Resoconto seduta n. 99 del 17/07/2002
La seduta riprende alle 16,30


Proposta di legge (Votazione): «Celebrazione del cinquantesimo anniversario della morte di Maria Montessori» Mollaroli, Cecchini, Secchiaroli, Amati e Benatti (116)

(Per un guasto tecnico, i primi due minuti della seduta
non sono stati registrati)

GIULIO SILENZI. ...non so se ci sono altre questioni che l'opposizione vuole introdurre, che noi vorremmo valutare attentamente. Se il consigliere Brini le riformula, la disponibilità a considerare le argomentazioni, possibilmente sul testo varato in Commissione e non originario, da parte nostra c'è tutta.

OTTAVIO BRINI. Siamo soddisfatti di quanto detto dal relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Norme sulla detenzione di animali esotici» Giunta (93)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 93, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Nel 1994 è stata approvata una legge regionale che regolamenta la detenzione di animali esotici. L'obiettivo di quella legge fu duplice: in primo luogo garantire un livello di sicurezza dal punto di vista igienico innanzitutto, ai cittadini marchigiani derivante dalla detenzione di animali esotici, il secondo obiettivo fu quello di garantire un livello adeguato di benessere agli animali che erano in possesso di cittadini marchigiani.
Da allora ad oggi si sono manifestate alcune difficoltà applicative della normativa regionale, in particolare derivanti dalla definizione di animali esotici che era prevista nella precedente legge e dal meccanismo di controllo che la detenzione degli animali esotici aveva sulla base della normativa precedente. Da qui l'esigenza di arrivare a modifiche della precedente legge e quindi alla presentazione di una nuova proposta di legge di riscrittura di quella normativa.
Sostanzialmente le principali modifiche che l'attuale proposta di legge presenta rispetto al testo del 1994 riguardano in primo luogo la definizione di "animali esotici". Si prevede, infatti, che la Giunta regionale sulla base dell’indicazione di una commissione tecnico-scientifica, alla luce di una definizione generale di animali esotici determini annualmente una lista di specie e di generi animali che sono ricompresi nella definizione della legge regionale. E' da ricordare che per quanto riguarda gli animali esotici esistono normative comunitarie e nazionali che determinano il controllo di alcune particolari categorie, soprattutto gli animali esotici pericolosi e gli animali esotici in via di estinzione. La normativa regionale quindi regolamenta tutte le categorie di animali esotici che non sono ricomprese nella normativa nazionale e comunitaria. Viene istituita in questa nuova proposta di legge una commissione tecnico-scientifica composta da esperti e responsabili dei servizi regionali e statali come il corpo forestale dello Stato e il Cites che sono addetti alla vigilanza e al controllo in questa materia. La proposta di legge prevede poi, per i possessori di animali esotici, una comunicazione di detenzione di animali esotici, mentre per quanto riguarda il commercio degli animali prevede una normativa autorizzatoria. Gli accertamenti igienico-sanitari vengono effettuati dalla Asl competente.
L'altra questione degna di nota riguarda il divieto di utilizzare o esporre animali esotici pericolosi o in via di estinzione per richiamo o attrazioni in ambienti o luoghi pubblici, così come il divieto di utilizzare animali esotici per fotografie ricordo.
Credo che questi divieti, peraltro già ricompresi nella precedente normativa, segnalino l'esigenza di una tutela delle specie animali.
La legge prevede infine un meccanismo sanzionatorio che si cumula con le previste sanzioni penali o amministrative vigenti per coloro che trasgrediscono a queste norme.
Con questo testo di legge viene abrogato il precedente.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 1 bis. C'è un emendamento a firma Grandinetti che propone di inserire "un rappresentante designato dalle associazioni di medici veterinari esperti nel settore ed operanti nella regione".
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Mi sembra pertinente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Nel testo viene prevista la designazione, da parte delle Asl di un sanitario con conoscenze inerenti la materia, quindi presumibilmente le Asl designeranno dei veterinari e di conseguenza ritengo che questo emendamento in qualche modo è ricompreso nel testo vigente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 1 bis.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3 ter. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4 bis. Emendamento a firma Moruzzi. Si propone di sostituire il primo comma che recita "E' vietato utilizzare ed esporre gli animali esotici pericolosi o in via di estinzione appartenenti alle specie individuate dalla normativa statale e comunitaria vigente per richiamo o attrazione in ambienti o luoghi pubblici", con "E' vietato utilizzare o esporre animali esotici di cui alla presente legge per richiamo od attrazione in ambienti o luoghi pubblici".
Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Siccome nella definizione di animali esotici data dall'art. 1 della legge sono ricomprese un numero grande di specie — anche tutte le specie appartenenti alla razza dei canarini sono animali esotici sulla base di questa legge — si è inteso limitare il divieto di esposizione soltanto agli animali esotici in via di estinzione o pericolosi, per non rendere troppo pesante una normativa che troverebbe, come dimostra l'esperienza di questi otto anni, una estrema difficoltà ad essere applicata se troppo rigida. Pertanto ritengo che il testo del comma 1 dell'art. 4 bis sia di per sé sufficiente a garantire il rispetto delle specie animali, anche perché nel successivo comma 2 il divieto è invece applicato a tutte le specie di animali esotici.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l’articolo 4 bis.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Emendamento a firma Grandinetti. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. credo che il senso dell'emendamento sia abbastanza chiaro: si propone di semplificare le procedure previste, quindi in questo senso credo che sia quanto mai opportuna questa sollecitazione a ripensare al testo dell'articolo. L'emendamento semplifica, migliora e consente ai cittadini di avere un approccio più facile con disposto legislativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. Avrei voluto maggiori chiarimenti dal consigliere Grandinetti rispetto a questo emendamento, perché in realtà a me sembra che esso non semplifichi per i cittadini le modalità di comunicazione. Sulla base dell'art. 2 i possessori di animali esotici debbono effettuare una semplice comunicazione di detenzione al sindaco. La comunicazione serve essenzialmente per avere un elenco, un monitoraggio da parte delle autorità preposte delle specie di animali esotici presenti nel proprio territorio perché poi c'è una autodichiarazione del possessore che dice di essere a conoscenza delle norme igieniche e comportamentali.
La complicazione nell'emendamento Grandinetti mi sembra il passaggio attraverso il servizio veterinario della Asl. Mentre nel testo c'è la semplice comunicazione al sindaco, nell'emendamento di Grandinetti c'è il passaggio attraverso il servizio veterinario della Asl, che dal punto di vista burocratico-amministrativo a me sembrerebbe un appesantimento, per cui sarei per mantenere il testo così com'è.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

C'è un ordine del giorno a firma Giannotti che recita: "Il Consiglio regionale auspica che nella commissione tecnico-scientifica sia garantita, almeno per quanto concerne la rappresentanza delle Asl, la presenza di un medico veterinario".
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge n. 93.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modificazione alla legge regionale 17 dicembre 1999, n. 33: Nuove norme e modifiche alla legge regionale 1 dicembre 1997, n. 71: Norme per la disciplina delle attività estrattive» Martoni, D'Angelo, Amagliani, Franceschetti, Luchetti e Moruzzi (121)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 121 ad iniziativa dei consiglieri Martoni, D'Angelo, Amagliani, Franceschetti, Luchetti e Moruzzi.
Ha la parola il relatore di maggioranza consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. La lettera c), comma 3, articolo 6 della L.R. n.33/1999 prevede che i titolari di una autorizzazione in scadenza o scaduta entro il 31 dicembre 2001 e che non hanno già utilizzato la stessa autorizzazione per l’art. 25 della L.R.7 1/1997 con esito positivo possano presentare una nuova richiesta nel rispetto di tutti i requisiti previsti allo stesso articolo 6.
La data di scadenza delle autorizzazioni era stata probabilmente indicata sulla base dei tempi di approvazione del PRAE e dei PPAE, infatti il comma 1, articolo 6 della L.R. n.33/1999 dispone che "fino all'entrata in vigore del PRAE e di PPAE le nuove autorizzazioni e concessioni relative ad attività estrattive sono regolamentate dalle disposizioni del presente articolo".
In considerazione del fatto che il PRAE è stato approvato il 9 aprile, la data indicata alla lettera c), comma 3 dell'articolo 6 potrebbe essere differita, fermo restando tutti gli altri requisiti e modalità previste dallo stesso articolo 6. Sulla base dei dati a disposizione, relativi alla data di scadenza delle autorizzazioni, risulta che nel periodo 31 dicembre 2001-31 dicembre 2002 sono in scadenza 18 autorizzazioni e che nel periodo 31 dicembre 2001-30 giugno 2003 sono in scadenza 26 autorizzazioni (i dati sono suscettibili dell'attività di proroga e di anticipazione delle date di scadenza delle autorizzazioni da parte delle amministrazioni comunali che non sempre comunicano tempestivamente all'Amministrazione regionale le modificazioni che apportano ai propri atti).

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Siamo favorevoli a questa proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Anche Alleanza nazionale è d'accordo su questa proposta, anche perché diventa logico che il tutto sia in mano alle Province, poiché prima fanno e prima viene a decadere l'eventuale proroga.

PRESIDENTE. Articolo 1. E' stato presentato un emendamento a firma Tontini, che ha la parola.

ROBERTO TONTINI. Per le motivazioni già espresse dal relatore e tenendo conto fra le altre cose che proprio relativamente alla predisposizione dei piani che le Province debbono fare, una di queste Province ha impedito questa settimana e tutto ciò ha impedito che si potesse lavorare, l'emendamento tende, sulla base dei principi di cui ha parlato il relatore, a prorogare i termini al 31 dicembre 2003.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico, perché essendo una legge con un solo articolo, il voto sull'articolo equivale al voto definitivo sulla legge.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 1 e quindi, con esso, la proposta di legge n. 121.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo: «Discussione e votazione): «Programma degli interventi per l'anno 2002 — Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli artt. 2 e 3 della l.r. n. 51/1997 "Norme per il sostegno dell'informazione e dell'editoria locale" cap. 53103102 euro 154.937,07 del bilancio di previsione per l'anno 2002 — cap. 53102401 euro 103.291,38 del bilancio di previsione per l'anno 2002» Giunta (88)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 88 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Come noto, nella nostra regione opera dal 1997 la legge 51 che sostiene l'informazione e l'editoria locale. La legge ha delle finalità molto precise, condivisibili e chiare: promuovere l'immagine della regione; diffondere la cultura regionale intesa nel senso della produzione di cultura e della conoscenza; sensibilizzare la formazione della coscienza civica dei cittadini e la conoscenza del mondo economico e sociale della nostra regione. Soggetti beneficiari di questa normativa sono singoli o associazioni che operano nel nostro territorio regionale e che si occupano di informazione televisiva, radiofonica ed editoriale.
La legge è applicata attraverso l'atto che stiamo per deliberare oggi, che ogni anno mette a disposizione delle risorse e fissa anche dei criteri.
Le risorse a disposizione della legge per quest'anno sono di 258.228 euro, ripartiti in due modalità: 154.000 circa per la spesa corrente e 103.000 in conto capitale.
Le iniziativa che vengono sostenute sono risorse a disposizione del settore radiotelevisivo e anche di periodici. La Regione fissa quali programmi debbono essere previsti e quali sono sostenuti e fissa una serie di argomenti. In particolare, per quest'anno gli argomenti che riguardano i programmi di comunicazione per il 2000 si riferiscono all'informazione sulla questione dello Statuto regionale, alle nuove istituzioni europee (Costituzione e allargamento all'est), problemi e temi connessi all'attuazione del titolo V della Costituzione, sistema autonomistico nel nuovo scenario federale (scuola, formazione, apprendimento), economia marchigiana nel mercato globale, sistemi turistici locali, lavoro e ricerca dell'occupazione, informazione e comunicazione, patrimonio dei beni culturali, loro tutela e valorizzazione, politiche ambientali, servizi alla persona e alla famiglia, come cambia il servizio sanitario marchigiano e associazioni dei marchigiani all'estero. Tutti contenuti fortemente condivisibili e di grande attualità, questioni sulle quali l'intero sistema politico ed economico del nostro territorio sta lavorando.
Le spese d'investimento di 103.000 euro sostengono iniziative che vanno nel senso di innovare le tecnologie di questi settori, favorire la creazione di servizi comuni tra le agenzie giornalistiche d'informazione, adeguamento e ristrutturazione dei locali ai sensi della sicurezza sul lavoro, aggiornamento delle dotazioni informatiche.
Nel corso degli anni, in particolare nei due anni precedenti — questo testo ripropone tali aspetti — noi abbiamo fortemente lavorato, come Commissione per cercare di adeguare il controllo sugli operatori che utilizzano i benefici di questa legge e di rendere molto più accurata la modalità di presentazione delle domande, l'esplicitazione dei programmi di informazione, quindi ci sembra di avere perfezionato, nel corso degli anni, questo atto reso più controllabile e più adeguato alla produzione dei soggetti richiedenti.
Quest'anno, come sappiamo, le risorse a disposizione sono inferiori rispetto all'anno precedente. Mi auguro che questo anno difficile per la nostra Regione dal punto di vista finanziario possa essere risolto, perché sappiamo che oggi le questioni dell'informazione hanno una valenza strategica e avere a disposizione un'informazione e un'editoria locale che si preoccupino, curino in particolare la conoscenza e la diffusione di temi che riguardano in particolare la nostra regione ha un rilievo di grande significato. Però il contesto regionale — ne abbiamo discusso in occasione del bilancio — per quest'anno riduce le risorse, speriamo di avere più disponibilità per l'anno successivo.
E' noto che questa legge non interviene per quanto riguarda l'informazione istituzionale, perché quella ha altri canali ed altre risorse a disposizione.
Mi auguro che il Consiglio accolga questo piano che abbastanza significativo, sono buoni i programmi scelti, quindi auspico che possa essere approvato, anche perché la legge prevede che i soggetti beneficiari debbano presentare domanda entro il 31 luglio. Noi ci scusiamo dell'arrivo in ritardo in Consiglio di questo atto, ma per un disguido che ha riguardato in particolare la Commissione II abbiamo dovuto ridurre i tempi.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Condivido un aspetto della relazione del consigliere Mollaroli: il richiamo all'importanza della legge, quindi dell'atto amministrativo che ne è diretta conseguenza. E' l'unico provvedimento che interviene a sostenere lo sviluppo dei media nella nostra regione. E' un fatto indiscutibile che sia per questo un provvedimento importante. Ci riferiamo ai piccoli media: le radio, le emittenti, i periodici locali, tutta una serie di pubblicazioni che in qualche modo concorrono ad accrescere il patrimonio culturale delle Marche, quindi da questo punto di vista credo che sia uno dei pochi provvedimenti che va incontro le esigenze di un settore importante qual è quello dell'informazione.
E' un provvedimento finalizzato — è stata fatta una scelta qualche anno fa — legato alla qualificazione delle strutture. Non a caso vengono definiti alcuni parametri, alcuni criteri in base ai quali vengono concessi i contributi.
Abbiamo anche concorso a migliorare i meccanismi di utilizzo del provvedimento, è stato chiesta in passato una sua sburocratizzazione, cioè che certi meccanismi messi in essere dall'ufficio stampa e pubbliche relazioni della Giunta che gestisce in concreto questo intervento fossero resi più elastici, meno stringenti di come è stato in passato: doppie e triple richieste della stessa documentazione ad una emittente o alla redazione di un giornale locale, tanto per fare un esempio. Quindi una legge che, almeno per quello che riguarda l'atto amministrativo, definisce i criteri di utilizzo è stata migliorata.
Quest'anno è stata però compiuta una scelta grave, secondo noi. E' stata ridotta la disponibilità finanziaria di almeno un terzo. C'è stato un taglio di 200 milioni.
Su un intervento complessivo di 700 milioni toglierne 200 vuol dire togliere il cuore a questo intervento. Pe questo abbiamo espresso il nostro pieno dissenso rispetto a questo provvedimento che invece di favorire gli strumenti di informazione li penalizza, perché diventa una legge improduttiva, inutile. Dare un milione ad una radio e dare un milione a un piccolo giornale credo sia, sostanzialmente, una presa in giro.
Fra l'altro mi corre anche l'obbligo di ripetere che noi avevamo posto anche il problema di verificare il livello di compatibilità fra l'utilizzazione della legge — quindi l'accesso ai contributi — e rapporti di collaborazione in essere con la Regione, cioè il fatto che alcuni strumenti di informazione che hanno in piedi rapporti di collaborazione con la Regione e quindi percepiscono un compenso legittimo per questo tipo di prestazione, si trovino in una condizione leggermente diversa.
Mi si può dire "abbiamo tagliato dappertutto", ma credo che la scelta fatta sia una scelta che ha più un valore culturale: alla Giunta regionale non interessa la crescita dei mezzi di informazione delle Marche, credo che sostanzialmente sia questo il concetto, perché questa Giunta regionale ha più interesse a pagare l'informazione nelle Marche. Quando si comprano intere pagine di giornali per sostenere un provvedimento legislativo o per ribadire il fatto che la Regione Marche, la Giunta regionale non è contro gli imprenditori — polemica sull'Irap — ma a favore e si fa una lunga elencazione degli interventi realizzati, questa Giunta regionale dimostra, oltre che non avere il cuore anche l'incapacità di far passare la propria proposta politica e di cercare consenso sulla propria proposta politica. Una Giunta regionale costretta a rivolgersi alla pubblicità, quindi a pagare come ha fatto e come sta facendo...

