Resoconto seduta n. 73 del 23/01/2002
La seduta inizia alle 10,20



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 71 e 72 del 16 gennaio 2002.

(Sono approvati)



Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 81, in data 7 gennaio 2002: «L.R. 15/1994, art. 11, comma 2 — Deliberazione amministrativa del Consiglio regionale n. 41 del 25 luglio 2001: Approvazione dell'atto di istituzione della riserva naturale regionale generale orientata di Ripa Bianca in comune di Jesi», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la mozione n. 168 dei consiglieri Avenali, Tontini, Silenzi, Ascoli, Martoni e Luchetti: «Impatto sul territorio marchigiano della riorganizzazione "Poste S.p.A." e "Telecom S.p.A.".



Calendario delle sedute

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la prossima seduta si terrà mercoledì 30 gennaio, quella successiva mercoledì 20 febbraio.



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo, per la seduta odierna, gli assessori Spacca e Mattei.



Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine al conferimento degli incarichi ai componenti della Giunta regionale

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine al conferimento degli incarichi ai componenti della Giunta regionale.
Ha la parola il Presidente della Giunta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. In data 4 gennaio 2002, ho firmato un decreto in cui, tenuto conto delle prerogative attribuitemi dalla legge costituzionale n. 1 del 1999 relativamente all'affidamento di incarichi e deleghe di materie agli assessori, ho modificato i miei due precedenti decreti 16 maggio 2000 e 12 giugno 2001, conferendo incarichi relativi ai compiti di indirizzo e di coordinamento nelle seguenti attività regionali ai seguenti consiglieri. Gian Mario Spacca, Vicepresidente: Industria ed artigianato; Attività estrattive; Energia e fonti rinnovabili; Acque minerali e termali; Attività promozionali all'estero; Protezione civile; Enti locali e decentramento amministrativo; Informatica. Luciano Agostini: Agricoltura; Pesca marittima e nelle acque interne; Sviluppo rurale; Agriturismo; Bonifica; Zootecnia; Forestazione; Produzione alimentare; Caccia e pesca sportiva; Promozione della cooperazione; Bilancio, ragioneria, demanio e patrimonio; Tributi; Provveditorato ed economato; Porti ed aeroporti. Maria Cristina Cecchini: Pianificazione territoriale e urbanistica; Edilizia pubblica e privata; Politiche comunitarie; Trasporti; Viabilità; Politiche del lavoro;o Beni ed attività culturali, in collaborazione con il Presidente.. Carmela Mattei: Riforma organizzativa dell'ente in collaborazione con il Presidente; Sistema informativo statistico; Persone giuridiche private; Risorse umane ed organizzative. Augusto Melappioni: Sanità e servizi veterinari. Roberto Ottaviani: valorizzazione dei territori montani; Tutela e risanamento ambientale; Parchi e riserve naturali; Gestione dei rifiuti; Risorse idriche; Lavori pubblici e difesa del suolo; Tutela dei consumatori. Lidio Rocchi: Enti dipendenti dalla Regione; Turismo; Sport e tempo libero; Demanio marittimo, lacuale e fluviale per attività turistico-ricreative; Emigrazione; Polizia locale. Marcello Secchiaroli: Commercio, fiere e mercati; Servizi sociali; Politiche dell'istruzione scolastica; Diritto allo studio; Politiche giovanili; Volontariato; Immigrazione; Formazione e orientamento professionale.
Ho altresì decretato di riservare a me compiti di indirizzo e di coordinamento relativi alle seguenti attività regionali: Affari generali, istituzionali, legislativi e legali; Programmazione; Informazione; Rapporti con i soggetti istituzionali nazionali ed internazionali; Cooperazione allo sviluppo; Rapporti con le agenzie regionali, in collaborazione con gli assessori competenti in materia; Interventi per la ricostruzione post-terremoto; Nomine.
Come già detto la volta scorsa, questa modifica parziale delle materie attribuite ai singoli assessori è stata determinata dalla volontà, dalla previsione, dalla prospettiva di assicurare una maggiore efficacia ed efficienza e un miglior coordinamento ai lavori della Giunta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La richiesta che avevamo formulato insieme ai consiglieri di Alleanza nazionale non era fatta a caso. Noi ci saremmo aspettati che già nello scorso Consiglio il Presidente in qualche modo informasse il Consiglio stesso non tanto sull'atto in sé ma sulle motivazioni che avevano prodotto quel risultato. Così non è stato e comunque oggi ci è data la possibilità di esprimere un minimo di valutazione su quello che è successo. I giornali hanno ironizzato, parlando di un "rimpastino", non di un rimpasto, perché di questo si tratta. Forse hanno sbagliato, nel senso che, secondo il mio punto di vista, quello che è successo è un fatto che ha comunque un rilievo politico di un certo tipo, soprattutto rispetto agli equilibri interni all'Esecutivo. Ha prevalso sostanzialmente la linea minimalista del Presidente D'Ambrosio: nessun cambiamento sostanziale, solo modifiche di facciata. E' stata bocciata la linea dei Democratici di sinistra. E' inutile che oggi in qualche modo ci si preoccupi di coprire quello che non è possibile coprire: l'impostazione dei Ds era quella di un rimpasto forte, di una modifica a degli uomini e delle politiche regionali. Questa condizione di insofferenza del principale partito della maggioranza che si è ampiamente mostrata nei tempi, chiedeva un segnale forte che secondo me non è stato recepito dal Presidente D'Ambrosio e ha quindi vinto la linea della conservazione di un modello di Governo regionale più personalistico che politico, più affidato alla bonaria responsabilità del "Governatore" che frutto di un incontro, di una sintesi di impostazioni politiche diverse. Questa è la prima considerazione che si può fare.
La seconda considerazione è che l'unica concessione che il Presidente ha fatto è quella del riequilibrio delle deleghe. Vede Presidente, non si può, come ha fatto lei, parlare di criterio di efficienza e di migliore operatività, quando invece tutti sanno che il criterio di fondo che ha ispirato il percorso scelto è stato quello di avviare un riequilibrio all'interno dell'Esecutivo fra le diverse anime politiche. Due le scelte che leggo nella redistribuzione delle deleghe all'interno della Giunta: il contentino ai Democratici di sinistra per farli contare leggermente di più; il ridimensionamento dei rifondatori. Credo che leggere il rimpasto in maniera diversa sia sbagliato. Perché il ridimensionamento dei rifondatori? Noi siamo stati abbastanza critici rispetto al ruolo esondante dell'assessore Cecchini in questo periodo, l'unico vero assessore per le cose che fa e per il protagonismo che assume. Il fatto di avere ridotto questo ruolo esondante togliendo all'assessore Cecchini l'assessorato più qualificante e più "redditizio" in termini di clientele politiche ha voluto dire qualcosa. Certamente il consigliere Cecchini ha pagato lo schiaffo pesante dato al presidente Ucchielli, uno degli esponenti di grido dei Ds sulla vicenda "Equal". Fatto sta che all'assessore Cecchini è stata tolta la delega più importante. Per il resto sono state assegnate altre deleghe, addirittura una che conferma questa contiguità operativa con il Presidente, ma credo che sostanzialmente si debba leggere così. La delega della formazione professionale, una delle più appetibili sul piano del rapporto con gli enti locali ma non solo, è stata ascritta alla responsabilità dei Ds.
A me sembra che sia stata una scelta di pessimo gusto quella di estromettere Secchiaroli dal bilancio, quasi un tentativo di affermare responsabilità personali sulla gestione finanziaria della Regione che non esistono, perché la responsabilità del disastro finanziario è una responsabilità collegiale, che la Giunta porta tutta nella sua interezza. Quindi, trovare un capro espiatorio e trasferire la delega del bilancio da Secchiaroli ad Agostini mi è sembrata un'operazione di pessimo gusto. A meno che i Ds abbiano scelto di avere un capo delegazione all'interno della Giunta e dovessimo prendere atto che l'uomo forte dell'Esecutivo, almeno per quello che riguarda la parte diessina, sia l'assessore Agostini e non altri. Sono più appassionato alla prima interpretazione.
Ne deriva uno scenario politico a tinte fosche, il nostro gruppo l'ha ribadito con insistenza in questi anni; una Giunta regionale limitata nella sua azione, improduttiva, incapace di produrre. Oggi continuiamo a registrare la difficoltà nel tenere sedute di Consiglio perché non ci sono atti da discutere, quindi una limitatezza sul piano della produttività, una inconcludenza rispetto a tutta una serie di passaggi, di atti e iniziative che non vanno a conclusione, e soprattutto una mancanza di collegialità. Uno scenario che disegna una situazione di bancarotta finanziaria, con una manovra di fine anno che abbiamo definito unica nell'esperienza della nostra regione, unica in Italia per pesantezza;una manovra inorganica che non affronta le radici della crisi finanziaria;o una manovra che definisce la Regione Marche un nuovo Paese dei balocchi. Dire che questa sia la regione delle consulenze in Italia è un fatto ampiamente dimostrato dai fatti, dalla dilatazione della spesa in questo settore e da quello che ne è derivato.
Uno scenario che registra un sistema sanitario allo sfascio non solo sul piano finanziario ma sul piano della caduta di qualità dei servizi. Un servizio sanitario che sconta una mancanza di programmazione e che ha portato e porta alla situazione che tutti stiamo registrando. Non vorrei, Presidente D'Ambrosio, che questa situazione di difficoltà fosse il pretesto per imporle qualche falso esperto di sanità proveniente da altre regioni. Sia molto vigile rispetto ai consigli e ai condizionamenti, anche perché le posso dire che su questo piano saremo rigorosi nel giudicare le professionalità che state per acquisire rispetto alla nomina dei super dirigenti.
Credo che l'altro dato sia quello dell'isolamento obiettivo in cui vi trovate. Non poteva essere altrimenti rispetto al fatto che questa è una "Giunta del Presidente", una Giunta senza riferimenti politici precisi e che vive alla giornata, una Giunta ostaggio dei rifondatori dove sono spariti i centristi. Credo che l'altro spetto importante di questa vicenda è che la possibilità di un riequilibrio sul versante dei partiti di centro sia andata delusa, nel senso che il peso del Vicepresidente Spacca, capofila di questo partito dei centristi non è certamente aumentato. Una Giunta che è alla fine del suo percorso.
Credo che ormai sia chiaro a tutti che la sopravvivenza di questa Giunta dipende dai vincoli della legge che non consente cambiamenti radicali. Sapete che le dimissioni del Presidente o la sfiducia al Presidente vorrebbero dire nuove elezioni. Una Giunta delegittimata per la sfiducia dichiarata delle parti sociali. Questa è una Giunta che non ha più il consenso delle parti sociali, questa è una Giunta sempre più divaricata dalla politica organizzata e che, soprattutto, ha perso nella credibilità dell'opinione pubblica marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, sono particolarmente contento e orgoglioso di vedere che oggi la seduta di questo Consiglio è iniziata in orario, molto probabilmente perché c'era un certo tipo di interesse a che non fossero presenti alla discussione alcuni consiglieri. Ma siccome l'orario è qualcosa di sacro e giusto, mi sembra doveroso riconoscere che la puntualità non è dovuta all'efficienza ma a una strategia di questo Consiglio.
Ho ascoltato l'intervento del Presidente della Giunta il quale ha esclusivamente fatto una comunicazione leggendoci il decreto di Giunta con il quale si sono cambiate le deleghe. Voglio fare un appunto al collega Giannotti: non è un riequilibrio, perché se fosse un riequilibrio ci sarebbero delle nuove persone in Giunta o ci sarebbero dei cambiamenti nei nominativi. Quello, in italiano, vuol dire riequilibrio. In politica invece, quando ci sono dei cambiamenti sulle deleghe e quando ci sono delle modifiche alle deleghe stesse, si vengono a chiamare cambiamenti o sostituzioni. E allora bisogna trarre un risultato a livello politico di ciò che è avvenuto.
Quando, nell'ambito di una Giunta vengono fatti dei cambiamenti di delega, i motivi sono di due livelli: o c'è stata un'inefficienza di colui che aveva la delega o c'è stato qualcosa che è andato a intaccare la fiducia del Presidente nell'ambito dei rapporti personali, oppure, viceversa, esistono degli equilibri diversi nell'ambito delle forze politiche. Se nel primo caso il cambiamento è dovuto a inefficienza, è una cosa assurda e immorale che a uno si tolga una delega, la si dia a un altro e all'altro si prenda la delega che aveva prima e la si dia all'altro. Un cambiamento di carte come se ci fosse stata una "'pesca", cioè i sistemi delle parrocchie quando si andavano a dare regali agli iscritti. Lì non si intaccava la struttura organizzativa della parrocchia, qui c'è una realtà che riguarda 1.400.000 abitanti, riguarda l'economia della nostra regione, riguarda il rapporto che dobbiamo avere nell'ambito degli investimenti, la credibilità che dobbiamo avere sia nell'ambito interno con le altre Regioni, sia esterno nei rapporti a livello internazionale.
Presidente, se lei non ascolta io mi fermo. Capisco che ci sono consiglieri che probabilmente le vengono a chiedere qualche delega, però ho che avete cambiato anche gli incarichi che sono stati dati a gruppi nell'ambito delle pulizie negli uffici del Consiglio. Siamo arrivati a dare incarichi agli extracomunitari, con una lamentela, da parte dei dipendenti, circa l'inefficienza. E allora, probabilmente qualcuno chiede la delega per avere l'incarico a organizzare il servizio di pulizia, perché è rimasto solo quell'incarico lì, gli altri sono stati dati tutti.
Chiedo a lei personalmente, Presidente, perché ci sono state delle modifiche. Lei ha fatto un'intervista che domenica è andata sul Messaggero, nella quale sono dette cose che sul piano politico era normale che lei dicesse, altre cose sono difese di posizioni, altre sono invece notizie che dà a qualcuno come per dire "fate attenzione". Qui tutti parlano, ma nessuno ha ancora il coraggio di chiedere le sue dimissioni, perché se lei dà le dimissioni andiamo tutti a casa e andiamo a chiedere di nuovo ai cittadini marchigiani il voto. E' vero che c'è la competizione e il centro-destra può vincere, però c'è anche un po' di ipocrisia, perché nessuno vorrebbe andare a rifare le elezioni. E allora lo chiedo io, Presidente: se riusciremo a dimostrare che c'è inefficienza le chiederò le dimissioni, assumendomene la responsabilità nei confronti di tutti i consiglieri.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Se io accogliessi la sua richiesta: ma se non la accolgo...

