avenali sosteneva la non utilità di portare il documento in aula. Giusto pensiero di Avenali ma che rimane di Avenali. Secondo me, in funzione di quello che abbiamo deciso in precedenza con atto che non è stato revocato da questo Consiglio dobbiamo comunque arrivare a un documento rispetto all'atto di programmazione.

PRESIDENTE. Vorrei fare una precisazione rispetto all'ultimo intervento. Dal momento che questa mattina la discussione si è conclusa senza voto e senza presentazione di una proposta di risoluzione, evidentemente il Consiglio ha deciso. Nessuno impediva di presentare una risoluzione e di chiedere di metterla al voto. Successivamente è stata approvata una mozione sull'Enel, quindi quel punto si è chiuso, la discussione si è conclusa. Si poteva presentare una proposta di risoluzione, sarebbe stato corretto. Presentare in questo momento una mozione che ha il senso della risoluzione e non altro, stravolgendo l'articolo 29 che non è mai stato applicato in questo senso la ritengo una posizione sbagliata.
Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Per dare pieno sostegno e condivisione a quanto il Presidente ha appena detto. Mi sembra una cosa oggettiva. Vi sono forse motivi politici che non riesco a capire, ma la procedura è quella che il Presidente ha detto quindi piena condivisione su questa impostazione che mi sembra oggettiva. E' un dibattito molto forzato quello che si vuole introdurre.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Possiamo chiedere l'iscrizione della mozione all'ordine del giorno?

PRESIDENTE. La mozione sarà regolarmente comunicata la prossima volta e nella Conferenza dei presidenti di gruppo si può decidere di votarla, però è questo il percorso e non altro.

FABIO PISTARELLI. Chiedo formalmente l'iscrizione d'urgenza all'ordine del giorno della mozione.

PRESIDENTE. Non è stata comunicata e non è possibile inserirla all'ordine del giorno.

FABIO PISTARELLI. E' stata depositata alla segreteria.

PRESIDENTE. Non basta il deposito, ce ne sono anche altre.

FABIO PISTARELLI. Si può comunque chiedere l'iscrizione all'ordine del giorno della mozione.

PRESIDENTE. Se stabiliamo delle regole, dobbiamo essere i primi a osservarle.

FABIO PISTARELLI. Nel rispetto delle regole, se la mozione è stata depositata alla segreteria del Consiglio potremmo chiedere a quest'aula di iscriverla all'ordine del giorno, per poi vedere a fine lavori se riusciamo a discuterla, perché il problema è solo uno: il complemento di programmazione doveva essere votato dall'aula. Non le proposte di risoluzione. Stiamo facendo una cosa che inficia l'atto, perché in questo Consiglio regionale decidemmo di portare in aula l'atto per votarlo, non per votare una risoluzione. Per votare il complemento di programmazione che è la modulazione vera delle misure del Docup 2, spalmare veramente e fattivamente sul territorio le nostre risorse economiche dal 2001 al 2006. Siccome oggi c'è stata una comunicazione, noi chiediamo, dopo la comunicazione fatta dall'assessore competente, di iscrivere in aula per la votazione il documento. Chiediamo solo questo, che ci sembra legittimo.

PRESIDENTE. Non è legittimo: è questo il punto.

FABIO PISTARELLI. Saremo allora costretti a chiedere l'invalidazione dell'atto, perché è un vizio procedurale. L'abbiamo discusso in Consiglio regionale, c'è il verbale. Decidemmo che il complemento di programmazione doveva tornare in aula.

