Resoconto seduta n. 97 del 03/07/2002
La seduta riprende alle 16,10


Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sullo stato della sicurezza nelle Marche
Proposte di legge (Seguito della discussione e votazione articoli):
«Sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità» Giunta (113)
«Interventi regionali in materia di sicurezza» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta (44)
«Diritto alla sicurezza dei cittadini» Silenzi, Avenali, Mollaroli, Tontini e Franceschetti (94)
«Interventi regionali per la legalità e la sicurezza dei cittadini a sostegno dell'azione statale di difesa dell'ordine pubblico. Costituzione osservatorio regionale sulla criminalità» Romagnoli, Castelli, Novelli, Gasperi, Ciccioli e Pistarelli (125)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Signori Consiglieri, il gruppo consiliare di Forza Italia è stato il primo a presentare in data 20 febbraio 2001 una proposta di legge in materia di sicurezza al fine di intervenire tempestivamente nel tessuto sociale marchigiano sulla base della considerazione che i fenomeni legati alla criminalità e, quindi, riguardanti la sicurezza sono sempre più presenti in ambito regionale. Questa mattina sono tate ricordate molto cifre, comunque su un quotidiano locale del 18 maggio scorso veniva posto in evidenza come i reati nella nostra regione sono aumentati del 17,99% nei primi tre mesi di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2001. soprattutto sono cresciuti borseggi, droga e prostituzione.
Le Marche non sono più, quindi, "un'isola felice", perché la malavita sta cercando di espandersi in quelle zone, come la nostra, in cui il tasso di criminalità era basso.
La Regione può avere un ruolo .attivo nel tema della sicurezza? E' possibile promuovere metodologie e progetti operativi che possano raggiungere risultati in materia di sicurezza? Attraverso il progetto normativo presentato in Consiglio regionale il gruppo di Forza Italia ha inteso promuovere e attivare delle politiche di sicurezza adeguate, che possano servire come prevenzione alla criminalità e miglioramento della tranquillità e qualità della vita della popolazione marchigiana.
Mettendo a confronto la nostra proposta con quella presentata successivamente dalla Giunta Regionale concernente: "Sistema Integrato per le politiche di sicurezza ed educazione della legalità" ed assunta come testo base dalla Commissione consiliare competente (n°113/2002), risulta evidente che la Giunta ha previsto un sistema burocratizzato che rischia di restare il solito "progetto di immagine" in quanto non rispondente alle esigenze di sicurezza avvertite dai marchigiani. Inoltre esso manca di operatività e pertanto rischia di non essere attuabile se non in tempi lunghi.
Il nostro progetto normativo, invece, intende offrire soluzioni immediate all'attività di prevenzione degli enti locali e delle polizie locali al fine di sviluppare una convivenza sociale, civile ed ordinata della comunità regionale, ricercando il necessario e mirato coordinamento con lo Stato e le forze di polizia.
Infatti, oltre alla dimensione tradizionale delle politiche regionali sulla sicureza, attinenti all'ambito sociale, al lavoro ed alla protezione civile, nella nostra proposta di legge abbiamo ritenuto necessario anche disciplinare azioni di promozione di politiche amministrative tali da attuare interventi in materia di pubblica sicurezza efficaci e rispondenti alle reali e diversificate esigenze presenti nel nostro territorio. La nostra proposta, inoltre, non intende forzare il quadro delle attuali competenze dello Stato in materia di ordine pubblico e sicureza definite, da ultimo, dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001 n° 3 (art. 3). Essa, infatti, pur riconoscendo l'importanza di quanto attiene più strettamente all'ordine ed alla sicureza pubblica, accoglie un concetto più ampio di sicureza tendente a valorizzare le polizie locali le quali possono cooperare con le azioni tradizionali degli organi di polizia dello Stato, integrandole soprattutto dal punto di vista della prevenzione al fine di garantire ai marchigiani uno spazio vivibile, ordinato e, quindi, più sicuro.
Analizzando l'articolato della proposta di legge della Giunta regionale (n° 113/2002) si rileva quanto segue:
a) l'articolo 1 (Finalità) risulta formulato in modo generico e contiene mere formulazioni di principio non sufficientemente specificate nell'articolato successivo. In tale disposizione normativa, infatti, si prevede genericamente che la regione debba concorrere allo sviluppo di una civile ed ordinata convivenza nel proprio territorio, promuovendo e sostenendo l'integrazione delle politiche sociali e territoriali, di competenza della medesima e degli enti locali, con le politiche di contrasto della criminalità, di competenza degli organi statali. La nostra proposta di legge, invece, già nell'articolo enunciativo delle finalità (art.1) impegna la Regione a promuovere, in accordo con gli enti locali, la realizzazione di specifici progetti diretti a sviluppare politiche di sicurezza nelle zone a rischio di criminalità.
b) l'articolo 2 (Politiche ed interventi) elenca le attività che la Giunta regionale deve svolgere per il raggiungimento delle finalità di cui all'articolo 1. Anche in questo caso gli interventi posti a carico dell'Esecutivo regionale sono individuati in modo generico e risultano privi di un effettivo contenuto. Si evidenzia, in particolare, il disposto delle lettere d) ed e) nelle quali si specifica che la Giunta regionale "...sostiene la progettazione degli interventi degli enti locali, singoli ed associati, anche in raccordo con i soggetti sociali interessati, finalizzati a migliorare le condizioni di sicurezza ed attua progetti sperimentali con gli enti locali, singoli o associati, per la verifica dell'efficacia di modelli di intervento innovativi anche nell'ambito dei protocolli di intesa con le prefetture in materia di prevenzione della criminalità."
Non risulta individuato. in alcun modo. il contenuto dei progetti che gli enti locali possono presentare per migliorare in ambito locale le condizioni di sicureza e quali siano gli enti locali legittimati a presentarli.
Nella nostra proposta di legge, invece, al fine di rendere immediatamente operativo l'intervento regionale, abbiamo privilegiato, "il momento progettuale ed esecutivo" (art. 2) mediante apposita disciplina nella quale viene specificato che i progetti presentati dagli enti locali e finanziati dalla Regione possono riguardare, tra l'altro: l’apertura di presidi territoriali decentrati per la sicureza, il rinnovo ed incremento delle dotazioni tecnico strumentali e del parco autoveicoli, i collegamenti telefonici, telematici i servizi informatici e l'installazione di colonnine di soccorso e di sistemi di videosorveglianza per il controllo del territorio nelle zone più a rischio, la realizzazione di servizi per l'istituzione del vigile di quartiere, le iniziative finalizzate alla prevenzione dei fenomeni di violenza nei confronti di donne, bambini ed anziani e le iniziative dirette a qualificare gli interventi operativi delle forze di polizia locale, con particolare riferimento agli incidenti stradali. Abbiamo, inoltre, individuato gli enti pubblici legittimati a presentare tali progetti (art. 3) demandando alla Giunta regionale solamente la determinazione dei criteri e delle priorità da seguire per l'assegnazione del finanziamento ai progetti nonché le modalità per la presentazione degli stessi.
c) l'articolo 3 prevede l'istituzione presso la presidenza della Giunta regionale di un osservatorio per le politiche integrate di sicurezza composto da ben due comitati. Il comitato di indirizzo formato da un elevato numero di membri dalla più diversa provenienza ed un comitato scientifico composto da un numero massimo di tre esperti esterni all'amministrazione regionale di qualificata preparazione ed esperienza nell'ambito delle politiche integrate di sicurezza e di prevenzione della illegalità. Dubitiamo sulla necessità della creazione di un simile organismo dalla struttura così "elefantiaca" — i componenti previsti sono infatti 34 — al quale vengono attribuite funzioni non altrettanto rilevanti (art. 4) Ad esempio il comitato di indirizzo, avvalendosi del comitato scientifico effettua l'analisi della realtà regionale mediante ricerca, acquisizione e conservazione dei dati attinenti il settore della sicurezza; promuove attività di studio e ricerca dei sistemi avanzati di sicurezza in campo nazionale e dell'unione europea (lett. b); formula indirizzi per la presentazione dei progetti da parte degli enti locali, indicando le priorità di intervento (lett. c); promuove la cooperazione tra le istituzioni pubbliche, le parti sociali, l'associazionismo per una tempestiva analisi dei fenomeni di illegalità e di devianza (lett. e) ed, infine, cura la redazione e pubblicazione di un rapporto annuale sullo stato della sicureza nella regione da presentare in occasione della Conferenza sulla sicureza, indetta annualmente dal Presidente della Giunta regionale (lett. f).
Nella nostra proposta di legge, invece, abbiamo previsto solamente l'istituzione, presso la Giunta regionale, di un comitato tecnico-scientifico (art. 6) nominato con decreto del Presidente della Giunta e formato da appena cinque membri, scelti dal Consiglio regionale tra soggetti con specifiche competenze professionali e scientifiche nell'ambito della sicureza e della prevenzione del crimine.
Al medesimo organismo viene attribuita la funzione di esaminare i progetti in materia di sicureza presentati dagli enti locali e di svolgere un potere di indirizzo e coordinamento per le politiche di intervento.
Per garantire il coordinamento delle iniziative locali per la sicurezza, la promozione della cooperazione tra
le istituzioni e pubbliche e le parti sociali ed una attività di monitoraggio sull'attuazione dei singoli progetti (art. 4 lettere d-e-f della proposta della Giunta regionale ) abbiamo più semplicemente previsto all'art. 5 del nostro progetto un incontro annuale tra gli enti locali promotori dei progetti sulla sicurezza, i prefetti, i questori e gli altri rappresentanti delle forze di pubblica sicurezza ed. eventualmente le autorità istituzionali delle singole province al fine di controllare l’attuazione dei singoli progetti e di esaminare le eventuali proposte di intervento in relazione alle effettive esigenze si sicurezza presenti nelle realtà locali.
d) l'articolo 5 disciplina le modalità di finanziamento degli interventi demandando alla Giunta regionale, sulla base degli indirizzi formulati dal Consiglio I'individuazione dei criteri e delle modalità da seguire. E' inoltre previsto che il finanziamento regionale destinato ai progetti presentati dagli enti locali non possa superare il 50% della spesa prevista per la realizzazione di ciascun progetto ed è comunque concessa solo per le spese di progettazione e di attuazione, con esclusione delle spese per il personale. Nella nostra proposta, invece, abbiamo fissato un limite di finanziamento superiore (80 % della spesa prevista).
d) l'articolo 6, infine, prevede l'adesione delle nostra Regione al Forum europeo per la sicurezza urbana, associazione internazionale con sede in Parigi, costituita tra Comuni, Province e Regioni d'Europa. Quali sono i vantaggi di questa adesione con la situazione economica che vive la nostra Regione? E' opportuno sostenere questa ulteriore spesa o queste somme possono essere utilizzate per dare luogo a progetti a favore della sicurezza?
Infine so che la Regione Marche ha partecipato, insieme ad altre Regioni italiane a un gruppo di lavoro sulla sicurezza urbana. Non ho sentito l'assessore riferire sulle conclusioni di questo gruppo di lavoro del quale facevano parte le Regioni Campania, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Lombardia, Toscana, Umbria e Veneto oltre ad alcune città come Catania, Lecce, Modena e Torino. Sarebbe stato interessante capire che cosa questo gruppo di lavoro — Anci-Regioni — in materia di sicurezza urbana abbia prodotto.
In questo senso mi auguro che l'Anci abbia previsto la possibilità per i sindaci di convocare incontri con i responsabili delle forze dell'ordine a competenza generale per scambiarsi informazioni sull'andamento dei fenomeni di insicurezza e criminalità diffusa presenti nel territorio comunale, perché spesso il sindaco, che è anche responsabile in materia di pubblica sicurezza, non è a conoscenza delle operazioni che a volte sono riservate e anche coperte dal segreto istruttorio. Sarebbe opportuno che in qualche maniera le forze di polizia informassero i sindaci in relazione ad alcune azioni che stanno facendo sul territorio comunale.
Assessore Rocchi, siccome c'è stata questa partecipazione della Regione Marche assieme ad altre Regioni a questo tavolo di lavoro organizzato dall'Anci e dalla Conferenza delle Regioni, vorrei sapere se quanto elaborato da tale Conferenza è stato tenuto conto nella predisposizione della legge che stiamo per approvare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

