Resoconto seduta n. 74 del 30/01/2002
La seduta inizia alle 10,45



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 73 del 23 gennaio 2002.

(E' approvato)



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata, in data 25.1.2002, ad iniziativa del consigliere Cesaroni, la proposta di legge n. 102: «Modifica alla l.r. n. 34 del 5 agosto 1996: Norme per le nomine e designazioni di spettanza alla Regione», assegnata alla I Commissione in sede referente.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la mozione n. 169 dei consiglieri Silenzi, Tontini, Mollaroli, Avenali, Franceschetti e Amati: «Situazione in Argentina e misure conseguenti».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Mollaroli.



Proposta di legge (Discussione e votazione): “Proroga dei termini previsti dalla l.r. 25 luglio 2001, n. 17: "Norme per la raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei spontanei e conservati"» Avenali, Moruzzi, Ascoli, Procaccini e Tontini (101)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 101, ad iniziativa dei consiglieri Avenali, Moruzzi, Ascoli, Procaccini e Tontini.
Ha la parola il relatore, consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, la proposta di legge è una cosa estremamente semplice, nel senso che prevede la proroga di altri 150 giorni per il rilascio dei tesserini per gli aventi diritto ai sensi della legge 17. Nella sostanza abbiamo verificato l'impossibilità di riuscire a poter rilasciare i nuovi tesserini a tutti coloro che all'entrata in vigore della legge n. 17/2001 ne avevano diritto, perché ci sono stati alcuni ritardi e forse c'è anche stata una inadeguata informazione a coloro che già avevano i tesserini alla data dell'entrata in vigore della legge, sia da parte delle Province che da parte delle Comunità montane, qualche ritardo si è avuto nella stampa dei tesserini stessi. Alla luce di questa situazione si rischiava di far sì che una parte di cittadini avessero il nuovo tesserino e un'altra parte, anche per una carente informazione, non l'avessero e quindi avrebbero dovuto frequentare un corso di 18 ore come previsto dalla legge. Questo avrebbe significato una discriminazione tra chi aveva potuto attivare il meccanismo previsto dalla legge di rilascio automatico e chi no. Di qui l'esigenza di una proroga.
Peraltro credo che questo sia anche il segno evidente dell'importanza che rappresenta il federalismo, anche una capacità di muoversi con dinamismo da parte del Consiglio regionale. Quando una legge ha dei limiti, si può intervenire in tempi brevi e con tempestività. Quindi, questo è anche un esempio classico di come il Consiglio regionale, se vuole, può dare risposte a questioni che si vengono a determinare anche quando una legge è stata da poco approvata.
Queste le ragioni per le quali si concedono altri 150 giorni per il rilascio dei tesserini.
In Commissione la proposta di legge è stata approvata all'unanimità, quindi mi auguro che anche il Consiglio regionale faccia altrettanto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Nell'annunciare il voto favorevole di Forza Italia, ribadisco che, in effetti, l'informazione è stata scarsa, molti sono rimasti fuori, e io fra i tanti. E' quindi apprezzabile che si dia la possibilità a tutti di mettersi a posto con questa nuova legge, perché l'informazione è stata in effetti carente. Si è letto sul giornale ma i termini di legge erano già trascorsi, quindi ritengo che questa proposta di legge possa essere approvata in tutta tranquillità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Il mio intervento è breve e puntuale. Ritengo, al di là del fatto che si vada favorevolmente ad approvare questa legge, che ne venga data ampia diffusione alle categorie interessate ma soprattutto a livello di Comunità montane, perché il problema vero è di chi rilascia il patentino, l'autorizzazione alla popolazione che va sui posti. Quindi un opuscolo che spieghi bene i limiti della raccolta per la tutela anche del "prodotto funghi".

PRESIDENTE. Articolo unico. Lo pongo in votazione. Se approvato, si intende approvata la legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)



Comunicazioni del Presidente della Giunta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per delle comunicazioni, il Presidente D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Siccome questa è la prima seduta del Consiglio regionale due giorni dopo la celebrazione della "Giornata della memoria" e siccome in tutta la regione sono stati e sono in corso — oggi pomeriggio c'è una seduta del Consiglio provinciale di Ancona dedicata a questo, venerdì scorso ci sono state sedute dei due Consigli provinciali di Macerata ed Ascoli Piceno a Fermo — manifestazioni, vorrei dare due indicazioni ai colleghi consiglieri.
La prima è la richiesta di un minuto di silenzio al termine del mio intervento, in commemorazione della Shoah. L'altra è un invito a tutti i presidenti di gruppo a voler predisporre e firmare — è un'idea venuta dai Consigli provinciali di Ascoli Piceno e Macerata riuniti congiuntamente — una proposta di legge regionale che preveda una individuazione, approfondimento di studio e messa in rete dei luoghi, nelle Marche, che sono stati utilizzati come momenti e campi di concentramento, quindi un approfondimento storico, con massima diffusione possibile in ambito scolastico.
Queste sono le mie due proposte che spero vengano accolte. Sulla seconda mi dichiaro disponibile a mettere subito al lavoro gli uffici legislativi della Regione per predisporre, in collaborazione con loro, questo testo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Parlo in qualità di segretario del gruppo di Forza Italia.
Presidente, complimenti. Però mi consenta un distinguo. Lei sa che io personalmente sono impegnato sul tema delicatissimo della cultura della pace, tendente alla scolarizzazione di questa cultura stessa. Lei mi deve chiarire una cosa. Dal 23 marzo 2001 il sottoscritto ha incontrato a Bari il Premio Nobel per la pace Gorbaciov, il Premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù, sta predisponendo, dopo l'incontro con Rugova, un memoriale della pace su Madre Teresa di Calcutta, Nobel dei Nobel per la pace.
E' bella la "Giornata della memoria", perfetto, è una cosa stupenda, tutti dobbiamo capire che gli orrori della guerra non si possono dimenticare. E chi ha visto lo sceneggiato televisivo di Rai 1 in due puntate ha conosciuto come quel Giorgio Perlasca ha salvato tante vite di ebrei, quindi mi rivolgo al collega Ascoli, la cui madre ho ascoltato. La "Giornata della memoria" la dobbiamo avere dentro, ma affinché non si ripetano "giornate della memoria" bisogna capire che è ora di fare atti concreti per la cultura della pace che nasce dalla libertà e non da strumentalizzazioni ideologiche, perché la cosa più offensiva nel terzo millennio, che per dichiarazione dell'Onu si è aperto con il "Decennale della pace" — quindi parlo alla sua coscienza e con lealtà le chiedo una risposta e la calendarizzazione di quella legge — è dimenticarsi di queste cose. Io ho una memoria ferrea, da elefante, non scordo niente e le potrei citare tutte le risoluzioni Onu ad oggi. L'Europa ha risposto con grande senso di responsabilità, in maniera chiara ed inequivocabile. Il presidente Berlusconi ha portato un grande concetto, con l'allargamento ad est dell'Europa. Ebbene, lei con il consigliere Amati ha presentato, in una bellissima manifestazione, l'allargamento ad est dell'Europa. Mi deve allora rispondere su questi miei progetti, e deve essere onesto a capire che io ho anche una sede dove preparare, con i Nobel per la pace questa cultura, quindi la scolarizzazione della pace. Non le chiedo una lira. Qualcuno mi dice "non serve, sai...". No, perché io ho un progetto serio, un progetto vero, e checché ne dica il consigliere Luchetti che strumentalmente cerca di boicottare una legge che va e cammina da sé...

MARCO LUCHETTI. Sono guerrafondaio...

UMBERTO TRENTA. No, Marco Luchetti: la coscienza di pace è una cultura. Anche se esci dall'aula le mie parole ti seguono, nel cuore e nella mente, perché lì nasce l'uomo libero per la cultura di pace.
In questo senso, Presidente, mi impegno e impegno tutto il gruppo di Forza Italia — non capisco perché non c'è il gruppo di Alleanza nazionale ma non è un problema — a quello che lei ha rivolto come messaggio, affinché sia un impegno morale, con la sua coscienza e la sua onestà di Presidente-magistrato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. In questa fase caratterizzata dal terrorismo e dalla guerra la memoria storica deve guidare le coscienze ma anche la politica rispetto a quello che è stato e a quello che oggi è il mondo, per cui le proposte di legge in qualche modo fatte dai Consigli provinciali delle Marche devono essere raccolte dal Consiglio regionale proprio perché senza la memoria non c'è futuro. Dobbiamo ricordare l'Olocausto perpetrato dai nazisti e dai fascisti con lo sterminio di un intero popolo, quello ebreo e, più in generale, con lo sterminio dei "diversi", di chi non si era omologato a quello scellerato regime nazista e fascista.
Ecco allora che se leghiamo la "Giornata della memoria" non in senso celebrativo, retorico o nostalgico, alla situazione attuale, quella che richiede la pace, che richiede il negoziato, che richiede un ruolo internazionale significativo che sembra essersi smarrito, delle Nazioni Unite e dell'Ue, credo che quei morti ai quali deve andare tutta la riconoscenza nostra, delle coscienze civili e democratiche, non sono morti invano.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Il mio gruppo accoglie molto positivamente la sua proposta, Presidente D'Ambrosio, che vorrei evidenziare e sottolineare, peraltro anche a nome del collega Viventi, per quanto riguarda i luoghi della memoria. Abbiamo avuto anche come consiglieri regionali, recentemente, alcuni contatti con i sindaci di enti locali, di Comuni nei cui territori questi luoghi esistono, ad esempio Servigliano, Urbisaglia e Sforzacosta.
Quindi il gruppo Cdu-Ccd è a disposizione per porre la firma a questa proposta di legge. Suggerirei di fare il censimento, insieme alle Province e agli enti locali, di questi luoghi. Ho visto una grande attenzione non solo degli enti locali ma anche di associazioni culturali, di scuole, per cui la proposta è molto valida; se avessimo l'elenco dei luoghi sarebbe ancora meglio. Comunque già ne siamo a conoscenza e per parte nostra siamo d'accordissimo.

PRESIDENTE. Prego il Consiglio di osservare un minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)



