Resoconto seduta n. 92 del 12/06/2002
La seduta inizia alle 10,25
Approvazione verbale
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 91 del 5 giugno 2002.
(E' approvato)
Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di legge n. 126, in data 10 giugno 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Modificazioni alla legge regionale n. 13/1990 - norme edilizie per il territorio agricolo", assegnata alla IV Commissione in sede referente.
Deliberazioni amministrative
trasmesse dalla Giunta
PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 964 in data 29 maggio 2002, concernente: «Art. 4 della legge regionale 6/2002 - reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2002 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione (Euro 1.213.157,25)»;
- n. 965 in data 29 maggio 2002, concernente: «Art. 27 della legge regionale n. 7/2002 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2002 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per la realizzazione degli obiettivi prioritari e di rilievo nazionale - art. 1 commi 34 e 34 bis L. 662/96 (Euro 9.327.211,59)».
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Cesaroni e Franceschetti, gli assessori Mattei, Melappioni e il Presidente della Giunta D'Ambrosio.
Proposte di legge: (Discussione e votazione):
«Interventi regionali per la promozione dei diritti umani, la cultura di pace, la cooperazione allo sviluppo e la solidarietà tra i popoli"» Trenta (30);
«Attività regionali per la promozione dei diritti umani della cultura di pace, della cooperazione allo sviluppo e alla solidarietà internazionale» Amati, Mollaroli, Silenzi e Secchiaroli (79
«Iniziative regionali per la pace, i diritti umani, la cooperazione e la solidarietà internazionale» Luchetti e Benatti (87)
«Modificazioni alla legge regionale 30 settembre 1995, n. 60: Interventi umanitari della Regione in favore delle popolazioni colpite da eventi straordinari diversi dalle calamità naturali» Amagliani (88)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge nn. 30 ad iniziativa del consigliere Trenta, n. 79 ad iniziativa dei consiglieri Amati, Mollaroli, Silenzi e Secchiaroli, n. 87 ad iniziativa del consigliere Benatti e n. 88 ad iniziativa del consigliere Amagliani.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Signor Presidente, colleghe e colleghi consiglieri, la discussione sulla proposta di legge «Attività regionali per la promozione dei diritti umani, della cultura di pace, della cooperazione allo sviluppo e della solidarietà internazionale», dopo vari rinvii cade in una data sicuramente significativa.
E' in corso infatti in queste ore nel nostro Paese, il vertice della FAO sulla fame nel mondo. Un vertice che vede riuniti 182 Paesi poveri del pianeta; Sono stati invitati anche 29 Paesi cosiddetti ricchi ed industrializzati, ma solo due di questi sono presenti, e se si considera l'Italia il Paese ospitante e il rappresentante del governo spagnolo Aznar presente perché la Spagna guida l'Unione europea, oltre il presidente della Commissione europea Prodi, il mondo industrializzato non è rappresentato.
Un vertice che ci consegna una realtà allarmante: 800 milioni di persone continuano ad andare a dormire con la pancia vuota, migliaia di bambini muoiono ogni giorni per effetti diretti o indiretti della fame e della sottoalimentazione. Ma ciò che è più incredibile, è che le ricchezze accumulate nel mondo sarebbero sufficienti per rispondere alle esigenze alimentari. Dati questi espressi al vertice da autorevolissimi rappresentanti come Jacques Diouf, direttore generale della Fao e Kofi Annan segretario generale dell'Onu.
Il vertice ci consegna un altro dato su cui riflettere in premessa alla nostra discussione: il mancato raggiungimento programmato dal vertice Fao del 1996 di sottrarre alla denutrizione 22 milioni di persone l'anno. La diminuzione non ha mai superato i 6 milioni.
La comunità internazionale non può non considerare lo sradicamento della malnutrizione come una parte integrante dei doveri della solidarietà mondiale.
La lotta contro la fame nel mondo non è solo un dovere morale ma contribuisce alla stabilità, sicurezza, pace di tutte le società.
La fame spesso costituisce la causa principale dei conflitti e dei disordini ed influisce direttamente sulle migrazioni urbane e sull'emigrazione. Non è certo facile superare questi problemi, ma risultati si possono ottenere solo con azioni concrete, con impegni, con atti che la politica può scegliere di fare.
Credo che oggi, con la discussione e, mi auguro, l'approvazione di questa proposta di legge la nostra Regione voglia collocarsi su questa strada.
Il testo di legge che ci apprestiamo quindi a discutere e, mi auguro, approvare in questo Consiglio, è frutto di un lavoro di sintesi tra diversi progetti di legge presentati da vari gruppi politici, è frutto dell'ascolto di molti soggetti della società civile della nostra regione che operano nel terreno della solidarietà e della pace.
Nelle Marche si assiste da tempo alla crescita di iniziative sui temi della cultura della pace, della promozione dei diritti della persona, sulla mondialità e sulla multiculturalità.
Molto diffusi sono i gemellaggi tra enti locali e radicate le iniziative di cooperazione allo sviluppo: 42 Comuni della nostra realtà regionale e 3 Province sono gemellati con più città, molti con gemellaggi plurimi, sia dei Paesi dell'Ue che del Terzo Mondo.
Questi fatti, oltre a connotare positivamente la nostra Regione e a sottolinearne, pure in una situazione nuova, le sue tradizioni civili e solidaristiche, sono anche il frutto, in questo caso positivo, dei nuovi fenomeni indotti dalla globalizzazione.
Lo stesso Consiglio regionale e la Giunta sono stati impegnati in questi ultimi anni e mesi in azioni continue in questo senso: dalla partecipazione alle marce Perugia-Assisi, all'adesione all'Associazione enti locali per la pace all'ospitalità ad Ancona delle "Conferenze della società civile per la democrazia, la sicurezza e la ricostruzione nei Balcani", alle iniziative concrete di ricostruzione materiale dei Balcani: penso agli interventi nella città di Mostar, all'ospitalità dei bambini del Sahara occidentale, agli interventi in Eritrea, Brasile e Zambia, al sostegno all'Associazione Emergency durante il conflitto mondiale in Afghanistan, alle recenti mozioni, delle quali vorremmo vedere qualche effetto concreto da parte della Giunta regionale, per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, all'ospitalità dei bambini palestinesi talassemici. Iniziative di vario segno: politico-simbolico, di solidarietà materiale, di interventi di emergenza, progetti di accompagnamento allo sviluppo.
Occasioni queste che hanno caratterizzato la nostra Regione sul piano nazionale come Regione di pace, aperta agli scambi, alla solidarietà, concreta e generosa.
Nelle stesse Amministrazioni provinciali e comunali sono spesso presenti assessorati specifici sui temi della pace e della cooperazione con esperienze e progetti sempre più continuativi, articolati, solidi che indicano il rilievo, la serietà e una competenza crescente degli stessi governi locali.
Nelle scuole l'educazione alla pace e ai diritti umani è sempre più praticata e avvertita, ne sono testimonianza le attività didattiche e i corsi di formazione degli insegnanti. Nelle stesse università marchigiane aumentano attività di ricerca in questo campo.
Queste realtà insieme a quelle non meno attive ed avvertite della società civile reclamano un nuovo intervento della Regione.
Ma ancor prima di approfondire i contenuti della legge e di esplicitarne la sua articolazione, mi preme fare una considerazione sulla natura e sulla forma della legge stessa. La nostra proposta, infatti, si configura come una "legge mosaico", un testo che tiene insieme varie tipologie di intervento e di attività: la promozione dell'educazione alla pace, le attività di cooperazione allo sviluppo, gli interventi di emergenza, il partnerariato internazionale, la celebrazione di eventi significativi ecc.
Altre Regioni hanno fatto prevalentemente scelte diverse, cioè testi legislativi monotematici.
Questi dati possono far correre il rischio di una apparente frammentazione o di una applicazione non semplice. Si è scelta questa modalità perché ciò che si vuol contribuire a costruire con questa legge non è soltanto una rete di interventi significativi e di risposta alle esigenze delle varie realtà operanti in questi settori, ma una politica, una strategia della Regione prima delle singole azioni.
Come è possibile inoltre tener separate azioni di cooperazione senza rendere consapevoli le giovani generazioni in particolare, che senza cambiare anche il modello di sviluppo e i consumi del nostro mondo non si risolvono i problemi? Che la salvaguardia dei diritti nel nostro mondo e la loro estensione sono una misura per contenere gli effetti negativi della globalizzazione? Che l'interdipendenza non è solo una relazione tra elementi naturalistici ed ambientali, ma determina anche effetti economici?
Favorire la crescita del commercio equo e solidale (misura prevista dal testo di legge) non è fare un "regalo etnico" che fa tendenza ma vuol dire sostenere l'economia dei Paesi in via di sviluppo e quindi evitare o ridurre gli spostamenti migratori.
Cambiare, come è successo di recente al Parlamento europeo, la percentuale di cacao puro nella produzione di cioccolato può in pochi mesi creare gravissime conseguenze nei Paesi — e sono tutti Paesi in via di sviluppo — produttori di cacao.
Come si può dimostrare che esiste una relazione tra lo sport e la lotta contro il lavoro minorile? La cultura della pace e dei diritti umani costituisce un elemento decisivo per affiancare la globalizzazione, svilupparne le insite potenzialità e contrastarne gli effetti negativi. Conoscere per cambiare. Più cultura dei diritti e più coraggio nei cambiamenti collettivi e individuali.
E' eccessivamente ambizioso il progetto che nasconde questa legge? Può darsi, ma data l'importanza degli argomenti credo che valga la pena di rischiare.
Mi soffermo adesso in particolare sull'articolato che fissa ovviamente le finalità nel primo articolo, indica nel secondo le tipologie dell'intervento, le descrive nei dettagli negli articoli successivi e agli articoli 8 e 9 indica come va fatta la programmazione dell'attività, con la Giunta regionale che si appresta a predisporre un piano triennale che deve essere approvato dal Consiglio e con modifiche dei piani annuali che possono essere approvati con il parere della Commissione. Prevede la costituzione di un comitato per la cooperazione e la solidarietà internazionale con funzioni consultive e anche di proposta e, all'art; 13, impegna la Giunta ed il Consiglio insieme — abbiamo ritenuto utile questa scelta — a tenere ogni tre anni nella nostra regione una conferenza regionale sulla solidarietà e la cooperazione internazionale, a dichiarare il 10 dicembre "Giornata della pace per le Marche" — il 10 dicembre è la data dell'anniversario dell'approvazione della Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo e quindi viene individuata come "Giornata della pace per le Marche" — e impegna il Consiglio a organizzare il 27 gennaio, "Giornata della memoria", iniziative nella nostra regione. Sono questi riconoscimenti simbolici e rituali, ma io credo che servano a connotare caratteri ideali di una società regionale.
All'art. 14 si prevede l'attivazione e la promozione da parte della nostra Regione dell'Università per la pace, con sede ad Ascoli Piceno e con una serie di funzioni molto dettagliate nel testo legislativo, quindi una azione mirata a creare un centro di documentazione permanente, a produrre materiale didattico e formativo ed anche a promuovere progetti e campagne di solidarietà internazionale. Si prevedono poi nel corso del testo l'attivazione e la creazione di un registro regionale delle associazioni operanti in questo settore, in maniera tale che si dà visibilità, riconoscimento e poi si consente, attraverso questo registro, di partecipare anche alle iniziative della Regione.
Queste consapevolezze, queste relazioni tra le cose ci hanno convinto a proporre un testo come quello che oggi esaminiamo. Spero che nel voto finale si possa mantenere l'unitarietà che si è avuta in Commissione. Sono stati presentati anche alcuni emendamenti, alcuni dei quali sono accoglibili, e comunque li verificheremo nel corso della discussione.
Una legge certo non ha poteri salvifici, non basta per risolvere i tanti conflitti aperti nel mondo né a correggere le ingiustizie e i divari tra nord e sud del mondo, divari di ricchezze, di consumi, di accesso alle risorse materiali e immateriali.
Il percorso per il raggiungimento della pace e di una maggiore giustizia nel mondo richiede nuove politiche tra i Paesi e nuove funzioni degli organismi internazionali come spesso ci siamo detti anche in quest'aula.
E' certo però, e noi speriamo di contribuire a fare così anche con questo atto, che oggi la pace, per essere stabile e duratura, deve coniugarsi con la democrazia e la giustizia, che è insopportabile ormai, per la coscienza di ogni cittadino, lo stato di sottosviluppo e di povertà in cui versano milioni di adulti e di bambini nel mondo, che è necessario, per chi opera in funzioni pubbliche, attivare tutti gli strumenti utili che seppure non risolvono definitivamente i problemi, almeno alleviano le sofferenze e contengono il danno.
Oggi le Marche, con una forte e consapevole "coscienza del limite", dando un contributo in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Presidente, signori consiglieri, sono fiera di essere relatrice di minoranza su un tema così importante, un tema che nel titolo raccoglie tutto quello che possiamo di meglio pensare in tema di diritti umani, di cooperazione, di sostegno allo sviluppo e quindi in tema di cultura e solidarietà di pace. E' un evento positivo essere giunti ad un testo di legge siffatto. Più volte abbiamo discusso di questi argomenti incidentalmente, per eventi contingenti, per situazioni quasi sempre non piacevoli di carattere internazionale, soprattutto in tema di mozioni, che poi magari questo Consiglio, molto spesso è riuscito a risolvere unanimemente proprio nel rispetto, nell'osservanza di un argomento così serio, trovandoci al cospetto di un tema così importante come quello della pace.
Abbiamo affrontato le questioni palestinesi, quella dei diritti umani relativi al caso di Safiya, quella donna destinata alla pena capitale, poi salvata, per le leggi immorali del proprio Paese. Sempre abbiamo trovato una sintesi, probabilmente l'abbiamo trovata anche ora; probabilmente, come la presidente della prima Commissione anticipava abbiamo raggiunto una sintesi che, dico subito, non ci soddisfa appieno, però per grande senso di responsabilità, proprio per rispettare questo clima di pace che non deve venir meno anche formalmente ed esternamente nel voto stesso, salvo colpi di scena, voteremo unanimemente con dei distinguo anche di carattere culturale che voglio fin d'ora fare.
La genesi di questo atto è una sorta di palingenesi, perché, come diceva la presidente Mollaroli, proviene da più testi e da più proposte normative, alcune primarie — la prima proposta di legge del consigliere regionale Trenta — successivamente dei Ds, successivamente del gruppo La Margherita, fino al gruppo di Rifondazione. Certo potevamo usare questa forza coesiva del tema per astenerci, magari, anche dal fare quasi ogni gruppo una proposta di legge, meno Alleanza nazionale che in questo senso si è dimostrata, anche nella fase istruttoria davvero matura. Penso che in alcuni casi c'era spazio per emendare il testo originario del consigliere Trenta di Forza Italia e non dover necessariamente apporre la firma, in questa corsa che sempre si verifica e che non posso non rimarcare, per la primogenitura sulle proposte di legge.
E' comunque positivo che alla fine un testo base e un testo unitario la Commissione l'abbia varato.
Quando parlo di senso di responsabilità parlo anche di occasioni in cui, invece, siamo stati "rimproverati" per non esserci uniformati a quella che è parsa essere, almeno da parte dei Ds — parlo della "Marcia della pace" di Assisi — la ortodossia della metodologia della manifestazioni sulla pace. Sembrava che se non si partecipava in quel modo non si credeva nella pace, non si credeva a quei valori. Abbiamo ribadito come non ritenevamo di partecipare alla marcia sulla pace, ribadiamo ora di credere in ugual misura, sicuramente in maniera davvero forte e pregnante, in quei valori. Tanto senso di responsabilità in quell'occasione, un po' meno oggi quando, ripeto, i testi di legge potevano non essere così numerosi e abbondanti in quella che ho definito una sorta di corsa per poter trovare il proprio nome o il nome del proprio gruppo nel varo di una legge che è sicuramente importante e storica e che è la prima in tal senso della regione Marche ed è anche un tentativo e una dimostrazione forte a livello nazionale, perché noi abbiamo ritardato di qualche mese, proprio in attesa che sia il precedente Governo che il nuovo Governo di centro-destra varassero quel testo sulla cooperazione che invece non è ancora intervenuto. Così abbiamo deciso di disciplinare in maniera autonoma anche questa materia.
Passando all'esame del testo riteniamo di condividere gli scopi, l'oggetto, una ispirazione di fondo, pur dovendo fare delle differenziazioni anche di carattere sostanziale, delle distinzioni che probabilmente attengono al nostro modo di pensare, in particolare a quello di Alleanza nazionale. Non si può non condividere il riferimento ai diritti umani contenuto nel testo complessivo varato dalla Commissione. Io ritengo anzi che il riferimento ai diritti umani fosse così pregnante ed esaustivo da poter, in alcuni casi, essere ancor più presente negli articoli stessi del testo. Lo vedo invece emarginato soltanto alla titolazione. Se avessimo parlato di questo senza ricorrere, come è avvenuto nell'articolo 1, negli articoli successivi, addirittura nel 6 che parzialmente censuriamo, alle esemplificazioni che su questo tema vanno a ridurre la portata dell'argomento e non certo a migliorarla, avremmo potuto, facendo riferimento alla Carta dei diritti umani, alle principali convenzioni sul tema, alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, stare davvero tranquilli, blindati ed avere detto tutto proprio con questi elementari ma preziosi e grandi riferimenti.
Sappiamo infatti che i diritti umani sono diritti assoluti e fondamentali della persona, che però vedono come soggetto passivo non il singolo Stato, tanto meno un altro soggetto privato, ma la comunità internazionale degli Stati. Da questo la necessità di una tutela forte, mentre invece, giuridicamente parlando, presentano una sorta di tutela indebolita, proprio perché la comunità internazionale degli Stati di per sé è dotata di meno coercitività, meno cogenza, non è dotata di quel potere statuale che gli Stati invece hanno e fin quando gli Stati non fanno propria questa difesa, questa tutela normativa diventa difficile, in certi casi — da qui abbiamo le aberrazioni che conosciamo — parlarne, tutelare in egual misura in tutto il mondo i diritti umani della persona.
Non possiamo quindi che essere contenti di parlarne noi qui nella Regione Marche e di parlarne in maniera unitaria. Riteniamo però che la pace sia — questo appare e non appare nel testo normativo — non solo un valore assoluto ma anche uno status, quindi una situazione. Aggiungo alle citazioni che ha fatto la presidente Mollaroli quella che ha fatto Giovanni Paolo II nella "Redentor Hominis": "Non può esserci cultura di pace senza cultura dei diritti umani", una cultura che va costruita, che va, nel senso più etimologico della parola, coltivata, che non può soltanto essere in assoluto cultura dei diritti umani, ma che deve — entro nel merito specifico della nostra legge — essere anche cultura, valorizzazione e difesa del proprio patrimonio culturale, patrimonio culturale del popolo — in questo caso del nostro popolo — identità nazionale, valori tipici, precipui, specifici della nostra cultura.
Non credo che si possa parlare di integrazione, che si possa parlare di accoglienza e quindi di convivenza anche in termini di multiculturalità e di multietnicità senza avere adeguatamente, anche con strumenti normativi come questo, valorizzato la propria cultura, il proprio patrimonio culturale, la propria identità culturale di popolo, di nazione.
Perché dico questo? Perché ritengo che l'appiattimento, l'omologazione, quella che possiamo chiamare una sorta di "uguaglianza dell'anonimia" non è cultura di pace, non è l'uguaglianza che cerchiamo, anzi ritengo — e lo dico per provocazione — che proprio dall'appiattimento sommo, dalla eliminazione delle differenze culturali provenga un germe di razzismo opposto a quello che è prevaricazione ma ugualmente di razzismo, perché nella omologazione di questo tipo c'è inevitabilmente sopraffazione di popoli, di identità culturali e questo fa sì che poi ognuno si organizzi come vuole. Cito la frase, che non condivido appieno ma che tanto ha fatto discutere, del libro della Fallaci, Orgoglio e rabbia: "Mi piace parlare di orgoglio, non mi piace parlare di rabbia e vorrei che fossero veramente le proprie identità culturali, a tal punto ben valorizzate da evitare che nessuno e nessun popolo ricorra alla rabbia per poterle affermare". Dico questo perché invece in alcuni passaggi di questa legge trovo una apertura giusta, doverosa — mi riferisco all'art. 6 che parla di valorizzazione di tutte le identità culturali, peraltro anche contestato in sede di audizione da qualcuno, anche dall'esponente dell'Istituto teologico e da altri — senza adeguatamente mettere dei paletti. Riteniamo che non tutte le culture siano accoglibili, ci sono culture che prevaricano ancora davvero quei famosi diritti umani di cui parlavo prima, ci sono culture che hanno una sorta di incompatibilità con la nostra. I non ho paura di dire che la nostra è anche e soprattutto cultura di matrice cristiana, quindi vorrei che questa identità venisse salvaguardata, che ci fosse, quanto meno, una sorta di principio di reciprocità, quindi non di soccombenza di qualcuno rispetto all'altro, tanto meno di soccombenza della nostra cultura nei confronti delle altre.
Questa ispirazione è invece strisciante. Ritengo che sta poi al buon senso dell'applicazione della legge far sì che la stessa non devi e quindi non venga fuorviata da obiettivi secondari in obiettivi che non sono i propri o addirittura realizzare obiettivi contrari allo spirito e a quello che nella titolazione abbiamo voluto salvaguardare. Occorre quindi che la solidarietà passi attraverso una valorizzazione delle culture.
La "Carta di Nizza", che non è certo produzione di Alleanza nazionale, molto meglio ha affrontato questo argomento quando nel preambolo si rifà ai "valori comuni" — questo termine non lo ritrovo in questa legge. Presumo sia sottinteso, ma speriamo di averne conferma — nel rispetto delle diversità delle culture e delle identità nazionali". La diversità non ci deve far paura, la diversità esiste, non può diventare appiattimento. L'art. 6 che abbiamo anche reso oggetto di un emendamento soppressivo nell'ultima parte, invece condivisibile nella prima parte, secondo me pone una questione chiara ed esauriente. Quando si parla di diritti umani è chiaro che la precisazione dell'art. 6, indipendentemente dalle appartenenze e dalle culture deve essere sacrosanta. Quando si parla però di favorire e promuovere le culture altrui non può essere indipendentemente dalle appartenenze, non può essere indipendentemente da certe carte costituzionali e dichiarazioni universali, non può essere indipendentemente dalla nostra cultura. Può solo essere concepibile e positivo negli effetti, qualora questo avvenga, previa valorizzazione e tesaurizzazione della nostra cultura. Siamo quindi contrari — ma presumiamo che questo non avvenga in sede di applicazione — ad una visione pauperista di questa legge; vorremmo invece che, più che depauperare i nostri valori e quindi, di conseguenza, depauperare i valori delle altrui culture, ci fosse un discorso di tesaurizzazione e di valorizzazione reciproca.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta. Chiudiamo le iscrizioni al termine dei primi 30 minuti del dibattito.
Ha la parola il consigliere Luchetti.
Marco LUCHETTI. Signor Presidente, signori consiglieri, finalmente la Regione Marche si dota di una legge che prende coscienza di un ruolo che, al di là della stessa portata della riforma del titolo V vuol significare una presa di coscienza di una comunità, quella marchigiana, che nel passato ha sicuramente dimostrato — e sta dimostrando — grande senso di responsabilità intorno al tema degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo e al tema dell'integrazione che vede la nostra comunità una delle più sensibili all'integrazione dell'immigrazione. Credo che questa legge sia non un punto di arrivo ma un punto di partenza per una nuova fase che si rende necessaria non solo per sviluppare ulteriormente le due questioni centrali che ho descritto, ma soprattutto per inaugurare un filone, quello di una ripresa di coscienza intorno ai problemi della pace — il dibattito che il nostro Consiglio ha tenuto nelle precedenti sedute rispetto alla questione palestinese, alla questione israeliana ne è una testimonianza — ma che vuol significare anche una nuova presa di coscienza circa un impegno che dobbiamo assumerci: quello di lavorare intensamente per rafforzare la cultura della pace ma soprattutto perché questa cultura della pace derivi da una nuova cultura che tenga conto della nuova realtà che si prospetta nella nostra comunità e nel mondo, in modo tale che si affrontino le tematiche della pace e della cooperazione in termini rafforzati e più coscienti.
Questa legge ha in sé molti aspetti interessanti che vanno da una strutturazione organizzativa per quanto riguarda l'intervento di aiuto ai Paesi in via di sviluppo, all'organizzazione dello sforzo culturale da operare soprattutto nelle scuole, per fare in modo che questa cultura cresca, alla strutturazione di iniziative che la legge propone, sia che riguardino la nuova associazione che assume il nome di "Università della pace" e che spero compendi tutti gli apporti che possono derivare dagli ambienti culturali, agli ambienti sociali, associativi, sia le giornate individuate nel 10 dicembre e 27 gennaio e che diventano simbolo di riflessione, di impegno.
Questa strutturazione della legge è un dato molto rilevante che credo voglia anche segnare un impegno di tutta la comunità e di tutte le istituzioni. Non può essere solamente la regione ad affrontare una tematica come questa, ma perché questa legge significhi l'impegno di tutta la comunità, anche le istituzioni locali devono prendere coscienza di questa nuova realtà, collaborando in modo tale da creare una sinergia necessaria ed indispensabile per realizzare un intervento adeguato.
In effetti, se ci pensiamo bene gli interventi di promozione della cooperazione e della solidarietà internazionale fino a questo momento, al di là degli sforzi che la Regione ha fatto in passato per le emergenze — penso all'intervento in Honduras, allo stesso intervento che abbiamo deciso per la Palestina ultimamente — lo sforzo più rilevante compiuto negli anni passati è riconducibile essenzialmente a quelle che fino a poco tempo fa erano definite Onlus, associazioni che erano nate per sostenere la promozione dei Paesi in via di sviluppo. Cito per esempio il Cvm che ha una presenza storica nella nostra regione, che ha fatto dei progetti interessantissimi e che ha dato in passato prove di grande rilevanza sul piano della collaborazione in Paesi di sviluppo, così come la sua efficace azione attraverso l'Aesci è riuscita fino ad oggi a sostenere uno sforzo notevole soprattutto a livello di interculturalità nelle scuole, promuovendo molte iniziative di carattere convegnistico e di riflessioni importanti attraverso pubblicazioni che sono state fatte. Così come negli ultimi anni anche l'Iscos si è dato da fare in collaborazione con gli enti locali e con la Regione, dimostrando la presenza delle Marche a momenti del tutto particolari in giro per il mondo.
Voglio qui ricordare che lo sforzo continuo fatto nella nostra comunità può essere riconducibile essenzialmente allo sforzo delle Caritas e delle parrocchie. Credo che sia bene testimoniare, come comunità regionale, lo sforzo che si sta facendo e si continua a fare in molte realtà delle nostre comunità locali, perché partono costantemente aiuti consistenti soprattutto rivolti alle missioni, dato che è sempre stato nascosto tutto ciò se non nel momento in cui qualche missionario rimetteva la pelle o riusciva a rimpatriare perché cacciato dal dittatore di turno che prendeva il potere nei Paesi in via di sviluppo. Questo sforzo della Chiesa cattolica locale è scarsamente conosciuto. Propongo che proprio nella prima giornata dedicata alla pace si faccia una ricerca intorno a quanto si sta facendo per i Paesi in via di sviluppo. Ci sono in situazioni in cui partono dalle nostre comunità — al di là dell'appartenenza religiosa credo che a questo collaborino tutti, perché credo che nell'animo del marchigiano, proprio per la sua tradizione migratoria non si fa distinzione di religione — sacerdoti in collegamento con le missioni e deve venire valorizzato questo sforzo, così come deve essere conosciuto da tutti i marchigiani quanti missionari sono partiti dalle nostre terre e stanno lavorando, al di là del rapporto di fede che ci può essere nella loro azione, per la promozione sociale. Il messaggio della fede cattolica viene ormai portato in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi più in difficoltà attraverso lo sviluppo sociale. Parte proprio da lì, dagli sforzi che vengono fatti per la costruzione di pozzi per l'acqua potabile tutto l'impegno di cui parlavo. Non è un mistero che 1.200.000.000 di abitanti di questo pianeta non hanno acqua potabile. Sono cose portate alla luce anche nell'ultima manifestazione di domenica scorsa, dove sono state poste in evidenza proprio queste situazioni di disperazione.
Questa legge vuole quindi essere un segno importante, un segno di collegamento non solo interistituzionale indispensabile, ma anche un collegamento con la società civile impegnata in questa direzione, soprattutto con le organizzazioni non governative che aspettano da tempo una nuova legge nazionale. La 49 è la legge che ha fino ad oggi guidato la cooperazione allo sviluppo e mostra segni di stanchezza. Purtroppo la nuova legge è ferma in Parlamento e non riesce ad andare avanti. Credo che una nuova legge nazionale potrà dare più impulso anche alla nostra legge regionale che potrà ovviamente essere adattata a una legge quadro a livello nazionale, considerato che il nuovo titolo V prevede che questi aspetti possono essere ricondotti al Governo centrale ma anche alle Regioni. Credo che questa legge nazionale sia indispensabile affinché riprenda impulso un nuovo impegno così come era stato fatto negli anni '80.
Del resto le dichiarazioni del capo del Governo, che proprio in occasione della riunione della Fao ha dichiarato di voler raggiungere l'obiettivo dell'1% del pil negli aiuti internazionali, spero che siano rispettate e ritengo sia condivisibile questo obiettivo. Spero che non sia uno slogan così come avvenuto per tante altre cose in questi ultimi tempi. Credo che sia un impegno che il nostro Governo deve assumere e portare soprattutto a livello europeo, in modo tale che tutte le nazioni più ricche possano collaborare in termini più costruttivi negli aiuti e nella promozione sociale dei Paesi in via di sviluppo.