GIAN MARIO SPACCA, Vicepresidente della Giunta. Abbiamo imparato da Forza Italia...

ROBERTO GIANNOTTI. Lei ha imparato benissimo da Forza Italia, assessore. Però Forza Italia per fare queste cose utilizza il contributo pubblico, lei invece utilizza i fondi della Regione, quelli che, guarda caso, non sono stati decurtati.
Noi abbiamo detto in Commissione e ripetiamo in Consiglio regionale oggi, che avremmo preferito una scelta diversa, cioè che questa Giunta regionale, codarda e infeconda, avesse avuto la capacità di dire "se c'è da tagliare taglio nelle spese della pubblicità giornalistica, tolgo 200 milioni da quello che mi costa la pubblicità giornalistica e investo queste cose nel sostegno alle attività dell'informazione".
D'altronde credo che quella del consenso forzato, quella del consenso effimero ormai sia una caduta di costume di questa Giunta se siamo arrivati al paradosso, grave, che si arriva a precettare i dipendenti delle aziende sanitarie, come è successo ieri in Urbino, richiamando anche quelli in ferie, per partecipare alla parata della Giunta regionale che va ad illustrare ai dipendenti, precettati durante l'orario di lavoro, le proposte in ordine al nuovo piano sanitario.
Se si arriva a questa caduta di stile, a questa caduta di costume vuol dire che questa Giunta non ha più in sé le condizioni per sapersi affermare rispetto alle ragioni dell'opinione pubblica.
Per questo motivo non voteremo questo atto, proprio per marcare il nostro dissenso rispetto a questa impostazione e rispetto ad una elemosina che si dà alle radio e alle tv private, non ad un provvedimento che vuole sostenere la loro qualificazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Rilevo che quanto affermato dal collega presidente del gruppo di Forza Italia è risibile, perché voi che controllate le emittenti televisive nazionali, voi che avete un filo diretto con l'editoria locale, con i giornali locali — il consigliere Giannotti è portavoce di alcune testate locali, pertanto riesce ad avere spazi, visibilità, amplificazione della propria linea politica — non potete venire qui a fare certi discorsi, perché superate il limite.
In questa sede lo stesso collega Giannotti aveva sostenuto l'assoluta regolarità che sul piano politico noi contestavamo, non certo sul piano procedurale, di un attacco alle istituzioni, alla Giunta, alle forze della maggioranza che a pagamento è apparso su quei giornali da parte dei cavatori. Se si giustifica quel modo di pubblicizzare alcune posizioni e di intervenire all'interno del dibattito politico, ritengo che è del tutto legittimo che ci siano interventi che possano pubblicizzare le posizioni, le decisioni, le ricadute di queste decisioni sulla comunità regionale da parte del Governo regionale, per cui non si può oggi gridare allo scandalo e ieri giustificare, a seconda se l'azione è rivolta contro il Governo regionale o a favore. Ci vuole un minimo di coerenza, caro collega Giannotti, cosa che in questa e in molte altre questioni non viene mantenuta.
Quegli interventi sono legittimi e sono anche una legittima difesa rispetto a un'attività non solo editoriale. Anche oggi leggiamo amplificazioni che vanno nella direzione della linea politica del Polo e pertanto non solo editoriale ma anche a pagamento, per cui è una legittima difesa in una situazione in cui gli spazi dell'informazione e le linee editoriali sono occupati dalle politiche del centro-destra...

ROBERTO GIANNOTTI. Ma se controllate due giornali su 3... Cosa dici!

GIULIO SILENZI. Giannotti, sei il redattore del Carlino di Pesaro, abbi pazienza...

ROBERTO GIANNOTTI. A Civitanova...

GIULIO SILENZI. A Civitanova c'è un'altra linea, a cui siamo sottoposti, di legittima difesa rispetto all'informazione da voi caratterizzata, una linea editoriale di centro-destra che amplifica le vostre posizioni. Che oggi tu venga in quest'aula a fare un sermone alla Giunta per alcune inserzioni di legittima difesa che la Giunta ha fato, rispetto a inserzioni a pagamento che hai giustificato in quest'aula, da parte dell'Associazione industriali e dei cavatori, da parte di quell'orchestrazione che è stata fatta contro la Giunta regionale e contro il Presidente dall'allora presidente di Confindustria, che poi si ritrova nell'"officina" di Baldassarri, casualmente, a distanza di pochi giorni, mi sembra una cosa veramente enorme. Ma non dedichiamo più tempo a questa cosa, perché è macroscopica. Io l'ho voluta rilevare perché bisogna avere il senso del limite. Nelle Marche, rispetto a una politica del centro-sinistra, rispetto a un'attività del Governo regionale è difficile, impossibile sostenere quello che sostiene Giannotti.
Io voglio rilevare un altro aspetto, relativo soprattutto alle emittenti televisive. Negli ultimi tempi diamo finanziamenti cospicui — la presidenza del Consiglio, la Giunta, gli assessorati — ad emittenti televisive che, ad esempio, rispetto all'attività dei gruppi consiliari e delle politiche regionali si muovono in questi anni, almeno per quanto ci riguarda, solamente se si paga. Non c'è più una libera informazione delle nostre iniziative, ma una pay-tv : se paghi vengono, se non paghi non vengono mai. Almeno questo è capitato al gruppo Ds, ma mi pare di capire che la cosa sia molto diffusa anche rispetto agli altri gruppi.
Se sommiamo l'informazione istituzionale, l'informazione particolare, i finanziamenti che vengono dati a queste emittenti da parte del Consiglio e della Giunta è possibile avere un'informazione che tenga conto della nostra attività anche quando non si paga? E' un interrogativo che pongo, perché il servizio pubblico questo fa e sostanzialmente i tempi sono paritari, c'è un minimo di attenzione. Ma le emittenti private a cui diamo considerevoli finanziamenti, complessivi, che andrebbero monitorati rispetto alla complessiva azione della Regione — Esecutivo e Legislativo — è giusto che rispetto a questo abbiano un'attenzione, una par condicio? Oppure se paghiamo vengono e se non paghiamo come gruppi consiliari siamo ignorati?
Pongo questo interrogativo. Capisco che tocco un argomento particolare, che forse nessuno vuol toccare perché poi le ricadute e le polemiche ci sono, ma mi sembra che rispetto a questa concezione della pay-tv, anche nella politica, anche nella nostra attività ci debba essere un momento di confronto, se vogliamo veramente che ci sia un’informazione rivolta alla comunità marchigiana plurale, non solo laddove tu interviene finanziariamente ma anche laddove esprimi almeno alcune questioni rilevanti. Invece qui non c’è una scelta di linea editoriale tra alcune questioni rilevanti ed altre meno rilevanti, allora si pone un problema, perché questa è l’informazione in mano ai privati che ha bisogno di un confronto, pur avendo linee editoriali non favorevoli al centro-sinistra, ma in questo caso c’è non una interpretazione dei fatti ma un oscuramento dell’attività dei gruppi consiliari, quindi delle forze politiche che rappresentiamo che è totale. Ma questo si è verificato negli ultimi due anni, cosa che in precedenza non si verificava. Da una parte aumentano i contributi finanziari destinati a vario titolo, dall’altra parte si chiude completamente sull’informazione plurale dell’attività che ogni nostro gruppo porta avanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, colleghi, ho ascoltato con piacere l’intervento del capogruppo Silenzi e su alcune parti posso anche convenire, per c’è una regola fondamentale: ognuno di noi ha la libertà di intervenire personalmente e di mettere le mani in tasca chiedendo, singolarmente o come associazione di categoria interventi a pagamento sui giornali.
Mi sembra che sia poco serio, ma soprattutto poco dignitoso nei confronti dell’editoria giornalistica dire apertamente che solo se si paga si possono avere articoli. Intervengo in difesa della persona che è stata citata prima, il viceministro Mario Baldassarri. Nella precedente legislatura, siccome il gruppo Ds era posto davanti alle finestre, sono state messe tende alle finestre perché c’erano difficoltà per le riprese. E’ stata una cosa ovvia e normale. Così come, se si vanno a vedere i tempi di presenza nell’ambito delle televisioni ci sono realtà ben diverse tra gruppi di maggioranza e di minoranza. Ma c’è una realtà fondamentale: la presenza dell’ex presidente dell’associazione industriali durante un incontro su un progetto chiamato “officina Marche” a cui era presente il viceministro — si tratta di un’operazione fatta direttamente in riferimento alla Casa delle libertà, non sponsorizzata dalla stessa — era prettamente personale, perché egli non rappresentava l’associazione. Questo non è dovuto a un fatto particolare o strano: singolarmente ognuno di noi può essere presente e partecipare a qualsiasi incontro e a qualsiasi dibattito. (Interruzione del consigliere Silenzi).

FABIO PISTARELLI. Posso dire la stessa cosa a te: guarda caso, tutti i consulenti sono presenti a convegni di partito. Oppure dobbiamo dire che sono uomini di partito.

