Resoconto seduta n. 69 del 12/12/2001
La seduta riprende alle 16,50


Proposta di atto amministrativo (Seguito discussione generale e votazione): «Piano triennale del turismo regionale 2002/2004 ai sensi dell'art. 3 della l.r. 6 agosto 1997, n. 53» Giunta (67)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 67, ad iniziativa della Giunta. La discussione generale è stata fatta già in parte questa mattina.
Ha chiesto di parlare il consigliere Silenzi. Ne ha facoltà.

GIULIO SILENZI. Mi rendo conto della difficoltà, per l'opposizione, di dover criticare un settore economico che, rispetto ai dati che vengono forniti e che non sono contestabili nel piano triennale, rileva una crescita quantitativa, e noi sosteniamo anche qualitativa, difficilmente contestabile. Non si può dire che questa crescita non è merito delle politiche che la Regione ha portato avanti in questi sette anni, perché questa crescita è stata accompagnata dalle politiche e dai finanziamenti che la Regione Marche ha indirizzato in un settore importante dell'economia marchigiana quale quello turistico, innovando la politica turistica per entrare in sintonia con i nuovi bisogni del turismo che cambiano, che sono dipendenti da tanti fattori regionali, nazionali, internazionali, mondiali e che pertanto hanno bisogno di una modulazione, di una flessibilità tale da poter assecondare lo sforzo che il sistema turistico marchigiano, privato e pubblico, deve fare di stagione in stagione per conquistare fasce di mercato nazionali e internazionali.
Questa politica portata avanti in questi anni nella continuità del taglio politico-amministrativo, ha fatto registrare risultati positivi. E' vero che parte di questi risultati dipendono da congiunture, da situazioni nazionali e internazionali, ma è anche vero che la qualità della politica turistica che è stata portata avanti in questi anni — parlo della precedente legislatura e della nuova — ha trovato consensi, apprezzamenti da parte del mondo turistico delle Regioni e nazionale.
E' chiaro che il turismo cambia ad una velocità sostenuta. Se pensiamo ai fatti dell'11 settembre e se pensiamo che a distanza di pochi mesi le sensazioni, le emozioni, gli orientamenti possono subire ulteriori modificazioni, sappiamo che quello che oggi diciamo forse non sarà reale tra qualche mese, tra qualche settimana. Il settore del turismo è molto flessibile, è interdipendente rispetto ai fatti mondiali e noi potremmo avere una stagione in Italia e nella nostra regione, favorita da una difficoltà a scegliere mete lontane che invece alcuni mesi fa erano l'attrattiva principale della mobilità turistica. E allora dovremmo organizzare target che comunque guardano a un mercato nazionale ma che non possono tralasciare un mercato europeo.
L'orientamento è sempre rivolto a consolidare ed estendere un mercato nazionale ma anche estendere e consolidare un mercato internazionale. Gli arrivi e le presenze che sono di anno in anno aumentati ci dicono che abbiamo portato avanti una politica in cui abbiamo colto alcune congiunture, ma abbiamo anche offerto un tipo di turismo diverso da quello di massa concepito negli anni '60-'70 perché andava di moda, allora, quel tipo di turismo. Quindi un turismo che parla di cultura, che parla di accoglienza, che parla di eccellenze, che parla di entroterra, che parla di ambiente e ci fa capire che tutte queste potenzialità sono sfruttate per poter parlare ai tanti turisti che hanno voglia di provare emozioni nuove. E noi abbiamo una regione che ha queste realtà che debbono trasformarsi in potenzialità turistiche, in prodotto turistico. E' questo lo sforzo che è stato fatto in questi anni e che ha fatto registrare risultati positivi. Rispetto a questo abbiamo destinato finanziamenti per migliorare le strutture turistiche e quando si parla di finanziamenti europei, i 700 interventi previsti nel piano triennale non sono finanziamenti che l'Europa ci dà ma cofinanziamenti. Insieme ai finanziamenti europei abbiamo dovuto inserire risorse regionali, per cui sono finanziamenti anche nostri, che oltre alle leggi regionali – la 33 che ha prodotto ben 267 interventi movimentando 270 miliardi — sono risorse regionali. Quindi non ci si dica, come afferma Giannotti, "le risorse per il turismo sono tutte europee o governative", ma grande è stato lo sforzo finanziario della nostra Regione portato avanti in questi anni, da ultimo nel bilancio 2001, per sostenere da una parte la promozione, non solo la promozione del pubblico ma anche la promozione dei privati. Quando il consigliere Ciccioli parlava di Brochure, di consorzi che non hanno interventi regionali è male informato, perché gran parte dei finanziamenti vanno proprio ai consorzi per supportare la loro azione di promozione o larga parte degli interventi sono indirizzati al sostegno dei privati che debbono promuovere il loro prodotto. Ma gli interventi finanziari hanno visto consolidare le voci che in questi anni hanno raggiunto un incremento ragguardevole, se consideriamo tutti gli interventi. Perché non si può solamente sottolineare l'intervento di 7 miliardi destinati al piano annuale, perché a quelli vanno aggiunti gli interventi della legge 33, vanno aggiunti gli interventi delle politiche comunitarie che hanno movimentato centinaia di miliardi e che abbiamo utilizzato al 100%.
E' chiaro che abbiamo avviato una riforma sul turismo che dà al territorio un ruolo da protagonista, che valorizza il territorio, le comunità territoriali, gli enti locali, i Comuni, le Province, in uno stretto rapporto con le organizzazioni territoriali dei privati. Questa era l'intuizione della legge 53 di riforma. (Interruzione) Capisco che il consigliere Giannotti ha il "compitino" preparato e che qualsiasi cosa abbia detto il relatore non si sono colti alcuni aspetti, tra i quali l'assoluta non presenza di Forza Italia nei lavori della Commissione, perché di questo vi dovete far carico; un'assenza prolungata del vostro consigliere Cesaroni. Lei che ci dà indicazioni e bacchettate, non esercita, come gruppo consiliare un ruolo istituzionale di proposta nelle sedi deputate ma di assenza cronaca di proposte, questa è la verità. Per poi fare alcune sparate in Consiglio regionale.
Dicevo che la legge 53 aveva avuto questa intuizione, superando anche, nell'organizzazione, le intuizioni di altre Regioni tra cui l'Emilia Romagna e anticipando la legge nazionale che il centro-sinistra ha voluto fortemente, che dava un ruolo da protagonista al territorio e che prevedeva i sistemi turistici locali, che superano la vecchia legge la quale obbligava i livelli regionali a prevedere le aziende di promozione turistica.
Dire oggi che l'Aptr è superata è un dato di fatto, perché fu costituita in quanto la legge nazionale obbligava le Regioni a considerare almeno un'azienda di promozione turistica altrimenti le leggi di riforma dell'ordinamento turistico il Governo non le avrebbe approvate. Oggi parliamo quindi di sistemi turistici locali, è stata soppressa la legge che obbligava l'istituzione dell'azienda di promozione turistica e siamo in una fase avanzata che le Marche avevano raggiunto con una propria legislazione molti anni prima.
Il problema oggi è che il Governo ancora deve emettere il decreto e deve destinare i finanziamenti per il turismo. Voi parlate tanto di imprese turistiche, ma noi vogliamo sapere perché ancora il presidente del Consiglio dei ministri non ha firmato il decreto attuativo e finanziario per i sistemi turistici locali, perché c'è in atto un tentativo, come in altri settori, di accentrare a Roma le competenze e di ridurre le competenze regionali, perché questo è il limite delle politiche del centro-destra che noi evidenziamo con forza. In questa sede non una parola di coerenza da parte vostra, viene detta quando parliamo di queste materie.
Oggi, anche sul turismo c'è un tentativo di riaccentrare nel Ministero competenze che sono invece istituzionalmente delle Regioni. C'è un ritardo su questa firma del decreto, per cui non sappiamo neanche qual è la disponibilità finanziaria. Sui sistemi turistici locali non si può ridurre tutto ad una visione localistica; i sistemi turistici locali non debbono gestire la promozione ma debbono programmare su area vasta la sinergia del territorio per la valorizzazione dei prodotti turistici che in quel territorio ci sono.
Bene ha fatto la Commissione a stralciare rispetto al piano triennale che su altre questioni è impegnato e ha avuto apprezzamento per come è stato redatto. Le competenze che lo hanno proposto sono in perfetta coerenza con quanto abbiamo sviluppato in questi anni, ed è uno strumento che è stato apprezzato non solo dalle Ferrovie come diceva Giannotti ma anche dalle organizzazioni di categoria regionali. Rispetto al piano triennale il capitolo dei sistemi turistici locali deve essere sviluppato in una concertazione con i Comuni, con i rappresentanti dei Comuni, con i rappresentanti delle Province e in un dibattito che impegni la maggioranza della Regione a definire questo importante strumento, che rischia di essere un contenitore vuoto se il Governo non finanzia gli obiettivi che la legge nazionale aveva previsto. Qui abbiamo una latitanza.
Capisco anche che Giannotti, dopo tanti anni di esperienze di governi di centro-destra non può citare un esempio di governo del Polo che possa essere equiparato alla nostra realtà regionale e deve ricorrere all'Emilia Romagna, perché è stato un po' incauto nel citare un'iniziativa della Romagna rispetto alle tante iniziative che le Marche hanno preso e hanno portato avanti in questi anni, sopravanzando il sistema turistico dell'Emilia Romagna. Cosa diversa invece per la Toscana dove vige un sistema turistico molto più integrato, perché l'economia di quella regione rispetto alla realtà storica ed economica della nostra, ha fondato nei decenni la sua forza di trazione nel comparto turistico, mentre le Marche hanno visto una forza trainante rispetto ai settori produttivi del mobile, della calzatura, della meccanica. E' pertanto un fenomeno moderno quello che consolida ed estende gli effetti economici benefici di un settore come quello turistico.
Noi dobbiamo andare avanti sulla strada che abbiamo intrapreso: sinergia stretta con le realtà territoriali, con i nostri sindaci, con i nostri presidenti di Provincia, cercando di eliminare il municipalismo, cercando di eliminare la chiusura dei ragionamenti, capendo che se vogliamo competere dobbiamo per forza ritrovarci in sistemi non piccoli ma che siano competitivi sul mercato nazionale.
Non siamo per la riproposizione di comitati di gestione, altrimenti riprodurremmo anti organismi, tanti enti, tanti presidenti che ci riporterebbero indietro. Né la collaborazione pubblico-privato può essere intesa nel senso che il pubblico mette i soldi e il privato gestisce poi autonomamente o in base alla rappresentanza associativa, perché anche questa sarebbe una visione vecchia, che non ci farebbe fare passi avanti sul piano della competizione. invece noi abbiamo bisogno di creare le condizioni affinché le forze migliori, le energie migliori nel pubblico e nel privato riescano a competere bene e a rendere produttivo al massimo il finanziamento regionale, che comunque, in una situazione di difficoltà finanziaria dovrà vedere inevitabilmente un'opera di razionalizzazione, tendendo alla migliore produttività. E questo si realizza se riusciamo a stabilire sistemi che non appesantiscono da un punto di vista burocratico ma che riescono, nella flessibilità, ad essere competitivi e a spendere al meglio le risorse regionali e nazionali, se verranno. Poi vedremo i criteri di riparto nazionali, perché si sono criticati i criteri di riparto della legge 53 (posti letto, territorio, abitanti), ma non si riesce mai a proporre soluzioni alternative. A me risulta che a livello ministeriale i criteri di riparto sono gli stessi, perché poi è difficile stabilire criteri diversi rispetto alla situazione data. E comunque staremo a vedere. Ripeto, ipotesi alternative da parte delle Regioni governate dal Polo non vengono.
Giannotti dice che ci vuole fantasia, intelligenza capacità creativa, poi l'unica proposta che ci fa sono le gite delle nostre scuole che non devono andare a conoscere le altre regioni italiane ma solo la regione Marche. Questa azione è già stata fatta, è un'azione di promozione che bisogna fare per far conoscere le Marche ai marchigiani e soprattutto ai giovani marchigiani, ma è impensabile che possiamo obbligare le scuole a visitare solamente i luoghi delle Marche e non i tanti luoghi belli che l'Italia ha. Quindi un'azione di promozione possiamo farla ma non è un'azione di obbligo. Non mi pare poi una fantasia, una capacità creativa questa proposta, perché Giannotti di slogan ne ha tanti, ma quando va sul concreto ci dice che dobbiamo fare le gite da Fermo a Urbino, che è giusto fare, ma da Fermo è anche giusto visitare l'Italia, e se qualche volta si visita l'Europa non possiamo apparire i leghisti della situazione. Questa proposta lascia esterrefatti, perché rispetto a un discorso pieno di slogan e di critiche ci si avventura su due proposte: una la si copia dalla Romagna, l'altra riguarda le gite scolastiche entro le Marche. Questo la dice lunga rispetto a una difficoltà ad avanzare proposte concrete.

