Resoconto seduta n.100 del 22/04/2008
SEDUTA N. 100 DEL 22 APRILE 2008
La seduta inizia alle ore 10,35
Presidenza del Vicepresidente
David Favia
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 99 del 17 marzo 2008, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 226, in data 13 marzo 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Altomeni, Brandoni, Amagliani, concernente: “Modifica art. 35, comma 1 della l.r. 22/1997, n. 44 concernente “Norme in materia di assegnazione gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e riordino del Consiglio di amministrazione Istituti autonomi case popolari”, assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 227, in data 11 marzo 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Cesaroni, Santori, concernente: “Tutela e salvaguardia del patrimonio arboreo marchigiano”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 228, in data 21 marzo 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Ricci, Badiali, Comi, Donati, Rocchi, Ortenzi, concernente: “Modifiche ed integrazioni alla l.r. 5 gennaio 1995, n. 7 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio ed al Consiglio delle autonomie locali, ai sensi dell’art. 4, comma 4 della l.r. 4/07;
- n. 229, in data 20 marzo 2008, ad iniziativa dei Consiglieri D’Anna, Castelli, Pistarelli, Romagnoli, Silvetti, concernente: “Contributi a sostegno dei commercianti danneggiati da lavori di pubblica utilità”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 230, in data 1 aprile 2008, ad iniziativa del Consigliere Ricci, concernente: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 3 giugno 2003, n. 11 “Norme per l’incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne”, assegnata alla III Commissione in sede referente;
- n. 231, in data 1 aprile 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Bucciarelli, Favia, Altomeni, concernente: “Diffusione e valorizzazione del patrimonio ideale, storico, culturale e politico dell’antifascismo e della resistenza, della memoria dell’Olocausto, nonché dei valori espressi dalla Costituzione Italiana”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 232, dell’8 aprile 2008, ad iniziativa del Consigliere Ricci, concernente: “Proroga delle funzioni del garante per l’Infanzia e l’adolescenza”, assegnata alla I Commissione in sede referente, iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 87, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Legge regionale 37/99 – Programma obiettivo 2008 dei servizi di sviluppo del sistema agroalimentare regionale”, assegnata alla III Commissione in sede referente;
- n. 88, in data 13 marzo 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Piano telematico regionale per lo sviluppo della banda larga e il superamento del digital divide”, assegnato alla IV Commissione in sede referente, alla VI Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio delle autonomie locali ai sensi dell’art. 11, comma 2 della l.r. 4/.2007;
- n. 89, in data 10 marzo 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Programma degli interventi per l’anno 2008 – Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della l.r. n. 51/1997 “Norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale”, assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 90, in data 11 aprile 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Aggiornamento del programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto anno 2008” assegnata alla IV Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- 257, ad iniziativa del Consigliere Giannotti: “Tutela dell’autonomia degli enti regionali per il diritto allo studio e del pluralismo universitario delle Marche”;
- n. 258, ad iniziativa del Consigliere Altomeni: “Utilizzo dell’acqua del rubinetto”;
- n. 259, ad iniziativa del Consigliere Solazzi: “Precaria situazione della sede distaccata di Fano del Tribunale di Pesaro”.
Comunico, inoltre, che ho provveduto con decreto n. 14 in data 10 aprile 2008 alla seguente nomina:
- Elezione di due rappresentanti della Regione Marche nel Consiglio di amministrazione nell’Ersu di Macerata.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 10 marzo 2008:
- n. 314: “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2008” Importo di €. 8.500,00;
- n. 315 “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - €. 4.752,00 e modifica tecnica al Poa 2008”;
- n. 316 “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni €. 10.000,00”;
- n. 317 “Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 12.044,80”;
- n. 318 “Art. 44, comma 1, della l.r. n. 19/2007 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di maggiori entrate accertate e riscosse nell’anno precedente. €. 340.545,00";
- n. 319 “Art. 29, comma 4 bis ella l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa di cassa al Programma operativo annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 19.205.257,98”;
- n. 320 “Art. 29, comma 2 bis, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 42.814,50”;
- n. 321 “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 – Art. 25, comma 2, della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte della Unione europea vincolati a scopi specifici e delle relative spese - €. 432.984,00. Modifica al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007";
- n. 322 “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 440,00”;
- n. 323 “Art. 44, comma 2 della l.r. n .19/2007 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008. Importo di €. 20.500,00”.
in data 17 marzo 2008
- n. 358: “Art. 44, comma 1, della l.r. 27.12.2007, n. 19 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione di €. 2.851.247,05";
- n. 359 “Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 – Reiscrizione ne bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 357.383,24";
- n. 360 “Art. 44, comma 1 della l.r. 19/2007 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 18.181.844,00";
- n. 361 “Art. 29 della l.r. 31/2001 – Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di €. 240.000,00”;
- n. 362 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €.40.000,00”;
- n. 363 “Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Variazione di bilancio per l’attuazione dell’art. 10 comma 3 della l.r. 24/2005";
- n. 364 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - €. 136.428,00";
- n. 365 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dell’Unione europea vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Progetto Popa di €. 40.000,00";
- n. 366 “Art. 25 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero della solidarietà sociale per il finanziamento di accordi tra Stato e Regioni in materia di dipendenze patologiche e relativi impieghi e modificazioni tecniche al Pos 2008. € 326.340,00";
- n. 367 “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi per il perseguimento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale e relativi impieghi. €. 34.898.504,00";
- n. 368 “Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 4.184.720,93";
- n. 369: “Art. 29, comma 1 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 165.000,00";
- n. 370 “Art. 29 della l.r. 31/2001 – Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di €. 246.801,00”.
in data 1° aprile 2008:
- n. 458 “Autorizzazione al ricorso all’anticipazione di cassa presso il tesoriere regionale per l’anno 2008. Art. 32, l.r. 31/2001";
- n. 459: “Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie su stanziamenti relativi al fondo sanitario regionale - € 185.172,61";
- n. 460 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 91.700,09";
- n. 461 “Art. 29 della l.r. 31/2001 – Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di € 35.894.000,00”;
- n. 462 “Art. 29, comma 4 bis della l.r. 11.12.2001, n. 31 - Variazione compensativa di cassa al Poa approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 750.000,00”;
- n. 463 “Art. 29, comma 2 bis della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa di cassa al Poa approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 100.000,00”;
- n. 464 “Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di maggiori entrate accertate e riscosse nell’anno precedente - € 71.658,52";
- n. 465 “Art. 29 della l.r. 31/2001 – Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di € 11.360.126,00”.
Hanno chiesto congedo il Presidente del Consiglio regionale Bucciarelli, il Presidente della Giunta regionale Spacca, gli Assessori Pistelli, Minardi, Mezzolani e i Consiglieri Altomeni, Giannini.
Interrogazione n. 907
del Consigliere Viventi
“Verifiche degli impianti termici”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 907 del Consigliere Viventi. Per la Giunta risponde l’Assessore Giaccaglia.
Gianni GIACCAGLIA. All’ordine del giorno di oggi al punto numero 5 è iscritta la proposta di legge n. 179 presentata dal Consigliere Mirco Ricci. Tale proposta di legge ha attraversato una prima fase di concertazione con le realtà locali (Province e Comuni) e successivamente con le associazioni di categoria interessate, raggiungendo così attraverso queste fasi di concertazione il licenziamento del testo proposto. Ulteriori emendamenti sono stati proposti sulla base del medesimo percorso di intesa tecnico- politica intrapreso dalla Giunta e che vengono apportati al testo della legge per meglio definirne i contenuti e le modalità.
Ripropongo pertanto, a conclusione della risposta alla presente interrogazione, le finalità della proposta di legge n. 179 citate nell’articolo 1: “La presente legge è diretta a regolamentare, fino alla emanazione della disciplina regionale organica di attuazione del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 (Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia), le attività di accertamento e controllo degli impianti termici al fine di promuovere il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici.”.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Viventi.
Luigi VIVENTI. Questa mia interrogazione ha provocato un atto concreto da parte della Giunta regionale, che è appunto la proposta di legge che discuteremo in Aula fra poco.
Tale mia interrogazione ebbe origine dalla constatazione di un fatto anomalo accaduto nella provincia di Ancona – accaduto poi anche nelle altre province marchigiane –, cioè che per il sistema dell’autocertificazione degli impianti di riscaldamento c’erano trattamenti diversi all’interno delle province marchigiane. Addirittura la provincia di Ancona aveva optato per un obbligo di pagamento di 50 euro qualora per la verifica ci fosse stato l’intervento da parte di tecnici; tale importo era da pagare anche se la verifica avrebbe portato ad un esito positivo, quando cioè il proprietario aveva già fatto ispezionare la caldaia e quindi era tutto in regola. Pertanto mi sembrava una cosa illogica che ci fosse questo trattamento.
Visto comunque che oggi discuteremo la proposta di legge, esprimo soddisfazione perché evidentemente questa mia iniziativa ha prodotto un atto concreto.
Sull’ordine del giorno
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.
Lidio ROCCHI. Volevo chiedere, come concordato nella riunione dei Presidenti dei Capigruppo, se era possibile anticipare la proposta di legge n. 218 concernente il finanziamento dell’attività dei gruppi consiliari.
PRESIDENTE. Anticipare a che punto?
Lidio ROCCHI. Subito dopo le interrogazioni.
PRESIDENTE. Quindi ancor prima della proposta di legge n. 232 concernente la proroga delle funzioni del Garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Lidio ROCCHI. Esatto.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del Consigliere Rocchi di anticipare il punto 8) prima del punto 3).
(Il Consiglio approva)
Interrogazione n. 831
dei Consiglieri Brandoni, Altomeni
“Tagli delle risorse per i corsi serali di alcuni istituti tecnici della Provincia di Macerata”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 831 dei Consiglieri Brandoni, Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Ascoli.
Ugo ASCOLI. In merito all’interrogazione di cui all’oggetto faccio alcune precisazioni.
Come è noto l’organico degli insegnanti da assegnare alle istituzioni scolastiche, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n. 13 del gennaio 2004 che dava la possibilità alle Regioni di assumere queste funzioni, non è ancora competenza delle Regioni. La competenza dell’organico è dell’Ufficio scolastico regionale che nell’anno scolastico 2007/2008 ha fornito all’Assessorato assicurazioni del tutto generiche riferite solo all’organico di diritto, poi quando si è trattato di lavorare sull’organico di fatto, cioè di determinare concretamente gli organici che erano a disposizione delle scuole per l’anno scolastico (entro il 31 agosto) come Regione ci siamo trovati di fronte all’impossibilità di mantenere tutti i fabbisogni che le scuole marchigiane avevamo evidenziato.
L’Ufficio scolastico regionale ha deciso allora di soddisfare primariamente il bisogno di organico delle istituzioni scolastiche per i corsi cosiddetti normali, cioè per gli allievi in età scolare, e secondariamente per i corsi serali.
L’organico complessivamente assegnato dal Ministero con decreto ministeriale alla Regione Marche nell’anno scolastico 2007/2008 non permetteva in organico di fatto l’apertura di nuovi primi anni nei corsi serali (nei corsi serali gli adulti sono iscritti direttamente al terzo anno). L’Ufficio scolastico regionale con l’organico residuo è stato costretto ad operare una scelta fra quattro istituti in provincia di Macerata ed ha privilegiato il corso serale che ha sede in una scuola di Civitanova.
Abbiamo poi in qualche maniera costretto l’Ufficio scolastico regionale a prendere l’impegno di ripensare la situazione per il prossimo anno scolastico, cioè per quello che inizierà a settembre prossimo, proprio per sanare alcune situazioni e primariamente la questione dei corsi serali.
In merito al secondo punto dell’interrogazione come Regione sosteniamo molto l’importanza di garantire agli adulti il miglioramento della propria istruzione e formazione, questo al fine di migliorare la posizione lavorativa quindi il livello culturale in generale.
Con il piano della rete scolastica 2009/2010 si procederà alla trasformazione degli attuali centri territoriali permanenti in centri provinciali per l’istruzione degli adulti, costituiti dai vecchi centri territoriali permanenti e dai corsi serali funzionanti in ciascuna scuola della provincia, che sono dotati di autonomia giuridica, amministrativa, didattica e organizzativa.
Ultimissima notizia del Ministero della pubblica istruzione è che avremo anche la possibilità di usufruire di un organico apposito, di dirigenti per questi centri provinciali. Tali centri provinciali saranno poi articolati in reti territoriali dotati, ripeto, di un proprio organico.
Spero che con la revisione che faremo dell’organico di fatto e con la costituzione di questi centri provinciali potremo dare una risposta soddisfacente a queste giuste esigenze del territorio.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Vorrei innanzitutto ringraziare l’Assessore per la documentata risposta. Tuttavia credo che dovremmo non solo affidare alla speranza, ma ad un’azione molto, molto concreta l’attenzione su questo tipo di offerta scolastica. Questo anche perché è un’offerta scolastica che solo attraverso il sistema pubblico può essere di qualità.
Purtroppo nella nostra regione, ma non solo, per i lavoratori e gli adulti alla ricerca di un’ulteriore crescita dal punto di vista individuale e professionale della propria formazione e della propria cultura pullulano offerte che non sempre garantiscono la qualità del servizio.
Quindi dal nostro punto di vista l’attenzione per il domani e il controllo di qualità di questa offerta anche nel settore privato dovrebbe essere una peculiarità e un’attenzione di questa Giunta.
Interrogazione n. 852
dei Consiglieri Altomeni, Procaccini, Binci, Brandoni
“Attuazione degli indirizzi deliberati dal Consiglio regionale con l’approvazione della mozione n. 52/2005: rafforzamento delle strutture pubbliche e interventi a sostegno dei centri pubblici per l’impiego e contro la precarietà”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 852 dei Consiglieri Altomeni, Procaccini, Binci, Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Giaccaglia.
Gianni GIACCAGLIA. Con riferimento all’interrogazione si rappresenta quanto segue.
L’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni avviene mediante procedure selettive. Tale principio è sancito dall’articolo 97, comma 3, della Costituzione.
Le pubbliche amministrazioni, nel rispetto delle disposizioni in ordine alle assunzioni ed all’impiego del personale, possono avvalersi per l’instaurazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato delle seguenti forme di reclutamento previste dall’articolo 35, comma 1 del d.lgs. 30.03.2001 n. 165 il quale stabilisce che le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni debbono avvenire:
- lett. a) tramite procedure selettive volte all’accertamento della professionalità richiesta;
- lett. b) mediante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento ai sensi della legislazione vigente per le qualifiche e profili per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell’obbligo, facendo salvi gli eventuali ulteriori requisiti per specifiche professionalità (categoria B).
Per esigenze temporanee ed eccezionali e previo esperimento di procedure inerenti l’assegnazione di personale anche temporaneo le Pubbliche amministrazioni possono procedere, sempre nel rispetto delle procedure di cui all’art. 35, comma 1, del citato decreto legislativo, ad assunzioni a tempo determinato.
L’art. 36, comma 1 bis, del d.lgs. 30 marzo 2001 n. 165, in vigenza nel periodo cui ci si riferisce, prevedeva espressamente che prima di procedere alle assunzioni a tempo determinato con le procedure sopra indicate doveva essere valutata l’opportunità di attivazione di contratti, con le agenzie di cui all’art. 4, comma 1, lett. a) del d.lgs. 10 settembre 2003, n. 276, per la somministrazione a tempo determinato di personale, ovvero di esternalizzazione e appalto dei servizi. Tale valutazione costituiva un obbligo per la pubblica amministrazione procedente che non poteva essere eluso.
Ad ogni modo si ribadisce che qualora veniva motivata l’opportunità di non avvalersi delle forme previste dal comma 1 bis sopra citato, la pubblica amministrazione non poteva prescindere dall’applicazione delle procedure di cui all’art. 35 che implicano il ricorso al centro per l’impiego unicamente per la categoria B, posizione economica B1.
Le assunzioni di personale utilizzato tramite l’agenzia di somministrazione di lavoro a tempo determinato articolo 1 che qui interessano, ovvero riferite al periodo fine 2006-maggio 2007, sono state effettuate nel rispetto ineludibile delle allora vigenti disposizioni normative succitate, ma anche nel rispetto delle previsioni di cui alla d.g.r. n. 244 del 13 marzo 2006 concernente le misure di contenimento e di controllo, per l’anno 2006, della spesa relativa al personale. Con la citata d.g.r. n. 244/2006 veniva prevista la possibilità di effettuare assunzioni a termine, solo per esigenze temporanee, per lo svolgimento di attività, piani, progetti o interventi straordinari previsti da disposizioni di legge, da convenzioni con pubbliche amministrazioni o da programmi, iniziative ed obiettivi determinati da organismi nazionali e comunitari che attribuiscono nuove funzioni ed a condizione che la relativa spesa fosse finanziata dallo Stato, dall’Unione europea o da altri enti pubblici in misura almeno parti al 50%.
Relativamente alla procedura veniva stabilito che l’attivazione dei contratti a tempo determinato era subordinata alla valutazione dell’opportunità del ricorso alla somministrazione di lavoro a tempo determinato ovvero all’esternalizzazione e all’appalto di servizi.
I relativi oneri hanno trovato copertura con risorse finanziarie di provenienza statale e/o comunitaria e quindi riconducibili ad attività straordinarie o progettuali con l’unica eccezione per n. 9 unità di fondi regionali riferibili a situazioni straordinarie emergenziali e comunque per esigenze operative collegate all’entrata in vigore di leggi regionali che hanno comportato la necessità di fatto di derogare le misure di contenimento specifiche.
Le categorie di appartenenza sono riconducibili alle categorie B3, C e D per le quali non era possibile ricorrere al centro per l’impiego.
Si trasmetterà ad ogni modo il prospetto allegato dal quale emerge la situazione sopra esposta.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Farò una replica brevissima. Questo è uno dei casi paradossali dove le risorse pubbliche vengono giustamente utilizzate per la formazione e quindi soprattutto per la possibilità verso le giovani generazioni di essere immesse nel mercato del lavoro. Ma in realtà la pubblica amministrazione per sopperire alla carenza di organico non si rivolge ai centri per l’impiego bensì ad agenzie di tipo privato, e questo è un caso paradossale.
L’Assessore giustamente diceva che questa condizione non poteva prescindere dall’obbligo della normativa generale. Io credo, invece, che poteva prescindere, perché il Consiglio regionale delle Marche, proprio in virtù dello Statuto regionale quindi con poteri statutari, approvò una mozione che indicava alla Giunta regionale e alle pubbliche amministrazioni di far fronte alla carenza di personale per alcune modalità lavorative ai centri per l’impiego, e questo non è stato fatto.
Massimo BINCI. Questa interrogazione era nata dal fatto che alcuni contratti di collaborazione erano stati richiesti da parte della Regione ad agenzie interinali.
La situazione di tanti lavoratori regionali con contratti di collaborazione è diffusa.
Ci sono diversi problemi come quello ad esempio riguardo i concorsi fitosanitari che dovrebbero spostare le loro funzioni all’interno dell’Assam e di cui in parte non viene riconosciuto il servizio decennale svolto per conto della Regione. Inoltre c’è tutto il problema dei contratti di collaborazione per i decentrati dell’agricoltura e l’eventuale passaggio di queste funzioni alle Province.
Non è possibile che questi lavoratori, che hanno lavorato per conto della Regione e che hanno portato avanti gli uffici decentrati dell’agricoltura nelle Province, non vengano accompagnati rispetto alla possibilità di svolgere le stesse funzioni, appunto, anche sotto le Province.
Ricordo che tutti i passaggi precedenti di funzioni sono stati concordati tra le amministrazioni e con i sindacati in modo da tutelare i lavoratori. In questo caso, invece, sembra che nessuno si preoccupi di tutelare questi lavoratori a contratto che svolgevano, ripeto, la loro funzione presso i decentrati regionali dell’agricoltura. Sono lavoratori che in questo passaggio di funzioni vanno a perdere tutti i diritti acquisiti alle dipendenze della Regione, questo perché la loro professionalità potrebbe non essere riconosciuta dalle Province.
Questo è un fatto che sia all’Assessore Ascoli che all’Assessore Petrini chiedo di seguire, che è cioè la questione riguardante il personale che attualmente svolge le proprie funzioni nei decentrati dell’agricoltura. Funzioni che sono sì trasferite, però sembra che le Province le vogliano utilizzare con graduatorie proprie. Graduatorie, peraltro, che non si capisce bene con quali criteri siano state fatte visto che sono precedenti a questo trasferimento di funzioni.
Visto che ci sarebbe dunque personale senza competenze specifiche nel compito che vanno a svolgere, chiedo la possibilità di valorizzare l’esperienza che comunque questo personale ha acquisito e la possibilità di partecipare a concorsi con un minimo di riconoscimento dell’anzianità.
Siamo in una situazione un po’ complicata anche perché una serie di problematiche nascono paradossalmente anche dalla Finanziaria che dice che i contratti non possono perpetuarsi. Per cui l’effetto immeditato è quello che alcune persone, qualora non venissero assunte – e viste le difficoltà di bilancio degli enti locali questo è molto probabile – uscirebbero dalla possibilità di poter continuare il loro lavoro anche se a contratto.
E’ una situazione che va monitorata, vanno anche fatte azioni presso il Governo affinché l’interpretazione di questa norma a tutela dei lavoratori non li estrometta dal mercato del lavoro.
PRESIDENTE. Voglio dar conto della presenza e quindi salutare i ragazzi e gli insegnanti del Circolo didattico statale Sant’Orso di Fano. Buongiorno e grazie della vostra visita.
Interrogazione n. 896
del Consigliere Viventi
“Aumento tariffe per revisioni veicoli a motore”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 896 del Consigliere Viventi. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.
Pietro MARCOLINI. In merito all’interrogazione vorrei confermare al Consigliere interrogante che con decreto n. 161 del 2 agosto 2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 232 del 5 dicembre 2007, è stato disposto l’aumento della tariffa relativa all’effettuazione della revisione per i veicoli a motore.
La tariffa precedente era stata approvata nel 1988, cioè venti anni fa, ed era così composta: 25,00 euro il costo della revisione; 9,00 euro per i diritti Ministero dei trasporti; 1,70 euro il costo del bollettino postale; 5,00 euro Iva 20% su 25,00 euro; per un totale di 40,70 euro.