Ugo ASCOLI. Credo che questo dibattito sia, in parte, su obiettivi che non colgono la tematica nel suo complesso, perché se è vero che il tema della sicurezza è di straordinario rilievo, è anche vero che però non bisogna puntare gli obiettivi su falsi scopi, altrimenti non si raggiunge l'obiettivo vero. Un territorio sicuro è un territorio nel quale si riesce a conoscere prima le problematiche che poi possono portare a problemi di ordine anche pubblico, un territorio nel quale occorre intensificare non tanto e non solo le questioni della repressione che pure debbono esserci in occasione di comportamenti criminosi, ma un territorio nel quale dobbiamo sforzarci il più possibile di conoscere a fondo i fenomeni sociali che danno poi origine a fenomeni malavitosi o criminosi.
Il problema della politica e della sicurezza locale è sì un problema di coordinamento delle forze dell'ordine, un problema di osservatori, un problema di miglioramento delle tecnologie che applichiamo a questi territori, ma è soprattutto un problema di come riusciamo a costruirci degli strumenti che ci consentano di conoscere fino in fondo il territorio. Non per spostare il tiro, ma per dire come effettivamente occorrerebbe lavorare, abbiamo un'occasione straordinaria che la Regione si è data con le politiche dei servizi sociali, con le politiche della formazione, con le politiche che dovrebbero consentire una mappatura del territorio. Per esempio, i piani di zona dovrebbero consentire un'ampia ricognizione della domanda sociale dei territori, dei servizi a disposizione. Sono allora i Comuni che si trovano al centro di questo processo, che vanno investiti della necessità di fare una mappatura approfondita dei territori per comprendere fino in fondo quali sono i fenomeni in incubazione, per comprendere fino in fondo quali sono le questioni che possono turbare il consenso, la convivenza, l'integrazione sociale delle nostre regioni, perché non possiamo pensare che tutti i problemi vengano dal di fuori, dagli immigrati o dai delinquenti che vengono da altre regioni. Certamente questo c'è, ma sicuramente al fondo c'è un problema di disagio sociale diffuso, di malcontento, di problemi sociali irrisolti, di questioni che non hanno trovato un'attenta lettura, un attento ascolto in chi governa i processi del territorio. Questo comporta problemi. Sappiamo che gli immigrati vengono nel nostro Paese soprattutto per lavorare, non certamente per delinquere. Poi ci sarà una minoranza di costoro, come c'è una minoranza dei cittadini italiani che invece preferisce delinquere, ma sicuramente ci sono anche coloro i quali vengono per lavorare e sono poi costretti ad adottare altri comportamenti perché non hanno trovato un'accoglienza e un'integrazione sul territorio. Così come sappiamo c'è una tratta di persone, di giovani donne che viene costretta a prostituirsi sui territori per sopravvivere, perché non è neanche libera di muoversi, è addirittura schiava di nuovi mercanti di braccia e di persone.
Come si affrontano queste questioni? Non si possono affrontare solo con le forze dell'ordine che pure vanno meglio coordinate, meglio organizzate, meglio sostenute, ma si affrontano con interventi che sappiano vedere le questioni. Faccio un solo esempio: la prostituzione, tema che tutti interessa e che fa girare intorno a questo problema risorse, malavita, criminalità. Come si può distogliere questo giro? Come si può ridurre la prostituzione? Non certamente solo con la repressione, con le retate o con altre misure di questo tipo ma tentando di sottrarre dalle strade queste persone avvicinandole, contattandole con équipes pluriprofessionali, così come si sta facendo in molte parti della nostra regione. Ecco allora che ci sono associazioni di volontariato in accordo con le forze dell'ordine, in accordo con le forze di pubblica sicurezza che con un duro lavoro di strada tentano e riescono a convincere delle giovani donne a sottrarsi ai loro "padroni" e con opportuni interventi riescono a uscire da questo circuito vizioso e ad inserirsi nella nostra società.
Un problema come quello della prostituzione, che sembra un problema solamente di repressione, in realtà è un problema sociale. E così potremmo andare avanti per l'immigrazione, per la tossicodipendenza. Sono questioni che vanno affrontate alla radice: bisogna conoscere il territorio, mappare il territorio, mettere i Comuni al centro dell'attenzione, raccordare meglio gli operatori sociali anche con i vigili urbani e le forze dell'ordine ma mettendo al centro i Comuni e costruendo dei sistemi informativi che sappiano rendere conto di quello che accade in un territorio.
Se poi guardiamo con occhio disincantato la nostra società ci accorgiamo che in realtà i grandi problemi non derivano da invasori esterni o da forze occulte ma derivano dal disagio che è in noi stessi: pensiamo ai premi della depressione, pensiamo ai problemi di coloro i quali fanno saltare per aria gli appartamenti per opporsi a uno sfratto, pensiamo alle donne che hanno la depressione post-parto e che vogliono finirla con la propria vita e arrivano a uccidere i propri bambini. Sono questi grandi problemi. Dobbiamo guardare dentro di noi: i disturbi mentali, i problemi che poi comportano rilievi sociali.
Una società più sicura è una società più coesa, più integrata, una società che sviluppa l'accoglienza, la solidarietà, che cerca di prevenire i grandi disagi, che cerca di evitare gesti inconsulti da parte di persone che fino a un momento prima erano normali, che cerca di accogliere i diversi e che, naturalmente, cerca anche di reprimere chi assume atteggiamenti delinquenziali.
Però tutto questo non può essere visto solo con l'occhio delle forze dell'ordine, questa è una società, una regione che ha conosciuto di recente anche fenomeni che ci debbono preoccupare, non è una regione che può evitare di affrontare le questioni ma le deve affrontare avendo con chiarezza l'idea che questi nostri 246 Comuni, dovrebbero diventare altrettanti luoghi dai quali si conosce quello che accade in quel territorio. E allora gli ambiti territoriali, le circoscrizioni, i distretti, i centri per l'impiego. Sono tutti momenti che, se opportunamente raccordati con un sistema informativo, con un governo dei processi del territorio ci possono evitare la gran parte dei problemi cosiddetti di ordine pubblico, salvo che poi ci sia, evidentemente, anche questa strumentazione da mettere a punto.
Nel momento in cui noi andiamo, come Consiglio regionale, ad approvare una normativa per la sicurezza, raccomanderei di non dimenticare che non c'è società sicura se non c'è società solidale, non c'è società sicura se non c'è società coesa. Dove c'è solamente la repressione c'è massima insicurezza, massima paura, e abbiamo visto che nei Paesi nei quali c'è il massimo di repressione c'è anche il massimo della criminalità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Illustri colleghi, vi richiamo all'apertura dei lavori del Presidente D'Ambrosio, che adesso è qui con noi e ci onora in questi interventi conclusivi.
No nego che il prof. Ugo Ascoli abbia posto il problema sul concetto di sicurezza dello Stato, quindi della Regione, delle Province, di queste quattro proposte che, ancora una volta, ci fanno riflettere su come si interpretata o, se volete, si strumentalizza il concetto di sicurezza dei cittadini. Il richiamo è forte e va verso i valori assoluti e relativi. Quello che ci accingiamo ad approvare in aula ritengo che sia relativo così come noi l'abbiamo impostato e interpretato, cioè facendo una estremizzazione di proposte. Riprendo un richiamo che mi fece tempo fa il vicepresidente del nostro gruppo Brini quando mi disse che tra i ringraziamenti avrei dovuto anteporre a tutti il gruppo di Forza Italia. Memore di quel richiamo, oggi pongo il ringraziamento al gruppo di Forza Italia e lo estendo a tutta l'aula, perché Forza Italia ha voluto imporre questo discorso, intendendo per "imposizione" un forte richiamo sull'educazione alla sicurezza dei cittadini. E ne ha fatto un cavallo di battaglia.
A dimostrazione di questa convinzione forte che c'è in Forza Italia, oggi con rammarico ho assistito alle dimissioni del nostro ministro degli interni. Questo è un richiamo forte al senso dell'istituzione: su una frase innocua il nostro ministro... (interruzione). Avete capito il senso di quello che volevo dire: il grande senso dell'istituzione per questa inopportuna frase lo ha portato alle dimissioni, e lo ha fatto con alto senso dell'istituzione.
Ecco il concetto del prof. Ugo Ascoli: la sicurezza dei cittadini nasce dalla cultura che noi dobbiamo dare al senso della giustizia, quindi al senso del diritto, al senso vero che poi si ripercuote nella società come sicurezza, ma la sicurezza dei cittadini non deve essere un fatto secondario. Oggi parliamo di globalizzazione, del problema sul quale molti di voi hanno puntato l'indice: il cammino dei popoli all'interno di questo nostro Stato.
Il Presidente Minardi sta leggendo un libro molto interessante che pone la questione su due concetti. Lui l'ha interpretato così: questo esasperato senso della comunicazione, quindi dei media con l'apocalisse, che è un pensiero tipicamente cristiano. Il pensatore Galli, Presidente Minardi, conosce a fondo alcuni aspetti di quella che è la cognizione del diritto. Tempo fa, esattamente il 12 giugno 2002 abbiamo approvato, non senza difficoltà — due anni di lavoro comune, alto senso ed equilibrio istituzionale da tutti espressi, sia in Commissione che in Consiglio — la "legge sulla pace". Il prof. Ugo Ascoli oggi ha ripuntualizzato il concetto: scolarizzazione del diritto, dalle materne alle superiori, ai corsi di laurea, agli uomini che si muovono nelle istituzioni. Quella di oggi non deve quindi passare come una sintesi di scontro, ma di incontro. Deve finire questo rimbalzarci accuse che non esistono ed entrare nel merito del valore assoluto del diritto, che poi ci dà la certezza della legalità e non la strumentalità dell'azione giudiziaria delle procure. "Pace" è la parola di Dio, "pace e bene" è la parola del Santo Padre, "siate costruttori di pace", quindi pace significa diritto, significa ambiente, significa scolarizzazione di quella cultura.
Erano presenti l'assessore Secchiaroli, l'allora assessore Cecchini e l'assessore Agostini quando lanciammo la proposta dei quattro centri provinciali che dovevano poi portarci all'Onu dei bambini e quindi al diritto internazionale. Assistiamo con non poca preoccupazione a quello che la Corte di giustizia internazionale sta facendo tra gli Stati Uniti con il diritto di veto e l'Europa. Non è quello l'esempio, quello è un esempio negativo. Tutti hanno diritto al voto, nessuno al veto, quindi "dalla protesta alla proposta": significa che sul concetto assoluto nessuno di noi può essere distante dalla verità, che sia essa di parte, che sia essa strumentale, volutamente strumentale o, peggio ancora, politica.
Il consigliere Procaccini ha una sua capacità logica che dimostra quella scuola che potremmo ideologicamente non condividere, ma nel dato di fatto, a 360 gradi ritrova molti dei principi che Forza Italia sta portando in aula con veemenza e forza. (Interruzione). Giulio Silenzi, sei stato ampiamente rimproverato dal collega consigliere Brini, quindi non mi unisco al coro dei rimproveri perché non è questo il mio ruolo, però voglio tornare a ribadire che questo tipo di proposte di legge che vengono in aula non debbono uscire fuori come sintesi di uno scontro ma come sintesi di un incontro convinto, capace di dare agli altri il messaggio vero che chi, nelle istituzioni legifera, lo fa nell'interesse assoluto e non di parte, mai di parte. Il valore assoluto è così perché è un valore assoluto, innegabile; quello di parte appartiene ai valori relativi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. E' già noto ai colleghi che hanno avuto insieme a me la possibilità di esaminare in Commissione i testi che oggi vengono portati all'attenzione dell'aula, che la posizione che io esprimo in questo Consiglio è diversa rispetto a quello che i gruppi finora hanno espresso. Voglio intanto esprimere a tutti i colleghi che sono intervenuti e ai relatori esprimo la massima stima per la competenza e la sensibilità con cui sono intervenuti e per il modo con cui hanno lavorato alla elaborazione dei testi portando contributi ragguardevoli per quanto riguarda la competenza, la capacità, la sensibilità di comprendere le esigenze della società civile marchigiana. Credo che sia presente in tutti l'intenzione e la strategia di non fare dell'allarmismo un motivo di propaganda o di arricchimento di consenso, perché comunque ogni allarmismo in un settore in cui certamente non c'è da abbassare la guardia, rispetto al quale le istituzioni devono tenere la massima attenzione, produce comunque effetti di sfiducia nei confronti delle istituzioni stesse.
Ho quindi colto grande responsabilità in tutti gli interventi dei gruppi e dei colleghi che hanno parlato su questo argomento dalle parti più diverse. Intervengo per dire una cosa: mi asterrò dalla votazione dei singoli articoli e del testo generale per esprimere una protesta che vi prego di intendere in maniera pacata e con la massima intenzione di un contributo proficuo per il dibattito successivo. Esprimo una protesta perché ritengo che nel contesto del dibattito sulle proposte di legge di cui parliamo oggi e anche più in generale sulla sicurezza e sulla legalità, sia in Commissione che in Consiglio, comunque tra le forze politiche, sarebbe stato utile, necessario ed opportuno un approfondimento sul corpo di polizia regionale, in considerazione anche di quello che avverrà con le modifiche costituzionali ulteriori e con la specificazione sulla legislazione concorrente. Credo infatti che una regione come la nostra fatta di piccoli comuni, quindi di piccole, micro polizie locali e municipali, aveva bisogno, oggi più che mai, di un pronunciamento nostro su questa possibile organizzazione, da considerare nello sviluppo del dibattito. Ribadisco che la proposta di corpo di polizia regionale così come l'intende il sottoscritto non riguarda ulteriori poteri da dare alle attuali polizia municipali. Io intendo questo progetto come un'organizzazione diversa e migliore delle attuali polizia locali e municipali. L'accorpamento in un corpo unico regionale ha dei grandi vantaggi di organizzazione, di crescita delle professionalità, di crescita anche delle ambizioni e delle carriere di tutti gli operatori della polizia, di grande capacità di informazione da parte del corpo di polizia regionale nei confronti della polizia di Stato, dei carabinieri, della finanza.
Se ne è accennato al convegno di novembre, ma molto di sfuggita — lo dico con affetto al Presidente che dopo il mio intervento si è pronunciato — quasi temendo che il corpo di polizia regionale fosse inteso come la "gendarmeria del governatore". Non è così, perlomeno io non l'intendo così ma l'intendo come un servizio forte della Regione, un corpo di polizia regionale al servizio, certamente, del Presidente della Regione ma al servizio soprattutto della comunità locale e dell'ente locale.
Cari colleghi, se oggi diamo un'accelerazione al dibattito con questa proposta di legge che vedrà la mia astensione, faccio questo intervento come stimolo, perché spero che da domani nei partiti, nei gruppi consiliari, nelle sedi competenti possa riprendere questo progetto che vi prego di non intendere come un progetto di tipo leghista come qualcuno un po' frettolosamente potrebbe definirlo — non c'entra niente — ma come un progetto che invece sarebbe perfettamente in linea con la nostra realtà di miriade di Comuni, di micro Comuni e un grande sostegno organizzativo a quei Comuni che oggi, per quanto riguarda la polizia locale e municipale debbono affrontare difficili impegni organizzativi, finanziari e di gestione della risorsa umana.
Spero che questo dibattito possa riprendere senza pregiudiziali, spogliandoci di quegli ottimi concetti che oggi sono stati espressi, che trovano in parte cittadinanza negli articoli che saranno approvati e che diventeranno legge ma che ritengo insufficienti dal mio punto di vista, seppur dotati di buona volontà, di buona fede da parte di tutti coloro che ci hanno lavorato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ho letto il documento che ci ha consegnato questa mattina il Presidente. Mi sembra che vi siano una realtà e una situazione diverse e differenti rispetto a quello che viene citato nella relazione delle varie prefetture delle nostre quattro province.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non rispondo di quello che hanno scritto i prefetti.

