Resoconto seduta n. 9 del 20/07/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI GIOVEDI' 20 LUGLIO 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 11,00

Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 7 e 8 del 12.07.2000.

(Sono approvati)


Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata, in data 11.7.2000, la proposta di legge n. 2, ad iniziativa della Giunta: «Abrogazione dell'art. 10 della legge regionale n.14/2000 di rifinanziamento e modifica della L.R. n.33/97 in materia di artigianato», assegnata alla III Commissione in sede referente.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n.12, in data 13.07.2000, ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza: «Art. 53 dello Statuto regionale, art. 38, comma 6, della legge regionale 42/1988, come sostituito dall'art. 12, comma 3 della legge regionale 4/89. Assunzione a tempo determinato, per le esigenze del servizio studi legislativi e fattibilità del Consiglio regionale, del dott. Pier Damiano Mandelli», assegnata alla II Commissione in sede referente;
— n.13, in data 17.7.2000, ad iniziativa della Giunta: «Legge regionale n.23/96 - Criteri e modalità per la formazione del piano annuale per la formazione di edilizia scolastica», assegnata alla IV Commissione in sede referente.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata, ad iniziativa dei consiglieri Amati e Silenzi la mozione n. 12: "L'Italia per Betlemme".



Decreti inviati dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso i seguenti atti:
— D.G.R. n.1400 del 4.07.2000: «Art. 29 della legge regionale 23 marzo 2000, n.22 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato per il sostegno all'accesso delle abitazioni in locazione - lire 8.521.455»;
— D.G.R n.1401 del 4.07.2000: «Art. 29 della legge regionale 23 marzo 2000, n.22 Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per il finanziamento della formazione specifica in medicina generale lire 1.346.924.000»;
— D.G.R. 1402 del 4.07.2000: «Art. 2 della legge regionale 23 marzo 2000, n.22 Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di somme relative a stanziamenti aventi specifica destinazione lire 434.297.570»;
— D.G.R. n.1403, del 4.07.2000: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2000 lire 3.051.203.550».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Castelli, Ceroni e Moruzzi e l'assessore Secchiaroli.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Avenali. Ne ha facoltà.

FERDINANDO AVENALI. Siccome stiamo completando una risoluzione per quanto riguarda la mozione n. 10, chiedo di anticipare la discussione sulla mozione relativa alla Telecom.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, pongo in votazione questa proposta.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Anche oggi abbiamo iniziato con un'ora di ritardo. E' una cosa indecente, Presidente. Se i gruppi di maggioranza debbono preparare risoluzioni, vengano un'ora prima. Noi non stiamo ai comodi di Silenzi e degli altri presidenti di gruppo. Si tratta di dignità e di rispetto per le persone. Se hanno problemi a trovare accordi sui documenti, si alzino un'ora prima, vengano alle 8 anziché alle 9, oppure si vedano il giorno prima. E' un fatto di rispetto e di educazione ed è dal primo giorno che lo diciamo. Sono sordi e maleducati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Il consigliere Brini, in maniera non corretta ha tirato in ballo i presidenti dei gruppi di maggioranza ed altre questioni. Noi siamo presenti per iniziare il Consiglio non appena il Presidente apre i lavori. Se poi vi sono riunioni di qualsiasi natura, queste non impediscono l'apertura dei lavori stessi: sono problemi e questioni nostri che ci gestiamo da soli e che non attengono al ritardato inizio dei lavori del Consiglio regionale, quindi abbia un minimo di correttezza.



Mozione (Svolgimento): «Situazione occupazionale della Telecom Italia SpA e sulla procedura di cassa integrazione guadagni richiesta per complessivi 2.200 dipendenti» Andrea Ricci, Cecchini, Amagliani, Moruzzi, D'Angelo e Rocchi (11)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 11 dei consiglieri Andrea Ricci, Cecchini, Amagliani, Moruzzi, D'Angelo e Rocchi.
Ha la parola il consigliere Amagliani, per illustrare la mozione.

MARCO AMAGLIANI. La mozione che come gruppo di Rifondazione comunista abbiamo presentato, si inserisce nella vicenda dell'azienda Telecom. Abbiamo ritenuto di dover investire a pieno titolo il Consiglio regionale delle Marche perché crediamo fondamentale che un organo quale il Consiglio regionale stesso non possa far finta che il problema non esista. Questo non significa espropriare altri, nel caso specifico i sindacati, sia confederali che autonomi, rispetto a un proprio dovere, a un proprio diritto, al proprio lavoro. Noi riconosciamo pienamente la funzione e l'attività sindacale comunque si esprima, non vogliamo inserirci all'interno delle loro decisioni, ma riteniamo allo stesso modo che una vicenda quale quella che andiamo a discutere questa mattina debba vedere impegnato a pieno titolo, e comunque debba dare la possibilità a questo Consiglio regionale di esprimere un proprio parere.
Abbiamo presentato una mozione che partiva innanzitutto dalla complessità della situazione, richiamando l'atteggiamento della Telecom che era già intervenuta pesantemente, come azienda, nei confronti dei lavoratori delle Marche, quindi pensavamo e pensiamo ancora che intervenire ulteriormente, nei modi e nelle forme in cui lo si fa, sia negativo non soltanto ed esclusivamente per i lavoratori, ma per l'economia marchigiana complessivamente.
Ma partiamo da un presupposto di fondo: un'azienda che si va ristrutturando, come la Telecom, deve fare necessariamente i conti non soltanto con gli esuberi, quindi con il personale umano dichiarato "esubero" — atteggiamento che a noi non soddisfa — ma debba fare i conti anche e soprattutto su ciò che significa in termini di sacrifici per i lavoratori, quindi per le famiglie dei lavoratori interessati ad eventuali provvedimenti. Nel 1999 questa azienda ha chiuso con un utile di 5.000 miliardi, ma oltre a questo è necessario fare i conti fino in fondo con il fatto che questa azienda ricorre sistematicamente — 15.000 ore di lavoro straordinario nei primi mesi del 2000, 5.000 ore di lavoro straordinario nel solo giugno 2000 — al lavoro straordinaria e per altra parte dice "dobbiamo ristrutturare, abbiamo un esubero che si evidenzia in tot numero di lavoratori, nel caso specifico una richiesta di 69 persone in cassa integrazione per quel che riguarda la nostra regione, la più alta rispetto al panorama italiano, corrispondente al 7,1% della forza lavoro.
E' difficile comprendere le motivazioni che a fronte di questi dati portano l'azienda ad assumere atteggiamenti di questo tipo, però abbiamo cercato, all'interno di una mozione presentata come partito della Rifondazione comunista, la possibilità di arrivare a una mozione unitaria, e ovviamente mi riferisco alla maggioranza che governa questa Regione. Ciò non toglie che su questa mozione possano essere riversati i voti anche di chi maggioranza non è in questo Consiglio regionale...

ROBERTO GIANNOTTI. Grazie della disponibilità...

MARCO AMAGLIANI. Ho detto "ovviamente": ha un senso. L'italiano non è un'opinione.

ROBERTO GIANNOTTI. Cerchiamo di non far sorridere...

MARCO AMAGLIANI. Meglio sorridere che piangere.
Abbiamo ricercato la possibilità di una mozione unitaria del Consiglio regionale. Noi sappiamo bene che su questa questione ci sono posizioni anche contrapposte, legate al fatto che il sindacato confederale sta trattando, ha già trattato con il Ministero a livello nazionale e a fronte di questa trattativa c'è già una prima bozza d'accordo firmata in data 28 marzo; e c'è un'altra parte di lavoratori che ha gli stessi diritti, che non è assolutamente d'accordo su come questa trattativa viene portata avanti.
La maggioranza di questo Consiglio regionale non ha preso posizione sostanzialmente, rispetto alla mozione che è stata distribuita, in merito ai punti fondamentali dell'accordo, ma una cosa fondamentale la dice questa mozione: che non prende posizione nel merito dell'accordo, perché abbiamo ritenuto opportuno non schierarci né da una parte né dall'altra della barricata, lasciando le possibilità alle parti sociali — in questo caso al sindacato, sia autonomo che confederale — di proseguire nel loro tipo di atteggiamento che diverge rispetto alla risoluzione a cui si arriverà su questa vicenda.
La presa d'atto non significa parteggiare per l'una o per l'altra posizione: si prende atto di quello che effettivamente esiste, ed è innegabile che esiste un accordo firmato tra sindacato confederale e Ministero dell'industria in data 28 marzo. Credo che quando si raggiunge un accordo a livello di maggioranza, è ovviamente una posizione di compromesso fra le varie parti, e il compromesso quando è nobile va accettato, mentre va rigettato quando è ignobile. In questo caso non mi sembra ignobile, anzi mi sembra nobile perché non prende posizione e rispetta entrambe le parti.
Ovviamente il partito della Rifondazione comunista ha le proprie posizioni che esprimerà, come è solito fare, tra la gente e fuori di quest'aula. In quest'aula rispetta il mandato, rispetta l'impegno che si è assunto. Ma credo che da questa mozione emerga con chiarezza una posizione: che il Consiglio regionale tutto rigetta la soluzione del ricorso alla cassa integrazione. Il Consiglio regionale, oltre a esprimere, ovviamente, la propria solidarietà all'impegno e alla lotta dei lavoratori, si impegna e sollecita a far sì che non si ricorra alla cassa integrazione guadagni, e che non ci si ricorra utilizzando tutte le vie possibili. Quando diciamo "tutte le vie possibili" significa, ovviamente ed effettivamente, anche l'utilizzo dei lavoratori di alcuni settori che vengono dismessi o poco utilizzati, ma significa anche ridurre la possibilità al ricorso al lavoro straordinario, significa quindi agire in tutte le situazioni, utilizzando tutte le possibilità, esperire tutti i tentativi possibili per far sì che l'attuale contingente di lavoratori impegnato all'interno dell'azienda Telecom nelle Marche rimanga tale.
Credo, come presentatore della mozione originaria, che la mozione che la maggioranza presenta a questo Consiglio regionale non entri definitivamente nel merito, ma in parte affronti la questione, una questione che credo debba stare a cuore a tutti, sia a chi appartiene al sindacato confederale, sia a chi appartiene al sindacato autonomo, nel senso che entrambi, visto che tutti sono lavoratori e gli spalti sono giustamente gremiti di questi lavoratori, si aspettano una soluzione che eviti sacrifici per se stessi e per le proprie famiglie.
Noi ci auguriamo davvero che l'impegno dell'una e dell'altra parte porti a fa r sì che si eviti il ricorso a questo strumento, che è sì cassa integrazione, quindi non è uno strumento definitivo, che crea un problema definitivo al posto di lavoro del dipendente, comunque è uno strumento da evitare, uno strumento che alleggerisce ma che è utile evitare, anche nel rispetto della dignità del lavoratore, perché credo che tutti i lavoratori abbiano in cuor loro un atteggiamento di salvaguardia della propria dignità che li porta a pensare e dire che è utile che ognuno riceva uno stipendio adeguato, costituzionalmente previsto per il lavoro prestato. Credo che sia utile riconfermarlo in ogni occasione.
Quindi ci auguriamo che con questa risoluzione a cui noi abbiamo dato il via e rispetto alla quale riteniamo di assegnare un voto positivo del nostro gruppo, sui riesca a far sì che la questione esca definitivamente anche da quest'aula e vada a interessare direttamente la gente, i cittadini di Ancona e della regione Marche, per far sì che la battaglia dei lavoratori della Telecom non sia una battaglia isolata o comunque racchiusa all'interno di questo Consiglio, ma una battaglia che veda la solidarietà piena, attiva, costante di tutti i cittadini della Regione Marche. Sono convinto che ogni battaglia di qualsivoglia natura la si affronta e la si vince solo ed esclusivamente se attorno alla stessa si riesce a creare il consenso necessario che dia linfa vitale affinché la battaglia sia vinta.
E' con questo spirito che accettiamo la risoluzione unitaria della maggioranza di questo Consiglio e su questo chiedo il voto complessivo di questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. E' aperto il dibattito.
Ha chiesto di parlare il consigliere Ciccioli. Ne ha facoltà. Ricordo che il tempo previsto per ciascun intervento è di 10 minuti.