Questo collegamento necessario con la società civile deve vederci in prima istanza fortemente impegnati proprio per affrontare quelle novità che anche la cooperazione ci impone, una cooperazione che non può più seguire le piste di un tempo ma che, per quanto ci riguarda, visto e considerato che l'industria marchigiana così fiorente ha ormai contatti con tutti i Paesi del mondo, deve essere collegata con i rapporti commerciali che intessiamo anche con i Paesi in via di sviluppo. Potremo sì fare joint-venture con i Paesi in via di sviluppo, ma accompagnare ciò anche con progetti di sviluppo sociale, di educazione ai diritti, di educazione ai diritti del lavoro soprattutto, che in quei Paesi mancano. Paesi che vengono sfruttati da un mercato selvaggio in cui la differenza di costo del lavoro è talmente rilevante che determina sicuramente uno spostamento del tessuto produttivo verso quei Paesi stessi, cosa importantissimla ma che deve essere accompagnata a un sostegno ai diritti che puntualmente vengono calpestati soprattutto dai governi autoritari lì presenti.
Venendo alla struttura della legge credo che la strumentazione che abbiamo messo in essere è impegnativa per diversi ordini di motivi. Non solo per la strutturazione un po' burocratica — il piano triennale, il piano annuale, il comitato per la cooperazione e la solidarietà — ma per la necessità di supportare questi strumenti con una struttura interna alla Regione, che se non sarà in grado di aiutare questi momenti molto importanti si rischia di far sì che queste cose rimangano sulla carta.
Così come la stessa promozione dell'Università della pace, se non messa in rete con tutti i momenti importanti della nostra comunità, farebbe correre il rischio di perdere per la strada pezzi importantissimi delle iniziative che attualmente stanno caratterizzando la nostra comunità.
Il registro che viene impostato per le associazioni che si impegnano per la pace e per lo sviluppo dei Paesi svantaggiati deve tener conto delle iniziative significative di queste associazioni che sono nate da tutte le parti, ma non deve essere esclusivo, nel senso che non deve escludere tutte le iniziative spontanee che vanno ben al di là della strutturazione associativa, che vanno anche al di là del momento formale, perché quello che dobbiamo premiare è una iniziativa che sostenga effettivamente, abbia una progettualità, abbia anche l'estemporaneità, qualche volta, ma comunque deve alimentare e portare alla comunità marchigiana quella forza che molte volte viene proprio dalle iniziative di base, che sia significativa per questa nostra attività e per questo nostro sforzo.
Questi sono i criteri ispiratori che ho voluto sottolineare di questa legge, sono cose molto belle. Eventualmente, nella stesura definitiva del testo che sarà approvato, in sede di comitato tecnico si potrebbe dare una disposizione più organica all'articolato, perché vedo un capo I molto lungo rispetto ai contenuti di disposizioni generali. Credo che si possa meglio organizzare, così come gli emendamenti che ho presentato e che vengono a migliorare gli strumenti messi in essere — e alcune puntualizzazioni fatte in merito ad alcuni articoli non stravolgono — vadano integrati nel testo e possono essere accolti dai colleghi.
Credo che sia necessario tener presente che la legge deve essere assolutamente in sintonia con quanto si potrà fare a livello nazionale, pertanto credo che sia un impegno di questo Consiglio, nell'eventualità di una legge nazionale rinnovata, cioè nel momento in cui la 49 potrà essere rivista, visto e considerato che nella 49 c'è tutta una strumentazione che attiene a una legislazione che non può che essere nazionale — penso per esempio allo status dei cooperatori che ha riferimento nella previdenza e nell'assistenza — e quindi questa questione potrà definirsi unicamente con l'avallo di nuove normative nazionali. Nel momento in cui si rivedrà questa legge, dobbiamo prendere impegno di migliorare e arricchire la normativa regionale per fare in modo che questo nostro impegno che oggi solennemente prendiamo in Consiglio regionale con una nuova legge sulla promozione dei diritti umani, sulla cultura della pace e della cooperazione per lo sviluppo tre i popoli venga considerato positivo, importante, degno di essere valorizzato. Credo che uno dei compiti che il Consiglio e l'Ufficio di presidenza potranno assumere è proprio quello di portare a conoscenza, finché si può, soprattutto nelle scuole, questo strumento di notevole importanza.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.
Umberto TRENTA. Cari colleghi, oggi per me è un giorno particolare, se volete di particolare emozione. Entro subito nel vivo della questione, perché dopo due anni il Consiglio della Regione Marche porta a statuire una legge importante, fondamentale. Con questa legge otterremo l'internazionalizzazione reale, vera, forte della regione Marche. Ringrazio in modo particolare Silvana Amati, perché ho avuto modo e piacere di volerle bene: la legge sulla pace è il fondamento della cultura dell'amore e del bene. Io ero un semplice cittadino che mi interessavo di queste cose e con Silvana Amati partecipai ad un convegno su "Mare Adriatico, mare di pace". Ringrazio Adriana Mollaroli per il suo equilibrio istituzionale nel condurre in porto questa legge in Commissione. Non ci nascondiamo che vi sono state difficoltà, c'è stata diversa sensibilità nel sentire, nel partecipare, ma una cosa ci ha unito: la cultura dell'amore per la pace, la cultura degli uomini liberi.
Questo è un progetto "mater", che le donne del Consiglio come Benatti, come Romagnoli, come Amati, come Cecchini devono sentire in maniera particolare. Diceva Martin Luther King: "i have a dream", "ho un sogno". Se non siamo capaci di sognare e poi vivere i nostri sogni non avremo la forza di sostenere, nella diversità dei ruoli dell'istituzione, le cose. Oggi ho molto apprezzato l'intervento di Marco Luchetti che ha richiamato un concetto importante: questo è un punto di partenza. Sarà un impegno nostro. Posso dire che già alcune istituzioni sensibili come il "Gruppo Intesa" stanzia 600 milioni per l'Università della pace con sede ad Ascoli Piceno, è nei fatti: ho già parlato con il presidente della holding dell'Italia centrale, e a giorni vi darò una bella notizia: ho coinvolto gli amici della vicina Umbria. Noi abbiamo avuto impedimenti di carattere internazionale per recarci in Palestina ma loro sono andati, guidati dal loro presidente.
Vado avanti in questo intervento, che come sempre sostituisce la proposta alla protesta, con un messaggio rivolto ai giornalisti: quel manifesto che ho esposto fuori parla di dialogo ma parla anche di riconciliazione. E' un progetto binario e madre Teresa di Calcutta non va vista in un certo modo perché io sono cattolico credente. Questa simbologia sta proprio a far riflettere il messaggio ecumenico di una donna maltrattata dalla fede cattolica, che prese i suoi quattro stracci e andò in terra indù. Nel momento del conferimento del Premio Nobel per la pace non ebbe a nascondere la sua fede religiosa in quella terra profondamente luterana. Ad un giornalista che fece una domanda "birbona", chiedendo "madre, lei ha 70 anni: quando lei morirà il mondo sarà come prima". Questo riguarda me, ma riguarda anche questo meraviglioso Consiglio nella sua interezza. "Che cosa è cambiato dopo tanta fatica?". Questa piccola donna avrebbe potuto reagire con un po' di santo sdegno, invece fece un sorriso luminoso e aggiunse: "Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo, ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita nella quale potesse brillare l'amore per la pace. Le pare poco? Cerchi di essere anche lei una goccia pulita, così saremo in due". Chiese poi: "E' sposato? "Sì, madre". "Lo dica anche a sua moglie, così saremo in tre. Ha dei figli?"'. "Tre figli, madre". "Lo dica anche ai suoi figli, così saremo in sei".
Io l'ho detto piano piano ad ognuno di voi, e quando mi guardavate con un certo sconcerto vi proponevo Piazza della Riconciliazione a Pristina, area balcanica, non certo d'ispirazione cattolica ma che comprende tutte le diversità. Perché la riconciliazione attraverso le ragioni delle diversità è l'anima, la spina dorsale di questa legge che sono orgoglioso ad aver contribuito a presentare assieme all'intero Consiglio. Sia chiaro a tutti, perché da lì partiremo, con un'altra proposta, e questo lo dico al "Progetto mater", a voi donne consigliere: l'Onu dei bimbi alla Cittadella di Ancona. E' un altro sogno, ma saremo gli unici al mondo come con questa legge per l'Università della pace che è una università squisitamente laica, e chiederemo a Kofi Annan, come ho già fatto, di assumerne la presidenza onoraria ed operativa, perché è un Premio Nobel. Non ci interessa il colore della pelle, la razza, il credo, la diversità. Qui ci sono le ragioni degli uomini liberi e l'uomo nasce libero ovunque. Questa è la nostra forza.
Illuminato Presidente Minardi, lei abbassa la testa, ma io parlo con il cuore e quando gli altri vedono in questo altre cose...
Ottavio BRINI. Santità...
Umberto TRENTA. Non "santità". E' un uomo intelligente, che il 23 novembre del 2000 mi autorizzò una missione per incontrare il Nobel Gorbaciov a Bari che poi venne ad Ancona e io dovetti caricare, nonostante tutte le difficoltà, per averlo ad Ascoli. Si trattava della manifestazione "Piazza del Popolo per la riconciliazione dei popoli della terra", per presentare la Carta della terra. Il progetto all'art. 14 prevede il collegamento fra le università regionali ed interregionali per fare formazione d'eccellenza, gestita dai Nobel. Per questo ho già avviato con il Monte dei Paschi di Siena un ragionamento per quello che riguarda l'etica e l'economia.
Quando parlo di queste cose a quei livelli la gente mostra interesse vero, nonché, caro Vicepresidente Spacca che oggi rappresenta anche il Presidente D'Ambrosio che vorrei sapere perché sia assente...
Silvana AMATI. E' alla Fao.
Umberto TRENTA. Benissimo, porta alla Fao il messaggio del Consiglio regionale.
Il presidente Merloni farà della proposta di cui vi parlavo, uno dei punti di forza dell'azione dell'Ucid, quindi quando lei mi ha dato del "falegname" all'ingresso, Vicepresidente Spacca, quando montavo quel trespolo che avrebbe dovuto onorare il Consiglio oggi, lei avrebbe dovuto notare che c'è un messaggio per le Nazioni Unite che avrebbe dovuto portare D'Ambrosio, alla Fao. E' il pensiero di madre Teresa di Calcutta che io considero ecumenica, quindi bastonata dalla sua fede, che dopo morti riconosce. Ma è una santa attuale, un esempio di donna moderna. Il messaggio recita: "Mio Signore, possano le nazioni essere toccate dal tuo cuore affinché lavorino per l'unità e l'amore come strumenti per diffondere la pace su questa terra. Concedi ai potenti..." A quelli che credono di essere potenti, "pulvis et umbra sumus". "Concedi ai potenti un cuore pulito, colmo di amore l'uno per l'altro. Fa che ascoltino la tua parola d'amore in modo da realizzare la tua pace attraverso il loro lavoro e le loro esistenze". Questo lo interpreto come il messaggio delle fedi che hanno messaggi di pace. Ecco che entriamo nell'ecumenismo. Ma non mi inoltro in questo, vi faccio solo riflettere su una cosa e torno all'Onu dei bimbi.
Signori miei, l'Onu chiede scusa, quindi la Regione Marche nell'interezza del suo Consiglio ha reso le parole di queste persone uno strumento pratico attuale, moderno ma soprattutto attuabile, perché l'abbiamo reso pratico. Da adesso inizia il viaggio, come ha giustamente detto Marco Luchetti.
E vengo a Cesare Procaccini. Io non dimentico la nostra posizione di maggioranza e di opposizione, la nostra diversità di interpretare la vita politica. Ma su una cosa mi sono trovato d'accordo con te: sulla convinzione che è emersa da quello che ha detto Luchetti, e un po' mi è dispiaciuto: la sede in quel posto lì. Io sono un attento ascoltatore dei particolari e delle frasi, perché così si interpreta veramente l'animo di chi parla. Lì va bene, perché è uno snodo interregionale di quattro regioni, ma soprattutto ha una particolarità: ha chi opera in questo settore e ci crede.
Questo è un progetto della Regione Marche non va visto con il campanile. E' un progetto rispetto al quale chi crede avrà spazio per lavorare e sull'ambiente, consigliere D'Angelo, lei sa che dovrà lavorare parecchio. "Ambiente, diritto, ricerca scientifica e scienze economiche": questo sarà lo snodo che spiegherò all'art. 14 della legge. I Nobel per la pace avranno il direttivo, il consiglio di amministrazione se volete, con quello che deciderà il Consiglio. Ma chi viene chiamato qui, viene chiamato per lavorare, e ne ho incontrati tanti. Oggi avrei voluto — non dico preteso — che la sensibilità dell'intero Consiglio avesse ospitato Rigoberta Menchù Tum. Ma voglio andare oltre: Nelson Mandela. Voglio andare oltre: i due ambasciatori di Palestina e d'Israele. Questa è la funzione vera, operativa di questa associazione che andrà a promuovere la Regione Marche, come ne ha promosse tante altre che costano tanti soldi ma non so se daranno questo risultato di rappresentatività e di vetrina internazionale.
Ma non è solo questo, è la scolarizzazione che conta, come previsto dall'art. 14. Ne ho parlato con l'assessore Agostini — che non posso non ringraziare come sto ringraziando tutti — l'assessore Cecchini e l'assessore Secchiaroli: quattro centri provinciali per la scolarizzazione della cultura della pace, dell'ambiente e del diritto internazionale, messi in rete con l'UTA, Università telematica avanzata. Ecco il progetto.
Noi, caro Silenzi, andremo da Rugova. Quando sono stato in missione a Pristina ero lì per la crisi dell'area balcanica. Tutti pensavano che quelle fossero missioni sciocche, invece Rugova ci aspetta. Rugova non è di ispirazione cattolica, ma è un uomo che per la pace ha messo in gioco la sua vita e quella dei suoi familiari. Rugova ci aspetta dal 23 al 27 e io sto chiedendo questo al Presidente del Consiglio e a quanti di voi non intendono fare una passeggiata o una vacanza ma un lavoro operativo per la posa simbolica della prima pietra di "Piazza della Riconciliazione". Neanche questo è uno scherzo. Anche questo era un sogno e oggi è realtà, come questa legge che l'intero Consiglio sta portando a conclusione dando un esempio all'Italia, all'Europa e all'Onu di come uomini di pace, o meglio ancora donne di pace, o meglio ancora una comunità come quella marchigiana si sta ponendo all'attenzione internazionale.
Fuori c'è un manifesto. Non dovete guardare la simbologia, ma è il messaggio della riconciliazione e del dialogo. Sarebbe dovuto stare qui dentro, ma l'abbiamo lasciato fuori. Non voglio approfittare oltre della benevolenza, sono un consigliere di opposizione, ma chi veramente crede nella cultura degli uomini liberi per la pace lì può mettere serenamente la sua firma. Presidente Minardi, la sua la pretendo.
Sto preparando un certificato internazionale per autofinanziare questi progetti. Una volta si chiamavano Bor (buoni ordinari regionali), Boc (buoni ordinari comunali), Bop (buoni ordinari provinciali). Noi lo chiameremo "Certificato di sottoscrizione mondiale per la cultura della pace e sarà un collage di Nobel che lo sostengono. Ai governi che spendono miliardi — ed è qui l'immoralità — per darci una pace armata noi rispondiamo con la pace che nasce dai bambini, uomini di domani che noi, istituzionalmente, dobbiamo coinvolgere in questo progetto di pace.
Per il resto non mi resta altro che ringraziare tutti, umilmente ringraziare tutti, anche gli amici di Alleanza nazionale che con Franca Romagnoli hanno dato un contributo e quelli che sono distratti nei giorni fondamentali.
Abbiamo due numeri importanti, il 10 e il 27. Saranno due giorni di forte regionalizzazione per chi, come noi, crede in questo progetto che va al di là del suo articolato ma entra nel cuore delle genti, perché questo progetto aprirà le menti dei potenti e toccherà il cuore delle genti. Finché c'è gente libera, non dico come me, ma come noi, questo messaggio avrà sempre due gambe e un'intelligenza, ma soprattutto un cuore per andare avanti e per avere ragione di esistere. Solo lì potremo rivolgerci alla Fao, all'Unesco e all'Onu. L'Onu dei bimbi sarà un altro progetto grande di questa Regione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.
Silvana AMATI. Quando ho presentato la prima delle proposte di legge di cui oggi votiamo un'ottima sintesi unitaria ero motivata da diverse questioni. Credevo fosse importante dare una continuità strutturata a un lavoro di pace e di solidarietà per il quale eravamo, come Marche, segnalati in tutta Italia. Sono tante le cose che potremmo qui ricordare, alcune sono ancora in piena attività. Penso alle grandi iniziative che sono state condotte nella ricostruzione per la ex Jugoslavia, penso ai tanti momenti non solo di dichiarazione con le mozioni, con gli interventi propri di quest'aula, ma alle grandi operazioni di solidarietà, fatte sempre, quando si tratta di solidarietà, con mezzi relativi: penso agli interventi per il Saharawi. Anche ieri pomeriggio si svolgeva qui nel nostro Consiglio un incontro per poter mantenere la solidarietà con quel popolo che non vede riconosciuti i suoi diritti e che si trova a dover vedere i suoi bambini ogni estate fuori del proprio territorio perché è impossibile vivere in quelle zone. Penso alle grandi questioni di solidarietà che ci hanno visto protagonisti anche quando si trattava di parlare di Palestina.
Devo dire, Vicepresidente Spacca, che oltre a parlare di pace e di sostegno della medesima, sarebbe utile praticarla, e mi riferisco in particolare all'ultima operazione unitaria che si è fatta in questo Consiglio rispetto alla "vicenda Palestina", perché ho letto dalla stampa che la Regione Umbria è riuscita a prendere quel percorso che aveva definito, quindi recarsi in quella terra e costruire quel rapporto di solidarietà anche materiale che qui pure abbiamo deciso, e invece non mi risulta che ancora si sia riusciti a fare un identico percorso. Siccome quella era la volontà comune di questo Consiglio, anche eccezionalmente unitaria rispetto a quel momento delicato, le chiedo, al posto del Presidente che oggi lei rappresenta, di farsi carico affinché, anche in questo caso, alle parole seguano i fatti.
Consentitemi poi di ricordare un elemento simbolico. Prima Umberto Trenta ricordava Rigoberta Menchù. Noi abbiamo avuto in Consiglio regionale il saluto e la presenza di Rigoberta Menchù quando si fece l'iniziativa "Ragazzi in aula", quindi nel momento forse più simbolico, quando c'erano le giovani generazioni, quando c'era un momento di rapporto diretto tra l'istituzione Consiglio e il mondo della scuola. Credo che era giusto e che bisognava impegnarsi perché a quelle dichiarazioni, a quel continuo lavoro di solidarietà internazionale che pure la Regione stata conducendo su fronti diversi seguissero atti legislativi che dessero uniformità e concretezza. E poi c'era anche la necessità di rispondere ad alcune debolezze legislative, in particolare sul fronte della cooperazione internazionale dove credo che il deficit maggiore è quello nazionale. Anche qui non si può dimenticare che su questo fronte, nonostante i nuovi poteri alle Regioni e nonostante l'operazione di sostituzione che le Regioni italiane, quando hanno voluto hanno esercitato su questo campo, occorre che vi sia un impegno serio nazionale, che consenta, come qualcuno ricordava, la definizione di una legge seria — perché altre ne abbiamo avute, meno serie — sulla cooperazione internazionale, che possa produrre un lavoro importante.
Promuovere i diritti umani, la cultura di pace, la cooperazione allo sviluppo e la solidarietà tra i popoli non possono restare dichiarazioni, perché un timore che abbiamo spesso quando in quest'aula ci spendiamo sul fronte delle mozioni e delle dichiarazioni è anche il senso del limite di cui abbiamo piena consapevolezza. Ora noi abbiamo bisogno di produrre riscontri oggettivi perché siamo nei luoghi della decisione, quindi è compito nostro passare, a volte, dalle parole ai fatti.
E' di questi giorni lo svolgersi del vertice Fao e credo che sia scandaloso, dal punto di vista internazionale, come questa grande manifestazione si stia conducendo. Ieri leggevamo che sono solo 34 i capi di Stato e che non ci sono capi di Stato delle grandi potenze occidentali salvo la presenza del presidente Berlusconi in quanto presidente del Paese ospitante e del presidente spagnolo in quanto rappresentante dell'Ue. C'è Prodi per l'Europa, ma per quanto la coperta di Prodi sia larga non copre l'assenza reale del mondo occidentale, del mondo caratterizzato dalle grandi super potenze che sono così celeri a muoversi quando, invece di parlare di pace, si parla di guerra.
Qui si legge il rifiuto costante e supponente di ragionare sulle cause che muovono i conflitti, sul dramma dei Paesi poveri, che sono anche i luoghi delle grandi migrazioni, quelle che destano tante preoccupazioni e che, obiettivamente, creano problemi e fomentano azioni discutibili. Kofi Annan ieri sosteneva che "la produzione industriale dei Paesi è sufficiente per rispondere alle esigenze alimentari di ogni abitante della terra. Alcuni Paesi producono più di quanto necessitano mentre altri non possono permettersi di importare il cibo di cui hanno bisogno". Jean Favre, che è vicedirettore dell'NDP, venne qui ad Ancona qualche anno fa e io ricordo ancora con piacere quell'incontro e voglio qui leggere alcune sue considerazioni che purtroppo sono ancora assolutamente attuali: "In Africa una persona su 3 non arriva ai 40 anni di vita, nelle società industrializzate 200 milioni di persone non arrivano ai 60 anni, con una media di 80 anni di vita. Ci sono 1.200.000.000 di persone che non hanno accesso all'acqua potabile, ci sono 880 milioni di persone che non hanno accesso alla salute, ci sono più di 800 milioni di adulti che non sanno né leggere né scrivere, 840 milioni di persone malnutrite, 2 miliardi di persone che non hanno accesso all'elettricità, 100 milioni di persone senza casa. Con il livello di ricchezza che esiste nel mondo non possiamo avere nello stesso tempo questo livello di indecenza. Oppure questo dato non è un fatto creato dalla natura? Noi ci siamo per qualche cosa in questa situazione, in realtà siamo noi la prima generazione in tutta la storia dell'umanità che ha la capacità e i mezzi per sradicare la povertà. Mai c'è stata ricchezza sufficiente prima, per tutti, anche se si devono fare delle domande. Non è perché una società è povera che non si riesce, a volte, ad assicurare a tutti un livello di vita equo, ma perlomeno 30 anni fa, 50 anni fa le ricchezze non erano a livello di oggi, i mezzi di comunicazione non erano quelli che sono, le conoscenze della scienza, della medicina non erano quelle che sono, le istituzioni internazionali non erano quelle di adesso. Insomma, oggi abbiamo tutto per esserci e lasciamo andare questa situazione, quindi abbiamo una responsabilità gravissima, perché in fin dei conti ogni tre secondi di povertà muore un bambino ed è un bambino che non abbiamo saputo o voluto proteggere, e siccome sappiamo adesso di essere la prima generazione che ha la capacità e i mezzi di eliminare le forme più violente e disprezzabili della povertà, siamo diventati, in realtà, la prima generazione che non ha voluto proteggere questi bambini che muoiono ogni tre secondi. Lo dico perché la Dichiarazione universale dei diritti umani non si è fermata lì. Abbiamo creato la Convenzione sui diritti sociali ed economici che purtroppo è stata ratificata solo da 137 Paesi, mentre molti ancora devono ratificarla. Nel 1986 è stata adottata la Dichiarazione sul diritto allo sviluppo che è stata riaffermata nel 1993 a Vienna nella Conferenza sui diritti umani e che recentemente è stata riaffermata nell'Onu. Quindi esiste oggi un diritto allo sviluppo che è codificato dall'Onu, che quindi dovrebbe essere legge universale ma da troppi anni sappiamo che l'Onu è uno strumento indispensabile che però va riformato, perché così non è strumento di pace, no è strumento di equilibrio e non è strumento veramente al servizio di quella umanità che esso dovrebbe rappresentare".
Credo che noi abbiamo molti doveri e che c'è anche una condivisione di questa consapevolezza all'interno di quest'aula, non solo perché rispetto a questo atto si è arrivati alla fine a una sintesi, ma anche perché nel lavoro che stiamo conducendo nella Commissione per lo Statuto abbiamo in realtà introdotto, anche qui all'unanimità, nel preambolo, frasi che esprimono una volontà comune: "Noi dichiariamo di concorrere a promuovere, sostenere e difendere, in armonia con gli organi nazionale dell'Ue e delle organizzazioni internazionali i diritti fondamentali, il loro libero esercizio e la pacifica e solidale convivenza tra le diverse popolazioni", quindi un'assunzione che noi tramandiamo anche alle future generazioni e che crediamo di poter rendere Carta costituzionale della nostra regione.
Ecco perché questa legge, che finalmente arriva al voto dopo una lunga discussione, rappresenta una continuità di lavoro che segna anche un impegno rispetto alla formazione, non secondario. Noi qui parliamo di formazione alla pace, alla cultura di pace, riconosciamo all'interno dell'atto le associazioni che svolgono compiti, pensiamo a un'organizzazione, a una verifica che sarà sicuramente importante per gli anni futuri. Il testo della legge l'andremo poi a votare articolo per articolo e magari su alcune di queste questioni ci troveremo a discutere di nuovo durante la discussione dell'atto. Voglio però già adesso, nella discussione preventiva, far riferimento a un punto dell'art. 6 che so prevedere alcuni emendamenti. Lo dico, perché credo che la questione della pace e dei diritti umani è legata anche a quella questione di solidarietà ma anche di consapevolezza dei valori del "diverso", dove il "diverso" non deve essere per forza diverso perché ha colori diversi o perché viene da mondi diversi. Faccio riferimento alla fine dell'art. 6, punto d) dove vorremmo lasciare un segno in realtà non condiviso. In quel punto si parla di iniziative volte a favorire e salvaguardare nell'ambito della comunità regionale la tutela dei diritti umani e la pari dignità dei cittadini indipendentemente dalle loro convinzioni culturali, religiose, anche mediante l'apertura in concorso con gli enti locali, di apposite strutture per sostenere l'identità culturale nei principali momenti della vita e della persona.
Credo che molti di voi, forse la totalità, per convinzione, per abitudine, per cultura siano cattolici praticanti o tali dichiarati. Credo che ci debba essere una piena consapevolezza che il mondo oggi è plurale nelle religioni e anche nella scelta di non avere religioni. Credo che sia un segno di civiltà consentire di valorizzare alcuni momenti della vita anche per chi non chiede o non vuole omologarsi. Credo che un laico che voglia avere u funerale civile abbia il diritto di una sede civile per questo funerale e che sai un impegno serio che riguardi la nostra collettività riconoscere questo dato. Ho visto, ho frequentato, ho fatto momenti pubblici di intervento in funerali civili svolti in zone assolutamente inadeguate, perché in realtà ancora questo senso di parità non c'è nel nostro Paese. Per questo ho introdotto all'art. 6 questo ulteriore diritto di civiltà che certo riguarda i buddisti, i musulmani, gli ebrei, ma che credo spetti anche, giustamente, a chi non ha religione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, colleghi, il secondo millennio che è terminato e il XX secolo hanno portato via, spero, la storia se non il ricordo delle più grandi persecuzioni e dei più grandi crimini nei confronti dell'umanità perpetrati a turno da ideologie naziste, staliniste, razziste, militari, di persecuzione religiosa o etnica. Abbiamo detto a lungo che la memoria deve essere consolidata sui valori antitetici a queste distruzioni, a questi crimini e oggi sottolineiamo con soddisfazione che il Consiglio regionale delle Marche, in una sintesi unitaria, spero fino in fondo, interpreta la speranza dell'umanità in genere ma della comunità regionale in particolare, per la sottolineatura definitiva dei valori di pace.
Il contesto della sicurezza, del rispetto della pace si va progressivamente consolidando e come cittadino italiano, europeo, marchigiano non possono non sottolineare che l'ingresso della Russia nella Nato è un passo forte verso la sicurezza dei popoli e dell'umanità, sicurezza che anche nei momenti drammatici dell'11 settembre si è consolidata con l'adesione della stessa Cina ad una alleanza forte oriente-occidente per isolare il terrorismo.
Ricordo l'appello lanciato da Sandro Pertini nel 1978 quando fu eletto presidente della Repubblica: "svuotate gli arsenali, riempite i granai". Forse qualcosa di simile oggi si sta raggiungendo. In pochi ricordano e sottolineano che il fatto che la Russia abbia aderito alla Nato comporta una diminuzione di contrasti, una diminuzione di preparazione di guerra che consentirà di ridurre sicuramente l'impegno e le risorse nella strategia militare e di impegnarle a favore dei popoli che oggi invocano, proprio dalla Fao e con la Fao, la partecipazione dei Paesi ricchi. Se la situazione della sicurezza tra i popoli si consolida, certamente la sfida oggi è quella del rispetto della vita, dello sviluppo, della qualità della vita, del rispetto dell'ambiente nei Paesi sottosviluppati. La lotta per i diritti è una lotta che oggi con questo atto la Regione Marche assume come una lotta propria, della propria missione istituzionale, d'intesa certamente con gli organismi superiori, con gli enti locali, con le comunità, con quei soggetti di sussidiarietà orizzontale di cui spesso abbiamo parlato.