Abbiamo rilevato che la richiesta di adeguamento delle tariffe è stata sollecitata sia dai centri di revisione – quindi gli artigiani che chiedevano l’adeguamento delle tariffe che avevano venti anni di anzianità – che dalle strutture decentrate della Motorizzazione che effettua le revisione di tutti i mezzi pesanti al di sopra dei 35 q.li e di circa il 10% dei mezzi leggeri.
Quindi la richiesta era duplice, da una parte la Motorizzazione che diceva che la tariffa nostra ha vent’anni, dall’altra ancora più pressante quella degli artigiani che dicevano che con quelle cifre, in rapporto al costo orario assentito da legge, non potevano più fare le revisioni.
II Governo con il decreto sopraccitato, che noi applichiamo, per intenderci, ha disposto l’aumento come di seguito: 45,00 euro il costo della revisione; 9,00 euro, che è rimasto invariato, per i diritti Ministero dei trasporti; 1,70 euro il costo del bollettino postale; 9,00 euro Iva 20% su 45,00 euro; per un totale di 64,70 euro.
Quindi l’adeguamento tariffario è scaturito dal lasso di tempo intercorso tra la precedente tariffa e quella approvata con il nuovo decreto. Essendoci un recupero di venti anni il gradino indubbiamente è stato sensibile.
Se il Ministero dei trasporti, nei venti anni precedenti e con i vari Governi di centro-destra e di centro-sinistra che si sono susseguiti, avesse provveduto all’adeguamento non avremmo avuto in un sol colpo i venti anni di inflazione.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Viventi.
Luigi VIVENTI. Assessore, visto che sono abituato a fare un po’ di conti quando ho visto questo aumento al 60% ho detto “bèh, in effetti siamo ben lontani dai tassi programmati di inflazione”. Probabilmente è vero, come lei dice, che sono diversi anni che non c’era un adeguamento, però l’impatto, quando lo si va a calcolare, è enorme in quanto ovviamente è un aumento del 60% fatto in un’unica soluzione. Inoltre, siccome la revisione dei veicoli è obbligatoria, è un aumento che colpisce indistintamente tutti, quindi anche le fasce più deboli della società.
Ho fatto questa interrogazione proprio per conoscerne tutti i particolari e per sensibilizzare i vari Governi, sia di centro-destra che di centro-sinistra, che provvedimenti di questo tipo, quando si fa l’analisi dell’aumento dei prezzi, quando si fa l’analisi del tasso di inflativo reale del paese, non vengono presi in considerazione, però poi sono tutta una serie di misure che, invece, vanno ad incidere pesantemente sulle tasche dei cittadini italiani e soprattutto, come dicevo prima, i meno abbienti.
Visto comunque che non si può fare altro perché la decisione è governativa, la ringrazio della risposta.
Interrogazione n. 960
del Consigliere Brini
“Grave situazione reparto di ortopedia Ospedale di Civitanova Marche”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 960 è rinviata per assenza dell’Assessore competente.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Questa interrogazione per assenza dell’Assessore oggi non viene discussa. Pertanto non facciamo come è successo per quanto riguarda l’argomento dei plessi della polizia stradale, che una volta messo all’ordine del giorno è poi sparito, nonostante che il Consiglio ne abbia votato per ben tre volte l’inserimento al primo punto dell’ordine del giorno.
Vorrei che la prossima volta i Presidenti dei gruppi consiliari non si dimenticassero di questa interrogazione e chiedo che venga messa al primo punto dell’ordine del giorno.
Il problema che espongo nella mia interrogazione è molto serio perché si sta progettando una clinica privata e in questo momento, a seguito del decesso del Primario dott. Sabatucci il cui posto è vacante da quattro-cinque mesi, non si assume personale. Non vorrei che si facesse questa operazione per favorire i privati.
Chiedo che se la prossima volta non ci sarà l’Assessore competente qualcuno della Giunta dia comunque una risposta.
PRESIDENTE. Consigliere Brini, indichiamo agli uffici, salvo diversa decisione della Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari, di metterla al primo punto dell’ordine del giorno, tenendo presente che il giorno 13 avremo prima gli adempimenti statutari per la costituzione del nuovo Ufficio di Presidenza.
Interrogazione n. 868
dei Consiglieri Mammoli, Rocchi
“Situazione di penalizzazione dei pazienti sulle modalità di richiesta delle analisi cliniche”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 868 è rinviata per assenza dell’Assessore competente.
Interrogazione n. 418
del Consigliere Castelli
“Liste d’attesa e difficoltà dell’accesso alle cure nell’ambito della zona territoriale n. 12 di San Benedetto del Tronto con particolare riferimento ami minori in età evolutiva”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 418 è rinviata per assenza dell’Assessore competente.
Interpellanza n. 45
della Consigliera Giannini
“Crisi idrica dell’ascolano”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 45 è rinviata per assenza della Consigliera proponente.
Interpellanza n. 46
del Consigliere Pistarelli
“Trasferimento risorse regione Marche ai capoluoghi di provincia marchigiani”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 46 del Consigliere Pistarelli, che ha la parola per illustrarla.
Fabio PISTARELLI. L’interpellanza nasce da una comunicazione fatta pubblicamente dalla Giunta regionale qualche mese or sono, relativa all’impegno che la Giunta stessa ha dedicato al capoluogo dorico.
All’epoca il Presidente Spacca e l‘Assessore Marcolini ritennero di fare questa comunicazione immagino sull’onda anche di una critica che era stata fatta apertamente dal Sindaco Sturani sulle scelte di destinazione di finanziamenti in favore del capoluogo dorico.
Il Presidente e l’Assessore Marcolini comunicarono gli importi – penso che sia nel ricordo di parecchi Consiglieri – , specificando anche i capitoli di spesa, che la Giunta regionale nell’anno 2007 aveva messo a disposizione, appunto, del capoluogo dorico.
Rilevantissimi erano quelli degli investimenti sulla sanità perché chiaramente abbiamo il centro regionale di Torrette (Umberto I e Lancisi, ora accorpati), però altrettanto rilevanti erano quelli relativi agli interventi di altri settori, come l’edilizia residenziale, la mobilità cittadina, l’area portuale, le iniziative di carattere culturale, i servizi sociali e l’urbanistica.
Questi importi, di un rilievo complessivo di 626 milioni di euro, effettivamente fecero impressione perché furono, primo, un’efficace risposta alle richieste pressanti di attenzione dell’Amministrazione comunale di Ancona, secondo, perché molti di noi ritennero che questo tipo di intervento doveva essere misurato anche per quanto riguardava gli altri territori marchigiani. Perché? Perché le Marche, come diciamo sempre, si declinano al plurale, sono una realtà territoriale omogenea da nord a sud, le province di Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli per orografia, per popolazione, per dinamiche sociali e quant’altro, sono molto, molto simili.
L’attenzione verso il capoluogo dorico, certo, sotto un profilo di capoluogo regionale ha anche carattere di specificità, però non può essere saddisfattiva della parte più importante degli interventi della Regione. Questo perché riteniamo che una delle filosofie da seguire per l’Amministrazione regionale sia quella dell’equilibrio territoriale, un equilibrio sotto il profilo dell’attenzione e anche della dinamica e della dimensione dei sostegni di natura economica e finanziaria che supportano poi gli strumenti normativi e legislativi.
Ecco quindi il perché di questa interpellanza semplice e sintetica, cioè si vuol conoscere in maniera altrettanto analitica quali siano stati gli importi degli interventi complessivi che nell’anno 2007 la Giunta regionale ha destinato agli altri capoluoghi provinciali. Ritengo che questa analisi debba essere fatta sulle volontà politico-amministrative della Giunta regionale verso l’aspetto dell’equilibrio territoriale delle scelte e delle destinazioni delle risorse che a mio avviso devono ispirare la politica regionale, la politica della Giunta e la politica di questo Consiglio.
Ringrazio sin d’ora gli uffici e l’Assessore per le risposte tecniche e spero che siano in grado di dire che ci stiamo muovendo verso questo profilo.
La sensibilità del territorio avverte che c’è uno sbilanciamento, cioè che rispetto ad altri capoluoghi quello dorico per tanti aspetti ha avuto una corsia privilegiata, forse dovuta al fatto di essere capoluogo regionale, quindi a differenza degli altri territori c’è una specificità, però questo sbilanciamento è avvertito molto, troppo forte.
Speriamo che dai dati dell’Assessore Marcolini risulti che questo sbilanciamento così forte non sia, ma che ci sia equilibrio nelle scelte per una realtà regionale che a livello di capoluogo e di province è omogenea, simile ed equilibrata sia socialmente che demograficamente.
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.
Pietro MARCOLINI. Vorrei rispondere all’interpellanza del Consigliere Pistarelli con un paio di premesse, perché la richiesta che ha motivato anche oralmente è del tutto comprensibile e quindi doverosamente giustificabile.
La questione che vorrei sollevare è che comunque l’interpellanza parte da una valutazione dei flussi di risorse trasferite ai capoluoghi di provincia e non alle province. Questo ovviamente comporta un’approssimazione notevole, ma siccome di questo si parla diciamo che l’idea del flusso delle risorse che dalla Regione va verso i territori provinciali è un’approssimazione di quello che poi arriva alle Province. E’ un’approssimazione inevitabilmente grossolana perché esistono dei territori che fruiscono dei finanziamenti al di fuori della canalizzazione provinciale, penso a grandi città come San Benedetto, Fano, Jesi, Civitanova, che hanno un notevole afflusso di risorse, ma che non vengono veicolate attraverso le Province.
Se uno dovesse fermarsi, come viene fatto nell’interpellanza, al dato grezzo dei 625 milioni e ai 810 mila euro che arriva al Comune capoluogo rispetto ai 329 di Pesaro, ai 199 di Macerata, ai 220 di Fermo, ai 169 di Ascoli Piceno, potrebbe risultare impressionante.
Quindi la prima osservazione da fare è quella che il Consigliere Pistarelli già correttamente anticipava, cioè che su Ancona grava – croce e delizia, costi e benefici – l’organizzazione di funzioni di rango regionale e nazionale che indubbiamente per la logica dell’economia di scala, per la gerarchizzazione delle funzioni non è possibile moltiplicare per cinque. Quindi da un lato Ancona ha un vantaggio, ma dall’altro ha anche delle diseconomie, penso ai problemi di congestione del traffico, penso al pendolarismo, all’inquinamento, penso cioè a tutte le esternalità negative che una funzione di rango comporta.
Quindi la prima sterilizzazione bisognerebbe farla, Consigliere, al netto della sanità, perché come lei già anticipava le funzioni dell’Ospedale regionale di Torrette oppure dell’Inrca o le funzioni emergenziali specialistiche riferite alla sanità, non possono che essere addebitate e accreditate necessariamente al Comune capoluogo di regione.
Dei 625 milioni i finanziamenti sanitari per la funzione di rango regionale ammontano a 565 milioni, quindi ne rimangono 60. Dai 60, con un ragionamento omogeneo al netto della sanità, diventerebbe 60 Ancona, circa 5,5 Pesaro, 8,1 Macerata, circa 6 le due province di Fermo e Ascoli Piceno.
La voce dei 60 milioni va ulteriormente scorporata con la stessa logica di prima, perché il traffico, il problema della mobilità - e nell’area metropolitana anconetana è un multiplo rispetto agli altri capoluoghi di provincia - assorbe da solo 11 milioni, a differenza di 2,3 milioni di Pesaro, di 1,190 milioni di Macerata, di 780 mila di Fermo e 1,950 milioni di Ascoli Piceno. Quindi 11 milioni contro poco più di 4,5 milioni.
Terzo elemento che ci aiuta a comparare per cifre omogenee il dato dei flussi finanziari rivolto verso Ancona è quello dato dall’edilizia residenziale pubblica.
Abbiamo un intervento nel territorio comunale per gli Erap con piani di intervento pluriennali, quindi è stato assegnato nel 2007 ma con un assorbimento pluriennale di 30 milioni. Quindi dai 60 milioni meno 11 arriviamo a 49, meno 30 arriviamo a 19.
Ultimo intervento particolare, che immagino in quest’Aula non avremo difficoltà a considerare di rango regionale, riguarda il contributo per il porto collegato sia all’aeroporto di Falconara che all’interporto di Jesi (trasporto di Ancona combinato) per 7 milioni e mezzo.
Abbiamo convenuto ripetutamente in quest’Aula che di piattaforma logistica nelle Marche possiamo parlare di un caso, che è quello anconetano, e stiamo ragionando secondo una linea, ma ancora tutta da approfondire e da finanziare, per un secondo polo logistico nel sud estremo delle Marche cioè nei venticinque comuni della Cassa del Mezzogiorno.
Quindi 7 milioni e mezzo vanno a sottrazione di questa ulteriore cifra di 19 milioni, riducendosi così a circa 10-11 milioni.
In relazione alla popolazione non siamo lontani da un confronto equilibrato, da una distribuzione equilibrata delle risorse fra capoluoghi, avendo ovviamente memoria delle funzioni di rango sovracomunale, provinciale, regionale e nazionale che abbiamo attribuito nella programmazione territoriale, economica e strategica della Regione.
Mi rendo conto che la discussione fatta soltanto battendo in testa su cinque capoluoghi è parziale, ma la rotaia su cui ci indirizza l’interpellanza è questa. Ovviamente non ci possiamo sottrarre ad approfondimenti successivi perché problemi di riequilibrio consistenti li abbiamo non soltanto da Ancona verso il resto del mondo, ma storicamente soprattutto per l’addensarsi della popolazione nei tre chilometri di profondità dalla costa su cui grava quasi il 55% della popolazione. Quindi c’è un problema che riguarda le aree interne e le aree collinari, cioè il riequilibrio è sì nord-sud, ma soprattutto è est-ovest.
La discussione sulle Comunità montane, sulla loro riorganizzazione e sul documento strategico territoriale insieme al documento unico di programmazione mi pare dovrebbe interrogarsi preliminarmente sul tema fondamentale del riequilibrio, su cui peraltro si indirizza forzosamente anche il piano di finanziamento delle risorse comunitarie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli per la replica.
Fabio PISTARELLI. Mi pare che questa interpellanza abbia avuto una risposta molto interessante da parte dell’Assessore. La seconda parte è stata forse quella più onesta e sincera, in pratica l’Assessore ha detto che c’è un problema nord-sud e un problema est-ovest, costa-entroterra.
La prima parte devo dire è stata un po’ troppo buonista. E soprattutto lei, Assessore maceratese, dovrebbe avere un po’ più di coraggio. Perché dico questo? Bene, rileggo i suoi dati. Al netto della sanità – anche se qui, permettetemi colleghi, ci sarebbe da riflettere su quanta sanità regionale viene effettivamente coperta e su quanta sanità territoriale viene garantita da un flusso che si chiama flusso regionale di risorse, quindi poi come tema c’è anche questo da approfondire –, diamo come presupposto il fatto che quelli siano interventi di sanità “speciali” relativi a valenze regionali di servizio, di prestazioni, ecc.. Quindi al netto sono 60 milioni a favore del capoluogo dorico, anno 2007, contro i 5,5 di Pesaro, 8,1 di Macerata, 6 di Fermo e 6 di Ascoli Piceno; 60 milioni contro una media di 6,5 milioni, cioè uno a dieci.
Assessore, lei mi dice che bisogna scorporare la mobilità, in generale i problemi di viabilità e di traffico che sono molto particolari per Ancona, l’edilizia residenziale e l’area portuale. Io sul porto ci arrivo, ma sulle altre due esigenze no, certo sono magari in proporzione alla popolazione certamente diverse, ma sono identiche, cogenti ed essenziali anche per gli altri capoluoghi di provincia. L’edilizia residenziale penso sia un problema per tutte le famiglie marchigiane, forse qui è un po’ più accentuato magari per la popolazione perché invece di parlare di 50 o 60 mila abitanti parliamo di 100 mila. Ma anche qui c’è Jesi, Senigallia, Falconara, poi lasciamo perdere Civitanova e Tolentino e parliamo di Erap destinati alla provincia di Ancona, cioè ad Ancona capoluogo insieme alla Provincia.
Pietro MARCOLINI. Gli Erap sono provinciali.
Fabio PISTARELLI. Meglio ancora perché se è solo Ancona città c’è una sproporzione ancora più accentuata.
Pietro MARCOLINI. Macerata e Pesaro non è che non hanno niente come Provincia, non hanno niente i Comuni capoluogo. Quindi nel confronto provinciale c’è un riallineamento, mentre non c’è un confronto fra i capoluoghi.
Fabio PISTARELLI. Questo non è giustificabile.
Pietro MARCOLINI. Con i programmi di edilizia residenziale pubblica hanno presentato priorità diverse non incentrate tutte sui capoluoghi. Macerata ha avuto Civitanova che tra l’altro ha fatto un’iniziativa di presentazione degli Erap per il Piano di edilizia residenziale pubblica e qui non compare.
Fabio PISTARELLI. A maggior ragione non si comprende, magari sarà l’annualità che abbiamo preso in maniera particolare?! Sarò forse il 2007 che ha avuto maggiori attenzione ad altri centri della provincia rispetto ai capoluoghi? Facciamo allora un’analisi storica.
Ritengo, però, arrivando al punto, che uno a dieci sia una proporzione non giustificata perché non siamo uno a dieci rispetto all’impatto sociale delle problematiche. Non ci siamo! Cioè non siamo di fronte ad una città che ha un milione di abitanti rispetto ad altre città che ne hanno a malapena centomila. Qui non è così perché siamo di fronte a città che hanno 40-50-60 mila abitanti rispetto al capoluogo che ne ha 100 mila circa. Quindi la proporzione dovrebbe essere uno a due, al massimo uno a tre per la specificità del porto.
Questa proporzione significa che ci sono politiche regionali che hanno un’attenzione particolare – giustamente sottolineata anche dall’attenzione delle amministrazioni, delle realtà territoriali che pressano per un riguardo rispetto alle problematiche del capoluogo dorico –, ma la stessa attenzione manca, e a mio avviso invece dovrebbe essere più marcata, rispetto alle altre realtà territoriali, da Pesaro ad Ascoli Piceno.
La questione del Piceno non è nata per caso, è nata perché c’è stata una riflessione su certe specificità che hanno portato la Giunta – prima l’Assessore Agostini, a cui faccio gli auguri per il nuovo incarico parlamentare – ad individuare una delega specifica per le problematiche del piceno relative all’occupazione e ad un territorio in difficoltà.
Allargherei la riflessione - se me lo consentirà, Assessore, anche per il futuro - al discorso dell’equilibrio delle scelte anche di bilancio relative a tutti i territori delle Marche provincialmente intesi, diciamo per area vasta, cioè al di là dei capoluoghi nominalmente o seccamente individuati. Questo perché è un problema del nostro territorio marchigiano percepito proprio come tale dai territori, soprattutto quelli del sud ma anche quelli del pesarese che hanno avuto ed hanno rivendicazioni aperte su tanti settori e su tanti aspetti della vita istituzionale regionale.
Le cifre che mi ha indicato sono evidentemente esemplificative di questo tipo di questione. Pertanto, a parte l’area portuale, la mobilità e le altre voci più importanti delle altre province e degli altri territori devono essere considerate nella giusta dimensione e con la giusta attenzione.
Interpellanza n. 49
del Consigliere Castelli
“Legittimità determina Direttore generale Asur 4/2008”
Interpellanza n. 50
del Consigliere Castelli
“Legittimità determina Direttore generale Asur 32/2008”
(abbinate)
(Rinvio)
PRESIDENTE. Le interpellanze n. 49 e n. 50 entrambe del Consigliere Castelli sono rinviate per assenza dell’Assessore competente.
Proposta di legge regionale n. 218
dei Consiglieri Rocchi, Mammoli
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 10 agosto 1988, n. 34 “Finanziamento delle attività dei Gruppi consiliari”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. Come deliberato dall’Aula passiamo alla proposta di legge n. 218 ad iniziativa dei Consiglieri Rocchi, Mammoli. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mammoli.
Katia MAMMOLI. La legge regionale n. 34/88 definisce i contributi e le modalità per il finanziamento dei gruppi, ne dà la quantificazione e stabilisce che l’erogazione debba avvenire da parte dell’Ufficio di Presidenza, inoltre evidenzia la data di rendicontazione delle attività svolte con tali contributi. Però in realtà non delinea chiaramente quali sono le modalità attraverso le quali questi contributi possono essere spesi.
Abbiamo ritenuto di presentare questa proposta di legge innanzitutto tenendo conto dei regolamenti che sono stati attivati anche in altre Regioni – quindi non è un’invenzione o una cosa partita dal niente – e soprattutto affinché ci sia omogeneità nelle modalità di utilizzo di questi finanziamenti, inoltre anche per non correre il rischio che ci possano essere delle diverse interpretazioni e conseguentemente anche delle difficoltà.
Questa proposta di legge è abbastanza semplice, consta di tre articoli.
L’articolo 01 cambia in euro la cifra che era in lire, quindi non c’è nessun tipo di aumento rispetto ai finanziamenti che finora sono stati erogati – e questo l’Aula lo sa bene -, anzi, per il fatto del passaggio dalle lire in euro la cifra è stata leggermente ritoccata in ribasso. Naturalmente rimane, come fatto sino ad oggi, il fatto che c’è una cifra fissa che viene data al gruppo e una cifra variabile che viene erogata allo stesso gruppo, ma tenendo conto del numero dei Consiglieri.
Nell’articolo 1 vengono elencate le modalità e gli interventi che possono essere attuati attraverso questi contributi. Si parla di acquisto di libri, riviste, giornali ed altre pubblicazioni, della redazione, stampa e diffusione di manifesti e pubblicazioni editi dal gruppo, di spese di rappresentanza, spese postali e di cancelleria, dell’organizzazione e partecipazione a manifestazioni, incontri, convegni, ecc..
Vengono messe in evidenza anche le modalità attraverso le quali, invece, questi finanziamenti non possono essere erogati. Soprattutto si mette in evidenza il fatto che tali finanziamenti non possono essere utilizzati, né in forma propria né in forma impropria, per finanziare attività politiche di livello superiore – anche se di questo non ce ne sarebbe neanche bisogno – e neppure per finanziare interventi di Consiglieri comunali o provinciali.
Inoltre, qualora si volessero dare incarichi per l’aiuto nello svolgimento delle funzioni del Consigliere regionale o dei gruppi consiliari, tali incarichi devono tener conto della normativa – questo mi sembra chiaro, ma si è voluto metterlo comunque in evidenza –, e soprattutto se questi incarichi vengono assegnati per ricerche o approfondimenti specifici naturalmente non possono essere dati a chi non ha o una competenza tecnica in più o diversa rispetto a quella dello stesso Consigliere regionale.