GILBERTO GASPERI. Però, molti non giocano la carta perché ci potrebbe essere una paura, e fra questi "molti" ravviso in modo particolare la sinistra, perché nel caso in cui perdessero le elezioni non ci sarà sicuramente lo stesso numero di eletti, indipendentemente dalla presenza mia o di alcuni altri del Polo.
Le chiedo: per quale motivo all'assessore Cecchini è stata tolta una delega e gliene è stata data un'altra? Una delega rispetto alla quale non più tardi di un mese fa io feci un'interrogazione perché c'erano delle realtà abbastanza particolari. Infatti, quella delega ha un rovescio di potere anche a livello economico, oltre che politico, su tutte le situazioni e le posizioni organizzative nell'ambito delle Province. Lei sa benissimo, Presidente, che la formazione professionale non è una cosa così superficiale come qualcuno all'esterno può pensare, ma attraverso la formazione professionale vengono finanziamenti dall'Ue, attraverso la formazione professionale avvengono le ricadute degli interessi politici per lo scambio di voti, per le realtà. Basta andare a vedere gli incarichi che sono stati dati a livello personale dallo stesso assessore per tenere in piedi delle strutture organizzative.
Le chiedo quindi, Presidente, che ci sia chiarezza sotto questo aspetto, perché non si può andare a modificare qualcosa, sapendo che nel momento in cui si modifica una risposta deve essere data.
L'altro problema riguarda il Corridoio adriatico. Nella precedente legislatura dissi che l'allora assessore — che ha poi fatto un cambiamento nella sinistra — aveva fatto un viaggio verso la Dalmazia, la Croazia e in quel viaggio c'era stato un incontro con un italiano che era il responsabile di una grossa azienda che opera in Inghilterra e aveva interesse che i lavori del Corridoio adriatico non proseguissero perché c'era di mezzo l'operatività della Transdanubiana e via di seguito. Siccome lei, nell'intervista cita anche il problema del Corridoio adriatico, così come cita il polo fieristico dicendo "teniamo una testa unica mantenendo tre poli fieristici", mi chiedo: perché il tutto deve essere passato come un cambiamento per rendere più efficiente il lavoro politico di questa Giunta quando invece, nella realtà, il cambiamento è superficiale ed esteriore? Perché quando andiamo a vedere le modifiche, avvengono a livello di investimenti. I tagli sono avvenuti non sulla parte improduttiva ma negli investimenti futuri che questa Regione deve fare non solamente per innalzare il pil dei cittadini marchigiani ma nei rapporti che vi devono essere nell'ambito della nazione stessa. Altrimenti ci sarà della gente al confine che chiederà il cambiamento di residenza per l'inefficienza e per non andare a pagare imposte e tasse che sono inferiori in Emilia Romagna, in Toscana, in Abruzzo o nello stesso Lazio.
Non a caso ho citato alcuni consiglieri, così come non a caso le dico, Presidente, che è veramente immorale che sia stata fatta una proposta dallo stesso assessore Cecchini, convalidata dall'assessore all'agricoltura (rafforzatosi con delega al bilancio), quella relativa all'ing. Gambini, ex amministratore dell'Assam al quale, nonostante la sua sostituzione avete riconosciuto efficienza per i quattro anni di gestione dell'Assam. Lo avete cacciato e gli avete riconosciuto una trentina di milioni per avere dimostrato efficienza nella gestione dell'Assam stessa. Queste sono non delle contraddizioni ma delle situazioni allarmanti rispetto alle quali non fate altro che chiudere gli occhi per mantenere un equilibrio non più politico ma di potere all'interno della Giunta, per mantenere il silenzio e il buon rapporto tra la Giunta stessa e il Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Sono soddisfatto che in questa seduta si parli del problema relativo al cosiddetto "rimpasto", comunque scambio di deleghe della Giunta. Il Presidente D'Ambrosio nella scorsa seduta si è mostrato stupito, dicendo "in fondo questa attribuzione delle deleghe è atto interno relativo alla funzionalità della Giunta stessa". Credo che si tratti di un elemento politico di grande importanza. Anzitutto è passata la linea che quell'equilibrio di Giunta di questo primo anno e mezzo di amministrazione regionale ha funzionato poco e non troppo bene. Uso l'espressione "non troppo bene", ma credo che di questo fosse cosciente il Presidente e fossero assolutamente coscienti tutti i partiti della maggioranza. Secondo, mi sembra che il confronto possibile sia tra cose simili e quindi tra la prima Giunta D'Ambrosio e la seconda Giunta D'Ambrosio. Facendo un raffronto tra cose simili, questa Giunta è parecchio più debole della precedente: passa in maniera più scialba e meno caratterizzata. Questi sono dati inoppugnabili, che si evidenziano dall'analisi che i partiti di maggioranza hanno fatto.
Siccome il Presidente ha ritenuto — condivido quanto ha detto Giannotti — di dare ai problemi della Giunta una risposta minimale, quella dello scambio di ruoli — cioè "la squadra va bene, non sono stati centrati i ruoli di attaccante, difensore, terzino e quindi si cambiano i ruoli" — il primo dato politico da esaminare è chi è stato promosso dal Presidente D'Ambrosio e chi è stato ritenuto non sufficientemente adeguato.
In questo io divergo dalla posizione di altri interventi che ci sono stati fino adesso. Mi sembra che nell'equilibrio delle forze politiche accada che i tre pilastri che il Presidente D'Ambrosio ha identificato come punti fermi della Giunta sono Rifondazione, i Ds, La Margherita. In questo equilibrio La Margherita rimane con un solo rappresentante su 8 all'interno della Giunta regionale, quindi, evidentemente, vengono deluse le aspettative di chi riteneva che dovesse avere un ruolo più forte. Uno è esterno e non è caratterizzato come consigliere regionale eletto nelle liste della Margherita e via di seguito. Quindi, a mio parere, il rappresentante ufficiale scelto dai partiti all'interno della coalizione è sicuramente il Vicepresidente Spacca; l'altro è stata una scelta del Presidente che ha ritenuto di identificare tra I Democratici un suo fiduciario nella Giunta. A mio parere il centro ha un ruolo tutto sommato abbastanza debole. Se devo dire se Spacca perde o guadagna in questa divisione delle deleghe, direi che rimane stabile, ma sicuramente non c'è una particolare visibilità del centro all'interno di questa Giunta, e queste cose non le dico io ma sono state scritte in un comunicato congiunto dei partiti che aderiscono alla Margherita, cioè popolari, democratici, Udr. Comunicato ufficiale che rilevava fortissima delusione del centro nel vedere riconosciuta una maggiore visibilità.
Rifondazione a mio parere cresce. Io non sono assolutamente d'accordo con quanto ha affermato Giannotti. Il ruolo della Cecchini diventa più forte. Ridendo, dicevo che se a me capitasse di fare l'assessore esterno alla maggioranza avendo le deleghe che ha avuto Maria Cristina Cecchini, che riguardano Urbanistica, Politiche comunitarie, Trasporti e viabilità (quindi ruolo chiave di dialogo con il Governo per le scelte che il nostro Governo di centro-destra sta facendo sulla regione Marche per oltre 5.000 miliardi), Beni culturali, avreste visto cosa sarebbe successo. Mi sembra che in questo caso Rifondazione, che sicuramente perde la clientela della formazione professionale che i Ds avocano a sé, nelle deleghe politiche ha un riconoscimento del suo ruolo forte contro il non riconoscimento del ruolo dei Comunisti italiani che rimangono non rappresentati. I Ds aumentano il peso dell'ormai super assessore Agostini, che appare addirittura più forte del Vicepresidente Spacca. Agostini ha: agricoltura, bilancio, alcune altre deleghe associate, mantiene i porti e aeroporti, inoltre alcuni piccoli aspetti minori come caccia e pesca sportiva che sono deleghe residuali ma di grande potere clientelare. A mio parere l'assessore Agostini è quasi Vicepresidente. Ovviamente, in questo l'assessore Secchiaroli, che in fondo credo sia stato più esecutore che attore principale della manovra economico-finanziaria della Regione che ha coinvolto tutti, ne esce maluccio, perché perdere il bilancio significa perdere il ruolo di regista. Evidentemente gli lasciano il ruolo di affidabilità nella gestione delle clientele della formazione professionale che i Ds rivendicano rispetto all'attività, forse un po' troppo esuberante, della Cecchini nella formazione professionale stessa.
A Melappioni vengono mantenuti sanità e servizi veterinari. A mio parere si riconferma la fiducia nella sua gestione, ma è questo uno dei settori più disastrati della Regione, forse non per colpa sua, perché da un anno o poco più ha la delega, eredita il disastro degli altri, però sicuramente lì c'era e c'è un problema.
Credo che questa nuova redistribuzione delle cariche non risolva i problemi politici di questa Giunta che a mio parere permane debole, non dà risposte fortemente innovative sul piano delle persone. Probabilmente questa maggioranza, per essere propositiva, più forte doveva far entrare in Giunta qualche forza che è rimasta ormai al palo da tempo, e cito i verdi che forse non hanno grande consistenza elettorale ma che hanno sicuramente ruolo politico. Non cambiano le persone, alcune delle quali sono state sperimentate, evidentemente per motivi complessi da analizzare legati alla persona, alla forza che hanno dietro le spalle. Comunque, a mio parere non credo che questo snodo sia stato superato brillantemente.
I nodi verranno veramente al pettine nel mese di novembre di quest'anno, al giro di boa di metà legislatura, quando il cambio dell'Ufficio di presidenza e la riconferma della Giunta porterà alla crisi vera della situazione, cioè a vedere se verranno date risposte. Ne cito una sola, la mancanza di risposte nel settore della sanità che è uno dei settori sensibili. Manovra finanziaria: si va a incidere nella stretta della sanità per cercare di risparmiare. Sapete quali sono le circolari dei direttori generali alle strutture sanitarie? Meno 20% di spesa dei farmaci, meno 15% dei materiali di consumo, cioè lastre e reagenti chimici, nell'ospedale di Torrette addirittura si sta per chiudere la rianimazione della neurochirurgia, il che significa che non vengono fatte riforme strutturali sulla gestione organizzativa ma sulla qualità dei servizi. Se il risparmio deve essere "meno farmaci alle strutture ospedaliere, meno lastre, meno reagenti", siamo veramente a un errore politico drammatico. Su questo ci riserviamo di intervenire a parte, ma queste sono state le indicazioni date in questi giorni dai direttori generali per contenere la spesa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Penso che la vera discussione sui problemi che si sono creati nelle Marche in questi ultimi anni hanno avuto il punto cruciale il giorno in cui si è parlato in Consiglio della manovra fiscale che ha colpito i marchigiani. Quando sento dire che è stato fatto un rimpasto per quanto riguarda le deleghe, dico che non esiste una responsabilità di qualche assessore rispetto ad altri, ma ritengo che la responsabilità sia di tutta la squadra per il punto a cui siamo arrivati, e sono in disaccordo con gli oratori che si sono succeduti fino adesso riguardo al manuale Cencelli sul rimpasto delle deleghe, perché se ci perdiamo su un discorso di questo genere, di finezza politica che gli elettori marchigiani non comprendono andiamo fuori strada. Il problema è stato quello della manovra, abbiamo parlato in quel momento di come si era cerata nel corso degli anni, quello è il discorso, quindi non ci perdiamo nei meandri di questo manuale dei cambiamenti, di rimpasto solo propedeutico a un rimpasto che sarà probabilmente più vasto, che sarà anche di persone. Quindi responsabilità collettiva, di una squadra e non di qualche assessore in particolare.
La manovra è un fatto gravissimo perché viene a colpire le Marche come nessun'altra regione a livello nazionale è stata colpita. Abbiamo detto per anni che questa manovra avrebbe colpito le Marche, perché la situazione economica che si stava creando era molto grave. L'effetto è stato quello che è davanti ai nostri occhi e davanti anche alle tasche dei cittadini marchigiani. La raccomandazione che facciamo oggi è di cercare di tagliare le spese, i rami secchi, di cercare di ridimensionare questa manovra gravissima che ci colpisce e, guarda caso, a fronte di questa manovra non ce n'è una strutturale, per cui la manovra sarà, nel corso degli anni, sempre la stessa, forse ancora più grave perché non c'è stata la medicina che possa riparare i guasti che hanno creato il deficit. Inoltre occorre affermare che il debito della sanità si è creato progressivamente e non possono essere adesso tolti i servizi, specialmente all'entroterra che è sdegnato, all'interno delle varie province: abbiamo visto prese di posizione di importanti esponenti anche della maggioranza che hanno difeso i servizi dell'entroterra, quindi teniamone conto nel taglio dei posti letto che in qualche caso può anche essere necessario, ma nella maggioranza dei casi è una cosa negativa, specialmente in quei luoghi che sono territorialmente in difficoltà e che sono spogli di servizi che, conseguentemente, si spoglierebbero ancora di più sotto l'aspetto demografico.
Penso che quando una Giunta, un Governo, sia nazionale che regionale va alle elezioni e promette di concretizzare un certo programma senza parlare di una grave manovra che colpirà i marchigiani, annunciata nei fatti dopo un anno e mezzo, la cosa da fare sia porre in gioco il Governo delle Marche, andarsene a casa, dimettersi e poi dire ai marchigiani "ci riproponiamo con tutti gli oneri che questa manovra che abbiamo causato noi, anche nella legislatura precedente, comporta". Nessuno ha detto che c'erano delle colpe precedenti, quindi abbiate il coraggio di dirlo. Non l'avete mai affermato. Governate con pezzi di partiti che sono di derivazione di quelli che secondo voi avrebbero avuto colpe precedenti. Occorre una presa di responsabilità. Sette anni di governo vuol dire prendersi la responsabilità di quello che è stato fatto in questi sette anni, altrimenti le situazioni avrebbero dovuto essere affrontate prima, magari a metà della precedente legislatura.
Penso che oggi vi dobbiate presentare all'elettorato marchigiano con questa nuova modifica, con queste centinaia di miliardi di tassazione che non avevate annunciato. Rimettere in gioco il governo delle Marche ritengo che sia una questione di correttezza verso i marchigiani. Noi siamo pronti a fronteggiare questa necessità, perché la vostra situazione, sotto l'aspetto del consenso, è scemata di molto. Voi avete contro i cittadini, avete contro i sindacati, avete contro le associazioni degli imprenditori, avete contro le categorie del lavoro e della produzione, avete cercato di arrampicarvi sugli specchi nei congressi che si sono tenuti nelle ultime settimane, ma il consenso non è arrivato. I cittadini marchigiani sono stati più buoni di quanto lo sarebbero stati con noi perché forse c'è un'analogia politica, c'è una connessione ideologica, magari, però le associazioni anche vicine a voi sono state oneste nel fare l'analisi della situazione e anche loro sono molto critici. Quindi, avete contro le associazioni del lavoro e della produzione, avete contro i sindacati dei lavoratori e gli imprenditori, avete contro l'opposizione, avete contro i marchigiani, avete contro, in una parola sintetica, le Marche. La conseguenza logica è ritornare a chiedere al corpo elettorale il consenso che non avete chiesto con una manovra di oltre 400 miliardi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Pensavo che chi aveva chiesto il dibattito di questa mattina lo volesse impostare e dargli una caratterizzazione di carattere politico più che di valutazione del "calcio mercato", nel senso che quando si compie una scelta di strategia organizzativa della propria compagine di governo è chiaro che non è indifferente dal punto di vista politico, per le conseguenze che queste scelte hanno rispetto alla rappresentanza, rispetto alle competenze.
Siamo in una fase molto complicata del governo regionale, la manovra del 18 dicembre è molto forte e testimonia una situazione estremamente complessa per due ambiti del Governo regionale, sia per quanto riguarda la sanità che la gestione del bilancio.
Per quanto riguarda la sanità in modo particolare, credo che a nessuno debba sfuggire la situazione drammatica in cui ci troviamo, e qui dobbiamo parlarci molto francamente: le responsabilità di scelte sulla materia vengono scaricate sul governo regionale, ma non dobbiamo sottovalutare che questo modello che si è creato nella nostra comunità è stato creato con il consenso di tutti e ogni qualvolta si tenta di razionalizzarlo per contenere la spesa e per rendere più efficiente lo stesso sistema, ogni comunità che viene toccata per un qualsiasi spostamento insorge contro il Governo regionale. E' una storia vecchia ma che si sta ripetendo anche in questi momenti così complicati, per cui ogni Comune, di qualsiasi colore esso sia, si ritiene in dovere di inveire contro la Regione, invocando il "nulla si tocca". Questo ragionamento deve riguardare tutto il Consiglio regionale e responsabilizzarlo, al di là dei ruoli differenti, in quanto credo che la materia della sanità sia così importante che deve consentirci una responsabilità complessiva.
Il problema del bilancio è anch'esso molto difficile, e qui abbiamo detto più volte che la difficoltà del nostro bilancio è derivata essenzialmente da una incapacità da parte del Governo centrale di riuscire a dare quelle risorse che devono essere date se devono essere rifondati i governi federali delle varie Regioni. In effetti, dal 1995 in avanti non si sono avuti inasprimenti fiscali e la conseguenza è di una asfissia finanziaria non indifferente. Di fronte a questo problema dobbiamo fare ogni sforzo per poter contenere al massimo le spese e razionalizzare gli interventi.
Ho fatto cenno a questi due ambiti molto complicati, su cui il Governo regionale si sta impegnando, per dire che la manovra che ha fatto il Presidente circa il ridisegno della Giunta doveva corrispondere ad un rafforzamento dell'impegno, ad una razionalizzazione delle competenze. La Margherita, dopo questa scelta è uscita con un documento molto chiaro nel quale indica un proprio disagio e una forte contrarietà a quanto avvenuto, in quanto, probabilmente, questa realtà di nuovo impegno, di nuova razionalità non si dimostrava fino in fondo.
Il fatto che io parli in questa sede a nome del gruppo Ppi, de I Democratici e dell'Udeur, è una indicazione chiara che deve essere presente al Consiglio regionale, perché da qui a qualche giorno queste tre forze politiche si riuniranno definitivamente nel gruppo della Margherita, ed è chiaro che i sei consiglieri regionali che sono presenti nella maggioranza, ovviamente verranno a costituire una forza politica nuova che vorrà giocare un ruolo di impegno forte all'interno della maggioranza per risolvere i problemi che si sono aperti, dando tutto l'apporto possibile in questa direzione. E' chiaro che questo impegno dovrà essere ridefinito anche in una visibilità diversa della propria compagine all'interno della maggioranza stessa, sia a livello di governo che sotto altri aspetti.
Questo lo dico in maniera molto chiara, perché la maggioranza, se vuole affrontare questa difficoltà che ho accennato deve assolutamente dimostrare una propria compatezza e una propria programmazione dell'azione di governo, in modo tale che tutte le parti siano consapevolmente impegnate in questa direzione, pertanto credo che aspetti come quelli di un ridisegno della Giunta non potevano non ridefinirsi anche in un abito politico più chiaro.
Noi non sottovalutiamo che questa era una competenza del Presidente, quella del ridisegno delle deleghe all'interno del Governo regionale, però è chiaro che il Presidente ha un mandato di maggioranza che non può non essere tenuto presente. Ecco perché abbiamo manifestato questa nostra insoddisfazione che si trasformerà, da qui in avvenire, in un controllo più fermo da parte della Margherita, dell'azione di governo e anche delle scelte che si faranno al proprio interno.
Noi siamo consapevoli della complessità della situazione e vorremmo che lo fossero non solamente il Governo regionale ma anche tutta la società marchigiana e tutte le forze politiche che gestiscono la maggioranza del Governo regionale. Facendo questa riflessione, come Margherita diciamo che occorre più impegno da parte di queste forze, per fare in modo che questo momento complicato possa essere un momento di svolta in positivo del Governo della regione marche per rendere più visibile un centro-sinistra che secondo noi ha accompagnato uno sviluppo sensibile della comunità marchigiana, ma soprattutto perché vogliamo dimostrare che i valori che stanno alla base della costruzione dello sviluppo devono essere mantenuti fino in fondo. Non a caso gli attacchi alla sanità da parte dei privati vanno assolutamente rigettati per dare continuità di valore alla nostra impostazione politica.
Ecco perché la Margherita vorrà giocare un ruolo più importante, ecco perché questa scelta, suffragata anche da un consenso molto forte che nelle ultime elezioni la nostra formazione ha ottenuto, può costituire effettivamente un catalizzatore della maggioranza, può costituire un riferimento nuovo per dare maggiore impulso ad un'azione di governo che si impone molto più efficace di prima, molto più coerente di prima e che sicuramente riuscirà a ottenere quei risultati che noi ci auspichiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. In diverse occasioni, in quest'aula avevamo evidenziato il problema principale di questa maggioranza, vale a dire una scarsa collegialità all'interno dei gruppi consiliari e poco collegamento con la Giunta. La denuncia avvenuta dal consigliere Luchetti per noi non è una novità e l'unica cosa che ci rammarica è che in questi 20 mesi di Giunta D'Ambrosio il problema non è stato mai evidenziato, mai portato all'esterno, chiuso solamente in queste stanze. Se si fa un passo indietro a come è nato l'Esecutivo, a come è nato l'Ufficio di presidenza, il problema politico è talmente grande che sminuirlo come sta facendo attualmente il Presidente D'Ambrosio è grave. Se facciamo una riflessione pensando che il Presidente del Consiglio Minardi è stato eletto con soli 19 voti, ben lontano dai 25 che aveva la sua maggioranza, quello non era un campanello d'allarme, ma un segnale talmente forte che doveva far mettere i gruppi della maggioranza attorno a un tavolo e far dire "signori miei, partiamo con il piede sbagliato, non abbiamo i numeri per poter governare, non abbiamo i numeri per poter eleggere un Presidente". Penso che sia l'unico caso in Italia in cui si sia eletto un Presidente che non solo non ha riportato voti della propria parte politica, ma non ha ottenuto nemmeno la maggioranza assoluta.
Quello che è più grave è il malumore scaturito da parte di alcuni consiglieri che non sono stati riconfermati come assessori, che avevano delle aspettative da assessori ma purtroppo, essendo questa la "Giunta del Presidente", hanno dovuto sopportare questa decisione calata dall'alto, adattandosi, ma nel segreto del voto hanno colpito duramente questa maggioranza alla prima occasione, al primo insediamento, in cui il Presidente Minardi è risultato un Presidente minoritario, che fa il Presidente con 19 voti rispetto ai 25 della sua maggioranza.
Presidente D'Ambrosio, non vorrei che il rinvio della scorsa settimana fosse stato un rinvio tattico. Oggi notiamo un'assenza eccellente in aula, quella del capogruppo dei Ds Giulio Silenzi, che molto spesso viene chiamato in causa nel dibattito politico e, guarda caso, proprio oggi il capogruppo del primo partito della maggioranza è assente, e tutto ciò, fa scaturire una riflessione che lei meglio di me poteva e doveva fare: sarebbe stato meglio discutere di questo problema politico in presenza del più autorevole rappresentante della coalizione che a lei dà sostegno.
Quindi ci limitiamo solamente ad una valutazione politica e ci eravamo preoccupati perché lei, Presidente, cerca di sminuire la portata di quanto sta accadendo. Lei è infatti persona molto intelligente e si rende conto del disagio che si avverte in aula e anche nella comunità marchigiana, che il suo messaggio non è più quello di cinque anni fa, che non riesce più a raggiungere la popolazione marchigiana non per difficoltà del Governo ma per limiti che lei ha imposto alla sua Giunta. Quindi è un fatto negativo. Nemmeno è riuscito, con le sue scelte e le sue decisioni, pur andando in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo nella politica a livello nazionale del suo e degli altri partiti, nel suo intento. Mentre si cerca di dare maggiore visibilità all'Ulivo, lei, come diceva il consigliere Luchetti — ma noi lo sosteniamo da venti mesi — si è arroccato in una posizione di sinistra, dando visibilità solamente ai partiti di sinistra, cercando di sminuire il valore e l'operato dei partiti di centro. E' una politica per noi miope ma ben venga, perché è la sua politica, quella di voler annientare definitivamente il centro nel centro-sinistra. E bene ha fatto, come in più di un'occasione noi abbiamo fatto rilevare, il consigliere Luchetti, a porgli oggi un problema politico, rappresentando sei consiglieri regionali. Parliamo, di fatto, di una verifica all'interno della maggioranza, malgrado lei faccia finta che non esista. Oggi il consigliere Luchetti ha posto un problema politico e ha detto "da qui in avanti la nostra insoddisfazione — non limitata solamente ai posti, perché Luchetti ha parlato di insoddisfazione a livello programmatico, gestionale, di distribuzione delle deleghe — comporterà una verifica di quanto sta avvenendo. Luchetti ha posto due problemi, uno politico e uno gestionale. Quello che a mio avviso a lei è mancato è il coraggio, Presidente, perché se dopo venti mesi si fosse reso conto, come si è reso conto — so che è difficile in questo momento governare, perché non si riesce a portare in aula nemmeno una proposta di legge, figuriamoci gestire e governare 25 consiglieri che molto spesso vanno a ruota libera — di come stavano le cose, avrebbe dovuto veramente sostituire qualche assessore, non sarebbe stato un dramma. L'hanno fatto, in passato, altri Presidenti. La politica è anche questo, ci vuole il coraggio di cambiare quando le cose non vanno bene. La sua macchina purtroppo va a due cilindri e lei, anziché fare il super assessore Agostini superman della Giunta — condivido maggiormente il ragionamento politico del consigliere Ciccioli rispetto a quello del pesarese Giannotti — e rafforzare politicamente Rifondazione comunista... (Interruzione). L'aspetto clientelare è un fatto che in più di una occasione noi abbiamo denunciato, ma si è fatto scomparire il centro, tanto è vero che oggi non c'è nemmeno il Vicepresidente in aula, il quale ha fatto un'apparizione ed è poi andato via. (Interruzione). Super assessore Agostini, il Vicepresidente non è più Gian Mario Spacca, lo è diventato lei con le super deleghe che le ha dato il presidente D'Ambrosio. Questo è il conto che i Ds hanno chiesto e preteso.
E' apparso sulla stampa che ancora una volta lei Presidente, si dovrebbe avvalere di un super manager, un certo Notoli del Lazio, un super esperto Ds. Mi auguro che perlomeno in questa circostanza non guardi se questi funzionari hanno più o meno posti di lavoro, se sono disoccupati, se hanno dovuto cambiare lavoro ma guardi la professionalità e non la semplice appartenenza di partito, perché già in diverse occasioni abbiamo registrato che conta più l'appartenenza di partito che la professionalità. Dovendo fare questi cinque super manager, guardi all'interno dei dirigenti, dei funzionari della Regione Marche, perché noi abbiamo altissime professionalità, migliori di quelle che vengono dal Lazio e dall'Emilia Romagna. Utilizzi e sfrutti al meglio le nostre professionalità a livello di dirigenti.
Lei Presidente D'Ambrosio, ha dichiarato "fra tre anni me ne vado", e ancora una volta secondo me è un atto di debolezza, perché non c'è una legge che le imponga di dire questo. A meno che dovesse tranquillizzare non noi del Polo ma qualche esponente dei Ds che è già in pol-position per sostituirla. Ancora una volta lei è stato debole Presidente, pur essendo una persona che io stimo e rispetto, perché quando c'è un presidente in scadenza vengono meno gli stimoli, i progetti, i programmi, non perché lei intende rifiutare questo tipi programmazione, ma perché vengono meno questi progetti quando uno sa che fra tre anni dovrà abbandonare la guida della Regione Marche. Si vive alla giornata, non c'è quella progettualità necessaria che occorre quando si dice "governerò anche per i prossimi cinque anni" e quindi si progetta, di programma, si cambia, si trasforma.
Secondo me a lei sono venute meno le motivazioni per lavorare. Ecco l'atto di debolezza che riscontriamo in lei nel non voler cambiare assessori, perché lei sa di mettere mani in una polveriera, in una maggioranza risicata e si troverebbe sicuramente in difficoltà.
Un auguro e un auspicio: sapere come la pensa il capogruppo Ds Silenzi. Oggi abbiamo sentito il capogruppo della Margherita Luchetti che ha posto un problema politico in quest'aula. Siccome Silenzi viene messo in situazioni non sempre facili nel dover difendere questa maggioranza, avremmo voluto capire se veramente è stata aperta una crisi a livello politico regionale, e mi auguro che finalmente venga riportato all'esterno quello che sta accadendo. Una settimana fa — non me ne voglia il capogruppo Ciccioli — abbiamo ripreso noi il dibattito dell'Ufficio di presidenza; a sua volta Ciccioli ha ripreso quello che noi avevamo denunciato e all'esterno si dice "Forza Italia ha problemi con Alleanza nazionale". Noi siamo stati i primi a porre questo problema, ce ne assumiamo tutte le responsabilità, e abbiamo chiesto una verifica, quindi invitiamo a voi che governate a fare altrettanto, cioè siate chiari fino in fondo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

