Resoconto seduta n. 84 del 15/04/2002
La seduta inizia alle 10,45



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 81 e 82 del 9 aprile 2002.



Promulgazione leggi regionali

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato, in data 3 aprile 2002, le seguenti leggi regionali:
— n. 3: «Norme per l'attività agrituristica e per il turismo rurale»;
— n. 4: «Modificazioni della legge regionale 29 dicembre 1997, n. 76: Disciplina dell'agricoltura biologica»;
— n. 5: «Integrazione della legge regionale 26 dicembre 1983, n. 41 sulle provvidenze in favore della popolazione di Ancona colpita dalla frana del 13 dicembre 1982»



Legge regionale
(Ritiro)

PRESIDENTE. I consiglieri Amagliani e Andrea Ricci hanno comunicato il ritiro della proposta di legge regionale n. 58: «Disposizioni sull'adozione delle misure sanitarie obbligatorie di protezione contro l'encefalopatia spongiforme bovina (BSE)»



Proposte di legge (Discussione generale):
«Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione di bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2002)» Giunta (117);
«Approvazione del bilancio di previsione per l'anno 2002 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2002-2004» Giunta (118)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge nn. 117 e n. 118 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Franceschetti. Ricordo che alle ore 13,30 scade il termine per la presentazione degli emendamenti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, il bilancio 2002 rappresenta un documento programmatico di importante cambiamento, perché con esso e con il bilancio pluriennale 2002-2004 questa maggioranza vuol rispondere e centrare un duplice obiettivo: da una parte continuare a garantire e migliorare qualitativamente e quantitativamente i servizi, il sostegno alle attività produttive, lo sviluppo di questa nostra regione; dall'altra avviare l'opera di risanamento finanziario, di contenimento della spesa, a partire dalla sanità, che in tre anni porti a liberare risorse — circa 31 milioni di euro nel 2003 e 72 milioni di euro nel 2004 — da riutilizzare per alleggerire da una parte la manovra tributaria che abbiamo varato a dicembre e rafforzare gli interventi a sostegno dello sviluppo economico e sociale.
Questa è la sfida di questa seconda parte della legislatura che inizia con questo bilancio di previsione ma che ha visto già alcune decisioni importanti adottate dalla Giunta sulle quali tornerò in seguito.
Una sfida che va affrontata e vinta con la massima compattezza delle forze di maggioranza e con la politica di concertazione con le forze economiche e sociali, con gli enti locali, così come è stato fatto anche nell'impostazione di questo bilancio.
Il bilancio di previsione 2002 si colloca — questo va detto con chiarezza — in un quadro normativo ancora caratterizzato da molti elementi di incertezza, quali ad esempio l'attuazione del federalismo fiscale o la reale volontà da parte del Governo nazionale di dare effettiva applicazione alle modifiche apportate al titolo V della Costituzione.
Al di là dei pronunciamento di principio sul federalismo, sulla devoluzione e quant'altro, da parte del Governo nazionale di centro-destra sta emergendo una politica che io definisco neo-centralista, come dimostrano alcuni esempi concreti, a partire dalla legge finanziaria di quest'anno, o da alcuni provvedimenti, tra il quale il più eclatante mi pare quello sulle grandi infrastrutture proposto dal ministro Lunardi e portato avanti dal Governo nella sua interezza.
Ma oltre a questo c'è un altro elemento che dobbiamo sottolineare, dovuto al fatto che ai trasferimenti di funzioni e di deleghe non ha fatto riscontro una certezza, ancora oggi, sulla qualità delle risorse finanziarie ed umane da trasferire alle Regioni per rendere effettivo l'esercizio delle funzioni stesse, mentre dall'altro lato le Regioni, la nostra in modo particolare ha già iniziato su alcune materie importanti (formazione professionale, difesa del suolo, trasporti ecc.) il trasferimento di risorse e di circa 600 dipendenti alle Province e agli enti locali.
Ovviamente tutti questi elementi di incertezza hanno un'influenza diretta sul bilancio che non può contare su un volume certo di risorse per l'esercizio delle funzioni nelle materie di competenza esclusiva e delegate.
A ciò si aggiungano altri elementi che vanno sempre ricordati al momento che approntiamo il nostro bilancio, perché essi costituiscono vincoli e fattori di criticità dai quali non si può prescindere.
Voglio ricordarne alcuni tra i più importanti. Innanzitutto il vincolo imposto dal patto di stabilità che quest'anno è particolarmente pesante per le Regioni, perché per il 2002 si prevede un incremento di spesa del 4,5% delle risorse impegnate nel 2000, pari a quasi 44 milioni di euro. Voglio sottolineare questo primo dato, perché l'incremento del 4,5% sul 2000 e solo sulle risorse impegnate e non su tutte le spese previste due anni fa, significa in termini molto chiari e concreti che l'incremento sulla spesa che possiamo operare quest'anno va molto al di sotto dell'inflazione programmata.
Un altro elemento di riflessione riguarda il fatto che le risorse proprie, quelle svincolate dalla sanità su cui la Regione può contare, sono rimaste pressoché invariate negli ultimi cinque anni, passando da circa 213 milioni di euro del 1996 ai 230 del 2001. Infine ricordo gli insufficienti trasferimenti dallo Stato alle Regioni, a partire dalla sanità che è la voce più importante del bilancio, perché copre oltre l'80% del bilancio stesso della Regione.
Il fondo sanitario nazionale è sempre insufficiente rispetto alle reali esigenze dei cittadini, delle Regioni, degli enti locali. Lo è ancora nonostante alcuni incrementi che vi sono stati, e voglio qui anche sfatare l'affermazione spesso fatta dai banchi dell'opposizione, che con il Governo Berlusconi c'è stato un aumento a dismisura del fondo sanitario nazionale. Questo non è assolutamente vero, anzi se prendiamo i dati degli ultimi anni sugli incrementi avvenuti anno per anno, questi ci dimostrano che quelli di maggiore spessore si sono avuti proprio durante i Governi di centro-sinistra, in modo particolare nell'anno 2000 e nell'anno 2001.?
Questi vincoli e questi limiti, insieme alla scelta consapevole che abbiamo fatto negli anni precedenti di voler comunque mantenere servizi diffusi e di qualità per i cittadini e per il mondo produttivo marchigiano, a cominciare da quelli sociali e della sanità, e di non aumentare per tutti quegli anni la pressione fiscale, hanno imposto la manovra finanziaria e fiscale di qualche mese fa, una manovra tributaria sulla quale non voglio tornare perché di questo abbiamo abbondantemente discusso, sicuramente impegnativa per i marchigiani, che è stata comunque improntata al massimo dell'equità. C'è una ricerca che credo i consiglieri avranno avuto modo di vedere, del Cer condotta per conto della Cna pubblicata su Affari e finanza di Repubblica dell'8 aprile scorso, che prende in esame gli aumenti Irpef nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Puglia, Umbria e Marche. Ebbene, da questa indagine fatta dal Cer risulta in maniera inequivocabile che per diversi parametri la manovra Irpef delle Marche è stata la più leggera ed equa rispetto a tutte le Regioni prese in esame, perché è stato dimostrato che, per esempio, l'incremento del gettito complessivo nelle Marche attraverso l'addizionale Irpef è del 37% contro un incremento del gettito complessivo...

