Resoconto seduta n. 67 del 05/12/2001
La seduta riprende alle 16,15



Interpellanza (Svolgimento): «Discarica di Morrovalle — Quesito del Comune di Montelupone alla Provincia di Macerata» Massi (37)
interrogazioni: (Svolgimento):
«Discariche di Morrovalle e Potenza Picena» Amagliani (216)
«Discarica di Morrovalle» Brini (221)
«Discarica di Morrovalle — Autorizzazione abbancamento RSA» Pistarelli (298)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 37 del consigliere Massi e le interrogazioni n. 216 del consigliere Amagliani e n. 298 del consigliere Pistarelli.
Ha la parola, per illustrare l’interpellanza, il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. L’interpellanza è diretta a capire se la Provincia di Macerata, per quanto riguarda la discarica di Morrovalle stia adempiendo a tutti quelli che sono i passaggi di un iter procedimentale dovuto, legittimo ed opportuno. Risulta che appelli del Comune di Montelupone sono stati più volte rivolti all’Amministrazione provinciale di Macerata per accertare se l’impianto di discarica di Morrovalle sconfini in qualche modo sul territorio di competenza del comune di Montelupone, anche per accertare l’esistenza delle condizioni di legittimità per determinare l’indennizzo ecologico per la popolazione di Montelupone. Sottolineo con particolare rammarico che la Provincia di Macerata ha sempre sdegnosamente snobbato questa richiesta. Addirittura l’Amministrazione provinciale ha risposto che questa è una questione di regolamento di confini e apposizione di termini, per cui dovrebbe essere una causa civile a regolare questo rapporto. Mi pare che il comportamento sia da censurare, non è questo lo stile di una collaborazione che deve esservi fra un’Amministrazione provinciale e un Comune su un argomento delicato come la discarica.
Chiedo quindi di sapere se la Giunta regionale è a conoscenza di questa delicata situazione e cosa intende fare per sostenere, o perlomeno per chiarire le vicende sottolineate dal Comune di Montelupone, accertando se la Provincia sta eludendo comportamenti che invece sono dovuti sul piano della legittimità e dell’opportunità.

PRESIDENTE. Risponde l’assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Colgo l’occasione per rispondere non soltanto all’interpellanza del consigliere Massi ma anche alle interrogazioni dei consiglieri Pistarelli, Brini (che era a risposta scritta) e Amagliani.
«La Regione Marche con D.G.R. n. 2342 del 5/08/1996 ha dichiarato la compatibilità paesistico ambientale e rilasciato l’autorizzazione paesistica con prescrizioni al progetto presentato dalla SENESI S.r.l. denominato "Progetto di bonifica integrale dell'area in contrada Asola con realizzazione impianti per RSU e RSA.
Tra le prescrizioni stabilite dalla Regione Marche vi era quella che i rifiuti da abbancare nella zona nord-ovest, per colmare una depressione innaturale, dovevano essere di natura esclusivamente secca con caratteristiche tecniche idonee a garantire e a migliorare la stabilità delle scarpate e di tutto il versante.
Con successiva D.G.R. n. 3649 del 2/12/1996 la Regione Marche ha approvato, ferme restando le prescrizioni della precedente delibera, il progetto stesso.
Il progetto, dunque, risulta essere stato approvato secondo le disposizioni di legge allora vigenti: L. 1497139, L. 431/85, L.R. 43/92 per la dichiarazione di compatibilità ambientale e autorizzazione paesistica; DPR 915/82, L.441/81, L.R. 31/90 per l'approvazione del progetto.
Essendo il progetto approvato, sia pure con le dovute prescrizioni tecniche, con i disposti di legge di cui sopra, si ritiene che quanto approvato sia stato valutato compiutamente dall'allora vigente Comitato Tecnico Regionale di cui alla L.R. 31/90 e quindi considerato sia compatibile con l'esistente che con l’area circostante.
Relativamente ai controlli sull’impianto circa l’osservanza delle prescrizioni regionali, questi ultimi sono di competenza della Provincia territorialmente competente.
Per quanto riguarda la valutazione d’impatto ambientale del progetto si rappresenta che la Regione Marche ha recepito l’atto in indirizzo sulla VIA — DPR 12/4/1996 — successivamente alle delibere di cui sopra, e precisamente con la delibera di Giunta n. 83 del 25 gennaio 1999. La valutazione d’impatto ambientale è quindi entrata in vigore, di fatto, da questa data.
Dal recepimento delle disposizioni in materia di VIA questa Amministrazione non ha esaminato progetti relativi all’impianto. Sulla base delle autorizzazioni rilasciate nel 1996 con delibera di Giunta 501/2001 si è concessa alla Morrovalle Ambiente Spa l’autorizzazione all’esercizio dell’attività di smaltimento rifiuti speciali assimilabili (RSA). Nel mese di luglio 2001 la Provincia di Macerata, preso atto che presso l’impianto di Morrovalle venivano smaltiti, oltre agli RSA di ambito anche RSA provenienti dalla regione Campania, ravvisata l’inopportunità di tale abbancamento e considerato anche lo stato di emergenza dovuto alla carenza di impianti ha immediatamente convocato il collegio di vigilanza previsto dall’accordo di programma per il reperimento di discariche nella fase transitoria, al fine di individuare nel brevissimo periodo la soluzione.
La stessa Provincia di Macerata con propri decreti veniva a capo della situazione mediante ordinanze che obbligavano lo smaltimento degli RSU maceratesi, in precedenza smaltiti in impianti dell’ascolano presso l’impianto di Colli d’Asola.
Il Tar Marche intervenuto sui ricorsi del Comune contro le ordinanze provinciali, seppur confermando i conferimenti di RSU non escludeva l’abbancamento degli RSA provenienti dalla Campania. La questione oggi è definitivamente risolta.
In un incontro tra il sottoscritto e il commissario di Governo per la Regione Campania, è infatti stato stipulato un accordo secondo il quale dal 25.9.2001 la Regione Campania ha sospeso il conferimento di rifiuti presso l’impianto di Morrovalle.
Risulta pertanto che la collaborazione fattiva tra le istituzioni Regione e Provincia abbia permesso di risolvere un problema che ha avuto forse più risalto dalla stampa che non nei fatti concreti, visto che c’è stato un periodo limitato di questo abbancamento, seppure non opportuno.
Da ultimo, per quanto riguarda il presunto sconfinamento dall’area della discarica di Colli d’Asola nel territorio del comune di Montelupone questa Amministrazione, premesso che risulta da verificare la competenza regionale in materia di equi indennizzi — qui non abbiamo nessuna funzione istituzionale o legislativa autorizzata — interverrà secondo le proprie competenze ai fini dell’accertamento tecnico e dell’acquisizione del relativo riscontro.
Mi permetto però di dire un’altra cosa: non è soltanto questione di Provincia, ma lo stesso Comune si può fare parte attiva in questa valutazione, secondo il mio modesto parere. Questi suggerimenti sono già stati anche offerti al sindaco di Morrovalle. Capisco che la conflittualità fra Amministrazioni sarebbe opportuno evitarla, però nel momento in cui ci fossero misurazioni adeguate fatte dal Comune, credo che ci possano poi essere i presupposti legislativi per rivendicare un equo indennizzo, visto che la discarica è proprio dirimpetto al comune di Montelupone e credo che venga più considerata la discarica di Montelupone che quella di Morrovalle».
Questo per quanto mi riguarda come considerazioni personali, oltre al dato tecnico.
Spero di avere risposto a tutte le richieste che i quattro consiglieri in qualche modo avevano integrato.

PRESIDENTE. Per la replica hanno diritto di parola sia l’interpellante che gli interroganti.
Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Sono insoddisfatto solo dell’ultima parte della risposta. Per quanto riguarda l’equo indennizzo dobbiamo essere più decisi e più determinati, perché nella risposta si parla di competenze, ma si rimanda il tutto. E’ un punto interrogativo nel senso che né la Provincia né il Comune di Morrovalle intervengono su questo problema. Se lo sconfinamento c’è stato qualcuno deve pure intervenire. Non vorrei che fra sei mesi tornassimo in aula a parlare dello sconfinamento e delle competenze. Penso che gli uffici della Regione debbono attivarsi. Se non lo possiamo fare possiamo però chiedere una diffida, poi per quantificare l’equo indennizzo ci saranno gli uffici competenti. Importante è che la Regione si attivi con i suoi uffici nel dire alla Provincia “signori, avete ancora un termine di due-tre mesi per dare una risposta a questo problema”. Non vorrei che a distanza di tempo dovessimo tornare a parlare di questa situazione non stabilendo fin d’ora di chi sono le competenze. Penso che sia un problema non solo di sconfinamento: anche se un Comune ammettesse di avere fatto una parte di discarica nel territorio di un altro Comune non so quali problemi di equo indennizzo possano esserci. E’ un problema complesso. Mi sembra difficile che un Comune faccia una dichiarazione dicendo “ho sconfinato”. Se usassimo una prassi corretta a livello istituzionale l’ufficio regionale potrebbe dire “ci è stato sottoposto questo problema, c’è questa discarica” e si potrebbe chiedere a loro di consegnare gli strumenti, di dire se effettivamente c’è stato questo sconfinamento, altrimenti parleremo senza risolvere il problema. Su questo punto sono insoddisfatto.

PRESIDENTE. Ho commesso un errore nel senso che ho dato la parola a Brini che non ne aveva diritto, perché la sua interrogazione era a risposta scritta. Brini l’ha presa e, come sempre, si lamenta.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Assessore, ho ascoltato attentamente, pur nelle difficoltà di quest’aula che è particolarmente rumorosa e non favorisce l’interlocuzione, la sua risposta.
Nella mia interrogazione dicevo a un certo punto se l’attività autorizzata nel marzo 2001, cioè l’ultima autorizzazione data dalla Regione fosse rientrante nell’accordo di programma concordato con la Provincia di Macerata.
L’insoddisfazione deriva da questo: se lei riferisce questo atto agli atti precedenti per i quali quella discarica è autorizzata a RSU e RSA, è chiaro che è una discarica di categoria in grado di abbancare RSU e RSA, ma è altresì chiaro che una volta licenziato il piano regionale dei rifiuti e una volta giunti, anche per stralci, finalmente a un assetto provinciale di gestione di rifiuti, con un quadro e un sistema che dovrebbe trovare un’organicità, un insieme di valutazioni per quanto riguarda fabbisogni e risposte, l’autorizzazione del marzo 2001 sfugge a questo, perché ritorna ad essere un’autorizzazione legata a quanto stabilito già dal 1997 per la discarica Senesi, cioè una capacità di essere in grado di abbancare RSU ma anche assimilabili.
E’ questo il discorso che contesto all’assessorato: se andiamo verso una programmazione di gestione che è di programma provinciale sulla base di criteri che diamo come piano regionale di rifiuti, non può stabilirsi in una fase come quella nella quale c’era emergenza RSU — tant’è che il Presidente D’Ambrosio con i suoi poteri conferitigli dalla legge ha autorizzato abbancamenti al di fuori del territorio provinciale, in via straordinaria e contingente, per fare in modo che si smaltissero rifiuti RSU — che la Senesi fa solo RSA e per quelle volumetrie: 30.000 metri cubi all’anno per tre anni, perché ha 90.000 metri cubi autorizzati. Quell’atto deve rientrare nella programmazione provinciale complessiva, tant’è che a parte i ricorsi al Tar e tutti i passaggi l’assessore è intervenuto e ha detto “chiariamo questa questione: prima di venire a trattare e a smaltire rifiuti da fuori, siano pur essi assimilabili agli urbani, vorrei che ci fosse la risposta nel territorio”. E’ questa la cosa che noi riteniamo essere mancata da parte della Giunta: non avere inserito questo atto del marzo nella programmazione provinciale e aver potuto far compiere legittimamente delle operazioni al di fuori della provincia di Macerata, per rifiuti che venivano da fuori provincia di Macerata a quel tipo di società che tra l’altro è ancora slegata dal discorso “consorzio-smaltimento rifiuti” perché ancora fuori dal Consmari. Sono in trattative da mesi — da anni dico io — però Morrovalle è ancora soggetto che ha una capacità gestionale propria perché è Comune e privato, 51 e 49%. Non possiamo fare di ogni situazione una situazione che gestisce in proprio certe cose, se è vero come è vero che ormai abbiamo una normativa regionale, un piano regionale e dei piani provinciali di gestione che devono organicamente affrontare la materia. Ecco perché mi dichiaro insoddisfatto: perché è stato un atto errato di Giunta che non doveva essere posto nella maniera in cui è stato posto ma doveva avere quei paletti che stavano per essere confezionati dal piano stralcio provinciale per la provincia di Macerata che è ancora in una fase di emergenza e abbiamo ancora dei mesi, forse degli anni, nei quali il problema dei rifiuti troverà molte difficoltà ad essere risolto. Questo è un rammarico perché la programmazione regionale deve arrivare poi ad essere efficace, a dare risposte efficaci nel territorio. Queste risposte ancora non ci sono.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Sono soddisfatto della correttezza e della puntualità con cui l’assessore ha risposto. Mi si conferma il fatto che nella nostra benamata provincia di Macerata qualcosa non funziona. Parlo dell’Amministrazione provinciale e lo dico anche alle forze di maggioranza di questo Consiglio: mettete mano all’Amministrazione provinciale di Macerata che è completamente isolata dal contesto della cosiddetta società civile. Non avere rapporti neanche con i Comuni mi pare una cosa abbastanza grave. E’ vero quello che dice l’assessore, che il Comune si deve adoperare, però voglio chiarire che quel Comune è stato trattato abbastanza male, in maniera anche molto rude e superficiale.
Comunque sono soddisfatto della risposta dell’assessore.