Gilberto GASPERI. Però mi sembra che vi sia una cosa alquanto strana e particolare: qui si vuol far passare che le quattro province della nostra regione sono le città dove c'è la migliore condizione di vita, dove c'è piena tranquillità di spostamento, dove non esiste assolutamente segno di delinquenza, dove non esistono situazioni particolari di allarmismo, dove addirittura c'è un eden.
Io ho qui i dati inviati dal Ministero degli interni, ma soprattutto conoscendo la realtà della vita di Pesaro. Nella relazione le due province maggiormente citate per quanto riguarda i reati contro il patrimonio sono la provincia di Pesaro e quella di Ascoli. Per la provincia di Macerata si parla di una realtà di prostituzione, ma nelle province di Ascoli e Pesaro ci sono due realtà che si accomunano e che riguardano legami in modo particolare con la mafia, non tanto quella italiana ma la mafia cosiddetta russa.
Proprio nella nostra provincia già dal 1995 sono stati catturati dei personaggi come quel cittadino moldavo-statunitense ritenuto dalle autorità americane un autorevole "padrino" della cosiddetta mafia russa di New York, nonché ricercato in quel Paese in quanto responsabile di tre omicidi, due tentati omicidi, associazione per delinquere, traffico di eroina ed estorsione. L'8 marzo egli è stato tratto in arresto dalla polizia di Stato su richiesta delle autorità degli Stati Uniti e ricordo che la cattura fu fatta in un albergo sul lungomare della città di Fano che tra l'altro conosco perché di proprietà di un amico, con un ristorante in cui si mangia divinamente.
Questo personaggio, quando ha visto che a catturarlo era la polizia si è calmato e tranquillizzato, perché pensava, a detta della polizia stessa, che fossero una cosca avversaria che andava a regolare dei conti. Tra l'altro è stato trovato in possesso di una elevata somma di denaro in lire italiane, di numerosi oggetti preziosi, di una autovettura Bentley e di copiosa documentazione da cui emergeva che nella provincia di Pesaro e in altre città della riviera adriatica egli aveva avviato, con capitali provenienti da illecite attività consumate negli Stati Uniti ed in Russia, un'attività commerciale di import-export di mobili e di altri prodotti che venivano esportati prevalentemente nei Paesi della ex Unione Sovietica.
Successivamente sono state fatte delle indagini e si è visto che era stato fatto transitare del denaro su conti in valuta aperti presso banche del pesarese e questo sodalizio russo aveva avuto contatti con 43 società italiane. Le attività commerciali di allora avevano consentito di riciclare denaro per un valore complessivo di oltre 3 milioni di dollari Usa. Non è una cifra minima: parlo del 1995.
Successivamente, nel marzo del 1997 sono stati arrestati 12 cittadini russi e 2 italiani ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, riciclaggio di denaro ed altri, tra cui il capo della mafia russa in Italia individuato in tale Hessin Yuri di Vladivostok. Successivamente, un altro soggetto legato sempre alla criminalità russa ha scelto come propria residenza ed area di influenza le Marche, un cittadino ucraino naturalizzato statunitense, che era noto alle autorità di polizia estere per i suoi trascorsi criminali. Nel 1999, a febbraio, dopo indagini fatte dalla polizia di Stato questo personaggio è stato tratto in arresto in quanto ritenuto capo di un'organizzazione criminale responsabile del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona, estorsione ed altro consumati nelle città di Rimini, Pesaro ed altre località della riviera adriatica.
Come si può pensare che questa è una cosa normale o che non crea problemi? Queste sono cose del 10 giugno di quest'anno, note come operazione "Tela di ragno" condotta in stretta collaborazione con le autorità statunitensi, francesi, tedesche e svizzere e che si è conclusa con l'arresto di 32 cittadini russi e italiani, alcuni dei quali residenti ed operanti nelle Marche, ritenuti responsabili di aver riciclato in Italia ingenti somme di denaro di provenienza illecita. Fra gli arrestati risultano coinvolti imprenditori italiani e russi, dei settori dell'abbigliamento, cosmetici, abbigliamento e via di seguito.
Sono state fatte delle perquisizioni e addirittura sono stati sottoposti a sequestro 300 rapporti bancari, 20 immobili e società commerciali, 50 veicoli e valuta per svariati milioni di euro.
Mi chiedo: come si può pensare che questa non sia una cosa allarmante? Anche perché c'è una realtà specifica proprio nella regione Marche, per l'educazione, il modo di vivere, il modo di comportarsi dei marchigiani che tengono al controllo del territorio attraverso la polizia, a differenza di quello che avviene in altre regioni d’Italia dove il controllo del territorio viene svolto dagli stessi cittadini che spesso sono collusi con la realtà mafiosa del posto. Noi avremmo e abbiamo grandi difficoltà a svolgere questo tipo di attività di controllo del territorio proprio perché siamo di una indole, di una realtà particolari e non abbiamo una cultura di malavitosi, quindi non possiamo assolutamente non richiedere alle autorità competenti un controllo dettagliato proprio per l'insorgenza di questo tipo di malavita che permette la presenza di una manovalanza diversa di malavita, sia a livello locale sia transfuga, essendo le Marche poste tra la Puglia e l'Emilia Romagna, con il passaggio in modo particolare di armi e di sostanze stupefacenti. C'è una realtà notevole di manovalanza, in modo particolare con una presenza notevole di cittadini extracomunitari che ad arte vengono utilizzati da queste organizzazioni malavitose proprio per distogliere l'attenzione della polizia locale dalla realtà e dall'attività di queste famiglie malavitose, in modo particolare di origine russa.
Tanto è vero che nella realtà della nostra provincia in modo particolare, quella di Pesaro, la situazione della criminalità la troviamo in una condizione veramente stupefacente, perché geograficamente la nostra regione è snodo delle principali direttrici del traffico illegale: droga, armi, tratta degli esseri umani; gode di attività criminogena per il diffuso benessere, per l'esistenza di una imprenditoria media particolarmente fluida e attiva, per la notevole recettività del settore turistico-alberghiero e del divertimento, ma anche per il notevole sviluppo della comunicazione stradale, in modo particolare quella riguardante il collegamento con il porto di Ancona. Abbiamo già sperimentato sul nostro territorio la presenza fisica ed economica dei boss, dei gruppi criminali più importanti dell'area di origine, ad esempio Schiavone del clan dei casalesi, Cirillo della sibaride, i quali hanno esportato modelli mafiosi ed interessi criminali evoluti e moderni. Questa malavita vanta una capacità produttiva aperta ai mercati dell'est, quindi più vulnerabile alle sempre nuove metodologie di infiltrazione transnazionale.
Però noi dobbiamo pensare che nella realtà marchigiana sono stati svolti, per anni — credo che ancora continuino — dei cosiddetti "viaggi di piacere" da parte di turisti russi con voli charter che hanno preso contatti con malavitosi locali i quali non fanno altro che essere tramite delle aziende per portarli ad acquistare prodotti e a loro volta reimportano — dalle scarpe alle borse, al pellame — direttamente nei Paesi di origine. Questo non significa che il livello è fuori di ogni controllo, ma questa realtà significa che se non ci poniamo oggi di fronte alla risoluzione di queste problematiche, se non ci poniamo di fronte a questa realtà dicendo "è ora di porre dei limiti, di fare dei controlli, di non permettere che la nostra regione venga ad essere una realtà totalmente diversa rispetto a quella che abbiamo ereditato dai nostri genitori" ci troveremo di fronte a una situazione, da qui a poco tempo, che andrà completamente al di fuori della possibilità di salvaguardarla ancora, attraverso una lotta al crimine svolta in modo particolare con una adeguata prevenzione.
E' quindi indispensabile che su un'azione di questo genere si vadano anzitutto a vedere le percentuali, perché le percentuali che vengono indicate direttamente dal Ministero degli esteri dicono che in questi ultimi due anni c'è stata una leggera diminuzione per alcuni reati, ma in modo particolare per quelli contro il patrimonio sono in forte aumento e creano dei problemi. Non vorrei che la nostra regione, le nostre spiagge venissero a trovarsi nella stessa realtà della Romagna, in modo particolare per quanto riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti, ma addirittura per quanto riguarda il commercio di prodotti contraffatti: addirittura si dice che ci sono delle organizzazioni tali che permettono di riciclare questi soldi con sostanze stupefacenti.
Chiedo quindi al Presidente che questo sia tenuto in considerazione, in modo particolare nel momento in cui andremo a votare questa legge. Proprio per questo motivo da parte di Alleanza nazionale sono stati presentati emendamenti che ci auguriamo vengano in parte accolti proprio per cercare tutti assieme non solo di salvaguardare ma di fare una barricata affinché ciò che oggi è abbastanza avanti nell'ambito della malavita non si protragga nel tempo, offendendo non solo il territorio ma la dignità dei cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

