Resoconto seduta n. 76 del 20/02/2002
La seduta inizia alle 10,35



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 74 e 75 del 30 gennaio 2002.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 103 in data 1 febbraio 2002, ad iniziativa della Giunta: «Integrazione della l.r. 26 dicembre 1983 n. 41 sulle provvidenze in favore della popolazione di Ancona colpita dalla frana del 13 dicembre 1982», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 104 in data 30 gennaio 2002, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Azioni di sostegno e valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori marchigiani», assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 105 in data 31 gennaio 2002 ad iniziativa dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Tutela della salute e salvaguardia dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico derivante da impianti elettrici a frequenza industriale (50Hz), assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio,
— n. 106 in data 5 febbraio 2002 ad iniziativa dei consiglieri Ceroni, Giannotti, Brini, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Norme regionali in materia di finanza di progetto», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 107 in data 12 febbraio 2002 ad iniziativa dei consiglieri Brini, Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Modificazioni alla l.r. 8 marzo 1999, n. 13: Norme edilizie per il territorio agricolo», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 108 in data 31 gennaio 2002 ad iniziativa del consiglieri Procaccini e Martoni: «Norme in materia di polizia amministrativa locale e politiche di sicurezza», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 82 in data 1 febbraio 2002, ad iniziativa della Giunta: «Modifica ed integrazione deliberazione amministrativa n. 50 del 17.10.2001 "Art. 26, l.r. n. 18/96, modificata ed integrata con l.r. n. 28/2000 – Definizione dei criteri e delle modalità di attuazione degli interventi per l’anno 2002 – modalità di impiego delle risorse e tetti di spesa"»,assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n. 83 in data 8 febbraio 2002, ad iniziativa della Giunta: «L.R. 2/98 art. 6 commi 1, 2, 3 – Programma triennale regionale degli interventi e delle attività a favore degli immigrati provenienti dai paesi non appartenenti all’Unione Europea e delle loro famiglie per gli anni 2002/2004», assegnata alla V Commissione in sede referente.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 170 dei consiglieri Ciccioli, Castelli, Novelli e Pistarelli: «Attentati suicidi delle organizzazioni estremiste palestinesi contro i cittadini israeliani»;
— n. 171 dei consiglieri Silenzi, Amati, Ascoli, Martoni e Moruzzi: «Crisi in Medio Oriente»;
— n. 172 del consigliere Amagliani: «Problemi occupazionali relativi al servizio di pulizia delle Ferrovie dello Stato S.p.A.»;
— n. 173 dei consiglieri Mollaroli, Silenzi, Secchiaroli, Ascoli e Amagliani: «Progetto educativo del Comune di Pesaro che prevede la diffusione del libro di Norberto Bobbio nelle scuole superiori di Pesaro»;
— n. 174 dei consiglieri Gasperi, Castelli e Romagnoli: «Scuola di talassemia»;
— n. 175 dei consiglieri Giannotti, Trenta, Brini, Favia, Ceroni, Cesaroni e Grandinetti «Scuola di talassemia»;
— n. 176 del consigliere Amagliani: «Adesione alla manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese»;
— n. 177 dei consiglieri Giuseppe Ricci, Amati, Favia, Viventi, Procaccini, Massi, Donati, Benatti, Andrea Ricci e Luchetti «Sistema di elezione»;
— n.178 dei consiglieri Giuseppe Ricci., Amati, Ciccioli, Tontini, Viventi, Procaccini, Massi, Donati, Benatti, Andrea Ricci, Favia e Luchetti «Commissione parlamentare per le questioni regionali»;
— n. 179 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Brini, Favia, Trenta, Cesaroni e Grandinetti «Crisi in Medio Oriente»;
— n. 180 dei consiglieri Procaccini e Martoni «Tragica situazione della Palestina»;
— n. 181 del consigliere Favia «Sede regionale di rappresentanza a Roma»;
— n. 182 dei consiglieri Silenzi, Mollaroli, Franceschetti, Tontini «contro il ticket sulla bistecca»;
— n. 183 del consigliere Massi: «Parco Naturale Regionale Sasso Simone e Simoncello, costituito nell’Alto Montefeltro – dismissione poligono militare»;
— n. 184 del consigliere Favia «Erosione della spiaggia "San Michele - Sassi Neri di Sirolo.



Promulgazione legge regionale

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la legge regionale n. 1, in data 5 febbraio 2002: «Proroga dei termini previsti dalla legge regionale 25 luglio 2001, n. 17: "Norme per la raccolta e la commercializzazione dei funghi epigei spontanei e conservati"».



Congedi


PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo il consigliere Amati e l’assessore Ottaviani.



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Invito i presidenti di gruppo, durante la seduta, ad apporre la loro firma in calce alla proposta di legge: «Iniziative regionali per la diffusione della conoscenza della persecuzione del popolo ebraico e dei deportati militari e politici», così come concordato nella Conferenza dei presidenti di gruppo.
Invito altresì i pochi consiglieri che ancora non avessero consegnato il questionario elaborato dal Censis, a farlo durante il Consiglio, depositandolo presso la segreteria.
Comunico altresì che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha determinato l'eliminazione dal nostro programma della seduta pomeridiana del giorno 5 marzo.
La Conferenza dei presidenti di gruppo ha altresì determinato la discussione, nella seduta odierna, congiuntamente, delle seguenti mozioni, interrogazioni ed interpellanze: mozione n. 177 dei consiglieri Giuseppe Ricci ed altri sul sistema di elezione; mozione n. 178 dei consiglieri Giuseppe Ricci ed altri sulla Commissione parlamentare per le questioni regionali; mozione n. 172 del consigliere Amagliani sui problemi occupazionali relativi al servizio di pulizia delle Ferrovie dello Stato. Saranno trattate congiuntamente: mozione n. 170 dei consiglieri Ciccioli ed altri sugli attentati suicidi delle organizzazioni estremiste palestinesi contro i cittadini israeliani; mozione n. 171 dei consiglieri Silenzi ed altri sulla crisi in Medio Oriente; mozione n. 176 del consigliere Amagliani sull'adesione alla manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese; mozione n. 179 dei consiglieri Giannotti ed altri sulla crisi in Medio Oriente; mozione n. 180 dei consiglieri Procaccini e Martoni sulla tragica situazione della Palestina. La mozione n. 175 dei consiglieri Giannotti ed altri sulla scuola di talassemia e la mozione n. 174 dei consiglieri Gasperi e altri sulla scuola di talassemia saranno discusse in abbinamento con le interrogazioni n. 423 del consigliere Gasperi e la 410 del consigliere Giannotti.
Le seguenti mozioni saranno messe in elenco successivamente: mozione sull'Argentina n. 169 del consigliere Silenzi, alla quale si abbina la 166 del consigliere Novelli; mozione sulla distribuzione del libro di Bobbio n. 173 dei consiglieri Mollaroli ed altri; mozione 182 dei consiglieri Silenzi ed altri sul ticket sulla carne; mozione n. 167 del consigliere Massi sulla università di Macerata.
Pongo in votazione la proposta di trattare le mozioni nell'ordine che ho indicato. Qualora non riuscissimo a trattarle tutte, quelle che rimanessero fuori saranno trattate il giorno 27.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

Roberto GIANNOTTI. Lei sa che come gruppo di Forza Italia abbiamo chiesto, con una lettera a lei e con una comunicazione formale al presidente della Giunta, di discutere di alcuni avvenimenti che hanno un rilievo politico-amministrativo. Mi riferisco alle dimissioni dell'assessore Cecchini poi respinte dalla Giunta, mi riferisco alla vicenda dei Bronzi di Pergola. Su questa questione dobbiamo registrare una palese anomalia del dibattito politico: tutti discutono sulla stampa. Abbiamo registrato un largo dibattito che ha coinvolto istituzioni, intellettuali e cittadini, un dibattito dai caratteri extraistituzionali inaccettabile, perché lesivo del ruolo del Consiglio regionale. Per questo abbiamo chiesto al Presidente di venire in aula, fare una breve comunicazione e consentire ai consiglieri di intervenire su questa materia, un percorso che, vorremmo ribadire per l'ultima volta, dovrebbe essere acquisito dal Presidente della Giunta che su fatti di un certo rilievo politico dovrebbe venire in Consiglio e farlo spontaneamente, senza che questo corrisponda alle sollecitazioni dell'opposizione. Oggi insisto perché il Presidente faccia una comunicazione su questi avvenimenti politici di un certo rilievo, perché questo rappresenta la declinazione di una nostra precisa prerogativa.
A dire la verità il Presidente non mi aveva detto di no la prima volta, ma forse è stato successivamente convinto a dire di no oppure a non dire nulla. Spero che accetti questa proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Presidente, non ritengo che le dimissioni di un assessore da me respinte siano di tale rilevanza politica da essere discusse in Consiglio, quindi non faccio comunicazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Presidente, intervengo sull'ordine del giorno, esattamente sul punto 3) dell'ordine del giorno

Ottavio BRINI. C'è un problema politico aperto e tu parli sul punto 3)?

Gilberto GASPERI. Dovrò pur dare una comunicazione... Questo è un problema ancora più importante. A differenza di voi, io ho fatto una denuncia. Sul problema dei Bronzi di Pergola non accetto una spaccatura, sono l'unico che è sempre intervenuto.

PRESIDENTE. Consigliere, dica su cosa vuol intervenire.

Gilberto GASPERI. E' una cosa estremamente grave. oggi dobbiamo discutere il punto 3) che riguarda l'esame del bilancio consuntivo 2000 dell'agenzia per i servizi nel settore agroalimentare delle Marche (Assam). Su questo problema già feci diversi interventi e delle denunce alla Corte dei conti e alla procura della Repubblica e non si è saputo più niente. Forse è dovuto al fatto che c'erano situazioni particolari derivanti da certe garanzie che venivano date non alla minoranza. Oggi presento questa richiesta a lei dicendo: "Ai sensi dell'art. 81 del regolamento interno, il sottoscritto propone, con ordine del giorno diretto ad impedire il passaggio all'esame della proposta all'ordine del giorno di cui al punto 3)...

PRESIDENTE. Consigliere, ho ricevuto il materiale. Possiamo benissimo utilizzarlo quando tratteremo il punto 3).

Gilberto GASPERI. Devo farlo prima, perché una volta iniziata la discussione questo ordine del giorno non potrà essere votato.
Ho consegnato al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta, al Presidente della terza Commissione, al Presidente della seconda Commissione consiliare questo mio documento nel quale dico "Premesso che il bilancio Assam al 31 dicembre 2000 e la relazione sulla gestione rappresentano, a parere di chi scrive, l'ennesima prova dell'inefficienza...

PRESIDENTE. Consigliere, mi deve spiegare perché vuol parlare due volte sullo stesso argomento. Questo ordine del giorno lo potrà votare in qualunque momento quando tratteremo il punto 3).

Gilberto GASPERI. Allora, lo consegno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Chiedo il rinvio del punto relativo alla legge 91, per discutere in Commissione gli emendamenti presentati. Decideremo poi se siamo in condizioni di esaminarla oggi. C'è una richiesta di convocare la Commissione e di discuterne.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio del punto 1) dell'ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Alla luce della risposta che ci è stata data dal Presidente D'Ambrosio il quale a nostro avviso offende tutto il Consiglio regionale, visto che questa maggioranza si sta sottraendo al confronto e al dibattito, chiedo la sospensione del Consiglio per cinque minuti.

PRESIDENTE. La sospensione è concessa.