ROBERTO GIANNOTTI. Tieni conto che quella ricerca è stata fatta prima di adottare le misure sull'Irpef.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Quella ricerca dimostra che nelle Marche c'è stato il 37% di aumento del gettito complessivo. La Lombardia, con la manovra Irpef che ha fatto ha un aumento del gettito complessivo del 61% e il Veneto del 57%. Le persone interessate a quella manovra Irpef nelle Marche sono appena il 30%, in Lombardia e nel Veneto il 60% e la Lombardia e la Puglia hanno adottato misure sull'Irpef regressive, nel senso che intaccano maggiormente i redditi medio-bassi anziché quelli medio-alti. La cosa opposta è invece avvenuta nella nostra regione dove abbiamo scelto una manovra del tutto progressiva.
Entrando più nello specifico del bilancio dobbiamo dire in primo luogo che esso è stato redatto in conformità con la nuova legge regionale di contabilità, la 31/2001 che cambia profondamente la struttura del bilancio e alcuni strumenti di programmazione, con l'introduzione del documento di programmazione economica e finanziaria (Dpefr).
La ripartizione in unità previsionali di base (Upb) all'interno di aree e funzioni obiettivo consente di raccordare meglio la traduzione in termini finanziari del quadro programmatorio delle scelte che in questa occasione sono riportate all'interno della relazione al bilancio ma che per i prossimi esercizi finanziari verranno definite nel Dpefr a partire da quello che verrà costruito nel prossimo mese di luglio da parte della Giunta, così come prevede la legge regionale 31.
Così come l'allocazione delle risorse all'interno delle funzioni obiettivo permetterà anche di ricondurre all'interno dei dipartimenti, istituiti con la nuova legge di organizzazione, le capacità di impiego delle risorse ed un più efficace controllo sulla spesa.
Infine la flessibilità di cui è stato dotato il bilancio attraverso la possibilità di gestire l'allocazione delle risorse nei capitoli all'interno delle Upb dovrebbe rafforzare la capacità della Regione di adattare ancora di più la programmazione ai mutamenti delle esigenze del territorio regionale.
E' evidente che il bilancio di quest'anno è condizionato da fattori esterni ma anche da fattori interni che ne costituiscono, anzi, il punto di partenza. In particolare gli elementi di riferimento che vi elencherò ora rapidamente.
Il bilancio assestato del 2001 è un punto di partenza inequivocabile che noi abbiamo chiuso non in aumento ma con una riduzione di 123 miliardi di lire rispetto al preventivo, coperti con tagli e soprattutto con una manovra sui fondi perenti.
L'altro aspetto è la manovra che abbiamo fatto lo scorso dicembre, che prevede maggiori entrate per 182,7 milioni di euro e tagli alla spesa per 65 milioni di euro che di fatto, nel corso della elaborazione del bilancio stesso si sono ridotti a 42 milioni di euro.
Come si evince anche dalla relazione al bilancio le entrate — costituite da entrate proprie, finanziamento sanità, mutui, manovra fiscale — ammontano a 2.740 milioni di euro. Così come le uscite che sono ripartite tra spese inderogabili, interventi settoriali, sanità, cofinanziamento Ue, fondi globali e copertura disavanzi sanità.
Rispetto ad una situazione di indubbia pesantezza finanziaria ed anche di una rigidità del bilancio, che indubbiamente vanno rimosse, il bilancio stesso non poteva che essere ancora di più orientato verso l'individuazione di priorità settoriali da una parte e provvedimenti in grado di contenere la spesa sia sanitaria che extrasanitaria.
Riguardo le prime, le priorità sono giustamente ricadute su tre direttrici che costituiscono l'ossatura dello sviluppo economico-sociale del sistema marchigiano.
La prima riguarda gli interventi nel campo del sociale che sostanzialmente mantiene inalterato proprio budget senza praticamente alcun taglio significativo.
La seconda direttrice, comunque legata in parte alla prima, ha riguardato i trasferimenti agli enti locali, proprio perché si è voluto compiere una scelta che garantisse il più possibile il mantenimento dei servizi esistenti sul territorio. Il totale comprendente sia la parte corrente che gli investimenti del 2002 trasferito agli enti locali, sarà di circa 60 milioni di euro rispetto ai 67 del 2001, con una riduzione di circa il 10%, abbondantemente sotto il taglio percentuale complessivo che dovevamo fare in base alla manovra finanziaria.
La terza scelta prioritaria ha riguardato i settori produttivi che potranno contare su una disponibilità finanziaria uguale e in alcuni casi maggiore rispetto a quella del 2001.
E' il caso, ad esempio, delle attività produttive che avranno a disposizione circa 85 milioni di euro contro i 45 del 2001. Ciò perché a fronte di una riduzione delle risorse regionali si registra da una parte un incremento del fondo unico che passa da 49 a 62 miliardi ma soprattutto un incremento dei fondi dell'Ue per circa 77 miliardi di lire.
E' stato possibile ottenere questi risultati grazie soprattutto al fatto di poter sfruttare quest'anno due annualità dell'Obiettivo 2 che è partito quest'anno ma che assomma anche le risorse del 2001 e grazie ad una intelligente operazione di bilancio che ha consentito l'integrazione delle risorse regionali, statali ed europee anche per rispondere ad alcuni obiettivi previsti da alcune leggi regionali.
Ma insieme a queste tre priorità vorrei anche sottolinerare che il bilancio individua altre scelte significative, che riassumo per titoli.
Sull'ambiente abbiamo riproposto interamente i 4 miliardi di spesa corrente per la gestione dei parchi, facendo una scelta precisa che è poi stata ulteriormente rafforzata in sede di discussione in Commissione. Ritengo che la polemica sorta sulla stampa sulla questione dei parchi non ha senso di esistere rispetto alle scelte che il bilancio compie.
Altre due scelte importanti sono quelle che abbiamo compiuto con i fondi globali. Ad esempio per la legge sulla sicurezza che stanzia in maniera pluriennale 206.500 euro per ogni anno e per il sostegno all'associazionismo dei piccoli Comuni, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture che in maniera pluriennale stanzia fondi per più di 560.000 euro all'anno.
L'altra questione di fondo contenuta nel bilancio riguarda la necessità di operare scelte rigorose sulla spesa, sul suo costante controllo e sulla riduzione del deficit sanitario. Su questo fronte, dicevo all'inizio del mio intervento, sono state individuate ed in parte già avviate dalla Giunta regionale misure non solo per contenere la spesa ma anche per riqualificarla.
Nel bilancio e nella relazione che lo accompagna sono indicati alcuni interventi che dovrebbero portare, nel triennio, a risparmi da utilizzare per lo sviluppo e la crescita della regione.
Per brevità mi limito a richiamare solo i titoli, rinviando il dettaglio alla lettura della relazione che sicuramente ognuno di noi ha fatto con attenzione. Mi riferisco in particolare alla delibera della Giunta regionale n. 37/2002 che punta a razionalizzare la spesa per il personale, a bloccare i nuovi incarichi e a un controllo generalizzato sugli atti di spesa. Vorrei anche aggiungere altre iniziative che sono state iniziate, come la verifica sulle attività delle agenzie e degli enti, compresi i centri servizi, la valorizzazione del patrimonio, una verifica e una semplificazione delle leggi di spesa anche attraverso l'adozione di testi unici.
ovviamente questo discorso sul controllo della spesa e dell'attenzione in questa direzione vale ancor di più per la sanità, che noi vogliamo mantenere pubblica, universalistica e di qualità, combattendo con tutte le scelte che si renderanno necessarie, ogni forma palese o strisciante di privatizzazione.
I provvedimenti di razionalizzazione in parte già presi, come ad esempio la centrale per gli acquisti, l'assegnazione di budget ai direttori delle aziende sanitarie, gli interventi per contenere la spesa farmaceutica e quelli di carattere più strutturale come la riduzione dei posti letto per acuti, obbligati peraltro dal "decreto Sirchia" e che comunque, per grossa parte non verranno soppressi ma riconvertiti per la post-acuzie, o la semplificazione organizzativa e strutturale, saranno comunque provvedimenti dettati e orientati ad innalzare la qualità e la quantità delle prestazioni che è già di buon livello nella nostra regione e, oltre a questo, al contenimento del deficit sanitario.
Raggiungere questi obiettivi per il contenimento del deficit della sanità non sarà certo cosa semplice. Questo anche in relazione ad alcuni fatti nuovi che si sono avuti di recente, per esempio per quanto riguarda una voce importante come quella farmaceutica che viaggia oggi a percentuali di incidenza sulla spesa complessiva, non solo nelle Marche, tra il 17 e il 18%.
Occorrono quindi una forte attenzione e controlli continui. Sono necessari provvedimenti certi non solo a livello regionale ma anche a livello nazionale, come ad esempio un incremento e una diversa ripartizione del fondo sanitario nazionale alle Regioni che in questi anni ci ha visto penalizzati. Per esempi, la proposta di un taglio del 5% dei prezzi dei medicinali ed un allargamento dei farmaci generici avanzata dal ministro Sirchia aiuterebbe senz'altro in questa direzione.
Non ultimo è indispensabile un forte coinvolgimento e una condivisione dei territori e delle forze sociali, senza che ciò comporti uno stallo delle decisioni, intorno alle scelte che dovremo realizzare.
La Commissione ha condotto l'analisi del bilancio rispettando le indicazioni di contenimento della spesa e sostanzialmente ha introdotto alcune non consistenti modifiche, dal punto di vista finanziario, di spesa corrente che si sono poste all'interno degli equilibri e delle priorità di bilancio, alcune delle quali sostenute sia dai componenti di maggioranza che di opposizione.
Nel settore del sociale ad esempi è stato aumentato lo stanziamento per le borse di studio Ersu per circa 300 milioni. Questa è una spesa compartecipata, che quindi metterà in movimento altre risorse a livello statale. E' stato introdotto un finanziamento sui fondi globali di circa 51.000 euro per il cinquantesimo anniversario della morte di Maria Montessori su cui c'è già una legge regionale in discussione in prima Commissione. E' stato aumentato di circa 25.000 euro il fondo per le pari opportunità. Infine, cosa importante anche per gli accadimenti in questi giorni, per i tragici fatti che avvengono in Palestina, in direzione anche della mozione approvata nell'ultimo Consiglio regionale, è stato fatto uno stanziamento di 25.000 euro per il centro diabetologico di Betlemme.
Altro consistente intervento ha riguardato, tra le spese di investimento, interventi nel settore dell'ambiente, in particolare con la previsione di circa 250.000 euro per il cofinanziamento dei tetti fotovoltaici, che ha dato una grande risposta nell'anno passato, con richieste che hanno permesso di utilizzare tutti i fondi stanziati, e di circa 300.000 euro per interventi contro l'inquinamento acustico su cui abbiamo approvato, in passato, una legge regionale.
Il resto delle variazioni evidenziate nella relazione della Commissione accoglie sostanzialmente le richieste della Giunta riconducibili a novità intervenute dopo l'approvazione della proposta da parte della Giunta stessa. La Commissione è intervenuta anche sul versante normativo, rispondendo ad alcune esigenze problematiche che si riteneva potessero essere risolte in questa sede senza comportare impegni finanziari non previsti. Ricordo le deroghe che sono state introdotte ai termini per l'applicazione di alcune leggi regionali, la soluzione che è stata data ad una situazione che si trascinava da tempo, relativa al personale ex Esam e alcune modificazioni alla legge regionale 33/97 sull'artigianato.
La Commissione infine ha deciso di rinviare all'assestamento di bilancio l'eventuale intervento su altri due problemi a seguito di una verifica da realizzare nel corso dell'anno, sia rispetto alla capacità di impiego delle risorse, sia rispetto alla consistenza delle difficoltà che ci sono state prospettate anche in sede di audizione. Le due problematiche riguardano da un lato gli ulteriori investimenti per il sistema dei parchi e dall'altra interventi per la gestione degli uffici di informazione ed accoglienza turistica.
Questo non perché le questioni siano state considerate secondarie, quanto piuttosto perché la consistenza delle risorse necessarie e l'opportunità di procedere attraverso continue verifiche nel processo delle scelte ribadiscono, quest'anno più che mai, la necessità di un atteggiamento improntato ad una estrema prudenza.
In conclusione vorrei ringraziare i componenti della Commissione per il contributo che hanno dato in tutta la fase della discussione e, ovviamente, tutto il personale della Commissione stessa per il proficuo e costante lavoro svolto.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Questo è stato per me uno dei bilanci più problematici nella lettura, di tutta la mia storia di presenza nel Consiglio regionale, perché è stato presentato il giorno prima che si riunisse la Commissione consiliare competente in data 21 marzo e l'intera discussione è avvenuta nei giorni di Pasqua. Anzi, prima il consigliere Franceschetti faceva presente che era non solo una scelta ma obbligo ringraziare il personale. Mai come in questa occasione la discussione si è avuta nella settimana Santa — forse, essendo la "settimana di passione", il bilancio era di passione — e nei giorni immediatamente dopo Pasqua. Sostanzialmente è stata difficile anche l'interlocuzione con i soggetti delle audizioni, perché i soggetti interventi hanno detto "abbiamo avuto il bilancio due giorni fa e ci è difficile dare una valutazione completa".
Questa presentazione tardiva del bilancio ha comportato anche problemi che avranno una ricaduta nelle prossime settimane. Pensate, abbiamo approvato due leggine per l'esercizio provvisorio del bilancio, adoperando quattro mesi del bilancio precedente che, non prevedendo i tagli, lasciano poco spazio di manovra negli 8 mesi successivi. Il che significa — questa è un'indicazione provenuta da un rappresentante dell'artigianato, su sollecitazione di un funzionario che si occupa di bilanci — che sostanzialmente abbiamo impiegato più risorse proprio in questi primi quattro mesi. Quindi i rimanenti mesi diventano di difficile gestione anche di cassa, per quanto riguarda le spese. Ma non è solo un problema di forma, secondo me è un problema di sostanza.
La relazione di bilancio se la prende con la finanziaria nazionale e dice delle cose che sono veramente abnormi. E' vero che va di moda dire il paradosso, ma si scrive che la finanziaria del Governo è responsabile del dissesto della Regione Marche, in particolare leggo nella relazione allegata al bilancio: "Particolarmente devastanti sono state le conseguenze della politica del Governo in campo socio-sanitario", quando il Governo ha ereditato gestioni di anni e anni. Dobbiamo iniziare a dire la verità. E' vero che le bugie vanno per la maggiore, però quello che accade oggi è la somma di anni e anni di vicende. Posso fare una battuta? La Giunta-D'Ambrosio/2 paga i guasti prodotti dalla Giunta-D'Ambrosio/1. Purtroppo non paga la Giunta-D'Ambrosio, paga la gente, pagano le imprese.
Andando nel dettaglio mi baso sulla relazione fatta dalla Giunta, poi dirò quello che pensano di questo bilancio gli esponenti della sinistra diessina in particolare, che hanno compiti e responsabilità istituzionali. Li citerò uno per uno.
Dice la relazione che la manovra di bilancio viene svolta per il contenimento della spesa e via di seguito su cinque punti fondamentali. Primo, azioni sulla sanità, razionalizzazione del sistema sanitario. Non è stato fattoci si dice che a giugno verrà presentato un piano, poi per andare in onda ci metterà, ammesso e non concesso che sia approvato subito tra giugno e luglio, se non in autunno, uno o due anni e i risultati ci saranno tra due o tre anni, non è che il giorno dopo si vedranno i risultati.
Personale. "La Regione sarà più leggera perché calerà di dipendenti". Questo è vero nel senso che ci sono i trasferimenti, ma con i trasferimenti se ne andranno anche i soldi, quindi i risultati dell'alleggerimento della spesa non li vedo.
Riduzione delle agenzie e dei centri servizi, quindi riduzione dei centri di spesa; Anche questa è un'intenzione, nulla è stato fatto. Non ho visto un provvedimento per quanto riguarda l'Assam, le varie agenzie, i vari settori. L'unica riduzione ha riguardato il centro beni culturali che costava poco e in un settore sensibile come quello dei beni culturali produceva dei risultati che ci sono oggettivamente stati.
Valorizzazione del patrimonio. Non ho visto manovre forti. Non vorrei essere polemico e ripetitivo, ma da dieci anni abbiamo la sede dell'ex Pci in via Cialdini inutilizzata, vuota, così come abbiamo altre sedi non utilizzate, quando ci sono i soliti centinaia di milioni, se non miliardi, di spesa per gli affitti.
Rilettura delle leggi di spesa con i tagli. Questo è stato fatto. Sono cioè stati fatti tagli significativi. Quella dei tagli è una scelta che passa in tutte le amministrazioni, quindi se ci fosse stato il centro-destra avremmo comunque fatto i tagli, ma le scelte sui tagli contengono errori significativi. Le citerò dopo riferendomi alle categorie produttive e ai centri di spesa colpiti dai tagli. Per esempio citerò l'Arpa che è un organismo soggetto alla Regione stessa.
Quindi grande progetto per recuperare il bilancio, di fatto nessuna azione.
Alcuni funzionari mi hanno detto "i problemi non si evidenzieranno nell'anno in corso, perché con i soldi non spesi degli anni precedenti e accumulati e i trasferimenti, questi sì veri, dello Stato, si occulta la riduzione della spesa pubblica, ma il prossimo anno, quando saranno spesi i soldi che sono stati distribuiti, non certo in grandissima quantità ma in maggiore quantità dallo Stato e quando saranno finiti i soldi non spesi che sono stati trasferiti quest'anno il bilancio sarà drammatico". Queste non sono parole mie ma dei funzionari che seguono la vicenda.
Citerò i soggetti che abbiamo ascoltato nelle audizioni. Iacp, Lucarini, Pesaro, tessera Ds: "Non ci sono risorse della regione per le case popolari. Siccome finiscono i fondi dello Stato, nel futuro non si potranno più costruire alloggi, perché la previsione di nuove case non è nel corso dell'anno ma una manovra che si allunga in vari anni".
Drudi, Camera di commercio di Pesaro, tessera Ds: "Manca nel bilancio una sola parola sul sistema fiere e il sistema fiere è importantissimo". Poi cita: "La Regione Emilia Romagna mette 50 miliardi per la fiera di Piacenza e 150 per la fiera di Bologna nonché 280 per la fiera di Rimini". Sul bilancio pluriennale, però cifre significative. "Non citiamo Roma e Milano — Roma 600 miliardi sulla fiera, Milano 1.500 miliardi — perché sono fuori della nostra orbita, ma per Riva del Garda la Regione Lombardia mette 50 miliardi. La Regione Veneto mette 85 miliardi per Verona. La Regione Marche, zero".
Pavlidi, autorità portuale, area sicuramente Ds: "Siamo l'unica Regione che non mette una lira per un porto di grande interesse. E' vero che il sistema dei porti è nazionale ma tutte le Regioni implementano con scelte, perlomeno per quanto riguarda l'intermodalità. Nel porto di Ancona niente per l'intermodalità".
Giuliani, Anci, ex Sindaco di Serra San Quirico, Ds. Cosa dice? "Il meccanismo dei tagli nel sistema sociale applicato dalla Giunta regionale è grave. I risvolti negativi ci saranno soprattutto sul volontariato e il sostegno al volontariato è la prima cosa che i Comuni fanno per un intervento più massiccio sui sistemi sociali, quindi ci sarà una ricaduta sulla qualità dei servizi. I Comuni vogliono partecipare al processo di risanamento come parte attiva, mentre sono stati parte assolutamente passiva e non coinvolta".

MARCELLO SECCHIAROLI. Tu le condividi queste dichiarazioni?