Giulio SILENZI. Su ogni materia il gruppo di Forza Italia interviene da parte di tutti i consiglieri. La sintesi del mio intervento è la seguente.
Condividiamo il taglio che ha dato il presidente D'Ambrosio nell'introduzione in maniera molto equilibrata, senza enfatizzare la problematica e senza neanche sottovalutarla, perché rispetto problematica della sicurezza, dello stato d'animo legato all'insicurezza molte volte registriamo un problema che viene percepito soprattutto dall'azione di sensazionalismo dei mass-media. Molte volte, rispetto a questo stato d'animo c'è una risposta emotiva che porta la tolleranza a zero. Come non ricordare la fase pre-elettorale, lo stato d'animo diffuso su una sicurezza percepita, e pertanto fenomeni di insicurezza diffusa in una percezione quotidiana dovuta proprio ai mass-media, ad un'azione che io dico essere stata un'azione politica volta a far passare quegli slogan, quella tolleranza zero tanto cara al centro-destra. Una volta riuscita un'operazione elettorale il problema-sicurezza è quasi svanito, sfuocato, nei tg serali non si ascoltano più problematiche di questo genere, nonostante che il problema in questo ultimo anno è aumentato invece che ridursi, ma non è più funzionale alla percezione di una sicurezza compromessa e pertanto i mass-media, giornali e televisioni che sempre più sono asserviti a logiche politiche rispetto al centro-destra, hanno diluito, hanno fatto scomparire questa problematica, e allora la percezione della sicurezza, oggi è diversa rispetto a un anno e mezzo fa.
Volevo sottolineare questi aspetti perché mi sembrano importanti. Molte volte si è ecceduto, si è alimentato un sentimento di insicurezza che invece non era tale e comunque in una regione come le Marche non è una problematica che arriva a un "allarme rosso", anche se è una problematica che non va sottovalutata. E' chiaro che le istituzioni debbono dare una risposta, perché se rimane inevasa cresce la sfiducia.
Il Governo regionale, il Consiglio regionale hanno fatto bene a dedicare un'attenzione particolare a queste problematiche, ognuno con un proprio punto di vista, perché questa attenzione rinsalda un legame tra i cittadini e le istituzioni stesse. Noi pensiamo che bisogna avere attenzione verso i problemi sociali, che una società che ha paura si chiude e non si afferma invece una cultura della tolleranza, dell'accoglienza ma si sviluppa una cultura della diffidenza e avremo anche nuove generazioni che guarderanno al mondo con sfiducia, con una sfiducia verso gli altri, con una chiusura. E si può diventare prigionieri delle proprie paure, più ancora delle stesse minacce vere o presunte che si temono. Questo è il rischio di una problematica legata alla paura. Dobbiamo dare una risposta che ponga l'accento dove deve essere posto, in una rinnovata efficacia del sistema della protezione basato sull'integrazione fra le forze di polizia e del sistema giudiziario e le politiche sociali di sviluppo del territorio e della prevenzione. In questo mi ritrovo nelle riflessioni che più volte ha sviluppato in quest'aula il collega Ascoli. Non le voglio riprendere perché le condivido totalmente. E' sulla qualità della vita urbana che si gioca la partita della crescita civile e della sicurezza. E' la città nel suo insieme che deve diventare più accogliente, perché solo così essa può essere veramente più sicura. E' questa la partita che giochiamo a livello del territorio, a livello locale, a livello dei Comuni e di un nuovo ruolo dei Comuni su questa problematica, di una visione nuova della sicurezza rispetto a una visione solamente repressiva che non risolve poi i problemi sociali che molte volte sono generatori di situazioni critiche. Pertanto questo ruolo nuovo delle istituzioni la legge che andiamo ad approvare pone nella dovuta attenzione. Per questo il lavoro portato avanti, dalla conferenza sulla sicurezza alle varie proposte di legge — anche il gruppo Ds ha contribuito con una propria proposta a sviluppare il dibattito, a trovare una sintesi avanzata — è molto importante, sapendo che questo è un processo che attiene anche ad una cultura della legalità che è più generale, che va diffusa partendo dalla scuola, dalle giovani generazioni, cercando di contrastare tutta quella cultura della illegalità che è terreno fecondo per le infiltrazioni delle organizzazioni malavitose.
Quindi teniamo alta la guardia. Questo significa non far consolidare un processo di penetrazione nel nostro tessuto sociale-economico, soprattutto di quelle organizzazioni malavitose di tipo mafioso, camorristico che di volta in volta tentano di entrare nelle organizzazioni sociali ed economiche sotto vari canali, dal gioco d'azzardo al riciclaggio di denaro, al controllo del territorio. Questa reazione deve vedere il mondo del volontariato, i Comuni, le forze di polizia in una collaborazione tesa a salvaguardare quel tessuto sociale ed economico che ha caratterizzato la nostra regione e la nostra comunità.
E' chiaro che su questo c'è bisogno anche di una strategia di comunicazione in grado di diffondere modelli di comportamento, di autoprotezione e di ridurre l'esposizione a rischio, ma anche tendenti a una comunità solidale, che accoglie, che guarda lo sviluppo della città con questa ottica, perché solo così aumenteremo la sicurezza della propria città. Il problema è quindi un problema vasto, di servizi sociali, di interventi sociali, di interventi urbanistici ed in stretto rapporto con il controllo del territorio. Quando si parla del vigile di quartiere non è un vigile aggiunto al corpo di polizia urbana ma una funzione nuova, di presenza nei quartieri delle nostre città, soprattutto della costa. Una presenza che è anche punto di riferimento per i cittadini del quartiere, controllo e prevenzione, in stretto rapporto con le forze di polizia. Diventa il trait-d'union tra chi abita nel quartiere e le istituzioni, in questa visione che raccoglie i fattori critici all'interno del quartiere per eliminarli: può essere una zona non illuminata o può essere un affitto particolare o un movimento particolare.
Su questo dobbiamo sperimentare politiche nuove.
Concludo riferendomi agli interventi, stavo per dire patetici, ma l'orologio si è fermato, e parlo ai colleghi Pistarelli e Brighi: è un ano che il centro-destra governa questo Paese. Voi avevate fatto della sicurezza un cavallo elettorale. E' vero che il sottosegretario Brutti disse che al Ministero le pratiche erano ormai arrivate al compimento dell'iter burocratico per elevare di rango dirigenziale alcuni commissariati della costa. Oggi voi dovete rispondere perché dopo un anno non solo non c'è stata l'elevazione a rango dirigenziale ma non avete incrementato di una sola unità questi commissariati, voi che eravate i paladini della sicurezza dei Comuni...

Fabio PISTARELLI. Sono state tutte parole quelle del centro-sinistra. In sette anni, dal 1994 ad oggi...

Giulio SILENZI. Pistarelli, io non ti ho interrotto, vorrei non essere interrotto.

Fabio PISTARELLI. Io interrompo, perché tu dici "patetici", una cosa assolutamente non accettabile...

Giulio SILENZI. Se tu interrompi io ti ascolto: mi affido alla presidenza per il recupero del tempo.

Fabio PISTARELLI. ...e nella dialettica non puoi utilizzare certi termini.

Giulio SILENZI. Il "patetico" è tra virgolette. Un anno fa voi argomentavate sulla sicurezza, sull'assenza del centro-sinistra, sulla necessità di sicurezza, sulla necessità di potenziare gli organici delle forze di polizia, "dei poliziotti che guadagnano poco". Questi erano i vostri cavalli di battaglia elettorale. Passato un anno non avete messo un poliziotto in più in tutte le Marche, anzi il Presidente D'Ambrosio ci dice che il numero di addetti è diminuito.

Gilberto GASPERI. I dati dove sono?

Giulio SILENZI. I dati devi chiederli al Presidente D'Ambrosio, che ha affermato questo.
Non state più all'opposizione, vi dovete far carico del Governo, il Governo è cosa più complessa che fare la propaganda: se ne è accorto il ministro che si è dimesso ma ve ne dovete accorgere anche voi, altrimenti i discorsi di un anno fa su Brutti sono datati, perché in un anno sono diminuiti gli addetti. Siete voi che dovete rispondere di quello che avete fatto in questo anno rispetto a una problematica che avevate detto ai cittadini italiani e marchigiani essere la prima problematica su cui sareste intervenuti una volta andati al Governo. I cittadini marchigiani rilevano che anche in questo settore vi è stato l'inganno, l'utilizzo demagogico della paura e dell'insicurezza per poi andare al Governo e non modificare nulla. Tutto si può modificare, ma che qualche organico venisse aumentato, se è vero quello che è stato detto, in coerenza con la linea politica, ce lo aspettavamo. (Interruzione). Presidente, chiedo il recupero del tempo: mi affido a lei.

Ottavio BRINI. Anche noi, per fatto personale parleremo per venti minuti.

PRESIDENTE. Per cortesia, lasciate concludere.

Giulio SILENZI. Bisognerebbe rendere conto del perché. Oggi il Presidente D'Ambrosio ha detto una cosa sulla quale dobbiamo riflettere: è diminuito il numero di addetti, per cui c'è una sottodotazione di organico, ogni addetto ha maggior lavoro. Vorrei capire perché un Governo nato sulla certezza della sicurezza e del potenziamento delle forze di polizia nelle Marche non destina un solo uomo. Le cose sono due: o vi sono altre emergenze, e allora quello che avevate detto non era vero o avete prodotto il solito inganno del fare tutto e subito che poi non si può realizzare perché il governo è cosa più complessa delle promesse elettorali.
Un'ultima annotazione, visto che la citava il consigliere Brini. Ognuno di noi svolge un ruolo a livello regionale. Povera provincia di Macerata se è in mano a Massi, Pistarelli e Brini, i quali sono stati capaci di mettersi d'accordo su un principio democratico di destinare la presidenza e la vicepresidenza del Consiglio comunale di Civitanova rieletto a due consiglieri della maggioranza di centro-destra. La minoranza al Consiglio comunale di Civitanova non ha avuto la possibilità di poter...

Franca ROMAGNOLI. Questo cosa c'entra con la sicurezza?

Giulio SILENZI. C'entra perché l'ha detto Brini. Tu devi essere sempre presente, altrimenti è come la telenovela: ti perdi una puntata. Siccome Brini ha tirato in ballo questo gli sto rispondendo. E' un mio diritto rispondere a Brini? L'ha sollevato lui, io voglio rispondere. Questo motivo lo sottolineerò molte volte, perché c'è stato questo accordo spartitorio tra Pistarelli, Brini e Massi che si sono divisi le cariche di presidente e vicepresidente del Consiglio nella maggioranza. La minoranza di centro-sinistra non ha diritto, in un'assise elettiva, ad avere alcuna rappresentanza nella presidenza del Consiglio comunale. Se la provincia di Macerata è affidata a questi tre consiglieri che hanno questo spirito democratico, dovremo lavorare molto affinché questi danni vengano quanto meno tamponati, ridotti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio per le conclusioni.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ho ascoltato il dibattito e ho visto confondersi alcuni piani, alcune considerazioni e mi dispiace, perché dobbiamo sempre conservare, nell'ambito di una dialettica anche serrata, il senso di quello che vogliamo fare, che possiamo fare, che intendiamo fare. Se qualcuno, come il consigliere Gasperi, ritiene che la relazione del prefetto di Pesaro...

Gilberto GASPERI. Di tutti i prefetti.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Se Gasperi ritiene che la relazione di tutti i prefetti, in particolare quello di Pesaro non siano rispondenti alla realtà, non è che io posso rispondere di un disegno che il consigliere Gasperi ritiene poco oggettivo o poco rispondente alla realtà effettiva. Io ho chiesto ai quattro responsabili istituzionali di questi problemi di fornire una loro relazione che mi hanno fornito e che ho dato a tutti voi, dopodiché ho cercato questa mattina di fare qualche valutazione dicendo che c'era questo tipo di clima e di valutazione della situazione generale della regione positivo, che però andava bilanciato da due elementi: alcune riflessioni che ho fatto, inoltre un elemento sul quale tutti possiamo fare leva ma dobbiamo stare attenti a non esasperare, che è una sensazione di insicurezza diffusa nell'ambito dell'opinione pubblica, che però è un'insicurezza diffusa che a volte è una situazione che non ha riscontri oggettivi ma soggettivi.
Consigliere Pistarelli, lei mi dice, toccando un nervo che per uno che ha fatto un mestiere come il mio per 28 anni è scopertissimo, che dopo le condanne la gente esce. Però si è dimenticato che la legge relativa che ha previsto la scarcerazione automatica nei casi di condanna fino a tre anni — normali — e fino a quattro anni per lo spaccio di modica quantità di stupefacenti porta una doppia firma, di cui una, se non sbaglio, è dell'on. Simeoni del suo partito.

