Resoconto seduta n.10 del 04/10/2005
La seduta inizia alle 10,50



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 9 del 20 settembre 2005.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 42 in data 16 settembre 2005, ad iniziativa della Giunta,: «Disciplina delle derivazioni di acqua pubblica e delle occupazioni del demanio idrico», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Per il parere obbligatorio;
— n. 43 in data 16 settembre 2005, ad iniziativa dei consiglieri Brandoni Altomeni: «Diritto al sapere», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio;
— n. 44 in data 26 settembre 2005, ad iniziativa dei consiglieri Brini, Capponi, Giannotti, Bugaro, Ceroni, Cesaroni, Santori e Tiberi: «Integrazione alla legge regionale 20 ottobre 2003, n./ 2O “Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione”» assegnata alla III Commissione;
— n. 45 in data 29 settembre 2005, ad iniziativa dei consiglieri Pistarelli, Ciccioli, Castelli, D’Anna e Romagnoli: «Modifica alla legge regionale 221 luglio 1997, n. 44: «Norme in materia di assegnazione, gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e riordino del consiglio di amministrazione degli istituti autonomi per le case popolari della regione», assegnata alla IV Commissione.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la mozione n. 31 del consigliere Castelli: «S.S. n. 81 Piceno-Aprutina»



Leggi promulgate dal Presidente della Giunta

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi:
— n. 21 in data 15 settembre 2005: «Disciplina per l’applicazione delle sanzioni amministrative in materia di interventi cofinanziati dal fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (Feoga);
— n. 22 in data 15 settembre 2005: «Modifiche alla legge regionale 23 gennaio 1996, n. 4: attività professionali nei settori del turismo e del tempo libero».



Deliberazioni amministrative inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha inviato la deliberazione n. 1081 in data 19 settembre 2005: «Art. 29 comma 2 della legge regionale 31 dicembre 2001 — Variazione compensativa al programma operativo annuale 2005».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo l’assessore Ascoli e il consigliere Ciccioli.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

Roberto GIANNOTTI. Chiedo di iscrivere all’ordine del giorno, unitamente all’interrogazione del consigliere Solazzi sul reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Pesaro, anche una interrogazione scritta a firma Giannotti e Tiberi sullo stesso argomento. Quindi chiedo la trasformazione della nostra interrogazione a risposta scritta in interrogazione a risposta orale nella seduta di questa mattina.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Chiediamo l’iscrizione di una nostra mozione sulla direttiva Bolkestein della Commissione europea, perché la prossima settimana si terrà a Roma, su questa questione un incontro internazionale.

PRESIDENTE. Mentre la segreteria procede alla verifica relativamente alla mozione di cui parlava il consigliere Procaccini, passiamo alle interrogazioni.





Interrogazione (Svolgimento): «Interruzione collegamento settimanale con Mosca dall’aeroporto “Raffaello Sanzio” Ancona-Falconara» Capponi, Bugaro, Cesaroni e Ceroni (64)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 64 dei consiglieri Capponi, Bugaro, Cesaroni e Ceroni. Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. I consiglieri Capponi, Bugaro, Ceroni e Cesaroni interrogano il Presidente della Giunta per conoscere: se corrisponde a vero quanto affermato dalle fonti giornalistiche; quali sono gli indirizzi emanati verso i rappresentanti della Regione Marche all’interno di Aerdorica in merito al rafforzamento degli scambi con l’est europeo; qualora tutto ciò rispondesse a verità quali le iniziative di recupero verso tale situazione estremamente grave per tutta l’economia delle Marche e quali i provvedimenti verso i rappresentanti istituzionali presenti nel consiglio di amministrazione di Aerdorica.
Si precisa quanto segue.
In merito al punto 1) di quanto in oggetto, relativamente alla perdita del collegamento su Mosca, e di quanto affermato dalle fonti giornalistiche, siamo a comunicare quanto segue: la cancellazione del collegamento è dipesa dalla società Flywek, compagnia che gestiva tale volo, che, in data 10 giugno ha comunicato di non essere in grado di reperire un aeromobile per operare tale rotta su Mosca. A seguito quindi della cancellazione del volo, la summenzionata società, per soddisfare le richieste della clientela, ha acquisito 80 posti su collegamenti già esistenti tra Rimini e Mosca.
In conseguenza di tale unilaterale decisione, si precisa quanto segue: il volo passeggeri non è stato spostato a Rimini, solo alcuni passeggeri partono da collegamenti già esistenti sul medesimo aeroporto; di conseguenza, la decisione di cancellare il volo non è stata influenzata dalle tariffe dello scalo di Rimini; il conto economico del volo, per la nostra società, risultava in sostanziale pareggio.
Di quanto sopra è stata data evidenza dalla stampa locale in data 29 giugno.
La società Aerdorica, comunque riproporrà sicuramente il collegamento con Mosca nel piano di rilancio dello scalo per l’importanza che questo riveste per gli operatori marchigiani e per lo stesso sviluppo economico della regione.


PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro, per dichiararsi soddisfatto o meno.

BUGARO. Mi sembra veramente paradossale incolpare la società che gestisce il volo per la Russia, anche perché da quanto mi consta mi sembra che anche il volo merci si sia spostato non su Rimini ma su Pescara. L’assessore esprime preoccupazione, ma io direi che dovrebbe essere qualcosa in più che preoccupazione, perché lo scorso Consiglio regionale abbiamo parlato dei dati economici della società e ci siamo soffermati su un aspetto che doveva essere scontato, al quale è invece stata data tanta enfasi, cioè chi ha ripianato i debiti. Normalmente li ripianano i soci e questo è stato confermato da quanto ci ha detto l’assessore, ma il dato fondamentale è che lo scalo di Ancona-Falconara ha perso in un anno il 33% dello scambio merci, al loro del volo che andrà a perdere su Mosca e oltre il 9% per lo scambio passeggeri.
Abbiamo notizie fondate che diversi vettori che volano attualmente su Falconara stanno mostrando una grave insofferenza rispetto al trattamento che ricevono anche dagli uffici regionali, minacciando di andare a ridimensionare... E’ inutile che mi guardi assessore, io ho le e-mail dell’amministratore delegato della Ryan Air, quindi non sto parlando dell’ultimo degli sconosciuti ma della compagnia che oggi, insieme all’Alitalia, alimenta lo scalo di Ancona-Falconara.
Tutto questo, unito ai conti che da anni sono in pesante deficit, mostra più di una preoccupazione, qui c’è uno stato di crisi perenne e consolidato dell’Aerdorica.
Bisogna che questa Giunta regionale prenda atto che lo scalo di Ancona-Falconara è fondamentale ai fini dello sviluppo del territorio e bisogna che da parte della guida dell’Aerdorica venga messa più attenzione, con un piano di rilancio vero e sincero, non con un “tirare a campare”’, perché le sue preoccupazioni si traducono in migliaia di scambi in meno, in migliaia di passeggeri in meno e in milioni di euro in più di deficit, caro assessore Pistelli.
L’Aerdorica è diventata una metastasi, per usare una parola che purtroppo va di moda ultimamente, nel sistema economico regionale. La parte privata, che non è una parte insignificante dell’Aerdorica, sta mostrando insofferenza, perché quel progetto che voleva vedere pubblico e privato insieme per il lancio dello scalo marchigiano è andato in crisi, va rivisto, non perché io voglia fare oggi della demagogia ma perché sono i dati. E’ in discesa, in picchiata l’aeroporto di Ancona-Falconara, bisogna che ve ne rendiate conto. Invece di mettere questa responsabilità in mano a un management con provata esperienza, abbiamo scelto la spartizione politica: il presidente dell’Aerdorica è una persona che viene solo ed esclusivamente dalla politica. IO do molto rilievo alla politica, mi considero un uomo di partito, anche nella seconda Repubblica, e so stare in squadra. Però ci vogliono competenze per gestire milioni di euro e colui il quale non ha gestito mai, forse nemmeno casa sua, fa difficoltà a gestire una cosa così grande, questa è la verità. Bisogna che apriate gli occhi, perché ogni anno ci troveremo qui a ripianare i debiti e a vedere il calo dei traffici, perché bisogna essere attrattivi, cosa che oggi lo scalo di Ancona non è, perché Pescara e Rimini ci stanno portando via pure le mutande. Questa è la verità, assessore Pistelli, e bisogna che ve ne rendiate conto in tempo. Lo dico con il cuore da marchigiano. Guardate i dati: non è un trend di sei mesi ma un trend che va avanti da anni e non possiamo dire “va tutto bene madama la marchesa”, bisogna che apriate gli occhi e interveniate, perché lì ci sono milioni di euro e migliaia di passeggeri ogni anno, quindi non è più accettabile. Fate qualcosa. E’ un grido di dolore che viene dal territorio, non viene dall’opposizione che è sempre contro. Viene dal territorio, e anche se qualcuno dimostrerà, questa mattina, nella discussione di bilancio, che anche i numeri sono un pochino opinabili, quei numeri lì sono inopinabili: ci sono un deficit e un calo. Non lo dice Forza Italia, lo dicono i banchi, i desk. Noi vogliamo capire qual è il piano, non di rilancio dell’Aerdorica, ma qual è il piano di contenimento del deficit di Aerdorica, perché già avremmo raggiunto un grande risultato.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Progetto di neurochirurgia a Pesaro» Solazzi (102)
«Unità operativa di neurochirurgia Ospedale San Salvatore di Pesaro» Giannotti e Tiberi (21)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 102 del consigliere Solazzi e n. 21 dei consiglieri Giannotti e Tiberi.
Risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito alle interrogazioni in oggetto, si elencano gli elementi che consentono una precisa e articolata risposta.
Il progetto Neurochirurgia è stato attivato presso l'Azienda Ospedaliera "Ospedale San Salvatore" nell'aprile 2004, essendo questo articolato in fasi successive il cui obiettivo era quello di garantire l'avvio di un servizio di neurochirurgia nell'arco di diciotto mesi seguendo un percorso di sviluppo delle risorse umane e strutturali, il tutto per garantire nella presente fase un 'attività neurochirurgica in elezione.
La modalità operativa presente è stata quella di utilizzare sei letti indistinti ubicati presso la Struttura Organizzativa Complessa (SOC) di Ortopedia. Tutti gli obiettivi di budget sono stati pienamente raggiunti e superati nei tempi previsti.
L'attività è iniziata con un neurochirurgo, a cui se ne è aggiunto un secondo dopo sei mesi. Il giorno 13 settembre u.s. è stato inserito un terzo professionista. Per quanto riguarda il personale del comparto la dotazione presente attualmente è di: n. 4 unità infermieristiche di cui 2 presso il blocco operatorio e 2 presso la Struttura Organizzativa Semplice (SOS) Neurochirurgia e di n. i unità di fisioterapista. Il tutto ha seguito e rispettato le fasi ed i tempi previsti.
Il Progetto Neurochirurgia aveva ed ha lo scopo di assicurare un servizio per la chirurgia di elezione. Solo con una nuova negoziazione regionale di budget capace di realizzare una Struttura Organizzativa Complessa completa di risorse, personale specializzato e sede consona, sarà possibile gestire in sicurezza l'attività in regime di emergenza. Tutti auspichiamo questa prossima possibilità e tutti lavoriamo e lavoreremo in questa direzione.
Alla domanda crescente potranno essere date risposte adeguate appena sarà possibile attuare quanto affermato nel punto precedente. Analogo discorso vale per la necessità delle sedute operatorie che certo non possono essere spinte oltre le possibilità di lavoro di un gruppo attualmente solo di tre elementi stante la necessità di garantire un doppio turno di reperibilità.
La mobilità passiva potrà altrimenti essere contrastata con gli sviluppi di cui si è già fatto cenno. E' comunque indubbio che, almeno per i settori dove è oggi possibile interverremo, ma è già positivamente affrontata.
Come precisato e contenuto nel Progetto allora presentato ed approvato, la fase attuale di attività del Progetto Neurochirurgia è necessariamente attuata presso la Struttura Organizzativa Semplice di Neurochirurgia. Nel corso dell'anno 2006, a conclusione dei lavori di realizzazione del nuovo Dipartimento Emergenza Secondo Livello e dell'edificio di Muraglia, sarà possibile prendere in considerazione gli interventi volti a creare migliori soluzioni logistiche oltre che della ipotesi già presentata di revisione dello studio di fattibilità per il mantenimento e il funzionamento dell'attività di Neuro chirurgia.
I neurochirurghi in servizio presso la Struttura Organizzativa Semplice hanno dato prova di grande dedizione e capacità di affrontare l'impegno in presenza delle indubbie difficoltà e limitazioni tutt'oggi presenti. I risultati complessivi sono stati assai soddisfacenti per l'utenza e per l'Azienda Ospedaliera che ha sostenuto questo percorso.
In conclusione riteniamo che l’azienda abbia ottemperato a tutto quanto previsto dalla attuale fase del progetto. La Regione ha supportato, con il suo operato, le necessità richieste.
Per sviluppare ulteriormente il percorso sarà necessario porre le basi per l'istituzione di una completa Struttura Organizzativa Complessa di Neurochirurgia, fatto che avverrà a partire dalla prossima negoziazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Vittoriano SOLAZZI. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta, perché vedo e constato l’impegno dell’assessorato su questo aspetto estremamente importante che mi ha spinto a fare una interrogazione in modo assolutamente costruttivo. Non ribadisco quanto è contenuto nell’interrogazione, la mia replica vuol essere soltanto un sollecito per quanto riguarda i tempi, perché tutte le cose che sono contenute nell’interrogazione rispetto alle liste d’attesa, rispetto alla esigenza di una presenza di personale medico e non solo medico, sono fatti assolutamente certi. Credo, peraltro, che meritino un’attenzione particolare e dei tempi piuttosto stretti, perché l’impegno dei personale e dei professionisti è sicuramente encomiabile, perché si è partiti in condizioni di oggettiva difficoltà quanto a strutture e quanto a risorse umane impegnate.
Io credo che lei, assessore, condivida i risultati che lì sono stati raggiunti, pertanto credo doveroso, non per una risposta necessaria al territorio e all’utenza ma anche per l’impegno profuso dalla struttura, aderire alle esigenze per il miglior funzionamento della specializzazione stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti, per dichiararsi soddisfatto o meno relativamente alla interrogazione n. 21.

Roberto GIANNOTTI. Sono contento che la sensibilità da sempre avuta dal gruppo consiliare di Forza Italia sia diventata anche patrimonio della Margherita e lo dico sinceramente, nel senso che insieme ai componenti della Margherita, che sono una componente importante di questa Giunta regionale, di questa maggioranza, possiamo avere più capacità di pressione nei confronti dell’assessore alla sanità.
Perché dico questo? Perché su questo tema della neurochirurgia, già nella trascorsa legislatura il sottoscritto, insieme ad altri consiglieri del gruppo, ha presentato due atti ispettivi relativi a questa materia, che hanno affrontato il problema che oggi viene richiamato. Tutti si ricordano le vicende di profonda crisi del sistema sanitario pesarese, che ha fatto seguito all’allontanamento del commissario Gardi alla fine della scuola di talassemia. Anzi, mi sia consentito, a questo proposito, assessore, aprire e chiudere una parentesi: nei giorni scorsi la magistratura italiana si è pronunciata definitivamente relativamente all’operato del prof. Guido Lucarelli, assolvendolo. Io credo — l’ho detto sui giornali, ma lo ripeto qui — che la Giunta regionale debba delle scuse a questo insigne professore, a questo emerito medico, per quello che ha dato e per quello che ha subito. Tutti ricorderanno i provvedimenti punitivi della Giunta regionale legati al processo in corso e nel omento in cui è stata dimostrata l’assoluta estraneità di Lucarelli a quelle vicende, credo sia giusto che la Giunta regionale recuperi su questo piano, facendo le sue scuse al prof. Lucarelli, dicendogli che aveva sbagliato valutazione.
Inoltre, credo che l’assoluzione di Lucarelli sia l’opportunità per riaprire il discorso della scuola di talassemia che noi abbiamo, in maniera poco intelligente, regalato ad un ospedale romano e credo che ci sia la possibilità di riaprire questo discorso. In questo senso le rivolgo un appello perché si vada a verificare la possibilità di aprire a Pesaro una sezione della scuola internazionale di talassemia che il Ministero ha aperto a Roma.
Chiusa questa parentesi, le devo dire che lei è assessore nuovo, ha poca responsabilità sulla materia, però rimane il fatto che un progetto di neurochirurgia articolato in tre fasi è stato realizzato solamente per una fase e mezza, non sono state ancora messe a disposizione tutte le risorse professionali che servono a far decollare questo servizio. Se la Giunta regionale non adempie a questa funzione, a questa delibera del direttore generale in maniera esaustiva, noi dovremo aspettare ancora anni, venendo meno ad un impegno.
Quella volta la maggioranza di centro-sinistra disse alla città di Pesaro che perdeva Lucarelli, perdeva la scuola di talassemia ma avrebbe dato qualcos’altro, cioè neurochirurgia, le alte specialità. Questa è la palese dimostrazione della non volontà della Giunta regionale di mantenere le promesse, quindi da questo punto di vista apprezzo il suo sforzo, ma vorrei incoraggiarla ancora di più affinché l’ospedale di Pesaro possa avere una unità organizzativa con autonomia gestionale in ambito dipartimentale arricchita di tutte le esperienze professionali che servono per garantirne la piena operatività. Questo è quello che i cittadini pesaresi le chiedono.



