Resoconto seduta n. 77 del 27/02/2002
Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 76 del 20 febbraio 2002.

(E' approvato)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 109, in data 11 febbraio 2002, ad iniziativa dei consiglieri Amati, Favia, Tontini, Viventi, Massi, Procaccini, Moruzzi, Luchetti, Benatti e Silenzi: «Norme in materia di referendum sulle leggi regionali di revisione statutaria», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio;
— n. 1210, in data 20 febbraio 2002, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Modificazioni alla l.r. 2 agosto 1984, n. 20 — Disciplina delle indennità spettanti agli amministratori degli enti pubblici operanti in materia di competenza regionale ed ai componenti di commissioni, collegi e comitati istituiti dalla Regione o operanti nell'ambito dell'amministrazione regionale», assegnata alla II Commissione in sede referente.



Impugnazione legge regionale

PRESIDENTE. Il Governo della Repubblica ha impugnato avanti la Corte Costituzionale la legge regionale n. 32, in data 11 dicembre 2001: «Sistema regionale di protezione civile».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Amati, Grandinetti, Viventi e Melappioni.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo, riunita questa mattina prima del Consiglio ha assunto l'orientamento di rinviare la proposta di legge n. 91 al fine di valutare con attenzione gli emendamenti e di concludere in mattinata la seduta odierna.
Pongo in votazione questa proposta.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

Roberto GIANNOTTI. Vorrei chiedere una brevissima sospensione della seduta, o che in parallelo allo svolgimento dei lavori i presidenti di gruppo, il Presidente e l'assessore al turismo possano incontrare una delegazione degli operatori turistici che sono qui, questa mattina, a esprimere preoccupazione per le scelte di bilancio. Credo che sia più che doveroso un gesto di responsabilità del Consiglio. Per quanto ci riguarda siamo disposti a incontrarli, quindi ci assenteremo dall'aula per incontrare i rappresentanti degli albergatori. Credo che sia giusto che siano presenti i presidenti di gruppo e il Presidente della Giunta.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.?

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Venendo qui li ho incontrati e li ho sentiti, quindi ci siamo ampiamente chiariti. Comunque, se vogliamo incontrarli cinque minuti non ho alcun problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Noi dovremmo fare una riunione della III Commissione. Siccome siamo interessati anche ad incontrare l'associazione degli albergatori, ritengo che prima possiamo fare l'incontro con l'associazione degli albergatori e quindi la riunione come III Commissione.

PRESIDENTE. Credo che la richiesta avanzata dal consigliere Giannotti si possa accogliere.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,50,
riprende alle 11,20



Proposta di legge (Rinvio in Commissione): «Comune di Monte Grimano — Mutamento di denominazione in Monte Grimano Terme» Giunta (98)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 98, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Chiedo il rinvio in Commissione di questo atto per un supplemento di documentazione e un riesame del problema.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

(Il Consiglio approva all'unanimità)



Mozioni (Discussione):
«Attentati suicidi delle organizzazioni estremiste palestinese contro i cittadini israeliani» Ciccioli, Castelli, Novelli e Pistarelli (170)
«Crisi in Medio Oriente» Silenzi, Amati, Ascoli, Martoni e Moruzzi (171)
«Adesione alla manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese» Amagliani (176)
«Crisi in Medio Oriente» Giannotti, Ceroni, Brini, Favia, Trenta, Cesaroni e Grandinetti (179)
«Tragica situazione della Palestina» Procaccini e Martoni (180)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 170 dei consiglieri Ciccioli e altri, n. 171 dei consiglieri Silenzi e altri, n. 176 del consigliere Amagliani, n. 179 dei consiglieri Giannotti e altri e n. 180 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Ha la parola il consigliere Pistarelli per illustrare la mozione n. 170.

Fabio PISTARELLI. Le cronache di questi ultimi giorni, ma ormai dobbiamo dire di queste ultime settimane, di questi ultimi mesi, purtroppo si aprono ormai costantemente con notizie drammatiche che provengono dal medio oriente. Drammatiche per l'éscalation di morti, di lutti, di violenze, drammatiche perché se qualche mese fa vi era una piccola speranza di intese che superassero conflitti ormai atavici tra popolo palestinese e Stato d'Israele, da ultimo si è ripiombati tutti in un pessimismo, in una grande costernazione, poiché ogni proposta di mediazione è fino ad oggi risultata vana, ogni sforzo e tentativo di dialogo per la pace non ha avuto buon esito, anzi si sono acuiti i contrasti, sembra siano ancora più pesanti le divisioni, più forti i motivi di odio e di separazione piuttosto che quelli di unione e di superamento degli steccati, degli ostacoli.
Abbiamo sentito il dovere di proporre all'attenzione del Consiglio — e l'abbiamo fatto per primi, in occasione della "Giornata della memoria" che tre settimane fa questo Consiglio ha onorato con un minuto di silenzio — anche per rispondere a polemiche che fortunatamente sono rimaste limitate soltanto a quella mattinata, un atto formale che dichiarasse quali erano le nostre riflessioni, purtroppo amare e coinvolgesse l'intero Consiglio regionale in un auspicio, in una espressione di volontà. Il documento, molto sintetico, raccoglie queste considerazioni, prende atto del ripetersi di attentati terroristici e anche di violenze che chiamano altrettante violenze: da una parte chi ha voce oggi è forse la frangia più estrema del movimento palestinese che ha per anni portato avanti una battaglia di riconoscimento del diritto di cittadinanza in una terra che si chiama Palestina e che ha invece visto il sorgere di gravissimi conflitti e divisioni, quindi da una parte quelle sono le voci che oggi vengono ad essere predominanti, dall'altra c'è la risposta di difesa, dice lo Stato d'Israele, comunque di difesa violenta perché vi è l'intervento armato dell'esercito nei confronti non solo di basi ma anche di cittadini palestinesi, vi è una situazione di separatezza anche fisica. Le ultime vicende riguardanti il presidente Arafat che è praticamente rinchiuso nel proprio quartier generale di Ramallah senza alcuna possibilità di movimento e pertanto anche di incontro, di dialogo con le altre parti. Preso atto di tutto questo e valutato che questa situazione che purtroppo l'acuirsi e il crescere delle divisioni e dei contrasti sta allontanando un processo di pace dovuto, doveroso, necessario, indispensabile, auspicato dalla comunità internazionale tutta — perché gli sforzi fatti dall'Europa, dalla stessa nostra Italia, dallo stesso nostro Governo che più volte ha incontrato tutti gli esponenti, sia dell'uno che dell'altro Stato sono stati vani — la situazione di oggi impedisce di fatto ogni dialogo. Si vuole esprimere con questo documento, a cui ne sono seguiti altri — quindi cercheremo una risoluzione il più possibile unanime, anche con i colleghi che hanno approntato altre mozioni che hanno seguito la nostra la quale ha preceduto ,tutte le altre — la solidarietà piena al popolo d'Israele e si auspica anche l'interruzione di ogni conflitto, di ogni inasprimento delle azioni militari, perché se all'azione terroristica si risponde con un'azione sempre crescente a livello militare, si dirà necessitata, sappiamo che però è una spirale entro la quale sempre più cittadini inermi andranno a finire, non eserciti, non persone che sono preposte alle azioni di guerra. E sempre più lontana sarà la possibilità di trovare un punto d'intesa.
Noi chiediamo, auspichiamo l'interruzione di ogni atto terroristico e inasprimento di azioni militari, indicando nella ripresa dei colloqui di pace l'unica prospettiva per la convivenza civile dei due popoli, una convivenza che è ormai l'unica strada da percorrere.
Non faccio tutta la storia che ha portato alla situazione di oggi, sarebbe forse fuori luogo. So di certo che più si chiude la porta al dialogo, al confronto, alla mediazione, più si allontaneranno le possibilità di pace in una terra che è molto vicina a noi, perché è terra comunque mediterranea, "Medio Oriente" perché è un oriente vicino, il più vicino e che ha influenze in tutta l'area, in tutto il bacino mediterraneo. L'Italia, l'Europa non possono trascurare questo dato, non possono lasciare irrisolta una situazione. Ne va anche del futuro, del destino non solo di quell'area ma dell'intero continente europeo che si affaccia, soprattutto con la penisola italiana, verso quei mondi, verso quei popoli. Non possiamo non dialogare con quei mondi e con quei popoli che sono tutta la fascia africana, nord-africana, tutta la fascia medio-orientale, che arrivano, attraverso la Turchia e la Grecia, a dialogare direttamente con l'Europa, perché la Grecia è dentro l'Ue e la Turchia è in attesa di entrarvi. Non possiamo far sì che quella terra possa continuare ad essere così martoriata.
Evito di fare la cronistoria, sono sicuro che i dogmatismi dell'una e dell'altra parte non favoriranno nessun processo verso questa definizione del conflitto e della divisione tra il popolo israeliano e quello palestinese; Al di là dei dogmatismi, al di sopra e al di fuori delle logiche della violenza perpetrata in maniera barbara, assassina, da ultimo soprattutto verso civili inermi, noi auspichiamo che si possa riprendere un dialogo e che si faccia di tutto da parte delle autorità, dei governi europei, in primis del nostro Governo, affinché il dialogo possa riprendere, le trattative possano essere riprese, si trovi una definizione di convivenza tra due popoli, l'uno e l'altro legati da vincoli storici ad una terra così martoriata ma che deve trovare finalmente pace e serenità perdute tragicamente, soprattutto negli ultimi tempi quando era invece molto vicina la possibilità, finalmente, di convivenza pacifica e civile tra i due popoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi per illustrare la mozione n. 171.