Da cittadino, prima ancora consigliere regionale, sono grato ai colleghi, sia di maggioranza che di minoranza — e nella minoranza non posso non sottolineare l'impegno, la passione, la competenza che il collega Trenta ha messo fin dal primo giorno che è entrato qua dentro — che hanno creduto in questo atto che andiamo oggi ad approvare. E debbo particolarmente ringraziare i colleghi della prima Commissione, di maggioranza e di minoranza, a cominciare dalla presidente Mollaroli, che hanno avuto una particolare sensibilità affinché questa unità si concretasse.
Debbo dire soltanto una cosa: se oggi plaudiamo a questo atto unitario, per noi è un impegno ma anche un monito, in particolar modo come uomini e donne impegnati in politica ma anche come partiti. Ci guaderà la comunità regionale, ma io spero anche quella ultraregionale, nazionale, europea, globalizzata come direbbe il collega Trenta; ci guarderebbero in maniera critica se rischiassimo di cadere nella tentazione della strumentalizzazione politica di questo grande strumento di cui oggi ci dotiamo.
Chiedo ai partiti di partecipare a questo grande progetto a testa alta, senza rinnegare niente — insieme naturalmente al resto della società civile — ma con quel tatto, con quell'intelligenza, quel rispetto istituzionale ma umanitario che deve consentire, anzi deve obbligare tutti a un passo indietro rispetto all'invadenza, l'ingerenza, la cosiddetta lottizzazione, come spesso i cittadini guardando alle nostre istituzioni, forse frettolosamente, ma qualche volta a ragione, sottolineano ed evidenziano.
Quindi esprimendo questa soddisfazione e il ringraziamento ai colleghi che hanno creduto in questo atto voglio augurarmi che come parti politiche della nostra regione sappiamo interpretare questo ruolo veramente super partes e con una missione, uno spirito umanitario vero e che sappia anche riavvicinare tanta parte della società civile alla politica.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Prima di entrare nel merito della questione mi auguro che il Vicepresidente Spacca ci dia una risposta sull'iniziativa che dovevamo prendere nei confronti della Palestina e dei tre Comuni palestinesi, perché so che ci sono state delle disposizioni da parte del Presidente, ma come molte volte, troppe volte avviene, poi i tempi si allungano e chi ha la responsabilità di direzione, a cui compete la realizzazione concreta di queste iniziativa, lascia che tutto si perda nel tempo, in tempi lunghi e non accettabili rispetto a queste problematiche, quindi vorrei capire perché non si è andati avanti rispetto alle indicazioni che il Consiglio aveva dato e che hanno visto ad esempio l'Umbria cogliere molti aspetti che qui avevamo sollevato, con una azione di diplomazia ma anche di solidarietà concreta di ordine economico e svolgere questa azione direttamente nei territori palestinesi, nei confronti dell'autorità palestinese e nei confronti degli israeliani, cosa che è avvenuta appena una settimana fa.
Alcuni grandi pensatori del nostro tempo hanno sostenuto che il processo di unificazione economica, comunicativa, simbolica e (dopo la caduta del comunismo) ideologica del mondo favorisce di fatto la nascita di una coscienza comune e quindi la possibilità di pensare e agire verso tutti gli altri uomini considerandoli come soggetti aventi gli stessi diritti. Un mondo uno, diventa quindi un luogo nel quale ogni essere umano partecipa della stessa comunità universale. Da ciò deriva la fondazione di un diritto cosmopolitico, garanzia appunto della pace perpetua.
Questa visione ottimistica dei processi materiali in atto si scontra però con numerose contraddizioni. La prima di queste contraddizioni riguarda l'effettiva conseguenza nei rapporti tra le comunità umane dei processi di unificazione materiale, comunicativa e ideologica. Mentre, infatti, secondo questa visione ottimistica si dovrebbe allargare progressivamente l'ambito all'interno del quale applicare la nozione di "prossimo", inteso come colui verso il quale abbiamo sentimenti di amore e solidarietà che esprimono la comune appartenenza alla stessa umanità, i fatti di ogni giorno si incaricano di ricordarci una prospettiva del tutto diversa e forse più realistica: vale a dire quella di un aumento delle insofferenze reciproche, della chiusura in identità collettive sempre più ristrette, infine dell'odio e del razzismo, la semplificazione di processi complessi che portano non tanto a leggi che daranno effetti su questo piano ma ad una vera e propria intolleranza, ad un razzismo moderno.
L'essere consapevoli che la nostra esistenza può essere influenzata, in molti aspetti anche essenziali, dagli altri non ha in sé il potere di favorire la nascita di un clima di collaborazione e fiducia. E' vero semmai il contrario: la percezione di un vicinanza fisica e di un'interdipendenza tende a fare aumentare la possibilità di incomprensione e di scontri. Da queste spinte sorgono le tendenze all'affermazione identitaria che ghettizzano porzioni di umanità, impongono divisioni e conflitti.
Si pongono quindi due problemi assai complessi: da una parte sarebbe necessario considerare l'effettiva consistenza di quella comunità civile globale a fronte del fatto, invece, che proprio l'affermazione dell'economia di mercato a livello globale ci "rende tutti stranieri". Secondariamente sarebbe necessario riflettere sulla auspicabilità di un processo di azzeramento delle differenze: le diverse culture e differenze politiche potrebbero essere una ricchezza piuttosto che un ostacolo; la convivenza pacifica non sarebbe assicurata dall'appiattimento su un unico modello, bensì dalla capacità di far convivere una pluralità di tradizioni.
Vi è poi un altro interrogativo che può essere proposto ai sostenitori di una evoluzione positiva e pacifica dei processi in atto; questo interrogativo può essere così formulato: Un mondo, un destino o Un mondo due destini? In effetti se da un lato si esaltano i processi di unificazione che rendono il mondo una realtà sempre più piccola e interdipendente, dall'altro però questi stessi processi accentuano in modo drammatico le disuguaglianze, che spaccano in due un'umanità che si vorrebbe viceversa unita da un solo destino. Basti considerare questi dati: un secolo fa circa (1913) il divario tra le nazioni più ricche e quelle più povere era misurato da un moltiplicatore pari a 11; nel 1950 l'indice era salito a 35, nel 1973 era a 44, per finire a 72 nel 1992. Questi dati ci dicono che nel tempo le cifre di questa diseguaglianza vanno rapidamente aumentando, nonostante proclami, documenti, nonostante uno sforzo ipocrita del mondo evoluto nel voler accorciare queste distanze.
Le cifre del disastro globale sono tutte in aumento. Sono 1.300.000.000 le persone che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, con meno di un dollaro al giorno. Sono 1.100.000.000 gli esseri umani a cui è negata persino una quantità sufficiente giornaliera di acqua pulita. Sono 30.000 ogni giorno i bambini che in Africa, in Sudamerica, nell'Asia meridionale muoiono per malattie che nel nostro mondo vengono curate senza problemi.
Queste sono le cifre di un disastro globale, in cui il 98% dei bambini che muoiono prima di compiere cinque anni sono tutti in paesi in via di sviluppo; il 95% delle persone sieropositive è in nazioni povere; dei milioni che muoiono prematuramente per tubercolosi, malaria, morbillo, tetano, pertosse, tutti, tranne poche migliaia sono nelle aree povere.
Un mondo, un destino? E' evidente che in realtà ci troviamo di fronte a fratture vertiginose nella condizione degli esseri umani, rese tanto più clamorose dalla unificazione informativa. Il mondo è forse diventato un villaggio globale, ma in esso una parte (all'incirca i quattro quinti del totale) è destinata a soccombere. Queste sono le questioni con le quali dobbiamo misurarci politicamente, per dare risposte non solo alle nostre comunità ma alle nostre coscienze e alle politiche che vogliamo portare avanti. Se da una parte c'è troppa ricchezza, la ricchezza dei pochi, un quinto dell'umanità, e dall'altra c'è troppa povertà, la povertà dei molti, dei quattro quinti dell'umanità, se questo divario aumenta come è aumentato nel corso degli ultimi decenni, anziché ridursi, si accentua nel mondo la possibilità che il mondo stesso esploda, diventi una polveriera che prima o poi esploderà, perché nessun essere umano accetta di morire se nel mondo ci sono ricchezze che possono evitare la propria morte. E' chiaro che ci sarà un'esplosione. Questi vertici del G8 delle potenze mondiali, disertano gli appuntamenti dove si discute di questo divario, dove si discute del fallimento delle moderne democrazie di colmare questo divario, di vanificare gli obiettivi, i propositi. E l'assenza dei capi di Stato all'iniziativa della Fao, dei Paesi evoluti è un segnale inquietante che non possiamo sottacere.
C'è una presa di coscienza che riconosce nell'ingiustizia della fame e negli squilibri un tratto assolutamente intollerabile del mondo come oggi organizzato e governato. Rispetto a questo ognuno di noi deve fare uno sforzo di analisi e di proposta. Sono questi i temi sui quali bisogna misurarsi e poi portare avanti concrete politiche di sostegno e non fare bei documenti senza che nessuno segua concretamente il da farsi. Mi richiamo anche alle questioni della Palestina perché secondo me è grave il comportamento che c'è stato fino ad ora.
La conclusione del rapporto 1999 dell'Undp (Programma di sviluppo delle Nazioni Unite) è che "le minacce globali stanno crescendo, diventando sempre più grandi delle capacità nazionali di affrontarle e andando più in fretta delle risposte internazionali". Il problema della pace e della promozione della cultura della pace va posto all'interno di questo quadro drammatico che ho semplicisticamente schematizzato, e richiede una precisa presa di posizione etico-politica.
Credo che oggi sia più che mai attuale ciò che è indicato da uno dei grandi testi profetici del nostro tempo, l'enciclica di Paolo Vl Popolorum progressio, in particolare laddove richiamandosi alla pacem in terris di Papa Giovanni XXIII, parla dello sviluppo come nuovo nome della pace e afferma che "combattere la miseria e lottare contro l'ingiustizia, è promuovere, insieme con il miglioramento delle condizioni di vita...
Roberto GIANNOTTI. E' la fine del mondo...
Giulio SILENZI. Giannotti, le vostre politiche liberiste non vanno incontro a quanto sto per leggere, questo è il dato essenziale. Voi vi fermate sempre di fronte alle etichette e agli slogan e non alla sostanza. La sostanza della esaltazione della libertà di mercato nega quello che in maniera profetica è scritto. Lo leggo: "Combattere la miseria e lottare contro l'ingiustizia, è promuovere, insieme con il miglioramento delle condizioni di vita il progresso umano e spirituale di tutti, e dunque il bene comune dell'umanità. La pace non si riduce a un'assenza di guerra, a un far tacere le armi, ma è frutto dell'equilibrio sempre più precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini". Ecco, "senza giustizia non c'è vera pace e senza pace non può esserci vera giustizia. E' questa consapevolezza che ha ispirato i popoli delle Nazioni unite a impegnarsi per "salvare future generazioni dal flagello della guerra e insieme a promuovere i diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti di diritto internazionale possono essere mantenuti — qui non posso che pensare alle risoluzioni dell'Onu nei confronti della Terra Santa che sono da decenni calpestate — a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà. Nel nostro modesto ambito possiamo e dobbiamo fare quello che è in nostro potere per promuovere questi valori"
Ecco perché il gruppo dei Democratici di sinistra ha avanzato nel settembre del 2001 la proposta di legge 79 per le attività regionali per la promozione dei diritti umani, della cultura di pace, della cooperazione allo sviluppo e della solidarietà internazionale. Siamo stati mossi da queste riflessioni ed oggi ci ritroviamo, nella sintesi operata dalla Commissione, una legge che delinea un quadro organico di azioni coerenti con lo spirito di promuovere la cultura della pace, della solidarietà e della cooperazione internazionale. Non escludo nel futuro che su questi temi il Consiglio trovi forme di organizzazione interna per un impegno diretto sulle problematiche della pace intesa come cooperazione tra i popoli, come sostegno ad una politica di sviluppo, come tolleranza, come vicinanza. Un impegno, perché qui vi sono le sensibilità dirette del Consiglio e non escludo l'istituzione di una Commissione su queste problematiche che possa supportare i lavori del Consiglio e interloquire anche con il livello di governo che a mio avviso va strutturato meglio, con responsabilità più precise rispetto a questo tipo di politiche.
Questo è un terreno di impegno che ci offrono non solo il titolo V, non solo il federalismo che sta andando avanti, ma un terreno d'impegno sul quale le sensibilità diverse di questo Consiglio possono trovare un terreno comune di impegno, perché c'è uno iato, una differenza che va colmata tra i valori che qui esprimiamo, i documenti che approviamo e un'azione coerente e concreta che dobbiamo portare avanti.
Questa è una nuova frontiera d'impegno politico-istituzionale. La legge sulla pace bisognerà allora monitorarla, bisognerà darle quella concretezza che qui richiamavano la Amati, la Mollaroli, il consigliere Trenta e trovare anche strumenti che ci possano impegnare in una riflessione di metà legislatura, con il rinnovo della presidenza e dell'ufficio di presidenza del Consiglio, strumenti operativi che possono essere un terreno d'impegno da parte dei gruppi consiliari, del Consiglio regionale, di tutti coloro che su queste tematiche vogliono confrontarsi ad un livello alto, ma poi vogliono anche operare concretamente per dimostrare ancora di più che questi valori possono vivere nell'azione quotidiana che la Regione riesce a portare avanti in Italia e nel mondo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Il contesto in cui viviamo necessita di iniziative come questa tese a prevedere nella cooperazione internazionale, nella solidarietà metodi e pratiche per la risoluzione dei problemi mondiali, primi fra tutti la fame, il sottosviluppo e le guerre. Infatti il contesto internazionale è peggiorato, chi pensava che dopo la caduta del muro ci sarebbe stato un mondo ed una Europa pacificati è rimasto purtroppo deluso. Nuove e peggiori dittature si sono affermate e il terrorismo internazionale ha avuto una scalata mai vista. L'unica superpotenza rimasta, gli Stati Uniti d'America, decide dove e quando far scoppiare una o più guerre senza che la comunità internazionale ed in primo luogo l'Onu riescano a battere un colpo. Si assedia il presidente legittimo della Palestina, si stermina quel popolo, si destituisce il presidente legittimo del Venezuela con il capo degli industriali di quel >Paese, si continuano vergognosi embarghi come quello su Cuba che da 40 anni resiste e cerca di affermare un modello diverso di società. Diverso dal nuovo rodine mondiale, ma che in realtà è un disordine mondiale e i grandi movimenti contro la globalizzazione hanno segnalato ancor prima della politica questo contesto peggiorato e deteriorato dove non esiste più un nemico ma dove tutti sono nemici.
Ma anche i movimenti e le loro istanze senza uno sbocco politico ed istituzionale rischiano di regredire, di essere tematici e non universali, rischiano di estinguersi.
I Comunisti italiani danno una grande importanza agli avanzamenti istituzionali possibili, senza i quali tutte le leggi avrebbero un'impronta conservatrice e di destra. Come la legge razzista del Governo Berlusconi sull'immigrazione che è l'emblema culturale di questa destra che riscopre la superiorità della cultura occidentale, che è l'emblema di una destra che era stata definita uguale al centro-sinistra. Altro che uguale al centro-sinistra! Non occorre mai compiere l'errore di separare il movimento di massa dalle istituzioni, tanto più oggi che nel nostro Paese si vuole cambiare la Costituzione nata dalla Resistenza.
Se questo è il contesto internazionale e nazionale, è ovvio che una proposta di legge come quella di oggi cozza con un macigno quasi insormontabile. Tuttavia è un passo importante per scalfire la rassegnazione rispetto all'esistente. Nonostante la fase ormai federalista, in realtà non esiste una normativa nazionale precisa che delimiti le competenze regionali. Infatti la proposta di legge odierna delle Marche interviene dopo che per due volte nella trascorsa legislatura il Governo rinviò leggi analoghe perché invadevano competenze statali. Oggi, con la modifica del titolo V della Costituzione speriamo che questa proposta che diventerà legge, abbia un esito migliore.
La Commissione ha lavorato non senza difficoltà, tuttavia la sintesi unitaria raggiunta è molto positiva. Infatti oggi il Consiglio approverà un testo che cerca di dare sostanza a discussioni più volte qui svolte non solo nei principi previsti all'art. 1, in particolare al comma 2 di quell'articolo, dove si parla — ed il tema è di grande attualità — dell'autosufficienza alimentare, dell'emancipazione della povertà.
Le finalità del vertice della Fao, i continui appelli del Papa noi li raccogliamo — anche con questa legge — a differenza di Paesi ricchi causa primaria della miseria nel mondo che hanno disertato con disprezzo il vertice di Roma.
L'art. 2 mette in rete le attività di cooperazione e partnerariato già esistenti e ne individua di nuove, con iniziative innovative più incisive. Sarebbe importante dare continuità alla risoluzione del Consiglio regionale che prevedeva iniziative in favore della Palestina che invece hanno segnato uno stop, mentre altre Regioni come l'Umbria hanno inviato delegazioni importanti ed impegnative, ed infatti il presidente di quella Regione si è recato in Palestina ad incontrare il presidente Arafat.
L'art. 3 promuove la partecipazione ad attività sovraregionali e di carattere più ampi.
L'art. 4 dedica alla qualità degli interventi settori importanti e di sviluppo infrastrutturale ma anche culturali, con associazioni che abbiano come finalità la pace, lo sviluppo e i diritti umani, perché i progetti non sono solo economici.
L'art. 5 parla del rafforzamento della democrazia come valore universale, perché senza una democrazia effettiva in tutti i Paesi del mondo non potrà mai esserci uno sviluppo. Inoltre, progetti per le infrastrutture, per la formazione, per un rapporto con le organizzazioni non governative, perché esse possono essere di supporto senza fini di lucro a quelle istituzioni come le Marche, e ci auguriamo come lo Stato italiano, che un domani potranno dare un ulteriore contributo.
L'art. 6 prevede la divulgazione e l'informazione per la sensibilizzazione sui progetti e sulle questioni che oggi sono all'ordine del giorno.
L'art. 7 parla dell'emergenza ed ingloba, con la necessità dei testi unici, anche altre proposte e leggi che avevano percorsi a sé stanti, emergenze per conflitti, per guerre, per carestie e per calamità.
L'art. 8 prevede la possibilità e l'obbligo di concretizzare un piano triennale che contemperi l'analisi di fase su cui si sostanzieranno la legge e i successivi piani annuali.
L'art. 10 individua i soggetti promotori, con a capo gli enti locali, le organizzazioni non governative, le associazioni preposte, le scuole e la cooperazione.
L'art. 11 individua il comitato per la cooperazione e la solidarietà internazionale come organismi consultivi ed operativi che insieme alla Regione marche dovranno poi sostanziare la legge.
L'art. 12 prevede i compiti del comitato, perché è importante che sui progetti individuati si esprima un parere molto vasto, partecipato e competente sul piano triennale.
L'art. 13 individua la conferenza regionale sulla cooperazione e la solidarietà internazionale per una più larga e vasta partecipazione.
L'art. 14, che a mio modo di vedere è uno dei più importanti, individua la formazione dell'associazione Università della pace, promossa dalla Regione Marche a sostegno delle finalità della legge e individua nella città di Ascoli Piceno una sede fisica di organizzazione di quelle politiche regionali, svolge ricerche, istituisce banche dati internazionali e nazionali per programmi educativi nazionali e mondiali e si relaziona con l'Onu. Anche la sede nella città di Ascoli Piceno che ha fatto discutere, a modo di vedere dei Comunisti italiani ha un criterio preciso, non solo perché quella città e quella provincia è zona di frontiera tra il nord e il sud dell'Italia, ma anche perché la provincia di Ascoli Piceno, oltre a Pesaro e Urbino, Ancona e Macerata si dota di una vera e propria sede universitaria.
La recente assegnazione della medaglia d'oro al Valor Militare alla città di Ascoli Piceno per il contributo dato alla Liberazione, richiama proprio ad una politica di pace. Lì esiste già un lavoro internazionale svolto in particolare verso le nuove generazioni e questo lavoro deve essere messo a servizio di tutte le Marche e più in generale.
Una università anomala, comunque di tipo pubblico, che investe sulla ricerca, sulla didattica, sugli scambi culturali nazionali ed internazionali volti alla conoscenza die popoli, volti alla conoscenza delle culture, per affermare politiche di solidarietà, di cooperazione e di pace.
Tra l'altro vorrei ricordare ai più distretti che non è una questione di tipo campanilistico o uno schiribizzo di qualcuno, perché le università della pace, tra l'altro, sono previste da più dichiarazioni e risoluzioni delle Nazioni Unite. In particolare questa università dovrà svolgere iniziative per una conoscenza ed anche per concretizzare progetti, in particolare verso le giovani generazioni ed il progetto "Onu dei bimbi" noi lo accogliamo in pieno.
L'articolo 15 istituisce il registro regionale delle associazioni operanti per la pace, perché occorre da questo punto di vista avere anche una precisione, una serietà rispetto ai soggetti che debbono dare sostanza alla legge.
In conclusione è ovvio, come si evince dalla mia breve e schematica illustrazione, che il nostro gruppo voterà questa legge perché essa è) innovativa ed impegnativa e obbligherà, ci auguriamo, la Regione ad occuparsi in prima persona delle politiche di cooperazione, di sviluppo e di solidarietà e, in una prospettiva che mi auguro breve, queste questioni non potranno più essere delegate a funzionari, pur bravi, anzi bravissimi che ho avuto modo di conoscere anche in altre parti del mondo, oltre che competenti, ma occorre istituire in seno alla Giunta un vero e proprio assessorato che dia l'indirizzo politico per una effettiva politica di pace.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Noto che la discussione di queste proposte di legge unificate è stata scandita da due momenti. C'è stato il primo momento per così dire "nutellista, buonista", in cui siamo stati tutti avvolti da una atmosfera arcadica in cui sono echeggiati nomi importanti, significativi, Premi Nobel e in cui tutto sembrava orientarsi verso un'affermazione di principio importante, nobile, prestigiosa, che tutto sommato aveva anche la genericità del "vogliamoci tutti bene", che quando si parla di certe cose, come attesta l'avvenuto elemento di unificazione delle diverse proposte di legge, ha e può avere un senso. La seconda parte del discorso importante, significativa — anzi, ringrazio i colleghi di essere andati oltre l'aspetto "nutellista" — è stata quella di Giulio Silenzi e di Cesare Procaccini che sono andati più in profondità, affermando quello che in qualche modo è un concetto di pace, di un'impostazione di politica di pace che va oltre misura il dettato di questa che è una legge cornice, una legge di affermazioni di principio.
Perché ringrazio Silenzi e Procaccini? Perché il rischio, quando il Consiglio regionale promulga leggi-manifesto, è quello di confinare il portato di questi dettati normativi al limbo delle buone intenzioni. Ripeto, vi è una nobiltà in tutto questo, abbiamo — l'ha spiegato in maniera mirabile la collega Franca Romagnoli — tutta l'intenzione di dare anche il nostro sostegno, la nostra affermazione positiva a questa che è una legge di promozione, una legge quadro, una legge-manifesto, credo però, come diceva la collega Romagnoli, che sia importante che queste leggi non siano confinate nella riserva indiana delle buone intenzioni ma che abbiano anche qualche elemento di concretezza e di chiarezza. E su questo il clima arcadico e nutellista potrebbe venir meno. Io non posso ad esempio accettare l'impostazione che Procaccini, legittimamente, dà alla sua visione delle cose nel mondo quando in sostanza va — parlo in termini di analisi storica — a sminuire il significato della caduta del muro di Berlino. Che poi la caduta del muro di Berlino non abbia rappresentato la panacea di tutti i mali è un fatto ormai condiviso ed acclarato, ma non ci sono episodi e simboli che rappresentino la panacea dei mali dell'uomo, perché se ce la vogliamo dire una volta per tutte, l'uomo è di per sé, per chi crede al peccato originale, per chi non ci crede, un uomo che non è vocato naturalmente e fisiologicamente alla pratica delle operazioni pacifiche; l'uomo è tendenzialmente — questa presa d'atto deve dolerci in qualche misura — teso a praticare più le leggi dello stato di natura che non quelle del contratto sociale.
In realtà la pace non è un dato di partenza ma è un traguardo da raggiungere, un obiettivo verso cui tendere. In questo senso noi siamo convinti che debba essere affermata con legge, con il lodevole sforzo del consigliere Trenta, l'idea di istituire un'associazione. Noi lo prendiamo come monito ad andare verso la pace, ma nessuno — e credo che il richiamo fatto in questo senso dal consigliere Massi sia veramente lodevole e giusto — può pensare che dietro affermazioni pacifiste possano nascondersi la demagogia politica, la strumentalizzazione politica, perché sicuramente andremmo contro questo sforzo di "tendere verso", di andare tutti insieme, per quanto possibile, a raggiungere obiettivi che magari sono univoci nel preconizzare un futuro di pace per tutti, ma che partono da situazioni profondamente diverse. Noi siamo convinti che la legge sull'emigrazione sia un'ottima legge, la difendiamo e la difenderemo e non possiamo accettare che qualcuno ci tacci di razzismo solo perché questa legge non aderisce a quella visione, questa sì, globalista e globalizzante in cui non devono essere più tracciati, neanche con il gessetto i confini dei diritti delle nazioni. Noi abbiamo chiarito qual è il nostro rapporto con il concetto della nazione e dell'identità nazionale e nessuno di noi è portatore di un concetto nazionalista inteso come affermazione aggressiva della propria identità nazionale, ma tutti noi siamo convinti che nell'identità e nelle differenze si celi un elemento positivo. Mi pare, fra l'altro, che dallo stesso discorso di Giulio Silenzi traspariva la necessità comunque di non cancellare le differenze, le identità che sono una ricchezza importante, che non devono essere valutate come strumento di affermazione ma che devono invece essere riconosciute come patrimonio di memoria, di storia, di identità, tutti valori che la sinistra ha riscoperto solo recentemente, perché la sinistra noi ce la ricordiamo essa sì globalista, mondialista. Le teorie internazionalistiche vengono da sinistra e una volta una grande partizione tra destra e sinistra si muoveva proprio su questo argomento. E' sempre stato difficile dire cos'è destra e cos'è sinistra. Un criterio approssimazione era la valorizzazione delle differenze, legittime ma non prevaricatrici da un lato, e l'internazionalismo globalizzatore, omogeneizzatore, egalitaristico, utopico di cui era portatrice la sinistra. Poi ci sono state diverse nemesi della sinistra, ci sono state diverse evoluzioni, diverse necessità di aggiustare la concezione mondialista della sinistra che nasce dal marxismo e forse questa è l'occasione per parlarne, se è vero che, sempre inseguendo utopie più o meno militarizzate la sinistra è passata dai destini magnifici e progressivi degli anni '50 e '60 a quelle che invece sono utopie di tipo francescano e pauperista, che hanno la loro nobiltà — non voglio stare chi a chiosare o valutare la legittimità di certe teorie che rispetto — ma nessuno in nome delle utopie pauperiste deve poter manifestare condiscendenza verso quelli che sono atti anche di violenza organizzata, perché in nome di queste utopie, a cominciare da Pol-Pot si sono realizzati diversi disastri e tragedie storiche che sarebbe opportuno ricordare nel momento in cui parliamo di pace.
Noi abbiamo concretamente, qualche settimana fa, parlato di pace e di cooperazione a margine della polemica che c'è stata sulla scuola di talassemia. Questo è il segno concreto che possiamo dare in materia di cooperazione mondiale. Ne abbiamo parlato 12 ore, ci siamo scontrati, ci siamo in qualche modo accapigliati su alcuni aspetti, però credo che quando Silenzi giustamente dice "diamo concretezza all'affermazione della pace" bisogna fare anche riferimento, concretamene, ai provvedimenti di nostra spettanza che al di là delle affermazioni di principio, pure necessarie, debbono dare un segno concreto di cooperazione internazionale.
La pace a mio modo di vedere è un obiettivo verso cui tendere e non ogni pace è accettabile. Qui apro forse una parentesi che potrebbe anche essere foriera di qualche dubbio. Si diceva una volta che il vero pacifista deve sapere quali sono le paci da evitare e quali sono le guerre da accettare, perché una pace senza giustizia è una non pace, una guerra che serve a rimuovere situazioni di ingiustizia è una guerra necessaria. Su questo ci dobbiamo chiarire nel momento in cui ci approssimiamo a votare unanimemente queste leggi, perché sono leggi a cui il gruppo di Alleanza nazionale aderisce convintamente. Parafrasando Benedetto Croce, "nessuno non può dirsi pacifista" o comunque pacifico se non pacifista, perché gli "ismi" sono sempre motivo di riflessione critica. Nessuno di noi può dirsi non pacifico ma ciascuno di noi sa che la pace non è solo un luogo di dissertazione, la pace non è un'utopia. Utopia nel senso etimologico vuol dire "non luogo", invece il non luogo della pace dobbiamo realizzarlo rendendolo il luogo possibile. Da non luogo a luogo possibile che speriamo tutti noi possiamo realizzare. Per farlo dobbiamo compiere uno sforzo.
Il nostro voto è positivo, critico solo rispetto a coloro — e sono sicuro che non esistano — che volessero utilizzare questa legge più come volantino propagandistico che non come sforzo corale di prestigio individuale che ci vuole uniti in un desiderio più ancora che in un valore.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
Marco MORUZZI. Questo provvedimento è condiviso dal gruppo dei Verdi, perché rafforza la possibilità di intervento della Regione nel settore della cooperazione internazionale, della promozione dei diritti umani e quella che viene definita cultura di pace. La gran parte delle disposizioni a carattere regionale hanno all'attenzione lo sviluppo della comunità marchigiana, lo sviluppo dell'economia marchigiana. Questo provvedimento non può non mancare all'interno di una legislazione regionale, perché è un provvedimento che guarda in avanti, guarda alla società interetnica che crescerà anche nel nostro territori, guarda ai principi di riequilibrio tra nord e sud e affronta un tema sul quale le società occidentali hanno veramente tanto da rimproverarsi.
