Resoconto seduta n. 89 del 29/05/2002
La seduta inizia alle 10,40
Approvazione verbale
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 87 dell'8 maggio 2002.
(E' approvato)
Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di legge n. 124, in data 8 maggio 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Istituzione del garante per l'infanzia e l'adolescenza», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 86 in data 22 maggio 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Legge regionale 21.11.1974, n. 22, art. 7 - approvazione bilancio consuntivo al 30 giugno 2001 della Finanziaria regionale Marche S.p.A.», assegnata alla II Commissione in sede referente;
- n. 87 in data 22 maggio 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Legge regionale 1 giugno 1999, n. 17, art. 7 - approvazione bilancio consuntivo al 30 giugno 2001 della Società Sviluppo Marche S.p.A.», assegnata alla II Commissione in sede referente.
Mozioni
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 202, in data 8 maggio 2002 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Legge delega sul mercato del lavoro»;
- n. 203, in data 8 maggio 2002 dei consiglieri Castelli, Ciccioli, Gasperi, Novelli, Pistarelli e Romagnoli: «Mandati d'arresto a carico di funzionari e agenti di polizia in forza alla Questura di Napoli, relativi ai fatti del 17 marzo 2001 a seguito della manifestazione del Global Forum»;
- n. 204, in data 10 maggio 2002, dei consiglieri Mollaroli, Amati, Luchetti e Andrea Ricci: «Situazione di precarietà degli ex LSU impiegati nel Ministero di Giustizia»;
- n. 205, in data 13 maggio 2002, del consigliere Favia: «Riforma della sanità regionale autonomia del Salesi e del Lancisi»;
- n. 206, in data 16 maggio 2002, del consigliere Rocchi: «Casa circondariale di Montacuto: rivendicazioni sindacali del personale di polizia penitenziaria»;
- n. 207, in data 22 maggio 2002, del consigliere Ciccioli: «Riconversione della raffineria API di Falconara».
Promulgazione leggi regionali
PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la legge regionale n. 8, in data 14 maggio 2002, concernente: «Comune di Monte Grimano - mutamento di denominazione in Monte Grimano Terme».
Nomine
PRESIDENTE. Ho provveduto alle seguenti nomine con i decreti sottoelencati:
- n. 53 in data 16 maggio 2002, concernente: «Cooperativa artigiana di garanzia "Pietro Rabini" di Ancona - due rappresentanti nel Consiglio di amministrazione»;
- n. 60 in data 23 maggio 2002, concernente: «Cooperativa artigiana di garanzia "Mario Pierucci" di Macerata - due rappresentanti nel Consiglio di amministrazione».
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Amati e D'Angelo.
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti ha discusso e accettato l'idea di inserire all'ordine del giorno la mozione n. 206 del consigliere Rocchi, «Casa circondariale di Montacuto: rivendicazione sindacale del personale di polizia penitenziaria».
Pongo in votazione la proposta.
Il Consiglio approva
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. Come ho avuto modo di dire, credo che i problemi della sanità stiano coinvolgendo, non solo sul piano emotivo, i marchigiani. Credo che le iniziative assunte dalla Giunta regionale siano lesive del diritto del Consiglio di partecipare alla discussione, alla elaborazione delle proposte relativamente al riordino del piano sanitario, un piano sanitario che il Consiglio avrebbe dovuto già licenziare nello scorso anno. Per questo motivo chiedo formalmente che sia iscritta, come primo punto all'ordine del giorno della seduta di oggi, una mozione presentata dal consigliere Favia, che riguarda l'autonomia delle aziende ospedaliere Lancisi e Salesi di Ancona.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Mi associo a quanto detto dal consigliere Giannotti sulla vicenda sanità. E' un problema che investe complessivamente il dibattito politico in modo molto profondo in tutte le realtà locali, tra tutti gli addetti ai lavori. Credo che la necessità di un dibattito preventivo in aula sia essenziale. Non è possibile che tutte le gestioni sui problemi più grossi della Regione siano extraconsiliari ed extraistituzionali. La necessità che tutto non accada altrove è centrale nella vita democratica di questa Assemblea.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
LUIGI VIVENTI. Al di là delle facili polemiche o strumentalizzazioni di parte, credo che sia sacrosanta questa richiesta di discutere nel più breve tempo possibile questo argomento. Non vorremmo arrivare a discuterne quando tutto sarà già stato fatto e deciso, come su altri argomenti. Vorremmo avere la possibilità di dire qualcosa in proposito. Siamo poi coscienti di essere minoranza, siamo altrettanto coscienti che ci sarà una maggioranza che decide secondo le proprie idee e il proprio programma, però consentiteci di offrire il nostro contributo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
GIULIO SILENZI. L'attività di un Consiglio regionale, di un Parlamento regionale è quella di discutere e approvare le leggi. Quando vi sarà una proposta della Giunta regionale, la Commissione e poi l'aula discuteranno. Non ci sono cose fatte. Le cose fatte ci sono quando l'aula consiliare approverà la legge o l'atto amministrativo consiliare. L'attività di un Consiglio non è un'attività convegnistica per cui dobbiamo discutere le linee generali delle varie problematiche. Se c'è una costruzione di una proposta che vede la partecipazione dei sindaci, del territorio, delle autonomie locali, delle forze economiche e sociali, è un iter normale. Poi, il dibattito politico lascia la libertà ai gruppi consiliari e ai partiti di esprimere valutazioni su quello che sta accadendo, per cui una valutazione critica se ancora non c'è una proposta di Giunta. Quello che voglio evidenziare e sottolineare, è che non si espropria il Consiglio della sua potestà, perché il piano sanitario è scaduto da pochi giorni, quindi è in itinere la costruzione di una proposta della Giunta e quando ci sarà la proposta della Giunta la Commissione e l'aula la esamineranno.
Questo non significa che ciò non ci permette di avviare una discussione politica sull'operato della Giunta, sulla proposta che l'assessore sta confrontando con le autonomie locali e quant'altro. Se nello specifico vi sono mozioni che riguardano aspetti particolari, noi non abbiamo nulla in contrario, stabilendo un calendario dei lavori, a che mozioni, interrogazioni o quant'altro vengano discussi in aula. Questo vittimismo dell'opposizione, da un punto di vista istituzionale è non comprensibile, perché avete tutti gli strumenti per far presente le vostre posizioni politiche, le vostre critiche e anche le vostre proposte. Questo fa parte del confronto democratico. Il Consiglio non viene esautorato dall'azione dell'assessore o della Giunta che è perfettamente corretta, istituzionale e che rispetta le leggi della nostra Regione, le quali vedono la concertazione, la costruzione di una proposta.
L'altro piano abbiamo aspettato 15 anni prima di approvarlo, quando la tua parte politica, caro Giannotti, governava questa Regione, non poche settimane.
Ripeto, sono intervenuto per difendere il ruolo del Consiglio e dire che noi giudichiamo corretto il lavoro che sta facendo l'assessore alla sanità, il lavoro che sta portando avanti la Giunta nella costruzione di una proposta che, quando verrà assunta, non saranno le cose fatte, perché saranno poi la Commissione e il Consiglio ad avere i tempi del confronto. Voi invocate una forma di consociativismo che mi sembra superata. nessuno vi vieta di fare le vostre proposte alternative in un dibattito politico, ma poi, quando si arriverà in Commissione e in aula ci sarà il confronto delle posizioni, il voto e l'assunzione delle responsabilità. Quindi gridare allo scandalo o criticare pesantemente l'operato dell'assessore come fa Giannotti mi sembra fuori luogo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Difesa "da stopper" di Silenzi, difesa che assolve al suo compito tattico-strategico, ma che non ha fugato alcun dubbio, né il disagio. Non si tratta di voler limitare le funzioni dell'assessore anticipando il dibattito che ci sarà a suo tempo, ma in questi incontri che ci sono stati l'opinione pubblica ma anche gli addetti ai lavori hanno avvertito la mancanza di un segmento di un dibattito che poteva accorciare le distanze tra i diversi livelli istituzionali che si dovranno occupare di questo problema. E' come il presidente della Provincia di Macerata che, come ormai ben noto, salta continuamente il livello regionale in tutti i dibattiti che riguardano anche la materia regionale, che addirittura, scientificamente, convoca tutti gli incontri seminariali, istituzionali, associativi il mercoledì quando c'è il Consiglio — lo fa apposta per non far partecipare i consiglieri regionali: coinvolge anche voi, perché non possono partecipare assessori e consiglieri regionali — e lo fa in maniera strategica. Quando si avvertono mancanze di segmenti nei rapporti tra i diversi livelli istituzionali si crea un disagio. Poi è chiaro che il Consiglio regionale non è spogliato delle sue prerogative, però dico a Silenzi e ad Augusto Melappioni — al quale non deve essere addebitato il fatto che doveva convocare i consiglieri regionali: questo non spettava a lui — che le cose si potevano organizzare meglio. Di convegni ne facciamo tanti organizzati, partecipati o patrocinati: penso che su questo problema che tocca tutti, l'assessore avrebbe dovuto ritenere la necessità di un dibattito più vicino con le diverse realtà: enti locali, Province, Regione, Conferenza dei sindaci.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Melappioni.
AUGUSTO MELAPPIONI. Credo che sia necessario un grande, profondo e articolato dibattito in Consiglio regionale sulla sanità. Credo che limitare il dibattito ad un argomento comunque importante qual è quello dell'autonomia delle aziende di Ancona sia ancora una volta fare quello che voi dite che non si debba fare, cioè non parlare della questione o parlarne in maniera incompleta. Noi stiamo facendo una grande fatica e un grande lavoro: confrontarci con tutti i soggetti che nella sanità hanno un ruolo, a cominciare dai sindaci. Credo che entro poche settimane la nostra proposta sarà completa e credo che quello sia il momento in cui il dibattito debba andare in Consiglio regionale. Oltretutto esiste un ruolo della Commissione. Pertanto ritengo che vada fatto il normale percorso previsto dal nostro Statuto. Ci potevano essere tante modalità di confronto, noi abbiamo preferito quella diretta, immediata nel ruolo che il Governo regionale deve avere sulla sanità. Penso, quindi, che entro poche settimane questo Consiglio, se vorrà — quando verrà il momento di discutere e di decidere spero che non si rinvii — potrà riflettere su queste cose entro il mese di giugno.
Ha ragione Silenzi quando dice che è scaduto da pochissimo tempo. Vorrei fra l'altro ricordare che quello nazionale è scaduto da un paio d'anni, quindi vorrei che in questo dibattito entrasse anche il fatto che alla Regione Marche arrivano 15 miliardi in meno dal livello centrale e vorrei anche discutere le affermazioni del ministro Sirchia che dice di chiudere i piccoli ospedali. Vorrei conoscere l'opinione di tutti, perché quando fa comodo c'è un livello, quando non fa comodo ce n'è un altro. Entro poco tempo il Consiglio regionale sarà messo nelle condizioni di discutere una proposta, non di proseguire un dibattito, giusto a mio parere, che c'è sulla stampa ma non completo perché mancante della proposta del Governo regionale.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di inserire all'ordine del giorno la mozione n. 205 presentata dal consigliere Favia, «Riforma della sanità regionale: autonomia del Salesi e del Lancisi».
(Il Consiglio non approva)
Mozione (Discussione e votazione proposta di risoluzione): «Casa circondariale di Montacuto: rivendicazioni sindacali del personale di polizia penitenziaria» Rocchi (206)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 206 del consigliere Rocchi, il quale ha la parola per illustrarla.
LIDIO ROCCHI. Parlo in questo momento come presidente del gruppo Sdi.
Da parecchi mesi nella casa circondariale di Montacuto si sta verificando una grave situazione per carenze di organico. Infatti la pianta organica prevede 174 agenti di custodia, invece sono attualmente in servizio 111 agenti. Questa mancanza di personale costringe anzitutto gli agenti a prolungare l'orario di lavoro oltre le normali 36 ore settimanali, con pesanti turni di lavoro, inoltre non possono usufruire di riposi settimanali, quindi si va anche contro le norme del contratto di lavoro della categoria.
C'è una presa di posizione da parte dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. Chiedo quindi che la Giunta regionale faccia un intervento presso il Ministero della giustizia in modo da sollecitare un intervento forte per poter tornare al numero di agenti previsto dalla pianta organica.
Questo volevo portare alla vostra attenzione e credo che il Consiglio possa votare all'unanimità questa mozione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Mi associo a quanto detto dal presentatore della mozione. Sono stato al sit-in degli agenti al carcere di Montacuto. Alla fine di ogni turno presidiano per mezz'ora l'ingresso del carcere per rivendicare la soluzione di questo problema che si trascina da alcuni anni. Progressivamente, rispetto alle 174 persone sono state comandate, a gruppi di circa 8-10 alla volta, persone presso altre carceri dove la situazione è ancora più pesante. Abbiamo quindi una situazione estremamente diversificata in cui ci sono carceri del sud, regioni da cui proviene la maggior parte degli agenti di custodia con soprannumero di personale e carceri del centro-nord dove c'è una carenza fortissima di personale. Il caso di Ancona è particolarmente eclatante.
Tra l'altro, tra poche settimane, finiti i lavori di ristrutturazione, si dovrebbe passare dagli attuali 160 detenuti a circa 320 ed è impensabile affrontare la nuova situazione con i nuovi venuti, con due terzi del personale previsto in organico. E' quindi un problema grave. Nei miei limiti ho cercato di interessare il sottosegretario alla giustizia di An on. Giuseppe Valentino, il quale mi ha detto che la situazione è attualmente risolvibile solo con una serie di comandi di agenti provenienti da altre carceri. Questi comandi che sono trasferimenti temporanei di personale, ovviamente incontrano l'ostilità degli agenti i quali risiedono in altre zone d'Italia e non vogliono trasferirsi qua, obiettano ragioni personali e di famiglia.
Esiste quindi un problema complessivo di aumento degli organici attraverso nuove assunzioni e attraverso regole più ferree per i trasferimenti. Purtroppo il problema è vecchio, è stato ereditato dalle passate gestioni, dal passato Governo e oggi sta diventando eclatante. So che nella giornata di domani ci sarà un importante incontro e spero che nell'ambito di pochi giorni si trovi una soluzione, anche perché la situazione diventa di difficile gestione all'interno del carcere. Il lavoro di agente di custodia è particolarmente pesante, necessita di serenità. Se questa serenità non c'è, in presenza di una situazione in cui circa un quinto dei detenuti sono tossicodipendenti e più della metà sono extracomunitari perseguiti per vari reati, l'ambiente è non gestibile.
Confermo quindi il voto favorevole alla mozione e faccio mie le istanze del manifesto firmato da tutti i sindacati di rappresentanza della polizia penitenziaria, che unitariamente chiedono la soluzione rapida di questo problema.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
GUIDO CASTELLI. Mi associo alla richiesta del mio presidente di gruppo. Volevo solo rilevare che la situazione di Montacuto non è dissimile da quella che riguarda, ad esempio, la casa circondariale di Marino del Tronto di Ascoli Piceno. Non più tardi di un anno fa avevo proposto una mozione che ancora peraltro non è andata in discussione, che riguardava aspetti del tutto analoghi a quelli che l'assessore Rocchi ha evidenziato nella propria mozione. Se si vuole andare in profondità si deve anche tenere in considerazione che la struttura di Marino del Tronto è un super carcere che ospita anche detenuti che hanno una certa rilevanza, o meglio una certa pericolosità del calibro di Totò Riina e altri e che comunque fanno riferimento a sistemi di massima sicurezza.
Quindi, più complessivamente ci si deve porre il problema della situazione di carenza d'organico della polizia penitenziaria. Ritengo giusto e opportuno evidenziare in questa mozione tutte le situazioni che necessitano di un intervento e di un pronunciamento da parte del Consiglio regionale. Ricordo, fra l'altro, che non più tardi di un anno e mezzo fa fu anche sottoscritto un protocollo d'intesa con l'allora sottosegretario alla giustizia Marianna Li Calzi che affermò in termini di principio alcuni aspetti piuttosto importanti, ai quali potremmo ricondurci per far sì che, ove possibile, l'attuale Ministero della giustizia possa fare riferimento a questo.
Confermando il giudizio positivo sulla mozione, chiedo di far riferimento complessivamente alla situazione di carenza di organico degli istituti penitenziari delle Marche, anche facendo riferimento a Marino del Tronto, non per ragioni di campanilismo ma di obiettiva difficoltà più volte denunciata e condivisa da esponenti di questa maggioranza. Quindi propongo di integrare la mozione con riferimento più generale anche alla situazione di altre istituzioni penitenziarie delle Marche. Se necessario potrei anche formalizzare l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
GIULIO SILENZI. Siamo d'accordo ad estendere questa mozione anche agli altri istituti penitenziari. Quando parliamo di organici noi abbiamo un problema aperto nelle Marche: che gli organici dei commissariati delle città della costa sono carenti e se non vado errato, anche qui c'era una promessa elettorale del Governo centrale di potenziare questi organici. E' passato un anno e questo potenziamento non c'è stato, per cui approverei la mozione, ma solleciterei quella richiesta di potenziamento degli organici dei commissariati anche alla luce di quanto avvenuto in queste settimane, cose inquietanti che non vanno assolutamente sottovalutate (le diramazioni di stampo mafioso, l'azione degli organi inquirenti che c'è stata). Ciò ci segnala la necessità di andare nella direzione di un maggior controllo del territorio, mettendo le forze di polizia in condizioni di esercitare le loro funzioni.
Ricordo che in alcune città — Fano, Civitanova, San Benedetto — è forte questa esigenza di nuovi agenti. Aspettiamo anche qui i fatti, da parte del Governo. Sono state fatte delle promesse elettorali, vi sono delle esigenze reali, alcuni commissariati sono passati di rango, a distanza di un anno vorremmo che a quelle promesse seguissero fatti concreti, cioè il potenziamento degli organici.
Questo dibattito è utile per quanto riguarda gli agenti degli istituti penitenziari, però si lega all'esigenza di rafforzare anche gli organici della polizia di Stato, soprattutto nei commissariati delle grandi città della costa marchigiana.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.
FABIO PISTARELLI. Sul documento proposto riterrei non solo utili ma necessarie una serie di modifiche che toccano il problema in particolare di Montacuto ma non trascurano anche gli altri istituti, sì da essere in grado di recepire un voto il più possibile largo, unanime auspico, dell'aula.
Non so se tecnicamente è il caso di leggere le modifiche che propongo o di depositare una proposta di risoluzione che potrebbe essere condivisa dagli altri gruppi, ma quello che voglio far presente politicamente è che ultimamente per la casa circondariale di Montacuto vi è il problema della grave carenza d'organico, ma queste gravi carenze riguardano Marino del Tronto, Camerino, Fossombrone, cioè gli istituti di pena più importanti delle quattro province marchigiane.
Inoltre, accennare come fa la mozione, allo "stato di agitazione e forme di protesta proposte dai sindacati confederali" e non accennare al fatto che i sindacati maggioritari sono quelli autonomi mi sembra una cosa parziale. E' bene metterceli tutti oppure togliere questo accenno alle sigle sindacali, perché il sindacato più rappresentativo, da quanto ci risulta, è quello autonomo per quanto riguarda gli agenti penitenziari.
La convincente risposta del Ministero della giustizia relativamente alle misure che verranno adottate, la stiamo aspettando da 5-6 anni, non da qualche giorno. Se siamo d'accordo, si può anche correggere questo passaggio che mi sembra limitativo, perché anche qui il collega Castelli ricordava che ci fu un impegno di 4-5 anni fa dell'allora sottosegretario a mettere mano a una riforma e a un ampliamento delle piante organiche della polizia penitenziaria, cosa che invece c'è stata ma in piccolissima parte. Ricordo che ci sono stati, tra l'altro, anche autorevoli ministri della giustizia, ultimo l'attuale segretario nazionale Ds Piero Fassino. Addebitare il ritardo di questo ultimo arco di tempo di dieci mesi al ministro di grazia e giustizia e non addebitare il ritardo dei cinque anni al precedente Governo mi sembra una cosa non condivisibile.
Con questi aggiustamenti e modifiche che ho già scritto, che presenterei alla segreteria per la firma, spero unanime, riterrei che questo documento possa essere votato da tutti. Se abbiamo necessità ci possiamo prendere cinque minuti di tempo per guardarcele come gruppi.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.
OTTAVIO BRINI. Presidente, avevo chiesto la parola io.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Presidente, lei guarda di là, guarda di qua, e ogni volta che chiedo la parola io non me la dà. Non si sa com'è. Speriamo bene...
Entrando nel merito del problema, come gruppo di Forza Italia vogliamo anzitutto augurarci che questo dibattito non si presti a strumentalizzazioni di parte, perché abbiamo sentito parlare di Fassino, dell'attuale ministro di grazia e giustizia. E' una palla che qualcuno cerca di passare all'altro e quindi questa situazione non ci sta bene. Ci interessa semplicemente risolvere il problema, bisogna essere schietti e sinceri, c'è una situazione di difficoltà che ha avuto chi governava in passato e che ha chi governa attualmente, bisogna essere realisti. E' importante che il Consiglio regionale, a prescindere dalla demagogia e dalla strumentalizzazione, prenda una decisione ferma su questo problema e ognuno faccia la sua parte.
Per quanto ci riguarda noi cercheremo di far sì che questo problema, che è annoso non solo per quanto riguarda Montacuto ma anche altri penitenziari, venga risolto. Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà degli agenti, quindi bisogna metterli nelle condizioni piene di poter lavorare con tranquillità sia sotto l'aspetto umano che della sorveglianza.
Non solo auspichiamo il rafforzamento dell'organico, ma tutti insieme dobbiamo lavorare affinché questo problema venga finalmente risolto.
Un'ultima considerazione per quanto riguarda una battuta di Silenzi sulle promesse elettorali per il potenziamento degli organici della pubblica sicurezza. Ognuno ha la memoria: non dimenticate quando il sottosegretario Brutti — ci sono giornali che lo testimoniano — e l'attuale coordinatore regionale di Alleanza nazionale Giulio Conti, sui giornali a 7-8 colonne annunciavano il rafforzamento e il passaggio di categoria di questi dipartimenti. Chi meglio di noi oggi può dire che le promesse non sono state mantenute? Ma non vogliamo entrare nel merito di quanto è stato affermato in passato, ci limitiamo solamente a dire che noi ci siamo attivati per quanto di nostra competenza, sappiamo che ci sono delle difficoltà, non abbiamo fatto campagna elettorale come ha fatto il sottosegretario Brutti a Civitanova e come ha fatto l'on. Conti. Per quanto ci riguarda abbiamo un modo di fare diverso in politica, di essere realisti, però possiamo dire che — sono notizie non ufficiali — è stata inviata una elaborazione per dare progressivamente corpo a diversi progetti che investiranno il piano organizzativo, quello operativo e quello infrastrutturale, secondo una pianificazione temporale e finanziaria calibrata, tenendo conto delle effettive risorse disponibili. Quindi dobbiamo essere realisti, dobbiamo lavorare sì per migliorare e potenziare questi distretti.
Quello che è successo a Civitanova di rimbalzo in questi giorni non deve essere ingigantito o farci dire "noi l'avevamo detto che la regione Marche è terreno fertile per la criminalità", perché se così è potrebbe avere quell'effetto per cui, grazie a qualche giornale anni or sono, per errore si era fatto passare Civitanova come terra di conquista della malavita e oggi, dopo due o tre anni possiamo registrare che ci sono questi interventi della malavita.
Per quanto mi riguarda posso rassicurare che le forze dell'ordine a Civitanova Marche non hanno mai abbassato la guardia, hanno sempre fatto il loro dovere, stanno facendo il loro dovere e se guardate i dati della criminalità sono costantemente in diminuzione. Questo fenomeno da noi, ufficialmente, non risulta. Certi organismi, certi sindacati di polizia non devono giocare all'allarmismo per portare qualche uomo in più in commissariato o per cercare di illustrare qualche situazione in maniera differente, non bisogna mai abbassare la guardia. Civitanova è una città tranquilla, una città vivibile a misura d'uomo, dove la criminalità non ha mai attecchito per la presenza continua e costante delle forze dell'ordine. Questo è il messaggio che dobbiamo mandare a chi di dovere e sotto questo aspetto dobbiamo tutti insieme risolvere questo problema.
Per quanto riguarda la mozione, non si deve prestare a strumentalizzazioni di parte. Noi siamo favorevoli, purché l'obiettivo sia quello di risolvere tutti insieme, concordemente, questo annoso problema in piedi da tantissimi anni.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.
MARCELLO SECCHIAROLI. Riprendendo l'intervento del collega Castelli, che giustamente ha fatto riferimento al protocollo d'intesa che la Regione Marche circa un anno e mezzo fa ha stipulato con il Ministero di grazia e giustizia per la problematica che riguarda il carcere, vorrei soltanto portare a conoscenza del Consiglio quello che si sta facendo, poi il presidente approfondirà i contatti che ci sono a livello di Ministero. Noi stiamo facendo un monitoraggio dell'attuazione pratica di questo protocollo d'intesa, perché proprio negli ultimi mesi c'è uno scollamento rispetto all'altro firmatario del protocollo d'intesa che è il Ministero di grazia e giustizia. Stiamo facendo il monitoraggio di cosa è stato attuato, di cosa c'è da attuare, di cosa è stato fatto da parte della Regione e cosa è stato fatto da parte del Ministero di grazia e giustizia. A giorni avremo questo monitoraggio, abbiamo già convocato un incontro con il provveditorato regionale per la verifica di tutta la partita, anche perché abbiamo visto una certa latitanza dell'interlocutore principale che è il Ministero su tutte le questioni riportate nel protocollo.
Come assessori ai servizi sociali ci siamo già incontrati con il ministro per altre problematiche, è stata messa in campo anche la possibilità di capire da parte del Governo quale valore si dà a protocolli d'intesa che alcune Regioni hanno in piedi con il Ministero di grazia e giustizia. In base a questo monitoraggio credo che anche questo Consiglio dovrà prendere atto di ciò che si sta portando avanti non solo a livello di guardie carcerarie ma anche di ospiti delle carceri: tutta la problematica sanitaria che sta scoppiando, con i tagli che si sono avuti rispetto ai fondi destinati alle carceri ecc.
Non sarebbe male se in questa mozione si riuscisse a mettere anche alcune parole che riguardano la problematica dei protocolli d'intesa che le Regioni, e in particolare la nostra, hanno con il Ministero di grazia e giustizia.
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.
VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Su questo punto specifico, premetto che condivido la mozione, anche perché sono a conoscenza della situazione che già non era buona qualche anno fa ed è andata peggiorando, vorrei dire ai colleghi consiglieri e al collega consigliere Castelli specificamente, che non più tardi di cinque giorni fa, trovandomi a Roma per la celebrazione dell'anniversario dell'omicidio di Falcone ho parlato con il sottosegretario alla giustizia on. Santelli alla quale ho fatto presente la situazione di questo protocollo firmato a suo tempo, che in questo momento ha qualche difficoltà di applicazione, trovando da parte dello stesso sottosegretario la disponibilità ad assumere in prima persona questa situazione, quindi nel giro di un paio di giorni mi farò preparare dall'assessorato lo stato dell'arte, dopodiché lo invierò al sottosegretario con l'impegno che nel giro di qualche giorno vi sia un incontro con il ministro o con lei direttamente, per prendere in mano tutta questa situazione e vedere come dare spunto a un ulteriore protocollo che, firmato a suo tempo, adesso da parte del Ministero della giustizia ha avuto non uno stop ma un congelamento assoluto e totale. Quindi, siccome sembra che sia dovuto soltanto a complicazioni interne del Ministero e non a scelte politiche, il sottosegretario ha promesso il suo interessamento e quindi nel giro di qualche giorno avrò questo tipo di contatto e di incontro ravvicinato con il Governo specificamente su questo tema.
Il tema è allora Marino del Tronto, gli agenti, le comunità di recupero, cioè tutto il problema del protocollo d'intesa.
PRESIDENTE. E' stata presentata una proposta di risoluzione sottoscritta da tutti i gruppi. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Interrogazione (Svolgimento): «Rischio amianto alla Automotive Products Italia Spa di Maiolati Spontini» Procaccini e Martoni (470)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 470 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.
AUGUSTO MELAPPIONI. Chiedo ai consiglieri Procaccini e Martoni di consentirmi di dare successivamente una risposta più organica di quella che sono in grado di dare oggi, in quanto, in effetti, l'interrogazione è arrivata al servizio il 20 maggio e siamo stati in grado semplicemente di muovere il sistema per inviare le verifiche nell'ambito dell'azienda, attivando quindi la Asl 5 e la direzione regionale Inail nel suo organismo ispettivo, il Contarp, per verificare la problematica del rischio amianto. A distanza di sei giorni non abbiamo ancora avuto risposta rispetto a quanto è stato chiesto. Abbiamo solo informalmente saputo — questa è una prima, parziale risposta — che il problema amianto, per ora, è collegato soltanto alle copertura dello stabilimento e non alla lavorazione di materiale a rischio che, da quello che ci è stato detto verbalmente — ecco perché mi riservavo un ulteriore periodo per rispondere in maniera adeguato — sembra che l'azienda da diversi anni non utilizzi più nella propria lavorazione. Ripeto, in sei giorni non siamo però stati in grado di avere una risposta se non attivare i meccanismi di controllo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
CESARE PROCACCINI. Il nostro gruppo ha chiesto l'iscrizione d'urgenza di questa interrogazione. Per la verità, alcuni qui distratti non sanno che in ben due riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo questo aspetto è stato trattato. Prendo atto della necessità dell'assessore di approfondire il problema, perché purtroppo non riguarda l'unico caso di cui trattiamo e addirittura oggi sappiamo che oltre alla lavorazione dentro la fabbrica della Automotive Products che in larga parte realizza dischi per le frizioni delle automobili e dei veicoli industriali, l'amianto sarebbe presente anche nelle coperture, per cui la necessità di approfondire è giusta poiché il problema si aggrava. Infatti, la richiesta della Rsu fatta all'Inail e alla direzione aziendale in data 13 gennaio riguardava la conoscenza della documentazione relativa alla lavorazione dell'amianto nello stabilimento. La risposta è stata affidata ad un braccio operativo, probabilmente, dell'Inail, il Contarp e la risposta veniva il 14 febbraio. Nella stessa non si è entrati nel merito della quantità di amianto, ma si è negato l'accesso alla documentazione chiesta dalla Rsu poiché la richiesta non rientrava tra quelle consultabili in quanto riguardava e riguarda, secondo l'interpretazione della normativa, informazioni su notizie interne alla fabbrica. Questo è un aspetto molto discutibile, anzi un aspetto grave, gravissimo, perché si interviene negando la richiesta rispetto ad aspetti di lavorazione che fanno morire le persone in tempi brevi e in tempi lunghi, tant'è che l'ente di assistenza ecologica molto tempo prima aveva rilevato presenza di amianto seppure a livelli bassi, come a voler dire che gli operai e le operaie sarebbero morti in maniera più lenta. E addirittura, in quel rilievo non si faceva menzione delle coperture dello stabilimento stesso.
Quindi assessore, noi le chiediamo una risposta in maniera formale e rapida come lei sta facendo — e per questo la ringraziamo — più completa, più dettagliata, meno formalistica rispetto al diniego fatto rispetto alla documentazione, proprio perché la questione riguarda la salute dei cittadini ed è qui inutile ricordare che purtroppo le Marche sono una regione con altissima mortalità nei luoghi di lavoro.
Interrogazione (Svolgimento): “Criteri di valutazione della situazione economica per prestazioni o servizi sociali o assistenziali» Ciccioli (385)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 385 del consigliere Ciccioli. Per la Giunta risponde l'assessore Secchiaroli.
MARCELLO SECCHIAROLI. Alcuni punti sulle considerazioni di carattere generale poste in premessa dal collega Ciccioli.
E' intendimento di questo assessorato seguire nel dettaglio le indicazioni della legge quadro n. 328/2000 che postula un welfare italiano non più limitato alle sole questioni sanitarie o previdenziali, ma lo allarga allo specifico della famiglia quale soggetto erogatore di servizi e alle politiche sociali in genere. Il welfare che si intende perseguire si pone l'obiettivo di tutelare le persone dai rischi connessi alla salute ed alla vecchiaia, ma anche di offrire sostegno ed aiuto alle persone durante tutto il ciclo della vita.
Il sistema di protezione sociale che si evince dalla nuova riforma nazionale e dal nostro piano sociale regionale vuole quindi avere connotazioni universalistiche, ma con priorità di accesso ai soggetti deboli così come esplicitato all'art. 2, comma 3, della L. 328/2000.
La Regione Marche è quindi ben consapevole che il tasso di civiltà e di democrazia si misura col metro della sua politica sociale nei confronti dei ceti più disagiati nonostante le evidenti inadempienze del governo centrale che in questo primo anno di attività non ha fatto assolutamente nulla di quello che avrebbe dovuto fare per l'applicazione del testo di riforma nazionale (siano infatti in attesa del Decreto per la definizione dei profili professionali e delle figure professionali sociali; del Dpcm di approvazione dello schema di riferimento della Carta dei servizi sociali, del Decreto del Ministro per la solidarietà sociale relativo all'attuazione del sistema informativo dei servizi sociali e altro, fra cui la definizione dell'Ise e costo dell'accesso ai servizi.
La legge 8/11/2000, n. 328 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" prevede all'articolo 8, comma 3, lettera 1), tra le funzioni attribuite alle Regioni, la definizione dei criteri per la determinazione del concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni, sulla base dei criteri generali indicati dal Piano nazionale.
Il Piano nazionale ribadisce che "il criterio di accesso al sistema integrato di interventi e servizi sociali è il bisogno: la diversificazione dei diritti e delle modalità di accesso ad un determinato intervento è basata esclusivamente sulla diversità dei bisogni. Affinché le politiche sociali siano veramente universalistiche, è necessario che le persone e le famiglie con situazioni di bisogno più acuto o in condizioni di maggiore fragilità siano messe in grado di poter accedere ai servizi rivolti a tutti, oltreché eventualmente a misure e servizi specificamente dedicati."
Aggiunge inoltre che "le persone e le famiglie possono essere chiamate a concorrere al costo dei servizi universali in base alla loro condizione economica, per salvaguardare il criterio dell'equità".
Anche il Piano regionale per un sistema integrato di interventi e servizi sociali 2000-2002 prevede che la Giunta regionale individui i servizi esclusi dalla partecipazione alla spesa a carico del cittadino ed i servizi o prestazioni che comportano invece l'intera o parziale copertura da parte dell'utente; per i servizi per i quali l'accesso non sia universalmente gratuito, la Regione è tenuta a stabilire i parametri di riferimento per definire le differenti modalità di partecipazione alla spesa.
A tale proposito quindi è stata elaborata una prima ipotesi di "Atto di indirizzo e coordinamento sui criteri per la determinazione del concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni sociali" da parte del Servizio Servizi Sociali coadiuvato da esperti esterni che dovrà entro breve essere sottoposto all'attenzione degli enti locali, delle organizzazioni sindacali e dei soggetti interessati al documento.
Questa ipotesi prevede un percorso di integrazione socio-sanitaria su cui stiamo lavorando dato che l'intero Piano sociale regionale se lo pone come obiettivo principale.
A tale proposito abbiano attivato un gruppo tecnico, nell'ambito dell'agenzia regionale sanitaria, preposto ad affrontare tutte le questioni inerenti questo problema e a lavorare al recepimento del Dpcm del 14.02.2001 "Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie" e al raccordo dello stesso col recente Dpcm 29.11.2001, "Definizione dei livelli essenziali di assistenza".
L'approvazione dell'atto di indirizzo sulla compartecipazione al costo dei servizi comporterà un adeguamento da parte dei Comuni di tutti gli atti e delle delibere inerenti le norme per il costo dei servizi e quel processo di armonizzazione regionale anche in ordine alla spesa che rientra nel complessivo processo di riequilibrio in ordine all'accesso, alla qualità e alla fruibilità dei servizi sociali su tutto il territorio regionale.
Questa l'informativa generale. Circa alcune questioni particolari che il consigliere Ciccioli poneva, in particolare si parlava di disabili e della non uniformità che esiste — sono d'accordo con lei — nel territorio in merito a certe spese tipo centri diurni, trasporti ecc.
Voglio ricordare a questo Consiglio che con la nostra legge regionale 18 noi non avevamo posto il problema del costo dei servizi, perché venivamo da una stagione in cui le associazioni dei familiari, anche a livello nazionale prevedevano che nulla si dovesse pagare per determinati servizi rivolti all'handicap quali centri diurni e trasporti.
Tutta la diversità a cui lei fa riferimento e che esiste attualmente nella nostra regione rispetto alla compartecipazione dei familiari alle spese è stata una concertazione a livello locale e comunale, fatta anche con le associazioni dei familiari, per cui si è cominciato a determinare delle "rette" che non sono tali, sia per il costo del centro diurno sia per la partecipazione al costo dei trasporti. Questa diversità esiste, questa diversità fa parte di tutto il progetto che stiamo facendo per la compartecipazione, per andare ad una omogeneizzazione. Però tutto questo, specialmente nel campo dell'handicap, fino adesso è stato fatto in piena autonomia dai singoli Comuni e i progetti che i singoli Comuni presentano per la legge 18 ci forniscono dei dati rispetto alla fotografia che lei ha fatto e che dà una diversità di trattamento, però avvenuta con una concertazione locale, non soltanto per iniziativa dei singoli Comuni e dei singoli sindaci; concertazione a cui partecipano in prima persona anche i familiari degli utenti che sono ospiti dei centri diurni o che usufruiscono del trasporto pubblico.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Ho ascoltato l'intervento dell'assessore che è stato molto articolato e ha riesaminato il percorso che c'è stato in questo settore. Il problema centrale che ponevo nell'interrogazione è sostanzialmente il seguente. Queste famiglie che hanno in casa un disabile con handicap grave, sia esso adulto che adolescente, giovane, hanno un peso di natura esistenziale, psicologica e anche economica terribile. Personalmente sono testimone di situazioni in cui tutta la vita del nucleo familiare purtroppo si svolge attorno alla persona portatrice dell'handicap grave, e mi riferisco all'handicap grave rispetto al quale non è possibile l'integrazione, l'inserimento nel territorio.
Negli ultimi tempi, in seguito al riordino del settore, c'è questo problema dei servizi a richiesta: uno chiede il trasporto — il trasporto è sicuramente un servizio a richiesta — così come chiede altre cose e c'è il problema della partecipazione alla spesa.
A mio parere, quando l'handicap raggiunge una gravità totale sulla qualità della vita della persona, determinati servizi devono essere concessi gratuitamente. I Comuni spesso sono sensibili, anche se ce ne sono alcuni oggetto di critiche anche pesanti. Quindi ci sono anche Comuni molto sensibili, molto disponibili, i quali però ti dicono "questa cosa la devi pagare", "sui questo bisogna che vi impegniate voi" e via di seguito, quando la famiglia già compie uno sforzo notevole per tutto ciò che non è normato, perché il sostegno non è totale: ci sono tutta una serie di assistenze, di integrazioni di affidi che sono discrezionali della famiglia, per migliorare la qualità della vita si fanno, bisogna magari pagare persone, fare particolari riabilitazioni non previste.
Credo che alcune cose standard — il trasporto della persona disabile dalla casa al centro diurno, al centro dove c'è una piccola attività o semplicemente lo spazio di parcheggio — devono essere a carico totale del Comune.
L'obiezione che molto spesso i Comuni fanno non è "non avete diritto", ma "purtroppo noi non abbiamo le risorse per pagare". Il Comune avrebbe la disponibilità, ma dice "senza sostegno della Regione non possiamo fare il servizio". Un livello minimo di prestazioni — il trasporto è un servizio che riguarda un certo numero di persone, tutti conosciamo i pullmini che vanno a prelevare più persone, poi le trasportano fino al centro diurno o nel luogo dove svolgono l'attività, quindi è un servizio collettivo e non alla persona — deve essere garantito al di là della fascia economica della famiglia, poi il di più si dà in base al reddito complessivo familiare.
Il decreto 130 stabiliva che bisognava prendere in considerazione solo il reddito dell'assistito. Il reddito dell'assistito, in genere in queste persone non c'è, a meno che siano benestanti che hanno ereditato, hanno un tutore.
La legge 18 è stata abbastanza buona, io stesso collaborai nella precedente legislatura in Commissione sanità. Ricordo che c'era l'aspetto dell'handicap fisico e sensoriale, aggiungemmo quello psichico, in maniera tale che anche l'handicap psichico fosse tenuto in considerazione. Ci sono stati degli sforzi comuni.
Sugli indirizzi è opportuno stabilire che riguardo al trasporto e altre pochissime prestazioni, la Regione dovrebbe rimborsare i Comuni, poi il resto è tutto da valutare. Anche se la spesa del trasporto è comunque una spesa, è un servizio che si dà a tutti coloro che si danno bisogno, quindi il sostegno di questo servizio è doveroso da parte della Regione e del servizio pubblico.
Interrogazione (Rinvio): «Concorso per l'assunzione di n. 2 guardiaparco, indetto dalla Comunità montane dell'Esino-Frasassi» Moruzzi (335)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 335 del consigliere Moruzzi.
La Giunta fa presente di non essere in grado di rispondere.
MARCO MORUZZI. E' una cosa intollerabile, Presidente, perché questa interrogazione è da moltissimo tempo all'ordine del giorno.
Interrogazione (Seduta segreta):
«Nomina direttore generale Asl di Fermo» Ceroni (412)
Interpellanze (Seduta segreta):
«Regolarità della nomina del direttore generale della Asl 11 di Fermo» Romagnoli (43)
«Nomina direttore generale Asl n. 11» Romagnoli (58)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 412 del consigliere Ceroni e le interpellanze n. 43 e 58 del consigliere Romagnoli.
Trattandosi di argomento da discutere in seduta segreta, prego i non consiglieri di lasciare l'aula.
La seduta prosegue in forma segreta
dalle ore 11,50 alle ore 12
Interrogazione (Svolgimento): «Designazione rappresentanti associazioni naturalistiche consigli direttivi enti parco S. Bartolo e Sasso Simone e Simoncello» Giannotti (411)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 411 del consigliere Giannotti.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.
ROBERTO OTTAVIANI. In relazione all'interrogazione avanzata dal consigliere Giannotti, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito alla procedura dl nomina degli esperti delle associazioni naturalistiche in seno al consiglio direttivo del parco del Monte San Bartolo si osserva quanto segue:
«I criteri seguiti sono quelli dettati dalla DGR 809/1996 articolo 1 comma 5 il quale dispone che: "Il Consiglio direttivo dell'ente è così costituito: l'Assessore regionale all'ambiente o suo delegato; ll Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, o suo delegato; ll Sindaco del Comune di Gabicce Mare, o suo delegato; 2 rappresentanti del Comune di Pesaro, nominati dal Sindaco ,2 esperti nominati unitariamente o maggioranza dalle associazioni naturalistiche riconosciute ai sensi della L. 349/1986.
Il dirigente del Servizio Regionale Tutela e Risanamento ambientale, con nota prot. 10739 del 10.08.2001 (allegata alla presente), ha richiesto alle associazioni naturalistiche di avanzare le proprie proposte di candidatura. Ne discende che era data loro ampia facoltà di presentare anche più candidati.
Le associazioni naturalistiche hanno indicato i nominativi. Le indicazioni pervenute dalle associazioni stesse hanno determinato la seguente graduatoria: Pandolfi Massimo (WWF Italia, Legambiente Marche, Lipu) voti 3; Pietropaolo Michele (WWF Italia, Legambiente Marche), voti 2; Angelucci Giorgio (Club Alpino Italiano), voti 1; Fiocco Virginio (Argonauta), voti 1; Martufi Roberta (Italia Nostra), voti 1; Pascucci Orazio (L'Umana Dimora Marche), voti 1; Sabbatini Enzo (Movimento Azzurro), voti 1.
Il Presidente della Giunta Regionale, conformemente a quanto disposto dalla DGR 809/1996, con proprio decreto 186 del 29.10.1996 ha quindi integrato il consiglio direttivo del Parco inserendovi il Prof. MASSIMO PANDOLFI e l'Architetto MICHELE PIETROPAOLO, esperti nominati a maggioranza dalle associazioni naturalistiche».
In merito alla regolarità della nomina dell'esperto designato dalle associazioni naturalistiche in seno al consiglio direttivo dell'ente parco naturali del sasso Simone e Simoncello sl osserva quanto segue:
«Va premesso che le norme che prevedono cause di incompatibilità devono rispondere al principio di tassatività e sono di stretta interpretazione, dunque insuscettibili di applicazione analogica ed estensiva.
Sia gli atti legislativi (L. 394/91; L.R. 15/1994) che amministrativi (delibera G.R. 599 del 1996 e Statuto) in materia di Enti Parco non prevedono alcuna causa di incompatibilità per i componenti del Consiglio direttivo dell'Ente Parco. In particolare la delibera di Giunta Regionale n. 599 del 26.02.1996 che ha approvato l'atto costitutivo dell'ente ha previsto la composizione del Consiglio Direttivo dell'Ente non stabilendo specifiche cause di incompatibilità.
Guardando poi alle competenze del Consiglio Direttivo come fissate dall'articolo 9 dello Statuto dell'Ente, queste afferendo a compiti di indirizzo programmatico e gestionale non sembrano in via generale tali da poter collidere ed interferire direttamente con gli atti di natura prettamente tecnica riconducibili alle competenze gestionali di un ufficio comunale. Del resto, qualora in singoli casi concreti tale interferenza si producesse, varrebbe per il componente del Consiglio Direttivo che riveste anche la qualifica di responsabile dell'Ufficio Tecnico Comunale, il dovere di astenersi dal prendere parte alla singola decisione del Consiglio Direttivo, così come previsto dall'articolo 12 ultimo comma dello Statuto dell'Ente Parco.
Anche la L.R. 34/1996 "Norme per le nomine e designazioni di spettanza delle regioni" che si applica "a tutte le nomine e designazioni da effettuarsi dagli organi statutari della Regione sulla base di leggi, regolamenti, statuti e convenzioni in organi di enti e soggetti pubblici e privati diversi dalla Regione", non prevede, all'articolo 8, una causa di incompatibilità per i funzionari comunali.
Se si guarda poi infine alla disciplina delle incompatibilità dei pubblici dipendenti quale risulta dall'articolo 53 del decreto legislativo 30 Marzo 2001 n. 165 ed in particolare agli articoli 60 e seguenti del T.U. di cui al DPR n. 3 del 1957 cui rinvia il comma 1 dell'articolo 53, non compaiono fattispecie di incompatibilità cui ricondurre l'ipotesi di un dipendente comunale che sia nominato componente del consiglio direttivo di un ente pubblico qual è l'ente parco».
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. Dichiaro la mia completa insoddisfazione rispetto alla risposta dell'assessore che non ha colto il significato dell'interrogazione. Io spero che lei abbia letto quello che le hanno scritto, assessore e spero che le cose non siano sue, perché dopo quello che ho sentito sono molto preoccupato. Capisco la preoccupazione che avete di difendere questa lobby degli ambientalisti che debbono a tutti i costi gestire i parchi, quindi che dovete mantenere gli equilibri, ma non è possibile inventarsi le regole del gioco, assessore. Ma dove sta scritto? In un comitato del parco, del San Bartolo, nella fattispecie, ci sono due rappresentanti delle associazioni e lei mi dice oggi che ogni associazione può designare i due nomi? Questo non sta in piedi. E' una regola di questo Consiglio regionale che la maggioranza vota un nome... (Interruzione). Lasci stare, assessore. E' illegale, illegittimo. E che sia illegale e illegittimo lo dimostrano le carte, perché fatta eccezione, guarda caso, per le due associazioni che hanno usufruito di questo vantaggio, tutte le altre associazioni hanno fatto una designazione unica. Tutte. E' logico che quando i nomi sono due, non si segnalino entrambi. Le due associazioni che ci interessano, guarda caso hanno fatto una segnalazione doppia. Lei fa una graduatoria considerando la doppia designazione. Secondo me è illegale e immorale sul piano politico. Dopodiché, se lei mi dice che sono in torto io perché si deve fare una modifica alla normativa che garantisca una maggiore correttezza d'accordo, ma la Giunta regionale non può sottrarsi alla propria responsabilità. Se lei ritiene buona la doppia assegnazione la graduatoria non può che essere questa, però nel comitato del parco si configura una presenza monopolistica, perché lei ha i rappresentanti di un'unica associazione ambientalista. Lei ha sostanzialmente solo Legambiente, perché questi due personaggi sono espressione di Legambiente. Fra l'altro, assessore Ottaviani — lei è nuovo — verrebbe da dire che ci sono nomi ricorrenti che ormai appartengono alla storia della politica e dell'ambientalismo che sono in tutti gli organismi regionali da vent'anni e che, addirittura, ancora oggi sono designati nel comitato dell'ente parco. Io ritengo che sia scorretta questa interpretazione fatta dalla Giunta regionale, non mi soddisfa la sua risposta, se ci saranno altri modi per tutelare l'esigenza delle associazioni e di una più adeguata rappresentanza vedremo.
Assessore, il suo mi sembra un autogol, perché del consiglio direttivo dell'ente parco che gestisce il monte di Carpegna, fa parte in rappresentanza di un'associazione ambientalista il dirigente dell'ufficio tecnico comunale di Pietrarubbia. Mi interessa la responsabilità oggettiva che esercita, quindi, caro assessore, le leggo le attribuzioni del consiglio direttivo. All'art. 9, oltre a tutta una serie di funzioni si prevede: "delibera in ordine alle espropriazioni, agli indennizzi, alle prelazioni di cui all'art. 20 della legge regionale n. 159". Si configura allora il fatto che questo signore, nella sua qualità di membro del consiglio direttivo approva atti che ricadono sotto la sua responsabilità professionale, atti che questi ha istruito come dirigente del servizio urbanistica del Comune di Pietrarubbia. Da qui deriva una incompatibilità concreta che va rimossa.
Insisto nel chiedere che la Giunta regionale assuma un'iniziativa per rimuovere questa incompatibilità palese chiara a tutti i cittadini di quella zona e che crea una situazione di disagio e che in qualche modo rimette in discussione l'assetto del comitato del parco del San Bartolo, facendo in modo che le associazioni ambientaliste siano rappresentate in maniera più ampia di quella che è oggi.
Interrogazione (Svolgimento): «Mancanza di un impianto di depurazione delle acque a Casteldemilio e sulle resistenze alla diffusione della fitodepurazione nelle Marche» Moruzzi (363)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 363 del consigliere Moruzzi.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.
ROBERTO OTTAVIANI. Leggo la risposta: «Si premette che in fase di redazione del Piano di Tutela delle Acque - prima fase - acque superficiali, nell'analisi dei fabbisogni infrastrutturali espressi dagli Enti Locali questo intervento non era stato indicato e per tale motivo il progetto non compare nella ricognizione del citato Piano.
1. Iniziative da assumere
Si ritiene che il problema debba trovare una giusta soluzione sulla base del principio di sussidiarietà, attivandosi in tal senso l'amministrazione interessata ed il soggetto gestore del ciclo idrico, il quale può attuare gli interventi infrastrutturali con la copertura finanziaria derivante dai proventi tariffari. Si rileva comunque che richieste di finanziamento del citato progetto al Servizio Tutela e Risanamento Ambientale non risulta siano state effettuate, almeno negli ultimi 3 o 4 anni. Ci risulta peraltro che il soggetto gestore si è attivato e attualmente sta valutando se portare avanti la soluzione della fitodepurazione o ricorrere all'ipotesi alternativa di una soluzione aggregata, con la quale si recapiterebbero tutti i reflui di Agugliano e quindi non solo della frazione Casteldemilio, al depuratore centralizzato di Falconara Marittima.
2. Resistenza all'introduzione della fitodepurazione nelle Marche
L'affermazione su una presunta resistenza all'introduzione della fitodepurazione nella nostra regione si ritiene non condivisibile. Tenendo conto degli interventi realizzati, in corso di attuazione o allo stato di progetto, riportato nel successivo punto 3, si può affermare che a tutt'oggi permane e sicuramente rimarrà la prevalenza generale di altre soluzioni tecnologiche rispetto alla fitodepurazione, ma che comunque interventi di depurazione alternativi stanno conquistandosi uno spazio sempre più rilevante. Del resto è una situazione che si verifica anche in altre realtà regionali.
3. Progetti di fitodepurazione di cui si è a conoscenza Interventi di fitodepurazione realizzati nelle Marche: Comune di Porto Recanati - affinamento delle acque in uscita dal depuratore - 1° stralcio funzionale (10.000 Abitanti Equivalenti); Comune di Montecarotto - Impianto di fitodepurazione (potenzialità 900 Abitanti Equivalenti); Comune di San Lorenzo in Campo; Comune di Lapedona.
Interventi in corso di attuazione: Consorzio Gorgovivo - Impianto di fitodepurazione per l'affinamento delle acque in uscita dal depuratore ZIPA di Jesi (60.000 Abitanti Equivalenti) finalizzato al riutilizzo per usi industriali delle acque depurate. Comune di Ripe - Impianto di fitodepurazione (potenzialità 900 Abitanti Equivalenti); Comune di Montefiore dell'Aso - Impianto di fitodepurazione (potenzialità 1.300 Abitanti Equivalenti).