CARLO CICCIOLI. Comincio dall'aspetto che riguarda le polemiche che ci sono state nei giorni scorsi relativamente all'intervento dell'assessore ai problemi del lavoro Cecchini, che si è incontrata con i rappresentanti dei lavoratori. Credo che l'assessore Cecchini, nell'incontrarsi con i lavoratori abbia svolto esattamente il suo ruolo istituzionale. La distanza politica tra me e Cecchini non ha bisogno di essere sottolineata, perché è evidente che militiamo in aree politiche diverse, però il problema del lavoro non interessa una parte ristretta della società, interessa complessivamente tutta la società, persone che si riconoscono in aree politiche diverse, in ideologie diverse, i lavoratori e le loro famiglie, quindi una parte del nostro territorio e della nostra comunità. Credo che sia utile che vi sia un intervento delle istituzioni che hanno meno competenza, tipo gli enti locali, ma altre che di competenza ne hanno di più, come la Regione. Io ho appoggiato il dibattito in quest'aula nella scorsa seduta e ho richiesto che fosse addirittura anticipato rispetto alla seduta ordinaria della prossima settimana.
Il "problema Telecom" è stato affrontato da quest'aula, e purtroppo dai lavoratori dipendenti, negli anni scorsi vedendo i trasferimenti e la riduzione degli organici; oggi viene nuovamente affrontato, e se andranno avanti determinate politiche aziendali sarà affrontato ulteriormente nei mesi a venire, quindi non ci può trovare assenti.
Esiste una realtà particolare: questa è un'azienda che produce utili in maniera estremamente significativa, perché sono stati 5.050 miliardi di utili dell'ultimo bilancio e le previsioni future sono molto rosee. Tutti i titoli che riguardano la tecnologia, la telematica, come noto hanno degli utili fortissimi in questa fase dell'economia. Un'azienda con queste caratteristiche si permette di ridurre il personale in maniera significativa: 2.200 persone in tutta Italia, 69 saranno messe in cassa integrazione con la prospettiva del licenziamento nella nostra regione e probabilmente 150 persone è l'ulteriore quota di riduzione delle forze lavoro nella regione.
Tra questi aspetti, cioè gli utili e l'espansione dell'azienda e la riduzione dei dipendenti, in presenza anche di espansione delle possibilità di lavoro commerciale, c'è qualcosa che non va. Io credo che un'altra azienda che avesse fatto questo tipo di operazioni non avrebbe avuto la stessa tolleranza che ha la Telecom. Ritengo che vi sia un atteggiamento di particolare attenzione e protezione politica nei confronti del vertice di questa azienda, perché un'altra azienda di questo tipo avrebbe avuto l'indice puntato da parte di tutte le forze politiche e un profondo isolamento. In questo caso non c'è isolamento, anzi c'è una comprensione forte quale quella che si è vista nell'accordo sindacale del marzo 2000, un accordo che mi sento di contestare non per partito preso nei confronti dei sindacati confederali ufficiali, ma perché contiene un atteggiamento di remissione nei confronti delle politiche aziendali quando se ne potrebbe fare a meno. Se c'è un'azienda decotta, in gravi difficoltà, che non ha prospettive di lavoro, che chiude i bilanci con delle passività esagerate e che non ha prospettive di recupero per cui si utilizza la cassa integrazione, è sicuramente un ammortizzatore sociale utile. Ma in presenza di questa situazione, che senso ha chiedere in tutta Italia la cassa integrazione per 2.200 persone e poi programmare l'assunzione a termine di 6.000 dipendenti? Da una parte si mandano via 2.200 persone e dall'altra si programma di far entrare nell'azienda 6.000 persone. Credo che il buon senso porterebbe a ridistribuire il lavoro tra le 2.200 persone che in Italia dovrebbero andare a casa e assumere meno persone, comunque riproporre il lavoro in maniera diversa per cercare di ammortizzare questa situazione di grave sofferenza.
E' quindi inutile dire che siamo d'accordo nella solidarietà e che la Regione si deve far parte diligente nell'intervento in sede locale, che presenta aspetti particolari. Le Marche, che evidentemente sono considerate regione periferica, meno importante dal punto di vista dell'espansione commerciale, hanno già subito un ridimensionamento — mi parlano di 700 addetti in meno negli ultimi quattro anni, ulteriori 69 oggi e ulteriori 150 a venire — con una percentuale di riduzione, per quanto riguarda la situazione attuale, del 7,1%, dato che viene contestato da Cgil, Cisl e Uil che dicono "quel 7,1% va spalmato non solo nella regione Marche ma anche nella vicina Umbria, perché questa è l'area di esercizio". A nostro parere, indipendentemente dalla base su cui deve essere applicata la percentuale, è un dato di fatto che si tratta di riduzione di forza lavoro marchigiana, si tratta di riduzione di attività nelle Marche e di riduzione dell'efficienza dei servizi telefonici della Telecom nella nostra regione.
Per tutti questi motivi noi riteniamo che questo Consiglio regionale debba esprimere un documento possibilmente unitario. Sono d'accordo sull'appello a votare un documento unitario, che non contenga passaggi che prendono atto degli accordi stabiliti. Credo che anche la base dei sindacati confederali locale sia d'accordo su questo punto. Sul resto, credo che nessuna forza politica, nessun gruppo consiliare possa esprimersi in maniera diversa se non chiamare la dirigenza della Telecom a rivedere i piani che sono stati predisposti, a far sì che ciò che attualmente è in atto e quindi i rapporti di lavoro esistenti siano comunque salvaguardati. Non è possibile "rottamare" persone a 50 anni o persone difficili da reinserire nel ciclo produttivo, perché più le aziende sono emergenti, più le aziende sono rampanti e più chiedono forze fresche, forze giovani. Oggi c'è tutta una fascia di lavoratori compresi tra i 50 e i 60 anni che se perdono il posto di lavoro non possono più essere riassorbiti, e questo è estremamente grave in una situazione economica che tutto sommato presenta lati di crescita, e in particolare in un'azienda come la Telecom che ha un utile di oltre 5.000 miliardi.
Per tutto questo aderisco all'invito di fare un documento unitario. Spero che il testo che sarà concordato fra i capigruppo possa essere firmato e accettato da tutti e possa essere posto in votazione all'unanimità, affinché abbia più forza nei confronti della controparte nella trattativa e sia un peso nei confronti del vertice Telecom. Teniamo presente che la Regione Marche è uno dei grandi utenti della Telecom. Non dimentichiamo che tutti gli enti pubblici — la Regione per prima, ma non solo — sono utenti per miliardi di questi servizi, quindi credo che anche un peso diretto dal punto di vista commerciale che noi abbiamo, ce lo dobbiamo giocare.(Applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Non si possono manifestare né dissenso né assenso, per cortesia.
Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Signor Presidente, signori assessori, colleghi consiglieri, uno dei compiti della politica è senza dubbio quello di aiutare la società ad esprimere le proprie potenzialità, a valorizzare le risorse, a lavorare per lo sviluppo dei territori e per la dignità umana. Credo che non sempre questo riesca, alla politica; molto spesso la politica utilizza le questioni che emergono dalla società per portare avanti quelle che sono delle idee di parte. Credo che in questa occasione, a partire dalla vicenda di un'azienda e di un gruppo sostanzioso di lavoratori che in essa opera e che vede a rischio il proprio lavoro, il Consiglio regionale abbia una grossa opportunità, che è quella di rispondere al compito di agevolare la società e di essere al fianco della stessa affinché svolga appieno il suo compito. Lo dico perché l'impostazione del collega Amagliani, rivolta dal collega Ciccioli va in questo senso, e questo è anche il lavoro che il Consiglio regionale ha svolto in questi due giorni. Nella giornata di ieri abbiamo approfondito, studiato la questione e oggi siamo in grado di proporre, per quanto nelle nostre competenze, un atto che rappresenti tutto il Consiglio regionale e che per questo motivo abbia un valore non di parte, non politico soltanto, ma che assumerà un valore anche istituzionale. Quindi un'azienda pure importante, con un preciso ruolo a livello nazionale, dovrà per questo motivo tener conto di quelle che sono le indicazioni non soltanto di un gruppo di lavoratori ma di un'istituzione pubblica che rappresenta tutta la comunità marchigiana.
Questo è uno dei compiti che possiamo svolgere come Consiglio regionale, ma su questa questione vorrei anche aprire una finestra per definire quello che potrà essere in futuro il nostro ruolo affinché anche la Giunta possa in qualche modo tenerne conto. Credo che sia vero che il compito della Regione in tema di lavoro è quello di favorire lo sviluppo, creare le condizioni perché le imprese possano insediarsi e svilupparsi nella nostra regione. Noi dobbiamo, per quello che attiene alla nostra competenza specifica, creare le condizioni perché ci siano strutture, infrastrutture, servizi sociali affinché le imprese possano insediarsi nel nostro territorio e creare le condizioni per lo sviluppo. Questo è il nostro compito primario e in questo noi dobbiamo lavorare.
Accanto a ciò, credo che il ruolo della Regione debba essere quello di interloquire con il sistema delle imprese in quanto tale, quindi se da una parte possiamo lavorare, attraverso gli strumenti della programmazione partecipata, con i patti territoriali, con i piani di sviluppo che abbiamo approvato per favorire la creazione di imprese nel nostro territorio, dall'altra, in un mondo economico che è sempre più governato da criteri di globalizzazione credo che il ruolo della Regione debba essere anche quello di creare dei rapporti stabili di interlocuzione con le aziende che hanno la propria direzione al di fuori della regione. Questo è un tema che affrontiamo oggi ma che dovremo discutere nei prossimi mesi, perché sono numerose le grandi aziende, specialmente nel momento in cui i processi di privatizzazione vanno avanti, che vedono la cabina di regia fuori dal territorio regionale. In questo senso noi possiamo oggi affrontare la questione nel momento in cui si pone l'emergenza, ma dobbiamo attrezzarci anche perché, interloquendo durante il corso della legislatura, avendo dei rapporti con queste aziende, noi possiamo prevenire e svolgere un ruolo che resta istituzionale ma che si affianca al ruolo dei sindacati che può agevolare uno sviluppo e anche una presenza di queste grandi aziende nel territorio regionale, che non è soltanto una presenza casuale, logistica, ma che favorisce l'occupazione e anche la qualità del lavoro.
Invito quindi l'assessore a svolgere un'azione di questo genere, che credo sia completamente nelle sue prerogative, sottolineando come l'ipotesi di risoluzione che la maggioranza ha predisposto, con uno sforzo di mediazione nobile — come detto dal consigliere Amagliani, nel senso che non guarda il particolare delle singole posizioni, ma guarda all'obiettivo — possa avere la nostra valutazione positiva, poiché vede, come punto nodale, la solidarietà ai lavoratori che si concretizza con la richiesta esplicita di evitare il ricorso alla cassa integrazione ed attuare tutti gli strumenti possibili perché alternativi alla cassa integrazione, dando altresì mandato alla Giunta regionale di avviare tutte le iniziative per favorire questa soluzione positiva, rispettando gli accordi e le trattative che avvengono tra azienda e sindacato, con un'azione positiva che ha valore istituzionale di rappresentanza di tutta la comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Raccogliamo volentieri, con il senso di responsabilità che ci è consueto, l'invito dei colleghi di maggioranza che mi hanno preceduto, quindi raccogliamo l'invito di Amagliani e quello della collega Benatti. Vorremmo però che questo argomento fosse affrontato con la totale, assoluta serietà che merita affinché, per l'analisi che farò di questa situazione, la maggioranza, come è solita fare in tanti argomenti, "non se la suoni e non se la canti da sola", come diciamo ad Ancona.
I numeri di questa questione fanno molto riflettere, così come i presupposti. Abbiamo 69 lavoratori che dovrebbero essere posti in cassa integrazione, a livello nazionale ci sono 5.300 pre-pensionamenti. Un quinto dei lavoratori della direzione regionale debbono essere messi in cassa integrazione.
Intanto facciamo rilevare che questa è l'ennesima spoliazione di potestà pubblico-imprenditoriale delle Marche, dopo l'Enel e le Ferrovie, quindi contestiamo alla maggioranza e a questa Giunta di non essere riuscite a trattenere nelle Marche queste importantissime situazioni.
Debbo rilevare anche altre cose che sono abbastanza gravi a carico della maggioranza regionale, che in qualche modo è anche maggioranza di Governo: qui abbiamo tre soggetti che hanno stipulato un accordo a livello centrale, cioè il Governo, i sindacati e l'azienda, il cui secondo azionista di riferimento è il Ministero del tesoro, quindi è quasi come se ci fosse un conflitto d'interessi, nel senso che sono tre soggetti che appartengono ad un'unica situazione, quello che in diritto si chiama "contratto con se stesso".
Noi siamo certamente d'accordo che i servizi pubblici essenziali, quelli cosiddetti "sensibili", tra cui quello svolto — per fortuna ora in regime di concorrenza — dalla Telecom, vadano privatizzati, ma siamo altresì d'accordo che il pubblico debba mantenere un controllo e una funzione d'indirizzo. Tutto ciò in Telecom c'è con il 3,8% del Tesoro, ma non ci sembra che questa funzione di controllo, di indirizzo e quindi di equilibrio economico nazionale sia stata rispettata, se è vero come è vero, dai dati che ci vengono forniti, che questa azienda fa 5.000 miliardi di utili, se è vero come è vero che nell'accordo stipulato con il Governo e con il sindacato confederale Cgil-Cisl-Uil sono previste 6.000 assunzioni entro il 2002. Allora c'è qualcosa che non funziona, perché se da una parte lo Stato incassa 200 miliardi di dividendi e dall'altra li ritira fuori per finanziare la cassa integrazione, c'è una sorta di patto leonino, in cui uno dei soci praticamente non ha diritto agli utili perché con una mano ritira i dividendi e con l'altra li rimette dentro l'azienda finanziando operazioni che sono in conflitto con la situazione reale strutturale dell'azienda stessa, in quanto non è possibile consentire un'operazione di questo tipo ad un'azienda che è inutile; operazione, peraltro, che in qualche modo non tiene presenti le nuove fasce più deboli della società, cioè quei lavoratori che in un'età lontana dall'assunzione ma ancora lontana dalla pensione rimangono senza lavoro.
Detto questo, non condivido la mozione che la collega Benatti ci ha invitato ad esaminare poc'anzi e non condivido neanche — mi sia consentito — il cedimento di Rifondazione rispetto una mozione come la n. 11, che in qualche modo noi condividiamo qualora venga emendata con i concetti che ho espresso poc'anzi, cioè di censura dell'accordo che è stato fatto e dell'operato del Governo, del sindacato e dell'azienda che vanno messi in assoluta mostra. Non condividiamo, quindi, questo documento che ci sembra eccessivamente edulcorato e non condividiamo, soprattutto, la parte finale nella quale si sollecita a trovare una soluzione che eviti il ricorso alla cassa integrazione, prevedendo però, poi, che questa sollecitazione fallisca, discendo "in ogni caso con le massime garanzie sui criteri che debbono essere ispirati all'assoluta trasparenza nell'individuazione nominativa dei soggetti interessati e sulla certezza — vacua e vana speranza — del reinserimento lavorativo all'interno della propria regione.
Chiedo a nome del mio gruppo una sospensione dei lavori per consentire ai presidenti di gruppo di maggioranza e di minoranza di riunirsi per cercare di trovare una soluzione unitaria, ma dico fin d'ora che noi poniamo un paletto di fermezza da parte di questa Assemblea... (Interruzione del consigliere D'Angelo). Non è estrema sinistra, D'Angelo: un'azienda che guadagna 5.000 miliardi non può chiedere soldi dello Stato. Voi sapete che Forza Italia è dalla parte soprattutto della piccola e media impresa che rappresentano il tessuto connettivo della nostra nazione.
Di fronte a un'azienda che guadagna 5.000 miliardi e che prevede di assumere entro il 2002 ben 6.000 nuove unità fresche e giovani, credo che la Regione Marche non possa appiattirsi su questo tipo di strategia, ma credo che si debba prendere atto della nostra volontà di arrivare ad un ragionamento unitario, ma che non presenti nessun tipo di cedimento, perché chi guadagna 5.000 miliardi bisogna che le strategie del lavoro se le autofinanzi. Questa è gestione sana dell'economia. Cosa ci fa di questi 5.000 miliardi? E' vero che sono previsti degli investimenti, ma di fatto diventano investimenti assistiti. Quindi questo tipo di soluzione non ci trova d'accordo.
Nel caso in cui la mozione di Rifondazione venga ritirata per appiattirsi sulla mozione di maggioranza, noi la faremo nostra con l'emendamento di cui ho parlato prima. Sollecito comunque, ancora una volta, la maggioranza al dibattito e al dialogo per sospendere il Consiglio e consentire una riunione dei presidenti di gruppo per trovare un'intesa sui presupposti di cui ho parlato.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di sospendere il Consiglio, vorrei far notare che vi sono numerosi iscritti a parlare e che tutti debbano avere questo diritto riconosciuto. Mentre l'aula continua nel dibattito e i consiglieri intervengono, i rappresentanti di ciascun gruppo, a latere, possono incontrarsi e trovare gli aggiustamenti che servono, senza interrompere i lavori.
Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Rispetto all'ultima proposta che è stata avanzata credo che intanto sia necessario che si sviluppi un dibattito in quest'aula, perché dagli interventi che finora ho sentito mi pare che ci siano posizioni molto distanti tra la nostra posizione come Democratici di sinistra, le cose che sono state dette da Favia e quelle dette da Ciccioli. Bisogna che quest'aula sviluppi un dibattito verificando alla fine se queste condizioni per trovare una risoluzione unitaria esistono veramente oppure no, cercando di evitare anche ammiccamenti e posizioni molto improprie.
Al di là di questo, come gruppo dei Democratici di sinistra, crediamo che la questione-Telecom apra problemi molto delicati, a cominciare da una ristrutturazione che è stata avviata dall'azienda e che comporta aspetti delicati e anche dolorosi, in primo luogo in rapporto ai lavoratori e alle questioni dell'occupazione, anche se c'è un impegno — che finora ha dato frutti positivi — delle organizzazioni sindacali, che tende ad attenuare al massimo questo impatto negativo sull'occupazione.
La prima cosa che sento di dire, interpretando su questo la posizione di tutto il gruppo, è che noi siamo vicini e solidali a tutti i lavoratori della Telecom che oggi sono impegnati in un momento particolarmente difficile e delicato, in una trattativa difficile e delicata, che coinvolge una serie di problematiche di non facile soluzione. Questa è la prima cosa che mi sento di affermare: solidarietà ai lavoratori della Telecom e solidarietà anche alle organizzazioni sindacali che stanno svolgendo un lavoro difficile.
La vicenda della Telecom richiama anche problematiche che riguardano, più in generale, il problema della politica industriale, nazionale e regionale. E' vero, noi oggi discutiamo di una vicenda che riguarda una grande azienda, che riguarda lavoratori marchigiani, in modo particolare 69 lavoratori della direzione regionale Telecom, che potrebbero rientrare nel totale dei dipendenti da mettere in cassa integrazione straordinaria. Però sappiamo che abbiamo problemi di politica industriale più generali, che riguardano anche tante piccole imprese, soprattutto in alcuni settori produttivi fondamentali per un'economia come quella regionale, a causa di una difficoltà seria quale quella del tessile-abbigliamento e del calzaturiero, ove processi di ristrutturazione che interessano piccole imprese, sono vissuti in tanti territori quasi quotidianamente. Credo che anche questi siano problemi su cui focalizzare la nostra attenzione.
Ma tornando alla questione di cui oggi discutiamo, la mozione e la risoluzione presentata come presidenti dei gruppi di maggioranza sulla Telecom, credo che dobbiamo fissare 2-3 punti prima di entrare nel merito delle vicende più specifiche. Ci troviamo di fronte a una grande azienda che opera in un settore in grande crescita, come dimostrano gli attivi che questa azienda ha maturato negli ultimi anni e che qui sono stati ricordati, ma un settore in continua e rapida evoluzione e trasformazione (informatica, comunicazione ecc.). Leggevo nel verbale di accordo che è stato sottoscritto il 28 marzo — sono dati che nessuno ha contestato — che si prevede nei prossimi cinque anni il passaggio dei ricavi dal 70% attuale al 40%, con un quasi dimezzamento, mentre tutta la parte che riguarda Internet, l'informazione ecc., passerà dal 9 al 40%, quasi quattro volte tanto rispetto all'attuale. Credo che questo dia la dimensione di una situazione in profonda e in continua evoluzione e trasformazione, sulla quale c'è una sfida a livello nazionale e internazionale di grandissime dimensioni, una sfida che si vince se c'è una capacità di forti investimenti, di forte innovazione che possa tenere il passo con la concorrenza internazionale. Non credo sia un fatto secondario, perché questa azienda sta vivendo un momento di passaggio delicato, passando da una situazione monopolista a una situazione di libero mercato che credo sia un fatto non indifferente.
Ho voluto citare questi elementi non secondari, per inquadrare il ragionamento che facciamo più specifico sulla dimensione complessiva, ma aggiungo anche che non giustificano un atteggiamento dell'azienda che punta a scaricare molto i costi di questa ristrutturazione sui lavoratori e sul sociale.
Rispetto a questo progetto di ristrutturazione che è stato avanzato dalla Telecom, penso che alcune cose vadano dette. Intanto non possiamo dimenticare due cose. Primo, il punto di partenza. La Telecom aveva proposto una riduzione di organico di 13.500 dipendenti a livello nazionale, i famosi esuberi che costituiscono un punto di partenza che noi dobbiamo tener presente. Faticosamente si è arrivati a definire, tra le parti, quindi tra organizzazioni sindacali, azienda e la mediazione del Ministero del lavoro, un accordo che va sottolineato come un passo in avanti che personalmente non ritengo un punto di arrivo ma un punto di partenza, perché c'è un discorso ancora aperto che riguarda il problema della cassa integrazione guadagni un'ipotesi prevista in quell'accordo del 28 marzo, rispetto alla quale ci sono due verbali di mancato accordo tra le parti, perché il sindacato confederale ha ritenuto inaccettabili alcuni criteri che l'azienda aveva sottoposto in questi incontri. Lo giudico quindi un punto di partenza e non di arrivo, però credo che non possiamo dimenticare anche alcuni aspetti positivi che quell'accordo contiene, perché pur riconoscendo che queste questioni debbono interessare le parti, la nostra funzione, come istituzione, deve essere anche quella di stimolare affinché alcuni contenuti positivi dell'accordo vengano rispettati in primo luogo dall'azienda. Mi riferisco al fatto che l'accordo prevede 30.000 miliardi di investimenti nel prossimo triennio, prevede oltre 6.000 assunzioni di giovani da qui al 2002, una politica seria di formazione e riqualificazione che non riguarderà gli eventuali 2.200 dipendenti Telecom che potranno essere messi in cassa integrazione ma 15.000 dipendenti di questa azienda. Credo che queste siano questioni importanti.
L'ultima cosa che voglio dire, è che accanto a questo sono stati strappati alcuni risultati positivi che riguardano la riorganizzazione. La proposta Telecom partiva da 13.500 esuberi; l'accordo sottoscritto il 28 mi pare che parli di 5.300 lavoratori che saranno messi in mobilità con la legge 223/91 che ritengo un fatto comunque doloroso, perché quando si parla di perdita di posti di lavoro è sempre un fatto doloroso, ma ci si è arrivati dimezzando l'ipotesi iniziale e soprattutto garantendo una fuoriuscita, con la legge 223, non traumatica, perché significherà per tutti i lavoratori essere accompagnati fino al pensionamento.
Riguardo alla cassa integrazione che interessa per 69 unità anche la nostra regione, noi abbiamo giustamente proposto una risoluzione che invita le parti a trovare una soluzione che eviti il ricorso alla cassa integrazione guadagni e quindi invita a fare tutti gli sforzi perché venga cancellata la stessa cassa integrazione. Credo che dobbiamo lasciare alle parti il compito di trovare le soluzioni più idonee, in modo che a questi lavoratori venga garantita, oltre che la trasparenza sulla scelta nominativa, soprattutto la possibilità di un reinserimento nel mondo del lavoro.
Il nostro gruppo ha contribuito insieme agli altri gruppi di maggioranza a elaborare la risoluzione che abbiamo presentato, una risoluzione unitaria della maggioranza, che voteremo. Credo che su un aspetto così delicato occorre che tutti noi facciamo uno sforzo per evitare strumentalizzazioni o posizioni demagogiche che non aiutano e non favoriscono i lavoratori. Rispetto a questo problema molto delicato e serio, credo che ci dobbiamo comportare con atteggiamenti e proposte che tendano veramente a tutelare gli interessi in primo luogo dei lavoratori e non cercare di cerare problemi politici che, almeno in questo caso, non esistono all'interno della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Cercherò, come mia consuetudine, di recuperare i minuti che ha utilizzato in più il mio collega.
A nome del Cdu e del Ccd che mi ha invitato a parlare proprio per una questione di economia, ritengo che su questi temi i Consigli regionali abbiano il dovere di intervenire per l'impatto sociale che anche piani di ristrutturazione aziendali hanno sul territorio. Non potrebbero intervenire, secondo logica, sulle questioni specifiche perché non ne hanno una conoscenza altrettanto specifica, una conoscenza tecnica. La trattativa, ovviamente, è demandata, giustamente, alle parti sociali, quindi industria e sindacati.
Nella fattispecie, per far sì che questo nostro intervento in Consiglio regionale non sia solo demagogico ma serva a qualche cosa — altrimenti il rischio è di stare qui mezza giornata approvando un qualsiasi documento che poi non serva a nulla — dobbiamo partire da un dato di fatto: che c'è un accordo firmato nel marzo di quest'anno a livello di Ministero dell'industria tra un'impresa, un sindacato e un Governo. Questo accordo, con tutte le cose che sono state dette e che non ripeto, avrà lati buoni e lati negativi. L'unica possibilità che ci è data di poter far sentire una voce come Regione, è rappresentata dal fatto che questo accordo offre una possibilità di intervento: il fatto che si siano concordati i numeri della ristrutturazione, i tempi ecc., ma al momento della firma, quindi del provvedimento di cassa integrazione straordinaria, non si è raggiunto l'accordo sulle localizzazioni degli eventuali tagli, esuberi ecc. Allora, come Regione Marche potremmo andare a inserirci in questa piega dell'accordo e dire che non siamo favorevoli a che 69 tagli si realizzino nella nostra regione. Questo è un discorso anche egoistico, perché ci saranno altre Regioni che diranno "se voi non volete questi tagli, perché dobbiamo subirli noi?", però credo concretamente, per evitare che sia solo un discorso demagogico, che noi possiamo inserirci in questa fase soltanto sotto questo aspetto: far sentire la voce a livello governativo e far capire che la Regione Marche ha già pagato in termini di sacrifici in altre ristrutturazioni, ha già dato, ha già fatto la sua parte e quindi oggi ritiene che questi tagli debbano essere localizzati altrove.
Questo possiamo fare, altrimenti, se ci trovassimo in presenza di un accordo già firmato tra azienda e sindacato, con autorizzazione alla cassa integrazione, potremmo esprimere la nostra piena solidarietà ai lavoratori interessati ma rimarrebbe solo un atto formale di buona educazione e nient'altro. Invece in questo caso, se le cose sono in questi termini, possiamo provare a inserirci e far presente questo fatto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Prendo atto con soddisfazione degli interventi che ho ascoltato, soprattutto da parte dell'opposizione che prende a cuore un problema come quello della tutela del posto di lavoro, però mi auguro che questo non sia dettato da pura demagogia, alla quale io sono ormai abituato in quest'aula.
Fa piacere che i cultori del libero mercato, del liberismo esasperato, del profitto per il profitto...

