Resoconto seduta n. 93 del 12/06/2002
La seduta riprende alle 16,15
Relazione ex articolo 105 del regolamento interno, concernente l'indagine conoscitiva sui lavori del "traforo del Cornello"
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la relazione ex articolo 105 del regolamento interno, concernente l'indagine conoscitiva sui lavori del "traforo del Cornello".
Ha la parola il relatore, consigliere Maroni.
Gabriele MARTONI. Con atto del Consiglio regionale del 16 gennaio 2001 questa Commissione consiliare veniva "impegnata" a svolgere una indagine conoscitiva diretta ad acquisire informazioni, notizie e documentazioni necessarie a stabilire con chiarezza e trasparenza i motivi per cui i lavori del cosiddetto traforo del Cornello furono interrotti e come vennero utilizzati i fondi per la realizzazione dell'opera in questione.
Su esplicita richiesta di questa Commissione, la Giunta regionale, ed in particolare il servizio trasporti, faceva pervenire una nota datata 3 aprile 2001 a cui allegava le seguenti deliberazioni: n. 5032 del 15 novembre 1982; n. 5878 del 14 dicembre 1983; n. 7745 del 29 dicembre 1987; n. 3459 del 28 dicembre 1990; tutte concernenti le spese di progettazione esecutiva per la realizzazione del traforo del Cornello.
Dalla nota in questione risulta che l'attività relativa ai rapporti con i professionisti incaricati della progettazione è stata svolta direttamente dalla Comunità montana dell'Alta Valle del Potenza, mentre quella relativa agli appalti dei lavori è stata svolta direttamente dall'ANAS. La competenza del servizio trasporti della Giunta regionale si è invece limitata alla erogazione dei contributi agli enti locali per le spese di progettazione.
I contributi assegnati dalla Regione sono di seguito elencati: anno 1982 lire 50 milioni (concorso nelle spese di progettazione adeguamento statale 361 Settempedana - traforo passo del Cornello; assegnati e liquidati); anno 1983 lire 110 milioni (assegnati e liquidati per il titolo di cui sopra); anni 1984, 1985, 1986 non risultano assegnati contributi; anno 1987 lire 200 milioni (assegnati e liquidati per il titolo sopra indicato); anni 1988, 1989 non risultano assegnati contributi; anno 1990 lire 272 milioni (benché assegnato, il contributo non risulta liquidato)
L'atto deliberativo di assegnazione del contributo (delibera n. 3549 del 28.12.1990 subordinava la liquidazione dello stesso alla presentazione di dichiarazioni in ordine alla stipula di convenzione di incarico ed alla conformità agli strumenti urbanistici dei Comuni e alla norme tecniche di attuazione del PPAR. La delibera in questione
venne successivamente annullata dal commissario di Governo per incompetenza della Regione a finanziare progetti per la realizzazione di opere di competenza statale.
La Regione, in sostanza, si è limitata a contribuire al finanziamento dell'attività di progettazione dell'opera e non è entrata nel merito delle procedure in quanto le stesse risultavano di competenza diretta dell'ANAS.
Il progetto del traforo e della relativa viabilità non è stato mai acquisito agli atti del servizio trasporti regionale, così come dichiarato nella nota prot. n. 2448 del 5 aprile 2001. Dall'audizione con il responsabile del compartimento ANAS di Ancona è risultato quanto segue.
Il progetto del traforo del Cornello prevedeva il collegamento fra la statale 361 nel tratto marchigiano e la statale 3 nel tratto umbro. La progettazione prevedeva la suddivisione dei lavori in due lotti. Il primo lotto (non funzionale) fu appaltato dall'ANAS. Nel corso dell'esecuzione del contratto di appalto - quando cioè erano stati eseguiti circa 700 metri di galleria - insorse una controversia con l'impresa appaltatrice che si concluse - nel 1999 - con una rescissione contrattuale in danno.
Il costo dei lavori eseguiti ammontava circa lire 6 miliardi. Nel 1995 veniva stipulata una convenzione tra ANAS e Comunità montana dell'Alta Valle del Potenza che doveva provvedere ad affidare l'incarico di progettazione, con la supervisione del compartimento ANAS, a fronte di un contributi pari al 2,5% dell'importo dei lavori.
Al fine di contenere i costi veniva redatto un progetto stralcio che comprendeva il completamento del primo lotto. Il progetto comprendeva tutta la galleria (circa 4 chilometri) ed è stato consegnato dalla Comunità montana all'ANAS nell'aprile del 2001. Secondo l'ANAS il progetto è stato consegnato dopo che si erano già definiti tutti gli interventi con il piano stralcio del 2000, che riguardavano lavori ricadenti su strade che dovevano essere passate alla amministrazioni locali, quindi fuori tempo massimo. Sempre secondo l'ANAS il progetto non può comunque essere finanziato trattandosi di variante alla statale 361 che non fa più parte della rete viaria di competenza dello Stato.
Il traforo del Cornello è stato inserito nell'accordo di programma quadro per la viabilità, nell'ambito dell'intesa Istituzionale Stato-Regione, stipulata a seguito dell'evento sismico del 1997, con una previsione di spesa pari a lire 10 miliardi per la parte marchigiana del traforo stesso.
Nel rapporto di monitoraggio del giugno 2001 del predetto accordo di programma, la Regione ha confermato la destinazione di lire 10 miliardi al proseguimento del traforo in territorio marchigiano. Il progetto per il completamento dei lavori prevede un costo complessivo, non frazionabile in annualità (secondo quanto sostenuto dal servizio trasporti regionale nella nota del 24.1.2002) pari a circa 135 miliardi di lire.
Il trasferimento dall'ANAS alla provincia delle strade statali e dei beni strumentali è avvenuto in data 2.10.2001. Nell'occasione la Provincia di Macerata, come dichiarato nella nota inviata a questa Commissione in data 16.1.2002, faceva presente che il traforo del Cornello non risultava incluso nell'elenco delle strade di cui al DPCM del 21.2.2000 e pertanto non procedeva alla presa in consegna dello stesso, ma solo della strada statale 361.
Come sopra detto, secondo l'ANAS invece il tratto interessato alla costruzione del traforo andrebbe consegnato alla Provincia trattandosi di variante di strada oggetto di trasferimento. Da quanto sopra emerge in tutta evidenza come le ragioni che hanno portato alla interruzione dei lavori siano da ricondurre essenzialmente alla annosa controversia insorta con l'impresa appaltatrice.
Secondo quanto affermato dal responsabile del compartimento ANAS di Ancona in sede di audizione, i fondi stanziati dall'ANAS per l'opera in questione e non spesi sono andati in economia ed utilizzati dall'ANAS medesima per altri lavori.
Per quanto riguarda i finanziamenti regionali, come sopra detto, gli stessi sono stati utilizzati esclusivamente quale contributo per la progettazione esecutiva.
Alla relazione sono allegati: lettera della IV Commissione consiliare del 2 marzo 2001; lettera del servizio trasporti della Giunta regionale del 3 aprile 2001 con allegate le deliberazioni prima citate; lettera del servizio trasporti della Giunta regionale del 5 aprile 2001; nota inviata via fax dal servizio trasporti della Giunta regionale in data 19 dicembre 2001; lettera dell'Amministrazione provinciale di Macerata del 16 gennaio 2002; lettera del Servizio Trasporti della Giunta regionale del 24 gennaio 2002; resoconto dell'audizione tenuta dalla IV Commissione consiliare in data 29 gennaio 2002 con il responsabile del compartimento ANAS di Ancona.
Questo è quanto doveva riferire la IV Commissione.
PRESIDENTE. E' aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il consigliere Grandinetti. Ne ha facoltà.
Fabrizio GRANDINETTI. Signor Presidente, colleghi, ho ascoltato con attenzione la relazione del presidente della IV Commissione e rimango dell'opinione che su questo problema andava costituita una Commissione d'inchiesta come fu richiesto all'inizio di questa vicenda. La Commissione d'inchiesta avrebbe appunto aperto un'inchiesta su questa "incompiuta" che non è l'unica in Italia: basta girare la nostra penisola per vedere quante "incompiute" ci sono, ma logicamente quell'artifizio proposto dal presidente del gruppo Ds allora, che fermò la Commissione d'inchiesta la cui richiesta di istituzione era stata accolta, considerandola legittima, dall'Ufficio di presidenza. Un artifizio di cui non capisco la sostanza, il fondamento e specialmente perché dare la possibilità alla IV Commissione di fare una relazione che il presidente Martoni ha oggi enunciato ma che non è un'inchiesta e non tira neanche delle conclusioni. E' una cronistoria della vicenda con l'ausilio di qualche ufficio, di qualche ente, quindi non quello che volevamo noi.
Prima di iniziare il discorso sul Cornello e dopo aver fatto queste riflessioni mi domando e voglio che ci riflettano i colleghi: o noi vogliamo far luce su questi errori clamorosi della classe politica che ci ha preceduto, oppure vogliamo coprire con un velo spesso tutto quello che è stato fatto di negativo o non è stato fatto, come in questo caso, specialmente per il nostro territorio e segnatamente per un territorio difficile quale quello dell'entroterra, della montagna e delle zone terremotate, colpite anche dal terremoto, ma dalla noncuranza dei politici per tanti anni. Oppure vogliamo cercare di creare una situazione di trasparenza che ha avuto un attimo di onori della cronaca una decina di anni fa e oggi c'è un ritorno alla mancanza di trasparenza per non continuare su questo discorso che dovrebbe essere veramente oggetto di un dibattito consiliare. E' stato il momento, il fremito di un popolo che ha detto "voglio pulizia, voglio trasparenza". E' finita quest'epoca di pulizia, di trasparenza?
Per passare al tema specifico, la mia richiesta firmata peraltro da tutti i componenti la Casa delle libertà, verteva su diversi punti. Il primo era che i lavori concernenti il traforo del Cornello sono fermi ormai da molto tempo; che l'opera in questione è di fondamentale importanza vista la mancanza assoluta di infrastrutture e di una rete stradale idonea e moderna che congiunga Marche ed Umbria e subito dopo questa richiesta di Commissione d'inchiesta c'è stato anche un convegno organizzato dalla Comunità montana dell'alta valle del Potenza, zona H in cui l'assessore dell'Umbria non ricordo nemmeno se sapeva pronunciare "Cornello", tanto era il disinteresse per quest'opera, e l'ha detto anche in modo piuttosto chiaro.
I trasporti commerciali maceratesi in questo modo, senza una via di congiunzione con l'Umbria e dunque anche con il Lazio sono in difficoltà. Raggiungere la capitale è una cosa molto difficile nell'entroterra di questa provincia. Portavo anche dei punti che erano contingenti al momento: il terremoto che ha colpito nel 1997 quella zona, la necessità di infrastrutture perché si creino le basi per lo sviluppo di quelle zone che già storicamente non sono molto sviluppate, e voi sapete che è difficile che le imprese si vadano a insediare quando manca la viabilità, cioè veicolare le proprie merci con facilità congiungendole a delle strade importanti, delle superstrade, delle trasversali per arrivare alle autostrade.
Noi della Casa delle libertà dicemmo che era sconcertante che i lavori appaltati, iniziati da anni non erano stati portati a termine nonostante i miliardi spesi. Affermai "ci troviamo di fronte a una delle tante incompiute di cui si può ipotizzare lo sperpero di denaro pubblico" e questa mia affermazione non era la prima ma era un'affermazione del progettista che aveva fatto delle dichiarazioni molto gravi, che poi riferirò, a questo proposito, parlando di Corte dei conti, di sperpero, di gravi mancanze commesse dagli organi istituzionali nel non denunciare questi fatti.
Ci sono dunque responsabilità, penso che sia assodato, nella gestione di quest'opera, una infrastruttura importante per la ripresa di quelle zone dell'entroterra maceratese. Quelle responsabilità vanno rilevate e perseguite, ma se non si vuole la Commissione d'inchiesta consiliare figuriamoci se possiamo arrivare a una Commissione d'inchiesta più importante che poi deve giudicare gli uomini che hanno rappresentato quelle istituzioni.
Ci sono state dichiarazioni, come citavo poc'anzi, dei progettisti che sono arrivati ad affermare: "A questo punto ci viene il dubbio, peraltro avanzato, che lo spreco di circa 6 miliardi spesi per il viadotto, la galleria artificiale d'imbocco e 300 metri di scavo a Fiuminata sia roba da procura della Repubblica e da Corte dei conti. A chi deve rivolgersi, altrimenti, un cittadino contribuente affinché sia finalmente fatta luce su questo spreco di Stato? E perché tutti tacciono?". Pensavo che le istituzioni in rappresentanza dei cittadini in quel caso, con le firme e la richiesta di tutto il centro-destra dovessero accogliere, per una questione di patto tra gentiluomini, di cortesia istituzionale che sempre avviene in questi casi, la richiesta di una Commissione mista d'inchiesta per fare luce su questi fatti. Con un artifizio, con una proposta finale del presidente del gruppo Ds si arrivò a demandare un compito che non è più di Commissione d'inchiesta, alla IV Commissione consiliare la quale non ha potuto che fare una cronistoria di fatti, che non ha compiti di Commissione d'inchiesta.
Subito dopo mi veniva cortesemente fornita dal presidente della IV Commissione una nota del servizio della Regione Marche che affermava: "La Regione, nel rapporto di monitoraggio del giugno 2002 dell'accordo di programma quadro per la viabilità nell'area colpita dal terremoto, ha confermato la destinazione di 10 miliardi, proseguendo il traforo del Cornello in territorio marchigiano. La Provincia di Macerata non ha mostrato lo stesso interesse in quanto, nel programmare l'intervento sulla viabilità ex Anas presentato all'Upi Marche nei giorni e mesi scorsi non ha previsto alcun intervento nel periodo 2001-2002. Il compartimento Anas di Ancona al passaggio delle competenze anche di questa strada alla Provincia di Macerata ha trasmesso il progetto esecutivo a tale ente. La Provincia ha rifiutato e l'ha rispedito indietro". Questa è una nota del servizio della Regione preposto ad occuparsi di questi fatti.
Tralascio la relazione e la cronaca documentale che è molto povera e non da Commissione richiesta ma un susseguirsi, un enunciare, una legenda di documenti quello che ha fatto la Commissione lavori pubblici di questo Consiglio: non poteva fare altro, non è Commissione di inchiesta, ha chiesto documenti, li ha enunciati, ha fatto una relazione su cui non ha tirato delle conclusioni, perché io ho sentito leggere una relazione scarna e tecnica senza tirare conclusioni. Probabilmente non è preposta a farlo. Devo quindi fare alcune riflessioni.
Ci sono denunce di progettisti che parlano di Corte dei conti e di procura della Repubblica, ci sono denunce dei politici a più riprese che hanno interrogato, interpellato, presentato mozioni su questo argomento e parlo degli ultimi sette anni, ma spero anche prima. Sicuramente negli ultimi sette anni ne sono state presentate tante.
Ultimamente abbiamo fatto degli interventi — i consiglieri della zona: il sottoscritto, il consigliere Massi — su questi argomenti, perché viviamo quei problemi. Ora mi domando: perché è stata evitata la Commissione d'inchiesta e perché gli organi istituzionali che sono preposti a curare le infrastrutture delle Marche che sono totalmente insufficienti, non vogliono far luce su questo? Noi continueremo a puntare i fari su questa "incompiuta", perché se scompaiono i fari, se si spingono i fati l'"incompiuta" rimane tale per tanti anni e non c'è nemmeno più la possibilità di riprenderla.
Se non facciamo inchieste su questi argomenti importanti dove vogliamo cercare la trasparenza? E cosa vogliamo fare per realizzare, per terminare quest'opera con le nostre forze e con le forze degli enti preposti? Negli ultimi giorni, prima di questa discussione ho letto sui giornali di incontri in Provincia di Macerata ma è fumo sugli occhi perché non si riesce a risolvere e non si concretizza nulla. La gente ha bisogno di risposte concrete riguardo al futuro di quelle zone così importanti, così colpite e che possono diventare anche zone di sviluppo produttivo per quanto riguarda determinati settori, ma possono anche rappresentare la desertificazione di una fetta importante delle Marche, con l'urbanizzazione caotica della costa, che non favorisce la costa e non favorisce certamente il riequilibrio della nostra regione.
Questa battaglia degli uomini dell'entroterra è a favore non dell'entroterra ma di una regione bella, con gente di buona volontà ma che deve essere governata in modo efficiente e specialmente deve essere riequilibrata, altrimenti siamo una piccola regione che dovrà fare considerazioni, nel suo nucleo più piccolo — la famiglia — di andare a vivere altrove dopo la spoliazione di servizi, di infrastrutture, di qualsiasi possibilità di vivere quando non ci sono questi servizi, questo sviluppo, cioè lavoro, scuola, sanità. Oggi si parla di grande accorpamento, di Asl unica: è un'esagerazione centralista e antifederalista che fa a pugni con la filosofia di cui ci beiamo e tanto parliamo.
Quello dell'entroterra è un problema serio perché vi abitano molte persone, forse è meno popolato della costa ma quelle persone hanno gli stessi diritti degli altri. Mi domando: è il caso di riproporre all'attenzione del Consiglio una Commissione d'inchiesta o dobbiamo seppellire questo Cornello sotto l'onda del fatto che noi non possiamo più andare a vedere responsabilità di colleghi che hanno sbagliato e che continuano a sbagliare nel non voler realizzare quest'opera che è stata iniziata, che ha rappresentato una forte spesa per la collettività?
La risposta che noi vogliamo è: o si finisce l'opera oppure si ritrovano le responsabilità di chi ha sperperato tanti miliardi.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Come gruppo Forza Italia in IV Commissione non siamo entrati nel merito di questo problema come atto politico derivante dall'atteggiamento del Consiglio regionale. Se ben ricordate il gruppo di Forza Italia, con l'amico Massi e con Pistarelli aveva sollecitato in più di una occasione il Consiglio regionale affinché, finalmente, si arrivasse ad una verità su ritardi e inadempienze. Fino ad oggi sulla stampa e in questo Consiglio regionale si è parlato troppo, forse per apparire sui giornali, visto quanto è intricata e delicata questa situazione, e si è concluso poco o niente. Quindi allo stato attuale ci troviamo in una situazione molto difficile, molto delicata e non vorrei che fosse una passerella quella di lanciare segnali forti e quando arriviamo alla sostanza del problema non abbiamo niente.
Devo fare un rimprovero al gruppo Ds che proprio in occasione di quel Consiglio regionale con insistenza e determinazione ha respinto l'ipotesi di una Commissione d'inchiesta perché la riteneva inopportuna e fuori luogo. Oggi, in base anche alla relazione del presidente Martoni i ritardi e le inadempienze sono sul tavolo ma nella sostanza, come dicevamo anche al collega Franceschetti che è stato uno di quelli che ha voluto respingere questa richiesta della Commissione d'inchiesta oltre al collega Procaccini, oggi non abbiamo niente, quindi abbiamo solo perso tempo con quella ricerca che è stata superflua, inefficace e inefficiente.
E' quindi stato un grave errore in quella seduta aver respinto quella richiesta di Commissione d'inchiesta, perché nessuno cercava il colpevole o di colpevolizzare qualcuno e tanto meno era nostra intenzione cercare di dare responsabilità a chi in quelle circostanze aveva la delega ai lavori pubblici.
Il nostro era solamente un atto per verificare la situazione nel migliore dei modi e oggi ci troviamo nella situazione per cui quello che avevamo detto all'epoca risponde ai fatti.
Prendiamo atto del lavoro corretto fatto dal presidente Martoni che è stato l'esecutore materiale del mandato che gli è stato dato dal Consiglio regionale, ma dobbiamo fare una forte denuncia circa la scarsa incisività dell'Esecutivo regionale nei confronti di questa problematica, perché noi non facciamo altro che prendere atto di uscite pubbliche del presidente della Provincia di Macerata il quale sollecita, invita, crea allarmismo — "ci sono i soldi, non ci sono i soldi, riprendiamo con il solito balletto" — mentre invece ci aspettavamo e ci aspettiamo che l'Esecutivo regionale faccia da traino rispetto a questo problema e pungoli tutte le parti competenti, dal Governo a tutte le istituzioni interessate, cosa che fino ad oggi non è stata fatta.
C'è un'assenza totale da parte dell'Esecutivo ed è un fatto molto grave. Quindi l'invito che facciamo come gruppo di Forza Italia — non l'abbiamo fatto in IV Commissione per protesta perché non abbiamo condiviso e non condividiamo l'impostazione politica e amministrativa che la maggioranza ha dato a quell'epoca. Condividiamo e apprezziamo solamente l'operato del presidente che non ha fatto altro che chiedere...
Giulio SILENZI. Ma due minuti fa lo criticavi...
Ottavio BRINI. Lo critichiamo perché lui, con la maggioranza ha respinto la richiesta di Commissione d'inchiesta. Prendiamo atto della sua chiarezza che ha fatto da passacarte come qualcuno vuol far intendere, ma si è attivato affinché perlomeno qualche elemento in più fosse in nostro possesso. Caro Silenzi, come Ds vi dovete assumere tutta la responsabilità politica: non c'è un centimetro in più di strada rispetto a quando abbiamo chiesto la Commissione d'inchiesta e non so quando si vedrà questo centimetro di strada. Ecco allora la sostanza del problema: vi siete rifiutati di sviluppare un problema. Noi non abbiamo detto che i precedenti assessori ai lavori pubblici hanno delle colpe o delle responsabilità, avevamo semplicemente chiesto di fare una verifica sui ritardi e sulle inadempienze e sulle eventuali responsabilità. Era un atto doveroso. Questa mattina tu, nel tuo intervento parlavi di pace e di fare delle Commissioni. A maggior ragione su un problema annoso quale quello di cui stiamo discutendo, una Commissione era opportuna e doverosa.
Non vorrei che questo ritardo studiato a tavolino da parte del presidente del gruppo Ds fosse per incolpare nel tempo il Governo nazionale. Vi anticipiamo, perché il Governo regionale, quello provinciale e quello nazionale fino a 12 mesi fa erano tutti in mano all'Ulivo o "alle sinistre" come voi vi volete identificare e chiamare. Il problema c'era già ieri e oggi si è incancrenito, Silenzi.
Giulio SILENZI. Adesso lo risolvete voi...
Ottavio BRINI. Questa è la vecchia logica delle sinistre: oggi che non ci siamo più noi, il problema risolvetelo voi". Perché non avete voluto dire com'era il problema un anno fa, due anni fa, tre anni fa, quali sono state le inadempienze, quali sono stati gli errori? Questo era il modo di procedere da portare avanti.
A questo punto cercavate una sponda ma noi la sponda non ve la diamo di sicuro. Inadempienze da parte del Governo nazionale non ce ne sono, troviamo un Governo regionale completamente assente su questo problema. Penso che il Presidente D'Ambrosio, prima di criticare i Governi nazionali debba fare un esame serio — lo farà a novembre, perché lui stesso ha detto che dovrà rivedere qualche delega: mi auguro si sia reso conto che qualche cosa nel suo Esecutivo non va — della situazione.
Luciano AGOSTINI. Solo che non fa tutto ad interim.
Ottavio BRINI. Non lo saprebbe fare, perché ha delegato anche la cultura a un certo momento. Aveva dato ad interim la cultura, si era "incartato" e poi ha dovuto dare...
Luciano AGOSTINI. Non prende esempio da Berlusconi...
Ottavio BRINI. Berlusconi sta facendo bene il presidente del Consiglio e bene il ministro degli esteri, il Presidente D'Ambrosio non sta facendo bene il Presidente della Giunta e non faceva bene l'assessore alla cultura. Quindi una delega già l'ha lasciata. Nell'arco del tempo vedremo se riuscirà a far bene il Presidente della Giunta regionale.
Quello che mi preoccupa è il comportamento del presidente del gruppo Ds su questo problema che a lui sta molto a cuore. Noi vorremmo semplicemente collaborare con la Giunta regionale, con il presidente della Provincia di Macerata Pigliapoco e l'assessore provinciale Martini, in modo tale che si possa anche effettuare uno di quei famosi "tavoli" di cui voi siete esperti e che a noi non piacciono, perché non siamo falegnami. Magari un gruppo di lavoro...
Giulio SILENZI. Per i vongolari l'avete fatto voi un tavolo.
Ottavio BRINI. Per i vongolari non abbiamo fatto niente, tu lo sai che non l'abbiamo fatto noi. Sul tema delle vongolare noi siamo stati di una correttezza che va al di là di ogni previsione. Quello che mi preoccupa è il nervosismo su questo problema: a turno non fate altro che cercare di interrompere. Questo è un buon segno, perché significa che vi trovate in difficoltà su questo problema. NOi vogliamo collaborare insieme a voi. Si è parlato troppo, non si è fatto nulla. L'assessore regionale competente, il presidente della Provincia, il presidente della IV Commissione e la sua Commissione si mettano attorno a un tavolo e comincino a parlare seriamente di questo problema, non sui giornali, non sulle televisioni.
Noi denunciamo pubblicamente il metodo con cui avete voluto portare avanti questo problema Franceschetti, perché oggi i fatti ci danno ragione, e ci dispiace. Noi avremmo voluto che la relazione del presidente Martoni avesse detto "è tutto a posto, da domani iniziano i lavori", ma così non è. Abbiamo allora perso tempo, abbiamo perso energie e il problema rimane irrisolto. A questo punto, caro presidente del gruppo Ds Silenzi, con buon senso rispetto a un problema importantissimo che non è di sinistra, di destra o di centro ma è un problema vitale per la provincia di Macerata, facciamo un ragionamento, cominciamo a ragionare sulle cose serie senza sparare a pallettoni a destra e a sinistra, affrontiamo con serietà questo problema e ognuno faccia la propria parte. Noi, per quanto ci riguarda ci impegneremo affinché a livello nazionale si riesca a dire una parola utile su questo problema, ma il Presidente della Giunta e il presidente della Provincia di Macerata facciano la loro parte. Non possono essere assenti dopo sette-otto anni che sono al governo della Regione Marche e criticare, dopo un anno criticare il Governo Berlusconi. Cos'ha fatto il Presidente D'Ambrosio in questi 7-8 anni? Di cosa si è occupato? E' la prima volta che sente parlare di questo problema? Siamo seri e affrontiamo questo problema.
Il nostro non è uno sfogo, ma Forza Italia denuncia con forza l'esistenza di questo problema. Forza Italia è disposta a collaborare con questo Governo regionale e con il governo della Provincia di Macerata per risolvere questo annoso problema. Se c'è disponibilità da parte del Governo regionale e di quello provinciale noi siamo pronti, purché ci sia veramente volontà, non dire "oggi affrontiamo questo problema per far ricadere, tra un anno o due, responsabilità sul Governo di centro-destra attuale". Se c'è questa onestà politica di partenza, ci trovate disposti a collaborare, se invece c'è una malafede politica che tende a colpire il Governo nazionale Forza Italia denuncerà sempre e comunque queste situazioni.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Caro presidente Martoni, inizio così l'intervento per una volta saltando il riferimento al Presidente e ai colleghi, perché sento di dovermi rivolgere a Martoni che ha svolto un compito d'ufficio esatto, preciso, secondo il mandato conferitogli dalla maggioranza, ma con un grande imbarazzo e — permettimelo Martoni, come collega ed amico — senza passione, perché era molto difficile assumere un compito di questo genere, discutendo de minimis, perché la povertà di questa relazione è di fronte agli occhi di tutti. Non so — non è mio costume, di solito riferirmi ai funzionari, non è una cosa corretta perché debbono rispondere i politici. Questo avviene per i sindaci, per l'Esecutivo regionale, per tutti i livelli di governo — se sono stati i funzionari, i tecnici a dare a Martoni e alla Commissione una relazione così povera e che non si vedeva l'ora di chiudere in re facciate di una miseria unica per chi aspetta di sapere qualcosa di più.
Non dimentichiamo che chi aspetta di avere chiarezza è un'intera comunità, mezza provincia, ma anche il territorio a cavallo tra due province come minimo, tra due regioni, tanti Comuni e Comunità montane. Noi non siamo stati, oggi, così demagoghi da sollecitare la presenza in tribuna del pubblico che poteva essere interessato, perché forse avrebbe sviato il metodo del dibattito più concreto, ma presidente Martoni, si evidenzia oggi che la richiesta partita allora da Grandinetti, dal sottoscritto, dagli altri colleghi della Casa delle libertà di una Commissione d'inchiesta era la richiesta più giusta, perché oggi, a distanza di un anno purtroppo abbiamo solo queste tre pagine — te lo dico fraternamente — che sono povere perché carenti rispetto a degli elementi molto semplici che adesso vi illustrerò.
Avevamo richiesto un'audizione urgente nella Commissione della Comunità montana che, non si dimentichi, è il soggetto che ha conferito l'incarico di progettazione, spendendo anche risorse. Sarebbe quindi stato opportuno, così come abbiamo sentito gli altri soggetti e chi ci ha detto clamorosamente che non c'era più problema, si poteva anche murare l'ingresso della galleria, che si fosse sentita la Comunità montana. Se questo fosse successo in un'altra regione italiana saremmo andati sicuramente su tutte le pagine nazionali...
Giulio SILENZI. ...chi te l'ha detto?
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Il capo dipartimento dell'Anas.
Giulio SILENZI. Avete potere voi, state governando...
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Il problema è che l'ha detto un anno fa. Ma non ha neanche colpa lui, lui ha riferito una situazione precedente, anzi è stato anche molto sincero, perché ha detto "così stanno le cose, non rimane altro che murare". Non ne faccio una colpa all'ing. Fagioli, ci mancherebbe, è stato fin troppo spontaneo. Quindi non abbiamo ascoltato la Comunità montana, abbiamo fatto convegni ai quali sono intervenuti assessori alla viabilità delle due Regioni, è passato un altro anno e mezzo. Abbiamo riscontrato che nel momento del passaggio delle competenze agli enti regionali e provinciali ai sensi della "Bassanini" quei progetti — sono due — sono rimasti fermi al compartimento Anas per oltre dieci mesi, prima che passassero di competenza. Questa era la prima cosa da sottolineare: sono rimasti fermi proditoriamente dieci mesi al compartimento Anas, a causa di chi? potevano andare avanti. Le competenze tra il giorno e la notte passano, ma fino allora abbiamo una inadempienza, un ritardo e una omissione di circa dieci mesi. (Interruzione). Non ho capito perché Silenzi si senta toccato direttamente da una critica, sto ragionando. Stiamo parlando, Silenzi, di atti precedenti il 2001. Sono d'accordo a indagare su tutto quello che avverrà da adesso in poi se siamo d'accordo a indagare su tutto quello che è avvenuto prima.
Giulio SILENZI. Certo... Ci mancherebbe.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ma non lo facciamo...
L'altro aspetto clamoroso che mette in imbarazzo Martoni, secondo me riguarda il fatto che la relazione tecnica giunta alla IV Commissione è solo quella del servizio trasporti, quindi la domanda che faccio è la seguente: solo il servizio trasporti si è occupato, nella Regione Marche, del traforo del Cornello? O non anche lavori pubblici, ambiente? E aggiungo di più: c'è scritto che la Regione, in fondo, doveva intervenire solo per il finanziamento. Non è vero, lo ripeto per il verbale, non è vero, perché la Regione Marche ha nominato responsabile del procedimento, ha partecipato a conferenze di servizio, abbiamo atti, delibere, nomi e cognomi di riunioni di persone che per conto della Regione hanno valutato il progetto, l'hanno difeso a Roma, l'hanno difeso a Perugia, l'hanno difeso col Dicoter. Nomi e cognomi di Pantaloni, di Alba... Come fa Pasquini a dire che la Regione interviene soltanto per il finanziamento? Ma scherziamo? Un approfondimento era necessario.
C'è scritto qui: "ai sensi del Dpr 616, articoli 80, 81, 82, 83, 84". Ha partecipato, la Regione, da 20 anni alla delibazione dei progetti, all'approfondimento, alla loro difesa nelle sedi competenti, e si dice oggi che la Regione deve intervenire solo per il finanziamento? E' completamente infondato.