Giulio SILENZI. La nostra mozione ha preso le mosse da una riflessione che abbiamo fatto sugli sviluppi ultimi del Medio Oriente, non aveva un sapore ritorsivo o per allinearci ad altre mozioni che invece sono state frutte di un dibattito che nulla aveva a che vedere con i fatti del Medio Oriente. Vi è una éscalation nella terra palestinese di violenza e di repressione. C'è una responsabilità grande del governo israeliano che ha segregato il presidente del popolo palestinese Arafat a Ramallah; c'è un'éscalation di violenza che forse vuol portare a distruggere da un punto di vista democratico, di sopravvivenza il popolo palestinese, segregandolo, facendo in modo che vi sia un ghetto palestinese all'interno della stessa terra palestinese. E' una éscalation che non porta da nessuna parte, la politica di Sharon non sta portando da nessuna parte se non a una recrudescenza della violenza e della repressione. Si è abbandonata la via del dialogo e di fronte a questa situazione noi abbiamo chiesto non solo la libertà di movimento al presidente Arafat, che è una cosa ovvia, ma un intervento dell'Ue, degli Stati Uniti e della Repubblica Federativa Russa, che sono poi gli "sponsor" degli accordi di Washington, di assumere iniziative necessarie a promuovere una nuova conferenza di pace. L'Europa non può rimanere spettatrice di quello che sta accadendo in Medio Oriente, ogni giorno che passa la situazione va verso una soluzione tragica per il popolo palestinese. E allora bisogna che anche il nostro Consiglio regionale, l'assise istituzionale delle Marche promuova idonee iniziative si faccia interprete di questi sentimenti nei confronti del Parlamento e del Governo italiano. Resta scontato il fatto che chi si è reso consapevole di atti di terrorismo venga giudicato e trattato secondo le regole del diritto internazionale nel rispetto della dignità umana, questa è un'altra attenzione che vogliamo porre, sottolineare all'attenzione di quest'aula.
Più volte abbiamo parlato dei problemi del Medio Oriente, oggi di queste problematiche dobbiamo maggiormente discutere non solo nelle istituzioni ma nella società, perché alle problematiche del Medio Oriente sono legate le problematiche più generali di un nuovo equilibrio e ordine mondiale economico e sociale. Un vero processo di pace nel mondo non vi sarà se in quella terra non si raggiungerà una pace vera. Da anni si dice questo, ultimamente una politica cieca del governo israeliano sta portando ad una spirale della quale non vediamo una soluzione.
Ecco perché c'è bisogno della Federazione Russa, degli Stati Uniti d'America e dell'Unione europea per poter rilanciare una conferenza di pace, perché il fatto di lasciare soli israeliani e palestinesi in quell'area, il fatto di non volere, come gli israeliani non vogliono, osservatori dell'Onu, osservatori internazionali, forze che possono favorire processi di pace non ha una soluzione politica. E allora assistiamo al massacro di un popolo portato a forme di estremismo che vanno condannate, ogni forma di estremismo va condannata, ma la politica che l'istituzione fa non può essere che quella di ricerca un dialogo. Considerando che ciò in quella terra non è possibile, ecco la sollecitazione, in questa fase, di un intervento della comunità internazionale, un intervento mirato a richiedere una nuova conferenza di pace in tempi brevissimi prima che il massacro venga consumato fino in fondo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani, per illustrare la mozione n. 176.

Marco AMAGLIANI. La mozione che ho presentato tende innanzitutto a indirizzare questo Consiglio regionale, la sua maggioranza, ma mi auguro tutto il Consiglio regionale, a far sì che una delegazione ufficiale possa partecipare alla manifestazione ufficiale che si svolgerà il 9 marzo a Roma, quindi chiedo con questa mozione di impegnare quest'aula, questo Consiglio a far sì che una delegazione ufficiale possa rappresentare la Regione Marche a questa manifestazione.
Senza ripetere le cose che sono già state dette, vorrei soltanto ricordare quanto tutto ciò sia importante. Dopo l'11 settembre ci si è sforzati di dire al mondo, magari con diverse angolature, che era necessario comunque interrompere ogni possibilità di azione terroristica. Se questo è vero, e consentitemi dei dubbi, che per quello che mi riguarda sono più che dei semplici dubbi, io non sono assolutamente convinto che la guerra portata in Afghanistan sia per combattere il terrorismo, credo molto di più che questa guerra, come tutte le guerre che l'hanno preceduta sia una guerra di carattere imperialista, che punta a conquistare ciò che in quella parte del mondo esiste, nel caso specifico che punta a conquistare la possibilità di controllare una zona strategica e specifica per tutto ciò che rappresenta il suo sottosuolo.
Credo che l'atteggiamento di questi giorni, le minacce di estendere questo conflitto a un'altra parte del mondo sempre di quell'area — quindi Iran, Iraq, la Corea — dimostri fino in fondo come in quel caso non si agisce e non si agirà per combattere il terrorismo ma per tutt'altra ragione.
Penso che invece la pratica del terrorismo sia da sconfiggere, e proprio per sconfiggerla credo che sia estremamente necessario far sì che in questo caso specifico — e il conflitto israelo-palestinese è un punto e uno snodo fondamentale — siano rispettate innanzitutto le mozioni dell'Onu. Credo che sia necessario innanzitutto far sì che in quella parte del mondo, che in quella terra ci siano due Stati per due popoli. A questo tendeva la risoluzione dell'Onu, a questo dovrebbe tendere ogni persona di buon senso, a questo dovrebbero tendere tutti coloro che oggi si pongono il problema di un superamento di una situazione di terrorismo internazionale che è del tutto evidente che interessa anche quel popolo, ma lo interessa esclusivamente per la sua sopravvivenza, un popolo che da decine di anni paga un prezzo altissimo, fino al punto che il suo leader Yasser Arafat, oggi è costretto alla segregazione a Ramallah, da parte del governo Sharon che minaccia la distruzione totale di quel popolo.
Credo che questo Consiglio regionale debba far sentire fino in fondo la propria voce, innanzitutto, come ha già fatto altre volte, per far sì che almeno siano rispettate le risoluzioni dell'Onu. Ci sono risoluzioni lontanissime che dicono a chiare lettere che in quella terra debbono esserci due popoli e due Stati. E allora innanzitutto questo. Credo che questa sia la possibilità unica e sola per far sì che comunque una gravissima miccia di terrorismo possa essere in qualche modo espunta da questo mondo. E questa parte del mondo è fondamentale.
Non posso sentir parlare di una condanna del terrorismo, di una sconfitta del terrorismo se prima tutti quanti insieme, a partire dal popolo italiano ma a partire dall'universo mondo, non ci mettiamo in testa che quella questione va risolta, quella è la questione delle questioni, e se non risolta potrebbe portarci verso tristi avventure, magari inimmaginabili, ad oggi, ma che sicuramente sono nello scenario politico mondiale.
Questa è la motivazione di fondo per cui chiedo che questo Consiglio regionale, mi aspetto all'unanimità, mandi una propria delegazione a Roma il 9 marzo a rappresentarci tutti insieme e a chiedere alto e forte che al popolo palestinese venga riconosciuto, come doveroso, il proprio Stato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta per illustrare la mozione n. 179.

Umberto TRENTA. Mi pregio, illustri colleghi, fare alcune considerazioni sulle nostre mozioni: la 170 a firma dei quattro consiglieri di An, la 171 dei consiglieri Silenzi, Amati, Ascoli, Martoni e Moruzzi, la 176 di Amagliani, la 179 dei consiglieri del gruppo di Forza Italia, la 180 a firma di Procaccini e Martoni.
Tutti credo si tenda a porre l'attenzione del Consiglio sul problema tragico del Medio Oriente, ma soprattutto tra due popoli, diverse etnie e un concetto-chiave molto importante che dalle parole di Amagliani traspare tragicamente. Si parla ancora di "imperialismo" che oggi tranquillamente si può chiamare "globalizzazione.
In precedenti interventi, che in questa nostra mozione si sintetizzano, ho sempre richiamato il discorso economico che secondo me è alla fonte e la scaturigine di tutte le guerre. E' in nome dell'imposizione forte del sistema economico internazionale che si consumano queste tragedie. Il problema dell'Afghanistan, sempre richiamato dal consigliere Amagliani, è tragico, molti lo sintetizzano con l'11 settembre. Non è quello. E' la storia di 2000 anni precedenti e forse ancora di più che si sintetizza in quei tragici atti.
Posso personalmente dire che la negazione del diritto della vita, quindi la strage voluta, architettata, quello che volete fa morire degli innocenti, ma cristianamente parlando dico "chi è senza peccato scagli la prima pietra", e quindi tutti si fermarono.
Ritorno al discorso delle mozioni. Quattro consiglieri di An, cinque tra Ds e Democratici, uno di Rifondazione comunista, sette di forza Italia, due dei Comunisti italiani. Le mozioni parlano di "attentati suicidi delle organizzazioni estremiste palestinesi contro i cittadini israeliani", "crisi in Medio Oriente", "Adesione alla manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese", "crisi in Medio Oriente", "tragica situazione della Palestina". Parliamo tutti della stessa cosa in maniera diversa. Et pluribus unum, nihil solidum nisi unum, cioè nella diversità della nostra posizione politica nasce una visione diversa dello stesso argomento. E allora, qui ricordo, perché debbo rispetto e stima ai consiglieri Procaccini e Martoni e allo stesso Amagliani, che sto portando avanti una proposta di legge che in un suo articolato si chiama "Università della pace". Guardate caso mi viene stoppata dal Presidente D'Ambrosio e dal consigliere Luchetti. Tutti mi parlano di qua, di là, di su, di giù: "parla con questo...". La pace ha bisogno di questo squallido gioco di 40 consiglieri regionali che chiedono una delegazione che vada a partecipare a non so che. Io mi propongo. Dico che il bene della pace nasce dalla libertà, la libertà è quella considerazione individuale che non ha un capitolo di spesa per cui, poi, creiamo un carrozzone: io me la sostengo, me la finanzio perché ho questa forza. Nella mia convinzione di uomo libero, caro Presidente che giustamente ricompone le crisi di Giunta con l'assessore Cecchini in Consiglio, mentre si parla di pace, questo non è un problema, perché noi siamo convinti di un fatto, ed è questa la diversità delle mozioni: che alla fine tutti vogliamo difendere il diritto degli uomini liberi, sia che si chiamino palestinesi, sia che si chiamino israeliani.
Dico allora ad Ugo Ascoli: ascoltavo tua madre in una lucida rappresentazione di quelle che sono le "Giornate della memoria". Possiamo accettare le assenze che possono essere strumentali e strumentalmente giudicate, ma io sono molto vicino a quel pensiero come sono vicino all'altro pensiero. Per questo vi chiedo solidarietà, per questo vi chiedo convinzione, per questo vi chiedo che la Regione Marche, autodefinitasi "regione di pace", sia in prima fila nella casa dei Nobel, perché quando si dà un Nobel per la pace si parla di pace ma studiando i problemi veri, mettendo sul tavolo la verità degli uomini liberi, perché con la verità degli uomini liberi si ottiene la pace. E' una conseguenza la pace economica, è un accordo fra le parti. L'Afghanistan che rinuncia al proprio stato di essere, di diritto, mette su un principe "che era stato addestrato dalla Cia" ecc. Diciamo sempre quello... La pace è una condizione di uomini liberi e l'uomo libero nasce ovunque, anche in questi Consigli regionali. Per questo dico che il mio lavoro di consigliere regionale... Presidente Minardi, illuminato Presidente, mi ascolti, visto che parla con il presidente della I Commissione: portiamo avanti questa legge, abbiamo il coraggio di calendalizzarla senza compromessi, perché io li denuncerò pubblicamente, e pubblicamente dirò che cos'è l'università della pace. Non a caso venne Gorbaciov, Nobel per la pace, qui. Non venne a fare una gita di piacere nelle Marche. Porta avanti la risoluzione della Carta della Terra che tutti avete acclamato, ma lei ebbe il coraggio di mandare a Bari il consigliere di opposizione: per questo la chiamo "Presidente illuminato". Queste sono le battaglie vere, queste sono le battaglie che dobbiamo portare avanti da uomini liberi, perché dietro l'università della pace c'è il concetto dell'uomo libero. Se non siete uomini liberi lo dovete dire chiaramente, non accetto più compromessi.
Queste mozioni hanno un senso se abbiamo il coraggio di fare queste battaglie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini per illustrare la mozione n. 180.