Mozioni (Votazione proposta di risoluzione):
«Organizzazione della P.S. Nelle Marche» Silenzi, Amati, Franceschetti e Mollaroli (27)
«Situazione della sicurezza nelle Marche — Potenziamento organici forza di polizia» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta (53)
«Situazione ordine pubblico Lido Tre Archi di Fermo e proposta potenziamento e istituzione presidi pubblica sicurezza locali» Romagnoli (84)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 27 dei consiglieri Silenzi e altri, n. 53 dei consiglieri Giannotti e altri e n. 84 del consigliere Romagnoli, abbinate. E' stata presentata una proposta di risoluzione a firma di tutti i gruppi.
Ha la parola, per l'illustrazione della mozione, il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Nel Consiglio precedente avevamo assunto l'impegno di elaborare una risoluzione che raccogliesse le indicazioni contenute nelle diverse mozioni a suo tempo presentate su questo tema. Abbiamo elaborato una risoluzione che è stata sottoscritta da tutti i gruppi consiliari presenti in Consiglio, nella quale impegniamo la Giunta affinché promuova iniziative nei confronti del Ministero degli interni, sia per elevare a rango dirigenziale alcuni commissariati della nostra regione, soprattutto quelli collocati lungo la fascia costiera, sia per chiedere anche un potenziamento dell'organico delle forze di polizia dove le esigenze maggiormente lo richiedono, oltre a favorire un coordinamento tra le varie forze, proprio per combattere in maniera più efficace ed efficiente i fenomeni di delinquenza che anche in questa nostra regione purtroppo registriamo.
E' quindi stato fatto uno sforzo per recepire i contenuti delle diverse mozioni. Ovviamente la risoluzione risente del fatto che le mozioni erano state presentate oltre un anno fa, da allora ci sono stati anche sviluppi positivi, come il convegno regionale sui temi della sicurezza promosso dalla Giunta regionale a cui tutte le forze politico-istituzionali hanno partecipato, ci sono state proposte di legge nel frattempo presentate, che ci auguriamo possano essere discusse più rapidamente possibile da questo Consiglio e definitivamente approvate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Come gruppo di Forza Italia siamo d'accordo su questa risoluzione, però ci sia permesso di fare alcune considerazioni su questo argomento.
Purtroppo è stata motivo anche di campagna elettorale con propaganda e demagogia questa tematica che sta molto a cuore non solo agli italiani ma anche ai marchigiani. Dobbiamo quindi fare alcune considerazioni e precisazioni. Già in passato, a mezzo stampa, prima il sottosegretario Brutti, poi il ministro Bianco, quindi lo stesso parlamentare di Alleanza nazionale Giulio Conti avevano dato assicurazioni sul passaggio alla classe A di diversi commissariati delle Marche. Questo non significava la risoluzione di tutto il problema, ma, in un argomento molto delicato e importante che sta molto a cuore alla popolazione, indica la superficialità con cui la tematica viene affrontata dai politici di turno.
Come Forza Italia condividiamo la risoluzione unitaria, ma facciamo presente al Presidente della Giunta che queste mozioni giacciono sul suo tavolo, la prima dal 13 settembre 2000 e l'altra dal 10 novembre 2000. Da quel momento solo oggi quest'aula, dopo tanto tempo riesce a parlare di questa problematica. Ciò mi preoccupa circa la sensibilità della Giunta e della maggioranza nel dare risposte precise su questa argomentazione. Non vorremmo che anche per il futuro succedessero queste cose come per il passato.
Avrei gradito che lei oggi, come Presidente della Giunta ci avesse fatto una relazione sullo stato della situazione dei vecchi documenti, ma purtroppo da notizie che ho assunto a livello ministeriale la situazione dei commissariati è attualmente in fase di stallo. Significa quindi che la Giunta ha fatto ben poco su questo argomento ed è stata ben poco incisiva.
Per quanto ci riguarda, una volta approvato questo documento, come stiamo facendo in questi giorni ci attiveremo affinché venga data una chiara soluzione a questa problematica, e faremo la nostra parte.
Rivolgo un rimprovero ulteriore al Presidente e alla sua maggioranza: durante la campagna elettorale per le regionali il nostro candidato Presidente on. Maurizio Bertucci, non solo era determinato e aveva idee chiare su questo argomento, ma è stato deriso da gran parte dei partiti e dai rappresentanti della maggioranza perché voleva fare un assessorato alla sicurezza. Ebbene, non solo oggi noi non abbiamo un assessorato alla sicurezza ma abbiamo una situazione di stallo che nulla ha portato in questo periodo.
Non vorrei che ci trovassimo nella stessa situazione dei vigili del fuoco di Visso: infatti abbiamo presentato un'interpellanza su questo argomento con il collega Grandinetti, dal Ministero è già arrivata una risposta mentre da parte della sua Giunta c'è un'assenza totale su questo problema. Non vorremmo che anche per quanto riguarda questo tema così delicato le notizie arrivassero prima dal Ministero per via informale e poi da parte della sua componente.
Come se ciò non bastasse, la difficoltà che si riscontra in questa maggioranza sul tema della sicurezza riguarda il fatto che ci sono delle proposte di legge presentate, c'è stata una corsa prima dell'iniziativa che lei con la sua Giunta ha fatto, e anche il gruppo Ds ha presentato una proposta di legge, ma da quanto ci risulta tutto è bloccato in Commissione perché si attende di conoscere la proposta della Giunta. Se così è, si tratta di un fatto gravissimo, di una inadempienza che il Presidente con la sua maggioranza non riusciranno a colmare. Bene ha fatto il Consiglio regionale a predisporre una risoluzione unitaria, che è un segnale forte da dare all'esterno, ai cittadini marchigiani. Non bisogna però abbassare la guardia e cullarsi sugli allori dicendo frasi banali come spesso si sente dire, tipo "oggi governate voi, le risposte le dovete dare voi", perché quando si fanno queste affermazioni ci si deve ricordare chi governava ieri e chi amministrava ieri. C'era un ministro che si chiamava Bianco e che non è riuscito a dare una risposta. Ci auguriamo che l'attuale ministro Scajola riesca a dare quelle risposte positive o negative che esse siano, ma è importante avere elementi su cui lavorare con la massima chiarezza e trasparenza.
Il gruppo di Forza Italia voterà quindi questa proposta di risoluzione così come è stata presentata, ma ci sia consentito di dire un'ultima cosa. Facciamo appello al presidente del gruppo Ds affinché si adoperi anche lui perché si riesca ad avere una legge regionale su questa materia molto delicata e sentita, senza aspettare, come abbiamo fatto in alcune occasioni, la Giunta che arriva sempre in ritardo e blocca i lavori delle Commissioni. In IV Commissione abbiamo visto molte di queste cose. Chiediamo di essere più incisivi e di non fare soltanto propaganda politica. La nostra riflessione non è propaganda politica, è una denuncia che facciamo, perché dopo un anno e mezzo o due in cui questo problema è stato all'ordine del giorno, il Presidente D'Ambrosio non è stato e non è in grado di dare una risposta chiara e precisa ai propri concittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Sul tema della sicurezza An è stata sempre molto attenta e propositiva, perché troppo spesso il tema è stato trascurato o sottovalutato, anche nel nostro territorio, un territorio certo non esposto a fenomeni di criminalità organizzata così gravi e diffusi come in certe parti della nostra penisola, dove comunque il problema della sicurezza è molto sentito, perché abbiamo visto anche dai dati recenti forniti dal nostro distretto di Corte di appello come, soprattutto in tema di microcriminalità — che poi micro non è, perché è quella che tocca più da vicino le sensibilità dei cittadini marchigiani: furti, effrazioni, rapine — questi fenomeni abbiano avuto una crescita allarmante in questi ultimi anni.
An è stata la prima forza politica a impegnarsi su questo tema, lo ha fatto a livello nazionale e a livello locale. Ha anche partecipato all'iniziativa che è stata già ricordata dai colleghi che mi hanno preceduto, quella che la Regione ha voluto su questo tema, la "due giorni sulla sicurezza". Lo ha fatto con contributi positivi e anche ai più alti livelli, perché il rappresentante del Ministero presente è stato proprio l'on. Alfredo Mantovano, presidente di An e sottosegretario del Ministero degli interni. Questo proprio per sottolineare la sensibilità della nostra parte ma dell'intera Casa delle libertà su questo tema, un tema che deve essere affrontato con grande serietà e grande attenzione da parte dell'istituzione regionale chiamata sempre di più a svolgere un ruolo e un compito diretto su queste problematiche.
La grande discussione è sul tema della polizia locale e delle funzioni di integrazione che può svolgere, in certi momenti di prevenzione soprattutto, perché quando si è nell'immediatezza di fatti, quando si è vicini ai territori più esposti, ai quartieri più a rischio, si riesce con la sola presenza a mettere in campo un deterrente forte per la prevenzione dei reati di microcriminalità che sono quei reati che rendono ancora più forte l'allarme e la preoccupazione delle famiglie e dei cittadini.
Abbiamo forse per primi parlato di "polizia di prossimità": significa una presenza in grado di raggiungere le parti di territorio più esposte, le zone più sensibili. "Polizia di prossimità" deve essere anche un obiettivo raggiungibile attraverso la sinergia delle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, vigili urbani). Tutto questo è patrimonio di discussione, finalmente, anche della Regione Marche, ne abbiamo fatto oggetto anche di proposte concrete, indicazioni fattive. Oggi giungiamo in aula con documenti forse datati, però li abbiamo rinnovati per quanto riguarda i contenuti di fondo, con la proposta di risoluzione che unitariamente le forze presenti in Consiglio regionale hanno elaborato, una proposta di risoluzione che tocca in maniera anche puntuale quelle che sono state le linee di fondo scaturite dai dibattiti nazionali e locali sul tema.
La cosa più importante da sottolineare è a mio avviso anche il potenziamento dei presidi di polizia giudiziaria e delle forze dell'ordine sul territorio. E' un fatto incontrovertibile che vi sono territori rimasti, come piante organiche, come classificazione, come rango, agli anni '50-'60 quando le dinamiche sociali e lo sviluppo di quei territori hanno fatto sì che ci fosse ben altra esigenza e ben altro bisogno per quanto riguarda, anche quantitativamente la presenza fisica delle forze dell'ordine. Mi riferisco ai commissariati delle zone della costa, da Fano a Senigallia, a San Benedetto, passando per Civitanova Marche, un commissariato che non è dirigenziale, è un commissariato che ha difficoltà anche a espletare le turnazioni ordinarie di presenza di pattuglie mobili nel territorio, un commissariato che deve essere per forza di cose rafforzato.
Questo è il primo punto: il rafforzamento della presenza delle forze di polizia nel territorio.
Il secondo punto è l'incentivo che anche al personale deve essere dato. L'attuale Governo di centro-destra ha già fatto la sua parte, seppure in maniera non completa, aumentando anche le indennità previste per le forze di polizia. Continuerà a farlo, perché incentivare personale così esposto è altro passaggio importante.
Il terzo punto riguarda il coordinamento delle forze di polizia, che può essere attivato già con gli strumenti presenti. Vi è un comitato per la sicurezza che, presieduto dal prefetto, si riunisce, ma deve essere un comitato con poteri effettivi, in grado di garantire un minimo di dialogo e di rapporto, di relazione tra tutte le forze che possono invece essere, fino ad oggi, in difficoltà quando si tratta di coordinare certi interventi.
L'ultimo punto è sicuramente quello degli interventi e riguardante la necessaria azione legislativa di modifica delle leggi che sono poco efficaci per quanto riguarda non solo la parte della prevenzione, sulla quale abbiamo speso il ragionamento fin qui effettuato, ma anche quella della repressione. Parlo delle leggi più importanti in tema di lotta alla prostituzione e all'immigrazione clandestina. Dalle parole del sottosegretario Mantovano abbiamo riscontrato grande attenzione su questi temi, vi saranno anche proposte di modifica di leggi che il Parlamento porterà avanti nella discussione più ampia e più costruttiva possibile e auspicabile. Certo è che questo è compito del Parlamento centrale. Noi, come Regione, potremmo impegnare tutte le forze politiche, il Governo e le altre forze presenti in Parlamento, affinché questi processi possano essere portati a compimento e affinché il tema della sicurezza sia sempre il tema centrale per quanto riguarda l'impegno istituzionale, parlamentare, di Governo nazionale, ma anche dei territori e perciò delle loro istituzioni rappresentative.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La questione merita qualche parola. Anzitutto di soddisfazione perché il Consiglio regionale parla di ordine pubblico. Ricordo che mesi fa fu discussa una mia interrogazione in materia di un grave episodio di intolleranza politica e di turbativa dell'ordine pubblico e mi si disse che la regione non aveva competenze dirette in materia di ordine pubblico. Certo, però ha un interesse politico a tutelare quello che per i cittadini è un bene primario e quindi ne parliamo. Nel merito è sicuramente un bene che si arrivi a una proposta di risoluzione unitaria, anche se mi sembra che uno sforzo per parlarne in maniera un po' più approfondita e non voglio dire informata, ma ponderata, avrebbe potuto essere fatto.
Della mozione che, proposta dai colleghi della sinistra, ha avviato questa odierna discussione, va rilevato che il problema del rango dirigenziale dei commissariati c'è, perché è vissuto come un problema anche di riqualificazione, di riconoscimento di un difficile lavoro da parte degli operatori delle forze di polizia. Va anche detto che esistono situazioni come Falconara dove, con 30.000 abitanti e un problema di tensione criminale molto superiore a quello che si ha in centri di 40.000 abitanti ma più tranquilli, non c'è neanche il commissariato, né di rango dirigenziale né di altra natura. Peraltro è evidente che sulla soluzione del problema dell'ordine pubblico, con il potenziamento dell'organico della polizia, tutti sono d'accordo e nessun pensa che sia la strada, perché tutti lo chiedono. Lo sforzo politico dovrebbe essere diretto, e credo che la Regione, più che andare a spezzare una lancia per la richiesta, non voglio dire corporativa o localistica di potenziare le strutture qui, avrebbe dovuto spezzare una lancia per l'adozione di scelte politiche che possano dotare il sistema di repressione della criminalità di strumenti più efficaci per intervenire.