Silenzi dice "prendiamo ciascuno di noi gli atti di cui siamo responsabili, a partire dal Governo nazionale. Voglio precisare a Silenzi una volta per tutte, dato che siamo a metà legislatura, che ho fatto il sindaco della Democrazia cristiana nella "prima Repubblica" e nella provincia di Macerata il sindaco che rompeva le scatole di più al Governo in cui c'era la Democrazia cristiana era il sottoscritto. Perché non faccio alcun problema di colore! Se c'è un esecutivo Ds dovrebbe fare un passo indietro per difendere la propria comunità. Quindi, se oggi mi si chiede se ho qualche remora a rimproverare, protestare con il Governo Berlusconi, per me è veramente aria fritta, perché non ho alcun problema, qualunque Governo ci sia sopra la mia testa. Per educazione politica non sono abituato ad avere padroni e siccome padrone non era la Dc, non era il Partito socialista, non sono i Ds, non è neanche Berlusconi, per quanto mi riguarda, quindi ti assicuro che se c'è da accertare responsabilità, da protestare, da mettere i trattori davanti a Palazzo Chigi mi ci trovi, non ho alcun timore reverenziale: non l'avevo prima, figuriamoci adesso.
Domanda: è stata formalizzata un'istanza ai sensi dell'art. 25 del Dpr del 1957 per la formazione del silenzio, ai fini di constatare se trattasi di silenzio-rifiuto e quindi ai fini di introdurre tutte le azioni presso il Tar e la giustizia amministrativa a tutela degli interessi legittimi di quegli enti e di quelle comunità. Cosa fa l'Esecutivo regionale? Ha fatto trascorrere il periodo per la formazione del silenzio? Ha fatto opposizione a questa istanza? Vorremmo sapere con certezza che cosa ne è dell'istanza formalizzata per tutela del proprio territorio e delle proprie comunità di residenti e abitanti da parte della Comunità montana dell'alta valle del Potenza.
Questa è la parte tecnica, il motivo per cui, presidente Martoni, hai assolto a un compito che la maggioranza ti aveva assegnato, quasi invitandoti a fare in fretta e a non scrivere relazioni che potessero evidenziare omissioni o noncuranze. Io non ho parlato mai di malafede, non voglio parlare di malafede, però c'è sempre una scala di valori e dovete ammettere che nella scala dei valori il traforo del Cornello e la viabilità dell'alta valle del Potenza, per l'attuale maggioranza, per l'Esecutivo regionale attuale è a uno dei livelli più bassi. Se questo si ammettesse non ci sarebbe alcun problema, perché ogni amministratore è giusto che abbia una scala di valori, non tutti si possono accontentare, quindi se nella scala di valori di questa maggioranza e di questo Esecutivo quella viabilità è agli ultimi posti non lo potrei assolutamente rimproverare. Certo non sarei d'accordo, ma come metodo non potrebbe essere una fonte di rimprovero. Vi assicuro che da quelle popolazioni avete oggi un rimprovero forte perché nel 2000 amministratori della sinistra e del centro-sinistra — dato che spesso parliamo di promesse elettorali che anche a me danno fastidio quando sono eccessive — hanno fatto ben altre promesse a quelle popolazioni. A distanza di due anni dobbiamo constatare una noncuranza, una negligenza che, ripeto, non saranno di malafede, saranno collegate a una scala di valori che però vi inchioda oggi alla responsabilità di dare una risposta e una chiarezza.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. La relazione del compagno Martoni, così precisa anche negli allegati smantella il maldestro tentativo di una parte del centro-destra di fare del polverone e della demagogia rispetto ad una "incompiuta" che oggi va completata. Tuttavia quella relazione oggi, al di là della strumentalizzazione e della maldestra demagogia, rappresenta uno strumento molto più rapido, molto più serio di una Commissione d'inchiesta che avrebbe lasciato il tempo che avrebbe trovato e nello stesso tempo avrebbe lasciato irrisolto il problema, perché in realtà la strumentalizzazione di quel problema oggi, per voi, cari colleghi, è un boomerang, perché avete promesso e sbandierato a destra e sinistra che nelle Marche sarebbero arrivati soldi a palate anche se il vostro presidente del Consiglio si era dimenticato di tracciare, sulla cartina di "Porta a porta" delle strade nelle Marche.
In realtà ci sono due "incompiute" in quella zona, che non è una zona depressa, degradata e sottosvliuppata come la volete far passare, non è onorevole dire questo per quelle popolazioni e per quelle realtà. Sono popolazioni e realtà operose che certamente hanno necessità di infrastrutture, che devono incrementare lo sviluppo, che tuttavia non hanno nulla da invidiare a nessuno e, ripeto, non è serio far passare quelle popolazioni di serie B. Due "incompiute": la statale 77 e il passo del Cornello. Se aveste avuto più memoria avreste potuto fare una riflessione prima, con una previsione più appropriata, perché in realtà quel traforo forse non serviva, lo dico con un punto interrogativo, perché si era in un'altra fase, nella fase in cui bastava iniziare i lavori, fare i progetti dare appalti a ditte compiacenti e poi "chi si è visto si è visto". Oggi, viceversa, siamo nella necessità di portare a compimento quelle opere che costano miliardi e miliardi e che vedono nelle competenze regionali, in questo federalismo senza risorse una delle possibilità più difficili.
Ci sono stati diversi fatti: in primo luogo i progetti che sono stati fatti dalla Comunità montana dell'alta valle del Potenza; gli appalti venivano fatti dall'Anas. All'interno di questa operazione c'è stata una controversia tra i soggetti appaltanti e le ditte. Questa controversia che ha avuto e ha tuttora tempi lunghi e lunghissimi, ha fatto sì che nel frattempo i fondi dell'Anas sono stati destinati ad altre parti, ma quelle denunce tra gli appaltatori e le ditte appaltanti non possono essere risolte dalla politica quando esse hanno a che fare con la magistratura ordinaria, quindi se ci sono fatti a vostra conoscenza di malaffare non bisogna chiedere le commissioni d'inchiesta ma portare la denuncia alla magistratura ordinaria.
Dopo questi fatti, questi ritardi hanno causato la distrazione oggettiva dei fondi; non dolosa ma virtuosa, perché era giusto che nel frattempo i soldi dello Stato venissero allocati in altre parti.
Nel frattempo le competenze erano passate a più soggetti, perché con la modifica del titolo V della Costituzione e ancora prima, la viabilità, anche la grande viabilità come quella statale non sono più di competenza statale. Le competenze all'inizio sono state regionali e all'inizio la Regione non solo si è limitata a dare qualche soldo qua e là ma ha erogato contributi significativi agli enti locali per le progettazioni, perché senza le progettazioni non possono essere fatte le opere. Nel frattempo la concretizzazione delle nuove competenze, che non sono più della Regione ma anche delle Province che assumono su di loro le strade ex statali ha portato a controversie e scelte politiche anche discutibili, di chi non ha voluto o non ha potuto passare su di sé le strade che prima erano statali e dovevano diventare provinciali.
Nelle previsioni della Giunta regionale e di questa maggioranza il traforo del passo Cornello non rappresenta più una priorità? Noi crediamo di sì, crediamo che essa sia ancora una priorità, non solo perché quel traforo ormai va completato, ma perché nel concreto e non a chiacchiere, la Regione ha fatto atti significativi, ha previsto nell'accordo istituzionale di programma a seguito del terremoto del 1997, 5 milioni di euro come volano affinché anche lo Stato, l'Anas o l'agenzia dell'Anas potessero in qualche modo intervenire per completare queste opere.
Vorrei ricordare a chi ancora descrive quelle zone come degradate o da Quarto Mondo, che la Regione Marche, il Consiglio ha deliberato attraverso una proposta della Giunta, proprio per quelle zone, oltre i fondi della ricostruzione, circa 700 miliardi di vecchie lire per un volano complessivo dello sviluppo, dall'agricoltura all'industria, all'artigianato, alla cultura. Questi sono fatti, cifre e non chiacchiere. Purtroppo oggi siamo in una nuova fase dove c'è difficoltà ad intervenire perché le nuove competenze formali da un lato ci sono, ma quelle sostanziali tardano a venire.
Quindi, in definitiva, sgombrato il campo dalla demagogia, dalle chiacchiere e dagli attacchi infondati occorre chiedere — come richiamava il collega Massi che in un tratto del suo intervento, peraltro non condivisibile, aveva uno sprazzo di lucidità — che ci si attenga ad aspetti istituzionali, quindi gli impegni della Regione vanno mantenuti, se possibile incrementati per il futuro, ma al tempo stesso bisogna chiedere con forza anche allo Stato centrale, attraverso la nuova agenzia fondi necessari affinché queste opere vengano completate.
Queste sono le cose serie da chiedere e da fare. Noi ci attestiamo su questo fatto, perché la Commissione d'inchiesta avrebbe portato solo un altro inutile polverone.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.
Fausto FRANCESCHETTI. Una parte almeno degli interventi dell'opposizione ha cercato di riportare il dibattito di oggi a qualche mese addietro, cioè ha cercato di riportare il dibattito sulla questione "Commissione d’inchiesta sì-Commissione d'inchiesta no". Penso che oggi noi non dobbiamo riaprire questo dibattito, non solo perché il Consiglio regionale su questo si è espresso in maniera inequivocabile e sulla base di quella decisione la IV Commissione ha lavorato per fare un'indagine conoscitiva che giustamente il presidente della stessa Commissione ha riportato in tutte le sue parti, ma soprattutto credo che non vada ripreso questo dibattito che ci porterebbe ad un nulla di fatto e credo anche che questa posizione di parte dell'opposizione in qualche modo mascheri un imbarazzo nell'entrare nel merito della questione. Primo perché il ruolo che ha svolto la Regione in questi anni sulla questione del traforo del Cornello è stato inattaccabile sotto tutti i punti di vista. Secondo, perché oggi c'è una responsabilità da parte dell'opposizione che è opposizione qui in Consiglio regionale ma che governa il Paese da più di un anno. In questi ultimi mesi e giorni, per esempio, abbiamo sentito il viceministro Baldassarri andare in giro per tutte le Marche, promettere mari e monti sulla viabilità dappertutto, ma non abbiamo mai sentito il viceministro Baldassarri dire una sola cosa riguardo al traforo del Cornello.
Carlo CICCIOLI. E' giusto: si dicono solo le cose che si possono fare. Mi sembra una persona seria.
Fausto FRANCESCHETTI. C'è allora un problema che riguarda il Governo nazionale su questa questione della grande viabilità che dà ragione a quello che io pensavo, cioè che 'è un vostro imbarazzo nell'affrontare nel merito la questione stessa.
Penso che il presidente della IV Commissione ha illustrato nel dettaglio le risultanze di questa indagine conoscitiva, portando in evidenza alcune questioni che voglio riprendere solamente per sottolinearle: intanto i ruoli diversi che sono stati assunti nel corso di tutta questa vicenda. Il ruolo della Regione è stato, nella prima fase soprattutto, di finanziatore di una parte dei progetti, di contributi per finanziare i progetti, la responsabilità delle Comunità montane era quella di fare il progetto mentre il finanziamento e l'appalto erano compito dell'Anas. Queste sono questioni precise.
E allora quali sono i due punti essenziali di tutta la vicenda? Uno è il fatto che a un certo momento, tra la ditta appaltatrice e l'Anas che aveva appaltato i lavori si è aperto un contenzioso che è durato, a detta dello stesso rappresentante dell'Anas in Commissione, diversi anni e che ha avuto la sua conclusione appena tre anni fa, nel 1999. Nel frattempo, per ammissione dello stesso rappresentante dell'Anas in Commissione, i fondi destinati al traforo del Cornello dall'Anas stessa erano stati stornati verso altre opere, per cui oggi quell'opera lì non ha alcun finanziamento a livello nazionale da parte dell'Anas.
Questi sono i due punti cardine della relazione che ha fatto il presidente Martoni dai quali non è possibile prescindere.
Se vogliamo uscire dalla demagogia dobbiamo affrontare il problema per quello che è, cioè un problema molto complesso per la mole di investimenti — si parlava di investimenti che sfiorano i 150 miliardi per completare quell'opera e che abbisognano di finanziamenti a livello nazionale, perché nessuno può pensare che quelle cifre possano essere coperte dalla Regione o da istituzioni a livello locale — sia per l'impatto ambientale che non va trascurato. E' un problema complesso perché non riguarda solo la Regione Marche ma riguarda direttamente anche la Regione Umbria e non è indifferente l'atteggiamento di quella Regione rispetto alla risoluzione complessiva del problema.
Dobbiamo anche fare una riflessione che va al di là della questione del Cornello e che riguarda le trasversali che collegano le Marche all'Umbria, verso il Tirreno. Siamo in presenza non di una "incompiuta" ma di cinque "incompiute" collocate nelle diverse province marchigiane. Credo allora che una riflessione su questa questione importante, da parte del Consiglio regionale va fatta.
Termino questo mio breve intervento per dire che da parte della Regione Marche c'è sempre stata massima trasparenza su questo, è stato ricordato e voglio sottolinearlo per dire che nell'accordo istituzionale di programma sulle vicende che riguardavano il terremoto la Regione Marche ha indicato in quell'accordo di programma 10 miliardi quale contributo per portare avanti l'opera di cui questo pomeriggio noi discutiamo. C'è quindi stata una volontà, rimane questa volontà politica, è un problema che va affrontato nella sua completezza in termini di priorità, in termini di finanziamenti ed è chiaro che su questo, soprattutto sull'aspetto finanziario un ruolo fondamentale spetta a quelli che dovranno essere i finanziamenti a livello nazionale che, se c'è volontà politica da parte del Governo dovranno essere garantiti.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.
Luciano AGOSTINI. Un breve intervento, perché è ancora vivo in me il ricordo della discussione che facemmo in questo Consiglio regionale quando approvammo il piano Anas 2000-2002. In quell'occasione, oltre che prendere atto dell'ormai annoso deficit infrastrutturale delle Marche, si parlò anche del traforo del Cornello, si disse che tutto ciò che la Giunta regionale aveva fatto e programmato era assolutamente insufficiente e che si dovevano risolvere in breve tempo molte delle questioni poste in essere soprattutto per sbloccare una situazione che risultava essere difficile.
Non voglio entrare in polemica, non voglio fare quello che fu fatto da parte dell'opposizione l'ultima volta, ma è giusto che quando si parla ognuno si assuma le responsabilità di ciò che si dice. Ricordo l'intervento del Vicepresidente Grandinetti, che disse, tra l'altro — l'abbiamo agli atti — "ho parlato direttamente con il capo dell'opposizione on. Berlusconi il quale mi ha promesso che venti giorni dopo l'insediamento del suo Governo il problema del traforo del Cornello sarà risolto". Intanto è passato più di un anno dall'insediamento di quel Governo, il problema del Cornello rimane intatto, tra l'altro prendendo atto che dai segnali fatti nelle trasmissioni televisive dei programmi del Governo nazionale circa le opere infrastrutturali, non viene tenuto in considerazione il traforo del Cornello, né colui che nelle Marche sta riproducendo quel modello politico — cioè gira nelle province con foglio e carta andando a indicare quali sono i grandi programmi di sviluppo infrastrutturale per le Marche — ha in qualche modo mai inserito in alcun pezzo di carta e con alcun segno di matita il traforo del Cornello. Quindi oggi prendiamo atto che quello che allora disse l'opposizione non è risultato vero, e anche allora si dissero bugie.
Presidenza del Vicepresidente
GIUSEPPE RICCI
Lo dico con una certa veemenza perché ho sofferto quel dibattito, ero io il responsabile di quella programmazione e gli sforzi che qui sono stati fatti, sforzi che ha fatto la Giunta regionale a fronte delle poche risorse che c'erano, di portare avanti tutto l'insieme del deficit infrastrutturale, compreso il traforo del Cornello, da parte del Governo nazionale è stato completamente disatteso. Questo, secondo me, deve far riflettere, intanto, affinché nel prosieguo non ci siano estremizzazioni nelle promesse ma ci deve essere più responsabilità. L'azione di governo richiede responsabilità, e lo voglio ricordare a coloro che oggi vorrebbero ancora inchiodare l'azione del governo regionale a una sua responsabilità di inefficienza rispetto a questo.
Dopodiché noi non abbiamo mai abbandonato quella programmazione, abbiamo cercato di sollecitare i problemi derivanti dal blocco di una contestazione tra l'ente appaltatore Anas e ditta appaltatrice; abbiamo cercato di sollecitare la soluzione di quel problema, perché lì si bloccavano il percorso procedurale, i lavori e i relativi finanziamenti. Abbiamo messo nella nostra programmazione a breve termine — l'abbiamo inserito nell'accordo quadro sulla viabilità — un finanziamento per coprire la parte residua delle Marche. Ricordo a chi non conoscesse tanto bene quel lavoro, che il traforo del Cornello nella parte marchigiana è assolutamente minore rispetto alla parte di competenza — chiamiamola così — della Regione Umbria. Così come la Regione Marche ha assunto l'iniziativa, insieme alla Regione Umbria, di dare definizione a quel problema facendo un incontro con i consiglieri regionali, con l'assessore dell'Umbria, e lì trovammo alcune possibilità di carattere finanziario sulla legge del terremoto ma quest'opera è stata completamente ignorata da parte del Governo nazionale, né compare sulla "legge-obiettivo" con cui si vorrebbe fare la programmazione infrastrutturale nazionale sulle grandi opere.
Di fronte a questo penso che dobbiamo con più moderazione cercare di costruire e continuare, così come ha fatto il Governo regionale sulla strada del buon senso, ricercando un'intesa con la Regione Umbria, sollecitando il Governo a dare i finanziamenti per completare un'opera, anche attraverso i fondi residui dell'Anas che sono sempre e comunque una riserva la cui trasparenza è e rimane insufficiente. Può anche essere questa la strada, ma il Governo deve andare a metterci rapidamente le mani.
Da questo punto di vista ritengo che l'azione che il Governo regionale ha compiuto fa rimanere l'opera del traforo del Cornello in tutta la sua importanza, così come noi timidamente cercammo di dire che invece di cercare le grandi opere faraoniche a pochi chilometri di distanza, forse sarebbe stato utile tentare di portare avanti tutti insieme le opere e il deficit infrastrutturali. No, lì si è scelto di dare tutto su un'opera e niente su un'altra. Noi non siamo contrari a che la 77 si faccia a 4, 5, 6 corsie, ci mancherebbe altro. Ma dobbiamo sapere che questo fa pesare l'ago della bilancia da un'altra parte perché altre opere già iniziate non vengono portate avanti.
Da questo punto di vista voglio ancora richiamare alla responsabilità l'opposizione, perché è troppo facile gridare quando non si hanno responsabilità di governo, ma ci vuole moderazione, perché le bugie hanno le gambe corte. I 20 giorni promessi dal Vicepresidente Grandinetti sono trascorsi abbondantemente, anche se è persona di buon senso e non ho assolutamente motivo di dubitare che Berlusconi gli avesse detto che dopo 20 giorni dall'insediamento si sarebbe occupato del traforo del Cornello. Non posso e non voglio dubitare di quello che diceva il Vicepresidente Grandinetti, ma questo...
Fabrizio GRANDINETTI. E' la tragedia di un uomo ridico...
Luciano AGOSTINI. L'hai detto tu, Grandinetti.
Fabrizio GRANDINETTI. Che lavoro fai nella vita? Fai il funzionario di partito?
Luciano AGOSTINI. Esatto, e me ne vanto...
Fabrizio GRANDINETTI. Fai il fannullone nella vita, e poi te ne vai a...
Luciano AGOSTINI. Me ne vanto. Fannullone sarai tu, Grandinetti.
Fabrizio GRANDINETTI. Fannullone sei tu.
Luciano AGOSTINI. Tu l'hai detto, c'è scritto nei resoconti che il tuo "padrone"...
Fabrizio GRANDINETTI. Ma che resoconti... Sei un fannullone...
Luciano AGOSTINI. ...Il tuo "padrone" ti aveva detto che dopo 20 giorni sai sarebbe fatto il traforo del Cornello...
Fabrizio GRANDINETTI. Non dire stupidaggini... Che lavoro fai nella vita?
PRESIDENTE. Collega Grandinetti, la prego di non interrompere...
Luciano AGOSTINI. ...l'hai detto tu, vatti a rileggere ciò che hai detto, vattelo a rileggere.
Fabrizio GRANDINETTI. ...non hai mai lavorato...
PRESIDENTE. Collega Grandinetti.
Luciano AGOSTINI. ...perché quando qualcuno te lo fa rimarcare...
Fabrizio GRANDINETTI. ...sei un incompetente
PRESIDENTE. Grandinetti, la prego di non interrompere, poi magari potrà intervenire...
Luciano AGOSTINI. ...ti brucia, caro Grandinetti, l'hai detto tu.
PRESIDENTE. Grandinetti, poi magari potrà intervenire per dichiarazione di voto.
Luciano AGOSTINI. Hai perso il tuo solito aplomb...
Fabrizio GRANDINETTI. ...vai a lavorare. A lavorare dovete andare. Avete perso le elezioni, lavorare dovete, la-vo-ra-re!
Luciano AGOSTINI. Grandinetti... Grandinetti...
Giulio SILENZI. ...c'è un problema di presidenza!
PRESIDENTE. Cosa devo fare? Mi dica lei cosa devo fare. Lo sto richiamando suonando continuamente il campanello. Viene lei a fare da forza pubblica?
Fabrizio GRANDINETTI. Silenzio, Silenzi. Parlo anche di te.
PRESIDENTE. Sto richiamando il collega Grandinetti, non posso chiamare la forza pubblica. Le interruzioni ci sono state più volte in aula, la prego di stare calmo.
Luciano AGOSTINI. Presidente, posso finire?
PRESIDENTE. Collega Grandinetti, la sto invitando...
Giulio SILENZI. ...c'è un problema di dignità...
PRESIDENTE. Non interrompa, Silenzi! Lei faccia il suo lavoro.
Giulio SILENZI. ...non si può offendere un assessore.
PRESIDENTE. La sto invitando a non interrompere... (Interruzioni da parte dei consiglieri Silenzi e Grandinetti)
Luciano AGOSTINI. Presidente, posso continuare?
PRESIDENTE. Stavo dicendo al collega Grandinetti che, se vuole, potrà poi intervenire per dichiarazione di voto. Prego, Agostini...
Fabrizio GRANDINETTI (a Silenzi). ...le stupidaggini...
Luciano AGOSTINI. Evidentemente una persona seria — così viene ritenuta — come...
Giulio SILENZI. ...sospenda la seduta. Il Vicepresidente non si può permettere di offendere l'assessore in questa maniera.
PRESIDENTE. L'assessore ha la possibilità di replicare anche per fatto personale, è chiaro?
Fabrizio GRANDINETTI. Ho lo stesso diritto che hai tu di interrompere, lo stesso diritto!
PRESIDENTE. C'è la possibilità di rispondere anche per fatto personale. Se Grandinetti ha offeso l'assessore, l'assessore ha la possibilità di intervenire anche per fatto personale.
Luciano AGOSTINI. Ma non c'è problema...
PRESIDENTE. Silenzi, lei non si preoccupi di gestire la seduta. Io ho richiamato più volte Grandinetti come qualsiasi altro collega abbia in più occasioni interrotto. Quindi non sto assolutamente prendendo le difese di un collega, sto semplicemente dicendo al collega Grandinetti che se vuole può intervenire per dichiarazione di voto e sto dicendo ad Agostini di proseguire. La prego, Silenzi, di fare la sua azione per evitare che l'aula si surriscaldi. Prego, Agostini.
Luciano AGOSTINI. Non c'è problema...
Carlo CICCIOLI. ...Agostini è un po' provocatore...
Luciano AGOSTINI. Consigliere Ciccioli, si vada a rileggere l'intervento del Vicepresidente Grandinetti in occasione della discussione del piano triennale 2000-2002 e leggerà testualmente le parole che qui ho riferito. Dopodiché, per il fatto che una persona seria o considerata tale, come il Vicepresidente Grandinetti, abbia perso la sua bonomia di fronte a chi gli ricordava ciò che lui ha detto, evidentemente il sottoscritto pensa di aver toccato nel vivo, pensa di aver riletto all'indietro un momento di un dibattito richiamando a più responsabilità. Quindi, proprio per questo...
Roberto GIANNOTTI. ...hai parlato del suo "padrone"...
Luciano AGOSTINI. Io ho parlato del suo "padrone" quando lui ha iniziato ad insultare, Giannotti...
PRESIDENTE. Giannotti, aveva la possibilità di intervenire anche lei.
Luciano AGOSTINI (a Grandinetti). ...dopo che tu hai iniziato ad offendere. Dopo ho detto questo.
Il fatto che il Vicepresidente Grandinetti se la sia presa tanto a male, evidentemente dà ancora ragione... Ma è scritto agli atti ciò che lui disse in quella occasione...
Fabrizio GRANDINETTI. Governate voi... State dissanguando le Marche.
Luciano AGOSTINI. ...sul traforo del Cornello. Dopodiché non mi offendo...
Fabrizio GRANDINETTI. Il fatto è che mettete solo tasse.
PRESIDENTE. Invito i colleghi a tenere un comportamento, come si è sempre tenuto in quest'aula, che può essere a volte infuocato per un attimo, ma poi a ritornare alla calme, tutti, maggioranza ed opposizione.
Luciano AGOSTINI. ...dopodiché io non mi offendo, anche se le cose che il Vicepresidente Grandinetti ha detto travalicano la normale dialettica. Rammento al consigliere Grandinetti che non sono mai andato a chiedere né l'elemosina né qualcos'altro presso di lui o non ritengo che lui sappia altre cose, per cui ho vissuto sempre del mio onesto lavoro, che lui lo possa condividere o meno. Guardi il suo e guardi dentro la propria casa. E' poco utile, nella normale dialettica, presidente Giannotti, che si vada a guardare dentro casa d'altri se non si hanno elementi sufficienti per poter dire cose vere. Ma non me la prendo, proprio perché considerando l'aplomb inglese del Vicepresidente Grandinetti, il fatto che l'abbia perso mi conforta e mi dà soddisfazione politica.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Inizio l'intervento dicendo che un conto sono la polemica e le valutazioni politiche che possono essere anche estreme, come in quest'aula abbiamo assistito molte volte, un conto è l'offesa personale.
Luciano AGOSTINI. Non abbiamo mai tirato i pacchi di carta. (Interruzioni)
Gilberto GASPERI. ...avete chiamato le forze dell'ordine...
Giulio SILENZI. Posso continuare, Presidente? Grazie.
Un conto sono le offese di natura personale. Nono sono valutazioni. Nessuno in quest'aula si può permettere di sindacare il lavoro di ognuno di noi, di esprimere giudizi personali. Io richiamo la presidenza del Consiglio, perché non è questione di fatto personale od altro, ma nessuno si può permettere questo, tanto più un rappresentante dell'istituzione, un Vicepresidente. Mi auguro che Grandinetti chieda scusa del suo comportamento, che non è usuale, proprio perché ha questo aplomb che molte volte lo caratterizza. Penso che si renda conto che è andato fuori da quello che è possibile fare in un'aula consiliare, parlamentare e che i Presidenti dell'aula non possono far finta che nulla sia successo. (Interruzione). Procaccini, l'attacco politico è una cosa scontata...
Cesare PROCACCINI. Condivido.
Giulio SILENZI. ...la valutazione del gusto o del non gusto è soggettiva. Ma l'offesa personale è altra cosa. Questo limite chi lo deve garantire se non chi dirige i lavori? Se si oltrepassa questo limite o è consentito per qualcuno, andiamo su un terreno che non ha nulla a che vedere...
PRESIDENTE. Silenzi, sono costretto a interromperla, perché lei sta intervenire nel merito della conduzione dei lavori di questa presidenza, quindi prego un attimo di sospendere...
Giulio SILENZI. Certo, sono obbligato a discuterne e avrei...
PRESIDENTE. Prego di sospendere l'amplificazione al consigliere Silenzi, perché la presidenza deve parlare.
Giulio SILENZI. Avrei gradito che l'avesse fatto prima...
PRESIDENTE. Siccome lei sta continuando a chiamare in causa questa presidenza, le ricordo che questa presidenza ha interrotto ripetutamente il collega Grandinetti nel momento in cui inveiva in maniera inopportuna nei confronti del collega Agostini. Ho suonato più volte il campanello, l'unico argomento che restava a disposizione di questa presidenza era la richiesta di espulsione di un consigliere dall'aula. Mi sembra che non siamo mai arrivati — perlomeno in dodici anni di storia di questo Consiglio che io ricordo — alla richiesta di espulsione di un consigliere dall'aula, quindi mi sono rimesso alla correttezza dei colleghi, al buon senso dei colleghi, in questo caso al buon senso dell'assessore Agostini che ha saputo cogliere un eccesso da parte del collega Grandinetti, ho richiamato il collega Grandinetti a non eccedere, invito lei ad usare altrettanta serenità, perché non credo che in questo momento occorra surriscaldare gli animi. Quindi credo che la conduzione sia stata, come in mille altre occasioni, al limite rispetto a delle situazioni di grande disagio che la presidenza prova, ma tenendo conto della necessità di garantire la prosecuzione dei lavori, dopodiché il collega Agostini, se avrà voglia, avrà opportunità di replicare al collega Grandinetti, quindi mi auguro che il collega Grandinetti — se lo vorrà — voglia scusarsi per un eccesso nei toni e nel linguaggio che ha usato nei confronti del collega Agostini. Invito lei a tenere un atteggiamento che possa evitare ulteriori momenti di scontro.
Giulio SILENZI. Ritengo che la questione non poteva passare sotto silenzio. Avrei preferito un'azione più energica che non arrivasse all'espulsione ma un'azione più energica che ponesse fine a una serie di insulti continuati. Non voglio surriscaldare nulla, voglio richiamare l'attenzione al rispetto dell'aula e di ognuno di noi.
Per quanto riguarda la relazione del presidente della IV Commissione un comma che mi sembra la chiave di lettura della vicenda "Commissione d'inchiesta": "La Regione, in sostanza, si è limitata a contribuire al finanziamento dell'attività di progettazione dell'opera e non è entrata nel merito delle procedure in quanto le stesse risultavano di competenza diretta dell'ANAS".
Vi sono stati ritardi, inadempienze, atti illegali o quant'altro che qui si adombra, ma sempre sul generico. Le vostre accuse non sono mai precise, dettagliate ma generiche. Nella relazione abbiamo constatato, al di là dell'intervento di Massi che poteva lavorare nella Commissione, sollevare alcune questioni, approfondire, interrogare, richiedere al presidente Martoni ulteriori approfondimenti, ma dalla relazione risulta che è l'Anas che ha appaltato, con l'Anas c'è stato un contenzioso. La Regione non ha avuto una parte diretta di responsabilità. La Commissione d'inchiesta, per Statuto e regolamento è motivata "quando riguardi atti della Regione, di enti o aziende da essa dipendenti". L'Anas non è ente dipendente della Regione, pertanto il diniego è motivato quando diciamo "ma quale Commissione d’inchiesta dobbiamo fare se non sono atti della Regione?". Non sono atti della Regione, quindi la Commissione d'inchiesta cosa poteva fare più di quello che ha fatto la Commissione IV che ha indagato su questa vicenda? Questa è la nostra posizione che la relazione conforta.
Il problema è che non si può in quest'aula continuare a dire che si inchioda la Giunta, si inchioda la maggioranza... Su cosa? Se ci sono atti illegittimi vanno portati alla legislatura, ma al di là della generica considerazione qui non emerge nulla di concreto, caro collega Brini. Ma siccome noi vogliamo fare chiarezza propongo ai colleghi del Polo una possibilità di indagare e chiarire responsabilità, ritardi, sprechi o quant'altro. Perché l'on. Bertucci o l'on. Conti non propongono una Commissione d'inchiesta sull'Anas per il prima, per il dopo, per tutto quello che ha significato il Cornello?
