Resoconto seduta n. 70 del 18/12/2001
La seduta inizia alle 10,30



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 68 e 69 del 12 dicembre 2001.

(Sono approvati)



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 163 dei consiglieri Massi e Viventi: «Manovra urgente per il contenimento della spesa e per la riduzione dell'impatto della manovra sull'entroterra»;
— n. 164 dei consiglieri Agostini, Avenali, Tontini, Silenzi, Franceschetti e Mollaroli: «Problematiche connesse alle vongolare marchigiane»



Promulgazione leggi regionali

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi regionali:
— n. 31, in data 11.12.2001: «Ordinamento contabile della Regione Marche — Strumenti di programmazione»;
— n. 32, in data 11.12.2001: «Sistema regionale di protezione civile»;
— n. 33, in data 13.12.2001: «Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 2002».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l'assessore Ottaviani.



Fatto personale

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per fatto personale, il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIANNOTTI. Non ho partecipato alla Conferenza dei presidenti di gruppo questa mattina, per richiamare l'attenzione sua e del Consiglio su un fatto gravissimo: c'è una prassi consolidata in questo Consiglio regionale, che non le contesta il diritto di convocare il Consiglio, ma di attenersi al programma concordato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. Questa prassi è stata disattesa. Lei ha convocato il Consiglio senza che la Conferenza dei presidenti di gruppo avesse concordato questa data, senza che in chiusura dell'ultima seduta lei manifestasse questa sua preoccupazione per i tempi del dibattito. Ritengo questa una cosa grave. Questa mattina mi sono limitato a non partecipare alla Conferenza dei presidenti di gruppo per tale motivo. Ritengo che questa anticipazione della seduta del Consiglio sia un fatto inopportuno sul piano politico.

PRESIDENTE. Se avesse partecipato alla Conferenza dei presidenti di gruppo avrebbe avuto nella sua cartellina la richiesta scritta del Presidente D'Ambrosio, ai sensi dell'art. 28, secondo comma, del regolamento del Consiglio, di convocazione del Consiglio stesso per i giorni 18 e 19.

ROBERTO GIANNOTTI. Non c'entra niente. La Conferenza, lei la presiede.

PRESIDENTE. Però il regolamento bisogna conoscerlo.



Proposta di legge (Discussione generale): «Provvedimenti tributari in materia di addizionale regionale all'Irpef di tasse automobilistiche e di imposta regionale sulle attività produttive» Giunta (99)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 99, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Signor Presidente, colleghi, c'è una grande attenzione da parte dell'opinione pubblica per le scelte che il Consiglio regionale oggi è chiamato e, aggiungo, per larga parte obbligato a compiere. E'( un'attenzione del tutto comprensibile, giustificata dall'importanza, dalla delicatezza e dall'impatto che le decisioni che prenderemo avranno sui cittadini marchigiani. E' del tutto evidente che il Consiglio, ed in primo luogo chi ha l'onere della proposta, affronta questo momento con grande senso di responsabilità ed anche con profondo dispiacere per provvedimenti che mai nessuno vorrebbe adottare ma che purtroppo, a volte, sono inevitabili.
In quasi sette anni di governo della Regione il centro-sinistra non ha mai aumentato la pressione tributaria (metano, benzina, bollo auto), tanto da essere annoverata tra le Regioni con le aliquote sui consumi più basse. E4' stata una scelta. Qualcuno oggi dice che forse sarebbe stato meglio fare come hanno fatto altre Regioni, cioè aumentare gradatamente la pressione fiscale nel corso degli anni e quindi spalmare l'aumento complessivo nel tempo. Credo che su questo si possa anche discutere, ma sta di fatto che pur con quella scelta che abbiamo compiuto si è riusciti a mantenere nelle Marche un'alta qualità dei servizi e complessivamente il sistema regionale ha ottenuto delle performances a livello produttivo, occupazionale, economico tra le migliori d'Italia come dimostrano i dati in tutti questi anni.
Altro quindi che fallimento della politica del centro-sinistra come afferma il Polo delle libertà. Qui c'è stato un Governo che avrà fatto anche i suoi errori, ma che ha contribuito in modo importante, per certi versi credo determinante a consolidare ed estendere lo sviluppo di questa nostra regione.
Non a caso all'inizio ho detto che la nostra Regione, come quasi tutte le altre, a cominciare da quelle guidate dal centro-destra, è oggi obbligata ad usare la leva fiscale. Con il decreto legge 347 emanato dal Governo nel settembre scorso e convertito in legge con la 405 di appena un mese fa è cambiato radicalmente il meccanismo di ripiano del deficit sanitario delle Regioni.
Le Regioni che hanno registrato nel 2001 un disavanzo sulla sanità sono obbligate a coprire il deficit, che per le Marche in base al pre-consuntivo è di 210 miliardi, ricorrendo a tre possibilità: richiedere ai cittadini la compartecipazione alla spesa sanitaria, il che vuol dire la reintroduzione dei tickets; la seconda possibilità è quella di mettere mano alla leva fiscale (Irpef ecc.); la terza è operare dei tagli alla spesa. Tutto questo deve essere fatto in tempi strettissimi. Basti ricordare che la legge 405 è del 16 novembre ed i provvedimenti a copertura del deficit debbono essere pubblicati in Gazzetta ufficiale entro il 31.12.2001, per evitare una penalizzazione forte della Regione che, altrimenti, si vedrebbe tolti 210 miliardi nel trasferimento dallo Stato per li contributo del servizio sanitario regionale.
Questo è un dato vero, inequivocabile di partenza. E parlo di scelte obbligata perché le Regioni sono poste di fronte all'alternativa — per il 2001 neanche percorribile...

ROBERTO GIANNOTTI. Quali Regioni? Indicane qualcuna.

FAUSTO FRANCESCHETTI. La stragrande maggioranza delle Regioni, a cominciare da quelle del Polo.
Per il 2001 non è neanche percorribile fino in fondo questa strada, perché siamo ormai a conclusione dell'anno.

ROBERTO GIANNOTTI. Chi? L'Umbria?

FAUSTO FRANCESCHETTI. Devi essere più tollerante, Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Non sono tollerante per niente. Sono "incavolato" per gli abusi istituzionali.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Dicevo che le Regioni sono poste di fronte all'alternativa di ripianare il deficit facendo ricorso o alla leva fiscale o ai tickets oppure al taglio dei servizi se non addirittura all'uno e all'altro.
Noi vogliamo mantenere una sanità pubblica di qualità nelle Marche. Una sanità che certo necessita anche di interventi di razionalizzazione e di riequilibrio, ma che complessivamente è qualificata e qualitativamente sopra la media nazionale.
Tra l'altro vanno sfatati alcuni luoghi comuni: per esempio il fatto di dire che la spesa sanitaria nelle Marche è eccessiva, quando invece i dati dicono che la nostra spesa pro-capite è nella media nazionale. C'è, è vero, un deficit più alto, a causa di meccanismi del riparto del servizio sanitario nazionale, dei trasferimenti dello Stato che hanno penalizzato la Regione Marche come altre Regioni nel nostro Paese. Ciò non vuol dire che non ci sono margini di intervento e che dobbiamo tenerci questo deficit o addirittura vederlo accresciuto nei prossimi anni. C'è intanto un'iniziativa, una richiesta da parte delle Regioni che va sicuramente sostenuta con forza e che riguarda l'aumento degli stanziamenti per la sanità.
Molte delle difficoltà che le Regioni incontrano sul fronte finanziario della sanità derivano proprio dall'insufficiente destinazione di risorse rispetto al pil, sia rispetto alle necessità e anche in confronto a quanto altri Paesi europei impegnano per la sanità nelle loro realtà.
C'è soprattutto sul piano regionale una proposta avanzata dal nostro assessore alla sanità che individua interventi tendenti a razionalizzare la spesa e a risparmiare; alcuni di essi hanno un carattere di intervento più immediato e su alcuni si sono già prodotte delle decisioni deliberative da parte della Giunta; altri riguardano interventi più strutturali, che richiedono tempi di attuazione più lunghi, sui quali occorre lavorare da subito.
Tra i primi vorrei ricordare la delibera fatta per realizzare una centrale unica degli acquisti; alcuni interventi individuati per arrivare ad un contenimento della spesa farmaceutica, provvedimenti che tra l'altro sono indicati anche nella legge nazionale 405; l'assegnazione di obiettivi alle aziende, e quindi ai direttori generali, in base alle previsioni aggiornate della Regione e un controllo sul loro raggiungimento. Tra i secondi ricordo soprattutto l'obiettivo della riduzione dei posti letto per acuti al 4 per mille così come previsto dalla legge 405 più volte richiamata.
Credo che le proposte contenute in quel documento elaborato dall'assessore offrano un quadro importante, sicuramente molto impegnativo e da perseguire con costante attenzione, per arrivare ad un risanamento e ad una riorganizzazione economica della spesa. Dalla sua concreta attuazione e concretizzazione dipenderà la risposta ad almeno una parte dei problemi finanziari della nostra Regione. E' chiaro infatti che a partire dal 2002 il bilancio della Regione verrà ancora più direttamente influenzato dalla voce della sanità, quindi tanto più riusciremo a riqualificare e razionalizzare la spesa sanitaria tanto meno questa peserà sul complesso del bilancio e quindi sugli interventi negli altri settori della politica regionale.
Accanto alla questione sanità c'è — e qui sta l'altro elemento che ci ha portato a compiere una manovra complessiva di 478 miliardi — una situazione di difficoltà e di pesantezza nel bilancio extra sanità. Qui bisogna fare chiarezza anche sul dato complessivo della manovra che è stato chiaro ed esplicito nel corso di tutta questa vicenda e che è stato riconfermato anche nella discussione che abbiamo fatto in seconda Commissione. Deriva dal fabbisogno che è stato individuato sulla base delle spese di competenza e di investimento del 2001, maggiorate dei 210 miliardi della sanità e degli interventi inderogabili che andranno fatti nel 2002 (per esempio i 55 miliardi relativi ai mutui per la sanità o i 20 miliardi che servono come compartecipazione della Regione Marche ad attuare i provvedimenti dell'Ue, tramite soprattutto l'obiettivo 2). A fronte di questi 1.228 miliardi noi sappiamo che le entrate proprie della Regione, tra quelle di competenza e quelle di investimento arrivano a 750 miliardi, il che equivale a dire che per far fronte al fabbisogno complessivo servono 478 miliardi che in parte vengono reperiti attraverso la manovra fiscale, in parte attraverso i tagli alla spesa.
IL rendiconto del 2000 che si è chiuso con un deficit di 123 miliardi e l'assestamento del bilancio 2001 che abbiamo approvato poche settimane fa, già mettevano in evidenza queste difficoltà e prefiguravano già allora limitazioni al bilancio di previsione del 2002. Mettevano in evidenza la necessità di interventi al fine di raggiungere risparmi consistenti, che dopo la rimodulazione della manovra fiscale operata con gli emendamenti presenti dal Presidente per conto della Giunta e della maggioranza, dovranno essere ancora più corposi degli 86 previsti inizialmente.
Anche qui, non per cercare facili giustificazioni, sappiamo che vi sono cause di natura generale subite dalle Regioni che hanno influenzato negativamente questa situazione dei bilanci, perché ricordavo prima le entrate libere, proprio della Regione che sono rimaste sostanzialmente invariate ormai da 5-6 anni a questa parte. E voglio anche ricordare che la finanziaria nazionale che attualmente è in discussione in Parlamento, prevede ulteriori riduzioni sul fronte dei trasferimenti agli enti locali e alle Regioni. E tutto questo in relazione al fatto che, invece, sono cresciute le esigenze della società cui dare risposte, sono cresciuti le competenze e i poteri delle Regioni, sono cresciuti i coti per mantenere alta la qualità dei servizi. E tuttavia, nonostante questi limiti oggettivi, può e deve essere compiuta una riflessione attenta ed approfondita nel merito del bilancio al fine di correggere e modificare interventi sulla spesa che portino a risparmi e ad un risanamento del bilancio stesso. Interventi di razionalizzazione che in parte sono stati già individuati ed indicati anche nella relazione allegata alla proposta di legge e che mi pare sono in parte anche le indicazioni che provengono dallo stesso sindacato e dalle stesse parti sociali.
Voglio velocemente ricordare alcuni di questi punti che sono stati individuati: per esempio l'intervento che bisogna fare sulla gestione e sulle spese per il personale; l'analisi attenta dei costi e della gestione delle varie agenzie a partecipazione regionale; la valutazione attenta dell'efficacia e dell'utilità delle nostre leggi di spesa; portare avanti con decisione la riorganizzazione della struttura amministrativa della Giunta che abbiamo definito con la legge di organizzazione, già approvata.
Bisogna dimostrare in modo chiaro ai cittadini, ai lavoratori, al mondo delle imprese a cui oggi chiediamo dei sacrifici, che accanto a questo c'è un impegno a portare avanti da subito una politica di risanamento finanziario che riguarda la sanità come il bilancio più in generale. Questa politica di sacrifici sarà finalizzata al raggiungimento di questo obiettivo, per fare in modo che si attui nel più beve tempo possibile e comunque prima della fine della legislatura un inversione netta e una diminuzione della pressione fiscale a livello regionale. Bisogna augurarsi che lo stesso avvenga a livello nazionale, considerato che quelli che erano impegni già previsti dai Governi di centro-sinistra, come la restituzione del fiscal-drag e l'abbassamento dell'1% dell'Irpef che doveva partire con la finanziaria del 2002, sono stati rinviati dall'attuale Governo di centro-destra, perché questo è un altro elemento che pesa nelle tasche dei cittadini italiani e marchigiani poiché mentre a livello nazionale non si abbassano le tasse, non si abbassano le aliquote Irpef, dall'altra parte i Governi nazionali costringono le Regioni, per mantenere i loro servizi, ad aumentare la propria pressione fiscale.
E' stato senz’altro positivo il fatto che non si sia interrotto, su una materia così difficile e delicata il dialogo e il confronto con il sindacato dei lavoratori in primo luogo, ed è da salutare in modo altrettanto positivo che questo abbia portato a rivedere la manovra e a renderla ancora più equa rispetto all'inizio.
Pur rimanendo ferma la manovra complessiva, cambia, con gli emendamenti che il Presidente ha proposta per la maggioranza, la sua modulazione e la ripartizione tra la copertura da parte della manovra fiscale e quella derivante dai tagli al bilancio.
Mi riferirò adesso agli emendamenti che sono stati proposti dalla Giunta e che sono in discussione. Avremo una pressione fiscale più leggera con questi emendamenti, che passa dai 392 miliardi iniziali a 354, con una diminuzione complessiva di 38 miliardi a cui si farà fronte con maggiori riduzioni della spesa che passerà da 86 a 124 miliardi.
Ovviamente, a seguito di questo cambia anche la modulazione all'interno delle tre voci di intervento che sono previste nella legge stessa.
Sull'Irpef, oltre alla riduzione del gettito complessivo per 11 miliardi (si passa infatti dai 168 iniziali a 157), il cambiamento più significativo è rappresentato dall’introduzione della progressività tra gli scaglioni, secondo il principio già applicato per l'Irpef a livello nazionale.
Ciò rende la manovra sull'Irpef ancora più equa, non solo per il taglio degli 11 miliardi ma anche per questa rimodulazione più complessiva.
C'è poi un altro emendamento all'art. 2 in cui viene ridotto dal 10 all'8% l'aumento sul bollo auto, li cui gettito complessivo passerà da 24 a 20 miliardi con un risparmio per le famiglie di 4 miliardi complessivi. Infine, con l'emendamento all'art. 3 viene ritoccata anche la manovra sull'Irap, dando in questo senso un segnale di attenzione alle imprese marchigiane. Per cui l'aumento dell'Irap verrà portato dall'1% allo 0,9%, che in termini assoluti vorrà dire un minore esborso da parte delle aziende marchigiane di 22-23 miliardi complessivi. Il gettito dell'Irap passerà quindi dai 200 a circa 178.
Concludo ricordando che sull'Irap rimangono confermate le esenzioni dall'aumento definite nella proposta di legge per alcune categorie di imprese, e voglio ricordare soprattutto i giovani imprenditori, la cooperazione sociale per la gestione dei servizi socio-sanitari ed educativi, le organizzazioni senza fini di lucro, i servizi pubblici, l'agricoltura, la pesca ed infine le imprese che lavorano in conto terzi nel settore del tessile-abbigliamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Ciccioli. Nel frattempo sono chiuse le iscrizioni a parlare.

CARLO CICCIOLI. Mi rivolgo al Presidente del Consiglio e non al Presidente della Giunta. Credo che quella di oggi sarà una seduta difficile e molto probabilmente lo sarà anche quella di domani. Credo però che le prerogative democratiche e regolamentari debbano essere utilizzate al meglio. E' pratica comune che la chiusura delle iscrizioni avvenga alla fine delle relazioni dei due relatori di maggioranza e di minoranza: ha appena terminato di parlare il relatore di maggioranza Franceschetti, sto cominciando a parlare come relatore di minoranza, credo che sia importante arrivare perlomeno a un patto tra gentiluomini nell'uso del regolamento. Per quanto riguarda poi i contenuti, a ciascuno la sua responsabilità.
Non farò una relazione lunghissima come Franceschetti, ma cercherò di essere sintetico, tentando però di far capire il senso della battaglia che l'opposizione si accinge a fare.
Credo che tra oggi e domani — i presupposti c'erano già nella scorsa settimana — stiamo scrivendo una delle pagine più penose di questo Consiglio regionale. Uso la parola "penose", perché a mio parere è l'aggettivazione giusta per questa vicenda, pure in un Consiglio regionale che non è così brillante, perché non possiamo dire che questo Consiglio regionale ha brillato in atti e leggi particolarmente importanti, è vissuto un po' di quotidianità, ma in questo caso stiamo toccando il fondo.
Vorrei ricostruire quello che è accaduto nelle ultime due settimane. In quest'aula il 5 dicembre abbiamo approvato la manovra di assestamento di bilancio che l'assessore al ramo definì austera perché disse "non ci sono spazi per spese ulteriori, bisogna recuperare, bisogna tagliare". Allora nessun segnale particolare di crisi. Solo poche ore dopo emerge l'urgenza di una manovra, perché viene scoperto che in bilancio ci sarebbe un buco di 478 miliardi: di questi una parte significativa per la sanità (per l'esattezza la sanità, secondo questa prima stima, insisteva su 210 miliardi di buco di bilancio annuale e di 55 miliardi di mutuo contratto, quindi circa 265 miliardi), quindi una serie di altre spese definite inderogabili dalla Giunta. Totale circa 400 miliardi di recupero in tasse ai cittadini marchigiani, circa un'ottantina di miliardi in tagli alla spesa. Passano pochi giorni e tra il 7 e il 10 dicembre si consuma la vicenda: venerdì 7 la Giunta si riunisce per deliberare, non viene deliberato per problemi interni della Giunta e viene deliberato solo lunedì 10 al termine di una serie di incontri con le parti sociali.
Martedì 11 viene finalmente distribuita ai consiglieri regionali, anche a quelli, come il sottoscritto che è istituzionalmente delegato — il sottoscritto è vicepresidente della Commissione bilancio, quindi avrebbe, dal punto di vista istituzionale, l'agibilità a ricevere i documenti anche in sede preventiva — la prima stesura della delibera che viene descritta come completamente chiusa dalla Giunta. Ci fu detto "questa è la manovra, è blindata, su questa manovra si deve attestare la contabilità della Regione Marche". Andiamo in Commissione il giorno 13, il sottoscritto presenta una serie di emendamenti — per la verità il consigliere Viventi che non fa parte della Commissione fa pervenire in Commissione stessa altri emendamenti — e questi emendamenti vengono bocciati perché ritenuti inammissibili nel contesto della manovra. Nei miei emendamenti si chiedeva una tassazione progressiva a scaglioni, che facesse fede anche ai principi della Costituzione, aumentasse i tagli. Chiedevamo che l'Irap fosse rivalutata in funzione delle non scadenze in atto. Mi fu detto "la manovra è questa, la Giunta l'ha definita con molti ripensamenti lunedì 10, questa è la linea del Piave". Da quel giorno succede letteralmente di tutto.
Cito un episodio che mi ha colpito molto. Sabato 15 ero al convegno regionale organizzato dalla Giunta sulla protezione civile e vedo l'assessore Rocchi fuggire. Io che ero appena arrivato ho chiesto "ma cosa è successo?". L'assessore Rocchi era richiamato con urgenza al vertice di maggioranza per modificare la manovra che solo il giovedì, cioè 48 ore prima, era ritenuta intoccabile.
Cosa succede in questi ritocchi? Primo, la progressione a scaglioni che era considerata solo giovedì inaccettabile viene accettata, poi viene modificata l'Irap e si dice "abbiamo fatto un grande ritocco, togliamo lo 0,1%". Ovviamente non si cita che era aumentata prima dell'1% e quindi dello 0,9%.
L'opposizione, che comunque ha un ruolo politico, democratico di concorrere alla formazione delle decisioni, non è neanche in grado di per presentare in maniera adeguata gli emendamenti, perché fino alle 12,50 di ieri non si sapeva bene quale fosse la correzione alla manovra. Gli emendamenti della Giunta, dopo tre tentennamenti ufficiosi vengono cambiati, modificati e presentati alla segreteria del Consiglio solo ieri alle 12,50. Credo che sarebbe stato importante che la Giunta, oltre a presentare tecnicamente gli emendamenti in Commissione avesse perlomeno fornito immediatamente, contestualmente gli emendamenti anche a una parte significativa di questo Consiglio che è composta da 15 consiglieri regionali tra i gruppi di An, Forza Italia, Ccd e Cdu. Invece siamo andati clandestinamente a ritirare gli emendamenti alla segreteria del Consiglio alle 13, ce li siamo letti, alcuni modificavano la struttura, altri no, comunque quello che cogliamo di tutta questa vicenda è l’estrema scombinatezza di questa Giunta che nell’arco di pochi giorni, addirittura di ore, cambia 2-3 volte parere. Ta l'altro, non consultandosi mai con le forze istituzionali presenti in quest'aula. In Commissione non c'è stato nessun dialogo per cercare di addivenire ad una proposta comune. Mettere le tasse è sempre una cosa antipatica, però coinvolgere le forze di minoranza sarebbe stato politicamente utile. Viceversa si sono tenute una serie di riunioni con i sindacati dei lavoratori dipendenti e con gli imprenditori che sono sì forze sociali e quindi sì rappresentativi di interessi importanti, ma dal punto di vista istituzionale dovrebbero avere un ruolo complementare e non sostitutivo dei consiglieri eletti dalla rappresentanza popolare. Questa è una manovra che non accontenta veramente nessuno. Questa Giunta è stata così magica da mettere sulla stessa linea Cgil-Cisl-Uil e Alleanza nazionale: non ci sarebbe riuscito nessun altro. Non c'è una categoria economica — cito gli artigiani, cito gli agricoltori, cito gli imprenditori — che abbia detto "questa manovra, pur nella difficoltà di far fronte a un debito è lungimirante". Si penalizzano i ceti medi, che ovviamente riducono i consumi; si penalizza l'impresa che poi non assume, quindi il danno dell’impresa che non lavora e i lavoratori che non vengono assunti, i contratti a termine che vengono disdetti.
In quest'aula mi permetto di fare un riconoscimento che forse non è neanche gradito al mittente ma che credo sia importante. Abbiamo compreso, come rappresentanti della minoranza in Commissione, la manovra grazie all'audizione del segretario regionale delle Cgil Barchiesi, perché fino a quel momento la manovra non era stata spiegata. Ci ha spiegato la manovra Barchiesi perché evidentemente aveva avuto molti più contatti di noi con la Giunta, poi ci ha spiegato anche perché non era accettabile.
Devo dire che su moltissime tesi, che non sono pochissime ma di valutazione socio-economica ci siamo trovati d'accordo. Abbiamo notato che c'era più senso di responsabilità nei sindacati, che si sono fatti carico del problema del ceto medio e delle imprese, che nella Giunta. La Giunta è la rappresentanza unitaria del Governo della Regione che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini e tutte le attività economiche e le fasce sociali: ha avuto meno responsabilità di Cgil-Cisl-Uil che rappresentano i lavoratori dipendenti, quindi uno spaccato particolare della società.
E' una manovra maldestra, addirittura, all'inizio, incostituzionale. Poi è stato presentato un primo emendamento firmato Secchiaroli che ha modificato l'incostituzionalità.
Quando siamo passati alla seconda ondata di cambiamenti ulteriori della Giunta ed è stata introdotta la correzione a scalare, di tassazione per scaglioni progressivi si è utilizzata questa alchimia: sono state sgravate alcune fasce di reddito per ricaricarle successivamente. E' una cosa quasi ridicola. Quindi, nella manovra di aggiustamento le fasce di reddito passano dall'1,2 all'1,9, dal 2,4 al 3,6, dal 2,6 addirittura al 4%. Quindi da una parte si creavano dei meccanismi per sgravare, dall'altra si alzavano le aliquote. Siamo al limite del ridicolo: a quel punto conveniva attestarsi su una certa situazione, perché questo nuovo tipo di tassazione è ulteriormente nella direzione di raffreddare i consumi.
Mentre sull'Irpef ci sono scadenze reali che se non sbaglio riguardano la giornata di domani per consentire la pubblicazione della legge sulla Gazzetta ufficiale, per l'Irap non c'è alcuna scadenza, l'Irap può essere agevolmente trattata attraverso una concertazione e un confronto e andare a influire sul bilancio preventivo dell'anno prossimo, insieme al discorso sui tagli che secondo noi va fatto in maniera decisa. Cioè i sindacati, gli imprenditori, le forze di opposizione, tutti si rendono conto che bisogna contrarre le spese non indispensabili della Regione, mentre la prima manovra presentata era nella direzione di sanare i 210 miliardi di buco della sanità, i 55 miliardi di disavanzo sanitario per i mutui a copertura delle annualità pregresse, poi i 20 miliardi di cofinanziamento per programmi comunitari, quindi il resto erano ulteriori spese per ulteriori investimenti che non sono stati di battuti in quest'aula, non sono stati considerati, ma sono una cosa che anticipa le scelte del bilancio del prossimo anno.
Quello che è stato fatto non è colpa del Governo Berlusconi che è la foglia di fico dietro cui tutti vorrebbero coprirsi; le scelte sono state fatte dal Governo Amato e concordate con la Conferenza Stato-Regioni, vengono da distante, non da ieri o dall'altro ieri o dalle elezioni di maggio ma da prima. Anzi il Governo Berlusconi ha programmato per tre anni l'aumento del trasferimento dallo Stato alle Regioni in materia sanitaria, tanto è vero che in questi giorni alle Marche sono stati accreditati 30 miliardi in più per la sanità. Non è quindi un fatto di politica nazionale.
Mi avvio al termine citando due cose che ritengo importanti. Primo, il giudizio sulla gestione del bilancio da parte della Giunta. Un piccolo imprenditore, con un'azienda che ha un fatturato di oltre 10 miliardi mi ha detto che se nella sua azienda ci fosse un controllo di gestione dello stesso tipo di quello che viene realizzato in questa Regione sarebbe già nell'ambito della gestione fallimentare. Da questa vicenda è emerso che nella Regione Marche non esiste un controllo di gestione, qui è tutto fumo: i report, tutte le cose che ogni tanto si sottopongono sul controllo di gestione sono tutto fumo, visto che ci troviamo improvvisamente, a fine anno, con un buco di 478 miliardi. In un'azienda come la Regione Marche che ha un bilancio annuale di oltre 6.000 miliardi non ci può essere uno sballo di 478 miliardi. Questo è incredibile. Ci troviamo di fronte non a piccoli errori di previsione, non a qualche miliardo di sbavatura connesso alla natura stessa della nostra gestione, ma ci troviamo di fronte a una previsione sbagliata in maniera imponente. Quindi se ne devono tirare le conseguenze, noi diciamo le conseguenze politiche della debolezza strutturale di questa Giunta e di questa maggioranza che evidentemente non riesce a gestire il territorio, l'amministrazione e le leggi di questa Regione. Aggiungo che ci facciamo carico di una controproposta. Anzitutto bisognerebbe non pesare oltre un certo limite sull'Irpef. Noi abbiamo ritenuto che un gettito Irpef pari al 50% di quello inizialmente proposto possa riuscire, insieme alle tasse sul bollo e insieme a una serie di tagli, a coprire in questa fase e immediatamente il buco della sanità, cioè 210+55 miliardi. Poi, per quanto riguarda l'Irap rinviarla in sede di valutazione sul bilancio di previsione 2002 insieme a una manovra molto forte sulla sanità che non può essere la soppressione delle Asl ma deve essere una loro gestione interaziendale, affinché la sanità possa risparmiare sulle spese di amministrazione, di uffici tecnici, di gestione del personale, ma mantenga il presidio sanitario del territorio. Ovviamente si tratta di approfondire questa politica, ma è su questo fronte che c'è la qualità della politica dell'amministrazione.
Per altri settori lascio la parola ai colleghi del mio gruppo che sono addirittura scesi nel merito delle cifre e delle tabelle specifiche, nonché agli altri partiti della Casa delle libertà che si stanno facendo carico di una battaglia che non è diparte ma a tutela della comunità marchigiana.
Chiedo alla Giunta che questa manovra sia ritirata e corretta. Su questo piano siamo disponibili a concertare per la giornata di domani un nuovo testo. Se, viceversa, non vi sarà alcuna apertura della Giunta, l'unica nostra possibilità democratica è quella di impedire l'approvazione, entro la giornata di domani, di questo documento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi, questa legislatura è iniziata un anno e mezzo fa e molti colleghi sono stati protagonisti e testimoni solo di questa legislatura. Qualcuno di noi ha vissuto questi sei anni e mezzo di governo del centro-sinistra nella sua interezza e dunque vuol fare una ricostruzione che non sia basata sulla demagogia, sulla critica avulsa dalla realtà ma su dei fatti scientifici, su quello che è stato detto in quest'aula, sugli ammonimenti che sono stati dati dalle persone che sono qui a fare l'opposizione da diversi anni.
Ieri la televisione di Stato ci ha fatto vedere nel telegiornale della sera che le tasse che vanno a gravare sui marchigiani sono in diminuzione, perché ancora non è stata approvata la manovra-inasprimento delle varie aliquote Irpeg e Irpef e abbiamo visto una tabella in cui ci dicevano che le tasse erano diminuite, per cui una persona che accende la tv e vede che le tasse sono diminuite dice "finalmente!". Invece sono diminuite le tasse rispetto a quello che dovrebbero essere inasprite, cosa che dovrà essere fatta in queste ore.
L'invito del movimento Forza Italia e della Casa delle libertà è a ritirare questa manovra per meditarla sia con le opposizioni, sia con le forze sociali a cui ha fatto riferimento prima il collega presidente della Commissione bilancio Franceschetti il quale ha detto "riduzione della spesa sanitaria". Ma se le critiche dalle parti sociali "hanno dato delle indicazioni al fine di concertare questa manovra", come ha detto il relatore Franceschetti, sono state le critiche più aspre, più indovinate e più concrete, perché non c'è una manovra strutturale per cui andiamo a riparare un danno, andiamo a coprire un deficit per poi risanare la situazione non solo della sanità ma di una spesa per consulenze dissennata e spesso clientelare, di convegni a senso unico i cui relatori sono solo e sempre uomini del centro-sinistra. Non c'è manovra strutturale. Questa è la critica che fanno le parti sociali tutte, le categorie del lavoro e della produzione, critiche anche forti, decise, molto più decise degli stessi politici che fanno l'opposizione.
E allora, già negli anni scorsi eravate stati messi in guardia contro queste dissennatezze. Ricordo che nel 1996, in uno dei primi discorsi sul bilancio fu detto "quando un imprenditore va a rilevare un'azienda le prime cose che deve vedere sono i conti". Sono i conti, per poi operare sullo scenario economico e per trovare i modi per poi risanarli.
Oggi trovo scorretto, come ha detto il presidente della Federazione degli industriali, che si vada a versare fango sul passato quando si governa da 6-7 anni. Allora avete ritenuto di non gettarlo questo fango, perché in parte governate con persone che hanno governato prima di voi, quindi questa è una responsabilità che resta a voi. Vi dissi anche "adesso i conteggi non sapete farli", perché erano poche settimane che eravate al potere nelle Marche, ma oggi sono passati ormai quasi sette anni da quel momento e quindi le giustificazioni non ci sono.
Vorrei fare una riflessione a voce alta con i cittadini marchigiani e con i colleghi su altre cose, come la sanità. Quando ci fu la relazione dell'assessore al bilancio del 1996, la sintesi fu "mal comune, mezzo gaudio: il deficit della sanità è spalmato in tutta la nazione". A me non interessa il bilancio della famiglia del mio condominio ma mi interessa il bilancio della mia famiglia, quindi devo cercare di risanare, quanto meno.
Vi fu detto "vorremmo saperne di più su argomenti importanti, come snellimento della burocrazia, contenimento della spesa, eliminazione degli sprechi, occupazione, sviluppo. E' grave che argomenti di questa portata non siano presenti nella relazione di bilancio. Lo dissi nel 1996. Dissi: quali sono le priorità programmatiche? Quello che vi chiedono oggi le parti sociali. Pensate di poter eliminare il problema della sanità nel modo in cui si parlava poc'anzi, cioè pensando a un risanamento che viene dallo Stato centrale? Questo nel 1996.
Nel 1997 dissi che la filosofia del bilancio stesso mi spaventava. "Ci sono scelte che stravolgono l'economia e la logica e non ci fanno stare tranquilli per il futuro delle Marche". Erano dichiarazioni reiterate. Dissi anche "noi andiamo in controtendenza rispetto alle altre Regioni, noi spendiamo sul sociale e non spendiamo sullo sviluppo". Mentre si sa perfettamente che spendendo sullo sviluppo si creano risorse, come gli imprenditori vi hanno ricordato in questi giorni, per creare quei fondi che permettono poi di finanziare il sociale. Ma il sociale fine a se stesso significa non avere più risorse per investire sui famosi ultimi, su quelli che hanno bisogno.
Vi dissi, allora, per la vostra voglia insensata di prendere ai ricchi per dare ai poveri, come se si sapesse in questa nazione chi sono i ricchi e chi sono i poveri: "che ne sapete voi dei ricchi e dei poveri con tutta l'elusione e l'evasione fiscale che c'è in questa nazione? Chi sono i poveri e i ricchi? Andate a colpire coloro che denunciano quello che guadagnano, che sono obbligati a denunciare quello che guadagnano". VI definii quindi la "Giunta-Robin Hood". Ma in Italia non si sa chi sono i ricchi e chi sono i poveri.
Attenzione al sociale: "cosa c'è di più sociale di questa famiglia?", vi dissi. "Voi avete stravolto tutto anche sotto quell'aspetto, perché non vagliate e non portate in aula le nostre leggi sulla famiglia. Avete fatto la legge più contro la famiglia che esiste in Italia, creando una famiglia che non esiste nella Costituzione, che non esiste nella tradizione, che non esiste nel sentire e nella coscienza comune, una famiglia strana, che non è quella composta da moglie, marito e figlio". Avete prodotto questo.
"Progetto Marche". Vi dissi: "Cosa contate di fare con il contenimento della spesa, con l'eliminazione degli sprechi, con lo snellimento della burocrazia? Quali sono le priorità programmatiche? Quali sono gli obiettivi che volete centrare con le risorse che sono disponibili?". Non con quelle che si vanno a destinare alla clientela e che non sono disponibili, e che ci fanno trovare oggi in una situazione di deficit. "Che avvenire può avere un bilancio che non scommette sul settore produttivo?". Questo è stato detto quattro anni fa.
Il vostro omologo Governo centrale fece la legge sulla rottamazione. Io vi dissi "Voi facilitate gli Agnelli e non facilitate i piccoli e medi imprenditori". Oggi vedete quale crisi attanaglia la Fiat, perché voi avete sempre avuto un cordone ombelicale con la grande imprenditoria, non considerando la gente che lotta tutti i giorni per la propria economia aziendale, il piccolo e medio imprenditore. Con l'assistenzialismo dello Stato questi signori sono andati avanti e oggi sono in difficoltà, perché quando si tratta di mercato bisogna essere imprenditori con la "I" maiuscola come lo sono stati altri in Italia, e non assistiti dallo Stato, prima con le autostrade, poi con le rottamazioni delle auto e oggi con la scarsa competitività perdendo fette di mercato nazionale ed estero, ma specialmente nazionale.
Dicemmo anche che esiste il "modello marchigiano" che non è stato fatto dai politici ma è stato creato dagli imprenditori, e se esiste è un punto di forza strategico, un mondo di piccole imprese e di lavoro autonomo che dovete aiutare.
In tutte le discussioni di bilancio si diceva che da aiutare era il settore sociale, che non può essere aiutato senza risorse. Alla fine della legislatura era troppo tardi per intervenire perché vi erano le elezioni, ma arrivarono forti le critiche delle parti sociali, arrivarono forti le critiche anche interne alla vostra coalizione e da parte di autorevoli personaggi del partito di maggioranza. Il comitato economico e sociale che rappresenta l'élite delle categorie chiese alla Giunta regionale di ritirare il bilancio e di farne uno nuovo concertato perché c'erano motivazioni strutturali che facevano pensare a un risanamento vero dell'economia; disse che voleva più correttezza sulla sanità, più incisività riguardo alle risorse assegnate allo sviluppo, voleva concertare, insieme alle forze economiche e sociali l'individuazione delle priorità di un intervento su cui canalizzare le risorse regionali e comunitarie. Questo disse il comitato economico e sociale, non la Casa delle libertà la quale fu d'accordo sul mio discorso. Non si può dissentire dalla considerazione che quello era un bilancio pre-elettorale, che rinviava la risoluzione dei problemi, e li ha rinviati a questa legislatura. Oggi ci troviamo in questa situazione disgraziatissima per aver voluto carpire il silenzio tramite una legislatura in cui non avete affrontato i problemi. Avete annunciato in quella legislatura tanti "faremo" ma avete fatto poco.
Diceste nelle relazioni "rinunciamo a possibili maggiori entrate". Perché? Perché eravamo alla fine, ma oggi non rinunciate a queste entrate, non avendo affrontato il problema.
Non voglio nemmeno continuare con i bilanci del passato ma fare delle riflessioni sul futuro.
Cosa si evince da quanto ho detto sui discorsi che feci in 4-5 anni di bilancio, dalle sintesi e dalle analisi che feci in quei momenti senza farne una questione di coalizione ma facendone una questione da uomo che veniva da un certo settore? La mancanza di un progetto che fu denunciata sei anni fa ma che perdura; la mancanza del progetto. Ci accomuna questa critica. Tutte le parti sociali, dai sindacati alla Federazione degli industriali, agli artigiani, ai commercianti, alla Casa delle libertà: mancanza di progetto. In quasi sette anni non è stato creato e non viene portato avanti un progetto.
Una manovra di queste dimensioni deve prevedere, oltre all'approvazione dei marchigiani che sicuramente non c'è, per chi vive in mezzo alla gente, una manovra strutturale di grande caratura. Franceschetti parla di razionalizzazione della sanità. Ma cosa significa? Fra sei mesi parleremo di Asl, volete fare i centri di spesa, volete fare i centri servizi, volete ridurre le Asl... Cosa fate quando ci chiedete tutti questi miliardi? Ci volete dire come fate il risanamento? C'è un buco che si vuol coprire tassando in modo anche ridicolo, cioè andando a prendere danari con le tasse dei marchigiani, non dicendo qual è stato il risanamento, non dando la medicina.
Quindi attenzione: se volete i soldi dovete lasciare i servizi, e se volete carpirci dalle tasche i soldi bisogna che ci diciate qual è la vostra medicina per riparare al male che avete fatto in sette anni.
Una manovra sbagliata, specialmente dopo la crisi che si è aperta anche per il terrorismo, che si è aggravata, in presenza di una ripresa ritardata che comunque viene prevista dagli economisti per la seconda parte del 2002. Dobbiamo quindi essere pronti, ma devono essere pronte specialmente le aziende. Non è vero che gli operai delle aziende hanno degli interessi non convergenti come avete detto per tanti anni, perché oggi ci sono le stesse convergenze di interessi. Quindi, perché le aziende vadano bene e perché le aziende marchigiane siano competitive non si possono colpire nel momento della ripresa, nell'anno in cui è prevista la ripresa, cioè quello che andrà ad iniziare tra qualche giorno.
Il forte dubbio è che questi soldi vengano usati come sempre, che in parte vengano ancora utilizzati per le clientele. E allora mandiamo a casa i consulenti, mandiamo a casa la spesa superflua, cerchiamo di sacrificare quello che è sacrificabile senza colpire cittadini e imprese. Ho il grande dubbio che molti di questi miliardi servano ancora a una ricerca del consenso che avete perso, che è finito, perché oggi non siete più maggioritari nelle Marche. Siete nel pallone, perché non è possibile tracciare un articolo 1 come è stato proposto alla Commissione bilancio e poi, grazie al consigliere Viventi e a Il Resto del Carlino, corretto. Significa essere nel pallone. Evidentemente anche la burocrazia è nel pallone, l'avete portata nel pallone, avete scritto delle cose atroci sotto l'aspetto della logica economica, la logica della progressione dell'Irpef, salvo correggere grazie a un uomo dell'opposizione.
La sanità presenta un buco di bilancio forte, ma se voi non ci dite come volete sanare questa situazione dobbiamo pensare che la progettualità non ci sia neanche in questo caso. La sanità marchigiana può contare su medici e paramedici di grande qualità, può contare veramente su grande qualità, ma vuole anche sapere quale sarà il suo avvenire. L'avvenire della sanità nelle Marche quale sarà? I direttori generali si domandano "dobbiamo comperare 5 Tac o una Tac sola? Una risonanza magnetica o dieci?". Finché non decidete cosa fare nella sanità si sperperano miliardi e poi si sbaglia nell'acquistare quando potremmo acquistare macchinari che non abbiamo.
Quindi dovete avere idee chiare, il coraggio della scelta. Purtroppo devo constatare che non avete la cultura manageriale, la cultura dell'impresa, la cultura di chi ha gestito uomini e mezzi.
Tutti vi criticano, ormai. E' una critica dai cittadini e da tutte le associazioni, avete contro le Marche, questa è la situazione dopo sette anni, tutte le Marche sono contro di voi, nel senso che non condividono la vostra politica, non riescono a comprendere perché chiedete i soldi senza dare nulla in cambio, anzi promettendo che taglierete dei servizi, e non avete nemmeno l'idea di come farlo.
Ho citato tante volte le piccole associazioni, alla fine del mio discorso voglio citare il presidente della Federazione industriali che ha detto 2-3 cose che mi sono piaciute: "Non paralizzate la fonte della ricchezza". Questo è un ammonimento che vi fanno. Ha detto "C'è disinteresse verso le esigenze del mondo produttivo". Attenti, perché il mondo produttivo è quello che crea le risorse per tutti noi. "Si è amministrato con scarsa trasparenza ed efficienza, tradendo le aspettative e scaricando le responsabilità". Queste sono le parole degli imprenditori. "La situazione in un contesto privato sarebbe all'attenzione del giudice fallimentare": questo vi hanno mandato a dire gli imprenditori.
E' appunto di fallimento che si tratta. All'inizio della legislatura dissi "questa Giunta durerà due anni e mezzo". Secondo me, questa Giunta nella sostanza finisce dopo un anno e mezzo, perché va a chiedere cose che non sono state chieste ai marchigiani durante le elezioni.
Il risultato di sette anni è questo, era prevedibile. Si è visto anche in televisione in questi giorni, coloro che hanno la fortuna di essere ripresi dalle televisioni: riunioni con le associazioni, questi volti spauriti, questi volti in difficoltà, questi volti non più tracotanti come al solito ma con dei visi preoccupati e gravemente in difficoltà, come dei cani bastonati.
Nel 1997 La Stampa di Torino scrisse riguardo alla vostra classe politica: "Una classe chiacchierante che sa discutere ma che non trova il modo di combinare questa raffinata maestria retorica con fatti ed azioni". Le Marche hanno bisogno di fatti ed azioni. Siete criticati ormai dagli enti locali, dai cittadini, dalle associazioni, dalle parti sociali, avete contro le Marche, avete contro in modo bonario ma fortemente critico tutti i cittadini delle Marche, la stragrande parte delle Marche, le associazioni che hanno un significato nelle Marche. Io, al posto vostro, farei una semplice considerazione: me ne andrei a casa, direi ai cittadini "mi ripresento alle elezioni e cerco il consenso su una manovra che non era prevista. Mi auguro che abbiate questa dignità: o ritirate la manovra o ve ne dovete andare a casa. Avete chiesto ai cittadini marchigiani il consenso su una manovra che non era prevista e che inopinatamente oggi viene presentata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Oggi è una giornata di grande responsabilità per il Consiglio regionale e parimenti di grande demagogia. E' una giornata in cui, poiché grandi sono le responsabilità, si scatenano gli slogans, si scatena la demagogia. E' questo il gioco delle parti... (Interruzione). Si scatena anche l'intolleranza. Possiamo anche aspettare che il consigliere Giannotti finisca.

ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, chiedo la parola per fatto personale.

STEFANIA BENATTI. Il collega Giannotti, come si dice ad Ancona "ha la coda di paglia", perché non ho detto che la demagogia la faceva l'opposizione.
Mi sembra che la prova provata siano anche i nervi estremamente sensibili che dimostra l'opposizione in quest'aula fin dalle prime ore della mattina. Figuriamoci come arriveremo domani... (Interruzione). E' una questione di civiltà e di democrazia: o facciamo parlare i consiglieri, oppure veramente potete anche occupare il Consiglio, non c'è problema.
Se è vero che oggi è un giorno di grande responsabilità e parimenti di grande demagogia in cui ognuno può dire quello che vuole, perché la democrazia è questo, la questione non ci deve però far perdere di vista la serietà della giornata attuale, perché in realtà oggi inizia il vero federalismo. Questo è il primo atto che una Regione nell'Italia federale assume. Possiamo dire tutto quello che vogliamo, però se vogliamo essere consequenziali con i fatti alle parole e soprattutto ai principi a cui ci ispiriamo, on dobbiamo sottacere ai cittadini marchigiani e italiani che abbiamo votato un referendum, che tutti ci siamo riempiti la bocca con la parola "federalismo", proclamando gran fede nel federalismo. Ebbene, il primo principio, quello sacrosanto che sta alla base del federalismo è l'autonomia finanziaria. Oggi Comuni, Province, città metropolitane, Regioni hanno la stessa dignità dello Stato. Da oggi inizia un grande processo di costruzione dal basso della democrazia, oggi dobbiamo sancire con chiarezza che dobbiamo ancora completare la strada — ed è lunga — dell'autonomia finanziaria. Quindi nel mentre sono già arrivate le competenze alle Regioni, nel mentre le stesse Regioni stanno ragionando con Province ed enti locali per attuare il federalismo vero, il dato è che l'autonomia finanziaria non esiste. In futuro ci dovremo invece abituare a fonti diverse di prelievo. C'è un prelievo comunale, un prelievo da parte delle Regioni, un prelievo da parte dello Stato. Ebbene, se oggi vogliamo veramente dire la verità ai cittadini marchigiani dobbiamo sottolineare un dato: che lo scoop della prima pagina dei giornali, lo scoop dei telegiornali non è che la Regione mette le tasse, ma che lo Stato non le toglie. E' questo il dato che dobbiamo dire con chiarezza ai cittadini, questa è la verità, cari colleghi consiglieri... (Interruzioni e clamori dai banchi della minoranza). La rissosistà con cui l'opposizione sta rispondendo dimostra ancora una volta che quello che dico fa male. E' emerso nei primi mesi di questo nuovo Governo che le parole "giustizia più giusta", "meno tasse per tutti", "devolution" sono in realtà quello che tutti noi abbiamo detto in campagna elettorale, cioè delle barzellette. Se però questi slogan venivano passati nei computer, inviate per posta elettronica, se sono stati il leit-motiv dell'umorismo italiano in quei mesi, oggi questi slogans assumono una dimensione che dal comico è passata al tragicomico...

GILBERTO GASPERI. Parlate delle cooperative: dopo lo dirò...

STEFANIA BENATTI. Consigliere, non creda che soltanto lei va alla magistratura... (Interruzione del consigliere Gasperi).

PRESIDENTE. Per favore, consigliere. Ha venti minuti per dire la sua.