Fabio PISTARELLI. Ex... E' stato uno dei candidati di Alleanza nazionale.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Sapete che io non faccio questo tipo di polemiche, dico però, consigliere Pistarelli, che su questa situazione la Regione, anche se volesse non potrebbe fare nulla perché è totalmente fuori dalle sue competenze. Questo è un problema grosso, reale, effettivo su cui mi sono misurato tante volte, perché l'effettività della pena — ce lo dice Beccaria fin dall'inizio — è il vero deterrente. Questo è un dibattito sul quale insieme possiamo lavorare per dire che si deve approfondire questo tema, non per farne carico a chi non avrebbe, se anche volesse... E francamente io vorrei arrivare ad una microeffettività della pena, ma sicuramente in questo luogo in cui sto adesso, istituzionalmente non ci posso arrivare.
I dati, i numeri, le cifre ecc. sono stati allegati ed erano comunque nella relazione di apertura della conferenza regionale sulla sicurezza, a cui una parte dell'opposizione ha partecipato, dove ci sono i dati che erano a novembre quelli disponibili ed erano del Ministero dell'interno, quindi non erano solo dati Istat ma dati del Ministero dell'interno pi o meno trattati, integrati ecc. Tanto è vero che uno degli effetti principali di quella conferenza fu l'instaurarsi di un rapporto stretto di collaborazione che stiamo cercando di tradurre in un accordo di programma con il Ministero degli interni, e non faccio battute sulla situazione attuale del Ministero degli interni, perché io sono preoccupato della situazione attuale, non sono assolutamente uno che ritiene che se le cose vanno peggio vanno meglio. Comunque stiamo lavorando per ottenere un certo tipo di rapporto fisso e costante per avere la possibilità di integrare i nostri dati ma a nostra volta di integrare i loro dati, perché abbiamo dei dati che possono essere reciprocamente vantaggiosi ed utili.
Però che cosa cercavo di dire questa mattina? Che noi dobbiamo, sia pure con tutte le riserve di un approfondimento eventuale di letture troppo ottimistiche, sia pure con le riserve di realtà che nel dato oggettivo sembrano tranquillizzanti e possono invece essere meno tranquillizzanti, dire con serenità che la situazione nella regione Marche non è tale da preoccupare in maniera particolare e che comunque dobbiamo farci carico di farla restare così o di migliorarla per tutto quello che riguarda le nostre competenze e le nostre possibilità. Su questo abbiamo prodotto una proposta di legge che ci sembrava — finché non è arrivata quella di Alleanza nazionale — trovare punti di collegamento o comunque di assemblaggio condiviso con le precedenti proposte dei Ds e di Forza Italia, su cui credo che a un certo punto dobbiamo anche cercare, se possibile, di raggiungere una posizione sufficientemente condivisa, tenendo conto che comunque la nostra è una situazione nella quale, oggettivamente, la risposta dell'apparato repressivo dello Stato è stata apprezzabile in alcune ipotesi, specialmente nelle ultime, ma nella sostanza, come presenza sul territorio non è sufficiente.
Si dice "è stato sette anni prima, sette mesi adesso" ecc. Diciamo che è un trend. Vogliamo allora dire che, siccome prima il Governo era di un certo colore noi non dicevamo nulla e voi dicevate, e quindi adesso ci scambiamo le parti e i ruoli? Non credo che sia questo l'approccio concreto e corretto. Noto con dispiacere — mi dispiace sottolinearlo oggi, perché chi non ha risposto alla mia lettera oggi si è dimesso — che ho scritto a febbraio e non ho avuto alcun tipo di risposta, nemmeno dal sottosegretario Mantovano che era stato estremamente disponibile, era intervenuto e aveva fatto una partecipazione significativa alla nostra conferenza, ma nel momento in cui si trattava di avere una risposta che dicesse "la situazione è tale per cui non pensiamo di potere", ha dato risposta. Io ho inviato due lettere, una al ministro dell'interno nel febbraio 2002 e al ministro Castelli nell'aprile 2002 e non ho avuto alcun tipo di risposta. Non credo che l'abbiano fatto per scortesia personale, anche perché con Castelli non ho rapporti ma con Scajola li avevo.

Fabio PISTARELLI. Ha scritto anche a Mantovano?

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. No, Pistarelli: quando scrivo a un ministro, in genere non scrivo anche al sottosegretario, altrimenti...

Fabio PISTARELLI. In genere il sottosegretario non risponde in luogo del ministro.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Infatti io aspettavo una risposta del ministro.

Fabio PISTARELLI. Lei, prima ha detto "nemmeno da Mantovano ho ricevuto risposta", pensavo che avesse scritto anche a lui.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. No, con Mantovano eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo risentiti, poi io ho scritto, quindi c'era questo tipo di discorso.
Il punto sul quale vorrei insistere è che noi dobbiamo impegnarci a trovare strade, forme d’intervento che possano essere efficaci ad ottenere due risultati: il primo, che venga mantenuto e migliorato il sostanziale clima di convivenza nell’ambito della nostra società; il secondo, che riusciamo ad ottenere alcune altre risposte che ci facciano capire come anche le competenze giocate su terreni prima marginali e adesso non più, come quello delle competenze regionali, possono servire e possono essere efficaci. Questi sono i punti su cui credo che dobbiamo lavorare ancora.
Su questo c’è da un lato una disponibilità dichiarata di tutti i rappresentanti dell’apparato repressivo statale, intendendo insieme di magistratura, forze dell’ordine polizie, questori, anzi non è un mistero per nessuno che i vari comandi territoriali tutte le volte che abbiamo incontri ricordano al Presidente della Regione che una pressione per ottenere una migliore attenzione sull’arricchimento degli organici loro l’auspicano. Se questo è il punto, credo che da qui dovrebbe partire un messaggio che dica ai cittadini marchigiani che oggettivamente nelle Marche si è in condizioni migliori che in parecchie altre parti d’Italia, che questa non è una situazione soddisfacente sotto tutti i punti di vista, che ci impegniamo perché non peggiori e possibilmente migliori, dopodiché, nel concreto vedremo che cosa fare. Mi pare che un esame sereno delle leggi oggi alla nostra attenzione potrebbe portare a questo tipo di conclusione.
Dopodiché vorrei con forza richiamare l’attenzione dei colleghi consiglieri su un punto che mi sembra fondamentale: attenzione a non giocare con questi temi: tutte le volte che si gioca con temi che sono carichi di emotività si corre il rischio di scatenare, poi, campagne che difficilmente si riesce a governare e a mantenere nell’ambito della razionalità. Poi ognuno può sottolineare l’uno o l’altro aspetto, ma quello che mi sembra fondamentale è questo tipo di cose.
Possiamo anche, in un dibattito politico, dire e dirci a vicenda le responsabilità che ognuno attribuisce all’altra parte, ma non diamo l’impressione — perché non è così — che noi viviamo nel Bronx. In nessuna parte di questa nostra regione c’è una situazione preoccupante sul serio a livello di ordine pubblico, il che non toglie che ci possano essere stati o esserci estorsioni, incendi di locali notturni, riciclaggio di denaro sporco, un po’ di ricadute di azioni di criminalità organizzata, tentativi di infiltrazioni della ‘ndrangheta calabrese. Questo c’è stato, può esserci e potrebbe esserci ancora, però non diamo questo messaggio perché non aiuta nessuno, se non chi vuole avere un terreno in cui governa più la pancia che la testa. Credo che questo non serva, anche per dare maggiore tranquillità ai marchigiani.
So che il discorso del furto delle auto è odioso, capita ecc., però debbo dire che nell’ambito di un’esperienza ormai di 31 anni che vivo in questa regione non mi è stata mai rubata un’auto, mentre a mia figlia che è vissuta un anno e mezzo per lavoro a Roma è stata rubata tre volte la macchina. Teniamo conto di questo, poi possiamo dire che il 90% dei furti in appartamento rimangono di autori ignoti, ma attenzione, non diamo un quadro della nostra regione negativo, anche perché non serve a noi, non serve alla regione, non serve a chi ci vive e a chi ci vuole venire. Chi ci viene lo fa volentieri, anche perché si vive in maniera sufficientemente tranquilla. Impegniamoci, lavoriamo, diciamoci a vicenda che siamo stati distratti o colpevoli, ma diamo un panorama della nostra regione — di questo sono profondamente convinto, ma so che anche voi siete convinti — che non è certamente quello del Bronx. Le Marche sono una bella zona d’Italia non soltanto dal punto di vista del panorama, del modo di vivere ma anche per la tranquillità e per, ancora, un clima di armonia sociale che nonostante tutto regge abbastanza e che sta a noi non far peggiorare.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Emendamento n. 1 presentato da Favia e altri.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Viene qui richiamata la diversa filosofia con cui è stato affrontato questo dibattito, anzi non è stato affrontato, perché mentre da parte nostra — di questo sembra che il consigliere Silenzi abbia avuto motivo di dolersi — c’è stato comunque un contributo corale al dibattito, la stessa cosa non può dirsi per il principale gruppo di questo Consiglio regionale che, tolto la sua voce, non ha contribuito in maniera decisiva ai lavori...

Giulio SILENZI. E’ intervenuta la Mollaroli...

Roberto GIANNOTTI. La Mollaroli è intervenuta ma vista l’importanza dell’argomento mi sarei aspettato una partecipazione più ampia.
La scelta che noi intendevamo richiamare è questo nodo di fondo che era il portato della nostra proposta di legge, cioè ipotizzare un rapporto di collaborazione concreto fra le diverse forze dell’ordine, quindi polizia, carabinieri, guardia di finanza e i vigili urbani. Lo sviluppo di questa sinergia è possibile nella misura in cui si attivano rapporti di collaborazione che noi abbiamo individuato nei famosi protocolli che sono già un risultato acquisito, per esempio nella vicina Emilia Romagna ma anche nella nostra regione: penso alla tanto contestata città di Civitanova dove hanno già realizzato in concreto forme di collaborazione fra diverse forze di polizia. Il senso dell’emendamento è proprio quello di inserire la prefettura come soggetto importante nell’organizzazione di questo rapporto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Questo emendamento è un’aggiunta che volevamo fare all’articolo. Per sgombrare dubbi e malintesi, riporto quanto scritto anche recentemente sulla stampa a seguito di una dichiarazione del presidente Silenzi. Chiedo scusa, ma come fatto personale ritengo sia opportuno chiarire questa questione, perché per una persona così autorevole e di alto profilo qual è il presidente del gruppo Ds Silenzi prendere queste cantonate penso sia una cosa da “Striscia la notizia”. Lui ha detto che noi siamo “penosi”, ma vorrei ricordare al presidente Silenzi che nel lontano 1995, quando a Civitanova il suo gruppo apparteneva al primo partito della città, presidente del Consiglio comunale era Enrico Lattanzi, che, avendo preso più voti ed essendo consigliere anziano, fungeva quindi da presidente. Successivamente il Polo che per la prima volta governava la città ha cambiato lo statuto comunale e il nuovo statuto recitava che all’interno del Consiglio comunale si dovevano votare il presidente e il vicepresidente. Una breve cronistoria è doverosa, perché ti dovrebbero informare meglio, la prossima volta, i tuoi compagni di Civitanova, caro Silenzi. A seguito del cambiamento di statuto, presidente era stato nominato Ugo Sabbatucci e vicepresidente Vittorio Taffoni. Nessuno ha gridato allo scandalo. Nel 2000 sono stati rinominati presidente del Consiglio Ugo Sabbatucci, vicepresidente Vittorio Taffoni e nessuno ha gridato allo scandalo. Nel 2002 sono stati nominati presidente del Consiglio Vastaroli e vicepresidente Carosone. All’improvviso tu hai avuto la visione di una lottizzazione, di una democrazia calpestata ecc. Ma sono sette anni che si va avanti così.

Giulio SILENZI. Peggio!