ROBERTO GIANNOTTI. Silenzi, hai sbagliato Consiglio.

GIULIO SILENZI. Sono stato molto attento: di slogan ne hai detti tanti, come proposte concrete...

ROBERTO GIANNOTTI. Ho detto di abolire la legge che tu hai fatto, ho detto...

GIULIO SILENZI. E allora non mi hai sentito. Tu devi stare più attento. Capisco che il confronto consiliare molte volte non serve. Ad esempio Ciccioli è intervenuto e poi è uscito: non c'è interesse a un reciproco ascolto che può essere anche costruttivo nei termini pure polemici. Io ho detto che la 53 oggi è superata di fatto — te lo ripeto — perché la maggioranza di centro-sinistra ha varato la nuova legge sul turismo che ha soppresso la legge che obbligava le Regioni a istituire l'Aptr. Si tratta di ragionare su come dar vita a questi sistemi turistici locali per i quali noi, come gruppo consiliare siamo contrari a stabilire comitati di gestione, perché sarebbe una lettura sbagliata di sistema turistico locale.
Concludo dicendo che votiamo in maniera convinta questo piano triennale, perché dà coerenza a una politica portata avanti in questi anni. Bisogna avere attenzione al settore turistico anche in termini finanziari, perché movimenta un'attività economica diversa, per cui a prescindere dalle logiche assessorili è un settore importante al quale vogliamo guardare con grande attenzione e rimandiamo a una discussione di merito su quali sono i criteri che la Giunta regionale vorrà dare in un capitolo sui sistemi turistici locali che non precluda soluzioni di forte programmazione ma escluda soluzioni di gestione, preveda situazioni di forte flessibilità e di sinergia pubblico-privato...

ROBERTO GIANNOTTI. Non so se sei d'accordo con Rocchi. Cerco di capire se avete lo stesso giudizio.

GIULIO SILENZI. Devi stare tranquillo, ché il giudizio della maggioranza sarà unico.
Intanto votiamo un piano triennale che dà merito al Governo regionale e alle politiche turistiche di questi anni, da ultimo la politica turistica portata avanti dalla Giunta, di aver fatto un buon lavoro e di avere interpretato bene i nuovi bisogni turistici. Questo lo votiamo con grande determinazione e grande convincimento.

PRESIDENTE. Ha la parola per l'intervento finale l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Ho ascoltato con molta attenzione i vari interventi che ci sono stati. Credo che siano stati interventi molto importanti, che servono anche a me per capire come è possibile affrontare un problema, un settore difficile come quello del turismo.
Non posso fare a meno di ripartire dall'ultima stagione 2000-2001, tenendo conto anche delle altre stagioni trascorse. In quest'ultimo periodo abbiamo avuto un grande afflusso di turisti, sia italiani che stranieri. Abbiamo avuto, negli arrivi da gennaio a settembre 1.909.000 italiani e stranieri e un numero abbastanza importante di presenze che sfiora quasi i 15 milioni. Sono dati importanti, molto positivi e sono incrementi da vero primato. Questo lo dobbiamo tenere nella dovuta considerazione. Io non ho mai detto che il merito è esclusivamente del Governo regionale o dell'assessore o della struttura; ho sempre detto che questo merito va agli operatori turistici, agli enti locali, alle Province e anche, in piccola parte, al programma e alla struttura del servizio che ha consentito di poter avere una programmazione seria e di qualità in questa regione.
Questo piano triennale che abbiamo predisposto, è stato fatto dopo una concertazione con i privati, gli operatori turistici, gli enti locali, le Province e le Comunità montane. Abbiamo tenuto conto, veramente, dei suggerimenti che provenivano da questi titolari del comparto del turismo. E' venuto fuori un piano triennale che tiene conto anche degli ultimi avvenimenti dell'11 settembre, che tiene conto dei vari mutamenti che ci sono stati nei mercati italiani ed esteri, e credo che questo piano possa significare un momento importante di programmazione che va dal 2001 al 2004. Quindi da questo piano triennale dovremmo partire per poter poi predisporre un piano annuale che serva veramente per gestire la prossima stagione 2002.
Ringrazio il presidente della terza Commissione e i membri della stessa, per l'accortezza che hanno avuto nel mettere subito in discussione questo strumento importante. Questa mattina giustamente sentivo dire che occorre una maggiore presenza di turisti stranieri. Certo l'allargamento di quote di flussi turistici provenienti dall'estero per noi è determinante. Ecco il motivo per cui, tenendo conto di tutto quello che sta avvenendo in questi ultimi tempi cercheremo di poter essere presenti ancora di più nei mercati italiani, perché credo che il flusso turistico italiano che andava all'estero, dopo questi momenti di grande difficoltà lo potremo anche convogliare in questa regione. Quindi deve essere forte la nostra presenza nei vari mercati italiani, ma nello stesso tempo non possiamo assolutamente abbandonare i mercati europei. E' lì che cercheremo di poter avere maggiori chances per accogliere più turisti stranieri. Non dimentichiamoci che abbiamo un flusso turistico importante che proviene dalla Germania, e anche sulla Germania dovremmo essere presenti in modo diverso da come siamo stati presenti in questi ultimi tempi.
Collega Giannotti, non è vero che la Regione Marche non sia intervenuta a sostegno delle imprese private. Noi abbiamo distribuito sul territorio agli alberghi, alle residenze turistiche alberghiere, ai campeggi, ai villaggi turistici, agli alloggi agrituristici, agli stabilimenti balneari e ad altre strutture extra alberghiere 492 miliardi. Siamo intervenuti su 701 strutture per il turismo. Credo che questo sia un fatto importante. E' vero che ci sono fondi europei, ma è vero anche che ci sono fondi che provengono dal bilancio regionale, quindi non è vero che noi non interveniamo a sostegno di queste imprese, però è anche vero che il privato non può assolutamente pensare che l'ente pubblico possa intervenire continuamente nella ristrutturazione dei propri alberghi o delle proprie strutture, perché sono convinto che il Governo dovrà pure intervenire a sostegno di queste imprese.
Ho sentito anche della modifica della 53. Indubbiamente dovremo modificarla, ma fino a quando il presidente dl Consiglio dei ministri non firma il decreto attuativo della 135, ci troveremo nell’impossibilità di poter gestire e di poter modificare la stessa 53, perché ancora il punto di riferimento nostro è dato dalla 217 del 1983, quindi non potremo modificare la 53 in mancanza di questo decreto.
Quando parliamo di sistemi turistici locali sono importantissimi. Credo che sia una innovazione che andremo a fare sul territorio, ma dovranno essere non riconosciuti giuridicamente. Non vorremmo che qualcuno potesse pensare di ricostituire le vecchie Apt. Quindi una aggregazione di più Comuni con i privati per poter avere un nuovo prodotto, visibile sul territorio, di qualità.
A volte sento parlare di qualità, ma la qualità la potremo avere solo ed esclusivamente se sul territorio vi è la possibilità di ospitare, perché solo con l'ospitalità potremo avere un turismo di qualità. Ecco allora che serve preparazione da parte degli abitanti dell'entroterra. Noi abbiamo questa difficoltà. Abbiamo chiesto con forza al Governo, al ministro di poter avere il 70% dei fondi previsti dalla 135. Questi fondi servono in un momento in cui ci sono difficoltà, sia per i privati che per gli enti pubblici. Quando sentiamo che le agenzie di viaggio sono in sofferenza perché c'è stato l'evento catastrofico dell'11 settembre, dobbiamo chiedere con forza finanziamenti straordinari al Governo centrale e dobbiamo chiedere che il 70% dei fondi previsti nella vecchia finanziaria sia ripartito alle Regioni. Non possiamo assolutamente credere che una gestione del territorio, la gestione del turismo possano tornare in capo al Ministero del turismo.
Pregherei allora le forze di opposizione di intervenire a sostegno delle nostre richieste, a sostegno anche di tutti i presidenti delle Regioni a guida centro-destra, perché questi fondi sono importantissimi per poter gestire i sistemi turistici locali come prevede la 135.
Se Berlusconi non pensa che sia giunto il momento di darci questa possibilità con la firma del decreto, noi non possiamo modificare nulla, perché siamo ancora soggetti alla 217 del 1983.
E' importante che le forze del Polo intervengano affinché ci sia uno sblocco di questi finanziamenti. Ricordate, questi sono finanziamenti previsti nella vecchia finanziaria che una volta, quando c'era il centro-sinistra al Governo il Polo criticava perché erano pochissimi fondi, ma che in questo momento non riusciamo neanche ad avere. E' questo il problema che dobbiamo risolvere. Quindi dobbiamo sicuramente portare all'attenzione dei futuri turisti il nostro territorio dell'entroterra, perché è importantissimo. Mentre le altre regioni hanno avuto un turismo in ogni parte del proprio territorio, noi abbiamo una fascia consistente dell'entroterra che deve essere ancora scoperta dai futuri turisti e noi vogliamo sfruttare questa possibilità fino in fondo.
Perché i sistemi turistici locali? Perché noi vorremmo che l'entroterra e la costa dove c'è l'81% di turisti presenti fossero poi portati nell'entroterra. E' una scommessa, perché troveremo sicuramente grosse difficoltà quando metteremo insieme i Comuni, però vedo già una forte maturazione degli amministratori comunali dell'entroterra i quali si stanno già riunendo per poter richiedere l'istituzione dei sistemi turistici locali che devono essere riconosciuti dalla Regione Marche dopo una forte concertazione con gli enti locali, con l'Api, l'Uncem e l'Upi, perché con loro vorremmo predisporre i criteri dei sistemi turistici locali, tenendo conto del privato che è importantissimo affinché questi sistemi turistici possano convivere con loro sul territorio, sia della costa che dell'entroterra.
Questa è la scommessa. Fino ad ora stiamo tentando in tutti i modi di convincere molti Comuni che ancora non riescono a capire come potranno poi gestire il proprio territorio, e credo che se ci sarà questa volontà da parte del Governo centrale di sbloccare questa situazione potremo sicuramente avere delle grandi possibilità. Questo settore produttivo può significare il rilancio di questa regione.