STEFANIA BENATTI. "Meno tasse per tutti" non è più una barzelletta ma purtroppo una tragicommedia, perché nel momento in cui abbiamo nuove competenze è altrettanto vero che le imposizioni fiscali da parte dello Stato rimangono della stessa pesantezza. Quindi è evidente — lo capiscono il padre di famiglia, la massaia — che non si può fare la spesa con gli stessi soldi che si avevano quando si era in due se la famiglia è cresciuta e deve far fronte a delle richieste ulteriori.
Ma la verità è anche che questa maggioranza di governo non dà risposta alle Regioni, se è vero come è vero che anche le Regioni del centro-destra sono fortemente critiche, anche se non dichiaratamente, nei confronti dello Stato, se è vero che comunque anche le risorse della sanità sono diminuite. Non è vero, come diceva il collega Ciccioli, che le Marche hanno avuto 30 miliardi in più, in realtà hanno avuto 40 miliardi in meno e grazie all'azione dell'assessore e del Presidente nel fine settimana... (Interruzione). La democrazia vuole anche che ognuno dice quello che vuole: se voi dite bugie, io posso dire la mia versione, non posso che correggere quello che voi avete detto falsamente.
Comunque, mettendo da parte anche questa impostazione, non guardando soltanto allo stato nazionale dico che da ora in poi il federalismo porterà a mostrare agli italiani anche come sono i modelli di sviluppo e soprattutto come sono i modelli sociali. Vedremo nei prossimi mesi, nei prossimi anni come sarà gestita dalle Regioni la sanità, e sicuramente ci saranno due modelli di sanità: il modello di centro-sinistra e il modello di centro-destra. Già oggi il modello lombardo viene assunto come il modello nazionale e noi diciamo che difenderemo fino all'ultimo il modello della sanità del centro-sinistra, perché vedremo con i fatti quanti servizi manterranno le Regioni nel territorio e quanti invece verranno dati ad altri, ai privati, quali garanzie i cittadini marchigiani avranno nel momento in cui ricorreranno alla sanità. La nostra è quindi una sanità che deve essere riorganizzata perché deve affrontare le nuove sfide di un'organizzazione che cambia, di un'organizzazione federata, che passa attraverso il governo delle Regioni. Su questo noi chiediamo un confronto serio e non demagogico all'opposizione, non solo di critica a quello che viene fatto di controproposta. Non ci basta dire che per la sanità ci vuole una semplice collaborazione fra aziende, dobbiamo capire come intervenire per evitare doppioni, dispersioni di risorse, per concentrare, ma prendendo — su questo noi vogliamo sapere cosa pensa il centro-destra — come punto di partenza il mantenimento di tutti i servizi nel territorio. Il progetto che ha il centro-sinistra nelle Marche non prevede alcun taglio di servizi sul territorio e su questo vogliamo conoscere fino in fondo il pensiero del centro-destra delle Marche, perché sappiamo che non è lo stesso modello. Se il modello a cui si ispira è quello lombardo non coincide: su questo, centro-destra e centro-sinistra sono molto diversi.
Concludo con un impegno che diventa una sfida all'opposizione. Il prossimo traguardo di questa Italia federale e federata e di questa Regione che assume sempre più competenze sarà il bilancio di previsione del 2002. Per i motivi che ho richiamato prima noi dovremo operare grandi tagli al bilancio, quindi dovremo fare delle scelte che in questi anni, speriamo in pochi anni, dovranno essere contenute. Ma non è questo l'obiettivo, perché l'obiettivo è quello di rilanciare la capacità di manovra della Regione. Ebbene, in questi 2-3 anni dovremo fare delle scelte rigorose di sacrificio. Su questo chiameremo gli assessori a presentare un progetto per ogni assessorato sulle scelte strategiche che dovranno guidare e su questo dobbiamo chiamare al confronto, un confronto che non sia soltanto a base di slogans ma nei contenuti, nelle cose che vogliamo fare per i cittadini marchigiani. Credo che l'impegno che anche oggi possiamo assumerci, ma che dobbiamo poi espletare nel corso del 2002 sia soprattutto quello di arrivare entro il 2002 all'approvazione dello Statuto della Regione Marche, perché attraverso lo Statuto regoleremo le nuove esigenze anche istituzionali, dovremo impegnarci in sede di Statuto anche a dare un ruolo istituzionale alla concertazione, regolarne i tempi, regolarne le modalità, regolare anche la capacità di monitoraggio e di intervento della macchina regionale e delle istituzioni. Quindi un più forte ruolo, attraverso lo Statuto, al Consiglio nel monitoraggio, nella verifica dell'appropriatezza della spesa e anche un più forte rapporto fra Consiglio regionale e comunità marchigiana, in modo che i cittadini, attraverso anche gli istituti preposti ai ruoli di partecipazione possano controllare cosa la Regione fa con i soldi che tutti noi versiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, signori consiglieri, indubbiamente la proposta di legge 99/2001 che stiamo discutendo ha un significato molto importante. E' la prima volta che vedo una così nutrita presenza di pubblico in aula. Una manovra di queste dimensioni non ha precedenti nella storia della Regione e non trova alcun riscontro in nessun'altra Regione italiana.
Da questo fatto emerge un dato importante e inoppugnabile: questa manovra sancisce in maniera definitiva, senza ulteriori possibilità di smentita, il fallimento di questa maggioranza e di questa Giunta che da sette anni governano la Regione Marche.
Nelle elezioni regionali del 2001 i governi di centro-destra alla guida delle Regioni italiane sono stati tutti confermati, mentre i governi di centro-sinistra di Liguria, Lazio, Abruzzo, Calabria e Molise sono usciti sconfitti dalla competizione elettorale. Contrariamente a quanto avvenuto nel resto d'Italia il centro-sinistra è rimasto in sella nelle Marche. A cosa è dovuto questo splendido risultato? Il Governo D'Ambrosio verso la fine del mandato si è prodotto in uno straordinario colpo di reni, riuscendo, attraverso un grande sforzo finanziario che oggi viene alla luce con assoluta chiarezza, a farsi confermare alla guida della Regione.
Analizzando i dati di bilancio emerge che il disastro finanziario della Regione Marche è frutto dello sforzo economico sostenuto per avere la conferma delle cambiali firmate in campagna elettorale e pagate dopo la competizione.
La fondatezza di questa tesi è confermata da lei, Presidente. Ho letto attentamente la lettera di intenti che accompagna la manovra finanziaria per il 2002. I vostri bilanci sono stati sì poco chiari, poco trasparenti e poco reali, ma condivido perfettamente le sue assolute certezze: erano conosciuti e condivisi anche da chi oggi assume atteggiamenti critici. Come è certo, Presidente, che queste scelte di bilancio hanno determinato i brillanti risultati raggiunti.
Se analizziamo i dati finanziari di questi ultimi anni è evidente la messa in campo di maggiori risorse al fine di captare la benevolenza degli elettori, come è riconducibile allo stesso obiettivo la scelta di non alzare la pressione fiscale.
Con molta magnanimità si può comprendere questo modo di operare, anche il codice penale ammette lo stato di necessità, quello che invece è incomprensibile, oserei dire folle, è che voi avete voluto proseguire su questa strada anche dopo le elezioni, dimostrando leggerezza e poco senso di responsabilità. Infatti on trova altra spiegazione la deliberazione di assestamento di bilancio 2000 con la quale avete dilapidato inutilmente 100 miliardi di risorse che, e non spese, potevano determinare un diverso equilibrio di bilancio.
Come è stato possibile non assumere alcuna iniziativa, on adottare alcuna misura di contenimento della spesa nel campo della sanità? Lei, Presidente, fa parte della Conferenza Stato-Regioni: come ha potuto ignorare l'accordo del 3 agosto 2000 in materia di spesa sanitaria imposto alle Regioni dal Governo Amato? Per quale ragione avete portato all'approvazione di questo Consiglio un bilancio di previsione totalmente inattendibile? Noi avevamo detto che quella proposta di bilancio 2001 non aveva nessuna credibilità: basta rileggere il mio intervento in occasione dell'approvazione del bilancio 2001. Dicevo: "Il buon senso suggeriva di fare un bilancio diverso, aumentare gradualmente la pressione fiscale oppure tagliare gli sprechi, però domani — cioè oggi — sarà ancora più difficile perché si dovranno aumentare le tasse, si dovranno tagliare le consulenze e gli incarichi, si dovranno tagliare i servizi, poiché questo Governo regionale non ha saputo tenere sotto controllo la spesa, ha sprecato a piene mani. Vi resterà solo una cosa: fare i conti con i cittadini delle Marche".
Quello che vi avevamo detto si è puntualmente avverato con la precisione di un orologio al quarzo. Oggi ci chiedete l'approvazione di questa proposta di legge in tre articoli. Una proposta di legge che avete presentato voi. Che avete cambiato in Commissione, al quale avete portato nella giornata di ieri degli emendamenti che modificano ancora il testo approvato in Commissione, dimostrando ancora una volta che non avete le idee chiare su quello che si vuole, su quello che si deve fare.
Se con questa manovra si vuole coprire il deficit della sanità 2001 dobbiamo sapere a quanto ammonta il deficit della sanità 2001. Ci avete detto che è di 210 miliardi, poi di 225 perché ad esso va sommato il deficit dell'Inrca, poi leggiamo invece dati della Conferenza Stato-Regioni da cui emerge che, sulla base di quanto previsto dall'art. 4 del D. Lgs. 347 convertito in legge n. 405/2001 è stato elaborato un modello sintetico di rilevazione pre-consuntivo, e sulla base di tali dati la perdita d'esercizio per l'anno 2001 ammonta a 260.765 milioni. Non sono cose che mi invento io, ma sono della Conferenza Stato-Regioni. Il deficit della sanità è di 210, di 225 o di 260 miliardi? Se è di 260,7 miliardi, facciamo una manovra che copre questo deficit, siamo pronti. Se invece la manovra ha l'obiettivo di determinare maggiori entrate per fare il bilancio a pareggio nell'anno 2002 siamo pronti anche su questo però dovete dircelo. Certamente questo non è il modo di procedere; Voler nascondere la realtà non serve a nulla, tutti hanno compreso qual è la situazione della Regione Marche.
Non è difficile fare il bilancio 2002 per le partite extra sanità. Esso può essere predisposto a pareggio attraverso l'eliminazione degli sprechi (convegni, consulenze inutili, incarichi altrettanto inutili), per compiti che possono essere agevolmente assolti dal personale regionale mortificato in questi anni oltre misura. Personale che ha accompagnato questa Regione fin dalla sua nascita, che ha fatto crescere la Regione, che ha acquisito capacità, esperienza e senso di responsabilità, che ha servito maggioranze di colore diverso. Ma che improvvisamente è diventato incapace, inetto e da rottamare per la vostra Giunta.
Dall’inizio della legislatura abbiamo sprecato 15 miliardi e ho qui l’elenco. Ho preso i pareri dati in seconda Commissione e ho constato che ci sono 15 miliardi di consulenze e incarichi.
Discorso diverso, invece, per quanto riguarda la sanità. In questo settore avete dimostrato tutta la vostra incapacità. Tutti voi siete a conoscenza che erano necessari e urgenti provvedimenti strutturali di riorganizzazione del servizio, invece siete stati inerti, incapaci di predisporre alcuna proposta. Altre Regioni l’hanno fatto e in questo momento non si trovano a dover fare manovre così pesanti sulle spalle dei cittadini. Non sapete quali pesci prendere, siete divisi su tutto e l’avete dimostrato anche in questa occasione, tant’è che rinviate addirittura a giugno prossimo provvedimenti che potrebbero produrre una qualche economia. Avete le idee confuse: da un lato si dice che bisogna ridurre le Asl e i distretti sanitari, poi però realizzate la riforma dei servizi sociali senza alcuna discussione in Consiglio, prevedendo 29 ambiti di gestione, creando altrettanti responsabili d’ambito, con una costo di 3-4 miliardi che potevano essere utilizzati per gli stessi servizi sociali le cui risorse sono sempre insufficienti.
Ma torniamo alla sanità, perché sta qui il discorso.
Nel 1998 sono stati spesi per la sanità 3.090 miliardi, nel 1999 3.267, nel 2000 3.629 e nel 2001 3.900. Nel triennio vi è stato un aumento della spesa di 810 miliardi, pari al 26,2%. Significa un aumento medio dell’8,7% ogni anno. E’ ragionevole pensare che per il 2002 la spesa avrà un incremento simile, cioè 350 miliardi e si attesterà sui 4.250 miliardi.
D’altra parte voi presidenti delle Regioni avete protestato con il Governo nazionale perché ha incrementato il fondo sanitario nazionale solo del 6%. La Regione Marche avrà una disponibilità — tenuto conto del forte incremento del fondo sanitario nazionale disposta dal vituperato Governo Berlusconi che è intervenuto sia sull’entità del fondo, dopo i 9.000 miliardi in più per il 2001, altri 6.367 miliardi per il 2002, sia sul peso delle Marche sul riparto dal 2,4 al 2,7 — di 3.560 miliardi... (Interruzione del consigliere Silenzi). Come non è vero? Sono dati che mi ha mandato il Cinsedo. Quindi, 200 miliardi di aumento per le Marche nell’anno 2000, mentre nel 2002 le Marche potranno contare su 226 miliardi in più, sulla sanità. Era scritto anche su Il Sole 24 Ore di ieri e sono dati inoppugnabili.
Se dobbiamo far quadrare i conti relativi alla sanità servono 380 miliardi, ai quali bisogna aggiungere 70 miliardi per pagare i mutui che nell’anno 2001 questa Regione ha contratto. Questa Regione per i deficit pregressi ha contratto, nell’anno 2001, 1.000 miliardi di mutui, di cui 650 sono riferibili alla gestione della sanità.
Dunque per far quadrare il bilancio 2002 servono 450 miliardi in più. Adesso dobbiamo stabilire quante maggiori entrate vogliamo determinare con questa manovra e quanti miliardi di tagli dobbiamo effettuare. Ma queste cose debbono essere discusse contemporaneamente, cioè facciamo il bilancio 2002 e stabiliamo quali sono le maggiori entrate e i tagli.
Il buon senso dice che la Regione Marche non può apportare tagli per 200-300 miliardi. Questo significa che nel corso del 2002 sarete costretti ad imporre una nuova manovra fiscale sulla testa dei marchigiani. Non basta quello che il Consiglio regionale delibererà oggi, ma nel corso del 2000 ci ritroveremo un’altra volta qui a litigare. Anche perché è altrettanto evidente che non avete le idee chiare circa le azioni e le misure da adottare per il contenimento della spesa sanitaria. Probabilmente non ci sono neanche i numeri per fare queste scelte. Io sono anche preoccupato per certe scelte, e guardo ai pensionati. Nell’accordo stipulato dalla Regione con i medici di base, i medici stessi qualora riescano a ridurre il numero dei ricoveri nella propria Asl, prescrivano meno farmaci e meno visite specialistiche, riceveranno dalla Regione un premio che può arrivare fino a 9 mila lire, per cui il medico, per intascare 9 mila lire per mille mutuati, quindi 10 milioni di premio, non vi prescriverà le medicine. A questo punto saremo arrivati nelle Marche, nell’anno 2002. Questo i giornali non ve lo dicono, e neppure la televisione.
Voglio richiamare di nuovo la sua lettera di accompagnamento della manovra finanziaria 2002, Presidente. Verso la fine lei dice che il suo obiettivo strategico è quello di giungere alla fine del 2004 ad una sostanziale riduzione della pressione fiscale, fino ad un suo tendenziale azzeramento. Noi pensiamo che tali dichiarazioni debbano essere risparmiate, perché rappresentano un’ulteriore presa in giro per i cittadini delle Marche. Secondo noi questa manovra non garantisce l’equilibrio del bilancio tra entrate e uscite, crediamo che nei prossimi mesi sarete costretti ad adottare una ulteriore manovra, siamo convinti che la tassa automobilistica subirà un nuovo aumento, che sarà aumentata l’addizionale sul gas metano, che sarà istituita un’addizionale sulla benzina, che saranno aumentate tasse e concessioni governative regionali in materia di caccia, pesca e raccolta rifiuti. Troppe volte le vostre previsioni si sono rivelate fasulle, troppe volte le vostre comunicazioni sono state artatamente truccate. Troppe volte avete barato.
Ad esempio sono curioso di conoscere il giudizio sull’affidabilità finanziaria che questa volta daranno le società internazionali di rating Moody’s e Standard & Por. Vi invito però, per l’occasione, a far conoscere a questa società i dati reali.
Per queste ragioni il giudizio sulla manovra non può che essere fortemente negativo e per questo ci opporremo fino alla fine. Non possono pagare i cittadini delle Marche le vostre esigenze elettorali ma soprattutto la vostra inerzia e la vostra capacità di governo. Da tempo siamo convinti di una cosa, e questa convinzione cresce tra i cittadini delle Marche: non servono le manovre se non si cambiano urgentemente i manovratori. Auguri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Il problema delle tasse è il problema dei problemi. In America, quando George Washington assunse la presidenza degli Stati Uniti disse una frase molto indicativa: che il potere di tassare è il potere di distruggere, ed è vero, perché il rapporto fiscale è il sale stesso del rapporto che lega gli amministratori agli amministrati, quindi quando si parla di una manovra di questo genere è inevitabile, con buona pace anche di quello che ha detto Stefania Benatti che ha esordito tacciandoci di demagogia prima ancora che la potessimo realmente fare. Ma noi non vogliamo fare demagogia, non c’è bisogno di fare demagogia perché la situazione è chiara, come ha detto anche Remigio Ceroni: arriviamo ad una manovra che in realtà non può sorprendere nessuno, perché le bugie di cui sono state lastricate le attività amministrative di questa Regione, a far data almeno da qualche anno, erano state gi prontamente e puntualmente denunciate dalla minoranza nel corso dei diversi esercizi finanziari. Regolarmente esponenti della minoranza avevano indicato, nella cosiddetta “legge finanziaria”, questo stravolgimento che qualcuno volle introdurre nell’approvazione del bilancio della Regione come uno degli strumenti di proliferazione legalizzata della spesa corrente e anche di infingimento contabile. Oggi abbiamo un momento di verità, dopo tante bugie, per la semplice ragione che ormai la casa brucia ed è necessario porre mano al prelievo fiscale perché altrimenti — questo dice la Giunta regionale — non vi sarà la possibilità di continuare, non vi sarà la possibilità neanche di attivare quelle che sono le giuste e necessarie iniziative d parte della Regione.
Se questo è vero potremmo ripercorrere quello che noi stessi dicemmo in occasione del bilancio di previsione dell’anno scorso, che è stato approvato ad aprile. Allora, inascoltati, dicemmo “questo è un bilancio in cui la rappresentazione della situazione contabile è falsa, perché, ad esempio, a fronte di ratei di mutui da pagare che complessivamente si aggirano sui 400 miliardi la Regione si ostina ad inserire nel bilancio annuale e pluriennale una rata ipotizzata di 44”. Quando si pensa, a fronte di 500 miliardi di spesa, che 44 miliardi di rata annuale siano sufficienti, e quando si aggiunge che questa è una cosa giusta, necessaria e credibile, a questo punto non abbiamo bisogno di fare demagogia perché in realtà la situazione è quella che abbiamo descritto.
La cosa inaccettabile è che qualcuno possa ascrivere al Polo delle libertà la causa di tutto questo. Anche alla decenza c’è un limite e noi non possiamo accettare che il Presidente D’Ambrosio dica “la colpa è del Governo Berlusconi”. Nella sua lettera d’intenti D’Ambrosio dice che è stata la legge 405 del Governo Berlusconi a indurre la Regione alla necessità di alzare le tasse per poter finanziare il deficit sanitario. Questa è una bugia. La finanziaria Amato, quella sì elettoralistica, prescrisse — e lo abbiamo anche chiesto, in termini di chiarimenti, in una interrogazione che giace da un anno nel fondo dell’ordine del giorno di questo Consiglio — ”è data facoltà alla Regione di cancellare i tickets, tuttavia se vi dovessero essere degli squilibri in termini di bilancio sarà compito e dovere della Regione superare questa situazione di squilibrio o reintroducendo i tickets o aumentando le tasse”. Questo ha detto il centro-sinistra, questo è stato fatto anche dalla Regione Marche che doveva dare il suo contributo a quella che era l’auspicata, da altre parti, vittoria del centro-sinistra. Nel momento in cui, “fatta la festa gabbato lo’ santo”, la manovra strumentale e demagogica, quella sì, della cancellazione dei tickets per qualche mese non ha dato i suoi frutti, oggi ci troviamo ad affrontare questa che è una manovra veramente da lacrime e sangue e che colpisce anche quella che è la struttura portante della società marchigiana, i ceti medi. Perché ringraziando il cielo e pur riconoscendo la grande e complessa stratificazione sociale della nostra regione, non possiamo nasconderci che colpire soprattutto una certa fascia di reddito non significa solo colpire i ceti produttivi ma colpire la stragrande maggioranza dei marchigiani. E guardate che la rimodulazione di ieri sulla quale abbiamo fatto diversi conti, a mio modo di vedere non è la produzione di un grande sentimento, empito di attenzione verso il contribuente. La realtà è una: l’applicazione del principio di progressività all’addizionale Irpef avrebbe reso, se non fosse stato applicato, incostituzionale la legge. E D’Ambrosio si è accorto che non poteva introdurre nuove tasse, nuove aliquote in assenza del principio della progressività. Luigi Viventi ha correttamente e giustamente segnalato ai giornali che ove non fosse stato modificato quel principio, quando un lavoratore anche dipendente, non solo autonomo, avesse guadagnato 30 mila lire in più dello scaglione di riferimento, avrebbe dovuto pagare dieci volte tanto il costo di quell’incremento di reddito. Sarebbe stata una manovra che avrebbe incentivato gli sfaticati a non lavorare o a lavorare in nero. Allora, qualcuno deve aver detto alla Regione Marche “così non si può fare” ed è stata applicata, anche lì furbescamente, una nuova soluzione, quella di applicare la progressività, ma di dare una stangata in senso assoluto alle aliquote, che in qualche modo compensa molto al di là di quelle che sono le proiezioni della Giunta regionale che ha prodotto oggi sui giornali dati che non voglio giudicare falsi ma che sembrano aggregati su base di criteri matematici diversi da quelli che nascono dalla scienza pitagorica e che quindi riguardano e governano la matematica dell’occidente.
Detto questo vi è un fatto politico importante: che questa manovra fiscale apre la stagione del cosiddetto federalismo. IL federalismo ha inondato la cronaca delle Regioni, di Comuni, delle Province, del Parlamento, siamo tutti federalisti. Parafrasando Benedetto Croce dovremmo dire “non possiamo non essere federalisti”. Però oggi vediamo che applicando i principi del federalismo al problema della tassazione, il cittadino marchigiano si vede vessato, sacrificato, coperto di addizionali che dal Comune alla Provincia, alla Regione ne fanno uno dei soggetti più tartassati dell’intero sistema nazionale. E su questo non ci possono essere problemi. La manovra fiscale delle Marche non ha eguali nell’intero territorio nazionale. Sfido chiunque a darmi l’esempio di una Regione che ha toccato tutti e tre i grandi centri fiscali che è nelle possibilità della Regione di toccare. Lo ha fatto solo la Regione Marche. Allora questa eccezionalità deve avere una giustificazione se è vero come è vero — e vi fornisco i dati — che per quanto riguarda l’Irap la Liguria l’ha ridotta al 3,25, il Veneto al 3,25, il Friuli-Venezia Giulia al 3,50. Ricordo a noi tutti che noi siamo al 5,15, l’ultima misura. Inoltre, la Toscana al 3,25 e al 3,75 per altre categorie, la Provincia autonomia di Trento al 3,25 per alcune categorie e all’1,50 per altre. Il Lazio tanto vituperato, governato da Storace, ha modulato prevedendo l’aliquota al 5,25 solo — guardate un po’! — le televisioni, le telecomunicazioni, il credito e l’assicurazione. Queste sono le realtà, questa è la situazione che purtroppo non riesce, a mio modo di vedere, a dare conto di quello che sarà l’utilizzo di queste risorse, perché ammesso e non concesso che la nuova legislatura regionale — che ora è seminuova — debba iniziare con questo sacrificio che poterà la maggioranza a doversi assumere le proprie responsabilità, noi vorremmo sapere quali saranno le destinazioni di questo sacrificio. Lo vogliamo sapere noi, lo vogliono sapere i nostri elettori che devono essere messi a conoscenza di quelli che saranno i tagli delle spese. Noi vogliamo sapere dove verranno tagliate le spese, vogliamo sapere se si colpiranno con l’ascia, come dovrebbe essere, tutte le spese improduttive delle consulenze, delle partecipazioni di questa nostra Regione che gioca ancora a domino con una serie di società le quali devono giustificare ogni giorno la ragione della propria esistenza e che sono invece dei centri di costo che alimentano il circuito della clientela, di qualche “salotto” che deve in qualche modo essere vicino al potere e deve poter avere la possibilità di pigiare quei bottoni che possono essere vicini al circuito delle decisioni regionali. Questo dobbiamo fare. Se da un lato chiediamo sacrifici, sangue e lacrime ai cittadini marchigiani, dobbiamo essere noi stessi, noi politici, noi consiglieri regionali capaci di rinunciare a qualcosa. E allora lo dobbiamo sapere oggi: il regolamento che disciplina le caratteristiche delle leggi regionali, prevede anche che l’art. 1 debba essere riferito alle finalità della legge. Non ci possiamo accontentare delle lettere degli intenti, dei conciliabili in cui si dice “forse, sembra che andremo a togliere qualcosina di spesa...”. No, vogliamo saperlo oggi. Quando in Commissione Statuto tutti noi consiglieri rivendichiamo al Consiglio regionale un ruolo più decisivo, più importante, perché dobbiamo essere Parlamento delle Marche, dobbiamo essere deputati delle Marche, bla-bla-bla, bisogna allora essere conseguenti.
In Consiglio regionale dobbiamo avere la possibilità di sapere qual è la proposta della maggioranza e conoscere quali sono le conseguenze. Non ci possiamo accontentare di spalmare su tutto il territorio regionale il costo di questo risanamento senza poi sapere quale sarà l’utilizzo del denaro che verrà prelevato dalle tasche dei cittadini.
Credo che questa manovra finanziaria non solo colpisca profondamente e in maniera indifferenziata i ceti medi marchigiani; dico anche che probabilmente si basa su dei presupposti normativi che non esitiamo a definire di dubbia costituzionalità.
E’ vero che l’aliquota Irpef, attraverso il meccanismo della progressività probabilmente si sottrae a una censura di costituzionalità che sarebbe stata sicura, però è anche vero che quando l’art. 50 del D. Lgs. 446 del 1997 parla di addizionale regionale, usa il sostantivo singolare “addizionale” e nella scienza del diritto tributario quando si parla di addizionale si fa riferimento ad un unico istituto che per l’appunto può essere modulato in termini percentuali, non è scritto da nessuna parte che si possa applicare il sistema delle aliquote a un’addizionale. Anche perché c’è una ragione. Nel momento in cui un’addizionale deve in qualche modo remunerare o finanziare una spesa come quella regionale, la Regione deve poter indicare tale percentuale fissa, perché l’Irpef non è regionale, l’Irpef non è un tributo proprio: la scaglionabilità, come concetto è possibile applicarla ai tributi propri e questo non è un tributo proprio.
A mio modo di vedere questa forma che è stata spacciata come necessità di modulare l’impatto sociale dell’addizionale Irpef cozza con la stessa concezione dell’istituzione.
Vi è anche da dire che non è possibile interpretare la legge 405 che consente per l’anno 2001 di aumentare anche oltre lo 0,5 l’addizionale come se non vi fosse un tetto massimo. Siamo arrivati, con l’ultimo emendamento D’Ambrosio al 4% che è una cosa enorme. Non credo che sia possibile che la Regione, in assenza di un quadro di federalismo fiscale compiuto, che ancora tuttavia necessita di regolamenti attuativi, si possa ipotizzare ad libitum, senza previsione massima, l’aumento indiscriminato di una percentuale di tasse. Ancora, ripeto, tutto questo non è possibile e a mio modo di vedere vi saranno anche dei problemi di carattere formale e normativo che noi di Alleanza nazionale e della Casa delle libertà vorremmo esporre ed evidenziare agli organismi competenti.
Chiudo dicendo che le nostre centinaia di emendamenti rappresentano una testimonianza del fatto che questa maggioranza — lo diceva anche Ciccioli — non può approvare formalmente, mercoledì, una delibera e una manovra di questo genere per poi portarla, cinque giorni dopo, all’attenzione del Consiglio. Si dice che c’è stata la concertazione — forse, in parte — che ha portato a una mitigazione dello scontro: tutto vero e tutto bello, ma questa doveva essere la sede per poter discutere liberamente, con cognizione di causa, l’impatto finanziario di questa manovra e del dopo. Purtroppo ancora una volta il Consiglio regionale è stato considerato una specie di orpello, un luogo di ratifica e un luogo in cui ognuno di noi è chiamato a fare teatrino per poter dire sì o no a seconda della propria appartenenza politica.
A noi questa cose non piace, e siccome vogliamo rivendicare alla nostra forza politica la volontà e la voglia di farla davvero una battaglia di chiarificazione su questi problemi, abbiamo presentato migliaia di emendamenti: staremo qui, se del caso, anche questa notte, come minimo. Ma lo faremo perché vi vogliamo costringere a chiacchierare, ad approfondire, a valutare, ad uscire dal guscio di un imbarazzo che possiamo capire umanamente, ma che condanniamo profondamente dal punto di vista politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. E’ chiaro che fare un intervento nel momento in cui ci si propone di avviare una manovra finanziaria che va comunque a pesare sui cittadini marchigiani può, dal punto di vista di chi ricopre incarichi di responsabilità, di amministrazione, di governo, di maggioranza in questa Regione essere un elemento di vulnerabilità rispetto a delle osservazioni che vengono presentate, a delle considerazioni che vengono sviluppate e fornite da chi siede nei banchi dell’opposizione. E’ ovvio che questa considerazione potrebbe indurci a tentare di chiuderci a riccio, di non aprirci a confronto, di evitare il dibattito e di cercare di “portare a casa” il risultato.
Non è questo lo scopo che ha la maggioranza, non è questo il timore che abbiamo, non è il confronto che vogliamo rifiutare.
Credo che il senso di responsabilità che è proprio di ogni consigliere regionale, di ogni componente di questa Assemblea, sia esso di maggioranza o di minoranza, deve portarci a fare delle riflessioni di carattere generale. Poi è evidente che ognuno modula interviene nei propri discorsi, cercando di interpretare bene la parte che gli elettori gli hanno assegnato ed eventualmente la parte che spera che gli elettori gli assegneranno in futuro.
Credo che partire da queste considerazioni ci serva anche per cercare di entrare in un confronto diretto, se vogliamo anche vivace, mi auguro non aspro, con i gruppi di opposizione per capire il significato della manovra e per cercare di darne un’interpretazione, per cercare anche di spiegare e di capire perché sulla manovra si è intervenuti in modo tale da renderla meno pesante del previsto e, in particolare, assolutamente leggera per le fasce sociali più deboli e intermedie.
Intanto teniamo conto di una novità, perché il famoso “decreto Sirchia” che viene citato, preso ad esempio e indicato come uno degli elementi che impegna le Regioni ad un’azione di risanamento, di fatto definisce degli standard di intervento nella sanità i quali comportano necessariamente l’impegno a rivedere il sistema organizzativo sanitario. Nessuno ha fatto cenno al fatto che sia stato ridotto dello 0,5 per mille il numero di posti letto, il che significa un taglio di 1.300 unità, nessuno ha fatto cenno — o l’ha fatto in maniera parziale, sorvolando, cercando di non affondare il coltello — al fatto che comunque questo decreto implica la necessità di coprire le spese sanitarie che vengono sostenute complessivamente per far funzionare il sistema sanità.
Credo nessuno metta in dubbio che il livello della qualità — parlo in generale, senza fare riferimenti specifici che ognuno di noi potrebbe avere in mente e dei servizi sanitari che è erogato nella regione Marche non è sicuramente inferiore a quello delle altre regioni italiane ma viene considerato un elemento di grande qualità — quindi c’è da fare un riferimento, seppure anch’esso generale e generico, ai costi. Il sistema sanitario delle Marche non costa più di quello che costa il sistema sanitario della Toscana se parliamo per numero di abitanti, dell’Emilia Romagna o dell’Umbria. Quindi è evidente che se c’è uno squilibrio, molto probabilmente non è in relazione ad un eccessivo costo ma in relazione ad una mancanza di ricavi. Mi dispiace parlare in questi termini della sanità: fra l’altro io sono uno che viene dal mondo della sanità, quindi parlare come se si dovesse commerciare sulla salute del cittadino è un modo abbastanza improprio, però così si deve ragionare in termini aziendalistici. I ricavi, cioè i trasferimenti dello Stato più le entrate proprie, per la Regione Marche, per numero di abitati, sono inferiori a quelli della Toscana. Cosa significa questo? Che probabilmente noi abbiamo un criterio che è stato elaborato nella Conferenza Stato-Regioni, rispetto alla quale è chiaro che una Regione piccola come la nostra può cercare di puntare i piedi ma non diventa Regione determinante ai fini dell’individuazione e della modulazione dei criteri, abbastanza penalizzante. Pensate che uno degli elementi di penalizzazione è rappresentato dal fatto che qui c’è una scarsa mortalità, che siamo una delle Regioni che ha una maggiore aspettativa di vita, quindi questo diventa elemento negativo ai fini della individuazione degli indici e dei parametri di finanziamento pro-capite. E’ indubbio che c’è un meccanismo abbastanza strano e perverso che penalizza la Regione Marche nel momento in cui vengono attribuite le entrate e le risorse. Significa che, siccome il “sistema sanità” va bene, siccome rientriamo nella media della spesa nazionale possiamo mantenere il sistema così com’è, chiediamo più tasse ai cittadini e poi lasciamo il sistema inalterato? Sicuramente non è questo l’intendimento, sicuramente noi non ci presentiamo, oggi, per dire che applichiamo una manovra finanziaria priva di scelte rispetto al contenuto dell’azione amministrativa che il Governo regionale sarà chiamato a portare avanti non dall’approvazione del bilancio 2002 ma da ieri, se posso usare un tempo al futuro coniugandolo con un tempo passato. Il Governo della Regione Marche è già impegnato da ieri a portare avanti un’azione di risanamento in seguito ad una verifica delle opportunità che ci sono di intervenire sul bilancio della Regione, delle opportunità che ci sono di intervenire sulla sanità, delle opportunità che ci sono, che ci saranno e che ci dovranno essere di confrontarsi, per quanto riguarda le scelte da portare avanti, con le parti sociali e con il sistema produttivo della regione stessa.
Quindi noi non rifuggiamo il confronto; non lo rifuggiamo in quest’aula dove siamo pronti anche a confrontarci con i numeri e, sui numeri, insieme ai gruppi di opposizione; non lo rifuggiamo con gli interlocutori naturali che sono le categorie produttive, le rappresentanze sociali, gli enti locali, le realtà sociali più deboli della regione Marche. Questi sono gli interlocutori che comunque si debbono avere, e non è che se vogliamo dare dignità a quest’aula dicendo che in relazione al federalismo dobbiamo essere Parlamento delle Marche — mi pare evidente che quando l’80% di trasferimenti in termini di azione legislativa viene trasferito alle Regioni, di fatto si diventa Parlamento, poi uno può chiamarlo in mille modi, ma questo è: è un organo che deve legiferare e deve farlo in maniera piena e con competenza primaria su alcune materie, sulla stragrande maggioranza delle materie che prima erano di competenza dello Stato — non dobbiamo pretendere di fare scelte non confrontandoci con le categorie sociali. Se la manovra è stata modificata e si è pensato di modificarne gli aspetti in maniera significativa e sostanziale, è perché nel confronto che c’è stato con le parti sociali si è capito che si poteva ulteriormente intervenire con scelte di bilancio che saranno fatte e faremo, ma tenendo conto anche dei suggerimenti e del rapporto che dobbiamo avere con la società marchigiana, quindi senza scavalcare l’autonomia che è propria del Consiglio — tant’è che oggi è il Consiglio che approva la manovra — ma senza nemmeno eludere un confronto che io ritengo essenziale per la democrazia e per il mandato democratico che abbiamo avuto di rappresentanza dei cittadini marchigiani.
E allora non è che qualcuno in quest’aula ha scoperto che le aliquote così com’erano previste non erano comprensibili o che qualcuno dice “cera sotto l’inganno”; è assolutamente assurdo questo, perché quando la Giunta ha presentato la prima manovra finanziaria non ha nascosto le cifre, ha detto che dalla leva fiscale, dall’azione che si sarebbe determinata con le aliquote Irpef avrebbe avuto una certa quantità di entrate. E’ allora evidente che non si è cercato di giocare o di nascondere che il prelievo fiscale veniva attivato cercando di applicare le aliquote solamente alle categorie che hanno un maggior peso in termini di entrate reddituali, del nucleo familiare o della singola persona. Era evidente il meccanismo che si intendeva attivare. Se poi però, dal confronto con le parti sociali è venuto fuori che bisognava ulteriormente alleggerire la manovra nei confronti delle famiglie che hanno un reddito medio — parliamo di nuclei o di soggetti che hanno un reddito compreso fra i 60 e i 135 milioni, quindi un reddito medio — è indubbio che questa operazione si è fatta rimodulando il meccanismo, rimodulando il sistema, senza peraltro minimamente intervenire o penalizzare le fasce sociali più deboli.
Questa manovra pesa sulle fasce sociali più deboli in maniera assolutamente marginale. Fino a un reddito di 30 milioni non ci sono costi; per un reddito di 60 milioni ci sono costi di 180.000 lire lorde, e invito i colleghi a fare una riflessione, perché se quelle 180.000 Lire fossero di reddito, su questo reddito si pagherebbero, allo Stato e non alla Regione, imposte per il 35%, quindi non sarebbero 180.000 lire vere che rimarrebbero nelle tasche del cittadino che guadagna 60 milioni, ma rimarrebbero 120.000 lire. Quindi il costo reale per chi guadagna 60 milioni l’anno, questa manovra non lo fa sopportare per oltre 10.000 lire al mese, reali. Poi si è tenuto conto delle indicazioni che sono venute anche dalle parti sociali e dalle categorie produttive. Dobbiamo cercare di comprendere tutti nel quadro degli interlocutori che la Regione ha avuto. La Regione ha avuto le parti sociali intese come organizzazioni sindacali e ha avuto come interlocutori anche le categorie produttive. Il sistema della produzione marchigiana, soprattutto il sistema della piccola impresa, ma anche la Confindustria devono avere la loro possibilità di dialogare e di confrontarsi con una Regione che vuole mantenere elevato il livello di competitività e di presenza diffusa del sistema produttivo all’interno del proprio territorio. Questa è l’azione ulteriore che si è fatta, e rispetto a questa azione è strano che qualcuno dica “è vero che questo diventa obbligo”, cioè il risanamento finanziario per quel che riguarda la sanità diventa obbligo, quindi sono 210 miliardi di deficit e 55 miliardi di mutuo che abbiamo sul bilancio ordinario per il ripiano dei deficit degli anni passati, è vero però che l’aliquota scaglionata non si presta ad una interpretazione tale per cui si possa considerare addizionale, perché se non applichiamo l’aliquota differenziata, se non applichiamo l’aliquota modulata significa che dobbiamo applicare la tassazione in maniera uniforme per tutte le fasce di reddito. Allora è questa la controproposta delle forze di opposizione? Si dica. La controproposta era quella non di spostare le aliquote facendo pagare chi guadagna oltre 200 milioni — perché questa è la verità vera — ma era quella di dire che essendo addizionale doveva essere uniforme e quindi tutti dovevano pagare lo 0,5 o lo 0,6? Ditelo, se questa è la vostra proposta.
Noi non abbiamo fatto questa scelta, noi abbiamo detto che le categorie più deboli non pagano, le categorie fino a 60 milioni pagano in maniera assolutamente insignificante e da 60 a 135 si paga qualcosa, mentre si paga molto al di sopra dei 200 milioni. Questa è una scelta, ma una scelta che non ci porta a chiuderci intorno a noi, perché nel momento in cui abbiamo fatto questa scelta abbiamo anche ridotto l’ipotesi che inizialmente si era avanzata di applicare un’addizionale Irap dell’1%, l’abbiamo ridotta allo 0,9 che può non dire niente ad un riferimento numerico ma che comporta 20 miliardi in meno di entrata. Questa è un’apertura al sistema produttivo.
Quindi non è vero che noi, oggi non ci presentiamo con un’azione di Governo, che proponiamo per quanto riguarda il risanamento della sanità. E’ stata già avviata un’azione per quel che riguarda il controllo dell’attività, l’eventuale scostamento dei direttori generali rispetto agli obiettivi di piano sanitario; è stata già avviata un’iniziativa della Giunta, è stato sospeso l’esame delle proposte che veniva dal Comitato dei sindaci dei diversi distretti socio-assistenziali per chi vuole creare una coincidenza fra gli ambiti distrettuali sanitari che andranno ad essere ridefiniti e gli ambiti sociali che andranno ad essere sostanzialmente coincidenti. Si dà disponibilità ad aprire un confronto per capire se dall’organizzazione complessiva sarà necessario anche procedere ad una riduzione — e in che termini e in che quantità — della riduzione del sistema organizzativo-aziendale delle Asl delle Marche. Ma non interveniamo solo sulla sanità, creiamo anche degli elementi di forza per quello che riguarda le categorie più deboli, cioè invertiamo la rotta nel territorio, cerchiamo di creare nuove forme di presenza dei servizi sanitari all’interno delle case di riposo, i cosiddetti “nuclei assistiti” all’interno delle case di riposo, cerchiamo di disboscare il sistema dell’ospedalità impropria, quindi in questo senso occorrerà una forte educazione anche nei confronti dei cittadini che debbono evitare il ricorso inappropriato, inopportuno alle sale di ricovero ospedaliere. Dobbiamo, a fianco di questa azione portarne avanti un’altra, quindi non ci tiriamo indietro, perché il bilancio regionale ci impegniamo a tagliarlo per circa 120 miliardi, e fare ciò significa fare un’azione di grande risanamento, quindi un’azione di grande rigore, un’azione di grande riequilibrio della spesa. Non è che il riequilibrio della spesa per 120 miliardi può essere fatto solo — e su questo noi siamo d’accordo — tagliando e riducendo le consulenze o tagliando e riducendo le spese di rappresentanza, bisogna fare delle scelte serie. Ecco perché noi siano permanentemente convocati in un confronto con le parti sociali, siano esse organizzazioni sindacali, siano esse organizzazioni produttive, di rappresentanza del sistema produttivo, perché ci vogliamo incontrare con il mondo della produzione, ci vogliamo incontrare con i rappresentanti dell’industria, dell’artigianato, degli agricoltori e del commercio per studiare insieme ad essi come effettuare l’azione di risanamento e quali saranno i filoni sui quali indirizzare le risorse.
Potevamo tagliare il bilancio di 300 miliardi, significava non gestire la Regione. Abbiamo scelto di tagliare, con lacrime e sangue, lasciando degli spazi aperti per un confronto che possa portare la Regione, insieme ad un’azione di risanamento, ad un’azione di scelte concrete a favore del sistema e dei cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Signori consiglieri, colleghi, personale che ci assiste, l’ecatombe di numeri, purtroppo, è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti e non me ne voglia il collega assessore Marcello Secchiaroli che ha dato prova di “grande equilibrista” della finanza regionale.
Marcello Secchiaroli, non riesco ad esserti contrario in questa difficile manovra. L’intervento è da tutti criticato. Ho voluto parlare dopo Giuseppe Ricci per una questione tattica e per richiamare a Giuseppe Ricci la parabola dei tre talenti, perché lui è di ispirazione cristiana. Ne avrei per tutti, perché il Governo della Giunta regionale propone, o ci propina in Consiglio cose già fatte. Queste cose fatte provocano in noi risentimento più o meno giustificato, più o meno verificabile e l’ilarità del consigliere Silenzi non mi offende per il fatto che denigra il nostro lavoro, lo studio di tutte queste cose che contestiamo. Lui vuole sapere “su quale ruota”: mi auguro che la ruota non sia quella che ci travolge, caro consigliere Silenzi. Questa manovra è l’interfaccia della stessa medaglia, un tragico, pesante, duro atto dovuto, comunque dovuto. Io sostituii la protesta alla proposta. La proposta è questa: l’atto amministrativo, importante per il nostro senso istituzionale va comunque sostenuto e andrà comunque sostenuto al di là delle schermaglie in aula. Perché voi al posto nostro non avreste non fatto venire in aula bandiere rosse, gente che urlava, che strombazzava... “L’impudenza di un consigliere che dice che è il Governo che lascia le tasse”. Abbiamo taciuto i 25.000 miliardi di Amato che hanno costretto e imbrigliato il Governo successivo, il Governo democraticamente eletto dal popolo, che deve far quadrare i conti.
Presidente, lei è in scadenza di mandato, perché se non cambierete la legge fra tre anni lei non sarà più Presidente. Mi rivolgo anche alla sua doppia veste di magistrato e Presidente della Regione, quindi il super partes. Si immagini, Presidente, se il consigliere Favia le portasse una manovra come questa: non so come lei reagirebbe. Mi rivolgo alla sensibilità dell’assessore Mattei, della collega Benatti che è assente — ma aleggia nell’aula la sua vibrante protesta a sostegno di questa proposta di atto amministrativo che dobbiamo sostenere, ma costretti per senso di responsabilità istituzionale — della collega Amati: se io parlassi alle vostre coscienze come parlo alla mia, avreste così seraficamente proposto le parole di Giuseppe Ricci che ha decantato questa manovra come se fosse il Bengodi dell’amministrazione? Non è così. Qui, due fatti fondamentali sono stati omessi: un piano di concertazione, un piano strutturale. SI dice che la manovra è necessaria per risanare. Però il prossimo anno non ci si riproponga la stessa manovra sulle spalle di tutti: dei sindacati, dei cittadini, degli anziani, quelle persone che parimenti alla signora D’Ambrosio e alla signora Secchiaroli, dicono “non uscite”, perché ogni volta che uscite di casa abbiamo 300.000 lire in meno al mese. Presidente, se può mi smentisca. Riesce ad essere simpatico quando, istituzionalmente, non è costretto a sostenere una manovra come questa.
Il federalismo al contrario della collega Benatti non lo condividiamo: non può arrabbiarsi, non può irritarsi, non può pretendere che noi si sia qui per dovere istituzionale a plaudire una manovra come questa. La regione Marche ha 1.450.000 abitanti che non possono non essere tutelati dalla nostra azione di opposizione, ma costruttiva, perché non possiamo permetterci il lusso di perdere 250 miliardi, non vogliamo essere noi responsabili di questo irresponsabile provvedimento perché non accompagnato da un progetto strutturale che dica “negli anni a venire faremo questo, questo e questo”.
Non parlo delle consulenze perché sono 15-20 miliardi. Lei disse, Presidente, “i soldi non ce li siamo messi in tasca”. Io non dubito affatto di questo, ma vengo alla proposta. Parliamo di sanità con al centro il paziente: riduciamo questa triplice faccia della sanità Ancona-Pesaro. L’80% delle risorse vanno lì: Asl 17, Asl 4, il progetto lo dica l’opposizione... L’opposizione potrebbe avere un progetto...

GIULIO SILENZI. Ti sei sbagliato: non è 17, ma 7.

UMBERTO TRENTA. Hai ragione, ma io e Ottavino Brini siamo la tua coscienza critica e ti vogliamo bene per questo. Sono 15 anni che tu stai qui, e non puoi accorgerti oggi di queste cose. C’è stata quindi una consapevole irresponsabilità, condivisa, con quei dirigenti che avete nominato e della responsabilità diretta dei quali nessuno parla. Responsabilità diretta di chi avalla queste cose.

GIULIO SILENZI. Ma se Ceroni dice che sono tutti bravi e non si deve cacciare nessuno...

UMBERTO TRENTA. Non è questo il problema, hai capito bene quello che voglio dire e non mi farai mai dire quello che tu pensi, se sei capace di pensare in maniera onesta e intellettualmente corretta di queste cose. Sul piano della dialettica, Silenzi, parlerei qui per 13 ore e tu mi ascolteresti con interesse, ma qui stiamo toccando l’interesse del cittadino della Regione Marche e delle categorie più deboli che sono per me gli anziani e quel ceto medio che ideologicamente volete colpire. (Interruzione del consigliere Silenzi). Ho sentito parlare di giustizia giacobina: non mi far pensare che tu sei un giacobino della politica, un talebano della politica, perché su questo è già bravissimo Luchetti, il nostro esperto di consulenza sindacale, che a vostro vantaggio ha fatto l’accordo con i sindacati, che però oggi, disciplinatamente, ha ascoltato le manchevolezze di questa proposta di legge.
Presidente, adesso è Natale e Pino Ricci ci ricorda nostro Signore Gesù, con il suo aspetto così dolce, distante, distaccato, però consideriamo queste cose, e l’ironia sia quella punta di intelligenza critica che ci permette di essere, nei confronti dell’istituzione, responsabili. In questo mi impegnerò davvero, Presidente, per cercare di fare una composta proposta dell’opposizione. Come richiamava Silenzi, “le leggi le facciamo noi e voi venite qui ad alzare la mano”. Io le dissi “proposta-protesta”, Presidente, perché insieme dobbiamo concertare nell’interesse comune. La regione, da questo comportamento ne avrebbe tratto giovamento e non avremmo assistito a questo penoso, tragico, sofferto atto di presenza di persone interessate e che vedono, quando vanno a casa, non i 60 milioni l’anno. Ci sono persone, Presidente, che vivono con molto meno. Ma da cosa nasce cosa, ed è forse vero, come dice Giuseppe Ricci, che non tutte le fasce sociali dovevano o potevano essere toccate, ma io mi auguro che non vengano mai toccate. E’ questo il nostro ruolo di Consiglio regionale, e non parlo né di maggioranza né di minoranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Vorrei portare come contributo al dibattito di questa mattina una riflessione sulla questione del federalismo e aprire il mio intervento proprio con questa riflessione. Sul federalismo tanto abbiamo discusso e abbiamo individuato l’autonomia impositiva fiscale come un elemento fondamentale per responsabilizzare gli amministratori delle Regioni. Avevamo convenuto nella sede nazionale, come forze politiche dell’arco parlamentare che in qualche modo, pur con sfumature diverse avevano individuato nel federalismo una forma per una vicinanza maggiore tra cittadini e istituzioni, che il federalismo fiscale si sarebbe attuato attraverso una riduzione della pressione fiscale da parte dello Stato, il trasferimento di conseguenti e corrispondenti — in termini di oneri finanziari — competenze alle Regioni e la responsabilità alle Regioni di ri-applicare, eventualmente, una imposizione fiscale per far fronte a quei servizi con altre entrate o con risparmi nel bilancio. Ebbene, in questi anni abbiamo assistito a questo progressivo trasferimento delle competenze, in alcuni casi questo trasferimento di competenze è avvenuto con trasferimento di entrate, in altri casi non c’è stato.
Quello che è avvenuto negli ultimi mesi mette anche in crisi il principio del federalismo fiscale. E’ avvenuto che lo Stato si disimpegnasse da una serie di oneri finanziari, da una serie di servizi ai cittadini, nello specifico nel settore sanitario, senza alleggerire gli stessi cittadini della pressione fiscale ma lasciando poi alle Regioni l’onere di poter riapplicare quella pressione fiscale per far fronte a questi servizi. Questa è una riflessione che tocca tutti, centro-destra e centro-sinistra, prescinde dalla vicenda specifica del deficit della sanità in questa regione, perché peraltro con questo meccanismo, in misura minore o maggiore fanno i conti tutte le Regioni e faranno i conti, probabilmente, anche molte di quelle Regioni che oggi, a seguito del primo consuntivo fatto a novembre 2001, hanno dichiarato una situazione della spesa sanitaria che probabilmente è sottostimata rispetto a quella realmente presente in quella regione.
Penso allora che il risanamento del bilancio dello Stato fatto sulle spalle degli enti locali, in particolare della Regione sia qualcosa che tutti devono contestare, e non possiamo nasconderci che questo è lo scenario avvenuto negli ultimi anni, partito sicuramente con i Governi di centro-sinistra, ma probabilmente confermato, anzi io dico rafforzato, con l’ultimo Governo.
Questo rafforzamento avviene con una politica nel settore sanitario che non possiamo condividere: quella di costringere gli enti locali a dover affrontare nel bilancio 2001, in un’unica soluzione tutto il deficit accumulato nell’arco dell’anno 2001, e questi sono dati di fatto. Il bilancio 2002 della Regione Marche quest’anno deve affrontare contemporaneamente, in un’unica soluzione, tutto il deficit del 2001 più il deficit tendenziale del 2001, più l’incremento di spesa sanitaria che nella nostra regione avanza con un ritmo dell’8%. Quindi abbiamo un carico particolare in questa annualità, di incombenze e di oneri. Di questo non possiamo non tener conto e anche i colleghi del centro-destra, che hanno fatto un buon lavoro di ricognizione dei dati e delle cifre, penso che su questo dovranno convenire. E’ come se a un’impresa che ha fatto fronte a delle situazioni pregresse ricorrendo al mutuo, all’anticipazione bancaria e quindi allo scaglionamento, nel corso degli anni, di questi oneri straordinari, sia che venissero dalle politiche di investimento sia che venissero da deficit pregressi improvvisamente dicessimo “no, l’impresa non può più ricorrere al prestito, non può più ricorrere alla banca”. Questo è quello che il Governo oggi impedisce alle Regioni, dicendo “voi non fate più fronte al deficit ricorrendo al mutuo”, diluendo nel tempo i 200 miliardi di deficit o quello che il deficit comporta per la nostra regione.
Credo che un centro-destra che vuol essere liberista, a questo argomento non può rispondere in modo demagogico. C’è un impedimento, da parte del Governo, di usare strumenti che le Regioni fino a ieri hanno utilizzato.
Altro discorso riguarda l’eccessivo carico che questo meccanismo, ripetuto nel tempo, comporta sui bilanci delle Regioni, ma certo è che se i mutui fino ad oggi stipulati — è stato detto da voi, colleghi consiglieri — per far fronte al deficit sanitario ammontano a 55 miliardi annui, vuol dire che quest’anno soltanto a seguito di questa scelta imposta dal Governo dobbiamo far fronte ad un onere che è quadruplo di quello che grava su tutto il bilancio della Regione Marche per tutto quello che è stato fatto fino a prima del 2001. Queste sono cifre indiscutibili.
Penso quindi che tutti debbano convenire sulla straordinarietà di questa situazione. Si può dissentire sugli strumenti con cui si fa fronte, questo è giusto, entra all’interno del nostro dibattito, ma la straordinarietà di questa situazione è indiscutibile e soprattutto i paletti che vengono posti da alcune decisioni nazionali pongono a questo Consiglio uno scenario diverso rispetto a quello del passato.
Ritengo anche che il Governo accentua la difficoltà finanziaria delle Regioni nel settore della sanità per aprire le porte alla sua privatizzazione. Si può convenire o non convenire, ma questa è mia convinzione, e io temo l’avanzata di questa privatizzazione, non perché quello che è pubblico va difeso comunque in quanto è pubblico o perché lo spreco va difeso perché sta dentro questo calderone pubblico, ma non c’è bisogno di essere americani per sapere cosa significa la privatizzazione della sanità, non c’è bisogno di vivere in mezzo alla strada e ti vanno a verificare se sei assicurato o meno prima di portarti via con l’autoambulanza. Il cittadino italiano sa già, quando ha dei problemi di carattere odontoiatrico, cosa significa la sanità privata, cosa significa la privatizzazione, cosa significa un imbarbarimento del mercato. Certo quello è un caso limite, ma è sicuramente una tendenza che non lascia tranquille tutte quelle fasce sociali per le quali noi abbiamo una preoccupazione e per le quali l’incremento della pressione fiscale non è stato in alcuni casi applicato, in altri casi è stato applicato in misura minore.
La settimana scorsa è avvenuta una vicenda che noi verdi abbiamo denunciato: il riparto del fondo destinato ai medici che prestano la loro opera esclusivamente all’interno delle aziende sanitarie. Era un fondo di quasi 1.200 miliardi, non è stato ripartito in base alla spesa che ogni Regione affronta per questi medici che prestano esclusivamente servizi dentro le strutture pubbliche, dentro le aziende territoriale le aziende ospedaliere; questi fondi sono stati ripartiti in base alla popolazione. Vuol dire che se una Regione aveva più sanità privata e meno sanità pubblica ha preso più di quello che ha speso e se una Regione come la nostra ha una prevalenza di sanità pubblica rispetto a quella privata ha preso meno di quello che ha speso. E per fortuna che era un fondo riservato ai medici che esclusivamente lavorano alle dipendenze delle aziende pubbliche! Questo ha comportato una perdita da parte della nostra Regione dell’ordine di tre miliardi.
Quindi la difesa della sanità pubblica per noi verdi non significa difesa degli sprechi, e il centro-sinistra ha certamente le sue responsabilità. Non possiamo negare di non aver fatto a sufficienza per contenere le spese, ma credo che questo aumento delle spese, questo forte peso della spesa sanitaria non è dovuto soltanto agli sprechi e certamente non è dovuto solo alle responsabilità o alle scelte del centro-sinistra. Basterebbe aprire i giornali dei mesi scorsi, degli anni scorsi per individuare come certe scelte siano state richieste e fortemente condivise da tante forze politiche. Spesso noi Verdi ci siamo anche differenziati su questo, abbiamo rappresentato una posizione diversa, minoritaria. Una disponibilità più elevata di posti letto è sempre stata rivendicata sul territorio, spesso senza nessuna differenza tra centro-destra e centro-sinistra; quei posti letto su cui oggi abbiamo provvedimenti, una riduzione per la eliminazione degli sprechi; la moltiplicazione dei centri di radioterapia nel territorio regionale. Tutto questo ha significato certamente una migliore razionalizzazione della spesa, ma sicuramente una maggiore facilità nell’accesso a questo tipo di servizio. E questo è un servizio particolarmente costoso: sono tante le scelte del settore della sanità in cui non credo che ci si possa chiamare fuori come se non si fosse stati in aula a votare i provvedimenti o nel territorio a sostenere certe posizioni e certe scelte.
Qual è il punto giusto di mediazione tra contenimento dei costi e più efficace servizio ai cittadini? Questo è il livello su cui una discussione seria e approfondita può dare un contributo, può forse anche rivoluzionare le posizioni, anche tra le parti, anche alleggerire le rigidità tra gli schieramenti. Certo, per come l’opposizione ha ritenuto di voler impostare questa fase politica, questo rapporto sul centro-sinistra non mi pare che riusciamo ancora a entrare in questo livello.
Condivido alcune accentuazioni della Benatti: c’è un gioco alla demagogica che rischia di oscurare la possibilità di mettere veramente il dito sulle situazioni problematiche di questa sanità e di lasciare soltanto al dibattito all’interno della maggioranza questa opportunità e questo spazio.
La disponibilità alla manovra fiscale da parte dei verdi è stata data solo e a condizione di una rigorosa opera di razionalizzazione della spesa sanitaria e non sanitaria. Solo dopo aver dimostrato ai cittadini, o contemporaneamente a un impegno serio nei riguardi dei cittadini, che questa azione di razionalizzazione sarà fatta, noi ci siamo sentiti di appoggiare una manovra fiscale che non aveva alternative, purtroppo. Nessuno di noi si diverte o cerca di difendere santuari, tentando di scaricare sui cittadini, men che meno sui meno abbienti, dei costi che sono stati affrontati e che sono in gran parte inderogabili. Una manovra fiscale che si caratterizza per la sua gradualità: dopo una certa fase e dopo , anche, il nostro voto di astensione in Commissione ci sono stati anche degli aggiustamenti che qui sono stati individuati dalla minoranza come elementi di debolezza: “non avevate neanche voi idea di dove volevate andare, siete una maggioranza allo sbando”. Ma c’è una maggioranza che cerca anche di dialogare con chi sta fuori e all’interno delle istituzioni, che fa delle proposte, che critica, che manifesta, che dà delle indicazioni. E la modifica di questo provvedimento nelle sue varie forme, compreso anche l’utilizzo dell’aliquota marginale che fa sì che chi all’interno della fascia ha un reddito più basso paghi meno di chi all’interno della stessa fascia ha un reddito più alto, significa andare incontro a certe istanze, anche se queste istanze non siamo stati in condizioni di poterle pienamente accogliere. Peraltro, dalle parti sociali vengono istanze differenti, sia sulla manovra fiscale sia sul resto della manovra.
Quindi ribadiamo che queste modifiche e aggiustamenti, questi interventi vanno in direzione di alcune delle richieste che sono pervenute, e questo determina anche un cambio di atteggiamento da parte nostra, una maggiore disponibilità a fronte di una maggiore disponibilità che il Governo e la maggioranza di questa Regione hanno manifestato rispetto a certe istanze, certamente ancora non sufficientemente esplicite, per quello che quest’oggi noi non votiamo in Consiglio, cioè il bilancio 2002 e la manovra di risanamento della sanità, comunque anche su questo settore iniziano ad esserci delle indicazioni, come il blocco degli incarichi avvenuto all’interno della Commissione, che abbiamo sottolineato come passaggio importante, ma ci sono altri passi da fare che devono essere non solo dichiarati ma anche realizzati e che devono essere ricevuti da impegni ben precisi. Il progetto di risanamento di cui l’assessore alla sanità si è fatto carico, cerca di intervenire sulla inappropriatezza della prestazione sanitaria. Esiste tanto spazio di risparmio lavorando su questo settore dell’inappropriatezza. Per semplificare: una prestazione che viene effettuata con ricovero, quando la stessa prestazione potrebbe essere effettuata in un regime di day-hospital o di day-surgery.
Questo significa anche modificare profondamente l’approccio che soggetti che oggi dirigono le strutture sanitarie hanno, e parlo anche dei medici, parlo anche delle divisioni. Ci siamo abituati a una situazione in cui il sistema risanava a consuntivo tutte le spese sanitarie e dentro questo meccanismo comunque si sono adagiati gli stessi direttori generali delle aziende sanitarie, sapendo che questo era l’unico settore che poteva beneficiare di questo regime. Così non è vero per tutti gli altri settori che hanno lavorato su un budget ben preciso: quando noi stanziamo in un bilancio di previsione una somma e nel corso dell’anno la soma è quella, non aumenta né diminuisce, al massimo può essere ritoccata dall’assestamento. Nella sanità abbiamo invece pagato a pie’ di lista. E anche in questo sistema in cui la politica in qualche modo, in alcuni anni, ha delegato a questi manager — “arrivano i manager, risolvono tutti”, salvo poi noi dare delle indicazioni comunque a questi manager che rendono difficile il loro operato — credo che non si salvi nessuno, neanche la minoranza può prendere le distanze da questo.
Il progetto di risanamento è qualcosa che coinvolge tutti e che richiede delle scelte drastiche, richiede anche di non fare operazioni demagogiche, perché probabilmente oggi non c’è nella classe politica marchigiana la consapevolezza e la determinazione di toccare alcuni santuari. E dico anche che se si fa demagogia questi santuari rimarranno intoccati, integri nella loro capacità di spesa e di sperpero e costringeranno questo Consiglio, dove poi si farà il gioco delle parti — chi lo vota e chi non lo vota, chi è più vicino ai sindacati, chi è più contrario, chi è più vicino ai cittadini e chi li tartassa — rischiando di non incidere. Quindi attenzione a questo gioco di maggioranza e minoranza, al ruolo che ciascuno di noi esercita in questo Consiglio, attenzione agli interessi reali dei cittadini e non agli interessi elettorali di ciascuna forza politica che noi rappresentiamo.
Noi siamo convinti della necessità della riduzione delle strutture amministrative e pensiamo che questo sia anche uno dei punti dolenti, uno dei punti pericolosi. I settori che non producono direttamente servizi ai cittadini sono i settori su cui va esercitato il massimo dello sforzo di razionalizzazione e dove dobbiamo rischiare di tagliare anche più del necessario. E’ sul resto, dove si producono direttamente i servizi dei cittadini che rischierei di tagliare meno del possibile, meno del necessario.
Ho paura che su questo si tenda a una conservazione, perché quando ci sono posti, quando ci sono poltrone, quando ci sono localizzazioni, siccome sono più vicine alla politica la politica è più attenta a questo, e lo vedo anche sulla legislazione, dove noi, nel nostro legiferare siamo più attenti alle leggi che finanziano le associazioni di rappresentanza dei cittadini e dei lavoratori piuttosto che le imprese dei lavoratori o i cittadini stessi. Questo è il punto debole di questa classe politica italiana.
Noi abbiamo sottoscritto ieri un documento di maggioranza, come verdi, che dice che non ci sono santuari, che non ci sono settori intoccabili. Verificheremo il raggiungimento di alcuni risultati dal punto di vista finanziario, monitoreremo il raggiungimento di questi risultati e approveremo dei correttivi ai provvedimenti di risanamento sulla sanità, di rientro della spesa e metteremo mano anche alle strutture amministrative: quello che non viene fatto oggi, potrà e dovrà essere fatto nell’arco dei primi 6-7 mesi dell’anno prossimo.
Noi siamo convinti — e in questo dissentiamo anche da alcune dichiarazioni che oggi compaiono sulla stampa — che i cittadini non hanno alcun interesse alla mancata semplificazione delle strutture amministrative delle aziende, siano essere ospedaliere o territoriali; che non c’è nessun motivo per cui il risparmio non debba mettere in discussione anche l’attuale distribuzione, l’attuale numero. Siamo convinti che il risanamento della sanità nella nostra regione debba anzitutto che essa fagociti tutti gli interventi nei settori non sanitari. L’incremento dell’8% su 4.000 miliardi, nell’arco di tre anni porta la spesa a 5.000 miliardi, e se 5.000 miliardi è la somma che questo Consiglio ha a disposizione per finanziare tutto ciò su cui interviene, dagli stipendi del personale di quest’aula ai trasferimenti agli enti locali, alle leggi che noi approviamo, abbiamo ben chiaro che non possiamo lasciar trascorrere il 31 dicembre 2001 senza che il provvedimento che oggi arriva in aula venga approvato e senza che lo Stato trasferisca a noi i 200 miliardi che perderemmo irrimediabilmente e drammaticamente se non riuscissimo a portare a chiusura quel bilancio con un pareggio.
Nella maggioranza noi svolgeremo un’azione costruttiva di rigore, non dovendo difendere nessuna rendita di posizione precostituita, ma speriamo di svolgerla anche all’interno di questo Consiglio, portandolo e costringendolo a discutere nel merito delle questioni, anche nei momenti in cui non ci sono i riflettori delle telecamere e le penne dei giornalisti attenti a quello che succede, perché proprio in quei momenti si rischia di commettere i più grossi errori.
Pensiamo anche che la nostra maggioranza, il centro-sinistra debba lavorare per un recupero di fiducia e di credibilità politica e questo può avvenire affrontando con serietà e con rigore un passaggio molto difficile, distinguendoci da chiunque sceglierà la strada della demagogia: un rapporto chiaro con le forze sociali, un rapporto aperto, una capacità di entrare nel merito con tutti i cittadini. Questo è il ruolo a cui si candidano i verdi in questa fase politica, in questo quadro politico. Ci sentiamo di smentire quanti in questa fase cercano di alzare il polverone che certamente serve a nascondere la chiarezza sulle somme, sulle cifre e sui tempi con cui gli interventi di risanamento devono essere fatti. Non ci sentiamo di smentire la minoranza quando dice che vuole anche conoscere il risanamento, ma io l’ho detto: da alcuni interventi traspare questa richiesta di conoscenza della manovra, da altri interventi mi sembra invece che traspaia la scelta del percorso più breve, quello della demagogia, della contrapposizione sugli slogan, e su questo terreno credo non facciamo nessun servizio ai cittadini.
Mi auguro che questa seduta, che con emendamenti di carattere ostruzionistico sembra più orientata, dopo la discussione generale, a una rappresentazione teatrale della politica — la politica certe volte ha bisogno anche di questa teatralità — sappia riprendere il bandolo della matassa e affrontare seriamente delle questioni che coinvolgono la sanità e tutta la vita di questa regione. In questo passaggio rischiamo di giocare la possibilità, per qualsiasi Governo, per qualsiasi coalizione, per qualsiasi Consiglio regionale, di poter continuare a governare questo sistema.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al consigliere Viventi, visto che il suo intervento andrà oltre le 13,30 pongo in votazione la prosecuzione, senza interruzione, della seduta antimeridiana.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Faccio un richiamo al regolamento per far notare che il Presidente dà la parola al consigliere Viventi nonostante l’articolo 35 che recita che, se chiamato, il consigliere non è presente in aula, debba intendersi come rinuncia.
Faccio notare questo perché gli osservatori del regolamento, zelanti, non possono non notare quando il regolamento viene accantonato per permettere ad un membro dell’opposizione, in questo caso, di prendere la parola. Io posso anche essere d’accordo, però è una decisione del Presidente di accantonare il regolamento, che mi trova d’accordo come diritto alla parola, ma il regolamento dice altro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Sono perfettamente d’accordo, però prima di dare la parola, o quando dà la parola al consigliere presente, lei Presidente dica almeno quali sono i due che seguono.