Ottavio BRINI. Quello che mi preoccupa è la tua assenza totale, da sette anni, dalla politica civitanovese. Ecco che perdi di vista il problema della sanità e quindi perderemo la Asl; ecco che perdi di vista il discorso della viabilità; ecco che perdi di vista tante altre cose.
Apprezzo il discorso del Presidente D’Ambrosio che ha fatto un intervento moderato, teso più a unire tutte le forze in questa assise anziché dividere fra belli e brutti, come hai fatto prima. Il Presidente D’Ambrosio ha invece fatto un ragionamento molto intelligente, di equilibrio che personalmente condivido al 100%. Quindi, caro Giulio, attenzione quando si parla di lottizzazioni, perché dal 1995 viene applicato questo metodo a Civitanova.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 1.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 2 a firma Romagnoli ed altri.
Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Questo emendamento è in linea con quanto già detto nella relazione introduttiva. Noi vogliamo concretizzare l’azione di questa legge, pertanto chiediamo che venga data priorità a quei progetti finalizzati a sviluppare politiche di sicurezza con particolare riferimento alle aree ad alto rischio di criminalità. Non crediamo che sia impossibile individuare le aree ad alto rischio di criminalità. Lo ricordiamo al Presidente che prima parlava di mancanze o di ritardi del Governo nel rispondere alla sua corrispondenza: noi, tranquillamente rivolgendoci al sottosegretario Mantovano abbiamo avuto un “Rapporto criminalità e sicurezza nelle Marche” aggiornato al 22 giugno, dove le aree sono più che individuate e la situazione men che tranquilla, come avevo già dimostrato prima. Crediamo che proprio per questo l’inadeguatezza di questo disegno sia totale: quanto meno cerchiamo di emendarlo facendo sì che venga individuata la priorità di certi interventi rispetto ad altri. Non c’è alcun accenno di questo nella proposta di legge della Giunta, quindi riteniamo di dover concretizzare e rendere operativi lo spirito e la possibilità di incidere di questa legge nel pratico e nel tessuto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 2.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’articolo 1.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2, emendamento n. 3 a firma Romagnoli ed altri.
Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Noi riteniamo che la proposta di questa Giunta sia inadeguata, anche perché insufficiente, quindi non abbiamo cassato la prima parte del vostro articolo 2 che è propedeutico, preliminare a ben altro che doveva venire e che non è poi venuto, quindi abbiamo aggiunto una specifica di interventi più fattivi e più incisivi. I protocolli di cui avete parlato e di cui parlano le prefetture e i Comuni non certo di centro-destra che con le prefetture li hanno stilati. Qui non c’è menzione, nel nostro noi li inseriamo. Parliamo della individuazione dia ree, dell’ammodernamento di strumenti, tutto quello che a nostro avviso, non in contrapposizione ma in aggiunta all’individuazione che fate delle priorità nell’articolo 2, è da inserire.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’articolo 2. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’articolo 2 è esemplificativo di quanto, in sede di discussione generale, parlavamo di “legge-manifesto”, perché per le finalità, quelle di concorrere allo sviluppo civile, alla convivenza e alla sicurezza, se scorriamo l’articolato vediamo che sono tutte attività che potranno essere promosse dalla Giunta, molto indefinite, perché “realizza attività di ricerca e documentazione, intese, accordi, collaborazione...”. Qui sono, secondo noi i limiti di questa legge. Volevamo correggerli anche con una puntuale indicazione di possibilità operative, in grado di essere poste in campo dall’istituzione regionale, cosa che è stata bocciata nella discussione dell’emendamento precedente. L’insoddisfazione è proprio legata a questo tipo di meccanismi che secondo noi hanno funzionato poco per degli argomenti che già di per sé potevano portare immediata concretezza e non lo hanno fatto, in tanti casi abbiamo assistito a “leggi-manifesto”. In questo caso, quando vi sono situazioni nelle quali già vi sono sovrapposizioni naturali di competenze tra Stato e Regioni, a maggior ragione una legge così ampia darà poche risposte. A questo proposito forniremo, anche subito, in questa seduta, il rapporto aggiornato del Ministero degli interni che ci è stato fornito dal nostro sottosegretario Mantovano su nostra richiesta di qualche settimana fa. Ci sembra molto strano che questo contatto di lavoro tra la Giunta e il Ministero non sia riuscito ad essere operativo quando il nostro gruppo in maniera semplice, con una richiesta per iscritto ha ottenuto tutte le informazioni puntuali sullo stato della sicurezza nelle Marche, aggiornate a dieci giorni fa. Ritengo che da parte del Presidente della Giunta ci doveva essere un contatto diretto con il sottosegretario e non un arrivederci che magari era il giusto saluto a conclusione del convegno sulla sicurezza, ma che poi doveva essere seguito da fatti, attività e contatti diretti e concreti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Bisogna riconoscere una cosa: stiamo rifacendo la solita routine con le minoranze che hanno presentato degli emendamenti, ma dato che in democrazia contano i numeri questi emendamenti non vengono minimamente approvati. Vorrei però dire che prima il capogruppo Silenzi ha fatto un intervento che in alcune parti condiviso perché sono cose in cui noi crediamo; in questo emendamento c’è scritto “realizzazione dei servizi per l’istituzione dei vigili di quartiere con particolare riferimento alle zone abitative e commerciali” e questo emendamento viene bocciato. Inoltre: “potenziamento dell’attività di vigilanza, telesorveglianza e controllo parchi, giardini e scuole”. Vorrei chiedere in modo particolare ai verdi, che non l’hanno votato, quale sia il motivo di ciò. La maggioranza ha letto questi emendamenti o ha fatto una riunione e ha detto “comunque vada gli emendamenti della minoranza li bocciamo tout-court”? Se così fosse, mi alzerò e leggerò emendamento per emendamento, così la maggioranza saprà cosa si vota. Non può, il capogruppo di maggioranza dire che l’istituzione del vigile di quartiere, una cosa che vuol portare avanti la Regione perché problema sentito, su cui debbono essere sensibilizzati i cittadini, deve essere bocciata perché l’emendamento lo presentiamo noi. Mi sembra una cosa veramente assurda.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 2.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 4 che introduce l’articolo 2 bis. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. L’art. 2 è il cuore della legge, sostanzialmente, quindi credo che sia utile, per chi ha seguito questo problema e non si è cimentato, come ha fatto il consigliere Silenzi, in un discorso sui grandi sistemi, riprenderlo. Se i colleghi consiglieri si assumessero la responsabilità di leggere il contenuto dell’art. 2 della proposta della Giunta si renderebbero conto della fondatezza dei rilievi formulati questa mattina dai consiglieri del gruppo di Forza Italia. Sostanzialmente, questa legge tanto decantata sulla sicurezza nelle Marche prevede la realizzazione di attività di ricerca, documentazione, comunicazione e informazione, la promozione di intese, accordi di collaborazione istituzionale, un indirizzo all’azione regionale ad un utilizzo coordinato delle risorse finanziarie regionali — vorrei capire il senso e il significato del punto c) della proposta — la partecipazione della regione ad organismi nazionali ed internazionali, e potremmo continuare. Cioè aria fritta. Sostanzialmente questa è una legge vuota, che non dice assolutamente nulla sul piano delle politiche della sicurezza. Mi viene da chiedere se i soldi spesi dal Presidente della Giunta per commissionare incarichi, per organizzare una mastodontica conferenza sulla sicurezza, per perdere tantissimo tempo, siano stati soldi spesi bene. A questo si oppone una proposta, quella presentata dal nostro gruppo. Non è inutile ricordare per la stampa che la prima proposta di legge presentata su questo argomento, che ha innescato il meccanismo è la proposta presentata dal gruppo consiliare di Forza Italia nel febbraio 2001. La Giunta è arrivata a rimorchio, ha presentato un proprio testo a novembre dello stesso anno, il gruppo Democratici di sinistra ha copiato — sono in grado di dimostrarlo con i fatti — la nostra proposta di legge presentandola, guarda caso, cinque giorni prima delle elezioni amministrative perché doveva in qualche modo “vendere” all’opinione pubblica una partecipazione legislativa su questo problema.
Detto questo credo che una lettura dei rispettivi contenuti e soprattutto una lettura del contenuto della nostra proposta consente di marcare una diversità sostanziale, che certo fa riferimento alla diversa posizione culturale, quindi al diverso atteggiamento, ma, così come è stato detto in maniera molto adeguata da altri consiglieri la nostra proposta prevedeva intanto la costruzione di progetti degli enti locali volti a intervenire su questa materia e tutta una serie di iniziative che potevano essere concertate e messe in essere attraverso i protocolli d’intesa con le prefetture per rendere più efficace l’azione delle forze dell’ordine. Questo aspetto della legge è stato il motivo per cui non si è arrivati a definire un testo di legge unitario.
E’ chiaro che il nostro dissenso rispetto all’impostazione minimalista della Giunta è pieno, quindi intendiamo ribadire l’esigenza che la legge dovesse affrontare e porre in essere politiche adeguate per la sicurezza, cosa che questa Giunta non ha fatto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 5 a firma Romagnoli ed altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 3. Emendamento n. 6 a firma Romagnoli, che ha la parola.

Franca ROMAGNOLI. Riteniamo che le forze dell’ordine debbano essere per prime interpellate e che possano contribuire a fare quello che deve essere lo scopo dell’osservatorio, cioè una mappatura del territorio al fine di individuare le zone a rischio ed intervenire. Nel vostro osservatorio manca completamente la rappresentanza dei carabinieri, manca il questore, manca la rappresentanza di qualunque altra forza dell’ordine che riteniamo sia essenziale.
La nostra non è quindi una provocazione ma vorremmo far presente che l’osservatorio non deve essere la passerella dei soliti. Mi va bene il sindaco, mi va bene il presidente, mi vanno bene Anci e Upi che non mancano mai nelle vostre attenzioni: penso che possano supportare l’azione di qualcun altro, se si vuole che questo osservatorio funzioni e che non sia uno dei tanti osservatori-passerella come diceva Pistarelli. Se si vuole una certa efficacia e se si vuole davvero fare con cadenza annuale, come chiediamo, la mappatura del territorio, facciamo sì che protagonisti siano le forze dell’ordine che gli altri possano supportare, aiutare, contribuendo a quest’ottica di integrazione a voi tanto cara ma non siano gli unici protagonisti di un osservatorio che altrimenti non servirebbe, e non servirà, davvero a nulla.

Gilberto GASPERI. Presidente, chiedo la votazione per appello nominale a firma anche dei consiglieri Romagnoli e Pistarelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Se l’emendamento viene respinto c’è il rischio che non venga messo in discussione un emendamento analogo, quindi mi si consenta di rubare un po’ di spazio. (Interruzione). Consigliere Luchetti, vedo che il suo attivismo rispetto alla prospettiva di diventare assessore sta diventando... (Interruzione). Ancora ci sono cinque mesi, abbia fede...
Su questa questione, giustamente il gruppo di Alleanza nazionale ha posto un’esigenza che credo sia legittima: quella che dentro questa struttura, che peraltro noi riteniamo superflua, inutile, vi siano organismi adeguati. Siamo ormai abituati, purtroppo, a organismi pletorici che in certi casi non servono a nulla e questo è uno di quelli. Comunque, dentro questo contesto, rispetto anche ad altre scelte sulle quali interverremo, questa lacuna della non presenza dei referenti delle due principali forze di sicurezza — mi riferisco alla Ps e ai carabinieri — è un’assenza grave. Si è riempito questo organismo di attori indirettamente interessati, che hanno una veste, una funzione istituzionale e non si è voluto coinvolgere chi sta in trincea e combatte questa battaglia per l’interdizione della criminalità. Il senso del nostro emendamento è tutto qui, nell’integrare comunque la composizione dell’osservatorio attraverso la presenza del comando dei carabinieri e della guardia di pubblica sicurezza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Il passaggio che volevo sottolineare politicamente è questo. E’ uno di quei punti che noi consideriamo di valutazione politica della legge stessa, nel senso che noi crediamo che una legge della sicurezza sia valida e utile nel momento in cui possa produrre dei risultati. Non crediamo a una legge che rafforzi la sicurezza dei marchigiani che sia solo di copertina, che sia una legge di immagine, di pubbliche relazioni o magari di crescita culturale complessiva della regione. Noi crediamo che debba anche essere una legge operativa, che metta in sinergia le istituzioni dello Stato, gli enti locali, in questo caso la Regione che degli enti locali è l’organismo principe, quello di raccordo, quello politico, quello di rappresentanza complessiva del territorio. Sulla sicurezza, se i Comuni hanno compito di coordinamento per via dei vigili urbani e della loro conoscenza specifica del territorio, la Regione ha sicuramente un compito più alto che è quello di inquadrare il fenomeno. Questo e pochi altri sono gli elementi qualificanti per dare un giudizio complessivo sulla legge. Noi riteniamo che ci debba essere da parte della maggioranza uno sforzo di accettare il contributo che viene dai membri della Commissione che hanno seguito la legge e dall’indirizzo politico che la minoranza con senso di responsabilità sta portando avanti.
Se non c’è alcuna capacità di ricevere contributi, in questo caso qualificanti e sicuramente non di parti, qual è la sinergia tra Stato e Regione, credo che a questo punto debba venir meno anche la nostra capacità di collaborare in senso positivo all’approvazione della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

