Resoconto seduta n. 94 del 19/06/2002
La seduta inizia alle 10,55
Approvazione verbali
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 92 e 93 del 12 giugno 2002.
(Sono approvati)
Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. Comunico che: è stata presentata la proposta di legge n. 127 in data 13 giugno 2002, ad iniziativa dei consiglieri Tontini, Silenzi, Avenali, Amati Franceschetti, concernente: "Modifiche alla legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7 - norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria", assegnata alla III Commissione in sede referente.
Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 88 in data 10 giugno 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Programma degli interventi per l'anno 2002 - criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli artt. 2 e 3 della legge regionale n. 51/1997 - Norme per il sostegno dell'informazione e dell'editoria locale - cap. 53103102 Euro 154.937,07 del bilancio di previsione per l'anno 2002 - cap. 53102401 Euro 103.291,38 del bilancio di previsione per l'anno 2002", assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Mozione
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la mozione n. 209 in data 13 giugno 2002 del consigliere Viventi, "Situazione del traffico sulla superstrada SS 76".
Deliberazioni amministrative
trasmesse dalla Giunta regionale
PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 1037 in data 5 giugno 2002, "Art. 27 della legge regionale n. 7/2002 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2002 di entrate derivanti dall'assegnazione d fondi dallo Stato per il progetto "Sistema informativo regionale" finalizzato alla riduzione degli infortuni sul lavoro e delle relative spese - Euro 77.468,53";
- n. 1038 in data 5 giugno 2002, "Art. 27 comma 1 della legge regionale n. 7/2002 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2002 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera- Euro 6.451.579,58".
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Cesaroni ed Ascoli.
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.
Roberto GIANNOTTI. Chiedo l'iscrizione d'urgenza dell'interpellanza presentata dal gruppo di Forza Italia ieri sul "caso Cecchini" e l'unificazione della trattazione con le comunicazioni del Presidente della Giunta.
PRESIDENTE. In considerazione del fatto che è stata già annunciata una comunicazione del Presidente e che l'interpellanza riguarda lo stesso oggetto è chiaro che la discussione avviene in modo unificato.
Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in merito alle dimissioni dell'assessore Cecchini
Interpellanza (Svolgimento): «Gara di fornitura per la predisposizione di quaranta giornate di corsi seminariali ai sensi della L. 215/92 per donne imprenditrici» Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Trenta, Favia, Brini e Grandinetti (65)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta in merito alle dimissioni dell'assessore Cecchini e l'interpellanza n. 65 dei consiglieri Giannotti e altri.
Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.
Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei fare una premessa. La mia comunicazione fa riferimento a una serie di documenti che sono tutti allegati e sono a disposizione dei consiglieri, quindi non riporto il contenuto dei documenti ovviamente.
Con nota del 10.06.20022, prot. 802/02 (documento n. 1) l'assessore alle politiche attive del lavoro Cristina Cecchini mi ha trasmesso per conoscenza una nota, inviata al dirigente del servizio formazione professionale e problemi del lavoro e al direttore del dipartimento sviluppo economico, con la quale vengono segnalate presunte irregolarità nell'affidamento del servizio di predisposizione di quaranta giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici (ai sensi della legge n. 215/92), disposto dal dirigente del servizio formazione professionale con decreto n. 224 del 15.5.2002 (documento n. 2) in attuazione della deliberazione della Giunta regionale n. 1952 del 31.7.2001 (documento n. 3).
In data 11.6.2002, ho chiesto al direttore del dipartimento sviluppo economico di accertare accuratamente la fondatezza dei rilievi mossi con la suddetta nota e di riferirmi in merito sollecitamente (documento n. 4).
Nello stesso giorno, il direttore del dipartimento sviluppo economico mi ha comunicato con nota prot. n. 402 (documento n. 5) di aver già richiesto in data 30.5.2002 chiarimenti in merito al dirigente del servizio formazione professionale il quale, con due successive note prot. n. 19 del 4.6.2002 e prot. n. 24 C del 10.6.2002 (documenti nn. 6 e 7) ha illustrato l'"iter" procedimentale seguito, concludendo per la legittimità del proprio decreto ed allegando la relativa documentazione per una valutazione di merito. In relazione alla delicatezza dei rilievi mossi con la richiamata nota del 10.6.2002 dell'assessore, il direttore del dipartimento ha altresì specificato di aver richiesto un parere al servizio legale, segnalando contestualmente la questione al direttore del dipartimento affari istituzionali e generali.
In data 13.6.2002, tenuto conto della rilevanza che stava assumendo la vicenda, ho richiesto al direttore del dipartimento sviluppo economico, al direttore del dipartimento affari istituzionali e generali e al servizio legale di esaminare la questione per verificare se esistevano i presupposti per l'annullamento del decreto dirigenziale n. 224 del 2002, ai sensi dell'art. 23 comma 3 della legge regionale n. 20/2001.
I suddetti dirigenti in data 14.06.2002, mi hanno trasmesso una dettagliata relazione prot. n. Dipl/264 (documento n. 8) contenente le risultanze della verifica della regolarità richiesta e le seguenti conclusioni: "Non si rilevano quindi nelle modalità di scelta del contraente violazioni di legge che possano costituire presupposto per l'annullamento del decreto del dirigente del servizio ai sensi del comma 3 dell'art. 23 della legge regionale n. 20/2001.
Roberto GIANNOTTI. Non è quello il problema, Presidente...
Giulio SILENZI. Fatelo finire; è un fatto di educazione...
Roberto GIANNOTTI. Silenzi, ti vedo teso...
Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Si ritiene invece che si debba procedere alla modificazione del capitolato d'oneri e contestuale redazione del contratto al fine della conservazione del rapporto, nel senso sopra indicato.
A questo si sta già provvedendo; ciò è possibile in quanto l'appalto ha avuto minima esecuzione (dei quaranta seminari né è stato svolto soltanto uno) ed è evidente che non potrà darsi ulteriore esecuzione al contratto in assenza della suddetta modificazione di carattere interpretativo.
Inoltre comunico che, in considerazione dell'intervento nella vicenda della magistratura penale e per l'imparzialità dell'azione amministrativa nella vicenda, ho apprezzato che il direttore del dipartimento sviluppo economico, su mio invito, ha assunto la responsabilità del relativo procedimento (documenti nn. 9 e 10).
Infine, in data 14.06.2002, ho ricevuto la lettera di dimissioni da parte dell'assessore Cristina Cecchini, che mi comunicava anche di aver trasmesso alla magistratura la sua nota precedente, di cui ho preso atto con mio decreto del 18.06.2002 con il quale ho assunto ad interim le deleghe affidate all'assessore Cecchini, affidando soltanto la delega dei problemi della formazione e del lavoro all'assessore Secchiaroli, già titolare della formazione professionale, perché sono in corso una serie di cose urgenti.
Questi sono i dati a mia conoscenza istituzionale e ufficiale. Il resto sono notizie di giornale.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.
Cristina CECCHINI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, mi atterrò alla cronaca dei fatti.
Il 31 luglio 2001 la Giunta regionale approva la delibera 1952 da me proposta, una delibera che approva e manda al Ministero dell'industria il piano per la formazione imprenditoriale, cioè il programma delle 40 iniziative che vogliamo tenere nel territorio della nostra regione, essendo l'imprenditoria femminile importante e rilevante come problema economico e sociale ed essendo la nostra Regione in condizione di utilizzare i finanziamenti per ogni Regione italiana del Ministero dell'industria, per costruire informazione e animazione economica.
La delibera recita: "La Regione Marche è titolare del programma e lo coordina. Il programma si articolerà attraverso 40 iniziative seminariali effettuate presso sedi istituzionali. Gli aspetti finanziari sono le seguenti. Per l'esecuzione pratico-gestionale del programma ci si avvarrà di un organismi privato individuato attraverso procedure di evidenza pubblica e con caratteristiche di consolidata esperienza e compresenza a livello regionale. Per l'ente privato si prevede un compenso di 75 milioni più Iva. Il privato dovrà predisporre le sale, predisporre gli inviti, affiggere manifesti, individuare relatori e avere rapporti con la tipografia. La Regione dovrà coordinare il programma. Per questo ci sono le spese di materiale informativo e tipografico (50 milioni più Iva), attività seminariali (140 milioni più Iva), spese camper (48 milioni più Iva)".
Il ruolo della Regione è quindi chiaro nella delibera. La Regione è titolare del programma e lo coordina. L'assessore quindi, per coordinare il programma, dal punto di vista scientifico pensa di risolvere la questione attraverso una consulenza. Altre Regioni italiane hanno gestito questi finanziamenti attraverso una convenzione diretta con Unioncamere. La Regione Marche, unica Regione in Italia decide di gestire in proprio l'iniziativa e dopo aver sentito le parti sociali e i comitati per l'imprenditoria delle Camere di commercio manda al Ministero dell'industria questo programma.
Era necessario costruire un forte coordinamento scientifico. Per questa ragione individuo Delia La Rocca, docente universitaria esperta di organizzazione ed amministrazioni pubbliche, esperta di politiche della spesa pubblica, esperta di politiche antidiscriminatorie e di azioni positive, esperta di programmazione e progettazione di fondi comunitari, esperta di interventi di promozione dell'imprenditoria femminile, docente in corsi di formazione sulle pari opportunità e azioni positive. Non vi leggo il curriculum, che è molto lungo. La sostanza è che questa professoressa ha diretto nei cinque anni precedenti il Ministero per le pari opportunità presso la presidenza del Consiglio dei ministri, per i primi due anni come capo gabinetto della prima ministra per le pari opportunità on. Finocchiaro, dal 1998 al 2001, quando il ministro cambia e arriva l'on. Belillo diventa dirigente generale della presidenza del Consiglio dei ministri e ha ricoperto, per prima in Italia, l'incarico di capo del dipartimento per le pari opportunità. Questa signora diventa rappresentante per il ministro per le pari opportunità, in delegazione del Governo italiano presso organismi internazionali (Onu, Ocse, Commissione europea) nonché presso i tavoli del negoziato con la Commissione europea in materia di programmazione dei fondi strutturali 2000-2006 e presso i comitati nazionali di sorveglianza degli stessi organismi.
Indico quindi al servizio formazione professionale, nell'estate del 2001, la necessità di attivare la consulenza, ma i finanziamenti del Ministero ancora non ci sono, arriveranno a fine anno.
All'arrivo del nuovo dirigente Costa, direttore del dipartimento, presento la prof.ssa Delia La Rocca come prossimo consulente per la materia della 215.
Nel frattempo il Presidente D'Ambrosio presenta il nominativo di Delia La Rocca alla Conferenza Stato-Regioni e grazie al fatto che il curriculum era molto buono la Regione Marche entra nel comitato nazionale per l'imprenditoria femminile, nei 6 rappresentanti.
Che la presenza di questa prof.ssa dal punto di vista della qualità sia ineccepibile lo dimostra il fatto che all'avvento del nuovo Governo Berlusconi vengono, come noto, verificati tutti i dirigenti generali. Il Governo Berlusconi fa il decreto di nomina alla prof.ssa Delia La Rocca la quale, per ragioni politiche, non accetta e rientra all'università di Urbino a insegnare istituzioni di diritto privato.
I tempi erano maturi per cominciare l'iniziativa. Il 23 maggio, la dott.ssa Susanna Ricciarelli viene nel mio ufficio insieme al sig. Andrea Mancini e mi dice che per il 27...
PRESIDENTE. Consigliere, se continuiamo sui nomi dobbiamo fare la seduta segreta.
Gilberto GASPERI. No, no... Sta facendo una cronistoria.
Carlo CICCIOLI. Lo metteremo ai voti...
PRESIDENTE. Non c'entra niente metterlo ai voti. Questo è un aspetto che è stato già discusso.
Cristina CECCHINI. Toglierò i nomi, ma si capisce lo stesso.
PRESIDENTE. Tutti... Altrimenti facciamo la seduta segreta.
Cristina CECCHINI. Non c'è problema, la sostanza delle questioni non cambia.
Gilberto GASPERI. Sta facendo una cronistoria, Presidente.
PRESIDENTE. La faccia senza nomi.
Carlo CICCIOLI. Non sono valutazioni, sono dati tecnici.
Gilberto GASPERI. Presidente, questa è una questione di democrazia. Il consigliere Cecchini non sta indicando...
PRESIDENTE. Intanto si sieda, perché non ha la parola.
Gilberto GASPERI. Cosa stiamo a fare qui, le comparse, Presidente?
PRESIDENTE. Tutte le persone, presenti e non presenti, debbono essere tutelate, quindi si sieda.
Cristina CECCHINI. Voglio ricordare che stiamo parlando del decreto 224 del 15 maggio, che assegna a una ditta l'aggiudicazione della gara. Il protocollo del servizio formazione professionale invia alla ditta il 27 maggio la notizia dell'aggiudicazione. Invia anche i decreti — dal 160 fino al 250 — alla segreteria della Giunta, prot. 27 maggio e invia agli assessori la stessa notizia, prot. 27 maggio.
Il 23 maggio, prima di ricevere la lettera di assegnazione, il responsabile del procedimento viene nel mio ufficio insieme al signore che il 27 si dimostrerà essere aggiudicatario della gara stessa e mi porta l'elenco dei luoghi dove si sarebbero svolti gli incontri con le imprenditrici e il programma dell'iniziativa del giorno 30, oltre che l'annuncio che il giorno 27 si sarebbe fatta la conferenza stampa. Quando vedo i nomi dei relatori del 30 chiedo di cambiarli per due ragioni: erano tutti uomini, tranne Delia La Rocca. Quando leggo bene i nomi degli uomini mi accorgo che sono tutti collegati politicamente a Confindustria e a Fiat Isvor, non proprio in attinenza con l'orientamento della Giunta regionale dove Rifondazione comunista è in alleanza. Chiedo a che punto è la questione del coordinamento scientifico per la prof.ssa Delia La Rocca. Per me la questione della consulenza del coordinamento scientifico è definitivamente chiusa, tanto che il giorno 27, alla conferenza stampa si presenta l'assessore insieme a Delia La Rocca che viene da Roma e dice le cose che deve appunto dire come membro del comitato nazionale per la 215 e anche, ovviamente, come prossimo consulente della Regione. Il servizio formazione professionale non si presenta, tanto che c'è un minimo di imbarazzo, diciamo la questione più importante nella conferenza stampa, cioè questa Giunta regionale nel bilancio della Regione ha messo un miliardo di lire in conto interessi per far scendere la graduatoria: 99 sono le imprese finanziate con i finanziamenti della 215, abbiamo fatto una grande operazione politica perché possiamo finanziare in conto interessi il resto della graduatoria. La conferenza stampa si fa su questo, quando il giornalista della Regione chiede qual è l'ammontare degli investimenti, il servizio informazione non c'era, i dati non ci sono.
Era programmato un incontro con il servizio prima della conferenza stampa, dopo la conferenza stampa richiamo il servizio. Il servizio non si presenta e si presenta l'imprenditore.
Gilberto GASPERI. "Il servizio" è neutro?
Cristina CECCHINI. Servizio formazione professionale, il suo dirigente.
Si presenta l'imprenditore dichiarando di avere organizzato tutte le iniziative e di aver firmato tutti i contratti, perché di questo l'aveva incaricato il servizio formazione professionale. Il servizio quindi ha delegato i suoi compiti — la delibera dice: "La Regione coordina e promuove l'iniziativa" — e si è fatto sostituire dall'imprenditore. Il servizio quindi, non ha rispettato le decisioni contenute nella delibera e più volte ribadite al responsabile del procedimento, al dirigente del servizio stesso e anche al direttore del dipartimento.
Chiedo ed ottengo il giorno 27 che il manifesto venga cambiato perché sarebbe nato un problema politico con i comitati per l'imprenditoria femminile. Coordinatore del manifesto era un signore, Antonio Bruni, un consulente fra gli altri relatori; chiedo che a coordinare tutte le 40 iniziative ci siano le presidenti dei comitati per l'imprenditoria femminile presso le Camere di commercio. Viene rifatto il manifesto che infatti prevede che presiede Cristina Gorinsky Visconti per Ancona. Il giorno 30 si fa l'iniziativa. Ovviamente per come era organizzata l'iniziativa non riesce: è fatta alle 10 di mattina sono presenti relatori tutti uomini di Confindustria, l'unica cosa che funziona è la presidente del coordinamento Cristina Gorinsky che ha portato 14 persone — le imprenditrici — per supportare l'iniziativa.
L'iniziativa sostanzialmente non riesce, perché quando ho parlato io le persone erano 25, quando me ne sono andata sono rimaste 14 per tutta la giornata.
Alle ore 14, durante il buffet, chiedo di fare una riunione, dato che erano presenti i comitati per l'imprenditoria femminile. Si fa questa riunione, presenti le due presidenti di Pesaro e di Ancona, presente la consulente Delia La Rocca, presente l'assessore, per impostare l'iniziativa. Discutiamo, modifichiamo, mettiamo a posto, diciamo, insomma, che le altre 39 si dovevano fare in modo congruo e diverso. Sopraggiunge l'imprenditore e io gli comunico davanti a tutti che bisogna cambiare indirizzo, che il quadro delle iniziative doveva essere sostanzialmente modificato. L'imprenditore reagisce davanti a tutti dicendo che l'assessore doveva raccordarsi meglio con il servizio, che lui riteneva di dover procedere secondo il programma definito con il servizio.
Il giorno 30, nel pomeriggio, tornando in ufficio chiedo al servizio di darmi la documentazione per verificare come era possibile che l'imprenditore dicesse queste cose. La dott.ssa Baroni mi fornisce il decreto che io non avevo (forse i consiglieri non lo sanno ma agli assessori arriva l'elenco dei decreti e non il decreto...
Fabio PISTARELLI. Anche ai consiglieri.
Cristina CECCHINI. E comunque l'eventuale elenco dei decreti dovrebbe essere giunto nel mio ufficio successivamente al 27, perché dal 27 parte nel protocollo del servizio formazione.
Il giorno 30 chiedo di vedere il decreto e lì scopro le difformità fra gli indirizzi della Giunta regionale e il decreto stesso, oltre al capitolato ad esso allegato. A mio parere emergono irregolarità. Nel decreto l'imprenditore gestisce tutto. L'art. 3 del capitolato d'oneri che è allegato al decreto dice che reperisce e paga i relatori. Verifico la lettera d'invito e invece dei 400 milioni che è il totale dei soldi a disposizione mi accorgo che la lettera d'invito contiene la base d'asta a 75 milioni. E' leggerezza, superficialità, non volontà delegando il tutto all'imprenditore? Tutto è possibile. Sicuramente questo non è l'unico atto che in questi mesi è avvenuto dentro il servizio formazione e lavoro. Non è un caso infatti che si va al comitato di sorveglianza dei giorni 25 e 26, il piano lavoro e il riparto Fse non è stato ancora approvato dalla Commissione consiliare ed è prossima la scadenza del 31 dicembre di quest'anno in cui, con questo trend, daremo indietro i soldi all'Unione europea. Quindi leggerezza, superficialità, voglia di non fare? Tutto può essere. Una cosa è certa: che gli atti non sono conformi alla delibera, il decreto non è poi conforme alla lettera di gara.
Qual è il valore del contratto? Chi sa rispondere? Il Presidente sa rispondere? Dovrebbe essere di 75 milioni, come da lettera di gara, secondo il decreto. Ma l'imprenditore crede, a ragione, di poter gestire 75 milioni più 140 più 50 più Iva, per non parlare del camper che è scomparso nel nulla. Bisogna quindi mettere a posto le carte pensando a leggerezza, superficialità ed errori materiali.
Per salvaguardare gli interessi dell'ente occorre mettere a posto le carte; per salvaguardare le responsabilità politiche bisogna gestire meglio i relatori.
Chiedo quindi con prima lettera, il 3 giugno di attivare un'iniziativa di autotutela e, come da legge 20 (quella sui dirigenti) mi rivolgo al dirigente superiore, cioè al direttore del dipartimento invece che al direttore del servizio. Il direttore del dipartimento il giorno 5 non mi trasmette il suo parere come invece avrebbe dovuto fare, ma mi invia la risposta del dirigente inferiore che dice "tutto okay".
Non ritenendo la risposta adeguata mi sento in dovere di scrivere un'ulteriore lettera dove affermo di nuovo la necessità dell'autotutela.
Ieri sera alle ore 17 ricevo la lettera, perché richiesta, dell'ufficio legale. Chiedo al Presidente: come fa l'ufficio legale ad emettere parere — dice: "Abbiamo valutato sulla base di tre cose: 1) delibera; 2) decreto del dirigente; 3) nota dell'assessore Cecchini" — se non ha in mano la lettera della gara? L'unica cosa sulla quale l'ufficio legale può decidere è se la delibera e il decreto sono conformi. E infatti dice che non sono conformi: "Al fine di eliminare ogni possibile contrasto interpretativo si considera necessario emendare il suddetto art. 3 del capitolato, stabilendo che i preventivi per le spese e le altre attività devono essere sottoposti in via preventiva al servizio il quale individuerà i soggetti a cui affidare i relativi incarichi. Deve rilevarsi che la trattativa privata avrebbe dovuto essere condotta in modo più corretto, inviando ai fornitori documentazione contenente l'esatto oggetto del contratto da concludere. Si ritiene che si debba procedere alla modificazione del capitolato d'oneri e contestuale redazione del contratto ai fini della conservazione del rapporto nel senso sopra indicato". Si esprime su quello su cui si può esprimere, ovviamente, perché non ha la lettera di gara. Ovviamente si esprime anche su una questione sulla quale, quando incontrerò il dott. Costanzi, mi piacerebbe discutere. Dice che "La ditta opera una mera intermediazione per l'acquisizione del materiale" ma il decreto ministeriale 28 novembre 2000, all'art. 12 dice che nella stipula dei contratti per conto dell'amministrazione il dipendente non ricorre a intermediazione. E' mera intermediazione quindi? E' una intermediazione remunerata per un compenso preventivato oppure è dentro il compenso? Ma non entriamo in disquisizioni giuridiche, stiamo al merito.
Se la lettera d'invito l'avesse avuta in mano il dirigente dell'ufficio legale avrebbe potuto vedere delle cose che a ieri non ha visto: 1) che nella stessa lettera doveva essere specificato se l'Amministrazione regionale intendeva procedere all'aggiudicazione nel caso in cui si fosse presentata una ditta sola (infatti nel caso di specie si presenta una ditta sola e viene aggiudicato ugualmente); 2) la lettera d'invito non contiene il capitolato d'oneri, elemento essenziale obbligatorio per le gare. Non essendo conoscibile il contenuto delle specifiche tecniche i potenziali candidati non erano in condizioni di presentare l'offerta, né in condizioni di parità: c'era come è noto, come si è visto, chi frequentava il servizio formazione professionale tanto da sapere il 23 che il 27 gli sarebbe arrivata la lettera di aggiudicazione, tanto da sapere il 23 come si doveva fare l'iniziativa del giorno 30 e c'è invece chi sta a Roma che, non potendo conoscere, non era in parità con lui nel presentare l'iniziativa. Ma un conto è sapere che nella gara sono a disposizione 75 milioni, un conto sapere che si potevano anche gestire, come si vedrà poi nel capitolato d'oneri al momento del decreto 140 milioni più 50 milioni, e non dico niente del camper; 3) il criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa è declinato in modo errato. L'offerta più vantaggiosa poggia su parametri fissi e non discrezionali, valutati in ordine d'importanza: possono essere quelli che si vuole ma si devono dire prima, non dopo che le gare si sono presentate. Quindi anche la lettera d'invito non è conforme alla delibera di Giunta in quanto la delibera di Giunta, come noto, distingue gli aspetti finanziari del decreto dalle spese sui seminari, dalle spese per materiale informativo, dalle spese per il camper.
Ovviamente non conoscendo queste cose il dirigente dell'ufficio legale, non poteva dirle, però dice che occorre cambiare il decreto, modificarlo con un principio giusto per l'amministrazione: salvaguardare i contratti per non andare a causa civile, non pensando che si poteva impugnare anche in causa civile, perché ci sono negligenze nell'applicazione del contratto rispetto all'iniziativa del 30, perché il 30 maggio l'iniziativa non va bene, il materiale informativo non c'è, il camper non esiste, i relatori sono quelli che sono, anche qualificati, hanno detto le cose che hanno ritenuto di dover dire, ma per esempio l'impianto di amplificazione non era adeguato. Quindi, nel momento in cui si vuol andare in causa civile si valuta se mantenere il contratto o se invece, nel frattempo, poter eccepire delle questioni.
In ogni caso, il giorno 13 alle ore 18 il segretario del mio partito, in una riunione a Pesaro, mi informa che si sta per abbattere sul mio partito, e soprattutto su di me, uno scandalo politico per una mia presunta concussione nei confronti dell'impresa vincitrice dell'appalto. Il giorno dopo, alle ore 9 deposito alla procura della repubblica tutti gli atti validi per l'autotutela che avevo dato al Presidente D'Ambrosio il giorno 10, che avevo segnalato al dott. Costa il giorno 3 e alle ore 10 di quella mattina ho rimesso il mandato per tutelare la Regione innanzitutto, per tutelare la Giunta, per tutelare la mia persona e per tutelare il partito della Rifondazione comunista.
Ora la magistratura sta facendo il suo corso, qui siamo in sede istituzionale e dobbiamo verificare le disfunzioni, le mancate traduzioni rispetto agli indirizzi politici e le azioni concrete. Io vi chiedo, per favore, di stare al merito delle questioni sull'efficacia e l'efficienza di una struttura amministrativa e rispetto all'indirizzo politico che la Giunta aveva dato. Tutto il resto appartiene ad altri luoghi e non sono disponibile a discussioni sulla vita interna del mio partito o sull'attività della magistratura. Mi sono dimessa per difendere le istituzioni e non sono disponibile a discussioni speculative perché ritengo di non aver pensato ad altro che a fare il mio dovere. Di una coincidenza sono sorpresa: la prima Giunta senza la mia presenza approva una delibera che chiede chiarimenti all'azienda San Salvatore su una spesa sanitaria aggiuntiva di circa 4 milioni e mezzo di euro per la scuola di talassemia. Non poteva, a mio parere, la Giunta chiedere chiarimenti, perché mancava la delibera del collegio sindacale o per capire meglio quanto costa e quanti sono i carichi di lavoro per ciò che abbiamo deciso in questo Consiglio regionale, cioè, se ho capito bene — e io ho votato perché avevo capito in questo modo — la Regione Marche si sarebbe impegnata per la cura dei bambini e per l'assistenza alle famiglie e nient'altro. Non per 71 consulenze al personale sanitario, per 10 consulenze per il personale scientifico o di supporto, una consulenza per il prof. Lucarelli.
La delibera andava quindi respinta se si voleva dare ossequio a quello che il Consiglio regionale ha deciso. Ovviamente arriveranno i chiarimenti, e spero che la Giunta questo lo faccia.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.
Andrea RICCI. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, egregi colleghi, poiché nella mia qualità di consigliere regionale ho ritenuto il dovere di recarmi presso la procura della Repubblica di Ancona per metterla a conoscenza della vicenda di cui si sta discutendo, ritengo che sia altrettanto doveroso mettere a conoscenza il Consiglio regionale della situazione in cui, nell'esercizio delle mie funzioni mi sono trovato e che mi ha spinto a questo atto certamente non ordinario.
Dal mio punto di vista, per quanto attiene me personalmente, questa vicenda giunge a mia conoscenza il 3 giugno scorso, nel corso di un colloquio con l'assessore Cristina Cecchini. Durante questo colloquio la compagna Cristina Cecchini mi mette a conoscenza di presunte irregolarità di un decreto di aggiudicazione di una gara d'appalto emanato dal dirigente del servizio formazione professionale e lavoro e aggiunge che a suo avviso le irregolarità del decreto non sono soltanto di natura formale ma costituiscono un atto doloso finalizzato ad atti illeciti di rilevanza penale.
Di fronte a queste osservazioni dell'assessore Cristina Cecchini, io rispondo che a mio avviso sarebbe opportuno mettere a conoscenza immediatamente la procura della Repubblica di questi fatti. Nel corso dei giorni successivi, anche esercitando le facoltà di controllo, ispezione e verifica che sono assegnate ad un consigliere regionale in merito all'attività dell'ente, vengo a conoscenza da parte degli altri soggetti coinvolti, cioè i funzionari e i dirigenti regionali che seguivano l'atto e l'imprenditore interessato, della loro versione dei fatti che indicava, viceversa, un comportamento anomalo e non propriamente corretto da parte dell'assessore.
Di fronte ad una situazione come questa in primo luogo mi sono premurato di informare in maniera sommaria il Presidente della Regione esponendogli la natura del problema, certamente non i fatti e le circostanze che da ambo le parti mi erano stati riferiti. Il Presidente della Regione, ritengo in maniera del tutto corretta, mi ha invitato, consigliato di riferire alla procura della Repubblica, essendo le questioni che mi erano state riferite presumibilmente attinenti a materie di rilevanza giudiziaria.
Prima di compiere questo atto, essendo anche segretario regionale di Rifondazione comunista ho informato il livello nazionale e il livello regionale del mio partito, dopodiché mi sono recato in procura riferendo le cose di cui ero venuto a conoscenza, sia da parte dell'assessore Cristina Cecchini in merito all'irregolarità del decreto e alle finalità che avrebbero spinto ad emettere un decreto irregolare, sia le cose che ero venuto a conoscenza da parte degli altri soggetti interessati in merito ad un presunto comportamento anomalo, in questa questione, dell'assessore.
La mia posizione, il mio comportamento in questa vicenda penso sarebbe stato il comportamento di qualunque altro consigliere regionale che si fosse trovato in questa situazione. Certamente per me è stata una decisione molto difficile e sofferta in quanto, nella vicenda risultavano coinvolte persone iscritte al mio partito.
La riflessione che ho tuttavia fatto è che, di fronte ad una situazione di questo tipo non può essere criterio di giudizio rispetto al comportamento l'appartenenza politica: il dovere in quanto consigliere regionale, indipendentemente dalla parte politica cui appartengono le persone coinvolte, non può che essere quello — essendo i fatti riferiti a me presumibilmente attinenti a materie di rilevanza penale — di rivolgersi per riferire alla procura della Repubblica.
Su questa vicenda si è innestata successivamente una forte polemica politica che ha riguardato il mio partito e di cui abbiamo discusso nel recente congresso regionale e che ha riguardato anche la maggioranza regionale a seguito di una polemica innescata dalle dichiarazioni dell'opposizione.
Per quanto riguarda il dibattito interno al mio partito sono stati e saranno altri i luoghi in cui si discuterà della vicenda dal punto di vista politico; per quanto riguarda la polemica politica che concerne la Giunta e la maggioranza ritengo che in questa vicenda il comportamento della Giunta e del suo Presidente, mio in quanto consigliere regionale appartenente a questa maggioranza sia stato di una limpidezza, di una trasparenza e di una cristallinità assoluta, perché nessuno ha cercato di occultare la questione — e, ripeto, la questione era sostanzialmente uno scambio di accuse interno ad un assessorato — ma, al contrario, si è cercato, prima esercitando i poteri di controllo, ispezione e verifica del consigliere regionale, successivamente riportando le cose di cui si era venuti a conoscenza alla magistratura della Repubblica, un comportamento del tutto corretto sul piano istituzionale, a dimostrazione del fatto che questa Giunta e questa maggioranza regionale sono caratterizzate fin dal suo inizio da un totale e completo rispetto delle regole della correttezza e della trasparenza amministrativa.
Mi auguro con tutto il cuore che questa vicenda si concluda, dal punto di vista giudiziario, con l'infondatezza di ogni accusa che è stata avanzata. Mi auguro che la magistratura possa al più presto fare piena luce e credo che alla fine di questa vicenda dal punto di vista giudiziario, questa maggioranza, questa Giunta regionale ed anche il partito della Rifondazione comunista ne usciranno rafforzati per aver mostrato un pieno, totale e integrale rispetto delle regole, in quanto né questa maggioranza né questa Giunta né, tanto meno, il partito della Rifondazione comunista hanno nulla da temere e da nascondere nei confronti di un intervento della magistratura.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Intanto per ribadire che non condivido le modalità di svolgimento dei lavori e l'organizzazione del dibattito. Mi sembra che il Presidente anche oggi abbia dimostrato una discrezionalità che non ha riferimenti alla norma, quindi chiedo che alla prossima Conferenza dei presidenti di gruppo questo aspetto venga discusso. Non mi scandalizza che il consigliere Andrea Ricci parli prima di chi ha proposto uno strumento di sindacato ispettivo, ma sarebbe bene che questo avvenisse con il consenso dell'interpellante.
Il problema vero a me sembra che sia sostanzialmente uno. Per questo mi sono scaldato prima, quando il Presidente parlava: perché mi sembrava di leggere nella posizione difensiva che il Presidente ha assunto in ordine a questo argomento un limite di fondo e per questo ho reagito. Mi ha un pochino meravigliato la reazione, a sua volta, scomposta del mio collega Silenzi. Il problema verso sta tutto in un fatto che esce in maniera chiarissima da questa vicenda: la differenza sostanziale fra una gara d'appalto e l'aggiudicazione di un appalto. Possiamo girare intorno a questa pallina tutta la sera, sta di fatto che è stato fatto un appalto per 75 milioni per un tipo di servizio ed è stato aggiudicato un appalto di ben altra misura per tutt'altri servizi. Qui non ci piove, Presidente.