PRESIDENTE. D’accordo. Ha la parola il consigliere Viventi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

LUIGI VIVENTI. Debbo dire, per amore di verità, che il Presidente con me era stato corretto e mi aveva avvertito che era il mio turno: un signore mi ha chiamato proprio in quel preciso istante, quindi chiedo scusa e ringrazio.
Come voi avete visto, i gruppi Cdu e Ccd hanno presentato una mozione, trasformata in ordine del giorno, e tre emendamenti sui tre articoli di legge, perché vorrebbero provare in quest’aula a riscrivere la manovra finanziaria, e mi spiego. Voi avete detto che c’è — ed è vero — la scadenza di legge del 31 dicembre per l’approvazione dell’Irpef. Siamo d’accordo a discuterla. Non c’è nessuna scadenza per quanto riguarda l’Irap. Se ci fosse la volontà di andare a ricercare altri possibili tagli alle spese all’interno di questa manovra, si potrebbero poi riscrivere anche i sacrifici da far scontare ai cittadini marchigiani attraverso Irpef, Irap e bollo auto. Si è parlato qui di federalismo. Sono molto preoccupato, perché se il federalismo viene inteso come una sommatoria di imposizioni fiscali qui c’è da essere veramente preoccupati, perché voi avete detto che il Governo non ha ridotto la pressione fiscale così come aveva promesso in campagna elettorale. Questo è senz’altro vero, è un dato di fatto inconfutabile, ma è anche vero che non l’ha potuto fare per quei debiti fuori bilancio che la maggioranza di centro-sinistra ha realizzato in campagna elettorale. La Giunta regionale impone una pesante manovra finanziaria a tutti noi per risanare un debito che era evidentissimo già nel 2000. Io sono arrivato qui come consigliere regionale nel 2000 e quando abbiamo discusso il bilancio 2000 era già evidente che c’erano delle carenze dovute alla sanità, alle quali si sono aggiunte carenze per la spesa corrente di almeno 190-200 miliardi. E se per la sanità c’è una giustificazione, perché da quest’anno — ma era già noto con la manovra del Governo Amato — non si possono più contrarre mutui per finanziare la spesa di parte corrente — e la sanità è una spesa di parte corrente — l’altra parte del debito di 200 miliardi non è ascrivibile a nessuna responsabilità di legge, ma solo alla vostra responsabilità gestionale. Noi non possiamo accettare una manovra che, a fronte di 400 miliardi di necessità li vada a prendere tutti attraverso la tassazione. Non è una manovra equa, al di là della ripartizione dei carichi.
Io ho visto che voi siete arrivati sostanzialmente impreparati a questo appuntamento. La scrittura, in tre giorni, di tre soluzioni diverse per l’Irpef lo testimonia. Facendo il mio lavoro serio di consigliere, pur di minoranza, vi scrissi una settimana fa in seconda Commissione dicendo che l’addizionale Irpef applicata così come voi la stavate preparando era incostituzionale. Potevo fare a meno di dirlo, l’avreste approvata così e poi l’avremmo impugnata, ma non mi sembrava corretto. Tre volte è stata riscritta, tre volte sono state modificate le voci di entrata. Allora, avete una coscienza precisa del fabbisogno o no? Io ho dei dubbi su questo consentitemelo. Dubbi che rivolgo a voi in quanto politici amministratori, e che dovrebbero poi essere rivolti da voi a funzionari e dirigenti che preparano per voi veline e documenti contabili.
Io ho la sensazione — parlo come uomo d’azienda — che voi non abbiate il controllo preciso dell’ente che amministrate e non siete in grado di affrontare in quest’aula un discorso serio, pacato, perché l’opposizione potrebbe essere in condizioni di assumersi le sue responsabilità di fronte a una manovra seria, man on credo che voi siate preparati a questo, perché vedo l’ondeggiare delle cifre che sta a testimoniare questo fatto.
Sull’Irap, un punto di aumento significa per tutto il sistema produttivo marchigiano un incremento dei costi del 23%, in una situazione di congiuntura economica internazionale ed interna come l’attuale... (Interruzione). Non esagero, Luchetti, ti faccio i conti: 4.25 è l’aliquota Irap attuale; se tu aumenti di un punto, il 4.25, questo costituisce un aumento del 23%. Prendi carta, penna e calamaio e fai i conti: io sono abituato così, da metalmeccanico. Porta il 23% di aumento. Un incremento di questa misura per tutto il sistema produttivo marchigiano è un incremento enorme. In Umbria non si ha aumento Irap, e avranno problemi anche loro, immagino; in Toscana non si aumenta l’Irap, in Emilia Romagna non si aumenta l’Irap, perché hanno capito che andando a indebolire le fonti del reddito si indebolisce tutta l’economia. Se a questo sommiamo la riduzione della propensione al consumo delle famiglia con l’aumento dell’Irpef è chiaro che rechiamo un danno economico ben superiore alle cifre che voi oggi conteggiate.
Il mio invito a rivedere le aliquote Irpef, la loro entità è un invito forte, ma vi dico altrettanto forte di soprassedere all’applicazione dell’aumento dell’Irap. Rivedete i conti, cercate di capire meglio dove possono essere effettuati dei risparmi. Nessuno per esempio ha parlato della spesa per i fitti: se si spendono tre-quattro miliardi l’anno per gli affitti, con un mutuo per l’acquisto di un immobile dove concentrare tutte le attività, tutti gli uffici anziché andare in giro con le macchine blu, gli autisti, a destra e a sinistra, si sarebbero potuti risparmiare tantissimi miliardi, e la Regione sarebbe diventata proprietaria di un immobile.
Ma questi sono ragionamenti e conti che vanno fatti. Se vogliamo parlare di federalismo serio — e questo non è un discorso né di destra né di sinistra — dobbiamo essere in grado di assumerci le nostre responsabilità e gestire la Regione come si gestisce un’azienda. Nella manovra che ci avete presentato non c’è un richiamo a questi concetti, non si dice dove si va a risparmiare, dove si va a incidere e vi assicuro che ci sono tante voci dove si potrebbe incidere in maniera forte. Il Cdu che rappresento, il Ccd e penso anche gli altri colleghi della Casa delle libertà sarebbero pronti ad assumersi le loro responsabilità di fronte a una manovra di questo tipo. Invece non è possibile dire “mi servono 400 miliardi, aumento tutte le imposte” e poi si continua con la spesa allegra come prima e chi si è visto si è visto, questo non è accettabile.
Ho visto che per un convegno si spendono 90 milioni in un giorno, ho visto spese assurde. Bisogna mettere un freno a tutto questo. E’ un aspetto di serietà che va a vostro vantaggio. A vantaggio di tutti come consiglieri regionali ma in particolare a vostro vantaggio, perché fate gli amministratori. Quando facevo l’assessore alle finanze del Comune di Fabriano mi chiamavano “braccio corto”. Ricordo che una volta litigai con il sindaco perché gli tagliai una spesa. Si spendevano allora 12 milioni per la pagina sull’elenco telefonico. C’era da aumentare le tasse e io dissi “come si fa a spendere 12 milioni per questa pagina? Facciamo mezza pagina”, e ho risparmiato 6 milioni nel 1990. Poi si sono arrabbiati tutti perché ognuno si sentiva colpito nella sua grandezza perché non figurava più.
Situazioni come queste sono obiettivamente difficili per tutti i tipi di Governo non c’è più la possibilità di fare mutui per sanare la spesa di parte corrente e perché lo Stato dice “vuoi il federalismo? Benissimo, ci sono spese che devi sostenere, ti devi sostenere il tuo bilancio”. L’avete chiesto tutti, voi del centro-sinistra e noi del centro-destra e a questo punto ci dobbiamo adeguare, non possiamo stare qui a piangere dicendo “Berlusconi non mi dà più di tot soldi”. Sapete benissimo che per il 2001 ci sono stati trasferimenti per la Regione superiori a quelli del 2000 per la sanità e per altre voci. Il Governo Berlusconi ha dato più soldi di quelli che aveva dato il Governo Amato, ed è una verità. Quindi non piangiamo su Berlusconi, dobbiamo vedere se siamo capaci noi di amministrare un ente o meno. Le responsabilità di questo debito sono della Regione, perché se dal 1996-97, man mano che andava crescendo questo debito fosse stato affrontato annualmente, voi avreste fatto manovre leggerissime e oggi vi sareste trovati in una condizione di quasi perfetto equilibrio nonostante le “leggi Amato e Berlusconi”. Questa è una verità sacrosanta. Io non faccio demagogia, queste cose le ho dette a un collega del centro-destra nel Lazio, le dico qui nelle Marche, le ho dette a un mio amico a Perugia. Questa è la verità sacrosanta. Le Regioni si sono attrezzate. La Toscana, addirittura, lo scorso anno ha diminuito l’Irap. E’ amministrata da una Giunta di centro-sinistra: si è adeguata per tempo ad affrontare questi problemi. La colpa grave degli amministratori attuali e di questa maggioranza è quella di non avere affrontato per tempo questi problemi, questa è l’unica colpa che posso addebitare dai banchi dell’opposizione, non altre. Voi, con 50-60 miliardi l’anno di “pennellature” avreste tranquillamente risolto la situazione. Purtroppo nel 2000 c’erano le elezioni regionali, nel 2001 le elezioni politiche e tutto è stato rinviato. Adesso arriva il conto tutto insieme ed è un conto salato.
Vi invito ad accettare questa nostra apertura al confronto, al dialogo su questi temi economici. Il nostro comportamento formale dipenderà da quello che voi ci direte in merito a quanto da me ora proposto.

PRESIDENTE. C’è una nota del Presidente D’Ambrosio che chiede, ai sensi dell’art. 28 del regolamento interno la convocazione del Consiglio regionale per i giorni 20 e successivi necessari per concludere l’esame della proposta di legge in relazione alla scadenza del 31 dicembre 2000 prevista per la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della legge regionale medesima. Pertanto, in base all’art. 28 del regolamento interno, che prevede che possono essere diramate nei casi d’urgenza le convocazioni 48 ore prima, è già stata data disposizione agli uffici di trasmettere i telegrammi ai colleghi consiglieri, che sono quindi convocati dal 20 in poi, fino alla conclusione dei lavori su questa proposta di legge.
Ha la parola il consigliere Favia, quindi il consigliere Andrea Ricci.

DAVID FAVIA. Presidente, bisogna convocare per il pomeriggio, perché sono le 13,30.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Presidente della Giunta, signori assessori, colleghi consiglieri, stiamo discutendo di una manovra complessiva di 500 miliardi, una cifra da brivido, che se rapportata alla popolazione italiana sarebbe una molto significativa manovra di circa 20.000 miliardi. Credo che di questa operazione vadano analizzati tre dati: il dato politico, il dato formale e il dato sostanziale. Sul dato politico, egoisticamente non posso che essere contento, perché questa manovra, questa presa d’atto dello sfascio, del fallimento di questa maggioranza, a mio giudizio costituisce la pietra tombale di questa Amministrazione. Credo che i marchigiani comprendano perfettamente che un’Amministrazione che non riesce a governare un buco di 500 miliardi se non con una recrudescenza della leva fiscale è un’Amministrazione che ha finito il suo cammino, il suo credito presso la popolazione marchigiana dopo sette anni di governo, perché questo buco viene non da altrove ma dai sette anni di governo di questa Amministrazione di centro-sinistra.
Ma, nell’interesse dei marchigiani, non posso solo gioire del dato politico fallimentare, devo anche parlare del dato formale e del dato sostanziale. Il dato formale è assolutamente di imbarazzo e il mio imbarazzo condivide l’imbarazzo dei colleghi della maggioranza, che con virtù diverse l’uno dall’altro hanno dovuto difendere questa manovra non credendoci.
C’è chi ha fatto del motto “la migliore difesa è l’attacco” il leit-motiv del proprio intervento, c’è chi, semplicemente, ha difeso questa manovra e si è vergognato. Io condivido questo imbarazzo perché sono state dette cose — soprattutto mi riferisco a due colleghi che stimo, Moruzzi e Benatti — non condivisibili. Abbiamo assistito ad un arrampicarsi sugli specchi.
Il dato formale, signor Presidente — lei viene da una professione speculare ma consimile alla mia — è che in un contesto fallimentare come questo si portano i libri in tribunale: l’amministratore delegato della Fiat si è dimesso, l’altro giorno. Quando si chiedono ai soci, che sono i cittadini marchigiani, 500 miliardi in tasse e in tagli significa che qualcosa non funziona.
Non solo voi non avete avuto il pudore di dimettervi — perché quando si perdono 500 miliardi ci si dimette — ma avete dimostrato confusione, dilettantismo e arroganza, e vi dico perché. Avete fatto una prima manovra presentando una proposta di legge completamente incostituzionale, come ricordava prima Viventi. Qualcuno vi ha avvertito e siete corsi ai ripari. Avete ascoltato confusamente le rappresentanze sociali, soprattutto i sindacati, poco le organizzazioni datoriali e avete, in maniera confusa, raffazzonata, fatto delle ulteriori modifiche. Voi chiedete 190 miliardi per il 2002, 210 miliardi per il 2001. La Federazione degli industriali ha fatto presente due strade, che noi condividiamo. Vi hanno fatto presente che nella sanità ci sono 140 miliardi di mobilità passiva che la Regione Marche subisce ogni anno, basterebbe intervenire su questo. Vi hanno proposto la cartolarizzazione del patrimonio immobiliare non strategico, altra leva che avreste tranquillamente potuto utilizzare, ma voi, con l’ennesimo atto di arroganza non avete accettato né un confronto con la minoranza né un confronto serio con le categorie sociali, avete dialogato unicamente, e male, con i sindacati che sono usciti scontenti pur avendo fatto di tutto per aiutarvi, per appoggiare la vostra manovra. Di quasi 500 miliardi di manovra voi siete ricorsi a tagli soltanto per 100 miliardi, il 20%. E’ un dato scandaloso. Non avete ascoltato la nostra proposta e avete ancora tempo per farlo perché ci sono i nostri emendamenti che non sono solo ostruzionistici. Se non ci ascolterete ci faremo vanto di lottare giorno e notte per evitare questa manovra. L’appello che faccio è di ragionare, di ripensare per l’ennesima volta — visto che l’avete fatto più volte, finora, con le vostre idee poco chiare e confuse, ma l’avete fatto male — di ascoltare le nostre proposte che prendono atto dell’esigenza di attaccarsi in parte alla leva fiscale. Ma non si può soltanto lavorare sulla leva fiscale. Voi state lavorando all’80% sulla leva fiscale: io credo che prevalga in voi un problema ideologico, perché quando c’è da spendere si ricorre alle tasse, quando c’è da coprire i buchi si ricorre alle tasse. Voi non siete mai capaci di pensare al buon governo, di pensare a quello che fa un onesto padre di famiglia: se i soldi non ci sono non si spendono. E non parlo di un taglio del servizio sanitario, parlo di tagli possibili in altri settori. Questa Regione spende 6.000 miliardi di cui quasi 4.000 dedicati alla sanità: si può lavorare sui tagli, sia sulla sanità — come dicevo prima abbiamo una mobilità passiva di 140 miliardi — ma anche sugli altri 2.000 miliardi che non sono solo di spesa fissa, di spesa rigida ma sono anche di sprechi che noi vi abbiamo segnalato più volte. L’amico Ceroni, vostro censore, assieme a me, in questa materia, vi ha più volte detto: bisogna che vi mettiate in testa di agire sul bilancio, su una minore spesa. Non è possibile richiamare sempre i marchigiani a mettersi i soldi in tasca perché voi possiate sciuparli, credo che questo sia scandaloso. Non vi basta nemmeno constatare che avete bruciato 500 miliardi, una cifra da capogiro. Qualsiasi amministratore serio andrebbe a casa subito. Viventi che è un uomo d’azienda può comprendermi: in qualsiasi azienda seria, dove dopo 7 anni di amministrazione si causa un buco di 500 miliardi che è una cifra pazzesca, si va a casa, si cambia la guida della macchina, perché vuol dire che chi guida non sa guidare, qualcuno bisogna che gli ritiri la patente. (Interruzione del consigliere Silenzi). Questa è la serietà delle mie intenzioni, non ho parlato davanti alla stampa.

GIULIO SILENZI. Dire che si sono bruciati 500 milioni è un non senso.

DAVID FAVIA. Quando mancano vuol dire che qualcuno li ha bruciati. Comunque, poi risponderai. Vedo che devi fare il tuo mestiere di capogruppo, quindi è giusto che tu faccia questo discorso.
Credo che voi dobbiate abbassare i toni della vostra arroganza, perché siamo in presenza di un bilancio di guerra, di un bilancio catastrofico...

LUCIANO AGOSTINI. I bilanci di guerra li fate voi al Governo.

DAVID FAVIA. Vengo anche al discorso del Governo, perché siete bravissimi a dire queste cose.
Credo che in una situazione drammatica come quella delle cifre di questo bilancio, voi avreste dovuto chiedere alla società marchigiana, di cui noi, i sindacati e le associazioni datoriali, ma soprattutto noi siamo una rappresentanza importante — rappresentiamo la metà, e forse, da domani, oltre la metà, anzi sicuramente — unità sulla manovra. Invece avete ritenuto di andare avanti come dei caterpillar, calpestando le nostre proposte ma siete ancora in tempo, perché noi abbiamo fatto, con i nostri emendamenti, delle proposte serie. Noi con serietà, anche se la cause è imputabile alla vostra mala gestio, chiediamo di ridurre la pressione fiscale, di ridurre il ricorso alla leva fiscale e di aumentare il risanamento di bilancio, aumentare i tagli, diminuire gli sprechi.
Credo che sia scandaloso non pensare ad altre fonti di entrate come vi sono state proposte da noi e dalla Confindustria, e vi prego di notare due cose.
La prima è che non regge la vostra accusa al Governo. Voi sapete che i tagli ai trasferimenti sono iniziati con il Governo Amato, questo Governo ha incrementato la virtualità, ha incrementato un progresso virtuoso di risanamento dei bilanci. Questo Governo vi ha indicato una strada. E’ vero che ci sono stati dei tagli, ma questo Governo non ha aumentato le tasse. Ciò significa che voi dovevate percorrere la strada indicata da questo Governo non aumentando le tasse e operando dei tagli, perché così si amministra bene, o quanto meno facendo un ricorso alla leva fiscale di molto inferiore al 75-80% che stiamo visionando. Non si può dare la colpa a un Governo che sta risanando i danni causati da voi a livello nazionale. Voi avreste dovuto con molta onestà ascoltare la nostra proposta e ridurre la pressione fiscale aumentando i tagli. Io credo veramente che siamo in presenza di un problema ideologico che vi impedisce di metterci tutti attorno a un tavolo a ragionare insieme, in questa situazione drammatica, su come risanare questo buco enorme. (Interruzione del consigliere Moruzzi). Assolutamente insufficiente, perché avete aumentato i tagli di 38 miliardi davanti a una manovra di 500, è una cosa ridicola.
L’ultima cosa che voglio dire è che avete avuto il coraggio — leggo una notizia Ansa di ieri — di dire che abbassate le tasse, come un giornale ha ripreso questa mattina, perché la feroce imposizione che voi operate sui marchigiani è leggermente inferiore rispetto a quella che avevate pensato prima e a quella che avevate pensato prima ancora con una legge incostituzionale che fa ragione della vostra incapacità di governo, perché quando si formula una legge incostituzionale vuol dire che c’è qualcosa che non funziona.
Ma vi rendete conto che con gli aggiustamenti che avete fatto, con questo comunicato stampa vi siete vantati di aver ridotto la pressione fiscale sui ceti medi? Voi avete lasciato assolutamente intoccata la pressione sui redditi fra i 30 e i 60 milioni all’anno, che erano proprio quelli sui quali dovevate alleggerire la pressione fiscale, e avete alleggerito la pressione fiscale sui redditi da 60 a 135 milioni che sono buoni redditi che, probabilmente, avrebbero potuto sopportare una pressione maggiore, per aumentarla poi sui redditi oltre i 135 milioni. Credo che questa non sia giustizia sociale, non sia equità fiscale, per cui concludo facendo ancora un caldo appello, anche se non c’è quasi nessuno in aula, ma ci sono le possibilità per risederci intorno a un tavolo e fare una manovra equa e condivisa ascoltando i nostri suggerimenti e le nostre proposte, che sono le proposte di chi fa del buon governo e del governo del buon padre di famiglia la propria religione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Il deficit dei bilanci regionali è una condizione, oggi strutturale, di tutte le Regioni italiane. Questa situazione deriva dalle politiche economiche che nell'ultimo decennio, da parte di tutti i Governi sono state portate avanti nel nostro Paese. Queste politiche economiche sono consistite, da un lato in un processo di decentramento legislativo e amministrativo che ha affidato alle Regioni e agli enti locali un ammontare consistente di nuove competenze e di nuove deleghe e dall'altro da una politica finanziaria dello Stato tesa alla riduzione della spesa pubblica.
L'ultimo Governo, il Governo Berlusconi, con la legge finanziaria attualmente in discussione in accentua ulteriormente questa tendenza, tanto è vero che l'intero sistema delle autonomie locali — Regioni, Province, Comuni e Comunità montane — subiranno un taglio di trasferimenti dell'ordine di 20.?000 miliardi complessivamente nell'anno 2002. Infatti non saranno soltanto le Regioni a dover attuare una manovra di carattere fiscale, ma proprio in questi giorni la stragrande maggioranza dei Comuni e delle Province impegnati nella formulazione dei bilanci preventivi 2002 si trovano in analoga situazione e sono costretti ad incrementare i tributi propri, dall'addizionale Irpef all'Ici, alla tassa sui rifiuti.
L'obiettivo di questa accelerazione che l'attuale Governo di centro-destra ha impresso ad un fenomeno che si trascina da parecchi anni è chiaro e riguarda lo smantellamento complessivo del sistema di garanzie sociali nel nostro Paese, accelerando un processo di privatizzazione dei servizi pubblici, in modo particolare dei servizi sociali, che già ha fatto grande strada in passato.
E' in questa situazione che si colloca la manovra finanziaria che la Regione Marche oggi è costretta a fare. Altre Regioni, o hanno già percorso la strada dell'aumento della pressione fiscale o si troveranno da qui a qualche mese a percorrere analoga strada, a meno di favoritismi politicamente motivati che il Governo nazionale vorrà fare a particolari Regioni a lui amiche.
L'alternativa per le Regioni è drastica: o acconsentire alla politica economica del Governo nazionale che intende smantellare il sistema di servizi e di garanzie sociali tagliando i servizi, o aumentare la pressione fiscale. Dietro questa politica economica nazionale, peraltro sostenuta anche negli interventi in quest'aula dalla minoranza, vi è una vera e propria ideologia, ed è l'ideologia del neoliberismo, secondo la quale il ritrarsi dello Stato dall'economia, il lasciar spazio al mercato determinerebbe un miglioramento del benessere economico complessivo. Questa è ideologia intesa come falsa coscienza, perché in realtà, dietro, vi è il perseguimento di ben precisi interessi sociali, che sono quelli del primato del profitto, della rendita, del reddito da capitale sul lavoro. Questa ideologia non ci appartiene; non appartiene a Rifondazione comunista, non appartiene, credo e spero, all'intero centro-sinistra. Questa ideologia si traduce, di fronte alle difficoltà di bilancio imposte da questo tipo di politica economica nazionale, nel tabù della riduzione delle tasse. Questo Governo, in realtà, questo tabù ancora non lo ha perseguito fino in fondo, avendo fino ad oggi abolito una sola tassa, guarda caso la tassa sulle successioni per i patrimoni sopra i 300 milioni, cioè una tassa che gravava sui ricchi. In ogni caso questa ideologia della riduzione delle tasse corrisponde ad un preciso disegno politico teso appunto al primato del profitto, della rendita e dei redditi da capitale.
In realtà, per garantire i servizi sociali ai cittadini, per garantire un intervento pubblico in grado di orientare e indirizzare in senso sociale l'economia, è necessario che lo Stato, la pubblica amministrazione, il sistema delle autonomie locali dispongano di risorse. E' necessario quindi che le tasse vengano pagate.
Il problema, di fronte alla questione dell'imposizione fiscale, è nelle modalità attraverso cui le risorse vengono reperite. A nostro avviso l'imposizione fiscale a tutti i livelli deve avere due grandi obiettivi. Il primo obiettivo è quello della redistribuzione del reddito, cioè attraverso il sistema fiscale occorre ridurre le disuguaglianze sociali che il libero mercato produce. Da qui il criterio costituzionale della progressività delle imposte, in base al quale chi più guadagna più deve pagare. Il secondo grande obiettivo di un sistema di imposizione fiscale deve essere quello della finalizzazione delle risorse per il benessere collettivo, garantendo i servizi pubblici ai cittadini.
L'attuale minoranza in questo Consiglio e maggioranza al Governo del Paese, arriva fuori tempo massimo proponendo in modo fondamentalista l'ideologia del neoliberismo. Vorrei far notare che oggi l'economia mondiale è in una fase di recessione e di crisi economica profonda e che persino nella patria del neoliberismo e del monetarismo, cioè negli Stati Uniti d'America, si è stati costretti a invertire la tendenza, incrementando la spesa pubblica in deficit.
Detto questo, bisogna ricordare che la Regione Marche in questi sette anni in cui l'attuale maggioranza ha governato, non ha mai incrementato la pressione fiscale, a differenza di quanto hanno fatto la gran parte delle Regioni di quo Paese. Non sono state toccate né le aliquote Irpef e Irap, né le accise, né le concessioni regionali: sette anni di invarianza di pressione fiscale hanno consentito a questa maggioranza regionale una politica economica di intervento nei settori sociali e nei settori delle attività produttive che indubbiamente ha contribuito alla situazione complessivamente favorevole che il sistema economico e sociale della nostra regione in questi anni ha avuto.
Oggi questo non è più possibile a seguito dell'accelerazione di quelle politiche economiche neoliberiste e monetariste impressa dall'attuale Governo. Da qui l'esigenza della manovra. Noi riteniamo che questa manovra, dal punto di vista della distribuzione tra maggiori entrate e tagli, sia complessivamente positiva, perché su un deficit complessivo stimato di 480 miliardi comprensivo del deficit sanitario 2000, due terzi sono a carico di nuove entrate e un terzo — sono queste le cifre esatte, colleghi consiglieri della minoranza — sono a carico del tagli alle spese. Certo 130 miliardi di tagli alle spese sono una quota significativa che sicuramente imporrà anche scelte dolorose nel prossimo bilancio di previsione, scelte che tuttavia, a nostro parere, sono necessarie. Queste scelte, naturalmente, non dovranno ricadere su quelle parti del bilancio che sono finalizzate alla redistribuzione del reddito e alla garanzia dei servizi pubblici, in modo particolare dei servizi sociali.
Dal lato delle entrate la manovra complessivamente è improntata a criteri di equità e di giustizia sociale. Vorrei far notare una cosa che oggi, in questo dibattito appare scontata ma che fino a ieri addirittura sembrava rivoluzionaria, cioè introdurre un'Irpef regionale fortemente progressiva. Fino ad oggi nessuna Regione aveva proceduto su questa strada, nessuna Regione, ancora oggi, la prosegue con la stessa intensità con la quale la Regione Marche la sta attuando.
Con la manovra sull'Irpef i redditi fino a 30 milioni sono completamente esentati da qualsiasi aumento di pressione fiscale, il che vuol dire che il 97% dei pensionati marchigiani — e sono centinaia di migliaia di cittadini della nostra regione — non vedranno gravare di una lira il peso fiscale nella propria pensione. Fino a 30 milioni di reddito individuale, con l'attuale manovra fiscale non vi sarà nessun aumento dell'Irpef. Occorre che queste cose siano chiare, al di là della demagogia che viene fatta, e i cittadini se ne accorgeranno a partire dal gennaio del 2000. Chi avrà un reddito individuale inferiore ai 30 milioni non vedrà una voce aggiuntiva superiore a quella che già aveva di Irpef regionale. Nei successivi scagliono di reddito la progressività è molto accentuata. Ferma restando l'esenzione dei 30 milioni per tutti i redditi, a partire dal trentunesimo milione di reddito fino al sessantesimo si pagherà un'aliquota dell'1,9%; dal 61° al 135° milione di reddito le aliquote saranno di gran lunga superiori: del 3,6% fino ad arrivare al 4% sopra i 135 milioni di reddito. Questo vuol dire che il peso della manovra fiscale è sostanzialmente caricato sui redditi medio-alti di questa regione.
Questo è il contenuto della manovra sull'Irpef che questo Consiglio regionale si accinge ad approvare. Con la manovra si evita di introdurre i tickets sanitari che erano stati cancellati lo scorso anno dalla legge finanziaria. Era questa una possibilità che le Regioni avevano e che la Regione Marche ha rifiutato per garantire a tutti, non solo ai ricchi, il diritto alla salute. Anche le imprese, quindi anche i redditi da capitale saranno chiamati a rispondere del peso della manovra fiscale attraverso l'aumento dell'Irap. Anche questo è un segno di equità della manovra.
Certamente nel prossimo bilancio regionale occorrerà procedere ad una operazione di razionalizzazione della spesa, così come analoga cosa dovrà essere fatta nell'ambito della spesa sanitaria, però deve essere chiaro a tutti che il problema della razionalizzazione della spesa sanitaria non equivale a porre il problema della riduzione della spesa sanitaria; equivale invece a porre il problema di un utilizzo migliore e qualitativamente più efficiente dei soldi che vengono investiti nella sanità, perché ridurre la spesa sanitaria, oggi, vuol dire ridurre i servizi sanitari che sono offerti ai cittadini e questo noi non lo consentiremo.
Infine, per chiudere questo mio intervento vorrei denunciare il comportamento irresponsabile e demagogico del centro-destra in quest'aula, perché il centro-destra sta cavalcando in maniera contraddittoria ogni tipo di protesta sociale: da un lato, nel mentre parla di tagli alla spesa difende ogni volta che si pone la questione della riduzione di interventi inutili o di sprechi, gli interessi particolari che sono toccati. Voglio ricordare per esempio, in tema di organizzazione sanitaria, che il centro-destra ha già dichiarato a più riprese che è contrario a qualsiasi riduzione degli apparati amministrativi e gestionali del sistema sanitario. Secondo il centro-destra vanno difese tutte le aziende sanitarie e ospedaliere esistenti in questa regione, tutti i distretti sanitari presenti in questa regione, anzi se ne vorrebbero di più, perché io ricordo la battaglia che il centro-destra fece per introdurre nella nostra regione, accanto alle 17 aziende attualmente presenti altre due aziende ospedaliere, ad Ascoli e a Macerata, così come avviene in ogni altro ambito della politica regionale. L'irresponsabilità diventa massima quando vengono presentati centinaia e centinaia di emendamenti per impedire a questo Consiglio regionale di approvare la manovra, perché tutti sanno che se la manovra non venisse approvata il prossimo anno la nostra Regione si troverebbe ad avere 211 miliardi in meno dallo Stato per finanziare la sanità.
Quali sono le proposte che il centro-destra fa per evitare questa imposizione selvaggia del Governo nazionale? In questa sede non le ho ascoltate e penso che nemmeno i cittadini marchigiani lo sappiano. Non è certamente questo il comportamento di una forza che si candida al Governo della Regione Marche. Conseguentemente noi riteniamo che, di fronte a questo atteggiamento irresponsabile e demagogico della destra, questa maggioranza regionale debba far partecipe l'intera popolazione marchigiana dei vincoli e delle costruzioni nazionali che hanno reso indispensabile questa manovra e dei suoi contenuti sociali tesi a salvaguardare i redditi medio-bassi e i cittadini meno abbienti di questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Presidente, colleghi consiglieri, la gestione del bilancio regionale è irresponsabile, collega Ricci; la manovra è frutto di detta irresponsabilità. Per questi motivi è da noi coerentemente contestata in maniera aspra e ferma. E spiego perché, partendo dal dato più evidente che è quello della sanità.
Fondo sanitario nazionale 2000, lo ricordo al collega Ricci ma anche all'intera aula: le Marche avevano come quota di fondo sanitario regionale assegnata 2.822 miliardi su un totale di fondo sanitario nazionale di 117 mila miliardi. A fine anno 2000 il Governo Amato, di sinistra e non di centro destra, approva la legge finanziaria nella quale, all'art. 56 è così detto, al quarto comma: "Nel rispetto degli adempimenti assunti dal Paese con l'adesione al patto di stabilità e crescita, a decorrere dall'anno 2001 le singole Regioni, contestualmente all'accertamento dei conti consuntivi sulla spesa sanitaria, da effettuare entro il 30 giugno dell'anno successivo sono tenute a provvedere alla copertura degli eventuali disavanzi di gestione, attivando nella misura massima l'autonomia impositiva con le seguenti procedure e modalità", cioè quelle elencate ai commi 5 e seguenti. Governo Amato, finanziaria 2001 votata nel dicembre del 2000.
Di fronte a questa posizione del Governo di sinistra Amato, Alleanza nazionale, nella conferenza stampa del 22 novembre 2000, presentando le proprie argomentazioni sui conti della sanità nelle Marche e sulle indicazioni della finanziaria 2001 esprimeva, nella mozione n. 48 del 2000, depositata il 24 ottobre, la propria protesta per le previsioni contenute nell'articolo 56 della finanziaria 2001, "finanziaria Amato". Protestava per l'attivazione di meccanismi per i quali, a fronte di uno sfondamento di tetto di spesa le Regioni erano praticamente obbligate ad attivare meccanismi di ripiano autonomi, aumentando imposizioni tributarie e fiscali, oppure reintroducendo tickets. Impegnava la Giunta "affinché il Governo e il Parlamento modifichino dette previsioni normative eliminando il meccanismo di aumento dell'aliquota regionale indicato nell'art. 56 della finanziaria". Esprimeva altresì "la propria contrarietà nei confronti dei prospettati aumenti di indennità dei direttori Asl", che con decreto del presidente del Consiglio si avviano ad aumentare il tetto massimo di indennità da 200 milioni annui a 350 milioni annui, perché di fronte a questa scelta di finanziaria, parallelamente si dava il via ad aumenti di indennità a beneficio dei direttori generali e poi dei direttori sanitari ed amministrativi, a cascata.
Sulla base di quelle argomentazioni e sulla base di quella impostazione del Governo Amato, le disponibilità per l'anno 2001, con delibera Cipe dell'8 marzo 2001 — ancora Governo Amato — erano per le Marche di 3.146 miliardi, essendo stato adeguato il fondo sanitario nazionale a 130.000 miliardi circa. Il quadro, nel marzo 2001 era pertanto chiaro, relatore Franceschetti: da una parte fondo sanitario che, per quota assegnata alle Marche era di 3.146 miliardi dall'altra previsione in finanziaria 2001, perciò in legge dello Stato, sfondato questo tetto era la Regione a dover ripianare i debiti. Il quadro era assolutamente chiaro e certo.
Ecco perché dico che la gestione del bilancio regionale è stata irresponsabile. Sapevamo già, agli inizi dell'anno 2001, ma io dico già alla fine dell'anno 2000, cioè con il varo della finanziaria del Governo Amato, che il nostro tetto era 3.160 miliardi di spesa sanitaria: se si superava questo limite la Regione doveva far fronte con una manovra finanziaria propria. Abbiamo chiesto a tutti i livelli istituzionali, dalla Commissione all'aula, agli interventi pubblici sulla stampa, "facciamo il punto sui conti della sanità, facciamo il punto sulla scelta di bilancio complessiva, perché il ragionamento non riguarda solo la sanità, riguarda complessivamente la spesa che la Regione ha, a fronte di entrate limitate ma possibili da determinare.
Tutto questo non è stato oggetto di riflessione, di confronto. L'abbiamo chiesto anche in aula, dicendo "troviamoci in un Consiglio regionale ad hoc per parlare di sanità, per parlare di conti della sanità". Nell'anno 2001 non ci è stata data questa possibilità.
Siamo giunti ad agosto 2001, nuovo Governo, Conferenza Stato-Regioni: si sigla un accordo, questo accordo del Governo di centro-destra da poco eletto, caro collega Franceschetti, caro collega Ricci, caro assessore Melappioni, prevede due cose. La prima, dirimere definitivamente controversie relative all'accordo del 2000. Le Regioni hanno espresso delle difficoltà a rientrare nei tetti di spesa previsti dal Governo Amato, previsti dal precedente accordo Stato-Regioni del 3 agosto 2000. Questo Governo attualmente in carica dirime definitivamente le controversie, aumentando le risorse finanziarie per il 2001, portando a 138.000 miliardi il fondo sanitario nazionale e pertanto portando ad elevare tutte le quote disponibili per quanto riguarda le Regioni, tutte le assegnazioni regionali, comprese le Marche. Nell'agosto, cioè a metà anno, quando i dati erano certi, avevamo quel tetto di 3.160 miliardi, malgrado tutto questo il Governo nazionale è venuto incontro alle Regioni e ha dato più risorse: 7.000 miliardi in più, risorse che pro-quota sono state pertanto aumentate anche nelle Marche. Questo accordo è stato siglato da tutti i presidenti di Regione, è stato accettato, sottoscritto da tutti i presidenti insieme al Governo e prevede entrate certe per quanto riguarda le Regioni, fino al 2004. Finalmente pone un punto fermo: non più rimborsi a pie' di lista ma programmazione vera, dati certi di entrata e perciò possibilità di tarare le spese, le scelte di programmazione su quei dati. Dati certi in aumento, perché fino al 2004 si giunge a 155.871 miliardi, anno 2004, fondo sanitario nazionale, rispetto ai 138.000 pur riconosciuti già dall'anno 2001, quando erano stati stabiliti in 131.000 con l'intesa Stato-Regioni dell'agosto del 2000.
Tutto questo è stato chiaramente convertito in legge su passaggio addirittura nella forma del decreto 347 ricordato anche dal relatore, del 18 settembre, che recepisce semplicemente l'accordo Stato-Regioni. Tutto questo significava e ha significato che il punto di svolta doveva essere effettivo. Qual era? Non più rimborsi a pie' di lista ma programmazione basata su dati certi, su quote di finanziamento certe. Se dette quote vengono superate, l'applicazione dei meccanismi di ripiano è la stessa che era prevista dal Governo Amato, cioè le Regioni dovranno far fronte con una manovra propria, facendo riferimento ad entrate proprie.
Arriviamo alla fine del 2001. A dicembre finalmente si è costretti, sulla base di indicazioni di legge, sulla base di scelte precise a livello centrale, a fare i conti, cosa che politicamente doveva essere fatta molto prima, perché già a fine anno 2000 sapevamo quali erano le indicazioni normative, quali erano i nostri obblighi come Regioni. Già a fine anno 2000 era stato tutto scritto, e tra l'altro sottolineato anche da un nostro documento come Alleanza nazionale, perché la mozione che ho prima ricordato data ottobre 2000, e sulla mozione si entrava nel merito delle scelte che il Governo Amato aveva fatto verso le Regioni, cioè quelle che portavano al ripiano delle spese sanitarie in eccesso rispetto ai tetti stabiliti di quota sanitaria regionale, portavano le Regioni ad aumentare le proprie entrate.
La tardività di discussione, di dibattito, confronto su questi che erano nodi — ma lo erano dall'anno 2000 e dagli ani precedenti — è un macigno che assolutamente incombe su questa manovra economico-finanziaria, che incombe su questa maggioranza attuale e che non permette alle opposizioni di avere altro atteggiamento che quello della assoluta opposizione rispetto a queste scelte che oggi vengono proposte in aula.
Ricordo solo un passaggio del 1999 sul controllo e la razionalizzazione della spesa sanitaria. Una mia interrogazione fatta con i colleghi di allora Agostini e Pupo, diceva che "in data 1 marzo 1999 l'assessore alla sanità ha prospettato alla Giunta, con una comunicazione, scenari futuri di spesa sanitaria che nel quadriennio 1998-2001 comporteranno un deficit oscillante tra i 912 e i 1.130 miliardi complessivi, con un incremento previsto dei soli costi di beni e servizi dell'1,5% annuo nel caso più favorevole". La data di questa interrogazione era 29 marzo 1999, precedente legislatura.
Se a fronte di tutto questo oggi, a dicembre 2001, per avere il beneficio di quell'aumento di quota di fondo sanitario nazionale che non sarebbe previsto senza l'indicazione di manovre aggiuntive che le Regioni sono costrette a compiere per ripianare le spese che vanno al di là del tetto previsto, si viene a chiedere che questa manovra possa essere accettata, accolta, approvata questo lo si fa in maniera irresponsabile per tutti i motivi che ho indicato, motivi facilmente riscontrabili, documentali e che riguardano un aspetto del problema, perché l'aspetto della sanità è solamente uno relativamente all'intero quadro della gestione di bilancio. Oggi si chiede una manovra di 440 miliardi circa, quando il deficit sanitario del 2001 è stimato in 260 miliardi. Gli altri miliardi sono di una gestione di bilancio che riguarda altri comparti, altre scelte che sono state non in linea con le previsioni. Tutte le previsioni di bilancio e di programmazione sono state superate dai fatti.
Ecco perché la nostra opposizione è ferma, dura, sarà inflessibile e sarà espressa nelle forme regolamentarmente possibili.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Signor Presidente, colleghi, mi scuso se dirò cose in parte già dette. Sono peraltro cose che vale la pena di puntualizzare, perché alcune critiche anticipate che i colleghi di maggioranza hanno complessivamente fatto per difendere, per dovere d'ufficio, una causa che in cuor loro sanno poco difendibile, hanno pochi appigli a cui aggrapparsi. Si è detto che il quadro della finanza nazionale...

FERDINANDO AVENALI. Anche tu, se il cliente paga occorre che lo difendi...

SERGIO NOVELLI. Per il mestiere che faccio la difesa è sacra, ma il contrattacco credo che sia dovuto, perché se la 405 fosse il provvedimento che impone alle Regioni di gravare con misure di finanza e di imposizione di misure addizionali i bilanci regionali, mica c'è scritto in nessun provvedimento: né nella 405 né nella legge di bilancio Amato, giustamente richiamata dai colleghi, che il taglio di trasferimenti o il divieto di fare ricorso ai mutui è imposto alla sola Regione Marche.
In realtà bisognerebbe spiegare quello che più di ogni altra cosa andrebbe giustificato, cioè che questa è la Regione, in Italia, che più di ogni altra insiste sulla leva dell'addizionale Irpef, è l'unica ad agire anche sulla possibilità dell'Irap e, per completezza, agisce anche sulla tassa automobilistica, con provvedimenti non solo poco organizzati — il balletto che abbiamo visto in questi giorni dimostra che si è proceduto brancolando in una situazione non ben chiara — ma con scelte talmente poco meditate da arrivare al punto da essere controproducenti. Siccome parleremo sui singoli articoli e sugli emendamenti ed entreremo nel dettaglio più avanti, l'imposta sull'Irap sarà la dimostrazione di come si possa conseguire il minimo, anzi il pessimo risultato con il massimo sforzo, cioè si porta l'Irap a un'elevazione che non ha pari in Italia, credo nella speranza di conseguire da questa misura un maggiore gettito, ma si otterrà l'effetto contrario di ridurre l'entrata. Faccio un esempio che ha occupato molte volte i lavori di questo Consiglio: Api Energia era un'azienda con sede legale nel Lazio. Di fronte alle contestazioni sulle problematiche di disagi ambientali che gravano sulle Marche era giusto che anche la sede legale, quindi il gettito Irap si radicassero nelle Marche. E' stata trasferita per le pressioni, non della maggioranza ma di questa sede politica, la sede legale dal Lazio alle Marche con un gettito per la finanza regionale di un'Irap vicina ai 10 miliardi. Il trasferimento di una sede legale è opera che si compie con un passaggio dal notaio e 10 milioni di spesa. Mi chiedo: quante imprese faranno un ragionamento tipo "qui mi costa il doppio, torno dove stavo prima"? A quel punto la Regione Marche non perde il maggiore gettito sperato, perde tutti i 10 miliardi del gettito che aveva già consolidato. E se lo facessero anche le imprese marchigiane? Non è necessario delocalizzare gli stabilimenti, ma solo riposizionare la sede legale. Se questa minima manovra di autodifesa verrà posta in essere dai soggetti medi e grandi dell'imprenditoria marchigiana, l'applicazione di questa tassa sarà un clamoroso boomerang. A un soggetto che già paga 10 miliardi se ne chiedono 12-13: quello se ne va e si perdono anche i 10.
Mi chiedo come è possibile che al momento di adottare questa misura non sia stata fatta una riflessione di questo tipo.
Allo stesso modo mi sorprende che il presidente del gruppo di Rifondazione comunista abbia rivendicato il merito di essere, la nostra, l'unica Regione ad avere applicato un'aliquota fortemente progressiva in materia di Irpef. Premesso che l'avere applicato l'aliquota più marcatamente progressiva non è un merito ma una triste necessità, conseguenza del fatto che il deficit pro-capite, specialmente nella sanità era maggiore di tutte le altre Regioni, non sembra sfiorato dal sospetto che le altre Regioni, ivi comprese quelle che hanno una maggioranza politicamente omogenea a quella che governa questa Regione, non abbiano fatto ricorso all'applicazione di cinque o più aliquote cangianti in maniera caleidoscopica come avvenuto per le Marche, non già perché fossero mosse dalla volontà di perseguire iniquamente una politica punitiva per i ceti più deboli ma semplicemente perché, avendo alla mano il testo dell'art. 50 del D. Lgs. 457 non esiste la possibilità di andare a una modulazione di aliquote quale quella che era stata costruita, perché, come ha detto giustamente qualche collega si tratta di una addizionale e l'addizionale può essere applicata unicamente all'imposta se fosse diversamente strutturata la legge o al reddito, ma al presupposto di contribuzione di riferimento. E il testo di legge è chiarissimo, perché quando dice "l'aliquota — non "aliquote" — si applica al reddito complessivo al netto delle detrazioni", come si può dare un senso a questa frase non essendo pensabile che solo una parte del reddito fosse assoggettabile, se non nel senso che l'aliquota è unica e riferita al complesso? Capisco che dal punto di vista dell'impatto di immagine si sia voluto perseguire una scelta di un certo tipo, ma ponendo tali e tanti problemi di compatibilità del provvedimento che la maggioranza si prefigge di adottare, che credo possano travolgere il testo che viene sottoposto all'esame di quest'aula, con conseguente allarme per la finanza regionale nel suo complesso.
Perché, attenzione: non è che finisca qui la vicenda della finanza regionale. Noi — voi, questo Consiglio — affrontiamo con rimedi emergenziali e contingenti problemi che invece sono strutturali. IL ricorso così marcato all'addizionale dell'Irpef che anche per una ragione di tempo è una opportunità offerta in extremis proprio dal Governo, altrimenti l'articolo 50 prevedeva che entro il 30 novembre si sarebbe dovuto pianificare il ricorso all'addizionale Irpef, al tempo stesso precisa che solo per il 2002 esiste la possibilità di andare ad articolare l'aliquota Irpef con le modalità che vengono attualmente proposte. Poi si sa che in Italia nulla è definitivo come il provvisorio. E il retropensiero che anche negli ani prossimi questa forma di "mungitura" possa essere, se non mantenuta comunque riesumata per soccorrere le casse regionali, rimane. Ma io vorrei ammonirvi a non adagiarvi in questa convinzione. Questo Consiglio è rimasto sordo agli ammonimenti dell'opposizione e del gruppo di Alleanza nazionale per oltre un anno. Era stato segnalato che si sarebbe necessariamente giunti al momento in cui, non essendo più attivabile il ricorso al mutuo, il deficit di spesa sanitaria e ogni altro deficit si sarebbe tradotto prima o poi in un aumento di tassazione, non essendo neanche serio scaricarlo sul futuro, sulla prossima Amministrazione, magari nella convinzione che comunque non sarebbe stata la stessa a farsene carico.
Su questo, o si interviene con rimedi strutturali oppure si corre il rischio che quest'anno si è vituperato, si è gettata la croce, si è attivata la scusa del "Governo cattivo" che ha fatto aumentare le tasse, ma l'anno dopo ci si troverà a piangere perché magari questa possibilità di aumentare le tasse non ci sarà o non ci sarà in questa misura, e allora, anziché piangere il Governo cattivo si rimpiangerà il Governo cattivo ma ci si troverà a fare i conti con un deficit non fronteggiabile.
Qualcuno ha detto "è l'opposizione che non vuole ridurre il numero delle Asl, che non vuole tagliare le spese". Qui mi pare che siamo veramente al di là dei minimi elementi di rispetto della verità, perché a parte il fatto che non è strettamente competenza dell'opposizione procedere a tagli diretti, se è convinzione della maggioranza che la riduzione del numero delle Asl è lo strumento per andare a contenere i costi della spesa sanitaria il problema non è perché la minoranza non l'ha proposto ma perché non ha proceduto su questa strada se questo crede; se non lo crede non si capisce perché oggi lo agita come elemento di scusa o di pretesto per giustificare la propria condotta, ma se ritiene che un tale intervento strettamente amministrativo possa risolvere la questione annosa dei costi, dovrebbe spiegare perché già c'è stato un dimezzamento del numero delle aziende sanitarie senza aver visto corrispondere a questa riduzione del numero delle aziende una riduzione delle perdite riferita a queste aziende che, lungi dal calare, è anzi incrementata.
Credo che sia semplicistico andare a dire che i problemi verranno risolti da qui a poco con interventi di questo tipo, sia perché non lo si è fatto nei quindici mesi precedenti e nonostante le segnalazioni fatte dall'opposizione e, riteniamo, anche dalle strutture, sia perché in questa materia formule magiche non esistono, non solo perché non sono state applicate, ma perché, obiettivamente, non ci sono possibilità al di fuori di quelle di un serio lavoro sugli elementi di spesa. E a questo proposito io credo che sarebbe importante invitare la maggioranza, al di là di quello che accadrà su questo provvedimento, perché è naturale che su questo documento la minoranza farà la propria battaglia doverosa. Non c'è stato un confronto sulle misure, non c'è stata una decisione di modulare l'intervento neanche laddove i tempi lo avrebbero permesso, come sull'Irap e, soprattutto, c'è l'esigenza di esplicitare, di fronte alla popolazione marchigiana che, ahinoi, vi ha eletto e alla quale occorre riferire il significato della situazione, quello che sta accadendo affinché possano essere compiutamente percepite le prospettive dell'oggi e del domani. Però, almeno su due filoni credo che occorra lavorare per evitare che si ripresenti questa situazione, al di là della normale logica fra maggioranza e opposizione. Una è quella di fare ricorso a strumenti di finanziamento del deficit diversi da quello finora seguito dell'indebitamento a carico delle future generazioni o a quello ora imposto, ma che constata essere sanguinoso, della tassazione a copertura. Se c'è una misura di questa proposta di legge che mi sento di condividere — e sono veramente solo due righe — è la parte in cui si prevede per l'Irap un'aliquota maggiormente incisiva nei confronti delle assicurazioni e delle aziende di credito, perché effettivamente sono le situazioni in cui si realizzano profitti a carico, piuttosto che a favore, dell'economia regionale, in cui si può incidere con maggiore efficacia. Lo hanno fatto altre Regioni: il rammarico, se mai, è che nelle Regioni come il Lazio in cui si è massimizzata l'imposta verso finanza, assicurazione e comunicazione, si è minimizzata nei confronti dell'artigianato, della piccola impresa produttiva, qui invece si è trovata la strada di colpire con maggiore incisività sui settori del terziario, senza preoccuparsi di far corrispondere a quell'appesantimento un alleggerimento. Comunque, se la strada è quella di cercare di incidere sui profitti effettivamente eccessivi del terziario finanziario, allora il ricorso da parte della Regione a strumenti di finanza quali le local money o il meccanismo di un buono ordinario regionale cartolarizzato e reso spendibile — qualcuno ricorderà, per averli visti, i Bot degli anni '10 o '20 che erano dischi di metallo e potevano circolare come le monete, non creavano inflazione, ma erano una forma di finanziamento — sono cose che si facevano in Europa 70 anni fa ma si fanno in America anche adesso con local money emesse addirittura da amministrazioni comunali. Una iniziativa di emissione di Bor di questo tipo sarebbe sicuramente utile per ridurre il costo dell'indebitamento. Su questo credo che la maggioranza farà una riflessione e noi faremo una proposta su cui vorremmo attenzione.
Sulla sanità è stato detto giustamente che la minoranza chiede di sapere dove si faranno i tagli. Certamente lo chiediamo a voi. CI permettiamo di fare qualcosa di più: indicarvi una serie di settori, di situazioni in cui tagliare si può. Ad esempio, recentemente mi sono imbattuto in un'azienda ospedaliera che ha pagato consulenze per 380 milioni a un soggetto professionale non risultato esistente alla Camera di commercio ma che gode di partita Iva per un negozio di videogiochi: vi dico solo il cognome, Galeazzi.

FERDINANDO AVENALI. Quello era per rallegrare gli ammalati...