E’ stato anche messo ad ulteriore conferma, ma anche questo mi pare chiaro, che nessun Consigliere regionale può usufruire di contributi per lavori extra di approfondimento che volesse fare rispetto ai lavori che il proprio compito istituzionale gli dà. E’ addirittura assurdo andarlo a chiarire, però visto che abbiamo voluto presentare questa proposta di legge abbiamo voluto chiarire al massimo.
Si mette in evidenza – ma c’era già anche nella legge precedente – che ogni anno entro il 28 febbraio deve essere presentato all’Ufficio di presidenza il rendiconto annuale delle spese sostenute dai gruppi. Quindi è lo stesso Ufficio di Presidenza che approva o meno tale rendicontazione, così come eroga mensilmente i finanziamenti ai vari gruppi.
Inoltre si mette anche in evidenza, qualora nell’anno finanziario un gruppo dovesse modificare la propria consistenza in aumento o in diminuzione o dovesse cambiare nome, che l’erogazione dei contributi deve avvenire a partire dal mese successivo rispetto al momento nel quale il nuovo gruppo si è formato o modificato.
Non ci sono cose divergenti rispetto a quanto finora è stato fatto dai gruppi e rispetto alle modalità che sono state utilizzate, però, per le motivazioni che ho espresso poc’anzi, abbiamo inteso proporre questa legge in modo che non ci siano né contestazioni né differenziazioni rispetto all’utilizzo dei finanziamenti.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. La proposta di legge è passata all’unanimità in Commissione, infatti concordo con la necessità di definire l’utilizzo delle somme a disposizione dei gruppi. Non ho pertanto nessuna questione da sollevare.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Questa proposta di legge è una specificazione di quanto già previsto dalla normativa vigente ed è ad invarianza di flusso di bilancio, cioè non c’è una maggiore spesa né un’introduzione di nuovi aggravi.
E’ per questo che già la relatrice di minoranza Romagnoli a nome dei gruppi, ma anche noi in Aula, esprimiamo il nostro parere favorevole.
E’ una legge che specifica, mettendo anche un po’ più di correttezza formale, quegli adempimenti che i Presidenti dei gruppi devono fare. Questo perché tante volte ci siamo trovati nella condizione di incertezza per il fatto che una tale voce dovesse essere ricompresa oppure no nel capitolo dei gruppi consiliari e delle loro attività.
Pertanto questa proposta in pochi articoli specifica tutta una serie di voci e di attività che i gruppi tradizionalmente e normalmente fanno, ma che non era stata ricompresa negli elenchi dell’articolato originario.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 01. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 218. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 232
del Consigliere Ricci
“Proroga delle funzioni del Garante per l’infanzia e l’adolescenza”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 232 ad iniziativa del Consigliere Ricci. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Farò una brevissima illustrazione in quanto la questione è stata ampiamente discussa sia in quest’Aula nell’ultimo Consiglio utile, sia in Conferenza dei Presidenti di gruppo che dai Presidenti di Commissione.
Dopo la mancata nomina del Garante per l’infanzia nell’ultimo Consiglio utile si è valutata l’opportunità – tra l’altro fortemente sollecitata anche dalla Giunta regionale che in merito ha presentato anche una proposta – di procedere nella nostra Regione ad una riforma complessiva della difesa civica. E’ una proposta che è stata valutata e discussa, infatti la maggioranza di questo Consiglio, ma credo che ci sia una sufficiente condivisione anche da parte delle forze di opposizione, vuole arrivare a una nuova legge che rivisiti e aggiorni tutta questa materia.
Quindi, vista questa condivisione forte della maggioranza non solo di questo Consiglio – cosa assolutamente gradita e utile quando si tratta di organi di garanzia –, si è ritenuto di proporre una legge che preveda la proroga dell’attuale Garante dell’infanzia fino alla produzione, appunto, di un nuovo testo legislativo.
Le ragioni sono quelle che ho detto, che tra l’altro sono esplicitate in maniera molto netto anche nell’articolo 1 della legge, cioè quelle di prorogare l’attuale Garante per l’infanzia fino alla data del 31 luglio, data entro la quale si intende portare in Consiglio una proposta di legge di riordino di questa materia.
Questa è l’ufficialità. Comunque non nascondo al Consiglio che in queste ore è pervenuta una lettera da parte della Garante – che è scaduta ma che ha ripresentato la sua candidatura – con la quale dice che non intende accettare questa proroga. A nome dell’intero Consiglio voglio sottolineare che probabilmente c’è stata una sottovalutazione da parte nostra nel non aver sentito una sua disponibilità, ma la fretta, il contesto pre-elettorale, quindi una distrazione dovuta probabilmente a queste cose e non ad un’assenza di attenzione nei confronti delle persone, hanno determinato questo comportamento. Noi comunque intendiamo andare avanti con questa legge sperando anche che la Garante attuale dia la sua disponibilità ad essere prorogata.
Con questo auspicio chiedo all’Aula di votare oggi questa legge e poi di lavorare nelle Commissioni competenti sulla legge di riordino che qui si sollecita.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Rinuncio all’esposizione in quanto sono d’accordo con la relatrice Mollaroli.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Sono d’accordo con la Consigliera Romagnoli che lei interverrà sull’articolato ed io sulla discussione generale.
Vorrei fare due considerazioni. La prima. Siamo ad una situazione che nessuno auspicava, tant’è che il Garante mi pare sia intervenuta di recente con una lettera nella quale esprime grande rammarico, disagio e anche preoccupazione e protesta nei confronti di quello che sta avvenendo.
Questa cosa sicuramente non voleva essere vissuta dalla maggioranza che è divisa al suo interno. Ecco perché siamo a queste condizioni ed ecco perché c’è questo problema tutto interno ai gruppi di maggioranza. Aggiungo anche che questa situazione non voleva essere vissuta neppure dai nostri banchi. Perché? Perché siamo di fronte ad una problematica che riguarda una Autorità di garanzia.
Se l’Autorità di garanzia, che di per sé deve essere scevra da posizioni di parte, è trascinata in una situazione di empasse – per usare un eufemismo come ho detto anche in una precedente riunione dei Capigruppo quando abbiamo trattato la questione –, pensiamo un po’ a che punto siamo arrivati di invasività della politica partitica rispetto alle Istituzioni.
Qui il discorso sarebbe dovuto essere alto e nobile, ma in realtà mi pare che si sia impantanato su scelte, invece, di carattere basso e poco nobile.
Questa considerazione doveva essere fatta, quindi protestiamo rispetto a quanto sta accadendo su questa Autorità.
La seconda considerazione che voglio fare è sul profilo istituzionale. Noi eravamo d’accordo, e lo siamo ancora, sul fatto di ripensare le Autorità (Difensore civico, Garante per l’infanzia e le altre autorità che potrebbero essere di garanzia negli aspetti più emergenziali della socialità), di accorparle, di snellire le loro funzioni, di renderle efficaci, però che lo si faccia con una riflessione seria, urgente, con una proposta che sia partecipata anche dal nostro contributo.
Pertanto che si intervenga. Oggi la proroga serve solo per mettere una pezza ad una situazione nella quale non c’è né il nuovo né l’accordo su quello che dovrà essere l’attuale assetto delle Autorità di garanzia.
Il senso istituzionale ci porta a dire di non essere stati nelle condizioni di opporci a questo tipo di proposta, alla sua iscrizione e discussione, la proroga è per lo meno qualche cosa in grado di affrontare l’emergenza e questa situazione di transizione, altrimenti dovrebbe scattare il potere del Presidente nella sua discrezionalità di nomina di questa figura. La proroga serve almeno ad attendere quella che sarà la proposta complessiva di riordino. Benissimo, però non andiamo oltre, perché se nella proroga andiamo ad innescare anche un trasferimento, pur parziale o transitorio, di funzioni senza un quadro complessivo e generale della legge a mio avviso facciamo un pasticcio nel pasticcio che peggiorerebbe la situazione.
C’è una proroga, poi se le funzioni vedono la figura attualmente apicale del Garante per l’infanzia avere problematiche aperte, che le stesse siano risolte sotto un profilo di rapporti e di interventi interistituzionali, che intervenga cioè il Presidente della Giunta o l’Assessore competente presso la Garante per fare in modo che questi tre mesi siano di riflessione e di lavoro comune. Se così non è ritengo che poi non sono gli strumenti legislativi in ultimo o addirittura proposte di emendamento che possono risolvere questo tipo di questioni. Questioni tutte relative a rapporti tra le Istituzioni, a rapporti sostanziali e non formali.
Solo la formalità può essere assolta attraverso questo intervento di proroga, però poi bisogna giungere speditamente, spero, ad una legge di riordino e di riforma.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Questa proposta di legge che ho presentato non nasce – lo voglio dire al collega Pistarelli, al quale do atto comunque del senso di responsabilità nel volerla votare – da un problema legato alle difficoltà della maggioranza. Mi pare di ricordare che quando in quest’Aula si votano nomine, non solo la maggioranza può trovarsi con un indirizzo unitario su un nome, spesse volte capita anche alla minoranza, e in questo quadro la sintesi qualche volta si riesce a trovarla e qualche volta meno. Quindi non parte da qui il problema, questo passaggio non credo possa essere sottoscritto a difficoltà della maggioranza, casomai sono altre.
La mia richiesta di proroga in qualche modo aderisce ad una iniziativa, anche datata, che pone al centro la necessità di riformare l’istituto della difesa civica (tra l’altro il Garante per l’infanzia è un’istituzione molto importante) e in questo quadro credo sia possibile realizzare nell’arco di qualche mese una proposta di riforma adeguata.
Tra l’altro quando si parla di come rendere efficienti queste strutture o gli enti strumentali, credo che la Giunta regionale abbia di fronte anche altri passaggi molto impegnativi, sui quali chiedo anche che si vada speditamente avanti. Perché quando si parla di ulteriori risparmi della spesa pubblica, di ulteriori possibilità di ridimensionare gli enti strumentali, di renderli più compatibili con i bilanci della Regione, penso siano tutti passaggi che dobbiamo fare.
Nel quadro di una prospettiva di andare verso un’ulteriore semplificazione delle strutture della Regione, un ragionamento su una riforma dell’ufficio del Difensore civico che possa includere anche il Garante per l’infanzia secondo me è la prospettiva adeguata.
La proposta di proroga parte da questo e non tanto dalle difficoltà della maggioranza, che anche sul nome sarebbe tranquillamente riuscita a trovare una sintesi.
Quindi mi pare davvero semplificare un po’ troppo un tema abbastanza complesso, articolato e importante come quello della difesa civica e del Garante per l’infanzia.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo alla votazione.
PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 232. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 141
dei Consiglieri Solazzi, Benatti, Donati, Luchetti, Ortenzi
“Interventi per lo sviluppo del commercio equo e solidale nelle Marche”
Proposta di legge n. 152
dei Consiglieri Altomeni, Binci, Brandoni, Procaccini, Mollaroli
“Sostegno e promozione del commercio equo e solidale”
(abbinate)
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 141 ad iniziativa dei Consiglieri Solazzi, Benatti, Donati, Luchetti, Ortenzi, abbinata alla proposta di legge n. 152 ad iniziativa dei Consiglieri Altomeni, Binci, Brandoni, Procaccini, Mollaroli. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Il testo di questa legge è unificato in base a due proposte di legge presentate da diversi Consiglieri.
È una legge che prevede interventi di sostegno e promozione del commercio equo e solidale.
Nelle Marche c’è già un tessuto sociale e organizzativo di associazioni e di volontariato che promuove e porta avanti i prodotti del commercio equo e solidale.
La Regione Marche è tra le prime in Italia che ha fatto una legge di questo genere, ci sono solo altre quattro o cinque Regioni.
Con questo atto, in mancanza di una legge nazionale, si va a precisare quello che è il commercio equo e solidale, quindi nell’ottica della prassi delle organizzazioni che fino adesso hanno lavorato in questo settore. Precisa che il commercio equo e solidale è un’attività di cooperazione economica e sociale svolta con produttori di beni e servizi di aree economicamente svantaggiate nei Paesi del sud del mondo e definisce le caratteristiche dei prodotti del commercio equo, cioè il pagamento al produttore di un prezzo equo che gli garantisca un livello adeguato e dignitoso, una parte del prezzo al momento dell’ordine, quindi che gli permetta di poter acquisire i semi o gli strumenti per i prodotti artigianali, un rapporto continuativo di acquisto e il miglioramento degli standard sociali e ambientali delle comunità dove questi beni vengono prodotti.
Qual è la necessità di questa legge. In una economia sempre più globalizzata tantissimi prodotti vengono da Paesi del sud del mondo, quindi c’è la necessità di valorizzare quei prodotti che rispettano i diritti umani, cioè quando non si utilizza il lavoro minorile o quando non ci sono condizioni di lavoro che rasentano la schiavitù. Inoltre, c’è la necessità di valorizzare quei prodotti che anche nei Paesi del sud del mondo rispettano l’ambiente e fanno sì che le comunità locali per poter sopravvivere non si impoveriscano.
Per tutto questo, quindi, ci sono tutti questi criteri che definiscono i prodotti del commercio equo.
Vengono anche definite le organizzazioni del commercio equo e solidale, che sono organizzazioni di commercio organizzate in forma collettiva e democratica senza scopo di lucro e che commerciano almeno per il 50% prodotti di questo tipo.
Viene istituito un registro regionale dei soggetti del commercio equo a cui possono iscriversi tutti i soggetti senza scopo di lucro che svolgono attività sul territorio regionale da almeno un anno e il cui fatturato provenga per più del 50% dalla vendita di prodotti del commercio equo e solidale.
Inoltre viene istituita una giornata regionale del commercio equo e solidale volta a promuovere questi prodotti. Contemporaneamente viene anche istituita la Conferenza regionale del commercio equo dove le associazioni che svolgono tale attività si possono confrontare con la Giunta rispetto agli obiettivi raggiunti.
E’ previsto un finanziamento di 50 mila euro per interventi di promozione e informazione, soprattutto nelle scuole, del commercio equo, per incentivare cioè i prodotti di questo settore.
Penso che sia una legge importante, una legge che valorizza il lavoro di tanti volontari, che tende ad instaurare un rapporto solidale, a valorizzare i prodotti e il lavoro di tante piccole comunità che nel sud del mondo cercano autonomamente di produrre qualcosa che valorizzi anche la loro cultura e le loro comunità.
Voglio ringraziare i Consiglieri che hanno collaborato e le Commissioni che hanno dato il parere favorevole a questa legge.
PRESIDENTE. Il Consigliere Brini è assente quindi non c’è la relazione di minoranza. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Solazzi.
Vittoriano SOLAZZI. Mi dichiaro assolutamente soddisfatto del fatto che questa proposta di legge è approdata in Consiglio regionale in tempi tutto sommato brevi per come siamo abituati a vivere l’iter delle proposte di legge.
Dico questo perché sono stato il primo firmatario di una delle due proposte su cui la sesta Commissione ha lavorato. Questa proposta è nata dalla mia considerazione e quella degli altri firmatari che in questa Regione doveva essere colmato un vuoto legislativo, che peraltro è un vuoto che si registra ancora nella stragrande maggioranza delle Regioni italiane.
Siccome dappertutto ripetutamente si fanno dichiarazioni sulla necessità della cooperazione internazionale, sulla necessità di agevolare i Paesi in via di sviluppo e cose del genere, dobbiamo però riconoscere che per chi governa il necessario dovrebbe essere quello di passare dalle parole ai fatti. Quindi credo che con l’approvazione di questa legge regionale questo Consiglio regionale passa dalle parole ai fatti.
L’obiettivo di questa legge è la promozione del commercio equo e solidale, un commercio che vuole sicuramente agevolare la cooperazione internazionale – che tra l’altro è uno dei punti programmatici e qualificati di questa nostra Regione –, che vuole aiutare la crescita economica dei Paesi in via di sviluppo, vigilare sul fatto che la produzione di beni che vengono da alcuni Paesi non sia il frutto di un lavoro sottopagato di sfruttamento e in qualche modo vuole anche aiutare i produttori e soprattutto i lavoratori marginalizzati nei Paesi in via di sviluppo.
Peraltro credo che l’attualità di questa proposta di legge stia anche in una situazione generale che caratterizza questo nostro tempo, una situazione che va sotto il brutto nome di globalizzazione, che non è un peccato, non è una cosa da rifiutare, ma che al suo interno contiene molto spesso i germi di un egoismo diffuso e di una concezione dell’economia che fa del profitto esclusivamente l’unica regola aurea. Io sono fra quelli che credono nel mercato, nella concorrenza, ma prima di tutto questo credo nella persona. Tant’è che ho sempre ritenuto che, tra i vari tipi che storicamente contraddistinguono il mondo dell’economia, fra uno statalismo superato dalla storia e un liberalismo sfrenato la terza via dell’economia sociale e di mercato sia sempre quella da privilegiare.
Allora anche in un tempo in cui certi concetti sembrano dimenticati o sembrano non interessare più nessuno, bisogna avere il coraggio di agire, in modo consequenziale rispetto alle enunciazioni che spesso sentiamo dire, anche - e naturalmente non solo - approvando una legge come questa. Una legge che peraltro, anche attraverso a ciò che prevede, ha anche un altro obiettivo, cioè quello di creare una sensibilità, quindi sensibilizzare gli acquirenti, cioè le persone, i cittadini.
E’ per questo che non solo esprimo il voto favorevole, ma mi compiaccio anche del fatto che questa legge, ripeto, sia arrivata in tempi brevi in Consiglio regionale. Di questo debbo assolutamente dare atto della disponibilità, dell’impegno, della dedizione e della capacità di condurre in porto questa proposta di legge al Presidente della VI Commissione, Consigliere Binci.
In questa legislatura ho presentato una serie di proposte di legge, fra l’altro su argomenti importanti – una delle ultime per esempio è quella sulla sussidiarietà, di cui anche qui si fa un gran parlare, un gran celebrare, ma poi anche da questo punto di vista siamo una Regione che su questo non ha una legge – e di tutte queste nessuna è arrivata in Aula e neppure in Commissione. Questo è un discorso più generale, che non vale solo per me ma anche per tutti i Consiglieri, che in qualche modo mortifica l’impegno di molte persone. Perché è vero che una proposta può essere bocciata, approvata, respinta, però comunque il suo iter secondo me lo dovrebbe fare, altrimenti sarebbe anche difficile spiegare una presenza di persone così pletorica in un Aula come questa.
Il Presidente della VI Commissione ha avuto questa sensibilità, tra l’altro dopo la mia proposta di legge ne è intervenuta anche un’altra ed entrambe sono state portate all’attenzione della Commissione. E’ stato fatto un ottimo lavoro cercando di cogliere il meglio tra le due proposte, quindi credo di poter dire che il lavoro della VI Commissione è sicuramente da apprezzare.
Oggi approviamo una legge che allinea la Regione Marche alle poche Regioni che dispongono di una legge sul commercio equo e solidale. Pertanto questa comunità fa ancora un passo avanti nei fatti, e non solo nelle enunciazioni, verso quella sensibilità che ci dovrebbe toccare tutti. Una sensibilità che va esplicitata non con discorsi, non con mozioni, ma nei fatti, nelle scelte, nell’approvazione degli atti, quindi manifestando coerenza fra le cose che si dicono e le cose che si fanno. E questa coerenza sembra sempre più rara da incontrare non solo in politica, ma anche in questa nostra società.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. La proposta di legge che discutiamo ha un oggetto certamente sensibile, è una materia sulla quale sarebbe politicamente corretto vederci tutti d’accordo. Come si fa a dire di non essere solidali e attenti allo sviluppo sostenibile, pertanto al commercio che guardi anche alle vicende e alle dinamiche più complessive, quindi non solo a quelle di un mercato che striptu sensu porta ad altre logiche, ad altre conseguenze?! Questo dunque è politicamente corretto, questo è un po’ il conformismo del pensiero.
Perché dico questo? Perché in realtà non si capisce, primo, qual è il compito delle Regioni, e non solo della Regione Marche, su materie riguardanti l’universo mondo. Pensate che le questioni del mercato, dello squilibrio nord-sud, dello squilibrio tra le popolazioni, i continenti, ecc., possano essere affrontate e portate avanti dalle Regioni?! Forse non ce la facciamo neanche come Stato, perché per guardare al terzo mondo, al quarto mondo o all’equilibrio est-ovest e nord-sud, la dimensione almeno deve essere quella europea. Allora, come si fa ad ignorare questa prima riflessione?!
Seconda riflessione. Se non lo si ignora e si è onesti intellettualmente bisogna dire che si accantonano queste preoccupazioni perché ne prevalgono altre, cioè quelle di mettere a circuito determinati ambienti, associazioni, meccanismi, situazioni che, per carità, sono tutti spinti e stimolati da una forte caratterizzazione valoriale, ma poi nel concreto sono comunque organizzati anche sotto un profilo di colleganze. Diciamoci la verità! Non è che certe associazioni che portano avanti mercatini piuttosto che punti vendita, contatti o scambi escono dalla cicogna o escono dalla spontaneità, o addirittura escono dalla origine, cioè dall’Africa vengono qua e ci propongono questo! A me pare sia il contrario, noi proponiamo e poi (…) Come no, Consigliere Binci, abbiamo vissuto tante stagioni della politica, anche quelle degli anni ottanta dove c’erano proprio interventi statali massicci a sostegno dei Paesi poveri e da quelle stagioni fino ad oggi non mi pare che abbiamo prodotto grandi risultati a livello di squilibri, anche se sono un po’ più attenuati, o a livello di rapporti. Anzi, nei rapporti internazionali abbiamo continuato a vedere situazioni di tutti i tipi, situazioni nelle quali la solidarietà c’entrava poco, c’entravano invece molto di più gli affari o le cose che erano di forme diverse, perché magari qualcuno faceva affari con l’industria pesante e qualcun altro con il commercio e gli interventi internazionali di sostengo e di solidarietà.