Interventi allo stato di progetto: Comune di Porto Recanati - affinamento delle acque in uscita dal depuratore - 2° stralcio funzionale (10.000 Abitanti Equivalenti). Progetto esecutivo che subirà alcune modifiche migliorative; Comuni di Fiastra, Acquacanina e Bolognola- Depurazione ecosostenibile delle acque reflue nel lago del Fiastrone, progetto definitivo; Comune di Ostra- Impianto per 4.000 Abitanti Equivalenti; progetto preliminare. Sembra che tale ipotesi sia stata accantonata a favore di quella di un impianto di depurazione tradizionale; Comune di Orciano di Pesaro - Impianto a servizio della zona industriale di Schieppe (Potenzialità 700 Abitanti Equivalenti); Consorzio MEGAS - Completamento opere igienico-sanitarie nel bacino del Conca (nuclei abitati minori dei Comuni di Montecerignone, Mercatino Conca, Montecopiolo e Sassofeltrio); Consorzio per l'Industrializzazione delle valli del Tronto, dell'Aso e del Tesino - Realizzazione di un impianto per l'affinamento delle acque in uscita dal depuratore di Marino del Tronto di Ascoli Piceno ai fini del riutilizzo per usi industriali. Progetto definitivo in corso di elaborazione.
4. Condivisione dell'incentivazione della fitodepurazione e strumenti.
La fitodepurazione rientra tra gli indirizzi tecnici forniti, sia dalle Linee Guida al Piano di Risanamento delle Acque, sia dal successivo Piano regionale di Tutela delle Acque per i nuclei abitativi isolati e per gli agglomerati fino a 2.000 abitanti equivalenti (art. 11 delle Norme Tecniche di Attuazione), purché conveniente rispetto ad una valutazione tecnico economica. Quanto all'incentivazione finanziaria di queste tipologie di intervento, il DOCUP Ob.2 2000/2006, tra le azioni ammissibili della submisura 2.1.1 "Interventi per il trattamento e lo smaltimento delle acque reflue" prevede anche la fitodepurazione, come del resto è avvenuto anche nel precedente DOCUP Ob.2 1997/99. Inoltre i progetti di fitodepurazione sono cofinanziabili ai sensi dell'art. 8 della L.R. 46/92.
Riguardo alle azioni di orientamento verso l'adozione di tale soluzione realizzativa, nei convegni "La qualità delle acque" del 2001 organizzati dall'A.R.P.A.M. e svolti in ogni ambito provinciale, si è parlato diffusamente della fitodepurazione proprio a tale scopo, e l'argomento sarà trattato ancora nei futuri convegni sulle acque. Più che attivare dei nuovi strumenti di incentivazione, si ritiene opportuno migliorare l'efficacia delle azioni di sensibilizzazione, supportandole con i dati provenienti da verifiche sull'efficienza depurativa delle esperienze condotte nella nostra regione, invece che dati desunti dalla letteratura in materia e certamente interessanti, ma riferiti a realtà fuori contesto. Ciò sicuramente contribuirebbe a convincere quei soggetti che attualmente hanno delle perplessità sulla validità della fitodepurazione.
5. Nuclei di case sparse che creano situazioni di emergenza sanitaria ed ambientale
Al momento non si ha conoscenza di altre situazioni del genere. Tra l'altro, per quanto attiene la popolazione servita o meno dalle infrastrutture depurative, i dati a disposizione permettono una conoscenza solamente a scala di bacini idrografici di maggiore importanza e non di piccoli nuclei o di case sparse, di cui è comunque oggettivamente difficile operare una valutazione a scala regionale.
5. La programmazione regionale ed incentivazione della fitodepurazione.
Riguardo all'incentivazione si è già diffusamente detto al punto 4. Si ritiene che per quanto riguarda il ciclo idrico integrato e l'attuazione della relativa normativa di riferimento, vale a dire la L. 36/94 (legge Galli), recepita con la L.R. 18/98, la funzione sulla programmazione debba essere attivamente svolta dalle Autorità di Ambito Territoriale Ottimale e nel caso specifico dall'A.T.O. 2 che sta già operando in tal senso. In particolare, l'Autorità di Ambito sta operando una ricognizione di tutti gli interventi, atto propedeutico per la successiva definizione del relativo Piano d'Ambito, il quale altro non è che la proiezione delle necessità infrastrutturali del ciclo idrico e dei relativi investimenti in un medio lungo termine (15 . 20 anni). Va evidenziato che l'art.141 della L. 388/2000, finanziaria per il 2001, ha stabilito che le Autorità di Ambito, o in caso di loro non operatività le Province, predispongano ed attuino dei programmi di interventi urgenti di fognatura e depurazione. I programmi relativi alla nostra regione comportano un complessivo fabbisogno finanziario di più di 200 milioni di Euro, in larga parte da reperire sulla base degli accantonamenti da tariffe, le quali nei prossimi anni avranno presumibilmente aumenti consistenti, in considerazione delle recenti deliberazioni operate dal CIPE (8/03/2001 n.23, 4/04/2001 n.52, 15/11/2001 n.93). Nelle intenzioni del legislatore detti programmi sono finalizzati non solamente a regolarizzare le situazioni che hanno il termine ultimo del 31/12/2005, ma soprattutto ad evitare che l'Unione Europea attivi una procedura di infrazione contro l'Italia per le scadenze comunitarie già verificatesi, e cioè quella del 31/12/1998 relativa agli agglomerati superiori a 15.000 abitanti equivalenti in aree sensibili, e quella del 31/12/2000 sugli agglomerati superiori a 15.000 abitanti equivalenti. Pertanto, le problematiche relative ai piccoli nuclei (inferiori a 2.000 abitanti equivalenti), sono certamente importanti sia dal punto di vista igienico-sanitario sia ambientale in quanto anche esse influenzano lo stato di qualità dei corsi d'acqua, ma si può capire che per quanto esposto ed ai sensi del D.Lgs.152/99, non possono rappresentare una priorità».
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
MARCO MORUZZI. Sono soddisfatto per alcune risposte che l'assessore ha dato, per altre un po' meno. Complessivamente è positivo aver richiamato l'attenzione della Giunta su questa questione della diffusione degli impianti di fitodepurazione. Devo intanto dire che questa era un'interrogazione a risposta scritta che è diventata a risposta orale perché non sono stati rispettati i tempi della risposta, e questo dico a quanti lamentano che il Consiglio è poi intasato dalle interrogazioni. Se chi presenta le interrogazioni a risposta scritta non riceve risposta, anche quelle a risposta scritta vanno ad allungare la lista. Questa interrogazione è del 30 ottobre 2001.
A seguito della risposta dell'assessore, dico che non pochi centri abitati sono attualmente sprovvisti di impianti di fitodepurazione, quindi scaricano le loro acque nei corsi d'acqua superficiali, con tutti i problemi igienico-sanitari che questo comporta.
Ho formulato questa dichiarazione in parte certamente provocatoria, ma che l'assessore dice non corrisponde alla verità, cioè la resistenza all'introduzione della fitodepurazione nella nostra regione e direi che questa affermazione in parte è confermata, perché se è vero che c'è un elenco — quello che l'assessore Ottaviani ha diligentemente predisposto per la risposta all'interrogazione, un elenco non breve di realtà in cui ci sono impianti in corso di realizzazione e impianti in corso di progettazione — dobbiamo dire che questi sono niente rispetto alle potenzialità della fitodepurazione. E molti di questi impianti, il cui iter conosco bene perché sono qui alla terza legislatura, come quello di Porto San Giorgio di cui si è parlato come impianto in progettazione, è un impianto di cui parlavamo tre legislature fa, esattamente dodici anni fa. A distanza di 12 anni l'impianto di Porto San Giorgio su cui ho fatto anche una battaglia, è ancora in fase di progettazione. Circa l'impianto di Gorgovivo di Jesi — parliamo di cinque anni fa — durante il riesame dell'uso dei fondi dell'Obiettivo 2 che rischiavano di essere perduti furono destinati a tale impianto. Quei soldi dovevano essere utilizzati per lavori immediatamente eseguibili e già progettati: ancora non abbiamo la consegna dei lavori, e sono passati cinque anni, quindi metà della scorsa legislatura e quasi metà di questa. Fortunatamente alcune altre amministrazioni sono andate avanti, ma da questa lista sono scomparsi alcuni impianti che pure erano stati finanziati da bandi dei fondi strutturali: penso al "progetto Cingoli", ad altre situazioni. Quindi il quadro della fitodepurazione nella nostra regione non è certamente soddisfacente. Lo dico non per bacchettare l'assessore, del quale condivido anche la considerazione che ha fatto un'azione di animazione e di informazione, ma questo è poca cosa. A Berlino gli impianti di fitodepurazione vengono realizzati a ridosso delle case e l'acqua è utilizzata nelle fontane pubbliche, non quella potabile ma quella che viene utilizzata nei parchi pubblici. Impianti di fitodepurazione vengono realizzati sulle pareti delle case popolari, in Germania, in situazioni in cui non abbiamo un clima così favorevole come quello italiano. Quindi, la fitodepurazione è un territorio ancora in gran parte inesplorato, su cui esiste una diffidenza e credo che amministrazioni e assessori che sono sensibili e capaci di guardare al futuro debbono fare il massimo dello sforzo, ancora un po' di più rispetto a quello che stanno facendo.
Per quello che riguarda la situazione specifica di Agugliano mi risulta che il Comune di Agugliano abbia finanziato un progetto, che questo progetto non è a conoscenza dell'Amministrazione regionale, mi farò parte diligente perché gli amministratori del Comune di Agugliano vengano negli uffici della Regione e si confrontino e credo che non sarebbe male se, rispetto al sesto punto su cui l'assessore non ha dato alcuna indicazione, la Giunta richiamasse il consorzio di gestione delle acque di Gorgovivo alla diffusione della fitodepurazione, perché forti resistenze vi sono proprio all'interno di questo consorzio, quello responsabile dello stallo di fitodepurazione di Jesi e quello che anche su questa vicenda di Agugliano preferisce fare una condotta di liquami che attraversa le nostre colline con tanto di pompe, con tanto di consumi di energia elettrica ed altro, piuttosto che realizzare un piccolo impianto. Questo è un soggetto che non vediamo assolutamente confrontarsi con la sfida che la Giunta regionale e il Consiglio nel suo piano per le acque ha dato. I piani sono generici, non danno indicazioni, non vincolandole amministrazioni locali, ma credo che ci dobbiamo porre l'interrogativo che se le amministrazioni locali continuano sulla vecchia strada rifiutando le indicazioni generali dei piani, allora i piani devono forse diventare un po' più vincolanti, perché il costo che la pubblica amministrazione paga per gli impianti tradizionali è troppo alto, sicuramente più alto degli impianti innovativi: costo dell'energia elettrica, costo in termini infrastrutturali, rapporto tra investimento e occupazione. Penso che valga la pena di dare una spinta molto forte a queste nuove tecnologie che sfruttano processi antichi: i processi della natura.
Interrogazione (Svolgimento): «Verifica delle condizioni di sicurezza nei caselli autostradali di Pedaso e di Fermo-Porto San Giorgio» Castelli (295)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 295 del consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.
LUCIANO AGOSTINI. Abbiamo cercato di organizzare una risposta sulla base degli elementi che ci sono stati trasmessi dalla Società Autostrade Spa, direzione 7° tronco di Pescara. Leggo la risposta: «In riferimento all'interrogazione in oggetto, sulla base degli elementi trasmessi dalia Società Autostrade spa, Direzione 7° Tronco - Pescara, si comunica quanto segue.
Casello autostradale di PEDASO
La porta Telepass "dedicata" di entrata, per la sua collocazione e geometria, consente esclusivamente il transito delle autovetture Al fine di salvaguardare la sicurezza del personale aziendale in servizio, è stata adottata una procedura specifica per favorire l'uscita dal parcheggio che prevede la chiusura e la riapertura della porta Telepass a cura dell'addetto al "Monitoraggio Centralizzato degli Automatismi" previa informazione via radiotelefono dal personale in esazione.
La Società Autostrade spa comunica inoltre che sono allo studio degli interventi di modifica dell'area di che trattasi, interventi che comunque non risultano di facile attuazione data la limitatezza degli spazi.
Casello autostradale di FERMO-PORTO SAN GIORGIO
Il casello autostradale di Fermo-Porto San Giorgio è caratterizzato da un piazzale di limitata estensione ed è uno dei più vetusti tra quelli realizzati nella provincia.
Per il suddetto casello è stata programmata la ristrutturazione ed attualmente sono in corso le procedure per il rilascio delle necessarie autorizzazioni progettuali.
Di tale iniziativa sono già state informate le Organizzazioni Sindacali, I'Azienda Sanitaria Locale di competenza e la Prefettura.
La Società Autostrade spa comunica infine che l'attraversamento del piazzale di casello, viene effettuato soltanto dai veicoli di servizio della Società, dal personale in esazione e dalle autopattuglie della Polizia Stradale, con tutte le cautele prescritte dal vigente Codice della Strada, per evitare il raggiungimento del necessario casello in caso di inversione di marcia per motivi di servizio».
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
GUIDO CASTELLI. Ringrazio della risposta fornita dall'assessore il quale, evidentemente, conferma, per quanto riguarda la risposta fornita dalla Società Autostrade, il fatto che si tratta di caselli autostradali a rischio, in particolare quello di Porto San Giorgio, quindi non posso che auspicare che la Società Autostrade possa dar luogo con la massima celerità ai lavori di ristrutturazione cui l'assessore Agostini faceva riferimento e peraltro non posso che augurarmi la stessa cosa per quanto riguarda Pedaso.
In realtà il casello di Pedaso è forse quello che soffre maggiormente una situazione morfologica che ben difficilmente potrà consentire condizioni di transito, per quanto riguarda soprattutto la pista "Telepass" di sicura tranquillità relativamente al passaggio degli automezzi.
Quindi non resta che attendere che la Società Autostrade possa dar luogo a quanto affermato e a quanto si è impegnata. Ripeto, il caso è stato sollevato dal sottoscritto anche in relazione a quella che era stata la posizione di alcune organizzazioni sindacali che avevano palesato la condizione di pericolosità anche e soprattutto in riferimento agli agenti e agli operatori della società stessa, quindi non resta altro che attendere di rimetterci alla celerità dei lavori della società.
Interpellanza (Svolgimento): «Controlli sull'azienda sementiera Isea Spa di Falconara Marittima in merito agli organismi geneticamente modificati» Amagliani e Andrea Ricci (22)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza 22 dei consiglieri Amagliani e Andrea Ricci.
Ha la parola, per illustrare l'interpellanza, il consigliere Andrea Ricci.
ANDREA RICCI. Si tratta di un'interpellanza che risale ormai a più di un anno fa.
Prendendo notizia del fatto che sulla stampa nazionale erano comparsi articoli dove si evidenziava l'immissione sul mercato sementifero italiano di sementi con organismi geneticamente modificati, abbiamo ritenuto opportuno accertare se anche nella nostra regione, dove risiede una importante azienda sementiera come l'Isea, ciò fosse accaduto. Adesso attendiamo una risposta, anche se con molto ritardo, dato che comunque mi pare di capire che così non è stato.
PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l'assessore Agostini.
LUCIANO AGOSTINI. Per quanto riguarda l'interpellanza n. 22, do lettura della risposta: «La Giunta Regionale, a breve, adotterà una deliberazione per dare avvio al PIANO DI MONITORAGGIO PER L'ACCERTAMENTO DI IMPROPRIO UTILIZZO DI VARIETA' DI SEMENTI GENETICAMENTE MODIFICATE, messo a punto dai Servizi Sanità e Agricoltura, attraverso il quale saranno istituzionalizzate le azioni di controllo e verifica che le strutture preposte; ASL, Istituto Fitosanitario, e Istituto Zooprofilattico, da sempre portano avanti, anche al fine di impedire l 'introduzione di prodotti OGM nella nostra regione.
L'atto amministrativo di cui si è detto ed il sistema che si andrà ad attivare risultano conformi al recente Decreto Legislativo n. 212 del 24 aprile 2001 (pubblicato sulla G. U. dell'8 giugno 2001) relativo all' "Attuazione delle direttive 98/9SCE e 98/96/CE inerenti la commercializzazione dei prodotti sementieri, il catalogo comune delle varietà e relativi controlli" che prevede l'istituzione di una Commissione Nazionale per i prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate. Tale Commissione, a cui il D.lgs n. 212 affida, in particolare, il compito di: individuare i criteri in base ai quali è effettuato il monitoraggio dei prodotti cementieri di varietà OGM, non è stata ancora costituita. Nonostante l'assenza di chiari riferimenti generali, si è ritenuto, comunque, di impostare il sistema nella consapevolezza dell'importanza che la problematica assume per la tutela della salute pubblica e la salvaguardia del patrimonio genetico e tipicità delle nostre specie vegetali.
Il Piano di Monitoraggio predisposto dalla struttura regionale prevede la messa a punto di linee guida attraverso le quali sono focalizzati gli obiettivi e stabilite le modalità operative. Inoltre, dispone in modo chiaro le funzioni delle diverse realtà che costituiscono il sistema di controllo:
1. I Servizi Igiene degli Alimenti e Nutrizione (S.I.A.N.) delle Aziende Sanitarie Locali della Regione Marche hanno l'incarico di: a) controllare, tramite ispezioni e campionamenti, che i prodotti commercializzati, ottenuti da varietà geneticamente modificate e destinati ad essere utilizzati come alimenti o ingredienti alimentari, non presentino rischi per il consumatore, non lo inducano in errore e che il loro consumo normale non possa comportare svantaggi sotto il profilo nutrizionale, rispetto agli altri prodotti o ingredienti alimentari alla cui sostituzione possono essere destinati; b) attivare, secondo le Linee guida definite, il piano di monitoraggio sulle sementi, che potrebbero essere considerate a rischio di contaminazione da organismi geneticamente modificati, fino alla data di emanazione del decreto ministeriale di cui all'art. 1 - comma 7 del D.Lgs. 24.04.2001, n. 212, atteso che la messa a coltura dei prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate risulti subordinata ad autorizzazione con provvedimento del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, di concerto con il Ministero dell'Ambiente ed il Ministero della Sanità (art.1, comma 4 - lett. e); c) esperire il controllo ufficiale delle sementi, f no alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale di cui all'art. 1 - comma 7 del D.Lgs. 24.04.2001, n. 212;
2. l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale (I.Z.S.) dell'Umbria e delle Marche Sezione Provinciale di Fermo (AP) ha il compito di curare gli aspetti tecnico-organizzativi inerenti i campionamenti dei prodotti sementieri di varietà GM destinati all'utilizzo come alimenti o ingredienti alimentari, per i quali vige il Regolamento (CE) 258/97, nonché gli aspetti inerenti i campionamenti delle sementi da sottoporre a controllo;
3. il Servizio Fitosanitario Regionale ,allo scopo di prevenire rischi fitosanitari, è affidato l'incarico di attivare il piano di monitoraggio, per la propria parte di competenza, per evitare l'improprio utilizzo di varietà di sementi geneticamente modificate, conformemente alle linee guida predisposte, che potranno essere modificate, per armonizzare le disposizioni della nostra regione agli indirizzi nazionali, una volta che entrerà in vigore del decreto ministeriale di cui all 'art. 1 - comma 7 del D.Lgs. 2404.2001, n. 212;
4. il Servizio Agricoltura, dovrà: a) predisporre campagne informative sulle condizioni di commercializzazione dei prodotti sementieri di varietà GM, di cui all'art. 5 del citato D. Lgs. 212/2001, affinché gli interessati verifichino la tipologia delle sementi utilizzate; b) sensibilizzare le Associazioni di Categoria, al fine di dare la massima divulgazione al "Piano di monitoraggio per l'accertamento dell'improprio utilizzo di varietà di sementi geneticamente modificate", presso gli interessati del settore».
Abbiamo poi la bozza delle linee guida regionali per il piano di monitoraggio per l'accertamento di improprio utilizzo di varietà di sementi geneticamente modificate che non leggo ma che allego agli atti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.
ANDREA RICCI. Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'assessore, perché al di là del caso specifico che noi avevamo sollevato e che successivamente è risultato fortunatamente senza rischi per l'immissione sul nostro mercato sementifero di organismi geneticamente modificati, l'assessore ha illustrato la predisposizione di un complesso e qualificato meccanismo di monitoraggio, controllo e verifica per impedire che nella nostra produzione agricola possano svilupparsi colture OGM, in modo da salvaguardare la tutela della salute, il patrimonio genetico, ma anche la qualità dei nostri prodotti agricoli che è il punto di forza dell'agricoltura regionale.
Per questo credo che la strada indicata dall'assessore sia positiva e corretta e che vada implementata al più presto.
Interpellanza (Svolgimento): «Coordinatori di ambito» Ceroni (41)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 41 del consigliere Ceroni.
Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.
LUCIANO AGOSTINI. Do lettura della risposta: «Con riferimento alla interpellanza n. 41/01 presentata dal Consigliere regionale Remigio Ceroni in data 8 Novembre 2001 in ordine ai Coordinatori di ambito, si comunica quanto segue.
Il criterio di fondo con cui si è cercato di avviare l'applicazione del Piano Regionale per un Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali 2000-2002 è stato quello indicato già dalla legge n. 59/97 "Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa, la quale pone come principio fondamentale quello della sussidiarietà intesa come "...attribuzione della generalità dei compiti e delle funzioni amministrative ai Comuni, alle Province e alle Comunità Montane secondo le rispettive dimensioni territoriali, associative e organizzative, con l'esclusione delle sole funzioni incompatibili con le dimensioni medesime...".
Lo stesso Piano Regionale nasce all'insegna della sussidiarietà "verticale" interistituzionale a fronte di una Regione che fissa le regole nonché i principali obiettivi strategici stabilendo nella programmazione, indirizzo e coordinamento i suoi compiti. Anche la legge quadro 3281/2000 individua all'art. 3 nella sussidiarietà uno dei principi cui la programmazione del sistema integrato dei servizi dovrà ispirarsi.
La centralità dei territori intesi sia da un punto di vista istituzionale che sociale è quindi il criterio che guida l'attività di programmazione che la Regione Marche sta attivando nelle modalità indicate dalla riforma. Le consultazioni avviate in questi mesi con i singoli Comuni, con le Province e con gli operatori dei servizi attraverso le numerose iniziative attivate attestano questa volontà di condividere le varie fasi della riorganizzazione dei servizi costruendo assieme la "cornice" del percorso superando da una parte dirigismi superati e dall'altra intervenendo per garantire a tutti gli abitanti del territorio regionale un identico accesso a servizi di qualità.
Le procedure avviate per la identificazione del Coordinatore di ambito hanno seguito le stesso modalità nel momento in cui abbiano previsto che la scelta dello stesso fosse a carico del Comitato dei Sindaci di ogni ambito territoriale limitando il compito della Regione, che peraltro partecipa al finanziamento di questa importante figura professionale, ad una prima selezione. La stessa identificazione delle funzioni riportate nelle "Linee guida" parla del Coordinatore come "strumento tecnico del Comitato dei Sindaci" che "risponde del suo operato al Comitato dei Sindaci che è la sede istituzionale delegata a prendere decisioni in ordine alla costruzione del Piano di Zona e alle relative modalità di gestione dei Servizi Sociali".
Una figura centrale quindi nel lavoro di "facilitazione" delle "reti orizzontali" composte dalle realtà associative locali che costituiscono il senso ultimo del ruolo dell'ente locale come governo del territorio inteso nella sua accezione più ampia. Il percorso però va fatto assieme date le novità proposte dalla riforma e la complessità dei cambiamenti culturali che comporta sia da un punto di vista tecnico che istituzionale e politico.
L'impegno che la Regione si è assunta anche da un punto di vista finanziario, ripartendo fondi finanziari maggiorati del 20% in media a tutti i comuni per la gestione dei servizi e prevedendo una quota parte ripartita tra i comuni capofila per l'attuazione della riforma, attesta la volontà di essere presente e di garantire un ruolo di coordinamento, nel rispetto però delle singole autonomie in un equilibrio non sempre semplice data la complessità e l'estrema diversità dei Comuni marchigiani, alcuni molto avanzato in materia di organizzazione dei servizi altri privi dei requisiti essenziali. La presentazione della "rosa" dei candidati rientra in questo equilibrio laddove si lascia ampia autonomia nella scelta del Coordinatore, chiedendo però un confronto sulle caratteristiche dello stesso in rapporto alle caratteristiche del territorio e alle capacità riportate sulle linee guida di "...elaborazione progettuale, relazionali, di coordinamento, di gestione delle risorse, di conoscenza approfondita del territorio, di capacità di analisi e di elaborazione dei dati sui bisogni sociali...".
Un confronto quindi che non intende prevaricare le legittime ed autonome competenze decisionali dei rispettivi ambiti, ma vuole semplicemente contribuire alla scelta più adatta a cui seguirà, a totale carico finanziario della regione, I'avvio di un percorso intenso di formazione iniziale e successive azioni di accompagnamento.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.
REMIGIO CERONI. Questa è una riposta da portare ad esempio nel manuale del "politichese". La mia domanda era semplice: dopo che la Giunta regionale ha fatto l'albo degli aspiranti coordinatori d'ambito, per quale motivo l'ambito deve inviare alla Giunta regionale una rosa sulla quale l'assessore esprime un parere? La Giunta regionale ha fissato i criteri, c'è l'elenco dei coordinatori d'ambito idonei, l'ambito sceglie la persona.
Il quesito l'ho posto prima che fossero nominati i coordinatori d'ambito. In questa cosa c'è un passaggio in più. Va bene che la Regione ha scelto i coordinatori d'ambito aventi determinati requisiti, dopodiché l'ambito sceglie da questo elenco. Perché deve mandare una rosa e poi rifare? E' chiaro che tutti quelli che sono in elenco sono stati ritenuti idonei della Regione, quindi io vedo un passaggio in più. Non casca il mondo su questa cosa, però mi pare un passaggio inutile che ritarda i tempi e non si capisce per quale motivo viene fatto.
Interpellanza (Seduta segreta):
«Uniformità di decisione tra l'ente Regione e i suoi rappresentanti nei consigli di amministrazione» Massi (46)
Mozioni (Seduta segreta):
«Censura del comportamento del rappresentante della Regione Marche nel consiglio di amministrazione dell'università di Macerata» Massi e Grandinetti (167)
«Corso di laurea in scienze della formazione università di Macerata» Procaccini e Martoni (186)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 46 del consigliere Massi e le mozioni n. 167 dei consiglieri Massi e Grandinetti e n. 186 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Trattandosi di argomento da svolgere in seduta segreta, prego i non consiglieri di lasciare l'aula.