ROBERTO GIANNOTTI. Che c'entra, questo?

PIETRO D'ANGELO. Fa piacere sentire — anche se a te non fa piacere, Giannotti — che cultori del libero mercato, del liberismo esasperato, del profitto per il profitto facciano questo tipo di intervento, mi fa molto piacere, se è vero.

ROBERTO GIANNOTTI. Siccome ci prendiamo a cuore i problemi dei lavoratori della Telecom, prendiamo questa posizione.

PIETRO D'ANGELO. Perché ho detto questo? Perché la situazione venutasi a creare alla Telecom è figlia di questa logica...

ROBERTO GIANNOTTI. E di questo Governo!

PIETRO D'ANGELO. Presidente... Posso sentir dire queste cose da un rappresentante di Forza Italia? Ma non scherziamo!

ROBERTO GIANNOTTI. Ehhh... capirai!

PIETRO D'ANGELO. Non vorrei essere più disturbato, Presidente.
Mi auguro che questi interventi siano dettati da onestà intellettuale e non da demagogia politica, perché la situazione che si è venuta a creare alla Telecom è figlia di questa cultura, del liberismo esasperato, del profitto per il profitto. Non si spiega altrimenti come un'azienda possa far convivere il concetto di effettuare 15.000 ore di straordinario negli ultimi mesi di attività, registrare 5.050 miliardi di utile di bilancio che dimostrano una situazione di estrema floridità economica e di salute aziendale, con il concetto di tagliare posti di lavoro. Sono due situazioni in totale contraddizione. Non si possono chiedere 15.000 ore di straordinario negli ultimi mesi e contestualmente dire che nelle Marche si dovrebbero tagliare circa 200 posti di lavoro. Questa è la logica del libero mercato esasperato, del liberismo esasperato che noi rigettiamo e che è cultura della destra.

LUIGI VIVENTI. Ma lo fate voi, al Governo... Chi l'ha firmato?

PIETRO D'ANGELO. Stai tranquillo... Chissà cosa avreste firmato voi!

LUIGI VIVENTI. Destra, sinistra... Chissà che differenza c'è...