Ritengo che di fronte a questo tipo di considerazioni non si possano condividere gli interventi indicati dalla proposta di legge. Perché? Primo, ripeto, perché sotto un profilo generale non mi pare che gli squilibri nord-sud possano essere oggetto di considerazioni così parziali, particolari e addirittura regionalistiche, in quanto siamo in dimensioni che devono almeno vedere gli Stati fare una politica intelligente, seria e veramente attenta alla solidarietà e alla socialità. Secondo, è perché nel concreto dietro questo tipo di interventi molto spesso ci vediamo situazioni che non sono legate al taglio valoriale della solidarietà che tutti condividiamo. Certo che tutti la condividiamo, come potrebbe essere altrimenti, è come un appello alla pace, chi non può condividere un appello alla pace universale contro la guerra! Chi può definirsi a favore della guerra, delle armi e dell’uso della violenza, non è possibile! La stessa cosa è qui, come si fa a dire di non essere solidali, in grado di guardare alle problematiche dello sviluppo in una certa maniera, siamo assolutamente d’accordo, ma le enunciazioni di principio non bastano.
E questo tipo di interventi a mio avviso vanno in direzione contraria proprio perché non si possono inserire associazionismi, reti e situazioni che, ripeto, nascono da esperienze assolutamente parziali, quelle appunto regionali, in un contesto così ampio e complesso come quello degli squilibri del mercato mondiale, e poi dire che quella è la soluzione e la via maestra. Quella soluzione potrebbe essere solo uno degli interventi a margine.
Quindi la preoccupazione è che dietro a queste cose si possano celare degli interventi di sostegno ad organizzazioni, ad iniziative e ad associazioni che, per carità, hanno nobiltà di fini, nobiltà di scopi, ma che devono vedere non addirittura una proposta di legge ad hoc, ma l’inserimento di questo tipo di attività degli interventi più complessivi nel sociale e nell’associazionismo e non vedere pertanto una specifica destinazione come se fosse un marchio a parte da tutelare.
Ecco perché esprimo la nostra contrarietà a questo tipo di approccio perché non è soddisfattivo né dei problemi relativi all’equità, alla solidarietà e ai rapporti internazionali, né dei meccanismi che devono essere instaurati per rendere virtuosi gli scambi con i Paesi cosiddetti del terzo mondo, Paesi in via di sviluppo e comunque in difficoltà.
Non è questa la strada perché non mi pare che fino ad oggi abbia prodotto nulla, sono tanti anni che parliamo di commercio equo solidale, sono tanti anni che parliamo di interventi a sostegno dei Paesi in via di sviluppo e ancora non abbiamo risolto nulla.
Pertanto è una questione di sistema che non può essere risolta attraverso l’intervento di una singola Regione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.
Fabio BADIALI. Sicuramente non è con questa legge che risolviamo i problemi dei Paesi in via di sviluppo e del terzo mondo.
In questa legge ciò che mi colpisce di più sono le finalità, in quanto riconosce il commercio equo e solidale un valore sociale e culturale nell’ambito del proprio territorio, quale forma di cooperazione finalizzata alla promozione, l’incontro e l’integrazione tra culture diverse. Penso che questa sia la parte più pesante di questa proposta di legge, cioè quella di fare incontrare diverse culture e l’integrazione tra i popoli.
Specialmente in questi momenti così pesanti per il nostro Paese si parla sempre di integrazione, di immigrazione, di sicurezza, si accolgono con una responsabilità enorme immigrati che vengono nel nostro Paese. Penso sia nostro dovere riuscire a creare quella cultura necessaria per far sviluppare, progredire e vivere nei Paesi meno sviluppati le persone nei loro territori.
Con questa proposta di legge sicuramente non si risolvono quei problemi, però si può creare la cultura della solidarietà e dell’aiuto, bisogna andare incontro a chi produce dall’agricoltura anche prodotti poveri, produttori che invece di essere immessi nel mercato e presi per il collo hanno un’organizzazione equo e solidale che riesce a dare un costo equo a quei prodotti, un costo giusto che possa far sopravvivere quelle popolazioni.
Infatti il pagamento al produttore di un prezzo equo e l’anticipazione delle risorse è una parte importante di questa proposta di legge.
Altra cosa importante è la cooperazione fra i Paesi. Certo, su questo la Regione non può fare tanto, ma sicuramente può promuovere all’interno del suo territorio il consumo di questi prodotti, anzi, dovrebbe incentivarli di più nelle stesse strutture regionali, come le mense regionali, e negli enti locali. In modo tale che si possano consumare sempre di più questi prodotti e poter dare un reddito giusto ed importante a sostegno di quelle popolazioni.
Infatti all’articolo 6, lettera d) è previsto: “l’utilizzo dei prodotti del commercio equo e solidale nell’ambito delle attività dell’amministrazione regionale, nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di acquisto di beni e servizi da terzi.”. E questo è un altro punto importante su cui la Regione deve puntare.
Per l’informazione la Regione mette a disposizione un contributo di 50 mila euro. Certo, è una cosa misera, ma serve soprattutto per sensibilizzare i cittadini, l’opinione pubblica, gli enti, le istituzioni, a fare sempre più uso di questi prodotti equo e solidali che hanno un codice etico ben definito. Su questa cosa dobbiamo essere chiari, nel senso che l’acquisto deve avvenire tramite una procedura ben stabilita che è garantita, appunto, da un codice etico. Sicuramente non sono soltanto le associazioni che devono fare questa promozione, non deve essere una camera stagna chiusa, ma si deve aprire il più possibile. Chi vuole intraprendere questa iniziativa di vendita e di promozione di questi prodotti lo può fare purché sia iscritto a queste organizzazioni internazionali che sono fonte di garanzia e marchio di sicurezza per l’acquisto e la commercializzazione di questi prodotti nei nostri territori.
A nome del gruppo Pd esprimo un voto favorevole su questa proposta di legge. Ringrazio chi vi ha lavorato nelle Commissioni, specialmente quelle figure che facendo una sintesi delle due proposte ne hanno poi fatta una unificata con fondamenta, come ho ricordato prima, di equità, giustizia e valorizzazione per questi prodotti.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Voglio solo rassicurare quei Consiglieri che sono dubbiosi rispetto alle finalità. Infatti qui c’è stata una discussione addirittura riguardo all’efficacia delle politiche di cooperazione, tale discussione però in questo momento non è attinente. Nel senso che questa legge decide le politiche di cooperazione della Regione Marche, semplicemente per quanto riguarda questo aspetto specifico va a normare il prodotto del commercio equo, dà la possibilità a chiunque - quindi non solo a singole associazioni - voglia vendere prodotti del commercio equo nella percentuale almeno dell’80%, di avere la certificazione di bottega del mondo.
Certo che questo è una goccia d’acqua nel mare di una politica di aiuti e di promozione al terzo mondo. Comunque, provando anche ad andare dietro a quello che ha detto il Consigliere Pistarelli, alla visione che ha il centro-destra del rapporto con i Paesi del terzo mondo, cioè che bisogna aiutarli a casa loro, dico che questa è una situazione in cui effettivamente si dà la possibilità a piccole attività che hanno capacità di produzione agricola o artigianale di trovare uno sbocco per i loro prodotti. Altrimenti c’è il fenomeno dell’inurbamento, dello sradicamento, quindi un fenomeno che porta sia alla povertà che all’abbandono dei territori con conseguenze sociali e ambientali in queste parti del mondo.
Quindi questa legge certamente, ripeto, è una goccia nel mare, ma è una goccia per il rispetto dei diritti umani e per dare la possibilità ai popoli dei Paesi del sud del mondo di vivere del proprio lavoro.
Pertanto chiedo a tutti i Consiglieri di guardare benevolmente a questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Vorrei intervenire soprattutto sulla finalità della legge di cui all’articolo 1, laddove alla lettera b) si dice che ci impegniamo a diffondere i prodotti del commercio equo e solidale anche fra gli enti locali e gli enti pubblici. Vorrei ricordare a tutti noi che la Regione gestisce in maniera diretta servizi di questa natura, mi riferisco in particolare al servizio pasto degli ospedali della nostra regione.
Se assumessimo davvero con convinzione e serietà questa finalità - che tra l’altro è ripetuta anche in altri articoli della legge, in particolare mi riferisco alla lettera d) dell’articolo 6 - potremmo nei nostri servizi pasto ospedalieri prevedere l’utilizzo di prodotti, ovviamente compatibili con le diete cioè con la materia delicatissima di cui si tratta, e impegnare la nostra Regione a garantire una quota di mercato molto interessante.
Quindi questa legge non solo promuove e sostiene, ma vuole impegnare gli enti pubblici e la Regione che gestiscono servizi di questa delicatissima natura. Il servizio pasto nelle strutture ospedaliere non tutto riguarda la dieta (…) certo, frutta, perché no! Come banane, frutta secca, inoltre, caffè e derivati; ad esempio nelle nostre strutture ospedaliere chi subisce un intervento di natura ortopedica mangia come gli altri quindi potremmo benissimo utilizzare questi prodotti.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Sulle finalità, però, c’è sicuramente una mancanza, perché fra le diverse ragioni che muovono gli estensori della legge secondo me manca un riferimento più chiaro ed esplicito ad un’esigenza che non è della comunità honduregna, ma è di quella italiana. Ovvero manca un chiaro riferimento ai prezzi che riguardano il consumatore e l’acquirente. Perché è vero che si introduce il concetto di un sempre maggiore accordo tra produttore e consumatore, ma sarebbe stato estremamente attuale dare la giusta evidenza alla problematica dei prezzi al consumatore italiano.
Se vogliamo davvero rendere simpatico il commercio equo e solidale in Italia bisognerebbe che questo movimento di commercio internazionale si muovesse soprattutto nella direzione di garantire prezzi equi e solidali anche per il consumatore. Siamo solidali con le comunità oppresse della steppa o delle Ande, però perché non cogliere l’occasione per dare anche un messaggio da questo punto di vista?
Questa è l’obiezione che volevo fare, altrimenti si cade nel rischio che si tratti solo di una delle tante leggi cornice-manifesto per affermare principi. Certo, questa è una cosa che non scandalizza nessuno, perché nessuno di noi può essere sospettato di simpatie nei confronti di sfruttatori honduregni contro i campesinos, niente di tutto questo, è ovvio, però se vogliamo dare spessore e concretezza alla legge sarebbe stato utile anche evidenziare la problematica dei costi al consumatore e non solo quindi dei ricavi per i produttori.
La seconda cosa è la lettera c) sulle forme di microcredito e di finanza etica che mi sembrano introdotte nel corpus della legge in maniera un po’ forzata, perché poi nell’articolato non mi pare di ravvisare riferimenti chiari ed espliciti ad una problematica seria e importante enunciata solo nell’articolo 1 delle finalità. Forme di microcredito in favore di chi, di loro?!
Massimo BINCI. Essendo organizzazioni no profit investono in microcredito e finanza etica, cioè danno finanziamenti a comunità locali sulla fiducia, senza copertura.
Forse non è esplicitato in maniera chiara, però quello di investire in microcredito e finanza etica è tra le funzioni delle organizzazioni di commercio equo.
Guido CASTELLI. Siccome è scritto che la Regione promuove e sostiene, cosa? Le forme di microcredito e di finanza etica, quindi bisognerebbe essere un po’ più precisi altrimenti si dà l’idea di investire in forme di linee di credito verso i Paesi del terzo mondo, cosa che è astrattamente possibile, ma non so quanto sia coerente e compatibile con le nostre funzioni di carattere istituzionale riconosciute dalla Costituzione.
Mi sembra che ci sia un po’ di pressappochismo nella indicazione delle finalità.
Questa lettera poteva essere inserita nella parte relativa al riconoscimento di queste organizzazioni, ovvero le organizzazioni, che fra le altre cose si occupano di questo, meritano menzione nel registro – lì nulla quaestio –, così invece sembra che siamo noi che alimentiamo le linee di credito internazionale, cosa che credo, al di là del merito, sia costituzionalmente non possibile.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Sicuramente negli ultimi anni si è sviluppata questa rete di negozi e di attività equo e solidali, quindi credo che sia opportuno fare una regolamentazione, altrimenti si corre il rischio di creare solo più confusione. Quindi va certamente fatta una sistemazione delle varie situazioni che ci sono sul territorio.
Intervengo però per riprendere un discorso che ha fatto la collega Mollaroli che francamente mi convince poco. Nel senso che quella dei negozi equo e solidali è una realtà, quindi ne prendiamo atto, vediamo che in alcune città funzionano, che creano un collegamento con alcune realtà che altrimenti sarebbero completamente tagliate fuori, la gestione molto spesso è fatta da cooperative, però vorrei focalizzare il mio intervento sulla diffusione dei prodotti del commercio equo e solidale negli enti locali e pubblici. Credo che in una fase come questa, nella quale nel mondo agricolo italiano abbiamo serie difficoltà, bisognerebbe fare in modo che nelle mense degli enti pubblici si focalizzi l’attenzione su questo. Il commercio equo e solidale fa alcune proposte su cui ci possiamo anche muovere, però dire che deve avere una sorta di priorità rispetto agli altri mi sembra in contraddizione con i provvedimenti che vogliono tutelare i prodotti tipici del nostro territorio.
Credo che su alcuni beni, come ad esempio il caffè, questo tipo di discorso si può fare, ma sulla frutta va completamente eliminato perché dobbiamo necessariamente tutelare la nostra agricoltura che è in sofferenza. Pertanto su alcune tipologie di prodotti questo tipo di discorso si può fare, ma generalizzarlo a pasta, frutta o altri prodotti, no, perché poi nulla vieta che attraverso il commercio equo e solidale se apriamo un percorso di questo tipo si rischia che ci arrivino anche le bistecche da chi sa dove.
Se su alcune tipologie vogliamo inserire una corsia preferenziale facciamolo pure, però specifichiamo quali, altrimenti lavoriamo contro le esigenze del nostro territorio e le problematiche della nostra agricoltura.
Per quanto riguarda il resto, ripeto, credo che una regolamentazione debba essere fatta, poi sulle organizzazioni non governative magari apriamo un dibattito la prossima volta perché avendo vissuto in prima persona alcune realtà ed esperienze ci sarebbe da tenere in considerazione molti aspetti che non vanno.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni perché questa legge merita anche una dignità rispetto ad un contesto più generale.
Le questioni che sono state poste dal Consigliere D’Anna non sono peregrine perché attengono ad una branca dell’utilizzo dei prodotti del commercio equo e solidale che per quanto riguarda la vendita al pubblico può avere una gamma di prodotti vastissima.
Inoltre penso che selezionare l’utilizzo di alcuni prodotti da utilizzare negli enti pubblici sia una cosa seria per due motivi, in primo luogo perché non dobbiamo introdurre una guerra tra produttori locali e produttori di altri Paesi del mondo, in secondo luogo perché se facciamo una selezione seria di alcuni prodotti tipici di quelle aree del mondo facciamo un bene alle loro economie, aumentiamo la produzione ed eleviamo la qualità di quei prodotti. E’ in questo senso che va intesa la proposta.
Massimo BINCI. Solo per rispondere al Consigliere D’Anna. La Giunta dovrà definire entro sessanta giorni non un regolamento – non abbiamo voluto fare un regolamento altrimenti le cose rimangono lì e poi non si fanno, specie in questi settori dove non ci sono grossi interessi –, ma determinerà la giornata regionale, determinerà con una delibera un bando per interventi di informazione di cui alla legge. All’interno di questo si potrà identificare magari anche nominalmente i prodotti che la Giunta intende utilizzare. Anche se qui non c’è né una preferenza né un incentivo economico, quindi non è una concorrenza sleale nel senso che c’è un finanziamento alla preferenza di alcuni prodotti.
PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Vorrei ricordare all’Aula, casomai fosse stata disattenta, il contenuto dell’articolo 2. Come Regione Marche andremmo a sostenere il commercio equo e solidale che assicura “il pagamento al produttore di un prezzo equo e concordato, che gli garantisca un livello di vita adeguato e dignitoso”. Spero che sia fatto non a livello internazionale ma in Italia, mi accontenterei di questo!
Consigliere Binci, vorrei che da parte sua si certificasse, non a livello internazionale ma qui nelle Marche, se questa condizione per la definizione del commercio equo e solidale viene realizzata. Lo chiedo per le Marche e non di verificarlo per l’Africa o il Sud America, cosa accade per quanto riguarda questo punto (non glielo chiedo per l’Africa o l’America anche perché non mi potrebbe rispondere). Cioè quali certificazioni possono arrivare per verificare che il pagamento al produttore, cioè colui che coltiva, sia di un prezzo equo e concordato, che gli garantisca un livello di vita adeguato e dignitoso. E’ una definizione impossibile da verificare. Le chiedo se questo è possibile verificarlo nelle Marche, prendiamo l’agricoltore e ci facciamo dire se quello che gli si paga per le barbabietole, il grano e tutte le produzioni è un prezzo equo e concordato.
Questa cosa non si realizza nemmeno in Italia, perciò pensate un po’ se possiamo sostenerla a livello internazionale!
Bisogna fare le cose serie! Oggi c’è il problema attuale dell’agricoltura italiana e dell’agricoltura europea, oggi siamo in una condizione addirittura di fabbisogno, infatti non riusciamo neanche a garantire nemmeno il nostro fabbisogno interno. Guardate che cosa sta succedendo per il grano! Quello che sta succedendo oggi nell’economia mondiale, soprattutto agricola, è una cosa scandalosa. Non parliamo di quella che è la filiera dell’agricoltura, una filiera che arriva con un prezzo finale bassissimo pagato al produttore, il prezzo finale mette in difficoltà tante famiglie mentre il prezzo iniziale è da fame.
La nostra agricoltura è in ginocchio perché è strozzata dalla grande distribuzione, e pensate un po’, ci stiamo preoccupando di verificare questa cosa nel mondo quando non è neppure realizzata in Italia!
PRESIDENTE. Ha la parola il Binci.
Massimo BINCI. Questa definizione non è oggettiva, Consigliere Pistarelli, nei Paesi del sud del mondo non c’è la tutela dei diritti fondamentali delle persone a livello sanitario e scolastico. Quindi occorre un prezzo che permetta ad una famiglia che lavora tutto il giorno di poter avere una dose alimentare sopra quella della malnutrizione e che permetta di poter mandare i loro bambini a scuola e di vaccinarsi, bambini senza scarpe e senza vestiti, ma con questo si permettere loro di sopravvivere. Questo è il livello minimo che viene dato, che è diverso dagli standard che ci sono in Italia, perché gli standard in Italia sono avere le scarpe, andare scuola, avere la macchina, ecc.. Lì c’è un livello di sussistenza che molte volte non viene garantito a chi lavora per esempio nelle multinazionali del caffè, della banana o del legno in Brasile.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Secondo me introdurre un elemento di antagonismo tra una branca minoritaria del commercio equo e solidale e la crisi alimentare è una cosa del tutto fuori luogo, perché la crisi alimentare è causata dal meccanismo della globalizzazione. Uno può anche ridere ma è così! Perché i grandi profitti e al grandissima distribuzione orienta le culture, non è il contrario, cioè che è il coltivatore e il produttore che determina i consumi.
In questo contesto, nel mentre si fa questo piccolo segmento di commercio, prevedere un minimo di garanzia è un fatto oggettivo, necessario, è un principio minimale di una solidarietà, in quanto questo commercio può vivere e favorire lo sviluppo in quelle terre se il profitto non mangia al produttore quel minimo sostentamento.
Poi anche in Italia dovremmo prevedere una forma di questo tipo, del resto nel commercio serio e nella transazione di mercato, quella alla luce del sole, questo esiste, perché uno deve emettere le fatture, deve certificare il prodotto, deve addirittura certificare la filiera della provenienza alimentare. Altra cosa invece è scandalizzarsi per una condizione che viene prevista e che oggi non c’è. Quindi bisogna stare attenti a fare questo perché si potrebbe alimentare il mercato nero.
PRESIDENTE. Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3.
Emendamento n. 1 del Consigliere Altomeni. Parere della Commissione?
Massimo BINCI. Contrario perché è compreso nella legge.
PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 4.
Emendamento n. 2 del Consigliere Altomeni. Parere della Commissione?
Massimo BINCI. Anche questa è una precisazione che c’è già nel testo.
PRESIDENTE. Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 6.
Emendamento n. 3 del Consigliere Altomeni, connesso all’emendamento n. 4 che inserisce il concetto in un più ampio articolo. Parere della Commissione?
Massimo BINCI. Visto che siamo in una prima fase di applicazione che comporta dei costi che non riusciamo a quantificare sarei contrario, deciderà poi la Giunta il finanziamento.
PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 6. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 4 (aggiuntivo) del Consigliere Altomeni. Parere della Commissione?
Massimo BINCI. Abbiamo già detto di non finanziare ulteriori spese perché non è definita una somma.
PRESIDENTE. Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 7. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 8. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 9. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 10. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 11. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Testo unificato delle proposte di legge n. 141 e n. 152 (abbinate). Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 179
del Consigliere Ricci
“Prime disposizioni in materia di controllo degli impianti termici degli edifici”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 179 ad iniziativa del Consigliere Ricci. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Mio malgrado chiedo il rinvio in Commissione di questa proposta di legge per una serie di ragioni. Ero anche d’accordo con il relatore di minoranza, che oggi è assente, a fare questo passaggio.
C’è una discreta aspettativa su questa proposta di legge, si devono chiarire alcuni punti che sono riferiti ad elementi nuovi intervenuti in questi giorni su questo tema. Spero che per il prossimo Consiglio si possa portare in Aula ed approvarla.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 179.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge regionale n. 220
della Giunta regionale
“Disciplina delle attività regionali in materia di commercio estero, promozione economica ed internazionalizzazione delle imprese e del sistema territoriale”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 220 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Rocchi.
Lidio ROCCHI. Chiedo anche per questa proposta di legge il rinvio in Commissione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 220.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 209
della Giunta regionale
“Modifica dell’articolo 2 della legge regionale 2 agosto 1984, n. 20 recante disciplina delle indennità spettanti agli amministratori degli enti pubblici operanti in materie di competenza regionale e ai componenti di commissioni, collegi e comitati istituiti dalla Regione o operanti nell’ambito dell’amministrazione regionale”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 209 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Vista la necessità di un ulteriore approfondimento chiedo il rinvio alla prossima seduta consiliare.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio alla prossima seduta consiliare della proposta di legge n. 209.
(Il Consiglio approva)
Mozione n. 250
dei Consiglieri Ortenzi, Comi
“60° Anniversario della Costituzione italiana”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 250 dei Consiglieri Ortenzi, Comi. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Brevemente anche perché occorrerà attivare una risoluzione con l’Istituto scolastico regionale.