GILBERTO GASPERI. Così come, per quanto riguarda il progetto della scuola di talassemia siamo stati sempre osservatori della realtà che veniva direttamente riportata dai giornali seguendo tutto un iter. E’ fuori discussione che sulla scuola di talassemia la linea che ci aveva sempre indicato il consigliere Cecchini era qualcosa che la maggior parte di quest’aula non aveva condiviso, ma non possiamo assolutamente andare a dire che attraverso i giornali abbiamo fatto propaganda o siamo riusciti ad avere maggiore interesse da parte della stampa. Pertanto ritengo che prima di tutto dobbiamo andare a difendere non le appartenenze politiche ma la libertà individuale di appartenere a delle idee, a dei movimenti o di voler partecipare alle discussioni che avvengono nell’ambito delle varie associazioni.
Io partecipo spessissimo, nell’ambito della mia provincia, alle riunioni all’interno dei Comuni e delle associazioni, magari se intervengo dissento, ma la mia presenza non significa che approvo o non approvo ciò che viene fatto.
Sono intervenuto solo per questo motivo, fermo restando che su questa proposta di atto amministrativo il gruppo di Alleanza nazionale voterà contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. A mio avviso il presidente del gruppo Ds Silenzi ha aperto un dibattito che è da ritenersi molto interessante quando faceva riferimenti all’obiettività o meno di certa stampa, alla presenza o meno, a livello locale, sui quotidiani e sulle tv. C’è però da fare una riflessione: come mai questa maggioranza, con il Presidente D’Ambrosio ricorre puntualmente, spesso, alla pubblicità? Il presidente Silenzi si è limitato a dire “legittima difesa”. Questo è uno dei motivi principali che dobbiamo sviluppare in questo dibattito: legittima difesa da cosa? E’ colpa nostra se i sindacati oggi vi girano le spalle? E’ colpa nostra se gli artigiani e gli industriali oggi vi girano le spalle? O è una politica miope della Giunta e dell’attuale maggioranza?
Questa è la riflessione che devi fare in quest’aula, Silenzi. Non è legittima difesa, è una maggioranza che lentamente mostra tutta la sua incapacità politica e amministrativa.
Non dimenticare poi, caro Silenzi, che, come ci hanno insegnato in democrazia, i soldi pubblici venivano ripartiti in un certo modo nel senso della pubblicità e dell’informazione. Ti ho sentito denunciare pubblicamente alcune circostanze, perché a livello istituzionale vengono calpestati e non rispettati certi diritti. Ti faccio alcuni esempi. C’è un giornale del Presidente D’Ambrosio e della sua Giunta, fatto molto bene, che costa anche e gira tutte le Marche. C’è un bel giornale del Presidente del Consiglio e dell’Ufficio di presidenza che gira tutte le Marche. C’è un bel giornale dell’assessore all’agricoltura che gira tutte le Marche. Quando tu dici “bisogna dare voce a tutti”, bisogna far sì che tutti siano messi in condizione di dire quello che va e quello che non va. Voi avete gli strumenti.
Ti ricordo che quando facevi il presidente dell’associazione dei Comuni c’era un’usanza e uno stile diverso rispetto a quello attuale, sull’informazione: ogni gruppo aveva un suo tempo per le televisioni — questa è democrazia — in base al consenso elettorale. Quando si andava sui giornali comunali tutti i gruppi intervenivano per dire la loro. Cosa che in questa circostanza non si verifica. (Interruzione). Ho parlato di diversi giornali: a me e a mia moglie ne arrivano a quintali, a casa, vi sono doppioni che arrivano ad ogni componente delle famiglie.
Perché il Presidente D’Ambrosio ricorre alla pubblicità per fare informazione? Questa è propaganda. perché il Presidente D’Ambrosio non fa più presa nei cittadini marchigiani? E’ in calo la sua popolarità, è palpabile andando in giro, si sente, non è più il Presidente di qualche anno fa, anche perché è stato delegittimato da alcuni Ds che sono pronti a sostituirlo nel 2005. Ecco allora la riflessione che dobbiamo fare sull’informazione. Anche a noi vengono cestinati i comunicati prima che arrivino alla redazione di certe testate, ma non ci lamentiamo, sappiamo chi sono, sappiamo con chi abbiamo a che fare, non abbiamo né la pretesa né la presunzione di essere i padri-padroni di nessuno. Tu parlavi a livello locale: è vero che c’è un indirizzo, ma di un’Amministrazione che va bene e mette in risalto le cose che vanno bene, ma non puoi dire che non hai lo spazio per denunciare cose, fatti e problemi sull’Amministrazione quando non va bene. Allora, facciamo un dibattito serio sull’informazione, perché interessa a tutti. Chi sa quello che in quest’aula portiamo avanti quotidianamente in Consiglio regionale? Noi non abbiamo nessuno strumento a disposizione per fare informazione.
Ti ringrazio per la possibilità che ci hai dato. Conoscendo la tua obiettività so che sicuramente non fari demagogia su questa problematica, perché ci hai sempre creduto in passato, non penso che tu sia cambiato con il trascorrere degli anni, anzi penso che avrai ancor più maturato questo principio che è stato sempre sano a livello istituzionale, ma confrontiamoci seriamente, non escludiamo tv quando si fanno i bandi — lo dico all’Ufficio di presidenza — perché tutte le televisioni debbono fare informazione, partendo dall’ascolano fino al pesarese. Non facciamo il monopolio di alcune tv. Poi è vero che quando li chiamiamo, oltre a prendere il contributo della Regione Marche chiedono anche soldi ai gruppi consiliari o ai partiti per fare riprese, ma non facciamo ricatti dicendo “vi diamo delle consulenze, voi ci fate le riprese”, perché sarebbe una cosa gravissima. Mettiamo però tutte le tv, dall’ascolano al pesarese, in condizioni di poter trasmettere veramente i lavori di questo Consiglio, non i lavori della maggioranza o del suo Presidente. Noi abbiamo delle convenzioni, modifichiamo il regolamento: i Ds hanno 10 consiglieri? Venti minuti a disposizione per informare i cittadini marchigiani. Forza Italia ha 7 consiglieri? Quindici minuti. E a scalare.
Se sei d’accordo come eri d’accordo in passato, ripristiniamo queste regole democratiche, civili e veramente di informazione, perché così facciamo assistere a un contraddittorio, ai marchigiani, su come la pensano la maggioranza e l’opposizione. Andare a senso unico stordisce il cittadino, perché nessuno di noi è portatore di verità. Quindi confrontiamoci veramente, se abbiamo voglia, su queste problematiche, modifichiamo i regolamenti seriamente e utilizziamo le risorse necessarie.
Fa bene Giannotti quando dice “aumentiamo il budget di 200-300 milioni per dare informazione ai cittadini”. Questo era il motivo dell’intervento del nostro Presidente, non è che cercava di sminuire o mettere in difficoltà una maggioranza che aveva tolto 200 milioni, perché l’informazione preventiva a volte non ha prezzo, è importantissima. Si può parlare di protezione civile, come in questi giorni è necessario fare per il maltempo. Nessuno sa quello che può succedere. Quindi, diamo questa informazione ai cittadini con gli strumenti necessari. Noi siamo disposti a collaborare su progetti e su proposte seri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Svolgerò un breve intervento, perché condivido gran parte delle cose dette dal collega Silenzi. Infatti questa discussione non può essere relegata a un dibattito di piccolo cabotaggio poiché l’atto di cui discutiamo è molto importante, occorre molta attenzione, non bisogna sottovalutarlo poiché investe un settore decisivo della libera informazione e comunque di una informazione pluralista ed imparziale.
Questo aspetto ha un’importanza ancora più vasta perché il contesto in cui si colloca la discussione odierna è un contesto gravissimo, su questo versante. Infatti il capo del Governo è anche il capo ed il padrone dell’informazione privata e pubblica. Per quanto riguarda l’applicazione di questo atto relativo ai contributi alle emittenti televisive, radiofoniche, giornalistiche ed editoriali, nel passato ma anche nel presente non sempre è stata impeccabile, anzi c’è stata molta discrezione, molta parzialità, c’è stata una sottovalutazione di posizioni di consiglieri e di gruppi, soprattutto di consiglieri e di gruppi del centro-sinistra ed in particolare della sinistra, ancora più in particolare dei comunisti.
Anche per questo il gruppo dei Comunisti italiani in passato, ma anche di recente ha chiesto l’intervento formale del Co.Re.Com per verificare l’applicazione dell’atto che dà contributi pubblici alla editoria privata.
Occorre quindi maggiore vigilanza e maggior rigore. Per la verità, cari colleghi del Polo, l’esempio che avete fatto qui con i giornali istituzionali regionali è un esempio del tutto fuori luogo, perché soprattutto il giornale del Consiglio preposto a dare l’informazione del Consiglio stesso, è un giornale ampi talvolta anche troppo, che dà molto spazio ai consiglieri e ai gruppi.
Chiediamo quindi che nel futuro prossimo ci sia un’applicazione seria e rigorosa rispetto ad un atto che investe l’informazione ma anche la democrazia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Chiedo scusa se mi permetto una battuta iniziale: mi permetto di disturbare la diatriba tra Ds e Forza Italia, due gruppi che sanno benissimo che ogni loro starnuto viene regolarmente pubblicato. Vorrei quindi arrogarmi la facoltà di intervenire anche per i gruppi più piccoli, perché se vi lamentate voi gli altri cosa debbono dire dell’attenzione generale dei media? Mi pare che i Ds e Forza Italia in questa regione — con tutta l’amicizia e la stima — siano gli ultimi a doversi lamentare del trattamento quantitativo dei media. Ma questa è solo una battuta senza alcuna volontà polemica.
In questo provvedimento ci sono dei limiti sostanziali di quantità che conosciamo. Nella Commissione qualche mese fa è stato fatto un dibattito su come favorire e sviluppare la crescita di questi mezzi di informazione, soprattutto nell’interesse della comunità regionale, nell’interesse della crescita di un insieme di persone, di giovani che potrebbero dare molto all’informazione locale e non. Oggi ci dobbiamo porre il problema, anzitutto, di un’informazione culturale e politica approfondita, diffusa, obiettiva, non superficiale. L’abbiamo messo nei criteri: attenzione nei confronti delle procedure statutarie, delle strategie autonomistiche, delle politiche agli enti locali, dell’ambiente, dello sviluppo, della qualità della vita. E’ un tema che la Commissione ha sicuramente affrontato e, come diceva Procaccini, abbisogna sicuramente di un approfondimento oltre la Commissione, forse anche oltre questo Consiglio.
Oggi si prende atto del limite dell’intervento quantitativo, nell’auspicio che possiamo sviluppare un potenziale di incentivo molto più ampio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Illustri colleghi, in particolare collega Silenzi, nelle tue parole ho percepito un senso di fastidio generale, che si discosta dal concetto della legge che parla di informazione o ripartizione di quei pochi soldi. Gradirei che il Consiglio facesse tesoro del fatto che l’informazione diffusa e a rete nella regione dovrebbe incentivare il senso della globalizzazione dell’informazione stessa e la cultura del sociale nell’informazione.
Mi piace, collega Silenzi, la puntualizzazione su quei personaggi della Confindustria; se permetti la condivido nell’accezione del termine, cioè il disonesto comportamento di chi, gestore dell’informazione, può imprimere nei consensi, ma soprattutto nel senso di quello che vuol far trasparire, a volte distorcendo la verità dei fatti.
In questa proposta noi dovremmo introdurre un concetto preciso: il rigore dell’informazione. Quello è il vero servizio di una proposta che, al vaglio di un Consiglio regionale, dovrebbe essere al primo posto nella valutazione stessa dei suoi contenuti: il rigore dell’informazione, non la strumentalità o quei pochi denari che andiamo ad elargire a chi non ne avrebbe sinceramente bisogno.
Nelle province esistono emittenti locali, ma non voglio abbassare il tono della discussione, perché non deve essere la ripartizione di un fondo a decisione dell’Ufficio di presidenza per alcune emittenti, non entro in questa polemica. Ma dovrebbe essere al servizio del rigore dell’informazione. Questo non è né un fuori programma né un “tra parentesi”. Quindi qualità dell’informazione ed equa ripartizione a chi fornisce queste informazioni, che poi diventa la voce del Consiglio regionale, la voce di chi governa la regione. In questi giorni avreste dovuto far tesoro della protesta-proposta, quando il presidente della Camera Casini ha detto “le preoccupazioni di una minoranza che era maggioranza ci debbono far riflettere”. Grazie, Giulio Silenzi: oggi condivido quello che tu maggioranza dici. Ricordo che in uno dei precedenti Consigli ci facesti un rimbrotto dicendo che voi maggioranza fate le leggi perché questo è il vostro ruolo. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Giannotti, per la replica.

ROBERTO GIANNOTTI. Sono ormai abituato agli interventi del mio collega Silenzi, però mi sfugge — probabilmente sarà un problema di ritardo personale — un fatto: tutte le volte che il consigliere Silenzi interviene rispetto ad una dichiarazione, ad una espressione della minoranza svicola, non affronta il tema della questione e la butta sul politico, sulla strumentalizzazione. Non ho sentito una parola sul contenuto del provvedimento di oggi, sulla denuncia fatta, cioè che questo provvedimento rispetto all’anno scorso porta 200 milioni in meno di dotazione. Così come, Procaccini, tu non puoi continuare a venire qui, fare l’intervento sulla legge per l’editoria delle Marche e trasportarti in volo sull’asse Ancona-Roma. Facciamolo, ma diventa un gioco inutile. Può anche darsi che tu abbia ragione, però ti prego, rimaniamo al tema, cioè parliamo dell’argomento.

GIULIO SILENZI. Tu sei andato fuori tema.

ROBERTO GIANNOTTI. No, no... Ti ho detto: invece di spendere in pubblicità istituzionale, nel fare propaganda con i soldi della Regione, tagliamo lì le risorse finanziarie e utilizziamole per sostenere le emittenti private. E ho motivato.
Debbo farti rilevare che su questo argomento quella che ho espresso non è una posizione estemporanea, vi sono quattro interrogazioni giacenti. C’è una interrogazione fatta un anno fa con la quale il gruppo di Forza Italia chiede di sapere, assessorato per assessorato, quanto è stato speso in pubblicità istituzionale. Non abbiamo avuto risposta, e sappiamo che la spesa è molto elevata. Attendo di avere risposta, perché poi ci faremo carico di dire ai cittadini quanto si spende per questo.
Non voglio fare il pianto, però avere la sfacciataggine di venire in quest’aula e dire che il gruppo Ds e la Giunta regionale non sono protetti rispetto al ruolo dei media a me sembra troppo. Basta pensare quali sono gli strumenti di informazione che possedete, che gestite, che costano tantissimo: si è citato il giornale patinato della Giunta, 200 pagine che non so quanto costa, ma credo l’iradiddio; si poteva citare il settimanale News della Giunta con il resoconto della Corte; si poteva citare il giornale del servizio agricoltura che arriva al consigliere Giannotti in cinque copie, a dimostrazione che l’indirizzario non è molto adeguato. Se arrivano cinque giornali per ogni marchigiano che fa parte di questo archivio, evidentemente la spesa è elevata. Poi il giornale del Consiglio; mi risulta che ci sia anche qualcosa che riguarda i servizi sociali. Credo che strumenti di informazione diretta ci siano.
Consigliere Silenzi, un minimo di dignità sul piano politico gliela chiedo. Lei viene a dire a me che per legittima difesa siete costretti a comprarvi spazi sulla stampa per far valere le vostre ragioni? Lo dice a noi che siamo discriminati...

GIULIO SILENZI. Per le cave...

ROBERTO GIANNOTTI. Lasci stare le cave, consigliere Silenzi. Se vuole, le faccio vedere la rassegna stampa sulla questione dell’azienda unica dove ci sarebbe da dire sullo spazio destinato all’opposizione che per prima ha denunciato questo tentativo di sfascio del sistema sanitario, e sul ruolo della maggioranza, con foto dell’assessore, del presidente...

GIULIO SILENZI. Cosa c’entra con l’inserto a pagamento?

ROBERTO GIANNOTTI. Lascia stare, c’entra. Tu hai detto che la vostra è una legittima difesa rispetto al luogo dei quotidiani locali, e hai citato impropriamente il ruolo dell’unico giornale che non è allineato. Probabilmente vi scoccia che il Carlino non è succube della logica politica che governa questa Regione, ma credo che gli altri due giornali abbiano dimostrato, quanto meno, un certo posizionamento sulla Giunta. Vuole che parliamo della Rai? Siete riusciti in maniera scandalosa a fare i caroselli fino a qualche settimana fa, fino alle ultime elezioni. La tv regionale era uno strumento a servizio della Giunta regionale e dei partiti di sinistra, e ancora oggi qualche soprassalto c’è. Il paradosso è quello dell’altra sera: quando la tv regionale arriva ad anticipare che l’on. Duca denuncerà, è un atteggiamento significativo... (Interruzione). Guardatevi i tg serali e vi renderete conto che lo spazio riservato alla Giunta regionale, alle istituzioni regionali e alla maggioranza è ben più elevato dello spazio riservato alle opposizioni.
Voglio ricordarvi che questo fatto è ancora più grave, perché il gruppo che io rappresento è il primo partito delle Marche, Silenzi, ricordatelo sempre, ed ha uno spazio di presenza, sui media, che equivale al 50% di quello dato al tuo gruppo politico che non è più il primo partito delle Marche.
Il problema di fondo rimane quello che io ho detto: che questo provvedimento penalizza oltremodo la piccola editoria, gli strumenti dell’informazione che ci sono nella nostra regione. Rispetto a questo abbiamo dato un giudizio negativo, abbiamo detto e diciamo che si può tagliare da altre parti e si può rimpinguare lo stanziamento destinato alle emittenti e ai piccoli giornali delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli per la replica.

