Resoconto seduta n. 87 del 08/05/2002
La seduta inizia alle 10,20




Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 84, 85 del 15 aprile e n. 86 del 17 aprile 2002.

(Sono approvati)


Proposta di legge
(Annuncio ed assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 8 aprile 2002, la proposta di legge n. 123, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Interventi regionali per la promozione dell’esercizio associato sovracomunale di funzioni e servizi», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;

Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata , in data 28 marzo 2002, la proposta di atto amministrativo n. 85, ad iniziativa dei consiglieri Amati, Amagliani, Luchetti, Benatti, Mollaroli, Massi, Procaccini, Giannotti, Moruzzi e Ciccioli: «Adesione della Regione Marche all’Associazione Centro Studi Oriente Occidente delle Marche – C.S.O.M. – legge regionale 6 agosto 1997 n. 52», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 198 in data 30 aprile 2002 del consigliere Romagnoli, «Proposta dell’assessore Melappioni di riduzione delle ASL»;
— n. 199 in data 6 maggio 2002 dei consiglieri Moruzzi, D’Angelo, Amagliani e Viventi «Adesione marcia straordinaria della Pace Perugia/Assisi»;
— n. 200 in data 6 maggio 2002 dei consiglieri Amati, Mollaroli, Silenzi, Rocchi e Luchetti: «Impegno a favore della pace in Medioriente e adesione alla marcia della pace del 12 maggio 2002»;
— n. 201 in data 7 maggio 2002 del consigliere Novelli: «Dialogo sociale ed il differimento della sperimentazione sull’art. 18 L. 300/1970».




Promulgazione leggi regionali

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi regionali:
— n. 6 in data 23 aprile 2002: «Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2002)»;
— n. 7 in data 23 aprile 2002: «Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2002 ed approvazione del bilancio pluriennale per il triennio 2002/2004».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l’assessore Mattei.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito di rinviare il Consiglio già previsto e di fissare la prossima seduta del Consiglio regionale per mercoledì 29 maggio. Ha altresì assunto l’orientamento di organizzare i lavori della seduta odierna come segue: trattazione di interrogazione e interpellanze fino alle ore 11; procedere poi fino al punto 6) e sospendere quindi i lavori senza tenere la seduta pomeridiana.
Mi pare quindi che si possa passare allo svolgimento dell’ordine del giorno, per il quale si chiede il rinvio dell’interrogazione n. 385 da parte della Giunta e di passare all’interrogazione n. 242 del consigliere Grandinetti, abbinata all’interpellanza n. 47.
Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Moruzzi. Ne ha facoltà.

MARCO MORUZZI. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno e la trattazione della mozione n. 199, «Adesione alla marcia straordinaria per la pace Perugia-Assisi». So che analoga richiesta vi sarebbe anche per la 200 che riguarda il medesimo argomento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Chiedo l’iscrizione della mozione n. 200.

PRESIDENTE. Questo era anche l’orientamento della Conferenza dei presidenti. Pongo in votazione la proposta.

(Il Consiglio approva)



Interrogazione (Svolgimento): « Centro di emodinamica ospedale di Macerata» Grandinetti (242)
Interpellanza (Svolgimento): «Emodinamica all’ospedale di Macerata» Massi (47)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 242 del consigliere Grandinetti e l’interpellanza n. 47 del consigliere Massi. He la parola, per illustrare l’interpellanza, il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. La Asl di Macerata, nel corso del 2001 ha inviato una richiesta alla Fondazione Banca delle Marche per usufruire di un contributo a fondo perduto per l’attivazione del servizio di emodinamica nel capoluogo, presso l’ospedale provinciale di Macerata. Dopo una istruttoria accurata e dopo diversi incontri tra la direzione e la Fondazione, la Fondazione stessa ha accordato un contributo a fondo perduto di 1.100 milioni di lire. Il contributo è condizionato alla autorizzazione che l’assessorato deve dare per l’attivazione del servizio, quindi per l’acquisizione di tutte le apparecchiature. Questa autorizzazione ancora non c’è, quindi evidenzio il rischio che il contributo possa essere dirottato verso altre destinazioni, con una grave disagio per gli utenti e per la struttura dell’ospedale provinciale di Macerata e della stessa Asl n. 9.
Il servizio è richiesto e invocato dagli operatori e da tutti i sanitari di Macerata, vi sono stati diversi interventi, sia della direzione che dei primari, basati anche su un fatto tecnico: che le spese attuali che la Asl 9 di Macerata affronta per portare coloro che ne hanno bisogno ad Ancona con l’ambulanza, con l’assistenza interna all’ambulanza (medico-infermieristica), con le spese di chilometraggio e di personale, potrebbero essere fortemente abbattute se il servizio si svolgesse all’interno dell’ospedale di Macerata. C’è uno studio che la direzione ha redatto su questi costi. La comunità è in attesa di una risposta.
C’è su questo la sensazione che l’assessorato probabilmente vuole attendere la riorganizzazione dei servizi, però ci troviamo di fronte a un contributo in conto capitale di 1.100 milioni che se non si attivasse questo servizio sarebbe perso. Forse sarebbe perso anche da parte della sanità pubblica, comunque della sanità pubblica della provincia di Macerata, comunque della Asl 9. L’occasione è da cogliere al volo, anche per rendere giustizia a una comunità che non ha questo servizio.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l’assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Colgo nelle parole del collega Massi la consapevolezza del perché questa risposta non è stata data. Credo che lui abbia buona intelligenza per comprendere che questa fase di trasformazione del sistema e al volontà politica di questa Giunta regionale di sostenere l’eccellenza vanno inquadrate dentro il sistema complessivo dell’utilizzo appropriato delle risorse. La forza politica che adesso non vedo in aula, ieri ci ha sollecitato a evitare doppioni, a evitare sprechi ecc. Credo che il lavoro che stiamo facendo, abbinato ad un altro evento concreto, quello del trasferimento fisico, al di là di quale sarà il modello organizzativo e strutturale del Lancisi a Torrette, quindi il completamento di un percorso previsto dal piano sanitario, ci chiarirà fortemente, entro pochi mesi, l’attuale e la futura risposta che il sistema deve dare alla problematica delle cardiopatie, in questo caso della cardiopatia ischemica che credo di conoscere abbastanza.
C’è un altro elemento importante collegato alla disponibilità del privato a intervenire sul sistema. Noi stiamo preparando una proposta di lavorare in sintonia con le fondazioni, perché di una cosa sono sicuro e lo dico con chiarezza: la programmazione dei servizi sanitari è competenza della Regione e non delle fondazioni, anche se apprezzo moltissimo il loro contributo e credo che in questo momento il contributo che le fondazioni bancarie danno al sistema sanitario sia imprescindibile e indispensabile. Però quando pensiamo a una spesa collegata ad una disponibilità economica delle fondazioni, in questo contesto dobbiamo poi valutare quali sono le ripercussioni sulla gestione e sulla manutenzione dell’offerta che viene fatta.
E’ anche vero che la Asl di Macerata troverebbe giovamento economico, anche se credo che in questo dibattito dovremmo contenere la riflessione economica, ma da assessore alla sanità dico anche che nel sistema questa spesa trova compensazione nel fatto che la funzione viene comunque svolta altrove e quindi il problema è a mio parere fortemente collegato al disagio che comunque ha il cittadino nel trasferirsi dal capoluogo Macerata al capoluogo Ancona.
Ma c’è un altro elemento da tener presente, che riguarda la qualità delle prestazioni che vengono effettuate, la necessità che ogni nuovo centro di eccellenza che noi istituiamo abbia garanzia di avere un numero adeguato di prestazioni. L’anno scorso Ancona era il centro che in Italia faceva più prestazioni in questo settore. Fare moltissime prestazioni specialistiche significa ridurre il rischio, e siccome qui c’è anche un rischio di mortalità è giusto che noi pensiamo ad aggiungere ulteriori strutture solo nel momento che siamo sicuri che la quantità di prestazioni che verranno effettuate in quella sede superano il livello minimo che le società scientifiche ci chiedono. Ripeto, questo lo potremo vedere soltanto nel momento che la struttura, che è il riferimento culturale-storico di questa regione, cioè il Cardiologico Lancisi, è trasferita a Torrette e ha ottimizzato il suo percorso. Mi auguro quindi che la sensibilità che la Fondazione Cassa di risparmio di Macerata ha dimostrato nei confronti dei bisogni della comunità marchigiana e soprattutto maceratese, consenta di attendere alcuni mesi in cui noi riusciamo a produrre, con il contributo fondamentale del Consiglio regionale, il nuovo modello organizzativo del sistema sanitario nella sua complessità, tenendo presente quella componente economica che lei giustamente, collega Massi, accennava.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Il 27 marzo 2001 ho interrogato l’assessore riguardo all’emodinamica di Macerata ponendo dei quesiti. Prima di rinnovarli brevemente e di rispondere alla sua relazione oggi, faccio presente, intanto, che la forza di cui l’assessore parlava prima era presente, perché io mi trovo alle spalle dell’assessore...

AUGUSTO MELAPPIONI. Chiedo scusa...

FABRIZIO GRANDINETTI. Non sto mai alle spalle dell’avversario, ma in questo caso ci sto istituzionalmente.
Circa i doppioni, caro assessore, ritengo che sia importante non doppiare strutture come quelle del Lancisi, perché non possiamo pretendere di operare in tutti gli ospedali, in tutte le province a cuore aperto, non possiamo pretendere di creare, anche per una questione di competenze specifiche, delle équipes aritmiologia in tutte le province della nostra regione, però se troviamo questa disponibilità da parte della Fondazione Cassa di risparmio, gradiamo ciò. E’ chiaro che la Fondazione Cassa di risparmio di Macerata è interessata a potenziare il proprio territorio, è una cosa logica, legittima.
Per quanto riguarda l’interrogazione in sé, l’assessore sa, circa la questione della coronarografia — anche perché è un cardiologo — che quando le analisi non invasive non portano a conclusioni precise, bisogna tentare, purtroppo, quelle invasive. Circa l’emodinamica, sappiamo che la persona che sostiene questo esame, deve rimanere ferma, immobile per 24 ore, mentre sballottata sulle autoambulanze e riportata da Ancona alla sua residenza viene sottoposta ad un viaggio di andata e ad uno di ritorno doloroso e pericoloso, perché dovrebbe rimanere immobile nelle 24 ore.
Il laboratorio di emodinamica non è quindi un doppione, perché non ha un’importanza come la chirurgia cardiovascolare a cuore aperto o l’équipe aritmiologica ma è una cosa che può sostenersi anche in altre province. Esistono delle competenze specifiche e nel maceratese c’è questa proposta perché c’è una competenza specifica, si evita il disagio al malato ed è un fatto anche economico, perché delle persone vanno a fare questi esami in altre Asl quando ci sono liste di attesa e quando ho presentato questa interrogazione c’erano liste di attesa.
Il consigliere Massi ha implementato questa mia interrogazione nel novembre 2001, dicendo “c’è un contributo di 1.050 milioni per l’emodinamica da parte della Fondazione”. E’ un fatto positivo quando il privato arriva a supportare lo sforzo pubblico. E’ una cosa che dovrebbe essere sempre presente, quindi ben venga questo sforzo degli istituti di credito marchigiani sotto questo aspetto.
Nel chiedere l’emodinamica a Macerata, bisogna tener presente che a Macerata esiste una Utic efficiente. Qualche volta vado a verificare, anche per ragioni di territorio, e devo dire che sono molto efficienti. Quindi, tutto il contorno di cui c’è bisogno quando esiste questo esame importante, la provincia di Macerata e l’ospedale provinciale in special modo, ce l’hanno.
Vorrei fare una raccomandazione all’assessore riguardo alla possibilità, nel contesto del riassetto, di esaminare a Macerata un’unità operativa di riabilitazione cardiovascolare oppure una unità operativa di dolore toracico. Sappiamo bene, specialmente se parliamo direttamente con i medici entrando negli ospedali, che in mancanza di determinati reparti, di determinati esami, di determinate strutture, i marchigiani se ne vanno a fare i conti con il Padreterno prima, mentre se ci fossero delle strutture ottimizzate sotto quell’aspetto, quella cosa che ci interessa di più potrebbe dare dei risultati riguardo proprio alla vita delle persone e comunque al miglioramento di situazioni gravissime che a volte sfociano anche in situazioni di persone che diventano vegetali, comunque rimangono offese in modo forte nel loro fisico e nella loro psiche.
Questo è il senso dell’interrogazione. Abbiamo trovato in qualche modo il danaro necessario e la richiesta forte che si fa è questa, in perfetta simbiosi e in perfetto parallelismo con la conferenza dei sette consiglieri regionali di Forza Italia, che hanno detto sì all’efficienza, ma che il federalismo — parola tanto usata ma poco attuata — richiede anche un federalismo della sanità. Quindi il bene che abbiamo costruito in decenni non lo dobbiamo disperdere. Efficienza all’interno di una rete esistente che va ottimizzata ma va conservata. Una posizione forte di conservazione delle Asl con integrazioni a livello provinciale e interprovinciale, con la conservazione della sanità in un territorio difficilissimo, che in alcuni casi rischia la desertificazione in mancanza di servizi (sanità, scuola ecc.). Se mancano tutte queste cose le famiglie non si installano più, e abbiamo delle zone quasi spopolate che rischiano di essere ulteriormente spopolate.
Questa è l’attenzione che chiediamo all’assessore alla sanità sotto l’aspetto del riassetto del 4 per mille, perché il ministro Sirchia non ha mai detto di applicare il 4 per mille in modo indiscriminato. Quella volta disse a tutti che si applica a livello regionale, quindi tenendo conto di quelle zone che magari hanno meno abitanti ma hanno gli stessi bisogni e cercare di conservare una posizione di tutela della sanità anche in quelle zone che sono difficili, senza far sfociare tutto verso la costa, ma cercare di servirle nella sanità, nella scuola, nei servizi essenziali, anche perché sono zone povere di viabilità e in questo contesto non si crea nemmeno lo sviluppo, perché le aziende cercano viabilità e le famiglie che si installano al servizio delle aziende cercano gli altri servizi di cui ho parlato.
Questa è la proposta e la forte richiesta dell’emodinamica in un contesto che penso di avere sinteticamente ma ben rappresentato all’attenzione dell’assessore alla sanità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Assessore, mi pare di interpretare che lei ha preannunciato un tempo che si prende per la programmazione, ma con tendenza al no.

AUGUSTO MELAPPIONI. Dipende dalla programmazione.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Capisco la posizione dell’assessore, però credo che l’assessore si renda conto che la risposta è molto deludente per la comunità maceratese ma anche abbastanza incomprensibile e non condivisibile.
Lei dice che c’è un contributo a fondo perduto di una istituzione privata, questo contributo può mettere in difficoltà il sistema perché pressa la struttura pubblica ad aprire un servizio che potrebbe essere antieconomico.

AUGUSTO MELAPPIONI. Scusi collega, io ho anche detto che c’è un livello minimo di prestazioni sotto il quale la qualità delle prestazioni non garantisce. Dal momento che ci troviamo davanti a cardiopatie gravi non possiamo pensare di far crescere una nuova struttura che non abbia uno zoccolo duro di numero di prestazioni che garantisca la qualità nel tempo, dal momento che non è misurabile in questo momento quale sarà il reale bisogno di un territorio, perché la programmazione regionale prevede, prima di tutto, che le risposte siano risolte con il Cardiologico Lancisi. Quindi, subito dopo avere ottimizzato questa funzione con il trasferimento che avverrà entro pochi mesi, noi sapremo a che cosa non daremo risposta e a quel punto organizzeremo i servizi sul resto della regione.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Per i numeri di prestazione e di economicità del servizio che sono a disposizione dell’assessorato, a voi risulta che oggi l’attivazione emodinamica sarebbe antieconomica? Sarebbe sia non funzionale che antieconomica...
La mia insoddisfazione sta nel fatto che ci sarebbe bisogno di un confronto ancora più stringente tra lo studio prodotto dalla direzione e gli studi dell’assessorato, perché lo studio della direzione mi pare abbastanza accurato per numero di ore di servizio, di personale infermieristico, medico impegnato. Questo studio conclude a favore di una sicura economicità a parte tutto l’aspetto sociale, sanitario ecc., ma anche a favore di una economicità del servizio nel suo complesso, quindi la delusione è questa, però la invito almeno a rispondere a quello studio che è stato fatto in termini comprensibili.




Interrogazione (Seduta segreta): «Dichiarazione funzionario soprintendenza beni ambientali architettonici delle Marche» Castelli (268)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 268 del consigliere Castelli. L’interrogazione richiede la discussione in seduta segreta, quindi prego i non consiglieri di lasciare l’aula.