Giuseppe RICCI. Credevo di essere stato esaustivo questa mattina quando ho fatto la relazione di maggioranza, dicendo che nell’osservatorio regionale non si prevede una rappresentanza diretta delle forze dell’ordine, proprio perché la funzione dell’osservatorio è quella di dare indirizzi sulle politiche generali del sistema integrato di sicurezza e di educazione alla legalità. Il titolo stesso della legge che è stata presentata dalla Giunta e che rappresenta il testo base sul quale abbiamo lavorato, è di per sé stesso un segnale del tipo di legge che si vuol costruire. Se avessimo voluto costruire una legge che istituisse un organismo operativo nel sistema della pubblica sicurezza allora avrebbe avuto senso inserire i rappresentanti delle forze dell’ordine, i carabinieri, la polizia, la guardia di finanza e quant’altro. Questo sarà, se sarà, qualora lo Stato — ho già detto questa mattina che sembra ci sia un’iniziativa in questo senso, ma dobbiamo verificarlo — istituisca i comitati regionali per la sicurezza, così come esistono oggi i comitati provinciali coordinati dai prefetti. Se esisteranno i comitati regionali con funzioni operative, coordinati in questo caso dal presidente della Regione Marche, essi comprenderanno necessariamente e assolutamente la rappresentanza delle forze dell’ordine. Probabilmente non contempleranno tutta quella serie di altre figure che noi abbiamo previsto — i rappresentanti degli enti locali complessivamente intesi, i rappresentanti delle Province, i rappresentanti del servizio sociale, i rappresentanti delle categorie produttive, i rappresentanti delle forze sociali — perché sono due funzioni completamente distinte. Quindi l’osservatorio ha una funzione di monitoraggio e di indirizzo rispetto alle scelte che la Regione intende fare nel sistema della sicurezza intesa come sicurezza sociale, sicurezza del territorio, sicurezza dell’ambiente, sicurezza dell’alimentazione, sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo è lo scopo e il significato della legge. Altra cosa è una legge sulla pubblica sicurezza, ma questa non è una legge sulla pubblica sicurezza. Quindi, questa capacità di rappresentare il mondo delle istituzioni che agiscono e che operano nel sistema della legalità è data, in questo organismo di indirizzo, dai prefetti che sono i coordinatori rappresentanti della politica di sicurezza provinciale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ho ascoltato quanto detto dal Vicepresidente Ricci, relatore di maggioranza. Prendo atto che ha dato una spiegazione dell’articolo e ha detto perché in questo articolo non sono state previste le forze dell’ordine. Dice si chiama “sistema integrato delle politiche per la sicurezza ed educazione alla legalità”. Allora mi chiedo che cosa ci stanno a fare i prefetti e i loro delegati, il procuratore generale della Repubblica, il procuratore della Repubblica presso il tribunale capoluogo di regione, un rappresentante designato dagli ordini degli avvocati se non debbono essere presenti, così come viene indicato in questa proposta presentata da Alleanza nazionale. Noi consideriamo che ci debbano essere i prefetti e i questori, perché diventa una cosa normale, in quanto se si deve andare a chiedere qualcosa il prefetto dovrà supportare le risposte attraverso un’indagine fatta dal questore o dall’arma dei carabinieri o della guardia di finanza. Non a caso qui sono stati previsti sia i prefetti che i questori, coadiuvati dall’arma dei carabinieri, dal comandante della guardia di finanza, dal comandante della guardia forestale per quanto riguarda l’ambiente e la realtà dei boschi, cosa che non viene assolutamente presa in considerazione, caro consigliere dei verdi D’Angelo. Non a caso proprio questa legge parla di educazione e legalità, quindi mi sembra logico avere fatto la richiesta di votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l’emendamento n. 6 a partire dal n. 18.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri astenuto
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini assente
Ricci Andrea assente
Ricci Giuseppe no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli assente
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta sì
Viventi assente
Agostini assente
Amagliani assente
Amati assente
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo no
Donati no
Favia sì
Franceschetti no

Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Di fronte alla situazione finanziaria della Regione, che certamente non è delle migliori, su questo articolo di legge c’è stato un certo contrasto nella discussione in Commissione. Poteva avere senso utilizzare professionalità esterne di alto livello tecnico di cui fosse garantita la neutralità rispetto agli schieramenti politici, rispetto ai condizionamenti politici, considerata la delicatezza del ruolo che debbono essere chiamati a svolgere, considerata la competenza. Rispetto a questo abbiamo trovato una posizione di chiusura, per cui si è di fatto voluto rimettere alla Giunta regionale la scelta discrezionale di tre esperti che dovrebbero far parte del comitato scientifico. Abbiamo detto che ci sembra un passaggio inutile, perché la Giunta fra l’altro, in base agli articoli del regolamento può scegliersi i consulenti che vuole per quello che riguarda lo studio e gli approfondimenti di problematiche attinenti l’attività regionale. Non capisco perché si è voluto lo stesso mettere la casacca addirittura a tre personalità, a tre esperti di un certo rilievo che dovrebbero supportare l’azione dell’osservatorio. Da qui la richiesta declinata nell’emendamento che questa responsabilità sia rimessa al Consiglio regionale e non alla Giunta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo n. 3.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Emendamento n. 9 a firma Romagnoli ed altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’articolo 4.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Emendamento n. 10 a firma Romagnoli ed altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’art. 5.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 11 a firma Romagnoli ed altri. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Chiediamo che venga almeno introdotto un criterio di priorità, di sostegni finanziari a progetti e iniziative, perché così com’è la legge rischia di non funzionare assolutamente. E’ questa l’idea che ci siamo fatti studiando analiticamente l’articolato, perché la genericità delle indicazioni e il demandare tutto alla Giunta per quanto riguarda gli indirizzi, porteranno a finanziamenti a pioggia su varie iniziative, volantini, articoli e manifesti che rimarranno solo carta straccia, oppure a iniziative che non avranno una finalità logica. Con l’inserimento del 5 bis chiediamo che il titolo di priorità sia quello riguardante zone ad elevato rischio criminalità, campagne sulla tossicodipendenza, pertanto sulla questione delle droghe, Comuni che si impegnino ad avviare iniziative concrete sulla sicurezza o coordinamenti tra realizzazione dell’intervento e finalità della legge, integrazione con associazioni specificamente volte all’impegno sulla sicurezza, intese con le forze di polizia per quanto riguarda questi indirizzi.
Noi chiediamo che almeno sulla questione degli interventi finanziabili vi sia questo tipo di scelta già individuata per quanto concerne l’articolato di legge. Questo ci sembra sia un passo base per rendere questa legge un minimo operativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Questo è un altro passaggio che noi riteniamo qualificante sulla legge stessa e credo che non abbia un retropensiero di natura ideologica o di strumentalizzazione politica. Se la legge vuol essere d’impatto noi crediamo che debba avere delle caratteristiche. Quello dei criteri di priorità nella concessione dei finanziamenti è l’atto qualificante per dire “noi riteniamo che gli interventi nelle zone a più alto rischio di criminalità, le campagne per la prevenzione della tossicodipendenza dove si recluta la manovalanza per l’attività criminosa diffusa e talvolta non solo quella ma anche quella d’infiltrazione di azioni più grandi, il collegamento diretto tra l’intervento e il perseguimento delle finalità della legge, l’integrazione con le associazioni private che svolgono attività di carattere sociale, i protocolli d’intesa con le forze di polizia sono cose, operative, pratiche, che mettono le ali alla legge”. Altrimenti è una legge d’immagine, di copertina, ma di fatto una legge vuota.
Dietro questo c’è tendenziosità politica, C’è il ricatto della minoranza perché vuole qualcosa per sé o per gestire non si sa bene cosa? Questi saranno progetti che dovranno partire da Comuni o comunque da enti la maggior parte dei quali sono governati da una maggioranza omogenea con quella che governa la Regione.
Faccio quest’ultima richiesta di senso di responsabilità di questa maggioranza per dire “accogliete almeno sul piano dell’operatività il nostro contributo, che è un contributo per la società marchigiana, non per mettere bandiere o via di seguito”. Lasciare anche questo significa che noi, come minoranza dobbiamo interrogarci se collaborare, partecipare alle votazioni o lasciare alla maggioranza l’autosufficienza per varare questa legge. Una legge vuota è una legge che non ci convince, una legge che non serve a niente, è veramente un alibi per dire “abbiamo fatto qualcosa”, quando poi nella sostanza non si fa niente. Chiedo su questo l’intervento delle forze di maggioranza per dare il loro parere politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Se fosse stato recepito l’emendamento del nostro gruppo rispetto all’art; 2 evidentemente questo sarebbe stato un discorso inutile, ma non essendo stato recepito ed essendo passata questa proposta minimalista della Giunta e della maggioranza, evidentemente l’emendamento di Alleanza nazionale è estremamente pertinente: il tentativo di dare un minimo di significato all’azione che in ragione di questa brutta legge dovrà svolgere la Giunta regionale. Vengono individuati alcuni campi d’intervento, noi ne avevamo citati altri, ma credo che questo sia un punto di ancoraggio abbastanza importante perché segnala comunque la disponibilità della Regione di farsi carico di alcuni problemi che hanno una grande rilevanza sociale. Quindi noi voteremo questo emendamento presentato dal gruppo di Alleanza nazionale, così come diciamo che staremo a vedere. Ci sono altre proposte emendative e valuteremo alla fine, dal voto degli emendamenti, l’atteggiamento da assumere rispetto al voto complessivo, se per esempio arrivare ad una dissociazione formale, fare in modo che la maggioranza di questo Consiglio regionale si assuma la responsabilità di approvare la legge, se ne ha le forze. Sarà bene che qualcuno si preoccupi di fare qualche telefonata per sollecitare i consiglieri di maggioranza assenti a intervenire.
Intanto prendo atto che un emendamento proposto in Commissione dal nostro gruppo è passato, quello di rimettere al Consiglio regionale la responsabilità di definire gli indirizzi. La prima stesura della proposta prevedeva che anche questa incombenza fosse assolta dalla Giunta.
Prevedere un limite al finanziamento dei progetti, ipotizzato al 50% del loro ammontare è altra cosa negativa.
Infine, si prevedono finanziamenti per progetti realizzati dagli enti locali, si dice nella legge per le spese di progettazione e di attuazione, a dimostrazione del nulla, cioè che comunque sono soldi che saranno spesi invano, non indirizzati alle azioni ma a realizzare la cornice, a progettare, pagare qualche consulente amico che avrà il compito di farsi carico di questa cosa. Quindi, noi voteremo a favore dell’emendamento di Alleanza nazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

Giuseppe RICCI. Il discorso che si è sviluppato in Commissione ci ha visto confrontarci su due filoni indubbiamente diversi e alla fine, seppure con rammarico per quanto riguarda l’azione che ha svolto il relatore, ha dimostrato che la filosofia delle due proposte era completamente diversa, quindi mi era parso che questa consapevolezza fosse comune a tutti i colleghi impegnati in Commissione. Quindi ancorare il voto su alcuni emendamenti che tendono a riproporre comunque un contenuto diverso rispetto alla proposta passata in Commissione alla permanenza o meno in aula, quindi comunque a un contributo positivo affinché la legge venga licenziata o meno mi sembra che non corrisponda a quel clima che si era creato.
Per quanto riguarda l’emendamento nello specifico voglio ricordare ai colleghi che non solo, come faceva rilevare Pistarelli, l’art. 5 prevede che il Consiglio regionale determina gli indirizzi e successivamente la Giunta definisce le priorità, i criteri e le modalità per il finanziamento del progetto, che forse sarebbe poca cosa, ma v voglio ricordare che qui si dice che “Il Consiglio regionale discute annualmente una relazione presentata dal Presidente della Giunta regionale sulle iniziative svolte in attuazione della presente legge, indicando le priorità d’intervento per l’anno successivo”. Quindi è il Consiglio regionale che indica le priorità d’intervento. Andarle a definire, a codificare, ad inquadrare con una norma, con un articolo, con un emendamento di fatto impedisce al Consiglio di svolgere quella funzione propositiva che di anno in anno può essere fatta individuando per quell’anno le specificità. Quindi, se i colleghi dell’opposizione mi consentono un suggerimento, posso chiedere ai colleghi di trasformare questo emendamento in un ordine del giorno, poiché siccome quest’anno il Consiglio regionale non farà la discussione sulla relazione del presidente e definirà i criteri e gli indirizzi per l’anno in corso, potrebbe essere un contributo, un indirizzo del Consiglio affinché nel primo anno di applicazione questi orientamenti che voi assumete come prioritari possano essere tenuti in considerazione dalla Giunta. Mi permetterei di dare questo suggerimento, fermo restando che le competenze sono in capo al Consiglio, quindi per gli anni successivi sarà quest’aula a definire le priorità e i criteri.