ADRIANA MOLLAROLI. Alcune osservazioni poste dal relatore di minoranza, nell’intervento iniziale hanno sollevato alcune questioni di merito rispetto all’atto, ma hanno offerto elementi di discussione impegnativi su un tema delicatissimo quale quello del rapporto tra l’informazione e il potere in questo nostro Paese, problema aperto, storico che credo abbia bisogno di essere approfondito, e questa probabilmente non è la sede. Mi permetto di presentare, offrire, proporre a questo nostro Consiglio, visto il rilievo che queste questioni hanno, di costruire un’iniziativa che potremo fare sicuramente come Commissione, ma anche come Consiglio, per affrontare seriamente questo tema in una sede propria, relativamente a come si fa informazione in questo Paese, come si fa informazione nella nostra regione e quale rapporto ,a l’informazione e il potere. Credo che potremmo approfittare di questa discussione per trovare un’occasione più seria e più argomentata per affrontare questo tema.
Quindi, al Presidente della Giunta che replicherà, propongo di trovare una sede che approfondisca la questione.
Giannotti, non ci sarebbe giornata più significativa per rispondere su come il centro-destra, chi governa questo Paese sta affrontando la questione dell’informazione. I titoli dei giornali di oggi sono carichi di questa iniziativa del presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Ieri, in un convegno sulla cultura della destra del nostro Paese, ha detto di ritenere che si debba riscrivere completamente la storia della Rai. Quindi, sul rapporto informazione-potere, su come si tenta di usare questi strumenti da parte del Governo di centro-destra credo che risposta migliore di quella che il presidente del consiglio di amministrazione della Rai sta dando, non ci possa essere. Nessuno, tanto meno il centro-sinistra di questa Regione, può prendere lezioni da chi — è noto — sta usando questi strumenti e sta occupando la Rai depurandola di giornalisti significativi, professionisti validi e vuole addirittura riscrivere la storia del nostro servizio di informazione ritenendo che debba completamente essere cancellato un passato in cui garanzie per il pluralismo sono state estremamente significative, fondate. Vi aspettiamo al varco, mi pare però che i segni che state dando dimostrano che, prepotentemente, il porre politico occupa i mezzi di informazione, li vuole governare. Queste questioni sono delicatissime, vanno affrontate con la dovuta attenzione, nessuno le vuole usare in maniera di parte, ma il problema dell’informazione e del potere resta un problema serio in questo Paese. Propongo di occuparcene seriamente in questo Consiglio e di farne oggetto anche di una iniziativa, in maniera tale che si possa anche correggere e riportare l’informazione locale ad un rigore maggiore nelle modalità con cui si attiva.
Per quanto riguarda l’atto, è vero che ci sono meno risorse a disposizione e questo non è mai di per sé positivo, ma credo che il pluralismo dell’informazione si salva non soltanto garantendo più punti di vista all’interno di una serie di testate ma garantendo anche più voci, più soggetti che si esprimono.
Questo nostro atto, che ha anticipato anche la legge sull’informazione professionale, dimostra come da parte di questa Regione ci sia stato da tempo, da quando il centro-sinistra governa — perché la legge 51 è del 1997, quindi appartiene alla storia del centro-sinistra — credo abbia dimostrato come non solo si lavora per la garanzia del pluralismo ma si favorisce, attraverso il finanziamento e il sostegno, una serie di iniziative locali, anche minori, che hanno un valore significativo.
Mi pare tra l’altro che con l’atto di quest’anno, che abbiamo tarato prevalentemente sui temi dell’attualità politica, ci sono tutte le condizioni per garantire correttezza, approfondimento delle questioni che sono all’ordine del giorno della politica e garanzia del pluralismo. Credo quindi che questo atto possa essere tranquillamente approvato e torno a ribadire che ci faremo protagonisti, come prima Commissione o come intero Consiglio, della necessità di affrontare questo tema relativo al rapporto tra informazione e potere nella nostra regione in maniera più approfondita, che possa anche farci uscire da queste dinamiche e da queste polemiche in maniera più positiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Sono arrivato un momento dopo l’inizio del dibattito perché stavo affrontando alcuni problemi e mi sono trovato nel mezzo di una discussione che mi ha costretto a chiedere “ma di che cosa stiamo parlando?”. Se parliamo di questo atto, il discorso è di criteri che più o meno ricalcano quelli soliti, criteri che sono sempre stati ritenuti sufficientemente equilibrati: è il Consiglio che lo fa, maggioranza e opposizione, quindi non mi pare che ci siano grossi problemi.

ROBERTO GIANNOTTI. E’ il taglio, Presidente...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. In un bilancio che ha dovuto tener conto di una serie di problemi, anche questa parte deve tenerne conto.
Sulle singole cose su cui ci sono state le interrogazioni risponderemo punto su punto in ambito di risposta alle interrogazioni stesse.
Per quanto riguarda il tema complessivo, raccogliendo la richiesta del consigliere Brini che dice “facciamo un dibattito sull’informazione”, i dibattiti sull’informazione corrono il rischio di diventare l’unico momento in cui si può parlare da due parti. Mi meraviglia che questo tipo di riflessioni vengano da parte politiche che di tutto si possono lamentare salvo che di essere trascurate dai mezzi di comunicazione, anche nella regione Marche. Se dovessimo andare a vedere la percentuale di tempo dedicato nelle varie emittenti e sui vari giornali alle varie forze, al Governo regionale ecc., credo che non ci sarebbe alcun tipo di posizione... (Interruzione). Consigliere Brini, mettendo insieme quello che ho sentito debbo dire che mi sembra bizzarro che una certa parte politica si lamenti di attenzioni particolari dell’informazione verso un’altra parte politica che in questa Regione è maggioranza e altrove, nel Paese, è minoranza. O stiamo partendo tutti quanti sulla base di improvvide dichiarazioni del presidente della Rai di ieri che mi trovano preoccupato e perplesso — la storia non è una cosa che si riscrive con i cambi delle maggioranze, è una cosa faticosa che si costruisce ricercando, accertando ecc. — oppure, se vogliamo andare a vedere l’attenzione per il governo regionale che danno i mezzi di comunicazione di massa, non è maggiore — secondo me è molto minore — rispetto a quella che danno i mezzi di comunicazione di massa nazionali all’azione del Governo nazionale, perché è l’azione del Governo, semplicemente per questo.
Sulle riforme della sanità, essendo un tema di enorme rilievo, è stato dato dai mezzi di comunicazione di massa regionali lo stesso tipo di rilievo che è stato dato a suo tempo alla presentazione del piano sanitario e delle parti del Dpef che interessano la sanità, dai mezzi di comunicazione nazionale. Non mi pare che ci siano cose scandalose o particolarmente fuori dall’ordinario. Così come si sta attenti in ambito nazionale a capire che cosa intende il Governo nazionale quando parla della possibilità del ricorso alle mutue, così si sta attenti a livello regionale quando si parla di un modello organizzativo nuovo che la Giunta regionale ha proposto e trasmesso al Consiglio regionale che naturalmente ne discuterà ed approverà alla fine del suo dibattito. Trovo piuttosto bizzarro questo tipo di cose, perché mi sembra che lamentarsi di un atteggiamento eccessivamente attento verso la maggioranza che governa questa Regione, imputandolo ai mezzi di comunicazione di massa mi sembra non rispecchiare quella che è la situazione oggettiva, e uso termini il più possibile neutri.
Per quanto riguarda il resto, noi facciamo comunicazione istituzionale come tutti, come si fa in tutti i posti, come è previsto che si faccia, come è obbligatorio che si faccia e la facciamo su tutti i mezzi di comunicazione, compresi i quotidiani che non sono vicini a noi perché non facciamo nessun tipo di discriminazione da questo punto di vista. Mi pare che questo dibattito ha avuto alcuni slittamenti che non so come definire se non come momenti di difficile recupero da parte di una minoranza qui, maggioranza nel Paese. Si deve anche tener conto che qui si vendono e si leggono i quotidiani regionali, ma li vengono e si leggono anche i quotidiani nazionali e direi che il panorama dei mezzi di comunicazione nazionale non è sicuramente tale da essere favorevole per chi governa questa Regione, salvo qualche attenzione, a volte, per nostre particolari performances che ci danno i mezzi non come comunicazione istituzionale. Se Il Sole 24 Ore dice che noi destiniamo un tot del nostro bilancio al mondo produttivo che è maggiore, percentualmente, rispetto alla Toscana e all’Emilia è un dato. Questo mi pare che sia un elemento abbastanza significativo.
Consigliere Brini, rispetto alla mia maggiore o minore popolarità le dico una cosa. Io non appartengo alla categoria di quelli che vivono con i sondaggi, di sondaggi e per i sondaggi. Io appartengo alla categoria delle persone...

OTTAVIO BRINI. Questi ci indovinano...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non sempre. Bisogna vedere chi li fa, per quale ragione li fa, con quali modalità li fa. Mi pare che l’ultimo sondaggio richiesto da Confindustria non dia questi risultati catastrofici. Comunque, io appartengo alla categoria delle persone che si impegnano seriamente pensando di riuscire a convincere quelli che stanno intorno, dopodiché se i cittadini marchigiani ritengono che sia sufficiente lo dimostrino, se i cittadini marchigiani non lo pensano avranno tutto il tempo, il modo, le possibilità e le opportunità di manifestarlo. Per fortuna non è sui sondaggi momentanei che si stabilisce una linea politica, caso mai la linea politica si può stabilire sulla base di indirizzi, di impegni, di serietà, di coerenza fra quello che si dice, quello che si fa.
Quanto alle pubblicazioni, le nostre sono uguali identiche a tutte quelle delle altre Regioni d’Italia, non sono diverse, non sono più belle. Anzi, dirò di più. Ci sono alcune Regioni in cui è previsto espressamente nel bilancio regionale un capitolo, non piccolo, per la comunicazione istituzionale dedicata espressamente al Presidente. Noi questo non ce l’abbiamo, non mi piace. L’atto risente di un momentaneo passaggio difficile del bilancio regionale che non può che riflettersi anche su questo.
Fatemi terminare ritenendo le altre polemiche bizzarre.

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Dichiaro di condividere gli argomenti che venivano qui relazionati dalla collega Mollaroli e di condividere anche le risposte del Presidente D’Ambrosio rispetto ad alcune contestazioni relative allo stanziamento.
Faccio semplicemente rilevare che l’intervento da parte della maggioranza, da parte mia o di altri colleghi è scattato nel momento in cui il capogruppo di Forza Italia ha portato avanti alcune argomentazioni anche con termini pesanti, giudicando la Giunta regionale codarda, che paga l’informazione. Detto da un rappresentante di Forza Italia... Se non ci fosse una reazione appassionata, perché quel pulpito non può dare lezioni rispetto all’informazione in Italia, dove avete messo in mora la democrazia rispetto alla pluralità dell’informazione pubblica... (Interruzione). Se stessimo qui ad ascoltare il presidente del gruppo di Forza Italia, ad argomentare rispetto a queste problematiche, con quella veemenza con cui le ha argomentate e se non avessimo preso la parola sarebbe stato un segno allarmante. Invece noi abbiamo reagito e abbiamo fatto una legittima difesa rispetto alla contestazione alla Giunta di avere fatto comunicazioni istituzionali. Citavo la campagna dell’Assindustria sulle cave: per giorni e settimane c’è stata una campagna a pagamento contro le scelte della Giunta, contro le scelte della maggioranza, con una informazione che poi si è dimostrata, in alcune parti non veritiera. Era più che legittimo che la Giunta regionale occupasse degli spazi per portare a conoscenza della sua attività rispetto a quella problematica o rispetto ad altre problematiche, sempre in via eccezionale, comunicando provvedimenti, ricadute di quei provvedimenti nella comunità marchigiana. Ma questo in risposta a chi diceva che quel tipo di intervento non era legittimo o contestava quel tipo di intervento, quando pochi mesi fa si avvalorava l’intervento opposto. Ho risposto a questo. Poi ci sono state divagazioni di consiglieri che entrano, escono, sentono fare discorsi... Chi può contestare la libertà individuale di partecipare a riunioni? Gasperi, siamo stati noi, in questi cinquant’anni, garanti della libertà dell’individuo a partecipare ad ogni associazione. A Gasperi debbo dire...

GILBERTO GASPERI. Ma quale libertà?! Eri del Patto di Varsavia! Vergognati! Dici della libertà. Ma non parlare tu, che hai difeso sempre...