PRESIDENTE. Non voglio dire in quest'aula che è bene che tutti i gruppi partecipino alle Conferenze dei capigruppo dove prendiamo degli orientamenti che poi servono. Aggiungo che on è per questa mozione che si è stabilita questa procedura ma anche per altre mozioni, compresa quella del consigliere Tontini che questa mattina ha fatto la stessa osservazione e ha avuto la stessa risposta. Sono regole che ci siamo dati insieme, queste norme sono scritte e per di più le abbiamo confermate nella Conferenza dei presidenti di gruppo, quindi la mozione è depositata e farà il percorso delle altre mozioni.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Norme per la tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo dall'inquinamento acustico nella regione Marche» D'Angelo, Benatti, Martoni, Ascoli e Moruzzi (34)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 34, ad iniziativa dei consiglieri D'Angelo, Benatti, Martoni, Ascoli e Moruzzi.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Voglio intanto sottolineare un aspetto: che con questa proposta di legge sull'inquinamento acustico arriviamo in questa legislatura all'approvazione di una seconda legge molto importante che va in direzione della tutela della salute dei cittadini marchigiani, dell'ambiente più in generale, dopo l'approvazione fata qualche settimana fa, sempre in quest'aula, della legge sull'elettrosmog.
Penso che questi due elementi, queste due leggi ad appena un anno dall'insediamento di questa legislatura pongono la nostra tra le Regioni più avanzate in questa direzione.
E' una legge quella che discutiamo oggi che ci permette di intervenire su un problema che è sicuramente serio, quello dell'inquinamento da rumore, non meno importante e non meno pericoloso di altri tipi di inquinamento, anche dal punto di vista dell'impatto sulle persone e sulle malattie che questo inquinamento può provocare e sicuramente non meno difficile da combattere rispetto ad altre forme di inquinamento.
Quindi quella che discutiamo oggi è una legge che punta a migliorare la qualità della vita dei cittadini marchigiani, una legge che aiuta non solo a salvaguardare meglio l'ambiente ma, in conseguenza di questo, anche ad evitare, quindi a prevenire l'insorgere di malattie e di disturbi nella popolazione marchigiana.
Altro elemento preliminare che voglio sottolineare velocemente, è che questa legge coinvolge tutti — istituzioni ai diversi livelli (Regione, Comuni e Province) e privati ognuno per il proprio ruolo e per i propri obblighi — al raggiungimento delle finalità che prima ricordavo.
Intanto questa proposta di legge recepisce interamente gli obiettivi e le indicazioni che sono contenuti nella legge quadro 447/1995. E' una proposta di legge che delinea in modo chiaro le competenze istituzionali, le funzioni di controllo e gli obblighi a cui debbono sottostare i privati. C'è stato un giudizio complessivamente positivo espresso nelle audizioni che abbiamo fatto, sia dai rappresentanti delle istituzioni sia da parte delle associazioni ambientaliste, sia dagli stessi rappresentanti del mondo del lavoro, siano essi lavoratori dipendenti che imprenditori. Dalle audizioni sono emerse anche indicazioni molto concrete che in gran parte abbiamo cercato di recepire attraverso modifiche alla proposta di legge così come era stata presentata in Consiglio, modifiche che hanno quindi arricchito e reso più completa la proposta stessa.
I punti fondamentali riguardano anzitutto un ruolo decisivo, importante attribuito ai Comuni in base a quanto la legge quadro prevede, in particolare su due questioni. Intanto i Comuni dovranno provvedere alla classificazione acustica del proprio territorio secondo i criteri che in questa legge stabiliamo con gli articoli 3 e 4 e anche con tempi certi che abbiamo indicato: un anno per i comuni sotto i 30.000 abitanti e due anni per quelli sopra i 30.000 abitanti, dall'indicazione che verrà data dalla Giunta regionale sui criteri e dal momento della loro pubblicazione. In questo senso siamo venuti incontro ad un'esigenza che era stata manifestata nella fase delle audizioni dal rappresentante dell'Anci, attraverso anche procedure altrettanto definite che abbiamo indicato nell'articolo 3 bis, un articolo che abbiamo inserito nella fase di discussione della Commissione.
L'altro punto importante che riguarda il ruolo dei Comuni concerne il fatto che gli stessi Comuni dovranno redigere, come prevede l'articolo 9, i piani comunali di risanamento acustico , anche questi da definirsi secondo procedure, tempi e criteri certi che stabiliamo in questa legge agli articoli 4 e 9, quindi attraverso tutta una procedura che i Comuni stessi dovranno rispettare.
La legge quadro nazionale attribuisce alla Regione la responsabilità della definizione degli indirizzi e dei criteri, la responsabilità del potere sostitutivo, quindi tutta una serie di adempimenti cui, sia come Consiglio che come Giunta dobbiamo far fronte. Sottolineo, da questo punto di vista, un altro elemento importante a cui siamo tenuti come Regione: formulare il piano triennale per la bonifica dall'inquinamento acustico, così come abbiamo previsto all'art. 10 ter. Alle Province viene invece assegnato un ruolo altrettanto significativo, che riguarda soprattutto il monitoraggio, l'analisi dei dati, la creazione di una banca dati e la loro pubblicizzazione su un fenomeno tanto esteso ed importante come quello dell'inquinamento acustico, mentre i controlli verranno esercitati, ognuno per le loro competenze, dalle Province e dai Comuni.
Vorrei sottolineare due punti importanti contenuti nella legge. Il primo riguarda i compiti e gli obblighi dei privati, in particolare di tutte le attività di carattere industriale, turistico e commerciale. Qui abbiamo operato una duplice distinzione: il primo aspetto riguarda i nuovi impianti da costruire, per i quali c'è un obbligo che noi prevediamo nella legge al momento del rilascio delle concessioni, delle licenze o delle autorizzazioni: quello di presentare una valutazione dell'impatto acustico che queste attività provocano nel territorio e all'interno delle stesse attività; il secondo aspetto riguarda gli impianti che sono già operanti, per i quali prevediamo la possibilità di addivenire a un programma di risanamento volontario e comunque all'obbligo, quando questo risanamento volontario non viene portato avanti, di adeguarsi nel rispetto dei limiti che la legge nazionale fissa con la legge quadro.
L'ultima questione che vorrei sottolineare e che ritengo di una certa rilevanza riguarda l'articolo che abbiamo inserito per le deroghe. Da una parte vogliamo combattere l'inquinamento acustico — e da questo punto di vista tutelare la salute dei cittadini marchigiani — dall'altra parte credo che non dobbiamo impedire neanche lo svolgimento di tutta una serie di attività o di manifestazioni a carattere temporaneo che spesso sono frutto di iniziative culturali, ricreative promosse da Comuni, da associazioni del volontariato di cui la nostra regione è anche molto ricca, quindi da questo punto di vista occorre trovare un giusto equilibrio tra la difesa della salute dei cittadini e la possibilità di uno svolgimento di attività di questo tipo. Per questo abbiamo inserito un articolo specifico che riguarda le deroghe che dovranno essere poste a capo dei Comuni i quali dovranno decidere tempi e modalità di attuazione, tenendo conto delle indicazioni e dei criteri di carattere generale che dovranno essere stabiliti dalla Giunta regionale.
Un'ultima questione riguarda il ruolo importante che questa legge assegna all'Arpam come agenzia che dovrà svolgere un compito fondamentale dal punto di vista tecnico al sostegno e all'aiuto delle istituzioni Comuni e Province e della Regione stessa.
Credo che questa legge sia importante, frutto dell'impegno di questa maggioranza e di un lavoro costruttivo fatto da tutta la quarta Commissione senza distinzione tra maggioranza e opposizione, che ci ha permesso anche di raggiungere un risultato positivo e un'adozione, in Commissione, di questa legge senza alcun voto contrario.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Si tratta di una legge che a giudizio anche della minoranza può dirsi sufficientemente coerente con quanto prevede la legge 447 del 1995. Abbiamo valutato positivamente le osservazioni che sono pervenute alla quarta Commissione, che in linea di massima sono state introdotte nell'impianto normativo che oggi sottoponiamo al vaglio dell'Assemblea.
Il vero problema tuttavia — vale la pena di sottolineare questo aspetto — è l'esiguità delle risorse che sono state previste a sostegno della complessa serie di adempimenti che sono disciplinati nella legge e a sostegno anche dei contributi che pure la legge prevede e che rappresentano un elemento nodale, fondamentale dell'impianto stesso.
Quindi se da un lato l'insieme delle norme mi pare corrispondere sufficientemente al dettato della 447, non si può non rilevare come questo piano rischi concretamente di creare da un lato problemi in capo ai soggetti che saranno chiamati a esplicare attività amministrative concrete in sede di attuazione della legge e dall'altro rischi di lasciare come lettera morta l'insieme dei contributi che sono stati individuati dalla legge stessa. Quindi dobbiamo rilevare come a fronte di una sostanziale soddisfazione per quanto riguarda la struttura normativa della legge non si può che prevedere facilmente, ahimé, che buona parte delle previsioni normative della legge stessa possano essere chiamate a scontrarsi concretamente con il dato estremamente preoccupante dello stanziamento finanziario. Sono 200 milioni che dovrebbero in qualche modo coprire i contributi in conto capitale a sostegno dell'utilizzo dei materiali fonoassorbenti e fonoisolanti nell'edilizia, contributi per il contenimento dei rumori prodotti da ponti fissi. Quindi, se l'obiettivo, il compito, la finalità della legge è di promuovere e incentivare comportamenti maggiormente virtuosi in materia di contenimento dei rumori, purtroppo questa legge, per quanto riguarda lo stanziamento previsto non potrà contribuire efficacemente a questa azione di promozione e di stimolo. Questa è la prima, forte considerazione critica rispetto alla legge stessa.
Un'altra riguarda invece l'atteggiamento che dovranno osservare gli enti locali cui sono demandate le attività attuative ed esecutive della legge nel momento in cui dovranno concretamente porre in essere i vari piani e le varie attività amministrative. Noi auspichiamo, in sostanza, che da parte della Regione e dei Comuni, l'insieme degli oneri che correttamente sono previsti a carico dei soggetti che si dovranno attenere alla legge stessa sia ispirato a quel criterio e a quel principio di semplificazione amministrativa cui la stessa legge 447 fa richiamo in maniera piuttosto evidente. Vi sono dei precisi incombenti che riguarderanno la Regione e auspichiamo che all'insegna del principio della semplificazione amministrativa la documentazione, i criteri dei vari piani che la Regione dovrà applicare si ispirino a quel tipo di principio e che, anche per quanto riguarda l'articolo 8, vi sia l'attivazione immediata anche dei nuovi istituti tipo sportello unico, proprio per consentire che l'obiettivo del contenimento della rumorosità non crei una complessità ulteriore al sistema delle imprese. Credo che sia giusto e legittimo auspicare che la tutela dei nostri territori dal rumore possa efficacemente abbinarsi a questo principio di semplificazione, in nome di un coordinamento armonico di due esigenze che sono parimenti avvertite dalla cittadinanza amministrata.
Il problema della scarsezza di risorse si pone anche, materialmente, per quanto riguarda quelle che saranno poi le funzioni delle Province e dei Comuni: non credo che i 200 milioni stanziati possano comprendere ausili e sostegni in favore dei Comuni che dovranno dar luogo a un piano di classificazione e, se del caso, successivamente, di risanamento. Notavamo come l'Unione province marchigiane abbia, coerentemente con una certa tradizione che in questo senso l'ha mossa anche in altre circostanze, richiamato al problema dei rapporti con l'Arpam. Questa legge prevede una doverosità di avvalersi dell'Arpam per quanto riguarda le attività delle Province. Le Province giustamente si pongono il problema che il rapporto con l'Arpam, la consulenza dell'Arpam prevede un onere economico e l'Upi ha richiamato, altrettanto giustamente, un principio generale: quello che vede spesso e volentieri la Regione far riferimento agli ausili dell'Arpam senza prevedere tuttavia coperture finanziarie che possano consentire alle Province stesse di essere esonerate da un carico finanziario spesso eccessivo.
Quindi una profonda preoccupazione per l'insufficiente stanziamento che speriamo non determini una paralisi di quei doverosi contributi per il contenimento delle emissioni sonore e dall'altro lato l'auspicio che la semplificazione amministrativa necessaria — ripeto, proprio perché richiesta, sancita dalla stessa legge 447 — sia il principio che accompagni la Regione, le Province e i Comuni nel dare esecuzione agli obblighi normativi scaturenti da questa legge.
Un giudizio sostanzialmente positivo per quanto riguarda la parte precettiva della legge, una sensazione di sconforto che deriva dallo scarso sostegno finanziario alla legge che potrebbe farle rischiare di essere relegata nel limbo delle buone intenzioni e nelle leggi che tendono più alle affermazioni di principio che non alla concreta soluzione dei problemi di tutela dell'ambiente e della salute.