CARLO CICCIOLI. In parte, certo.
Piccini, Aptr, tessera Ds, Falconara: "Siamo in una situazione gravissima. Noi avevamo nel bilancio 6,8 miliardi, sono stati portati a 4,6, ma le spese incomprimibili sono 5,1 miliardi. Con mezzo miliardo in meno non apriamo gli uffici turistici stagionali, perché non ci sono i soldi per il personale precario a contratto, non possiamo partecipare a cinque fiere internazionali". Poi aggiunge: "Ma cosa dobbiamo tagliare, sugli orari di lavoro? Chiudere gli uffici l sera per consumare meno energia elettrica? Spedire meno roba di pubblicità così riduciamo le spese postali? A noi sembra assurdo che si taglino non solo le spese comprimibili ma incomprimibili".
Teniamo presente che il turismo in questo momento rappresenta il 30% dell'economia marchigiana in positivo: turismo, ristorazione, stabilimenti balneari, tutto quello che gira intorno...

GIULIO SILENZI. Ma è da chiudere l'Aptr: che problemi vi ponete?

CARLO CICCIOLI. E' una creatura di Silenzi, quindi disconosci ciò che hai fatto.
Cito Berionni, ex assessore al bilancio della Giunta regionale-D'Ambrosio/1. Cosa dice? Rappresentando l'artigianato — è oggi dirigente della Cna — fa un discorso tecnico, poi dice: "E' stato valutato l'impatto in maniera differenziata? Avete valutato l'impatto dell'Irap sugli artigiani? E' una situazione molto difficile, delicata". Berionni non ha usato toni eclatanti come altri, usa toni molto misurati, ma dice "Il peso dell'Irap gestita in questo modo sulle imprese artigiane è notevole, verificate".
Conclusione di questa parte. E' bello anche riportare cosa dicono i dirigenti, perché non citarli? Principi, area territorio e ambiente: "Quello delle opere pubbliche è il settore più colpito, tutte le opere pubbliche sono state spostate al 2003. Mi rendo conto che è poca cosa, però ci sono 2 miliardi per la difesa della costa, 4 miliardi per il pronto intervento, 800 milioni per il servizio di piena e qualche altra cosa. Purtroppo, per quanto riguarda gli investimenti bisogna scorrere sperando negli anni successivi".
Questa è la parte positiva del bilancio sul Governo Berlusconi, perché come pensa la Giunta di risolvere i problemi? Scrivono nella relazione di bilancio: "Siccome l'economia italiana andrà meglio, ci sarà un maggiore gettito di Irap e di Irpef, quindi andando meglio avremo più gettito e potremo migliorare la manovra". Su questo si ringrazia, sentitamente si ringrazia.
Credo che è difficile in questo momento per qualunque persona che abbia cariche amministrative, di governo degli enti locali e della gestione gestirle, perché l'aumento della qualità della vita e delle richieste in una società più matura nei confronti delle istituzioni pongono dei problemi seri. Tra l'altro non ci sono più interventi settoriali ma la gente chiede un intervento complessivo, quindi la coperta corta è difficile da gestire. Però — e lo dico anche in maniera spassionata — a me sembra che questa manovra è soprattutto burocratica. Sarebbe stata fatta anche da amministratori non che hanno responsabilità politica e quindi di decisione complessiva, ma se avessero messo dei burocrati più o meno avrebbero fatto questa manovra. Manca l'iniziativa politica, non solo nel fare le cose che voi stessi avete detto, perché riduzione delle agenzie che in molti casi hanno prodotto azione parassitaria, valorizzazione del patrimonio, azioni sulla sanità — sono cose che devono essere fatte e non ci sono — ma occorre reperire la possibilità di nuovi fondi.
Nella mia umiltà e nella mia scarsissima competenza di bilancio — è un settore del quale mi interesso da un paio di anni, non avendo mai fatto parte prima della Commissione bilancio — mi sono reso conto che una delle azioni possibili, compatibile con il fatto che una quota parte significativa dei fondi italiani non viene mai ritirata perché siamo incapaci a prenderli e quindi negli anni abbiamo sempre avuto la quota parte dei fondi italiani redistribuita agli altri Stati che hanno capacità, è quella che sta portando avanti la nuova gestione la quale ha introdotto un principio: che accanto alla quota parte tradizionale si possono presentare progetti liberi che possono essere finanziati fino a una certa quota e transitare attraverso dei meccanismi di tipo quasi privatistico, cioè certificati dalle banche e dalle società di certificazione. Questo in tutta la quota parte libera, che non si riesce a far passare attraverso i progetti tradizionali.
Ho cercato di capire questo meccanismo, me l'ha spiegato il vicepresidente italiano della Commissione bilancio all'Ue che decide quelli che sono validi e non validi dopo la certificazione dei funzionari e l'iter tradizionale. Se noi non andiamo a cercare fondi nuovi saremo sempre con la corda al collo. Il problema del bilancio della Regione è quello di cercare fondi nuovi, dove ci sono. E l'Europa, che sta assorbendo sempre più risorse nazionali da redistribuire, deve diventare non solo l'Europa dei tradizionali obiettivi, cosa che giustamente viene fatta, ribadita — e spesso siamo ancora purtroppo lenti — ma anche della quota parte dei non obiettivi, di quello che è lo spazio libero.
Il coinvolgimento dei privati deve essere più forte, perché ormai tutte le iniziative significative sono miste pubblico-privato, in tutti i Paesi occidentali più avanzati.
Le Marche sono la prima regione italiana che ha visto lo sciopero degli imprenditori, ha visto gli imprenditori sotto il palazzo della Regione con i cartelli. Personalmente, nella mia esperienza politica non avevo mai visto lo sciopero degli imprenditori. La serrata, una cosa vecchia dell'800, ma gli imprenditori che tengono aperta l'azienda e vengono a scioperare non li avevo mai visti.

ADRIANA MOLLAROLI. La marcia dei 40.000...

CARLO CICCIOLI. Quelli erano quadri intermedi, neanche quadri dirigenti, e non imprenditori.

GIULIO SILENZI. Quella è stata una pagliacciata, la serrata. Con la serrata perdi anche un'ora di lavoro, chiudi la fabbrica...

CARLO CICCIOLI. E' stata una manifestazione degli imprenditori che hanno continuato a far fare le loro attività e nello stesso tempo sono venuti a manifestare.
Mi permetto di dire — l'avevo saltato, ma lo riprendo — che qui ognuno fa gli studi, in Italia ci sono studi di tutti i colori. La Banca d'Italia nella stessa settimana fa uno studio e dopo pochi giorni ne pubblicizza un altro che dice tutto il contrario del primo studio. Evidentemente problemi ci sono, in questi studi. Però la Regione Marche compare come una delle Regioni che ha fatto la manovra più vessatoria d'Italia. E' uscito sui giornali nazionali, come il Corriere della Sera che una sua obiettività ce l'ha. La stessa cosa è stata scritta su Il Sole 24 Ore, sicuramente organo degli industriali, però in genere molto documentato. Quindi non diciamo sciocchezze.
Come andava fatta la manovra? Primo, reperire nuovi fondi, secondo coinvolgere nella manovra tutte le associazioni e l'imprenditoria. Le opere pubbliche, tutte trasferite al 2003: bisogna trovare delle forme di progetto di finanza che siano realizzabili con i privati, perché i privati, le banche finanziano. Oggi occorre un'economia dinamica, e invece di economia dinamica in questo bilancio non ce n'è. Accanto alla necessità inderogabile di alcune azioni: quella della sanità, ad esempio. Giustamente il relatore di maggioranza Franceschetti ha detto: "lo spazio più grande nel bilancio riguarda la sanità", quindi l'intervento sulla sanità deve essere fatto in una maniera tale che non penalizzi la qualità e l'erogazione dei servizi ma contenga in qualche modo gli effetti di una spesa non gestita. Ormai c'è una spesa fuori controllo, questo è il dato. La spesa fuori controllo non è colpa del becero Governo Berlusconi ma la somma di anni e anni di spese in questo modo.
Il caso dell'Inrca è misto Regione-Stato ed è grave. L'Inrca ad Ancona ha uno sbilancio di 120 miliardi accumulato negli ultimi anni, ma anche nei primi anni con 6-7 miliardi annui, mentre negli ultimi 4 anni vi sono stati fra i 20 e i 30 miliardi annui di sbilancio. E' una cosa gravissima. Bisognerà fare una conferenza stampa e pubblicare i bilanci parlando di quello che è successo negli ultimi 3-4 anni, perché è una situazione di una pesantezza incredibile.
Occorre un'iniziativa forte che, come tutte le iniziative forti pesa, ma io non credo che il bilancio così come viene presentato risani il problema. Ha ragione quel funzionario che mi ha detto "i guai più grossi non saranno quest'anno ma a venire, perché quest'anno abbiamo ancora da spendere un po' di fondi europei che erano stati non presi e riprogrammati, per le imprese abbiamo ancora qualcosa da spendere" e via di seguito. Il problema è il futuro.
Malgrado le difficoltà dei giorni di Pasqua abbiamo detto che non si possono fare emendamenti su tutto, ma alcuni emendamenti qualificanti li abbiamo presentati. Primo, mezzo milione di euro per il turismo e le Apt, su uffici stagionali e partecipazione a fiere, per consentire al turismo marchigiano di resistere. Secondo, su due leggi di spesa, la 13 e la 14 del 2000 si implementino i fondi, affinché non accada quel che sempre accade, cioè che le imprese, gli artigiani fanno le domande, le domande sono diverse centinaia, poi si dice "hai diritto ai fondi, ma i fondi non ci sono". Inoltre, restituzione di una quota parte dei soldi all'Arpam. L'Arpam ha per direttore un diessino: non credo che sia la lamentela di una persona di parte. Il taglio all'Arpam è troppo massiccio: va bene un taglio, ma non di quattro miliardi. Un po' di soldi per il sistema fieristico, non parliamo degli 85 miliardi di Verona o dei 50 miliardi di Riva del Garda, ma un po' di soldi per la ristrutturazione del sistema fieristico. Poi, piani territoriali e risanamento del territorio: anche lì occorre aggiungere dei soldi. Qui ci fermiamo, con una nota. Sapete che il centro-destra è stato sempre abbastanza critico sui parchi, perché abbiamo detto che i parchi ingessavano il territorio. Ma ci sono, sono stati fatti: come si fa a tagliare tutti i soldi? A questo punto diventano veramente solo un ente inutile. Quest'anno sono stati tagliati i soldi ai parchi dicendo "siccome il ministro Matteoli ha ripartito dei fondi che erano accantonati da anni, arrivano un po' più fondi dallo Stato, tagliamo i fondi della Regione". Quei soldi dello Stato sono progetti per investimenti aspettati da anni come la manna, noi togliamo fondi. Su questa cosa c'era un emendamento di D'Angelo, poi ritirato perché l'assessore ha detto "nell'assestamento vedremo se verranno spesi o non spesi" ecc. Addirittura state affondando le cose che avete costruito, dall'Aptr al sistema degli enti parco. Su questo c'è quindi una valutazione assolutamente negativa.
Per quanto riguarda la riqualificazione delle strutture alberghiere non ci sono soldi perché ci è stato detto che ci sono i soldi dello Stato della legge sulle alghe, di dieci anni fa. Ho detto "se ci sono i fondi, in un periodo di magra meglio così". Ci dovevano essere 6-7 miliardi. Sono scomparsi. Quei soldi dello Stato vincolati e finalizzati non ci sono più nelle tabelle di bilancio. O non si riesce a leggere le tabelle o di 6-7 miliardi di lire ne è rimasto uno solo. Ho chiesto al dirigente del settore turismo cos'era successo e mi ha risposto "Quei soldi evidentemente sono stati utilizzati per altre cose e devono essere ricostituiti". Siamo in violazione di legge, perché in questo bilancio dovrebbero essere ricostituiti soldi dati per la riqualificazione alberghiera nel periodo delle alghe, vincolati dallo Stato e trasferiti ad altre spese, non si sa bene quali e non ci sono più i soldi. Siamo di fronte a una situazione critica.

GIULIO SILENZI. Non coinvolgere i funzionari.