Interpellanza (Svolgimento): «Applicazione piano di sviluppo rurale» Pistarelli (44)
Interrogazioni (Svolgimento):
«Bandi piano di sviluppo rurale» Gasperi (271)
«Modalità di presentazione delle domande relative al bando attuativo del piano di sviluppo rurale» Ciccioli (293)
«Piano di sviluppo rurale» Benatti (319)
«Misura A — Piano di sviluppo rurale — Ripristino dotazione finanziaria» Giannotti, Trenta, Brini, Cesaroni, Ceroni e Grandinetti (328)
«Piano di sviluppo rurale 2000-2006 Misura A: investimenti nelle aziende agricole» Viventi (340)
«Piano di sviluppo rurale 2000-2006» Grandinetti (361)
«Trasparenza delle graduatorie finali relative alle domande presentate per il piano di sviluppo rurale» Ciccioli (373)
«Integrazione del piano di sviluppo rurale» Moruzzi (389)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 31 del consigliere Castelli e le interrogazioni n. 271 del consigliere Gasperi, n. 293 del consigliere Ciccioli, n. 319 del consigliere Benatti, n. 328 dei consiglieri Giannotti, Trenta, Brini, Cesaroni, Ceroni e Grandinetti, n. 340 del consigliere Viventi, n. 361 del consigliere Grandinetti, n. 373 del consigliere Ciccioli e n. 389 del consigliere Moruzzi.
Ha la parola, per illustrare l’interpellanza n. 31, il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La mia interpellanza è stata proposta in via d’urgenza il 16 novembre u.s., poiché la Regione Marche, approvando il piano di sviluppo rurale a marzo del 2001 ha posto in essere uno strumento dichiarato dall’assessore anche in quest’aula, con una riunione monotematica sull’agricoltura, come strumento di fondamentale importanza per la programmazione degli interventi 2001-2006 nel campo dell’agricoltura, che con la sanità sono forse i due aspetti di maggiore rilievo per quanto riguarda il nostro bilancio regionale.
Noi abbiamo assistito a mesi di predisposizione dei bandi di attuazione delle misure d’intervento, a modulazioni di detti bandi che dovevano avere scadenze, dotazione di fondi, criteri specifici, nei quali è regnata la confusione più totale e da ultimo, con delibera di Giunta una prima volta nel maggio e una seconda volta nell’ottobre si rettificavano i numerosi bandi di attuazione e si rinviavano termini — soprattutto quello di ottobre: la delibera è del 15 ottobre 2001 — relativi ad altrettanto numerose misure d’intervento prorogando termini istruttori anche di domande già pervenute, di misure già in attuazione. Le incertezze e i rinvii dimostrano uno stato di grave difficoltà e incertezza nella politica di sostegno del settore agricolo, uno stato evidenziato anche dalle categorie stesse che hanno in più di una occasione manifestato la loro parziale soddisfazione per quanto riguarda l’assetto complessivo del piano di sviluppo rurale, ma insoddisfazione massima per determinate misure specifiche di intervento che non erano calibrate, non sono calibrate alla realtà e alle esigenze dell’agricoltura marchigiana, tant’è che per determinate misure — e nella mia interpellanza ho fatto due esempi tra i più significativi — si sono sbagliati completamente i criteri.
Le indennità per le zone svantaggiate. Si è deciso di intervenire su tutte le zone montane, considerandole tutte come svantaggiate, stabilendo gli interventi sulla base di un solo indice, quello dell’incremento o decremento della popolazione e l’anno di riferimento era solo uno: 100 euro per ettaro per territori che hanno avuto un incremento di popolazione in quell’anno; 150 per un decremento lieve e 200 per un forte decremento. Non è parcellizzare le risorse? Andiamole a individuare le zone svantaggiate, quelle che effettivamente di sostegni veri, o andiamo a calibrare l’intervento per tutte le zone montane, ma su un indice di riferimento più ampio per quanto riguarda l’incremento o il decremento di popolazione. Questo è un contributo che do alla riflessione, ma ascolterò la risposta dell’assessore. Si sono bloccati gli interventi per l’insediamento dei giovani agricoltori, congelando l’applicazione di questa misura, con il ragionamento che vuole che dovevano essere portate a finanziamento le domande degli anni passati. Ma questa è una misura che ha funzionato, perché l’abbiamo congelata? Le nuove imprese agricole, cioè i giovani che devono essere motivati ad entrare nel mondo dell’agricoltura organizzandosi in azienda, organizzandosi a livello imprenditoriale, a livello manageriale e professionale perché non hanno trovato attuazione, come misura d’intervento, nel piano?
Faccio queste considerazioni e concludo la mia interpellanza elencando sei domande alle quali spero che l’assessore dia compiuta risposta, affinché si dia soddisfazione ai tanti dubbi e alle tante incertezze che sulla politica agricola oggi le categorie stesse hanno, nella regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Nel rispondere all’interpellanza del consigliere Pistarelli risponderò anche alle numerose interrogazioni che sono state presentate circa l’applicazione della prima annualità del piano di sviluppo rurale. Nel rispondere annuncio anche che alla fine sarò a disposizione dei consiglieri che vorranno visionare anche alcune schede, misura per misura, che danno alcuni termini di comparazione rispetto alle domande presentate e alla quantità di contributo ammesso provincia per provincia.
Leggo la risposta: «Prima di rispondere dettagliatamente alle interrogazioni poste da diversi consiglieri sul Piano di Sviluppo Rurale, ritengo indispensabile fornire un quadro completo dei problemi affrontati nella gestione del piano di sviluppo rurale:
a. la prima questione, che ha radicalmente mutato il modo di affrontare la gestione dei fondi per l'agricoltura, è il passaggio dal FEOGA Orientamento al FEOGA Garanzia. Con questo fondo Comunitario ogni anno si corre il rischio di vedersi decurtate le risorse, qualora non si raggiunga una spesa pari almeno al 75% della dotazione annuale. E’ evidente che molte scelte sono state dettate dalla volontà di non perdere le risorse finanziarie assegnate per il periodo 2000-2006;
b. in secondo luogo l'Unione Europea, per l'attuale periodo di programmazione, ha dettato delle regole attuative molto più stringenti ed onerose in termini amministrativi per gli Organismi deputati alla gestione dei fondi europei. Basti pensare che ogni domanda di finanziamento del PSR contiene mediamente un migliaio di informazioni. Informazioni che debbono essere verificate in fase istruttoria ed elaborate successivamente per l'invio all'AGEA (liste di pagamento) e alla Commissione (monitoraggio);
c. l'aumento degli adempimenti amministrativi a fronte, nei casi migliori, della invariabilità degli organici, ha lasciato una sola possibile scelta: l'informatizzazione delle procedure sia in fase di acquisizione domande che in fase di gestione amministrativa. Questo ha creato però un ulteriore elemento di complicazione ed incertezza dovuto alla innovatività degli strumenti da utilizzare;
d. ad aggravare la situazione ha contribuito inoltre il compimento di un primo passo in direzione del decentramento di alcune funzioni agli Enti Locali. Consapevoli infatti che un trasferimento immediato di competenze alle Province avrebbe praticamente bloccato l'attuazione del PSR, si è provveduto a trasferire le competenze di tutte le fasi istruttorie ai Servizi Decentrati, in un momento in cui, facendo ancora parte gli stessi dell'organico regionale, era possibile uno stretto coordinamento della loro attività. Tale passaggio ha determinato una iniziale non perfetta omogeneità di comportamento in fase istruttoria da parte dei 4 decentrati;
I risultati di questa prima fase gestionale, pur con tutti i problemi, io direi inevitabili, sono stati nel loro complesso positivi. Dei problemi parlerò nell'ambito delle specifiche risposte, intanto voglio sottolineare quanto segue: abbiamo raggiunto un livello di spesa al 15 ottobre pari all'85% del budget a disposizione, ovvero siamo certi che non ci saranno decurtazioni al nostro piano finanziario. Questo non è un risultato di poco conto considerato che il 2001 era l'anno a maggior rischio. Infatti quest'anno, da una parte vi era la notevole riduzione dei pagamenti relativi al precedente periodo di programmazione, e dall'altro era molto difficile riuscire ad effettuare pagamenti nelle nuove misure che prevedevano investimenti strutturali; siamo giunti ad una sufficiente taratura della macchina amministrativa che ci consente di affrontare le prossime scadenze con maggiore tranquillità. E’ infatti ormai pienamente operativo il Comitato di Gestione che rappresenta lo strumento di coordinamento generale dell'attuazione del PSR; inoltre i vari responsabili di misura regionali, con la loro attività di coordinamento dei responsabili provinciali, hanno in gran parte favorito il superamento delle disomogeneità tra Province; infine il sistema informatico che nella prima scadenza ha comunque raccolto in formato elettronico oltre il 70% delle domande è stato ora notevolmente migliorato nelle sue funzionalità di ausilio agli operatori esteri;
Vengo ora alle risposte alle singole richieste:
1. facciamo innanzitutto chiarezza sulle accuse di scarsa trasparenza nella gestione delle istruttorie e nella redazione delle graduatorie. Io posso soltanto riferire che mi è stato garantito dai Dirigenti dei Servizi Centrali e Decentrati che si è operato con criteri di massima correttezza da parte dei funzionari regionali. Se però qualcuno è a conoscenza di casi specifici di irregolarità lo invito a sottoporre il caso alla magistratura nell'interesse generale della credibilità delle istituzioni. Attenzione però a distinguere tra casi reali di scorrettezze ed errori interpretativi dei bandi che hanno portato ad alcuni disallineamenti procedurali iniziali tra le diverse Province. Tali diversità sono state in ogni caso corrette nella fase di gestione dei ricorsi;
2. è utile a questo proposito descriverne in dettaglio le procedure. Consapevoli delle difficoltà che si sarebbero generate dal trasferimento delle responsabilità di istruttoria ai decentrati abbiamo previsto la possibilità per i beneficiari di effettuare un ricorso interno. Tale strumento è stato ampiamente utilizzato in alcune misure; nella misura A ad esempio sono stati presentati oltre 200 ricorsi su 1.214 domande. La gestione dei ricorsi è stata demandata ad un gruppo interservizi coordinato dal responsabile regionale di misura e composto dai responsabili provinciali della stessa misura. Tale momento operativo è stato utilizzato per rendere omogenei sul territorio i vari comportamenti. Infatti le decisioni prese sui singoli ricorsi sono state applicate anche a tutti i casi omologhi di altre domande anche in assenza di ricorso. E’ stata in sostanza effettuata una autocorrezione da parte dei funzionari. Questo ha dato forse all'esterno l'impressione di una scarsa linearità di comportamento, ma ha garantito la correttezza sostanziale delle istruttorie pur in presenza di responsabilità "delegate" ai Servizi Decentrati;
3. un discorso a parte merita la questione della doppia graduatoria della misura A delineata con la DGR 1733/2001. Questo percorso amministrativo era stato previsto per tentare di concedere gli anticipi almeno a quei progetti che non presentassero problemi di documentazione entro la fine di settembre ovvero in tempo per effettuare pagamenti entro il 15 ottobre. Venuta meno l'occorrenza dei pagamenti sulla misura A per raggiungere il 75% della spesa, posso ora senza remore tornare alla normalità approvando un'unica graduatoria regionale per tale misura;
4. in risposta alla interrogazione 271/01 del Consigliere Gasperi posso affermare che i rischi in essa paventati non sussistono in quanto come sopra ricordato oltre il 70% delle domande sono state informatizzate dagli operatori esterni mentre la restante parte è stata inserita dalla Regione;
5. a proposito della interrogazione 293/01 del Consigliere Ciccioli, riguardo a tutte le premesse rimando a quanto detto in precedenza sulla innovatività delle procedure e agli obblighi imposti dall'Unione Europea, aggiungendo soltanto che gli incontri di concertazione sui bandi sono stati effettuati o direttamente con i componenti del Tavolo Verde (OO.PP., Cooperazione, Sindacati) o in tavoli tecnici a cui partecipavano tecnici delegati dai suddetti componenti del Tavolo Verde. Sulla interrogazione specifica informo che sono state applicate le indicazioni del bando, ovvero in assenza di un solo documento indispensabile all'ammissibilità, le domande sono state escluse, mentre in presenza di documentazione carente è stata richiesta l'integrazione della stessa;
6. in risposta alla interrogazione 319/01 del Consigliere Benatti rimando alle tabelle che vi saranno consegnate in copia alla presente, mettendo in evidenza quanto segue: i dati inviati nella misura A sono ancora incompleti in quanto la fase istruttoria non è ancora terminata; la non completa attivazione del sistema di monitoraggio nell'ambito del nuovo sistema informativo non rende ancora possibile avere il dettaglio delle informazioni sulle misure;
7. i consiglieri Giannotti, Trenta, Brini, Cesaroni, Ceroni e Grandinetti con la loro interrogazione 328/01 chiedono un aumento della dotazione finanziaria della misura A in quanto con le attuali risorse non è possibile finanziare tutte le domande presentate. Questo anche in considerazione che gli obblighi assunti nella passata legislatura determinano una spesa obbligatoria per progetti approvati a valere sul Reg. (CEE) 950/97, che sottraggono risorse alla misura A. E' opportuno ricordare che l'Assessorato congiuntamente alle parti sociali ha concordato alcune priorità di assegnazione delle risorse, operando in tal modo delle scelte di indirizzo politico per il settore importantissime. Ora non è intenzione della Giunta finanziare tutte le domande presentate, in quanto si determinerebbe un duplice effetto negativo: 1) non selezionare in alcun modo i progetti meritevoli secondo le priorità suddette; 2) impedire per gli anni fino al 2006 la realizzazione di nuovi investimenti nelle aziende agricole avendo ora consumato gran parte delle risorse disponibili. Questa ultima valutazione potrà essere compiutamente fatta solo dopo che sarà stata formalmente redatta la graduatoria unica della misura A. Quindi l’impostazione iniziale è quella che io ho detto, ma una scelta ponderata, finale, conclusiva potrà essere fatta solo a quella data, quando potranno essere assunti i dati certi della quantità finanziaria eventualmente disponibili per finanziare la parte restante. In ogni caso con la DGR n. 2230/01 sono state aumentate di 35 miliardi le risorse finanziarie inizialmente previste per la misura in questione in quanto il prolungamento dei tempi di presentazione delle domande della prima scadenza ha generato due effetti importanti: a) ha determinato un aumento fortissimo delle domande presentate; b) ha allungato i tempi istruttori rendendo necessario avviare inizialmente una mole di investimenti più elevata per assicurare alla data del 30 settembre 2002 una spesa sufficiente a contribuire concretamente al raggiungimento del livello di spesa del 75% della dotazione annuale. In ogni caso con tale aumento si è arrivati a finanziate circa il 60% delle domande garantendo quindi un giusto livello di selezione e nello stesso tempo assicurando una adeguata risposta alla forte domanda di investimento delle imprese.
8. il Consigliere Viventi con l'interrogazione 340/01 pone (due questioni molto importanti, una riguarda la correttezza della gestione amministrativa - e di questo ho ampiamente parlato - e l'altra verte sulle modalità di modulazione finanziaria del PSR nel periodo 2000-2006. A quest'ultimo proposito è necessario, credo, spiegare il significato del piano finanziario del PSR approvato dal Consiglio e dalla Commissione Europea. Infatti con il passaggio al FEOGA Garanzia vengono stravolti i principi generali di contabilità a cui siamo tutti abituati a fare riferimento, passando dalla assegnazione annuale di competenza alla dotazione annuale di cassa. Infatti come precisato a pagina 81 del PSR la tabella finanziaria è una previsione di spesa indicativa per anno rappresentando la scansione dei pagamenti per il periodo 2000-2006. Questo significa che gli importi scritti sul PSR si riferiscono alle previsioni annuali di spesa, per il cui raggiungimento dobbiamo modulare gli impegni delle varie misure. Con l'occasione faccio anche presenti quali sono le regole fondamentali da rispettare nella modulazione della spesa annuale: a) in ciascuna misura è possibile spendere liberamente ogni anno qualsiasi importo, purché questo avvenga entro i limiti dell'intera dotazione 2000 2006; b) è possibile aumentare fino ad un massimo del 10% tali dotazioni complessive per misura, previa semplice comunicazione alla Commissione Europea; c) per le misure che non raggiungono il 5% della dotazione complessiva del PSR è possibile agire liberamente con aumenti fino a tale limite ugualmente previa comunicazione alla Commissione Europea. In ogni caso le modifiche di cui alle lettere b) e c) saranno eventualmente inviate alla Commissione solo previa approvazione da parte del Comitato di Sorveglianza in via di costituzione e del Consiglio Regionale.
A conclusione della presente risposta voglio in ogni caso far rilevare come il suddetto aumento della dotazione finanziaria per la misura A, e avvenuto a circa un mese dalla conclusione delle istruttorie, garantendo quindi la massima correttezza formale e sostanziale;
9. in risposta alla interrogazione 361/01 del Consigliere Grandinetti ritengo opportuno precisare che la classificazione dei Comuni in svantaggiati non deriva da norme contenute nel PSR, né da norme regionali e né da norme nazionali, bensì da direttive e decisioni comunitarie e precisamente: Direttiva del Consiglio (75/268/CEE) del 28 aprile 1975 (GUCE N. L128 del 1915175); Direttiva del Consiglio (75/273/CEE) del 28 aprile 1975 (GUCE N. L128 del 19/5/75); Decisione della Commissione (85/307/CEE) del 23 maggio 1985 (GUCE N. L160 del 20/6/75); Decisione della Commissione (89/252/CEE) del 20 dicembre 1988 (GUCE N. L105 del 17/4/89);
In base alla predetta normativa la superficie riconosciuta svantaggiata per i comuni di Apiro e Matelica risulta rispettivamente: per Apiro ha 5.365 di superficie territoriale, ha 3.87 di superficie delimitata; per Matelica ha 8.104 di superficie territoriale e ha 4.645 di superficie delimitata.
La zonizzazione suddetta è l'unica riconosciuta valida da parte delle Istituzioni Comunitarie ed è quella che viene riportata nel PSR approvato dalla Commissione Europea. Risulta evidente, dato il lungo lasso di tempo trascorso, che attualmente tale zonizzazione potrebbe non risultare più confacente alle mutate condizioni socio-economiche dei territori, nel qual caso occorrerebbe provvedere ad una sua revisione. L'Assessorato Agricoltura, al momento in cui verranno fissati i nuovi parametri da parte della Commissione, si attiverà per far sì che tutte le zone interne vengano incluse tra quelle svantaggiate.
Nel frattempo, al fine di rendere ancor più trasparente la precedente zonizzazione, con un prossimo atto di Giunta verranno pubblicate tutte le partite catastali dei Comuni parzialmente delimitati.
10 posto che ritengo di avere sufficientemente assicurato il Consiglio sulla serietà del comportamento tenuto dai funzionari regionali, riguardo alla interrogazione 373/01 del Consigliere Ciccioli, debbo rilevare che i dati riportati dallo stesso, con i quali si intende dimostrare la mancanza di imparzialità nella gestione delle istruttorie della misura A, non riguardano le percentuali di accoglimento delle domande, bensì la percentuale di presentazione delle domande stesse. In sostanza ad Ascoli sono state presentate il doppio delle domande di Macerata, ed il 150% delle domande di Ancona e Pesaro. Questo non so se dipenda dalla aspettativa di successo da parte degli agricoltori, per il fatto che l'Assessore appartiene alla Provincia di Ascoli, ma in ogni caso credo che nulla possa essere addebitato alla struttura regionale. Per quanto riguarda invece la misura P, alle aziende della Provincia di Ascoli sono state assegnate risorse pari al 54,5% del totale regionale. Sulla base di tale valore sembrerebbe che si sia perpetrata una grande ingiustizia nei confronti degli agricoltori delle altre Province, in realtà se leggiamo con più attenzione i dati disponibili, possiamo rilevare che: a) le domande presente ad Ascoli rappresentano il 41,5% e quelle ammesse in graduatoria il 44,6%, quindi non ci sono praticamente differenze dovute a valutazioni di ammissibilità; b) sono state effettivamente finanziate il 13% di domande in più rispetto alla quota di domande presentate, ma le condizioni di priorità sono esclusivamente di tipo oggettivo e non possono essere assegnati punteggi a discrezione dei funzionari regionali; c) esiste spesso una estrema variabilità nell'ambito delle diverse misure, ad esempio nella misura F2 - agricoltura biologica - annualità 2000-2001, nella Provincia di Pesaro sono stati assegnati il 57,5% dei premi regionali mentre ad Ancona il solo 5,7%. Ora se in questo caso l'Assessore all'agricoltura fosse stato Gasperi o Giannotti cosa avrebbero dovuto fare i Consiglieri Avenali ed Agostini? Vorrei infatti far comprendere a tutti i Consiglieri le dimensioni relative dei due casi sopra riportati: con la misura agriturismo, sono stati assegnati 2,5 Miliardi in più alla Provincia di Ascoli rispetto a Macerata e Pesaro; con la misura agricoltura biologica, tenuto conto che gli impegni agroambientali durano 5 anni, sono stati assegnati 17 Miliardi in più alla Provincia di Pesaro rispetto alla Provincia di Ancona e 13 miliardi in più rispetto alla Provincia di Ascoli, tenendo anche conto, per i piani di miglioramento aziendale, un dato storico che ricalca esattamente, negli ultimi cinque anni, la gradualità con cui sono state redatte anche le graduatorie sul piano di sviluppo rurale;
11 in relazione alla interrogazione 389/01 del Consigliere Moruzzi, è necessario innanzitutto sottolineare che non è comunque possibile applicare nella Regione Marche la deroga all'accesso ai benefici al PSR, alle aziende che abbiano un reddito inferiore ad una determinata soglia - resa possibile fino al 2002 dal Reg. (CE) 2075/20001 - prima di una modifica al PSR. Sarà avviata a breve una fase di concertazione con le parti sociali per valutare quali modifiche proporre alla Commissione Europea sul PSR delle Marche. In ogni caso ricordo che le attuali condizioni di accesso sicuramente non sono molto restrittive, infatti: a) la soglia di reddito stabilita dal PSR e concordata con le parti sociali è pari al 20% del reddito extra-agricolo nelle aree svantaggiate ed il 40% nelle restanti aree. Tale importo, essendo pari a circa 7 milioni nel primo caso e 14 milioni nel secondo caso e comprendendo anche il reddito del lavoro dell'imprenditore rappresenta una soglia veramente molto bassa; b) questo a maggior ragione se consideriamo che possono contribuire al raggiungimento di tale reddito tutte le attività complementari svolte in azienda ovvero: agriturismo e turismo rurale; attività artigianali e forestali; fabbricazione e vendita diretta di prodotti dell'azienda; attività di conservazione dello spazio naturale e di manutenzione ambientale, quali lavori di arginature, sistemazioni idraulico-forestali, difesa dalle avversità atmosferiche e dagli incendi boschivi, ricostruzione di habitat per la fauna selvatica; c) le aziende condotte da giovani agricoltori hanno comunque una deroga avendo a disposizione tre anni per il raggiungimento del reddito dopo l'investimento. In ogni caso ritengo si debba condividere lo spirito del Regolamento base dello Sviluppo Rurale, il Reg (CE) 1257/99, che ha come obiettivo la concentrazione delle risorse - in progressiva riduzione - verso le imprese con una realistica prospettiva di sopravvivenza per i prossimi anni. Voglio anche aggiungere che ieri mi sono incontrato con un discreto gruppi di piccoli produttori biologici con i quali abbiamo anche ragionato non solo sulle modifiche del piano stesso, ovviamente possibili stando anche alle regole democratiche dovute agli strumenti che ci siamo dati del tavolo di concertazione, ma anche nella possibilità di prevedere ulteriori strumenti per finalizzare meglio alcune, anche se poche, risorse da finalizzare in maniera più orientata proprio verso quelle piccolissime aziende che possono non rientrare dentro i parametri oggi stabiliti e che potrebbero essere anche, eventualmente, modificati, ma non dal tavolo della concertazione, così come avvenuto fino adesso in maniera sempre e comunque concertata;
12 venendo infine alla interpellanza 44/01 del Consigliere Pistarelli, faccio innanzitutto un richiamo alle premesse, riguardo alle difficoltà oggettive, non dipendenti dalla Regione Marche, ma dovute alla introduzione del FEOGA Garanzia e all'aumento degli adempimenti amministrativi richiesti dalla Commissione. In particolare quest'ultimo aspetto ha indotto le Organizzazioni Professionali, pressate dalle numerosissime richieste degli operatori agricoli, a chiedere la proroga della scadenza per la presentazione delle domande. Questo non ha determinato la perdita di nessuna opportunità per gli agricoltori stessi in quanto, come già affermato in precedenza, è stato superato abbondantemente il livello di spesa minimo necessario al mantenimento delle risorse assegnate. L'unico inconveniente è rappresentato dall'avvio degli investimenti con circa due mesi di ritardo. Riguardo al terzo punto della interpellanza, ribadisco che la fonte originaria dei problemi non è il PSR, ma la normativa Comunitaria la cui applicazione richiede un notevole impegno aggiuntivo da parte della macchina amministrativa regionale. Sulla questione delle aree di applicazione della misura E, vorrei far presente al Consigliere Pistarelli, che la omologa misura del passato periodo di programmazione "Indennità compensativa", finanziata ai sensi del Reg. (CEE) 950/97, prevedeva esattamente le medesime aree di applicazione attuali. Al contrario la misura E del PSR risulta più restrittiva rispetto alle tipologie di beneficiari ammissibili, essendo ora limitata alle sole aziende zootecniche. Il criterio del decremento della popolazione quale criterio di differenziazione del premio, è stabilito dal PSR e per poter essere cambiato dovrà eventualmente essere rinegoziato con la Commissione Europea. E stato inoltre preso in considerazione un solo anno di riferimento, in quanto si ritiene che l'indice di spopolamento dell'ultimo anno statisticamente disponibile è quello maggiormente significativo.
Infine si è ritenuto opportuno annullare la prima scadenza del bando relativo alla misura B, in quanto in Reg. (CE) l603/01 pubblicato nel mese di settembre 2001, modifica radicalmente le condizioni di accesso precedentemente stabilite dal Reg. (CE) 1750/99, rendendo necessario rivedere completamente i relativi bandi di accesso. Tale azione richiede tempi non compatibili con le scadenze di fine anno, anche in considerazione dell'utilità di concertare con le parti sociali le nuove regole applicative nella Regione Marche»
Come detto all’inizio, ho qui le schede per meglio verificare e comparare i dati delle domande presentate provincia per provincia. Vi chiedo scusa per la lunghezza delle risposte, ma credo che una materia così complessa richiedesse un minimo di specificazione e di approfondimento.