PRESIDENTE. E' aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il consigliere Benatti. Ne ha facoltà.

STEFANIA BENATTI. Giungiamo questa sera, come è stato ben sottolineato dal relatore di maggioranza, all'approvazione di una legge che fissa norme in materia di inquinamento acustico ed è la seconda legge in materia ambientale che il Consiglio regionale approva in poche settimane. E' motivo di soddisfazione anche il fatto che pure questa, come la precedente, è una legge d'iniziativa dei consiglieri regionali che hanno approfondito la questione e poi hanno emendato con il contributo anche delle audizioni che abbiamo tenuto. E' una tra le prime leggi che vengono approvate dai Consigli regionali italiani, anche se con qualche anno di ritardo, perché la legge quadro fissava per le Regioni il termine del 30 dicembre 1996 per legiferare e definire una lunga serie di elementi tecnico-amministrativi. Ma credo che questa legge abbia anche il pregio di essere immediatamente attuabile, con la possibilità quindi di recuperare parte del tempo perso, minimizzando i tempi di inevitabile inerzia, che generalmente si verificano all'avvio delle prime fasi di attuazione di una legge. Il merito di questo risiede in motivazioni di diversa natura.
Intanto la legge quadro sull'inquinamento acustico, pubblicata alla fine del 1995, ha già visto l'emanazione di alcuni importanti decreti attuativi che ne concretizzano i contenuti e le disposizioni e la rendono operativa. Oltre al previgente DPCM 1/3/91 (limiti massimi di esposizione), sono stati infatti emanati: decreto sul rumore prodotto dagli impianti a ciclo continuo; decreto sui luoghi di intrattenimento danzante e pubblici esercizi; decreto che determina i limiti di emissione, di immissione, di attenzione e di qualità; decreto sui requisiti acustici passivi degli edifici; tecniche di rilevamento e misurazione dell'inquinamento acustico; metodologia di misura del rumore aeroportuale; norme per la riduzione dell'inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili; procedure antirumore e zone di rispetto negli aeroporti; disciplina dell'inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario.
Ma a parte il quadro normativo nazionale, che si è recentemente completato con la disciplina dell'inquinamento acustico prodotto dalle reti di trasporto e dalle infrastrutture, la legge regionale delle Marche è strutturata in modo da prevedere un'agile procedura di messa a punto e approvazione degli aspetti regolamentari prettamente tecnici e un loro facile aggiornamento.
La definizione di molti elementi di dettaglio, che sono esplicitati in un apposito articolo, è affidata infatti alla Giunta regionale, con il preventivo parere della competente Commissione consiliare (art. 4 della pdl nella versione originaria, non so se la numerazione dell'articolato è stata modificata, essendo stati introdotti degli articoli in più). Peraltro un primo studio affidato all'università di Ancona negli anni scorsi (concluso alla fine della passata legislatura regionale) ha già reso disponibile una disamina dei diversi approcci per la classificazione acustica del territorio comunale e la redazione dei piani comunali di risanamento acustico. Si tratta di un documento che ha costituito e rappresenta tuttora un utile riferimento per i Comuni che hanno iniziato ad affrontare le questioni inerenti l'inquinamento acustico.
Da notizie assunte presso il servizio competente, questo studio sta per essere ulteriormente precisato, con il contributo congiunto della stessa università e dell'Arpam, e dovrà quindi, in tempi brevi e certi, fornire il primo fondamentale strumento di attuazione della legge, cioè la definizione di criteri per la zonizzazione comunale.
Quindi le previsioni dell'articolo 2 della legge regionale, quelle che si riferiscono all'obbligo per i Comuni di procedere alla classificazione acustica del proprio territorio (obbligo che è stato posto dalla legge quadro) potranno verosimilmente essere attuate entro tempi verosimilmente contenuti. Una volta definite le diverse zone nell'ambito del territorio comunale, potranno essere attribuiti i diversi limiti, già disponibili in quanto già fissati con DPCM 14/11/97 (esattamente 4 anni fa), quindi potranno essere rilevate le situazioni di non conformità a tali limiti, che richiedono la realizzazione di interventi di bonifica acustica, interventi che possono anche essere pesanti.
D'altra parte il problema dell'inquinamento acustico è un problema reale, sia ambientale che sanitario, e deve essere affrontato con l'attenzione che merita e che la legge quadro gli ha giustamente attribuito.
La classificazione acustica è un passaggio molto importante, quanto delicato, perché è il momento nel quale l'ente che governa il territorio (il Comune), mette a punto scelte strategiche atte a ridurre l'inquinamento acustico, cioè a garantire un efficace raggiungimento degli obiettivi di tutela che tanto la legge quadro, quanto la legge regionale, si pongono.
Secondo quanto disposto dalla legge regionale, ma anche dalla legge quadro, sarà poi la Regione, sulla base delle disponibilità finanziarie messe a disposizione dallo Stato (che derivano in parte dall'applicazione delle sanzioni amministrative previste dalla stessa legge quadro), a fissare le priorità per la realizzazione degli interventi di bonifica acustica.
Quindi questa legge regionale, in perfetto accordo con le previsioni della legge 447/95, mette in piedi e dà l'avvio ad un meccanismo, costituito da tutta una serie di azioni in sequenza, la cui competenza è attribuita ai diversi enti locali, ma anche alle imprese, ai gestori dei sistemi di infrastrutture, ai privati cittadini, che dovrebbe portare a garantire a tutti (ma in particolare alle parti più sensibili: ospedali, scuole, ma anche parchi e aree protette) livelli accettabili di esposizione al rumore.
Infine va richiamato che nella Regione Marche già dal 1998 è stato predisposto (e viene aggiornato ogni anno) I'elenco dei tecnici riconosciuti competenti in acustica ambientale, che sono professionisti marchigiani (residenti nella regione). Figure professionali, introdotte dalla legge quadro (art. 2, commi 6, 7 e 8), alle quali la stessa legge regionale fa ampio e puntuale riferimento, ogni volta che si tratti di effettuare verifiche fonometriche o studi di previsione di impatto acustico.
La disponibilità nella regione di tali figure professionali contribuirà quindi ulteriormente ad una pronta e fattiva attuazione della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Anche Forza Italia darà il suo voto favorevole, ma un voto favorevole con alcune precisazioni. Ancora una volta questa legge presenta delle lacune. Il consigliere D'Angelo è stato il primo deluso da questa legge per la carenza di somme inserite, quindi tutta questa euforia da parte dei consiglieri della maggioranza sia dovuta più al rispetto della stessa maggioranza e degli stessi consiglieri di maggioranza. E' un passo in avanti molto importante e anche per questo votiamo a favore, ma come è stato detto anche nell'ultima seduta del Consiglio regionale per quanto riguarda la proposta di legge molto amplificata sulla stampa come se fosse la prima in Italia, pi sono state previsti solo 100 milioni, e vedremo il prossimo anno quello che questa maggioranza riuscirà a produrre con quell'atto, a meno che non si basi ancora una volta sul volontariato, anche in questo atto troviamo una ristrettezza economica che a nostro avviso ben pochi risultati produrrà.