SERGIO NOVELLI. Però 380 milioni rattristano, per contro, quelli che si ammaleranno, di bile. Credo quindi che sicuramente ci sarà attenzione, aspettativa della indicazione di queste riduzioni di spesa, ma anche proposta e stimolo perché non solo non vorremmo rivederci tra un anno a ridiscutere tasse di questo tipo, ma se ci ritroveremo qui nelle stesse condizioni tra un anno le conseguenze potrebbero essere, al di là del normale gioco maggioranza-opposizione, più grave di quello che oggi non possa prevedersi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Cerchiamo, come gruppo di Forza Italia, di dare un ulteriore contributo al dibattito che c'è stato fino ad ora, tentando anche di entrare nel merito di alcune problematiche con la speranza e l'auspicio che da qui in avanti possiamo avere delle risposte che purtroppo, fino ad oggi non abbiamo avuto. Un paio di battute devono essere concesse per quanto riguarda questa manovra che se qualcuno pensava fosse di sinistra, tutto ha meno che l'impronta e il taglio di sinistra. Quello che stupisce e meraviglia è che all'interno di questa coalizione alcune forze moderate non si siano battute nella giusta misura e nella giusta maniera per la tutela di certi ceti che saccheggiano quotidianamente quando ci sono le elezioni sia amministrative che politiche. Quindi penso che è normale che ci sia un certo disagio in alcune componenti, e anche questa mattina alcune avvisaglie di nervosismo si sono notate, perché sarà molto difficile spiegare non solo ai propri elettori ma anche ai propri amici, che questa manovra necessariamente doveva essere fatta.
Abbiamo letto alcuni titoli di giornale: "Pagheranno di più i ricchi". Questa era una tematica superata per certi partiti da 20-30 anni. Questa logica ci auguravamo che non ci fosse più, ma purtroppo vediamo che alcune forze moderate sono diventate prigioniere di questa logica e non riescono a venirne fuori, perché effettivamente in questa manovra, oltre che le fasce deboli sono penalizzati soprattutto i ceti medi che sono una ricchezza e un patrimonio per tutti noi, sia sotto l'aspetto della produttività, sia sotto l'aspetto dell'occupazione. Quindi colpire questi ceti è una cosa che preoccupa.
Quando ho ricevuto la busta contenente la documentazione del Consiglio regionale e ho cominciato a leggere sembrava di essere a "Scherzi a parte" e ho pensato "non è possibile che una maggioranza così omogenea a livello regionale possa varare una manovra così dura e incisiva per colpire certi settori che stanno molto a cuore ad alcuni esponenti della maggioranza stessa", e con i quali si impegnano quotidianamente per lanciare i nostri prodotti nel mondo. E poi vediamo che sono i primi a venire penalizzati. C'è quindi un'incongruenza, ma d'altronde è anche la composizione di questa maggioranza che porta a degli equivoci politici e amministrativi che puntualmente, nelle cose più importanti e incisive vengono al pettine.
Il Presidente D'Ambrosio sarà paragonato a Paul Newman nel film "La stangata", perché penso sia il Presidente che abbia applicato più tasse negli ultimi anni, quindi il "Tapiro" se lo merita sicuramente, per essere il Presidente che ha applicato le tasse più alte negli ultimi anni in Italia. E' quindi la fotocopia del film "La stangata", e mi auguro che la regia non sia del capogruppo Silenzi, perché se così fosse avrebbe scavato una bella fossa alla Giunta per prepararsi il dopo. Noi ci auguriamo che così non sia.
Fatta questa battuta che penso mi debba essere concessa e tornando al problema in discussione ci preoccupa quando alcuni consiglieri parlano di grande responsabilità e demagogia. Se questa manovra l'avesse fatta la Casa delle libertà, sicuramente oggi saremmo stati non solo circondati ma fatti anche prigionieri, perché è una manovra iniqua, pesante. Questa mattina c'è stata una dimostrazione del sindacato, ma abbiamo notato una grande assenza da parte della Confcommercio, della Confesercenti e degli stessi industriali che sono sempre i primi a darci delle lezioni, a bacchettarci puntualmente, ma di fronte a questa manovra tale silenzio, tale assenza preoccupano fortemente, perché avremmo voluto vedere queste categorie, soprattutto gli industriali che ci danno lezioni su come si governa e in alcune circostanze pretendono anche di sostituire la classe politica — questa famosa "società civile" — presenti in questa fase difficile. Invece notiamo una totale assenza, fatta eccezione per qualche articolo apparso sui giornali che più che altro sono richiami, non una lotta incisiva, non una spinta propositiva. Quello che preoccupa è il qualunquismo che si cerca di portare avanti dicendo "sia ieri, che oggi, che domani non si migliora".
Poniamo questa questione, perché la pressione fiscale è molto forte, pesante, quindi non riusciamo a capire come mai, all'infuori del sindacato questi organi che sono sempre pronti a discutere sulla viabilità, su altre tematiche che ritengono importanti per lo sviluppo delle Marche siano completamente assenti. Fra l'altro sono anche toccati in prima persona, perché ci saranno ripercussioni anche a livello occupazionale. Leggevo sui giornali che c'era preoccupazione che anche la permanenza della stessa azienda Merloni nelle Marche è messa in discussione per questi aumenti. (Interruzione). E' quello che ho letto. Penso che pagare miliardi di tasse per un industriale che dovrebbe fare investimenti e cerare occupazione sia un problema. Però c'è una totale assenza, significa che gli va bene. Ecco quindi l'interrogativo che anche noi, come Forza Italia ci dobbiamo porre: occupiamoci anche di questa società civile, verificando come interviene nel dibattito, vedendo qual è la proposta costruttiva per il miglioramento della nostra politica.
Alcuni colleghi non sono voluti entrare nello specifico, ma noi possiamo anticipare alcune cose di cui avevamo già parlato precedentemente e relative ad alcuni tagli. Ad esempio il discorso delle consulenze e degli incarichi. Abbiamo impiegato quattro Consigli regionali per nominare il dott. Graziano Pallotto, brava persona, con tutto il rispetto, però penso che di fronte a una manovra che dovevamo affrontare si poteva soprassedere come si sta soprassedendo ad altri due super incarichi — stando ad alcune voci — uno di centro e uno di sinistra, che fanno agitare qualche consigliere regionale o qualche assessore che non riesce a condurre in porto queste consulenze. E' quindi stata una manna, per qualcuno, questa finanziaria che ha stoppato queste due altre consulenze d'oro da aggiungersi a quelle precedenti.
Penso che il Presidente D'Ambrosio e la sua Giunta debbano fare una revisione di tutti gli incarichi esterni e di tutte le consulenze.
Occorre poi avere coraggio mettendo mano sull'utilizzo della auto a livello di missioni, perché a quanto mi è stato detto pare che fino ad oggi siano state fatte 2.500 missioni: a un milione per missione capite bene quello che porta. Bisogna rivedere il discorso dei viaggi all'estero, perché non si vede mai una relazione da parte di chi va all'estero a rappresentare non il Consiglio regionale ma le Marche. Vorremmo sapere qual è stato lo scopo, quali sono stati gli obiettivi, quali sono stati i risultati, verificando se questo tipo di viaggi sono utili o se non sia il momento di calmarsi.
E così per i convegni. Prima qualcuno parlava di convegni per centinaia di milioni. Penso che sarebbe il caso di rivedere anche questo discorso. Giornali e giornalini arrivano in grande quantità. Se vogliamo fare un'analisi seria di come tagliare penso che qualche centinaia di miliardi alla fine, fra consulenze e altro, vengano fuori.
Altro discorso riguarda la sanità. Non vorrei che i sindacati avessero alzato il tiro in questo momento, visto l'effetto ottenuto nei confronti della Giunta, solamente per diminuire il numero delle Asl da 13 a 4. Se così è, caro Presidente D'Ambrosio, è un falso problema, un falso obiettivo, perché così veramente non si vuol mettere mano al problema della sanità. Oggi nessuno ha parlato di queste problematiche, ed è strano perché si tratta solo di un accordo fatto tra la Giunta e i sindacati, senza le altre categorie. Questo infastidisce, non per quanto riguarda la correttezza, ma che Confindustria, Confartigianato, Casa, Cna e Confcommercio siano assenti da questo dibattito e non abbiano fatto un confronto serio con l'Esecutivo regionale stupisce. C'è qualcosa che non quadra, c'è qualcosa che non va. Non vorrei che alla fine anche gli industriali si accontentassero di passare a 4 Asl, pensando di risolvere così tutti i problemi della sanità.
Faccio alcuni esempi che possono essere considerati banali, ma che per me sono importanti. Con il nostro capogruppo Giannotti già dall'8 novembre avevamo iniziato un controllo delle Asl per gli anni 1998 e 1999, considerata una spesa per incarichi e consulenze. La prima è stata la Asl n. 8, circa 5.800 milioni. Se aggiungiamo gli anni 2000 e 2001 arriviamo intorno ai 15 miliardi. Solo la Asl n. 8. Prontamente l'assessore ha risposto in modo corretto, in base a quanto riferito dalla Asl, dicendo: "Dall'esame della documentazione inviata dal direttore generale della Asl n. 8 è risultato, a parte la perfetta coincidenza con le cifre indicate dall'interrogante, che solo poco più di 500 milioni annui sono attribuiti ad incarichi ed a rapporti convenzionali con privati e ricomprendono spese quali la difesa legale dell'azienda, la progettazione di opere edili, l'acquisizione di figure mediche, anestesisti per sale operatorie altrimenti difficili da reperire". Siccome la matematica non è un'opinione, se da 5.800 milioni togliamo 500 milioni, gli altri 5.300 milioni come sono stati spesi? Ecco che prontamente facciamo un'altra interrogazione, sempre a firma di Giannotti e Brini in data 8 gennaio, e non abbiamo avuto risposta a tutt'oggi, nonostante che Silenzi già un'altra volta aveva detto all'assessore "rispondi, perché sicuramente torneranno sull'argomento". Nonostante ciò abbiamo fatto un'ennesima interrogazione il 7 marzo (interrogazione n. 224) nella quale chiedevamo notizie anche per il 2000 e il 2001. E non abbiamo ancora avuto risposta.
Noi crediamo nella buona fede di chi amministra, sarebbe grave pensare il contrario, però siamo preoccupati che queste cifre non vengono fuori, perché dimostrare come sono stati spesi i soldi della nostra comunità penso sia un fatto non solo doveroso ma dovuto.
Non paghi delle denunce che abbiamo fatto a livello di "consulenze d'oro" abbiamo presentato il 4 giugno un'interrogazione sulla situazione economica delle Asl nella regione Marche a cui non abbiamo avuto ancora risposta a tutt'oggi, chiedendo se c'era stata una corretta gestione del personale basata sull'utilizzo di tutte le risorse umane disponibili, in considerazione del fatto che la collaborazione con gli esterni aveva determinato un aumento di deficit sanitario; se c'era stata una corretta procedura negli acquisti in considerazione della differenziazione dei prezzi da azienda ad azienda. Circa il secondo punto abbiamo letto sui giornali che la Giunta ha recepito tale richiesta. Questa interrogazione automaticamente può anche essere trasferita alle consulenze a livello regionale. Tutti questi famosi incarichi esterni le cui caselle penso siano state ormai riempite, portano a una riflessione: non sarebbe stato più coraggioso da parte della Giunta e della maggioranza dire "signori, fermiamoci, ragioniamo su dove si può tagliare e dove non si può tagliare". Chi parla è per la sanità pubblica, non per la sanità privata, perlomeno mettendo la sanità pubblica in competizione e in concorrenza con la sanità privata. Molto spesso viene criticata la Lombardia, e proprio recentemente abbiamo appreso — di questo si dovrebbe fare tesoro — che se nella regione Lombardia un semplice cittadino si presenta presso un ospedale a fare un tipo di esame e se entro 10-15 giorni questo ospedale non riesce a dare una risposta il cittadino si può recare da un privato a fare la sua analisi, il suo controllo e quel privato addebiterà all'azienda i costi di quel servizio. In questo modo si ottiene un servizio immediato, efficiente e una pronta risposta al cittadino. Bisogna quindi che cominciamo a ragionare, perché è molto facile dire "riduciamo le Asl", ma per che cosa? Dove ci si vuol portare? Quali sono gli obiettivi? Per non pagare i manager? Quando parliamo di riorganizzazione di ospedali bisogna che facciamo una riflessione seria, senza farci prendere dallo stato d'animo o dalla pressione di qualcuno, di una categoria, di un'associazione per cercare di demolire quanto di buono si è costruito anche in passato, perché già dei risultati queste aziende li hanno pur dati. Se poi il Presidente D'Ambrosio dice che questi manager non hanno dato quello che ci aspettavamo e che si auspicava è un'altra questione. Quindi cambiamo i manager, troviamo delle soluzioni più precise. Purtroppo il discorso della sanità l'abbiamo lasciato in questo momento tutto sul generico, tutto sul vago, non c'è stato un approfondimento serio, un dibattito serio in quest'aula per cercare di capire quali sono le proposte, le richieste, le aspettative. Ridurre i posti letto con tagli non significa risolvere il problema della sanità, potrebbe anche significare aggravarli. Quindi ragioniamo un po' di più su queste problematiche e se alla fine è necessario ridurre le Asl possiamo anche farlo. Con l'accorpamento delle Asl si chiudono anche dei servizi, perché l'abbiamo visto noi a Civitanova, e Silenzi le sa queste cose. l'abbiamo visto con il materno-infantile. Da quando Civitanova e Recanati sono un'unica azienda, si dice che con venti minuti si può raggiungere l'ospedale. E' questa la vostra politica? E' questo l'indirizzo che l'assessore dà al direttore sanitario?

FERDINANDO AVENALI. Così difendete i direttori generali, non i servizi.

OTTAVIO BRINI. Noi diciamo un'altra cosa. Ci sono degli "intoccabili" non nominati da noi, ma da voi.
Per quanto riguarda la sanità è sbagliato parlare di una privatizzazione totale, però non dobbiamo perdere di vista che la privatizzazione può essere anche una competizione con il servizio pubblico. Noi ci auguriamo che ci sia data la possibilità di confrontarci anche con i numeri, prima che la maggioranza decida su questo problema.
Il federalismo non deve essere inteso solo come aumento di tasse, ma serva a dare nuovi servizi e soprattutto maggiore qualità della vita e, nello stesso tempo tagliare i rami secchi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Era inevitabile che l’impatto con una manovra di questo genere suscitasse, sia da parte della minoranza che delle forze sociali ed economiche una ovvia reazione. E’ una manovra sicuramente pesante, di cui ci si fa carico, come maggioranza, in termini di responsabilità e di buon senso. Saremmo stati sicuramente molto più furbi se avessimo utilizzato altri strumenti, così come altre Regioni stanno facendo, ad esempio nascondere sotto la sabbia la vera realtà della situazione soprattutto sanitaria, e non solo, e attraverso i soliti artifici contabili che siamo tutti bravi a fare avere nascosto il deficit, evitando lo scontro. Invece questa maggioranza ha deciso di farsi carico della realtà di cui in parte è responsabile, ma che per larga parte si sta affrontando perché le condizioni legislative glielo impongono. Questa questione che da molti è strumentalizzata, nel senso che viene addotta come nostra scusante è la pura verità. Di fatto siamo arrivati ad una situazione molto delicata per quanto riguarda la sanità, di cui la maggioranza si fa carico, ma questa realtà è nata nel tempo e tuttora ne portiamo la responsabilità. Se avrò tempo vorrò ritornare sulle responsabilità rispetto alla sanità, che dobbiamo assumerci tutti, maggioranza e minoranza, talché — lo testimoniava l’ultimo oratore prima di me — appena si va a toccare qualche cosa della sanità, sia Asl, sia ospedale, sia distretto, per cambiare l’assetto, automaticamente si ergono steccati perché tutti corrono in difesa dello status quo. Ed è proprio per questo che oggi la maggioranza decide di affrontare seriamente il problema prendendosi tutte le responsabilità di fronte ai nostri elettori e a chi non ci ha votato, ma soprattutto responsabilità di fronte a tutta la comunità che in questo momento si trova a dover affrontare responsabilmente un carico fiscale che dovrà portarci a nuovi equilibri nei servizi sanitari e nelle dinamiche di bilancio.
Questo significa governare, questo significa prendersi le responsabilità. Ripeto, avremmo trovato altre scorciatoie, non è più tempo di scorciatoie in un momento in cui il federalismo diventa l’orizzonte con il quale dobbiamo confrontarci e in cui dobbiamo crescere di più come classe di governo di fronte alle nuove dimensioni di capacità di governo. Ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità sia rispetto agli equilibri delle risorse sia rispetto alle scelte che con quelle risorse dovranno farsi.
Questa mattina i vari interventi che si sono interessati a questa manovra sembravano riferirsi a un altro mondo. In effetti la nostra è una regione dove si sta bene, una regione che ha raggiunto delle performances sociali ed economiche di notevolissimo livello. Non a caso le statistiche che sono state proprio ieri pubblicate vedono le nostre città ai primi posti in Italia per vivibilità. Tutto questo è merito della società civile anzitutto, che ha saputo costruire gran parte di questo sviluppo, ma la presenza del pubblico, dai Comuni alla Regione ha saputo corrispondere a questa crescita e ha dato tono e vigore a questo sviluppo. Ecco perché le cose che questa mattina si dicevano sembravano rivolte ad un altro territorio. Le Marche sono una Regione forte e per questo ci assumiamo questa responsabilità di risanamento della sanità, che non è di carattere solamente finanziario ma che deve essere un riequilibrio delle risorse mantenendo i livelli di assistenza e soprattutto migliorando la qualità di questi livelli di assistenza.
Per quanto riguarda la sanità, credo che l’accordo dell’8 agosto con il Governo trasformatosi poi nella legge 405, mantiene la sottostima delle risorse dedicate alla sanità. Non è un caso che neanche nel 2004 riusciremo ad arrivare a quel famoso 6% che si auspicava dover raggiungersi entro breve tempo anche con il Governo di centro-sinistra, per fare in modo che questo settore sia destinatario di risorse conseguenti a dei livelli di assistenza più adeguati che non in passato. Questa sottostima porta la nostra sanità a dover scontare un deficit che automaticamente ci porta oggi a svolgere questa manovra.
Ma la situazione generale della sottostima della sanità non può nascondere la vera realtà della organizzazione sanitaria delle Marche. Le questioni di campanile e forse anche di demagogia, ci hanno portato fino ad oggi a dover mantenere in piedi in questa regione strutture che, se organizzate diversamente, avrebbero offerto un’assistenza migliore di quanto non lo sia oggi, e dobbiamo sottolineare che siamo oggi in presenza di livelli assolutamente accettabili di servizio di assistenza nella sanità, ma soprattutto avrebbero conseguentemente dato la possibilità a tutti noi di avere un bilancio diverso da quello che abbiamo avuto. Pertanto, migliore qualità e bilanci in equilibrio. Questa è la sfida che attraverso questa manovra noi ci assumiamo ed è grave sentir parlare di mettere le tasse di una manovra così pesante senza pensare a quello che già si è avviato, alla manovra che si è avviata nella riorganizzazione delle strutture sanitarie.
Allegato alla lettera di intenti di cui parlava questa mattina il collega c’è tutto un programma di risanamento calendarizzato che dovrà portarci proprio alla fine del 2004 all’”equilibrio di cui parlavo prima. E’ un’assunzione di responsabilità e di capacità di governo confrontabile, di una capacità di governo che deve prevedere un nuovo equilibrio alla fine del 2004 e che deve consentire alla fine di quell’anno la possibilità di arrivare ad un calo della pressione fiscale e ad una sostanziale rimodulazione della manovra che oggi stiamo affrontando. Questa è la scommessa che abbiamo fatto con i cittadini marchigiani, questo è l’impegno che ci prendiamo con loro, pertanto non è un impegno al buio, è un impegno preciso, e ci confronteremo anche con la minoranza da questo punto di vista perché ci sembra che appena si è parlato di riorganizzazione della sanità è cominciato uno scaricabarile, una rincorsa all’indietro che prevede sicuramente la difesa dello status quo piuttosto che l’assunzione di una pari responsabilità. Questo sarà il terreno su cui ci confronteremo, sia a livello regionale sia a livello locale, e vedremo poi, a livello locale chi correrà a difendere l’indifendibile. Lì ci misureremo e vedremo quale sarà la responsabilità di tutti nei confronti di quello che oggi dobbiamo fare rispetto al futuro della sanità e rispetto alla tutela dei cittadini.
Questa è l’assunzione di responsabilità che noi vogliamo prendere con i cittadini marchigiani, con le parti sociali che hanno subito convenuto con noi che a fronte della manovra doveva corrispondere un’assunzione di responsabilità che significava riordino, che significava riequilibrio.
Per quanto riguarda poi la manovra di bilancio, nessuno ha qui detto che siamo entrati in una nuova dimensione politica da parte delle Regioni, una dimensione politica che non ci consente più di utilizzare i vecchi sistemi finanziari che fino ad oggi potevano essere previsti dalla finanza regionale. In passato, si poteva — e l’abbiamo fatto anche per il bilancio preventivo 2001 — operare l’utilizzo dei mutui a ripiano, ma il 119 della Costituzione, così modificato non ci consente più di ripianare il bilancio con i mutui. Così come non è più possibile utilizzare la manovra dei residui perenti, perché li abbiamo esauriti. Anche questa è una manovra che tutte le Regioni hanno utilizzato finché hanno potuto. Dobbiamo far fronte alle nostre incombenze di bilancio attraverso tagli, ridimensionamento di spesa a sostanzialmente una diversa impostazione della contabilità.
Abbiamo approvato il nuovo schema di bilancio che sarà più leggibile da parte di tutti, e proprio attraverso la chiarezza andremo a fare questa operazione, prevedendo, accanto alla manovra delle “tasse” — così come vengono chiamate — dei tagli sostanziali. Non è possibile sentirci dire “avete messo le tasse senza comprimere la spesa”. L’impegno è di notevolissima portata. Noi dovremo comprimere la spesa per decine e decine di miliardi e ci confronteremo su questo nell’allestimento del bilancio preventivo, verificando, anche qui, la solita questione: chi ha più responsabilità? Quando si parla di bilancio siamo sempre accusati — anche in sede di assestamento — di bilancio in disequilibrio, salvo poi fare emendamenti al rilancio, nel senso che la minoranza, nonostante ci fossero problemi di equilibrio di bilancio ha sempre rilanciato in più nelle spese, mai in meno. Questo appartiene al gioco delle parti, ma siccome vogliamo parlare di responsabilità è chiaro che lì ci misureremo e vedremo se i tagli che proporremo soddisferanno il bisogno di rientro e la condivisione da parte della minoranza.
Sta di fatto che una cosa abbastanza precisa che è stata detta non è stata più ripresa dalla minoranza che non si fa carico della realtà di un bilancio regionale che risente della centralizzazione che sta attuando questo Governo. Pensate anche a quello che sta accadendo nei Comuni: i tagli apportati sono molto rilevanti, andate a sentire i vostri colleghi. Tra l’altro oggi si dice “voi caricate di tasse quando anche i Comuni stanno facendo lo stesso”. Ebbene, a fronte di impegni che anche a livello di governo locale si stanno prendendo, stanno venendo meno le risorse, quindi si deve far leva sulle dinamiche delle tasse locali.
Da questo punto di vista la Regione Marche non ha mai fatto ricorso alla leva fiscale in questi anni e oggi, se dobbiamo dire una cosa, è che probabilmente siamo stati poco avveduti sotto certi aspetti, perché non mettendo le tasse a tempo debito oggi dobbiamo farvi fronte tutto in una volta. Questa è la verità, perché altre Regioni hanno già da tempo fatto la manovra sul metano. Noi siamo l’unica Regione che applica la sovraimposta di 30 lire, le altre l’hanno tutte portata a 60 lire e nessuno l’ha detto. Così come altri hanno aumentato la benzina e noi non l’abbiamo toccata.
Ci sono anche delle questioni oggettive che purtroppo non vengono sottolineate, ma questo non fa comodo.
Da questo punto di vista dobbiamo tener presente lo sforzo che si è compiuto in questi anni e oggi, responsabilmente, facciamo fronte come meglio possiamo a esigenze di bilancio.
Da questo punto di vista l’appuntamento sarà quello del bilancio preventivo 2002: vedremo se i tagli che lì verranno fatti saranno digeriti sufficientemente anche da coloro che stanno in minoranza.
Voglio sottolineare la caratteristica di questa manovra che pochi hanno evidenziato. Nel fare confusione in maniera abbastanza strumentale, non si è fatto il giusto riferimento alla equità di questa manovra, nel senso che sì, facciamo carico temporaneamente al settore produttivo che per la verità ha tanto ricevuto dalla Regione, nel senso che si è fatta sempre una politica molto aperta nei confronti dei ceti produttivi, sia essi artigiani, sia essi industriali, sia essi del settore cooperativo. Chiediamo questo sacrificio temporaneo che speriamo possa calare sensibilmente alla fine del 2004. Per quanto riguarda la manovra Irpef credo che sia sotto gli occhi di tutti lo sforzo che si è fatto per fare in modo di pesare il meno possibile sui ceti più in difficoltà. E’ una manovra complicata, che noi abbiamo inteso portare avanti con responsabilità ma che ha questo segno inequivocabile: un segno di equità e un segno anche di responsabilità.
Questo è l’inizio di un cammino che durerà tre ani. In tre anni il Governo regionale dovrà provvedere al risanamento e in questi tre anni dovremo pensare, fatto il risanamento, a calare l’imposizione fiscale. Questa è la nostra promessa, questo è l’impegno che ci prendiamo con la comunità marchigiana, e siccome è un impegno valutabile, verificheremo alla fine del 2004 se gli impegni che oggi ci assumiamo corrisponderanno ad una forte capacità di governo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Ci sono occasioni politicamente così succulente che non riusciamo neanche a godere perché purtroppo vanno a cadere sulla pelle dei cittadini marchigiani, come ben raffigurato dalla nota frase “lacrime e sangue” ripetuta questa mattina.
E’ vero che politicamente questa è una morte annunciata, una situazione che da Cassandra avevamo più volte preannunciato, dissimulata completamente con grandi menzogne, con arroganza, spesso. Anche questa mattina vediamo degli atteggiamenti di derisione, di sottovalutazione della cosa, anche strafottenti, quando la situazione, il luogo, il momento non richiedono simili atteggiamenti ma vorrebbero un mea culpa grosso, profondo da parte della maggioranza e tanta serietà, tanto senso di responsabilità da parte di tutti.
I richiami alla demagogia sono fuori luogo, perché non possiamo tacciare puntualmente di demagogia tutta la sacrosanta legittimità dell’opposizione, anche la più pedante, anche la più ferrea, la più forte come oggi si impone: sarebbe venir meno al ruolo di minoranza, al ruolo di vigilanza, al ruolo di controllo che una minoranza ha assunto per preciso impegno elettorale nei confronti degli elettori. La demagogia l’avete fatta voi, anche ultimamente quando addirittura, per risanare il debito, avete provato a dire che la panacea poteva essere rappresentata dalla riduzione dell’indennità degli assessori e della Giunta. Noi ci siamo permessi di ricordare che questa era una goccia nel mare, che l’annuncio dato urbi et orbi in televisione doveva quanto meno, per serietà ed anche per rispetto istituzionale, essere preceduto da una regolare proposta di legge, perché mi risulta che solo con proposta di legge la Giunta possa proporre — non legiferare, perché ringraziando il cielo ancora la Giunta questo potere non se lo è arrogato e speriamo che non riesca a esautorarci di tutto nel prossimo Statuto, nel breve termine — al Consiglio di ridurre un’indennità che, comunque, sarebbe rimasta, come abbiamo più volte detto, uno scherzo e una portata in giro per i marchigiani, perché parlavamo di circa 200 mila lire mensili a persona e non credo che potevamo con questo raggiungere 500 miliardi. Quindi la demagogia allo stato puro l’abbiamo vissuta proprio in quel momento e la viviamo costantemente quando questa maggioranza, non sapendo cosa dire, ricorre a questi piccoli stratagemmi.
Siamo peraltro ancora in attesa di vedere questa proposta di legge di riduzione che non abbiamo esaminato e che in aula discuteremo. Io ho detto provocatoriamente “abbassiamoci tutti le indennità” per spararla più grossa, così, demagogia per demagogia, la minoranza la sa fare anche meglio della maggioranza.
Tornando alle cose davvero più serie, ritengo che questa manovra finanziaria rasenti interamente estremi rilevanti penalmente di condotta, quindi non puramente sanzionabili da un punto di vista amministrativo ma da un punto di vista penale. Quello che il codice penale chiama “dissimulazione dello stato di insolvenza”. E’ un presupposto di vari reati: presupposto del reato di bancarotta fraudolenta, presupposto del reato di truffa, presupposto del reato di insolvenza fraudolenza. La simulazione dello stato di debito in cui un’impresa per il codice civile — qui, purtroppo, una amministrazione — versa quando cela agli altri, con lo scopo di fare ulteriori debiti, con lo scopo di ottenere l’affidamento, la credibilità creditizia che non gli competono più, la propria situazione. E’ un atteggiamento deplorevole se non addirittura sanzionabile dal codice penale.
Questo è avvenuto quando ci avete detto che il bilancio godeva di ottima salute, quando avete detto, con la solita frase ricorrente, soprattutto nel presidente del gruppo Ds, della risatina e della demagogia, che parlavamo di qualcosa che non c’era. Addirittura avete redarguito Ceroni, l’ultima volta dicendo “non dire che il bilancio sia falso e contravviene a tutte le regole di trasparenza e di veridicità” che, sappiamo, sono le regole base della formazione dei bilanci privati e soprattutto pubblici.
Sappiamo anche, come ci ha ricordato Andrea Ricci, che il deficit è una situazione — dall’applicazione keynesiana delle teorie finanziarie, non di estrazione destrorsa culturalmente — quasi di normalità; non è altrettanto normale arrivare con l’acqua alla gola e risanare con il prelievo fiscale il deficit finanziario. Se vogliamo fare riferimenti alla dottrina economica dobbiamo dire che il ricorso al prelievo fiscale, quindi la manovra fiscale e finanziaria come manovra principe e una delle principali manovre della politica economica di uno Stato o di un Governo regionale è la manovra cui si ricorre in situazioni completamente diverse da quella che è la situazione economica della Regione Marche e anche dalla situazione nazionale di questa economia. Cioè ci si ricorre quando c’è una eccessiva espansione della domanda, quando bisogna contrarre la domanda, quando bisogna rastrellare denaro. Ci sono stati casi in cui le manovre governative hanno dovuto ricorrere a questo, in passato quando conoscevamo, ad esempio, l’inflazione a due cifre. E’ allora vero che a seguito di questa lievitazione di domanda occorre incidere con il prelievo fiscale, con la manovra fiscale. Non mi risulta che questa sia la situazione nazionale e regionale, non mi risulta che abbiamo problemi da inflazione, non mi risulta che abbiamo problemi da eccesso e sovrabbondanza di domanda: abbiamo, caso mai, problemi ben precisi di recessione economica o pseudo recessione alla quale, checché ne diciate ma smentiti chiaramente dai fatti, il Governo Berlusconi sta ponendo un freno, cercando di andare esattamente verso l’espansione della domanda che è quello che all’Italia serve. E voi vanificate qualunque risultato economico-finanziario che il Governo Berlusconi riuscirà ad ottenere, perché mi preme sottolineare, nonostante non ci sia presenza di pubblico, che qualunque cosa il Governo, in tema di espansione di domanda, quindi in tema di diminuzione di pressione fiscale riesca a fare, riguarderà le altre 19 Regioni ma sicuramente non potrà nel breve termine — perché mi auguro che la vostra vita politica e amministrativa sia breve — i marchigiani i quali avranno, da oggi in poi, un tale fardello regionale che non permetterà di godere di qualunque vantaggio fiscale il Governo nazionale potrà a fatica guadagnarsi e garantire agli altri italiani. Quindi, stiamo oggi mettendo una forte ipoteca sul nostro futuro che ci differenzia da tutte le altre Regioni pesantemente e in maniera penalizzante.
Se di Governo Berlusconi vogliamo parlare — sembra sia uno degli sport preferiti da questa maggioranza che addirittura, in maniera davvero ridicola imputa di tutto e di più ad un Governo in carica da pochi mesi — parliamone, e vediamo quale tipo di finanziaria questo Governo ha fatto, contraddicendo in pieno quanto è stato detto, soprattutto quanto è stato detto da Rifondazione comunista.
Ricordiamo qualche cifra. Il Governo Berlusconi ha svolto una manovra di 35.000 miliardi in finanziaria, ma gli italiani hanno potuto beneficiare soltanto di 9-10.000 miliardi, grazie alla voragine di 25.000 miliardi lasciata dal Governo Amato, con la quale abbiamo dovuto mantenere fede ai patti di stabilità europea, perché in Europa ci eravamo arrivati, ma con i debiti: 24.000 miliardi è quello che ci è costato il mantenimento di patti di stabilità con l’Europa che potevamo non rispettare, però abbiamo preferito, per essere europei ed europeisti fino alla fine, con grande senso di responsabilità, onorarli.
Con gli altri 10.000 miliardi — che sono quello che la manovra finanziaria ha portato agli italiani, nonostante la voragine trovata — non c’è stato un aumento minimo, neanche di una lira, di tassazione, né diretta né indiretta, e lascio a voi valutare il peggiore impatto nelle tasche degli italiani e degli imprenditori di quella indiretta che, sappiamo, è comunque la tassazione più iniqua: dopo questa viene quella proporzionale diretta, a cui pure siamo ricorsi con questa manovra. Ripeto, senza aumentare una lira di tasse. Non solo, ma osservando e rispettando gli accordi elettorali, perché — sono precisa, come precisi sono stati, nella menzogna, i colleghi della sinistra che mi hanno preceduto — dei 10.000 miliardi ne abbiamo avuti 3.500 riservati alla famiglia e all’aiuto delle famiglie, soprattutto quelle più numerose, mediante aumento delle detrazioni; 5.000 miliardi sono serviti per portare le pensioni minime ad un milione e ieri questa cosa è passata alla Camera.. La sinistra non era riuscita a farlo, né si è mai sognata di prometterlo, perché l’attenzione della sinistra va verso l’alta finanza, da tempo, tanto che non appena abbandonati dal “padrino”, abbiamo visto alla fine Agnelli & C. cosa stanno facendo. Gli ultimi 1.500 miliardi di questi 10.000 sono stati riservati, invece, ad un investimento ben preciso in favore della sicurezza, del potenziamento dei presidi di polizia e quindi della giusta gratificazione delle forze di polizia.
Queste sono le cifre. Se poi vogliamo parlare anche dell’imposta di successione facciamolo, diciamola tutta: per l’80% l’imposta di successione — questo risulta da statistiche e da studi ben precisi fatti, non inventati da me — era pagata da coloro che si trovavano nella fascia di estensione da 200 a 300 milioni, quindi coloro che morivano e lasciavano magari alla famiglia l’appartamento o la casa, perché 200-300 milioni è l’importo dell’appartamento che si lascia ai propri figli. I vari Berlusconi, i vari Paperoni o i vari ricchi italiani, già non pagavano la tassa di successione direttamente, perché sappiamo benissimo quanti stratagemmi sopportati dal codice civile possono essere trovati: sono note le società di comodo e di compiacimento, sono note le Spa, sono note le donazioni chiamate in mille modi, è noto come il ricco sappia già prima evadere e non pagare la tassa di successione. Dubito che Berlusconi, Agnelli o altri ricconi italiani beneficino oggi della legge che, secondo voi, si sarebbero fatti pro domo loro. Io ritengo invece che, se è vero quel sondaggio che vi ho detto, proprio i piccoli proprietari ne beneficeranno, coloro che magari lasciano ai propri figli o ai propri nipoti la casa, perché con 200-300 milioni più che di casa non si può parlare. Per il resto abbiamo la parcellizzazione in società di capitali dei propri averi, dei propri possedimenti, quindi sapete benissimo come fosse esente già da prima il trasferimento di azioni. Certo l’azione non la fa il proprietario terriero, non la fa il piccolo, il nonno che lascia la casa al nipote.
Ulteriore cosa, se vogliamo parlare di demagogia, è come la sinistra intendeva prima del Governo Berlusconi aiutare gli italiani. La manovra elettorale del bonus fiscale grida vendetta al cospetto di Dio, perché sappiamo benissimo che ha elargito 100-150 mila lire a famiglia con il criteri peggiore di giustizia ed equità fiscale, quello di dare a tutti poco e a tutti qualcosa, cosicché ci siamo trovati noi, sicuramente non bisognosi, ad avere le 150-200.000 lire di bonus fiscale come la famiglia che guadagna i 10 milioni o come i pensionati minimi che addirittura ne guadagnavano 8 all’anno. Quella è demagogia; demagogia è anche non rispettare le differenze, non tener conto che bisogna incidere su determinate fasce, lasciando perdere l’elargizione munifica che abbiamo visto essere addirittura il cavallo di battaglia di Rutelli in campagna elettorale, con la quale ha concluso la sua opera l’ultimo Governo.
Abbiamo parlato da sempre — io dai pochi mesi che mi trovo qui, ma sicuramente i miei colleghi da sempre — degli sprechi che caratterizzano questa Regione. Lì avremmo voluto, anziché avere da parte vostra la dissimulazione di questa insolvenza, maggiore attenzione, un intervento più incisivo. Quando, nell’ultimo Consiglio, abbiamo parlato del bilancio del Consiglio regionale stesso, sembrava che i pochi di noi che avevano affrontato l’argomento — perché non è solo la Giunta a sperperare, è anche il Consiglio regionale nella sua rappresentanza massima dell’Ufficio di presidenza — fossero visionari. Non facevamo altro che riferire quanto, a quattr’occhi, dicono tutti i consiglieri ma poi, ovviamente, nel consesso regionale è più difficile dire. Parlavamo anche di 2.300 chiamate, in un anno, di auto di servizio: vuol dire che giornalmente vanno in giro 5-6 macchine o comunque 5-6 volte vengono “staccate”. Mi chiedo dove vanno: forse girano a vuoto, ma di sicuro non abbiamo riscontro di quello che vanno facendo.
Non mi si può dire, collega Avenali, che si possa confondere, se non portandoci in giro, la permanenza di una Asl con la sua dirigenza. Problema che non mi riguarda, perché io non ho mai avuto alcuna remora a fare nomi e cognomi, individuando i colpevoli di una dirigenza — parlo della Asl di Fermo in particolare, la mia — che non può trincerarsi dietro il mandato politico della Regione ma che deve pagare anche in prima persona e che non ha mai pagato. Mi auguro che quello di Fermo sia il primo caso di rimozione — forse ci siamo arrivati vicini, dato che siamo a metà mandato e questo direttore generale è soggetto a verifica — e comunque sarebbe il primo caso. Questo vuol dire che fino ad oggi i direttori generali, secondo la Giunta, hanno bene operato; significa che abbiamo sancito quel principio di irresponsabilità totale dei direttori generali; significa anche che le Giunte hanno puntualmente approvato i loro bilanci, quasi sempre rispedendoli per una o due volte al mittente, facendo quella farsa dell’interlocutoria, però puntualmente approvandoli. Quindi questi direttori per la Giunta vanno, bene, forse vanno bene anche per qualcun altro, di sicuro non vanno bene per Alleanza nazionale che non ha problemi, anche se è antipatico fare nomi e cognomi.
Qui, forse, bisognava intervenire prima di vuotare le tasche degli italiani. Un periodo di prova l’avremmo voluto, però ci troviamo a un anno e mezzo dall’inizio della legislatura, è l’anno migliore, politicamente, secondo i vostri calcoli, per fare la stangata fiscale, perché siamo abbastanza lontani dal bilancio elettorale con il quale siete entrati in Regione e siamo lontanissimi, secondo voi — ma non illudetevi — dalla scadenza del mandato, cosicché ci saranno, secondo il vostro ragionamento di opportunità politica, ancora due anni e mezzo per riguadagnare il terreno perduto e la grossa impopolarità che vi deriverà da questa manovra. Credo che questa volta i conti siano stati sbagliati, perché è vero che siamo distanti dalla scadenza naturale della legislatura, ma è vero anche che quella scadenza naturale probabilmente verrà anticipata grazie a questa manovra che ponete in essere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Sono sconcertato dai resoconti della stampa. Tu, Procaccini, sei intervenuto questa mattina sulla manovra? C’è lungo intervento dell’Ansa...

OTTAVIO BRINI. Perché gli funziona la segreteria...

ROBERTO GIANNOTTI. Ah... Io sono molto preoccupato per il contesto in cui si colloca questo dibattito. Registro, con amarezza, una disinformazione dei media che dire preoccupante è poco. Una disinformazione che ha coinvolto, oltre il “bollettino locale” de L’Unità — mi riferisco evidentemente a Corriere Adriatico, perché questo giornale è ormai diventato una dipendenza regionale... (Interruzione). Ma anche altri strumenti di informazione importanti come la Rai e come Il Messaggero. Non so secondo quale criterio oggi hanno enfatizzato le iniziative...

FERDINANDO AVENALI. Hai dimenticato Il Resto del Carlino...

ROBERTO GIANNOTTI. No, non l’ho dimenticato, ma secondo me fa informazione corretta, legge la situazione così com’è. Come credo che non sia molto corretto, con tutto il rispetto per la professionalità dei giornalisti e di chi scrive il titolo, Il Corriere Adriatico: “Irpef: pagheranno i più ricchi. Diminuiscono Irap e bollo auto”. E’ una mistificazione. Di fronte ad un appesantimento della situazione finanziaria dei marchigiani si arriva a dire che diminuiscono Irap e bollo auto. Qualcuno mi deve spiegare com’è possibile che aumenta l’Irap dello 0,9, aumenta il bollo auto dell’8% e c’è una diminuzione. Rispetto a che cosa?
Credo che ci sia una grande enfatizzazione della Giunta, ci sia una grande confusione sui dati della manovra, ci sia una strumentalizzazione che modifica le conclusioni della Giunta. Questo volevo dirlo, perché anche chi svolge un ruolo importante qual è l’informazione deve attenersi ai fatti e i fatti sono quelli che sono.
Oggi siamo chiamati a discutere una situazione grave, gravissima della nostra regione. Non a caso molta parte della realtà economica della regione stessa ha detto che siamo in una situazione che equivale — e noi condividiamo — alla bancarotta. Di fatto noi, oggi, registriamo un dato finanziario di questo tipo. Abbiamo detto e diciamo — l’ha detto con molta proprietà il collega Brini nel suo intervento — che oggi registriamo questa che è la logica conclusione del festival degli sprechi, perché questa è l’esibizione a cui ci è stato dato di assistere in questi anni da parte della Giunta regionale: una esibizione ed un malcostume che abbiamo richiamato in questi anni.
Il collega Ceroni ha detto che si è speso a man bassa, onorando, magari, anche qualche impegno elettorale, senza alcuna preoccupazione di garantire l’equilibrio del bilancio. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: 2.650 miliardi di debito consolidato, fra esposizioni e mutui attivati. Nessun’altra Regione si trova in questa condizione, quindi smettiamola, è più che pretestuoso, Franceschetti, chiamare sempre in causa gli altri, in questo caso richiamando la responsabilità esterna del Governo o di chi non lo so: forse di Spacca e di Rochi che facevano parte delle vecchie Giunte di centro-sinistra? Mi sembra un’operazione di dietrologia politica che non vi appartiene e che non è corretta.
Rimane il dato drammatico di cui oggi noi tutti dobbiamo prendere atto: che a oggi ogni marchigiano ha un debito pro-capite, rispetto alla mala gestione della Regione, di due milioni di lire.
Quali sono le cause di questo disastro finanziario senza precedenti? L’abbiamo detto, ripetuto e lo ripetiamo: la gestione irresponsabile dei servizi sanitari, del sistema sanitario, che si è fatta in questi anni. Mi dispiace collega Melappioni, non sono d’accordo, anche se posso sforzarmi e riconoscere che qualcosa in più rispetto alla gestione clientelare e disastrosa di chi l’ha preceduto lei ha fatto, però rimane una gestione irresponsabile della sanità marchigiana, che ha prodotto e sta producendo guasti forse irreparabili sul piano della qualità dei servizi ma soprattutto sul piano dell’indebitamento
Circa la mala gestione della macchina amministrativa e del personale non vorrei tornare a richiamare atti pesanti assunti dalla Giunta come la “rottamazione” dei dirigenti, l’acquisizione di professionalità esterne, cioè i super dirigenti assunti con contratti lautamente pagati, la politica rispetto ai lavoratori socialmente utili. Non è una polemica riferita alla corresponsione di un’esigenza, ma al fatto che si è appesantita la gestione della sanità, provocando e determinando l’assunzione di 20-30 nuovi impiegati provenienti della file dei LSU alla Asl di Urbino, quindi sistema sanitario regionale. Per non parlare degli sprechi. L’ha detto il consigliere Brini, ma è uno dei motivi ricorrenti di questo dibattito: 14,5 miliardi di spese per consulenze, fino ad oggi; consulenze per lo più inutili e spessissimo targate politicamente, cioè professionisti compiacenti, anche se molte volte non in possesso delle capacità e delle qualità per produrre risultati.
Una gestione disinvolta degli apparati strumentali nel campo delle politiche industriali, che mette in discussione la compatibilità di certe politiche, rispetto alla quale non ho mai sentito un giudizio di verifica costi-effetti. Quando mai abbiamo discusso sulla corrispondenza reale, rispetto al tessuto produttivo regionale, di alcuni strumenti di questa natura?
Una situazione, quella che ho cercato di riassumere, che ha posto anche un problema serio — e mi dispiace che non sia presente il Presidente D’Ambrosio — cioè la trasparenza di questa Giunta regionale. In questi mesi è crollato un mito. Questa Giunta aveva fondato la propria credibilità sulla trasparenza, una trasparenza che in questa fase è venuta clamorosamente meno. Prima negando ripetutamente, come Giuda, i termini della voragine finanziaria, la parola d’ordine era “non esiste, siamo sanissimi”. L’ha detto oggi anche l’assessore Melappioni, forse confondendosi e pensando di essere l’assessore alla sanità dell’Emilia Romagna o della Regione Veneto, ma non è così. Oggi si tergiversa sui numeri del deficit. La Giunta regionale non ha, in nessuno dei documenti prodotti fino ad oggi, detto chiaramente qual è l’entità del deficit regionale. Sfido chiunque ad affermare il contrario.
E allora chi ci garantisce rispetto alla reale entità del disavanzo regionale? Noi vogliamo qui lanciare una sfida al Presidente D’Ambrosio, se è veramente l’uomo che doveva garantire la trasparenza della gestione amministrativa di questa Regione dopo i fatti di Tangentopoli. Venga in quest’aula e dichiari pubblicamente qual è la situazione finanziaria, qual è l’esposizione finanziaria della Regione Marche. Credo che questo sia un atto più che doveroso nei confronti dei cittadini marchigiani nel momento in cui chiediamo di sopportare questo sacrificio. Non si può pretendere dai propri familiari di rispettare un impegno e di rispondere a un impegno senza essere chiari circa l’indicazione dello stato di necessità.
Ma soprattutto nessuno, nemmeno D’Ambrosio, ha avuto il coraggio di venire in quest’aula a specificare le cause che hanno generato questa situazione. Leggo solamente un riferimento generico alla sanità, ma non ho sentito, non ho letto nessun riferimento ad altre cause che hanno concorso a determinare questa situazione.
Forza Italia si sarebbe aspettata un’azione di risanamento di ampio respiro, con tempi e modalità precise e con verifiche cadenzate. Invece ancora una volta si chiedono sacrifici sulla base di impegni generici. In sostanza si popone una manovra parziale che richiederà altre manovre, perché questa è la strada verso la quale siamo avviati. Una manovra costruita essenzialmente sull’incremento del gettito fiscale, una manovra che non affronta i nodi di fondo, in primo luogo quello della sanità, una manovra insufficiente sul piano del rigore più che dovuto nel momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini. Una manovra che scarica tutto il peso della crisi finanziaria della Regione sulle famiglie e sulle imprese. Questa è la realtà dei fatti. Una manovra che, attraverso gli aumenti dell’Irpef e del bollo auto colpisce indiscriminatamente le famiglie marchigiane. Solo in extremis, e per fortuna, si è ripensato l’intervento che non prevedeva la progressività dell’imposta e che, oltre a essere ingiusto, era anche illegittimo. Avete iniziato l’apertura di un contenzioso che non so dove vi avrebbe portato.
Un intervento, amici della maggioranza, che non ha esempi nel resto d’Italia. E tanto per essere chiari vediamo da vicino quello che hanno fatto le altre Regioni. La Lombardia ha aumentato l’Irap dell’1% solo per il settore del credito e delle assicurazioni. Ha modificato l’addizionale Irpef differenziandola per fasce di reddito. L’Umbria ha aumentato l’Irpef dello 0,20. Il Veneto ha diminuito l’Irap alle fasce deboli, c’è un intervento addirittura regressivo sul piano del tributo; l’Irpef e le accise sono rimaste immutate. La Toscana ha diminuito l’Irap alle fasce deboli; l’Irpef è rimasta immutata. L’Emilia Romagna non ha toccato l’intervento Irpef ma ha solamente diminuito l’Irap per le fasce deboli. La Regione Lazio ha rimodulato, senza aumentare, le aliquote dell’addizionale Irap, introducendo una riduzione per l’industria, l’artigianato, per le costruzioni e il commercio. Questo è il quadro nazionale rispetto al quale noi registriamo ben altri atteggiamenti. Un intervento che ha colpito, attraverso un improprio, ingiusto aumento dell’Irap, la vita, la gestione delle imprese; un intervento massiccio, che prevedeva nell’ipotesi dell’1%, 208.453 milioni, con indici abbastanza alti, che non ha distinto e che non ha tenuto conto di alcune questioni di fondo. Come si fa a non tenere nella dovuta considerazione la situazione di crisi di uno dei settori portanti dell’economia marchigiana come il turismo, che è stato equiparato agli altri, rispetto al quale nulla si è detto? Abbiamo previsto delle fasce di favore, legate al terzo settore, man on c’è stato uno sforzo, si è costruita, sostanzialmente, questa manovra sul gettito dell’Irap, in aperta controtendenza sia rispetto alle scelte del Governo, sia rispetto a quanto disposto e fatto da altre Regioni.
Gli effetti di questa manovra credo che siano ovvi, scontati, solamente alcuni giornali e forse la Rai non li colgono: ogni famiglia marchigiana avrà, come “dono di Natale”, una mazzetta di cambiali da 1,5 a 3,5 milioni, perché questo è il dato. Ogni impresa dovrà contabilizzare nel proprio bilancio un aggravio superiore al 200%. In una fase riflessiva che attraversa il ciclo economico, che renderebbe opportuno un incremento dei consumi proprio per far ripartire l’economia, la Giunta delibera una manovra che rallenta i consumi e che deprime ulteriormente l’economia regionale, creando così nuovi problemi sociali che si ripercuoteranno inevitabilmente sul tenore di vita dei marchigiani.
Ne derivano alcune conclusioni. Questo Governo regionale è alla deriva, è un Governo senza una guida politica. Il presidente del gruppo Ds Silenzi può anche arrampicarsi sugli specchi: il dato di fondo è che probabilmente qualcosa è impazzito in questo meccanismo... (Interruzione del consigliere Silenzi). Tu puoi prendere per i fondelli qualunque persona ma non in questi termini e non di fronte all’evidenza dei fatti. Che il Presidente della Giunta non risponda al tuo partito è un dato ovvio, scontato, che anche i ciechi hanno visto. Questo è un Governo esposto...

GIULIO SILENZI. E’ indipendente.