MARCO AMAGLIANI. Non avevo dubbi sull'inutilità di questo dibattito, fin da quando è stato chiesto. Infatti il dibattito è tale, nel senso che le argomentazioni fin qui svolte non si riconducono assolutamente a quello che è l'oggetto, cioè la potestà del Presidente della Regione Marche, nell'ambito di un cammino, a rivedere le deleghe assegnate a inizio legislatura. Lo dico io che sono rappresentante di una forza politica che sola in quest'aula — nel senso di unica forza politica che così si è comprata nel Parlamento italiano — si è espressa contrariamente alla elezione diretta dei presidenti delle Giunte regionali, perché noi eravamo e siamo per la elezione non diretta, quindi per la possibilità che gli assessori vengano eletti all'interno dell'aula. Questa è sempre stata la nostra posizione, la manteniamo, la manterremo anche nella discussione sullo Statuto.
Credo che abbia fatto bene il Presidente della Giunta regionale a fare l'elenco delle deleghe assegnate, perché è una sua competenza, ne ha il diritto e lo ha esercitato fino in fondo.
Assisto invece ad un capolavoro che vedo in modo particolare nella difesa da parte delle forze del centro-destra delle ragioni del centro di quest'aula, perché non c'è stato alcun intervento che non abbia fatto riferimento alla debolezza del centro politico di questa coalizione. Quale occasione migliore per intervenire negli ingranaggi di questa coalizione politica che, come voi sapete, va dall'Udeur sino a Rifondazione comunista sulla base di un patto politico-programmatico? Sulla base di un patto politico-programmatico forte che tutti conoscete, che è stato oggetto di lunghissime discussioni. Quindi il punto di vista politico è questo: questa coalizione è tenuta insieme da un patto politico-programmatico, ma prima programmatico e poi politico. E allora mi domando e vi domando: davvero credete che abbia un senso? Avete parlato di tutto, cogliendo questa occasione per riparlare della manovra finanziaria. Se siamo seri dobbiamo dire la verità: probabilmente a parti inverse, in ogni Regione d'Italia ognuno di noi sostiene le stesse ragioni, perché sono convinto che le forze politiche del centro-sinistra che si trovano all'opposizione nelle Regioni che voi governate porranno le stesse problematiche che voi ponete, quindi un attacco nei confronti della necessità di intervenire nelle varie Regioni d'Italia nei confronti di quello che è un decreto che voi avete fortemente voluto, cioè la copertura del disavanzo sanitario attraverso il ricorso alla tassazione: tickets che questa Regione non ha imposto ai suoi cittadini, tasse nei modi e nelle forme che conosciamo. Questo è il punto, e a parti inverse ognuno di noi fa il suo gioco.
Ma un capolavoro politico mi è sembrato l'intervento del collega Ciccioli, il quale evidenzia il malumore del centro di questa maggioranza, evidenzia il peso forte di Rifondazione comunista e quindi come si sposta l'asse di questa maggioranza per creare ancora più ruggine all'interno della maggioranza stessa, e fa un riferimento anche al ruolo dei Comunisti italiani e non solo. In questo calderone ci mettiamo un po' tutto per cominciare a creare le prime crepe.
Credo che non sia questo il modo per creare le crepe. Credo che questa maggioranza, nel momento in cui ha approvato la manovra abbia dimostrato la sua compattezza, checché voi diciate, perché in quest'aula 25 consiglieri di maggioranza su 25 hanno dimostrato una compattezza politica e programmatica su un punto fondamentale: che abbiamo scelto di non tassare le fasce più deboli dei cittadini marchigiani, perché credo che sia arrivato il momento di fare chiarezza. La fascia fino a 30 milioni che costituisce il 60% dei contribuenti di questa regione — e l'università di Ancona parla del 75% — non pagherà una sola lira di Irpef in più, perché questo noi di Rifondazione comunista l'abbiamo fortemente voluto, tutto il resto della maggioranza l'ha fortemente voluto, abbiamo fatto in modo che non si intervenisse sui tickets, cosa che probabilmente, fra poco, farete voi. Ma quello che c'è di più ridicolo, è che — non voglio riferirmi a elementi di carattere nazionale — in questo Paese si è assistito all'uscita di scena di un ministro della Repubblica come Ruggiero, facendolo passare per incidente tecnico. Ma per favore...