Volevo aggiungere queste poche cose alla discussione che c'è stata, tenendo conto che questo piano triennale credo possa ricevere il voto unanime del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Prendo atto, a nome dei gruppi Cdu-Ccd della passione e del trasporto con cui l'assessore ha esposto questo piano. Sappiamo che sul territorio può essere anche criticato, però lei ha esplicato una attività di presenza che sicuramente c'è stata e gliene diamo atto. Quindi il riconoscimento di un impegno che è innegabile.
Come gruppo voglio evidenziare soltanto pochi punti che ci destano perplessità nonostante le sue spiegazioni, punti che sono rimediabilissimi, perché mi pare che il dibattito anche dopo questo piano, sulla struttura e sul modo di intervenire rimane aperto.
Chiariamoci subito su due cose. Quando il collega Silenzi dice che oggi la Casa delle libertà al Governo si richiude in un ri-accentramento delle funzioni anziché attuare il decentramento promesso e sbandierato, debbo dire che sono stato molto critico nei confronti del centro-sinistra quando, guardata dagli enti locali la vicenda amministrativa, faceva sempre ampie aperture per quanto riguarda il decentramento e l'autonomia degli stessi enti locali, ma poi c'erano improvvise chiusure con atti che non erano di legge. Penso alle leggi sulla Corte dei conti, allo stesso Dl 77 del 1995 ecc. Io sono sempre stato critico su questo, e dichiaro qui che se il centro-destra a cui appartengo cadrà nelle stesse tentazioni, sarò altrettanto feroce e critico, perché appartengo a una dottrina politica che voi conoscete, che ha fatto dell'autonomia locale un obiettivo fondamentale. Quindi non mi importa chi c'è al Governo, i programmi di autonomia devono andare avanti, indietro non si torna. Se ha sbagliato il centro-sinistra e se altrettanto farà il centro-destra sarò critico comunque. Quindi capisco le provocazioni laddove non sono state strumentalizzazioni politiche.
Sempre nell'esperienza degli enti locali che molti qui dentro hanno vissuto, voglio evidenziare due cose.
Sappiamo che nei bilanci comunali il turismo è la Cenerentola, tranne alcune città che fanno del turismo l'assoluta vocazione.
La seconda cosa — ce lo diciamo con totale franchezza — è che il personale degli enti locali spesso non è pronto a gestire il settore del turismo. Ebbene, nella enunciazione dei sistemi turistici locali avrei voluto vedere un approfondimento sulla tematica dell'interazione tra il personale della Regione, il personale degli enti locali, la territorializzazione.
A Giulio Silenzi voglio dire che, almeno per la mia parte, non si torna indietro neanche su questo, quindi no all'Apt con i consigli di amministrazione e i gettoni di presenza; Io invoco una presenza del personale regionale sul territorio a fianco dei Comuni. Poi la circoscrizione territoriale la vedremo. Sarei portato a dire che potrebbe essere provinciale, ma potrebbe essere anche questo superato e anacronistico. Vedo più una gestione snella di assessorato, quindi lo staff dell'assessorato con gli enti locali. Vedo superata sia l'Aptr sia una territorializzazione gestita alla vecchia maniera.
Quindi, per chiarirsi, apertura totale. Se l'assessore, dopo l'approvazione di questo piano vorrà anche con la Commissione competente e con noi consiglieri interagire per individuare questi meccanismi, siamo disponibili a dare un contributo.
La sfida della qualità. Penso che il sistema della distribuzione 'e della erogazione dei fondi debba essere fortemente incentivante della qualità. Non riguarda solo la ricettività alberghiera, perché qualità nel turismo significa anche la pulizia delle spiagge, il modo con cui gli chalet a mare si presentano e le stesse attrezzature delle zone collinari o montane. La certificazione ambientale è un altro importante obiettivo — capisco tutte le ristrettezze e le difficoltà che nel 2002 ci saranno — prioritario per dare una spinta al sistema. Proprio perché avete citato i "nordici" stranieri che vengono da noi, sapete con quale attenzione maniacale guardino le nostre strutture, la pulizia, il modo di presentarsi, il modo di fare pubblicità, di accogliere, di parlare, di presentarsi anche fisicamente. Quindi non si può neanche parlare il nostro dialetto, per quanto simpatico, di fronte ad altri italiani che vengono qua. Questa è un'esigenza forte, io credo che l'azione della Regione debba essere incentivante per la formazione negli enti locali. Ci sono stati tanti corsi di formazione — operatore turistico, conoscenza delle lingue — ma l’operatore burocratico-ammnistrativo del Comune pronto a gestire questo settore purtroppo non ce l'abbiamo. Quindi diamo atto di uno sforzo di analisi di grande qualità, riteniamo che i dati qui raccolti siano stati raccolti con competenza. Questa è una base importantissima per dare uno spunto di incentivazione. Noi siamo pronti anche alla discussione successiva. Per questi limiti che ho evidenziato, in maniera costruttiva il Cdu-Ccd si esprime con una astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Il gruppo Verdi voterà a favore del piano triennale del turismo perché lo ritiene un atto indispensabile per la valorizzazione di un settore economico fondamentale della nostra regione. Tutti sappiamo che questa regione è stata presa a modello per la sua vasta rete di ramificazione sul territorio legata alla piccola e media impresa. Contestualmente questa regione è presa come riferimento da un punto di vista di organizzazione turistica, ma ritengo che sia indispensabile fare degli ulteriori sforzi per migliorare l'offerta turistica.
Che cosa intendo per migliorare l'offerta turistica? Mentre a livello internazionale, attraverso atti di varia natura si cerca di proporre questa regione, che viene definita con lo slogan "l'Italia in una regione" per la sua valenza storica, architettonica, ambientale e turistica in genere, occorre fare quel salto di qualità relativamente alla professionalità nel campo turistico. L'appello che mi sento di fare all'assessore è quello di cercare il massimo dell'impegno per valorizzare professionalmente il settore. Sappiamo a volte che non riusciamo a competere con i nostri vicini romagnoli che sono dei maestri in materia, quindi è indispensabile che si faccia questo salto di qualità legato alla costa ma non solo alla costa, anche all'entroterra. E' indispensabile che si faccia ogni sforzo per valorizzare e proporre il turismo della media collina marchigiana e della nostra montagna. Non dimentichiamo che abbiamo aree di notevole valenza ambientale, abbiamo un parco nazionale, però dobbiamo constatare con rammarico che il turismo marchigiano è essenzialmente un turismo di carattere balneare.
Occorre incentivare una migrazione turistica dalla costa all'interno, anche cercando il massimo dell'impegno per dare quell'offerta turistica che fino ad oggi non c'è stata.
In questo senso va la recente legge sul bed and breackfast, una legge che cerca di organizzare, soprattutto all'interno, quella moltitudine di privati che possano garantire un'offerta in posti letto fino ad oggi carente, e garantire contestualmente quel turismo di carattere ambientale-culturale, che sempre più è di moda e sempre più è in voga, soprattutto in Europa.
Non possiamo quindi non prendere atto di questo sforzo che si sta facendo, non possiamo non dire con chiarezza e ribadire ancora una volta che ogni sforzo deve essere fatto per questa attività economica tra le prioritarie della nostra regione. E' da ricordare la piccola e media impresa, ma la pesca, l'artigianato, l’agroalimentare. Quindi, in questo contesto il turismo è fondamentale e va dato atto a questa Regione di avere aperto già in passato verso i Paesi dell'est un'azione di promozione turistica, purtroppo non ancora capita da molti operatori turistici locali, perché una componente del settore turistico marchigiano vorrebbe lavorare poco e guadagnare moltissimo, tendendo a restringere il periodo turistico di alta stagione, cercando il turismo più vantaggioso da un punto di vista economico.
L'Emilia Romagna è riuscita addirittura a rubare alle Dolomiti il turismo invernale. L'Emilia Romagna da un punto di vista ambientale non può certamente competere con la nostra zona settentrionale delle Dolomiti, ed è riuscita, attraverso un'adeguata offerta e attraverso la professionalità, addirittura a rubare parte del turismo invernale alle Dolomiti. Questo ci dovrebbe insegnare che è fondamentale sul territorio l’organizzazione, la professionalità.
E' quindi importante continuare a promuovere questo turismo in campo internazionale, ma facendo molta attenzione all'est europeo che entrerà nella Ue e che sarà fonte di notevole introito turistico. L'Italia è una nazione che piace nel mondo per le caratteristiche antropologiche e caratteriali degli italiani, ma soprattutto per il suo grande patrimonio artistico-culturale e per il suo mare e il suo sole. Ma riteniamo che recentemente mare e sole possono essere garantiti anche da altre nazioni. Non ritengo però che l'abbinamento prettamente ambientale con l’aspetto storico-culturale sia una caratteristica che molte nazioni, all'infuori dell'Italia, possono garantire. Quindi occorre una maggiore attenzione nella promozione verso l'est, una maggiore professionalità nel settore turistico, cercando di estendere l'attività turistica non a due mesi ma ad un arco molto più vasto di 4-5 mesi.
In questo contesto il servizio e l'assessore si sono mossi con attenzione e quindi i Verdi non possono che votare questo piano triennale per il turismo. Per quanto riguarda il Governo, è chiaro che le contraddizioni cominciano a emergere: prima il centro-destra stava all'opposizione e criticava il centro-sinistra per i pochi finanziamenti, oggi i finanziamenti addirittura stentano ad arrivare. Queste sono le contraddizioni della politica che vengono al pettine e che è indispensabile far conoscere agli operatori turistici, a tutti i cittadini della nostra regione, perché, ripeto, il turismo è un fattore economico primario per lo sviluppo di questa regione stessa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)