Interrogazione (Svolgimento): «Situazione della spiaggia di Sirolo» Bugaro (19)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 19 del consigliere Bugaro. Risponde l’assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Per quanto riguarda l’interrogazione a risposta scritta del consigliere Bugaro per quanto riguarda la spiaggia di Sirolo, la Regione Marche con delibera di Consiglio Regionale n 169 del 02/02/2005 ha approvato il "Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere" contenente, oltre alle linee guida e norme di governo dell'ambiente fisico costiero, i progetti preliminari per la difesa della costa, suddivisi per unità fisiografica.
Il Piano prevede sulla unità fisiografica del Conero un intervento per la spiaggia San Michele-Sassi Neri che può essere considerato, come sviluppo progettuale, il più avanzato dell'intera costa marchigiana; infatti sono state effettuate le analisi batimetriche, le analisi sedimentologiche, le analisi meteomarine e simulazioni numeriche per valutare il miglior intervento possibile. Il livello di progettazione é da considerarsi ai sensi della L. 109/94 come definitivo.
L'intervento prevede un ripascimento con circa 450.000 mc. di materiale di ripascimento che gli studi dimostrano rimanere "confinato" nella "poket beach" (spiagge a tasche) che ritroviamo tra i due promontori che racchiudono la baia di 5. Michele-Sassi Neri. L'importo complessivo del progetto è di euro 4.462.000.
Ciò premesso, in ordine alle richieste, si rappresenta che: il progetto di cui sopra è stato proposto per il finanziamento al Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio in quanto trattasi di area allocata nel Parco del Conero; il Ministro dell'Ambiente Matteoli, in un convegno tenutosi a Sirolo nel maggio 2004, si impegnò al finanziamento dell'intervento; i Comuni interessati dal progetto sono quelli di Numana e Sirolo. Questi, con proprie deliberazioni di Giunta, hanno preventivamente approvato i quadri economici di progetto per "lavori urgenti per la difesa dei centri abitati e dei litorali con la tecnica dei rinascimenti artificiali.
Con nota prot. n. 26380 del 03/08/2004 il Servizio Regionale competente ha trasmesso al Ministero dell'Ambiente il progetto richiedendo la copertura finanziaria. Il progetto definitivo, al 2004, prevedeva un onere complessivo pari a 8,602 milioni di euro, da ripartire tra Ministero dell'Ambiente (70%), Regione Marche (25%) e Comuni (5%).
Il finanziamento statale, a fronte di quello richiesto per 6,02 milioni di euro, è stato solo concesso per 4 milioni di euro. Il progetto "definitivo" redatto dalla Regione, prevede un intervento d'area calibrato sul litorale dei due comuni e sulle problematiche interconnesse nel loro insieme. Intervenendo sui litorali di Sirolo per 1.900 metri, e Numana per 2.000 metri, il progetto unitario non consente rimodulazioni in diminuzione, pena l'efficacia dell'intervento.
La consistente riduzione del finanziamento statale dovrà necessariamente prevedere: una compartecipazione più cospicua da parte dei comuni a cui il finanziamento è diretto; il reperimento, nel bilancio 2006, di ulteriori risorse da parte della regione (+1,9 milioni di euro Regione Marche e 100.000 euro i Comuni); una revisione progettuale (tenuto conto che il progetto non si presta alla suddivisione in stralci funzionali).
Ulteriore problematica è costituita, dal punto di vista tecnico, da: necessità di reperire una cospicua quantità di materiali da ripascimento (sabbie sottomarine, 540 mila/mc.) e ghiaia (20 mila/mc); materiali che, per caratteristiche fisiche (granulometria) o paesaggistiche (colore), siano compatibili con quelli già in situ, onde ottenere risultati soddisfacenti per funzionalità (evitando rischi di riflusso a mare dei materiali di riporto) e per immagine (conservazione della "tipicità" dei luoghi e riconoscibilità di questi).
La richiesta di soluzioni rigide (barriere frangiflutti) richieste da alcuni, risulta non compatibile ne' col Piano di difesa della costa, né con il progetto redatto, approvato dai Comuni e finanziato dallo Stato.
La difesa della quasi totalità della costa marchigiana con soluzioni rigide (barriere emerse o soffolte che siano), non ha affatto "risolto" il problema. Vanno quindi ricercate soluzioni diverse e a minor impatto, prendendo atto che non tutta la costa regionale può avere un indirizzo per attività turistiche di spiaggia.
Il ripascimento per le note necessità di immediata difesa del litorale dalle mareggiate, per l'impatto ambientale vicino a zero, per la velocità esecutiva risulta essere la sola modalità d'intervento realizzabile prima della prossima stagione estiva. Questo, anche alla luce dei più recenti fenomeni erosivi delle ultime mareggiate di settembre 2005 e delle condivise preoccupazioni del Sindaco di Sirolo.
Non esistono "soluzioni risolutive” per l'erosione costiera: il problema è mondiale, e le Marche soffrono particolarmente del problema. Le emissioni in atmosfera, il riscaldamento del pianeta, lo scioglimento delle calotte e dei ghiacciai, l'innalzamento del livello del mare, fanno presumere, anzi, un futuro inasprimento delle problematiche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Presidente, non mi sento soddisfatto della risposta e visto che siamo in periodo di legge finanziaria capisco le preoccupazioni del ministro Tremonti quando dice che gli enti locali sprecano. E’ quanto la Regione Marche sta facendo da anni. Lei assessore non è di Ancona, fa l’assessore da poco tempo e la invito ad andare indietro a studiare quello che è successo fino ad oggi.
Quello che lei mi ha gentilmente letto è quanto già avviene nella costa marchigiana e nella costa anconetana da anni. Ogni anno la Regione Marche spende milioni di euro per fare il famoso ripascimento della spiaggia di Sirolo e quant’altro e alla prima mareggiata non solo vengono portate via le spiagge, il materiale, gli inerti ma volano via i denari che questo è costato, senza che il problema venga risolto.
Il comune di Sirolo, per come è fatto geomorfologicamente, è anche a rischio, perché il mare sta iniziando non solo a erodere la spiaggia ma anche la montagna su cui Sirolo si erge e se non interveniamo, lì prima o poi qualcosa succede.
Abbiamo visto che il ripascimento è una misura tampone e dura i due mesi estivi dove non ci sono forti mareggiate, poi alla prima mareggiata autunnale la spiaggia non esiste più e questo fenomeno non è solo di Numana e Sirolo ma anche di Ancona e Portonovo, delle Due Sorelle, del Trave e via dicendo.
Le barriere a pelo d’acqua non arrecano alla vista alcun tipo di danno. Su questo sono totalmente in disaccordo con lei, anche perché a questo punto lei smentisce la Regione che le ha fatte in tutto il territorio regionale e solamente il litorale anconetano della riviera del Conero ne è privo, perché da Torrette in su esistono, da Porto Recanati in giù ci sono, solo la parte della riviera del Conero non è provvista di barriere e guarda caso dalle altre parti ci sono centinaia di metri di spiaggia, mentre da questa parte qua ogni anno il mare erode: voi mettete e il mare toglie. Siccome il mare non sta a sentire e a guardare le varie Giunte regionali che si succedono ma lavora sempre, instancabilmente, vince sempre. Voi mettete e lui toglie e il problema rimane.
Ringrazio il ministro Matteoli che ci ha mandato i soldi — l’avete ringraziato anche voi — perché è stato sensibile al problema contingente, ma il problema generale rimane e va affrontato in maniera seria, perché uno di questi giorni Sirolo andrà a mare, gli operatori turistici non avranno più posto dove mettere un ombrellone e se crediamo nel turismo — mi sorge qualche dubbio, vista la politica turistica inesistente che c’è in questa regione — come un’industria importante — mi pare che rappresenti il 6-7% del pil, quindi non è una cosa da sottovalutare — bisogna che interveniamo non solo per salvaguardare le coste ma anche per salvaguardare l’economia marchigiana, perché quello è un ambito determinante. Il ripascimento non risolve niente, alla prima mareggiata le sabbie vanno via tutte. E’ storia di questa regione, segnatamente di quelle zone da dieci anni a questa parte, da quando quel tipo di intervento è stato messo in atto e non ha portato alcun tipo di beneficio, salvo essere costato alla Regione Marche milioni di euro ad ogni esercizio.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di iscrizione all’ordine del giorno odierno della mozione n. 27 sulla Direttiva Bolkestein, presentata dai consiglieri Procaccini e Bucciarelli.
Se sono d’accordo i consiglieri, la metterei in votazione insieme alla proposta di procedere in seduta continua e di convocare, alla fine della seduta, la Conferenza dei presidenti di gruppo per un paio di decisioni che possiamo prendere.

Il Consiglio approva



Proposte di legge (Discussione generale)
«Approvazione del rendiconto generale dell’Amministrazione per l’anno 2004» Giunta (13)
«Assestamento del bilancio 2005» Giunta (34)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 13 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Credo sia inconsueto che l’illustrazione del rendiconto sia disgiunta dalla illustrazione e discussione sull’asseestamento. Mi hanno riferito che normalmente le Commissioni delegavano lo stesso relatore, ma il percorso così articolato e anche il tempo che ha impiegato la Commissione nella riflessione, ci ha fatto scegliere una modalità nuova e diversa, anche utile per definire il dibattito in maniera più articolata.
Il rendiconto, come chi è più esperto di me sa, è un risultato fotografico che ha però creato un notevole dibattito, per cui, da dietro l’obiettivo si sono scelte le critiche e le riflessioni più articolate, così abbiamo avuto gli sguardi dei “fotografi”, di chi sta dietro l’obiettivo, quindi dalle note malinconiche di Doisneau ai contrasti così forti di Sebastiano Salgado.
In realtà alla fine, come dice il poeta, “una rosa è una rosa” e quindi restano i numeri che ci dicono di un rendiconto che ha come punto di indicazione quei 596 milioni di avanzo che sono il punto di equilibrio di una serie di passaggi: quello delle entrate, per molti versi stabili, per lo meno quelle che competevano all’intervento regionale, per altri versi più difficili, quelle rappresentate dagli interventi e dai trasferimenti che vengono dallo Stato.
In un rendiconto di questa natura, che tra l’altro tiene conto dei mantenimento di alcune partite come quella della spesa sanitaria, che è stata oggetto di tante discussioni ma a cui credo debba essere riconosciuto un controllo, si determina un quadro di entrate pari a 7.355.174.966 euro e queste entrate sono articolate nelle forme dei capitoli che avete individuato nel documento.
Questo è, largamente, il quadro di questo rendiconto. Potremmo rifletterei molto e discutere molto, ma credo che va in qualche modo collegato al meccanismo dell’assestamento, alle possibilità che offre questo strumento in assestamento.
Mi permetterei di indicare alcune cifre che ritengo più interessanti, quelle delle entrate che sono suddivise in 2.440.000 euro per entrate proprie della Regione e via via negli altri titoli, per un ammontare di 7 miliardi di euro. Le spese sono pari a 7.625 milioni. C’è la questione dibattuta e discussa dei cosiddetti residui perenti che determinano in qualche modo quel risultato di disavanzo di 100 Milioni, perché portati in copertura del 100%.
Questo è il quadro del rendiconto. Credo di avere poco altro da aggiungere e mi scuso, per elementi numerici carenti in questa piccola riflessione, ma in qualche modo credo che ripetere un articolato così snello dal punto di vista dei numeri può risultare solo un limite di tempo. Il dibattito arricchirà le riflessioni politiche.

PRESIDENTE. Il relatore di maggioranza della proposta di legge n. 13 ha suggerito una unificazione della discussione delle due proposte di legge come abitudine di questo Consiglio regionale. Non l’abbiamo proposto all’inizio perché i relatori erano diversi. Se siete d’accordo possiamo unificare la discussione, dando la parola al relatore di maggioranza della proposta di legge n. 34, consigliere Ricci.

(Così rimane stabilito)

Mirco RICCI. Credo che i consiglieri abbiano avuto la possibilità, come noi della maggioranza, di verificare la manovra di assestamento non solo nelle cifre e nelle tabelle, ma anche nell’interessante relazione introduttiva all’assestamento stesso che l’assessore Marcolini ha redatto, che considera lo scenario più generale nel quale noi collochiamo oggi la nostra discussione. Credo che un assestamento di questa portata non vada separato dalla discussione, quanto meno dal cogliere il limite del dibattito che c’è attorno alla difficoltà in cui versano Regioni ed enti locali in termini finanziari.
La preoccupazione aumenta rispetto al dibattito che ci sarà, che è già partito, sulla finanziaria del Governo. Credo che al di là delle iniziative demagogiche, che vogliamo lasciare fuori da quest’aula, da un lato siamo consapevoli delle sollecitazioni a una politica di rigore degli enti territoriali e regionali, evitando gli sprechi, evitando il ricorso alle consulenze e agli incarichi, ed è ovvio che siamo sensibili a questo fenomeno, ma credo che allo stesso tempo sia giusto dare spazio in maniera seria, puntuale, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, alle preoccupazioni per le difficoltà che deriveranno ulteriormente da questa finanziaria che il Governo si accinge a varare.
Il sindaco di Roma Veltroni, senza cadere in polemiche di alcun genere, elenca punto per punto gli effetti gravi che ci saranno rispetto a questo taglio, li indica facendo numeri. La forza dei numeri è la forza della verità, in qualche caso. Fra l’altro discutiamo a sette mesi dall’inizio dell’anno, con un assestamento che si colloca quasi in continuità, in sovrapposizione con il bilancio preventivo.
La manovra che abbiamo affrontato in Commissione è di un certo interesse, perché libera 21 milioni di euro di risorse che derivano da una serie di fattori: maggiori entrate legate all’Irap degli anni precedenti per 16 milioni, all’Irpef per 10 milioni, ai trasporti.
Nella Commissione non abbiamo affrontato articolo per articolo l’assestamento, ma ci siamo resi conto che esso in sostanza era formato da 4-5 grandi questioni sulle quali dirò poi qualcosa. Credo di poter dire che non si tratta di una manovra di assestamento, come ho letto anche sui giornali — ogni opinione ha la propria legittimità — che interviene in maniera puntiforme, in forma eccessiva, ma c’è un’impostazione che dà una risposta anche ad interventi di carattere strategico, emergenziale. Sono interventi mirati alle questioni della cultura, ai beni monumentali. Certo che ogni assestamento contiene qualche intervento di misura tecnica e qualche intervento di carattere specifico, ma verificando con molta attenzione l’assestamento di bilancio ci accorgiamo che non va oltre il 10-15% della risorsa stessa, quindi c’è anche questo aspetto, ma complessivamente sono interventi di questo tenore, che vanno nella direzione di sostegno al personale, che riguardano i caratteri emergenziali che abbiamo più volte sollevato in quest’aula, relativi alla costa, che vanno a sostenere l’aeroporto di Falconara. Sono interventi che guardano proprio alla necessità di sostenere lo sviluppo di questa regione.
In Commissione abbiamo affrontato il dibattito soffermandoci in modo particolare sui 4-5 punti fondamentali dell’assestamento e devo rilevare anche il buon senso dei commissari della II Commissione, anche quelli di minoranza, anche del relatore di minoranza Pistarelli, con il quale abbiamo avuto un dialogo costruttivo, se volete, su alcuni punti. Ma certamente su quelli essenziali c’è stato dibattito. Ci sarà un voto contrario da parte della minoranza, ma questo è nella dialettica del rapporto fra maggioranza e opposizione.
Il primo punto sul quale si è discusso riguarda l’art. 6 relativo alla rideterminazione dei mutui, sul quale c’era la preoccupazione che questo ente avesse raggiunto i limiti di indebitamento, poi successivamente sono stati messi a disposizione dei consiglieri e dei commissari gli strumenti per poter verificare che in realtà questo è un problema che non esiste, talché mi pare di ricordare che i mutui relativi alla sanità sono esclusi dal conteggio, per cui il limite di indebitamento dell’ente ancora non è stato raggiunto, ma siamo in qualche modo tranquilli.
L’altra questione sulla quale abbiamo discusso — e qui c’è stato un intervento che poi si è risolto nel mantenimento della proposta di emendamento della Giunta — è quella relativa all’articolo 17 bis che riguarda il garante per l’infanzia. Anche qui c’è stato un dibattito abbastanza intenso in Commissione, nel senso che l’art. 17 bis prevede che non ci sia un articolo specifico per le funzioni del garante dell’infanzia ma che sia inserito all’interno del fondo unico. Su questo abbiamo anche pensato, in Commissione, che era possibile fare una discussione successiva di ordine politico, ma poi abbiamo ritenuto opportuno procedere approvando l’emendamento della Giunta.
Anche sull’art. 7, punto a) bis relativo alla legge 54 relativa all’integrazione del personale amministrativo del Consiglio, della Giunta e degli assistenti dei consiglieri, credo sia stato dato un segnale molto importante, molto positivo da parte della Giunta e anche della Commissione che ha accolto parzialmente gli emendamenti presentati. Si tratta di un segnale molto significativo, perché riguarda il riconoscimento del 38% in più delle somme richieste. Nella trattativa sindacale in corso, credo sia quasi impossibile se non inopportuno, intervenire, accogliere completamente una proposta nel quadro di una discussione ancora in corso. Anche sulla legge 18 c’è stato un dibattito molto forte, perché sul punto delle disponibilità dei fondi per i Comuni, per le attività di carattere sociale, i partiti della maggioranza sono molto sensibili, al punto tale che saremo intransigenti rispetto al fatto che le risorse su questa legge non solo vengano garantite per il 2006, determinando l’”effetto somma” con quelle che noi trasferiamo dal 2005 al 2006 per effetto di una indicazione della Corte dei conti che prevede che non si possa più intervenire se non a rendiconto. Purtuttavia abbiamo accolto, dall’impegno dell’assessore Marcolini, la possibilità di istituire un fondo per le anticipazioni tale da garantire, nei prossimi mesi, questa risorsa ai Comuni. Su questo punto i Ds saranno intransigenti, nel senso che occorrerà avere garanzie su questo, altrimenti davvero sarà una partita che creerà notevoli preoccupazioni e problemi ai Comuni in modo particolare, quindi, sul piano politico, anche a questa Giunta. Bene quindi l’impegno che ha preso l’assessore Marcolini, ma noi, su questo saremo molto presenti e molto puntuali.
L’art. 7 è quello della finalizzazione della spesa. Ripeto, su questo punto credo che il segnale di interventi sulla base della manovra di assestamento, mirati a settori di carattere strategico ed emergenziale, sia in qualche modo in linea con un’impostazione, seppure in una fase di assestamento, con il programma che questa Giunta si è data.
Tutto sommato credo che questo assestamento sia da considerare un passaggio positivo, con tutti i limiti che ha. Voi sapete bene che di assestamenti possibili ce ne sono tanti. La scelta di questa Giunta di andare in continuità con il proprio programma di governo, a partire dall’assestamento, credo contenga segnali molto importanti.
Ringrazio da ultimo l’assessore Marcolini, la Giunta, il Presidente, ma anche il presidente della Commissione II che è stato paziente in questi 3-4 incontri, consentendo di decidere puntualmente ogni singolo problema. Dico paziente perché in realtà, al di là delle sue funzioni istituzionali qualche difficoltà c’è stata nella gestione di emendamenti che in qualche momento sono arrivati un po’ in ritardo. Abbiamo dovuto, insomma, ricostruire un percorso con una certa pazienza e questo va a merito della II Commissione.
Il nostro sarà ovviamente un voto favorevole a questo assestamento, tenuto conto del fatto che quanto prima — è una raccomandazione che facciamo a noi stessi — sarebbe opportuno presentare il bilancio di previsione, quindi tante questioni che potrebbero essere non presenti nell’assestamento sono rinviate al bilancio di previsione del 2006, quindi ci saranno momenti in cui, attraverso un’altra discussione, potremo capire e allineare la manovra di assestamento che oggi ci apprestiamo a votare.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza di entrambe le proposte di legge, consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non me ne voglia il consigliere Ricci, ma ritengo che la sua relazione sia stata assolutamente priva di elementi di trasparenza, chiarezza per quanto concerne l’impostazione dei due documenti, il bilancio consuntivo 2004, la fotografia di quello che è stato il complesso della gestione economico-finanziaria e politico-amministrativa della Regione Marche per quanto concerne i dati del 2004 e soprattutto il documento di assestamento, perché siamo al termine della annualità, mancano tre mesi alla chiusura della gestione dell’anno 2005 e questo assestamento compie delle scelte molto pesanti sotto un profilo di rilevanza, sia di gestione economico-contabile sia di gestione politico-amministrativa.
Io invece vorrei che la mia relazione fosse colta da tutti i colleghi sotto questo profilo, cioè cercare di portare elementi di chiarezza sull’argomento che oggi occupa il Consiglio regionale.
Primo punto. Discutiamo del bilancio consuntivo 2004 e dell’assestamento 2005 privi di due elementi fondamentali di conoscenza della gestione del bilancio regionale. Anzitutto manca il Dpef. La Giunta regionale avrebbe l’obbligo di fornire entro luglio questo documento importante, strategico perché individua le linee generali della politica che la Giunta regionale stessa vuole mettere in atto. Arriviamo alla discussione in aula e manca un altro documento importante: la cosiddetta parificazione che la Corte dei conti ogni anno dovrebbe fornire all’istituzione regionale. E’ vero, c’è il rapporto di gestione, ma il rapporto di gestione, se lo analizziamo è più un compendio statistico che una valutazione sull’efficacia, efficienza, economicità della gestione per quanto riguarda le ex aree, oggi servizi, su cui si articola la politica regionale.
Questi elementi sono già un vulnus. Sotto quale aspetto? L’aspetto della comprensibilità dei documenti che noi oggi stiamo discutendo, documenti pesanti. Per quanto riguarda il bilancio consuntivo 2004 sotto un profilo di chiarezza su quella che è stata la gestione fino ad oggi. Per quanto riguarda l’assestamento 2005 per le correzioni che devono essere fatte riguardo ad una programmazione, quella fatta nel bilancio di previsione 2005, che si ritiene essere, sulla base anche del documento definitivo 2004, non in linea. Pertanto con questo secondo documento, incrociato con il primo, sappiamo quali sono le cose che non vanno e devono essere corrette, potenziate, quelle che vanno e devono essere ancora di più riaffermate, riconosciute e quelle che non sono state previste e devono essere inserite.
Due questioni, allora. L’opacità riguarda non solo la chiarezza di programma politico-amministrativo (ci sono enunciazioni elettorali che sono divenute poi documento di governo, programma di governo e dovrebbero essere già messe in chiaro, nero su bianco, indicando cifre, risorse scelte) ma la chiarezza su quello che la Giunta vuol fare per mettere in atto le sue enunciazioni. Il Presidente Spacca si è presentato ai marchigiani dicendo “ci sono delle priorità. Io credo in questi punti programmatici e su questi informerò tutta la mia azione”. Questo non riesco veramente ad individuarlo e farò degli esempi puntuali. Ma prima di questo dovrebbe essere chiarito lo stato dei conti della Regione Marche, perché prima di fare scelte future un buon padre di famiglia vede qual è il suo patrimonio, quali sono le risorse a disposizione, quali sono e quanti sono i debiti o i deficit pregressi che devono essere messi in conto e affrontati, per poi decidere che le risorse restanti, rimanenti, utilizzabili sono destinate verso certi obiettivi precisi.
La gestione finanziaria. Sul debito si dice che siamo in una fase virtuosa, di rientro, perché le cifre che sono state indicate anche dalle tabelle allegate alla relazione introduttiva dell’assestamento dicono questo. Noi su questo, già in Commissione abbiamo chiesto delle delucidazioni, perché a noi risulta che il debito che è in grado di essere ancora autorizzato non è quello indicato dalla relazione e dall’articolato. Il debito attivato rispetto al totale autorizzato, già nell’anno 2005 è di 112, 6 milioni di euro. Lo dice la stessa Giunta regionale nei suoi documenti, lo diciamo anche noi. C’è un costo già superiore rispetto a quello che è consentito dalla legge. E’ quello che abbiamo detto nella discussione del bilancio previsionale 2005: il 25% dei tributi che sono propri della Regione, è il limite massimo, per legge, per quanto riguarda l’autorizzazione di ulteriore debito. Su questo — 111 milioni, dice il bilancio di previsione 20005 — siamo già a 112,6 milioni. La risposta degli uffici, dell’assessore è: sul calcolo di questo debito autorizzato devono essere scorporate delle partite perché ci sono dei pronunciamenti in questo senso.