Un altro appunto, evidenziato in sede di Commissione, riguarda i Comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti — a nostro avviso non rispecchia le richieste che molti cittadini fanno da anni a questa parte — i quali debbono presentare una relazione biennale sullo stato acustico del loro territorio, quindi il Consiglio comunale approva la relazione e la trasmette alla Provincia per le azioni di competenza. Per quei comuni che hanno vocazione turistica — in Commissione ne abbiamo citati tanti: Numana, Sirolo, Porto Recanati, Porto San Giorgio — la legge non trova applicazione. Quindi, se veramente si vuole applicare questa legge, occorre un controllo non dico più rigido, ma nel rispetto di quei cittadini che nel periodo estivo vogliono anche riposare, li dobbiamo mettere nelle condizioni di riposare. A nostro avviso questa legge non rispecchia quello che il Consiglio regionale si pone come obiettivo. Se i Comuni debbono fare dei piani seri a livello economico, viste le ristrettezze che hanno, come possono operare? Nei comuni sotto i 30.000 abitanti chi fa il controllo? Sarebbe inoltre stato opportuno fare un censimento per vedere quali erano i Comuni interessati da questa legge: all'infuori di Civitanova e qualche altro ne troviamo pochi.
Quindi noi votiamo ancora una volta a favore di questa proposta, per dimostrare al Consiglio regionale che siamo propositivi e non ostacoliamo le proposte di legge, ma non ci sottraiamo dalla critica quando giusta e seria. Pretendiamo però che gli altri facciano autocritica e rispettino il pensiero delle opposizioni. Pertanto siamo favorevoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Devo dire con estrema soddisfazione che finalmente arriviamo ad approvare anche una seconda legge, dopo quella fortemente sentita dai cittadini dell'inquinamento da elettrosmog, sull'inquinamento da rumore, non meno pericoloso di quello da elettrosmog. E' noto infatti che l'inquinamento prodotto da rumore non è da ritenersi meno dannoso di altri inquinamenti; anzi, il carattere subdolamente visibile e diffuso lo rende più pericoloso sia per l'ambiente che per la salute. Numerose e acclarate sono le patologie fisiche prodotte dall'inquinamento acustico, oggi universalmente riconosciute. Ritengo quindi che l'approvazione di questa legge faccia fare un salto di qualità nel breve arco di tempo, faccia fare un salto di qualità a tutta la regione relativamente alla sensibilizzazione su problematiche ambientali.
In questo contesto sono orgoglioso di sottolineare come il gruppo Verdi ha avuto in entrambi i casi dei ruoli fondamentali per arrivare all'approvazione di questi due testi che, come ricordava la collega Benatti, sono di iniziativa del Consiglio.
E' vero che queste due leggi ci portano tra le Regioni più sensibili a queste problematiche ma ritengo che manchi un tassello per farci fare un salto di qualità, ai primi posti in Italia attenti alle problematiche ambientali. Mi riferisco alla legge sulla valutazione d'impatto ambientale: quasi tutte le Regioni in Italia l'hanno approvata, ne rimangono solamente tre e noi siamo il fanalino di coda. Ribadisco che in Commissione è in giacenza una proposta, presentata sempre dal gruppo Verdi e ci auguriamo che, per arrivare ai primi posti in Italia relativamente alla sensibilità alle problematiche ambientali venga affrontata al più presto anche la problematica relativa alla valutazione d'impatto ambientale.
Non voglio entrare nel merito di questa legge, visto che ci sono già stati gli interventi dei due relatori e dal consigliere Brini. Anche se arriva in ritardo rispetto ai termini previsti dalla legge quadro 447 del 1995, è una legge che va a coprire tutte le esigenze per una totale applicazione della legge quadro stessa.
Alcuni aspetti ci preoccupano e a tal proposito il gruppo Verdi ha presentato tre emendamenti relativamente ad alcune correzioni presentate durante il dibattito in quarta Commissione. Il testo originale, rispetto alla stesura del quale i Verdi hanno avuto un ruolo fondamentale, non prevedeva deroghe temporali ai limiti d'inquinamento da rumore. La legge è molto dettagliata, parla di zonizzazione, di piani comunali di risanamento acustico, di piani volontari di risanamento e quant'altro. All'art. 12 bis, secondo comma, quando si dice che "Il Comune fissa i limiti temporali della deroga e le prescrizioni per ridurre al minimo il disturbo", è pericoloso poiché non si dice in quanto tempo consiste tale deroga. "Temporaneo" può essere un giorno, ma anche un anno. Voi capite bene che se qualche amministratore locale dovesse intendere la temporaneità come un anno o una stagione, questa legge potrebbe essere notevolmente depotenziata. Ecco perché il gruppo Verdi tra gli emendamenti presentati chiede che la temporaneità sia prevista per un mese al massimo. Quindi si diano deroghe sul superamento dei limiti da inquinamento acustico per iniziative temporanee, ma si dica che al massimo sia di 30 giorni. Questo per evitare un possibile depotenziamento di tutta la legge.
Certo non viene depotenziata totalmente perché le zonizzazioni, i contributi da dare per i risanamenti, i contributi da dare ai privati in conto capitale, che vanno dal 20 al 40% della spesa d'investimento ammissibile e documentata per interventi di limitazione dell'inquinamento acustico relativamente agli ambienti ad uso industriale, artigianale, commerciale, turistico e sportivo, i contributi in conto capitale fino al 30% per tutti quei soggetti che intendono fare interventi di riduzione nello stesso ambito industriale, artigianale, commerciale, turistico e sportivo sono comunque interventi importantissimi e, come è stato detto, prevedono una copertura finanziaria adeguata. E' vero che la copertura finanziaria di questa legge è esigua, ma voglio rassicurare i miei colleghi di minoranza che, affinché questa legge non resti una enunciazione di principi come diceva il collega Castelli, nel prossimo bilancio dovrà trovare la giusta copertura finanziaria.
Come gruppo Verdi ci auguriamo che ciò avvenga, che si trovi la giusta copertura finanziaria, altrimenti in alcuni articoli, quelli dei contributi ai Comuni, ai privati e quant'altro — articoli 14, 15 ed altri — potrebbero risultare un atto demagogico di pessimo segnale.
Quindi ci muoveremo affinché si arrivi nel prossimo bilancio alla giusta copertura finanziaria, per far avere efficacia a tutto il testo. Riteniamo importantissima questa legge anche con alcuni cambiamenti. Uno l'ho illustrato prima, ma ne abbiamo presentato un altro come gruppo Verdi relativamente alle sanzioni, nel quale chiediamo che la sanzione minima sia più alta perché troppo spesso chi provoca questi disturbi lo fa per un'attività e una sanzione troppo bassa potrebbe essere messa nel costo di gestione dell'attività stessa e quindi ignorata. Chiediamo pertanto un innalzamento dei limiti minimi della sanzione e contestualmente chiediamo che, una volta accertata una infrazione, chi l'ha commessa risani da un punto di vista acustico, la sua struttura, pena, se il reato viene commesso più volte, il ritiro delle licenze o delle autorizzazioni.
Penso che questi emendamenti siano importanti per dare più efficacia alla norma, altrimenti rischiamo, come spesso succede in Italia, di emanare testi legislativi con un'efficacia limitata. Mi auguro che quanto esposto sia recepito anche in relazione alla sensibilità e all'impegno profusi dal gruppo Verdi per arrivare a questo testo che non è stato secondario, come non è stato secondario per la legge approvata sull'elettrosmog.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Articolo 7. Lo pongo in votazione.