PRESIDENTE. Per favore, Gasperi. (Interruzioni del consigliere Gasperi). Prego, consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Non è un problema di libertà individuale nel partecipare alla vita associativa di questa Regione. Io ho rilevato un altro aspetto: che Confindustria ha orchestrato in maniera faziosa un attacco al Presidente della Giunta regionale, e l’orchestrazione ha visto nel Presidente il regista, il direttore d’orchestra, dicendo che era super partes, con una platea in cui era presente il viceministro. Permettetemi di rilevare che a distanza di pochi giorni ritrovare il past-president all’”Officina delle Marche” della Casa delle libertà, a me che ho contestato pubblicamente quell’atteggiamento strumentale, polemicamente fazioso, che non riuscivo a capire se non in un “certificato” che bisognava dare al viceministro Baldassarri, è sembrata cosa da dover rilevare. Quella polemica così violenta aveva questa chiave di lettura politica. Ma io non contesto a qualcuno di partecipare, anzi questa partecipazione fa cadere un velo di ipocrisia, poi ognuno fa le sue scelte politiche, ma io rapportavo questo a quell’iniziativa dove non è stato reso pubblico un aspetto del sondaggio che è stato fatto con i marchigiani, dove il gradimento del Presidente D’Ambrosio superava il 62%. E questa parte è stata omessa perché non era funzionale all’attacco che si doveva portare.
Quindi, anche con i sondaggi Abacus su indicazione della Confindustria, davano questo tipo di risultato: non era funzionale ed è stato occultato. (Interruzione). Certamente... Poi siamo andati a Jesi, siamo andati a Fabriano e ci riteniamo soddisfatti nonostante l’eccezione del risultato elettorale di Civitanova, molto soddisfatti, perché dicevate che la regione era ormai una cosa fatta, invece il popolo della provincia di Ancona, dei comuni di Jesi e Fabriano vi ha risposto che non solo non è cosa fatta ma il vostro modo di fare opposizione in questa regione vi fa perdere i già minoritari consensi che avevate. Questo è quello che noi pensiamo e che i cittadini ci hanno detto. Ma non serve a nulla questo tipo di discorso, però rispondo per quanto riguarda il problema che ho sollevato. Noi siamo per sostenere l’editoria locale, per dare risorse agli investimenti, per una ricaduta che possa potenziare l’informazione locale. Rilevavo però che per quanto riguarda emittenti televisive private in questa regione — non ho sollevato altre problematiche, non ho sollevato la problematica dei giornali parlo di emittenti televisive — con le scelte che la presidenza fa — dove Forza Italia è largamente rappresentata, quindi scaricare sull’Ufficio di presidenza è inappropriato, perché lì voi siete la forza politica più rappresentata — non mi sembra giusto che l’attività politica dei partiti e dei gruppi consiliari sia oscurata se non c’è un pagamento dei servizi. Ponevo questo problema che è di pluralismo e di informazione, perché nelle emittenti private siamo arrivati, in questi ultimi tempi — perché prima non era così — al fatto che se paghi sei presente, altrimenti non sei presente.
Possiamo aprire un confronto, visto che si destinano centinaia di milioni complessivamente ad un tipo di attività di informazione televisiva, ponendo la questione di garantire una presenza plurale sulle emittenti? Ponevo questa problematica, quindi tutto quello che è stato detto esula da queste considerazioni, poi ognuno è libero di rispondere ma non di fare una premessa che non ha nulla a che vedere con quanto è stato detto per poi sviluppare propri argomenti che nulla hanno a che vedere con quanto si è voluto mettere al centro dell’attenzione con gli interventi dei colleghi della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, non volevo intervenire, ma mi sembra che sia un dovere farlo quando vengono toccati alcuni argomenti che probabilmente sono dovuti al fatto che non c’è possibilità di dare risposta o di mettere sul tavolo argomentazioni diverse rispetto al solito e tradizionale attacco da parte di alcuni della sinistra.
Io ritengo che non tanti possano parlare di libertà se prima non hanno assaporato che cosa significa essere schiacciati da un’egemonia di potere che non è solamente ideologico ma anche di ordine economica. Non a caso — parlo per Pesaro — nel 1994, quando avete perso le elezioni è stata venduta una parte della vostra sede. Nel 2001 avete perso le elezioni e avete venduto l’ultima parte della sede, proprio perché avevate la necessità di andare a ripianare certe realtà a livello nazionale, non tanto a livello locale, perché la mancanza di potere non vi permetteva più di muovervi con la stessa libertà con cui vi eravate mossi prima.
Non mi venite a dire che non avete avuto la possibilità di avere un pieno riscontro propagandistico a livello televisivo, sia nelle reti nazionali sia nelle reti private. Basta andare a vedere quello che avveniva prima e quello che sta avvenendo adesso. E’ un diritto vostro avere spazi per trasmettere le vostre idee e i vostri principi, sono pienamente d’accordo, però questa realtà non può essere disconosciuta nel momento in cui ci venite a dire “dovete ricordarvi...”. Di che cosa mi devo ricordare? Quando all’età di 18 anni non avevo la possibilità di frequentare liberamente la scuola? Mi debbo ricordare che quando andavo all’università non avevo la possibilità di muovermi? E’ inutile che tu rida, mi devi raccontare perché frequentavi quelle scuole a Mosca quando noi non abbiamo avuto... (Interruzione). Sì, la libertà è questa. Non puoi venirmi a dire che con questa legge non sei tutelato. Voglio vedere in quest’aula una difesa di tutte le realtà che sono qui presenti. Abbiamo visto, non più tardi di 20 giorni fa, in occasione del dibattito sulle dimissioni del consigliere Cecchini, cosa è accaduto. Abbiamo visto qual è stato il modo di affrontare questo argomento, quando qualcuno, con le dita sotto il tavolo faceva gli scongiuri perché accadesse qualcosa di strano, di particolare. Solo l’opposizione ha detto in piena libertà e in piena regola ciò che pensava di quella situazione. Da parte della maggioranza avete difeso non le istituzioni ma l’apparato. Fra l’altro, una parte della maggioranza, non tutta la maggioranza. Così come, nel momento in cui si va a discutere di un atto amministrativo si devono ascoltare addirittura delle realtà andando a colpire in modo particolare la destra, proprio perché si viene a dire che voi siete gli unici a difendere la libertà. Quale libertà? La libertà dell’Europa? Voi eravate nell’altra Europa, eravate nel Patto di Varsavia e l’avete difeso fino a quando l’opinione pubblica dei Paesi dell’est è scesa in piazza perché non aveva da mangiare. Avete avuto la fortuna che molti esponenti del vecchio Partito comunista salutavano con il pugno chiuso, altrimenti a gente come Ingrao, se l’apriva questo pugno, lasciava cadere la tessera fascista, perché aveva aderito a un regime, questa è la realtà.
Cerchiamo allora di abbandonare certe posizioni, cerchiamo di parlare in concreto. Io rispetto la difesa che fa la maggioranza. La maggioranza ha il diritto, poiché ha vinto le elezioni, di avere spazi maggiori e di fare delle scelte anche a livello economico. Noi avremo una responsabilità di intervenire per discutere, cercando di dare dei suggerimenti.
Non si può però disquisire sul significato di libertà o non libertà. Qui non si discute di libertà o non libertà quando si parla della spesa di 100 o 200 lire. La libertà è quella per cui qualsiasi consigliere può esprimere le sue idee; è quella che consente di richiedere una commissione d’inchiesta per fare chiarezza su alcune cose.
Voglio rispondere per l’ultima volta al presidente del gruppo Ds che cita la pubblicazione dell’associazione dei cavatori. L’ex presidente dei cavatori della sua provincia non era presente nelle firme, ma se andate a vedere la provincia di Macerata, in modo particolare quel presidente è quello che ha avuto la maggiore possibilità di escavare, guarda caso sui terreni che aveva. Vi sembra una cosa normale? E’ lui che deve dire a me perché non è avvenuto nelle altre province, lui deve dire a me perché il consigliere Cecchini ha completamente affossato l’attività estrattiva della mia provincia. Questo è un discorso da fare, questo è qualcosa che si deve fare per andare a vedere in concreto cosa è avvenuto e cosa non è avvenuto. Ma per il fatto che un gruppo di cavatori hanno acquistato a spese loro una o due pagine di giornale per fare una protesta non si possono dire certe cose. Perché l’ex presidente dei cavatori, di quella provincia, invece di essere penalizzato come tutti gli altri cavatori ha avuto dei vantaggi nell’ambito dell’attività estrattiva? Mi si deve dire perché ogni volta che siamo a fine legislatura, nell’ambito delle Amministrazioni comunali viene rinnovato il piano regolatore. Io lotterò sempre perché ci sia libertà di espressione, ed è normale che alla minoranza la garantisca la maggioranza. Non ne ho bisogno, ma mi sembra logico che da parte vostra ci sia una presa di coscienza: non potete andare a ripulire il passato denigrando i vostri avversari. Siate fieri del vostro passato. Non dico che ve ne dovete vergognare, però non rinnegatelo, perché in questo caso non avete nemmeno rispetto per coloro che sono morti, nel passato, per le vostre idee.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Rispetto al passato non raccolto la provocazione, vengo da un militanza in un partito che qualche contributo anche a difendere la tua libertà, Mollaroli, l’ha dato, quindi da questo punto di vista non accetto lezioni da nessuno.
La storia dirà che il grande partito popolare qual è stato la Democrazia cristiana in Italia, ha garantito la mia e la tua libertà, anche contro qualche tentazione che qualche esponente del tuo partito aveva.
E anche qui, per fare chiarezza, un giornalista che comincia una trasmissione cantando quelle canzoni, secondo il mio modestissimo parere credo meriti di andare a fare tv in tarda serata, non alle 21. Questo come giudizio personale e non credo che sia un attacco alla democrazia.
Io non ho paura del confronto, Silenzi. Credo che i fatti dicano chiaramente che questa Giunta regionale è isolata dal contesto sociale, non ha più consenso popolare, ha dimostrato nei fatti la sua incapacità di produzione legislativa, è divisa, lacerata come non mai. Quindi il risultato, secondo me è scontato. La vittoria alle prossime elezioni possiamo soltanto fallirla noi. Comunque, mancano due anni e mezzo, non è finita la legislatura, auguro lunga vita fisica al Presidente.
Evidentemente Silenzi si diverte a buttarla in cagnara quando si trova in difficoltà, così come il Presidente, quando si trova in difficoltà dice delle mezze verità. Silenzi non è entrato nel merito, nel contenuto dell’atto deliberativo; il Presidente ha affermato una mezza verità quando ha detto “abbiamo dovuto stringere la cinghia, quindi abbiamo dovuto tagliare una parte dei finanziamenti”, ma no ha risposto alla mia proposta che era quella di destinare una parte dei soldi che la Giunta utilizza per la propaganda, attraverso la pubblicità istituzionale, per rimpinguare quella dotazione.
Perché dico “propaganda”? Perché il nodo sta qui. Nessuno contesta alla Giunta regionale di fare informazione sulle iniziative che assume, sulle scadenze, sarebbe anzi cosa utilissima segnalare all’opinione pubblica che certi provvedimenti sono in scadenza, che ci sono certe opportunità, che ci sono certi meccanismi, che c’è il Fse da utilizzare non per il 10% ma per il 100%. Quello che contestiamo è l’utilizzo dell’informazione istituzionale per fare propaganda politica, cioè per dire “abbiamo fatto e facciamo tanto per voi cittadini delle Marche” anche quando non è vero. Questo contestiamo, questo è il limite dell’azione.
Comunque l’abbiamo detto, l’abbiamo ripetuto, abbiamo detto che questo è il difetto di questo provvedimento, abbiamo detto che non siamo d’accordo sul taglio alle risorse destinate all’informazione minore, abbiamo fatto una proposta. Però voglio essere concreto, perché in mezzo a tutta questa discussione qualcosa di positivo è stato richiamato, prima da Brini e poi da Silenzi: il ruolo dell’informazione minore, cioè delle radio, delle tv private e dei piccoli giornali rispetto all’azione del Consiglio regionale. Non è possibile che quando un gruppo sviluppa un’iniziativa, quando un partito sviluppa un’iniziativa si sia lì pronti a chiedere un compenso solo per veicolare l’immagine.
Per fare quello che dici tu Silenzi e quello che dice Brini, basta applicare la legge, perché — questa è una richiesta che dovrà essere formalizzata — la concessione dei contributi alle emittenti televisive e agli altri organi di informazione è legata al fatto che quell’emittente, quegli organi di informazione destinino una parte del loro spazio operativo, del loro tempo alla pubblicizzazione delle iniziative legate al sistema autonomistico nel nuovo scenario federale, alla scuola di formazione, a tutte problematiche che in qualche modo attengono alle politiche regionali.
Chiedo formalmente che l’ufficio stampa accompagni intanto la trasmissione del bando con la richiesta che questa norma venga rispettata, quindi che le emittenti garantiscano spazi di tempo gratuiti, aperti al contributo e all’intervento dei partiti su questi problemi. Credo che l’applicazione della legge può consentire di dare ai partiti politici e ai gruppi un’opportunità che forse, fino ad oggi, non hanno avuto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 88.

(Il Consiglio approva)



Proposta di deliberazione (Discussione e votazione): «Commissione consiliare di inchiesta concernente gli atti e le procedure seguite nell'affidamento del servizio di predisposizione di quaranta giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici ai sensi della Legge 215/92» Ufficio di presidenza (3)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 3, ad iniziativa dell'Ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, Vicepresidente Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Presidente, colleghi, l’atto che presentiamo come Ufficio di presidenza all’esame di questo Consiglio prende iniziativa da una richiesta avanzata da 15 consiglieri regionali, riguardante l’istituzione di una Commissione d'inchiesta concernente la gestione della legge 215/92, della legge regionale 31/97, dei finanziamenti europei inerenti la formazione professionale dall’inizio della VII legislatura ad oggi. Questa era la richiesta presentata formalmente dai consiglieri regionali dei gruppi di minoranza, rispetto alla quale l’Ufficio di presidenza, prima di pronunciarsi con una proposta formale in aula ha ascoltato in due occasioni la Conferenza dei capigruppo e successivamente ha adottato l’atto anche a seguito di una riformulazione della richiesta che era stata presentata.
Voglio spiegare quella che è stata l’interpretazione data dall’Ufficio di presidenza rispetto alla richiesta che era stata presentata. L’art. 22 dello Statuto e l’art. 99 del regolamento interno definiscono le modalità per l’istituzione della Commissione d'inchiesta; in particolare si dice che “la Commissione d'inchiesta viene istituita quando c’è la richiesta di almeno 14 consiglieri e quando essa riguardi la verifica di atti che sono propri della Regione o di enti e aziende controllati dalla Regione”.
C’è stato all’inizio, rispetto alla formulazione presentata dai colleghi, un dubbio interpretativo, poiché la formulazione era talmente ampia e vasta, che dovevamo dirimere il nodo circa la eventuale possibilità di istituire una Commissione d'inchiesta per la verifica — come si era detto nella prima proposta — degli atti adottati nel settore della formazione professionale dall’inizio della VII legislatura ad oggi, oppure secondo la formulazione successiva avvenuta con una nota presentata dagli stessi consiglieri.
L’interpretazione che si è data, anche a seguito del confronto con i presidenti di gruppo, è quella che una Commissione d'inchiesta è istituita con l’atto che oggi noi votiamo, ma viene proposta all’esame dell’aula a condizione che si riferisca ad atti specifici. Cioè, una Commissione d'inchiesta si istituisce perché fa riferimento ad atti specifici. Dire che la Commissione d'inchiesta deve andare ad esaminare tutto quanto è stato fatto in un settore, in un ambito di intervento della Giunta regionale dall’inizio della legislatura ad oggi significava dare la facoltà ad una commissione speciale di svolgere un’attività che invece è propria delle Commissioni consiliari permanenti. Le Commissioni consiliari permanenti hanno tra le loro funzioni quella di controllare l’operato, quindi di interloquire con l’assessore, con i dirigenti di servizio, con i funzionari, con quant’altri e di avere a disposizione tutti gli atti relativi all’azione di un assessorato, all’azione di un settore dell’Amministrazione regionale. E’ quindi chiaro che una Commissione permanente, qualora decidesse di fare una verifica dell’azione di un assessorato si troverebbe nella piena legittimità di farlo. Altra competenza è quella del consigliere regionale che ha anch’esso gli strumenti della funzione ispettiva che sono previsti dallo Statuto e dal regolamento, quindi l’interpellanza, l’interrogazione, la mozione che, anch’esse, si legano a fatti ed episodi specifici. Altro ancora è la competenza di una commissione speciale d’inchiesta che si verifica allorquando si deve indagare, accertare come si sono svolti dei fatti relativi ad atti adottati dalla Giunta regionale.
Ecco perché questo tipo di chiarimento si è reso necessario, ecco perché, correttamente, i presentatori della richiesta hanno poi riformulato la domanda dicendo che “l’indagine tende ad accertare gli atti e le procedure seguiti nell’affidamento del servizio di predisposizione di 40 giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici ai sensi della legge 215/92 e di altri per i quali si rendesse necessario procedere ad un accertamento a seguito delle risultanze dell’istruttoria. Tale Commissione d’inchiesta dovrà verificare le aziende, i docenti e quanti altri abbiano tratto beneficio dai finanziamenti regionali”.
E’ evidente che la richiesta è composta da due capoversi: un primo capoverso che spiega, correttamente, che la Commissione fa una verifica degli atti e delle procedure seguiti nell’affidamento del servizio di predisposizione di 40 giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici ai sensi della legge 215; un secondo capoverso che dice “tale Commissione d’inchiesta dovrà verificare le aziende, i docenti e quanti altri abbaino tratto beneficio da finanziamenti regionali”. E’ evidente che i due discorsi sono legati agli atti oggetto dell’indagine, altrimenti si aprirebbe uno spazio enorme ed incontrollato e non sarebbe altro che la riproposizione della formulazione iniziale senza alcun correttivo, come invece mi sembra che la volontà dei richiedenti abbia chiaramente manifestato.
Questo è stato il senso per cui l’Ufficio di presidenza, dando un’interpretazione a mio avviso corretta, tenendo conto anche del parere degli uffici e dei servizi del Consiglio, ha presentato oggi all’esame dell’aula questa proposta di deliberazione che prevede l’istituzione della Commissione d’inchiesta.
Per quanto riguarda la composizione, tenendo conto che le Commissioni speciali possono avere un numero di massimo 9 consiglieri e tenendo conto di un principio che è generalmente rispettato dall’aula, quello di dare rappresentanza alle diverse componenti politiche, ai diversi gruppi consiliari rappresentati in questo consesso, si è cerato di individuare un criterio, perché i gruppi consiliari sono in numero maggiore rispetto ai 9 componenti massimi della Commissione stessa. Il criterio è stato quello di prevedere un rappresentante per ogni gruppo consiliare, tranne i gruppi che hanno un solo componente e che è allo stesso tempo componente della Giunta regionale, prevedendo poi un solo rappresentante per i gruppi che sono fra loro federati, che hanno comunicato formalmente, ufficialmente all’Ufficio di presidenza che esiste una federazione fra i gruppi stessi e che quindi intendono agire in maniera unitaria all’interno del Consiglio regionale e di quest’aula, con portavoce unico.
Questo tipo di definizione ha portato l’Ufficio di presidenza ad indicare un componente per il gruppo dei Ds, un componente per il gruppo federato della Margherita, un componente per i gruppi Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Verdi, Forza Italia, Alleanza nazionale e Biancofiore. Questa è una composizione numericamente compatibile con la previsione di un massimo di 9 consiglieri, tant’è che sono esattamente 8. E’ un criterio che l’Ufficio di presidenza ha adottato per quelle modalità e per quelle finalità che ho enunciato nella mia presentazione. La Commissione d’inchiesta la proponiamo all’esame dell’aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei con molta pacatezza ma con molta responsabilità, tornare a richiamare un aspetto che a me sembra abbia rischiato di cadere sotto il macigno della strumentalizzazione. La Commissione d’inchiesta è un diritto sancito dalla norma in questo Consiglio. Non è una questione rimessa alla discrezionalità del Consiglio. Qualsiasi interpretazione facciamo la norma è netta: la Commissione d’inchiesta si istituisce a condizione che ci siano due requisiti, cioè un numero di 15 firme e la materia rispetto alla quale si intende intervenire sia attinente all’attività del Consiglio.
Debbo dare atto — lo faccio con molta onestà — al Presidente e all’Ufficio di presidenza di avere assunto su questo una posizione che ha garantito un diritto del Consiglio regionale rispetto a qualche tentazione che ho visto sorgere in qualche esponente di qualche parte politica, cioè il tentativo di far passare posizioni di prepotenza che non sarebbero state comunque accettate. Il Consiglio ha la competenza di prendere atto della proposta dell’Ufficio di presidenza, di definire la composizione e le modalità di operatività: di quante persone deve essere composta e quanto tempo ha a disposizione per concludere il proprio lavoro. Rimando a chi avesse scarsa memoria, alla norma approvata dalla Commissione Statuto su questa materia, dove addirittura si fa un passo avanti e viene sancito il diritto, così come acquisito anche nelle assemblee elettive, per cui le commissioni di controllo e verifica sono presiedute dalla minoranza, così come sarebbe giusto che questa Commissione fosse presieduta dalla minoranza del Consiglio regionale.