Di fronte a un fatto come questo, che le è stato segnalato... C'è una dell'assessore Cecchini chiarissima, che mette punto su punto e dice "caro dirigente del servizio, caro dirigente di area, caro Presidente, tu hai fatto questo, questo, questo e queste cose non le potevi fare". Il Presidente furbescamente oggi dice "io ho chiesto all'ufficio legale se c'era la possibilità di invalidare". Cosa? Il problema, Presidente, non è la modalità della scelta che è stata regolarissima. Certo che l'ufficio legislativo doveva rispondere così, cosa avrebbe potuto rispondere? Io ho qualcosa da dire su quella scelta, io ho qualcosa da dire sulle quattro ditte scelte, io ho qualcosa da dire sul fatto che si scelga la Cles di Roma o qualche altra azienda marchigiana che potrebbe anche avere rapporti di parentela affettiva — in senso commerciale, non di altro genere — rispetto alle aziende che concorrono. Quindi, quando si scelgono aziende di questo tipo — la Resco di Osimo, la Cles Roma, una società di Ascoli Piceno di proprietà Bordini e la Cta — vorrei capire i criteri in base ai quali sono state scelte. Comunque è stata fatta una ufficiale gara di appalto, qualcuno ha fatto l'offerta migliore, se oggi andiamo a cercare il problema da quella parte, evidentemente non caviamo le gambe. Il problema andava cercato da un'altra parte, cioè in questa disparità che modifica sostanzialmente il contenuto dell'appalto. E allora, se è così è stata commessa una irregolarità grave da parte del dirigente del servizio che andava rimosso immediatamente. Il Presidente D'Ambrosio ha omesso di esercitare la propria responsabilità perché non ha fatto l'atto che doveva fare, cioè sospendere l'incarico professionale che aveva conferito a questo signore, che fra l'altro è stato oggetto anche di una interrogazione specifica da parte del gruppo di Forza Italia il 17 aprile 2002 con la quale veniva contestato l'affidamento dell'incarico per tutta una serie di adempimenti ai quali, secondo noi, doveva corrispondere questo signore che è stato scelto proprio per questo tipo di servizio. E se il Presidente fosse andato a leggere il testo dell'interrogazione, evidentemente si sarebbe reso conto di questo.
Questo non è successo, quindi il Presidente D'Ambrosio ha omesso di esercitare la propria responsabilità.
Seconda questione, la gestione dell'iniziativa. L'atteggiamento della Cecchini è discutibile? Io ho letto sui giornali quello che è successo, non lo so. Qualcuno ha ipotizzato un tentativo di concussione. Probabilmente, se il Presidente di Rifondazione comunista si è sentito in dovere di convocare la direzione regionale del suo partito, di andare a Pesaro a parlare con i dirigenti provinciali, di andare dal Presidente della Giunta, di andare dal magistrato penso che abbia qualche prova, qualche elemento che lo porti a dire che quell'assessore si è comportato in maniera grave, altrimenti non si giustificherebbe e potrebbe veramente essere giusta la tesi di chi ipotizza che si tratti di un regolamento di conti all'interno di Rifondazione comunista per sostituire la Cecchini con Amagliani o con chi volete. Se ci sono elementi — e conoscendo la serietà del presidente Ricci credo che questi elementi il presidente Ricci li ha messi a disposizione del Presidente D'Ambrosio — la conseguenza era che il Presidente D'Ambrosio doveva, due minuti dopo, revocare lui la delega all'assessore Cecchini, lui mandare via la Cecchini dicendo "ti sei comportata in maniera scorretta, io voglio difendere l'onorabilità della Giunta regionale, vattene perché non c'è più posto per te". La difesa finale, Ricci, potevi risparmiartela perché quella è solamente per gli allocchi: credo che qui dentro siamo tutte persone grandi quindi l'azione che hai fatto per difendere l'onorabilità della Giunta... Ci sono cose che debbono essere lette in un altro contesto.
Il Presidente non revoca la delega, il Presidente non dispone una inchiesta interna seria, che era l'altro atto amministrativo che poteva fare. Di fronte a una cosa di questo genere io non mi limito a chiedere un parere, prendo il funzionario più bravo che ho... E anche qui smettiamola: funzionari bravi in Regione ci sono, solo che state continuando a massacrarli da anni, perché questa professionalità viene bruciata sull'altare delle collaborazioni esterne politicizzate. Insomma, il Presidente non fa nulla nemmeno in questo caso, si limita a fare una dichiarazione alla stampa che personalmente mi ha fatto tenerezza. Io sono sempre più affezionato a questo Presidente non solo per altri motivi... Tenerezza, perché un Presidente che di fronte a un terremoto di questo genere risponde e dice "marchigiani, non preoccupatevi, ho assunto gli interim", mi sembra una cosa di poco conto. Siccome l'esperienza di altri interim per quanto riguarda questa legislatura non è stata positiva...
Il problema è che con questa posizione il Presidente non ha difeso la Regione. Da questo punto di vista è ammirevole l'atteggiamento della Cecchini che ha detto "almeno, con il mio gesto ho inteso difendere anche la onorabilità".
Però il problema è un altro. Questi sono fatti sui quali credo che tutti gli addetti ai lavori, ma anche i non addetti, hanno ormai capito come stanno le cose, quindi c'è poco da dire. Chiederemo noi una commissione d'inchiesta che i numeri di questo Consiglio ce lo consentono, quindi questa volta andremo a fondo e se qualcuno ha sbagliato pagherà.
Ma il problema è leggermente più concreto. Questo problema pone sì una questione morale. Voi sapete che uno dei motivi della situazione di difficoltà di questa Regione è quello dello scandalo di consulenze, di incarichi professionali, di studi che questa Giunta ha dispensato e continua a dispensare. Questo è uno scandalo. Qualche collega entrerà, mi auguro, nello specifico. Questo è uno scandalo che denunciamo dall'inizio della legislatura. Questo è un abuso. Si è addirittura arrivati ad utilizzare enti di comodo per dare le consulenze. Quello che sta avvenendo con la Svim è osceno sul piano politico: si usa questo ente per dare consulenze che la Giunta regionale non vuole e non può dare. Questo è materia di intervento della magistratura.
Stiamo preparando un'interrogazione rispetto ad una delibera approvata ieri che va nel concreto anche di queste questioni. Come si fa a trasformare una consulenza ad un'azienda in una consulenza personale come è stato fatto ieri, dopo una bocciatura del comitato di sorveglianza che dice "basta con quella società". Come si aggira l'ostacolo? Si aggira l'ostacolo dando la consulenza direttamente alla professionista che collaborava. E' un gioco meschino che non paga, perché poi i danni li pagano i marchigiani con questa situazione. E' un problema di insufficienza dell'attività di questa Giunta regionale, delle azioni che mette in essere. Fra l'altro, non l'ha detto nessuno ma non me ne importa, mi assumo la responsabilità di quello che dico, specialmente per le reazioni che verranno da parte delle donne: io metto in discussione anche la serietà di queste iniziative, cioè 400 milioni per 14 donne che hanno partecipato al primo seminario. Vorrei che i marchigiani mi dicessero qualcosa rispetto a questa questione: 400 milioni investiti per la prima lezione del seminario che ha visto 14 donne al posto delle 50 previste. Il problema vero è il nostro problema, quello della lottizzazione politica: avete lottizzato tutto, avete riempito questa struttura regionale di uomini di partito. Certo, quando addirittura i giornali riportano oggi che il dirigente dell'area sanità partecipa al gruppo diessino, in una parte del tavolo non come esperto ma come militante... O se volete, questo dirigente che ha la sfacciataggine, nel primo incontro pubblico, di dire "sì, sono un dirigente del partito dei Ds dell'Emilia Romagna e non mi pento delle mie idee politiche"... Ma questo mica è stato chiamato qui per fare il consulente del partito dei Democratici di sinistra! Presidente, lei mi richiama al tempo, ma io rinuncio alla replica a cui ho diritto come interpellante.
Così come è noto — e non me ne voglia Andrea Ricci — che il dott. Sunzini è un noto esponente di Rifondazione comunista, iscritto e noto esponente di Rifondazione comunista. Così come è noto a tutti che il dott. Sunzini da sei mesi non parla con il suo assessore, guarda caso di Rifondazione. Così come è noto a tutti che da sei mesi il dott. Sunzini ha emarginato tutta la struttura o comunque quella parte della struttura non allineata politicamente.
Anche rispetto a questo, può la Giunta regionale rimanere estranea a quello che avviene? Agostini, se avvenisse nell'assessorato agricoltura certamente ti preoccuperesti di più, ma potete subire una cosa di questo genere? Certo, condizionamenti della politica portano anche a questo.
Il problema è allora chiaro: ci sono responsabilità politiche gravissime che noi individuiamo, che sono di questo Esecutivo che non produce sul piano amministrativo, che non fa leggi, che ha dato corso ad una dissennata gestione finanziaria che ha portato a questo bilancio e a questa manovra che comporta lacrime e sangue per tutti i marchigiani, che ha fatto scelte scellerate sul piano dell'imposizione fiscale colpendo indiscriminatamente le famiglie marchigiane, che sta facendo pagare ai marchigiani i ritardi nel campo delle scelte per la riforma della sanità. Anche questo è una cosa sgradevolissima e mi meraviglio che un palato fine come quello di Silenzi su questo piano non colga il disagio di un dibattito extraistituzionale sulla sanità, cioè la riforma la si sta costruendo all'interno di un partito che, seppure importante non è l'unico partito delle Marche, e della maggioranza. E' una cosa che se fosse stata fatta dal centro-destra vi avrebbe portato a moti rivoluzionari. E' inammissibile sul piano del metodo, sul piano della forma, sul piano della sostanza.
Questa situazione disegna un quadro d'insieme che segnala il fallimento di questa esperienza di governo. Mancano poche settimane alla scadenza di fine novembre, spero che a questa scadenza non ci arriviamo, perché se volete la verità io credo che oggi un gesto, un soprassalto di dignità dovrebbe emergere da questo dibattito, cioè insieme alle dimissioni della Cecchini dovremmo poter registrare le dimissioni di tutti gli assessori e del Presidente della Giunta per una manifesta incapacità a governare le Marche.
PRESIDENTE. Per informazione dei consiglieri, abbiamo messo insieme la comunicazione del Presidente e l'interpellanza presentata dai consiglieri del gruppo di Forza Italia, per cui prima dell'interpellante è intervenuto il consigliere Andrea Ricci per dare a tutti i consiglieri le informazioni utili per il dibattito. Per il resto, i consiglieri avranno la parola rigorosamente nell'ordine con il quale si sono iscritti, alternando gli schieramenti.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.
Carlo CICCIOLI. Credo che la sostanza sia più importante della forma. Dico con franchezza che se fossi stato Presidente, avrei dato la parola prima all'assessore Cecchini, quindi al consigliere Ricci perché erano i possessori delle informazioni. A mio parere è stato molto interessante ascoltarli, perché in realtà, quando ci sono due della stessa area che bisticciano fra loro escono le cose più interessanti, quindi credo che sia stato opportuno. Detto questo, mi ero iscritto addirittura prima che la seduta cominciasse, ma ho ascoltato volentieri sia Giannotti che i due assessori e vorrei fare un intervento fortemente politico. Sul tema tecnico entrerò ma brevemente, invece il tema politico è quello che mi interessa di più.
Presidenza del Vicepresidente
GIUSEPPE RICCI
Condivido quanto ha detto qualcuno: attendiamo gli accertamenti della magistratura, perché è l'unico organo che deve verificare, che ha più forza del nostro stesso sindacato ispettivo.
La magistratura di Ancona molto spesso ha indagato sui fatti pubblici, però mi permetto di dire che alcune volte è stata terribile, e giustamente, nei confronti di alcune vicende; altre volte è invece passata molto più a volo radente. Ci attendiamo, questa volta un controllo specifico, pertinente.
Io ho un macigno nello stomaco da tanto tempo. Quando questo Consiglio regionale acquistò, oltre dieci anni fa, l'allora sede del Partito comunista per pagare i debiti di quel partito vi fu un accordo politico in quest'aula e da dieci anni, anzi undici, quella sede di proprietà della Regione è completamente vuota. La magistratura di Ancona, benché segnalato tante volte non ha aperto uno "straccetto" di indagine, quindi qualche problema ce l'ho.
Detto questo dirò subito che l'aspetto più importante di questa vicenda è il "caso D'Ambrosio". Vorrei tornare al 1990-1995. Per questa Regione fu una legislatura terribile, perché tra il 1990 e il 1995 nel Consiglio regionale della Regione Marche furono arrestati vari funzionari ed assessori e fu una pagina buia della storia dell'ente Regione Marche. Nel 1995 fu candidato dallo schieramento della sinistra il dott. D'Ambrosio. Forse la scelta fu sulla persona, ma mi permetto di dire che fu candidato un simbolo: dopo cinque anni neri dell'ente Regione fu candidato un magistrato proprio perché ci doveva essere la svolta, si doveva passare dalla immoralità, comunque dagli affari delle persone dentro gli enti pubblici a un'alta moralità della gestione della cosa pubblica. Il presidente D'Ambrosio fu eletto nel 1995 con molti voti, nel 2000 di meno, comunque fu confermato e cosa è successo oggi? Iniziamo a renderci conto che sono tornati gli "affari", perché in questa vicenda la cosa che passa al di là della forma, della sostanza è che sono tornati gli "affari". Qualcuno, malignamente mi ha detto "non sono mai usciti gli affari in questi anni". Probabilmente sono stati maligni, però è un dato di fatto che un mutamento nella prima fase, come consigliere di opposizione l'avevo intravisto, erano cessati alcuni andazzi e via di seguito. Sette anni dopo, nel 2002 siamo a discutere su questa vicenda che è sicuramente imbarazzante, tutta legata a conflittualità interne nell'area di Rifondazione comunista.
Io che sono lontanissimo da Rifondazione comunista ma che sono un po' romantico, pensavo che alcune cose succedessero in altri luoghi della politica, invece ho preso atto che qualcosa che non funzionava, al di là delle responsabilità sulle quali ho detto "non voglio soffermarmi", c'è anche in quell'area politica.
Queste chiamate di personale esterno come opposizione noi le abbiamo molto contestato, perché tutte queste persone chiamate dall'esterno della struttura regionale rispondono rigorosamente a partiti di maggioranza, siano essi Rifondazione comunista, Ds, Partito popolare od altri, alcune delle quali addirittura non hanno curriculum adeguato. Ci sono stati scontri, mi sembra che uno sia stato addirittura ritirato, poi era stato riproposto e si è ancora tornati indietro.
Non è stato chiamato Sunzini perché c'era lui in Italia ma perché è un uomo di area di Rifondazione comunista fiduciario di quell'area. Ovviamente un uomo che fa politica, fiduciario di quell'area deve svolgere ruoli fiduciari, è normale. Ho appreso anche un'altra cosa che mi ha fatto brutto, e lo dico al Presidente: siamo l'unica Regione italiana che non ha demandato alle Camere di commercio, quindi alle categorie, la gestione di questi corsi per l'imprenditoria femminile. Solo le Marche hanno deciso che questi corsi dovevano essere gestiti politicamente attraverso una serie di cose. Questo è perlomeno anomalo. Perché proprio le Marche quando in tutta Italia ci si comporta diversamente? Poi ognuno ha le conoscenze, chi ha incarichi pubblici è portato a conoscere le persone, quindi coloro che frequentano di più, che segnalano di più, che si autopropongono sono quelli più all'attenzione del pubblico, ma si aggiudica questo incarico una ditta che, da quanto emerso dai vari documenti — sempre un po' incerti, perché vanno poi approfonditi, bisogna vedere fino a che punto è vero o non è vero — ha in tutto 600 milioni l'anno di fatturato e si aggiudica proprio lei un incarico di 411 milioni, che da solo è la maggior parte del fatturato. Anche questa è una grossa anomalia che fa pensare a conoscenza, contiguità, scelte che hanno motivazioni non tecniche ma fortemente politiche.
Io rimango sorpreso: quella consulenza non va bene ma potrebbe andar bene se normalizzata da una ancor più di fiducia, la prof.ssa Delia La Rocca che per carità, sarà una super esperta, però secondo me se il contesto non va bene continua a non andar bene anche se c'è qualche apporto in più.
Il problema vero, Presidente D'Ambrosio, è che questo meccanismo delle consulenze non può andare avanti, quindi cambiamo regime qualunque maggioranza governi, altrimenti, siccome ci sono persone bravissime ad autoproporsi — ci sono gruppi, persone, aziende che si autopropongono oggi con la maggioranza di centro-sinistra, domani si autoproporrebbero con una maggioranza di centro-destra — abbiamo l'obbligo morale di smantellare questo sistema che non è stato smantellato.
Io faccio parte della II Commissione, la Commissione "bilancio e personale" che dovrebbe vigilare sulle consulenze, mi sono immediatamente chiesto "cosa ho combinato su questa consulenza? Magari l'ho lasciata passare senza accorgermene, peccato d'omissione". Sono andato ad intercettare immediatamente tutti gli atti, ebbene questa consulenza come decine di altre non era mai passata in nessuna Commissione. Sostanzialmente oggi esiste in questa Regione — e purtroppo la legge lo autorizza — un sommerso incredibile fatto di miliardi, alcune decine di miliardi di consulenze che sfuggono a qualsiasi controllo. La mia Commissione titolare del potere di controllo, di verifica non ha mai avuto questa possibilità, e noi l'abbiamo saputo solo perché la Cecchini e Ricci, o forse qualche altro del gruppo di Rifondazione comunista hanno litigato tra di loro. Ma quante altre consulenze di gente che non hanno litigato tra di loro, oppure che avevano lo stomaco con più pelo sono passate assolutamente inosservate? Nessuno di noi sa neanche che ci sono. Questa è la realtà della Regione Marche, oggi.
Noi abbiamo dato consulenze incredibili: 411 milioni per un corso di imprenditoria femminile che forse non produrrà neanche un'azienda di imprenditoria femminile. Mentre ci sono centinaia e centinaia di artigiani che sono in lista di attesa per avere i fondi, di aziende vere che esistono e non hanno una lira perché sono esauriti i fondi.
Presidente, tutti hanno sforato e parlato quanto hanno voluto...
PRESIDENTE. Collega Ciccioli, stiamo iniziando adesso. Io capisco che non possiamo andare con il cronometro, però tenga conto che Giannotti ha fatto l'intervento dicendo "rinuncio alla replica rispetto all'interpellanza e faccio un intervento unico". Quindi la invito a contenere il suo intervento. Sono undici minuti che sta parlando, sono iscritti a parlare 17 consiglieri, quindi la invito a concludere.
Carlo CICCIOLI. Cercherò di riassumere, però questo è uno dei dibattiti più drammatici di questa legislatura, uno dei più delicati e più drammatici, perché al di là del fatto in sé viene fuori la consistenza di quello che accade nelle nostre strutture e tutto il resto.
Per esempio, una cosa che mi ha colpito. Il Presidente D'Ambrosio ha detto "dal punto di vista formale l'ufficio legale mi ha detto che è tutto regolare". Io non credo che sia tutto regolare, ma poniamo che sia tutto regolare: per i cittadini marchigiani una cosa del genere è regolare? Secondo me no. Questo è il distacco, la sfiducia, la perdita di credibilità nostra.
Faccio degli esempi: per quella benedetta consulenza delle cosiddette "anomalia di genere" dell'università di Camerino, 200 milioni per vedere che differenza d'impatto c'è nella società tra maschio e femmina, sono giusti o no? La consulenza all'ex sindaco di Modena e alla sua collaboratrice per progetti dell'infanzia — quella data alla dott.ssa Rinaldi e alla dott.ssa Casagrande, targate Ds, per 165 milioni — è giusta o no?
Per tutti i progetti comunitari diamo centinaia di milioni, e ne leggo qualcuno. Per la pubblicità per le azioni co-finanziate dei fondi europei, 45 milioni aggiuntivi alla dott.ssa...
PRESIDENTE. Collega Ciccioli, mi scusi. Abbiamo prima detto che non era opportuno andare in seduta segreta. Se lei entra nel merito di fatti e particolari relativi a persone è indubbio che siamo costretti, in qualche modo...
Gilberto GASPERI. Ma sono ufficiali...
PRESIDENTE. Un conto è che siano ufficiali, un conto è fare accuse sulla singola persona, perché entriamo nel merito di fatti che attengono a persone che non sono in condizioni di rispondere e replicare. Quindi invito a tenere un atteggiamento, come sempre ancorato al buon senso. Non occorre fare nomi, cognomi e circostanze. Se ritiene che ci siano delle consulenze improprie, inopportune ecc., faccia l'esempio, l'elenco ma non ci ti persone che non sono in condizioni di spiegare. Mi sembra evidente che occorre buon senso da parte di tutti.
Carlo CICCIOLI. I tre miliardi e mezzo che si danno alla Svim insieme ad altre consulenze, per esempio per progettare le economie del distretto industriale di Fabriano che è il più industrializzato delle Marche, sono cosa giusta o no? E che attraverso la Svim si diano consulenze indirette che sfuggono totalmente alla Giunta, è giusto o no? Io credo che non sia giusto. Questo andazzo metterà in crisi anzitutto voi e alla fine trascinerà tutta la Regione in una crisi profonda di credibilità. Non voglio dire altre cose se non concludere che su tutto questo sommerso c'è una commissione d'inchiesta proposta dalla minoranza su questa vicenda ma su tutta la situazione. Dico comunque che un'anomalia va tolta: nel momento in cui esce di scena da questa vicenda la dott.ssa Cecchini, credo che la rimozione del funzionario Sunzini — vogliamo usare il termine "sospensione a tempo indeterminato in attesa degli accertamenti"? — è inderogabile. La moralità della Giunta si misurerà su questo provvedimento: se ci sarà questo provvedimento significherà che ancora qualche nozione di diritto c'è, altrimenti significherà che il Presidente D'Ambrosio, che sicuramente di diritto si intende, avrà messo tutti i suoi libri nel cassetto.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
Ferdinando AVENALI. Prendo la parola soltanto per puntualizzare una questione che ha citato la collega Cecchini nel suo intervento, relativamente al fatto che gli atti 146 e 148, cioè piano annuale 2002 per le politiche attive del lavoro e ripartizione delle risorse che vanno alle Province, non sono stati approvati dalla Commissione per una ragione molto semplice: perché la documentazione è arrivata in Commissione il 6 giugno e siccome siamo abituati ad approfondire le cose che ci vengono sottoposte abbiamo nominato relatore il collega Ugo Ascoli e i tempi tecnici per approfondire la problematica sono necessari. Non c'è nessun'altra ragione perché non abbiamo ancora approvato questi atti, non c'entra niente quanto qui si sta discutendo relativamente all'atteggiamento della Commissione. Pertanto, se qui c'è il rischio di non poter utilizzare tutte le risorse disponibili, sicuramente questa responsabilità non si può attribuire alla Commissione, eventualmente a chi ci ha fatto arrivare gli atti il 6 giugno.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
Luigi VIVENTI. Vorrei essere, come al solito, molto concreto e non far perdere tempo al Consiglio regionale.
C'è una questione morale che si impone all'attenzione dei lavori del Consiglio regionale. Ho ascoltato con attenzione e obiettivamente, da dirigente d'azienda rimango allibito nel sentire che un dirigente di questo ente Regione accuserebbe il proprio superiore, cioè l'assessore, che l'assessore per quanto di sua competenza ritiene esattamente il contrario — e ovviamente se fa un'affermazione di questo tipo avrà tutte le sue ragioni: io ho conosciuto l'assessore Cecchini e posso dire che l'ho vista sempre preparata e impegnata e di questo bisogna dargliene atto al di là della nostra differenza politica. Io sono stato sempre corretto con tutti in questo Consiglio, voglio esserlo anche in questa circostanza, quindi direi che il suo comportamento dal punto di vista amministrativo, per quanto mi è stato possibile osservare, è sempre stato improntato all'impegno, all'efficienza ecc. Poi posso non condividere alcune sue scelte, alcune sue idee, però questo è un altro discorso — e questo dirigente riferisce al segretario regionale del suo partito, al consigliere regionale e non al Presidente dell'ente. Rimango altresì esterrefatto che il consigliere regionale Ricci dica "ho parlato con il Presidente D'Ambrosio il quale mi ha consigliato, viste le cose di cui tu sei venuto a conoscenza, di riferirle alla magistratura". A me sembra, consentitemelo, un comportamento da Ponzio Pilato. Non è possibile, caro Presidente D'Ambrosio, che lei dica a Ricci "se sai queste cose vai alla magistratura". Questo può star bene, ma non è sufficiente. Io, al posto suo, quale primo responsabile avrei aperto subito una verifica e un'inchiesta per vedere se le dichiarazioni del suo assessore, quindi della persona più alta in grado, che gode della sua fiducia — altrimenti non le avrebbe dato questa delega — ha fatto affermazioni che corrispondono a verità o se invece sono veritiere le affermazioni di un dirigente. Ma questo dirigente deve riferire a lei, non al segretario regionale del partito al quale è iscritto, che sia anche consigliere regionale. Questo è proprio assurdo, e qui, obiettivamente, si evidenzia un problema che alcuni problemi hanno provato a citare: quando si politicizzano gli incarichi ai dirigenti dei servizi, poi inevitabilmente avvengono queste cose.
Non è perché questo assessorato è stato dato a Rifondazione comunista e allora ci deve essere un super dirigente di Rifondazione comunista, ma scherziamo? Ci deve essere un dirigente competente, che capisce di quella materia, e basta, poi può essere anche di Alleanza nazionale. Questa è la più grande garanzia che la democrazia ha, che i cittadini hanno di un buon funzionamento. Quando si fanno scelte di questo tipo, inevitabilmente, da qualsiasi parte vengano fatte, ci si trova ad affrontare dei problemi, e questo è un problema serio, perché stiamo parlando di un appalto di fornitura per un importo complessivo di circa 400 milioni, quindi un importo non eccezionale sicuramente per le capacità e le competenze della Regione, però non è nemmeno una cosa secondaria. Ma soprattutto, se ci sono problemi di questa natura su appalti di questa misura, su gestioni di denaro di questa dimensione, che cosa avviene quando gestiamo miliardi, miliardi, miliardi?
Non voglio fare la speculazione politica della lotta dentro Rifondazione comunista, della lotta dentro la maggioranza di centro-sinistra, non avrei nemmeno elementi concreti per farlo e non lo faccio, mi sono semplicemente permesso di consigliare — e i colleghi della minoranza sono stati tutti d'accordo — di richiedere una commissione d'inchiesta. Abbiamo raccolto le 14 firme necessarie per chiedere una commissione d'inchiesta per verificare attentamente la gestione della legge 215/92, della legge 31/97 sui finanziamenti europei inerenti la formazione professionale dall'inizio della legislatura ad oggi. Credo che a questo punto questo aspetto, non perché siamo noi a proporlo, sia l'unica questione concreta, l'unico elemento concreto che consenta a quest'aula e alla discussione che avviene all'interno di quest'aula, di avere una conseguenza concreta e trasparente.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Dopo l'interpellanza presentata da Forza Italia e l'intervento del nostro presidente di gruppo Giannotti penso sia opportuno fare alcune riflessioni su questa problematica che è molto delicata. Il tema potrebbe essere la questione morale, la parola d'ordine "sdrammatizzare". Voler far passare un problema così delicato e importante come se nulla fosse accaduto, come se nulla fosse stato non è il caso.
Parto da alcune riflessioni che mi vengono dalla lettura degli articoli di stampa e mi auguro che sia il Presidente D'Ambrosio che il consigliere Silenzi tengano conto di quanto è stato riferito, perché a mio avviso ci sono due-tre punti chiave che smantellano tutta la teoria illustrata dal segretario regionale di Rifondazione comunista Ricci.
Al di là dei personaggi politici coinvolti, un ruolo fondamentale sembra quello del titolare della Cta di Macerata, Andrea Mancini, dal quale il segretario di Rifondazione comunista Andrea Ricci sarebbe venuto a conoscenza di notizie relative al comportamento dell'assessore Cecchini. Non il "consigliere regionale", ma il "segretario regionale del partito di Rifondazione comunista". Quindi dobbiamo fare una riflessione su questo. Perché Mancini non è venuto da lei Presidente, ma è andato dal segretario regionale di Rifondazione comunista?
Il secondo fatto preoccupante è che l'assessore regionale Cecchini, esponente di Rifondazione comunista si è dimessa dopo che il segretario regionale del suo partito, non il consigliere regionale Andrea Ricci, ha annunciato in una riunione di partito — in un problema così delicato, dove vi sono ancora cose da chiarire — l'esistenza del problema, dicendo che sarebbe andato alla procura.
Il terzo fatto inquietante è che Andrea Ricci è andato a riferire di aver sentito dal titolare dell'impresa vincitrice che l'ex assessore chiedeva 50 milioni per una consulenza scientifica. Ma vi rendete conto? Penso che ci troviamo di fronte ad un problema molto serio che lei, caro Presidente, non può certamente sdrammatizzare. Essendo lei un magistrato, nella scia di "mani pulite", della trasparenza, non può considerare questo come un problema politico ma un problema di resa dei conti — si voleva la testa di Cristina Cecchini — basata su atti che vedremo poi se sono stati regolari o meno, più che altro per cercare di delegittimare un assessore che si diceva che non sarebbe arrivata a novembre per l'aria che circolava. Non è parso vero a qualcuno di cogliere l'occasione per creare il caso, ma si è creata una tomba, un problema fondamentale di moralità che nessuno ha il coraggio di dire. Questa maggioranza aveva basato le sue fondamenta sulla moralità e oggi è venuto meno anche questo. Oltre all'incapacità politico-amministrativa a governare, oggi c'è un problema di moralità e voi non potete far finta di niente. Quello che è grave, sempre per la riflessione che facevamo prima, è che il filo conduttore di tutto questo è il segretario regionale di Rifondazione comunista, non il consigliere regionale Ricci.
Giulio SILENZI. E' la stessa persona.
Ottavio BRINI. Allora mi chiedo e ti chiedo: perché questo signore non è venuto da te ad illustrarti questo problema? Perché non è andato dal Presidente D'Ambrosio? Questo è il motivo di fondo a cui lei, Presidente, deve dare delle risposte. Io la stimo, anche se ogni tanto la invito a dimettersi perché penso che ormai siete arrivati al capolinea...
Giulio SILENZI. E' dal primo giorno che lo dite. Non siete più credibili.
Ottavio BRINI. Ma a lungo andare, dalla incapacità amministrativa siamo arrivati al problema della moralità, con un Presidente della Giunta regionale-magistrato.
E' troppo comodo Presidente, che lei, essendo una persona di lunga esperienza nel campo della magistratura, molto intelligente e molto fine, abbia accettato che il segretario del partito politico o il consigliere regionale — non sappiamo in che ruolo è venuto — abbia detto "in modo sommario ho informato il Presidente". In modo sommario? Lei l'ha consigliato di andare alla procura! Ma avete elementi, avete prove, c'è certezza? Se così è dovete dimettervi tutti, non lo consiglia di andare alla procura, poi vedremo l'esito dell'indagine. Questo è comportarsi non da Ponzio Pilato ma da uno che nemmeno vuol lavarsi le mani perché ha paura di mettercele, su questo problema.
Ci sono altri casi di questo tipo che non conosciamo, Presidente? Altre circostanze? Siccome ci sono tutti burocrati nominati da voi nei posti giusti, non sapevo che questo dirigente è iscritto a Rifondazione comunista. Non è un peccato, anzi doveva essere una garanzia per il partito della Rifondazione comunista. Doveva essere una persona che doveva garantire ed informare, soprattutto, il Presidente che l'ha fatto nominare, perché lei ha la massima responsabilità, i suoi assessori sono nominati da lei e lei fa sempre appello alla legge dicendo "li nomino io, ne rispondo io". Ma in questo caso la Cecchini l'ha mollata su una "informazione sommaria", su una "comunicazione sommaria", basta, da quello che appare sulla stampa, sul fatto che il titolare di questa agenzia ha informato il segretario di Rifondazione comunista, non il consigliere di Rifondazione comunista, non il Presidente.
A mio avviso il problema è politico, ma non vorrei farlo apparire più di tanto, perché se resa di conti c'era era tra lei e la Cecchini. Ormai è molto evidente, Presidente, solo qualcuno qui dentro ha fatto finta di non capirlo. Lei voleva la testa della Cecchini, il segretario di Rifondazione comunista gliel'ha messa su un piatto d'argento, però non ha fatto una valutazione giusta degli atti che aveva in mano. Non vorrei che alla fine questo boomerang ricadesse su di lei e sul consigliere Ricci, state attenti. Non vorrei che alla fine l'assessore Cecchini, vittima predestinata di questa operazione, vi presentasse il conto. Fatela bene questa valutazione, perché se così non è si tratta di una questione morale.
Lidio ROCCHI. Non è un problema morale.
Ottavio BRINI. Ma tu sei stato in un'altra riunione, fino adesso? Non leggi nemmeno i giornali?
PRESIDENTE. Brini, la invito a chiudere il suo intervento.
Ottavio BRINI. Qui siamo di fronte a una questione morale, questo è un Esecutivo delegittimato, stiamo affrontando "incaricopoli". Vergognatevi. Fa bene il Presidente Ricci a richiamare di non fare nomi, perché Melappioni è tanto bravo che i nomi degli incarichi alla Asl di Civitanova non li ha fatti mai. (Interruzione del consigliere Silenzi). Ci troviamo di fronte a un problema di "incaricopoli", tanto è vero che anche la Corte dei conti vi ha richiamato ufficialmente, e lo sapete. Non fate finta di niente, uscite allo scoperto, confrontatevi su questi problemi.
Caro Presidente, il problema è molto semplice. L'intelligenza è dell'Emilia Romagna, è degli uomini di sinistra... Anche Berlusconi dà gli incarichi come diceva prima Secchiaroli, ma non fa questi errori, queste ingenuità. Forse è più intelligente.
Rocchi dice "guardiamo il passato". Se si deve parlare del passato finiamo nel 2007, nel 2008. Io ho già finito di parlare Rocchi, ma se devi parlare del passato tu penso che ci terrai qui dentro fino al 2010.
Lidio ROCCHI. Tu sei informato male.