La seduta, sospesa alle 10,50,
riprende alle 11,00

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

Fabrizio GRANDINETTI. Chiedo la presenza del Presidente della Giunta in aula, prima di intervenire.
Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, faccio una breve comunicazione, anche come membro di maggior grado dell'Ufficio di presidenza, dunque a livello istituzionale, per richiamare l'attenzione, in special modo del Presidente della Giunta, sul fatto che la crisi che c'è stata e che si è formalizzata con le dimissioni, in un primo tempo, dell'assessore Cecchini che in un secondo tempo sono state respinte, deve riguardare il Parlamento-Consiglio, dunque non deve essere un fatto extraparlamentare. Penso che sia una questione di correttezza per delle idee, dei principi su cui tutti dovremmo essere consenzienti e tutti dovremmo essere conseguenti: fare un dibattito in aula su quello che è successo senza motivi di vergogna e sentendo tutti i capigruppo di maggioranza e di opposizione. Ritengo che il mancato dibattito sarebbe un fatto gravissimo in una situazione grave sotto tanti aspetti. Grave anche perché siamo stati la Regione più tassata. Capisco la confusione e l'imbarazzo del Governo delle Marche ma questo non esime dal rispettare i principi che dovrebbero colorare dei loro fondamenti tutta l'aula consiliare. Qui mi fermo, perché le dichiarazioni politiche le faranno, caso mai, i presidenti dei gruppi consiliari.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Desidero intervenire sulla sospensione che abbiamo chiesto.
Credo che ciascuno di noi ha imparato a conoscere i propri colleghi anche dal punto di vista del carattere, dei comportamenti. Questa mattina non comprendo il Presidente D'Ambrosio quando dice "non riferisco in aula sulle dimissioni di un assessore". Se non riferisce in aula dove riferisce, al bar?

PRESIDENTE. Consigliere Viventi, non c'è discussione su questo.

Luigi VIVENTI. Comunque credo che sia un'offesa grave per i consiglieri regionali, quindi personalmente non parteciperò alla seduta di questo Consiglio regionale.

Ottavio BRINI. Noi abbandoniamo l'aula, se il Presidente D'Ambrosio non ci consente di discutere. La risposta del "governatore" è un'offesa a tutto il Consiglio regionale, deputato a conoscere e discutere l'intera vicenda. Avete discusso solamente sulla stampa, nelle vostre stanze, in famiglia, tra di voi, quindi Presidente non ce ne voglia, ma è un'offesa gravissima quella che lei oggi sta compiendo. Per senso civico e responsabilità noi rispondiamo alla sua maniera limitandoci ad abbandonare l'aula.

Franca ROMAGNOLI. Anche noi dichiariamo di abbandonare l'aula, concordando con le motivazioni degli altri gruppi, stante l'offesa che riteniamo di avere ricevuto con il rifiuto di parlare delle dimissioni. O queste erano uno "scherzetto", ma non si scherza con le dimissioni, oppure erano una cosa seria e allora se ne parli in Consiglio.

(I gruppi di minoranza abbandonano l'aula)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Per agevolare i lavori, sarebbe opportuno abbinare la mozione sui libri di testo con quella sul "caso Bobbio".

PRESIDENTE. C'è la proposta del consigliere Procaccini di abbinare la discussione sulla mozione n. 81 dei consiglieri Favia e altri, n. 56 dei consiglieri Procaccini e Martoni e n. 57 dei consiglieri Castelli ed altri, alla n. 173 dei consiglieri Mollaroli ed altri.




Proposta di atto amministrativo (Relazione): «Piano zootecnico regionale» Giunta (60)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 60, ad iniziativa della Giunta
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. E' in corso la riunione della III Commissione, tuttavia voglio svolgere questa relazione, sia pure in maniera breve, perché questo atto che andiamo ad approvare ha visto una vasta consultazione e sarebbe opportuno che a questa discussione partecipasse anche l'assessore all'agricoltura. Sarebbe utile che l'assessore stesso, che si trova in III Commissione, fosse chiamato dai funzionari del Consiglio sia per ascoltare che per replicare alla discussione stessa.
Come il Consiglio saprà, il 28 marzo dello scorso anno abbiamo discusso in una seduta monotematica la situazione agricola delle Marche, più in generale del nostro Paese, legata soprattutto all'emergenza BSE ma non solo e alla necessità di dare maggiore coordinamento alla filiera agricola e soprattutto di inglobare gli attuali piani di settore in un piano agricolo regionale. Questa impostazione e questo appuntamento non sono stati onorati, perché nel frattempo l'emergenza BSE è continuata, ed anzi in questo periodo ha assunto una maggiore gravità nel nostro Paese e non solo.
Il piano agricolo rimane una necessità di questa regione, ma la programmazione regionale di settore non poteva fermarsi ed in maniera opportuna l'assessorato ha predisposto il piano zootecnico. Penso che la vasta consultazione fatta abbia migliorato il piano, la cui impostazione originaria vedeva già una innovazione, perché intrecciava la programmazione che si prevede di una durata triennale, alla legislazione nazionale, internazionale e soprattutto a quella regionale, in particolare al piano di sviluppo rurale.
Il piano agricolo quindi, deve fare questa sintesi e penso che nella verifica del piano zootecnico esso potrebbe avere un suo completamento.
L'emergenza BSE ha ritardato una discussione che rischia di essere tuttora deficitaria nella nostra regione ed il piano zootecnico riprogramma ed orienta anche alcune leggi di settore. E' ovvio che un piano di programmazione non ha aspetti immediatamente esecutivi, tuttavia essi si immettono all'interno di una programmazione più generale e soprattutto riguardano la necessità di utilizzare al meglio le risorse. Il piano coglie gli indirizzi generali della legge 52 del 2001 che recepisce le direttive strategiche comunitarie per la modernizzazione dell'agricoltura, dell'attività agricola e dell'impresa agricola.
L'emergenza zootecnica legata alla BSE ci fa fare anche una riflessione sul territorio regionale: il piano tiene conto della necessità del riequilibrio tra le aree, con la valorizzazione delle zone interne, con la valorizzazione dell'associazionismo, della cooperazione e delle iniziative interregionali. Si colloca all'interno di uno scenario internazionale in forte modificazione, perché prevede l'allargamento dell'Europa, sia nei Paesi orientali e non solo e quindi la cosiddetta "Agenda 2000" avrà anche una variazione da questo punto di vista. Le risorse necessarie, che saranno spalmate su più Paesi, avranno una diminuzione oggettiva in tutte le altre parti d'Europa, quindi del nostro Paese e anche della regione Marche.
E' per questo motivo che occorre utilizzare al meglio le risorse stesse. Lo scenario nazionale si colloca all'interno di un atto significativo prodotto nel 1999: la legge 499 che riorganizza, ridiscute e ricolloca un documento di programmazione generale, quello agroalimentare, quello agroindustriale, quello agroforestale, sull'innovazione di prodotto, e dentro questo scenario si colloca il piano zootecnico e dentro esso il piano di sviluppo rurale.
La formazione interviene in maniera forte, perché attraverso la produzione c'è la necessità anche di una maggiore formazione professionale degli addetti all'agricoltura, se non vogliamo relegare essa a un ruolo marginale.
Sarei tentato di addentrarmi in una relazione più compiuta sulle misure che il piano zootecnico prevede; non lo faccio per brevità. Tuttavia vorrei segnalare l'evoluzione e la consistenza zootecnica della regione Marche in virtù di un modello di sviluppo tanto decantato da alcuni, che in realtà, se da un lato ha portato ad un'alta occupazione, dall'altro ha spopolato le campagne, ha diminuito fortemente la produzione, tant'è che oggi siamo in una fase di stabilizzazione, per così dire "agricola e di produzione zootecnica" molto bassa che non ci consente di competere in maniera adeguata in termini di quantità rispetto a quello che succede in altre parti. Dobbiamo in qualche modo riflettere, sia sull'evoluzione della consistenza zootecnica delle Marche sia sulla filiera. Per questo le scelte politiche che fa il piano zootecnico sono scelte impegnative.
Vorrei che l'assessore Agostini ascoltasse, perché la Commissione, all'interno della consultazione di cui parlavo all'inizio, penso che abbia fatto un lavoro di miglioramento del piano zootecnico stesso, perché la promozione viene stralciata. Non è un fatto negativo, questo: infatti si prevede — e la discussione dell'anno scorso nel Consiglio monotematico andava in questa direzione — che la qualità, la valorizzazione deve avvenire in un settore non monotematico dell'agricoltura, non in un unico settore ma deve essere intersettoriale, con una promozione agricola più vasta. Quindi avere cancellato dal piano zootecnico la misura della promozione non è un fatto negativo ma positivo, perché vogliamo dare ad essa, all'interno di tutti gli altri settori agricoli, risorse se possibile più certe ed anche una valorizzazione adeguata, perché nessun settore dell'agricoltura deve essere lasciato alla residualità.
C'è il miglioramento dell'associazionismo, e da questo punto di vista è stata fatta una riflessione, talvolta dialettica con le associazioni degli allevatori, ma all'interno di questa discussione si è giunti ad una sintesi: quella di prevedere in tempi certi e condivisi una riorganizzazione delle associazioni dei produttori, l'eliminazione dei doppioni, la necessità di un ruolo più incisivo dei servizi resi agli agricoltori. Non debbono scomparire le sedi provinciali, ma all'interno di una riqualificazione, se possibile di una unificazione occorre dare maggiori servizi agli allevatori e ai produttori.
C'è il problema del coordinamento del settore agricolo. Oggi vediamo che l'agricoltura ha molte sfaccettature. Essa è diventata una filiera, ed è per questo che la proposta della Giunta e dell'assessorato prevedeva la necessità di un coordinamento che all'inizio veniva affidato all'Assam.
La Commissione, attraverso un ragionamento e d'intesa con il servizio e con l'assessorato, è intervenuta con una modificazione: si ritiene che il coordinamento debba essere in capo all'assessorato con una struttura snella, modificabile, flessibile, perché dobbiamo dare la flessibilità alle cose, alle strutture e non già alle persone. Al tempo stesso non prevediamo che questo ruolo, secondo noi improprio, dovesse essere svolto dall'Assam, per due motivi sostanziali. In primo luogo perché è in corso una verifica sistematica di tutte le agenzie e di tutti i centri di servizi regionali per vederne la funzionalità, la prospettiva, l'economicità. In secondo luogo — l'aspetto più importante — l'Assam dovrebbe sempre di più fare la ricerca, una ricerca fuori mercato, di frontiera, quella appunto pubblica, che deve essere resa anche al privato.
Per questi motivi riteniamo che il coordinamento di tutta la filiera agricola debba rimanere all'assessorato.
Con questi motivi, crediamo migliorativi, e con una discussione che ha visto, se non l'unanimità la non ostilità di alcuno nella Commissione, pensiamo che si possa andare all'approvazione di questo atto preliminare alla discussione più generale del piano agricolo regionale.




Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei che fosse chiaro che io non ritengo che la vicenda delle dimissioni di un assessore e il loro respingimento siano un argomento politico da trattare in Consiglio regionale. Il problema dei Bronzi di Cartoceto è una cosa completamente diversa, quindi su quello sono dispostissimo ad informare il Consiglio perché si dibatta. Sarebbe più opportuno farlo dopo la riunione che il ministro dei beni culturali ha per iscritto fissato, dicendo che deciderà soltanto al termine di un approfondimento del suo direttore generale. Quindi sulla vicenda dei Bronzi non c'è problema; sulle dimissioni dell'assessore non intendo discutere.