PIETRO D'ANGELO. Presidente, vedo che i neofiti di questo Consiglio hanno molto rispetto delle regole dello stesso.
Come gruppo Verdi abbiamo co-firmato la mozione n. 11 con Rifondazione comunista e con i Socialisti italiani. Abbiamo firmato quella mozione perché riteniamo che la logica del profitto per il profitto sulla pelle della gente che lavora debba essere rivista e ridimensionata. Riteniamo che i lavoratori nella nostra regione abbiano già pagato un prezzo in termini di mobilità relativamente a un precedente riassetto dell'azienda, una mobilità verso Bologna da parte di molti lavoratori della Telecom. Riteniamo che dal 1996 ad oggi alla Telecom si sia perso il 30% della forza lavoro nella regione Marche, circa 700 posti di lavoro, uffici trasferiti, una situazione che contrasta con questa salute dell'azienda. Questo si spiega in parte per la volontà di allontanare la manodopera più anziana e promettere quelle 2.000 nuove unità di lavoratori assunti entro il 2002.
Come verdi riteniamo che debba essere scongiurata la possibilità di mandare in cassa integrazione straordinaria un solo lavoratore. Il diritto del lavoro e il diritto alla salute sono due diritti fondamentali dei cittadini, al di là del profitto. Riteniamo, contestualmente, che l'accordo firmato il 28 marzo tra sindacati confederali e azienda debba essere rivisto. Non ho intenzione, anche se ieri, in un'audizione con i sindacati confederali mi hanno dato del provocatore, di criminalizzare nessuno. Ma è altrettanto chiaro che i lavoratori in questo Paese, al di là di quelli della Telecom che sono già abbastanza tutelati rispetto a molti altri lavoratori, hanno una situazione di malessere sacrosanta nei confronti dei loro rappresentanti sindacali. Ci vuole partecipazione. Gli accordi si fanno sentendo la base. C'è stata poca partecipazione a livello sindacale negli ultimi 10-15 anni. Non a caso sorgono Cobas da tutte le parti, perché c'è una situazione di malessere nella quale alcuni lavoratori non sentono recepite le loro indicazioni. Poi si arriva a situazioni di questo genere, con proliferazione di Cobas. E io sono stato uno di loro, nella scuola, dopo essere stati ignorati dai confederali per anni. Ci hanno preso per esasperazione e sono nati i Cobas. Forse riuscimmo a spuntare un contratto decente quell'anno.
E allora, senza criminalizzare i confederali, perché chiaramente avranno fatto il possibile per garantire un contratto soddisfacente a coloro che rappresentano, quando si verificano queste situazioni è indispensabile un maggiore coinvolgimento che possa in qualche modo recepire tutte le istanze per tamponare situazioni di malessere.
Per tutti questi motivi i verdi hanno firmato la mozione n. 11, per questi motivi hanno collaborato alla risoluzione finale di maggioranza affinché nella stessa entrassero tutti questi concetti che devono essere contenuti e recepiti da tutte le parti. Mi auguro che a questo documento seguano dei fatti. Mi auguro che su questi argomenti non si faccia demagogia. E concludo proprio dicendo che si fa troppa demagogia, in questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Colleghi consiglieri, assessori, Presidente, riprendo dal punto in cui ha lasciato D'Angelo, la demagogia. Oggi non sarebbe dovuto approdare in Consiglio questo problema, perché ritengo che noi possiamo ben poco. Una domanda, però, me la faccio: a detta di Cgil-Cisl-Uil, la Telecom facendo ricorso alla legge 223 specifica che per le aziende in crisi manderebbe in cassa integrazione 10.000 dipendenti in tutta Italia, circa 70 nell'ascolano, con particolare riferimento ai tecnici dell'assistenza, concentrati, oltre che nel capoluogo, a Fermo e a San Benedetto.
La domanda: è vero che la Telecom è in crisi e fa ricorso a questa legge? E allora, come mai il Governo delle sinistre può aver consentito ciò?
Un accordo fatto da azienda, sindacato e Governo, con la politica dei vasi comunicanti, in che posizione mette i sindacati a difesa di questi lavoratori che noi oggi abbiamo invitato, perché interessati, in quest'aula? A vedere cosa, la demagogia di consiglieri regionali impotenti verso un provvedimento di Governo?
Cito Donat Cattin: "Né con i padroni né con i lavoratori politicizzati". Poi cito Fanfani: "Per conoscere la sinistra demagogica, facciamola andare cinque anni al Governo". Questo è un provvedimento delle sinistre, e lo dimostra un'altra vostra affermazione espressa dal movimento "Un nuovo soggetto per ricostruire la sinistra": "A questi lavoratori cosa dobbiamo dire? Che la politica di quello che è stato e di quello che sarà riguarda questo Consiglio", ma in mezzo c'è la vostra politica che ha prodotto questi tagli, che produce queste preoccupazioni, che porta questi lavoratori che dovevano essere il sostegno delle sinistre — le quali da sempre hanno sbandierato, con demagogia, di tutelare i loro interessi — a manifestare in questo modo. E noi, caro D'Angelo, dobbiamo necessariamente richiamarci alla globalizzazione dei mercati: la sinistra sta trasformando la democrazia in plutocrazia, perché chi ha firmato questi provvedimenti non è contro la liberalizzazione dei mercati ecc., ma è sicuramente contro questi lavoratori.
Quindi noi non possiamo che esprimere preoccupazione per chi dice una cosa e poi ne fa un'altra. E sicuramente, cari lavoratori, ne stanno pensando un'altra ancora. Questa è la nostra preoccupazione.
Quindi abbandono anch'io l'aula con il mio presidente di gruppo, perché noi rigettiamo a voi la demagogia e a noi il vero sentire i problemi dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, come gruppo Comunista avevamo chiesto nella scorsa riunione, proprio per rispetto della vertenza-Telecom e più in generale per il rispetto delle vertenze aperte nelle Marche, che questa discussione potesse avvenire non in una fase residuale del Consiglio bensì in un'apposita riunione. Siamo lieti di questo, perché nonostante che le Marche abbiano la percentuale più bassa di disoccupazione nel nostro Paese, la situazione della Telecom non è, purtroppo, né l'unica né la più grave in termini di pericolo per l'occupazione. Molte aziende private e pubbliche registrano questo pericolo. Se pensiamo per un attimo alle dismissioni delle partecipazioni statali nella nostra regione, ci accorgiamo che parliamo di un fatto che non è isolato.
Queste discussioni anche sulla Telecom le abbiamo svolte con molteplici emozioni in questo Consiglio. Vorrei ricordare le azioni unitarie tra istituzioni, sindacati e lavoratori che tra il 1996, il 1997 e il 1998 evitarono, in parte, quell'esodo verso Bologna dove sono state trasferite molte sedi direzionali e decisionali.
Non è vero, colleghi consiglieri della destra e del centro-destra, che la crisi della Telecom e, più in generale, dei comparti statali delle telecomunicazioni e non, è cominciata con i governi del centro-sinistra. Purtroppo la vera crisi di destrutturazione ha origini ben più lontane, di oltre un decennio. Sono state proprio le politiche della destra che hanno portato su scala internazionale allo spezzatino ed alle privatizzazioni dei colossi delle telecomunicazioni a livello internazionale, che vanno sotto il nome di reaganismo, ed anzi i governi e le politiche di sinistra e del centro-sinistra cercano di attutire questa crisi. Addirittura ci sono sentenze e circolari della Comunità europea che obbligano la privatizzazione di questi comparti. Quindi l'inizio della crisi, lo spezzatino della Telecom ed altri comparti ha inizio diversi anni fa, con l'avvio delle privatizzazioni su larga scala, prima del Governo Prodi.
Ognuno deve svolgere il proprio ruolo. I sindacati dei lavoratori hanno il compito difficile, anzi difficilissimo, di garantire in questa fase, nella fase attuale di ristrutturazione e di destrutturazione a livello nazionale ed internazionale, ai comparti statali o ex statali, i livelli occupazionali su scala nazionale, evitando una guerra fra poveri, regione contro regione. Questo è il compito dei sindacati dei lavoratori, questo dovrebbe essere il compito delle sinistre, del centro-sinistra e delle istituzioni democratiche, che anziché guardare il caso per caso debbono cercare di dare una risposta complessiva.
Tuttavia, l'accordo di marzo tra i sindacati confederali ed il Ministero preposto, pur nella complessità e nella contraddittorietà in alcune parti, ha anche aspetti positivi che la Telecom non rispetta, cioè i 30.000 miliardi nei tre anni e l'assunzione di 6.000 nuovi lavoratori, soprattutto giovani, per i prossimi anni.
Ecco allora che la mozione unitaria alla realizzazione della quale il nostro gruppo ha dato un contributo, tiene conto del lavoro svolto. Non siamo in una fase estemporanea di discussione di un problema annoso, bensì siamo nella necessità, e se possibile nella condizione, di fare il massimo sforzo unitario rispetto ad una vertenza che può avere esiti negativi o positivi. Quindi una mozione unitaria in primo luogo, contro il ricorso alla cassa integrazione guadagni, un sostegno deciso alla battaglia del sindacato impegnato in una difficile trattativa, un sostegno ai lavoratori e alle loro organizzazioni. Deve anche essere apprezzato il fatto che per diverse volte e in due legislature il Consiglio regionale, con apposite audizioni — l'ultima ieri, con la Presidenza del Consiglio e i sindacati dei lavoratori — abbia svolto su questo problema un'azione incisiva.
Sono questi i presupposti che ci fanno sostenere con forza questa mozione unitaria alla quale daremo il nostro voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Non volevo fare un intervento, perché la presa di posizione del mio presidente di gruppo Ciccioli la condivido pienamente, ma ho ascoltato con interesse gli interventi che sono stati fatti sia dai colleghi della minoranza sia da quelli della maggioranza. Una cosa che si è sentita spesso dire è "demagogia". Ritengo che sia una grande ipocrisia. La demagogia non è nel costume di coloro che si muovono con correttezza e onestà; la demagogia è di coloro che vogliono nascondere ciò che è stato fatto dai partiti a cui appartengono o dalle correnti politiche dei partiti a cui appartengono.
Il tutto ha un inizio, e non è il 28 marzo del 2000, anche se la data è ben specifica, perché di solito ai "lidi di marzo" ci sono i tradimenti. Questo però è un tradimento non solamente nei confronti dei lavoratori della Telecom, ma nei confronti di tutti coloro che pagano le tasse in Italia, ed è doppio nei confronti dei lavoratori della Telecom, perché sono anzitutto soggetti che pagano le tasse e poi lavoratori che invece di usufruire dei vantaggi usufruiscono degli svantaggi.
L'accordo firmato il 28 marzo presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale — e la chiamano "previdenza sociale"! — alla presenza del ministro senatore Cesare Salvi, del sottosegretario al lavoro Raffaele Moresi, del sottosegretario alle comunicazioni sen. Michele Lauria, del sottosegretario all'industria on. Gianfranco Morgando e del direttore generale della direzione generale per i rapporti di lavoro dott.ssa Maria Teresa Ferraro, è scritto in ben 45 pagine. Ebbene, facendo la media dei lavori e prendendo esempio da ciò che avviene anche in questo Consiglio, penso che come minimo è un parto dai 5 ai 6 mesi di trattativa.
Andiamo a vedere alcuni particolari. Perché dicevo che i lavoratori della Telecom sono stati doppiamente "fregati"? Perché a pag. 39 si parla della mobilità ex lege 223/91 e si dice: "Le parti convengono inoltre sull'opportunità di individuare, in alternativa ai criteri previsti dall'art. 5 della citata legge 223/91, quale criterio privilegiato, l'individuazione del personale da collocare in mobilità, la maturazione nel corso del periodo di fruizione del trattamento di mobilità, del requisito per l'accesso al trattamento pensionistico. La collocazione in mobilità sarà in ogni caso prevista anche per coloro che, al pari dei precedenti, dichiarino di non opporsi alla stessa. Tale dichiarazione potrà avvenire su richiesta dell'interessato". Nel momento in cui ci sono dei dipendenti che non accettano questa situazione, significa che c'è qualche contraddizione in questo articolo.
Così come quando si parla di ri-orientamento professionale finalizzato alla reimpiegabilità del personale.
A un'industria chiamata Fiat voi non avete mai fatto conteggi sui reali proventi che venivano da coloro che pagano le tasse, cioè dai cittadini. E allora, per non passare per demagogo, ricordo che un'azienda che ha degli utili che tutti conosciamo, mette in cassa integrazione dei lavoratori e usufruisce di particolari risorse che noi contribuenti paghiamo con le imposte, per poi iniziare una situazione completamente diversa. Quindi, si mette in cassa integrazione un'azienda che ha degli utili, che toglie delle risorse all'economia e poi rifà le assunzioni con contratto di lavoro, e nel momento in cui vengono fatte queste assunzioni con contratto di lavoro ci sono di nuovo dei benefici presi dalle risorse economiche della nostra nazione: sono i soldi che coloro che pagano le tasse debbono ridare non solamente e non esclusivamente ai lavoratori, a coloro che vengono messi in cassa integrazione o a coloro che vengono riassunti con il contratto di formazione, ma a un'azienda la quale, con il suo vertice, stava proclamando nuovi sistemi per portare avanti strategie che avrebbero riportato risorse non solamente ai lavoratori che erano all'interno dell'azienda stessa, bensì all'economia italiana.
E allora mi viene un dubbio. Qui ci troviamo di fronte non alla demagogia, ma ai "ladri di Pisa", che di notte andavano a rubare e di giorno facevano finta di non conoscersi. E' troppo comodo dire "noi non possiamo dire che questa situazione è qualcosa che ricade su questo Governo". Questo è un accordo che ha fatto questo Governo il quale a sua volta aveva inneggiato alla grande risorsa dimostrata dallo stesso Colaninno, cioè la stessa persona che era in correlazione con De Benedetti, e probabilmente certe situazioni le conosce molto da vicino.
Mi meraviglia anche sentir dire che noi come Regione non potremmo intervenire. Anzitutto noi interveniamo su un argomento politico. Dobbiamo prendere una posizione a cui non si può sottrarre chi siede nei banchi di un parlamento regionale. Quindi, o si sta in una posizione o in un'altra. E la posizione politica non è sicuramente quella di dire "Interveniamo sul Governo per dire che non devono essere licenziati i marchigiani ma i dipendenti di un'altra regione". E' assurdo dire una cosa del genere. Noi dobbiamo sostenere che ci deve essere il ricorso alla cassa integrazione nel momento in cui ci sono difficoltà aziendali, ed eventualmente si ricorre alla formazione professionale per i dipendenti stessi.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Dice quello, l'accordo.