Proposta di legge (Discussione e votazione): «Promozione e sviluppo della cooperazione sociale» Giunta (72)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 72, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Il presente testo di legge non è una inedita produzione legislativa ma una rivisitazione della legge 50 del 1995. Tale legge a sua volta è stata una delle prime leggi regionali attuative della legge nazionale 381 del 1991 sulla cooperazione sociale.
Per facilitare l’illustrazione e renderla anche più breve, spero più efficace, utilizzerò tre parole chiave di guida alla lettura, di comprensione e di comparazione con il testo precedente: semplificazione, chiarificazione, maggiore impegno della Regione nel sostegno alla cooperazione sociale.
Ricordo ad un contesto già sufficientemente informato qual è il Consiglio regionale, che la cooperazione sociale svolge nel nostro territorio un ruolo economico, sociale e culturale rilevantissimo in termini di occupati, di innovazione organizzativa, di promozione di una nuova cultura del lavoro e dei servizi. Ricordo inoltre alcuni dati: sono oltre 250 le cooperative sociali che operano nella nostra regione, oltre 4.000 gli addetti per un volume economico di attività di oltre 150 miliardi.
La nuova legge sui servizi sociali, la legge quadro 328/2000, nota come "legge Turco-Signorino", assegna alla cooperazione sociale, insieme ad altri soggetti, un protagonismo nuovo, cioè la partecipazione alla progettazione, al disegno del nuovo welfare locale, quindi il ruolo della cooperazione sociale riveste un segno fortemente innovativo e di grande peso politico.
Tornando al testo e alle parole chiave: semplificazione. Rispetto al testo del 1995 all'articolo 2 della nuova legge si prevede l'istituzione dell'albo regionale delle cooperative sociali articolato in sezioni provinciali, con una delega alla Giunta per definire e gestire i requisiti. Questa delega alla Giunta non è un venir meno del ruolo del Consiglio e della legge ma rende più gestibile la legge stessa.
Chiarificazione: all'art. 1 bis della legge abbiamo ritenuto di introdurre un articolo che definisce cos'è la cooperazione sociale. Può apparire pleonastico, ma a nostro parere svolge una funzione di chiarificazione.
L'art. 3 prevede lo specifico apporto della cooperazione sociale nella programmazione regionale dei servizi sociali, sanitari ed educativi e il ruolo della cooperazione sociale nella formazione professionale, in particolare nella formazione in servizio. Anche la vecchia legge assegnava un ruolo alla cooperazione sociale nella formazione professionale, ma con questa nuova formulazione si assegna più specificamente un ruolo nella formazione in servizio, nella riqualificazione.
L'articolo 4 semplifica e chiarisce le modalità con le quali può essere assegnata da parte degli enti locali e di altri soggetti la gestione diretta dei servizi alle cooperative sociali attraverso lo strumento della convenzione.
All'art. 7 vengono apportate delle modifiche al comitato tecnico per la cooperazione sociale. Insisto sull'aggettivo "tecnico" perché il nuovo comitato viene liberato dalla presenza politica dell'assessore e viene invece arricchito da tutti i dirigenti che operano nel settore dei servizi sociali ed esattamente formazione professionale, lavoro e servizi sociali, assumendo con più chiarezza un ruolo tecnico.
Alcuni articoli della legge, in particolare il comma 5 dell'articolo 4, l'articolo 5 e l'articolo 6 sono quelli sui quali c'è una maggiore innovazione e la maggiore innovazione è in un superiore impegno della Regione a sostegno della cooperazione sociale.
Al comma 5 dell'articolo 4 in particolare, la Regione per la prima volta — e questa è una novità rispetto al testo precedente — nella gestione diretta di beni e servizi che la riguardano dovrà ogni anno indicare quale importo intende destinare alla gestione di questi beni e servizi da parte della cooperazione sociale, quindi la Regione nella gestione diretta dei suoi beni e servizi si assume l'onere, valorizzando e dichiarando nei fatti un maggiore impegno a sostegno della cooperazione sociale, con un importo che dovrà essere annualmente definito.
L'articolo 5 è una novità, nel senso che l'articolo ha questa titolazione: "Promozione della qualità della cooperazione sociale". Con questa articolazione si assegna all'osservatorio regionale delle politiche sociali la funzione di monitorare qualitativamente e quantitativamente i servizi gestiti dalla cooperazione sociale nella nostra regione e si impegna la Giunta ad elaborare un sistema di valutazione della cooperazione sociale. Credo che questo articolo debba essere tenuto nella debita considerazione, perché noi vogliamo qualificare fortemente il ruolo della cooperazione sociale nella nostra regione e anche puntare sulla qualità delle prestazioni della stessa cooperazione sociale.
L'articolo 6 prevede sostegni economici alle cooperative. La scelta che viene fatta è quella di un sostegno economico alle cooperative di tipo B che, come sapete, sono quelle che inseriscono lavoratori svantaggiati. Oltre al sostegno economico i cui criteri verranno poi elaborati dalla Giunta e approvati dalla Commissione competente, si prevede la possibilità di concedere agevolazioni fiscali alle cooperative sociali che dovranno essere definite con legge regionale (con legge di bilancio o con altri strumenti legislativi).
Con questo testo di fatto semplifichiamo, rendiamo più snello e soprattutto ci impegniamo a sostenere e qualificare il ruolo della cooperazione sociale nella nostra regione. Per questo invito il Consiglio e, se possibile, anche l'opposizione con la quale abbiamo costruito questo testo in Commissione (l'opposizione ha dato un voto di astensione) a sostenere questa legge e ad approvarla.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Il testo di legge che ci è sottoposto quest'oggi modifica la precedente legge 50 del 1995 anche alla luce delle novità legislative intervenute a livello nazionale, cercando di uniformarsi ai dettami del piano sociale che questa Regione ha elaborato ed approvato e tenta, pertanto, di inserirsi armonicamente in quel contesto. Non so se vi riuscirà. Siamo in una fase ancora di grossa frammentazione degli strumenti normativi che riguardano l'aspetto così delicato dell'assistenza sociale e, in generale, del terzo settore, pertanto non sono certo del fatto che questo strumento possa essere in grado di dare un apporto in positivo a questa opera necessaria, fondamentale, non più dilazionabile di armonizzazione dell'intero sistema. Questo è stato oggetto di un confronto costruttivo in Commissione, perché partiamo da dati ormai verificabili per le esperienze acquisite e partiamo anche da consolidate esperienze sul terreno fatte da tanti soggetti che da Pesaro ad Ascoli hanno vissuto direttamente una stagione molto ricca di attività, una stagione che comunque è stata anche contraddittoria, perché vi sono poi stati soggetti che in positivo hanno lavorato e si sono relazionati con il territorio, con i bisogni e altri soggetti che hanno stentato.
Questa legge mira molto anche alla qualità del servizio da offrire, ne ha fatto un punto di riferimento, almeno negli assunti di principio. Spero che almeno come per l'altro elemento, quello della armonizzazione del sistema, anche questo obiettivo non sia una chimera ma possa essere realmente colto.
Le discussioni sono state soprattutto su come verificare la bontà di progetti e la validità degli stessi ai fini della necessaria opera di sostegno e di finanziamento che questa legge deve prevedere e prevede. Questa verifica non è facile perché si può poi cadere nell'arbitrio, nella scelta fatta non come criterio oggettivo ma scelta soggettiva del momento non in grado di guardare in prospettiva.
Il lavoro svolto in Commissione è stato su questo punto alacre perché anche da parte dell'assessore stesso sono intervenute in corso d'opera delle proposte di modifica che avevano altro tenore rispetto al testo di avvio. Gran parte di queste proposte sono state recepite perché hanno avuto almeno la bontà di venire incontro a quelli che erano stati i suggerimenti fatti non solo dai commissari della quinta Commissione ma anche dalle audizioni, dal coinvolgimento dei soggetti che sul territorio fanno cooperazione sociale.
Le perplessità permangono per quanto concerne il cogliere questi obiettivi di fondo che sono essenziali e fondamentali, cioè l'obiettivo di armonizzazione del sistema e quello dell'elevazione della qualità del sistema che non deve andare a distribuire fondi e finanziamenti per poi non vedere concretamente verificato il risultato, cioè la risposta ai bisogni. Questo è il compito della cooperazione sociale, su questo anche la nuova legge intervenuta, la 328 ha dato dei segnali molto forti. Adesso siamo in una fase di implementazione di questo nuovo sistema con tutte le difficoltà che ciò comporta. Tutto questo deve essere oggetto di attento monitoraggio, perché la legislazione nazionale e i nostri strumenti locali devono essere in grado di raggiungere questi obiettivi, perché ancora una volta siamo di fronte a delle scelte che sotto un profilo teorico mostrano, comunque mettono a disposizione un quadro normativo e di strumenti tecnici che il più possibile vogliono avvicinarsi a quella che è la realtà del sociale in genere, poi dobbiamo calarlo nei fatti.
Anche su questo tema, come spesso faccio sui temi che vedono la Regione interprete principale o comunque elemento fondamentale di sostegno, di finanziamento anche economico, perciò di verifica, rivolgo un appello all'assessore: fra qualche mese verifichiamo quello che sta avvenendo in tema di quantità di progetti presentati, qualità degli stessi, accertando quali settori vedono sensibili i soggetti coinvolti. Verifichiamo inoltre le risposte. Questo interfaccia di dati deve esserci: a fronte di ics finanziamenti per quanto riguarda i progetti, quante domande sono state evase e quanti bisogni non hanno trovato risposte? Così potremo sempre più calibrare le nostre scelte, perché su cento domande, se abbiamo dato risposta a 40, 30, 50, 60 su un certo settore riusciamo a calibrare i criteri per il futuro, le scelte per il futuro, a verificare sul campo la qualità, che magari può essere manifestata negli assunti di principio ma poi non essere veritiera per quanto riguarda i risultati.
Per tutto questo suggerivo in Commissione, recependo indicazioni che venivano dal volontariato, due passaggi di integrazione: l'accenno anche al mondo del volontariato che con la cooperazione sociale è in stretto contatto e in stretta relazione, perché sappiamo che le associazioni di volontariato molto spesso si basano sulla progettualità e sullo strumento operativo della cooperazione sociale e viceversa, cioè la cooperazione sociale si appoggia anche alle strutture di volontariato che possono essere in grado di dare il contenitore generale, complessivo dell'azione di sostegno e di risposta ai bisogni. Inserire un momento di raccordo con queste associazioni potrebbe essere un passaggio che, almeno come assunti di principio, almeno nell'articolo 1 può essere segnale di apertura e attenzione a questo tipo di integrazione ulteriore, non solo nella cooperazione sociale in senso stretto ma anche nel sociale in genere, cioè volontariato e cooperazione sociale.
Il secondo aspetto che rimane critico è quello relativo alla integrazione dei progetti che vedono coinvolte cooperative sociali di tipo A oltre a quelle di tipo B iscritte all'albo come indicato nell'articolo 6.
Per quanto riguarda progetti integrati si potrebbe dare spazio e possibilità di accesso ai finanziamenti, comunque ai sostegni regionali anche con questo strumento normativo. Questo è effettivamente lo strumento normativo destinato alle cooperative soprattutto di tipo B. Sappiamo però che, anche qui, l'interrelazione spesso vi è nei fatti, nel territorio, anzi dovrebbe essere auspicabile per noi. Anche questo potrebbe essere un segnale, perché anche nel numero le cooperative di tipo A sono più diffuse nel territorio, nel numero degli iscritti all'albo, e anche più radicate, anche perché hanno un oggetto sociale un po' diverso che agevola la loro presenza nel territorio e la loro idoneità ad essere tra quelle iscritte nell'albo regionale.
Questi sono due punti che secondo me possono ulteriormente migliorare. Ne abbiamo parlato in Commissione e l'assessore ha risposto, dilungandosi e anche argomentando.
Ritengo che questa discussione possa essere un minimo ripresa in aula, un'aula che sinceramente non vedo granché presente — a parte l'essere attenta, che è una costante — tranne qualche eccezione.
Questi sono spunti che è necessario riprendere anche in questa sede, per cercare di licenziare un atto che sia effettivamente migliorativo e non solo emendativo sotto un profilo obbligatorio, visto la modifica generale del quadro. La cooperazione è importante, fondamentale, non dobbiamo fare in modo che venga sprecato questo patrimonio che è non solo ideale ma anche materiale, ma anche concretamente visibile, con strumenti che possono non essere efficaci allo scopo.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Penso che con questa modifica della legge 50 del 1995 il Consiglio abbia aumentato il grado di consapevolezza e di riconoscimento della cooperazione sociale nella nostra regione. E' una modifica di legge che ha avuto un approfondito dibattito e confronto anche e soprattutto nella quinta Commissione che ha fatto audizioni con la cooperazione sociale. Quindi anche questa volta è stata, come nel 1995, una legge partecipata nella sua stesura. A me fa piacere che sia maggioranza che opposizione abbiano riconosciuto gli elementi di novità che si è cercato di inserire in questa modifica di legge. Sono elementi di novità che vanno verso un riconoscimento pieno dell'esperienza della cooperazione sociale nella nostra regione quando si parla di tentativo, non facile, di andare ad un riconoscimento di qualità della cooperazione sociale protagonista nei servizi alla persona, quindi servizi molto delicati che hanno bisogno, oltre che di quantità anche di qualità dell'intervento.
Sia dalla relatrice Mollaroli che dal consigliere Pistarelli è stato ribadito che questa scommessa che oggi il Consiglio fa rispetto alla cooperazione sociale parlando di qualità. Cinque o se anni fa era impensabile ribadire il riconoscimento alla cooperazione sociale e fare un discorso di qualità rispetto ad un settore che culturalmente era considerato di serie B come spesso erroneamente si fa rispetto a tutto ciò che riguarda il sociale nel suo complesso molto spesso considerato soltanto dal punto di vista assistenzialistico e non di contenuto e di miglioramento della qualità della vita e dello sviluppo generale della società della nostra regione.
Per quanto riguarda alcune cose a cui faceva riferimento Pistarelli e di cui si è parlato anche all'interno della Commissione voglio solo ricordare, ad esempio per quanto riguarda la problematica dell'integrazione con il volontariato, che il volontariato è previsto dalla 381 all'interno delle cooperative di tipo B come soggetto che supporta l'attività delle cooperative, quindi un misto già previsto dalla legge. Credo che questo intreccio volontariato-cooperazione sociale può essere affrontato molto più approfonditamente nei criteri che andremo ad approvare per il 2002, dove avremo occasione di confrontarci come chiedeva il consigliere Pistarelli. Potrebbe essere una novità rispetto all'incentivazione di questo intreccio e di questo rapporto che, ripeto, è già previsto dalla legge. E' chiaro che le cooperative di tipo A che hanno un'altra funzione rispetto alle cooperative di tipo B che sono d'inserimento delle fasce lavorative, delle fasce più deboli, sono più numerose ma hanno sicuramente un altro ruolo e non prevedono inserimenti di soggetti svantaggiati né prevedono integrazione con il volontariato perché è un'attività di fornitura di servizi vera e propria, con pari dignità rispetto a tutte le altre società che svolgono attività di fornitura di servizi. E' chiaro che dalle normali imprese le distingue la storia e il ruolo che nel territorio della nostra regione hanno avuto le specificità di questa cooperazione sociale. Penso che con la modifica di questa legge tutti scommettiamo e vogliamo che il discorso della qualità sia preminente rispetto all'assistenza alle persone in generale e il ruolo della cooperazione sociale in questo senso è già provato: la nostra regione ha una potenzialità enorme rispetto anche all'evolversi del futuro di questa attività.