Il problema delle forze di polizia non è risolvibile con riferimento alla centrale operativa, anzi nella risoluzione unitaria il riferimento alla centrale operativa unica è fortemente allarmante, perché al di là del bel riferimento affettuoso alle sinergie, alle collaborazione, nel concreto della situazione italiana vorrebbe dire subordinare l'azione di intervento dei carabinieri a un coordinamento della polizia o viceversa, il che, al di là dei rischi di guerra civile che ciò comporterebbe, è sicuramente un passo indietro rispetto a quella che ritengo sia l'esigenza della specializzazione delle forze di polizia e della ripartizione dei compiti nella repressione criminale.
Un esempio. La carenza degli organici in Italia sulle forze dell'ordine non è tale in sé; la dotazione di forze di polizia è più alta di quella che c'è in un Paese come la Francia con popolazione pari. Il problema è che in Italia le forze di polizia sono dei jolly chiamati a svolgere i compiti più disparati, ed è un enorme spreco. Alcuni giorni or sono un tenente dei carabinieri è venuto a fare una notifica per il tribunale della libertà a casa, ed è evidente che se le notifiche le fanno i messi di conciliazione o i messi comunali si liberano risorse preparate, addestrate e qualificate per compiti più importanti, lasciando quelli meramente esecutivi a persone che non hanno lo stesso addestramento. E' uno spreco di risorse preparare un investigatore e fargli raccogliere denunce di smarrimento del documento o cose di questo tipo. In questo sarebbe stato bello che la maggioranza avesse riconosciuto la fondatezza e giustezza del provvedimento del Governo in questo senso.
Altra cosa che sicuramente va valutata è che l'agente di prossimità, il vigile di quartiere o l'agente di quartiere, non può non essere visto se non in stretta collaborazione con una magistratura di pronta repressione della criminalità di strada, perché poi c'è una sfasatura tra i tempi della repressione del reato di strada che spesso è di flagranza, e i tempi del processo che se non in primo, in secondo grado slittano di anni. Allora, la creazione di corti specializzate monocratiche per la repressione della criminalità da strada, che giudicano magari con sconti di pena ma in tempi rapidissimi entrambi i gradi di merito, servirebbero sia a dare certezza della pena, sia a dare correlazione da un lato all'azione di polizia e al processo criminale, dall'altro a quelli che sono i tempi di esecuzione, perché è pazzesco che ci si trovi ad avere una custodia cautelare limitata per legge, e giustamente, a sei mesi ante giudizio e sei mesi in secondo grado, quando poi gli appelli, in un anno, credo che nessuno li abbia mai visti.
Una forte specificazione dei ruoli fra investigazione, ordine pubblico e attività processuale. Ricorderà il Presidente, che ha fatto un magistrato che c'è un rovesciamento completo dei ruoli: nel vecchio rito ante 1989 la polizia faceva le indagini, le trasmetteva raramente al pm in istruttoria sommaria, spesso l'istruttoria era formale, poi le indagini fatte dalla polizia venivano portate in aula dal pm. Oggi avviene il contrario: le indagini le coordinano i pm, in aula ci vanno i marescialli dei carabinieri e gli ufficiali di polizia di Stato che fanno i procuratori onorari, il che è pazzesco, perché poi a indagare sono venti togati. Va ricostruita la ripartizione della competenza dell'indagine, perché è lì e non sull'attività di ordine pubblico che c'è la strozzatura: il racket, l'usura non si risolvono con le pattuglie ma con l'investigazione. Il furto domiciliare non si reprime arrestando il ladruncolo che si arrampica, ma andato a colpire i ricettatori, perché poi vi sono pochi canali attraverso cui affluiscono tutti questi passaggi.
L'ultima cosa, sempre ritenendo che lo sforzo di un'assemblea politica non dovrebbe essere di fare rivendicazioni parasindacali, ma di offrire soluzioni politiche: tutte le nostre mozioni indicano quali momenti di accelerazione, quali volani della criminalità diffusa l'immigrazione clandestina e la prostituzione. In questo senso credo che una riflessione da parte anche di questo Consiglio regionale sulla opportunità di dichiarare o di prendere atto del fallimento della legge sulla chiusura delle case di tolleranza, visto che il fenomeno non è stato abbattuto, che è aumentata sia la prostituzione che l'impatto dei reati ad essa connessi, sicuramente sarebbe uno sforzo di sincerità e maturità.
Forse non era questa la sede, sicuramente tutti siamo d'accordo nel chiedere più forze di polizia, ma al di là di questo credo che la politica abbia come compito primario il dare a queste forze di polizia, eventualmente potenziate, gli strumenti giuridici per rendere la loro azione effettivamente efficace.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Noi avevamo svolto, come Consiglio, un approfondito dibattito e gli interventi che ci sono stati riaprono una questione che già avevamo affrontato e sulla quale anch'io, adesso, mi soffermerò più puntualmente. Voglio solo far rilevare che su questa problematica stupisce l'intervento di Forza Italia che si richiama a demagogia e a propaganda elettorale su un tema che è stato centrale della campagna elettorale per le politiche. Il Polo ne ha fatto il centro della sua battaglia elettorale, supportato dai mass-media, dal sensazionalismo intorno ad avvenimenti delittuosi ad un clima di diffusa insicurezza e poi di punto in bianco, dopo le elezioni politiche si ha un altro clima in cui i fenomeni, magari, aumentano anche grazie alle non scelte del Governo di centro-destra, però c'è un silenziatore sulle problematiche della sicurezza. Circa quei manifesti "città più sicure" che ci aveva promesso il buon Berlusconi, fra le tante, a distanza di tempo vediamo che non ci sono provvedimenti che garantiscono una maggiore sicurezza, ma anzi provvedimenti come quello sull'immigrazione, che a nostro avviso determineranno condizioni di clandestinità e di insicurezza maggiori rispetto alle leggi che il Governo dell'Ulivo aveva preso.
Sappiamo bene che su questa tematica c'è attenzione, e giustamente, che c'è un mutamento della criminalità che oggi è difficilmente prevedibile in quanto a modalità di aggressione e aree di insediamento sul territorio e che la sua compenetrazione è sempre più tangibile e ha concause sociali. Sono questi i fattori che determinano una nuova, forte richiesta di protezione da parte dei cittadini. Questioni come l'immigrazione, la prostituzione, l'emarginazione, la droga, la microcriminalità e il difficile rapporto tra il cittadino con il territorio, alimentano nella percezione collettiva un'idea di insicurezza che richiede non solo un adeguato e partecipativo intervento delle istituzioni, ma che coinvolge — e questo è un capitolo che la destra non accenna minimamente — le politiche sociali, di sviluppo del territorio e di prevenzione.
Noi riteniamo che questo è un tema importante anche per il tipo di crescita delle città, perché laddove questa richiesta dei cittadini rimanesse inevasa, rischierebbe di accrescersi la sfiducia verso le istituzioni e crescere contemporaneamente l'intolleranza generalizzata verso i soggetti sociali considerati potenzialmente artefici della diffusione della criminalità o microcriminalità.
Per noi è stato importante affrontare queste tematiche, perché significa avere capacità di dare risposte che non siano le ricette autoritarie, intolleranti e financo razziste che invece la destra cerca di propinare e che non risolvono il problema, ma invece un'azione integrata, basata sull'integrazione tra le azioni delle forze di polizia, il sistema giudiziario e le politiche sociali e di sviluppo del territorio. Questo è quello che dobbiamo sviluppare quando parliamo di sicurezza.
Il problema della sicurezza, ormai è assodato, non è un problema che viene appaltato alle forze di centro-destra come qualche intervento ha voluto ancora una volta sottolineare, ma è un problema più generale proprio per i riflessi che ha nella società, per cui è un problema sul quale le soluzioni sono soluzioni che divergono e che fanno anche la differenza fra le politiche del centro-destra che sono fatte di annunci e di provvedimenti che non risolvono il problema, e le politiche del centro-sinistra che cercano di capire i fenomeni e di intervenire per rimuovere le cause che determinano quei fenomeni.
Noi dobbiamo non accettare la logica che bisogna accentuare per forza e solamente i caratteri repressivi della nostra società, per cui l'accento che poniamo è un accento che va posto sulle politiche sociali che consentono ai fattori generativi del fenomeno di devianza un intervento concreto ed efficace e sulla qualità della vita urbana. E' sul dimensionamento delle nostre città che si gioca insieme la partita della crescita civile e della sicurezza, per cui non è indifferente alla tematica della sicurezza la tematica dello sviluppo della città pensata a misura dei bambini, degli anziani, delle persone non solo normodotate, per cui riappropriarsi degli spazi della città, spazi per fare esperienza, per relazionarsi al contesto sociale. E quando parliamo di sicurezza e di sviluppo, ad esempio nella nostra regione, non possiamo non parlare di queste problematiche, altrimenti ci avvieremmo solamente a delle scorciatoie che non ci porterebbero da nessuna parte in quanto non risolverebbero il problema.
Bisogna sviluppare tutta una politica di prevenzione, di collaborazione tra i Comuni, le forze di polizia, in una politica appunto di prevenzione efficace. Di questo abbiamo anche parlato nella conferenza sulla sicurezza, dove Forza Italia non ha portato nessun contributo, perché ancora una volta ha disertato quei lavori, in una scelta miope e non condivisibile, tanto è vero che nello stesso Polo vi sono state altre forze che hanno partecipato e hanno dato un contributo a quei lavori, perché quella era la sede per far fare un salto di qualità rispetto ai bisogni e all'azione che la Regione doveva portare avanti nelle Marche, adeguando gli strumenti legislativi.
Noi abbiamo delle leggi che si occupano di questa problematica, dobbiamo oggi adeguarle alla luce dei lavori della conferenza regionale sulla sicurezza che vi sono stati, pertanto la Giunta sta predisponendo misure, sulla base di quei lavori, concertati anche per superare livelli di non comunicazione sulle politiche della sicurezza che sono state portate avanti dai vari livelli istituzionali. Modernizzare le istituzioni significa anche metterle in rete, significa anche collaborazione, significa anche cabina di regia per cogliere insieme degli obiettivi condivisi.
C'è quindi stato un lavoro di confronto e di coinvolgimento della società marchigiana serio, che il Governo regionale ha fatto, che non si affida agli annunci e agli slogan come in altre parti è stato fatto, in riferimento alle nuove polizie regionali, tutti slogan che poi non hanno portato niente. Sono anni che si sta discutendo anche di altre forme di prevenzione riguardo ai vigili di quartiere e quant'altro. C'è quindi stato un livello di ampi coinvolgimento della società marchigiana che oggi si deve tradurre nell'adeguamento di uno strumento legislativo che la Giunta regionale presenterà.
Ma di tutto questo abbondantemente abbiamo parlato, c'è stato un confronto, oggi presentiamo una risoluzione per sollecitare il Ministero degli interni a promuovere a rango dirigenziale i commissariati. Vi è una oggettiva difficoltà perché non basta la promozione al rango dirigenziale che può avvenire, ma se a questa non si unisce un provvedimento parallelo di potenziamento dell'organico e non di trasferimento da una sede ad un'altra, dal capoluogo di provincia al commissariato costiero non avremo risolto il problema.
E allora, siccome ricordo le strumentalizzazioni politiche che sono state fatte su questa problematica da parte del Polo — e sul tema della sicurezza c'è stata una demagogica campagna elettorale — oggi che il Polo governa chiediamo conto di provvedimenti concreti, non di auspici. Se quello era un tema centrale, vogliamo capire perché questi commissariati non possano al rango dirigenziale, perché non si incrementano gli organici se c'è bisogno. Questa è stata materia di campagna elettorale demagogica, di promesse: oggi dovete fare i fatti. Noi chiediamo al centro-destra di fare fatti, non di votare auspici. Ormai è passato un lasso di tempo tale, che bisogna andare a verificare quello che di concreto è stato fatto, altrimenti sono state fatte promesse a vuoto agli italiani e bisogna prendere atto che c'erano difficoltà di ordine generale. Pertanto questa tematica è stata utilizzata in campagna elettorale, ma non vede atti conseguenti. Per cui è giusto che noi chiediamo conto al centro-destra di quello che si fa sulla materia della sicurezza per quanto riguarda problemi specifici, cioè l'aumento degli organici dei commissariati della costa. E' un auspicio al Ministero, ma è chiaro che se rispetto a questo non verranno risposte concrete e positive ci sarà una responsabilità politica rispetto a chi se ne è fatto bandiera in campagna elettorale e poi, andando al Governo, non riesce a dare concretezza alle promesse che ha fatto, che in quel caso non erano promesse ma erano inganni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Il "grande" Giulio Silenzi ci ha dato oggi una lezione di assoluto e relativo. Mi spiego.
Caro Silenzi, proprio lei in quest'aula disse solennemente "voi fate l'opposizione, noi facciamo la maggioranza", cioè voi legiferate.
Le spiego il concetto di assoluto e relativo e le spiego quali sono gli strumenti legislativi che portano all'atto conclusivo e di sintesi sulla sicurezza.
La sicurezza non è un fatto impositivo così come lei in aula oggi ce l'ha proposta, ma una cultura. Se noi non spieghiamo a chi deve apprendere e se non li conduciamo al concetto di sicurezza e di libertà...