CARLO CICCIOLI. Non coinvolgo i funzionari, ma non ci sono più soldi nel bilancio. Ho chiesto "dove sono questi soldi?". Mi hanno risposto "non li troviamo". Potrebbero essere finiti in un altro capitolo che ha un altro nome, ma siamo in una situazione veramente critica. Mi permetto di dire che non è un pregiudizio, altrimenti gli esponenti diessini e quanti altri citati sarebbero tutti uomini di pregiudizio, siccome io credo che non siano uomini di pregiudizio rimane il nostro aspetto fortemente negativo su tutta la manovra e sulla struttura stessa del bilancio e crediamo che peserà sul "sistema Marche", perché il "sistema Marche" pagherà per questa operazione sbagliata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei partire da una premessa, che credo sia doverosa.
Viviamo una stagione di cambiamenti epocali dovuti alla scelta del federalismo. Questa scelta ci assegna nuove e grandi responsabilità'.
Il federalismo è una scelta ormai irreversibile, ed il processo di transizione è un processo complesso che deve essere vissuto con la consapevolezza che siamo di fronte ad una scelta definitiva.
Dobbiamo quindi impegnarci, tutti, insieme al Governo e non in contrapposizione con esso, per ricercare le soluzioni che possono favorire l'esito positivo di questo processo di transizione.
Prima di addentrarmi nella valutazione del bilancio di previsione del 2002, intendo formulare, in maniera chiara, una contestazione di fondo che come Forza Italia ci sentiamo in dovere e in obbligo di fare alla Giunta regionale.
Da sette anni Presidente D'Ambrosio lei governa questa Regione. Il suo metodo di governo, può riassumersi in questa sintetica formula: la contrattazione programmatica del piano di sviluppo, che integra i patti che a loro volta presiedono le intese del piano e del programma. Una formula che rappresenta per noi, come per tutti, un non senso.
Ebbene tutta la sua politica s'ispira alla vecchia logica del piano, del programma, che potrebbe fare invidia ai più convinti sostenitori di questa politica, come e peggio dei vecchi burocrati dell'Unione Sovietica anni '50.
La logica, cioè, che il potere regionale seleziona e sceglie, secondo il piano di sviluppo, che a sua volta è concordato e mediato con gli altri attori economici e sociali. Una logica che rigettiamo.
Tutta l'azione del suo governo è tesa a mediare tra i soggetti economici e sociali, in un defatigante quanto inutile sforzo, che non porta ad alcun risultato perché manca una idea: quale sviluppo per la regione?
Caro Presidente, mentre lei, insieme ai consulenti, categoria professionale verso la quale merita il titolo di benefattore, studiate, approfondite, mediate, il piano, il progetto, il programma, il mondo cambia e voi purtroppo neanche ve ne accorgete.
Può essere considerato inizialmente un atteggiamento giusto, quello di aver cercato di superare la vecchia politica clientelare dei vecchi partiti, con la scelta della concertazione e con il ricorso ad una nuova burocrazia professionalmente più qualificata.
I risultati, purtroppo, se da un lato potrebbero in qualche modo avvalorare questa tesi, perché si consumano molte risorse attraverso i canali che gli amici consulenti dei nuovi burocrati hanno saputo sapientemente utilizzare, dimostrano che si è speso di più e che la qualità della spesa non si elevata.
Le cose fatte, o meglio i risultati di questa nuova politica, o meglio di questo nuovo metodo di governo sono peggiori di quelli di prima.
Il suo documento di bilancio è coerente con la sua politica. Una politica che non sceglie, una politica che media e rimedia, nel senso che continua a mediare, ma non trova le soluzioni, perché non sa cosa deve fare.
Lei sapeva benissimo della scelta del federalismo. Lei sapeva benissimo delle difficoltà che la società marchigiana avrebbe dovuto affrontare.
Lei sapeva benissimo che lo scandalo delle consulenze esterne prima o poi doveva cessare. Lei sapeva benissimo che procedendo all'accensione indiscriminata dei mutui, le risorse al servizio del debito, avrebbero sempre più contribuito ad ingessare le risorse disponibili.
Forza Italia, caro Presidente, ha una visione diversa dalla sua. Per noi, la Regione, non è una regione di mezzo, come lei ha cercato di accreditare, ed in fondo ci è riuscito, dove non si sa più se si e carne o pesce.
Noi vogliamo una regione che eccella, una regione, dove chi vi abita rischia, perché nel DNA dei marchigiani, che noi vogliamo rappresentare, c'è il gusto per il rischio, l'amore dell'intrapresa e la sfida per crescere.
Sono questi i caratteri della marchigianità verso la quale è rivolta la nostra attenzione. E questi valori sono di tutta la comunità marchigiana, iniziando dai lavoratori dipendenti, per continuare con i professionisti e gli imprenditori, ma soprattutto sono i valori delle giovani generazioni. Di tutti coloro che vivono del loro lavoro e desiderano continuare a crescere ed a vedere migliorare la nostra regione.
La categoria di persone a cui pervicacemente il suo governo si è rivolta, invece, è quella dei mediatori burocratici, delle sovrastrutture inutili, dei quali, ormai se ne rende conto anche lei, è iniziata la fase discendente. Il suo bilancio è coerente con la sua politica.
Un documento, quello del bilancio, ricco di parole, di buone intenzioni, ma privo della cosa più necessaria per un rendiconto contabile, la chiarezza delle cifre.
Tra gli elementi sbandierati come novità, il DPEFR, il POA e l'UPB, sembrano così come suonano, termini futuristici, che spaventano, che allontanano.
E' dura per tutti appassionarsi ai documenti contabili, ma credo che solo una mente perversa possa aver redatto questo documento, mettendosi con cura ad inventarsi termini che travalicano la normale comprensione dei cittadini e di tanti operatori politici.
Ebbene, questi tre termini sono sbandierati come novità di rilievo, in grado di migliorare l'architettura del bilancio, di risolvere i problemi di lettura e di comprensione. Il Dpefr (documento di programmazione economica e finanziaria regionale), l'articolazione del bilancio in unità previsionali di base (che dovrebbe raggruppare in maniera coerente i vecchi capitoli), il Poa (il programma operativo annuale). Servono solo a non far comprendere.
Io credo che il governo di questa Regione, che ha messo pesantemente le mani in tasca ai marchigiani, avrebbe dovuto essere più realistico e dire: "Cari marchigiani, la sanità com'è oggi ci costa troppo, dobbiamo fare interventi decisivi per migliorarne la qualità e diminuire la spesa. La macchina amministrativo-burocratica è vecchia e funziona male, bene, abbiamo fatto i dipartimenti, adesso vedrete che funzionerà, tutto e meglio. I dirigenti, super e meno super, sono persone che abbiamo scelto sulla base di una certificata professionalità, che ci aiuteranno a risanare i conti, cioè a fare i miracoli".
Cari colleghi, al di là delle esternazioni propagandistiche del Presidente D'Ambrosio, è un dato oggettivo che la nostra regione versa in una situazione difficilissima anche in conseguenza della gravissima crisi del sistema sanitario e sentite cosa si scrive a proposito della sanità.
Nel documento vengono formulate ben 17 proposte di cui 10 a breve periodo e 7 interventi strutturali.
Tra quelle da realizzare nell'immediato, me ne sono evidenziate alcune, che rappresentano delle vere e proprie delizie. Per immediato, uno si aspetta che producano effetti da subito, giusto?
Allora, punto uno. La realizzazione della centrale degli acquisti, che entrerà a regime da subito. Quello che constatiamo è che da subito è entrato a regime l'affidamento ad una società internazionale di consulenza, il compito di supportare la progettazione da parte della agenzia sanitaria regionale della nuova organizzazione del sistema acquisti da parte delle aziende sanitarie.
Punto sei, rinegoziazione dei leasing e del debito contratto dalle aziende sanitarie, (prima di scrivere, sarebbe opportuno verificare le condizioni in cui i contratti sono stati stipulati, le eventuali clausole d'indicizzazione, e sui debiti, tenere conto che in caso di ripresa economica, i tassi d'interesse, oggi bassi, potrebbero crescere). Chissà quali intangibili benefici!
Punto sette, valorizzazione del patrimonio immobiliare disponibile. Sarebbe opportuno verificare se esistono strutture immobiliari da mettere a reddito, cioè in grado di garantire nuove entrate. Cosa vuol dire valorizzazione? E' una semplice operazione di facciata e a cosa serve, ad un lease-back immobiliare? (lis bek-leasing).
Si rimanda a giugno invece la riforma del sistema sanitario regionale, ma non era meglio affrontare prima i nodi veri della crisi della sanità?
Con questo bilancio, colleghi consiglieri, si certifica l'incapacità di scegliere, si continua in quella pletora scellerata dei patti, dei programmi, dei piani dei patti, si privilegia la concertazione univoca (solo con il sindacato, di cui la Giunta regionale è consapevolmente ostaggio).
Si demonizza la sciagurata idea di interventi privati (più mercato con regole) nel settore della sanità. Si ritiene questa via una svendita del sistema pubblico, che vede in Sirchia l'orco cattivo, e nelle regioni, che in parte con successo, hanno intrapreso questa strada, (sicuramente difficile) i responsabili di lesa maestà del welfare.
Il welfare della Giunta è un welfare d'accatto, da un lato colpisce nel mucchio, dall'altro, arricchisce una nuova categoria sociale, quella dei consulenti della nuova burocrazia, i manager del disagio sociale. Arricchisce, scrittori di progetti che non si realizzeranno mai e che se si realizzassero servirebbero solo a chi li ha realizzati.
Una classe sociale, signor Presidente, questa sì, largamente minoritaria nella nostra regione.
Una prova di quello che sostengo si trova in tutto il documento di bilancio, ricco di rivisitazione dei patti, un intero capitolo è dedicato alla regionalizzazione della programmazione negoziata e ai patti territoriali.
Non condividiamo un neo centralismo regionale, non possiamo condividere un progetto di Regione che intende usare le risorse comunitarie tanto per fare qualcosa.
E' mai possibile che solo nelle Marche non si sia ancora capito che la stagione della concertazione è finita? Che non ci si sia accorti che gli strumenti della contrattazione negoziata, dello sviluppo dei patti territoriali, della contrattazione programmata, della contrattazione dello sviluppo, sono termini di un armamentario storico desueto e superato? Che questi strumenti, hanno valorizzato una insopportabile intermediazione politico-burocratica che i cittadini non sopportano più?
Qual è il progetto in base al quale sono state aumentate le tasse ai marchigiani, alla stragrande maggioranza dei marchigiani? Perché anche in questo documento manca in modo chiaro quello che si direbbe in due parole, tempi e metodi, del rientro dalla grave esposizione finanziaria in cui ci troviamo. Perché si continua a favorire la spesa dei fondi comunitari. Perché si mantiene la coerenza con questa politica che favorisce pochi e penalizza i più.
Lascio ad altri il compito di entrare nel merito, nel dettaglio, di un farraginoso quanto illeggibile documento. Mi interessa solo ribadire il senso e il significato della nostra azione, del nostro impegno, che definisce la nostra posizione politica.
La proposta di Forza Italia, che si candida per divenire alternativa di governo, intende dare voce a quelle forze economiche e sociali dinamiche che vogliono far eccellere le Marche. A coloro che sono stufi di stare nel mezzo, che si sentono protetti solo dalle loro idee, che sostengono con energia.
Per questi marchigiani e con questi marchigiani realizzeremo la nostra proposta per il cambiamento delle Marche.
Speriamo che il suo bilancio, Presidente D'Ambrosio, sia l'ultimo atto scellerato di una Giunta, che ha superato il limite della decenza politica.
Un bilancio, che per le ragioni che ho esposto, e che altri colleghi richiameranno nel corso del dibattito, non avrà il consenso del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. L'intervento non può che essere di riflessione politica, vista la superficialità con cui si è intervenuti all'interno delle cifre, da parte sia del collega Ciccioli e degli slogan che qui sono stati detti da parte del collega Giannotti, nel senso che non si è entrati nel merito del bilancio e non si è avuto, nei due interventi più autorevoli — in quanto di capigruppo — dell'opposizione, un discorso nel merito, contestando nel merito non solo l'impostazione ma le scelte che la maggioranza ha fatto.
E' chiaro che questo bilancio interviene in una situazione nuova, dinamica, di modificazione di un assetto istituzionale. E' un bilancio rispetto al quale forse si pensava — così l'opposizione aveva sbandierato — di veder frantumata la maggioranza perché non si era capaci di presentare un bilancio che doveva tagliare profondamente per poi rilanciare l'attività della Regione, tagliare nella parte "ordinaria" e in quella sanitaria. Si era pensato che rispetto a questo taglio si venisse con una maggioranza che perdeva i pezzi, larga parte dei propri pezzi non con un discorso unitario che potesse rilanciare l'attività della Regione su un versante nuovo, quello del titolo V, quello della nuova Regione che bisogna disegnare per il futuro, dicendo come interpretare nelle Marche, come marchigiani, il federalismo, tutto quello che comporta di nuovo una stagione che si è aperta rispetto al federalismo in tante materie e che doveva anche fronteggiare una situazione nuova, cari colleghi dell'opposizione: quella di un Governo che da una parte fa proclami sulla devolution e dall'altra accentra le funzioni e scarica sulle Regioni, sugli enti locali i problemi finanziari. E' questo uno dei nodi. E' facile fare gli slogan "alla Sirchia": "diminuiamo le liste d'attesa". E poi come lo fai? Con, quali risorse? Oltre ai tanti slogan di cui siete portatori, concretamente, in una sede come la nostra dove si decide, dove si legifera, dove si può intervenire nel merito, come si realizzano queste indicazioni che si danno? Questa è una politica che avete portato avanti con le ultime elezioni. Io la chiamo "la politica dell'inganno". Dite cose anche giuste: come si può essere contrari a ridurre le liste d'attesa? E' pacifico, "alla Catalano", ma poi ci aspettiamo di sapere come. Per esempio io sostengo che il problema delle liste d'attesa, senza un intervento finanziario che aumenti il personale per far lavorare al meglio le macchine tecnologiche non lo risolviamo. Allora ci si dica come dobbiamo risolvere i problemi, con quali risorse.
La politica dell'annuncio, la politica dell'inganno — tradotta politicamente — sta continuando ad essere portata avanti ma entra in contraddizione con il ruolo degli enti locali, delle Regioni, perché i discorsi che facciamo non li facciamo solo perché portatori di un progetto politico alternativo a quello della destra o del centro-destra, ma siccome molti di questi discorsi sono oggettivi perché parliamo di risorse finanziarie, vengono fatti dai "governatori" di centro-destra, dai sindaci di centro-destra. Se tu deleghi le funzioni e non riconosci i finanziamenti è chiaro che c'è un corto circuito. E allora le tasse, la leva fiscale, i tickets non hanno più un colore, perché si è nell'impossibilità di fare una politica che possa alleggerire la leva fiscale o non introdurre i tickets se tutto è scaricato a livello territoriale. Al cittadino poco interessa se la pressione fiscale è del Governo centrale, del Governo regionale, dei Comuni o delle Province e se sono di centro-sinistra o di centro-destra. E' questa politica instaurata che comporta una difficoltà enorme e che ha portato complessivamente ad aumentare la pressione fiscale. Ecco l'inganno. Vi siete presentati dicendo "diminuiremo le tasse", poi questa politica porta al cittadino un aumento delle tasse. Entrerò poi nel merito di alcune voci, prima fra tutte quella della sanità. Siamo di fronte a un bilancio nuovo rispetto a questi 30 anni di storia regionale, dove per la prima volta la sanità entra a pieno titolo nel bilancio regionale, non è una cosa a se stante, un'attività a se stante. Entra a pieno titolo nel bilancio complessivo della Regione. E allora mi sembra molto fragile un intervento che dedichi poche righe al capitolo sanità, come quello del capogruppo di Alleanza nazionale e del capogruppo di Forza Italia, come se ci fosse una continuità con il passato. Se oggi la farmaceutica in Italia e nella regione Marche aumenta ancora di più — e non lo si può ridurre solamente a un fatto di tickets, perché saremmo superficiali in quanto aumenta anche nelle regioni dove il tickets è stato reinserito — il problema... (Interruzione). Voi pensate che Sirchia abbia risolto: Sirchia fa gli slogan, questo è il problema. Bisogna vedere come.
Se la farmaceutica aumenta mediamente, in Italia, del 16% nei primi tre mesi, per le Marche questo comporterebbe un onere di 80 miliardi in più. Ma non sono 80 miliardi del capitolo sanità che poi verrà risanato, ripianato dalle finanziarie del Parlamento italiano come è stato fino al 2002 ma si scaricheranno sul bilancio regionale. Questa è la novità. E sono 80 miliardi tolti alle attività economiche, alle attività sociali, alle tante questioni per le quali oggi chiediamo uno, due, tre miliardi in più.
E allora, rispetto a questo, avrei gradito — questa era l'occasione, non quando ridiscuteremo della sanità, del riordino sanitario, delle aziende sanitarie, dei piccoli ospedali, delle riconversioni — che oggi si fosse discusso nel merito di scelte che debbono vedere un dibattito approfondito, perché noi possiamo programmare e riorganizzare, ma se poi non ci sono scelte forti a livello nazionale, che altrimenti si scaricano sul livello regionale... Il contratto dei dipendenti pubblici nel comparto sanità è deciso a livello nazionale e ha comportato per le Marche, negli ultimi tre anni, centinaia di miliardi ulteriori di spesa sanitaria che non è stata riconosciuta dal livello centrale. Se la farmaceutica aumenta perché c'è una pressione, una lobby fortissima delle case farmaceutiche, strategie per aumentare la spesa farmaceutica, o si affronta questo problema e le armi si possono avere a livello centrale, altrimenti tutte le Regioni, in primis quelle governate dal centro-destra saranno costrette, come sono state costrette, ad aumentare la leva fiscale e a introdurre anche i tickets. Questo è il dato. (Interruzione). Poi verrò al bilancio regionale, adesso sto parlando di sanità. Non vi potete nascondere che in Italia le Regioni del centro-destra hanno aumentato la leva fiscale e hanno reintrodotto i tickets...