Sappiamo che fino ad oggi gli interventi in queste materie sono stati affidati a una legge, a un'altra, c'è stato in passato un conflitto forte con lo Stato, sullo Stato, su cui fosse titolare alle iniziative estere, dove arrivassero le competenze delle Regioni. Oggi abbiamo l'occasione di approvare un provvedimento complessivo che tocca il tema della solidarietà internazionale, della cooperazione allo sviluppo, delle azioni concrete a tutela della pace e dei diritti umani. Certo, questa è poca cosa rispetto a quello che è necessario fare, basti osservare sulla stampa di questi giorni i resoconti della conferenza che si sta svolgendo a Roma sul tema dell'alimentazione, dove è stato detto che il diritto essenziale dei popoli e delle persone è proprio il diritto a non essere sottoposti al ricatto dello sterminio per fame.
La comunità internazionale si è data degli obiettivi ambiziosi, questi obiettivi non sono stati raggiunti. Anche i dati lo dimostrano: i dati dello sterminio per fame, il mancato rispetto degli impegni assunti unilateralmente dagli Stati di reinvestire una quota del proprio prodotto interno lordo per operazioni di cooperazione internazionale. Lo dimostrano anche la natura degli interventi di cooperazione internazionale a cui abbiamo assistito in questi anni in cui in maniera scandalosa la gran parte delle risorse che sono state trasferite sui Paesi su cui si è fatto l'intervento sono poi ricaduti sui bilanci delle società dei Paesi donatori di queste risorse: gli scandali della cooperazione internazionale italiana nei Paesi del Corno d'Africa, cattedrali nel deserto che non hanno nulla da invidiare agli interventi fatti nel meridione d'Italia nei tempi delle spese facili, dell'indebitamento pubblico facile.
Devo dire che la dimensione ridotta che ci consente una legge regionale dovrebbe non permettere all'intervento del nostro Paese di muoversi in una direzione opposta. Su questo sarà importante che questi richiami di carattere ideologico, di carattere etico, di carattere filosofico che sono contenuti in questa legge siano sempre presenti nei provvedimenti attuativi che andremo ad adottare.
Dal punto di vista generale va detto che la conoscenza e lo scambio tra culture diverse è fondamentale. Questa legge deve potersi muovere in questa direzione. La convivenza credo che sia una delle tematiche importanti per i prossimi anni per evitare conflitti che in questo pianeta continuano a scoppiare e che trovano sempre una giustificazione da una parte e dall'altra per rafforzare l'éscalation della corsa alle armi, per rafforzare l'éscalation della privazione dei diritti umani, per giustificare la privazione dei più elementari diritti democratici.
Da questo dico che la pace si raggiunge attraverso la giustizia e la pari opportunità tra i popoli e le persone. E' ovviamente un percorso lungo e particolarmente complesso. Penso a quella grande stagione che si è aperta nel Sudafrica con l'allontanamento dal potere di forze politiche ed economiche che avevano imposto al Paese una discrimnazione, una apartheid che era anzitutto di carattere economico, di carattere culturale, non soltanto di carattere legislativo e normativo. E penso anche alle difficoltà che i governi sudafricani in cui le maggioranze negre finalmente hanno avuto riconosciuti i loro diritti, incontrano per rimuovere questa discriminazione che tuttora rimane, una discriminazione che vediamo in questo Paese dove non esistono più le township di una volta — ghetti per i negri — ma dove continuano a essere presenti nei sobborghi delle città e diffuse in tutto il territorio delle ampie sacche di discriminazione e di negazione dei diritti elementari: diritto alla salute, diritto all'istruzione, diritto al lavoro, diritto all'ambiente, diritto al riconoscimento della propria individualità e della propria potenzialità per ciascuna persona.
Questa legge quindi ha dei presupposti molto importanti, ha dei richiami a valori particolarmente importanti, quindi a mio avviso occupa all'interno della montagna di leggi che la Regione ha approvato una posizione importante, dovrà avere un ruolo molto importante.
Alcuni emendamenti suggeriti dal collega Luchetti li ritengo opportuni, meglio precisano alcuni passaggi. Certamente è stato un lavoro non semplice perché sono state assemblate addirittura quattro proposte di legge. Ai proponenti di queste proposte di legge va detto che hanno avuto il merito di dare al Consiglio l'occasione per uniformare a disposizioni già vigenti che su molti aspetti erano carenti e che con questo provvedimento potranno risultare più organiche e più efficaci. Rimane il punto interrogativo degli aspetti di carattere economico e su questo sono convinto che la nostra azione riguardante questi temi non dovrà limitarsi a questo provvedimento di legge ma dovremo fare lo sforzo di far passare queste politiche anche in altri atti del Consiglio, altrimenti rischiamo che questa legge diventi una sorta di ghetto, un'autoassoluzione per il Consiglio regionale — "noi ce ne siamo occupati, noi abbiamo fatto la legge, noi ce ne siamo fatti carico" — mentre sarebbe importante che i principi di questa che è anche una legge-manifesto, una legge contenente anche valori importanti, fossero applicati.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Spacca.
Gian Mario SPACCA, Vicepresidente della Giunta. Credo che il Consiglio regionale abbia scritto una pagina nobile con il dibattito che si sta sviluppando sul testo unificato che fa riferimento a quattro proposte di legge. Condivido, a nome del Governo regionale tutte le espressioni che sono state formulate in modo unanime verso la salvaguardia e al valorizzazione dei diritti umani, la cooperazione allo sviluppo e la solidarietà dei popoli. Come Governo regionale siamo impegnati ad abbreviare le distanze che esistono tra le espressioni verbali e la realizzazione concreta che da queste espressioni promanano. Quindi cercheremo di dare attuazione agli impegni che questo testo richiama verso il Governo regionale.
In proposito sono state formulate alcune richieste a cui cercherò di dare una risposta, con particolare riguardo al tema della mozione approvata da questa Assemblea per esprimere solidarietà al popolo palestinese.
In questo momento sono in corso le azioni coordinate da parte dei presidenti delle Regioni che definiscono un calendario di iniziative verso quel popolo e verso quella comunità. Le Regioni si impegnano, secondo un calendario predisposto dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni stesse, a realizzare le iniziative che sono state richiamate dai rispettivi Consigli regionali. Per quanto riguarda la nostra Regione, dopo la Regione Umbria il Presidente D'Ambrosio sarà impegnato, così come recita la mozione del Consiglio regionale in una mozione prevista all'inizio del mese di luglio in cui si darà attuazione alle indicazioni espresse dalla mozione circa la realizzazione dell'ambulatorio diabetologico, di iniziative concertate con le autonomie locali e con realtà locali di quella comunità, per dare concreta attuazione alle volontà del Consiglio regionale.
Come pure da parte nostra si darà concreta attuazione — proprio perché l'impegno del governo è quello di dare esecuzione alle volontà del Consiglio — ai propositi così nobili che questa mattina sono stati espressi da tutti i consiglieri a cui va un doveroso ringraziamento.
Sempre nel filone di dare concretezza alle espressioni che qui sono state formulate, vorrei sottolineare quanto diceva Procaccini. Credo che la sua indicazione sia meritevole di un approfondimento e anche di accoglienza, se mi è consentito. Visto che questa mattina molti hanno fatto riferimento ad encicliche, sia da una parte che dall'altra e che in fondo, come veniva detto da un grande Papa, una delle modalità per esprimere la realizzazione di condizioni di pace nella nostra comunità internazionale è quella di sostenere processi integrati e coordinati che afferiscono a tutta l'attività umana e che consentono lo sviluppo delle attività nelle varie comunità — l'altro termine della pace è proprio lo sviluppo — credo che se dobbiamo dare concreta attuazione a questo impegno tutta l'azione di internazionalizzazione della nostra Regione debba trovare un momento forte di coordinamento, sia in termini politici attraverso l'espressione di un'identità nell'ambito del Governo regionale, sia attraverso i servizi che devono essere coordinati verso obiettivi coerenti tra di loro. Quindi cooperazione e sviluppo, attività di internazionalizzazione, azione di internazionalizzazione verso attività di carattere sociale devono essere parte di un disegno armonico che la Regione sviluppa in maniera coordinata.
Del resto, in questo momento in cui facciamo soprattutto, per le competenze che abbiamo, azione di internazionalizzazione sotto il profilo della promozione commerciale, i valori che questa mattina sono stati espressi trovano accoglienza. Vorrei ricordare che la nostra azione di internazionalizzazione in questo momento ha come prime aree di riferimento due realtà che hanno meno valenza sotto il profilo commerciale ed economico ma che hanno una forte caratterizzazione sotto il profilo dei valori che qui sono stati richiamati. Le prime due azioni su cui richiamiamo tutta la comunità economica regionale in questo momento sono indirizzate verso il nord Africa e verso l'Europa dell'est. Dopo vengono la Cina, la Russia e tutte quelle aree commerciali che qui e anche negli organi di informazione tante volte trovano una particolare accoglienza e visibilità, ma le prime azioni della nostra internazionalizzazione anche sotto il profilo della promozione commerciale, in questo momento hanno riferimento l'area del nord Africa proprio per dare sostegno ai processi di sviluppo in quell'area geografica dimenticata attraverso forme di collaborazione che impegnano soggetti vitali dell'attività regionale non soltanto economici ma anche le università e verso l'Europa dell'est per partecipare a un processo forte di ricostruzione di quell'area martoriata dalla guerra.
Ora abbiamo uno strumento in più, questa legge che ci consentirà di dare ancora più forza, più omogeneità, più coordinamento all'azione complessiva che la nostra Regione potrà sviluppare. Sotto questo profilo c'è l'impegno del Governo regionale e io mi auguro che le espressioni che questa mattina sono state formulate in modo così alto e nobile da parte di tutti i consiglieri regionali, possano trovare davvero, anche attraverso un loro impegno concreto e fattivo, così come viene declinato negli strumenti che la legge prevede, attuazione anche attraverso l'esecuzione di quelle parole che hanno caratterizzato il mio intervento e che richiamano una diversa modalità di organizzazione del Governo regionale attraverso la definizione di un punto forte di riferimento al suo interno e attraverso il coordinamento di tutti i servizi che operano su questa materia.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Subemendamento 01 a firma Romagnoli, Novelli e Pistarelli. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 1.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 4. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 4.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5, emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Subemendamento 04 a firma Mollaroli, sostitutivo dell'emendamento 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l'articolo 5 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5, emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Subemendamento 06. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento 6 bis. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento 7. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 6 come emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 7. Emendamento 7 bis. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 7.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 8. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 9. Emendamento n. 9. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 9.
(Il Consiglio approva)
Articolo 10, emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l'articolo 10 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 11, emendamento 10 bis. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l'articolo 11 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 12. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 13. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 14, emendamento n. 10 ter.
Ha la parola il consigliere Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Attiviamo, come noto al Consiglio, con l'art. 14 l'associazione Università della pace alla quale chiediamo di mettersi in relazione con tutte le realtà che operano già nel territorio regionale. Con questo emendamento aggiungiamo gli enti locali. Vorrei citare in particolare l'esperienza del Comune di Gradara che da anni ha in piedi una iniziativa di forte solidarietà tra i Paesi dell'area del Mediterraneo, quindi ritengo che sia importante che l'Università della pace operi cooperando e valorizzando tutte le realtà esistenti, in particolare il mondo degli enti locali e quelli che sono stati più attivi in questo periodo. Credo quindi che sia estremamente importante assumere questo emendamento e dare all'Università della pace anche questo segno.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.
Umberto TRENTA. Credevo di essere stato di una chiarezza unica, perché ritengo che nessuno debba essere escluso. E' quindi stata una precisazione doverosa da parte del presidente della prima Commissione, ma io vado oltre: esistono gli enti locali per la pace, esiste la "tavola della pace", esiste Assisi, esistono tutte le persone, le associazioni e non escludiamo i sindaci-bambini. La Regione Marche che promuove questa associazione deve avere a cuore la non esclusione di alcun soggetto che opera per l'internazionalizzazione, per la solidarietà, per la cultura della pace. A questo punto richiamo doverosamente la necessità di esternalizzare questa legge che significa fare la catena dall'Onu pretendendo che la Regione Marche abbia un tavolo permanente all'Onu. Voglio sfidare Kofi Annan a dirci di no. Non restiamo nell'ambito del Consiglio regionale, raccogliamo il messaggio del Vicepresidente Spacca quando dice "allargamento ad est dell'Europa", quindi andiamo con un progetto preciso, ma che non sia nostro, deve essere concordato con l'est dell'Europa, quindi l'area balcanica. Invitiamo a partecipare a questo progetto, a questa idea tutti i soggetti ma soprattutto il governo Rugova che in quell'area strategica ha una centralità importantissima. Quindi vorrei riferire per illustrare questo progetto che preveda le loro esigenze e non sia un progetto imposto. Questo è il significato. Quindi sono d'accordo e chiedo che questo emendamento su quella che considero una mia dimenticanza, sia votato favorevolmente.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l'art. 14 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 15, emendamento 11. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva all'unanimità)
Pongo in votazione l'articolo 15 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 16. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 17. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 18. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 19. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Credo che sia giusto sottolineare, come già è stato fatto, il contributo decisivo che è stato prodotto per l'approvazione di questa proposta di legge da parte del collega Trenta al quale va dato atto del lavoro intelligente, capace, della tenacia con cui ha perseguito questo obiettivo. Credo che questa sia la prima considerazione che deve essere fatta, così come registrare che su questa proposta c'è stato un concorso di iniziative anche da parte di altri gruppi consiliari, ma si è manifestato un incontro di sensibilità soprattutto nella sede propria, cioè nella Commissione competente.
Questa disponibilità al confronto, al rispetto degli altri, al rispetto delle proposte degli altri, se diventasse l'ordito dei lavori di questo Consiglio certamente non farebbe registrare l'aspetto negativo della blindatura istituzionale a cui abbiamo assistito per tutta un'altra serie di questioni. Quindi ha fatto bene il consigliere Trenta, ha fatto bene il gruppo di Forza Italia ma hanno fatto bene i gruppi nel concordare una proposta di questo genere.
Non posso che esprimere, nel momento in cui confermo il pieno sostegno con il voto del gruppo di Forza Italia, la mia soddisfazione.
L'intervento del consigliere Silenzi mi ha però stimolato con la sua lettura dal versante cattolico del problema della pace. Sentire il consigliere Silenzi attaccare il liberismo che secondo lui sarebbe rappresentato dai banchi che gli stanno di fronte e farsi difensore delle parole e dei documenti della Chiesa mi ha sollecitato una reazione a cui non aggiungo aggettivi. Vorrei solamente dire che la confusione ideologica, lo scontro ideologico che insiste all'interno dell'Esecutivo e della maggioranza non è una mia boutade, nel senso che basta sentire gli interventi dei diversi gruppi per capire che Spacca non è Procaccini. Non lo debbo dire io, è nella logica dei fatti. Così come mi sembra fuori tempo questo richiamo a presunte responsabilità del Governo. Credo che una delle qualità migliori espresse da questo Governo sia proprio una condotta di politica estera esemplare, intelligente, che ha comunque recuperato uno spazio nei rapporti internazionali e sul piano della pace che mai ha avuto l'Italia negli ultimi cinque anni.
Per quello che riguarda l'iniziativa che ha proposto il consigliere Trenta è un'iniziativa mirabile, così come quella che è avvenuta in Commissione è una sintesi positiva. Vorrei rivolgere l'appello di avere il coraggio, tutti insieme, di uscire dalla marginalità in cui vogliamo di proposito lasciare il Consiglio regionale e recepire questa sfida anche per la legge sulla sicurezza. Se abbiamo "sforato" per la pace, approvando una proposta di legge coraggiosa, perché non farlo anche per la pace?
Se è una cosa seria e se è una cosa ancorata al Consiglio regionale...
Giulio SILENZI. Eri preoccupato della eliminazione dell'Italia.
Roberto GIANNOTTI. Caro Silenzi, è una preoccupazione che tiene conto della sensibilità di questo paese, quindi credo anche la sua e dopo i risultati di questa mattina c'è da essere preoccupati.
Se è una Commissione esprime nella sua pienezza il Consiglio noi siamo disposti a verificare in concreto la possibilità di istituirla.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Voglio tralasciare ogni ulteriore apporto- al dibattito culturale e ideologico che si è creato e che comunque, a chi proviene dai partiti storici fa sempre piacere ogni tanto fare. Voglio invece puntualizzare che con il rigetto di nostri emendamenti, soprattutto quello tendente alla cancellazione di un comma dell'art. 7 e quello tendente alla cancellazione dell'ultimo comma dell'art. 6 votiamo una legge conferendo almeno due cambiali in bianco a questa Giunta regionale, perché la gestione sarà prevalentemente della Giunta, in merito a due cose molto importanti. Speriamo di poterci fidare e che non ci pentiremo di questo nostro atteggiamento davvero pacifista. Preciso infatti che all'art. 7 viene data una delega in bianco, quando si dice: "La Regione nel caso di eventi di particolare gravità che richiedono interventi immediati può erogare finanziamenti in favore di associazioni di comprovata esperienza". Mi auguro che la "comprovata esperienza" non sia quella delle associazioni solitamente note e non sia il solito attingere alle associazioni amiche, perché "comprovata esperienza" è un'ampia discrezionalità indicarla. Ci permettevamo di non dare questa delega in bianco e di eliminare questa discrezionalità. ovviamente saremo vigili nella gestione di queste situazioni di emergenza totale, di favore, quindi, alle associazioni "di comprovata esperienza" che non sappiamo quali saranno e da dove usciranno.
Da ultimo, poiché la stessa presidente Amati ha parlato dell'ultima parte della lettera d) dell'art. 6 mi permetto di precisare che anche lì ci affidiamo al buon senso di coloro che promuoveranno questi interventi concordati con gli enti locali in favore della promozione di identità culturali tout-court senza ulteriori specificazioni; identità culturali che mi auguro non siano non dico — perché è riduttivo — conflittuali con la nostra intendendola come salvaguardia dei diritti umani e tutti quei riferimenti culturali di diritti che abbiamo fatto riferendoci alle carte internazionali, ma qui parliamo anche della possibilità di favorire culture che veramente non appartengono alla cultura internazionale dei diritti umani. Mi auguro che questo non avvenga e che ci si limiti, con una esemplificazione che non c'è stata ma che mi auguro di volta in volta venga fatta a favorire il funerale civile così come la presidente Amati ha detto e non favorire altre forme aberranti, lontane alla cultura cristiana, alla cultura, comunque, della solidarietà dei popoli e dei diritti umani così come ho spiegato, perché anche questo può avvenire e mi auguro non avvenga. Per questo ci permettevamo di distinguere la prima parte della lettera d) quando, indipendentemente dall'appartenenza e dalle culture si deve garantire a tutti l'espressione di libertà, di uguaglianza, quindi di esplicitazione dei propri diritti umani, dalla seconda parte dove invece si intende favorire culture che potrebbero veramente essere estranee on solo alla nostra ma alla cultura di pace a cui dobbiamo tendere con il dettato normativo di questa legge.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.
Pietro D'ANGELO. Il gruppo Verdi ringrazia tutti i colleghi che hanno lavorato su questo testo unico di legge importantissimo per lo spirito che esprime e per il fatto che conferma l'impegno di questo Consiglio regionale relativamente a tematiche di pace, di giustizia, di cooperazione tra tutti i popoli del mondo. Questo Consiglio regionale ha dato sempre dimostrazione di una particolare sensibilità a queste tematiche e non poteva non continuare su questa strada, quindi l'approvazione di questo testo dimostra ancora una volta questa sensibilità.
Siamo soddisfatti per questo motivo, riteniamo che un impegno alla conoscenza dei popoli, alla giustizia, a evitare questa sperequazione che esiste tra Paesi poveri e Paesi ricchi, un impegno che contribuisca a riconoscere tutti i diritti dei popoli è un impegno che va verso la pace. La pace è fondamentale, non deve essere la tregua tra una guerra e un'altra ma deve essere qualcosa di più.
Ripeto, questo testo qualifica questo Consiglio regionale, è un impegno che non può che fare onore a tutto il Consiglio.
Ovviamente il gruppo Verdi voterà a favore.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.
Umberto TRENTA. Il presidente del nostro gruppo ha voluto ribadire l'auspicio di tutti su questa proposta di legge. Non posso non rimarcare una cosa. Nelle dichiarazioni di voto non facciamo emergere dal nostro animo quel voler dire "c'è qualcosa che...". Non è questa la strada. Serenità, umiltà, progetto. Oggi dovevamo parlare di altre cose, colleghe del Consiglio regionale, anche Stefania Benatti che ancora non ho ascoltato. Il progetto riguarda quei quattro centri che partono dalle scuole materne nei quattro capoluoghi di provincia, la scolarizzazione che passa attraverso le medie e le superiori. C'è un attimo di pausa su quella che sarà la scelta dell'alunno che ha conseguito la maturità e si rivolgerà ad università nazionali, regionali, internazionali, mondiali. Poi tornerà nella nostra Università della pace con l'ausilio dei Nobel della pace e i Nobel delle specificità.
Silenzi, nei tuoi interventi tu dai uno spessore diverso alle cose, quindi mi dispiace che il presidente del mio gruppo di prenda di petto. Io sono come lui un cattolico, non praticante come lui, ma il tuo lavoro fatto negli anni precedenti — sono andato a vedere la tua proposta di legge — insieme a Silvana Amati è stato ottimo. Trenta è un attento osservatore di chi ha questa sensibilità e per questo nella mia dichiarazione di voto richiamo tutti ad esprimere un voto favorevole, "dottor Sottile". Io e te abbiamo un percorso insieme, la risoluzione dell'Onu sulle montagne che fa parte integrante di questo lavoro sull'università della pace. Io sto preparando, con le Regioni vicine, la riunione di 3 milioni di persone alla Piana di Castelluccio. C'è una ragione. Il lavoro che voglio fare con Rugova già l'ho impostato andando là quando voi mi prendevate forse per scherzo. Giulio, questo lavoro ti va riconosciuto e se il tuo spessore perdesse di quella giusta contrapposizione... Ma la pace non è una questione ideologica non è, come dice Castelli, una cosa di quel tipo, la pace nasce dagli uomini liberi. Non ho sentito la voce di Ciccioli. Ho visto Ciccioli alla "marcia della pace" di Loreto: perché poi si vede, perché lui è ondeggiante dalla sua altezza, con i suoi 12 telefonini, forse parla per tutti gli accordi internazionali. Invece sono mirabili il calore e la passione che Franca Romagnoli ha posto. La dichiarazione di voto deve essere fatta in questo senso, perché chi vuol parlare oggi di questa legge deve avere la nostra vera sensibilità. Silenzi, di questo ti do atto come ho dato atto a tutti. restiamo su una proposta di legge laica che preveda uno strumento in grado di coinvolgere a livello internazionale una Regione come la Regione Marche, prima al mondo sull'Università della pace.
Quindi nasca dalla nostra sensibilità comune questo progetto sul quale tutti dovremo poi lavorare. Ed è bello quello che si è detto di Gradara e di quei bambini. Noi lo facciamo perché lo sentiamo, non perché lo dobbiamo fare in quanto in aula è venuta questa proposta di legge e nessuno può dire "sono contrario".
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Sono soddisfatto del livello del dibattito che c'è stato, perché da una parte abbiamo evitato quel buonismo a cui ci richiamava il consigliere Castelli, dall'altra abbiamo coniugato il contenuto di una politica per la pace oggi, nel 2002, riempiendo di valori veri e cercando anche di legarli e di impegnarci con politiche che poi affermino quei valori. La legge oggi è uno strumento, è stato un utile strumento anche per affrontare finalmente, con chi ha ritenuto di stare in aula, di ascoltare gli interventi e i contributi dei vari colleghi, il dibattito, elevandolo e dandoci un terreno di impegno.
Prendo atto con grande soddisfazione delle dichiarazioni che il Vicepresidente Spacca ha fatto in quest'aula e degli impegni, in coerenza con la sensibilità che il Governo regionale su queste tematiche ha sempre dimostrato, che dichiarato. Si tratta di impegni seri che coinvolgeranno in un dibattito l'Esecutivo stesso.
Ritengo che rispetto a queste politiche nelle Marche c'è stata grande sensibilità da parte del Presidente D'Ambrosio. Lo dico perché ho conoscenza diretta di un impegno particolare sui temi internazionali della cooperazione allo sviluppo e dell'impegno anche personale che D'Ambrosio ha messo e mette nelle questioni che riguardano i Paesi del Mediterraneo, gli interventi della Regione nei Balcani, il convinto impegno, tanto che la cooperazione allo sviluppo fa capo alla presidenza della Giunta. Ritengo che questo lavoro, se c'è un Presidente che ha questa sensibilità, debba mantenersi in capo al responsabile dell'Esecutivo. Rilevo però che tra questo impegno e questa sensibilità c'è una fragilità operativa rispetto all'organizzazione, che veniva ripresa anche dal Vicepresidente Spacca. Su questo ci siamo interrogati e su questo penso che l'Esecutivo darà una risposta in termini positivi. Così come, con soddisfazione abbiamo appreso del lavoro portato avanti nei confronti delle problematiche palestinesi, dell'impegno di dare attuazione a quanto deliberato dal Consiglio. Voglio ricordare il contributo finanziario che avevamo indicato nel dibattito a tre comunità locali della Palestina, portando risorse economiche per la ricostruzione della Palestina stessa e l'indicazione del mese di luglio per concretizzare la delibera, la possibilità di dare un assegno a queste comunità e per esplicare il ruolo delle Marche all'interno di un'azione delle Regioni italiane. Questo non può che riempirci di soddisfazione.
Voglio anche dare atto ad altri colleghi, in primis Silvana Amati e Adriana Mollaroli, con le quali abbiamo presentato la proposta di legge nel settembre del 2001, di una sensibilità particolare su queste problematiche e anche al consigliere Trenta che, al di là del simbolismo forte che caratterizza molte sue proposte e azioni — ma anche di quel simbolismo positivo c'è bisogno perché questo ci permette di riempirlo di contenuti e di azioni concrete — per avere voluto fortemente questo dibattito. Ha trovato la sintesi giusta con le varie proposte. Voglio ricordare la proposta del gruppo consiliare Ds a firma Amati, Mollaroli, del sottoscritto, dell'assessore Secchiaroli ma in rappresentanza di una sensibilità presente in tutto il nostro gruppo. Ha voluto trovare la sintesi per una legge che sia condivisa dal Consiglio ed uno stimolo ad impegnarci su questo terreno che vedrà l'istituzione dell'Università della pace, impegnativa, perché non è un fatto simbolico. Impegnativa per la città di Ascoli dove molte volte vi sono manifestazioni anche di un'integrazione che va portata avanti con convinzione, di una tolleranza più accentuata, per cui un terreno di confronto in un'area della regione che non può appartenere solo alla città di Ascoli ma che deve collegarsi con le università marchigiane, con gli altri centri che vogliano impegnarsi su questa problematica. Le altre iniziative che Trenta sollecitava non possono che essere condivise e io, nell'aderire alle stesse riprendevo la necessità di un monitoraggio e di una presenza del Consiglio su queste problematiche. Lo possiamo realizzare nelle forme e nei modi che la Conferenza dei presidenti di gruppo riterrà opportuno stabilire, quindi o una Commissione nuova, se il regolamento lo permette, altrimenti estendere le funzioni di altre Commissioni, come quella delle politiche comunitarie.
Ciò per portare avanti politiche che concretamente possono affermare quei valori nella comunità marchigiana e verso quei soggetti, quelle persone, quei bambini più deboli che beneficeranno dell'azione che la nostra Regione porrà in essere. E' emersa la voglia di concretizzare progetti che non siano solo simbolici o che si richiamino a valori e poi non producano azioni concrete, ma impegnarci istituzionalmente e politicamente.
Ecco perché penso che la giornata di oggi è positiva, che l'approvazione di questa legge è un fatto estremamente importante e che ognuno di noi da domani debba impegnarsi su questa nuova frontiera con strumenti nuovi. La legge è uno di questi, individuando però anche altri strumenti che permettano ai vari gruppi consiliari di poter dare il loro fattivo e concreto contributo per affermare queste politiche della pace che non sono solo le politiche che guardano all'assenza della guerra, della violenza, all'assenza delle armi da fuoco ma che guardano alla cooperazione tra i popoli, alla tolleranza, all'accoglienza, che non si proiettano solo nel mondo ma che guardano a casa nostra. Rispetto a questo venga un confronto vero tra sinistra e destra, non ci sia un buonismo che annulli anche le differenze di valutazione. Un terreno di confronto dove non si annullino le differenze ma, rispetto ad analisi e valutazioni diverse si tenda ad affermare alcuni valori condivisi. Si richiamava un'enciclica, perché quei valori sono totalmente condivisi. Voglio allora capire quali sono le azioni concrete che rimuovono quelle cause che invece in questi decenni sono andate ad aumentare il gap, il divario tra ricchi e poveri. Se questi valori sono veri, perché nel corso di questi anni le politiche hanno prodotto un divario ancora maggiore? Questo è l'interrogativo che ognuno di noi si deve porre, dando delle risposte anche per quanto riguarda la nostra comunità, il nostro piccolo, nella giusta direzione.
Su questo siamo impegnati e per questo esprimiamo voto favorevole con grande soddisfazione, ringraziando tutti i colleghi che hanno lavorato e hanno reso possibile questa approvazione unitaria della legge.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.
(Il Consiglio approva)
La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.