ROBERTO GIANNOTTI. ...ma non essere ridicolo!

MARCO AMAGLIANI. Giannotti, mi interrompi sempre...
Si è assistito al balletto delle responsabilità all'interno del Consiglio dei ministri sulla "riforma Moratti" che non sappiamo ancora come andrà a finire (stoppata, non stoppata ecc.) e voi, oggi... (Interruzione). Questa risata sguaiata a me non fa nemmeno sorridere, nel senso che io intervengo su questioni specifiche e vi dimostro come questo dibattito e questa mattinata nella quale avete voluto inscenare una forma di protesta...

ROBERTO GIANNOTTI. Stai parlando della crisi nazionale perché non sai cosa dire sulla crisi regionale.

MARCO AMAGLIANI. Vado avanti, se mi è concesso. Tanto, ci ho fatto il callo: ogni volta che io intervengo tu mi interrompi almeno 5-6 volte. Evidentemente le cose che dico ti fanno saltare le staffe, quindi mi interrompi.
Io dico che non c'è nessuna crisi regionale, assolutamente. In un momento difficilissimo come quello dell'approvazione della manovra, questo Consiglio regionale — 25 su 25 — ha approvato la manovra. Tu Giannotti non volevi farmelo dire, ma io lo ribadisco: ho cercato di dipingere quali sono stati gli elementi fondanti di quella manovra, e ripeto ancora che la fascia più larga dei contribuenti di questa regione non è stata toccata, sono state toccate le fasce medio-alte come è giusto che sia, tant'è che non mi pare di vivere questa tragedia tra i cittadini marchigiani. Ma questo ce lo sapremo dire.
Credo che questa coalizione uscita dal voto dell'aprile 2000, in qualche modo si leghi ad un organigramma che rappresenta esattamente, secondo me, la volontà popolare. Avete cercato anche di equivocare le parole che ha detto il consigliere Luchetti, tant'è che un'attenzione politica voi l'avete trasformata quasi in una sorta di crisi politica di questa maggioranza, ma credo che le cose non stiano così, credo che ci sia un equilibrio politico, programmatico ed organigrammatico che è stato riconfermato anche in questa sede.
Per quanto riguarda le deleghe mettetevi d'accordo: Rifondazione comunista è stata potenziata oppure è stata delimitata, impoverita per quello che riguarda le competenze? Io sono abituato a vivere la pubblica amministrazione e gli esecutivi come un tutt'uno, come organi collegiali davvero così come li vuole la legge, per cui tutti concorrono all'esecuzione di un programma, questo mi interessa fortemente. Potrei intervenire anch'io sul fatto che abbiamo o non abbiamo più la formazione professionale: la formazione professionale così come tutte le altre deleghe sono nelle mani di altrettanti rappresentanti di questa maggioranza politica che governa la Regione Marche. Credo che il giudizio debba essere complessivo. Non c'è qui chi è stato rafforzato e chi è stato penalizzato, il super assessore o il mini-assessore, c'è un integrarsi tra le varie forze della maggioranza e credo che questo sia il quadro che dobbiamo mantenere fortemente in piedi. Credo che questa maggioranza avrà la capacità e l'intelligenza politica di mantenere questo quadro politico e programmatico, perché è quello che rappresenta le scelte che i cittadini di questa regione hanno fatto due anni fa e all'interno di questo quadro credo che noi sapremo condurre a termine un'operazione pesante che abbiamo iniziato, rispetto alla quale il Presidente D'Ambrosio ha detto più volte "saremo in grado di ritornare ai cittadini marchigiani una parte della tassazione che oggi abbiamo applicato". Credo che questo riusciremo a fare e credo che la nuova distribuzione delle deleghe sia propedeutica a questo tipo di lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei rimanere nel tema come mio costume. Qui si parla di rimpasto all'interno dell'Amministrazione regionale, e di redistribuzione delle deleghe. Se il Presidente e la maggioranza hanno deciso di attuare un provvedimento di questo tipo, sicuramente qualche problema ci sarà stato, altrimenti sentendo Amagliani qui sembra che vi sia il paradiso terrestre, tutto va bene, non c'è nessun problema. E allora domando a una persona con un minimo di lucidità mentale perché il Presidente D'Ambrosio ha dovuto fare questa redistribuzione di deleghe. Io non riesco a capire la logicità di tale distribuzione e chiedo lumi a chi capisce più di me. Per esempio si parlava dell'assessore Cecchini alla quale è stata tolta la formazione professionale però è rimasto il lavoro. Questa divisione non la capisco, avrei tolto entrambe le deleghe o avrei lasciato all'assessore Cecchini queste materie. Non capisco la divisione, essendo lo steso argomento. Così come non riesco a capire la logicità di aver lasciato all'assessore Agostini porti e aeroporti e avergli tolto i trasporti. Se c'è una logica in tutto questo, qualcuno me la spieghi e ne prenderò atto.
Quando si gioca a scopa vale una regola: che chi dà le carte cerca sempre di farle rimanere apparigliate, chi non le dà cerca di sparigliarle. Noi che siamo all'opposizione dovremo svolgere il ruolo degli sparigliatori, e quando vai a toccare queste materie, con il clima reale, non quello che fittiziamente si vuol far apparire, vengono fuori dolori. Io, al posto del Presidente D'Ambrosio avrei fatto ancora meglio: non avrei toccato nulla. Anche il buon Andreotti quando faceva il presidente del Consiglio diceva che la migliore soluzione per chi governa è di lasciare le cose come stanno, di non modificarle.
Ma al di là di questi piccoli spostamenti che non hanno senso, credo che la valutazione politica sia un'altra, cioè la maggioranza fondata dall'Ulivo... (Interruzioni dagli spettatori). C'è qualcosa che non va? Ha portato la claque...

PRESIDENTE. Chiedo cortesemente al pubblico di non interferire con i lavori dell'aula. Il consigliere Viventi ha diritto di esprimere il proprio pensiero. Prego Viventi, le chiedo scusa io.

LUIGI VIVENTI. Stavo dicendo che il giudizio politico è un altro. Secondo me la maggioranza di centro-sinistra che governa questa Regione ha dovuto affrontare un momento estremamente difficile nella gestione della manovra finanziaria e ha di fatto compattato le sue forze, perché non c'è dubbio che questa manovra è stata approvata da tutti i gruppi presenti nell'aula, che c'è stata di fatto una dimostrazione di condivisione e di compattezza da parte della maggioranza. Noi continuiamo, per quanto ci riguarda, a ritenere che questa manovra finanziaria doveva essere scritta e portata avanti in altro modo e con altri contenuti, l'abbiamo detto siamo convinti di ciò anche dal fatto che le cifre delle entrate e dei tagli sono oscillate continuamente e continuano ad oscillare, dimostrando che non c'è certezza delle cifre stesse e che quindi era più opportuno affrontare una manovra in maniera graduale, consentendo di mirare i provvedimenti in maniera più equa, più giusta e senza penalizzare categorie produttive o che altro.
Si dice che la manovra fiscale — ma non è questo l'argomento — ha salvaguardato i redditi da zero a 30 milioni. Indubbiamente — questa è una realtà matematica — i redditi da zero a 30 milioni lordi continueranno a pagare l'addizionale dello 0,9 che era già prevista e non hanno subito incrementi, ma questo non significa che chi guadagna 40, 50 o 60 milioni lordi debba essere considerato ricco. Tra l'altro, ritengo che l'addizionale Irpef così come voi l'avete applicata non è corretta perché non poteva essere applicata per scaglioni, perché così, di fatto, si vanno a modificare gli scaglioni di reddito approvati con il testo unico. Di questo ero e rimango profondamente convinto, ma è un particolare tecnico che forse poco importa.
Noi siamo stati chiamati a questa discussione e dobbiamo dare un giudizio. Il giudizio che obiettivamente dobbiamo manifestare è questo: che di fatto, rispetto a questa manovra, secondo noi non appropriata, la maggioranza di centro-sinistra è compatta, se ne assume tutte le responsabilità. Questo è il giudizio politico che ne traiamo, quindi anche la stessa redistribuzione di incarichi non è avvenuta perché di fatto c'è la condivisione dell'operato della Giunta. Mi sembra che in questo ci sia una coerenza di fondo. L'unico aspetto di incoerenza lo noto nel fatto che proprio all'assessore al bilancio sia stata tolta la delega. Se è vero che voi avete approvato convinti e compatti questa manovra, spiegatemi, così come ho chiesto per le altre due questioni, perché è stata tolta la delega all'assessore al bilancio Secchiaroli. Non me ne voglia l'amico Agostini, massima stima per entrambi, però politicamente non capisco perché se c'è la compattezza, se c'è la convinzione, sia stata tolta la delega all'assessore al bilancio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Proprio perché non è il caso che la maggioranza di questo Consiglio cada nello stesso errore, nella stessa tentazione in cui è caduto l'Ulivo nazionale sulla vicenda Ruggiero, cioè di inscenare manifestazioni per un ministro quando sappiamo che lo stesso Ulivo quando ha governato ha cambiato ministri a piacimento, voglio raccogliere la provocazione dell'amico Amagliani e dire che sono presidenzialista, quindi credo alla squadra del Presidente: il Presidente si organizza o si complica la vita come vuole e questa è una regola del sistema bipolare e anche, per quella che è la mia visione istituzionale, il modo giusto di organizzarsi di un Presidente che incarna le istanze di una coalizione. Se mai voglio far rilevare due cose: i movimenti di persone che ci interessano non sono tanto quelli degli assessori sui quali una valutazione politica brevemente la esprimerò, ma il movimento dei macro dirigenti, perché abbiamo capito molto bene quanto il poter dei dirigenti, talvolta, si sovrapponga a quello degli assessori e dell'Esecutivo. E allora una nostra ansia, come cittadini è quella di capire verso quali macro dirigenti andiamo, con quali funzioni, con quale mandato, se o meno con carta bianca nella crisi e nella situazione difficile attuale.
Se poi anche lì sono nomine politiche come Brini faceva rilevare — non condivido la valutazione di Brini, perché dico che nella nomina dei dirigenti, dei macro capi dei dipartimenti il Presidente si può complicare la vita come vuole — ci interessa sapere il metodo e ci interessa sapere con quale potere questi dirigenti eserciteranno nell'immediato futuro in questa struttura, per l'azione politico-amministrativa dell'Esecutivo.
Neanch'io voglio deludere Amagliani, quindi una valutazione la faccio non per accentuare il disagio del centro o del centro-sinistra nella coalizione, perché anche su questo rispetto le scelte che il Presidente ha ritenuto di fare organizzativamente per sé, per la sua azione politica. Registro che il centro e il centro-sinistra hanno espresso un disagio. Ma non do solo una valutazione politica su questo, perché sinceramente non mi interessa; vorrei capire invece un'altra cosa: come il centro ha espresso un disagio nel momento in cui quel centro — e qui mi permetto di citare un nome, ma non per un attacco personale bensì per una valutazione politica — nella persona del Vicepresidente Spacca che si è sempre posto come l'uomo che doveva tranquillizzare il mondo economico di questa regione, non l'ha tranquillizzato perché abbiamo visto la preoccupazione delle categorie economiche, comunque una difficoltà di rapporto con quello che doveva essere l'uomo di riferimento del mondo economico nell'Esecutivo regionale, la delusione del mondo industriale e cattolico per la parte che riguarda gli amici del Ppi, ad esempio; una forte delusione non solo per quello che incide sulla politica economica ma anche per quello che peserà sulla politica di gestione dei servizi sociali questo tipo di difficoltà economica. Dunque un rapporto che in queste settimane è andato sicuramente raffreddandosi, ma in quel momento il centro ha perso peso.
Allora, Amagliani non si arrabbi, più sinistra e meno centro, ma meno centro in un momento particolare in cui c'era un dialogo che si è andato raffreddando e complicando.
Dico allora al Presidente D'Ambrosio che non credo la Giunta si sia indebolita, non mi interessa per le valutazioni che facevo prima; dico invece che la maggioranza è debole, anche se può essere di 25, di 19 o di 21, comunque sufficiente a se stessa. E' debole per il contrasto interno abbastanza autobloccante su tante cose e in questo momento il contrasto tra il centro e la sinistra è stato accentuato da certe scelte. Non voglio speculare oltre sul disagio del centro, che d'altronde Luchetti ha dichiarato esplicitamente, quindi ogni parola in più sarebbe superflua, però credo che veramente la situazione è abbastanza complicata, quindi in bocca al lupo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere trenta.