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Piano zootecnico regionale» Giunta (60)

PRESIDENTE. Torniamo alla proposta di atto amministrativo n. 60.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Mi sembra un fatto importante che il Consiglio regionale giunga ad approvare il piano zootecnico, settore sul quale c'è stata grande attenzione da parte dell'opinione pubblica in relazione alle vicende della "mucca pazza" e in relazione anche all'interesse che i consumatori hanno rivolto verso una produzione come quella zootecnica, importante per l'equilibrio dell'agricoltura. Non è possibile conservare l'agricoltura se non viene conservata la presenza degli allevamenti nel territorio, quindi questa attività svolge una funzione che va ben oltre quella dell'azienda agricola, una funzione che tocca la conservazione del territorio e l'equilibrio dei suoli. Storicamente i nostri suoli argillosi hanno avuto fertilità e possibilità di produrre quello che hanno prodotto solo in presenza di una zootecnia che si è profondamente modificata nel tempo, con una forte riduzione del numero delle aziende, una forte riduzione del numero dei capi, ma, come dice il piano, con un aumento del numero dei capi su ciascuna azienda. In particolare faccio riferimento alla zootecnia bovina, soprattutto quella da carne che è prevalente rispetto a quella da latte nella nostra regione.
Il piano evidenzia questa evoluzione che c'è stata nel tempo e cerca di dare alcune indicazioni per il rafforzamento della presenza di questa attività nel territorio.
Va anche detto che il piano zootecnico manca di una previsione finanziaria e che questa credo debba essere ricondotta a provvedimenti legislativi che vanno adottati nei prossimi mesi con la maggiore rapidità possibile.
Voglio non affrontare la questione del piano che richiederebbe una trattazione più complessa ma solo alcuni aspetti.
Personalmente ho dato un contributo in Commissione chiedendo l'inserimento di alcune integrazioni, alcune modifiche, condividendo alcune impostazioni e dissentendo da altre.
Per quello che riguarda uno degli aspetti su cui ho dissentito, penso che il piano avrebbe dovuto essere stato più coraggioso relativamente a una delle questioni che attanaglia la zootecnia e la filiera da carne marchigiana, quella del sovradimensionamento del sistema della macellazione nella nostra regione. E' un sistema tuttora sovradimensionato, con strutture anche nuove di recente realizzazione che non possono funzionare con l'intera copertura dei costi, quindi con un equilibrio dei costi di esercizio tale da garantirne il mantenimento nel tempo, quindi grandi investimenti fatti in passato su strutture che hanno la quantità di prodotto da lavorare oppure continuano a produrre perdite.
Questa situazione deriva dal fatto che nel mentre si sono aperte delle nuove realtà, dei nuovi impianti di lavorazione carne, non se ne sono chiuse altre obsolete, oppure non si è scelto nel territorio quali piccole strutture conservare e quali grandi strutture conservare, quali grandi e piccole nuove strutture realizzare. C'è stata una programmazione carente sotto questo punto di vista, con interventi sia dei soggetti pubblici che dei soggetti privati, arrivando allo scenario generalizzato di una eccessiva presenza sul territorio di questi impianti e una discussione, uno scontro tra imprese, enti locali, soggetti pubblici, soggetti privati sulla programmazione di questo intervento. Su questo aspetto credo che il piano sia carente, abbia assunto una posizione pilatesca non affrontando questo problema, salvo poi doverlo affrontare quando Comunità montane, enti locali e soggetti che oggi concorrono con risorse pubbliche alla gestione di questi impianti di macellazione chiedono fondi per il mantenimento di una struttura o quando vengono mantenute strutture che non sono in regola con le norme nazionali e comunitarie o comunque non saranno in regola con le norme nazionali e comunitarie se non ci saranno nuovi investimenti.
Questo è un aspetto di cui si debba in ogni caso tener conto.
L'altra questione che invece ho condiviso è stata una spinta forte per dare una indicazione perché siano recuperate quote di produzione nella nostra regione, quindi fossero inseriti nel piano tutti quei provvedimenti che permettono alle aziende di aumentare la propria capacità di produzione e contemporaneamente la qualità. L'obiettivo della qualità non va mai perduto di vista, ma in questo settore, in particolare quello della carne bovina su cui oggi c'è grande attenzione, grande possibilità di concorrenza per il nostro sistema allevatoriale, credo si debbano potenziare interventi e debbano essere messi in atto tutti gli strumenti che consentano alle aziende di recuperare ulteriori quote di mercato.
Abbiamo avuto un sistema di certificazione delle carni bovine che ha fatto scuola a livello nazionale ed europeo; questo ha dato alla nostra regione una visibilità e una credibilità che non può e non deve essere persa.
In questo senso esistono due spazi per poter aumentare la produzione senza illudersi che possa aumentare il numero degli allevatori. Questo è un mestiere che pochi vogliono fare nonostante la sua importanza. Credo che i due spazi siano quelli di incrementare l'allevamento allo stato brado e allo stato semibrado dove il ricorso alla manodopera è molto meno intenso dell'allevamento che viene fatto all'interno delle stalle e cercare una maggiore sinergia tra la filiera delle produzioni zootecniche da latte e quelle da carne, impiantando embrioni fecondati di razze da carne su fattrici presenti nelle stalle da latte. In sede di Commissione è stato inserito un altro elemento, un altro capitolo che dà indicazioni ben precise, peraltro in coerenza con il piano di sviluppo rurale.
La Commissione ha anche fatto una riflessione e ha inserito emendamenti, sulla necessità di incrementare quell'assistenza tecnica di stalla, quell'assistenza tecnica che consente alle aziende agricole di migliorare questi aspetti qualitativi e quantitativi. Questo significa anche trasformare una serie di servizi che vengono forniti da associazioni e centri di assistenza tecnica, da servizi di carattere cartaceo a servizi tecnici, a "servizi di stalla" che rendono meglio l'idea della necessità di evitare che la pubblica amministrazione spenda esclusivamente per controlli burocratici, per controlli cartacei, per verifica dei registri, per l'assistenza al mantenimento di tutte quelle attività burocratiche, introducendo un'assistenza di carattere maggiormente tecnico per migliorare le performances delle nostre aziende sotto tutti i punti di vista.
In questo senso sarà importante anche il ruolo delle associazioni private, delle associazioni allevatori.
Voglio anche dire che nel frattempo, dopo che la Commissione aveva approvato un testo ci è giunta una comunicazione della confederazione degli agricoltori e anche degli altri sindacati agricoli che ci segnala una situazione che potrebbe diventare problematica nella dicitura del piano stesso. Questo in relazione alla possibilità di trasferire all'interno di quella struttura delle associazioni allevatori l'interezza dei contributi che noi riceviamo dallo Stato per il mantenimento dei servizi operativi.
La comunicazione ricevuta ci dice che la dicitura a pag. 52 dove noi definiamo queste strutture su base provinciale "sportelli operativi" ci esporrebbe al rischio della perdita di alcuni contributi. Credo che questo sia un aspetto da approfondire e da verificare e su questo credo che il Consiglio si debba riservare la possibilità di meglio precisare il concetto di questi sportelli operativi. Non vorrei che rischiassimo la perdita di 500 milioni annui che lo Stato destina direttamente alle associazioni provinciali degli allevatori sulle quali vanno comunque fatte tutte quelle opere di razionalizzazione e di risparmio che consentano a queste stesse di rispondere a quell'esigenza che prima manifestavo rispetto all'assistenza alle aziende zootecniche, cioè che tutte le risorse siano concentrate su strutture e su attività che svolgono direttamente una funzione in relazione alla produzione e non alla gestione burocratica. E' una riflessione sul fatto che spesso l'organizzazione su base provinciale comporta nel nostro caso la moltiplicazione per quattro di strutture e organizzazioni che potrebbero essere ricondotte ad un unico soggetto. Ciò non significa che se risorse statali sono legate a definizioni e a soggetti ben precisi, questi soggetti vadano in qualche modo tutelati e ricondotti all'interno di questo ragionamento più generale.
Altra questione su cui il piano zootecnico non decide e sulla quale ho personalmente delle riserve è il fatto di parlare di altri 180 giorni prima di ridefinire il soggetto che dovrà gestire alcuni servizi. Nel testo originario c'era una proposta relativa all'Assam, in Commissione è stato detto che l'Assam non svolge delle funzioni di carattere zootecnico, quindi questa decisione non è stata assunta e pertanto, genericamente, ci si riconduce a un soggetto che verrà individuato entro 180 giorni dall'approvazione del presente piano.
Vero è che questo nodo va sciolto, perché il sistema dei servizi di sviluppo agricolo regionale ha bisogno di risposte in tempi certi e in particolare un soggetto come quello che noi abbiamo istituito con legge regionale — l'associazione regionale allevatori — svolge alcune attività di cui le aziende zootecniche hanno necessità.
I servizi necessari non possono scomparire con lo scomparire di organismi la cui utilità oggi viene messa in discussione. Si mette in discussione da parte nostra — parlo per quanto mi riguarda — la sopravvivenza di strutture ma non si vuole assolutamente mettere in discussione la sopravvivenza dei servizi e di coloro che operano perché questi servizi continuino ad essere svolti.
Personalmente ritengo che ci sia anche una sovraesposizione dell'Istituto zooprofilattico dell'Umbria e delle Marche che io non considero idoneo a svolgere certe funzioni, in particolare quelle di consulenza, perché questo è un organismo preposto allo svolgimento delle attività di controllo che ha avuto un forte impulso con i finanziamenti statali legati alla ricerca della presenza della BSE negli allevamenti, ma è un organismo che svolge funzioni di controllo, di polizia, se vogliamo semplificare. Un soggetto che esercita il controllo non può contemporaneamente svolgere la funzione di consulenza, o comunque, anche separando i due rami di attività sono spetti molto delicati che credo debbano essere approfonditi. Certo, il piano zootecnico non ipoteca niente da questo punto di vista, però ci tenevo a ribadire un concetto che vuole separare nettamente le funzioni di assistenza da quelle di controllo. Nessuno di noi si è mai sognato di affidare alle associazioni di categoria o di rappresentanza delle funzioni di controllo, se mai delle funzioni di assistenza e contemporaneamente credo che il discorso debba essere anche capovolto: che i soggetti preposti al controllo non possano essere, in maniera generalizzata e indiscriminata, affidatari di funzioni di consulenza per un fatto molto semplice che richiama la materia ambientale, cioè che un laboratorio preposto ai controlli ambientali che riscontra il superamento dei parametri, automaticamente è obbligato a comunicare all'autorità giudiziaria il superamento di questi parametri; un laboratorio che svolge una funzione di controllo, cioè che riceve un campione da un'azienda che riscontra il superamento di questi livelli di legge lo comunica all'azienda e l'azienda che volontariamente ha portato questo campione cerca di rimettersi in regola. Questo è un aspetto molto delicato su cui non possiamo commettere errori al di là delle volontà legittime di ogni soggetto di aumentare il proprio fatturato e le proprie attività.
Detto questo, gradirei dall'assessore una risposta rispetto alla questione, che credo sia arrivata anche a lui, sollevata dalle associazioni di categoria in merito ai finanziamenti statali e dico che comunque il piano è sicuramente un passaggio importante, c'è stata una fase di concertazione e discussione svolta da parte della Giunta, un approfondimento svolto in Commissione con grande impegno da parte del relatore che ha avuto anche difficoltà personali di salute, e dobbiamo ringraziarlo anche per aver portato a compimento questo lavoro non facile. L'augurio è quello che nella sede della legge e del bilancio queste previsioni che abbiamo fatto all'interno del piano possano poi trovare una rapida applicazione e una soddisfazione adeguata alla dimensione dell'attività e all'importanza del settore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Intanto ringrazio il relatore Procaccini per avere illustrato il piano. Credo che sia un fatto estremamente importante, un prosieguo della programmazione da parte della Regione Marche. Ovviamente, come è stato più volte detto dallo stesso assessore e come è detto anche nella premessa del piano, è ovvio che parliamo di un aspetto parziale della politica agroalimentare a livello regionale e una risposta più complessiva, strategica verrà data dal piano agricolo regionale complessivo su cui so che si sta lavorando e che spero presto arrivi in quest'aula. Comunque è ovvio che l'aspetto della zootecnia assume un suo rilievo, una sua importanza e aver voluto lavorare sul piano zootecnico anche in mancanza del piano agroalimentare regionale voleva essere da un lato una risposta alla complessa questione della BSE che pure ha visto coinvolta anche la nostra regione, seppure molto marginalmente, grazie al lavoro fatto nel corso degli anni in cui si è seguito con attenzione il sistema degli allevamenti, perciò la certificazione di qualità delle carni. Nonostante questo è ovvio che un colpo alla categoria c'è stato, in particolare per quanto riguarda i consumi. Pertanto il piano zootecnico vuol essere una risposta anche a questa complessa questione che si è venuta a determinare in Europa e nel mondo.
Il piano è un documento di analisi e di indirizzi, non deve rispondere a tutte le esigenze, perché occorrono poi una serie di interventi di supporto del piano stesso.