PRESIDENTE. Hanno diritto di replicare tutti gli interroganti e l’interpellante. Direi di seguire l’ordine di presentazione delle interrogazioni: Gasperi, Ciccioli, Benatti, Giannotti, Viventi, Moruzzi oltre all’interpellante Pistarelli.
Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Assessore, lei ha dato una risposta molto ampia, ma la mia interrogazione era del 25.5 e io chiedevo una cosa ben specifica alla quale lei non ha risposto.
Dicevo: “Premesso che per la gestione delle domande la regione marche ha adottato procedure informatiche autonome rispetto all’Agea con l'obiettivo di facilitare le pratiche burocratiche...” e chiedevo “per quale motivo alla data di scadenza fissata al 25.5 queste procedure non sono state attivate? Risulta che ci sia un concreto rischio anche per il termine di proroga posticipato al 4.6”. E difatti questo è avvenuto. Inoltre: “che gli uffici preposti non siano in grado di avviare le procedure, con conseguenti danni agli agricoltori”.
All’inizio gli agricoltori avevano presentato una documentazione cartacea, poi successivamente, siccome era facile intervenire direttamente attraverso le procedure informatiche, c’è stato un aumento impressionante di domande presentate. Quindi, tanta gente che aveva presentato le domande nel tempo stabilito, successivamente, visto le proroghe rispetto al bando, che non sono regolari, non ha la possibilità di avere dei finanziamenti.
Qui c’è un problema fondamentale anche di un altro tipo. Lei mi spieghi perché le associazioni di categoria le hanno potute presentare perché avevano facilità di accesso, mentre gli agronomi, i periti agrari o gli agrotecnici non avevano la possibilità di entrare perché il dischetto dato dalla Regione non erano funzionante.
Non si può mescolare quello che è avvenuto in seguito. Sono state date proroghe in continuazione senza dare risposta concreta non alla mia interrogazione ma alle esigenze dei singoli privati. Questa mi sembra una cosa veramente fuori luogo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. L’assessore si è detto soddisfatto di come sono andate le cose per quanto riguarda i bandi relativi al piano di sviluppo rurale. In realtà, a mio parere le lacune in tutta la gestione della vicenda sono tali e tante che hanno del clamoroso. Innanzitutto i ritardi che ci sono stati. E’ ben vero che si sono attivate per la prima volta procedure informatiche, è ben vero che su questa materia c’erano aspetti che andavano sicuramente valutati a seconda delle particolari situazioni delle Regioni rispetto alle indicazioni europee, però è anche vero che le difficoltà di gestione della nostra Regione sono state eccessive rispetto a quelle comparate delle altre Regioni, sia sul piano degli errori materiali, tecnici, che delle interpretazioni.
Credo — e non ho nessuna difficoltà a sottolinearlo — che ci sono stati molti che hanno rinunciato a partecipare proprio per la difficoltà a poterlo fare. Mi ha molto colpito il rappresentante di un’azienda agricola che era in difficoltà e ha chiesto aiuto. Si è rivolta anche a me dicendo “come posso cavarmela?”. Ho risposto “vai dai funzionari e fatti spiegare: in qualche modo se ne verrà fuori”. E’ tornato da me e ha affermato che gli hanno detto — me lo sono scritto — ”intanto consegna la domanda, fai quello che devi, poi la metteremo a posto”. Come sarebbe a dire? Quando nell’interrogazione ho scritto che addirittura c’erano domande non corredate da documentazione che sarebbe stata successivamente messa a posto, a questo punto sono cadute le regole della certezza del bando. Se ognuno poteva in qualche modo aggiustarsi, qualcosa non andava bene.
Ho fatto un’altra interrogazione successivamente, relativa alla gestione delle statistiche divisa per provincia e c’è quasi stato un atteggiamento di soddisfazione quasi a dire “faccio bella figura perché tutto sommato nella provincia dove abito si può dire che ho fatto molto per casa”, quindi una critica diventa un vantaggio.
Mi sono andato a studiare di nuovo le cifre, perché ho pensato “magari ci sono altri tabulati da incrociare con quello in mio possesso”, e il dato che più salta agli occhi non è tanto quello della percentuale che pure, sicuramente in alcuni settori è sbilanciata, e non si capisce perché sull’agriturismo per Pesaro sia indicato il 57% e per Ancona solo il 5% in una situazione di omogeneità di territorio. Fatte salve differenziazioni che ci possono essere, più o meno la ripartizione dovrebbe essere omogenea.
Evidentemente o in alcune province ci sono stati dei consulenti o funzionari bravissimi nel preparare le domande, oppure c’è qualche altra cosa che non ha funzionato nella gestione.
In una delle misure previste risulta che il 97% delle domande presentate nella provincia di Ascoli Piceno sono buone. E’ anche vero che gli scienziati possono in qualche caso essere solo da una parte o solo dall’altra, ma evidentemente c’è stata un’assistenza particolare per alcuni, mentre quelli “deficienti” — usando la parola latina deficere — non sono stati assolutamente assistiti. Secondo me è stato fatto tutto in maniera affrettata, alla fine, con bizantinismi estremi nella presentazione di queste domande, poi una difformità forte di assistenza per quanto riguarda le province. Voglio arrivare a dire che il problema non è Ascoli, Macerata, Pesaro o Ancona che è di una limitatezza incredibile, ma ci deve essere qualcosa per cui alla fine i risultati sono stati così sperequati, non è possibile che sia un caso.
Apprezzo la anche se breve dichiarazione dell’assessore, il quale dice che per quanto riguarda eventuali rifinanziamenti di alcune misure ci deve essere prudenza e per certi versi non è opportuno, perché rischiamo di investire nell’attuale graduatoria tutti gli stanziamenti previsti in questi anni fino al 2006, quindi sguarnendo la possibilità di ulteriori bandi e non facendo una selezione di qualità. Credo che debba essere mantenuto il finanziamento delle migliori posizioni delle graduatorie, perché si tratta di progetti validi, buoni, e mantenerci degli spazi per ulteriori bandi, ulteriori finanziamenti successivamente. Credo che questo sia molto importante e sia un criterio di correttezza, perché andando a esaurire completamente le graduatorie oggi significherebbe che per gli anni a venire avremmo solo delle quote da pagare e non avremmo più niente da redistribuire. Oggi abbiamo avuto un incontro con le più importanti associazioni agricole, Coldiretti e Cia, le quali sono ambedue preoccupate per questo: ritengono che sia opportuno che, fatto salvo un piccolo recupero per alcune situazioni, dal punto di vista generale non si debba esaurire con i finanziamenti le graduatorie, perché questo porterebbe a una situazione perversa anche per i prossimi anni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Devo esprimere imbarazzo nella replica alla risposta all'interrogazione, perché con tutta la buona volontà esprimere soddisfazione rispetto a una risposta che dice "vi sarà data una tabellina", ma il sistema informativo ancora non è adeguato è oggettivamente difficile anche per un consigliere di maggioranza che si vuol sforzare, esprimere soddisfazione. Tanto più che la mia interrogazione è stata inserita nella discussione di oggi — e ringrazio l'Ufficio di presidenza — ma ha un significato diverso svolgerla oggi rispetto al 22 agosto, data in cui l'ho presentata a risposta scritta per motivazioni diverse: primo per l'urgenza, secondo perché non ritenevo di dover sollevare in quella data un problema, ma credendo di assolvere al dovere di consigliere di maggioranza avevo inteso cercare di acquisire degli elementi che potevano aiutarmi anche a illustrare nel territorio la posizione non solo mia personale ma quanto meno della maggioranza e se possibile anche dell'assessorato.
E' evidente il significato di questa interrogazione: il 22 agosto in teoria, ma anche in pratica, la stragrande parte dei consiglieri regionali d'Italia è in vacanza e io ero tra questi, ma in quei giorni numerose sono state le telefonate e le sollecitazioni da parte del territorio, anche in considerazione del fatto che molti uffici pubblici erano chiusi. E comunque c'era una certa richiesta di spiegazioni rispetto ai comportamenti degli uffici della Regione. Nel merito ho seguito i lavori della terza Commissione anche e non ne faccio parte, quindi ci sono stati illustrati i contenuti e le modalità con cui gli uffici hanno risposto, pertanto non ne faccio una questione di merito, tanto meno di magistratura, assessore. Credo che nel momento in cui si mettono in moto delle voci, degli atteggiamenti da parte di operatori nel territorio il compito del consigliere è quello di cercare di aiutare l'Amministrazione regionale a fare chiarezza e soprattutto a dare la sensazione che c'è una certezza nel diritto.
Questo era il senso di questa interrogazione, non era una interrogazione polemica, perché se la riguardate non c'è una parola polemica...