GIULIO SILENZI. Ditelo a Bossi.

UMBERTO TRENTA. Proposta di legge n. 1 sulla famiglia, ancora non calendarizzata. Proposta di legge n. 41. Proposta di legge n. 44. Proposta di legge n. 30. Caro Silenzi, chi fa demagogia siete lei e quella parte politica che lei crede di rappresentare.
Qui c'è in gioco il concetto della società, caro Giulio Silenzi che lancia il sasso e nasconde la mano. Come l'ho ascoltata io attentamente, si metta nel suo scranno e mi ascolti: questa è educazione alla libertà... (Interruzione). Eh no, parlo a lei. Il Presidente prende atto di queste cose.
E' il concetto di società che è in gioco, e vengo all'ultima risoluzione del Papa, al monito sulla famiglia e sul divorzio, quindi vengo a spiegare un pensiero chiaro: quando manca il concetto della famiglia manca lo strumento sociale di riferimento. Lì si capisce e si educa alla non violenza, alla cultura della pace di cui tanto parlate e demagogicamente, poi, riferite e non riuscite a produrre atti concreti di legge. Siete inadempienti.
La sinistra e il disagio sociale. Lo strumento sociale che voi proponete è: Global Genoa Service, Social Forum, ecc. Guarda caso, i nostri "cattolici ad intermittenza" — guardate come sorride Luchetti: è l'anima della verità, lui sorride di questa sua purtroppo forzata appartenenza a questa maggioranza sbrindellata e demagogica, Avenali...

FERDINANDO AVENALI. E' libero...

UMBERTO TRENTA. E' libero secondo condizione: fa riferimento al suo Presidente D'Ambrosio e questo è giusto, e aspira giustamente a diventare futuro assessore. E noi, su questo viviamo il travaglio regionale.
Ti parlo del dono della vita, Giulio Silenzi: questo ci accomuna veramente tutti, questo è un valore assoluto, come assoluta è la libertà che non si tramuta in un atto di legge sulla sicurezza.
Abbiamo assistito all'assoluto silenzio del sindacato per cinque anni; improvvisamente la "triplice", con il tuo segretario della Cgil, ci fa sapere che "siamo forti contro l'art. 18". Quella è demagogia! E' incitazione, istigazione alla violenza, per poi poter parlare di giusta repressione. E allora la repressione significherà "Ecco i fascisti della destra! Ecco i neonazisti! Ecco coloro che impongono con la forza quello che non nasce da un concetto di società diversa e libera". Voi avete bisogno di questi concetti, Silenzi.
Il nostro presidente di gruppo Giannotti ti riferirà poi perché Forza Italia è stata assente a quei lavori strumentali. Noi in campagna elettorale giustamente parlavamo di "regione sicura". Per quanto riguarda la cultura sugli immigrati non dovete essere così demagogici, dovete capire cosa significa l'esigenza di chi — "mare Adriatico, mare di pace" — viene qui dall'altra parte indotto in cellule e in centri sociali. Lo dico a te Giulio, ti parlo da amico affinché di queste parole tu faccia tesoro e le produce in atti concreti che devono diventare non proposte di legge che fa un'opposizione che non può legiferare. Dovete avere il coraggio di prendere atto che la nostra cultura della società è qualcosa che piace anche a te, di cui parli, e saresti orgoglioso di venire di qua e di sposare questi concetti. Fate queste leggi, abbiate il coraggio di approvarle, poi parleremo del vigile del quartiere che è conseguenza, ma è il relativo. Io, oggi, ti ho parlato di assoluto e mi auguro che la tua coscienza, il tuo cuore, la tua intelligenza abbiano capito questo. Dopodiché, ai "cattolici ad intermittenza" fai dire se delle parole che ho detto le condividono qualcuna, le condividono in toto o per niente.
Lo dico all'assessore Spacca che ha la mia stessa matrice cristiana. Le dieci regole cristiane sono queste, per cui mi meraviglio di come tu possa ancora sostenere questa maggioranza. Con il cuore te lo dico, e ricordati che 15 siamo noi, 6 siete voi...

MARCO LUCHETTI. E "Trenta" sei tu.