Nella sua complessità, per il tipo di elaborazione, di analisi, di proposta che il piano stesso contiene, come gruppo Ds diamo un giudizio positivo, riteniamo che sia una risposta concreta ai problemi che abbiamo nella zootecnia marchigiana. Abbiamo problemi seri, c'è stato un forte calo della produzione in questi anni, basti vedere i dati del censimento 2000: in dieci anni c'è stato un calo del 30,1% di aziende con allevamenti. Passiamo da 55.359 aziende che avevano un allevamento nella propria attività agricola, a 38.684 aziende, con un calo del 30,1%, per 16.675 aziende. E' un dato preoccupante. Registriamo una situazione agricola in cui il campo dei seminativi ancora rappresenta l'80% e la parte dei pascoli soltanto il 10,3%. Pertanto, sapendo che la produzione zootecnica è un aspetto essenziale e importante per l'agricoltura di montagna, delle zone interne, si imponeva, a fronte anche di questi dati, una risposta di merito e concreta. Il piano si muove in questa direzione e affronta non soltanto il discorso della zootecnica bovina ma l'intero campo: l'avicolo, l'avicunicolo, l'ovicaprino, l'equino e così via. E' quindi stato un buon lavoro che può dare un contributo consistente al rilancio della produzione zootecnica della nostra regione. Registriamo una domanda superiore all'offerta, pertanto credo che, seppure a livello mondiale c'è un esubero di produzione di carne, questo no significa che una regione come la nostra no possa in qualche modo aumentare la produzione stessa. Ormai nel settore bovino siamo sotto i 70.000 capi, pertanto una produzione ridotta al lumicino. Se non riusciamo a dare un rilancio forte, il settore rischia di morire, di impoverirsi ulteriormente. Occorre dare una risposta concreta e la risposta bisogna darla con gli incentivi, ma bisogna darla anche mettendo in condizione gli agricoltori e gli allevatori di avere strutture adeguate. Qui ci sono una serie di leggi che impediscono la possibilità di costruisce una stalla adeguata, che possa essere competitiva. Il piano individua una serie di linee, ma poi bisogna intervenire con strumenti di merito.
Molto importante è il discorso dei servizi. Noi abbiamo molti enti che fanno servizi ai produttori zootecnici e questi controlli sono il più delle volte cartacei, mentre abbiamo bisogno di un controllo reale, di merito, abbiamo bisogno di meno soggetti, perché troppi sono i soggetti che visitano questi allevamenti o che controllano la loro parte cartacea. Abbiamo costi abbastanza alti per quanto riguarda il discorso dei servizi, quindi abbiamo bisogno di una forte razionalizzazione, di qualificare questi servizi, razionalizzare i costi, fare sinergia. Nel piano questi indirizzi ci sono. Questo non significa chiudere o smantellare strutture che ai sensi della legge sono necessarie, ma non è neanche possibile che per 70.000 capi teniamo insieme una serie di enti piccoli, piccolissimi, con deficit di gestione, pertanto con costi per gli allevatori o per la pubblica amministrazione. Credo che da questo punto di vista il piano dà degli indirizzi precisi sui quali la Giunta può lavorare concretamente, lo stesso Consiglio regionale può intervenire.
L'altra cosa importante è l'ordine del giorno che poi verrà discusso e votato, che è uno degli strumenti di supporto del piano. Il piano è un documento di analisi e di indirizzi, ma poi occorrono degli strumenti.
Chi mi ha preceduto diceva che le risorse sono inadeguate; forse in questo ordine del giorno si trovi una prima risposta, perché prevede un aumento di 1.500.000 euro di risorse a disposizione del settore zootecnico, altrimenti mettere lì delle belle frasi non è sufficiente. Poniamo con l'ordine del giorno l'esigenza di andare a una sorta di testo unico della legislazione, almeno nel campo zootecnico. E' un obiettivo che so che c'è per tutta la parte agricola e anche per il turismo già so che c'è una proposta di testo unico, ma almeno nel campo della zootecnia bisogna arrivare a un testo unico e a una legislazione più adeguata, che sia capace di supportare gli indirizzi che prevede il piano. Così anche per quanto riguarda la promozione, noi siamo perché si va a una aggregazione, a una politica unica della promozione e della valorizzazione dei prodotti tipici nella nostra regione. Di qui lo stralcio di tutta la parte della promozione, ma nell'ordine del giorno è detto che il programma annuale di promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari deve rispondere adeguatamente anche ai prodotti zootecnici marchigiani, perché vogliamo portare avanti una politica di valorizzazione di tutto il comparto agroalimentare, di tutele produzioni delle zone interne anche per quanto riguarda altri interventi. Per esempio nell'agriturismo prevediamo un intervento unico di valorizzazione di questi prodotti. Come pure diciamo nell'ordine del giorno che il piano di sviluppo rurale, nella sua rinegoziazione deve tenere conto degli indirizzi del piano zootecnico.
A me sembra pertanto che l'ordine del giorno che verrà discusso da quest'aula e spero approvato impegni la Giunta a dare risposte immediatamente concrete relativamente agli indirizzi che il piano prevede.
Anche alla luce di questa questione credo che facciamo bene ad approvare questo piano, ma è altrettanto e urgente che subito dopo la sua approvazione si cominci una serie di iniziative e di azioni per dargli concreta attuazione, perché la situazione della zootecnia nella nostra regione possa avere un risveglio, possa esserci un impegno forte, incisivo per un suo rilancio e per una sua qualificazione.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI. Devo fare alcune brevissime considerazioni partendo da un ringraziamento alla Commissione e al relatore di maggioranza, non solo per le espressioni di carattere positivo sul lavoro svolto ma anche per il lavoro che è stato prodotto in Commissione, che così come ricordava il relatore è stato tutto teso ad apportare proposte migliorative al piano, in accordo con chi politicamente ha avuto la responsabilità della stesura.
La prima considerazione è che potrebbe nascere il dubbio: come mai si fa il piano zootecnico nel mentre si sta lavorando al piano regionale agricolo? Ebbene ricordo che questo Consiglio, nella discussione sulla emergenza BSE raccomandò alla Giunta di dare priorità al piano zootecnico, perché in quella sede la maggioranza individuò, con una risoluzione, quelli che dovevano essere punti cardine per uscire strutturalmente dalla crisi BSE e non rimanere perennemente nell'emergenza.
Fin dall'inizio noi dicemmo che l'emergenza BSE si risolveva assumendo provvedimenti di carattere strutturale per la zootecnia marchigiana e individuammo due elementi. Quello più semplice, che abbiamo messo in atto e che stiamo portando avanti, su cui c'è stato ultimamente un attacco del Governo nel non rimettere a disposizione le risorse e su cui, in Conferenza Stato-Regioni e nella riunione degli assessori regionali, abbiamo avuto un ruolo di netta ostilità. Parlo del decreto del ministro che prevedeva la soppressione delle risorse per i servizi di smaltimento. Noi dicemmo in quella fase che l'emergenza non poteva essere scaricata sugli allevatori, non potevano essere messi gli allevatori alla mercé di chi, come spesso avviene durante le crisi, si approfitta di alcune situazioni, e volevamo che questo servizio di smaltimento fosse organizzato e garantito dal pubblico. In questo senso, avvalendoci anche di una struttura privata abbiamo costruito un servizio che oggi funziona bene, che ha il plauso e la soddisfazione degli allevatori, quindi chiediamo anche qui, al Governo che ha ritirato la parte del decreto relativa al blocco del finanziamento, che si vada anche oltre il 31.12.2002, così come sembra il ministro sia orientato a fare.
L'altro punto su cui discutemmo per uscire strutturalmente fuori dalla crisi era quello della realizzazione del piano zootecnico in tempi brevi, che precedesse addirittura e fosse parte integrante e sostanziale, poi, del piano agricolo ma che intanto lo precedesse, che alcune misure di carattere organico venissero assunte prima della redazione del piano agricolo regionale. Quindi abbiamo lavorato rispettando sostanzialmente i tempi che il Consiglio aveva dato per la realizzazione del piano zootecnico.
Non entro nel merito, a me pare che sia un piano che individua le linee di azione: una che lavora in continuità con quanto è stato espresso negli ultimi anni nelle Marche sotto il profilo della qualità. Voglio ricordare che la certificazione della carne questa regione l'ha inventata qualche anno fa; l'ha scoperta il Governo di centro-sinistra, questa maggioranza qualche anno fa, mentre adesso, dal primo gennaio è entrata in funzione su tutto il territorio nazionale e per questo abbiamo preso anche riconoscimenti da parte del Governo nazionale. Abbiamo lavorato in continuità sotto il profilo della qualità e abbiamo cercato di organizzare tutto il piano di sviluppo del settore zootecnico, cercando di puntare sulla qualità, sulla tracciabilità che significa non solo qualità che si costruisce nell'allevamento ma che si costruisce con azioni più diffuse, a partire dalla produzione agricola che comunque deve costituire una produzione di qualità.
Questo per dire che non abbiamo avuto l'ambizione di inventare nulla, abbiamo cercato di lavorare in continuità e di mettere a sistema alcune idee che erano e riteniamo siano portanti per lo sviluppo agricolo e della zootecnia.
Nello stesso tempo ho accettato con soddisfazione l'idea, da parte della Commissione, di stralciare la parte della promozione. Un'idea giusta di riportare in un unico programma organico la promozione nel settore agricolo, anche perché siamo convinti, e lo sosteniamo, che la promozione deve essere non solo organizzata per il settore agricolo, ma dobbiamo, dal settore agricolo, organizzarla ed allargarla sempre di più al territorio, ad altri settori, per cui sarebbe stato riduttivo, e di questo ringrazio la Commissione che ha portato questa modifica. Accedo all'idea di organizzare su un piano più concreto un pacchetto-promozione che non sia sganciato dagli altri settori. Così come credo siano importanti alcune riflessioni che noi avevamo assunto in un ruolo da definire ancora meglio dell'agenzia Assam. Noi abbiamo pensato fin dall'inizio che questa agenzia non debba essere più considerata e non si debba sentire più come "piccolo Esam". Non è più l'ente di sviluppo è un'altra cosa. La sua missione è stata definita fin dall'inizio, quindi deve ulteriormente concretizzarsi. Dico questo soprattutto in ragione del fatto che la Giunta dovrà decidere ed anche qui accedo a questa modifica perché in maniera più flessibile si dà la possibilità, non per legge di cambiare. Ma siamo altresì convinti che se vogliamo puntare in maniera decisa sulla certificazione occorrerà organizzare un ente terzo di certificazione, altrimenti ripercorreremmo vecchie ipotesi che prevedono la certificazione solo ed esclusivamente dentro il processo produttivo.
Penso che la Giunta rifletterà, quindi accedo all'idea di dotarsi di uno strumento che sia flessibile, non rigido da questo punto di vista, ma è evidente che il ruolo dell'Assam debba prevedere questo ente terzo della certificazione che abbia la garanzia pubblica della certificazione.
L'altro aspetto riguarda i servizi su cui molto abbiamo discusso, partendo proprio dalla considerazione che tutto ciò che noi organizziamo debba essere teso alla qualità del servizio che diamo agli allevatori. Non ci sembra che l'attuale situazione svolga fino in fondo la propria funzione e per questo pensiamo a una riorganizzazione completa. Lo abbiamo detto e lo faremo con atti successivi, a partire dai prossimi mesi, ma compiutamente dal 2003 quando anche la tenuta dei libri genealogici passerà alle Regioni.
Quali sono gli strumenti? Intanto le misure previste nel Psr, nella completezza dell'azione che dobbiamo mettere in campo; la legge di finanziamento che dovrà accompagnare successivamente il piano zootecnico per dargli concretezza, individuando le priorità. Evidentemente le priorità le individueremo nelle cose che dicevo prima, nella identificazione della qualità, della certificazione, della tracciabilità che è stata definita la madre di tutte le battaglie, così come il coordinamento che è stato riportato in seno all'assessorato e che io condivido. Vogliamo portare avanti queste cose, così come abbiamo fatto nei mesi scorsi a partire dalla emergenza BSE, in collaborazione ed integrazione con altri assessorati, in particolare la sanità e il commercio, per cui quella che allora chiamammo "cabina di regia" potrà essere meglio definita per avere un ruolo di coordinamento e intersettorialità di altre competenze che entrano a pieno titolo su questa vicenda.
Questo piano è stato interamente realizzato dai dirigenti e funzionari dell'assessorato, senza avvalerci di nessuna consulenza. E' un fatto estremamente positivo che voglio rimarcare, perché la qualità é del lavoro che è stato espresso va ascritta al merito dei funzionari e dirigenti dell'assessorato all'agricoltura, avvalendosi delle collaborazioni interne.
C'è una nota della Confederazione generale agricoltura italiana relativamente alla preoccupazione che potrebbero perdersi finanziamenti di carattere nazionale se organizzassimo le Apa in quel modo. Voglio ricordare che i finanziamenti nazionali vengono dati su un precisa legge che prevede l'istituzione delle Apa provinciali per la tenuta dei libri genealogici, quindi è evidente che con il piano zootecnico non possiamo sopprimere una legge di carattere nazionale. Ovviamente, le funzioni ascritte alla Regione noi vorremmo realizzarle come meglio crediamo, ma i finanziamenti che vengono dati da sempre alle Apa sono per la tenuta dei libri genealogici. Faccio anche presente che dal 2003 — penso anche prima, perché la riscrittura del Titolo V dà completa competenza in agricoltura alle Regioni — questa funzione verrà svolta anche dalla Regione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 1 a firma Gasperi e altri.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'ordine del giorno a firma Avenali.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)