()Il Consiglio approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10 ter. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12 bis. Emendamento a firma D'Angelo, che ha la parola per illustrarlo.

PIETRO D'ANGELO. Al comma 2 ove si fissano limiti temporali per la deroga e si dà la possibilità ai Comuni di superare in un determinato tempo certi limiti d'inquinamento ammessi non c'è la quantificazione del massimo della temporalità, quindi chiedo che al comma 2 venga aggiunto il seguente inciso: "Il Comune fissa i limiti temporali della deroga, che non può comunque essere superiore a un periodo di 30 giorni".

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. L'oggetto di questo emendamento come di quello successivo è stato discusso in Commissione. Propongo di respingere l'emendamento, intanto perché ritengo che nessuno più dei Comuni e dei sindaci è in grado di definire il tempo della deroga, perché loro sono quotidianamente a contatto con le situazioni e i problemi. Decidere noi per tutta la regione, per tutti i casi questi limiti temporali credo che sia sbagliato, perché meglio dei sindaci non possono esserci altri nel territorio. Non possiamo noi pensare di essere più in grado dei sindaci di definire tutti i casi e i tempi entro i quali vanno attuate quelle deroghe. Inoltre, fissare il limite di 30 giorni può essere in alcuni casi esagerato, in altri insufficiente, perché vi possono essere anche iniziative, seppure temporanee o mobili come vengono indicate nell'articolo, che richiedono qualche giorno in più dei 30. Lasciamo questa facoltà ai sindaci che tra l'altro lo dovranno fare in base ai criteri che entro 30 giorni dall'approvazione di questa legge dovranno essere emanati dalla Giunta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 12 bis.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 19. Emendamento a firma D'Angelo e Moruzzi. Ha la parola il consigliere D'Angelo per illustrarlo.