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

Ci è stato fornito, sotto questo profilo, un pronunciamento della Corte dei conti. Noi leggiamo da questo pronunciamento, che riguardo al vincolo quantitativo “lo scrutinio esige la scomposizione del previsto indebitamento per distinguere, rispetto a ciascuna tipologia, la finalizzazione impressa. Ciò perché vanno escluse forme di indebitamento autorizzate per legge, in deroga alle disposizioni vigenti, per far fronte alla copertura dei disavanzi pregressi in sanità e in trasporto locale, eventuali operazioni di contrattazione dei mutui, indebitamento autorizzato in deroga a leggi speciali”. Questa è la parte che si vorrebbe di giustificazione dello scorporo rispetto ai 112 milioni di euro, debito autorizzato, e che produce, in pratica, quella cifra che è indicata nei primi articoli della proposta di assestamento, quando diciamo che il debito è stabilito nell’importo di 70,3 milioni di euro. Noi riteniamo che non possa essere basata su ciò questo tipo di operazione. Non basta cioè un pronunciamento della Corte dei conti, tra l’altro discutibile sotto un profilo anche di interpretazione letterale, per dire che il nostro debito e la capacità di indebitamento sia stabilita in 70 milioni. Noi riteniamo che già il debito attivato sia quello previsto — c’è uno sbilancio di sole poche migliaia di euro in più — nel bilancio di previsione 2005, già attivato, perciò non è possibile autorizzarne altro.
Questo anche alla luce del fatto che il debito, che è stato oggetto di confronti a più riprese, anche pubblici, è importante per quanto concerne proprio la filosofia di questo assestamento, perché da parte della Giunta si dice “siamo in una fase virtuosa, di contenimento del debito, di contenimento della spesa, abbiamo rispettato i termini, gli impegni, i pagamenti, cioè che è previsto dal patto di stabilità”. In realtà il contenimento della spesa è una incapacità di gestione che costringe ad un’operazione di contenimento e di rientro perché siamo già fuori dalla nostra capacità complessiva. Abbiamo fatto più debito rispetto a quello che è possibile fare. Allora l’azione non è virtuosa, è costretta, è un’azione necessitata che, malgrado questo tipo di stato di necessità non riesce comunque a dare trasparenza e chiarezza e soprattutto rispetto dei limiti legislativi. Basta vedere, nelle tabelle, quello che succede per quanto riguarda i mutui autorizzati, che è vero sono inferiori agli anni precedenti, ma prima di tutto sono inferiori nel 2005 perché viene differita al 2006 una copertura di interventi varia, che somma 12 milioni di euro. Poi il raffronto tra il 2005 e gli anni precedenti è una stima, perché il 2005 ancora non è chiuso e se questo raffronto lo estendiamo agli anni ancora precedenti rispetto alle tabelle, vediamo che c’è questo andamento: anno 2002, 87 milioni di costi; anno 2003, 75 milioni, ma c’era il Bramante bond, un’operazione che aveva perciò ridotto, ma attraverso l’emissione, discutibile, discussa da questo Consiglio, di titoli; nel 2004 torniamo a 103 milioni di euro e nell’anno 2005 — lettura del bilancio di previsione — siamo a 112,5 milioni di euro. Perciò il debito attivato, se questi sono i costi, cresce e raggiunge 1.070 milioni di euro dai 706 milioni dell’anno 2001. Questi sono i dati certi, perché sono già scritti nei documenti contabili, i documenti votati, i documenti approvati. La previsione di 1.070 milioni è poi tutta da verificare perché occorre che si realizzino determinate condizioni, molto precise: per esempio quella di effettivamente attivare ammortamenti che sono già previsti ma potrebbero essere rinviati, quella di fare chiarezza su determinate alter partite. Ci sono tutta una serie di voci che possono far sì che il risultato finale non sia neppure quello indicato in 1.070 milioni di euro per il 2005.
Questo sul debito. Non andiamo meglio per quanto riguarda il deficit. Il consuntivo 2004 si chiude con 100 milioni di euro e travasa sul 2005, con l’assestamento un sommerso che è pari a 180 milioni di euro per la copertura dei perenti, assessore, cui si aggiunge anche uno slittamento di copertura 2006 di 12 milioni di euro per spese che diversamente porterebbero il mutuo ad oltre 86,6 milioni di euro. Su questo vorrei chiarezza. Il consuntivo 2004, tra le entrate pregresse mantiene un credito per la formazione professionale di 54,4 milioni di euro, periodo 1989-20000, per i quali negli anni recenti non è stato effettuato alcun incasso. Vorremmo un’illustrazione dettagliata anche di questi crediti, per sapere se siano esigibili, perché diversamente il deficit reale, quello nascosto nelle pieghe di bilancio sarebbe di ben altra consistenza.
Queste sono le questioni di fondo sulle quali non c’è trasparenza ma c’è opacità. Ancora non viene accolto l’invito che da parte delle opposizioni, da parte dei gruppi consiliari di minoranza è stato effettuato a più riprese, anche all’inizio di questa nuova legislatura. Questo politicamente lo possiamo capire, perché questa legislatura si apre sicuramente nel segno della più completa continuità delle scelte rispetto alla precedente.
E’ preoccupante, però, fare questo tipi riflessioni, perché poi tutto il resto viene viziato da questa mancanza di fondo di serietà e chiarezza nella esposizione delle scelte fatte. Serietà e chiarezza che non ritroviamo nel programma politico che deve essere alla base di scelte che si compiono soprattutto nella sede di assestamento.
Si dice “stiamo scendendo nella pressione fiscale, i marchigiani dovranno essere contenti, riduciamo l’addizionale Irpef”. Ma questa non è serietà, colleghi: si riduce l’addizionale Irpef perché ci si è resi conto che per tre anni si è stati al di fuori della legittimità di scelte; si rientra nell’aliquota massima dell’1,4 perché in realtà, come avevamo detto noi — lo diciamo da tre anni, anche con interventi forti, pubblici, aperti, trasparenti — il limite massimo di addizionale aggiuntiva era lo 0,5, che sommato allo 0,9 fa 1,4. La Corte costituzionale si pronuncerà a novembre: alla vigilia di questo appuntamento la Regione Marche cerca di correre ai ripari e di rientrare rispetto a delle scelte che non sono state in linea con i dettami normativi.
Se sull’addizionale regionale Irpef si rientra, sull’Irap siamo ancora fuori dalle indicazioni che vengono dalle norme nazionali. L’Irap, che tra l’altro vede gli articoli 14 e 14 bis di correzione, di ampliamento di qualche altro soggetto delle imprese e delle categorie che può riuscire ad avere beneficio di riduzione rispetto all’aliquota che vale erga omnes, ma peggiora, in Commissione, la scelta che si compie, perché rispetto al comma 1 che era stata la prima stesura che la Giunta aveva effettuato e sottoposto al lavoro di Commissione, la seconda è assolutamente peggiorativa e qui mi rivolgo al presidente Spacca e agli assessori che hanno come materia le attività produttive.
L’art. 14 che era stato indicato dalla Giunta, nella prima formulazione diceva al suo primo comma che l’aumento dell’aliquota Irap previsto dall’art. 1 della legge 35 — la nostra legge regionale del 2001 — è confermata per le imprese che si costituiscono sul territorio regionale nel biennio 2005-2006, per i primi due anni d’imposta. Comma molto chiaro, diretto: le nuove imprese, coloro che in un momento di difficoltà, di congiuntura internazionale si costituiscono e tentano di far ripartire la nostra economia regionale che pur soffre, sono esenti per quanto riguarda l’imposta sulle attività produttive. Si riformula, strada facendo, l’articolo 14 e scompare questa previsione, perché all’art. 1 della legge regionale 35/2001 si dice “sono apportate le seguenti modifiche” e si comincia con la seconda previsione che sostituisce il primo comma che vale per tutti e limita il novero delle imprese che possono essere beneficiarie di questa previsione. Lo sostituisce restringendo il campo, individuando sì le nuove imprese che si sostituiscono, ma specificando gli altri soggetti, che sono molto meno rispetto a quella che era la previsione iniziale.
Su Irpef e Irap non giochiamo, diciamo la verità, siamo di fronte ad una situazione nella quale è stato di necessità rientrare nelle previsioni di norma e sull’Irap ancora, in realtà, questa operazione non si compie.
Concludo dicendo che le scelte che si fanno non sono a favore di quei soggetti che erano indicati nel documento di programma regionale 2005-2010 ma sono scelte assolutamente parziali, che rispondono a criteri incomprensibili, si guardi l’art. 7. Mi si spieghi, assessore, Presidente, colleghi della maggioranza, se in questa situazione di disagio, di difficoltà dei conti della Regione ma in generale dell’economia, che pertanto deve vedere tutti impegnati verso una stessa direzione, quella di sostegno al nostro lavoro, di efficienza dell’azione amministrativa, si possano riconoscere 410.000 euro alla Giunta regionale, di cui 260.000 per riviste, notiziari, stampa, spedizione e altri oneri connessi. Poi ci si lamenta di che cosa? Del fatto che la finanziaria nazionale dica che si debbono ridurre spese assolutamente inutili? Eccole qua: 410.000 euro per una trimestralità tra l’altro, perché siamo a chiusura dell’annualità 2005. Poi, 188.000 euro, da parte del Consiglio, per “rappresentanza, organizzazione e partecipazione a convegni e congressi, integrazione di quote di adesione ad enti, fondazioni, associazioni e organismi vari”. Lo dice proprio l’articolato, “vari”. Siamo arrivati a 600.000 euro solo per questioni di natura comunicativa: riviste, notiziari ecc. Poi, 123.000 euro ulteriori per la sede di Bruxelles. Invito il collega Castelli a ricordare la vicenda della sede di Bruxelles, perché nella scorsa legislatura fece più di un’interpellanza su questa questione.
Finisco citando il “reimpiego di risorse introitate per la progettualità dei servizi regionali destinati al miglioramento dell’attività istituzionale”, 35.160 euro.
Questi sono interventi che ci lasciano veramente di stucco, poi non si trovano i soldi per fare determinate operazioni come quella del personale del Consiglio regionale o della Giunta (mi riferisco specificamente al personale della 54). Rispetto alle richieste molto più bassa è stata la definizione arrivata in aula, in Commissione. Meglio poco che niente, come si dice, però non mi si dica che non ci sono le risorse. Ci sono le risorse, tant’è che si ricapitalizzano tutti gli enti collegati alla Regione, perciò partecipati, attraverso la Svim, quando un’altra enunciazione programmatica da parte della Giunta Spacca era stata quella di rivedere il sistema e si ricapitalizza non con due lire, perché se leggiamo la lettera l), vediamo 725.000 euro per la gestione finanziaria e la ricapitalizzazione di società partecipate, oltre 150.000 per l’operatività della Svim e 120.000, sempre per la Svim, per le quote di capitale. Ma che scelte sono, politicamente? Dove sta la chiarezza, la scelta e la coerenza rispetto al programma politico elettorale della Giunta Spacca? Queste sono le domande sul debito, sul deficit, sulle scelte concrete fatte. Vorremmo delle risposte.