Cesare PROCACCINI. Il Consiglio regionale ha discusso più volte della questione palestinese ed oggi, per quello che può valere — noi riteniamo molto — torniamo a discutere su questo problema. Tuttavia le analisi sulle violenze di questi ultimi mesi e ore non possono essere neutrali, non si può scambiare la causa per l'effetto. Il governo israeliano sta attuando da tempo una politica di aggressione sistematica nei confronti del popolo palestinese e dei suoi legittimi dirigenti, assediando con carri armati i loro territori e persino, cosa inaudita, la residenza del presidente Arafat. Ed ha interrotto in maniera unilaterale il processo di pace. Non solo, ma esso tiene ostaggio nella propria patria, appunto il presidente Arafat.
Questo fatto ha creato una drammatica situazione che ha portato le frange fondamentaliste palestinesi ad attuare gli attentati suicidi, i kamikaze nei confronti degli inermi cittadini israeliani. Ma questa analisi che facciamo deve portare in primo luogo ad una condanna politica della aggressione di Israele e al tempo stesso degli atti terroristici, perché questi fatti tengono prigioniero il presidente Arafat tra due fuochi. Questa nostra analisi l'ha ribadita il segretario del partito dei Comunisti italiani Diliberto che qualche giorno fa ha incontrato il presidente Arafat. I Comunisti italiani chiedono alla comunità internazionale non vuote parole ma fatti concreti. In primo luogo l'invio di forze internazionali di interposizione, di osservatori civili e militari, un ruolo più incisivo dell'Europa affinché questa comunità internazionale osservi, neutralizzi e fermi le violenze.
L'Europa deve battere qualche colpo in più se vuole avere una neutralità politica di analisi internazionale ma financo militare dagli Stati Uniti d'America, quegli Stati Uniti d'America che rispondono agli eventi con la politica di sempre, quella dell'imperialismo, quella tesa a soffocare ogni istanza di libertà. Tant'è che oggi abbandona una posizione, che era positiva, della vecchia amministrazione, e abbraccia in maniera sistematica la politica aggressiva di Sharon e d'Israele.
Non quindi fatti formali ma la richiesta, come abbiamo fatto, al presidente Prodi affinché si attivi per queste valutazioni e per questi fatti.
Quindi la risoluzione passa attraverso una forza di interposizione, attraverso il fermare le violenze, ma soprattutto passa con il pieno riconoscimento del diritto ad esistere del popolo d'Israele e, altresì, con l'altrettanto sacrosanto diritto all'esistenza di uno Stato palestinese. Senza questi due fatti nessuna posizione di palliativo potrà fermare questa guerra, queste violenze.
Ecco perché nella mozione chiediamo al Governo italiano un impegno urgente affinché cessino le violenze, attraverso il pieno riconoscimento della Palestina e il diritto di Israele di avere una propria esistenza. Noi aderiamo alla manifestazione del 9 marzo e siamo pienamente d'accordo con la mozione del consigliere Amagliani per l'invio di una delegazione ufficiale di questa Regione per far sentire una voce significativa di questo consesso in favore della pace.
In conclusione voglio fare una brevissima valutazione sulle affermazioni del consigliere Trenta. Noi non solo siamo d'accordo a portare avanti la legge sulla pace, quella che era stata raggiunta come sintesi nella I Commissione consiliare e per l'istituzione dell'università della pace, ma siamo altrettanto d'accordo — e sarebbe da valutare una proposta da formalizzare in seguito — sull'istituzione di un vero e proprio assessorato per la pace, perché le Regioni, oggi, hanno competenze internazionali. E' questa una valutazione che oggi certamente non possiamo esplicitare, ma che è all'orizzonte istituzionale e politico delle Regioni, quindi delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Solo per informare il Consiglio regionale di ulteriori iniziative che la Conferenza dei presidenti delle Giunte regionali ha preso su questo tema specifico, su cui abbiamo sostanzialmente cercato di coinvolgere con un documento approvato all'unanimità, le strutture del Ministero degli esteri per una duplice iniziativa: quella di un incontro già avuto con il rappresentante dell'autorità palestinese in Italia Nemer Ammad che abbiamo ricevuto la settimana scorsa come delegazione di presidenti (eravamo presenti io, la presidente dell'Umbria Lorenzetti e in rappresentanza del presidente del Lazio Storace l'assessore delegato); domani o dopodomani dovremmo avere a Roma un incontro con ambasciatore israeliano per indicare la nostra volontà di auspicare il coinvolgimento, ma sostanzialmente dovremmo puntare a coordinare e promuovere le iniziative che nelle varie regioni italiane ci sono, ci sono state e stanno per esserci, per gli abitanti di quelle zone, specialmente a livello di due ipotesi fondamentali: la prima è un'ipotesi di ricostruzione o governo del territorio, per quanto possibile; la seconda è una serie di interventi mirati in materia sanitaria. Su questo la nostra Regione ha già aperto un anno e mezzo fa un ambulatorio diabetologico a Betlemme, però l'uso è stato praticamente quasi impossibile, perché le successive vicende belliche ne hanno comportato l'inaccessibilità da parte della popolazione palestinese.
La nostra prospettiva è quella di predisporre una delegazione di presidenti delle Regioni che vada in Israele per incontrare le parti. Non pensiamo che aspettino noi per dialogare sulla piazze, ma per capire, vedere e far vedere che è un problema che coinvolge tutti i territori italiani, quindi oltre che il Governo centrale, anche i governi delle Regioni.
Volevo informare il Consiglio regionale di queste iniziative. Se si riuscirà a creare questa condizione, l'ipotesi è quella di preparare una delegazione di presidenti di Regioni che dopo il 10 aprile dovrebbe recarsi a visitare queste zone
Se ci sarà questa iniziativa vedremo se il Consiglio avrà volontà o riterrà opportuno e utile essere presente. Domani e dopodomani dovremmo avere incontri con l'ambasciatore israeliano, e poi nell'ambito del Ministero degli esteri che vede con favore questa nostra iniziativa e la sta appoggiando.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Va bene quello che il Presidente D'Ambrosio ha detto, perché in questi giorni le tantissime iniziative che si prendono in ogni regione delle Marche hanno l'esigenza di essere riunite, per avere più forza, in un'azione di stimolo, di suggerimento e anche di affiancamento del Governo nazionale in una politica estera urgente, da espletare.
Non mi ritengo assolutamente un nostalgico, dico solo che in questi giorni, denotando sicuramente una carenza di azione politica nella politica estera italiana, non riconducibile soltanto alla posizione del Governo ma complessivamente al nostro Parlamento ricordavo con piacere, al di là di tutti gli altri giudizi, la politica estera che per tanti anni gente come Andreotti, Fanfani o lo stesso Craxi hanno portato avanti relativamente alla questione del Medio Oriente, con grandissimo equilibrio per far progredire le posizioni, le istanze, le esigenze del popolo di Israele e palestinese. Oggi, forse non c'è la dovuta attenzione, quindi come cittadino italiano noto questa eccezionale carenza. Lo stesso sottolineo con nostalgia, come abbiamo avuto momenti esaltanti nella politica del Medio Oriente, con personaggi che si chiamavano Begin Sadat, Rabin, Perez e Arafat Premi Nobel. Sicuramente abbiamo bisogno di un rilancio di questa politica; quello che serve e qualche volta traspare dalle mozioni nelle quali non c'è la firma dei consiglieri del Cdu-Ccd, un condizionamento a posizioni del passato. Su questo dobbiamo presentarci in maniera nuova, con più forza, con grande capacità di coinvolgimento delle istituzioni preposte a tutto questo. Il momento è sicuramente drammatico, perché ritengo che la elezione a presidente di Sharon in Israele non sta aiutando quel Paese né il processo di pace. E' una situazione tragicamente preoccupante. Si spera che questo momento sia superato, confidiamo nell'azione di questo Consiglio e anche della presidenza. Benissimo, quindi, quello che il Presidente ha sottolineato. Siamo a disposizione per esercitare, anche attraverso il nostro gruppo parlamentare, questa dovuta pressione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Come giustamente diceva qualcun altro, questo è argomento che sistematicamente affolla le nostre discussioni, giustamente, visto l'importanza e anche la crudezza dei temi che riguardano questo problema. Però ritengo giusto e doveroso — l'ha fatto anche il consigliere Pistarelli — richiamare tutti i partiti politici ad un atteggiamento di grande realismo e di grande responsabilità quando si verte su argomenti così drammatici e gravi, che spesso possono, da un lato presentare il rischio della strumentalizzazione politica e dall'altro prestare il fianco a quell'accusa di cinismo rispetto ad argomenti che invece meritano parole chiare, concrete, che sono ravvisabili anche nell'intervento del Presidente della Giunta regionale.
Noi non possiamo lasciare il campo a nessun tipo di compromesso, a nessun tipo di indulgenza verso quelli che sono attentati, episodi, omicidi. Credo che sia giusto da parte di Alleanza nazionale ma non solo, esprimere l'esecrazione più totale verso ogni forma di terrorismo violento che colpisce i soggetti inermi, e non è assolutamente fuori luogo richiamare a noi stessi la responsabilità di non confondere quello che è il ragionamento politico sulla questione palestinese da quella che è l'assoluta, incondizionata condanna di fenomeni che non devo descrivere, tanta è la loro evidente drammaticità e crudezza. Non credo che di fronte alle scene che purtroppo dobbiamo giornalmente vedere, guardare, dei telegiornali, si possano spendere più parole di quelle che sono necessarie. Potremmo a lungo discettare sulla questione palestinese, sulle responsabilità del mondo occidentale che indubbiamente ci sono, sulla dichiarazione di lord Balfour, che negli anni '30 promise alla Palestina, tanto a Haganah quanto alla popolazione palestinese, alle moltissime responsabilità. Credo che in occasioni come queste bene fanno i movimenti politici a richiamare la propria attenzione su questi argomenti, ma siamo tutti tenuti a mantenere un atteggiamento serio, un atteggiamento denso anche di quella riservatezza, per certi versi, nei confronti di episodi che noi probabilmente non possiamo concorrere a superare, dobbiamo essere anche molto franchi, molto sinceri e molto pragmatici. Sono frammenti di odio che probabilmente dal Consiglio regionale delle Marche non possiamo contribuire a ricomporre. Vero è che auspico e spero che tutte le mozioni possano riunirsi, riconciliarsi in quella che è sicuramente la proposizione che tutti noi condividiamo: incondizionata condanna di tutti coloro che utilizzano se stessi, il proprio corpo per conseguire obiettivi che non possono mai essere condivisi. Non possiamo lasciare spazio a nessun tipo di indulgenza, non possiamo neanche per un momento pensare che forse chi si riempie le tasche di bulloni e dadi possa in qualche modo essere compreso e giustificato. Questo a noi preme e questo abbiamo voluto evidenziare nella nostra mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Presidente, intervengo brevemente, ovviamente per confermare l'importanza della materia, una materia che coinvolge due popoli e ha ricadute sul mondo intero. Una questione di giustizia, di pace, di equilibri che va assolutamente risolta con il consenso e la pari dignità delle due popolazioni interessate e con l'intervento del "sistema mondo" intero.
Non c'è dubbio che mi riconosco nella mozione di Forza Italia, analoga a quella che è stata approvata dal Parlamento italiano. Trovo insostituibile l'ipotesi di un tavolo della pace favorito dall'Onu, trovo l'idea del presidente Berlusconi straordinariamente concreta ed azzeccata: un "piano Marshall" per la Palestina, per il Medio Oriente, perché la pace passa anche attraverso la soluzione dei bisogni concreti. Una soluzione che va trovata nel nome della stabilità mondiale, perché non vi è dubbio che parte dell'instabilità, del terrorismo internazionale possa ritenersi provenire dalla instabilità di questa zona. Motivazioni giuste, metodi sbagliati.
Ma io invito, dopo questa parte generale, a fare su noi stessi una riflessione. Credo che noi siamo un po' l'esempio concreto di come queste situazioni poi finiscono per degenerare tragicamente. Quando su un problema così semplice, tipicamente bipartisan si presentano cinque mozioni credo che c'è qualcosa che non va, non abbiamo ritenuto necessario, indispensabile fare un confronto a monte e produrre una mozione unitaria.
Trovo la rappresentazione in piccolo della tragedia — ciò che sta avvenendo in quest'aula, e non voglio drammatizzare — quando nelle mozioni, ma vieppiù negli interventi della sinistra leggo una strumentalizzazione politica. Se c'è un argomento su cui non va fatta strumentalizzazione politica, ideologica, religiosa è proprio questo. Non è possibile chiedere l'adesione della Regione alla marcia per la Palestina o invocare la solidarietà al popolo palestinese, pur animata da motivazioni assolutamente condivisibili, senza spendere una parola di solidarietà anche per il popolo israeliano.
Io non faccio un discorso unilaterale, la nostra posizione non è quella di dire "hanno ragione gli israeliani, hanno torto i palestinesi" o viceversa; condivido — ma è l'unico barlume che c'è, nella mozione di Amagliani — la filosofia del "due popoli, due territori", ma deve essere una filosofia univoca, unitaria, nell'ambito della quale le ragioni e i torti vengano equamente ripartiti. Invito cioè quest'aula a rifuggire dalla condanna di uno dei due contendenti e dalla assegnazione della ragione altresì ad uno dei due contendenti. Quando succedono cose di questo tipo credo che i torti stiano da tutte le parti, che ci sia bisogno di indicare nell'abbandono di ogni analisi storica, di ogni analisi retrospettiva la strada da seguire per arrivare alla condivisione di una soluzione che dia soddisfazione a entrambe le popolazioni che hanno diritto entrambe ad essere nazioni, territorio, popolo e sovranità riconosciuti reciprocamente e dalla comunità internazionale, nazioni che vanno aiutate con un piano economico internazionale, perché come dicevo prima anche dalla liberazione dei bisogni, oltre che dalla attestazione dell'esistenza di una dignità comune si esce dalle guerre, si esce dal terrorismo internazionale, ma assolutamente con un bilancio non equilibrato. Non è possibile spendersi né a favore dell'uno né a favore dell'altro, ma soprattutto né contro l'uno né contro l'altro. Chiedo a quest'aula che si recuperi, noi per primi, questo tipo di equilibrio, promuovendo e promulgando una mozione unitaria nella quale siano contenuti questi concetti privi di ragione o di condanna a carico di una delle parti, perché solo così, con l'equo riconoscimento delle ragioni e dei torti di tutti si può uscire da questa situazione che è una mina per la pace nel mondo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