Ottavio BRINI. Ognuno ha la sua storia e il suo passato, si tenga gli amici che ha. Io ho i miei, tu hai i tuoi.
Lidio ROCCHI. Io mi tengo i miei, tu ti tieni i tuoi, ma non puoi dare lezioni di moralità a nessuno.
Ottavio BRINI. Noi ve la stiamo dando. Voi vi dovete dimettere.
PRESIDENTE. Rocchi, la prego di non interrompere il collega Brini che sta finendo.
Ottavio BRINI. Questo nervosismo dimostra che siete incapaci anche a difendervi su cose che in prima battuta sembrano normali e naturali ma così non è, perché lo sapete. Voi sapete come si istruiscono gli atti, come vanno avanti. Mi auguro che da questo ne emergano anche altri di casi, me lo auguro, sempre per la trasparenza di cui parlava prima Ciccioli e per la trasparenza che invocava Ricci.
Però a Ricci vorrei dare un consiglio benevolo, se lo accetta: quando uno svolge un doppio incarico a livello politico e istituzionale, un po' più di attenzione è necessaria. Potrebbe magari delegare, quando è informato, qualche altro appartenente — Amagliani — perché a volte ci possono essere delle connessioni che danno poca chiarezza e poca trasparenza.
Ti vorrei fare una domanda, e concludo: come mai questa ditta è venuta da te, su 40 consiglieri regionali? La stranezza... C'è un assessore, c'è un dirigente, c'è un Presidente della Giunta e, guarda caso, è venuto da te questo signore. Rocchi, se gliela fai tu a darmi una risposta ti ringrazio. Comunque, la questione morale rimane. Con te quella ditta non c'è venuta a parlare.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.
Marco AMAGLIANI. Credo di poter dire che questa è la pagina più triste della mia vita politica in assoluto, in una giornata ulteriormente triste, perché per la prima volta nella mia vita, tra due ore e mezza sarò sentito, mi hanno detto dal maggiore Ligi, dai carabinieri di Ancona come persona informata dei fatti, perché io sono informato dei fatti.
E' ulteriormente triste perché questa vicenda riguarda un ex assessore del mio stesso partito. Non avrei mai creduto di trovarmi in una situazione simile, in una situazione così imbarazzante per me, per il partito che rappresento, per questa amministrazione e credo anche per tutti voi.
Ho trovato di cattivo gusto, in quest'aula riportare date, fare riferimenti fare nomi rispetto ad una vicenda che ormai è in altre mani. L'ho trovato di cattivo gusto proprio perché è in altre mani e perché alcuni degli interessati di questa vicenda, alcuni di coloro i quali hanno avuto e hanno un ruolo in questa vicenda in quest'aula non possono replicare, quindi credo che il buon gusto dovesse dettare a chi si è addentrato nella vicenda, di lasciarla nelle mani che sono deputate a discutere della stessa e non in altre. Io non lo farò, perché quest'aula comunque potrà sì mettere in piedi una commissione d'inchiesta come è stato già annunciato, perché i consiglieri di minoranza hanno i numeri sufficienti a farlo. Si metta quindi in piedi una commissione d'inchiesta e alla fine dei suoi lavori quest'aula, a porte chiuse, come è giusto che sia, discuta dell'esito dei lavori di questa commissione.
Però ho trovato di cattivo gusto questo atteggiamento. Anche se sono persona informata dei fatti non mi addentrerò in questa vicenda, anche perché è così brutta, così triste, così toccante per certi versi, per chi come me ha fatto politica e continua a fare politica sulla base di idealità forti, per chi come me ancora si indigna, che non so dire altro. Credo che nel momento in cui non riuscirò più a indignarmi io lascerò la politica, ma ancora mi indigno e siccome mi indigno avrei preferito parlare d'altro. Non evitare la vicenda ma parlare della situazione politica messa in essere rispetto alla vicenda medesima. Non dei fatti, non delle circostanze, non delle lettere, non delle date, non delle cifre, non di tutto quello che c'è dentro: lasciamolo nelle mani degli altri.
Qualcuno — Ciccioli, Giannotti, Viventi, lo stesso Brini in maniera anche un po' più spigolosa — ha parlato di regolamento dei conti interno a Rifondazione comunista (Giannotti), di vicenda legata a conflittualità interne a Rifondazione comunista (Ciccioli), di lotta politica interna a Rifondazione comunista (Viventi). Brini supera tutto ciò e dice "si voleva la testa della Cecchini e si è creato un caso". Siccome sono queste argomentazioni uscite da interviste specifiche di sabato e domenica, questo arcano che avrebbe messo in piedi il partito della Rifondazione comunista per chiedere la testa della Cecchini, pensavo che la risposta finale la si fosse data con l'intervento di un nostro dirigente nazionale, colui che ha concluso il congresso del nostro partito. Se un partito, qualsiasi partito, e nel caso specifico Rifondazione comunista, nel caso specifico un'organizzazione che si definisce in questo modo, dovesse mettere in piedi un arcano di questo tipo per modificare il proprio assetto, quindi per porre una questione di fiducia nei confronti del proprio assessore, questo non sarebbe più un partito ma un'associazione a delinquere di stampo mafioso.
Ma come vi permettete? Ma come vi permettete? Voi state facendo un'offesa all'intelligenza vostra, prima che a quella altrui. C'è una questione morale in tutta questa vicenda: quella che dimostra la diversità dei comunisti, questa è la vera, unica questione morale, perché avremmo potuto mantenere sotto silenzio, sotto una cortina di fumo tutta questa vicenda...
Roberto GIANNOTTI. No...
Marco AMAGLIANI. Per favore consigliere Giannotti, capisco che tutte le volte quello che io dico ti colpisca e ti ferisca. Io non parlo moltissimo in questo Consiglio perché non sono nemmeno aduso a sprecare le parole, parlo solo ed esclusivamente quando ho qualcosa da dire, quando mi riferisco a questioni specifiche che conosco, quando mi riferisco ad argomenti che so trattare, per il resto li lascio trattare agli altri e immancabilmente tu mi interrompi. Non mi interrompere, non l'ho fatto mai nei tuoi confronti, ma tu non farlo nei confronti miei.
Dicevo che c'è una questione morale: quella che noi, sapendo di pagare un prezzo — perché paghiamo un prezzo, sia politico che amministrativo — non ci siamo sottratti ad un dovere: quello di fare chiarezza su questa vicenda.
Per la verità tu dici anche di non credere alle parole finale che il mio collega Ricci, segretario del nostro partito ha pronunciato qui, nel senso che noi ci auguriamo che la magistratura faccia piena luce e che alla fine venga fuori la verità sulla questione di Cristina Cecchini, e ci auguriamo che sia una verità pulita.(Interruzione). Perché non dovremmo crederci? Perché avremmo dovuto evitare, rispetto ad alcune questioni, esse sì calunniose, nei nostri confronti e nei suoi confronti, di dare a questa vicenda l'esito unico, solo che noi, che il Presidente della Giunta regionale ci ha consigliato di dare?
Chiudo così come ho iniziato. Avevo sperato che non si arrivasse a questo punto, ma a questo punto si è arrivati, credo che il mio partito, il partito che come capogruppo rappresento in quest'aula esca da questa vicenda a testa alta sapendo di aver fatto in piena coscienza e con serenità, quella serenità che in questo momento non mi manca e non viene meno, tutto quello che dovevamo fare. Ora la vicenda rimane altrui, mi auguro che nessuno entri all'interno dei fatti, perché non è corretto. Lo spero, me lo auguro e vi invito a farlo, a non rientrare più all'interno dei fatti, i fatti lasciamoli alle sedi deputate, lasciamo a quest'aula la politica e il ruolo che deve svolgere.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Non volevo iniziare l'intervento riferendomi alle domande che in questo momento Amagliani faceva rivolto alla minoranza ma probabilmente a se stesso. Diceva, per avvalorare la sua posizione, "perché avremmo dovuto architettare tutto questo movimento inquietante? Per quale vantaggio per Rifondazione comunista, per gli uomini di Rifondazione comunista, per il centro-sinistra?
Voglio dire ad Amagliani che nessuno è oggi in grado di rispondere a questi quesiti e lo vedremo nei prossimi giorni quando vedremo come si comporterà il Presidente nella sostituzione dell'assessore Cecchini, quali uomini ci saranno, quali strategie lo avranno ispirato.
Se Amagliani dichiara doloroso questo momento, mi si permetta un pizzico di riferimento ideologico e quindi polemico: caro Amagliani, noi sappiamo che lo strumento delle dimissioni è stato molto ricorrente in tanti comitati centrali, quando tanti compagni si sono dimessi ma poi la storia ci ha detto sono stati costretti a dimettersi da processi di partito senza difensore e per pura ragion di Stato o di partito. Non andiamo a ripercorrere certi momenti della storia di cui certi comitati centrali si sono fatti protagonisti: credo che ne possiate fare a meno anche tutti voi della sinistra e del centro-sinistra.
Prendo atto della serenità, della correttezza e del dettaglio con cui Cristina Cecchini ha esposto i fatti. Non riesco a dare un giudizio, a fare il giudice di questa situazione, ma conoscendola ho notato una serenità che in questo momento giova all'esposizione che ha fatto.
Il centro-sinistra è in un grande imbarazzo: carenza di interventi, Silenzi parlerà dopo di me e cercherà di rassicurare tutti, ma il centro-sinistra oggi è in un grande imbarazzo. Si parlava di Berlusconi, è sempre facile fare riferimenti, ma a parti invertite oggi avreste sollevato un polverone enorme cari colleghi del centro-sinistra, perché vi è sempre facile fare una propaganda anche sulle cose minime, che vi invidio, perché fare casi internazionali di cose minime siete veramente maestri, soprattutto i Ds.
Però vi auguro, nell'interesse della comunità marchigiana — non sono qui a fare lo sciacallo, perché non è nella tradizione del mio partito né nella mia — che riusciate a ritrovare serenità, a superare questo imbarazzo evidente.
Una riflessione la vorrei invece fare su due punti. Il primo è politico e riguarda le stesse domande che poneva Amagliani. Noi siamo convinti che c'è una strategia, una ben precisa regia i cui risultati, i cui obiettivi di questi soggetti vedremo nei prossimi giorni, quindi è inutile fasciarci la testa adesso, ma sono convinto che fra breve tutto verrà fuori con una particolare evidenza. E parlo sul piano politico, non penale.
L'altro aspetto che vorrei sottolineare è che si riaffaccia in qualche modo nell'aula consiliare — ma sulla scena politica regionale o anche nazionale, perché siamo comunque un pezzo d'Italia — il tentativo di usare mezzi giudiziari per fini politici. Questo ci riporta indietro, non di molto, per fare delle valutazioni: l'uso strumentale di mezzi giudiziari — querele, esposti, denunce — in questo Paese è stato molto diffuso. Molte volte ci ha preso, tante altre volte non ci ha preso, possiamo dire. E ci sono state molte vittime di questa procedura ordita in maniera precisa da uomini, da forze politiche, trovando avalli vari che non voglio ripetere in quest'aula. Dico solo che come cittadino e come consigliere regionale, se si dovesse consolidare o ripetere — non è mai morto, naturalmente — questo uso, avrei oggi da fare valutazioni molto inquietanti. Vedo che ogni tanto questo uso ritorna fuori. Ricci dice "è avvalorata la nostra posizione perché noi l'avremmo fatto su tutti, l'abbiamo fatto anche su un nostro assessore, su un nostro iscritto, qualificato e famoso dirigente di questa Regione". Auguro a Ricci che questa obiettività e questa serenità siano confermate nei prossimi giorni. Dico solo che forse a tutto l'Esecutivo regionale è sfuggita una valutazione. I colleghi hanno sottolineato la vicenda di "incaricopoli": nella "prima Repubblica" c'erano le lottizzazioni di nomine, di dirigenti, di capi servizio, chi lo nega? A parte che di queste nomine hanno largamente beneficiato anche forze dell'opposizione, c'era però un piccolo particolare: non c'era stato il D. Lgs. 29 del 1993 che sanciva, finalmente, che il dirigente dovesse contare più del politico, quindi nella "prima Repubblica" quando c'era la lottizzazione il dirigente era sempre soggetto al politico e non c'era dirigente che si potesse azzardare a prendere decisioni più forti del politico. Voi avete assunto un rischio: con il D. Lgs. 29 il dirigente conta più del politico e se il dirigente è imposto dal partito il politico non è più il controllore, diventa il controllato, diventa una persona in mano al partito che ha imposto la nomina.
Oggi, nel piccolo Comune il geometra conta più del sindaco e se è il partito che ha imposto il capo dell'ufficio tecnico, quell'uomo attraverso il partito conterà più del sindaco che è eletto direttamente dal popolo. E allora, o i partiti fanno un passo indietro e lasciano ai tecnici fare i tecnici, oppure se i politici sono così stolti da farsi imporre uomini d'apparato come propri funzionari, la situazione sfugge di mano a livello democratico. L'abbiamo detto anche altre volte qui, ma ci siamo passati sopra con estrema leggerezza e oggi, forse, siamo di fronte a un caso di questo genere sul quale spero che si faccia luce, perché il rapporto tra il dirigente tecnico e il politico è l'aspetto che come cittadino, su questa vicenda, e come consigliere regionale, mi interessa più di tutti. Vorrei capire se attraverso l'espletamento di una funzione tecnica si è voluto ingerire nella politica. A me personalmente, oggi interessa solo questo, quindi concludo dicendo che è vero che noi abbiamo proposto questa commissione d'inchiesta rispetto alla quale chiedo di apporre le firme anche a voi della maggioranza, perché sarebbe un modo giusto di concludere questo Consiglio per la parte che riguarda la trasparenza amministrativa, l'imparzialità, l'obiettività, la legittimità degli atti. Andiamolo ad accertare insieme. Personalmente non mi soddisfa, anche se ho posto la firma insieme al collega Viventi, per primo in quella richiesta, che una commissione d'inchiesta sia chiesta solo dalla minoranza di fronte a un fatto di questo genere. Quindi lo ripeto, non faccio sciacallaggio, sono serenamente ad attendere decisioni che fuori da quest'aula spettano alla magistratura, chiedo a tutti di non fare demagogia, anche se so che a parti invertite sarebbe stato un grandissimo polverone, però chiedo per primo ad Andrea Ricci di firmare, insieme agli amici e compagni della coalizione di centro-sinistra e della Giunta, la richiesta di istituzione di una commissione d'inchiesta. Vi assicuro che sarebbe un modo per continuare a dialogare con la comunità marchigiana in maniera corretta e con la responsabilità di tutti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.
Fabrizio GRANDINETTI. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi, innanzitutto non mi ripeterò riguardo ad interventi eccellenti che sono stati pronunciati da colleghi della Casa delle libertà che hanno toccato i fatti ma voglio fare alcune riflessioni su questa vicenda, non facendo nomi rispetto a questioni che mi pongo da diversi mesi e che tornano alla ribalta stimolate della discussione di oggi. Pochi minuti per implementare quello che è stato detto.
La mia esperienza di sette anni in questo Consiglio mi fa affermare con tutta tranquillità che il contenzioso nato tra due persone dello stesso gruppo, il presidente regionale di Rifondazione comunista Ricci e l'assessore Cecchini, è nato tra due consiglieri con cui ho passato più di sette anni che ritengo di assoluta caratura sotto il profilo della preparazione politica. E' un contenzioso che nasce e oggi lascia in me dei punti di confusione e anche di non conoscenza approfondita dei fatti che mi hanno deluso, perché avrei preferito che con poche parole, in modo molto esplicito fosse stata rappresentata la situazione che non riesco ancora a comprendere. Oggi stiamo parlando di cose di cui non conosciamo ancora la valenza che pare sia addirittura di ordine penale, tanto che se ne sta già occupando la magistratura.
Avrei preferito che i colleghi Cecchini e Ricci a cui rinnovo la stima riguardo alla competenza che hanno dimostrato in questi anni, fossero stati più espliciti sui quello che è successo. Sarebbero bastate poche parole, non molte citazioni, continue citazioni di personaggi, di fatti che però nascondono un po' il nocciolo, la sostanza della questione che avrei voluto capire. Questo sarà demandato, se nulla uscirà fuori oggi, a una commissione d'inchiesta che è stata proposta dalla Casa delle libertà e che ritengo giusta su una questione del genere, cioè il Consiglio deve comprendere quello che è successo, chi è dalla parte della ragione, chi è dalla parte del torto. Però mi dispiace che questa chiarezza non sia stata fatta, sarebbero bastate pochissime frasi per far capire il motivo del contendere. Comunque rimango rispettoso di quello che stabilirà la procura della Repubblica, di quello che stabilirà la commissione d'inchiesta del Consiglio, poi ne discuteremo all'interno di questo consesso.
Rimane il fatto che si è suscitato un problema e molti colleghi hanno stimolato il mio interesse parlando di questioni che poi ritroverete nei prossimi giorni anche nel giornale del Consiglio dove ho fatto un articolo proprio su questi problemi, non su questa questione che ritengo di non conoscere e di non poter dibattere quanto sulla questione citata oggi da alcuni consiglieri della Casa delle libertà.
Penso che la questione morale che è stata oggi evocata sia un problema grande che attraversa tutta la nazione, che penso sfiori solo questo Consiglio regionale, ma un problema da tenere sempre ben presente, quanto è vero che noi siamo eletti dai cittadini e dobbiamo solo espletare le nostre funzioni in favore della collettività. Siccome c'è una perdita di passione politica che travalica gli schieramenti — a me sembra che questa passione vera per la politica sta finendo, sta svanendo — quando finisce la passione vera per la politica non si pensa più all'interesse della collettività ma qualche volta si comincia a pensare al proprio benessere personale, degli amici o degli amici degli amici. Questa è una riflessione che viene provocata da fatti che non conosco e che non sono attinenti, ma siccome è iniziata la discussione su questo problema qualche riflessione la voglio fare.
Se il consigliere Ricci ha ritenuto, dopo il consiglio sicuramente illuminato del Presidente D'Ambrosio, che è anche un magistrato e quindi conosce cos'è di rilevanza penale e cosa non lo è, di informare la magistratura, penso che abbia seguito il consiglio di una persona che era competente nel settore. Però dobbiamo fare altre considerazioni di altro ordine. Se finendo questa grande passione per molti di noi che non sono solo in quest'aula ma anche fuori, siamo preposti a decidere di avere un potere — non parlo tanto dei consiglieri regionali ma di chi governa, dalla Regione al Governo nazionale, alle Province, ai Comuni che hanno poteri enormi di delibera e di decisioni che comportano di spostate affari grossi pur se scompaiono nella loro minore importanza (pensiamo che razza di potenza hanno i piani regolatori e quanto incidono e possono determinare la ricchezza di alcuni e il malessere della collettività in qualche caso — pongo alla riflessione di tutti noi, lasciando slegate le questioni ma derivandone un problema citato da 3-4 consiglieri oggi, quale esempio andiamo a dare cercando di disinteressarci di certe questioni e non portandole a conoscenza di certe istituzioni. Quale esempio diamo ai giovani che ci guardano, alle nuove generazioni, a chi si dovrebbe accostare alla politica e oggi non vi si accosta perché evidentemente non la ritiene un mezzo valido per realizzare se stessi in una parte della propria vita?
Qui si è parlato di arresti, di questioni morali, si è detto che "sono tornati gli affari", però questo fenomeno politico della disaffezione è un fatto che sicuramente esiste e mette paura, e questo fenomeno per cui "io non faccio gli interessi della collettività ma guardo i miei affari come se facessi l'avvocato o l'ingegnere" si sta insinuando nei personaggi politici. Ciò è pericoloso, e questa è una riflessione che porto alla vostra attenzione. Inoltre, quel coraggio e quella forza che permettevano in tanti consessi di fare la maggioranza alla maggioranza e di fare l'opposizione all'opposizione, non ci sono più, ci sono tanti don Abbondio che pensano "io faccio quello che dice il partito e non dibatto all'interno del partito, perché altrimenti non mi presenta più, altrimenti saprà che io non sono un yes-man, sono una persona che ragiona".
Porto quindi all'attenzione delle coscienze di tutti queste riflessioni, perché è facile parlare, accusare e dire di questioni morali senza sviluppare quello che si nasconde all'interno di una questione che è morale sotto l'aspetto giuridico ma anche sotto l'aspetto dell'onestà intellettuale.
Queste sono riflessioni che mi derivano da un fatto che non conosco, che non è attinente ma che è stato citato, a volte a sproposito, buttando là la questione morale ma non parlando, non riflettendo su quello che implica, su quello che è il nostro dovere di rappresentanti di un popolo, della gente, non di rappresentanti delle nostre persone, dei nostri interessi che dovrebbero essere interessi professionali, imprenditoriali, attenendosi a quello.
Se ci sarà in quest'aula e nei partiti questo coraggio penso che una politica che non è più sostenuta dalla passione potrà veramente migliorare. Come ha citato qualcuno dall'altra parte — per esempio Amagliani — penso di ritenere che il fatto dell'idealità, di avere delle opinioni da difendere e in cui credere, di avere dei grossi principi — quelli della correttezza delle idee, del portare avanti le proprie opinioni con correttezza, anche con grinta e determinazione all'interno del proprio schieramento e anche in contrapposizione ad altri schieramenti — sia il nocciolo del problema, questa identità da ritrovare, ritrovarci a rappresentare chi ha voluto sceglierci a rappresentarlo nei vari consessi, dai più piccoli ai più grandi, cercando di fare questo bene, essendo scevri da qualsiasi interesse. Quella parola "idealità" e avere il coraggio di portare all'attenzione di organi che devono sapere bene qual è il loro dovere istituzionale sono necessari: il politico deve fare politica e prendere le decisioni che è preposto a fare, altre istituzioni, per esempio la magistratura, devono fare il loro dovere non invadendo la sfera, ma facendo il loro dovere senza pigrizia e senza negligenza quando vedono che qualcuno manca, sia il professionista, sia il politico. Nascondersi dietro il fatto che ci deve sempre essere un contrasto tra il politico e il magistrato è un falso problema: il magistrato faccia il proprio dovere di magistrato, la politica faccia il proprio dovere di politica e di prendere le decisioni, ma il conflitto tra il politico per bene e il magistrato che fa il suo dovere non esiste. La paura della magistratura si annida nel politico che non ha la coscienza a posto, ma la paura del cittadino si annida nel fatto che quando la magistratura è negligente oppure vuole surrogare il politico nelle sue funzioni, oppure fa finta di non vedere certe situazioni, il cittadino si impaurisce e questo viene a creare una situazione difficilissima che riguarda proprio le persone, crea una corruzione di popolo, perché la gente ha paura, non ha il potere in mano, ha meno potere di noi, non ha assemblee in cui parlare, in cui citare le proprie opinioni, in cui portare il proprio contributo che ha delegato a noi. In questi casi la nostra riflessione deve essere quella di combattere queste battaglie con il coraggio civile necessario. Come qualcuno ha detto io penso queste battaglie di portarle con molta determinazione nello scorcio di questa legislatura e spero che abbiano anche una collaborazione, perché penso che debba essere trasversale. Penso che l'onestà non sia un fatto di aggregazione ma un fatto profondamente personale, quindi penso che debba e possa avere il contributo di chi ha voglia di farle, queste battaglie per la nettezza, per la pulizia, per un equilibrio morale nei nostri comportamenti, perché se alla fine della legislatura qualche risultato non si otterrà da parte del sottoscritto e di quelli che la pensano come me ci dovrà essere un ritorno alla vita nella società civile, ad adempiere il proprio compito professionale. Questa è la mia scelta, senza rinunciare a un combattimento non passivo ma molto attivo, con tutti coloro che questo problema lo vorranno affrontare, al di là di questi fatti che non conosco, che spero di conoscere ma che ritengo insufficienti per dibattere se non ci chiarite veramente quello che è successo fra di voi.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Non c'è nessun disagio politico, consigliere Massi. Ho richiamato Massi senza notare che, come al solito, si interviene e si va via perché non è interessante ascoltarci, per alcuni di noi.
C'è invece un disagio personale sull'impostazione del dibattito odierno. Sono stati citati molti nomi, il disagio nasce dal fatto che i nomi citati di dirigenti, funzionari, altre persone non possono difendersi. Questa è un'aula dove dobbiamo discutere di politica, di problemi amministrativi: qualcuno sta cercando di trasformarla in un tribunale del popolo, con arringhe da piazza. Qui nasce un disagio personale. In tanti anni il livello dell'intervento non può che essere politico. Cercare di allargare, di entrare nel merito di ogni singolo passaggio, nome, questione tentando di portare altre questioni crea un disagio. Io vorrei confrontarmi sulle questioni amministrative e politiche in questa sede.
Dico subito, per quello che ho sentito, che non vedo dov'è lo scandalo che qui si cerca di evidenziare, ad esempio nei confronti di un consigliere regionale che a mio avviso si è comportato in maniera lineare. Sarebbe grave che qualcuno di noi, venuto a conoscenza da terzi di fatti rispetto ai quali non ha elementi per giudicare veri e non veri, non andasse dal magistrato se c'è una presunta natura penale. Sarebbe veramente grave. Quindi un comportamento che io reputo lineare, volto alla trasparenza.
Remigio CERONI. Chi l'avrebbe commesso il reato, allora?
Giulio SILENZI. Ceroni, le cose sono tanto chiare. E' chiaro il comportamento. A me non interessa chi ha commesso il reato e ripeto...
PRESIDENTE. Fate sviluppare il suo ragionamento al collega Silenzi senza interrompere.
Giulio SILENZI. ...che ognuno deve fare il suo mestiere. Io sto dicendo che se noi come consiglieri regionali, quindi uomini pubblici che amministriamo la cosa pubblica veniamo a conoscenza da parte di terzi, la cui affidabilità valutiamo, di un presunto reato, abbiamo un obbligo ben preciso, per tutelare tutti e per fare in modo che non ci siano calunnie, fango, in modo che la magistratura faccia il suo dovere, accertando da un punto di vista penale se quelle ipotesi sono veritiere. Quindi giudico lineare il comportamento del consigliere regionale Andrea Ricci e mi meraviglierei se questo comportamento fosse messo in discussione.
Oggi non entro nel merito delle tante vicende, una delle quali giustamente e tempestivamente il collega Avenali riprendeva, perché è poi facile fare ricostruzioni sommarie. Nell'intervento di Avenali si parla del 6 giugno, quindi perché tirare in ballo una Commissione quando il materiale è arrivato dieci giorni fa? Non entro nel merito di questo, perché è avvilente entrare nel merito della cronistoria dei fatti, di tutti quelli che sono stati citati. Non entro e non mi interessa. Rilevo la correttezza amministrativa del Presidente della Giunta regionale, la correttezza amministrativa, politicamente, della relazione che ha fatto, dei fatti di cui ci ha portato a conoscenza, la documentazione che ci ha consegnato. Rilevo il tentativo di usare a sproposito un fatto. Noi stiamo parlando di un fatto, di un episodio: il tentativo strumentale di una parte dell'opposizione, di una parte degli interventi che qui sono stati fatti di generalizzare, di aprire in maniera vacua, indistinta, non circostanziata, il tentativo politico di dire "c'è una questione morale", cioè trasformare un fatto, un episodio in una questione generale. Questo è il tentativo politico che dobbiamo respingere, perché le iniziative dei colleghi, pur pagando un prezzo politico — e sono d'accordo sulla riflessione di Amagliani — di immagine, di speculazioni che l'opposizione sta facendo, sono volte a chiarire in termini definiti, ai vari livelli, un fatto, un episodio.
Non si può allargare. Sapete, cari colleghi dell'opposizione, chi ha moralizzato questa Regione dopo una pesante "Tangentopoli", chi ha vissuto in quest'aula, nell'aula del Consiglio quel periodo veramente difficile fatto di arresti, fatto di una compromissione stretta, una metastasi che aveva invaso l'ente Regione, lo ha fatto con grande pesantezza. Chi ha moralizzato questa Regione, chi ha spazzato via la corruzione sono stati il Presidente D'Ambrosio e l'Amministrazione da lui guidata. Questo è un elemento che non vi permettiamo di mettere in discussione, perché non avete elementi:; voi state speculando su un singolo episodio, brutto quanto si vuole ma un singolo, circoscritto episodio.
Ottavio BRINI. Per oggi...
Giulio SILENZI. Non mi interrompere, Brini, come ho fatto io nei tuoi confronti. Poi ce n'è anche per te.
Sul piano della moralizzazione il Presidente D'Ambrosio, con la sua azione coerente in questi anni...
PRESIDENTE. Collega Silenzi, mi scusi se la interrompo.
Collega Ceroni, bisogna che ci parliamo con chiarezza. Io non ho guardato al minuto né per Ciccioli, né per Brini, né per altri. I due minuti che mi state chiedendo per Silenzi sono una cosa assolutamente fuori luogo.
Giulio SILENZI. Ceroni, non mi vuoi far parlare? Voi intervenite in venti, per il nostro gruppo intervengo solo io e non mi vuoi far parlare? Voglio parlare quanto ha parlato Giannotti, hai capito Ceroni?!
PRESIDENTE. Collega Silenzi, l'ho interrotta io per dire che si è cercato di condurre i lavori senza guardare al minuto, su richiesta delle opposizioni, quindi...
Giulio SILENZI. Ti dà fastidio quello che dico, Ceroni? O vuoi che dica dove stavate nel periodo di "Tangentopoli"? Da quale pulpito viene la predica!
PRESIDENTE. ...la presidenza garantirà ai colleghi di intervenire in tempi previsti con la possibilità e con la tolleranza che è stata garantita ad altri.
Giulio SILENZI. Sai calmo Ceroni, stai molto calmo! Io ho fronteggiato Bassotti in quest'aula, non ho paura di fronteggiare te! Stai calmo!
PRESIDENTE. Silenzi, a lei la parola. Alle 13,30 proporrò di proseguire fino alle 14 i lavori della mattinata per dare modo al collega Ceroni di intervenire, così come al collega Gasperi e al collega Procaccini.
PRESIDENTE. Mi scusi Presidente, perché non voglio assolutamente interferire — è la seconda volta che accade — sul suo ruolo, ma io cerco di svolgere un ragionamento politico. Se mi tirate sul piano della demagogia caro Ceroni, io ho fronteggiato Bassotti in quest'aula consiliare, quindi ho chiuso quella vicenda e non vado a rivangarla o a ritirare fuori le collocazioni, chi ha difeso, chi ha coperto ecc. E' una pagina di storia di questa Regione che è chiusa, però mi si permetta di sviluppare un ragionamento politico, perché sto dicendo un'ovvietà.
Non è solo l'azione del Presidente D'Ambrosio, ma è il comune sentire dei marchigiani, quello che voi non interpretate quando attaccate D'Ambrosio, la maniera con cui l'avete fatto questa mattina...
Roberto GIANNOTTI. Quanto sei lontano dalla realtà...
Giulio SILENZI. Dopo ti dico la realtà che ci interessa.
Ho sentito parlare di "affari". Ma di quali affari parlate? I consiglieri che hanno usato questi termini hanno cercato di gettare fango gratuito. Nel comune sentire dei marchigiani c'è una percezione vera dell'ente Regione: che le Amministrazioni guidate dal Presidente D'Ambrosio, su questo sono al di sopra di ogni sospetto. Questo è il comune sentire. poi voi per propaganda, per demagogia potete fare quello che volete fare. Quando parlate di fallimento mi si permetta di dire che c'è stata un'altra operazione faziosa e strumentale della Confindustria sabato scorso, nella quale si è cercato di mettere sotto accusa il Presidente D'Ambrosio in un giudizio politico negativo, da bocciatura, tanto che Pezzotta ha detto "neanche gli esami, ormai... Ragioniamo sui problemi". Ebbene, in quel convegno orchestrato faziosamente da Confindustria per accreditarsi rispetto alla nuova compagine di Governo nazionale, lì presente con un viceministro, Guzzini ha omesso di illustrare un'indagine, una videata, una risposta che Confindustria Marche aveva commissionato all'Abacus su un campione della popolazione marchigiana. Sapete qual è la videata che non è stata letta? Parlo di campioni e di sondaggi, i numeri sono quelli delle ultime elezioni amministrative, dei Comuni della provincia di Macerata con il 65%, di Jesi con il 65%, di Fabriano, della Provincia di Ancona, con il dato negativo di Civitanova dove un 4% il sindaco l'ha comunque perso. Ma questo appartiene alla realtà a cui voi non siete sensibili, perché avevate già riconquistato la Regione, virtualmente. Siccome siete sensibili al virtuale, ai sondaggi vi leggo quello che Abacus dice a Confindustria, che Confindustria non ha detto a quel convegno, omettendo solo questo campione di risposta e citando tutti gli altri, ragionandoci sopra in maniera faziosa. Abacus ha fatto il lavoro, Confindustria l'avrà pagato, quindi si sappia che alla domanda "Parliamo dell'Amministrazione regionale delle Marche guidata dal Presidente D'Ambrosio: che giudizio darebbe all'operato dell'Amministrazione regionale negli ultimi due anni da quando è stata rieletta?". Sapete cosa rispondono i marchigiani ad Abacus? "Molto positivo" 8,8%; "positivo" 17,1%, "sufficiente" 34,6%. Per un totale del 60,5%.
David FAVIA. E' una bocciatura. E' fallimentare.
Giulio SILENZI. Farei il procuratore di questi fallimenti, Favia.
Fabio PISTARELLI. Rifacciamolo oggi, dopo che i cittadini marchigiani hanno appreso il comportamento dei vostri dirigenti.
Giulio SILENZI. Rispondono "molto negativo" o "negativo" rispondono rispettivamente il 5,7% e il 12,1%, cioè il 17,8%. "Non so" il 21,6%.
Non basta dire "fallimento", "dimettetevi", sono parole che voi ripetete da un mese, quindi vi richiamo a una maggiore serietà rispetto a queste questioni.