GIULIO SILENZI. Chiedi a Brini di Civitanova.

ROBERTO GIANNOTTI. Lasci stare Civitanova: le commissioni di controllo, anche in questo Parlamento sono presiedute da un esponente della minoranza, basti. Basti pensare che la Giunta per le autorizzazioni a procedere è presieduta da Soro che è esponente della Margherita.
Rispetto a questa posizione, proprio per evitare che il Consiglio regionale si incamminasse su una china pericolosa, su una china di lacerazione, abbiamo ritenuto opportuno raccogliere un invito a meglio tratteggiare il compito di intervento della Commissione d’inchiesta, quindi la correzione che è stata apportata è che l’intervento di questa Commissione sarà indirizzato alla verifica degli atti e delle procedure seguiti all’affidamento del servizio di cui abbiamo parlato e che ha dato questo scossone al gruppo di Rifondazione comunista e alla Giunta regionale.
E’ evidente che qualora nel corso delle indagini, delle verifiche emergessero fatti gravi — uno dei quali abbiamo già denunciato: quello che secondo noi il dirigente del servizio formazione professionale non ha i requisiti per svolgere quelle funzioni, perché il titolo di presidente di una iniziativa quale quella che questo signore ha svolto in passato o il ruolo di collaboratore con contratti di consulenza continuativa non è una delle prerogative che il regolamento della Regione ammette a giustificazione dell’anzianità di servizio che deve essere garantita. Le condizioni per fare il dirigente della Regione sono due: il possesso del titolo di studio di laurea e i cinque anni di esperienza in una qualifica dirigenziale — assumeremo le opportune iniziative. Comunque, rispetto a questa posizione noi abbiamo accettato di meglio precisare, meglio contenere i termini dell’intervento della Commissione, credendo, in questo modo, di aver dato il contributo anche a creare un clima leggermente diverso nel dibattito di questa sera.
Il problema lo conoscete, non ci voglio ritornare, abbiamo fatto una seduta del Consiglio regionale su questa questione, ognuno di noi ha detto come la pensava, credo che da parte nostra siano state dette delle cose abbastanza precise. Credo però che non possiamo fare a meno di richiamare un atto che rappresenta la novità rispetto allo scorso dibattito, il decreto del dott. Costa con il quale, di fatto, viene a modificarsi il rapporto fra la Regione e la ditta Cta di Macerata che ha vinto quell’appalto.
Intanto è significativo che il Presidente abbia affidato la responsabilità del procedimento al dott. Costa togliendola da chi l’aveva avuta fino a ieri. Poi, anche se in maniera molto intelligente, molto velata c’è una modifica sostanziale dell’atto e del rapporto stabilito fra la Regione e la ditta, che è sostanzialmente la materia del contendere sollevata dal consigliere Cecchini. Non voglio difendere nessuno, non sta a me, però credo che la modifica di quel provvedimento attraverso tale decreto stia ancor di più a sottolineare l’esigenza di andare a fondo su questa che una questione chiara non è.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Abbiamo dedicato una seduta consiliare a questo argomento, adesso atteniamoci all’istituzione della Commissione d’inchiesta.
Il gruppo Ds ma anche la maggioranza sono d’accordo ad istituire questa Commissione relativa a quell’atto specifico, per cui condivido l’introduzione puntuale che il Vicepresidente Ricci ha illustrato all’aula e mi rifaccio proprio all’evoluzione della pratica stessa: la prima domanda, la seconda domanda, la puntualizzazione e quanto è stato qui detto anche dal collega Giannotti. Parliamo di un’inchiesta relativa ad un atto specifico. La durata della Commissione consiliare ci sembra congrua, la presenza dei vari gruppi è congrua e rispettosa degli indirizzi consiliari. Per quanto riguarda la prima riunione e la presidenza voglio rilevare — anche qui Giannotti parla come se nessuno di noi fosse informato — che ieri la presidenza di una Commissione d’inchiesta in Parlamento è andata a un membro della maggioranza. Non si può rivendicare la presidenza come un fatto scontato, quando la maggioranza di centro-destra in Parlamento assume una decisione politica che nessuno contesta. Non sono altri casi che qui sono stati contestati, dove non si riconosce neanche la possibilità della vicepresidenza; non si contesta la presidenza del Parlamento o del Senato che in altri tempi era affidata alla minoranza od opposizione che dir si voglia; oggi le maggioranze ritengono di avere il vertice anche delle Commissioni d’inchiesta. Valuteremo quale sarà l’orientamento che assumeremo come gruppi consiliari di maggioranza, però non c’è un automatismo che qui veniva rivendicato e che trova una clamorosa contraddizione appena 24 ore fa quando la maggioranza ha ritenuto di nominare un membro della maggioranza.
Per quanto riguarda la Commissione d’inchiesta voglio ricordare che il Consiglio si riserva comunque sempre il giudizio sull’effettivo interesse che per la Regione presenta la materia per la quale si chiede l’inchiesta, per cui non c’è un automatismo ma c’è una valutazione, così come abbiamo fatto sul Cornello, perché ci fu una differente valutazione dell’aula sul coinvolgimento della Regione e dei finanziamenti della Regione. Anche lì non ci fu un automatismo: c’era un ruolo dell’Anas che per noi era centrale, per cui non potevamo indagare su un altro ente e c’era chi invece riteneva che i finanziamenti che la Regione aveva dato nel corso del tempo anche all’Anas costituissero un fatto che coinvolgeva direttamente la Regione. Per cui siamo entrati nel merito e abbiamo deciso a maggioranza. L’automatismo, quando c’è una espressione di voto da parte dell’aula non può essere un obbligo, c’è sempre una valutazione politica che entra nel merito delle questioni e anche lì non è automatica l’unanimità: Cornello docet.
Detto questo noi siamo d’accordo sulla Commissione d’inchiesta perché non c’è niente a nascondere né da rimuovere: approfondiamo un fatto che già è stato approfondito; approfondiamo ulteriormente con gli strumenti della Commissione d’inchiesta nei tempi che ci siamo dati. Quindi, come diceva il Vicepresidente Ricci, su un atto specifico tutti gli approfondimenti necessari saranno fatti per definire i contorni di questa vicenda nella maniera più chiara che compete alla Commissione e al Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Innanzitutto penso che quando c’è nel nostro Statuto e nei nostri regolamenti una procedura, a quella procedura si debba dare seguito. A me non è piaciuto in questa fase il fatto che ci sia qualcuno che abbia sindacato sulla legittimità o meno della costituzione di questa Commissione d’inchiesta. Credo che bene abbia fatto l’Ufficio di presidenza e bene debba fare costituendo la Commissione d’inchiesta attraverso nient’altro che l’utilizzazione degli strumenti che lo Statuto della Regione prevede ai quali questo Consiglio regionale, una volta attivati, deve dare corso.
Aggiungo che l’argomento della Commissione d’inchiesta deve essere delineato chiaramente, nel senso che non si può assolutamente parlare di tutto lo scibile umano, anche perché il Parlamento italiano ci ricorda che nel passato uno degli strumenti più usati per non arrivare alla conclusione era mettere nelle Commissioni d’inchiesta parlamentari tutto lo scibile possibile, poi si arrivava a fine legislatura, di proroga in proroga, senza concludere niente.
Questo è accaduto involontariamente ma in parte, talvolta, anche in questo Consiglio regionale, quando non si è arrivati, nell’ultima legislatura, a conclusioni solide e pesanti su aspetti che invece avrebbero meritato di essere conclusi attraverso delle sintesi specifiche. Mi riferisco all’aspetto delle cave in cui c’era materiale sufficiente per interventi nostri nell’ultima legislatura e che invece per una serie di circostanze hanno subito rinvii, non arrivando a quello che doveva essere un lodo preciso e prestabilito.
In questa occasione credo che la Commissione d’inchiesta composta da 8 membri sia oggettivamente una scelta saggia: cinque di maggioranza e tre di minoranza, perché così sono rispettati gli equilibri del Consiglio. Mi permetto di aggiungere un aspetto: che nessuna delle persone coinvolte in qualche modo nella vicenda facciano parte della Commissione stessa. Ad esempio il consigliere Cecchini con cui credo di aver buoni rapporti personali, però la sua presenza in Commissione d’inchiesta sarebbe un aspetto imbarazzante. La stessa cosa vale per il consigliere Andrea Ricci che anch’egli, in qualche modo, fa parte del problema. Quindi credo che questa Commissione d’inchiesta debba essere distaccata dai fatti. Noi abbiamo scelto di mettere una donna, il consigliere Franca Romagnoli, perché il tema era quello dei seminari sull’imprenditoria al femminile, quindi credo che nessuno meglio di una presenza femminile sia utile in questa Commissione d’inchiesta. Inoltre è una persona che fa l’avvocato di professione, quindi ha anche cognizioni di diritto che sono utili, in questo caso, nello svolgersi della Commissione stessa.
Spero che questa Commissione lavori con serenità, ma deve lavorare anche con molto approfondimento, senza limiti che non siano quelli del mandato stesso. Credo che compito di questo Consiglio, qualche volta sia anche quello di riflettere su se stesso, di verificare il lavoro che si fa, il lavoro che fa l’ente Regione. Questa è l’occasione. Il tema è relativo ai seminari sull’imprenditoria femminile, ma se ci sono occasioni di approfondimento di atti specifici della Regione nel settore non ci si deve automutilarsi. L’automutilazione è una cosa che appartiene ad altre culture e ad altre istituzioni di Paesi che ci sono molto lontani per storia. In questo caso credo che ci voglia rigore nel delimitare il campo di interesse ma rigore anche nell’approfondire gli atti e le politiche collegate, anche perché questo può costituire un esempio per altri approfondimenti che potrebbero essere successivamente fatti, con altre valutazioni.
Il nostro gruppo esprimerà parere favorevole alla delibera con le raccomandazioni che abbiamo fatto e penso che l’Ufficio di presidenza dovrà prendere atto delle nostre indicazioni così come di quelle degli altri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Ho preso la parola proprio perché il collega Ciccioli nel suo intervento mi ha fatto balenare un sospetto. Noi abbiamo convenuto con l’interpretazione dell’Ufficio di presidenza, per quanto la norma nel nuovo Statuto potrà trovare una definizione più precisa, perché quella attuale lascia dei punti d’ombra dal punto di vista della possibilità di adire a questa Commissione d’inchiesta, pertanto dovremo precisarla. Al di là di questa valutazione che sarà rimessa alla nuova normativa statutaria, qui c’è da puntualizzare che quello che ha detto Ciccioli, interpretando correttamente il punto 1), cioè circoscrivere la verifica di questa Commissione agli atti regionali che riguardano le procedure dell’affidamento del servizio di predisposizione di 40 giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici, non vorrei fosse strumentalizzato. Lui dice “e gli atti collegati”. Penso che ci saranno degli atti collegati a cui fa direttamente riferimento l’atto in questione, ma non è pensabile che il collegamento possa essere riferito a qualsiasi atto della Giunta regionale o del Consiglio che abbiano in qualche modo a che fare con la formazione professionale o con la realtà del mercato del lavoro, perché sarebbe una forzatura inutile e una strumentalizzazione che non avrebbe senso e luogo per poter essere accettata dai lavori della Commissione d’inchiesta.
Siccome credo che sia responsabilità di questo Consiglio utilizzare strumenti come questo in tutta libertà, ma cercando di finalizzarli a una precisa verifica, credo che sia assolutamente indispensabile mantenerci a quella dimensione che il punto 1) specifica.
Tra l’altro mi sembra doveroso richiamare il fatto che questa Commissione d’inchiesta potrebbe sollecitare qualcuno a utilizzarla per altri fini, perché probabilmente la stessa Commissione III aveva la possibilità, al di là dell’inchiesta in sé e per sé, di verificare quanto i proponenti della Commissione d’inchiesta vogliono ottenere. La competenza delle Commissioni probabilmente la utilizziamo poco in termini di verifica, di controllo e sarà probabilmente questa la strada che ci potrà condurre ad un’altra dimensione del ruolo del Consiglio rispetto ad un ruolo nei confronti del quale, oggi, le stesse normative che abbiamo a disposizione non sono entrate nel costume della vita del nostro Consiglio regionale.
Pertanto un sì a questo provvedimento che ha un senso preciso, che deve mantenere il suo ambito e che nel tempo previsto dal punto 3) dovrà dare una risposta agli obiettivi che si propone, in modo tale da portare a questo Consiglio l’istruttoria e l’obiettivo che si prefigge con la sua istituzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, vorrei non solo ringraziare l’Ufficio di presidenza per avere portato questo atto, oggi, definendolo nel modo più netto al fine di ben lavorare e ben decidere, in un arco di tempo limitato, la costruzione della procedura della gara d’appalto e gli eventuali beneficiari della stessa, ma vorrei anche fare un ragionamento più complessivo, perché credo che su questa questione, oltre a essere interessata a che, da questa vicenda, la mia onorabilità esca nel modo migliore, credo che valga la pena di fare un ragionamento. Si parla di 50 milioni complessivamente, in una regione in cui i bilanci sono di circa 8.000 miliardi, quindi 50 milioni hanno scatenato un ragionamento molto complicato, come se questa vicenda non fosse un iceberg di una situazione un pochino più complessa che dimostra qualcosa che vale la pena, in un momento molto limitato qual è quello di una Commissione d’inchiesta, di verificare se non si tratti di una situazione più complicata.
Ricordo ancora l’intervento fatto dal Presidente D’Ambrosio in occasione del suo insediamento, intervento che lui ci consegnò scritto, ma ricordo in particolare quando il Presidente parlava di discontinuità con la gestione precedente, di una nuova fase della vita politica amministrativa di questa Regione. Mi chiedo perché tanta difficoltà in una vicenda insignificante che si poteva risolvere, in ogni momento, in 30 secondi. Si è invece creato un meccanismo in cui gli atti di autotutela l’Amministrazione non riesce a metterli in moto. Perché? E’ una questione politica piccola, che riguarda una forza politica e basta? E’ una questione più grande che riguarda la qualità dell’amministrare? Spero di no. Insomma, quali sono le sedi dove si decide? Sono fuori dalla Giunta regionale? Io credo che questa vicenda piccola, assolutamente insignificante nella sua dinamica, nei suoi fatti, che però dimostra probabilmente che si è toccato, incidentalmente, non accorgendomi... Perché io so bene la battaglia sulle cave cos’ha significato, quali erano gli interessi, non ero sprovveduta. So bene quali logiche potente muovono le questioni che riguardano la sanità pesarese. Sono anche consapevole e convinta che quella battaglia va fatta tuttora. Questa vicenda piccola piccola, dimostra che un imprenditore, uno qualsiasi, vince un appalto — fatto male, scritto male: lo vedrete — e si scatena un putiferio sulle sue modalità. Allora chiedo al Presidente: un'Amministrazione che sbaglia una cosa, che cosa fa? Si autotutela e corregge. Perché in questo caso non riesce a correggersi? E per correggersi deve arrivare all'8 luglio, quando la Corte dei conti ha già deciso di fare un'indagine? Perché? Il Consiglio regionale si è tenuto il 17 giugno, lei ha letto il parere dell'ufficio legale, ce l'ha consegnato e gli atti non si correggono, si correggono l'8 luglio.
Io sono contenta, ovviamente, che si correggano, non ho mai detto che si dovessero annullare, ma correggere, modificare sostanzialmente, perché l'imprenditore non gestisce più 400 ma 75, cioè la sostanza, quello che capisce la gente. La Regione fa quello che doveva fare, quello che io chiedevo dovesse fare e per cui ho litigato. Ma questo non mi interessa, è storia che ormai non interessa più nessuno. Perché gli atti di autotutela non si fanno? Io devo rispondere al Consiglio perché ho presentato qui Piero Sunzini come dirigente e l'ho presentato come esterno, in qualità di assessore al personale, quindi devo rispondere, altrimenti qualcuno prima o poi potrebbe alzarsi e dirmi: "dov'eri? Cosa facevi? Guardavi? Dormivi?". Prima che qualcuno si alzi — Giannotti o Gasperi — devo giustificarlo, devo dire.
Piero Sunzini viene presentato come dirigente da questa Giunta, viene presentato al Consiglio e viene votato. Si autocertificano i risultati. Giannotti presenta l'interpellanza: la mia verifica con il servizio personale a quel punto è stata immediata, perché io sono il massimo responsabile di quell'operazione. Il servizio personale mi dice che non ha verificato l'autocertificazione che il dirigente fece quando firmò con il Presidente D'Ambrosio il contratto. Ho avuto in mano il contratto e ho letto che cosa hanno firmato. Ho chiesto "ma non è stata verificata l'autocertificazione, come si fa con qualunque ragazzo che fa il consulente?". I tutor dell'obbligo formativo, i tutor dell'apprendistato, i 26 ragazzi...