Ottavio BRINI. Lo può fare anche l'on. Calzolaio.
Giulio SILENZI. Ma siete voi che dite che vi sono problemi. Brini, ti dico quello che tu hai prima detto a me: "se mi interrompi significa che ti innervosisci, quindi non sei sereno". Tu lo dicevi a me, io lo ripeto a te. I sono serenissimo su questa vicenda, anche perché non riesco a capire di che cosa stiamo discutendo. Posso capire un'opera che va completata... Ma poi, tutta questa ombra che si vuol far cadere sul Governo regionale, sulla maggioranza, quasi che si volessero coprire illeciti che sono stati fatti sul lavoro del traforo del Cornello.. Francamente non so di che cosa stiamo parlando, quali sono questi illeciti, quali sono...
Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI
Ottavio BRINI. Ma chi ha detto che ci sono illeciti?
Giulio SILENZI. Brini, il problema è che noi parliamo tra sordi, molte volte. Voi non ascoltate tutti gli interventi. Se ti rileggi il resoconto, qualcuno della minoranza ha detto che ci sono situazioni che vanno al di là. Rispetto a questo io dico che la Regione non ha competenza l'Anas è un ente autonomo ma dipendente dal Ministero, dal Governo, quindi fatevi promotori di una Commissione d’inchiesta, e io la gradirei a questo punto per capire cosa c'è dietro, perché fino ad oggi non sono riuscito a capirlo. Perché l'on. Bertucci e l'on. Conti, cioè i rappresentanti di Forza Italia e di Alleanza nazionale nel Parlamento italiano, ancor più oggi che governano, che hanno la maggioranza per cui possono accedere ai Ministeri, possono esercitare con maggiore peso una loro funzione politica non avviano un'indagine su quello che è avvenuto per il Cornello? Così vi togliete tutti questi dubbi e diradate quest'ombra che continuamente volete mettere senza entrare nello specifico e utilizzando uno strumento che possa permettere di chiamare l'Anas alle sue responsabilità.
Rispetto a questo si deve fare chiarezza, non potete chiedere alla Regione quello che la Regione non può fare. Lo può fare il Governo nazionale, richiedete questa Commissione d’inchiesta al Parlamento. Altrimenti è solo fumo, non siete coerenti, non siete conseguenti.
Vi è un problema che riguarda l'Anas delle Marche, l'Anas dell'Umbria: chi meglio del Parlamento può indagare sull'Anas? Noi non possiamo farlo. Possiamo invitarli a dire quello che ci hanno detto nella relazione, non possiamo far nulla di più, la nostra inchiesta non può andare...
Gilberto GASPERI. L'avete respinta, la Commissione d'inchiesta...
Giulio SILENZI. Gasperi, se non mi capisci te lo ripeto un'altra volta.
Noi non possiamo andare...
Gilberto GASPERI. La Commissione d’inchiesta, è stata respinta o no?
PRESIDENTE. Per favore, consigliere.
Gilberto GASPERI. Se avete respinto la Commissione d'inchiesta, è inutile che tiri fuori i dirigenti regionali di Alleanza nazionale e di Forza Italia. Come Regione potevate farla fare.
PRESIDENTE. Per favore, consigliere, non ha la parola!
Gilberto GASPERI. La prossima volta chiederò la Commissione d'inchiesta sulla bretella di Urbino.
PRESIDENTE. Silenzi, ha la parola.
Giulio SILENZI. Sono convinto che gli altri colleghi hanno afferrato il senso di quanto sto dicendo, ma lo ripeto per Gasperi. La Regione non è interessata, si è limitata a contribuire al finanziamento dell'attività di progettazione.
Roberto GIANNOTTI. Questo è il limite.
Giulio SILENZI. Tutto il resto è di competenza diretta dell'Anas.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Non è vero.
Giulio SILENZI. Se non è vero, da consigliere potevi partecipare ai lavori ed avresti avuto ,tutti gli strumenti per dimostrare che questo non è vero.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ho chiesto l'audizione della Comunità montana che...
Giulio SILENZI. O questo è falso o lo debbo assumere per vero, tanto che anche il consigliere Brini dava atto al presidente Martoni di avere fatto un lavoro egregio. Io debbo considerare che questo è vero. Se questo è vero noi non potevamo... (Interruzione del consigliere Massi). Leggo la relazione che il presidente della IV Commissione ha presentato qui.
PRESIDENTE. Prego i consiglieri già intervenuti o non iscritti a non intervenire.
Giulio SILENZI. Per diradare nubi su questa vicenda si chieda una Commissione d'inchiesta sull'Anas. Io sono d'accordissimo, perché i colleghi sanno che ormai da tanti anni, in qualsiasi veste o qualsiasi funzione abbia ricoperto in Regione, che rispetto all'Anas c'è una critica di fondo. Ritenevo, quando c'era il Governo di centro-sinistra, e ritengo, che l'Anas concepita in altri tempi va sciolta e bisogna avere il coraggio di farlo. Il Governo di centro-sinistra ha fatto un'altra valutazione, ma questo lo dicevo già quando stavamo noi al Governo, per cui non ho problemi di questo genere.
Se voi sapete cose che noi non sappiamo che giustifichino una Commissione d'inchiesta sull'Anas che ha gestito questa materia, suggerisco che i parlamentari che hanno queste informazioni promuovano una Commissione d'inchiesta, così ce la facciamo finita con il generico. Se ci sono responsabilità queste responsabilità debbono emergere, se non ci sono finiamola con questa storia, finiamola con l'addensare ombre e nubi senza capire bene su che cosa si vuol discutere.
Per quanto riguarda invece l'opera, avevo preso appunti prima dell'intervento di Agostini, ma non voglio esimermi dal dire alcune cose al collega Grandinetti. Non solo quello che Agostini ha detto — ma io non l'avrei riferito — ma io ho letto un manifesto che in campagna elettorale — quando lei è stato candidato, collega Grandinetti — diceva a quelle popolazioni che se avesse vinto Berlusconi il Cornello era una delle opere che sarebbero state completate. Documenti politici che abbiamo letto.
Capisco la difficoltà che Ciccioli evidenziava con una battuta. Baldassarri ha promesso tante opere, ma il Cornello non c'è. Forse non c'è perché tra le priorità delle Marche il Governo ha scelto la 77 e in una provincia è difficile finanziare due opere. Ecco perché Baldassarri non ne parla. Prevede ingenti finanziamenti sulla 77, non dice una parola sul Cornello. E' un'opera che si è avviata, il senso dell'intervento dell'assessore Agostini era: se il Governo si ritrova soldi senza danneggiare le altre arterie regionali che vanno ultimate, le trasversali che vanno ultimate, dalla Fano-Grosseto alla 77, alla 76, alla Salaria, se ci sono dei fondi aggiuntivi, se per il Polo delle Marche è tanto importante quest'opera, sia coerente, eserciti un'azione per ritrovare ulteriori risorse finanziarie. Di questo non si parla. Questo è il limite. Un conto è fare il dibattito quando voi eravate opposizione a livello nazionale, un conto è farlo oggi che siete forza di maggioranza, quando il Governo, tramite i ministri — dal presidente del Consiglio a quant'altri — promette grandi e piccole infrastrutture in tutte le parti del territorio nazionale. Del Cornello non si ha voce.
Noi avevamo responsabilmente individuato alcune priorità, sapendo che tutto non si può fare, quindi oggi vi richiamiamo alle promesse elettorali che non sono mantenute e vi richiamiamo ad esercitare una pressione ulteriore...
Gilberto GASPERI. Come non sono mantenute?
Giulio SILENZI. Le promesse elettorali relative al Cornello.
Gilberto GASPERI. Le ha fatte il Governo Berlusconi le promesse del Cornello?
Giulio SILENZI. Non voglio ripetere cose dette.
Gilberto GASPERI. Io avevo richiesto una Commissione d'inchiesta sulla stalla di Offida dove ci sono stati degli abusi edilizi: perché non me l'avete concessa? Concedila, poi ti accorgerai che cosa ha fatto l’ex sindaco di Offida. Abusi edilizi.
PRESIDENTE. Consigliere, per cortesia. Consigliere Silenzi, concluda, ha due minuti.
Giulio SILENZI. Parafrasando il consigliere Brini: perché mi interrompi e ti agiti così?
Gilberto GASPERI. Non mi agito, sono felice...
Giulio SILENZI. Ripeto quello che il consigliere Brini ci diceva.
C'è allora una difficoltà oggettiva; Si citava la legge obiettivo, il Cornello non è presente nelle opere che vanno finanziate. Di questo dobbiamo farci carico. Però quando si svolge un'azione di governo come si svolge a livello nazionale, richiamo i partiti del Polo, da Forza Italia ad Alleanza nazionale a prendere atto che non è più tempo di propaganda, è tempo di fatti e i fatti, per quanto riguarda il Cornello, ci dicono che il Governo nazionale non prevede quest'opera né tra le priorità né in altre parti, perché è praticamente scomparsa da ogni documento di programmazione. E allora, quando si diceva "se vincerà il centro-destra il Cornello verrà ultimato", è stata una promessa che oggi non trova i finanziamenti per poter realizzare l'opera. Questo, come forza politica non possiamo che rilevarlo dicendo che la realtà, quando si governa, è molto più complessa di quando si fanno enunciazioni che molte volte possono catturare un consenso momentaneo, ma poi entrano in una contraddizione vistosa che noi, oggi vogliamo evidenziare.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.
Roberto TONTINI. Credo che il presidente della IV Commissione Martoni abbia istituzionalmente svolto una funzione importante e una relazione che ha chiarito molte cose sul piano formale e sul piano politico di quanto è avvenuto e sta avvenendo intorno a questa partita del traforo del Cornello, quindi un plauso al lavoro svolto dalla IV Commissione. Voglio però soffermarmi rispetto alle motivazioni che hanno mosso questa iniziativa da parte del Polo, un'iniziativa che nasce nei confronti della Giunta di centro-sinistra di questa Regione nel momento in cui eravamo in presenza di un Governo nazionale di centro-sinistra, con un chiaro intento, del tutto territoriale, di cercare di mettere in mora sia la Regione Marche che il Governo nazionale.
Il tempo passa e molto spesso è galantuomo e molto spesso iniziative e posizioni demagogiche si esplicitano per quello che sono e qualche volta diventano un boomerang che si rivolta contro chi, all'inizio, lo ha proposto.
Bisogna dire con forza qual è la situazione che avevamo fino a qualche mese fa nel nostro Paese rispetto alle scelte delle infrastrutture nella nostra regione, a quello che abbiamo oggi con il Governo di centro-destra e a quello che avevamo fino a qualche mese fa con il governo di centro-sinistra. Registriamo ormai da qualche mese una presenza continua del sottosegretario Baldassarri nella nostra regione che una domenica sì e l'altra pure percorre tutto il nostro territorio promettendo in tutti i comuni e in tutte le province questa o quella strada; assistiamo ad un programma obiettivo fatto dal ministro Lunardi che fissa 250 priorità a livello nazionale sul piano infrastrutture; assistiamo al presidente Berlusconi che, nel momento in cui firma in modo demagogico, in televisione, da Vespa, il contratto con gli elettori italiani e con il pennarello indica sulla cartina le priorità della nostra regione, indica anche una totale assenza di priorità per quanto ci riguarda. Quindi abbiamo da un lato il presidente del Consiglio che nel momento in cui firma il contratto con gli elettori non indica alcuna priorità per la regione Marche, abbiamo un programma obiettivo fatto dal ministro Lunardi... (Interruzione del consigliere Gasperi). Presidente, per favore...
Abbiamo un programma obiettivo fatto dal ministro Lunardi, che fissa in 250 le priorità infrastrutturali della nostra nazione, sapendo quali e quante sono le risorse a disposizione per questa partita, del tutto insufficienti rispetto alle promesse. Questo è il quadro attuale che abbiamo.
Di converso, fino a qualche mese fa, rispetto alle 19 priorità nazionali fissate dal Governo di centro-sinistra, che molto più seriamente aveva fatto una scelta di tali priorità su cui concentrare le risorse disponibili, 2 riguardavano la nostra regione, cioè la Fano-Grosseto e l'asse attrezzato di Ancona, a cui si aggiungevano con l'accordo sul terremoto e tutte le trattative che si stavano facendo, che erano in parte sganciate ma con finanziamenti legati all'accordo sul terremoto, quelle del quadrilatero che ricomprendevano la statale 77 e la statale 76.
Questo era il quadro politico voluto da questa Giunta regionale, da questa maggioranza negli ultimi cinque anni e portato avanti con forza e con fatti acquisiti dal Governo nazionale di centro-sinistra di questo nostro Paese. Oggi ci confrontiamo, rispetto a questi fatti, con elementi chiari che avevamo di fronte, con una maggioranza di centro-sinistra di questa Regione e con una maggioranza di centro-sinistra di questo Paese rispetto alla quale era stata lanciata una battaglia, quella del traforo del Cornello, per dire "questa Regione non pensa al Cornello", sottovalutando quello che invece stava facendo complessivamente. Ora le cose si stanno ribaltando e questa iniziativa si rivolge contro, perché non solo nelle scelte del Governo nazionale non c'è il Cornello, ma rischiano di non esserci neanche tutte le altre, questa è la cosa grave. E non è serio da parte di un Consiglio regionale come il nostro pensare in questo momento a rispondere a un'esigenza particolare che rischierebbe di fissare due priorità in una provincia, con il rischio di far saltare le scelte di priorità più volte riconfermate da questa Regione rispetto ad una sete di infrastrutturale forte, grande che questa regione ha non negli ultimi 5 anni ma negli ultimi 50 anni, rispetto alle quali il Governo di centro-sinistra aveva messo un freno e aveva ribaltato, per certi versi, la possibilità in termini di scelte di priorità per potervi far fronte.
Credo che questo Consiglio regionale, se vuol svolgere fino in fondo la sua funzione di rispondere alle esigenze delle rappresentanze di questo nostro territorio, delle possibilità di competitività, di sviluppo della nostra regione, non possa attardarsi su proposte demagogiche di questo o quel territorio ma debba con forza riconfermare scelte già fatte, che sono state quelle che hanno dimostrato di voler invertire una storica tendenza che ci ha visto divisi per 50 anni, con la conseguenza di registrare un ritardo infrastrutturale, mentre in questi ultimi 5 anni, al contrario, abbiamo dimostrato la possibilità di fare qualche cosa in questa regione.
Quindi riconfermo con forza, per quanto mi riguarda, la scelta della Fano-Grosseto e dell'asse attrezzato di Ancona, la scelta del quadrilatero e su questo con forza concentrare gli intenti unitari per rispondere non all'esigenza di questo o quel territorio ma per rispondere alle esigenze complessive di sviluppo di questa nostra regione, che se insieme saremo capaci di portare avanti, così come siamo stati capaci di farlo con il centro-sinistra saremo capaci di farlo anche con il centro-destra per promuovere lo sviluppo e la competitività di questa nostra regione e per le nostre imprese.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli, quindi, per la conclusione, l'assessore Ciccioli.
Gilberto GASPERI. Presidente, io ho chiesto prima la parola.
Carlo CICCIOLI. In questo Consiglio regionale, ma suppongo a questo punto in tutti gli enti — Provincia, Comuni e non sfugge la regione, che è un ente istituzionale con una sua Assemblea legislativa — di dare tutte le colpe di opere pubbliche che non sono in fase di costruzione i cui tempi sono in ritardo, di problemi annosi al Governo di centro-destra in carica da pochi mesi. A mio parere, anche alla persona più infantile viene subito in mente che problemi molto lontani nel tempo non possono essere risolti con la bacchetta magica da nessuno. Occorre valutare se nel corso degli ultimi tempi si sia preso in carico il problema, se abbia fatto qualche passo in avanti o almeno, nei tempi compatibili con gli stanziamenti finanziari e gli iter burocratici si sta dando una soluzione.
Non per piaggeria e per difesa del nuovo Governo mi permetto di dire che i problemi complessivi delle infrastrutture marchigiani sono stati affrontati, io direi con molta attenzione, ma se posso usare un termine più pesante, addirittura con "spirito di parte" dal nuovo Governo, perché l'opportunità di avere il vice ministro delle finanze nato a Macerata, che ha fatto l'università ad Ancona, che ha cominciato la sua carriera universitaria nel nostro ateneo di economia e commercio che allora era ateneo di Urbino, sede di Ancona, ha consentito — se vogliamo usare un termine che utilizzo polemicamente: "allegro" — di fare un po' di "interessi di parte" in atti d'ufficio, nel senso che i problemi delle Marche sono entrati sia negli obiettivi del Governo sia nello stanziamento finanziario. Ovviamente non tutti, perché non era possibile. Il Cornello è una di quelle vicende annose con delle spine che per molti anni, prima nei decenni precedenti dei Governi di centro-sinistra, poi negli ultimi anni del Governo dell'Ulivo, non hanno trovato soluzione.
C'è un impegno politico forte da parte nostra a trovare soluzione, ma ovviamente esiste una scaletta di programmazione finanziaria. Questo lo dico al presidente della II Commissione, perché egli sa che esiste sempre una scaletta finanziaria. E quando si è andati a valutare le possibilità si è visto che dando fondo a tutte le risorse disponibili, "raschiando il barile" fino all'ultima lira, per le Marche in questa fase era possibile realizzare quello che è stato chiamato il "quadrilatero portante", cioè il completamento della strada che da Falconara raggiunge Fabriano e va verso l'Umbria e l'altro collegamento sul maceratese.
Poi abbiamo messo mano alla possibilità di terza corsia nella A/14. Oggi la progettazione per la A/14 arriva fino a Cattolica attraverso un meccanismo un po' ricattatorio, cioè il fatto che lo Stato, come tutti sanno, ha privatizzato le autostrade quindi non ha potere sulle autostrade stesse ma ha su di esse potere di tariffa, quindi proprio su una negoziazione delle tariffe attualmente in corso si autorizzerà un piccolissimo aumento, veramente in misura inconsistente, tra le 80 e le 100 lire a tratta che permetterà di finanziare, con una finanza di progetto, la terza corsia. Sono in corso tutta un serie di provvedimenti i cui risultati si vedranno a partire dai prossimi anni, che alla fine del quinquennio dovranno dare alle Marche un miglioramento netto delle infrastrutture.
Nella seconda finanziaria del Governo Berlusconi a cui si metterà mano da settembre, che sarà approvata entro il 31 dicembre di quest'anno, ci saranno ulteriori finanziamenti. Ci sono delle difficoltà, ma le Marche in questo momento sono in una condizione di assoluto privilegio rispetto al quadro complessivo italiano ed insieme ad alcuni problemi-obiettivo che questo Governo si è dato, uno dei quali è il ponte sullo Stretto di Messina.
Di fronte a questo minimizzare tutto e dire che il Governo in carica dal giugno dell'anno scorso — ancora non ha compiuto i 12 mesi — non abbia portato a indirizzo tutti gli annosi problemi è veramente ridicolo, ha del grottesco. Se dobbiamo fare polemica politica noi diciamo che voi, in cinque anni di governo dell'Ulivo — da Prodi, ai due Governi D'Alema, al Governo Amato — non avete neanche affrontato il problema, non è stato fatto niente. Questa situazione è ereditata dal precedente Governo precedente. Possiamo dire che negli anni precedenti ugualmente le Marche erano rimaste al palo. Dire che noi portiamo avanti le illusioni, dire che non c'è l'impegno... Come si fa a dire tutto questo?
Giulio SILENZI. I soldi sul Cornello ci sono oppure no? Voi l'avete promesso.
Carlo CICCIOLI. Sul Cornello abbiamo un problema tecnico che conoscete, che voi ci avete lasciato in eredità. Noi abbiamo messo nella finanziaria i soldi per realizzare delle opere, ovviamente questi soldi sono indistinti, nello specifico bisognerà entrare nel program;a e vedere, perché come sai i finanziamenti sono per tratte. Bisognerà poi scegliere le priorità. I soldi ci sono, come ci sono i soldi per il collegamento tra il porto di Ancona e l'autostrada, poi ci sarà da valutare se verrà scelto il progetto a sud, a nord o a ovest come il sindaco di Ancona Sturani sta attualmente valutando. Ci sono i soldi per una serie di misure, stiamo andando avanti.
Tra l'altro in questo momento neanche si va a votare, ormai tutti i voti possibili sono stati dati, si è votato per i Comuni, per la Provincia di Ancona. Da qui a due anni non ci saranno elezioni, quindi risparmiamoci tutti polemiche inutili perché in questo momento è veramente ridicolo mettere sotto accusa il Governo Berlusconi quando tutti sanno che si sta procedendo a marce forzate e, posso aggiungere, in "maniera faziosa" per privilegiare le Marche rispetto alle grandi opere nazionali.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Cecchini.
Cristina CECCHINI. Questa discussione ci ha permesso di cominciare un ragionamento sulle opre infrastrutturali delle Marche. Per i toni della discussione e per il rilevo che essa ha avuto è dimostrata la necessità di un ragionamento più compiuto non solo sull'opera del traforo del Cornello ma su tutta la programmazione. Il Governo della Regione sta trattando con il Governo nazionale l'elenco delle opere che interessano le Marche già inserite nella delibera Cipe del 22 dicembre 2001. Vorrei l'attenzione del consigliere Tontini, all'obiezione del quale vorrei rispondere.
Credo che nel ragionare di un'opera dobbiamo non perdere di vista il quadro complessivo sul quale stiamo lavorando, né possiamo qui raccontarci responsabilità degli uni e degli altri a prescindere dalla tempistica, dai finanziamenti, dalle decisioni. Credo che valga la pena stare sulle cose concrete.
Abbiamo in corso con il Governo nazionale due atti estremamente importanti. Uno riguarda il programma triennale Anas 2002-2004, l'altro riguarda l'intesa Governo Marche-Governo nazionale. Inoltre c'è un documento relativo alla programmazione fatta che abbiamo per il primo anno consegnato alle Province sulla base di una programmazione negoziata con le Province stesse.
Vengo al merito della programmazione Anas 2002-2004 che ancora non è stata deliberata, nel senso che la regione marche avrà un incontro importante il 25 di questo mese con l'Anas, dopodiché ci sarà una trattativa ulteriore e magari questo Consiglio regionale farebbe bene a mettere in fila le priorità prima di quella data. Stiamo quindi parlando di atti che devono essere ancora compiuti. Se poi ci sono comunicati stampa sui giornali, dell'uno o dell'altro presidente di Provincia che va per proprio conto all'Anas, non vuol dire che quei finanziamenti sono decisi dall'Anas, perché decide la programmazione regionale che non abbiamo ancora compiuto perché siamo in fase di trattativa. Vi dirò adesso qual è l'elenco delle opere che stiamo trattando, quindi neanche il Governo della Regione ha una posizione compiuta, perché non potremmo averla a prescindere dalla Commissione consiliare o da questo Consiglio.
Nell'ex programma 2001-2002 c'è il progetto definitivo per la Salaria, tratto Acquasanta-Trisungo per 18 miliardi; il progetto esecutivo per la 76 Vallesina-tronco Albacina-Serra San Quirico-Borgo Tufico per 28 miliardi; nuove opere quali il completamento della bretella di Urbino, strada 76 bis "Bocca Trabaria-bretella di Urbino" per 36 miliardi più 3,5 per la Lunano-Sant'Angelo in Vado; più c'è un progetto preliminare sulla statale 16 per l'ampliamento del primo lotto, "variante di Ancona". Sulla base della discussione fatta in Consiglio regionale il Governo della Regione sta trattando una conferma. (Interruzione del consigliere Tontini). Aspetti... C'è un'agitazione eccessiva rispetto a questa discussione. Fatemi comunicare le cose che risultano al Governo regionale, che non sono ancora decisioni neanche per il Governo regionale.
Circa l'area di inseribilità si sta lavorando sull'ampliamento a quattro corsie della strada statale 16 Adriatica per 45 miliardi. Dopodiché vengo al ragionamento che mi invitava a completare celermente Tontini circa le opere del primo programma delle infrastrutture strategiche, "legge obiettivo", su cui non è vero tutto quello che stiamo dicendoci sulla stampa fra le diverse parti politiche, nel senso che c'è una delibera Cipe che è stata definita il 22 dicembre 2001 e che prevede determinate opere quali il corridoio ferroviario tratto marchigiano Bologna-Lecce, compreso il bypass ferroviario dell'area Api, potenziamento linea Orte-Falconara; corridoio stradale: completamento quadrilatero di penetrazione interna e pedemontana dorsale 76, 77 e 78; ammodernamento della SS 78 Valdifiastra, tra Sforzacosta e Sarnano; tratta marchigiana Fano-Grosseto.
Ci sono poi gli allacci plurimodali al porto di Ancona e le infrastrutture di allaccio all'interporto di Jesi.
Sulla base di questa programmazione della delibera Cipe bisogna che nelle finanziarie il Governo metta le risorse, nel senso che il fatto che ci siano questi tre grandi capitoli, il fatto che ci sono le seguenti opere non vuol dire che alcune di queste opere, già inserite nell'accordo quadro di programma dell'intesa-terremoto e disponibili nel piano Anas 2001-2003 non hanno bisogno di ulteriori finanziamenti. Tutte queste opere, per poter marciare e potersi realizzare hanno bisogno di ingentissimi finanziamenti. E' vero quello che dice il consigliere Tontini circa il fatto che a fronte di una delibera Cipe con 250 priorità la sostanza dei finanziamenti in essere nelle finanziarie è pari solo al finanziamento di 3-4 opere complete, ma il problema è di capire in quanto tempo riusciamo a costruire e con quali modalità.
Nell'intesa con il Governo nazionale noi abbiamo, come Regione, posto una questione prioritaria fra le altre, cioè chi governa l'intesa. Mi voglio spiegare meglio: il 7 aprile si è avuto un incontro fra il ministro Lunardi e i due presidenti delle Regioni Umbria e Marche. I due presidenti hanno ribadito non solo che mantengono il loro ricorso alla Corte costituzionale sulla legge obiettivo e che quindi questo ricorso va avanti perché ci sono norme lesive delle competenze regionali, ma hanno chiesto che alcune modifiche vengano fatte per poter sottoscrivere l'intesa. Con la legge obiettivo così come è stata costruita, nel momento in cui si sigla l'intesa si metterebbe in moto un meccanismo per cui il commissario ad acta nominato avrebbe poteri straordinari superiori alla programmazione regionale, superiori alla valutazione d'impatto ambientale, superiori alla valutazione di area vasta di ogni genere e si potrebbe velocissimamente arrivare ad espropri di aree per costruire le infrastrutture necessarie.
Questa è una questione delicatissima sul piano democratico, che per certi versi viene prima della fattibilità delle opere, perché attiene direttamente al destino dei territori, alla programmazione di quei territori e quindi un Governo regionale non può farsi espropriare su questo punto. E' su questo che stiamo trattando. Il punto su cui stiamo lavorando è che il commissario ad acta sia il presidente di Regione — prima ipotesi sulla quale stiamo lavorando — perché risponde direttamente agli elettori marchigiani, quindi risponderà della fattibilità, della velocità e delle norme connesse a questa operazione, o un commissario ad acta il cui nome è stabilito d'intesa fra il Governo nazionale e quelli regionali. Questo perché, se deve lavorare sull'intesa deve essere di fiducia delle due Amministrazioni.
In questo incontro il ministro ha fornito alcuni elementi sulla provvista finanziaria. Il costo complessivo è di 1.500 miliardi di lire per le opere che riguardano la 77, il raddoppio della 76 e le pedemontane, ma disponibili ci sarebbero soltanto le risorse contraibili con mutuo della finanziaria 2002 che sarebbe il rifinanziamento della legge sul terremoto. Di fatto finanziamenti che già ci sono e che non sarebbero in più rispetto a quelli che dovremmo avere per realizzare queste opere.
Il Governo intende stabilire nella finanziaria un ulteriore finanziamento di 300 miliardi. Da questo punto di vista il consigliere Tontini ha ragione, nel senso che ragioniamo su soldi che già avevamo per il terremoto e soldi che forse avremo, quelli della finanziaria futura. Quindi si rimanda tutto a questa finanza di progetto il cui studio dovrebbe essere fatto dal viceministro dell'economia Baldassarri che, come è noto, ha presentato una prima ipotesi di prestito da emettere sui mercati internazionali, la cui copertura dovrebbe fare affidamento a un'ipotesi di maggiori entrate tributarie locali prodotte dall’incremento di valore dei terreni delle aree interessate alle infrastrutture. Su questa questione il nostro Presidente e quello dell'Umbria hanno posto problemi sia sulla fattibilità finanziaria che sulla opportunità di entrate tributarie per costruire queste strade.
Questo è lo stato dell'arte, così come stiamo lavorando per far diventare concreto un ragionamento sul potenziamento dell'autostrada. Ovviamente noi siamo in un accordo con le Amministrazioni provinciali e con le loro programmazioni che sono i Ptc, quindi sappiamo che la Provincia di Pesaro propone l'arretramento della sede autostradale nel tratto Pesaro-Mondofo. Il Ptc di Ancona prevede invece un potenziamento nella sede, quindi una terza corsia in sede, così pure quello di Macerata.
L'ipotesi sulla quale stiamo lavorando è quella di un arretramento del tratto sud della regione. Su questo credo che valga la pena che una delle prossime sedute del Consiglio regionale, quando le questioni diventeranno più concrete, la Giunta possa riferire.
Nel merito delle conclusioni di questa nostra discussione, il presidente Martoni ci ha consegnato una relazione che mette a punto con tutta evidenza le ragioni che hanno portato all'interruzione dei lavori che sono da ricondurre essenzialmente all'annosa controversia insorta fra l'impresa appaltatrice e l'Anas. Non c'è dubbio che le questioni sulla galleria, non avendo preso i lavori la Provincia dal punto di vista giuridico sono ancora nella competenza dell’Anas. E’ anche vero che per tre quarti il territorio è umbro, quindi noi non stiamo sottraendo risorse alle nostre priorità, perché stiamo cercando di sposare con la Regione Umbria, che non ha dimostrato di voler programmare, l’idea di lavorare per costruire un orientamento comune, quindi il documento che vi proponiamo vorrebbe fare una sintesi in questa direzione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione a firma Cecchini, Martoni, Agostini, Spacca e Rocchi. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Viene chiesta la verifica del voto per appello nominale. Il consigliere Ciccioli ha avanzato una eccezione che è accolta. Infatti, siccome si era già svolta una votazione per alzata di mano, la ripetizione deve avvenire con lo stesso metodo.
Pongo nuovamente in votazione la proposta di risoluzione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione la seconda proposta di risoluzione.
Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. La discussione, impegnativa, sulla relazione della IV Commissione fatta dal collega e compagno Martoni ha avuto un esito sconcertante, perché ancora una volta alcuni consiglieri e alcuni gruppi — la destra ma non solo — hanno avuto una visione a dir poco miope, di tipo campanilistico, di tipo localistico, chiuso, angusto. Viceversa la proposta di risoluzione testé bocciata che ha come primo firmatario l’assessore Cecchini, noi l’abbiamo condivisa e votata non solo perché aveva le firme di diversi assessori, compreso l’assessore Agostini, ma perché aveva una visione complessiva che guardava allo sviluppo delle Marche e non a una parte di una provincia, di un quartiere, di una parrocchia. Aveva una visione complessiva, perché c’è la necessità di avere una decisione: chiudere quel traforo, bloccarlo, farlo esplodere, oppure tentare con finanziamenti possibili la risoluzione di quel problema, completando quell’infrastruttura che ha avuto una previsione miope nella sua indicazione. Io che provengo da quei territori ho detto con molta chiarezza anche nell’intervento precedente che quella è stata una previsione sbagliata, tuttavia, come in altre realtà che costituiscono “incompiute” non possiamo lasciarla in quel modo, per cui sono sconcertato che alcuni consiglieri di questo consesso delle Marche siano contrari a chiedere al Governo nazionale di dare risorse per completare quell’infrastruttura. Questa è una grossa contraddizione e un danno fatto a quelle popolazioni perché in realtà si dice una cosa e se ne fa un’altra. Noi che siamo stati i più coerenti in quest’aula, Martoni e il sottoscritto, votiamo questa risoluzione come ne abbiamo votate altre: per la Fano-Grosseto, per la statale 76 di Ancona, per la statale 77, per il traforo Croce di Casale, quindi rispettivamente le quattro province. Questa è una visione regionale, non il piccolo, angusto luogo da dove si proviene. Per questi motivi noi voteremo contro l’altra risoluzione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
Marco MORUZZI. Il gruppo Verdi dopo il voto contrario sulla precedente risoluzione voterà contro anche questa risoluzione per gli stessi motivi che ci hanno portato a non dare l’assenso, non sottoscrivere e non sostenere la precedente mozione. Riteniamo che agli occhi dei cittadini la realizzazione dei lavori del Cornello è stato un evidente sperpero di denaro pubblico, la concentrazione delle strade di collegamento est-ovest è uno dei motivi della trasformazione di queste infrastrutture in grandi “incompiute”, quindi come ci sembra inopportuno chiedere che siano completate le opere con un impegno da parte dello Stato, del Governo, anche se questa poteva essere una mozione provocatoria rispetto all’atteggiamento del Governo di centro-destra che certamente ha promesso il completamento e non l’ha realizzato, noi non condividiamo neanche la proposta della minoranza che chiede di attivare un tavolo istituzionale per una verifica dello stato dei lavori e per assumere iniziative per accelerare la conclusione dell’opera.
Il voto sarebbe stato diverso se si fosse proposto di assumere iniziative per rinunciare definitivamente alla realizzazione di quest’opera.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Noi voteremo contro questo impegno perché non c’è bisogno che il Consiglio regionale impegni la Giunta ad attivare un tavolo che già esiste. Ci sono state molte riunioni tra Regione, Provincia di Macerata e Anas sia per la verifica dei lavori sia per accelerare la conclusione dell’opera. (Interruzione). Siccome criticate sempre questi tavoli, voi altro non fate oggi, che presentare l’impegno per un tavolo che già esiste.
Noi voteremo contro questo impegno che è del tutto inutile, perché già c’è.
Voglio invece rilevare partendo dal documento dell’opposizione, che l’opposizione ci propone oggi un tavolo, una riunione di approfondimento, ma aveva invece la possibilità di votare l’invito affinché il Cornello rientrasse nelle opere da finanziare. Invece ha preferito votare contro, questo è l’aspetto importante. Alla fine della seduta l’opposizione ci propone un tavolo di riunione, ma rispetto a un documento che diceva che bisognava aggiungere nella programmazione le risorse destinate al completamento del traforo del Cornello l’opposizione ha votato contro.
Posso capire un voto differenziato all’interno della maggioranza che era mosso dall’articolazione dello stesso documento, nel senso che c’era una preoccupazione, almeno da parte dei consiglieri, dei Ds che hanno votato contro, che le risorse andassero ad intaccare le priorità che sono state individuate e le trasversali che sono le priorità di questa regione. Bisognava forse articolarlo meglio il documento, nel senso che le risorse dei fondi Anas dovevano essere fondi residui e non quelli che Ciccioli ci ha detto sono stati stanziati per la Fano-Grosseto, il quadrilatero, la 76, a 77. Una formulazione un po’ generica ha indotto altri consiglieri a valutare, dal loro punto di vista opportunamente, il fatto che non potevamo lasciare un documento generico, perché se ci fosse stata una distrazione di fondi, nel senso che invece della 77 ne prendiamo una parte per il Cornello, non avremmo risolto il problema.
Rispetto a questo la motivazione di un voto differenziato che ha caratterizzato una parte del gruppo Ds la interpreto in questo modo dagli interventi che ci sono stati. Non posso non rilevare che invece l’opposizione, che a parole aveva fatto un cavallo di battaglia del Cornello, nel momento in cui si trattava di votare ha preferito votare contro e questo la dice lunga su tante parole, tanti impegni che sono stati pronunciati prima della campagna elettorale rispetto ad oggi che nella complessità del Governo e delle scelte bisogna assumere decisioni che vengono contraddette dal voto.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Capisco le difficoltà del consigliere Silenzi, che oggi ha perso le staffe in diverse occasioni, anche in maniera inopportuna. Non ho voluto intervenire nella discussione perché mi sembrava più corretto che si facesse decantare la situazione, ma pregherei il consigliere Silenzi di rileggersi l’intervento dell’assessore Agostini e si renderebbe conto che anche in quell’intervento c’erano precisi elementi di provocazione. Credo che sia ingiusto e inopportuno che gli esponenti di Forza Italia siano tacitati al grido “rispondi al tuo padrone”. Credo che anche questo sia offensivo della dignità di ciascuno di noi.
Fatta questa premessa capisco la difficoltà del consigliere Silenzi nel dover prendere atto che anche su questo problema la maggioranza regionale è divisa. C’è stato in questo Consiglio un pronunciamento in libertà rispetto a una questione che non è ideologica ma legata a scelte, a sensibilità diverse, nei confronti del quale questa maggioranza regionale non ha saputo far valere la propria maggioranza, tanto che non è riuscita a far passare un ordine del giorno che la rappresentasse. Mi sembra strano questo tentativo di strumentalizzare, siamo al paradosso. C’è un tentativo di accreditare all’opposizione, alla Casa delle libertà una ostilità alla realizzazione di questa opera pubblica, è ridicolo, la sua è una posizione ridicola, queste cose lei non può dirle nemmeno ai bambini della classe quinta elementare che frequenta mia figlia, perché direbbero “quel signore con la barba dice le bugie”. Questa posizione è pretestuosa rispetto al contenuto del dibattito che c’è stato in quest’aula. Non prendiamoci in giro, Silenzi: tutti hanno ascoltato le prese di posizione di Grandinetti, di Brini, di Massi, di Ciccioli. Tutti gli esponenti del Polo che sono intervenuti e che hanno ribadito ad alta voce l’urgenza che venga sanata questa anomalia. Questo è un dato assodato, quindi arrampicarsi sugli specchi per dire che il voto contrario deve essere interpretato come una non volontà di realizzare quest’opera mi sembra ridicolo. Il suo è stato un tentativo ridicolo, puerile, solamente rivolto a nascondere l’amarezza di essere andato sotto in questo Consiglio regionale.
Il senso della nostra proposta è un altro Silenzi, è inutile che li continui a rilanciare accuse in tutt’altra direzione. Le debbo solamente ricordare che rispetto ad un presunto aglio di finanziamenti da parte dell’Anas, in questo Consiglio si è scatenato non meno di sei mesi fa un can-can gigantesco, rispetto al quale lei ha chiesto addirittura la rimozione dei vertici della Anas regionale. Quindi non più può dire, come ha detto oggi “La Regione cos’ha a che fare con l’Anas?”, quando lei in questo Consiglio ha detto “dobbiamo rimuovere la direzione dell’Anas”?
Giulio SILENZI. Ma che c’entra!
Roberto GIANNOTTI. C’entra. Noi abbiamo detto che rispetto a questo problema la posizione della Giunta regionale è evasiva. La Giunta regionale non si è fatta carico di rappresentare la sintesi degli interessi regionali e attivare le iniziative necessarie perché ci si ponesse sulla strada giusta. Questo è il senso del nostro documento.
Occorre mettere in piedi una forza d’urto in grado di sollecitare la realizzazione dell’opera. Io vado avanti e le dico che da questo punto di vista la disponibilità della Casa delle libertà a muovere e ad assumere iniziative di sollecitazione nei confronti del Governo centrale, ma certo in un contesto diverso da quello della sua risoluzione, è piena. Noi riconfermiamo qui l’impegno, non generico, ad una iniziativa politica che in qualche modo deve essere portata avanti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
Carlo CICCIOLI. Vorrei sgomberare ogni contenuto polemico sul documento che è veramente ridotto all’essenziale. Il problema è mettere in rete istituzioni che non si guardano con la benevolenza che dovrebbero avere — Regione, Provincia, Governo centrale e Anas — per andare avanti e verificare lo stato dell’arte e accelerare la conclusione. In parte i finanziamenti sono già presenti e probabilmente quei finanziamenti verranno trasferiti all’esercizio finanziario successivo perché non sono utilizzati. Il problema non è allora di finanziamenti le cui risorse per fare gran parte dei lavori ci sarebbero già fin da ora, è che non va avanti per una serie di intoppi che sarebbe opportuno rimuovere. Quindi, togliendo ogni aspetto polemico chiedo che si voti questo ordine del giorno per attivare subito la sinergia tra le istituzioni.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.
Roberto TONTINI. Annuncio il voto contrario anche a questa risoluzione, riconfermando le ragioni dell’intervento precedente, cioè la volontà di smascherare un atto politico ulteriormente dimostrato da questa risoluzione proposta dal Polo, che è quello di giocare politicamente su un’aspettativa territoriale che prescinde, va al di là e rischia di mettere in discussione le reali possibilità di realizzazione delle priorità della nostra regione.
Questo atto sta a dimostrare che questa Regione — e per quanto mi riguarda personalmente — non sta al gioco di Baldassarri che gira tutte le settimane, una domenica sì e l’altra pure, a proporre questa e quell’altra strada. Va interrotto questo principio, questo metodo, questo atteggiamento politico che non rilevo come atteggiamento responsabile da parte di chi governa questo Paese.
Quello che sto dicendo è ulteriormente dimostrato dal fatto che se veramente l’opposizione avesse avuto a cuore le ragioni del Cornello non avrebbe fatto altro che votare la risoluzione proposta dalla maggioranza e quello avrebbe segnato tranquillamente la volontà, da parte di questa opposizione, di rispondere al merito di quella questione che era la volontà di far finanziare il traforo del Cornello. Non solo non l’ha fatto, ha fatto una mozione propria, e a maggior ragione in questo momento mi sembra doveroso rafforzare quello che ho già sostenuto nel mio intervento precedente, quindi annuncio il voto contrario rispetto a questa risoluzione, con l’intento che ciò deve significare una Regione che riconferma le proprie responsabilità di scelte di priorità senza stare al gioco del Governo e di Baldassarri che va a proporre tutte le domeniche questa o quella infrastruttura.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Prendo la parola perché mi sembra una cosa strana e assurda che negli interventi, in modo particolare l’ultimo del collega Tontini, l’attenzione venga richiamata solo ed esclusivamente perché una persona ha dimostrato grande capacità ma soprattutto ha dato indicazioni concrete sulla risoluzione nella esecuzione di opere qualche volta iniziate o non iniziate affatto. Non capisco perché ci debba essere astio nei confronti del viceministro Baldassarri e che si debba dire che gira le Marche solo ed esclusivamente per andare a predicare che verrà fatta una strada.
Innanzitutto dobbiamo renderci conto che una delle carenze fondamentali l’abbiamo nelle Marche per quanto riguarda la viabilità. Qui si parlava di Corridoio Adriatico prima ancora di questa Giunta, quindi vorrei sapere perché ancora non è venuto fuori niente. A quattr’occhi glielo dirò, perché lei dovrebbe sapere che l’ex assessore ai lavori pubblici che ha dato le dimissioni ed è passato ad un’altra corrente politica di Ancona, ha fatto un viaggio in traghetto nel quale c’era un alto dirigente di una società inglese che aveva interessi per la Transdanubiana e non per il Corridoio Adriatico. (Interruzione). No, non è un film, è registrato, mi facciano pure le denunce. Infatti l’assessore Moruzzi ride perché sa che queste cose le ho già dette nella precedente legislatura e nessuno mi ha fatto una denuncia. Ho chiesto documenti relativi al viaggio, so anche quanto hanno speso, ma non mi hanno detto dell’incontro ovviamente.
Sulla Fano-Grosseto è indispensabile chiarire una cosa: se ne è parlato tanto, ma se...
PRESIDENTE. Per cortesia, non riapra la discussione. Stiamo alla dichiarazione di voto sulla risoluzione, altrimenti richiama in continuazione ulteriori interventi fuori tema. (Interruzione)
Gilberto GASPERI. Sull’Assam non c’è bisogno di intervenire: dovresti vergognarti solo che c’è uno che va a prendere lo stipendio tutti i mesi. E’ uno che ha affossato il vecchio Esam e sull’Assam sta facendo la stessa cosa. Ti chiarirò quando chiederò la Commissione d’inchiesta.
PRESIDENTE. Grazie, consigliere.
Gilberto GASPERI. No Presidente, finisco il mio intervento.
E’ da chiarire una cosa fondamentale: che quando siamo nel Consiglio regionale non possiamo solo ed esclusivamente sparare su persone che stanno svolgendo la loro attività per risolvere i problemi della nostra regione per quanto riguarda la viabilità. Così come a questo punto ritengo che sia giusto che si debba fare una Commissione d’inchiesta su una parte della Fano-Grosseto, esattamente sulla bretella di Urbino.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ribadisco che il rimpallo di responsabilità tra enti diversi in questi anni è stata la causa del blocco del Cornello. Per quanto riguarda la proposta di risoluzione il mio gruppo vota a favore per un motivo molto semplice ed è lo stesso motivo per cui ho votato contro il documento di prima. Anzi, i motivi sono due: nella prima parte c’era scritto “condivisa la relazione della IV Commissione” che non poteva essere condivisa per i motivi enunciati prima; inoltre il metodo del rimpallo sempre e comunque sul Governo nazionale è un metodo che non condividiamo. Quella che si va a votare è una proposta che riparte dal basso, d’intesa con gli enti locali, la Provincia, la Comunità montana, l’Anas delle Marche e la Regione, che può legittimamente arrivare al Governo nazionale nel quale ci impegniamo a fare quello che si deve fare per il Cornello. Non sia interpretato, come sento in giro nei corridoi, in maniera assolutamente fuori luogo.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Cecchini.
Cristina CECCHINI. La Giunta prende atto della discussione fatta. Siamo arrivati a questa discussione con il massimo dell’apertura e con la proposta di riaprire in modo conclusivo un ragionamento fattivo sul traforo del Cornello. La questione del tavolo istituzionale è già in piedi, perché qualche giorno fa si è di nuovo riunito il tavolo costituito fra Comunità montana, Provincia, Regione e Comuni. Oggi questa mozione è stata bocciata, quindi diventa chiaro che la questione del traforo del Cornello è definitivamente chiusa, soprattutto per responsabilità della Casa delle libertà e soprattutto grazie ai consiglieri della Casa delle libertà che abitano in quei territori, Massi e Grandinetti che in quegli anni hanno detto a quelle popolazioni che si sarebbero battuti in Consiglio regionale per avere la soluzione di quell’opera.
Noi abbiamo proposto di inserirla fra le opere prioritarie, sapendo che avremmo creato un problema al Governo nazionale, perché molte sono le opere e pochi sono i soldi. Questo non è stato accettato, quindi la questione del traforo del Cornello è definitivamente chiusa.
PRESIDENTE. E’ stato presentato un emendamento a firma Massi, Giannotti, Grandinetti, Gasperi e Brini con il quale si propone di aggiungere all’elenco degli enti che fanno parte del “tavolo”, le Comunità montane.
Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione la proposta di risoluzione.
(Il Consiglio non approva)
Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Deliberazione del Consiglio regionale n. 25 del 19 dicembre 1995. Approvazione criteri per il riconoscimento dei centri di educazione ambientale (CEA). Sospensione del riconoscimento di nuove domande» Giunta (77)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 77, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.
Stefania BENATTI. La delibera del Consiglio regionale n. 25 del 1995 stabilisce criteri per il riconoscimento dei centri di educazione ambientale (CEA) come strutture permanenti finalizzate alla formazione di una coscienza ecologica dei cittadini. I Cea sono articolati in centri di esperienza e laboratori territoriali.
La suddetta deliberazione è stata elaborata in linea con le indicazioni del Ministero dell’ambiente contenute nel programma di intervento per l’informazione ed educazione ambientale.
L’applicazione delle norme contenute nella delibera 25/95 che non conteneva indicazioni sulla distribuzione territoriale né una limitazione sul numero di Cea, ha portato al riconoscimento di un certo numero di centri sul quale, dopo alcuni anni si impone una riflessione. La proliferazione dei Cea riconosciuti nella regione di diversa tipologia e gestiti da soggetti di natura diversa ha portato degli innegabili problemi di controllo sugli stessi, in particolare sulla qualità delle loro strutture e dei loro programmi. Si rende necessaria una razionalizzazione sulla rete regionale di tali centri nonché una integrazione con quella nazionale. La Conferenza Stato-Regioni con atto del novembre 2000 ha adottato delle linee di indirizzo per il sistema nazionale dei Cea alle quali i sistema regionali devono necessariamente adeguarsi. D’altra parte nello stesso periodo la Giunta regionale con deliberazione 2574 del novembre 2000 ha assunto l’impegno di pervenire ad un nuovo atto normativo relativo all’intero settore della formazione ambientale.
In attesa di definire tale atto normativo di razionalizzazione e riqualificazione, con il presente atto amministrativo si intende sospendere l’efficacia della delibera 25 del 1995 esclusivamente per la parte riguardante il riconoscimento di nuovi centri di educazione ambientale in modo da non procedere al riconoscimento di ulteriori Cea. I punti 7, 8, 9, 10 e 11 della suddetta delibera si riferiscono infatti alle modalità per la presentazione delle domande intese ad ottenere il riconoscimento di nuovi Cea, alle fasi istruttorie da parte del competente ufficio regionale, ai criteri di valutazione per l’assegnazione di punteggi, al definitivo riconoscimento, previo parere, della consulta ecologica regionale.
La Giunta ha affidato al Wwf una consulenza nel settore che ha portato alla elaborazione di un documento di riordino della rete regionale dei Cea secondo criteri di razionalizzazione e di distribuzione territoriale ma anche di raccordo con i nodi di interesse statale e in accordo con le indicazioni fornite dalle linee di indirizzo adottate su scala nazionale. In base ad uno specifico accordo con il Ministero dell’ambiente che concederà i necessari sostegni economici per il biennio 2002-2003 la Giunta regionale è in procinto di approvare un atto complessivo di riordini dell’intero sistema dell’informazione e dell’educazione ambientale entro i prossimi mesi.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Il gruppo di Forza Italia è soddisfatto di questo atto e dà il voto favorevole, perché la Commissione, su nostra proposta ha accolto l’inserimento di un punto che per noi è molto importante, cosa che la Giunta non aveva fatto. E’ giusto fare questo check-up della situazione, questa verifica sul proliferare di questi centri, quindi abbiamo ritenuto opportuno prevedere di dare un anno di tempo dall’approvazione di questo atto. Ciò anche per stabilire un punto fermo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 77.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge (Relazione): «Misure urgenti in materia di risparmio energetico e contenimento dell’inquinamento luminoso» Moruzzi, Mollaroli, Luchetti, D’Angelo, Ascoli, Giuseppe Ricci e Amagliani (76)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 76.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Moruzzi.
Marco MORUZZI. Giunge finalmente in discussione una proposta di legge che in questo Consiglio era stata iscritta già prima della formazione del bilancio e che riguarda una questione nuova, recentemente sollevata, quella dell’inquinamento luminoso, quindi della “dispersione di luce nell’atmosfera proveniente da sistemi di illuminazione non schermati, quindi che indirizzano verso l’alto l’illuminazione”. Questa è la definizione del dizionario Zingarelli. Il Devoto parla invece, riferendosi all’inquinamento luminoso, definendolo “intervento che limita la visibilità notturna del cielo a causa dell’eccessiva illuminazione cittadina”. Per l’enciclopedia Rizzoli-Larousse l’inquinamento luminoso è dovuto alla diffusione dissennata degli impianti di illuminazione pubblica e privata che spesso, senza alcuna necessità illuminano il cielo oltre che il terreno. Oltre a determinare un enorme spreco di energia, ciò rende praticamente impossibile l’osservazione del cielo notturno non soltanto dall’interno delle grandi città ma anche da zone relativamente poco abitate.
Questa immagine che vedete dà la percezione del fenomeno della dispersione di luce verso l’alto nel nostro Paese. Ogni forma di irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata è come se non ci fosse e costituisce esclusivamente un elemento di spreco di energia, di spreco di risorse.
Questa cartina individua il fenomeno nel nostro Paese e quelle che vedete sono le zone in cui la luce è rivolta verso l’alto. Sono immagini dai satelliti americani.
Nell’immagine successiva lo stesso fenomeno è visto da terra. Sono immagini di dispersione di luce nella provincia di Pesaro.
Quelli che vedete sono fenomeni di inquinamento luminoso dovuti a cattive progettazioni degli impianti di illuminazione, cattiva illuminazione delle città, delle strade, delle piazze, dei documenti. In un’altra immagine si evidenziano le stesse cartine precedenti corrette verificando gli effetti di queste dispersioni su tutto il territorio, quindi l’inquinamento non è circoscritto solo alla zona in cui avviene l’inquinamento luminoso ma si espande su tutto il territorio e impedisce l’osservazione terrestre, tanto è vero che l’Unesco ha dichiarato che la Via Lattea non sarà più visibile dal nostro Paese fra pochi anni, se continueremo a progettare così male l’illuminazione.
L’ultima immagine che spiega molto semplicemente il fenomeno dell’inquinamento luminoso dà la percezione della illuminazione mal progettata: vedete che la strada è male illuminata; minori potenze promettono di avere il risultato di una strada bene illuminata come vedete nell’immagine a destra, senza disperdere energia verso l’alto e consumando meno. E’ come se, dovendo riempire il bicchiere versassimo metà acqua fuori e metà dentro. Sostanzialmente consumiamo energia elettrica senza avere risultato adeguato.
Quindi illuminazione non richiesta di locali abitati, case invase da luce stradale, strade in cui si creano problemi anche alla circolazione perché la strada è male illuminata mentre è illuminata la faccia di colui che guida un mezzo lungo i percorsi stradali.
L’inquinamento luminoso crea anche problemi ai cicli vitali della flora e della fauna e influisce negativamente sulle coltivazioni.
L’Unesco è intervenuta su questa materia e anche numerose Regioni italiane hanno già adottato leggi contro l’inquinamento luminoso: Lombardia, Veneto, Toscana e altre si stanno muovendo in questa direzione. Evitare l’inquinamento luminoso significa illuminare meglio le nostre città con un’illuminazione più mirata, illuminare meglio, quando serve e dove serve. I risparmi sono consistenti, si parla del 40% di quello che noi spendiamo nell’illuminazione pubblica che finisce per essere rivolto verso l’alto e quindi non servire assolutamente a nulla. Mantenendo gli stessi punti luce è quindi possibile contenere la spesa pubblica dell’illuminazione fino al 40%, è possibile sfruttare meglio le risorse naturali, rispettare l’ambiente e migliorare la sicurezza delle vie cittadine. La prossima seduta affronteremo anche il tema della sicurezza in quest’aula.
Come è fatta l’illuminazione pubblica nel nostro Paese? Ci sono ancora lampade, quelle al mercurio in particolare, che producono rifiuti tossici. Ogni anno si gettano 600 chilogrammi di mercurio a causa dell’illuminazione pubblica: sono le lampade ai vapori di mercurio che devono essere cambiate nei processi di manutenzione.
Va anche detto che l’abbagliamento notturno diminuisce l’acutezza visiva e quindi la sicurezza delle vie, le ombre troppo contrastate rendono le aree in ombra ancora più scure e quindi, mi si permetta il gioco di parole, ancora più insicure. Inoltre c’è il problema relativo alla ricerca astronomica: le luci di Milano sono visibili in Svizzera e disturbano le osservazioni dell’osservatorio astrofisico di Asiago, tanto per fare un esempio.
Il problema non è soltanto quello di usare delle lampade a bassi consumi energetici, ma quello di orientare l’illuminazione nella giusta direzione. I lampioni a palla ad esempio, fortemente diffusi, sprecano più del 50% della luce che consumano. E’ come se inserissimo all’interno di quei lampioni la metà delle lampadine che invece compriamo e accendiamo ogni volta.
Si sono mosse molte associazioni a livello nazionale e internazionale su questo problema. La Società astronomica italiana ha documentato che il 30% dell’illuminazione pubblica è mediamente dispersa verso l’alto, l’Unesco ha dichiarato che non sarà più possibile ammirare la Via Lattea dal territorio italiano. Il problema deriva anche dallo stato di vetustà di molti impianti basati sull’utilizzo di lampade ad incandescenza e a vapori di mercurio che sono altamente inquinanti su tutto lo spettro del visibile. Recentemente sono stati utilizzati anche fari rotanti pubblicitari che vengono direttamente rivolti verso l’alto. Tali fari violano palesemente l’articolo 23 del nuovo codice della strada e influiscono sulla sicurezza stradale.
Il problema dell’inquinamento luminoso è tecnicamente risolvibile, si possono limitare le dispersioni schermando gli impianti esistenti, modificando l’orientamento di fari asimmetrici e questo sperpero determina nel nostro Paese un consumo di energia del valore di circa 400 miliardi l’anno. L’incremento di questi consumi e dell’inquinamento luminoso avviene al ritmo del 10% l’anno e un comune di medie dimensioni, di circa 50.000 abitanti, facendo interventi sulla sola illuminazione pubblica può risparmiare 300 milioni di lire. Questo vuol dire che con quella quota il Comune potrebbe accendere un mutuo decennale dell’ordine di 3 miliardi.
Conti alla mano l’intervento contro l’inquinamento luminoso si può autofinanziare. La legge si muove in questa direzione, vuole incentivare le pubbliche amministrazioni affinché nella progettazione e nella ristrutturazione degli impianti di illuminazione l’inquinamento luminoso sia completamente debellato e nell’arco dei prossimi anni ci sia l’obbligo di rimettere mano anche agli impianti esistenti.
Quali risultati otterremmo? 430.000 tonnellate di combustibile fossile annue utilizzate in meno, 1.356.000 tonnellate di anidride carbonica non verrebbero prodotte, 1.480.000 tonnellate di ossigeno non sarebbero bruciate.
Il Comune di Firenze nel 1994 ha adottato un regolamento riguardante gli impianti di illuminazione. Il Comune di Catania è intervenuto su 6.000 punti luce ottenendo un risparmio di circa 700 milioni di lire. Nella nostra regione il Comune di Recanati — peraltro quando sindaco era l’assessore Ottaviani che siede in questa Giunta — ha realizzato un intervento che ha portato un risparmio annuo di parecchie decine di miliardi e questa operazione è stata condotta anche con delle sponsorizzazioni private.
Quindi operazione estremamente poco costose e che danno un ritorno economico importante in tempi tutto sommato brevi, operazioni che ci possono permettere anche di rispettare il protocollo di Kyoto, impegno importante perché la lotta all’inquinamento luminoso è contemporaneamente lotta allo spreco di energia.
L’illuminazione pubblica riguarda anche la questione dell’illuminazione dei monumenti. La mura di Bergamo sono illuminate dal basso verso l’alto con dei proiettori che non permettono di affacciarsi e osservare il paesaggio sottostante perché si rimane abbagliati. Nell’illuminazione dei monumenti il criterio è quello di illuminare dall’alto verso il basso. Peraltro è la stessa forma di illuminazione naturale, perché il sole sta in alto e non sta in basso, quindi nella riproposizione dell’illuminazione artificiale riproponiamo il metodo della illuminazione naturale, sia con le temperature di colore sia sulla direzione della luce.
Mario Rigoni Stern nel suo libro Tra le due guerre scriveva: “Nel passato il contatto della gente col firmamento era continuo e accompagnava la vita. Oggi invece, a poco a poco ci stiamo avvolgendo in una nebbia luminosa che ci isola da quell’ambiente di cui noi e il nostro pianeta siamo parte”.
Il Comune di Frosinone è intervenuto in tempi passati riducendo di ben 17 milioni di lumen l’illuminazione rivolta dal basso verso l’alto, con un intervento che ha riguardato per oltre la metà impianti pubblici e il 35% impianti privati.
Un terzo dei cittadini della regione Marche non può più vedere la Via Lattea durante le notti in cui il cielo è sgombro a causa dell’inquinamento luminoso, e questo è un fenomeno che si va estendendo. In altre regioni questo fenomeno è ben più grave delle Marche, ad esempio in Lombardia, Campania e Lazio tre quarti della popolazione non può più vedere la Via Lattea di notte, quindi individua soltanto le stelle più luminose.
Osservatori astronomici come quello della Specola Vaticana, non possono più fare le osservazioni astronomiche da parecchi anni a questa parte e questo dà l’idea dello stato di gravità di questa situazione e anche del mancato coordinamento tra un provvedimento e l’altro.
Recentemente a Venezia si è svolto un convegno internazionale promosso dalla Regione Veneto e dall’Unesco e si è dato atto che Venezia ha combattuto bene l’inquinamento luminoso, quindi una città in cui la progettazione e tutto quello che riguarda l’ambiente, l’accoglienza, la valorizzazione del patrimonio storico, culturale, sono state individuate come un modello. E’ quindi possibile non spegnere le luci per combattere l’inquinamento luminoso come inopportunamente l’assessore Rocchi diceva in una riunione di maggioranza facendo poco onore alla sua delega al turismo, ma chi vuole tutelare la qualità del nostro territorio deve oggi fare i conti anche con questo tema.
La legge prevede anche di far spegnere tutta quella illuminazione che è non necessaria oltre una certa ora della notte, proibire i fari rotanti fissi e diretti verso l’alto e ovviamente dà indirizzi ai Comuni perché attraverso degli studi che verranno co-finanziati dalla proposta di legge i Comuni possano programmare questi interventi sul loro territorio.
Visti i tempi salto una serie di passaggi, sperando di non togliere ai consiglieri informazioni sul testo della proposta di legge.
L’articolato prevede competenze della Regione molto strette, molto stringate, attribuisce gran parte delle competenze ai Comuni, vede il coinvolgimento della soprintendenza nella gestione dell’illuminazione dei beni architettonici. In particolare i Comuni dovranno in apposite conferenze di servizi concordare gli interventi da fare. Prevede delle deroghe per una serie di situazioni su cui gli aspetti della sicurezza — le carceri, gli aeroporti, i fari costieri — devono prevalere. Quindi esistono anche mitigazioni a queste regole che sono comunque rigorose e che tendono a intervenire sull’inquinamento luminoso e prevenire lo sperpero di energia legato all’utilizzo dell’energia così come oggi viene fatto.
In sede di adozione del piano regolatore i Comuni sono tenuti a predisporre uno specifico strumento di programmazione dell’illuminazione pubblica, quindi nei piani regolatori tra i documenti preliminari da allegare ci sarà anche questo aspetto. Ci sono delle norme particolari per la protezione delle aree legate agli osservatori astronomici e ai parchi naturali.
La legge prevede alcuni finanziamenti per questo tipo di studi e per contributi ai Comuni, quindi riversa risorse esclusivamente sugli enti locali andando incontro anche a un’indicazione che avevamo accolto in sede di approvazione del bilancio di quest’anno da parte del Consiglio regionale.
Esistono delle norme che entrano immediatamente in vigore e che saranno riviste dalla Regione e dai Comuni in sede di approvazione dei regolamenti definitivi.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Presidente, siccome sto attendendo un documento perché in Commissione mi sono astenuto, rinuncio anche al mio intervento purché non passiamo all’esame degli articoli rimandandolo alla prossima volta.
Siccome un’associazione ha invitato un documento, volevo approfondire quella questione ma problemi non credo che ci siano.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni direi di concludere la discussione di questa proposta di legge a questo punto, senza accogliere, ovviamente, la proposta del consigliere Gasperi, perché per il prossimo Consiglio abbiamo già preso un impegno, come presidenti dei gruppo. Infatti il Consiglio del giorno 19 sarà dedicato esclusivamente alla sicurezza, è annunciata una comunicazione del Presidente della Giunta, seguirà il dibattito sulla comunicazione e sulla proposta di legge.