(La seduta prosegue in forma segreta
dalle ore 10,50 alle ore 11,00



Interrogazione (Svolgimento): «Vicenda della giovane donna pesarese che vuole abortire» Mollaroli, Amati, Cecchini e Benatti (396)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 396 del consigliere Mollaroli. Per la Giunta risponde l’assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. ...ci crea enormi difficoltà nel momento che gli operatori non dichiarano la propria disponibilità, e questo va in forte contraddizione con l’autodeterminazione della donna di poter scegliere in maniera autonoma.
Quello che abbiamo sollecitato, è evitare che i confini di un’azienda possano diventare un limite a questa legge, cioè abbiamo sollecitato tutte le aziende affinché ogni volta che all’interno di una singola azienda non ci siano le condizioni operative perché la legge venga applicata, il sistema se ne faccia carico complessivamente e trovi gli operatori per poter comunque svolgere questa funzione, considerando che ci sono comunque delle aziende e comunque gli operatori — abbiamo fatto la verifica su ogni provincia — per svolgere questa funzione. Quindi il nostro è stato un sollecito alle aziende e una richiesta di continua attenzione perché ci sia il rispetto di questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Sono parzialmente soddisfatta della risposta, perché mi pare che ci sia un impegno della Regione a voler garantire l’applicazione di questa legge in tutti i suoi aspetti, ma insoddisfatta per quanto riguarda la situazione specifica di Pesaro, perché in quel caso non era in discussione la disponibilità della struttura all’applicazione della legge ma una dichiarazione del dirigente, del direttore generale dell’azienda ospedaliera pesarese a non voler applicare la legge pur in condizioni di poterlo fare. Noi chiedevamo all’assessore di prendere delle misure, anche con una lettera di richiamo, perché un dirigente generale di un’azienda non può esprimere, a nostro parere, opinioni personali su una legge nazionale il cui iter tutti ben conosciamo, che è stata approvata, sottoposta a referendum, ha superato un esito referendario noto. Un dirigente non si può permettere di dichiarare la sua non volontà soggettiva di non applicare la legge nella sua azienda, pure in presenza della volontà dell’interessata e delle condizioni oggettive — strutturali e di servizio — per poterlo fare. Quindi va bene l’azione della Regione nel garantire il nostro sistema sanitario l’applicazione, ma questa specifica situazione credo che sia da riprendere nelle forme che la Regione intenderà fare, ma visto che i direttori generali sono nominati dalla Regione, noi ritenevamo fosse opportuno un richiamo al direttore generale che in questa specifica situazione si è permesso di fare dichiarazioni pubbliche contro la legge, fino al punto di dichiarare la non applicabilità nel contesto della sua azienda, pure in presenza di una volontà esplicita della donna interessata alla vicenda. La fattispecie che noi sottoponevamo aveva quindi queste caratteristiche e riteniamo che ancora sia possibile, prendendo anche spunto dal momento di oggi, anche se la vicenda si è conclusa, richiamare il direttore generale al rispetto delle sue funzioni. Nelle sedi private, riservate, lui può esprimere tutti i punti di vista che vuole sulla legge, nessuno glielo vieta, però nella sua funzione di direttore generale non se lo può permettere. Questa era la specificità della questione sulla quale noi abbiamo costruito l’interrogazione.



Ordine del giorno della seduta

GILBERTO GASPERI. Presidente, vorrei intervenire sull’ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GILBERTO GASPERI. Presidente c’è una questione che ritengo molto importante. Coloro che vengono da fuori Ancona non sono riusciti ad arrivare in tempo perché ci sono due interruzioni, una in un tunnel fuori dell’autostrada, una all’interno dell’autostrada. Siccome è stata fatta una variazione rispetto all’ordine del giorno, chiedo che la mozione che ho presentato relativa al progetto di talassemia, sia discussa questa mattina, perché è una cosa di grande importanza e la ritengo da non rinviare. Visto che ieri nel Consiglio comunale di Pesaro si è trattato del problema della sanità ed era presente l’assessore, ritengo che sia importante che si sappia qual è la presa di posizione della maggioranza rispetto a questa mozione, perché già l’altra volta si doveva discutere ed è stata rimandata. Chiedo quindi che venga messa all’ordine del giorno e che questa mattina si discuta.
Capisco le problematiche, capisco tante cose, ma siccome gli atti che intendiamo discutere non hanno alcuna scadenza, non vedo perché non si debba dare priorità a un interesse nazionale, regionale e in modo particolare della provincia di Pesaro.

PRESIDENTE. Il consigliere chiede di cambiare l’ordine del giorno così come è stato deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e con un voto dell’Assemblea all’inizio. Ci sono interventi?
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Per una serie di motivi ognuno di noi era impegnato in varie cose, per cui è difficile programmare i lavori la mattina prima di quest’ora, perché c’è sempre qualche problema per tutti. Se alle 12,30 circa si riuscirà a cominciare la discussione della mozione, oppure alle 13 con l’impegno di terminare entro le 14, potrebbe essere una cosa accettabile.

PRESIDENTE. Per chi non era presente vorrei portare a conoscenza che il nostro orientamento preso e determinato con una votazione è di concludere alle 11 la discussione delle interrogazioni e passare successivamente, e conseguentemente, alla discussione della proposta di atto amministrativo n. 83, della legge regionale n. 98, della legge regionale 121, delle nomine, alla successiva discussione della risoluzione sull’adesione al marcia della pace Perugia-Assisi e andare in prosecuzione fino alle 13,30.
C’è la richiesta di inserire la mozione sulla talassemia.

GILBERTO GASPERI. A nome anche dei colleghi Ciccioli e Brini chiedo la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, a partire dal n. 13.

ADRIANA MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti sì
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe no
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli assente
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì
Agostini no
Amagliani assenti
Amati no
Ascoli assente
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli sì

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Silenzi. Ne ha facoltà.

GIULIO SILENZI. L’ordine dei lavori che viene deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo o è sottoposto a votazione dall’aula, altrimenti si possono creare situazioni come quella di questa mattina, dove il no ad una discussione non è il no per non discutere di un argomento ma un no motivato dal fatto che i presidenti di gruppo decidono le questioni da trattare in mattinata, e nella Conferenza dei capigruppo un proponente la mozione, cioè Giannotti, non ha chiesto l’urgenza e la priorità della discussione della mozione relativa alla scuola di talassemia, perché se l’avesse fatto in quella sede avremmo discusso se era opportuno o no. Se si viene in aula, un consigliere richiede l’inserimento e si chiede la votazione per appello nominale dopo che abbiamo alzato la mano per voto palese, uno ha diritto di fare una dichiarazione di voto, per cui bisogna rivedere il regolamento, altrimenti richiamo a un senso di responsabilità istituzionale i gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale, perché o hanno un valore le riunioni che facciamo come presidenti di gruppo con la presidenza, oppure se non hanno valore veniamo direttamente in aula, perché voi svilite il vostro ruolo e il ruolo dell’istituzione.
L’ordine dei lavori, o ha una votazione iniziale...

PRESIDENTE. C’è già stata.

GIULIO SILENZI. Allora, se c’è stata una votazione iniziale sull’ordine dei lavori la prego di richiamare i capigruppo che o rappresentano i loro gruppi oppure, se rappresentano se stessi è meglio venire direttamente in aula e non fare più la Conferenza dei presidenti di gruppo.

PRESIDENTE. Non stiamo parlando dell’ordine dei lavori, perché la richiesta del consigliere Giannotti è già stata presa in considerazione e votata, come la proposta elaborata nella Conferenza dei presidenti di gruppo è stata votata in quest’aula. Non stiamo parlando dell’ordine dei lavori, quindi non perdiamo tempo perché il Consiglio si è orientato a concentrare i suoi lavori nella seduta antimeridiana. Non possiamo perdere tempo per poi non concludere, così come orientativamente abbiamo preso l’impegno di concludere, con la votazione di tutti gli atti e di tutte le proposte di legge.

GILBERTO GASPERI. Presidente, visto che è stata presa la parola per motivare il no, io prendo la parola per motivare il sì.

PRESIDENTE. Ma non c’è da votare niente.

GILBERTO GASPERI. Il presidente del gruppo Ds ha preso la parola per motivare il suo diniego, io dovrò motivare il mio assenso.
Prima di tutto, la votazione avvenuta all’inizio della seduta ha visto presenti soltanto sei persone e quindi, per la dignità dell’aula non c’era nemmeno bisogno di votare: si poteva iniziare, facendo votare più tardi, perché lei sa che molti sono arrivati in ritardo poiché vi sono due interruzioni sull’autostrada.
Siccome il consigliere Silenzi vuol addurre una motivazione prettamente politica, ricordo che questa mozione è stata presentata dal sottoscritto il 5 febbraio 2002, non il 5 marzo o il 5 aprile. E allora mi sembra che sia una cosa immorale da parte di questa Amministrazione, che sta vagliando sul territorio il problema della sanità, non tener conto di queste cose. In modo particolare, ieri nell’ambito del Consiglio comunale di Pesaro un consigliere che era presente ieri — domani saremo a Fano —...

PRESIDENTE. Consigliere, la prego di concludere, altrimenti le devo togliere la parola.

GILBERTO GASPERI. Vogliamo sapere, in concreto, cosa vuol fare questa Amministrazione su un problema importante come il progetto per la talassemia. E’ una cosa veramente immorale che si debba cercare di portare delle scuse, quando è chiaro e lapalissiano che non c’è volontà di dare questa riposta perché già precedentemente tale risposta non era stata presa in discussione





Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Programma triennale regionale degli interventi e delle attività a favore degli immigrati provenienti dai Paesi non appartenenti all’Unione europea e delle loro famiglie per gli anni 2002/2004. Legge regionale 2 marzo 1998; n. 2, articolo 6, commi 1, 2 e 3» Giunta (83)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 83, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Questo atto riguarda il programma triennale regionale degli interventi e delle attività a favore degli immigrati provenienti dai Paesi extracomunitari per gli anni 2002 e 2004. Si tratta di un atto rilevante dal punto di vista dell’impatto sociale che esso può avere. Il problema dell’immigrazione è infatti un problema e una risorsa crescente nel nostro Paese e più in generale in Europa. In Italia l’incidenza della popolazione di cittadini immigrati da Paesi extracomunitari è in forte incremento. Nel 2000, secondo i dati della Caritas, la percentuale di popolazione immigrata su popolazione totale nel nostro Paese era pari al 2,2%. Le stime rispetto all’anno scorso indicano una percentuale di popolazione immigrata sulla popolazione totale pari al 4,1%. Si tratta quindi di un fenomeno in forte incremento che pone l’Italia al quarto posto in Europa come meta per l’immigrazione, dopo la Germania, la Francia e la Gran Bretagna.
I dati relativi alle Marche sono sostanzialmente in linea con i dati medi nazionali. Nel 2000 nella nostra regione sono stati registrati 30.306 immigrati, ne sono stati stimati, tenendo conto anche del fenomeno dell’immigrazione clandestina, 36.064, pari a circa il 2,5% della popolazione residente nella nostra regione.
Le cause di questo fenomeno sono duplici: da un lato vi è una causa che agisce sull’offerta dell’immigrazione, cioè le ragioni che spingono migliaia e migliaia di cittadini di altri Paesi, in generale dei cittadini del sud del mondo, a raggiungere il nostro Paese e i Paesi più sviluppati dell’Europa. Questa causa è sicuramente lo stato di povertà e di miseria in cui fasce enormi di popolazione nel mondo sono costrette a vivere e che spingono giovani lavoratori di quei Paesi a cercare una prospettiva e una speranza di vita nei Paesi più ricchi, tra cui il nostro. Ma vi è anche una seconda causa dei flussi migratori in aumento, quella relativa alla sempre più crescente richiesta di manodopera da parte delle imprese italiane ed europee, soprattutto in relazione a determinati tipi di occupazione che difficilmente trovano la possibilità di essere coperti con cittadini italiani ed europei.
Le cause quindi agiscono sia dal lato dell’offerta che dal lato della domanda. Il tema dell’immigrazione purtroppo, in questi ultimi mesi, viene vissuto dall’opinione pubblica più in termini di minaccia rispetto alle proprie condizioni di vita, che non in termini di opportunità e di risorsa non solo economica ma anche civile e culturale.
Questo tipo di orientamento dell’opinione pubblica è anche stimolato da un vento razzista e xenofobo che spira sull’Europa. Il caso del successo elettorale al primo turno delle elezioni francesi di un esponente dell’estrema destra come Le Pen, che ha fatto proprio del tema della xenofobia e del razzismo il tema fondante della sua campagna elettorale, dimostra la pericolosità di questo orientamento da parte di forze politiche di destra e di estrema destra nel nostro continente.
Credo che questo rischio esiste anche nel nostro Paese. Infatti proprio in questi giorni si sta discutendo nel Parlamento italiano una proposta di legge presentata dal Governo sul tema dell’immigrazione, la cosiddetta “proposta di legge Bossi-Fini”, che si adegua a questo vento razzista e xenofobo che spira sull’Europa, perché le norme contenute in questa proposta di legge rappresentano una grave lesione dei diritti della persona e dei diritti civili dei cittadini immigrati, facendo diventare il lavoratore immigrato un soggetto totalmente succube e subalterno nei confronti del proprio datore di lavoro, privandolo quindi di ogni sia pure elementare garanzia di tutela dei propri diritti.
Questa operazione avviene, in modo particolare, legando il permesso di soggiorno all’esistenza di un contratto di lavoro, per cui ci troveremmo di fronte a situazioni in cui lavoratori immigrati che risiedono nella nostra regione e nelle altre regioni italiane da 10, 20 anni e che si sono ormai pienamente integrati all’interno del nostro sistema economico e civile, sono a rischio di essere espulsi in caso di perdita del proprio posto di lavoro.
Questo vento razzista e xenofobo che spira sull’Europa e sull’Italia fa leva su un diffuso senso di disagio e di insicurezza sociale. Il problema della sicurezza che viene tanto agitato e che purtroppo trova spesso anche spazio all’interno delle proposte delle forze progressiste e di centro-sinistra, non può essere affrontato in termini di ordine pubblico né può, in nessun caso, essere accomunato al problema della immigrazione.
L’obiettivo delle politiche sull’immigrazione quindi, deve essere quello di finalizzare l’intervento delle Amministrazioni pubbliche all’integrazione sociale dei cittadini stranieri con il resto della cittadinanza dei Paesi ospitanti, nel rispetto delle diversità culturali e religiose. L’obiettivo delle politiche sull’immigrazione deve essere l’estensione dei diritti di cittadinanza, che devono basarsi sul rispetto della persona e della vita umana, indipendentemente dalla nazionalità.
In questo senso si ispira il programma triennale regionale presentato dalla Giunta regionale. Si tratta del secondo piano. Il primo fu approvato dal Consiglio regionale nel 1999, dando attuazione alla nuova legge regionale sull’immigrazione, la 2 del 1998. L’esperienza del primo piano triennale, che trova poi nei piani attuativi annuali gli obiettivi e le risorse concrete di realizzazione, è stata positiva sia nel merito degli interventi sia nel metodo, perché ha visto crescere e consolidarsi una struttura di coordinamento e di coordinazione tra i vari soggetti che si occupano e si interessano di questo problema: la Regione, gli enti locali, le associazioni di volontariato e le associazioni degli immigrati.
Questo secondo piano triennale ha ottenuto il parere favorevole della Consulta regionale per l’immigrazione e anche della Conferenza regionale delle autonomie. Esso è stato quindi costruito in sintonia con le richieste e le opinioni dei soggetti direttamente coinvolti, sia dal lato dei bisogni sia dal lato della gestione concreta degli interventi degli enti locali.
Il piano prevede 9 aree di intervento. La prima è relativa agli interventi diretti alla integrazione e alla promozione della intercultura, che trova in particolare una modalità concreta di attuazione nella promozione dei mediatori culturali all’interno delle scuole. Una seconda area di intervento riguarda l’inserimento dei cittadini immigrati all’interno delle università, garantendo l’accesso agli strumenti del diritto allo studio, dalle case per gli studenti alle borse di studio, anche ai cittadini immigrati regolarmente nel nostro Paese. Una terza area di intervento riguarda il settore della formazione e lavoro per garantire ai cittadini immigrati anche un percorso formativo e di riqualificazione professionale. Una quarta area di intervento riguarda la rete dei servizi di informazione e di consulenza, sia ai centri polivalenti provinciali sia ai centri di informazione e accoglienza comunali, per dar modo ai cittadini immigrati nel nostro Paese di acquisire tutte le informazioni utili al loro inserimento. La quinta area di intervento riguarda gli interventi di prima e seconda accoglienza nei confronti dei cittadini immigrati: l’esperienza dei centri di accoglienza che si sono realizzati nella nostra regione è positiva, però oggi siamo di fronte ad un nuovo bisogno che è via via crescente e che richiede un altro tipo di strumentazione. Il bisogno è quello dell’accesso all’abitazione da parte dei lavoratori immigrati nel nostro Paese, un problema che trova grandi difficoltà per essere risolto, non solo per la carenza di abitazioni in affitto e per il costo dell’affitto delle abitazioni, ma anche per problemi di discriminazione etnica, culturale e razziale nei confronti di questi cittadini. Un intervento pubblico in questo senso, orientare la pubblica amministrazione verso la salvaguardia di questo diritto diventa prioritario. La sesta area di intervento riguarda la protezione sociale. Nella nostra regione in modo particolare si è già avviato, in collaborazione con il Ministero e le autorità statali competenti, un progetto per la lotta contro la tratta e la prostituzione. Con questo piano triennale si conferma questo filone d’intervento all’interno dell’area della protezione sociale. La settima area d’intervento riguarda la promozione e lo sviluppo dell’associazionismo, sia nel senso di supportare l’azione delle organizzazioni di volontariato che si occupano di questo problema, sia nel senso di incentivare l’associazionismo degli immigrati. L’ottava area di intervento riguarda progetti sperimentali, in modo particolare in questo piano triennale si delineano tre tipi d’intervento: uno riguarda un intervento per i detenuti stranieri nelle carceri della nostra regione che necessitano di una particolare forma di intervento rispetto al resto dei detenuti; un secondo tipo d’intervento riguarda i minori stranieri in attesa di rimpatrio, perché sempre più spesso emerge una difficoltà in occasione della espulsione di stranieri che sono minori e che non si possono immediatamente portare fuori delle nostre frontiere, di conseguenza è necessario approntare strutture e modalità di azione per affrontare questo fenomeno; un terzo filone di sperimentazione riguarda i progetti di inclusione sociale per le famiglie Rom. La nona area d’intervento è quella relativa all’informazione, alla comunicazione e agli studi e ricerche per avere una sempre maggiore conoscenza del fenomeno immigratorio nella nostra regione.
Le risorse a disposizione del piano triennale, che verranno poi definite in termini concreti nei piani attuativi annuali che dovranno essere fatti sulla base degli indirizzi generali e della pianificazione triennale, sono reperibili nel fondo nazionale per le politiche migratorie, nei fondi comunitari e in fondi propri della Regione.
Si tratta di un anno importante sul piano politico e sociale, che dà il segno di come questa maggioranza e questa Giunta regionale vogliono affrontare un fenomeno in crescita, dal forte impatto nei confronti della cittadinanza e dell’opinione pubblica, differenziandosi in maniera radicale dagli orientamenti dell’attuale Governo di centro-destra e dal vento razzista che spira in tutta Europa.
Annuncio infine che verrà presentato un ordine del giorno riguardante una situazione particolare che si è verificata nel comune di Fermo e che concerne alcune famiglie Rom che sono interessate a un progetto di inclusione sociale di quel Comune, ma di questo parlerò quando verrà presentato l’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei fare un breve intervento su questo argomento, su cui interverrà poi il nostro rappresentante in sede di Commissione, per esprimere una preoccupazione di fondo, legata al taglio che il consigliere Ricci ha dato alla sua presentazione, un taglio tarato politicamente, che non tiene assolutamente conto della situazione del nostro Paese, che soprattutto piega a ragioni di ideologismo politico un atto amministrativo come questo che pure avrebbe potuto, per la valenza sociale che ha, essere definito in maniera abbastanza collegiale. Dopo il taglio di questo intervento credo sia difficile giustificare un voto di adesione.
Volevo però cogliere l’occasione, nel rispetto del regolamento, per una brevissima replica all’intervento sbalorditivo del consigliere Silenzi, intervento di una scorrettezza inaudita, per il quale chiedo formalmente al Presidente una censura, perché non è possibile venire in quest’aula e stravolgere i fatti così come fatto questa mattina.
Intanto chiederò formalmente la modifica del regolamento del Consiglio regionale: viste le abitudini del consigliere Silenzi di arrivare tardi, sarebbe bene spostare la Conferenza dei presidenti di gruppo alle 11 e cominciare il Consiglio alle 12, perché non è possibile che il consigliere Silenzi sia sempre assente alla Conferenza dei presidenti di gruppo e poi faccia, come questa mattina, interventi in aula di questo genere.
Caro consigliere Silenzi, rispetto alla richiesta del suo gruppo, della maggioranza di questo Consiglio di limitare la seduta odierna alla sola mattinata – quindi non è una richiesta delle opposizioni ma una richiesta della maggioranza — abbiamo acconsentito alla riduzione della seduta, perché noi siamo sempre rispettosi delle esigenze politiche. Il Presidente aveva chiesto di non fare l’attività ispettiva, rispetto alla quale il consigliere Giannotti che lei ha tirato in ballo ha detto no. Abbiamo detto che la prima parte della seduta doveva essere destinata all’attività ispettiva (interrogazioni, interpellanze, mozioni) per consentire nella seconda parte della seduta la trattazione degli atti che la presidenza aveva posto. Io, questa mattina mi sono fatto carico di tutelare gli interessi del mio gruppo e credo dell’intera minoranza, rivendicando il fatto che ragioni politiche quali quelle poste non possono andare a detrimento delle esigenze delle opposizioni che hanno nell’attività ispettiva il loro punto di riferimento. Cerchiamo quindi di essere seri, perché dalla serietà dipende tutto.
Ho detto sì alla proposta di Gasperi perché credo che ci siano le condizioni, con un breve prolungamento del Consiglio, di trattare anche un argomento su cui ci sono tante cose da dire e tante risposte da dare ad interventi, anche qui altrettanto sbalorditivi, del Presidente che parla di “prestiti” rispetto alla scuola di talassemia, cosa che mi sembra di basso profilo rispetto alle responsabilità che ha la Giunta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. L’orientamento anche del nostro gruppo, ma in genere dell’opposizione di questo Consiglio regionale sugli atti amministrativi che riguardano interventi di sostegno, di finanziamento alle attività di questa rispetto all’altra branca, di solito è favorevole o comunque di astensione rispetto a un programma che è di destinazione di aiuti e di sovvenzioni. Quest’oggi dobbiamo modificare tale orientamento, alla luce della relazione fatta dal consigliere Ricci e alla luce dell’ampia e articolata relazione introduttiva dell’atto stesso, che è assolutamente lontana rispetto a quella che è la realtà di un fenomeno che non solo rappresenta forse l’elemento sociale più di preoccupazione per i governi nazionale e locali, ma è anche un fenomeno che ha delle punte e dei picchi di emergenza tali per cui non è più possibile nascondersi dietro ideologismi, pregiudizi, prese di posizione già confezionati, preconcetti, legati ad una lettura della realtà che è più ispirata da modelli ideologici rispetto a quella che invece è la pragmatica aderenza ad aspetti del fenomeno che devono essere colti, rilevati, studiati, sgombri da qualsiasi tipo di posizione preconcetta.
Questo è la conclusione dell’analisi svolta dal nostro gruppo a seguito della riflessione fatta sul tema, non solo localmente ma anche a livello nazionale. Dico questo perché definire, sia il contesto italiano come il contesto europeo, un ambiente nel quale spiri un vento razzista e xenofobo, tagliare cioè la discussione sulla manichea divisione tra buoni a cattivi, tra coloro che vogliono accogliere e coloro che vogliono respingere, già questa impostazione ci fa paura, perché lontanissima dalla realtà. Qui non c’è nessuno, caro collega Ricci, che vuole accogliere e qualcuno altro che vuole respingere tout-court. Gli italiani sono stati popolo di emigranti per tanto tempo, per decenni, dalla fine dell’800 a tutti i primi anni del ‘900, forse nessuno di noi, qui, non ha un parente lontano che non sia emigrato in America, in Argentina, in Brasile, in Francia, in Germania, in Belgio. Parlo del Belgio, posso parlare di Marcinelle e dei tanti minatori italiani che hanno perduto la vita, parlo della Germania in cui tanti lavoratori si sono resi protagonisti della ricostruzione della Germania anche negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale. Ma posso parlare di tutti gli altri Paesi del mondo: gli italiani sono andati, ci sono, sono addirittura di seconda, terza, quarta generazione e hanno conquistato non solo spazi ma anche grande rilievo sociale.
Noi siamo figli di quelle esperienze umane, sociali, di quei fenomeni, quindi non possiamo assolutamente riconoscerci in quella divisione manichea che è stata proposta, tra coloro che vogliono escludere e coloro che vogliono accogliere ed includere. Non è così. In Italia nessuno la pensa così. Noi che cosa pensiamo rispetto alla sinistra? Pensiamo che come gli italiani sono andati in America, in Belgio, in Germania, in Francia, in tutti i Paesi del mondo, rispettando le leggi di quei Paesi... Addirittura in America c’erano le quarantene, entrando nella baia di New York, dovevano aspettare 40 giorni per vedere se vi era una qualche malattia infettiva che potesse condizionare il tessuto sociale, la vita sociale americana. I nostri emigrati aspettavano 40 giorni, con i visti, i permessi, i timbri, i passaporti.
“Il rispetto della legge, il rispetto delle regole”... Quali regole? Quelle del Paese che ti ospita, prima di tutto. Poi le tue regole morali, etiche, religiose che ti porti dietro e che sono il tuo ineludibile patrimonio, perché gli italiani non si sono scordati di essere italiani quando sono stati all’estero. Però prima di tutto si sono ricordati di rispettare le leggi di quel Paese, dalla A alla Z, non qualcuna sì e qualcun’altra no, a seconda del volere religioso, intimo o del volere proprio, individuale. Tutte, dalla A alla Z.
Che cosa sta succedendo invece in questi anni, collega Ricci? Che qui si è invertito l’ordine, i diritti sono di coloro che vengono da noi, i doveri sono i nostri rispetto a loro. E’ questo il problema. Non è un’aria, un vento razzista, xenofobo, è la preoccupazione di centinaia di migliaia di italiani, di europei, di francesi, di tedeschi, di spagnoli. La preoccupazione di vedere calpestato quello che è il primo elemento essenziale per una integrazione, un incontro tra popoli, cioè il rispetto delle regole, delle leggi, dei regolamenti, soprattutto e prima di tutto da parte di chi entra i un Paese diverso dal proprio, entra in un’altra casa, in un’altra abitazione, in un’altra comunità. La prima cosa che deve fare è rispettare quella comunità e le sue regole, poi chiedere spazi, possibilità di integrazione, di lavoro, di coltivare la propria cultura, la propria identità, ma prima di tutto nel rispetto dell’altrui cultura, dell’altrui identità, altrimenti si perde non solo sicurezza sociale, perché se non si rispettano le regole non c’è sicurezza. Quindi non è un problema solo di sicurezza, ma si perdono anche volto, identità proprie, equilibri propri, della propria comunità. Siamo a questa situazione: il rischio, ma il rischio pratico, l’effetto pratico di tante posizioni è stato quello, ed è ancora oggi quello di vedere garantiti altrui diritti e pretese, senza garantire prima di tutto quelli della nostra comunità.
Posso fare tanti esempi. Il primo, clamoroso, è questo segnalato dalla relazione: quando si dice “regolarizzazione” si dice in realtà “sanatoria”, collega Ricci. Non è stata l’ennesima regolarizzazione quella del Governo Dini, è stata l’ennesima sanatoria. Sanatoria cosa ha significato in Italia? Che centinaia di migliaia di persone entrate clandestinamente, senza nessun visto, permesso, richiesta, timbro, domanda, addirittura in assenza di una certezza identitaria — nome e cognome, indirizzo, data di nascita, provenienza — sono state regolarizzate, si è detto “benissimo, state qui, vi accogliamo”. Senza visti e permessi, senza sapere da dove provenivano, senza sapere, nella maggior parte dei casi, come si chiamavano, alla sola dichiarazione degli stessi data in questura è stato fornito a queste centinaia di migliaia di persone un permesso, una identità, vera o presunta — io dico più presunta che vera, perché bastava una dichiarazione propria e di un paio di conoscenti: queste sono state le regolarizzazioni in Italia — un documento.
E’ il rispetto delle regole? La prima regola è quella di chiedere permesso di soggiorno, il permesso di essere parte di una comunità più ampia che è quella nazionale italiana, o europea. Lasciamo perdere i trattati: hanno sempre protestato nei confronti dell’Italia, la Francia e la Germania, poi invece entravano in Italia e il permesso italiano serviva “anche per...”. Professionalmente ne ho conosciuti parecchi di questi casi, perché poi siamo chiamati anche a fare difese d’ufficio ecc. Gente che entrava da noi perché diceva “devo raggiungere mio cugino che sta in Germania, entro da voi perché è più semplice, ci regolarizzano, non c’è problema”. E’ successo centinaia di migliaia di volte. Ecco il problema.
Altro esempio che si può fare. La regolarizzazione fatta in questa maniera non ha portato automaticamente ad una integrazione, perché se nella maggior parte dei casi si era clandestini, senza documenti ecc., c’era qualcosa che già in origine non andava, perché se una persona vuole integrarsi in un’altra comunità, vuole chiedere lavoro, la prima cosa che fa — gli italiani l’hanno fatto tutti, dal primo all’ultimo emigrante — è chiedere che cosa si deve fare per entrare nel Paese che vuoi sia la tua nuova casa.
Con queste regolarizzazioni, ma anche con questo mancato controllo di flussi malgrado le leggi che imponevano le quote ecc., non hanno neppure avuto minimamente l’idea di chiedere un posto di lavoro, un’integrazione, perché se quelle erano le premesse, le conseguenze sono state una vita fatta di episodi, se non di criminalità, se non di atti assolutamente gravi, gravissimi in qualche caso, in molti casi, perché la mafia albanese non ce la stiamo inventando noi, la tratta delle prostitute che vengono dall’est non ce l’inventiamo noi, i criminali italiani che hanno paura dei criminali albanesi, slavi ecc. non ce li inventiamo noi. Paura! Nelle nostre coste il controllo della prostituzione, del traffico, soprattutto di sostanze stupefacenti, è ormai tutto legato a esponenti extracomunitari.
Questo è il problema. Entrare in quest’ottica significa non dire “siamo da una parte razzisti, dall’altra no”, ma entrare in quest’ottica significa essere seri nell’approccio, consapevoli dei tanti problemi che ci sono. Allora, l’approccio deve essere questo sia a livello nazionale che regionale. Ecco lo sforzo che sta facendo la nuova legge: di legare al contratto di lavoro, di legare ad un meccanismo di sicurezza e di garanzia di coloro che vengono, che entrano, di legare ai bisogni veri, perché non dobbiamo essere nemmeno cinici sotto questo profilo. Si dice “non dobbiamo dire di no perché ci serve manodopera”. Ma l’uomo è una cosa che cinicamente deve essere valutata perché serve a riempire le fabbriche? Questa è la solidarietà? Mi pare che sia ben altro: utilitarismo, cinismo: “ci servono...”. Ma sono una macchina, una cosa? Sono esseri umani, quindi facciamo le analisi serie.
Su questo noi riteniamo di non essere assolutamente d’accordo nell’impostazione che è stata data e nell’approccio al problema. Per questi motivi votiamo contro questo atto, lontano dalla realtà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Questo atto amministrativo è passato in V Commissione con la velocità della luce, penso che sia arrivato e approvato lo stesso giorno, mentre io e il collega Pistarelli eravamo assenti per motivi di rappresentanza istituzionale. Siccome questo non capita mai, c’è un rapporto di cortesia nelle Commissioni, per cui si possono svolgere, nell’interesse di tutti, le discussioni e limarle all’interno di questi consessi prima di discuterne in aula, penso che sia la prima volta che capita, pertanto rispetto al rispetto delle persone che possono essere assenti per motivi sempre di rappresentanza istituzionale, gli incarichi sono molti. Quindi non abbiamo avuto nemmeno tempo di discuterne, l’atto è passato velocemente, senza andare al vaglio della minoranza.
Oggi il presidente della V Commissione Ricci, più che fare portare il discorso meramente alla legge l’ha portato su un dibattito più nazionale, sulle varie tendenze, sulla varia rappresentatività che in quest’aula c’è e che ha tendenze diverse rispetto al problema dell’immigrazione. Questo discorso ci porta fuori di questo atto amministrativo.
Io ritengo che in quest’aula non ci siano partiti xenofobi, anzi sono convinto che non ci siano partiti razzisti anche per quanto riguarda le tendenze religiose. Sicuramente sono nel Paese, ma fuori del Parlamento persone o gruppi che tendono a fare una questione di razzismo sulla pelle, sulle convinzioni politiche, sulle convinzioni religiose.
Dopo avere affermato che a mio avviso il voto che c’è stato in Francia è anche un voto di protesta, quindi un richiamo alla sicurezza — e penso che l’analisi del consigliere Pistarelli porti a questa conclusione — dico che in Francia non c’è il 20% di xenofobi ma c’è un Paese che vuole estrema sicurezza ed esercita un voto di protesta che subito dopo si è spento in parte.
Il Governo, oggi sta operando senza demagogia, cercando una soluzione che sia favorevole e anche rispettosa, come dice il presidente della Commissione Ricci, della persona — la centralità della persona è la nostra filosofia — che abita in questo Paese e che accoglie volentieri le persone che hanno la buona volontà di integrarsi in questo Paese.
Riguardo al punto 5) che parla di centri di accoglienza e di accesso alle abitazioni, nel piano sono compendiati gli aspetti della problematica, però tenendo presente la necessità che Regione e Province si facciano carico di azioni concrete, sia dal punto di vista economico che organizzativo, per reperire risorse, elaborare progetti. Penso che i singoli Comuni dovrebbero avere le risorse da spendere. Posizioni demagogiche rispetto ai problemi reali restano una cosa inapplicabile. Quindi diamo più contenuto a questi atti amministrativi che sono pieni di buoni propositi ma che poi, per l'attuazione, hanno bisogno di risorse, specialmente agli enti che si vogliono delegare.
La legge mi ha anche dato un motivo d riflessione sugli Iacp. L'Iacp potrebbe essere una risorsa, però sembra diventato un ente gestore di affitti e non promotore di una politica delle abitazioni, quindi ci sarebbe da rivedere anche la funzione di questi enti.
Riguardo al punto 3), formazione e lavoro ribadirei l'assoluta necessità di avviare percorsi formativi mirati degli immigrati, intendendo con ciò che tali corsi devono essere trasparenti, pubblicizzati al massimo e mirati alla reale formazione.
Da diversi anni ho un sospetto di clientela per quanto riguarda la questione dei corsi, cioè che alcuni corsi vengano accettati, certi signori si prendano addirittura corsi che vengono retribuiti. Quindi, dico attenzione a chi gestisce, perché un'operazione di controllo non farebbe male non solo su questi corsi ma anche su tante altre cose. Pensate a quel fatto che si è verificato qualche giorno fa e che ha riempito le pagine di giornali: si parla di tecnici che se ne vanno con il gruzzolo di abitanti di cittadine del maceratese distrutte dal terremoto. Penso che il presidente D'Ambrosio dovrebbe riflettere sulla possibilità di aprire un numero verde, perché le lamentele che ci sono su queste cose del terremoto sono tante. Se ci fosse un numero verde della Regione potremmo essere più giusti nel recepire e nel controllare le istanze della gente, perché c'è chi ha avuto una ricostruzione positiva mentre vi sono altri che hanno avuto problemi con tecnici che hanno avuto anche problemi di giustizia riguardo alle risorse distribuite. Quindi, se abbiamo buona volontà penso che sia una cosa semplice, prima di chiedere una commissione d'inchiesta che sarebbe una cosa importante e che secondo il nostro Statuto è possibile fare.
Per quanto riguarda gli altri aspetti della legge, in effetti in determinati argomenti la riterrei anche esaustiva. Riterrei necessario evitare quella forma di assistenzialismo che si sta propagando e che filosofeggia anche all'interno di questo atto amministrativo, che abbrutisce chi la riceve, che aiuta chi ha una cultura assistenziale e non si cala nella nostra cultura più fattiva, quella dell'italiano, del marchigiano, cioè bonomia ma fattività e voglia di lavorare. Un'integrazione è possibile, ma alcuni l'integrazione la respingono e questo è un fatto grave, perché essendo respinta l'integrazione si va verso vie più comode, quelle cui accennava il collega prima che sono le vie della delinquenza, con un valore zero alla vita umana e magari con un aumento anche della delinquenza italiana che non è minore, sia la delinquenza dei "colletti bianchi" che quella comune. Dunque, la demagogia dell'umanitarismo va poi a colpire la sicurezza della nostra nazione e dei nostri cittadini, quindi ci starei attento a fare questa politica, perché al centro della persona prima c'è l'italiano, il marchigiano, poi l'immigrato che è un ospite che si deve integrare rispettando le leggi, rispettando le persone, rispettando le nostre tradizioni, specialmente rispettando la legalità. Sottolineo questo: rispettare la legalità da parte di tutti ma in special modo dalle persone che vengono ad abitare nelle nostre terre e che invece costituiscono delle associazioni che non sono legittime, che vanno contro l'interesse della nostra nazione, anzi sono una sorta di nichilismo con possibilità di implosione nelle nostre zone, come già si è creato con la mafia russa e con certi traffici che sono stati fatti anche nelle Marche con quegli aerei che arrivavano e tanti traffici negletti — che poi si calano — allora sono stato sentito dalla commissione antimafia che venne nelle Marche, insieme ai colleghi Pacetti e Amati — in quel flusso di denaro che viene utilizzato, magari, da aziende decotte che riciclano denaro, che è la cosa pi pericolosa che ci sia, perché è un inquinamento economico che distrugge il tessuto della nostra regione che è sano, che è formato da una miriade di aziende che hanno voglia di fare, che hanno tenuto in piedi un miracolo, il "miracolo marchigiano" che per tanti anni è stato studiato nelle migliori università inglesi ed americane.
Mentre della legge si poteva discutere meglio, il fatto che sia stata portata a livello ideologico, che sia stata usata per scaraventare un atto amministrativo contro un Governo che in effetti sta studiando il problema per difendere i propri cittadini ed accogliere le forze positive che ci sono e che vogliono abitare e lavorare nella nostra nazione, il nostro voto, insieme a quello degli esponenti di An sarà contrario, pur nella costruttività del discorso che ho fatto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Alcune brevi considerazioni su questo atto che ritengo particolarmente importante.
Credo che il consigliere Andrea Ricci verificherà e riferirà con più precisione se le cose in Commissione sono andate davvero come i due consiglieri di minoranza sostengono. A me non pare, credo che ci sia stata una procedura normale, quella della nomina dei relatori e poi la discussione, ma spesso nella Commissione V la minoranza è assente e questo è un dato da mettere in evidenza. Però se questo è avvenuto nella specificità in cui è avvenuto lo riferirà con più precisione il consigliere Ricci...