GILBERTO GASPERI. Ma l'accordo parla anche di 5.200 assunzioni con un contratto che dà determinati privilegi, e tu lo sai, perché siamo stati per cinque anni componenti della Commissione attività produttive e abbiamo constatato che molte aziende ricorrono a quelle norme perché hanno lavoratori con contributi inferiori a quelli necessari quando si assume una persona di 35 anni. Perché li vanno a prendere più giovani? Non solamente per un fatto estetico, ma perché c'è un interesse di ordine economico, e allora vogliono allontanare non a proprie spese, ma a spese dei contribuenti, i lavoratori dipendenti quando l'azienda ha profitti, preparando nello stesso tempo il terreno per andare ad assumere altro personale, usufruendo delle leggi che spesso portano a situazioni alquanto gravi sul territorio.
Non si può dire che si fa demagogia, nel momento in cui si prende una posizione politica seria, netta e decisa. E quando sento dire da un collega della maggioranza, che ci vuole partecipazione e che gli accordi si fanno sentendo la base, vi dico che quando gli interessi non sono solamente dei dipendenti ma si va a toccare il denaro pubblico, gli accordi si devono fare con tutti i cittadini. Ma la stessa presenza, oggi, dei lavoratori, dimostra che da parte loro non c'è consenso.
Dobbiamo quindi prendere una decisione, e in questo caso chiedo sia al Presidente del Consiglio che al Presidente della Giunta, di ricorrere anche a estremi rimedi: si disdicano i contratti con la Telecom e si facciano con altre società, per dimostrare che il Consiglio regionale non accetta imposizioni, ma eventualmente accetta colloqui. Le imposizioni le devono fare a casa loro con i soldi loro e non con i soldi dei cittadini italiani e marchigiani in modo particolare.(Applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Per cortesia, il pubblico non intervenga.
Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Signor presidente, cari colleghi, a nome del Partito popolare e del gruppo della Margherita vorrei subito sottolineare un aspetto che mi sembra molto importante. Oggi abbiamo convenuto, nel realizzare una seduta del Consiglio regionale, su una problematica del lavoro. Credo che questa scelta non sia indifferente, ma assume un significato particolare di cui mi compiaccio, anche per l'esperienza che ho avuto nel mondo del lavoro, perché credo sia una scelta responsabile e anche simbolica rispetto ad una problematica, quella del lavoro, che per la verità viene affrontata in molte sedi a sproposito, qualche volta, e probabilmente non con la dovuta attenzione.
La problematica del lavoro è evidentemente connessa a un cambiamento di cultura che il lavoro stesso comporta nella società e soprattutto rispetto alle giovani generazioni e non rappresenta più come rappresentava nell'immediato dopoguerra, quell'orizzonte di emancipazione, di libertà e soprattutto di cittadinanza che ancora il lavoro comporta.
Il fatto che le istituzioni si fanno carico di una problematica di questo genere va a loro onore, e segna un'attenzione particolare che dovremo dimostrare anche in altre circostanze, perché è giusto che ci si faccia carico di una problematica che oggi riguarda soprattutto i giovani diplomati e laureati che trovano difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro.
E' un problema di dialogo complicato rispetto alle mutazioni che questo mondo ha in sé e sta dimostrando, ma credo che uno degli elementi essenziali di cui dovremmo tener conto nell'attenzione al mondo del lavoro, riguarda il rispetto dei ruoli, nel senso che come istituzioni dobbiamo fare in modo che le parti sociali che determinano attraverso la libera contrattazione l'andamento dei rapporti all'interno di questo mondo, si possa esplicare nella maniera migliore possibile. E anche lì ci sono difficoltà di rappresentanza e di partecipazione che spero possano essere superate nel prosieguo.
Probabilmente, nel mondo del lavoro è venuto meno quel collante che qualche anno fa era un elemento distintivo, un collante che si chiama solidarietà. La perdita di solidarietà è un tarlo che attanaglia tutta la società, e forse, in qualche modo, interessa anche il mondo del lavoro. Dovremmo riflettere su questo, perché la nostra convivenza civile si fonda sulla solidarietà, anche il Partito popolare fonda la sua esperienza politica sulla solidarietà, e da questo punto di vista dobbiamo non abbandonare questo terreno.
Oggi c'è un problema di corporativismo che segna il divenire della nostra società, che dobbiamo rifiutare. Ecco perché occorre discutere del lavoro e riprendere anche quei criteri di solidarietà che hanno sempre contraddistinto la nostra cultura politica.
Dal punto di vista dell'attenzione al mondo del lavoro non può venire meno il modo di affrontare le problematiche che interessano il mondo del lavoro stesso: quindi libertà delle parti, ma anche un contributo serio da parte delle istituzioni ai provvedimenti che devono essere presi.
Nonostante quello che ho sentito dire da alcuni colleghi, richiamo il fatto che il bilancio pubblico destina molto poco al lavoro. Di tutto quello che oggi si spende in termini di Stato sociale, la gran parte è assorbita dalla spesa pensionistica, ma sicuramente molto poco va al lavoro, molto poco va agli sforzi che devono essere fatti per l'inserimento dei giovani nel lavoro. E in larga parte le provvidenze che vengono date al lavoro, sia in termini di fiscalizzazione che quant'altro, se le pagano gli stessi lavoratori e non tanto la fiscalità.
Per quanto riguarda la problematica più specifica di cui oggi ci stiamo occupando, è una problematica che viene da lontano, e purtroppo questo ragionamento intorno alla Telecom è un ragionamento articolato, molto complicato, che purtroppo è stato caratterizzato, fino ad oggi, da un management che non ha fatto il suo dovere, che ha portato l'azienda molte volte fuori strada e che non è riuscito mai a definire un progetto industriale concreto, perché se così fosse stato in passato, probabilmente non ci troveremmo in queste condizioni. Ma dobbiamo pur prendere atto che l'uscita di questa azienda dal pubblico, così come l'Ue impone rispetto ai trattati che abbiamo siglato, è un'uscita delicata, un'uscita di un'azienda che opera in un settore estremamente delicato. Non si tratta di un'azienda qualunque: parlare di Telecom significa parlare di un settore estremamente complesso, estremamente interessato dall'informatica e da tutte le novità che emergono. Pertanto questo piano industriale su cui si è fatto l'accordo presenta ulteriormente sacrifici occupazionali, e secondo me, se il management fosse partito in tempo, avrebbe dovuto parlare unicamente di allargamento di occupazione invece che di ulteriori sacrifici.
Oggi invece si ricorre ad ulteriore diminuzione di manodopera. Nel progetto è previsto l'ampliamento successivo: speriamo che questo venga rispettato, perché, come in passato abbiamo avuto modo di vedere, si sono fatte casse integrazioni ma non si sono fatte assunzioni.
Spero che la Telecom cambi il tiro da questo punto di vista e spero che i sindacati riescano a strappare quello che l'accordo stesso implica. Ritengo che dal nostro punto di vista dobbiamo insistere affinché i nuovi investimenti tengano conto della situazione delle Marche dove, tutto sommato, non siamo sicuramente all'avanguardia in campo informatico e nella strutturazione dei servizi telematici. Dobbiamo insistere perché gli investimenti riguardino anche le Marche in modo che questo comporti ulteriore occupazione nella nostra regione che è particolarmente indietro nel settore dei servizi: registriamo ancora un tasso di lavoro nel settore industriale fortunatamente di molti punti superiore alla media nazionale, ma siamo molto indietro nel terziario, che oggi significa soprattutto occupazione per i giovani laureati e diplomati.
Ecco perché credo che sia importante che quegli investimenti vengano realizzati e che sia importante che si eviti che la cassa integrazione riguardi il nostro territorio che ha già pagato pesantemente, in altre circostanze, il sacrificio dell'occupazione.
La Telecom ripercorre le strade imboccate già da altre grandi aziende che se ne sono andate dalle Marche. A livello romano forse si confida molto sul nostro tessuto produttivo che fa segnare una disoccupazione limitata, però il nostro sviluppo è molto legato alle tecnologie, alle innovazioni e pertanto è necessario che queste aziende siano comunque presenti nel nostro territorio.
Nell'aderire alla mozione che abbiamo presentato come maggioranza, sottolineiamo questi aspetti di appoggio all'azione dei sindacati che tentano di limitare i danni, ma che devono soprattutto vigilare per i nuovi investimenti.
Per quanto riguarda le ricette, voglio ricordare ai colleghi che hanno citato ricette miracolistiche per risolvere i problemi, che i problemi del lavoro sono molto complicati, ma è soprattutto l'approccio all'occupazione che oggi si deve avere. Ho sentito rimbrotti rispetto alle proposte che il centro-sinistra fino ad oggi ha fatto, però quello che si sta facendo è, tutto sommato, nel campo del mondo del lavoro, una strategia che tenta di salvaguardare l'occupazione rispetto ad altre ricette, che non hanno avuto successo proprio nel mondo del lavoro, che in altri Paesi sono state adottate e che qui altre forze politiche — quelle della minoranza in primis — vogliono difendere. Pertanto, prima di parlare — è questa la demagogia che noi denunciamo — di queste questioni, bisognerebbe capire a monte qual è la politica che si vuol proporre al Paese, perché le ricette liberiste che l'opposizione propone sono ricette che hanno comportato, in altri Paesi, solo disoccupazione.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. E' mia intenzione, oltre che intervenire nel merito del dibattito, riferire relativamente all'attività che l'assessorato ha svolto, sia preparatoria a questo Consiglio sia per quanto riguarda una serie di incontri che si sono tenuti con i lavoratori.
Apriamo oggi una stagione di questa legislatura nella quale le attenzioni al mondo del lavoro dovranno essere al centro di questa discussione; un modo concreto affinché la politica possa aiutare la società civile — marchigiana in questo caso — a svilupparsi, un modo concreto per avvicinarci a una serie di problematiche. Voglio ricordare a quest'aula che sulla questione dei servizi e delle privatizzazioni questa è una regione che è stata fortemente penalizzata. La vicenda Telecom è emblematica di questo. Quando, nel 1995 si è ridotto di 700 unità il personale che lavorava alla Telecom, si è contemporaneamente tolta la direzione aziendale dalla nostra regione per portarla in altre sedi. E' emblematica, perché sul livello delle scelte strategiche e sull'innovazione tecnologica questa regione rischia di essere seconda rispetto a molti altri processi economici che stanno avvenendo. Quindi un'attenzione ulteriore rispetto ad altri momenti pure significativi che in quest'aula ci sono stati anche nella legislatura precedente, un'attenzione nuova che non deve riguardare solo la Giunta o solo l'assessore, ma le parti politiche, i gruppi consiliari.
Innanzitutto la necessità di un confronto intenso con i lavoratori. Qualche giorno fa il mio assessorato ha incontrato i lavoratori della Telecom, ragionando su una questione non secondaria, relativa cioè a come la quantità di straordinario che si fa nella nostra regione — 15.000 ore nei primi cinque mesi — la dica lunga sulle opportunità che facendo agire sulla leva dello straordinario si possano contenere le possibilità di non ridurre la quantità di forza lavoro nella nostra regione. Oppure relativa a come le imprese abbiano bisogno di servizi veri dal punto di vista del sostegno alla capacità di tecnologia. E allora, i servizi 187, 191, 112 sono servizi che riguardano anche l'occupazione, la possibilità di risolvere qui nelle Marche la questione, ma riguardano direttamente il sostegno e i servizi alle imprese.
Credo che non ci possano essere ruoli separati, perché nei ruoli separati i sindacati tutti faranno la loro parte e le istituzioni tutte, dal Comune alla provincia, alla Regione, al Parlamento faranno altresì la loro parte, ma non c'è dubbio che per quanto ci riguarda come Regione Marche noi dovremo fare la nostra parte perché sulla vicenda Telecom non possiamo permettere un ridimensionamento della questione.
Il fatto che questo Consiglio si tiene oggi nel momento in cui al Ministero del lavoro c'è un incontro importante, ci consente di far valere di più la nostra voce. Se riusciamo ad uscire da questo Consiglio regionale con un'espressione unanime, oppure con una posizione del Consiglio che esprima la propria contrarietà alla riorganizzazione così com'è stata definita, credo che sia comunque un fatto importante, perché le questioni non sono concluse. L'accordo del 28 marzo di cui si parla, in verità è un'intesa, rispetto alla quale le parti sindacali dovranno in più momenti poter continuare a ragionare. Se fosse già chiusa la procedura di cassa integrazione, noi saremmo qui a raccontarci una storia già scritta, rispetto alla quale nel nostro cuore c'è la solidarietà ma nei fatti potremmo fare molto poco. Quello che abbiamo è un'intesa di massima relativamente allo sviluppo della Telecom, ma non è la procedura di cassa integrazione così come da legge. E' per questo che dobbiamo sostenere le ragioni delle Marche, ma dobbiamo anche riuscire a costruire ulteriori possibilità di sviluppo tecnologico.
D'altronde, chi ha letto non solo la pre-intesa ma anche le notizie di stampa, sa che in questi giorni ci sono indicazioni relativamente agli investimenti Telecom: si vuol rivitalizzare il vecchio telefono fisso, si vuol fare in modo che le linee ISDN siano in commercio anche con il portatile, si sa che vi sono altre indicazioni relativamente al classico telefono "Sirio" che fornirà tutte le prestazioni anche nel nostro Paese, si sa che si vuol ampliare le linee analogiche in modo tale da fare in modo che diventi elastico il sistema delle tariffe, si sa che si vuol ridurre le tariffe Internet.
Tutti questi investimenti che si vogliono fare accelerando il cablaggio a larghe bande su tutto il territorio nazionale devono riguardare tutto il territorio nazionale, devono riguardare le Marche per quanto riguarda gli investimenti, ma devono riguardare, anzitutto, la possibilità che l'accordo complessivamente inteso, sottoposto alla discussione, rispetto al quale ancora non ci sono intese circa la cassa integrazione da notizie di oggi, anche da parte del sottosegretario Morese, che voglio riprendere perché sono notizie Ansa di qualche giorno fa, venga portato avanti. Il sottosegretario Morese qualche giorno fa, rispondendo a un'interpellanza dei parlamentari di Alleanza nazionale, ha detto "come Governo stiamo chiedendo di tornare indietro rispetto alla cassa integrazione". Questa discussione è importante che si svolga oggi, in un clima il più unitario possibile e che ci consenta di mandare a Roma adesso e non domani, una posizione che dica con molta chiarezza che le Marche e il suo Consiglio regionale sono contrari al processo di riorganizzazione così come definito, che sono contrari alle 69 unità in cassa integrazione, che sono invece per un potenziamento della possibilità degli investimenti Telecom nella nostra regione.
Da questo punto di vista il lavoro dell'assessorato continuerà. Così come diceva il consigliere Benatti, abbiamo chiesto all'azienda — che non ha cabina di regia nelle Marche — un incontro, proprio perché vogliamo rappresentare non solo le nostre necessità ma le nostre valutazioni e perché riteniamo che debba essere questo il ruolo della Regione: creare rapporti stabili con il sistema decisivo delle telecomunicazioni e di tutti i servizi per le imprese.
Da questo punto di vista credo che il Consiglio faccia un'operazione utile, oggi, votando una risoluzione che credo sia il primo atto, al quale dovranno seguirne altri, perché l'obiettivo che abbiamo è di ridurre la cassa integrazione in tutta Italia, in modo particolare nelle Marche. Se i partiti saranno compatti su questa questione insieme alle altre istituzioni regionali con le quali abbiamo cercato di collegarci, riteniamo che questo fronte unitario potrà raggiungere l'obiettivo più importante: quello che l'azienda riduca la cassa integrazione, valorizzando la forza lavoro e le risorse umane, soprattutto lavorando per mantenere in piedi la quantità e la qualità dell'occupazione, non penalizzandola. Valorizzare le risorse umane è un obiettivo generale per le istituzioni e necessario per tutte le industrie pubbliche.
In questo senso oggi completiamo il nostro lavoro generale, poi l'assessorato continuerà ad avere contatti con gli altri assessori al lavoro e invierà questa nostra posizione anche agli altri, perché riteniamo di potercela fare, relativamente all'obiettivo di evitare la cassa integrazione per tutto il settore Telecom.(Applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. A me pare che nel corso di questo dibattito non si sia sufficientemente messo in evidenza qual è l'origine vera e reale di questo processo di ristrutturazione che un'azienda grande e importante come la Telecom ha prodotto nel corso degli ultimi mesi. L'origine di questo processo di ristrutturazione che conduce ai 2.200 cassaintegrati, di cui 69 nelle Marche, in realtà risiede nella grande operazione finanziaria di cui la Telecom è stata protagonista nel corso dell'ultimo anno. Mi riferisco in particolare all'acquisizione, da parte di una cordata finanziaria capeggiata da Colaninno, della più grande azienda del nostro Paese, un'azienda strategica perché impegnata in un settore come quello delle telecomunicazioni, che è all'avanguardia del futuro sviluppo economico nel nostro Paese e nel mondo intero. Un'acquisizione, quella della cordata capeggiata da Colaninno, i cui punti oscuri erano e rimangono tantissimi. Punti oscuri, in primo luogo derivanti dall'assenza di un progetto industriale di fronte all'operazione di acquisizione finanziaria che fu effettuata lo scorso anno, cioè l'assenza di un progetto di sviluppo nel settore delle telecomunicazioni mascherava, in realtà, il fatto che quell'operazione acquistava essenzialmente una valenza di tipo speculativo finanziario e non era mirata a una riqualificazione tecnologica, produttiva, di rilancio del settore delle telecomunicazioni nel nostro Paese.
Altro punto oscuro di quella operazione, un punto oscuro che ancora pesa e rimane, è il fatto che non si conoscono, in realtà, ancora i reali proprietari dell'azienda Telecom, perché dietro la cordata capeggiata da Colaninno, con ogni probabilità si nascondono investitori stranieri, di cui ancora oggi non hanno chiari i contorni e le identità.
Il terzo punto oscuro di quell'operazione fu l'atteggiamento sostanzialmente favorevole dell'allora Governo D'Alema nei confronti di un'operazione che metteva a rischio la stessa identità nazionale della principale azienda di telecomunicazione del nostro Paese, perché infatti va ricordato che allora il Governo D'Alema, nella persona del ministro del tesoro Ciampi rinunciò ad utilizzare i diritti derivanti dalla "golden share" e diede sostanzialmente il via libera ad un'operazione speculativa al buio, sul piano industriale, come quella di Colaninno. Questa è l'origine dell'attuale ristrutturazione dell'azienda Telecom.
Questa vicenda conferma un dato indiscutibile che riguarda l'assenza di una vera politica industriale nel nostro Paese, un'assenza che non ha un'origine recente, non è soltanto di questo Governo o del Governo che l'ha preceduto, è un'assenza storica nel nostro Paese, assenza di una politica industriale da parte del pubblico, dello Stato, dei governi in grado di indirizzare lo sviluppo, controllarlo, quanto meno, nei settori strategici di avanguardia sul piano dello sviluppo e dell'innovazione tecnologica come sicuramente è quello delle telecomunicazioni.
Non è vero, come qualcuno ha detto nel corso di questo dibattito, che le normative comunitarie hanno imposto la privatizzazione della Telecom, basta guardare quello che avviene in Germania, quello che avviene in Francia, quello che avviene in Gran Bretagna, che è stata la prima grande nazione europea che ha avviato il processo di privatizzazione dell'industria pubblica.
In questi Paesi, la principale industria di telecomunicazioni è a maggioranza pubblica, o quanto meno sotto un controllo pubblico, anche quando il pubblico non possiede la maggioranza delle azioni. Ciò che era obbligato dalla normativa comunitaria era l'avvio di un processo di liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, ma non veniva impedita l'esistenza, accanto ad altre aziende private, di una grande azienda pubblica di telecomunicazioni. Ciò che veniva impedito era il monopolio, che è un'altra cosa. In realtà il processo di privatizzazione della Telecom è stato il frutto di una scelta politica precisa, e in questo senso il centro-sinistra, assieme al centro-destra, cari colleghi del Polo, è stato favorevole e d'accordo a questa politica di privatizzazione delle principali aziende pubbliche nel nostro Paese. Quindi, di certo non possiamo accettare lezioni da parte del Polo, del centro-destra rispetto alla necessità di una forte politica pubblica di controllo e di indirizzo nei settori strategici. Non potete darci lezioni perché voi insieme ad altri, insieme alle forze del centro-sinistra e ai governi che in questi anni hanno retto il nostro Paese, siete i responsabili di questo processo di smantellamento sostanziale della presenza pubblica nell'economia. (Interruzione del consigliere Silenzi). Sto facendo la replica alla mia mozione, Silenzi. In base a quale articolo del regolamento o questione di cortesia su pretendi di censurare un intervento politico di replica ad una mozione presentata da Andrea Ricci, Marco Amagliani e Cristina Cecchini? Per favore... Questa è la posizione politica di Rifondazione comunista dietro la mozione che abbiamo presentato.
Ritengo quindi che quello che sta accadendo sul piano della ristrutturazione aziendale derivi da questo insieme grande di questioni.
Il compito che la Regione Marche può avere non è quello di rimettere in discussione strategie di politica industriale che vengono decise a livello nazionale e internazionale. Il senso politico che ha spinto Rifondazione comunista, insieme ad altri consiglieri che hanno firmato quella mozione — come il consigliere D'Angelo e il consigliere Rocchi — era un altro, non era quello di prendere una posizione politica di principio contro la deriva neo-liberista nel nostro Paese; il senso politico era quello di dare un aiuto concreto ai lavoratori della Telecom della nostra regione per impedire la cassa integrazione e, in prospettiva, l'espulsione di questi lavoratori dall'azienda.
E' per questo che noi abbiamo accettato e accolto la mediazione, dopo una discussione e un confronto che all'interno delle forze politiche di maggioranza c'è stato, che ha prodotto una risoluzione che porterà al ritiro della nostra mozione originariamente presentata e alla convergenza su quella mozione, perché riteniamo che il punto fondamentale che come Consiglio regionale tutti insieme dobbiamo avere, è quello di attivare per quanto possibile — sappiamo che le possibilità non sono tantissime ma non sono nemmeno scarse — l'ente Regione per evitare un ulteriore ridimensionamento della direzione regionale della Telecom.
Noi riteniamo che nella risoluzione unitaria questo concetto e questa proposta siano presenti, pertanto aderiamo alla risoluzione unitaria e ritiriamo la nostra mozione, ma ovviamente restiamo della nostra opinione sul piano delle posizioni politiche, ci mancherebbe! Così penso che anche le altre forze di maggioranza — d'altronde lo hanno ampiamente dimostrato nel corso del dibattito — rimangano delle loro posizioni politiche rispetto alle tendenze generali della politica industriale del nostro Paese.
Nell'ambito di queste visioni differenti ci ritroviamo insieme per contrastare le 69 situazioni di cassa integrazione nella nostra regione da parte dell'azienda Telecom. Questo è un risultato alla portata della nostra iniziativa e riteniamo che comunque l'approvazione di una risoluzione che contenga chiaramente questo punto possa essere di aiuto alle organizzazioni sindacali che in questi giorni si trovano di fronte all'azienda a definire le caratteristiche e l'attuazione del processo di ristrutturazione.