PRESIDENTE. Consigliere, non dobbiamo fare indagini questa sera; questa sera dobbiamo discutere solo della Commissione. Per cortesia, non le persone e non argomenti extra.

CRISTINA CECCHINI. Vengo allora al punto, senza far perdere tempo all'aula. Chiedo al Presidente D'Ambrosio una cosa.
Che cosa abbiamo saputo fino ad oggi? Che l'atto è stato cambiato, modificato il contratto, torniamo al contratto 7053 registrato, che Giannotti aveva in mano prima. Tutta la questione fra me e Sunzini era questa: gli chiedevo per iscritto di cambiare l'atto non è stato cambiato. Questo dirigente ha sicuramente una questione dalla sua: che non ha rispettato le direttive dell'organo politico competente che allora ero io: l'assessore di riferimento. E' questa una responsabilità particolarmente grave nel momento in cui accadono queste cose. Chiedo al Presidente D'Ambrosio: perché non si sospende questo dirigente? Perché continua a stare lì? Perché continua, sulla base di quel contratto, a sovraintendere non solo i corsi dell'imprenditoria femminile, ma a sovraintendere gli atti...

PRESIDENTE. Per favore, consigliere... Le devo togliere la parola. Mi dispiace, non l'ho mai fatto, ma stiamo discutendo di un'altra cosa.

CRISTINA CECCHINI. Stiamo discutendo di una questione che riguarda direttamente perché in questa Regione...

PRESIDENTE. Dell'istituzione della Commissione d'inchiesta.

CRISTINA CECCHINI. L'art. 99, secondo comma propone un atto di autotutela del Consiglio che vuol fare indagini ispettive nel merito.

PRESIDENTE. Stiamo discutendo della istituzione della Commissione d'inchiesta.

CRISTINA CECCHINI. Dico al Presidente D'Ambrosio due cose: primo, controlli i requisiti di questo dirigente come li ho controllati io per dovere, perché sono rimasta male di aver fatto una presentazione di un dirigente che non li ha, i requisiti. Li controlli anche lei, immediatamente però. Secondo, siccome la Commissione d'inchiesta è un atto di autotutela di questo Consiglio, non può essere che gli atti di autotutela questo Consiglio non li compia, Presidente. Difenda gli interessi della Regione, per favore; quando ci sono errori materiali si correggono, quando non si correggono gli errori materiali le questioni diventano molto più complicate e ognuno può pensare quello che gli pare, anche cose gravissime. Siccome io credo in questa maggioranza e in questo Presidente, mi attendo atti immediati di autotutela dell'immagine della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Concordo pienamente con l'intervento fatto dal collega Giuseppe Ricci e credo che sarebbe stata questione di buon gusto — l'ho detto la volta precedente, lo ripeto in questa situazione — attenersi solo ed esclusivamente a questa questione e non ad altro. Si è preso spunto da diversi interventi, non ultimo quello del consigliere Cecchini, probabilmente per fare un processo a porte chiuse, senza che gli attori inquisiti si potessero difendere. Io non l'ho fatto la volta precedente e non lo faccio in questa situazione.
Rifondazione comunista, prima ancora di qualsiasi altra forza politica ha tutto l'interesse, in quest'aula, a che venga fatta chiarezza e noi lavoreremo fino in fondo, tant'è che abbiamo dato il nostro assenso fin dal primo momento rispetto all'istituzione della Commissione d'inchiesta. Noi siamo stati fortemente attratti da questa cosa, perché vogliamo che davvero nei modi, nelle forme e nei limiti che lo Statuto prevede si faccia quello che si deve fare, non abbiamo altro interesse che questo, tant'è che il nostro comportamento è stato esemplare sotto questo profilo e sotto tutti i profili, però ritengo davvero di cattivo gusto iniziare in quest'aula, nel momento in cui istituiamo una Commissione d'inchiesta entrare già nel merito della discussione. Io potrei farlo, potrei ribattere le cose che ha detto il consigliere Giannotti e anche le cose che ha detto il consigliere Cecchini. Non lo faccio per rispetto vostro, per rispetto di quest'aula e per rispetto di tutti coloro che in questa vicenda sono parte in causa. Credo che sarebbe stato bene che ognuno di voi si fosse attenuto a questo, invece sono state sollevate questioni che riguardano l'atto, dopo che sullo stesso già il Presidente della Giunta regionale la volta precedente aveva dato comunque delucidazioni. E' stato portato l'argomento dell'assunzione a sé da parte del dott. Costa di tutta la procedura. Peraltro è stata già ritornata al dirigente in questione, quindi già di per se stesso questo qualcosa vuol dire. Ma mi fermo qui perché non voglio cadere nel vostro stesso errore.
Credo che quest'aula darà un voto unanime alla costituzione della Commissione d'inchiesta, quindi ci crediamo tutti insieme. Mi auguro che i propositi espressi nella riunione dei presidenti di gruppo vengano tutti rispettati. Mi interessa poco chi sarà presidente di questa Commissione, mi interessa molto di più che lavori seriamente, concretamente, onestamente e si attenga ai compiti così come specificati nell'atto che la istituisce.
Credo che questo debba essere il comportamento e credo che le garanzie debbano valere per tutti gli attori di questa vicenda: garanzie piene per tutti, così come chiarimento pieno rispetto a tutto ciò che è accaduto, che peraltro è già materia in mano di altre strutture che non attengono al ruolo del Consiglio regionale.
Capisco bene la necessità che fin da domani i mass-media riportino la discussione e inseriscano al suo interno un certo non so che di scandalistico, uno scandalistico che lascerei alla conclusione della vicenda stessa e mi auguro che davvero ci si attenga, da ora in avanti, al merito delle questioni, quando queste interessano la vita, la professionalità e il buon gusto complessivo di quest'aula.

PRESIDENTE. Sono le 19,21, quindi pongo in votazione la prosecuzione della seduta.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Ho apprezzato l'intervento di Amagliani: serenità, valutazioni approfondite sull'atto, sulle questioni collegate alla vicenda, ma proprio in ragione di questa fondata, condivisa considerazione del collega Amagliani mi chiedo e chiedo se non sia altrettanto seria e fondata la richiesta del già assessore Cecchini: c'è un dirigente che ancora ricopre quell'incarico. Lasciamo perdere il merito, i requisiti, il curriculum, perché quello sarà un discorso di approfondimento, se sono atti collegati all'oggetto dell'indagine, però c'è un dirigente che opportunità vorrebbe fosse almeno sospeso nelle sue funzioni per quanto riguarda l'accertamento di questa questione, nell'attesa dell'accertamento definitivo che verrà anche rapidamente, spero dato dalla Commissione nell'espletamento sereno, serio, approfondito del suo compito.
Altra questione, collega Amagliani. Diceva già il mio presidente di gruppo Ciccioli, che i commissari non dovrebbero essere coloro che hanno preso parte in tutto, come il consigliere Cecchini, oppure parzialmente come il consigliere Andrea Ricci che è stato denunciante della questione, alla vicenda. Anche lei, consigliere Amagliani, è stato sentito dalla procura, l'ha detto in maniera aperta in quest'aula quando discutemmo della questione: ha riferito che sarebbe andato, di lì a poco. Riterrei che per una questione di serietà...

GIULIO SILENZI. E' grave, è grave... Ma tu pensa al suo gruppo. E' grave.

FABIO PISTARELLI. Perché è grave, Silenzi?

GIULIO SILENZI. Tu decidi che un altro gruppo debba far parte o meno della Commissione? E' il colmo!

FABIO PISTARELLI. Posso dire che, a mio avviso, chi è coinvolto ed è stato ascoltato dalla magistratura come persona informata sui fatti, non deve essere parte del lavoro della Commissione, perché lì non si fanno giudizi.

GIULIO SILENZI. Uno "informato sui fatti", di quale colpa si è macchiato?

FABIO PISTARELLI. Caro Silenzi, non capisco perché ti scaldi. A mio avviso la Commissione che deve andare a verificare atti e fatti collegati agli atti non deve avere persone che siano state attrici o comunque co-protagoniste, perché informate sulle questioni che hanno portato alla vicenda di cui all'oggetto.

GIULIO SILENZI. Anche tu sei informato sui fatti.

FABIO PISTARELLI. Ma non sono stato chiamato dalla procura, e non sono neppure andato in procura a riferire di cose che a mio avviso sono di valenza oltre quella amministrativa, sono di valenza giudiziaria, perché altrimenti non vai in procura della Repubblica, vai dal presidente del Consiglio regionale, dal presidente della Giunta. Se sei andato in procura ci sono cose o fatti che hai riferito, hai saputo, di cui sei comunque a conoscenza, di rilievo penale. Penso che la Commissione non abbia il compito di valutare se ci sono condannati o assolti ma abbia il compito di verificare determinate cose. Proprio per la serenità di questo lavoro non ci deve essere, nella Commissione, qualcuno che conosce atti, attività, fatti addirittura di rilievo tale da essere stato chiamato o da andare spontaneamente alla procura della Repubblica, perché già si sarà fatto un giudizio se è andato a dire o a fare. E' su questo che chiedo la riflessione di quest'aula. Valuteranno poi l'aula e l'ufficio di presidenza. Io ritengo che sia serio e proprio in linea con quello che diceva Amagliani, fare in modo che la Commissione, per la serenità e la tranquillità del suo lavoro abbia questo tipo di requisiti per quanto riguarda i suoi membri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. A me pare un atto dovuto da parte di questo Consiglio regionale istituire una Commissione d'inchiesta, perché nel momento in cui un assessore regionale si reca alla procura della Repubblica per denunciare l'irregolarità di un atto regionale, nella fattispecie di un decreto di un dirigente del servizio formazione professionale di questa Regione, mi pare un atto dovuto che il Consiglio regionale esamini, dal punto di vista amministrativo, l'intera vicenda.
Credo che noi tutti, come Consiglio regionale e i membri specificamente della Commissione d'inchiesta — e da questo punto di vista voglio tranquillizzare il consigliere Pistarelli comunicandogli che a rappresentare Rifondazione comunista ci sarà il capogruppo Marco Amagliani — dobbiamo tenere ben separati i due piani: quello amministrativo che è di competenza specifica della Commissione d'inchiesta e, successivamente, del Consiglio regionale quando esaminerà le risultanze della Commissione d'inchiesta da quello giudiziario che non è di competenza di quest'aula. Sappiamo anche che la Commissione d'inchiesta non ha nessun potere particolare per acquisire informazioni e notizie al di fuori di quelle relative agli atti amministrativi della Regione Marche.
Dal punto di vista amministrativo bisogna circoscrivere bene l'oggetto di questa Commissione d'inchiesta e a mio avviso l'oggetto di questa Commissione d'inchiesta è duplice: in primo luogo verificare la regolarità amministrativa delle procedure e degli atti relativi all'affidamento della organizzazione dei seminari; dall'altro esaminare la correttezza amministrativa dell'assessore regionale in carica nel momento in cui fa richiesta di 50 milioni per una consulenza scientifica che non era prevista, a mio avviso, nella delibera di Giunta regionale. Mi riferisco a dichiarazioni pubbliche riportate dalla stampa nei giorni successivi all'esplosione della vicenda e a interviste non smentite da parte dell'assessore Cecchini. Quindi credo che oggetto specifico dell'inchiesta amministrativa sia, da un lato la verifica della regolarità amministrativa, quindi anche il comportamento, dal punto di vista amministrativo, di chi ha redatto materialmente l'atto e, dall'altro anche la valutazione della correttezza amministrativa dell'assessore regionale in questa vicenda.