FABRIZIO GRANDINETTI. Mai. Lei non può fare questa osservazione. Deve guardare prima gli atti...

ADRIANA MOLLAROLI. Ci sono state diverse assenze. Comunque, questo lo riferirà il relatore nonché presidente della Commissione.

FABRIZIO GRANDINETTI. ...e sappia che io sono Vicepresidente del Consiglio regionale delle Marche...

ADRIANA MOLLAROLI. Grandinetti, non l'ha fatto lei, questo rilievo...

FABRIZIO GRANDINETTI. ...e vado in qui consessi in rappresentanza del Consiglio. Perché poi c'è gente che dice stupidaggini per delle ore...

ADRIANA MOLLAROLI. Consigliere Grandinetti, non l'ha posto lei, questo problema. Se si risente, probabilmente denuncia un atteggiamento di senso di colpa rispetto a questo. Mi pare che l'abbia posto il consigliere Pistarelli.

FABRIZIO GRANDINETTI. ...in Commissione si parla ore sul nulla.

ADRIANA MOLLAROLI. Non è il mio caso... Non so a chi si riferisca.

FABRIZIO GRANDINETTI. ...lei parla ore: a casa ragioni sulle leggi e ci porti sinteticamente le sue idee.

ADRIANA MOLLAROLI. Io sono molto sintetica.

PRESIDENTE. Per favore...

FABRIZIO GRANDINETTI. Sintetica... Un'ora... Stia attenta quando inizia questi discorsi, che non sa dove portano.

ADRIANA MOLLAROLI. Stiamo accertando come sono andati i fatti in Commissione. Ritengo che il percorso sia stato corretto. Comunque non mi riferivo a una sua considerazione, consigliere Grandinetti, ma di Pistarelli.

FABRIZIO GRANDINETTI. ...non sa nemmeno i doveri che ha l'Ufficio di presidenza in Consiglio...

ADRIANA MOLLAROLI. Grandinetti, non mi riferivo a lei, lasciamo perdere... Comunque, spesso la minoranza è assente.

GILBERTO GASPERI. Allora perché non facciamo una cosa? Facciamo firmare l'entrata e l'uscita, sia in Consiglio sia nelle Commissione.

ADRIANA MOLLAROLI. Attrezziamoci. Non ho assolutamente problemi.

GILBERTO GASPERI. Da parte mia c'è tranquillità: ci sono sempre.

ADRIANA MOLLAROLI. Saremmo in due ad essere tranquilli.

GILBERTO GASPERI. Poi andiamo a vedere, anche quando vanno fuori, la differenza fra quelli di maggioranza, con le macchine della Regione, e quelli di minoranza con le macchine proprie.

ADRIANA MOLLAROLI. Non so di che cosa sta parlando.
Si sta accertando la procedura — lo farà il relatore — ma ricordo che il percorso è stato corretto. Se poi mi sbaglio, Grandinetti, sarò la prima a fare autocritica. Sarò sintetica, consigliere Grandinetti, come è nella mia prassi.
Questo è un atto significativo, molto importante, molto impegnativo, perché consente alla Regione Marche di dire come sta costruendo quello che io ritengo sia un percorso del futuro inevitabile, cioè la società multietnica. Credo che rispetto a questo dobbiamo decidere sul come farlo, perché il se farlo non appartiene alle nostre funzioni, nel senso che i processi di immigrazione, lo stato dei rapporti tra i Paesi del mondo e le diverse condizioni dei popoli del mondo ci spingono verso questa direzione. Il problema è come costruire la società multietnica. A volte, dal centro-destra che governa questo Paese e che è anche presente in molte realtà europee, mi chiedo se lo si vuol fare. Su questo permangono delle resistenze, e i richiami che sono stati fatti dal consigliere Andrea Ricci al contesto storico e alla contemporaneità credo che non siano assolutamente infondati. Quindi non c'è stata ideologizzazione nella illustrazione ma c'è stata una contestualizzazione di questo atto che stiamo discutendo, in questo preciso contesto storico, dove da parte di alcune forze del centro-destra in Europa si tenta di rimettere in discussione questo percorso, sia in termini ideali, quindi di riconoscimento dei diritti dei singoli, sia in termini di strategie politiche; rimettere in discussione alcuni assetti, le politiche comunitarie ed altro. Questo è il dato al quale è stato fatto riferimento nell'illustrazione e nella contestualizzazione di questo atto.
Se veniamo poi alla specifica situazione italiana, è bene riferire che le modifiche della "legge Bossi-Fini" alle quali si sta lavorando in queste ore, oltre ad essere gravemente lesive dei diritti umani così come è stato richiamato, credo stiano dimostrando una grande inefficacia. Il Governo non ha ancora deciso qual è la quantità dei flussi degli immigrati su cui il nostro Paese vuole attestarsi, deciso tra Governo e Regioni, così come è estremamente preoccupante — se non vogliamo chiamarlo xenofobia attribuiamogli pure un altro aggettivo — l'azione alla quale il ministro Bossi ha richiamato in queste ultime ore i medici, addirittura negando agli immigrati il diritto alla cura, alla salute che io credo sia riconosciuto dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e anche dagli accordi di Nizza.
Questo è il contesto. Oltre a dire questo mi preme ricordare che la "legge Turco-Napolitano" non si ponesse con molta efficacia la questione del battere la clandestinità, di come colpire i clandestini e i risultatici dicono che 61.000 sono gli espulsi in applicazione di quella legge. Quindi mettere in discussione l'efficacia di quella legge che ha prodotto questi risultati credo sia inopportuno, mentre voi proponete delle modifiche che rischiano di mettere in discussione chi ha già acquisito una situazione di regolarità. Quindi, se vogliamo attenerci al contesto e ai dati, credo che occorra fare molta riflessione.
Quali sono le caratteristiche positive di questo atto? Mi pare che con questo atto noi stiamo costruendo, con azioni mirate e significative, una società multietnica che si fa carico delle questioni dell'immigrazione in maniera molto seria. Il primo piano era sicuramente segnato da un contesto dove dominava l'emergenza, invece qui si definiscono azioni che a mio parere ci permetteranno di realizzare nella nostra regione e risolvere anche i problemi di come le Marche vogliono e stanno attrezzandosi rispetto a questo problema.
Le azioni sono quindi state indicate, sono state illustrate, io ritengo che siano estremamente positiva.
Rispettare le regole, certo. Due considerazioni, consigliere Pistarelli. Io credo che rispetto a questo fenomeno, come costruiremo questa società e quali regole e quali leggi darci, credo che dobbiamo vivere in una situazione di grande dinamicità. Costruiamola insieme, ragioniamoci.
Alla luce dei fatti recenti mi preme soltanto mettere in evidenza che probabilmente dovremmo, con più insistenza, lavorare nei confronti del mondo giovanile e del mondo scolastico perché davvero si possano rimuovere quelle cause di fondo, cioè favorire la conoscenza dei rapporti tra popoli, la conoscenza delle culture, per battere in maniera determinante e definitiva la discriminazione che molto spesso si genera non soltanto con atti ma anche con atteggiamenti culturali.
Alla luce dei fatti anche recenti, un'azione sulla quale bisognerebbe insistere è proprio questa: lavorare in direzione dei giovani affinché, attraverso lo strumento dell'approfondimento e della conoscenza della cultura, delle lingue dei vari popoli, rimuovere quelle condizioni che impediscano la nascita di atteggiamenti discriminatori.
Sono convinta che il nostro gruppo voterà questo atto, lo ritengo significativo e dignitoso per una Regione che affronta concretamente la questione del costruire dalle Marche e nelle Marche una società dove si possa vivere insieme senza discriminazione, nel rispetto reciproco, perché credo che questa sarà la società del futuro, sarà la nuova frontiera di libertà e di mondializzazione verso la quale vogliamo andare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Inizio con una battuta che non riguarda gli immigrati. Ho imparato dagli avvocati che gli imputati bisogna farli parlare meno possibile, perché quando gli imputati cominciano a parlare, in genere si rovinano per conto loro. Io mi permetto di dire, ironicamente, che se uno legge i contenuti di questo provvedimento a maglie larghe, sono abbastanza accettabili, perché si parla di interventi che, maggioranze di centro-destra, maggioranze di centro-sinistra, più o meno devono essere affrontati con le stesse soluzioni. Quello che sento di dover contestare sono la relazione fatta da Andrea Ricci questa mattina e il testo scritto, alcune cose delle quali leggo. Sono analisi di tipo sociologico assolutamente inaccettabili. Tutto il secolo che ci troviamo a vivere è caratterizzato dall'estrema mobilità. Il viaggio una volta era un evento, quando un uomo faceva il viaggio ci scriveva un libro, L'Odissea, fino ai viaggi di Marco Polo, di Matteo Ricci ecc. Ogni viaggio era un evento talmente straordinario che rimaneva nella storia della letteratura. Oggi il viaggio — aggiungo il trasferimento di persone da un posto all'altro — è la normalità. Che ci si debba spostare è ormai normale. Noi disponiamo di una mobilità così forte in cui è evidente che tutto questo secolo sarà caratterizzato da spostamenti non solo di persone ma di grandi quote di popolazione da un posto all'altro del mondo per motivi economici, sociali, anche di adattamento di clima, di condizioni migliori di vita dal punto di vista ambientale. E' quindi ineludibile che si dovrà parlare di immigrazione, di trasferimenti. Chi non coglie questo processo è fuori dalla gestione degli eventi sociali, politici ed economici.
Cos'è che crea allarme sociale? L'arrivo senza regole, la residenza senza regole, il lavoro nero competitivo senza regole. Queste sono cose che creano allarme sociale, quindi ricadute estremamente negative su questo che è il fenomeno moderno.
La relazione scrive cose incredibili. Nella prima parte si dice: "La percezione per lo straniero in una certa fase rappresenta un pericolo per l'insieme dei privilegi degli italiani". Ma quali "privilegi"? Gli italiani hanno dei diritti acquisiti con le leggi. Qui non ci sono privilegi, ci sono condizioni. Queste condizioni sono messe in stato di allarme dalle cose senza regole di cui dicevo.
Più avanti si dice: "I discorsi che affermano che i problemi degli immigrati si risolvono nei loro Paesi di provenienza sono elusivi e mistificanti nella misura in cui l'impegno e la solidarietà hanno poco a che fare con la questione degli immigrati". Credo che se si riesce in parte a gestire questi fenomeni di cattive condizioni di vita delle popolazioni, trattenendole dove le persone sono nate, vivono, hanno la loro storia, le loro radici perché è un discorso elusivo e mistificante? L'immigrazione obbligata da condizioni inaccettabili di vita dovrebbe essere un'eccezione, non la regola. Quindi, secondo me gli interventi degli Stati, dei Governi e delle organizzazioni di volontariato nelle zone di alta immigrazione sono una cosa estremamente utile, anche perché l'immigrazione determina competizione da sfruttamento, perché una quota significativa di immigrati svolge lavoro nero in condizioni non assimilabili a quelle dei residenti. Non è un fatto positivo, non è una grande azione di solidarietà. Mi permetto di dire che in questa visione le associazioni degli industriali paradossalmente si trovano molto vicine alle associazioni iper garantiste dell'estrema sinistra, perché per gli industriali più massa di manodopera c'è in condizioni di forte competizione, più corrono gli interessi del profitto. Mi sembra strana questa associazione, io sarei piuttosto prudente su queste cose.
Il tono di questo programma triennale non mi piace per niente. Viceversa, paradossalmente, sulle misure credo che c'è analogia di comportamenti tra le Regioni italiane, perché i problemi sono la casa, il lavoro, l'assistenza tecnica all'integrazione, il problema della lingua, il problema dell'accesso ai diritti, alle informazioni, una parificazione rispetto ai residenti.
Adesso dirò una cosa terribile: noi dobbiamo far diventare italiane queste persone. Questo è lesa maestà ai diritti degli immigrati? No, io credo che debbano diventare realmente italiani. Che poi conservino la storia della loro provenienza ci mancherebbe altro, tra l'altro negare le radici non ha senso, però noi dobbiamo porci il problema pensando a quello che ha fatto l'antichissima Roma duemila anni fa: duemila anni fa erano molto più avanti, si diventava cittadini di Roma. Gli abitanti della Palestina diventavano cittadini romani, avevano gli stessi diritti e sono diventati anche protagonisti della storia di Roma, anzi ricordo un imperatore di Roma proveniente dalla Romania, perché era cittadino romano. Questo è il concetto che dobbiamo mutuare, senza aspetti di colore della pelle e altre storie che non hanno senso.
Le isole di diversità fortemente legate ai propri comportamenti creano conflittualità. Ogni qualvolta si crea un'isola con regole diverse dal contesto culturale, sociale, economico si determinano forti conflittualità che finiscono male.
Un altro aspetto è relativo agli appartamenti. Un sindaco di una cittadina della nostra regione qualche giorno fa a un convegno ha detto che nella sua cittadina, su 18 alloggi popolari 14 sono stati dati a cittadini extracomunitari, perché di fatto, nel meccanismo delle regole succede che persone con scarso reddito e con alto indice demografico — hanno molti figli — finiscono ai vertici della graduatoria. Il problema non è che non ci sono case, anzi sempre di più le case delle graduatorie comunali vanno a cittadini extracomunitari. Eventualmente il problema sarebbe di stabilire le quote, anche se è vero che la nostra è una delle regioni italiane con il maggior indice di case in proprietà. Tra il 75 e l'80% di famiglie marchigiane hanno la casa in proprietà, che è un indice altissimo, fra i più alti d'Italia. Nel 20-25% di coloro che non hanno la casa in proprietà in questo momento una quota significativa la conquistano i cittadini, parificati ovviamente, extracomunitari, perché hanno più titoli nelle graduatorie. Il problema dell'immigrazione è complesso, un problema molto particolare. Ho visto le leggi: c'è una stranezza in queste leggi, tanto che ho constato più volte che accade che cittadini non extracomunitari, per bene, con possibilità di lavoro non riescono a regolarizzarsi, mentre persone che delinquono sono poi perfettamente in regola. Non riesco a comprendere come accada ma è così. Molte persone che compiono reati hanno un regolare permesso di soggiorno in Italia, mentre tantissimi che non hanno permesso di soggiorno sono persone che invece contribuiscono al benessere dell'economia nazionale e al benessere loro e delle loro famiglie. Ci deve essere qualche meccanismo che va rivisto, non so perché questo accada, ma bisognerà trovare dei nuovi indicatori.
L'atto l'avrei scritto in maniera diversa, pur essendo i problemi che si citano — quello della protezione sociale, quello dell'associazionismo, quello della comunicazione, della lingua ecc. — condivisibili da qualsiasi maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Voglio svolgere solo brevi considerazioni politiche, in quanto la discussione che oggi affrontiamo avviene in un contesto molto cambiato, di cui, purtroppo, si è persa la memoria storica per diversi motivi che non ho tempo per affrontare. Tuttavia non bisogna dimenticare che il nostro popolo è passato da popolo di emigrati a popolo di immigrazione e questa immigrazione ha assunto in Europa e anche nel nostro Paese caratteristiche di massa, tanto da far chiedere alle forze della destra europee e anche italiane la chiusura delle frontiere, perché la consistenza di questa immigrazione di massa, secondo una cultura arretrata, modificherebbe — l'abbiamo sentito dall'intervento che mi ha preceduto — gli equilibri demografici e democratici dell'occidente. E non è un caso che proprio per queste considerazioni il gruppo di Alleanza nazionale e gli altri gruppi della destra hanno annunciato il loro voto contrario rispetto a un atto che dovrebbe essere votato in maniera unanime, perché un atto istituzionale avanzato.
Le Marche non sfuggono al contesto che in maniera così semplificata ho descritto, perché anche le Marche hanno una presenza di immigrazione di massa del 2,5%. Se si considera che su una popolazione totale di 1.460.000 abitanti, gli immigrati sono circa 31.000, ciò è evidente. Le attività regionali da questo punto di vista si conformano ad una normativa nazionale, per la precisione il Dpr 31 dell'agosto 1999, n. 394 che i Governi di centro-sinistra, dopo un vuoto assoluto avevano realizzato. Oggi sono contento che questo fatto venga esaltato, perché è in atto anche da questo punto di vista una restaurazione. Siamo in una fase di blocco normativo politico e culturale di quegli atti democratici che costituivano una risposta avanzata di equilibrio, che distinguevano tra le diverse modalità, compresa la necessità del rientro e del rimpatrio.
Rispetto a questo blocco stanno avanzando più proposte inquietanti di tipo autoritario, di tipo razzista, e la "proposta Bossi-Fini" non sfugge a questa impostazione. Siamo di fronte ad una pericolosità della destra. Noi Comunisti italiani avevamo, inascoltati, descritto in tempi utili questa pericolosità, ed oggi non solo in Europa ma anche in Italia c'è la necessità dell'unità anche rispetto alle questioni dell'immigrazione, da parte delle forze democratiche, da parte di quelle forze che cercano in Europa e in Italia una concezione diversa dell'inserimento, dell'integrazione. Non una concezione di controllo che equipara la libertà di movimento delle persone a fenomeno da controllare ad uso di manodopera. Siamo in presenza di una concezione che tratta le persone, gli immigrati, nostri fratelli e nostre sorelle, come nuovi schiavi e nuove schiave.
Non è l'immigrazione che crea il problema della sicurezza o dell'insicurezza. Domandatevi perché avviene il flusso migratorio. E' la storia a dirlo: perché ci sono condizioni di miseria, dittature, guerre che hanno spinto e spingono i popoli a migrare altrove, ma è anche il frutto di quella globalizzazione che non è democratica e che, viceversa, da dieci anni a questa parte ha assunto accelerazioni che hanno posto la Confindustria del Venezuela a deporre il presidente democraticamente eletto, sostituendolo con un fantoccio.
In questo contesto internazionale molto denso di preoccupazioni affiorano anche tendenze non solo di difesa ma di riscossa rispetto alla salvaguardia dei diritti, e il programma triennale che qui approviamo e che noi voteremo è avanzato; se mai il limite che non è stato riscontrato è un limite oggettivo posto dalle poche risorse, perché sono tante le necessità.
Ci sono le politiche sociali da onorare come quella del lavoro, la permanenza e il diritto alla casa. Da questo punto di vista bisognerebbe fare un passo in più affinché si potessero trovare atti normativi ed anche conseguenti risorse economiche per ricongiungere i nuclei familiari che oggi sono dispersi e sono la causa di drammi. Sono le istituzioni democratiche e non solo le attività di volontariato, pur lodevoli, che devono far fronte a queste necessità. Come pure l'associazionismo che, se visto in maniera non episodica ma conseguente e sorretto da atti concreti, può, in maniera necessaria e conseguente, disarticolare anche quei fenomeni su cui pescano la malavita e la criminalità. Come pure l'informazione e la ricerca, perché non bisogna dimenticare che gran parte degli immigrati che provengono dall'ex Europa orientale sono di alta scolarizzazione e potrebbero essere un valore e una risorsa, non già un problema. Come pure quel ruolo che oggi è ancora frammentato, ma che dovrebbe essere messo in rete, degli enti locali come attori decisivi per concretizzare le politiche verso l'immigrazione.
E' con queste considerazioni che in maniera schematica ho voluto riaffermare, che c'è una volontà — da qui si vede la differenza sostanziale tra centro-destra e centro-sinistra — di fare chiarezza sulle politiche dei diritti ed è per questo che noi voteremo il programma triennale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Vorrei chiarire subito una cosa. Su questa proposta di atto amministrativo si è completamente cambiato i modo di ragionare: invece di andare sul concreto si è passati subito sull'argomento "da una parte ci sono i razzisti, dall'altra parte no". Chiariamo subito una cosa fondamentale: questo Governo è il Governo che ha dato il diritto di voto agli italiani che sono emigrati. Questo Governo, le forze di minoranza che sono presenti in quest'aula sono le forze che hanno il diritto di votare agli emigrati italiani residenti all'estero.