La seduta prosegue in forma segreta
dalle 12,50 alle 13,10
Mozioni (Discussione generale):
«Scuola di talassemia» Gasperi, Castelli e Romagnoli (174)
«Scuola di talassemia» Giannotti, Trenta, Brini, Favia, Ceroni, Cesaroni e Grandinetti (175)
Interrogazione (Svolgimento):
«Scuola internazionale di talassemia di Pesaro» Giannotti e Gasperi (486)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 174 dei consiglieri Gasperi, Castelli e Romagnoli e n. 175 dei consiglieri Giannotti, Trenta, Brini, Favia, Ceroni, Cesaroni e Grandinetti e l'interrogazione n. 486 dei consiglieri Giannotti e Gasperi.
Ha la parola il consigliere Gasperi per illustrare la mozione n. 174.
GILBERTO GASPERI. La mozione recita: "Nella seduta del Consiglio regionale del 14.11.2001, in risposta a varie interrogazioni inerenti la scuola di talassemia, il Presidente della Giunta regionale esprimeva ancora una volta perplessità in merito alla direzione della scuola stessa da parte del prof. Lucarelli. Appurato che in data 4 febbraio vi è stata la sentenza di assoluzione da parte del tribunale di Pesaro, il Consiglio regionale delle Marche impegna la Giunta regionale ad attivarsi per la realizzazione presso l'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro per la scuola internazionale di talassemia".
Abbiamo visto che in questi ultimi giorni in modo particolare c'è stata una presentazione, a Pesaro, di medici provenienti da Israele, unitamente a un medico palestinese che opera all'interno di una scuola israeliana, con quattro bambini ammalati di talassemia e due donatori.
In considerazione del fatto che ci sono, con chiarezza, nell'ambito della proposta di legge che verrà approvata dal Parlamento, finanziamenti dati proprio per questa scuola, da parte dell'Amministrazione regionale c'è stata la non volontà di operare in merito prendendo delle decisioni.
Addirittura si porta oggi, come scusante da parte del Presidente della Giunta, che nella proposta di legge fatta in Parlamento non c'è il nome di Pesaro come sede della scuola di talassemia. Questa mi sembra una scusante completamente fuori di ogni logica. Inoltre, siccome qui siamo tutti maggiorenni e in fatto di bugie ognuno di noi ha un bagaglio di esperienza non indifferente, questa scusante da parte del presidente della nostra Giunta è veramente fuori di ogni logica, per un motivo molto semplice. E' normale che da parte del Governo sia stata fatta una considerazione, cioè si attende il parere della Conferenza Stato-Regioni, perché da parte di questa Amministrazione on c'è stata non la volontà ma alcun passo in avanti per cercare di andare incontro a una strategia, una volontà non solo a livello provinciale, comunale o regionale, ma addirittura a livello internazionale attraverso questa istituzione che è stata già preparata e decisa a livello del G8 di Genova.
La nostra Regione non ha nemmeno previsto ciò che ci può essere dietro questo progetto di scuola di talassemia che potrebbe recare un beneficio notevole non solo sul piano umanitario e sociologico a coloro che sono colpiti, in modo particolare alle popolazioni del Mediterraneo e orientali, ma soprattutto sul piano economico potrebbe dare un contributo non indifferente al rapporto interpolitico e intereconomico tra la nostra Regione, lo Stato italiano, la nostra provincia e i Paesi che hanno questa realtà, proprio perché attraverso questa scuola, attraverso la preparazione di medici di questi Paesi avremmo uno spazio maggiore per essere interlocutori primari degli Stati che vogliono operare sul piano umanitario e sociale per i bambini colpiti.
Addirittura c'è stata da parte di questa Regione una volontà di interferire su delibere che erano state fatte da parte del direttore generale dell'azienda ospedaliera di Pesaro. Non a caso la decisione di pochi giorni fa di nominare l'ex direttore sanitario dell'azienda ospedaliera di Pesaro quale responsabile della scuola del centro di talassemia.
Si dice, rispetto al finanziamento: "L'aumento è richiesto come finanziamento coerente allo status giuridico dell'azienda ospedaliera ospedale San Salvatore e quale fondo di adeguamento correlato al piano di adeguamento approvato dalla Regione Marche", cioè il decreto della Giunta 2904 del 12.11.1999. "A detta delibera non ha mai fatto seguito, fino ad oggi, una corrispondente congrua quota di adeguamento di spesa corrente e in conto capitale".
Il progetto si chiama "Progetto Pesaro", il direttore responsabile di questo progetto, il prof. Lucarelli non solo ha dichiarato che questa scuola è desideroso di averla a Pesaro, ma che nel caso in cui non ci sia da parte della Regione Marche una presa di posizione concreta, sarà costretto ad emigrare in altre regioni portandosi dietro coloro che hanno finora operato assieme a lui alla realizzazione di questo progetto.
E' un progetto che senza il prof. Lucarelli non può essere fatto. Ad una mia precedente interrogazione, c'è stata una risposta del Presidente il quale diceva che non era opportuno nominare il prof. Lucarelli, visto e considerato che esisteva una procedura giudiziaria a suo carico. Non solo è stato assolto, ma addirittura, grazie anche a questo lasso di tempo, si è dimostrato quale alta capacità a livello organizzativo ha l'attuale direttore generale dell'azienda ospedaliera San Salvatore, dott. Ilja Gardi che in tutti i modi vogliono azzerare, senza capire che in questa logica devono rimanere persone che hanno dimostrato una certa capacità perché la lievitazione di questa scuola di talassemia è avvenuta non solamente grazie alla grande esperienza e alla personalità e capacità dimostrate dal prof. Lucarelli, ma anche grazie alle capacità organizzative che ha dimostrato il dott. Ilja Gardi.
Mentre la Regione viene a Pesaro e non assume una presa di posizione netta e concreta, ma addirittura dice di essere favorevole a questo progetto, successivamente, negli atti e nei comportamenti non c'è altro che una presa di posizione totalmente contraria, perché la volontà che sta dimostrando è quella di non far decollare questo progetto e di non rendere pubblico a livello mondiale ciò che è conosciuto solamente nel settore di ricerca e nel settore specifico medico, quindi ciò che è stato fatto in questa regione e in particolare nell'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro, grazie alla preparazione e abnegazione dell'équipe del prof. Lucarelli.
Per questo motivo ritengo che sia un atto dovuto da questa Amministrazione dare una risposta concreta, perché è normale che con una risposta concreta sarà obbligatorio, da parte dello Stato far rimanere questo progetto, questa scuola internazionale di talassemia all'interno della struttura.
Come si può pensare che non venga portata avanti una realtà di questo genere e non si voglia realmente definire in concreto che solo ed esclusivamente con la presenza del prof. Lucarelli e della sua équipe, con la presenza di un manager che ha dimostrato cosa si è fatto in Israele, si possa proseguire con il progetto? Per darvi una notizia, è la prima volta che dall'aeroporto della capitale di Israele è partito un aereo con dei palestinesi a bordo, altrimenti i palestinesi devono recarsi ad Hamman, non possono volare sul territorio israeliano. Grazie alle capacità che ha dimostrato Ilja Gardi con la presenza del prof. Lucarelli, sono riusciti a far partire l'aereo messo a disposizione dallo Stato italiano con i medici israeliani e palestinesi e con i bambini palestinesi e i donatori palestinesi per farli arrivare a Pesaro.
Questo va al di sopra delle battaglie politiche e ideologiche che vengono fatte nell'ambito di quest'aula. Ritengo che dobbiamo salire, dobbiamo essere al di sopra di questa realtà e cercare di portare un contributo concreto e non un contributo che vada solo ed esclusivamente sui giornali per iniziare un dibattito.
Dobbiamo dimostrare di voler dare piena solidarietà al prof. Lucarelli, dobbiamo dimostrare che la sanità marchigiana, e in modo particolare la realtà dell'azienda ospedaliera di Pesaro, del centro di talassemia del prof. Lucarelli è all'avanguardia a livello mondiale. Questo lo possiamo dimostrare solo se dalla Regione parte in concreto un impegno di questo Consiglio e della Giunta affinché le cose vengano realmente portate avanti in maniera idonea. Ancora all'azienda ospedaliera di Pesaro non sono stati apportati aumenti ed adeguamenti economici in base a quanto è stato stabilito ed è stato richiesto con un'imposizione fiscale ai cittadini marchigiani e in modo particolare ai cittadini che risiedono all'interno dell'azienda ospedaliera.
Attendo, in concreto, non una risposta ma un impegno, da parte della Giunta, per andare alla risoluzione di questo problema.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti per illustrare la mozione da lui presentata.
ROBERTO GIANNOTTI. Come sempre — non il diavolo, questa volta — qualcuno ci mette le mani e questa discussione, pure in ritardo rispetto ai tempi di presentazione della mozione, cade nel momento giusto, in un passaggio delicatissimo ma importante e significativo di questa vicenda.
Provo a fare la storia di questa iniziativa, un'iniziativa nata dall'intraprendenza del prof. Lucarelli e del direttore generale dell'azienda ospedaliera di Pesaro prof. Gardi, che in tempi non sospetti hanno formulato uno specifico progetto alla Giunta regionale. Questo fa piazza pulita di un luogo comune. Qualcuno diceva che la Giunta non era informata dell'iniziativa: non è vero. La Giunta è stata tempestivamente informata perché aveva una proposta presentata dall'azienda su questa materia. Se poi la Giunta non ha voluto reagire rispetto alla proposta lasciata in un cassetto questa è un'altra valutazione, ma il livello di informazione c'è stato ed è stata un'informazione adeguata.
La verità è che la Giunta regionale, anche per la posizione di aperta ostilità rispetto a questa iniziativa di Rifondazione comunista — così non ci nascondiamo dietro un dito — ha sempre mantenuto una posizione di ambiguità sulla vicenda della scuola, dicendo che non si conosceva il progetto e quindi non si era in grado di esprimere un giudizio su una cosa che non si conosceva, bloccando la nomina del direttore con una pretestuosità che rasentava la follia. Si era detto "siccome questo ha un processo aspettiamo, poi decideremo secondo l'esito del processo". Giustamente il collega Gasperi ha fatto rilevare che se questa regola vale per tutti, bisogna avere coerenza in ogni occasione: in quando non c'è la condanna, la presunzione di innocenza deve sempre essere garantita a chiunque, specialmente in un caso come questo.
Quindi una posizione della Giunta che si è barcamenata rispetto a questa cosa, per le difficoltà politiche legate alla impossibilità di gestire un equilibrio al suo interno.
Poi c'è stata la posizione di attesa. La Giunta regionale è stata presa in contropiede, perché il Governo si è mosso per primo. Facendo seguito ai discorsi fatti in occasione del G8 a Genova il Governo ha manifestato un interesse non solo a parole ma nei fatti, perché ha messo i soldi sul tavolo, come si fa quando si gioca a poker e ha detto "per questa cosa sono disposto a spendere 20 miliardi l'anno per tre anni, del bilancio della salute, e 9 miliardi in più dal bilancio del Ministero degli esteri". Di fronte a questa situazione che ha cambiato oggettivamente la situazione ho intravisto nella Giunta una modifica di atteggiamento, non una opposizione ma un atteggiamento di attesa: "vediamo cosa vuol dire". Al punto — terza fase della vicenda — che si è scatenato un altro dibattito con gli amici di Rifondazione, che forse si sono vergognati di quello che avevano detto, perché c'è da vergognarsi dell'attacco alla scuola in quanto tale. Non discuto le valutazioni politiche di questo gruppo rispetto alla gestione della sanità, mi sembra inaudito, inopportuno, violento all'inverosimile l'attacco alla scuola in quanto tale. Da Rifondazione comunista è stata teorizzata la tesi "la scuola si deve fare ma senza i soldi della Regione". Ridicolo! Come dire "se il Governo Berlusconi vuole assumersi questa responsabilità, se la faccia".
Di una iniziativa che parte da un'azienda del sistema sanitario regionale si deve far carico al 100% il Governo nazionale? E qui c'è stata anche una caduta di stile del presidente della Giunta regionale che si è lasciato scappare una frase. D'Ambrosio parla un po' troppo: se stesse un po' zitto, forse farebbe meglio l'interesse dell'Esecutivo. Si è lasciato scappare "però i soldi per partire potremmo darli in prestito". Un'uscita non adeguata alla gravità della situazione, da mettere alla pari a quella di Rifondazione comunista, rispetto ad una cosa già in movimento, rispetto ad una iniziativa già partita. Questa è una posizione di retroguardia.
Siamo alla quarta fase, quella odierna, con un finanziamento statale garantito, alla faccia dell'on. Lusetti che in più di un'occasione ha detto "qui i soldi non ci sono". I soldi ci sono. Una proposta di legge ufficialmente depositata alla Camera su questo problema, una legge che dice che ci sono i soldi per fare la scuola. Anche se questa mattina il presidente D'Ambrosio mi faceva osservare che nella legge non viene indicata Pesaro come sede della scuola. Ritengo però, Presidente, che i pronunciamenti, le dichiarazioni fatte dall'on. Baldassarri, dall'on. Letta e dall'on. Berlusconi in qualche modo confermino questa propensione affinché, in sede di Conferenza Stato-Regioni si compia questa scelta che non avrebbe una sua logica se fosse fatta da altre parti.
L'ultimo passaggio, quello che ritengo ancor più grave è il seguente. Non ho capito bene se è stata una scelta dell'assessore o del dirigente alla sanità. Voglio troppo bene all'assessore, quindi voglio pensare che sia stata un'iniziativa del nuovo super dirigente di area: il tentativo di esautorare Pesaro dalla gestione della scuola. Anche questa è una cosa che non sta in piedi. Non è pensabile prescindere da Pesaro, dall'azienda ospedaliera di Pesaro e dal prof. Lucarelli per mettere in piedi la scuola di talassemia. Se quell'incontro c'è stato, quell'incontro in cui il dirigente dell'area ha tentato di imporre come responsabile della scuola prima il dott. Maffei, uomo del suo staff, poi il direttore sanitario dell'azienda ospedaliera, è stato di un'opportunità che lascio a voi giudicare. E' come se io andassi a chiedere al direttore generale della sanità di venire a lavorare per me in un altro settore scavalcando l'assessore. Mi sembra che sia doveroso e corretto che, prima di chiedere al direttore sanitario scelto fiduciariamente dal direttore generale, si debba chiedere al direttore generale la disponibilità a fare quell'atto. L'avere voluto farlo è stata prima un'offesa ai pesaresi perché si è tentato di rubare la proposta alla comunità pesarese, inoltre è stata un'offesa al direttore generale dell'azienda ospedaliera perché gli si è voluto fare un affronto andando a prendere un suo uomo di fiducia.
Per fortuna c'è stato un minimo di reazione da parte di qualche esponente della maggioranza, nella fattispecie del vicesindaco dei popolari della città di Pesaro che ha detto "no, questa cosa è di Pesaro e rimane a Pesaro. La scelta non si fa in questo modo". La cosa mi sembra rientrata, ma la prima valutazione è "non facciamo stupidaggini", anche perché giustamente dichiara il prof. Lucarelli "se l'assetto di responsabilità della scuola non rimane all'azienda ospedaliera io non ci sto". Siccome la comunità pesarese, le istituzioni pesaresi hanno sempre detto che c'è un nesso fra scuola e Lucarelli, fare la scuola senza Lucarelli non è assolutamente proponibile, quindi vi invito a riflettere su questa necessità.
Prima richiesta: il Presidente D'Ambrosio deve dire quanti soldi mette e qual è la partecipazione finanziaria della Regione...
VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ad horas...
ROBERTO GIANNOTTI. Lasci perdere, poi li darà a rate, farà le cambiali, faccia quello che vuole. Io voglio sapere cosa ci mette di suo la Regione in questa vicenda, perché oggi tutti hanno gettato la maschera, la Regione no. Lei prima ha detto "no", poi "ni", adesso dice "sì", voglio sapere come quantifica il sì. Secondo, c'è un'ipotesi sulla quale occorre pronunciarsi. Noi siamo favorevoli alla fondazione, ad una fondazione che si faccia carico di questa situazione, in cui concorrano paritariamente Stato, Regione, Provincia, Comune e privati, che si faccia carico della responsabilità giuridica del progetto. Terzo, noi siamo per una responsabilità perché venga chiaramente detto che Lucarelli è l'attore sanitario di questo progetto che l'azienda ospedaliera San Salvatore è l'attore sanitario di questo progetto. Dopodiché, se il responsabile lo fa Gardi o Gardi delega qualcuno sono problemi dell'azienda. Credo che questo sia il modo corretto di porre la questione: si pone all'azienda il problema della responsabilità e sarà l'azienda stessa, nella sua libertà a decidere.
Credo comunque che sia opportuno che in questa situazione, anche per disintossicare la città di Pesaro da tante cose oscure degli ultimi tempi, si dica in questo Consiglio regionale una volta per sempre che l'azienda ospedaliera pesarese debba sopravvivere alle "purghe" che si presentano, perché credo che i fatti abbiano ampiamente dimostrato il diritto di questa azienda di mantenersi in vita. Credo che da parte della Giunta, da parte della maggioranza, soprattutto dei miei colleghi pesaresi, sia doveroso, anche per evitare che l'unico punto di vista sulla piazza sia quello di un altro esponente politico regionale, Rifondazione comunista che continua a dire che il progetto Melappioni le va bene, ad una condizione: che salti l'azienda pesarese. Credo che questo sia inammissibile per la città di Pesaro, per me, per il Polo, per la Casa delle libertà, ma credo anche per qualche rappresentante qui del partito di maggioranza relativa.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.
ANDREA RICCI. Se il consigliere Giannotti avrà la bontà e la pazienza di ascoltare questo mio sintetico intervento — non abuserò della sua pazienza — potrà comprendere con maggiore chiarezza di quanto lui abbia espresso, la posizione di Rifondazione comunista in merito alla realizzazione della scuola di talassemia a Pesaro.
Noi riteniamo che la realizzazione della scuola di talassemia sia un utile e importante strumento di aiuto sanitario che il nostro Paese mette a disposizione delle popolazioni del sud del mondo che si affacciano nel bacino del Mediterraneo. Un utile strumento perché potrà consentire a centinaia di cittadini di questi Paesi in condizioni di sviluppo economico, sociale ed anche sanitario di gran lunga inferiore al nostro, di poter risolvere gravi problemi di salute che colpiscono in maniera specifica quelle popolazioni.
Riteniamo che sia un utile intervento di aiuto sanitario nei confronti di questi Paesi, perché si propone non soltanto la cura ma anche la formazione di competenze mediche, scientifiche, professionali per poter creare in quei Paesi le strutture sanitarie necessarie per risolvere o curare questi problemi di salute che derivano dalla talassemia. Si tratta quindi, di una utile operazione di cooperazione internazionale allo sviluppo, perché la realizzazione di questa scuola non risponde alle esigenze sanitarie dei cittadini marchigiani, né risponde in larghissima parte alle esigenze sanitarie dei cittadini italiani. E' quindi una cosa positiva che va realizzata.
Il problema nasce su come deve essere realizzata e a chi dovrà far carico il costo economico rilevante della realizzazione di questa scuola. La scuola di talassemia è nata su iniziativa del nostro Governo nazionale che ha proposto, vedendo accolta la sua proposta, nel vertice del G8 di Genova, la realizzazione di questa scuola proprio nell'ambito di una politica di cooperazione allo sviluppo. Il nostro Governo nazionale però, ha agito e sta continuando ad agire in maniera molto furbesca, perché pur facendosi bello di questa iniziativa — sottolineo importante e da realizzare — di cooperazione internazionale allo sviluppo, pretende che a pagare questa iniziativa non sia il Governo nazionale stesso ma sia, per larghissima parte, la Regione Marche, nello specifico il sistema sanitario regionale, il fondo sanitario regionale che, come noi sappiamo, è già di gran lunga insufficiente rispetto alla necessità di salute che proviene dai nostri cittadini.
Noi sappiamo che anche per le politiche governative il fondo sanitario regionale non è adeguato e che una parte consistente del deficit sanitario della Regione Marche, ripianato con le imposte dei cittadini marchigiani, è responsabilità di una non adeguatezza della spesa sanitaria nazionale che non risale solo a questo Governo ma che questo Governo continua.
Perché dico che gran parte dell'onere economico di questo importante strumento di cooperazione internazionale allo sviluppo ricadrebbe sulla Regione Marche? Perché ho letto — e spero che anche i consiglieri possano leggere — la deliberazione del direttore generale Ilja Guardi del 14 novembre 2001, n. 1147, in cui viene illustrato il contenuto tecnico-scientifico del progetto e anche, ovviamente, il contenuto economico-finanziario necessario per realizzarlo.
Ovviamente mi riferirò a questo nel mio intervento, non avendo le competenze, né pretendendo di averle, rispetto al contenuto operativo.
Nell'ambito di questo progetto è stabilito che il Governo nazionale avrebbe previsto già lo stanziamento nel corso del prossimo triennio, di 69 miliardi di lire. In modo più preciso: 9 miliardi di lire saranno a carico di un capitolo all'interno della quota di bilancio del Ministero degli esteri, essendo una cooperativa di cooperazione internazionale allo sviluppo; 20 miliardi all'anno saranno a carico del bilancio del Ministero della salute per tre anni. In totale, nel prossimo triennio ci saranno 69 miliardi di lire di finanziamento pubblico statale.
Nella deliberazione del direttore generale, quindi nel progetto viene anche quantificato il contributo economico che viene richiesto alla Regione Marche. Alla Regione marche viene formalmente richiesto un contributo una tantum un conto capitale per la realizzazione della scuola, di 18.860 milioni di lire. Tuttavia non è questo l'unico contributo richiesto alla Regione Marche. Alla Regione Marche viene chiesto anche un contributo in conto di spesa corrente per i maggiori oneri derivanti dall'istituzione del centro, a valere quindi non una tantum ma in maniera indefinita, di 50 miliardi di lire all'anno.
GILBERTO GASPERI. No, no, l'ho detto prima.
ANDREA RICCI. Presidente, la prego di far tacere il consigliere Gasperi che parlerà successivamente, avendo diritto di replica.
Per dare la prova di quanto dico, leggo esattamente quello che c'è scritto nel progetto illustrativo: "Per rendere fruibili i sopra indicati finanziamenti statali occorre un intervento integrativo della Regione Marche: a) contributo in conto capitale per investimenti finalizzato all'acquisto delle tecnologie e alla esecuzione delle opere specificate nel prospetto che si allega al presente documento istruttorio quale sua parte integrante per un importo complessivo di £. 18.860.000.000; b) integrazione della quota di spesa corrente quantificata dal direttore generale in 50 miliardi di lire circa all'anno, da intendersi come riequilibrio dell'assegnazione delle risorse regionali e non come costo aggiuntivo". Quindi vengono richieste alla Regione Marche £. 18.860.000.000 una tantum e 50 miliardi all'anno di maggiore spesa corrente.
La situazione è allora questa: il Governo nazionale per questa importante opera di cooperazione allo sviluppo, che rientra esclusivamente nelle competenze nazionali, mette 69 miliardi di lire in tre anni. La Regione Marche dovrebbe mettere non soltanto il contributo iniziale di 18 miliardi di lire, ma 50 miliardi all'anno. E questo perché dovrebbe farlo? Perché il progetto, ovviamente, non si limita alla richiesta di contributo ma presenta anche un prospetto economico-finanziario dei costi di gestione sulla cui base vengono richiesti i contributi, perché non è un progetto campato per aria. E allora, quali sono i costi di gestione che vengono definiti nel progetto? I costi di gestione che sarebbero a carico dell'azienda ospedaliera San Salvatore qualora il centro di talassemia venisse realizzato, come viene richiesto, all'interno di questa azienda.
I costi di gestione per la sola parte sanitaria sono quantificati, nel progetto, in 37,5 milioni di dollari che in termini equivalenti al cambio circa di oggi dell'euro, sono pari a 82,5 miliardi di lire all'anno.
La domanda che noi facciamo, non al consigliere Giannotti ma a chi sta sopra di lui — cioè il presidente del Consiglio dei ministri e il Governo nazionale — è chi deve pagare questi 82,5 miliardi di lire all'anno di spesa corrente per i prossimi anni, per sempre, fintanto che esisterà la scuola di talassemia.
Il signor presidente del Consiglio dei ministri pensa che debbano essere i cittadini marchigiani a pagare 82,5 miliardi di lire all'anno per realizzare il centro di talassemia? Se il presidente del Consiglio dei ministri pensa che debbano essere i cittadini marchigiani con proprie imposte a finanziare questa importante iniziativa di cooperazione internazionale allo sviluppo, mentre il Governo nazionale provvede a fare altre cose si sbaglia di grosso. Chiediamolo ai cittadini marchigiani se questo è possibile. Io credo che non sia possibile né giusto, perché deve essere lo Stato italiano a finanziare un'importante iniziativa di questo tipo. Quindi la scuola di talassemia si deve fare, il Governo italiano si è impegnato di fronte al mondo a farla, il Governo italiano deve pagarla. La Regione Marche provvederà dal punto di vista organizzativo, gestionale, amministrativo a creare le condizioni migliori e più positive per la realizzazione il buon funzionamento di questo centro, ma deve essere lo Stato italiano a pagarlo.
Questa è la posizione di Rifondazione comunista.
Infine noi riteniamo che non sia opportuno, per la problematica del progetto, che sia il direttore generale dell'azienda ospedaliera ad avere incarichi di direzione nel centro di talassemia. Perché questo? Perché Rifondazione comunista ce l'ha con il sig. Ilja Gardi, non lo può vedere e quindi lo condanna? No, la nostra posizione è coerente. Noi diciamo che il centro di talassemia è un'iniziativa di aiuto sanitario ai paesi del sud del mondo che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, bisogna quindi che abbia una gestione economica, finanziaria, amministrativa differente da quella dell'azienda ospedaliera la cui funzione è quella di offrire servizi ai cittadini marchigiani, al sistema sanitario marchigiano. E' allora opportuno evitare che la direzione di queste due strutture coincida ed è invece necessario mantenere dal punto di vista gestionale, amministrativo, contabile, finanziario, una differenza che prelude anche alla massima trasparenza nella gestione di questa scuola. Se non fosse così, se si volesse creare una condizione in cui la trasparenza non c'è nella distinzione dei ruoli, temiamo molto che dietro i buoni propositi e i grandi valori etici e morali vi siano loschi interessi di affari. Rifondazione comunista a questa cosa non ci starà.
PRESIDENTE. Si sono iscritti quattro consiglieri, poi vi saranno le eventuali repliche e gli interventi dell'assessore. Pertanto chiudiamo la seduta antimeridiana, ricordando che l'assessore nel suo intervento risponderà anche all'interrogazione n. 486 del 2002.
La seduta è sospesa.