OTTAVIO BRINI. Guarda qual è stata la programmazione della Giunta D'Ambrosio...

GIULIO SILENZI. Presidente, chiedo di non essere interrotto come io non ho interrotto, perché seguo un filo logico nel ragionamento e non mi sottrarrò dal parlare poi anche delle Marche. Capisco che queste riflessioni possano dispiacere ai colleghi del centro-destra. Capisco che tocco un nervo scoperto, ma così è: nel panorama nazionale le Regioni del centro-destra hanno utilizzato i tickets, le tasse per ripianare i loro bilanci. Allora c'è un problema di fondo che riguarda scelte nazionali. E sulla sanità dobbiamo dire con forza che le risorse finanziarie destinate al fondo nazionale sanitario da parte del Governo sono insufficienti, largamente inferiori alla media europea. La percentuale rispetto al pil nei Paesi occidentali — Francia, Gran Bretagna, la stessa Spagna — è notevolmente superiore alla percentuale che noi destiniamo alla sanità. E allora, non è che la sanità costa o costa troppo, ma ha bisogno di innovazione tecnologica, di formazione e di motivazione del personale. La sanità ha i sui costi perché migliora, quindi bisogna destinare di più, rispetto alle scelte nazionali, al fondo sanitario nazionale. Questo è il problema di fondo. Una volta risanato il bilancio dello Stato, come è stato risanato durante i Governi di centro-sinistra, una volta garantito l'aggancio all'Europa il sistema sanitario deve essere la scelta centrale di un Governo che voglia salvaguardare la sanità pubblica. Ma la verità è che questo incremento del fondo sanitario non lo si vuole, perché si vuol andare ad una crisi del sistema pubblico per introdurre i privati, per introdurre le assicurazioni, per introdurre una logica che non garantisce tutti i cittadini indipendentemente dalla loro condizione sociale: l'accesso alla prestazioni sanitarie, tutti uguali di fronte all'accesso alle prestazioni sanitarie. E' questa una battaglia che noi facciamo, poi è chiaro che la coniughiamo anche con i problemi delle Marche. Ma se si perde questo riferimento che dà la novità del bilancio 2002 rispetto a tutti gli altri bilanci, si perde la bussola generale, la direttrice generale. In questo modo si ha una lettura troppo "provinciale".
Poi ci sono i nostri problemi, ma questo contesto, questo scenario nazionale, generale, di scelte politiche che il Governo di centro-destra ha portato avanti in questi anni da quando vi è il nuovo Governo Berlusconi lo- dobbiamo tenere presente, perché con questo dovremo fare i conti.
Detto questo, noi abbiamo impostato una manovra basata sull'equità, e lo vogliamo sottolineare questo. E abbiamo fatto delle scelte che andavano nella duplice direttrice dello sviluppo e del sociale. Già il relatore Franceschetti ci diceva che di fronte a queste difficoltà finanziarie abbiamo fatto la scelta di mantenere l'ammontare delle risorse destinato al sociale, senza tagliare in questo settore. E quando parliamo di risorse parliamo di massa critica, di risorse complessivamente intese. Anche qui bisogna introdurre un elemento nuovo se vogliamo interpretare al meglio il federalismo: le risorse di un settore non sono le risorse regionali svincolate da tutte le altre attività, come pigramente, purtroppo, fino agli anni passati si è ragionato nelle Marche. Si è parlato sempre delle risorse come se le nostre risorse fossero quelle su cui discutere e tutte le altre era qualche cosa che si aggiungeva di cui non dovevamo tener conto, o erano scontate e pertanto, essendo scontate, non rientravano nel confronto, nella discussione.
In questo contesto nuovo di federalismo che si sta avviando le risorse sono le risorse finanziarie e contribuiscono quelle statali, quelle comunitarie e quelle regionali.
Se il livello nazionale destina delle risorse ad un settore è chiaro che quelle sono risorse che possano liberare risorse regionali per supportare un altro settore che non ha l'intervento nazionale. Non si può dire "quelle risorse sono nazionali, per cui vanno in aggiunta a quelle che già abbiamo destinato", perché questa è una visione vecchia, la visione di una impostazione che non tiene conto di tutta questa modificazione enorme che si è sviluppata in questi anni.
E allora, la scelta del sociale è un scelta giusta. Se qualcuno ha parlato del volontariato e del sociale ha sbagliato, non essendo informato, a titolo personale. Così come sul sociale può aver fatto Giuliani, per rispondere a Ciccioli, perché il sociale è stato proprio il settore che come scelta politica abbiamo tutelato rispetto ad un bilancio che doveva fare i conti con risorse immutate e che doveva fronteggiare le questioni relative alla sanità e compensare le risorse che la comunità marchigiana ha dato al sistema marchigiano, aggiuntive rispetto alle proprie capacità di bilancio che si sono verificate negli ultimi anni. Quando parliamo di Marche non è che non sappiamo dove sono andate a finire le risorse: il governo della Regione Marche in questi anni ha supportato lo sviluppo di questa regione con delle risorse finanziarie aggiuntive rispetto alla propria capacità di bilancio, questo il dato. Ma sono finite all'economia, al sociale, alla cultura, non sono finite non si sa dove. La questione è molto chiara: oggi con questa manovra finanziaria andiamo a restituire alla comunità marchigiana le risorse di cui disponiamo e interveniamo in maniera che non ci sia più una restituzione superiore alle reali capacità.
Lo si poteva fare prima, certamente. Dovevamo dare di meno quando ci venivano richieste risorse per supportare lo sviluppo. Oggi, in questa fase di passaggio decidiamo che dal bilancio 2002 questo non possa più avvenire. E il problema lo si risolve nel 2002, perché non c'è un dato strutturale che condiziona un aumento di spesa rispetto alle capacità di bilancio. Quindi non allarmate i marchigiani sulle questioni che non esistono, entrate nel merito.

GILBERTO GASPERI. Si sono allarmati da soli, i marchigiani.

GIULIO SILENZI. Gasperi, non dovete spostare un voto qui, fatemi finire il ragionamento per rispondere a tutte le questioni sollevate.
Con il bilancio noi diamo una risposta definitiva, e non si riprodurrà un dato che ci verrà in sofferenza nel 2003 rispetto alla parte extrasanitaria. Poi c'è l'aspetto sanitario, c'è la difficoltà di un sistema sanitario che ci costa più di quanto abbiamo d'entrata, c'è il problema di riorganizzare questo sistema mantenendo i livelli di assistenza e i livelli sanitari ai marchigiani, ma nella razionalizzazione sappiamo anche che se non vi saranno scelte nazionali bisognerà prendere provvedimenti — alcuni sono stati presi — molto rigidi per poter far rientrare la spesa farmaceutica entro i tassi d'inflazione programmata.
Sulla questione sanitaria si gioca il bilancio 2003. E non è vero che la spesa non è sotto controllo, anche questo è un altro slogan, perché oggi abbiamo un controllo, nella spesa del bilancio ordinario, anche della sanità che è l'aspetto più complesso e vi sono variabili molte volte indipendenti dalle capacità regionali di governo.
Altri aspetti qui venivano citati. Le case popolari: occorre una politica nazionale indirizzata verso le case popolari. Se Lucarini prende posizione, evidentemente la prenderà rispetto al livello nazionale, perché rispetto alle scelte regionali... (Interruzione). Presidente, da quanti minuti parlo?

PRESIDENTE. Venti minuti.

GIULIO SILENZI. Chiedo cinque minuti di recupero per le numerose interruzioni che ho avuto. Capisco, Gasperi, che devi tutelarti: se ognuno ha diritto di dire le proprie stupidaggini capisco che devi tutelare il tuo diritto d'intervento e sono solidale su questo.

GILBERTO GASPERI. A ognuno i propri salti...