MARCO LUCHETTI. Abbiamo deciso insieme.

GILBERTO GASPERI. Non abbiamo deciso niente insieme, perché voi avete avuto cinque anni. Addirittura tu vieni da un partito che è stato al Governo per cinquant'anni e il diritto di voto non l'ha mai dato. Dobbiamo quindi dire pane al pane e vino al vino.
Non possiamo cambiare il modo di affrontare un problema dicendo "visto e considerato che esistono delle persone che vengono non in Italia ma nell'occidente a cercare lavoro perché sono in una situazione di degrado a livello economico e familiare...". Non possiamo confondere questo con il timore che c'è negli ultimi anni. Dodici anni fa, quando sono venuti i polacchi a Roma e hanno fatto crollare il valore degli immobili in un quartiere fra i più ricchi della città, poi gestito dalla manovalanza della malavita, nessuno si è scandalizzato di questa immigrazione clandestina: fuggivano da quei Paesi che voi ci indicavate come il paradiso terrestre. Noi li abbiamo accolti, solo che i problemi si vengono a creare in quei ghetti che abbiamo mantenuto in quelle zone di disagio, immettendo persone, gruppi che vengono guidati e gestiti dalla malavita pura. Non malavita italiana, la loro malavita, pura. Ecco i confronti strani e particolari. Questo ha portato a una situazione di ampio degrado.
Alleanza nazionale le distanze da Le Pen le ha prese in modo concreto, ma il relatore di questa legge ha detto una bugia quando ha affermato che nella seconda tornata elettorale è stato ridimensionato. Nella seconda tornata elettorale Le Pen ha preso 4 milioni in più di voti, non è vero che è stato ridimensionato, sono aumentati ancora di più coloro che volevano protestare. Allora il problema esiste e noi lo dobbiamo affrontare, perché è di ieri l'uccisione di quel rappresentante della destra in Olanda. Non si potrà dire che era nazista. Tra l'altro era sposato con una figlia, e si dichiarava omosessuale: non può essere stato razzista nei confronti di nessuno, mi sembra una cosa logica. E' stato ucciso da uno che scende a difendere gli animali, come Hitler che accarezzava i cani e i gatti, grande difensore di animali, poi aveva istituito una diavoleria assurda come i campi di concentramento. Questo ha fatto la stessa cosa: un animalista che è andato a uccidere persone che in modo democratico portavano avanti le loro idee.
Fatto questo tipo di analisi — ognuno deve guardare dentro la propria coscienza e dentro la realtà del proprio partito — andiamo a vedere cosa sta facendo la Regione Marche per coloro che si trovano in queste difficoltà. Io sono stato a Bruxelles alla manifestazione che ricordava la tragedia di Marcinelle. C'era là uno della maggioranza con la moglie, che non è venuto, e non faccio i nomi, a differenza di quello che hanno detto alcuni della maggioranza. Ed era di sinistra, non di destra, perché di destra c'ero solo io.
C'era la rappresentanza del Governo, l'attuale segretario dei Ds, eravamo tutti assieme schierati, perché eravamo guidati dall'on. Tremaglia. Ebbene, cari signori, gli italiani emigrati che erano là il sottoscritto li ha fatti entrare con i tesserini che sono stati dati anche dal sottosegretario, anche da Tremaglia, anche da altri consiglieri, in quanto non potevano entrare ad assistere alla cerimonia — pur residenti là — e a quel rinfresco che la popolazione belga aveva offerto.
Noi tutti — non parlo della maggioranza — abbiamo dato dei finanziamenti a coloro che ci rappresentano a livello locale. Guarda caso, come in Svizzera, in Francia sono guidati da gente iscritta alla Cgil, non ad An o simpatizzanti di An. Addirittura qualcuno fa parte degli alti gradi della rappresentanza degli emigrati, e non hanno fatto assolutamente niente per agevolare la realtà e le posizioni di queste persone. Addirittura si è scoperto che lo Stato italiano era razzista. E allora, cari signori che guidavate i sindacati, dove eravate quando lo Stato italiano prendeva due quintali di carbone per ogni emigrato che lavorava in Belgio? Perché non è stato denunciato? Però gli emigrati italiani quando andavano all'estero non facevano la quarantena solo là, la facevano anche in Italia: si faceva a Verona dove si fermavano tutti i treni carichi di italiani e a questi venivano fatte tutte le analisi; se non avevano il certificato medico di sana e robusta costituzione fisica non potevano andare né in Austria, né in Svizzera, né in Germania, né in Francia, né in Belgio, né in Olanda, né in altri Paesi.
Questo non è un filo per dire "abbiamo visto, attraverso gli occhi dei nostri emigrati qual era la situazione, che oggi dobbiamo riversare su queste popolazioni". No, assolutamente. Però dobbiamo pretendere, per difendere i gruppi più deboli che vi sono anche da noi in Italia, che questa immigrazione sia gestita non dalla malavita, dai delinquenti, dai banditi, dalla mafia russa, ma dalle strutture statali e non dal volontariato, come sta avvenendo, perché qui si doveva anche scrivere quanti finanziamenti prendono coloro che gestiscono queste realtà. Quando ci sono delle famiglie che hanno bisogno di prendere l'extracomunitario per far assistere la nonna o il nonno che stanno male o perché non vogliono più avere problemi e affidano a queste persone la madre e il padre di una certa età dopo che hanno loro portato vie l'eredità, lo vanno a prendere dentro quelle associazioni che sono finanziate da noi, cioè dallo Stato italiano, e noi andiamo a pagare queste persone in nero perché non hanno niente di regolarità.
Per quale motivo queste cose non le dobbiamo dire? Quando è stato presentato questo progetto, tappandosi il naso poteva essere votato, ma nel momento in cui si vuol far vedere che c'è del razzismo da parte dei partiti che sono al Governo, allora vi dico che questa mattina qui si è verificata una realtà di cui è responsabile la Regione, poiché attraverso lo Stato italiano noi possiamo intervenire nei confronti di quei bambini talassemici, bisognosi, attraverso azioni di preparazione, non facendo venire i bambini coni genitori e dando loro l'elemosina, ma cercando di mettere su una struttura, una scuola per poter preparare dei medici che poi vadano a operare direttamente nei territori dove sono residenti. Questo è un modo più concreto, più genuino per intervenire su quelle realtà di grande disagio.
L'altra questione riguarda il fatto che i lavoratori italiani, figli o nipoti di emigrati che sono stati in Argentina — lo chiedo al consigliere D'Angelo, che si è battuto in concreto, ma nonostante sia in maggioranza non ha ottenuto niente — non hanno ottenuto alcuna strada prioritaria, privilegiata per poter tornare in Italia. Vivono in situazioni di grande disagio, però finché c'erano i nonni che facevano comodo che ci mandavano una parte di soldi eravamo tutti contenti, perché allora affrontavamo i problemi economici anche con i soldi dell'emigrazione. Oggi che questi vivono in una situazione di grande disagio e in una realtà assurda non facciamo assolutamente niente per queste situazioni, non facciamo altro che dare una parte di soldi alle amministrazioni del posto, per permettere al sindaco, agli assessori o a qualche rappresentante sindacale di andare a fare il viaggio gratis per andare a vedere come stanno gli emigrati argentini, venezuelani o di altre parti. Questo è immorale, questo è razzismo: "io ti aiuto e ti faccio vedere come stanno", ma non facciamo niente per aiutare la realtà in cui si trovano.
Sono perfettamente d'accordo a far entrare lavoratori extracomunitari, però conosco molto bene queste realtà, perché nell'ambito della mia famiglia io e mio fratello siamo sposati con due extracomunitarie, quindi conosco tante problematiche. Mia moglie è di un Paese che era molto più ricco dell'Italia, ed è diventata extracomunitaria dopo trent'anni di regime comunista.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Presidente, colleghi, ritengo che questo atto amministrativo sia di estrema importanza perché va ad intervenire su una problematica drammatica, quella del flusso migratorio delle persone. Quindi è indispensabile più che mai cercare di governare questo flusso senza criminalizzare, senza marginalizzare, senza generalizzare. Da sempre il problema è esistito nell'antichità, nella storia, quello dei flussi migratori di persone, magari in un primo momento legati a fattori climatici, successivamente a fattori politico-economici. Oggi, più che legati al fattore climatico i flussi migratori sono legati al problema politico-economico. In molte realtà della terra, come sappiamo, ci sono situazioni di povertà estremamente forti che rendono impossibile una vita degna di questo nome. E allora è chiaro che le spinte di questi flussi migratori diventano fortissime ed è chiaro che vanno regolamentate, ma voglio dire a tutti coloro che affermano con enfasi che i flussi migratori vanno bloccati, che un modo per bloccare questa marea di persone in cerca di sopravvivenza, è un intervento che riporti equilibrio economico nel mondo. Solo così si possono limitare i flussi migratori, perché conseguenza di uno squilibrio economico sempre più forte tra una parte del mondo ed un'altra.
In questo contesto prendere atto degli immigrati è dovuto, ed è importante che in Italia, come nella nostra regione ci si muova in modo tale che non ci sia una marginalizzazione di questa componente di immigrati extraeuropei, che non ci sia una omologazione di "malavita uguale immigrato", perché non è così. La malavita va perseguita, la criminalità va perseguita, ma guai legare la malavita al fenomeno dell'immigrazione, non è questo. Molti immigrati hanno dimostrato di essere persone altamente serie e capaci di inserirsi nel tessuto sociale italiano, basta fare un riferimento a quella miriade di lavoratori che sono stati inseriti nell'industria italiana del nord, in lavori che ormai gli stessi italiani non vogliono fare più e si sono integrati, lavorano con attenzione e anche con professionalità. Basta pensare al settore delle collaboratrici domestiche, delle assistenze per anziani. Gli immigrati sono diventati fattori importantissimi di cui non si può fare a meno. Oggi l'Italia non può fare a meno di questa gente. A queste persone va allora data la possibilità di integrarsi nella società italiana e non di essere marginalizzate, emarginate.
Vorrei ricordare che l'Italia è stata nel passato un grande Paese che ha prodotto un numero impressionante di emigrati in tutto il mondo. Considerate l'Argentina, dove il 40% della popolazione è di origine italiana. Lo stesso poeta argentino Borch, nelle sue affermazioni diceva "non posso considerarmi un buon argentino, perché non ho nemmeno una goccia di sangue italiano". Noi, come Italia dovremmo conoscere molto bene il fenomeno legato ai flussi migratori, perché in passato la situazione economica, del dopoguerra soprattutto, ha portato valanghe di persone a colonizzare il pianeta, a cercare lavoro. E vorrei ricordare che emigrato significa ricchezza economica, ricchezza culturale, perché ho sempre sostenuto nella mia esistenza che la diversità, là dove si va a conoscere, là dove si va a confrontarsi, è elementi di ricchezza culturale. Qui ci troviamo non solo di fronte a un elemento di ricchezza culturale, ma anche di fronte a un elemento di ricchezza prettamente economica.
Volevo dire a Gasperi che non dobbiamo ripetere gli errori commessi in passato da altre nazioni europee, quelle nazioni nelle quali gli italiani bussavano alle porte per cercare un posto di lavoro, per cercare una vita decente che potesse in qualche modo contribuire, da un punto di vista economico, alla loro sopravvivenza e alla sopravvivenza delle loro famiglie che erano rimaste in Italia.
Non vanno ripetuti gli errori che sono stati commessi in Germania nei confronti degli emigrati italiani che venivano ghettizzati, marginalizzati e sfruttati solamente come elemento di bassa manovalanza. L'italiano invece, con il tempo, ha dimostrato che non solo elemento di bassa manovalanza e oggi è apprezzato non solo in Germania, per le sue capacità, ma in tutto il mondo.
Non dobbiamo dimenticare quando, in Svizzera o in Germania, agli ingressi dei bar mettevano il cartello "vietato l'ingresso ai cani e agli italiani". Non possiamo dimenticare questo. Bisogna quindi ricordare bene quello che è accaduto agli italiani e in questo senso adoperarsi affinché in Italia, nella nostra regione sappiamo valorizzare questo elemento di ricchezza, e quando si parla di vite umane è sempre un discorso di ricchezza. E' anche importante avere un'attenzione per tutti quegli italiani discendenti degli emigrati italiani all'estero, soprattutto nel Sudamerica, in Argentina e in Venezuela. E' importantissimo che in questo contesto dell'immigrazione sia fatto uno sforzo affinché venga creato qualche canale, non voglio dire privilegiato, di maggiore attenzione nei confronti dei discendenti degli italiani che si trovano in Argentina, in una situazione economica disperata. Io lo so, perché ogni giorno, avendo questi contatti, ho telefonate di persone disperate che chiedono aiuto per rientrare in Italia. Ebbene, è importante creare questo canale di attenzione verso i discendenti degli italiani in Sudamerica, perché rientrano in questo contesto legato ai flussi migratori.
Non si può affrontare questa problematica dei flussi migratori con leggi tipo quella presentata dal Governo, la cosiddetta "legge Bossi-Fini", ci vuole attenzione per la vita, attenzione ai valori umani, attenzione alla dignità, attenzione al riconoscimento di una vita degna di questo nome per tutti gli organismi viventi, attenzione affinché ci sia un vero riequilibrio delle risorse economiche, perché fin quando ci saranno queste differenziazioni nel mondo tra Paesi che muoiono di fare e Paesi straricchi che consumano il 90% delle risorse economiche ed energetiche del pianeta è chiaro che i flussi migratori non si fermeranno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Con sincera preoccupazione ho assistito attentamente agli interventi e debbo dire che da tutti è stato vivamente posto l'accento su qualcosa che non va. Questo, senza scomodare Rousseau, nel XVIII secolo. Qui siamo di fronte al "Progetto di Dio, progetto degli uomini per la riorganizzazione umana della terra". Lunedì dovevo essere anch'io a Loreto, e mi sono scusato personalmente con don Angelo Comastri che è il mio padre spirituale. Ma ero impegnato in un'altra cosa parimenti importante. Vorrei riportare qui un'anticipazione su un libro che vi consiglio di leggere: L'erede di Roberto Pazzi, che riporta integralmente il testo di un dialogo tra Madre Teresa di Calcutta e il Santo Padre. In questo ho visto molto l'equilibrio istituzionale — ringrazio e mi scuso per non essere stato compreso — del consigliere Mollaroli. O in questo Consiglio la smettiamo di parlare di cose di cui "non ci frega niente", oppure ci sentiamo coinvolti in qualcosa di vero. Parlavo con l'assessore Cecchini e le ho fatto una proposta: organizziamo un'associazione, "L'Onu dei bimbi nella regione Marche". E' una sfida. La domanda che faceva Madre Teresa di Calcutta al Papa era: "Santo Padre, che cosa avevi capito?". Vedo che lei è molto sensibile a Fonte Avellana, alla Santa Casa di Loreto. So che quando parlo da cristiano e vengo a portare in aula il discorso sull'Antico Testamento rischio di essere considerato ridicolo e fuori dei tempi. La nuova geopolitica e il nuovo ordine mondiale ci impongono questa riflessione che parte dai bimbi. Allora, siamo in grado di sostenere questa sfida agli occhi del mondo? Io dico di sì, perché parlando con il Nobel per la pace Kofi Annan che viene qui a sostegno di certi discorsi... Ribadisco il grande equilibrio istituzionale dimostrato da te, presidente di quella Commissione, nei contrasti che ci sono tra queste maledette leggi che sono il vincolo morale, etico, filosofico, storico del terzo millennio.
Presidente, se io parlassi alla sua coscienza, quando vediamo i flussi degli immigrati che si muovono... Mio nonno andò in America con la valigia di cartone, fondando una compagnia che è la "Trenta Full Eloil Company". Mi padre ancora ha gli utili, perché il fratello andò in America. Mio padre si innamorò di mia madre — benedetto quel momento — e forse nacque questo equivoco storico, cioè Umberto Trenta.
Quando si fanno queste battaglie e ci si vuole differenziare a tutti i costi citando, evocando, parlando dei campi di sterminio, parlando di Le Pen, parlando del bambino scalzo dell'Islam, parlando della Palestina, parlando dei palestinesi e degli israeliani, il nuovo ordine mondiale Usa-Europa-Russia... Perché da questo nasce l'immigrazione e la fuga: da quelle realtà che questa gente si porta dentro e nella tristezza dei loro occhi, di quelli dei bambini che si trascinano dietro. Ero in un piccolo villaggio sopra Ascoli Piceno a celebrare la festa degli alberi per la scolarizzazione della cultura, della pace, dell'ambiente e del diritto internazionale. Noi siamo l'esempio vivente della negazione di queste cose. Quando fate i vostri interventi, scriveteveli, metteteli lì, dite "abbiamo fatto questo", facciamo una conferenza stampa e siamo a posto con le nostre coscienze. Ma quali coscienze? Un piano triennale che non ha certezza di risorse. E' una questione etica, morale e filosofica. Gian Mario Spacca, il tuo presidente, il mio presidente dell'Ugid nazionale ha preso il progetto "Università della pace" e ha detto "sarà il fiore all'occhiello dell'Ugid" e lo porterà all'Uniapac. Tu che sei assessore, un assessore strategico... Ascoltami, prendila sempre nel buono della nostra radice comune cristiana.
L'11 settembre 2001 è scolpito nella mente dell'America come un'immane tragedia, ma è possibile che la storia possa ricordare quella data come la svolta dell'ordine internazionale del XXI secolo. Ha posto fine ad alcune delle comode illusioni degli anni '90... Giannotti è "padre Brown", cristiano che si professa, va a battere petto tutti i giorni... Eccolo lì.
La politica internazionale era stata soppiantata dall'economia globale o da Internet... Presidente chiedo scusa, poi quando saranno trascorsi dieci minuti mi interromperò seccamente. Dicevo, ad unirsi alla campagna diplomatica e militare dell'America contro il terrorismo. La Russia è diventata un partner di quella campagna, la Cina ha fornito intelligence, i rapporti con l'India sono diventati più stretti nonostante l'utilizzo americano di basi pakistane per la guerra contro l'Afghanistan, gli Stati Uniti hanno fatto prudenti aperture nei confronti dell'Iran e i due Paesi sconfitti nella seconda guerra mondiale, Germania e Giappone, hanno abbandonato le loro precedenti autolimitazioni. La Germania inviando truppe oltre i confini europei, il Giappone dispiegando la flotta nell'Oceano Indiano lontano dalle acque territoriali. Nulla di tutto ciò era immaginabile sei mesi prima di quell'intervento. La Russia dovrebbe diventare partner a pieno diritto nelle discussioni politiche da cui dipende l'ordine internazionale.
Ma signori miei, vogliamo parlare di questa legge regionale facendo i bisticci tra di noi? Possiamo fare come "regione Marche regione di pace" un autorevole atto di sfida internazionale? Se la sente lei, con il suo spessore culturale, Presidente, di sostenere "L'Onu dei bimbi" qui, come proposta? Vogliamo fare delle proposte in piena assonanza con quel principio politico che sostenevate come maggioranza di governo e che oggi cercate di ribaltare dicendo "il Governo non ci ascolta"? E' questione di avere la capacità, la chiarezza, ma per fare questo bisogna avere il cuore dei bimbi che dicono come conclude Madre Teresa di Calcutta... Non merita questo sorriso di scherno, Presidente, il mio intervento.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non è un sorriso di scherno, Trenta. E' che è pesante...