LUCIANO AGOSTINI. Non per lei, ma se c'è qualcuno che annuncia o denuncia una eventuale commissione d'inchiesta è evidente che io faccio ricorso...

STEFANIA BENATTI. Lei ha detto bene per gli altri, però c'è anche un livello diverso e su questo dovremmo esprimere una maggiore maturità come Consiglio regionale, perché quando i consiglieri fanno delle interrogazioni non sempre lo fanno per andare sui giornali, tant'è che questa ai giornali non ce l'ho mandata, anche perché secondo me non era neanche di facile interpretazione, era una questione da addetti ai lavori.
In alcuni casi i consiglieri regionali fanno le interrogazioni per cercare di mettere l'Amministrazione sull'avviso, specialmente in un periodo feriale e anche svolgere un'azione di mediazione nei confronti del territorio. Questo lo ribadisco per una garanzia anche di dignità della funzione del consigliere regionale, in questo caso di maggioranza.
Nel merito sottolineo che questo piano di sviluppo rurale non è stato elaborato da questo Consiglio regionale ma l'abbiamo ereditato da quello passato. C'è un preciso impegno a seguirlo man mano che viene attuato ed anche ad apportare le necessarie modifiche. Quindi, da questo punto di vista credo che dobbiamo garantire soprattutto il rispetto della programmazione, il rispetto delle scadenze, agevolare quanto più possibile l'attività amministrativa e il disbrigo delle pratiche e, ripeto, dare agli operatori la certezza del diritto, di quello che è giusto e quello che non è giusto, di quelle che sono le scadenze e di quelli che sono i patti che l'Amministrazione regionale stipula con i vari soggetti economici in questo senso.
Quindi, da questo punto di vista continueremo a seguire, anche attraverso la Commissione consiliare che molto ha lavorato da questo punto di vista, l'andamento del piano di sviluppo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Potrei dire che non esiste più la materia del contendere, quindi che il nostro gruppo è soddisfatto di avere evitato un atto grave per l'agricoltura marchigiana, ma sarebbe una considerazione troppo semplice rispetto al fatto che la nostra richiesta di ripristino della dotazione finanziaria iniziale della misura A è stata in qualche modo recepita, al punto che mi si dice "c'è un atto deliberativo della Giunta che recupera... (Interruzione). La dotazione finanziaria per il 2001 della misura A è sempre 53 miliardi.
Comunque dobbiamo sottolineare che l'interrogazione del gruppo di Forza Italia e l'interrogazione del consigliere Viventi del Cdu hanno sortito l'effetto di recuperare questo vuoto finanziario che si era determinato rispetto ad un intervento — anche qui sgomberiamo subito il campo da qualsiasi equivoco — che andava fatto per correttezza nei confronti di tanti giovani imprenditori agricoli, ma soprattutto per onorare gli impegni ufficiali assunti dalla vecchia Giunta regionale che aveva, anche se in campagna elettorale, garantito che comunque quell'iniziativa a sostegno delle nuove imprese sarebbe stata onorata dalla Giunta.
Rimane il fatto che il meccanismo che è stato utilizzato è strano e rispetto allo stesso non possiamo che esprimere la nostra piena dissociazione, anzitutto nei confronti dell'abolizione della seconda scadenza della misura A, una scadenza prevista dal bando che elimina una opportunità, che determina una diseguaglianza e secondo me rende illegittimo il bando di questa misura, perché nel bando di gara c'era scritto che le scadenze erano due e quindi in questo modo, avendo annullato in corso d'opera la seconda scadenza lei, assessore, ha preso in giro quei giovani agricoltori che non hanno fatto la richiesta per la prima, sapendo di poter contare sulla seconda. Qualsiasi organismo chiamato a pronunciarsi credo che non farebbe difficoltà a riconoscere questo atto illegittimo, oltre che improprio sul piano politico.
Quindi la nostra piena dissociazione rispetto alla eliminazione della seconda scadenza prevista dal bando. La nostra piena dissociazione rispetto alla filosofia che lei questa sera ha espresso e che non era stata espressa durante la discussione del piano. E' una convinzione maturata nel frattempo, noi ne prendiamo atto, però lei mi deve dire qual è il criterio che viene utilizzato per non acconsentire al finanziamento di tutte le domande. Lei ha detto "la Giunta non ritiene che sia giusto finanziare tutte le domande presentate ma dobbiamo presentare solo quelle meritevoli". Dicendo queste cose lei sapeva di dire una bugia: cosa vuol dire "meritevoli"? Progetto qualitativo? Lei sa meglio di me che la graduatoria non viene formulata sulla base della qualità del progetto ma sulla base di tutta una serie di altri parametri che non sono quelli della qualità. Quindi non si fa una scrematura sul piano della qualità ma si prende atto che le risorse finanziarie consentiranno di approvare le domande fino a un certo termine. Io sono anche molto perplesso rispetto ai numeri che lei ha dato. Lei è molto bravo a dare i numeri ma non mi ha convinto.
Quindi noi non crediamo che questa filosofia, questa posizione, questo criterio corrispondano alle esigenze di favorire una selezione di qualità delle domande presentate.
Sono capace anch'io di pagare il debito vecchio con i soldi della prima annualità, facendo poi scorrere il piano e utilizzare i soldi della sesta annualità per pagare la prima. Lei ha utilizzato la disponibilità finanziaria del 2006 relativa alla misura A per pagare una parte dei premi della misura A del 2001: questo è un gioco da prestigiatori, è un falso, un'alchimia politica che non risolve il problema. Il coraggio di governare i problemi di questa Regione presupponeva la capacità di mettere sul piatto risorse nuove, risorse aggiuntive, facendo anche delle scelte, non utilizzando il finanziamento previsto per questa misura per l'anno 2006, spostandolo di fatto sul 2001. Per questo le esprimo la piena dissociazione del nostro gruppo rispetto alle scelte realizzate dalla Giunta regionale sul complesso degli interventi ma soprattutto per quello che riguarda la misura A.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ho presentato questa interrogazione in tempi non sospetti per avere dei chiarimenti su questa materia. Il mio scopo non è mai quello di andare dalla magistratura ma di capire, di chiarire quanto possibile.
In effetti, al di là della mia personale simpatia per l'assessore Agostini devo dire che su questa materia c'è stata tanta confusione. Non possiamo negare che siamo stati in presenza di una doppia graduatoria che poi è stata ridotta ad una e i tecnici ci hanno spiegato che la cosa era possibile, in quanto quelle domande che non erano state accolte nella prima istanza potevano essere sanate perché viziate solo da mancanza di elementi non essenziali. Prendo per buone queste dichiarazioni fatte dall'assessore Agostini in terza Commissione, non ho motivo per dubitare né per dimostrare il contrario, ma sicuramente questo denota una grandissima confusione, non c'è dubbio.
So che i funzionari stanno rivisitando queste pratiche e dalla rivisitazione c'è un cambiamento nella graduatoria, nell'ordine. Questo conferma la difficoltà e la confusione che ci sono state nel gestire questo argomento. Il problema concreto qual è? Che dei 53 miliardi previsti per la misura A della prima annualità ne sono rimasti 26 a disposizione e a questi sono stati aggiunti i 35 miliardi presi dal 2006, in totale 61, quindi possiamo anche dire che c'è una dotazione addirittura superiore a quella iniziale di 53. Però qual è il problema, adesso? Primo, si è già detto sulla legittimità e correttezza di questa graduatoria unica. Secondo, c'è un problema anche di snaturamento dell'impianto programmatorio del documento approvato. Io posso anche capire che si possa dire "dall'ultima annualità prendiamo 5-6 miliardi". E' una manovra legittima e possibile, ma se su 48-50 miliardi ne andiamo a prendere 35 significa che facciamo una manovra veramente azzardata o, come si diceva in Commissione, bisogna ritenere che la programmazione fatta all'inizio era completamente sballata. Era molto meglio dotare il primo anno di maggiori risorse pensando che ci sarebbero state più domande e lasciare l'ultimo anno con minori risorse finanziarie. Però credo che a questo punto una soluzione al problema occorra trovarla, perché sono mesi che ne parliamo e anche questi cittadini, questi imprenditori agricoli che sono in attesa debbono avere una risposta.
In questo modo, secondo me, è stato fatto in maniera eccessiva ricorso a finanziamenti presenti in annualità diverse, ma se questo è stato ormai fatto con delibera del 25 settembre tra l'altro, chiudiamo questa partita e andiamo a sanarla, altrimenti questa è una cosa che più giriamo e peggio è. Quindi, se ci sono 214 ricorsi pendenti in Commissione e circa 1.100 domande accolte si liquidino le 1.100 domande che a detta vostra sono state ritenute comunque regolari e meritevoli di approvazione e si chiuda la partita. Ho sentito dire che mancherebbero ancora 16-18 miliardi da prendere da qualche altra parte. Non esageriamo, altrimenti anche questo documento programmatorio 2001-2006 non avrebbe più alcun valore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Intanto vorrei rilevare la velocità con cui arriva la risposta a questa interrogazione: probabilmente perché agganciata ad altre presentate in precedenza su argomenti collegati. L'interrogazione sollevava la questione di aziende agricole che non raggiungendo il reddito minimo consentito per l'accesso al piano di sviluppo rurale possono, sulla scorta di un regolamento comunitario intervenuto successivamente all'approvazione del piano di sviluppo rurale delle Marche, comunque accedere ad aiuti di Stato o a contributi comunitari.
Riguardo a questa vicenda l'assessore stesso ha dichiarato di avere incontrato queste aziende che mesi fa avevano sollevato il loro problema, cioè aziende condotte da agricoltori a titolo principale, che traggono la maggior parte del loro reddito dall'attività agricola ma che non raggiungono questi livelli minimi consentiti. L'interrogazione sollecitava l'assessorato e la Giunta ad applicare questo regolamento comunitario e consentire anche a queste aziende la possibilità di accedere ai contributi comunitari.
Queste aziende peraltro, come testimoniano le lettere che hanno inviato ai consiglieri e che sono uscite sui giornali, denunciavano il fatto che le loro domande non erano state accolte o che le domande non erano presentate in quanto considerate, dagli stessi tecnici preposti alla predisposizione delle stesse, non accoglibili.
La risposta dell'assessore è stata certamente elusiva, perché non sono stati assunti impegni precisi affinché nel pilano di sviluppo rurale queste aziende possano essere finanziate, mentre è stata in qualche modo legittimata un'azione della Commissione consiliare che in sede di approvazione di alcune modifiche della legge sull'agricoltura biologica ha voluto inserire un articolo che consente alle piccole aziende di ricevere i contributi.
Questa proposta di cui peraltro io sono relatore, ha comunque un limite: che potremo intervenire soltanto sulle piccole aziende biologiche, quindi sostanzialmente creeremo una discriminazione tra piccole aziende agricole biologiche e piccole aziende agricole che non potendo far riferimento alla legge regionale sul biologico non potranno neanche far riferimento al piano di sviluppo rurale, quindi una disparità che ci sembra piuttosto incoerente e ritengo che l'assessore e l'assessorato debbano ripensare a questa decisione, a questa valutazione. Anzi, a dire il vero di valutazioni in proposito non ne abbiamo sentite. C'è stato un richiamo al tavolo di concertazione regionale, come se ci fosse una resistenza da parte di questo tavolo di concertazione ad accettare queste proposte dei piccoli agricoltori. Se una resistenza c'è credo che debba essere esplicitata, se una resistenza non c'è ritengo che il piano di sviluppo rurale possa dare risposta ai piani di miglioramento aziendale presentati da queste realtà. Peraltro, applicando il regolamento non andremmo ad applicare gli aiuti previsti dal piano di sviluppo rurale nella misura così rilevante come il piano stesso prevede perché queste aziende possano avere un accesso, un finanziamento molto limitato, di gran lunga inferiore alle centinaia di milioni che il piano di sviluppo rurale consente per le aziende agricole che invece raggiungono questa quota di reddito; avremmo sostanzialmente degli interventi dell'ordine di 50 milioni, degli interventi circoscritti agli imprenditori agricoli a titolo principale avremmo la possibilità di un aiuto che non sarà più legato alle disponibilità del bilancio regionale ma sarà legato a una programmazione pluriennale come quella del piano di sviluppo rurale che consente una maggiore serenità agli imprenditori agricoli.
Questo lo dico perché sappiamo bene quali difficoltà esistano nella redazione dei bilanci di questa Regione e come forte è l'incertezza sulla possibilità di rifinanziare, nei prossimi anni, la legge regionale, prevedendo tagli dell'ordine del 25%. Questo significa che alcune misure avranno dei tagli sicuramente superiori, altre probabilmente inferiori, quindi che un intervento come quello della legge regionale 75 dovrà per forza di cose essere ridotto.
Prendo atto che comunque l'assessore si è verbalmente impegnato a dare una disponibilità sulla legge regionale 75, questo è certamente un fatto positivo, ma sappiamo anche che queste rassicurazioni vengono fatte non in presenza di un bilancio di previsione 2000 già redatto, ma in una fase in cui il bilancio di previsione 2000 è in alto mare, quindi quando si devono ancora fare i conti con le disponibilità finanziarie che vengono assegnate al settore agricoltura e che vengono poi ripartite sui vari capitoli di spesa, sulle varie leggi o secondo il nuovo ordinamento che oggi questo Consiglio ha approvato con la nuova legislazione in materia di predisposizione del bilancio.
Quindi la risposta è per alcuni versi soddisfacente, per altri aspetti insoddisfacente, nel senso che lascia ancora aperti degli interrogativi e quindi credo che su questo argomento in sede di bilancio debbano venire delle indicazioni sulla legge regionale 75 e quanto prima l'assessore debba sciogliere il nodo riguardo alla questione del piano di sviluppo rurale, convocando, se è convinto che la scelta vada portata nel tavolo di concertazione, quanto prima il tavolo stesso perché da esso venga la risposta, oppure assumendosi in prima persona la responsabilità di una proposta come il suo ruolo gli consente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La risposta dell'assessore è stata articolata. Su un paio di questioni vorrei sottoporre all'attenzione dell'aula le riflessioni che devono essere compiute.
La prima è che l'assessore ha riconosciuto che per determinati aspetti delle scelte compiute, sia pure a livello di criteri dettati dalla Commissione europea, il piano di sviluppo ha delle lacune e delle difficoltà per quanto concerne la sua calibratura verso le esigenze vere del territorio e delle imprese agricole.
La seconda questione è che sulla modulazione delle misure, facendo anche proprie le considerazioni dei colleghi che mi hanno preceduto, la modificazione è necessaria per gli anni a venire, perché abbiamo già verificato, con spostamenti dei termini richiesti dalle categorie — non perché le stesse avessero avuto soltanto volontà dilatorie — che si erano trovate di fronte a reali, effettive difficoltà sia di interpretazione che di predisposizione degli atti necessari all'avvio delle procedure, quindi degli atti che erano necessari al reperimento delle risorse, cioè al finanziamento delle domande.
Su queste due questioni mi pare che l'assessore abbia, nelle conclusioni, riconosciuto che vi è questa difficoltà, non è tutto addossabile alla Commissione europea, molto è possibile fare a questi livelli, a livello di tavolo di concertazione, a livello di Regione Marche, di Giunta e di Consiglio per quanto riguarda le modificazioni necessarie, quindi occorre un'inversione di rotta. Vi sono troppe difficoltà, incertezze, impossibilità, addirittura, di accesso a strumenti che pure esistono. Non dobbiamo confondere l'85% degli impegni con il risultato di aver raggiunto quegli obiettivi che il piano di sviluppo dovrebbe porsi: quelli sono impegni e domande che hanno avuto la possibilità di essere inserite nell'elenco che l'Europa vuole per confermare le annualità, ma quelle non sono le risposte che si danno al territorio, alle esigenze della produzione agricola. Pertanto su questo ritorneremo perché, come dicevo illustrando la mia interpellanza, il settore agricolo è forse uno dei settori più importanti del territorio marchigiano, dell'economia marchigiana e anche dei lavori di questo Consiglio regionale, della destinazione delle risorse. Insieme alla sanità sono le due partite più importanti, quindi ritorneremo su questi temi non solo con un'interpellanza ma anche attraverso strumenti di più efficace ed immediata interpolazione, interdizione del Consiglio verso i lavori della Giunta e le decisioni della Giunta.