Ugo ASCOLI. Un momento dopo l'attentato alle due torri si tentò di trovare una via unitaria per manifestare la posizione del Consiglio regionale. Ricordo anche una tristissima riunione in cui, invece, non si è riusciti a trovare una posizione unitaria, poiché ci si è limitati a un minuto di silenzio ma non si è votato nessun documento dopo quel gravissimo fatto dell'11 settembre.
Questo già dimostrava come non si è capaci di trovare un punto d'accordo di alta qualità, di alto valore morale su questioni di grande spessore internazionale che provocano, hanno provocato e provocheranno molti morti, sia fra i palestinesi che fra gli israeliani.
Oggi ci risiamo. Per fortuna non ci sono spettatori ad ascoltare il nostro dibattito, perché un Consiglio regionale che vuole cimentarsi su un discorso di questo spessore, di questa profondità e che esibisce cinque mozioni è sicuramente uno spettacolo abbastanza desolante, e mi ricollego allo spirito delle cose che ha detto poco fa Favia. E' abbastanza desolante che si sia arrivati, ciascuno per la propria strada, a esporre una posizione — io ho firmato una di queste mozioni, quindi non mi voglio tirar fuori — senza che si sia fatto un discorso che avesse consentito di trovare alcuni minimi comun denominatori utili. Meglio sarebbe stato, allora, che il Consiglio regionale avesse trovato un momento di approfondimento, perché ogni tanto farebbe bene approfondire le questioni, e bene potrebbe essere per il futuro — guardo gli occhi del Presidente del Consiglio — che magari il Consiglio regionale, sulle grandi questioni che ci interessano anche come Regione, organizzi dei momenti di approfondimento con persone che hanno conoscenza reale dei fenomeni, e che questi momenti di approfondimento possano concludersi con il raggiungimento non dico di una posizione unanime, ma di alcuni punti di vista condivisi da tutti se non dalla stragrande maggioranza.
Invece tutto questo non è accaduto e probabilmente sarebbe stato più dignitoso, oggi, chiedere un minuto di silenzio per tutti i morti palestinesi e israeliani, e astenersi, invece, dall'esercitarsi in analisi quanto meno avventate, poco informate e spesso ideologicamente unilaterali. Tutto questo di nuovo non è avvenuto, quindi stiamo discutendo cinque mozioni.
Credo che sia necessario da parte mia portare un contributo a questa discussione che pure non mi piace, e dire che ci sono alcuni atti fondamentali che si debbono fare per avviare un vero dialogo fra le parti. Questi atti richiedono una grande forza politica che in questo momento non mostrano né i governanti di Sharon né i governanti della Palestina. Per fare un discorso, oggi, avviato verso la pace, occorrerebbe fare un atto unilaterale forte da parte di una delle due forze senza che fosse costretta dall'altra. Intendo: per gli israeliani il vero atto di forza sarebbe il blocco degli insediamenti dei coloni ebrei nei territori occupati, per i palestinesi sarebbe il blocco totale di ogni atto di violenza immediato, per andare a scoprire le carte dell'altro.
Ma né gli uni né gli altri si stanno avviando verso questi atti unilaterali, il governo Sharon è avviato a una spirale repressiva di cui non si vede alcuno sbocco strategico né tanto meno pacifico, i palestinesi sono avviati a una spirale terroristica di cui non si vede, anche qui, nessuno sbocco. E allora è chiaro che siamo avviati a una spirale assolutamente disperata e disperante.
A questo punto credo che sarebbe opportuno che si guardasse attentamente a cosa sta cadendo in questi territori. Dentro Israele ci sono sempre più movimenti che acquistano forza, quelli che si chiamano "Per la pace ora", "Peace now"; nell'esercito israeliano ci sono anche contestazioni agli ordini gerarchici che vengono riconosciuti sempre meno praticabili nei territori palestinesi; ci sono anche dialoghi in corso, in atto fra intellettuali, fra alcune élites, sia palestinesi che israeliane, che faticosamente vanno avanti. Questi segnali andrebbero colti per astenersi dall'emettere giudizi di giustezza di una posizione o dell'altra, perché l'analisi andrebbe approfondita ad almeno mezzo secolo, e non si può fare un discorso degli ultimi due anni. Sicuramente Sharon ha grandi responsabilità, Arafat ha grandi responsabilità, un presidente di Consiglio israeliano è stato ucciso per le posizioni che aveva avuto, dai suoi fondamentalisti israeliani, ebrei. Il problema sarebbe quello di dire: ci sono queste tensioni, ci sono grandi responsabilità dall'una e dall'altra parte, ci sono grandi responsabilità anche internazionali, sia in Europa che presso gli Stati Uniti che presso l'Unione Sovietica, ci sono grandi responsabilità per i Paesi arabi limitrofi che hanno strumentalizzato la questione palestinese in questi cinquant'anni — da un lato li strumentalizzano, dall'altro li foraggiano per non avere gli estremisti in casa propria — quindi il problema è veramente multinazionale. L'unica cosa seria che si potrebbe fare, è che l'Europa — se contasse veramente la Commissione europea a livello internazionale — che gli Stati Uniti, che l'Unione Sovietica, che gli altri Paesi che contano imponessero di fatto un cessate il fuoco a tutti e immediatamente un'apertura di conferenza internazionale per la pace sotto l'egida dell'Onu, minacciando embargo economico e sanzioni economiche a tutti i contendenti dell'area medio-orientale, obbligandoli a dialogare. Non c'è scampo: ci sono due popoli, hanno diritto a due Stati, hanno diritto a due forme di sicurezza e tra l'altro potrebbero insieme svolgere un discorso assolutamente strabiliante di cooperazione economica, culturale e sociale per tutto il Medio Oriente.
Quindi, se non si riesce a trovare una posizione comune, io ho già firmato una mozione e la sostengo, mi pare la più equilibrata; auspicherei che invece si potesse ridurre la differenza fra le varie posizioni, si potesse arrivare ad una posizione di poche righe, ma condivisa dalla stragrande maggioranza del Consiglio e impegnerei, a questo punto, il Presidente del Consiglio ad aprire dei momenti di discussione in cui possiamo approfondire le questioni che ho detto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