La seduta è sospesa alle 13,55
Approvazione verbale
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 87 dell'8 maggio 2002.
(E' approvato)
Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di legge n. 124, in data 8 maggio 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Istituzione del garante per l'infanzia e l'adolescenza», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 86 in data 22 maggio 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Legge regionale 21.11.1974, n. 22, art. 7 - approvazione bilancio consuntivo al 30 giugno 2001 della Finanziaria regionale Marche S.p.A.», assegnata alla II Commissione in sede referente;
- n. 87 in data 22 maggio 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Legge regionale 1 giugno 1999, n. 17, art. 7 - approvazione bilancio consuntivo al 30 giugno 2001 della Società Sviluppo Marche S.p.A.», assegnata alla II Commissione in sede referente.
Mozioni
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 202, in data 8 maggio 2002 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Legge delega sul mercato del lavoro»;
- n. 203, in data 8 maggio 2002 dei consiglieri Castelli, Ciccioli, Gasperi, Novelli, Pistarelli e Romagnoli: «Mandati d'arresto a carico di funzionari e agenti di polizia in forza alla Questura di Napoli, relativi ai fatti del 17 marzo 2001 a seguito della manifestazione del Global Forum»;
- n. 204, in data 10 maggio 2002, dei consiglieri Mollaroli, Amati, Luchetti e Andrea Ricci: «Situazione di precarietà degli ex LSU impiegati nel Ministero di Giustizia»;
- n. 205, in data 13 maggio 2002, del consigliere Favia: «Riforma della sanità regionale autonomia del Salesi e del Lancisi»;
- n. 206, in data 16 maggio 2002, del consigliere Rocchi: «Casa circondariale di Montacuto: rivendicazioni sindacali del personale di polizia penitenziaria»;
- n. 207, in data 22 maggio 2002, del consigliere Ciccioli: «Riconversione della raffineria API di Falconara».
Promulgazione leggi regionali
PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la legge regionale n. 8, in data 14 maggio 2002, concernente: «Comune di Monte Grimano - mutamento di denominazione in Monte Grimano Terme».
Nomine
PRESIDENTE. Ho provveduto alle seguenti nomine con i decreti sottoelencati:
- n. 53 in data 16 maggio 2002, concernente: «Cooperativa artigiana di garanzia "Pietro Rabini" di Ancona - due rappresentanti nel Consiglio di amministrazione»;
- n. 60 in data 23 maggio 2002, concernente: «Cooperativa artigiana di garanzia "Mario Pierucci" di Macerata - due rappresentanti nel Consiglio di amministrazione».
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Amati e D'Angelo.
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti ha discusso e accettato l'idea di inserire all'ordine del giorno la mozione n. 206 del consigliere Rocchi, «Casa circondariale di Montacuto: rivendicazione sindacale del personale di polizia penitenziaria».
Pongo in votazione la proposta.
Il Consiglio approva
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. Come ho avuto modo di dire, credo che i problemi della sanità stiano coinvolgendo, non solo sul piano emotivo, i marchigiani. Credo che le iniziative assunte dalla Giunta regionale siano lesive del diritto del Consiglio di partecipare alla discussione, alla elaborazione delle proposte relativamente al riordino del piano sanitario, un piano sanitario che il Consiglio avrebbe dovuto già licenziare nello scorso anno. Per questo motivo chiedo formalmente che sia iscritta, come primo punto all'ordine del giorno della seduta di oggi, una mozione presentata dal consigliere Favia, che riguarda l'autonomia delle aziende ospedaliere Lancisi e Salesi di Ancona.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Mi associo a quanto detto dal consigliere Giannotti sulla vicenda sanità. E' un problema che investe complessivamente il dibattito politico in modo molto profondo in tutte le realtà locali, tra tutti gli addetti ai lavori. Credo che la necessità di un dibattito preventivo in aula sia essenziale. Non è possibile che tutte le gestioni sui problemi più grossi della Regione siano extraconsiliari ed extraistituzionali. La necessità che tutto non accada altrove è centrale nella vita democratica di questa Assemblea.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
LUIGI VIVENTI. Al di là delle facili polemiche o strumentalizzazioni di parte, credo che sia sacrosanta questa richiesta di discutere nel più breve tempo possibile questo argomento. Non vorremmo arrivare a discuterne quando tutto sarà già stato fatto e deciso, come su altri argomenti. Vorremmo avere la possibilità di dire qualcosa in proposito. Siamo poi coscienti di essere minoranza, siamo altrettanto coscienti che ci sarà una maggioranza che decide secondo le proprie idee e il proprio programma, però consentiteci di offrire il nostro contributo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
GIULIO SILENZI. L'attività di un Consiglio regionale, di un Parlamento regionale è quella di discutere e approvare le leggi. Quando vi sarà una proposta della Giunta regionale, la Commissione e poi l'aula discuteranno. Non ci sono cose fatte. Le cose fatte ci sono quando l'aula consiliare approverà la legge o l'atto amministrativo consiliare. L'attività di un Consiglio non è un'attività convegnistica per cui dobbiamo discutere le linee generali delle varie problematiche. Se c'è una costruzione di una proposta che vede la partecipazione dei sindaci, del territorio, delle autonomie locali, delle forze economiche e sociali, è un iter normale. Poi, il dibattito politico lascia la libertà ai gruppi consiliari e ai partiti di esprimere valutazioni su quello che sta accadendo, per cui una valutazione critica se ancora non c'è una proposta di Giunta. Quello che voglio evidenziare e sottolineare, è che non si espropria il Consiglio della sua potestà, perché il piano sanitario è scaduto da pochi giorni, quindi è in itinere la costruzione di una proposta della Giunta e quando ci sarà la proposta della Giunta la Commissione e l'aula la esamineranno.
Questo non significa che ciò non ci permette di avviare una discussione politica sull'operato della Giunta, sulla proposta che l'assessore sta confrontando con le autonomie locali e quant'altro. Se nello specifico vi sono mozioni che riguardano aspetti particolari, noi non abbiamo nulla in contrario, stabilendo un calendario dei lavori, a che mozioni, interrogazioni o quant'altro vengano discussi in aula. Questo vittimismo dell'opposizione, da un punto di vista istituzionale è non comprensibile, perché avete tutti gli strumenti per far presente le vostre posizioni politiche, le vostre critiche e anche le vostre proposte. Questo fa parte del confronto democratico. Il Consiglio non viene esautorato dall'azione dell'assessore o della Giunta che è perfettamente corretta, istituzionale e che rispetta le leggi della nostra Regione, le quali vedono la concertazione, la costruzione di una proposta.
L'altro piano abbiamo aspettato 15 anni prima di approvarlo, quando la tua parte politica, caro Giannotti, governava questa Regione, non poche settimane.
Ripeto, sono intervenuto per difendere il ruolo del Consiglio e dire che noi giudichiamo corretto il lavoro che sta facendo l'assessore alla sanità, il lavoro che sta portando avanti la Giunta nella costruzione di una proposta che, quando verrà assunta, non saranno le cose fatte, perché saranno poi la Commissione e il Consiglio ad avere i tempi del confronto. Voi invocate una forma di consociativismo che mi sembra superata. nessuno vi vieta di fare le vostre proposte alternative in un dibattito politico, ma poi, quando si arriverà in Commissione e in aula ci sarà il confronto delle posizioni, il voto e l'assunzione delle responsabilità. Quindi gridare allo scandalo o criticare pesantemente l'operato dell'assessore come fa Giannotti mi sembra fuori luogo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Difesa "da stopper" di Silenzi, difesa che assolve al suo compito tattico-strategico, ma che non ha fugato alcun dubbio, né il disagio. Non si tratta di voler limitare le funzioni dell'assessore anticipando il dibattito che ci sarà a suo tempo, ma in questi incontri che ci sono stati l'opinione pubblica ma anche gli addetti ai lavori hanno avvertito la mancanza di un segmento di un dibattito che poteva accorciare le distanze tra i diversi livelli istituzionali che si dovranno occupare di questo problema. E' come il presidente della Provincia di Macerata che, come ormai ben noto, salta continuamente il livello regionale in tutti i dibattiti che riguardano anche la materia regionale, che addirittura, scientificamente, convoca tutti gli incontri seminariali, istituzionali, associativi il mercoledì quando c'è il Consiglio — lo fa apposta per non far partecipare i consiglieri regionali: coinvolge anche voi, perché non possono partecipare assessori e consiglieri regionali — e lo fa in maniera strategica. Quando si avvertono mancanze di segmenti nei rapporti tra i diversi livelli istituzionali si crea un disagio. Poi è chiaro che il Consiglio regionale non è spogliato delle sue prerogative, però dico a Silenzi e ad Augusto Melappioni — al quale non deve essere addebitato il fatto che doveva convocare i consiglieri regionali: questo non spettava a lui — che le cose si potevano organizzare meglio. Di convegni ne facciamo tanti organizzati, partecipati o patrocinati: penso che su questo problema che tocca tutti, l'assessore avrebbe dovuto ritenere la necessità di un dibattito più vicino con le diverse realtà: enti locali, Province, Regione, Conferenza dei sindaci.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Melappioni.
AUGUSTO MELAPPIONI. Credo che sia necessario un grande, profondo e articolato dibattito in Consiglio regionale sulla sanità. Credo che limitare il dibattito ad un argomento comunque importante qual è quello dell'autonomia delle aziende di Ancona sia ancora una volta fare quello che voi dite che non si debba fare, cioè non parlare della questione o parlarne in maniera incompleta. Noi stiamo facendo una grande fatica e un grande lavoro: confrontarci con tutti i soggetti che nella sanità hanno un ruolo, a cominciare dai sindaci. Credo che entro poche settimane la nostra proposta sarà completa e credo che quello sia il momento in cui il dibattito debba andare in Consiglio regionale. Oltretutto esiste un ruolo della Commissione. Pertanto ritengo che vada fatto il normale percorso previsto dal nostro Statuto. Ci potevano essere tante modalità di confronto, noi abbiamo preferito quella diretta, immediata nel ruolo che il Governo regionale deve avere sulla sanità. Penso, quindi, che entro poche settimane questo Consiglio, se vorrà — quando verrà il momento di discutere e di decidere spero che non si rinvii — potrà riflettere su queste cose entro il mese di giugno.
Ha ragione Silenzi quando dice che è scaduto da pochissimo tempo. Vorrei fra l'altro ricordare che quello nazionale è scaduto da un paio d'anni, quindi vorrei che in questo dibattito entrasse anche il fatto che alla Regione Marche arrivano 15 miliardi in meno dal livello centrale e vorrei anche discutere le affermazioni del ministro Sirchia che dice di chiudere i piccoli ospedali. Vorrei conoscere l'opinione di tutti, perché quando fa comodo c'è un livello, quando non fa comodo ce n'è un altro. Entro poco tempo il Consiglio regionale sarà messo nelle condizioni di discutere una proposta, non di proseguire un dibattito, giusto a mio parere, che c'è sulla stampa ma non completo perché mancante della proposta del Governo regionale.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di inserire all'ordine del giorno la mozione n. 205 presentata dal consigliere Favia, «Riforma della sanità regionale: autonomia del Salesi e del Lancisi».
(Il Consiglio non approva)
Mozione (Discussione e votazione proposta di risoluzione): «Casa circondariale di Montacuto: rivendicazioni sindacali del personale di polizia penitenziaria» Rocchi (206)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 206 del consigliere Rocchi, il quale ha la parola per illustrarla.
LIDIO ROCCHI. Parlo in questo momento come presidente del gruppo Sdi.
Da parecchi mesi nella casa circondariale di Montacuto si sta verificando una grave situazione per carenze di organico. Infatti la pianta organica prevede 174 agenti di custodia, invece sono attualmente in servizio 111 agenti. Questa mancanza di personale costringe anzitutto gli agenti a prolungare l'orario di lavoro oltre le normali 36 ore settimanali, con pesanti turni di lavoro, inoltre non possono usufruire di riposi settimanali, quindi si va anche contro le norme del contratto di lavoro della categoria.
C'è una presa di posizione da parte dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. Chiedo quindi che la Giunta regionale faccia un intervento presso il Ministero della giustizia in modo da sollecitare un intervento forte per poter tornare al numero di agenti previsto dalla pianta organica.
Questo volevo portare alla vostra attenzione e credo che il Consiglio possa votare all'unanimità questa mozione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Mi associo a quanto detto dal presentatore della mozione. Sono stato al sit-in degli agenti al carcere di Montacuto. Alla fine di ogni turno presidiano per mezz'ora l'ingresso del carcere per rivendicare la soluzione di questo problema che si trascina da alcuni anni. Progressivamente, rispetto alle 174 persone sono state comandate, a gruppi di circa 8-10 alla volta, persone presso altre carceri dove la situazione è ancora più pesante. Abbiamo quindi una situazione estremamente diversificata in cui ci sono carceri del sud, regioni da cui proviene la maggior parte degli agenti di custodia con soprannumero di personale e carceri del centro-nord dove c'è una carenza fortissima di personale. Il caso di Ancona è particolarmente eclatante.
Tra l'altro, tra poche settimane, finiti i lavori di ristrutturazione, si dovrebbe passare dagli attuali 160 detenuti a circa 320 ed è impensabile affrontare la nuova situazione con i nuovi venuti, con due terzi del personale previsto in organico. E' quindi un problema grave. Nei miei limiti ho cercato di interessare il sottosegretario alla giustizia di An on. Giuseppe Valentino, il quale mi ha detto che la situazione è attualmente risolvibile solo con una serie di comandi di agenti provenienti da altre carceri. Questi comandi che sono trasferimenti temporanei di personale, ovviamente incontrano l'ostilità degli agenti i quali risiedono in altre zone d'Italia e non vogliono trasferirsi qua, obiettano ragioni personali e di famiglia.
Esiste quindi un problema complessivo di aumento degli organici attraverso nuove assunzioni e attraverso regole più ferree per i trasferimenti. Purtroppo il problema è vecchio, è stato ereditato dalle passate gestioni, dal passato Governo e oggi sta diventando eclatante. So che nella giornata di domani ci sarà un importante incontro e spero che nell'ambito di pochi giorni si trovi una soluzione, anche perché la situazione diventa di difficile gestione all'interno del carcere. Il lavoro di agente di custodia è particolarmente pesante, necessita di serenità. Se questa serenità non c'è, in presenza di una situazione in cui circa un quinto dei detenuti sono tossicodipendenti e più della metà sono extracomunitari perseguiti per vari reati, l'ambiente è non gestibile.
Confermo quindi il voto favorevole alla mozione e faccio mie le istanze del manifesto firmato da tutti i sindacati di rappresentanza della polizia penitenziaria, che unitariamente chiedono la soluzione rapida di questo problema.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
GUIDO CASTELLI. Mi associo alla richiesta del mio presidente di gruppo. Volevo solo rilevare che la situazione di Montacuto non è dissimile da quella che riguarda, ad esempio, la casa circondariale di Marino del Tronto di Ascoli Piceno. Non più tardi di un anno fa avevo proposto una mozione che ancora peraltro non è andata in discussione, che riguardava aspetti del tutto analoghi a quelli che l'assessore Rocchi ha evidenziato nella propria mozione. Se si vuole andare in profondità si deve anche tenere in considerazione che la struttura di Marino del Tronto è un super carcere che ospita anche detenuti che hanno una certa rilevanza, o meglio una certa pericolosità del calibro di Totò Riina e altri e che comunque fanno riferimento a sistemi di massima sicurezza.
Quindi, più complessivamente ci si deve porre il problema della situazione di carenza d'organico della polizia penitenziaria. Ritengo giusto e opportuno evidenziare in questa mozione tutte le situazioni che necessitano di un intervento e di un pronunciamento da parte del Consiglio regionale. Ricordo, fra l'altro, che non più tardi di un anno e mezzo fa fu anche sottoscritto un protocollo d'intesa con l'allora sottosegretario alla giustizia Marianna Li Calzi che affermò in termini di principio alcuni aspetti piuttosto importanti, ai quali potremmo ricondurci per far sì che, ove possibile, l'attuale Ministero della giustizia possa fare riferimento a questo.
Confermando il giudizio positivo sulla mozione, chiedo di far riferimento complessivamente alla situazione di carenza di organico degli istituti penitenziari delle Marche, anche facendo riferimento a Marino del Tronto, non per ragioni di campanilismo ma di obiettiva difficoltà più volte denunciata e condivisa da esponenti di questa maggioranza. Quindi propongo di integrare la mozione con riferimento più generale anche alla situazione di altre istituzioni penitenziarie delle Marche. Se necessario potrei anche formalizzare l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
GIULIO SILENZI. Siamo d'accordo ad estendere questa mozione anche agli altri istituti penitenziari. Quando parliamo di organici noi abbiamo un problema aperto nelle Marche: che gli organici dei commissariati delle città della costa sono carenti e se non vado errato, anche qui c'era una promessa elettorale del Governo centrale di potenziare questi organici. E' passato un anno e questo potenziamento non c'è stato, per cui approverei la mozione, ma solleciterei quella richiesta di potenziamento degli organici dei commissariati anche alla luce di quanto avvenuto in queste settimane, cose inquietanti che non vanno assolutamente sottovalutate (le diramazioni di stampo mafioso, l'azione degli organi inquirenti che c'è stata). Ciò ci segnala la necessità di andare nella direzione di un maggior controllo del territorio, mettendo le forze di polizia in condizioni di esercitare le loro funzioni.
Ricordo che in alcune città — Fano, Civitanova, San Benedetto — è forte questa esigenza di nuovi agenti. Aspettiamo anche qui i fatti, da parte del Governo. Sono state fatte delle promesse elettorali, vi sono delle esigenze reali, alcuni commissariati sono passati di rango, a distanza di un anno vorremmo che a quelle promesse seguissero fatti concreti, cioè il potenziamento degli organici.
Questo dibattito è utile per quanto riguarda gli agenti degli istituti penitenziari, però si lega all'esigenza di rafforzare anche gli organici della polizia di Stato, soprattutto nei commissariati delle grandi città della costa marchigiana.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.
FABIO PISTARELLI. Sul documento proposto riterrei non solo utili ma necessarie una serie di modifiche che toccano il problema in particolare di Montacuto ma non trascurano anche gli altri istituti, sì da essere in grado di recepire un voto il più possibile largo, unanime auspico, dell'aula.
Non so se tecnicamente è il caso di leggere le modifiche che propongo o di depositare una proposta di risoluzione che potrebbe essere condivisa dagli altri gruppi, ma quello che voglio far presente politicamente è che ultimamente per la casa circondariale di Montacuto vi è il problema della grave carenza d'organico, ma queste gravi carenze riguardano Marino del Tronto, Camerino, Fossombrone, cioè gli istituti di pena più importanti delle quattro province marchigiane.
Inoltre, accennare come fa la mozione, allo "stato di agitazione e forme di protesta proposte dai sindacati confederali" e non accennare al fatto che i sindacati maggioritari sono quelli autonomi mi sembra una cosa parziale. E' bene metterceli tutti oppure togliere questo accenno alle sigle sindacali, perché il sindacato più rappresentativo, da quanto ci risulta, è quello autonomo per quanto riguarda gli agenti penitenziari.
La convincente risposta del Ministero della giustizia relativamente alle misure che verranno adottate, la stiamo aspettando da 5-6 anni, non da qualche giorno. Se siamo d'accordo, si può anche correggere questo passaggio che mi sembra limitativo, perché anche qui il collega Castelli ricordava che ci fu un impegno di 4-5 anni fa dell'allora sottosegretario a mettere mano a una riforma e a un ampliamento delle piante organiche della polizia penitenziaria, cosa che invece c'è stata ma in piccolissima parte. Ricordo che ci sono stati, tra l'altro, anche autorevoli ministri della giustizia, ultimo l'attuale segretario nazionale Ds Piero Fassino. Addebitare il ritardo di questo ultimo arco di tempo di dieci mesi al ministro di grazia e giustizia e non addebitare il ritardo dei cinque anni al precedente Governo mi sembra una cosa non condivisibile.
Con questi aggiustamenti e modifiche che ho già scritto, che presenterei alla segreteria per la firma, spero unanime, riterrei che questo documento possa essere votato da tutti. Se abbiamo necessità ci possiamo prendere cinque minuti di tempo per guardarcele come gruppi.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.
OTTAVIO BRINI. Presidente, avevo chiesto la parola io.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Presidente, lei guarda di là, guarda di qua, e ogni volta che chiedo la parola io non me la dà. Non si sa com'è. Speriamo bene...
Entrando nel merito del problema, come gruppo di Forza Italia vogliamo anzitutto augurarci che questo dibattito non si presti a strumentalizzazioni di parte, perché abbiamo sentito parlare di Fassino, dell'attuale ministro di grazia e giustizia. E' una palla che qualcuno cerca di passare all'altro e quindi questa situazione non ci sta bene. Ci interessa semplicemente risolvere il problema, bisogna essere schietti e sinceri, c'è una situazione di difficoltà che ha avuto chi governava in passato e che ha chi governa attualmente, bisogna essere realisti. E' importante che il Consiglio regionale, a prescindere dalla demagogia e dalla strumentalizzazione, prenda una decisione ferma su questo problema e ognuno faccia la sua parte.
Per quanto ci riguarda noi cercheremo di far sì che questo problema, che è annoso non solo per quanto riguarda Montacuto ma anche altri penitenziari, venga risolto. Sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà degli agenti, quindi bisogna metterli nelle condizioni piene di poter lavorare con tranquillità sia sotto l'aspetto umano che della sorveglianza.
Non solo auspichiamo il rafforzamento dell'organico, ma tutti insieme dobbiamo lavorare affinché questo problema venga finalmente risolto.
Un'ultima considerazione per quanto riguarda una battuta di Silenzi sulle promesse elettorali per il potenziamento degli organici della pubblica sicurezza. Ognuno ha la memoria: non dimenticate quando il sottosegretario Brutti — ci sono giornali che lo testimoniano — e l'attuale coordinatore regionale di Alleanza nazionale Giulio Conti, sui giornali a 7-8 colonne annunciavano il rafforzamento e il passaggio di categoria di questi dipartimenti. Chi meglio di noi oggi può dire che le promesse non sono state mantenute? Ma non vogliamo entrare nel merito di quanto è stato affermato in passato, ci limitiamo solamente a dire che noi ci siamo attivati per quanto di nostra competenza, sappiamo che ci sono delle difficoltà, non abbiamo fatto campagna elettorale come ha fatto il sottosegretario Brutti a Civitanova e come ha fatto l'on. Conti. Per quanto ci riguarda abbiamo un modo di fare diverso in politica, di essere realisti, però possiamo dire che — sono notizie non ufficiali — è stata inviata una elaborazione per dare progressivamente corpo a diversi progetti che investiranno il piano organizzativo, quello operativo e quello infrastrutturale, secondo una pianificazione temporale e finanziaria calibrata, tenendo conto delle effettive risorse disponibili. Quindi dobbiamo essere realisti, dobbiamo lavorare sì per migliorare e potenziare questi distretti.
Quello che è successo a Civitanova di rimbalzo in questi giorni non deve essere ingigantito o farci dire "noi l'avevamo detto che la regione Marche è terreno fertile per la criminalità", perché se così è potrebbe avere quell'effetto per cui, grazie a qualche giornale anni or sono, per errore si era fatto passare Civitanova come terra di conquista della malavita e oggi, dopo due o tre anni possiamo registrare che ci sono questi interventi della malavita.
Per quanto mi riguarda posso rassicurare che le forze dell'ordine a Civitanova Marche non hanno mai abbassato la guardia, hanno sempre fatto il loro dovere, stanno facendo il loro dovere e se guardate i dati della criminalità sono costantemente in diminuzione. Questo fenomeno da noi, ufficialmente, non risulta. Certi organismi, certi sindacati di polizia non devono giocare all'allarmismo per portare qualche uomo in più in commissariato o per cercare di illustrare qualche situazione in maniera differente, non bisogna mai abbassare la guardia. Civitanova è una città tranquilla, una città vivibile a misura d'uomo, dove la criminalità non ha mai attecchito per la presenza continua e costante delle forze dell'ordine. Questo è il messaggio che dobbiamo mandare a chi di dovere e sotto questo aspetto dobbiamo tutti insieme risolvere questo problema.
Per quanto riguarda la mozione, non si deve prestare a strumentalizzazioni di parte. Noi siamo favorevoli, purché l'obiettivo sia quello di risolvere tutti insieme, concordemente, questo annoso problema in piedi da tantissimi anni.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.
MARCELLO SECCHIAROLI. Riprendendo l'intervento del collega Castelli, che giustamente ha fatto riferimento al protocollo d'intesa che la Regione Marche circa un anno e mezzo fa ha stipulato con il Ministero di grazia e giustizia per la problematica che riguarda il carcere, vorrei soltanto portare a conoscenza del Consiglio quello che si sta facendo, poi il presidente approfondirà i contatti che ci sono a livello di Ministero. Noi stiamo facendo un monitoraggio dell'attuazione pratica di questo protocollo d'intesa, perché proprio negli ultimi mesi c'è uno scollamento rispetto all'altro firmatario del protocollo d'intesa che è il Ministero di grazia e giustizia. Stiamo facendo il monitoraggio di cosa è stato attuato, di cosa c'è da attuare, di cosa è stato fatto da parte della Regione e cosa è stato fatto da parte del Ministero di grazia e giustizia. A giorni avremo questo monitoraggio, abbiamo già convocato un incontro con il provveditorato regionale per la verifica di tutta la partita, anche perché abbiamo visto una certa latitanza dell'interlocutore principale che è il Ministero su tutte le questioni riportate nel protocollo.
Come assessori ai servizi sociali ci siamo già incontrati con il ministro per altre problematiche, è stata messa in campo anche la possibilità di capire da parte del Governo quale valore si dà a protocolli d'intesa che alcune Regioni hanno in piedi con il Ministero di grazia e giustizia. In base a questo monitoraggio credo che anche questo Consiglio dovrà prendere atto di ciò che si sta portando avanti non solo a livello di guardie carcerarie ma anche di ospiti delle carceri: tutta la problematica sanitaria che sta scoppiando, con i tagli che si sono avuti rispetto ai fondi destinati alle carceri ecc.
Non sarebbe male se in questa mozione si riuscisse a mettere anche alcune parole che riguardano la problematica dei protocolli d'intesa che le Regioni, e in particolare la nostra, hanno con il Ministero di grazia e giustizia.
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.
VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Su questo punto specifico, premetto che condivido la mozione, anche perché sono a conoscenza della situazione che già non era buona qualche anno fa ed è andata peggiorando, vorrei dire ai colleghi consiglieri e al collega consigliere Castelli specificamente, che non più tardi di cinque giorni fa, trovandomi a Roma per la celebrazione dell'anniversario dell'omicidio di Falcone ho parlato con il sottosegretario alla giustizia on. Santelli alla quale ho fatto presente la situazione di questo protocollo firmato a suo tempo, che in questo momento ha qualche difficoltà di applicazione, trovando da parte dello stesso sottosegretario la disponibilità ad assumere in prima persona questa situazione, quindi nel giro di un paio di giorni mi farò preparare dall'assessorato lo stato dell'arte, dopodiché lo invierò al sottosegretario con l'impegno che nel giro di qualche giorno vi sia un incontro con il ministro o con lei direttamente, per prendere in mano tutta questa situazione e vedere come dare spunto a un ulteriore protocollo che, firmato a suo tempo, adesso da parte del Ministero della giustizia ha avuto non uno stop ma un congelamento assoluto e totale. Quindi, siccome sembra che sia dovuto soltanto a complicazioni interne del Ministero e non a scelte politiche, il sottosegretario ha promesso il suo interessamento e quindi nel giro di qualche giorno avrò questo tipo di contatto e di incontro ravvicinato con il Governo specificamente su questo tema.
Il tema è allora Marino del Tronto, gli agenti, le comunità di recupero, cioè tutto il problema del protocollo d'intesa.
PRESIDENTE. E' stata presentata una proposta di risoluzione sottoscritta da tutti i gruppi. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Interrogazione (Svolgimento): «Rischio amianto alla Automotive Products Italia Spa di Maiolati Spontini» Procaccini e Martoni (470)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 470 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.
AUGUSTO MELAPPIONI. Chiedo ai consiglieri Procaccini e Martoni di consentirmi di dare successivamente una risposta più organica di quella che sono in grado di dare oggi, in quanto, in effetti, l'interrogazione è arrivata al servizio il 20 maggio e siamo stati in grado semplicemente di muovere il sistema per inviare le verifiche nell'ambito dell'azienda, attivando quindi la Asl 5 e la direzione regionale Inail nel suo organismo ispettivo, il Contarp, per verificare la problematica del rischio amianto. A distanza di sei giorni non abbiamo ancora avuto risposta rispetto a quanto è stato chiesto. Abbiamo solo informalmente saputo — questa è una prima, parziale risposta — che il problema amianto, per ora, è collegato soltanto alle copertura dello stabilimento e non alla lavorazione di materiale a rischio che, da quello che ci è stato detto verbalmente — ecco perché mi riservavo un ulteriore periodo per rispondere in maniera adeguato — sembra che l'azienda da diversi anni non utilizzi più nella propria lavorazione. Ripeto, in sei giorni non siamo però stati in grado di avere una risposta se non attivare i meccanismi di controllo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
CESARE PROCACCINI. Il nostro gruppo ha chiesto l'iscrizione d'urgenza di questa interrogazione. Per la verità, alcuni qui distratti non sanno che in ben due riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo questo aspetto è stato trattato. Prendo atto della necessità dell'assessore di approfondire il problema, perché purtroppo non riguarda l'unico caso di cui trattiamo e addirittura oggi sappiamo che oltre alla lavorazione dentro la fabbrica della Automotive Products che in larga parte realizza dischi per le frizioni delle automobili e dei veicoli industriali, l'amianto sarebbe presente anche nelle coperture, per cui la necessità di approfondire è giusta poiché il problema si aggrava. Infatti, la richiesta della Rsu fatta all'Inail e alla direzione aziendale in data 13 gennaio riguardava la conoscenza della documentazione relativa alla lavorazione dell'amianto nello stabilimento. La risposta è stata affidata ad un braccio operativo, probabilmente, dell'Inail, il Contarp e la risposta veniva il 14 febbraio. Nella stessa non si è entrati nel merito della quantità di amianto, ma si è negato l'accesso alla documentazione chiesta dalla Rsu poiché la richiesta non rientrava tra quelle consultabili in quanto riguardava e riguarda, secondo l'interpretazione della normativa, informazioni su notizie interne alla fabbrica. Questo è un aspetto molto discutibile, anzi un aspetto grave, gravissimo, perché si interviene negando la richiesta rispetto ad aspetti di lavorazione che fanno morire le persone in tempi brevi e in tempi lunghi, tant'è che l'ente di assistenza ecologica molto tempo prima aveva rilevato presenza di amianto seppure a livelli bassi, come a voler dire che gli operai e le operaie sarebbero morti in maniera più lenta. E addirittura, in quel rilievo non si faceva menzione delle coperture dello stabilimento stesso.
Quindi assessore, noi le chiediamo una risposta in maniera formale e rapida come lei sta facendo — e per questo la ringraziamo — più completa, più dettagliata, meno formalistica rispetto al diniego fatto rispetto alla documentazione, proprio perché la questione riguarda la salute dei cittadini ed è qui inutile ricordare che purtroppo le Marche sono una regione con altissima mortalità nei luoghi di lavoro.
Interrogazione (Svolgimento): “Criteri di valutazione della situazione economica per prestazioni o servizi sociali o assistenziali» Ciccioli (385)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 385 del consigliere Ciccioli. Per la Giunta risponde l'assessore Secchiaroli.
MARCELLO SECCHIAROLI. Alcuni punti sulle considerazioni di carattere generale poste in premessa dal collega Ciccioli.
E' intendimento di questo assessorato seguire nel dettaglio le indicazioni della legge quadro n. 328/2000 che postula un welfare italiano non più limitato alle sole questioni sanitarie o previdenziali, ma lo allarga allo specifico della famiglia quale soggetto erogatore di servizi e alle politiche sociali in genere. Il welfare che si intende perseguire si pone l'obiettivo di tutelare le persone dai rischi connessi alla salute ed alla vecchiaia, ma anche di offrire sostegno ed aiuto alle persone durante tutto il ciclo della vita.
Il sistema di protezione sociale che si evince dalla nuova riforma nazionale e dal nostro piano sociale regionale vuole quindi avere connotazioni universalistiche, ma con priorità di accesso ai soggetti deboli così come esplicitato all'art. 2, comma 3, della L. 328/2000.
La Regione Marche è quindi ben consapevole che il tasso di civiltà e di democrazia si misura col metro della sua politica sociale nei confronti dei ceti più disagiati nonostante le evidenti inadempienze del governo centrale che in questo primo anno di attività non ha fatto assolutamente nulla di quello che avrebbe dovuto fare per l'applicazione del testo di riforma nazionale (siano infatti in attesa del Decreto per la definizione dei profili professionali e delle figure professionali sociali; del Dpcm di approvazione dello schema di riferimento della Carta dei servizi sociali, del Decreto del Ministro per la solidarietà sociale relativo all'attuazione del sistema informativo dei servizi sociali e altro, fra cui la definizione dell'Ise e costo dell'accesso ai servizi.
La legge 8/11/2000, n. 328 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" prevede all'articolo 8, comma 3, lettera 1), tra le funzioni attribuite alle Regioni, la definizione dei criteri per la determinazione del concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni, sulla base dei criteri generali indicati dal Piano nazionale.
Il Piano nazionale ribadisce che "il criterio di accesso al sistema integrato di interventi e servizi sociali è il bisogno: la diversificazione dei diritti e delle modalità di accesso ad un determinato intervento è basata esclusivamente sulla diversità dei bisogni. Affinché le politiche sociali siano veramente universalistiche, è necessario che le persone e le famiglie con situazioni di bisogno più acuto o in condizioni di maggiore fragilità siano messe in grado di poter accedere ai servizi rivolti a tutti, oltreché eventualmente a misure e servizi specificamente dedicati."
Aggiunge inoltre che "le persone e le famiglie possono essere chiamate a concorrere al costo dei servizi universali in base alla loro condizione economica, per salvaguardare il criterio dell'equità".
Anche il Piano regionale per un sistema integrato di interventi e servizi sociali 2000-2002 prevede che la Giunta regionale individui i servizi esclusi dalla partecipazione alla spesa a carico del cittadino ed i servizi o prestazioni che comportano invece l'intera o parziale copertura da parte dell'utente; per i servizi per i quali l'accesso non sia universalmente gratuito, la Regione è tenuta a stabilire i parametri di riferimento per definire le differenti modalità di partecipazione alla spesa.
A tale proposito quindi è stata elaborata una prima ipotesi di "Atto di indirizzo e coordinamento sui criteri per la determinazione del concorso da parte degli utenti al costo delle prestazioni sociali" da parte del Servizio Servizi Sociali coadiuvato da esperti esterni che dovrà entro breve essere sottoposto all'attenzione degli enti locali, delle organizzazioni sindacali e dei soggetti interessati al documento.
Questa ipotesi prevede un percorso di integrazione socio-sanitaria su cui stiamo lavorando dato che l'intero Piano sociale regionale se lo pone come obiettivo principale.
A tale proposito abbiano attivato un gruppo tecnico, nell'ambito dell'agenzia regionale sanitaria, preposto ad affrontare tutte le questioni inerenti questo problema e a lavorare al recepimento del Dpcm del 14.02.2001 "Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie" e al raccordo dello stesso col recente Dpcm 29.11.2001, "Definizione dei livelli essenziali di assistenza".
L'approvazione dell'atto di indirizzo sulla compartecipazione al costo dei servizi comporterà un adeguamento da parte dei Comuni di tutti gli atti e delle delibere inerenti le norme per il costo dei servizi e quel processo di armonizzazione regionale anche in ordine alla spesa che rientra nel complessivo processo di riequilibrio in ordine all'accesso, alla qualità e alla fruibilità dei servizi sociali su tutto il territorio regionale.
Questa l'informativa generale. Circa alcune questioni particolari che il consigliere Ciccioli poneva, in particolare si parlava di disabili e della non uniformità che esiste — sono d'accordo con lei — nel territorio in merito a certe spese tipo centri diurni, trasporti ecc.
Voglio ricordare a questo Consiglio che con la nostra legge regionale 18 noi non avevamo posto il problema del costo dei servizi, perché venivamo da una stagione in cui le associazioni dei familiari, anche a livello nazionale prevedevano che nulla si dovesse pagare per determinati servizi rivolti all'handicap quali centri diurni e trasporti.
Tutta la diversità a cui lei fa riferimento e che esiste attualmente nella nostra regione rispetto alla compartecipazione dei familiari alle spese è stata una concertazione a livello locale e comunale, fatta anche con le associazioni dei familiari, per cui si è cominciato a determinare delle "rette" che non sono tali, sia per il costo del centro diurno sia per la partecipazione al costo dei trasporti. Questa diversità esiste, questa diversità fa parte di tutto il progetto che stiamo facendo per la compartecipazione, per andare ad una omogeneizzazione. Però tutto questo, specialmente nel campo dell'handicap, fino adesso è stato fatto in piena autonomia dai singoli Comuni e i progetti che i singoli Comuni presentano per la legge 18 ci forniscono dei dati rispetto alla fotografia che lei ha fatto e che dà una diversità di trattamento, però avvenuta con una concertazione locale, non soltanto per iniziativa dei singoli Comuni e dei singoli sindaci; concertazione a cui partecipano in prima persona anche i familiari degli utenti che sono ospiti dei centri diurni o che usufruiscono del trasporto pubblico.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
CARLO CICCIOLI. Ho ascoltato l'intervento dell'assessore che è stato molto articolato e ha riesaminato il percorso che c'è stato in questo settore. Il problema centrale che ponevo nell'interrogazione è sostanzialmente il seguente. Queste famiglie che hanno in casa un disabile con handicap grave, sia esso adulto che adolescente, giovane, hanno un peso di natura esistenziale, psicologica e anche economica terribile. Personalmente sono testimone di situazioni in cui tutta la vita del nucleo familiare purtroppo si svolge attorno alla persona portatrice dell'handicap grave, e mi riferisco all'handicap grave rispetto al quale non è possibile l'integrazione, l'inserimento nel territorio.
Negli ultimi tempi, in seguito al riordino del settore, c'è questo problema dei servizi a richiesta: uno chiede il trasporto — il trasporto è sicuramente un servizio a richiesta — così come chiede altre cose e c'è il problema della partecipazione alla spesa.
A mio parere, quando l'handicap raggiunge una gravità totale sulla qualità della vita della persona, determinati servizi devono essere concessi gratuitamente. I Comuni spesso sono sensibili, anche se ce ne sono alcuni oggetto di critiche anche pesanti. Quindi ci sono anche Comuni molto sensibili, molto disponibili, i quali però ti dicono "questa cosa la devi pagare", "sui questo bisogna che vi impegniate voi" e via di seguito, quando la famiglia già compie uno sforzo notevole per tutto ciò che non è normato, perché il sostegno non è totale: ci sono tutta una serie di assistenze, di integrazioni di affidi che sono discrezionali della famiglia, per migliorare la qualità della vita si fanno, bisogna magari pagare persone, fare particolari riabilitazioni non previste.
Credo che alcune cose standard — il trasporto della persona disabile dalla casa al centro diurno, al centro dove c'è una piccola attività o semplicemente lo spazio di parcheggio — devono essere a carico totale del Comune.
L'obiezione che molto spesso i Comuni fanno non è "non avete diritto", ma "purtroppo noi non abbiamo le risorse per pagare". Il Comune avrebbe la disponibilità, ma dice "senza sostegno della Regione non possiamo fare il servizio". Un livello minimo di prestazioni — il trasporto è un servizio che riguarda un certo numero di persone, tutti conosciamo i pullmini che vanno a prelevare più persone, poi le trasportano fino al centro diurno o nel luogo dove svolgono l'attività, quindi è un servizio collettivo e non alla persona — deve essere garantito al di là della fascia economica della famiglia, poi il di più si dà in base al reddito complessivo familiare.
Il decreto 130 stabiliva che bisognava prendere in considerazione solo il reddito dell'assistito. Il reddito dell'assistito, in genere in queste persone non c'è, a meno che siano benestanti che hanno ereditato, hanno un tutore.
La legge 18 è stata abbastanza buona, io stesso collaborai nella precedente legislatura in Commissione sanità. Ricordo che c'era l'aspetto dell'handicap fisico e sensoriale, aggiungemmo quello psichico, in maniera tale che anche l'handicap psichico fosse tenuto in considerazione. Ci sono stati degli sforzi comuni.
Sugli indirizzi è opportuno stabilire che riguardo al trasporto e altre pochissime prestazioni, la Regione dovrebbe rimborsare i Comuni, poi il resto è tutto da valutare. Anche se la spesa del trasporto è comunque una spesa, è un servizio che si dà a tutti coloro che si danno bisogno, quindi il sostegno di questo servizio è doveroso da parte della Regione e del servizio pubblico.
Interrogazione (Rinvio): «Concorso per l'assunzione di n. 2 guardiaparco, indetto dalla Comunità montane dell'Esino-Frasassi» Moruzzi (335)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 335 del consigliere Moruzzi.
La Giunta fa presente di non essere in grado di rispondere.
MARCO MORUZZI. E' una cosa intollerabile, Presidente, perché questa interrogazione è da moltissimo tempo all'ordine del giorno.
Interrogazione (Seduta segreta):
«Nomina direttore generale Asl di Fermo» Ceroni (412)
Interpellanze (Seduta segreta):
«Regolarità della nomina del direttore generale della Asl 11 di Fermo» Romagnoli (43)
«Nomina direttore generale Asl n. 11» Romagnoli (58)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 412 del consigliere Ceroni e le interpellanze n. 43 e 58 del consigliere Romagnoli.
Trattandosi di argomento da discutere in seduta segreta, prego i non consiglieri di lasciare l'aula.
La seduta prosegue in forma segreta
dalle ore 11,50 alle ore 12
Interrogazione (Svolgimento): «Designazione rappresentanti associazioni naturalistiche consigli direttivi enti parco S. Bartolo e Sasso Simone e Simoncello» Giannotti (411)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 411 del consigliere Giannotti.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.
ROBERTO OTTAVIANI. In relazione all'interrogazione avanzata dal consigliere Giannotti, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito alla procedura dl nomina degli esperti delle associazioni naturalistiche in seno al consiglio direttivo del parco del Monte San Bartolo si osserva quanto segue:
«I criteri seguiti sono quelli dettati dalla DGR 809/1996 articolo 1 comma 5 il quale dispone che: "Il Consiglio direttivo dell'ente è così costituito: l'Assessore regionale all'ambiente o suo delegato; ll Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, o suo delegato; ll Sindaco del Comune di Gabicce Mare, o suo delegato; 2 rappresentanti del Comune di Pesaro, nominati dal Sindaco ,2 esperti nominati unitariamente o maggioranza dalle associazioni naturalistiche riconosciute ai sensi della L. 349/1986.
Il dirigente del Servizio Regionale Tutela e Risanamento ambientale, con nota prot. 10739 del 10.08.2001 (allegata alla presente), ha richiesto alle associazioni naturalistiche di avanzare le proprie proposte di candidatura. Ne discende che era data loro ampia facoltà di presentare anche più candidati.
Le associazioni naturalistiche hanno indicato i nominativi. Le indicazioni pervenute dalle associazioni stesse hanno determinato la seguente graduatoria: Pandolfi Massimo (WWF Italia, Legambiente Marche, Lipu) voti 3; Pietropaolo Michele (WWF Italia, Legambiente Marche), voti 2; Angelucci Giorgio (Club Alpino Italiano), voti 1; Fiocco Virginio (Argonauta), voti 1; Martufi Roberta (Italia Nostra), voti 1; Pascucci Orazio (L'Umana Dimora Marche), voti 1; Sabbatini Enzo (Movimento Azzurro), voti 1.
Il Presidente della Giunta Regionale, conformemente a quanto disposto dalla DGR 809/1996, con proprio decreto 186 del 29.10.1996 ha quindi integrato il consiglio direttivo del Parco inserendovi il Prof. MASSIMO PANDOLFI e l'Architetto MICHELE PIETROPAOLO, esperti nominati a maggioranza dalle associazioni naturalistiche».
In merito alla regolarità della nomina dell'esperto designato dalle associazioni naturalistiche in seno al consiglio direttivo dell'ente parco naturali del sasso Simone e Simoncello sl osserva quanto segue:
«Va premesso che le norme che prevedono cause di incompatibilità devono rispondere al principio di tassatività e sono di stretta interpretazione, dunque insuscettibili di applicazione analogica ed estensiva.
Sia gli atti legislativi (L. 394/91; L.R. 15/1994) che amministrativi (delibera G.R. 599 del 1996 e Statuto) in materia di Enti Parco non prevedono alcuna causa di incompatibilità per i componenti del Consiglio direttivo dell'Ente Parco. In particolare la delibera di Giunta Regionale n. 599 del 26.02.1996 che ha approvato l'atto costitutivo dell'ente ha previsto la composizione del Consiglio Direttivo dell'Ente non stabilendo specifiche cause di incompatibilità.
Guardando poi alle competenze del Consiglio Direttivo come fissate dall'articolo 9 dello Statuto dell'Ente, queste afferendo a compiti di indirizzo programmatico e gestionale non sembrano in via generale tali da poter collidere ed interferire direttamente con gli atti di natura prettamente tecnica riconducibili alle competenze gestionali di un ufficio comunale. Del resto, qualora in singoli casi concreti tale interferenza si producesse, varrebbe per il componente del Consiglio Direttivo che riveste anche la qualifica di responsabile dell'Ufficio Tecnico Comunale, il dovere di astenersi dal prendere parte alla singola decisione del Consiglio Direttivo, così come previsto dall'articolo 12 ultimo comma dello Statuto dell'Ente Parco.
Anche la L.R. 34/1996 "Norme per le nomine e designazioni di spettanza delle regioni" che si applica "a tutte le nomine e designazioni da effettuarsi dagli organi statutari della Regione sulla base di leggi, regolamenti, statuti e convenzioni in organi di enti e soggetti pubblici e privati diversi dalla Regione", non prevede, all'articolo 8, una causa di incompatibilità per i funzionari comunali.
Se si guarda poi infine alla disciplina delle incompatibilità dei pubblici dipendenti quale risulta dall'articolo 53 del decreto legislativo 30 Marzo 2001 n. 165 ed in particolare agli articoli 60 e seguenti del T.U. di cui al DPR n. 3 del 1957 cui rinvia il comma 1 dell'articolo 53, non compaiono fattispecie di incompatibilità cui ricondurre l'ipotesi di un dipendente comunale che sia nominato componente del consiglio direttivo di un ente pubblico qual è l'ente parco».
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. Dichiaro la mia completa insoddisfazione rispetto alla risposta dell'assessore che non ha colto il significato dell'interrogazione. Io spero che lei abbia letto quello che le hanno scritto, assessore e spero che le cose non siano sue, perché dopo quello che ho sentito sono molto preoccupato. Capisco la preoccupazione che avete di difendere questa lobby degli ambientalisti che debbono a tutti i costi gestire i parchi, quindi che dovete mantenere gli equilibri, ma non è possibile inventarsi le regole del gioco, assessore. Ma dove sta scritto? In un comitato del parco, del San Bartolo, nella fattispecie, ci sono due rappresentanti delle associazioni e lei mi dice oggi che ogni associazione può designare i due nomi? Questo non sta in piedi. E' una regola di questo Consiglio regionale che la maggioranza vota un nome... (Interruzione). Lasci stare, assessore. E' illegale, illegittimo. E che sia illegale e illegittimo lo dimostrano le carte, perché fatta eccezione, guarda caso, per le due associazioni che hanno usufruito di questo vantaggio, tutte le altre associazioni hanno fatto una designazione unica. Tutte. E' logico che quando i nomi sono due, non si segnalino entrambi. Le due associazioni che ci interessano, guarda caso hanno fatto una segnalazione doppia. Lei fa una graduatoria considerando la doppia designazione. Secondo me è illegale e immorale sul piano politico. Dopodiché, se lei mi dice che sono in torto io perché si deve fare una modifica alla normativa che garantisca una maggiore correttezza d'accordo, ma la Giunta regionale non può sottrarsi alla propria responsabilità. Se lei ritiene buona la doppia assegnazione la graduatoria non può che essere questa, però nel comitato del parco si configura una presenza monopolistica, perché lei ha i rappresentanti di un'unica associazione ambientalista. Lei ha sostanzialmente solo Legambiente, perché questi due personaggi sono espressione di Legambiente. Fra l'altro, assessore Ottaviani — lei è nuovo — verrebbe da dire che ci sono nomi ricorrenti che ormai appartengono alla storia della politica e dell'ambientalismo che sono in tutti gli organismi regionali da vent'anni e che, addirittura, ancora oggi sono designati nel comitato dell'ente parco. Io ritengo che sia scorretta questa interpretazione fatta dalla Giunta regionale, non mi soddisfa la sua risposta, se ci saranno altri modi per tutelare l'esigenza delle associazioni e di una più adeguata rappresentanza vedremo.
Assessore, il suo mi sembra un autogol, perché del consiglio direttivo dell'ente parco che gestisce il monte di Carpegna, fa parte in rappresentanza di un'associazione ambientalista il dirigente dell'ufficio tecnico comunale di Pietrarubbia. Mi interessa la responsabilità oggettiva che esercita, quindi, caro assessore, le leggo le attribuzioni del consiglio direttivo. All'art. 9, oltre a tutta una serie di funzioni si prevede: "delibera in ordine alle espropriazioni, agli indennizzi, alle prelazioni di cui all'art. 20 della legge regionale n. 159". Si configura allora il fatto che questo signore, nella sua qualità di membro del consiglio direttivo approva atti che ricadono sotto la sua responsabilità professionale, atti che questi ha istruito come dirigente del servizio urbanistica del Comune di Pietrarubbia. Da qui deriva una incompatibilità concreta che va rimossa.
Insisto nel chiedere che la Giunta regionale assuma un'iniziativa per rimuovere questa incompatibilità palese chiara a tutti i cittadini di quella zona e che crea una situazione di disagio e che in qualche modo rimette in discussione l'assetto del comitato del parco del San Bartolo, facendo in modo che le associazioni ambientaliste siano rappresentate in maniera più ampia di quella che è oggi.
Interrogazione (Svolgimento): «Mancanza di un impianto di depurazione delle acque a Casteldemilio e sulle resistenze alla diffusione della fitodepurazione nelle Marche» Moruzzi (363)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 363 del consigliere Moruzzi.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.
ROBERTO OTTAVIANI. Leggo la risposta: «Si premette che in fase di redazione del Piano di Tutela delle Acque - prima fase - acque superficiali, nell'analisi dei fabbisogni infrastrutturali espressi dagli Enti Locali questo intervento non era stato indicato e per tale motivo il progetto non compare nella ricognizione del citato Piano.
1. Iniziative da assumere
Si ritiene che il problema debba trovare una giusta soluzione sulla base del principio di sussidiarietà, attivandosi in tal senso l'amministrazione interessata ed il soggetto gestore del ciclo idrico, il quale può attuare gli interventi infrastrutturali con la copertura finanziaria derivante dai proventi tariffari. Si rileva comunque che richieste di finanziamento del citato progetto al Servizio Tutela e Risanamento Ambientale non risulta siano state effettuate, almeno negli ultimi 3 o 4 anni. Ci risulta peraltro che il soggetto gestore si è attivato e attualmente sta valutando se portare avanti la soluzione della fitodepurazione o ricorrere all'ipotesi alternativa di una soluzione aggregata, con la quale si recapiterebbero tutti i reflui di Agugliano e quindi non solo della frazione Casteldemilio, al depuratore centralizzato di Falconara Marittima.
2. Resistenza all'introduzione della fitodepurazione nelle Marche
L'affermazione su una presunta resistenza all'introduzione della fitodepurazione nella nostra regione si ritiene non condivisibile. Tenendo conto degli interventi realizzati, in corso di attuazione o allo stato di progetto, riportato nel successivo punto 3, si può affermare che a tutt'oggi permane e sicuramente rimarrà la prevalenza generale di altre soluzioni tecnologiche rispetto alla fitodepurazione, ma che comunque interventi di depurazione alternativi stanno conquistandosi uno spazio sempre più rilevante. Del resto è una situazione che si verifica anche in altre realtà regionali.
3. Progetti di fitodepurazione di cui si è a conoscenza Interventi di fitodepurazione realizzati nelle Marche: Comune di Porto Recanati - affinamento delle acque in uscita dal depuratore - 1° stralcio funzionale (10.000 Abitanti Equivalenti); Comune di Montecarotto - Impianto di fitodepurazione (potenzialità 900 Abitanti Equivalenti); Comune di San Lorenzo in Campo; Comune di Lapedona.
Interventi in corso di attuazione: Consorzio Gorgovivo - Impianto di fitodepurazione per l'affinamento delle acque in uscita dal depuratore ZIPA di Jesi (60.000 Abitanti Equivalenti) finalizzato al riutilizzo per usi industriali delle acque depurate. Comune di Ripe - Impianto di fitodepurazione (potenzialità 900 Abitanti Equivalenti); Comune di Montefiore dell'Aso - Impianto di fitodepurazione (potenzialità 1.300 Abitanti Equivalenti).