Interrogazione (Svolgimento): «Sistema di emergenza sanitaria nelle Marche» Ceroni (228)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 228 del consigliere Ceroni.
Per la Giunta risponde l'assessore Spacca.

GIAN MARIO SPACCA, Vicepresidente della Giunta.
Leggo la risposta che riguarda sia l'interrogazione n. 228 che l'interpellanza n. 31 del consigliere Castelli: «Gli interroganti chiedono quando la Giunta regionale provvederà ad istituire le POTES necessarie a garantire il perfetto funzionamento del servizio di emergenza sanitaria ed in particolare quando verranno attivate le POTES previste per l'area del fermano. Il Consigliere Castelli, ancor più precisamente chiede se si condivida la localizzazione di una Potes nel Comune di Montegranaro come sollecitato da quel Consiglio municipale.
Chiedono quindi quando sarà attivato il potenziamento del servizio di telecomunicazione per consentire un miglior collegamento tra le centrali operative, le ambulanze, gli altri mezzi di soccorso ed i servizi sanitari su frequenze riservate come previsto dai commi 2-5 dell'art. 2 del DPR 27 marzo 1992, considerato che già nel Bilancio 2000 figurava la residua somma di 5 miliardi finanziata dallo Stato e destinata alla dotazione teconologica delle centrali operative del 118,
Chiedono infine se non si ritenga opportuno provvedere alla adozione di una convenzione standard per la regolamentazione dei rapporti tra le ASL e le Associazioni di volontariato e se non si intenda potenziare i corsi di addestramento previsti dalla legge 36/98 per il personale volontario.
E' vero in effetti che la legge regionale 36/98 prevede all'art. 8 che la Giunta regionale individui la localizzazione delle POTES, è però altrettanto vero che già il Piano sanitario regionale pubblicato appena una settimana prima della legge 36 aveva detto che "a stretto livello di minima la dotazione dei servizi distrettuali avrebbe dovuto comprendere, di norma: una postazione di emergenza sanitaria (POTES)" (ved. pag. 96 P.S.R.).
E' stato così che dal 1998 ad oggi, in alcuni casi anche da prima, si pensi per esempio all'esperienza del Misa soccorso, nei 36 distretti che lo stesso Piano ipotizza, risultano già attivate, dal nulla precedente, 23 Postazioni medicalizzate h 24, 4 medicalizzate h12, 3 con infermiere professionale h 24.
In alcuni casi tale attivazione non è stata ancora possibile per la carenza di personale infermieristico e medico dotato della necessaria formazione così come previsto dall'accordo collettivo nazionale che regolamenta i rapporti con i medici di medicina generale, si pensi al caso di Arcevia di cui si è trattato nella interrogazione del Consigliere Cesaroni che era all'ordine del giorno della scorsa seduta.
In altri casi invece l'attivazione della POTES è stata rinviata, per iniziativa dei direttori generali, allo scopo di verificare se non fosse possibile rispettare le previsioni di legge (che come è noto dispongono che gli interventi avvengano di norma entro 20 minuti dalla chiamata), mediante l'accorpamento nel territorio di due distretti di area ridotta e dotati di una viabilità che consenta il rispetto dello stesso tempo limite anche se appartenenti a A.S.L. diverse.
Tale ipotesi deve tener conto anche del costo di una POTES che viene valutato comunque in misura non inferiore ad un miliardo di lire.
Queste ragioni hanno sino ad oggi ritardato il completamento della rete POTES nel territorio della ASL fermana, tanto che ad oggi risultano attivate le POTES di Porto San Giorgio/Fermo e Montegiorgio mentre restano privi di una postazione propria, rispetto alle indicazioni del Piano sanitario, i territori a nord-est e a sud dell'Azienda.
Dalle informazioni attinte in modo diretto, si ritiene che, al momento sia più urgente l'attivazione della POTES nel distretto SUD considerando che anche nella ASL 12 manca la presenza di un M.E.T. (medico emergenza territoriale) nell'area della Valle dell'Aso.
Relativamente al Distretto Nord comunque occorre riferire che la concertazione avvenuta tra le ASL della provincia di Ascoli Piceno aveva avanzato l'ipotesi che la localizzazione avvenisse nel Comune di S. Elpidio a Mare e che solo nella stagione estiva, con l'ipotizzata attivazione di una POTES a Porto S. Elpidio vi fosse un contestuale arretramento di quella interna, a Montegranaro.
Dalle sperimentazioni condotte in loco scaturirà infine la deliberazione della Giunta regionale che consoliderà la migliore organizzazione possibile previo parere della competente Commissione consiliare.
Quanto al potenziamento del servizio di telecomunicazioni si riferisce che già sono state istallate presso le Centrali operative del 118 le apparecchiature informatiche ed i relativi softwares acquistati con il finanziamento erogato dallo Stato sul progetto approvato dalla Giunta regionale dal quale è scaturita la gara d'appalto che ha portato all'aggiudicazione avvenuta il 17 gennaio 2000 per un importo di Lire 2.893.848.000. Il 23 maggio 2000 è stata poi aggiudicata la fornitura di mezzi di soccorso per l'importo di Lire 2.017.088.376. Con le residue somme è stato finanziato il progetto che prevede appunto la realizzazione della rete radio su frequenze UHF destinate all'uso esclusivo del servizio di emergenza. In data 14 ottobre, la gara si è conclusa con l'aggiudicazione alla Ditta PRODEL per un importo di Lire 1.488.600.000.
La Ditta è impegnata a concludere i lavori entro 13 settimane dal benestare di competenza dei Ministeri della salute e delle Telecomunicazioni. Ad oggi la copertura radio, come in molte altre Regioni, è assicurata mediante l'utilizzo delle frequenze della CRI, delle Associazioni di Pubblica assistenza, e di quelle VHF già assegnate ad alcune Aziende sanitarie.
Quanto alla stipula di una convenzione con le Associazioni di volontariato si informa che, dopo una lunga trattativa è stato ormai messo a punto, nell'incontro che si è tenuto Giovedì 15 corrente, il testo di un accordo organico che si conta di sottoscrivere e ratificare entro l'anno e che andrà a sostituire quello esistente fin dal 1992.
Lo stesso accordo, in adesione a quanto stabilito dalla legge, prevede la disciplina dei corsi di formazione ed aggiornamento del personale volontario secondo programmi che già hanno ottenuto l'approvazione del Comitato regionale per l'emergenza sanitaria».

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Debbo lamentare che in gran parte l'ordine del giorno del Consiglio regionale odierno è pieno di risposte alle interpellanze e alle interrogazioni da me fatte. Se questo dipende dal mio presidente di gruppo Giannotti che non si batte per farle inserire all'ordine del giorno non lo so, però c'è un ritardo forte in queste risposte. Ad esempio, questa interrogazione è stata fatta in data 8 marzo 2001. Comunque, anche dalla risposta si evince quanto il problema sia fondato: il territorio del fermano non ha attivate tutte le Potes previste nel piano; i fondi necessari per il miglioramento del servizio di telecomunicazione erano nel bilancio e non sono stati utilizzati nei tempi, visto che solo da qualche settimana sono state espletate le gare per l'acquisto delle attrezzature e per l'affidamento del servizio; nonostante che la legge che regola l'emergenza sanitaria sia del 30 ottobre 1998 ancora non era stata predisposta la convenzione per affidare questo servizio alle associazioni di volontariato.
Mi pare che la lamentela che veniva posta all'attenzione dell'assessore alla sanità era fondata.
Prendo atto che qualche passo in avanti si è fatto, però mi pare di capire che la soluzione del problema ancora non è totale e che comunque anche in questa cosa il fermano è la cenerentola della regione Marche.
Voglio augurarmi che nel prossimo bilancio siano previste le risorse necessarie per risolvere completamente il problema.