UMBERTO TRENTA. E Trenta sono io. Ti ringrazio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. La prima affermazione che mi ero appuntato è che la sicurezza è un problema delicato, di alto spessore, non di uno schieramento ma di tutti i marchigiani. Poi ho ascoltato l'intervento di Silenzi e un po' devo cambiare, perché dal problema dei fatti si passa al problema delle polemiche. Dice un mio amico pescatore, quando interviene nelle polemiche, alla persona che gli sta davanti: "hai parlato sbagliato" e conclude con questa affermazione. Questa mattina Silenzi "ha parlato sbagliato", perché ha toccato un argomento che non andava toccato. Io non so se il centro-destra risolverà i problemi della sicurezza in Italia che sono molto complessi, ma spero di sì.
Cito un episodio: nella finanziaria quest'anno c'è il blocco delle assunzioni in tutti i settori, lo Stato non fa concorsi, l'unico aperto è quello relativo ai magistrati e alle forze dell'ordine. Lì la finanziaria ha fatto una deroga. Il che significa che su tutto un ambito di problemi il centro-destra cerca di trovare la soluzione.
Forse il centro-destra non ce la farà, io spero di sì, anzi sono convinto di sì: sul futuro possiamo ipotecare, per ora assai poco, ma sul passato il centro-sinistra ha fatto un disastro. Nei cinque anni di governo se l'è cavata malissimo e abbiamo i problemi. Qui abbiamo un confronto fra quello che è successo che è palmare — e così è stato per il centro-sinistra — e sulle ipotesi sul centro-destra, per essere prudenti anticipiamo che ce la metteremo tutta con i fatti, speriamo che dopo i fatti vengano anche i risultati.
Cito un ragionamento che ho avuto nel trasferimento in macchina da Ancona a Maiolati Spontini con il sottosegretario agli interni Mantovano, il quale è magistrato, persona sicuramente con principi di ordine, di efficienza, persona direi addirittura assolutamente pignola sui principi riguardanti l'ordine dello Stato e l'organizzazione della sicurezza sociale in questo campo della difesa della persona. Mantovano mi diceva questo: "Ho ascoltato dei sindaci, ho ascoltato persone qualificate della vostra regione, comprendo le preoccupazioni, poi il sindaco di Cupramontana mi ha detto abbiamo avuto un furto alla settimana a Cupramontana, è una cosa che si ricordano i vecchi avveniva nel periodo della guerra, poi non c'è stato più niente. Sono poi stato qualche giorno fa a Castellammare di Stabia e abbiamo un omicidio a settimana".
La cosa che può passare è che se noi entriamo nella mentalità che, siccome l'andazzo collettivo è di un certo tipo, le Marche sono sotto il livello medio rispetto alla pericolosità sociale, dobbiamo accettarlo. Questo è il problema. Noi, dal punto di vista del valore assoluto abbiamo livelli accettabili, dal punto di vista relativo abbiamo avuto un incremento della criminalità che è abbastanza diffusa, e sta passando il problema dell'insicurezza sociale, cioè del fatto che uno deve difendersi comunque perché non ci sono più le condizioni per la tranquillità, accettando di fatto la limitazione della nostra libertà, perché quando la criminalità comanda sul territorio il cittadino perbene deve fare un passo indietro e dire "devo mettere in conto che mi rubano dentro casa, che mi può accadere uno scippo, che mi rubino la macchina" — e parlo della microcriminalità — e qualche volta può succedere anche la rapina e di più. Non deve passare questo. La guardia alta di cui dobbiamo parlare nelle Marche è che non deve passare il problema che accettiamo questa condizione, quindi dobbiamo mettere in atto tutti quei provvedimenti in materia di pubblica sicurezza, quindi di forze dell'ordine, ma anche di controllo sociale del territorio affinché non si determini un clima in cui l'insicurezza è un dato accettato e dato per scontato. Le Marche, malgrado l'incremento dei reati è una regione ancora in buono stato rispetto all'Italia, ma rispetto ai decenni precedenti c'è stata una caduta pesante in cui centri a cui era sconosciuto qualsiasi tipo di fenomeno criminoso e l'intervento delle forze dell'ordine era richiesto per la lite nel condominio, per la discussione nel bar o perché era accaduto qualcosa più di protezione civile che di pubblica sicurezza, mentre adesso invece sono continuamente chiamare per problemi di pubblica sicurezza e di reati compiuti verso i quali si deve andare ad accertamenti che poi, nella maggior parte dei casi, non danno risultati oggettivi per la persecuzione dei rei.
Questo è il quadro, non facciamo polemiche sciocche fra centro-sinistra e centro-destra, io direi che è il caso di andare oltre, il centro-sinistra ha già dato, non è neanche da discutere, quello è stato. Speriamo di farcela noi, perché sarebbe assai triste che non ce la fa il centro-sinistra e, oggi, non ce la fa il centro-destra. Ovviamente il centro-destra cercherà di mettercela tutta per dare dei risultati e rispondere a delle aspettative che sono di tutti, sia dei cittadini di centro-sinistra che di centro-destra, cioè che sono più in generale di tutti i cittadini, di tutti i marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Colleghi, credo che questo dibattito che oggi teniamo in Consiglio rispetto ad una mozione unitaria che si è riusciti a determinare sia importante, ma vorrei sottolineare che noi abbiamo tenuto un convegno sulla sicurezza che purtroppo non ha visto la partecipazione di tutte le forze di questo Consiglio, ed è una riflessione che faccio oggi dopo aver sentito gli interventi delle varie forze politiche presenti in quest'aula, che dicono anche, come ha detto adesso Ciccioli, che su questo tema si potrebbe essere bipartisan, nel senso di vedere accomunate, come abbiamo fatto con questa mozione oggi, tutte le forze politiche.
Questa è una cosa di cui dobbiamo prendere atto e speriamo che in futuro tutti ci si comporti in questo modo.
Per entrare nel merito dei problemi credo che una considerazione preliminare vada fatta rispetto a come questo tema della sicurezza si sta ponendo nel nostro Paese. E' un tema classico per essere strumentalizzato nel momento in cui fa comodo strumentalizzarlo.
Perché dico questo? Perché dell'attenzione posta alla sicurezza alla vigilia delle ultime elezioni la minoranza ha fatto addirittura un cavallo di battaglia, e in certe regioni si sono addirittura avute delle manifestazioni di piazza, sollecitate da slogan che gli stessi politici animavano, che effettivamente non corrispondevano alla verità.
Se ricordate bene ci fu un episodio nel nord, allorché, alla diffusione della notizia di un fatto di sangue, la prima cosa che si ebbe fu la reazione di certe parti della Lega Nord che addirittura scese in piazza per protestare contro gli immigrati, e il fatto non consisteva in questa realtà in quanto l'omicida non era un immigrato ma un italiano.
Questa strumentalizzazione la dice lunga su come dobbiamo essere veramente seri rispetto a un tema come questo che attiene non solo a un fatto di civiltà e di cultura ma anche alla buona convivenza delle nostre comunità, sia a livello nazionale che locale. Quando parliamo della nostra realtà marchigiana, tutto sommato, se la paragoniamo ad altre realtà, possiamo andare fieri di una dimensione molto diversa rispetto ad altre realtà del Paese, e io credo che questo sia vero, però, nonostante tutto, debbo sottolineare che da un po' di tempo a questa parte — ma è un fatto leggibile e spiegabile — anche dalle parti nostre aumentano fenomeni di criminalità o di microcriminalità.
Questo evento, questo fatto è stato sottolineato più volte dal sindacato di polizia, il Siulp, che per più anni ha svolto in occasione della "Giornata della sicurezza", delle indagini, ha fatto degli approfondimenti sulla situazione marchigiana. Il Siulp ha messo in evidenza i pericoli che noi potremmo correre, soprattutto per un fenomeno che purtroppo dobbiamo registrare: la presenza nel nostro territorio di molti soggiornanti obbligati che automaticamente, di per sé e in parte fanno sì che ci sia un'"importazione" di malavita. Ma nonostante questi aspetti — e non voglio sottovalutarli — dobbiamo senz'altro dire che dalle parti nostre la dimensione della criminalità è evidentemente un fenomeno molto meno rilevante che da altre parti.
Ma la cosa che dobbiamo sottolineare proprio per la nostra tradizione culturale di comunità marchigiana, è che dobbiamo recuperare un atteggiamento e un approccio a questo problema della sicurezza, non solamente strumentale come qui qualcuno ha fatto, cioè sollecitando unicamente le problematiche della repressione attraverso le stesse forze di polizia. Tenete conto, tra l'altro, che il nostro Paese è quello che annovera il maggior numero di poliziotti e di forze dell'ordine rispetto agli altri Paesi d'Europa. Ma la cosa da rilevare è che i problemi della criminalità vanno affrontati anche sotto altri aspetti, come sottolineava il presidente del gruppo Ds Silenzi, il quale affermava che un approccio possibile può essere proprio quello di una attenta politica sociale, così come abbiamo fatto nel caso degli immigrati che ottengono nella realtà marchigiana una integrazione sicuramente più adeguata che da altre parti, una integrazione che consente il superamento delle difficoltà e delle frizioni che potrebbero crearsi nel caso di indigenza o di disperazione.
Ma voglio sottolineare un altro approccio, oltre a quello dal punto di vista sociale, che forse è altrettanto importante: quello della educazione alla legalità. Questo è uno dei messaggi che soprattutto il sindacato di polizia ci proponeva. Educare alla legalità i cittadini di fronte a un forte cambiamento della società di vita marchigiana, che sempre più assomiglia alle società del nord, alle società post-industriali, comporta la necessità di recuperare, da un punto di vista educativo, una dimensione forte di educazione alla legalità, di adesione dei nostri giovani alle istituzioni. In altri termini, recuperare un senso civico che diventa importantissimo per la collaborazione che i cittadini devono avere con le forze dell'ordine. Perché non ce lo diciamo apertamente? Fino a qualche tempo fa le forze dell'ordine erano viste in termini non positivi ma in termini di sospetto, in termini di paura e questa fino all'epoca del terrorismo è stata una realtà: il poliziotto era qualche cosa da cui guardarsi. Oggi non è più così ma dobbiamo fare passi in avanti, nel senso di recuperare quella solidarietà, anche comunitaria, che deve legare la cultura dei giovani, la cultura delle popolazioni alle forze dell'ordine, per fare in modo che sia il territorio stesso a fornire alle forze dell'ordine gli aiuti per affrontare i problemi della sicurezza.
Concludendo vorrei sottolineare che da più parti, in più occasioni abbiamo sottolineato come gli enti locali, qualche volta anche travalicando le loro stesse competenze vogliono interessarsi della sicurezza. Io dico qualche volta sospinti anche dalla moda della politica rispetto a un tema importante come questo. Ma venendo al concreto credo che la sinergia tra enti locali e forze di polizia la possiamo trovare attraverso cose concrete che dobbiamo svolgere, non solamente slogan. Quando si parla di atti normativi, di atti legislativi, di leggi bisogna poi spiegare come fare, come aiutare le forze dell'ordine a svolgere il loro compito, soprattutto ponendolo in termini di prevenzione. E questo può avvenire solamente attraverso una sinergia dovuta a uno scambio che può esserci tra forze di polizia, forze di sicurezza e istituzioni locali, cioè lo scambio di informazioni, lo scambio di conoscenza. Siccome l'ente locale, anche attraverso le proprie strutture ha una competenza della conoscenza di territorio, questo fatto deve essere messo a disposizione delle forze dell'ordine. E' questa l'affermazione che anche come Margherita abbiamo proposto al convegno. Su questo piano si deve svolgere una cooperazione, evitando al massimo una ingerenza di competenze. Non è possibile che le istituzioni locali diventino referenti della sicurezza, non è giusto e non è doveroso; ci sono le forze di polizia per questo e noi dobbiamo aiutarle. Questo è il nostro ruolo, sia in termini culturali sia in termini di conoscenza. E' chiaro che un coordinamento da questo punto di vista si impone, e noi dobbiamo fare del tutto perché questo diventi concreto.
Questo è fare un'azione positiva in termini di sicurezza. Smettiamola di correre dietro agli slogan, di sovrapporre la nostra posizione all'operatività delle forze dell'ordine che già fanno tanto; dobbiamo essere loro vicini proprio nell'aiutare questa azione che sicuramente da questo punto di vista ha un impegno crescente, anche nella nostra società.
Se riusciremo a fare questo faremo una cosa in positivo, se invece ci abbandoneremo a chiedere commissariati ecc., cose pur necessarie, sicuramente non saremo così efficaci.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che avremmo fatto meglio a richiamare i dati essenziali della discussione che abbiamo sviluppato qualche seduta fa. Ognuno si è divertito a esercitarsi in valutazioni le più strane possibile, credo che alcune cose è giusto siano richiamate.
La prima considerazione che a me sembra importante sottolineare è che nessuno può non constatare il fatto che la Regione Marche è assente sul piano delle politiche per la sicurezza. C'è un deficit culturale, di iniziativa, di proposta. Questo è un dato sul quale Silenzi si è trasformato questa mattina nel mago Silvan, con questa capacità prestigiativa di rilanciare una tematica che è tutta regionale, perché questo è nostro livello di responsabilità, sulle inadempienze del Governo Berlusconi. Silenzi può continuare in questo gioco all'infinità, nel dire "le cose nelle Marche non vanno, la colpa è di Berlusconi", ma io credo che questo gioco non lo porti lontano, perché la gente delle Marche non è gente cretina. E' un po' tarda sul piano della comprensione politica, arriva tardi ai processi di cambiamento, ma credo che siamo al livello giusto, cioè la prossima volta anche questo limite potrà essere superato. Quindi, un dato oggettivo è che rispetto a questo c'è una inazione, un vuoto di iniziativa da parte del Governo regionale. Ha fatto bene il collega Brini a dire "noi, non strumentalmente, avevamo posto questa come una delle principali emergenze delle Marche in campagna elettorale". Avevamo addirittura detto che in caso di affermazione avremmo affidato una delega particolare per la sicurezza, perché il problema della sicurezza è crescente nelle Marche. Chi vive nelle grandi città, chi vive nelle città maggiormente coinvolte dai flussi turistici, chi vive nelle cittadine ricche di questa regione sa quanto sia urgente un intervento adeguato su questo fronte.
Rispetto a questo limite dell'iniziativa noi abbiamo svolto un ruolo che ci è stato demandato dagli elettori: siamo il principale gruppo di opposizione, ci siamo fatti carico prima di chiedere, attraverso una mozione circostanziata, un dibattito in Consiglio regionale sui temi della sicurezza, in secondo luogo abbiamo cercato di incarnare alcune esigenze rispetto alle questioni da risolvere, con la presentazione di una proposta di legge. Quindi abbiamo chiesto di discutere, abbiamo proposto; non ci siamo limitati alla discussione ma abbiamo formalizzato, attraverso una proposta di legge, alcune cose che secondo noi potevano in qualche modo superare questa situazione di difficoltà.
Rispetto a questo, forse anche per liberarsi da questo grande senso di colpa, la Giunta non ha pensato altro che mettere in piedi una parata, come noi l'abbiamo definita. Sì Luchetti, una parata, perché se il convegno sulla sicurezza fosse stato la conclusione di un percorso non avremmo avuto nulla da obiettare e vi avremmo partecipato. Ma la conferenza sulla sicurezza non è stata la conclusione di un percorso, è stato il percorso. Cioè, è stato tutto quello che questa Giunta regionale ha saputo realizzare in sette anni. E allora, una società che opera nel campo della comunicazione avrebbe potuto benissimo organizzare un'iniziativa quale quella che è stata organizzata dalla Giunta. L'unico dato di diversità è che a questa iniziativa ha partecipato qualche esponente politico, alcuni forse per scimmiottare i partiti più grossi della propria alleanza, altri per motivi che non riusciamo a capire, altri perché, magari, erano stati in qualche modo spiazzati dalla presenza del sottosegretario, legittima, e quindi avevano la necessità di onorare. Magari non si sono chiesti perché il ministro degli interni, che pure era stato invitato, ha declinato l'invito. Ma a parte questo, quello è stato il percorso: non c'era niente prima e non c'è niente dopo, secondo i tempi che ai nostri concittadini dobbiamo dare, al punto che oggi ci si dice "è vero, ci sono due proposte di legge, una presentata da Forza Italia un anno fa, una presentata dai Democratici di sinistra tre giorni prima della conferenza — questa concomitanza è quanto mai sintomatica — la Giunta sta lavorando". Facciamo a capirci: questo lavoro dell'Esecutivo, in cosa consiste? Io non vedo proposte di legge, non vedo atti amministrativi. Debbo pensare che tutto lo sforzo, tutto l'impegno sia destinato alla gestione degli affari correnti. Questa è una Giunta senza idee, una Giunta senza avvenire. L'abbiamo detto e lo ripetiamo. Voglio augurarmi che anche su questo piano non si debba aspettare all'infinito la declinazione di una proposta, perché il ruolo politico dell'Esecutivo è questo, non è quello di organizzare convegni e manifestazioni, spendendo fra l'altro male i soldi della comunità. Il ruolo dell'Esecutivo è quello di dare delle indicazioni sul piano della proposta, sul piano delle scelte. E nessuno può sentirsi soddisfatto — credo che i cittadini marchigiani non lo siano — del fatto che D'Ambrosio ha detto alla Rai o scritto su un giornale che "la Regione Marche è contro la polizia regionale" — anche questo è un luogo comune — senza che per un attimo ci si sia messi attorno a un tavolo a discutere di questo problema.
Questo è il quadro, questo è lo stato dei fatti rispetto al quale noi ci collochiamo. Tutto il resto è aria fritta che serve per giustificazionismi che credo siano inutili, sia rispetto a noi sia rispetto alla stampa che ha l'onere di dover registrare i nostri punti di vista.
Espresso questo giudizio, qual era la materia? C'erano due mozioni, una di Forza Italia e una dei Democratici di sinistra. Dal dibattito emergono anche differenze più profonde, sostanziali rispetto a queste tematiche. Il nostro consenso ad una risoluzione unitaria si è costruito sulla consapevolezza che ci sono alcuni ritardi tutti marchigiani, quindi estranei alla polemica nazionale, che in qualche modo, grazie all'unità politica di questa regione possono essere affrontati e forse sciolti con un certo anticipo. Sono i temi del potenziamento degli organici delle forze di pubblica sicurezza e del coordinamento; sono i due nodi di fondo rispetto ai quali possiamo e dobbiamo operare, rispetto ai quali la Regione può svolgere un ruolo importantissimo. E infatti, almeno la nostra proposta di legge in qualche modo recupera questo aspetto del coordinamento delle forze di polizia, del rapporto sinergico che deve attivarsi fra la polizia di Stato e la polizia municipale, tutta una serie di iniziative che vanno in questa direzione.
E allora, abbiamo messo da parte il nostro orgoglio e abbiamo accettato di proporre una risoluzione che recupera alcune questioni fondamentali, quelle dell'adeguamento degli organici nel territorio regionale, del riequilibrio, togliere dove non serve e mettere dove serve, potenziare le città che hanno veramente una situazione di emergenza, chiedere e pretendere non i commissariati. Capisco questa difficoltà della Margherita, di trovare una collocazione fra i due grandi poli, però non si possono banalizzare come ha fatto oggi il consigliere Luchetti, le posizioni legittime espresse in quest'aula dalla Casa delle libertà e dai Democratici di sinistra, per esempio, rispetto al potenziamento dei commissariati di Civitanova, di Fano. Una serie di strutture in zone critiche della regione rispetto alle quali c'è una sensibilità popolare largamente acquisita, un lavoro già iniziato. Su questo, un cambiamento può essere in qualche modo paventabile in tempi brevi.
Così come rimango esterrefatto da questa posizione che lei ha espresso, consigliere Luchetti, sull'estraneità che le istituzioni dovrebbero avere rispetto alle politiche per la sicurezza. Io credo invece che un rapporto, un ruolo le istituzioni possono ritagliarlo, perché sono il monitor della realtà sociale di quella città, di quel paese, quindi sono lo strumento che, attivato in maniera giusta, può consentire interventi di prevenzione e di lotta alla sicurezza molto più concreto.
Il senso della nostra adesione, il nostro voto, il desiderio, la volontà di arrivare a un pronunciamento unitario vanno tutti in questa direzione: dare un contributo concreto su cose molto limitate perché si cominci ad affrontare questo problema.
Ci siamo permessi di avanzare una proposta emendativa alla risoluzione, cioè di chiedere che si prenda atto che ci sono due proposte di legge e che il Consiglio si impegni a discuterle quanto prima, altrimenti, anche qui, il rischio è quello di un discorso fine a se stesso. Nella stesura della risoluzione oltre ai sindaci, ai prefetti e ai questori metterei anche i comandanti dei carabinieri, perché purtroppo c'è ancora questo aspetto dualistico fra le forze dell'ordine, quindi non vorremmo offendere alcuno. Rispetto a questo, i fatti.
Chiudo brevissimamente, perché si è detto già tantissimo. Silenzi, ti ho paragonato al mago Silvan: tu sei così bravo a truccare le carte. Governare una Regione significa esercizio di una responsabilità che non mi sembra sia svolta compiutamente né dalla Giunta né dai gruppi di maggioranza. Per quello che ci riguarda invece, siccome un minimo di sensibilità rispetto ai problemi della gente ce l'abbiamo, abbiamo attivato anche noi sollecitazioni rispetto al Ministero degli interni affinché alcuni nodi possano essere risolti, e per esempio io sono contento di poter dire, grazie alle informazioni che il nostro segretario ha acquisito nella mattinata, che è in via di risoluzione il problema del potenziamento della questura di Ascoli, una delle questioni più attese, è in via di risoluzione il problema della scuola di Senigallia, un'altra delle questioni largamente discusse in questi giorni, e il comitato ristretto nominato dal ministro per una valutazione del ruolo dei commissariati ci risulta ha concluso giorni fa il proprio lavoro e lo ha sottoposto all'esame del ministro. In questo modo crediamo di aver dato il nostro apporto a questa opera di sollecitazione.
Il valore più importante di questo dibattito e del documento è un pronunciamento, una sollecitazione unitaria autorevole, che questa mattina noi facciamo affinché il Governo regionale faccia il proprio dovere, quindi si occupi di questa materia, e il Governo nazionale rispetti gli impegni che ha assunto rispetto alle istituzioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Il nostro gruppo voterà la mozione perché essa dà un segnale di impegno, in continuità con la conferenza regionale sulla sicurezza svolta ad Ancona ed organizzata dalla Giunta regionale. Tuttavia il dibattito, soprattutto con le posizioni della destra risente di una concezione che riferisce la sicurezza ad un esclusivo problema di ordine pubblico, di esclusiva repressione. Del resto, pochi minuti fa abbiamo visto la sensibilità democratica del gruppo di An, che in occasione del minuto di silenzio sulla "Giornata della memoria" è uscito dall'aula. Questa concezione non rimuove le cause che portano ai fenomeni della marginalizzazione e della degenerazione sociale. Esiste un problema di organico delle forze dell'ordine, esiste un problema di retribuzione del personale delle forze dell'ordine che ancora oggi è troppo basso, esiste un problema di coordinamento delle forze di polizia...