CRISTINA CECCHINI. Presidente, chiedo la parola per fatto personale.

PRESIDENTE. Esponga il fatto personale.

CRISTINA CECCHINI. Le cose dette dal consigliere Andrea Ricci sono fuori da ogni grazia di Dio. Innanzitutto l'assessore regionale non è andata in procura a denunciare un decreto, l'assessore regionale è andata dal Presidente D'Ambrosio il 3 giugno a denunciare che c'erano atti sbagliati. E' andata dal dirigente superiore del dipartimento, Costa, a denunciare che c'erano atti sbagliati, per iscritto. A D'Ambrosio a voce, e l'ho messo poi per iscritto il giorno 10. Alla procura della Repubblica non ho presentato ancora denunce: quando sarà il momento non mancherò. Per il momento non sono ancora indagata, non sono stata interrogata. Chi è stato chiamato perché informato sui fatti è Marco Amagliani, è il consigliere Andrea Ricci denunciate. Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di cose che non stanno in piedi.

GIULIO SILENZI. Dobbiamo parlare della Commissione d'inchiesta e basta.

CRISTINA CECCHINI. Appunto. Se vogliamo parlare delle misere cose di Rifondazione comunista non mi pare proprio il caso.

GIULIO SILENZI. La presidenza non lo deve permettere...

CRISTINA CECCHINI. Dico una cosa, caro Silenzi. Stiamo agli atti: gli atti scritti nel deliberato che stiamo votando non dicono che c'è un assessore che ha richiesto 50 milioni per una consulenza. (Interruzione). Stai zitto, Silenzi, perché il consulente è il consulente dichiarato da D'Ambrosio, il 12 maggio nominato su proposta di D'Ambrosio, non era il consulente mio. Stavo soltanto evitando un danno erariale, facendo in modo che ci fossero due spese. Quindi di cosa stiamo parlando? Se Ricci non è in grado di dire le cose in modo sereno perché deve difendere quello che ha fatto, questo non c'entra niente, l'oggetto della Commissione è quello scritto nell'atto, cioè verificare l'appalto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Non volevo intervenire, ma dopo l'intervento fatto dal consigliere Amagliani mi è sembrato non logico ma obbligatorio intervenire per chiarire, prima di tutto, che il Consiglio è sovrano, non c'è un qualcosa di competenza di uno o di un altro, tutto ciò che avviene a livello amministrativo o non amministrativo della Regione Marche è di competenza del Consiglio, quindi di qualsiasi consigliere. Tanto è vero che per i consiglieri non esistono atti o documenti segreti. Eventualmente il consigliere è tenuto al segreto, ma non esistono nei suoi confronti atti segreti.
Ritengo, specialmente dopo l'intervento fatto dai consiglieri Andrea Ricci e Cecchini, che è importante vedere nell'ambito dell'operatività di questa Commissione, quello che è accaduto. Siccome ho già fatto parte di una Commissione d'inchiesta, posso dire che la Commissione d'inchiesta non serve a vedere se vi sono colpevoli, ma per vedere se si scoprono degli atti che poi verranno riportati direttamente all'autorità competente, che in questo caso sarà la procura della Repubblica. Però non credo che ci sia una facilità o una armonia nell'ambito di questa Commissione d'inchiesta nel momento in cui si debba anche convocare un funzionario che è direttamente interessato, proprio perché è colui che ha elaborato il documento stesso: il funzionario Sunzini. Gli atti parlano chiaramente: io citai il suo curriculum e dissi che non aveva assolutamente quelle caratteristiche tali richieste dal bando per affidargli l'incarico.
A me sembra che debba essere tutelata la dignità di qualsiasi consigliere e, implicitamente, anche del consigliere Cecchini e del consigliere Andrea Ricci, proprio perché nell'espletamento del lavoro che ciascuno di noi deve fare, difendere il consigliere significa difendere le istituzioni. Fare chiarezza significa dare peso maggiore al valore dell'istituzione.
Quindi, è logico che la Commissione d'inchiesta di cui io non farò parte — il nostro presidente di gruppo ha già designato il consigliere Romagnoli — si trovi davanti un funzionario su cui già in questo inizio di discussione ci sono già non delle ombre, ma delle discussioni per ritenere che ciò che è stato fatto non sia completamente regolare (Interruzione). Non è un pour-parler, perché c'è qualcosa più di concreto.
Quindi ritengo che sia una richiesta logica quella che, nel momento in cui verrà istituita questa Commissione, questo funzionario si autosospenda, oppure lei, Presidente, deve sospenderlo, altrimenti sarà facile, domani, disquisire. Anche perché, essendo stato rappresentante di una Commissione d'inchiesta so che cosa fanno i funzionari: ti rimandano sempre a domani, basta che sbagli una virgola tardano una settimana a consentire che la cosa vada avanti e cinque mesi sono tanti ma non sono assolutamente sufficienti se viene fatto il cosiddetto "muro di gomma" contro il quale si va a sbattere in continuazione senza arrivare a una ricognizione sicura e completa.
Le chiedo, Presidente — lei ha l'autorità per farlo e solo in questo caso c'è un lavoro di piena autonomia da parte di questa Commissione — prima ancora che la Commissione inizi, nomini il suo presidente e il suo vicepresidente, di sospendere questo funzionario e chiedo che questo funzionario non venga assolutamente chiamato e interessato per fare chiarezza nella ricerca completa della documentazione. Ritengo che questo sia un atto dovuto da lei, Presidente, proprio perché permette a questo Consiglio di lavorare in armonia, in modo che domani né noi dell'opposizione né voi della maggioranza possiamo avere scusanti rispetto al cosiddetto "granello di sabbia" che non ha permesso un funzionamento completo degli ingranaggi.

GIULIO SILENZI. Chiedo la parola per fatto personale.

PRESIDENTE. Esponga in cosa consiste.

GIULIO SILENZI. Consiste nel fatto che ha detto "stai zitto, Silenzi". (Interruzione). Ricci ha riferito quello che abbiamo letto tutti sui giornali, quindi non ci ha dato alcuna informazione nuova, questa sera.
Ho interrotto il consigliere Cecchini per far rilevare — per questo mi meraviglia la sua reazione — che noi dovevamo discutere della Commissione d'inchiesta. Gli interventi di Giannotti ed altri si sono attenuti al tema della Commissione d'inchiesta. Qui sono stati invece introdotti discussioni e riferimenti di ordine personale. Quando ci si richiama alla dignità dei consiglieri voglio ricordare che c'è anche una dignità di chi viene citato. Questa mattina abbiamo fatto una seduta segreta. Passare sopra a questo — con Sunzini non ho mai parlato, fisicamente neanche lo riconoscerei, quindi posso parlare con grande libertà — non è assolutamente giusto. Siccome è la seconda volta che questo capita, se vogliamo andare oltre l'oggetto mi sembra giusto che vi sia una tutela di tutti. Questo modo di procedere mi sembra che non tuteli la dignità di tutti e non sia una pagina alta di questo Consiglio. Poi, Commissione d'inchiesta, approfondiamo tutto, discutiamo su tutto, nessun vuol nascondere assolutamente niente. Io non ho sentito nulla, questa sera, più di quello che ho letto in questi giorni...

CRISTINA CECCHINI. Io non ho detto quello che volevo dire, perché aspettavo la seduta segreta.

GIULIO SILENZI. Ripeto, se ci sono questioni ci si dia una dignità in quest'aula. Io la sento come esigenza. Per questo mi scuso...

CRISTINA CECCHINI. Di questo mi scuso, perché hai ragione. Devo dire che per rispetto a quest'aula, la seduta segreta...

PRESIDENTE. Il problema è che non ci sono le condizioni per fare la seduta segreta, perché non dobbiamo entrare nel merito.

CRISTINA CECCHINI. Benissimo. Mi riserverò di fornire in seduta segreta...

PRESIDENTE. Non stiamo discutendo il merito delle questioni, non bisogna mai approfittarne, perché poi diventa anche difficile togliere la parola e negarla.
Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Presidente, vorrei cominciare rassicurando il consigliere Cecchini. Sono un po' invecchiato, sono passati sette anni, qualche capello bianco in più ce l'ho, ma non defletto dalla linea, non della discontinuità ma della coerenza, della continuità nella tutela della garanzia della legalità. La tutela della garanzia della legalità dell'azione amministrativa della Regione e, in generale, di tutti.
Per quanto riguarda quello che il consigliere Cecchini ha detto qui e che aveva già detto con dichiarazioni alla stampa, non rispondo perché chiedo una seduta riservata. Nella seduta riservata darò tutte le risposte. Ma non credo che noi possiamo continuare a parlare di una cosa fingendo di parlare di un'altra.
Stiamo parlando della Commissione d'inchiesta? Ben venga. Stiamo parlando di una Commissione d'inchiesta che deve accertare le cose come stanno? Ben venga. Stiamo parlando di una Commissione d'inchiesta che deve accertare l'andamento di tutta l'amministrazione di queste cose? Non si può fare perché ci sono le Commissioni permanenti che hanno questo potere, la Commissione d'inchiesta è su fatti specifici. Nessuno dice che se, facendo il caso di una Commissione d'inchiesta sul rilascio di una licenza di supermercato, si venisse a scoprire un caso di terrorismo non si possa andare avanti e soprattutto non si possa richiamare in gioco, come diceva il consigliere Gasperi, la competenza di chi poi, dopo, i reati accerta. La Commissione d'inchiesta non accerta reati, accerta, caso mai, irregolarità amministrative che segnala, proprio perché a questo serve. Non è come la Commissione d'inchiesta parlamentare che ha il potere e le competenze della magistratura ordinaria, è una Commissione d'inchiesta che accerta la regolarità amministrativa della condotta della Regione.
Voglio quindi dire che la Commissione d'inchiesta ben venga. Voglio premettere una o due cose.
Il dato della effettiva esposizione del bilancio della Regione Marche in questa vicenda, per fortuna è quasi zero: dei 40 seminari ne è stato fatto uno solo, quindi siamo in una fase in cui siamo tranquillissimi che non c'è stato alcun tipo di utilizzo, secondo me proprio, ma nemmeno improprio, di finanziamenti regionali. Questa è una cosa che già deve far stare abbastanza tranquilli. L'altro elemento è che non c'è stata una attività di rimorchio o di neghittosità da parte di chi ha la responsabilità di governare affinché l'azione della Regione sia sempre regolare; c'è stata una attenzione e c'è stato un impegno. Io capisco che lei è parte, consigliere Cecchini, e quindi, come tutte le parti ha diritto ad essere parziale, questo è vero, glielo riconosco ampiamente e a questo attribuisco anche alcune sue vivacità di interventi, ma a me tocca garantire parecchie cose: la regolarità dell'azione amministrativa, il rispetto dei diritti del Consiglio — non tocca principalmente a me ma tocca anche a me e lo sento come un dovere fondamentale — la dignità di chi qui dentro non c'è.
Consigliere Gasperi, ma lei veramente pensa che io non mi sia posto il problema di evitare che comunque una persona possa essere chiamata a giustificarsi o a rendere notizie o cose del genere, su temi sui quali domani potrebbe essere incriminato? Non lo so. Sentito nell'ambito di un procedimento penale? Può darsi. Ma questi sono problemi che, anche se non avessi fatto il mestiere che ho fatto mi sarei posto. E ci sono una serie di strumenti, a prescindere dalla sospensione, che rendono possibile, specialmente con la nuova struttura organizzativa, che su un atto si approfondisca e si faccia una Commissione d'inchiesta senza che la Commissione d'inchiesta venga ad essere turbata nel suo lavoro dall'intervento di chi quell'atto ha messo in opera. Tanto per cominciare, su quell'atto c'è una sorveglianza a diverso livello, quindi ci sarà qualcuno che risponderà, che colloquierà, che — di questo mi faccio garante, consigliere Gasperi — non frapporrà nessun muro di gomma: qui non abbiamo né muri né gomme, in questo caso abbiamo vetri trasparenti, bianco...

GILBERTO GASPERI. Trasparente è incolore.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. La ringrazio, Gasperi. Noto con piacere che mantiene sufficiente lucidità per fare battute e questo l'apprezzo.
Credo che qui dobbiamo decidere che cosa vogliamo fare. Vogliamo garantire l'istituzione, che non significa coprire l'istituzione? O vogliamo fare una furibonda guerra? O vogliamo fare un discorso in cui si fa finta di parlare di una cosa e si parla di un'altra? Questo lo decidiamo solo noi, nel concreto. Credo, mi auguro, sono convinto che questo Consiglio recupererà con forza il suo ruolo e voglio che questo accada. Dirò di più. Noi continuiamo a vedere, a controllare, ad accertare, ad approfondire tutti gli spetti di questa vicenda perché non rimanga in nessuno il dubbio e il sospetto che non siano stati ripuliti tutti gli angoli. Se la Commissione d'inchiesta dovesse accertare qualche irregolarità sfuggita, la ringrazierò quando me lo segnalerà, perché significherà che avremo lavorato insieme per lo stesso scopo. Credo che lo scopo, a questo punto, non per utilizzare la vecchia parola bipartisan, sia quello del rispetto delle istituzioni e il rispetto delle istituzioni si ottiene impegnandosi perché le istituzioni funzionino al meglio. Questo è il punto che, spero, questa sera ci unisca tutti. Su questo stia sicuro chi ha firmato la richiesta di Commissione d'inchiesta, stia sicuro chi farà parte della Commissione d'inchiesta, stiano sicuri tutti. Su questa Commissione d'inchiesta, ovviamente, ci sarà, attentissima, la mia presenza e la mia disponibilità piena, assoluta. Ritengo di essere sufficientemente in grado di garantire questo e, ovviamente, mi auguro che i consiglieri tutti mi aiutino a fare questo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 3.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,50