ROBERTO GIANNOTTI. Questo è un Governo esposto alle razzie quotidiane di Rifondazione comunista, alle imposizioni, perché se andate a pensare la manovra finanziaria di fine anno in questi termini, colpisce a partire dalle scelte che vi sono imposte dai “rifondatori”, con i democratici di sinistra in ripiegamento ed appostati in retrovia. Perché l’altro dato politico è che l’altro gruppo di maggioranza, i democratici di sinistra non svolgono un ruolo di guida di questo Governo regionale; con i centristi del Partito popolare, de La Margherita, dell’Udeur marginalizzati nelle scelte di fondo e di contenuto. L’impostazione di questa manovra ne è una dimostrazione.
Ma attenti, questa manovra segnala una precisa scelta di campo sul piano sociale che contraddice i programmi elettorali del centro-sinistra e le scelte contenute nella mozione programmatica, per favorire una realtà sociale che non c’è nelle Marche e che comunque non è predominante nel tessuto della regione. Una manovra che realizza uno spostamento degli equilibri nei confronti del corpo sociale e che si traduce in una pesante penalizzazione dei ceti medi e delle imprese, da sempre punto di riferimento quasi esclusivo di questa maggioranza. La scelta che avete fatto è una rottura con la maggioranza dei marchigiani, con il ceto medio che per tanto tempo è stato la vostra stampella e che vi ha consentito di governare perché la sinistra da sola, in questa regione non avrebbe mai avuto la forza di governare.
Noi faremo ostruzionismo fino in fondo, onoreremo fino in fondo la responsabilità che ci è stata affidata dagli elettori per non far passare questa manovra. E non fateci ridere con il ricatto che butteremmo a mare 210 miliardi: non faremmo il nostro dovere se non facessimo il tentativo di non far passare questa legge iniqua. Questa legge non deve passare perché penalizza le famiglie marchigiane.
La proposta sulla quale vi sfidiamo è una: abbiate il coraggio di spogliarvi di tante convenienze ideologiche e di tanti opportunismi. Abbiate il coraggio di fare con noi una scelta di equilibrio. Servono 210 miliardi per onorare i vincoli della legge; facciamo una manovra di 210 miliardi: 100 miliardi di entrate, 100 miliardi di tagli. Questo è il coraggio che dovete avere, questo è quello che dovete ai marchigiani. Dobbiamo insieme costruire le condizioni, e noi l’abbiamo proposto. Abbiamo proposto di ridurre il 50% dell’aumento che avete previsto dell’Irpef, abbiamo proposto di sospendere l’intervento sull’Irap, agganciandola al provvedimento sul bilancio di previsione, puntando al recupero delle risorse necessarie e non a creare nicchie clientelari da cui astrarre per finanziare progetti e strategie politiche. Questa è la nostra proposta.
Se su questa posizione c’è un margine di possibilità di discussione e di accordo, allora anche i lavori di questo Consiglio potranno continuare serenamente, altrimenti se guerra volete guerra sia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Proverò a svolgere un ragionamento politico, perché la situazione in cui ci troviamo è politica e non tecnica. Ed è per questo che il gruppo regionale dei Comunisti italiani esprime una forte preoccupazione per le politiche economiche e sociali del Governo che tendono a smantellare lo Stato sociale. Dai diritti dei lavoratori alla sanità e alla scuola pubblica è in atto un vero e proprio cambiamento di valori e di diritti. In questo contesto caratterizzato da lamenti di vero e proprio regime i Comunisti italiani a loro volta esprimono un'altra preoccupazione su come, a livello regionale si è giunti a varare la cosiddetta manovra economica riferita al debito sanitari e non solo, con una rottura con il sindacato che doveva essere evitata. Infatti la Giunta non solo ha sottovalutato il ruolo dei sindacati, ma ha cercato la rottura con uno sterile movimentismo di palazzo sulle vertenze di crisi aziendali. Purtroppo, neanche una di queste crisi è stata risolta.
La manovra finanziaria, di per sé necessaria, è stata preparata male ed annunciata peggio, con una rottura sociale che, ripetiamo, andava evitata, che ha portato ad una drammatizzazione tra la popolazione.
La legge impone che il deficit sanitario vada ripianato attraverso la tassazione imposta dalle Regioni. Tutto ciò si sapeva, per cui è stato perso troppo tempo. Nella fase in cui si è discusso nella maggioranza e non solo i Comunisti italiani, a differenza di tutti gli altri non hanno espresso né anticipato posizioni ed hanno sempre teso, e tendiamo, alla ricerca di un sintesi nell'interesse dei cittadini e di questa esperienza legislativa e amministrativa di centro-sinistra. Nel merito abbiamo dato un contributo per concretizzare una scelta volta a mantenere e migliorare i servizi sanitari attraverso un prelievo finanziario socialmente equo, teso anch'esso ad esentare dagli aumenti i pensionati e i redditi bassi e a non aumentare né la benzina né il metano. Le proposte dei Comunisti italiani unite a quelle degli altri gruppi della maggioranza sono state accolte e fanno parte della delibera della Giunta regionale. Per l'Irpef si esentano dall'aumento con un meccanismo perequativo di giustizia sociale i redditi fino a 30 milioni, l'Irap esenta diverse tipologie produttive e, rispetto a quello che era stato annunciato — non più l'1% ma lo 0,9 — l'aumento del bollo non interviene più sul 10% bensì sull'8%. Queste misure sono state migliorate anche grazie all'azione, alla battaglia unitaria dei Comunisti italiani.
E' stato drammatizzato in maniera impropria anche il debito sanitario che per il 2001 è di circa 210 miliardi di lire, perché in realtà, cari colleghi della minoranza e del Polo, chi pensa ad una sanità autofinanziata a pareggio, vuole, in realtà una sanità per pochi ricchi e privatizzata e chi continua a dire che centro-destra e centro-sinistra sono uguali, forse non vuole accorgersi che i Governi di centro-sinistra avevano tolto i tickets e questo Governo di destra impone alle Regioni lo smantellamento della sanità pubblica e attacca i diritti dei lavoratori.
Certo i Governi di centro-sinistra hanno avuto dei limiti, noi stessi li riconosciamo, assumiamo le critiche per i ritardi e le lentezze, tuttavia se tutta la sinistra avesse avuto questa impostazione unitaria, a quest'ora non governerebbero né Berlusconi, né Fini, né Bossi, perché la sola scelta movimentista senza sbocchi politici intesi come politica di alleanze, senza una prospettiva di governo intesa come politica per cambiare le cose esistenti non porta alla rivoluzione bensì alla disperazione e si è costretti a ripiegare su accordi non strategici ma fintamente programmatici, perché si è costretti a vivere e talvolta a sopravvivere. Questa condizione di ripiego programmatico e non strategico non evita il distacco con il mondo del lavoro, con i sindacati, anzi essa li sollecita perché è più riferita alle regole della gestione che a quelle della politica e della strategia.
In generale, ma anche qui nelle Marche si è verificato questo. Assumendo il caso per caso da parte di alcune forze, in realtà si opera e ci si adopera in pieno nell'ottica di tipo federalistico. Caso per caso, come d'altro canto la visione istituzionale che si disinteressa dal movimento rinsecchisce. Questo è, forse, il caso delle Marche. I nostri numeri piccoli — anche se qui nessuno può dirsi un gigante — ma soprattutto il nostro stile pacato non ci fanno porre ricatti ma questioni unitarie, serie, perché esiste in politica — e noi siamo spietatamente realisti — il tempo di contare i seggi, i collegi, i consiglieri, ma c'è anche un tempo per contare il fatto della serietà, di verificare i comportamenti, l'affidabilità, la visione di prospettiva, perché dobbiamo parlare e ragionare insieme su come sviluppare questa esperienza feconda, unitaria nelle Marche. E quando diciamo di verificare lo stato dei rapporti nelle Marche non parliamo di Regione solo intesa come Giunta e Consiglio ma parliamo di Regione come sistema di alleanze tra le forze del centro e della sinistra che vanno verificate. Questo stato di alleanze, ripetiamo, va verificato. Vanno superate impostazioni qua e là presenti di gravissima emarginazione verso i Comunisti italiani, e lo diciamo senza alzare la voce. Se qualcuno tra i nostri alleati pensava — certo in buona fede — che il nostro pur piccolo partito si sarebbe sciolto, sarebbe confluito da qualche parte, diciamo loro che non è così, non sarà così, anzi il nostro congresso ha rafforzato l'identità, il programma e l'ideologia di questo nostro partito, e confidiamo anche che attraverso l'iniziativa politica si possa rafforzare anche il consenso.
Non so se altri si scioglieranno. I Comunisti italiani certamente no. E deve essere altrettanto chiaro, cari colleghi e compagni della maggioranza, che la nostra critica, anche aspra, è senza secondi fini, perché non deriva dal fatto che noi non siamo in Giunta, poiché sentiamo questa come la nostra Giunta, perché sentiamo questa maggioranza come nostra e la vogliamo sviluppare, ma la nostra critica deriva dai fatti, da questi fatti che, se dovessero continuare allontaneranno ulteriormente le Marche dalle popolazioni amministrate e dal popolo che hanno dato un consenso a queste forze democratiche di sinistra e di centro. Dobbiamo guardare alla prospettiva, perché in realtà le azioni concrete che oggi siamo a criticare hanno allontanato "Marche democratiche" dal loro programma, in particolare su un punto strategico: quello del rapporto con la società esterna, con il mondo del lavoro, con i sindacati, con il sistema degli enti locali, tanto da giungere ad una grave, anzi gravissima crisi di rapporti. Occorre aprire una vera e propria verifica di massa per riscoprire, riaggiornare un rapporto fecondo che non vuol dire assolutamente no — noi siamo rispettosi dei ruoli — che non vuol dire condivisione totale di merito reciproca, ma partecipazione dialettica, coinvolgimento attivo e costruttivo per un obiettivo comune: quello al tempo stesso di mantenere un contesto democratico e risolvere i problemi dello sviluppo e dei lavoratori in una situazione di attacco dove le destre governano il Paese.
Noi Comunisti italiani sosterremo con forza questa manovra proprio per questo. Anzi, proprio per questo chiediamo al Presidente una risposta, oggi, a quello che noi poniamo. Riconfermiamo piena fiducia al Presidente D'Ambrosio, anzi vorremmo ricordare che furono proprio i Comunisti italiani per primi, e all'inizio i soli, a sostenerlo, a dargli fiducia, a ricandidarlo quando c'erano ipotesi diverse nello scenario. Sin dall'inizio abbiamo fatto questo, ed anche per questa coerenza gli chiediamo una risposta, non nell'interesse nostro ché sarebbe piccola cosa, ma nell'interesse dei cittadini.
I Comunisti italiani hanno nella loro strategia l'intesa delle forze democratiche contro la destra e non si atteggiano a caso per caso a seconda della convenienza. Contesto e oggetto, vorrei ricordare agli smemorati, nella cultura dei Comunisti italiani non sono stati mai separati. E' per questo, per rafforzare l'esperienza di "Marche democratiche" che poniamo l'esigenza di una seria verifica politica per ridare slancio all'azione della Regione, per superare impostazioni assessorili e coinvolgere appieno tutte le forze della coalizione. Occorre definire prima possibile la struttura del nuovo bilancio che deve convergere sempre di più allo Stato sociale. Occorre dare piena attuazione al piano sanitario regionale in tutte le sue parti, compreso il "sottoprogramma Ancona", non intesa questa parte come una sterile e velleitaria lotta contro il capoluogo regionale bensì per qualificarla, per ridare slancio alle prestazioni specialistiche che debbono essere di visione regionale e liberare risorse economiche, saperi a favore degli entroterra, della sanità popolare.
Occorre — e non c'è ancora una risposta precisa su questo — ridurre i finanziamenti alle cliniche e alle strutture private, eliminare gli sprechi, i doppioni, le consulenze improprie, accorpare il più possibile fino all'azzeramento le aziende ospedaliere. I Comunisti italiani sono e saranno contrari a ridimensionare le strutture e gli ospedali pubblici se si dovesse continuare, mentre si continua, a finanziare le cliniche private. Noi, in questo passaggio difficile richiamiamo tutti i partiti del centro-sinistra al senso di responsabilità complessivo, superando impostazioni sbagliate, di autosufficienza, che stanno indebolendo l'Ulivo in importanti istituzioni delle Marche. I Comunisti italiani esprimono al tempo stesso anche la loro continuità di comportamenti seri e leali. Pur criticando il metodo e la carenza di direzione politica di questa manovra, essi non si sottraggono di certo a dare un consenso a questa manovra anche difficile ma socialmente equa, di grande equità sociale in questo Consiglio regionale.
Quindi il gruppo regionale del Pdc voterà questa manovra. Ciò non significa — mentre indichiamo anche il ruolo importante del sindacato e delle associazioni di massa che, anzi, invitiamo noi e sollecitiamo ad una vigilanza critica, anche, sull'attuazione della manovra — che ognuno debba rinunciare ai propri ruoli, anzi siamo noi in questa fase dove le rappresentanze sociali e politiche di massa forse si sono indebolite, o in alcuni casi quelle politiche non esistono più, a volere che il sindacato dei lavoratori rimanga un insopprimibile strumento di difesa e di lotta dei lavoratori, dei pensionati e delle donne.
E' sconcertante e del tutto fuori luogo, anzi è grottesca la posizione della destra che in questo Consiglio regionale fa finta di difendere le masse popolari, i più deboli quando, a livello nazionale, il vostro Governo taglieggia lo Stato sociale, annulla i diritti dei lavoratori, privatizza la scuola, la sanità, taglia lo Stato sociale, riduce i finanziamenti ai Comuni, alle Province e alle Regioni. Ci sono vere e proprie avvisaglie di regime, ed è per questo che di fronte al pericolo della destra non esiste mai un duplice binario: si può essere allertati in Ancona e sottovalutare il fatto a Roma. Non siete credibili, cari colleghi della Casa delle libertà, ma non per questo non siete pericolosi, anzi è per questo che noi rinnoviamo l'invito all'unità, in primo luogo delle forze di sinistra ma di tutte le forze democratiche contro questa destra pericolosa nelle Marche e al Governo nazionale, perché anche qui, dopo tanti anni abbiamo rivisto sventolare in quest'aula che dovrebbe essere un'aula e un consesso democratico, i simboli fascisti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, colleghi, siccome gli interventi fatti prima hanno trattato da vicino le condizioni di rastrellamento della finanza marchigiana, mi dispiace che non sia presente il Presidente D'Ambrosio che possiamo tranquillamente chiamare "l'Houdini" della politica economica marchigiana.
Innanzitutto voglio ringraziare la maggioranza per questa manovra, perché con essa noi otteniamo tre risultati: prima di tutto accelerate il vostro ritorno a casa; secondo dite che risanate le casse della Regione, e vi ringraziamo; terzo ci lasciate la Regione — se questo dovesse essere vero — con un bilancio in pareggio. Però, siccome già sapete che le cose non stanno in questi termini, e siccome tutti hanno parlato delle Regioni guidate dal centro-destra vi voglio ricordare che la Regione Lombardia — è riportato sui giornali anche di oggi — "E' molto meglio dell'Italia". Non lo diciamo noi della destra, ma siccome voi fate sempre riferimento a ciò che viene riportato a livello europeo, questo è detto da tre agenzie finanziarie le più note del mondo: la Moody's, la Standard & Por e la Fitch, che non solo hanno dato pieni voti ai conti di quella Regione, ma le hanno anche conferito — caso unico nell'Unione europea — un rating più alto rispetto a quello conferito all'intero Stato nazionale. Questo significa, per chi non riesce a capire, che la Regione Lombardia può accedere al mercato dei capitali.
I principi su cui si basano le democrazie si chiamano "no taxation without rappresentation". Vuol dire che chi paga le tasse deve avere il diritto di giudicare chi quei soldi li spende, cioè deve giudicare il Governo. E l'unico giudizio possibile, in questo caso, è quello del voto. Ecco perché inizialmente vi ho ringraziato per l'accelerata che date nel perdere la Regione.
Logicamente — in questo caso lo dico perché sia chiaro — continuando su questo ragionamento, ai dirigenti del bilancio chiederemo una rendicontazione quando ci sarà il passaggio delle consegne, precisa e dettagliata, con una relativa relazione, così vedremo con estrema chiarezza di chi sono le responsabilità. Rifondazione comunista, tanto per fare chiarezza, fece cadere il Governo Prodi per molto meno. Qui Rifondazione comunista considera l'assessore Cecchini molto più importante di quello che era Prodi per il Governo nazionale, e allora, per farle mantenere la poltrona non fa un minimo di attacco ma mantiene un volo molto alto che non so come si può chiamare.
Ritengo che la manovra che è stata fatta non è improvvisata ma derivante da una conseguenza di spesa che aveva fatto in modo particolare nel 2000 in preparazione delle elezioni del 2000 a livello regionale e del 2001 a livello nazionale, cercando di non andare a toccare o a effettuare manovre tali per controbilanciare o ridurre le spese che erano state fatte dal 1995 in poi in modo irrazionale e sconclusionato.
Per questo vi voglio ricordare che già l'11 aprile — premetto che il 16 aprile si è votato per le regionali — in base alla legge regionale 14.1.1997, n. 9, "Liquidazione del soppresso Esam", la Giunta regionale con la delibera n. 837 decide di prendere atto che a seguito della cessazione dalla carica del commissario liquidatore è subentrata nei rapporti processuali instaurati dal predetto commissario nei confronti di: Cantina sociale di Matelica e Cerreto d'Esi, Società Covim coop a responsabilità limitata, Società Ortocoop a r.l., Società PO coop, Consorzio Concort, Cemca consorzio coop a r.l. pendenti avanti ai tribunali di Ancona, Pesaro e Macerata e ha ritirato queste cause che aveva avviato l'allora liquidatore dell'Esam. I casi sono due: o lo si citava per i danni che aveva avviato, oppure aveva ragione il liquidatore che con questa delibera voleva riportare a casa una somma pari a circa 20 miliardi, che avrebbero potuto diminuire la manovra che state impostando.
Così come si dice: "La Confcooperative con un articolo apparso su Corriere Adriatico del 28 febbraio 2000 è insorta nei confronti del commissario liquidatore reso di aver preso visione dei contratti di vendita, di favore, fatti dai suoi predecessori a tutte quelle cooperative che per anni hanno goduto di impianti per i quali l'Ente di sviluppo ha pagato anche i costi di manutenzione". Per un ammontare di 20 miliardi circa.
Queste manovre sono arrivate al pettine, però ricordatevi la società Ortocoop, perché tornerà di nuovo quest'anno, dato che si è votato un incarico, in segreto, in questo Consiglio. E vi dirò i nomi. Siccome mi dicono sempre che devo stare zitto altrimenti mi denunciano, penso che sia ora che ci siano queste denunce, perché molto probabilmente non tornano più i conti. Già nel consuntivo del 2000 i revisori dei conti — verbale del collegio dei revisori dei conti dell'Assam — dicevano: "La seduta è stata preordinata al fine di provvedere..." ecc. Poi: "In questa occasione è stato rilevato che l'attuale impostazione dello stesso non consente all'organo di controllo di determinare se nell'esercizio i costi ordinari di gestione e i costi di esercizio per le attività istituzionali sono stati superiori a quelli preventivati. Il Collegio non è in grado di giudicare se il bilancio al 31.12.2000 dell'Agenzia chiude in pareggio così come vuole la legge istitutiva". Questo l'hanno detto i tre revisori dei conti: presidente Michele Di Giacomo, sindaco effettivo Alessandro Rubinacci, sindaco effettivo Mirco Bonifazi. Tra l'altro per il presidente Michele Di Giacomo feci una interrogazione perché la figlia aveva a che fare, per lavoro, con l'Assam e la cosa mi sembrava alquanto strana e assurda.
E' stato mandato a casa l'amministratore dell'Assam e ne hanno preso un altro, però hanno fatto una delibera postuma, e c'è qui il verbale della seduta di Giunta dell'11.12.2000 che dice "L'assessore Cecchini propone di prevedere anche per l'ex amministratore unico dell'Assam — tralascio il nome — la corresponsione, nel caso di esito positivo della valutazione, di un premio di risultato in correlazione con i risultati di gestione ottenuti, così come è stato deciso per il nuovo amministratore unico. E allora i casi sono sempre due: se uno ha dato un risultato positivo e ha avuto un riconoscimento in termini economici, per quale motivo è stato cambiato? E' stato cambiato perché hanno dato delle garanzie a quel partito nel ritiro delle problematiche che avevano con quella cooperativa.
Debbo richiamare una cosa molto particolare. Ci sono stati alcuni esponenti del partito di maggioranza che siede in Giunta a cui debbo dare un riconoscimento, che nei vari interventi fatti hanno dato indicazioni di procedere in maniera diversa, altrimenti alcune realtà avrebbero creato dei problemi. Non a caso tra queste c'è la famosa cooperativa zootecnica Serralta di San Severino Marche la quale è entrata negli annali della propaganda e ha fatto conoscere attraverso "mucca pazza" la regione Marche in tutta Italia e in tutta Europa. Questa cooperativa aveva avuto un miliardo e mezzo il primo agosto 2000 per delle situazioni di deficit finanziario. Tutte queste somme devono essere segnate per vedere di quanto si poteva scalare il debito di questa Regione, perché se non avessero fatto questo la manovra poteva essere tranquillamente intorno ai 130-140 miliardi. Non è che questa cooperativa non avesse avuto niente, ma ha avuto £. 607.380.196 nel 1997; poi, 70 milioni ed esattamente altri 309 milioni recentemente. Mi sembra allora veramente strano che alla fine sia stato riportato anche il finanziamento datole a fondo perduto.
In Consiglio regionale votammo un incarico a Graziano Pallotto, prima citato, per un importo intorno ai 150-160 milioni. Nel curriculum del dott. Pallotto c'era anche l'incarico di presidente, dal 1986 ad oggi, del consorzio ortofrutticolo Ortocoop, soc. coop a r.l. di Macerata. Visto che era già stato graziato prima avendo chiuso le azioni giudiziarie nei confronti della cooperativa — lui cita questo incarico sul curriculum in senso positivo — non gli poteva essere assolutamente ridato un incarico di questo tipo. Mi dispiace che non ci sia "Houdini", perché gli direi: "Hai ritenuto che non fosse opportuno dare un incarico al prof. Lucarelli, a questo che dirigeva una cooperativa nei confronti della quale era stata intentata un'azione per riprendere indietro i soldi che i marchigiani gli avevano dato e che non ha saputo gestire, dai anche l'incarico di fare il responsabile dell'agricoltura nel servizio decentrato di Macerata". I casi sono due: o è l'Attila dell'agricoltura del maceratese o il nuovo Houdini per la programmazione di un'agricoltura particolare, speciale, che faccia realmente risanare l'economia della nostra regione.
Cari colleghi, mi auguro che continuate in questo modo, anche perché ci sono i dati: grazie alle manovre in termini politici, grazie all'attività che viene fatta, ho visto che dove vi siete mossi in misura maggiore avete sempre perso i voti. Non a caso nel maceratese le diminuzioni sono dei picchi notevoli da parte della maggioranza.
Cosa dobbiamo richiedere? Noi andiamo a richiedere delle cose molto semplici e particolari. Con questa battaglia noi non intendiamo tanto andare contro voi, ma cercare di far operare in modo più concreto un'attività che consenta di far ritornare l'economia delle Marche nei margini, in una realtà che più o meno è sempre stata tale.
Dopo cinque anni di governo di centro-sinistra in Italia, il centro-destra non solo ha vinto, ma ha avuto un successo che nemmeno le ricerche di mercato prevedevano. L'inconcludenza, la mancanza di obiettivi sicuri, certi, la mancanza di strategie, il non ascolto delle categorie sociali hanno provocato questo. Qui ho sempre sentito dire "dobbiamo difendere i lavoratori". Noi diciamo "difendeteli voi, noi troviamo loro il lavoro", perché se non c'è il lavoro non si difendono i lavoratori. I lavoratori si difendono dando loro pieno spazio di libertà per poter andare a ricercare le loro vocazioni nell'ambito del lavoro.
Per questi motivi inizialmente vi avevo ringraziato, però era giusto che i cittadini marchigiani conoscessero, in concreto, come dovevate fare le manovre. Queste sono conseguenze di ricerca assoluta di consenso di due elezioni, quelle del 2000 e quelle del 2001. Oggi i cittadini marchigiani pagano queste conseguenze. E allora, non a caso ho premesso che nel 2005, quando i cittadini marchigiani, così come accaduto nel Governo centrale, daranno alla maggioranza i voti del centro-destra, vi chiederemo la certificazione completa, in modo tale che si sappia come ci viene consegnata questa regione e si sappia alla fine, dopo i cinque anni, come torneremo a consegnarla a coloro che avranno la maggioranza del consenso.
Mi auguro che ci sia una presa maggiore di coscienza, non ci sia solamente un modo di fare difesa o non difesa, perché questa mattina in alcuni interventi, invece di assumersi certe responsabilità si è detto che le responsabilità sono di un Governo nazionale che è stato insediato da poco tempo e ancora, a livello di dirigenti nei vari Ministeri ci sono, nella quasi totalità, personaggi che fanno capo alla precedente maggioranza nazionale.
Presidente, la ringrazio e mi auguro che i cittadini marchigiani possano conoscere con estrema chiarezza, anche attraverso la stampa, come stanno realmente le cose.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Cari colleghi della maggioranza, non vi sembri in alcun modo strano o inusitato che io vi esprima oggi la mia solidarietà umana. Non perché siamo sotto Natale, ma perché giocare in difesa, in politica è una delle cose più difficili, più imbarazzanti e anche più delicate, quindi vi capisco in pieno e questa solidarietà non è un portare in giro. In tante fasi della vita politica c'è qualcuno che deve giocare in difesa, è successo tante volte negli anni passati di fronte a tante cose, e oggi, purtroppo, tocca a voi. La storia assegna ogni volta un ruolo e oggi questo ruolo è il vostro.
Dico questo per dire che cosa? Dovete capire che la manovra che oggi presentate desta un'ansia e una preoccupazione, ma anche qui la nostra regione, il nostro Paese sono abituati a manovre più o meno sotto Natale o sotto ferragosto. Quello che desta più perplessità è la sorpresa per una manovra per i cittadini, per le imprese, per le famiglie, imprevista, imprevedibile, non quantificata, improvvisa. Per la sanità? No, voi dichiarate che non è solo la sanità, e questa, purtroppo, è un'aggravante di fronte agli occhi del cittadino abituato a sopportare l'onere del ripiano del deficit sanitario, cioè il bene qualitativo, primario per la vita del cittadino: "se c'è da pagare per la sanità paghiamo, ma per tutto il resto perché, e per cosa?".
Questo, purtroppo, è quello che il cittadino oggi vi rimprovera di più, un cittadino preoccupato, al di fuori degli schemi politici, al di fuori delle tendenze o delle simpatie politiche.
Come è stato detto da qualche altro collega, quello che più allarma di fronte a una manovra di austerità, è che c'è la difficoltà da parte vostra a illustrare le cause di questa situazione. Ripeto, per le altre gestioni fuori dalla sanità, oggi le cause sono ai più sconosciute e questo crea la vera incertezza. Questa situazione è deflagrata improvvisamente: è causa delle elezioni? Io vi capisco su un'altra cosa, e vi prego di capire me, quando dico "vi capisco": voi avete rincorso nel Paese e in questa regione un dibattito con il centro-destra e vi siete trovati ad arrancare in una corsa alla visibilità, alla concertazione che vi ha creato un sacco di problemi, e oggi questi problemi scoppiano, perché vi hanno a rinviare la risoluzione dei problemi strutturali che dovevano essere affrontati ad inizio legislatura, è passato un anno e mezzo, dovevate scavalcare i periodi elettorali, oggi vi trovate ad iniziare una legislatura, di fatto, dopo un anno e mezzo dall'insediamento dell'Esecutivo e dallo svolgimento delle elezioni.
Quando Luchetti in buona fede dichiara che non si sono applicate addizionali, accise e che oggi la manovra si presenta non graduale, purtroppo è una dichiarazione di grande ammissione di responsabilità e, se permettete, di colpa politica, perché non applicare una gradualità nell'imposizione tributaria e fiscale non so se è un metodo di buon governo.
Vedo che vi trovate in questa difficoltà, di fronte alla quale noi — parlo di Cdu e Ccd — strategicamente non abbiamo ritenuto di presentare una valanga di emendamenti che altri amici delle minoranza hanno invece presentato. Ma sapete perché? Vi assicuro che anche noi ci saremmo sicuramente divertiti: l'emendamento a valanga fa parte di ogni nostra esperienza nei Comuni e nelle altre realtà, quindi anche qui. Ma volevamo vedere se, presentando un documento che invitava a un'assunzione di responsabilità, anche comune rispetto a tagli e interventi da fare, si sarebbe potuto sviluppare in questa sede un dibattito costruttivo e svelenito da posizioni di parte o ideologiche che oggi ci confinano in questa situazione. Parliamoci chiaro: oggi il timore di affrontare un lungo dibattito sugli emendamenti va a coartare quelle che potrebbero essere proposte di responsabilità di tutte le parti. E quello che serve oggi alla comunità marchigiana che è in ansia e preoccupata di questa manovra, è l'assicurazione che questo sacrificio che voi proponete oggi sia un sacrificio non più richiesto in futuro e che serva a ripianare strutturalmente il caos del deficit e dei costi eccessivi. Questa garanzia, potete oggi fornirla? Ve lo chiedo con tutta la comprensione delle difficoltà possibili.
Io credo che avendo voluto disgiungere una manovra sull'entrata da una manovra sull'uscita, quindi non renderla contestuale, vi creerà eccessive, ulteriori difficoltà.
Si rimanda al bilancio la manovra sui tagli. Innanzitutto quale bilancio? Parliamo di marzo-aprile, come l'anno scorso. E voi pensate che una manovra sul taglio agli sprechi fatta a marzo possa sortire effetti strutturali e definitivi nel 2002? Ma parliamoci chiaro: si rimanda. Quindi nessuno ha la certezza che il sacrificio di oggi possa servire a qualcosa nell'immediato. Potrà servire a qualcosa nell'immediato che non getterà basi per il futuro. Vi chiedo una cosa che magari è il vizio di tutti nell'Italia odierna. Non voglio parlare solo dei convegni dispendiosi. Vedo dalle notizie dell'attività dell'Esecutivo che avete fatto una miriade di incontri con tutte le realtà regionali possibili, ve ne do atto, dalla più piccola associazione alle parrocchie, alle categorie, avete incontrato tutti, con grande pazienza, probabilmente. La domanda che devo fare è: quale concertazione avete fatto? Di cosa avete parlato? Avete nascosto o meno, alle persone con cui avete parlato, che la conclusione del 2001 sarebbe stata di lacrime e sangue come si propone adesso? Avete allora avuto una grande pazienza, ma forse avete glissato sui problemi essenziali. Vi siete incontrati una miriade di volte in seminari, incontri, approfondimenti, assemblee con le categorie produttive, sociali, culturali, ambientali. Ma l'avete fatta questa concertazione? Credo, da cittadino, di poter dichiarare oggi che la concertazione non c'è stata, perché tutto il mondo marchigiano è stucchevolmente sorpreso di questa situazione.
Cosa manca per fare questo rinvio della politica del taglio allo spreco non precisato e di cause del deficit non precisate? Manca un coraggio? Cosa manca? C'è un'eccessiva protezione interna alla maggioranza? Marco Moruzzi con coraggio — gliene do atto — ha definito esserci "santuari intoccabili". Se ogni componente la maggioranza, assessore, o l'Esecutivo nel suo complesso, od ogni parte politica interna alla maggioranza ritiene che ci siano santuari intoccabili oggi, potete capire in quale imbuto vi andate a mettere per l'immediato futuro. E questo lo dico con la preoccupazione veramente del cittadino. Occorre il coraggio di rivedere strategie definitive e partecipazioni. Lo dico per l'ennesima volta, e a qualcuno dispiacerà: io credo che non ci sia alcun coordinamento di strategie tra voi, e questo è un virus che forse affligge non solo il vostro Esecutivo, perché è un virus della politica odierna, però andrebbe quanto meno sviscerato per poterlo risolvere dalle fondamenta. Manca il coordinamento tra l'Esecutivo e coloro che partecipano per conto della Regione.
Vi ricordo che c'è un rappresentante della Regione nel consiglio di amministrazione dell'università di Macerata che continua ad andare per conto suo e a votare contro la volontà della Regione. E quello sta lì a rappresentare la Regione. Lo avete mai sentito? Lo avete mai chiamato? (Interruzione). Silenzi, è un esempio. Questo Consiglio regionale, da Rifondazione ad An ha votato un documento e il rappresentante della Regione deve uniformarsi alla volontà del Consiglio regionale, non dei propri intendimenti, dei propri impulsi. Se la Regione partecipa così in tutti i luoghi, ognuno per conto suo e senza coordinamento potete capire quale dispendio di energie morali — e non voglio pensare culturali, e purtroppo economiche — ci sia. Ma questa era una divagazione.
Quindi come, quanto e quando si quantifica quello che è oggi il sacrificio del cittadino, per ripianare che cosa? Nella mozione presentata da me e viventi, trasformata in ordine del giorno, abbiamo inteso chiedere al Consiglio intero, alla maggioranza e all'Esecutivo di scendere su un dibattito di responsabilità sulle politiche di taglio agli sprechi. Noi dichiariamo nella mozione che siamo assolutamente disponibili a verificare politiche di risparmio, di riorganizzazione, di riassetto di strumenti organizzativi, tecnici, operativi, gestionali e burocratici, ma qui non abbiamo alcuna risposta.
Mi dispiace che il collega Andrea Ricci continui a dire che con il centro-destra non si discute perché quando c'è da mettere mano a sacrifici il centro-destra non c'è. Io, amichevolmente, ti dovrei dire, Andrea Ricci: non dipingere una realtà come tu vorresti che fosse e invece non è, perché noi abbiamo dichiarato in un ordine del giorno firmato da me e Viventi, che siamo disponibili in questa sede a fare tutte le verifiche tecniche con responsabilità per vedere dove c'è da tagliare. Non ci è stato risposto. Ecco perché dico a Ricci che se vuol parlare di qualcuno, di qualcosa lo faccia, ma non faccia di ogni erba un fascio, perché noi abbiamo preso una posizione ben precisa.
Ci troviamo allora di fronte a una coalizione che probabilmente oggi non è pronta ad affrontare questa politica di austerità e quindi la rinvia. Ma dovete capire che nel rinvio voi giocate in difesa, e giocando in difesa non si danno certezze alla comunità marchigiana.
Concludo con due concetti. Mi interessa molto seguire i congressi di tutte le forze politiche, personalmente sono un appassionato degli atti congressuali, li ho sempre letti tutti, di tutti i partiti, anche del più piccolo. Debbo dire che nel congresso dei Ds ho colto l'ansia, la preoccupazione per un black-out con una società civile che sfugge nella definizione per il colloquio, per l'interscambio. Lo dico a Silenzi, che parlerà dopo di me, spero con un apporto costruttivo, come gli è consueto: credo che il dibattito di oggi e questo stare in difesa evidenzino come ci sia un'enorme difficoltà dell'attuale centro-sinistra marchigiano a dialogare con la realtà marchigiana e con tutte le sue realtà ed espressioni. Non vi sembri strano se, non da consigliere regionale, e di minoranza, ma da cittadino — e non vi sembri una preoccupazione — vi chiedo io una verifica interna. La dovete fare urgentemente, perché credo che problemi di coordinamento, di proposta, di definizione di obiettivi e strategie vi sono. Non pongo a voi problemi di durata: voi avete avuto un mandato e avete assolutamente il dovere di fare una verifica interna per verificare se ci sono quei santuari intoccabili di cui parlava correttamente Moruzzi e se ci sono, e se essi costituiscono un ostacolo, una patologia, vanno assolutamente affrontati.
Ho sentito anche altri interventi molto sofferti, tipo quelli della collega Benatti e del collega Procaccini, con diverse angolazioni e vedute. Devo dire che esprimo stima nei loro confronti per il modo sofferto con cui hanno posto questa esigenza che vedo anch'io, da cittadino, al di fuori della divisione politica. Avete assolutamente bisogno di una politica interna per proseguire il vostro mandato e per assumervi urgentemente le responsabilità di fronte alle quali noi non fuggiamo, perché l'abbiamo scritto qui, però vorremmo un dibattito crudo, sintetico, realistico che avremmo voluto in questa sede. Nel momento in cui si va a imporre una manovra tributaria e fiscale pensate che genera ansia e contestazione, contemporaneamente doveva esserci anche l'altra presa di responsabilità, non generica né di rinvio come invece si pone oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Vorrei dividere l’intervento per capitoli. Il primo riguarda il Governo nazionale, perché è facile parlare di federalismo quando poi non si trasferiscono risorse. Questo è il limite che denunciano i presidenti delle Regioni d’Italia, da Formigoni a Ghigo, presidente della Conferenza dei presidenti. Questo è l’aspetto che ci deve far riflettere. E’ possibile parlare di federalismo, sbandierare il federalismo, la devoluzione e poi non accompagnare l’attribuzione di compiti nuovi con risorse? Diventa un discorso non accettabile. I trasferimenti stessi che dallo Stato vengono alle Regioni tendenzialmente sono in diminuzione, quindi quale tipo di federalismo? E’ una finzione quella di attribuire titolarità e poi non trasferire le risorse che prima lo Stato spendeva.
Condivido le riflessioni che faceva la collega Benatti: è una scelta chiara della maggioranza di centro-destra quella di tagliare i trasferimenti agli enti locali, ai Comuni, alle Province e in parte alle Regioni, costringendo gli enti locali stessi ad azionare la leva fiscale e nel contempo non diminuire la pressione fiscale nazionale. E’ facile amministrare così: diamo meno risorse ai Comuni, aumentiamo l’Irpef, e noi Stato centrale non diminuiamo la pressione fiscale come avevamo promesso. Questo è un problema aperto per tutti, perché i Comuni governati dal centro-sinistra e dal centro-destra si trovano in identiche situazioni. Poi vi possono essere situazioni economiche che possono resistere per un anno ma la tendenza è questa, pertanto per raggiungere le risorse dell’anno precedente c’è bisogno della leva fiscale, e questa è una scelta politica che la maggioranza di centro-destra fa e indirettamente fa ricorrere alla leva fiscale, poi i cittadini e le famiglie pagano perché questa è la scelta che si fa.
Il Governo dell’Ulivo ha risanato il disavanzo pubblico, ha chiesto sacrifici per l’ingresso in Europa. Oggi si potevano fare delle scelte precise. Una scelta importante che si poteva fare, se si voleva dare forza alla sanità pubblica, era quella di aumentare il gettito finanziario per la sanità, elevare quel 5,8 sul pil che è la percentuale che viene destinata al sistema sanitario, di uno 0,2-0,4 che avrebbe comportato una chiusura a pareggio sulla sanità per tute le Regioni italiane, dopodiché si partiva con l’autonomia fiscale e di gestione sanitaria. Questo non è avvenuto, cioè non si è voluto aumentare neanche dello 0,1-0,2 che avrebbe comportato altre decine di migliaia di miliardi da destinare alla sanità e da suddividere rispetto alle varie Regioni. Questo aumento rispetto al pil non c’è stato, e in Italia si spende meno rispetto a tutta l’Europa sulla sanità, questa è la verità... (Interruzione del consigliere Ceroni). Abbiamo dovuto risanare i conti pubblici, questo è il dato di partenza. Il Governo di centro-sinistra ha risanato i disavanzi pubblici che sono stati prodotti in Italia, per entrare in Europa. Certo, voi non ci credevate all’Europa e siete anti europeisti anche oggi che governate, ma questo è il dato. Oggi poteva essere fatta una scelta dal Governo italiano di aumentare la percentuale, rispetto al pil, da destinare alla sanità, per andare in una media europea. Rispetto a questa politica è chiaro che gli enti locali e le Regioni debbono fare i propri conti. La nostra manovra non è tutta ed esclusivamente addebitabile a questo. Siamo chiari, non è tutta addebitabile a queste scelte, ma queste scelte rientrano entro la manovra che dobbiamo fare. La manovra in larga parte è destinata alla sanità, soprattutto per quanto riguarda il prelievo fiscale. Con l’ulteriore accordo fatto con le forze sociali parliamo di un prelievo fiscale che solo per 89 miliardi interessa il bilancio regionale, il resto sono 210 miliardi, più 55 miliardi di rata di mutuo che riguardano esclusivamente la sanità. E di questo vogliamo parlare, facendo una premessa.
In questi anni la sanità marchigiana è cresciuta in termini di qualità, nel numero dei servizi. Per noi il diritto alla salute è fondamentale e va difeso e promosso. Nel Dpf del Governo 2002-2005 c’è una sanità a due velocità: quella pubblica, una velocità molto lenta, residuale, magari la sanità per i poveri e per gli anziani; invece una velocità maggiore per i privati e per le assicurazioni. Questo è lo scenario, e il rischio è quello di tornare alla vecchia sanità delle mutue, un modello che, se andava bene, rimborsava la malattia ma certo non promuoveva la salute. Le scelte che il Governo nazionale vuole prendere sono in assoluto contrasto con le indicazioni dell’OMS. Non a caso non si nomina più il piano sanitario nazionale, il patto di solidarietà per la salute e i suoi principi fondanti che sono stati negati nelle Regioni governate dal Polo, impegnate principalmente in una introduzione massiccia del privato nella gestione della sanità. Con lo slogan “meno Stato e più mercato” si vuole affissare un sistema moderno di sanità come quello italiano che, al di là di sprechi che devono essere eliminati e di episodi di malasanità che debbono essere denunciati e colpiti, garantisce un’assistenza ritenuta dall’organizzazione mondiale della sanità al secondo posto nel mondo in termini di qualità e di efficienza. E se valutiamo i dati presentati da Prometeo, Cnr e Università di Tor Vergata collocano le Marche al secondo posto in Italia nell’organizzazione dei servizi. Stiamo parlando di questo tipo di modello di sanità marchigiana. E allora nelle Marche ci sentiamo impegnati a difendere il livello dei servizi attuali e a svilupparli, a difendere un livello di sanità pubblica, a migliorarla, avviando un processo di riorganizzazione in grado di ottimizzare le risorse.
E quando dite che non vi sono proposte, il documento allegato presentato dall’assessore Melappioni e sottoscritto dalle forze di maggioranza è un documento che va in quella direzione e che traccia le scelte che saremo chiamati nelle prossime settimane e nei prossimi mesi a prendere per cogliere quegli obiettivi, per cui un utilizzo ottimale delle risorse, un’appropriatezza della spesa che va oltre l’eliminazione degli sprechi la razionalizzazione che attengono ad una buona amministrazione. Ma dobbiamo essere rigorosi nell’offrire il miglior servizio con le risorse date, precise e porci l’obiettivo di garantire il diritto alla salute in modo equo su tutto il territorio regionale. E’ questo un altro capitolo che si apre con le decisioni che dobbiamo prendere: in modo equo su tutto il territorio regionale, da Pesaro ad Ascoli, da Ancona a Macerata, eliminando sperequazioni che ci sono state nel tempo. IN un momento di grandi sacrifici che chiediamo ai marchigiani non ci possono essere sperequazioni, non ci deve essere chi paga per altri. Dobbiamo allora entrare nel merito della spesa e vedere come è possibile ridurre queste sperequazioni, in modo che si trovino le soluzioni che rendano ottimale l’utilizzo delle risorse, e se ci sono sperequazioni dobbiamo lavorare per far sì che vengano superate, sì che il diritto alla salute sia uguale per tutti i cittadini delle Marche, indipendentemente da dove abitano. Questa è la sfida nuova che abbiamo davanti, il salto di qualità ulteriore che dobbiamo fare, per cui non si parla solamente di eliminare gli sprechi ma di qualche cosa di più impegnativo. E su un ma così vitale non è possibile fare propaganda, non sono possibili scorciatoie come quelle del numero delle Asl, c’è bisogno di entrare nel merito della spesa in uno sforzo che sia reale, e l’impegno di tutti deve essere quello di ricerca il meglio anche per chi ha meno possibilità. Nelle Marche questo è possibile perché abbiamo comunque un buon livello sanitario da migliorare e se perseguiremo questa strada saremo in grado di offrire un’efficiente ed efficace sanità, dando un senso ai sacrifici che siamo costretti a chiedere ai marchigiani per difendere un buon livello di sanità pubblica. Di questo stiamo parlando.
Quando parliamo di risorse finanziarie dobbiamo sapere che stiamo parlando di circa 4.000 miliardi che si movimentano nella sanità. Ebbene, voglio fornire due dati per far capire che la materia sanitaria è complessa e che non sempre la programmazione sanitaria regionale può essere legata ad una previsione di spesa, perché vi sono fattori che vanno al di là del potere regionale, sono fattori nazionali che incidono pesantemente sulla spesa.
Negli ultimi due anni nelle Marche siamo passati da 386 miliardi all’anno di spesa farmaceutica a 570 miliardi, cioè 184 miliardi in più di spesa farmaceutica. (Interruzione). Non so che cosa possa significare un Governo rispetto alla spesa farmaceutica e alle dinamiche che movimentano questa spesa, dinamiche relative a chi prescrive, legate alla domanda e all’offerta.
Sono 184 miliardi in più in due anni. Nelle Marche la spesa per il personale passa da 1.422 miliardi a 1.641. In due anni ci sono 221 miliardi in più per il personale. Ma che cos’è questa spesa se non i tanti servizi nuovi che abbiamo attivato nelle Marche, il miglioramento della qualità dei servizi? Che cos’è questa spesa se non la risposta che abbiamo dato ai bisogni nel territorio marchigiano? Abbiamo vinto una battaglia per radioterapia: questo non significa decine di miliardi per avere nel territorio quattro poli di radioterapia e tutto quello che è stato fatto quest’anno, con un programma sanitario che ha permesso nelle Marche, in ogni unità territoriale di fare una fotografia di sei anni fa e odierna, per verificare come è cresciuto il livello di qualità della sanità marchigiana? E questa crescita c’è stata da Ascoli ad Urbino. Questa è la verità di un percorso virtuoso che ha permesso di elevare la sanità marchigiana a modello di sanità pubblica, dove i privati non sono entrati per egemonizzare il settore e piegarlo ad altre logiche, dove la struttura pubblica governa e dà una risposta indipendentemente che si possa chiamare “Merloni” o qualsiasi operaio della zona calzaturiera. La risposta del sistema pubblico è uguale e la battaglia che noi stiamo facendo, i sacrifici che chiediamo ai marchigiani sono per difendere questo livello di sanità pubblica.
Certo — e qui mi rivolgo al Presidente della Giunta — non possiamo permettere che il prossimo anno, a meno che vi siano fattori di natura non dipendente dalla volontà regionale ma di natura nazionale sui quali nulla possiamo fare, si richiedano ulteriori prelievi fiscali per far fronte a questa situazione. Questo è l’impegno che la maggioranza si deve assumere questa sera, sapendo che questo aspetto qualifica la manovra stessa. Questo è un impegno che noi dobbiamo prendere, perché l’assessore Melappioni ha fatto una proposta per poter intervenire in modo che riusciamo a mitigare la crescita della spesa, quell’8-9% di incremento annuale che dobbiamo ridurre ad una percentuale che ci consenta di non attivare la leva fiscale. E’ stato presentato un documento che lasciando il numero di aziende sanitarie ad assetto costante possa incidere per poter mantenere questa percentuale. Questa è la sfida che abbiamo davanti.
Abbiamo dato anche nostro contributo con le altre forze di maggioranza che si sono confrontate rispetto a questa manovra, ai suoi contenuti, agli indirizzi del rigore amministrativo e agli indirizzi di risanamento del bilancio su cui saremo chiamati a fare 120 miliardi di tagli. Vorrò poi vedere i colleghi della minoranza che non hanno fatto proposte serie. Noi parliamo di 120 miliardi di tagli sul bilancio, e invece voi fino a oggi avete parlato di qualche miliardo, avete parlato di sprechi — se sprechi sono — per qualche miliardo, riferiti alle consulenze e ad altri piccolezze, ma non vi siete misurati con una manovra, perché quando andremo alla manovra cavalcherete ogni associazione, ogni unità territoriale, perché direte che non bisogna assolutamente tagliare. Questa sera dite che non dobbiamo applicare l’Irap, ma quando ci misureremo nella dimensione regionale sul rigore, voi starete sempre dall’altra parte, questa è la verità.

ROBERTO GIANNOTTI. Questo è arrampicarsi sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile.

GIULIO SILENZI. Questa è una constatazione. Dal dibattito che da questa mattina abbiamo registrato fino ad oggi non c’è stato uno sforzo per indicare dove si poteva tagliare per ridurre la leva fiscale. Avete fatto solamente tanta demagogia e tanti piccoli esempi che, se fossero applicati, porterebbero ad un risparmio di pochi miliardi.
Ma tutto questo consegna al Governo regionale e alla maggioranza un altro impegno che qui è stato poco accennato ma che voglio riprendere a conclusione dell’intervento. Noi non possiamo più continuare a pensare che in tempi di federalismo la Regione, così come si è venuta realizzando in questi anni, possa rispondere a questi nuovi bisogni. Dobbiamo costruire nei prossimi tre anni una Regione che risponda pienamente al federalismo, una Regione che sia una struttura leggera che riesca a programmare, a intervenire con leggi di indirizzo, che riesca a eliminare ogni forma di gestione. Una Regione che non si appesantisca nella spesa del personale, ma che sappia interpretare meglio questa fase istituzionale che l’Italia sta vivendo. Questa è la sfida che abbiamo davanti. Allora trasformeremo il dibattito da finanziario, arido sulle cifre ad un dibattito politico sul tipo di Regione di cui c’è bisogno in una fase di federalismo che si avvia. Questo lo dovremo fare con lo Statuto ma anche con scelte coraggiose nei prossimi mesi, per corrispondere ad una esigenza nuova che ci viene consegnata dalla fase politica e istituzionale, in modo che al sacrificio che chiediamo ai marchigiani si possa corrispondere con una Regione che sappia sostenere, come ha sostenuto in questi anni, lo sviluppo economico e sociale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per l'intervento conclusivo, l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Penso che il dibattito generale sulla proposta di legge ha assunto un tono e una dimensione che è al conclusione del confronto e del dibattito che esternamente c'è stato da un mese a questa parte sulla stampa, con gli interventi ecc. Non voglio sicuramente banalizzare l'intervento che noi come governo regionale e come maggioranza abbiamo proposto per risanare il deficit sanitario e non per risanare il bilancio. Dichiaro che non c'è alcun bisogno di giudici fallimentari per il bilancio regionale. E' un'affermazione che mi sento di fare, perché la manovra va verso due direzioni: una è il deficit sanitario che la legge ci impone di coprire su un pre-consuntivo della sanità, che per tutte le Regioni italiane veniva accertato otto-nove mesi, se non un anno dopo. Anche le classifiche che sui giornali sono apparse rispetto ai debiti sanitari sono il risultato di pre-consuntivi che ogni Regione ha fatto secondo le proprie convenienze con questa spada di Damocle costituita dalla tassazione che significa anche sofferenza, non indifferenza o altro rispetto a chi deve imporre una leva fiscale anche pesante come l'atto che andiamo ad approvare quest'oggi.
L'altra parte non va a sanare buchi del bilancio ma va a rispondere a nuovi oneri derivanti dai mutui pregressi della sanità fino all'anno 2000, provocati dall'incremento della quota regionale per il co-finanziamento dei fondi strutturali europei, a causa del maggior costo del personale che anche per l'ente Regione aumenta a seguito di contratti. Inoltre, per ripianare interventi come quello della frana di Ancona. Sono tutti miliardi che non vanno a tappare buchi, che aggiunti ai 120 miliardi di tagli preannunciati al bilancio 2002 consentono di parlare di un bilancio che non è in dissesto, né si può parlare di rastrellamento di risorse per chissà quale gusto o masochismo da parte di questo governo o di questa maggioranza.
Non voglio con questo banalizzare, ma non voglio essere complice di discorsi che non c'entrano con la manovra che oggi stiamo facendo. Ho risentito cose di cui abbiamo già parlato durante l'assestamento. Ili rischio è che ci ripetiamo senza essere propositivi, rispetto a una situazione che non è solo della nostra Regione ma della maggioranza delle Regioni, una situazione alla quale stiamo dando una risposta responsabile prendendoci tutte le responsabilità che necessitano.
Non è neanche vero che non si facciano proposte concrete. Si fanno proposte concrete sulla rivisitazione e ristrutturazione di tutta la partecipazione alle agenzie regionali, a cui si andrà presto, riguardante tutti i settori di interventi su cui abbiamo intenzione di intervenire in modo organico e strutturale. Andiamo a una riorganizzazione dell'ente che fra qualche giorno avrà i suoi nuovi dirigenti dipartimentali, siamo per una rigorosa politica del personale, con il discorso dei turn-over, siamo per un programma organico di risanamento e di razionalizzazione della sanità che non significa una diminuzione della qualità dei servizi, perché intendiamo riconvertire per aggiornare anche il tipo di servizi adatti ai nuovi bisogni che ci sono nella sanità e che è ora di affrontare.
Su tutta questa partita non voglio banalizzare, però stiamo lavorando perché la manovra riesca veramente a supplire anche ad una finanziaria nazionale che è quella che è. E' inutile citare il milione al mese agli ultrasettantenni, quando...

DAVID FAVIA. La finanziaria taglia e non aumenta le tasse. Basta con questa storia...

MARCELLO SECCHIAROLI. Non aumenta le tasse perché le fa aumentare a noi. Anche le Regioni governate dal Polo sono d'accordo su questo. Non aumenta le tasse ma non le diminuisce come aveva promesso. (Interruzioni). Ammesso e non concesso i 25.000 miliardi di buco, sono sempre meno del risanamento che il Governo di centro-sinistra ha dovuto fare. Mi auguro che la schizofrenia di Tremonti non sia uguale a quella relativa al milione al mese per le pensioni minime: allo stato dei fatti andremo a vedere se sarà un milione, a chi verrà dato e quali categoria verranno escluse. Sfido chiunque a dare un milione a tutti con 4.000 miliardi. Aspetto il provvedimento concreto per dare un giudizio, non che non sia favorevole all'aumento delle pensioni.
Non è il caso di aggiungere altro. Con questo spirito e con la sofferenza di cui parlava anche Massi, perché non siamo degli incoscienti o dei masochisti, come Governo regionale e come maggioranza ci assumiamo le responsabilità proprie di chi deve governare con una manovra la più equa possibile, perché noi tutti qui siamo toccati più degli altri rispetto alle aliquote Irpef. Questa manovra è corredata da un lavoro che si sta già facendo e che dalle prossime settimane prenderà concretezza e ci vedrà forse ridiscutere, perché andremo a toccare cose che non interessano solo la divisione dei poteri di questa maggioranza che governa ma che riguardano anche le minoranze.
Non vorrei che qualcuno che oggi ha fatto dichiarazioni esplosive tornasse indietro rispetto al rischio di toccare poteri e strutture che forse non servono più, che sono fonte di spreco e le cui risorse possono veramente agganciarsi ad una programmazione regionale.

PRESIDENTE. Per evitare problemi, intendo procedere seguendo alla lettera l’art. 82 che specifica le modalità per l’esame degli articoli e dei regolamenti. Si è quindi chiusa la discussione generale, c’è stata la replica, non ci sono ordini del giorno di non passaggio agli articoli, pertanto si comincia con la discussione di ogni singolo articolo; successivamente la discussione degli emendamenti. La discussione degli emendamenti, ai sensi dell’ultimo comma dell’art. 82 avviene in un’unica fase, quindi c’è una unica discussione su tutti gli emendamenti dell’articolo 82... (Interruzioni). Il regolamento è questo, articolo 82, ultimo comma. Le dichiarazioni di voto sono altra cosa, io sto parlando della discussione. La discussione avviene prima sull’articolo, poi c’è una unica discussione sugli emendamenti. Terminata la discussione sugli emendamenti le dichiarazioni di voto competono ad ogni consigliere. Questa è la procedura. Nella discussione generale che avviene nei tempi previsti dall’art. 35 — quindi entro mezz’ora ci si iscrive a parlare — raccolgo le iscrizioni. Al termine della discussione generale possono nuovamente intervenire sugli emendamenti solamente i consiglieri che nel corso della discussione presentano eventuali subemendamenti. Quindi gli emendamenti e i subemendamenti già presentati fanno parte del blocco della discussione generale; se qualche collega presenta un subemendamento nel corso della discussione, può riprendere la parola sul subemendamento che ha presentato, come intervento. Poi ci sono le dichiarazioni di voto.
Articolo 1. Ha la parola il consigliere Viventi, poi sono iscritti a parlare i consiglieri Novelli, Ciccioli, Brini, Pistarelli, Cesaroni, Gasperi, Romagnoli, Castelli, Ceroni, Favia, Trenta, Giannotti e Massi. Il tempo a disposizione per l’intervento è di cinque minuti.

LUIGI VIVENTI. Per quanto riguarda l’articolo 1 siamo in presenza di una grande confusione, perché siamo arrivati a tre scritture dello stesso articolo. Le precedenti due edizioni erano sicuramente incostituzionali.
Al di là della forma dell’articolo 1 — voi avete adesso riscritto questa norma rispettando gli scaglioni dell’Irpef a livello nazionale, rimettendo, come avevo suggerito fin dall’inizio in regola la situazione — noi non siamo d’accordo sui livelli di tassazione che si vanno a raggiungere: un’addizionale che parte dallo 0,9 e arriva al 4%, una manovra pesantissima, ma è inutile che ridiscutiamo di questo, perché ormai avete chiarito abbondantemente che proposte di emendamento per rivedere questa manovra non verranno accolte, quindi anche la proposta del sottoscritto e del collega Massi di rivedere in qualche misura Irpef, Irap e di dare un certo taglio al discorso è non è stata accolta.
Sento comunque di dover fare una dichiarazione. Mi rimangono dei dubbi seri sulla possibilità di applicare un’addizionale Irpef regionale in questo modo, cioè per scaglioni, in quanto la tassazione dell’Irpef non è materia delegata alle Regioni, è materia che il Governo centrale ha mantenuto come propria. Significa che l’addizionale regionale è un qualcosa che si aggiunge alla tassazione nazionale che rimane competente in materia. L’addizionale fino a oggi applicata è stata sempre in forma unica: prima lo 0,5, poi lo 0,9 per tutti i redditi, in questo caso — non so se esiste un caso analogo alle Marche, forse la Lombardia, ma mi risulta che la regione Lombardia stava pensando a una formulazione del tipo che poi voi avete utilizzato nell’ultima stesura — ritengo che ci siano dei dubbi nell’applicare l’Irpef per scaglioni di reddito e non in forma unica, non credo che sia consentito. Se ci sono ricorsi a livello di Governo centrale vi sono serie possibilità che la vostra proposizione non venga accolta. Sono dubbi che esplicito in maniera palese. Più corretto sarebbe stato, per ipotesi, proporre di passare dallo 0,9 all’1,5 visto che la legge del 2000 vi consente di derogare al limite dell’1,4 per l’anno 2002. Per non avere sorprese e non incorrere in problemi che a quel punto sarebbero veramente insormontabili, sarebbe stato più logico applicare un’aliquota fissa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Sembra anche a me che la lettura data dalle varie formulazioni della facoltà concesso dall’art. 50 del D. Lgs. 467 sia molto suggestiva. Si tratta di una norma che ha vissuto in pochissimi giorni una serie di diverse formulazioni non meramente tecnico-formali ma che nascevano tutte da valutazioni di merito diverse sul come articolare questa misura. Il dato a monte è che comunque è una misura assolutamente gravosa, che arriva a fissare l’aliquota più alta al 4%. A questo proposito devo segnalare che stupisce che tutti gli interventi della maggioranza, da ultimo quello dell’assessore, abbiano riferito l’esigenza di ricorrere a una manovra di fiscalità aggiuntiva come una conseguenza delle scelte di politica fiscale nazionale, senza chiedersi poi come mai questa scelta abbia costretto non tutte le Regioni ma solo le Marche ad arrivare a tirare fuori numeri dell’ordine del 4%. Se è una scelta nazionale che impone l’aumento delle tasse con l’addizionale Irpef, si sarebbe dovuto vedere questo 4% o qualcosa di simile anche nelle altre Regioni, anche nelle Regioni governate dall’esoso e dissipatore Polo, mentre così non è, è una prerogativa esclusivamente di queste Marche. Sulle ragioni abbiamo parlato in sede di discussione generale, sulle modalità esiste una forte perplessità che dovrebbe farvi tentennare ulteriormente al momento di ritenere percorribile la strada dell’Irpef così articolata.
Per questo? Perché dovete modulare un’aliquota e l’etimo della parola è alius quota, cioè una frazione di un altro dato, non ha una sua valenza intrinseca ma è semplicemente una derivata di un dato esterno. De iure condendo, sembra anche a me che l’art. 50 del D Lgs. sarebbe stato più condivisibile se avesse fatto riferimento all’aliquota addizionale Irpef da calcolarsi non sul reddito complessivo bensì sull’imposta versata, cioè se avesse detto “le Regioni possono maggiorare di N per cento l’imposta effettivamente versata per il reddito delle persone fisiche”, perché in questo modo ci sarebbe stato il rapporto diretto fra l’imposizione regionale e l’imposizione nazionale, con rispetto della esatta progressività dello scaglione nazionale. Poiché però così non è e la normativa parla di aliquota e la riferisce all’intero reddito complessivo, vorrei che qualcuno degli interpreti di diritto presenti nell’aula mi spiegassero com’è interpretabile, il fatto che la legge parli di singola aliquota, mentre il testo unico sulle imposte dirette parla di aliquote e di scaglioni che qui non compaiono. Che senso ha parlare sul reddito complessivo al netto delle ritenute? Che senso ha la parola “complessivo” se l’aliquota non solo è unica ma è articolata e si applica non al reddito complessivo ma alle varie componenti parcellizzate del reddito?
Pongo questa domanda ma mi rispondo da solo, anche perché in qualche misura la Giunta e la maggioranza mi hanno già risposto nel momento in cui hanno formulato, in prima battuta, una stesura dell’art. 1 che riferiva, con l’istituzione delle famose classi, l’intera aliquota di classe al montante del reddito globale. La norma non era rispondente al dettato costituzionale e neanche alla logica perché creava l’effetto perverso di far pagare di più, con un piccolo aumento di reddito, sull’intero montante. Ma avete dovuto rimuovere le classi e l’introduzione di scaglioni si presta comunque all’effetto perverso di rovesciamento di imponibilità. Credo quindi che ci sia violazione di legge, pertanto una violazione del principio di non imponibilità di prestazioni patrimoniali se non in forza di legge.
Le conseguenze di un’approvazione con questa illegittima lettura sarebbero gravissime, per cui vi invitiamo a ripensare alla scelta nel suo complesso di questo articolo 1.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Andrò subito all’emendamento 2 dell’articolo 1, perché è la radice di tutta la vicenda.

PRESIDENTE. Sugli emendamenti può intervenire dopo; adesso c’è la discussione generale sull’articolo. Comunque, come vuole.