PRESIDENTE. A me pare che la richiesta del relatore Giuseppe Ricci sia molto intelligente, ma evidentemente non ci comprendiamo.
Pongo in votazione l’emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 12. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Volevo far rilevare al consigliere Silenzi la presenza del consigliere Cesaroni. Mi sembra sia un’informazione importante rispetto al dibattito di oggi: si è assentato per andare in bagno, quindi credo sia una cosa plausibile.
Il senso di questo emendamento è nel richiamare l’importanza di un coordinamento efficace che può essere svolto dalla Giunta regionale, che si contrappone alla previsione dell’art. 2 che citava adesso il consigliere Ricci sulla conferenza. Abbiamo già visto che con la conferenza sulla sicurezza è stata varata un’operazione d’immagine, ci sembra che aver previsto tutti gli anni un momento di questo genere sia un fatto dispendioso, inutile, che non concorre certamente ad aumentare il livello di conoscenza delle problematiche della sicurezza nelle Marche e non contribuisce ad affrontare questo problema.
Per questo abbiamo previsto l’istituzione di un coordinamento operativo che in sostanza significa mettere in rete, mettere a confronto le istituzioni e le forze di polizia una volta all’anno perché si possa realizzare un monitoraggio della situazione della criminalità nella regione e si possano dare come contributo all’Esecutivo, alla Giunta, al Consiglio regionale gli elementi per definire politiche rispetto a questo settore. Il senso dell’emendamento è questo. Non credo che sia una proposta emendativa che snatura il senso della legge. Per questo invito i consiglieri a votare questa proposta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 12.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’articolo 6.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Emendamento 13 a firma Romagnoli ed altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’art. 7.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 14 a firma Romagnoli ed altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 15. Introduce l’articolo riguardante l’urgenza. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che dal dibattito sia emerso un quadro della povertà culturale e politica di questa maggioranza e di questa Giunta regionale. La risposta ad un tentativo serio di affrontare una questione importante per le Marche qual è quella della sicurezza che è stato declinato in due proposte di legge, una del gruppo di Forza Italia e una del gruppo di Alleanza nazionale, da una serie di atti ispettivi presentati in Consiglio regionale, da una serie di interrogazioni, da un lavoro concreto svolto in sede di Commissione consiliare, oggi mi sembra si possa dire è stato banalizzato da questa maggioranza, che ha espresso da una parte la volontà di alzare una cortina di fumo, di fare un’operazione d’immagine che in qualche modo gli consentisse di recuperare una gravissima omissione; dall’altra è una omissione che in qualche modo si vuol recuperare attraverso l’approvazione di una proposta di legge del tutto inefficace, quindi del tutto inutile.
Il contenuto di questa posizione non viene così, fa parte di una cultura che è stata espressa questa mattina dagli interventi del Presidente della Giunta prima e del capogruppo dei Ds Silenzi poi. Una sottovalutazione di quanto pericolosa sia la situazione della criminalità nella nostra regione, con riferimento all’incremento oggettivo dei fatti di microcriminalità che si sono realizzati negli ultimi tempi. Anche qui ci sarebbe da discutere, perché da una parte c’è il tentativo di ribadire il luogo comune che le Marche sono un’isola felice, che non bisogna fare del pessimismo di maniera, dall’altra leggo sull’Ansa l’intervento di questa mattina del Presidente della Giunta che parla di “grosse operazioni che hanno interessato le Marche”, “Tela di ragno” sul riciclaggio del denaro sporco della mafia russa, “Reclaim” sul traffico di videopoker, sulla segnalazione di una condizione di oggettivo rischio determinato dai fatti ripetuti che accadono al porto di Ancona che notoriamente è un crocevia di intrecci malavitosi. Parliamo di clandestini, parliamo di spazio della droga, parliamo di prostituzione e altro.
Mi sembra che comunque questa posizione che ha espresso questo dibattito, che ha espresso questa proposta di legge inutile ed inefficace parta da questa carenza di fondo, da questo limite della posizione della maggioranza: la sottovalutazione che la sicurezza rappresenta anche per le Marche un fattore emergenziale. E’ un fatto di emergenza rispetto al quale bisogna confrontarsi.
Ne deriva un atteggiamento omissivo da parte della Giunta regionale che evita di assumersi le proprie responsabilità, perché diciamo che questa legge non definisce alcuna strategia, non contiene alcuna azione che possa concorrere ad affrontare questo problema.
Sostanzialmente la Giunta non vuole svolgere un ruolo di attore principale su questo problema che credo stia a cuore a tutti i marchigiani, ma vuole limitarsi a svolgere, come sempre, un ruolo marginale. Infatti vengono lanciati input per cui la Giunta immagina per sé un ruolo di studio, un ruolo di creazione di organismi pletorici, di partecipazione a forum internazionali che non so a quanto servono.
Questo atteggiamento pure a fronte di una situazione oggettiva che è stata segnalata, pure a fronte di proposte di altri prodotti legislativi che in qualche modo indicavano una strada che poteva essere percorsa. La Giunta, ripeto, ha rinunciato, oggi, a svolgere un’azione forte, un’azione che recuperasse la sua capacità di essere veramente interlocutore del Governo.
Presidente D’Ambrosio, ho sentito il suo intervento di questa mattina e non voglio ripetere cose che sono state già dette. La propaganda fatta dai sottosegretari del vecchio Governo dell’Ulivo rispetto al problema degli organici è un fatto noto, quindi non ho bisogno di richiamare le responsabilità. Ho detto questa mattina, facendo una battuta, che Silenzi s’immagina che il Governo di centro-destra faccia in un anno quello che non ha fatto il Governo di centro-sinistra in sette anni. Basterebbe questo, già, a giudicare. Io non so da quale fonte provengano i dati che il Presidente D’Ambrosio ha letto questa mattina, io ho altri dati che vengono dalla conferenza nazionale del Ministero degli interni rispetto alla situazione degli organici delle Marche, da cui appare un quadro allarmante, che disegna per esempio una percentuale di -10% degli organici della provincia di Macerata (294 effettivi rispetto ad un organico, in potenza, di 328 addetti), che prevede un sostanziale equilibrio per quello che riguarda la provincia di Ascoli Piceno, un quadro con un riferimento molto negativo per quanto riguarda la provincia di Pesaro che ha un indice del -14%, con 408 addetti contro i 477 di organico. Invece un dato positivo per quanto riguarda Ancona dove si registra una forza effettiva di 941 agenti rispetto agli 806 assegnati.
Dico questo, perché anche su questo piano c’è un modo serio di muoversi e a me non sembra che l’uso delle lettere polemiche, l’uso della interlocuzione polemica assunta dal Presidente D’Ambrosio concorra a risolvere la questione. La volontà del Governo la si è espressa in termini chiari con il potenziamento delle strutture nel periodo estivo, cioè noi abbiamo avuto un’assegnazione di personale straordinario di 10 unità per il mese di luglio e 10 unità per il mese di agosto per la provincia di Pesaro e Urbino, 4 unità per la provincia di Macerata, 5 unità per la provincia di Ancona, a dimostrazione che il Governo è sensibile a questa problematica. Così come altro dato certo è che, specialmente da parte dei gruppi che in Consiglio rappresentano le forze di governo, è ben chiara questa esigenza, oltre al coordinamento, oltre alla qualificazione delle attrezzature, dell’adeguamento degli organici delle forze di pubblica sicurezza. In questo senso i gruppi presenti in aula hanno attivato i canali necessari perché questo problema possa essere affrontato. Mi auguro che la vicenda di queste ore non infici il lavoro svolto in queste settimane, ma noi siamo abituati a fare i fatti, non a fare millantato credito come ha fatto qualche parlamentare dell’Ulivo che è riuscito anche a vendere come suo risultato il potenziamento estivo dei commissariati. E’ ridicola l’esternazione dell’on. Gasperoni che ha citato come suo grande successo personale il fatto che il Ministero degli interni ha disposto il potenziamento degli organici durante il periodo estivo. Lasciamo stare, credo che questo sia inutile.
Non c’è stata questa capacità, non c’è stata la volontà politica di recuperare un ruolo forte del Governo regionale rispetto alle politiche del Governo nazionale, non c’è stata la volontà della Giunta regionale di assumere un ruolo decisivo rispetto ad alcune delle condizioni che possano garantire un’opera di contrasto adeguata. Mi riferisco al discorso del coordinamento, al discorso del mettere a rete le diverse forze di polizia sviluppando un apporto sinergico tra le forze di polizia che dipendono dallo Stato e i corpi dei vigili urbani. Sostanzialmente questa operazione si è tradotta in una grande operazione d’immagine, cioè la maggioranza e la Giunta vogliono vendere ai marchigiani una cosa che non c’è. Mia figlia direbbe “l’isola che non c’è”: la favola di Peter Pan. Qui siamo allo stesso livello: oggi si tenta di consumare questa operazione, dare ai marchigiani una cosa che non esiste. Personalmente credo che questo non debba essere consentito. Io non sono uno a cui piace reagire alle provocazioni, ma rispetto agli atteggiamenti provocatori assunti in questo Consiglio, ancora una volta, dalla maggioranza rispetto alla chiusura e alla blindatura della proposta di legge, credo sia giusto che questa proposta di legge se l’approvi e se la voti la maggioranza, se ha i numeri per farlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Lo spirito con il quale il gruppo di An e complessivamente tutta la minoranza ha affrontato queste proposte di legge, è stato quello di dare un contributo. Noi ci siamo posti il problema di come poter dare un contributo e di come poter lavorare bene per i marchigiani e abbiamo fissato tre punti cardine. Uno è quello relativo all’art. 2, cioè le finalità della legge, quindi le politiche e gli interventi della Regione. E’ il contenuto della legge che qualifica la legge stessa: cosa fare di reale che non sia semplicemente un orpello? Il secondo punto è quello dell’osservatorio: come fare un osservatorio che non sia accademia, istituto sociologico ma qualcosa di operativo. Il terzo punto riguarda i criteri di priorità per la concessione dei finanziamenti, stante che i finanziamenti stessi, come sempre sono modesti.
Invece che a un osservatorio diamo vita a una sorta di “parlamento per la sicurezza”: 5 consiglieri regionali, 4 presidenti delle province, 8 sindaci, l’università, 3 rappresentanti delle categorie economico-sociali, l’assistente sociale... Ma a cosa serve questo parlamento? Questo è un “parlatoio” che non produrrà se non volumetti e spese per la società. Noi abbiamo detto no, partiamo dai rappresentanti della sicurezza dello Stato, ovviamente coordinati da competenze. Nulla è stato accolto. Sui criteri per le priorità abbiamo detto “interveniamo su quelle fasce, quelle zone che sono più a rischio, le zone dove la criminalità cerca di radicarsi di più, le fasce di popolazione — avevamo indicato i tossicodipendenti — dove il crimine è un criterio di esistenza”. Anche questo rigettato.
Per quanto riguarda la struttura della legge — l’art. 2 — non è stato accolto alcunché. A questo punto non ci riconosciamo nella legge, anzi diciamo che la legge, secondo noi è un’illusione, una presa in giro nei confronti della popolazione marchigiana. Meglio non fare niente, almeno non creiamo illusioni, la Regione si chiama fuori, il problema della sicurezza è appaltato allo Stato per quel poco che compete ai Comuni attraverso il controllo del territorio. Su questo c’è un discrimine; noi non possiamo collaborare ad approvare questa legge, per cui non parteciperemo alla votazione e la maggioranza farà la sua scelta se riterrà di approvare la sua legge o riterrà opportuno rinviarne l’approvazione e successivamente formulare un testo più coerente con le esigenze del territorio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.
Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. E’ stato presentato l’emendamento istitutivo dell’art. 8 bis: è la dimostrazione che le minoranze avevano la volontà non di fare le cose serie, ma di partecipare affinché fosse approvata una legge che realmente apportasse un contributo fattivo alle problematiche della criminalità della nostra regione. Con questo emendamento dicevamo “La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul BUR”. E’ l’unico che avete approvato, dimenticandovi i suggerimenti concreti e fattivi per dare non un contributo, ma per dare ai cittadini marchigiani una legge che realmente andasse più vicino al soddisfacimento delle loro esigenze.
Per questo motivo chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale, a cominciare dal n. 18.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Gasperi presente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni presente
Minardi presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli presente
Pistarelli presente
Procaccini presente
Ricci Andrea presente
Ricci Giuseppe presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli assente
Silenzi presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini assente
Amagliani assente
Amati assente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D'Ambrosio presente
D'Angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente

PRESIDENTE. Non sussistendo il numero legale, la seduta è tolta. Nella seduta del giorno 17 luglio si riprenderà con 30 minuti dedicati agli atti ispettivi, quindi si passerà al primo punto dell’ordine del giorno che riguarderà la votazione finale della proposta di legge 113.

La seduta termina alle 19,00