CARLO CICCIOLI. Non puoi dire questa cosa...

FABIO PISTARELLI. E' una vergogna, è una vergogna! Non è affatto vero.

CESARE PROCACCINI. Esiste un problema di organico che la mozione in qualche modo richiama: quello dei commissariati, quello di una più razionale funzione di tutte le forze di polizia. Esiste, soprattutto, secondo noi, un problema di coordinamento delle forze di polizia stesse e riteniamo che sia stato un errore scorporare l'arma dei carabinieri dall'esercito, perché questo fatto rende più difficile, oggi, il problema del coordinamento.
Nelle Marche sono stati fatti degli allarmismi impropri. Esistono fenomeni di microcriminalità, esistono fenomeni legati allo spaccio della droga, del racket e della prostituzione, esiste un problema di riciclaggio del denaro che per la verità era presente anche prima del 1991. Quindi va fatto un intervento repressivo mirato. Gli immigrati non vanno assimilati a fuorilegge, con una cultura classica di tipo razzistico, salvo poi richiederli come manodopera, come fa in alcune regioni d'Italia l'Associazione degli industriali. La prostituzione esisteva anche prima del 1991, come pure lo spaccio della droga. Occorre intensificare con strumenti più efficaci la caccia ai malavitosi, ma al tempo stesso — e qui la carenza del dibattito e soprattutto le posizioni della destra e del Polo — vanno risolti i problemi dell'integrazione, della convivenza, con serie politiche sociali, soprattutto con fondi destinati alle Regioni, affinché esse possano risolvere quei problemi drammatici della marginalità legati in primo luogo al lavoro, alla sicurezza sul lavoro, al diritto ad avere una casa. Occorrono queste politiche più incisive, perché la sicurezza secondo i Comunisti italiani è una filiera di interventi sociali e non solo una fase di esclusiva repressione. Se passasse una concezione di questo tipo occorrerebbe intensificare non solo le forze di polizia, ma occorrerebbe prevedere forme repressive a tutto spiano che non risolverebbero — i casi oggi presenti nel mondo ce lo dicono — i problemi della sicurezza bensì li aggraverebbero.

CARLO CICCIOLI. Presidente, chiedo la parola per fatto personale.

PRESIDENTE. Illustri in cosa consiste il fatto personale, per cortesia.

CARLO CICCIOLI. Il consigliere Procaccini, che in genere è persona molto moderata nei toni e nei comportamenti questa mattina, non so per quale motivo, ha fatto un'insinuazione che ci offende fortemente come consiglieri regionali, in quanto ha affermato che il gruppo di Alleanza nazionale, segnatamente il sottoscritto, il consigliere Pistarelli e gli altri consiglieri sarebbero usciti dall'aula al momento dell'osservanza di un minuto di silenzio sulla "Giornata della memoria". Il sottoscritto era all'aeroporto di Falconara per accompagnare il vicepresidente nazionale di un sindacato medico, il consigliere Pistarelli non era in aula...

CESARE PROCACCINI. Era qui.

CARLO CICCIOLI. No, aveva appoggiato la cartella.
Ribadisco che Alleanza nazionale conoscere gli orrori della storia, non accetta le provocazioni su questo tema, non ha alcuna difficoltà ad esprimere la più grande solidarietà al popolo ebraico, segnatamente al popolo d'Israele fatto oggetto in questi giorni di attentati attraverso l'uso di persone che si suicidano... (Interruzione). E' una vergogna! Tu vuoi insinuare la frattura storica fra cose che purtroppo sono accadute cinquant'anni fa...

CESARE PROCACCINI. Siete usciti.

CARLO CICCIOLI. Questa è una vergogna! E' un fatto personale gravissimo. Spiegateci, allora, la vostra posizione su quello che accade oggi in Israele: un sacrificio di persone di religione israelitica assassinate... E' una vergogna, e lo sottolineo!

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Io stimo il collega Procaccini per la sua serietà, però credo che in questa occasione commetta un errore, nel senso che non si può mettere in discussione la posizione democratica che il gruppo e il partito di Alleanza nazionale hanno assunto in questi anni — non in questi giorni — su queste vicende. Quindi credo che non dobbiamo fare strumentalizzazioni di sorta su questi argomenti che obiettivamente ci avviliscono tutti. Parlando di ordine pubblico, qui tutti abbiamo detto "non facciamo strumentalizzazioni", poi mentre parliamo ci mettiamo tutti a fare strumentalizzazioni.
Diciamo con chiarezza: la classe politica che governa una regione, e soprattutto la classe politica che governa un nazione — perché la competenza della gestione dell'ordine pubblico è ancora a questo livello — debbono avere, se vogliono essere concreti, un'attenzione nei confronti di questi problemi in due modi: primo, creando condizioni sociali di convivenza tali per cui si evitino contrasti laceranti all'interno del proprio Paese; secondo, garantendo ordine e sicurezza ai cittadini. Questo attraverso la produzione di strumenti legislativi. Po, tutto il resto gestione che le forze dell'ordine devono realizzare.
Personalmente ho apposto la mia firma a questo documento unitario, solo ed esclusivamente per dire "diamo un contributo, esprimiamo una presa di coscienza rispetto ad una necessità che in Italia esiste, sia che governi il centro-sinistra sia che governi il centro-destra". Esiste anche nella nostra regione, dove non è vero che sono tutte rose e fiori sotto questo profilo, dove ci sono infiltrazioni pericolosissime dai Paesi dell'est, dove ci sono altre questioni che le forze dell'ordine ben conoscono e che non possono, per la serietà degli argomenti, essere discusse sui giornali o nelle aule. Noi dobbiamo esprimere solo questa presa di coscienza e dobbiamo dare appoggio concretamente a tutti i livelli, regionale e nazionale, a coloro i quali si adoperano nello svolgimento di questo servizio.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della risoluzione. E' stato presentato un emendamento da parte del consigliere Giannotti, che propone di aggiungere, alla fine: "preso atto delle proposte di legge presentate sulla materia si impegna ad approvare in tempi brevi una deliberazione legislativa che consenta di attivare adeguati interventi regionali in tema di sicurezza".
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

C'è stata anche la proposta di aggiungere nel coordinamento tecnico, all'ultimo capoverso: "ad attivare protocolli d'intesa tra prefetti e sindaci ed i soggetti responsabili della pubblica sicurezza", perché più comprensivo dell'intero arco delle forze dell'ordine. Pongo in votazione la proposta di risoluzione e di coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)