PRESIDENTE. Forse il consigliere Pistarelli ha commesso un errore di riferimento. Le spese di rappresentanza del Consiglio sono 36.000 euro, non 123.000 come ha indicato. Forse si riferiva alla Giunta.
E’ aperta la discussione. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Signor Presidente, avevamo sperato
Avevamo sperato che questa legislatura si fosse avviata in modo diverso sul piano della gestione finanziaria, ma così non è stato. D’altra parte alla scuola elementare ci hanno insegnato che cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia. Spacca, Agostini, Marcolini sono gli stessi addendi, anche se posizionati in ordine diverso. Il risultato non può che essere lo stesso.
Come negli anni passati solito ritardo, essendo la scadenza fissata dall’art. 28 ter della L.R. 31/2001 al 30/06 di ogni anno. Manca la relazione della Corte dei conti sul consuntivo. La relazione della Corte dei conti è fondamentale per far esprimere al Consiglio un voto consapevole. Manca ancora il D.P.E.F.R. SI dice “il Governo non ha ancora presentato il suo, cosa pretendete?”. Secondo me si può fare, perché c’è il Dpefr triennale, quindi si può sviluppare quello che è stato stabilito lo scorso anno, salvo apportare delle modifiche quando viene reso noto quello dell’anno.
Voglio fare presente, ancora una volta, che le scadenze vanno rispettate. Non sono messe a caso. La verifica degli equilibri di bilancio fatta nei termini, consente, ove se ne rilevi la necessità, di adottare i provvedimenti di contenimento della spesa o anche allocazioni di risorse in maniera diversa che si possono rendere necessari nel corso dell’anno.
Mi rendo conto che ogni volta che si deve parlare di conti vi viene l’orticaria. Ma rendere chiari, trasparenti e leggibili i conti della Regione è un vostro dovere. Per questa ragione avete fatto male a respingere la nostra richiesta di “due diligence”. Era nel vostro interesse fugare dubbi, cancellare incertezze e rendere credibili i vostri documenti. Però nonostante le vostre resistenze, le omissioni, i trucchi contabili, la verità sui conti della Regione viene fuori.
Purtroppo quello che andiamo dicendo da anni trova conferma e le nostre previsioni si rivelano fondate. Ogni giorno che passa la situazione finanziaria della nostra regione diventa sempre più difficile, le risorse disponibili si riducono, mentre i problemi da risolvere si moltiplicano.
Non possiamo credere che lei, Presidente, non si renda conto della drammaticità della situazione. Forse c’è qualcosa che noi non riusciamo a percepire che impedisce di agire, di adottare i provvedimenti necessari, altrimenti non si spiega questa inerzia. Si tratta forse di arrivare al 9 aprile, alle prossime elezioni politiche? Sarebbe un grave errore perché la situazione è grave e richiede interventi immediati.
Veniamo agli atti. Rendiconto generale del 2004. Caro assessore, lei ha detto in Commissione — cito il resoconto — ”...l’esercizio finanziario 2004 si chiude con un avanzo di amministrazione di 600 milioni di euro”. Smettiamola di prendere in giro i consiglieri e i cittadini marchigiani, perché viene tratto in inganno anche il bravo consigliere Solazzi che si era presentato in Commissione dicendo “ci sono 600 milioni di euro di avanzo? Vediamo come possiamo darli ai Comuni che hanno bisogno di queste risorse. Dobbiamo dire la verità, chiamando per nome le cose.
Il rendiconto generale dell’esercizio finanziario 2004 chiude con un saldo reale negativo di 100.172.443,12 di euro che è maggiore di quello conseguito lo scorso anno che pure era negativo di 85.321.990,54 euro. Questo nonostante i maggiori trasferimenti dello stato, le tasse aggiuntive e illegittime, per oltre 150 milioni di euro. I conti della Regione dell’anno 2004 si chiudono con un grave deficit. Altro che comportamento virtuoso, altro che risanamento dei conti!
Rispetto del patto di stabilità. Può darsi che sia stato rispettato il patto di stabilità, non c’è in allegato alcuna scheda che dimostra questo. Ammesso che sia così, noi riteniamo che tale risultato è solo la conseguenza dell’incapacità di questa maggioranza a fare il proprio lavoro. Infatti, se guardiamo i dati riportati a pag. 43 del rapporto di gestione che la Giunta ha approvato il 30 giugno scorso si può vedere che: i trasferimenti in conto capitale per investimenti registrano una percentuale di impegno intorno al 41% mentre i pagamenti del 12%; le spese in conto capitale per acquisto di beni e servizi registrano una percentuale di impegno di appena il 35% mentre i pagamenti del 9%.
Ecco come è stato rispettato il patto di stabilità. Altro che politica avvertita, prudente, virtuosa di risparmio.
Assestamento del bilancio. La novità più rilevante dell’assestamento 2005 è il ritorno alla legalità nella tassazione aggiuntiva. Finalmente avete dovuto ammettere che l’addizionale Irpeg che con la legge 35/2001 avete imposto ai marchigiani è illegittima, come hanno fatto rivelare le commissioni tributarie di Ascoli Piceno e di Pesaro. Si tratta di una riduzione pari a 30 milioni di euro. Ne siamo contenti, meglio tardi che mai.
Non entro nel merito dell’articolazione delle aliquote, è una scelta vostra, ve ne assumete la responsabilità. D’altra parte, se mancano le risorse come potete applicarla in una misura più bassa?
L’assestamento 2005 ci permette di quantificare che cosa è costata ai marchigiani la tassazione aggiuntiva nel quadriennio.
La tassazione aggiuntiva nel quadriennio 2002-2005 ha tolto dalle tasche dei marchigiani 645 milioni di euro. Finalmente avete deciso di tornare alla legalità. Ma tale riduzione non è una vostra libera scelta, cioè il bilancio regionale richiedeva una tassazione aggiuntiva, avete risanato il bilancio, oggi riducete la tassazione aggiuntiva. Non è così. Voi avete il timore che a novembre la Corte Costituzionale dichiarerà illegittima la legge regionale 35/2001 con la quale avete sottratto dalle tasche dei cittadini e delle imprese marchigiane circa 1250 miliardi di vecchie lire e che quindi queste somme dovranno essere restituite.
La scelta di applicare una tassazione aggiuntiva è stata un fallimento perché ha attribuito alla Regione Marche il primato di Regione più tassata d’Italia, ha messo in difficoltà molte famiglie e ha messo in ginocchio il sistema economico e produttivo delle Marche. Perché non sfugge a nessuno che con 1.000 miliardi in più nelle tasche delle imprese marchigiane il sistema produttivo regionale si troverebbe in ben altra condizione di salute. Con 1.000 miliardi si può fare ricerca, innovazione, qualità, promozione dei prodotti marchigiani sui mercati internazionali.
Voi invece, di fronte alle difficoltà che voi avete determinato al bilancio regionale attraverso la vostra scellerata gestione delle risorse, perché il bilancio regionale che avete ereditato nel 1995 era sano, avete scelto di aumentare le tasse. E’ più facile aumentare le tasse, che intervenire sulla spesa. Avete deciso di continuare a sprecare, di continuare a fare assunzioni inutili, a dare incarichi ad assegnare consulenze.
Avete preferito fare una falsa e inutile riforma del servizio sanitario regionale, a non adottare misure di contenimento della spesa, a rinviare la razionalizzazione della rete ospedaliera, a fare assunzioni nonostante la riduzione dei posti letto: siete arrivati a 18.471 dipendenti nel servizio sanitario regionale.
Anche dal punto di vista elettorale, non pensate che era meglio mettersi a lavorare per eliminare gli sprechi?
Mi domando perché non avete avviato una indagine per verificare come mai la ASL 7 di Ancona, pur con cinque avvocati alle dipendenze, ha affidato incarichi legali ad avvocati esterni. Un certo avvocato ha percepito 2,5 milioni di euro di parcelle nel solo 2004, ora attende per il 2005 la liquidazione di altri 400 mila euro e continuerà a percepire fino alla morte una rendita vitalizia di migliaia di euro, tanti sono gli incarichi ricevuti. Fate un’indagine, andate a vedere, perché c’è la possibilità di ridurre gli sprechi.
La relazione lamenta ancora una volta i ritardi del Governo nel trasferire le risorse per la gestione del servizio sanitario regionale. Basta con questa storia. Riconosciamo invece al Governo di aver aumentato il fondo sanitario nazionale in quattro anni da 64 miliardi di euro a 90.
E’ grazie alle maggiori risorse ricevute dal Governo Berlusconi che avete contenuto il deficit sanitari nei limiti delle previsioni. Le risorse impegnate nella sanità dal Governo Berlusconi sono passate dal 5,7 al 6,7% del P.I.L. C’è un articolo sulla spesa sanitaria fatto da Eurostat, che non è certamente un organo che lavora per Forza Italia e che dice queste cose. C’è una grande preoccupazione in Europa, perché l’Italia spende troppo per la sanità.
I governi precedenti, quelli di Prodi, D’Alema, Amato non assegnavano risorse neanche in ritardo, visto che avete accumulato oltre 2.000 miliardi di vecchie lire di debiti ripianati per la metà da questo governo e per l’altra metà a carico del bilancio regionale.
Questi ritardi sono costati per l’anticipazione di cassa 300.000 euro è vero, ma che volete che siano 300.000 euro, e poi voi avete risolto diversamente. E’ vero o no che avete utilizzato i fondi del terremoto per il bilancio ordinario? Quanti sono i fondi del terremoto che avete utilizzato per il bilancio ordinario? A questa domanda da tempo aspettiamo inutilmente una risposta.
L’entità del debito. L’entità del debito è un fantasma che da anni aleggia in questa aula. Avete sempre dichiarato che la spesa era sotto controllo, il deficit era quello previsto, la Regione non ha esaurito la capacità di indebitamento.
Ribadisco ancora oggi che avete esaurito la capacità di indebitamento. Su questa questione avete superato il limite della decenza. Dice Burattini in Commissione “guardiamo il quadro 3 del bilancio di previsione: le entrate tributarie vincolate sono pari a 444 milioni di euro, il 25% sono 111 milioni, i mutui precedenti, tolto la sanità sono 69 milioni, quindi è possibile fare 530 milioni di euro di ulteriori mutui”. Se andiamo a prendere il Dpefr dell’anno scorso vediamo che le entrate tributarie libere non sono più 444 ma sono 422, gli oneri già maturati per debiti contratti sono 77, la residua capacità di indebitamento è di 28.
Nei giorni scorso ho detto “voglio vedere come stanno veramente le cose” e ho scritto chiedendo questi dati. Burattini, che ringrazio per la solerzia con cui mi ha fornito questi dati, mi dice: entrate libere 417 milioni di euro, l’ammontare dei mutui contratti, che era 69 e poi 77, è diventato 65; i mutui già autorizzati costerebbero 28, 26, 25, non si riesce a capire.
Se vogliamo fare bilanci trasparenti, se vogliamo far conoscere ai consiglieri la verità, dobbiamo fare in maniera diversa. La relazione della Corte dei conti in questo senso dice quello che bisogna fare. La norma che regola la residua capacità di indebitamento l’avete fatta voi con la legge regionale 31 del 2001.
Per la precisione art. 31 al secondo comma 2 recita: “Apposita tabella, allegata al bilancio, indica la capacità di indebitamento regionale e, distintamente, l’ammontare dei mutui e prestiti autorizzati e contratti”.
Nel bilancio 2005 tale tabella alla faccia della trasparenza, comprensibilità e rispetto della legge, è stata cambiata rispetto agli anni precedenti (vedere per credere).
Recita inoltre, l’articolo 31: “In ciascun esercizio non può essere autorizzata la contrazione di mutui o l’emissione di prestiti obbligazionari in misura tale che l’importo delle relative annualità di ammortamento, (quota capitale + interessi come specificato dalla legge quadro art. 23 1° comma del D. Legislativo 28/3/2000 n°76) comprese quelle derivanti dai mutui già contratti, superi il 25% dell’ammontare complessivo delle entrate tributarie non vincolate della Regione ed a condizione che gli oneri futuri d’ammortamento trovino copertura nell’ambito del bilancio pluriennale”.
E’ evidente che non si può fare un mutuo per pagare le rate.
La Corte dei conti, proprio in merito al consuntivo 2003 dice che le entrate libere risultano pari a 355,5 milioni di euro e pertanto gli oneri di ammortamento dei mutui devono collocarsi entro 88,5 milioni di euro. Se nel 2004 le entrate non aumentano perché abbiamo proceduto alla riduzione dell’Irpef e dell’Irap durante la “manovrina” dello scorso anno; se nel 2005 procediamo ad una ulteriore “manovrina”, la capacità di indebitamento della Regione si è esaurita. Se anche fosse esatto l’importo di 417 milioni di entrate libere — ma anche nel consuntivo 2004 ne vedo 358 — il 25% di 417 è 103,5, quindi da 97,5 a 103,7 sono 7 milioni di euro. Abbiamo la possibilità di fare meno di 100 Milioni di euro di mutui ancora. Se fossero esatti i dati che avete fornito voi, ci mancano meno di 100 milioni di euro per esaurire la capacità di indebitamento. Se su questa cosa vogliamo chiudere la manfrina — io ci ritornerò finché non avremo dei dati chiari — voi dovete fare la tabella allegata al bilancio in maniera chiara. Mi dovete spiegare perché nel 2002, nel 2003 e nel 2004 fate la stessa tabella, nel 2005 la cambiate con una della quale non si capisce niente. Le ho qui, le ho fotocopiate. Voi dovete fare una semplice tabella: “totale dei mutui ancora in essere”, fornendo a parte il dettaglio della composizione; “totale dei mutui da attivare”; costo nell’anno 2005 del debito attivato”, fornendo a parte il dettaglio della composizione; infine va indicata l’ipotesi del costo di mercato per l’attivazione del debito autorizzato. Dopodiché, facendo queste somme noi sappiamo quanto ancora è possibile mutuare. Mi auguro che il bilancio di previsione 2006 sia utile per fare, finalmente, chiarezza su questo.
Evidentemente non vi piace, però abbiamo la dimostrazione inconfutabile — i documenti li metto a disposizione e quando volete li potete consultare — che avevamo ancora una volta ragione. La Regione Marche non può più fare mutui, non può più fare investimenti. Qualcuno aveva osservato “ma quando mai in questi anni ha fatto investimenti?”. E’ vero, avete consumato tutto con la spesa corrente. D’altra parte ci sono 70 milioni di euro di investimenti in questo bilancio. Volete sentire quali sono? Manutenzione, riparazione e riattamento dei locali e relativi impianti; spese per la sistemazione a verde del complesso edile della Regione; spese per la manutenzione straordinaria edifici pubblici; manutenzione ordinaria e straordinaria... Questi sono gli investimenti di cui ha bisogno la nostra regione? Sono gli investimenti strategici che servono per rilanciare lo sviluppo della nostra regione? Facciamo veramente ridere. In compenso, però, la quantità di debito aumenta, non ripeto che era zero euro nel 1995 ed è arrivato a 1.070 milioni di euro nel 2004. A fine 2005, quando saranno assunti i mutui che abbiamo autorizzato con l’articolo 6 dell’assestamento saremo a 1.350 milioni di euro.
C’era un costo nullo nel 1995, siamo arrivati a 112 milioni di euro, costo che raggiungerà i 140 milioni di euro una volta contratti i 345 milioni di mutui che prevediamo con l’assestamento. Una cifra molto pesante, per di più calcolata sulla base di un tasso di mercato molto favorevole. Che cosa succederà se i tassi dovessero salire?
Infine, i residui perenti. La quadratura del bilancio 2005 avviene attraverso l’utilizzo di 180 milioni di euro derivanti dalla riduzione della copertura dei residui perenti alla soglia più bassa della storia regionale: meno del 35%. Anche su questo continuate ad operare male. La Corte dei Conti con delibera 1/96 a sezioni riunite ha stabilito in una cifra prossima al 70% il valore da assumere in via precauzionale a copertura dei residui perenti.
Tutto questo dimostra che il bilancio regionale è diventato davvero ingestibile e siete costretti a ricorrere a trucchi, ad artifici contabili, a ignorare norme.
Il 2004 si è chiuso con un disavanzo di oltre 100 milioni di euro. Nel 2005 c’è una riduzione delle entrate per l’abbattimento dell’Irpef e dell’Irap. C’è da prevedere 27 milioni di euro per pagare le rate dei mutui autorizzati. C’è una riduzione dell’indebitamento autorizzato e non contratto che può essere solo momentanea perché serve a coperture di investimenti. C’è una massiccia quantità di risorse vincolate assegnate dallo Stato e dalla Ue per finanziare interventi regionali che richiede una quota parte regionale da finanziare con ricorso ai mutui. C’è una copertura dei residui perenti alla soglia più bassa della storia regionale che determinerà un buco di 180 milioni di euro.
Siamo di fronte ad un bilancio ingestibile: avete portato questa regione al disastro finanziario. Ecco perché avete respinto la nostra richiesta di fare luce sui conti della Regione.
Per il futuro non vi basterà più la finanza creativa. Per far quadrare i conti vi servirà la “finanza dei miracoli”, ma tra voi non vedo nessuno in grado di realizzarla.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Cercherò di non gravare troppo sulla pazienza dei colleghi consiglieri, anche se mi rendo conto che non è assolutamente semplice essere seduttivi da un punto di vista dialogico per quanto riguarda materie di questo genere. Per cercare anche di dire le cose che in parte sono già state dette, tenterò di dare un grado di approfondimento diverso, precisando che mi voglio sin da ora giustificare per il fatto che il 15 novembre non potrò essere in Consiglio regionale, perché come sa l’assessore Marcolini che mi guarda, io sono patrocinatore del ricorso che ha prodotto l’obbligo di pronunciamento della Corte costituzionale la quale il 15 novembre 2005 si dovrà pronunciare su due ordinanze di rimessione della legge 35 del 2001 con la quale fu clamorosamente varata la super Irpef.
Ritengo che abbia ragione chi ha detto — ma l’ha detto anche il Presidente Spacca che è una persona che usa una certa schiettezza e, annunciando il riallineamento dell’Irpef ha detto molto chiaramente che si intendeva uscire dal cono d’ombra di alcune interpretazioni normative che per l’appunto evidenziavano come, probabilmente, vi fosse un elemento di incostituzionalità in questa legge — che questa legge è incostituzionale. Non so come andrà a finire, perché non ho la sfera di cristallo. Mi turbano certi pronostici dati da Cesare Procaccini, che anche in una riunione della Commissione sanità ha parlato di vittorie politiche che si prevedono a questo riguardo. Io ho una fiducia totale della Corte costituzionale e voglio nutrire la speranza che vi sia la serenità nel giudizio che mi opporrà al prof. Augusto Fantozzi. E’ chiaro che siamo Davide contro Golia, perché io oscuro avvocato di provincia contro Fantozzi potrei rischiare di soccombere senza colpo ferire, però credo che dalla nostra militino ragioni importanti. Al di là dell’ironia che sto facendo, l’aspetto più grave è che, comunque vada, non si può omettere di considerare come la storia recente di questa Regione sia stata gravemente condizionata da una manovra che ha sottratto più di mille miliardi a imprenditori, famiglie, professionisti, operai e quant’altro. Nel momento in cui la congiuntura internazionale e nazionale segnava il punto più basso degli ultimi quarant’anni, la Giunta D’Ambrosio nel dicembre del 2001 vara una manovra che di fatto sottrae una porzione di denaro che ha le dimensioni apocalittiche che venivano ricordate da Ceroni. Questo è un fatto, al di là dell’illegalità sulla quale non entro anche per scaramanzia e sperando che le soluzioni politiche non vi siano, come purtroppo qualcuno voleva evocare. Lo sapremo il 16 novembre.
Lo ricordate, colleghi che eravate qui anche nella scorsa legislatura: quante volte abbiamo proposto il riallineamento? Abbiamo sempre visto una testuggine da parte dell’Amministrazione regionale che diceva “no, noi siamo convinti di quello che facciamo, continueremo a mantenere l’Irpef sopra l’1,4”. Poi qualcosa è successo fra luglio e ottobre e a più miti consigli è arrivata la Giunta regionale che però, per almeno 16 milioni di euro utilizza, per far fronte a questa minore entrata Irpef, soldi che sono stati già spremuti illegalmente a danno dei marchigiani. Esco dal “contabilese”: il riallineamento dell’Irpef all’1,4 e il rientro nella legalità costa 30 milioni di euro e 16 di questi sono sopravvenienze dell’Irpef 2002 e 2003 che, come è noto, almeno per quanto riguarda il 2003, non era stata adottata e applicata nell’ambito dell’autorizzazione normativa. Ci dobbiamo accontentare di questo paradosso, però non mi accontento di un altro aspetto che è importante che sappiano i consiglieri che invece non erano qui nella scorsa legislatura e soprattutto i colleghi di maggioranza. Mi dispiace che non ci sia Solazzi, che è sempre avvertito: gli racconteremmo volentieri la storia di un assestamento post elettorale che non è quello che stiamo discutendo oggi ma l’assestamento post elettorale del dicembre del 2000, quando un D’Ambrosio ingolfato dai debiti e dalle promesse elettorali gravò questo bilancio regionale di 80 miliardi di vecchie lire di maggiori spese, per poi annunciare, tre mesi dopo, la quasi bancarotta che giustificava quella manovra fiscale. E’ questo politicamente, il fatto più grave che si sia sedimentato per quanto riguarda i deficit, i pesi, i gravami, le negatività del nostro bilancio. Un fatto gravissimo, inaudito, passato probabilmente sotto silenzio, sotto la coltre di una incapacità di comunicare una realtà gravissima: dicembre 2000, 80 miliardi di spese in più; febbraio 2001, si annuncia con voce contrita da parte del Presidente della Giunta regionale D’Ambrosio la necessità di far uscire e spremere lacrime e sangue dagli occhi e dalle tasche dei marchigiani. Ci siamo portati e ci portiamo fino ad ora le conseguenze di quella sciagurata e dissennata mossa elettorale che probabilmente consentì alla Giunta D’Ambrosio, che qualche settimana fa ha celebrato i suoi fasti, omettendo questo gravissimo e sciagurato momento di distrazione contabile che ancora ci pesa così tanto, di tirare avanti. E allora ci portiamo ancora dietro quel tipo di problema che oggi evidenzia gli aspetti che dicevano prima Pistarelli e Ceroni. Perché noi chiedevamo la “due diligence”? Gravissimo è stato l’errore politico di questa maggioranza, soprattutto per quanto riguarda le componenti nuove, perché chi aveva bisogno della “due diligence”, della certificazione dei conti, erano esattamente coloro i quali si stavano insediando. Perché la chiedevamo? E’ stata spacciata come una cosa inutile (si tratta della la certificazione delle entrate e delle spese) ed è stato detto “non facciamo la certificazione perché abbiamo già il rating. Il rating è una cosa diversa dalla certificazione, perché il rating è il grado di solvibilità che ha questo ente rispetto all’obbligo di restituire il denaro preso a prestito, sulla base, fra l’altro, di norme contrattuali che danno priorità al pagamento dei debiti anche rispetto al pagamento degli stipendi, quindi è tutta un’altra cosa rispetto alla certificazione. Noi dicevamo “vogliamo la certificazione per capire quanti e quali sono ancora i lati oscuri di questa finanza” che, come è stato detto prima, esprime dei veri buchi neri.
Ma come, abbiamo 100 milioni di euro di disavanzo dichiarato ora, quando in sede di previsione 2005 proprio l’assessore Marcolini disse “abbiamo fatto una previsione realistica, e allora il pre-consuntivo del 2004 parla di 90 milioni di euro di avanzo”? Invece di avere 90 milioni di euro di avanzo abbiamo 100 milioni di euro di disavanzo. Potrei continuare. Come possiamo dire qui, come dice la maggioranza, che il risanamento va avanti, il debito diminuisce e contraiamo la spesa, quando in realtà la spesa non viene contratta, ma anzi il costo del debito, cioè i canoni che noi paghiamo, aumenta esponenzialmente? A parte il discorso del Bramante bond, qui siamo a un aumento esponenziale. Nel 2002 pagavamo 88 milioni di euro di ratei, arriviamo a 112 milioni di euro. Al di là delle risposte tecniche, il punto della certificazione era questo.
Siccome io sono una persona abbastanza testarda — è lo stesso motivo che mi porta il 15 novembre avanti la Corte costituzionale — vi annuncio che ho fatto una certificazione “fatta in casa”.
Mi scuso di quelle che potrebbero essere delle inesattezze per qualche euro, però ho pensato “facciamo una certificazione all’amatriciana, ma che sostanzialmente conservi i dati dell’oggettività, della veridicità e soprattutto della documentabilità”. Offro alla maggioranza e anche ai colleghi di minoranza questo lavoro. Come l’ho fatto? Partendo dalla finanziaria 2005 e dal bilancio di previsione 2005 ho tolto innanzitutto le entrate e le spese che derivano da finanziamenti vincolati, ho depurato anche il conto della sanità, in entrata e in uscita, ho tolto anche, in termini di entrata e in termini di spesa, movimenti ormai consolidati come l’utilizzo dei proventi per quanto riguarda la tassa sui rifiuti, il diritto allo studio e quant’altro. Ho tolto tutto ciò che è vincolato o che comunque appartiene a comportamenti non vincolati ma consolidati. Cosa ne deriva? Che le entrate, tutto ciò che ci viene in cassa libero da comportamenti condizionati o vincolati è pari a 431 milioni di euro. Questo è il nostro gruzzolo. Fra l’altro all’interno del gruzzolo c’è un’una-tantum valida solo per il 2005. Quindi ci sono 431 milioni di euro cui si aggiungono altre entrate libere varie per 12 milioni. Noi abbiamo 443 milioni di euro disponibili. Queste sono le entrate.
Andiamo alle uscite. Innanzitutto bisogna pagare 50 milioni di euro per la quota parte di disavanzo sanitario, quindi -50, e siamo a 393. Ci sono 330 milioni di euro che sono le spese correnti delle aree 1 e 2 e vari rimborsi di quote capitale. Se poi uniamo tutto ciò — non entro nel merito matematico, però i conti sono a disposizione di tutti voi — il totale degli impegni di ciò che spendiamo è di 450 milioni di euro. La cosa grave è che ne abbiamo disponibili 393, ne dobbiamo spendere 450. C’è qualcosa che non funziona. Poi ci sono altri investimenti.
Il dato finale della mia “certificazione all’amatriciana” è che noi abbiamo 558 milioni di euro in spesa, considerato tutto — quota parte disavanzo sanitario, le spese di questo consuntivo — e 443 milioni di euro disponibili. Mancano 115 milioni di euro. E’ una cosa grossa.
Qual è stata la bacchetta magica? Dove ha trovato l’acqua miracolosa il rabdomante di turno, per far sì che i pani e i pesci si moltiplicassero? Nell’utilizzo dei perenti. Ecco la magica parola: tutto torna inquadrabile con l’utilizzo dei perenti. E’ una parolaccia? No, perché si tratta delle somme che noi dobbiamo a qualcuno. Dirà l’assessore Marcolini: “è vero che noi abbiamo 278 milioni di debiti, però ne accantoniamo, per l’anno solo 93, gli altri 180 ce li mangiamo perché tanto, sicuramente i creditori non ce li chiedono nell’anno in corso”. Vero, ma attenzione bene: vi sembra virtuosa e corretta l’azione di una famiglia o di un’impresa che utilizza i debiti che sicuramente ha con i terzi, per far quadrare i conti di fronte a uno sbilancio di quelle proporzioni, che fa difetto di 115 milioni di euro per quanto riguarda la quadratura dei nostri bilanci? C’è qualcosa che non quadra e soprattutto non quadra, perché se andiamo a vedere questi debiti, che qualità hanno, che natura, che composizione, ne vediamo delle belle, perché io mi sono preso un appunto: se è vero che per una cinquantina di milioni di euro questi sono debiti propri della Regione, per ben 140 milioni di euro questo denaro viene e proviene dall’Ue, dallo Stato, cioè sono soldi che noi dobbiamo e che utilizziamo ma che non sono nostri, vengono dallo Stato, vengono dall’Ue. Allora verrebbe da pensare “ma noi con i residui perenti — ovvero con il gruzzolo che sottraiamo alla prospettiva di saldo del nostro debito — finanziamo anche gli stipendi? E’ un’esagerazione, ma sicuramente gli investimenti e le spese correnti sì, però. Magari arriviamo anche a finanziare la quota parte di co-finanziamento regionale di programmi comunitari che dovremmo assicurare noi, per arrivare magari alla partecipazione finanziaria richiesta, e allora lì facciamo un’operazione che farebbe impallidire Totò in procinto di vendere la Fontana di Trevi al turista giapponese, perché noi rischiamo che abbiamo un obbligo di compartecipare al programma comunitario, l’Ue intanto che dobbiamo soddisfare quest’obbligo ci dà del denaro e noi intanto usiamo quel denaro per soddisfare quest’obbligo.
Al di là delle battute e di un incedere ironico, parodistico del mio intervento, per cercare di non affaticare le meningi dei consiglieri, un aspetto assolutamente grave si evidenzia e si espone: che questa Regione, purtroppo — mi dispiace, perché alcuni segni dalla Giunta Spacca mi pareva di averli colti, come sintomo di discontinuità positiva, laddove necessaria rispetto alla precedente Amministrazione — registra un segno di continuismo rispetto all’aspetto meno commendevole, meno prestigioso dell’esperienza-D’Ambrosio, ovvero la gestione finanziaria.
Ho omesso di ricordare che vi sono delle una-tantum che saranno utilizzate nel corso dell’esercizio 2005 e che non vi saranno più nel 2006: 7,5 milioni di recupero dall’’evasione del bollo auto; 16 milioni di sopravvenienze Irpef. Cosa si farà? Qual è la prospettiva al di là di quelle che possono essere le polemiche politiche, al di là di quelle che possono essere le naturali forzature propagandistiche? Qui c’è un problema serio, concreto e io ho letto questa relazione che ancora una volta si intrattiene incessantemente su quelli che sono i limiti, i problemi che genera l’atteggiamento del Governo centrale, sicuramente. E’ una situazione che ci impone attenzione, rigore. Anche noi vorremmo una situazione finanziaria diversa dal punto di vista nazionale, una finanziaria che regalasse soldi a tutti, ma nel mentre le Amministrazioni di centro-sinistra di questa regione si approssimano ad affilare le armi, a scendere in campo per i tagli dell’”oscura potenza berlusconiana, finiana e folliniana” pronta ad affamare il popolo, noi saremo lì a ricordare come, ferme restando queste responsabilità che sicuramente derivano da tante cose — non è il momento di parlarne — c’è stata una gravissima, irresponsabile gestione finanziaria che noi non ci siamo stancati di denunciare, anche rinunciando a quel tanto di pathos che pure la funzione dell’opposizione deve svolgere. Questi sono dati che avevamo condensato in una richiesta che era la più responsabile possibile: cer-ti-fi-ca-zio-ne. Dire no alla certificazione è dire no ad una cosa che sarebbe stata appannaggio di tutti, ma soprattutto sarebbe stata appannaggio del cittadino marchigiano, il quale avrebbe voluto sapere con precisione non solo e non tanto perché una Giunta gli aveva tolto, più o meno legittimamente, qualcosa come mille miliardi di lire, ma anche e soprattutto come si pensa di far fronte a questa rarefazione imposta dalla situazione finanziaria generale di investimenti, di servizi e di quant’altro.
Da questo punto di vista la Giunta Spacca doveva e poteva avere un atteggiamento diverso e più responsabile, non per dare le pagelle a chi aveva gestito i conti della Regione prima di noi, ma anche e soprattutto per poter guardare al futuro con quel giusto grado di disincanto rispetto a una esperienza, quella decennale della Giunta D’Ambrosio che a mio modo di vedere oggi, ancora, crea dei problemi, dei cunei importanti per quanto riguarda il futuro delle nostre famiglie e delle nostre imprese. Si diceva “è una Giunta giovane, è un Presidente giovane”. Mi viene in mente di ricordare la famosa Stanza di Poliziano che dice “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! — la giovinezza “si fugge”, quindi anche l’attenzione positiva verso di lei, Presidente, si sta esaurendo — Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”. E la certezza maggiore, più evidente è proprio quella che a mio modo di vedere riguarda i conti della Regione.
Quindi, siccome siamo tutti comunque sulla stessa barca, spero che il domani possa essere munito della certezza che merita, ma lo potrà essere solo se, finalmente, si avrà il coraggio di mettere mano, anche con la severità del caso, al problema dei conti. Diversamente, caro Presidente Spacca, il rischio è che anche lei dovrà cercare di rabberciare in qualche modo gli esiti, le propagazioni negative che sul piano dei conti ha prodotto il suo predecessore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il turista che voleva comprare la Fontana di Trevi non era giapponese ma un italo-americano, Decio Cavallo. Speriamo che voi non ripetiate quell’operazione maldestra.
In condizioni normali l’assestamento non si dovrebbe discostare dalle linee guida del bilancio generale, né in termini di scelte né di cifre. A questo punto l’assestamento assume i connotati di un consuntivo e quindi la discussione deve servire o dovrebbe servire anche a delineare gli scenari e gli aspetti del prossimo bilancio di previsione per il 2006, tanto più che siamo in una situazione di ulteriori tagli agli enti locali operati dal Governo Berlusconi. Infatti, con la prossima finanziaria che sarà approvata a breve si delinea una ulteriore stretta per i Comuni, in primo luogo sul personale, in secondo luogo sui servizi sociali, sui trasporti e sulla sanità. Con l’attuale blocco delle assunzioni e l’impossibilità di affidamenti esterni per la gestione dei servizi, i Comuni saranno costretti ad aumentare le tariffe o a chiudere i servizi stessi. Infatti i Governo, attraverso il falso moralismo, anziché tagliare gli sprechi attacca gli enti locali.
La condizione esterna dunque, il contesto ci dicono che non siamo in una situazione di normalità. In ciò le Regioni non possono e non debbono sostituirsi allo Stato, né per funzione istituzionale né per massa critica di disponibilità economica. Tuttavia, se possibile le Regioni, ed in particolare quelle governate dal centro-sinistra, dovrebbero tentare di sviluppare il più possibile una politica alternativa a quella governativa. Ma neanche la proposta della Giunta regionale a nostro avviso ha un carattere di normalità rispetto al bilancio generale, perché introduce un aspetto di rilievo previsto agli articoli 13 e 14, sulla restituzione dell’addizionale Irpef per i redditi superiori a 30.000 euro, per un importo significativo di più di 30 milioni di euro.
Si dice che c’è un obbligo di legge a scendere sotto l’1,4, pena un ricorso generalizzato. Tutto ciò è possibile. A tale proposito c’è un nostro punto di dissenso su una impostazione di questo tipo. Infatti l’addizionale Irpef e la manovra sull’Irap furono istituite per far fronte al debito sanitario sociale causato, oltre che dalle necessità di funzionamento della sanità pubblica, anche dai tagli governativi. Successivamente, attraverso un meccanismo di scaglioni che ha salvaguardato sin dall’inizio i redditi bassi fino alla risoluzione di alcuni problemi di tipo sociale, questa maggioranza ha operato una restituzione dell’Irpef e dell’Irap in maniera significativa, equa. Infatti per l’Irpef la legge 35 del 2001 ha stabilito le seguenti percentuali: fino a 10.329 euro 0,9, oltre i 10.000 euro e fino a 15.493 euro 0,9, oltre i 15.493 euro 1,91, oltre i 30.987 euro 3,6, oltre i 69.721 euro 4. Oggi si propone una ulteriore riduzione: si passa, oltre i 30.987 all’1,4, oltre i 69.721 dal 3,65 all’1,4%. Questa scelta secondo noi è sbagliata in generale, soprattutto per l’attuale situazione.
E’ sbagliata in generale perché la fiscalità deve servire a garantire pari diritti e non solo pari opportunità, ma è sbagliata anche per la situazione attuale di forte stretta per gli enti locali e per i servizi collettivi. Un conto è dire se c’è un obbligo di legge, che non c’è, in via perentoria, un conto è la scelta politica autonoma, certo legittima, ma non condivisibile. Secondo noi i motivi per i quali vennero istituite le aliquote con forti elementi di giustizia, non sono venuti meno, perché la sanità e il sociale, se vogliono essere universali il più possibile e gratuiti, hanno bisogno di risorse pubbliche, poiché in realtà ci sarà sempre un costo sociale, un disavanzo da sopportare, perché la salute non è una merce, non è un lavoro pubblico qualsiasi. Ciò non significa non combattere gli sprechi, anzi vanno combattuti gli sprechi e le spese improprie che vanno sempre tenuti ben presenti. Ma chi pensa ad una sanità a pareggio e pensa ai tickets, pensa a due sanità: una per i ricchi a pagamento e una più residuale per le masse popolari.
In questo contesto non esisterà mai, con questi meccanismi di rapporti economici capitalistici, un pareggio nel sociale e nella sanità tra le necessità e le possibilità. Dire, come fa la relazione allegata alla proposta, che la novità più rilevante dell’assestamento è costituita dall’abbassamento delle aliquote Irpef è Irap è sbagliato, tanto più in una situazione dove il Governo ha chiuso alle Marche 1.200 posti letto nella sanità pubblica, dove per mancanza di fondi è stata fatta una legge tuttora in vigore, che proroga di anni la messa a norma delle strutture sanitarie pubbliche e delle cliniche private delle Marche.
Al tempo stesso la Casa delle libertà rincara la dose, l’abbiamo sentito anche questa mattina, dicendo che si deve eliminare ogni aliquota e costituendosi come centro di assistenza per i ricorsi. C’è, in ciò, una demagogia, una visione sbagliata della società: eliminare le tasse e aumentare i servizi, aprire, generalizzando, i piccoli ospedali. Questo dice la demagogia del centro-destra delle Marche, che si introduce in una discussione tecnocratica del bilancio e non lascia intravedere, anzi ha una incapacità a prospettare una nuova soluzione alternativa a quella del centro-sinistra.
Ma c’è un ritardo, secondo noi, della politica in generale, perché anziché proporre una situazione di attacco allo stato sociale, l’estensione di una rete collettiva di far percepire ai titolari dei redditi alti di far parte di una comunità regionale solidale, si va sul versante opposto, sui accentuano gli egoismi, si incita alla rivolta fiscale, come fate voi della destra.
Noi Comunisti italiani abbiamo contrastato sempre un’impostazione di questo tipo. L’abbiamo detto da sempre al resto della maggioranza, perché un’impostazione come quella da noi proposta è possibile. Se si dimostra o se si fosse dimostrato la necessità di intervenire nel sociale, dove non bastano mai i soldi per dare risposte ai cittadini, anche la legge finanziaria attuale, che demanda ad un federalismo senza risorse, dice: “Per quanto riguarda il risanamento dei servizi sanitari e sociali, fatti salvi i parametri fissati dalla legge, per il suo ripianamento, ivi inclusi gli aumenti dell’addizionale dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e la maggiorazione delle aliquote delle imposte regionali sulle attività produttive”. Addirittura, se ci fosse un’impostazione dove si dimostrasse che per quanto riguarda la gestione e il funzionamento della sanità pubblica, e dell’integrazione tra il sociale e il sanitario, non solo le attuali aliquote vanno bene ma si potrebbero addirittura aumentare. Questo dice la legge finanziaria. Ma nonostante questa posizione capiamo il senso della proposta della Giunta e degli impegni che sono stati presi, tant’è che noi non siamo contrari alla restituzione, ma non in queste dimensioni di più di 30 milioni di euro, bensì proponiamo di ridurre della metà, una riduzione a 15 milioni di euro, in modo da destinare il gettito dei restanti 15 milioni per le fasce più deboli della società, anziani e portatori di handicap in primo luogo, attraverso una gestione vincolata da parte dei Comuni, con obbligo di spesa su quei settori.