Sto valutando l'ipotesi di concentrare i nostri lavori nella mattinata, passando alla discussione della proposta di atto amministrativo n. 79 limitandoci, per quel che riguarda le mozioni, alle 176, alla 178, alla 172 che hanno un consenso generale, evitando di trattare quelle mozioni abbinate che sono presentate anche dalla minoranza.



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Esame del bilancio consuntivo 2000 dell'Agenzia per i servizi nel settore agroalimentare delle Marche (Assam). Legge regionale 14 gennaio 1997, n. 9, articolo 14, comma 3» Giunta (79)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 79. E' stato presentato un ordine del giorno a firma del consigliere Gasperi che chiede il non passaggio all'esame dell'atto. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Ha la parola il relatore di maggioranza consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Come avete potuto constatare direttamente dalla relazione, il bilancio consuntivo per l'attività svolta dall'Assam nel 2000 si chiude con una perdita d'esercizio pari a £. 116.475.617. Come è bene evidenziato dal collegio dei revisori dei conti, tale perdita è dovuta sostanzialmente alla effettiva mancata erogazione da parte della Regione, dei contributi relativi alle attività già svolte, i cui costi sono stati invece compresi in quelli dell'esercizio e all'incidenza dell'imposta regionale sulle attività produttive e all'Irpeg. Sostanzialmente si ripete quello che era già stato rilevato in occasione dell'approvazione del bilancio consuntivo 1999, cioè che l'attuale impostazione contabile, pur rispettosa delle norme del codice civile non sia adatta alla gestione di questa agenzia che prevalentemente svolge attività non commerciale. Credo che sia da tener presente questo dato già rilevato più volte e bisognerà assolutamente procedere a un chiarimento di questo tipo di contabilità in quanto i presupposti che la legge istitutiva dell'Assam aveva in sé non sono stati raggiunti dal punto di vista della logica del mercato che dovrebbe presiedere a qualsiasi ente di natura commerciale. Non essendoci un mercato tale da poter rendere autonomo da questo punto di vista l'ente, è chiaro che dovremmo poi prevedere una diversa impostazione di bilancio, che ci possa consentire una più rispondente valutazione dell'attività dell'Assam alla contabilità vera e propria.
Pertanto si concorda con la relazione del collegio dei revisori dei conti che recita: "Il collegio ha già espresso nel passato e ripetutamente perplessità in merito all'inquadramento dell'agenzia tra gli enti commerciali e, di riflesso, in merito all'impostazione contabile della stessa e ritiene che si possa adottare, per l'avvenire, un sistema di rilevamento che ponga in sufficiente evidenza l'andamento dei singoli progetti e soprattutto che assicuri la massima analiticità e chiarezza sia sotto l'aspetto economico che finanziario, attenendosi al rispetto delle norme del codice civile e dei principi contabili. Avuta da parte dell'amministratore unico la completa disponibilità per la soluzione in tal senso del problema sopra esposto, il collegio dà atto che, esaminato il prospetto fornito, in considerazione che i contributi regionali previsti non ancora pervenuti copriranno ampiamente i costi sostenuti, nella realtà al 31.12.2000 non esiste alcuna perdita ed inoltra consiglia il riassorbimento delle perdite pregresse, visto il dettato di cui all'art. 14 della legge 9/97".
Ritengo sia utile sottolineare che l'agenzia, oltre alla ricerca sull'innovazione di prodotto e di processo, ha svolto la propria attività nel servizio dell'agrometeorologia, nella gestione aziendale, nell'applicazione delle disposizioni in materia fitosanitaria e nelle analisi agronomiche e agroindustriali, implementando la certificazione delle produzioni di qualità. In termini economici dobbiamo registrare un aumento dell'attività di oltre il 13% rispetto al 1999. A questo punto sottolineiamo che la progettività dell'ente è sicuramente superiore. In preventivo l'attività era stata proposta in termini ancora superiori a quanto si è potuto realizzare.
Pertanto, viste le considerazioni già espresse sulla perdita d'esercizio e la certificazione del collegio dei revisori dei conti sull'esatta corrispondenza dei dati esposti in bilancio con le scritture contabili nonché il sostanziale rispetto delle spese programmate, propongo agli egregi colleghi di approvare il bilancio consuntivo dell'attività dell'Assam 2000, adottando la relativa proposta di atto amministrativo n. 79 ad iniziativa della Giunta regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Questa mattina avevo presentato quell'ordine del giorno e lo avevo consegnato a lei, al Presidente della Giunta e ai presidenti della III e II Commissione. In esso dimostro con estrema chiarezza che questo era un argomento che non sarebbe dovuto venire in votazione ma doveva essere rimandato perché ci sono degli estremi molto negativi.
Volevo leggere l'allegato che è fondamentale e mi è stato detto che si doveva citarlo al momento della discussione di questa proposta. Però sono entrato mentre stava parlando il relatore collega Luchetti e non credo che sia stato letto l'allegato alla mia richiesta per rendere edotti tutti i consiglieri ed eventualmente messo ai voti. Sono rientrato e mi permetto di leggere: "Premesso che il bilancio dell'Assam al 31 dicembre 2000 e la relazione sulla gestione rappresentano, a parere di chi scrive, l'ennesima prova dell'inefficienza amministrativa nonché gestionale, avendo vanificato gli amministratori i fini che il legislatore si era dato nell'istituire un ente pubblico economico con la legge regionale 9/97; premesso altresì che il bilancio di previsione dell'Assam, il cui programma prevedeva progetti stima in £. 11.781.860.000 ha dato invece luogo ad entrate effettive, ammontanti soltanto a £. 6.650.116.900, con la differenza in negativo di £. 5.131.743.100, è appena il caso di commentare che il bilancio di previsione dell'Assam era fondato su dati e somme non certe e veritiere e quindi su progetti non attuabili se non sulla carta. Tutto ciò a fronte di spese di gestione, attività istituzionali, consulenze e spese per organi istituzionali per l'esercizio 2000 che assumono rilevanza rispetto alle pochissime entrate per la realizzazione dei progetti. Premesso che i soli progetti realizzati non sono altro che la prosecuzione di quelli dell'ex Esam con maggiori costi di gestione rispetto all'ente soppresso; premesso che il bilancio di esercizio dell'Assam relativo all'anno 1999 si è chiuso con un disavanzo pari a 205.820.338 lire; premesso che il bilancio di esercizio dell'anno 2000 si è chiuso con una perdita di esercizio di £. 116.475.617; premesso che l'ammontare dei disavanzi complessivi dell'Assam relativi ai due esercizi ammonta a £. 322.295.955..." E questo in violazione all'articolo 14 della legge regionale 9/97 la quale prevede che in caso di chiusura in perdita di bilancio l'Assam doveva chiudere.
Seguito la lettura: "considerato che i revisori dei conti nel verbale dell'11 maggio 2001, da una parte affermano categoricamente che «si è rilevato che l'attuale impostazione del bilancio non consente all'organo di controllo di determinare se nell'esercizio i costi ordinari di gestione e i costi di esercizio per le attività istituzionali sono stati superiori a quelli preventivati. In sostanza, a causa dei progetti che interessano più esercizi e che vengono rendicontati dopo la loro conclusione il Collegio, sulla base del bilancio economico non è in grado di giudicare se il bilancio dell'agenzia chiude in pareggio», così come vuole la legge istitutiva, non tenendo più conto che il bilancio dell'agenzia è regolato dal conto economico disciplinato dal codice civile, concludono positivamente, usando come parametro i criteri del bilancio finanziario. Tutto ciò è segno di grande ed enorme confusione che genera ulteriori dubbi sull'andamento finanziario dell'agenzia.
Allo stato attuale i soli elementi certi che emergono sono che i disavanzi di gestione ammontano, al 31 dicembre 2000, a £. 322.295.955, come si evince con chiarezza a pag. 36 del conto prodotto dall'amministratore unico. Tutto ciò induce lo scrivente, considerato che sono ormai due anni che l'agenzia opera in regime di perdite, e ciò in aperta violazione della legge regionale 9/97, a chiedere al presidente del Consiglio regionale di trasmettere gli atti del bilancio 1998, già contestato in sede di approvazione del bilancio dallo scrivente, 1999 e 2000, al tribunale di Ancona per gli adempimenti relativi alla liquidazione dell'agenzia, sussistendo, a parere di chi scrive, i presupposti normativi per questa azione.
Tutto ciò non solo per le perdite di esercizio accumulate fino ad oggi, ma anche per l'incapacità a porre in essere strategie innovative di mercato la cui responsabilità non può che ricadere sull'amministratore unico dell'Assam che poco ha fatto per uniformare l'agenzia ai parametri di unente pubblico economico. A ciò aggiungasi la grave responsabilità del commissario liquidatore avv. Angelo Gattafoni, che invece di rispettare i dettati normativi di cui alla legge 9/97, cioè di liquidare l'ex ente di sviluppo e far transitare le disponibilità attive dell'Assam, ha trasferito in blocco la liquidazione alla Giunta regionale, impedendo in questo modo la liquidazione dell'ex ente nelle modalità indicate dal legislatore con la legge regionale 9/97, le cui conseguenze ricadranno inesorabilmente sul bilancio regionale e di cui, allo stato, è responsabile diretto per i danni che sta causando.
Questa è una denuncia sul piano politico, che non è altro che un passaggio della mia grande indignazione che ho sempre manifestato nell'ambito di questo Consiglio per come è stato gestito prima l'ente di sviluppo delle Marche e poi la stessa Assam per cercare di andare a coprire alcune falsificazioni e alcune situazioni di grande degrado morale ed economico nell'ambito sia del settore agricoltura, sia del settore del bilancio regionale.
La situazione che ha dimostrato che questa Amministrazione ha iniziato il suo cammino particolare, si è verificata non solo quando non si è dato seguito alle richieste che faceva l'ex liquidatore dell'Esam di fare rivalsa sulle cooperative per riprendere le somme di denaro che avevano messo al di fuori delle norme giuridiche, facendole rientrare alla Regione. Si è bloccata la procedura esattamente dieci giorni prima che si andasse a votare, senza pretendere di sapere se era giusta quella procedura e se era veritiero che quelle cooperative fanno capo a situazioni e a colorazioni politiche che in questa Amministrazione vengono sostenute dai partiti di centro-sinistra. Non si è assolutamente andati a vedere queste cose. Poi si vanno ad affiggere manifesti talmente enormi che non si trovano muri adatti in questa regione, dimostrare che il deficit regionale è stato provocato dai mancati stanziamenti del Governo centrale a questa Regione. Non siamo stati ancora capaci di andare a verificare se ciò che veniva denunciato in quest'aula aveva in concreto sostanza, ma addirittura siete stati capaci di riciclare personaggi che erano stati allontanati nell'ambito dell'Amministrazione regionale e che fanno capo a quei partiti senza i quali questa Amministrazione non poteva essere sostenuta.
Chiedo a lei Presidente, che è il garante di questo consesso, di sospendere questo atto non dico per dare ragione a ciò che il consigliere Gasperi sostiene, ma per approfondire ciò che il consigliere Gasperi sta denunciando da diversi anni, altrimenti sarò costretto a procedere in maniera diversa e a richiedere direttamente un intervento alle competenti autorità. Chiederò intervento alle competenti autorità anche per ciò che sta succedendo con il liquidatore dell'Esam che ha completamente portato via documentazione senza assolutamente far conoscere dove è stata portata e in che modo. Addirittura le faccio presente che nella consegna del materiale tra l'uscita dell'ex liquidatore — che è stato cacciato — e l'ingresso del nuovo liquidatore non c'è nessun verbale di passaggio di consegne dei documenti e di ciò che era stato fatto.
Sono entrato in aula per un dovere nei confronti dei colleghi consiglieri, perché sappiano che cosa stanno votando. Chiedo quindi che ci sia una sospensione di questo atto per poter approfondire l'argomento, in modo tale da dare ampia garanzia a tutti i consiglieri che su queste materie non si debbono correre rischi circa le conseguenze del voto, ma soprattutto che non vi siano ricadute sul bilancio della Regione. Questo chiedo a lei, assessore Agostini, che ha il piacere e la fortuna di avere sia la delega all'agricoltura e quindi può approfondire la cosa con estrema facilità, sia la nuova delega sul bilancio. Le chiedo non di appoggiare ma di richiedere al Presidente la sospensione della votazione di questo documento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Mi scuso per non aver potuto partecipare prima ma sono stato a un funerale fuori Ancona e sono arrivato di corsa e trafelato in questo momento.
Noi siamo chiamati molto spesso in Commissione bilancio — di cui sono vicepresidente — e in quest'aula ad esaminare bilanci di enti, di agenzie, comunque di organi subordinati alla regione. Gli esami che facciamo di questi atti sono puramente formali. Dobbiamo porci il problema se l'intervento nella verifica di bilancio è formale per riscontrare che rispondano a requisiti di legge o se possiamo entrare nel merito, perché se si può entrare nel merito, il tipo di esame che noi teniamo in considerazione deve essere molto diverso e non solo formale. Magari leggersi le relazioni dei revisori dei conti che dicono che le cifre rispondono ai criteri di stesura tecnica del bilancio unitamente a qualche osservazione sulla sostanza.
Dobbiamo decidere — e non riguarda solo l'agenzia, riguarda anche altre agenzie e altri enti — se il nostro esame è nel merito o nella forma, perché se dobbiamo guardare solo i requisiti di legge siamo sostanzialmente degli organi di ratifica, se invece entriamo nelle procedure politiche gli aspetti di esame cambiano.
L'altra cosa che volevo dire — mi dispiace che non è in aula il Presidente — è che in occasione della manovra di bilancio il Presidente, nel rappresentare all'Assemblea, ma sostanzialmente a tutti i marchigiani, l'esigenza assoluta di nuove imposizioni fiscali (Irpef, Irap, aumento del bollo), ha sostenuto una tesi: che per quanto riguarda una serie di strutture subordinate alla Regione — leggasi le agenzie ma non solo — occorreva rivalutare, ripensare se questi organi che avevano un costo erano utili o meno e riservava ad altra valutazione la decisione. In particolare ricordo che in occasione della discussione sulla legge di riorganizzazione dell'ente Regione, quella per la quale proprio in questi giorni sono stati nominati i responsabili di dipartimento, era stata inserita l'abolizione del Centro beni culturali, anche questa una struttura a cui la Regione delegava alcune funzioni. Poi si è detto "costa, non c'è più necessità di autonomia, togliamola". Dobbiamo allora qui prendere una decisione politica: questa agenzia, altre agenzie servono o meno? Perché l'agenzia sanitaria abbiamo visto che non è servita assolutamente a riorganizzare la sanità della Regione e a evitare il buco. Un giudizio politico va dato alla fine della funzione. L'ex assessore Mascioni aveva detto che l'agenzia sanitaria è l'organo tecnico-strategico per gestire, cioè il timone della gestione della sanità. Questo non è stato. Abbiamo a suo tempo sciolto l'Esam perché era diventato un carrozzone di una strana integrazione politico-partitocratica con un buco tremendo. Nella liquidazione abbiamo visto necessità di recuperare soldi da cooperative fallite ed altre cose.
A questo punto è necessario l'intervento chiarificatore del Presidente della Giunta o l'assessore che ha avuto la delega di riorganizzazione delle politiche della Regione e delle strutture: servono queste agenzie o non è più opportuno richiamare agli assessorati, con costi minori, alcune funzioni e delegare al mercato alcune attività? Una delle ambizioni dell'agenzia era di svolgere attività per conto dei privati. Gasperi che è dottore in scienze agrarie, ovviamente entra nel merito, avrà le sue informazioni, e ha sottolineato con molta cura, leggendosi le carte, con pro-memoria ecc., che di fatto la funzione dell'agenzia è modesta se non fallimentare e comunque c'è questo aspetto: i privati si affidano molto di più ad altri privati per svolgere alcuni servizi e alcune funzioni che non a questa agenzia che è sostenuta con i soldi pubblici e quindi costa.
Occorre una revisione della politica del settore. Nel merito del bilancio non ci sono entrato qui bisogna vedere se l'esame da parte della Commissione bilancio è una ratifica nella forma o è di sostanza e di verifica delle funzioni politiche. Il consuntivo in genere è una presa d'atto: se è falso bisogna andare dal magistrato, altrimenti prendiamo atto che è sbagliata la politica ma è comunque una presa d'atto. Questa riflessione già anticipata dalla maggioranza nella persona del Presidente della Giunta regionale D'Ambrosio sull'utilità di agenzie, strutture e sovrastrutture, secondo me è un dato ineludibile, che dobbiamo comunque affrontare. Noi andiamo, nel 2002 ad esaminare il consuntivo del 2000, cioè un anno e due mesi dopo: il bilancio è questo e questo ci teniamo. Poi possiamo intraprendere tutte le procedure possibili per recuperare, per punire coloro che hanno sbagliato ecc., ma il dato è questo.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI. Credo che il bilancio dell'Assam, sotto il profilo contabile e tecnico sia assolutamente da approvare, nel senso che sia dall'analisi dell'assessorato che della Commissione non si evincono difformità o errori tali da pensare che sia un documento che non debba essere in qualche modo approvato.
Penso altresì che sulla scorta di quanto già detto dal Presidente, dalla maggioranza in sede di approvazione di manovra finanziaria, il problema delle agenzie, è stato uno dei livelli organizzativi di questa Regione per tentare di decentrare il livello gestionale, per far sì che la Regione diventi un ente di programmazione, un ente legislativo. Si è tentata la strada della creazione di alcune agenzie e, così come ho detto prima nell'intervento sul piano zootecnico, per quanto riguarda l'Assam noi vogliamo non considerarla come un piccolo Esam ma vogliamo che assolva alla missione per cui è stata creata. Così come la Giunta sta lavorando a un ripensamento, a un progetto di riorganizzazione di tutte le agenzie. Questo significa che chiude, non chiude? Non siamo in una fase in cui è stato assunto il livello progettuale di come andiamo a ridefinire tutta la questione delle agenzie, quindi non si smentiscono quelle affermazioni ma c'è un lavoro in itinere che sta andando avanti per step sulla rielaborazione della funzione gestionale di alcuni settori.
Da questo punto di vista è certo che dentro tutto il pacchetto c'è anche l'Assam così come tutte le altre agenzie, le partecipazioni e i centri servizi.
Credo che tra l'altro le agenzie vivono anche di autonomia gestionale, non sono "il braccio operativo di...", ma all'interno del programma annuale e pluriennale che viene approvato dalla Giunta, concordato con l'assessorato, vi è anche un momento di carattere autonomo nel raggiungimento degli obiettivi sui programmi considerati.
Per quanto riguarda le questioni qui poste dal consigliere Gasperi, c'è l'impegno a verificarle anche con l'attuale liquidatore, su cui do un giudizio positivo per il lavoro che sta svolgendo, anche per la velocità con cui si stanno chiudendo alcune partite, non ultima la questione del contenzioso che per tanto tempo, precedentemente, aveva fatto discutere. Questo non significa che a una richiesta di approfondimento di carattere tecnico su alcune questioni non corrisponda l'impegno del sottoscritto, dell'assessorato e del liquidatore a verificarle puntualmente sul piano tecnico e con lo stesso amministratore unico dell'Assam.
Detto questo, c'è la piena disponibilità a fare verifiche, ma in presenza di non certezza delle cose che lei ha detto mi sembra esagerato pensare a un rinvio della votazione del bilancio, quindi penso che possiamo procedere, fermo restando la piena disponibilità del sottoscritto a verificare, insieme agli altri attori che lei ha citato, puntualmente tutte le questioni da lei poste sul piano tecnico, poi faremo un bilancio delle vicende.