UMBERTO TRENTA. Io sono abituato a riflessioni attente, soprattutto quando mi rivolgo al mio Presidente-magistrato il quale mi potrebbe giustamente dire "tu che sei del nord dell'Abruzzo pensa alla tua regione, perché la regione Marche la dirigiamo noi". Debbo poi rispondere a Marco Amagliani quando parla di patto politico-programmatico. E' un'osservazione intelligente, politicamente corretta. Vorrei sapere che tipo di patto ci può essere tra i cattolici ad intermittenza — Spacca, Luchetti e Donati — il verde D'Angelo, la durezza del collega Procaccini che stimo molto ma che mi sembra molto duro. Caro Marco, ritengo che la linea politica illuminante sul caso Ruggiero, di Bertinotti, ci faccia riflettere tutti.
Simpatiche le battute dell'assessore Agostini con "l'uomo di Rapagnano", ma io le prendo come stimolo tra le parti, però quello che fa scaturire il dialogo interno è il rimpasto di Giunta, cioè le deleghe che vanno e vengono. Ci sono due concetti matematici, caro Presidente, e sono aritmetici ed esatti. A proposito delle deleghe dico che cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia, cambiando l'ordine degli addendi la somma non cambia. Significa che, comunque sia, le cifre dello sbilanciamento che hanno costretto al "regalo di Natale" la popolazione marchigiana, purtroppo si ripeteranno, perché di fatto è questo. Tant'è che l'asservito sindacato aveva minacciato strali: "sciopereremo, occuperemo, presidieremo". La simpatica coreografia che ha abbandonato l'aula, purtroppo, non riflette su un fatto, Marco: è vero che tu parli di percentuali dicendo "60% del reddito regionale, 30 milioni, non si tocca", ma questo non è un provvedimento equanime, perché giustamente Castelli parlava di Sherwood, Robin-Hood, "tolgo ai ricchi e do ai poveri", ma quando si va a minare il sistema economico delle Marche tanto decantato, che va verso l'internazionalizzazione — c'è un provvedimento di Giunta dell'assessore Spacca che ci parla dell'università e della Tunisia, quindi della Regione Marche che si internazionalizza — vorrei sapere, perché sono un novizio non avvezzo alle furbizie della politica, quali sono i capitoli di spesa che ci costringono a fare queste riflessioni, amare con noi stessi, amare tra di noi, ma soprattutto amare per la gente che amministriamo e per una categoria di queste persone. (Interruzione). Quando io parlo e provoco i "cattolici ad intermittenza", essi mi ricordano che la parola "amare" è la nostra tradizione, il nostro ceppo, però dovrebbe conoscere bene il nostro cattolico-sindacalista, aspirante assessore al bilancio Luchetti, che nel Vangelo la parola più usata non è "amore" ma "ipocritos". "Ipocritos" è il patto politico-programmatico che lega questa Giunta.
Allora dico: raccogliamo il messaggio del presidente della Repubblica, e faccio una proposta provocatoria al Presidente D'Ambrosio: consenta di mettere un ministro dell'economia della Casa delle libertà, che sicuramente, per il discorso protesta-proposta lavorerebbe sicuramente per il prestigio amministrativo di questa Regione e di questa Giunta che lei presiede, altrimenti non regge e il prossimo anno noi avremo sicuramente la nomina di questo super dirigente che fa parte dei 13 super dirigenti — per un totale di 14,5 miliardi spesi per le consulenze esterne — e quindi, caro Presidente, ci faccia capire. Lei ha bocciato dei dirigenti che pure nei cinque anni precedenti a questa legislatura avevano contribuito alla sua azione politico-amministrativa.
Esprimo quindi costernazione rispetto al cambio delle deleghe, perché qui bisogna cambiare politica e allargare alla minoranza un Governo ombra, ma coinvolto direttamente, protesta-proposta. Accetti questa proposta, Presidente, in nome delle Marche che amministriamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. La necessità di colmare il distacco che si è nel tempo aggravato tra la società marchigiana e il Governo regionale non trova riscontro nelle misure di mera riorganizzazione interna dell'attuale Giunta. Esse appaiono del tutto inadeguate rispetto alla necessità più volte ribadita di profondi e consistenti cambiamenti. Verifica politica e programmatica e, dunque, conseguente rinnovamento della Giunta. Peraltro il rimescolamento delle deleghe non risolve nessuna delle cause che sono state alla base della rottura con i sindacati, mentre separa il lavoro dalla formazione professionale in due assessorati diversi.
Nella fase in cui si è discusso nella maggioranza, i Comunisti italiani, a differenza di altri non hanno mai anticipato posizioni ed hanno sempre teso a ricercare una sintesi nell'interesse di cittadini e di questa esperienza amministrativa e legislativa di centro-sinistra. Nel merito abbiamo dato un contributo per concretizzare un scelta volta a mantenere e migliorare i servizi sanitari attraverso un prelievo finanziario socialmente equo, teso ad esentare dagli aumenti i pensionati e i redditi bassi.
I Comunisti italiani hanno, nella loro strategia, l'intesa delle forze democratiche contro la destra e non si atteggiano caso per caso a seconda delle convenienze. Contesto e oggetto nella cultura dei comunisti non sono mai separati, ed è per questo, per rafforzare l'esperienza di Marche democratiche che poniamo l'esigenza di una seria verifica programmatica e politica, per ridare slancio all'azione della Regione, per superare impostazioni assessorili e coinvolgere il meglio della società marchigiana, dalle forze sociali a quelle economiche, agli intellettuali ecc.
Non basta rispondere, di fronte alla necessità di un maggiore ascolto della società, drammaticamente sottolineato dal difficile rapporto con il sindacato, con un continuismo degno di miglior causa. In questo quadro i comunisti italiani, per senso di responsabilità politica e democratica non fanno venir meno il loro sostegno alla maggioranza, rinnovando la stima e la fiducia al Presidente D'Ambrosio, comunque la sollecitiamo ad assumere in tempi rapidi le necessarie iniziative di solidarietà con le forze dell'Ulivo e del centro-sinistra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. In tutta onestà ho apprezzato l'analisi di Francesco Massi, del quale condivido la necessità di usare anche un certo stile nelle vicende che riguardano la maggioranza. Mi spiego: non è mio costume, e credo che non sia neanche cosa corretta interferire su quelle che sono le dinamiche interne alle coalizioni. Avete i problemi voi, li abbiamo noi, abbiamo sentito i Comunisti italiani che proprio per bocca del mio conterraneo Martoni hanno usato toni che evidentemente fanno riferimento a dei nervosismi interni alla maggioranza. Però, in realtà siamo stati costretti a questo comportamento esegetico del nuovo organigramma proposto da Vito D'Ambrosio per colpa del Presidente, il quale in realtà si è limitato a stilare e a pubblicare la nuova formazione omettendo di indicare le ragioni, i progetti, le prospettive politiche, non certo di natura personalistica che ci si aspettava dovessero essere illustrate. Il Presidente ha preferito dissimulare la situazione che è nota a tutti indicando delle presunte ragioni operative e funzionali che sarebbero a monte di questa revisione. Se è vero però che da un lato non è comportamento e costume commendevole quello di andare a chiosare i problemi altrui, ci corre l'obbligo di fare un'analisi politica di questa situazione, perché siamo convinti che non siano state solo ragioni di carattere operativo e funzionale a dettare la nuova impostazione, la nuova configurazione della Giunta. Non possiamo in particolare dimenticare che questa revisione della Giunta cade subito dopo la manovra fiscale, ma soprattutto in un contesto politico in cui si è verificata la più grossa lacerazione a sinistra che si ricordi da qualche anno a questa parte. Non faccio riferimento ai Comunisti italiani, faccio riferimento alla Cgil e al movimento sindacale. In realtà, se vi è stata una forza antagonista rispetto alla Giunta regionale nelle vicissitudini che le Marche hanno dovuto affrontare a margine della manovra fiscale questa è derivata proprio dalla Cgil, dal movimento sindacale. Quindi non è un caso, e non ci possiamo nascondere dietro un dito che le ragioni profonde di questa rivisitazione, quali che siano state le soluzioni traggono spunto da questa lacerazione, da questa frattura inedita, perché non la ricordo come manifestazione così virulenta di contrapposizione fra un governo di centro-sinistra e un movimento sindacale guidato comunque dalla Cgil in maniera massiva e preponderante.
Se questo è il dato in cui si è valutata la scelta del Presidente D'Ambrosio qual è stata la risposta? La risposta è stata quella di un forte rafforzamento, di una grossa evidenziatura della componente di "sinistra" della Giunta stessa. E curiosamente, non potendo il Presidente D'Ambrosio per tanti motivi andare a modificare o ad ampliare lo schieramento di Giunta, il mio concittadino Luciano Agostini che è il capo delegazione Ds, si è visto suo malgrado — chissà se poi è veramente così — accreditare un numero tale di deleghe, inducendo al sospetto che probabilmente lui stesso non sia così felice del novero enorme delle deleghe che dovrà assumere. Da sempre, da quando esiste la Regione Marche la delega all'agricoltura è stata esercitata e gestita autonomamente. L'unica delega che rimane a rilevanza esterna e che richiede un'attenzione, una concentrazione di forze e di risorse tale che da sempre, anche nei periodi del pentapartito aveva suggerito l'autonomia di questa delega. Lui invece ha il bilancio e tante altre cose.
Quindi, quando parliamo di una sottolineatura del ruolo dei Ds come risposta alla crisi interna della sinistra marchigiana, crediamo di non andare lontani dalla verità, e crediamo di non andare lontani dalla verità — e anche questa non è una sorpresa ma una considerazione che deriva dal discorso che ha fatto Marco Luchetti — dicendo che vi è una compressione non tanto e non solo dei partiti del centro ma delle "politiche centriste" di questa Giunta regionale. Il richiamo a quello che è stato il carattere e la tipologia della manovra fiscale ha un senso perché la manovra fiscale ha avuto un carattere politico preciso. Non ci voglio ritornare nel merito, ma la scelta di assecondare Rifondazione comunista nella non reintroduzione dei tickets e la scelta di "vessare" i ceti medi per quanto riguarda il costo della manovra fiscale è una scelta politica, e vorrei dire ideologica, di un certo tipo. Rispettabile o non rispettabile non è questa la sede, ma è sicuramente così.
In Commissione Statuto, non di rado avvertiamo dei nervosismi e delle frustrazioni da parte delle componenti centriste, che probabilmente si leggono proprio alla luce di questa sterzata a sinistra che sta dando una identificazione a quella che era la coalizione di Marche democratiche, molto precisa, sbilanciata a sinistra. Allora, questa riflessione noi la facciamo non per commentarla in termini di maldicenza ma per trarne le conseguenze che ricordava giustamente Francesco Massi: dei ceti moderati che pure, in parte, si sono confrontati con Marche democratiche, che oggi escono sui giornali. Parlo non solo di Confindustria ma delle categorie, di soggetti sociali che oggi vedono corroso e logorato il rapporto con la Giunta regionale guidata da Vito D'Ambrosio.
Ma c'è un ultimo argomento che a me preoccupa e che per ragioni istituzionali deve essere fatto proprio o comunque oggetto di riflessione da parte della maggioranza: che la risposta alla problematicità dei rapporti fra Giunta D'Ambrosio e sindacati, e movimenti di sinistra, non è stata solo in termini di ridosaggio delle deleghe assessorili ma anche come un'accentuata e, se mi è consentito, in certi casi esasperata polemica con il Governo nazionale. Non so se notate ma il nostro Presidente si è distinto negli ultimi mesi come uno fra i presidenti delle Giunte di coalizioni diverse da quelle che reggono le sorti dello Stato, più "puntuale", se mi è consentito anche più energico e determinato, da fare da contrappunto alle politiche nazionali di Governo. Lo può fare, dal suo punto di vista forse lo deve fare, ma certo noi, come consiglieri regionali ci dobbiamo porre il problema che questa serie di circostanze sta portando la Regione Marche a ingaggiare un conflitto sistematico, organizzato, programmato con il Governo nazionale. E allora, se per un attimo ci spogliamo dalla maglietta e dalla casacca delle rispettive coalizioni non possiamo salutare con molta felicità o gioia che i rapporti fra Governo nazionale e Regione Marche intesa come ente istituzionale e non come Giunta politica di centro-sinistra si vadano logorando. Non è un fatto positivo, a mio modo di vedere — e non me ne voglia l'amica Cristina Cecchini — che nel momento in cui uno dei problemi, dei drammi nei rapporti fra Regioni e Stato è la legge obiettivo che avrebbe presuntamente violato le prerogative che dopo il referendum di modifica costituzionale sono state attribuite alle Regioni, sia dato proprio a un esponente di Rifondazione comunista, simpaticissima, bravissima, ma in termini politici dobbiamo dire che a gestire quello che sarà un presumibile, probabile conflitto, il Presidente Vito D'Ambrosio ha schierato le truppe che da un punto di vista di architettura politica, teoricamente sono le più lontane dallo schieramento governativo.
Non voglio auspicare trasversalismi o consociativismi di sorta per quanto riguarda i rapporti fra Governo nazionale e Governo regionale, ma certo non possiamo salutare con particolare benevolenza quello che mi pare un atteggiamento che nasce da problemi interni alla sinistra, ma che rischia di interrompere il dialogo istituzionale o di renderlo più difficile anche con il Governo nazionale, non solo in termini di confronti che sicuramente sempre ci saranno, ma anche in termini di attenzione di politiche nazionali, di politiche regionali di sviluppo. Che la scelta della manovra fiscale in qualche modo vanifichi nelle Marche quelli che saranno gli auspicabili effetti positivi di una manovra governativa di detassazione, è un fatto. E' cioè un fatto che i cittadini marchigiani, grazie o a causa della manovra fiscale ordita o concepita da questa Giunta regionale non saranno beneficiari di quelli che saranno gli effetti della delega fiscale che porterà complessivamente una riduzione della tassazione.
Noi dobbiamo entrare nell'ottica che su certi piani e su certi livelli, tra Governo nazionale e singola Regione i rapporti devono essere sì ispirati alle legittime proveniente politiche, ma anche e soprattutto a un senso istituzionale che non può vedere il nostro Presidente polemizzare, fare da contrappunto al presidente Berlusconi, quasi fosse in cerca di un ruolo di competitor per quanto riguarda "Centronia" con il Governo nazionale. E' successo sulla protezione civile, è successo sulla legge sull'immigrazione, è successo sulla sanità in cui ancora si va dicendo che la riduzione dei posti letto è stata voluta dal Governo Berlusconi quando tutti sanno che la riduzione al 4 per mille è stata decisa l'8 agosto, in occasione di una Conferenza Stato-Regioni che ha visto il Governo nazionale aderire a quello che era un meccanismo concertato.
Quindi non possono essere legittime, almeno in questa sede, tutte quelle valutazioni che rispondono a quella logica di contrapposizione che almeno, su certi argomenti, dovrebbero consigliare atteggiamenti più miti e attenuati. Su certi argomenti dovrebbe valere infatti il principio, molto anglosassone e poco marchigiano, di "giusto o sbagliato questa è la mia nazione, il mio Paese", e dovremmo essere attenti ad applicare i principi della correttezza istituzionale più che quelli della conventicola di partito.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Che l'opposizione avesse cercato di utilizzare questa occasione per mettere in difficoltà la maggioranza era del tutto prevedibile, dal momento in cui, nella precedente riunione del Consiglio, è stata avanzata questa richiesta. Ma che gran parte delle argomentazioni portate avanti dagli interventi dell'opposizione si concentrassero sulle cose che sono state dette mi sembra un po' troppo. Credo sia giusto fare alcuni distinguo all'interno della stessa posizione, nel senso che, per esempio, pur non condividendo in molta parte le cose dette, ho apprezzato tono e argomentazioni portate da alcuni consiglieri dell'opposizione che da questo punto di vista hanno dato un contributo concreto al dibattito che stiamo facendo oggi. Però che gran parte delle argomentazioni si concentrassero sul tentativo di inserire contrasti, contrapposizioni nella maggioranza, tra le forze politiche della maggioranza, sostanzialmente su chi ha perso, chi ha guadagnato da questa redistribuzione parziale delle deleghe operata dal Presidente D'Ambrosio come se si trattasse di un mercato, mi pare un tentativo di basso profilo politico, anche rispetto ad argomentazioni che pure ci sono, anche nella diversità tra la maggioranza e l'opposizione e che hanno riguardato il dibattito di questi giorni, di queste settimane, una manovra anche difficile, delicata, pesante che come maggioranza siamo stati costretti a fare in questa nostra regione.
Sono state utilizzate argomentazioni anche contraddittorie all'interno della stessa opposizione: da una parte si dice che Rifondazione viene penalizzata a favore dei Ds, poi subito dopo si afferma il contrario, cioè che questa maggioranza, oltre che le forze del centro di questa maggioranza, sono in qualche modo ostaggio di Rifondazione comunista. Composizioni anche contrastanti all'interno degli stessi capigruppo delle forze maggiori dell'opposizione. Abbiamo qui sentito il capogruppo di Forza Italia e poi quello di Alleanza nazionale che su alcune questioni la vedono in maniera diametralmente opposta, tra l'altro portando argomentazioni completamente infondate. Io non so da quali posizioni politiche espresse ufficialmente e anche non ufficialmente dai Ds, il capogruppo di Forza Italia Giannotti abbia ricavato l'impressione che noi eravamo non per un rimpasto delle deleghe ma addirittura per un rimpasto della stessa Giunta con il cambiamento di uomini e donne all'interno dell'Esecutivo regionale. Non so da dove l'abbia ricavato, sicuramente non l'ha ricavato da nessuna parte, perché non c'è alcuna posizione del nostro partito che vada in questa direzione. Anzi, se volessi forzare la mano, potrei dire che dalle dichiarazioni che sono state fatte la nostra posizione potrebbe essere vista come una posizione esattamente contraria.
Nel dibattito che c'è stato, si è sbagliato a porre la questione della redistribuzione parziale delle deleghe sotto questa logica di mercato. Vorrei ribadire solo due concetti che a me paiono abbastanza indicativi. Concordo con quanto affermava il collega Amagliani nel suo intervento. Penso che al di là dei distinguo su cui pure occorre riflettere e discutere, nella prova più difficile, più delicata che questa maggioranza ha dovuto affrontare non solo nell'arco di questa prima fase della legislatura ma nel corso di questi sette anni di governo di centro-sinistra, questa maggioranza abbia dimostrato una forte solidità che i numeri dimostrano, come fatto con il risultato sull'approvazione della manovra che ha visto il voto favorevole di tutti i gruppi di maggioranza e di tutti i 25 consiglieri che compongono questa maggioranza stessa. E voglio qui ribadire, anche se non intendo riaprire un dibattito, che quella manovra pesante che abbiamo dovuto fare, per molti aspetti è stata una manovra a cui questa Regione è stata costretta per scelte che sono state fatte a livello nazionale dal Governo di centro-destra, sulla sanità ma non solo, per i tagli anche che la finanziaria del 2002 ha operato nei confronti degli enti locali e delle Regioni, per ragioni anche più antiche, perché tutti abbiamo sempre sostenuto, da anni, che i fondi destinati alla sanità sono insufficienti, inferiori rispetto alla stragrande maggioranza degli altri Paesi europei che dedicano alla sanità una percentuale molto più rilevante rispetto al pil e, comunque, il patto di stabilità che ha consentito al nostro Paese di entrare in Europa ha ovviamente comportato anche dei sacrifici che si sono poi scaricati sugli enti locali stessi e sulle Regioni. E nonostante questo noi abbiamo fatto una manovra che è stata la più equa possibile, che ha cercato non solo di salvaguardare le categorie più svantaggiate, i redditi fino a 30 milioni, ma la stragrande maggioranza degli stipendi dei lavoratori dipendenti, perché dobbiamo pur riconoscere che anche i redditi fino a 60 milioni sostanzialmente non vengono intaccati dalla manovra dell'Irpef che abbiamo portato avanti.
E allora vorrei qui ribadire come gruppo Ds, non solo che mi sembra del tutto scontata la fiducia verso questo Governo regionale, il Presidente, i componenti di questa Giunta che insieme a questa maggioranza hanno garantito in questi sette anni uno sviluppo di questa nostra regione, come del resto hanno dimostrato costantemente tutti i dati economici che sono stati via via evidenziati nel corso di questi mesi, di questi anni. E si è garantita anche una qualità dei servizi, a cominciare proprio da quelli sanitari rispetto ai quali noi siamo collocati in una posizione sicuramente sopra la media nazionale in fatto di qualità delle risposte sanitarie. Del resto, il responso dei cittadini è stato chiaro, perché due anni fa i cittadini marchigiani hanno riconfermato pienamente la fiducia a questa alleanza di centro-sinistra.