CARLO CICCIOLI. Sono d’accordissimo, però la radice dell’art. 1 è il testo firmato dal Presidente D’Ambrosio che viene sostituito da un emendamento, per cui l’articolo 1 presentato è soppresso, viene soppresso anche l’emendamento presentato in Commissione dall’assessore Secchiaroli che aveva già soppresso il testo originario e quindi è l’articolo 1 nel suo complesso che è sostituito dal testo testé presentato.
La prima considerazione è che un Governo che presenta la radice della manovra con un emendamento che non è il testo originale, che non è il testo modificato, ma la modifica del testo modificato mi sembra che si presenti in modo un po’ debole, perlomeno ha le idee confuse fin dall’inizio. Ma l’art. 1 è quello che sciaguratamente Saddam Hussein nel 1991 chiamava “la madre di tutte le battaglie”, che portò male ai proponenti.
Non è possibile, a mio parere, puntare su un appesantimento fiscale attraverso una serie di imposizioni che sostanzialmente appesantiscono tutto il sistema socio-economico complessivo della popolazione. Si dice “ci sono esenzioni per le fasce deboli”, e questa è la tesi che preserva coloro che sono già deboli rispetto alla necessità di far fronte ai debiti sviluppati. Ma l’appesantire le fasce del ceto medio comporta immediatamente una riduzione dei consumi che va nella direzione di raffreddare tutto il meccanismo virtuoso del giro finanziario, del giro dei soldi e inoltre, appesantendo notevolmente le fasce chiamiamole più forti, alla fine di tutto questo meccanismo, quando il peso è significativo, è l’intero circuito economico che si ferma e che si ripercuote sulle fasce deboli che si volevano difendere, perché il rallentamento della produzione comporta la diminuzione da parte delle aziende, quindi i primi che cadono sono i lavoratori precari, coloro che hanno contratti a tempo determinato. Nelle fasce intermedie i consumi: c’è un minore giro di soldi, quindi il taglio di tutte le spese superflue che in qualche modo affluiscono nel circuito virtuoso dell’economia.
Noi riteniamo che in questo inizio di secolo in cui vicende che esulano dal nostro potere — le vicende della tensione internazionale, le vicende dell’economia che nel corso degli anni ‘90 in tutto l’occidente ha avuto una crescita notevole e oggi tende ad andare in una fase di stagnazione — l’appesantimento ulteriore dell’imposizione fiscale in questo modo comporta solo danno. Sono allora altre le indicazioni sulle quali poter contare. L’Irpef è uno dei poteri delegati alle Regioni per poter far fronte alle manovre economiche.
Tra l’altro, rispetto alle proposte originarie, da una parte riducendo all’inizio, attraverso l’introduzione, finalmente, degli scaglioni il gettito iniziale, salvo aumentarlo tremendamente dal 2,4 al 3,6%, dal 2,6% al 4%, non solo si riprende ma si accentua la manovra precedente, per cui non possiamo altro che ritenere la formulazione di questo articolo 1 sciagurata e produttrice di effetti negativi nella comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Questo provvedimento tende a colpire soprattutto i ceti medi, quelle famiglie con un reddito medio o medio-alto. Dicevamo che se si pensava di aver fatto una manovra di sinistra, sicuramente l’obiettivo non è stato raggiunto. Quindi, non solo le famiglie vengono tartassate ma anche quei ceti medi che sono parte importante della comunità marchigiana.
Dal dibattito che c’è stato, ancora una volta si è voluto glissare sul problema della sanità. Avevamo fatto una relazione molto dettagliata, precisa, con alcune richieste dettagliate e precise prendendo un caso — la Asl di Civitanova — in cui a nostro avviso, tra consulenze, incarichi ed altro, nel giro di quattro anni vengono spesi circa 15 miliardi. Avevamo lanciato questo messaggio per far sì che al politica dei tagli, delle consulenze d’oro, degli incarichi esterni cessasse. Nei fatti vediamo che questa Giunta molto allegra nel dare incarichi e consulenze. Quella del dott. Pallotto, brava persona, ci avete messo quattro Consigli regionali a darla e chissà per quante centinaia di milioni grava. Bene fa Luchetti a preoccuparsi, perché ne ha ancora uno in panchina che non riesce a collocare. Questa manovra per adesso l’ha parcheggiato: sembra che sia un ex candidato alle regionali e la Margherita ha sicuramente qualche debito, qualche cambiale da pagare. Vedremo nei fatti se questo incarico sarà dato. Secondo alcune voci risulta momentaneamente parcheggiato, alla pari di qualche ex assessore della precedente Giunta.
Quello che ci preoccupa di più è la leggerezza con cui i suoi sostenitori in Consiglio, Presidente, affrontano questa problematica. Occorre maggiore sensibilità, maggiore rispetto per la comunità marchigiana. Mi dispiace che non sia presente il Presidente Minardi, che anche oggi ha cambiato l’ordine degli interventi a modo proprio, facendo saltare alcuni interventi, non ho capito con quale criterio e con quale logica. L’Ufficio di presidenza deve controllare la facilità con cui vengono date le macchine blu — si parla di circa 2.500 missioni — la facilità con cui i consiglieri regionali vanno a fare delle vacanze con i soldi della Regione e non abbiamo mai avuto risposta in tal senso, pur avendo richiesto ripetutamente delle relazioni per conoscere gli obiettivi. Non voler rispondere preoccupa un po’. Noi ci auguriamo di non doverci ripetere su queste cose, perché alla fine il salasso vediamo che c’è per le famiglie marchigiane, per gli artigiani, per i commercianti, per gli industriali, però non vediamo l’incisività da parte del sindacato, da parte di quelle categorie che non tutelano i propri assistiti che sono colpiti.
Siamo quindi molto critici su questa manovra e sicuramente faremo una battaglia molto dura per quanto ci compete.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Siamo in sede di discussione generale dell’articolo 1. Il testo che ci è stato sottoposto e che è frutto dell’emendamento presentato dall’assessore Secchiaroli in Commissione è la dimostrazione più evidente di come questo provvedimento sia giunto in maniera improvvisata, non meditata e di come sia stato oggetto di varie modifiche in corso d’opera che si sono succedute con rapidità nel tempo e che hanno avuto conclusione nell’emendamento che discutere più avanti, l’”emendamento D’Ambrosio”.
Perché dico questo? Perché il testo originale della proposta di legge individuava percentuali di variazione dell’aliquota addizionale regionale Irpef, non indicando classi di reddito ma indicando “da 0 a 30.000, da 0 a 69.000 e superiori”. Ci si è accorti di un primo errore, si è cercato di emendare in Commissione detto errore, ma si è incorsi in un altro errore, perché questo testo che stiamo adesso discutendo non prevede la progressività. E’ stato costretto, il Presidente D’Ambrosio, a ricorrere a un proprio emendamento, che discuteremo più avanti, per evitare questo clamoroso errore che avrebbe provocato la possibile incostituzionalità della proposta.
Su questo testo pertanto esprimiamo la nostra ferma contrarietà, perché non solo nel merito siamo contrari ad una manovra affrettata, pesante, iniqua, ma anche perché tecnicamente inaccettabile per come è stata proposta e per le modalità con cui è stata proposta. Su questo testo infatti già in Commissione ci si era espressi in questo senso, già in Commissione si era detto che vi era un errore marchiano, perché la divisione in classi di reddito non prevedeva nella formulazione letterale dell’articolo la progressività dell’applicazione dell’aliquota addizionale regionale all’Irpef, pertanto questo testo era assolutamente non accoglibile, anzi in violazione delle norme generali, prima fra tutte quella della Costituzione della Repubblica.
Pertanto questo testo in via letterale ma anche sotto un profilo sostanziale mostra come è stata partorita questa proposta di legge, come è stata formulata, quali ritardi ha accumulato il Governo regionale nell’affrontare il problema complessivo del bilancio regionale, della sua tenuta, del suo equilibrio, un problema che pertanto va oltre la questione della sanità, tocca tutti gli aspetti della gestione amministrativa e politica di questa Regione e li tocca pesantemente perché questa discussione doveva essere fatta molto tempo prima, meditata molto tempo prima e doveva essere accompagnata da un confronto sotto un profilo sostanziale, sotto un profilo strutturale e non proposta in questa maniera che, ancora una volta, significa tappare falle a pie’ di lista da parte dei cittadini, che dipendono invece da gravi manchevolezze del Governo regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Torno a dire che mi sarei aspettato una ammissione di responsabilità. Dopo avere ammesso le responsabilità di questo Governo regionale si poteva trattare con l’opposizione e condurre in porto questa manovra.
Il D. Lgs. 15 novembre 1997, n. 446, “Istituzione dell’imposta regionale sulle attività produttive, revisione degli scaglioni delle aliquote e delle detrazioni Irpef”, è anche quello che istituisce un’addizionale regionale sull’Irpef. L’articolo 50 di questo decreto legislativo recita: “E’ istituita l’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche. L’addizionale regionale non è deducibile ai fini di alcuna imposta, tasso o contributo. L’addizionale regionale è determinata applicando l’aliquota — si badi bene, una sola aliquota — fissata dalla Regione in cui il contribuente ha la residenza al reddito complessivo determinato ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche”. Questo pone seri problemi circa la formulazione dell’art. 1, perché a nostro modesto avviso l’addizionale andava formulata con una sola aliquota, cioè agli scaglioni di reddito che già pagano una differenza di imposta in relazione al loro importo andava applicata una sola aliquota. Però io sollevo ancora un altro problema: che questo articolo viene modificato successivamente dal D. Lgs. 56 del 18 febbraio 2000 che riporta ancora il discorso sulle aliquote addizionali regionali dell’Irpef e sulla rideterminazione delle aliquote erariali. Sia il decreto istitutivo che questo decreto di modifica 56 dicono: “A decorrere dall’anno 2000 le aliquote dell’addizionale regionale Irpef dello 0,5% e dell’1% previste dal decreto precedente sono elevate rispettivamente allo 0,9% e all’1,4%”. Ora arriva la legge 4_5 del 2001 che recita: “Limitatamente all’anno 2002, in deroga ai termini e alle modalità previste dall’art. 50, comma 3, secondo periodo, del D. Lgs. 446/97 le Regioni possono disporre la maggiorazione dell’aliquota dell’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche”. Che significa? Pongo un problema di legittimità, Presidente, perché voi dite “a decorrere dall’anno 2002”. Significa che da adesso in poi i cittadini delle Marche, salvo modifiche di questa legge vedranno applicato sul loro reddito lo 0,9 per i redditi di 10.329 euro, lo O,9 da 10.000 a 15.493 euro, poi l’1,2 ecc. Ma questo a decorrere dall’anno 2002. Nel testo che autorizza questa modifica in deroga agli anni precedenti c’è scritto “limitatamente all’anno 2002”. Penso che dobbiamo fare attenzione su questa formulazione. Non so se siamo in tempo a proporre subemendamenti agli emendamenti. Mi pare che il problema sia fondato, cioè noi stiamo qui a discutere sulla base del decreto legge 347 convertito in legge 405 e nel comma che è stato aggiunto in sede di discussione alla Camera e al Senato si dice “limitatamente all’anno 2002”. Voi volete mettere invece un’imposta che varrà anche per gli anni successivi. Penso che su questo dovremmo fare attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. E’ stato veramente un parto difficile, però non ha assolutamente tolto i dubbi che c’erano fin dall’inizio. Siccome stiamo discutendo di una proposta di legge nel 2001, ritengo che vicino agli scaglioni espressi in euro, ci sarebbero dovuti essere anche gli scaglioni espressi in lire. Capisco che il desiderio di stare dentro l’Ue è veramente grande, ma per coloro che fino a ieri erano stati nel Patto di Varsavia abolire la lira prima del 31 dicembre mi sembra una cosa strana.
L’altro problema è quello della incostituzionalità di questo articolo, perché la legge ci dà un’aliquota sugli scaglioni. Su questo articolo ci sono invece più aliquote su diversi scaglioni rispetto a quelli nazionali. Colui che va a fare una denuncia dei redditi se da Gabicce va a Cattolica ha in Emilia Romagna degli scaglioni di un certo tipo; se passa il Ponte Tavollo e deve fare la denuncia per un residente nella regione Marche si ritrova a dover fare degli scaglioni completamente diversi. E’ qui che sono convinto che ci sia la certezza della incostituzionalità di questo articolo.
Nei vari interventi prima si è detto che noi non avevamo capito che cosa significa autonoma. Questa non è autonoma ma confusione vera e propria per portare ulteriore confusione alle realtà della nostra regione.
L’arrotondamento di 30.987,41 euro non può essere fatto esattamente per 8 lire, perché 30.987,41 euro fanno £. 59.999.992. Eventualmente, se si facesse un arrotondamento per eccesso si andrebbe a 95 lire, ma siccome non può essere fatto va a finire allo 0. Quindi lo scaglione non di 60 milioni ma di 59.999.990. Ciò comporterà una difficoltà per coloro che dovranno stabilire l’importo che deve essere versato in modo iniqua questa Regione.
Qui si è parlato soprattutto per fare chiarezza, ma soprattutto perché occorre smettersela di fare leggi che portano confusione e arrecano danno alle persone più semplici. Anche prima si diceva che tutto è stato fatto per salvaguardare i ceti deboli e i lavoratori, sfido chiunque ad andare a fare un’operazione di questo genere non avendo nemmeno corrisposto una percentuale che comporti arrotondamenti concreti e ci dica 20, 30, 50, 60 milioni.
Mi auguro che non avvenga come avvenuto con la famosa legge sui consorzi di bonifica: dopo ripetute battaglie, alla fine è venuto fuori chiaro e limpido che la tassazione pagata dai consorzi di bonifica, o veniva modificata con legge nazionale, oppure non potevamo farlo a livello locale.
Mi auguro di non essere un preveggente, perché se ci fossero degli estremi di incostituzionalità cadrebbe completamente la necessità di effettuare una manovra, perché fatta in modo pasticciato come noi stiamo denunciando.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Questo articolo 1 conferma quanto già da noi denunciato nella discussione generale, quindi la mancanza di qualunque progettualità, di qualunque motivazione economica nella scelta della modalità in cui articolare la manovra, tanto che all’art. 1 troviamo movimenti sull’Irpef che sappiamo è imposta progressiva, diretta e che va a colpire le famiglie; all’art. 2 l’azione riguarda un’imposta indiretta, quindi indifferenziata, quindi ancora più iniqua; l’art. 3 va a toccare più da vicino le imprese, con un’aliquota proporzionale e comunque un’imposizione anche qui diretta. Troviamo quindi tutto e di più, a conferma della mancanza di una programmazione seria, di una scelta e soprattutto della ricerca di effetti economici ben precisi. Si ottiene così un effetto deleterio su tutti i campi, su tutti i settori, presso tutti gli operatori cosicché la tassazione va, come è stato detto più volte, a ridurre la capacità di consumo, di risparmio di spesa di tutti in maniera indifferenziata, senza neanche la salvaguardia di un minimo di equità fiscale, di equità sociale. Oltretutto il fatto di parlare ad oltranza, come facciamo e come continueremo a fare sugli articoli, non fa certo venir meno la portata e la fondatezza degli argomenti che questa opposizione affronterà, riguardo soprattutto a questa prima eccezione e sospetto grave di incostituzionalità che già i colleghi hanno evidenziato e che io condivido, anche giuridicamente, appieno. Sono già convinta anzi che quanto già avvenuto per precedenti leggi stoppate con ricorsi alla Corte costituzionale da questo Governo, a maggior ragione avvenga per quanto riguarda questa addizionale Irpef, perché le Regioni non sono chiamate a stabilire l’Irpef in assoluto, sono chiamate soltanto a un intervento aggiuntivo con l’addizionale Irpef che deve andare nella stessa direzione delle scelte che in tema di progressività, quindi di aliquote, quindi di scaglioni ha già fatto il Governo centrale. E’ una legge nazionale che ha istituito l’Irpef, è una legge nazionale che ha fatto delle scelte dove gli scaglioni sono stati fissati, dove le aliquote differenziate sono state fissate e dove quindi la Regione può incidere con un’aliquota unica, perché sfido chiunque a trovare la parola “aliquota” al plurale, quindi “aliquote”, sui testi della legge del 1997, sui testi della legge 18 settembre 2001, su qualunque testo giuridico, anche nei commenti, anche nella giurisprudenza. Perché si parla di “aliquota” per addizionale quando, in genere, per l’Irpef si parla di “aliquote”? Proprio perché l’addizionale è prevista con aliquota unica, perché non è pensabile fare noi una differenziazione diversa, che va quindi ad aggiungere in maniera differenziata al primo, secondo, terzo o quarto scaglione cambiando la parametrazione, cambiando i rapporti tra scaglioni, sostituendoci a quella che è una materia esclusivamente nazionale, cioè definire le aliquote Irpef. Così andiamo ad incidere su scelte che non ci appartengono, mentre invece con l’aliquota unica quale essa sia, aggiungiamo ad ogni scaglione la stessa quantità, cosicché il criterio di progressività scelto per legge dal Parlamento nazionale viene rispettato. Oltre a tutte le critiche, le censure politiche e di carattere economco-finanziario che vogliamo fare a questa legge, noi la riteniamo infondata anche giuridicamente perché ci andiamo ad appropriare di una potestà che non ci compete, quella di modificare gli scaglioni attraverso una differenziazione delle aliquote dell’addizionale che invece per legge deve essere un’aliquota unica. Solo così rispetteremmo le scelte di progressività già fatte. Quindi ci addentriamo in un campo davvero minato, che potrebbe concludersi con una impugnativa di incostituzionalità. Quindi, sotto tutti gli aspetti riteniamo censurabile, anche giuridicamente e costituzionalmente, questo primo articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. La modifica che l’emendamento D’Ambrosio ha prodotto in “zona Cesarini” alle 12,50 di ieri, va a riguardare anche l’Irpef. Si è detto che a seguito di una fitta serie di incontri e di una valutazione più approfondita delle ipotesi di gettito della manovra sull’Irpef, in realtà l’applicazione del criterio della progressività e il nuovo dimensionamento dell’addizionale porterebbe sostanzialmente a una flessione del gettito Irpef, quindi, complessivamente, a un risparmio per i cittadini marchigiani di qualcosa come 30-35 miliardi. Questo sarà argomento della discussione che poi inerirà l’emendamento D’Ambrosio ma con buona pace degli analisti che hanno confortato il Presidente D’Ambrosio in ordine a questa previsione di flessione di gettito devo dire che se la matematica non è un’opinione, in realtà la modifica introdotta sull’addizionale Irpef ieri non solo non determina quella flessione di gettito ma addirittura, dai conti che ho fatto in realtà provoca un aumento della previsione stessa.
Andiamo per ordine. Nel documento che la Regione ha prodotto a margine della manovra, si fa riferimento a un modello di stima sul gettito Irpef che è stato da due accademici dell’università, il prof. Lorenzo Robotti e il dott. Fabio Fiorillo, i quali hanno evidentemente effettuato un campionamento sui percettori di reddito marchigiani e ipotizzato, sulla base degli scaglioni precedenti all’emendamento D’Ambrosio, un gettito complessivo stimato, sulla manovra vecchia, superata, anche se ancora non formalmente, di 168 miliardi. Ritengo allora che fosse necessario comunque affrontare la valutazione sulla base di quel campionamento fatto dai due accademici per valutare effettivamente cosa le nuove aliquote e l’applicazione, doverosa peraltro, del criterio di progressività, avrebbero prodotto.
In realtà, applicando allo schema del prof. Robotti le nuove aliquote, le entrate complessive dell’Irpef ammonteranno a 378 miliardi. Questa è una verità lampante, indiscutibile, frutto di una applicazione numerica, matematica assolutamente non confutabile e io non riesco a capire come si possa sostenere che il gettito Irpef ammonterà a qualcosa come a 154 miliardi in luogo dei precedenti 168 quando così non è.
Mi riservo anche di formulare un quesito, un’interrogazione per capire come si sia arrivati a questo calcolo. E’ vero che si applica il criterio della progressività, ma è altrettanto vero che si aumentano in maniera consistente le aliquote — dall’1,2 al 2,9, dal 2,4 al 3,6, dal 2,6 al 4 — e complessivamente mi sembra che non vi sia un alleggerimento ma, al contrario, un forte appesantimento dell’onere che l’Irpef comporterà.
Non posso che richiamare e fare proprie le valutazioni già espresse dai miei colleghi per quanto riguarda la non costituzionalità di un’addizionale modulata per scaglioni. L’addizionale, come è stato ripetutamente detto e come l’art. 50 del D. Lgs. 446 del 1997 stabilisce, è somma che non può differire su base di scaglioni ma essere percentualmente obiettivata. Ritengo che a questo punto sia assolutamente necessario anche interloquire con gli organismi statali affinché possa essere verificata la costituzionalità di questa addizionale così proporzionata, non tanto perché si è contrari ad una attenzione verso gli strati sociali meno forti dal punto di vista economico, ma perché non è questo il luogo e non è questo il dispositivo normativo e fiscale che può autorizzare operazioni di questo genere.
Quindi ritengo che a questo rilievo di illegittimità del provvedimento se ne debba aggiungere un altro, nel senso che non è consentibile alle Regioni applicare una percentuale all’addizionale che non sia predeterminata e predefinita. Tendenzialmente e potenzialmente siamo arrivati all’assurdo che la regione su un tributo non proprio ma statale, va a parametrare senza tetti massimi e senza limiti la percentuale massima. Questo non è possibile, potrebbe esserlo astrattamente nell’Irap ma non nell’Irpef, quindi noi continueremo, anche dopo che sarà finita questa maratona, ad eccepire questi rilievi che, siamo convinti, troveranno accoglimento anche da parte degli organismi statali di riferimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. E’ inutile che parliamo di addizionale Irpef, penso che la maggioranza, Silenzi in prima linea, debba fare mea culpa per tutto lo sperpero di denaro pubblico. (Interruzione). Silenzi tu sei responsabile, perché ricordo che nel 1995 hai fatto un intervento, quando avete vinto le elezioni, nel quale avete criticato fortemente l’Amministrazione precedente per avere lasciato 350 miliardi di debito sulla sanità. Oggi, dopo sette anni devi fare mea culpa, perché avete fatto oltre 2.000 miliardi di debiti.
Oggi ci troviamo ad approvare una legge senza alternativa, perché se si devono chiudere i buchi di bilancio non c’è alternativa, ma esiste un problema: se foste stati attenti prima oggi non ci saremmo trovati di fronte a una legge del genere, perché è facile spendere i soldi dei cittadini senza responsabilità. Questa è la realtà dei fatti.
Inoltre, se sono tre volte che cambiate l’articolo 1 significa che non avete programmazione. C’è qualcosa che non funziona: voi cercate di prendere il più possibile dalle tasche dei cittadini per vedere quello che succederà alla fine, se riusciremo a chiudere i debiti oppure mettere altre tasse.
Se andiamo a valutare il modo in cui questo Consiglio si appresta a votare l’articolo 1 sull’addizionale Irpef, emerge che facciamo un discorso incostituzionale, perché l’aliquota è unica, non possiamo fare differenziazioni in quanto la legge dello Stato non lo permette, e siccome la legge l’ha fatta lo Stato, noi dovremmo cambiare la legge nazionale. Quindi stiamo ancora giocando, non so per quale motivo, perché questa legge rischia di essere bocciata a livello nazionale.
Prima di insistere su certe posizioni questa maggioranza dovrebbe sedersi attorno a un tavolo con l’opposizione per trovare un accordo su questa legge. I danni che ha fatto questa maggioranza dal 1995 ad oggi li stanno pagando i cittadini. Questa è vostra responsabilità. Io stavo in maggioranza e sono andato all’opposizione perché non ho accettato questa situazione, Silenzi. Oggi i nodi sono arrivati al pettine, bisogna pagare i debiti che avete fatto, lo sperpero di denaro pubblico. E’ inutile fare le passeggiate, Silenzi. Ricordo l’intervento che hai fatto: bisogna che lo riprendi e lo rileggi.

GIULIO SILENZI. Se vuoi te lo spiego, quell’intervento.

ENRICO CESARONI. Bisogna che lo rivedi perché erano 350 miliardi e oggi li hai superati di gran lunga, e hai fatto l’assessore per cinque anni gestendo questa macchina. La responsabilità è tutta vostra se oggi i cittadini debbono pagare l’addizionale Irpef. Non vi sono alternative, le chiacchiere contano poco Silenzi, la realtà è questa: che dal primo gennaio i cittadini vanno a pagare l’addizionale Irpef per colpa dello sperpero di denaro pubblico che avete fatto voi. Ma non finisce qui: la legge è incostituzionale e fra un mese ci troveremo qui a ridiscuterla, a perdere ulteriore tempo, ad aumentare i debiti. (Interruzione). Io sono uscito da quella maggioranza, ti ricordo i finanziamenti che avete buttato al vento, e non mi sono affatto pentito di essere uscito da quella maggioranza, sono orgoglioso di averlo fatto, perché oggi fate trovare i cittadini marchigiani di fronte a questa situazione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Stiamo affrontando un articolo che sappiamo essere di fatto già passato di moda a favore di un emendamento che vedremo tra poco, ma serve parlare di questo articolo 1 in quanto è il cardine, assieme alla manovra sull’Irap, della vostra manovra finanziaria, ed è anche l’esempio del modo superficiale, insufficiente in cui voi governate la cosa pubblica in quanto avete prodotto due provvedimenti incostituzionali. E’ incostituzionale l’articolo 1 di cui sto parlando, è incostituzionale l’emendamento che avete presentato, perché non prevede la progressività sulla base dell’articolo 53 della Costituzione. Infatti voi prevedete una nuova aliquota per nuovi scaglioni. Ma è sbagliato anche il principio in quanto la norma parla di addizionale, quindi, come dice la parola stessa “aliquota addizionale” è una sola aliquota che si aggiunge ad altro e questo “altro” è l’imposizione fiscale statale. Quindi ogni cittadino avrebbe dovuto pagare, in base ad una sola aliquota, un’imposta aggiuntiva rispetto a quella dovuta alle casse statali.
Questo articolo 1 è pertanto sbagliato, così come sbagliata è l’impostazione dell’emendamento che avete fatto quando vi siete accorti dell’errore, facendo un altro errore. Una norma che quindi sarà sicuramente impugnata davanti alla Corte costituzionale dal Governo. Ma questa norma, oltre a essere ulteriormente sbagliata nella forma come diceva il collega Gasperi, in quanto non reca l’individuazione delle cifre anche in lire, oltre che in euro — fino al 31 dicembre così dovrebbe essere — è sbagliata in quanto la norma statale autorizza a imporre questa addizionale soltanto per il 2002, mentre voi dite “a decorrere dall’anno 2002”, come se questa misura fosse duratura.
Ma oltre a questi gravissimi errori formali ci sono anche degli errori nel merito. Questa vostra manovra non è equa, non è equilibrata, impoverisce i ceti meno forti della società marchigiana, impoverisce tutte le categorie produttive, impoverisce quei ceti che spendono soprattutto in beni essenziali e poco più in beni di consumo e quindi viene in qualche modo impoverito il volano virtuoso dell’economia.
Avete quindi impostato dei provvedimenti che sono assolutamente sbagliati, improduttivi, drammatici. Avreste ben potuto applicare un’addizionale unica più bassa ricorrendo ai tagli molto più che all’imposizione fiscale. Noi vi abbiamo chiesto e stiamo continuando a chiedervi di sedere a un tavolo per discutere una manovra ma siete sordi ad ogni appello. Mi auguro che questa sordità vi ricada addosso in termini politici.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. L’ex assessore Silenzi, capogruppo Ds in quest’aula, non meno di qualche minuto fa ha usato espressioni che sono pretestuose, infondate, smascherate da questo articolo. Ha detto: “questa manovra per quanto riguarda l’Irpef è transitoria, avrà la durata di un anno”. Questo articolo lo smentisce e dice tutto il contrario di quello che lui ha sostenuto.

GIULIO SILENZI. Tu devi stare a sentire...

ROBERTO GIANNOTTI. Ho sentito benissimo. Tu hai detto che per quello che ti riguarda la manovra riferita all’Irpef ha validità solo per il 2002.

GIULIO SILENZI. Non ti puoi inventare le cose, chiedo un giurì d’onore... Chiedo la parola per fatto personale al termine dell’intervento del consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Il capogruppo Ds ha detto “mai e giammai noi riproporremo il prossimo anno questa manovra”. Questo articolo smentisce il capogruppo Ds, perché la lingua italiana non può essere interpretata secondo le convenienze politiche e dice “a decorrere dall’anno 2002”. Questo presuppone che nel 2003, nel 2004, nel 2005 e a seguire si continuerà, salvo un altro provvedimento di modifica. Quindi l’articolo 1 del provvedimento fa chiarezza sull’inganno che si voleva perpetrare.
Peraltro l’originale, la copia approvata dalla Commissione, la modifica della Giunta contengono la stessa prescrizione. Non si parla assolutamente di temporaneità del provvedimento. peraltro chiedo formalmente al Presidente che venga rispettata la norma del regolamento che prevede che il consigliere Amagliani legga gli articoli del testo prima di metterli in discussione. Quindi per i prossimi articoli voglio sentire uno dei segretari leggere gli stessi.
L’aumento dell’Irpef è quindi un fatto definitivo che si prolungherà negli anni. Questo è il messaggio politico che questa maggioranza di sinistra-centro lancia ai marchigiani: un aumento che noi abbiamo ritenuto esoso. Ha giustamente detto il mio amico Favia “è un’altra tassa, non è un’addizionale”. Siete ridicoli, non vi rendete conto che questa è un’altra tassa, non è un surplus che viene utilizzato. Questo è il perno della manovra ed è il prezzo che avete dovuto pagare all’esondazione di Rifondazione comunista, perché dovete avere il coraggio di dirlo: non siete stati nella condizione di riproporre il discorso del ticket e siete ricorsi a questo strumento che è un assassinio politico, perché avete massacrato i marchigiani, avete massacrato la stragrande maggioranza dei marchigiani, cioè il ceto medio. L’altro aspetto ridicolo è che la prima proposta e la modifica della Commissione non prevedevano il recupero della progressività che è un “rimedio rimediato” degli ultimi cinque minuti.
E’ più che chiara quindi la nostra avversione, quindi il giudizio profondamente negativo che il gruppo di Forza Italia dà di questo articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi per illustrare in cosa consiste il fatto personale.

GIULIO SILENZI. Chiedo all’Ufficio di presidenza di assumere l’impegno di risentire il mio intervento in modo che si verifichi se io ho sostenuto quello che Giannotti mi ha voluto far dire, cioè che l’Irpef aveva valore un anno. Chiedo che si faccia questa verifica, dopodiché potrò dare del bugiardo ufficialmente al consigliere Giannotti il quale deve ascoltare gli interventi, altrimenti non può far dire agli altri quello che non hanno detto per poi argomentare a suo piacere. Siccome di demagogia ne fa tanta, non è un fatto di comprensione sul quale potrei essere tollerante, e siccome è un fatto di verità, non può inventarsi le cose per poi argomentare come vuole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. L’articolo 1 è il concentrato di una manovra contraddittoria che non è completata con la parte contestuale che sarebbe dovuta essere contestuale, quella relativa al dibattito approfondito sui tagli agli sprechi da fare. Su questo articolo si concentrerà anche la grande delusione della comunità marchigiana e io rilevo qui la profonda insoddisfazione per un dibattito monco, on completo perché viziato da una volontà della maggioranza di accelerare una parte della manovra e rinviarne un’altra, e dalla volontà dell’opposizione di fare ostruzionismo su questa manovra. Quindi ribadisco una profonda delusione che credo di interpretare, senza alcuna presunzione, da parte anche di molti cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. E’ conclusa la discussione generale sull’articolo 1. E’ aperta la discussione generale sugli emendamenti e subemendamenti presentati. Vi sono 30 minuti per le iscrizioni a parlare.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Il regolamento ci impone di parlare una sola volta in merito ai 181 emendamenti proposti all’articolo 1. Non è facile riassumere in cinque minuti il contenuto di 181 emendamenti: saremo costretti a fare dichiarazioni di voto per ciascun emendamento nostro malgrado. Cercherò comunque di condensare il mio ragionamento sugli emendamenti proposto, partendo da quelli a firma del gruppo di Alleanza nazionale e, in genere, della Casa delle libertà. Tutti gli emendamenti, compreso il primo, tendono a limitare i danni ai cittadini marchigiani, soprattutto il primo che è soppressivo, perché non solo si tratta di danni certi — aumento di tasse — ma di beffe ai cittadini che hanno visto non risolti i problemi della buona amministrazione della cosa pubblica e addirittura si sono visti richiedere del danaro ulteriore per un funzionamento di una macchina che non solo ha stentato ma ha prodotto danni.
La filosofia soprattutto di quelli più solidi sotto un profilo generale è pertanto quella che ho illustrato. L’indicazione di fondo che vale per tutti gli emendamenti è quella di rendere chiaro e immediatamente percepibile ai marchigiani che questo è un provvedimento che si inserisce in un quadro grave di gestione del bilancio, perché la sommatoria presunta del gettito che verrà fuori dall’addizionale Irpef è superiore al solo aspetto della gestione dei servizi sanitari, pertanto non è vero quello che si dice da parte della maggioranza — ”siamo qui a difendere i servizi minimi indispensabili” — ma anzi, stiamo toccando le tasche dei cittadini per tappare altri buchi, non solo quelli della sanità. E comunque siamo arrivati a questo punto perché sono sei anni che chiediamo di fare chiarezza sulle questioni di fondo, sui nodi strutturali che non hanno permesso fino ad oggi di far funzionare bene i servizi, perché non si danno neppure i servizi minimi, facendo aumentare progressivamente i costi e le spese.
Perché entriamo nel merito, anche tecnico, degli emendamenti? Non era chiaro che si fosse di fronte ad un intervento progressivo sui redditi, tant’è che interviene anche l’emendamento D’Ambrosio n. 2; non era chiara l’applicazione del meccanismo di addizionale sull’Irpef; n on era chiaro ed era iniquo quanto avvenuto in sede anche di Commissione con l’emendamento Secchiaroli. C’era bisogno di una modificazione e la modificazione è stata assolutamente peggiorativa, perché si sono sì toccate le filosofie di conto, cioè si è introdotta la progressività anche se in maniera non chiara e forse al limite della legittimità come il collega Ceroni ha detto nella discussione sull’articolo, ma addirittura si sono ritoccate in aumento tutte le aliquote, perciò i benefici dello scaglionamento si sono vanificati, aumentando tutte le aliquote e portandole fino a un massimo del 4%.
Per questi motivi chiediamo, come gruppo, l’accoglimento del primo emendamento, quello soppressivo, o almeno l’accoglimento dell’emendamento che porta ad una riduzione drastica dell’addizionale applicata, una riduzione che però sia in linea con le norme costituzionali, le norme complessive sulla fiscalità che vede l’applicazione dell’aliquota Irpef limitata al 2002 e limitata all’applicazione di un’unica aliquota per tutti i redditi di ciascun marchigiano.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Gli emendamenti di Forza Italia partono dal presupposto che questa manovra sia illegittima e troppo pesante per i cittadini delle Marche. A parte il discorso che ho fatto in precedenza, la cui formulazione avrebbe dovuto contenere il termine dell’art. 4 della legge 405 che dice “limitatamente all’anno 2002, in deroga ai termini e alle modalità previste dall’art. 50, comma 3, secondo periodo del D. Lgs. 15.12. 1997, n. 446 ed all’art. 24, comma 1 del D. Lgs. 504 del 1992”, avremmo preferito che la manovra fosse stata accompagnata dal discorso della riduzione delle spese.
Per esempio, questa mattina ho seguito qualche intervento e debbo dire che nessuno ha fatto presente che le Asl di questa regione spendono 850 miliardi per l’acquisto di beni e servizi. Se il pagamento di questi beni e servizi avviene a 24 mesi di distanza come generalmente pagano le Asl di questa regione, è chiaro che i costi per l’acquisto di questi beni e servizi sono aumentati. Penso che questo sia da addebitare al ritardo con il quale sono stati tirati fuori i debiti della sanità. Se nell’anno 2001 abbiamo contratto o abbiamo autorizzato la contrazione di 650 miliardi di mutui per far fronte al deficit e le forniture di beni e servizi in un anno sono di 850 miliardi, il pagamento contanti rispetto al pagamento dilazionato può comportare un 10% di sconto. Su 850 miliardi sono 85 miliardi. Non è una cosa da trascurare. Dovremmo fare in modo che la disponibilità finanziaria delle Asl venga assegnata prima possibile in modo che i loro acquisti possano essere pagati celermente: in quel caso i fornitori farebbero risparmiare 80 miliardi alla Regione. Il deficit aumenta anche per questa mancanza di attenzione, quindi.
Se avessimo voluto mettere mano per tempo a questi meccanismi che negli anni hanno fatto lievitare la spesa, forse saremmo riusciti ad evitare una manovra così pesante.
Se per esempio quest’anno, in sede di approvazione di bilancio di previsione avessimo fatto 50-100 miliardi di manovra, adesso sarebbe stato più facile far digerire ai cittadini marchigiani l’aumento dell’Irpef, un’Irpef pesante. Voi avete avuto attenzione per le categorie che vivono con 20-30 milioni però a livello più alto il 4% di Irpef su 100 milioni di reddito crea una disparità di trattamento, perché è vero che siamo in presenza del federalismo fiscale, ma non è possibile che il cittadino delle Marche paghi all’infinito tanto di più. Tant’è che la legge prevedeva per le regioni di passare dallo 0,9 all’1,4, non aveva detto dallo 0,9 al 6%. Poi è stata concessa una deroga che doveva essere limitata a questo anno come nella vostra formulazione dell’articolo non è scritto, ma non possiamo pensare che se nel 2002 ci troveremo ancora in difficoltà aumenteremo di un ulteriore 2-3%, dobbiamo fare attenzione ad adottare quanto prima le misure di contenimento della spesa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo al Presidente... (Interruzione). Non ho bisogno di Silenzi. L’ho chiamato prima per dirgli che aveva detto delle bugie. Non hanno bisogno di Silenzi questo Consiglio e la comunità marchigiana che, anzi, farebbe a meno di Silenzi e dei suoi soci che stanno per imporre alle Marche una manovra lacrime e sangue.
Ho detto nell'intervento generale che probabilmente Luchetti, non nella sua veste di politico che certamente credo aborrisca, come altri questa manovra, ma nella sua veste di sindacalista... (Interruzione). Puoi querelarmi: peccato che io non sia perseguibile per quanto dico in quest’aula.

MARCO MORUZZI. Io, socio di Silenzi non sono.

ROBERTO GIANNOTTI. Queste dissociazioni mi fanno piacere perché dimostrano che, comunque, il quadro delle convivenze politiche... Parliamo sempre di politica, e io dico sempre che se non entriamo nella logica di divertirci in questi cinque giorni andiamo male, abbrutiti, fra l'altro, dalla rottura dei bagni: questa Giunta non sa garantire nemmeno le condizioni igieniche elementari.

MARCO LUCHETTI. Questo è un attentato alla minoranza.

ROBERTO GIANNOTTI. No, questo è l'incapacità della Giunta D'Ambrosio a garantire ai consiglieri di usare il bagno. Pensate se può garantire il sistema sanitario e il sistema produttivo.
Comunque, è inutile ripetere che il significato — a parte del battute che Agostini non coglie e non accetta — dei nostri emendamenti è chiaro. Non credo che sia un buon costume politico, Presidente D'Ambrosio, far pervenire l'emendamento migliorativo dell'art. 1 alle 13,45 del giorno precedente la seduta del Consiglio, sapendo che un quarto d'ora dopo scadeva il termine per la presentazione degli emendamenti. Questo ha costretto il gruppo di Forza Italia a non presentare i mille emendamenti che ha preparato lavorandoci, quindi costruendo anche una proposta... (Interruzione). Non è uno sforzo di fantasia ma è intanto una garanzia per gli elettori marchigiani che non sono ostaggio delle vostre azioni di commandos fiscale. Quanto meno credo che i marchigiani saranno contenti e gabbati, perché voi imporrete loro le tasse, ma almeno sapranno che qualcuno si è spellato le mani e si è impegnato per difendere i loro interessi colpiti, piegati ad una logica politica che è solamente una logica aberrante.
Noi abbiamo voluto marcare, con questa serie di emendamenti, la nostra protesta che è la protesta dei marchigiani. E' inutile che insistiate a dire che le Marche sono con voi. Ha ragione la Cecchini che vive una dimensione sociale, particolare: probabilmente i militanti di Rifondazione o certe categorie sociali che lei frequenta hanno definito questa una manovra giusta perché una manovra di sinistra, ma credetemi, questa non è una manovra giusta, questa è una manovra che la maggioranza dei marchigiani non accetta, una manovra che pagherete cara sul piano politico. La gente dimentica tutto ma non dimentica quando vengono lesi certi diritti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Non è semplicissimo illustrare 185 emendamenti nell'arco di 5 minuti, per cui cercheremo di fare un discorso a volo d'uccello riservandoci eventuali dichiarazioni di voto per un'analisi specifica delle singole proposte. Su alcune cose una parolina in più si potrebbe spendere.
L'approvazione del primo emendamento certamente semplificherebbe la vita e la serata a tutti, risparmierebbe non solo a noi una notte di fatiche ma alla popolazione marchigiana una spesa non dico superflua ma certamente non apprezzabile per le modalità, oltre che per l'entità, con cui viene imposta.
Ho presentato un emendamento — il n. 4 — relativo all'entrata in vigore della misura. Dicevamo che il Consiglio si accinge a una considerevole fatica per la elaborazione di questo atto. Non vorremmo che venisse sprecata nella previsione che i tempi necessari per lo svolgimento delle 1.300 votazioni e delle 16.000 dichiarazioni di voto possano portarci oltre al 31 dicembre. Ciò ci espone al rischio di vanificare questo lavoro, perché l'art. 50 del D. Lgs. 446 prescriveva che la pubblicazione sulla G.U. delle aliquote addizionali dovesse avvenire entro il 30 novembre. Solo un provvedimento del vituperato, ma non in questo caso, Governo Berlusconi, vi ha consentito, provvidenzialmente, di avvalervi di questi giorni in più.

FAUSTO FRANCESCHETTI. E' stata approvata la legge il 16 novembre...

SERGIO NOVELLI. La scadenza del 30 novembre c'era già da prima: ci si poteva mettere in moto per tempo.
In questo periodo in cui ci sono stati ripetuti ripensamenti sull'articolazione delle aliquote, il rischio che tutto il lavoro vada oltre anche la scadenza prorogata si pone, quindi facciamola valere per il 2003 o, in sede di subemendamento, per il 2004. E' anche vero che la legge 56/2000 prevede che solo per il 2002 si possono adottare le super aliquote, però questo sembra non preoccupare la maggioranza, se è vero come è vero che nell'emendamento n. 2 sottoscritto dal Presidente della Giunta e che quindi impegna la volontà dell'organo di governo, c'è scritto "a decorrere dall'anno 2002", come se fosse già fatta la scelta di applicare le super aliquote nell'anno che verrà e nei successivi. Questo è un ulteriore motivo di no legittimità, ma ciò che più ci preoccupa sotto il profilo della legittimità, è il discorso della moltiplicazione degli scaglioni. Anche su questo abbiamo riproposto, con l'emendamento 8, il ripristino di un'aliquota unica, non perché siamo contro la progressività dell'imposta, perché la legge questo consente, riservando all'imposizione principale della tassazione diretta, la modulazione progressiva dell'imposta sul reddito.
Per questo motivo abbiamo ritenuto di ripristinare l'aliquota unica e, non ritenendo di gravare sugli scaglioni più bassi, l’abbiamo modulata con l'aliquota più bassa prevista dalla legge, dello 0,9%, riprendendo anche l'esatta formulazione dell'art. 50, perché nel testo non emendato che ci è stato proposto dalla Commissione, c'è chiaramente una confusione fra reddito complessivo e intero reddito, che ha portato a quella lettura non costituzionalmente condivisibile, che è stata in qualche misura superata dall'emendamento proposto dalla Giunta.
Qualcuno ha detto — il presidente del gruppo di Rifondazione Andrea Ricci — che è un titolo di grande merito essere l'unica Regione ad avere applicato la moltiplicazione delle aliquote. Ricordo una facezia del pazzo che prende l'autostrada contromano, accende la radio, sente il grido di allarme che dice "un pazzo si è immesso nell'autostrada contromano!" e osserva: "Uno? Ne vedo centinaia che vengono contromano", ma in realtà è lui che va contro corrente, e mi sembra che siamo in linea, nel senso che tutte le Regioni hanno in precedenza applicato l'aliquota unica, la legge parla di aliquota unica, tutte le Regioni, ivi comprese quelle di sinistra, ancora applicano l'aliquota unica, con orgoglio noi rivendichiamo di essere gli unici ad andare contro corrente, ma anche contro la legge.
Se queste circostanze vi inducono alla soddisfazione che, per motivi forse politicamente comprensibili ma non condivisibili hanno indotto il gruppo di Rifondazione a sbandierare e a rallegrarsi, compiacendosi, questa manovra finanziaria, credo che sia una soddisfazione non condivisa da 1.400.000 marchigiani, e vi prego quindi di valutarlo in sede di votazione degli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Qualcuno avrà detto "ma perché tanti emendamenti modulati in maniera estremamente ripetitiva, che può diventare addirittura petulante?". Perché a nostro parere ogni lira risparmiata è una lira non sottratta al circuito virtuoso dell'economia marchigiana, quindi anche se una sola lira fosse sottratta a questa manovra avremmo già fatto bene il nostro compito.
Ma c'è di più, ed è un discorso di fondo. Quali sono i motivi degli sprechi? Pochi minuti fa un revisore dei conti da noi segnalato nelle aziende ospedaliere mi segnalava che è stata bloccata una delibera di 430 milioni a un'azienda ospedaliera delle Marche che dava incarico a una società di controllo di gestione di verificare se le spese erano fatte bene, quando lo stesso incarico era stato già dato all'interno dell'azienda. Cioè, qualche minuto fa sono state bloccate spese ulteriori di sperpero per 430 milioni. Questi sono soldi che, stratificati l'uno sull'altro danno il deficit di oltre 200 miliardi della sanità marchigiana, danno spese superflue nel bilancio complessivo della Credo che qui non si sono riuniti tutti gli scienziati che si occupano di manovre economiche di tutta Italia. Mi permetto di dire che avremmo una concentrazione eccezionale di geni economici in questa Assemblea e alle spalle di questa Assemblea nelle forme dei funzionari addetti.
Se non è vero che abbiamo tutti gli scenari e i geni qui concentrati e che ben 19 Regioni italiane hanno agito in maniera difforme, ci sarà pure qualche motivazione per la quale questo tipo di manovra non è particolarmente intuitiva e lungimirante ma crea disagi.
Questa manovra così impostata crea disagi ai cittadini, alle fasce economico-sociali, all'opposizione che si vede costretta a fare questo tipo di battaglia dura e tutto sommato anche pesante, ma crea un danno notevole alla stessa maggioranza. Quindi pensiamo quale tipo di danno articolato si crea a tutti i livelli: a livello politico-istituzionale, a livello economico-sociale, a livello del semplice cittadino. Non è questa la via, e attraverso gli emendamenti noi vogliamo cogliere il risultato di modificare, con l'alterazione tecnica delle cifre, almeno in parte questo tipo di manovra.
Ci si può rimproverare che in qualche emendamento andiamo oltre e cerchiamo di forzare la situazione? Bene, ma molto di più è stata forzata nella proposta. La proposta è veramente una forzatura altissima della situazione, perché va anche a dare una risposta non a ciò che ci obbliga la legge, cioè il ripianamento del buco della sanità, ma anche nella direzione di intervenire su tutta un'altra serie di settori, compreso quello degli investimenti, che non ci competono in questa fase, che ci competono nella fase successiva del bilancio preventivo da qui a qualche mese.
Per questi motivi riteniamo che questi emendamenti siano essenziali per cercare di svoltare rispetto all'attuale situazione.

PRESIDENTE. Come da convocazione è prevista la seduta notturna. Il consigliere Favia ha chiesto di intervenire. Possono parlare un consigliere a favore e uno contro.

DAVID FAVIA. Intervengo contro la seduta notturna, perché l'art. 31 recita: "Il Consiglio si riunisce, di regola, secondo il seguente orario: al mattino dalle ore 10 alle ore 13,30, nel pomeriggio dalle 16 alle 19,30. Qualora vi sia eccezionale urgenza, il Presidente può proporre al Consiglio di proseguire i lavori in seduta notturna". Non ravviso, alla luce dell'annuncio che lei ha dato prima, l'eccezionale urgenza, in quanto lei ci ha comunicato che il Presidente della Giunta, ai sensi del regolamento, ha chiesto di convocare con straordinaria urgenza il Consiglio a 48 ore. Questo significa che c'è un Consiglio già convocato per giovedì, a partire dalle 16, e nei giorni a venire. Questo fa decadere assolutamente l'eccezionale urgenza della seduta notturna oggi, perché ci sono giorni a sufficienza per discutere in seduta diurna questa materia. Quindi mi sembra assolutamente incongruo proseguire oltre le 19,30. Inoltre chiedo un'interpretazione autentica sul concetto di "seduta notturna", in quanto non è possibile che la seduta notturna si colleghi con la seduta diurna del giorno dopo, ci deve pur essere una cessazione che secondo me va individuata nell'ultimazione della giornata. Infatti, nella convocazione che lei ci ha mandato il Consiglio è riconvocato per le 10 di domani mattina, quindi non è possibile che ci sia una fusione tra le due giornate di seduta. Comunque, vincente è il discorso che non c'è nessuna eccezionale urgenza, alla luce di un Consiglio già convocato ad oltranza per giovedì e per i giorni successivi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Parlo a favore della seduta notturna, quindi contro l'intervento del collega che mi ha preceduto, perché mi sembra che la sua preoccupazione circa la convocazione a oltranza del Consiglio regionale sia ultronea. In primo luogo vorrei un chiarimento dal Presidente. Chiedo se è concepibile una convocazione a oltranza, in cui non siano specificati i giorni di riunione. Se così fosse basterebbe dire il 2 gennaio che il Consiglio è convocato per tutto l'anno.
L'art. 28 del regolamento dice che la convocazione del Consiglio viene diramata ad ogni consigliere. Dire che va indirizzata ad ogni consigliere esclude la possibilità della convocazione collettiva, cioè fatta per annuncio in Assemblea. Nel momento in cui il Presidente di turno ha comunicato la richiesta di convocare il Consiglio ad oltranza molti consiglieri non erano presenti: il collega Ascoli tuttora manca, non c'era il collega Cesaroni. Questi ultimi non hanno ricevuto una individuale comunicazione di questo Consiglio e io mi aspettavo che alle 15,55 a ognuno di noi fosse consegnata la copia della convocazione individuale per questo Consiglio. poiché- ciò non è avvenuto, ritengo che non ci sia stata la convocazione del Consiglio ad libitum, che sarebbe stata un'assurdità, quindi credo che sia accettabile il sacrificio di passare questa serata in reciproca compagnia. Se invece ci fosse la convinzione di poterci tenere a oltranza senza specifica convocazione, le riflessioni del collega sono assolutamente condivisibili, ma allo stato la presidenza dovrebbe chiarire che la convocazione sarà diramata così come dispone l'articolo 28 e finché ciò non è la possibilità della notturna può essere collegata all'urgenza.

PRESIDENTE. Sono stati enunciati due principi. La questione dell'eccezionalità credo sia a tutti nota, in considerazione della copiosa produzione di emendamenti e subemendamenti e dell'importanza che questo atto vede la sua conclusione in tempo utile. Sulla questione della notturna è chiaro che non è stato previsto l'orario, perché la notturna è l'aula che la decide, il Presidente la propone, però è evidente che per la notturna possiamo rapportarci all'usanza di questo Consiglio e del Parlamento, che significa "notturna fin quando arriva il giorno". Non c'è fusione perché interromperemo prima delle 10 di domani, senza dubbio.

GILBERTO GASPERI. Presidente, qui c'è una cosa veramente grave: siamo 40 consiglieri, più il personale e non ci sono i bagni. Io chiamerò i carabinieri perché non c'è idoneità di quest'aula da un punto di vista sanitario. Prendiamo un provvedimento, perché tra due minuti chiamerò i carabinieri. Siccome l'assessore alla sanità è un pubblico ufficiale, in questo caso, caro assessore, la prego di fare un intervento, altrimenti la denuncio per omissione di atti d'ufficio.

PRESIDENTE. Per quel che riguarda i bagni è noto a tutti che esistono un bagno a pianoterra, un bagno al primo piano e tutti gli uffici hanno i bagni, per cui capisco il disagio, ma non che sia impossibile dare risposta a questa esigenza. Fra l'altro mi dicono che l'impresa di pulizie è già intervenuta.
L'orario di chiusura che propongo è l'alba: le ore 6 di domani mattina.
Pongo in votazione questa proposta.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Perché il gruppo di Forza Italia ha presentato centinaia di emendamenti? Perché non condivide la stangata che la Regione Marche si permette di dare ai cittadini marchigiani, anche perché non rispetta le aliquote che il Governo ha stabilito. L'addizionale Irpef viene addirittura portata al 2,6%. Questo è fondamentale. Noi faremo una battaglia in quest'aula, perché quello che potremo far risparmiare ai cittadini marchigiani sarà tutto di guadagnato.
Ma questa stangata non è riferita soltanto al debito della sanità bensì va a coprire tutti i debiti che la Giunta bene o male produce durante l'anno. Un stangata di 400 miliardi. Mi auguro che sia solo per l'anno 2002 e che per il 2003 venga rivista in base anche all'andamento del bilancio, però se continuiamo a spendere dando incarichi e facendo spese senza controllo alla fine del 2002 dovremo mantenere le stesse aliquote perché il debito sarà aumentato rispetto a quello di oggi.
Il consigliere Ciccioli diceva prima che è stata bloccata una delibera di 450 milioni per un incarico professionale. So che sono state bloccate anche altre delibere per centinaia di milioni sempre per incarichi professionali, per vedere come la sanità spende i milioni.

GIULIO SILENZI. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

ENRICO CESARONI. Tu l'hai scagliata tanto tempo fa e hai fatto tante spese e tanti debiti. Ti posso portare l'elenco di quello che hai fatto, perché è a conoscenza di tutti. Guarda caso non hai avuto nemmeno successo elettorale, anche per i soldi che hai speso.

GIULIO SILENZI. Li ho spesi male...

ENRICO CESARONI. Sì, li hai spesi male come tutta questa maggioranza. Questa è la realtà, è inutile che parli. Io faccio i conti e i conti portano questo. Questo è ciò che hai fatto e il risulto che hai ottenuto. E' ora che rifletti su quello che hai fatto tu, prima di parlare di quello che fanno gli altri.
Oggi faremo la seduta notturna, domani staremo qui tutta la giornata, così venerdì, ma alla fine per cosa? Per fare una battaglia contro una maggioranza chiusa in se stessa, arrogante e prepotente. Se non ci fossero state arroganza e prepotenza e se qualcuno avesse avuto l'idea di incontrarsi con l'opposizione per discutere queste cose, forse oggi non saremmo stati qui con pacchi di emendamenti e subemendamenti ma avremmo fatto un discorso diverso e avremmo anche potuto parlare, ma il finale poteva essere diverso. Siccome voi siete sicuri del fatto vostro e lavorate tranquillamente perché pensate che nessuno vi possa fermare, questa volta avete trovato un'opposizione che non è d'accordo sull'aumento delle tasse, quindi ci confronteremo, i cittadini verificheranno. Alla fine le tasse le aumenterete come volete voi, ma la responsabilità è sempre vostra, sia chiaro questo. Noi faremo una battaglia per poter agevolare i cittadini, anche se dobbiamo ammettere che sono state tutelate le fasce più deboli, e su questo sono favorevole, però non sono d’accordo quando si supera la percentuale dell'1,4% stabilita a livello nazionale, perché noi dobbiamo sì mettere le tasse ma ridurre le spese se vogliamo far stare tranquilli i cittadini. Ma qui mettiamo solo le tasse e non si vedono le spese che fatte ogni giorno in maniera sempre superiore, questo è scorretto, perché i cittadini devono pagare e voi spendete. Non è possibile essere d'accordo con voi, su questo.
Noi chiediamo una maggiore severità sulla spesa pubblica, perché questa va controllata.

GIULIO SILENZI. Cosa proponi, Cesaroni?

ENRICO CESARONI. Noi proponiamo di ridurre l'aliquota, portandola a quella prevista dalla legge nazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, colleghi consiglieri, gli emendamenti che sono stati presentati dalla minoranza tendono a porre rimedio alla devastante portata della vostra manovra. Dicevamo poc'anzi dell'incostituzionalità dell'articolo 1 in quanto non rispondente ai dettati dell'art. 53 della Costituzione, quindi non rispondente ad una imposizione fiscale progressiva sugli scaglioni. Questa incostituzionalità persevera con l'emendamento D'Ambrosio. Noi proponiamo un'aliquota unica, e a tal proposito proporremo anche un subemendamento al nostro emendamento, così come previsto dalla normativa. Un'aliquota unica che sia una vera addizionale, cosa che la vostra norma assolutamente non prevede.
Siamo contrari a questo articolo 1 come da voi proposto, un articolo 1 che è la prova della confusione con la quale questa maggioranza gestisce la cosa pubblica, un articolo 1 che voi stessi avete emendato perché non avete le idee chiare.
Credo che sarebbe opportuno, togliendo dall'imbarazzo gli stessi consiglieri della maggioranza, che voi non proseguiste su questa fallimentare iniziativa che va a colpire tutta la popolazione marchigiana, che sicuramente non capisce il perché di questa stangata. Non si capisce perché davanti alla prova provata del fallimento da voi vissuto in questo momento con un buco di 500 miliardi, non vogliate operare più tagli, perché non vogliate abbassare l'imposizione fiscale e tagliare maggiormente la spesa, gli sprechi che molti colleghi hanno indicato.
Questa manovra colpisce principalmente le categorie più deboli...