Il tema è il 60° Anniversario della Costituzione italiana. Tutti sappiamo che il 27 dicembre 1947 è nata la nostra Costituzione con la quale è nata la nostra identità di popolo. Quindi i 139 articoli raccontano chi siamo, da dove veniamo, i nostri valori e dove ci porteranno i nostri ideali. Essendo un testo chiaro, moderno, che va direttamente al cuore dei problemi, che ha un linguaggio comprensibile anche dopo sessant’anni, ho ritenuto insieme al collega Comi di chiedere che la conoscenza e l’approfondimento della Carta costituzionale, che è la base della nostra convivenza civile e della vita democratica, possa rappresentare una opportunità…
PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri, sia per rispetto della Consigliera Ortenzi ed anche perché stiamo parlando della Costituzione italiana, un po’ di silenzio sarebbe opportuno.
Rosalba ORTENZI. Dicevo, una opportunità non trascurabile per i nostri studenti che rappresentano i futuri cittadini del nostro Paese.
Considerato anche che la Presidenza del Consiglio ha opportunamente realizzato e pubblicato un testo multilingue della Costituzione italiana, con questa mozione si chiede che la Giunta solleciti l’Istituto scolastico regionale affinché almeno un giorno del calendario scolastico del 2008 sia dedicato in tutte le scuole di ogni ordine e grado alla elaborazione, alla discussione e all’approfondimento della Carta costituzionale. Inoltre si chiede che la Regione insieme alle Province e ai Comuni possa contribuire alla diffusione della pubblicazione multilingue realizzata dal Consiglio regionale delle Marche. Già molte scuole, in particolare quelle di grado superiore, hanno chiesto di poter ricevere questa pubblicazione.
Pertanto credo sia opportuno che questa mozione venga condivisa da tutti i colleghi del Consiglio.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione. Segnalo agli uffici che in sede di coordinamento nel testo della mozione va sostituita la parola “Istituto” con la parola “Direzione”.
Mozione n. 250, così modificata. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Mozione n. 223
del Consigliere D’Anna
“Ventilata chiusura del distaccamento di Polizia stradale di Fano”
Mozione n. 228
dei Consiglieri Giannotti e Brini
“Paventata chiusura dei distaccamenti di Polizia stradale di Fano e Civitanova Marche”
Mozione n. 233
dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Castelli, Romagnoli, Silvetti
“Ministero degli Interni: Chiusura distaccamenti di Polizia stradale di Civitanova Marche e Fano”
Interrogazione n. 925
del Consigliere Solazzi
“Possibile chiusura del distaccamento della Polizia stradale di Fano”
Interpellanza n. 44
dei Consiglieri Mollaroli, Ricci, Giannini, Solazzi
“Piano Amato Polizia stradale”
(abbinate)
(Votazione risoluzione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le mozioni n. 223 del Consigliere D’Anna, n. 228 dei Consiglieri Giannotti, Brini, n. 233 dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Castelli, Romagnoli, Silvetti, l’interrogazione n. 925 del Consigliere Solazzi, l’interpellanza n. 44 dei Consiglieri Mollaroli, Ricci, Giannini, Solazzi, abbinate.
Si è deciso di non fare la discussione. Comunque la dott.ssa Santoncini suggerisce di prendere il testo di una mozione e di trasformarlo in risoluzione. Quindi, per favore, mettetevi d’accordo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta risoluzione presentata sulle mozioni n. 223, n. 228, n. 233 dei Consiglieri Mollaroli, D’Anna, Badiali.
(Il Consiglio approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 13.15
La seduta inizia alle ore 10,35
Presidenza del Vicepresidente
David Favia
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 99 del 17 marzo 2008, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 226, in data 13 marzo 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Altomeni, Brandoni, Amagliani, concernente: “Modifica art. 35, comma 1 della l.r. 22/1997, n. 44 concernente “Norme in materia di assegnazione gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e riordino del Consiglio di amministrazione Istituti autonomi case popolari”, assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 227, in data 11 marzo 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Cesaroni, Santori, concernente: “Tutela e salvaguardia del patrimonio arboreo marchigiano”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 228, in data 21 marzo 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Ricci, Badiali, Comi, Donati, Rocchi, Ortenzi, concernente: “Modifiche ed integrazioni alla l.r. 5 gennaio 1995, n. 7 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio ed al Consiglio delle autonomie locali, ai sensi dell’art. 4, comma 4 della l.r. 4/07;
- n. 229, in data 20 marzo 2008, ad iniziativa dei Consiglieri D’Anna, Castelli, Pistarelli, Romagnoli, Silvetti, concernente: “Contributi a sostegno dei commercianti danneggiati da lavori di pubblica utilità”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 230, in data 1 aprile 2008, ad iniziativa del Consigliere Ricci, concernente: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 3 giugno 2003, n. 11 “Norme per l’incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne”, assegnata alla III Commissione in sede referente;
- n. 231, in data 1 aprile 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Bucciarelli, Favia, Altomeni, concernente: “Diffusione e valorizzazione del patrimonio ideale, storico, culturale e politico dell’antifascismo e della resistenza, della memoria dell’Olocausto, nonché dei valori espressi dalla Costituzione Italiana”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 232, dell’8 aprile 2008, ad iniziativa del Consigliere Ricci, concernente: “Proroga delle funzioni del garante per l’Infanzia e l’adolescenza”, assegnata alla I Commissione in sede referente, iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 87, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Legge regionale 37/99 – Programma obiettivo 2008 dei servizi di sviluppo del sistema agroalimentare regionale”, assegnata alla III Commissione in sede referente;
- n. 88, in data 13 marzo 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Piano telematico regionale per lo sviluppo della banda larga e il superamento del digital divide”, assegnato alla IV Commissione in sede referente, alla VI Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio delle autonomie locali ai sensi dell’art. 11, comma 2 della l.r. 4/.2007;
- n. 89, in data 10 marzo 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Programma degli interventi per l’anno 2008 – Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della l.r. n. 51/1997 “Norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale”, assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 90, in data 11 aprile 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Aggiornamento del programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto anno 2008” assegnata alla IV Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- 257, ad iniziativa del Consigliere Giannotti: “Tutela dell’autonomia degli enti regionali per il diritto allo studio e del pluralismo universitario delle Marche”;
- n. 258, ad iniziativa del Consigliere Altomeni: “Utilizzo dell’acqua del rubinetto”;
- n. 259, ad iniziativa del Consigliere Solazzi: “Precaria situazione della sede distaccata di Fano del Tribunale di Pesaro”.
Comunico, inoltre, che ho provveduto con decreto n. 14 in data 10 aprile 2008 alla seguente nomina:
- Elezione di due rappresentanti della Regione Marche nel Consiglio di amministrazione nell’Ersu di Macerata.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 10 marzo 2008:
- n. 314: “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2008” Importo di €. 8.500,00;
- n. 315 “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - €. 4.752,00 e modifica tecnica al Poa 2008”;
- n. 316 “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni €. 10.000,00”;
- n. 317 “Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 12.044,80”;
- n. 318 “Art. 44, comma 1, della l.r. n. 19/2007 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di maggiori entrate accertate e riscosse nell’anno precedente. €. 340.545,00";
- n. 319 “Art. 29, comma 4 bis ella l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa di cassa al Programma operativo annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 19.205.257,98”;
- n. 320 “Art. 29, comma 2 bis, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 42.814,50”;
- n. 321 “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 – Art. 25, comma 2, della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte della Unione europea vincolati a scopi specifici e delle relative spese - €. 432.984,00. Modifica al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007";
- n. 322 “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 440,00”;
- n. 323 “Art. 44, comma 2 della l.r. n .19/2007 – Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008. Importo di €. 20.500,00”.
in data 17 marzo 2008
- n. 358: “Art. 44, comma 1, della l.r. 27.12.2007, n. 19 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione di €. 2.851.247,05";
- n. 359 “Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 – Reiscrizione ne bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 357.383,24";
- n. 360 “Art. 44, comma 1 della l.r. 19/2007 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 18.181.844,00";
- n. 361 “Art. 29 della l.r. 31/2001 – Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di €. 240.000,00”;
- n. 362 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €.40.000,00”;
- n. 363 “Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Variazione di bilancio per l’attuazione dell’art. 10 comma 3 della l.r. 24/2005";
- n. 364 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - €. 136.428,00";
- n. 365 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dell’Unione europea vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Progetto Popa di €. 40.000,00";
- n. 366 “Art. 25 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero della solidarietà sociale per il finanziamento di accordi tra Stato e Regioni in materia di dipendenze patologiche e relativi impieghi e modificazioni tecniche al Pos 2008. € 326.340,00";
- n. 367 “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi per il perseguimento degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale e relativi impieghi. €. 34.898.504,00";
- n. 368 “Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 4.184.720,93";
- n. 369: “Art. 29, comma 1 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 165.000,00";
- n. 370 “Art. 29 della l.r. 31/2001 – Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di €. 246.801,00”.
in data 1° aprile 2008:
- n. 458 “Autorizzazione al ricorso all’anticipazione di cassa presso il tesoriere regionale per l’anno 2008. Art. 32, l.r. 31/2001";
- n. 459: “Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di economie su stanziamenti relativi al fondo sanitario regionale - € 185.172,61";
- n. 460 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 91.700,09";
- n. 461 “Art. 29 della l.r. 31/2001 – Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di € 35.894.000,00”;
- n. 462 “Art. 29, comma 4 bis della l.r. 11.12.2001, n. 31 - Variazione compensativa di cassa al Poa approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 750.000,00”;
- n. 463 “Art. 29, comma 2 bis della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa di cassa al Poa approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 100.000,00”;
- n. 464 “Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di maggiori entrate accertate e riscosse nell’anno precedente - € 71.658,52";
- n. 465 “Art. 29 della l.r. 31/2001 – Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di € 11.360.126,00”.
Hanno chiesto congedo il Presidente del Consiglio regionale Bucciarelli, il Presidente della Giunta regionale Spacca, gli Assessori Pistelli, Minardi, Mezzolani e i Consiglieri Altomeni, Giannini.
Interrogazione n. 907
del Consigliere Viventi
“Verifiche degli impianti termici”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 907 del Consigliere Viventi. Per la Giunta risponde l’Assessore Giaccaglia.
Gianni GIACCAGLIA. All’ordine del giorno di oggi al punto numero 5 è iscritta la proposta di legge n. 179 presentata dal Consigliere Mirco Ricci. Tale proposta di legge ha attraversato una prima fase di concertazione con le realtà locali (Province e Comuni) e successivamente con le associazioni di categoria interessate, raggiungendo così attraverso queste fasi di concertazione il licenziamento del testo proposto. Ulteriori emendamenti sono stati proposti sulla base del medesimo percorso di intesa tecnico- politica intrapreso dalla Giunta e che vengono apportati al testo della legge per meglio definirne i contenuti e le modalità.
Ripropongo pertanto, a conclusione della risposta alla presente interrogazione, le finalità della proposta di legge n. 179 citate nell’articolo 1: “La presente legge è diretta a regolamentare, fino alla emanazione della disciplina regionale organica di attuazione del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 (Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia), le attività di accertamento e controllo degli impianti termici al fine di promuovere il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici.”.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Viventi.
Luigi VIVENTI. Questa mia interrogazione ha provocato un atto concreto da parte della Giunta regionale, che è appunto la proposta di legge che discuteremo in Aula fra poco.
Tale mia interrogazione ebbe origine dalla constatazione di un fatto anomalo accaduto nella provincia di Ancona – accaduto poi anche nelle altre province marchigiane –, cioè che per il sistema dell’autocertificazione degli impianti di riscaldamento c’erano trattamenti diversi all’interno delle province marchigiane. Addirittura la provincia di Ancona aveva optato per un obbligo di pagamento di 50 euro qualora per la verifica ci fosse stato l’intervento da parte di tecnici; tale importo era da pagare anche se la verifica avrebbe portato ad un esito positivo, quando cioè il proprietario aveva già fatto ispezionare la caldaia e quindi era tutto in regola. Pertanto mi sembrava una cosa illogica che ci fosse questo trattamento.
Visto comunque che oggi discuteremo la proposta di legge, esprimo soddisfazione perché evidentemente questa mia iniziativa ha prodotto un atto concreto.
Sull’ordine del giorno
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.
Lidio ROCCHI. Volevo chiedere, come concordato nella riunione dei Presidenti dei Capigruppo, se era possibile anticipare la proposta di legge n. 218 concernente il finanziamento dell’attività dei gruppi consiliari.
PRESIDENTE. Anticipare a che punto?
Lidio ROCCHI. Subito dopo le interrogazioni.
PRESIDENTE. Quindi ancor prima della proposta di legge n. 232 concernente la proroga delle funzioni del Garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Lidio ROCCHI. Esatto.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del Consigliere Rocchi di anticipare il punto 8) prima del punto 3).
(Il Consiglio approva)
Interrogazione n. 831
dei Consiglieri Brandoni, Altomeni
“Tagli delle risorse per i corsi serali di alcuni istituti tecnici della Provincia di Macerata”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 831 dei Consiglieri Brandoni, Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Ascoli.
Ugo ASCOLI. In merito all’interrogazione di cui all’oggetto faccio alcune precisazioni.
Come è noto l’organico degli insegnanti da assegnare alle istituzioni scolastiche, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n. 13 del gennaio 2004 che dava la possibilità alle Regioni di assumere queste funzioni, non è ancora competenza delle Regioni. La competenza dell’organico è dell’Ufficio scolastico regionale che nell’anno scolastico 2007/2008 ha fornito all’Assessorato assicurazioni del tutto generiche riferite solo all’organico di diritto, poi quando si è trattato di lavorare sull’organico di fatto, cioè di determinare concretamente gli organici che erano a disposizione delle scuole per l’anno scolastico (entro il 31 agosto) come Regione ci siamo trovati di fronte all’impossibilità di mantenere tutti i fabbisogni che le scuole marchigiane avevamo evidenziato.
L’Ufficio scolastico regionale ha deciso allora di soddisfare primariamente il bisogno di organico delle istituzioni scolastiche per i corsi cosiddetti normali, cioè per gli allievi in età scolare, e secondariamente per i corsi serali.
L’organico complessivamente assegnato dal Ministero con decreto ministeriale alla Regione Marche nell’anno scolastico 2007/2008 non permetteva in organico di fatto l’apertura di nuovi primi anni nei corsi serali (nei corsi serali gli adulti sono iscritti direttamente al terzo anno). L’Ufficio scolastico regionale con l’organico residuo è stato costretto ad operare una scelta fra quattro istituti in provincia di Macerata ed ha privilegiato il corso serale che ha sede in una scuola di Civitanova.
Abbiamo poi in qualche maniera costretto l’Ufficio scolastico regionale a prendere l’impegno di ripensare la situazione per il prossimo anno scolastico, cioè per quello che inizierà a settembre prossimo, proprio per sanare alcune situazioni e primariamente la questione dei corsi serali.
In merito al secondo punto dell’interrogazione come Regione sosteniamo molto l’importanza di garantire agli adulti il miglioramento della propria istruzione e formazione, questo al fine di migliorare la posizione lavorativa quindi il livello culturale in generale.
Con il piano della rete scolastica 2009/2010 si procederà alla trasformazione degli attuali centri territoriali permanenti in centri provinciali per l’istruzione degli adulti, costituiti dai vecchi centri territoriali permanenti e dai corsi serali funzionanti in ciascuna scuola della provincia, che sono dotati di autonomia giuridica, amministrativa, didattica e organizzativa.
Ultimissima notizia del Ministero della pubblica istruzione è che avremo anche la possibilità di usufruire di un organico apposito, di dirigenti per questi centri provinciali. Tali centri provinciali saranno poi articolati in reti territoriali dotati, ripeto, di un proprio organico.
Spero che con la revisione che faremo dell’organico di fatto e con la costituzione di questi centri provinciali potremo dare una risposta soddisfacente a queste giuste esigenze del territorio.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Vorrei innanzitutto ringraziare l’Assessore per la documentata risposta. Tuttavia credo che dovremmo non solo affidare alla speranza, ma ad un’azione molto, molto concreta l’attenzione su questo tipo di offerta scolastica. Questo anche perché è un’offerta scolastica che solo attraverso il sistema pubblico può essere di qualità.
Purtroppo nella nostra regione, ma non solo, per i lavoratori e gli adulti alla ricerca di un’ulteriore crescita dal punto di vista individuale e professionale della propria formazione e della propria cultura pullulano offerte che non sempre garantiscono la qualità del servizio.
Quindi dal nostro punto di vista l’attenzione per il domani e il controllo di qualità di questa offerta anche nel settore privato dovrebbe essere una peculiarità e un’attenzione di questa Giunta.
Interrogazione n. 852
dei Consiglieri Altomeni, Procaccini, Binci, Brandoni
“Attuazione degli indirizzi deliberati dal Consiglio regionale con l’approvazione della mozione n. 52/2005: rafforzamento delle strutture pubbliche e interventi a sostegno dei centri pubblici per l’impiego e contro la precarietà”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 852 dei Consiglieri Altomeni, Procaccini, Binci, Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Giaccaglia.
Gianni GIACCAGLIA. Con riferimento all’interrogazione si rappresenta quanto segue.
L’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni avviene mediante procedure selettive. Tale principio è sancito dall’articolo 97, comma 3, della Costituzione.
Le pubbliche amministrazioni, nel rispetto delle disposizioni in ordine alle assunzioni ed all’impiego del personale, possono avvalersi per l’instaurazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato delle seguenti forme di reclutamento previste dall’articolo 35, comma 1 del d.lgs. 30.03.2001 n. 165 il quale stabilisce che le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni debbono avvenire:
- lett. a) tramite procedure selettive volte all’accertamento della professionalità richiesta;
- lett. b) mediante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento ai sensi della legislazione vigente per le qualifiche e profili per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell’obbligo, facendo salvi gli eventuali ulteriori requisiti per specifiche professionalità (categoria B).
Per esigenze temporanee ed eccezionali e previo esperimento di procedure inerenti l’assegnazione di personale anche temporaneo le Pubbliche amministrazioni possono procedere, sempre nel rispetto delle procedure di cui all’art. 35, comma 1, del citato decreto legislativo, ad assunzioni a tempo determinato.
L’art. 36, comma 1 bis, del d.lgs. 30 marzo 2001 n. 165, in vigenza nel periodo cui ci si riferisce, prevedeva espressamente che prima di procedere alle assunzioni a tempo determinato con le procedure sopra indicate doveva essere valutata l’opportunità di attivazione di contratti, con le agenzie di cui all’art. 4, comma 1, lett. a) del d.lgs. 10 settembre 2003, n. 276, per la somministrazione a tempo determinato di personale, ovvero di esternalizzazione e appalto dei servizi. Tale valutazione costituiva un obbligo per la pubblica amministrazione procedente che non poteva essere eluso.
Ad ogni modo si ribadisce che qualora veniva motivata l’opportunità di non avvalersi delle forme previste dal comma 1 bis sopra citato, la pubblica amministrazione non poteva prescindere dall’applicazione delle procedure di cui all’art. 35 che implicano il ricorso al centro per l’impiego unicamente per la categoria B, posizione economica B1.
Le assunzioni di personale utilizzato tramite l’agenzia di somministrazione di lavoro a tempo determinato articolo 1 che qui interessano, ovvero riferite al periodo fine 2006-maggio 2007, sono state effettuate nel rispetto ineludibile delle allora vigenti disposizioni normative succitate, ma anche nel rispetto delle previsioni di cui alla d.g.r. n. 244 del 13 marzo 2006 concernente le misure di contenimento e di controllo, per l’anno 2006, della spesa relativa al personale. Con la citata d.g.r. n. 244/2006 veniva prevista la possibilità di effettuare assunzioni a termine, solo per esigenze temporanee, per lo svolgimento di attività, piani, progetti o interventi straordinari previsti da disposizioni di legge, da convenzioni con pubbliche amministrazioni o da programmi, iniziative ed obiettivi determinati da organismi nazionali e comunitari che attribuiscono nuove funzioni ed a condizione che la relativa spesa fosse finanziata dallo Stato, dall’Unione europea o da altri enti pubblici in misura almeno parti al 50%.
Relativamente alla procedura veniva stabilito che l’attivazione dei contratti a tempo determinato era subordinata alla valutazione dell’opportunità del ricorso alla somministrazione di lavoro a tempo determinato ovvero all’esternalizzazione e all’appalto di servizi.
I relativi oneri hanno trovato copertura con risorse finanziarie di provenienza statale e/o comunitaria e quindi riconducibili ad attività straordinarie o progettuali con l’unica eccezione per n. 9 unità di fondi regionali riferibili a situazioni straordinarie emergenziali e comunque per esigenze operative collegate all’entrata in vigore di leggi regionali che hanno comportato la necessità di fatto di derogare le misure di contenimento specifiche.
Le categorie di appartenenza sono riconducibili alle categorie B3, C e D per le quali non era possibile ricorrere al centro per l’impiego.
Si trasmetterà ad ogni modo il prospetto allegato dal quale emerge la situazione sopra esposta.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Farò una replica brevissima. Questo è uno dei casi paradossali dove le risorse pubbliche vengono giustamente utilizzate per la formazione e quindi soprattutto per la possibilità verso le giovani generazioni di essere immesse nel mercato del lavoro. Ma in realtà la pubblica amministrazione per sopperire alla carenza di organico non si rivolge ai centri per l’impiego bensì ad agenzie di tipo privato, e questo è un caso paradossale.
L’Assessore giustamente diceva che questa condizione non poteva prescindere dall’obbligo della normativa generale. Io credo, invece, che poteva prescindere, perché il Consiglio regionale delle Marche, proprio in virtù dello Statuto regionale quindi con poteri statutari, approvò una mozione che indicava alla Giunta regionale e alle pubbliche amministrazioni di far fronte alla carenza di personale per alcune modalità lavorative ai centri per l’impiego, e questo non è stato fatto.
Massimo BINCI. Questa interrogazione era nata dal fatto che alcuni contratti di collaborazione erano stati richiesti da parte della Regione ad agenzie interinali.
La situazione di tanti lavoratori regionali con contratti di collaborazione è diffusa.
Ci sono diversi problemi come quello ad esempio riguardo i concorsi fitosanitari che dovrebbero spostare le loro funzioni all’interno dell’Assam e di cui in parte non viene riconosciuto il servizio decennale svolto per conto della Regione. Inoltre c’è tutto il problema dei contratti di collaborazione per i decentrati dell’agricoltura e l’eventuale passaggio di queste funzioni alle Province.