Presidenza del Vicepresidente
GIUSEPPE RICCI

Pietro D'ANGELO. Presidente, colleghi, penso che questo dibattito relativamente alle mozioni rispetto alla situazione nel Medio Oriente sia un momento molto importante per chiarirci le idee e contestualmente prendere delle posizioni ben precise, con una mozione il più possibile chiara su una situazione non più sostenibile e pericolosissima non solo per la pace di quei territori ma per la pace mondiale.
Riteniamo, come gruppo Verdi, che raggiungere l'obiettivo della pace, ovunque esso diventi tale nel mondo, non è possibile senza che questo passi attraverso la giustizia. Spesso i conflitti, spesso atti di terrorismo che non voglio giustificare sono legati all'esasperazione, perché quando una persona si fa esplodere volontariamente, questo significa che è un atto di disperazione. Gli atti di disperazione derivano da altri atti, da atti di ingiustizia. Per quanto ci riguarda non ci può essere nessun processo di pace se non si arriva all'applicazione delle risoluzioni dell'Onu. Non è possibile che in questo mondo le risoluzioni dell'Onu per alcune situazioni sono solamente dichiarazioni d'intenti e per altre si applichino con le bombe. Non è più tollerabile questo, perché non porta alla pace. Le risoluzioni dell'Onu vanno applicate per tutti. Uno dei grossi problemi, della situazione drammatica del Medio Oriente, è appunto il fatto che le risoluzioni dell'Onu non sono state mai applicate.
Qualcuno si dovrà pure preoccupare di spingere affinché nel vicino Medio Oriente il primo passo per la pace sia l'applicazione delle risoluzioni dell'Onu. Non si va da nessuna parte, è cieco colui che pensa che si può raggiungere in Medio Oriente la pace senza passare per l'applicazione delle risoluzioni dell'Onu. I territori occupati vanno restituiti, questo dice la risoluzione dell'Onu! E poi, da lì vedere tutti gli altri atti che si possono affrontare per una convivenza tra Stati e tra popolazioni di culture diverse.
Ritengo che sia indispensabile che nella mozione, che mi auguro unitaria — non ho affermato nulla di straordinario dicendo che le risoluzioni dell'Onu vanno applicate — venga fatto un passaggio sull'applicazione delle risoluzioni dell'Onu, perché senza questo non ci può essere pace. Per fortuna recentemente l'Arabia Saudita ha fatto un passo in questa direzione. E' indispensabile anche che finalmente questa Unione europea acquisisca un ruolo politico. L'abbiamo detto tantissime volte: il problema politico dell'Europa è un problema drammatico, ogni Stato vuol fare quello che gli pare, non si è arrivati a quell'Unione europea politica che tutti auspicavamo. Dopo la caduta del muro di Berlino era indispensabile creare un polo in contrapposizione allo strapotere e al "gendarme mondiale" che sono gli Stati Uniti d'America. E' indispensabile nella vita, che ci siano situazioni di contrapposizione, sempre, per arrivare a una giusta situazione di equilibrio. Quando non ci sono situazioni in contrapposizione le posizioni sono sempre squilibrate.
Quindi fare riferimento alle risoluzioni dell'Onu, fare riferimento a un ruolo politico forte dell'Ue. Non possono essere gli Stati Uniti d'America, ormai abbondantemente screditati in quel processo di pace. Hanno perso qualsiasi credibilità, perché il sostegno di un individuo come Sharon, responsabile di stragi terrificanti nei campi profughi — ricordate Sabra e Shatila — non può essere condiviso. Non si può condividere che un macellaio diventi capo di uno Stato. Tutto è possibile, lo diventano i ladri, i macellai, gli affaristi, i dittatori e quant'altro... (Interruzione). Questa non è una mia posizione, tutti riconoscono il ruolo di Sharon nelle stragi dei campi profughi: un macellaio... (Interruzione). Lasciamo perdere... E' la storia che parla! Vatti a informare di quello che è Sharon.

Umberto TRENTA. Sharon è un grande capo di Stato.

Pietro D'ANGELO. Queste sono due cose che ci dividono, carissimo Trenta. Tienitelo!
Ritengo, come verde, che una delle cause del dramma del Medio Oriente è proprio quella della non applicazione delle risoluzioni dell'Onu, ma un'altra delle cause penso che sia proprio questo capo del governo israeliano in questo momento, anche perché all'interno della coalizione politica in Israele, molti politici hanno preso le distanze, materialmente e ufficialmente, da questa posizione irresponsabile, tanto da portare moltissimi militari che operano nelle zone occupate a prendere essi pure le distanze dalla politica del governo israeliano. Quindi non sono, le mie, affermazioni campate in aria e di parte, sono affermazioni che scaturiscono da un'analisi dei fatti.
Quindi mi auguro che si possa raggiungere una mozione unitaria dove la chiarezza, senza trovare un linguaggio politichese, possa aiutare a spingere verso un processo veramente di pace nel Medio Oriente. Ne va non solo della pace e dei diritti di qualche popolo all'autodeterminazione, ma ne va della pace mondiale. L'abbiamo visto recentemente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Innanzitutto vorrei sottolineare che questo dibattito si apre in seguito alla presentazione di una mozione da parte del gruppo di Alleanza nazionale. Lo sottolineo non per sciocca supponenza ma perché in quest'aula qualche seduta fa fu detto che ci sarebbe da parte del gruppo di Alleanza nazionale un presunto atteggiamento antiebraico o antiisraeliano. Poiché questa è un'interpretazione assolutamente abusiva, con la presentazione della mozione abbiamo riconfermato una scelta che da una parte è ineludibile, ma dall'altra parte è una scelta ragionata e sentita, maturata sulle cose accadute nel secolo appena trascorso.
Lo Stato d'Israele si trova a vivere in una condizione impossibile. Ci sono state fasi in cui da parte del governo israeliano c'era un atteggiamento di grande apertura e una volontà fortissima di pace, che purtroppo è stata fortemente frustrata dalla volontà di alcuni gruppi largamente minoritari, di portare alle estreme conseguenze il conflitto, che è esistenziale, tra due popoli.
Quando in questa vicenda uno Stato come quello di Israele si trova con le spalle al muro perché gli viene negato il diritto di sopravvivenza, di esistenza, è chiaro che le reazioni a volte travalicano quelle che dovrebbero essere azioni valutate su un piano politico. Quindi mi permetto di dire che Sharon in qualche circostanza ha esagerato; chi sta fuori della mischia osserva con preoccupazione, sicuramente, alcuni comportamenti di Sharon e di alcuni suoi ministri. Ma chi è con le spalle al muro, chi non riesce a trovare alcun tipo di soluzione politica è chiaro che è poi tentato dalla via della forza. Proprio con questo atteggiamento favorevole non solo alla sopravvivenza ma all'esistenza "normale" dello Stato di Israele, analogamente il problema palestinese va in qualche modo risolto. Non è possibile che si pratichi una politica di annientamento di un popolo. Queste sono politiche che duemila ani fa potevano avere un senso, e duemila anni fa poteva anche essere cancellato dalla storia un popolo. Credo che la stessa vicenda del "villaggio globale" della comunicazione, dell'informazione globale impedisce che un qualsiasi popolo, anche il più escluso dai circuiti dell'informazione, della civiltà, possa essere cancellato. Quindi il problema palestinese va risolto, deve trovare una soluzione politica, ma è altrettanto vero che non è possibile che il popolo d'Israele viva in un clima permanente di assedio e di morte, perché non passa settimana che non ci siano persone uccise, con una logica incredibile.
Ricordo che nell'intervento che feci in occasione dell'attentato dell'11 settembre, dissi che è terribile confrontarsi con una cultura che considera la morte come una possibile soluzione; addirittura il martirio viene auspicato come soluzione, come meta per la vita umana.
Di fronte a questo è difficile trovare soluzione, ma la soluzione va comunque trovata.
Nella nostra mozione auspichiamo l'interruzione di ogni atto terroristico, che spesso è anche autodistruttivo, perché da una parte porta morte all'avversario ma porta morte anche a chi lo compie, quindi è un atto che è negazione della vita, quindi assolutamente distante dalla nostra cultura, dalla nostra civiltà. A mio parere occorre un intervento forte, un intervento terzo rispetto a Israele e al popolo palestinese, anche se nessuno attualmente vuole andare a situarsi nella polveriera del Medio Oriente, nella polveriera di Israele e della Palestina. Però credo che se non c'è un intervento terzo difficilmente si eviterà il contatto quindi il conflitto, lo scontro e la guerra militare.
Spero che l'Europa trovi una sua politica. La politica europea in quell'area è stata debole, anzi spesso non c'è stata per niente. Spero che l'Europa trovi una sua politica, spero che ci sia un intervento terzo che possa passare o attraverso una proposta di mediazione di un altro Paese arabo — non so se il tentativo di questi giorni dell'Arabia Saudita sia un progetto possibile — o che ci sia una possibilità di mediazione. Spero che attraverso l'Onu o qualche altra cosa si possa trovare magari un viottolo, per stabilizzare quell'area, altrimenti la sorte sia del popolo palestinese che del popolo israeliano sarà estremamente tormentata e comunque il mondo vivrà sempre con quest'area politica in conflitto permanente.
Come gruppo di Alleanza nazionale ribadiamo la solidarietà al popolo d'Israele, solidarietà che non è condizionata; così come ribadisco che la Palestina debba trovare una soluzione politica, che il popolo palestinese ha diritto all'esistenza, che non si possa perpetuare, per generazioni, la vita di persone che sono nate nei campi profughi, che hanno vissuto nei campi profughi, che moriranno nei campi profughi. Questo è un passaggio obbligato: chiunque ha a cuore le sorti dell'umanità deve assolutamente trovare una soluzione a questo problema.
Il Consiglio regionale delle Marche non può fare molto se non auspici, se non un documento di confronto politico al suo interno, ma anche questo è un atto politico significativo di fronte a una questione così delicata e devastante per la pace nel mondo.