PIETRO D'ANGELO. Come ho avuto modo di dire nell'intervento generale, nella prima stesura della legge c'era una sanzione amministrativa che prevedeva da 3 a 20 milioni. In Commissione si sono ridotti i 3 milioni in 500.000 lire. Siccome i disagi più grandi alla popolazione derivano da attività che comunque danno un profitto, temiamo che una sanzione così bassa possa rientrare nei fondi di gestione dell'attività, quindi non incidere più di tanto. Per questo motivo proponiamo l'aumento del minimo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Come dicevo prima, questo argomento è stato oggetto di discussione in Commissione la quale ha deciso di portare il limite minimo da 3 milioni a 500.000 lire per due ordini di ragioni. Primo, perché questi sono i limiti fissati dalla legge quadro che prevede da un minimo di 500.000 lire a un massimo di 20 milioni. Secondo, perché bisogna utilizzare un minimo di flessibilità. A uno che viola certe norme in maniera marginale non possiamo applicare una multa di 3 milioni come minimo, perché è assurdo. Se la violazione è grave c'è la massima che è di 20 milioni. Credo quindi che dobbiamo adeguarci alla legge quadro: 500.000 lire come minimo e 20 milioni come massimo. Chi dovrà applicare la sanzione — sindaci o Province — deciderà quale misura applicare. Che applichiamo una cifra così alta anche per violazioni minime mi sembra esagerato nei confronti di un cittadino che viola per la prima volta e magari in maniera non grave la legge. Sono quindi per respingere questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Voglio fare una proposta provocatoria. Ripetutamente questo Consiglio si trova a discutere di sanzioni e negli interventi si evidenzia che i consiglieri non conoscono le norme regionali sulle sanzioni, sull'oblazione. Noi abbiamo meccanismi che fanno sì che le funzioni siano uniche, perché il meccanismo dell'oblazione stabilisce un metodo di calcolo, quindi credo che le discussioni che facciamo debbano essere riportate a una riflessione sulla legge regionale, sulle sanzioni, altrimenti quello che ha detto Franceschetti sono parole al vento poiché non c'è possibilità di discriminare una sanzione più alta o più bassa in quanto chi commette la sanzione, scegliendo di pagare subito paga il doppio del minimo sia che abbia fatto un'infrazione mettendosi a suonare il clacson sotto la casa di un'abitazione sia che abbia tre mesi un intero quartiere al di sopra dei limiti di legge per i rumori che vengono da un complesso industriale. Questo è un intervento che richiama la necessità di una riflessione, perché se in quest'aula si dice che vogliamo graduare la sanzione in base alla gravità del comportamento, è quello che noi sistematicamente non facciamo ogni qualvolta facciamo interventi di questo genere in quest'aula stabilendo le sanzioni in questo modo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Subemendamento 03 all'emendamento 3 a firma D'Angelo, che ha la parola.

PIETRO D'ANGELO. Mi auguro che questo subemendamento venga preso in considerazione dalla maggioranza di questo Consiglio. Nell'articolo 19 sulle sanzioni non si fa alcun riferimento all'obbligo di risanamento acustico, ma ci si limita solamente a parlare di sanzioni. Questo emendamento prevede due commi, uno di contenuti e uno tecnico. Il comma 2 prevede l'obbligo, per il responsabile delle violazioni, di porre in atto tutte le azioni di risanamento per il rispetto dei limiti e dei valori della legge. Nel caso di più violazioni della medesima specie commesse nell'arco di 120 giorni dalla precedente contestazione si può revocare il provvedimento amministrativo. Questo per dare efficacia alla norma, altrimenti uno potrebbe comprendere il costo della sanzione in quelli di gestione e non riusciremmo a dare efficacia alla norma. Vi chiedo di riflettere su questo aspetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Questo emendamento è giusto e copre una lacuna della legge, perché non avevamo previsto che in mancanza di adeguamento ai limiti di legge dopo una sanzione non succede niente. Invece vogliamo far sì che dopo la sanzione se qualcuno non si adegua ha un obbligo a farlo e a risanare l'inquinamento. Sono quindi favorevole sia al subemendamento che all'emendmento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'emendamento come subemendato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 19 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)


Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il Presidente D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Chiedo che, invertendo l'ordine del giorno, venga trattato il punto 9), perché urgente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del Presidente D'Ambrosio.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L.R. 24/2000 art. 1 — Piano triennale inserimento lavorativo disabili 2001/2003» Giunta (69)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 69, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Si tratta di un atto molto importante che va approvato rapidamente anche per poter consentire la piena esplicazione delle politiche sul territorio.
Il piano triennale d'inserimento lavorativo disabili 2001-2003 è particolarmente significativo perché cerca di coordinare e raccogliere le politiche e gli interventi su alcuni soggetti particolarmente svantaggiati. Nella nostra regione nel 1998 figuravano 2.500 alunni portatori di handicap, 38.396 persone assistite per la cattiva salute, 502.000 persone con una o più malattie croniche, 254.000 persone con due o più malattie croniche. Siamo quindi di fronte ad una situazione che riguarda un bacino molto ampio di soggetti e se andiamo a guardare altri dati riguardanti i non vedenti, i non udenti, i disabili troviamo alcune migliaia di persone.
E' quindi una popolazione che ha delle menomazioni e dei disagi particolarmente significativi, pertanto è molto importante poter consentire agli enti locali, alle Province soprattutto, che sono delegate a questo, di attuare l'inserimento lavorativo.
La parte finanziaria più rilevante è quella prevista dall'asse B dell'Obiettivo 3 Fse 2000-2006: inserimento lavorativo e reinserimento dei gruppi svantaggiati.
Questo piano è il frutto di un lavoro mirabile dell'ufficio e dei funzionari che hanno cercato di coordinare una serie di interventi che sono qua e là sparsi nella legislazione, cerca di mettere in grado gli enti locali delegati, soprattutto le Province, di muoversi su questo versante e soprattutto è volto a favorire l'inserimento lavorativo ma a favorire anche il perseguimento degli studi per azioni di professionalizzazione e di aggiornamento continuo. E' ancora più interessante l'idea che non solo bisogna attivare questi canali di finanziamenti e di aiuto a questi soggetti, ma occorre anche provvedere a informare meglio la collettività regionale di questi problemi, quindi a inserire le informazioni sui circuiti Internet e telematici, a fare un seminario di presentazione patrocinato dalla Regione Marche, ad azioni di coordinamento fra attori politico-amministrativi pensati per tutelare gli interventi del piano evitando duplicazioni e a mettere in campo quel coordinamento che è da tutti auspicato fra le politiche del lavoro e le politiche della scuola e della formazione.
Si tratta di una frontiera avanzata del nostro welfare che dovrebbe esaltare la capacità di coordinare gli strumenti lavorativi della formazione e dell'istruzione. Questo piano è stato discusso ampiamente in Commissione terza, è stato approvato all'unanimità, è abbastanza urgente dare piena operatività a questi finanziamenti, a queste risorse europee, nazionali e regionali. La Regione delega la gran parte delle risorse alle Province, si riserva alcune azioni di coordinamento e quindi vi proporrei, data l'importanza e vista l'ora tarda, di approvarlo senza alcun indugio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Abbiamo ritenuto opportuno venire incontro alla richiesta del presidente, perché si tratta di una fascia debole della popolazione. Questo non significa che non ci sarebbe bisogno di approfondire il problema per il quale sarebbe importante un passaggio, oltre che nella terza Commissione — quella dei problemi del lavoro, ove è passato — anche nella Commissione quinta (servizi sociali) e seconda (bilancio), perché uno degli aspetti che saltano subito agli occhi di questo atto amministrativo è che è un piano triennale che si avvale solo dei fondi europei e non ci sono fondi aggiuntivi della Regione. Si dice che il dirigente del servizio attesta che questa non è una delibera di spesa perché non c'è alcun ulteriore aggravio al bilancio regionale. Purtroppo i fondi comunitari sono di gran lunga insufficienti rispetto alle esigenze complessive e se uno va ad approfondire quali sono le persone che beneficiano si vede che per la maggioranza di queste si tratta di invalidi che hanno problemi di deficit fisico, una quota più modesta ha deficit sensoriali — per fortuna i menomati sensoriali sono, complessivamente, non così numerosi — mentre c'è una quota quasi simbolica, non esiste appoggio per le persone che hanno handicap di tipo psichico. Se andiamo a guardare l'impatto complessivo nella società, le persone con problemi psichici sono piuttosto numerose e comunque una quota assolutamente vicina a quella delle persone con handicap motorio.
Mi permetto di fare anzitutto una valutazione autocritica: cosa sarebbe successo se avessimo governato noi? Risposta: "probabilmente il piano sarebbe stato assai simile", perché in funzione di queste risorse, con questo livello e qualità dei servizi, probabilmente questo piano messo a punto soprattutto dai servizi — non è un piano politico — è quanto di meglio si potesse fare. La riflessione che invece credo sia opportuno fare è la seguente. Primo, anche se siamo in un periodo di difficoltà di bilancio regionale, l'assestamento di quest'anno invece di mettere in campo risorse aggiuntive sottrae quasi il 50% della manovra, cioè il 50% della manovra di bilancio è tagli invece che aggiunte o utilizzazione di nuovi fondi. E' quindi chiaro che parlare di risorse aggiuntive ai fondi europei è parlare di cose che non si sa se si possono fare, perché nel bilancio 2002 dovremo vedere come la Regione possa far fronte ai buchi, prima di tutti quello della sanità. Nell'ambito perlomeno degli indirizzi, accanto alle risorse comunitarie che vengono qui definite e indirizzate è opportuno cominciare a pensare quali possano essere forme aggiuntive. Mi riferisco al futuro, perché paradossalmente questo è un piano triennale del 2001: come noto siamo a metà novembre 2001, quindi il piano sarà operativo dall'anno prossimo.
Il secondo aspetto è vedere quello che sta succedendo: ci sono dei tipi di handicap che trovano effettivamente una risposta, magari sempre insufficiente ma la trovano, mentre altri tipi di handicap passano quasi senza risposte. Per esperienza personale ma anche dai dati che compaiono nel piano l'handicap psichico viene ritenuto non affrontabile o comunque non ci sono progetti precisi. Su questo siamo ancora a una zona d'ombra molto grande e forte, invece si potrebbe dare una risposta, perché nell'handicap neuro-sensoriale e quello motorio ci troviamo di fronte a patologie consolidate, cioè se uno ha un deficit uditivo o visivo più o meno è una situazione di stabilità che lo seguirà tutta la vita ed è molto importante avviarlo al lavoro, però così è. Invece nell'handicap psichico non solo c'è l'aspetto di assistenza, quindi di collocamento, ma anche quello di riabilitazione. (Interruzione). A pag. 55 si distinguono giustamente disabili fisici, disabili con difficoltà di apprendimento (ritardo), disabili psichici e disabili sensoriali. Ma questo non è il piano, questo è il consolidato sapere scientifico. Ho detto che chiunque avesse fatto questo piano per larga parte l'avrebbe fatto così.

MARCO LUCHETTI. Tu stai dicendo che l'intervento non tiene conto di quella parte...

CARLO CICCIOLI. Gli handicap psichici in piccolissima parte.

MARCO LUCHETTI. La legge si applica a tutti...

CARLO CICCIOLI. Forse non mi sono fatto capire. Si applica a tutti, ma di fatto trovano maggiore soddisfazione o grandissima parte di soddisfazione coloro che hanno disabilità neurosensoriali perché sono più organizzati, perché hanno le loro associazioni, perché l'intervento è consolidato. Per i ciechi c'è una legge antica. La stessa cosa vale per il deficit motorio. Per altre categorie, purtroppo...

MARCO LUCHETTI. Nell'esperienza delle categorie sociali di tip B i disabili psicosensoriali...