Accogliere un’impostazione di questo tipo darebbe maggiore forza al Presidente Spacca, alla Giunta regionale, a tutta la maggioranza e al Consiglio regionale intero, che si metterebbero in maggiore sintonia con le esigenze delle popolazioni.
Quindi il primo punto — e mi avvio a chiudere, perché poi il compagno Bucciarelli illustrerà la proposta nel merito — è una scelta di rafforzamento dello Stato sociale. In secondo luogo c’è il problema della scuola pubblica dell’obbligo e l’impegno pubblico per un sostegno all’autonomia scolastica, in particolare per la gratuità dei libri di testo, per dare attuazione all’art. 34 della Costituzione, soprattutto per le famiglie più disagiate.
In terzo luogo ci sono i temi valoriali dei connotati della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, proprio in occasione del 60° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Su questi tre grandi aspetti abbiamo presentato proposte di modifica. Noi non volevamo presentarle, ma in tempi di preparazione dell’assestamento le nostre proposte non sono state tenute in considerazione. Speriamo che oggi, almeno in parte, queste proposte vengano accolte.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Signori colleghi, vorrei intervenire su questo argomento dell’assestamento e del rendiconto del 2004 in maniera univoca, anche perché non credo che ci sia bisogno di intervenire due volte su argomenti che comunque sono collaterali. Vorrei centrare l’intervento su due problemi fondamentali, perché credo che tutto il resto rappresenti un corollario che è senz’altro utile nella discussione per comprendere i meccanismi, ma io credo che le questioni fondamentali su cui concentrare la nostra attenzione siano sostanzialmente due. Una riguarda la manovra di rientro dell’addizionale Irpef e dell’Irap; l’altra il deficit della sanità. Anche perché nel momento in cui parliamo di sanità e del suo deficit, parliamo dell’82% del bilancio regionale, quindi credo che parlare del resto sia solo, alla fine, un esercizio accademico.
Primo punto. I colleghi che erano qui presenti nella scorsa legislatura, sicuramente ricorderanno che il sottoscritto contestò la manovra finanziaria della Giunta regionale varata il 21 dicembre 2001. Io la contestai per una palese illegittimità e presentai un ricorso affinché il Governo nazionale impugnasse quella legge presso la Corte costituzionale.
Ricevetti una prima risposta da parte dei tecnici della presidenza del Consiglio di conferma dei miei dubbi rispetto a due questioni fondamentali che poi dirò; successivamente non seppi più nulla, se non che il Governo aveva lasciato trascorrere i 60 giorni di tempo entro i quali doveva essere impugnato il ricorso alla Corte costituzionale, perché se avessero impugnato la legge della Regione Marche avrebbero dovuto impugnare anche quella della Regione Veneto che, anche se in misura inferiore, aveva applicato lo stesso meccanismo per quanto riguarda l’addizionale Irpef. Questo va detto per amore della verità, anche se per il centro-destra questa verità non è comoda, ma questa è la verità.
Due erano i motivi di illegittimità per quanto riguarda l’Irpef, che rimangono e credo saranno gli stessi motivi che verranno discussi in sede di consulta per i ricorsi presentati dalle commissioni erariali di Ascoli e Pesaro. Il primo, che noi si applicava un’addizionale Irpef superiore all’1,4 anche per gli anni 2003 e 2004 a seguire, mentre la legge finanziaria diceva chiaramente “E’ consentito alle Regioni, per il 2002, di eccedere l’1,4”. Era chiarissimo, tant’è che più volte io dissi in aula queste cose. La seconda motivazione, ancora più tecnica, è che essendo la curva delle aliquote Irpef costruita per scaglioni con una legge nazionale, io dicevo che applicando per scaglioni l’addizionale, di fatto si andava ad incidere sugli scaglioni della legge nazionale e quindi, con una legge regionale noi andavamo a modificare gli scaglioni nazionali su una materia che non era delegata alle Regioni, quella dell’addizionale Irpef. Questi erano i due motivi. Io li dissi per correggere, sempre con lo spirito che ha animato i miei interventi in quest’aula, uno spirito costruttivo, mai con il tentativo di delegittimare per forza chi governa o chi è dall’altra parte del tavolo.
Ora credo che il motivo fondamentale per cui la Giunta regionale torna indietro oggi, nel 2005, è l’approssimarsi di queste sentenze, altrimenti il risultato economico del 2004 dimostra la veridicità di quanto sto sostenendo, perché a fronte di un bilancio che si chiude comunque in deficit, un’Amministrazione non si priva di buone entrate per l’anno in corso, dovendo affrontare comunque una situazione di deficit. Questo sarebbe stato possibile se il bilancio avesse presentato una situazione di utile, anche di pareggio, ma non certo di perdita, perché privarsi di nuove entrate, di buone entrate in una situazione di perdita, ovviamente non è logico, quindi è evidente che c’è questa situazione dalla quale non si può sfuggire e probabilmente rimettersi in regola, oggi per il 2005 — ecco anche la retroattività del provvedimento — vorrebbe essere, secondo me, una dimostrazione di buona volontà per sanare il pregresso illegittimo del 2003-2004. Se così non fosse sarebbero problemi seri. Se si dovesse restituire quanto preso in più nel 2003-2004 sarebbero problemi estremamente seri per il bilancio regionale.
Collega Procaccini, in questo senso la Giunta regionale, di cui non voglio prendere le difese, è in qualche misura obbligata a rientrare nella legalità, quindi dire 1,4, perché non c’è alternativa a questo. La legge finanziaria diceva 1,4 e 1,4 deve essere e gli scaglionamenti all’interno sono estremamente pericolosi perché vanno a modificare, con una legge regionale, gli scaglionamenti dell’Irpef stabiliti con legge nazionale. Quindi ritengo che la decisione della Giunta, oggi, sia quella corretta. Non lo era nel dicembre del 2001.
Per quanto riguarda l’Irap invece, è un discorso a parte, perché qui non c’è l’obbligo del rientro per questioni di ricorso, ma è una decisione politica. Avremmo preferito, vista la situazione estremamente difficile in cui versano ,tante aziende industriali e artigiane, che il livello dell’Irap applicato ritornasse a quello del 2001. Così non è, però accettiamo quello che viene in questa direzione. Anche mezzo punto o 0,75 di punto in meno è qualcosa: poca cosa rispetto ai problemi che hanno le aziende per quanto riguarda la competitività, però è sempre un segnale che va quanto meno nella giusta direzione.
Il problema più grande è quello del deficit della sanità, del deficit reale della sanità. Ringrazio fin d’ora se l’assessore Marcolini nel suo intervento spiegherà questo passaggio, che per me, forse anche per mancanza di documentazione più approfondita — sono abituato a mettermi anche dalla parte del torto, nel senso che non voglio avere la verità per forza — a fronte di un deficit presunto della sanità ce n’era un altro che era diverso ma non dichiarato. Questo avviene anche in maniera legittima se vogliamo, con il sistema dello scivolamento all’anno successivo di impegni di spesa, che è oggi consentito alle amministrazioni pubbliche, alle aziende sanitarie, da quando esse possono applicare il sistema di contabilità economica — non è più quello finanziario ma economico — per cui si va a contabilizzare, in effetti, lo speso e non l’impegnato. Io ho interpretato in questo senso il discostamento delle cifre, perché è evidente che ciò che viene impegnato ma non pagato — questo avviene anche nella contabilità delle aziende private — non rientra nelle passività della gestione dell’anno in corso ma va in quelle dell’anno successivo. Che quindi ci possa essere uno scivolamento di questo tipo non significa falso in bilancio come ho sentito dire da colleghi dell’opposizione, perché è consentita, obiettivamente, l’applicazione di questo sistema di contabilità.
A quanto ammonti questo scivolamento e questo passare da un anno all’altro questi impegni di spesa onestamente non lo so. Forse posso avere interpretato male gli articoli di stampa nel mese di giugno in cui l’assessore alla sanità parlava di 260 milioni di deficit per quanto riguardava la sanità stessa e io ho detto “a fronte dei 75 dichiarati, c’è una bella differenza, mettetevi d’accordo, perché sono cifre enormemente diverse”. L’assessore precisò anche che una parte di questi, cioè 66 milioni di euro venivano praticamente coperti da trasferimenti statali e venivano presi dal fondo di riserva e ne rimanevano, comunque, 196. Io non ho mai avuto la possibilità di comprendere la veridicità di queste cifre, quindi spero di riuscire a comprenderlo oggi nel corso della replica che seguirà a questo mio intervento.
Concludo esprimendo una preoccupazione. Io credo che quando parliamo di bilancio e di sanità, di assestamento, di rendiconto ecc., dobbiamo entrare nella logica, maggioranza e opposizione, che stiamo attraversando un momento particolare della vita economica del paese, quindi sia le promesse elettoralistiche che i voli pindarici sui numeri del bilancio non devono essere più consentiti a nessuno, da una parte e dall’altra, perché ci troviamo di fronte a una situazione in cui ci sono sempre meno persone fisiche e persone giuridiche che versano nelle casse dello Stato per crisi, per trasferimenti all’estero delle proprie attività, e purtroppo sempre più persone che attingono a questo pozzo. I dati ultimi che sono usciti l’altro giorno, sul deficit nazionale, dimostrano la drammaticità di queste cose che sto dicendo. Nonostante tutte le finanziarie, nonostante tutti gli accorgimenti, purtroppo il deficit tendenziale continua a crescere, ad aumentare. E’ evidente che ormai il Governo nazionale controlla una parte del bilancio, di tutte le cifre che concorrono a costruire il bilancio dello Stato, perché gran parte di queste some sono invece gestite direttamente dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni, da tanti enti pubblici. Se tutti quanti, a partire ovviamente dal Governo centrale per finire fino al più piccolo Comune o Comunità montana, non si rientra nell’ordine di idee che siamo di fronte a una situazione difficile, veramente difficile dal punto di vista econmoico-finanziario, credo che tutti quanti insieme — centro-destra, centro-sinistra, Regioni, Province, Governo nazionale — ci troveremo, a breve, in grandissime difficoltà.
Io non sono tra quelli che sprizzano ottimismo, non voglio essere fra quelli che vendono pessimismo a mani basse, dico solo — penso di farlo con coscienza, come consigliere regionale — che occorre un richiamo a tutti, senza voler dare lezioni ad alcuni, al massimo senso di responsabilità, altrimenti non usciremo bene da questa situazione che è estremamente difficile, ben al di là di quella che ciascuno di noi finora ha percepito.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Se c’è un argomento che non ho mai apprezzato particolarmente nel momento in cui si facevano, nella sede del Comune di mia appartenenza, le discussioni sul bilancio, era quello di demandare o criticare il Governo nazionale rispetto alle decisioni che poi nel bilancio si stavano per prendere. Ma di fronte agli interventi che oggi ho ascoltato da parte dell’opposizione, tranne l’ultimo che è stato di un tono un po’ diverso, di fronte anche all’irruenza con cui gli argomenti sono stati trattati e alle accuse di poca trasparenza e di incapacità di governo della Regione, penso che non possiamo fare a meno, non per giustificare la nostra capacità di governo, ma piuttosto perché l’una cosa deriva dall’altra, quindi le difficoltà degli enti locali derivano dalle difficoltà del Governo nazionale, di richiamare in qualche modo quello che sta succedendo con la finanziaria che si sta proponendo e quello che da anni sta succedendo al Governo nazionale. Anch’io, come il consigliere Ricci ho letto con grande attenzione la relazione che accompagna questo assestamento di bilancio, rispetto allo stato di economia, sia a livello nazionale che regionale e rispetto anche alle difficoltà derivanti dai trasferimenti che di anno in anno diventano sempre minori, come pure alle difficoltà che derivano dal fatto che il federalismo sia un federalismo più di carta che effettivo, nel senso che se poi gran parte o l’80% delle risorse finanziarie sono comunque già precostituite a livello nazionale, è evidente che di federalismo finanziario poco si può parlare. Come pure il patto di stabilità che ingessa gran parte degli investimenti, impone certe scelte che sono obbligatorie, sia alle Regioni che agli enti locali.
La relazione è ampia, articolata, non c’è bisogno che la ripeta, non la saprei ripetere tanto bene quanto è stata scritta, quindi non è su questo che voglio soffermarmi. Penso invece che l’assessore Marcolini, se avesse scritto qualche settimana dopo, cioè nel momento in cui veniva a conoscenza di quello che la nuova finanziaria ci sta proponendo, forse questa relazione sarebbe stata sicuramente più pesante o avrebbe descritto situazioni pi gravi rispetto a quelle che comunque già descrive.
Ma quello che infastidisce ancora di più è il senso di superficialità e di strafottenza — scusate il termine che non è molto adatto in un Consiglio regionale — con cui il ministro della finanza creativa ci propone la nuova finanziaria. Liquidare le difficoltà in cui si troveranno gli enti locali, in cui si troveranno in primis le Regioni e, a cascata, tutti gli altri, perché verranno fatti meno trasferimenti, che quindi andranno sicuramente a incidere sui servizi sociali e sulla sanità — è stato detto poco fa: l’85% del bilancio regionale è coperto dalla sanità e dai servizi sociali — è una cosa inaccettabile. E’ inaccettabile che si tagli di taglio delle auto blu, che si parli delle Province che spendono per fare la “Festa del rospo” o altre che invece fanno i corsi per i tatuaggi. Che da un ministro si sentano dire queste cose, che saranno anche piccole cose ma che sicuramente non incidono rispetto ai tagli che verranno fatti, è assolutamente inaccettabile ed è questo il motivo per cui ho fatto riferimento anche alla finanziaria, perché non si può arrivare più in là di tanto. “Finanza creativa” già faceva ridere, “finanza fantastica” fa ridere pure di più.
Quindi ci troveremo con grossissime difficoltà, ci troveremo con tagli che con grande capacità riusciremo forse a non dover attivare, ma certo questo necessiterà di una grande compattezza da parte della maggioranza, di un grande senso di responsabilità da parte di tutto il Consiglio regionale, in maniera che questi tagli che dovremo per forza andare ad attivare, siano il più possibile indolori.
E’ allora chiaro che quello di oggi è un assestamento un po’ particolare, è chiaro che all’interno di questo assestamento ci sono delle scelte politiche. Basta vedere alcuni assestamenti che sono stati fatti per certi interventi ed è chiaro che già lì c’è una previsione di scelta politica. D’altro canto il bilancio di previsione del 2006 è talmente a ridosso di questo assestamento, per cui un’anticipazione di quelle che potrebbero essere le scelte politiche del bilancio 20006 si leggono anche su questo assestamento di bilancio.
Questo è un Governo che si è insediato da pochi mesi dopo una campagna elettorale, quindi è anche evidente che probabilmente ci sono stati dei tempi morti rispetto al Governo precedente e rispetto a questo Governo, per cui ci sarà stata, immagino, anche la necessità di andare ad intervenire nell’immediato su capitoli di spesa che avrebbero potuto trovare, invece, un riscontro nel bilancio di previsione e che invece si sono dovuti anticipare proprio perché ci sono situazioni che magari sono diventate ancora più urgenti rispetto a questi mesi, non dico di mancanza di governo ma di non continuità governativa, per cui su questo si è dovuto intervenire.
Proprio perché non mi piace che ci lamentiamo di quello che succede a livello nazionale e magari non pensiamo di fare meglio possibile a casa nostra, penso che il primo intervento, o meglio la continuazione dell’intervento che è stato già fatto dovrebbe essere fatta sul personale, non tanto perché il personale della Regione non funziona, in quanto è stato dichiarato da tutti che abbiamo un personale efficiente, efficace e che merita tutta la fiducia — ed è questo nella riorganizzazione del personale il dato politico che è emerso sia dalla maggioranza che dall’opposizione — quanto perché il personale stesso, la macchina amministrativa della Regione sicuramente prende una notevole fetta del bilancio regionale, quindi è chiaro che questa fetta deve essere gestita al meglio, in maniera che possa dare le risposte migliori.
Siamo intervenuti sul discorso dei dirigenti in questa organizzazione che è stata fatta — non entro nel merito perché non sono mia competenza né i nomi né i fatti né le deleghe — è chiaro però che questa riorganizzazione deve scendere anche ai livelli più bassi, alle articolazioni più basse, in maniera che tutta la macchina legislativa regionale possa dare quelle risposte per cui è in funzione e tali che — anche questa è una ennesima dichiarazione politica emersa sia dalla maggioranza che dall’opposizione — si faccia il minore ricorso possibile alle consulenze esterne. Anche questo sarà una modalità di risparmio, anche questo ci consentirà di investire quello che non sarà più speso nelle consulenze esterne, in altri servizi più necessari.
L’altra partita in cui secondo me la Regione dovrebbe impegnarsi a fondo è quella relativa ai finanziamenti europei. Sappiamo che nel 2006 i fondi strutturali termineranno e i fondi strutturali sono quelli che, tutto sommato, è più facile ottenere, perché poi i progetti, i programmi si fanno insieme. Ma quando non avremo più i fondi strutturali, se non avremo una macchina amministrativa in grado di andare a cogliere quei fondi comunitari che potranno servirci soprattutto per le infrastrutture, sicuramente ci troveremo in grossa difficoltà. Quindi la macchina amministrativa dovrà essere organizzata con competenze e con personale in questo senso, ma se ci fosse ricorso, quanto meno per i primi tempi, a consulenze o ad agenzie esterne, io dico sempre che è preferibile spendere qualche cosa ma portarne a casa di più, piuttosto che rinunciare perché non abbiamo un’organizzazione tale che ci possa consentire di attivare tutti i finanziamenti possibili e immaginabili.
Una parte abbastanza consistente di questo assestamento di bilancio riguarda il patto per lo sviluppo. Era un impegno che si è preso il Presidente in particolare ma che tutti noi che ci siamo candidati abbiamo preso, quindi mi pare che mettendo in questo assestamento di bilancio delle risorse finanziarie per poter portare avanti questo progetto, questo programma che faceva parte non solo del programma elettorale ma della consapevolezza di ciascuno di noi e della condivisione di ciascuno di noi, è una cosa positiva che invece va rimarcata all’interno di questo bilancio.
Sono d’accordo con Procaccini quando dice che i servizi sociali debbono essere sempre sostenuti con tutti i finanziamenti necessari. Ne sono convinta, anche se in quel settore un maggior controllo ci potrebbe far capire che qualche cosa si potrebbe risparmiare anche lì, ma tornando al discorso del patto per lo sviluppo, non vorrei che dovessimo intervenire in maniera forte con i servizi sociali quando non è possibile intervenire dall’altra parte, o meglio se c’è pi lavoro e se c’è più benessere, è evidente che c’è meno bisogno di interventi nei servizi sociali. Quindi le due cose io non le vedo in contrapposizione, tutt’altro.
Rispetto al patto per lo sviluppo troviamo finanziamenti specifici: Aerdorica, Quadrilatero, Interporto.
Per quanto riguarda la Quadrilatero c’è stata una interrogazione pochi mesi fa: è evidente che nel momento in cui si mette un milione di euro per il la Quadrilatero la risposta c’è. D’altro canto anch’io sono d’accordo che non possiamo lasciare che una struttura, un ente, un soggetto come quello vada avanti senza che ci sia la presenza della Regione. Ci sono posizioni molto divergenti su questo, anch’io posso dire che se avessimo dovuto, all’inizio, far crescere una società come quella, sicuramente non sarebbe stato opportuno farlo. Non è nata da noi, è nata dal Governo nazionale, c’è, credo che sia più opportuno starci dentro e controllare quello che succede. Quindi, anche su questo ritengo che il milione di euro che è stato messo sia una scelta positiva.
Così come il discorso dell’Aerdorica. Però anche in questo caso c’è stata una interrogazione questa mattina, sicuramente l’interrogazione veniva dal centro-destra, quindi le colpe sono tutte della parte politica, io direi politica e tecnica, ma direi che soprattutto il nuovo consiglio di amministrazione è nato male quando non si è voluto tener conto delle esigenze di soggetti molto importanti, né nel consiglio di amministrazione né nella nomina del direttore. Ma siccome tutti quanti crediamo che l’aeroporto di Ancona-Falconara sia importante per la realtà economica, turistica, culturale di questa regione, si interviene con questo finanziamento che significa fiducia, ma anch’io sono d’accordo che forse bisognerà andare a vedere più nel dettaglio, per verificare che questi finanziamenti non siano per una boccata di ossigeno, ma siano finanziamenti, invece, per sviluppo futuro.
Ho trovato con grande piacere un finanziamento pluriennale per l’edilizia agevolata e anche questa è una risposta ai servizi sociali, una risposta soprattutto al cittadino che ha bisogno della casa, se si considera a che cosa sono arrivati gli affitti oggigiorno. Un cittadino che ha una casa, piccola o grande, di sua proprietà, ha meno bisogno di servizi sociali, altrimenti gran parte dello stipendio se ne va per pagare l’abitazione. Quindi sicuramente un intervento ottimo e penso che in futuro dovremo lavorare ancora di più rispetto a questo settore.
Infine il settore della cultura. Noi abbiamo già detto all’assessore — faccio parte della Commissione cultura — che sarebbe stato più opportuno che questo finanziamento fosse stato messo nella previsione di bilancio, perché avrebbe creato meno difficoltà. Sappiamo che nel settore della cultura tutti vivono grosse difficoltà, quindi questo avrebbe sicuramente creato minori difficoltà. Come pure è opportuno che nel momento in cui si vanno a fare delle scelte anche con delle garanzie finanziarie, all’interno della Commissione, che sicuramente ha tutto l’interesse, tutta la disponibilità e darà tutto l’appoggio alle politiche che l’assessore intende portare avanti — la materia è abbastanza complessa, anche se spesso non le si dà l’importanza che merita, perché magari il bilancio della cultura è minore di tanti altri — anche su questo un approfondimento fatto insieme con la Commissione competente potrebbe portare a risultati di grande vantaggio per tutti e soprattutto non creare quelle fibrillazioni che purtroppo in questo momento si sono create.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. La verifica dei conti di un esercizio che si chiude, al di là di un semplice controllo di regolarità dei calcoli, appare utile sotto l’aspetto pratico, principalmente per evitare o correggere nell’esercizio successivo, gli errori e le disfunzioni verificatisi nel raggiungimento dei programmi o per elevare la qualità e l’efficienza dei servizi erogati.
Il rendiconto 2004 si chiude senza gloria e senza onore. Esso è la prova tangibile della carenza di scelte importanti e decisive che la collettività regionale si attendeva, specie in questo periodo caratterizzato dalla crisi economica. Chi ha governato la Regione nel 2004 non ha amministrato, limitandosi a disperdere le risorse nei vari capitoli, salvo il settore della sanità, ove sono state destinate circa il 60% delle entrate. Ciò nonostante, non si può certo affermare che il servizio sanitario è migliorato nella regione Marche, a meno che non ci limitiamo a discorsi di natura statistica. Se è vero che ad Ancona e dintorni vi sono strutture e servizi sanitari validi ed efficienti, non altrettanto possiamo affermare per gli ospedali di Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto ed in genere per tutti quelli collocati nel centro-sud della regione, ove la qualità dei servizi è ben al di sotto dei livelli accettabili ed ancor oggi i tempi di attesa per una visita oculistica superano i sei mesi, per una visita neurologica i quattro mesi, per una elettromiografia i quattro mesi. Questi risultati non sono accettabili in presenza di un così forte investimento statale nel settore e dimostrano di fatto l’inesistenza di controlli a livello locale, di verifiche e di un programma di prevenzione delle malattie e dei ricoveri. La mancanza di controllo della spesa pubblica e sulla qualità dei servizi erogati costituisce terreno fertile su cui crescono la rassegnazione e il disagio dei cittadini. Il 30% della spesa è destinato alla copertura dei costi fissi, di quei costi necessari alla struttura per mantenere se stessa (personale, contributi, interessi su mutui) sicché nulla resta per il piano di rilancio dell’economia locale, per il turismo, per l’agricoltura, per le attività produttive, per la pesca, per il sociale.
L’agricoltura marchigiana sta registrando nel primo ,trimestre 2005 una forte recessione con ben 398 ditte cessate in più rispetto alle nuove iscritte. Altrettanto dicasi per il settore commercio, -271, nel manifatturiero, -175, nell’alberghiero, -90. Nelle quattro province la più colpita è stata quella di Ascoli Piceno che segna il dato di maggior recesso con -212 imprese.
Palesemente è mancata la politica di prevenzione della salute pubblica. Nella spesa sanitaria regionale le risorse destinate a tale titolo sono state 107 milioni di euro, appena il 2% della spesa complessiva. Assolutamente inutili ed incongrue per una seria riduzione delle liste di attesa e per conferire servizi tempestivi ai cittadini.
Mi sia consentita, a tal proposito, una nota polemica nei riguardi della Giunta regionale. Con una interrogazione, esattamente la 47 a mia firma ed a firma di altri colleghi di Forza Italia avevo chiesto di valutare la possibilità di fornire gli anziani soli e poveri di un apparecchio climatizzatore in comodato d’uso nella stagione estiva 2005 per evitare che i più cagionevoli di salute potessero rischiare la vita come accaduto già in passato. Con nota del 23 agosto 2005 mi è stato risposto che un numero maggiore di climatizzatori avrebbe provocato un aumento di assorbimento di energia elettrica con rischi di black-out e con l’aumento dell’inquinamento per sovraproduzione di ozono. Lascio alla sensibilità di ciascun consigliere ogni commento sulla questione se la tutela della vita umana venga prima di ogni altra considerazione relativa ai consumi di energia ed inquinamento. Ciò in presenza di un altro dato preoccupante: la maggioranza dei nosocomi regionali è attualmente sfornita, nei reparti di cardiologia, medicina e geriatria, di impianti di condizionamento d’aria.
Il problema della sicurezza pubblica non è stato seriamente affrontato dal rendiconto 2004 né dall’assestamento 2005 ove gli stanziamenti sono sì aumentati, ma l’intero settore assorbe appena lo 0,5% delle risorse.
La Regione Marche non ha ancora, nonostante il notevole ritardo rispetto alle altre Regioni italiane, definito un programma per l’energia e per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in linea con le più avanzate tecnologie già in uso ovunque e che permettono notevoli risparmi (oltre il 60%) sulla tassa di raccolta a carico dei cittadini. Non si capisce perché questi debbano continuare a pagare i costi di un ritardo ingiustificato nella introduzione degli impianti di termovalorizzazione.
Quel che è grave è che ormai siamo alla fine dell’anno 2005 e nulla è ad oggi cambiato rispetto al precedente esercizio finanziario, almeno per quanto riguarda scelte di intervento e programmi di investimento così come pomposamente annunciati nel programma elettorale.
Nell’assestamento di bilancio infatti, anziché intervenire per orientare la spesa pubblica secondo un programma predeterminato la Giunta ed i vari soggetti interessati hanno presentato emendamenti che vanno dalla modifica di precedenti leggi regionali senza alcuna incidenza di natura economica, al singolo e sporadico intervento a favore di questo o quel Comune o per questa o quella associazione dimostrando di non perseguire alcuna finalità di interesse collettivo generale e di non agire secondo equità sul territorio nella erogazione di sostegni economici.
Il massimo della insensibilità verso la collettività è dato dalla previsione di spesa di circa 36 milioni di euro per l'acquisto di due palazzi nel centro di Ancona da destinare a sede della Giunta e sede del Consiglio, proprio in questo momento di crisi economica ove gli sforzi per il rilancio dell'economia locale e per gli interventi a favore della famiglia dovrebbero essere massimizzati dalla Regione di concerto con le iniziative statali e degli altri enti locali. A ciò aggiungasi anche la costituzione di una nuova società di gestione del patrimonio immobiliare che produrrà ulteriori costi per il personale e per gli incarichi di amministrazione, in netta controtendenza con la dichiarata volontà di contenere la spesa pubblica e ridurre le società partecipate.
Dall'esame dei dati contenuti nel rapporto di gestione relativo all'anno 2004 non si può non evidenziare che la struttura amministrativa della Regione non ha funzionato correttamente nel settore sviluppo economico ove la capacità di impegno della spesa è al 58% ed al 20% per la velocità di cassa. Altrettanto dicasi per la voce miglioramento produzioni agrarie (42% e velocità di cassa al 22%), calamità naturali (capacità di spesa al 36% e velocità di cassa al 46%), pesca (capacità di spesa al 17% e cassa all'1%); sostegno artigianato di produzione (investimento, capacità di spesa 100%, velocità di cassa 0%), sostegno all’apprendistato (capacità di spesa 56%, velocità di cassa 1%), sviluppo imprenditoria giovanile e femminile (capacità di spesa 79%, velocità di cassa 17%), sviluppo e investimento infrastrutture (capacità di spesa 8%, velocità di cassa 3%).
Da questi dati preoccupanti si dimostra l’incapacità di interi dipartimenti dell’ente di dare attuazione concreta alle previsioni di intervento e quanto sia ampia la distanza tra le dichiarazioni d’intento e la realtà.
Si rileva inoltre che a nulla è servito spremere i cittadini marchigiani in questi anni con l’addizionale Irpef in misura superiore all’1,4 per mille consentito ex lege, sia perché l’imposta dovrà essere in parte rimborsata, sia perché, nonostante le entrate a tal titolo siano di ben 150 milioni di euro per il solo anno 2004, il rendiconto, ancora una volta, si chiude con un disavanzo reale di oltre 193 milioni di euro. Dico 193 milioni di euro, in quanto il fondo per la mobilità negativa dell’anno 2004 in materia sanitaria è stato riportato in bilancio per euro 28.142.774, mentre in realtà tale dato accertato alla data 18 maggio 2005, è risultato pari ad euro 121.384.000, aggravando così di ulteriori euro 93.000.000 il deficit del rendiconto al 31.12.2004.
Questa Amministrazione deve iniziare da subito ad invertire decisamente la rotta verso la buona amministrazione ponendo al centro dell’interesse cittadino i suoi interessi.
Tutto ciò oggi manca e se ne trae chiara prova dai conti presentati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Alcune brevi considerazioni, perché un intervento più compiuto e di taglio politico più definito verrà fatto dal capogruppo Sara Giannini che interverrà dopo di me.
Volevo soltanto mettere in evidenza alcune questioni. Ovviamente, come sta emergendo da questo dibattito, uno strumento come l’assestamento, che dovrebbe avere prevalentemente un carattere contabile, per il contesto politico in cui si colloca — noi discutiamo oggi questa misura, mentre in Parlamento si pare la discussione sulla legge finanziaria — determina la valenza politica. E’ stato già qui ricordato da numerosi interventi che non ci convincono assolutamente le modalità con le quali da parte del Governo nazionale si sta impostando la legge finanziaria che punta a dare al paese una immagine degli enti locali subordinati, ma in una gerarchia che la Costituzione non definisce più, ritenendo lo Stato formato da Regioni, Province e Comuni, come enti che non investono, non spendono in maniera rigorosa le risorse pubbliche.
Mi pare che invece la nostra Regione, anche con questo strumento stia dando il segno esattamente opposto.
Credo che non è difficile governare un paese e anche investire le risorse pubbliche, però mi pare che la nostra Regione sta cercando di farlo dando risposte alle tante esigenze di questa nostra realtà complessa quale le Marche presentano.
Vorrei riprendere brevemente alcune questioni dell’assestamento di bilancio. Mi riferisco alle spese per la cultura che in questo assestamento trovano una maggiore disponibilità di spesa (l’art. 7 sulla finalizzazione individua diversi soggetti per i quali vengono messe a disposizione delle risorse. Ovviamente sono contenta e ritengo che sia un bene che noi invertiamo la tendenza come Regione, quella che negli anni precedenti ci ha visto ridurre le risorse destinate a questo settore. Mi auguro — e questo è già stato fatto nelle dichiarazioni programmatiche da parte del Presidente della Giunta, che questo Governo, nei prossimi cinque anni voglia rimettere al centro della politica marchigiana le politiche culturali. Quindi è bene invertire questa tendenza, è bene più risorse per questo settore. Gli interventi, così come sono presentati, danno una impressione di una discrezionalità. Ovviamente io sostengo questo bilancio, questo assestamento, lo voterò, però non posso non chiedere, per le sollecitazioni che dal mondo culturale in questi giorni abbiamo avuto, che con questa pagina si chiuda questo carattere di intervento discrezionale per riaprire, invece, una stagione nella quale noi davvero diamo risposte significative e confermiamo una politica che metta al centro le istituzioni culturali. Mi riferisco alle grandi strutture che nella nostra regione abbiamo, che sono sicuramente teatri, ma anche musei e biblioteche. Questa è una sollecitazione che mi sento di fare chiudendo con questa pagina dell’assestamento questi interventi mirati, per riaprirne uno dove invece si favoriscano queste istituzioni e si preveda una politica di gestione delle stesse che sappia dare risposte più complessive al territorio regionale.
Voglio riprendere una considerazione che è stata fatta anche dal relatore di maggioranza Ricci sullo spostamento al bilancio 2006 delle risorse destinate alla legge 18 sui disabili. Da parte della Giunta regionale credo ci voleva una maggiore attenzione, un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni locali, dei Comuni su questo spostamento che ha un carattere sicuramente procedurale, però rischia, in particolare per i piccoli Comuni, di creare qualche necessità di anticipazione di spesa da parte dei Comuni stessi, quindi un disagio. C’è stato un impegno solenne nelle sedi di discussione della Commissione, ma io credo che debba essere fatto anche da parte di chi trarrà qui le conclusioni, perché effettivamente si evitino ai Comuni, in particolare ai Comuni piccoli, problemi su questa questione. Sottolineo che un errore di merito è stato fatto, che occorreva più partecipazione da parte degli enti locali e probabilmente questa operazione, comunque, produrrà un effetto positivo: quello che i Comuni torneranno davvero a spendere per gli interventi effettivamente legati ai disabili, evitando dispersioni di spese che con la modalità precedente potevano essere fatte. Quindi colgo questo aspetto, anche se sottolineo ugualmente la preoccupazione che questa operazione possa creare, per quest’anno, qualche problema ai Comuni minori.
Sottolineo un’altra questione che trova nell’assestamento una parziale soluzione. Nell’assestamento vengono messi a disposizione 100.000 euro per il Comune di Mondavio che ha un problema enorme legato a tutta la partita dei rifiuti, dove insiste una azienda, l’Agroter, della quale questo Consiglio regionale si è profondamente occupato nella legislatura precedente. Sono contenta che si trovi questa misura finanziaria che consenta a questo Comune di affrontare tale emergenza ambientale, però ritengo che la Giunta regionale, nelle previsioni future, sia di bilancio ma anche di altri atti di programmazione, dovrà trovare una soluzione definitiva a questo problema, perché con questa misura finanziaria noi veniamo incontro alle spese di quel Comune ma ci sarà bisogno, con altri strumenti di trovare una soluzione definitiva.
Sottolineo poi un’altra questione. Sempre nell’articolo 7, nei finanziamenti finalizzati, sempre nelle spese culturali si trova una disponibilità di spesa di 200.000 euro per la prima “Giornata delle Marche”. Nella legge 34 c’è la dizione “Iniziative riguardanti i marchigiani all’estero”, che poi viene corretta da un emendamento del Vicepresidente, nel quale si parla di prima “Giornata delle Marche”. E’ la prima volta che mettiamo a disposizione una risorsa per questo tipo di interventi. So bene che la questione è abbastanza delicata, si rischia di scivolare su una ambiguità tra immagine ed identità. Ritengo che noi dobbiamo lavorare ad una legge che promuova l’immagine delle Marche, approfondisca la nostra storia e anche le nostre specificità che possono essere di varia natura e invito la Giunta regionale che ancora non l’ha fatto, a predisporre un atto che dovrà essere fortemente partecipato dalla maggioranza e anche dalla Commissione con questo taglio di voler promuovere l’immagine delle Marche, non scivolando su questo sentiero pericoloso dell’identità, sapendo che la nostra è una regione che spesso definiamo al plurale, e mantenendo un forte carattere di diffusione della conoscenza della nostra cultura e delle nostre specificità marchigiane all’interno della regione e per la nostra regione nel mondo.
Quindi mi auguro di avere presto a disposizione uno strumento più concreto che ci consenta di intervenire nel merito di questa vicenda, con questo taglio di voler favorire la conoscenza e la diffusione della nostra storia, rispettando ovviamente il carattere laico della stessa, il pluralismo culturale della nostra regione. Quindi noi dimostriamo fiducia votando questo atto e anche questa risorsa nei termini generici in cui l’articolo la presenta, però mi auguro di poter presto, in Commissione e in maggioranza, poter discutere di qualcosa di più concreto e che metta maggiormente a fuoco questo intervento.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere GIANNINI.