PRESIDENTE. Sono terminati gli interventi. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Mi corre l'obbligo e il dovere di fare, prima della dichiarazione di voto, un'affermazione che è fondamentale e importante, a nome mio e della collega Romagnoli. Prima ho sentito dire che quattro sono firmatari della mozione presentata dal nostro gruppo, chiarisco che il nome mio e della collega Romagnoli non compaiono perché quella mattina non eravamo presenti, tanto è vero che per quanto mi riguarda ero ricoverato in ospedale per dei problemi di glicemia, ma sono perfettamente d'accordo con quanto detto negli interventi fatti dai consiglieri del mio gruppo e degli altri gruppi di opposizione, quindi voterò a favore della mozione presentata dai colleghi di Alleanza nazionale.

PRESIDENTE. Nell'ordine dobbiamo votare la mozione n. 170 a firma Ciccioli, Castelli, Novelli e Pistarelli.
Ha la parola il consigliere Ascoli.

Ugo ASCOLI. Chiedo una sospensione del Consiglio per provare ad arrivare a un testo unitario, quanto meno larghissimamente condiviso.

PRESIDENTE. Anziché sospendere il Consiglio, possiamo chiedere ai presentatori delle diverse mozioni di riunirsi e nel frattempo, magari, procediamo con la seconda mozione iscritta all'ordine del giorno, che riguarda la scuola di talassemia, se il Presidente D'Ambrosio è d'accordo in questo senso.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Sono contrario nel senso che le notizie le posso fornire, la mia lettera è disponibile. L'assessore non c'è, in quanto è impegnato a Roma in una riunione con il ministro. Possiamo cominciare. Tutte le notizie in mio possesso sulla vicenda le posso dare. Per il resto si può rinviare la discussione a quando sarà presente l'assessore, se siete d'accordo.

Roberto GIANNOTTI. Si potrebbe rispondere alle interrogazioni oggi e la prossima volta discutere le mozioni.

PRESIDENTE. Mentre il Presidente D'Ambrosio risponde alle interrogazioni sulla scuola di talassemia, i colleghi che hanno presentato le diverse mozioni possono vedersi in una delle stanze che abbiamo a disposizione per il Consiglio per trovare, nel frattempo, una risoluzione il più possibile unitaria, per poi votarla successivamente.

(Così rimane stabilito)



Interrogazioni (Svolgimento):
«Situazione dell'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro» Giannotti (410)
«Scuola internazionale di talassemia» Gasperi (423)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 410 del consigliere Giannotti e n. 423 del consigliere Gasperi.
Per la Giunta risponde il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Posso fornire la ricostruzione dei fatti e la situazione attualmente.
Come è noto, nell'ambito di rapporti, prima informali, con il viceministro Baldassarri e successivamente esternate più volte, e alla fine formalizzate in una lettera — non ho con me la lettera del ministro Sirchia del 23-25 febbraio, comunque ce l'ho fra le mie carte ed eventualmente posso farla pervenire ai consiglieri — abbiamo appreso della decisione governativa, presa sembra in margine o durante il convegno del G8 a Genova, di predisporre, nell'ambito di un'azione complessiva di cooperazione allo sviluppo dei Paesi mediterranei, un'attenzione particolare, un impegno nostro per affrontare il problema della talassemia, che è malattia endemica nell'ambito del bacino del Mediterraneo, specialmente per i Paesi del nord Africa ma anche per il Medio Oriente.
Nell'ambito di questa decisione governativa — salto quindi la parte informale precedente e arrivo a quella formale — c'è una lettera del ministro alla salute Sirchia la quale dice che il Ministero degli esteri prevede un investimento di 9 miliardi a livello di infrastrutture per la predisposizione di una scuola di talassemia e prevede un impegno a carico del suo bilancio, pare, dell'importo di 20 miliardi per tre anni consecutivi per l'impostazione e l'impianto di una scuola di talassemia. La lettera del ministro richiedeva alla Regione la dichiarazione di disponibilità a collaborare, comunque all'impianto di questa scuola. Nell'ambito di questo generale problema c'è stato, nel momento in cui la cosa sembrava certa, anche se non ufficiale, la predisposizione da parte dell'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro, di una richiesta alla Regione in tal senso, per la quale veniva indicata la direzione dell'allora primario, credo appena andato in pensione, del reparto di ematologia prof. Guido Lucarelli. La decisione della Giunta regionale, riconoscendo l'assoluta professionalità del prof. Lucarelli e la sua dimensione professionalmente ineccepibile, tenuto conto della pendenza di un procedimento penale che aveva a suo tempo sollevato notevole interesse e scalpore sul caso delle 9 morti per epatite, fu quella di ritenere inopportuna l'accettazione di questa proposta dell'azienda ospedaliera San Salvatore.
Dopo questa delibera c'è stata, successivamente, una impugnativa della stessa da parte del direttore generale dell'azienda ospedaliera davanti al Tar delle Marche della delibera stessa. Il procedimento penale ha avuto la conclusione pochi giorni fa in primo grado con l'assoluzione del prof. Lucarelli con formula ampia.
Nel frattempo la lettera del ministro Sirchia è stata illustrata personalmente dal ministro stesso che quindici giorni fa è venuto in visita in questa regione e nel corso di un incontro molto lungo e molto cordiale che ho avuto con lui mi ha parlato anche di questa ipotesi specifica, in sostanza dicendo che, siccome sembra che le risorse siano previste in finanziaria ma non sia prevista una loro territorializzazione, avevano bisogno di sapere dalla Regione Marche se c'era questo interesse alla scuola per poter indicare concretamente il territorio nazionale su cui avrebbe dovuto sorgere questa scuola, che in questo caso sarebbe stato Pesaro, tenuto conto dell'esperienza specifica del reparto diretto dal prof. Lucarelli a livello di trapianti di midollo, che è praticamente la terapia per questo tipo di affezione.
Chiarito questo e chiarito con il ministro che al Ministero bastava questa dichiarazione della Regione per dare luogo alle procedure per poi concretizzare il tutto, mentre invece il discorso dell'intervento concreto e specifico della regione per eventualmente affrontare le spese di cure prestate a bambini, a questo punto stranieri, che venissero da noi, era un discorso che riguardava una convenzione che la Regione avrebbe potuto stipulare con l'azienda ospedaliera San Salvatore e con chi, nella scuola di talassemia, fosse stato incaricato di questo, in data 8 febbraio ho scritto al ministro Sirchia e per conoscenza al direttore generale dell'azienda ospedaliera San Salvatore, quanto segue: "Caro ministro, in risposta alla sua nota del 23 gennaio, a seguito dell'accordo raggiunto in occasione della sua visita in Ancona le confermo il vivo interesse della Regione per l'istituzione presso l'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro della scuola di talassemia con gli obiettivi, le finalità e gli impegni assunti dal Governo italiano durante il G8 tenutosi a Genova. Nei prossimi giorni procederemo alla convenzione, come d'accordo, tra i soggetti interessati all'iniziativa, per definire tempi, modalità e procedure di finanziamento. Cordiali saluti e ancora grazie della visita".
Sulla base di questo siamo rimasti d'accordo con il ministro che si sarebbe attivato una specie di tavolo nel quale si sarebbe sostanzialmente concretizzato l'impegno del Ministero degli esteri relativamente alle infrastrutture e del Ministero della salute relativamente all'impostazione della scuola vera e propria.
Dopo questa lettera, un paio di giorni fa è arrivata una richiesta del direttore generale dell'azienda ospedaliera San Salvatore, per un incontro allo scopo di cominciare le procedure e vedere tutto quello che c'è da fare per poter concretizzare la cosa. L'incontro è stato fissato fra 7-8 giorni. Rimane anche in predicato un incontro a Roma con il ministro Sirchia per discutere dei problemi della sanità marchigiana e anche degli aspetti specifici che riguardano il Ministero, la scuola di talassemia e l'intervento della Regione su questa prospettiva.
Queste sono le notizie, aggiornatissime fino ad oggi, della vicenda relativa all'instaurazione della scuola di talassemia.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti presentatore dell'interrogazione n. 410.