Interrogazione (Svolgimento): «Rinvio a giudizio dei componenti della Giunta regionale» Gasperi (199)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 199 del consigliere Gasperi. Risponde, per la Giunta, l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «La delibera alla quale fa riferimento l'interrogante è la n. 2411 del 1999 che venne votata dalla Giunta in carica all'epoca dei fatti su richiesta dell'allora assessore alla sanità Aldo Tesei. L'oggetto della delibera era l'autorizzazione al rimborso di un farmaco denominato "Eprex" al centro dialisi "Riviera del Conero".
La Giunta regionale di quel tempo; "richiamate le proprie deliberazioni nn. 7236 del 29.12.1986 e 3549 del 20.6.1988 esaminate senza rilievi dalla Commissione di controllo sugli atti dell'Amministrazione regionale con decisione n. 860267 e 882316 rispettivamente in data 16.1.1987 e 1.7.1988 riguardanti l'autorizzazione per la dialisi ambulatoriale a favore di soggetti affetti da uricemia cronica al centro dialisi "Riviera del Conero" con sede a Falconara Marittima; visto l'atto deliberativo n. 5903 del 26.9.1988 esaminato senza rilievi dalla Commissione di controllo con decisione n. 8804656 in data 1.12.1988 relativo alla convenzione in oggetto; considerato che alcuni assistiti uremici cronici sono affetti da grave patologia anemica che impone trattamento farmacologico con eritropoietina; constatato che tale trattamento farmacologico è improrogabile, inderogabile e assolutamente necessario alla sopravvivenza dell'assistito e che l'eritropoietina è un farmaco di difficile reperimento e che presenta complessità di conservazione e somministrazione...". In poche parole questa delibera ha salvato 19 vite umane.
Proseguo: "rilevato che detto farmaco può essere fornito soltanto tramite il servizio di farmacia dei presidi ospedalieri o dei rispettivi centri dialisi ospedalieri escluse dunque le farmacie private, così come viene fatto per tutti gli altri prodotto farmaceutici dei quali i pazienti abbiano bisogno a causa della loro malattia di base anche se non connessi con il trattamento emodialitico la cui spesa è di competenza della unità sanitaria locale di appartenenza in conformità a quanto sancito dalla ex legge regionale n. 15/84 e dalla 20.87 (pertanto è doveroso che anche ai pazienti in dialisi presso il centro "Riviera del Conero" sia regolarmente somministrato detto farmaco)...".
In poche parole, questo farmaco veniva somministrato agli ammalati ricoverati in ospedale e non potevamo, secondo qualcuno, darlo ad ammalati ricoverati presso il centro "Riviera del Conero" riconosciuto dalla Regione Marche.
Il procedimento al quale fa riferimento l'interrogante è il n. 17021/93 R.G.N.R. Procura della Repubblica di Ancona, iniziato nei confronti dei nove membri della precedente Giunta Regionale, Giampaoli Rodolfo, Recchi Gaetano, Benni Fabio, Costamagna Ivo, Micucci Galliano, Paoletti Franco, Rocchi Lidio, Tambroni Rodolfo, Tesei Aldo. I decreti di citazione a giudizio, emessi nel lontano 13/3/1995 dall'allora Sost. Procuratore Circondariale dott.ssa Maria Inzitari e notificati nell'ottobre 1998, non vennero preceduti - la legge processuale dell'epoca purtroppo lo consentiva - dall'invito agli interessati a presentarsi avanti l'Ufficio del P.M. per rendere l'interrogatorio. In tal modo essi non ebbero possibilità alcuna di esporre le proprie difese avanti il Magistrato inquirente e si trovarono quindi nella condizione di dover rispondere dell'accusa soltanto in sede dibattimentale, all'udienza pubblica. Questa nei decreti appariva fissata al giorno 20/1/1999: ma veniva poi sospesa e nuovamente rifissata all'8/6/1999.
Le contestazioni mosse ai membri della precedente Giunta ravviserebbero, nell'autorizzazione concessa al rimborso del farmaco "Eprex" al centro dialisi "Riviera del Conero" un profitto di tale centro consistente nella ricezione di pazienti in cura con il farmaco Eprex che altrimenti non "avrebbe potuto accogliere".
I membri della Giunta Recchi Gaetano, Micucci Galliano, Paoletti Franco, Tesei Aldo, Rocchi Lidio assistiti dall'avv. Maurizio Lucangeli, ricorrevano al Pretore per ottenere una sentenza predibattimentale che li scagionasse dall'addebito loro mosso, in quanto l'ipotesi accusatoria era totalmente destituita di fondamento: nelle istanze 4/1 e 6/4/1999 si chiedeva il proscioglimento ex art. 129 CPP perché il fatto addebitato non sussiste. Identica richiesta in fase predibattimentale venne poi proposta dai rimanenti imputati Costamagna Ivo (assistito dall'avv. Valori di Macerata) e Benni Fabio (Avv. M. M. Brunetti di Ancona). Malgrado i ripetuti solleciti, il Giudice non poté decidere tempestivamente sulle istanze, dato l'enorme carico di lavoro gravante su di lui: inoltre non gli era pervenuto il parere del Sost. Procuratore della Repubblica. Si giungeva così all'udienza dell'8/6/1999: ma in essa, su eccezione proposta dal difensore del principale imputato dott. Salera che gestiva il centro "Riviera del Conero", il Giudice dichiarava la nullità del decreto di citazione a giudizio di tutti gli interessati. Gli atti del processo tornavano quindi alla Procura, per l'emissione di un nuovo decreto di citazione che veniva emesso per l'udienza del 17.9.2001 per Rocchi Gaetano, Micucci Galliano, Paoletti Franco, Rocchi Lidio, Tesei Aldo e Costamagna Ivo i quali rifiutavano la possibilità loro offerta di definire il processo per prescrizione. Essi chiesero cioè che fosse continuato il processo contro di loro affinché fosse accertata l'assoluta inconsistenza dell'accusa. Quindi non abbiamo usufruito, come qualcuno ha detto, della prescrizione.
Il giudice in tale udienza annullò il decreto di citazione che li riguardava, trasmettendo gli atti al sostituto procuratore della Repubblica dott. Mazzi e dispose la continuazione del processo avanti a sé nei soli confronti dell'ex presidente della Giunta Giampaoli Rodolfo.
Successivamente, nell'udienza del 6.1.2001, nel processo pendente contro quest'ultimo lo stesso sostituto procuratore dott. Mazzi, a conclusione della sua requisitoria ha chiesto l'assoluzione dell'imputato. Codesta richiesta illumina meglio di ogni altro atto processuale quale sia la fondatezza dell'azione penale svolta contro i membri della precedente Giunta.
Dall'esame del duplice, voluminoso fascicolo delle Procure ora unificate non è dato rilevare su quale base probatoria o indiziaria sia stata costruita l'imputazione.
Nulla vi è al proposito negli atti di indagine preliminare compiuti dalla Procura del Tribunale di Ancona: nulla vi è negli atti compiuti dall'allora Sost. Procuratore Circondariale che continuò le indagini. E certamente ai componenti della Giunta Regionale non può addebitarsi la mera adozione della citata delibera, che come più avanti si dirà è del tutto legittima.
Al proposito va ricordato il parere pro veritate espresso dall'avv. Ranieri Felici in data 6/5/1998: l'infondatezza totale dell'accusa risulta infatti evidente attraverso una disamina dell'aspetto amministrativo della causa, aspetto che è stato totalmente trascurato dall'Inquirente che ha emesso i decreti di citazione a giudizio.
La limpida, persuasiva esposizione dell'avv. Felici, basata anche su specifici orientamenti del Consiglio di Stato, rende palese anzitutto la piena legittimità dell'operato della Regione, con riferimento anche ai precedenti provvedimenti relativi al Centro Dialisi Riviera del Conero.
Piena legittimità che il parere pro veritate riconosce in Particolare alla deliberazione n. 2411/1990: non vi può essere dubbio infatti, come scrive l'avv. Felici, che "il farmaco è di pertinenza ed UTILIZZABILE IN TUTTI I CENTRI SPECIALIZZATI, SIANO ESSI PUBBLICI E PRIVATI, ed il riferimento all'uso ospedaliero è più che compatibile con il fatto che sia stato usato in quel presidio privato, ESSENDO QUESTO USO AUTORIZZATO CON PROVVEDIMENTO REGIONALE CHE COSTITUIVA, PIU' CHE UN ATTO DISCREZIONALE, UN ATTO DOVUTO — perché la Giunta non poteva assolutamente abbandonare degli ammalati che erano quasi in fin di vita — ispirato dall'interesse pubblico alla CURA DEI DIALIZZATI ANCHE IN CENTRI PRIVATI AUTORIZZATI".
Assurda appare pertanto la formulazione dell'imputazione, non essendo minimamente ravvisabili nel comportamento dei membri della ex Giunta Regionale alcun illecito.
E' opportuno ricordare, collega Gasperi, che il 30/10/1997 venne avanzata all'Ufficio di Presidenza la richiesta, sottoscritta da quattordici Consiglieri regionali (Rocchi, Brachetta, Melappioni, Carassai, Procaccini, Cleri, Cecchini, Di Odoardo, Avenali, D'Angelo, Meschini, Cesaroni, Pupo, Grandinetti) di istituzione di una Commissione d'inchiesta "per indagare sull'effettuazione di prestazioni agli assistiti uremici cronici affetti da grave patologia anemica presso il centro dialisi Riviera del Conero di Falconara, che impone il trattamento farmacologico con Eritropoietina (Eprex)".
Il Consiglio regionale, nella seduta n. 143 del 18/11/1997, approvò su proposta dell'ufficio di Presidenza la deliberazione n. 168, con la quale si istituiva la Commissione d'inchiesta. In tale deliberazione venne definita la composizione della Commissione, della quale sono stati chiamati a far parte i Consiglieri regionali Carassai, Cleri, D'Angelo, Melappioni, Rocchi, Pupo, Agostini, Ciccanti e Villa.
Si riferiscono qui di seguito i passi più salienti della relazione della Commissione.
La tecnicità e la specificità delle questioni all'esame della Commissione hanno richiesto un consistente approfondimento. I lavori della Commissione si sono complessivamente articolati in otto sedute, nel corso delle quali sono state effettuate alcune audizioni.
Nella seduta del 3/2/1998 sono stati, in particolare, ascoltati la dott.ssa Vitali, medico nefrologo della USL di Macerata (Ospedale di Tolentino), il dott. Ciccarelli, medico nefrologo, componente del Comitato tecnico regionale per l'insufficienza renale cronica, il rag. Angeli, rappresentante regionale dell'Associazione nazionale emodializzati (ANED); nella seduta del 17/2/1998, la dott.ssa Brunori, coordinatore del servizio sanità della regione nel periodo 1990-1993 e il dott. Pace, dirigente del servizio sanità nello stesso periodo; nella seduta del 3/3/1998 il dott. Felici, responsabile amministrativo della ex Unità Sanitaria Locale n. 9, il sig. Cardenio Medici presidente della ex Unità Sanitaria Locale n. 9.
Rispetto alla necessità e all'indispensabilità o meno della somministrazione del farmaco Eprex agli assistiti uremici cronici affetti da anemia, la Commissione è pervenuta a conclusioni univoche.
E' emersa, infatti, l'indubbia necessità e indispensabilità della somministrazione di Eritropoietina, in alternativa alle trasfusioni.
La dott.ssa Vitali, in particolare, nella seduta del 3/2/1998, ha affermato che la somministrazione di Eritropoietina ha cambiato la qualità della vita dei pazienti.
Il dott. Ciccarelli, nella stessa seduta, ha rilevato che l'Eritropoietina è indispensabile nelle situazioni in cui le terapie primitive, quelle più semplici, non danno risultati: aggiungendo che "inizialmente si utilizzano i farmaci tradizionali di minor costo (ferro, vitamine, anabolizzanti). In genere, dopo un inizio di trattamento dialitico di alcuni mesi, in cui il paziente viene depurato delle fase di intossicazione cronica precedente, se non c'è risposta alla terapia tradizionale, inizio ad utilizzare l'Eritropoietina".
Ha evidenziato poi la necessità di un controllo diretto della somministrazione e dell'efficacia della terapia.
Per ciò che concerne il soggetto che ha richiesto il rimborso della Regione del farmaco, dalla documentazione acquisita risulta che si è trattato dell'Unità Sanitaria Locale n. 9.
Riguardo alla corrispondenza del rimborso al tariffario farmaci ospedalieri, è emerso che il farmaco è prodotto da quattro ditte: la Janssen (Epoxitin), la Cilag (Eprex), la Dompè (Biotec Globuren) con identici prezzi e dalla Bering (Eritrogen) con un prezzo lievemente inferiore. Il prezzo pagato per l'acquisto diretto del farmaco dalla Cilag è risultato corrispondente al tariffario. Leggermente superiore è il prezzo pagato per la fornitura della farmacia Margutti: L. 80.418 per 4000 unità di Eprex. Tale prezzo è comunque ritenuto "onesto", trattandosi di una farmacia privata.
La dott.ssa Vitali, inoltre, nella seduta del 3/2/1998, ha sottolineato che il farmaco viene somministrato in ospedale per ridurre i costi, data la diversità tra prezzo al pubblico e prezzo in ambito ospedaliero. Lo stesso potrebbe, però, essere prescritto con ricetta, acquistata da parte del paziente in farmacia e somministrato a casa.
La legge regionale 27/6/1984, n. 15 concernente "Ulteriori provvidenze a favore dei soggetti affetti da uremia cronica" all'articolo 5 dispone, poi, che ai reparti e ai centri emodialitici ed ai servizi di assistenza limitata l'Unità Sanitaria Locale garantisce il quantitativo delle specialità medicinali necessarie al fabbisogno degli uremici cronici ivi in trattamento, secondo le necessità individuali, anche se non comprese nel prontuario terapeutico.
Riguardo alla sussistenza di un aumento del numero di pazienti presso il centro dialisi Riviera del Conero nel periodo 1990-1993, la dott.ssa Brunori ha rilevato che nel 1993 fu disdetta la convenzione perché i primari dei reparti di dialisi avevano attestato che c'era posto nelle strutture pubbliche e che il caso fu trattato anche dal Consiglio regionale. Ricordo che quando chiedemmo la chiusura di questo centro ci fu una rivoluzione da parte degli ammalati. I dializzati erano 21 nel 1991 e 19 quando fu disdetta la convenzione. "Quindi non c'è stato assolutamente aumento di pazienti".
In relazione al complesso degli elementi emersi nel corso dei lavori in particolare dalle audizioni e dalla documentazione acquisita, la Commissione ha concluso che non risultano accertate evidenti illegittimità o responsabilità dirette della Giunta regionale. Sono, tutt'al più, riscontrabili irregolarità formali in alcuni atti istruttori predisposti da funzionari.
A questo proposito vanno ricordate alcune dichiarazioni rese avanti la Commissione nella seduta 3/3/1998 dal dott. Felici, responsabile amministrativo ex U.S.L. n. 9 che rispondeva a domande del consigliere Rocchi:
ROCCHI. Leggo nelle premesse della delibera che è un prodotto di uso esclusivo ospedaliero. Poi si dice: "...soltanto tramite i servizi di farmacia dei servizi ospedalieri o dei rispettivi centri dialisi ospedalieri".
FELICI. Ma il centro dialisi aveva una convenzione ex artt. 43 e 44 della 833, come Villa Igea o Villa Adria all'epoca, quindi a tutti gli effetti poteva acquistare questi farmaci dalle ditte che li producevano in confezione ospedaliera. La convenzione fatta con il centro dialisi Riviera del Conero, in pratica era sulla base degli artt. 43 e 44, quindi il centro agiva come una qualsiasi casa di cura. Come Villa Igea compera i farmaci tramite la propria farmacia ospedaliera, così faceva questo centro dialisi. Perché a questo abilitato.
Faccio presente che l'articolo 13 della convenzione dice che la vigilanza sul centro viene esercitata dalla Asl n. 9 in conformità alle disposizioni di legge in materia, quindi non era la Giunta che doveva fare gli accertamenti.
ROCCHI. Nessuno ha abusato del fatto che questo farmaco, pur essendo di impiego ospedaliero poteva essere acquistato presso le ditte e le farmacie?
FELICI. No, le farmacie no: presso le ditte.
ROCCHI. E come mai ci sono due ... ?
FELICI. Prima che la Giunta adottasse l'atto di riconoscimento di questo farmaco come indispensabile, connesso alla dialisi, la gente, per utilizzarlo lo doveva in qualche modo acquistare.
ROCCHI. Ma la Usl era al corrente che era stato acquistato questo farmaco tramite la farmacia, oppure non sapeva niente? FELICI. Quando avvenne questo caso, che dette origine alla richiesta di autorizzazione, noi rilevammo l'irregolarità di tipo amministrativo, perché in base alla convenzione tra SSN e farmacie, possono essere venduti dalle farmacie agli assistiti solo i farmaci che sono in prontuario. E d'altra parte le farmacie ospedaliere non possono dare, per converso, agli assistiti, questi farmaci che sono in prontuario. C'è l'esclusiva della farmacia.
ROCCHI. Ho visto due lettere di trasmissione di fatture di Eritropoietina, una a firma del responsabile del centro, che inviava le fatture stesse alla Usl, poi c'è un'ulteriore lettera. Credo che nel 1993 siano state comunicate all'assessorato tutte le fatture riguardanti questo farmaco. Qualcuno ha controllato queste fatture? Lei diceva poc'anzi che vi siete accorti che c'erano due fatture della farmacia. Nonostante ciò avete richiesto all'assessorato il rimborso di questi farmaci?
FELICI. Noi le abbiano rimborsate all'assistito.
ROCCHI. E poi avete fatto richiesta all'assessorato.
FELICI. Di questo non ho riscontro.
ROCCHI. Perché avete rimborsato queste due fatture, quando sapevate che non era possibile acquistarle attraverso la farmacia?
FELICI. Perché erano strettamente legate a questo tipo di necessità terapeutica. quindi per agevolare l'assistito fu fatto questo tipo di rimborso.
ROCCHI. Era una necessità secondo lei?
FELICI. Era considerato un farmaco assolutamente indispensabile».
Ho finito, si pongo a disposizione dell'interrogante i seguenti documenti: 1) copia parere pro veritate 6/5/1998 avv. Ranieri Felici; 2) testi legislativi: Legge Regionale n. 15/1984, L.R. n. 23/1984; 3) D.P.R.G. n. 9210/1987; 4) deliberazione G.R. n. 3549 del 20/6/1988; 5) deliberazione G.R. n. 5903 del 26/9/1988.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Sono particolarmente contento di questa risposta. Pensavo che mi rispondessero l'assessore alla sanità o il Presidente e non lei, anche perché lei non aveva bisogno di riportarmi il colloquio tra lei e altra persona, perché allora avrebbe dovuto riportare il colloquio di tutti.
Questa mia interrogazione è stata presentata esattamente il 13 febbraio 2001. Se non ci fosse l'immoralità che vediamo questa sera, per cui vediamo che alle interrogazione si risponde non solo con un numero esiguo di consiglieri, ma addirittura si è lasciato solo assessore Rocchi nel tavolo della Giunta, non mi sarei offeso. Ma la considero un'offesa perché non si può discutere di interrogazioni quando non solo si risponde in ritardo ma addirittura non si dà nemmeno la possibilità di poterne discutere in modo tale da fare presente le cose soprattutto ai colleghi consiglieri.
Nella sua risposta traspariva qualcosa che come uomo posso anche capire, però da uomo le posso dire che la mia interrogazione non era assolutamente fatta per vedere se c'era un inquisito o meno o per vedere se uno era colpevole o non colpevole, ma per fare chiarezza, perché è ora che in questo Consiglio si faccia chiarezza. In questo Consiglio, a causa delle alleanze non si possono ancora tenere delle persone rispetto alle quali si dice "è stato assolto". Addirittura quando avevo fatto delle richieste a proposito di uno che è era nel gruppo degli inquisiti ed è nel gruppo degli assolti... (Interruzione). Adesso glielo dico, collega Luchetti.
Il problema fondamentale che lei non ha detto, egregio assessore Rocchi, è un altro. Quando è stata fatta la Commissione d'inchiesta c'erano tutti gli indagati e tra questi c'erano: Rodolfo Giampaoli, Gaetano Recchi, Ivo Costamagna, Galliano Micucci, Fabio Beni, Lidio Rocchi, Aldo Tesei e altri personaggi. Cosa è successo? Vado a vedere e le strade processuali di Giampaoli e degli altri imputati si erano divise, all'inizio, per una curiosa vicenda. Ecco che allora mi collego alle norme strane e oscure della magistratura... (Interruzione del consigliere Luchetti). Sono responsabile di quello che dico. Quando lei mi ha detto che ero passibile di denuncia per avere detto alcune cose del dott. Micucci, non ho avuto nessuna denuncia: sfido a denunciarmi!
A causa di una omonimia venne citata in giudizio un'altra persona al posto dell'allora Giampaoli, leader della Dc. Lei era della Dc, collega Luchetti, avrebbe dovuto scandalizzarsi. A Rodolfo Giampaoli, leader della Dc hanno separato la procedura, tenendolo diviso dal gruppo, e lei sa meglio di me che nel gruppo ci può essere anonimato, ma soprattutto c'è una distinzione diversa rispetto al singolo. A Rodolfo Giampaoli che penso tutti abbiano conosciuto, hanno mandato migliaia di avvisi e non so com'è andata a finire né mi interessa, però per omonimia è stato confuso con una persona della zona della bassa Marca. La posizione di Giampaoli fu stralciata dall'affollato filone principale dell'indagine. L'accusa per tutti era quella di truffa sulla base di un'indagine dei Nas sulla gestione... ecc.
Cosa è successo? Che siccome c'era stato lo stralcio, la posizione di Giampaoli era più indietro ed andava avanti in continuazione Giampaoli come se fosse il truffatore principale.
Però debbo dare atto — Resto del Carlino del 18.9.2001 — che i giornali hanno scritto "Costamagna e Micucci rifiutano la prescrizione". Ma c'è anche lei, assessore Rocchi. E difatti si dice: "Accettando l'ipotesi delle attenuanti generiche avrebbero ottenuto il proscioglimento per prescrizione del reato". Lo stesso discorso vale per l'articolo del 7.3.2001. La mia interrogazione era precedente. Si scrive: "Si farà il 17 settembre il processo a Rodolfo Giampaoli, l'ex presidente della Giunta regionale accusato di truffa. La vicenda risale al 1992..." ecc. Non era stata fatta chiarezza. Questa è una questione di principio e di moralità. Non si può avere un metro di misura quando si apparteneva ad un partito e poi, siccome si deve entrare in un altro gruppo, con un'altra maggioranza, siccome quello di quel partito non ha aderito deve essere tenuto in modo completamente diverso.
Mi ricollego a una realtà veramente significativa e scottante per la moralità di tutti noi consiglieri. Non credo, né immagino, né imputo a nessun consigliere presente o passato, a meno che non sia stato giudicato tre volte, quindi definitivamente, alcunché. Non mi piace fare politica con queste cose, però i personaggi che ho citato non hanno avuto lo stesso metro di misura che è stato usato nei confronti del prof. Lucarelli per il quale, per presa di coscienza di questa Giunta nella persona del presidente si è detto: "Non è opportuno dargli l'incarico per la scuola di talassemia perché indagato", quando il dott. Galliano Micucci, ex assessore al commercio della Dc ha avuto un incarico quando era indagato, da questa Giunta, incarico che tuttora ricopre, credo con grande dignità e grande competenza, nell'ambito dell'Assam.
Perché due metri e due misure? Perché dobbiamo essere falsi e ipocriti? Perché dobbiamo andare fuori a chiedere i voti facendo vedere che il crocifisso lo mettiamo dietro la schiena perché ci vergogniamo di rendere omaggio a coloro che possono avere sbagliato, e molte volte sappiamo perché alcuni hanno sbagliato.
Io non ho presentato questa interrogazione per motivi strani. La mia è solo una presa di posizione politica, perché se avessi voluto comportarmi in maniera diversa l'avrei data alla stampa. E le dirò di più, egregio assessore Rocchi. Deve sapere — lei sa che con lei ho sempre avuto un rapporto di piena stima e fiducia — che me l'hanno chiesto, dopo ripetute telefonate di farla inserire. Se lei ricorda, nella precedente risposta data all'interrogazione fatta sul progetto di talassemia ho citato che questa interrogazione non era stata messa agli atti. E addirittura, la cosa più immorale è che questa interrogazione ha il numero 199 e sono partiti, nel rispondere, con il numero 298. E' normale che non esistano procedure in base ai numeri, ma esiste una logica: si risponde prima alle vecchie interrogazioni e poi alle nuove. Questa interrogazione poteva dare fastidio a qualcuno e poteva non essere eclatante sotto certi aspetti. Proprio per questo motivo e per il rispetto che ho per tutti coloro che ho citato qui, non l'ho data alla stampa, altrimenti avrei dato un esempio pessimo, perché non si può fare politica cercando di danneggiare il tuo avversario politico sotto l'aspetto della moralità, però rispetto alla moralità si può pretendere e richiedere che ci siano correttezza e onestà.