La seduta è sospesa alle 13,30
Approvazione verbale
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 91 del 5 giugno 2002.
(E' approvato)
Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di legge n. 126, in data 10 giugno 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Modificazioni alla legge regionale n. 13/1990 - norme edilizie per il territorio agricolo", assegnata alla IV Commissione in sede referente.
Deliberazioni amministrative
trasmesse dalla Giunta
PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 964 in data 29 maggio 2002, concernente: «Art. 4 della legge regionale 6/2002 - reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2002 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione (Euro 1.213.157,25)»;
- n. 965 in data 29 maggio 2002, concernente: «Art. 27 della legge regionale n. 7/2002 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2002 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per la realizzazione degli obiettivi prioritari e di rilievo nazionale - art. 1 commi 34 e 34 bis L. 662/96 (Euro 9.327.211,59)».
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Cesaroni e Franceschetti, gli assessori Mattei, Melappioni e il Presidente della Giunta D'Ambrosio.
Proposte di legge: (Discussione e votazione):
«Interventi regionali per la promozione dei diritti umani, la cultura di pace, la cooperazione allo sviluppo e la solidarietà tra i popoli"» Trenta (30);
«Attività regionali per la promozione dei diritti umani della cultura di pace, della cooperazione allo sviluppo e alla solidarietà internazionale» Amati, Mollaroli, Silenzi e Secchiaroli (79
«Iniziative regionali per la pace, i diritti umani, la cooperazione e la solidarietà internazionale» Luchetti e Benatti (87)
«Modificazioni alla legge regionale 30 settembre 1995, n. 60: Interventi umanitari della Regione in favore delle popolazioni colpite da eventi straordinari diversi dalle calamità naturali» Amagliani (88)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge nn. 30 ad iniziativa del consigliere Trenta, n. 79 ad iniziativa dei consiglieri Amati, Mollaroli, Silenzi e Secchiaroli, n. 87 ad iniziativa del consigliere Benatti e n. 88 ad iniziativa del consigliere Amagliani.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Signor Presidente, colleghe e colleghi consiglieri, la discussione sulla proposta di legge «Attività regionali per la promozione dei diritti umani, della cultura di pace, della cooperazione allo sviluppo e della solidarietà internazionale», dopo vari rinvii cade in una data sicuramente significativa.
E' in corso infatti in queste ore nel nostro Paese, il vertice della FAO sulla fame nel mondo. Un vertice che vede riuniti 182 Paesi poveri del pianeta; Sono stati invitati anche 29 Paesi cosiddetti ricchi ed industrializzati, ma solo due di questi sono presenti, e se si considera l'Italia il Paese ospitante e il rappresentante del governo spagnolo Aznar presente perché la Spagna guida l'Unione europea, oltre il presidente della Commissione europea Prodi, il mondo industrializzato non è rappresentato.
Un vertice che ci consegna una realtà allarmante: 800 milioni di persone continuano ad andare a dormire con la pancia vuota, migliaia di bambini muoiono ogni giorni per effetti diretti o indiretti della fame e della sottoalimentazione. Ma ciò che è più incredibile, è che le ricchezze accumulate nel mondo sarebbero sufficienti per rispondere alle esigenze alimentari. Dati questi espressi al vertice da autorevolissimi rappresentanti come Jacques Diouf, direttore generale della Fao e Kofi Annan segretario generale dell'Onu.
Il vertice ci consegna un altro dato su cui riflettere in premessa alla nostra discussione: il mancato raggiungimento programmato dal vertice Fao del 1996 di sottrarre alla denutrizione 22 milioni di persone l'anno. La diminuzione non ha mai superato i 6 milioni.
La comunità internazionale non può non considerare lo sradicamento della malnutrizione come una parte integrante dei doveri della solidarietà mondiale.
La lotta contro la fame nel mondo non è solo un dovere morale ma contribuisce alla stabilità, sicurezza, pace di tutte le società.
La fame spesso costituisce la causa principale dei conflitti e dei disordini ed influisce direttamente sulle migrazioni urbane e sull'emigrazione. Non è certo facile superare questi problemi, ma risultati si possono ottenere solo con azioni concrete, con impegni, con atti che la politica può scegliere di fare.
Credo che oggi, con la discussione e, mi auguro, l'approvazione di questa proposta di legge la nostra Regione voglia collocarsi su questa strada.
Il testo di legge che ci apprestiamo quindi a discutere e, mi auguro, approvare in questo Consiglio, è frutto di un lavoro di sintesi tra diversi progetti di legge presentati da vari gruppi politici, è frutto dell'ascolto di molti soggetti della società civile della nostra regione che operano nel terreno della solidarietà e della pace.
Nelle Marche si assiste da tempo alla crescita di iniziative sui temi della cultura della pace, della promozione dei diritti della persona, sulla mondialità e sulla multiculturalità.
Molto diffusi sono i gemellaggi tra enti locali e radicate le iniziative di cooperazione allo sviluppo: 42 Comuni della nostra realtà regionale e 3 Province sono gemellati con più città, molti con gemellaggi plurimi, sia dei Paesi dell'Ue che del Terzo Mondo.
Questi fatti, oltre a connotare positivamente la nostra Regione e a sottolinearne, pure in una situazione nuova, le sue tradizioni civili e solidaristiche, sono anche il frutto, in questo caso positivo, dei nuovi fenomeni indotti dalla globalizzazione.
Lo stesso Consiglio regionale e la Giunta sono stati impegnati in questi ultimi anni e mesi in azioni continue in questo senso: dalla partecipazione alle marce Perugia-Assisi, all'adesione all'Associazione enti locali per la pace all'ospitalità ad Ancona delle "Conferenze della società civile per la democrazia, la sicurezza e la ricostruzione nei Balcani", alle iniziative concrete di ricostruzione materiale dei Balcani: penso agli interventi nella città di Mostar, all'ospitalità dei bambini del Sahara occidentale, agli interventi in Eritrea, Brasile e Zambia, al sostegno all'Associazione Emergency durante il conflitto mondiale in Afghanistan, alle recenti mozioni, delle quali vorremmo vedere qualche effetto concreto da parte della Giunta regionale, per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, all'ospitalità dei bambini palestinesi talassemici. Iniziative di vario segno: politico-simbolico, di solidarietà materiale, di interventi di emergenza, progetti di accompagnamento allo sviluppo.
Occasioni queste che hanno caratterizzato la nostra Regione sul piano nazionale come Regione di pace, aperta agli scambi, alla solidarietà, concreta e generosa.
Nelle stesse Amministrazioni provinciali e comunali sono spesso presenti assessorati specifici sui temi della pace e della cooperazione con esperienze e progetti sempre più continuativi, articolati, solidi che indicano il rilievo, la serietà e una competenza crescente degli stessi governi locali.
Nelle scuole l'educazione alla pace e ai diritti umani è sempre più praticata e avvertita, ne sono testimonianza le attività didattiche e i corsi di formazione degli insegnanti. Nelle stesse università marchigiane aumentano attività di ricerca in questo campo.
Queste realtà insieme a quelle non meno attive ed avvertite della società civile reclamano un nuovo intervento della Regione.
Ma ancor prima di approfondire i contenuti della legge e di esplicitarne la sua articolazione, mi preme fare una considerazione sulla natura e sulla forma della legge stessa. La nostra proposta, infatti, si configura come una "legge mosaico", un testo che tiene insieme varie tipologie di intervento e di attività: la promozione dell'educazione alla pace, le attività di cooperazione allo sviluppo, gli interventi di emergenza, il partnerariato internazionale, la celebrazione di eventi significativi ecc.
Altre Regioni hanno fatto prevalentemente scelte diverse, cioè testi legislativi monotematici.
Questi dati possono far correre il rischio di una apparente frammentazione o di una applicazione non semplice. Si è scelta questa modalità perché ciò che si vuol contribuire a costruire con questa legge non è soltanto una rete di interventi significativi e di risposta alle esigenze delle varie realtà operanti in questi settori, ma una politica, una strategia della Regione prima delle singole azioni.
Come è possibile inoltre tener separate azioni di cooperazione senza rendere consapevoli le giovani generazioni in particolare, che senza cambiare anche il modello di sviluppo e i consumi del nostro mondo non si risolvono i problemi? Che la salvaguardia dei diritti nel nostro mondo e la loro estensione sono una misura per contenere gli effetti negativi della globalizzazione? Che l'interdipendenza non è solo una relazione tra elementi naturalistici ed ambientali, ma determina anche effetti economici?
Favorire la crescita del commercio equo e solidale (misura prevista dal testo di legge) non è fare un "regalo etnico" che fa tendenza ma vuol dire sostenere l'economia dei Paesi in via di sviluppo e quindi evitare o ridurre gli spostamenti migratori.
Cambiare, come è successo di recente al Parlamento europeo, la percentuale di cacao puro nella produzione di cioccolato può in pochi mesi creare gravissime conseguenze nei Paesi — e sono tutti Paesi in via di sviluppo — produttori di cacao.
Come si può dimostrare che esiste una relazione tra lo sport e la lotta contro il lavoro minorile? La cultura della pace e dei diritti umani costituisce un elemento decisivo per affiancare la globalizzazione, svilupparne le insite potenzialità e contrastarne gli effetti negativi. Conoscere per cambiare. Più cultura dei diritti e più coraggio nei cambiamenti collettivi e individuali.
E' eccessivamente ambizioso il progetto che nasconde questa legge? Può darsi, ma data l'importanza degli argomenti credo che valga la pena di rischiare.
Mi soffermo adesso in particolare sull'articolato che fissa ovviamente le finalità nel primo articolo, indica nel secondo le tipologie dell'intervento, le descrive nei dettagli negli articoli successivi e agli articoli 8 e 9 indica come va fatta la programmazione dell'attività, con la Giunta regionale che si appresta a predisporre un piano triennale che deve essere approvato dal Consiglio e con modifiche dei piani annuali che possono essere approvati con il parere della Commissione. Prevede la costituzione di un comitato per la cooperazione e la solidarietà internazionale con funzioni consultive e anche di proposta e, all'art; 13, impegna la Giunta ed il Consiglio insieme — abbiamo ritenuto utile questa scelta — a tenere ogni tre anni nella nostra regione una conferenza regionale sulla solidarietà e la cooperazione internazionale, a dichiarare il 10 dicembre "Giornata della pace per le Marche" — il 10 dicembre è la data dell'anniversario dell'approvazione della Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo e quindi viene individuata come "Giornata della pace per le Marche" — e impegna il Consiglio a organizzare il 27 gennaio, "Giornata della memoria", iniziative nella nostra regione. Sono questi riconoscimenti simbolici e rituali, ma io credo che servano a connotare caratteri ideali di una società regionale.
All'art. 14 si prevede l'attivazione e la promozione da parte della nostra Regione dell'Università per la pace, con sede ad Ascoli Piceno e con una serie di funzioni molto dettagliate nel testo legislativo, quindi una azione mirata a creare un centro di documentazione permanente, a produrre materiale didattico e formativo ed anche a promuovere progetti e campagne di solidarietà internazionale. Si prevedono poi nel corso del testo l'attivazione e la creazione di un registro regionale delle associazioni operanti in questo settore, in maniera tale che si dà visibilità, riconoscimento e poi si consente, attraverso questo registro, di partecipare anche alle iniziative della Regione.
Queste consapevolezze, queste relazioni tra le cose ci hanno convinto a proporre un testo come quello che oggi esaminiamo. Spero che nel voto finale si possa mantenere l'unitarietà che si è avuta in Commissione. Sono stati presentati anche alcuni emendamenti, alcuni dei quali sono accoglibili, e comunque li verificheremo nel corso della discussione.
Una legge certo non ha poteri salvifici, non basta per risolvere i tanti conflitti aperti nel mondo né a correggere le ingiustizie e i divari tra nord e sud del mondo, divari di ricchezze, di consumi, di accesso alle risorse materiali e immateriali.
Il percorso per il raggiungimento della pace e di una maggiore giustizia nel mondo richiede nuove politiche tra i Paesi e nuove funzioni degli organismi internazionali come spesso ci siamo detti anche in quest'aula.
E' certo però, e noi speriamo di contribuire a fare così anche con questo atto, che oggi la pace, per essere stabile e duratura, deve coniugarsi con la democrazia e la giustizia, che è insopportabile ormai, per la coscienza di ogni cittadino, lo stato di sottosviluppo e di povertà in cui versano milioni di adulti e di bambini nel mondo, che è necessario, per chi opera in funzioni pubbliche, attivare tutti gli strumenti utili che seppure non risolvono definitivamente i problemi, almeno alleviano le sofferenze e contengono il danno.
Oggi le Marche, con una forte e consapevole "coscienza del limite", dando un contributo in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Presidente, signori consiglieri, sono fiera di essere relatrice di minoranza su un tema così importante, un tema che nel titolo raccoglie tutto quello che possiamo di meglio pensare in tema di diritti umani, di cooperazione, di sostegno allo sviluppo e quindi in tema di cultura e solidarietà di pace. E' un evento positivo essere giunti ad un testo di legge siffatto. Più volte abbiamo discusso di questi argomenti incidentalmente, per eventi contingenti, per situazioni quasi sempre non piacevoli di carattere internazionale, soprattutto in tema di mozioni, che poi magari questo Consiglio, molto spesso è riuscito a risolvere unanimemente proprio nel rispetto, nell'osservanza di un argomento così serio, trovandoci al cospetto di un tema così importante come quello della pace.
Abbiamo affrontato le questioni palestinesi, quella dei diritti umani relativi al caso di Safiya, quella donna destinata alla pena capitale, poi salvata, per le leggi immorali del proprio Paese. Sempre abbiamo trovato una sintesi, probabilmente l'abbiamo trovata anche ora; probabilmente, come la presidente della prima Commissione anticipava abbiamo raggiunto una sintesi che, dico subito, non ci soddisfa appieno, però per grande senso di responsabilità, proprio per rispettare questo clima di pace che non deve venir meno anche formalmente ed esternamente nel voto stesso, salvo colpi di scena, voteremo unanimemente con dei distinguo anche di carattere culturale che voglio fin d'ora fare.
La genesi di questo atto è una sorta di palingenesi, perché, come diceva la presidente Mollaroli, proviene da più testi e da più proposte normative, alcune primarie — la prima proposta di legge del consigliere regionale Trenta — successivamente dei Ds, successivamente del gruppo La Margherita, fino al gruppo di Rifondazione. Certo potevamo usare questa forza coesiva del tema per astenerci, magari, anche dal fare quasi ogni gruppo una proposta di legge, meno Alleanza nazionale che in questo senso si è dimostrata, anche nella fase istruttoria davvero matura. Penso che in alcuni casi c'era spazio per emendare il testo originario del consigliere Trenta di Forza Italia e non dover necessariamente apporre la firma, in questa corsa che sempre si verifica e che non posso non rimarcare, per la primogenitura sulle proposte di legge.
E' comunque positivo che alla fine un testo base e un testo unitario la Commissione l'abbia varato.
Quando parlo di senso di responsabilità parlo anche di occasioni in cui, invece, siamo stati "rimproverati" per non esserci uniformati a quella che è parsa essere, almeno da parte dei Ds — parlo della "Marcia della pace" di Assisi — la ortodossia della metodologia della manifestazioni sulla pace. Sembrava che se non si partecipava in quel modo non si credeva nella pace, non si credeva a quei valori. Abbiamo ribadito come non ritenevamo di partecipare alla marcia sulla pace, ribadiamo ora di credere in ugual misura, sicuramente in maniera davvero forte e pregnante, in quei valori. Tanto senso di responsabilità in quell'occasione, un po' meno oggi quando, ripeto, i testi di legge potevano non essere così numerosi e abbondanti in quella che ho definito una sorta di corsa per poter trovare il proprio nome o il nome del proprio gruppo nel varo di una legge che è sicuramente importante e storica e che è la prima in tal senso della regione Marche ed è anche un tentativo e una dimostrazione forte a livello nazionale, perché noi abbiamo ritardato di qualche mese, proprio in attesa che sia il precedente Governo che il nuovo Governo di centro-destra varassero quel testo sulla cooperazione che invece non è ancora intervenuto. Così abbiamo deciso di disciplinare in maniera autonoma anche questa materia.
Passando all'esame del testo riteniamo di condividere gli scopi, l'oggetto, una ispirazione di fondo, pur dovendo fare delle differenziazioni anche di carattere sostanziale, delle distinzioni che probabilmente attengono al nostro modo di pensare, in particolare a quello di Alleanza nazionale. Non si può non condividere il riferimento ai diritti umani contenuto nel testo complessivo varato dalla Commissione. Io ritengo anzi che il riferimento ai diritti umani fosse così pregnante ed esaustivo da poter, in alcuni casi, essere ancor più presente negli articoli stessi del testo. Lo vedo invece emarginato soltanto alla titolazione. Se avessimo parlato di questo senza ricorrere, come è avvenuto nell'articolo 1, negli articoli successivi, addirittura nel 6 che parzialmente censuriamo, alle esemplificazioni che su questo tema vanno a ridurre la portata dell'argomento e non certo a migliorarla, avremmo potuto, facendo riferimento alla Carta dei diritti umani, alle principali convenzioni sul tema, alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, stare davvero tranquilli, blindati ed avere detto tutto proprio con questi elementari ma preziosi e grandi riferimenti.
Sappiamo infatti che i diritti umani sono diritti assoluti e fondamentali della persona, che però vedono come soggetto passivo non il singolo Stato, tanto meno un altro soggetto privato, ma la comunità internazionale degli Stati. Da questo la necessità di una tutela forte, mentre invece, giuridicamente parlando, presentano una sorta di tutela indebolita, proprio perché la comunità internazionale degli Stati di per sé è dotata di meno coercitività, meno cogenza, non è dotata di quel potere statuale che gli Stati invece hanno e fin quando gli Stati non fanno propria questa difesa, questa tutela normativa diventa difficile, in certi casi — da qui abbiamo le aberrazioni che conosciamo — parlarne, tutelare in egual misura in tutto il mondo i diritti umani della persona.
Non possiamo quindi che essere contenti di parlarne noi qui nella Regione Marche e di parlarne in maniera unitaria. Riteniamo però che la pace sia — questo appare e non appare nel testo normativo — non solo un valore assoluto ma anche uno status, quindi una situazione. Aggiungo alle citazioni che ha fatto la presidente Mollaroli quella che ha fatto Giovanni Paolo II nella "Redentor Hominis": "Non può esserci cultura di pace senza cultura dei diritti umani", una cultura che va costruita, che va, nel senso più etimologico della parola, coltivata, che non può soltanto essere in assoluto cultura dei diritti umani, ma che deve — entro nel merito specifico della nostra legge — essere anche cultura, valorizzazione e difesa del proprio patrimonio culturale, patrimonio culturale del popolo — in questo caso del nostro popolo — identità nazionale, valori tipici, precipui, specifici della nostra cultura.
Non credo che si possa parlare di integrazione, che si possa parlare di accoglienza e quindi di convivenza anche in termini di multiculturalità e di multietnicità senza avere adeguatamente, anche con strumenti normativi come questo, valorizzato la propria cultura, il proprio patrimonio culturale, la propria identità culturale di popolo, di nazione.
Perché dico questo? Perché ritengo che l'appiattimento, l'omologazione, quella che possiamo chiamare una sorta di "uguaglianza dell'anonimia" non è cultura di pace, non è l'uguaglianza che cerchiamo, anzi ritengo — e lo dico per provocazione — che proprio dall'appiattimento sommo, dalla eliminazione delle differenze culturali provenga un germe di razzismo opposto a quello che è prevaricazione ma ugualmente di razzismo, perché nella omologazione di questo tipo c'è inevitabilmente sopraffazione di popoli, di identità culturali e questo fa sì che poi ognuno si organizzi come vuole. Cito la frase, che non condivido appieno ma che tanto ha fatto discutere, del libro della Fallaci, Orgoglio e rabbia: "Mi piace parlare di orgoglio, non mi piace parlare di rabbia e vorrei che fossero veramente le proprie identità culturali, a tal punto ben valorizzate da evitare che nessuno e nessun popolo ricorra alla rabbia per poterle affermare". Dico questo perché invece in alcuni passaggi di questa legge trovo una apertura giusta, doverosa — mi riferisco all'art. 6 che parla di valorizzazione di tutte le identità culturali, peraltro anche contestato in sede di audizione da qualcuno, anche dall'esponente dell'Istituto teologico e da altri — senza adeguatamente mettere dei paletti. Riteniamo che non tutte le culture siano accoglibili, ci sono culture che prevaricano ancora davvero quei famosi diritti umani di cui parlavo prima, ci sono culture che hanno una sorta di incompatibilità con la nostra. I non ho paura di dire che la nostra è anche e soprattutto cultura di matrice cristiana, quindi vorrei che questa identità venisse salvaguardata, che ci fosse, quanto meno, una sorta di principio di reciprocità, quindi non di soccombenza di qualcuno rispetto all'altro, tanto meno di soccombenza della nostra cultura nei confronti delle altre.
Questa ispirazione è invece strisciante. Ritengo che sta poi al buon senso dell'applicazione della legge far sì che la stessa non devi e quindi non venga fuorviata da obiettivi secondari in obiettivi che non sono i propri o addirittura realizzare obiettivi contrari allo spirito e a quello che nella titolazione abbiamo voluto salvaguardare. Occorre quindi che la solidarietà passi attraverso una valorizzazione delle culture.
La "Carta di Nizza", che non è certo produzione di Alleanza nazionale, molto meglio ha affrontato questo argomento quando nel preambolo si rifà ai "valori comuni" — questo termine non lo ritrovo in questa legge. Presumo sia sottinteso, ma speriamo di averne conferma — nel rispetto delle diversità delle culture e delle identità nazionali". La diversità non ci deve far paura, la diversità esiste, non può diventare appiattimento. L'art. 6 che abbiamo anche reso oggetto di un emendamento soppressivo nell'ultima parte, invece condivisibile nella prima parte, secondo me pone una questione chiara ed esauriente. Quando si parla di diritti umani è chiaro che la precisazione dell'art. 6, indipendentemente dalle appartenenze e dalle culture deve essere sacrosanta. Quando si parla però di favorire e promuovere le culture altrui non può essere indipendentemente dalle appartenenze, non può essere indipendentemente da certe carte costituzionali e dichiarazioni universali, non può essere indipendentemente dalla nostra cultura. Può solo essere concepibile e positivo negli effetti, qualora questo avvenga, previa valorizzazione e tesaurizzazione della nostra cultura. Siamo quindi contrari — ma presumiamo che questo non avvenga in sede di applicazione — ad una visione pauperista di questa legge; vorremmo invece che, più che depauperare i nostri valori e quindi, di conseguenza, depauperare i valori delle altrui culture, ci fosse un discorso di tesaurizzazione e di valorizzazione reciproca.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta. Chiudiamo le iscrizioni al termine dei primi 30 minuti del dibattito.
Ha la parola il consigliere Luchetti.
Marco LUCHETTI. Signor Presidente, signori consiglieri, finalmente la Regione Marche si dota di una legge che prende coscienza di un ruolo che, al di là della stessa portata della riforma del titolo V vuol significare una presa di coscienza di una comunità, quella marchigiana, che nel passato ha sicuramente dimostrato — e sta dimostrando — grande senso di responsabilità intorno al tema degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo e al tema dell'integrazione che vede la nostra comunità una delle più sensibili all'integrazione dell'immigrazione. Credo che questa legge sia non un punto di arrivo ma un punto di partenza per una nuova fase che si rende necessaria non solo per sviluppare ulteriormente le due questioni centrali che ho descritto, ma soprattutto per inaugurare un filone, quello di una ripresa di coscienza intorno ai problemi della pace — il dibattito che il nostro Consiglio ha tenuto nelle precedenti sedute rispetto alla questione palestinese, alla questione israeliana ne è una testimonianza — ma che vuol significare anche una nuova presa di coscienza circa un impegno che dobbiamo assumerci: quello di lavorare intensamente per rafforzare la cultura della pace ma soprattutto perché questa cultura della pace derivi da una nuova cultura che tenga conto della nuova realtà che si prospetta nella nostra comunità e nel mondo, in modo tale che si affrontino le tematiche della pace e della cooperazione in termini rafforzati e più coscienti.
Questa legge ha in sé molti aspetti interessanti che vanno da una strutturazione organizzativa per quanto riguarda l'intervento di aiuto ai Paesi in via di sviluppo, all'organizzazione dello sforzo culturale da operare soprattutto nelle scuole, per fare in modo che questa cultura cresca, alla strutturazione di iniziative che la legge propone, sia che riguardino la nuova associazione che assume il nome di "Università della pace" e che spero compendi tutti gli apporti che possono derivare dagli ambienti culturali, agli ambienti sociali, associativi, sia le giornate individuate nel 10 dicembre e 27 gennaio e che diventano simbolo di riflessione, di impegno.
Questa strutturazione della legge è un dato molto rilevante che credo voglia anche segnare un impegno di tutta la comunità e di tutte le istituzioni. Non può essere solamente la regione ad affrontare una tematica come questa, ma perché questa legge significhi l'impegno di tutta la comunità, anche le istituzioni locali devono prendere coscienza di questa nuova realtà, collaborando in modo tale da creare una sinergia necessaria ed indispensabile per realizzare un intervento adeguato.
In effetti, se ci pensiamo bene gli interventi di promozione della cooperazione e della solidarietà internazionale fino a questo momento, al di là degli sforzi che la Regione ha fatto in passato per le emergenze — penso all'intervento in Honduras, allo stesso intervento che abbiamo deciso per la Palestina ultimamente — lo sforzo più rilevante compiuto negli anni passati è riconducibile essenzialmente a quelle che fino a poco tempo fa erano definite Onlus, associazioni che erano nate per sostenere la promozione dei Paesi in via di sviluppo. Cito per esempio il Cvm che ha una presenza storica nella nostra regione, che ha fatto dei progetti interessantissimi e che ha dato in passato prove di grande rilevanza sul piano della collaborazione in Paesi di sviluppo, così come la sua efficace azione attraverso l'Aesci è riuscita fino ad oggi a sostenere uno sforzo notevole soprattutto a livello di interculturalità nelle scuole, promuovendo molte iniziative di carattere convegnistico e di riflessioni importanti attraverso pubblicazioni che sono state fatte. Così come negli ultimi anni anche l'Iscos si è dato da fare in collaborazione con gli enti locali e con la Regione, dimostrando la presenza delle Marche a momenti del tutto particolari in giro per il mondo.
Voglio qui ricordare che lo sforzo continuo fatto nella nostra comunità può essere riconducibile essenzialmente allo sforzo delle Caritas e delle parrocchie. Credo che sia bene testimoniare, come comunità regionale, lo sforzo che si sta facendo e si continua a fare in molte realtà delle nostre comunità locali, perché partono costantemente aiuti consistenti soprattutto rivolti alle missioni, dato che è sempre stato nascosto tutto ciò se non nel momento in cui qualche missionario rimetteva la pelle o riusciva a rimpatriare perché cacciato dal dittatore di turno che prendeva il potere nei Paesi in via di sviluppo. Questo sforzo della Chiesa cattolica locale è scarsamente conosciuto. Propongo che proprio nella prima giornata dedicata alla pace si faccia una ricerca intorno a quanto si sta facendo per i Paesi in via di sviluppo. Ci sono in situazioni in cui partono dalle nostre comunità — al di là dell'appartenenza religiosa credo che a questo collaborino tutti, perché credo che nell'animo del marchigiano, proprio per la sua tradizione migratoria non si fa distinzione di religione — sacerdoti in collegamento con le missioni e deve venire valorizzato questo sforzo, così come deve essere conosciuto da tutti i marchigiani quanti missionari sono partiti dalle nostre terre e stanno lavorando, al di là del rapporto di fede che ci può essere nella loro azione, per la promozione sociale. Il messaggio della fede cattolica viene ormai portato in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi più in difficoltà attraverso lo sviluppo sociale. Parte proprio da lì, dagli sforzi che vengono fatti per la costruzione di pozzi per l'acqua potabile tutto l'impegno di cui parlavo. Non è un mistero che 1.200.000.000 di abitanti di questo pianeta non hanno acqua potabile. Sono cose portate alla luce anche nell'ultima manifestazione di domenica scorsa, dove sono state poste in evidenza proprio queste situazioni di disperazione.
Questa legge vuole quindi essere un segno importante, un segno di collegamento non solo interistituzionale indispensabile, ma anche un collegamento con la società civile impegnata in questa direzione, soprattutto con le organizzazioni non governative che aspettano da tempo una nuova legge nazionale. La 49 è la legge che ha fino ad oggi guidato la cooperazione allo sviluppo e mostra segni di stanchezza. Purtroppo la nuova legge è ferma in Parlamento e non riesce ad andare avanti. Credo che una nuova legge nazionale potrà dare più impulso anche alla nostra legge regionale che potrà ovviamente essere adattata a una legge quadro a livello nazionale, considerato che il nuovo titolo V prevede che questi aspetti possono essere ricondotti al Governo centrale ma anche alle Regioni. Credo che questa legge nazionale sia indispensabile affinché riprenda impulso un nuovo impegno così come era stato fatto negli anni '80.
Del resto le dichiarazioni del capo del Governo, che proprio in occasione della riunione della Fao ha dichiarato di voler raggiungere l'obiettivo dell'1% del pil negli aiuti internazionali, spero che siano rispettate e ritengo sia condivisibile questo obiettivo. Spero che non sia uno slogan così come avvenuto per tante altre cose in questi ultimi tempi. Credo che sia un impegno che il nostro Governo deve assumere e portare soprattutto a livello europeo, in modo tale che tutte le nazioni più ricche possano collaborare in termini più costruttivi negli aiuti e nella promozione sociale dei Paesi in via di sviluppo.