Mozione (Votazione proposta di risoluzione): «Restituzione tributi e contributi da parte delle popolazioni colpite dal terremoto» Viventi (35)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 35 del consigliere Viventi.
E' stata presentata una mozione da parte di tutti i presidenti di gruppo.
Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ne abbiamo parlato l'altra volta. Praticamente ho ripreso quegli argomenti, cioè spostare la restituzione dei tributi e contributi al termine della ricostruzione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Votazione proposta di risoluzione): «Rivalutazione emolumenti in favore degli invalidi civili, dei ciechi e dei sordi» Tontini, Silenzi, Avenali, Mollaroli e Secchiaroli (156)

PRESIDENTE. E' stata presentata anche in questo caso una proposta di risoluzione sottoscritta da tutti i gruppi. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Discussione): «Piano di sviluppo rurale (PSR) misura F Agroambientale — Introduzione di una nuova azione» Massi Gentiloni Silveri (157)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 157 del consigliere Massi, che ha la parola per illustrarla.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. La mozione tende a reintrodurre una misura del piano di sviluppo rurale per consentire di non perdere gli incentivi per la coltura dei girasoli che, come è noto a tutti, è una coltura particolare, caratteristica dell'entroterra marchigiano. Si sa che la programmazione complessiva dell'Ue tende a disincentivare questa coltura e nella stesura iniziale del piano di sviluppo rurale della nostra regione c'è questa disincentivazione particolare, nel senso che il calo di questa incentivazione è notevolissimo è questa vicenda ha creato un'ansia in moltissimi coltivatori.
Con la mozione si intende innanzitutto riaprire un dibattito, e su questo attendo anche i chiarimenti dell'assessore che si è impegnato ad effettuare un raccordo con la Regione Umbria, che ha teso anch'essa a modificare la misura del piano di sviluppo rurale, e anche con l'Ue per vedere se una eventuale reintroduzione di questa misura può essere recepita nelle sedi comunitarie. Attendiamo la risposta dell'assessore, però sottolineo che molte associazioni degli agricoltori hanno sollecitato questa riapertura e credo che anche dal punto di vista agroalimentare questa sia una misura opportuna per la nostra regione, per come sono le caratteristiche delle coltivazioni in tutto il territorio regionale, in particolare dell'entroterra, dal punto di vista paesistico, ambientale, ma anche dal punto di vista della qualità delle coltivazioni e dei prodotti alimentari.
Sottolineo quindi l'opportunità di questa reintroduzione e invito i colleghi ad esprimere un voto favorevole, in attesa dell'intervento dell'assessore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente della Giunta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Chiedo soltanto di attendere che arrivino dei documenti dall'assessorato. Io sono d'accordo, ma propongo di passare ad altri argomenti mentre arrivano questi documenti, per poi votare questa mozione.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, passiamo alla mozione n. 137.



Mozione (Discussione e votazione): «Mantenimento dell'unitarietà del Corpo forestale dello Stato» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta (137)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 137 dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Questo è un problema che è stato di attualità per diverso tempo, anche se oggi ha perso il suo carattere d'urgenza, perché ci si trova a dover fare i conti con due dati oggettivamente diversi dal passato. Primo, una volontà del Governo che non è più quella del Governo di centro-sinistra: il ministro delle politiche agricole ha già espresso una valutazione che si discosta leggermente da quella del precedente ministro. Non so se ieri la Commissione, in sede referente, ha concluso l'esame di un progetto di legge che fa ripartire questa situazione del corpo forestale dello Stato da capo, rispetto ad una scelta che era stata compiuta, che di fatto scioglieva il corpo e trasferiva il 70% del personale e delle funzioni alle Regioni. Questo è lo stato dell'arte ad oggi, che non ha trovato, per fortuna, una evoluzione che doveva declinarsi in un regolamento applicativo che doveva essere definito e doveva rappresentare il punto di riferimento.
Rispetto a questa scelta si sono evidenziate nel Paese sensibilità diverse. Qualcuno ha detto che era giusto che le Regioni si facessero carico direttamente di questa nuova incombenza, altri — ad esempio la Regione Lombardia — ha tagliato corto e ha addirittura istituito un proprio corpo regionale forestale; altri ancora, come chi vi parla si è posto un'esigenza di fondo, cioè che qualunque processo di riforma salvaguardasse comunque un aspetto fondamentale: quello della unitarietà operativa del corpo forestale dello Stato attraverso meccanismi più idonei a garantire questa unitarietà, dando per scontato che il ruolo svolto da questo corpo è fondamentale per la salvaguardia dell'ambiente e del territorio, rappresenta un presidio insostituibile nelle zone ad alta concentrazione boschiva ma anche per altri ruoli che svolge in campi diversi ma altrettanto importanti.
Da qui l'esigenza che ci ha mosso di proporre una mozione, chiedere un pronunciamento del Consiglio regionale in tempi evidentemente diversi, che riaffermasse questa opzione per il mantenimento della coesione e dell'unità del corpo forestale dello Stato e perché si definisse una posizione chiara da parte del Consiglio regionale, che tenesse conto di salvaguardare questa esigenza. Il meccanismo può essere estremamente semplice: quello della conferma, della valorizzazione del rapporto di collaborazione che attualmente esiste fra la Regione e il corpo forestale dello Stato. Un pronunciamento in questo senso credo sia utile, sia per dare alcuni elementi di certezza all'operatività di tanti agenti forestali, sia per dare una risposta ai cittadini sul piano della sicurezza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Nell'indifferenza generale, un anno fa il nostro gruppo presentò una mozione contro lo smembramento del corpo forestale dello Stato. Ponemmo alcune questioni anche di tipo operativo che purtroppo non hanno avuto riscontro. Siamo contenti oggi che anche altri gruppi consiliari intervengano su questo problema, perché in realtà esso appartiene alla generalità della protezione civile, per cui sarebbe un errore se il corpo forestale dello Stato avesse una funzione del tutto settoriale, in primo luogo perché esso interviene su una problematica vasta ed in secondo luogo perché se passasse una concezione di tipo regionalista-federalista le Regioni stesse avrebbero grossi problemi di organizzazione, di coordinamento e financo di risorse finanziarie, per cui bisogna intervenire, recuperare il ritardo accumulato e, se necessario, attivare un tavolo con il Governo nazionale affinché anche le Marche possano dare un contributo rispetto a questo problema.
Non conosciamo ancora le risultanze, le proposte e le scelte del nuovo Governo, ma se esse vanno nella indicazione di mantenere l'unitarietà del corpo forestale dello Stato noi le sosterremo, perché in realtà questa funzione va mantenuta, anzi va ancora una volta ammodernata e se necessario va dato a questo corpo maggiori risorse.
Con queste prerogative noi voteremo tutte le mozioni che vanno in questa direzione, proprio perché siamo stati i primi a sollevare il problema in questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. C'è pieno appoggio alla mozione, essendo un'esigenza molto forte nelle Marche in cui c'è effettivamente un rapporto fra organico e superfici di foreste, che richiede il mantenimento dell'unità del corpo forestale. Anche perché ci sono tutta una serie di mezzi — penso alla prevenzione e repressione degli incendi — per cui la regionalizzazione servirebbe solo alle Regioni con grandi dotazioni di mezzi finanziari. L'unica che in effetti spinge con forza è la Lombardia, infatti.
Prima si è parlato molto di tempi e responsabilità. Il Dpcm che porta questo rischio è un portato della precedente legislatura, che però una solida maggioranza parlamentare attuale, più ampia di quella di Governo dove ci sono alcune differenziazioni, intende tutelare. Solo per una questione di ristretti tempi parlamentari con la finanziaria non è stato possibile arrivare all'approvazione della nuova normativa entro la fine dell'anno testé concluso, però credo che sia opportuno segnalare al Parlamento che la volontà degli enti locali è di mantenere l'unitarietà del corpo forestale. Siccome il Dpcm nonostante il decorso della data del 31 dicembre 2001 non sarà operativo finché il Ministero dell'agricoltura non emanerà i decreti attuativi e la volontà del ministro è di non emanare i decreti attuativi per dare al Parlamento tempo per esprimersi, crediamo che sia senz'altro opportuna l'iniziativa e la votiamo con convinzione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione n. 137.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Discussione): «Inserimento nei programmi didattici delle scuole dell'obbligo dell'insegnamento dell'inno nazionale e del significato della bandiera italiana nonché della storia che ha portato all'Unità d'Italia» Grandinetti, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia e Trenta (54)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 54 dei consiglieri Grandinetti, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia e Trenta.
Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Questa mozione è stata presentata il 10 novembre 2000 e ritengo che non abbia minore dignità della proposta che ha fatto il presidente D'Ambrosio questa mattina, di ricordare tramite una legge regionale, le devastazioni provocate nel secolo che se ne è andato da poco più di un anno dalle ideologie che tutti conosciamo.
Vedo che è stato ritrovato da tutte le forze politiche l'orgoglio nazionale, sento parlare di "Patria", di "Tricolore". E' un'unità che fa piacere e che deve essere sempre più forte in un momento in cui c'è chi crede al federalismo e dunque al decentramento delle funzioni che oggi sono proprie dello Stato centrale. Cominciamo quindi a ritrovarci su qualche cosa che fino a qualche anno fa era considerato retorico: la bandiera, l'inno nazionale. Ritengo che questa dimostrazione da parte del Consiglio vada data, anche perché vedo con dispiacere che molti giovani miliardari — faccio l'esempio della nostra nazionale di calcio — in modo specioso si rifiutano, prima delle partite a livello internazionale di cantare, quasi si vergognassero, mentre altri praticanti attività sportive più povere ma sicuramente più nobili cantano con piacere quando vedono arrivare la medaglia olimpica o quella del campionato del mondo.
La modernizzazione dello Stato non deve significare l'abbandono del fatto che noi siamo italiani, nel contesto di un'Europa in cui crediamo e nel contesto di un mondo più solidale, in cui ci sia meno povertà e in cui crediamo, però non dobbiamo perdere nemmeno la nostra identità che si riconosce nella nostra storia. Molta gente si è sacrificata, ha sacrificato la propria vita affinché questo Stivale diventasse una nazione, una patria.
Il richiamo all'insegnamento dell'inno nazionale ha questo significato un significato importante, poiché ho notato anche nelle manifestazioni importanti personaggi di grande caratura che parlano tanto di patria, inno nazionale, nazione, e poi ci troviamo di fronte a gente che probabilmente non ne conosce le parole. Il fatto che ci sia un insegnamento fin da ragazzi, anche di tutto il percorso che ha avuto la nostra storia nazionale per arrivare ad avere quella bandiera e quell'inno penso che sia importante, non secondo certamente a tempi recenti di cui oggi c'è stata memoria anche con un minuto di raccoglimento. Quei periodi ci hanno insegnato che la guerra è comunque una tragedia e che specialmente certi fatti dobbiamo tenerli sempre presenti perché sono veramente una vergogna per l'umanità.
Questo è il significato della mozione che invito i colleghi a votare qualora la ritengano legittima e la ritengano un fatto positivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Ha fatto bene il consigliere Grandinetti a proporre, seppure più di un anno fa — solo oggi ne discutiamo, non per colpa nostra né per colpa del proponente, ma per un calendario che purtroppo rende tante volte difficoltose e tardive le discussioni su argomenti e mozioni posti puntualmente all'attenzione dei lavori del Consiglio regionale — la questione della bandiera italiana ma, più in generale, la questione del rilancio della dignità, dell'orgoglio nazionale che intorno alla bandiera deve vedere una grande sensibilità di tutti coloro che sono impegnati nelle istituzioni, perché in un'epoca di scambi sempre più globali, di competizioni a tutto campo nel settore dell'economia, nelle aspirazioni anche ad una migliore prospettiva sociale, nelle aspirazioni di giustizia, di equilibrio dei territori è molto importante far sì che le proprie radici, le proprie origini e la coesione intorno a queste radici siano forti, ben salde, basate su un terreno solido, perché un albero che affonda fortemente le proprie radici su un terreno saldo, solido, fertile è un albero che può dare frutti, che può accettare le sfide del mercato unico, mondiale, le sfide dell'allargamento dei confini anche per quanto riguarda lo scambio non solo delle merci ma anche delle intelligenze, delle idee, dei progetti, della progettazione. Occorre che questa sfida sia colta portando il proprio contributo di idee, di valori, di principi, di storia, di civiltà, perché non è nell'annullamento delle identità che si svolge questa competizione a tutto campo, ma anzi, è nella valorizzazione delle identità, nella valorizzazione delle particolarità di ognuno che può essere portato un contributo e un valore aggiunto ai nostri prodotti, alle nostre idee, ai nostri uomini, alle nostre intelligenze che tanto hanno fatto nella storia recente e passata e che tanto potranno fare in futuro.
Non è una omologazione il processo di globalizzazione dell'economia, ma anzi è una sfida aperta delle tante identità che devono essere poste nelle giuste condizioni di competizione, nelle giuste condizioni di confronto, di dialogo, di coinvolgimento, ognuna forte e arante della propria specificità. Questa è la sfida degli anni futuri.
Intorno alla bandiera, intorno alla identità nazionale secondo me si gioca la sfida più importante, basilare per vincere le altre grandi sfide: se un popolo ha orgoglio, ha radici, ha possibilità di valorizzare le proprie capacità è un popolo che potrà fare in modo di partecipare, insieme agli altri popoli, alla costruzione di un'Europa forte e unita, alla costruzione di un'Europa che dialoga ma non è succube, anzi è la prima attrice di un mercato internazionale, pertanto dialoga con gli altri mercati, quello nordamericano, quello sudamericano, quello asiatico.
E' in questa impostazione che si devono misurare le forze politiche, le forze intellettuali, la cultura e le forze sociali ed economiche, perché è da questo che si può guardare al futuro con gambe forti, cuore in grado di saltare al di là dell'ostacolo, perché di ostacoli ce ne sono, perché le sfide sono sempre aperte, perché vi sono parti del mondo che vivono una situazione di arretratezza, quindi vi sono delle situazioni di ingiustizia che devono essere riequilibrate. E' solo attraverso la salvaguardia dell'identità di ognuno che si può svolgere questo compito. Identità da parte di coloro che già possono guardare al mercato, al sociale, al futuro con una speranza in più, perché vivono una condizione economica di vantaggio, ma anche l'identità di coloro che, in posizioni di svantaggio, non devono essere schiacciati da un unico modello che vale per tutti, da un'unica bandiera che vale per tutti. Queste sono le utopie dell'800, le utopie di altre ideologie che sono fallite nel mondo. La sfida di oggi è quella di fare in modo che le proprie identità, non prevaricando le altre identità, ma nel rispetto delle altre identità possano coordinarsi, compenetrarsi, confrontarsi.
Ecco perché è giusto il richiamo che il capo dello Stato sta facendo in questi ultimi anni in maniera eccezionale, egregia, il richiamo alla saldezza e all'orgoglio dell'unità nazionale, del senso di appartenenza alla patria, ed è giusto, contemporaneamente, il richiamo all'appartenenza ad un progetto europeo, ad un processo che guarda al di là dei confini continentali, guarda agli altri continenti e agli altri popoli.
Oggi viviamo una fase nella quale è indispensabile questo tipo di richiamo, è indispensabile questo tipo di orgoglio ritrovato, e siamo molto soddisfatti del fatto che anche altre forze politiche che nel passato avevano sempre bollato questo tipo di richiami come "nazionalismi pericolosi", "cadute conservatrici e reazionarie", abbiano accolto gli appelli del capo dello Stato, abbiano elevato la loro sensibilità anche su questi temi. Noi ne siamo veramente molto soddisfatti, perché il tricolore è sempre stata, tradizionalmente, la nostra bandiera, il nostro punto di riferimento, prima ancora dell'appartenenza ad un movimento politico, prima ancora dell'appartenenza ad una parte. Noi abbiamo sempre richiamato l'appartenenza, prima di tutto, al valore comune della patria e della nazione. Questo richiamo identitario, questo richiamo comunitario è bene che venga svolto anche dal nostro Consiglio regionale con un documento che, magari, nella sua particolarità limita il discorso, ma un documento che richiama questi alti e superiori ragionamenti; li richiama attraverso la bandiera che è il nostro simbolo e che dovrà essere il simbolo dell'unità di un popolo, dell'identità di un popolo nella sfida dei tempi futuri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Questa mozione tratta temi relativamente all'unità nazionale, ai nostri simboli, all'identità nazionale e, anche se presentata un anno fa, si inseriva in un dibattito, in un momento rispetto al quale — ormai da più mesi ci stiamo dirigendo sempre più verso un processo di costruzione europea, intesa come Europa, come comunità di Stati nazionali — sempre più sentita è l'esigenza anche di riproporre con forza la storia, le radici, i simboli del nostro Paese, della nostra Nazione, a fianco a un processo che, di pari passo alla costruzione dell'Unione europea vedeva, in certi momenti, il rischio di frammentazione dello Stato nazionale.
Quindi l'intento di andare nella direzione del rafforzamento dell'insegnamento dell'inno nazionale, della bandiera italiana, della storia dell'Unità d'Italia, quindi della storia del Risorgimento ritengo sia cosa importante per il nostro Paese. Credo però che assieme a questo debbano essere inseriti anche altri elementi fondamentali della nostra storia e di quello che oggi noi siamo come Paese, che stanno nell'insegnamento delle ragioni che hanno dato vita alla Costituzione repubblicana, che devono essere aggiunti a questa mozione per dare compimento e completezza ad un ragionamento fatto sulla storia del nostro Paese, a partire dall'Unità d'Italia, dai vari passaggi, dal passaggio fondamentale, che tra l'altro ha sancito la scelta del nostro inno nazionale, cioè la Costituzione repubblicana.
Ci sentiamo quindi di votare questa proposta, a condizione che venga integrata rafforzando questi concetti e inserendo, sia nel titolo che nel testo, il passaggio "nonché della storia che ha potato all'Unità d'Italia e della storia della Costituzione repubblicana".