PRESIDENTE. Procediamo con la votazione degli articoli.
Articolo 1. Emendamento n. 1 a firma Pistarelli, che ha la parola.

FABIO PISTARELLI. E' solo una questione di richiamo a principi molto generali, perché siamo all'articolo 1 che individua alla lettera b) modalità di raccordo con le attività di servizi sociosanitari e assistenziali. Se in questo capoverso si inserisce anche le parole "e delle associazioni di volontariato" è solo per dare un segnale. Non ne faccio una questione di vita o di morte, ma richiamo ad un mondo che è sempre più da integrarsi anche sotto un profilo generale, di principio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Questo emendamento si può respingere, non perché non vogliamo aprire anche ad alcune valutazioni positive della minoranza, ma mi pare che non serva, nel senso che quando parliamo del raccordo con l'attività dei servizi sanitari, assistenziali ecc., ci riferiamo all'attività della Giunta che deve raccordare i suoi servizi in relazione anche all'attività della cooperazione sociale. Il confronto con le associazioni del volontariato e le organizzazioni del volontariato la cooperazione sociale lo avrà oggi negli ambiti territoriali dove dovranno essere discussi i programmi, i piani. Quindi mi pare che un confronto fra queste due funzioni, quella della cooperazione sociale e del volontariato, lo si avrà in quel luogo, assegnando la legge 328 a questi soggetti anche una funzione di co-progettazione.
Senza fare su questo le barricate e lasciando libertà di voto, mi pare che sia improprio questo riferimento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 1.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 1.

(Il Consiglio approva)

Articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Emendamento n. 2 a firma Pistarelli, che ha la parola.

FABIO PISTARELLI. Chiedo che l'aula presti attenzione, perché questa è una questione anche di natura più specifica e più cogente. Vi sono delle realtà che si toccano, soprattutto nell'attuazione di progetti, nella fase attuativa degli stessi.
Queste realtà sono e possono essere anche di coinvolgimento delle cooperative di tipo A. Su progetti integrati ritengo che possa essere utile inserire una dizione come quella suggerita — ma stavo lavorando su un subemendamento che potesse specificare anche meglio — che recita "cooperative sociali rientranti nella tipologia B iscritta all'albo e cooperative sociali tipo A per progetti integrati specifici". Integrati con le cooperative di tipo B. Altrimenti sarebbero completamente fuori questo tipo di progetti dall'oggetto della legge, pertanto dalle possibilità di sostegno e finanziamento. Quindi coinvolgimento delle cooperative B per quanto riguarda il reinserimento lavorativo, ma progetti presentati unitamente alle cooperative di tipo A. Se due cooperative di tipo A e tipo B si fanno promotrici di un unico progetto integrato di intervento, questo tipo di progetti deve rientrare nelle finalità della legge, secondo me.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Questo rischia di precostituire i criteri di finanziamento di cui si parla, perché nulla vieta che nei criteri, lasciando solo le cooperative di tipo B che finanziariamente ed economicamente hanno più problemi perché fanno attività di inserimento, si preveda che siano sempre le cooperative di tipo B che metteranno nel costo questa integrazione con le cooperative di tipo A. Non vorrei però che questo rappresentasse il tentativo che questa Regione non ha scelto di fare, di istituire l'albo regionale anche con le cooperative miste. La cooperazione di questa regione ha rifiutato la cooperativa mista che fa attività sia di tipo A che di tipo B. Credo che tutta questa partita possa rientrare nei criteri e nelle formulazioni dei progetti. Non significa scartare la collaborazione fra cooperative di tipo A e di tipo B e non può essere istituzionalizzata in un testo di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Ritengo che sia da respingere l'emendamento per le ragioni dette dall'assessore Secchiaroli. La legge indica quali cooperative da sostenere in via prioritaria e assoluta al comma 1 dell'articolo 6, cioè quelle di tipo B che inseriscono lavoratori svantaggiati. Se poi esistono delle possibilità per recuperare la questione che sollevava Pistarelli lo valuteremo, ma la legge deve indicare delle scelte molto chiare.
Voglio tra l'altro ricordare a Pistarelli che diversamente dalla legge precedente questa prevede la possibilità della agevolazione fiscale anche per le cooperative di tipo A, quindi c'è un sostegno economico indiretto ma significativo anche per questo tipo di cooperative con le agevolazioni fiscali. Mi pare quindi che la legge indichi delle scelte nette e ci sia anche una possibilità in più per le cooperative di tipo A che nel precedente testo non c'erano. Mi pare che l'emendamento possa essere tranquillamente respinto.

PRESIDENTE. E' stato presentato dal consigliere Pistarelli un subemendamento, che recita: sostituire le parole "cooperative sociali..." aggiungendo "anche per progetti integrati proposti unitamente alle cooperative di tipo A", quindi rimarrebbe la dizione "cooperative sociali rientranti nella tipologia B, anche per progetti integrati proposti unitamente a cooperative di tipo A".
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. E' sostitutivo del mio precedente.
Al comma 1 dell'art. 6 si dice "promosse dalle cooperative sociali rientranti nella tipologia B iscritte all'albo". Io direi: "anche per progetti integrati proposti unitamente alle cooperative di tipo A". La cooperativa di tipo B che presenta un progetto integrato e che prevede la compartecipazione di soggetti cooperativistici di tipo A è ammessa al finanziamento.

MARCO LUCHETTI. La compartecipazione la puoi fare con chi vuoi.

FABIO PISTARELLI. Allora l'emendamento può essere accoglibile, perché chiarifica solamente.

MARCELLO SECCHIAROLI. Così precostituisci una parte del comma 2 che riguarda i criteri.

FABIO PISTARELLI. I criteri sono altri. Io dico quali sono i soggetti che possono proporre i progetti finanziabili. L'assessore Secchiaroli dice che reintroduciamo surrettiziamente le cooperative miste. No, i soggetti rimangono assolutamente distinti, non si devono fondere nelle loro strutture o nel loro statuto, ma devono fondere le energie per un progetto che vede il coinvolgimento della cooperazione di tipo A e di tipo B, cosa che tra l'altro è nei fatti, è nelle realtà. Noi lo vogliamo dogmaticamente distinguere, ma in realtà l'opera delle cooperative sociali di tipo A molto spesso è a confine con la predisposizione e la preparazione di soggetti per reintrodurli nel mondo del lavoro. Quando tu sostieni l'handicap riesci anche a farlo superare negli ostacoli che trova e pertanto far maturare le persone che possono presentarsi anche di fronte ad occasioni di lavoro in maniera utile, molto più costruttiva e positiva. Perché togliere la cooperazione di tipo A in questa relazione? Non c'è neppure il problema dei criteri, perché i criteri delle modalità di assegnazione dei contributi riguardano punteggi, possibilità e cose che noi stabiliremo a parte, però non precludiamo la strada a nessuno. Perché il timbro ce lo deve mettere la cooperativa sociale di tipo B e nascondere la possibilità di una parallela partecipazione anche di un altro soggetto? Lo rendiamo manifesto, poi nei criteri vedremo noi se premiare questo tipo di esperienza oppure bocciarla. Non ci precludiamo certe strade, diciamo che sono ammissibili a finanziamento anche quelle che vedono la compartecipazione fattiva nella stesura del progetto della cooperativo di tipo B e di quella di tipo A che possono firmare entrambe il progetto, rendere manifesta la loro collaborazione se affini a finalità della legge.
E così incentiviamo anche un modo di relazionarsi tra le cooperative che oggi non c'è, perché non si parlano a 100 metri di distanza. Un percorso di assistenza dell’handicap può essere integrato dal percorso che parallelamente si può fare di predisposizione del mercato del lavoro o di inizio di attività lavorativa. Io dico che questo è un bel segnale che potremmo dare.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Il mio silenzio non vuol essere preclusione rispetto ad una cosa che riguarda il comma 2 sul quale potremmo, una volta scelte le linee, con le poche risorse che ci sono, stabilire di fare delle scelte sui criteri e le modalità. Però formalizzarlo non lo vedo necessario.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento per appello nominale a nome dei consiglieri Pistarelli, Romagnoli e Novelli.

MARCO AMAGLIANI. Procedo alla chiama:
Viventi assente
Agostini no
Amagliani no
Amati assente
Ascoli assente
Avenali assente
Benatti no
Brini sì
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni assente
Minardi assente
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea assente
Ricci Giuseppe no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca no
Tontini no
Trenta sì

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'emendamento n. 2.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 6.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)




Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Programma di interventi a favore dei giovani e adolescenti 2001-2003» Giunta (41)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 41 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Per cercare di completare l'ordine del giorno eravamo d'accordo di non discutere questo atto, comunque non ho problemi a fare la relazione e sarò brevissima.
Questo atto è stato abbondantemente discusso in Commissione, sufficientemente discusso anche tra le singole forze politiche e quindi arriva in aula con una adeguata conoscenza.
E' noto a tutti che la nostra Regione si è dotata di una buona legge, la 46 del 1995 sulla condizione giovanile, una legge che si distingue nel panorama nazionale per avere tentato per la prima volta una costruzione organica delle politiche giovanili muovendo da una convinzione di fondo che ha una valenza culturale e politica, cioè che i giovani non sono un problema e che i loro problemi vanno affrontati nel momento in cui esprimono disagi, ma sono invece una realtà da promuovere e valorizzare, quindi non soltanto soggetti da assistere o risarcire in situazioni problematiche o a rischio. Ricordo questi contenuti, perché la nostra Regione ha sicuramente dato un contributo alla legislazione nazionale in materia.
Questo atto conviene le linee programmatiche, quindi prevede come attuare la legge. E' un atto fortemente concertato con le Province e gli enti locali ed arriva in aula dopo un lungo iter, accompagnato anche da uno strumento molto significativo che non fa parte integrante dell'atto ma che voglio ricordare: uno studio sulla condizione giovanile nella nostra realtà e su come è stata attuata negli anni la legislazione stessa.
Il piano tiene conto di un contesto mutato ed esattamente del contesto del piano degli interventi sociali che abbiamo approvato come Consiglio regionale e anche di una legge che in questi anni è intervenuta sull'infanzia e l'adolescenza, la legge 285. Cito questo, perché il piano che approviamo oggi prevede interventi per un'utenza più alta, per evitare di entrare in conflitto e in contrasto con la legge 285, che occupandosi di infanzia e adolescenza prevede una fascia di età che potrebbe essere sovrapposta.
Il piano che approviamo oggi prevede anche, con molta precisione, quali sono i livelli funzionali delle Regioni, delle Province e degli ambiti locali e innova fortemente gli obiettivi e le tipologie d'intervento. Ovviamente non li ricordo tutti, ma voglio precisare che tra le innovazioni del piano che oggi è di fronte a noi c'è un dato estremamente significativo: vengono previsti per la prima volta, diversamente dal piano triennale precedente, progetti e proposte che sono gestiti autonomamente da gruppi di giovani, quindi una promozione di un'attività giovanile associativa e autonoma, che non rientra in quella prevalentemente organizzata dagli enti locali e dai centri di aggregazione che in questi anni si sono organizzati sul territorio con questa legge ma che vuole promuovere un forte protagonismo autonomo dei giovani, riconoscendo così la molteplicità di organizzazione del mondo giovanile nella nostra realtà.
Si sperimentano per la prima volta, con questo piano, due criteri nuovi: la compartecipazione forte degli enti locali e un criterio di finanziamento ex ante, cioè agli enti locali vengono date risorse e questi sono a conoscenza, prima, di una parte del loro contributo.
Ricordo che questo piano ha circa due miliardi di contributi, siamo partiti cinque anni fa con 400 milioni, quindi c'è un incremento di risorse che noi riteniamo non sufficiente, ma visto che le risorse regionali in questi anni hanno molti problemi, non insistiamo su un punto che è stato oggetto di una forte discussione in Commissione: quello di avere a disposizione maggiori risorse. Lo faremo nel contesto del bilancio di previsione.
Credo che il piano si possa tranquillamente approvare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Noi esprimiamo delle forti perplessità e delle forti critiche su questo piano triennale per i giovani per varie ragioni. Soprattutto per l'impostazione, che non condividiamo, poiché è un'impostazione scontata e in linea con la filosofia della sinistra e con quella che è stata soprattutto la filosofia dei piani e delle politiche giovanili da venti o forse trent'anni a questa parte, che non fa i conti con un parziale fallimento di questa impostazione verificato e sperimentato sui territori, nei paesi, con tutto quello che possiamo controllare in termini di verifica della gestione, del funzionamento dei centri di aggregazione, degli Informagiovani di tutte queste forme di gestione del giovane.
Dico gestione non a caso, perché ritengo che il punto focale sia questo, peraltro illuminato da quella che era la premessa di questo piano e che in un secondo tempo, anche dopo lo stesso esame della Commissione è stato stralciato. Si tratta delle prime venti pagine che comunque vanno lette e che vanno ad essere la spiegazione ulteriore e la conferma di un'impostazione che, ripeto, non condividiamo. Un'analisi contenuta nella premessa che ci trova in disaccordo quasi su tutto.
Dobbiamo stabilire se vogliamo porre il giovane al centro dell'attenzione, quindi anche dei nostri interventi o se vogliamo porre, come fare faccia questo piano e come è vostra intenzione di fare, al centro dell'attenzione l'istituzione con il giovane che viene in pratica accolto, per la maggior parte dei casi gestito, indirizzato, non voglio dire "manovrato", ma sicuramente non rispettato in quelle che sono già delle evidenti scelte che sul territorio, nel comune dove il giovane risiede lo stesso ha compiuto e va compiendo.
Io ritengo — in alcune parti del piano è detto, ma poi nelle conclusioni e nella individuazione della tipologia degli interventi finanziabili è in un certo senso smentito — che il giovane sia sicuramente una realtà complessa, una personalità delle più affascinanti nelle quali ci possiamo imbattere, ma per buona parte — salvo ipotesi di anomalie, di devianze, di altro tipo che costituiscono delle eccezioni — in grado di scegliere di gestirsi, quindi va aiutato nella promozione, nell'espressione della propria personalità, non va gestito e diretto come invece va fatto per coloro che purtroppo, per varie ragioni non hanno potenzialità e attitudini valide e sufficienti o presentano delle problematiche per le quali è necessario intervenire. Questo pare sfugga al piano che continua a prediligere, soprattutto alle pagine 50 e 51 dove individua le finalità e gli interventi finanziabili, la logica dei centri, cioè si cerca ancora di mandare il giovane dove noi vogliamo mandarlo, non scovare il giovane dove sta, dove lavora, dove passa il suo tempo libero, perché non nascondiamoci che il giovane già delle scelte le compie, ringraziando Iddio, va negli oratori, va nelle parrocchie, va a scuola, frequenta corsi musicali, fa sport. Tutto questo viene completamente trascurato, non c'è una ricerca, quindi un aiuto, un sostegno del giovane dove già si trova ma c'è invece una estrapolazione, una manovra sul giovane che si cerca di portare dove vogliamo, per poterlo probabilmente meglio controllare e gestire. Mi va bene il centro aggregato, mi va bene l’accoglienza, mi va bene soprattutto il centro gestito da operatori esterni — quindi non autogestito dal giovane — quando il giovane presenta dei problemi, quando deve essere assistito, perché sappiamo che anche questa è una realtà ma per fortuna residuale, non può essere il parametro principe, non può essere l'atteggiamento principale che informa un piano. Per la maggior parte il giovane è in grado di compiere scelte da solo e lì lo dobbiamo aiutare. Quando leggo che corsi, laboratori ecc. non sono soggetti addirittura a finanziamento mi preoccupo, perché il giovane molto spesso sceglie di fare dei corsi, spesso con grande sacrificio per le tasche dei genitori, sceglie di suonare, di fare musica, di frequentare corsi sportivi. E' lì non siamo in grado di aiutarlo ma cerchiamo invece di spostare l'attenzione altrove, dove il giovane — e questa è una considerazione a consuntivo di una politica giovanile di cui abbiamo già visto e constatato limiti — non vuole andare, perché la frequentazione di questi centri di aggregazione, di questi posti di accoglienza che poi diventano ghetti dove l'operatore massicciamente interviene, dal giovane non è gradita, la frequentazione è minima. Ripeto, siamo ad ipotesi che in un piano di questo tipo dovrebbero rimanere ipotesi residuali e invece, se guardiamo l'enunciazione che viene fatta, per circa due terzi si parla di centri e non si parla di attività.
Al punto 8 si dice "attività di promozione territoriale dell'aggregazione formale con valorizzazione delle iniziative di sostegno di attività preesistenti o innovative proposte da associazioni..." ecc., potremmo parlare di parrocchie, di oratori, di attività sportive, di tutte quelle istituzioni e strutture che già accolgono il giovane, perché il giovane liberamente ci si indirizza. Questo punto doveva essere, a nostro avviso, l'ispirazione del piano in modo che il giovane avrebbe avuto una centralità, avrebbe potuto scegliere e noi saremmo andati ad aiutare, a sovvenzionare, a finanziare quello che il giovane aveva già scelto. Non è un mistero l'interesse che per i giovani riveste la musica. Un giovane su tre — lo dico anche come ex insegnante — si crea le band, suona, frequenta corsi di musica a pagamento con grande spesa. Qui ci diciamo che lì non possiamo intervenire, tanto meno finanziare qualche attività che i giovani vogliano frequentare, fare, creare, realizzare.
Mi sembra una visione dirigista del piano che va a penalizzare il giovane, che sicuramente potrà servire per un parte minoritaria di giovani bisognosi di sostegno e di recupero, ma che non deve essere la filosofia ispiratrice di un piano di interventi giovanili.
Sicuramente è insufficiente la copertura finanziaria, sicuramente è inadeguata anche l'individuazione dell'arco di età, perché si va dal bambino al trentenne, quindi individuare in questo senso un trattamento omogeneo è pressoché impossibile.
Confermo l'assenza di attenzione verso la promozione di attività, e invece la centralizzazione esclusivamente sui centri, soprattutto a pag. 44 quando si individuano le priorità essenziali dei servizi che ogni ambito territoriale dovrà garantire. Puntualmente si parla solo di centri di aggregazione, di centri autoorganizzati, di centri di servizi formativi e di orientamento. Il giovane è in grado di orientarsi anche da solo, cerchiamo di seguirlo dove vuole stare, dove si va ad orientare, più che continuare con questa politica, che non condividiamo, ad orientarlo e manovrarlo noi stessi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. L'esposizione della collega Romagnoli mi pare molto approfondita, quindi non aggiungerò molte altre cose.
Dobbiamo chiarire una cosa: i giovani, oggi non sono coinvolgibili nelle attività classiche (associazioni, club, circoli). I giovani sono molto più portati per il "muretto", la piazza, la passeggiata, il gruppo.
Dal nostro intervento potrebbe trasparire una contrarietà ai centri, perché si pensa ideologicamente ai centri sociali. La contrarietà a priori a questa impostazione riguarda un’altra cosa: che anche il centro sociale è organizzato, incentivato — lasciamo perdere il colore — da giovani che sono già sensibili, hanno già una sensibilità sociale, sanno già come organizzarsi. Poi, si possono discutere le forme, più o meno accentuate, politiche, ideologiche o meno. Però, se si parte da questo concetto, cioè lasciare ai giovani l'autoorganizzazione sicuramente si rischia di favorire quelli che sono già sensibili, hanno già una capacità aggregativa. Invece a nostro avviso sarebbe più opportuno andare a scovare quei giovani che questa sensibilità non ce l'hanno, quindi attrarli attraverso quei canali che già frequentano nella loro vita. La collega Romagnoli citava la scuola, i gruppi musicali, i corsi...

MARCO LUCHETTI. Anche i seminari...