Questo collegamento necessario con la società civile deve vederci in prima istanza fortemente impegnati proprio per affrontare quelle novità che anche la cooperazione ci impone, una cooperazione che non può più seguire le piste di un tempo ma che, per quanto ci riguarda, visto e considerato che l'industria marchigiana così fiorente ha ormai contatti con tutti i Paesi del mondo, deve essere collegata con i rapporti commerciali che intessiamo anche con i Paesi in via di sviluppo. Potremo sì fare joint-venture con i Paesi in via di sviluppo, ma accompagnare ciò anche con progetti di sviluppo sociale, di educazione ai diritti, di educazione ai diritti del lavoro soprattutto, che in quei Paesi mancano. Paesi che vengono sfruttati da un mercato selvaggio in cui la differenza di costo del lavoro è talmente rilevante che determina sicuramente uno spostamento del tessuto produttivo verso quei Paesi stessi, cosa importantissimla ma che deve essere accompagnata a un sostegno ai diritti che puntualmente vengono calpestati soprattutto dai governi autoritari lì presenti.
Venendo alla struttura della legge credo che la strumentazione che abbiamo messo in essere è impegnativa per diversi ordini di motivi. Non solo per la strutturazione un po' burocratica — il piano triennale, il piano annuale, il comitato per la cooperazione e la solidarietà — ma per la necessità di supportare questi strumenti con una struttura interna alla Regione, che se non sarà in grado di aiutare questi momenti molto importanti si rischia di far sì che queste cose rimangano sulla carta.
Così come la stessa promozione dell'Università della pace, se non messa in rete con tutti i momenti importanti della nostra comunità, farebbe correre il rischio di perdere per la strada pezzi importantissimi delle iniziative che attualmente stanno caratterizzando la nostra comunità.
Il registro che viene impostato per le associazioni che si impegnano per la pace e per lo sviluppo dei Paesi svantaggiati deve tener conto delle iniziative significative di queste associazioni che sono nate da tutte le parti, ma non deve essere esclusivo, nel senso che non deve escludere tutte le iniziative spontanee che vanno ben al di là della strutturazione associativa, che vanno anche al di là del momento formale, perché quello che dobbiamo premiare è una iniziativa che sostenga effettivamente, abbia una progettualità, abbia anche l'estemporaneità, qualche volta, ma comunque deve alimentare e portare alla comunità marchigiana quella forza che molte volte viene proprio dalle iniziative di base, che sia significativa per questa nostra attività e per questo nostro sforzo.
Questi sono i criteri ispiratori che ho voluto sottolineare di questa legge, sono cose molto belle. Eventualmente, nella stesura definitiva del testo che sarà approvato, in sede di comitato tecnico si potrebbe dare una disposizione più organica all'articolato, perché vedo un capo I molto lungo rispetto ai contenuti di disposizioni generali. Credo che si possa meglio organizzare, così come gli emendamenti che ho presentato e che vengono a migliorare gli strumenti messi in essere — e alcune puntualizzazioni fatte in merito ad alcuni articoli non stravolgono — vadano integrati nel testo e possono essere accolti dai colleghi.
Credo che sia necessario tener presente che la legge deve essere assolutamente in sintonia con quanto si potrà fare a livello nazionale, pertanto credo che sia un impegno di questo Consiglio, nell'eventualità di una legge nazionale rinnovata, cioè nel momento in cui la 49 potrà essere rivista, visto e considerato che nella 49 c'è tutta una strumentazione che attiene a una legislazione che non può che essere nazionale — penso per esempio allo status dei cooperatori che ha riferimento nella previdenza e nell'assistenza — e quindi questa questione potrà definirsi unicamente con l'avallo di nuove normative nazionali. Nel momento in cui si rivedrà questa legge, dobbiamo prendere impegno di migliorare e arricchire la normativa regionale per fare in modo che questo nostro impegno che oggi solennemente prendiamo in Consiglio regionale con una nuova legge sulla promozione dei diritti umani, sulla cultura della pace e della cooperazione per lo sviluppo tre i popoli venga considerato positivo, importante, degno di essere valorizzato. Credo che uno dei compiti che il Consiglio e l'Ufficio di presidenza potranno assumere è proprio quello di portare a conoscenza, finché si può, soprattutto nelle scuole, questo strumento di notevole importanza.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.
Umberto TRENTA. Cari colleghi, oggi per me è un giorno particolare, se volete di particolare emozione. Entro subito nel vivo della questione, perché dopo due anni il Consiglio della Regione Marche porta a statuire una legge importante, fondamentale. Con questa legge otterremo l'internazionalizzazione reale, vera, forte della regione Marche. Ringrazio in modo particolare Silvana Amati, perché ho avuto modo e piacere di volerle bene: la legge sulla pace è il fondamento della cultura dell'amore e del bene. Io ero un semplice cittadino che mi interessavo di queste cose e con Silvana Amati partecipai ad un convegno su "Mare Adriatico, mare di pace". Ringrazio Adriana Mollaroli per il suo equilibrio istituzionale nel condurre in porto questa legge in Commissione. Non ci nascondiamo che vi sono state difficoltà, c'è stata diversa sensibilità nel sentire, nel partecipare, ma una cosa ci ha unito: la cultura dell'amore per la pace, la cultura degli uomini liberi.
Questo è un progetto "mater", che le donne del Consiglio come Benatti, come Romagnoli, come Amati, come Cecchini devono sentire in maniera particolare. Diceva Martin Luther King: "i have a dream", "ho un sogno". Se non siamo capaci di sognare e poi vivere i nostri sogni non avremo la forza di sostenere, nella diversità dei ruoli dell'istituzione, le cose. Oggi ho molto apprezzato l'intervento di Marco Luchetti che ha richiamato un concetto importante: questo è un punto di partenza. Sarà un impegno nostro. Posso dire che già alcune istituzioni sensibili come il "Gruppo Intesa" stanzia 600 milioni per l'Università della pace con sede ad Ascoli Piceno, è nei fatti: ho già parlato con il presidente della holding dell'Italia centrale, e a giorni vi darò una bella notizia: ho coinvolto gli amici della vicina Umbria. Noi abbiamo avuto impedimenti di carattere internazionale per recarci in Palestina ma loro sono andati, guidati dal loro presidente.
Vado avanti in questo intervento, che come sempre sostituisce la proposta alla protesta, con un messaggio rivolto ai giornalisti: quel manifesto che ho esposto fuori parla di dialogo ma parla anche di riconciliazione. E' un progetto binario e madre Teresa di Calcutta non va vista in un certo modo perché io sono cattolico credente. Questa simbologia sta proprio a far riflettere il messaggio ecumenico di una donna maltrattata dalla fede cattolica, che prese i suoi quattro stracci e andò in terra indù. Nel momento del conferimento del Premio Nobel per la pace non ebbe a nascondere la sua fede religiosa in quella terra profondamente luterana. Ad un giornalista che fece una domanda "birbona", chiedendo "madre, lei ha 70 anni: quando lei morirà il mondo sarà come prima". Questo riguarda me, ma riguarda anche questo meraviglioso Consiglio nella sua interezza. "Che cosa è cambiato dopo tanta fatica?". Questa piccola donna avrebbe potuto reagire con un po' di santo sdegno, invece fece un sorriso luminoso e aggiunse: "Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo, ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita nella quale potesse brillare l'amore per la pace. Le pare poco? Cerchi di essere anche lei una goccia pulita, così saremo in due". Chiese poi: "E' sposato? "Sì, madre". "Lo dica anche a sua moglie, così saremo in tre. Ha dei figli?"'. "Tre figli, madre". "Lo dica anche ai suoi figli, così saremo in sei".
Io l'ho detto piano piano ad ognuno di voi, e quando mi guardavate con un certo sconcerto vi proponevo Piazza della Riconciliazione a Pristina, area balcanica, non certo d'ispirazione cattolica ma che comprende tutte le diversità. Perché la riconciliazione attraverso le ragioni delle diversità è l'anima, la spina dorsale di questa legge che sono orgoglioso ad aver contribuito a presentare assieme all'intero Consiglio. Sia chiaro a tutti, perché da lì partiremo, con un'altra proposta, e questo lo dico al "Progetto mater", a voi donne consigliere: l'Onu dei bimbi alla Cittadella di Ancona. E' un altro sogno, ma saremo gli unici al mondo come con questa legge per l'Università della pace che è una università squisitamente laica, e chiederemo a Kofi Annan, come ho già fatto, di assumerne la presidenza onoraria ed operativa, perché è un Premio Nobel. Non ci interessa il colore della pelle, la razza, il credo, la diversità. Qui ci sono le ragioni degli uomini liberi e l'uomo nasce libero ovunque. Questa è la nostra forza.
Illuminato Presidente Minardi, lei abbassa la testa, ma io parlo con il cuore e quando gli altri vedono in questo altre cose...
Ottavio BRINI. Santità...
Umberto TRENTA. Non "santità". E' un uomo intelligente, che il 23 novembre del 2000 mi autorizzò una missione per incontrare il Nobel Gorbaciov a Bari che poi venne ad Ancona e io dovetti caricare, nonostante tutte le difficoltà, per averlo ad Ascoli. Si trattava della manifestazione "Piazza del Popolo per la riconciliazione dei popoli della terra", per presentare la Carta della terra. Il progetto all'art. 14 prevede il collegamento fra le università regionali ed interregionali per fare formazione d'eccellenza, gestita dai Nobel. Per questo ho già avviato con il Monte dei Paschi di Siena un ragionamento per quello che riguarda l'etica e l'economia.
Quando parlo di queste cose a quei livelli la gente mostra interesse vero, nonché, caro Vicepresidente Spacca che oggi rappresenta anche il Presidente D'Ambrosio che vorrei sapere perché sia assente...
Silvana AMATI. E' alla Fao.
Umberto TRENTA. Benissimo, porta alla Fao il messaggio del Consiglio regionale.
Il presidente Merloni farà della proposta di cui vi parlavo, uno dei punti di forza dell'azione dell'Ucid, quindi quando lei mi ha dato del "falegname" all'ingresso, Vicepresidente Spacca, quando montavo quel trespolo che avrebbe dovuto onorare il Consiglio oggi, lei avrebbe dovuto notare che c'è un messaggio per le Nazioni Unite che avrebbe dovuto portare D'Ambrosio, alla Fao. E' il pensiero di madre Teresa di Calcutta che io considero ecumenica, quindi bastonata dalla sua fede, che dopo morti riconosce. Ma è una santa attuale, un esempio di donna moderna. Il messaggio recita: "Mio Signore, possano le nazioni essere toccate dal tuo cuore affinché lavorino per l'unità e l'amore come strumenti per diffondere la pace su questa terra. Concedi ai potenti..." A quelli che credono di essere potenti, "pulvis et umbra sumus". "Concedi ai potenti un cuore pulito, colmo di amore l'uno per l'altro. Fa che ascoltino la tua parola d'amore in modo da realizzare la tua pace attraverso il loro lavoro e le loro esistenze". Questo lo interpreto come il messaggio delle fedi che hanno messaggi di pace. Ecco che entriamo nell'ecumenismo. Ma non mi inoltro in questo, vi faccio solo riflettere su una cosa e torno all'Onu dei bimbi.
Signori miei, l'Onu chiede scusa, quindi la Regione Marche nell'interezza del suo Consiglio ha reso le parole di queste persone uno strumento pratico attuale, moderno ma soprattutto attuabile, perché l'abbiamo reso pratico. Da adesso inizia il viaggio, come ha giustamente detto Marco Luchetti.
E vengo a Cesare Procaccini. Io non dimentico la nostra posizione di maggioranza e di opposizione, la nostra diversità di interpretare la vita politica. Ma su una cosa mi sono trovato d'accordo con te: sulla convinzione che è emersa da quello che ha detto Luchetti, e un po' mi è dispiaciuto: la sede in quel posto lì. Io sono un attento ascoltatore dei particolari e delle frasi, perché così si interpreta veramente l'animo di chi parla. Lì va bene, perché è uno snodo interregionale di quattro regioni, ma soprattutto ha una particolarità: ha chi opera in questo settore e ci crede.
Questo è un progetto della Regione Marche non va visto con il campanile. E' un progetto rispetto al quale chi crede avrà spazio per lavorare e sull'ambiente, consigliere D'Angelo, lei sa che dovrà lavorare parecchio. "Ambiente, diritto, ricerca scientifica e scienze economiche": questo sarà lo snodo che spiegherò all'art. 14 della legge. I Nobel per la pace avranno il direttivo, il consiglio di amministrazione se volete, con quello che deciderà il Consiglio. Ma chi viene chiamato qui, viene chiamato per lavorare, e ne ho incontrati tanti. Oggi avrei voluto — non dico preteso — che la sensibilità dell'intero Consiglio avesse ospitato Rigoberta Menchù Tum. Ma voglio andare oltre: Nelson Mandela. Voglio andare oltre: i due ambasciatori di Palestina e d'Israele. Questa è la funzione vera, operativa di questa associazione che andrà a promuovere la Regione Marche, come ne ha promosse tante altre che costano tanti soldi ma non so se daranno questo risultato di rappresentatività e di vetrina internazionale.
Ma non è solo questo, è la scolarizzazione che conta, come previsto dall'art. 14. Ne ho parlato con l'assessore Agostini — che non posso non ringraziare come sto ringraziando tutti — l'assessore Cecchini e l'assessore Secchiaroli: quattro centri provinciali per la scolarizzazione della cultura della pace, dell'ambiente e del diritto internazionale, messi in rete con l'UTA, Università telematica avanzata. Ecco il progetto.
Noi, caro Silenzi, andremo da Rugova. Quando sono stato in missione a Pristina ero lì per la crisi dell'area balcanica. Tutti pensavano che quelle fossero missioni sciocche, invece Rugova ci aspetta. Rugova non è di ispirazione cattolica, ma è un uomo che per la pace ha messo in gioco la sua vita e quella dei suoi familiari. Rugova ci aspetta dal 23 al 27 e io sto chiedendo questo al Presidente del Consiglio e a quanti di voi non intendono fare una passeggiata o una vacanza ma un lavoro operativo per la posa simbolica della prima pietra di "Piazza della Riconciliazione". Neanche questo è uno scherzo. Anche questo era un sogno e oggi è realtà, come questa legge che l'intero Consiglio sta portando a conclusione dando un esempio all'Italia, all'Europa e all'Onu di come uomini di pace, o meglio ancora donne di pace, o meglio ancora una comunità come quella marchigiana si sta ponendo all'attenzione internazionale.
Fuori c'è un manifesto. Non dovete guardare la simbologia, ma è il messaggio della riconciliazione e del dialogo. Sarebbe dovuto stare qui dentro, ma l'abbiamo lasciato fuori. Non voglio approfittare oltre della benevolenza, sono un consigliere di opposizione, ma chi veramente crede nella cultura degli uomini liberi per la pace lì può mettere serenamente la sua firma. Presidente Minardi, la sua la pretendo.
Sto preparando un certificato internazionale per autofinanziare questi progetti. Una volta si chiamavano Bor (buoni ordinari regionali), Boc (buoni ordinari comunali), Bop (buoni ordinari provinciali). Noi lo chiameremo "Certificato di sottoscrizione mondiale per la cultura della pace e sarà un collage di Nobel che lo sostengono. Ai governi che spendono miliardi — ed è qui l'immoralità — per darci una pace armata noi rispondiamo con la pace che nasce dai bambini, uomini di domani che noi, istituzionalmente, dobbiamo coinvolgere in questo progetto di pace.
Per il resto non mi resta altro che ringraziare tutti, umilmente ringraziare tutti, anche gli amici di Alleanza nazionale che con Franca Romagnoli hanno dato un contributo e quelli che sono distratti nei giorni fondamentali.
Abbiamo due numeri importanti, il 10 e il 27. Saranno due giorni di forte regionalizzazione per chi, come noi, crede in questo progetto che va al di là del suo articolato ma entra nel cuore delle genti, perché questo progetto aprirà le menti dei potenti e toccherà il cuore delle genti. Finché c'è gente libera, non dico come me, ma come noi, questo messaggio avrà sempre due gambe e un'intelligenza, ma soprattutto un cuore per andare avanti e per avere ragione di esistere. Solo lì potremo rivolgerci alla Fao, all'Unesco e all'Onu. L'Onu dei bimbi sarà un altro progetto grande di questa Regione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.
Silvana AMATI. Quando ho presentato la prima delle proposte di legge di cui oggi votiamo un'ottima sintesi unitaria ero motivata da diverse questioni. Credevo fosse importante dare una continuità strutturata a un lavoro di pace e di solidarietà per il quale eravamo, come Marche, segnalati in tutta Italia. Sono tante le cose che potremmo qui ricordare, alcune sono ancora in piena attività. Penso alle grandi iniziative che sono state condotte nella ricostruzione per la ex Jugoslavia, penso ai tanti momenti non solo di dichiarazione con le mozioni, con gli interventi propri di quest'aula, ma alle grandi operazioni di solidarietà, fatte sempre, quando si tratta di solidarietà, con mezzi relativi: penso agli interventi per il Saharawi. Anche ieri pomeriggio si svolgeva qui nel nostro Consiglio un incontro per poter mantenere la solidarietà con quel popolo che non vede riconosciuti i suoi diritti e che si trova a dover vedere i suoi bambini ogni estate fuori del proprio territorio perché è impossibile vivere in quelle zone. Penso alle grandi questioni di solidarietà che ci hanno visto protagonisti anche quando si trattava di parlare di Palestina.
Devo dire, Vicepresidente Spacca, che oltre a parlare di pace e di sostegno della medesima, sarebbe utile praticarla, e mi riferisco in particolare all'ultima operazione unitaria che si è fatta in questo Consiglio rispetto alla "vicenda Palestina", perché ho letto dalla stampa che la Regione Umbria è riuscita a prendere quel percorso che aveva definito, quindi recarsi in quella terra e costruire quel rapporto di solidarietà anche materiale che qui pure abbiamo deciso, e invece non mi risulta che ancora si sia riusciti a fare un identico percorso. Siccome quella era la volontà comune di questo Consiglio, anche eccezionalmente unitaria rispetto a quel momento delicato, le chiedo, al posto del Presidente che oggi lei rappresenta, di farsi carico affinché, anche in questo caso, alle parole seguano i fatti.
Consentitemi poi di ricordare un elemento simbolico. Prima Umberto Trenta ricordava Rigoberta Menchù. Noi abbiamo avuto in Consiglio regionale il saluto e la presenza di Rigoberta Menchù quando si fece l'iniziativa "Ragazzi in aula", quindi nel momento forse più simbolico, quando c'erano le giovani generazioni, quando c'era un momento di rapporto diretto tra l'istituzione Consiglio e il mondo della scuola. Credo che era giusto e che bisognava impegnarsi perché a quelle dichiarazioni, a quel continuo lavoro di solidarietà internazionale che pure la Regione stata conducendo su fronti diversi seguissero atti legislativi che dessero uniformità e concretezza. E poi c'era anche la necessità di rispondere ad alcune debolezze legislative, in particolare sul fronte della cooperazione internazionale dove credo che il deficit maggiore è quello nazionale. Anche qui non si può dimenticare che su questo fronte, nonostante i nuovi poteri alle Regioni e nonostante l'operazione di sostituzione che le Regioni italiane, quando hanno voluto hanno esercitato su questo campo, occorre che vi sia un impegno serio nazionale, che consenta, come qualcuno ricordava, la definizione di una legge seria — perché altre ne abbiamo avute, meno serie — sulla cooperazione internazionale, che possa produrre un lavoro importante.
Promuovere i diritti umani, la cultura di pace, la cooperazione allo sviluppo e la solidarietà tra i popoli non possono restare dichiarazioni, perché un timore che abbiamo spesso quando in quest'aula ci spendiamo sul fronte delle mozioni e delle dichiarazioni è anche il senso del limite di cui abbiamo piena consapevolezza. Ora noi abbiamo bisogno di produrre riscontri oggettivi perché siamo nei luoghi della decisione, quindi è compito nostro passare, a volte, dalle parole ai fatti.
E' di questi giorni lo svolgersi del vertice Fao e credo che sia scandaloso, dal punto di vista internazionale, come questa grande manifestazione si stia conducendo. Ieri leggevamo che sono solo 34 i capi di Stato e che non ci sono capi di Stato delle grandi potenze occidentali salvo la presenza del presidente Berlusconi in quanto presidente del Paese ospitante e del presidente spagnolo in quanto rappresentante dell'Ue. C'è Prodi per l'Europa, ma per quanto la coperta di Prodi sia larga non copre l'assenza reale del mondo occidentale, del mondo caratterizzato dalle grandi super potenze che sono così celeri a muoversi quando, invece di parlare di pace, si parla di guerra.
Qui si legge il rifiuto costante e supponente di ragionare sulle cause che muovono i conflitti, sul dramma dei Paesi poveri, che sono anche i luoghi delle grandi migrazioni, quelle che destano tante preoccupazioni e che, obiettivamente, creano problemi e fomentano azioni discutibili. Kofi Annan ieri sosteneva che "la produzione industriale dei Paesi è sufficiente per rispondere alle esigenze alimentari di ogni abitante della terra. Alcuni Paesi producono più di quanto necessitano mentre altri non possono permettersi di importare il cibo di cui hanno bisogno". Jean Favre, che è vicedirettore dell'NDP, venne qui ad Ancona qualche anno fa e io ricordo ancora con piacere quell'incontro e voglio qui leggere alcune sue considerazioni che purtroppo sono ancora assolutamente attuali: "In Africa una persona su 3 non arriva ai 40 anni di vita, nelle società industrializzate 200 milioni di persone non arrivano ai 60 anni, con una media di 80 anni di vita. Ci sono 1.200.000.000 di persone che non hanno accesso all'acqua potabile, ci sono 880 milioni di persone che non hanno accesso alla salute, ci sono più di 800 milioni di adulti che non sanno né leggere né scrivere, 840 milioni di persone malnutrite, 2 miliardi di persone che non hanno accesso all'elettricità, 100 milioni di persone senza casa. Con il livello di ricchezza che esiste nel mondo non possiamo avere nello stesso tempo questo livello di indecenza. Oppure questo dato non è un fatto creato dalla natura? Noi ci siamo per qualche cosa in questa situazione, in realtà siamo noi la prima generazione in tutta la storia dell'umanità che ha la capacità e i mezzi per sradicare la povertà. Mai c'è stata ricchezza sufficiente prima, per tutti, anche se si devono fare delle domande. Non è perché una società è povera che non si riesce, a volte, ad assicurare a tutti un livello di vita equo, ma perlomeno 30 anni fa, 50 anni fa le ricchezze non erano a livello di oggi, i mezzi di comunicazione non erano quelli che sono, le conoscenze della scienza, della medicina non erano quelle che sono, le istituzioni internazionali non erano quelle di adesso. Insomma, oggi abbiamo tutto per esserci e lasciamo andare questa situazione, quindi abbiamo una responsabilità gravissima, perché in fin dei conti ogni tre secondi di povertà muore un bambino ed è un bambino che non abbiamo saputo o voluto proteggere, e siccome sappiamo adesso di essere la prima generazione che ha la capacità e i mezzi di eliminare le forme più violente e disprezzabili della povertà, siamo diventati, in realtà, la prima generazione che non ha voluto proteggere questi bambini che muoiono ogni tre secondi. Lo dico perché la Dichiarazione universale dei diritti umani non si è fermata lì. Abbiamo creato la Convenzione sui diritti sociali ed economici che purtroppo è stata ratificata solo da 137 Paesi, mentre molti ancora devono ratificarla. Nel 1986 è stata adottata la Dichiarazione sul diritto allo sviluppo che è stata riaffermata nel 1993 a Vienna nella Conferenza sui diritti umani e che recentemente è stata riaffermata nell'Onu. Quindi esiste oggi un diritto allo sviluppo che è codificato dall'Onu, che quindi dovrebbe essere legge universale ma da troppi anni sappiamo che l'Onu è uno strumento indispensabile che però va riformato, perché così non è strumento di pace, no è strumento di equilibrio e non è strumento veramente al servizio di quella umanità che esso dovrebbe rappresentare".
Credo che noi abbiamo molti doveri e che c'è anche una condivisione di questa consapevolezza all'interno di quest'aula, non solo perché rispetto a questo atto si è arrivati alla fine a una sintesi, ma anche perché nel lavoro che stiamo conducendo nella Commissione per lo Statuto abbiamo in realtà introdotto, anche qui all'unanimità, nel preambolo, frasi che esprimono una volontà comune: "Noi dichiariamo di concorrere a promuovere, sostenere e difendere, in armonia con gli organi nazionale dell'Ue e delle organizzazioni internazionali i diritti fondamentali, il loro libero esercizio e la pacifica e solidale convivenza tra le diverse popolazioni", quindi un'assunzione che noi tramandiamo anche alle future generazioni e che crediamo di poter rendere Carta costituzionale della nostra regione.
Ecco perché questa legge, che finalmente arriva al voto dopo una lunga discussione, rappresenta una continuità di lavoro che segna anche un impegno rispetto alla formazione, non secondario. Noi qui parliamo di formazione alla pace, alla cultura di pace, riconosciamo all'interno dell'atto le associazioni che svolgono compiti, pensiamo a un'organizzazione, a una verifica che sarà sicuramente importante per gli anni futuri. Il testo della legge l'andremo poi a votare articolo per articolo e magari su alcune di queste questioni ci troveremo a discutere di nuovo durante la discussione dell'atto. Voglio però già adesso, nella discussione preventiva, far riferimento a un punto dell'art. 6 che so prevedere alcuni emendamenti. Lo dico, perché credo che la questione della pace e dei diritti umani è legata anche a quella questione di solidarietà ma anche di consapevolezza dei valori del "diverso", dove il "diverso" non deve essere per forza diverso perché ha colori diversi o perché viene da mondi diversi. Faccio riferimento alla fine dell'art. 6, punto d) dove vorremmo lasciare un segno in realtà non condiviso. In quel punto si parla di iniziative volte a favorire e salvaguardare nell'ambito della comunità regionale la tutela dei diritti umani e la pari dignità dei cittadini indipendentemente dalle loro convinzioni culturali, religiose, anche mediante l'apertura in concorso con gli enti locali, di apposite strutture per sostenere l'identità culturale nei principali momenti della vita e della persona.
Credo che molti di voi, forse la totalità, per convinzione, per abitudine, per cultura siano cattolici praticanti o tali dichiarati. Credo che ci debba essere una piena consapevolezza che il mondo oggi è plurale nelle religioni e anche nella scelta di non avere religioni. Credo che sia un segno di civiltà consentire di valorizzare alcuni momenti della vita anche per chi non chiede o non vuole omologarsi. Credo che un laico che voglia avere u funerale civile abbia il diritto di una sede civile per questo funerale e che sai un impegno serio che riguardi la nostra collettività riconoscere questo dato. Ho visto, ho frequentato, ho fatto momenti pubblici di intervento in funerali civili svolti in zone assolutamente inadeguate, perché in realtà ancora questo senso di parità non c'è nel nostro Paese. Per questo ho introdotto all'art. 6 questo ulteriore diritto di civiltà che certo riguarda i buddisti, i musulmani, gli ebrei, ma che credo spetti anche, giustamente, a chi non ha religione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, colleghi, il secondo millennio che è terminato e il XX secolo hanno portato via, spero, la storia se non il ricordo delle più grandi persecuzioni e dei più grandi crimini nei confronti dell'umanità perpetrati a turno da ideologie naziste, staliniste, razziste, militari, di persecuzione religiosa o etnica. Abbiamo detto a lungo che la memoria deve essere consolidata sui valori antitetici a queste distruzioni, a questi crimini e oggi sottolineiamo con soddisfazione che il Consiglio regionale delle Marche, in una sintesi unitaria, spero fino in fondo, interpreta la speranza dell'umanità in genere ma della comunità regionale in particolare, per la sottolineatura definitiva dei valori di pace.
Il contesto della sicurezza, del rispetto della pace si va progressivamente consolidando e come cittadino italiano, europeo, marchigiano non possono non sottolineare che l'ingresso della Russia nella Nato è un passo forte verso la sicurezza dei popoli e dell'umanità, sicurezza che anche nei momenti drammatici dell'11 settembre si è consolidata con l'adesione della stessa Cina ad una alleanza forte oriente-occidente per isolare il terrorismo.
Ricordo l'appello lanciato da Sandro Pertini nel 1978 quando fu eletto presidente della Repubblica: "svuotate gli arsenali, riempite i granai". Forse qualcosa di simile oggi si sta raggiungendo. In pochi ricordano e sottolineano che il fatto che la Russia abbia aderito alla Nato comporta una diminuzione di contrasti, una diminuzione di preparazione di guerra che consentirà di ridurre sicuramente l'impegno e le risorse nella strategia militare e di impegnarle a favore dei popoli che oggi invocano, proprio dalla Fao e con la Fao, la partecipazione dei Paesi ricchi. Se la situazione della sicurezza tra i popoli si consolida, certamente la sfida oggi è quella del rispetto della vita, dello sviluppo, della qualità della vita, del rispetto dell'ambiente nei Paesi sottosviluppati. La lotta per i diritti è una lotta che oggi con questo atto la Regione Marche assume come una lotta propria, della propria missione istituzionale, d'intesa certamente con gli organismi superiori, con gli enti locali, con le comunità, con quei soggetti di sussidiarietà orizzontale di cui spesso abbiamo parlato.
Da cittadino, prima ancora consigliere regionale, sono grato ai colleghi, sia di maggioranza che di minoranza — e nella minoranza non posso non sottolineare l'impegno, la passione, la competenza che il collega Trenta ha messo fin dal primo giorno che è entrato qua dentro — che hanno creduto in questo atto che andiamo oggi ad approvare. E debbo particolarmente ringraziare i colleghi della prima Commissione, di maggioranza e di minoranza, a cominciare dalla presidente Mollaroli, che hanno avuto una particolare sensibilità affinché questa unità si concretasse.