MARCELLO SECCHIAROLI. Per l'inserimento lavorativo normale ha ragione il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Su altre cose posso essere "abusivo", su questa ho lavorato 15 anni, quindi è l'esperienza di persona, non è una considerazione politica. E' così, purtroppo è così. Dovremmo porci il problema del perché è così. Leggo una tabella, pag. 74, "Formazione professionale": "Attività della scuola di formazione: deficit fisico, 372 partecipanti al corso; pluriminorati sensoriali 59; psichici 10". Comunque non voglio fare polemica, perché se avessimo voluto fare opposizione avremmo potuto dire "non c'è il numero legale, ne parliamo la prossima volta". E' culturalmente così, addirittura una presa d'atto.
Quindi c'è il problema delle risorse aggiuntive, c'è il problema di vedere perché ad alcuni tipi di deficit la risposta, più o meno buona c'è, ad altri invece no. Ci dobbiamo far carico di risolvere questo problema. Non ho neanche detto una cosa che ha una contrapposizione ideologica. Credo che dobbiamo ragionare su questi aspetti. Detto questo prendiamo atto del piano triennale, ci asterremo, ma l'atteggiamento è quello di costruire.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Cecchini per le conclusioni per conto della Giunta.

CRISTINA CECCHINI. Intanto ringrazio le forze politiche per avere prima votato in Commissione e adesso consentito l'approvazione di questo atto che per la Giunta è molto rilevante e credo anche per questo Consiglio regionale, perché rappresenta il primo atto di programmazione nel settore della disabilità. Questo piano è frutto del lavoro dei funzionari della formazione professionale, dei servizi sociali della Regione e anche degli operatori dei centri per l'impiego. Per la prima volta quantifichiamo, leggiamo un fenomeno che è consistente e sul quale, ha ragione il consigliere Ascoli, si lavora ancora non a sufficienza, nel senso che la conoscenza culturale di un fenomeno, la rilevanza sociale che esso esprime ha bisogno di risorse e di scelte che si leggano nei bilanci in modo ancora più esplicito. Da questo punto di vista voglio tranquillizzare Ciccioli su un punto e prendere impegno su un altro. Non sono soltanto gli stanziamenti del Fse a finanziare il piano, perché il Fse nell'asse B ha circa 3 miliardi per ogni anno nel sessennio, quindi 18 miliardi in totale, ma questo piano è finanziato dai fondi della legge 68 e dai finanziamenti della legge 24. La legge 68 è una legge nazionale rispetto alla quale nelle Marche sono arrivati nel 2000 tre miliardi di lire che noi abbiamo subito ripartito alle Province e le Province li hanno trasmessi in dotazione ai centri per l'impiego, per le aziende. Il risultato ottenuto è giudicato buono a livello nazionale, perché mentre i tre miliardi sono stati ripartiti sui 100 nazionali, nel 2001 il fondo nazionale è sceso a 60 miliardi e la Regione Marche ha mantenuto la cifra di 2.980 milioni. Questo perché abbiamo fatto un numero molto buono di convenzioni — anche se sono solo 160 — e abbiamo avviato al lavoro 54 lavoratori a tempo indeterminato, e questo è un dato valido, e 53 a tempo determinato, con 22 tirocini formativi e 3 apprendisti. Quindi ci sono finanziamenti nazionali sulla 68. Inoltre vi sono finanziamenti regionali limitati a 200 milioni nel momento in cui abbiamo fatto la legge 24 e a una cifra superiore — pensiamo di fare una manovra, in sede di assestamento — di cui abbiamo già ragionato in Giunta. Relativamente al piano delle politiche attive del lavoro sul quale siamo impegnati con il Governo nazionale per la chiusura del bacino degli LSU abbiamo una possibilità di prevedere l'ulteriore priorità dei disabili, quindi riteniamo di aggiungere un miliardo di lire ai 200 milioni che abbiamo messo e prima della fine dell'anno riusciremo a fare un bando finalizzato alla formazione al lavoro dei disabili. Questo rispetto alle notizie sul piano finanziario.
Rispetto alle notizie sul piano politico ha ragione Ciccioli quando dice che bisogna fare delle scelte visibili. Il livello di percentuale sul quale si è costruito il complemento di programmazione del Fse ci porta alla cifra di 3 miliardi per sei anni. Abbiamo già detto alla Commissione di Bruxelles che intendiamo rimodulare questa percentuale. E' la stessa cosa successa nell'Equal, programma comunitario Regione Marche: la misura comunitaria Equal sullo svantaggio sociale, così come l'asse B caricano troppe problematiche che non devono essere caricate in questa intensità di finanziamenti. Infatti nel programma Equal i soggetti che sono stati selezionati come coloro che prenderanno i finanziamenti sono soprattutto soggetti dell'immigrazione, meno i disabili. La stessa cosa sullo svantaggio sociale: abbiamo dato indicazione alle Province di lavorare su "immigrazione ed handicap": la Provincia di Pesaro ha lavorato sull'handicap e niente sull'immigrazione, la provincia di Ancona ha lavorato sull'immigrazione e poco sull'handicap, la Provincia di Macerata ha fatto un po' sull'immigrazione e un po' sull'handicap. Sostanzialmente i tre miliardi non fanno la rilevanza di questo fenomeno né sul fronte immigrazione, tanto meno sul fronte disabili. Riteniamo quindi di dover implementare anche con risorse regionali, pertanto nel piano annuale delle politiche attive del lavoro del prossimo anno si dovrà leggere questa politica. Siamo intervenuti bene quest'anno sulle donne e sui laureati perché erano due segmenti importanti del mercato del lavoro delle Marche su cui tentare una politica e c'era anche la necessità di lanciare e non delegare solo alla legge 68 e alla legge 24 questa politica.
Mi fermo qui, perché le questioni rilevanti sul piano delle scelte culturali le ha amplificate quanto necessario il prof. Ascoli; sul piano delle risposte finanziarie spero di essere stata in grado di rappresentare un'esigenza politica che dovremo insieme costruire nei bilanci futuri. Ringrazio ancora per la possibilità di approvare questo atto importante per la programmazione regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Si evince da questa discussione, sia pure molto sintetica, l'importanza di questo atto, soprattutto del fatto che, come quando abbiamo approvato la legge sugli orari e sui tempi delle città, ci troviamo di fronte a degli atti di politica culturale, importanti di questa Regione ed è evidente che la bontà di questi atti starà poi nelle cose che andremo a fare nei prossimi anni, non certo nella quantificazione specifica delle risorse. Ha ragione anche chi sostiene che la problematica della disabilità non può essere liquidata con un piano che utilizza solo risorse europee e nazionali, ma andrà a diventare una questione importante se riusciremo ad aumentare la cultura del sociale e a far capire che anche un disabile psichico, anche un disabile grave può avere una sua vita e una sua possibilità di inserimento sociale purché non solo la Regione ma anche gli enti locali e i servizi siano in grado di entrare in questa logica di inclusione sociale.
Per questi motivi ritengo che sia importante e opportuno che approviamo questa sera, possibilmente all'unanimità, questo piano.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,30