Il problema di "incaricopoli" e delle lottizzazioni. Quando Brini dice "lottizzate tutto", siccome tu sei il rappresentate politico principale del centro-destra a Civitanova, devo dire che dove voi vincete in percentuali ampie riuscite anche a lottizzare i posti nel Consiglio comunale. A Civitanova sono stati eletti il presidente e il vicepresidente del Consiglio comunale della maggioranza. L'opposizione che ha il 43% dei voti non ha diritto neanche a presiedere...
Franca ROMAGNOLI. Anche a Sant'Elpidio a Mare...
Giulio SILENZI. Sbagliato. Io ho la forza politica di dire che è sbagliato, che è gravissimo che in una istituzione non si riconosca all'opposizione la possibilità di guidare, di presiedere quella istituzione. Sono gli unici casi in Italia, dove questo è avvenuto. Lo volevo dire anche a Massi, ma Massi interviene e va via.
Per quanto riguarda gli incarichi, sono disponibile ad un confronto in cui andare a verificare caso per caso. Non ho difficoltà a dire quando non c'è condivisione sull'utilità finale di determinati incarichi, ma voglio difendere tutte quelle consulenze o incarichi necessari alla regione, in questo periodo di trasformazione che hanno un valore, una qualità, una competenza. Non spariamo nel mucchio, perché per noi sarebbe molto facile, caro Ciccioli, citarti la Lombardia, il Veneto, il Piemonte: laddove voi amministrate il rapporto delle consulenze è notevolmente maggiore rispetto alle Marche.
Fabio PISTARELLI. Questo è un dato da verificare.
PRESIDENTE. Silenzi, lei è invitato a chiudere assolutamente il suo intervento.
Giulio SILENZI. Due minuti per concludere, Presidente.
Noi entriamo nel merito delle questioni. La demagogia spicciola dell'opposizione non avrà nessun effetto come non ha avuto nessun effetto. Non siete credibili, perché laddove governate fate di peggio. Nelle Marche entriamo nel merito, vi sfidiamo ad entrare nel merito.
Ottavio BRINI. A Civitanova non si danno consulenze all'esterno: lavora l'ufficio tecnico.
Giulio SILENZI. Lascia perdere... Hai toccato un tasto che è meglio lasciar perdere.
A nostro avviso, politicamente è importante conservare l'alleanza alle Marche che vede il centro-sinistra allargato in stretto rapporto con Rifondazione comunista. Sono convinto che in questa regione questa alleanza è un valore che non è e non sarà intaccato da questo episodio. Ci sentiamo impegnati a garantire alle Marche la stabilità che abbiamo garantito e l'efficienza che abbiamo garantito in questi anni nella collaborazione e nella collegialità di tutta la maggioranza votata dai marchigiani.
PRESIDENTE. Chiedo all'aula di pronunciarsi sulla prosecuzione dei lavori fino alle 14, così abbiamo la possibilità di sviluppare ancora gli interventi di Ceroni, Gasperi e Procaccini, lasciandone altri 8 per il pomeriggio.
(Così rimane stabilito)
Ha la parola il consigliere Ceroni.
Remigio CERONI. La vicenda della quale stiamo discutendo segna certamente un altro momento buio della storia della nostra Regione. L'intera vicenda mette a nudo i limiti, le responsabilità, la cruda realtà di un Governo regionale ormai allo sbando, che ogni giorno perde autorevolezza e credibilità.
Anch'io mi permetto di rifare un po' di storia. Non vi è dubbio che il successo elettorale di questa maggioranza nel 1995 è stato il frutto della lunga, bene architettata campagna mediatica incentrata sulla questione morale. La vostra campagna elettorale — io c'ero — è stata condotta per diffondere un messaggio: "Le Marche sono state in questi anni governate da una coalizione di socialisti e democristiani logora e corrotta nelle cui fila militano molti personaggi che sono sottoposti a esemplari processi penali sui quali gravano pesanti responsabilità amministrative e che saranno riconosciuti colpevoli di pesanti reati contro la pubblica amministrazione". E' quello che avete detto in campagna elettorale.
Sulla questione morale la maggioranza da lei guidata, Presidente, ha vinto le elezioni del 1995 e non a caso il Presidente della Giunta regionale è un magistrato.
La vicenda di cui stiamo discutendo, Silenzi, non è un fatto isolato. Purtroppo a distanza di sette anni la questione morale rimane ancora un'emergenza di questa Regione. E' una questione morale aperta per il modo come sono stati liquidati e trattati i dirigenti che avevano costruito e servito questa Regione fin dalla sua nascita; è una questione morale aperta il modo come sono stati selezionati, incaricati e retribuiti in questa Regione i nuovi dirigenti; è una questione morale l'idea di realizzare una super azienda sanitaria guidata da un super manager che riceverà un super stipendio, come anticipava Il Corriere Adriatico del 17 giugno, di 300.000 euro. Mentre la Regione Marche affoga nei debiti. E' una questione morale aumentare le tasse come avete fatto, con 350-400 miliardi di maggiore imposizione fiscale nel dispregio assoluto della legge, senza adottare, contestualmente, alcuna misura di cambiamento della spesa e degli sprechi. E' una questione morale aumentare le tasse senza dare almeno l'impressione ai cittadini che si fa qualcosa per ridurre gli sprechi. E' una questione morale, assessore Agostini, confermare il direttore generale di una Asl che nelle condizioni finanziarie in cui si trova si permette di stipulare una convenzione da 86.000 euro (167 milioni di lire) fra la sua Asl e una tv privata nel quadro del progetto "Accoglienza e comunicazione". Questo l'ho letto su Il Resto del Carlino, tale segretario provinciale della Uil Alberto Acciarri che scrive, anziché al Presidente della Regione, al presidente Berlusconi e alla procura regionale della Corte dei conti segnalando la stipula di una convenzione tra la sua Asl e un'emittente privata nell'ambito di un progetto "Accoglienza e comunicazione". Questa è una questione morale.
Mi fermo qui perché ci vorrebbero mesi per elencare le questioni morali aperte in questa Regione, comportamenti spregiudicati e riprovevoli. Ad esempio sarebbe interessante vedere come sono stati spesi i fondi assegnati per riparare i danni del terremoto, qual è stata l'appropriatezza degli interventi, la limpidezza delle procedure di spesa, la scelta delle priorità.
Giulio SILENZI. Il terremoto è un esempio fulgido europeo.
Remigio CERONI. E' una questione morale che bisognerebbe approfondire.
Sarebbe interessante vedere come sono stati spesi i fondi nelle altre misure finanziate dalla Ue, perché questo Consiglio regionale ha nominato una Commissione che non funziona, che non si riunisce, che non viene a conoscenza neanche dei bandi. I cittadini mi fermano, sapendo che faccio parte della Commissione politiche comunitarie, perché non sono a conoscenza neanche dei bandi che vengono approvati.
Giulio SILENZI. Devi starci di più...
Remigio CERONI. Io ci sto tutti i giorni. Magari tu ci stessi come ci sto io!
A distanza di sette anni un dato emerge con chiarezza: avete mortificato e seppellito il primato della politica e di chi fa politica, questi sono i vostri risultati. In primo luogo è evidente il ruolo marginale nel quale avete relegato il Consiglio regionale, svilito nelle funzioni. Il Consiglio regionale non è più il luogo ove si fanno le scelte, ove si discutono le proposte, ove maggioranza e opposizione si confrontano sulle grandi questioni che interessano questa Regione. Sui giornali si fanno queste cose, non in questa aula.
C'è una grande differenza tra quello che dite, che propagandate e quello che qui fate.
Cara assessore Cecchini, lei ha fatto quanto in suo dovere, veramente sono meravigliato per quanto ha fatto, perché il suo è un atto di grande coraggio. Questa questione infligge un colpo mortale alla maggioranza regionale, quindi ci voleva un atto di coraggio: lei ha fatto un grande atto di coraggio, perché questa vicenda toglie il coperchio a una pentola. Come vengono spesi i soldi in questa Regione? Bisognerebbe parlare con i sindaci delle Marche che per una risma di carta fanno una gara, che per fare lavori per le fogne per 30 milioni devono pubblicarlo sul BUR e invitare 15 ditte. Qui si spendono centinaia di milioni e non si fanno le gare. E' così l'andazzo in tutte le misure dell'Obiettivo.
Va detto che questo è il frutto del governo di questa maggioranza. Mi sono guardato ieri per caso la vecchia legge 6 sulla dirigenza, in cui si diceva: "Nell'esercizio delle competenze conferite ai dirigenti gli stessi si attengono agli indirizzi generali della Giunta regionale e alle direttive del componente di Giunta competente". Però l'assessore Secchiaroli tempo fa ha fatto votare a questo Consiglio regionale un'altra legge. Adesso l'organizzazione amministrativa della Giunta regionale si articola in dipartimenti che operano in modo coordinato secondo l'indirizzo e sotto il controllo politico e amministrativo della Giunta, utilizzando il metodo della programmazione. In pratica i dirigenti non dipendono più dall'assessore o dalla Giunta ma dal coordinatore del dipartimento, quindi le osservazioni che lei ha fatto, consigliere Cecchini, con i tempi che cambiano in questa situazione che viviamo si riferiscono a vecchi modi di fare politica....
Cristina CECCHINI. Le ho fatte sempre anche al direttore del compartimento.
Remigio CERONI. Comunque è evidente l'arroganza di qualche dirigente di quelli nominati, che assume dimensioni incontrollate e limiti insopportabili. Guardate cose ha scritto un altro in riferimento a una proposta di legge presentata dai consiglieri regionali di Forza Italia: "Con riferimento alla proposta di legge in oggetto trasmessa con nota... la proposta presenta profili di forte perplessità in linea di principio e in linea di merito. Per quanto concerne il principio essa appare inutile, inadeguata, inopportuna". Un dirigente di questa Regione che non ha vinto nessun concorso, nominato a contratto solo per l'appartenenza a un partito politico si permette di dire, rispetto a una proposta di legge presentata da un partito regionale o da un partito politico rispettando le prerogative dello Statuto, afferma che la proposta è inutile e inopportuna. Ma quando mai i consiglieri regionali devono rispondere...? Ma fatemi ridere! Così avete ridotto questo Governo regionale. Come si può accettare che un dirigente si pronunci in merito a una proposta di legge presentata da un partito delle Marche nell'ambito della propria autonomia e nell'ambito delle prerogative previste dallo Statuto in questa maniera? Come si può offendere i consiglieri regionali, la Commissione regionale, il Consiglio e sfidare lo Statuto?
Come mai Presidente, rispetto a tante palesi violazioni di norme regolamentari ed etiche, lei non ha mai preso alcun provvedimento? Perché la lettera è arrivata anche al Presidente, quindi avrebbe dovuto richiamare il dipendente e dire "Come ti permetti di fare una cosa del genere?".
Riprendo per un secondo la vicenda delle consulenze...
PRESIDENTE. Collega Ceroni, la invito a chiudere.
Remigio CERONI. Voglio i venti minuti che sono stati dati a Silenzi.
PRESIDENTE. Sono 12 minuti che lei sta parlando, Silenzi ha parlato 15 minuti al pari del suo capogruppo e del capogruppo di Alleanza nazionale.
Remigio CERONI. No, 20 perché l'ho registrato. Silenzi sfora sempre i tempi.
PRESIDENTE. Fra un minuto le tolgo la parola. La prego di proseguire.
Remigio CERONI. Va bene, mi cacci e me ne andrò via, però non accetto questa cosa.
Noi vorremmo un po' più di coerenza, Presidente. Quando le è arrivata qualche altra segnalazione su presunti comportamenti di qualche altro dipendente privo di coperture politiche non ha esitato a trasmettere gli atti in procura — non faccio i nomi, perché abbiamo detto di non farli — quando invece le violazioni sono messe in atto da persone protette politicamente, lei si è guardato bene dal farlo.
A che serve scrivere nelle leggi che l'organizzazione amministrativa della Giunta regionale è disciplinata secondo i principi di imparzialità e trasparenza, che il funzionamento dell'organizzazione amministrativa della Giunta è improntato alla collegialità operativa, alla partecipazione alla responsabilizzazione del personale? Sono questi tutti buoni proposito che poi, all'atto pratico, ignorate in continuazione.
Volete minimizzare la questione, avete dato ai giornali la notizia che nel frattempo l'ufficio legislativo della Regione ha dato per iscritto il parere sulla delibera riguardante l'aggiudicazione della gara: "tutto regolare". Ma se il parere è stato espresso senza documenti, come vi permettete di prendere in giro i cittadini marchigiani in questa maniera? Come vi permettete?
Per concludere, penso che l'occasione vi sia propizia per fare una seria riflessione. Un Governo regionale che non è in grado di assicurare un'azione amministrativa efficace, efficiente ed economica... I "numero del lotto" che davo quando portavo all'attenzione di questo Consiglio il deficit della sanità, consigliere Silenzi, oggi sono stati confermati dalla Corte dei conti la quale ha rilevato che tra il 1995 e il 2001 avete prodotto 2.167 miliardi di deficit, quindi questa Giunta regionale non è stata in grado di essere efficiente, efficace ed economica.
Quando viene detto che questa Giunta non è in grado di operare con imparzialità, trasparenza, dovrebbe trarne le dovute conclusioni, quelle che vi sottoponeva il nostro presidente di gruppo Giannotti. Siete ancora in tempo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Non vorrei che in questo dibattito si scadesse sull'appartenenza o la difesa di un gruppo o l'altro nell'ambito della convinzione di voler ricercare delle colpe. Che colpe ci siano è sotto gli occhi di tutti per un motivo molto semplice: l'assessore le ha messe per iscritto ritenendo che siano colpe; un consigliere dello stesso partito, su una segnalazione fatta dal presidente di una società si è rivolto alla magistratura.
Premesso che nella deliberazione della Giunta si era deciso di dare avvio a un'attività seminariale di formazione rivolta alle donne imprenditrici, nella deliberazione stessa erano state indicate le varie attività da effettuare: 40 giornate seminariali da effettuare nel territorio marchigiano, reperimento di docenti e relatori per dare corso ai seminari, reperimento e divulgazione del materiale informativo, acquisto di un camper per l'attività itinerante formativa.
Il dirigente del servizio dott. Pietro Sunzini e responsabile del procedimento... Silenzi, ti prego di ascoltarmi...
Marco LUCHETTI. Lui parla dell'Assam.
Gilberto GASPERI. Luchetti fa parte di quel partito del cui assessore Silenzi diceva di non avere paura nel 1995. Adesso ci vai a parlare o gli vai a chiedere scusa: altrimenti non so perché ci parli...
L'altro responsabile del procedimento è la dott.ssa Susanna Ricciarelli. Per dare avvio alla procedura predispongono un decreto di bando per il reperimento delle 40 sale da destinare a ricevimento dei vari seminari. Si è dato incarico alla ditta Cta di Macerata.
Prima cosa da chiarire: questa ditta Cta di Macerata ha avuto altri incarichi attraverso nomi diversi che sono delle specifiche particolari, perché se si va a fare una ricerca su questa ditta bisogna variare nel computer alcuni nomi, perché gli incarichi sono tanti. Mi sembra una cosa particolare ed è normale farsi delle domande.
Il direttore del dipartimento, assieme al responsabile dott; Sunzini e alla dott.ssa Ricciarelli hanno predisposto un decreto difforme alla deliberazione. E' quanto l'ex assessore Cecchini ha scritto. L'assessore Cecchini ha comunicato con lettera al dott. Sunzini e al dott. Costa, e per conoscenza al Presidente della Giunta l'irregolarità della procedura. Non è stata ascoltata, anzi è stata accusata di aver chiesto 50 milioni come compenso per un docente da coinvolgere nell'attività formativa.
La ditta Cta di Macerata chi è, e qual è il vero titolare di questa ditta? Sono domande che noi consiglieri regionali ci vogliamo fare. E' per questo che chiedo la sospensione a titolo cautelativo del dirigente del servizio dott. Sunzini e della dott.ssa Susanna Ricciarelli finché la magistratura non abbia fatto chiarezza sulle accuse reciproche. Perché chiedo queste cose? Per un motivo molto semplice. Se a me si viene a dire che un assessore o un rappresentante del mio partito ha richiesto una tangente per fare un certo tipo di attività i casi sono due: o lo prendo per una persona responsabile o per un irresponsabile. Visto com'è andata, vuol dire che è stato preso per una persona responsabile. E' allora automatico che io pretenda che lui venga con me, prima dal Presidente della Giunta, successivamente presso la magistratura, altrimenti qui è come il gioco che si vedeva nei film di Totò e De Filippo. E' probabile che tra due mesi questo signore dica "forse il consigliere Ricci non aveva capito, io non volevo dire quello". O, viceversa, potrebbe dire "ho capito male la richiesta o il discorso dell'assessore Cecchini". In questo caso decade tutto. L'unica cosa che rimane in concreto è ciò che ha scritto in modo dettagliato e puntiglioso l'assessore Cecchini. Qui deve essere fatta immediatamente una procedura, una inchiesta interna per vedere se ciò che era stato dato in dettaglio risponde al vero o meno. La mia domanda è: questa società Cta di Macerata chi ha dietro? Perché ha preso tutti questi incarichi? Per quale motivo varia alcune dizioni? Per poter avere poi un aumento di incarichi? Questa è una cosa fondamentale, anche in funzione del curriculum che ho letto su questo grande dirigente, su questo mega dirigente. Non voglio entrare nel merito, ma le sue esperienze sono state in Nigeria, nel Senegal, nel Burkhina Faso, nel Mahali, in Tunisia, in Albania, a Capo Verde. E allora mi viene una domanda: dopo Capo Verde forse doveva esserci il "capo rosso". Ecco perché è riuscito ad entrare nella Regione. Ecco perché mi vengono i dubbi...
PRESIDENTE. Collega Gasperi, ovviamente lei si sta assumendo la responsabilità di affermazioni che riguardano, ripeto per l'ennesima volta, la persona. La invito a non fare...
Gilberto GASPERI. E' curriculum scritto.
PRESIDENTE. Ho capito ma sul curriculum c'è una valutazione delle professionalità acquisite, quindi la invito a non intervenire né sul nome della ditta che poco fa ha citato né sul nome del funzionario. Mi scusi Gasperi, ma io voglio evitare a lei di fare qualcosa che magari non vorrebbe, allo stesso tempo permettendo all'aula di svolgere i lavori secondo quanto consentito in una seduta pubblica.
Gilberto GASPERI. Infatti io ho chiesto di vedere chi c'è dietro questa azienda, chi è il proprietario e per quale motivo questa azienda ha chiesto e avuto diversi appalti — perché è dappertutto, è come il prezzemolo — e per quale motivo le variazioni vengono fuori con un cambio di dizione.
Ma soprattutto è dovuto a un fatto. Io avevo avuto una segnalazione l'anno scorso, sono andato a vedere e ho preso tutta una documentazione riguardante dei finanziamenti che doveva prendere un'azienda del pesarese e livello di contributi previsti dall'art. 17 della legge regionale 33/97. Sono andato lì con una fotocopia e, guarda caso, quando sono andato dal dirigente questo cercava di fare la melina, non mi voleva dare il documento. Ebbene, con lo stesso protocollo è stata finanziata un'altra pratica di importo diverso, della stessa zona. Ci sono stati degli scambi telefonici — così mi hanno detto — e, guarda caso, vengo a sapere, attraverso un controllo delle delibere che ci sono state, che praticamente una domanda l'avevano finanziata, la seconda era stata sottratta e allo stesso numero di protocollo c'era un'altra pratica. Questa ditta ha avuto il finanziamento. L'assessore Agostini era presente una mattina di venti giorni fa: sono andato dall'impiegato al quale mi ero presentato come consigliere e quindi avevo diritto di richiedere questa pratica. La signorina me l'ha fatta vedere, ma non me l'ha fatta fotocopiare. Ho incontrato l'assessore Agostini il quale immediatamente ha tutelato la dignità dei consiglieri, si è fatto dare la pratica e ha fatto una cosa seria, perché sa già che cos'avevo fatto all'assessorato all'agricoltura, caro Luchetti...
Giulio SILENZI. Non l'ha fatto per trasparenza, ma per paura che...
Gilberto GASPERI. No, no...
La signorina, che tra l'altro era stata gentile, aveva chiesto al suo dirigente se mi poteva dare la pratica da fotocopiare e il dirigente aveva detto di no. Grazie all'assessore Agostini ho avuto la pratica, l'ho fotocopiata e guarda caso questo dirigente è la stessa dottoressa Susanna Ricciarelli. Adesso chiederò una commissione d'inchiesta su questa cosa, perché non si tratta di fare allarmismo o di andare a cercare se c'è stata o non c'è stata una cosa onesta o disonesta, assolutamente. Prima c'è la dignità di ciascuno di noi. La realtà è un'altra. Io sono disposto ad essere cacciato anche dal mio partito nel caso in cui qualche dirigente del mio partito mi bloccasse se andassi a difendere la dignità di un rappresentante di un partito che si trova in maggioranza in quest'aula. Prima c'è e ci deve essere la difesa della persona. Non dobbiamo cercare colpe, ma nel momento in cui ci sono situazioni di imbarazzo, nel momento in cui c'è una relazione scritta da parte di un assessore che indica in modo categorico, preciso e puntiglioso, dato per dato, in questo caso colui che è all'opposizione è normale che debba immediatamente ergersi non a tutore della verità ma a tutore dell'istituzione, in questo caso l'istituzione Regione. Questo lo deve fare qualsiasi consigliere.
E allora mi chiedo: per quale motivo in questo dibattito si è cercato in qualsiasi modo, non di andare a vedere precisamente, in maniera decisa ciò che realmente è avvenuto? E' stato necessario che la minoranza presentasse la richiesta di una commissione d'inchiesta. E allora la ricerca della verità la dobbiamo fare tutti, Presidente, la ricerca della verità serve solamente per ridare dignità a questa Assemblea, per ridare dignità al Governo, perché anche se io combatto per succedere a questo Governo, lo debbo difendere quando si presenta come istituzione.
Non c'è qui questione solo di magistratura, perché mi sono rivolto diverse volte alla magistratura, alla Corte dei conti e non accetto di essere preso in giro, qui dentro, da persone che hanno fatto parte della corruzione di cui parlava prima Silenzi, persone che mi vengono a prendere in giro con l'Assam e l'Esam! E' indegno! Facciamola la commissione d'inchiesta sull'Esam! L'ho richiesta, la commissione d'inchiesta! Avete dato incarichi successivi a coloro che appartenevano a quella Giunta nel 1990-95, con degli incarichi economici, per tutelare che cosa? Un'istituzione che va a chiudere! L'Assam va a chiudere. E' indegno!
Giulio SILENZI. Pensa alla tua salute. Puoi dire le stesse cose, ma calmati.
Gilberto GASPERI. Io non mi sto arrabbiando, mi sto indignando...
PRESIDENTE. Gasperi, la invito a chiudere.
Gilberto GASPERI. Presidente, hanno parlato tutti un quarto d'ora, io non posso...
PRESIDENTE. Gasperi, lei è a 18 minuti.
Marco LUCHETTI. Mica abbiamo gli arbitri coreani...
Gilberto GASPERI. Difatti l'hai vista bene la Corea: erano tutte maglie rosse.
Presidente, chiedo che si faccia chiarezza, soprattutto in funzione di ciò che era già avvenuto nel 2000, perché significa che c'è qualcosa di poco serio e di alquanto disonesto nell'ambito di alcuni livelli di funzionari, non nell'ambito di noi consiglieri regionali. Ecco perché richiedo e pretendo che le commissioni d'inchiesta non siano una ma siano due, anche per quello che riguarda questa pratica che è stata addirittura duplicata dando dei finanziamenti a un'altra. Questa richiesta la sottoscriverò, la presenterò e ritengo che non debba essere firmata solamente dalla minoranza ma anche dai rappresentanti della maggioranza.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola per l'ultimo intervento a Procaccini voglio ricordare, in relazione alle considerazioni che faceva il collega Gasperi, che ha diritto all'informazione su tutti gli atti di competenza della Regione in base all'art. 126 del regolamento, quindi se l'assessore Agostini ha dato disposizioni in questo senso ha tutelato il suo diritto di consigliere. Come pure il suo diritto di consigliere è tutelato nella proposta consentita dagli articoli 99, 100 e 101 di istituzione di una commissione d'inchiesta. E' evidente che poi ci sarà la valutazione di merito.
Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Voglio svolgere a nome del gruppo dei Comunisti italiani un intervento esclusivamente politico. Noi portiamo grande rispetto alle persone protagoniste di questa brutta vicenda che è degenerata e non siamo qui per togliere dignità politica e morale a nessuno, né siamo qui a celebrare processi ed emettere sentenze che non ci competono, perché la via giudiziaria e i suoi percorsi hanno, per fortuna, strade separate da quelle politiche. Tuttavia non possiamo esimerci da una critica molto dura verso le forze politiche oggetto della discussione odierna in quanto non hanno esercitato quella vigilanza e quella appropriata direzione politica che era necessaria.
Noi non potremmo svolgere questa critica, anzi ci sarebbe vietata per la nostra concezione dei rapporti tra le forze politica se essa fosse riferita al dibattito interno ad un altro partito, ma oggi non è così o non è più così, non appartiene più al dibattito interno a quel partito, a Rifondazione, ma è deflagrata sull'istituzione regione e rischia di screditarne l'immagine.
E' la prima volta che, anche in forma strumentale — che noi respingiamo — che vengono fatte insinuazioni alle Giunta D'Ambrosio, attraverso questa vicenda sulla questione morale. Questo fatto colpisce anche il Presidente D'Ambrosio che, non solo nella sua veste di Presidente, si è viceversa speso nel tenere alto il vessillo della moralità.
I Comunisti italiani non separano mai la politica dalla morale, la politica dalla questione morale, proprio perché il ricorso alle vie giudiziarie non ci appartiene e non intendiamo la morale né la politica come mero esercizio moralistico ma intendiamo la morale e la politica come comportamenti al servizio del popolo, in primo luogo di chi agisce nelle istituzioni e nei partiti.
Enrico Berlinguer dinanzi alla crisi della politica e dei partiti si spese allora sulla questione morale. Egli affermava: "Se dinanzi alla crisi morale che investe le forze politiche i partiti non saranno in grado di rinnovarsi saranno travolti e a quel punto rimarrà una sola autorità morale, quella della Chiesa". Quelle valutazioni a distanza di molto tempo hanno tuttora una grandissima attualità, anzi si sono realizzate. Quindi, in questo caso gli attori di questa vicenda, al di là degli esiti giudiziari che in questa fase non ci interessano sono incappati nella questione morale così come noi la intendiamo, perché essi hanno debordato dalla correttezza e si è portata avanti una conduzione poco trasparente ed in certi casi clientelare.
Certo le responsabilità di questi comportamenti sono soggettivi, ma soprattutto sono dei partiti di appartenenza, dei gruppi consiliari di appartenenza, anche se oggi — e hanno fatto bene — si sono rivolti alla magistratura.
Ma sono anche nostre queste responsabilità, come maggioranza. Nessuno può dirsi assolto quando si permettono conduzioni di propri consiglieri o assessori per fare un movimentismo di palazzo che talvolta, ripeto, sfocia ed è sfociato nel clientelismo. Addirittura si utilizzano funzionari pubblici per soddisfare un modo di fare quanto meno anomalo, se non clientelare.
Il nostro giudizio su tutto ciò continua ad essere molto duro, anzi durissimo. Nessuno può dirsi assolto politicamente, tuttavia in tempi non sospetti i Comunisti italiani avevano con forza criticato questo modo di fare, un modo di fare assessorile, sterile, che non portava a nulla, un movimentismo per sostenere esigenze di tip locale. Ma tutto ciò veniva visto in maniera secondaria ed addirittura taluni dicevano che volevamo incattivirci contro l'assessore di Rifondazione. Come alcuni finti ingenui dicevano: "Quali erano queste critiche che i Comunisti italiani muovevano?". In primo luogo una conduzione sbagliata sulle politiche del lavoro in cui i sindacati confederali sono stati continuamente messi in mora e in una condizione di controparte negativa rispetto alla Regione Marche. In secondo luogo un accentramento assessorile, che proprio sulle politiche della formazione professionale e non solo emettevano ed emanavano uno scontro continuo con le Province. In terzo luogo con atti separati si cambiava l'organizzazione scolastica che il Consiglio regionale aveva fatto. In quarto luogo le crisi aziendali delle diverse fabbriche gestite con modalità che hanno portato ad un infruttuoso protagonismo tutto negativo. Ultimo, ma non in ordine di tempo la vicenda dei Bronzi che scardinava un accordo difficile tra le Province di Pesaro e Urbino e Ancona: quell'accordo veniva scardinato in piena sintonia con il sottosegretario Sgarbi del Governo Berlusconi. A tutto ciò seguirono delle finte dimissioni.
Ho voluto richiamare schematicamente questi fatti non per affermare "l'avevamo detto" ma per superare tutto ciò nell'interesse del rilancio dell'azione del centro-sinistra delle Marche. E' per questo, esclusivamente per questo che noi abbiamo chiesto e torniamo a chiedere una verifica seria, programmatica e politica. Finora siamo rimasti inascoltati: mi auguro che per il futuro non sarà così.
I Comunisti italiani in questo passaggio difficile che non va enfatizzato come fa la destra ma neanche sottovalutato, minimizzato, riconfermano la loro fiducia e solidarietà al Presidente D'Ambrosio, incolpevole per questa vicenda ma colpito da questa vicenda. Noi non vogliamo dire nulla di più rispetto alla richiesta di verifica. Se mai il dibattito odierno consiglierebbe, anzi consiglia di avviare nella maggioranza e la maggioranza a una verifica in primo luogo programmatica. Noi la richiediamo e non è più rinviabile. E' per questo che chiediamo al Presidente che prima di quella verifica non sostituisca l'assessore dimissionario, in modo da permettere una verifica vera. Noi non vogliamo penalizzare Rifondazione, non ne abbiamo condiviso quella mutazione genetica e l'abbiamo — noi che l'avevamo fondata — lasciata, ma questo non c'entra nulla. Noi non vogliamo penalizzare Rifondazione. Non solo essa deve continuare a stare nella Giunta regionale, ma addirittura chiediamo a Rifondazione di entrare nell'Ulivo, di entrare nel centro-sinistra, di rafforzare lo schieramento democratico contro una destra aggressiva, nei fatti, anche nelle Marche. Chiediamo a Rifondazione di dare vita insieme a tutte le forze democratiche a una forma confederativa di quelle forze di sinistra, in alleanza con il centro democratico — i Ds, Rifondazione, i Socialisti democratici, i Verdi e noi Comunisti italiani — per la costruzione di piattaforme comuni per opporsi al Governo Berlusconi e candidare le forze democratiche e di sinistra per il Governo del Paese, non come fine ma come mezzo per trasformare le cose. Perché uniti si vince e divisi si perde.
Avete, cari compagni ed amici di Rifondazione, un potere contrattuale forte nei confronti del centro-sinistra; avete una forza consistente e ve la riconosciamo. Siete, nei confronti del centro-sinistra un alleato qua e là, avete assessori, consiglieri e quant'altro e molto vi viene concesso, talvolta, per la verità, anche molto di più rispetto alla forza, ma in ultima analisi — è questo il messaggio che i Comunisti italiani lanciano — nonostante i posti che voi ottenete siete anche voi costretti ad accodarvi al centro-sinistra. Sarebbe allora meglio fare una riflessione, senza rinunciare a progetti autonomie, per entrare nello schieramento e rafforzare la sinistra del centro-sinistra. Ma in questa fase non possiamo accettare che un assessore esca e un altro entri come se niente fosse.
Chiediamo una verifica. Cos'è la verifica che i comunisti chiedono? In primo luogo una verifica programmatica a partire dai temi della sanità non intesa solo come numero delle Asl ma intesa come un pacchetto complessivo di servizi e di rilancio della sanità pubblica delle Marche messa in pericolo dalle politiche neoliberiste del Governo Berlusconi che non solo taglia i posti letto ma riduce le Regioni a mettere le tasse, soprattutto le Regioni del Polo sono state le prime a mettere le tasse.
Siamo in presenza di un federalismo senza risorse, per cui discutiamo di tutto a partire dalla sanità e non solo dal numero delle Asl, ma se questo è un problema che non abbiamo voluto mettere la primo posto dell'agenda politica, tuttavia ne prendiamo atto ed invito le forze della maggioranza, tutte insieme, a partire da quella più grande, a prendere atto da posizioni diversificate, della necessità di trovare una sintesi positiva senza che nessuno metta la bandierina su una cosa che domani potrebbero pagar cara i marchigiani. Ma è anche una verifica sulla gestione del bilancio, proprio perché il federalismo senza risorse, se vuole mantenere uno Stato sociale pubblico diffuso, servizi di tipo collettivo, deve fare una riconversione: la riconversione deve essere fatta sempre di più sui servizi sociali, sulla sanità, sull'assistenza, sullo sviluppo serio e compatibile. Ma insieme a ciò c'è la verifica politica, perché la gestione di un programma rinnovato, di uno spartito rinnovato e di una musica più intonata non possono più essere portati avanti da chi quello spartito lo stona. Occorre rivedere il programma e occorre fare una verifica politica perché la gestione di esso ha bisogno, oggi più che mai, di un coinvolgimento pieno di tutte le forze politiche.
Da questa vicenda possiamo e dobbiamo uscire più forti, se ci sarà la volontà per farlo, perché sulla moralità questa maggioranza non ha nulla da imparare da alcuno, tanto meno dai partiti del Governo nazionale, quello di Berlusconi che, come emblema della loro moralità hanno abolito per legge il falso in bilancio.
PRESIDENTE. Abbiamo ancora 7 iscritti a parlare, poi vi saranno le conclusioni del Presidente D'Ambrosio.
La seduta è tolta. Riprenderà alle ore 16.