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Potrebbe anche essere una soluzione, collega Luchetti. Non ho voluto citare gli oratori perché capisco l'impostazione esattamente contraria a quella di prima. Io ho detto di non avere pregiudiziali nei confronti dei centri sociali, non mi va di contrapporre per forza ad essi gli oratori, dico però che a mio avviso l'impostazione prioritaria doveva essere quella di seguire vie istituzionali, stando attenti a non cadere nel dirigismo perché la materia è estremamente delicata, evitando un'autoorganizzazione eccessiva perché privilegia quello che è già organizzato ed ha già scelto al di là dell'idea politica, perché i centri possono essere di tutti tipi. L'incentivo all'autoaggregazione si rivolge a chi è già entro una sensibilità sociale di aggregazione. Era preferibile un altro tipo di impostazione come anche la collega Romagnoli ha detto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Andrebbe spesa una parola per segnalare come, al di là di molte pagine di fumisteria ideologiche che in buona parte sono state rimosse, in effetti rimane poco di effettivamente propositivo in una materia che per sua natura è in caleidoscopico adeguamento e richiederebbe un intervento meno banale, meno improntato a criteri di conformismo e politically correct. Mi sembra che l'impostazione complessiva, fermo restando che la Regione dà soltanto delle linee guida che devono orientare gli ambiti provinciali e gli interventi a livello locale, sia leggermente ipocrita quando fa finta di non sapere che nel concreto le politiche giovanili effettivamente praticate dagli enti locali si risolvono con l'essere un finanziamento di attività culturale, concerti di grandi nomi con i quali vengono finanziate campagne elettorali, acquisiti meriti nei confronti dello spettacolo, ma che vedono i giovani come spettatori non coinvolti in nessun livello partecipativo. Si fa cultura giovanile non con il concerto da 300 milioni che certamente porta molta visibilità in televisione e sui giornali, ma facendo suonare i giovani o perlomeno facendoli assistere a tanti "concertini" di loro coetanei. E sono forme già di qualche anno fa.
Al maxiconcerto corrisponde l'altro filone, quello del centro che diventa una parola magica, anzi può essere celata attraverso belle parole magiche come quelle usate in questo testo, che nascondono poi quelle strutture sociali che troppo spesso diventano soltanto serbatoi di manovalanza più o meno politica, che, formalmente finanziata, consente di creare strutture disponibili e già politicamente orientate.
Su questo far finta di non sapere, far finta di non vedere, far finta di non capire è leggermente ipocrita quando in concreto questo accade. Anche quando si dice al punto 11 bis e al punto 11 ter "azioni di informazione nel campo della sessualità" — valutazione forse ottimistica e forse pessimistica perché ci rivolgiamo a una fascia di età da 16 a 29 anni, quindi molti più che ricevere educazione di questo tipo potrebbero impartirla — mi sembra che sia grave che non si sia pensato veramente a fare una promozione per informazione sull'educazione civica. Credo che il problema dei giovani delle nostre comunità, e non solo delle Marche, sia il distacco completo non dall'informazione sulla sessualità ma dal mondo della civica partecipazione, della conoscenza delle istituzioni. Quindi promuovere informazione su quello. Esistono i "parlamentini giovanili", o "Consiglio comunali dei giovani": si fanno per i cittadini stranieri e non lo si fa per i cittadini del domani?
Accanto a questo mi sarebbe piaciuto vedere qualche segnale ulteriore. Noi parliamo di giovani e forse pensiamo a quando eravamo giovani noi, ma i giovani di oggi hanno forme di aggregazione e di cultura fortemente modificate rispetto a quelle che abbiamo conosciuto. Mi capita di navigare su Internet e vedo addirittura ragazzi che scrivono "devo lasciare il forum perché non ho più il computer a disposizione". Quindi si potrebbero mettere a disposizione degli "Internet centre" a costi accessibili che consentano di fare, lì sì, comunità giovanile all'interno dell'intero ambito provinciale o regionale. Non vedere e non capire quanto sta accadendo spontaneamente nel mondo giovanile vuol dire muoversi su binari di conformismo ideologico in cui siamo forse nati, forgiati e cresciuti, ma che cambia.
Promuovere gemellaggi. Per i giovani non sarebbe forse il caso di spezzare una lancia e spendere una lira per avvicinarli alla cultura e alla tradizione della nostra terra e dei nostri popoli? L'Abruzzo ha finanziato l'apprendistato per indirizzare i giovani a imparare i mestieri della tradizione (l'incisore, il fabbro del ferro battuto, la ricamatrice del tombolo), tutta una serie di attività che sono culturali ed economiche insieme, artigianato, cultura e tradizione che ovviamente scompaiono, perché senza un sostegno non sono economicamente autosostenibili. Credo che questa operazione di valenza culturale e di raccordo delle giovani generazioni con la realtà esistente, sia molto più qualificata. Poi facciamo anche venire i ragazzi da fuori e mandiamo i nostri nel Saharawi, però non è forse questo un intervento forte in difesa della realtà marchigiana e per valorizzare il ruolo di continuità e di passaggio fra generazioni.
Per questo motivo mi sembra che, al di là delle intenzioni che sono condivisibili, lo sforzo che emerge da questo atto amministrativo non va al di là di una parata di luoghi comuni e non credo che meriti un sostegno al di là del riconoscimento della buona volontà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Aggiungo poche considerazioni a quelle dei colleghi Novelli, ma soprattutto Romagnoli che ha fatto, in aula, la relazione di minoranza in assenza del consigliere Giannotti.
La nostra contrarietà è sull'impostazione di fondo di questo tipo di atto. Il giovane visto come problematica giovanile: il giovane è solo un passaggio sotto un profilo di crescita, il più naturale possibile. Perché lo vediamo sempre come fosse l'anziano, la persona in difficoltà? Fa parte della natura umana avere un tempo per l'infanzia, per l'adolescenza, per la giovinezza e poi per la maturità e andare verso la vecchiaia.
E' questa l'impostazione che vogliamo rovesciare. Non è la problematica giovanile. Quando diventa devianza e patologia è chiaro che bisogna intervenire, ma perché la prevenzione rispetto ad uno status che è naturale? Si fa prevenzione rispetto a una situazione che può essere foriera di rischi, di patologie. Questo non è.
Per questi motivi l'impostazione del piano non conviene, è lontana anni luce dalla realtà del mondo giovanile, un mondo non per forza in conflitto con qualche cosa di altro da se stesso ma un mondo in relazione a qualche cosa di altro, che è il proprio tessuto e il proprio vivere nell'ambito sociale o territoriale, che è la relazione con le altre generazioni, quelle dell'adulto, del genitore, pertanto un percorso assolutamente naturale che non deve essere ingabbiato dentro centri che siano esclusivamente riferiti o riferibili a quel tipo di soggetto che è il "giovane" non meglio definito se non per anagrafe.
Superiamo queste impostazioni che sono datate e che tra l'altro sono state foriere di esperienze assolutamente non soddisfacenti, come die la relazione in più di un passaggio. Non per l'applicazione sbagliata ma per l'impostazione. Le leggi che si fanno possono essere anche sbagliate, ne dobbiamo tenere conto. Non si può sempre nascondersi dietro il pannicello caldo dell'applicazione sbagliata della legge. Non è vero, tante volte ci sono leggi sbagliate nella loro impostazione e questo aspetto delle politiche in favore dei giovani e degli adolescenti è un esempio di ciò.
Ribadendo tutte le considerazioni svolte, noi non condividiamo l'atto, un atto che tra l'altro reitera impostazioni — vedi l'ambito territoriale di coordinamento — che provengono da altro tipo di interventi, da altro tipo di sostegni, per esempio quelli sulla politica sociale che sono finalizzati all'assistenza della persona handicappata, giovane o anziano, della persona in difficoltà ecc. Noi mutuiamo quel tipo di impostazione, quel tipo di gabbia che tra l'altro non penso possa essere automaticamente foriera di miglioramenti delle progettualità o degli strumenti, basti guardare quanto sta succedendo per quanto riguarda la nomina dei coordinatori degli ambiti: abbiamo grosse difficoltà per stabilire bene i percorsi e i criteri di scelta. Riproponiamo lo stesso discorso anche per i giovani e facciamo un coordinatore d'ambito anche per i giovani. Non mi sembra sia un'impostazione che possa essere condivisa e per questi motivi abbiamo espresso in aula e nella discussione generale questo tipo di disagio di fronte ad un atto che veramente non può reiterare delle forme che sono state superate nei fatti, delle forme che non hanno contribuito ad arricchire le esperienze giovanili e di aggregazione che pur ci sono e sono molto positive, perché quando il giovane tira fuori la sua capacità di esprimersi, di essere impegnato lo fa non aspettando un centro di aggregazione o un coordinatore del centro o un esperto che sia in grado di coordinare i centri di aggregazione. Non teniamo questo in considerazione, reiterando invece certi strumenti che sono falliti nell'esperienza concreta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Vorrei sinteticamente raccogliere alcuni interventi che sono stati fatti. Anzitutto questo piano triennale non so da quanti mesi è in giro per le Commissioni. Era già stato predisposto rispetto alla precedente legislatura ed è stato il più possibile aggiornato alle evoluzioni che ci sono state anche a livello legislativo. Non sarei così categorico rispetto a quanto ho visto è stato cancellato rispetto all’esperienza della legge 46 a cui si fa riferimento, perché credo sia importante fare riferimento alle esperienze concrete che nei territori si sono fatte, e non farei di tutt’erba un fascio rispetto al discorso dei centri, perché un conto è parlare di centri di aggregazione per gli adolescenti e un conto parlare di centri autogestiti dai giovani, un conto parlare di oratori e un conto parlare di altre realtà. Se facciamo di tutt’erba un fascio credo che disperdiamo il grosso patrimonio rappresentato dai centri di aggregazione per adolescenti nella nostra regione. Su questo bisogna essere obiettivi e sarà cura dell’assessorato dare documentazione delle esperienze dei centri di aggregazione per adolescenti, che non sono stati gabbie o ghetti ma luoghi in cui si sono incontrate le famiglie, con problemi di gestione degli adolescenti che non è scontata. Siamo tutti genitori e capiamo cosa vuol dire gestire gli adolescenti oggi. Credo che non tutto sia così negativo in queste strutture che non sono chiuse, hanno punti di riferimento che ci vogliono, perché io non sono per l’autogestione dei centri, soprattutto per gli adolescenti. Quindi non disprezziamo il termine “prevenzione” che si usa, perché la prevenzione non avviene negli ambulatori delle Asl o nei consultori, ma avviene in termini di partecipazione, di coinvolgimento, di formazione di genitori nel territorio e in luoghi specifici che non sono ambulatori. Se vogliamo riportare il termine “prevenzione” soltanto come sanitarizzazione degli interventi credo che sia la cosa più sbagliata rispetto al problema degli adolescenti, che non sono definiti problematici rispetto alla negatività dell’adolescenza, però è chiaro che il disagio e la trasgressione che oggi gli adolescenti presentano nei nostri quartieri e nelle nostre città non sono da sottovalutare rispetto a politiche di prevenzione a cui contribuiscono in maniera molto significativa anche i centri di aggregazione per adolescenti che non sono nati solo con la 46 ma nei nostri comuni e in tutta la regione sono nati anche con le leggi 309 sulla tossicodipendenza e con la 216, leggi nazionali.
Quindi invito a non fare di tutt’erba un fascio. Essendo vecchio questo piano triennale ha un pregio: ci permette, con i piani annuali e con gli interventi da fare, aggiornandoli, di affrontare tutta la vasta gamma, perché tutto è previsto in questo piano, compreso il protagonismo dei giovani che è sacrosanto. Su questo abbiamo anche dei progetti predisposti, già approvati nel riparto dei fondi per i Comuni su un progetto che si chiama “Ascoltagiovani”, quindi questo piano triennale ci permette di avere delle linee per entrare nel particolare.
Così come gli Informagiovani sono, continuano ad essere — e hanno potenzialità di miglioramento — un punto di riferimento importante per i giovani per il loro lavoro, per le loro gite, per le vacanze, per incontrare altri giovani. Vi sono ancora potenzialità inespresse che dovranno essere sviluppate ulteriormente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 41.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Deliberazione amministrativa n. 278 dell’1 dicembre 1999. Programma triennale dei servizi di trasporto pubblico locale. Aggiornamento tabelle corrispettivi e utilizzazione della rete» Giunta (71)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 71, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. L’atto consiste nella modificazione della delibera n. 278 del dicembre 1999 con la quale il Consiglio ha definito il programma triennale del servizio di trasporto pubblico locale.
L’autonomia della scuola porta a modalità diverse di organizzazione dei servizi scolastici e degli orari delle lezioni. Nei mesi scorsi si sono tenute in tutte le province riunioni con le scuole per accogliere le richieste di integrazione al servizio di trasporto pubblico scolastico. Il programma predisposto dalla Giunta ha subito alcune modifiche in base alle ulteriori richieste che la Commissione stessa ha verificato, quindi è stato fatto dalla Commissione un lavoro molto approfondito, rivolto a ulteriormente riequilibrare il rapporto tra le diverse province. Il testo che il Consiglio si trova ad affrontare questa sera rappresenta una mediazione rispetto a tutte le proposte avanzate e la stragrande maggioranza delle richieste relativamente ai trasporti scolastici ed è un passo verso il lavoro di individuazione dei bacini che affronteremo l’anno prossimo.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Bisogna dare atto alla Commissione di essere riuscita a riequilibrare una situazione che rispetto alla prima proposta della Giunta era anomala. Qui faccio appello al presidente del gruppo Ds Silenzi quale presidente del gruppo più numeroso del Consiglio regionale, affinché la nostra provincia, quella di Macerata, non sia sempre la più penalizzata. L’appello è accorato. Quando ci siamo insediati mi ha detto che devo fare il consigliere regionale e non il consigliere di Civitanova e della provincia di Macerata, però di fronte ad alcune penalizzazioni lo invito ad essere un po’ più attento per quanto riguarda la nostra provincia. Se non fosse stato per i nostri commissari, molto sensibili e pazienti — abbiamo fatto tre riunioni per questo atto — la provincia di Macerata avrebbe avuto zero in pagella. Era impossibile che una provincia come quella di Macerata non avesse fatto una richiesta. Ti invito caldamente, Silenzi, a stare attento su queste cose, perché non vorrei che alla fine tu non guardassi la tua provincia e noi venissimo penalizzati.
Il voto è favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. La delibera che ci accingiamo ad approvare rappresenta un atto non secondario della programmazione nel trasporto pubblico regionale.
A fine 1999 il consiglio regionale aveva provveduto ad approvare il Programma triennale dei servizi che aveva individuato l'attività programmatoria della Regione nel settore del trasporto pubblico per il medio periodo. La legge 45 inoltre prevede che il Programma sia aggiornato annualmente dalla Giunta regionale in base agli adeguamenti dei contratti di servizio.