Roberto GIANNOTTI. Oggi siamo in un altro clima, al di là dell'isolamento oggettivo di questa Giunta riscontrabile dall'isolamento graduale che ha nel contesto sociale delle Marche.
Questa risposta non organica non è una risposta esauriente, anche se rileggendo bene la lettera credo che chi l'abbia scritta l'ha scritta male. Non so se ha male interpretato il suo punto di vista, perché c'è una grande contraddizione. Però sono ottimista nella vita, quindi voglio prendere per buono quello che c'è nelle ultime due righe, quindi parto dalla fine: "Nei prossimi giorni procederemo alla convenzione, come d'accordo, tra i soggetti interessati all'iniziativa, per definire tempi, modalità e procedure di finanziamento". Voglio per una volta essere buono e accetto questa affermazione di disponibilità e di impegno che lei ha assunto oggi in questo Consiglio e che, evidentemente, non ha nulla a che vedere con una dimostrazione d'interesse che è un'altra cosa. L'interesse è zero. Se il ministro della salute dovesse prendere per buona solamente la prima parte della sua comunicazione, quando dice che ha interesse per questa proposta evidentemente ci riderebbe sopra. Ma la seconda parte recupera. Quindi prendiamo atto che la Regione finalmente ha sciolto un nodo: la scuola di talassemia a Pesaro si fa anche con il concorso della Regione, modalità da definire. Non ho capito male: c'è una scelta, in positivo, della Regione. Finalmente dopo due anni, grazie alla durissima battaglia delle opposizioni in questo Consiglio regionale e nella città di Pesaro, di cui siamo testimoni io e il collega Gasperi, la Giunta regionale ha deciso di dire sì. Questo mi va bene, quindi sono soddisfatto della risposta. Non sono assolutamente soddisfatto della ricostruzione che lei ha fatto dei fatti, perché non è assolutamente così che i fatti sono avvenuti.
Intanto sfatiamo un luogo comune: non è vero che lei non conosceva questa cosa, perché la proposta dell'istituzione della scuola di talassemia lei l'ha avuta un anno fa. C'è una delibera del direttore generale dell'azienda con il progetto allegato inviato alla Regione un anno e mezzo fa. Un atto di quel rilievo lei avrebbe dovuto contestarlo immediatamente. Quindi non è vero che lei non era a conoscenza della questione.
Così come, me lo consenta, credo che non possa esserci scuola di talassemia a Pesaro, nelle Marche senza la partecipazione professionale del prof. Lucarelli. Solo attraverso un marchingegno, una interpretazione che non so come definire, si è addirittura sospeso l'atto di nomina del prof. Lucarelli a direttore della scuola e solamente l'assoluzione del prof. Lucarelli vi ha consentito di liberarvi da questo fardello che vi aveva imposto Rifondazione comunista, perché il dato di fondo credo sia questo: la pretesa di qualche esponente di Rifondazione, molto attivo in Giunta, nel chiedere un atto di questa natura che non aveva senso. Il collega Gasperi ha fatto dei riferimenti polemici, in altre occasioni, ma che sono pertinenti. O questo criterio di giudizio si usa per tutti oppure non lo si usa per nessuno, poi lui lo spiegherà meglio di me. Ma credo che nemmeno su quel versante ci siamo comportati bene, accettando quasi un verdetto di condanna per delle responsabilità che erano tutte da dimostrare e che infatti i giudici hanno dimostrato non esistere.
Il dato di fondo è che grazie all'iniziativa del Governo, oggi la scuola ha anche un supporto finanziario, 9 miliardi stanziati dal Ministero degli esteri, 60 miliardi in tre anni stanziati dal Ministero della sanità che sono una dote corposa, cospicua, rispetto alla quale, probabilmente, l'impegno finanziario della Regione sarà ridottissimo. Credo che sarebbe stato veramente un atto criminale non far sì che questa risorsa della scuola di talassemia — lo dico in polemica con un esponente locale dei verdi che si diverte a dire che nelle Marche non esistono bambini talassemici — rappresenta un grande fatto di solidarietà che la nostra Regione può esprimere concretamente.
Credo che oggi noi compiamo un atto di giustizia rispetto a tanti bambini e facciamo, questo sì, colleghi consiglieri, un atto di carità cristiana, un atto di solidarietà nei confronti di tanti bambini del mondo che hanno bisogno, per la loro vita, di questo intervento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi per dichiararsi soddisfatto o meno rispetto all'interrogazione n. 423.

Gilberto GASPERI. Su questo argomento abbiamo dibattuto per anni, quando ero costretto a difendere la dignità di un primario dell'ospedale di Pesaro anche nei confronti del mio ex presidente di gruppo che aveva preso una posizione completamente diversa non solo dalla mia ma dalla maggioranza dei consiglieri dell'opposizione. L'insegnamento che abbiamo avuto dai nostri padri è stato sempre quello che a tempi lunghi l'onestà e la giustizia trionfano. Difatti proprio per questo il prof. Lucarelli è stato assolto, anche se hanno tentato in tutti i modi di denigrarlo e di cercare di addossargli delle colpe che non aveva. Addirittura, in un momento del dibattito il giudice ha dichiarato al procuratore di Pesaro che lui stava svolgendo ciò che quell'ufficio avrebbe dovuto fare due-tre anni prima.
E allora, Presidente, capisco che lei si trovi in una condizione in cui deve fare marcia indietro, perché nel suo esprimersi oggi ha dimostrato di non essere pienamente convinto. Difatti, quando ha detto dei 9 miliardi che vengono previsti dal Ministero degli esteri, ha affermato "e pare 20 miliardi annui...". No, non pare, è vero, sono previsti in bilancio. E' la stessa risposta che circa due-tre mesi fa mi diede dicendo "ancora non sappiamo niente, non sappiamo se è vero o non è vero che sono nel bilancio". L'assessore Cecchini è particolarmente responsabile, sia sul piano politico che sul piano morale, di ciò che è successo, attraverso una denigrazione portata avanti nei confronti dell'ospedale e del prof. Lucarelli. Addirittura ha detto le stesse cose — "pare", "sembra" — proprio sui finanziamenti della famosa strada Fano-Grosseto, finanziamenti che sono stati indicati dal Ministero del tesoro.
Non può esserci una forma così soft, cioè quando si dichiara che nei prossimi giorni — e ne prendo atto — "procederemo alla convenzione, come d'accordo, tra i soggetti interessati all'iniziativa", non ci può essere poi un corridoio che cerca attraverso qualche altro dirigente che fa capo alla precedente amministrazione statale, di portare boicottaggi, perché si tratta di situazioni di gravi difficoltà che sono venuto a sapere, non a caso, proprio tre giorni fa.
E' indispensabile, per salvaguardare il buon nome della sanità marchigiana, il buon nome della sanità italiana, il buon nome dell'azienda ospedaliera di Pesaro, che si proceda con lei, la Giunta e l'assessore in primis a pretendere che venga istituita questa scuola. Per quello che riguarda la parte sanitaria credo che persona più adatta del prof. Lucarelli non ci sia. Difatti è una persona nemmeno presuntuosa, perché non ha chiamato quella procedura "procedura Lucarelli", ma l'ha chiamata "per la cura della talassemia", e se si va a vedere Internet c'è scritto "procedura Pesaro". Pertanto, indirettamente è una di quelle avanguardie pubblicitarie per il turismo delle Marche, perché va nel circuito internazionale. E' poi indispensabile affidare a una persona capace e competente questa responsabilità, per trasformare in maniera ancora più positiva, come entrate, per l'economia della nostra provincia, della nostra regione e dell'economia italiana, quella realtà economica che non ho bisogno di rammentare, visto che tutti i Paesi avanzati come Inghilterra, Francia, Germani, gli stessi Stati Uniti d'America, stanno esportando: parlo di alta tecnologia, per poter avere un ritorno economico rispetto agli investimenti che vengono effettuati.
Non a caso questa mattina, nel dibattito che c'è stato precedentemente si è parlato delle problematiche del popolo palestinese. Con una scuola di questo genere noi andiamo a dare delle risposte concrete ai bisogni, alle necessità che hanno questi popoli, queste nazioni che si affacciano nel Mediterraneo. E non a caso la risposta non deve essere solo di pace, ma deve essere una risposta concreta per sollevare questi popoli dalle problematiche che hanno.
Non ci possiamo né ci dobbiamo vergognare che da queste realtà ci possa essere anche un ritorno economico, visto e considerato che il sacrificio che viene fatto dal popolo marchigiano e dal popolo italiano per questo investimento inizialmente, può essere poi ricompensato con i ritorni sulle attività imprenditoriali della nostra regione e del nostro Governo.
E' indispensabile procedere immediatamente. Non possiamo andare avanti in quella forma miope tipica di certi partiti o addirittura che si vede nel modo di portare innovazione. Come diceva prima il collega Giannotti non ci dobbiamo meravigliare ma ci dobbiamo indignare che un signore che opera nel mondo della sanità per il business di proprietà, che è farmacista e medico, perciò ha una conoscenza specifica dell'argomento, venga a dire che non possono essere sottratti finanziamenti ai cittadini marchigiani per andare ad operare in un settore, nel campo della sanità, che è di alcun interesse perché nelle Marche non ci sono cittadini ammalati di talassemia. A questo signore rispondo che anche le farmacie vanno a concorso: o liberalizziamo le farmacie, o viceversa non possiamo permettere che ci sia eredità di padre in figlio quando il concorso viene vinto dal padre, altrimenti le farmacie non è giusto che vengano tutelate nel loro guadagno in forma non di libero mercato ma con un modo di garanzia dei 5.000 cittadini per l'acquisto delle medicine stesse.
Anche un analfabeta riuscirebbe a mandare avanti una farmacia, visto che c'è una garanzia di 5.000 utenti attribuiti per norma di legge. Eventualmente è giusto, come sta avvenendo in molti Paesi europei ed americani, che quando vengono date prescrizioni farmaceutiche non si prescriva il flacone di pillole, ma si dia il numero esatto di pillole da consumare. Anche questo potrebbe essere un modo per risparmiare.
Mi appello, Presidente, alla sua dignità prima di uomo, poi di rappresentante di questa Assemblea, alla sua dignità di primo cittadino delle Marche, essendo il Presidente della Giunta regionale, affinché si proceda con sicurezza, ma soprattutto con estrema velocità non solo per dare ampie garanzie, ma perché questa scuola venga aperta e si diano tutte le garanzie per poter operare in modo concreto nell'ambito dell'azienda ospedaliera di Pesaro.