Non è possibile che questi lavoratori, che hanno lavorato per conto della Regione e che hanno portato avanti gli uffici decentrati dell’agricoltura nelle Province, non vengano accompagnati rispetto alla possibilità di svolgere le stesse funzioni, appunto, anche sotto le Province.
Ricordo che tutti i passaggi precedenti di funzioni sono stati concordati tra le amministrazioni e con i sindacati in modo da tutelare i lavoratori. In questo caso, invece, sembra che nessuno si preoccupi di tutelare questi lavoratori a contratto che svolgevano, ripeto, la loro funzione presso i decentrati regionali dell’agricoltura. Sono lavoratori che in questo passaggio di funzioni vanno a perdere tutti i diritti acquisiti alle dipendenze della Regione, questo perché la loro professionalità potrebbe non essere riconosciuta dalle Province.
Questo è un fatto che sia all’Assessore Ascoli che all’Assessore Petrini chiedo di seguire, che è cioè la questione riguardante il personale che attualmente svolge le proprie funzioni nei decentrati dell’agricoltura. Funzioni che sono sì trasferite, però sembra che le Province le vogliano utilizzare con graduatorie proprie. Graduatorie, peraltro, che non si capisce bene con quali criteri siano state fatte visto che sono precedenti a questo trasferimento di funzioni.
Visto che ci sarebbe dunque personale senza competenze specifiche nel compito che vanno a svolgere, chiedo la possibilità di valorizzare l’esperienza che comunque questo personale ha acquisito e la possibilità di partecipare a concorsi con un minimo di riconoscimento dell’anzianità.
Siamo in una situazione un po’ complicata anche perché una serie di problematiche nascono paradossalmente anche dalla Finanziaria che dice che i contratti non possono perpetuarsi. Per cui l’effetto immeditato è quello che alcune persone, qualora non venissero assunte – e viste le difficoltà di bilancio degli enti locali questo è molto probabile – uscirebbero dalla possibilità di poter continuare il loro lavoro anche se a contratto.
E’ una situazione che va monitorata, vanno anche fatte azioni presso il Governo affinché l’interpretazione di questa norma a tutela dei lavoratori non li estrometta dal mercato del lavoro.
PRESIDENTE. Voglio dar conto della presenza e quindi salutare i ragazzi e gli insegnanti del Circolo didattico statale Sant’Orso di Fano. Buongiorno e grazie della vostra visita.
Interrogazione n. 896
del Consigliere Viventi
“Aumento tariffe per revisioni veicoli a motore”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 896 del Consigliere Viventi. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.
Pietro MARCOLINI. In merito all’interrogazione vorrei confermare al Consigliere interrogante che con decreto n. 161 del 2 agosto 2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 232 del 5 dicembre 2007, è stato disposto l’aumento della tariffa relativa all’effettuazione della revisione per i veicoli a motore.
La tariffa precedente era stata approvata nel 1988, cioè venti anni fa, ed era così composta: 25,00 euro il costo della revisione; 9,00 euro per i diritti Ministero dei trasporti; 1,70 euro il costo del bollettino postale; 5,00 euro Iva 20% su 25,00 euro; per un totale di 40,70 euro.
Abbiamo rilevato che la richiesta di adeguamento delle tariffe è stata sollecitata sia dai centri di revisione – quindi gli artigiani che chiedevano l’adeguamento delle tariffe che avevano venti anni di anzianità – che dalle strutture decentrate della Motorizzazione che effettua le revisione di tutti i mezzi pesanti al di sopra dei 35 q.li e di circa il 10% dei mezzi leggeri.
Quindi la richiesta era duplice, da una parte la Motorizzazione che diceva che la tariffa nostra ha vent’anni, dall’altra ancora più pressante quella degli artigiani che dicevano che con quelle cifre, in rapporto al costo orario assentito da legge, non potevano più fare le revisioni.
II Governo con il decreto sopraccitato, che noi applichiamo, per intenderci, ha disposto l’aumento come di seguito: 45,00 euro il costo della revisione; 9,00 euro, che è rimasto invariato, per i diritti Ministero dei trasporti; 1,70 euro il costo del bollettino postale; 9,00 euro Iva 20% su 45,00 euro; per un totale di 64,70 euro.
Quindi l’adeguamento tariffario è scaturito dal lasso di tempo intercorso tra la precedente tariffa e quella approvata con il nuovo decreto. Essendoci un recupero di venti anni il gradino indubbiamente è stato sensibile.
Se il Ministero dei trasporti, nei venti anni precedenti e con i vari Governi di centro-destra e di centro-sinistra che si sono susseguiti, avesse provveduto all’adeguamento non avremmo avuto in un sol colpo i venti anni di inflazione.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Viventi.
Luigi VIVENTI. Assessore, visto che sono abituato a fare un po’ di conti quando ho visto questo aumento al 60% ho detto “bèh, in effetti siamo ben lontani dai tassi programmati di inflazione”. Probabilmente è vero, come lei dice, che sono diversi anni che non c’era un adeguamento, però l’impatto, quando lo si va a calcolare, è enorme in quanto ovviamente è un aumento del 60% fatto in un’unica soluzione. Inoltre, siccome la revisione dei veicoli è obbligatoria, è un aumento che colpisce indistintamente tutti, quindi anche le fasce più deboli della società.
Ho fatto questa interrogazione proprio per conoscerne tutti i particolari e per sensibilizzare i vari Governi, sia di centro-destra che di centro-sinistra, che provvedimenti di questo tipo, quando si fa l’analisi dell’aumento dei prezzi, quando si fa l’analisi del tasso di inflativo reale del paese, non vengono presi in considerazione, però poi sono tutta una serie di misure che, invece, vanno ad incidere pesantemente sulle tasche dei cittadini italiani e soprattutto, come dicevo prima, i meno abbienti.
Visto comunque che non si può fare altro perché la decisione è governativa, la ringrazio della risposta.
Interrogazione n. 960
del Consigliere Brini
“Grave situazione reparto di ortopedia Ospedale di Civitanova Marche”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 960 è rinviata per assenza dell’Assessore competente.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Questa interrogazione per assenza dell’Assessore oggi non viene discussa. Pertanto non facciamo come è successo per quanto riguarda l’argomento dei plessi della polizia stradale, che una volta messo all’ordine del giorno è poi sparito, nonostante che il Consiglio ne abbia votato per ben tre volte l’inserimento al primo punto dell’ordine del giorno.
Vorrei che la prossima volta i Presidenti dei gruppi consiliari non si dimenticassero di questa interrogazione e chiedo che venga messa al primo punto dell’ordine del giorno.
Il problema che espongo nella mia interrogazione è molto serio perché si sta progettando una clinica privata e in questo momento, a seguito del decesso del Primario dott. Sabatucci il cui posto è vacante da quattro-cinque mesi, non si assume personale. Non vorrei che si facesse questa operazione per favorire i privati.
Chiedo che se la prossima volta non ci sarà l’Assessore competente qualcuno della Giunta dia comunque una risposta.
PRESIDENTE. Consigliere Brini, indichiamo agli uffici, salvo diversa decisione della Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari, di metterla al primo punto dell’ordine del giorno, tenendo presente che il giorno 13 avremo prima gli adempimenti statutari per la costituzione del nuovo Ufficio di Presidenza.
Interrogazione n. 868
dei Consiglieri Mammoli, Rocchi
“Situazione di penalizzazione dei pazienti sulle modalità di richiesta delle analisi cliniche”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 868 è rinviata per assenza dell’Assessore competente.
Interrogazione n. 418
del Consigliere Castelli
“Liste d’attesa e difficoltà dell’accesso alle cure nell’ambito della zona territoriale n. 12 di San Benedetto del Tronto con particolare riferimento ami minori in età evolutiva”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 418 è rinviata per assenza dell’Assessore competente.
Interpellanza n. 45
della Consigliera Giannini
“Crisi idrica dell’ascolano”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 45 è rinviata per assenza della Consigliera proponente.
Interpellanza n. 46
del Consigliere Pistarelli
“Trasferimento risorse regione Marche ai capoluoghi di provincia marchigiani”
(Svolgimento)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 46 del Consigliere Pistarelli, che ha la parola per illustrarla.
Fabio PISTARELLI. L’interpellanza nasce da una comunicazione fatta pubblicamente dalla Giunta regionale qualche mese or sono, relativa all’impegno che la Giunta stessa ha dedicato al capoluogo dorico.
All’epoca il Presidente Spacca e l‘Assessore Marcolini ritennero di fare questa comunicazione immagino sull’onda anche di una critica che era stata fatta apertamente dal Sindaco Sturani sulle scelte di destinazione di finanziamenti in favore del capoluogo dorico.
Il Presidente e l’Assessore Marcolini comunicarono gli importi – penso che sia nel ricordo di parecchi Consiglieri – , specificando anche i capitoli di spesa, che la Giunta regionale nell’anno 2007 aveva messo a disposizione, appunto, del capoluogo dorico.
Rilevantissimi erano quelli degli investimenti sulla sanità perché chiaramente abbiamo il centro regionale di Torrette (Umberto I e Lancisi, ora accorpati), però altrettanto rilevanti erano quelli relativi agli interventi di altri settori, come l’edilizia residenziale, la mobilità cittadina, l’area portuale, le iniziative di carattere culturale, i servizi sociali e l’urbanistica.
Questi importi, di un rilievo complessivo di 626 milioni di euro, effettivamente fecero impressione perché furono, primo, un’efficace risposta alle richieste pressanti di attenzione dell’Amministrazione comunale di Ancona, secondo, perché molti di noi ritennero che questo tipo di intervento doveva essere misurato anche per quanto riguardava gli altri territori marchigiani. Perché? Perché le Marche, come diciamo sempre, si declinano al plurale, sono una realtà territoriale omogenea da nord a sud, le province di Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli per orografia, per popolazione, per dinamiche sociali e quant’altro, sono molto, molto simili.
L’attenzione verso il capoluogo dorico, certo, sotto un profilo di capoluogo regionale ha anche carattere di specificità, però non può essere saddisfattiva della parte più importante degli interventi della Regione. Questo perché riteniamo che una delle filosofie da seguire per l’Amministrazione regionale sia quella dell’equilibrio territoriale, un equilibrio sotto il profilo dell’attenzione e anche della dinamica e della dimensione dei sostegni di natura economica e finanziaria che supportano poi gli strumenti normativi e legislativi.
Ecco quindi il perché di questa interpellanza semplice e sintetica, cioè si vuol conoscere in maniera altrettanto analitica quali siano stati gli importi degli interventi complessivi che nell’anno 2007 la Giunta regionale ha destinato agli altri capoluoghi provinciali. Ritengo che questa analisi debba essere fatta sulle volontà politico-amministrative della Giunta regionale verso l’aspetto dell’equilibrio territoriale delle scelte e delle destinazioni delle risorse che a mio avviso devono ispirare la politica regionale, la politica della Giunta e la politica di questo Consiglio.
Ringrazio sin d’ora gli uffici e l’Assessore per le risposte tecniche e spero che siano in grado di dire che ci stiamo muovendo verso questo profilo.
La sensibilità del territorio avverte che c’è uno sbilanciamento, cioè che rispetto ad altri capoluoghi quello dorico per tanti aspetti ha avuto una corsia privilegiata, forse dovuta al fatto di essere capoluogo regionale, quindi a differenza degli altri territori c’è una specificità, però questo sbilanciamento è avvertito molto, troppo forte.
Speriamo che dai dati dell’Assessore Marcolini risulti che questo sbilanciamento così forte non sia, ma che ci sia equilibrio nelle scelte per una realtà regionale che a livello di capoluogo e di province è omogenea, simile ed equilibrata sia socialmente che demograficamente.
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.
Pietro MARCOLINI. Vorrei rispondere all’interpellanza del Consigliere Pistarelli con un paio di premesse, perché la richiesta che ha motivato anche oralmente è del tutto comprensibile e quindi doverosamente giustificabile.
La questione che vorrei sollevare è che comunque l’interpellanza parte da una valutazione dei flussi di risorse trasferite ai capoluoghi di provincia e non alle province. Questo ovviamente comporta un’approssimazione notevole, ma siccome di questo si parla diciamo che l’idea del flusso delle risorse che dalla Regione va verso i territori provinciali è un’approssimazione di quello che poi arriva alle Province. E’ un’approssimazione inevitabilmente grossolana perché esistono dei territori che fruiscono dei finanziamenti al di fuori della canalizzazione provinciale, penso a grandi città come San Benedetto, Fano, Jesi, Civitanova, che hanno un notevole afflusso di risorse, ma che non vengono veicolate attraverso le Province.
Se uno dovesse fermarsi, come viene fatto nell’interpellanza, al dato grezzo dei 625 milioni e ai 810 mila euro che arriva al Comune capoluogo rispetto ai 329 di Pesaro, ai 199 di Macerata, ai 220 di Fermo, ai 169 di Ascoli Piceno, potrebbe risultare impressionante.
Quindi la prima osservazione da fare è quella che il Consigliere Pistarelli già correttamente anticipava, cioè che su Ancona grava – croce e delizia, costi e benefici – l’organizzazione di funzioni di rango regionale e nazionale che indubbiamente per la logica dell’economia di scala, per la gerarchizzazione delle funzioni non è possibile moltiplicare per cinque. Quindi da un lato Ancona ha un vantaggio, ma dall’altro ha anche delle diseconomie, penso ai problemi di congestione del traffico, penso al pendolarismo, all’inquinamento, penso cioè a tutte le esternalità negative che una funzione di rango comporta.
Quindi la prima sterilizzazione bisognerebbe farla, Consigliere, al netto della sanità, perché come lei già anticipava le funzioni dell’Ospedale regionale di Torrette oppure dell’Inrca o le funzioni emergenziali specialistiche riferite alla sanità, non possono che essere addebitate e accreditate necessariamente al Comune capoluogo di regione.
Dei 625 milioni i finanziamenti sanitari per la funzione di rango regionale ammontano a 565 milioni, quindi ne rimangono 60. Dai 60, con un ragionamento omogeneo al netto della sanità, diventerebbe 60 Ancona, circa 5,5 Pesaro, 8,1 Macerata, circa 6 le due province di Fermo e Ascoli Piceno.
La voce dei 60 milioni va ulteriormente scorporata con la stessa logica di prima, perché il traffico, il problema della mobilità - e nell’area metropolitana anconetana è un multiplo rispetto agli altri capoluoghi di provincia - assorbe da solo 11 milioni, a differenza di 2,3 milioni di Pesaro, di 1,190 milioni di Macerata, di 780 mila di Fermo e 1,950 milioni di Ascoli Piceno. Quindi 11 milioni contro poco più di 4,5 milioni.
Terzo elemento che ci aiuta a comparare per cifre omogenee il dato dei flussi finanziari rivolto verso Ancona è quello dato dall’edilizia residenziale pubblica.
Abbiamo un intervento nel territorio comunale per gli Erap con piani di intervento pluriennali, quindi è stato assegnato nel 2007 ma con un assorbimento pluriennale di 30 milioni. Quindi dai 60 milioni meno 11 arriviamo a 49, meno 30 arriviamo a 19.
Ultimo intervento particolare, che immagino in quest’Aula non avremo difficoltà a considerare di rango regionale, riguarda il contributo per il porto collegato sia all’aeroporto di Falconara che all’interporto di Jesi (trasporto di Ancona combinato) per 7 milioni e mezzo.
Abbiamo convenuto ripetutamente in quest’Aula che di piattaforma logistica nelle Marche possiamo parlare di un caso, che è quello anconetano, e stiamo ragionando secondo una linea, ma ancora tutta da approfondire e da finanziare, per un secondo polo logistico nel sud estremo delle Marche cioè nei venticinque comuni della Cassa del Mezzogiorno.
Quindi 7 milioni e mezzo vanno a sottrazione di questa ulteriore cifra di 19 milioni, riducendosi così a circa 10-11 milioni.
In relazione alla popolazione non siamo lontani da un confronto equilibrato, da una distribuzione equilibrata delle risorse fra capoluoghi, avendo ovviamente memoria delle funzioni di rango sovracomunale, provinciale, regionale e nazionale che abbiamo attribuito nella programmazione territoriale, economica e strategica della Regione.
Mi rendo conto che la discussione fatta soltanto battendo in testa su cinque capoluoghi è parziale, ma la rotaia su cui ci indirizza l’interpellanza è questa. Ovviamente non ci possiamo sottrarre ad approfondimenti successivi perché problemi di riequilibrio consistenti li abbiamo non soltanto da Ancona verso il resto del mondo, ma storicamente soprattutto per l’addensarsi della popolazione nei tre chilometri di profondità dalla costa su cui grava quasi il 55% della popolazione. Quindi c’è un problema che riguarda le aree interne e le aree collinari, cioè il riequilibrio è sì nord-sud, ma soprattutto è est-ovest.
La discussione sulle Comunità montane, sulla loro riorganizzazione e sul documento strategico territoriale insieme al documento unico di programmazione mi pare dovrebbe interrogarsi preliminarmente sul tema fondamentale del riequilibrio, su cui peraltro si indirizza forzosamente anche il piano di finanziamento delle risorse comunitarie.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli per la replica.
Fabio PISTARELLI. Mi pare che questa interpellanza abbia avuto una risposta molto interessante da parte dell’Assessore. La seconda parte è stata forse quella più onesta e sincera, in pratica l’Assessore ha detto che c’è un problema nord-sud e un problema est-ovest, costa-entroterra.
La prima parte devo dire è stata un po’ troppo buonista. E soprattutto lei, Assessore maceratese, dovrebbe avere un po’ più di coraggio. Perché dico questo? Bene, rileggo i suoi dati. Al netto della sanità – anche se qui, permettetemi colleghi, ci sarebbe da riflettere su quanta sanità regionale viene effettivamente coperta e su quanta sanità territoriale viene garantita da un flusso che si chiama flusso regionale di risorse, quindi poi come tema c’è anche questo da approfondire –, diamo come presupposto il fatto che quelli siano interventi di sanità “speciali” relativi a valenze regionali di servizio, di prestazioni, ecc.. Quindi al netto sono 60 milioni a favore del capoluogo dorico, anno 2007, contro i 5,5 di Pesaro, 8,1 di Macerata, 6 di Fermo e 6 di Ascoli Piceno; 60 milioni contro una media di 6,5 milioni, cioè uno a dieci.
Assessore, lei mi dice che bisogna scorporare la mobilità, in generale i problemi di viabilità e di traffico che sono molto particolari per Ancona, l’edilizia residenziale e l’area portuale. Io sul porto ci arrivo, ma sulle altre due esigenze no, certo sono magari in proporzione alla popolazione certamente diverse, ma sono identiche, cogenti ed essenziali anche per gli altri capoluoghi di provincia. L’edilizia residenziale penso sia un problema per tutte le famiglie marchigiane, forse qui è un po’ più accentuato magari per la popolazione perché invece di parlare di 50 o 60 mila abitanti parliamo di 100 mila. Ma anche qui c’è Jesi, Senigallia, Falconara, poi lasciamo perdere Civitanova e Tolentino e parliamo di Erap destinati alla provincia di Ancona, cioè ad Ancona capoluogo insieme alla Provincia.
Pietro MARCOLINI. Gli Erap sono provinciali.
Fabio PISTARELLI. Meglio ancora perché se è solo Ancona città c’è una sproporzione ancora più accentuata.
Pietro MARCOLINI. Macerata e Pesaro non è che non hanno niente come Provincia, non hanno niente i Comuni capoluogo. Quindi nel confronto provinciale c’è un riallineamento, mentre non c’è un confronto fra i capoluoghi.
Fabio PISTARELLI. Questo non è giustificabile.
Pietro MARCOLINI. Con i programmi di edilizia residenziale pubblica hanno presentato priorità diverse non incentrate tutte sui capoluoghi. Macerata ha avuto Civitanova che tra l’altro ha fatto un’iniziativa di presentazione degli Erap per il Piano di edilizia residenziale pubblica e qui non compare.
Fabio PISTARELLI. A maggior ragione non si comprende, magari sarà l’annualità che abbiamo preso in maniera particolare?! Sarò forse il 2007 che ha avuto maggiori attenzione ad altri centri della provincia rispetto ai capoluoghi? Facciamo allora un’analisi storica.
Ritengo, però, arrivando al punto, che uno a dieci sia una proporzione non giustificata perché non siamo uno a dieci rispetto all’impatto sociale delle problematiche. Non ci siamo! Cioè non siamo di fronte ad una città che ha un milione di abitanti rispetto ad altre città che ne hanno a malapena centomila. Qui non è così perché siamo di fronte a città che hanno 40-50-60 mila abitanti rispetto al capoluogo che ne ha 100 mila circa. Quindi la proporzione dovrebbe essere uno a due, al massimo uno a tre per la specificità del porto.
Questa proporzione significa che ci sono politiche regionali che hanno un’attenzione particolare – giustamente sottolineata anche dall’attenzione delle amministrazioni, delle realtà territoriali che pressano per un riguardo rispetto alle problematiche del capoluogo dorico –, ma la stessa attenzione manca, e a mio avviso invece dovrebbe essere più marcata, rispetto alle altre realtà territoriali, da Pesaro ad Ascoli Piceno.
La questione del Piceno non è nata per caso, è nata perché c’è stata una riflessione su certe specificità che hanno portato la Giunta – prima l’Assessore Agostini, a cui faccio gli auguri per il nuovo incarico parlamentare – ad individuare una delega specifica per le problematiche del piceno relative all’occupazione e ad un territorio in difficoltà.
Allargherei la riflessione - se me lo consentirà, Assessore, anche per il futuro - al discorso dell’equilibrio delle scelte anche di bilancio relative a tutti i territori delle Marche provincialmente intesi, diciamo per area vasta, cioè al di là dei capoluoghi nominalmente o seccamente individuati. Questo perché è un problema del nostro territorio marchigiano percepito proprio come tale dai territori, soprattutto quelli del sud ma anche quelli del pesarese che hanno avuto ed hanno rivendicazioni aperte su tanti settori e su tanti aspetti della vita istituzionale regionale.
Le cifre che mi ha indicato sono evidentemente esemplificative di questo tipo di questione. Pertanto, a parte l’area portuale, la mobilità e le altre voci più importanti delle altre province e degli altri territori devono essere considerate nella giusta dimensione e con la giusta attenzione.