PRESIDENTE. Il materiale a me consegnato prima dal consigliere Gasperi è stato distribuito a tutti i consiglieri, che ne erano quindi a conoscenza.
La richiesta di non votare la proposta di atto amministrativo è stata respinta. Se comprendo dal suo intervento, lei chiederebbe di rinviare l'approvazione della proposta di atto amministrativo: direi di procedere nuovamente alla votazione di questa sua indicazione.
Pongo in votazione la proposta di rinvio della votazione dell'atto amministrativo.

(Il Consiglio non approva)

Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la verifica del numero legale per la prossima votazione.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione per appello nominale.
Ha la parola il consigliere Ricci.

Giuseppe RICCI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Benatti e Luchetti.

Gilberto GASPERI. Mi va bene la votazione per appello nominale, però quando è stata fatta la richiesta eravamo già in fase di votazione. In fase di verifica non si possono fare altre richieste. Chiedo un parere del funzionario, ma questa volta lo voglio per iscritto.

PRESIDENTE. Procediamo alla verifica del numero legale a partire dal n. 13. Nomino consiglieri segretari i consiglieri Gasperi e Donati.

Sandro DONATI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
D'Ambrosio presente
D'angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi presente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni assente
Massi assente
Melappioni presente
Minardi presente
Mollaroli presente

PRESIDENTE. Il consigliere Gasperi abbandona l'aula, quindi il consigliere Amagliani riprende la sua funzione di consigliere segretario.

Sandro DONATI, Consigliere segretario. Continuo la chiama:
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci Andrea presente
Ricci Giuseppe presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi presente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini presente
Amagliani presente
Amati assente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini presente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli presente

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 79.

(Il Consiglio approva)




Mozione (Svolgimento): «Sistema di elezione», Giuseppe Ricci, Amati, Favia, Viventi, Procaccini, Massi, Donati, Benatti, Andrea Ricci e Luchetti (177)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 177 dei consiglieri Giuseppe Ricci, Amati, Favia, Viventi, Procaccini, Massi, Donati, Benatti, Andrea Ricci e Luchetti.
Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci per l'illustrazione della mozione.