ROBERTO GIANNOTTI. C'è stato un calo.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Comunque con una forte maggioranza che è stata riconfermata alle forze politiche del centro-sinistra.
L'ultima questione riguarda una cosa che noi abbiamo ribadito ultimamente anche con un'intervista del nostro segretario regionale, cioè che la scelta della redistribuzione di alcune deleghe, rispetto alla quale non credo ci siano stati né vinti né vincitori, rientra pienamente nelle prerogative del Presidente che gli vengono assegnate non dalla maggioranza di centro-sinistra ma dalle leggi nazionali che gran parte di queste forze politiche, comprese le forze della Casa delle libertà hanno voluto per questo nostro Paese, attraverso l'elezione diretta dei presidenti delle Giunte regionali, attraverso la possibilità di questi di nominare, su propria fiducia e su proprio mandato, gli assessori ai quali attribuire le deleghe.
Voglio aggiungere anche un altro elemento: che questa redistribuzione delle deleghe era già stata annunciata nella lettera d'intenti che il Presidente aveva fatto in occasione della manovra finanziaria in cui venivano anche detti i motivi, che non sono di bocciatura verso questo o l'altro assessore ma soprattutto determinati dalla necessità di un adeguamento della Giunta regionale, anzitutto agli impegni importanti e pressanti che abbiamo, soprattutto dopo la manovra economica e fiscale che abbiamo deciso nel mese di dicembre, inoltre, cosa non indifferente, per armonizzare la composizione e le deleghe della Giunta a quella che sarà la nuova organizzazione della Giunta stessa che abbiamo deciso con la legge sulla dirigenza e sull'organizzazione e che mi pare sta muovendo i suoi primi passi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Faccio una replica di cortesia, perché se dovessi tener conto di quello che è stato detto potrei dire che algebricamente alcune cose si annullano fra di loro. Credo che parecchie cose dette si annullano completamente. Rimango, ovviamente, sulla posizione indicata, che è quella di una nuova attribuzione di responsabilità che rispondeva, risponde e risponderà alla ovvia finalità di lavorare meglio, e lavorare meglio significa anche dividere in maniera diversa i compiti, ma partendo da un presupposto che mi pare non sia stato molto tenuto presente nell'ambito del dibattito. Il discorso fondamentale è che noi, a differenza del Governo nazionale, per Statuto non abbiamo un Governo diviso in Ministeri ma abbiamo un Governo in cui ci sono attribuzioni di compiti, di responsabilità, ma sono attribuzioni nell'ambito di una generale e sottolineata visione complessiva del lavoro e dell'impegno dell'Esecutivo regionale, quindi non c'è la distinzione netta che c'è in ambito di Governo nazionale, sia pure con i ripensamenti attuati ecc., in cui i Ministeri sono oggettivamente abbastanza strutturati in maniera di comunicabilità fra di loro prevista piuttosto come eccezione che come regola. Tanto è vero che esistono casi in cui alcuni provvedimenti vengono presi di concerto tra i ministri e tra i Ministeri, il che dimostra a priori che c'è una differenza di posizione. Questa è una riflessione politica e giuridica importante. Il nostro Esecutivo regionale, stando allo Statuto, funziona come una specie di attribuzione di compiti, non tali da indicare delle divisioni, quanto, piuttosto, da indicare delle funzionalità. E' una responsabilità unitaria della Giunta che è stata in parte ripensata dalla legge costituzionale 1/99, perché ha dato poi la responsabilità complessiva, ancora di più, al Presidente della Giunta stessa eletto direttamente.
Quindi, questo tipo di riflessione non è affatto un elemento estraneo al dibattito di oggi, è un elemento che avrebbe dovuto essere ben presente, perché non esiste un assessore che ha una sua autonoma responsabilità come un ministro nel Governo nazionale, è una cosa completamente diversa. Il modo di funzionare della Giunta è collegiale, viene proprio indicato specificamente dallo Statuto attualmente in vigore e questo significa che nel momento in cui... Giannotti, io non ho interrotto. Gradirei che almeno ci fosse questa cortesia reciproca.
Quindi non c'è una attribuzione esclusiva. In questo senso mi sono mosso abbastanza rapidamente, ritenendo, sottolineando e ribadendo il principio che l'operato della Giunta è statutariamente collegiale, quindi ha una sua modalità che è peculiare rispetto a quella del Governo nazionale che, ripeto, è strutturato in maniera completamente diversa. Questa è la riflessione fondamentale, non è una diversa distribuzione di incarichi che sono incasellati in una specie di paratie stagne che non comunicano fra di loro. La cosa è completamente diversa. Questo è il tipo di riflessione che dovrebbe essere fatto all'inizio, quindi, nell'ambito di questo, diventa molto più sdrammatizzante e meno politicamente significativa l'indicazione delle attribuzioni delle singole cose, perché il giudizio finale politico è complessivo. Questo è l'elemento da tenere presente sempre quando si riflette di queste cose.
Per il resto è stato un dibattito politico che ha oscillato su alcune riflessioni sul tema e parecchie riflessioni fuori tema, alle quali è stato risposto. Questa maggioranza comunque ha dimostrato una compattezza assoluta nel momento particolarmente complicato e difficile dell'approvazione della manovra, che mi sembra un dato politicamente da sottolineare. Per il resto, con attenzione anche al discorso del consigliere Trenta che adesso non vedo, la proposta-protesta va raccolta a metà fra boutade e provocazione, ma l'attenzione all'argomentare dell'opposizione è sempre una mia caratteristica, che poi magari non condivido, ma cerco sempre di stare abbastanza attento su questo.