Mozioni (Votazione proposta di risoluzione):
«Attentati suicidi delle organizzazioni estremiste palestinese contro i cittadini israeliani» Ciccioli, Castelli, Novelli e Pistarelli (170)
«Crisi in Medio Oriente» Silenzi, Amati, Ascoli, Martoni e Moruzzi (171)
«Adesione alla manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese» Amagliani (176)
«Crisi in Medio Oriente» Giannotti, Ceroni, Brini, Favia, Trenta, Cesaroni e Grandinetti (179)
«Tragica situazione della Palestina» Procaccini e Martoni (180)

PRESIDENTE. Torniamo alle mozioni sul Medio Oriente.
C'è una proposta di risoluzione unitaria che viene presentata dal collega Ascoli. Essendo stata concordata dai proponenti delle diverse mozioni, invito il collega Ascoli a dare lettura del testo unitario da porre in votazione.

Ugo ASCOLI. C'è stata una quasi unanimità, nel senso che il testo che leggerò è stato per intero condiviso da tutti salvo un punto finale che leggerò staccato, sul quale ci saranno, credo, votazioni separate:
"Il Consiglio Regionale delle Marche, di fronte alla drammatica spirale di terrore e di violenza che ogni giorno di più insanguina il Medio Oriente, condanna le azioni terroristiche contro cittadini israeliani e la repressione condotta dal governo Sharon contro la popolazione palestinese; ribadisce che non vi è soluzione di pace fuori del principio "terra in cambio di pace" sancito nelle risoluzioni dell'ONU e che l'unica formula in grado di assicurare ad Israele il diritto alla sicurezza e ai palestinesi quello ad una patria in uno Stato indipendente è quello di "Due popoli, due Stati", ritiene necessario sostenere l'autorità nazionale palestinese affinché persegua ed intensifichi lo sforzo volto a neutralizzare i terroristi, nella convinzione che, di fronte alla cessazione degli attentati terroristici la comunità internazionale debba ribadire la richiesta ad Israele di sospendere le azioni militari e di ritirarsi dai territori sotto il controllo dell'autorità nazionale palestinese; considera l'alto valore morale e spirituale dei ripetuti appelli di Papa Giovanni Paolo II per la pace in Medio Oriente e degli auspici di pace che vengono da tante espressioni del mondo religioso; chiede al governo Sharon di restituire libertà di movimento al presidente Arafat; all'Unione Europea, agli Stati Uniti e alla Repubblica Federativa Russa - sponsor degli accordi di Washington - di assumere le iniziative necessarie a promuovere una nuova Conferenza di pace; al governo italiano di operare, insieme all'Unione Europea, per realizzare l'utile presenza di "osservatori internazionali" nei territori palestinesi; denuncia considerandole un grave errore, I'azione di delegittimazione dell'Autorita Nazionale Palestinese e la condizione di sequestro cui e sottoposto il presidente Arafat, che devono continuare ad essere riconosciuti dalla comunità internazionale come gli unici e legittimi rappresentanti del popolo palestinese, e il cui impegno contro il terrorismo, superando ogni forma di reticenza e ambiguità, e oggi più che mai essenziale; nel manifestare inoltre sostegno e solidarietà a quanti - in Israele e nei territori palestinesi - si battono per fermare la violenza e riaprire canali di dialogo, contatti e negoziati, ribadisce che la giusta lotta al terrorismo internazionale, alle sue organizzazioni e ai suoi promotori deve proseguire richiedendo il massimo di concertazione tra organismi internazionali e Stati sul terreno della polizia internazionale; sottolinea la necessita urgente di promuovere azioni di dialogo interreligioso, di cooperazione economica, di relazioni culturali con i paesi del Mediterraneo e con le società islamiche, anche con interventi diretti e concreti della Regione Marche e di consolidare tutte le iniziative di cooperazione in atto e di lanciare concretamente un piano straordinario per lo sviluppo economico e sociale dell'area, in particolare dei territori palestinesi come componente essenziale del processo di pace; chiede che coloro che si sono resi colpevoli di atti di terrorismo, siano giudicati e trattati secondo le regole del diritto internazionale e nel rispetto della dignità umana".
Fin qui il testo concordato da tutti. Poi c'è una parte finale che desso leggerò, sulla quale alcuni hanno detto di non essere d'accordo e per questo si chiede la votazione per parti. Il punto è il seguente:
"Aderisce alla manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese prevista per il prossimo 9 marzo a Roma, inviando una propria delegazione e a manifestazioni promosse localmente";

PRESIDENTE. Noi consideriamo la proposta di risoluzione fino all'ultimo capoverso sottoscritta dai presentatori delle diverse mozioni, che in questo senso si intendono assorbite, per cui non le mettiamo in votazione. L'ultima parte è firmata esclusivamente da alcuni presentatori delle mozioni. Votiamo quindi per parti separate, dopodiché faremo il collage e sottoporremo il documento alla firma non appena avremo l'atto dattiloscritto.

Cesare PROCACCINI. Presidente scusi, non si chiama "Repubblica Federativa Russa", ma "Russia".

PRESIDENTE. La risoluzione, fino a "... siano giudicati e trattati secondo le regole del diritto internazionale e nel rispetto della dignità umana" è unitaria. Poi c'è un emendamento presentato da alcuni, che recita: "aderisce alla manifestazione nazionale..." ecc.
Voglio però capire: se fino ad un punto la consideriamo unitaria e firmata da tutti, la successiva parte diventa un emendamento, una integrazione, un'aggiunta, ma di fatto è un emendamento aggiuntivo.

Ugo ASCOLI. C'è un'unica proposta. La votiamo per due parti separate: votiamo la prima parte, escludendo l'ultimo punto, poi la seconda parte costituita dall'ultimo punto.

PRESIDENTE. Ma alcuni gruppi non la firmano se la intendiamo come proposta di risoluzione unitaria articolata in due parti. Vengono ritirate delle mozioni in ragione del fatto che c'è una proposta di risoluzione unitaria, quindi evitiamo di complicarci la vita.

Andrea RICCI. Potremmo ritenere che vi sia una proposta di risoluzione firmata da tutti; una seconda identica, con l'aggiunta, firmata da alcuni. A questo punto si fanno due votazioni, una sulla parte che tutti condividono e l'altra sulla risoluzione che non è unitaria.

PRESIDENTE. Potremmo considerare la prima parte sottoscritta dai presentatori delle diverse mozioni, assorbente, quindi, delle mozioni presentate; la seconda parte potremmo considerarla emendamento aggiuntivo, votato successivamente e firmato solo da alcuni presentatori. Il risultato è lo stesso, però evitiamo di votare due volte lo stesso atto. Mi pare di capire che possa essere questa la soluzione più semplice. Loro sono d'accordo, noi siamo d'accordo altrettanto, quindi evitiamo di complicare le cose.
Pongo in votazione la proposta di risoluzione fino ad "Aderisce alla manifestazione nazionale..." escluso, in quanto questo punto andrà votato successivamente.

(Il Consiglio approva)

Pongo ora in votazione l'emendamento aggiuntivo, che recita: "Aderisce alla manifestazione nazionale di solidarietà con il popolo palestinese prevista per il prossimo 9 marzo a Roma, inviando una propria delegazione e a manifestazioni promosse localmente";

(Il Consiglio approva)




Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola, sull'ordine dei lavori, il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Questa mattina, per altri impegni istituzionali non ero in aula quando si è proposto il rinvio del punto relativo alla proposta di legge 91 sull'agriturismo. Se si fa il Consiglio il 6 marzo penso non sia un problema, altrimenti sono preoccupato, quindi non sono d'accordo. Questa proposta di legge aveva visto una unanimità in Commissione, poi ci sono state un po' di questioni, sono stati presentati emendamenti che possiamo vedere e discutere, ma non possiamo rinviare sine die questa legge, assolutamente, anche perché ci sono delle scadenze. Fra l'altro mi dicono che non possa rientrare nelle sedute relative alla sessione di bilancio. Invito la presidenza del Consiglio ad approfondire questa questione. Dobbiamo far venire in Consiglio questa legge prima che inizi la sessione di bilancio. Chi dispone diversamente se ne assume le responsabilità. Personalmente ero per farla anche oggi, poi ci sono state un po' di complicazioni a fronte della domanda se fosse stato indifferente che l'approvassimo oggi o il giorno 6 ho detto che per una settimana non sarebbe cascato il mondo, ma non possiamo rinviare questa proposta di legge sine die.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non è possibile che il presidente della Commissione venga in aula a esprimere una preoccupazione che è stata espressa da tutti. Questa mattina, nella Conferenza dei presidenti di gruppo tutti i presidenti di gruppo, maggioranza e opposizione, hanno chiesto che questo atto venisse esaminato prima dell'apertura della sessione di bilancio. Che lei adesso venga qui e faccia la sceneggiata non mi va assolutamente bene. Questa è una decisione assunta, quindi comportarsi in maniera diversa è una responsabilità che qualcuno si assumerebbe rispetto ad una cosa che abbiamo deciso, e io no la autorizzo a dire che non voglio approvare la legge sull'agriturismo entro i termini fissati, anche se non sono d'accordo per niente. Inoltre la invito a non dire che c'è un consenso amplissimo su questa cosa in Commissione.

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo questa mattina ha deciso di trattare la proposta di legge nella prossima seduta utile, dopo avere avuto assicurazione dal servizio che anche se si è in sessione di bilancio non c'è nessun problema perché la legge non comporta spesa. Questo tipo di certezza l'abbiamo verificata attraverso i nostri uffici, quindi alla prima seduta utile decisa dalla Conferenza dei presidenti di gruppo la proposta di legge andrà come primo punto all'ordine del giorno.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,30