Giuseppe RICCI. Questa proposta di mozione riguarda il sistema elettorale regionale, il sistema di elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale e prende le mosse da un'iniziativa assunta dalla Commissione regionale Statuto. L'art. 122 primo comma, della Costituzione, stabilisce che "Il sistema di elezione, i casi di ineleggibilità e incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione, nei limiti dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica che stabilisce anche la durata degli organi elettivi".
C'è un disegno di legge presentato dal Governo, il n. 1094 concernente "Disposizioni di attuazione dell'art. 122, primo comma, della Costituzione". Questo disegno di legge all'art. 4 recita che "Le Regioni disciplinano con legge il sistema di elezione del Presidente della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali ed eventualmente di altri componenti della Giunta regionale nei limiti dei seguenti principi fondamentali: a) individuazione di un sistema elettorale che agevoli la formazione di stabili maggioranza nel Consiglio regionale e assicuri la rappresentanza delle minoranze; b) contestualità della elezione del Presidente della Giunta regionale con il rinnovo del Consiglio regionale; c) divieto di mandato imperativo".
Mentre i punti a) e c) sono principi generali e quindi la Commissione Statuto e quindi i firmatari di questa mozione hanno ritenuto che rientrassero nelle attribuzioni e nelle competenze previste dall'art. 122 della Costituzione in capo allo Stato, la contestualità della elezione del Presidente della Giunta regionale con il rinnovo del Consiglio regionale a nostro avviso, ma ad avviso della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali che a livello nazionale ha esaminato questa proposta, confligge con l'autonomia decisionale delle Regioni. Parliamo in senso generale, il problema non riguarda nemmeno questa Regione né la volontà più volte espressa anche dal Presidente D'Ambrosio, quindi non tocca assolutamente la nostra Regione in particolare ma è il principio generale sul quale si incardina questa invasione di competenza da parte dello Stato. La contestualità della elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale sta a significare che è già predefinito il sistema di elezione, significherebbe che si adotta sempre e comunque il principio per cui il Presidente è eletto direttamente, quindi venendo meno l'autonomia dei consiglieri regionali che viene riconosciuta invece dall'art. 122 della Costituzione nel disciplinare il sistema di elezione e le modalità di voto.
E' evidente che se si votasse nello stesso giorno per il rinnovo del Consiglio e per l'elezione del Presidente, altra forma non potrebbe essere se non quella dell'elezione diretta del Presidente e quindi, consequenzialmente, sancire in maniera definitiva che in caso di dimissioni, di impedimento, di decadenza del Presidente ci sarebbe anche lo scioglimento del Consiglio regionale.
Senza entrare nel merito di quella che potrà essere la legge elettorale che questo Consiglio regionale vorrà autonomamente definire e scegliere in Commissione Statuto prima e in aula poi, noi riteniamo che questa forzatura che è stata attuata dal Governo vada a determinare una conflittualità con quanto stabilito dalla Costituzione. Alcune Regioni dicono che se questa legge dovesse essere approvata occorrerà fare ricorso alla Corte Costituzionale. Io sono dell'avviso che già si è aperto un conflitto abbastanza ampio tra il Governo e le Regioni in applicazione dell'articolo 117 della Costituzione, che consente già al Governo di non più controllare le leggi delle Regioni ma di ricorre alla Corte Costituzionale per conflitto di competenze con le Regioni stesse, quindi per illegittimità degli atti da loro adottati, ma il principio è reciproco perché alcune Regioni hanno già impugnato leggi del Parlamento nazionale ritenendo che esse vadano a ledere i diritti delle Regioni per quanto riguarda le competenze che l'art. 117 della Costituzione oggi attribuisce in via esclusiva e primaria alle Regioni stesse.
Per evitare conflitti sulla verifica costituzionale della norma in una fase successiva, con questa mozione vogliamo impegnare il Presidente del Consiglio regionale a manifestare nelle sedi competenti, quindi a livello parlamentare in questo caso, perché la proposta di legge è stata trasmessa per competenza alla Commissione affari costituzionali del Senato, questa posizione, per ottenere la necessaria modifica del disegno di legge in questione, evitando successivamente il ricorso alla Consulta.

PRESIDENTE. Non vi sono richieste d'intervento, quindi pongo in votazione la mozione.

(Il Consiglio approva)




Mozione (Svolgimento): «Commissione parlamentare per le questioni regionali», Giuseppe Ricci, Amati, Ciccioli, Tontini, Viventi, Procaccini, Massi, Donati, Benatti, Andrea Ricci, Favia e Luchetti (178)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 178 dei consiglieri Giuseppe Ricci, Amati, Ciccioli, Tontini, Viventi, Procaccini, Massi, Donati, Benatti, Andrea Ricci, Favia e Luchetti.
Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

Giuseppe RICCI. Questa mozione si ricollega ad una norma definita in questo caso dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, che modifica il Titolo V della Costituzione, la cosiddetta "riforma federalista dello Stato" che all'art. 11 prevede l'istituzione di una Commissione parlamentare per le questioni regionali, paritaria, composta da 40 componenti in rappresentanza delle Camere nazionali ed altri 40 rappresentanti delle regioni e degli enti locali e Province autonome. Questa Commissione ha anche un potere diretto abbastanza rilevante e significativo. Si pensi che deve intervenire quando c'è da dirimere eventuali controversie fra Stato e Regioni rispetto alle attribuzioni in materia di legislazione, quindi in materia di competenze primarie e dirette, siano esse delle regioni o dello Stato così come riformulate dall'art. 117 della Costituzione o per quanto prevede il nuovo articolo 119 relativamente al problema della cosiddetta fiscalità delle Regioni intesa non come un vero e proprio federalismo fiscale, che comunque dà autonomia alle Regioni e agli enti locali di intervenire anche sulla leva fiscale.
Questa Commissione ha una potestà abbastanza significativa, perché si pensi che se una materia di legge che riguardasse uno di questi argomenti, esaminata dalla Commissione per le questioni regionali dovesse essere non approvata o approvato con emendamenti e la Commissione affari costituzionali non recepisse tali indicazioni, addirittura il voto in aula dovrebbe essere a maggioranza assoluta dell'Assemblea, quindi è evidente che ha un forte potere di interdizione la Commissione per le questioni regionali, anche rispetto alla potestà legislativa del Parlamento, tenendo conto che se ci fosse un'osservazione significativa da parte della Commissione il Parlamento potrebbe approvare le leggi solo a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
La proposta che viene presentata per la composizione di questa Commissione è che i 22 rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome siano in questo caso i presidenti delle Giunte regionali e provinciali, non si capisce bene quale sarebbe il meccanismo di nomina degli altri 18, comunque se il principio è lo stesso dovrebbero essere, probabilmente, i sindaci e i presidenti delle Province non autonome.
Il principio che si vuole ribadire con questa mozione è che i governi debbano interloquire fra loro, quindi è corretto che esista la Conferenza Stato-Regioni per esaminare le iniziative dei governi, siano essi regionali sia esso il governo nazionale, quindi fra loro debbono decidere se disciplinare le modalità anche per portare avanti delle scelte di natura amministrativa e di governo, mentre invece il rapporto con il Parlamento va fatto tenendo conto dei riferimenti equivalenti, quindi il Parlamento nazionale non può che avere, come interlocutore, le Assemblee regionali.
La proposta che si avanza con questa mozione è di invitare il Presidente del Consiglio ad intervenire nelle sedi competenti perché si preveda che i rappresentanti delle Regioni vengano nominati con voto dell'Assemblea regionale.
Questo non rappresenta un atto di sfiducia o di limitazione delle competenze e dei poteri del Presidente della Regione che, ripeto, vengono esercitati a livello di Governo e oltretutto posso rappresentare il mio pensiero personale che suppongo possa essere anche il pensiero della maggioranza di questa Regione: se il Presidente D'Ambrosio dovesse chiedere di essere designato quale rappresentante nella Commissione Bicamerale, la cosiddetta "Bicameralina", non ci sarebbe alcun impedimento da parte della maggioranza ad indicarlo rappresentante della regione. Quello che si vuole rappresentare è un principio: i Governi interloquiscono con i Governi, le Assemblee legislative interloquiscono con le Assemblee legislative. Ci sembrerebbe inopportuna una designazione a priori di un rappresentante, di più rappresentanti o di esclusivi rappresentanti del Governo nella trattazione di materie che attengono la potestà legislativa delle Assemblee regionali.
In questo contesto si chiede di modificare la proposta, ristabilendo il principio che vuole che la cosiddetta Commissione "Bicameralina" sia composta da 40 parlamentari nazionali e 40 rappresentanti delle Assemblee legislative regionali e delle Assemblee degli enti locali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Le due mozioni illustrate dal consigliere Giuseppe Ricci vanno sicuramente nella direzione di vedere valorizzato il ruolo della Regione. Su questa mozione specifica, che ci sia un ascolto da parte della Camera e del Senato delle nostre impostazioni è un fatto più che giusto. l'altra non l'ho firmata perché mi è sembrata una forzatura. Il voto favorevole che adesso esprimo è legato al fatto che mi sembra che nella promulgazione di queste leggi ci debba essere un ruolo attivo delle Regioni e non ci debba essere un'interferenza troppo forte dello Stato se non in una legge quadro. Da questo punto di vista — lo dico a titolo personale — sono per l'elezione diretta del Presidente a tutti i livelli, credo che non si possa tornare indietro e quindi lo riaffermo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

(Il Consiglio approva)

Presidenza del Vicepresidente
GIUSEPPE RICCI



Mozione (Svolgimento): «Problemi occupazionali relativi al servizio di pulizia delle Ferrovie dello Stato S.p.A.», Amagliani (172)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 172 del consigliere Amagliani, che ha la parola per illustrarla.