PRESIDENTE. Con questo intervento possiamo considerare concluso il primo punto dell'ordine del giorno.



Mozioni (Rinvio della votazione):
«Organizzazione della PS nelle Marche» Silenzi, Amati, Franceschetti e Mollaroli (27)
«Situazione della sicurezza nelle Marche — Potenziamento organici forza di polizia» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta (53)
«Situazione ordine pubblico Lido Tre Archi di Fermo e proposta potenziamento e istituzione presidi pubblica sicurezza locali» Romagnoli (84)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 27 dei consiglieri Franceschetti e Mollaroli, n. 53 dei consiglieri Giannotti e altri e n. 84 del consigliere Romagnoli. La dsicussione generale c'è già stata. Dovremmo passare alla fase della votazione. Ci sono le condizioni per arrivare a una proposta unitaria?
Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Mi pare che sulla parte dispositiva sostanzialmente c'è una concordanza di vedute. Propongo di fare una risoluzione unitaria, con l'impegno dei capigruppo di portarla ala discussione e all'approvazione nel prossimo Consiglio regionale, anche perché alcune di queste mozioni sono anche abbastanza datate e probabilmente andrebbero calibrate rispetto a cambiamenti che ci possono essere stati nel corso dei mesi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Siamo d'accordo con quanto detto dal consigliere Franceschetti, ma c'è una preoccupazione, nel senso che a suo tempo il sottosegretario Brutti aveva dato delle garanzie per il passaggio di livello di alcuni commissariati, e allo stato attuale risulta che ciò non risponde a verità. Vorremo che nella mozione unitaria non si invitasse il ministro, come di solito si dice, ma cercare di trovare veramente una soluzione che non sia né elettorale né demagogica o strumentale nei confronti del Governo, perché questo problema è stato dibattuto ampiamente non solo in quest'aula ma anche a livello comunale e comprensoriale. Per esempio, leggo spesso che anche parlamentari di Alleanza nazionale avevano dato per scontato che il commissariato di Civitanova era passato di livello, ma da quello che risulta a noi non è vero. Noi siamo quindi per una mozione unitaria, che non sia un semplice invito ma che effettivamente tenda a migliorare la situazione dei commissariati e a sviluppare poi quel dibattito necessario affinché, alla luce di quanto viene illustrato anche a livello nazionale, si affrontino anche altre problematiche che riguardano la sicurezza, che non è solo quella di cui noi siamo sempre abituati a parlare, ma c'è anche la sicurezza stradale ecc.
Quindi, in un discorso ampio e complessivo ci troviamo strettamente d'accordo, ma rispetto alla semplice mozione che invita il Governo a prendere provvedimenti abbiamo qualche preoccupazione e qualche perplessità.

PRESIDENTE. Non so se anche la collega Romagnoli che è presentatrice di una mozione in questo senso, è d'accordo ad arrivare a un documento unitario. Comunque, i presentatori delle tre mozioni, se vorranno, potranno impegnarsi, da qui al prossimo Consiglio per arrivare ad una sintesi. Se siamo d'accordo su questa linea, al prossimo Consiglio cercheremo di trovare una sintesi unitaria. Nel frattempo i gruppi sono invitati a lavorarci.



Mozione (Discussione): «Restituzione tributi e contributi da parte delle popolazioni colpite dal terremoto» Viventi (35)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 35 del consigliere Viventi, il quale ha la parola per illustrarla.

LUIGI VIVENTI. Questo argomento è all'ordine del giorno da oltre un anno, quindi sarò molto breve. la mia proposta sul problema della restituzione dei tributi da parte delle popolazioni colpite dal terremoto, si differenzia sia da quanto realizzato e posto in essere dagli allora governi di centro-sinistra, sia da quanto posto in essere dall'attuale Governo di centro-destra.
Contestavo allora al centro-sinistra che si andasse avanti per proroghe semestrali per quanto riguarda la restituzione dei tributi che erano stati lasciati a disposizione delle famiglie che risiedevano nelle zone terremotate, proponendo che si prendesse un provvedimento molto serio, molto lineare, cioè dire: vi abbiamo lasciato a disposizione delle somme di denaro perché c'era una emergenza, quando questa emergenza sarà finita le restituirete. Quindi, senza andare a raccomandarsi semestre per semestre o anno per anno al Governo di centro-destra o di centro-sinistra, ma prendere una decisione chiara in cui si dice che nel momento in cui uno ha realizzato, ha completato la costruzione della propria abitazione, questi benefici cesseranno e dovranno essere restituiti. E' una cosa forse troppo semplice e troppo lineare per le nostre abitudini, che sono sempre quelle di complicare le cose. Il mio invito è che questo Consiglio regionale, senza distinzione di parti, per il tramite del presidente della Regione si faccia sentire nei confronti del Governo che ora è di centro-destra — ma per me è indifferente — affinché si faccia un provvedimento di questo tipo, senza stare lì a correre, a raccomandarsi al ministro, a quello e a quell'altro. Non ci dobbiamo raccomandare a nessuno: c'è una situazione di questo tipo, se io a Francesco Massi ho consentito, per esempio, di avere 20 milioni non versati perché c'è un'emergenza, quando l'emergenza finisce li restituisce. E' una proposta molto semplice e chiara e credo che il Presidente la condivida. Se possiamo essere uniti in questo rivolgeremo al Governo, che ora è di centro-destra, questa proposta che avevo già rivolto al Governo di centro-sinistra.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. A parte il discorso che è condiviso e su cui abbiamo lavorato intorno dal primo momento in cui è stata vista questa proposta, la questione è stata temporaneamente, ma per un periodo sufficientemente lungo risolta con l'ordinanza n. 3168/2001 del ministro Scajola, che all'art. 1, comma 4 prevede la data fino al 31 dicembre 2002. Noi abbiamo approvato a fare una nostra ipotesi che per ora il Governo non ha accettato, né quello di prima né quello attuale, però torneremo in questo anno a fare un discorso serio, nel senso che quando sarà finita la ricostruzione cominceranno a decorrere i termini. Quando sarà finita, ovviamente, nelle sue grandi linee. Su questo punto ho avuto già uno scambio di idee sia con il ministro Scajola a suo tempo, che detta una disponibilità a discutere, sia anche con il neo-responsabile del dipartimento della protezione civile dott. Bertolaso, il quale mi ha detto che l'accordo in linea di massima c'è, si tratta di vedere quanto verrà a costare materialmente. Ma praticamente è uno slittamento nel tempo, non è una perdita secca, praticamente un paio d'anni ancora di ritardo di questo incasso da parte del Governo. Ci sono buone probabilità. Quando e se il Consiglio riterrà di fare una cosa complessiva e unanime che sarebbe sempre bene, io che già sono in questa fase avanzata di incontri e di costruzione di percorso, specialmente con la protezione civile, avrò un ulteriore argomento per arrivare a questo. Poi dovremo misurarci con il ministro Tremonti, ma i rapporti personali sono buoni, lui è un cerbero, ma spero di riuscire a convincerlo che quello che non si rinuncia a ciò che viene semplicemente rinviato, quindi ci sono buone prospettive. Se troviamo una posizione condivisa, formale del Consiglio regionale, magari una mozione, aiuta.

LUIGI VIVENTI. Questa è una mozione.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Sì, ma deve essere unitaria e deve essere calibrata su questa nuova proposta, cioè: quando sarà finita la ricostruzione in maniera significativa cominceranno a decorrere i termini per la restituzione, altrimenti si lega a un termine fissato sul calendario e non invece sul fatto concreto di una ricostruzione che secondo me nel giro di un paio d'anni potrebbe essere completata nelle sue grandi linee. Comunque, siamo già in una buona fase, nel frattempo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Questa mozione è già presentata e invita il Presidente della Giunta a farsi carico, nei confronti del presidente del Consiglio dei ministri, di questa richiesta di slittamento della restituzione dei tributi. Noi dobbiamo votare questa mozione, nel frattempo il Presidente D'Ambrosio prepari una mozione, un ordine del giorno per il prossimo Consiglio su cui tutto il Consiglio si esprimerà. Questa mozione non possiamo rinviarla. Noi, come Forza Italia siamo d'accordo con l'intervento del Presidente D'Ambrosio, ma siamo anche d'accordo a chiedere il rinvio anno per anni, perché è forse più semplice che sia accolto.
Come Forza Italia votiamo favorevolmente la mozione, concordando anche sull'impegno che il Consiglio dà al Presidente della Giunta a rappresentare la Regione Marche presso il Governo per sollecitare l'intervento.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Questa discussione mi sembra un po' monca, perché c'è poi stato un intervento del Presidente a metà tra la richiesta di rinvio e quella di una sollecitazione politica per un documento unitario. Non so da quale parte iniziare il ragionamento. Volevo entrare brevemente nel merito perché ci sono stati dei fatti nuovi. Mi pare che nella finanziaria sia stata recepita da parte del Governo la sollecitazione ad affrontare il tema che il precedente Governo aveva bloccato temporalmente al 31.12.2001 per quanto riguarda la sospensione del pagamento dei tributi ecc. Questo Governo, di concerto con le realtà territoriali — sindaci, consiglieri che anche personalmente si sono spesi in questo senso — ha recepito, con un emendamento nella legge finanziaria, la richiesta di una ulteriore proroga del termine di sospensione dei pagamenti dei tributi e delle imposte per quanto riguarda le famiglie colpite dal terremoto. Questo è un dato che riterrei di sottolineare, perché è stata la sensibilità politica di questo nuovo Esecutivo nazionale a fare in modo di raggiungere determinati risultati. Quindi, già il dato sul quale lavorare è certo, abbiamo tutto l'anno 2002 di fronte a noi.
Per passare alla seconda fase del ragionamento e affrontare anche la questione sollevata dal Presidente, che è rituale ma anche di merito, oggi potremmo già, in questa fase, pronunciarci in favore di un'apertura ulteriore di discussione sui punti che stiamo discutendo, quelli della possibilità di intervenire sulla materia in maniera definitiva ed organica, non aspettare la prossima finanziaria. Questa era la sollecitazione di Viventi e mi pare che su questo ci possa essere una convergenza. Se poi è un documento che vogliamo firmare tutti quanti, fare proprio tutti quanti è una cosa possibile, come gruppi.
Successivamente riterrei giusta l'indicazione del Presidente D'Ambrosio di riaffrontare la questione a livello decisionale vero, che è quello ministeriale, per fare in modo che non si riparli di un termine secco ma si agganci la questione della sospensione dei tributi e delle imposte alla effettiva realizzazione, non dico completa ma quasi, della fase di ricostruzione, cioè all'effettivo rientro alla normalità della vita sociale, economica ordinaria delle famiglie colpite in maniera più consistente dall'evento sismico. Non sono in contrapposizione le due fasi. Oggi potremmo già esprimerci, magari allargando anche l'elenco dei firmatari, uno per gruppo, così facciamo in modo che l'appello di Viventi sia appello di tutto il Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. La mozione, se vogliamo stare alle regole, è basata su una serie di presupposti di fatto che sono superati. Io potrei dire che questa mozione ha già raggiunto i suoi effetti, perché dice "...ma nell'ordinanza venga fatto...", ed è già stato fatto. Se la mozione viene approvata fra quindici giorni le cose non cambiano, nel senso che per tutto il 2002 la situazione rimane uguale. Vediamo allora di aggiornarla e di fare in maniera tale che possa essere firmata e presentata da tutti. Nel frattempo, questo impegno continuo a sostenerlo costantemente; non è questa mozione che fa scattare il mio impegno. E' questa la mia proposta, magari dal punto di vista regolamentare non perfetta, ma che sostanzialmente mi sembra potrebbe essere accolta.
Comunque abbiamo dodici mesi davanti a noi per fare questo tipo di intervento. Una mozione condivisa da tutti potrebbe essere un momento più significativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Ritengo che nell'interesse della risoluzione del problema, quindi di tutto il Consiglio regionale, si debba fare una risoluzione che tenga conto da una parte delle modifiche che comunque nel corso di questi mesi e con le finanziarie approvate si sono realizzate e fare una risoluzione unitaria che quindi tenga conto di quanto è stato raggiunto e a cosa dobbiamo arrivare. Penso che se ci prendiamo una settimana di più, si potrebbe arrivare con una risoluzione unitaria firmata da tutti. Credo che questo darebbe più forza al raggiungimento dell'obiettivo, visto che nel merito siamo sostanzialmente tutti d'accordo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei uscire dai bizantinismi della politica. Sarò molto pratico e molto netto. Io ho presentato a settembre del 2000 questa mozione, essendo stato nominato consigliere regionale a maggio. Vengo da una delle zone terremotate, era il primo problema che mi sentivo in dovere di affrontare. Allora era presente un Governo di centro-sinistra, e io feci quella proposta che mi sembrava logica: al termine della ricostruzione si restituisce. E' poi subentrato un Governo di centro-destra e io la ripropongo, perché a me non interessa chi governa a Roma, questa è una questione logica. Oggi c'è questa mia mozione che è vecchia non per colpa mia, ovviamente. Sono d'accordo con tutto quello che voi farete, però questa mozione comunque la dobbiamo togliere. Sono perfettamente d'accordo con voi di concordare a firma di tutti i presidenti di gruppo una mozione per il prossimo Consiglio che poi il Presidente farà sua, svolgendo il suo compito istituzionale nelle sedi opportune. Io non ho problemi, l'importante è risolvere questo aspetto, perché debbo dire, con assoluta onestà, che ci siamo dovuti raccomandare prima a ministri di centro-sinistra per avere questa proroga, poi a quelli di centro-destra, e non è questo il sistema giusto. Io non voglio raccomandarmi a nessuno, né al centro-destra né al centro-sinistra. Una volta stabilito che c'è un principio, che c'è un diritto è quello e basta, senza passare per le raccomandazioni.