Debbo dire soltanto una cosa: se oggi plaudiamo a questo atto unitario, per noi è un impegno ma anche un monito, in particolar modo come uomini e donne impegnati in politica ma anche come partiti. Ci guaderà la comunità regionale, ma io spero anche quella ultraregionale, nazionale, europea, globalizzata come direbbe il collega Trenta; ci guarderebbero in maniera critica se rischiassimo di cadere nella tentazione della strumentalizzazione politica di questo grande strumento di cui oggi ci dotiamo.
Chiedo ai partiti di partecipare a questo grande progetto a testa alta, senza rinnegare niente — insieme naturalmente al resto della società civile — ma con quel tatto, con quell'intelligenza, quel rispetto istituzionale ma umanitario che deve consentire, anzi deve obbligare tutti a un passo indietro rispetto all'invadenza, l'ingerenza, la cosiddetta lottizzazione, come spesso i cittadini guardando alle nostre istituzioni, forse frettolosamente, ma qualche volta a ragione, sottolineano ed evidenziano.
Quindi esprimendo questa soddisfazione e il ringraziamento ai colleghi che hanno creduto in questo atto voglio augurarmi che come parti politiche della nostra regione sappiamo interpretare questo ruolo veramente super partes e con una missione, uno spirito umanitario vero e che sappia anche riavvicinare tanta parte della società civile alla politica.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Prima di entrare nel merito della questione mi auguro che il Vicepresidente Spacca ci dia una risposta sull'iniziativa che dovevamo prendere nei confronti della Palestina e dei tre Comuni palestinesi, perché so che ci sono state delle disposizioni da parte del Presidente, ma come molte volte, troppe volte avviene, poi i tempi si allungano e chi ha la responsabilità di direzione, a cui compete la realizzazione concreta di queste iniziativa, lascia che tutto si perda nel tempo, in tempi lunghi e non accettabili rispetto a queste problematiche, quindi vorrei capire perché non si è andati avanti rispetto alle indicazioni che il Consiglio aveva dato e che hanno visto ad esempio l'Umbria cogliere molti aspetti che qui avevamo sollevato, con una azione di diplomazia ma anche di solidarietà concreta di ordine economico e svolgere questa azione direttamente nei territori palestinesi, nei confronti dell'autorità palestinese e nei confronti degli israeliani, cosa che è avvenuta appena una settimana fa.
Alcuni grandi pensatori del nostro tempo hanno sostenuto che il processo di unificazione economica, comunicativa, simbolica e (dopo la caduta del comunismo) ideologica del mondo favorisce di fatto la nascita di una coscienza comune e quindi la possibilità di pensare e agire verso tutti gli altri uomini considerandoli come soggetti aventi gli stessi diritti. Un mondo uno, diventa quindi un luogo nel quale ogni essere umano partecipa della stessa comunità universale. Da ciò deriva la fondazione di un diritto cosmopolitico, garanzia appunto della pace perpetua.
Questa visione ottimistica dei processi materiali in atto si scontra però con numerose contraddizioni. La prima di queste contraddizioni riguarda l'effettiva conseguenza nei rapporti tra le comunità umane dei processi di unificazione materiale, comunicativa e ideologica. Mentre, infatti, secondo questa visione ottimistica si dovrebbe allargare progressivamente l'ambito all'interno del quale applicare la nozione di "prossimo", inteso come colui verso il quale abbiamo sentimenti di amore e solidarietà che esprimono la comune appartenenza alla stessa umanità, i fatti di ogni giorno si incaricano di ricordarci una prospettiva del tutto diversa e forse più realistica: vale a dire quella di un aumento delle insofferenze reciproche, della chiusura in identità collettive sempre più ristrette, infine dell'odio e del razzismo, la semplificazione di processi complessi che portano non tanto a leggi che daranno effetti su questo piano ma ad una vera e propria intolleranza, ad un razzismo moderno.
L'essere consapevoli che la nostra esistenza può essere influenzata, in molti aspetti anche essenziali, dagli altri non ha in sé il potere di favorire la nascita di un clima di collaborazione e fiducia. E' vero semmai il contrario: la percezione di un vicinanza fisica e di un'interdipendenza tende a fare aumentare la possibilità di incomprensione e di scontri. Da queste spinte sorgono le tendenze all'affermazione identitaria che ghettizzano porzioni di umanità, impongono divisioni e conflitti.
Si pongono quindi due problemi assai complessi: da una parte sarebbe necessario considerare l'effettiva consistenza di quella comunità civile globale a fronte del fatto, invece, che proprio l'affermazione dell'economia di mercato a livello globale ci "rende tutti stranieri". Secondariamente sarebbe necessario riflettere sulla auspicabilità di un processo di azzeramento delle differenze: le diverse culture e differenze politiche potrebbero essere una ricchezza piuttosto che un ostacolo; la convivenza pacifica non sarebbe assicurata dall'appiattimento su un unico modello, bensì dalla capacità di far convivere una pluralità di tradizioni.
Vi è poi un altro interrogativo che può essere proposto ai sostenitori di una evoluzione positiva e pacifica dei processi in atto; questo interrogativo può essere così formulato: Un mondo, un destino o Un mondo due destini? In effetti se da un lato si esaltano i processi di unificazione che rendono il mondo una realtà sempre più piccola e interdipendente, dall'altro però questi stessi processi accentuano in modo drammatico le disuguaglianze, che spaccano in due un'umanità che si vorrebbe viceversa unita da un solo destino. Basti considerare questi dati: un secolo fa circa (1913) il divario tra le nazioni più ricche e quelle più povere era misurato da un moltiplicatore pari a 11; nel 1950 l'indice era salito a 35, nel 1973 era a 44, per finire a 72 nel 1992. Questi dati ci dicono che nel tempo le cifre di questa diseguaglianza vanno rapidamente aumentando, nonostante proclami, documenti, nonostante uno sforzo ipocrita del mondo evoluto nel voler accorciare queste distanze.
Le cifre del disastro globale sono tutte in aumento. Sono 1.300.000.000 le persone che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, con meno di un dollaro al giorno. Sono 1.100.000.000 gli esseri umani a cui è negata persino una quantità sufficiente giornaliera di acqua pulita. Sono 30.000 ogni giorno i bambini che in Africa, in Sudamerica, nell'Asia meridionale muoiono per malattie che nel nostro mondo vengono curate senza problemi.
Queste sono le cifre di un disastro globale, in cui il 98% dei bambini che muoiono prima di compiere cinque anni sono tutti in paesi in via di sviluppo; il 95% delle persone sieropositive è in nazioni povere; dei milioni che muoiono prematuramente per tubercolosi, malaria, morbillo, tetano, pertosse, tutti, tranne poche migliaia sono nelle aree povere.
Un mondo, un destino? E' evidente che in realtà ci troviamo di fronte a fratture vertiginose nella condizione degli esseri umani, rese tanto più clamorose dalla unificazione informativa. Il mondo è forse diventato un villaggio globale, ma in esso una parte (all'incirca i quattro quinti del totale) è destinata a soccombere. Queste sono le questioni con le quali dobbiamo misurarci politicamente, per dare risposte non solo alle nostre comunità ma alle nostre coscienze e alle politiche che vogliamo portare avanti. Se da una parte c'è troppa ricchezza, la ricchezza dei pochi, un quinto dell'umanità, e dall'altra c'è troppa povertà, la povertà dei molti, dei quattro quinti dell'umanità, se questo divario aumenta come è aumentato nel corso degli ultimi decenni, anziché ridursi, si accentua nel mondo la possibilità che il mondo stesso esploda, diventi una polveriera che prima o poi esploderà, perché nessun essere umano accetta di morire se nel mondo ci sono ricchezze che possono evitare la propria morte. E' chiaro che ci sarà un'esplosione. Questi vertici del G8 delle potenze mondiali, disertano gli appuntamenti dove si discute di questo divario, dove si discute del fallimento delle moderne democrazie di colmare questo divario, di vanificare gli obiettivi, i propositi. E l'assenza dei capi di Stato all'iniziativa della Fao, dei Paesi evoluti è un segnale inquietante che non possiamo sottacere.
C'è una presa di coscienza che riconosce nell'ingiustizia della fame e negli squilibri un tratto assolutamente intollerabile del mondo come oggi organizzato e governato. Rispetto a questo ognuno di noi deve fare uno sforzo di analisi e di proposta. Sono questi i temi sui quali bisogna misurarsi e poi portare avanti concrete politiche di sostegno e non fare bei documenti senza che nessuno segua concretamente il da farsi. Mi richiamo anche alle questioni della Palestina perché secondo me è grave il comportamento che c'è stato fino ad ora.
La conclusione del rapporto 1999 dell'Undp (Programma di sviluppo delle Nazioni Unite) è che "le minacce globali stanno crescendo, diventando sempre più grandi delle capacità nazionali di affrontarle e andando più in fretta delle risposte internazionali". Il problema della pace e della promozione della cultura della pace va posto all'interno di questo quadro drammatico che ho semplicisticamente schematizzato, e richiede una precisa presa di posizione etico-politica.
Credo che oggi sia più che mai attuale ciò che è indicato da uno dei grandi testi profetici del nostro tempo, l'enciclica di Paolo Vl Popolorum progressio, in particolare laddove richiamandosi alla pacem in terris di Papa Giovanni XXIII, parla dello sviluppo come nuovo nome della pace e afferma che "combattere la miseria e lottare contro l'ingiustizia, è promuovere, insieme con il miglioramento delle condizioni di vita...
Roberto GIANNOTTI. E' la fine del mondo...
Giulio SILENZI. Giannotti, le vostre politiche liberiste non vanno incontro a quanto sto per leggere, questo è il dato essenziale. Voi vi fermate sempre di fronte alle etichette e agli slogan e non alla sostanza. La sostanza della esaltazione della libertà di mercato nega quello che in maniera profetica è scritto. Lo leggo: "Combattere la miseria e lottare contro l'ingiustizia, è promuovere, insieme con il miglioramento delle condizioni di vita il progresso umano e spirituale di tutti, e dunque il bene comune dell'umanità. La pace non si riduce a un'assenza di guerra, a un far tacere le armi, ma è frutto dell'equilibrio sempre più precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini". Ecco, "senza giustizia non c'è vera pace e senza pace non può esserci vera giustizia. E' questa consapevolezza che ha ispirato i popoli delle Nazioni unite a impegnarsi per "salvare future generazioni dal flagello della guerra e insieme a promuovere i diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti di diritto internazionale possono essere mantenuti — qui non posso che pensare alle risoluzioni dell'Onu nei confronti della Terra Santa che sono da decenni calpestate — a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà. Nel nostro modesto ambito possiamo e dobbiamo fare quello che è in nostro potere per promuovere questi valori"
Ecco perché il gruppo dei Democratici di sinistra ha avanzato nel settembre del 2001 la proposta di legge 79 per le attività regionali per la promozione dei diritti umani, della cultura di pace, della cooperazione allo sviluppo e della solidarietà internazionale. Siamo stati mossi da queste riflessioni ed oggi ci ritroviamo, nella sintesi operata dalla Commissione, una legge che delinea un quadro organico di azioni coerenti con lo spirito di promuovere la cultura della pace, della solidarietà e della cooperazione internazionale. Non escludo nel futuro che su questi temi il Consiglio trovi forme di organizzazione interna per un impegno diretto sulle problematiche della pace intesa come cooperazione tra i popoli, come sostegno ad una politica di sviluppo, come tolleranza, come vicinanza. Un impegno, perché qui vi sono le sensibilità dirette del Consiglio e non escludo l'istituzione di una Commissione su queste problematiche che possa supportare i lavori del Consiglio e interloquire anche con il livello di governo che a mio avviso va strutturato meglio, con responsabilità più precise rispetto a questo tipo di politiche.
Questo è un terreno di impegno che ci offrono non solo il titolo V, non solo il federalismo che sta andando avanti, ma un terreno d'impegno sul quale le sensibilità diverse di questo Consiglio possono trovare un terreno comune di impegno, perché c'è uno iato, una differenza che va colmata tra i valori che qui esprimiamo, i documenti che approviamo e un'azione coerente e concreta che dobbiamo portare avanti.
Questa è una nuova frontiera d'impegno politico-istituzionale. La legge sulla pace bisognerà allora monitorarla, bisognerà darle quella concretezza che qui richiamavano la Amati, la Mollaroli, il consigliere Trenta e trovare anche strumenti che ci possano impegnare in una riflessione di metà legislatura, con il rinnovo della presidenza e dell'ufficio di presidenza del Consiglio, strumenti operativi che possono essere un terreno d'impegno da parte dei gruppi consiliari, del Consiglio regionale, di tutti coloro che su queste tematiche vogliono confrontarsi ad un livello alto, ma poi vogliono anche operare concretamente per dimostrare ancora di più che questi valori possono vivere nell'azione quotidiana che la Regione riesce a portare avanti in Italia e nel mondo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Il contesto in cui viviamo necessita di iniziative come questa tese a prevedere nella cooperazione internazionale, nella solidarietà metodi e pratiche per la risoluzione dei problemi mondiali, primi fra tutti la fame, il sottosviluppo e le guerre. Infatti il contesto internazionale è peggiorato, chi pensava che dopo la caduta del muro ci sarebbe stato un mondo ed una Europa pacificati è rimasto purtroppo deluso. Nuove e peggiori dittature si sono affermate e il terrorismo internazionale ha avuto una scalata mai vista. L'unica superpotenza rimasta, gli Stati Uniti d'America, decide dove e quando far scoppiare una o più guerre senza che la comunità internazionale ed in primo luogo l'Onu riescano a battere un colpo. Si assedia il presidente legittimo della Palestina, si stermina quel popolo, si destituisce il presidente legittimo del Venezuela con il capo degli industriali di quel >Paese, si continuano vergognosi embarghi come quello su Cuba che da 40 anni resiste e cerca di affermare un modello diverso di società. Diverso dal nuovo rodine mondiale, ma che in realtà è un disordine mondiale e i grandi movimenti contro la globalizzazione hanno segnalato ancor prima della politica questo contesto peggiorato e deteriorato dove non esiste più un nemico ma dove tutti sono nemici.
Ma anche i movimenti e le loro istanze senza uno sbocco politico ed istituzionale rischiano di regredire, di essere tematici e non universali, rischiano di estinguersi.
I Comunisti italiani danno una grande importanza agli avanzamenti istituzionali possibili, senza i quali tutte le leggi avrebbero un'impronta conservatrice e di destra. Come la legge razzista del Governo Berlusconi sull'immigrazione che è l'emblema culturale di questa destra che riscopre la superiorità della cultura occidentale, che è l'emblema di una destra che era stata definita uguale al centro-sinistra. Altro che uguale al centro-sinistra! Non occorre mai compiere l'errore di separare il movimento di massa dalle istituzioni, tanto più oggi che nel nostro Paese si vuole cambiare la Costituzione nata dalla Resistenza.
Se questo è il contesto internazionale e nazionale, è ovvio che una proposta di legge come quella di oggi cozza con un macigno quasi insormontabile. Tuttavia è un passo importante per scalfire la rassegnazione rispetto all'esistente. Nonostante la fase ormai federalista, in realtà non esiste una normativa nazionale precisa che delimiti le competenze regionali. Infatti la proposta di legge odierna delle Marche interviene dopo che per due volte nella trascorsa legislatura il Governo rinviò leggi analoghe perché invadevano competenze statali. Oggi, con la modifica del titolo V della Costituzione speriamo che questa proposta che diventerà legge, abbia un esito migliore.
La Commissione ha lavorato non senza difficoltà, tuttavia la sintesi unitaria raggiunta è molto positiva. Infatti oggi il Consiglio approverà un testo che cerca di dare sostanza a discussioni più volte qui svolte non solo nei principi previsti all'art. 1, in particolare al comma 2 di quell'articolo, dove si parla — ed il tema è di grande attualità — dell'autosufficienza alimentare, dell'emancipazione della povertà.
Le finalità del vertice della Fao, i continui appelli del Papa noi li raccogliamo — anche con questa legge — a differenza di Paesi ricchi causa primaria della miseria nel mondo che hanno disertato con disprezzo il vertice di Roma.
L'art. 2 mette in rete le attività di cooperazione e partnerariato già esistenti e ne individua di nuove, con iniziative innovative più incisive. Sarebbe importante dare continuità alla risoluzione del Consiglio regionale che prevedeva iniziative in favore della Palestina che invece hanno segnato uno stop, mentre altre Regioni come l'Umbria hanno inviato delegazioni importanti ed impegnative, ed infatti il presidente di quella Regione si è recato in Palestina ad incontrare il presidente Arafat.
L'art. 3 promuove la partecipazione ad attività sovraregionali e di carattere più ampi.
L'art. 4 dedica alla qualità degli interventi settori importanti e di sviluppo infrastrutturale ma anche culturali, con associazioni che abbiano come finalità la pace, lo sviluppo e i diritti umani, perché i progetti non sono solo economici.
L'art. 5 parla del rafforzamento della democrazia come valore universale, perché senza una democrazia effettiva in tutti i Paesi del mondo non potrà mai esserci uno sviluppo. Inoltre, progetti per le infrastrutture, per la formazione, per un rapporto con le organizzazioni non governative, perché esse possono essere di supporto senza fini di lucro a quelle istituzioni come le Marche, e ci auguriamo come lo Stato italiano, che un domani potranno dare un ulteriore contributo.
L'art. 6 prevede la divulgazione e l'informazione per la sensibilizzazione sui progetti e sulle questioni che oggi sono all'ordine del giorno.
L'art. 7 parla dell'emergenza ed ingloba, con la necessità dei testi unici, anche altre proposte e leggi che avevano percorsi a sé stanti, emergenze per conflitti, per guerre, per carestie e per calamità.
L'art. 8 prevede la possibilità e l'obbligo di concretizzare un piano triennale che contemperi l'analisi di fase su cui si sostanzieranno la legge e i successivi piani annuali.
L'art. 10 individua i soggetti promotori, con a capo gli enti locali, le organizzazioni non governative, le associazioni preposte, le scuole e la cooperazione.
L'art. 11 individua il comitato per la cooperazione e la solidarietà internazionale come organismi consultivi ed operativi che insieme alla Regione marche dovranno poi sostanziare la legge.
L'art. 12 prevede i compiti del comitato, perché è importante che sui progetti individuati si esprima un parere molto vasto, partecipato e competente sul piano triennale.
L'art. 13 individua la conferenza regionale sulla cooperazione e la solidarietà internazionale per una più larga e vasta partecipazione.
L'art. 14, che a mio modo di vedere è uno dei più importanti, individua la formazione dell'associazione Università della pace, promossa dalla Regione Marche a sostegno delle finalità della legge e individua nella città di Ascoli Piceno una sede fisica di organizzazione di quelle politiche regionali, svolge ricerche, istituisce banche dati internazionali e nazionali per programmi educativi nazionali e mondiali e si relaziona con l'Onu. Anche la sede nella città di Ascoli Piceno che ha fatto discutere, a modo di vedere dei Comunisti italiani ha un criterio preciso, non solo perché quella città e quella provincia è zona di frontiera tra il nord e il sud dell'Italia, ma anche perché la provincia di Ascoli Piceno, oltre a Pesaro e Urbino, Ancona e Macerata si dota di una vera e propria sede universitaria.
La recente assegnazione della medaglia d'oro al Valor Militare alla città di Ascoli Piceno per il contributo dato alla Liberazione, richiama proprio ad una politica di pace. Lì esiste già un lavoro internazionale svolto in particolare verso le nuove generazioni e questo lavoro deve essere messo a servizio di tutte le Marche e più in generale.
Una università anomala, comunque di tipo pubblico, che investe sulla ricerca, sulla didattica, sugli scambi culturali nazionali ed internazionali volti alla conoscenza die popoli, volti alla conoscenza delle culture, per affermare politiche di solidarietà, di cooperazione e di pace.
Tra l'altro vorrei ricordare ai più distretti che non è una questione di tipo campanilistico o uno schiribizzo di qualcuno, perché le università della pace, tra l'altro, sono previste da più dichiarazioni e risoluzioni delle Nazioni Unite. In particolare questa università dovrà svolgere iniziative per una conoscenza ed anche per concretizzare progetti, in particolare verso le giovani generazioni ed il progetto "Onu dei bimbi" noi lo accogliamo in pieno.
L'articolo 15 istituisce il registro regionale delle associazioni operanti per la pace, perché occorre da questo punto di vista avere anche una precisione, una serietà rispetto ai soggetti che debbono dare sostanza alla legge.
In conclusione è ovvio, come si evince dalla mia breve e schematica illustrazione, che il nostro gruppo voterà questa legge perché essa è) innovativa ed impegnativa e obbligherà, ci auguriamo, la Regione ad occuparsi in prima persona delle politiche di cooperazione, di sviluppo e di solidarietà e, in una prospettiva che mi auguro breve, queste questioni non potranno più essere delegate a funzionari, pur bravi, anzi bravissimi che ho avuto modo di conoscere anche in altre parti del mondo, oltre che competenti, ma occorre istituire in seno alla Giunta un vero e proprio assessorato che dia l'indirizzo politico per una effettiva politica di pace.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Noto che la discussione di queste proposte di legge unificate è stata scandita da due momenti. C'è stato il primo momento per così dire "nutellista, buonista", in cui siamo stati tutti avvolti da una atmosfera arcadica in cui sono echeggiati nomi importanti, significativi, Premi Nobel e in cui tutto sembrava orientarsi verso un'affermazione di principio importante, nobile, prestigiosa, che tutto sommato aveva anche la genericità del "vogliamoci tutti bene", che quando si parla di certe cose, come attesta l'avvenuto elemento di unificazione delle diverse proposte di legge, ha e può avere un senso. La seconda parte del discorso importante, significativa — anzi, ringrazio i colleghi di essere andati oltre l'aspetto "nutellista" — è stata quella di Giulio Silenzi e di Cesare Procaccini che sono andati più in profondità, affermando quello che in qualche modo è un concetto di pace, di un'impostazione di politica di pace che va oltre misura il dettato di questa che è una legge cornice, una legge di affermazioni di principio.
Perché ringrazio Silenzi e Procaccini? Perché il rischio, quando il Consiglio regionale promulga leggi-manifesto, è quello di confinare il portato di questi dettati normativi al limbo delle buone intenzioni. Ripeto, vi è una nobiltà in tutto questo, abbiamo — l'ha spiegato in maniera mirabile la collega Franca Romagnoli — tutta l'intenzione di dare anche il nostro sostegno, la nostra affermazione positiva a questa che è una legge di promozione, una legge quadro, una legge-manifesto, credo però, come diceva la collega Romagnoli, che sia importante che queste leggi non siano confinate nella riserva indiana delle buone intenzioni ma che abbiano anche qualche elemento di concretezza e di chiarezza. E su questo il clima arcadico e nutellista potrebbe venir meno. Io non posso ad esempio accettare l'impostazione che Procaccini, legittimamente, dà alla sua visione delle cose nel mondo quando in sostanza va — parlo in termini di analisi storica — a sminuire il significato della caduta del muro di Berlino. Che poi la caduta del muro di Berlino non abbia rappresentato la panacea di tutti i mali è un fatto ormai condiviso ed acclarato, ma non ci sono episodi e simboli che rappresentino la panacea dei mali dell'uomo, perché se ce la vogliamo dire una volta per tutte, l'uomo è di per sé, per chi crede al peccato originale, per chi non ci crede, un uomo che non è vocato naturalmente e fisiologicamente alla pratica delle operazioni pacifiche; l'uomo è tendenzialmente — questa presa d'atto deve dolerci in qualche misura — teso a praticare più le leggi dello stato di natura che non quelle del contratto sociale.
In realtà la pace non è un dato di partenza ma è un traguardo da raggiungere, un obiettivo verso cui tendere. In questo senso noi siamo convinti che debba essere affermata con legge, con il lodevole sforzo del consigliere Trenta, l'idea di istituire un'associazione. Noi lo prendiamo come monito ad andare verso la pace, ma nessuno — e credo che il richiamo fatto in questo senso dal consigliere Massi sia veramente lodevole e giusto — può pensare che dietro affermazioni pacifiste possano nascondersi la demagogia politica, la strumentalizzazione politica, perché sicuramente andremmo contro questo sforzo di "tendere verso", di andare tutti insieme, per quanto possibile, a raggiungere obiettivi che magari sono univoci nel preconizzare un futuro di pace per tutti, ma che partono da situazioni profondamente diverse. Noi siamo convinti che la legge sull'emigrazione sia un'ottima legge, la difendiamo e la difenderemo e non possiamo accettare che qualcuno ci tacci di razzismo solo perché questa legge non aderisce a quella visione, questa sì, globalista e globalizzante in cui non devono essere più tracciati, neanche con il gessetto i confini dei diritti delle nazioni. Noi abbiamo chiarito qual è il nostro rapporto con il concetto della nazione e dell'identità nazionale e nessuno di noi è portatore di un concetto nazionalista inteso come affermazione aggressiva della propria identità nazionale, ma tutti noi siamo convinti che nell'identità e nelle differenze si celi un elemento positivo. Mi pare, fra l'altro, che dallo stesso discorso di Giulio Silenzi traspariva la necessità comunque di non cancellare le differenze, le identità che sono una ricchezza importante, che non devono essere valutate come strumento di affermazione ma che devono invece essere riconosciute come patrimonio di memoria, di storia, di identità, tutti valori che la sinistra ha riscoperto solo recentemente, perché la sinistra noi ce la ricordiamo essa sì globalista, mondialista. Le teorie internazionalistiche vengono da sinistra e una volta una grande partizione tra destra e sinistra si muoveva proprio su questo argomento. E' sempre stato difficile dire cos'è destra e cos'è sinistra. Un criterio approssimazione era la valorizzazione delle differenze, legittime ma non prevaricatrici da un lato, e l'internazionalismo globalizzatore, omogeneizzatore, egalitaristico, utopico di cui era portatrice la sinistra. Poi ci sono state diverse nemesi della sinistra, ci sono state diverse evoluzioni, diverse necessità di aggiustare la concezione mondialista della sinistra che nasce dal marxismo e forse questa è l'occasione per parlarne, se è vero che, sempre inseguendo utopie più o meno militarizzate la sinistra è passata dai destini magnifici e progressivi degli anni '50 e '60 a quelle che invece sono utopie di tipo francescano e pauperista, che hanno la loro nobiltà — non voglio stare chi a chiosare o valutare la legittimità di certe teorie che rispetto — ma nessuno in nome delle utopie pauperiste deve poter manifestare condiscendenza verso quelli che sono atti anche di violenza organizzata, perché in nome di queste utopie, a cominciare da Pol-Pot si sono realizzati diversi disastri e tragedie storiche che sarebbe opportuno ricordare nel momento in cui parliamo di pace.
Noi abbiamo concretamente, qualche settimana fa, parlato di pace e di cooperazione a margine della polemica che c'è stata sulla scuola di talassemia. Questo è il segno concreto che possiamo dare in materia di cooperazione mondiale. Ne abbiamo parlato 12 ore, ci siamo scontrati, ci siamo in qualche modo accapigliati su alcuni aspetti, però credo che quando Silenzi giustamente dice "diamo concretezza all'affermazione della pace" bisogna fare anche riferimento, concretamene, ai provvedimenti di nostra spettanza che al di là delle affermazioni di principio, pure necessarie, debbono dare un segno concreto di cooperazione internazionale.
La pace a mio modo di vedere è un obiettivo verso cui tendere e non ogni pace è accettabile. Qui apro forse una parentesi che potrebbe anche essere foriera di qualche dubbio. Si diceva una volta che il vero pacifista deve sapere quali sono le paci da evitare e quali sono le guerre da accettare, perché una pace senza giustizia è una non pace, una guerra che serve a rimuovere situazioni di ingiustizia è una guerra necessaria. Su questo ci dobbiamo chiarire nel momento in cui ci approssimiamo a votare unanimemente queste leggi, perché sono leggi a cui il gruppo di Alleanza nazionale aderisce convintamente. Parafrasando Benedetto Croce, "nessuno non può dirsi pacifista" o comunque pacifico se non pacifista, perché gli "ismi" sono sempre motivo di riflessione critica. Nessuno di noi può dirsi non pacifico ma ciascuno di noi sa che la pace non è solo un luogo di dissertazione, la pace non è un'utopia. Utopia nel senso etimologico vuol dire "non luogo", invece il non luogo della pace dobbiamo realizzarlo rendendolo il luogo possibile. Da non luogo a luogo possibile che speriamo tutti noi possiamo realizzare. Per farlo dobbiamo compiere uno sforzo.
Il nostro voto è positivo, critico solo rispetto a coloro — e sono sicuro che non esistano — che volessero utilizzare questa legge più come volantino propagandistico che non come sforzo corale di prestigio individuale che ci vuole uniti in un desiderio più ancora che in un valore.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
Marco MORUZZI. Questo provvedimento è condiviso dal gruppo dei Verdi, perché rafforza la possibilità di intervento della Regione nel settore della cooperazione internazionale, della promozione dei diritti umani e quella che viene definita cultura di pace. La gran parte delle disposizioni a carattere regionale hanno all'attenzione lo sviluppo della comunità marchigiana, lo sviluppo dell'economia marchigiana. Questo provvedimento non può non mancare all'interno di una legislazione regionale, perché è un provvedimento che guarda in avanti, guarda alla società interetnica che crescerà anche nel nostro territori, guarda ai principi di riequilibrio tra nord e sud e affronta un tema sul quale le società occidentali hanno veramente tanto da rimproverarsi.