Interpellanza n. 49
del Consigliere Castelli
“Legittimità determina Direttore generale Asur 4/2008”
Interpellanza n. 50
del Consigliere Castelli
“Legittimità determina Direttore generale Asur 32/2008”
(abbinate)
(Rinvio)
PRESIDENTE. Le interpellanze n. 49 e n. 50 entrambe del Consigliere Castelli sono rinviate per assenza dell’Assessore competente.
Proposta di legge regionale n. 218
dei Consiglieri Rocchi, Mammoli
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 10 agosto 1988, n. 34 “Finanziamento delle attività dei Gruppi consiliari”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. Come deliberato dall’Aula passiamo alla proposta di legge n. 218 ad iniziativa dei Consiglieri Rocchi, Mammoli. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mammoli.
Katia MAMMOLI. La legge regionale n. 34/88 definisce i contributi e le modalità per il finanziamento dei gruppi, ne dà la quantificazione e stabilisce che l’erogazione debba avvenire da parte dell’Ufficio di Presidenza, inoltre evidenzia la data di rendicontazione delle attività svolte con tali contributi. Però in realtà non delinea chiaramente quali sono le modalità attraverso le quali questi contributi possono essere spesi.
Abbiamo ritenuto di presentare questa proposta di legge innanzitutto tenendo conto dei regolamenti che sono stati attivati anche in altre Regioni – quindi non è un’invenzione o una cosa partita dal niente – e soprattutto affinché ci sia omogeneità nelle modalità di utilizzo di questi finanziamenti, inoltre anche per non correre il rischio che ci possano essere delle diverse interpretazioni e conseguentemente anche delle difficoltà.
Questa proposta di legge è abbastanza semplice, consta di tre articoli.
L’articolo 01 cambia in euro la cifra che era in lire, quindi non c’è nessun tipo di aumento rispetto ai finanziamenti che finora sono stati erogati – e questo l’Aula lo sa bene -, anzi, per il fatto del passaggio dalle lire in euro la cifra è stata leggermente ritoccata in ribasso. Naturalmente rimane, come fatto sino ad oggi, il fatto che c’è una cifra fissa che viene data al gruppo e una cifra variabile che viene erogata allo stesso gruppo, ma tenendo conto del numero dei Consiglieri.
Nell’articolo 1 vengono elencate le modalità e gli interventi che possono essere attuati attraverso questi contributi. Si parla di acquisto di libri, riviste, giornali ed altre pubblicazioni, della redazione, stampa e diffusione di manifesti e pubblicazioni editi dal gruppo, di spese di rappresentanza, spese postali e di cancelleria, dell’organizzazione e partecipazione a manifestazioni, incontri, convegni, ecc..
Vengono messe in evidenza anche le modalità attraverso le quali, invece, questi finanziamenti non possono essere erogati. Soprattutto si mette in evidenza il fatto che tali finanziamenti non possono essere utilizzati, né in forma propria né in forma impropria, per finanziare attività politiche di livello superiore – anche se di questo non ce ne sarebbe neanche bisogno – e neppure per finanziare interventi di Consiglieri comunali o provinciali.
Inoltre, qualora si volessero dare incarichi per l’aiuto nello svolgimento delle funzioni del Consigliere regionale o dei gruppi consiliari, tali incarichi devono tener conto della normativa – questo mi sembra chiaro, ma si è voluto metterlo comunque in evidenza –, e soprattutto se questi incarichi vengono assegnati per ricerche o approfondimenti specifici naturalmente non possono essere dati a chi non ha o una competenza tecnica in più o diversa rispetto a quella dello stesso Consigliere regionale.
E’ stato anche messo ad ulteriore conferma, ma anche questo mi pare chiaro, che nessun Consigliere regionale può usufruire di contributi per lavori extra di approfondimento che volesse fare rispetto ai lavori che il proprio compito istituzionale gli dà. E’ addirittura assurdo andarlo a chiarire, però visto che abbiamo voluto presentare questa proposta di legge abbiamo voluto chiarire al massimo.
Si mette in evidenza – ma c’era già anche nella legge precedente – che ogni anno entro il 28 febbraio deve essere presentato all’Ufficio di presidenza il rendiconto annuale delle spese sostenute dai gruppi. Quindi è lo stesso Ufficio di Presidenza che approva o meno tale rendicontazione, così come eroga mensilmente i finanziamenti ai vari gruppi.
Inoltre si mette anche in evidenza, qualora nell’anno finanziario un gruppo dovesse modificare la propria consistenza in aumento o in diminuzione o dovesse cambiare nome, che l’erogazione dei contributi deve avvenire a partire dal mese successivo rispetto al momento nel quale il nuovo gruppo si è formato o modificato.
Non ci sono cose divergenti rispetto a quanto finora è stato fatto dai gruppi e rispetto alle modalità che sono state utilizzate, però, per le motivazioni che ho espresso poc’anzi, abbiamo inteso proporre questa legge in modo che non ci siano né contestazioni né differenziazioni rispetto all’utilizzo dei finanziamenti.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. La proposta di legge è passata all’unanimità in Commissione, infatti concordo con la necessità di definire l’utilizzo delle somme a disposizione dei gruppi. Non ho pertanto nessuna questione da sollevare.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Questa proposta di legge è una specificazione di quanto già previsto dalla normativa vigente ed è ad invarianza di flusso di bilancio, cioè non c’è una maggiore spesa né un’introduzione di nuovi aggravi.
E’ per questo che già la relatrice di minoranza Romagnoli a nome dei gruppi, ma anche noi in Aula, esprimiamo il nostro parere favorevole.
E’ una legge che specifica, mettendo anche un po’ più di correttezza formale, quegli adempimenti che i Presidenti dei gruppi devono fare. Questo perché tante volte ci siamo trovati nella condizione di incertezza per il fatto che una tale voce dovesse essere ricompresa oppure no nel capitolo dei gruppi consiliari e delle loro attività.
Pertanto questa proposta in pochi articoli specifica tutta una serie di voci e di attività che i gruppi tradizionalmente e normalmente fanno, ma che non era stata ricompresa negli elenchi dell’articolato originario.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 01. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 218. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 232
del Consigliere Ricci
“Proroga delle funzioni del Garante per l’infanzia e l’adolescenza”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 232 ad iniziativa del Consigliere Ricci. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Farò una brevissima illustrazione in quanto la questione è stata ampiamente discussa sia in quest’Aula nell’ultimo Consiglio utile, sia in Conferenza dei Presidenti di gruppo che dai Presidenti di Commissione.
Dopo la mancata nomina del Garante per l’infanzia nell’ultimo Consiglio utile si è valutata l’opportunità – tra l’altro fortemente sollecitata anche dalla Giunta regionale che in merito ha presentato anche una proposta – di procedere nella nostra Regione ad una riforma complessiva della difesa civica. E’ una proposta che è stata valutata e discussa, infatti la maggioranza di questo Consiglio, ma credo che ci sia una sufficiente condivisione anche da parte delle forze di opposizione, vuole arrivare a una nuova legge che rivisiti e aggiorni tutta questa materia.
Quindi, vista questa condivisione forte della maggioranza non solo di questo Consiglio – cosa assolutamente gradita e utile quando si tratta di organi di garanzia –, si è ritenuto di proporre una legge che preveda la proroga dell’attuale Garante dell’infanzia fino alla produzione, appunto, di un nuovo testo legislativo.
Le ragioni sono quelle che ho detto, che tra l’altro sono esplicitate in maniera molto netto anche nell’articolo 1 della legge, cioè quelle di prorogare l’attuale Garante per l’infanzia fino alla data del 31 luglio, data entro la quale si intende portare in Consiglio una proposta di legge di riordino di questa materia.
Questa è l’ufficialità. Comunque non nascondo al Consiglio che in queste ore è pervenuta una lettera da parte della Garante – che è scaduta ma che ha ripresentato la sua candidatura – con la quale dice che non intende accettare questa proroga. A nome dell’intero Consiglio voglio sottolineare che probabilmente c’è stata una sottovalutazione da parte nostra nel non aver sentito una sua disponibilità, ma la fretta, il contesto pre-elettorale, quindi una distrazione dovuta probabilmente a queste cose e non ad un’assenza di attenzione nei confronti delle persone, hanno determinato questo comportamento. Noi comunque intendiamo andare avanti con questa legge sperando anche che la Garante attuale dia la sua disponibilità ad essere prorogata.
Con questo auspicio chiedo all’Aula di votare oggi questa legge e poi di lavorare nelle Commissioni competenti sulla legge di riordino che qui si sollecita.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.
Francesco MASSI. Rinuncio all’esposizione in quanto sono d’accordo con la relatrice Mollaroli.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Sono d’accordo con la Consigliera Romagnoli che lei interverrà sull’articolato ed io sulla discussione generale.
Vorrei fare due considerazioni. La prima. Siamo ad una situazione che nessuno auspicava, tant’è che il Garante mi pare sia intervenuta di recente con una lettera nella quale esprime grande rammarico, disagio e anche preoccupazione e protesta nei confronti di quello che sta avvenendo.
Questa cosa sicuramente non voleva essere vissuta dalla maggioranza che è divisa al suo interno. Ecco perché siamo a queste condizioni ed ecco perché c’è questo problema tutto interno ai gruppi di maggioranza. Aggiungo anche che questa situazione non voleva essere vissuta neppure dai nostri banchi. Perché? Perché siamo di fronte ad una problematica che riguarda una Autorità di garanzia.
Se l’Autorità di garanzia, che di per sé deve essere scevra da posizioni di parte, è trascinata in una situazione di empasse – per usare un eufemismo come ho detto anche in una precedente riunione dei Capigruppo quando abbiamo trattato la questione –, pensiamo un po’ a che punto siamo arrivati di invasività della politica partitica rispetto alle Istituzioni.
Qui il discorso sarebbe dovuto essere alto e nobile, ma in realtà mi pare che si sia impantanato su scelte, invece, di carattere basso e poco nobile.
Questa considerazione doveva essere fatta, quindi protestiamo rispetto a quanto sta accadendo su questa Autorità.
La seconda considerazione che voglio fare è sul profilo istituzionale. Noi eravamo d’accordo, e lo siamo ancora, sul fatto di ripensare le Autorità (Difensore civico, Garante per l’infanzia e le altre autorità che potrebbero essere di garanzia negli aspetti più emergenziali della socialità), di accorparle, di snellire le loro funzioni, di renderle efficaci, però che lo si faccia con una riflessione seria, urgente, con una proposta che sia partecipata anche dal nostro contributo.
Pertanto che si intervenga. Oggi la proroga serve solo per mettere una pezza ad una situazione nella quale non c’è né il nuovo né l’accordo su quello che dovrà essere l’attuale assetto delle Autorità di garanzia.
Il senso istituzionale ci porta a dire di non essere stati nelle condizioni di opporci a questo tipo di proposta, alla sua iscrizione e discussione, la proroga è per lo meno qualche cosa in grado di affrontare l’emergenza e questa situazione di transizione, altrimenti dovrebbe scattare il potere del Presidente nella sua discrezionalità di nomina di questa figura. La proroga serve almeno ad attendere quella che sarà la proposta complessiva di riordino. Benissimo, però non andiamo oltre, perché se nella proroga andiamo ad innescare anche un trasferimento, pur parziale o transitorio, di funzioni senza un quadro complessivo e generale della legge a mio avviso facciamo un pasticcio nel pasticcio che peggiorerebbe la situazione.
C’è una proroga, poi se le funzioni vedono la figura attualmente apicale del Garante per l’infanzia avere problematiche aperte, che le stesse siano risolte sotto un profilo di rapporti e di interventi interistituzionali, che intervenga cioè il Presidente della Giunta o l’Assessore competente presso la Garante per fare in modo che questi tre mesi siano di riflessione e di lavoro comune. Se così non è ritengo che poi non sono gli strumenti legislativi in ultimo o addirittura proposte di emendamento che possono risolvere questo tipo di questioni. Questioni tutte relative a rapporti tra le Istituzioni, a rapporti sostanziali e non formali.
Solo la formalità può essere assolta attraverso questo intervento di proroga, però poi bisogna giungere speditamente, spero, ad una legge di riordino e di riforma.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Questa proposta di legge che ho presentato non nasce – lo voglio dire al collega Pistarelli, al quale do atto comunque del senso di responsabilità nel volerla votare – da un problema legato alle difficoltà della maggioranza. Mi pare di ricordare che quando in quest’Aula si votano nomine, non solo la maggioranza può trovarsi con un indirizzo unitario su un nome, spesse volte capita anche alla minoranza, e in questo quadro la sintesi qualche volta si riesce a trovarla e qualche volta meno. Quindi non parte da qui il problema, questo passaggio non credo possa essere sottoscritto a difficoltà della maggioranza, casomai sono altre.
La mia richiesta di proroga in qualche modo aderisce ad una iniziativa, anche datata, che pone al centro la necessità di riformare l’istituto della difesa civica (tra l’altro il Garante per l’infanzia è un’istituzione molto importante) e in questo quadro credo sia possibile realizzare nell’arco di qualche mese una proposta di riforma adeguata.
Tra l’altro quando si parla di come rendere efficienti queste strutture o gli enti strumentali, credo che la Giunta regionale abbia di fronte anche altri passaggi molto impegnativi, sui quali chiedo anche che si vada speditamente avanti. Perché quando si parla di ulteriori risparmi della spesa pubblica, di ulteriori possibilità di ridimensionare gli enti strumentali, di renderli più compatibili con i bilanci della Regione, penso siano tutti passaggi che dobbiamo fare.
Nel quadro di una prospettiva di andare verso un’ulteriore semplificazione delle strutture della Regione, un ragionamento su una riforma dell’ufficio del Difensore civico che possa includere anche il Garante per l’infanzia secondo me è la prospettiva adeguata.
La proposta di proroga parte da questo e non tanto dalle difficoltà della maggioranza, che anche sul nome sarebbe tranquillamente riuscita a trovare una sintesi.
Quindi mi pare davvero semplificare un po’ troppo un tema abbastanza complesso, articolato e importante come quello della difesa civica e del Garante per l’infanzia.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo alla votazione.
PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 232. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 141
dei Consiglieri Solazzi, Benatti, Donati, Luchetti, Ortenzi
“Interventi per lo sviluppo del commercio equo e solidale nelle Marche”
Proposta di legge n. 152
dei Consiglieri Altomeni, Binci, Brandoni, Procaccini, Mollaroli
“Sostegno e promozione del commercio equo e solidale”
(abbinate)
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 141 ad iniziativa dei Consiglieri Solazzi, Benatti, Donati, Luchetti, Ortenzi, abbinata alla proposta di legge n. 152 ad iniziativa dei Consiglieri Altomeni, Binci, Brandoni, Procaccini, Mollaroli. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Il testo di questa legge è unificato in base a due proposte di legge presentate da diversi Consiglieri.
È una legge che prevede interventi di sostegno e promozione del commercio equo e solidale.
Nelle Marche c’è già un tessuto sociale e organizzativo di associazioni e di volontariato che promuove e porta avanti i prodotti del commercio equo e solidale.
La Regione Marche è tra le prime in Italia che ha fatto una legge di questo genere, ci sono solo altre quattro o cinque Regioni.
Con questo atto, in mancanza di una legge nazionale, si va a precisare quello che è il commercio equo e solidale, quindi nell’ottica della prassi delle organizzazioni che fino adesso hanno lavorato in questo settore. Precisa che il commercio equo e solidale è un’attività di cooperazione economica e sociale svolta con produttori di beni e servizi di aree economicamente svantaggiate nei Paesi del sud del mondo e definisce le caratteristiche dei prodotti del commercio equo, cioè il pagamento al produttore di un prezzo equo che gli garantisca un livello adeguato e dignitoso, una parte del prezzo al momento dell’ordine, quindi che gli permetta di poter acquisire i semi o gli strumenti per i prodotti artigianali, un rapporto continuativo di acquisto e il miglioramento degli standard sociali e ambientali delle comunità dove questi beni vengono prodotti.
Qual è la necessità di questa legge. In una economia sempre più globalizzata tantissimi prodotti vengono da Paesi del sud del mondo, quindi c’è la necessità di valorizzare quei prodotti che rispettano i diritti umani, cioè quando non si utilizza il lavoro minorile o quando non ci sono condizioni di lavoro che rasentano la schiavitù. Inoltre, c’è la necessità di valorizzare quei prodotti che anche nei Paesi del sud del mondo rispettano l’ambiente e fanno sì che le comunità locali per poter sopravvivere non si impoveriscano.
Per tutto questo, quindi, ci sono tutti questi criteri che definiscono i prodotti del commercio equo.
Vengono anche definite le organizzazioni del commercio equo e solidale, che sono organizzazioni di commercio organizzate in forma collettiva e democratica senza scopo di lucro e che commerciano almeno per il 50% prodotti di questo tipo.
Viene istituito un registro regionale dei soggetti del commercio equo a cui possono iscriversi tutti i soggetti senza scopo di lucro che svolgono attività sul territorio regionale da almeno un anno e il cui fatturato provenga per più del 50% dalla vendita di prodotti del commercio equo e solidale.
Inoltre viene istituita una giornata regionale del commercio equo e solidale volta a promuovere questi prodotti. Contemporaneamente viene anche istituita la Conferenza regionale del commercio equo dove le associazioni che svolgono tale attività si possono confrontare con la Giunta rispetto agli obiettivi raggiunti.
E’ previsto un finanziamento di 50 mila euro per interventi di promozione e informazione, soprattutto nelle scuole, del commercio equo, per incentivare cioè i prodotti di questo settore.
Penso che sia una legge importante, una legge che valorizza il lavoro di tanti volontari, che tende ad instaurare un rapporto solidale, a valorizzare i prodotti e il lavoro di tante piccole comunità che nel sud del mondo cercano autonomamente di produrre qualcosa che valorizzi anche la loro cultura e le loro comunità.
Voglio ringraziare i Consiglieri che hanno collaborato e le Commissioni che hanno dato il parere favorevole a questa legge.
PRESIDENTE. Il Consigliere Brini è assente quindi non c’è la relazione di minoranza. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Solazzi.
Vittoriano SOLAZZI. Mi dichiaro assolutamente soddisfatto del fatto che questa proposta di legge è approdata in Consiglio regionale in tempi tutto sommato brevi per come siamo abituati a vivere l’iter delle proposte di legge.
Dico questo perché sono stato il primo firmatario di una delle due proposte su cui la sesta Commissione ha lavorato. Questa proposta è nata dalla mia considerazione e quella degli altri firmatari che in questa Regione doveva essere colmato un vuoto legislativo, che peraltro è un vuoto che si registra ancora nella stragrande maggioranza delle Regioni italiane.
Siccome dappertutto ripetutamente si fanno dichiarazioni sulla necessità della cooperazione internazionale, sulla necessità di agevolare i Paesi in via di sviluppo e cose del genere, dobbiamo però riconoscere che per chi governa il necessario dovrebbe essere quello di passare dalle parole ai fatti. Quindi credo che con l’approvazione di questa legge regionale questo Consiglio regionale passa dalle parole ai fatti.
L’obiettivo di questa legge è la promozione del commercio equo e solidale, un commercio che vuole sicuramente agevolare la cooperazione internazionale – che tra l’altro è uno dei punti programmatici e qualificati di questa nostra Regione –, che vuole aiutare la crescita economica dei Paesi in via di sviluppo, vigilare sul fatto che la produzione di beni che vengono da alcuni Paesi non sia il frutto di un lavoro sottopagato di sfruttamento e in qualche modo vuole anche aiutare i produttori e soprattutto i lavoratori marginalizzati nei Paesi in via di sviluppo.
Peraltro credo che l’attualità di questa proposta di legge stia anche in una situazione generale che caratterizza questo nostro tempo, una situazione che va sotto il brutto nome di globalizzazione, che non è un peccato, non è una cosa da rifiutare, ma che al suo interno contiene molto spesso i germi di un egoismo diffuso e di una concezione dell’economia che fa del profitto esclusivamente l’unica regola aurea. Io sono fra quelli che credono nel mercato, nella concorrenza, ma prima di tutto questo credo nella persona. Tant’è che ho sempre ritenuto che, tra i vari tipi che storicamente contraddistinguono il mondo dell’economia, fra uno statalismo superato dalla storia e un liberalismo sfrenato la terza via dell’economia sociale e di mercato sia sempre quella da privilegiare.
Allora anche in un tempo in cui certi concetti sembrano dimenticati o sembrano non interessare più nessuno, bisogna avere il coraggio di agire, in modo consequenziale rispetto alle enunciazioni che spesso sentiamo dire, anche - e naturalmente non solo - approvando una legge come questa. Una legge che peraltro, anche attraverso a ciò che prevede, ha anche un altro obiettivo, cioè quello di creare una sensibilità, quindi sensibilizzare gli acquirenti, cioè le persone, i cittadini.
E’ per questo che non solo esprimo il voto favorevole, ma mi compiaccio anche del fatto che questa legge, ripeto, sia arrivata in tempi brevi in Consiglio regionale. Di questo debbo assolutamente dare atto della disponibilità, dell’impegno, della dedizione e della capacità di condurre in porto questa proposta di legge al Presidente della VI Commissione, Consigliere Binci.
In questa legislatura ho presentato una serie di proposte di legge, fra l’altro su argomenti importanti – una delle ultime per esempio è quella sulla sussidiarietà, di cui anche qui si fa un gran parlare, un gran celebrare, ma poi anche da questo punto di vista siamo una Regione che su questo non ha una legge – e di tutte queste nessuna è arrivata in Aula e neppure in Commissione. Questo è un discorso più generale, che non vale solo per me ma anche per tutti i Consiglieri, che in qualche modo mortifica l’impegno di molte persone. Perché è vero che una proposta può essere bocciata, approvata, respinta, però comunque il suo iter secondo me lo dovrebbe fare, altrimenti sarebbe anche difficile spiegare una presenza di persone così pletorica in un Aula come questa.
Il Presidente della VI Commissione ha avuto questa sensibilità, tra l’altro dopo la mia proposta di legge ne è intervenuta anche un’altra ed entrambe sono state portate all’attenzione della Commissione. E’ stato fatto un ottimo lavoro cercando di cogliere il meglio tra le due proposte, quindi credo di poter dire che il lavoro della VI Commissione è sicuramente da apprezzare.