Il primo Consiglio utile, quindi quello del 3 luglio, ricomincerà con la discussione generale della proposta di legge che abbiamo iniziato a discutere.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle 19,30
Relazione ex articolo 105 del regolamento interno, concernente l'indagine conoscitiva sui lavori del "traforo del Cornello"
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la relazione ex articolo 105 del regolamento interno, concernente l'indagine conoscitiva sui lavori del "traforo del Cornello".
Ha la parola il relatore, consigliere Maroni.
Gabriele MARTONI. Con atto del Consiglio regionale del 16 gennaio 2001 questa Commissione consiliare veniva "impegnata" a svolgere una indagine conoscitiva diretta ad acquisire informazioni, notizie e documentazioni necessarie a stabilire con chiarezza e trasparenza i motivi per cui i lavori del cosiddetto traforo del Cornello furono interrotti e come vennero utilizzati i fondi per la realizzazione dell'opera in questione.
Su esplicita richiesta di questa Commissione, la Giunta regionale, ed in particolare il servizio trasporti, faceva pervenire una nota datata 3 aprile 2001 a cui allegava le seguenti deliberazioni: n. 5032 del 15 novembre 1982; n. 5878 del 14 dicembre 1983; n. 7745 del 29 dicembre 1987; n. 3459 del 28 dicembre 1990; tutte concernenti le spese di progettazione esecutiva per la realizzazione del traforo del Cornello.
Dalla nota in questione risulta che l'attività relativa ai rapporti con i professionisti incaricati della progettazione è stata svolta direttamente dalla Comunità montana dell'Alta Valle del Potenza, mentre quella relativa agli appalti dei lavori è stata svolta direttamente dall'ANAS. La competenza del servizio trasporti della Giunta regionale si è invece limitata alla erogazione dei contributi agli enti locali per le spese di progettazione.
I contributi assegnati dalla Regione sono di seguito elencati: anno 1982 lire 50 milioni (concorso nelle spese di progettazione adeguamento statale 361 Settempedana - traforo passo del Cornello; assegnati e liquidati); anno 1983 lire 110 milioni (assegnati e liquidati per il titolo di cui sopra); anni 1984, 1985, 1986 non risultano assegnati contributi; anno 1987 lire 200 milioni (assegnati e liquidati per il titolo sopra indicato); anni 1988, 1989 non risultano assegnati contributi; anno 1990 lire 272 milioni (benché assegnato, il contributo non risulta liquidato)
L'atto deliberativo di assegnazione del contributo (delibera n. 3549 del 28.12.1990 subordinava la liquidazione dello stesso alla presentazione di dichiarazioni in ordine alla stipula di convenzione di incarico ed alla conformità agli strumenti urbanistici dei Comuni e alla norme tecniche di attuazione del PPAR. La delibera in questione
venne successivamente annullata dal commissario di Governo per incompetenza della Regione a finanziare progetti per la realizzazione di opere di competenza statale.
La Regione, in sostanza, si è limitata a contribuire al finanziamento dell'attività di progettazione dell'opera e non è entrata nel merito delle procedure in quanto le stesse risultavano di competenza diretta dell'ANAS.
Il progetto del traforo e della relativa viabilità non è stato mai acquisito agli atti del servizio trasporti regionale, così come dichiarato nella nota prot. n. 2448 del 5 aprile 2001. Dall'audizione con il responsabile del compartimento ANAS di Ancona è risultato quanto segue.
Il progetto del traforo del Cornello prevedeva il collegamento fra la statale 361 nel tratto marchigiano e la statale 3 nel tratto umbro. La progettazione prevedeva la suddivisione dei lavori in due lotti. Il primo lotto (non funzionale) fu appaltato dall'ANAS. Nel corso dell'esecuzione del contratto di appalto - quando cioè erano stati eseguiti circa 700 metri di galleria - insorse una controversia con l'impresa appaltatrice che si concluse - nel 1999 - con una rescissione contrattuale in danno.
Il costo dei lavori eseguiti ammontava circa lire 6 miliardi. Nel 1995 veniva stipulata una convenzione tra ANAS e Comunità montana dell'Alta Valle del Potenza che doveva provvedere ad affidare l'incarico di progettazione, con la supervisione del compartimento ANAS, a fronte di un contributi pari al 2,5% dell'importo dei lavori.
Al fine di contenere i costi veniva redatto un progetto stralcio che comprendeva il completamento del primo lotto. Il progetto comprendeva tutta la galleria (circa 4 chilometri) ed è stato consegnato dalla Comunità montana all'ANAS nell'aprile del 2001. Secondo l'ANAS il progetto è stato consegnato dopo che si erano già definiti tutti gli interventi con il piano stralcio del 2000, che riguardavano lavori ricadenti su strade che dovevano essere passate alla amministrazioni locali, quindi fuori tempo massimo. Sempre secondo l'ANAS il progetto non può comunque essere finanziato trattandosi di variante alla statale 361 che non fa più parte della rete viaria di competenza dello Stato.
Il traforo del Cornello è stato inserito nell'accordo di programma quadro per la viabilità, nell'ambito dell'intesa Istituzionale Stato-Regione, stipulata a seguito dell'evento sismico del 1997, con una previsione di spesa pari a lire 10 miliardi per la parte marchigiana del traforo stesso.
Nel rapporto di monitoraggio del giugno 2001 del predetto accordo di programma, la Regione ha confermato la destinazione di lire 10 miliardi al proseguimento del traforo in territorio marchigiano. Il progetto per il completamento dei lavori prevede un costo complessivo, non frazionabile in annualità (secondo quanto sostenuto dal servizio trasporti regionale nella nota del 24.1.2002) pari a circa 135 miliardi di lire.
Il trasferimento dall'ANAS alla provincia delle strade statali e dei beni strumentali è avvenuto in data 2.10.2001. Nell'occasione la Provincia di Macerata, come dichiarato nella nota inviata a questa Commissione in data 16.1.2002, faceva presente che il traforo del Cornello non risultava incluso nell'elenco delle strade di cui al DPCM del 21.2.2000 e pertanto non procedeva alla presa in consegna dello stesso, ma solo della strada statale 361.
Come sopra detto, secondo l'ANAS invece il tratto interessato alla costruzione del traforo andrebbe consegnato alla Provincia trattandosi di variante di strada oggetto di trasferimento. Da quanto sopra emerge in tutta evidenza come le ragioni che hanno portato alla interruzione dei lavori siano da ricondurre essenzialmente alla annosa controversia insorta con l'impresa appaltatrice.
Secondo quanto affermato dal responsabile del compartimento ANAS di Ancona in sede di audizione, i fondi stanziati dall'ANAS per l'opera in questione e non spesi sono andati in economia ed utilizzati dall'ANAS medesima per altri lavori.
Per quanto riguarda i finanziamenti regionali, come sopra detto, gli stessi sono stati utilizzati esclusivamente quale contributo per la progettazione esecutiva.
Alla relazione sono allegati: lettera della IV Commissione consiliare del 2 marzo 2001; lettera del servizio trasporti della Giunta regionale del 3 aprile 2001 con allegate le deliberazioni prima citate; lettera del servizio trasporti della Giunta regionale del 5 aprile 2001; nota inviata via fax dal servizio trasporti della Giunta regionale in data 19 dicembre 2001; lettera dell'Amministrazione provinciale di Macerata del 16 gennaio 2002; lettera del Servizio Trasporti della Giunta regionale del 24 gennaio 2002; resoconto dell'audizione tenuta dalla IV Commissione consiliare in data 29 gennaio 2002 con il responsabile del compartimento ANAS di Ancona.
Questo è quanto doveva riferire la IV Commissione.
PRESIDENTE. E' aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il consigliere Grandinetti. Ne ha facoltà.
Fabrizio GRANDINETTI. Signor Presidente, colleghi, ho ascoltato con attenzione la relazione del presidente della IV Commissione e rimango dell'opinione che su questo problema andava costituita una Commissione d'inchiesta come fu richiesto all'inizio di questa vicenda. La Commissione d'inchiesta avrebbe appunto aperto un'inchiesta su questa "incompiuta" che non è l'unica in Italia: basta girare la nostra penisola per vedere quante "incompiute" ci sono, ma logicamente quell'artifizio proposto dal presidente del gruppo Ds allora, che fermò la Commissione d'inchiesta la cui richiesta di istituzione era stata accolta, considerandola legittima, dall'Ufficio di presidenza. Un artifizio di cui non capisco la sostanza, il fondamento e specialmente perché dare la possibilità alla IV Commissione di fare una relazione che il presidente Martoni ha oggi enunciato ma che non è un'inchiesta e non tira neanche delle conclusioni. E' una cronistoria della vicenda con l'ausilio di qualche ufficio, di qualche ente, quindi non quello che volevamo noi.
Prima di iniziare il discorso sul Cornello e dopo aver fatto queste riflessioni mi domando e voglio che ci riflettano i colleghi: o noi vogliamo far luce su questi errori clamorosi della classe politica che ci ha preceduto, oppure vogliamo coprire con un velo spesso tutto quello che è stato fatto di negativo o non è stato fatto, come in questo caso, specialmente per il nostro territorio e segnatamente per un territorio difficile quale quello dell'entroterra, della montagna e delle zone terremotate, colpite anche dal terremoto, ma dalla noncuranza dei politici per tanti anni. Oppure vogliamo cercare di creare una situazione di trasparenza che ha avuto un attimo di onori della cronaca una decina di anni fa e oggi c'è un ritorno alla mancanza di trasparenza per non continuare su questo discorso che dovrebbe essere veramente oggetto di un dibattito consiliare. E' stato il momento, il fremito di un popolo che ha detto "voglio pulizia, voglio trasparenza". E' finita quest'epoca di pulizia, di trasparenza?
Per passare al tema specifico, la mia richiesta firmata peraltro da tutti i componenti la Casa delle libertà, verteva su diversi punti. Il primo era che i lavori concernenti il traforo del Cornello sono fermi ormai da molto tempo; che l'opera in questione è di fondamentale importanza vista la mancanza assoluta di infrastrutture e di una rete stradale idonea e moderna che congiunga Marche ed Umbria e subito dopo questa richiesta di Commissione d'inchiesta c'è stato anche un convegno organizzato dalla Comunità montana dell'alta valle del Potenza, zona H in cui l'assessore dell'Umbria non ricordo nemmeno se sapeva pronunciare "Cornello", tanto era il disinteresse per quest'opera, e l'ha detto anche in modo piuttosto chiaro.
I trasporti commerciali maceratesi in questo modo, senza una via di congiunzione con l'Umbria e dunque anche con il Lazio sono in difficoltà. Raggiungere la capitale è una cosa molto difficile nell'entroterra di questa provincia. Portavo anche dei punti che erano contingenti al momento: il terremoto che ha colpito nel 1997 quella zona, la necessità di infrastrutture perché si creino le basi per lo sviluppo di quelle zone che già storicamente non sono molto sviluppate, e voi sapete che è difficile che le imprese si vadano a insediare quando manca la viabilità, cioè veicolare le proprie merci con facilità congiungendole a delle strade importanti, delle superstrade, delle trasversali per arrivare alle autostrade.
Noi della Casa delle libertà dicemmo che era sconcertante che i lavori appaltati, iniziati da anni non erano stati portati a termine nonostante i miliardi spesi. Affermai "ci troviamo di fronte a una delle tante incompiute di cui si può ipotizzare lo sperpero di denaro pubblico" e questa mia affermazione non era la prima ma era un'affermazione del progettista che aveva fatto delle dichiarazioni molto gravi, che poi riferirò, a questo proposito, parlando di Corte dei conti, di sperpero, di gravi mancanze commesse dagli organi istituzionali nel non denunciare questi fatti.
Ci sono dunque responsabilità, penso che sia assodato, nella gestione di quest'opera, una infrastruttura importante per la ripresa di quelle zone dell'entroterra maceratese. Quelle responsabilità vanno rilevate e perseguite, ma se non si vuole la Commissione d'inchiesta consiliare figuriamoci se possiamo arrivare a una Commissione d'inchiesta più importante che poi deve giudicare gli uomini che hanno rappresentato quelle istituzioni.
Ci sono state dichiarazioni, come citavo poc'anzi, dei progettisti che sono arrivati ad affermare: "A questo punto ci viene il dubbio, peraltro avanzato, che lo spreco di circa 6 miliardi spesi per il viadotto, la galleria artificiale d'imbocco e 300 metri di scavo a Fiuminata sia roba da procura della Repubblica e da Corte dei conti. A chi deve rivolgersi, altrimenti, un cittadino contribuente affinché sia finalmente fatta luce su questo spreco di Stato? E perché tutti tacciono?". Pensavo che le istituzioni in rappresentanza dei cittadini in quel caso, con le firme e la richiesta di tutto il centro-destra dovessero accogliere, per una questione di patto tra gentiluomini, di cortesia istituzionale che sempre avviene in questi casi, la richiesta di una Commissione mista d'inchiesta per fare luce su questi fatti. Con un artifizio, con una proposta finale del presidente del gruppo Ds si arrivò a demandare un compito che non è più di Commissione d'inchiesta, alla IV Commissione consiliare la quale non ha potuto che fare una cronistoria di fatti, che non ha compiti di Commissione d'inchiesta.
Subito dopo mi veniva cortesemente fornita dal presidente della IV Commissione una nota del servizio della Regione Marche che affermava: "La Regione, nel rapporto di monitoraggio del giugno 2002 dell'accordo di programma quadro per la viabilità nell'area colpita dal terremoto, ha confermato la destinazione di 10 miliardi, proseguendo il traforo del Cornello in territorio marchigiano. La Provincia di Macerata non ha mostrato lo stesso interesse in quanto, nel programmare l'intervento sulla viabilità ex Anas presentato all'Upi Marche nei giorni e mesi scorsi non ha previsto alcun intervento nel periodo 2001-2002. Il compartimento Anas di Ancona al passaggio delle competenze anche di questa strada alla Provincia di Macerata ha trasmesso il progetto esecutivo a tale ente. La Provincia ha rifiutato e l'ha rispedito indietro". Questa è una nota del servizio della Regione preposto ad occuparsi di questi fatti.
Tralascio la relazione e la cronaca documentale che è molto povera e non da Commissione richiesta ma un susseguirsi, un enunciare, una legenda di documenti quello che ha fatto la Commissione lavori pubblici di questo Consiglio: non poteva fare altro, non è Commissione di inchiesta, ha chiesto documenti, li ha enunciati, ha fatto una relazione su cui non ha tirato delle conclusioni, perché io ho sentito leggere una relazione scarna e tecnica senza tirare conclusioni. Probabilmente non è preposta a farlo. Devo quindi fare alcune riflessioni.
Ci sono denunce di progettisti che parlano di Corte dei conti e di procura della Repubblica, ci sono denunce dei politici a più riprese che hanno interrogato, interpellato, presentato mozioni su questo argomento e parlo degli ultimi sette anni, ma spero anche prima. Sicuramente negli ultimi sette anni ne sono state presentate tante.
Ultimamente abbiamo fatto degli interventi — i consiglieri della zona: il sottoscritto, il consigliere Massi — su questi argomenti, perché viviamo quei problemi. Ora mi domando: perché è stata evitata la Commissione d'inchiesta e perché gli organi istituzionali che sono preposti a curare le infrastrutture delle Marche che sono totalmente insufficienti, non vogliono far luce su questo? Noi continueremo a puntare i fari su questa "incompiuta", perché se scompaiono i fari, se si spingono i fati l'"incompiuta" rimane tale per tanti anni e non c'è nemmeno più la possibilità di riprenderla.
Se non facciamo inchieste su questi argomenti importanti dove vogliamo cercare la trasparenza? E cosa vogliamo fare per realizzare, per terminare quest'opera con le nostre forze e con le forze degli enti preposti? Negli ultimi giorni, prima di questa discussione ho letto sui giornali di incontri in Provincia di Macerata ma è fumo sugli occhi perché non si riesce a risolvere e non si concretizza nulla. La gente ha bisogno di risposte concrete riguardo al futuro di quelle zone così importanti, così colpite e che possono diventare anche zone di sviluppo produttivo per quanto riguarda determinati settori, ma possono anche rappresentare la desertificazione di una fetta importante delle Marche, con l'urbanizzazione caotica della costa, che non favorisce la costa e non favorisce certamente il riequilibrio della nostra regione.
Questa battaglia degli uomini dell'entroterra è a favore non dell'entroterra ma di una regione bella, con gente di buona volontà ma che deve essere governata in modo efficiente e specialmente deve essere riequilibrata, altrimenti siamo una piccola regione che dovrà fare considerazioni, nel suo nucleo più piccolo — la famiglia — di andare a vivere altrove dopo la spoliazione di servizi, di infrastrutture, di qualsiasi possibilità di vivere quando non ci sono questi servizi, questo sviluppo, cioè lavoro, scuola, sanità. Oggi si parla di grande accorpamento, di Asl unica: è un'esagerazione centralista e antifederalista che fa a pugni con la filosofia di cui ci beiamo e tanto parliamo.
Quello dell'entroterra è un problema serio perché vi abitano molte persone, forse è meno popolato della costa ma quelle persone hanno gli stessi diritti degli altri. Mi domando: è il caso di riproporre all'attenzione del Consiglio una Commissione d'inchiesta o dobbiamo seppellire questo Cornello sotto l'onda del fatto che noi non possiamo più andare a vedere responsabilità di colleghi che hanno sbagliato e che continuano a sbagliare nel non voler realizzare quest'opera che è stata iniziata, che ha rappresentato una forte spesa per la collettività?
La risposta che noi vogliamo è: o si finisce l'opera oppure si ritrovano le responsabilità di chi ha sperperato tanti miliardi.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Come gruppo Forza Italia in IV Commissione non siamo entrati nel merito di questo problema come atto politico derivante dall'atteggiamento del Consiglio regionale. Se ben ricordate il gruppo di Forza Italia, con l'amico Massi e con Pistarelli aveva sollecitato in più di una occasione il Consiglio regionale affinché, finalmente, si arrivasse ad una verità su ritardi e inadempienze. Fino ad oggi sulla stampa e in questo Consiglio regionale si è parlato troppo, forse per apparire sui giornali, visto quanto è intricata e delicata questa situazione, e si è concluso poco o niente. Quindi allo stato attuale ci troviamo in una situazione molto difficile, molto delicata e non vorrei che fosse una passerella quella di lanciare segnali forti e quando arriviamo alla sostanza del problema non abbiamo niente.
Devo fare un rimprovero al gruppo Ds che proprio in occasione di quel Consiglio regionale con insistenza e determinazione ha respinto l'ipotesi di una Commissione d'inchiesta perché la riteneva inopportuna e fuori luogo. Oggi, in base anche alla relazione del presidente Martoni i ritardi e le inadempienze sono sul tavolo ma nella sostanza, come dicevamo anche al collega Franceschetti che è stato uno di quelli che ha voluto respingere questa richiesta della Commissione d'inchiesta oltre al collega Procaccini, oggi non abbiamo niente, quindi abbiamo solo perso tempo con quella ricerca che è stata superflua, inefficace e inefficiente.
E' quindi stato un grave errore in quella seduta aver respinto quella richiesta di Commissione d'inchiesta, perché nessuno cercava il colpevole o di colpevolizzare qualcuno e tanto meno era nostra intenzione cercare di dare responsabilità a chi in quelle circostanze aveva la delega ai lavori pubblici.
Il nostro era solamente un atto per verificare la situazione nel migliore dei modi e oggi ci troviamo nella situazione per cui quello che avevamo detto all'epoca risponde ai fatti.
Prendiamo atto del lavoro corretto fatto dal presidente Martoni che è stato l'esecutore materiale del mandato che gli è stato dato dal Consiglio regionale, ma dobbiamo fare una forte denuncia circa la scarsa incisività dell'Esecutivo regionale nei confronti di questa problematica, perché noi non facciamo altro che prendere atto di uscite pubbliche del presidente della Provincia di Macerata il quale sollecita, invita, crea allarmismo — "ci sono i soldi, non ci sono i soldi, riprendiamo con il solito balletto" — mentre invece ci aspettavamo e ci aspettiamo che l'Esecutivo regionale faccia da traino rispetto a questo problema e pungoli tutte le parti competenti, dal Governo a tutte le istituzioni interessate, cosa che fino ad oggi non è stata fatta.
C'è un'assenza totale da parte dell'Esecutivo ed è un fatto molto grave. Quindi l'invito che facciamo come gruppo di Forza Italia — non l'abbiamo fatto in IV Commissione per protesta perché non abbiamo condiviso e non condividiamo l'impostazione politica e amministrativa che la maggioranza ha dato a quell'epoca. Condividiamo e apprezziamo solamente l'operato del presidente che non ha fatto altro che chiedere...
Giulio SILENZI. Ma due minuti fa lo criticavi...
Ottavio BRINI. Lo critichiamo perché lui, con la maggioranza ha respinto la richiesta di Commissione d'inchiesta. Prendiamo atto della sua chiarezza che ha fatto da passacarte come qualcuno vuol far intendere, ma si è attivato affinché perlomeno qualche elemento in più fosse in nostro possesso. Caro Silenzi, come Ds vi dovete assumere tutta la responsabilità politica: non c'è un centimetro in più di strada rispetto a quando abbiamo chiesto la Commissione d'inchiesta e non so quando si vedrà questo centimetro di strada. Ecco allora la sostanza del problema: vi siete rifiutati di sviluppare un problema. Noi non abbiamo detto che i precedenti assessori ai lavori pubblici hanno delle colpe o delle responsabilità, avevamo semplicemente chiesto di fare una verifica sui ritardi e sulle inadempienze e sulle eventuali responsabilità. Era un atto doveroso. Questa mattina tu, nel tuo intervento parlavi di pace e di fare delle Commissioni. A maggior ragione su un problema annoso quale quello di cui stiamo discutendo, una Commissione era opportuna e doverosa.
Non vorrei che questo ritardo studiato a tavolino da parte del presidente del gruppo Ds fosse per incolpare nel tempo il Governo nazionale. Vi anticipiamo, perché il Governo regionale, quello provinciale e quello nazionale fino a 12 mesi fa erano tutti in mano all'Ulivo o "alle sinistre" come voi vi volete identificare e chiamare. Il problema c'era già ieri e oggi si è incancrenito, Silenzi.
Giulio SILENZI. Adesso lo risolvete voi...
Ottavio BRINI. Questa è la vecchia logica delle sinistre: oggi che non ci siamo più noi, il problema risolvetelo voi". Perché non avete voluto dire com'era il problema un anno fa, due anni fa, tre anni fa, quali sono state le inadempienze, quali sono stati gli errori? Questo era il modo di procedere da portare avanti.
A questo punto cercavate una sponda ma noi la sponda non ve la diamo di sicuro. Inadempienze da parte del Governo nazionale non ce ne sono, troviamo un Governo regionale completamente assente su questo problema. Penso che il Presidente D'Ambrosio, prima di criticare i Governi nazionali debba fare un esame serio — lo farà a novembre, perché lui stesso ha detto che dovrà rivedere qualche delega: mi auguro si sia reso conto che qualche cosa nel suo Esecutivo non va — della situazione.
Luciano AGOSTINI. Solo che non fa tutto ad interim.
Ottavio BRINI. Non lo saprebbe fare, perché ha delegato anche la cultura a un certo momento. Aveva dato ad interim la cultura, si era "incartato" e poi ha dovuto dare...
Luciano AGOSTINI. Non prende esempio da Berlusconi...
Ottavio BRINI. Berlusconi sta facendo bene il presidente del Consiglio e bene il ministro degli esteri, il Presidente D'Ambrosio non sta facendo bene il Presidente della Giunta e non faceva bene l'assessore alla cultura. Quindi una delega già l'ha lasciata. Nell'arco del tempo vedremo se riuscirà a far bene il Presidente della Giunta regionale.
Quello che mi preoccupa è il comportamento del presidente del gruppo Ds su questo problema che a lui sta molto a cuore. Noi vorremmo semplicemente collaborare con la Giunta regionale, con il presidente della Provincia di Macerata Pigliapoco e l'assessore provinciale Martini, in modo tale che si possa anche effettuare uno di quei famosi "tavoli" di cui voi siete esperti e che a noi non piacciono, perché non siamo falegnami. Magari un gruppo di lavoro...
Giulio SILENZI. Per i vongolari l'avete fatto voi un tavolo.
Ottavio BRINI. Per i vongolari non abbiamo fatto niente, tu lo sai che non l'abbiamo fatto noi. Sul tema delle vongolare noi siamo stati di una correttezza che va al di là di ogni previsione. Quello che mi preoccupa è il nervosismo su questo problema: a turno non fate altro che cercare di interrompere. Questo è un buon segno, perché significa che vi trovate in difficoltà su questo problema. NOi vogliamo collaborare insieme a voi. Si è parlato troppo, non si è fatto nulla. L'assessore regionale competente, il presidente della Provincia, il presidente della IV Commissione e la sua Commissione si mettano attorno a un tavolo e comincino a parlare seriamente di questo problema, non sui giornali, non sulle televisioni.
Noi denunciamo pubblicamente il metodo con cui avete voluto portare avanti questo problema Franceschetti, perché oggi i fatti ci danno ragione, e ci dispiace. Noi avremmo voluto che la relazione del presidente Martoni avesse detto "è tutto a posto, da domani iniziano i lavori", ma così non è. Abbiamo allora perso tempo, abbiamo perso energie e il problema rimane irrisolto. A questo punto, caro presidente del gruppo Ds Silenzi, con buon senso rispetto a un problema importantissimo che non è di sinistra, di destra o di centro ma è un problema vitale per la provincia di Macerata, facciamo un ragionamento, cominciamo a ragionare sulle cose serie senza sparare a pallettoni a destra e a sinistra, affrontiamo con serietà questo problema e ognuno faccia la propria parte. Noi, per quanto ci riguarda ci impegneremo affinché a livello nazionale si riesca a dire una parola utile su questo problema, ma il Presidente della Giunta e il presidente della Provincia di Macerata facciano la loro parte. Non possono essere assenti dopo sette-otto anni che sono al governo della Regione Marche e criticare, dopo un anno criticare il Governo Berlusconi. Cos'ha fatto il Presidente D'Ambrosio in questi 7-8 anni? Di cosa si è occupato? E' la prima volta che sente parlare di questo problema? Siamo seri e affrontiamo questo problema.
Il nostro non è uno sfogo, ma Forza Italia denuncia con forza l'esistenza di questo problema. Forza Italia è disposta a collaborare con questo Governo regionale e con il governo della Provincia di Macerata per risolvere questo annoso problema. Se c'è disponibilità da parte del Governo regionale e di quello provinciale noi siamo pronti, purché ci sia veramente volontà, non dire "oggi affrontiamo questo problema per far ricadere, tra un anno o due, responsabilità sul Governo di centro-destra attuale". Se c'è questa onestà politica di partenza, ci trovate disposti a collaborare, se invece c'è una malafede politica che tende a colpire il Governo nazionale Forza Italia denuncerà sempre e comunque queste situazioni.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Caro presidente Martoni, inizio così l'intervento per una volta saltando il riferimento al Presidente e ai colleghi, perché sento di dovermi rivolgere a Martoni che ha svolto un compito d'ufficio esatto, preciso, secondo il mandato conferitogli dalla maggioranza, ma con un grande imbarazzo e — permettimelo Martoni, come collega ed amico — senza passione, perché era molto difficile assumere un compito di questo genere, discutendo de minimis, perché la povertà di questa relazione è di fronte agli occhi di tutti. Non so — non è mio costume, di solito riferirmi ai funzionari, non è una cosa corretta perché debbono rispondere i politici. Questo avviene per i sindaci, per l'Esecutivo regionale, per tutti i livelli di governo — se sono stati i funzionari, i tecnici a dare a Martoni e alla Commissione una relazione così povera e che non si vedeva l'ora di chiudere in re facciate di una miseria unica per chi aspetta di sapere qualcosa di più.
Non dimentichiamo che chi aspetta di avere chiarezza è un'intera comunità, mezza provincia, ma anche il territorio a cavallo tra due province come minimo, tra due regioni, tanti Comuni e Comunità montane. Noi non siamo stati, oggi, così demagoghi da sollecitare la presenza in tribuna del pubblico che poteva essere interessato, perché forse avrebbe sviato il metodo del dibattito più concreto, ma presidente Martoni, si evidenzia oggi che la richiesta partita allora da Grandinetti, dal sottoscritto, dagli altri colleghi della Casa delle libertà di una Commissione d'inchiesta era la richiesta più giusta, perché oggi, a distanza di un anno purtroppo abbiamo solo queste tre pagine — te lo dico fraternamente — che sono povere perché carenti rispetto a degli elementi molto semplici che adesso vi illustrerò.
Avevamo richiesto un'audizione urgente nella Commissione della Comunità montana che, non si dimentichi, è il soggetto che ha conferito l'incarico di progettazione, spendendo anche risorse. Sarebbe quindi stato opportuno, così come abbiamo sentito gli altri soggetti e chi ci ha detto clamorosamente che non c'era più problema, si poteva anche murare l'ingresso della galleria, che si fosse sentita la Comunità montana. Se questo fosse successo in un'altra regione italiana saremmo andati sicuramente su tutte le pagine nazionali...
Giulio SILENZI. ...chi te l'ha detto?
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Il capo dipartimento dell'Anas.
Giulio SILENZI. Avete potere voi, state governando...
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Il problema è che l'ha detto un anno fa. Ma non ha neanche colpa lui, lui ha riferito una situazione precedente, anzi è stato anche molto sincero, perché ha detto "così stanno le cose, non rimane altro che murare". Non ne faccio una colpa all'ing. Fagioli, ci mancherebbe, è stato fin troppo spontaneo. Quindi non abbiamo ascoltato la Comunità montana, abbiamo fatto convegni ai quali sono intervenuti assessori alla viabilità delle due Regioni, è passato un altro anno e mezzo. Abbiamo riscontrato che nel momento del passaggio delle competenze agli enti regionali e provinciali ai sensi della "Bassanini" quei progetti — sono due — sono rimasti fermi al compartimento Anas per oltre dieci mesi, prima che passassero di competenza. Questa era la prima cosa da sottolineare: sono rimasti fermi proditoriamente dieci mesi al compartimento Anas, a causa di chi? potevano andare avanti. Le competenze tra il giorno e la notte passano, ma fino allora abbiamo una inadempienza, un ritardo e una omissione di circa dieci mesi. (Interruzione). Non ho capito perché Silenzi si senta toccato direttamente da una critica, sto ragionando. Stiamo parlando, Silenzi, di atti precedenti il 2001. Sono d'accordo a indagare su tutto quello che avverrà da adesso in poi se siamo d'accordo a indagare su tutto quello che è avvenuto prima.
Giulio SILENZI. Certo... Ci mancherebbe.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ma non lo facciamo...
L'altro aspetto clamoroso che mette in imbarazzo Martoni, secondo me riguarda il fatto che la relazione tecnica giunta alla IV Commissione è solo quella del servizio trasporti, quindi la domanda che faccio è la seguente: solo il servizio trasporti si è occupato, nella Regione Marche, del traforo del Cornello? O non anche lavori pubblici, ambiente? E aggiungo di più: c'è scritto che la Regione, in fondo, doveva intervenire solo per il finanziamento. Non è vero, lo ripeto per il verbale, non è vero, perché la Regione Marche ha nominato responsabile del procedimento, ha partecipato a conferenze di servizio, abbiamo atti, delibere, nomi e cognomi di riunioni di persone che per conto della Regione hanno valutato il progetto, l'hanno difeso a Roma, l'hanno difeso a Perugia, l'hanno difeso col Dicoter. Nomi e cognomi di Pantaloni, di Alba... Come fa Pasquini a dire che la Regione interviene soltanto per il finanziamento? Ma scherziamo? Un approfondimento era necessario.
C'è scritto qui: "ai sensi del Dpr 616, articoli 80, 81, 82, 83, 84". Ha partecipato, la Regione, da 20 anni alla delibazione dei progetti, all'approfondimento, alla loro difesa nelle sedi competenti, e si dice oggi che la Regione deve intervenire solo per il finanziamento? E' completamente infondato.