UMBERTO TRENTA. Deve diventare pesante, così resta scolpito nelle nostre coscienze.
"La vicinanza della fine — morì di lì a poco. — le dava quella meravigliosa capacità di andare al cuore delle cose come i bambini, i suoi bambini, di cui avrebbe amato che mi circondassi come consiglieri come consiglieri più saggi dei miei ...". Puntuale il suo intervento di richiamo, Presidente, concluso il mio intervento. Io ho parlato alle coscienze, come sempre con la coscienza. Se qualcuno di voi è in grado di contraddire, di non trovarsi d'accordo su queste cose io rimetto il mio mandato di consigliere regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Questo atto che come gruppo della Margherita voteremo, lo consideriamo molto importante, un atto che sottolinea lo spirito con il quale il Consiglio regionale delle Marche intende agire nei confronti di uno dei più importanti fenomeni sociali del nostro tempo. Credo che i contenuti dell'atto stesso testimonino come le Marche siano in prima fila e abbiano ottenuto grandi successi nel merito della soluzione dei problemi che il fenomeno dell'immigrazione comporta nella sua complessità in tutto il territorio nazionale e in particolare siamo qui nelle Marche e parliamo della nostra regione.
Sono a sottolineare le caratteristiche essenziali di questo atto che non ripeterò, e a differenza di quanto è stato detto da parte del capogruppo di An circa la relazione che introduce questo provvedimento, siamo completamente d'accordo, anzi sottolineiamo che gli elementi fondamentali che sono stati evidenziati nella relazione e che sono alla base dell'organizzazione stessa dell'atto noi li condividiamo. Quando si dice che il Comune deve essere il centro del nuovo sistema, l'utilizzo del principio di sussidiarietà. Siccome questo dibattito l'abbiamo affrontato anche in Commissione con il consigliere Ricci, vedo che da questo punto di vista questo strumento non è il chiavistello della privatizzazione ma dobbiamo prendere atto che proprio attraverso questo principio si sono risolti molti problemi dell'immigrazione nella nostra realtà. E' un fenomeno che noi dobbiamo assolutamente tenere sotto controllo, l'abbiamo detto anche nel convegno sulla sicurezza tenutosi a novembre. Questo è un altro tassello di quello che la rete interistituzionale e gli enti locali possono offrire nel capire i fenomeni e nel leggere costantemente fenomeni che possono avere a che fare anche con i problemi della sicurezza, visto e considerato che le statistiche che sono state fatte ci dicono che il fenomeno immigrazione è visto, purtroppo, anche sotto l'aspetto negativo del "problema sicurezza".
Il quarto elemento è la valorizzazione e il sostegno della famiglia. Anche dal punto di vista dell'intervento sull'immigrazione dobbiamo tener conto della famiglia, cosa smentita dal "provvedimento Bossi-Fini", che addirittura si è posto contro il ricongiungimento della famiglia, contravvenendo fondamentalmente a un principio che noi vogliamo tutelare e difendere in questa nostra regione ma in tutta la comunità nazionale proprio per il valore essenziale, per la convivenza civile che viene ad avere il ruolo della famiglia.
Da ultimo il problema del contrasto, della esclusione sociale.
Il tutto comporta il rafforzamento, la necessità di intervenire sul piano educativo, dei giovani, come già è stato sottolineato, soprattutto attraverso lo sviluppo di tutte quelle forme di interculturalità che formino le nuove generazioni ad un ambiente adeguato, a una cultura adeguata a quelle che saranno le prospettive delle nostre comunità, perché di nuove comunità si tratta.
Voglio sottolineare una cosa passata un po' in sordina riguardante la prosecuzione dell'esperienza della consulta degli immigrati che è un primo passo verso quello che Ciccioli prima diceva rispetto a far diventare italiani gli immigrati. Noi dobbiamo pensare anche a questo e credo che l'avere istituito la consulta presieduta addirittura da un immigrato, sia un primo passo significativo nell'integrazione anche a livello istituzionale, degli immigrati.
Ma è chiaro che saremmo più efficaci nell'adottare questo atto se lo collegassimo in maniera più strutturata alla nuova realtà del piano socio-assistenziale. Mi sembra che occorre anche per questo atto, così come per il "piano giovani" una integrazione più forte con tutta la nuova strumentazione del piano socio-assistenziale che parte dalla formulazione dei piani di zona, con i bilanci sociali relativi, per adottare tutte quelle misure che sul territorio saranno adeguate per quanto riguarda l'intervento anche a sostegno delle situazioni cruciali degli immigrati.
Da questo punto di vista dobbiamo assolutamente attrezzarci, perché mentre fino ad oggi abbiamo potuto registrare una forte integrazione degli immigrati nel tessuto civile della nostra realtà, evitando frizioni che avrebbero comportato anche dei risvolti non secondari in termini di convivenza civile e di rapporto, dobbiamo tener presente che uno degli elementi, una delle questioni di fondo che purtroppo non trova, anche per esiguità di fondi, riscontro, è proprio la questione della casa. E' una questione che ci viene sollecitata anche dai ceti produttivi, proprio perché ci si rende conto che uno dei principali ostacoli alla integrazione ulteriore, laddove soprattutto c'è bisogno di manodopera, è il problema della casa.
Da questo punto di vista dovremmo attivare qualche cosa in più rispetto a quello che già si è fatto, anche attraverso l'accettazione dei non clandestini, cioè degli immigrati regolari nelle liste degli Iacp, ma dobbiamo andare oltre, e io credo che soprattutto laddove c'è la ricostruzione del terremoto si potrebbe fare qualche progetto specifico proprio per rafforzare la possibilità di una integrazione anche attraverso il sistema abitativo degli immigrati, cercando ovviamente non di costruire ghetti ma di far sì che vi sia una integrazione adeguata, in modo tale da evitare fratture nella nostra realtà sociale e civile.
Da ultimo sottolineo l'impegno che abbiamo nel contrastare i fenomeni di clandestinità. Da questo punto di vista è chiaro che i fenomeni di immigrazione, per come si presentano e come si sono presentati nella storia non possono non comportare, purtroppo, anche degli aspetti negativi. Noi citiamo sempre, giustamente, i fenomeni della nostra emigrazione per quello che sono stato, per le sofferenze che si sono incontrate, per gli atti di eroismo che si sono avuti e per la tanta solidarietà che anche noi abbiamo avuto laddove i nostri emigrati sono stati accolti, ma dobbiamo tener presente che neanche noi siamo stati immuni dalle nostre miserie. Probabilmente gli Stati Uniti d'America hanno presente quello che ha comportato l'immigrazione italiana negli anni '20 e '30, in particolare nelle città del nord degli Stati Uniti: i fenomeni malavitosi sono purtroppo connotati come fenomeni di sradicamento, ed è chiaro che di questo dobbiamo renderci conto tenendo gli occhi bene aperti per cercare di evitare contrasti. Cito per esempio alcuni progetti che la Regione Marche ha finanziato, come quello per evitare la prostituzione. Sono queste le cose che dobbiamo porre in campo per fare in modo che positivamente ci si ponga contro fenomeni che purtroppo non sono eliminabili ma sono contrastabili, e io credo che al di là della repressione, oltre la repressione dobbiamo adottare tutti quei provvedimenti di accompagnamento e di carattere sociale che ci aiutino a un inserimento adeguato anche di coloro che attualmente vengono in Italia con le false promesse di un'integrazione e trovano invece la strada della prostituzione e altre situazioni degradate.
Per questo noi riteniamo opportuno dare un voto positivo come abbiamo dato in Commissione, a questo atto, ritenendolo molto importante e ritenendo che sia importante che anche tutta la comunità e gli enti locali siano a conoscenza di questo sforzo della Regione Marche, di queste prospettive perché vengano massimamente valorizzate e sostenute da tutta la comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Intervengo perché sono stato tirato in ballo dal capogruppo di Forza Italia. Ritengo di non dover appesantire i lavori, ribadendo quello che ho detto in apertura circa le decisioni che prendiamo come gruppi consiliari e il fatto che molte volte la minoranza non è assolutamente unita, nel senso che si ha l'impressione che i presidenti di gruppo spesso rappresentino se stessi, perché a decisioni assunte noi veniamo in aula e ci sono consiglieri che autonomamente, legittimamente ritengono di non accettare le decisioni della Conferenza dei gruppi. Questo ho evidenziato. Oggi la questione riguarda il gruppo di Alleanza nazionale ma non è solo un fatto odierno. (Interruzione). Gasperi, fatemi finire a dire quello che vorrei rilevare, perché ha un valore politico: si richiede un voto nominale perché su quella questione si aprirà una polemica politica nel territorio, nella fattispecie di Pesaro e di Fano, dando una interpretazione che ritengo strumentale e sbagliata, nel senso che nessuno vuole sottrarsi da un dibattito, ma se c'è una decisione che concordiamo insieme si rispetti quella decisione. Questo era il senso del mio intervento, un intervento che punta a evidenziare perché non abbiamo votato la discussione di un argomento, in modo che politicamente, rispetto a una certa strumentalità possiamo dare questo tipo di risposta. Io evidenziavo questo, poi capisco che ogni consigliere può venire in aula e dire quello che ritiene, ma siccome la maggioranza non condivide le decisioni prese e i presidenti di gruppo rappresentano tutti i consiglieri, nella minoranza questo avviene molte volte. Questo volevo evidenziare e continuerò ad evidenziare, perché il Polo così unito non è, perché Alleanza nazionale, Novelli, altri consiglieri, disattendendo le decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo presentano loro proposte e quant'altro, alcune volte si è verificato anche da parte di Forza Italia, e comunque il Polo, o la minoranza o l'opposizione che dir si voglia non hanno questa rappresentatività, perché ci sono problemi di divisione. E allora, quando una proposta è strumentale come quella che è stata fatta oggi, per avere una ricaduta politica, noi abbiamo il diritto-dovere di evidenziare questo aspetto. Poi, se c'era una sensibilità particolare su una mozione particolare e la si riteneva prioritaria e importante, quando questo è avvenuto il più delle volte, nella Conferenza dei presidenti di gruppo si è accolta questa esigenza. Io ho voluto rilevare questo, poi rispetto alle altre cadute di stile del consigliere Giannotti rispondo come Grandinetti ha risposto ad un nostro consigliere: bisogna documentarsi per poi parlare, non si può parlare a ruota libera, sulle assenze e le presenze ci sono verbali, vanno consultati e non vanno fatte sparate che non hanno fondamento. Volevo riprendere questo perché non ha nulla di sbalorditivo quello che ho detto, coglie alcuni aspetti politici che riguardano il funzionamento della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'istituzione, ma hanno un valore politico di un Polo dove ognuno va per proprio conto, e questo politicamente mi sembra giusto sottolinearlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Vorrei rispondere ai rilievi fatti dal consigliere Grandinetti rispetto ai lavori della Commissione. Questo atto è stato esaminato in due sedute, la prima il 20 febbraio per la nomina del relatore, la seconda il 28 febbraio per l'esame e l'approvazione dell'atto. In entrambe le sedute il consigliere Grandinetti era assente, tuttavia non ho ricevuto nessuna richiesta di rinvio dell'esame dell'atto da parte del consigliere Grandinetti o di altri consiglieri. E' prassi della Commissione che in presenza di una richiesta di rinvio per approfondimenti la richiesta stessa viene accolta, in questo caso non c'è stata e quindi avendo la Commissione il numero legale ha approvato l'atto.
Rispetto al dibattito, penso che sia stato un dibattito positivo, perché sono emerse con chiarezza e nettezza le profonde differenze tra le forze politiche presenti all'interno di questo Consiglio regionale. D'altra parte sarebbe stato ben strano e curioso che su un tema di questa rilevanza, oggetto di un confronto politico in Italia e in Europa, così aspro, ci fosse stata l'unanimità dei consensi.
Nel merito della discussione, tra le cose affermate dai consiglieri di An e le cose affermate da me nella relazione e dagli altri consiglieri di maggioranza, noto l'esistenza di un vero e proprio abisso etico nell'approccio. D'altra parte non è un caso se il 29 aprile diversi consiglieri di An, tra cui il presidente del gruppo regionale partecipavano alla messa in onore della morte di Mussolini, mentre io ero fuori della Chiesa a cantare "Bella ciao", contestando questa iniziativa.
Qual è l'abisso etico che ci separa? A me sembra di cogliere nelle impostazioni su questo argomento dei consiglieri di An, che i valori di riferimento, i sentimenti ispiratori della loro posizione sono quelli della paura, dell'egoismo, dell'intolleranza verso l'altro, il diverso; i miei valori di riferimento sono quelli repubblicani e rivoluzionari della libertà, dell'eguaglianza e della fraternità. E non credo che questi siano valori ideologici. In realtà l'ideologia nell'affrontare questo problema, è quella di chi pensa che l'unico modo per affrontare il problema dei nostri tempi, che è la grande migrazione dei popoli attraverso le frontiere artificiosamente costruite dalla storia è la repressione. Questo metodo non funziona e lo vediamo ogni giorno. Dopo l'entrata in carica del Governo Berlusconi e l'ulteriore giro di vite rispetto all'immigrazione clandestina con i pattugliamenti delle nostre coste con i mezzi militari, vediamo che gli sbarchi di clandestini continuano ad aumentare. Ogni giorno abbiamo notizie di "navi di disperati", di profughi che fuggono dalla loro miseria e spesso dall'oppressione nel loro Paese per tentare una vita degna di essere vissuta nel nostro Paese.
In realtà queste politiche creano soltanto un clima di odio e di intolleranza tra la popolazione.
La "legge Bossi-Fini" di cui si sta discutendo in queste ore alla Camera dei deputati l'approvazione, è un esempio dei valori, o disvalori, di paura, egoismo, intolleranza che dominano la posizione delle destre nel nostro Paese. Chiedo infatti come si può affermare che tutti i residenti in questo nostro Paese debbono diventare italiani, quando si nega in radice la possibilità che i cittadini che hanno un lavoro regolare nel nostro Paese e che pagano regolarmente le tasse per contribuire al sostentamento anche di questo Consiglio regionale, non debbano godere degli stessi diritti di cui godono i cittadini italiani. Con la "legge Bossi-Fini" si imprime un forte colpo ai già scarsi diritti di cui godono i cittadini, i lavoratori immigrati nel nostro Paese quando si determina la perdita del permesso di soggiorno in caso di perdita del posto di lavoro. Voglio domandare al consigliere Gasperi, così sollecito e attento sulle questioni dell'emigrazione, quindi della presenza di nostri cittadini all'estero, che cosa direbbe se un cittadino marchigiano, italiano in Argentina, negli Stati Uniti, dopo 20-25 anni di lavoro perdesse il posto e fosse costretto a emigrare di nuovo tornando nel suo Paese d'origine. Sarebbe questa una cosa giusta, legittima? Ebbene, questo è quanto con la "legge Bossi-Fini" si vuol fare dei lavoratori immigrati.
Per diventare italiani inteso in senso di cittadinanza e non di cultura occorre godere degli stessi diritti, in primo luogo garantendo ai cittadini residenti nel nostro Paese da anni e anni il diritto di voto almeno nelle elezioni amministrative.
Infine voglio concludere dicendo che se Ciccioli intende che tutti debbono diventare italiani non solo nei diritti ma nella cultura, rinunciando e rinnegando la propria identità, io, a testimonianza dell'abisso etico che ci divide, rispondo che invece siamo tutti clandestini.