Sara GIANNINI. Parto da una considerazione che mi è sorta ascoltando l’intervento di Viventi che ho apprezzato per l’equilibrio e la disponibilità al confronto. Da questo derivavo un paragone con quello che ha suscitato, in me e in molti altri, l’atteggiamento non solo del ministro dell’economia Tremonti che in questi giorni è affaccendato a spiegare sui telegiornali la finanziaria, ma anche della maggioranza di governo. Noi oggi — ho sentito oggi affermazioni che riguardavano le previsioni di spesa della finanziaria — abbiamo in approvazione un assestamento sul quale sono state espresse considerazioni che riguardano la politica di bilancio della Regione, la politica di investimento e di destinazione delle somme che la Regione stessa ha a disposizione da parte del Governo. Sappiamo tutti che gli assestamenti sono strutturati per una parte — dovrebbe essere quella principale — che riguarda l’assestamento di capitoli che nel corso dell’anno manifestano necessità di implementazione, per verificare le maggiori entrate, per accertare maggiori entrate, cioè, come dice la parola, si assesta un bilancio stabilendo la linea di investimento e strategica di amministrazione. E’ evidente che in un momento come questo, con metà dell’anno occupato dalle consultazioni elettorali c’è stato uno stop e forse è uno dei motivi per i quali, nell’assestamento individuiamo invece funzioni strategiche che sono, secondo me, passate sottotraccia nella discussione odierna e che invece io ritengo siano gli elementi qualificanti dell’assestamento.
Infatti nessuno ha sottolineato che l’assestamento prevede una distribuzione di risorse per 21 milioni di euro, e di questi 9 milioni sono dedicati al patto per lo sviluppo. Si parla qui delle questioni di crisi, della nostra struttura produttiva, della preoccupazione nostra, degli imprenditori e del tessuto sociale rispetto alla crisi che sta infestando fortemente le nostre attività economiche: con questo assestamento si mettono a disposizione della società marchigiana 9 milioni di euro per individuare le strategie per contribuire a dare un forte rilancio alla nostra attività produttiva. Si individuano, secondo me, anche risorse che sono strategiche: penso al milione di euro per l’adeguamento delle strutture socio-sanitarie (alle case di riposo e alle altre strutture che in base alle nostre leggi devono essere adeguate), in aiuto soprattutto ai Comuni che su questo dovranno investire forti risorse; penso al milione per l’Aerdorica, al milione per l’entrata della Regione nella Quadrilatero, rispetto alla quale anch’io penso che noi dobbiamo fare questo passaggio entrando a pieno titolo nella Quadrilatero stessa, senza però dimenticare che la Quadrilatero nasce perché si afferma che attraverso questo le attività di investimento e di ampliamento delle nostre strutture dei trasporti possono essere fatte in maniera più veloce e più economica. Forse la vicenda del ponte di Villa Potenza ci insegna che anche l’ente pubblico, in autonomia sa essere efficace ed efficiente quanto e più del privato, perché in 40 giorni è stato fatto un ponte, mentre l Quadrilatero è stata costituita nel 2003 e ancora deve fare l’appalto. (Interruzione). Su questo ho qualche dubbio, Capponi.
C’è la previsione per la Svim, per realizzare progetti a sostegno dei distretti economici, per recuperare il capitale che nella Svim è attualmente a disposizione dell’università.
Credo che da questo noi dobbiamo anche rilevare come, da questo assestamento, le linee di programma di Spacca e della maggioranza che governa attualmente la Regione siano state riportate fedelmente, cioè l’investimento nel settore economico, l’investimento nel settore della cultura, l’investimento sullo sviluppo economico soprattutto delle imprese, riguardanti non solo l’adeguamento dell’Irpef dovuto alla nota questione che riferiva Castelli, non ho capito bene se come consigliere regionale o come patrocinatore dei ricorrenti...