MARCO LUCHETTI. Cesaroni ha detto di no.

DAVID FAVIA. Lui parla dei primissimi scaglioni ed è in parte vero quello che dice ma in parte non è così, perché lo scaglione fra i 30 e i 60 milioni viene massacrato, ed è quello del ceto medio, mentre viene graziato lo scaglione tra i 60 e i 135 milioni: rubate ai poveri per dare ai ricchi, questa è la verità. (Interruzione). No, Berlusconi dà la pensione alla povera gente, voi invece togliete ai ceti medi... (Interruzione). No, quello l'ha detto Silenzi il quale ha affermato che la manovra è solo per il 2002 perché nel prosieguo ci metterà i soldi lui, e noi siamo lieti di questo. Come diceva Cesaroni, restituirà gli sprechi.
Questa manovra colpisce le categorie medie, le categorie produttive, le categorie imprenditoriali e coloro che con i loro acquisti di beni di consumo essenziali rendono virtuale il volano dell’economa marchigiana. Questa vostra manovra è dannosa per le Marche, i nostri emendamenti tendono a restituire un minimo di buon senso. Come si diceva giustamente prima, un'aliquota massimale unica dell'1,4% sarebbe già manovra più che sufficiente se, specularmente, vi fosse una correzione strutturale del bilancio, vi fossero dei tagli agli sprechi che sono enormi.
Quindi, nell'illustrare i nostri emendamenti io chiedo ancora una volta che ci sia un confronto, che cessi l'arroganza con la quale avete proposto al Consiglio questa manovra senza consultare né l'opposizione, né, sufficientemente, le categorie sociali.
Concludo chiedendo ancora una volta che ci sia attenzione alle nostre istanze, perché in questa situazione fallimentare e catastrofica si possa giungere a un risanamento condiviso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Il collega Novelli ha giustamente fatto riferimento alla parabola del pazzo che entra in autostrada in senso contrario. La riprendo e dico che quello stesso pazzo, arrivato alla stazione del pedaggio pretende che la Società Autostrade gli dia indietro i soldi perché in realtà, rispetto al biglietto ha sbagliato.
Perché faccio questo discorso? Ho rifatto per la centesima volta i conti, Presidente D'Ambrosio alias Giovanni senza terra, dante causa dello Sceriffo di Nottingham. Userò i miei cinque minuti per fare un calcolo. Voi avete detto su tutti i giornali — comunicato stampa n. 279 — che l'Irpef passa da 169 a 158 miliardi. Poi avete fatto il comunicato stampa n. 730 e dite come cambia: prima fascia di reddito, seconda fascia di reddito, terza fascia di reddito, quarta fascia di reddito, quinta fascia di reddito. Faccio la somma con il pallottoliere e viene fuori che le cifre riportate dal comunicato stampa n. 730 portano 378 miliardi. Nel vostro calcolo dite che, rimodulando tutto, questo è il prodotto. Allora c'è qualcosa che non funziona. Voi non potete dire che il prelievo complessivamente passerà e ci sarà il decremento, perché c'era anche prima. Allora facciamo come le vacche di Fanfani. Voi dite "il prelievo passerà da ... a ...". In realtà voi siete andati a definire un decremento che non c'è. Il comunicato stampa fa riferimento al fatto che "il relativo gettito si ridurrà così da 24 miliardi" e non è vero.
Partendo da questo presupposto vado a commentare brevemente i nostri emendamenti che in realtà, più che a una emendatio preludono a una mutatio auspicata della manovra. In procedura civile non sarebbe possibile, ma in Consiglio regionale sì. Ci viene da dire che in realtà, dietro questa manovra si cela, probabilmente, un calcolo che a mio modo di vedere fa riferimento a una metodologia totalmente da approvare. In realtà, il prof. Lorenzo Robotti e il dott. Fabio Fiorillo, illustri accademici, hanno utilizzato una metodologia che poteva essere calzante nella previsione dell'aliquota senza progressività, perché hanno fatto riferimento a una metodologia e a un campionamento che poteva essere effettivamente una base numerica efficace se non vi fosse stato il problema della progressività. Il campionamento che era stato fatto allora e che ritengo sia stato utilizzato anche per la riformulazione dell'emendamento D'Ambrosio, se andiamo a vedere la metodologia non è utile a verificare quanto può incidere questa correzione, considerando anche la progressività. Se questo è vero — lo vedremo fra qualche mese, una volta che le casse di Sherwood saranno svuotate — dovendo valutare con attenzione il portato di questa manovra sull'Irpef, considerato anche i grossi dubbi di costituzionalità e di legittimità del provvedimento in quanto tale per le ragioni che dicevano in tanti prima relativamente all'addizionale che è stata in qualche misura elasticizzata e modulata in modo non corretto, ne viene fuori, probabilmente, una previsione Irpef che è sostanzialmente fantasiosa.
Noi diciamo che anche da questo punto di vista 181 emendamenti nascono proprio da questa volontà di ricondurre la manovra sull'Irpef a quella che dovrebbe essere la sua funzione fisiologicamente, normativamente ufficiale di un'addizionale che non può essere quindi considerata aliquota a scaglione per le ragioni che abbiamo detto più volte.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Gli emendamenti presentati da Cdu-Ccd a firma Massi-Viventi vanno dall'11 al 13 e riguardano le aliquote differenziate secondo quanto previsto dal testo unico sulle imposte e redditi approvato con Dpr 917 del 1986, quindi proponiamo di sostituire l'aliquota differenziata secondo la classe di appartenenza del reddito stesso, introducendo quindi delle aliquote che riteniamo più eque per l'Irpef di classe C, D ed E. Il collega Viventi ha già illustrato la motivazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Sulla filosofia e concretezza degli emendamenti hanno già parlato i colleghi. Io voglio fare un comunicato a tutti i consiglieri qui presenti. C'è una tradizione nell'ambito della sinistra di cambiare e modificare il senso della verità e il senso della giustizia. I frontalieri, grazie al famoso ministro Visco che aveva istituito la doppia tassazione, non hanno fatto altro che far vedere che davano... (Interruzione). Tu sei un uomo fortunato Luchetti, perché vieni da un glorioso partito, però hai una responsabilità: fai parte del gruppo che l'ha distrutto e che oggi si è riciclato. Stai ora distruggendo un altro ex glorioso partito, quindi cerca di tenerlo sempre presente. Visco è colui che ha fatto la doppia tassazione ai frontalieri, e ci sono stati degli onorevoli dell'Emilia Romagna e delle Marche che hanno dato comunicazione che grazie al loro emendamento è stata prorogata di un anno la doppia tassazione. Invece, proprio per fare chiarezza dico che è la più grossa ipocrisia, perché il tutto stato fatto direttamente dalla Commissione bilancio ed è stato un emendamento all'art. 3 bis che prorogava sia per il 2001 sia per il 2002. Questo è quello che sta avvenendo proprio oggi. Quindi, rimanete sordi alle indicazioni e alle sollecitazioni della minoranza che può essere spinta a ciò per cercare di rendere ancora più eclatante, in questo modo di vivere abbastanza virtuale, non tanto un modo di manifestare ma di rendere più evidente quella che sarà l'imposizione assurda che verranno ad avere i cittadini marchigiani.
Si è sentito dire in quest'aula che una parte deve essere tutelata — e sarebbero i deboli — mentre deve essere imposta una tassazione al ceto medio. E' giusto imporre la tassazione a coloro che hanno un reddito elevato, ma non si può, attraverso la tassazione, provocare la voglia di non fare più investimenti o limitarsi alle aliquote di imposta, perché altrimenti succede quello che era successo in Svezia tanti anni fa, dove la gente smetteva dicendo "voglio guadagnare fino a quella cifra, altrimenti non mi conviene". Lo stesso Governo di sinistra che aveva tanto dato, aveva impostato un modo completamente nuovo per l'Europa, ha dovuto fare marcia indietro, modificare tutto. Quando ci sono delle improvvisazioni, hanno un rovescio della medaglia che va a bloccare il volano dell'economia. Non si sa realmente quale tipo di ricaduta verrà ad aversi nell'ambito della classe produttiva. La classe produttiva è formata sia da chi è attualmente in pensione e che ha ottenuto questo reddito attraverso sacrifici, sia chi quotidianamente si impegna per dare un reddito alla propria famiglia.
Non possiamo assolutamente pensare che l'unica soluzione da parte dei politici è quella di agire immediatamente sulla leva fiscale, altrimenti vi ponete nelle stesse condizioni di coloro che non sono lungimiranti, cioè ricopiate gli stessi errori che il Governo che abbiamo avuto in Italia fino a pochi mesi fa ha fatto dal 1996 ad oggi. Per questo motivo chiedo maggiore consapevolezza e perlomeno chiedo che non ci sia una spaccatura completa, altrimenti saremo costretti ad andare avanti ad oltranza.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Oggi facevo riferimento all'utilizzo indiscriminato dell'ostruzionismo con un volume di emendamenti di questo livello che rischia di paralizzarci per giorni. Voglio ribadire che questo non rappresenta sicuramente la separatezza che ci deve essere anche tra le diverse responsabilità di Governo, maggioranza e minoranza. Quello che mi preoccupa ancora di più è che tutto questo dibattito che si sta prolungando all'infinito ci fa rischiare di perdere altri 191 miliardi, perché questa è la quota dei 7.000 miliardi della sanità che perderemmo se non riuscissimo a pubblicare sulla G.U. il provvedimento. E' una responsabilità che non sento di poter condividere, quindi presento un subemendamento.

PRESIDENTE. E' quindi chiusa la discussione generale sugli emendamenti e subemendamenti già presentati. Facciamo distribuire il subemendamento presentato dall'assessore Secchiaroli e passiamo alla votazione dell'emendamento 1.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli. Da questo momento decorrono i 30 minuti per le iscrizioni a parlare.

FABIO PISTARELLI. Cercherò di impiegare i dieci minuti a disposizione per spiegare il senso di questo nostro emendamento, il primo che si sta discutendo. Chiedere, come si sta chiedendo, a tutti i marchigiani di vedere elevate le proprie contribuzioni attraverso l'addizionale Irpef aumentata senza limiti temporali — cioè non è indicato il limite dell'anno 2002 — e chiederlo attraverso questi meccanismi, cioè non una aliquota che percentualmente riguardasse tutti i redditi ma un'aliquota che aumenta con l'aumentare del reddito, è chiedere non solo dei sacrifici non dovuti perché vi è una mala gestio che ha prodotto il buco, ma anche chiedere una cosa che ha fortissimi dubbi di legittimità.
Sappiamo infatti che da parte dello Stato è stata fissata la possibilità di addizionali regionali, però attraverso l'applicazione della stessa addizionale che, spalmata sui redditi da zero all'infinito, aveva già in sé, come meccanismo, una progressività. Un conto è lo 0,9 su 30 milioni un conto su 300, c'è una progressività. O,9 di 30 milioni è una certa cifra, circa 300.000 lire, su 300 milioni significa quasi tre milioni di imposta.
Con questi meccanismi invece, aumentiamo il carico due volte, una calcolando sul reddito, la seconda imponendo anche ai redditi alti una ulteriore aliquota aggiuntiva, perché vediamo che dallo 0,9 si passa, con l'emendamento Secchiaroli — non è stato ancora approvato quello di D'Ambrosio, ma sono curioso di conoscere anche il subemendamento Secchiaroli, per verificarlo subito anche per gli effetti sugli altri emendamenti e quant'altro, perché potrebbe far decadere i nostri emendamenti, quindi dobbiamo anche stare attenti sotto un profilo di procedure, essere anche pronti a preparare subemendamenti correttivi del subemendamento Secchiaroli — a un meccanismo che interviene doppiamente sui redditi, facendo un trattamento che non è più progressivo ma addirittura esponenziale.
La seconda considerazione. Avendo aumentato ulteriormente le aliquote si perde anche la progressività, cioè si raggiunge lo stesso risultato, aggravandolo a nostro avviso, perché da calcoli fatti si va a pagare di più rispetto ad una aliquota applicata o calcolata in maniera secca e diretta al reddito. Questi sembrano artifici, ma se si entra nel meccanismo si vede che i più colpiti sono soprattutto i ceti medi, non quelli alti, non quelli altissimi: per quelli le 500.000 lire di più non hanno assolutamente incidenza. Quello che ci preoccupa sono i redditi da 15.000 euro, cioè la terza fascia, quelli che vanno dai 30 ai 60 milioni. E' la famiglia media marchigiana, quella che ha una maggiore presenza numerica nel nostro tessuto sociale. Lì si va a toccare pesantemente quel portafoglio che è già pesantemente gravato da altre fonti di tributo e di prelievo fiscale, comunale e statuale.
Questo è il quadro nel quale si inserisce la manovra attualmente in discussione, un quadro che non ci conforta, anzi che ci preoccupa anche per i suoi sviluppi futuri, perché oggi ripianiamo questo debito, del domani non solo non v'è certezza come diceva il poeta, ma non sappiamo neppure quali saranno i correttivi da porre in essere. Qualcuno diceva — mi pare Silenzi — "stiamo difendendo il sistema, un sistema che ha già garantito e con la lettera di intenti di D'Ambrosio abbiamo già accompagnato questo provvedimento con il suggerimento per quanto riguarda gli scenari futuri". Ciò non è vero, tant'è che anche dai banchi della maggioranza — leggo per esempio le dichiarazioni dei Comunisti italiani — vi sono delle preoccupazioni forti. Ho letto anche di dichiarazioni de I Democratici ispirate da questa stessa preoccupazione: "Oggi diciamo di sì per ragion di Stato ma vogliamo sapere quali sono le linee".
Su questo dovevamo confrontarci più e meglio prima che tutto ciò fosse diventato obbligo di legge per accedere ai benefici o comunque alla maggiore contribuzione statuale per quanto riguarda, per esempio, la sanità. Oggi è obbligo di legge, lo dobbiamo fare entro il 31 dicembre in G.U. perché le borse dello Stato potrebbero essere chiuse se non vi è una manovra correttiva dei debiti accumulati e che hanno sforato anche i tetti di spesa previsti, per esempio in sanità.
Per tutte queste ragioni c'è una preoccupazione di fondo, una preoccupazione forte, una indignazione forte non solo da parte di questa opposizione — potrebbe essere naturale pensare così — ma anche e soprattutto da parte dei cittadini e delle categorie produttive che sono disorientati, perché non sanno bene la portata di questa manovra, anche perché vi sono stati infingimenti sotto un profilo di dichiarazioni pubbliche rese alla stampa, sotto un profilo di rimescolamento di carte, vi sono stati tentativi di ridurre l'impatto. Vi è quindi una grande incertezza ma una grande preoccupazione, condivisa, perché si vede che c'è un sistema che replica a se stesso e non riesce mai a riformarsi, un sistema che non discute di cose di fondo ma discute soltanto di rimedia pi' di lista, un sistema che in realtà è produttore di iniquità e sperequazioni.
Guardiamo per esempio la sanità. Silenzi diceva "difendiamo un sistema che ha garantito". Dove? proviamo oggi a chiedere una ecografia o un qualsiasi esame diagnostico. Proviamo a vedere quale lista di attesa ci aspetta. In qualsiasi Asl, anche la più dotata strumentalmente, per esempio quella di Ancona, proviate a fare questo tentativo, anche telefonico, le risposte sono a tempi lunghissimi. E' questa la sanità che state difendendo? E' questa la sanità che oggi richiede pertanto ulteriori sacrifici? Fosse modello di efficienza, fosse modello di risposta allora sì, ma così non è. Ecco perché la nostra indignazione, ecco perché la nostra opposizione, ecco perché la dichiarazione di voto a favore del nostro emendamento soppressivo dell'articolo 1 come da proposta che adesso stiamo discutendo.
Chiediamo pertanto di votare favorevolmente questo emendamento, perché esso è a favore della giustizia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Ho notizia della presentazione di un subemendamento riassuntivo che creerebbe un precedente tecnico che inquinerebbe tutti i subemendamenti. Ovviamente la controrisposta è quella di scomporre tutti gli emendamenti e presentare un migliaio di subemendamenti, però di questo passo tutti vi rendete conto che non ne usciamo sicuramente.
Parlerò invece, come dichiarazione di voto, per la soppressione dell’articolo 1. E’ questione di tecniche, ma questo non è risolutivo per voi, né per noi, ovviamente.
Perché la soppressione dell’articolo 1? Perché a questo punto l’articolo 1 va in una direzione, attraverso la proposizione di una serie di aliquote così come vengono specificate, fortemente incostituzionale, che viola fortemente ciò che noi riteniamo essenziale, cioè la contribuzione in base al proporzionale, in base ai propri redditi. Noi riteniamo che l’articolo 1 così come era stato presentato nella proposta di legge originaria avesse delle conseguenze ostative a qualsiasi tipo di ripresa economica dell’organizzazione dell’economia socio-economica della nostra regione. In particolare noi riteniamo che quel tipo di impostazione non possa essere accolta e da questo punto di vista la soppressione di questo primo articolo comporta la possibilità di riproporre successivamente, attraverso una ulteriore riproposizione della legge, impostazioni diverse rispetto a quelle che sono state illustrate dall’assessore. In particolare, per quanto riguarda le motivazioni crediamo che l’intera manovra possa essere affrontata attraverso la legge di bilancio.
Per quanto riguarda la sanità riteniamo opportuno provvedere alla sanatoria del deficit attraverso spostamenti di bilancio che ci consentono di utilizzare le residue possibilità che abbiamo con interventi di natura tecnica.
Da questo punto di vista, poiché abbiamo visto che nell’intera manovra i tagli vanno nella direzione di poter riprendere in mano il complesso della spesa pubblica, riteniamo che la soppressione di questo articolo ci consenta altre vie d’uscita. Non credo che approvando in quel modo l’articolo proposto si possa risolvere la situazione, anzi riteniamo a questo punto che se si riesce in qualche modo a neutralizzare questa forma di manovra economica così come viene concertata ci possiamo permettere di dare più possibilità successive alla Regione Marche di gestire l’intera manovra economica.

PRESIDENTE. Mi pare che il consigliere Ciccioli abbia annunciato la presentazione di subemendamenti. Vorrei far notare ai consiglieri che siamo in sede di dichiarazione di voto, non si possono presentare subemendamenti.

DAVID FAVIA. Ma noi li abbiamo avuti in questo momento...

CARLO CICCIOLI. Presentiamo un subemendamento al subemendamento...

PRESIDENTE. L’assessore Secchiaroli ha chiuso la discussione.
Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. L’emendamento presentato dai colleghi di Alleanza nazionale è molto chiaro, perché sopprime l’articolo 1. In effetti, nel mio intervento di apertura di questa mattina io avevo già chiesto di capire se la manovra aveva l’obiettivo di coprire il deficit sanitario, oppure doveva realizzare anche maggiori entrate per consentire di avere maggiori risorse sul bilancio 2002.
Se servono maggiori risorse per coprire il deficit relativo alla sanità, potremmo effettivamente sopprimere l’articolo 1 in quanto stavo guardando il quadro riepilogativo dei pre-consuntivi dei bilanci regionali della sanità 2001 in attuazione a quanto previsto dall’art. 4 del D. Lgs. 347 del 2001 convertito in legge 405 sempre del 2001 che recita: “Al fine di procedere su linee il più possibile omogenee di lavoro e per consentire una rapida rilevazione in tutte le regioni, i coordinamenti regionali bilancio e sanità hanno elaborato un modello sintetico di rilevazione del pre-consuntivo. Tale impostazione è stata condivisa dal ministro della sanità e il modello di rilevazione è stato quindi fatto pervenire a tutte le Regioni che, con relativa delibera di Giunta hanno trasmesso poi al Ministero i propri dati”. Da questo quadro emerge che la Regione Piemonte, che ha 4.289.731 abitanti, ha una perdita di esercizio di 343,2 miliardi, quindi una perdita pro-capite di 80.000 lire. La Lombardia che ha 9.121.714 abitanti avrà, nell’anno 2001, presumibilmente una perdita di 402 miliardi, quindi una perdita pro-capite di 44.000 lire. Il Veneto che ha 4.540.853 abitanti, ha una perdita di 452 miliardi, quindi una perdita pro-capite di 99.680 lire. Il Friuli Venezia Giulia, con 1.188.594 abitanti ha una perdita di 129,9 miliardi, pari a una perdita pro-capite di 109.000 lire. La Liguria con 1.621.000 abitanti ha una perdita di 929 milioni pari a una perdita pro-capite di 570 lire. L’Emilia Romagna, con 4 milioni di abitanti ha una perdita di 51,8 miliardi pari a una perdita pro-capite di 12.930 lire. Le Marche che hanno 1.49.000 abitanti hanno una perdita di 260,7 miliardi pari a una perdita pro-capite di 177.051 lire.
Già da questi primi dati emerge che il Piemonte ha una perdita che è la metà delle Marche, che la Lombardia ha una perdita pari a un quarto di quella delle Marche, che l’Emilia Romagna ha una perdita pari a 1/15 di quella delle Marche. Qualcosa ci deve essere nella gestione della sanità di queste Regioni che porta a risultati diversi.
L’Abruzzo che ha 1.281.00 abitanti, ha 265 miliardi di perdita, pari a 207.000 lire per abitante. Il Molise che ha 327.000 abitanti ha 89 miliardi di perdita, pari a 274.000 lire pro-capite. La Campania che di solito è sprecona, con 5.782.000 abitanti ha una perdita di 567 miliardi, pari a 98.000 lire per abitante. La Puglia con 4.076.608 abitanti ha una perdita di 291 miliardi pari a 71.000 lire pro-capite. La Basilicata con 604.807 abitanti ha 32,5 miliardi di perdita di esercizio pari a 53.870 lire pro-capite. La Calabria, con 2.043.288 abitanti ha una perdita di 246 miliardi pari a 120.410 lire pro-capite. La Sicilia, con 5.076.700 abitanti ha una perdita di 716,3 miliardi, pari a 141.000 lire pro-capite. La Sardegna, con 1.648.044 abitanti ha una perdita di 322 miliardi, pari a 195.000 lire pro-capite.
La perdita di esercizio complessivamente, nel 2001, ammonta a 4.223 miliardi. Tenuto conto che il Governo Berlusconi ha aumentato le assegnazioni alle Regioni di 9.000 miliardi nel 2000 e addirittura di 6.500 miliardi nel 2001, significa un aumento di 15.000 miliardi che, sommati ai 4.000 miliardi di deficit di quest’anno arrivano a quasi 20.000 miliardi. Cioè, il Governo Amato aveva sottostimato le esigenze delle Regioni per 20.000 miliardi. Questi sono 20.000 miliardi di tagli che il Governo Amato aveva fatto alle Regioni per gestire il servizio sanitario. Il risanamento è avvenuto trasferendo meno risorse alle Regioni, facendole indebitare sulla sanità. Questo è un dato estremamente importante.
Se il deficit della sanità è di 260 o 210 miliardi come sostiene l’assessore, possiamo fare a meno di aumentare l’addizionale Irpef a carico delle famiglie e possiamo lasciare l’addizionale sul bollo, aumentandolo del 7, 8, 9, 10% come stabilito e aumentare l’addizionale Irap di un punto così come previsto nel disegno di legge. Penso che già potremmo rinunciare a questa manovra perché le entrate previste con gli articoli 2 e 3 consentirebbero di far fronte alle necessità per l’anno 2002.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Torno a fare delle considerazioni che traggono spunto dal dispositivo della legge 446. L’emendamento è radicale, molto forte dal punto di vista politico, che nasce da un’attenta lettura dell’art. 50 del D. Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446 che è stato citatissimo, quindi ritengo utile leggerlo interamente.
Art. 50, “Istituzione dell’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche”. “E’ istituita l’addizionale regionale all’imposta sul reddito delle persone fisiche. L’addizionale regionale non è deducibile ai fini di alcuna imposta, tassa o contributo. L’addizionale regionale è determinata applicando l’aliquota fissata dalla Regione in cui il contribuente ha la residenza, al reddito complessivo determinato ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche al netto degli oneri deducibili riconosciuti ai fini di tale imposta. L’addizionale regionale è dovuta se per lo stesso anno l’imposta sul reddito per le persone fisiche, al netto delle detrazioni per essa riconosciute e dei crediti di cui agli articoli 14 e 15 del citato testo unico risulta dovuta. L’aliquota di compartecipazione dell’addizionale regionale di cui al comma 1 è fissata allo 0,9%. Ciascuna Regione, con proprio provvedimento da pubblicare nella G.U. non oltre il 30 novembre dell’anno precedente a quello cui l’addizionale si riferisce può maggiorare l’aliquota suddetta fino all’1,4% relativamente ai redditi di lavoro dipendente e ai redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente di cui agli articoli 46 e 47 del testo unico delle imposte sui redditi approvato con Dpr 22.12.1986, n. 917, l’addizionale regionale dovuta è determinata dai sostituti d’imposta di cui agli articoli 23 e 29 del Dpr 29.9.1973, n. 600 all’atto delle operazioni di effettuazione dei conguagli relativi a detti redditi. Il relativo importo è trattenuto in un numero massimo di 11 rate a partire dal periodo di paga successivo a quello in cui le stesse sono effettuate e non oltre quello relativamente al quale le ritenute sono versate nel mese di dicembre. In caso di cessazione del rapporto l’importo è trattenuto in unica soluzione nel periodo di paga in cui sono svolte le predette operazioni di conguaglio. L’addizionale regionale è versata in un’unica soluzione e con le modalità nei termini previsti per il versamento delle ritenute del saldo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche alla Regione in cui il contribuente ha il domicilio fiscale alla data del 31 dicembre dell’anno cui si riferisce l'addizionale stessa ovvero relativamente ai redditi di lavoro dipendente e a quelli assimilati alla Regione in cui il sostituto ha il domicilio fiscale all’atto della effettuazione delle operazioni di conguaglio relative a detti redditi. per la dichiarazione, la liquidazione, l’accertamento, la riscossione, il contenzioso, le sanzioni e tutti gli aspetti non disciplinati espressamente si applicano le disposizioni previste per l’imposta sul reddito delle persone fisiche”.
Guardo l’amico Gasperi che mi conforta nella lettura di questo articolo che è stato citato e che per questo stesso motivo ho ritenuto doveroso o maggiore con una lettura integrale.
"Le Regioni partecipano all'attività di liquidazione e accertamento dell'addizionale regionale segnalando elementi e notizie utili e provvedono agli eventuali rimborsi richiesti dagli interessati dopo avere acquisito gli elementi necessari presso l'amministrazione finanziaria. All'art. 17, comma 2 del D. Lgs. 9 luglio 1997, n. 241 recante "Norme di semplificazione degli adempimenti dei contribuenti riguardanti la dichiarazione dei redditi e dell'imposta sul valore aggiunto e relativi versamenti nonché norme di unificazione degli adempimenti fiscali e previdenziali, di modernizzazione del sistema di gestione delle dichiarazioni", dopo la lettera d) è aggiunta la seguente d) bis: "L'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche". Per gli anni 1998 e 1999 l'aliquota dell'addizionale regionale di cui al comma 1 è fissata nella misura dello 0,5% su tutto il territorio nazionale".
Questo il testo storicamente acquisito dal nostro ordinamento giuridico, dell'art. 50 che, inopinatamente è risultato modificato dalla legge 405 del 16 novembre 2001.
Considerato che anche da questo punto di vista è necessario portare a conoscenza integralmente del Consiglio regionale il contenuto importante di questa legge del novembre 2001, vorrei limitarmi all'indicazione delle modificazioni apportate in sede di conversione al D. L. 18.9.2001, n. 347. All'articolo 1, comma 1, terzo periodo, la parola "approvato" è sostituita dalla parola "sancito". All'art. 2, comma 1, secondo periodo, le parole "prevedono inoltre l'individuazione e l'irrogazione di sanzioni", sono sostituite dalle seguenti "inoltre prevedono, con legge, le sanzioni da applicare". Dopo il comma 1 è inserito il seguente: "al comma 2, primo periodo, dopo la parola decidere sono inserite le seguenti: con proprio provvedimento; al comma 3, dopo le parole per beni e servizi è inserita la seguente: e. Al comma 5, nell'alinea le parole, dopo il comma 6 sono sostituite le seguenti: dopo il comma 5 le parole 6 bis, 6 ter e 6 quater sono sostituite rispettivamente dalle seguenti: 5 bis, 5 ter e 5 quater. Dopo il comma 5 è inserito il seguente: 5 bis. Al comma 3 dell'art. 15 bis del D. Lgs. 30.12.1992, n. 502 e successive modificazioni sono aggiunte, prima delle parole sono soppresse, le seguenti: a far data dall'1.2.2002. All'art. 4, comma 3, le parole Stato e Regioni 2001, sono sostituite dalle seguenti: Stato e Regioni di cui all'art. 1, comma 1. Dopo il comma 3 è inserito il seguente: 3 bis". E qui, dopo una introduzione che ho voluto per amore della verità riferire per intero al testo della norma dell'articolo 50, arriviamo al nodo gordiano che ci occupa e che affligge di un vizio di insanabile illegittimità la proposta che ci è stata consegnata dalla Giunta regionale. "Al comma 3 e parole Stato e Regioni 2001 sono sostituite dalle seguenti: Stato e Regioni di cui all'art. 1, comma 1. Dopo il comma 3 è inserito il seguente: 3 bis". Questo 3 bis purtroppo, anche da un punto di vista sonoro, suona come un sibilo serpentino che trafigge le speranze del cittadino marchigiano, nel senso che: Limitatamente all'anno 2002, in deroga ai termini e alle modalità previste dall'art. 50, comma 3, secondo periodo del D. Lgs. 15.11.1997, n. 446 e all'art. 24, comma 1 del D. Lgs. 15.12.1997, n. 446 e all'art. 24, comma 1 del D. Lgs. 30.12.1992, n. 504 le Regioni possono disporre la maggiorazione dell'aliquota dell'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche e determinare i tributi regionali di cui all'art. 23 del citato D. Lgs. n. 504 del 1992 con propri provvedimenti da pubblicare sulla G.U. entro il 31 dicembre 2001. La maggiorazione dell'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche superiore all'aliquota dello 0,5 è determinata con legge regionale". Ipse dixit, ma noi confermiamo la nostra valutazione che i poteri delle Regioni non sono tali, per quanto questo sia il testo dell'art. 3 bis della legge 405 del 2001, da prevedere una estensione ad libitum del massimale dell'addizionale stessa.
E' vero che da un punto di vista della competenza formale deve essere una legge regionale a prevedere un incremento superiore allo 0,5, man on si può sic stantibus rebus, a questo punto della normativa italiana, pensare che si possa introdurre un'addizionale che in termini percentuali potrebbe arrivare, teoricamente parlando, anche a 10, 20, 30 punti percentuali in più.
Per questo motivo ritengo necessario...

PRESIDENTE. Grazie, Castelli. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signori componenti della Giunta sopravvissuti fino a quest'ora, colleghi consiglieri, l'emendamento che ci occupa è semplicissimo, un emendamento soppressivo con cui il gruppo di Alleanza nazionale propone di abolire l'articolo 1 della proposta di legge 99/2001, proposta che recita "Variazione dell'aliquota dell'addizionale regionale all'Irpef". "A decorrere dall'anno 2002 l'addizionale regionale all'Irpef di cui all'art. 50, comma 3 del D. Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446 e successive modificazioni è determinata applicando ai redditi compresi nelle seguenti fasce le aliquote medie corrispondenti: a) fino a euro 15.493,71, pari a circa 30 milioni, 0,9%; da 0 a euro 30.987,41, pari a circa ; da 0 a euro 69.721,68, 2,4%, 1,2%; superiore a 79.721,68 euro, 2,6%".
Ricordavo poc'anzi dell'incostituzionalità di questo articolo 1, ragion per cui la soppressione che il gruppo di Alleanza nazionale ne chiede con questo emendamento è assolutamente condivisibile. Incostituzionalità che dipende dal contrasto con l'art. 563 della Costituzione, dalla mancanza di progressività nella previsione impositiva di questa norma e dalla mancanza dell'imposizione per scaglioni della proporzionalità. So peraltro che questo articolo è stato emendato nelle confuse giornate successive alla presentazione di questa norma, ma questo emendamento è a sua volta illegittimo ed incostituzionale.
Come dicevo, questa vostra previsione è vieppiù illegittima in quanto la norma a cui trae forza, vigore, origine parla di una sola aliquota addizionale sugli scaglioni di legge, ragion per cui non si vede il motivo per il quale, con questa proposta si vogliono variare gli scaglioni previsti dalla normativa nazionale. Quindi, giustamente il gruppo dei colleghi di Alleanza nazionale ne chiede la soppressione, una soppressione, peraltro, che non farebbe venir meno la manovra in quanto, come noto, in assenza di previsione vivrebbe una corretta addizionale pari allo 0,9% per tutti. Sarebbe corretta in quanto sarebbe una addizionale che colpirebbe proporzionalmente tutti i redditi, quindi sarebbe una vera addizionale e renderebbe quindi questa normativa assolutamente legittima.
Vi ricordo che la normativa che voi volete imporre impoverisce le categorie produttive, i ceti medi e i ceti più deboli, quindi, in buona sostanza impoverisce la nostra Regione con un prelievo fiscale assolutamente inutile in quanto potrebbe ben essere sostituito da una manovra strutturale sul bilancio, quindi l'imposizione fiscale che sopravvivrebbe se venisse approvato questo emendamento del gruppo di alleanza nazionale, sarebbe comunque un'imposizione fiscale che darebbe diversi miliardi di gettito e la residua copertura della manovra ben potrebbe provenire da tagli alla spesa improduttiva agli sprechi che è ben noto esistono nel bilancio, tanto che vi sono state indicate, sia dai sindacati dei lavoratori dipendenti che dai sindacati datoriali, alcune manovre alternative.
Ricordo per esempio la cartolarizzazione del patrimonio immobiliare non essenziale, oppure un recupero della mobilità passiva in sanità che ammonta addirittura a 140 miliardi. Non credo peraltro che sia corretto — ma ne parleremo tra breve — tentare di bloccare il dibattito con trucchi procedurali, per cui mi sento di chiedere una sospensione della seduta per discutere della prosecuzione dei nostri lavori, in quanto credo che proseguire su questa strada sarebbe una grave lesione istituzionale in quanto non ci sono stati né la discussione né l'accoglimento di una benché minima nostra proposta, se non il ridicolo accoglimento di una riduzione della sovrattassa sulla tassa automobilistica, dello 0,02%. Non credo che sia questo un modo serio di approcciare il confronto con l'opposizione che invece è stata sì ostruzionistica, ma in gran parte molto propositiva. Noi abbiamo proposto alla vostra attenzione delle soluzioni corrette che fanno venir meno l'illegittimità e l'incostituzionalità di questa normativa, per cui, francamente, se fosse possibile concordare delle modifiche a questa manovra credo che sarebbe positivo per tutta la popolazione marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Mi sembra che prima di passare all'esame del secondo emendamento e dei subemendamenti che saranno complessi, va spesa una parola e va fatto un minuto di riflessione sulla opportunità di risolvere anticipatamente la questione dell'emendamento 2 votando favorevolmente l'emendamento 1. E' un emendamento integralmente soppressivo della proposta di articolo 1 che si colloca in linea con le approfondite valutazioni fatte circa la non costituzionalità da un lato, la non opportunità dall'altro, di andare a gravare i contribuenti marchigiani di un'addizionale sull'imposta del reddito alle persone fisiche che non ha né precedenti né analoghi aggravamenti in nessun'altra regione d'Italia. Si tratta di una scelta che la maggioranza viene a proporre in maniera fortemente tentennante dopo avere avuto una serie di ripensamenti sul punto, da ultimo sembra addirittura sull'intera costruzione della normativa.
In effetti la normativa è costruita male. Non solo determina un forte aumento del carico di imposte dirette ma può addirittura svolgere un ruolo disincentivante in relazione alla dinamica della popolazione nelle Marche rispetto alle Regioni vicine dove il carico delle imposte sarebbe inferiore. E la circostanza che ci sia andati a scegliere una forma di progressività per scaglioni quando lo si era escluso fino a poche ore fa, dimostra che c'è una preoccupazione di fondo circa la possibilità di addivenire a questa misura. Da questo punto di vista mi ha colpito non sentire, nel corso della discussione prima generale e poi sull'articolo nel suo complesso, alcun intervento in relazione alla possibilità di ricorrere agli scaglioni.
Infatti, nessuno della maggioranza ha detto che fosse possibile e soprattutto nessuno ha spiegato per quale motivo, se era possibile, non è stata scelta la strada di procedere per scaglioni fin dall'inizio, ricorrendo invece alle articolazioni per classi che avrebbero determinato quegli effetti sconcertanti di cui si è detto. Ed allora è meglio, piuttosto che trovarsi in una situazione di possibile incostituzionalità, quasi sicura illegittimità e assolutamente certa inopportunità sotto il profilo del merito e di forte isolamento nei confronti non solo di questa opposizione consiliare che in qualche misura è da ritenersi scontata ma di tutte le parti sociali, ma delle forze sindacali, comprese quelle che hanno in precedenza fatto riferimento alle forze di maggioranza consiliare, un ripensamento è certamente opportuno. Tra l'altro il ritardo con cui si arriva a valutare questa situazione ne crea già, in qualche misura, le premesse. Per questo motivo abbiamo addirittura chiesto di differire gli effetti della manovra a un successivo esercizio. Quanto meno allarmante è la previsione, nell'articolo, di un riferimento a un numero illimitato di esercizi finanziari, cioè una misura che è certamente per l'emergenza per come prospettata, per come formulata, per il ricorso all'aliquota del 4%, ma non è certamente temporale nella costruzione.
Questa soluzione del 4% sarebbe senza precedenti in Italia. E' anzitutto drogante e quindi non certamente un esempio condivisibile, poi, è "da penna di Conan Doyle", per Sherlock Holmes. Mi sembra che i fini intelletti di Sherlock Holmes qui non hanno prodotto una soluzione degna di passare agli annali della letteratura, ma alle cronache meno commendevoli... Mi dicono che la soluzione del 4% non è un "autentico Conan Doyle", e invece è un'autentica stangata, non so se apocrifa o se passerà come orfana perché nessuno ne rivendicherà di qui a pochi giorni dopo l'eventuale approvazione, la paternità. Sicuramente è una misura che anche solo per l'incidenza verrebbe a colpire non solo le tasche ma l'immagine dell'amministrazione delle Marche e di questa Regione per come è governata, per come gestita, in maniera non certamente commendevole.
Presumevo e presumo che ci sarà un esame anche degli altri articoli di questa legge, anche se qualcuno non li ritiene meritevoli di discussione e analisi separata, se suppone di doverli trattare congiuntamente in sede di subemendamento complessivo. Essendo presenti e possibili altre leve fiscali che questa Giunta avrebbe potuto attivare e che in effetti si prefigge di attivare, la proposta di stralciare completamente la leva dell'imposta sull'imposizione diretta e concentrare, se mai, sulle altre possibili misure, era sicuramente una proposta da percorrere.
Non credo che sia possibile dire che la gatta frettolosa fa i gattini ciechi, con un parto che arriva dopo tante settimane di riflessione, però l'intermittenza, la procedura tentennante ed erratica con cui si è arrivati a questa ultima formulazione legittima tutti a ritenere che non c'è stato un approfondito processo valutativo a monte di questa scelta, e per questo motivo fare un passo indietro e riflettere con tranquillità e un serio confronto con le parti sociali non può che far bene allo sforzo legislativo che questa Regione si sarebbe dovuta prefiggere e ancora intende prefiggersi.
Per questo motivo mi sembra che la proposta di soppressione dell'articolo 1, evitando tra l'altro tutte le certe polemiche sulla necessità di emendare, subemendare, passando serenamente all'esame degli altri articoli della legge, sia una cosa che la Giunta non può non valutare, il Consiglio non può non valutare con attenzione, posto che non sarebbe certamente il primo stralcio dell'art. 1 che nelle ultime 72 ore è già passato attraverso tre complete cassazioni o rimodulazioni, da essere sostanzialmente sovrapponibili a una eliminazione integrale.
Credo che la dichiarazione di voto sia in qualche misura implicita nell'avere reiteratamente sostenuto la necessità di non procedere a una manovra così punitiva. La dichiarazione di voto, che dovrebbe in questa fase concentrarsi sulla sola proposta di soppressione dell'articolo, riservando al prosieguo della discussione il voto sugli altri emendamenti, non può non essere influenzata dalla situazione complessiva dell'articolato. Infatti, ove si procedesse veramente a una introduzione in sede di subemendamento, in questo articolo di tutti gli elementi non ancora approfonditi in maniera analitica dal Consiglio in materia di tasse automobilistiche e di imposta sulle attività produttive, ci troveremmo a fare una valutazione non completa e probabilmente neanche legittima di quelle specifiche misure. Per questo motivo va superato completamente il passaggio di questo articolo 1, non solo come misura non opportuna nel merito ma non opportuna neanche proceduralmente, perché andremmo a una valutazione per articoli di un procedimento che ha una sua unitarietà, che si vuole ripresentare come unitario, che allora deve essere o unitariamente o nella sua complessità sviscerato in tutte le sue varie posizioni e nei cespiti che lo compongono.
Questa è una riflessione che è improprio trovarsi a fare alle 21, all'undicesima ora di dibattito, ma certamente il fatto che temi totalmente nuovi di discussione vengano introdotti dopo dieci ore... (Interruzione). I colleghi hanno chiesto una sospensione, e sto segnalando alla riflessione del Consiglio che in questo momento l'approfondimento lo si può avere soltanto con la soppressione dell'articolo.
In questo momento abbiamo la prospettiva, a causa del subemendamento improvvidamente presentato, in conclusione della discussione dell'articolo 1, che gli articoli 2, 3 e 4, che non sono stati discussi, vengano approvati senza alcuna discussione, reinserendo in modo surrettizio, quale subemendamento, il contenuto degli emendamenti. Non solo violeremmo la prassi consiliare più volte affermata di ritenere irricevibili i subemendamenti che riprendono il contenuto di emendamenti già agli atti... (Interruzione). Non sta scritto da nessuna parte, però alcune ore fa, quando ho presentato subemendamenti di contenuto analogo agli emendamenti già agli atti, mi è stato detto che per il principio generale di inammissibilità di due voti ridondanti, non possono essere presentati subemendamenti di tenore identico agli emendamenti già presentati. Non mi è stato detto "a voi dell'opposizione", forse è stato retropensato, tuttavia se la prassi c'è tutti dovrebbero seguirla.
Ritengo che sarebbe molto grave per questo Consiglio andare ad approvare misure sulla tassa automobilistica e sull'Irap senza averle discusse. Con il subemendamento presentato questo Consiglio ha la possibilità di discuterle soltanto se si procede all'esame degli articoli 2, 3 e 4, e si può procedere all'esame degli articoli 2, 3 e 4, allo stato, solo se l'articolo 1 viene soppresso nella sua interezza.
La riflessione che vorrei affidare a questo Consiglio prima di lasciarlo esprimere il voto che, per quanto mi concerne, è sicuramente favorevole all'emendamento soppressivo, è questa: se il Consiglio,; nel momento in cui si accinge ad approvare un atto che grava i cittadini marchigiani di una tassazione di 400 miliardi, ritiene più importante assicurarsi le ore di sonno che verrebbero ad aggiungersi ai mesi e agli anni di sonno sul precipitare della situazione finanziaria della Regione, allora potrà anche perseguire una strada di questo tipo, ma se invece ritiene poco dignitoso andare ad approvare queste misure che attualmente sono agli articoli 1, 2 e 3 senza una riflessione specifica, allora deve evitare che possa procedere questo attentato alla completezza della discussione e del dibattito consiliare, e può farlo esprimendo voto favorevole all'emendamento soppressivo che precluderebbe la non commendevole scorciatoia pensata con la procedura del subemendamento sostitutivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Non vorrei che vi foste fatti un'idea sbagliata. Non è pensabile che tredici consiglieri dei due più importanti gruppi presenti in aula siano "presi per il culo", e chiedo scusa per l'espressione. Non è pensabile ricorrere a un artifizio di questo genere e ad una interpretazione della norma che comincia a essere troppo politicizzata... (Interruzione). Non è possibile. E' prassi consolidata... (Interruzioni).
Presidente, siccome credo che la notte sia lunga, ritengo che sia giusto e doveroso per ciascuno di noi... Cerchiamo di rispettarci almeno in questo modo. E' prassi consolidata — il mio amico Giuseppe Ricci me lo conferma — che i subemendamenti agli emendamenti e ai subemendamenti vengono presentati nel corso della discussione di quello strumento ispettivo. E' sempre stato così. Se la maggioranza di questo Consiglio vuole introdurre oggi il criterio...

GILBERTO GASPERI. Non è che lo vuole introdurre, è che i funzionari devono fare i funzionari, non i funzionari di partito! Sono pagati per fare gli interessi del Consiglio, non i funzionari di partito! Basta con i funzionari di partito!

LUCIANO AGOSTINI. Abbandonate l'aula...

ROBERTO GIANNOTTI. C'è un modo diverso: c'è l'applicazione dell'articolo 57. Basta rovesciare i banchi, strappare i microfoni, credo che sia impossibile continuare. (Interruzione). In questo caso basta anche strappare il microfono dal posto, senza romperlo, evidentemente.
Però il problema è diverso: c'è una prassi consolidata. Quando discuteremo dell'emendamento Secchiaroli, prima della discussione dell'emendamento Secchiaroli si presenta il subemendamento. E' sempre stato così. Se oggi volete fare una porcheria istituzionale la potete fare, ma vi dovete assumere la responsabilità politica di quello che fate. Siccome riteniamo che in questo modo viene leso un diritto, siamo disposti a fare un atto di protesta civile, ma comunque questo Consiglio non continua i lavori in serata, scordatevelo.

PRESIDENTE. Consigliere, lo considero un appello alla minaccia. E' la prima volta che glielo dico.

ROBERTO GIANNOTTI. Non è una minaccia. E' una forma di protesta civile.

PRESIDENTE. Allora le faccio un richiamo formale. E' la prima volta che le dico "non faccia appello alla violenza".

ROBERTO GIANNOTTI. Lei faccia i richiami che vuole, chiederò poi io il gran giurì sul nastro.

PRESIDENTE. Formalmente le ho già detto...

ROBERTO GIANNOTTI. Aspetto solo che lei mi espelli dall'aula, se ne ha coraggio. Mi espelli, avendone i motivi.
La terza questione. Caro Presidente, capisco che lei faccia riferimento alla segreteria del Consiglio, ma quando i subemendamenti sono irricevibili come quello del consigliere Secchiaroli, lei non può permettersi di far passare una interpretazione. Quell'emendamento è monco, perché unifica tutti gli interventi della manovra ma non abroga l'articolo 2 e l'articolo 3 previsti dalla manovra. (Interruzione). Cosa, "dopo"'? Nel momento in cui tu fai un articolo sostitutivo e riprendi tutta la manovra nel suo complesso, devi prevedere lì la cosa, perché hai unificato i tre interventi: quello dell'Irap, quello dell'Irpef e quello del bollo.? Conseguentemente mi devi specificare lì che vengono abrogati gli articoli, altrimenti è improponibile.
Volete assumervi la responsabilità di questo atto di forza? Ve l'assumete, sapendo che andate incontro ad una reazione civile ma ferma.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Cari colleghi, ritengo che ci sia una norma ben precisa, che non è una norma di legge ma una norma di dignità professionale che qualsiasi persona che opera con una attività deve avere sempre di fronte. Quando la persona fa il dipendente deve essere dipendente a tutti gli effetti, rispettando le condizioni che gli vengono date da uno Statuto. Dipendente, significa "dipendente della Regione" e non "dipendente del Presidente" o della Giunta o della maggioranza del Consiglio. Deve essere solo ed esclusivamente nel rispetto dell'istituzione che si chiama "Regione". Non si può transigere nel momento in cui si vanno a cambiare certe regole in funzione di un'appartenenza politica. Il funzionario è funzionario della Regione, non del partito. E' assurdo che ci si venga a trovare in una situazione veramente assurda, perché si cerca di avere uno scontro testa a testa.
In questo caso, egregio presidente, è con orgoglio che questa opposizione della Casa delle libertà non fa assolutamente un passo indietro, non per lo scontro ma per la dignità, visto e considerato che siamo stati eletti dal popolo marchigiano in una libera consultazione. Non accettiamo e non vogliamo assolutamente che ci sia un abuso di potere da parte di qualche funzionario. E' inammissibile e non indietreggiamo, ma addirittura faremo un passo avanti.
Capisco le difficoltà. Quando vengono lesi i principi, come avvenuto con questa proposta di legge, non si può assolutamente cercare di togliere quel senso di democrazia che c'è in ognuno di noi.
Non possiamo assolutamente andare ad operare con sotterfugi o addirittura con minacce cosiddette "democratiche", creando inghippi e chiusure rispetto alle libere discussioni che abbiamo ottenuto essendo stati votati dal popolo marchigiano.
Quando si vengono a ledere i principi è normale che qualcuno si senta in colpa per quello che sta facendo e per quello che forse ha già fatto. Non credo che noi, caro collega, siamo stati incostituzionali o addirittura antidemocratici presentando questi emendamenti. Questi sono emendamenti che noi abbiamo presentato perché rappresentano il senso di responsabilità che voi maggioranza dovreste avere nel momento in cui andate ad operare in modo direi quasi antidemocratico su una... Presidente, non posso...

PRESIDENTE. E' quello che fai normalmente, Gasperi.

GILBERTO GASPERI. No...
Luchetti, non siamo al congresso dei sindacati.
E' assurdo pensare che una minoranza, attraverso la presentazione di dieci, cento, mille, duemila emendamenti venga apostrofata come antidemocratica perché cerca di operare nella stessa precisa misura e nello stesso modo come ha operato la maggioranza, senza cercare di fare una discussione o di avere un contatto per alleviare certe imposizioni al popolo marchigiano.
Mi meraviglia che vi siano dei partiti — che qui sono rappresentati con un numero di consiglieri notevolmente superiore rispetto ai consensi che i cittadini hanno dato — che si sentono in dovere di dettare regole al partito di maggioranza che qui dentro è maggioranza non perché si è dichiarato lui maggioranza, ma perché formato da consiglieri eletti direttamente dai cittadini marchigiani. I consiglieri che appartengono a questi partiti sono difensori di un modo di comportarsi antidemocratico, che non va assolutamente incontro ai cittadini stessi o a difendere le esigenze dei cittadini, mentre invece difendono le esigenze di partito e le esigenze dei posti che occupano dentro la Giunta o dentro questo Consiglio.
Noi dobbiamo rispondere con senso civico, ma soprattutto con fermezza. Fermezza non significa forza, egregio Presidente. Non credo che il collega Giannotti possa dare l'impressione che esprime forza: potrà esprimere forza di pensiero.
Siccome facciamo parte della stessa Casa delle libertà, ritengo che il suo senso, prima, era politico, non sicuramente fisico.
Non credo che si possa continuare in questo modo. Chiedo formalmente una sospensione di dieci minuti del Consiglio, come prassi quando viene fatta la richiesta, per poter fare una riunione dei gruppi di minoranza.

PRESIDENTE. E' chiusa la discussione sull'emendamento n. 1. Prima di sospendere la seduta, come da richiesta, pongo in votazione l'emendamento n. 1 per appello nominale a nome dei consiglieri Favia, Gasperi, Giannotti e altri, a partire dal n. 6.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Benatti no
Brini assente
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo no
Donati no
Favia sì
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe no
Rocchi no
Romagnoli assente
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi assente
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli assente
Avenali no

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 21,18,
riprende alle 21,55

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento all'emendamento n. 2 alla proposta di legge n. 99 del 2001, presentato dal consigliere Secchiaroli. (Interruzioni).
Gasperi, si accomodi.
A me pare che ci sia un'eccitazione eccessiva. Dobbiamo dare una valutazione su alcune procedure previste dal regolamento. C'è una mia proposta di mettere in votazione, quindi di aprire l'iscrizione a intervenire su questo subemendamento per dichiarazione di voto. Mi pare che Novelli sia contrario... (Interruzioni). Sull'interpretazione del regolamento si possono fare un intervento a favore e un intervento contro.
Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Non posso pronunciarmi sull'emendamento Secchiaroli mai illustrato, quindi intervengo sull'ordine dei lavori. Vorrei solo segnalare che esistono, non solo illustrati ma tempestivamente distribuiti ai consiglieri, quindi a tutti noti, altri subemendamenti sempre attinenti all'emendamento 2 a firma D'Ambrosio, che devono essere messi in votazione nella stessa fase. Quando? In che ordine? Ce lo spiega l'articolo 83, ultimo comma, del regolamento interno. Si deve partire dall'emendamento soppressivo, che è stato già votato, poi si va ai sostitutivi, quindi agli integrativi. Almeno il mio emendamento a mia firma, che differisce gli effetti della manovra al 2003 o 2004 è evidentemente sostitutivo, di portata di gran lunga più modificativo rispetto a quello dell'assessore Secchiaroli, che poi ce lo illustrerà, ma da quanto è stato dato intravedere non è affatto sostitutivo. Non è sostitutivo ma integrativo, perché riprende esattamente lettera per lettera e virgola per virgola l'emendamento 2. E se lo riprende esattamente non è sostitutivo, ma aggiuntivo, con una serie di commi che è vero che vengono messi prima, ma sono solo parti in più rispetto all'emendamento a firma D'Ambrosio e quindi è un integrativo che non ha nessuna portata modificativa.
Il mio è quindi sicuramente modificativo e pertanto, a norma dell'ultimo comma dell'art. 83 sicuramente da votare prima di quello dell'assessore Secchiaroli. Mi sembra che anche tutti gli emendamenti che sono sostitutivi, lo sono effettivamente, mentre richiamo l'attenzione dell'aula sul fatto che l'emendamento Secchiaroli non è stato illustrato, è nominativamente indicato come sostitutivo. Non è stato discusso, perché non è stato illustrato. Il primo comma dell'art. 83 espressamente prevede che dopo l'illustrazione del proponente, emendamenti su emendamenti vengono discussi prima dai relatori della Commissione e poi da tutti gli altri. Questo non è proprio accaduto. (Interruzione). Lei non vorrà parlarne, magari il Vicepresidente vorrà. Però, al di là del fatto che non lo ha illustrato, in questo emendamento c'è scritto "sostitutivo", ma in effetti non sostituisce un accidente di niente, integra con cinque periodi che poi sono ripresi da altri emendamenti. E' quindi un emendamento integrativo, poiché nulla toglie, nulla modifica, si limita ad aggiungere. Poi, uno lo può chiamare sostitutivo, soppressivo, lo può chiamare "Ambrogio", ma è oggettivamente un integrativo. Peraltro, quand'anche fosse un sostitutivo è un sostitutivo confermativo — per usare questa bestialità giuridica — e il sostitutivo confermativo va votato dopo quelli più distanti dalla proposta della Giunta, ed è evidente che quello che differisce la manovra a un intero esercizio successivo, modifica assai di più di quello che la abbassa di uno 0,001. Credo che questo sia un dato oggettivo non da valutare politicamente ma da constatare, Presidente.

PRESIDENTE. Può parlare un consigliere a favore.

DAVID FAVIA. No, siamo sull'ordine dei lavori, parla chi vuole.

PRESIDENTE. Per cortesia... Vi potete sedere? (Interruzioni). Partiamo da un concetto: che alla fine non avrà ragione quello che alza di più la voce, quello che schiamazza di più.
Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando dell'ordine dei lavori, articolo 40. Leggiamolo, poi interpretiamolo: "I richiami al regolamento per l'ordine del giorno, per l'ordine dei lavori, o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla questione principale. In tal caso possono parlare, dopo il proponente — cioè io — solo un oratore contro e uno a favore e per non più di cinque minuti ciascuno. Il Presidente può chiamare il Consiglio a decidere su tale richiamo".
Ha la parola, per parlare a favore, il consigliere Giuseppe Ricci.

ROBERTO GIANNOTTI. Questo vuol dire che tutte le parate che facciamo durante i Consigli non avverranno più, tutte le richieste di anticipazione, le proposte... Parla uno solo... Benissimo.