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho chiesto di parlare per dichiarazione di voto dopo l'intervento del presidente del gruppo Ds che ha completamente, non modificato ma capovolto e stravolto il discorso di questa mattina. Infatti questa mattina non è stata assolutamente contestata la presa di posizione e la scelta che era stata fatta nella riunione dei presidenti di gruppo, ma quando è stata votata la richiesta non erano presenti neanche un quarto dei consiglieri assegnati al Consiglio, quindi, come mio diritto, ho chiesto di apportare una modifica rispetto all'ordine dei lavori, chiedendo di discutere una mozione che già da diverso tempo è in calendario e ogni volta è stata rimandata. Oggi il Consiglio regionale non viene chiuso prima perché ci sono motivi o questioni particolari, ma perché ci sono problemi per una riunione che deve fare la maggioranza, da quello che so. E' pienamente nei diritti, ma voglio far presente che in presenza del congresso nazionale del nostro partito a Bologna, ho chiesto il rinvio di una Commissione e qualcuno ha sollevato obiezioni. Così come non ho contestato perché o percome veniva fatta, ho solamente chiesto che venisse messa in discussione una cosa che è all'ordine del giorno nelle coscienze di tutti i cittadini marchigiani, in modo particolare della provincia di Pesaro, e dal 5 febbraio, data di presentazione, la mozione non è ancora stata discussa. I rappresentanti della nostra provincia, sul territorio discutono in un modo e qui votano in altro modo, quindi è solo ed esclusivamente un problema prettamente politico che sarà discusso in quegli incontri politici che vengono fatti nelle varie istituzioni, sia dall'assessore sia da noi che siamo rappresentanti politici dei partiti e quindi della società della regione a cui apparteniamo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'ordine del giorno a firma Andrea Ricci, Mollaroli, Luchetti, Silenzi e Franceschetti.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 83.

(Il Consiglio approva)



Mozioni (Votazione proposta di risoluzione):
«Adesione marcia straordinaria della Pace Perugia-Assisi» Moruzzi, D’Angelo, Amagliani e Viventi (199)
«Impegno a favore della pace in Medioriente e adesione alla marcia della pace del 12 maggio 2002» Amati, Mollaroli, Silenzi, Rocchi e Luchetti (200)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 199 e 200 alle quali è stata presentata una proposta di risoluzione.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. La dichiarazione di voto è di astensione e ha un significato politico, soprattutto perché sono uno dei sostenitori del discorso della pace. Gradirei che... (Interruzione). No, non siamo in contraddizione. Ricordo quando dovevamo inviare il gonfalone per il "Gay pride". Voi direte "qual è la similitudine?" Non strumentalizziamo politicamente cose drammatiche in cui è in gioco il dono della vita.
La delegazione propria mi vede in prima linea, con la maglia bianca della pace nello spirito che ci ha unito, quindi di diritto chiedo la presenza di Procaccini, di Mollaroli, di Amati, di Silenzi, ma senza gonfaloni. I gonfaloni che senso hanno. Il gonfalone va a una manifestazione diversa, a un fatto diverso, non riconducibile a chi sta morendo per i diritti assoluti, che sono la Patria, la vita, dove la politica deve essere distante. Qui si parla della drammatica situazione in Palestina che sottolinea quanto non sia più procrastinabile la necessità di garantire la pace in quei territori, consapevoli che bisogna mettere in atto tutte le azioni politiche. Io direi le azioni morali, etiche, filosofiche di chi ha garantito il diritto alla vita.
Vorrei capire da Giulio Silenzi, che è sensibile a queste cose, il significato dei gonfaloni. Andiamo come Consiglio intero. Non strumentalizziamo politicamente la cosa, facciamo un atto di buon senso, lasciamo il gonfalone a casa. Se non è possibile chiedo scusa, ma su queste cose su cui tutti dobbiamo dare risposta con la coscienza, andiamo come consiglieri regionali e ascoltiamo il buon senso di Procaccini. per far capire come la penso, parla a nome mio sulla pace, Procaccini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Il nostro gruppo aderirà alla mozione e alla manifestazione, tuttavia in questa discussione si disvela anche una ipocrisia consapevole da parte della destra, perché da un lato dice di partecipare e dall'altro in realtà non vuole partecipare. Una ipocrisia che è un segnale anche della discussione che abbiamo fatto fino ad ora, nel senso che quella manifestazione in realtà è la continuazione di una mozione votata all'unanimità da questo Consiglio regionale nella trascorsa riunione. E' la conseguenza logica da parte delle istituzioni, della necessità di una presenza significativa, simbolica ma anche concreta, e da questo punto di vista vorrei chiedere al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio e a tutti gli altri che fine ha fatto il dispositivo concreto di quella mozione, perché oggi siamo nella fase in cui si potrebbe partecipare in maniera fisica ad una delegazione unitaria di questo Consiglio in terra di Palestina a portare aiuti concreti a quelle popolazioni, a quelle istituzioni. Quindi la marcia della pace Perugia-Assisi ha questo significato: non un significato di tipo illuministico, di tipo personale, di tipo, se volete, anche individuale e di coscienza ma deve avere, come compito di un luogo istituzionale come questo, un significato anzitutto politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Se uno legge il testo della mozione in quanto tale, in linea del tutto teorica on potrebbe che essere a favore. Quando poi, come il sottoscritto che in passato aveva votato in favore di una mozione sulla marcia Perugia-Assisi, si vede che la marcia stessa diventa una parata dei gruppi dell'estrema sinistra, completamente dominata da personaggi rispettabilissimi — cito Bertinotti — che però, come dice Brini, "non ci fanno parente", siamo in difficoltà, in grossa difficoltà, perché non è più la marcia per la pace, ma la marcia che diventa, malgrado i frati conservatori del Santuario di Assisi e tante altre cose... (Interruzione). Sì, frati conservatori: mi sono molto documentato e ho approfondito tutta l'organizzazione. Si chiamano "conservatori" perché custodi del convento. Questo diventa un meccanismo politico che ha altra valenza dall'adesione a un progetto di pace, ha un fortissimo contenuto politico a ricaduta interna e internazionale, quindi è altra cosa.
Parlando prima privatamente con il consigliere Moruzzi che è primo firmatario e che stimo, mi diceva "però se si lasciano spazi vuoti gli altri se ne appropriano". Questo è vero, è assolutamente vero che per non lasciare spazi vuoti ci vorrebbe un'altra marcia della pace organizzata con altri criteri, che sia non solo nella facciata ma nella sostanza una marcia per la pace, non una marcia di parte. In questo contesto però ciò non ci è dato. Spero che ci siano altre iniziative più equilibrate politicamente, con meno squilibrio di parte e si possa aderire e votare anche un documento di proposta per la pace.
Su questo documento la mia dichiarazione non è in perfetta sintonia con quella di Trenta, perché noi votiamo contro questa partecipazione, contro la Regione Marche che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini dal primo all'ultimo in una manifestazione che alla fine, purtroppo, si è già rivelata una partecipazione di parte.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Colgo con dispiacere il fatto che dopo la risoluzione approvata nelle scorse sedute sulla vicenda della Palestina, il Consiglio non possa trovare un consenso unanime sull'adesione a un'iniziativa che non è di parte ma un'iniziativa che da sempre ha rappresentato il desiderio di pace nel nostro Paese, espresso da tutti coloro che hanno ritenuto di partecipare tutti gli anni in cui la manifestazione è stata fatta. C'è un evento straordinario, quello del 12 maggio, una marcia della pace in una fase in cui la pace nel nostro pianeta è minacciata fortemente. Oggi si parla non solo di quello che avviene in Palestina ma anche di azioni militari contro Paesi non collegabili con gli eventi dell'11 settembre, quindi penso che alzare degli steccati a difesa di quelli che potranno essere la partecipazione, gli slogan che in questa manifestazione potranno prevalere è estremamente pericoloso, e pensare ad altre manifestazioni convocate in modo più equilibrato mi sembra azzardato e ingiusto nei riguardi di questa iniziativa.
Ribadisco la validità: sarebbe un vero peccato che la nostra Regione non partecipasse con il gonfalone. E' invece importante che noi manifestiamo la presenza del Consiglio regionale, una volontà che in altre occasioni è stata unanime, chiara, al di sopra delle diversità di opinione politica che credo non debba mancare il 12 maggio con la presenza individuale, ma anche formale, del Consiglio regionale delle Marche e della Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Io invece sono soddisfatto del dissenso di An, di Forza Italia e dell'opposizione, perché avrei avuto qualche difficoltà a percorrere i 22 chilometri della marcia Perugia-Assisi fianco a fianco con gli esponenti di Alleanza nazionale, Forza Italia e altre forze della Casa delle libertà. E' vero, la marcia per la pace Perugia-Assisi viene convocata sulla base... (Interruzione). Io lo dico lo stesso, spero che voi votiate contro, non so se sono stato chiaro, e in ogni caso spero che non partecipiate alla marcia Perugia-Assisi, perché altrimenti avrei io qualche problema a parteciparvi. Non andiamo a fare una scampagnata in luoghi meravigliosi come quelli che circondano Perugia e Assisi, andiamo a fare una manifestazione di carattere politico sulla base di una precisa piattaforma politica, sulla base di un'idea di soluzione dei problemi della Palestina, che non è astratta e generica. La guerra in Palestina, così come qualsiasi guerra nella storia dell'umanità, è il frutto della politica. Veramente non capisco come si faccia ad affermare che quando si parla di pace non bisogna parlare di politica. Questo è un atteggiamento assolutamente... (Interruzione). La guerra è di per sé lo scontro tra due parti, è di per sé strumento per l'ottenimento di obiettivi politici, quindi affermare, come ha fatto il consigliere Trenta — e mi piace polemizzare con lui su questo argomento — che quando si parla di pace non bisogna parlare di politica, se permettete è una cosa incomprensibile.
Quindi ritengo che la Regione Marche debba andare con il proprio gonfalone, debba dare la propria approvazione, con l'adesione alla piattaforma politica sulla quale la marcia Perugia-Assisi è stata convocata, una piattaforma politica che, se volete conoscere il nostro pensiero, è arretrata e parziale rispetto alla posizione di Rifondazione comunista, ma che comunque manifesta la necessità di risolvere quel problema dando una patria al popolo palestinese. Proprio in queste ore siamo di fronte a un atteggiamento del Governo italiano che sta ostacolando la possibilità di avviare un processo di pace, rifiutando una soluzione per il problema della Basilica della Natività di Betlemme rispetto alla possibilità che 13 esponenti palestinesi vengano in Italia. Come facciamo a marciare insieme? Voi la pace non la volete in Palestina, perché in Palestina volete, in compagnia del vostro amico Bush, che si continui la guerra e l'oppressione di un popolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Insieme con il collega Viventi ho firmato — forse Ricci non lo sapeva — la mozione che si credeva unitaria. Non ritiro la firma e voto a favore anche a nome di Viventi, pur se mi rendo conto che l'intervento di Ricci getta nell'imbarazzo tutta la maggioranza di centro-sinistra.
Vorrei dire a Ricci e anche a molti altri, che appartengo a una tradizione che non ha mai avuto difficoltà a votare contro le mozioni dei consiglieri comunali, provinciali, regionali e parlamentari quando all'ordine del giorno c'erano le condanne sull'Unione Sovietica, sulla Bulgaria, sull'Albania, su Cuba, su Cile, su Nicaragua, su Salvador. Per noi le guerre non hanno colore, sono guerre, quindi ci battiamo per la pace. Le dichiarazioni di Ricci sono abbastanza frettolose e avventate, Andrea Ricci sa come un esponente del centro-destra quale il presidente della Camera Casini si sia recato alla Natività e abbia operato...