Marco AMAGLIANI. Questa mozione fa seguito ad un'analoga mozione che ho presentato quando la vicenda dei lavoratori delle Ferrovie si sono trovati in questa situazione, divenuta tale in conseguenza all'espletamento delle gare e dell'affidamento dei servizi alle ditte aggiudicatrici. Da quel momento la situazione si è ulteriormente aggravata, perché rimangono in piedi tutte le questioni così come le avevamo conosciute la volta precedente, con l'aggravante che c'è un termine rispetto al quale è previsto un licenziamento del personale stesso, non si sa in che misura esattamente, quello del 21 febbraio, quindi domani.
Sappiamo bene che a fronte di una situazione che ha interessato uno sciopero generalizzato di tutti i lavoratori di questo settore, quindi che ha interessato tutta l'Italia, questa scadenza del 21 febbraio è stata posticipata di un paio di mesi.
E' delle ultime ore una novità: c'è un tentativo da parte della ditta, in particolare la ditta Mazzoni che si è aggiudicata la gara, di intervenire pesantemente nei confronti dei lavoratori stessi, con il tentativo, nemmeno tanto nascosto, di dividerli, tant'è che a una parte di questi lavoratori (40-50) è arrivata una lettera in cui li si invita a presentarsi esattamente questa mattina presso una non meglio identificata società, probabilmente affiliata, per essere assunti a tempo indeterminato, nel rispetto del contratto di lavoro che sappiamo bene riparte da nuovo, cioè non vengono assolutamente rispettate quelle famose clausole sociali che dovrebbero essere rispettate per qualsiasi lavoratore e quindi tutti i diritti acquisiti fino a questo momento (come quello dell'anzianità che è il più elementare o come quello della progressione di carriera che è un altro dei più elementari, verrebbero meno. Questa è una situazione gravissima rispetto alla quale dobbiamo far fronte nei modi e nelle forme in cui la Giunta regionale, l'assessore preposto possono far fronte.
Sappiamo bene che a fronte di una già prospettata riduzione del personale stesse, che in un confronto avuto con l'assessorato preposto viene proposta addirittura del 50%, per cui 127 lavoratori su 254 verrebbero tagliati, eliminati, privati di un diritto essenziale — quello al lavoro — addirittura viene fuori una sorta di mansionario, con un aumento, addirittura, delle mansioni. Sono tutti documenti che sono a disposizione, dei quali ognuno può prendere atto.
La mozione che ho presentato a questo Consiglio regionale non tiene già conto — in quel momento non sapevamo, speravamo che il taglio non fosse di questa entità, di questa natura, si parlava di un taglio del 30%, probabilmente riassorbibile attraverso un rapporto di lavoro part-time — del fatto che, probabilmente, il licenziamento interesserà il 50% dei lavoratori.
A fronte di questa situazione c'è una latitanza complessiva dell'ente Ferrovie dello Stato. Noi non possiamo far finta di non vedere che l'ente Ferrovie dello Stato di questa situazione è responsabile fino al collo e fa finta di non vedere quello che effettivamente accade.
Al di là dell'impegno che in qualche modo si cerca di far prendere al Presidente della Giunta regionale e alla Giunta stessa, la proposta è quella di intervenire nei confronti di tutti gli enti preposti, affinché, innanzitutto, vengano ridate dignità e certezza del lavoro a tutti i lavoratori interessati. Quel taglio che viene prospettato inciderebbe non solo sul numero totale dei lavoratori interessati ma anche e soprattutto sulle loro retribuzioni. Sappiamo che parliamo di retribuzioni che a malapena raggiungono £. 1.800.000 al mese nette, quindi un taglio del 35% significherebbe stare sotto £. 1.400.000 al mese.
Sappiamo tutti della gravità della situazione, la volta precedente questo Consiglio regionale si è espresso all'unanimità nei confronti di un atto che avevamo firmato come presidenti dei gruppi di maggioranza. Mi auguro e auspico che quest'aula — mi dispiace che la minoranza non sia presente — risponda allo stesso modo, ma fondamentalmente mi auguro che possa essere messo in campo, da parte di chi è preposto, innanzitutto da parte del presidente della Giunta, ogni tipo di atteggiamento atto a far sì che questa situazione non si abbia a vivere. Questo è lo spirito, con questo spirito chiedo all'aula il voto di questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Condivido le motivazione citate dal consigliere Amagliani. Questa discussione è stata fatta diverse volte in questo Consiglio regionale e va oltre il fatto specifico grave, gravissimo dei licenziamenti dei lavoratori delle Ferrovie dello Stato e di una assunzione parziale con le caratteristiche che venivano dette. Esiste una responsabilità principale dell'ente Ferrovie dello Stato Spa che ha subito uno "spezzatino" rispetto alla conformazione originaria di ente effettivamente statale, ed oggi vediamo che la flessibilizzazione che lì si sperimenta è devastante, colpisce le Marche ma non solo perché è un fatto di tipo nazionale, ed al tempo stesso vorrei capire — la finta fuoriuscita dei consiglieri dell'opposizione non consente un dibattito serio — come questa vertenza si configura dentro quella più generale in atto sul lavoro, sull'art. 18 riguardante il diritto dei lavoratori e, più in generale, su un attacco complessivo che il Governo di destra sta operando nei confronti dei lavoratori, introducendo una flessibilità selvaggia. E' chiaro che il problema della flessibilità ha tempi più lunghi. Vogliamo essere molto onesti: non è attribuibile a qualche ora fa, perché deriva ormai da un decennio devastante, lo voglio dire a quest'aula molto vuota; deriva, questo cedimento e questa avanzata della flessibilità e della globalizzazione a livello internazionale, da quando si è sciolto il Partito comunista italiano.
E' chiaro che oggi gli strumenti di difesa sono minori e noi siamo molto vicini al sindacato dei lavoratori, ai sindacati che operano una difesa strenua e strappano anche accordi possibili, perché la società troppo spesso non è sensibile a questi fatti che ritiene essere parziali.
Quello che sta succedendo ai lavoratori delle Ferrovie è molto grave, perché segnala da un lato i licenziamenti, dall'altro una assuefazione, una rassegnazione da parte di tutto ciò che li circonda.
Ecco allora che la partita che si sta giocando è molto forte. Per questo vogliamo richiamare le forze politiche in questo Consiglio a operare in questo senso, cioè a dare una solidarietà per quello che può fare una istituzione.
Più volte ci sono state mozioni che hanno chiesto dei tavoli con l'ente Ferrovie Spa. Dobbiamo riportare ad una discussione politico-istituzionale-sindacale questa vicenda. I fatti dell'Enel, delle Ferrovie, di questi comparti che erano prima statali e oggi sono diventati società per azioni talvolta sfuggono, anzi spesso sfuggono ad una discussione di tipo istituzionale.
Nel patto per lo sviluppo delle Marche venivano assegnate delle risorse, gran parte delle quali già utilizzate, proprio per verificare, con la molteplicità degli attori sociali delle Marche stesse, la loro collocazione.
Spesso questi soggetti sono sfuggiti e sfuggono, ma talvolta non sono stati invitati, talvolta c'è una nostra indifferenza, della Giunta. Credo che vada assunta una responsabilità per questo ritardo che dobbiamo colmare. Dobbiamo chiamare le Ferrovie Spa alla loro responsabilità così come facemmo per le Cartiere e come non abbiamo fatto e dobbiamo fare per l'Enel.
Credo che questa iniziativa debba essere fatta al più presto affinché si possa dare un segnale non solo ripetitivo e talvolta retorico di una mozione che può lasciare il tempo che trova in un'aula quasi deserta, ma richiamare ad un impegno, se possibile, più concreto ed incisivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Non per dissociarmi dagli altri consiglieri di minoranza, in quanto condivido l'atteggiamento che hanno avuto questa mattina sui lavori del Consiglio, però questo problema che riguarda lavoratori, più di 200 persone indubbiamente sta cominciando a rappresentare una specie di "casta sociale inferiore" (quello dei "pulitori"). Qualcuno, anche in seguito al film "Il pane e le rose" ha cominciato a tener presente questa che ormai sta diventando una fascia importante delle attività lavorative, perché in quasi tutti i settori queste funzioni lavorative "inferiori" vengono scorporate e date a terzi perché gestirle in proprio costa molto di più. Questo dal punto di vista economico è una cosa che accetto: il mercato, indubbiamente, ha delle esigenze e bisogna ascoltarlo. Una volta Giscard disse che "il mercato sono fatti, tutte le altre cose sono teorie". In questo caso risponde. Però esiste un problema: che il mercato deve avere anche una funzione sociale, quindi non si può tirare la corda oltre una certa misura. Quindi esprimo solidarietà in quest'aula a questi lavoratori, molti dei quali ho seguito, alcuni sono anche nostri iscritti, quindi la prima cosa che hanno fatto è stata quella di correre a informarci e alcuni parlamentari si sono mossi in questo senso. Occorre mettere un paletto che sia giusto.
Nella concorrenzialità il gioco è al ribasso, quindi questi lavoratori devono avere una loro organicità e operatività, però non sotto un certo limite. Non si può comprimere l'esigenza del lavoratore ad avere una garanzia sul numero delle ore che fa, sul tipo di trattamento economico sotto una certa soglia. Una soglia deve esistere, poi la soglia deve essere in punto di equilibrio fra vari aspetti, però quella soglia ci deve essere. Tra l'altro su questo credo che ci siano state posizioni politiche variegate. Mi hanno detto che in televisione c'è stata una dichiarazione non del mio gruppo ma di un altro partito politico che invece sosteneva cose diverse. A nome di Alleanza nazionale, avendo seguito anche alcune riunioni di questi lavoratori ritengo che ci debba essere una trattativa. In particolare il direttore regionale delle Ferrovie Colombo è una persona che si era detta aperta a riassorbire perché ci sono dei servizi accessori. Bisogna allora studiare tutti i meccanismi, tutte le clausole per vedere come recuperare, in parte, l'occupazione. So che la cooperativa di facchinaggio recupererà una trentina di unità, so che una quota parte del lavoro che l'ente Ferrovie si è riservato ha gestione discrezionale del direttore generale. Questo deve essere una leva su cui occupare le persone in esubero.
Detto questo voglio manifestare personalmente, ma a nome anche di Alleanza nazionale e del nostro gruppo la solidarietà a questi lavoratori. Sicuramente ci deve essere mobilità sociale. La rigidità sociale blocca la competitività italiana in Europa e nel mondo, quindi questo ci deve essere. Però questa economia di mercato deve avere delle regole sociali, deve riportarsi a un'economia sociale di mercato che è stato il punto di caduta dell'accordo dei partiti della Casa delle libertà e deve essere vissuto e attuato giorno per giorno nelle cose che accadono.
In questo senso devo dire che il Ministero e il Parlamento si sono attivati molto. In questa vertenza la maggior parte delle responsabilità ce l'ha il vertice delle Ferrovie nominato dalla precedente gestione politica, non da questa.
Detto questo, oggi si governa e quindi bisogna che interveniamo, pertanto c'è una responsabilità politica anche di chi è attualmente al Governo del Paese. In questo caso il Governo regionale ha altri colori, ma il problema non è di destra, di sinistra o di centro, il problema è dei lavoratori, di persone che sono nostri concittadini e che dobbiamo tutelare.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Cecchini.

Cristina CECCHINI. Vorrei dare alcune informazioni circa la situazione ad oggi. I lavoratori coinvolti sono 254. Sono questi che rischiano il posto di lavoro, perché il gruppo Mazzoni — che rappresenta quattro società — nelle riunioni istituzionali che ci sono state, presente anche l'ente Ferrovie, non ha saputo garantire niente, né dal punto di vista dell'occupazione — è stato fatto il numero di 127 — né si è specificato se full-time o part-time, anzi si è lasciato intendere che potevano essere part-time. E' stato detto che non si intende adottare l'art. 17 del contratto collettivo nazionale che garantisce il passaggio dei diritti di anzianità da un appalto all'altro. Si è fatto intendere che la questione poteva essere proprio come dice Procaccini: un esempio di quel lavoro interinale, intermittente, super flessibile, che piace tanto all'attuale ministro del lavoro Maroni.
Ovviamente questa situazione è inaccettabile per il sindacato che ha rotto la trattativa immediatamente, perché si retrocedeva rispetto a una precedente riunione fatta venerdì 14 e rispetto a questo anche la Regione ha, da parte sua, cercato di utilizzare verso le Ferrovie dello Stato una delle pressioni che possiamo fare. Noi siamo in trattativa sul contratto di servizio ferroviario, stiamo scrivendo le clausole, ovviamente non pensiamo affatto di sospendere il servizio, questo è fuori discussione, ma siccome stiamo trattando le clausole di questo contratto di servizio, queste clausole hanno capitoli precisi: uno riguarda pulizia e comfort, l'altro puntualità del servizio, l'altro sicurezza del materiale rotabile. Su queste questioni abbiamo detto che non procederemo a una discussione se non ci si garantirà la quantità e la qualità del servizio, tenuto conto che i nuovi mansionari per questi lavoratori sono, per fortuna, molto più attenti alle pulizie, ma questo presuppone più persone e non il 50% in meno rispetto a quelle attualità.
Abbiamo chiesto alle Ferrovie dello Stato di farsi parte garante, almeno Trenitalia Spa che è la direzione del trasporto regionale, nei confronti di Pax e nei confronti di Rete ferroviaria italiana. Nel frattempo abbiamo avuto un episodio increscioso questa mattina, che è stato gestito molto bene dal sindacato unitario, perché nei confronti delle lettere di presentazione per 45 lavoratori presso Assindustria, lettera formalmente smentita a me oggi e al prefetto ieri da parte della società Mazzoni — era un chiaro tentativo di dividere il fronte dei lavoratori — il sindacato ha fatto in modo che non si presentasse nessun lavoratore, e infatti ad Assindustria non si è presentato alcun lavoratore.
La situazione, ad oggi è questa. Noi useremo ogni possibilità di far intervenire in modo fattivo le Ferrovie dello Stato. Questa discussione in Consiglio aiuta, perché la solidarietà a questa lotta, a questa vertenza riguarda questioni a noi molto care: da una parte i diritti di questi lavoratori, dall'altra parte anche il diritto ad un trasporto sicuro e pulito per chi utilizza il mezzo ferroviario. Su questa questione siamo quindi impegnati. L'obiettivo vero è quello che si dice nella mozione, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali sul territorio regionale. Vi voglio dire che non è utopistico pensare di potercela fare se tutti fanno le persone serie e non lavorano contro questo obiettivo. E' chiaro che il trasporto regionale potrebbe avere anche delle alternative ai servizi accessori sui quali può assumere una parte di lavoratori, così come nelle pulizie ordinarie dei treni regionali, ma potrebbe addirittura, nelle officine di manutenzione, assumere il resto che manca.
Quindi l'obiettivo che ci diamo con questa mozione dobbiamo perseguirlo, perché se siamo uniti forse ce la facciamo ad ottenere questo risultato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,20