Sappiamo che fino ad oggi gli interventi in queste materie sono stati affidati a una legge, a un'altra, c'è stato in passato un conflitto forte con lo Stato, sullo Stato, su cui fosse titolare alle iniziative estere, dove arrivassero le competenze delle Regioni. Oggi abbiamo l'occasione di approvare un provvedimento complessivo che tocca il tema della solidarietà internazionale, della cooperazione allo sviluppo, delle azioni concrete a tutela della pace e dei diritti umani. Certo, questa è poca cosa rispetto a quello che è necessario fare, basti osservare sulla stampa di questi giorni i resoconti della conferenza che si sta svolgendo a Roma sul tema dell'alimentazione, dove è stato detto che il diritto essenziale dei popoli e delle persone è proprio il diritto a non essere sottoposti al ricatto dello sterminio per fame.
La comunità internazionale si è data degli obiettivi ambiziosi, questi obiettivi non sono stati raggiunti. Anche i dati lo dimostrano: i dati dello sterminio per fame, il mancato rispetto degli impegni assunti unilateralmente dagli Stati di reinvestire una quota del proprio prodotto interno lordo per operazioni di cooperazione internazionale. Lo dimostrano anche la natura degli interventi di cooperazione internazionale a cui abbiamo assistito in questi anni in cui in maniera scandalosa la gran parte delle risorse che sono state trasferite sui Paesi su cui si è fatto l'intervento sono poi ricaduti sui bilanci delle società dei Paesi donatori di queste risorse: gli scandali della cooperazione internazionale italiana nei Paesi del Corno d'Africa, cattedrali nel deserto che non hanno nulla da invidiare agli interventi fatti nel meridione d'Italia nei tempi delle spese facili, dell'indebitamento pubblico facile.
Devo dire che la dimensione ridotta che ci consente una legge regionale dovrebbe non permettere all'intervento del nostro Paese di muoversi in una direzione opposta. Su questo sarà importante che questi richiami di carattere ideologico, di carattere etico, di carattere filosofico che sono contenuti in questa legge siano sempre presenti nei provvedimenti attuativi che andremo ad adottare.
Dal punto di vista generale va detto che la conoscenza e lo scambio tra culture diverse è fondamentale. Questa legge deve potersi muovere in questa direzione. La convivenza credo che sia una delle tematiche importanti per i prossimi anni per evitare conflitti che in questo pianeta continuano a scoppiare e che trovano sempre una giustificazione da una parte e dall'altra per rafforzare l'éscalation della corsa alle armi, per rafforzare l'éscalation della privazione dei diritti umani, per giustificare la privazione dei più elementari diritti democratici.
Da questo dico che la pace si raggiunge attraverso la giustizia e la pari opportunità tra i popoli e le persone. E' ovviamente un percorso lungo e particolarmente complesso. Penso a quella grande stagione che si è aperta nel Sudafrica con l'allontanamento dal potere di forze politiche ed economiche che avevano imposto al Paese una discrimnazione, una apartheid che era anzitutto di carattere economico, di carattere culturale, non soltanto di carattere legislativo e normativo. E penso anche alle difficoltà che i governi sudafricani in cui le maggioranze negre finalmente hanno avuto riconosciuti i loro diritti, incontrano per rimuovere questa discriminazione che tuttora rimane, una discriminazione che vediamo in questo Paese dove non esistono più le township di una volta — ghetti per i negri — ma dove continuano a essere presenti nei sobborghi delle città e diffuse in tutto il territorio delle ampie sacche di discriminazione e di negazione dei diritti elementari: diritto alla salute, diritto all'istruzione, diritto al lavoro, diritto all'ambiente, diritto al riconoscimento della propria individualità e della propria potenzialità per ciascuna persona.
Questa legge quindi ha dei presupposti molto importanti, ha dei richiami a valori particolarmente importanti, quindi a mio avviso occupa all'interno della montagna di leggi che la Regione ha approvato una posizione importante, dovrà avere un ruolo molto importante.
Alcuni emendamenti suggeriti dal collega Luchetti li ritengo opportuni, meglio precisano alcuni passaggi. Certamente è stato un lavoro non semplice perché sono state assemblate addirittura quattro proposte di legge. Ai proponenti di queste proposte di legge va detto che hanno avuto il merito di dare al Consiglio l'occasione per uniformare a disposizioni già vigenti che su molti aspetti erano carenti e che con questo provvedimento potranno risultare più organiche e più efficaci. Rimane il punto interrogativo degli aspetti di carattere economico e su questo sono convinto che la nostra azione riguardante questi temi non dovrà limitarsi a questo provvedimento di legge ma dovremo fare lo sforzo di far passare queste politiche anche in altri atti del Consiglio, altrimenti rischiamo che questa legge diventi una sorta di ghetto, un'autoassoluzione per il Consiglio regionale — "noi ce ne siamo occupati, noi abbiamo fatto la legge, noi ce ne siamo fatti carico" — mentre sarebbe importante che i principi di questa che è anche una legge-manifesto, una legge contenente anche valori importanti, fossero applicati.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Spacca.
Gian Mario SPACCA, Vicepresidente della Giunta. Credo che il Consiglio regionale abbia scritto una pagina nobile con il dibattito che si sta sviluppando sul testo unificato che fa riferimento a quattro proposte di legge. Condivido, a nome del Governo regionale tutte le espressioni che sono state formulate in modo unanime verso la salvaguardia e al valorizzazione dei diritti umani, la cooperazione allo sviluppo e la solidarietà dei popoli. Come Governo regionale siamo impegnati ad abbreviare le distanze che esistono tra le espressioni verbali e la realizzazione concreta che da queste espressioni promanano. Quindi cercheremo di dare attuazione agli impegni che questo testo richiama verso il Governo regionale.
In proposito sono state formulate alcune richieste a cui cercherò di dare una risposta, con particolare riguardo al tema della mozione approvata da questa Assemblea per esprimere solidarietà al popolo palestinese.
In questo momento sono in corso le azioni coordinate da parte dei presidenti delle Regioni che definiscono un calendario di iniziative verso quel popolo e verso quella comunità. Le Regioni si impegnano, secondo un calendario predisposto dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni stesse, a realizzare le iniziative che sono state richiamate dai rispettivi Consigli regionali. Per quanto riguarda la nostra Regione, dopo la Regione Umbria il Presidente D'Ambrosio sarà impegnato, così come recita la mozione del Consiglio regionale in una mozione prevista all'inizio del mese di luglio in cui si darà attuazione alle indicazioni espresse dalla mozione circa la realizzazione dell'ambulatorio diabetologico, di iniziative concertate con le autonomie locali e con realtà locali di quella comunità, per dare concreta attuazione alle volontà del Consiglio regionale.
Come pure da parte nostra si darà concreta attuazione — proprio perché l'impegno del governo è quello di dare esecuzione alle volontà del Consiglio — ai propositi così nobili che questa mattina sono stati espressi da tutti i consiglieri a cui va un doveroso ringraziamento.
Sempre nel filone di dare concretezza alle espressioni che qui sono state formulate, vorrei sottolineare quanto diceva Procaccini. Credo che la sua indicazione sia meritevole di un approfondimento e anche di accoglienza, se mi è consentito. Visto che questa mattina molti hanno fatto riferimento ad encicliche, sia da una parte che dall'altra e che in fondo, come veniva detto da un grande Papa, una delle modalità per esprimere la realizzazione di condizioni di pace nella nostra comunità internazionale è quella di sostenere processi integrati e coordinati che afferiscono a tutta l'attività umana e che consentono lo sviluppo delle attività nelle varie comunità — l'altro termine della pace è proprio lo sviluppo — credo che se dobbiamo dare concreta attuazione a questo impegno tutta l'azione di internazionalizzazione della nostra Regione debba trovare un momento forte di coordinamento, sia in termini politici attraverso l'espressione di un'identità nell'ambito del Governo regionale, sia attraverso i servizi che devono essere coordinati verso obiettivi coerenti tra di loro. Quindi cooperazione e sviluppo, attività di internazionalizzazione, azione di internazionalizzazione verso attività di carattere sociale devono essere parte di un disegno armonico che la Regione sviluppa in maniera coordinata.
Del resto, in questo momento in cui facciamo soprattutto, per le competenze che abbiamo, azione di internazionalizzazione sotto il profilo della promozione commerciale, i valori che questa mattina sono stati espressi trovano accoglienza. Vorrei ricordare che la nostra azione di internazionalizzazione in questo momento ha come prime aree di riferimento due realtà che hanno meno valenza sotto il profilo commerciale ed economico ma che hanno una forte caratterizzazione sotto il profilo dei valori che qui sono stati richiamati. Le prime due azioni su cui richiamiamo tutta la comunità economica regionale in questo momento sono indirizzate verso il nord Africa e verso l'Europa dell'est. Dopo vengono la Cina, la Russia e tutte quelle aree commerciali che qui e anche negli organi di informazione tante volte trovano una particolare accoglienza e visibilità, ma le prime azioni della nostra internazionalizzazione anche sotto il profilo della promozione commerciale, in questo momento hanno riferimento l'area del nord Africa proprio per dare sostegno ai processi di sviluppo in quell'area geografica dimenticata attraverso forme di collaborazione che impegnano soggetti vitali dell'attività regionale non soltanto economici ma anche le università e verso l'Europa dell'est per partecipare a un processo forte di ricostruzione di quell'area martoriata dalla guerra.
Ora abbiamo uno strumento in più, questa legge che ci consentirà di dare ancora più forza, più omogeneità, più coordinamento all'azione complessiva che la nostra Regione potrà sviluppare. Sotto questo profilo c'è l'impegno del Governo regionale e io mi auguro che le espressioni che questa mattina sono state formulate in modo così alto e nobile da parte di tutti i consiglieri regionali, possano trovare davvero, anche attraverso un loro impegno concreto e fattivo, così come viene declinato negli strumenti che la legge prevede, attuazione anche attraverso l'esecuzione di quelle parole che hanno caratterizzato il mio intervento e che richiamano una diversa modalità di organizzazione del Governo regionale attraverso la definizione di un punto forte di riferimento al suo interno e attraverso il coordinamento di tutti i servizi che operano su questa materia.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Subemendamento 01 a firma Romagnoli, Novelli e Pistarelli. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 1.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 4. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 4.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5, emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Subemendamento 04 a firma Mollaroli, sostitutivo dell'emendamento 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l'articolo 5 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5, emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Subemendamento 06. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento 6 bis. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento 7. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 6 come emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 7. Emendamento 7 bis. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 7.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 8. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 9. Emendamento n. 9. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione l'articolo 9.
(Il Consiglio approva)
Articolo 10, emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l'articolo 10 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 11, emendamento 10 bis. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l'articolo 11 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 12. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 13. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 14, emendamento n. 10 ter.
Ha la parola il consigliere Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Attiviamo, come noto al Consiglio, con l'art. 14 l'associazione Università della pace alla quale chiediamo di mettersi in relazione con tutte le realtà che operano già nel territorio regionale. Con questo emendamento aggiungiamo gli enti locali. Vorrei citare in particolare l'esperienza del Comune di Gradara che da anni ha in piedi una iniziativa di forte solidarietà tra i Paesi dell'area del Mediterraneo, quindi ritengo che sia importante che l'Università della pace operi cooperando e valorizzando tutte le realtà esistenti, in particolare il mondo degli enti locali e quelli che sono stati più attivi in questo periodo. Credo quindi che sia estremamente importante assumere questo emendamento e dare all'Università della pace anche questo segno.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.
Umberto TRENTA. Credevo di essere stato di una chiarezza unica, perché ritengo che nessuno debba essere escluso. E' quindi stata una precisazione doverosa da parte del presidente della prima Commissione, ma io vado oltre: esistono gli enti locali per la pace, esiste la "tavola della pace", esiste Assisi, esistono tutte le persone, le associazioni e non escludiamo i sindaci-bambini. La Regione Marche che promuove questa associazione deve avere a cuore la non esclusione di alcun soggetto che opera per l'internazionalizzazione, per la solidarietà, per la cultura della pace. A questo punto richiamo doverosamente la necessità di esternalizzare questa legge che significa fare la catena dall'Onu pretendendo che la Regione Marche abbia un tavolo permanente all'Onu. Voglio sfidare Kofi Annan a dirci di no. Non restiamo nell'ambito del Consiglio regionale, raccogliamo il messaggio del Vicepresidente Spacca quando dice "allargamento ad est dell'Europa", quindi andiamo con un progetto preciso, ma che non sia nostro, deve essere concordato con l'est dell'Europa, quindi l'area balcanica. Invitiamo a partecipare a questo progetto, a questa idea tutti i soggetti ma soprattutto il governo Rugova che in quell'area strategica ha una centralità importantissima. Quindi vorrei riferire per illustrare questo progetto che preveda le loro esigenze e non sia un progetto imposto. Questo è il significato. Quindi sono d'accordo e chiedo che questo emendamento su quella che considero una mia dimenticanza, sia votato favorevolmente.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione l'art. 14 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 15, emendamento 11. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva all'unanimità)
Pongo in votazione l'articolo 15 emendato.
(Il Consiglio approva)
Articolo 16. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 17. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 18. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 19. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.
(Il Consiglio approva)
Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Credo che sia giusto sottolineare, come già è stato fatto, il contributo decisivo che è stato prodotto per l'approvazione di questa proposta di legge da parte del collega Trenta al quale va dato atto del lavoro intelligente, capace, della tenacia con cui ha perseguito questo obiettivo. Credo che questa sia la prima considerazione che deve essere fatta, così come registrare che su questa proposta c'è stato un concorso di iniziative anche da parte di altri gruppi consiliari, ma si è manifestato un incontro di sensibilità soprattutto nella sede propria, cioè nella Commissione competente.
Questa disponibilità al confronto, al rispetto degli altri, al rispetto delle proposte degli altri, se diventasse l'ordito dei lavori di questo Consiglio certamente non farebbe registrare l'aspetto negativo della blindatura istituzionale a cui abbiamo assistito per tutta un'altra serie di questioni. Quindi ha fatto bene il consigliere Trenta, ha fatto bene il gruppo di Forza Italia ma hanno fatto bene i gruppi nel concordare una proposta di questo genere.
Non posso che esprimere, nel momento in cui confermo il pieno sostegno con il voto del gruppo di Forza Italia, la mia soddisfazione.
L'intervento del consigliere Silenzi mi ha però stimolato con la sua lettura dal versante cattolico del problema della pace. Sentire il consigliere Silenzi attaccare il liberismo che secondo lui sarebbe rappresentato dai banchi che gli stanno di fronte e farsi difensore delle parole e dei documenti della Chiesa mi ha sollecitato una reazione a cui non aggiungo aggettivi. Vorrei solamente dire che la confusione ideologica, lo scontro ideologico che insiste all'interno dell'Esecutivo e della maggioranza non è una mia boutade, nel senso che basta sentire gli interventi dei diversi gruppi per capire che Spacca non è Procaccini. Non lo debbo dire io, è nella logica dei fatti. Così come mi sembra fuori tempo questo richiamo a presunte responsabilità del Governo. Credo che una delle qualità migliori espresse da questo Governo sia proprio una condotta di politica estera esemplare, intelligente, che ha comunque recuperato uno spazio nei rapporti internazionali e sul piano della pace che mai ha avuto l'Italia negli ultimi cinque anni.
Per quello che riguarda l'iniziativa che ha proposto il consigliere Trenta è un'iniziativa mirabile, così come quella che è avvenuta in Commissione è una sintesi positiva. Vorrei rivolgere l'appello di avere il coraggio, tutti insieme, di uscire dalla marginalità in cui vogliamo di proposito lasciare il Consiglio regionale e recepire questa sfida anche per la legge sulla sicurezza. Se abbiamo "sforato" per la pace, approvando una proposta di legge coraggiosa, perché non farlo anche per la pace?
Se è una cosa seria e se è una cosa ancorata al Consiglio regionale...
Giulio SILENZI. Eri preoccupato della eliminazione dell'Italia.
Roberto GIANNOTTI. Caro Silenzi, è una preoccupazione che tiene conto della sensibilità di questo paese, quindi credo anche la sua e dopo i risultati di questa mattina c'è da essere preoccupati.
Se è una Commissione esprime nella sua pienezza il Consiglio noi siamo disposti a verificare in concreto la possibilità di istituirla.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Voglio tralasciare ogni ulteriore apporto- al dibattito culturale e ideologico che si è creato e che comunque, a chi proviene dai partiti storici fa sempre piacere ogni tanto fare. Voglio invece puntualizzare che con il rigetto di nostri emendamenti, soprattutto quello tendente alla cancellazione di un comma dell'art. 7 e quello tendente alla cancellazione dell'ultimo comma dell'art. 6 votiamo una legge conferendo almeno due cambiali in bianco a questa Giunta regionale, perché la gestione sarà prevalentemente della Giunta, in merito a due cose molto importanti. Speriamo di poterci fidare e che non ci pentiremo di questo nostro atteggiamento davvero pacifista. Preciso infatti che all'art. 7 viene data una delega in bianco, quando si dice: "La Regione nel caso di eventi di particolare gravità che richiedono interventi immediati può erogare finanziamenti in favore di associazioni di comprovata esperienza". Mi auguro che la "comprovata esperienza" non sia quella delle associazioni solitamente note e non sia il solito attingere alle associazioni amiche, perché "comprovata esperienza" è un'ampia discrezionalità indicarla. Ci permettevamo di non dare questa delega in bianco e di eliminare questa discrezionalità. ovviamente saremo vigili nella gestione di queste situazioni di emergenza totale, di favore, quindi, alle associazioni "di comprovata esperienza" che non sappiamo quali saranno e da dove usciranno.
Da ultimo, poiché la stessa presidente Amati ha parlato dell'ultima parte della lettera d) dell'art. 6 mi permetto di precisare che anche lì ci affidiamo al buon senso di coloro che promuoveranno questi interventi concordati con gli enti locali in favore della promozione di identità culturali tout-court senza ulteriori specificazioni; identità culturali che mi auguro non siano non dico — perché è riduttivo — conflittuali con la nostra intendendola come salvaguardia dei diritti umani e tutti quei riferimenti culturali di diritti che abbiamo fatto riferendoci alle carte internazionali, ma qui parliamo anche della possibilità di favorire culture che veramente non appartengono alla cultura internazionale dei diritti umani. Mi auguro che questo non avvenga e che ci si limiti, con una esemplificazione che non c'è stata ma che mi auguro di volta in volta venga fatta a favorire il funerale civile così come la presidente Amati ha detto e non favorire altre forme aberranti, lontane alla cultura cristiana, alla cultura, comunque, della solidarietà dei popoli e dei diritti umani così come ho spiegato, perché anche questo può avvenire e mi auguro non avvenga. Per questo ci permettevamo di distinguere la prima parte della lettera d) quando, indipendentemente dall'appartenenza e dalle culture si deve garantire a tutti l'espressione di libertà, di uguaglianza, quindi di esplicitazione dei propri diritti umani, dalla seconda parte dove invece si intende favorire culture che potrebbero veramente essere estranee on solo alla nostra ma alla cultura di pace a cui dobbiamo tendere con il dettato normativo di questa legge.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.
Pietro D'ANGELO. Il gruppo Verdi ringrazia tutti i colleghi che hanno lavorato su questo testo unico di legge importantissimo per lo spirito che esprime e per il fatto che conferma l'impegno di questo Consiglio regionale relativamente a tematiche di pace, di giustizia, di cooperazione tra tutti i popoli del mondo. Questo Consiglio regionale ha dato sempre dimostrazione di una particolare sensibilità a queste tematiche e non poteva non continuare su questa strada, quindi l'approvazione di questo testo dimostra ancora una volta questa sensibilità.
Siamo soddisfatti per questo motivo, riteniamo che un impegno alla conoscenza dei popoli, alla giustizia, a evitare questa sperequazione che esiste tra Paesi poveri e Paesi ricchi, un impegno che contribuisca a riconoscere tutti i diritti dei popoli è un impegno che va verso la pace. La pace è fondamentale, non deve essere la tregua tra una guerra e un'altra ma deve essere qualcosa di più.
Ripeto, questo testo qualifica questo Consiglio regionale, è un impegno che non può che fare onore a tutto il Consiglio.
Ovviamente il gruppo Verdi voterà a favore.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.
Umberto TRENTA. Il presidente del nostro gruppo ha voluto ribadire l'auspicio di tutti su questa proposta di legge. Non posso non rimarcare una cosa. Nelle dichiarazioni di voto non facciamo emergere dal nostro animo quel voler dire "c'è qualcosa che...". Non è questa la strada. Serenità, umiltà, progetto. Oggi dovevamo parlare di altre cose, colleghe del Consiglio regionale, anche Stefania Benatti che ancora non ho ascoltato. Il progetto riguarda quei quattro centri che partono dalle scuole materne nei quattro capoluoghi di provincia, la scolarizzazione che passa attraverso le medie e le superiori. C'è un attimo di pausa su quella che sarà la scelta dell'alunno che ha conseguito la maturità e si rivolgerà ad università nazionali, regionali, internazionali, mondiali. Poi tornerà nella nostra Università della pace con l'ausilio dei Nobel della pace e i Nobel delle specificità.
Silenzi, nei tuoi interventi tu dai uno spessore diverso alle cose, quindi mi dispiace che il presidente del mio gruppo di prenda di petto. Io sono come lui un cattolico, non praticante come lui, ma il tuo lavoro fatto negli anni precedenti — sono andato a vedere la tua proposta di legge — insieme a Silvana Amati è stato ottimo. Trenta è un attento osservatore di chi ha questa sensibilità e per questo nella mia dichiarazione di voto richiamo tutti ad esprimere un voto favorevole, "dottor Sottile". Io e te abbiamo un percorso insieme, la risoluzione dell'Onu sulle montagne che fa parte integrante di questo lavoro sull'università della pace. Io sto preparando, con le Regioni vicine, la riunione di 3 milioni di persone alla Piana di Castelluccio. C'è una ragione. Il lavoro che voglio fare con Rugova già l'ho impostato andando là quando voi mi prendevate forse per scherzo. Giulio, questo lavoro ti va riconosciuto e se il tuo spessore perdesse di quella giusta contrapposizione... Ma la pace non è una questione ideologica non è, come dice Castelli, una cosa di quel tipo, la pace nasce dagli uomini liberi. Non ho sentito la voce di Ciccioli. Ho visto Ciccioli alla "marcia della pace" di Loreto: perché poi si vede, perché lui è ondeggiante dalla sua altezza, con i suoi 12 telefonini, forse parla per tutti gli accordi internazionali. Invece sono mirabili il calore e la passione che Franca Romagnoli ha posto. La dichiarazione di voto deve essere fatta in questo senso, perché chi vuol parlare oggi di questa legge deve avere la nostra vera sensibilità. Silenzi, di questo ti do atto come ho dato atto a tutti. restiamo su una proposta di legge laica che preveda uno strumento in grado di coinvolgere a livello internazionale una Regione come la Regione Marche, prima al mondo sull'Università della pace.
Quindi nasca dalla nostra sensibilità comune questo progetto sul quale tutti dovremo poi lavorare. Ed è bello quello che si è detto di Gradara e di quei bambini. Noi lo facciamo perché lo sentiamo, non perché lo dobbiamo fare in quanto in aula è venuta questa proposta di legge e nessuno può dire "sono contrario".
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Sono soddisfatto del livello del dibattito che c'è stato, perché da una parte abbiamo evitato quel buonismo a cui ci richiamava il consigliere Castelli, dall'altra abbiamo coniugato il contenuto di una politica per la pace oggi, nel 2002, riempiendo di valori veri e cercando anche di legarli e di impegnarci con politiche che poi affermino quei valori. La legge oggi è uno strumento, è stato un utile strumento anche per affrontare finalmente, con chi ha ritenuto di stare in aula, di ascoltare gli interventi e i contributi dei vari colleghi, il dibattito, elevandolo e dandoci un terreno di impegno.
Prendo atto con grande soddisfazione delle dichiarazioni che il Vicepresidente Spacca ha fatto in quest'aula e degli impegni, in coerenza con la sensibilità che il Governo regionale su queste tematiche ha sempre dimostrato, che dichiarato. Si tratta di impegni seri che coinvolgeranno in un dibattito l'Esecutivo stesso.
Ritengo che rispetto a queste politiche nelle Marche c'è stata grande sensibilità da parte del Presidente D'Ambrosio. Lo dico perché ho conoscenza diretta di un impegno particolare sui temi internazionali della cooperazione allo sviluppo e dell'impegno anche personale che D'Ambrosio ha messo e mette nelle questioni che riguardano i Paesi del Mediterraneo, gli interventi della Regione nei Balcani, il convinto impegno, tanto che la cooperazione allo sviluppo fa capo alla presidenza della Giunta. Ritengo che questo lavoro, se c'è un Presidente che ha questa sensibilità, debba mantenersi in capo al responsabile dell'Esecutivo. Rilevo però che tra questo impegno e questa sensibilità c'è una fragilità operativa rispetto all'organizzazione, che veniva ripresa anche dal Vicepresidente Spacca. Su questo ci siamo interrogati e su questo penso che l'Esecutivo darà una risposta in termini positivi. Così come, con soddisfazione abbiamo appreso del lavoro portato avanti nei confronti delle problematiche palestinesi, dell'impegno di dare attuazione a quanto deliberato dal Consiglio. Voglio ricordare il contributo finanziario che avevamo indicato nel dibattito a tre comunità locali della Palestina, portando risorse economiche per la ricostruzione della Palestina stessa e l'indicazione del mese di luglio per concretizzare la delibera, la possibilità di dare un assegno a queste comunità e per esplicare il ruolo delle Marche all'interno di un'azione delle Regioni italiane. Questo non può che riempirci di soddisfazione.
Voglio anche dare atto ad altri colleghi, in primis Silvana Amati e Adriana Mollaroli, con le quali abbiamo presentato la proposta di legge nel settembre del 2001, di una sensibilità particolare su queste problematiche e anche al consigliere Trenta che, al di là del simbolismo forte che caratterizza molte sue proposte e azioni — ma anche di quel simbolismo positivo c'è bisogno perché questo ci permette di riempirlo di contenuti e di azioni concrete — per avere voluto fortemente questo dibattito. Ha trovato la sintesi giusta con le varie proposte. Voglio ricordare la proposta del gruppo consiliare Ds a firma Amati, Mollaroli, del sottoscritto, dell'assessore Secchiaroli ma in rappresentanza di una sensibilità presente in tutto il nostro gruppo. Ha voluto trovare la sintesi per una legge che sia condivisa dal Consiglio ed uno stimolo ad impegnarci su questo terreno che vedrà l'istituzione dell'Università della pace, impegnativa, perché non è un fatto simbolico. Impegnativa per la città di Ascoli dove molte volte vi sono manifestazioni anche di un'integrazione che va portata avanti con convinzione, di una tolleranza più accentuata, per cui un terreno di confronto in un'area della regione che non può appartenere solo alla città di Ascoli ma che deve collegarsi con le università marchigiane, con gli altri centri che vogliano impegnarsi su questa problematica. Le altre iniziative che Trenta sollecitava non possono che essere condivise e io, nell'aderire alle stesse riprendevo la necessità di un monitoraggio e di una presenza del Consiglio su queste problematiche. Lo possiamo realizzare nelle forme e nei modi che la Conferenza dei presidenti di gruppo riterrà opportuno stabilire, quindi o una Commissione nuova, se il regolamento lo permette, altrimenti estendere le funzioni di altre Commissioni, come quella delle politiche comunitarie.
Ciò per portare avanti politiche che concretamente possono affermare quei valori nella comunità marchigiana e verso quei soggetti, quelle persone, quei bambini più deboli che beneficeranno dell'azione che la nostra Regione porrà in essere. E' emersa la voglia di concretizzare progetti che non siano solo simbolici o che si richiamino a valori e poi non producano azioni concrete, ma impegnarci istituzionalmente e politicamente.
Ecco perché penso che la giornata di oggi è positiva, che l'approvazione di questa legge è un fatto estremamente importante e che ognuno di noi da domani debba impegnarsi su questa nuova frontiera con strumenti nuovi. La legge è uno di questi, individuando però anche altri strumenti che permettano ai vari gruppi consiliari di poter dare il loro fattivo e concreto contributo per affermare queste politiche della pace che non sono solo le politiche che guardano all'assenza della guerra, della violenza, all'assenza delle armi da fuoco ma che guardano alla cooperazione tra i popoli, alla tolleranza, all'accoglienza, che non si proiettano solo nel mondo ma che guardano a casa nostra. Rispetto a questo venga un confronto vero tra sinistra e destra, non ci sia un buonismo che annulli anche le differenze di valutazione. Un terreno di confronto dove non si annullino le differenze ma, rispetto ad analisi e valutazioni diverse si tenda ad affermare alcuni valori condivisi. Si richiamava un'enciclica, perché quei valori sono totalmente condivisi. Voglio allora capire quali sono le azioni concrete che rimuovono quelle cause che invece in questi decenni sono andate ad aumentare il gap, il divario tra ricchi e poveri. Se questi valori sono veri, perché nel corso di questi anni le politiche hanno prodotto un divario ancora maggiore? Questo è l'interrogativo che ognuno di noi si deve porre, dando delle risposte anche per quanto riguarda la nostra comunità, il nostro piccolo, nella giusta direzione.
Su questo siamo impegnati e per questo esprimiamo voto favorevole con grande soddisfazione, ringraziando tutti i colleghi che hanno lavorato e hanno reso possibile questa approvazione unitaria della legge.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.
(Il Consiglio approva)
La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.
La seduta è sospesa alle 13,30