La seduta è sospesa alle 14,20
Approvazione verbali
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 92 e 93 del 12 giugno 2002.
(Sono approvati)
Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. Comunico che: è stata presentata la proposta di legge n. 127 in data 13 giugno 2002, ad iniziativa dei consiglieri Tontini, Silenzi, Avenali, Amati Franceschetti, concernente: "Modifiche alla legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7 - norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria", assegnata alla III Commissione in sede referente.
Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 88 in data 10 giugno 2002, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Programma degli interventi per l'anno 2002 - criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli artt. 2 e 3 della legge regionale n. 51/1997 - Norme per il sostegno dell'informazione e dell'editoria locale - cap. 53103102 Euro 154.937,07 del bilancio di previsione per l'anno 2002 - cap. 53102401 Euro 103.291,38 del bilancio di previsione per l'anno 2002", assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Mozione
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. E' stata presentata la mozione n. 209 in data 13 giugno 2002 del consigliere Viventi, "Situazione del traffico sulla superstrada SS 76".
Deliberazioni amministrative
trasmesse dalla Giunta regionale
PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 1037 in data 5 giugno 2002, "Art. 27 della legge regionale n. 7/2002 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2002 di entrate derivanti dall'assegnazione d fondi dallo Stato per il progetto "Sistema informativo regionale" finalizzato alla riduzione degli infortuni sul lavoro e delle relative spese - Euro 77.468,53";
- n. 1038 in data 5 giugno 2002, "Art. 27 comma 1 della legge regionale n. 7/2002 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2002 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera- Euro 6.451.579,58".
Congedi
PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Cesaroni ed Ascoli.
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.
Roberto GIANNOTTI. Chiedo l'iscrizione d'urgenza dell'interpellanza presentata dal gruppo di Forza Italia ieri sul "caso Cecchini" e l'unificazione della trattazione con le comunicazioni del Presidente della Giunta.
PRESIDENTE. In considerazione del fatto che è stata già annunciata una comunicazione del Presidente e che l'interpellanza riguarda lo stesso oggetto è chiaro che la discussione avviene in modo unificato.
Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in merito alle dimissioni dell'assessore Cecchini
Interpellanza (Svolgimento): «Gara di fornitura per la predisposizione di quaranta giornate di corsi seminariali ai sensi della L. 215/92 per donne imprenditrici» Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Trenta, Favia, Brini e Grandinetti (65)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta in merito alle dimissioni dell'assessore Cecchini e l'interpellanza n. 65 dei consiglieri Giannotti e altri.
Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.
Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei fare una premessa. La mia comunicazione fa riferimento a una serie di documenti che sono tutti allegati e sono a disposizione dei consiglieri, quindi non riporto il contenuto dei documenti ovviamente.
Con nota del 10.06.20022, prot. 802/02 (documento n. 1) l'assessore alle politiche attive del lavoro Cristina Cecchini mi ha trasmesso per conoscenza una nota, inviata al dirigente del servizio formazione professionale e problemi del lavoro e al direttore del dipartimento sviluppo economico, con la quale vengono segnalate presunte irregolarità nell'affidamento del servizio di predisposizione di quaranta giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici (ai sensi della legge n. 215/92), disposto dal dirigente del servizio formazione professionale con decreto n. 224 del 15.5.2002 (documento n. 2) in attuazione della deliberazione della Giunta regionale n. 1952 del 31.7.2001 (documento n. 3).
In data 11.6.2002, ho chiesto al direttore del dipartimento sviluppo economico di accertare accuratamente la fondatezza dei rilievi mossi con la suddetta nota e di riferirmi in merito sollecitamente (documento n. 4).
Nello stesso giorno, il direttore del dipartimento sviluppo economico mi ha comunicato con nota prot. n. 402 (documento n. 5) di aver già richiesto in data 30.5.2002 chiarimenti in merito al dirigente del servizio formazione professionale il quale, con due successive note prot. n. 19 del 4.6.2002 e prot. n. 24 C del 10.6.2002 (documenti nn. 6 e 7) ha illustrato l'"iter" procedimentale seguito, concludendo per la legittimità del proprio decreto ed allegando la relativa documentazione per una valutazione di merito. In relazione alla delicatezza dei rilievi mossi con la richiamata nota del 10.6.2002 dell'assessore, il direttore del dipartimento ha altresì specificato di aver richiesto un parere al servizio legale, segnalando contestualmente la questione al direttore del dipartimento affari istituzionali e generali.
In data 13.6.2002, tenuto conto della rilevanza che stava assumendo la vicenda, ho richiesto al direttore del dipartimento sviluppo economico, al direttore del dipartimento affari istituzionali e generali e al servizio legale di esaminare la questione per verificare se esistevano i presupposti per l'annullamento del decreto dirigenziale n. 224 del 2002, ai sensi dell'art. 23 comma 3 della legge regionale n. 20/2001.
I suddetti dirigenti in data 14.06.2002, mi hanno trasmesso una dettagliata relazione prot. n. Dipl/264 (documento n. 8) contenente le risultanze della verifica della regolarità richiesta e le seguenti conclusioni: "Non si rilevano quindi nelle modalità di scelta del contraente violazioni di legge che possano costituire presupposto per l'annullamento del decreto del dirigente del servizio ai sensi del comma 3 dell'art. 23 della legge regionale n. 20/2001.
Roberto GIANNOTTI. Non è quello il problema, Presidente...
Giulio SILENZI. Fatelo finire; è un fatto di educazione...
Roberto GIANNOTTI. Silenzi, ti vedo teso...
Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Si ritiene invece che si debba procedere alla modificazione del capitolato d'oneri e contestuale redazione del contratto al fine della conservazione del rapporto, nel senso sopra indicato.
A questo si sta già provvedendo; ciò è possibile in quanto l'appalto ha avuto minima esecuzione (dei quaranta seminari né è stato svolto soltanto uno) ed è evidente che non potrà darsi ulteriore esecuzione al contratto in assenza della suddetta modificazione di carattere interpretativo.
Inoltre comunico che, in considerazione dell'intervento nella vicenda della magistratura penale e per l'imparzialità dell'azione amministrativa nella vicenda, ho apprezzato che il direttore del dipartimento sviluppo economico, su mio invito, ha assunto la responsabilità del relativo procedimento (documenti nn. 9 e 10).
Infine, in data 14.06.2002, ho ricevuto la lettera di dimissioni da parte dell'assessore Cristina Cecchini, che mi comunicava anche di aver trasmesso alla magistratura la sua nota precedente, di cui ho preso atto con mio decreto del 18.06.2002 con il quale ho assunto ad interim le deleghe affidate all'assessore Cecchini, affidando soltanto la delega dei problemi della formazione e del lavoro all'assessore Secchiaroli, già titolare della formazione professionale, perché sono in corso una serie di cose urgenti.
Questi sono i dati a mia conoscenza istituzionale e ufficiale. Il resto sono notizie di giornale.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.
Cristina CECCHINI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, mi atterrò alla cronaca dei fatti.
Il 31 luglio 2001 la Giunta regionale approva la delibera 1952 da me proposta, una delibera che approva e manda al Ministero dell'industria il piano per la formazione imprenditoriale, cioè il programma delle 40 iniziative che vogliamo tenere nel territorio della nostra regione, essendo l'imprenditoria femminile importante e rilevante come problema economico e sociale ed essendo la nostra Regione in condizione di utilizzare i finanziamenti per ogni Regione italiana del Ministero dell'industria, per costruire informazione e animazione economica.
La delibera recita: "La Regione Marche è titolare del programma e lo coordina. Il programma si articolerà attraverso 40 iniziative seminariali effettuate presso sedi istituzionali. Gli aspetti finanziari sono le seguenti. Per l'esecuzione pratico-gestionale del programma ci si avvarrà di un organismi privato individuato attraverso procedure di evidenza pubblica e con caratteristiche di consolidata esperienza e compresenza a livello regionale. Per l'ente privato si prevede un compenso di 75 milioni più Iva. Il privato dovrà predisporre le sale, predisporre gli inviti, affiggere manifesti, individuare relatori e avere rapporti con la tipografia. La Regione dovrà coordinare il programma. Per questo ci sono le spese di materiale informativo e tipografico (50 milioni più Iva), attività seminariali (140 milioni più Iva), spese camper (48 milioni più Iva)".
Il ruolo della Regione è quindi chiaro nella delibera. La Regione è titolare del programma e lo coordina. L'assessore quindi, per coordinare il programma, dal punto di vista scientifico pensa di risolvere la questione attraverso una consulenza. Altre Regioni italiane hanno gestito questi finanziamenti attraverso una convenzione diretta con Unioncamere. La Regione Marche, unica Regione in Italia decide di gestire in proprio l'iniziativa e dopo aver sentito le parti sociali e i comitati per l'imprenditoria delle Camere di commercio manda al Ministero dell'industria questo programma.
Era necessario costruire un forte coordinamento scientifico. Per questa ragione individuo Delia La Rocca, docente universitaria esperta di organizzazione ed amministrazioni pubbliche, esperta di politiche della spesa pubblica, esperta di politiche antidiscriminatorie e di azioni positive, esperta di programmazione e progettazione di fondi comunitari, esperta di interventi di promozione dell'imprenditoria femminile, docente in corsi di formazione sulle pari opportunità e azioni positive. Non vi leggo il curriculum, che è molto lungo. La sostanza è che questa professoressa ha diretto nei cinque anni precedenti il Ministero per le pari opportunità presso la presidenza del Consiglio dei ministri, per i primi due anni come capo gabinetto della prima ministra per le pari opportunità on. Finocchiaro, dal 1998 al 2001, quando il ministro cambia e arriva l'on. Belillo diventa dirigente generale della presidenza del Consiglio dei ministri e ha ricoperto, per prima in Italia, l'incarico di capo del dipartimento per le pari opportunità. Questa signora diventa rappresentante per il ministro per le pari opportunità, in delegazione del Governo italiano presso organismi internazionali (Onu, Ocse, Commissione europea) nonché presso i tavoli del negoziato con la Commissione europea in materia di programmazione dei fondi strutturali 2000-2006 e presso i comitati nazionali di sorveglianza degli stessi organismi.
Indico quindi al servizio formazione professionale, nell'estate del 2001, la necessità di attivare la consulenza, ma i finanziamenti del Ministero ancora non ci sono, arriveranno a fine anno.
All'arrivo del nuovo dirigente Costa, direttore del dipartimento, presento la prof.ssa Delia La Rocca come prossimo consulente per la materia della 215.
Nel frattempo il Presidente D'Ambrosio presenta il nominativo di Delia La Rocca alla Conferenza Stato-Regioni e grazie al fatto che il curriculum era molto buono la Regione Marche entra nel comitato nazionale per l'imprenditoria femminile, nei 6 rappresentanti.
Che la presenza di questa prof.ssa dal punto di vista della qualità sia ineccepibile lo dimostra il fatto che all'avvento del nuovo Governo Berlusconi vengono, come noto, verificati tutti i dirigenti generali. Il Governo Berlusconi fa il decreto di nomina alla prof.ssa Delia La Rocca la quale, per ragioni politiche, non accetta e rientra all'università di Urbino a insegnare istituzioni di diritto privato.
I tempi erano maturi per cominciare l'iniziativa. Il 23 maggio, la dott.ssa Susanna Ricciarelli viene nel mio ufficio insieme al sig. Andrea Mancini e mi dice che per il 27...
PRESIDENTE. Consigliere, se continuiamo sui nomi dobbiamo fare la seduta segreta.
Gilberto GASPERI. No, no... Sta facendo una cronistoria.
Carlo CICCIOLI. Lo metteremo ai voti...
PRESIDENTE. Non c'entra niente metterlo ai voti. Questo è un aspetto che è stato già discusso.
Cristina CECCHINI. Toglierò i nomi, ma si capisce lo stesso.
PRESIDENTE. Tutti... Altrimenti facciamo la seduta segreta.
Cristina CECCHINI. Non c'è problema, la sostanza delle questioni non cambia.
Gilberto GASPERI. Sta facendo una cronistoria, Presidente.
PRESIDENTE. La faccia senza nomi.
Carlo CICCIOLI. Non sono valutazioni, sono dati tecnici.
Gilberto GASPERI. Presidente, questa è una questione di democrazia. Il consigliere Cecchini non sta indicando...
PRESIDENTE. Intanto si sieda, perché non ha la parola.
Gilberto GASPERI. Cosa stiamo a fare qui, le comparse, Presidente?
PRESIDENTE. Tutte le persone, presenti e non presenti, debbono essere tutelate, quindi si sieda.
Cristina CECCHINI. Voglio ricordare che stiamo parlando del decreto 224 del 15 maggio, che assegna a una ditta l'aggiudicazione della gara. Il protocollo del servizio formazione professionale invia alla ditta il 27 maggio la notizia dell'aggiudicazione. Invia anche i decreti — dal 160 fino al 250 — alla segreteria della Giunta, prot. 27 maggio e invia agli assessori la stessa notizia, prot. 27 maggio.
Il 23 maggio, prima di ricevere la lettera di assegnazione, il responsabile del procedimento viene nel mio ufficio insieme al signore che il 27 si dimostrerà essere aggiudicatario della gara stessa e mi porta l'elenco dei luoghi dove si sarebbero svolti gli incontri con le imprenditrici e il programma dell'iniziativa del giorno 30, oltre che l'annuncio che il giorno 27 si sarebbe fatta la conferenza stampa. Quando vedo i nomi dei relatori del 30 chiedo di cambiarli per due ragioni: erano tutti uomini, tranne Delia La Rocca. Quando leggo bene i nomi degli uomini mi accorgo che sono tutti collegati politicamente a Confindustria e a Fiat Isvor, non proprio in attinenza con l'orientamento della Giunta regionale dove Rifondazione comunista è in alleanza. Chiedo a che punto è la questione del coordinamento scientifico per la prof.ssa Delia La Rocca. Per me la questione della consulenza del coordinamento scientifico è definitivamente chiusa, tanto che il giorno 27, alla conferenza stampa si presenta l'assessore insieme a Delia La Rocca che viene da Roma e dice le cose che deve appunto dire come membro del comitato nazionale per la 215 e anche, ovviamente, come prossimo consulente della Regione. Il servizio formazione professionale non si presenta, tanto che c'è un minimo di imbarazzo, diciamo la questione più importante nella conferenza stampa, cioè questa Giunta regionale nel bilancio della Regione ha messo un miliardo di lire in conto interessi per far scendere la graduatoria: 99 sono le imprese finanziate con i finanziamenti della 215, abbiamo fatto una grande operazione politica perché possiamo finanziare in conto interessi il resto della graduatoria. La conferenza stampa si fa su questo, quando il giornalista della Regione chiede qual è l'ammontare degli investimenti, il servizio informazione non c'era, i dati non ci sono.
Era programmato un incontro con il servizio prima della conferenza stampa, dopo la conferenza stampa richiamo il servizio. Il servizio non si presenta e si presenta l'imprenditore.
Gilberto GASPERI. "Il servizio" è neutro?
Cristina CECCHINI. Servizio formazione professionale, il suo dirigente.
Si presenta l'imprenditore dichiarando di avere organizzato tutte le iniziative e di aver firmato tutti i contratti, perché di questo l'aveva incaricato il servizio formazione professionale. Il servizio quindi ha delegato i suoi compiti — la delibera dice: "La Regione coordina e promuove l'iniziativa" — e si è fatto sostituire dall'imprenditore. Il servizio quindi, non ha rispettato le decisioni contenute nella delibera e più volte ribadite al responsabile del procedimento, al dirigente del servizio stesso e anche al direttore del dipartimento.
Chiedo ed ottengo il giorno 27 che il manifesto venga cambiato perché sarebbe nato un problema politico con i comitati per l'imprenditoria femminile. Coordinatore del manifesto era un signore, Antonio Bruni, un consulente fra gli altri relatori; chiedo che a coordinare tutte le 40 iniziative ci siano le presidenti dei comitati per l'imprenditoria femminile presso le Camere di commercio. Viene rifatto il manifesto che infatti prevede che presiede Cristina Gorinsky Visconti per Ancona. Il giorno 30 si fa l'iniziativa. Ovviamente per come era organizzata l'iniziativa non riesce: è fatta alle 10 di mattina sono presenti relatori tutti uomini di Confindustria, l'unica cosa che funziona è la presidente del coordinamento Cristina Gorinsky che ha portato 14 persone — le imprenditrici — per supportare l'iniziativa.
L'iniziativa sostanzialmente non riesce, perché quando ho parlato io le persone erano 25, quando me ne sono andata sono rimaste 14 per tutta la giornata.
Alle ore 14, durante il buffet, chiedo di fare una riunione, dato che erano presenti i comitati per l'imprenditoria femminile. Si fa questa riunione, presenti le due presidenti di Pesaro e di Ancona, presente la consulente Delia La Rocca, presente l'assessore, per impostare l'iniziativa. Discutiamo, modifichiamo, mettiamo a posto, diciamo, insomma, che le altre 39 si dovevano fare in modo congruo e diverso. Sopraggiunge l'imprenditore e io gli comunico davanti a tutti che bisogna cambiare indirizzo, che il quadro delle iniziative doveva essere sostanzialmente modificato. L'imprenditore reagisce davanti a tutti dicendo che l'assessore doveva raccordarsi meglio con il servizio, che lui riteneva di dover procedere secondo il programma definito con il servizio.
Il giorno 30, nel pomeriggio, tornando in ufficio chiedo al servizio di darmi la documentazione per verificare come era possibile che l'imprenditore dicesse queste cose. La dott.ssa Baroni mi fornisce il decreto che io non avevo (forse i consiglieri non lo sanno ma agli assessori arriva l'elenco dei decreti e non il decreto...
Fabio PISTARELLI. Anche ai consiglieri.
Cristina CECCHINI. E comunque l'eventuale elenco dei decreti dovrebbe essere giunto nel mio ufficio successivamente al 27, perché dal 27 parte nel protocollo del servizio formazione.
Il giorno 30 chiedo di vedere il decreto e lì scopro le difformità fra gli indirizzi della Giunta regionale e il decreto stesso, oltre al capitolato ad esso allegato. A mio parere emergono irregolarità. Nel decreto l'imprenditore gestisce tutto. L'art. 3 del capitolato d'oneri che è allegato al decreto dice che reperisce e paga i relatori. Verifico la lettera d'invito e invece dei 400 milioni che è il totale dei soldi a disposizione mi accorgo che la lettera d'invito contiene la base d'asta a 75 milioni. E' leggerezza, superficialità, non volontà delegando il tutto all'imprenditore? Tutto è possibile. Sicuramente questo non è l'unico atto che in questi mesi è avvenuto dentro il servizio formazione e lavoro. Non è un caso infatti che si va al comitato di sorveglianza dei giorni 25 e 26, il piano lavoro e il riparto Fse non è stato ancora approvato dalla Commissione consiliare ed è prossima la scadenza del 31 dicembre di quest'anno in cui, con questo trend, daremo indietro i soldi all'Unione europea. Quindi leggerezza, superficialità, voglia di non fare? Tutto può essere. Una cosa è certa: che gli atti non sono conformi alla delibera, il decreto non è poi conforme alla lettera di gara.
Qual è il valore del contratto? Chi sa rispondere? Il Presidente sa rispondere? Dovrebbe essere di 75 milioni, come da lettera di gara, secondo il decreto. Ma l'imprenditore crede, a ragione, di poter gestire 75 milioni più 140 più 50 più Iva, per non parlare del camper che è scomparso nel nulla. Bisogna quindi mettere a posto le carte pensando a leggerezza, superficialità ed errori materiali.
Per salvaguardare gli interessi dell'ente occorre mettere a posto le carte; per salvaguardare le responsabilità politiche bisogna gestire meglio i relatori.
Chiedo quindi con prima lettera, il 3 giugno di attivare un'iniziativa di autotutela e, come da legge 20 (quella sui dirigenti) mi rivolgo al dirigente superiore, cioè al direttore del dipartimento invece che al direttore del servizio. Il direttore del dipartimento il giorno 5 non mi trasmette il suo parere come invece avrebbe dovuto fare, ma mi invia la risposta del dirigente inferiore che dice "tutto okay".
Non ritenendo la risposta adeguata mi sento in dovere di scrivere un'ulteriore lettera dove affermo di nuovo la necessità dell'autotutela.
Ieri sera alle ore 17 ricevo la lettera, perché richiesta, dell'ufficio legale. Chiedo al Presidente: come fa l'ufficio legale ad emettere parere — dice: "Abbiamo valutato sulla base di tre cose: 1) delibera; 2) decreto del dirigente; 3) nota dell'assessore Cecchini" — se non ha in mano la lettera della gara? L'unica cosa sulla quale l'ufficio legale può decidere è se la delibera e il decreto sono conformi. E infatti dice che non sono conformi: "Al fine di eliminare ogni possibile contrasto interpretativo si considera necessario emendare il suddetto art. 3 del capitolato, stabilendo che i preventivi per le spese e le altre attività devono essere sottoposti in via preventiva al servizio il quale individuerà i soggetti a cui affidare i relativi incarichi. Deve rilevarsi che la trattativa privata avrebbe dovuto essere condotta in modo più corretto, inviando ai fornitori documentazione contenente l'esatto oggetto del contratto da concludere. Si ritiene che si debba procedere alla modificazione del capitolato d'oneri e contestuale redazione del contratto ai fini della conservazione del rapporto nel senso sopra indicato". Si esprime su quello su cui si può esprimere, ovviamente, perché non ha la lettera di gara. Ovviamente si esprime anche su una questione sulla quale, quando incontrerò il dott. Costanzi, mi piacerebbe discutere. Dice che "La ditta opera una mera intermediazione per l'acquisizione del materiale" ma il decreto ministeriale 28 novembre 2000, all'art. 12 dice che nella stipula dei contratti per conto dell'amministrazione il dipendente non ricorre a intermediazione. E' mera intermediazione quindi? E' una intermediazione remunerata per un compenso preventivato oppure è dentro il compenso? Ma non entriamo in disquisizioni giuridiche, stiamo al merito.
Se la lettera d'invito l'avesse avuta in mano il dirigente dell'ufficio legale avrebbe potuto vedere delle cose che a ieri non ha visto: 1) che nella stessa lettera doveva essere specificato se l'Amministrazione regionale intendeva procedere all'aggiudicazione nel caso in cui si fosse presentata una ditta sola (infatti nel caso di specie si presenta una ditta sola e viene aggiudicato ugualmente); 2) la lettera d'invito non contiene il capitolato d'oneri, elemento essenziale obbligatorio per le gare. Non essendo conoscibile il contenuto delle specifiche tecniche i potenziali candidati non erano in condizioni di presentare l'offerta, né in condizioni di parità: c'era come è noto, come si è visto, chi frequentava il servizio formazione professionale tanto da sapere il 23 che il 27 gli sarebbe arrivata la lettera di aggiudicazione, tanto da sapere il 23 come si doveva fare l'iniziativa del giorno 30 e c'è invece chi sta a Roma che, non potendo conoscere, non era in parità con lui nel presentare l'iniziativa. Ma un conto è sapere che nella gara sono a disposizione 75 milioni, un conto sapere che si potevano anche gestire, come si vedrà poi nel capitolato d'oneri al momento del decreto 140 milioni più 50 milioni, e non dico niente del camper; 3) il criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa è declinato in modo errato. L'offerta più vantaggiosa poggia su parametri fissi e non discrezionali, valutati in ordine d'importanza: possono essere quelli che si vuole ma si devono dire prima, non dopo che le gare si sono presentate. Quindi anche la lettera d'invito non è conforme alla delibera di Giunta in quanto la delibera di Giunta, come noto, distingue gli aspetti finanziari del decreto dalle spese sui seminari, dalle spese per materiale informativo, dalle spese per il camper.
Ovviamente non conoscendo queste cose il dirigente dell'ufficio legale, non poteva dirle, però dice che occorre cambiare il decreto, modificarlo con un principio giusto per l'amministrazione: salvaguardare i contratti per non andare a causa civile, non pensando che si poteva impugnare anche in causa civile, perché ci sono negligenze nell'applicazione del contratto rispetto all'iniziativa del 30, perché il 30 maggio l'iniziativa non va bene, il materiale informativo non c'è, il camper non esiste, i relatori sono quelli che sono, anche qualificati, hanno detto le cose che hanno ritenuto di dover dire, ma per esempio l'impianto di amplificazione non era adeguato. Quindi, nel momento in cui si vuol andare in causa civile si valuta se mantenere il contratto o se invece, nel frattempo, poter eccepire delle questioni.
In ogni caso, il giorno 13 alle ore 18 il segretario del mio partito, in una riunione a Pesaro, mi informa che si sta per abbattere sul mio partito, e soprattutto su di me, uno scandalo politico per una mia presunta concussione nei confronti dell'impresa vincitrice dell'appalto. Il giorno dopo, alle ore 9 deposito alla procura della repubblica tutti gli atti validi per l'autotutela che avevo dato al Presidente D'Ambrosio il giorno 10, che avevo segnalato al dott. Costa il giorno 3 e alle ore 10 di quella mattina ho rimesso il mandato per tutelare la Regione innanzitutto, per tutelare la Giunta, per tutelare la mia persona e per tutelare il partito della Rifondazione comunista.
Ora la magistratura sta facendo il suo corso, qui siamo in sede istituzionale e dobbiamo verificare le disfunzioni, le mancate traduzioni rispetto agli indirizzi politici e le azioni concrete. Io vi chiedo, per favore, di stare al merito delle questioni sull'efficacia e l'efficienza di una struttura amministrativa e rispetto all'indirizzo politico che la Giunta aveva dato. Tutto il resto appartiene ad altri luoghi e non sono disponibile a discussioni sulla vita interna del mio partito o sull'attività della magistratura. Mi sono dimessa per difendere le istituzioni e non sono disponibile a discussioni speculative perché ritengo di non aver pensato ad altro che a fare il mio dovere. Di una coincidenza sono sorpresa: la prima Giunta senza la mia presenza approva una delibera che chiede chiarimenti all'azienda San Salvatore su una spesa sanitaria aggiuntiva di circa 4 milioni e mezzo di euro per la scuola di talassemia. Non poteva, a mio parere, la Giunta chiedere chiarimenti, perché mancava la delibera del collegio sindacale o per capire meglio quanto costa e quanti sono i carichi di lavoro per ciò che abbiamo deciso in questo Consiglio regionale, cioè, se ho capito bene — e io ho votato perché avevo capito in questo modo — la Regione Marche si sarebbe impegnata per la cura dei bambini e per l'assistenza alle famiglie e nient'altro. Non per 71 consulenze al personale sanitario, per 10 consulenze per il personale scientifico o di supporto, una consulenza per il prof. Lucarelli.
La delibera andava quindi respinta se si voleva dare ossequio a quello che il Consiglio regionale ha deciso. Ovviamente arriveranno i chiarimenti, e spero che la Giunta questo lo faccia.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.
Andrea RICCI. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, egregi colleghi, poiché nella mia qualità di consigliere regionale ho ritenuto il dovere di recarmi presso la procura della Repubblica di Ancona per metterla a conoscenza della vicenda di cui si sta discutendo, ritengo che sia altrettanto doveroso mettere a conoscenza il Consiglio regionale della situazione in cui, nell'esercizio delle mie funzioni mi sono trovato e che mi ha spinto a questo atto certamente non ordinario.
Dal mio punto di vista, per quanto attiene me personalmente, questa vicenda giunge a mia conoscenza il 3 giugno scorso, nel corso di un colloquio con l'assessore Cristina Cecchini. Durante questo colloquio la compagna Cristina Cecchini mi mette a conoscenza di presunte irregolarità di un decreto di aggiudicazione di una gara d'appalto emanato dal dirigente del servizio formazione professionale e lavoro e aggiunge che a suo avviso le irregolarità del decreto non sono soltanto di natura formale ma costituiscono un atto doloso finalizzato ad atti illeciti di rilevanza penale.
Di fronte a queste osservazioni dell'assessore Cristina Cecchini, io rispondo che a mio avviso sarebbe opportuno mettere a conoscenza immediatamente la procura della Repubblica di questi fatti. Nel corso dei giorni successivi, anche esercitando le facoltà di controllo, ispezione e verifica che sono assegnate ad un consigliere regionale in merito all'attività dell'ente, vengo a conoscenza da parte degli altri soggetti coinvolti, cioè i funzionari e i dirigenti regionali che seguivano l'atto e l'imprenditore interessato, della loro versione dei fatti che indicava, viceversa, un comportamento anomalo e non propriamente corretto da parte dell'assessore.
Di fronte ad una situazione come questa in primo luogo mi sono premurato di informare in maniera sommaria il Presidente della Regione esponendogli la natura del problema, certamente non i fatti e le circostanze che da ambo le parti mi erano stati riferiti. Il Presidente della Regione, ritengo in maniera del tutto corretta, mi ha invitato, consigliato di riferire alla procura della Repubblica, essendo le questioni che mi erano state riferite presumibilmente attinenti a materie di rilevanza giudiziaria.
Prima di compiere questo atto, essendo anche segretario regionale di Rifondazione comunista ho informato il livello nazionale e il livello regionale del mio partito, dopodiché mi sono recato in procura riferendo le cose di cui ero venuto a conoscenza, sia da parte dell'assessore Cristina Cecchini in merito all'irregolarità del decreto e alle finalità che avrebbero spinto ad emettere un decreto irregolare, sia le cose che ero venuto a conoscenza da parte degli altri soggetti interessati in merito ad un presunto comportamento anomalo, in questa questione, dell'assessore.
La mia posizione, il mio comportamento in questa vicenda penso sarebbe stato il comportamento di qualunque altro consigliere regionale che si fosse trovato in questa situazione. Certamente per me è stata una decisione molto difficile e sofferta in quanto, nella vicenda risultavano coinvolte persone iscritte al mio partito.
La riflessione che ho tuttavia fatto è che, di fronte ad una situazione di questo tipo non può essere criterio di giudizio rispetto al comportamento l'appartenenza politica: il dovere in quanto consigliere regionale, indipendentemente dalla parte politica cui appartengono le persone coinvolte, non può che essere quello — essendo i fatti riferiti a me presumibilmente attinenti a materie di rilevanza penale — di rivolgersi per riferire alla procura della Repubblica.
Su questa vicenda si è innestata successivamente una forte polemica politica che ha riguardato il mio partito e di cui abbiamo discusso nel recente congresso regionale e che ha riguardato anche la maggioranza regionale a seguito di una polemica innescata dalle dichiarazioni dell'opposizione.
Per quanto riguarda il dibattito interno al mio partito sono stati e saranno altri i luoghi in cui si discuterà della vicenda dal punto di vista politico; per quanto riguarda la polemica politica che concerne la Giunta e la maggioranza ritengo che in questa vicenda il comportamento della Giunta e del suo Presidente, mio in quanto consigliere regionale appartenente a questa maggioranza sia stato di una limpidezza, di una trasparenza e di una cristallinità assoluta, perché nessuno ha cercato di occultare la questione — e, ripeto, la questione era sostanzialmente uno scambio di accuse interno ad un assessorato — ma, al contrario, si è cercato, prima esercitando i poteri di controllo, ispezione e verifica del consigliere regionale, successivamente riportando le cose di cui si era venuti a conoscenza alla magistratura della Repubblica, un comportamento del tutto corretto sul piano istituzionale, a dimostrazione del fatto che questa Giunta e questa maggioranza regionale sono caratterizzate fin dal suo inizio da un totale e completo rispetto delle regole della correttezza e della trasparenza amministrativa.
Mi auguro con tutto il cuore che questa vicenda si concluda, dal punto di vista giudiziario, con l'infondatezza di ogni accusa che è stata avanzata. Mi auguro che la magistratura possa al più presto fare piena luce e credo che alla fine di questa vicenda dal punto di vista giudiziario, questa maggioranza, questa Giunta regionale ed anche il partito della Rifondazione comunista ne usciranno rafforzati per aver mostrato un pieno, totale e integrale rispetto delle regole, in quanto né questa maggioranza né questa Giunta né, tanto meno, il partito della Rifondazione comunista hanno nulla da temere e da nascondere nei confronti di un intervento della magistratura.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Intanto per ribadire che non condivido le modalità di svolgimento dei lavori e l'organizzazione del dibattito. Mi sembra che il Presidente anche oggi abbia dimostrato una discrezionalità che non ha riferimenti alla norma, quindi chiedo che alla prossima Conferenza dei presidenti di gruppo questo aspetto venga discusso. Non mi scandalizza che il consigliere Andrea Ricci parli prima di chi ha proposto uno strumento di sindacato ispettivo, ma sarebbe bene che questo avvenisse con il consenso dell'interpellante.
Il problema vero a me sembra che sia sostanzialmente uno. Per questo mi sono scaldato prima, quando il Presidente parlava: perché mi sembrava di leggere nella posizione difensiva che il Presidente ha assunto in ordine a questo argomento un limite di fondo e per questo ho reagito. Mi ha un pochino meravigliato la reazione, a sua volta, scomposta del mio collega Silenzi. Il problema verso sta tutto in un fatto che esce in maniera chiarissima da questa vicenda: la differenza sostanziale fra una gara d'appalto e l'aggiudicazione di un appalto. Possiamo girare intorno a questa pallina tutta la sera, sta di fatto che è stato fatto un appalto per 75 milioni per un tipo di servizio ed è stato aggiudicato un appalto di ben altra misura per tutt'altri servizi. Qui non ci piove, Presidente.