PRESIDENTE. Mi pare di capire dalla discussione che potremmo concludere in questo modo: non si vota la mozione, i presidenti di gruppo fanno una nuova mozione da portare al primo Consiglio utile del 30 gennaio. Siete d'accordo?

(Così rimane stabilito)



Mozione (Discussione): «Rivalutazione emolumenti in favore degli invalidi civili, dei ciechi e dei sordi» Tontini, Silenzi, Avenali, Mollaroli e Secchiaroli (156)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 156 dei consiglieri Tontini ed altri. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Questa mozione è stata presentata nell'ambito della dsicussione nazionale sulla finanziaria ed era congegnata relativamente a quel dibattito, ma visto il tempo, visto gli argomenti e le varie indicazioni che nella mozione vengono proposte, è comunque attuale e ci permette di svolgere un'azione politicamente importante su un tema di grande rilievo, quello degli emolumenti a favore degli invalidi civili, dei ciechi e dei sordi.
Quello che nella mozione veniva detto è ormai stato definito nella finanziaria, cioè l'aumento delle pensioni ad un milione. Anche su questo punto una certa chiarezza va fatta: quello che a un certo punto era sembrato essere un aumento indiscriminato delle pensioni ad un milione per tutti i pensionati italiani così non era, perché soltanto due milioni di pensionati, su sette milioni aventi diritto a quella che era una promessa avanzata dal centro-destra, beneficeranno di questo intervento. Questo va detto ad onor del vero, anche e soprattutto con maggior forza e maggior peso se si tiene conto che questo provvedimento fortemente sbandierato come promessa dalla coalizione di centro-destra, è poca cosa, ancora di più se lo si rapporta al bilancio del nostro Paese, intendendo per questo che oggi siamo nelle condizioni di godere per certi versi di un bilancio che è stato risanato, non siamo più nella condizione con la quale aveva a che fare il precedente Governo di centro-sinistra che, al contrario, ha dovuto far fronte al risanamento del bilancio. La stessa polemica che c'è stata all'inizio di questa legislatura con il ministro Tremonti, ormai è stata chiarita in sede parlamentare, lo stesso sbilancio dei 20.000 miliardi che sembrava dovesse esserci, così come dichiarato dallo stesso ministro Tremonti, non esiste e quindi siamo in presenza di un bilancio nazionale che non è più un bilancio in risanamento e quindi avrebbe disponibilità per fare tutta una serie di interventi. Nonostante questo, soltanto due milioni di pensionati, su sette milioni, beneficeranno di questo provvedimento della finanziaria. Questo avrebbe ancora maggior peso e maggior ragione se rapportato all'altro tema caldo che è stato oggetto della discussione anche di questa mattina, quello della sanità. Nonostante il bilancio risanato, ancora siamo ad una spesa percentuale nazionale sulla sanità del 5,8%, al di sotto delle spese per la sanità degli altri Paesi europei. Un aumento minimo che l'avesse portata al 6% avrebbe significato 3.000 miliardi di iniezioni in più nei bilanci delle Regioni che avrebbero comportato sicuramente una manovra diversa per quanto riguarda le stesse Regioni sul tema della sanità e dei provvedimenti finanziari che sono stati assunti anche dalla nostra Regione.
Detto questo, proprio a maggior ragione, visto che questa norma nella finanziaria è stata comunque approvata, anche se in modo insoddisfacente, quello che chiediamo nella mozione è che ci sia un impegno di tutto il Consiglio regionale affinché questo provvedimento venga allargato a chi pensiamo abbia un diritto importante, cioè gli invalidi civili, i ciechi e sordi i quali hanno un trattamento che ormai risale a molti anni or sono e se andiamo a fare un'analisi concreta della situazione di questi settori, tanto più è alto il livello di invalidità, tanto più necessitano di prestazioni importanti, molto spesso costose, in quanto non sempre gli enti pubblici sono in grado di fornire la gratuità delle stesse. Il che significa che parte del costo che deve essere sostenuto rientra a carico dei diretti interessati, ma in gran parte delle famiglie alle quali appartengono.
La mozione chiede un impegno di questo Consiglio regionale che sono certo sarà unitario, che impegni il nostro Governo a farsi carico di questo tema anche in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché venga avanzata una richiesta al Governo nazionale che quanto è stato previsto per una parte dei pensionati italiani venga allargato anche agli invalidi civili.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Il collega consigliere Tontini ha parlato di varie questioni, anche facendo una sovrapposizione e ragionamenti difficilmente comprensibili, perché ha parlato di bilancio dello Stato, criticando poi il punto sulle pensioni, per giungere al merito della mozione che parla di altro. Due parole debbono essere spese, non solo sul modo utilizzato di affrontare la questione ma anche sul merito.
Nessuno ha mai parlato di tutti i pensionati al minimo, si è sempre parlato di tutti i pensionati al minimo che avessero i redditi bassi, cioè inferiori ai 13 milioni annui, perché se uno ha una pensione minima di 700 mila lire ma altri redditi che permettono di raggiungere i 25, 30 o 40 milioni annui di reddito, è altra condizione rispetto a colui che vive di sola pensione minima. Si parlò di questo sempre, e di questo si è fatto carico il Governo decidendo di elevare la pensione minima dalle 600.000 lire al milione. Questo è il provvedimento varato con la finanziaria 2002.
Sui conti dello Stato, una brevissima digressione. I conti dello Stato non sono per nulla risanati, sono conti fortunatamente dentro un equilibrio imposto dall'Europa, un parametro imposto dall'Europa, perché della manovra complessiva dei 35.000 miliardi, 24.000 sono stati destinati a coprire quella che era una previsione errata fatta dal precedente Governo, il cosiddetto "buco". La manovra vera, purtroppo, è stata ristretta nell'ambito di 11.000 miliardi e gli altri 24.000 sono stati destinati a bloccare la previsione errata, per fare in modo che nell'anno 2002 si fosse dentro i parametri europei di rapporto tra il debito e il pil.
Sul merito della questione. Non si può che essere d'(accordo sull'oggetto, così come scritto nella mozione: "rivalutazione emolumenti in favore degli invalidi civili, ciechi e sordi". Se andiamo però a vedere il ragionamento fatto nella parte narrativa della mozione si mette insieme tutta una serie di categorie molto diverse tra loro, che hanno anche trattamenti assolutamente diversi per consistenza economica, perché le categorie disabili che vengono indicate — minori che frequentano la scuola contestualmente ai centri di riabilitazione per terapie; invalidi civili che percepiscono la relativa pensione; invalidi che percepiscono assegno di accompagno; ciechi civili che percepiscono la relativa pensione nonché l'assegno di accompagno — sono categorie completamente diverse. Per esempio, l'assegno di accompagnamento è un beneficio che a mio avviso già riesce a risolvere tante situazioni. Il problema è che l'assegno di accompagnamento ce l'hanno in pochi rispetto a coloro che effettivamente sono i soggetti che hanno quel tipo di caratteristiche previste dalla legge. Vi sono le commissioni mediche periferiche, provinciali del Ministero del tesoro, che nel tempo hanno utilizzato criteri di definizione dello stato di invalidità assolutamente diversi tra di loro, creando delle disparità forti. Ci sono delle situazioni di invalidi al 100% che non hanno avuto l'indennità di accompagnamento — perché non tutti gli invalidi al 100% hanno automaticamente l'indennità di accompagnamento — che invece dovevano essere posti nelle stesse condizioni di coloro che usufruiscono di questo beneficio. Ci sono invece altri invalidi che non sono stati neppure dichiarati invalidi al 100%, perciò in grado di percepire almeno assegni cosiddetti "sociali", che altresì vedono invece le loro condizioni fisiche e di invalidità impeditive totalmente di attendere alle proprie occupazioni. Il problema non è tanto quello dell'emolumento, ma prima di tutto di distinguere per categorie, perché chi ha l'indennità di accompagnamento ha già una possibilità concreta di veder risolte determinate problematiche, perché l'indennità di accompagnamento è quella che effettivamente fa una grossa differenza di trattamento economico.
Occorre allora distinguere tra le categorie — chi ha indennità di accompagnamento deve essere posto in un'altra situazione, perché nella sfortuna della condizione fisica, è però in grado di assolvere a determinate esigenze di natura economica, di natura di sostegno, di assistenza — distinguere tra le patologie, fare di questa selva di leggi e di normative una semplificazione, andare al nocciolo del problema che è quello del criterio di valutazione delle commissioni mediche periferiche, che è un criterio sempre più economicistico, ragionieristico e sempre meno medico-legale, sempre meno ancorato a quello che è lo stato di validità.
Professionalmente mi sono trovato in più di una occasione ad essere costretto ad adire le vie giurisdizionali, cioè a ricorrere al giudice ordinario per modificare quelle che erano state le valutazioni delle commissioni mediche assolutamente incongrue rispetto alla situazione del soggetto visitato o del soggetto che comunque domandava di accedere a determinate indennità a seguito di un suo stato di invalidità. Riterrei che così come formulata la mozione, se nell'oggetto è assolutamente accoglibile, poi nel merito pone le questioni in maniera troppo indefinita, raccogliendo in un unico ragionamento situazioni diverse. Pertanto riterrei di approfondire la questione, di vedere dove effettivamente è il problema: troverete assolutamente la nostra parte politica molto attenta a queste tematiche cercando però di non mettere in un unico calderone indefinito situazioni completamente diverse, anzi andando proprio a sollecitare una modifica della situazione attuale non solo dal lato economico ma anche dal lato procedurale, cioè come si arriva a quelle valutazioni che a mio avviso sono molto spesso lontane dalla realtà, insoddisfacenti non solo per gli esiti ma anche per l'inquadramento della situazione dentro gabbie normative ormai vetuste, superate da una realtà anche della scienza medica che ha fatto passi in avanti molto grandi.
Con questa sollecitazione richiedo ai presentatori di poter rivedere questo argomento in una prossima seduta, per affrontarlo nel merito con più specificazione per quanto riguarda le categorie da sostenere e completarlo con l'analisi di una realtà normativa che deve essere per forza rivista.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Vorrei soltanto aggiungere una cosa. La distinzione che troviamo fra diverse categorie di disabili, da anni ha una legislazione nazionale di questo genere, ma è altrettanto vero che la filosofia principale che ha ispirato questo documento è quella che era nell'ottica che gli aumenti delle pensioni che sono stati proposti dal Governo nella finanziaria andassero ad incidere su situazioni di disagio per quanto riguarda gli anziani — dai 65 anni si è passati agli ultrasettantenni — e altre situazioni di disagio riconosciuto, conclamato che non potevano restare fuori da questa agevolazione che il Governo ha previsto in finanziaria. Quindi è difficile che con una mozione questo Consiglio riesca ad affrontare la giunga che esiste rispetto a tutto questo problema dell'invalidità. Su questo siamo tutti d'accordo.
Per quanto riguarda invece il lavoro delle commissioni locali e dei medici legali che ne fanno parte per il riconoscimento dell'invalidità e della gravità dell'handicap, una questione che già abbiamo cominciato ad affrontare nella Commissione, si è iniziato veramente un lavoro perché almeno si arrivi ad una omogeneizzazione dei giudizi che queste commissioni danno rispetto alle invalidità e purtroppo il discorso dei ricorsi in tribunale rispetto alle opposizioni che queste commissioni fanno è una storia che va avanti da decenni in Italia e sicuramente abbisogna di una riforma sostanziale.
Tra l'altro la finanziaria è stata approvata, ma penso che rimanga il significato, nella sua considerazione di fondo, che queste persone doppiamente svantaggiate possano usufruire di un aggiornamento dell'indennità della pensione che attualmente stanno prendendo come le categorie che sono state previste attualmente nella finanziaria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Capisco le osservazioni avanzate dal collega Pistarelli, però vorrei soffermarmi sullo spirito con il quale abbiamo per forza di cose dovuto fare i conti nel predisporre questa mozione, cioè la diversità di leggi che normano questa materia. Il concetto che qui si esprime è che tutte quelle invalidità di varia natura e normate con legislazione differente, che si trovano nella condizione di avere l'indennità di accompagnamento o la pensione al di sotto del milione, possano rientrare nel beneficio previsto dalla finanziaria per gli ultrasettantenni. Questo è lo spirito e il senso che vogliamo dare a questa mozione. Per forza di cose, o saremmo dovuto essere generici e parlare soltanto di indennità, in particolare dell'accompagnamento, oppure, per evitare alcuni equivoci dovevamo fare riferimento, come abbiamo fatto, alle varie normative che sono differenti, ma mi sembra che sia chiaro che il significato è che l'impegno vada nella direzione di tutti coloro che si trovano a essere al di sotto di un milione di pensione. Se viene colto in questi termini, credo che possiamo approvare la mozione anche così com'è. Lo ripeto, nella parte finale si dice "tutti quelli che rientrano in queste normative e che si trovano nelle condizioni di essere al di sotto del milione si chiede che possano usufruire dei benefici previsti dalla finanziaria". Questo è il concetto e questo vale sia per le pensioni al di sotto del milione che per le indennità di accompagnamento che già sappiamo essere al di sotto del milione. Se questo è lo spirito, credo che possiamo approvare la mozione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, abbiamo rinviato la votazione della mozione sulla sicurezza per dare la possibilità ai presidenti di gruppo di concordare una risoluzione unitaria, abbiamo attivato la discussione su una proposta di mozione di Viventi e abbiamo rinviato, dando la facoltà al Presidente di vedere la possibilità di un documento unitario. Credo che su questa cosa, su cui abbiamo alcuni rilievi da fare, sia giusto rimandare alla prossima seduta, in modo che si possa votare un testo concordato, altrimenti vuol dire barare. Sulle cose sulle quali si è in difficoltà si rimanda, sulle altre in cui c'è una richiesta analoga delle opposizioni si forza: fate quello che vi pare.

PRESIDENTE. Personalmente credo che sia ragionevole la richiesta del consigliere Giannotti.
Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Non è mia intenzione fare una forzatura. Ho fatto questa considerazione, perché le osservazioni fatte da Pistarelli mi sembrano ricomprese nella mozione. Se però vogliamo ulteriormente specificare questa cosa sono d'accordo a rinviare il documento.

PRESIDENTE. La votazione della mozione viene pertanto rinviata.
I presidenti dei gruppi sono invitati a produrre la documentazione sulle risoluzioni, in modo che nella prossima seduta del 30 possiamo già metterle all'ordine del giorno.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,25