GIULIO SILENZI. Per quanto riguarda le fiere, abbiamo detto che dobbiamo privatizzarle. E' facile fare una politica fieristica con i soldi del pubblico. Questa è la logica che sta dietro ogni privatizzazione: si privatizza e poi si chiedono i soldi al pubblico. Non capisco questa polemica.
Per quanto riguarda il turismo non allarmiamo: l'Aptr era un ente che andava previsto perché c'era un obbligo di legge nazionale. Oggi quella legge è stata superata da una legge di riforma che il Governo di centro-sinistra ha fatto per cui possiamo decidere se tenerla, modificarla, scioglierla. Questo sta nella decisione che maturerà a livello regionale. Ma non si dica che gli Iat non hanno le risorse e debbono essere chiusi. E' chiaro che si garantiranno le risorse necessarie per mantenere aperti gli Iat, è evidente. Non facciamo il gioco per cui da una parte chiedete lo scioglimento dell'Aptr, dall'altra lavorate per ridurre gli stanziamenti, per poter poi dire "sono gli Iat che vengono chiusi", in modo che ci sia un triangolo dei rappresentanti di Forza Italia che, stando su tutti i tavoli — dell'Aptr, del Consiglio regionale e della propria forza politica — possano dire "verranno chiusi gli Iat", cosa che oggi ripete Ciccioli. Il Governo regionale e la maggioranza garantiscono che gli Iat rimarranno aperti. Le Fiere non c'entrano nulla, Ciccioli parla di cose che non sa, perché l'Aptr non può fare fiere, è la programmazione dell'assessorato che dirà all'Aptr quello che deve fare e, per quello che deve fare, darà i contributi finanziari che ha a disposizione sul piano annuale. Perché bisogna essere così superficiali? Quando si entra nel merito delle questioni dimostrate una superficialità veramente disarmante.
Così come sui parchi. Si viene a dire che non hanno avuto una risorsa. Il relatore Franceschetti, nell'indifferenza dell'aula ha ribadito, rispetto a questa problematica, che i parchi hanno mantenuto inalterati i quattro miliardi per la gestione. Sulle spese d'investimento abbiamo detto in Commissione: se verifichiamo che i parchi riescono ad utilizzare le risorse finanziarie per gli investimenti, se ci sarà questa capacità di spesa concreta, non solo d'impegno, l'assessore si è impegnato, con l'accordo unanime dei commissari, a ripristinare nell'assestamento le somme d'investimento senza apportare decurtazioni.
Quindi è una sfida. Anche qui la capacità è diversa rispetto al passato in cui impegnavo delle somme, le lasciavo lì per 3, 4, 5 anni. Se oggi hai una capacità di spesa assumo questo dato e ricolloco le risorse, ma se non hai capacità di spesa, non è giusto in una situazione di rigore finanziario come quella attuale, rimettere delle risorse finanziarie che poi non verranno di nuovo spese. E allora, rispetto ai parchi c'è questa novità. Sono stati preferiti rispetto ad altri settori. L'attività ambientale dei parchi ha visto sensibilità da parte della Giunta: mentre per la gestione si è tagliato per tutti i settori, per i parchi sono rimasti 4 miliardi. E c'è un rapporto di interlocuzione con i parchi nel dire "se avete la capacità di spesa vi riconosciamo, se non l'avete ne parleremo nel 2003".
La comunità marchigiana non ha avuto danni dai Governi D'Ambrosio: siamo cresciuti socialmente ed economicamente. Vi sono stati risultati positivi che i marchigiani hanno ritenuto tali e che voi, con gli slogans non potete ribaltare. C'è un momento di passaggio, è vero, ma come tutti i momenti di passaggio noi stiamo faticosamente lavorando per determinare la crescita ulteriore di questa comunità, che è economica e che è sociale, e stiamo attrezzandoci per disegnare una regione nuova, federale, che riesca a interpretare bene la fase nuova che si è aperta in Italia, che si è aperta nella nostra regione, per garantire quello sviluppo che abbiamo garantito in questi anni e di cui i marchigiani ci sono riconoscenti, come hanno dimostrato con il voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. La proposta di legge regionale n. 117 e la proposta di legge regionale n. 118 sono i due atti più importanti che il Consiglio regionale è chiamato ad approvare nel corso di quest'anno.
Tali proposte avrebbero dovuto essere redatte in conformità alla legge regionale 31 che questo Consiglio ha approvato l'11 dicembre 2001.
Tale legge disciplina l'attività di programmazione finanziaria, la formazione, la struttura e la gestione del bilancio della Regione in attuazione dello Statuto regionale e in applicazione dei principi contenuti nel D. Lgs. 28 marzo 2000, n. 76.
Questa legge l'avete fatta voi, ma alla sua prima applicazione eccovi pronti a violarla. Voi sistematicamente violate le leggi e i regolamenti di questa Regione.
A titolo di informazione: "Procura della Repubblica di... Il pubblico ministero avvisa il sig. ... in ordine al delitto previsto e punito in ordine agli articoli 81, capoverso 328, comma 2 del codice penale. Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso nella sua qualità di responsabile dell'Amministrazione comunale di... non compiva entro 30 giorni dalla richiesta e non rispondeva per esporre le ragioni del ritardo alle richieste che il consigliere comunale gli faceva rispettivamente in data...". Cioè, un sindaco di questa regione ha ricevuto un avviso di garanzia perché non aveva consegnato nei 30 giorni una delibera al consigliere di opposizione che gliela chiedeva. Voi sistematicamente ignorate la legge e restate impuniti. Non so fino a quando potrete contare su questo dodicesimo uomo in campo.
Infatti oggi presentate all'approvazione del Consiglio una proposta di legge mancante del documento fondamentale, il Dpefr, documento di programmazione economica finanziaria regionale.
Il documento di programmazione economica finanziaria regionale (Dpefr) costituisce lo strumento di raccordo tra la programmazione di bilancio e gli altri strumenti di programmazione regionale.
Il Dpefr delinea per il periodo di riferimento del bilancio pluriennale, i contenuti delle strategie regionali concretamente perseguibili sulla base dei vincoli e delle opportunità derivanti dall'attuale della politica finanziaria di bilancio; indica il quadro previsionale e programmatico delle risorse e dei relativi impieghi, compreso il livello programmato di imposizione fiscale; individua i vincoli derivanti dall'attuazione delle politiche finanziarie nazionali e regionali; definisce gli indirizzi, le priorità e i criteri, anche territoriali per la formazione del bilancio annuale.
Il Dpefr comprende, in uno specifico allegato l'analisi del quadro economico, sociale ed istituzionale della Regione ed una valutazione degli andamenti strutturali e congiunturali. Viene presentato ogni anno dalla Giunta al Consiglio regionale entro il mese di luglio, dopo aver consultato la conferenza regionale delle autonomie e il comitato economico e sociale. Il Consiglio approva il Dpefr entro il mese di settembre.
Tutto questo è scritto nella legge regionale n. 31 del 2001.
Come avete fatto a predisporre il bilancio senza tutti questi elementi? A quale quadro previsionale programmatico avete fatto riferimento? Quali criteri approvati da questo Consiglio regionale avete rispettato nel predisporre il bilancio? Perché non avete portato il Dpefr al Consiglio regionale per l'approvazione come hanno fatto tutte le altre Regioni italiane?
Come fanno i consiglieri regionali a verificare la fondatezza dei dati delle previsioni di bilancio?
Mi rendo conto, Presidente, delle difficoltà nelle quali si trova. Questa Giunta regionale è allo sbando. Rinnovata nella sua quasi interezza dopo il mediocre risultato elettorale del 2000, fa rimpiangere quella passata.
Quando un Presidente in tre anni (2000, 2001 e 2002) è costretto a cambiare tre volte l'assessore al bilancio significa che la nostra regione si trova in un grave stato confusionale. Non si sa più che pesci prendere e anziché adottare le misure necessarie, più volte da noi invocate, per contenere la spesa, cerca il capro espiatorio al quale addossare le responsabilità del disastro che invece sono da addebitare a tutta la Giunta regionale nel suo complesso e all'intera maggioranza.
Dicevo presentate il bilancio senza il Dpefr. Naturalmente è chiaro che non vi siete dimenticati. E' stata una scelta strategica.
Infatti come fate sempre, avete preferito violare la legge piuttosto che affrontare il Consiglio regionale.
Probabilmente sarebbe stato difficile in questo Consiglio regionale mettere la maggioranza d'accordo sui tagli indiscriminati del 40% che proponete in tutti i settori sanità esclusa senza valutare priorità, emergenze e opportunità.
E' chiaro che avete preferito ancora una volta prevaricare il Consiglio.
A questo proposito approfitto per rivolgere un invito alla presidente della Commissione Statuto, al vicepresidente e agli altri componenti perché si proceda quanto prima ad una rapida definizione del testo del nuovo Statuto, da sottoporre al Consiglio, che definisca con chiarezza ruolo e autonomia del Consiglio.
In questo senso le rivolgo un invito, Presidente D'Ambrosio, a fare in modo che i consiglieri possono avere in tempo reale le informazioni, i documenti, gli atti della Giunta, a favorire l'accesso dei singoli consiglieri agli atti e ai documenti necessari allo svolgimento del mandato.
In questa Regione il consigliere non può svolgere il proprio mandato. L'unico mezzo di comunicazione e informazione tra Giunta e Consiglio sono i giornali. Per avere qualche notizia bisogna affidarsi agli articoli di stampa.
Altresì penso che sia necessario rafforzare e qualificare le strutture del Consiglio a supporto della attività legislativa e di controllo dei consiglieri nonché trovare definitiva adeguata e degna sede ai gruppi consiliari, ai servizi e al personale del Consiglio, oggi dislocati in più edifici, alcuni dei quali indecenti dal punto di vista logistico, igienico e sanitario.
Ma torniamo al bilancio.
La relazione che accompagna il bilancio è una relazione carente, che lascia aperti dubbi e interrogativi.
Innanzitutto va detto che in I° Commissione abbiamo ascoltato solo quattro dei nuovi direttori dei cinque dipartimenti creati nella riorganizzazione dell'ente. Perché non è stato possibile ascoltare il Dott. Zuccatelli, responsabile del dipartimento servizi alla persona e alla comunità? Se ancora non ha preso possesso della situazione poteva essere invitata la Dott.ssa Rita Materazzi.
Probabilmente avete voluto dare i furbi perché i dati contenuti nella proposta di bilancio relativi alla gestione della sanità non sono veri. Ma su questo torneremo più avanti.
Come si fa a proporre un bilancio senza chiarire al Consiglio qual è la reale situazione finanziaria della Regione Marche al 31/12/2001?
Con il mutuo di 250 mld e con il mutuo di 380 mld autorizzati alla fine dell'anno 2001 si chiudono tutti i deficit della sanità fino al 31/12/2000? Oppure nel frattempo sono stati portati alla luce ulteriori miliardi di debiti, verosimilmente siamo di fronte ad altri 50 mld di sopravvenienze passive?
A quanto ammonta il disavanzo della sanità relativo alla gestione dell'anno 2001? Sono confermati i 210 mld di deficit previsti a novembre oppure è più vera la cifra di 250 mld tenuto conto che al passivo bisogna aggiungere i 15 mld di deficit dell'Inrca e altre spese oramai certe?
A quanto ammonta il disavanzo della gestione di bilancio dell'anno 2001 comprese anche le altre partite oltre la sanità?
Una proposta di bilancio seria dovrebbe dare a queste domande risposte certe, tenuto conto che i termini per la presentazione del conto generale dell'anno 2001 scadono il 30 aprile e quindi le risultanze sono note.
La proposta di bilancio lascia aperta la partita dei residui perenti che sul conto generale dello scorso anno risultano coperti solo nella misura del 36%. La proposta doveva prevedere il recupero delle somme necessarie per portare la copertura ad una misura accettabile di almeno il 70%.
La proposta lascia aperta un'altra questione la cui portata è di circa 100 miliardi, sono somme iscritte nei capitoli di entrata da 15 anni a questa parte. Queste entrate sono ancora esigibili? Perché ciò accada è necessario che Stato o la Comunità europea, debitori, abbiano tali somme iscritte nei loro bilanci, il che mi pare assai improbabile a distanza di anche 15 anni. Perché non vengono messe in atto le procedure per il recupero di tali somme? Se devono essere prodotti i rendiconti, perché è necessario attendere tanto per produrli? Speriamo che non sia intervenuta nel frattempo la prescrizione.
Ad esempio, ci sono somme che debbono essere restituite alla comunità europea per progetti non realizzati o per interventi non riconosciuti a rendiconto? La somma prevista in entrata per il servizio sanitario di 3.656 miliardi è esatta oppure già sapete che la quota spettante alle Marche sarà di almeno 30 miliardi di meno?
Troppi interrogativi la proposta di bilancio lascia aperti. Siamo di fronte ad una proposta troppo approssimativa. Una proposta seria di bilancio doveva essere costruita insieme qui in Consiglio, in relazione alla grave situazione delle Marche, con priorità, indirizzi e criteri per raggiungere due obbiettivi: primo, il risanamento economico finanziario dei conti della Regione; secondo, un piano di opere infrastrutturali necessarie alla regione Marche per promuovere un nuovo sviluppo economico.
Non è più possibile andare avanti utilizzando trucchi contabili per mascherare artificiosamente la realtà dei conti e rinviare oltre misura le azioni di risanamento. Non si può continuare a non affrontare i problemi rinviandoli o procrastinandoli per ritrovarli sempre più gravi.
I cittadini delle Marche chiedono un politica seria, onesta e rigorosa nei confronti degli sprechi e delle spese inutili che caratterizzano la vostra azione di governo.
Per raggiungere questo, sarebbe stata necessaria una chiara assunzione di responsabilità politica rispetto alla situazione nella quale la Regione Marche si trova.
Dove pensate di arrivare, cercando solo di coprire le vostre pesanti responsabilità e la vostra incapacità imputando al Governo Berlusconi tagli di risorse inesistenti? Perché volete considerare scemi tutti i cittadini marchigiani?
Tutti sanno che parte dei disavanzi sanitari delle Regioni italiane sono stati il risultato della sistematica sottostima dei fabbisogni di spesa sanitaria operata dai Governi Prodi, D'Alema, Amato.
Come tutti sanno che la situazione della Regione Marche è la più grave d'Italia, perché nonostante la limitatezza delle risorse, in questi anni avete sprecato a piene mani, non siete stati capaci di adottare alcuna misura di razionalizzazione e di contenimento della spesa e per questo la Regione Marche è in grave crisi finanziaria.
Tutti sanno anche che il nuovo Governo Berlusconi si è fatto carico di aumentare le risorse del fondo sanitario nazionale, per portarle già dal 2002 al 5,8% del pil, per arrivare nel 2004 al 6% del pil con uno sforzo economico, in quattro anni ,di 100.000 mld in più. Invito i commessi a distribuire i dati sul fondo sanitario nazionale.
Le bugie che raccontate in giro certamente non vi giovano, anzi vi fanno perdere ulteriormente credibilità.
Il risanamento dei conti economici della Regione passa in primo luogo attraverso il conseguimento dell'equilibrio economico e finanziario della gestione del servizio sanitario regionale. Per conseguire questo, quali sono le misure certe che intendete adottare? Quali sono gli effetti economici sulla spesa che si realizzano misura per misura? Quando darete corso a queste misure, sapendo che se le adottate a metà anno gli effetti saranno solo della metà? Nella proposta di bilancio, a questi interrogativi non ci sono risposte.
Quanti miliardi si risparmiano attraverso la centralizzazione degli acquisti? Che bilancio di previsione fate? In che modo intendete conseguire la riduzione della spesa farmaceutica mentre già nei primi due mesi dell'anno aumento della spesa rispetto allo scorso anno è stata del 1 6,7%? Quali risparmi immediati è possibile conseguire attraverso la riduzione dei posti letto tenuto conto che non si può licenziare il personale nelle strutture ospedaliere? Qual è il numero delle Asl che voi ritenete ottimale per le Marche? Soprattutto, la riduzione che intendete fare quali risparmi realizza visto che in passato la riduzione delle Asl ha prodotto solo un aumento della spesa? Quali risparmi realizza la riduzione dei distretti sanitari oltre alla riduzione dei servizi al cittadino? Quali risparmi ipotizzate con il riordino della rete ospedaliera?
La vostra proposta di bilancio suscita mille altri interrogativi. Però uno ancora lo voglio porre.
Perché tutte queste azioni miracolistiche non le avete assunte fino ad ora? Perché avete atteso sette anni prima di prendere i provvedimenti che oggi proponete per evitare la bancarotta della Regione?
Tutto questo è la certificazione inoppugnabile del fallimento dell'azione di governo di questa maggioranza.
L'altro obiettivo che la proposta di bilancio doveva prevedere e non prevede poteva essere la programmazione e la progettazione di una serie di infrastrutture ormai non più rinviabili, capaci di promuovere un nuovo sviluppo economico delle Marche. Un piano della viabilità per mettere in rete il sistema Marche. Poteva bastare anche la sola progettazione, eventualmente da sottoporre al Governo centrale per porre fine all'isolamento delle Marche rispetto al contesto italiano.
Tale obiettivo avrebbe giustificato anche l'assunzione di nuovi mutui destinati giustamente agli investimenti e non alla spesa corrente come avete fatto fino ad oggi.
Certamente le Marche avrebbero potuto godere a medio e lungo periodo dei benefici di tali scelte di bilancio.