PRESIDENTE. La mozione è stata ritirata. Nel dibattito è stata avanzata l'intenzione di farla propria. Servono tre consiglieri che la facciano propria.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Formalizzo la richiesta, a nome anche dei consiglieri Favia e Cesaroni, di fare nostra la mozione di Rifondazione comunista...

MARCO LUCHETTI. E' eccezionale...

ROBERTO GIANNOTTI. Non so perché vi scandalizzi. Le cose serie vanno sempre valutate per quelle che sono.
Rispetto alla mozione originaria noi abbiamo presentato un emendamento che è stato depositato.

PRESIDENTE. Sono stati presentati due emendamenti alla mozione originaria. Il primo è a nome di Favia e Giannotti. Ha la parola il consigliere Giannotti per illustrarlo.

ROBERTO GIANNOTTI. Di fronte alla non disponibilità della maggioranza a recepire la nostra proposta di una conclusione unitaria di questo dibattito, credo sia ormai scontato che il Consiglio si appresti a votare due documenti. Non ci interessava questa mattina fare il "Pierino" della situazione. Il collega Favia nel suo intervento aveva proposto formalmente di arrivare alla definizione di un documento unitario che tenesse conto dell'esito del dibattito, della diversità delle posizioni espresse rispetto a questa materia. Certo, c'era anche un giudizio sulla responsabilità del Governo, secondo noi. Anche qui si può fare polemica su tutto, ma credo che questo sia un dato talmente oggettivo, che diventa difficile assegnare all'eccesso di liberismo di chissà chi la responsabilità di questa situazione.

PIETRO D'ANGELO. Giannotti, da noi si dice "ti compra chi non ti conosce".

ROBERTO GIANNOTTI. Io non mi scandalizzo delle interruzioni, ma lei farà bene a giustificare il cambiamento di posizione rispetto a un voto su una mozione seria per sostenere una mozione non seria che ha una sola logica: quella di difendere equilibri politici e non di tutelare gli interessi dei lavoratori. Anche perché, alla fine, una lettura comparativa dei due documenti consente di svelare l'inganno: da una parte il documento della maggioranza evita di dare qualsiasi giudizio, c'è un richiamo genericissimo all'evitare la cassa integrazione, ma addirittura anticipa la subordinata, perché dice "se però la cassa integrazione alla fine dovete farla, almeno fatela in maniera corretta". Credo che sia avvilente un tipo di scelta di questo genere rispetto al documento di Rifondazione che invece noi assumiamo e che diventa la nostra proposta alla discussione dell'aula in cui è contenuto un giudizio di responsabilità che è ripreso dall'emendamento presentato il quale ha questo significato e che richiama la necessità, l'opportunità alternativa alla procedura della cassa integrazione di utilizzare il personale cosiddetto in esubero per il potenziamento dei servizi, che chiede un ruolo attivo del Ministero del lavoro e che chiede che la regione svolga un ruolo attivo. La Regione non può assumere un ruolo pilatesco così come viene indicato nel documento della maggioranza, lavandosene le mani e trasmettendo al Ministero chissà che cosa.
Il senso politico della nostra proposta è la difesa del posto di lavoro dei 69 dipendenti della Telecom e credo che su questo si possa tentare il gioco della polemica quanto si vuole, ma quello che conta sono le parole che vengono spese e i fatti che vengono assunti.
Sono d'accordo con quello che lei ha detto, assessore Cecchini, e ha fatto bene a dirlo a quest'aula troppo assonnata nel citare la situazione Telecom delle Marche. Ha fatto bene a dire che dal 1995 ad oggi la sede regionale ha perso importanza, ha fatto bene a dire che la direzione regionale è stata soppressa e le competenze sono state spostate a Bologna, cioè in un'altra regione, ed è chiaro ed evidente che queste sono scelte orientate prevalentemente a sostenere gli interventi in altre regioni.
Rispetto a questo noi crediamo che debba essere esercitato fino in fondo questo ruolo di responsabilità del Consiglio regionale, questo richiamo alla Telecom a rimuovere e ad evitare il taglio e soprattutto a tenere nel debito conto gli interessi dei lavoratori occupati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. La mozione presentata a suo tempo da Amagliani ed altri, è stata importante per arrivare alla richiesta di convocazione della seduta odierna. In quella fase ha avuto un ruolo molto importante, se oggi verrà riproposta non faremo mancare il voto, però credo che politicamente sia importante che esca un documento che possa pesare sul tavolo della trattativa. Quindi non sarei contrario a votare la risoluzione proposta dalla maggioranza, a parte che si voti per stralci. In particolare, votando per parti noi riteniamo che fondamentale sia togliere alcuni passaggi di pochissime righe che indeboliscono fortemente l'atto, quando si dà per scontata la tesi subordinata.
Nel caso ci fosse la votazione del documento presentato da Amagliani, nessuno dovrebbe fare il primo della classe, e dovremmo cercare di far approvare un documento forte nei confronti della controparte. Il documento può essere la risoluzione proposta da alcuni consiglieri di maggioranza, dopo che siano state soppresse le parti che lo indeboliscono.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Vorrei capire quali sono.

CARLO CICCIOLI. Adesso stiamo parlando dell'emendamento. Quando voteremo il testo complessivo della risoluzione, le parti da stralciare riguardano il secondo capoverso. Dopo le parole "considerato che sulla posizione assunta dall'azienda si è aperto un confronto ancora in corso", potremmo anche lasciare le parole "che vede coinvolte le parti sociali al Ministero del lavoro", stralciando le parole da "che ha prodotto un accordo tra sindacati ed azienda datato 28 marzo" fino alla parola "personale".

ADRIANA MOLLAROLI. Questo è storia...