Di fronte a un fatto come questo, che le è stato segnalato... C'è una dell'assessore Cecchini chiarissima, che mette punto su punto e dice "caro dirigente del servizio, caro dirigente di area, caro Presidente, tu hai fatto questo, questo, questo e queste cose non le potevi fare". Il Presidente furbescamente oggi dice "io ho chiesto all'ufficio legale se c'era la possibilità di invalidare". Cosa? Il problema, Presidente, non è la modalità della scelta che è stata regolarissima. Certo che l'ufficio legislativo doveva rispondere così, cosa avrebbe potuto rispondere? Io ho qualcosa da dire su quella scelta, io ho qualcosa da dire sulle quattro ditte scelte, io ho qualcosa da dire sul fatto che si scelga la Cles di Roma o qualche altra azienda marchigiana che potrebbe anche avere rapporti di parentela affettiva — in senso commerciale, non di altro genere — rispetto alle aziende che concorrono. Quindi, quando si scelgono aziende di questo tipo — la Resco di Osimo, la Cles Roma, una società di Ascoli Piceno di proprietà Bordini e la Cta — vorrei capire i criteri in base ai quali sono state scelte. Comunque è stata fatta una ufficiale gara di appalto, qualcuno ha fatto l'offerta migliore, se oggi andiamo a cercare il problema da quella parte, evidentemente non caviamo le gambe. Il problema andava cercato da un'altra parte, cioè in questa disparità che modifica sostanzialmente il contenuto dell'appalto. E allora, se è così è stata commessa una irregolarità grave da parte del dirigente del servizio che andava rimosso immediatamente. Il Presidente D'Ambrosio ha omesso di esercitare la propria responsabilità perché non ha fatto l'atto che doveva fare, cioè sospendere l'incarico professionale che aveva conferito a questo signore, che fra l'altro è stato oggetto anche di una interrogazione specifica da parte del gruppo di Forza Italia il 17 aprile 2002 con la quale veniva contestato l'affidamento dell'incarico per tutta una serie di adempimenti ai quali, secondo noi, doveva corrispondere questo signore che è stato scelto proprio per questo tipo di servizio. E se il Presidente fosse andato a leggere il testo dell'interrogazione, evidentemente si sarebbe reso conto di questo.
Questo non è successo, quindi il Presidente D'Ambrosio ha omesso di esercitare la propria responsabilità.
Seconda questione, la gestione dell'iniziativa. L'atteggiamento della Cecchini è discutibile? Io ho letto sui giornali quello che è successo, non lo so. Qualcuno ha ipotizzato un tentativo di concussione. Probabilmente, se il Presidente di Rifondazione comunista si è sentito in dovere di convocare la direzione regionale del suo partito, di andare a Pesaro a parlare con i dirigenti provinciali, di andare dal Presidente della Giunta, di andare dal magistrato penso che abbia qualche prova, qualche elemento che lo porti a dire che quell'assessore si è comportato in maniera grave, altrimenti non si giustificherebbe e potrebbe veramente essere giusta la tesi di chi ipotizza che si tratti di un regolamento di conti all'interno di Rifondazione comunista per sostituire la Cecchini con Amagliani o con chi volete. Se ci sono elementi — e conoscendo la serietà del presidente Ricci credo che questi elementi il presidente Ricci li ha messi a disposizione del Presidente D'Ambrosio — la conseguenza era che il Presidente D'Ambrosio doveva, due minuti dopo, revocare lui la delega all'assessore Cecchini, lui mandare via la Cecchini dicendo "ti sei comportata in maniera scorretta, io voglio difendere l'onorabilità della Giunta regionale, vattene perché non c'è più posto per te". La difesa finale, Ricci, potevi risparmiartela perché quella è solamente per gli allocchi: credo che qui dentro siamo tutte persone grandi quindi l'azione che hai fatto per difendere l'onorabilità della Giunta... Ci sono cose che debbono essere lette in un altro contesto.
Il Presidente non revoca la delega, il Presidente non dispone una inchiesta interna seria, che era l'altro atto amministrativo che poteva fare. Di fronte a una cosa di questo genere io non mi limito a chiedere un parere, prendo il funzionario più bravo che ho... E anche qui smettiamola: funzionari bravi in Regione ci sono, solo che state continuando a massacrarli da anni, perché questa professionalità viene bruciata sull'altare delle collaborazioni esterne politicizzate. Insomma, il Presidente non fa nulla nemmeno in questo caso, si limita a fare una dichiarazione alla stampa che personalmente mi ha fatto tenerezza. Io sono sempre più affezionato a questo Presidente non solo per altri motivi... Tenerezza, perché un Presidente che di fronte a un terremoto di questo genere risponde e dice "marchigiani, non preoccupatevi, ho assunto gli interim", mi sembra una cosa di poco conto. Siccome l'esperienza di altri interim per quanto riguarda questa legislatura non è stata positiva...
Il problema è che con questa posizione il Presidente non ha difeso la Regione. Da questo punto di vista è ammirevole l'atteggiamento della Cecchini che ha detto "almeno, con il mio gesto ho inteso difendere anche la onorabilità".
Però il problema è un altro. Questi sono fatti sui quali credo che tutti gli addetti ai lavori, ma anche i non addetti, hanno ormai capito come stanno le cose, quindi c'è poco da dire. Chiederemo noi una commissione d'inchiesta che i numeri di questo Consiglio ce lo consentono, quindi questa volta andremo a fondo e se qualcuno ha sbagliato pagherà.
Ma il problema è leggermente più concreto. Questo problema pone sì una questione morale. Voi sapete che uno dei motivi della situazione di difficoltà di questa Regione è quello dello scandalo di consulenze, di incarichi professionali, di studi che questa Giunta ha dispensato e continua a dispensare. Questo è uno scandalo. Qualche collega entrerà, mi auguro, nello specifico. Questo è uno scandalo che denunciamo dall'inizio della legislatura. Questo è un abuso. Si è addirittura arrivati ad utilizzare enti di comodo per dare le consulenze. Quello che sta avvenendo con la Svim è osceno sul piano politico: si usa questo ente per dare consulenze che la Giunta regionale non vuole e non può dare. Questo è materia di intervento della magistratura.
Stiamo preparando un'interrogazione rispetto ad una delibera approvata ieri che va nel concreto anche di queste questioni. Come si fa a trasformare una consulenza ad un'azienda in una consulenza personale come è stato fatto ieri, dopo una bocciatura del comitato di sorveglianza che dice "basta con quella società". Come si aggira l'ostacolo? Si aggira l'ostacolo dando la consulenza direttamente alla professionista che collaborava. E' un gioco meschino che non paga, perché poi i danni li pagano i marchigiani con questa situazione. E' un problema di insufficienza dell'attività di questa Giunta regionale, delle azioni che mette in essere. Fra l'altro, non l'ha detto nessuno ma non me ne importa, mi assumo la responsabilità di quello che dico, specialmente per le reazioni che verranno da parte delle donne: io metto in discussione anche la serietà di queste iniziative, cioè 400 milioni per 14 donne che hanno partecipato al primo seminario. Vorrei che i marchigiani mi dicessero qualcosa rispetto a questa questione: 400 milioni investiti per la prima lezione del seminario che ha visto 14 donne al posto delle 50 previste. Il problema vero è il nostro problema, quello della lottizzazione politica: avete lottizzato tutto, avete riempito questa struttura regionale di uomini di partito. Certo, quando addirittura i giornali riportano oggi che il dirigente dell'area sanità partecipa al gruppo diessino, in una parte del tavolo non come esperto ma come militante... O se volete, questo dirigente che ha la sfacciataggine, nel primo incontro pubblico, di dire "sì, sono un dirigente del partito dei Ds dell'Emilia Romagna e non mi pento delle mie idee politiche"... Ma questo mica è stato chiamato qui per fare il consulente del partito dei Democratici di sinistra! Presidente, lei mi richiama al tempo, ma io rinuncio alla replica a cui ho diritto come interpellante.
Così come è noto — e non me ne voglia Andrea Ricci — che il dott. Sunzini è un noto esponente di Rifondazione comunista, iscritto e noto esponente di Rifondazione comunista. Così come è noto a tutti che il dott. Sunzini da sei mesi non parla con il suo assessore, guarda caso di Rifondazione. Così come è noto a tutti che da sei mesi il dott. Sunzini ha emarginato tutta la struttura o comunque quella parte della struttura non allineata politicamente.
Anche rispetto a questo, può la Giunta regionale rimanere estranea a quello che avviene? Agostini, se avvenisse nell'assessorato agricoltura certamente ti preoccuperesti di più, ma potete subire una cosa di questo genere? Certo, condizionamenti della politica portano anche a questo.
Il problema è allora chiaro: ci sono responsabilità politiche gravissime che noi individuiamo, che sono di questo Esecutivo che non produce sul piano amministrativo, che non fa leggi, che ha dato corso ad una dissennata gestione finanziaria che ha portato a questo bilancio e a questa manovra che comporta lacrime e sangue per tutti i marchigiani, che ha fatto scelte scellerate sul piano dell'imposizione fiscale colpendo indiscriminatamente le famiglie marchigiane, che sta facendo pagare ai marchigiani i ritardi nel campo delle scelte per la riforma della sanità. Anche questo è una cosa sgradevolissima e mi meraviglio che un palato fine come quello di Silenzi su questo piano non colga il disagio di un dibattito extraistituzionale sulla sanità, cioè la riforma la si sta costruendo all'interno di un partito che, seppure importante non è l'unico partito delle Marche, e della maggioranza. E' una cosa che se fosse stata fatta dal centro-destra vi avrebbe portato a moti rivoluzionari. E' inammissibile sul piano del metodo, sul piano della forma, sul piano della sostanza.
Questa situazione disegna un quadro d'insieme che segnala il fallimento di questa esperienza di governo. Mancano poche settimane alla scadenza di fine novembre, spero che a questa scadenza non ci arriviamo, perché se volete la verità io credo che oggi un gesto, un soprassalto di dignità dovrebbe emergere da questo dibattito, cioè insieme alle dimissioni della Cecchini dovremmo poter registrare le dimissioni di tutti gli assessori e del Presidente della Giunta per una manifesta incapacità a governare le Marche.
PRESIDENTE. Per informazione dei consiglieri, abbiamo messo insieme la comunicazione del Presidente e l'interpellanza presentata dai consiglieri del gruppo di Forza Italia, per cui prima dell'interpellante è intervenuto il consigliere Andrea Ricci per dare a tutti i consiglieri le informazioni utili per il dibattito. Per il resto, i consiglieri avranno la parola rigorosamente nell'ordine con il quale si sono iscritti, alternando gli schieramenti.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.
Carlo CICCIOLI. Credo che la sostanza sia più importante della forma. Dico con franchezza che se fossi stato Presidente, avrei dato la parola prima all'assessore Cecchini, quindi al consigliere Ricci perché erano i possessori delle informazioni. A mio parere è stato molto interessante ascoltarli, perché in realtà, quando ci sono due della stessa area che bisticciano fra loro escono le cose più interessanti, quindi credo che sia stato opportuno. Detto questo, mi ero iscritto addirittura prima che la seduta cominciasse, ma ho ascoltato volentieri sia Giannotti che i due assessori e vorrei fare un intervento fortemente politico. Sul tema tecnico entrerò ma brevemente, invece il tema politico è quello che mi interessa di più.
Presidenza del Vicepresidente
GIUSEPPE RICCI
Condivido quanto ha detto qualcuno: attendiamo gli accertamenti della magistratura, perché è l'unico organo che deve verificare, che ha più forza del nostro stesso sindacato ispettivo.
La magistratura di Ancona molto spesso ha indagato sui fatti pubblici, però mi permetto di dire che alcune volte è stata terribile, e giustamente, nei confronti di alcune vicende; altre volte è invece passata molto più a volo radente. Ci attendiamo, questa volta un controllo specifico, pertinente.
Io ho un macigno nello stomaco da tanto tempo. Quando questo Consiglio regionale acquistò, oltre dieci anni fa, l'allora sede del Partito comunista per pagare i debiti di quel partito vi fu un accordo politico in quest'aula e da dieci anni, anzi undici, quella sede di proprietà della Regione è completamente vuota. La magistratura di Ancona, benché segnalato tante volte non ha aperto uno "straccetto" di indagine, quindi qualche problema ce l'ho.
Detto questo dirò subito che l'aspetto più importante di questa vicenda è il "caso D'Ambrosio". Vorrei tornare al 1990-1995. Per questa Regione fu una legislatura terribile, perché tra il 1990 e il 1995 nel Consiglio regionale della Regione Marche furono arrestati vari funzionari ed assessori e fu una pagina buia della storia dell'ente Regione Marche. Nel 1995 fu candidato dallo schieramento della sinistra il dott. D'Ambrosio. Forse la scelta fu sulla persona, ma mi permetto di dire che fu candidato un simbolo: dopo cinque anni neri dell'ente Regione fu candidato un magistrato proprio perché ci doveva essere la svolta, si doveva passare dalla immoralità, comunque dagli affari delle persone dentro gli enti pubblici a un'alta moralità della gestione della cosa pubblica. Il presidente D'Ambrosio fu eletto nel 1995 con molti voti, nel 2000 di meno, comunque fu confermato e cosa è successo oggi? Iniziamo a renderci conto che sono tornati gli "affari", perché in questa vicenda la cosa che passa al di là della forma, della sostanza è che sono tornati gli "affari". Qualcuno, malignamente mi ha detto "non sono mai usciti gli affari in questi anni". Probabilmente sono stati maligni, però è un dato di fatto che un mutamento nella prima fase, come consigliere di opposizione l'avevo intravisto, erano cessati alcuni andazzi e via di seguito. Sette anni dopo, nel 2002 siamo a discutere su questa vicenda che è sicuramente imbarazzante, tutta legata a conflittualità interne nell'area di Rifondazione comunista.
Io che sono lontanissimo da Rifondazione comunista ma che sono un po' romantico, pensavo che alcune cose succedessero in altri luoghi della politica, invece ho preso atto che qualcosa che non funzionava, al di là delle responsabilità sulle quali ho detto "non voglio soffermarmi", c'è anche in quell'area politica.
Queste chiamate di personale esterno come opposizione noi le abbiamo molto contestato, perché tutte queste persone chiamate dall'esterno della struttura regionale rispondono rigorosamente a partiti di maggioranza, siano essi Rifondazione comunista, Ds, Partito popolare od altri, alcune delle quali addirittura non hanno curriculum adeguato. Ci sono stati scontri, mi sembra che uno sia stato addirittura ritirato, poi era stato riproposto e si è ancora tornati indietro.
Non è stato chiamato Sunzini perché c'era lui in Italia ma perché è un uomo di area di Rifondazione comunista fiduciario di quell'area. Ovviamente un uomo che fa politica, fiduciario di quell'area deve svolgere ruoli fiduciari, è normale. Ho appreso anche un'altra cosa che mi ha fatto brutto, e lo dico al Presidente: siamo l'unica Regione italiana che non ha demandato alle Camere di commercio, quindi alle categorie, la gestione di questi corsi per l'imprenditoria femminile. Solo le Marche hanno deciso che questi corsi dovevano essere gestiti politicamente attraverso una serie di cose. Questo è perlomeno anomalo. Perché proprio le Marche quando in tutta Italia ci si comporta diversamente? Poi ognuno ha le conoscenze, chi ha incarichi pubblici è portato a conoscere le persone, quindi coloro che frequentano di più, che segnalano di più, che si autopropongono sono quelli più all'attenzione del pubblico, ma si aggiudica questo incarico una ditta che, da quanto emerso dai vari documenti — sempre un po' incerti, perché vanno poi approfonditi, bisogna vedere fino a che punto è vero o non è vero — ha in tutto 600 milioni l'anno di fatturato e si aggiudica proprio lei un incarico di 411 milioni, che da solo è la maggior parte del fatturato. Anche questa è una grossa anomalia che fa pensare a conoscenza, contiguità, scelte che hanno motivazioni non tecniche ma fortemente politiche.
Io rimango sorpreso: quella consulenza non va bene ma potrebbe andar bene se normalizzata da una ancor più di fiducia, la prof.ssa Delia La Rocca che per carità, sarà una super esperta, però secondo me se il contesto non va bene continua a non andar bene anche se c'è qualche apporto in più.
Il problema vero, Presidente D'Ambrosio, è che questo meccanismo delle consulenze non può andare avanti, quindi cambiamo regime qualunque maggioranza governi, altrimenti, siccome ci sono persone bravissime ad autoproporsi — ci sono gruppi, persone, aziende che si autopropongono oggi con la maggioranza di centro-sinistra, domani si autoproporrebbero con una maggioranza di centro-destra — abbiamo l'obbligo morale di smantellare questo sistema che non è stato smantellato.
Io faccio parte della II Commissione, la Commissione "bilancio e personale" che dovrebbe vigilare sulle consulenze, mi sono immediatamente chiesto "cosa ho combinato su questa consulenza? Magari l'ho lasciata passare senza accorgermene, peccato d'omissione". Sono andato ad intercettare immediatamente tutti gli atti, ebbene questa consulenza come decine di altre non era mai passata in nessuna Commissione. Sostanzialmente oggi esiste in questa Regione — e purtroppo la legge lo autorizza — un sommerso incredibile fatto di miliardi, alcune decine di miliardi di consulenze che sfuggono a qualsiasi controllo. La mia Commissione titolare del potere di controllo, di verifica non ha mai avuto questa possibilità, e noi l'abbiamo saputo solo perché la Cecchini e Ricci, o forse qualche altro del gruppo di Rifondazione comunista hanno litigato tra di loro. Ma quante altre consulenze di gente che non hanno litigato tra di loro, oppure che avevano lo stomaco con più pelo sono passate assolutamente inosservate? Nessuno di noi sa neanche che ci sono. Questa è la realtà della Regione Marche, oggi.
Noi abbiamo dato consulenze incredibili: 411 milioni per un corso di imprenditoria femminile che forse non produrrà neanche un'azienda di imprenditoria femminile. Mentre ci sono centinaia e centinaia di artigiani che sono in lista di attesa per avere i fondi, di aziende vere che esistono e non hanno una lira perché sono esauriti i fondi.
Presidente, tutti hanno sforato e parlato quanto hanno voluto...
PRESIDENTE. Collega Ciccioli, stiamo iniziando adesso. Io capisco che non possiamo andare con il cronometro, però tenga conto che Giannotti ha fatto l'intervento dicendo "rinuncio alla replica rispetto all'interpellanza e faccio un intervento unico". Quindi la invito a contenere il suo intervento. Sono undici minuti che sta parlando, sono iscritti a parlare 17 consiglieri, quindi la invito a concludere.
Carlo CICCIOLI. Cercherò di riassumere, però questo è uno dei dibattiti più drammatici di questa legislatura, uno dei più delicati e più drammatici, perché al di là del fatto in sé viene fuori la consistenza di quello che accade nelle nostre strutture e tutto il resto.
Per esempio, una cosa che mi ha colpito. Il Presidente D'Ambrosio ha detto "dal punto di vista formale l'ufficio legale mi ha detto che è tutto regolare". Io non credo che sia tutto regolare, ma poniamo che sia tutto regolare: per i cittadini marchigiani una cosa del genere è regolare? Secondo me no. Questo è il distacco, la sfiducia, la perdita di credibilità nostra.
Faccio degli esempi: per quella benedetta consulenza delle cosiddette "anomalia di genere" dell'università di Camerino, 200 milioni per vedere che differenza d'impatto c'è nella società tra maschio e femmina, sono giusti o no? La consulenza all'ex sindaco di Modena e alla sua collaboratrice per progetti dell'infanzia — quella data alla dott.ssa Rinaldi e alla dott.ssa Casagrande, targate Ds, per 165 milioni — è giusta o no?
Per tutti i progetti comunitari diamo centinaia di milioni, e ne leggo qualcuno. Per la pubblicità per le azioni co-finanziate dei fondi europei, 45 milioni aggiuntivi alla dott.ssa...
PRESIDENTE. Collega Ciccioli, mi scusi. Abbiamo prima detto che non era opportuno andare in seduta segreta. Se lei entra nel merito di fatti e particolari relativi a persone è indubbio che siamo costretti, in qualche modo...
Gilberto GASPERI. Ma sono ufficiali...
PRESIDENTE. Un conto è che siano ufficiali, un conto è fare accuse sulla singola persona, perché entriamo nel merito di fatti che attengono a persone che non sono in condizioni di rispondere e replicare. Quindi invito a tenere un atteggiamento, come sempre ancorato al buon senso. Non occorre fare nomi, cognomi e circostanze. Se ritiene che ci siano delle consulenze improprie, inopportune ecc., faccia l'esempio, l'elenco ma non ci ti persone che non sono in condizioni di spiegare. Mi sembra evidente che occorre buon senso da parte di tutti.
Carlo CICCIOLI. I tre miliardi e mezzo che si danno alla Svim insieme ad altre consulenze, per esempio per progettare le economie del distretto industriale di Fabriano che è il più industrializzato delle Marche, sono cosa giusta o no? E che attraverso la Svim si diano consulenze indirette che sfuggono totalmente alla Giunta, è giusto o no? Io credo che non sia giusto. Questo andazzo metterà in crisi anzitutto voi e alla fine trascinerà tutta la Regione in una crisi profonda di credibilità. Non voglio dire altre cose se non concludere che su tutto questo sommerso c'è una commissione d'inchiesta proposta dalla minoranza su questa vicenda ma su tutta la situazione. Dico comunque che un'anomalia va tolta: nel momento in cui esce di scena da questa vicenda la dott.ssa Cecchini, credo che la rimozione del funzionario Sunzini — vogliamo usare il termine "sospensione a tempo indeterminato in attesa degli accertamenti"? — è inderogabile. La moralità della Giunta si misurerà su questo provvedimento: se ci sarà questo provvedimento significherà che ancora qualche nozione di diritto c'è, altrimenti significherà che il Presidente D'Ambrosio, che sicuramente di diritto si intende, avrà messo tutti i suoi libri nel cassetto.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
Ferdinando AVENALI. Prendo la parola soltanto per puntualizzare una questione che ha citato la collega Cecchini nel suo intervento, relativamente al fatto che gli atti 146 e 148, cioè piano annuale 2002 per le politiche attive del lavoro e ripartizione delle risorse che vanno alle Province, non sono stati approvati dalla Commissione per una ragione molto semplice: perché la documentazione è arrivata in Commissione il 6 giugno e siccome siamo abituati ad approfondire le cose che ci vengono sottoposte abbiamo nominato relatore il collega Ugo Ascoli e i tempi tecnici per approfondire la problematica sono necessari. Non c'è nessun'altra ragione perché non abbiamo ancora approvato questi atti, non c'entra niente quanto qui si sta discutendo relativamente all'atteggiamento della Commissione. Pertanto, se qui c'è il rischio di non poter utilizzare tutte le risorse disponibili, sicuramente questa responsabilità non si può attribuire alla Commissione, eventualmente a chi ci ha fatto arrivare gli atti il 6 giugno.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
Luigi VIVENTI. Vorrei essere, come al solito, molto concreto e non far perdere tempo al Consiglio regionale.
C'è una questione morale che si impone all'attenzione dei lavori del Consiglio regionale. Ho ascoltato con attenzione e obiettivamente, da dirigente d'azienda rimango allibito nel sentire che un dirigente di questo ente Regione accuserebbe il proprio superiore, cioè l'assessore, che l'assessore per quanto di sua competenza ritiene esattamente il contrario — e ovviamente se fa un'affermazione di questo tipo avrà tutte le sue ragioni: io ho conosciuto l'assessore Cecchini e posso dire che l'ho vista sempre preparata e impegnata e di questo bisogna dargliene atto al di là della nostra differenza politica. Io sono stato sempre corretto con tutti in questo Consiglio, voglio esserlo anche in questa circostanza, quindi direi che il suo comportamento dal punto di vista amministrativo, per quanto mi è stato possibile osservare, è sempre stato improntato all'impegno, all'efficienza ecc. Poi posso non condividere alcune sue scelte, alcune sue idee, però questo è un altro discorso — e questo dirigente riferisce al segretario regionale del suo partito, al consigliere regionale e non al Presidente dell'ente. Rimango altresì esterrefatto che il consigliere regionale Ricci dica "ho parlato con il Presidente D'Ambrosio il quale mi ha consigliato, viste le cose di cui tu sei venuto a conoscenza, di riferirle alla magistratura". A me sembra, consentitemelo, un comportamento da Ponzio Pilato. Non è possibile, caro Presidente D'Ambrosio, che lei dica a Ricci "se sai queste cose vai alla magistratura". Questo può star bene, ma non è sufficiente. Io, al posto suo, quale primo responsabile avrei aperto subito una verifica e un'inchiesta per vedere se le dichiarazioni del suo assessore, quindi della persona più alta in grado, che gode della sua fiducia — altrimenti non le avrebbe dato questa delega — ha fatto affermazioni che corrispondono a verità o se invece sono veritiere le affermazioni di un dirigente. Ma questo dirigente deve riferire a lei, non al segretario regionale del partito al quale è iscritto, che sia anche consigliere regionale. Questo è proprio assurdo, e qui, obiettivamente, si evidenzia un problema che alcuni problemi hanno provato a citare: quando si politicizzano gli incarichi ai dirigenti dei servizi, poi inevitabilmente avvengono queste cose.
Non è perché questo assessorato è stato dato a Rifondazione comunista e allora ci deve essere un super dirigente di Rifondazione comunista, ma scherziamo? Ci deve essere un dirigente competente, che capisce di quella materia, e basta, poi può essere anche di Alleanza nazionale. Questa è la più grande garanzia che la democrazia ha, che i cittadini hanno di un buon funzionamento. Quando si fanno scelte di questo tipo, inevitabilmente, da qualsiasi parte vengano fatte, ci si trova ad affrontare dei problemi, e questo è un problema serio, perché stiamo parlando di un appalto di fornitura per un importo complessivo di circa 400 milioni, quindi un importo non eccezionale sicuramente per le capacità e le competenze della Regione, però non è nemmeno una cosa secondaria. Ma soprattutto, se ci sono problemi di questa natura su appalti di questa misura, su gestioni di denaro di questa dimensione, che cosa avviene quando gestiamo miliardi, miliardi, miliardi?
Non voglio fare la speculazione politica della lotta dentro Rifondazione comunista, della lotta dentro la maggioranza di centro-sinistra, non avrei nemmeno elementi concreti per farlo e non lo faccio, mi sono semplicemente permesso di consigliare — e i colleghi della minoranza sono stati tutti d'accordo — di richiedere una commissione d'inchiesta. Abbiamo raccolto le 14 firme necessarie per chiedere una commissione d'inchiesta per verificare attentamente la gestione della legge 215/92, della legge 31/97 sui finanziamenti europei inerenti la formazione professionale dall'inizio della legislatura ad oggi. Credo che a questo punto questo aspetto, non perché siamo noi a proporlo, sia l'unica questione concreta, l'unico elemento concreto che consenta a quest'aula e alla discussione che avviene all'interno di quest'aula, di avere una conseguenza concreta e trasparente.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Dopo l'interpellanza presentata da Forza Italia e l'intervento del nostro presidente di gruppo Giannotti penso sia opportuno fare alcune riflessioni su questa problematica che è molto delicata. Il tema potrebbe essere la questione morale, la parola d'ordine "sdrammatizzare". Voler far passare un problema così delicato e importante come se nulla fosse accaduto, come se nulla fosse stato non è il caso.
Parto da alcune riflessioni che mi vengono dalla lettura degli articoli di stampa e mi auguro che sia il Presidente D'Ambrosio che il consigliere Silenzi tengano conto di quanto è stato riferito, perché a mio avviso ci sono due-tre punti chiave che smantellano tutta la teoria illustrata dal segretario regionale di Rifondazione comunista Ricci.
Al di là dei personaggi politici coinvolti, un ruolo fondamentale sembra quello del titolare della Cta di Macerata, Andrea Mancini, dal quale il segretario di Rifondazione comunista Andrea Ricci sarebbe venuto a conoscenza di notizie relative al comportamento dell'assessore Cecchini. Non il "consigliere regionale", ma il "segretario regionale del partito di Rifondazione comunista". Quindi dobbiamo fare una riflessione su questo. Perché Mancini non è venuto da lei Presidente, ma è andato dal segretario regionale di Rifondazione comunista?
Il secondo fatto preoccupante è che l'assessore regionale Cecchini, esponente di Rifondazione comunista si è dimessa dopo che il segretario regionale del suo partito, non il consigliere regionale Andrea Ricci, ha annunciato in una riunione di partito — in un problema così delicato, dove vi sono ancora cose da chiarire — l'esistenza del problema, dicendo che sarebbe andato alla procura.
Il terzo fatto inquietante è che Andrea Ricci è andato a riferire di aver sentito dal titolare dell'impresa vincitrice che l'ex assessore chiedeva 50 milioni per una consulenza scientifica. Ma vi rendete conto? Penso che ci troviamo di fronte ad un problema molto serio che lei, caro Presidente, non può certamente sdrammatizzare. Essendo lei un magistrato, nella scia di "mani pulite", della trasparenza, non può considerare questo come un problema politico ma un problema di resa dei conti — si voleva la testa di Cristina Cecchini — basata su atti che vedremo poi se sono stati regolari o meno, più che altro per cercare di delegittimare un assessore che si diceva che non sarebbe arrivata a novembre per l'aria che circolava. Non è parso vero a qualcuno di cogliere l'occasione per creare il caso, ma si è creata una tomba, un problema fondamentale di moralità che nessuno ha il coraggio di dire. Questa maggioranza aveva basato le sue fondamenta sulla moralità e oggi è venuto meno anche questo. Oltre all'incapacità politico-amministrativa a governare, oggi c'è un problema di moralità e voi non potete far finta di niente. Quello che è grave, sempre per la riflessione che facevamo prima, è che il filo conduttore di tutto questo è il segretario regionale di Rifondazione comunista, non il consigliere regionale Ricci.
Giulio SILENZI. E' la stessa persona.
Ottavio BRINI. Allora mi chiedo e ti chiedo: perché questo signore non è venuto da te ad illustrarti questo problema? Perché non è andato dal Presidente D'Ambrosio? Questo è il motivo di fondo a cui lei, Presidente, deve dare delle risposte. Io la stimo, anche se ogni tanto la invito a dimettersi perché penso che ormai siete arrivati al capolinea...
Giulio SILENZI. E' dal primo giorno che lo dite. Non siete più credibili.
Ottavio BRINI. Ma a lungo andare, dalla incapacità amministrativa siamo arrivati al problema della moralità, con un Presidente della Giunta regionale-magistrato.
E' troppo comodo Presidente, che lei, essendo una persona di lunga esperienza nel campo della magistratura, molto intelligente e molto fine, abbia accettato che il segretario del partito politico o il consigliere regionale — non sappiamo in che ruolo è venuto — abbia detto "in modo sommario ho informato il Presidente". In modo sommario? Lei l'ha consigliato di andare alla procura! Ma avete elementi, avete prove, c'è certezza? Se così è dovete dimettervi tutti, non lo consiglia di andare alla procura, poi vedremo l'esito dell'indagine. Questo è comportarsi non da Ponzio Pilato ma da uno che nemmeno vuol lavarsi le mani perché ha paura di mettercele, su questo problema.
Ci sono altri casi di questo tipo che non conosciamo, Presidente? Altre circostanze? Siccome ci sono tutti burocrati nominati da voi nei posti giusti, non sapevo che questo dirigente è iscritto a Rifondazione comunista. Non è un peccato, anzi doveva essere una garanzia per il partito della Rifondazione comunista. Doveva essere una persona che doveva garantire ed informare, soprattutto, il Presidente che l'ha fatto nominare, perché lei ha la massima responsabilità, i suoi assessori sono nominati da lei e lei fa sempre appello alla legge dicendo "li nomino io, ne rispondo io". Ma in questo caso la Cecchini l'ha mollata su una "informazione sommaria", su una "comunicazione sommaria", basta, da quello che appare sulla stampa, sul fatto che il titolare di questa agenzia ha informato il segretario di Rifondazione comunista, non il consigliere di Rifondazione comunista, non il Presidente.
A mio avviso il problema è politico, ma non vorrei farlo apparire più di tanto, perché se resa di conti c'era era tra lei e la Cecchini. Ormai è molto evidente, Presidente, solo qualcuno qui dentro ha fatto finta di non capirlo. Lei voleva la testa della Cecchini, il segretario di Rifondazione comunista gliel'ha messa su un piatto d'argento, però non ha fatto una valutazione giusta degli atti che aveva in mano. Non vorrei che alla fine questo boomerang ricadesse su di lei e sul consigliere Ricci, state attenti. Non vorrei che alla fine l'assessore Cecchini, vittima predestinata di questa operazione, vi presentasse il conto. Fatela bene questa valutazione, perché se così non è si tratta di una questione morale.
Lidio ROCCHI. Non è un problema morale.
Ottavio BRINI. Ma tu sei stato in un'altra riunione, fino adesso? Non leggi nemmeno i giornali?
PRESIDENTE. Brini, la invito a chiudere il suo intervento.
Ottavio BRINI. Qui siamo di fronte a una questione morale, questo è un Esecutivo delegittimato, stiamo affrontando "incaricopoli". Vergognatevi. Fa bene il Presidente Ricci a richiamare di non fare nomi, perché Melappioni è tanto bravo che i nomi degli incarichi alla Asl di Civitanova non li ha fatti mai. (Interruzione del consigliere Silenzi). Ci troviamo di fronte a un problema di "incaricopoli", tanto è vero che anche la Corte dei conti vi ha richiamato ufficialmente, e lo sapete. Non fate finta di niente, uscite allo scoperto, confrontatevi su questi problemi.
Caro Presidente, il problema è molto semplice. L'intelligenza è dell'Emilia Romagna, è degli uomini di sinistra... Anche Berlusconi dà gli incarichi come diceva prima Secchiaroli, ma non fa questi errori, queste ingenuità. Forse è più intelligente.
Rocchi dice "guardiamo il passato". Se si deve parlare del passato finiamo nel 2007, nel 2008. Io ho già finito di parlare Rocchi, ma se devi parlare del passato tu penso che ci terrai qui dentro fino al 2010.
Lidio ROCCHI. Tu sei informato male.
Ottavio BRINI. Ognuno ha la sua storia e il suo passato, si tenga gli amici che ha. Io ho i miei, tu hai i tuoi.