Guido CASTELLI. Gratuitamente...

Sara GIANNINI. Grazie. Anche perché le consulenze costano, quindi approfittiamo di quello che ci viene dato gratuitamente. E’ una risorsa da utilizzare più spesso.
Da questo punto di vista l’Irap costituisce in questo assestamento 9.200.000 euro redistribuiti alle imprese con dei vincoli: quelle che investono in tecnologia, quelle che investono nella produzione nella nostra regione. A me pare che questo sia l’elemento sostanziale che deve essere recepito dalla manovra che andiamo oggi ad approvare.
Sono anche un po’ preoccupata, perché è notizia di pochi minuti fa, da parte dell’Eurispes, di una ipotesi di aumento della tassazione locale per quanto riguarda il centro Italia e prevede, con l’aumento dovuto alla finanziaria, una tassazione locale che aumenta del 6,5% nel centro Italia. Credo anche che rispetto al dichiarato e maldestro tentativo di affidare alle Regioni e ai Comuni la responsabilità del dissesto e dei problemi che adesso ci sono in Italia, credo che su questo una reazione forte non solo del centro-sinistra ma di chi siede nei banchi dei Consigli regionali e dei Consigli comunali a qualunque titolo ci debba essere, perché se le assunzioni di responsabilità di una situazione grave sono di tutti, è appena il caso di ricordare che la minoranza in Parlamento ha più volte chiesto una discussione su questo da molti anni con l’on. Bersani, con l’on. Letta e con gli altri responsabili economici, mai concessa, e oggi si tenta di dire che in realtà l’Italia ha molti problemi, che la responsabilità è di tutti tranne che del Governo e che di questi problemi i maggiori responsabili sono gli enti locali che finanziano le “Fiere del rospo” e quant’altro. Credo che diamo l’esempio di un’”Italia-macchietta”, che probabilmente non fa bene a noi e tanto meno all’assunzione di responsabilità a cui siamo chiamati.
Naturalmente già da adesso annuncio il voto favorevole del gruppo Ds riguardo ai provvedimenti che sono posti oggi all’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni per la replica.