CARLO CICCIOLI. Noi chiediamo di stralciarlo.
Nella seconda pagina approviamo le parole "sollecita le parti a trovare una soluzione che viti il ricorso alla cassa integrazione attraverso tutti gli strumenti politici", mentre proponiamo di stralciare "e in ogni caso con le massime garanzie sui criteri che debbono essere ispirati all'assoluta trasparenza nell'individuazione nominativa dei soggetti interessati", fino a "volontarie", perché queste righe indeboliscono fortemente la richiesta precedente. Questo potrà anche accadere, ma scriverlo qui è come una trattativa in cui già si è rinunciato.
Stralciando queste due parti siamo d'accordo sul documento complessivo, nell'orientamento di dare la massima forza al documento della Regione. (Applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Credo che in ogni momento della propria vita, politica in questo caso, ci sia qualcosa da imparare, e alle volte spetta anche essere impopolari rispetto a quella parte che si è cercato di tutelare per tutta una vita. Credo che questo sia uno di quei momenti in cui si rischia di essere incompresi, cioè arriva questa discussione in quest'aula, per l'unico e solo motivo che Rifondazione comunista pone il problema senza mezzi termini, esprime le proprie posizioni e le esprime senza nascondersi dietro un dito, fino al punto anche di diventare impopolare nei confronti delle centinaia di lavoratori che sono presenti in quest'aula a tutela del loro posto di lavoro. Lo si sente da parte di chi? Lo si sente in modo strumentale da parte di chi ha fatto delle privatizzazioni, della flessibilizzazione del rapporto di lavoro e della svendita dello stesso posto di lavoro, quando questo necessita, ad una parte del processo capitalistico, al profitto. Quando ciò necessita al profitto questo è possibile, anzi scontato, e io sento dire in quest'aula "noi siamo qui a tutela degli interessi dei lavoratori". Mi fa piacere, me lo ricorderò per situazioni future. La destra dice ormai da tempo, in questo Paese, che alle elezioni politiche del 2001 sarà forza di governo. Io non lo so, ma mi auguro di tutto cuore che ciò non accada, ma può accadere in un processo democratico. Sarebbe fin troppo facile dire non a voi, ma a voi e a chi ci ascolta, "vedremo cosa sarete capaci di fronte a situazioni di questo tipo". Però è del tutto strumentale, oggi, fare propria una mozione che in quest'aula ha portato principalmente Rifondazione comunista, che ha visto anche la firma dei Comunisti italiani, dei Verdi, del consigliere Rocchi. Oggi la maggioranza, dopo un lungo lavoro su una questione di non poco conto, ha trovato comunque la possibilità di raggiungere un accordo che viene incontro a un'esigenza fondamentale. Noi non abbiamo nascosto le nostre intenzioni, altri consiglieri intervenuti non hanno nascosto le loro, ci sono posizioni differenti nel senso che c'è chi in quest'aula appoggia il processo sindacale messo in atto da Cgil-Cisl-Uil e c'è in quest'aula chi ritiene che quel processo non sia il massimo, anzi sia un processo negativo. Questo è emerso chiaramente dal dibattito, ma una cosa è certa: dobbiamo evitare di creare problemi ai lavoratori, dobbiamo evitare la possibilità che si arrivi a 69 cassaintegrati, così come è stato proposto.
A me pare che la mozione che abbiamo presentato come maggioranza, che è ovviamente il frutto di un compromesso, tenga conto di tutte le posizioni in campo. E' inutile tirare le questioni da una parte e dall'altra, quest'aula ha capito, ha capito perfettamente anche chi ci ascolta. Ma io ho fiducia nei lavoratori, perché non a caso aderisco a un partito — e ne sono capogruppo — che si definisce della Rifondazione comunista, e non a caso ho fatto della difesa degli interessi dei lavoratori la battaglia di tutta una vita, quindi sono convinto che saremo anche questa volta compresi in questo processo, che è non meramente politico, un processo che approfitta delle difficoltà, ma un processo che ci porta comunque a salvaguardare gli interessi della parte che vogliamo tutelare, cioè i lavoratori.
Quindi da questo punto di vista noi non accettiamo gli emendamenti che sono stati proposti alla nostra mozione, così come diciamo in maniera molto chiara che rispetto al fatto che tre consiglieri del gruppo di Forza Italia abbiano richiesto di fare propria la nostra mozione, riteniamo che questo sia un atteggiamento del tutto strumentale, al quale noi non abbocchiamo, a costo anche di sembrare in questo momento impopolare, ma ci interessa molto di più essere compresi nel lungo periodo, far capire a chi ci ascolta che noi davvero intendiamo tutelare alcuni interessi. E credo che nella mozione che abbiamo presentato insieme al resto della maggioranza, ci sia la possibilità di tutelare gli interessi. Atteggiamento diverso, sul quale è possibile discutere, è quello del consigliere Ciccioli il quale fa una proposta che dobbiamo verificare. Non conosco il risultato dello scambio di opinioni che c'è stato fra i rappresentanti dei vari gruppi, però mi pare che dal punto della dignità politica sia un atteggiamento diverso, nel senso che non si dice strumentalmente "faccio propria una cosa che non è mia", ma si dice "accetto di discutere assieme a voi...

ROBERTO GIANNOTTI. Ma cosa c'entra, se io la condivido nella sostanza? Ma sa cosa dice, lei? Per quale motivo l'ha presentata, allora?

MARCO AMAGLIANI. Ripeto, è un atteggiamento dignitoso quello del consigliere Ciccioli il quale ci invita a riflettere su alcune modifiche.
Preso atto di quest'ultima situazione, noi non accetteremo di votare né gli emendamenti presentati per iscritto né, tanto meno, la riproposizione della nostra mozione iniziale. (Applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Sono d'accordo, a nome del Cdu e del Ccd, con quanto detto da Carlo Ciccioli. Direi di accogliere la sua seconda proposta, lasciando però la prima, perché si tratta di una presa d'atto di un fatto storico. Potremmo quindi accettare la seconda proposta di Ciccioli e, per far sì che questo documento possa essere unitario, sono disponibile a ritirare il mio emendamento perché ho capito che creerebbe ulteriori divisioni. Pertanto lo ritiro, nella speranza che questo serva a far votare un documento unitario.
Ritengo anche doveroso fare un appello agli amici e colleghi di Forza Italia di valutare questa opportunità serenamente. Credo che un documento così emendato possa portare veramente ad avere unitarietà su questo argomento, altrimenti con due documenti, uno di maggioranza e uno di minoranza, credo che la nostra posizione sarebbe indebolita.

ROBERTO GIANNOTTI. Voglio capire qual è la proposta.

LUIGI VIVENTI. Si parte dalla risoluzione alla mozione n. 11. Il consigliere Ciccioli ha proposto di togliere dal secondo capoverso la parte che recita "che ha prodotto un accordo tra sindacati ed azienda datato 28 marzo..." ecc. Questo non ha senso toglierlo perché fa parte della storia. Invece, giustamente nella seconda pagina, ove si dice "sollecita le parti a trovare una soluzione che eviti il ricorso alla cassa integrazione straordinaria attraverso tutti gli strumenti possibili", ci dovremmo fermare senza continuare con "ove..." ecc., altrimenti si indebolisce.
Sono disponibile a ritirare il mio emendamento e credo che anche da parte di Forza Italia questo possa essere accettato, perché- sostanzialmente chiedevate che non fosse indebolito con una previsione di cassa integrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Credo che alla fine di questa lunga discussione un po' ideologica, che un po' ha cercato l'applauso, potremmo dare un buon esempio con una risoluzione unitaria. Credo che sarebbe assolutamente sbagliato, su un tema che riguarda lavoro e occupazione, che il Consiglio regionale si dividesse richiamandosi alle grandi ideologie con molto pressapochismo e con grandi approssimazioni. Cerchiamo di fare una cosa concreta: se abbiamo discusso per quattro ore, se c'è tanta gente venuta qui a sentire, diamo almeno l'esempio di chiudere con un documento concreto che possa servire e che non veda divisioni. Mi pare di capire che il lavoro fatto dalla maggioranza questa mattina sia stato molto utile, che gli approfondimenti che hanno portato altri consiglieri, indipendentemente dalla collocazione politica sia stato altrettanto utile, nessuno deve mettere primogeniture, marchi o berretti su questo documento, è un documento che il Consiglio regionale vota all'unanimità, spero, e questo potrebbe aiutare una battaglia sacrosanta, che è quella per il mantenimento del posto di lavoro.
Credo che dovremmo fare uno sforzo di buon senso, di concretezza, di praticità per trovare l'accordo su un documento che si basa su lavori di riflessione di questi due giorni, che sia utile ai lavoratori e alle famiglie, che sia di appoggio a una vertenza difficile e che vada oltre quelli che sembrerebbero essere stati i punti di accordo fra sindacati, governo e azienda. Se un sottosegretario del Governo dice che ci stanno ripensando, non vedo perché noi dovremmo essere più realisti del re e dire che non ci dovremmo ripensare. Il nostro documento dovrebbe prendere atto delle difficoltà, rifiutando in prima battuta il discorso della cassa integrazione, perché non c'è motivo che un'azienda con questi utili, che vuol assumere migliaia di persone debba metterne 2.000 in cassa integrazione per fare solo un ricambio generazionale, "rottamando" persone ritenute non utili e prendendone altre con il luccichio della giovinezza. Questo è un discorso molto serio, molto approfondito. La nostra posizione è molto precisa: primo, critichiamo questa impostazione; secondo, vogliamo che il lavoro sia garantito a tutti; terzo, siamo per lo sviluppo della Telecom. E, per piacere, facciamo un discorso unitario. Saranno poi la Giunta, l'assessore Cecchini e gli altri assessori interessati a sviluppare il discorso presso il Governo. Basta con queste diavolerie, liberismo di qua e di là, destra e sinistra: qui c'è da fare un discorso concreto, serio, di buon senso per tutti. (Applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Stavamo discutendo dell'emendamento Giannotti, poi il dibattito si è ampliato all'emendamento di Ciccioli sulla risoluzione unitaria che la maggioranza ha presentato, quindi il mio intervento è su entrambe le cose.
Per quanto riguarda l'emendamento Giannotti noi siamo contrari. Se c'era bisogno di evidenziare una strumentalità, Forza Italia ce ne dà occasione, perché non solo fa propria la risoluzione di Rifondazione comunista dove c'erano accenti contrari ad un accordo, a un ruolo che a livello governativo il Ministero ha portato avanti o il sindacato ha portato avanti, ma le stanno tanto a cuore le sorti dei lavoratori marchigiani che on si degna neanche di elaborare una sua posizione nel merito. Ma questa è la strumentalità che fa parte del gioco della politica e che va evidenziata.

UGO ASCOLI. E' storia vecchia, Silenzi, andiamo avanti.

DAVID FAVIA. Si vede che non vuole un documento unitario.

GIULIO SILENZI. Se non mi interrompete forse è meglio, perché c'è il documento unitario, ma la politica non si può cancellare sull'altare del buonismo o del buon senso. Questo va evidenziato, perché in tutta la mattinata sono corse posizioni di strumentali forzature che tendevano da un lato attaccare la politica del Governo, dall'altro la politica del sindacato Cgil-Cisl-Uil, quindi non possiamo far finta di niente richiamandoci alla bontà, collega Ascoli. (Interruzioni). Comunque, Presidente, vorrei continuare, altrimenti chiedo un recupero del tempo. Come voi criticate, permettete ad altri di esporre la propria posizione.

DAVID FAVIA. Per la verità, non direi.

GIULIO SILENZI. La verità non si sa dove sta, Favia, non ne sei tu il depositario.
Forza Italia ha una posizione strumentale. Non hanno documenti, elaborazioni, tanto che ricorrono al documento di Rifondazione comunista. Ne prendiamo atto.
Per quanto riguarda le altre proposte che venivano fatte, essendo noi contrari al ricorso alla cassa integrazione lo ribadiamo in maniera chiara e inequivocabile. Sul primo aspetto non solo siamo contrari, ma è qui il punto che va evidenziato rispetto alla discussione che si è sviluppata questa mattina: non c'è un accordo definito, chiuso. Ecco perché dico che la posizione di Rifondazione comunista è dietro la mozione che ha presentato, cioè una posizione politica di non condivisione di scelte economiche del Governo, ma che vengono da un periodo in cui Rifondazione aveva un'altra posizione, con il Governo Prodi che avvia le privatizzazioni e che in Commissione accetta un percorso di privatizzazioni che tuteli, però, i lavoratori. Nel 2000, parlare ancora di super strutture statali non ha senso. Il problema è se questo processo lo governano le forze del centro-sinistra che introducono ammortizzatori sociali, che introducono tutele per i lavoratori, oppure se il discorso delle privatizzazioni verrà portato avanti dalle forze del Polo, da Forza Italia o da Alleanza nazionale che queste tutele non metteranno in campo. Pertanto, il problema è una chiave strumentale che vuol contestare la politica economica del Governo e il ruolo del sindacato.
C'è un accordo che innanzitutto ha bloccato le 13.500 unità di lavoratori che avrebbero perso il posto. C'è un accordo siglato presso il Ministero, che nella parte strumentale è ancora in una fase negoziale, non è una fase chiusa. Il sindacato Cgil-Cisl-Uil è contrario alla cassa integrazione che oggi è richiesta... (Disturbi dal pubblico). Ognuno si può portare la sua clacca. Se questa è la regola... Ci sono lavoratori che addirittura applaudono Alleanza nazionale, altri che possono applaudire Forza Italia, altri Rifondazione... (Disturbi dal pubblico). Presidente, l'altra volta il Vicepresidente Giuseppe Ricci fu molto più intransigente. Se dobbiamo andare ad assensi o dissensi basta saperlo. Io vorrei continuare, se possibile, senza assensi o dissensi. Mi sostituisco in un ruolo che non mi compete per esporre un punto di vista che non solo ha la sua legittimità, ma che trova nella realtà fatti incontrovertibili.
In queste ore al Ministero si sta riaprendo un confronto tra l'azienda che vuole la cassa integrazione e il sindacato Cgil-Cisl-Uil che questa cassa integrazione non vuole... (Dissensi dal pubblico e dal banchi di An e Fi). Siamo in una fase negoziale, non abbiamo chiesto, questa è la verità. Ci sono forzature per attaccare il sindacato, attaccare il Governo rispetto a una situazione che non è definita. E' l'azienda che richiede la cassa integrazione. Il sindacato si è opposto, tanto che le parti non si sono accordate, pertanto si ritorna al Ministero. Oggi, alle 14,30 si riuniranno nella sede ministeriale perché non c'è stato l'accordo.

FABIO PISTARELLI. Ma non è vero: perché c'è stata pressione contro quell'accordo che era stato firmato.