Per concludere, la proposta di bilancio smentisce clamorosamente quanto da lei dichiarato, Presidente, in occasione dell'approvazione della manovra di fine anno quando ha sostenuto che tale manovra era necessaria e anche sul giornale di ieri ha scritto: "D'Ambrosio ha annunciato che fra tre anni contiamo di restituire una Regione più snella, una sanità ugualmente efficiente e una pressione fiscale ridotta tendenzialmente, possibilmente, allo zero". Di questo impegno nel bilancio non vedo traccia.
La proposta di bilancio conferma che questa è una bugia: i marchigiani non avranno alcuna riduzione, in futuro, della pressione fiscale.
Ma questa non è stata la sola bugia che la proposta di bilancio mette a nudo. Per esempio, nella proposta di bilancio 2001 l'assessore Secchiaroli diceva "Il bilancio viene costruito nell'invarianza della pressione fiscale", nel marzo 2001. A dicembre avete fatto una manovra di aumento della pressione fiscale per 354 miliardi. Forza Italia tempo fa ha fatto un'interpellanza chiedendo "E' vero che la Giunta regionale intende ridurre il numero delle Asl?". E' intervenuto l'assessore rispondendo "lungi da noi questa idea, nessuna riduzione delle Asl". La proposta di bilancio prevede la riduzione del numero delle Asl. Successivamente abbiamo fatto un'altra interpellanza chiedendo "E' vero che volete chiudere i distretti sanitari?". Risposta: "La Regione Marche non ha alcuna intenzione di ridurre i distretti sanitari". La proposta di bilancio prevede la riduzione dei distretti sanitari.
Adesso c'è un'interrogazione che chiede: "E' vero che la Giunta regionale intende reintrodurre i tickets sulla farmaceutica e sulla diagnostica?". Risponde l'assessore: "La Regione Marche non ha allo studio l'applicazione di tickets sulla spesa farmaceutica, nessuna iniziativa del genere è in cantiere". Lo vedremo nel corso dell'anno. (Si dice: "Dillo a Storace"). Storace ha fatto una manovra e ha ridotto la spesa farmaceutica per pagare i debiti che la Giunta Badaloni aveva fatto, questa è la verità. Quella gestione è stata fallimentare, tant'è che i cittadini della Regione Lazio l'hanno mandato a casa. L'Amministrazione regionale del Lazio è seria, perché attua i provvedimenti per ridurre la spesa.
Per concludere, in generale mi pare che siamo di fronte ad un bilancio poco credibile dal punto di vista contabile perché restano aperti tutti i dubbi che ho sollevato. L'ennesimo della serie .
Sono convinto che a fine anno i cittadini delle Marche dovranno subire una nuova manovra fiscale pari a quella che già sopportano quest'anno, perché appare chiaro sin da ora che i conti non tornano.
Non è azzardato prevedere una manovra vicina a quella di dicembre.
Sul piano politico la proposta di bilancio è priva di strategie come bene ha spiegato il mio capogruppo Giannotti. E' il bilancio di un Giunta arrivata al capolinea che si limita alla normale amministrazione, preoccupata solo di non dover gettare la spugna prima della scadenza della legislatura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. La discussione odierna sul bilancio si colloca in un contesto nazionale tra i più devastanti nella storia della nostra Repubblica, caratterizzata da uno dei peggiori Governi che l'Italia abbia avuto, un Governo che smantella in maniera sistematica e scarica sulle Regioni le spese per la sanità, per la scuola, per il lavoro, attacca la giustizia e attacca i diritti acquisiti. Qualcuno potrà ridere, colleghi, ma purtroppo è questa la realtà. Il contesto regionale è non meno pericoloso, perché la destra è aggressiva anche qui nelle Marche, non solo per alcuni folcloristici interventi dei colleghi del Polo, ma per la sua ricetta economico-sociale, perché cerca una rivincita che ci auguriamo improbabile. Infatti non passa giorno che non ci sia nelle Marche un ministro o un sottosegretario. Questa è la situazione nazionale e regionale.
Dentro questo contesto bisognava rilanciare con forza un'azione di governo riformatrice di centro-sinistra e di Marche Democratiche che, viceversa, in alcune occasioni hanno marcato il passo, anzi sono tornate indietro. Ci sono stati ritardi nel prevedere un federalismo senza risorse, ci sono stati ritardi non intervenendo per tempo nei confronti di un consenso che scricchiolava da parte della società viva delle Marche, dei lavoratori, del sindacato, di quelle forze che oggi, insieme alle istituzioni democratiche garantiscono la connessione sociale avanzata di questa regione, garantiscono l'alternativa rispetto ai modelli della destra. Si è passati da una situazione progressiva a una situazione che ha rischiato il peggioramento; si è passati da una concertazione con le forze sociali, in alcuni casi soffocanti, alla totale assenza di dialogo con il sindacato. Questo ha rischiato di vanificare anche il merito di una manovra di rientro finanziario che ha in sé forti equilibri di equità, che ha visto la maggioranza affrontare unita questa situazione e convergere su una sintesi positiva. Tuttavia la situazione non è che sia di molto migliorata. Si è fatto un rimpasto che in realtà non è un rimpasto, con una redistribuzione delle deleghe che non solo ha lasciato quello che già esisteva ma in alcuni casi rischia di aggravare la situazione che ha trovato. Si è passato ad una situazione di politica assessorile che ha vanificato una situazione di collegialità della Giunta regionale, e oggi questa situazione rischia anche di vanificare un bilancio che dentro le sue difficoltà oggettive ha in sé quelle previsioni di progressività che possono farci uscire dalle secche.
I Comunisti italiani hanno agito in maniera critica ma costruttiva. Critica perché hanno visto l'azione del Governo regionale uscire dai binari originali di Marche Democratiche; hanno visto portarla a una politica di tipo assessorile, di confusione che ha sminuito anche le cose serie fatte. Oggi bisogna uscire da questa impostazione. Ecco perché noi, a partire proprio dal bilancio, torniamo a chiedere una verifica programmatica e politica, proprio per tornare a quel programma e a quel bilancio riformatori e non certo per chiedere improbabili posti.
Noi abbiamo svolto e svolgiamo, proprio perché la situazione politica ed elettorale delle Marche ci consegna una condizione oggettiva, un appoggio esterno a questa Giunta di Vito D'Ambrosio che sentiamo nostra, come sentiamo nostro il Presidente Vito D'Ambrosio al quale rinnoviamo la fiducia proprio perché quella critica non porti ad indebolire ma a rafforzare l'azione del Governo regionale, proprio perché le destre sono aggressive a livello nazionale e qui nelle Marche.
Dobbiamo uscire da una politica di tipo assessorile che ha indebolito nel merito l'azione di governo, ha ritardato l'azione del governo stesso e non si sono previste per tempo quelle prefigurazioni istituzionali che già erano in atto, soprattutto sulla sanità. Il bilancio della sanità, oggi, in un federalismo senza risorse assorbe quasi la totalità del bilancio regionale. Questa sanità delle Marche ha una qualità forte e al tempo stesso ha anche costi elevati, non solo e non tanto per spese improprie che vanno perseguite ora per ora, non solo e non tanto per consulenze improprie che vanno azzerate subito, non solo e non tanto perché qua e là le aziende sanitarie, proprio in virtù del loro modello vedono la sanità come merce e non come servizio (modificazione che va subito fatta), ma proprio perché la sanità, non essendo un lavoro pubblico qualsiasi ha bisogno di costi sociali, altrimenti sarebbe una sanità "all'americana" che noi non vogliamo, sarebbe una sanità autosufficiente anche dal punto di vista economico che noi non vogliamo, perché porterebbe a una selezione fra poveri e ricchi, perché smantellerebbe, anche nelle Marche, quella sanità pubblica che noi conosciamo.
Se vogliamo, come questa maggioranza vuole, una sanità pubblica riformata, ma con quella qualità e con quelle caratteristiche, dobbiamo prevedere un bilancio di tipo nuovo. Partendo dalla constatazione oggettiva che oggi il bilancio è tutt'uno, non esistono più un bilancio ordinario ed un bilancio per la sanità, alla sanità, branca fondamentale dello Stato sociale delle Marche dobbiamo assegnare risorse certe, dobbiamo convertire gran parte delle risorse, proprio perché vogliamo uno Stato sociale pubblico, servizi collettivi pubblici e funzionali. Dobbiamo quindi assegnare ad essa risorse certe, con un'analisi e una conversione che prima di tutto individui i servizi da erogare alla popolazione, privilegiando la prevenzione, la riduzione dei tempi d'attesa, la riconversione e la riqualificazione di tutti gli ospedali, l'applicazione in tutte le sue parti del piano sanitario regionale, compreso il "sottoprogetto Ancona", e dopo aver fatto questa operazione di tipo politico dobbiamo piegare, senza nessun pregiudizio, a questo obiettivo, anche il tipo di organizzazione e di gestione.
Abbiamo agito nel merito anche con critiche, proprio perché non vogliamo che le Marche diventi un altro tassello del Governo della destra, viceversa vogliamo dare il nostro contributo unitario, sempre unitario, proprio perché abbiamo fatto l'analisi, e non da oggi, che la destra è pericolosa, abbiamo agito nel merito di tagli e di sacrifici necessari anche in questo bilancio, non per mantenere una sopravvivenza qualsiasi di un governo o di una maggioranza, ma proprio perché, a partire da quella manovra equa ma fatta male nelle modalità si riportino le Marche all'interno di un circolo virtuoso che veda tre grossi gangli camminare di pari passo. In primo luogo non dobbiamo penalizzare lo Stato sociale, in secondo luogo dobbiamo dare certezza ai bilanci degli enti locali, in terzo luogo dobbiamo garantire uno sviluppo economico possibile. Ma anche qui, se vogliamo pensare ad un bilancio di tipo nuovo dobbiamo riconvertire e rivedere anche la concezione e le qualità dello sviluppo economico proprio perché il bilancio stesso, ma anche una visione culturale e soprattutto sociale deve farci fare quel passo in avanti affinché le risorse pubbliche dedicate allo sviluppo economico non siano disperse all'interno di generici contributi alle imprese che molto spesso vengono attivati non già per nuovo sviluppo ma per incentivare addirittura la flessibilità sul lavoro.
Quindi uno sviluppo di tipo nuovo, non tanto e non solo per penalizzare una farsesca manifestazione degli industriali delle Marche, ma perché oggi c'è questa necessità. Proprio perché lo sviluppo economico delle Marche è caratterizzato — e non occorrevano esperti o scienziati per capirlo — da una microimpresa, da impresa di tipo familiare che sopravvive, rischia di implodere se le case madri dell'elettrodomestico, del mobile e della calzatura vanno in crisi, c'è bisogno di accompagnare allo sviluppo tradizionale elementi di novità, di forte novità, con un modello diversificato di economia, perché appunto quello che oggi esiste rischia, proprio in virtù della tanto decantata globalizzazione, di implodere e di crollare su se stesso.
I tempi non li so indicare, però c'è questa possibilità. Lo dicono gli economisti, lo dice quello che è successo già in altri Paesi.
Una diversificazione centellinando le risorse, ad esempio con risorse certe sullo Stato sociale, sull'agricoltura non più come elemento di souvenir a causa della BSE ma come elemento di sviluppo economico, se non alternativo tuttavia tra i principali.
Questo bilancio coglie alcune necessità che i Comunisti italiani avevano posto, non per sé, non per qualche collegio elettorale improbabile ma proprio per una visione di tipo unitario dello sviluppo delle Marche. Questo bilancio, ad esempio ha una forte considerazione per quanto riguarda lo Stato sociale, le situazioni più svantaggiate, l'handicap, risorse certe per gli enti locali tra spese di gestione e spese di investimento. E mi auguro che la discussione e la gestione concreta portino anche a limare quello che oggi ancora non riusciamo a vedere come elemento di novità, anche l'aspetto dello sviluppo economico.
Tuttavia dentro questo fatto esistono ancora alcuni punti da vedere, Presidente ed assessore al bilancio. Ci sono aspetti poco chiari per quanto riguarda gli accordi con le Province, per l'utilizzazione delle scuole della formazione professionale. Non perché noi siamo gelosi di onorare un trasferimento delle scuole che andava fatto — siamo in ritardo — ad altri enti locali, ma perché vediamo nel nuovo collocamento che oggi c'è, purtroppo privatizzato, le scuole della formazione professionale, e dentro di esse alcuni fondamentali per una utilizzazione di tipo pubblico per i centri per l'impiego. Dico questo non solo perché in alcuni casi è difficile scorporare la parte commerciale da quella pubblica, non solo perché le Province hanno bilanci difficili come quelli della Regione se non peggiori, ma perché, dentro una visione ormai privatizzata del collocamento pubblico, che appunto on è più pubblico, dove ci sono attori che competono per intrecciare la domanda e l'offerta di lavoro, non si vede perché uno degli attori che partecipano a questa gara, appunto il pubblico come noi siamo, si debba depotenziare a favore dell'altro soggetto, appunto il privato.
Ecco allora che questa questione va chiarita, così come pure il problema dell'ormai strisciante privatizzazione dell'Aerdorica. Noi poniamo un punto politico su un aspetto poco chiaro che ha portato il presidente di quell'ente, nominato dalla Regione, ad avere una sorta di riconferma automatica e, anziché lavorare per l'affermazione di una politica di tipo pubblico, seppure integrata con i privati, viceversa porta tutto sui privati. Lo dobbiamo chiarire, non per una gelosia di tipo pubblico rispetto alla gestione dell'aeroporto di Ancona-Falconara, ma proprio perché, se vogliamo vedere quello scalo come punto essenziale di una politica intermodale di trasporto la Regione deve avere un grosso ruolo di programmazione ed anche un parte decisiva nella gestione, ed è molto ovvio che non sarebbe possibile prefigurare la privatizzazione dell'Aerdorica e al tempo stesso prefigurare un ruolo della Regione Marche.
Sono questi alcuni punti che vogliamo segnalare alla discussione, sono alcuni nodi critici, anche politici importanti che vogliamo evidenziare, proprio perché vogliamo rilanciare insieme a tutte le altre forze politiche della maggioranza questa azione politica riformatrice, affinché le destre non prendano il possesso anche delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei non deludere il capogruppo Silenzi che ha detto che gli interventi dei capigruppo di Forza Italia e Alleanza nazionale sono stati un po' "provinciali" e superficiali. Vorrei cercare allora di recuperare questo gap per il centro-destra e dare soddisfazione a lui e a tutta l'Assemblea.
Questo bilancio ha iniziato ad essere gestito, di fatto nel dicembre 2001 con l'approvazione da parte della maggioranza, della manovra fiscale con la quale sono stati rastrellati circa 360 miliardi di nuove entrate. Rispetto a questa manovra i colleghi consiglieri sanno che ho personalmente proposto alla presidenza del Consiglio dei ministri e al ministro per le Regioni l'impugnativa di fronte alla Corte Costituzionale per incostituzionalità nella parte riguardante l'Irpef e per illegittimità nell'altra parte della manovra con cui si prevedeva per tre anni l'aumento della tassazione a carico di cittadini, imprese ecc., quando la legge 405 del 2001 lo consentiva solo ed esclusivamente per il 2002, cioè per l'anno in corso. Infatti, l'art. 3 bis dice: "limitatamente all'anno 2002, in deroga ai termini...è data possibilità alle Regioni di...".Voi avete approvato una manovra fiscale in cui c'è scritto: "A partire dal 2002" e non "limitatamente al 2002". Questo presupposto avrà serie conseguenze anche per la gestione del bilancio pluriennale, che assieme al bilancio annuale oggi, domani o dopodomani approveremo. E' evidente che se è vera questa norma — è una legge — e se il Governo centrale non la modificherà, voi approverete un bilancio triennale privo del presupposto giuridico fondamentale. Questa è un'osservazione estremamente seria che ho fatto, che ripeto ancora oggi. Non è un'osservazione di parte, non è destra aggressiva, non è centro riformista, non è niente: è un'osservazione tecnica, giuridica, contabile che riporto all'attenzione dell'Assemblea.
Detto questo, debbo anche aggiungere, per onestà, che lo stesso Governo centrale si è assunto la responsabilità di non intervenire lasciando scadere i 60 giorni di tempo per l'impugnativa, evidentemente preoccupato di creare danno anche a qualche Regione amministrata dal centro-destra. Credo però che la norma, la legge debba essere rispettata da tutti, dal centro-destra e dal centro-sinistra, altrimenti non ha più senso. Quindi, nel momento stesso in cui io critico la vostra impostazione, al tempo stesso — e non ho avuto difficoltà a farlo anche sulla stampa — critico e ho criticato il Governo centrale per questa mancanza di coraggio.
Sul bilancio pluriennale noto, oltre questa disfunzione fondamentale, l'assenza di programmazione. Non parlo mai a vanvera, sempre con i numeri sottomano. Praticamente è prevista la stessa cifra, per le entrate, in tutti e tre gli anni e le spese correnti sono timidamente accennate in diminuzione nel 2004. Abbiamo parlato di sanità, e credo che questo meriti la nostra attenzione. Intanto diciamo la verità una volta per tutte: se la Regione Marche ha questo debito non è certo colpa di Berlusconi. Io non sono uno di quelli che quando sente parlare di Berlusconi si toglie la giacca, si mette in ginocchio, si prostra ecc., però la verità bisogna dirla...