PRESIDENTE. In attesa della presentazione di una proposta di risoluzione, propongo di passare alle successive mozioni.

(Così rimane stabilito)




Mozioni (Rinvio):
«Censura dei libri di testo di storia italiana nelle scuole» Procaccini e Martoni (56)
«Obbligatorietà dei manuali scolastici» Castelli, Novelli e Pistarelli (57)
«Censura dei libri di testo di storia nelle scuole» Silenzi, Amati e Mollaroli (61)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 56, 57 e 61 riguardanti i libri di testo di storia nelle scuole.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Chiedo di rinviare questo punto alla prossima seduta, perché purtroppo, per motivi miei personali non ho la documentazione. Chiedo quindi questo atto di cortesia istituzionale al prossimo Consiglio, visto anche che queste mozioni sono presenti da molto tempo all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di rinvio.

(Il Consiglio approva)




Mozioni (Presentazione proposta di risoluzione):
«Soluzione del problema massofisioterapista, massaggiatore, massaggiatore sportivo» Silenzi, Franceschetti, Mollaroli e Amati (93)
«Corsi per massofisioterapisti e massaggiatori sportivi» Luchetti (101)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 93 dei consiglieri Franceschetti, Mollaroli e Amati e n. 101 del consigliere Luchetti.
E' stata presentata una proposta di risoluzione a firma Luchetti, Novelli e Pistarelli.
Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La proposta di risoluzione è stata sottoscritta circa un anno fa in relazione a una questione sollevata per la prima volta in relazione a una interrogazione a firma mia e dei colleghi di gruppo. Le Regioni che avevano continuato a fare questi corsi erano le Marche e l'Umbria. Alcune settimane dopo la presentazione della nostra interrogazione il Tar dell'Umbria, con una sentenza non gravata in Consiglio di Stato ha ritenuto la validità dei corsi. Nel documento c'è un capoverso che recita: "sulla base di quanto decretato dal Ministero della sanità non possono esercitare...". Occorre fare una distinzione: non possono esercitare la professione di massofisioterapisti come fornitori del servizio sanitario, ma come liberi professionisti è pacifico che lo possano fare.
Quando sono iniziati i sequestri dei diplomi abbiamo fatto una conferenza stampa e l'assessore alla sanità ci rispose "noi non abbiamo fatto niente, perché sapevamo che grazie alla sentenza del Tar dell'Umbria tutto era a posto". Secondo la modesta opinione di chi parla non hanno fatto niente perché non era stato fatto niente, però la situazione si è modificata in meglio.

PRESIDENTE. Tra l'altro la proposta di risoluzione non è sottoscritta anche dai rappresentanti dell'altra mozione, quindi è opportuno che ci lavoriate per aggiornarla.
Per il momento, sospendiamo la trattazione di queste mozioni, in attesa della formalizzazione della proposta di risoluzione.





Mozione (Votazione proposta di risoluzione): «Inserimento nei programmi didattici delle scuole dell'obbligo dell'insegnamento dell'inno nazionale e del significato della bandiera italiana nonché della storia che ha portato all'Unità d'Italia» Grandinetti, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia e Trenta (54)

PRESIDENTE. Torniamo alla mozione n. 54. E' stata presentata una proposta di risoluzione.
Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Dovremmo aver trovato una sintesi che credo sia divisa da tutti, anche perché dividerci sull'inno nazionale ci sembra non utile. Leggo come si è trasformata la mozione del Consiglio in proposta di risoluzione che in questo caso avrebbe la firma di tutti: "Proposta di risoluzione del Consiglio per invitare la Giunta regionale a sollecitare il Ministero della pubblica istruzione affinché venga inserito nei programmi didattici delle scuole dell'obbligo l'insegnamento dell'inno nazionale, del significato della bandiera italiana nonché della storia che ha portato all'unità d'Italia, alla nascita della sua Repubblica e della Costituzione. Il Consiglio regionale delle Marche, considerato che è opinione di molti cittadini che si stia assistendo a un allontanamento a valori che sono capisaldi delle tradizioni della nostra Italia...". Comunque, la prima pagina è così come la vedete, tranne il secondo capoverso che è cassato.
La seconda pagina così conclude: "...spingendo parallelamente le forze politiche a rinnovare l'organizzazione dello Stato, invita la Giunta a sollecitare il Ministero della pubblica istruzione affinché venga inserito nei programmi didattici della scuola l'insegnamento dell'inno nazionale, del significato della bandiera e della storia che ha portato all'unificazione dell'Italia, al fine di ricreare nei giovani quel senso di patriottismo e di orgoglio nazionale partendo dalle nostre tradizioni di libertà, del Risorgimento, della Resistenza ispirate ai principi della Costituzione, tradizioni che costituiscono valori fondanti della nostra comunità".

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)





Mozione (Votazione proposta di risoluzione): «Piano di sviluppo rurale (PSR) misura F Agroambientale — Introduzione di una nuova azione» Massi Gentiloni Silveri (157)

PRESIDENTE. In merito alla mozione n. 157 del consigliere Massi è stata presentata una proposta di risoluzione.
Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. E' stata presentata una proposta di risoluzione. Praticamente, al secondo capoverso della mozione si dovrebbe dire "Preso atto dell'importanza che rappresenta la rotazione colturale e che tra le colture atte a favorire la rotazione dei seminativi quella del girasole ha una sua rilevanza". Poi si sopprimono due righe al quarto capoverso, che non cambiano la sostanza. C'è un accordo su questo testo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione questa proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)



Mozioni (Votazione proposta di risoluzione):
«Soluzione del problema massofisioterapista, massaggiatore, massaggiatore sportivo» Silenzi, Franceschetti, Mollaroli e Amati (93)
«Corsi per massofisioterapisti e massaggiatori sportivi» Luchetti (101)

PRESIDENTE. In merito alle mozioni n. 93 e 101 è stata presentata una proposta di risoluzione sottoscritta dai consiglieri Luchetti, Novelli e Amati. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.


La seduta è sospesa alle 13,30