Interventi allo stato di progetto: Comune di Porto Recanati - affinamento delle acque in uscita dal depuratore - 2° stralcio funzionale (10.000 Abitanti Equivalenti). Progetto esecutivo che subirà alcune modifiche migliorative; Comuni di Fiastra, Acquacanina e Bolognola- Depurazione ecosostenibile delle acque reflue nel lago del Fiastrone, progetto definitivo; Comune di Ostra- Impianto per 4.000 Abitanti Equivalenti; progetto preliminare. Sembra che tale ipotesi sia stata accantonata a favore di quella di un impianto di depurazione tradizionale; Comune di Orciano di Pesaro - Impianto a servizio della zona industriale di Schieppe (Potenzialità 700 Abitanti Equivalenti); Consorzio MEGAS - Completamento opere igienico-sanitarie nel bacino del Conca (nuclei abitati minori dei Comuni di Montecerignone, Mercatino Conca, Montecopiolo e Sassofeltrio); Consorzio per l'Industrializzazione delle valli del Tronto, dell'Aso e del Tesino - Realizzazione di un impianto per l'affinamento delle acque in uscita dal depuratore di Marino del Tronto di Ascoli Piceno ai fini del riutilizzo per usi industriali. Progetto definitivo in corso di elaborazione.
4. Condivisione dell'incentivazione della fitodepurazione e strumenti.
La fitodepurazione rientra tra gli indirizzi tecnici forniti, sia dalle Linee Guida al Piano di Risanamento delle Acque, sia dal successivo Piano regionale di Tutela delle Acque per i nuclei abitativi isolati e per gli agglomerati fino a 2.000 abitanti equivalenti (art. 11 delle Norme Tecniche di Attuazione), purché conveniente rispetto ad una valutazione tecnico economica. Quanto all'incentivazione finanziaria di queste tipologie di intervento, il DOCUP Ob.2 2000/2006, tra le azioni ammissibili della submisura 2.1.1 "Interventi per il trattamento e lo smaltimento delle acque reflue" prevede anche la fitodepurazione, come del resto è avvenuto anche nel precedente DOCUP Ob.2 1997/99. Inoltre i progetti di fitodepurazione sono cofinanziabili ai sensi dell'art. 8 della L.R. 46/92.
Riguardo alle azioni di orientamento verso l'adozione di tale soluzione realizzativa, nei convegni "La qualità delle acque" del 2001 organizzati dall'A.R.P.A.M. e svolti in ogni ambito provinciale, si è parlato diffusamente della fitodepurazione proprio a tale scopo, e l'argomento sarà trattato ancora nei futuri convegni sulle acque. Più che attivare dei nuovi strumenti di incentivazione, si ritiene opportuno migliorare l'efficacia delle azioni di sensibilizzazione, supportandole con i dati provenienti da verifiche sull'efficienza depurativa delle esperienze condotte nella nostra regione, invece che dati desunti dalla letteratura in materia e certamente interessanti, ma riferiti a realtà fuori contesto. Ciò sicuramente contribuirebbe a convincere quei soggetti che attualmente hanno delle perplessità sulla validità della fitodepurazione.
5. Nuclei di case sparse che creano situazioni di emergenza sanitaria ed ambientale
Al momento non si ha conoscenza di altre situazioni del genere. Tra l'altro, per quanto attiene la popolazione servita o meno dalle infrastrutture depurative, i dati a disposizione permettono una conoscenza solamente a scala di bacini idrografici di maggiore importanza e non di piccoli nuclei o di case sparse, di cui è comunque oggettivamente difficile operare una valutazione a scala regionale.
5. La programmazione regionale ed incentivazione della fitodepurazione.
Riguardo all'incentivazione si è già diffusamente detto al punto 4. Si ritiene che per quanto riguarda il ciclo idrico integrato e l'attuazione della relativa normativa di riferimento, vale a dire la L. 36/94 (legge Galli), recepita con la L.R. 18/98, la funzione sulla programmazione debba essere attivamente svolta dalle Autorità di Ambito Territoriale Ottimale e nel caso specifico dall'A.T.O. 2 che sta già operando in tal senso. In particolare, l'Autorità di Ambito sta operando una ricognizione di tutti gli interventi, atto propedeutico per la successiva definizione del relativo Piano d'Ambito, il quale altro non è che la proiezione delle necessità infrastrutturali del ciclo idrico e dei relativi investimenti in un medio lungo termine (15 . 20 anni). Va evidenziato che l'art.141 della L. 388/2000, finanziaria per il 2001, ha stabilito che le Autorità di Ambito, o in caso di loro non operatività le Province, predispongano ed attuino dei programmi di interventi urgenti di fognatura e depurazione. I programmi relativi alla nostra regione comportano un complessivo fabbisogno finanziario di più di 200 milioni di Euro, in larga parte da reperire sulla base degli accantonamenti da tariffe, le quali nei prossimi anni avranno presumibilmente aumenti consistenti, in considerazione delle recenti deliberazioni operate dal CIPE (8/03/2001 n.23, 4/04/2001 n.52, 15/11/2001 n.93). Nelle intenzioni del legislatore detti programmi sono finalizzati non solamente a regolarizzare le situazioni che hanno il termine ultimo del 31/12/2005, ma soprattutto ad evitare che l'Unione Europea attivi una procedura di infrazione contro l'Italia per le scadenze comunitarie già verificatesi, e cioè quella del 31/12/1998 relativa agli agglomerati superiori a 15.000 abitanti equivalenti in aree sensibili, e quella del 31/12/2000 sugli agglomerati superiori a 15.000 abitanti equivalenti. Pertanto, le problematiche relative ai piccoli nuclei (inferiori a 2.000 abitanti equivalenti), sono certamente importanti sia dal punto di vista igienico-sanitario sia ambientale in quanto anche esse influenzano lo stato di qualità dei corsi d'acqua, ma si può capire che per quanto esposto ed ai sensi del D.Lgs.152/99, non possono rappresentare una priorità».
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
MARCO MORUZZI. Sono soddisfatto per alcune risposte che l'assessore ha dato, per altre un po' meno. Complessivamente è positivo aver richiamato l'attenzione della Giunta su questa questione della diffusione degli impianti di fitodepurazione. Devo intanto dire che questa era un'interrogazione a risposta scritta che è diventata a risposta orale perché non sono stati rispettati i tempi della risposta, e questo dico a quanti lamentano che il Consiglio è poi intasato dalle interrogazioni. Se chi presenta le interrogazioni a risposta scritta non riceve risposta, anche quelle a risposta scritta vanno ad allungare la lista. Questa interrogazione è del 30 ottobre 2001.
A seguito della risposta dell'assessore, dico che non pochi centri abitati sono attualmente sprovvisti di impianti di fitodepurazione, quindi scaricano le loro acque nei corsi d'acqua superficiali, con tutti i problemi igienico-sanitari che questo comporta.
Ho formulato questa dichiarazione in parte certamente provocatoria, ma che l'assessore dice non corrisponde alla verità, cioè la resistenza all'introduzione della fitodepurazione nella nostra regione e direi che questa affermazione in parte è confermata, perché se è vero che c'è un elenco — quello che l'assessore Ottaviani ha diligentemente predisposto per la risposta all'interrogazione, un elenco non breve di realtà in cui ci sono impianti in corso di realizzazione e impianti in corso di progettazione — dobbiamo dire che questi sono niente rispetto alle potenzialità della fitodepurazione. E molti di questi impianti, il cui iter conosco bene perché sono qui alla terza legislatura, come quello di Porto San Giorgio di cui si è parlato come impianto in progettazione, è un impianto di cui parlavamo tre legislature fa, esattamente dodici anni fa. A distanza di 12 anni l'impianto di Porto San Giorgio su cui ho fatto anche una battaglia, è ancora in fase di progettazione. Circa l'impianto di Gorgovivo di Jesi — parliamo di cinque anni fa — durante il riesame dell'uso dei fondi dell'Obiettivo 2 che rischiavano di essere perduti furono destinati a tale impianto. Quei soldi dovevano essere utilizzati per lavori immediatamente eseguibili e già progettati: ancora non abbiamo la consegna dei lavori, e sono passati cinque anni, quindi metà della scorsa legislatura e quasi metà di questa. Fortunatamente alcune altre amministrazioni sono andate avanti, ma da questa lista sono scomparsi alcuni impianti che pure erano stati finanziati da bandi dei fondi strutturali: penso al "progetto Cingoli", ad altre situazioni. Quindi il quadro della fitodepurazione nella nostra regione non è certamente soddisfacente. Lo dico non per bacchettare l'assessore, del quale condivido anche la considerazione che ha fatto un'azione di animazione e di informazione, ma questo è poca cosa. A Berlino gli impianti di fitodepurazione vengono realizzati a ridosso delle case e l'acqua è utilizzata nelle fontane pubbliche, non quella potabile ma quella che viene utilizzata nei parchi pubblici. Impianti di fitodepurazione vengono realizzati sulle pareti delle case popolari, in Germania, in situazioni in cui non abbiamo un clima così favorevole come quello italiano. Quindi, la fitodepurazione è un territorio ancora in gran parte inesplorato, su cui esiste una diffidenza e credo che amministrazioni e assessori che sono sensibili e capaci di guardare al futuro debbono fare il massimo dello sforzo, ancora un po' di più rispetto a quello che stanno facendo.
Per quello che riguarda la situazione specifica di Agugliano mi risulta che il Comune di Agugliano abbia finanziato un progetto, che questo progetto non è a conoscenza dell'Amministrazione regionale, mi farò parte diligente perché gli amministratori del Comune di Agugliano vengano negli uffici della Regione e si confrontino e credo che non sarebbe male se, rispetto al sesto punto su cui l'assessore non ha dato alcuna indicazione, la Giunta richiamasse il consorzio di gestione delle acque di Gorgovivo alla diffusione della fitodepurazione, perché forti resistenze vi sono proprio all'interno di questo consorzio, quello responsabile dello stallo di fitodepurazione di Jesi e quello che anche su questa vicenda di Agugliano preferisce fare una condotta di liquami che attraversa le nostre colline con tanto di pompe, con tanto di consumi di energia elettrica ed altro, piuttosto che realizzare un piccolo impianto. Questo è un soggetto che non vediamo assolutamente confrontarsi con la sfida che la Giunta regionale e il Consiglio nel suo piano per le acque ha dato. I piani sono generici, non danno indicazioni, non vincolandole amministrazioni locali, ma credo che ci dobbiamo porre l'interrogativo che se le amministrazioni locali continuano sulla vecchia strada rifiutando le indicazioni generali dei piani, allora i piani devono forse diventare un po' più vincolanti, perché il costo che la pubblica amministrazione paga per gli impianti tradizionali è troppo alto, sicuramente più alto degli impianti innovativi: costo dell'energia elettrica, costo in termini infrastrutturali, rapporto tra investimento e occupazione. Penso che valga la pena di dare una spinta molto forte a queste nuove tecnologie che sfruttano processi antichi: i processi della natura.
Interrogazione (Svolgimento): «Verifica delle condizioni di sicurezza nei caselli autostradali di Pedaso e di Fermo-Porto San Giorgio» Castelli (295)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 295 del consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.
LUCIANO AGOSTINI. Abbiamo cercato di organizzare una risposta sulla base degli elementi che ci sono stati trasmessi dalla Società Autostrade Spa, direzione 7° tronco di Pescara. Leggo la risposta: «In riferimento all'interrogazione in oggetto, sulla base degli elementi trasmessi dalia Società Autostrade spa, Direzione 7° Tronco - Pescara, si comunica quanto segue.
Casello autostradale di PEDASO
La porta Telepass "dedicata" di entrata, per la sua collocazione e geometria, consente esclusivamente il transito delle autovetture Al fine di salvaguardare la sicurezza del personale aziendale in servizio, è stata adottata una procedura specifica per favorire l'uscita dal parcheggio che prevede la chiusura e la riapertura della porta Telepass a cura dell'addetto al "Monitoraggio Centralizzato degli Automatismi" previa informazione via radiotelefono dal personale in esazione.
La Società Autostrade spa comunica inoltre che sono allo studio degli interventi di modifica dell'area di che trattasi, interventi che comunque non risultano di facile attuazione data la limitatezza degli spazi.
Casello autostradale di FERMO-PORTO SAN GIORGIO
Il casello autostradale di Fermo-Porto San Giorgio è caratterizzato da un piazzale di limitata estensione ed è uno dei più vetusti tra quelli realizzati nella provincia.
Per il suddetto casello è stata programmata la ristrutturazione ed attualmente sono in corso le procedure per il rilascio delle necessarie autorizzazioni progettuali.
Di tale iniziativa sono già state informate le Organizzazioni Sindacali, I'Azienda Sanitaria Locale di competenza e la Prefettura.
La Società Autostrade spa comunica infine che l'attraversamento del piazzale di casello, viene effettuato soltanto dai veicoli di servizio della Società, dal personale in esazione e dalle autopattuglie della Polizia Stradale, con tutte le cautele prescritte dal vigente Codice della Strada, per evitare il raggiungimento del necessario casello in caso di inversione di marcia per motivi di servizio».
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
GUIDO CASTELLI. Ringrazio della risposta fornita dall'assessore il quale, evidentemente, conferma, per quanto riguarda la risposta fornita dalla Società Autostrade, il fatto che si tratta di caselli autostradali a rischio, in particolare quello di Porto San Giorgio, quindi non posso che auspicare che la Società Autostrade possa dar luogo con la massima celerità ai lavori di ristrutturazione cui l'assessore Agostini faceva riferimento e peraltro non posso che augurarmi la stessa cosa per quanto riguarda Pedaso.
In realtà il casello di Pedaso è forse quello che soffre maggiormente una situazione morfologica che ben difficilmente potrà consentire condizioni di transito, per quanto riguarda soprattutto la pista "Telepass" di sicura tranquillità relativamente al passaggio degli automezzi.
Quindi non resta che attendere che la Società Autostrade possa dar luogo a quanto affermato e a quanto si è impegnata. Ripeto, il caso è stato sollevato dal sottoscritto anche in relazione a quella che era stata la posizione di alcune organizzazioni sindacali che avevano palesato la condizione di pericolosità anche e soprattutto in riferimento agli agenti e agli operatori della società stessa, quindi non resta altro che attendere di rimetterci alla celerità dei lavori della società.
Interpellanza (Svolgimento): «Controlli sull'azienda sementiera Isea Spa di Falconara Marittima in merito agli organismi geneticamente modificati» Amagliani e Andrea Ricci (22)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza 22 dei consiglieri Amagliani e Andrea Ricci.
Ha la parola, per illustrare l'interpellanza, il consigliere Andrea Ricci.
ANDREA RICCI. Si tratta di un'interpellanza che risale ormai a più di un anno fa.
Prendendo notizia del fatto che sulla stampa nazionale erano comparsi articoli dove si evidenziava l'immissione sul mercato sementifero italiano di sementi con organismi geneticamente modificati, abbiamo ritenuto opportuno accertare se anche nella nostra regione, dove risiede una importante azienda sementiera come l'Isea, ciò fosse accaduto. Adesso attendiamo una risposta, anche se con molto ritardo, dato che comunque mi pare di capire che così non è stato.
PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l'assessore Agostini.
LUCIANO AGOSTINI. Per quanto riguarda l'interpellanza n. 22, do lettura della risposta: «La Giunta Regionale, a breve, adotterà una deliberazione per dare avvio al PIANO DI MONITORAGGIO PER L'ACCERTAMENTO DI IMPROPRIO UTILIZZO DI VARIETA' DI SEMENTI GENETICAMENTE MODIFICATE, messo a punto dai Servizi Sanità e Agricoltura, attraverso il quale saranno istituzionalizzate le azioni di controllo e verifica che le strutture preposte; ASL, Istituto Fitosanitario, e Istituto Zooprofilattico, da sempre portano avanti, anche al fine di impedire l 'introduzione di prodotti OGM nella nostra regione.
L'atto amministrativo di cui si è detto ed il sistema che si andrà ad attivare risultano conformi al recente Decreto Legislativo n. 212 del 24 aprile 2001 (pubblicato sulla G. U. dell'8 giugno 2001) relativo all' "Attuazione delle direttive 98/9SCE e 98/96/CE inerenti la commercializzazione dei prodotti sementieri, il catalogo comune delle varietà e relativi controlli" che prevede l'istituzione di una Commissione Nazionale per i prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate. Tale Commissione, a cui il D.lgs n. 212 affida, in particolare, il compito di: individuare i criteri in base ai quali è effettuato il monitoraggio dei prodotti cementieri di varietà OGM, non è stata ancora costituita. Nonostante l'assenza di chiari riferimenti generali, si è ritenuto, comunque, di impostare il sistema nella consapevolezza dell'importanza che la problematica assume per la tutela della salute pubblica e la salvaguardia del patrimonio genetico e tipicità delle nostre specie vegetali.
Il Piano di Monitoraggio predisposto dalla struttura regionale prevede la messa a punto di linee guida attraverso le quali sono focalizzati gli obiettivi e stabilite le modalità operative. Inoltre, dispone in modo chiaro le funzioni delle diverse realtà che costituiscono il sistema di controllo:
1. I Servizi Igiene degli Alimenti e Nutrizione (S.I.A.N.) delle Aziende Sanitarie Locali della Regione Marche hanno l'incarico di: a) controllare, tramite ispezioni e campionamenti, che i prodotti commercializzati, ottenuti da varietà geneticamente modificate e destinati ad essere utilizzati come alimenti o ingredienti alimentari, non presentino rischi per il consumatore, non lo inducano in errore e che il loro consumo normale non possa comportare svantaggi sotto il profilo nutrizionale, rispetto agli altri prodotti o ingredienti alimentari alla cui sostituzione possono essere destinati; b) attivare, secondo le Linee guida definite, il piano di monitoraggio sulle sementi, che potrebbero essere considerate a rischio di contaminazione da organismi geneticamente modificati, fino alla data di emanazione del decreto ministeriale di cui all'art. 1 - comma 7 del D.Lgs. 24.04.2001, n. 212, atteso che la messa a coltura dei prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate risulti subordinata ad autorizzazione con provvedimento del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, di concerto con il Ministero dell'Ambiente ed il Ministero della Sanità (art.1, comma 4 - lett. e); c) esperire il controllo ufficiale delle sementi, f no alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale di cui all'art. 1 - comma 7 del D.Lgs. 24.04.2001, n. 212;
2. l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale (I.Z.S.) dell'Umbria e delle Marche Sezione Provinciale di Fermo (AP) ha il compito di curare gli aspetti tecnico-organizzativi inerenti i campionamenti dei prodotti sementieri di varietà GM destinati all'utilizzo come alimenti o ingredienti alimentari, per i quali vige il Regolamento (CE) 258/97, nonché gli aspetti inerenti i campionamenti delle sementi da sottoporre a controllo;
3. il Servizio Fitosanitario Regionale ,allo scopo di prevenire rischi fitosanitari, è affidato l'incarico di attivare il piano di monitoraggio, per la propria parte di competenza, per evitare l'improprio utilizzo di varietà di sementi geneticamente modificate, conformemente alle linee guida predisposte, che potranno essere modificate, per armonizzare le disposizioni della nostra regione agli indirizzi nazionali, una volta che entrerà in vigore del decreto ministeriale di cui all 'art. 1 - comma 7 del D.Lgs. 2404.2001, n. 212;
4. il Servizio Agricoltura, dovrà: a) predisporre campagne informative sulle condizioni di commercializzazione dei prodotti sementieri di varietà GM, di cui all'art. 5 del citato D. Lgs. 212/2001, affinché gli interessati verifichino la tipologia delle sementi utilizzate; b) sensibilizzare le Associazioni di Categoria, al fine di dare la massima divulgazione al "Piano di monitoraggio per l'accertamento dell'improprio utilizzo di varietà di sementi geneticamente modificate", presso gli interessati del settore».
Abbiamo poi la bozza delle linee guida regionali per il piano di monitoraggio per l'accertamento di improprio utilizzo di varietà di sementi geneticamente modificate che non leggo ma che allego agli atti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.
ANDREA RICCI. Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'assessore, perché al di là del caso specifico che noi avevamo sollevato e che successivamente è risultato fortunatamente senza rischi per l'immissione sul nostro mercato sementifero di organismi geneticamente modificati, l'assessore ha illustrato la predisposizione di un complesso e qualificato meccanismo di monitoraggio, controllo e verifica per impedire che nella nostra produzione agricola possano svilupparsi colture OGM, in modo da salvaguardare la tutela della salute, il patrimonio genetico, ma anche la qualità dei nostri prodotti agricoli che è il punto di forza dell'agricoltura regionale.
Per questo credo che la strada indicata dall'assessore sia positiva e corretta e che vada implementata al più presto.
Interpellanza (Svolgimento): «Coordinatori di ambito» Ceroni (41)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 41 del consigliere Ceroni.
Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.
LUCIANO AGOSTINI. Do lettura della risposta: «Con riferimento alla interpellanza n. 41/01 presentata dal Consigliere regionale Remigio Ceroni in data 8 Novembre 2001 in ordine ai Coordinatori di ambito, si comunica quanto segue.
Il criterio di fondo con cui si è cercato di avviare l'applicazione del Piano Regionale per un Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali 2000-2002 è stato quello indicato già dalla legge n. 59/97 "Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa, la quale pone come principio fondamentale quello della sussidiarietà intesa come "...attribuzione della generalità dei compiti e delle funzioni amministrative ai Comuni, alle Province e alle Comunità Montane secondo le rispettive dimensioni territoriali, associative e organizzative, con l'esclusione delle sole funzioni incompatibili con le dimensioni medesime...".
Lo stesso Piano Regionale nasce all'insegna della sussidiarietà "verticale" interistituzionale a fronte di una Regione che fissa le regole nonché i principali obiettivi strategici stabilendo nella programmazione, indirizzo e coordinamento i suoi compiti. Anche la legge quadro 3281/2000 individua all'art. 3 nella sussidiarietà uno dei principi cui la programmazione del sistema integrato dei servizi dovrà ispirarsi.
La centralità dei territori intesi sia da un punto di vista istituzionale che sociale è quindi il criterio che guida l'attività di programmazione che la Regione Marche sta attivando nelle modalità indicate dalla riforma. Le consultazioni avviate in questi mesi con i singoli Comuni, con le Province e con gli operatori dei servizi attraverso le numerose iniziative attivate attestano questa volontà di condividere le varie fasi della riorganizzazione dei servizi costruendo assieme la "cornice" del percorso superando da una parte dirigismi superati e dall'altra intervenendo per garantire a tutti gli abitanti del territorio regionale un identico accesso a servizi di qualità.
Le procedure avviate per la identificazione del Coordinatore di ambito hanno seguito le stesso modalità nel momento in cui abbiano previsto che la scelta dello stesso fosse a carico del Comitato dei Sindaci di ogni ambito territoriale limitando il compito della Regione, che peraltro partecipa al finanziamento di questa importante figura professionale, ad una prima selezione. La stessa identificazione delle funzioni riportate nelle "Linee guida" parla del Coordinatore come "strumento tecnico del Comitato dei Sindaci" che "risponde del suo operato al Comitato dei Sindaci che è la sede istituzionale delegata a prendere decisioni in ordine alla costruzione del Piano di Zona e alle relative modalità di gestione dei Servizi Sociali".
Una figura centrale quindi nel lavoro di "facilitazione" delle "reti orizzontali" composte dalle realtà associative locali che costituiscono il senso ultimo del ruolo dell'ente locale come governo del territorio inteso nella sua accezione più ampia. Il percorso però va fatto assieme date le novità proposte dalla riforma e la complessità dei cambiamenti culturali che comporta sia da un punto di vista tecnico che istituzionale e politico.
L'impegno che la Regione si è assunta anche da un punto di vista finanziario, ripartendo fondi finanziari maggiorati del 20% in media a tutti i comuni per la gestione dei servizi e prevedendo una quota parte ripartita tra i comuni capofila per l'attuazione della riforma, attesta la volontà di essere presente e di garantire un ruolo di coordinamento, nel rispetto però delle singole autonomie in un equilibrio non sempre semplice data la complessità e l'estrema diversità dei Comuni marchigiani, alcuni molto avanzato in materia di organizzazione dei servizi altri privi dei requisiti essenziali. La presentazione della "rosa" dei candidati rientra in questo equilibrio laddove si lascia ampia autonomia nella scelta del Coordinatore, chiedendo però un confronto sulle caratteristiche dello stesso in rapporto alle caratteristiche del territorio e alle capacità riportate sulle linee guida di "...elaborazione progettuale, relazionali, di coordinamento, di gestione delle risorse, di conoscenza approfondita del territorio, di capacità di analisi e di elaborazione dei dati sui bisogni sociali...".
Un confronto quindi che non intende prevaricare le legittime ed autonome competenze decisionali dei rispettivi ambiti, ma vuole semplicemente contribuire alla scelta più adatta a cui seguirà, a totale carico finanziario della regione, I'avvio di un percorso intenso di formazione iniziale e successive azioni di accompagnamento.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.
REMIGIO CERONI. Questa è una riposta da portare ad esempio nel manuale del "politichese". La mia domanda era semplice: dopo che la Giunta regionale ha fatto l'albo degli aspiranti coordinatori d'ambito, per quale motivo l'ambito deve inviare alla Giunta regionale una rosa sulla quale l'assessore esprime un parere? La Giunta regionale ha fissato i criteri, c'è l'elenco dei coordinatori d'ambito idonei, l'ambito sceglie la persona.
Il quesito l'ho posto prima che fossero nominati i coordinatori d'ambito. In questa cosa c'è un passaggio in più. Va bene che la Regione ha scelto i coordinatori d'ambito aventi determinati requisiti, dopodiché l'ambito sceglie da questo elenco. Perché deve mandare una rosa e poi rifare? E' chiaro che tutti quelli che sono in elenco sono stati ritenuti idonei della Regione, quindi io vedo un passaggio in più. Non casca il mondo su questa cosa, però mi pare un passaggio inutile che ritarda i tempi e non si capisce per quale motivo viene fatto.
Interpellanza (Seduta segreta):
«Uniformità di decisione tra l'ente Regione e i suoi rappresentanti nei consigli di amministrazione» Massi (46)
Mozioni (Seduta segreta):
«Censura del comportamento del rappresentante della Regione Marche nel consiglio di amministrazione dell'università di Macerata» Massi e Grandinetti (167)
«Corso di laurea in scienze della formazione università di Macerata» Procaccini e Martoni (186)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 46 del consigliere Massi e le mozioni n. 167 dei consiglieri Massi e Grandinetti e n. 186 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Trattandosi di argomento da svolgere in seduta segreta, prego i non consiglieri di lasciare l'aula.