Interrogazione (Svolgimento): «Diabete mellito, malattia di alto interesse sociale» Ceroni (244)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 244 del consigliere Ceroni.
Ha la parola, per la risposta, l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «In riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto si forniscono gli elementi per la risposta.
Lo scrivente Servizio aveva già ricevuto in data 19/07/2000 l'istanza del dott. Domenico Fico in merito all' accoglibilità di un suo studio sul diabete mellito nel quale assicurava la possibilità di poterlo debellare in tempi ragionevolmente brevi.
Questo Servizio in proposito aveva provveduto in data 26/07/2000 prot. n.9532 ad acquisire da parte del dott. Paolo Fumelli, Primario della U.O. Malattie Metaboliche e Diabetologiche dell'INRCA e Presidente del Comitato Regionale di Coordinamento delle attività di assistenza nel settore delle malattie diabetologiche di cui alla L.R. n.38/87 ex art.10, una valutazione tecnica sul documento ed una risposta dettagliata e scientificamente esauriente.
Con nota n.10626 del 24/08/2000 l'Assessore alla Sanità aveva trasmesso alla Giunta Regionale la relazione del dott. Fumelli relativa al quesito sollevato, relazione a suo tempo trasmessa dallo stesso dott. Fumelli al Ministero della Sanità ed al Segretario Generale del Consiglio Superiore della Sanità, in risposta al medesimo quesito.
In tale relazione, che si allega in copia, il dott. Fumelli fornisce esaurienti elementi di giudizio sulle argomentazioni del dott. Fico. Per quanto concerne infine l'attività della Regione in materia diabetologica essa è da sempre sostenuta da idonee iniziative di prevenzione, cura ed educazione sanitaria su tutto il territorio regionale».

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto, il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Non sono un medico, quindi non posso entrare nel merito di valutazioni di carattere squisitamente tecnico. Mi sembrava che la lettera del dott. Fico fosse degna di maggiore attenzione. Riferirò a lui la risposta che mi è stata data, però mi resta difficile essere soddisfatto.
Penso che il tema andasse approfondito in maniera più seria e determinata, comunque vi assumete la responsabilità di non aver voluto approfondire la questione e di non avere valutato con maggiore attenzione quanto il dott. Fico ha proposto.



Interrogazione (Svolgimento): «Approvazione legge regionale per l'incentivazione dell'esercizio associato delle funzioni da parte dei Comuni» Giannotti, Ceroni, Brini,, Favia, Trenta e Cesaroni (285)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 285 dei consiglieri Giannotti e altri. Per la Giunta risponde l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «L'articolo 33, comma 4, del decreto legislativo n. 267/2000 ha stabilito che le Regioni provvedono a disciplinare con proprie leggi, nell'ambito del programma territoriale, le forme di incentivazione dell'esercizio associato delle funzioni da parte dei Comuni, con l'eventuale previsione nel proprio bilancio di un apposito fondo.
L'articolo 35, comma 1, dello stesso decreto legislativo ha disposto, poi, che l'adozione di tali leggi regionali deve avvenire entro il 21 febbraio 2001. Il Servizio Rapporti con gli Enti locali e gli Enti dipendenti dalla Regione ha predisposto, pertanto, il testo di una proposta di legge regionale concernente "Interventi per la gestione associata sovracomunale di funzioni e servizi", sul quale è stato acquisito il parere favorevole della Conferenza dei Servizi e della Conferenza regionale delle autonomie. La Giunta regionale, con deliberazione n. 114 del 23 gennaio 2001, ha deciso di presentare la proposta al Consiglio regionale.
Il Presidente del Consiglio regionale, con nota prot. n. 383 del 13 febbraio 2001, ha comunicato il rinvio della proposta, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento interno, in quanto non sono stati ritenuti idonei i mezzi ivi indicati per fare fronte alla spesa.
Nella seduta del 27 marzo 2001 è stata sottoposta all'esame della Giunta una nuova proposta, che prevedeva la revoca della deliberazione della Giunta regionale n. 114/2001 e la presentazione al Consiglio regionale di un testo di legge, di contenuto identico al precedente, salvo che per l'articolo finanziario, relativo al "Fondo per l'esercizio associato di funzioni e servizi da parte dei Comuni".
Nella stessa seduta la Giunta ha deciso il rinvio dell'atto.
Nella seduta del 4 aprile 2001 la proposta è stata nuovamente sottoposta all'esame della Giunta, che ha deciso il ritiro dell'atto in considerazione della mancata previsione della relativa copertura finanziaria nel bilancio di previsione 2001, approvato dal Consiglio regionale. Attualmente è in corso un approfondimento diretto ad individuare i possibili strumenti per la copertura finanziaria, ai fini della presentazione in tempi brevi di una nuova proposta al Consiglio regionale».

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Esprimo la piena insoddisfazione del gruppo di Forza Italia, ma credo di tutti i gruppi dell'opposizione per questa nuova inadempienza dell'Esecutivo, perché questa mattina è stata consegnata a tutti i consiglieri una presa di posizione dell'Unione dei Comuni Val d'Aso rispetto all'applicazione di un decreto legge, il 267 che in qualche modo prevede un intervento regionale per definire gli ambiti ottimali e per programmare interventi finanziari a sostegno delle unioni dei Comuni, cioè di un rapporto di collaborazione fra le Amministrazioni comunali del nostro territorio. Uno sviluppo ha seguito questo problema che, se non facesse ridere troppo, si potrebbe definire "ridicolo": la Giunta regionale presenta un atto dimenticandosi di segnalare l'imputazione della spesa, costringendo il presidente del Consiglio a bocciare l'atto e rimandarlo al mittente, perché improponibile, un errore che nemmeno i consiglieri regionali di primo pelo fanno più, nel senso che si guardano bene dal non prevedere la copertura finanziaria. Un errore ancora più grave se si considera che la Giunta regionale è stata carente sapendo di avere già commesso un errore più grave, cioè non avere previsto nel bilancio del 2001 la copertura finanziaria a questo provvedimento.
Sarei portato da un certo punto di vista a credere nell'errore, ma mi viene da pensare male e mi viene da pensare che la presa di posizione dei Comuni della Val d'Aso possa essere fondata, cioè che quella della Giunta regionale è stata una scelta politica: non aver voluto applicare una legge dello Stato, quindi prevedere un intervento specifico proprio per non smuovere l'equilibrio di potere rappresentato dalle Comunità montane nella nostra regione che sono evidentemente contrarie a questo tipo di intervento, che quindi hanno forzato e stanno forzando politicamente l'Esecutivo. Quindi responsabilità sul piano formale, responsabilità sul piano sostanziale, a dimostrazione delle incapacità di questo Esecutivo di affrontare anche nodi non fondamentali per la vita delle autonomie locali.
Credo che sia giusto e opportuno richiamare in questa sede la necessità che le leggi dello Stato, specialmente leggi fatte da Governi di centro-sinistra, siano rispettate e quindi si pongano in essere tutti i provvedimenti che sono declinati in questi atti legislativi.
Questo non lo chiede solo l'opposizione regionale ma credo che sia una richiesta legittima che viene posta dalla realtà delle assemblee elettive della nostra regione.



Interrogazione (Svolgimento): «Situazione dello scalo aeroportuale Raffaello Sanzio di Falconara» Rocchi (267)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 267 del consigliere Rocchi. Per la Giunta risponde l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «In merito all'interrogazione di cui all'oggetto si precisa quanto segue.
L'Alitalia, compagnia di bandiera, opera all'aeroporto Raffaello Sanzio di Ancona-Falconara con quattro voli quotidiani sugli aeroporti "Hub" di Roma e Milano.
L'intervento delle istituzioni marchigiane, dei parlamentari e della società di gestione dell'aeroporto può contribuire a sensibilizzare la compagnia per il potenziamento degli aeromobili ovvero indurre altre compagnie ad attivare linee concorrenziali sullo stesso scalo.
La scelta della tipologia degli aeromobili, degli orari e del livello di servizio da offrire ai passeggeri rientra però tra le competenze imprenditoriali proprie della compagnia aerea: non va dimenticato comunque che l'Alitalia per un 53% è controllata dal Ministero del tesoro, mentre per il restante 47 è in mano a migliaia di azionisti privati, fondi di investimento, dipendenti/azionisti.
La Regione, che detiene il 23% del pacchetto azionario dell'Aerdorica, partecipa con grande impegno al processo di sviluppo in atto nell'aeroporto di Falconara che sta uscendo dal monopolio esclusivo Alitalia nei voli di linea per passare ad un mercato con più offerte: da quattro anni accanto ad Alitalia opera infatti anche Aier Dolomiti/Lufthansa che, collegando Falconara con Monaco di Baviera, permette ai passeggeri di "scegliere" tra il network Alitalia e quello Lufthansa.
Nel primo semestre 2001 l'Alitalia a causa della carente offerta dall'aeroporto di Falconara, ha perso il 2,5% di traffico, i passeggeri si sono imbarcati di più sugli aerei Lufthansa che ha segnato una crescita del 29%, così come il volo diretto per Londra Stansted ha visto un incremento del 41,9% rispetto all'anno precedente. L'aeroporto si sta configurando come un mercato in cui si incontrano domanda e offerta: sempre di più i passeggeri possono scegliere tra diversi vettori e possono influire sull'offerta dei servizi necessari.
Comunque, la Regione, in accordo con l'Aerdorica, società di gestione dell'aeroporto Sanzio, è già intervenuta sulla dirigenza Alitalia per richiedere un miglioramento della qualità dei servizi offerti. Nell'orario invernale 2001-2002, per le linee su Roma e Milano, saranno impegnati aerei migliori secondo l'elenco allegato, anche se potrebbero permanere alcune carenze rispetto ad eventuali punte della domanda. Altri interventi, sempre nel rispetto delle specifiche competenze, potranno essere effettuati dall'assessorato se si verificassero ulteriori disservizi».

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Ho ascoltato la risposta che è puntuale ma molto burocratica. In realtà abbiamo il problema di fare, nell'arco di una delle prossime sedute, magari a gennaio, un momento di riflessione, con comunicazione del Presidente e dell'assessore competente sull'aeroporto di Falconara per una serie di motivi.
Primo, siamo in scadenza del consiglio di amministrazione che ha retto l'aeroporto in questi anni che sono stati di grande sviluppo, ma con dei problemi. Secondo, siamo in una fase del trasporto aereo internazionale molto delicata e quindi l'importanza di difendere la quota di voli dell'aeroporto di Falconara è fondamentale per lo sviluppo della regione. In particolare l'aeroporto di Falconara, che è l'aeroporto delle Marche — è l'unico scalo regionale — è in una di quelle situazioni in cui occorre fare il salto di qualità. Viceversa, la linea aerea nazionale, in particolare l'Alitalia, lo ritiene uno scalo marginale e di risulta a cui vengono assegnati sempre gli aerei disponibili rispetto alla rete aerea principale.
Questo comporta che talvolta vengono utilizzati aerei in prestito da altre compagnie minori, perché sulle tratte cosiddette "di prestigio" — la più importante Roma-Milano — vengono spesso utilizzati aerei che dovrebbero essere a disposizione del volo Ancona-Milano. In quel periodo — era giugno 2001 — citavo il fatto del "Dornier 328", un piccolo aereo della compagnia Minerva, 32 posti, mentre spesso per questo volo ci sono 50-60 persone. Ogni volta che non è disponibile il vettore principale Alitalia rimangono a terra tantissime persone.
Abbiamo il problema che lo scalo regionale è tenuto in secondaria considerazione dalla compagnia aerea. L'attuale presidente dell'Alitalia nominato dall'Ulivo è persona di Chiaravalle, nata a Chiaravalle, anche se la sua carriera è avvenuta altrove: da quando è arrivato questo personaggio io speravo che le Marche avrebbero avuto un'attenzione particolare, invece c'è stata una caduta netta, è peggiorato il sistema di trasporto per la nostra città.
Ovviamente non è questo il nodo politico, però mi ha colpito molto. E' da verificare questa situazione e credo che occorra una partnership tra aeroporto di Falconara e un aeroporto di rilievo nazionale. Si era parlato sia dell'aeroporto di Milano che di quello di Roma. Appare più facile l'aeroporto di Roma. Se riusciamo ad avere una partecipazione nella società Aerdorica della società aeroportuale che gestisce l'aeroporto di Roma si mette in moto una sinergia attraverso la quale diventiamo scalo complementare dell'aeroporto romano di Fiumicino, il che significa che diventiamo protagonisti ed entriamo in un meccanismo molto forte.
Attraverso l'aumento di capitale che mi è sembrato di capire nei vari convegni che ci sono stati o altro, è importante arrivare a una politica precisa aeroportuale. Ovviamente questo non inficia l'altro discorso: che la compagnia aerea Alitalia comunque ci deve rispettare, e dobbiamo farci carico di questo. Credo che sia un problema importante. Quello che è accaduto con gli attentati attraverso il mezzo aereo ha posto tantissima gente nella condizione di fare scelte diverse rispetto all'aereo, ma queste cose sono transitorie. Sul discorso del trasporto aereo che è un mezzo fondamentale di comunicazione moderna dobbiamo far fare un salto di qualità alla nostra regione.
La risposta che mi è stata data è specifica, limitata al fatto in sé, però esiste un problema e io chiedo all'assessore e alla Giunta di dedicare al problema dell'aeroporto di Falconara, quindi della comunicazione aerea tra le Marche e da e per le Marche e il resto del mondo, una comunicazione e un punto all'ordine del giorno del dibattito di questo Consiglio.