Giuliano BRANDONI. Ho ascoltato con attenzione il dibattito che sin qui c’è stato, quindi non intervengo per ritornare sulle cifre e sui numeri, ma perché credo sia opportuno, ogni qualvolta si parla di bilanci, riflettere e guardare oltre i numeri. Penso che dovremmo costruire, in questo percorso legislativo, oltre a documenti che accompagnino al bilancio contabile e alle proposte che questo contiene, documenti che guardino ai bisogni sociali, ai bisogni economici, alle domande del territorio, alle domande della società. Cioè un bilancio complessivamente legato alla vita di tutti i giorni e rispetto a questo misurare l’efficacia delle scelte, altrimenti ci sono degli apriori, dei giudizi, dei postulati che in realtà non rispondono alle esigenze della nostra società regionale.
Per esempio la questione del deficit. Qui le parole assumono un tono negativo o positivo al di là della loro efficacia sociale. Penso che sulle questioni della sanità dovremmo essere estremamente attenti e non misurare l’efficacia, la valenza di un intervento sulla base del deficit, anzi dovremmo preoccuparci, in alcuni casi, quando le risorse sono poche oppure il deficit è basso, perché qualche volta quel deficit basso ci segnala domande inevase, molte volte quel deficit basso sono risposte alla società che non arrivano. Eventualmente, da questo punto di vista, c’è una questione che è stata qui demonizzata: il ricorso alla fiscalità generale, che invece è un elemento non solo di equità ma di misurazione del contributo sociale che tutti dobbiamo dare allo sviluppo.
Sulle questioni dello sviluppo ritornerò dopo, perché bisognerà, oltre a questo sforzo che abbiamo fatto in assestamento di individuare risorse chiamate e definite “patto per lo sviluppo”, qualificare, riflettere, capire che se c’è questo indirizzo sulla parola “sviluppo” vanno messe, riflettute e pensate non solo le partite immediate che riguardano le infrastrutture, che riguardano le principali e pi urgenti azioni di questa fase, ma che riguardano il lavoro, la sua dignità, il suo sviluppo.
Proprio il giornali di questa mattina riportavano un atteggiamento negativo di protervia da parte della Confindustria regionale, solo perché nelle azioni di formazione professionale si richiedeva e si richiede alle aziende un atteggiamento, una riflessione e un controllo da parte pubblica del modo di gestire quei finanziamenti. Quindi, di fronte a una proposta che è di assoluto buon senso, si trovava invece una chiusura non solo immotivata ma retriva, retrograda. E allora, su questa vicenda, sulla questione dello sviluppo e su questi termini noi dovremmo essere estremamente attenti.
E’ vero che bisogna essere amici della verità, profondamente amici della verità ed è vero che tra le motivazioni che portano oggi a rivisitare le aliquote Irpef in particolare, c’è un atteggiamento di prudenza, di giusta prudenza, ma quell’atteggiamento di prudenza è oggi possibile, e non è poco: è il segnale, la misura, anche su questo versante, che il controllo di bilancio è stato efficace, è stato adeguato. Altro che “chi vuol esser lieto sia”, consigliere Castelli. Anzi, mi permetto di correggerla: non fa parte delle Stanze di Poliziano, ma delle Nozze tra Bacco e Arianna, di Lorenzo il Magnifico. Lo dico per aiutare tutti noi ad una riflessione e ad un contributo.
Io credo che le infrastrutture per questa nostra regione siano un elemento importante, ma intanto non piegherei lo sguardo esclusivamente sull’offerta di infrastrutture. Si è qui parlato della Quadrilatero e sappiamo bene che la Quadrilatero ha, come orizzonte, un reticolo di infrastrutture tutte stradali. Io penso che questa regione ha una domanda di mobilità, di organizzazione della mobilità che guarda con interesse, con rinnovato interesse alla multivettorialità ed in particolare penso alla vettorialità su ferro. Tra l’altro noi abbiamo un problema enorme: quando parliamo di sviluppo, di capacità di rendere le merci più competitive, pensiamo ai luoghi — e penso al poto di Ancona — dove queste merci possano effettivamente ed efficacemente trovare l’occasione di noli più bassi, di tempi più veloci, di direttrici più diverse. Pensiamo, per esempio, quanto oggi, subito in quel porto è possibile realizzare perché possa essere utilizzata la vettorialità ferroviaria. Nessuno lo sottolinea. Quindi sulla Quadrilatero andremo a v, andremo a capire meglio. Io penso che le cose che può fare il pubblico è bene che le faccia il pubblico senza intermediari di sorta. Penso che le cose necessaria non abbisognano di captazioni di valore che non sia il vero valore del controllo e della qualifica del territorio. Penso che dovrà essere una discussione attenta, penso che abbiamo fatto bene a destinare le risorse per questa riflessione, penso che è un primo passaggio, così come le vicende dell’aeroporto. Sappiamo bene che è una grande necessità della nostra regione e può e deve diventare un obiettivo regionale, perché se qua e là Province, altre comunità pensano che le Marche possano diventare un’altra California, avere due, tre, quattro punti aeroportuali, è evidente che l’aeroporto di Falconara, che io propongo già da oggi di chiamare non più “aeroporto di Falconara” ma “aeroporto delle Marche” diventa in qualche modo un punto di tensione. Oggi pensiamo al risanamento, ma chiediamo a tutti, quindi anche ai privati, di fare la loro parte, perché di questo abbiamo bisogno, non delle polemiche.
Penso che su questi obiettivi oggi possiamo ritenere che questa manovra di assestamento è saggia, ragionevole, che tiene conto dell’indirizzo generale che questa si è data e delle possibilità che ha, tiene conto della verità, quindi fa atti prudenziali, evita sotto ogni forma le demagogie, perché ci sono state demagogie contabili, e a volte vedo alcune demagogie dal punto di vista della proposta.
Non è con qualche emendamento sui servizi sociali in più che si cambia il senso e il segno di questa manovra. Abbiamo d’altronde da fare i conti con una finanziaria estremamente fantasiosa, quella espressa dal Governo nazionale, che ci creerà notevoli problemi e che non prende, probabilmente, sul serio un paese che è in grave difficoltà economica, che è in grave difficoltà dal punto di vista dell’innovazione e che quindi avrebbe bisogno di altre manovre, più che le fantasie finanziarie del ministro Tremonti.
Quindi con questo tipo di atteggiamento credo dovremmo affrontare il voto di oggi e rispetto al voto di oggi dare a questo documento che è serio, che in Commissione ha avuto il contributo critico, molte volte occhiuso, mai ostruzionistico e penso che questo ostruzionismo non debba avvenire oggi, nelle forme, magari, di un lungo tira e molla su 100 emendamenti che rischiano di modificare il senso di questo strumento.
Annuncio sin d’ora il voto favorevole del gruppo di Rifondazione a questo articolato.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Signor Presidente, signori consiglieri, vorrei iniziare con un sincero ringraziamento a coloro che hanno preparato i documenti dell’assestamento e del rendiconto, in modo particolare il dott. Burattini, il dott. Berardinelli. Vorrei anche inviare un sincero ringraziamento al precedente assessore al bilancio Luciano Agostini, che ha lasciato un’impronta nell’impostazione corrente, che ci consente proprio di corrispondere con continuità e senza cesure, venendo incontro anche a quello che per l’opposizione è un elemento critico e che a nostro avviso è invece un percorso faticoso ma anche ricco di risultati, che è stato intrapreso circa tre anni fa su questo versante della gestione finanziaria regionale.
Pochi ma chiari i capisaldi dei due documenti che stiamo affrontando: un impegno costante nelle politiche di rigore, una lotta all’evasione fiscale che ci ha dato consistenti risultati, una salvaguardia e uno sviluppo dei servizi pubblici essenziali a partire dalla sanità, che ha capillarizzato i propri interventi e migliorato l’attrezzatura più generale, una gestione attiva del debito e una massimizzazione delle risorse destinate agli investimenti.
Mi pare si possa dire si tratta di interventi che nell’arco di tre anni hanno incardinato nel bilancio pluriennale i finanziamenti necessari all’offerta dei servizi pubblici, all’armatura di una politica economica, sociale e ambientale degna di una Regione ambiziosa come la nostra.
Vorrei ringraziare anche il relatore Mirco Ricci, il presidente della seconda Commissione. Se mi consentite, per il senso di responsabilità e per l’impegno proposto, anche i consiglieri di maggioranza, che in molti casi, per riaffermare della solidarietà politica e programmatica hanno rinunciato a una parte di legittimo egoismo di rappresentanza degli interessi territoriali, settoriali, qualche volta, come capita in tutte le discussioni di bilancio, anche personali.
Venendo al punto della discussione vorrei partire da alcune delle questioni più ritornanti, volendo comunque sottolineare che non è che se una cosa viene ripetuta tre volte ha più valore di una volta. Per dare utilità ai nostri confronti bisogna anche dire che qualche volta, al di là della polemica politica, ad una argomentazione paludata può fare riscontro una registrazione di una novità. Questo si chiama dialogo, altrimenti celebriamo riti stanchi in cui ognuno dice quello che vuole a prescindere dal lavoro che abbiamo svolto insieme. Ci sono state quattro riunioni della Commissione bilancio sul tema, abbiamo consegnato i documenti dell’assestamento il 25 luglio e abbiamo consegnato il rendiconto il 16 maggio. Quindi non si dica che è mancata informazione, non si dica che è mancata l’opportunità dell’approfondimento, non si dica che c’è stata una gestione riservata dell’informazione volta a intensificare quell’opacità più volte richiamata. Devo dire che il lavoro della Commissione è stato molto responsabile, molto serio e i consiglieri di maggioranza e di opposizione che hanno partecipato al lavoro hanno avuto piena soddisfazione circa le informazioni richieste.
L’ultimo documento, che è il primo da cui vorrei partire, è esattamente il tema ritornante, ma mai soddisfatto nonostante l’evidenza dei fatti, del calcolo della capacità di indebitamento. Su questo l’illustrazione è stata puntuale e minuziosa. Addirittura abbiamo presentato, su alcuni aspetti della situazione gestionale, le reversali della Banca d’Italia sull’utilizzo della tesoreria, la gestione diretta della Banca delle Marche distinta per capitoli e per oneri. Siamo una casa di vetro. Altro che opacità. Siamo una casa rivestita di cristallo trasparente.
Voglio venire alle tre questioni più grosse, perché siamo in sede di assestamento e, come ricordavano Sara Giannini e Katia Mammoli, delle prospettive drammaticamente appesantite, aggravate dalla finanziaria in discussione, avremo modo di discutere, spero, entro la scadenza prevista.
Circa la capacità del debito, il totale delle entrate libere ammonta a 417 milioni, il calcolo al 25% per la capacità di indebitamento ammonta a 104 milioni. Sottratti da questi 104 milioni 65 per l’ammontare delle rate dei mutui contratti, escluse quelle dei mutui che non vano presi in considerazione, pari a 65 milioni, cui si aggiungono i 26 milioni dell’ammontare delle eventuali rate dei mutui autorizzati, ancorché non contratti, per 26 milioni, abbiamo un totale di 91 milioni. Quindi, 104-91 fa 13 milioni che è la nostra capacità mutuabile che, moltiplicata ai tassi correnti, dà circa 180 milioni di capacità mutuabile residua. Su questo punto mi permetto di ricordare a quanti sono intervenuti nel dibattito, che il limite nostro, purtroppo, non è soltanto quello della capacità di indebitamento. Vorrei segnalare che dall’1.1.2006 andranno considerate risorse regionali a pieno titolo tutte le risorse trasferite con il decreto 112 cosiddetto “Bassanini”, che essendo senza vincoli di destinazione, potrebbero dilatare potenzialmente per cinque, sei, sette volte questa cifra. Ma il problema vero, cari consiglieri dell’opposizione, che voi non potete ignorare, perché siete stati e siete amministratori assolutamente consapevoli, è che il limite più grosso che noi abbiamo sugli investimenti non è soltanto quello su cui voi indagate inutilmente — la capacità di indebitamento — il problema è che noi non riusciamo, per un limite ottuso, assolutamente sciagurato, della finanziaria di due anni fa, a dare soldi, mutuando, conseguentemente, alle imprese private, commerciali, industriali, agricole, artigiane. Tutte quelle spese per investimento che abbiamo fatto fino a due anni fa, coprendole con mutuo, dalla finanziaria di due anni fa ci vengono impedite perché non costituiscono un arricchimento dell’attivo patrimoniale della Regione ma invece arricchiscono, ovviamente, gli attivi patrimoniali delle imprese. Contro questo dovreste scagliarvi, aggiungendo la vostra voce alla nostra.
Una seconda questione che con il consueto garbo ha posto il consigliere Viventi, riguarda invece una presunta differenza di rendicontazione circa le spese della sanità. Il bilancio e la sanità, necessariamente, proprio perché riguarda più di quattro quinti della spesa complessiva, parlano invece lo stesso linguaggio. La cifra di 196 milioni è al lordo delle cifre che non arbitrariamente la Regione ha imputato al Governo, ma che delle leggi dello Stato hanno imputato al Governo. Parlo degli oneri contrattuali per il comparto e per la dirigenza pari a circa 100 milioni, e dell’accollo del 60% alle imprese farmaceutiche che il Governo Berlusconi ha attribuito alle imprese farmaceutiche rispondendone direttamente, pari a 24 milioni. Quindi, 196-24 fanno 72 milioni. Questo è il secondo dei rebus tornanti, su cui spero non si debba tornare per il futuro.
Temo invece che il problema del finanziamento del sistema sanitario sia il nostro vero assillo, lo diceva il consigliere Mammoli. Le novità che noi abbiamo di fronte sono impressionanti. Quindi il percorso virtuoso avviato con la manovra tributaria, finanziaria aggiuntiva, rischia di essere compromesso, perché se mancano all’appello non soltanto i due miliardi e mezzo annunciati da Tremonti ma interamente i quattro miliardi e mezzo dal sottofinanziamento del 2004... E mi permetto di far vedere come su questo problema non c’è una diversità di opinioni tra Regioni di centro-destra e Regioni di centro-sinistra. Vorrei ricordare che la Regione capofila per i problemi finanziari è la Regione Lombardia, che Spero non venga interpretata come antipatizzante con il Governo.
Il documento unitario della sanità fa ammontare, come sa bene il collega Mezzolani, a 4,5 miliardi le cifre mancanti. Se questa cifra dovesse completamente mancare all’appello, per il bilancio regionale per il 2004, si tratterebbe di 125-130 milioni. Questa è la tragedia, non altre. Gli altri sono diversivi del teatrino della politica che voi volete insistentemente rappresentare. Se invece, come qualche volta capita, guardiamo alle prospettive delle politiche attive regionali, ci dovremmo preoccupare insieme di quello che riusciamo a restituire in termini attivi alla comunità marchigiana. Una comunità marchigiana molto avvertita, che è disposta — e l’ha fatto rispondendo ai sondaggi ripetuti, non soltanto dell’Ispo o degli studi di Diamanti, ma anche nel recente risultato elettorale delle regionali — a pagare tasse maggiori del normale se vengono restituiti servizi all’altezza. Ed è quello che è accaduto sul versante delle addizionali Irap e Irpef. Poi, su questo fatemi dire, senza iattanza, è veramente incredibile come sui 645 milioni che voi continuate a indicare come lo scandalo dell’oppressione fiscale pubblica regionale nelle Marche, vi scordiate regolarmente di dire che il Governo ci deve dare ancora un euro. Non abbiamo riscosso ancora un euro, pagando oneri finanziari prossimi a 45 milioni. Vi segnalo che la politica industriale, integralmente costa meno di 20 milioni in un anno, quindi abbiamo non abbiamo, grazie a questa sciagurata azione del Governo che ha fatto cassa per sé negandola a noi — voi avete raccolto 15.000 proteste, avete eccitato una protesta sterile — incassato un euro, pagando l’equivalente di due stagioni e mezza di politica industriale. Di questo dico che dovete rendere conto innanzitutto a voi stessi e poi ai vostri elettori, sapendo che 45 milioni — 50 in corso di maturazione durante il 2005 — sono stati sottratti alle politiche attive per pagare gli oneri finanziari su cui legittimamente, o doverosamente dal vostro punto di vista, indagate costantemente e per noi non c’è alcun imbarazzo.
Terza questione, il problema dei documenti allegati e dei tempi. Ho già detto che la Giunta ha consegnato in Consiglio il 16 maggio il rendiconto e il 25 luglio l’assestamento. Si dice che manca la relazione della Corte dei conti. Noi alla Corte dei conti abbiamo mandato, tramite l’invio al Consiglio, esattamente ai primi di giugno, perché c’era un supporto informatico che rendeva leggibili e confrontabili i dati, la documentazione. Ricordo bene la relazione del procuratore della Corte dei conti che lamenta una carenza strutturale di mezzi, di personale circa la propria attività giurisdizionale e indagatoria. Detto questo, la critica non può essere rivolta a noi in questo caso, perché noi puntualmente ai primi di giugno abbiamo consegnato una documentazione.
Sul secondo aspetto ricordato dal consigliere Pistarelli circa il Dpef mi pare che il consigliere Ceroni abbia risposto da sé e su questo punto non ho niente da aggiungere. Dire “comunque si sarebbe potuto scrivere un documento tanto per scriverlo”, mi pare sinceramente un non brillantissimo argomento. Quando il Governo ha approvato, con un mese di ritardo, il 25 luglio, il documento di programmazione economico-finanziaria, ricorderete che ha messo, in premessa, la limitazione del documento al solo rispetto del patto di stabilità europeo, rinviando alla sede finanziaria tutta la programmazione economica e finanziaria effettiva. Con ciò facendo mancare la base di riferimento per tutti i Dpef regionali. Noi abbiamo potuto anticipare — e la sostanza della programmazione annuale e triennale è inserita nella relazione di presentazione all’assestamento — e ciò nonostante spereremmo di vedere la finanziaria prima del preventivo, facendo coincidere il Dpef con il preventivo, ma se ci dovesse essere una sfasatura, presentando il Dpef con le proiezioni triennali economico-finanziarie, che non potevano essere rilevate per esplicita esclusione da parte del Governo nel mese di luglio.
Per quello che riguarda una questione sollevata un po’ da tutti, da ultimo dal consigliere Castelli, ma ripresa dal relatore di minoranza, dall’intervento del consigliere Ceroni, penso che abbia utilizzato il linguaggio dell’onestà il Presidente Spacca, già in altre occasioni. Noi abbiamo cercato di corrispondere da un lato a un percorso virtuoso e impegnativo, faticoso, perché rinunciare di questi tempi a 30 milioni di gettito fa tremare le vene ai polsi e le considerazioni svolte dai Comunisti italiani circa la utilizzabilità, per politiche sociali, di una parte di questo gettito, ci vede particolarmente preoccupati.
Il primo argomento viene dato dalla riduzione effettiva del fabbisogno della sanità. Il secondo, con grande franchezza e onestà, dipende dalla prudenza. Su questo c’è un argomento tecnico che il patrocinatore presso la Corte costituzionale della causa dei due ricorrenti, delle due commissioni tributarie, capirà meglio di tutti quanti noi: la legislazione nazionale di supporto è mutata negli anni. Fino al 2002 c’era una norma nazionale che hanno utilizzato alcune Regioni, poi l’utilizzo è stato ristretto ad alcune Regioni in numero inferiore, replicando la logica confermativa degli anni precedenti. Il primo anno in cui viene a mancare la copertura nazionale non è né il 2003 né il 2004 che sono i casi che la Corte costituzionale affronterà il 15 novembre. Il 2005 ha un regime giuridico diverso, più avaro nei confronti delle Regioni, perché non replica la norma confermativa del 2003, del 2004. Questa è la novità e mi permetto di dissuadervi dallo sperare in uno sfascio generalizzato, perché in ogni caso si tratta di fattispecie diverse, protette da leggi nazionali diverse. Non a caso la commissione tributaria di Pesaro fa rilevare che eventualmente non sarebbe la legge regionale ad essere incostituzionale, ma, come forse ricorda l’avv. Castelli, la legge nazionale sarebbe incostituzionale, perché conferisce alle Regioni la possibilità di alterare l’armonia tra le aliquote fiscali stabilite nazionalmente. Questo è l’interrogativo.
Detto questo, mi pare che lo sforzo che noi abbiamo fatto, non solo sul versante dell’Irpef, per le ragioni di coerenza programmatica e di prudenza, si debba aggiungere a quello che abbiamo fatto per l’Irap, perché sull’Irap, in un momento particolarmente delicato del ciclo economico così negativo negli ultimi tre anni, noi abbiamo dato un sollievo che è quello proporzionale alle nostre ridotte risorse, di 9.200.000 euro in conto Irap. Anche qui, senza usare una logica biecamente ritorsiva oppure demagogica — non è questa la sede — voi ricordate come me e meglio di me le promesse sulla riduzione dell’Irap nazionale: 35 miliardi di gettito prima d’un sol colpo. Il cav. Berlusconi, presidente del Consiglio, promise d’un sol colpo, entro il 2006, la riduzione totale del gettito dell’Irap, l’azzeramento e la trasformazione: 35 miliardi di euro. A questa dichiarazione assolutamente non sostenibile per le casse dello Stato ne seguì un’altra più modesta in termini preliminari al Dpef, che faceva ammontare a un modulo pari a 13 miliardi la riduzione dell’Irap. Non voglio fare i passaggi sui singhiozzi che queste proposte hanno avuto. In finanziaria abbiamo zero di riduzione Irap e noi, a invarianza di risorse, abbiamo ridotto la pressione fiscale per categorie e per tipologie, che sono quelle cruciali, l’internazionalizzazione, l’innovazione, le nuove imprese, per 9,2 milioni. Su questo versante mi pare che ci debba essere riconosciuta, se non altro una rinuncia a quelle politiche a cui tutti quanti siamo tentati di dare una risposta, quelle puntuali, quelle più episodiche e la critica a questo assestamento mi pare ingenerosa.
E’ un bilancio assestato che aumenta le risorse a disposizione e che per quello che riguarda l’articolazione della spesa destina i cinque sesti delle voci a interventi o irrinunciabili o di carattere strutturale o infrastrutturale. Dei circa 21 milioni, circa 10 milioni fanno riferimento al personale, 4,4 alle politiche comunitarie, 1 per l’Aerdorica, 1 per la Quadrilatero, 250.000 per l’interporto e la parte mancante riguarda il finanziamento del patto per lo sviluppo su quale immagino dovremo organizzare una sessione argomentata, considerando l’assestamento prodromico al preventivo 2006, con un esercizio di 15 mesi nelle prossime settimane, a cui, ovviamente, non soltanto la maggioranza ma anche l’opposizione è chiamata a dare un contributo di merito.
Quindi abbiamo cercato, con la pausa elettorale che aveva interrotto l’attività amministrativa, di aggiornare e dare una spinta prociclica al sistema economico regionale, immettendo quello che avevamo a disposizione. Speriamo soltanto che la prospettiva nazionale non costituisca una gelata.
L’ultima considerazione riguarda i capitoli delle spese, perché su questo io dico che una parola di onestà dobbiamo dircela tutti quanti. Sprechi riducibili ce ne sono sempre, ma onestamente è possibile dire che l’ordine di grandezza delle risorse che mancano all’appello sia congruente con gli sprechi eliminabili, anche se gli sprechi eliminabili debbono essere eliminati? Ed è possibile dire a una Regione come la nostra che lo scorso anno, nella riduzione del 10% previsto obbligatorio per legge ha risparmiato sulle spese correnti di funzionamento 4 milioni e unilateralmente, senza vincolo di legge nazionale ha mantenuto gli stessi impegni per il 2005? E’ possibile fare meglio? non c’è dubbio, ma a me pare che la linea imboccata sia quella giusta.
Concludo augurandomi che questo sia un aggiornamento della situazione da cui ripartire con un confronto serrato, senza sconti, ma che guardi alle novità che interverranno, alla plusvalenze attive e negative, legislative e finanziarie, alle opportunità e anche alle difficoltà, con uno spirito diverso da quello con cui abbiamo affrontato l’assestamento.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa per la riunione della II Commissione sugli emendamenti. Il Presidente Minardi mi prega di riunire al Conferenza dei presidenti di gruppo per delle comunicazioni.

La seduta è sospesa alle 14,50