La seduta prosegue in forma segreta
dalle 12,50 alle 13,10
Mozioni (Discussione generale):
«Scuola di talassemia» Gasperi, Castelli e Romagnoli (174)
«Scuola di talassemia» Giannotti, Trenta, Brini, Favia, Ceroni, Cesaroni e Grandinetti (175)
Interrogazione (Svolgimento):
«Scuola internazionale di talassemia di Pesaro» Giannotti e Gasperi (486)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 174 dei consiglieri Gasperi, Castelli e Romagnoli e n. 175 dei consiglieri Giannotti, Trenta, Brini, Favia, Ceroni, Cesaroni e Grandinetti e l'interrogazione n. 486 dei consiglieri Giannotti e Gasperi.
Ha la parola il consigliere Gasperi per illustrare la mozione n. 174.
GILBERTO GASPERI. La mozione recita: "Nella seduta del Consiglio regionale del 14.11.2001, in risposta a varie interrogazioni inerenti la scuola di talassemia, il Presidente della Giunta regionale esprimeva ancora una volta perplessità in merito alla direzione della scuola stessa da parte del prof. Lucarelli. Appurato che in data 4 febbraio vi è stata la sentenza di assoluzione da parte del tribunale di Pesaro, il Consiglio regionale delle Marche impegna la Giunta regionale ad attivarsi per la realizzazione presso l'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro per la scuola internazionale di talassemia".
Abbiamo visto che in questi ultimi giorni in modo particolare c'è stata una presentazione, a Pesaro, di medici provenienti da Israele, unitamente a un medico palestinese che opera all'interno di una scuola israeliana, con quattro bambini ammalati di talassemia e due donatori.
In considerazione del fatto che ci sono, con chiarezza, nell'ambito della proposta di legge che verrà approvata dal Parlamento, finanziamenti dati proprio per questa scuola, da parte dell'Amministrazione regionale c'è stata la non volontà di operare in merito prendendo delle decisioni.
Addirittura si porta oggi, come scusante da parte del Presidente della Giunta, che nella proposta di legge fatta in Parlamento non c'è il nome di Pesaro come sede della scuola di talassemia. Questa mi sembra una scusante completamente fuori di ogni logica. Inoltre, siccome qui siamo tutti maggiorenni e in fatto di bugie ognuno di noi ha un bagaglio di esperienza non indifferente, questa scusante da parte del presidente della nostra Giunta è veramente fuori di ogni logica, per un motivo molto semplice. E' normale che da parte del Governo sia stata fatta una considerazione, cioè si attende il parere della Conferenza Stato-Regioni, perché da parte di questa Amministrazione on c'è stata non la volontà ma alcun passo in avanti per cercare di andare incontro a una strategia, una volontà non solo a livello provinciale, comunale o regionale, ma addirittura a livello internazionale attraverso questa istituzione che è stata già preparata e decisa a livello del G8 di Genova.
La nostra Regione non ha nemmeno previsto ciò che ci può essere dietro questo progetto di scuola di talassemia che potrebbe recare un beneficio notevole non solo sul piano umanitario e sociologico a coloro che sono colpiti, in modo particolare alle popolazioni del Mediterraneo e orientali, ma soprattutto sul piano economico potrebbe dare un contributo non indifferente al rapporto interpolitico e intereconomico tra la nostra Regione, lo Stato italiano, la nostra provincia e i Paesi che hanno questa realtà, proprio perché attraverso questa scuola, attraverso la preparazione di medici di questi Paesi avremmo uno spazio maggiore per essere interlocutori primari degli Stati che vogliono operare sul piano umanitario e sociale per i bambini colpiti.
Addirittura c'è stata da parte di questa Regione una volontà di interferire su delibere che erano state fatte da parte del direttore generale dell'azienda ospedaliera di Pesaro. Non a caso la decisione di pochi giorni fa di nominare l'ex direttore sanitario dell'azienda ospedaliera di Pesaro quale responsabile della scuola del centro di talassemia.
Si dice, rispetto al finanziamento: "L'aumento è richiesto come finanziamento coerente allo status giuridico dell'azienda ospedaliera ospedale San Salvatore e quale fondo di adeguamento correlato al piano di adeguamento approvato dalla Regione Marche", cioè il decreto della Giunta 2904 del 12.11.1999. "A detta delibera non ha mai fatto seguito, fino ad oggi, una corrispondente congrua quota di adeguamento di spesa corrente e in conto capitale".
Il progetto si chiama "Progetto Pesaro", il direttore responsabile di questo progetto, il prof. Lucarelli non solo ha dichiarato che questa scuola è desideroso di averla a Pesaro, ma che nel caso in cui non ci sia da parte della Regione Marche una presa di posizione concreta, sarà costretto ad emigrare in altre regioni portandosi dietro coloro che hanno finora operato assieme a lui alla realizzazione di questo progetto.
E' un progetto che senza il prof. Lucarelli non può essere fatto. Ad una mia precedente interrogazione, c'è stata una risposta del Presidente il quale diceva che non era opportuno nominare il prof. Lucarelli, visto e considerato che esisteva una procedura giudiziaria a suo carico. Non solo è stato assolto, ma addirittura, grazie anche a questo lasso di tempo, si è dimostrato quale alta capacità a livello organizzativo ha l'attuale direttore generale dell'azienda ospedaliera San Salvatore, dott. Ilja Gardi che in tutti i modi vogliono azzerare, senza capire che in questa logica devono rimanere persone che hanno dimostrato una certa capacità perché la lievitazione di questa scuola di talassemia è avvenuta non solamente grazie alla grande esperienza e alla personalità e capacità dimostrate dal prof. Lucarelli, ma anche grazie alle capacità organizzative che ha dimostrato il dott. Ilja Gardi.
Mentre la Regione viene a Pesaro e non assume una presa di posizione netta e concreta, ma addirittura dice di essere favorevole a questo progetto, successivamente, negli atti e nei comportamenti non c'è altro che una presa di posizione totalmente contraria, perché la volontà che sta dimostrando è quella di non far decollare questo progetto e di non rendere pubblico a livello mondiale ciò che è conosciuto solamente nel settore di ricerca e nel settore specifico medico, quindi ciò che è stato fatto in questa regione e in particolare nell'azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro, grazie alla preparazione e abnegazione dell'équipe del prof. Lucarelli.
Per questo motivo ritengo che sia un atto dovuto da questa Amministrazione dare una risposta concreta, perché è normale che con una risposta concreta sarà obbligatorio, da parte dello Stato far rimanere questo progetto, questa scuola internazionale di talassemia all'interno della struttura.
Come si può pensare che non venga portata avanti una realtà di questo genere e non si voglia realmente definire in concreto che solo ed esclusivamente con la presenza del prof. Lucarelli e della sua équipe, con la presenza di un manager che ha dimostrato cosa si è fatto in Israele, si possa proseguire con il progetto? Per darvi una notizia, è la prima volta che dall'aeroporto della capitale di Israele è partito un aereo con dei palestinesi a bordo, altrimenti i palestinesi devono recarsi ad Hamman, non possono volare sul territorio israeliano. Grazie alle capacità che ha dimostrato Ilja Gardi con la presenza del prof. Lucarelli, sono riusciti a far partire l'aereo messo a disposizione dallo Stato italiano con i medici israeliani e palestinesi e con i bambini palestinesi e i donatori palestinesi per farli arrivare a Pesaro.
Questo va al di sopra delle battaglie politiche e ideologiche che vengono fatte nell'ambito di quest'aula. Ritengo che dobbiamo salire, dobbiamo essere al di sopra di questa realtà e cercare di portare un contributo concreto e non un contributo che vada solo ed esclusivamente sui giornali per iniziare un dibattito.
Dobbiamo dimostrare di voler dare piena solidarietà al prof. Lucarelli, dobbiamo dimostrare che la sanità marchigiana, e in modo particolare la realtà dell'azienda ospedaliera di Pesaro, del centro di talassemia del prof. Lucarelli è all'avanguardia a livello mondiale. Questo lo possiamo dimostrare solo se dalla Regione parte in concreto un impegno di questo Consiglio e della Giunta affinché le cose vengano realmente portate avanti in maniera idonea. Ancora all'azienda ospedaliera di Pesaro non sono stati apportati aumenti ed adeguamenti economici in base a quanto è stato stabilito ed è stato richiesto con un'imposizione fiscale ai cittadini marchigiani e in modo particolare ai cittadini che risiedono all'interno dell'azienda ospedaliera.
Attendo, in concreto, non una risposta ma un impegno, da parte della Giunta, per andare alla risoluzione di questo problema.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti per illustrare la mozione da lui presentata.
ROBERTO GIANNOTTI. Come sempre — non il diavolo, questa volta — qualcuno ci mette le mani e questa discussione, pure in ritardo rispetto ai tempi di presentazione della mozione, cade nel momento giusto, in un passaggio delicatissimo ma importante e significativo di questa vicenda.
Provo a fare la storia di questa iniziativa, un'iniziativa nata dall'intraprendenza del prof. Lucarelli e del direttore generale dell'azienda ospedaliera di Pesaro prof. Gardi, che in tempi non sospetti hanno formulato uno specifico progetto alla Giunta regionale. Questo fa piazza pulita di un luogo comune. Qualcuno diceva che la Giunta non era informata dell'iniziativa: non è vero. La Giunta è stata tempestivamente informata perché aveva una proposta presentata dall'azienda su questa materia. Se poi la Giunta non ha voluto reagire rispetto alla proposta lasciata in un cassetto questa è un'altra valutazione, ma il livello di informazione c'è stato ed è stata un'informazione adeguata.
La verità è che la Giunta regionale, anche per la posizione di aperta ostilità rispetto a questa iniziativa di Rifondazione comunista — così non ci nascondiamo dietro un dito — ha sempre mantenuto una posizione di ambiguità sulla vicenda della scuola, dicendo che non si conosceva il progetto e quindi non si era in grado di esprimere un giudizio su una cosa che non si conosceva, bloccando la nomina del direttore con una pretestuosità che rasentava la follia. Si era detto "siccome questo ha un processo aspettiamo, poi decideremo secondo l'esito del processo". Giustamente il collega Gasperi ha fatto rilevare che se questa regola vale per tutti, bisogna avere coerenza in ogni occasione: in quando non c'è la condanna, la presunzione di innocenza deve sempre essere garantita a chiunque, specialmente in un caso come questo.
Quindi una posizione della Giunta che si è barcamenata rispetto a questa cosa, per le difficoltà politiche legate alla impossibilità di gestire un equilibrio al suo interno.
Poi c'è stata la posizione di attesa. La Giunta regionale è stata presa in contropiede, perché il Governo si è mosso per primo. Facendo seguito ai discorsi fatti in occasione del G8 a Genova il Governo ha manifestato un interesse non solo a parole ma nei fatti, perché ha messo i soldi sul tavolo, come si fa quando si gioca a poker e ha detto "per questa cosa sono disposto a spendere 20 miliardi l'anno per tre anni, del bilancio della salute, e 9 miliardi in più dal bilancio del Ministero degli esteri". Di fronte a questa situazione che ha cambiato oggettivamente la situazione ho intravisto nella Giunta una modifica di atteggiamento, non una opposizione ma un atteggiamento di attesa: "vediamo cosa vuol dire". Al punto — terza fase della vicenda — che si è scatenato un altro dibattito con gli amici di Rifondazione, che forse si sono vergognati di quello che avevano detto, perché c'è da vergognarsi dell'attacco alla scuola in quanto tale. Non discuto le valutazioni politiche di questo gruppo rispetto alla gestione della sanità, mi sembra inaudito, inopportuno, violento all'inverosimile l'attacco alla scuola in quanto tale. Da Rifondazione comunista è stata teorizzata la tesi "la scuola si deve fare ma senza i soldi della Regione". Ridicolo! Come dire "se il Governo Berlusconi vuole assumersi questa responsabilità, se la faccia".
Di una iniziativa che parte da un'azienda del sistema sanitario regionale si deve far carico al 100% il Governo nazionale? E qui c'è stata anche una caduta di stile del presidente della Giunta regionale che si è lasciato scappare una frase. D'Ambrosio parla un po' troppo: se stesse un po' zitto, forse farebbe meglio l'interesse dell'Esecutivo. Si è lasciato scappare "però i soldi per partire potremmo darli in prestito". Un'uscita non adeguata alla gravità della situazione, da mettere alla pari a quella di Rifondazione comunista, rispetto ad una cosa già in movimento, rispetto ad una iniziativa già partita. Questa è una posizione di retroguardia.
Siamo alla quarta fase, quella odierna, con un finanziamento statale garantito, alla faccia dell'on. Lusetti che in più di un'occasione ha detto "qui i soldi non ci sono". I soldi ci sono. Una proposta di legge ufficialmente depositata alla Camera su questo problema, una legge che dice che ci sono i soldi per fare la scuola. Anche se questa mattina il presidente D'Ambrosio mi faceva osservare che nella legge non viene indicata Pesaro come sede della scuola. Ritengo però, Presidente, che i pronunciamenti, le dichiarazioni fatte dall'on. Baldassarri, dall'on. Letta e dall'on. Berlusconi in qualche modo confermino questa propensione affinché, in sede di Conferenza Stato-Regioni si compia questa scelta che non avrebbe una sua logica se fosse fatta da altre parti.
L'ultimo passaggio, quello che ritengo ancor più grave è il seguente. Non ho capito bene se è stata una scelta dell'assessore o del dirigente alla sanità. Voglio troppo bene all'assessore, quindi voglio pensare che sia stata un'iniziativa del nuovo super dirigente di area: il tentativo di esautorare Pesaro dalla gestione della scuola. Anche questa è una cosa che non sta in piedi. Non è pensabile prescindere da Pesaro, dall'azienda ospedaliera di Pesaro e dal prof. Lucarelli per mettere in piedi la scuola di talassemia. Se quell'incontro c'è stato, quell'incontro in cui il dirigente dell'area ha tentato di imporre come responsabile della scuola prima il dott. Maffei, uomo del suo staff, poi il direttore sanitario dell'azienda ospedaliera, è stato di un'opportunità che lascio a voi giudicare. E' come se io andassi a chiedere al direttore generale della sanità di venire a lavorare per me in un altro settore scavalcando l'assessore. Mi sembra che sia doveroso e corretto che, prima di chiedere al direttore sanitario scelto fiduciariamente dal direttore generale, si debba chiedere al direttore generale la disponibilità a fare quell'atto. L'avere voluto farlo è stata prima un'offesa ai pesaresi perché si è tentato di rubare la proposta alla comunità pesarese, inoltre è stata un'offesa al direttore generale dell'azienda ospedaliera perché gli si è voluto fare un affronto andando a prendere un suo uomo di fiducia.
Per fortuna c'è stato un minimo di reazione da parte di qualche esponente della maggioranza, nella fattispecie del vicesindaco dei popolari della città di Pesaro che ha detto "no, questa cosa è di Pesaro e rimane a Pesaro. La scelta non si fa in questo modo". La cosa mi sembra rientrata, ma la prima valutazione è "non facciamo stupidaggini", anche perché giustamente dichiara il prof. Lucarelli "se l'assetto di responsabilità della scuola non rimane all'azienda ospedaliera io non ci sto". Siccome la comunità pesarese, le istituzioni pesaresi hanno sempre detto che c'è un nesso fra scuola e Lucarelli, fare la scuola senza Lucarelli non è assolutamente proponibile, quindi vi invito a riflettere su questa necessità.
Prima richiesta: il Presidente D'Ambrosio deve dire quanti soldi mette e qual è la partecipazione finanziaria della Regione...
VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ad horas...
ROBERTO GIANNOTTI. Lasci perdere, poi li darà a rate, farà le cambiali, faccia quello che vuole. Io voglio sapere cosa ci mette di suo la Regione in questa vicenda, perché oggi tutti hanno gettato la maschera, la Regione no. Lei prima ha detto "no", poi "ni", adesso dice "sì", voglio sapere come quantifica il sì. Secondo, c'è un'ipotesi sulla quale occorre pronunciarsi. Noi siamo favorevoli alla fondazione, ad una fondazione che si faccia carico di questa situazione, in cui concorrano paritariamente Stato, Regione, Provincia, Comune e privati, che si faccia carico della responsabilità giuridica del progetto. Terzo, noi siamo per una responsabilità perché venga chiaramente detto che Lucarelli è l'attore sanitario di questo progetto che l'azienda ospedaliera San Salvatore è l'attore sanitario di questo progetto. Dopodiché, se il responsabile lo fa Gardi o Gardi delega qualcuno sono problemi dell'azienda. Credo che questo sia il modo corretto di porre la questione: si pone all'azienda il problema della responsabilità e sarà l'azienda stessa, nella sua libertà a decidere.
Credo comunque che sia opportuno che in questa situazione, anche per disintossicare la città di Pesaro da tante cose oscure degli ultimi tempi, si dica in questo Consiglio regionale una volta per sempre che l'azienda ospedaliera pesarese debba sopravvivere alle "purghe" che si presentano, perché credo che i fatti abbiano ampiamente dimostrato il diritto di questa azienda di mantenersi in vita. Credo che da parte della Giunta, da parte della maggioranza, soprattutto dei miei colleghi pesaresi, sia doveroso, anche per evitare che l'unico punto di vista sulla piazza sia quello di un altro esponente politico regionale, Rifondazione comunista che continua a dire che il progetto Melappioni le va bene, ad una condizione: che salti l'azienda pesarese. Credo che questo sia inammissibile per la città di Pesaro, per me, per il Polo, per la Casa delle libertà, ma credo anche per qualche rappresentante qui del partito di maggioranza relativa.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.
ANDREA RICCI. Se il consigliere Giannotti avrà la bontà e la pazienza di ascoltare questo mio sintetico intervento — non abuserò della sua pazienza — potrà comprendere con maggiore chiarezza di quanto lui abbia espresso, la posizione di Rifondazione comunista in merito alla realizzazione della scuola di talassemia a Pesaro.
Noi riteniamo che la realizzazione della scuola di talassemia sia un utile e importante strumento di aiuto sanitario che il nostro Paese mette a disposizione delle popolazioni del sud del mondo che si affacciano nel bacino del Mediterraneo. Un utile strumento perché potrà consentire a centinaia di cittadini di questi Paesi in condizioni di sviluppo economico, sociale ed anche sanitario di gran lunga inferiore al nostro, di poter risolvere gravi problemi di salute che colpiscono in maniera specifica quelle popolazioni.
Riteniamo che sia un utile intervento di aiuto sanitario nei confronti di questi Paesi, perché si propone non soltanto la cura ma anche la formazione di competenze mediche, scientifiche, professionali per poter creare in quei Paesi le strutture sanitarie necessarie per risolvere o curare questi problemi di salute che derivano dalla talassemia. Si tratta quindi, di una utile operazione di cooperazione internazionale allo sviluppo, perché la realizzazione di questa scuola non risponde alle esigenze sanitarie dei cittadini marchigiani, né risponde in larghissima parte alle esigenze sanitarie dei cittadini italiani. E' quindi una cosa positiva che va realizzata.
Il problema nasce su come deve essere realizzata e a chi dovrà far carico il costo economico rilevante della realizzazione di questa scuola. La scuola di talassemia è nata su iniziativa del nostro Governo nazionale che ha proposto, vedendo accolta la sua proposta, nel vertice del G8 di Genova, la realizzazione di questa scuola proprio nell'ambito di una politica di cooperazione allo sviluppo. Il nostro Governo nazionale però, ha agito e sta continuando ad agire in maniera molto furbesca, perché pur facendosi bello di questa iniziativa — sottolineo importante e da realizzare — di cooperazione internazionale allo sviluppo, pretende che a pagare questa iniziativa non sia il Governo nazionale stesso ma sia, per larghissima parte, la Regione Marche, nello specifico il sistema sanitario regionale, il fondo sanitario regionale che, come noi sappiamo, è già di gran lunga insufficiente rispetto alla necessità di salute che proviene dai nostri cittadini.
Noi sappiamo che anche per le politiche governative il fondo sanitario regionale non è adeguato e che una parte consistente del deficit sanitario della Regione Marche, ripianato con le imposte dei cittadini marchigiani, è responsabilità di una non adeguatezza della spesa sanitaria nazionale che non risale solo a questo Governo ma che questo Governo continua.
Perché dico che gran parte dell'onere economico di questo importante strumento di cooperazione internazionale allo sviluppo ricadrebbe sulla Regione Marche? Perché ho letto — e spero che anche i consiglieri possano leggere — la deliberazione del direttore generale Ilja Guardi del 14 novembre 2001, n. 1147, in cui viene illustrato il contenuto tecnico-scientifico del progetto e anche, ovviamente, il contenuto economico-finanziario necessario per realizzarlo.
Ovviamente mi riferirò a questo nel mio intervento, non avendo le competenze, né pretendendo di averle, rispetto al contenuto operativo.
Nell'ambito di questo progetto è stabilito che il Governo nazionale avrebbe previsto già lo stanziamento nel corso del prossimo triennio, di 69 miliardi di lire. In modo più preciso: 9 miliardi di lire saranno a carico di un capitolo all'interno della quota di bilancio del Ministero degli esteri, essendo una cooperativa di cooperazione internazionale allo sviluppo; 20 miliardi all'anno saranno a carico del bilancio del Ministero della salute per tre anni. In totale, nel prossimo triennio ci saranno 69 miliardi di lire di finanziamento pubblico statale.
Nella deliberazione del direttore generale, quindi nel progetto viene anche quantificato il contributo economico che viene richiesto alla Regione Marche. Alla Regione marche viene formalmente richiesto un contributo una tantum un conto capitale per la realizzazione della scuola, di 18.860 milioni di lire. Tuttavia non è questo l'unico contributo richiesto alla Regione Marche. Alla Regione Marche viene chiesto anche un contributo in conto di spesa corrente per i maggiori oneri derivanti dall'istituzione del centro, a valere quindi non una tantum ma in maniera indefinita, di 50 miliardi di lire all'anno.
GILBERTO GASPERI. No, no, l'ho detto prima.
ANDREA RICCI. Presidente, la prego di far tacere il consigliere Gasperi che parlerà successivamente, avendo diritto di replica.
Per dare la prova di quanto dico, leggo esattamente quello che c'è scritto nel progetto illustrativo: "Per rendere fruibili i sopra indicati finanziamenti statali occorre un intervento integrativo della Regione Marche: a) contributo in conto capitale per investimenti finalizzato all'acquisto delle tecnologie e alla esecuzione delle opere specificate nel prospetto che si allega al presente documento istruttorio quale sua parte integrante per un importo complessivo di £. 18.860.000.000; b) integrazione della quota di spesa corrente quantificata dal direttore generale in 50 miliardi di lire circa all'anno, da intendersi come riequilibrio dell'assegnazione delle risorse regionali e non come costo aggiuntivo". Quindi vengono richieste alla Regione Marche £. 18.860.000.000 una tantum e 50 miliardi all'anno di maggiore spesa corrente.
La situazione è allora questa: il Governo nazionale per questa importante opera di cooperazione allo sviluppo, che rientra esclusivamente nelle competenze nazionali, mette 69 miliardi di lire in tre anni. La Regione Marche dovrebbe mettere non soltanto il contributo iniziale di 18 miliardi di lire, ma 50 miliardi all'anno. E questo perché dovrebbe farlo? Perché il progetto, ovviamente, non si limita alla richiesta di contributo ma presenta anche un prospetto economico-finanziario dei costi di gestione sulla cui base vengono richiesti i contributi, perché non è un progetto campato per aria. E allora, quali sono i costi di gestione che vengono definiti nel progetto? I costi di gestione che sarebbero a carico dell'azienda ospedaliera San Salvatore qualora il centro di talassemia venisse realizzato, come viene richiesto, all'interno di questa azienda.
I costi di gestione per la sola parte sanitaria sono quantificati, nel progetto, in 37,5 milioni di dollari che in termini equivalenti al cambio circa di oggi dell'euro, sono pari a 82,5 miliardi di lire all'anno.
La domanda che noi facciamo, non al consigliere Giannotti ma a chi sta sopra di lui — cioè il presidente del Consiglio dei ministri e il Governo nazionale — è chi deve pagare questi 82,5 miliardi di lire all'anno di spesa corrente per i prossimi anni, per sempre, fintanto che esisterà la scuola di talassemia.
Il signor presidente del Consiglio dei ministri pensa che debbano essere i cittadini marchigiani a pagare 82,5 miliardi di lire all'anno per realizzare il centro di talassemia? Se il presidente del Consiglio dei ministri pensa che debbano essere i cittadini marchigiani con proprie imposte a finanziare questa importante iniziativa di cooperazione internazionale allo sviluppo, mentre il Governo nazionale provvede a fare altre cose si sbaglia di grosso. Chiediamolo ai cittadini marchigiani se questo è possibile. Io credo che non sia possibile né giusto, perché deve essere lo Stato italiano a finanziare un'importante iniziativa di questo tipo. Quindi la scuola di talassemia si deve fare, il Governo italiano si è impegnato di fronte al mondo a farla, il Governo italiano deve pagarla. La Regione Marche provvederà dal punto di vista organizzativo, gestionale, amministrativo a creare le condizioni migliori e più positive per la realizzazione il buon funzionamento di questo centro, ma deve essere lo Stato italiano a pagarlo.
Questa è la posizione di Rifondazione comunista.
Infine noi riteniamo che non sia opportuno, per la problematica del progetto, che sia il direttore generale dell'azienda ospedaliera ad avere incarichi di direzione nel centro di talassemia. Perché questo? Perché Rifondazione comunista ce l'ha con il sig. Ilja Gardi, non lo può vedere e quindi lo condanna? No, la nostra posizione è coerente. Noi diciamo che il centro di talassemia è un'iniziativa di aiuto sanitario ai paesi del sud del mondo che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, bisogna quindi che abbia una gestione economica, finanziaria, amministrativa differente da quella dell'azienda ospedaliera la cui funzione è quella di offrire servizi ai cittadini marchigiani, al sistema sanitario marchigiano. E' allora opportuno evitare che la direzione di queste due strutture coincida ed è invece necessario mantenere dal punto di vista gestionale, amministrativo, contabile, finanziario, una differenza che prelude anche alla massima trasparenza nella gestione di questa scuola. Se non fosse così, se si volesse creare una condizione in cui la trasparenza non c'è nella distinzione dei ruoli, temiamo molto che dietro i buoni propositi e i grandi valori etici e morali vi siano loschi interessi di affari. Rifondazione comunista a questa cosa non ci starà.
PRESIDENTE. Si sono iscritti quattro consiglieri, poi vi saranno le eventuali repliche e gli interventi dell'assessore. Pertanto chiudiamo la seduta antimeridiana, ricordando che l'assessore nel suo intervento risponderà anche all'interrogazione n. 486 del 2002.
La seduta è sospesa.
La seduta è sospesa alle 13,55