ANDREA RICCI. Io mi riferivo a Forza Italia e An.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Credo che il presidente della Camera sia uno che sta svolgendo, in Europa e nelle zone calde del mondo, un'opera eccezionale a favore della pace. Ma al di là di tutto questo voglio capovolgere il criterio di giudizio: quando ci viene sottoposto un documento sulla pace, sia che lo sottoponga Rifondazione, sia che lo sottoponga An o chi più a destra di An, noi siamo pronti a sottoscriverlo e a votarlo, perché sulle intenzioni non abbiamo assolutamente voglia di dire "quello ci crede, quello non ci crede, quello strumentalizza, quello non strumentalizza". Abbiamo firmato in buona fede e ci crediamo, siamo d'accordo che il gonfalone della Regione Marche partecipi alla marcia, vi dico — anche per tranquillizzare gli altri colleghi del centro-destra che invito a una riflessione — che se ci sarà veramente una strumentalizzazione politica e partitica di questa manifestazione, state tranquilli che lunedì sarà mia cura depositare in Consiglio una mozione per stigmatizzare questa cosa. Se non ci sarà noi siamo convinti e contenti, insieme a Viventi, di avere posto la firma su questo documento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. L'intervento del consigliere Trenta era più che sufficiente per il gruppo di Forza Italia, ma vista la provocazione del presidente del gruppo di Rifondazione comunista Ricci, inaspettata — perché questa sua convinzione la poteva esternare in modo ben diverso — non posso fare a meno di intervenire a mia volta. Quando si parla di pace basta leggere i libri di storia: ognuno ha una propria cultura, una propria tradizione, i morti li hanno tutti, caro Ricci. A uno servivano per la rivoluzione, a uno per mantenere il potere... Negli anni passati abbiamo assistito anche non a girotondi, ma a tendopoli, manifestazioni per il Vietnam, di altro tipo, dove vedevamo molti cattolici che oggi passivamente subiscono e ascoltano simili affermazioni. Essi in passato hanno avuto atteggiamenti e comportamenti ben diversi. E' quindi importante cercare di capire che è un mondo cattolico in evoluzione, che ha cominciato a distinguere dicendo che la pace è di sinistra e non di destra, perdendo la filosofia che c'era nel passato secondo cui la pace non era né di destra né di sinistra ma di tutti. Non penso che Bush o chi per lui si alzi la mattina, tocchi un tasto per cui dobbiamo fare la guerra. Noi ci siamo trovati a discutere molti documenti su Palestina e Israele, ma vediamo sempre una maggioranza spostata sulla Palestina e qualche consigliere regionale è puntualmente assente su questa tematica, non riusciamo a capire perché. Sarà un'occasionalità, ma quando uno deve esprimere le proprie idee, i propri pensieri, guarda caso non si trova presente. E' quindi un momento di riflessione, perché significa che c'è un'insofferenza all'interno della propria coscienza: peccato che non si esprima. A volte non condividere certe cose penso sia importante, soprattutto quando si parla di pace.
Noi lezioni non ne prendiamo da nessuno sotto questo aspetto. Non facciamo parte dei no global, non facciamo parte degli estremisti, siamo sempre stati moderati, continueremo ad esserlo, rifiutiamo tutte le provocazioni che puntualmente arrivano e non facciamo parte del coro su problemi così importanti. Quando uno ha una dignità, una propria storia, una propria cultura è giusto che si differenzi su queste cose; Queste sono le cose fondamentali dell'uomo, in cui ognuno ha una propria coscienza. Subire così passivamente, come stiamo vedendo, da parte dei cattolici che sono diventati "pacifisti di sinistra" ci meraviglia. Oggi abbiamo capito, finalmente, che...

ANDREA RICCI. Anche il Papa è su questa linea.

ROBERTO GIANNOTTI. Quale linea?

ANDREA RICCI. Il pacifismo di sinistra.

ROBERTO GIANNOTTI. Non credo proprio, Ricci: credo che abbia poche cose in comune con lei.

OTTAVIO BRINI. Quando si parla di solidarietà, quando si parla di problematiche che non hanno niente a che fare con la lotta di classe, quando si parla di solidarietà non c'entra niente la lotta di classe. Quando si parla di problematiche come la pace nel mondo non bisogna fare solo proclami o andare sul posto a portare testimonianze, bisogna anche fare atti consequenziali, e avete avuto sete anni per fare questi atti consequenziali a livello di governo. Non criticate, oggi, chi può essere filo-americano, perché avete avuto un presidente del Consiglio che adesso andrà anche a fare delle conferenze in America. Non vergognatevi di queste cose e non differenziatevi ogni volta, puntualmente, tra comunisti doc e docg. Non portiamo la politica quando si parla di pace. Io sono rimasto molto male, dicevo "asteniamoci, perché è un problema molto importante", invece ho sentito dire "non vi vogliamo alla manifestazione perché siamo diversi". Chi ascolta riflessioni di questo genere, quale concetto può avere di una classe che dibatte su una problematica del genere? Che effetto può avere all'esterno, quando un Consiglio regionale esprime la propria solidarietà in un momento particolare in cui occorre perseguire la pace, dire "noi siamo diversi"? Già voi, ideologicamente, portate la gente a lavorare in modo diverso su un tema delicato qual è quello della pace. La pace, come la volete voi la cogliamo noi. La tranquillità, come la volete voi la vogliamo noi.
Ecco allora che è grave quello che è stato detto. Noi siamo d'accordo sui contenuti della manifestazione, perché c'è il richiamo alla pace. Nonostante questa provocazione noi ci asteniamo comunque, per dare un segnale di una forza moderata, che non fa speculazione politica, non fa demagogia, che su problemi seri è disposta a collaborare.
Quindi siamo contrari alla strumentalizzazione di piazza e facciamo un invito a lei, Presidente, che deve essere garante di questa situazione. In un momento particolare come questo non possiamo dividerci tra chi è per la pace di sinistra e chi è per la pace di destra, perché è un fatto molto grave che disorienta i cittadini. Bisogna allora essere molto più seri, costruttivi e dare un forte segnale dicendo "le Marche sono per la pace, perché non è né di destra né di sinistra". Questo perché all'interno di ognuno di noi vi siano quella volontà e quello spirito pacifista che non è solo strumentalizzazione ma la realizzazione di quei principi secondo i quali uno, appena nasce, deve essere tranquillo, deve vivere e deve far vivere gli altri.
Quindi ci asterremo, la provocazione di Ricci non ci fa cambiare opinione. Avremmo voluto votare a favore, ma ci dispiace vedere uno come Luchetti che puntualmente "ripicca", però la loro è una ruota di scorta della maggioranza che non conta niente, hanno abbandonato i loro principi cattolici e democratici e ancora una volta, anziché ragionare Luchetti cerca di stuzzicare. Voi parlate per voi stessi, rileggetevi la storia della Democrazia cristiana, rileggetevi quello che è successo in 50 anni di storia in tutti i campi dove vi sono milioni e milioni di morti. E' vero quello che dice il presidente Ciampi, che la Resistenza è una cosa ben diversa. Quindi rileggiti la tua storia, il tuo passato, poi farai meno ironia e meno battute, e parlerai di cose più serie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. La strumentalità che si è sviluppata in questa ultima ora non rende il profilo adeguato dell'istituzione consiliare quando parliamo di problemi importanti come quelli della pace o del conflitto medio-orientale.
Perché dico questo? Perché in quest'aula poche settimane fa abbiamo approvato una risoluzione politica sulla questione medio-orientale che ha trovato un voto unanime del Consiglio regionale. Non è possibile che ogni volta si riapra una discussione, con una sorta di comportamento umorale da parte dei gruppi consiliari quale quello, oggi, di Alleanza nazionale rispetto ad altre posizioni che hanno un minimo di coerenza con la politica che dobbiamo esprimere, non con gli slogan o con i richiami ogni volta strumentalmente polemici. E la politica stava nella risoluzione che abbiamo fatto, che ha visto questo Consiglio regionale votare unitariamente una risoluzione politica sul Medio Oriente e sulla Palestina. La contraddizione di chi oggi vota contro — parlo di Alleanza nazionale — sta nel fatto che la piattaforma politica della manifestazione straordinaria Perugia-Assisi è coincidente con la risoluzione politica che abbiamo votato. Ecco la contraddizione politica di un partito che forse vota per convenienza, alcune volte. Questo è il rilievo politico, Ciccioli, non è su chi parteciperà alla marcia. E' chiaro che ci saranno posizioni che non condividiamo, come io non condivido quanto ha detto Andrea Ricci in maniera pregiudiziale...

CARLO CICCIOLI. Voi, a Roma avete abbandonato una manifestazione...

GIULIO SILENZI. Sul contenuto politico. Questo è il confronto. (Interruzione). Pistarelli, non vi ho interrotto e non vorrei essere interrotto. Colgo un aspetto di contraddizione politica che ha dei risvolti per il vostro gruppo, sempre teso tra una posizione estrema e una posizione dialogante, perché quella manifestazione della marcia Perugia-Assisi coincide con il documento che noi abbiamo approvato qui. Questa è la contraddizione politica. Poi è chiaro che a una marcia, condividendo quella piattaforma politica, possono partecipare gruppi le cui parole d'ordine possono non essere da tutti condivise, ma uno aderisce a una manifestazione politica perché ne condivide la piattaforma politica. E allora, quando il presidente del gruppo di An ci dice che non condivide la piattaforma politica della marcia Perugia-Assisi, entra in contraddizione con quanto qui ha votato il suo gruppo sulle questioni della Palestina e del Medio Oriente. O non si conoscono le piattaforme politiche, e allora ecco perché dico "atteggiamenti umorali", dove però si sacrificano la politica, i contenuti e la coerenza, caro Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Non è così.

GIULIO SILENZI. Tu dici che non è così, ma la risoluzione che abbiamo approvato è agli atti, la piattaforma politica della marcia Perugia-Assisi è agli atti.

FABIO PISTARELLI. Israele qui non c'entra niente.

GIULIO SILENZI. Questo lo dici tu, Pistarelli: arrivi tardi e quindi non sentenziare. Noi, qui diciamo, "tenuto conto della mozione sulla Palestina approvata da tutti i gruppi consiliari". E la piattaforma della marcia Perugia-Assisi è la stessa, quindi o vi siete sbagliati a votare lì, oppure oggi avete assunto un atteggiamento politicamente strumentale che io mi auguro sia umorale.
Stavo dicendo che non condivido la posizione di Rifondazione comunista che si augura che Forza Italia, Alleanza nazionale o altre forze politiche non partecipino. Io mi auguro che su una piattaforma politica chiara — perché i conflitti non sono mai neutri, perché c'è una risoluzione da dare — si trovi unitarietà. Abbiamo detto convivenza pacifica, pace per Israele, condanna del terrorismo e uno Stato sovrano per la Palestina: due popoli e due Stati, ma lo Stato deve essere sovrano, con sui organi di governo.

CARLO CICCIOLI. Questo l'ha detto addirittura Berlusconi.

GIULIO SILENZI. Presidente, vorrei concludere. Non voglio riprendere il discorso sulla Palestina, sintetizzo quali erano le nostre posizioni e cerco una convergenza su questo, per cui non posso essere d'accordo con chi, pregiudizialmente, ritiene che Forza Italia non debba partecipare, perché io ho espresso un giudizio favorevole su un documento che non svende nulla e che non è ambiguo, sul quale anche Forza Italia ha portato il suo voto. Quindi è la piattaforma politica. Poi, alla marcia possono partecipare gruppi che hanno parole d'ordine sulle quali uno non si ritrova, ma ti devi ritrovare nell'adesione alla piattaforma politica. In questo avverto una coerenza del consigliere Massi. Poi le marce possono degenerare, cambiano le piattaforme politiche... Si valuta. Ma è la piattaforma politica che vale, e parlando della marcia Perugia-Assisi, dei promotori e dei garanti di quella marcia, parliamo di qualcosa che la storia ci insegna, perché non è una marcia che si è sviluppata negli ultimi anni.
Da sempre alla marcia Perugia-Assisi è l'istituzione che partecipa, perché porta quella piattaforma politica e quei valori, quindi è consequenziale che ci sia un gonfalone a rappresentare la Regione. Non può essere questa una motivazione che vi porta ad astenervi, quindi vi invito a votare a favore, perché se ribadite la giustezza della risoluzione politica e la condividete politicamente, quella che abbiamo preso sul Medio Oriente e la Palestina, penso che sia giusto che anche voi partecipiate, condividendo la piattaforma politica, così come ci ricordava il consigliere Massi.
Di questo dovevamo discutere oggi, poi siamo andati in altre valutazioni e con amarezza ritengo che non ci sia stata coerenza rispetto a quel dibattito che è stato un punto alto ed oggi una posizione che a me sembra molto strumentale, perché Ciccioli ha attaccato la piattaforma politica della manifestazione non altro e ha motivato il suo voto contrario, entrando in netta contraddizione con quanto questo Consiglio e anche il gruppo di An ha approvato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Dopo avere ascoltato l'intervento del consigliere Silenzi, mi sono convinto. In aula è successo un miracolo, perché ho ascoltato attentamente l'intervento di Silenzi e debbo dire che non abbiamo difficoltà a votare a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Colgo con favore questo atteggiamento di Forza Italia che ha cambiato parere sul voto nei confronti di questa mozione, perché ciò conferma la posizione assunta nei confronti del precedente documento che questo Consiglio regionale era riuscito a fare unitariamente. Credo che sia un valore questo risultato, perché finalmente, almeno su queste questioni un Consiglio regionale che riesce a trovare una unanimità — parlo del documento precedente, ovviamente — è un passo avanti verso quella condivisione, quella unanimità di intendimenti sulla considerazione di fatti di carattere generale ma che hanno attinenza profonda con i nostri convincimenti, con il nostro costume, con le nostre tradizioni democratiche.
Questa riflessione la faccio anche tenendo conto di quanto è stato qui detto dal consigliere Andrea Ricci circa la sua posizione nei confronti degli atteggiamenti della minoranza del Consiglio, che oggettivamente mi sento di non condividere. Se questo atteggiamento dovesse provenire da una considerazione più profonda, circa il senso da dare alla condivisione della pace, soprattutto in un momento come questo, sarebbe molto brutto, nel senso che una politica che attraverso lo scontro vuole raggiungere la condivisione e la pace, mi pare che sia effettivamente una contraddizione.
Sappiamo che ci sono idee diverse ma dobbiamo lavorare per il confronto unitario su queste cose, dobbiamo lavorare per una crescita comune, non sono assolutamente condivisibili gli atteggiamenti di coloro che preferiscono la contrapposizione piuttosto che il dialogo. Questo è il fondamento della cultura dei cattolici democratici, caro Brini, e il fatto che tu ti sia meravigliato del mondo cattolico in evoluzione penso che significhi che da questo punto di vista sei rimasto 40 anni indietro. Non mi meraviglio, perché certe valutazioni che tu fai, anche di carattere personale non hanno senso. Io non ho fatto alcuna illazione, ho detto solamente perché non votavi a favore, vedo che ti sei convinto e questo testimonia il fatto che prima di dire cose stupide sarebbe opportuno dire cose intelligenti e cose sensate.
Le polemiche non hanno sede in questi dibattiti, se vogliamo essere maturi per una democrazia che porti questo consesso democratico a delle valutazioni comuni, almeno in queste circostanze così dolorose. Il fatto stesso che ci fosse una polemica sul gonfalone mi sembrava cosa sterile e con alcuna attinenza con la scelta che si era fatta precedentemente, nel documento votato all'unanimità.
Voglio ribadire un concetto che probabilmente ha portato Ciccioli a considerare in maniera negativa la marcia Perugia-Assisi: i compagni di viaggio e la strumentalizzazione. (Interruzione). Questo approfondisce ulteriormente il senso da dare alla marcia Perugia-Assisi, caro Ciccioli. Io sono abituato, in un Paese democratico, a non lasciare la piazza a nessuno e se la piazza è delle forze democratiche così deve essere anche la marcia della pace. Se qualcuno vuole usare violenza deve essere messo fuori dalla comunità civile e non dobbiamo avere paura di fare in modo che le manifestazioni si facciano, soprattutto l'unità delle forze che vogliono la pace caccerà fuori la violenza dalle marce della pace, questo è il nostro intendimento.
Penso che retaggi passati portano a fare queste scelte, retaggi di violenze passate, di meccanismi che stavano alla base di politiche passate, e probabilmente gli attori di quelle manifestazioni devono fare in fretta a scordarsele e non devono avere paura della manifestazioni democratiche, perché la piazza deve essere della gente che crede nella democrazia e non deve aver paura della strumentalizzazione. Guai a noi se non facessimo più le manifestazioni civili anche nelle piazze, se avessimo paura dei facinorosi. Ci saranno le forze di polizia a isolare le masse che non vogliono essere democratiche e dovremo anche essere noi a presidiare e a isolare coloro che non vogliono che la marcia della pace sia una manifestazione democratica, libera e pacifica.
Questo è il nostro intendimento. Ecco perché si doveva trovare l'unanimità da questo punto di vista. Purtroppo è vero quello che dice Silenzi: ci sono ritardi, strumentalizzazioni che devono, speriamo prima possibile, uscire dalla porta di quest'aula, per dare dimostrazione che la comunità marchigiana è matura, ha bisogno di un Consiglio regionale maturo che sappia decidere negli interessi veri di tutta la comunità regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)



Comunicazioni della Giunta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per una comunicazione, il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Rispondo anche in parte a quello che prima ha detto il consigliere Procaccini.
Vorrei informare il Consiglio del seguito del documento e della mozione che è stata approvata all'unanimità la volta scorsa. Contatti presi con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta, che erano volti sia al tema generale della scuola di talassemia, sia alla possibilità di andare a Betlemme con una delegazione hanno avuto una risposta, qualche tempo fa, che diceva che per quanto riguarda la scuola di talassemia sono disponibili fondi del Ministero degli esteri relativamente alla cooperazione allo sviluppo, 3 miliardi che erano in attesa soltanto dell'okay formale per essere disponibili. Sul resto non dava nessuna notizia.
Sui bambini talassemici in Palestina e sulla richiesta di andare con una delegazione della Regione, c'era una attenzione particolare sulla prima ipotesi, che veniva data anche come indicazione alle nostre rappresentanze diplomatiche sul territorio, mentre sul secondo punto c'era una notizia di territori per ora non disponibili, che non era possibile visitare, e comunque sarebbe stato cura delle strutture del Ministero degli esteri e del Governo italiano informarci appena ci fosse stata questa possibilità.
Vi sono stati ulteriori contatti con l'ambasciata italiana e con il consolato italiano a Gerusalemme e c'è stata una conferma di questo tipo di atteggiamento, con un impegno formale di informarci appena ci fosse stata la possibilità di andare con una delegazione, anche se veniva vista con difficoltà la possibilità di andare con una singola delegazione al di fuori di una delegazione nazionale.
Ad oggi questa è la situazione. Ritenevo di dare queste notizie perché non si pensasse che era rimasta lettera morta.
Circa il dibattito sul punto precedente vorrei ricordare che il gonfalone l'anno scorso è andato, è tradizione che vada, non è una novità sconvolgente. Mi dispiace di non poter essere presente, perché una forte tendinite mi impedirà di partecipare alla marcia della pace.



Proposta di legge (Votazione): «Comune di Monte Grimano — Mutamento di denominazione in Monte Grimano Terme» Giunta (98)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 98, ad iniziativa della Giunta.
Pongo in votazione l'articolo unico e, con esso, l'intera proposta di legge.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,35