GIUSEPPE RICCI. Viene proposto un intervento sull'ordine dei lavori in relazione a un'ipotesi di lavoro che è stata formulata dal Presidente del Consiglio, altrimenti non ci sarebbe stato l'intervento del collega Novelli per chiedere di differire la votazione sull'emendamento Secchiaroli in relazione agli emendamenti già presentati precedentemente, rispetto ai quali c'è già stata conoscenza da parte dell'aula. E' quindi indubbio che la proposta del Presidente ha avuto il pronunciamento contrario del collega Novelli, per cui non è stato un intervento sull'ordine dei lavori stimolato da Novelli ma un intervento sull'ordine dei lavori proposto dal Presidente. In questo senso credo che l'interpretazione dell'articolo 83 sia abbastanza semplice nella norma, anche se abbastanza complessa nella definizione delle priorità. Semplice nella norma perché dice che l'emendamento viene votato dopo l'illustrazione e prima del voto può esserci il parere dei relatori e della Giunta. Questo è un fatto normale. Chi segue i lavori parlamentari sa che su ogni emendamento c'è il pronunciamento del relatore ed eventualmente del Governo per esprimere l'assenso o il dissenso rispetto all'emendamento stesso. Quindi, questo primo comma ripercorre esattamente la procedura seguita anche a livello parlamentare e riguarda le modalità con le quali si procede al voto. Il fatto che il relatore non abbia ritenuto di doverlo illustrare non rende assolutamente inutile e vano il pronunciamento degli eventuali consiglieri che vogliano su di esso esprimere il loro voto, non esiste assolutamente l'obbligo, per il presentatore, di illustrare l'emendamento. Credo che questo sia avvenuto per la stragrande maggioranza degli emendamenti che vengono presentati in aula: non c'è una relazione del proponente, a meno che il proponente non ritenga di doverlo fare. Questa è una delle osservazioni che ha fatto il collega Novelli e rispetto a questa non c'è alcun obbligo, da parte del proponente, di illustrare l'emendamento. Questo è chiaramente indicato al comma 1.
Per quanto riguarda l'ordine con il quale vengono messi in votazione gli emendamenti, si dà un'indicazione, rispettivamente, per i soppressivi, i parzialmente soppressivi e i modificativi. Sui modificativi c'è l'indicazione che si parte dall'emendamento più distante rispetto al testo. Se qualcuno pensa che un subemendamento che cambia di una virgola qualcosa, che cambia una data o che cambia una cifra sia più distante rispetto ad una riformulazione completa dell'articolo, che non solo ricomprende in un unico articolo le tasse automobilistiche, l'Irap e l'Irpef ma cambia le aliquote per quanto riguarda la tassa automobilistica del 7,98, cambia completamente la dicitura per quello che riguarda i soggetti che realizzano almeno il 50% del valore fatturato annuo dichiarato ai fini Iva per quanto concerne la non applicazione dell'aliquota Irap, cambia l'aliquota per quel che riguarda i redditi da 15.000 fino a 30.000 euro, se c'è qualcuno che pensa questo, sbaglia. Oltre a ricomprendere più temi, più argomenti e diventare un articolo complessivo che in sé riassume e racchiude tutta la manovra, è sicuramente molto più distante rispetto al "testo D'Ambrosio" perché cambia anche delle aliquote in maniera superiore rispetto a quanto possa essere una sola data.
Quindi, a mio avviso la proposta che viene avanzata dal Presidente è condivisibile.

PRESIDENTE. Ritengo di dover procedere secondo quanto previsto dall'articolo 40: in caso di contrasto sull'ordine dei lavori posso fare ricorso al voto dell'aula.
La questione è stata ampiamente discussa, quindi pongo in votazione la proposta di passare a discutere il subemendamento.

(Il Consiglio approva)

Sono aperte le iscrizioni per le dichiarazioni di voto. (Interruzioni). Non ho richieste di intervento per dichiarazioni di voto. (Interruzioni). Se vi sedete può darsi che riusciamo a raggiungere un punto comune. (Interruzioni) Vi potete sedere?

FABIO PISTARELLI. Non ci sediamo, Presidente, se prima non mette in discussione questo punto.

PRESIDENTE. Voi pretendete, se ho capito bene, che io disattenda una votazione del Consiglio? (Interruzioni). Se il consigliere Pistarelli ha il piacere di ascoltare e di tranquillizzarsi un attimo, come ho già detto e sostenuto precedentemente, chiusa la discussione sugli emendamenti non c'è presentazione di subemendamenti ulteriori... (Interruzioni accese). Siccome siamo tutti qui per fare una cosa giusta e corretta, vi suggerisco una interpretazione. Intanto abbiamo già votato che la discussione deve riguardare il subemendamento... (Interruzioni e rimostranze da parte delle minoranze). E' possibile parlare? La questione dell'ordine dei lavori l'abbiamo già risolta e votata. Circa la questione dei subemendamenti vi prospetto un'interpretazione del regolamento, che è il seguente: nel momento in cui si chiude la discussione non sono presentabili ulteriori subemendamenti. La discussione è stata dichiarata chiusa dopo l'intervento del consigliere Secchiaroli. Se leggete con attenzione l'art. 82, comma 4 alla luce del comma 5 vedete che gli emendamenti si possono presentare solamente dentro quella discussione. Chiusa la discussione si passa alla votazione. Questa è l'interpretazione del regolamento. Non siete d'accordo? (Interruzioni). Per favore, voglio concludere l'intervento, poi la discussione è aperta, ma nella forma stabilita dal regolamento. Quando la mia interpretazione non ha unanimità e ci sono punti di vista diversi è ovvio che può essere messa in discussione. Come? Come abbiamo fatto prima: uno a favore e uno contro. Il regolamento è questo.

GILBERTO GASPERI. Lo vogliamo per iscritto...

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Vorrei far presente alla presidenza che ci troviamo di fronte a una situazione molto delicata. Se fosse vera l'interpretazione che viene testé data significherebbe che a chiusura della discussione, l'assessore presenta un subemendamento che impedisce alle forze politiche e a qualsiasi consigliere di emendarle. E' prassi consolidata, nelle Assemblee parlamentari — cioè Camera e Senato — nei Consigli regionali, nelle Assemblee a Statuto speciale, che in qualsiasi momento ogni proposta possa essere subemendata. Se si cancella la possibilità di subemendare una proposta, automaticamente ci troviamo nelle condizioni di non poter più partecipare ai testi. Questa è una cosa incredibile, di una gravità totale. E' chiaro che nel momento in cui Secchiaroli ci ha presentato il testo eravamo solo da quel momento nelle condizioni di poterlo subemendare e discuterlo. Non è possibile che noi, in precedenza della presentazione, potessimo intuire la possibilità di ulteriori subemendamenti. I subemendamenti sono presentabili solo quando è noto il testo: non appena noto il testo abbiamo prodotto in tempi celerissimi subemendamenti, durante la discussione. Ci troviamo di fronte a un nodo delicatissimo, lo sottolineo alla presidenza dell'Assemblea.
Il parere va scritto da parte del funzionario che assiste il Presidente. Vogliamo un parere scritto per i provvedimenti conseguenti.

PRESIDENTE. Piano piano arriviamo a comprenderci. Stiamo discutendo dell'ammissibilità e dell'interpretazione del regolamento. E' intervenuto Ciccioli che ha proposto una sua lettura. Ha chiesto di intervenire il consigliere Silenzi.

GILBERTO GASPERI. Il consigliere Ciccioli ha fatto una richiesta: vogliamo il parere per iscritto!

GIULIO SILENZI. La norma regolamentare a cui dobbiamo fare riferimento, al di là delle valutazioni di ognuno, prevede che quando c'è una diversa interpretazione del regolamento o una valutazione che non viene condivisa da tutta l'aula, per limitare il potere interpretativo del Presidente, sia l'aula stessa a determinare con il voto l'interpretazione. Questo è previsto dal regolamento e noi dobbiamo applicare il regolamento.
Mi si permetta poi una considerazione rispetto all'interpretazione della norma. Non può esistere una istituzione il cui regolamento possa prevedere la possibilità all'infinito di subemendamenti che porterebbero praticamente alla paralisi continua di una legislatura, volendo, l'attività legislativa della sede consiliare. Non può cioè esistere un regolamento che non preveda la possibilità, per l'aula, di decidere di arrivare ad un punto in cui si decide, perché altrimenti teorizzare la possibilità del subemendamento all'infinito potrebbe affermare una condizione per la quale l'aula potrebbe non arrivare mai ad una decisione.
Il regolamento della Camera prevede la fiducia; il regolamento del Consiglio delle Marche prevede la possibilità della presentazione, da parte del Governo, di un subemendamento al termine della discussione.
Voglio ricordare che in casi come questi ci si affida all'interpretazione del Presidente e al voto dell'aula, come ci ha insegnato il presidente Pera al Senato della Repubblica.

FABIO PISTARELLI. Questa è una violazione grave, Presidente, dei diritti delle minoranze, perché in linea generale noi non potremmo fare più emendamenti. Se applicassimo questa regola non andrebbe in discussione nessun emendamento!

PRESIDENTE. Consigliere Pistarelli, per cortesia... Il consigliere Ciccioli ha già espresso un punto di vista che è del tutto inutile venga ripetuto da altri. (Interruzioni). Posso prendere la parola?

GILBERTO GASPERI. Avete chiamato addirittura la polizia!

FABIO PISTARELLI. Avete chiamato la polizia, vergognatevi! E' calpestata la libertà! (Clamori da parte della minoranza).

PRESIDENTE. Per favore... (I consiglieri di minoranza stracciano e lanciano in aria gli emendamenti dagli stessi presentati).

GILBERTO GASPERI. Presidente, io prima ho fatto una domanda: ho chiesto chi ha chiamato la polizia, quindi domani chiederò...

PRESIDENTE. Va benissimo, chieda tutto quello che vuole... (Interruzioni). Ci tenete a sapere cosa fare adesso? Ho capito che voi volete discutere i vostri subemendamenti, però siamo a un punto fermo e anche se consumiamo tonnellate di carta non risolviamo questo punto. C'è una diversa interpretazione del regolamento. (Interruzioni). Allora vi suggerisco una lettura, dopodiché possiamo anche individuare la possibilità di svilupparla insieme. La lettura fin qui data del regolamento è quella dell'art. 82, comma 4, alla luce dell'art. 5, combinato con l'art. 41 che distingue nettamente il tempo della discussione dal tempo della votazione. E nel tempo della discussione c'è la possibilità di presentare anche subemendamenti agli emendamenti. Nel tempo della votazione questa facoltà non è permessa ai consiglieri. Poi possiamo fare tutto quello che volete: buttare per aria, stare qui un'ora a perdere del tempo su queste cose... Ci sono comunque un intervento a favore e uno contro. Se non troviamo la soluzione il regolamento ci dice come sciogliere l'interpretazione: l'Ufficio di presidenza interpreta il regolamento e interpreta questo punto della distinzione tra il momento della discussione e il momento della votazione. (Interruzioni). Che i consiglieri di minoranza abbiano il desiderio di vedere votati i propri subemendamenti credo che sia legittimo e normale. Quello che conta è che siano presentati secondo una procedura che lo permetta. Secondo la mia interpretazione no. Per sciogliere il nodo convochiamo l'Ufficio di presidenza e sospendiamo la seduta per il tempo necessario.

La seduta, sospesa alle 22,25,
riprende alle 23,05

PRESIDENTE. ...iniziata la votazione dell'articolo a cui si riferiscono. L'Ufficio di presidenza ha altresì ribadito, ai sensi del secondo comma dell'art. 10 del regolamento interno, che l'interpretazione ed il rispetto delle norme dello stesso sono una prerogativa esclusiva dell'organo istituzionale, non potendosi prefigurare nessuna competenza dell'apparato tecnico in merito.
Devo dire per informazione — perché è chiaro che il nostro è un consesso tra soggetti che hanno un rapporto positivo tra di loro — che un paio di consiglieri di minoranza sono stati ascoltati, e sono stati ascoltati dall'Ufficio di presidenza e hanno apportato alla discussione argomentazioni di carattere prevalentemente politico e argomentazione relativa a una prassi consolidata. L'Ufficio di presidenza ha preso in considerazione anche queste argomentazioni e ha ritenuto di confermare quanto questa mattina, nella Conferenza dei presidenti era stato abbondantemente sostenuto: che l'eccezionalità di questo Consiglio ci avrebbe portato nella condizione di assumere, rispetto al regolamento, un atteggiamento estremamente rigoroso. E' evidente che la quantità di emendamenti proposta prefigurava la volontà di intralciare il lavoro di una qualsiasi decisione, e noi abbiamo creduto che, tutto sommato, questo avrebbe creato una reazione da parte della maggioranza, in modo da tutelare il proprio diritto a prendere una decisione, sempre nell'ambito del regolamento.
Quindi l'interpretazione del regolamento in questa seduta, per le caratteristiche della seduta è assolutamente rigorosa e nessuno al può contestare. Va da sé anche che non è indifferente il modo con il quale è stata proposta una quantità anche di subemendamenti al subemendamento presentato dal consigliere Secchiaroli, una quantità enorme di subemendamenti, 600, che prefigura proprio la volontà ostruzionistica più che la volontà politica di offrire una soluzione.
Detto questo, l'interpretazione che dà l'Ufficio di presidenza è che gli emendamenti al subemendamento sono irricevibili.
Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, soltanto una cosa, perché è giusto che ci sia una certa chiarezza. Qui c'è qualcuno che aveva pensato una strategia e aveva fatto un buco nell'acqua, perché non aveva capito assolutamente niente, perché non ci dovevate dare il subemendamento presentato dal consigliere Secchiaroli mentre stavamo discutendo. Infatti noi parlavamo di tutt'altre cose. Quando abbiamo visto che quel subemendamento aveva la strategia di bloccare tutti gli emendamenti che avevamo fatto, ognuno ha parlato dieci minuti per fare un discorso diverso. Pertanto voi avete completamente sbagliato nel darci in mano un documento, perché nel momento in cui Secchiaroli aveva un emendamento, come è sempre successo lo doveva presentare e se non lo presentava noi pretendevamo di averlo in mano e al massimo potevamo fare 4-5 emendamenti. Siccome non si vuol riconoscere che quello che ha pensato questa strategia ha compiuto una eresia, adesso state violando completamente il regolamento per non voler riconoscere l'errore che avete fatto. Siete responsabili di questa cosa, quindi vi do la mia parola d'onore che andrò a spulciare qualsiasi particolare che riguarda qualche funzionario che sta facendo il funzionario di partito. Non è una minaccia ma una promessa: comincerò con l'andare a vedere per quale ragione e per quale titolo ci sono dei dipendenti che hanno l'accesso gratuito al garage e ce ne sono altri che non l'hanno. E' nella dignità del consigliere andare a guardare i particolari di spesa che vengono fatti a carico dei dipendenti regionali! (Interruzione). I particolari di spesa a carico dei contribuenti marchigiani! Pertanto, se volete guerra, guerra sia!

PRESIDENTE. Sono aperte le iscrizioni per dichiarazione di voto.
Ha la parola il consigliere Massi. (Interruzioni). Volete votare l'irricevibilità dei subemendamenti? D'accordo. Pongo in votazione la proposta di dichiarare irricevibili gli emendamenti.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Sottolineo che questa vicenda ha uno aspetto squisitamente tecnico e un aspetto politico. L'aspetto politico è quello di modificare in qualche modo un articolato che noi non riconosciamo. Abbiamo cercato, non ultimo un'ora fa, di avere un'apertura sulla riduzione dell'Irap e mi stato risposto che no è possibile accettare niente. L'aspetto tecnico è che noi instauriamo una prassi per cui in determinate circostanze non possono essere presentati subemendamenti, il che è gravissimo. Non possiamo far altro che iniziare a creare in quest'aula la disubbidienza civile: qui dentro rimarremo, occuperemo l'aula e daremo vita a tutte le manifestazioni che riterremo opportune per difendere il regolamento democratico di quest'aula che questa sera viene schiacciato. Inoltre, non si è mai visto che un'assemblea, quantunque messa alle corde, in difficoltà abdichi al regolamento. Ricordiamo l'istituzione delle Regioni, nel 1968-69: per settimane e settimane, seguendo il regolamento il Parlamento italiano rimase seduto in aula accettando emendamenti, subemendamenti e quant'altro. Alla fine fu approvata la legge che nel 1970 istituì le Regioni. Questo è accaduto sia nel 1994, all'epoca del Governo Berlusconi durante il quale più volte fu fatto l'ostruzionismo, che successivamente all'epoca del Governo Prodi. Non capisco perché non possa essere rispettato un regolamento che si è data l'Assemblea. Se convalidiamo il fatto che in chiusura di intervento l'assessore o chi per lui presenta un maxisubemendamento che riassume la legge, noi non siamo più in grado di emendare alcuna legge. E' inconcepibile! (Interruzione del consigliere Silenzi). Ma chi stabilisce che sono troppi o pochi? Non è possibile!

FABIO PISTARELLI. Dobbiamo chiedere a voi se dieci vanno bene? Se venti vanno bene? Se cinquanta vanno bene?

CARLO CICCIOLI. Abbiamo presentato anche oralmente emendamenti, al piano sanitario che è una legge importante. Li abbiamo presentati oralmente e li abbiamo poi scritti. Noi respingiamo questa votazione, che non è accoglibile!

PRESIDENTE. Non ho dichiarazioni di intervento a favore, quindi pongo in votazione il parere di irricevibilità.

(Il Consiglio approva)

Passiamo al voto sul subemendamento all'emendamento 2. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Massi.

ROBERTO GIANNOTTI. ...perché è una violazione aperta al regolamento consiliare. E' un dibattito che non consente la partecipazione dell'opposizione. Rimarremo in aula e ci imbavaglieremo per dimostrare che avete leso il nostro diritto di parlare e di partecipare, e rimarremo in aula occupando la sala consiliare.

PRESIDENTE. Ha la para il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, cari colleghi, faccio questa dichiarazione a nome del gruppo Cdu-Ccd, quindi anche a nome del collega Viventi che ha dovuto lasciare l'aula per motivi di salute.
Il subemendamento presentato dall'assessore Secchiaroli risponde sicuramente a un criterio di esperienza politica e di furbizia politica, nel senso non negativo del termine. Prendiamo atto che questo subemendamento, funzionale sicuramente allo scopo, all'obiettivo della maggioranza, tuttavia chiude il dibattito, nel senso che accelera la fine di una seduta che è iniziata questa mattina e che noi, come Cdu-Ccd, anche con la presentazione di una mozione, avevamo voluto incanalare su contenuti che riguardavano anche l'incentivo a instaurare un dibattito sulla manovra dell'uscita contestuale a quella dell'entrata.
Non siamo riusciti a stimolare l'aula su questo dibattito nel merito e sui temi che abbiamo proposto, prendiamo atto che la maggioranza si assume la responsabilità di chiudere un dibattito senza affrontare certi temi ma rinviandoli — è nella sua legittimità — soltanto a livello di opportunità politica. Prendo atto che questo dibattito è stato in qualche modo coartato da procedure di emendamento legittime alle quali la maggioranza ha risposto, naturalmente per tutelarsi, ma sicuramente con un atteggiamento di chiusura e che comunque ha penalizzato e accorciato il dibattito. Questo è nella legittimità della politica, non si scandalizza nessuno. Naturalmente la maggioranza si prende un certo tipo di responsabilità.
A nome di Cdu-Ccd riteniamo di non essere più presenti a questo dibattito, quindi abbandono l'aula a nome anche del collega Viventi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La dichiarazione di voto non esprimerà semplice contrarietà ma una profonda disapprovazione e disistima per la procedura che porta questo Consiglio ad adottare un atto che non gli fa onore né nel merito né nella procedura. Solidarizzo con i colleghi alla cui protesta mi unirò, ma alcune cose vorrei che restino a futura memoria.
La prima è un breve passo retrospettivo. Alcuni mesi or sono il gruppo di Alleanza nazionale iniziò un principio di filibustering sul provvedimento, poi bocciato dal commissario di Governo, in materia di personale, ma era meramente embrionale, intervenimmo poche decine di volte. In quell'occasione il Presidente della Giunta fece fuggire dal seno un'espressione di rimprovero dicendo "se questo è l'atteggiamento, per il futuro i rapporti muteranno, perché non è detto che bisogna essere sempre consociativi".
Mi permetto di dire che questo vulnus arrecato al rispetto del regolamento formale e sostanziale e alla correttezza dei rapporti tra maggioranza e opposizione, ovviamente non sarà una questione che si esaurirà con i panettoni e i brindisi delle feste di Natale, cambieranno i rapporti nel Consiglio, perché effettivamente non solo non è scritto da nessuna parte che occorre sempre essere consociativi, ma anzi è scritto e prescritto che non bisognerebbe esserlo mai e non mancheremo di dimostrare la volontà dell'opposizione di isolare in maniera chiara la maggioranza di fronte alle sue scelte..
Nello specifico di questo subemendamento, esso è profondamente errato, sia nella forma che nel merito. Nel merito non entro perché non ci sarebbe tempo, dico solo una cosa: la procedura forzata ed errata che ci portata a seguire questo metodo, solo per salvare due notti di sonno — che evidentemente sono più care ai colleghi degli oltre 400 miliardi che si ritiene di dover spremere dalle tasche dei marchigiani — porta il Consiglio a votare misure di una gravità consistente, come l'Irap e la soprattassa automobilistica, senza alcuna discussione specifica nel merito. Se la maggioranza avesse la volontà di fare le leggi bene, forse si poteva anche soprassedere come fosse un passaggio superfluo, ma siccome così non è — abbiamo visto in materia di soprattassa Irpef che quasi ogni ora è stata corretta e limata l'aliquota dell'Irpef —... Avrei voluto dire, se la maggioranza avesse ritenuto opportuno approfondire in Commissione consiliare la questione della tassa automobilistica: se l'art. 23 del decreto 504/92 fissa in materia di tassa automobilistica la tassa automobilistica regionale, la soprattassa annuale regionale sui diesel e la tassa speciale per i veicoli a GPL, per quale motivo vi siete scordati la tassa speciale e parlate solo di aumentare tassa e soprattassa? E' una scelta politica e non si capisce perché? E' un banale errore? E' una cosa forse piccola, però sono centinaia di milioni di sperequazione nei confronti delle tasse dei marchigiani, e lo fate senza averci speso una parola o un minuto di discussione.
Circa il metodo mi permetto di dire che chi invoca il rispetto rigoroso del regolamento formale ha l'onere di farlo per primo lui. Mi ha colpito che avete ritenuto di dichiarare irricevibili centinaia di subemendamenti predisposti rigorosamente per iscritto in maniera laboriosa, con poco tempo disponibile, senza dichiarare irricevibile l'unico subemendamento veramente tale, che era esattamente quello dell'assessore Secchiaroli il quale, per le modalità di presentazione non poteva essere esaminato dall'aula perché delle due l'una: o il subemendamento va presentato quando la discussione è ancora aperta, e allora anche il subemendamento Secchiaroli va presentato ma non nel foro interiore proprio o nei pochi centimetri che separano il banco dell'assessore da quello della presidenza del Consiglio, e un consigliere regionale deve rispettare non solo quella norma di correttezza nei confronti dei colleghi, che fa sì che gli emendamenti che noi presentiamo li consegniamo tempestivamente alla presidenza affinché li distribuisca, per consentire ai colleghi di esprimersi sui nostri emendamenti, perché, caro assessore, qui non si gioca a tappo, per cui uno dice "questo è l'ultimo" e si chiude; qui andrebbe rispettata la norma di regolamento che prescrive chiaramente all'art. 83, che su tutti gli emendamenti e subemendamenti, in particolare sui subemendamenti possono prendere la parola il presentatore dell'emendamento che si intende subemendare — in questo caso il Presidente D'Ambrosio, che ha questa facoltà e non se ne avvale — il presidente della Commissione referente — il consigliere Franceschetti, e non se ne avvale — e il controrelatore, consigliere Ciccioli che intendeva avvalersene. Poi, che qualcuno rinunci a questa facoltà non consente affatto al proponente del subemendamento di sottrarsi all'onere, quando si presenta un subemendamento, di renderlo conoscibile ai colleghi. Altrimenti, che ci stiamo a fare? Veniamo veramente qui per imbavagliarci? Siamo pagati per scrivere. Come voi siete pagati per stare ad ascoltare, a votare, magari contro le nostre proposte, noi siamo pagati per scrivere, anche per fare ostruzionismo e per controbattere alle vostre controproposte che gradiremmo conoscere, e non possiamo accettare che ci vengano spiattellate quando la partita è finita, "il risultato ce l'ho scritto qui, adesso te lo faccio conoscere". Ovviamente è una procedura non seria che arreca un vulnus ai rapporti fra maggioranza e opposizione, che vi si ritorcerà contro, perché non è difficile prevedere, cari colleghi, che di qui a qualche anno vi troverete voi imbavagliati sui banchi dell'opposizione a constatare che il regolamento è garanzia della minoranza, ma quindi di tutti e non bisogna approfittare delle situazioni che possono essere solo contingenti, e lo divengono sempre più se vi comportate in questo modo.
Io ero arciconvinto che ci sarebbe stato un qualche meccanismo di scorciatoia nei confronti dei 1.700 emendamenti dell'opposizione. Sarebbe bastato, nel rispetto del regolamento, presentare quattro subemendamenti, uno per ogni articolo, farceli conoscere in chiusura della discussione con i dieci minuti che l'art. 83, letto con serietà e correttezza consentiva per intervenire su questi subemendamenti, tanto è vero che, prevedendo questo, avevo preparato, in aggiunta agli emendamenti meramente numerici, una serie di emendamenti integrativi che sarebbero sopravvissuti anche ai subemendamenti che avessero eliminato il dato numerico. Ma il non aver neanche voluto fare, nel rispetto del regolamento, quattro subemendamenti invece di uno, vuol dire semplicemente che avete ritenuto le vostre due nottate di sonno — quindi rimarranno le nostre, perché noi occuperemo l'aula, ma non servirà, purtroppo, a risparmiare una lira ai marchigiani — più importanti di alcune centinaia di miliardi che vi decidete a escutere dai cittadini marchigiani senza consentire loro di difendersi né direttamente né tramite la doverosa, anche se insufficiente, difesa dei consiglieri di opposizione, e soprattutto della regolarità formale e sostanziale del regolamento, che non è patrimonio di chi parla o di chi si imbavaglia perché non può parlare, ma è patrimonio di tutto il Consiglio regionale, quindi di un milione e mezzo di cittadini marchigiani.
Questo patrimonio, quello finanziario che esprimete, quello regolamentare e normale che disprezzate, è un patrimonio che viene ingiustamente e immediatamente sprecato. Ne risponderete agli elettori speriamo presto, ma sicuramente alla vostra coscienza di diligenti — voglio ancora augurarmi — amministratori della cosa pubblica, che in questo 19 dicembre non avete scritto una bella pagina dell'amministrazione di questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. No c'è dubbio che stiamo concludendo una pagina triste di questo Consiglio regionale. Io ritengo che pur nel rispetto di un'interpretazione corretta e addirittura letterale del regolamento, con la procedura adottata si lede nella sostanza il diritto di ogni consigliere di intervenire nel merito del provvedimento in discussione. Questo fatto deriva però da uno stato di eccezione: quello della scadenza imposta dalla normativa nazionale che impone che la manovra fiscale venga pubblicata nella G.U. entro il 31 dicembre del 2001. Tutti noi sappiamo che questo sarà possibile solo ed esclusivamente se questo Consiglio approva la proposta di legge entro la giornata di domani. La presentazione di 3.000 emendamenti e subemendamenti da parte della minoranza, chiaramente era finalizzata ad impedire l'approvazione di questo atto nei tempi utili, causando in tal modo un danno enorme alla collettività marchigiana. Lo stato di eccezione non si dà sempre, lo stato di eccezione non può diventare prassi. Il regolamento attuale è stato interpretato in maniera corretta e addirittura letterale, tuttavia è evidente che il regolamento, quando è stato steso e approvato dal Consiglio regionale non regolamentava lo stato di eccezione che in questa seduta ci siamo dovuti trovare di fronte. Credo che uno sforzo comune dell'intero Consiglio regionale per colmare i vuoti presenti nel regolamento anche attraverso la previsione di procedure nei confronti di particolari stati di eccezione debba essere un compito comunemente condiviso e perseguito dall'intero Consiglio regionale.
Io ritengo che anche la pratica dell'ostruzionismo debba essere garantita e regolamentata. L'attuale regolamento consiliare questo non fa, conseguentemente, per evitare in ogni caso un danno rilevante alla collettività marchigiana, ci troviamo noi come maggioranza, noi come Rifondazione comunista, in questo stato di eccezione, ad acconsentire a procedure che in situazione di normalità non sarebbero certamente giustificabili.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Presidente, colleghi consiglieri, io sono notoriamente una persona che difficilmente perde la calma e oggi sono riuscito a perderla, perché sono profondamente indignato di quello che avete fatto. Non avrei voluto parlare, ma parlo per rispondere ad Andrea Ricci che, persona per bene, si è sentito di quasi scusarsi con l'opposizione per quello che è successo. Ma non basta questo intervento che accolgo nel suo lato migliore. Se fosse vero che ciò che è stato fatto è stato fatto per rispondere ad una situazione di emergenza perché entro il 31 dicembre andava pubblicata questa norma come dice la legge nazionale, è pur vero che al 31 mancano 13 giorni, quindi questo éscamotage che voi avete messo in atto, compressivo dei diritti dell'opposizione lo avreste potuto mettere in atto per legittima difesa o per stato di necessità il 29 dicembre, non oggi.
Credo che siano state dette e fatte delle cose che non hanno tenuto presente delle conseguenze gravissime per la comunità marchigiana. Non parlo della sostanza, perché ne abbiamo parlato tutt'oggi. E' pacifico che i nostri emendamenti erano più lontani di quelli di Secchiaroli dal subemendamento D'Ambrosio e che quindi con il vostro voto avete violato l'art. 83, ma avete violato anche l'art. 82, perché non è possibile concepire, in una regolamentazione assembleare, che ci possa essere un atto di maggioranza conclusivo. Praticamente voi avete inventato un atto che chiude la bocca all'opposizione, il subemendamento Secchiaroli. E dico a Silenzi che ha sostenuto questa tesi, che se anche c'è da stare in aula settimane e settimane è giusto che questo venga fatto, è giusto che la maggioranza si batta per ridurre i tempi dell'opposizione, ma in una battaglia leale, non con un gesto e un atto sleale come quello che avete fatto quest'oggi. Solo per cosa? Per andare a dormire un giorno prima? Per non stare in aula a discutere con noi due gironi, tre giorni? Ma dirò di più: perché non avete voluto discutere con noi, in una situazione drammatica, un atto che necessariamente doveva essere bipartisan o quasi. Dovevate comunque convincerci e conquistare la nostra astensione o in ogni caso dialogare. Voi avete voluto imporre con la violenza dei numeri un atto sbagliato e questo aprirà necessariamente un prosieguo, perché voi dite "dovevamo farlo perché sta per scadere un termine", ma se questa legge fosse stata condivisa non avrebbe avuto strascichi. Voi pensate che noi non chiederemo al Governo nazionale di impugnare questa legge? Voi pensate di non aver fatto un danno maggiore alla comunità marchigiana di quello che avete fatto nella sostanza e nella forma, ledendo e violando i diritti di metà della stessa comunità marchigiana?
Credo che sia gravissimo. Ho ascoltato le parole del Presidente: sarà il Governo autonomamente a reputare improcedibile questa vostra norma. Non capisco perché voi, ormai da tempo, stiate facendo una politica di violenza, di mancanza di dialogo con l'opposizione. Credo che ci sarebbero stati tranquillamente i margini per trovare una mediazione tra quello che concepiamo noi e quello che concepite voi, perché questo non era il momento di imporre una soluzione di forza.
Gravissimo ritengo anche quello che ha detto il Presidente Minardi. Il Presidente Minardi ha detto che il regolamento, oggi, è stato interpretato così perché era una seduta di importanza straordinaria. Ma è mai possibile, in uno Stato di diritto, concepire sedute diverse dalle altre? Un regolamento che vale in un modo per un certo tipo di seduta e va interpretato in altro modo per un altro tipo di seduta? Ma tutto questo per cosa? Per accorciare i tempi di una discussione che aveva davanti a sé ancora giorni possibili? La possibilità, ancora, di un'intesa?
Credo veramente che oggi sia stata scritta una pagina brutta da tutti i punti di vista — dal punto di vista politico, dal punto di vista formale, dal punto di vista sostanziale — una cosa che non avrei mai voluto vedere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Dopo molte ore di dibattito, noi approviamo l'interpretazione del regolamento che l'ufficio di presidenza ha sottoposto al voto dell'aula, perché è chiaro che questa è una seduta del Consiglio regionale che vede l'approvazione di un atto la cui efficacia scatta se viene preso entro un termine preciso, che non è il 31 dicembre: entro il 31 dicembre deve avvenire la pubblicazione, quindi ci sono tempi tecnici che l'opposizione conosce bene e proprio per questo presenta 3.500 emendamenti, con l'obiettivo dichiarato di far saltare quel termine, da una parte per arrivare ad una trattazione dell'argomento, in una forma di consociativismo sotto il ricatto dei termini di scadenza, dall'altra...

CARLO CICCIOLI. Il decreto è di settembre.

GIULIO SILENZI. Il decreto lo si può modificare, infatti in Parlamento è stata presentata la fiducia, cosa che non possiamo fare noi. Pertanto non potevamo far rischiare alle Marche di perdere 200 miliardi per l'irresponsabilità dell'opposizione... (Applausi ironici della minoranza). Certo, perché se non approviamo la legge nei termini consentiti, perdiamo il corrispondente del disavanzo dichiarato per il 2001 nella sanità, quindi c'è un obbligo di legge che dobbiamo rispettare. Eccola l'eccezionalità a cui si richiamava il collega Andrea Ricci in un intervento condiviso da tutta la maggioranza.

ROBERTO GIANNOTTI. Ricci ha detto anche altre cose. E' bene che tu ricordi anche la prima parte del suo intervento.

GIULIO SILENZI. Devi farmi finire di parlare, Giannotti.
Quello che ci ha mosso in queste ore, era da una parte verificare se l'opposizione voleva portare fino in fondo la sua azione di far decadere i termini, e pertanto rendere una situazione finanziaria insostenibile alla nostra regione, perché si trattava di non far approvare la legge, di non renderla operativa e nello stesso tempo di aggravare la situazione finanziaria di altri 200 miliardi. Calcolando il tempo degli emendamenti e dei subemendamenti, noi saremmo stati qui impegnati per un lasso di tempo tale che ci avrebbe fatto superare quel limite che la legge ci imponeva.
In una situazione eccezionale il regolamento va applicato alla lettera, un regolamento che va rivisto. Non può esistere un regolamento consiliare che non permetta all'aula di decidere di votare, e se fossero state accolte le osservazioni dell'opposizione ci saremmo messi in una condizione rispetto alla quale, nei confronti di subemendamento scatterebbe subemendamento all'infinito e teoricamente, per cinque anni, quest'aula potrebbe presentare subemendamento a subemendamento.
Che questo doveva essere un provvedimento bipartisan rasenta il ridicolo, caro Favia. E' talmente incredibile questa tua affermazione politica insostenibile, con i vostri comportamenti e anche con la nostra volontà di assumerci le nostre responsabilità senza confusione di ruoli, che denota invece la volontà di arrivare a mettere in difficoltà non solo la maggioranza ma la situazione finanziaria rispetto alla sanità. E allora, l'applicazione letterale del regolamento, in casi questi in cui è stata dichiarata guerra... Giannotti nel suo intervento ha detto "questa è una dichiarazione di guerra".

DAVID FAVIA. Voi con la manovra avete dichiarato guerra...

GIULIO SILENZI. Queste sono dichiarazioni politiche, le puoi fare sempre, Favia, non cambiare discorso.
Giannotti ha dichiarato guerra. Allora, di fronte a una guerra istituzionale, l'unico riferimento rigido è il regolamento. E allora, non fate le vittime... (Interruzioni). La dichiarazione di guerra è stata fatta questa, caro Ciccioli, non in Commissione. Noi ci assumiamo la responsabilità di quello che proponiamo. Perché dovremmo accettare per forza le vostre proposte? Ci confrontiamo quando voi siete pregni di demagogia, non dobbiamo per forza accettare proposte, per cui distinzione di ruoli e assunzione di responsabilità. Non si sta parlando di questo, si sta dicendo che avete dichiarato guerra con l'obiettivo, con 3.000 emendamenti, 4 milioni di fotocopie stampate, di far scadere i termini di approvazione della legge, e ciò avrebbe comportato per le Marche una penalizzazione ulteriore rispetto al disavanzo, di altri 200 miliardi. Rispetto a questo non c'è stata una discussione nella quale voi garantivate nell'arco temporale di tre notti, di tre giorni, l'approvazione del documento. Avete detto "dichiariamo guerra e nello stesso tempo vogliamo trattare".
Abbiamo pertanto condiviso un'applicazione letterale del regolamento, questo è avvenuto. Per cui è chiaro che siamo in una situazione straordinaria. Ogni altra volta che in quest'aula è stato fatto ostruzionismo non c'era un vincolo imposto dalla legge nazionale, per cui erano provvedimenti che non avevano scadenza e non penalizzavano in termini finanziari la comunità marchigiana.

FABIO PISTARELLI. Ma che dici... La legge sul bilancio? Hai dei termini anche lì. Ma che dici?

GIULIO SILENZI. Non c'è una penalizzazione finanziaria, Pistarelli. Io non faccio l'avvocato, ma non dire sciocchezze. Sul bilancio non ci sono penalizzazioni finanziarie se non viene approvato nei termini previsti. Qui la legge è chiara: viene detratto il corrispettivo del disavanzo che si è dichiarato, cioè 210 miliardi.
Di fronte a questa eccezionalità è giusto applicare il regolamento; di fronte a una dichiarazione di guerra istituzionale è giusto applicare il regolamento alla lettera.
Per garantire i diritti di tutti i consiglieri, in maniera anche aggiornata rispetto ad una fase politica ormai abbondantemente scaduta, noi riteniamo di rielaborare un nuovo regolamento consiliare che permetta la possibilità di applicare l'ostruzionismo, ma che permetta anche a qualsiasi maggioranza che verrà nel futuro, di poter poi decidere dopo che l'ostruzionismo avrà esaurito la sua funzione. Pertanto, come in ogni aula consiliare ci sia il diritto al dissenso, ad utilizzare tutti i cavilli regolamentari, ma ci sia anche il diritto dell'aula e della maggioranza a poter approvare un atto.
Questo è un principio di democrazia. Non è possibile invocare un regolamento che permetta l'ostruzionismo per anni, perché questa è una situazione non accettabile.
Quindi questa è la nostra posizione: rispetto delle regole, salvaguardia degli interessi della comunità marchigiana e approvazione nei termini consentiti dalla legge di questa proposta di legge sul cui contenuto ci siamo confrontati per più di quindici ore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

ADRIANA MOLLAROLI. Ha tolto il bavaglio e ha messo il bavaglino...

GILBERTO GASPERI. Io appartengo ai quadrupedi.. Eventualmente mi metto qualcos'altro, la parananza.
C'è una questione fondamentale. Con qualcosa di strano, di particolare, di goliardico in questa giornata si è dimenticata una cosa fondamentale: che è nel diritto dell'opposizione fare qualcosa di eclatante quando si cerca di rendere il tutto sopito in tanti modi. Ma la cosa fondamentale non è qui dire se quello può essere idoneo, l'altro giusto, se il regolamento viene distorto. Fermo restando che nei sette anni da che siamo in Consiglio è la prima volta che si vede una cosa del genere, di fondamentale c'è un'altra cosa: il debito che avevate dovevate sanarlo indipendentemente da questa legge o lo volevate portare avanti nel tempo? Perché qui c'è una volontà. Colui che ha coscienza nell'amministrare, colui che crede nelle istituzioni non può far aumentare e portare avanti un debito che pesa sulla testa di ogni marchigiano protraendolo nel tempo fino a quando non c'è la scadenza naturale della legislatura. Voi sapevate o non sapevate che c'era questo debito? Volevate entrare nel merito per risolverlo o per non risolverlo? Qui non si tratta di dire se quello può essere giusto e l'altro non giusto. E' nel diritto dell'opposizione cercare di rendere eclatante la propria manifestazione. Oggi non solo è una giornata di lutto per la democrazia marchigiana. Siamo entrati in aula, abbiamo svolto il nostro lavoro da questa mattina secondo le regole che ci sono state date dalla democrazia. Abbiamo presentato degli emendamenti, dei subemendamenti, abbiamo chiesto dieci minuti di sospensione, torniamo e troviamo le forze dell'ordine davanti alla porta d'ingresso del Parlamento marchigiano. Ci siamo offesi, abbiamo protestato ma non siamo andati al di fuori e al di là delle regole della democrazia. Abbiamo cercato di mettere nella migliore condizione una discussione, nel pieno diritto — credo che nella vostra coscienza ne siate convinti anche voi — non di un'opposizione ma di qualsiasi consigliere presente in quest'aula. Non si tratta di dire se è giusto o non è giusto, se è interpretato bene o non è interpretato bene. La cosa fondamentale è: vogliamo rendere efficiente "l'azienda Marche"?
La situazione di deficit marchigiano la conoscevate da tanto tempo o ne avete preso coscienza dopo che è uscita questa legge? Se lo sapevate da tempo dovete dirci qual era la vostra strategia per far fronte a questo deficit, per riportare in pareggio, come ha fatto la Regione Toscana, la realtà economica marchigiana. Queste sono questioni fondamentali sulle quali penso che ognuno di noi debba meditare. Il resto fa parte di quel palcoscenico della politica che ci permette, molte volte, di andare sui giornali, di rendere eclatante qualcosa che poi risulta effimero, ma la concretezza è solamente su una questione prettamente economica.
La nostra regione merita un deficit di questo genere oppure no? La nostra regione merita, vista la capacità di lavoro, di identità nell'imprenditoria, visto il senso di responsabilità che hanno dimostrato fino ad oggi i cittadini marchigiani, questa realtà? Io penso di no. E allora credo che ognuno di voi, quando rientrerà a casa avrà modo di poter meditare su queste cose. Ci possono essere state delle esuberanze, delle parole dette con toni che indicavano un momento di esasperazione, ma poi, all'interno delle nostre coscienze non solo sono molto assopiti ma sono totalmente diversi rispetto a quello che la lingua può avere detto.
Però c'è una realtà fondamentale. Siamo chiamati a sederci in questi tavoli per fare del bene, per cercare di migliorare, per cercare di sollecitare a portare maggiore ricchezza nella nostra regione perché poi venga distribuita. E allora ci deve essere coscienza sia da parte di coloro che amministrano sia da parte di noi che siamo all'opposizione e dobbiamo controllare. Però ci deve essere una cosa comune a tutti: salvaguardare la dignità e il benessere della regione. Non credo che con questi modi, con questi sistemi e con questo fare si sia ottenuto un risultato positivo. Senz'altro ognuno di noi dovrà meditare, perché non credo che si sia toccato il massimo della democrazia in questa seduta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento presentato dal consigliere Secchiaroli all'emendamento n. 2 alla proposta di legge n. 99. Se viene approvato questo subemendamento decadono gli emendamenti e i subemendamenti da 1 a 181 e viene approvato l'articolo 1.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Emendamento 182 a firma Giannotti, Brini, Ceroni ed altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Decadono gli emendamenti da 182 a 1.203.
Articolo 3. Emendamento n. 1.204 a firma Giannotti ed altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Decadono gli emendamenti da 1.205 a 1.315.
Articolo 4. Si tratta della dichiarazione d'urgenza. Va approvato a maggioranza assoluta. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

C'è un ordine del giorno presentato dai consiglieri Massi e Viventi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Prima di porre in votazione la proposta di legge chiedo se vi sono dichiarazioni di voto. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Colleghi, al termine di una giornata pesante, dura, difficile che è stata anche molto vivacizzata, alla fine, da problemi giuridici e politici non dobbiamo perdere di vista il cammino, il percorso, il tipo di decisione che abbiamo preso. Soltanto due parole per quanto è accaduto, e qui ci sono segni abbastanza eloquenti. Non è bello vedere consiglieri regionali che scagliano in aria fogli di carta. Non è nemmeno prevedibile che l'utilizzo di uno strumento regolamentare previsto, quello della tensione fino al massimo limite dell'interpretazione regolamentare, arrivi a produrre questo tipo di risultato che, è ovvio, è nei diritti della minoranza, ma che la maggioranza deve cercare di capire come contrastare, in un gioco, quello della maggioranza e della minoranza in ogni assemblea, che deve però conservare il diritto di funzionare. Le assemblee non possono essere messe nell'impossibilità di funzionare. Questa è un'interpretazione fondamentale. Sul resto si potrà anche discutere. Indubbiamente il regolamento risente dei 30 e più anni, e probabilmente una sua riscrittura che conservi e bilanci i diritti della maggioranza e della minoranza è tempo di farla.
Fatte queste premesse vorrei velocemente dire alcune cose. Abbiamo discusso dieci ore di queste cose, quindi non è che non abbiamo discusso, non mi sembra.
Sono state dette una serie di imprecisioni, una serie di cose non vere, sono state date letture sbagliate di alcuni dati: sembrerebbe che noi avessimo dilapidato 21 miliardi in due anni in consulenze, ma la verità è molto diversa, tanto per dirne una soltanto. Una divisione per categorie ci dimostra che in questa ampia categoria erano stati compresi consulenze, progettazioni, programmazioni, cioè cose ben diverse dalle consulenze: 8 miliardi per le consulenze vere e proprie, 2,6 miliardi per la progettazione, 2,3 miliardi per la programmazione, 8,7 miliardi per le intese istituzionali di programma. Di queste cifre, quelle provenienti dal bilancio regionale sono 11.343 milioni in due anni. Nel bilancio regionale c'è stata una previsione di spesa di 5.071 milioni ma non solo per consulenze ma per progettazioni, per tutte quelle cose che bisogna fare, altrimenti l'ente non funziona. Mentre invece, 9.434 milioni provengono dal bilancio statale perché ci sono alcune cose che ci vengono imposte, per esempio la nomina del nucleo di valutazione che abbiamo nominato l'altro ieri e che viene prevista proprio per l'applicazione di leggi statali con impegno di risorse dello Strato, 338 milioni per la legge 61 ed altro.
Ma non vorrei fermarmi su questo se non per dire che non è vero quello che si vuol fare apparire. Non siamo e non siamo stati spreconi e lo dimostrano una serie di ulteriori elementi, per esempio il numero di dirigenti percentualmente al personale, che ci vede al terzultimo posto in ambito nazionale ecc.
Quali sono, allora, gli elementi che noi vogliamo sottolineare? La verità è che la sanità, in Italia, è finanziata con una provvista insufficiente, da sempre, e quel tanto o poco in più che l'ultima legge ha previsto è stato legato a due-tre condizioni-capestro. I nostri rapporti, come Regioni, con il Governo nazionale sono difficilissimi... (Interruzione). Pistarelli se lei mi consente di finire, finirei.
Con questo Governo abbiamo dei rapporti talmente difficili, che nel dicembre scorso la Conferenza dei presidenti delle Regioni — di tutte le regioni — ha approvato un ordine del giorno che abbiamo poi presentato al Governo, con il quale abbiamo detto chele iniziative legislative e regolamentari del Governo nazionale, dei singoli ministri e del Parlamento sono lesive delle competenze regionali così come determinate dalla nuova legge costituzionale. Pur avendo aderito all'istituzione della "cabina di regia" le Regioni hanno chiesto un impegno formale perché il Governo sospenda tute le attività normative invasive della competenza regionale, perché venga fissata una breve durata dell'attività della "cabina" non oltre i tre mesi, e perché si preveda, nel periodo di attività della "cabina", il trasferimento alle Regioni delle risorse finanziarie necessarie all'esercizio delle competenze previste dalla nuova Costituzione.
La verità è che la Regione è cambiata, è cambiato l'"istituto Regione", sono cambiate le sue responsabilità, sono aumentate le sue competenze e non sono aumentate le sue provviste. E abbiamo assistito con profondo stupore, ad una finanziaria che ha lasciato nei capitoli dei Ministeri, com'era previsto precedentemente, provviste, risorse per migliaia di miliardi destinati alle Regioni perché possano esercitare le loro competenze esclusive. Non l'abbiamo rilevato noi Regioni del centro-sinistra ma l'abbiamo rilevato tutti insieme, e abbiamo formalmente presentato questa protesta.
Questo significa semplicemente che dobbiamo capire come avviarci sulla strada della costruzione di un federalismo vero, di un federalismo che veda anche un serio federalismo fiscale, non quello che da un lato consente al Governo di annullare l'abbassamento dell'aliquota, del tasso di pressione fiscale dell'1% previsto dalla finanziaria ultima del Governo Amato, di spostarla in avanti. Ed era stata prevista proprio perché si potesse lasciare spazio a un intervento del mondo delle autonomie senza aumentare il livello complessivo di tassazione. Questo Governo, con la sua finanziaria ha fatto slittare di più di un anno e ci siamo trovati tutti in questa necessità. Non esiste una Regione, non esiste un Comune, non esiste una Provincia che non si trovi di fronte alla tragica necessità di scegliere fra un abbassamento dei servizi e una manovra fiscale. Lo stiamo facendo tutti, Regioni di destra e Regioni di sinistra, Regioni di centro-destra e Regioni di centro-sinistra, Comuni di destra, Comuni governati da liste civiche e Comuni governati dal centro-sinistra o dalla sinistra.
La verità è che ci troviamo in un momento di passaggio difficile, nel quale questo Governo si mostra pesantemente accentratore, pesantemente centralistico, non ci consente di svolgere i nostri compiti. Questo è il dato che preoccupa tutti quanti noi, e non sono soltanto lamentele di parte, sono dati complessivi, generali, e sono dati che hanno imposto alle Regioni di chiedere al Governo di accettare un nostro emendamento alla finanziaria, che abbiamo presentato giovedì scorso tutti insieme, e non un parte soltanto. Le Regioni hanno proposto un emendamento alla legge finanziaria con il quale si chiede, già a decorrere dall'anno 2002, l'attribuzione dell'erogazione di beni risorse strumentali, finanziarie, umane, organizzative derivanti dall'applicazione dei nuovi articoli 117 e 118 della Costituzione. Abbiamo chiesto al Governo che si impegnasse alla quantificazione, alla ripartizione e al trasferimento di quelle risorse entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge finanziaria, facendo riferimento, per la copertura, alla riduzione dei capitoli del bilancio dello Stato afferenti le materie oggetto delle competenze riconosciute dalla nuova Costituzione.
I soldi, le migliaia di miliardi che sono necessari per esercitare le nostre funzioni in materia di attività produttive, di turismo, di commercio, di agricoltura, di istruzione e via enumerando, sono ancora tutti nei bilanci dei Ministeri, alcuni dei quali non avrebbero più nessuna ragion d'essere. E' questa una situazione non solo nostra.
Il Governo fino ad ora non ha accolto questo emendamento. Speriamo che venga accolto. Anche perché, continuare a mantenere nell'ambito della discrezionalità del Governo centrale l'attribuzione di migliaia di miliardi in materie che sono di nostra esclusiva competenza, non solo con il federalismo ha poco a che vedere, ma ha pochissimo a che vedere con il principio della leale collaborazione fra le istituzioni che è ormai diventato un principio costituzionale. Questo è un elemento serio, che ci deve far preoccupare, che ci dovrebbe vedere tutti quanti impegnati a riportare qui, in questo nostro territorio il diritto-dovere di disporre di risorse che ci servono per esercitare le nostre competenze, altrimenti avremmo responsabilità senza poteri, ma ancora di più avremmo competenze senza risorse.
Questo è il dato peggiore e, ripeto, sono migliaia di miliardi, non noccioline. E tutti lo abbiamo detto.
Se questa è la situazione, colleghi consiglieri, occorre accelerare e cambiare. Noi avevamo già iniziato una manovra di risanamento. La manovra di risanamento ha avuto un inizio con l'assestamento di bilancio 2001, che per la prima volta nella storia di questa Regione era un assestamento in diminuzione. Se volete, questo famoso assestamento del 2000 che sembra sia stato il padre di tutte le sciagure, ha portato il bilancio del 2000 a un miliardo in meno di quello del 1999 che era stato pesantemente decurtato nel momento in cui si era scelto di fare un bilancio tecnico. Avevamo imboccato questa strada, ma questa strada ci è stata a un certo punto bloccata dal tipo di previsione della norma della legge 405 che ci ha imposto un'accelerazione incredibile. Questa accelerazione incredibile ha fatto precipitare anche quelle previsioni e quelle prospettive che noi avevamo già cominciato a fare e che, ovviamente, adesso diventano previsioni e prospettive cogenti, politicamente significative. Non possiamo più continuare come prima per tutta una serie di ragioni. La prima è che dobbiamo rientrare in un modello di sanità che sia il nostro modello di sanità, di welfare. In questa nostra regione chiunque per strada si sente male e viene ricoverato al pronto soccorso, riceve lo stesso tipo di assistenza, indipendentemente da censo, da cittadinanza, da qualunque altra cosa.
L'altro elemento che noi pensiamo sia fondamentale è quello di prevedere un livello di servizi e di prestazioni di servizi che sia all'altezza di quello che le nostre città, i nostri paesi, i nostri cittadini si aspettano e pretendono in una regione che ha 1.400.000 abitanti ma distribuiti in 10.000 chilometri quadrati.
Si tratterà di cominciare ad impostare una manovra seria, serrata, di rientro, una manovra che ci faccia avvicinare in tempi ragionevoli al momento nel quale non avremo più bisogno di mettere mano, salvo eventi esterni, ancora alla leva fiscale.
L'altro elemento che vorrei sottolineare con forza è che dobbiamo costruire — ma lo dobbiamo fare tutti insieme — un nuovo tipo di federalismo che sia federalismo fiscale, senza il quale non esiste uno spostamento di poteri e di responsabilità se non illusorio, se non nel gioco dello scaricabarile. Non è vero che noi siamo stati una Regione spendacciona, una Regione che non ha funzionato. Nella precedente legislatura abbiamo impostato strumenti importanti di programmazione che poi abbiamo sviluppato: siamo state una delle prime Regioni in Italia a stipulare un'intesa istituzionale di programma, abbiamo preparato progettazioni, e per questo, in accordo con questo Governo sembra che verrà inserito nel programma generale della legge-obiettivo un quadro di infrastrutture notevole (corridoio ferroviario per la tratta marchigiana Bologna-Lecce, potenziamento della linea Orte-Falconara, bypass ferroviario dell'area dell'Api, corridoi autostradali e stradali, AB portuali ecc.). Ma questo l'abbiamo potuto fare perché ci eravamo preparati, perché ci eravamo predisposti, perché abbiamo impegnato anche nostre risorse per ottenere questo tipo di risultati. E questo è il punto fondamentale, il punto sul quale pensiamo che i cittadini marchigiani saranno attenti a giudicare l veloce rientro, in un momento di equilibrio finanziario, di una regione nella quale non è stata indifferente l'azione del Governo regionale per ottenere i risultati che sono stati ottenuti, perché questa è una regione che continua, in controtendenza, ad esportare, perché questa è una regione che ha un livello di qualità della vita generalmente distribuito bene sul territorio, le nostre province crescono tutte, salvo una che scende di 2-3 posti. Vuol dire che in questo tipo di realtà non sono state del tutto indifferenti le scelte che abbiamo fatto in questi anni.
Questo è il tipo di ragionamento, di riflessione, di confronto che noi vogliamo con i cittadini marchigiani, con chi li rappresenta, con loro direttamente, nella costruzione anche di una manovra che abbiamo cercato fosse attenta ai principi di tutela delle fasce deboli, di una progressività che riteniamo sia percorribile, non perché l'ha percorsa prima di noi la Regione Lombardia ma perché pensiamo che rientri nei nostri poteri. Non esiste una Regione che non possa pensare di utilizzare la leva fiscale, se non altro in questo periodo in cui è utilizzabile soltanto per piccolissimi pezzi, per piccolissime tratte, per piccolissimi percorsi e quantità di risorse in maniera progressiva. La progressività dell'imposizione è uno dei principi della democrazia, a cui noi crediamo di più.
Questi sono gli elementi su cui volevamo confrontarci, su cui volevamo discutere seriamente, non 3.500 emendamenti che sono, come la tecnica in questi casi ha insegnato da anni, quando si tratta di numeri, una serie sterminata di numeri stessi per cui si comincia da 01 e si arriva fino a 09 facendo un serie di emendamenti. Quello non è un modo di impostare seriamente la discussione. Noi avremmo apprezzato un'impostazione seria e ci saremmo misurati su questo.
Comunque, noi pensiamo che questo tipo di decisione e di legge che abbiamo approvato sia la svolta che deve segnare il cammino di questa Regione, di questo Governo regionale per l'impostazione di un percorso non facile, non semplice, faticoso, ma che alla fine ci consentirà di restituire alle Marche una sanità di qualità e in cui non ci siano sprechi, una regione più efficace e un istituto regionale che sia in grado di svolgere al meglio il suo compito.
Questo è il dato di questa giornata, su questo dato i cittadini marchigiani saranno chiamati a giudicarci e su questo dato noi ci presenteremo a loro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 0,20
del 19.12.2001