Lidio ROCCHI. Io mi tengo i miei, tu ti tieni i tuoi, ma non puoi dare lezioni di moralità a nessuno.
Ottavio BRINI. Noi ve la stiamo dando. Voi vi dovete dimettere.
PRESIDENTE. Rocchi, la prego di non interrompere il collega Brini che sta finendo.
Ottavio BRINI. Questo nervosismo dimostra che siete incapaci anche a difendervi su cose che in prima battuta sembrano normali e naturali ma così non è, perché lo sapete. Voi sapete come si istruiscono gli atti, come vanno avanti. Mi auguro che da questo ne emergano anche altri di casi, me lo auguro, sempre per la trasparenza di cui parlava prima Ciccioli e per la trasparenza che invocava Ricci.
Però a Ricci vorrei dare un consiglio benevolo, se lo accetta: quando uno svolge un doppio incarico a livello politico e istituzionale, un po' più di attenzione è necessaria. Potrebbe magari delegare, quando è informato, qualche altro appartenente — Amagliani — perché a volte ci possono essere delle connessioni che danno poca chiarezza e poca trasparenza.
Ti vorrei fare una domanda, e concludo: come mai questa ditta è venuta da te, su 40 consiglieri regionali? La stranezza... C'è un assessore, c'è un dirigente, c'è un Presidente della Giunta e, guarda caso, è venuto da te questo signore. Rocchi, se gliela fai tu a darmi una risposta ti ringrazio. Comunque, la questione morale rimane. Con te quella ditta non c'è venuta a parlare.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.
Marco AMAGLIANI. Credo di poter dire che questa è la pagina più triste della mia vita politica in assoluto, in una giornata ulteriormente triste, perché per la prima volta nella mia vita, tra due ore e mezza sarò sentito, mi hanno detto dal maggiore Ligi, dai carabinieri di Ancona come persona informata dei fatti, perché io sono informato dei fatti.
E' ulteriormente triste perché questa vicenda riguarda un ex assessore del mio stesso partito. Non avrei mai creduto di trovarmi in una situazione simile, in una situazione così imbarazzante per me, per il partito che rappresento, per questa amministrazione e credo anche per tutti voi.
Ho trovato di cattivo gusto, in quest'aula riportare date, fare riferimenti fare nomi rispetto ad una vicenda che ormai è in altre mani. L'ho trovato di cattivo gusto proprio perché è in altre mani e perché alcuni degli interessati di questa vicenda, alcuni di coloro i quali hanno avuto e hanno un ruolo in questa vicenda in quest'aula non possono replicare, quindi credo che il buon gusto dovesse dettare a chi si è addentrato nella vicenda, di lasciarla nelle mani che sono deputate a discutere della stessa e non in altre. Io non lo farò, perché quest'aula comunque potrà sì mettere in piedi una commissione d'inchiesta come è stato già annunciato, perché i consiglieri di minoranza hanno i numeri sufficienti a farlo. Si metta quindi in piedi una commissione d'inchiesta e alla fine dei suoi lavori quest'aula, a porte chiuse, come è giusto che sia, discuta dell'esito dei lavori di questa commissione.
Però ho trovato di cattivo gusto questo atteggiamento. Anche se sono persona informata dei fatti non mi addentrerò in questa vicenda, anche perché è così brutta, così triste, così toccante per certi versi, per chi come me ha fatto politica e continua a fare politica sulla base di idealità forti, per chi come me ancora si indigna, che non so dire altro. Credo che nel momento in cui non riuscirò più a indignarmi io lascerò la politica, ma ancora mi indigno e siccome mi indigno avrei preferito parlare d'altro. Non evitare la vicenda ma parlare della situazione politica messa in essere rispetto alla vicenda medesima. Non dei fatti, non delle circostanze, non delle lettere, non delle date, non delle cifre, non di tutto quello che c'è dentro: lasciamolo nelle mani degli altri.
Qualcuno — Ciccioli, Giannotti, Viventi, lo stesso Brini in maniera anche un po' più spigolosa — ha parlato di regolamento dei conti interno a Rifondazione comunista (Giannotti), di vicenda legata a conflittualità interne a Rifondazione comunista (Ciccioli), di lotta politica interna a Rifondazione comunista (Viventi). Brini supera tutto ciò e dice "si voleva la testa della Cecchini e si è creato un caso". Siccome sono queste argomentazioni uscite da interviste specifiche di sabato e domenica, questo arcano che avrebbe messo in piedi il partito della Rifondazione comunista per chiedere la testa della Cecchini, pensavo che la risposta finale la si fosse data con l'intervento di un nostro dirigente nazionale, colui che ha concluso il congresso del nostro partito. Se un partito, qualsiasi partito, e nel caso specifico Rifondazione comunista, nel caso specifico un'organizzazione che si definisce in questo modo, dovesse mettere in piedi un arcano di questo tipo per modificare il proprio assetto, quindi per porre una questione di fiducia nei confronti del proprio assessore, questo non sarebbe più un partito ma un'associazione a delinquere di stampo mafioso.
Ma come vi permettete? Ma come vi permettete? Voi state facendo un'offesa all'intelligenza vostra, prima che a quella altrui. C'è una questione morale in tutta questa vicenda: quella che dimostra la diversità dei comunisti, questa è la vera, unica questione morale, perché avremmo potuto mantenere sotto silenzio, sotto una cortina di fumo tutta questa vicenda...
Roberto GIANNOTTI. No...
Marco AMAGLIANI. Per favore consigliere Giannotti, capisco che tutte le volte quello che io dico ti colpisca e ti ferisca. Io non parlo moltissimo in questo Consiglio perché non sono nemmeno aduso a sprecare le parole, parlo solo ed esclusivamente quando ho qualcosa da dire, quando mi riferisco a questioni specifiche che conosco, quando mi riferisco ad argomenti che so trattare, per il resto li lascio trattare agli altri e immancabilmente tu mi interrompi. Non mi interrompere, non l'ho fatto mai nei tuoi confronti, ma tu non farlo nei confronti miei.
Dicevo che c'è una questione morale: quella che noi, sapendo di pagare un prezzo — perché paghiamo un prezzo, sia politico che amministrativo — non ci siamo sottratti ad un dovere: quello di fare chiarezza su questa vicenda.
Per la verità tu dici anche di non credere alle parole finale che il mio collega Ricci, segretario del nostro partito ha pronunciato qui, nel senso che noi ci auguriamo che la magistratura faccia piena luce e che alla fine venga fuori la verità sulla questione di Cristina Cecchini, e ci auguriamo che sia una verità pulita.(Interruzione). Perché non dovremmo crederci? Perché avremmo dovuto evitare, rispetto ad alcune questioni, esse sì calunniose, nei nostri confronti e nei suoi confronti, di dare a questa vicenda l'esito unico, solo che noi, che il Presidente della Giunta regionale ci ha consigliato di dare?
Chiudo così come ho iniziato. Avevo sperato che non si arrivasse a questo punto, ma a questo punto si è arrivati, credo che il mio partito, il partito che come capogruppo rappresento in quest'aula esca da questa vicenda a testa alta sapendo di aver fatto in piena coscienza e con serenità, quella serenità che in questo momento non mi manca e non viene meno, tutto quello che dovevamo fare. Ora la vicenda rimane altrui, mi auguro che nessuno entri all'interno dei fatti, perché non è corretto. Lo spero, me lo auguro e vi invito a farlo, a non rientrare più all'interno dei fatti, i fatti lasciamoli alle sedi deputate, lasciamo a quest'aula la politica e il ruolo che deve svolgere.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Non volevo iniziare l'intervento riferendomi alle domande che in questo momento Amagliani faceva rivolto alla minoranza ma probabilmente a se stesso. Diceva, per avvalorare la sua posizione, "perché avremmo dovuto architettare tutto questo movimento inquietante? Per quale vantaggio per Rifondazione comunista, per gli uomini di Rifondazione comunista, per il centro-sinistra?
Voglio dire ad Amagliani che nessuno è oggi in grado di rispondere a questi quesiti e lo vedremo nei prossimi giorni quando vedremo come si comporterà il Presidente nella sostituzione dell'assessore Cecchini, quali uomini ci saranno, quali strategie lo avranno ispirato.
Se Amagliani dichiara doloroso questo momento, mi si permetta un pizzico di riferimento ideologico e quindi polemico: caro Amagliani, noi sappiamo che lo strumento delle dimissioni è stato molto ricorrente in tanti comitati centrali, quando tanti compagni si sono dimessi ma poi la storia ci ha detto sono stati costretti a dimettersi da processi di partito senza difensore e per pura ragion di Stato o di partito. Non andiamo a ripercorrere certi momenti della storia di cui certi comitati centrali si sono fatti protagonisti: credo che ne possiate fare a meno anche tutti voi della sinistra e del centro-sinistra.
Prendo atto della serenità, della correttezza e del dettaglio con cui Cristina Cecchini ha esposto i fatti. Non riesco a dare un giudizio, a fare il giudice di questa situazione, ma conoscendola ho notato una serenità che in questo momento giova all'esposizione che ha fatto.
Il centro-sinistra è in un grande imbarazzo: carenza di interventi, Silenzi parlerà dopo di me e cercherà di rassicurare tutti, ma il centro-sinistra oggi è in un grande imbarazzo. Si parlava di Berlusconi, è sempre facile fare riferimenti, ma a parti invertite oggi avreste sollevato un polverone enorme cari colleghi del centro-sinistra, perché vi è sempre facile fare una propaganda anche sulle cose minime, che vi invidio, perché fare casi internazionali di cose minime siete veramente maestri, soprattutto i Ds.
Però vi auguro, nell'interesse della comunità marchigiana — non sono qui a fare lo sciacallo, perché non è nella tradizione del mio partito né nella mia — che riusciate a ritrovare serenità, a superare questo imbarazzo evidente.
Una riflessione la vorrei invece fare su due punti. Il primo è politico e riguarda le stesse domande che poneva Amagliani. Noi siamo convinti che c'è una strategia, una ben precisa regia i cui risultati, i cui obiettivi di questi soggetti vedremo nei prossimi giorni, quindi è inutile fasciarci la testa adesso, ma sono convinto che fra breve tutto verrà fuori con una particolare evidenza. E parlo sul piano politico, non penale.
L'altro aspetto che vorrei sottolineare è che si riaffaccia in qualche modo nell'aula consiliare — ma sulla scena politica regionale o anche nazionale, perché siamo comunque un pezzo d'Italia — il tentativo di usare mezzi giudiziari per fini politici. Questo ci riporta indietro, non di molto, per fare delle valutazioni: l'uso strumentale di mezzi giudiziari — querele, esposti, denunce — in questo Paese è stato molto diffuso. Molte volte ci ha preso, tante altre volte non ci ha preso, possiamo dire. E ci sono state molte vittime di questa procedura ordita in maniera precisa da uomini, da forze politiche, trovando avalli vari che non voglio ripetere in quest'aula. Dico solo che come cittadino e come consigliere regionale, se si dovesse consolidare o ripetere — non è mai morto, naturalmente — questo uso, avrei oggi da fare valutazioni molto inquietanti. Vedo che ogni tanto questo uso ritorna fuori. Ricci dice "è avvalorata la nostra posizione perché noi l'avremmo fatto su tutti, l'abbiamo fatto anche su un nostro assessore, su un nostro iscritto, qualificato e famoso dirigente di questa Regione". Auguro a Ricci che questa obiettività e questa serenità siano confermate nei prossimi giorni. Dico solo che forse a tutto l'Esecutivo regionale è sfuggita una valutazione. I colleghi hanno sottolineato la vicenda di "incaricopoli": nella "prima Repubblica" c'erano le lottizzazioni di nomine, di dirigenti, di capi servizio, chi lo nega? A parte che di queste nomine hanno largamente beneficiato anche forze dell'opposizione, c'era però un piccolo particolare: non c'era stato il D. Lgs. 29 del 1993 che sanciva, finalmente, che il dirigente dovesse contare più del politico, quindi nella "prima Repubblica" quando c'era la lottizzazione il dirigente era sempre soggetto al politico e non c'era dirigente che si potesse azzardare a prendere decisioni più forti del politico. Voi avete assunto un rischio: con il D. Lgs. 29 il dirigente conta più del politico e se il dirigente è imposto dal partito il politico non è più il controllore, diventa il controllato, diventa una persona in mano al partito che ha imposto la nomina.
Oggi, nel piccolo Comune il geometra conta più del sindaco e se è il partito che ha imposto il capo dell'ufficio tecnico, quell'uomo attraverso il partito conterà più del sindaco che è eletto direttamente dal popolo. E allora, o i partiti fanno un passo indietro e lasciano ai tecnici fare i tecnici, oppure se i politici sono così stolti da farsi imporre uomini d'apparato come propri funzionari, la situazione sfugge di mano a livello democratico. L'abbiamo detto anche altre volte qui, ma ci siamo passati sopra con estrema leggerezza e oggi, forse, siamo di fronte a un caso di questo genere sul quale spero che si faccia luce, perché il rapporto tra il dirigente tecnico e il politico è l'aspetto che come cittadino, su questa vicenda, e come consigliere regionale, mi interessa più di tutti. Vorrei capire se attraverso l'espletamento di una funzione tecnica si è voluto ingerire nella politica. A me personalmente, oggi interessa solo questo, quindi concludo dicendo che è vero che noi abbiamo proposto questa commissione d'inchiesta rispetto alla quale chiedo di apporre le firme anche a voi della maggioranza, perché sarebbe un modo giusto di concludere questo Consiglio per la parte che riguarda la trasparenza amministrativa, l'imparzialità, l'obiettività, la legittimità degli atti. Andiamolo ad accertare insieme. Personalmente non mi soddisfa, anche se ho posto la firma insieme al collega Viventi, per primo in quella richiesta, che una commissione d'inchiesta sia chiesta solo dalla minoranza di fronte a un fatto di questo genere. Quindi lo ripeto, non faccio sciacallaggio, sono serenamente ad attendere decisioni che fuori da quest'aula spettano alla magistratura, chiedo a tutti di non fare demagogia, anche se so che a parti invertite sarebbe stato un grandissimo polverone, però chiedo per primo ad Andrea Ricci di firmare, insieme agli amici e compagni della coalizione di centro-sinistra e della Giunta, la richiesta di istituzione di una commissione d'inchiesta. Vi assicuro che sarebbe un modo per continuare a dialogare con la comunità marchigiana in maniera corretta e con la responsabilità di tutti.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.
Fabrizio GRANDINETTI. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi, innanzitutto non mi ripeterò riguardo ad interventi eccellenti che sono stati pronunciati da colleghi della Casa delle libertà che hanno toccato i fatti ma voglio fare alcune riflessioni su questa vicenda, non facendo nomi rispetto a questioni che mi pongo da diversi mesi e che tornano alla ribalta stimolate della discussione di oggi. Pochi minuti per implementare quello che è stato detto.
La mia esperienza di sette anni in questo Consiglio mi fa affermare con tutta tranquillità che il contenzioso nato tra due persone dello stesso gruppo, il presidente regionale di Rifondazione comunista Ricci e l'assessore Cecchini, è nato tra due consiglieri con cui ho passato più di sette anni che ritengo di assoluta caratura sotto il profilo della preparazione politica. E' un contenzioso che nasce e oggi lascia in me dei punti di confusione e anche di non conoscenza approfondita dei fatti che mi hanno deluso, perché avrei preferito che con poche parole, in modo molto esplicito fosse stata rappresentata la situazione che non riesco ancora a comprendere. Oggi stiamo parlando di cose di cui non conosciamo ancora la valenza che pare sia addirittura di ordine penale, tanto che se ne sta già occupando la magistratura.
Avrei preferito che i colleghi Cecchini e Ricci a cui rinnovo la stima riguardo alla competenza che hanno dimostrato in questi anni, fossero stati più espliciti sui quello che è successo. Sarebbero bastate poche parole, non molte citazioni, continue citazioni di personaggi, di fatti che però nascondono un po' il nocciolo, la sostanza della questione che avrei voluto capire. Questo sarà demandato, se nulla uscirà fuori oggi, a una commissione d'inchiesta che è stata proposta dalla Casa delle libertà e che ritengo giusta su una questione del genere, cioè il Consiglio deve comprendere quello che è successo, chi è dalla parte della ragione, chi è dalla parte del torto. Però mi dispiace che questa chiarezza non sia stata fatta, sarebbero bastate pochissime frasi per far capire il motivo del contendere. Comunque rimango rispettoso di quello che stabilirà la procura della Repubblica, di quello che stabilirà la commissione d'inchiesta del Consiglio, poi ne discuteremo all'interno di questo consesso.
Rimane il fatto che si è suscitato un problema e molti colleghi hanno stimolato il mio interesse parlando di questioni che poi ritroverete nei prossimi giorni anche nel giornale del Consiglio dove ho fatto un articolo proprio su questi problemi, non su questa questione che ritengo di non conoscere e di non poter dibattere quanto sulla questione citata oggi da alcuni consiglieri della Casa delle libertà.
Penso che la questione morale che è stata oggi evocata sia un problema grande che attraversa tutta la nazione, che penso sfiori solo questo Consiglio regionale, ma un problema da tenere sempre ben presente, quanto è vero che noi siamo eletti dai cittadini e dobbiamo solo espletare le nostre funzioni in favore della collettività. Siccome c'è una perdita di passione politica che travalica gli schieramenti — a me sembra che questa passione vera per la politica sta finendo, sta svanendo — quando finisce la passione vera per la politica non si pensa più all'interesse della collettività ma qualche volta si comincia a pensare al proprio benessere personale, degli amici o degli amici degli amici. Questa è una riflessione che viene provocata da fatti che non conosco e che non sono attinenti, ma siccome è iniziata la discussione su questo problema qualche riflessione la voglio fare.
Se il consigliere Ricci ha ritenuto, dopo il consiglio sicuramente illuminato del Presidente D'Ambrosio, che è anche un magistrato e quindi conosce cos'è di rilevanza penale e cosa non lo è, di informare la magistratura, penso che abbia seguito il consiglio di una persona che era competente nel settore. Però dobbiamo fare altre considerazioni di altro ordine. Se finendo questa grande passione per molti di noi che non sono solo in quest'aula ma anche fuori, siamo preposti a decidere di avere un potere — non parlo tanto dei consiglieri regionali ma di chi governa, dalla Regione al Governo nazionale, alle Province, ai Comuni che hanno poteri enormi di delibera e di decisioni che comportano di spostate affari grossi pur se scompaiono nella loro minore importanza (pensiamo che razza di potenza hanno i piani regolatori e quanto incidono e possono determinare la ricchezza di alcuni e il malessere della collettività in qualche caso — pongo alla riflessione di tutti noi, lasciando slegate le questioni ma derivandone un problema citato da 3-4 consiglieri oggi, quale esempio andiamo a dare cercando di disinteressarci di certe questioni e non portandole a conoscenza di certe istituzioni. Quale esempio diamo ai giovani che ci guardano, alle nuove generazioni, a chi si dovrebbe accostare alla politica e oggi non vi si accosta perché evidentemente non la ritiene un mezzo valido per realizzare se stessi in una parte della propria vita?
Qui si è parlato di arresti, di questioni morali, si è detto che "sono tornati gli affari", però questo fenomeno politico della disaffezione è un fatto che sicuramente esiste e mette paura, e questo fenomeno per cui "io non faccio gli interessi della collettività ma guardo i miei affari come se facessi l'avvocato o l'ingegnere" si sta insinuando nei personaggi politici. Ciò è pericoloso, e questa è una riflessione che porto alla vostra attenzione. Inoltre, quel coraggio e quella forza che permettevano in tanti consessi di fare la maggioranza alla maggioranza e di fare l'opposizione all'opposizione, non ci sono più, ci sono tanti don Abbondio che pensano "io faccio quello che dice il partito e non dibatto all'interno del partito, perché altrimenti non mi presenta più, altrimenti saprà che io non sono un yes-man, sono una persona che ragiona".
Porto quindi all'attenzione delle coscienze di tutti queste riflessioni, perché è facile parlare, accusare e dire di questioni morali senza sviluppare quello che si nasconde all'interno di una questione che è morale sotto l'aspetto giuridico ma anche sotto l'aspetto dell'onestà intellettuale.
Queste sono riflessioni che mi derivano da un fatto che non conosco, che non è attinente ma che è stato citato, a volte a sproposito, buttando là la questione morale ma non parlando, non riflettendo su quello che implica, su quello che è il nostro dovere di rappresentanti di un popolo, della gente, non di rappresentanti delle nostre persone, dei nostri interessi che dovrebbero essere interessi professionali, imprenditoriali, attenendosi a quello.
Se ci sarà in quest'aula e nei partiti questo coraggio penso che una politica che non è più sostenuta dalla passione potrà veramente migliorare. Come ha citato qualcuno dall'altra parte — per esempio Amagliani — penso di ritenere che il fatto dell'idealità, di avere delle opinioni da difendere e in cui credere, di avere dei grossi principi — quelli della correttezza delle idee, del portare avanti le proprie opinioni con correttezza, anche con grinta e determinazione all'interno del proprio schieramento e anche in contrapposizione ad altri schieramenti — sia il nocciolo del problema, questa identità da ritrovare, ritrovarci a rappresentare chi ha voluto sceglierci a rappresentarlo nei vari consessi, dai più piccoli ai più grandi, cercando di fare questo bene, essendo scevri da qualsiasi interesse. Quella parola "idealità" e avere il coraggio di portare all'attenzione di organi che devono sapere bene qual è il loro dovere istituzionale sono necessari: il politico deve fare politica e prendere le decisioni che è preposto a fare, altre istituzioni, per esempio la magistratura, devono fare il loro dovere non invadendo la sfera, ma facendo il loro dovere senza pigrizia e senza negligenza quando vedono che qualcuno manca, sia il professionista, sia il politico. Nascondersi dietro il fatto che ci deve sempre essere un contrasto tra il politico e il magistrato è un falso problema: il magistrato faccia il proprio dovere di magistrato, la politica faccia il proprio dovere di politica e di prendere le decisioni, ma il conflitto tra il politico per bene e il magistrato che fa il suo dovere non esiste. La paura della magistratura si annida nel politico che non ha la coscienza a posto, ma la paura del cittadino si annida nel fatto che quando la magistratura è negligente oppure vuole surrogare il politico nelle sue funzioni, oppure fa finta di non vedere certe situazioni, il cittadino si impaurisce e questo viene a creare una situazione difficilissima che riguarda proprio le persone, crea una corruzione di popolo, perché la gente ha paura, non ha il potere in mano, ha meno potere di noi, non ha assemblee in cui parlare, in cui citare le proprie opinioni, in cui portare il proprio contributo che ha delegato a noi. In questi casi la nostra riflessione deve essere quella di combattere queste battaglie con il coraggio civile necessario. Come qualcuno ha detto io penso queste battaglie di portarle con molta determinazione nello scorcio di questa legislatura e spero che abbiano anche una collaborazione, perché penso che debba essere trasversale. Penso che l'onestà non sia un fatto di aggregazione ma un fatto profondamente personale, quindi penso che debba e possa avere il contributo di chi ha voglia di farle, queste battaglie per la nettezza, per la pulizia, per un equilibrio morale nei nostri comportamenti, perché se alla fine della legislatura qualche risultato non si otterrà da parte del sottoscritto e di quelli che la pensano come me ci dovrà essere un ritorno alla vita nella società civile, ad adempiere il proprio compito professionale. Questa è la mia scelta, senza rinunciare a un combattimento non passivo ma molto attivo, con tutti coloro che questo problema lo vorranno affrontare, al di là di questi fatti che non conosco, che spero di conoscere ma che ritengo insufficienti per dibattere se non ci chiarite veramente quello che è successo fra di voi.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.
Giulio SILENZI. Non c'è nessun disagio politico, consigliere Massi. Ho richiamato Massi senza notare che, come al solito, si interviene e si va via perché non è interessante ascoltarci, per alcuni di noi.
C'è invece un disagio personale sull'impostazione del dibattito odierno. Sono stati citati molti nomi, il disagio nasce dal fatto che i nomi citati di dirigenti, funzionari, altre persone non possono difendersi. Questa è un'aula dove dobbiamo discutere di politica, di problemi amministrativi: qualcuno sta cercando di trasformarla in un tribunale del popolo, con arringhe da piazza. Qui nasce un disagio personale. In tanti anni il livello dell'intervento non può che essere politico. Cercare di allargare, di entrare nel merito di ogni singolo passaggio, nome, questione tentando di portare altre questioni crea un disagio. Io vorrei confrontarmi sulle questioni amministrative e politiche in questa sede.
Dico subito, per quello che ho sentito, che non vedo dov'è lo scandalo che qui si cerca di evidenziare, ad esempio nei confronti di un consigliere regionale che a mio avviso si è comportato in maniera lineare. Sarebbe grave che qualcuno di noi, venuto a conoscenza da terzi di fatti rispetto ai quali non ha elementi per giudicare veri e non veri, non andasse dal magistrato se c'è una presunta natura penale. Sarebbe veramente grave. Quindi un comportamento che io reputo lineare, volto alla trasparenza.
Remigio CERONI. Chi l'avrebbe commesso il reato, allora?
Giulio SILENZI. Ceroni, le cose sono tanto chiare. E' chiaro il comportamento. A me non interessa chi ha commesso il reato e ripeto...
PRESIDENTE. Fate sviluppare il suo ragionamento al collega Silenzi senza interrompere.
Giulio SILENZI. ...che ognuno deve fare il suo mestiere. Io sto dicendo che se noi come consiglieri regionali, quindi uomini pubblici che amministriamo la cosa pubblica veniamo a conoscenza da parte di terzi, la cui affidabilità valutiamo, di un presunto reato, abbiamo un obbligo ben preciso, per tutelare tutti e per fare in modo che non ci siano calunnie, fango, in modo che la magistratura faccia il suo dovere, accertando da un punto di vista penale se quelle ipotesi sono veritiere. Quindi giudico lineare il comportamento del consigliere regionale Andrea Ricci e mi meraviglierei se questo comportamento fosse messo in discussione.
Oggi non entro nel merito delle tante vicende, una delle quali giustamente e tempestivamente il collega Avenali riprendeva, perché è poi facile fare ricostruzioni sommarie. Nell'intervento di Avenali si parla del 6 giugno, quindi perché tirare in ballo una Commissione quando il materiale è arrivato dieci giorni fa? Non entro nel merito di questo, perché è avvilente entrare nel merito della cronistoria dei fatti, di tutti quelli che sono stati citati. Non entro e non mi interessa. Rilevo la correttezza amministrativa del Presidente della Giunta regionale, la correttezza amministrativa, politicamente, della relazione che ha fatto, dei fatti di cui ci ha portato a conoscenza, la documentazione che ci ha consegnato. Rilevo il tentativo di usare a sproposito un fatto. Noi stiamo parlando di un fatto, di un episodio: il tentativo strumentale di una parte dell'opposizione, di una parte degli interventi che qui sono stati fatti di generalizzare, di aprire in maniera vacua, indistinta, non circostanziata, il tentativo politico di dire "c'è una questione morale", cioè trasformare un fatto, un episodio in una questione generale. Questo è il tentativo politico che dobbiamo respingere, perché le iniziative dei colleghi, pur pagando un prezzo politico — e sono d'accordo sulla riflessione di Amagliani — di immagine, di speculazioni che l'opposizione sta facendo, sono volte a chiarire in termini definiti, ai vari livelli, un fatto, un episodio.
Non si può allargare. Sapete, cari colleghi dell'opposizione, chi ha moralizzato questa Regione dopo una pesante "Tangentopoli", chi ha vissuto in quest'aula, nell'aula del Consiglio quel periodo veramente difficile fatto di arresti, fatto di una compromissione stretta, una metastasi che aveva invaso l'ente Regione, lo ha fatto con grande pesantezza. Chi ha moralizzato questa Regione, chi ha spazzato via la corruzione sono stati il Presidente D'Ambrosio e l'Amministrazione da lui guidata. Questo è un elemento che non vi permettiamo di mettere in discussione, perché non avete elementi:; voi state speculando su un singolo episodio, brutto quanto si vuole ma un singolo, circoscritto episodio.
Ottavio BRINI. Per oggi...
Giulio SILENZI. Non mi interrompere, Brini, come ho fatto io nei tuoi confronti. Poi ce n'è anche per te.
Sul piano della moralizzazione il Presidente D'Ambrosio, con la sua azione coerente in questi anni...
PRESIDENTE. Collega Silenzi, mi scusi se la interrompo.
Collega Ceroni, bisogna che ci parliamo con chiarezza. Io non ho guardato al minuto né per Ciccioli, né per Brini, né per altri. I due minuti che mi state chiedendo per Silenzi sono una cosa assolutamente fuori luogo.
Giulio SILENZI. Ceroni, non mi vuoi far parlare? Voi intervenite in venti, per il nostro gruppo intervengo solo io e non mi vuoi far parlare? Voglio parlare quanto ha parlato Giannotti, hai capito Ceroni?!
PRESIDENTE. Collega Silenzi, l'ho interrotta io per dire che si è cercato di condurre i lavori senza guardare al minuto, su richiesta delle opposizioni, quindi...
Giulio SILENZI. Ti dà fastidio quello che dico, Ceroni? O vuoi che dica dove stavate nel periodo di "Tangentopoli"? Da quale pulpito viene la predica!
PRESIDENTE. ...la presidenza garantirà ai colleghi di intervenire in tempi previsti con la possibilità e con la tolleranza che è stata garantita ad altri.
Giulio SILENZI. Sai calmo Ceroni, stai molto calmo! Io ho fronteggiato Bassotti in quest'aula, non ho paura di fronteggiare te! Stai calmo!
PRESIDENTE. Silenzi, a lei la parola. Alle 13,30 proporrò di proseguire fino alle 14 i lavori della mattinata per dare modo al collega Ceroni di intervenire, così come al collega Gasperi e al collega Procaccini.
PRESIDENTE. Mi scusi Presidente, perché non voglio assolutamente interferire — è la seconda volta che accade — sul suo ruolo, ma io cerco di svolgere un ragionamento politico. Se mi tirate sul piano della demagogia caro Ceroni, io ho fronteggiato Bassotti in quest'aula consiliare, quindi ho chiuso quella vicenda e non vado a rivangarla o a ritirare fuori le collocazioni, chi ha difeso, chi ha coperto ecc. E' una pagina di storia di questa Regione che è chiusa, però mi si permetta di sviluppare un ragionamento politico, perché sto dicendo un'ovvietà.
Non è solo l'azione del Presidente D'Ambrosio, ma è il comune sentire dei marchigiani, quello che voi non interpretate quando attaccate D'Ambrosio, la maniera con cui l'avete fatto questa mattina...
Roberto GIANNOTTI. Quanto sei lontano dalla realtà...
Giulio SILENZI. Dopo ti dico la realtà che ci interessa.
Ho sentito parlare di "affari". Ma di quali affari parlate? I consiglieri che hanno usato questi termini hanno cercato di gettare fango gratuito. Nel comune sentire dei marchigiani c'è una percezione vera dell'ente Regione: che le Amministrazioni guidate dal Presidente D'Ambrosio, su questo sono al di sopra di ogni sospetto. Questo è il comune sentire. poi voi per propaganda, per demagogia potete fare quello che volete fare. Quando parlate di fallimento mi si permetta di dire che c'è stata un'altra operazione faziosa e strumentale della Confindustria sabato scorso, nella quale si è cercato di mettere sotto accusa il Presidente D'Ambrosio in un giudizio politico negativo, da bocciatura, tanto che Pezzotta ha detto "neanche gli esami, ormai... Ragioniamo sui problemi". Ebbene, in quel convegno orchestrato faziosamente da Confindustria per accreditarsi rispetto alla nuova compagine di Governo nazionale, lì presente con un viceministro, Guzzini ha omesso di illustrare un'indagine, una videata, una risposta che Confindustria Marche aveva commissionato all'Abacus su un campione della popolazione marchigiana. Sapete qual è la videata che non è stata letta? Parlo di campioni e di sondaggi, i numeri sono quelli delle ultime elezioni amministrative, dei Comuni della provincia di Macerata con il 65%, di Jesi con il 65%, di Fabriano, della Provincia di Ancona, con il dato negativo di Civitanova dove un 4% il sindaco l'ha comunque perso. Ma questo appartiene alla realtà a cui voi non siete sensibili, perché avevate già riconquistato la Regione, virtualmente. Siccome siete sensibili al virtuale, ai sondaggi vi leggo quello che Abacus dice a Confindustria, che Confindustria non ha detto a quel convegno, omettendo solo questo campione di risposta e citando tutti gli altri, ragionandoci sopra in maniera faziosa. Abacus ha fatto il lavoro, Confindustria l'avrà pagato, quindi si sappia che alla domanda "Parliamo dell'Amministrazione regionale delle Marche guidata dal Presidente D'Ambrosio: che giudizio darebbe all'operato dell'Amministrazione regionale negli ultimi due anni da quando è stata rieletta?". Sapete cosa rispondono i marchigiani ad Abacus? "Molto positivo" 8,8%; "positivo" 17,1%, "sufficiente" 34,6%. Per un totale del 60,5%.
David FAVIA. E' una bocciatura. E' fallimentare.
Giulio SILENZI. Farei il procuratore di questi fallimenti, Favia.
Fabio PISTARELLI. Rifacciamolo oggi, dopo che i cittadini marchigiani hanno appreso il comportamento dei vostri dirigenti.
Giulio SILENZI. Rispondono "molto negativo" o "negativo" rispondono rispettivamente il 5,7% e il 12,1%, cioè il 17,8%. "Non so" il 21,6%.
Non basta dire "fallimento", "dimettetevi", sono parole che voi ripetete da un mese, quindi vi richiamo a una maggiore serietà rispetto a queste questioni.