Silenzi dice "prendiamo ciascuno di noi gli atti di cui siamo responsabili, a partire dal Governo nazionale. Voglio precisare a Silenzi una volta per tutte, dato che siamo a metà legislatura, che ho fatto il sindaco della Democrazia cristiana nella "prima Repubblica" e nella provincia di Macerata il sindaco che rompeva le scatole di più al Governo in cui c'era la Democrazia cristiana era il sottoscritto. Perché non faccio alcun problema di colore! Se c'è un esecutivo Ds dovrebbe fare un passo indietro per difendere la propria comunità. Quindi, se oggi mi si chiede se ho qualche remora a rimproverare, protestare con il Governo Berlusconi, per me è veramente aria fritta, perché non ho alcun problema, qualunque Governo ci sia sopra la mia testa. Per educazione politica non sono abituato ad avere padroni e siccome padrone non era la Dc, non era il Partito socialista, non sono i Ds, non è neanche Berlusconi, per quanto mi riguarda, quindi ti assicuro che se c'è da accertare responsabilità, da protestare, da mettere i trattori davanti a Palazzo Chigi mi ci trovi, non ho alcun timore reverenziale: non l'avevo prima, figuriamoci adesso.
Domanda: è stata formalizzata un'istanza ai sensi dell'art. 25 del Dpr del 1957 per la formazione del silenzio, ai fini di constatare se trattasi di silenzio-rifiuto e quindi ai fini di introdurre tutte le azioni presso il Tar e la giustizia amministrativa a tutela degli interessi legittimi di quegli enti e di quelle comunità. Cosa fa l'Esecutivo regionale? Ha fatto trascorrere il periodo per la formazione del silenzio? Ha fatto opposizione a questa istanza? Vorremmo sapere con certezza che cosa ne è dell'istanza formalizzata per tutela del proprio territorio e delle proprie comunità di residenti e abitanti da parte della Comunità montana dell'alta valle del Potenza.
Questa è la parte tecnica, il motivo per cui, presidente Martoni, hai assolto a un compito che la maggioranza ti aveva assegnato, quasi invitandoti a fare in fretta e a non scrivere relazioni che potessero evidenziare omissioni o noncuranze. Io non ho parlato mai di malafede, non voglio parlare di malafede, però c'è sempre una scala di valori e dovete ammettere che nella scala dei valori il traforo del Cornello e la viabilità dell'alta valle del Potenza, per l'attuale maggioranza, per l'Esecutivo regionale attuale è a uno dei livelli più bassi. Se questo si ammettesse non ci sarebbe alcun problema, perché ogni amministratore è giusto che abbia una scala di valori, non tutti si possono accontentare, quindi se nella scala di valori di questa maggioranza e di questo Esecutivo quella viabilità è agli ultimi posti non lo potrei assolutamente rimproverare. Certo non sarei d'accordo, ma come metodo non potrebbe essere una fonte di rimprovero. Vi assicuro che da quelle popolazioni avete oggi un rimprovero forte perché nel 2000 amministratori della sinistra e del centro-sinistra — dato che spesso parliamo di promesse elettorali che anche a me danno fastidio quando sono eccessive — hanno fatto ben altre promesse a quelle popolazioni. A distanza di due anni dobbiamo constatare una noncuranza, una negligenza che, ripeto, non saranno di malafede, saranno collegate a una scala di valori che però vi inchioda oggi alla responsabilità di dare una risposta e una chiarezza.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. La relazione del compagno Martoni, così precisa anche negli allegati smantella il maldestro tentativo di una parte del centro-destra di fare del polverone e della demagogia rispetto ad una "incompiuta" che oggi va completata. Tuttavia quella relazione oggi, al di là della strumentalizzazione e della maldestra demagogia, rappresenta uno strumento molto più rapido, molto più serio di una Commissione d'inchiesta che avrebbe lasciato il tempo che avrebbe trovato e nello stesso tempo avrebbe lasciato irrisolto il problema, perché in realtà la strumentalizzazione di quel problema oggi, per voi, cari colleghi, è un boomerang, perché avete promesso e sbandierato a destra e sinistra che nelle Marche sarebbero arrivati soldi a palate anche se il vostro presidente del Consiglio si era dimenticato di tracciare, sulla cartina di "Porta a porta" delle strade nelle Marche.
In realtà ci sono due "incompiute" in quella zona, che non è una zona depressa, degradata e sottosvliuppata come la volete far passare, non è onorevole dire questo per quelle popolazioni e per quelle realtà. Sono popolazioni e realtà operose che certamente hanno necessità di infrastrutture, che devono incrementare lo sviluppo, che tuttavia non hanno nulla da invidiare a nessuno e, ripeto, non è serio far passare quelle popolazioni di serie B. Due "incompiute": la statale 77 e il passo del Cornello. Se aveste avuto più memoria avreste potuto fare una riflessione prima, con una previsione più appropriata, perché in realtà quel traforo forse non serviva, lo dico con un punto interrogativo, perché si era in un'altra fase, nella fase in cui bastava iniziare i lavori, fare i progetti dare appalti a ditte compiacenti e poi "chi si è visto si è visto". Oggi, viceversa, siamo nella necessità di portare a compimento quelle opere che costano miliardi e miliardi e che vedono nelle competenze regionali, in questo federalismo senza risorse una delle possibilità più difficili.
Ci sono stati diversi fatti: in primo luogo i progetti che sono stati fatti dalla Comunità montana dell'alta valle del Potenza; gli appalti venivano fatti dall'Anas. All'interno di questa operazione c'è stata una controversia tra i soggetti appaltanti e le ditte. Questa controversia che ha avuto e ha tuttora tempi lunghi e lunghissimi, ha fatto sì che nel frattempo i fondi dell'Anas sono stati destinati ad altre parti, ma quelle denunce tra gli appaltatori e le ditte appaltanti non possono essere risolte dalla politica quando esse hanno a che fare con la magistratura ordinaria, quindi se ci sono fatti a vostra conoscenza di malaffare non bisogna chiedere le commissioni d'inchiesta ma portare la denuncia alla magistratura ordinaria.
Dopo questi fatti, questi ritardi hanno causato la distrazione oggettiva dei fondi; non dolosa ma virtuosa, perché era giusto che nel frattempo i soldi dello Stato venissero allocati in altre parti.
Nel frattempo le competenze erano passate a più soggetti, perché con la modifica del titolo V della Costituzione e ancora prima, la viabilità, anche la grande viabilità come quella statale non sono più di competenza statale. Le competenze all'inizio sono state regionali e all'inizio la Regione non solo si è limitata a dare qualche soldo qua e là ma ha erogato contributi significativi agli enti locali per le progettazioni, perché senza le progettazioni non possono essere fatte le opere. Nel frattempo la concretizzazione delle nuove competenze, che non sono più della Regione ma anche delle Province che assumono su di loro le strade ex statali ha portato a controversie e scelte politiche anche discutibili, di chi non ha voluto o non ha potuto passare su di sé le strade che prima erano statali e dovevano diventare provinciali.
Nelle previsioni della Giunta regionale e di questa maggioranza il traforo del passo Cornello non rappresenta più una priorità? Noi crediamo di sì, crediamo che essa sia ancora una priorità, non solo perché quel traforo ormai va completato, ma perché nel concreto e non a chiacchiere, la Regione ha fatto atti significativi, ha previsto nell'accordo istituzionale di programma a seguito del terremoto del 1997, 5 milioni di euro come volano affinché anche lo Stato, l'Anas o l'agenzia dell'Anas potessero in qualche modo intervenire per completare queste opere.
Vorrei ricordare a chi ancora descrive quelle zone come degradate o da Quarto Mondo, che la Regione Marche, il Consiglio ha deliberato attraverso una proposta della Giunta, proprio per quelle zone, oltre i fondi della ricostruzione, circa 700 miliardi di vecchie lire per un volano complessivo dello sviluppo, dall'agricoltura all'industria, all'artigianato, alla cultura. Questi sono fatti, cifre e non chiacchiere. Purtroppo oggi siamo in una nuova fase dove c'è difficoltà ad intervenire perché le nuove competenze formali da un lato ci sono, ma quelle sostanziali tardano a venire.
Quindi, in definitiva, sgombrato il campo dalla demagogia, dalle chiacchiere e dagli attacchi infondati occorre chiedere — come richiamava il collega Massi che in un tratto del suo intervento, peraltro non condivisibile, aveva uno sprazzo di lucidità — che ci si attenga ad aspetti istituzionali, quindi gli impegni della Regione vanno mantenuti, se possibile incrementati per il futuro, ma al tempo stesso bisogna chiedere con forza anche allo Stato centrale, attraverso la nuova agenzia fondi necessari affinché queste opere vengano completate.
Queste sono le cose serie da chiedere e da fare. Noi ci attestiamo su questo fatto, perché la Commissione d'inchiesta avrebbe portato solo un altro inutile polverone.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.
Fausto FRANCESCHETTI. Una parte almeno degli interventi dell'opposizione ha cercato di riportare il dibattito di oggi a qualche mese addietro, cioè ha cercato di riportare il dibattito sulla questione "Commissione d’inchiesta sì-Commissione d'inchiesta no". Penso che oggi noi non dobbiamo riaprire questo dibattito, non solo perché il Consiglio regionale su questo si è espresso in maniera inequivocabile e sulla base di quella decisione la IV Commissione ha lavorato per fare un'indagine conoscitiva che giustamente il presidente della stessa Commissione ha riportato in tutte le sue parti, ma soprattutto credo che non vada ripreso questo dibattito che ci porterebbe ad un nulla di fatto e credo anche che questa posizione di parte dell'opposizione in qualche modo mascheri un imbarazzo nell'entrare nel merito della questione. Primo perché il ruolo che ha svolto la Regione in questi anni sulla questione del traforo del Cornello è stato inattaccabile sotto tutti i punti di vista. Secondo, perché oggi c'è una responsabilità da parte dell'opposizione che è opposizione qui in Consiglio regionale ma che governa il Paese da più di un anno. In questi ultimi mesi e giorni, per esempio, abbiamo sentito il viceministro Baldassarri andare in giro per tutte le Marche, promettere mari e monti sulla viabilità dappertutto, ma non abbiamo mai sentito il viceministro Baldassarri dire una sola cosa riguardo al traforo del Cornello.
Carlo CICCIOLI. E' giusto: si dicono solo le cose che si possono fare. Mi sembra una persona seria.
Fausto FRANCESCHETTI. C'è allora un problema che riguarda il Governo nazionale su questa questione della grande viabilità che dà ragione a quello che io pensavo, cioè che 'è un vostro imbarazzo nell'affrontare nel merito la questione stessa.
Penso che il presidente della IV Commissione ha illustrato nel dettaglio le risultanze di questa indagine conoscitiva, portando in evidenza alcune questioni che voglio riprendere solamente per sottolinearle: intanto i ruoli diversi che sono stati assunti nel corso di tutta questa vicenda. Il ruolo della Regione è stato, nella prima fase soprattutto, di finanziatore di una parte dei progetti, di contributi per finanziare i progetti, la responsabilità delle Comunità montane era quella di fare il progetto mentre il finanziamento e l'appalto erano compito dell'Anas. Queste sono questioni precise.
E allora quali sono i due punti essenziali di tutta la vicenda? Uno è il fatto che a un certo momento, tra la ditta appaltatrice e l'Anas che aveva appaltato i lavori si è aperto un contenzioso che è durato, a detta dello stesso rappresentante dell'Anas in Commissione, diversi anni e che ha avuto la sua conclusione appena tre anni fa, nel 1999. Nel frattempo, per ammissione dello stesso rappresentante dell'Anas in Commissione, i fondi destinati al traforo del Cornello dall'Anas stessa erano stati stornati verso altre opere, per cui oggi quell'opera lì non ha alcun finanziamento a livello nazionale da parte dell'Anas.
Questi sono i due punti cardine della relazione che ha fatto il presidente Martoni dai quali non è possibile prescindere.
Se vogliamo uscire dalla demagogia dobbiamo affrontare il problema per quello che è, cioè un problema molto complesso per la mole di investimenti — si parlava di investimenti che sfiorano i 150 miliardi per completare quell'opera e che abbisognano di finanziamenti a livello nazionale, perché nessuno può pensare che quelle cifre possano essere coperte dalla Regione o da istituzioni a livello locale — sia per l'impatto ambientale che non va trascurato. E' un problema complesso perché non riguarda solo la Regione Marche ma riguarda direttamente anche la Regione Umbria e non è indifferente l'atteggiamento di quella Regione rispetto alla risoluzione complessiva del problema.
Dobbiamo anche fare una riflessione che va al di là della questione del Cornello e che riguarda le trasversali che collegano le Marche all'Umbria, verso il Tirreno. Siamo in presenza non di una "incompiuta" ma di cinque "incompiute" collocate nelle diverse province marchigiane. Credo allora che una riflessione su questa questione importante, da parte del Consiglio regionale va fatta.
Termino questo mio breve intervento per dire che da parte della Regione Marche c'è sempre stata massima trasparenza su questo, è stato ricordato e voglio sottolinearlo per dire che nell'accordo istituzionale di programma sulle vicende che riguardavano il terremoto la Regione Marche ha indicato in quell'accordo di programma 10 miliardi quale contributo per portare avanti l'opera di cui questo pomeriggio noi discutiamo. C'è quindi stata una volontà, rimane questa volontà politica, è un problema che va affrontato nella sua completezza in termini di priorità, in termini di finanziamenti ed è chiaro che su questo, soprattutto sull'aspetto finanziario un ruolo fondamentale spetta a quelli che dovranno essere i finanziamenti a livello nazionale che, se c'è volontà politica da parte del Governo dovranno essere garantiti.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.
Luciano AGOSTINI. Un breve intervento, perché è ancora vivo in me il ricordo della discussione che facemmo in questo Consiglio regionale quando approvammo il piano Anas 2000-2002. In quell'occasione, oltre che prendere atto dell'ormai annoso deficit infrastrutturale delle Marche, si parlò anche del traforo del Cornello, si disse che tutto ciò che la Giunta regionale aveva fatto e programmato era assolutamente insufficiente e che si dovevano risolvere in breve tempo molte delle questioni poste in essere soprattutto per sbloccare una situazione che risultava essere difficile.
Non voglio entrare in polemica, non voglio fare quello che fu fatto da parte dell'opposizione l'ultima volta, ma è giusto che quando si parla ognuno si assuma le responsabilità di ciò che si dice. Ricordo l'intervento del Vicepresidente Grandinetti, che disse, tra l'altro — l'abbiamo agli atti — "ho parlato direttamente con il capo dell'opposizione on. Berlusconi il quale mi ha promesso che venti giorni dopo l'insediamento del suo Governo il problema del traforo del Cornello sarà risolto". Intanto è passato più di un anno dall'insediamento di quel Governo, il problema del Cornello rimane intatto, tra l'altro prendendo atto che dai segnali fatti nelle trasmissioni televisive dei programmi del Governo nazionale circa le opere infrastrutturali, non viene tenuto in considerazione il traforo del Cornello, né colui che nelle Marche sta riproducendo quel modello politico — cioè gira nelle province con foglio e carta andando a indicare quali sono i grandi programmi di sviluppo infrastrutturale per le Marche — ha in qualche modo mai inserito in alcun pezzo di carta e con alcun segno di matita il traforo del Cornello. Quindi oggi prendiamo atto che quello che allora disse l'opposizione non è risultato vero, e anche allora si dissero bugie.
Presidenza del Vicepresidente
GIUSEPPE RICCI
Lo dico con una certa veemenza perché ho sofferto quel dibattito, ero io il responsabile di quella programmazione e gli sforzi che qui sono stati fatti, sforzi che ha fatto la Giunta regionale a fronte delle poche risorse che c'erano, di portare avanti tutto l'insieme del deficit infrastrutturale, compreso il traforo del Cornello, da parte del Governo nazionale è stato completamente disatteso. Questo, secondo me, deve far riflettere, intanto, affinché nel prosieguo non ci siano estremizzazioni nelle promesse ma ci deve essere più responsabilità. L'azione di governo richiede responsabilità, e lo voglio ricordare a coloro che oggi vorrebbero ancora inchiodare l'azione del governo regionale a una sua responsabilità di inefficienza rispetto a questo.
Dopodiché noi non abbiamo mai abbandonato quella programmazione, abbiamo cercato di sollecitare i problemi derivanti dal blocco di una contestazione tra l'ente appaltatore Anas e ditta appaltatrice; abbiamo cercato di sollecitare la soluzione di quel problema, perché lì si bloccavano il percorso procedurale, i lavori e i relativi finanziamenti. Abbiamo messo nella nostra programmazione a breve termine — l'abbiamo inserito nell'accordo quadro sulla viabilità — un finanziamento per coprire la parte residua delle Marche. Ricordo a chi non conoscesse tanto bene quel lavoro, che il traforo del Cornello nella parte marchigiana è assolutamente minore rispetto alla parte di competenza — chiamiamola così — della Regione Umbria. Così come la Regione Marche ha assunto l'iniziativa, insieme alla Regione Umbria, di dare definizione a quel problema facendo un incontro con i consiglieri regionali, con l'assessore dell'Umbria, e lì trovammo alcune possibilità di carattere finanziario sulla legge del terremoto ma quest'opera è stata completamente ignorata da parte del Governo nazionale, né compare sulla "legge-obiettivo" con cui si vorrebbe fare la programmazione infrastrutturale nazionale sulle grandi opere.
Di fronte a questo penso che dobbiamo con più moderazione cercare di costruire e continuare, così come ha fatto il Governo regionale sulla strada del buon senso, ricercando un'intesa con la Regione Umbria, sollecitando il Governo a dare i finanziamenti per completare un'opera, anche attraverso i fondi residui dell'Anas che sono sempre e comunque una riserva la cui trasparenza è e rimane insufficiente. Può anche essere questa la strada, ma il Governo deve andare a metterci rapidamente le mani.
Da questo punto di vista ritengo che l'azione che il Governo regionale ha compiuto fa rimanere l'opera del traforo del Cornello in tutta la sua importanza, così come noi timidamente cercammo di dire che invece di cercare le grandi opere faraoniche a pochi chilometri di distanza, forse sarebbe stato utile tentare di portare avanti tutti insieme le opere e il deficit infrastrutturali. No, lì si è scelto di dare tutto su un'opera e niente su un'altra. Noi non siamo contrari a che la 77 si faccia a 4, 5, 6 corsie, ci mancherebbe altro. Ma dobbiamo sapere che questo fa pesare l'ago della bilancia da un'altra parte perché altre opere già iniziate non vengono portate avanti.
Da questo punto di vista voglio ancora richiamare alla responsabilità l'opposizione, perché è troppo facile gridare quando non si hanno responsabilità di governo, ma ci vuole moderazione, perché le bugie hanno le gambe corte. I 20 giorni promessi dal Vicepresidente Grandinetti sono trascorsi abbondantemente, anche se è persona di buon senso e non ho assolutamente motivo di dubitare che Berlusconi gli avesse detto che dopo 20 giorni dall'insediamento si sarebbe occupato del traforo del Cornello. Non posso e non voglio dubitare di quello che diceva il Vicepresidente Grandinetti, ma questo...
Fabrizio GRANDINETTI. E' la tragedia di un uomo ridico...
Luciano AGOSTINI. L'hai detto tu, Grandinetti.
Fabrizio GRANDINETTI. Che lavoro fai nella vita? Fai il funzionario di partito?
Luciano AGOSTINI. Esatto, e me ne vanto...
Fabrizio GRANDINETTI. Fai il fannullone nella vita, e poi te ne vai a...
Luciano AGOSTINI. Me ne vanto. Fannullone sarai tu, Grandinetti.
Fabrizio GRANDINETTI. Fannullone sei tu.
Luciano AGOSTINI. Tu l'hai detto, c'è scritto nei resoconti che il tuo "padrone"...
Fabrizio GRANDINETTI. Ma che resoconti... Sei un fannullone...
Luciano AGOSTINI. ...Il tuo "padrone" ti aveva detto che dopo 20 giorni sai sarebbe fatto il traforo del Cornello...
Fabrizio GRANDINETTI. Non dire stupidaggini... Che lavoro fai nella vita?
PRESIDENTE. Collega Grandinetti, la prego di non interrompere...
Luciano AGOSTINI. ...l'hai detto tu, vatti a rileggere ciò che hai detto, vattelo a rileggere.
Fabrizio GRANDINETTI. ...non hai mai lavorato...
PRESIDENTE. Collega Grandinetti.
Luciano AGOSTINI. ...perché quando qualcuno te lo fa rimarcare...
Fabrizio GRANDINETTI. ...sei un incompetente
PRESIDENTE. Grandinetti, la prego di non interrompere, poi magari potrà intervenire...
Luciano AGOSTINI. ...ti brucia, caro Grandinetti, l'hai detto tu.
PRESIDENTE. Grandinetti, poi magari potrà intervenire per dichiarazione di voto.
Luciano AGOSTINI. Hai perso il tuo solito aplomb...
Fabrizio GRANDINETTI. ...vai a lavorare. A lavorare dovete andare. Avete perso le elezioni, lavorare dovete, la-vo-ra-re!
Luciano AGOSTINI. Grandinetti... Grandinetti...
Giulio SILENZI. ...c'è un problema di presidenza!
PRESIDENTE. Cosa devo fare? Mi dica lei cosa devo fare. Lo sto richiamando suonando continuamente il campanello. Viene lei a fare da forza pubblica?
Fabrizio GRANDINETTI. Silenzio, Silenzi. Parlo anche di te.
PRESIDENTE. Sto richiamando il collega Grandinetti, non posso chiamare la forza pubblica. Le interruzioni ci sono state più volte in aula, la prego di stare calmo.
Luciano AGOSTINI. Presidente, posso finire?
PRESIDENTE. Collega Grandinetti, la sto invitando...
Giulio SILENZI. ...c'è un problema di dignità...
PRESIDENTE. Non interrompa, Silenzi! Lei faccia il suo lavoro.
Giulio SILENZI. ...non si può offendere un assessore.
PRESIDENTE. La sto invitando a non interrompere... (Interruzioni da parte dei consiglieri Silenzi e Grandinetti)
Luciano AGOSTINI. Presidente, posso continuare?
PRESIDENTE. Stavo dicendo al collega Grandinetti che, se vuole, potrà poi intervenire per dichiarazione di voto. Prego, Agostini...
Fabrizio GRANDINETTI (a Silenzi). ...le stupidaggini...
Luciano AGOSTINI. Evidentemente una persona seria — così viene ritenuta — come...
Giulio SILENZI. ...sospenda la seduta. Il Vicepresidente non si può permettere di offendere l'assessore in questa maniera.
PRESIDENTE. L'assessore ha la possibilità di replicare anche per fatto personale, è chiaro?
Fabrizio GRANDINETTI. Ho lo stesso diritto che hai tu di interrompere, lo stesso diritto!
PRESIDENTE. C'è la possibilità di rispondere anche per fatto personale. Se Grandinetti ha offeso l'assessore, l'assessore ha la possibilità di intervenire anche per fatto personale.
Luciano AGOSTINI. Ma non c'è problema...
PRESIDENTE. Silenzi, lei non si preoccupi di gestire la seduta. Io ho richiamato più volte Grandinetti come qualsiasi altro collega abbia in più occasioni interrotto. Quindi non sto assolutamente prendendo le difese di un collega, sto semplicemente dicendo al collega Grandinetti che se vuole può intervenire per dichiarazione di voto e sto dicendo ad Agostini di proseguire. La prego, Silenzi, di fare la sua azione per evitare che l'aula si surriscaldi. Prego, Agostini.
Luciano AGOSTINI. Non c'è problema...
Carlo CICCIOLI. ...Agostini è un po' provocatore...
Luciano AGOSTINI. Consigliere Ciccioli, si vada a rileggere l'intervento del Vicepresidente Grandinetti in occasione della discussione del piano triennale 2000-2002 e leggerà testualmente le parole che qui ho riferito. Dopodiché, per il fatto che una persona seria o considerata tale, come il Vicepresidente Grandinetti, abbia perso la sua bonomia di fronte a chi gli ricordava ciò che lui ha detto, evidentemente il sottoscritto pensa di aver toccato nel vivo, pensa di aver riletto all'indietro un momento di un dibattito richiamando a più responsabilità. Quindi, proprio per questo...
Roberto GIANNOTTI. ...hai parlato del suo "padrone"...
Luciano AGOSTINI. Io ho parlato del suo "padrone" quando lui ha iniziato ad insultare, Giannotti...
PRESIDENTE. Giannotti, aveva la possibilità di intervenire anche lei.
Luciano AGOSTINI (a Grandinetti). ...dopo che tu hai iniziato ad offendere. Dopo ho detto questo.
Il fatto che il Vicepresidente Grandinetti se la sia presa tanto a male, evidentemente dà ancora ragione... Ma è scritto agli atti ciò che lui disse in quella occasione...
Fabrizio GRANDINETTI. Governate voi... State dissanguando le Marche.
Luciano AGOSTINI. ...sul traforo del Cornello. Dopodiché non mi offendo...
Fabrizio GRANDINETTI. Il fatto è che mettete solo tasse.
PRESIDENTE. Invito i colleghi a tenere un comportamento, come si è sempre tenuto in quest'aula, che può essere a volte infuocato per un attimo, ma poi a ritornare alla calme, tutti, maggioranza ed opposizione.
Luciano AGOSTINI. ...dopodiché io non mi offendo, anche se le cose che il Vicepresidente Grandinetti ha detto travalicano la normale dialettica. Rammento al consigliere Grandinetti che non sono mai andato a chiedere né l'elemosina né qualcos'altro presso di lui o non ritengo che lui sappia altre cose, per cui ho vissuto sempre del mio onesto lavoro, che lui lo possa condividere o meno. Guardi il suo e guardi dentro la propria casa. E' poco utile, nella normale dialettica, presidente Giannotti, che si vada a guardare dentro casa d'altri se non si hanno elementi sufficienti per poter dire cose vere. Ma non me la prendo, proprio perché considerando l'aplomb inglese del Vicepresidente Grandinetti, il fatto che l'abbia perso mi conforta e mi dà soddisfazione politica.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Inizio l'intervento dicendo che un conto sono la polemica e le valutazioni politiche che possono essere anche estreme, come in quest'aula abbiamo assistito molte volte, un conto è l'offesa personale.
Luciano AGOSTINI. Non abbiamo mai tirato i pacchi di carta. (Interruzioni)
Gilberto GASPERI. ...avete chiamato le forze dell'ordine...
Giulio SILENZI. Posso continuare, Presidente? Grazie.
Un conto sono le offese di natura personale. Nono sono valutazioni. Nessuno in quest'aula si può permettere di sindacare il lavoro di ognuno di noi, di esprimere giudizi personali. Io richiamo la presidenza del Consiglio, perché non è questione di fatto personale od altro, ma nessuno si può permettere questo, tanto più un rappresentante dell'istituzione, un Vicepresidente. Mi auguro che Grandinetti chieda scusa del suo comportamento, che non è usuale, proprio perché ha questo aplomb che molte volte lo caratterizza. Penso che si renda conto che è andato fuori da quello che è possibile fare in un'aula consiliare, parlamentare e che i Presidenti dell'aula non possono far finta che nulla sia successo. (Interruzione). Procaccini, l'attacco politico è una cosa scontata...
Cesare PROCACCINI. Condivido.
Giulio SILENZI. ...la valutazione del gusto o del non gusto è soggettiva. Ma l'offesa personale è altra cosa. Questo limite chi lo deve garantire se non chi dirige i lavori? Se si oltrepassa questo limite o è consentito per qualcuno, andiamo su un terreno che non ha nulla a che vedere...
PRESIDENTE. Silenzi, sono costretto a interromperla, perché lei sta intervenire nel merito della conduzione dei lavori di questa presidenza, quindi prego un attimo di sospendere...
Giulio SILENZI. Certo, sono obbligato a discuterne e avrei...
PRESIDENTE. Prego di sospendere l'amplificazione al consigliere Silenzi, perché la presidenza deve parlare.
Giulio SILENZI. Avrei gradito che l'avesse fatto prima...
PRESIDENTE. Siccome lei sta continuando a chiamare in causa questa presidenza, le ricordo che questa presidenza ha interrotto ripetutamente il collega Grandinetti nel momento in cui inveiva in maniera inopportuna nei confronti del collega Agostini. Ho suonato più volte il campanello, l'unico argomento che restava a disposizione di questa presidenza era la richiesta di espulsione di un consigliere dall'aula. Mi sembra che non siamo mai arrivati — perlomeno in dodici anni di storia di questo Consiglio che io ricordo — alla richiesta di espulsione di un consigliere dall'aula, quindi mi sono rimesso alla correttezza dei colleghi, al buon senso dei colleghi, in questo caso al buon senso dell'assessore Agostini che ha saputo cogliere un eccesso da parte del collega Grandinetti, ho richiamato il collega Grandinetti a non eccedere, invito lei ad usare altrettanta serenità, perché non credo che in questo momento occorra surriscaldare gli animi. Quindi credo che la conduzione sia stata, come in mille altre occasioni, al limite rispetto a delle situazioni di grande disagio che la presidenza prova, ma tenendo conto della necessità di garantire la prosecuzione dei lavori, dopodiché il collega Agostini, se avrà voglia, avrà opportunità di replicare al collega Grandinetti, quindi mi auguro che il collega Grandinetti — se lo vorrà — voglia scusarsi per un eccesso nei toni e nel linguaggio che ha usato nei confronti del collega Agostini. Invito lei a tenere un atteggiamento che possa evitare ulteriori momenti di scontro.
Giulio SILENZI. Ritengo che la questione non poteva passare sotto silenzio. Avrei preferito un'azione più energica che non arrivasse all'espulsione ma un'azione più energica che ponesse fine a una serie di insulti continuati. Non voglio surriscaldare nulla, voglio richiamare l'attenzione al rispetto dell'aula e di ognuno di noi.
Per quanto riguarda la relazione del presidente della IV Commissione un comma che mi sembra la chiave di lettura della vicenda "Commissione d'inchiesta": "La Regione, in sostanza, si è limitata a contribuire al finanziamento dell'attività di progettazione dell'opera e non è entrata nel merito delle procedure in quanto le stesse risultavano di competenza diretta dell'ANAS".
Vi sono stati ritardi, inadempienze, atti illegali o quant'altro che qui si adombra, ma sempre sul generico. Le vostre accuse non sono mai precise, dettagliate ma generiche. Nella relazione abbiamo constatato, al di là dell'intervento di Massi che poteva lavorare nella Commissione, sollevare alcune questioni, approfondire, interrogare, richiedere al presidente Martoni ulteriori approfondimenti, ma dalla relazione risulta che è l'Anas che ha appaltato, con l'Anas c'è stato un contenzioso. La Regione non ha avuto una parte diretta di responsabilità. La Commissione d'inchiesta, per Statuto e regolamento è motivata "quando riguardi atti della Regione, di enti o aziende da essa dipendenti". L'Anas non è ente dipendente della Regione, pertanto il diniego è motivato quando diciamo "ma quale Commissione d’inchiesta dobbiamo fare se non sono atti della Regione?". Non sono atti della Regione, quindi la Commissione d'inchiesta cosa poteva fare più di quello che ha fatto la Commissione IV che ha indagato su questa vicenda? Questa è la nostra posizione che la relazione conforta.
Il problema è che non si può in quest'aula continuare a dire che si inchioda la Giunta, si inchioda la maggioranza... Su cosa? Se ci sono atti illegittimi vanno portati alla legislatura, ma al di là della generica considerazione qui non emerge nulla di concreto, caro collega Brini. Ma siccome noi vogliamo fare chiarezza propongo ai colleghi del Polo una possibilità di indagare e chiarire responsabilità, ritardi, sprechi o quant'altro. Perché l'on. Bertucci o l'on. Conti non propongono una Commissione d'inchiesta sull'Anas per il prima, per il dopo, per tutto quello che ha significato il Cornello?