GIULIO SILENZI. Lo dici adesso che non c'è nessuno di Forza Italia...

LUIGI VIVENTI. L'ho detto anche sui giornali: quando c'è da menare si mena, quando c'è da accostare si accosta.
E' evidente che la manovra fiscale che avete approvato va ben al di là della necessità per coprire il debito della sanità che, se non vado errato — ho ascoltato attentamente le relazioni, sempre precise, del collega Franceschetti e dell'allora assessore al bilancio — era di 210 miliardi ed è stata approvata una manovra per 360 miliardi. E' evidente che servivano altri 150 miliardi per coprire altri buchi in bilancio di cui, ovviamente, il buon Berlusconi non poteva avere alcuna responsabilità.
Il fatto che voi vi trinceriate dietro il fatto che "il Governo taglia i soldi" non è condivisibile. Avete visto che il fondo sanitario nazionale è stato incrementato lo scorso anno dal Governo Berlusconi, è stato incrementato quest'anno, la Regione Marche per quest'anno ha a disposizione 160 miliardi in più rispetto allo scorso anno.

GIULIO SILENZI. E' la percentuale più bassa d'Europa... I vostri "governatori" lo dicono, non lo dico io.

ROBERTO GIANNOTTI. Però non dire che sono diminuiti i trasferimenti.

LUIGI VIVENTI. Qui è stato detto che sono stati tagliati i trasferimenti: io vi dimostro cifre alla mano che non è vero perché i trasferimenti sono aumentati. Stiamo parlando di bilancio Silenzi, non di poesia e non di demagogia. Il bilancio è fatto da numeri e i numeri sono incontestabili. Dovete prendere atto che una discussione seria può essere fatta analizzando i numeri per quelli che sono, non per quelli che uno vorrebbe che fossero.
Vi sfido a parlare di numeri. Non c'è da fare demagogia sui numeri, i numeri sono questi. E sicuramente potranno non essere sufficienti rispetto alle necessità, però avete mai visto un'azienda che a dicembre inizia le manovre per le entrate e aspetta aprile per definire quella delle spese? Credete che possa funzionare una gestione siffatta? Io vi dico di no per esperienza diretta, non può funzionare.
La spesa farmaceutica che è indicata in forte aumento ed espansione — in tutta Italia, ci mancherebbe che fosse solo per la regione Marche! — è frutto — e voi dovete essere d'accordo con me, se siete seri — dello stoltezza con cui il Governo Amato ha abolito il ticket sui farmaci un mese prima delle elezioni.

GIULIO SILENZI. Si introduce il ticket e aumenta lo stesso la spesa. E' l'azione dei tuoi amici farmaceutici...

LUIGI VIVENTI. Sono tutti amici tuoi... Quelli sono amici di chi sta al Governo. Silenzi, la lobby è fortissima ed è amica di tutti quelli che sono al Governo. Era amica del centro-sinistra quando stavate al Governo. Questo Governo, quanto meno, nei giorni scorsi ha ridotto il costo dei farmaci mettendosi contro queste lobbies. Il Governo di centro-sinistra non l'ha mai fatto. (Interruzioni). Gli amici industriali sono stati amici vostri nel momento in cui governate, e molti di questi dicono "è meglio tenere la sinistra al Governo, possiamo fare più cose che ci servono". Molti sono di questa opinione.

MARCO LUCHETTI. Nel prontuario hanno messo 30.000 farmaci...

LUIGI VIVENTI. Sono contento che il mio intervento abbia stimolato questo dibattito fraterno fra di noi, però ho cercato di portare la discussione su argomenti concreti rispetto ai quali ci possono anche essere differenze di vedute, però a me piace questo confronto, perché credo che quest'aula — sono d'accordo, su questo, con Silenzi — debba crescere di tono e affrontare questi argomenti. Sono argomenti reali, che toccano le Regioni di ogni colore politico.
Sforziamoci di ragionare in termini amministrativi e non politici in questa fase. Nella relazione che ci avete consegnato, il fondo sanitario aumenta in continuazione. Il disavanzo è previsto in riduzione minima ma rimane pur sempre molto consistente. Questo ci pone un problema, perché e è vera quella norma della legge per cui limitatamente al 2002 si poteva intervenire con l'aumento delle tasse, come faremo a fronteggiare per gli anni a venire questo debito che rimane consistente e rispetto al quale voi non siete in grado di dare una soluzione? Questo è un problema grande, cari amici. Nella relazione non c'è soluzione a questo problema. Si individua il problema, si dà anche una quantificazione numerica ma non si dice come affrontarlo, e vi ripeto, c'è questa spada di Damocle sopra il bilancio pluriennale che si basa sul non rispetto di questa norma. Non potete non essere d'accordo su questo, perché è scritto chiaramente, ve l'ho letta la legge: "limitatamente al 2002".
Vedo che il disavanzo è previsto in calo progressivo. Anche la relazione di Franceschetti dava questa indicazione. Come è possibile, se tutte le voci che compongono la spesa sono previste in aumento? Dalla spesa per il personale alla spesa in beni e servizi, alla spesa farmaceutica, tutte le spese sono previste in aumento. Diventa anche qui difficile comprendere come possa calare progressivamente il deficit se le spese sono in aumento.
Cari colleghi, dico anche amici dell'opposizione, se me lo consentite, volendo svolgere seriamente questo ruolo ci sono delle crepe evidenti, ci sono delle incomprensioni in questo bilancio. Poi voi potete anche dire "non accettiamo le proposte della minoranza, diciamo che non è vero", potete fare tutto, avete i numeri e credo che la maggioranza sia salda per approvare tutto. Ciò non toglie che poi dovrete amministrare questo ente, dovrete gestirlo, e questi problemi che io modestamente e in tempi ristretti, cercando anche di concentrarmi sulle voci più evidenti, ho cercato di esporre, ve li ritroverete tutti. Potete votare ma non li potete cancellare. Ho visto anche il gioco di prestigio fatto dal mio amico Spacca sulle attività produttivo: credo che stiate facendo anche dei corsi accelerati dal mago Silvan, perché...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Basta andare da Tremonti...

LUIGI VIVENTI. Credo che Tremonti sia un bravo equilibrista, però credo che voi non abbiate niente da imparare da nessuno. E ve lo do questo merito.
Il taglio per le attività produttive è pari al 40%, però i soldi rimangono quelli dell'anno scorso, addirittura aumentano: sono rimasto di stucco e ho pensato "qui c'è stata anche la delega al miracolo". In effetti qui riemerge una contraddizione forte rispetto alle vostre dichiarazioni quando dite che vengono tagliati i fondi, perché sul fondo nazionale per le attività produttive c'è un incremento di circa 15 miliardi. Anche qui ci sono più soldi. Poi, come fate a dire che i soldi sono gli stessi dell'anno scorso? Immagino che questo "miracolo" sia stato possibile per il fatto che le risorse 2000 e 2001 del Docup non utilizzate sono state trasferite sul 2002.
Comprendo lo sforzo di chi deve amministrare, che deve fare di tutto per far quadrare i conti, è un obbligo e un dovere. Però le osservazioni che vi ho posto non sono osservazioni e riflessioni demagogiche o di parte politica per dire "voglio dimostrare per forza che la Regione Marche va male per colpa di questo centro-sinistra scellerato". Vi ho detto alcune cose che secondo me devono essere raddrizzate, altrimenti il prossimo anno ci troveremo a gestire questi problemi amplificati. Se è vero che questa norma non sarà ripetuta per l'anno prossimo, come faremo a fare il bilancio in queste condizioni, con una spesa che comunque tende a lievitare e con risorse straordinarie che non possiamo più attingere dall'esterno? Io non lo capisco.
Quindi rimango in attesa di risposta su questi argomenti che mi sembrano seri, importanti per la comunità marchigiana, al di là dello scontro politico che diventa ridicolo: "è colpa di Berlusconi, è colpa di Amato, è colpa di D'Ambrosio...". Questo non va bene.

GILBERTO GASPERI. D'Ambrosio di colpe ne ha sicuramente...

LUIGI VIVENTI. Sicuramente non gliele toglie nessuno: ha amministrato per sette anni. Se io amministro un'azienda per sette anni, l'azienda va male, non posso dire "non c'entro niente".
Comunque, cari colleghi, vi ringrazio per l'attenzione e sono anche contento di avere stimolato un dibattito interessante fra di noi. Questo comunque è il mio stile, mi troverete sempre pronto e disponibile al confronto su temi concreti; quando scendiamo nella demagogia troppo di parte non sono disponibile.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.


La seduta è sospesa alle 13,30