Il problema di "incaricopoli" e delle lottizzazioni. Quando Brini dice "lottizzate tutto", siccome tu sei il rappresentate politico principale del centro-destra a Civitanova, devo dire che dove voi vincete in percentuali ampie riuscite anche a lottizzare i posti nel Consiglio comunale. A Civitanova sono stati eletti il presidente e il vicepresidente del Consiglio comunale della maggioranza. L'opposizione che ha il 43% dei voti non ha diritto neanche a presiedere...
Franca ROMAGNOLI. Anche a Sant'Elpidio a Mare...
Giulio SILENZI. Sbagliato. Io ho la forza politica di dire che è sbagliato, che è gravissimo che in una istituzione non si riconosca all'opposizione la possibilità di guidare, di presiedere quella istituzione. Sono gli unici casi in Italia, dove questo è avvenuto. Lo volevo dire anche a Massi, ma Massi interviene e va via.
Per quanto riguarda gli incarichi, sono disponibile ad un confronto in cui andare a verificare caso per caso. Non ho difficoltà a dire quando non c'è condivisione sull'utilità finale di determinati incarichi, ma voglio difendere tutte quelle consulenze o incarichi necessari alla regione, in questo periodo di trasformazione che hanno un valore, una qualità, una competenza. Non spariamo nel mucchio, perché per noi sarebbe molto facile, caro Ciccioli, citarti la Lombardia, il Veneto, il Piemonte: laddove voi amministrate il rapporto delle consulenze è notevolmente maggiore rispetto alle Marche.
Fabio PISTARELLI. Questo è un dato da verificare.
PRESIDENTE. Silenzi, lei è invitato a chiudere assolutamente il suo intervento.
Giulio SILENZI. Due minuti per concludere, Presidente.
Noi entriamo nel merito delle questioni. La demagogia spicciola dell'opposizione non avrà nessun effetto come non ha avuto nessun effetto. Non siete credibili, perché laddove governate fate di peggio. Nelle Marche entriamo nel merito, vi sfidiamo ad entrare nel merito.
Ottavio BRINI. A Civitanova non si danno consulenze all'esterno: lavora l'ufficio tecnico.
Giulio SILENZI. Lascia perdere... Hai toccato un tasto che è meglio lasciar perdere.
A nostro avviso, politicamente è importante conservare l'alleanza alle Marche che vede il centro-sinistra allargato in stretto rapporto con Rifondazione comunista. Sono convinto che in questa regione questa alleanza è un valore che non è e non sarà intaccato da questo episodio. Ci sentiamo impegnati a garantire alle Marche la stabilità che abbiamo garantito e l'efficienza che abbiamo garantito in questi anni nella collaborazione e nella collegialità di tutta la maggioranza votata dai marchigiani.
PRESIDENTE. Chiedo all'aula di pronunciarsi sulla prosecuzione dei lavori fino alle 14, così abbiamo la possibilità di sviluppare ancora gli interventi di Ceroni, Gasperi e Procaccini, lasciandone altri 8 per il pomeriggio.
(Così rimane stabilito)
Ha la parola il consigliere Ceroni.
Remigio CERONI. La vicenda della quale stiamo discutendo segna certamente un altro momento buio della storia della nostra Regione. L'intera vicenda mette a nudo i limiti, le responsabilità, la cruda realtà di un Governo regionale ormai allo sbando, che ogni giorno perde autorevolezza e credibilità.
Anch'io mi permetto di rifare un po' di storia. Non vi è dubbio che il successo elettorale di questa maggioranza nel 1995 è stato il frutto della lunga, bene architettata campagna mediatica incentrata sulla questione morale. La vostra campagna elettorale — io c'ero — è stata condotta per diffondere un messaggio: "Le Marche sono state in questi anni governate da una coalizione di socialisti e democristiani logora e corrotta nelle cui fila militano molti personaggi che sono sottoposti a esemplari processi penali sui quali gravano pesanti responsabilità amministrative e che saranno riconosciuti colpevoli di pesanti reati contro la pubblica amministrazione". E' quello che avete detto in campagna elettorale.
Sulla questione morale la maggioranza da lei guidata, Presidente, ha vinto le elezioni del 1995 e non a caso il Presidente della Giunta regionale è un magistrato.
La vicenda di cui stiamo discutendo, Silenzi, non è un fatto isolato. Purtroppo a distanza di sette anni la questione morale rimane ancora un'emergenza di questa Regione. E' una questione morale aperta per il modo come sono stati liquidati e trattati i dirigenti che avevano costruito e servito questa Regione fin dalla sua nascita; è una questione morale aperta il modo come sono stati selezionati, incaricati e retribuiti in questa Regione i nuovi dirigenti; è una questione morale l'idea di realizzare una super azienda sanitaria guidata da un super manager che riceverà un super stipendio, come anticipava Il Corriere Adriatico del 17 giugno, di 300.000 euro. Mentre la Regione Marche affoga nei debiti. E' una questione morale aumentare le tasse come avete fatto, con 350-400 miliardi di maggiore imposizione fiscale nel dispregio assoluto della legge, senza adottare, contestualmente, alcuna misura di cambiamento della spesa e degli sprechi. E' una questione morale aumentare le tasse senza dare almeno l'impressione ai cittadini che si fa qualcosa per ridurre gli sprechi. E' una questione morale, assessore Agostini, confermare il direttore generale di una Asl che nelle condizioni finanziarie in cui si trova si permette di stipulare una convenzione da 86.000 euro (167 milioni di lire) fra la sua Asl e una tv privata nel quadro del progetto "Accoglienza e comunicazione". Questo l'ho letto su Il Resto del Carlino, tale segretario provinciale della Uil Alberto Acciarri che scrive, anziché al Presidente della Regione, al presidente Berlusconi e alla procura regionale della Corte dei conti segnalando la stipula di una convenzione tra la sua Asl e un'emittente privata nell'ambito di un progetto "Accoglienza e comunicazione". Questa è una questione morale.
Mi fermo qui perché ci vorrebbero mesi per elencare le questioni morali aperte in questa Regione, comportamenti spregiudicati e riprovevoli. Ad esempio sarebbe interessante vedere come sono stati spesi i fondi assegnati per riparare i danni del terremoto, qual è stata l'appropriatezza degli interventi, la limpidezza delle procedure di spesa, la scelta delle priorità.
Giulio SILENZI. Il terremoto è un esempio fulgido europeo.
Remigio CERONI. E' una questione morale che bisognerebbe approfondire.
Sarebbe interessante vedere come sono stati spesi i fondi nelle altre misure finanziate dalla Ue, perché questo Consiglio regionale ha nominato una Commissione che non funziona, che non si riunisce, che non viene a conoscenza neanche dei bandi. I cittadini mi fermano, sapendo che faccio parte della Commissione politiche comunitarie, perché non sono a conoscenza neanche dei bandi che vengono approvati.
Giulio SILENZI. Devi starci di più...
Remigio CERONI. Io ci sto tutti i giorni. Magari tu ci stessi come ci sto io!
A distanza di sette anni un dato emerge con chiarezza: avete mortificato e seppellito il primato della politica e di chi fa politica, questi sono i vostri risultati. In primo luogo è evidente il ruolo marginale nel quale avete relegato il Consiglio regionale, svilito nelle funzioni. Il Consiglio regionale non è più il luogo ove si fanno le scelte, ove si discutono le proposte, ove maggioranza e opposizione si confrontano sulle grandi questioni che interessano questa Regione. Sui giornali si fanno queste cose, non in questa aula.
C'è una grande differenza tra quello che dite, che propagandate e quello che qui fate.
Cara assessore Cecchini, lei ha fatto quanto in suo dovere, veramente sono meravigliato per quanto ha fatto, perché il suo è un atto di grande coraggio. Questa questione infligge un colpo mortale alla maggioranza regionale, quindi ci voleva un atto di coraggio: lei ha fatto un grande atto di coraggio, perché questa vicenda toglie il coperchio a una pentola. Come vengono spesi i soldi in questa Regione? Bisognerebbe parlare con i sindaci delle Marche che per una risma di carta fanno una gara, che per fare lavori per le fogne per 30 milioni devono pubblicarlo sul BUR e invitare 15 ditte. Qui si spendono centinaia di milioni e non si fanno le gare. E' così l'andazzo in tutte le misure dell'Obiettivo.
Va detto che questo è il frutto del governo di questa maggioranza. Mi sono guardato ieri per caso la vecchia legge 6 sulla dirigenza, in cui si diceva: "Nell'esercizio delle competenze conferite ai dirigenti gli stessi si attengono agli indirizzi generali della Giunta regionale e alle direttive del componente di Giunta competente". Però l'assessore Secchiaroli tempo fa ha fatto votare a questo Consiglio regionale un'altra legge. Adesso l'organizzazione amministrativa della Giunta regionale si articola in dipartimenti che operano in modo coordinato secondo l'indirizzo e sotto il controllo politico e amministrativo della Giunta, utilizzando il metodo della programmazione. In pratica i dirigenti non dipendono più dall'assessore o dalla Giunta ma dal coordinatore del dipartimento, quindi le osservazioni che lei ha fatto, consigliere Cecchini, con i tempi che cambiano in questa situazione che viviamo si riferiscono a vecchi modi di fare politica....
Cristina CECCHINI. Le ho fatte sempre anche al direttore del compartimento.
Remigio CERONI. Comunque è evidente l'arroganza di qualche dirigente di quelli nominati, che assume dimensioni incontrollate e limiti insopportabili. Guardate cose ha scritto un altro in riferimento a una proposta di legge presentata dai consiglieri regionali di Forza Italia: "Con riferimento alla proposta di legge in oggetto trasmessa con nota... la proposta presenta profili di forte perplessità in linea di principio e in linea di merito. Per quanto concerne il principio essa appare inutile, inadeguata, inopportuna". Un dirigente di questa Regione che non ha vinto nessun concorso, nominato a contratto solo per l'appartenenza a un partito politico si permette di dire, rispetto a una proposta di legge presentata da un partito regionale o da un partito politico rispettando le prerogative dello Statuto, afferma che la proposta è inutile e inopportuna. Ma quando mai i consiglieri regionali devono rispondere...? Ma fatemi ridere! Così avete ridotto questo Governo regionale. Come si può accettare che un dirigente si pronunci in merito a una proposta di legge presentata da un partito delle Marche nell'ambito della propria autonomia e nell'ambito delle prerogative previste dallo Statuto in questa maniera? Come si può offendere i consiglieri regionali, la Commissione regionale, il Consiglio e sfidare lo Statuto?
Come mai Presidente, rispetto a tante palesi violazioni di norme regolamentari ed etiche, lei non ha mai preso alcun provvedimento? Perché la lettera è arrivata anche al Presidente, quindi avrebbe dovuto richiamare il dipendente e dire "Come ti permetti di fare una cosa del genere?".
Riprendo per un secondo la vicenda delle consulenze...
PRESIDENTE. Collega Ceroni, la invito a chiudere.
Remigio CERONI. Voglio i venti minuti che sono stati dati a Silenzi.
PRESIDENTE. Sono 12 minuti che lei sta parlando, Silenzi ha parlato 15 minuti al pari del suo capogruppo e del capogruppo di Alleanza nazionale.
Remigio CERONI. No, 20 perché l'ho registrato. Silenzi sfora sempre i tempi.
PRESIDENTE. Fra un minuto le tolgo la parola. La prego di proseguire.
Remigio CERONI. Va bene, mi cacci e me ne andrò via, però non accetto questa cosa.
Noi vorremmo un po' più di coerenza, Presidente. Quando le è arrivata qualche altra segnalazione su presunti comportamenti di qualche altro dipendente privo di coperture politiche non ha esitato a trasmettere gli atti in procura — non faccio i nomi, perché abbiamo detto di non farli — quando invece le violazioni sono messe in atto da persone protette politicamente, lei si è guardato bene dal farlo.
A che serve scrivere nelle leggi che l'organizzazione amministrativa della Giunta regionale è disciplinata secondo i principi di imparzialità e trasparenza, che il funzionamento dell'organizzazione amministrativa della Giunta è improntato alla collegialità operativa, alla partecipazione alla responsabilizzazione del personale? Sono questi tutti buoni proposito che poi, all'atto pratico, ignorate in continuazione.
Volete minimizzare la questione, avete dato ai giornali la notizia che nel frattempo l'ufficio legislativo della Regione ha dato per iscritto il parere sulla delibera riguardante l'aggiudicazione della gara: "tutto regolare". Ma se il parere è stato espresso senza documenti, come vi permettete di prendere in giro i cittadini marchigiani in questa maniera? Come vi permettete?
Per concludere, penso che l'occasione vi sia propizia per fare una seria riflessione. Un Governo regionale che non è in grado di assicurare un'azione amministrativa efficace, efficiente ed economica... I "numero del lotto" che davo quando portavo all'attenzione di questo Consiglio il deficit della sanità, consigliere Silenzi, oggi sono stati confermati dalla Corte dei conti la quale ha rilevato che tra il 1995 e il 2001 avete prodotto 2.167 miliardi di deficit, quindi questa Giunta regionale non è stata in grado di essere efficiente, efficace ed economica.
Quando viene detto che questa Giunta non è in grado di operare con imparzialità, trasparenza, dovrebbe trarne le dovute conclusioni, quelle che vi sottoponeva il nostro presidente di gruppo Giannotti. Siete ancora in tempo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Non vorrei che in questo dibattito si scadesse sull'appartenenza o la difesa di un gruppo o l'altro nell'ambito della convinzione di voler ricercare delle colpe. Che colpe ci siano è sotto gli occhi di tutti per un motivo molto semplice: l'assessore le ha messe per iscritto ritenendo che siano colpe; un consigliere dello stesso partito, su una segnalazione fatta dal presidente di una società si è rivolto alla magistratura.
Premesso che nella deliberazione della Giunta si era deciso di dare avvio a un'attività seminariale di formazione rivolta alle donne imprenditrici, nella deliberazione stessa erano state indicate le varie attività da effettuare: 40 giornate seminariali da effettuare nel territorio marchigiano, reperimento di docenti e relatori per dare corso ai seminari, reperimento e divulgazione del materiale informativo, acquisto di un camper per l'attività itinerante formativa.
Il dirigente del servizio dott. Pietro Sunzini e responsabile del procedimento... Silenzi, ti prego di ascoltarmi...
Marco LUCHETTI. Lui parla dell'Assam.
Gilberto GASPERI. Luchetti fa parte di quel partito del cui assessore Silenzi diceva di non avere paura nel 1995. Adesso ci vai a parlare o gli vai a chiedere scusa: altrimenti non so perché ci parli...
L'altro responsabile del procedimento è la dott.ssa Susanna Ricciarelli. Per dare avvio alla procedura predispongono un decreto di bando per il reperimento delle 40 sale da destinare a ricevimento dei vari seminari. Si è dato incarico alla ditta Cta di Macerata.
Prima cosa da chiarire: questa ditta Cta di Macerata ha avuto altri incarichi attraverso nomi diversi che sono delle specifiche particolari, perché se si va a fare una ricerca su questa ditta bisogna variare nel computer alcuni nomi, perché gli incarichi sono tanti. Mi sembra una cosa particolare ed è normale farsi delle domande.
Il direttore del dipartimento, assieme al responsabile dott; Sunzini e alla dott.ssa Ricciarelli hanno predisposto un decreto difforme alla deliberazione. E' quanto l'ex assessore Cecchini ha scritto. L'assessore Cecchini ha comunicato con lettera al dott. Sunzini e al dott. Costa, e per conoscenza al Presidente della Giunta l'irregolarità della procedura. Non è stata ascoltata, anzi è stata accusata di aver chiesto 50 milioni come compenso per un docente da coinvolgere nell'attività formativa.
La ditta Cta di Macerata chi è, e qual è il vero titolare di questa ditta? Sono domande che noi consiglieri regionali ci vogliamo fare. E' per questo che chiedo la sospensione a titolo cautelativo del dirigente del servizio dott. Sunzini e della dott.ssa Susanna Ricciarelli finché la magistratura non abbia fatto chiarezza sulle accuse reciproche. Perché chiedo queste cose? Per un motivo molto semplice. Se a me si viene a dire che un assessore o un rappresentante del mio partito ha richiesto una tangente per fare un certo tipo di attività i casi sono due: o lo prendo per una persona responsabile o per un irresponsabile. Visto com'è andata, vuol dire che è stato preso per una persona responsabile. E' allora automatico che io pretenda che lui venga con me, prima dal Presidente della Giunta, successivamente presso la magistratura, altrimenti qui è come il gioco che si vedeva nei film di Totò e De Filippo. E' probabile che tra due mesi questo signore dica "forse il consigliere Ricci non aveva capito, io non volevo dire quello". O, viceversa, potrebbe dire "ho capito male la richiesta o il discorso dell'assessore Cecchini". In questo caso decade tutto. L'unica cosa che rimane in concreto è ciò che ha scritto in modo dettagliato e puntiglioso l'assessore Cecchini. Qui deve essere fatta immediatamente una procedura, una inchiesta interna per vedere se ciò che era stato dato in dettaglio risponde al vero o meno. La mia domanda è: questa società Cta di Macerata chi ha dietro? Perché ha preso tutti questi incarichi? Per quale motivo varia alcune dizioni? Per poter avere poi un aumento di incarichi? Questa è una cosa fondamentale, anche in funzione del curriculum che ho letto su questo grande dirigente, su questo mega dirigente. Non voglio entrare nel merito, ma le sue esperienze sono state in Nigeria, nel Senegal, nel Burkhina Faso, nel Mahali, in Tunisia, in Albania, a Capo Verde. E allora mi viene una domanda: dopo Capo Verde forse doveva esserci il "capo rosso". Ecco perché è riuscito ad entrare nella Regione. Ecco perché mi vengono i dubbi...
PRESIDENTE. Collega Gasperi, ovviamente lei si sta assumendo la responsabilità di affermazioni che riguardano, ripeto per l'ennesima volta, la persona. La invito a non fare...
Gilberto GASPERI. E' curriculum scritto.
PRESIDENTE. Ho capito ma sul curriculum c'è una valutazione delle professionalità acquisite, quindi la invito a non intervenire né sul nome della ditta che poco fa ha citato né sul nome del funzionario. Mi scusi Gasperi, ma io voglio evitare a lei di fare qualcosa che magari non vorrebbe, allo stesso tempo permettendo all'aula di svolgere i lavori secondo quanto consentito in una seduta pubblica.
Gilberto GASPERI. Infatti io ho chiesto di vedere chi c'è dietro questa azienda, chi è il proprietario e per quale motivo questa azienda ha chiesto e avuto diversi appalti — perché è dappertutto, è come il prezzemolo — e per quale motivo le variazioni vengono fuori con un cambio di dizione.
Ma soprattutto è dovuto a un fatto. Io avevo avuto una segnalazione l'anno scorso, sono andato a vedere e ho preso tutta una documentazione riguardante dei finanziamenti che doveva prendere un'azienda del pesarese e livello di contributi previsti dall'art. 17 della legge regionale 33/97. Sono andato lì con una fotocopia e, guarda caso, quando sono andato dal dirigente questo cercava di fare la melina, non mi voleva dare il documento. Ebbene, con lo stesso protocollo è stata finanziata un'altra pratica di importo diverso, della stessa zona. Ci sono stati degli scambi telefonici — così mi hanno detto — e, guarda caso, vengo a sapere, attraverso un controllo delle delibere che ci sono state, che praticamente una domanda l'avevano finanziata, la seconda era stata sottratta e allo stesso numero di protocollo c'era un'altra pratica. Questa ditta ha avuto il finanziamento. L'assessore Agostini era presente una mattina di venti giorni fa: sono andato dall'impiegato al quale mi ero presentato come consigliere e quindi avevo diritto di richiedere questa pratica. La signorina me l'ha fatta vedere, ma non me l'ha fatta fotocopiare. Ho incontrato l'assessore Agostini il quale immediatamente ha tutelato la dignità dei consiglieri, si è fatto dare la pratica e ha fatto una cosa seria, perché sa già che cos'avevo fatto all'assessorato all'agricoltura, caro Luchetti...
Giulio SILENZI. Non l'ha fatto per trasparenza, ma per paura che...
Gilberto GASPERI. No, no...
La signorina, che tra l'altro era stata gentile, aveva chiesto al suo dirigente se mi poteva dare la pratica da fotocopiare e il dirigente aveva detto di no. Grazie all'assessore Agostini ho avuto la pratica, l'ho fotocopiata e guarda caso questo dirigente è la stessa dottoressa Susanna Ricciarelli. Adesso chiederò una commissione d'inchiesta su questa cosa, perché non si tratta di fare allarmismo o di andare a cercare se c'è stata o non c'è stata una cosa onesta o disonesta, assolutamente. Prima c'è la dignità di ciascuno di noi. La realtà è un'altra. Io sono disposto ad essere cacciato anche dal mio partito nel caso in cui qualche dirigente del mio partito mi bloccasse se andassi a difendere la dignità di un rappresentante di un partito che si trova in maggioranza in quest'aula. Prima c'è e ci deve essere la difesa della persona. Non dobbiamo cercare colpe, ma nel momento in cui ci sono situazioni di imbarazzo, nel momento in cui c'è una relazione scritta da parte di un assessore che indica in modo categorico, preciso e puntiglioso, dato per dato, in questo caso colui che è all'opposizione è normale che debba immediatamente ergersi non a tutore della verità ma a tutore dell'istituzione, in questo caso l'istituzione Regione. Questo lo deve fare qualsiasi consigliere.
E allora mi chiedo: per quale motivo in questo dibattito si è cercato in qualsiasi modo, non di andare a vedere precisamente, in maniera decisa ciò che realmente è avvenuto? E' stato necessario che la minoranza presentasse la richiesta di una commissione d'inchiesta. E allora la ricerca della verità la dobbiamo fare tutti, Presidente, la ricerca della verità serve solamente per ridare dignità a questa Assemblea, per ridare dignità al Governo, perché anche se io combatto per succedere a questo Governo, lo debbo difendere quando si presenta come istituzione.
Non c'è qui questione solo di magistratura, perché mi sono rivolto diverse volte alla magistratura, alla Corte dei conti e non accetto di essere preso in giro, qui dentro, da persone che hanno fatto parte della corruzione di cui parlava prima Silenzi, persone che mi vengono a prendere in giro con l'Assam e l'Esam! E' indegno! Facciamola la commissione d'inchiesta sull'Esam! L'ho richiesta, la commissione d'inchiesta! Avete dato incarichi successivi a coloro che appartenevano a quella Giunta nel 1990-95, con degli incarichi economici, per tutelare che cosa? Un'istituzione che va a chiudere! L'Assam va a chiudere. E' indegno!
Giulio SILENZI. Pensa alla tua salute. Puoi dire le stesse cose, ma calmati.
Gilberto GASPERI. Io non mi sto arrabbiando, mi sto indignando...
PRESIDENTE. Gasperi, la invito a chiudere.
Gilberto GASPERI. Presidente, hanno parlato tutti un quarto d'ora, io non posso...
PRESIDENTE. Gasperi, lei è a 18 minuti.
Marco LUCHETTI. Mica abbiamo gli arbitri coreani...
Gilberto GASPERI. Difatti l'hai vista bene la Corea: erano tutte maglie rosse.
Presidente, chiedo che si faccia chiarezza, soprattutto in funzione di ciò che era già avvenuto nel 2000, perché significa che c'è qualcosa di poco serio e di alquanto disonesto nell'ambito di alcuni livelli di funzionari, non nell'ambito di noi consiglieri regionali. Ecco perché richiedo e pretendo che le commissioni d'inchiesta non siano una ma siano due, anche per quello che riguarda questa pratica che è stata addirittura duplicata dando dei finanziamenti a un'altra. Questa richiesta la sottoscriverò, la presenterò e ritengo che non debba essere firmata solamente dalla minoranza ma anche dai rappresentanti della maggioranza.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola per l'ultimo intervento a Procaccini voglio ricordare, in relazione alle considerazioni che faceva il collega Gasperi, che ha diritto all'informazione su tutti gli atti di competenza della Regione in base all'art. 126 del regolamento, quindi se l'assessore Agostini ha dato disposizioni in questo senso ha tutelato il suo diritto di consigliere. Come pure il suo diritto di consigliere è tutelato nella proposta consentita dagli articoli 99, 100 e 101 di istituzione di una commissione d'inchiesta. E' evidente che poi ci sarà la valutazione di merito.
Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Voglio svolgere a nome del gruppo dei Comunisti italiani un intervento esclusivamente politico. Noi portiamo grande rispetto alle persone protagoniste di questa brutta vicenda che è degenerata e non siamo qui per togliere dignità politica e morale a nessuno, né siamo qui a celebrare processi ed emettere sentenze che non ci competono, perché la via giudiziaria e i suoi percorsi hanno, per fortuna, strade separate da quelle politiche. Tuttavia non possiamo esimerci da una critica molto dura verso le forze politiche oggetto della discussione odierna in quanto non hanno esercitato quella vigilanza e quella appropriata direzione politica che era necessaria.
Noi non potremmo svolgere questa critica, anzi ci sarebbe vietata per la nostra concezione dei rapporti tra le forze politica se essa fosse riferita al dibattito interno ad un altro partito, ma oggi non è così o non è più così, non appartiene più al dibattito interno a quel partito, a Rifondazione, ma è deflagrata sull'istituzione regione e rischia di screditarne l'immagine.
E' la prima volta che, anche in forma strumentale — che noi respingiamo — che vengono fatte insinuazioni alle Giunta D'Ambrosio, attraverso questa vicenda sulla questione morale. Questo fatto colpisce anche il Presidente D'Ambrosio che, non solo nella sua veste di Presidente, si è viceversa speso nel tenere alto il vessillo della moralità.
I Comunisti italiani non separano mai la politica dalla morale, la politica dalla questione morale, proprio perché il ricorso alle vie giudiziarie non ci appartiene e non intendiamo la morale né la politica come mero esercizio moralistico ma intendiamo la morale e la politica come comportamenti al servizio del popolo, in primo luogo di chi agisce nelle istituzioni e nei partiti.
Enrico Berlinguer dinanzi alla crisi della politica e dei partiti si spese allora sulla questione morale. Egli affermava: "Se dinanzi alla crisi morale che investe le forze politiche i partiti non saranno in grado di rinnovarsi saranno travolti e a quel punto rimarrà una sola autorità morale, quella della Chiesa". Quelle valutazioni a distanza di molto tempo hanno tuttora una grandissima attualità, anzi si sono realizzate. Quindi, in questo caso gli attori di questa vicenda, al di là degli esiti giudiziari che in questa fase non ci interessano sono incappati nella questione morale così come noi la intendiamo, perché essi hanno debordato dalla correttezza e si è portata avanti una conduzione poco trasparente ed in certi casi clientelare.
Certo le responsabilità di questi comportamenti sono soggettivi, ma soprattutto sono dei partiti di appartenenza, dei gruppi consiliari di appartenenza, anche se oggi — e hanno fatto bene — si sono rivolti alla magistratura.
Ma sono anche nostre queste responsabilità, come maggioranza. Nessuno può dirsi assolto quando si permettono conduzioni di propri consiglieri o assessori per fare un movimentismo di palazzo che talvolta, ripeto, sfocia ed è sfociato nel clientelismo. Addirittura si utilizzano funzionari pubblici per soddisfare un modo di fare quanto meno anomalo, se non clientelare.
Il nostro giudizio su tutto ciò continua ad essere molto duro, anzi durissimo. Nessuno può dirsi assolto politicamente, tuttavia in tempi non sospetti i Comunisti italiani avevano con forza criticato questo modo di fare, un modo di fare assessorile, sterile, che non portava a nulla, un movimentismo per sostenere esigenze di tip locale. Ma tutto ciò veniva visto in maniera secondaria ed addirittura taluni dicevano che volevamo incattivirci contro l'assessore di Rifondazione. Come alcuni finti ingenui dicevano: "Quali erano queste critiche che i Comunisti italiani muovevano?". In primo luogo una conduzione sbagliata sulle politiche del lavoro in cui i sindacati confederali sono stati continuamente messi in mora e in una condizione di controparte negativa rispetto alla Regione Marche. In secondo luogo un accentramento assessorile, che proprio sulle politiche della formazione professionale e non solo emettevano ed emanavano uno scontro continuo con le Province. In terzo luogo con atti separati si cambiava l'organizzazione scolastica che il Consiglio regionale aveva fatto. In quarto luogo le crisi aziendali delle diverse fabbriche gestite con modalità che hanno portato ad un infruttuoso protagonismo tutto negativo. Ultimo, ma non in ordine di tempo la vicenda dei Bronzi che scardinava un accordo difficile tra le Province di Pesaro e Urbino e Ancona: quell'accordo veniva scardinato in piena sintonia con il sottosegretario Sgarbi del Governo Berlusconi. A tutto ciò seguirono delle finte dimissioni.
Ho voluto richiamare schematicamente questi fatti non per affermare "l'avevamo detto" ma per superare tutto ciò nell'interesse del rilancio dell'azione del centro-sinistra delle Marche. E' per questo, esclusivamente per questo che noi abbiamo chiesto e torniamo a chiedere una verifica seria, programmatica e politica. Finora siamo rimasti inascoltati: mi auguro che per il futuro non sarà così.
I Comunisti italiani in questo passaggio difficile che non va enfatizzato come fa la destra ma neanche sottovalutato, minimizzato, riconfermano la loro fiducia e solidarietà al Presidente D'Ambrosio, incolpevole per questa vicenda ma colpito da questa vicenda. Noi non vogliamo dire nulla di più rispetto alla richiesta di verifica. Se mai il dibattito odierno consiglierebbe, anzi consiglia di avviare nella maggioranza e la maggioranza a una verifica in primo luogo programmatica. Noi la richiediamo e non è più rinviabile. E' per questo che chiediamo al Presidente che prima di quella verifica non sostituisca l'assessore dimissionario, in modo da permettere una verifica vera. Noi non vogliamo penalizzare Rifondazione, non ne abbiamo condiviso quella mutazione genetica e l'abbiamo — noi che l'avevamo fondata — lasciata, ma questo non c'entra nulla. Noi non vogliamo penalizzare Rifondazione. Non solo essa deve continuare a stare nella Giunta regionale, ma addirittura chiediamo a Rifondazione di entrare nell'Ulivo, di entrare nel centro-sinistra, di rafforzare lo schieramento democratico contro una destra aggressiva, nei fatti, anche nelle Marche. Chiediamo a Rifondazione di dare vita insieme a tutte le forze democratiche a una forma confederativa di quelle forze di sinistra, in alleanza con il centro democratico — i Ds, Rifondazione, i Socialisti democratici, i Verdi e noi Comunisti italiani — per la costruzione di piattaforme comuni per opporsi al Governo Berlusconi e candidare le forze democratiche e di sinistra per il Governo del Paese, non come fine ma come mezzo per trasformare le cose. Perché uniti si vince e divisi si perde.
Avete, cari compagni ed amici di Rifondazione, un potere contrattuale forte nei confronti del centro-sinistra; avete una forza consistente e ve la riconosciamo. Siete, nei confronti del centro-sinistra un alleato qua e là, avete assessori, consiglieri e quant'altro e molto vi viene concesso, talvolta, per la verità, anche molto di più rispetto alla forza, ma in ultima analisi — è questo il messaggio che i Comunisti italiani lanciano — nonostante i posti che voi ottenete siete anche voi costretti ad accodarvi al centro-sinistra. Sarebbe allora meglio fare una riflessione, senza rinunciare a progetti autonomie, per entrare nello schieramento e rafforzare la sinistra del centro-sinistra. Ma in questa fase non possiamo accettare che un assessore esca e un altro entri come se niente fosse.
Chiediamo una verifica. Cos'è la verifica che i comunisti chiedono? In primo luogo una verifica programmatica a partire dai temi della sanità non intesa solo come numero delle Asl ma intesa come un pacchetto complessivo di servizi e di rilancio della sanità pubblica delle Marche messa in pericolo dalle politiche neoliberiste del Governo Berlusconi che non solo taglia i posti letto ma riduce le Regioni a mettere le tasse, soprattutto le Regioni del Polo sono state le prime a mettere le tasse.
Siamo in presenza di un federalismo senza risorse, per cui discutiamo di tutto a partire dalla sanità e non solo dal numero delle Asl, ma se questo è un problema che non abbiamo voluto mettere la primo posto dell'agenda politica, tuttavia ne prendiamo atto ed invito le forze della maggioranza, tutte insieme, a partire da quella più grande, a prendere atto da posizioni diversificate, della necessità di trovare una sintesi positiva senza che nessuno metta la bandierina su una cosa che domani potrebbero pagar cara i marchigiani. Ma è anche una verifica sulla gestione del bilancio, proprio perché il federalismo senza risorse, se vuole mantenere uno Stato sociale pubblico diffuso, servizi di tipo collettivo, deve fare una riconversione: la riconversione deve essere fatta sempre di più sui servizi sociali, sulla sanità, sull'assistenza, sullo sviluppo serio e compatibile. Ma insieme a ciò c'è la verifica politica, perché la gestione di un programma rinnovato, di uno spartito rinnovato e di una musica più intonata non possono più essere portati avanti da chi quello spartito lo stona. Occorre rivedere il programma e occorre fare una verifica politica perché la gestione di esso ha bisogno, oggi più che mai, di un coinvolgimento pieno di tutte le forze politiche.
Da questa vicenda possiamo e dobbiamo uscire più forti, se ci sarà la volontà per farlo, perché sulla moralità questa maggioranza non ha nulla da imparare da alcuno, tanto meno dai partiti del Governo nazionale, quello di Berlusconi che, come emblema della loro moralità hanno abolito per legge il falso in bilancio.
PRESIDENTE. Abbiamo ancora 7 iscritti a parlare, poi vi saranno le conclusioni del Presidente D'Ambrosio.
La seduta è tolta. Riprenderà alle ore 16.
La seduta è sospesa alle 14,20