GIULIO SILENZI. Di questo discutiamo: si firma un accordo, poi le strumentazioni vanno approfondite tra le parti, e se le parti non trovano l'accordo si ritorna al Ministero. Noi siamo in questa fase, per cui è oggi inutile voler far credere che il sindacato è d'accordo con la cassa integrazione che solo l'azienda chiede, questa non è la verità dei fatti. Poi, come si chiuderà quell'accordo, se si chiuderà non lo so, oggi. Ecco perché c'è tanta strumentalità nel dibattito che si è sentito, che si richiama alle posizioni politiche nazionali ma che nulla hanno a che vedere con la vicenda dei lavoratori che è ancora in discussione. Questo va sottolineato, altrimenti rischiamo di fornire un dato che non è di realtà sul quale si può formare un'opinione che può avvantaggiare quelle parti politiche che hanno interesse a dare una visione distorta dello stato attuale, oggi, 20 luglio, alle 13,30, della vicenda e del confronto che si sta sviluppando.
Siccome noi riteniamo positivo il primo accordo che è stato stabilito, che con grande senso di responsabilità e di determinazione del sindacato, a tutela dei lavoratori è stato raggiunto, abbiamo fiducia che il sindacato confederale svolga la sua azione nei confronti dell'azienda e che il Ministero, in un'opera di mediazione riesca a far sì che non ci siano ulteriori aggravi alle posizioni dei lavoratori. E il problema riguarda le Marche, ma riguarda tutti i lavoratori dell'azienda. L'obiettivo di evitare la cassa integrazione è un obiettivo che va raggiunto, e per questo noi diamo forza e sostegno alla nostra azione, ma nel quadro che dicevo. Poi le valutazioni del partito sono diverse, ma il Governo regionale è impegnato a raggiungere questo obiettivo, un obiettivo che tiene conto di una fase negoziale ancora aperta, di un accordo che era stato definito, pertanto noi agiamo per poter tutelare i lavoratori che risiedono nella nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Penso che debba essere accolto l'appello venuto per cercare di concretizzare una mattinata di lavoro con una risoluzione che vada nella direzione di risolvere i veri problemi, che sono quelli di impedire che alcun lavoratore debba essere messo in cassa integrazione. In un contesto del genere è indispensabile che ci sia una mozione la più condivisa possibile per avere un'efficacia maggiore, anche se in alcune condizioni potrebbe essere solo una posizione strumentale, ma l'importante è che questo documento dia un segnale forte in tal senso. Per questo motivo i verdi accolgono la proposta di emendamento relativa al penultimo punto, dove si è possibilisti tra una valanga di garanzie, nell'accettare la cassa integrazione. I verdi sono d'accordo nell'accogliere l'emendamento già presentato per rendere più forte la mozione a tutela dei lavoratori.
Per quanto riguarda l'intervento che mi ha preceduto, in sede di discussione generale ho già avuto modo di dire che a tutti i sindacati va riconosciuto il proprio impegno per tutelare gli interessi dei lavoratori, ma è certo che quando sorgono sindacati autonomi e Cobas, il lavoro delle tre confederazioni non è da santificare. (Applausi dal pubblico)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Siccome siamo stati invitati ad accogliere la proposta di risoluzione unitaria, dico che la nostra posizione è favorevole, per senso di responsabilità, a che tutto il consesso regionale esprima all'unanimità la posizione contro questa cassa integrazione. La nostra posizione giunge a ciò in quanto è stata cassata, su nostra richiesta, la parte che indeboliva la posizione di contrarietà alla cassa integrazione. Voglio però dire — mi sia consentito in quanto siamo stati chiamati in causa con eccessiva violenza, forse una violenza che tendeva a non farci votare una proposta unitaria — che quanto diceva il collega Silenzi non può essere considerato verità. Il motivo per cui noi abbiamo espresso la nostra contrarietà oggi, è che Governo e sindacato hanno firmato un accordo, che ho qui, che non è affatto discutibile o incerto come sosteneva Silenzi. Leggo solamente tre righe che danno il senso della situazione: "In questo ambito saranno, nell'ambito del periodo previsto dal piano, prioritariamente individuati i lavoratori da collocare in cassa integrazione in relazione alla loro fungibilità alle esigenze tecniche, organizzative e produttive". Cioè, Governo e sindacato hanno firmato per la messa in cassa integrazione dei lavoratori Telecom. Che sulla spinta di consessi come il nostro, che sulla spinta di un ripensamento si sia tornati a un tavolo ne siamo lieti e questo è un ripensamento, ma che la nostra critica forte alla politica economica del Governo e del sindacato rimanga, è un fatto altrettanto forte, tanto è vero che andiamo a votare una mozione in cui c'è una contrarietà anche da parte vostra ad una cassa integrazione che Governo e sindacato hanno sottoscritto.
Concludo, rispondendo ad Amagliani, che è ora di farsela finita con il dire che la politica economica del centro-destra prevede le privatizzazioni selvagge, il liberismo selvaggio, il massacro dei diritti dei lavoratori perché non è affatto vero. La nostra è una politica economica tesa alla sanità dell'economia: questo è il motivo per cui noi siamo contrari a che denaro pubblico vada ad aziende che non ne hanno bisogno, mentre siamo favorevoli a che il denaro pubblico vada per gli investimenti, per il sostegno ad aziende come le piccole e le medie imprese che ne hanno bisogno. Ovviamente non siamo l'arco, siamo quindi favorevolissimi alla tutela dei diritti sostanziali dei lavoratori, come dimostra il nostro atteggiamento odierno.
Credo quindi di aver difeso sufficientemente la verità delle situazioni, ma voglio che sia chiaro che noi votiamo per grande senso di responsabilità questa mozione unitaria che sconfessa l'attività del Governo e delle organizzazioni sindacali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. A seguito dei colloqui e degli incontri che ci sono stati con gli altri consiglieri regionali, vorrei arrivare alla definizione del documento, che spero sia accolto da tutti e che prevede la rinuncia da parte mia all'emendamento soppressivo, perché giustamente mi ricordava il consigliere Viventi che il documento non approva, ma prende atto dell'accordo sindacale del 28 marzo e di quello che accade. In realtà la presa d'atto è un po' strana, perché prende atto degli investimenti di 30.000 miliardi, dell'assunzione di 6.000 nuovi lavoratori, della realizzazione della politica di formazione ma non parla anche dei 2.200 cassaintegrati. Quindi prendiamo atto delle cose positive. Nella seconda parte la mia richiesta è di sopprimere la subordinata in cui si dice "in ogni caso con le massime garanzie sui criteri dell'applicazione della cassa integrazione".
Visto che è stata accolta la soppressione di quella parte, proprio per arrivare a una soluzione unitaria rinuncio alle piccole sottigliezze, che sono più politiche che legate al testo integrale.
In questo modo il gruppo di Alleanza nazionale voterà favorevolmente il nuovo documento.
Qualche tempo fa, durante una riunione fui un po' vessatorio nei confronti di un imprenditore marchigiano mio amico, notoriamente vicino a noi, che negli ultimi tempi sosteneva il centro dell'Ulivo. Gli dissi "Proprio tu che hai un altro tipo di mentalità?". Mi rispose, con fare sornione: "Un conto sono le discussioni, un conto quando facciamo i fatti. Mentre il centro-destra non ci garantisce niente, il centro-sinistra ci permette di arrivare a delle soluzioni che ci privilegiano: non abbiamo fastidi, abbiamo la pace in fabbrica, quindi mi dispiace per te ma noi ci appoggiamo alla sinistra". Mi piacerebbe fare nome e cognome di questo imprenditore ma non lo faccio. Sono rimasto molto male, ma credo che questo sia il succo: che effettivamente, in questa fase la sinistra garantisce gli interessi di un certo tipo d'industria molto meglio di quello che fa il centro-destra. Siccome noi non ci riteniamo espressioni della proprietà che ha una funzione che noi difendiamo, ma ci muoviamo in maniera diversa pensando ai diritti legittimi dell'impresa e dei lavoratori, credo che da questo punto di vista tranquillamente, e in maniera assolutamente trasparente, possiamo votare questa risoluzione per un problema specifico: quello della Telecom e dei suoi dipendenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Avrei parecchie cose da sottolineare rispetto al dibattito che si è sviluppato e penso che tutti voi immaginiate perché. Evito di scendere in polemica, perché non conviene dopo questo dibattito che ha sostanzialmente realizzato un documento su cui ci si ritrova tutti. Va evidenziato questo fatto, soprattutto per i lavoratori interessati a questa vicenda. Ci siamo interessati delle problematiche per il lavoro a cui bisogna attendere con altra attenzione e anche con maggiore attenzione alle cose che regolano il lavoro. Io non entro in polemica ma sono state dette molte corbellerie. Siccome credo che la conclusione di questo lavoro sia positiva, sottolineo questo aspetto e credo che da questo punto di vista ognuno può dare la sua interpretazione ai documenti: l'importante è che siamo tutti attenti ai risultati a cui giungere, che sono quelli di togliere dagli impicci i lavoratori che si trovando i fronte a questa realtà.
Certo è che dobbiamo sempre più avere attenzione a che le grandi aziende della nostra regione siano più attente al nostro territori, perché abbiamo bisogno di strutture, soprattutto nel terziario, che ci aiutino allo sviluppo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente della Giunta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Credo che il dibattito di oggi dimostri alcune cose. La prima è che siamo tutti abbastanza bravi nell'utilizzare gli strumenti regolamentari per cercare a vicenda di crearci momenti di difficoltà e di imbarazzo. Questo non è un elemento positivo: chi usa questo tipo di cose soltanto per creare imbarazzi e strumentalità non ha un dato positivo da mettere nella sua lavagna. L'altro elemento è che oggi, finalmente, si è deciso di superare i richiami nominalistici di bandiera e di vedere il concreto delle cose.
Il concreto delle cose è quello che abbiamo detto tutti. C'è una posizione che vede un atteggiamento di una grande società che pensava di poter avere un certo tipo di posizione nei riguardi dell'utilizzo della forza lavoro, questo tipo di atteggiamento è stato bloccato, viene cambiato, si vedrà di cambiarlo il più possibile. Su questo si è trovato un accordo e credo sia fondamentale che la posizione della Giunta regionale che era già chiara su questo punto e che sarà sempre in questo senso, abbia dietro di sé tutto il Consiglio regionale.
Questo è l'elemento positivo: che abbiamo trovato nel concreto, l'opportunità di diventare un momento forte di pressione che recuperi il primato della politica sostanziale, non della politica nominalistica, delle etichette e che non tolga spazio a chi fa un altro tipo di lavoro, un altro tipo di impegno. Noi non siamo sindacato e il sindacato non è noi: se lavoriamo insieme otterremo risultati migliori, se lavoriamo invece a delegittimarci oppure a pretendere di rilegittimarci, è chiaro che i risultati saranno molto meno significativi e molto più scarsi per una posizione regionale che vede questa regione in difficoltà nel momento in cui si parla della prestazione di grandi servizi e di grandi reti. Questo è l'altro punto forte che oggi è uscito da questo dibattito. Se manca un cervello, una direzione nella Telecom — come nelle Ferrovie e in tanti altri enti — in questa regione, diventa più difficile difendere le ragioni di questa regione. Su questo dobbiamo trovare interlocuzioni, manovra, massa critica sufficiente per costringere i nostri interlocutori a valutarci, a garantirci e a rispondere alle esigenze di questo territorio.
Per questo noi siamo stati eletti, per questo ci sono una maggioranza e una minoranza che non è detto che si combattano sempre ma possono anche trovare dei momenti di accordo che non significa un buonismo a tutti i costi, ma semplicemente che ci sono dei punti — ci sono sempre stati, in tutte le democrazie — in cui maggioranza e opposizione si riconoscono dalla stessa parte. Questo è uno dei punti. Sul resto i lavoratori sapranno giudicare nel prosieguo di questa legislatura, quanto c'era di strumentale e di sbagliato nel dibattito di oggi, quanto di sbagliato in malafede, quanto di sbagliato in buona fede e come si va avanti, perché non finisce oggi la legislatura, per fortuna. I problemi di questo tipo penso e spero non siano drammatici e quindi la ripresa in atto dovuta all'azione del Governo non ci costringerà a rincorrere situazioni del genere, però dovremo saper gestire al meglio la tutela degli interessi dei lavoratori e di tutti i cittadini marchigiani.
In questo senso credo che l'esperienza di oggi, con alcuni passaggi — ognuno giudicherà come vuole — sia, tutto sommato, da valutare positivamente.

PRESIDENTE. Mi pare di aver compreso dal dibattito che Forza Italia ritira la mozione e quindi l'emendamento, pertanto votiamo la risoluzione. Occorre, pertanto, votare prima l'emendamento, che pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la risoluzione come emendata.

(Il Consiglio approva)



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Dato che siamo fuori orario, la proposta che avanzo è di continuare, riducendo gli interventi a cinque minuti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Avenali. Ne ha facoltà.

FERDINANDO AVENALI. Questa mattina era convocata la terza Commissione consiliare che tra le altre cose deve deliberare su atti importanti. Abbiamo posticipato al pomeriggio alle 15 la riunione a causa della convocazione del Consiglio regionale. O ci diamo tempi molto stretti, quasi senza dibattito, ma anche l'argomento dell'Api è molto importante e complesso, oppure reputo difficile che in tempi così stretti si possa discutere e approvare quella mozione.
Suggerisco pertanto di porre al primo punto dell'ordine del giorno della prossima seduta la mozione sull'Api.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Penso che l'argomento riguardante la vicenda dell'Api meriti più di uno scorcio di Consiglio regionale. E' un aspetto molto importante, che incide oltre che sui posti di lavoro anche sulla qualità della vita e sulla salvaguardia ambientale, quindi un aspetto molto complesso che ritengo debba essere affrontato con più tempo e con più tranquillità.
Per quanto mi riguarda credo che non possa essere accolta la proposta del Presidente del Consiglio, quindi o ci aggiorniamo al pomeriggio, oppure faccio mia la proposta del collega Avenali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Penso che il problema sia importante. Abbiamo già discusso approfonditamente sull'area ad alto rischio, poi ci sono stati altri problemi e il dibattito non può essere schiacciato. Sono quindi d'accordo sul rinvio alla mattina del 26 luglio, però come primo punto all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Se non vi sono pareri contrari, il giorno 26 sarà messa in discussione una mozione che abbiamo già rinviato, sul disastro ferroviario, la questione dell'Api, tutte le interrogazioni che dobbiamo smaltire e che richiedono una risposta orale. Ci sono altri atti pronti, una proposta di atto amministrativo, la n. 10 ad iniziativa della Giunta regionale, le nomine. Il Consiglio regionale è convocato per il giorno 26 con questo ordine del giorno.

GIULIO SILENZI. Presidente, chiedo l'iscrizione di una mozione sulla Palestina che abbiamo presentato e una sugli OGM.

PRESIDENTE. Penso che si possa accogliere la richiesta.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,10