Ottavio BRINI. Lo può fare anche l'on. Calzolaio.
Giulio SILENZI. Ma siete voi che dite che vi sono problemi. Brini, ti dico quello che tu hai prima detto a me: "se mi interrompi significa che ti innervosisci, quindi non sei sereno". Tu lo dicevi a me, io lo ripeto a te. I sono serenissimo su questa vicenda, anche perché non riesco a capire di che cosa stiamo discutendo. Posso capire un'opera che va completata... Ma poi, tutta questa ombra che si vuol far cadere sul Governo regionale, sulla maggioranza, quasi che si volessero coprire illeciti che sono stati fatti sul lavoro del traforo del Cornello.. Francamente non so di che cosa stiamo parlando, quali sono questi illeciti, quali sono...
Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI
Ottavio BRINI. Ma chi ha detto che ci sono illeciti?
Giulio SILENZI. Brini, il problema è che noi parliamo tra sordi, molte volte. Voi non ascoltate tutti gli interventi. Se ti rileggi il resoconto, qualcuno della minoranza ha detto che ci sono situazioni che vanno al di là. Rispetto a questo io dico che la Regione non ha competenza l'Anas è un ente autonomo ma dipendente dal Ministero, dal Governo, quindi fatevi promotori di una Commissione d’inchiesta, e io la gradirei a questo punto per capire cosa c'è dietro, perché fino ad oggi non sono riuscito a capirlo. Perché l'on. Bertucci e l'on. Conti, cioè i rappresentanti di Forza Italia e di Alleanza nazionale nel Parlamento italiano, ancor più oggi che governano, che hanno la maggioranza per cui possono accedere ai Ministeri, possono esercitare con maggiore peso una loro funzione politica non avviano un'indagine su quello che è avvenuto per il Cornello? Così vi togliete tutti questi dubbi e diradate quest'ombra che continuamente volete mettere senza entrare nello specifico e utilizzando uno strumento che possa permettere di chiamare l'Anas alle sue responsabilità.
Rispetto a questo si deve fare chiarezza, non potete chiedere alla Regione quello che la Regione non può fare. Lo può fare il Governo nazionale, richiedete questa Commissione d’inchiesta al Parlamento. Altrimenti è solo fumo, non siete coerenti, non siete conseguenti.
Vi è un problema che riguarda l'Anas delle Marche, l'Anas dell'Umbria: chi meglio del Parlamento può indagare sull'Anas? Noi non possiamo farlo. Possiamo invitarli a dire quello che ci hanno detto nella relazione, non possiamo far nulla di più, la nostra inchiesta non può andare...
Gilberto GASPERI. L'avete respinta, la Commissione d'inchiesta...
Giulio SILENZI. Gasperi, se non mi capisci te lo ripeto un'altra volta.
Noi non possiamo andare...
Gilberto GASPERI. La Commissione d’inchiesta, è stata respinta o no?
PRESIDENTE. Per favore, consigliere.
Gilberto GASPERI. Se avete respinto la Commissione d'inchiesta, è inutile che tiri fuori i dirigenti regionali di Alleanza nazionale e di Forza Italia. Come Regione potevate farla fare.
PRESIDENTE. Per favore, consigliere, non ha la parola!
Gilberto GASPERI. La prossima volta chiederò la Commissione d'inchiesta sulla bretella di Urbino.
PRESIDENTE. Silenzi, ha la parola.
Giulio SILENZI. Sono convinto che gli altri colleghi hanno afferrato il senso di quanto sto dicendo, ma lo ripeto per Gasperi. La Regione non è interessata, si è limitata a contribuire al finanziamento dell'attività di progettazione.
Roberto GIANNOTTI. Questo è il limite.
Giulio SILENZI. Tutto il resto è di competenza diretta dell'Anas.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Non è vero.
Giulio SILENZI. Se non è vero, da consigliere potevi partecipare ai lavori ed avresti avuto ,tutti gli strumenti per dimostrare che questo non è vero.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ho chiesto l'audizione della Comunità montana che...
Giulio SILENZI. O questo è falso o lo debbo assumere per vero, tanto che anche il consigliere Brini dava atto al presidente Martoni di avere fatto un lavoro egregio. Io debbo considerare che questo è vero. Se questo è vero noi non potevamo... (Interruzione del consigliere Massi). Leggo la relazione che il presidente della IV Commissione ha presentato qui.
PRESIDENTE. Prego i consiglieri già intervenuti o non iscritti a non intervenire.
Giulio SILENZI. Per diradare nubi su questa vicenda si chieda una Commissione d'inchiesta sull'Anas. Io sono d'accordissimo, perché i colleghi sanno che ormai da tanti anni, in qualsiasi veste o qualsiasi funzione abbia ricoperto in Regione, che rispetto all'Anas c'è una critica di fondo. Ritenevo, quando c'era il Governo di centro-sinistra, e ritengo, che l'Anas concepita in altri tempi va sciolta e bisogna avere il coraggio di farlo. Il Governo di centro-sinistra ha fatto un'altra valutazione, ma questo lo dicevo già quando stavamo noi al Governo, per cui non ho problemi di questo genere.
Se voi sapete cose che noi non sappiamo che giustifichino una Commissione d'inchiesta sull'Anas che ha gestito questa materia, suggerisco che i parlamentari che hanno queste informazioni promuovano una Commissione d'inchiesta, così ce la facciamo finita con il generico. Se ci sono responsabilità queste responsabilità debbono emergere, se non ci sono finiamola con questa storia, finiamola con l'addensare ombre e nubi senza capire bene su che cosa si vuol discutere.
Per quanto riguarda invece l'opera, avevo preso appunti prima dell'intervento di Agostini, ma non voglio esimermi dal dire alcune cose al collega Grandinetti. Non solo quello che Agostini ha detto — ma io non l'avrei riferito — ma io ho letto un manifesto che in campagna elettorale — quando lei è stato candidato, collega Grandinetti — diceva a quelle popolazioni che se avesse vinto Berlusconi il Cornello era una delle opere che sarebbero state completate. Documenti politici che abbiamo letto.
Capisco la difficoltà che Ciccioli evidenziava con una battuta. Baldassarri ha promesso tante opere, ma il Cornello non c'è. Forse non c'è perché tra le priorità delle Marche il Governo ha scelto la 77 e in una provincia è difficile finanziare due opere. Ecco perché Baldassarri non ne parla. Prevede ingenti finanziamenti sulla 77, non dice una parola sul Cornello. E' un'opera che si è avviata, il senso dell'intervento dell'assessore Agostini era: se il Governo si ritrova soldi senza danneggiare le altre arterie regionali che vanno ultimate, le trasversali che vanno ultimate, dalla Fano-Grosseto alla 77, alla 76, alla Salaria, se ci sono dei fondi aggiuntivi, se per il Polo delle Marche è tanto importante quest'opera, sia coerente, eserciti un'azione per ritrovare ulteriori risorse finanziarie. Di questo non si parla. Questo è il limite. Un conto è fare il dibattito quando voi eravate opposizione a livello nazionale, un conto è farlo oggi che siete forza di maggioranza, quando il Governo, tramite i ministri — dal presidente del Consiglio a quant'altri — promette grandi e piccole infrastrutture in tutte le parti del territorio nazionale. Del Cornello non si ha voce.
Noi avevamo responsabilmente individuato alcune priorità, sapendo che tutto non si può fare, quindi oggi vi richiamiamo alle promesse elettorali che non sono mantenute e vi richiamiamo ad esercitare una pressione ulteriore...
Gilberto GASPERI. Come non sono mantenute?
Giulio SILENZI. Le promesse elettorali relative al Cornello.
Gilberto GASPERI. Le ha fatte il Governo Berlusconi le promesse del Cornello?
Giulio SILENZI. Non voglio ripetere cose dette.
Gilberto GASPERI. Io avevo richiesto una Commissione d'inchiesta sulla stalla di Offida dove ci sono stati degli abusi edilizi: perché non me l'avete concessa? Concedila, poi ti accorgerai che cosa ha fatto l’ex sindaco di Offida. Abusi edilizi.
PRESIDENTE. Consigliere, per cortesia. Consigliere Silenzi, concluda, ha due minuti.
Giulio SILENZI. Parafrasando il consigliere Brini: perché mi interrompi e ti agiti così?
Gilberto GASPERI. Non mi agito, sono felice...
Giulio SILENZI. Ripeto quello che il consigliere Brini ci diceva.
C'è allora una difficoltà oggettiva; Si citava la legge obiettivo, il Cornello non è presente nelle opere che vanno finanziate. Di questo dobbiamo farci carico. Però quando si svolge un'azione di governo come si svolge a livello nazionale, richiamo i partiti del Polo, da Forza Italia ad Alleanza nazionale a prendere atto che non è più tempo di propaganda, è tempo di fatti e i fatti, per quanto riguarda il Cornello, ci dicono che il Governo nazionale non prevede quest'opera né tra le priorità né in altre parti, perché è praticamente scomparsa da ogni documento di programmazione. E allora, quando si diceva "se vincerà il centro-destra il Cornello verrà ultimato", è stata una promessa che oggi non trova i finanziamenti per poter realizzare l'opera. Questo, come forza politica non possiamo che rilevarlo dicendo che la realtà, quando si governa, è molto più complessa di quando si fanno enunciazioni che molte volte possono catturare un consenso momentaneo, ma poi entrano in una contraddizione vistosa che noi, oggi vogliamo evidenziare.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.
Roberto TONTINI. Credo che il presidente della IV Commissione Martoni abbia istituzionalmente svolto una funzione importante e una relazione che ha chiarito molte cose sul piano formale e sul piano politico di quanto è avvenuto e sta avvenendo intorno a questa partita del traforo del Cornello, quindi un plauso al lavoro svolto dalla IV Commissione. Voglio però soffermarmi rispetto alle motivazioni che hanno mosso questa iniziativa da parte del Polo, un'iniziativa che nasce nei confronti della Giunta di centro-sinistra di questa Regione nel momento in cui eravamo in presenza di un Governo nazionale di centro-sinistra, con un chiaro intento, del tutto territoriale, di cercare di mettere in mora sia la Regione Marche che il Governo nazionale.
Il tempo passa e molto spesso è galantuomo e molto spesso iniziative e posizioni demagogiche si esplicitano per quello che sono e qualche volta diventano un boomerang che si rivolta contro chi, all'inizio, lo ha proposto.
Bisogna dire con forza qual è la situazione che avevamo fino a qualche mese fa nel nostro Paese rispetto alle scelte delle infrastrutture nella nostra regione, a quello che abbiamo oggi con il Governo di centro-destra e a quello che avevamo fino a qualche mese fa con il governo di centro-sinistra. Registriamo ormai da qualche mese una presenza continua del sottosegretario Baldassarri nella nostra regione che una domenica sì e l'altra pure percorre tutto il nostro territorio promettendo in tutti i comuni e in tutte le province questa o quella strada; assistiamo ad un programma obiettivo fatto dal ministro Lunardi che fissa 250 priorità a livello nazionale sul piano infrastrutture; assistiamo al presidente Berlusconi che, nel momento in cui firma in modo demagogico, in televisione, da Vespa, il contratto con gli elettori italiani e con il pennarello indica sulla cartina le priorità della nostra regione, indica anche una totale assenza di priorità per quanto ci riguarda. Quindi abbiamo da un lato il presidente del Consiglio che nel momento in cui firma il contratto con gli elettori non indica alcuna priorità per la regione Marche, abbiamo un programma obiettivo fatto dal ministro Lunardi... (Interruzione del consigliere Gasperi). Presidente, per favore...
Abbiamo un programma obiettivo fatto dal ministro Lunardi, che fissa in 250 le priorità infrastrutturali della nostra nazione, sapendo quali e quante sono le risorse a disposizione per questa partita, del tutto insufficienti rispetto alle promesse. Questo è il quadro attuale che abbiamo.
Di converso, fino a qualche mese fa, rispetto alle 19 priorità nazionali fissate dal Governo di centro-sinistra, che molto più seriamente aveva fatto una scelta di tali priorità su cui concentrare le risorse disponibili, 2 riguardavano la nostra regione, cioè la Fano-Grosseto e l'asse attrezzato di Ancona, a cui si aggiungevano con l'accordo sul terremoto e tutte le trattative che si stavano facendo, che erano in parte sganciate ma con finanziamenti legati all'accordo sul terremoto, quelle del quadrilatero che ricomprendevano la statale 77 e la statale 76.
Questo era il quadro politico voluto da questa Giunta regionale, da questa maggioranza negli ultimi cinque anni e portato avanti con forza e con fatti acquisiti dal Governo nazionale di centro-sinistra di questo nostro Paese. Oggi ci confrontiamo, rispetto a questi fatti, con elementi chiari che avevamo di fronte, con una maggioranza di centro-sinistra di questa Regione e con una maggioranza di centro-sinistra di questo Paese rispetto alla quale era stata lanciata una battaglia, quella del traforo del Cornello, per dire "questa Regione non pensa al Cornello", sottovalutando quello che invece stava facendo complessivamente. Ora le cose si stanno ribaltando e questa iniziativa si rivolge contro, perché non solo nelle scelte del Governo nazionale non c'è il Cornello, ma rischiano di non esserci neanche tutte le altre, questa è la cosa grave. E non è serio da parte di un Consiglio regionale come il nostro pensare in questo momento a rispondere a un'esigenza particolare che rischierebbe di fissare due priorità in una provincia, con il rischio di far saltare le scelte di priorità più volte riconfermate da questa Regione rispetto ad una sete di infrastrutturale forte, grande che questa regione ha non negli ultimi 5 anni ma negli ultimi 50 anni, rispetto alle quali il Governo di centro-sinistra aveva messo un freno e aveva ribaltato, per certi versi, la possibilità in termini di scelte di priorità per potervi far fronte.
Credo che questo Consiglio regionale, se vuol svolgere fino in fondo la sua funzione di rispondere alle esigenze delle rappresentanze di questo nostro territorio, delle possibilità di competitività, di sviluppo della nostra regione, non possa attardarsi su proposte demagogiche di questo o quel territorio ma debba con forza riconfermare scelte già fatte, che sono state quelle che hanno dimostrato di voler invertire una storica tendenza che ci ha visto divisi per 50 anni, con la conseguenza di registrare un ritardo infrastrutturale, mentre in questi ultimi 5 anni, al contrario, abbiamo dimostrato la possibilità di fare qualche cosa in questa regione.
Quindi riconfermo con forza, per quanto mi riguarda, la scelta della Fano-Grosseto e dell'asse attrezzato di Ancona, la scelta del quadrilatero e su questo con forza concentrare gli intenti unitari per rispondere non all'esigenza di questo o quel territorio ma per rispondere alle esigenze complessive di sviluppo di questa nostra regione, che se insieme saremo capaci di portare avanti, così come siamo stati capaci di farlo con il centro-sinistra saremo capaci di farlo anche con il centro-destra per promuovere lo sviluppo e la competitività di questa nostra regione e per le nostre imprese.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli, quindi, per la conclusione, l'assessore Ciccioli.
Gilberto GASPERI. Presidente, io ho chiesto prima la parola.
Carlo CICCIOLI. In questo Consiglio regionale, ma suppongo a questo punto in tutti gli enti — Provincia, Comuni e non sfugge la regione, che è un ente istituzionale con una sua Assemblea legislativa — di dare tutte le colpe di opere pubbliche che non sono in fase di costruzione i cui tempi sono in ritardo, di problemi annosi al Governo di centro-destra in carica da pochi mesi. A mio parere, anche alla persona più infantile viene subito in mente che problemi molto lontani nel tempo non possono essere risolti con la bacchetta magica da nessuno. Occorre valutare se nel corso degli ultimi tempi si sia preso in carico il problema, se abbia fatto qualche passo in avanti o almeno, nei tempi compatibili con gli stanziamenti finanziari e gli iter burocratici si sta dando una soluzione.
Non per piaggeria e per difesa del nuovo Governo mi permetto di dire che i problemi complessivi delle infrastrutture marchigiani sono stati affrontati, io direi con molta attenzione, ma se posso usare un termine più pesante, addirittura con "spirito di parte" dal nuovo Governo, perché l'opportunità di avere il vice ministro delle finanze nato a Macerata, che ha fatto l'università ad Ancona, che ha cominciato la sua carriera universitaria nel nostro ateneo di economia e commercio che allora era ateneo di Urbino, sede di Ancona, ha consentito — se vogliamo usare un termine che utilizzo polemicamente: "allegro" — di fare un po' di "interessi di parte" in atti d'ufficio, nel senso che i problemi delle Marche sono entrati sia negli obiettivi del Governo sia nello stanziamento finanziario. Ovviamente non tutti, perché non era possibile. Il Cornello è una di quelle vicende annose con delle spine che per molti anni, prima nei decenni precedenti dei Governi di centro-sinistra, poi negli ultimi anni del Governo dell'Ulivo, non hanno trovato soluzione.
C'è un impegno politico forte da parte nostra a trovare soluzione, ma ovviamente esiste una scaletta di programmazione finanziaria. Questo lo dico al presidente della II Commissione, perché egli sa che esiste sempre una scaletta finanziaria. E quando si è andati a valutare le possibilità si è visto che dando fondo a tutte le risorse disponibili, "raschiando il barile" fino all'ultima lira, per le Marche in questa fase era possibile realizzare quello che è stato chiamato il "quadrilatero portante", cioè il completamento della strada che da Falconara raggiunge Fabriano e va verso l'Umbria e l'altro collegamento sul maceratese.
Poi abbiamo messo mano alla possibilità di terza corsia nella A/14. Oggi la progettazione per la A/14 arriva fino a Cattolica attraverso un meccanismo un po' ricattatorio, cioè il fatto che lo Stato, come tutti sanno, ha privatizzato le autostrade quindi non ha potere sulle autostrade stesse ma ha su di esse potere di tariffa, quindi proprio su una negoziazione delle tariffe attualmente in corso si autorizzerà un piccolissimo aumento, veramente in misura inconsistente, tra le 80 e le 100 lire a tratta che permetterà di finanziare, con una finanza di progetto, la terza corsia. Sono in corso tutta un serie di provvedimenti i cui risultati si vedranno a partire dai prossimi anni, che alla fine del quinquennio dovranno dare alle Marche un miglioramento netto delle infrastrutture.
Nella seconda finanziaria del Governo Berlusconi a cui si metterà mano da settembre, che sarà approvata entro il 31 dicembre di quest'anno, ci saranno ulteriori finanziamenti. Ci sono delle difficoltà, ma le Marche in questo momento sono in una condizione di assoluto privilegio rispetto al quadro complessivo italiano ed insieme ad alcuni problemi-obiettivo che questo Governo si è dato, uno dei quali è il ponte sullo Stretto di Messina.
Di fronte a questo minimizzare tutto e dire che il Governo in carica dal giugno dell'anno scorso — ancora non ha compiuto i 12 mesi — non abbia portato a indirizzo tutti gli annosi problemi è veramente ridicolo, ha del grottesco. Se dobbiamo fare polemica politica noi diciamo che voi, in cinque anni di governo dell'Ulivo — da Prodi, ai due Governi D'Alema, al Governo Amato — non avete neanche affrontato il problema, non è stato fatto niente. Questa situazione è ereditata dal precedente Governo precedente. Possiamo dire che negli anni precedenti ugualmente le Marche erano rimaste al palo. Dire che noi portiamo avanti le illusioni, dire che non c'è l'impegno... Come si fa a dire tutto questo?
Giulio SILENZI. I soldi sul Cornello ci sono oppure no? Voi l'avete promesso.
Carlo CICCIOLI. Sul Cornello abbiamo un problema tecnico che conoscete, che voi ci avete lasciato in eredità. Noi abbiamo messo nella finanziaria i soldi per realizzare delle opere, ovviamente questi soldi sono indistinti, nello specifico bisognerà entrare nel program;a e vedere, perché come sai i finanziamenti sono per tratte. Bisognerà poi scegliere le priorità. I soldi ci sono, come ci sono i soldi per il collegamento tra il porto di Ancona e l'autostrada, poi ci sarà da valutare se verrà scelto il progetto a sud, a nord o a ovest come il sindaco di Ancona Sturani sta attualmente valutando. Ci sono i soldi per una serie di misure, stiamo andando avanti.
Tra l'altro in questo momento neanche si va a votare, ormai tutti i voti possibili sono stati dati, si è votato per i Comuni, per la Provincia di Ancona. Da qui a due anni non ci saranno elezioni, quindi risparmiamoci tutti polemiche inutili perché in questo momento è veramente ridicolo mettere sotto accusa il Governo Berlusconi quando tutti sanno che si sta procedendo a marce forzate e, posso aggiungere, in "maniera faziosa" per privilegiare le Marche rispetto alle grandi opere nazionali.
PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Cecchini.
Cristina CECCHINI. Questa discussione ci ha permesso di cominciare un ragionamento sulle opre infrastrutturali delle Marche. Per i toni della discussione e per il rilevo che essa ha avuto è dimostrata la necessità di un ragionamento più compiuto non solo sull'opera del traforo del Cornello ma su tutta la programmazione. Il Governo della Regione sta trattando con il Governo nazionale l'elenco delle opere che interessano le Marche già inserite nella delibera Cipe del 22 dicembre 2001. Vorrei l'attenzione del consigliere Tontini, all'obiezione del quale vorrei rispondere.
Credo che nel ragionare di un'opera dobbiamo non perdere di vista il quadro complessivo sul quale stiamo lavorando, né possiamo qui raccontarci responsabilità degli uni e degli altri a prescindere dalla tempistica, dai finanziamenti, dalle decisioni. Credo che valga la pena stare sulle cose concrete.
Abbiamo in corso con il Governo nazionale due atti estremamente importanti. Uno riguarda il programma triennale Anas 2002-2004, l'altro riguarda l'intesa Governo Marche-Governo nazionale. Inoltre c'è un documento relativo alla programmazione fatta che abbiamo per il primo anno consegnato alle Province sulla base di una programmazione negoziata con le Province stesse.
Vengo al merito della programmazione Anas 2002-2004 che ancora non è stata deliberata, nel senso che la regione marche avrà un incontro importante il 25 di questo mese con l'Anas, dopodiché ci sarà una trattativa ulteriore e magari questo Consiglio regionale farebbe bene a mettere in fila le priorità prima di quella data. Stiamo quindi parlando di atti che devono essere ancora compiuti. Se poi ci sono comunicati stampa sui giornali, dell'uno o dell'altro presidente di Provincia che va per proprio conto all'Anas, non vuol dire che quei finanziamenti sono decisi dall'Anas, perché decide la programmazione regionale che non abbiamo ancora compiuto perché siamo in fase di trattativa. Vi dirò adesso qual è l'elenco delle opere che stiamo trattando, quindi neanche il Governo della Regione ha una posizione compiuta, perché non potremmo averla a prescindere dalla Commissione consiliare o da questo Consiglio.
Nell'ex programma 2001-2002 c'è il progetto definitivo per la Salaria, tratto Acquasanta-Trisungo per 18 miliardi; il progetto esecutivo per la 76 Vallesina-tronco Albacina-Serra San Quirico-Borgo Tufico per 28 miliardi; nuove opere quali il completamento della bretella di Urbino, strada 76 bis "Bocca Trabaria-bretella di Urbino" per 36 miliardi più 3,5 per la Lunano-Sant'Angelo in Vado; più c'è un progetto preliminare sulla statale 16 per l'ampliamento del primo lotto, "variante di Ancona". Sulla base della discussione fatta in Consiglio regionale il Governo della Regione sta trattando una conferma. (Interruzione del consigliere Tontini). Aspetti... C'è un'agitazione eccessiva rispetto a questa discussione. Fatemi comunicare le cose che risultano al Governo regionale, che non sono ancora decisioni neanche per il Governo regionale.
Circa l'area di inseribilità si sta lavorando sull'ampliamento a quattro corsie della strada statale 16 Adriatica per 45 miliardi. Dopodiché vengo al ragionamento che mi invitava a completare celermente Tontini circa le opere del primo programma delle infrastrutture strategiche, "legge obiettivo", su cui non è vero tutto quello che stiamo dicendoci sulla stampa fra le diverse parti politiche, nel senso che c'è una delibera Cipe che è stata definita il 22 dicembre 2001 e che prevede determinate opere quali il corridoio ferroviario tratto marchigiano Bologna-Lecce, compreso il bypass ferroviario dell'area Api, potenziamento linea Orte-Falconara; corridoio stradale: completamento quadrilatero di penetrazione interna e pedemontana dorsale 76, 77 e 78; ammodernamento della SS 78 Valdifiastra, tra Sforzacosta e Sarnano; tratta marchigiana Fano-Grosseto.
Ci sono poi gli allacci plurimodali al porto di Ancona e le infrastrutture di allaccio all'interporto di Jesi.
Sulla base di questa programmazione della delibera Cipe bisogna che nelle finanziarie il Governo metta le risorse, nel senso che il fatto che ci siano questi tre grandi capitoli, il fatto che ci sono le seguenti opere non vuol dire che alcune di queste opere, già inserite nell'accordo quadro di programma dell'intesa-terremoto e disponibili nel piano Anas 2001-2003 non hanno bisogno di ulteriori finanziamenti. Tutte queste opere, per poter marciare e potersi realizzare hanno bisogno di ingentissimi finanziamenti. E' vero quello che dice il consigliere Tontini circa il fatto che a fronte di una delibera Cipe con 250 priorità la sostanza dei finanziamenti in essere nelle finanziarie è pari solo al finanziamento di 3-4 opere complete, ma il problema è di capire in quanto tempo riusciamo a costruire e con quali modalità.
Nell'intesa con il Governo nazionale noi abbiamo, come Regione, posto una questione prioritaria fra le altre, cioè chi governa l'intesa. Mi voglio spiegare meglio: il 7 aprile si è avuto un incontro fra il ministro Lunardi e i due presidenti delle Regioni Umbria e Marche. I due presidenti hanno ribadito non solo che mantengono il loro ricorso alla Corte costituzionale sulla legge obiettivo e che quindi questo ricorso va avanti perché ci sono norme lesive delle competenze regionali, ma hanno chiesto che alcune modifiche vengano fatte per poter sottoscrivere l'intesa. Con la legge obiettivo così come è stata costruita, nel momento in cui si sigla l'intesa si metterebbe in moto un meccanismo per cui il commissario ad acta nominato avrebbe poteri straordinari superiori alla programmazione regionale, superiori alla valutazione d'impatto ambientale, superiori alla valutazione di area vasta di ogni genere e si potrebbe velocissimamente arrivare ad espropri di aree per costruire le infrastrutture necessarie.
Questa è una questione delicatissima sul piano democratico, che per certi versi viene prima della fattibilità delle opere, perché attiene direttamente al destino dei territori, alla programmazione di quei territori e quindi un Governo regionale non può farsi espropriare su questo punto. E' su questo che stiamo trattando. Il punto su cui stiamo lavorando è che il commissario ad acta sia il presidente di Regione — prima ipotesi sulla quale stiamo lavorando — perché risponde direttamente agli elettori marchigiani, quindi risponderà della fattibilità, della velocità e delle norme connesse a questa operazione, o un commissario ad acta il cui nome è stabilito d'intesa fra il Governo nazionale e quelli regionali. Questo perché, se deve lavorare sull'intesa deve essere di fiducia delle due Amministrazioni.
In questo incontro il ministro ha fornito alcuni elementi sulla provvista finanziaria. Il costo complessivo è di 1.500 miliardi di lire per le opere che riguardano la 77, il raddoppio della 76 e le pedemontane, ma disponibili ci sarebbero soltanto le risorse contraibili con mutuo della finanziaria 2002 che sarebbe il rifinanziamento della legge sul terremoto. Di fatto finanziamenti che già ci sono e che non sarebbero in più rispetto a quelli che dovremmo avere per realizzare queste opere.
Il Governo intende stabilire nella finanziaria un ulteriore finanziamento di 300 miliardi. Da questo punto di vista il consigliere Tontini ha ragione, nel senso che ragioniamo su soldi che già avevamo per il terremoto e soldi che forse avremo, quelli della finanziaria futura. Quindi si rimanda tutto a questa finanza di progetto il cui studio dovrebbe essere fatto dal viceministro dell'economia Baldassarri che, come è noto, ha presentato una prima ipotesi di prestito da emettere sui mercati internazionali, la cui copertura dovrebbe fare affidamento a un'ipotesi di maggiori entrate tributarie locali prodotte dall’incremento di valore dei terreni delle aree interessate alle infrastrutture. Su questa questione il nostro Presidente e quello dell'Umbria hanno posto problemi sia sulla fattibilità finanziaria che sulla opportunità di entrate tributarie per costruire queste strade.
Questo è lo stato dell'arte, così come stiamo lavorando per far diventare concreto un ragionamento sul potenziamento dell'autostrada. Ovviamente noi siamo in un accordo con le Amministrazioni provinciali e con le loro programmazioni che sono i Ptc, quindi sappiamo che la Provincia di Pesaro propone l'arretramento della sede autostradale nel tratto Pesaro-Mondofo. Il Ptc di Ancona prevede invece un potenziamento nella sede, quindi una terza corsia in sede, così pure quello di Macerata.
L'ipotesi sulla quale stiamo lavorando è quella di un arretramento del tratto sud della regione. Su questo credo che valga la pena che una delle prossime sedute del Consiglio regionale, quando le questioni diventeranno più concrete, la Giunta possa riferire.
Nel merito delle conclusioni di questa nostra discussione, il presidente Martoni ci ha consegnato una relazione che mette a punto con tutta evidenza le ragioni che hanno portato all'interruzione dei lavori che sono da ricondurre essenzialmente all'annosa controversia insorta fra l'impresa appaltatrice e l'Anas. Non c'è dubbio che le questioni sulla galleria, non avendo preso i lavori la Provincia dal punto di vista giuridico sono ancora nella competenza dell’Anas. E’ anche vero che per tre quarti il territorio è umbro, quindi noi non stiamo sottraendo risorse alle nostre priorità, perché stiamo cercando di sposare con la Regione Umbria, che non ha dimostrato di voler programmare, l’idea di lavorare per costruire un orientamento comune, quindi il documento che vi proponiamo vorrebbe fare una sintesi in questa direzione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione a firma Cecchini, Martoni, Agostini, Spacca e Rocchi. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Viene chiesta la verifica del voto per appello nominale. Il consigliere Ciccioli ha avanzato una eccezione che è accolta. Infatti, siccome si era già svolta una votazione per alzata di mano, la ripetizione deve avvenire con lo stesso metodo.
Pongo nuovamente in votazione la proposta di risoluzione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione la seconda proposta di risoluzione.
Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. La discussione, impegnativa, sulla relazione della IV Commissione fatta dal collega e compagno Martoni ha avuto un esito sconcertante, perché ancora una volta alcuni consiglieri e alcuni gruppi — la destra ma non solo — hanno avuto una visione a dir poco miope, di tipo campanilistico, di tipo localistico, chiuso, angusto. Viceversa la proposta di risoluzione testé bocciata che ha come primo firmatario l’assessore Cecchini, noi l’abbiamo condivisa e votata non solo perché aveva le firme di diversi assessori, compreso l’assessore Agostini, ma perché aveva una visione complessiva che guardava allo sviluppo delle Marche e non a una parte di una provincia, di un quartiere, di una parrocchia. Aveva una visione complessiva, perché c’è la necessità di avere una decisione: chiudere quel traforo, bloccarlo, farlo esplodere, oppure tentare con finanziamenti possibili la risoluzione di quel problema, completando quell’infrastruttura che ha avuto una previsione miope nella sua indicazione. Io che provengo da quei territori ho detto con molta chiarezza anche nell’intervento precedente che quella è stata una previsione sbagliata, tuttavia, come in altre realtà che costituiscono “incompiute” non possiamo lasciarla in quel modo, per cui sono sconcertato che alcuni consiglieri di questo consesso delle Marche siano contrari a chiedere al Governo nazionale di dare risorse per completare quell’infrastruttura. Questa è una grossa contraddizione e un danno fatto a quelle popolazioni perché in realtà si dice una cosa e se ne fa un’altra. Noi che siamo stati i più coerenti in quest’aula, Martoni e il sottoscritto, votiamo questa risoluzione come ne abbiamo votate altre: per la Fano-Grosseto, per la statale 76 di Ancona, per la statale 77, per il traforo Croce di Casale, quindi rispettivamente le quattro province. Questa è una visione regionale, non il piccolo, angusto luogo da dove si proviene. Per questi motivi noi voteremo contro l’altra risoluzione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
Marco MORUZZI. Il gruppo Verdi dopo il voto contrario sulla precedente risoluzione voterà contro anche questa risoluzione per gli stessi motivi che ci hanno portato a non dare l’assenso, non sottoscrivere e non sostenere la precedente mozione. Riteniamo che agli occhi dei cittadini la realizzazione dei lavori del Cornello è stato un evidente sperpero di denaro pubblico, la concentrazione delle strade di collegamento est-ovest è uno dei motivi della trasformazione di queste infrastrutture in grandi “incompiute”, quindi come ci sembra inopportuno chiedere che siano completate le opere con un impegno da parte dello Stato, del Governo, anche se questa poteva essere una mozione provocatoria rispetto all’atteggiamento del Governo di centro-destra che certamente ha promesso il completamento e non l’ha realizzato, noi non condividiamo neanche la proposta della minoranza che chiede di attivare un tavolo istituzionale per una verifica dello stato dei lavori e per assumere iniziative per accelerare la conclusione dell’opera.
Il voto sarebbe stato diverso se si fosse proposto di assumere iniziative per rinunciare definitivamente alla realizzazione di quest’opera.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Noi voteremo contro questo impegno perché non c’è bisogno che il Consiglio regionale impegni la Giunta ad attivare un tavolo che già esiste. Ci sono state molte riunioni tra Regione, Provincia di Macerata e Anas sia per la verifica dei lavori sia per accelerare la conclusione dell’opera. (Interruzione). Siccome criticate sempre questi tavoli, voi altro non fate oggi, che presentare l’impegno per un tavolo che già esiste.
Noi voteremo contro questo impegno che è del tutto inutile, perché già c’è.
Voglio invece rilevare partendo dal documento dell’opposizione, che l’opposizione ci propone oggi un tavolo, una riunione di approfondimento, ma aveva invece la possibilità di votare l’invito affinché il Cornello rientrasse nelle opere da finanziare. Invece ha preferito votare contro, questo è l’aspetto importante. Alla fine della seduta l’opposizione ci propone un tavolo di riunione, ma rispetto a un documento che diceva che bisognava aggiungere nella programmazione le risorse destinate al completamento del traforo del Cornello l’opposizione ha votato contro.
Posso capire un voto differenziato all’interno della maggioranza che era mosso dall’articolazione dello stesso documento, nel senso che c’era una preoccupazione, almeno da parte dei consiglieri, dei Ds che hanno votato contro, che le risorse andassero ad intaccare le priorità che sono state individuate e le trasversali che sono le priorità di questa regione. Bisognava forse articolarlo meglio il documento, nel senso che le risorse dei fondi Anas dovevano essere fondi residui e non quelli che Ciccioli ci ha detto sono stati stanziati per la Fano-Grosseto, il quadrilatero, la 76, a 77. Una formulazione un po’ generica ha indotto altri consiglieri a valutare, dal loro punto di vista opportunamente, il fatto che non potevamo lasciare un documento generico, perché se ci fosse stata una distrazione di fondi, nel senso che invece della 77 ne prendiamo una parte per il Cornello, non avremmo risolto il problema.
Rispetto a questo la motivazione di un voto differenziato che ha caratterizzato una parte del gruppo Ds la interpreto in questo modo dagli interventi che ci sono stati. Non posso non rilevare che invece l’opposizione, che a parole aveva fatto un cavallo di battaglia del Cornello, nel momento in cui si trattava di votare ha preferito votare contro e questo la dice lunga su tante parole, tanti impegni che sono stati pronunciati prima della campagna elettorale rispetto ad oggi che nella complessità del Governo e delle scelte bisogna assumere decisioni che vengono contraddette dal voto.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Capisco le difficoltà del consigliere Silenzi, che oggi ha perso le staffe in diverse occasioni, anche in maniera inopportuna. Non ho voluto intervenire nella discussione perché mi sembrava più corretto che si facesse decantare la situazione, ma pregherei il consigliere Silenzi di rileggersi l’intervento dell’assessore Agostini e si renderebbe conto che anche in quell’intervento c’erano precisi elementi di provocazione. Credo che sia ingiusto e inopportuno che gli esponenti di Forza Italia siano tacitati al grido “rispondi al tuo padrone”. Credo che anche questo sia offensivo della dignità di ciascuno di noi.
Fatta questa premessa capisco la difficoltà del consigliere Silenzi nel dover prendere atto che anche su questo problema la maggioranza regionale è divisa. C’è stato in questo Consiglio un pronunciamento in libertà rispetto a una questione che non è ideologica ma legata a scelte, a sensibilità diverse, nei confronti del quale questa maggioranza regionale non ha saputo far valere la propria maggioranza, tanto che non è riuscita a far passare un ordine del giorno che la rappresentasse. Mi sembra strano questo tentativo di strumentalizzare, siamo al paradosso. C’è un tentativo di accreditare all’opposizione, alla Casa delle libertà una ostilità alla realizzazione di questa opera pubblica, è ridicolo, la sua è una posizione ridicola, queste cose lei non può dirle nemmeno ai bambini della classe quinta elementare che frequenta mia figlia, perché direbbero “quel signore con la barba dice le bugie”. Questa posizione è pretestuosa rispetto al contenuto del dibattito che c’è stato in quest’aula. Non prendiamoci in giro, Silenzi: tutti hanno ascoltato le prese di posizione di Grandinetti, di Brini, di Massi, di Ciccioli. Tutti gli esponenti del Polo che sono intervenuti e che hanno ribadito ad alta voce l’urgenza che venga sanata questa anomalia. Questo è un dato assodato, quindi arrampicarsi sugli specchi per dire che il voto contrario deve essere interpretato come una non volontà di realizzare quest’opera mi sembra ridicolo. Il suo è stato un tentativo ridicolo, puerile, solamente rivolto a nascondere l’amarezza di essere andato sotto in questo Consiglio regionale.
Il senso della nostra proposta è un altro Silenzi, è inutile che li continui a rilanciare accuse in tutt’altra direzione. Le debbo solamente ricordare che rispetto ad un presunto aglio di finanziamenti da parte dell’Anas, in questo Consiglio si è scatenato non meno di sei mesi fa un can-can gigantesco, rispetto al quale lei ha chiesto addirittura la rimozione dei vertici della Anas regionale. Quindi non più può dire, come ha detto oggi “La Regione cos’ha a che fare con l’Anas?”, quando lei in questo Consiglio ha detto “dobbiamo rimuovere la direzione dell’Anas”?
Giulio SILENZI. Ma che c’entra!
Roberto GIANNOTTI. C’entra. Noi abbiamo detto che rispetto a questo problema la posizione della Giunta regionale è evasiva. La Giunta regionale non si è fatta carico di rappresentare la sintesi degli interessi regionali e attivare le iniziative necessarie perché ci si ponesse sulla strada giusta. Questo è il senso del nostro documento.
Occorre mettere in piedi una forza d’urto in grado di sollecitare la realizzazione dell’opera. Io vado avanti e le dico che da questo punto di vista la disponibilità della Casa delle libertà a muovere e ad assumere iniziative di sollecitazione nei confronti del Governo centrale, ma certo in un contesto diverso da quello della sua risoluzione, è piena. Noi riconfermiamo qui l’impegno, non generico, ad una iniziativa politica che in qualche modo deve essere portata avanti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.
Carlo CICCIOLI. Vorrei sgomberare ogni contenuto polemico sul documento che è veramente ridotto all’essenziale. Il problema è mettere in rete istituzioni che non si guardano con la benevolenza che dovrebbero avere — Regione, Provincia, Governo centrale e Anas — per andare avanti e verificare lo stato dell’arte e accelerare la conclusione. In parte i finanziamenti sono già presenti e probabilmente quei finanziamenti verranno trasferiti all’esercizio finanziario successivo perché non sono utilizzati. Il problema non è allora di finanziamenti le cui risorse per fare gran parte dei lavori ci sarebbero già fin da ora, è che non va avanti per una serie di intoppi che sarebbe opportuno rimuovere. Quindi, togliendo ogni aspetto polemico chiedo che si voti questo ordine del giorno per attivare subito la sinergia tra le istituzioni.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.
Roberto TONTINI. Annuncio il voto contrario anche a questa risoluzione, riconfermando le ragioni dell’intervento precedente, cioè la volontà di smascherare un atto politico ulteriormente dimostrato da questa risoluzione proposta dal Polo, che è quello di giocare politicamente su un’aspettativa territoriale che prescinde, va al di là e rischia di mettere in discussione le reali possibilità di realizzazione delle priorità della nostra regione.
Questo atto sta a dimostrare che questa Regione — e per quanto mi riguarda personalmente — non sta al gioco di Baldassarri che gira tutte le settimane, una domenica sì e l’altra pure, a proporre questa e quell’altra strada. Va interrotto questo principio, questo metodo, questo atteggiamento politico che non rilevo come atteggiamento responsabile da parte di chi governa questo Paese.
Quello che sto dicendo è ulteriormente dimostrato dal fatto che se veramente l’opposizione avesse avuto a cuore le ragioni del Cornello non avrebbe fatto altro che votare la risoluzione proposta dalla maggioranza e quello avrebbe segnato tranquillamente la volontà, da parte di questa opposizione, di rispondere al merito di quella questione che era la volontà di far finanziare il traforo del Cornello. Non solo non l’ha fatto, ha fatto una mozione propria, e a maggior ragione in questo momento mi sembra doveroso rafforzare quello che ho già sostenuto nel mio intervento precedente, quindi annuncio il voto contrario rispetto a questa risoluzione, con l’intento che ciò deve significare una Regione che riconferma le proprie responsabilità di scelte di priorità senza stare al gioco del Governo e di Baldassarri che va a proporre tutte le domeniche questa o quella infrastruttura.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Prendo la parola perché mi sembra una cosa strana e assurda che negli interventi, in modo particolare l’ultimo del collega Tontini, l’attenzione venga richiamata solo ed esclusivamente perché una persona ha dimostrato grande capacità ma soprattutto ha dato indicazioni concrete sulla risoluzione nella esecuzione di opere qualche volta iniziate o non iniziate affatto. Non capisco perché ci debba essere astio nei confronti del viceministro Baldassarri e che si debba dire che gira le Marche solo ed esclusivamente per andare a predicare che verrà fatta una strada.
Innanzitutto dobbiamo renderci conto che una delle carenze fondamentali l’abbiamo nelle Marche per quanto riguarda la viabilità. Qui si parlava di Corridoio Adriatico prima ancora di questa Giunta, quindi vorrei sapere perché ancora non è venuto fuori niente. A quattr’occhi glielo dirò, perché lei dovrebbe sapere che l’ex assessore ai lavori pubblici che ha dato le dimissioni ed è passato ad un’altra corrente politica di Ancona, ha fatto un viaggio in traghetto nel quale c’era un alto dirigente di una società inglese che aveva interessi per la Transdanubiana e non per il Corridoio Adriatico. (Interruzione). No, non è un film, è registrato, mi facciano pure le denunce. Infatti l’assessore Moruzzi ride perché sa che queste cose le ho già dette nella precedente legislatura e nessuno mi ha fatto una denuncia. Ho chiesto documenti relativi al viaggio, so anche quanto hanno speso, ma non mi hanno detto dell’incontro ovviamente.
Sulla Fano-Grosseto è indispensabile chiarire una cosa: se ne è parlato tanto, ma se...
PRESIDENTE. Per cortesia, non riapra la discussione. Stiamo alla dichiarazione di voto sulla risoluzione, altrimenti richiama in continuazione ulteriori interventi fuori tema. (Interruzione)
Gilberto GASPERI. Sull’Assam non c’è bisogno di intervenire: dovresti vergognarti solo che c’è uno che va a prendere lo stipendio tutti i mesi. E’ uno che ha affossato il vecchio Esam e sull’Assam sta facendo la stessa cosa. Ti chiarirò quando chiederò la Commissione d’inchiesta.
PRESIDENTE. Grazie, consigliere.
Gilberto GASPERI. No Presidente, finisco il mio intervento.
E’ da chiarire una cosa fondamentale: che quando siamo nel Consiglio regionale non possiamo solo ed esclusivamente sparare su persone che stanno svolgendo la loro attività per risolvere i problemi della nostra regione per quanto riguarda la viabilità. Così come a questo punto ritengo che sia giusto che si debba fare una Commissione d’inchiesta su una parte della Fano-Grosseto, esattamente sulla bretella di Urbino.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ribadisco che il rimpallo di responsabilità tra enti diversi in questi anni è stata la causa del blocco del Cornello. Per quanto riguarda la proposta di risoluzione il mio gruppo vota a favore per un motivo molto semplice ed è lo stesso motivo per cui ho votato contro il documento di prima. Anzi, i motivi sono due: nella prima parte c’era scritto “condivisa la relazione della IV Commissione” che non poteva essere condivisa per i motivi enunciati prima; inoltre il metodo del rimpallo sempre e comunque sul Governo nazionale è un metodo che non condividiamo. Quella che si va a votare è una proposta che riparte dal basso, d’intesa con gli enti locali, la Provincia, la Comunità montana, l’Anas delle Marche e la Regione, che può legittimamente arrivare al Governo nazionale nel quale ci impegniamo a fare quello che si deve fare per il Cornello. Non sia interpretato, come sento in giro nei corridoi, in maniera assolutamente fuori luogo.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Cecchini.
Cristina CECCHINI. La Giunta prende atto della discussione fatta. Siamo arrivati a questa discussione con il massimo dell’apertura e con la proposta di riaprire in modo conclusivo un ragionamento fattivo sul traforo del Cornello. La questione del tavolo istituzionale è già in piedi, perché qualche giorno fa si è di nuovo riunito il tavolo costituito fra Comunità montana, Provincia, Regione e Comuni. Oggi questa mozione è stata bocciata, quindi diventa chiaro che la questione del traforo del Cornello è definitivamente chiusa, soprattutto per responsabilità della Casa delle libertà e soprattutto grazie ai consiglieri della Casa delle libertà che abitano in quei territori, Massi e Grandinetti che in quegli anni hanno detto a quelle popolazioni che si sarebbero battuti in Consiglio regionale per avere la soluzione di quell’opera.
Noi abbiamo proposto di inserirla fra le opere prioritarie, sapendo che avremmo creato un problema al Governo nazionale, perché molte sono le opere e pochi sono i soldi. Questo non è stato accettato, quindi la questione del traforo del Cornello è definitivamente chiusa.
PRESIDENTE. E’ stato presentato un emendamento a firma Massi, Giannotti, Grandinetti, Gasperi e Brini con il quale si propone di aggiungere all’elenco degli enti che fanno parte del “tavolo”, le Comunità montane.
Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Pongo in votazione la proposta di risoluzione.
(Il Consiglio non approva)
Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Deliberazione del Consiglio regionale n. 25 del 19 dicembre 1995. Approvazione criteri per il riconoscimento dei centri di educazione ambientale (CEA). Sospensione del riconoscimento di nuove domande» Giunta (77)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 77, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.
Stefania BENATTI. La delibera del Consiglio regionale n. 25 del 1995 stabilisce criteri per il riconoscimento dei centri di educazione ambientale (CEA) come strutture permanenti finalizzate alla formazione di una coscienza ecologica dei cittadini. I Cea sono articolati in centri di esperienza e laboratori territoriali.
La suddetta deliberazione è stata elaborata in linea con le indicazioni del Ministero dell’ambiente contenute nel programma di intervento per l’informazione ed educazione ambientale.
L’applicazione delle norme contenute nella delibera 25/95 che non conteneva indicazioni sulla distribuzione territoriale né una limitazione sul numero di Cea, ha portato al riconoscimento di un certo numero di centri sul quale, dopo alcuni anni si impone una riflessione. La proliferazione dei Cea riconosciuti nella regione di diversa tipologia e gestiti da soggetti di natura diversa ha portato degli innegabili problemi di controllo sugli stessi, in particolare sulla qualità delle loro strutture e dei loro programmi. Si rende necessaria una razionalizzazione sulla rete regionale di tali centri nonché una integrazione con quella nazionale. La Conferenza Stato-Regioni con atto del novembre 2000 ha adottato delle linee di indirizzo per il sistema nazionale dei Cea alle quali i sistema regionali devono necessariamente adeguarsi. D’altra parte nello stesso periodo la Giunta regionale con deliberazione 2574 del novembre 2000 ha assunto l’impegno di pervenire ad un nuovo atto normativo relativo all’intero settore della formazione ambientale.
In attesa di definire tale atto normativo di razionalizzazione e riqualificazione, con il presente atto amministrativo si intende sospendere l’efficacia della delibera 25 del 1995 esclusivamente per la parte riguardante il riconoscimento di nuovi centri di educazione ambientale in modo da non procedere al riconoscimento di ulteriori Cea. I punti 7, 8, 9, 10 e 11 della suddetta delibera si riferiscono infatti alle modalità per la presentazione delle domande intese ad ottenere il riconoscimento di nuovi Cea, alle fasi istruttorie da parte del competente ufficio regionale, ai criteri di valutazione per l’assegnazione di punteggi, al definitivo riconoscimento, previo parere, della consulta ecologica regionale.
La Giunta ha affidato al Wwf una consulenza nel settore che ha portato alla elaborazione di un documento di riordino della rete regionale dei Cea secondo criteri di razionalizzazione e di distribuzione territoriale ma anche di raccordo con i nodi di interesse statale e in accordo con le indicazioni fornite dalle linee di indirizzo adottate su scala nazionale. In base ad uno specifico accordo con il Ministero dell’ambiente che concederà i necessari sostegni economici per il biennio 2002-2003 la Giunta regionale è in procinto di approvare un atto complessivo di riordini dell’intero sistema dell’informazione e dell’educazione ambientale entro i prossimi mesi.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Il gruppo di Forza Italia è soddisfatto di questo atto e dà il voto favorevole, perché la Commissione, su nostra proposta ha accolto l’inserimento di un punto che per noi è molto importante, cosa che la Giunta non aveva fatto. E’ giusto fare questo check-up della situazione, questa verifica sul proliferare di questi centri, quindi abbiamo ritenuto opportuno prevedere di dare un anno di tempo dall’approvazione di questo atto. Ciò anche per stabilire un punto fermo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 77.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge (Relazione): «Misure urgenti in materia di risparmio energetico e contenimento dell’inquinamento luminoso» Moruzzi, Mollaroli, Luchetti, D’Angelo, Ascoli, Giuseppe Ricci e Amagliani (76)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 76.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Moruzzi.
Marco MORUZZI. Giunge finalmente in discussione una proposta di legge che in questo Consiglio era stata iscritta già prima della formazione del bilancio e che riguarda una questione nuova, recentemente sollevata, quella dell’inquinamento luminoso, quindi della “dispersione di luce nell’atmosfera proveniente da sistemi di illuminazione non schermati, quindi che indirizzano verso l’alto l’illuminazione”. Questa è la definizione del dizionario Zingarelli. Il Devoto parla invece, riferendosi all’inquinamento luminoso, definendolo “intervento che limita la visibilità notturna del cielo a causa dell’eccessiva illuminazione cittadina”. Per l’enciclopedia Rizzoli-Larousse l’inquinamento luminoso è dovuto alla diffusione dissennata degli impianti di illuminazione pubblica e privata che spesso, senza alcuna necessità illuminano il cielo oltre che il terreno. Oltre a determinare un enorme spreco di energia, ciò rende praticamente impossibile l’osservazione del cielo notturno non soltanto dall’interno delle grandi città ma anche da zone relativamente poco abitate.
Questa immagine che vedete dà la percezione del fenomeno della dispersione di luce verso l’alto nel nostro Paese. Ogni forma di irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata è come se non ci fosse e costituisce esclusivamente un elemento di spreco di energia, di spreco di risorse.
Questa cartina individua il fenomeno nel nostro Paese e quelle che vedete sono le zone in cui la luce è rivolta verso l’alto. Sono immagini dai satelliti americani.
Nell’immagine successiva lo stesso fenomeno è visto da terra. Sono immagini di dispersione di luce nella provincia di Pesaro.
Quelli che vedete sono fenomeni di inquinamento luminoso dovuti a cattive progettazioni degli impianti di illuminazione, cattiva illuminazione delle città, delle strade, delle piazze, dei documenti. In un’altra immagine si evidenziano le stesse cartine precedenti corrette verificando gli effetti di queste dispersioni su tutto il territorio, quindi l’inquinamento non è circoscritto solo alla zona in cui avviene l’inquinamento luminoso ma si espande su tutto il territorio e impedisce l’osservazione terrestre, tanto è vero che l’Unesco ha dichiarato che la Via Lattea non sarà più visibile dal nostro Paese fra pochi anni, se continueremo a progettare così male l’illuminazione.
L’ultima immagine che spiega molto semplicemente il fenomeno dell’inquinamento luminoso dà la percezione della illuminazione mal progettata: vedete che la strada è male illuminata; minori potenze promettono di avere il risultato di una strada bene illuminata come vedete nell’immagine a destra, senza disperdere energia verso l’alto e consumando meno. E’ come se, dovendo riempire il bicchiere versassimo metà acqua fuori e metà dentro. Sostanzialmente consumiamo energia elettrica senza avere risultato adeguato.
Quindi illuminazione non richiesta di locali abitati, case invase da luce stradale, strade in cui si creano problemi anche alla circolazione perché la strada è male illuminata mentre è illuminata la faccia di colui che guida un mezzo lungo i percorsi stradali.
L’inquinamento luminoso crea anche problemi ai cicli vitali della flora e della fauna e influisce negativamente sulle coltivazioni.
L’Unesco è intervenuta su questa materia e anche numerose Regioni italiane hanno già adottato leggi contro l’inquinamento luminoso: Lombardia, Veneto, Toscana e altre si stanno muovendo in questa direzione. Evitare l’inquinamento luminoso significa illuminare meglio le nostre città con un’illuminazione più mirata, illuminare meglio, quando serve e dove serve. I risparmi sono consistenti, si parla del 40% di quello che noi spendiamo nell’illuminazione pubblica che finisce per essere rivolto verso l’alto e quindi non servire assolutamente a nulla. Mantenendo gli stessi punti luce è quindi possibile contenere la spesa pubblica dell’illuminazione fino al 40%, è possibile sfruttare meglio le risorse naturali, rispettare l’ambiente e migliorare la sicurezza delle vie cittadine. La prossima seduta affronteremo anche il tema della sicurezza in quest’aula.
Come è fatta l’illuminazione pubblica nel nostro Paese? Ci sono ancora lampade, quelle al mercurio in particolare, che producono rifiuti tossici. Ogni anno si gettano 600 chilogrammi di mercurio a causa dell’illuminazione pubblica: sono le lampade ai vapori di mercurio che devono essere cambiate nei processi di manutenzione.
Va anche detto che l’abbagliamento notturno diminuisce l’acutezza visiva e quindi la sicurezza delle vie, le ombre troppo contrastate rendono le aree in ombra ancora più scure e quindi, mi si permetta il gioco di parole, ancora più insicure. Inoltre c’è il problema relativo alla ricerca astronomica: le luci di Milano sono visibili in Svizzera e disturbano le osservazioni dell’osservatorio astrofisico di Asiago, tanto per fare un esempio.
Il problema non è soltanto quello di usare delle lampade a bassi consumi energetici, ma quello di orientare l’illuminazione nella giusta direzione. I lampioni a palla ad esempio, fortemente diffusi, sprecano più del 50% della luce che consumano. E’ come se inserissimo all’interno di quei lampioni la metà delle lampadine che invece compriamo e accendiamo ogni volta.
Si sono mosse molte associazioni a livello nazionale e internazionale su questo problema. La Società astronomica italiana ha documentato che il 30% dell’illuminazione pubblica è mediamente dispersa verso l’alto, l’Unesco ha dichiarato che non sarà più possibile ammirare la Via Lattea dal territorio italiano. Il problema deriva anche dallo stato di vetustà di molti impianti basati sull’utilizzo di lampade ad incandescenza e a vapori di mercurio che sono altamente inquinanti su tutto lo spettro del visibile. Recentemente sono stati utilizzati anche fari rotanti pubblicitari che vengono direttamente rivolti verso l’alto. Tali fari violano palesemente l’articolo 23 del nuovo codice della strada e influiscono sulla sicurezza stradale.
Il problema dell’inquinamento luminoso è tecnicamente risolvibile, si possono limitare le dispersioni schermando gli impianti esistenti, modificando l’orientamento di fari asimmetrici e questo sperpero determina nel nostro Paese un consumo di energia del valore di circa 400 miliardi l’anno. L’incremento di questi consumi e dell’inquinamento luminoso avviene al ritmo del 10% l’anno e un comune di medie dimensioni, di circa 50.000 abitanti, facendo interventi sulla sola illuminazione pubblica può risparmiare 300 milioni di lire. Questo vuol dire che con quella quota il Comune potrebbe accendere un mutuo decennale dell’ordine di 3 miliardi.
Conti alla mano l’intervento contro l’inquinamento luminoso si può autofinanziare. La legge si muove in questa direzione, vuole incentivare le pubbliche amministrazioni affinché nella progettazione e nella ristrutturazione degli impianti di illuminazione l’inquinamento luminoso sia completamente debellato e nell’arco dei prossimi anni ci sia l’obbligo di rimettere mano anche agli impianti esistenti.
Quali risultati otterremmo? 430.000 tonnellate di combustibile fossile annue utilizzate in meno, 1.356.000 tonnellate di anidride carbonica non verrebbero prodotte, 1.480.000 tonnellate di ossigeno non sarebbero bruciate.
Il Comune di Firenze nel 1994 ha adottato un regolamento riguardante gli impianti di illuminazione. Il Comune di Catania è intervenuto su 6.000 punti luce ottenendo un risparmio di circa 700 milioni di lire. Nella nostra regione il Comune di Recanati — peraltro quando sindaco era l’assessore Ottaviani che siede in questa Giunta — ha realizzato un intervento che ha portato un risparmio annuo di parecchie decine di miliardi e questa operazione è stata condotta anche con delle sponsorizzazioni private.
Quindi operazione estremamente poco costose e che danno un ritorno economico importante in tempi tutto sommato brevi, operazioni che ci possono permettere anche di rispettare il protocollo di Kyoto, impegno importante perché la lotta all’inquinamento luminoso è contemporaneamente lotta allo spreco di energia.
L’illuminazione pubblica riguarda anche la questione dell’illuminazione dei monumenti. La mura di Bergamo sono illuminate dal basso verso l’alto con dei proiettori che non permettono di affacciarsi e osservare il paesaggio sottostante perché si rimane abbagliati. Nell’illuminazione dei monumenti il criterio è quello di illuminare dall’alto verso il basso. Peraltro è la stessa forma di illuminazione naturale, perché il sole sta in alto e non sta in basso, quindi nella riproposizione dell’illuminazione artificiale riproponiamo il metodo della illuminazione naturale, sia con le temperature di colore sia sulla direzione della luce.
Mario Rigoni Stern nel suo libro Tra le due guerre scriveva: “Nel passato il contatto della gente col firmamento era continuo e accompagnava la vita. Oggi invece, a poco a poco ci stiamo avvolgendo in una nebbia luminosa che ci isola da quell’ambiente di cui noi e il nostro pianeta siamo parte”.
Il Comune di Frosinone è intervenuto in tempi passati riducendo di ben 17 milioni di lumen l’illuminazione rivolta dal basso verso l’alto, con un intervento che ha riguardato per oltre la metà impianti pubblici e il 35% impianti privati.
Un terzo dei cittadini della regione Marche non può più vedere la Via Lattea durante le notti in cui il cielo è sgombro a causa dell’inquinamento luminoso, e questo è un fenomeno che si va estendendo. In altre regioni questo fenomeno è ben più grave delle Marche, ad esempio in Lombardia, Campania e Lazio tre quarti della popolazione non può più vedere la Via Lattea di notte, quindi individua soltanto le stelle più luminose.
Osservatori astronomici come quello della Specola Vaticana, non possono più fare le osservazioni astronomiche da parecchi anni a questa parte e questo dà l’idea dello stato di gravità di questa situazione e anche del mancato coordinamento tra un provvedimento e l’altro.
Recentemente a Venezia si è svolto un convegno internazionale promosso dalla Regione Veneto e dall’Unesco e si è dato atto che Venezia ha combattuto bene l’inquinamento luminoso, quindi una città in cui la progettazione e tutto quello che riguarda l’ambiente, l’accoglienza, la valorizzazione del patrimonio storico, culturale, sono state individuate come un modello. E’ quindi possibile non spegnere le luci per combattere l’inquinamento luminoso come inopportunamente l’assessore Rocchi diceva in una riunione di maggioranza facendo poco onore alla sua delega al turismo, ma chi vuole tutelare la qualità del nostro territorio deve oggi fare i conti anche con questo tema.
La legge prevede anche di far spegnere tutta quella illuminazione che è non necessaria oltre una certa ora della notte, proibire i fari rotanti fissi e diretti verso l’alto e ovviamente dà indirizzi ai Comuni perché attraverso degli studi che verranno co-finanziati dalla proposta di legge i Comuni possano programmare questi interventi sul loro territorio.
Visti i tempi salto una serie di passaggi, sperando di non togliere ai consiglieri informazioni sul testo della proposta di legge.
L’articolato prevede competenze della Regione molto strette, molto stringate, attribuisce gran parte delle competenze ai Comuni, vede il coinvolgimento della soprintendenza nella gestione dell’illuminazione dei beni architettonici. In particolare i Comuni dovranno in apposite conferenze di servizi concordare gli interventi da fare. Prevede delle deroghe per una serie di situazioni su cui gli aspetti della sicurezza — le carceri, gli aeroporti, i fari costieri — devono prevalere. Quindi esistono anche mitigazioni a queste regole che sono comunque rigorose e che tendono a intervenire sull’inquinamento luminoso e prevenire lo sperpero di energia legato all’utilizzo dell’energia così come oggi viene fatto.
In sede di adozione del piano regolatore i Comuni sono tenuti a predisporre uno specifico strumento di programmazione dell’illuminazione pubblica, quindi nei piani regolatori tra i documenti preliminari da allegare ci sarà anche questo aspetto. Ci sono delle norme particolari per la protezione delle aree legate agli osservatori astronomici e ai parchi naturali.
La legge prevede alcuni finanziamenti per questo tipo di studi e per contributi ai Comuni, quindi riversa risorse esclusivamente sugli enti locali andando incontro anche a un’indicazione che avevamo accolto in sede di approvazione del bilancio di quest’anno da parte del Consiglio regionale.
Esistono delle norme che entrano immediatamente in vigore e che saranno riviste dalla Regione e dai Comuni in sede di approvazione dei regolamenti definitivi.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Presidente, siccome sto attendendo un documento perché in Commissione mi sono astenuto, rinuncio anche al mio intervento purché non passiamo all’esame degli articoli rimandandolo alla prossima volta.
Siccome un’associazione ha invitato un documento, volevo approfondire quella questione ma problemi non credo che ci siano.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni direi di concludere la discussione di questa proposta di legge a questo punto, senza accogliere, ovviamente, la proposta del consigliere Gasperi, perché per il prossimo Consiglio abbiamo già preso un impegno, come presidenti dei gruppo. Infatti il Consiglio del giorno 19 sarà dedicato esclusivamente alla sicurezza, è annunciata una comunicazione del Presidente della Giunta, seguirà il dibattito sulla comunicazione e sulla proposta di legge.
Il primo Consiglio utile, quindi quello del 3 luglio, ricomincerà con la discussione generale della proposta di legge che abbiamo iniziato a discutere.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle 19,30