La programmazione successiva spetterà alle Province, con i piani di bacino, i quali dovranno essere elaborati facendo riferimento ai servizi minimi ed ai criteri di pianificazione regionale fissati dal piano regionale del trasporto pubblico locale. I piani delle Province - voglio ricordarlo - dovranno tendere a riequilibrare l'offerta di servizi nel territorio, evitando le sovrapposizioni e integrando la rete principale con i servizi suburbani e urbani.
Ma la vera novità è rappresentata nel programma triennale dell'avvio del riequilibrio tra le province, tenuto conto che nel nord delle Marche esisteva una percentuale assai più elevata di trasporto che ha comportato un primo taglio di quasi 600.000 Km a favore delle due province di Macerata ed Ascoli, da realizzare, recitava il programma, in rapporto all'avanzamento della realizzazione dei nodi di scambio.
Ora vorrei conoscere dall'assessore se tale programma di realizzazione dei nodi con il concorso finanziario della Regione sta avvenendo, se i comuni hanno provveduto a presentare i relativi progetti, se insomma l'architettura messa in piedi con la legge 45 viene portata avanti in modo coerente e in collaborazione tra Regione ed enti locali.
Ora ci perviene questa proposta di modifica del piano triennale, che scaturisce dalle problematiche sorte con l'avvio dell'anno scolastico 2001-2002.
L'avvio della autonomia didattica e organizzativa negli istituti comprensivi dei diversi livelli scolastici ha determinato parecchi problemi legati all'applicazione delle nuove norme sugli orari delle lezioni (che sono passate come è noto da 50 a 60 minuti) e questo ha determinato in molti casi problemi di incompatibilità con gli attuali orari del trasporto su gomma e in qualche caso difficoltà anche con il sistema ferroviario.
Nella presentazione in Commissione del testo di integrazione ho sentito parlare da parte dell'ufficio trasporti che ci sono state riunioni organizzative delle province dei cosiddetti tavoli di bacino, in cui sarebbero state prese in esame, in modo capillare, le esigenze di tutti gli istituti scolastici marchigiani.
Su questo aspetto vorrei fare una precisazione all’assessore. Noi consiglieri abbiamo raccolto dai presidi una serie di lamentele per i disagi nell'organizzazione degli orari scolastici dovuti appunto a una scarsa attenzione che province e soprattutto la Regione avrebbero mostrato verso il problema. Chi ha ragione dunque la Regione o i capi di istituto?
Ora io dico che, visto che il problema dell'entrata in vigore del decreto 275 con la nuova normativa sugli orari scolastici era ben conosciuta, sarebbe stato opportuno che la Regione avesse assunto in prima persona questo compito, in stretta correlazione con le province, gli istituti scolastici e le aziende capofila in modo da rendere più trasparente e partecipato tutto l'iter di questa cospicua fetta di nuove percorrenze che oggi siamo chiamati ad approvare.
L'impressione che hanno ricavato i capi di istituto e le famiglie di molti studenti è stata che le istanze presentate dalle singole scuole, nelle riunioni di bacino siano state trattate dai funzionari delle Province e della Regione in modo non sempre omogeneo e che alcuni servizi siano stati correttamente rivisti in termini di orario e di percorso mentre in altre situazioni si sia preferito dire di no senza preoccuparsi della regolare partecipazione degli studenti alle lezioni.
In ogni caso debbo riconoscere che si è provveduto correttamente a garantire agli studenti il trasporto in alcune nuove sedi scolastiche come quella del nuovo istituto superiore alberghiero di Porto Sant'Elpidio e in altri casi si sono assicurati i collegamenti pomeridiani, necessari per coprire il monte ore annuale previsto dalla nuova organizzazione scolastica.
Le richieste presentate dalle scuole per garantire le esigenze delle strutture scolastiche non devono prescindere comunque dalla generale esigenza di raggiungere il riequilibrio territoriale che deve essere completato, come prevede il programma triennale.
L'aggiornamento delle percorrenze contenuto nella delibera realizza in piccola parte questo obiettivo: ne tiene conto in misura più rilevante nella provincia di Ascoli, più a vantaggio del bacino dell'ascolano che non di quello del fermano (76.000 nel primo e 30.000 nel secondo) ne tiene conto assai poco nella provincia di Macerata con un incremento globale nei due bacini che non raggiunge neppure i 30.000 chilometri di adeguamento, mentre la provincia di Pesaro complessivamente in cassa un nuovo aumento di percorrenze di 80.000 chilometri.
Se si esamina il dato globale delle percorrenze così come emerge dall'aggiornamento del programma triennale che si accingiamo a votare emerge che Pesaro detiene ancora il 27,5% delle percorrenze, Ancona il 25,3, Macerata il 23,2, e Ascoli il 24.
Vorrei ricordare alla Giunta che mentre alle Province spetterà il compito di redigere i piani di bacino, alla Regione compete di dare attuazione alla ulteriore fase di riequilibrio dei servizi pagati nei bacini, per una somma che il programma stabilisce in 470.000 chilometri.
Nella delibera non è indicato se questa ulteriore fase di riequilibrio rimarrà invariata o se subirà un adeguamento a seguito delle modifiche che approviamo oggi.
In ogni caso al completamento del riequilibrio si dovrà andare, ma non, a mio parere, secondo i tempi stabiliti dal programma triennale, vale a dire a partire dal 2003, ma prima che le Province diano avvio alla predisposizione dei piani di bacino. Non capisco infatti come sia ipotizzabile che le Amministrazioni provinciali emanino, dopo lunga e non facile discussione al loro interno, i piani provinciali che dovranno essere ratificati dalla Regione e poi, al momento della applicazione del piano subentra la Regione a stabilire un nuovo riequilibrio vanificando tutte le limature programmatiche che nel frattempo saranno intervenute tra ferro e gomma, tra provincia e aziende di bacino, tra provincia e Comuni che gestiscono l'urbano.
Mi pare difficile anche immaginare una riduzione chilometrica successiva alle gare: riesce difficile pensare che la Regione possa intervenire dopo che saranno stati espletati da parte delle Province i bandi pubblici. Riesce difficile pensare che si possa ridurre successivamente il chilometraggio che rappresenta l'elemento cardine della gara e del successivo contratto che l'azienda aggiudicataria firmerà con i presidenti delle Province.
In questo senso mi pare che l'architettura della legge regionale e soprattutto del programma triennale non sia rispondente alla tempistica fissata per le gare.
All'assessore avrei consigliato, se i tempi lo avessero consentito, di approfittare della problematica sollevata dagli istituti scolastici per completare il riequilibrio territoriale.
L'operazione non sarebbe stata così indolore come questa che stiamo discutendo oggi, ma avrebbe certamente consentito al Consiglio regionale di svolgere il proprio compito fino in fondo. Penso infatti che con il passaggio delle deleghe alle province anche in questa materia del trasporto pubblico locale, ben difficilmente questo consesso sarà nelle condizioni di mettere ancora mano alla programmazione su questa materia.
I tempi logici sono quelli odierni quando ancora le deleghe non sono state trasferite e quando i contratti di servizio possono ancora essere modificati senza incorrere in particolari situazioni di conflittualità.
Per dirla tutta a me pare che l'impalcatura messa in piedi dalla precedente Amministrazione regionale sia stata un po’ troppo complessa e poco cosciente che con il passaggio al mercato, la Regione resterà solo un ente erogatore come è stato negli ultimi anni lo Stato.
Le stesse Province saranno sempre meno capaci di avere un ruolo unitario sulle questioni di sostanza.
E' evidente infine che il passaggio alle regole di mercato impedirà di mutare in corsa l'oggetto del contratto. Chi ha pensato e voluto la legge 45 penso che avesse proprio poca dimestichezza con le regole del mercato.
Infine l'atto che oggi stiamo esaminando contiene anche un prospetto relativo alle spese accessorie di esercizio per 840 milioni e 2,5 miliardi per la circolazione agevolata.
Sulle spese accessorie ci è stato detto che riguarderanno, oltre che il Tfr da pagare, per i dipendenti, anche per le spese di funzionamento dell'osservatorio.
Se ho capito bene quasi mezzo miliardo verrà speso per l’osservatorio. Un po’ troppo caro assessore, tenuto conto che finora questi soldi sono serviti alla Giunta solo per organizzare una serie di convegni regolarmente presieduti e conclusi dal suo intervento.
Mi sembra, insomma, che su questa riserva di spesa il Consiglio regionale debba avere più chiarezza. Da un lato la Giunta adotta provvedimenti tributari straordinari dei quali abbiamo parlato abbastanza e dall’altro accantona cifre cospicue per farsi propaganda.
Permettetemi di dire che su questi aspetti intravedo poca coerenza e poco senso di responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Voglio rispondere al collega Brini del gruppo di Forza Italia, che la maggioranza lavora in maniera coesa, collaborativa. Se vi sono problemi in una delibera dove, non per responsabilità della Giunta regionale ma per responsabilità degli enti territoriali si crea una sperequazione, nel lavoro di maggioranza cerchiamo, indipendentemente dai territori, di ristabilire una equità. Questa è l’opera della maggioranza. Tramite il consigliere Franceschetti e la relatrice Benatti abbiamo colto questo risultato, quindi è un modo di lavorare che caratterizza questa azione. Non sempre ci si riesce, in questo caso specifico, d’intesa con il Governo regionale abbiamo colto alcuni risultati che determinano una più giusta ripartizione tra le varie province della regione Marche.
E’ un modo di governare, quindi non si deve parlare ciascuno per la propria provincia ma in una visione più generale ci sono altri consiglieri che risiedono in altre province, che cercano di raggiungere l’obiettivo comune a tutta la maggioranza di riequilibrare gli interventi nel territorio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Vorrei rispondere con poche frasi, perché le domande che i consiglieri Ceroni e Brini hanno posto all’attenzione di questo Consiglio regionale hanno risposte tutte contenute nei contratti di servizio. Se si fossero letti i contratti di servizio stipulati con i bacini e con le aziende capofila si sarebbero viste le risposte.
Sul riequilibrio, prendere il dato in assoluto del bacino di Ascoli, paragonarlo a quello di Macerata senza tener presente il contesto e i coefficienti che dentro i contratti di servizio sono contenuti, è un dato falso sotto il piano dell’equilibrio. C’è stata una legge sul trasporto pubblico locale del 1998 che ha deciso di stabilire alcuni coefficienti i quali vanno applicati annualmente fino a riportare in equilibrio alcuni territori rispetto al trasporto pubblico locale, che negli anni erano squilibrati. Da questo punto di vista non va guardato il dato in assoluto, ma va guardato dentro il contesto generale dei coefficienti di riequilibrio che nei contratti di servizio sono contenuti e lì si capisce lo scostamento e perché in alcuni bacini avviene con maggior numero di chilometri attribuiti rispetto ad altri.
Questa è quindi un’operazione che riequilibra. Noi non siamo tra quelli che tentano di mettere in competizione i territori dicendo che si fa solo la 77, non si fa la Fano-Grosseto o che si debbono mettere in competizione i vongolari di San Benedetto con quelli di Ancona. Noi siamo perché lo sviluppo dell’intero territorio regionale possa andare avanti. Così come a me dispiace che lei faccia questa osservazione sul contratto di servizio consigliere Brini, perché cerca di insinuare il veleno della preferenza per un territorio rispetto all’altro. Nel contratto di servizio nemmeno gli enti territoriali sono tenuti a fare le richieste, ma sono le aziende capofila che dovevano ricevere le istanze degli istituti scolastici, metterle in relazione con le proprie esigenze di programmazione e fare la richiesta alla Regione.
Il consigliere Ceroni mi ha ringraziato per avere colto una peculiarità sull’Istituto alberghiero di Porto Sant’Elpidio. Io non ne ero a conoscenza, perché rispetto a quei parametri noi abbiamo accolto tutte le richieste pervenute dalle aziende capofila che hanno sottoscritto e che per obbligo di contratto dovevano avanzare le proposte alla Giunta regionale. Quindi noi abbiamo colto tutto, perché dentro quei parametri e dentro quei coefficienti di riequilibrio c’erano le indicazioni. Pertanto né l’assessore né la Giunta regionale sono entrati nel merito di come dovevano essere fatti. Sono state evidenziate lungo il percorso alcune possibilità di intervento per andare incontro ad alcuni istituti scolastici nel senso del riequilibrio, le richieste sono state accolte e noi siamo assolutamente favorevoli.
Consigliere Ceroni, io andrei a guardare il dato, in assoluto, del costo di quei convegni per organizzare il piano della logistica e delle merci. I fondi erano quelli a disposizione dell’osservatorio e quindi può vedere che su alcune di queste voci che indicava i tagli sono stati prodotti proprio perché potevano essere soldi risparmiati. Ma i fondi a cui lei faceva riferimento sono messi a disposizione dell’osservatorio sulla mobilità che ha il precipuo scopo di studiare, osservare, monitorare e per questi motivi i fondi sono utilizzati.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 71.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Modifica della deliberazione amministrativa n. 297 del 9 febbraio 2000: Approvazione del piano regionale di dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado nella regione Marche. D.P.R. 18 giugno 1998, n. 233» Giunta (78)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 78, ad iniziativa della Giunta.
I relatori, sia di maggioranza che di minoranza rinunciano alla relazione.
E’ stato presentato il seguente ordine del giorno a firma Pistarelli, Mollaroli e Romagnoli:
“Il Consiglio regionale, premesso che in data 9 febbraio 2000 è stato approvato il piano di dimensionamento scolastico relativo all'intero territorio marchigiano; che nel primo anno di attivazione di detto nuovo sistema si sono evidenziati numerosi problemi applicativi che hanno reso necessario apportare delle modifiche attraverso l'atto in discussione; che oltre a dette modifiche inserite nell'atto amministrativo n. 78/01 vi è anche la necessità di chiarire ulteriori aspetti di natura organizzativa che erano stati rinviati, dopo il febbraio 2000 alla decisione dei singoli provveditorati, ingenerando però contraddittorie decisioni finali; che in particolare ci si riferisce al problema dell'individuazione della sede della direzione didattica per gli istituti comprensivi; che soprattutto vuole essere chiarita dal Consiglio Regionale la localizzazione della direzione didattica dell'istituto comprensivo MC 200 e relativo alle scuole di base dei comuni d Pievebovigliana, Pievetorina ,Visso, Castelsantangelo sul Nera, Ussita, già oggetto peraltro di ricorso straordinario al presidente della Repubblica presentato tra gli altri anche dai rappresentanti del locale comitato dei genitori; per quanto premesso con il presente atto Il Consiglio regionale delle Marche impegna la Giunta regionale a verificare le procedure seguite per l’individuazione della direzione didattica dell’istituto comprensivo 200 MC 1D1 (Visso, Pievebovigliana, Pievetorina, Catelsantangelo, Ussita), verificando altresì la fattibilità del ripristino della direzione didattica nella originaria sede del comune di Visso”.
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,40