Interrogazione (Svolgimento): «Ripartizione fondi per edilizia agevolata ed edilizia sovvenzionata di alloggi da destinare in locazione permanente a studenti universitari» Ciccioli (296)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 296 del consigliere Ciccioli. Per la Giunta risponde l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «La deliberazione amministrativa del Consiglio regionale n. 304 del 29.2.2000 ha destinato risorse di edilizia sovvenzionata (fondi ex Gescal, da assegnare a Comuni, IACP, ERSU) ed agevolata (fondi del bilancio dello Stato, da assegnare a Comuni, IACP, ERSU, cooperative edilizie, imprese di costruzione), per un totale di L.11.861 milioni, per la realizzazione di alloggi per studenti universitari.
Tali risorse fanno parte di un programma di edilizia residenziale pubblica per l'utilizzo degli ultimi fondi GESCAL che prevede dodici diverse tipologie di intervento tutte finalizzate al soddisfacimento del fabbisogno abitativo, tradizionale criterio di localizzazione dei fondi ERP.
L'atto consiliare, approvato all unanimità, ha quindi stabilito che la Giunta regionale provvedesse alla ripartizione dei fondi tra i territori comunali sedi di università, in ragione del numero di domande di alloggi presentate all' ERSU, rimaste insoddisfatte.
Con deliberazione n. 2702/2000 la Giunta regionale ha approvato il riparto dei fondi tra i territori sedi di Università, sulla base dei dati sul fabbisogno comunicati dagli ERSU e validati dal Servizio Servizi sociali, demandando agli ERSU stessi l'individuazione dei Comuni ove realizzare gli alloggi.
L'adozione della delibera è stata preceduta da una nota a verbale della Giunta regionale in data 28.11.2000 in cui il Presidente, facendo presente che i criteri e gli indirizzi per il riparto dei fondi destinati all'edilizia universitaria sono stati stabiliti dal Consiglio regionale con deliberazione amministrativa n. 304 del 29.2.200, propone di procedere all'assegnazione in base alla suddetta deliberazione e di valutare successivamente, nel caso in cui i criteri adottati diano luogo a sperequazioni nel riparto dei fondi, la necessità e l'opportunità di proporre al Consiglio regionale, per le successive assegnazioni degli stanziamenti destinati all'edilizia universitaria, la modifica dei criteri suddetti.
Il Servizio Edilizia, per inciso, ha fatto presente che l'ERSU di Ancona ha partecipato solo alla prima riunione indetta per una valutazione congiunta della situazione delle residenze per studenti universitari e delle procedure per l'assegnazione dei fondi in questione e non ha dato seguito alle successive note con cui si chiedeva: di fornire i dati necessari per il riparto delle risorse; di esprimere un parere preventivo su di una proposta di deliberazione contenente una ipotesi di detto riparto; di indicare il territorio comunale ove l'Ente riteneva dovessero essere localizzate le risorse assegnate; di esprimere un parere preventivo sulle bozze di bando per la selezione degli interventi.
Con deliberazioni 1315 e 1316 del 12.6.2001 la Giunta regionale ha quindi approvato lo schema di bando per l'assegnazione dei finanziamenti ed i criteri per la selezione degli interventi ed il dirigente del servizio edilizia pubblica, con decreti nn. 281 e 282 del 5.7.2001, ha provveduto all'emanazione bandi di concorso per la concessione dei finanziamenti, rispettivamente, di edilizia agevolata e sovvenzionata, pubblicati sul B.U.R.M. n. 78 del 12 07.2001».

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Ho verificato quanto mi ha risposto l'assessore Rocchi e devo dire che è vero, anche se solo in parte: l'Ersu di Ancona non aveva risposto per iscritto alle richieste dell'assessorato, però è anche vero che c'erano stati due incontri in cui l'Ersu di Ancona aveva fatto presente la difficoltà a quantificare il fatto che era stata sottostimata l'esigenza dell'università di Ancona che ha facoltà scientifiche le quali obbligano alla frequenza.
A questo punto il piano è approvato. Dal punto di vista formale ha ragione l'assessore competente. Dal punto di vista della sostanza ha assolutamente torto, perché la Regione non deve solo porsi il problema che le carte sono a posto. Essendoci stati due incontri tra il direttore dell'Ersu e l'assessorato, a questo punto bisogna farsene carico. Non si deve essere in regola con le carte ma con la sostanza. C'erano state le richieste e a questo punto, visto come sono stati ripartiti i fondi, c'è solo da riparare per il futuro. Sono ovviamente soddisfatto della gestione e di come sono state fatte le cose.



Interrogazione (Rinvio): «Situazione economica e finanziaria della Regione Marche che emerge dalla proposta di legge n. 68 ad iniziativa della Giunta regionale: "Approvazione del rendiconto generale dell'Amministrazione per l'anno 2000"» Ceroni (297)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 297 del consigliere Ceroni.
La Giunta non è in condizioni di rispondere, quindi la rinviamo.



Interrogazione (Svolgimento): «Legge 449/97 — estensione dei benefici ai titolari degli stabilimenti balneari» Giannotti, Favia, Grandinetti, Cesaroni, Brini, Ceroni e Trenta (299)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 299 dei consiglieri Giannotti, Favia, Grandinetti, Cesaroni, Brini, Ceroni e Trenta.
Per la Giunta risponde l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «Con riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto, si specifica quanto segue.
L'articolo 11 della Legge n. 449/97 ha disposto la concessione di incentivi fiscali per il commercio e il turismo, sotto forma di credito d'imposta.
La Giunta Regionale, con deliberazione n.1021/2001 ha approvato il bando ed i criteri di ammissibilità ai benefici in aderenza alla normativa nazionale.
Gli incentivi fiscali previsti nel bando regionale sono relativi agli acquisti di beni strumentali nel periodo di attività compreso fra il 7 giugno 1999 e il 31.12.2000.
Per quanto riguarda le imprese turistiche rientranti nel bando regionali sono quelle definite specificatamente dalla Legge n.217/83 e dalle leggi regionali.
Alla data del 31.12.2000 gli stabilimenti balneari (bagnini) non rientrano tra le imprese turistiche e1 pertanto, non sono tra i soggetti beneficiari dell'incentivo fiscale di cui alla L.449/97, salvo quelli che gestiscono bar e ristoranti, limitatamente alle attrezzature riferite a queste attività.
Solo in data 29 marzo 2001 con legge quadro n.135 è stata ampliata la definizione di "impresa turistica" comprendendo anche gli stabilimenti balneari.
Conseguente, nel bando relativo al 2001 tali imprese potranno rientrare nei benefici di cui alla Legge n.449/98».

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Manca un minimo di analisi critica. Siccome si tratta di un riconoscimento di fatto di uno status realizzato dalla legge quadro sul turismo, la Regione poteva comportarsi di conseguenza, cioè poteva, proprio in ragione di questo riconoscimento, anche se fatto successivamente, della condizione dei concessionari di spiaggia quali attività turistiche, ammetterli a beneficiare di questo provvedimento. Questa Giunta regionale non l'ha fatto, ha compiuto un grave atto di discriminazione rispetto ai concessionari di spiaggia della nostra regione. Dico questo perché mi sembra strano che la Regione Emilia Romagna si sia comportata in maniera diversa, come lei sa, cioè la Regione Emilia Romagna, in applicazione a quanto previsto dalla legge quadro ha ammesso a beneficiare dei contributi del credito d'imposta tutti i concessionari di spiaggia di quella regione. La Regione Marche, rispetto ad una disponibilità verbale che era stata peraltro segnalata ai bagnini si è irrigidita e ha assunto una posizione che noi riteniamo lesiva degli interessi dei nostri bagnini.
Mi dispiace prendere atto di questa omissione, mi auguro che questo richiamo, questo confronto che pure abbiamo affrontato con ritardo rispetto ai tempi di applicazione della legge possa servire a ridare dignità ai concessionari di spiaggia che, oggettivamente, realizzano un'attività turistica sul terreno regionale.



Interrogazione (Decadenza): «Corsi di lauree brevi e specialistiche» Mollaroli e Ascoli (300)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 300 dei consiglieri Mollaroli e Ascoli. Non essendo presenti gli interroganti, l'interrogazione è decaduta.



Interrogazione (Svolgimento): «Abusi edilizi e modifica del confine regionale tra Marche ed Abruzzo» D'Angelo (283)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 283 del consigliere D'Angelo.
Per la Giunta risponde l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «L'Interrogazione n. 283 presentata dal Consigliere D'Angelo su "Abusi edilizi e modifica del confine regionale tra Marche ed Abruzzo" si fa presente quanto segue.
In data 11 luglio c.a. con nota prot. 2155 questo servizio ha richiesto ai Servizi e Enti interessati, al fine di predisporre una adeguata risposta, l'identificazione con precisazione del territorio regionale e comunale in cui si sono perpetrati gli abusi edilizi in questione.
Il Servizio Decentrato OO.PP. e Difesa di Ascoli Piceno con nota prot. 7836 del 22.10.01 ci ha comunicato l'opportunità di provvedere al rilievo catastale dello stato dei luoghi con il coinvolgimento dell'agenzia del demanio - sez. distaccata di Ascoli Piceno che a tutt'oggi non ha inviato alcun riscontro.
Sugli eventuali abusi edilizi, si è in attesa di una risposta dal settore urbanistica del Comune di Ascoli Piceno competente, presumibilmente, per l'eventuale concessione edilizia rilasciata.
Per quanto sopra, allo stato attuale gli accertamenti posti in essere non hanno definito la questione, siamo in attesa della risposta sia del Settore Urbanistica del Comune di Ascoli Piceno sia dell'agenzia del demanio, sez. distaccata di Ascoli Piceno».

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ringrazio per quanto affermato dal collega Rocchi, ma già ero in parte a conoscenza di questi contenuti.
Assistiamo, purtroppo, a un rimpallo di competenze senza alcun riscontro. Mi auguro che prima o poi qualcuno dica che è sua competenza verificare quanto da me enunciato.
Nel prendere atto che si è in attesa di risposta, contestualmente invito l'assessore competente e la Giunta a sollecitare queste risposte a chi ha competenza a darle, altrimenti assisteremo a un rimpallo di responsabilità senza alcun ritorno, e penso che questo non giovi alla credibilità delle istituzioni.



Interrogazione (Svolgimento): «Recente alluvione del 16.9.2001 nella frazione di Casette d'Ete nel comune di Sant'Elpidio a Mare» Ceroni (333)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 333 del consigliere Ceroni. Per quanto riguarda le interrogazioni 301, 302, 323, 336 e 375 manderemo la risposta scritta.

GILBERTO GASPERI. La 375 può essere messa insieme alla 379. Si può dare risposta alle stesse la prossima volta.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Rocchi per rispondere all'interrogazione n. 333.

LIDIO ROCCHI. Leggo la risposta: «In riferimento all'interrogazione n. 333 del Consigliere Cerioni su "Recente alluvione del 16 settembre nella frazione di Casette d'Ete nel Comune di S. Elpidio a Mare", il Servizio OO.PP. e Difesa del Suolo di Ascoli Piceno ha effettuato un sopralluogo nei giorni immediatamente successivi all'evento, con il Sindaco di S. Elpidio a Mare ed il consigliere Regionale Franceschetti.
Nell'occasione si è osservato che l'allagamento della frazione Casette d'Ete è stato causato dall'acqua e dal fango proveniente dai fossi del versante sud e dai terreni agricoli del versante nord. Come sempre accade in questi casi, la responsabilità è da attribuire esclusivamente al cattivo stato di manutenzione dei fossi, all'urbanizzazione delle aree ed alle errate pratiche di coltivazione dei terreni, e quindi ai proprietari frontisti ed ai coltivatori.
Nel corso di una successiva conferenza dei Servizi presso il Comune, il Servizio Decentrato OO.PP. e Difesa del Suolo di Ascoli Piceno ha dato autonomamente la propria disponibilità a predisporre un progetto preliminare per prevenire futuri eventi calamitosi.
Si evidenzia che l'Ete Morto, oggetto di lavori di pronto intervento realizzati in precedenza dal Servizio Decentrato OO.PP. e Difesa del Suolo di Ascoli Piceno, non ha, in questa occasione alcun problema grazie all'allargamento della sezione ed alla riapertura delle arcate esterne del ponte».

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Se la colpa è del mio presidente di gruppo mi rifarò nei suoi confronti, però le mie interrogazioni vengono generalmente discusse dopo 10-15 mesi. Per questo ho accettato di discutere questa interrogazione in questo momento, sperando di trovare una risposta alle cose che ho chiesto alcuni mesi fa. Alcune volte le risposte sono in ritardo solo per negligenza, perché questa risposta per me è soddisfacente, ma il fatto che si risponda dopo mesi mi dà fastidio.
Prendo comunque atto della risposta fornita, e in particolare non posso non sottolineare la tempestività con la quale il dirigente del servizio decentrato opere pubbliche e difesa del suolo di Ascoli Piceno dott. Babini ha effettuato il sopralluogo con il sindaco di Sant'Elpidio a Mare e con il consigliere Franceschetti: questo lo capisco un po' meno perché potevo essere invitato a questo sopralluogo sul posto. Prendo anche atto della disponibilità data dal servizio a predisporre un progetto per evitare che tali eventi possano ripetersi in futuro.
Questa zona in prossimità del ponte di Casette d'Ete, sovente dà luogo a fenomeni di esondazione, quindi un intervento risolutivo metterebbe al riparo alcune abitazioni e alcune attività di carattere produttivo.
Il progetto può rappresentare il presupposto fondamentale per utilizzare le risorse disponibili con i finanziamenti della legge 183 del 1989 che sono anche abbastanza cospicui: circa 40 miliardi a disposizione nel triennio. Questa mattina con l'atto n. 72 abbiamo approvato i criteri per la ripartizione di queste risorse, criteri che abbiamo condiviso, visto che il gruppo di Forza Italia ha votato la proposta.
Ringrazio l'assessore e il servizio per avere effettuato l'intervento.

PRESIDENTE. La seduta è tolta.

La seduta termina alle 19,25