Oggi approviamo una legge che allinea la Regione Marche alle poche Regioni che dispongono di una legge sul commercio equo e solidale. Pertanto questa comunità fa ancora un passo avanti nei fatti, e non solo nelle enunciazioni, verso quella sensibilità che ci dovrebbe toccare tutti. Una sensibilità che va esplicitata non con discorsi, non con mozioni, ma nei fatti, nelle scelte, nell’approvazione degli atti, quindi manifestando coerenza fra le cose che si dicono e le cose che si fanno. E questa coerenza sembra sempre più rara da incontrare non solo in politica, ma anche in questa nostra società.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. La proposta di legge che discutiamo ha un oggetto certamente sensibile, è una materia sulla quale sarebbe politicamente corretto vederci tutti d’accordo. Come si fa a dire di non essere solidali e attenti allo sviluppo sostenibile, pertanto al commercio che guardi anche alle vicende e alle dinamiche più complessive, quindi non solo a quelle di un mercato che striptu sensu porta ad altre logiche, ad altre conseguenze?! Questo dunque è politicamente corretto, questo è un po’ il conformismo del pensiero.
Perché dico questo? Perché in realtà non si capisce, primo, qual è il compito delle Regioni, e non solo della Regione Marche, su materie riguardanti l’universo mondo. Pensate che le questioni del mercato, dello squilibrio nord-sud, dello squilibrio tra le popolazioni, i continenti, ecc., possano essere affrontate e portate avanti dalle Regioni?! Forse non ce la facciamo neanche come Stato, perché per guardare al terzo mondo, al quarto mondo o all’equilibrio est-ovest e nord-sud, la dimensione almeno deve essere quella europea. Allora, come si fa ad ignorare questa prima riflessione?!
Seconda riflessione. Se non lo si ignora e si è onesti intellettualmente bisogna dire che si accantonano queste preoccupazioni perché ne prevalgono altre, cioè quelle di mettere a circuito determinati ambienti, associazioni, meccanismi, situazioni che, per carità, sono tutti spinti e stimolati da una forte caratterizzazione valoriale, ma poi nel concreto sono comunque organizzati anche sotto un profilo di colleganze. Diciamoci la verità! Non è che certe associazioni che portano avanti mercatini piuttosto che punti vendita, contatti o scambi escono dalla cicogna o escono dalla spontaneità, o addirittura escono dalla origine, cioè dall’Africa vengono qua e ci propongono questo! A me pare sia il contrario, noi proponiamo e poi (…) Come no, Consigliere Binci, abbiamo vissuto tante stagioni della politica, anche quelle degli anni ottanta dove c’erano proprio interventi statali massicci a sostegno dei Paesi poveri e da quelle stagioni fino ad oggi non mi pare che abbiamo prodotto grandi risultati a livello di squilibri, anche se sono un po’ più attenuati, o a livello di rapporti. Anzi, nei rapporti internazionali abbiamo continuato a vedere situazioni di tutti i tipi, situazioni nelle quali la solidarietà c’entrava poco, c’entravano invece molto di più gli affari o le cose che erano di forme diverse, perché magari qualcuno faceva affari con l’industria pesante e qualcun altro con il commercio e gli interventi internazionali di sostengo e di solidarietà.
Ritengo che di fronte a questo tipo di considerazioni non si possano condividere gli interventi indicati dalla proposta di legge. Perché? Primo, ripeto, perché sotto un profilo generale non mi pare che gli squilibri nord-sud possano essere oggetto di considerazioni così parziali, particolari e addirittura regionalistiche, in quanto siamo in dimensioni che devono almeno vedere gli Stati fare una politica intelligente, seria e veramente attenta alla solidarietà e alla socialità. Secondo, è perché nel concreto dietro questo tipo di interventi molto spesso ci vediamo situazioni che non sono legate al taglio valoriale della solidarietà che tutti condividiamo. Certo che tutti la condividiamo, come potrebbe essere altrimenti, è come un appello alla pace, chi non può condividere un appello alla pace universale contro la guerra! Chi può definirsi a favore della guerra, delle armi e dell’uso della violenza, non è possibile! La stessa cosa è qui, come si fa a dire di non essere solidali, in grado di guardare alle problematiche dello sviluppo in una certa maniera, siamo assolutamente d’accordo, ma le enunciazioni di principio non bastano.
E questo tipo di interventi a mio avviso vanno in direzione contraria proprio perché non si possono inserire associazionismi, reti e situazioni che, ripeto, nascono da esperienze assolutamente parziali, quelle appunto regionali, in un contesto così ampio e complesso come quello degli squilibri del mercato mondiale, e poi dire che quella è la soluzione e la via maestra. Quella soluzione potrebbe essere solo uno degli interventi a margine.
Quindi la preoccupazione è che dietro a queste cose si possano celare degli interventi di sostegno ad organizzazioni, ad iniziative e ad associazioni che, per carità, hanno nobiltà di fini, nobiltà di scopi, ma che devono vedere non addirittura una proposta di legge ad hoc, ma l’inserimento di questo tipo di attività degli interventi più complessivi nel sociale e nell’associazionismo e non vedere pertanto una specifica destinazione come se fosse un marchio a parte da tutelare.
Ecco perché esprimo la nostra contrarietà a questo tipo di approccio perché non è soddisfattivo né dei problemi relativi all’equità, alla solidarietà e ai rapporti internazionali, né dei meccanismi che devono essere instaurati per rendere virtuosi gli scambi con i Paesi cosiddetti del terzo mondo, Paesi in via di sviluppo e comunque in difficoltà.
Non è questa la strada perché non mi pare che fino ad oggi abbia prodotto nulla, sono tanti anni che parliamo di commercio equo solidale, sono tanti anni che parliamo di interventi a sostegno dei Paesi in via di sviluppo e ancora non abbiamo risolto nulla.
Pertanto è una questione di sistema che non può essere risolta attraverso l’intervento di una singola Regione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.
Fabio BADIALI. Sicuramente non è con questa legge che risolviamo i problemi dei Paesi in via di sviluppo e del terzo mondo.
In questa legge ciò che mi colpisce di più sono le finalità, in quanto riconosce il commercio equo e solidale un valore sociale e culturale nell’ambito del proprio territorio, quale forma di cooperazione finalizzata alla promozione, l’incontro e l’integrazione tra culture diverse. Penso che questa sia la parte più pesante di questa proposta di legge, cioè quella di fare incontrare diverse culture e l’integrazione tra i popoli.
Specialmente in questi momenti così pesanti per il nostro Paese si parla sempre di integrazione, di immigrazione, di sicurezza, si accolgono con una responsabilità enorme immigrati che vengono nel nostro Paese. Penso sia nostro dovere riuscire a creare quella cultura necessaria per far sviluppare, progredire e vivere nei Paesi meno sviluppati le persone nei loro territori.
Con questa proposta di legge sicuramente non si risolvono quei problemi, però si può creare la cultura della solidarietà e dell’aiuto, bisogna andare incontro a chi produce dall’agricoltura anche prodotti poveri, produttori che invece di essere immessi nel mercato e presi per il collo hanno un’organizzazione equo e solidale che riesce a dare un costo equo a quei prodotti, un costo giusto che possa far sopravvivere quelle popolazioni.
Infatti il pagamento al produttore di un prezzo equo e l’anticipazione delle risorse è una parte importante di questa proposta di legge.
Altra cosa importante è la cooperazione fra i Paesi. Certo, su questo la Regione non può fare tanto, ma sicuramente può promuovere all’interno del suo territorio il consumo di questi prodotti, anzi, dovrebbe incentivarli di più nelle stesse strutture regionali, come le mense regionali, e negli enti locali. In modo tale che si possano consumare sempre di più questi prodotti e poter dare un reddito giusto ed importante a sostegno di quelle popolazioni.
Infatti all’articolo 6, lettera d) è previsto: “l’utilizzo dei prodotti del commercio equo e solidale nell’ambito delle attività dell’amministrazione regionale, nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di acquisto di beni e servizi da terzi.”. E questo è un altro punto importante su cui la Regione deve puntare.
Per l’informazione la Regione mette a disposizione un contributo di 50 mila euro. Certo, è una cosa misera, ma serve soprattutto per sensibilizzare i cittadini, l’opinione pubblica, gli enti, le istituzioni, a fare sempre più uso di questi prodotti equo e solidali che hanno un codice etico ben definito. Su questa cosa dobbiamo essere chiari, nel senso che l’acquisto deve avvenire tramite una procedura ben stabilita che è garantita, appunto, da un codice etico. Sicuramente non sono soltanto le associazioni che devono fare questa promozione, non deve essere una camera stagna chiusa, ma si deve aprire il più possibile. Chi vuole intraprendere questa iniziativa di vendita e di promozione di questi prodotti lo può fare purché sia iscritto a queste organizzazioni internazionali che sono fonte di garanzia e marchio di sicurezza per l’acquisto e la commercializzazione di questi prodotti nei nostri territori.
A nome del gruppo Pd esprimo un voto favorevole su questa proposta di legge. Ringrazio chi vi ha lavorato nelle Commissioni, specialmente quelle figure che facendo una sintesi delle due proposte ne hanno poi fatta una unificata con fondamenta, come ho ricordato prima, di equità, giustizia e valorizzazione per questi prodotti.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Voglio solo rassicurare quei Consiglieri che sono dubbiosi rispetto alle finalità. Infatti qui c’è stata una discussione addirittura riguardo all’efficacia delle politiche di cooperazione, tale discussione però in questo momento non è attinente. Nel senso che questa legge decide le politiche di cooperazione della Regione Marche, semplicemente per quanto riguarda questo aspetto specifico va a normare il prodotto del commercio equo, dà la possibilità a chiunque - quindi non solo a singole associazioni - voglia vendere prodotti del commercio equo nella percentuale almeno dell’80%, di avere la certificazione di bottega del mondo.
Certo che questo è una goccia d’acqua nel mare di una politica di aiuti e di promozione al terzo mondo. Comunque, provando anche ad andare dietro a quello che ha detto il Consigliere Pistarelli, alla visione che ha il centro-destra del rapporto con i Paesi del terzo mondo, cioè che bisogna aiutarli a casa loro, dico che questa è una situazione in cui effettivamente si dà la possibilità a piccole attività che hanno capacità di produzione agricola o artigianale di trovare uno sbocco per i loro prodotti. Altrimenti c’è il fenomeno dell’inurbamento, dello sradicamento, quindi un fenomeno che porta sia alla povertà che all’abbandono dei territori con conseguenze sociali e ambientali in queste parti del mondo.
Quindi questa legge certamente, ripeto, è una goccia nel mare, ma è una goccia per il rispetto dei diritti umani e per dare la possibilità ai popoli dei Paesi del sud del mondo di vivere del proprio lavoro.
Pertanto chiedo a tutti i Consiglieri di guardare benevolmente a questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Vorrei intervenire soprattutto sulla finalità della legge di cui all’articolo 1, laddove alla lettera b) si dice che ci impegniamo a diffondere i prodotti del commercio equo e solidale anche fra gli enti locali e gli enti pubblici. Vorrei ricordare a tutti noi che la Regione gestisce in maniera diretta servizi di questa natura, mi riferisco in particolare al servizio pasto degli ospedali della nostra regione.
Se assumessimo davvero con convinzione e serietà questa finalità - che tra l’altro è ripetuta anche in altri articoli della legge, in particolare mi riferisco alla lettera d) dell’articolo 6 - potremmo nei nostri servizi pasto ospedalieri prevedere l’utilizzo di prodotti, ovviamente compatibili con le diete cioè con la materia delicatissima di cui si tratta, e impegnare la nostra Regione a garantire una quota di mercato molto interessante.
Quindi questa legge non solo promuove e sostiene, ma vuole impegnare gli enti pubblici e la Regione che gestiscono servizi di questa delicatissima natura. Il servizio pasto nelle strutture ospedaliere non tutto riguarda la dieta (…) certo, frutta, perché no! Come banane, frutta secca, inoltre, caffè e derivati; ad esempio nelle nostre strutture ospedaliere chi subisce un intervento di natura ortopedica mangia come gli altri quindi potremmo benissimo utilizzare questi prodotti.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Sulle finalità, però, c’è sicuramente una mancanza, perché fra le diverse ragioni che muovono gli estensori della legge secondo me manca un riferimento più chiaro ed esplicito ad un’esigenza che non è della comunità honduregna, ma è di quella italiana. Ovvero manca un chiaro riferimento ai prezzi che riguardano il consumatore e l’acquirente. Perché è vero che si introduce il concetto di un sempre maggiore accordo tra produttore e consumatore, ma sarebbe stato estremamente attuale dare la giusta evidenza alla problematica dei prezzi al consumatore italiano.
Se vogliamo davvero rendere simpatico il commercio equo e solidale in Italia bisognerebbe che questo movimento di commercio internazionale si muovesse soprattutto nella direzione di garantire prezzi equi e solidali anche per il consumatore. Siamo solidali con le comunità oppresse della steppa o delle Ande, però perché non cogliere l’occasione per dare anche un messaggio da questo punto di vista?
Questa è l’obiezione che volevo fare, altrimenti si cade nel rischio che si tratti solo di una delle tante leggi cornice-manifesto per affermare principi. Certo, questa è una cosa che non scandalizza nessuno, perché nessuno di noi può essere sospettato di simpatie nei confronti di sfruttatori honduregni contro i campesinos, niente di tutto questo, è ovvio, però se vogliamo dare spessore e concretezza alla legge sarebbe stato utile anche evidenziare la problematica dei costi al consumatore e non solo quindi dei ricavi per i produttori.
La seconda cosa è la lettera c) sulle forme di microcredito e di finanza etica che mi sembrano introdotte nel corpus della legge in maniera un po’ forzata, perché poi nell’articolato non mi pare di ravvisare riferimenti chiari ed espliciti ad una problematica seria e importante enunciata solo nell’articolo 1 delle finalità. Forme di microcredito in favore di chi, di loro?!
Massimo BINCI. Essendo organizzazioni no profit investono in microcredito e finanza etica, cioè danno finanziamenti a comunità locali sulla fiducia, senza copertura.
Forse non è esplicitato in maniera chiara, però quello di investire in microcredito e finanza etica è tra le funzioni delle organizzazioni di commercio equo.
Guido CASTELLI. Siccome è scritto che la Regione promuove e sostiene, cosa? Le forme di microcredito e di finanza etica, quindi bisognerebbe essere un po’ più precisi altrimenti si dà l’idea di investire in forme di linee di credito verso i Paesi del terzo mondo, cosa che è astrattamente possibile, ma non so quanto sia coerente e compatibile con le nostre funzioni di carattere istituzionale riconosciute dalla Costituzione.
Mi sembra che ci sia un po’ di pressappochismo nella indicazione delle finalità.
Questa lettera poteva essere inserita nella parte relativa al riconoscimento di queste organizzazioni, ovvero le organizzazioni, che fra le altre cose si occupano di questo, meritano menzione nel registro – lì nulla quaestio –, così invece sembra che siamo noi che alimentiamo le linee di credito internazionale, cosa che credo, al di là del merito, sia costituzionalmente non possibile.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Sicuramente negli ultimi anni si è sviluppata questa rete di negozi e di attività equo e solidali, quindi credo che sia opportuno fare una regolamentazione, altrimenti si corre il rischio di creare solo più confusione. Quindi va certamente fatta una sistemazione delle varie situazioni che ci sono sul territorio.
Intervengo però per riprendere un discorso che ha fatto la collega Mollaroli che francamente mi convince poco. Nel senso che quella dei negozi equo e solidali è una realtà, quindi ne prendiamo atto, vediamo che in alcune città funzionano, che creano un collegamento con alcune realtà che altrimenti sarebbero completamente tagliate fuori, la gestione molto spesso è fatta da cooperative, però vorrei focalizzare il mio intervento sulla diffusione dei prodotti del commercio equo e solidale negli enti locali e pubblici. Credo che in una fase come questa, nella quale nel mondo agricolo italiano abbiamo serie difficoltà, bisognerebbe fare in modo che nelle mense degli enti pubblici si focalizzi l’attenzione su questo. Il commercio equo e solidale fa alcune proposte su cui ci possiamo anche muovere, però dire che deve avere una sorta di priorità rispetto agli altri mi sembra in contraddizione con i provvedimenti che vogliono tutelare i prodotti tipici del nostro territorio.
Credo che su alcuni beni, come ad esempio il caffè, questo tipo di discorso si può fare, ma sulla frutta va completamente eliminato perché dobbiamo necessariamente tutelare la nostra agricoltura che è in sofferenza. Pertanto su alcune tipologie di prodotti questo tipo di discorso si può fare, ma generalizzarlo a pasta, frutta o altri prodotti, no, perché poi nulla vieta che attraverso il commercio equo e solidale se apriamo un percorso di questo tipo si rischia che ci arrivino anche le bistecche da chi sa dove.
Se su alcune tipologie vogliamo inserire una corsia preferenziale facciamolo pure, però specifichiamo quali, altrimenti lavoriamo contro le esigenze del nostro territorio e le problematiche della nostra agricoltura.
Per quanto riguarda il resto, ripeto, credo che una regolamentazione debba essere fatta, poi sulle organizzazioni non governative magari apriamo un dibattito la prossima volta perché avendo vissuto in prima persona alcune realtà ed esperienze ci sarebbe da tenere in considerazione molti aspetti che non vanno.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni perché questa legge merita anche una dignità rispetto ad un contesto più generale.
Le questioni che sono state poste dal Consigliere D’Anna non sono peregrine perché attengono ad una branca dell’utilizzo dei prodotti del commercio equo e solidale che per quanto riguarda la vendita al pubblico può avere una gamma di prodotti vastissima.
Inoltre penso che selezionare l’utilizzo di alcuni prodotti da utilizzare negli enti pubblici sia una cosa seria per due motivi, in primo luogo perché non dobbiamo introdurre una guerra tra produttori locali e produttori di altri Paesi del mondo, in secondo luogo perché se facciamo una selezione seria di alcuni prodotti tipici di quelle aree del mondo facciamo un bene alle loro economie, aumentiamo la produzione ed eleviamo la qualità di quei prodotti. E’ in questo senso che va intesa la proposta.
Massimo BINCI. Solo per rispondere al Consigliere D’Anna. La Giunta dovrà definire entro sessanta giorni non un regolamento – non abbiamo voluto fare un regolamento altrimenti le cose rimangono lì e poi non si fanno, specie in questi settori dove non ci sono grossi interessi –, ma determinerà la giornata regionale, determinerà con una delibera un bando per interventi di informazione di cui alla legge. All’interno di questo si potrà identificare magari anche nominalmente i prodotti che la Giunta intende utilizzare. Anche se qui non c’è né una preferenza né un incentivo economico, quindi non è una concorrenza sleale nel senso che c’è un finanziamento alla preferenza di alcuni prodotti.
PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Vorrei ricordare all’Aula, casomai fosse stata disattenta, il contenuto dell’articolo 2. Come Regione Marche andremmo a sostenere il commercio equo e solidale che assicura “il pagamento al produttore di un prezzo equo e concordato, che gli garantisca un livello di vita adeguato e dignitoso”. Spero che sia fatto non a livello internazionale ma in Italia, mi accontenterei di questo!
Consigliere Binci, vorrei che da parte sua si certificasse, non a livello internazionale ma qui nelle Marche, se questa condizione per la definizione del commercio equo e solidale viene realizzata. Lo chiedo per le Marche e non di verificarlo per l’Africa o il Sud America, cosa accade per quanto riguarda questo punto (non glielo chiedo per l’Africa o l’America anche perché non mi potrebbe rispondere). Cioè quali certificazioni possono arrivare per verificare che il pagamento al produttore, cioè colui che coltiva, sia di un prezzo equo e concordato, che gli garantisca un livello di vita adeguato e dignitoso. E’ una definizione impossibile da verificare. Le chiedo se questo è possibile verificarlo nelle Marche, prendiamo l’agricoltore e ci facciamo dire se quello che gli si paga per le barbabietole, il grano e tutte le produzioni è un prezzo equo e concordato.
Questa cosa non si realizza nemmeno in Italia, perciò pensate un po’ se possiamo sostenerla a livello internazionale!
Bisogna fare le cose serie! Oggi c’è il problema attuale dell’agricoltura italiana e dell’agricoltura europea, oggi siamo in una condizione addirittura di fabbisogno, infatti non riusciamo neanche a garantire nemmeno il nostro fabbisogno interno. Guardate che cosa sta succedendo per il grano! Quello che sta succedendo oggi nell’economia mondiale, soprattutto agricola, è una cosa scandalosa. Non parliamo di quella che è la filiera dell’agricoltura, una filiera che arriva con un prezzo finale bassissimo pagato al produttore, il prezzo finale mette in difficoltà tante famiglie mentre il prezzo iniziale è da fame.
La nostra agricoltura è in ginocchio perché è strozzata dalla grande distribuzione, e pensate un po’, ci stiamo preoccupando di verificare questa cosa nel mondo quando non è neppure realizzata in Italia!
PRESIDENTE. Ha la parola il Binci.
Massimo BINCI. Questa definizione non è oggettiva, Consigliere Pistarelli, nei Paesi del sud del mondo non c’è la tutela dei diritti fondamentali delle persone a livello sanitario e scolastico. Quindi occorre un prezzo che permetta ad una famiglia che lavora tutto il giorno di poter avere una dose alimentare sopra quella della malnutrizione e che permetta di poter mandare i loro bambini a scuola e di vaccinarsi, bambini senza scarpe e senza vestiti, ma con questo si permettere loro di sopravvivere. Questo è il livello minimo che viene dato, che è diverso dagli standard che ci sono in Italia, perché gli standard in Italia sono avere le scarpe, andare scuola, avere la macchina, ecc.. Lì c’è un livello di sussistenza che molte volte non viene garantito a chi lavora per esempio nelle multinazionali del caffè, della banana o del legno in Brasile.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Secondo me introdurre un elemento di antagonismo tra una branca minoritaria del commercio equo e solidale e la crisi alimentare è una cosa del tutto fuori luogo, perché la crisi alimentare è causata dal meccanismo della globalizzazione. Uno può anche ridere ma è così! Perché i grandi profitti e al grandissima distribuzione orienta le culture, non è il contrario, cioè che è il coltivatore e il produttore che determina i consumi.
In questo contesto, nel mentre si fa questo piccolo segmento di commercio, prevedere un minimo di garanzia è un fatto oggettivo, necessario, è un principio minimale di una solidarietà, in quanto questo commercio può vivere e favorire lo sviluppo in quelle terre se il profitto non mangia al produttore quel minimo sostentamento.
Poi anche in Italia dovremmo prevedere una forma di questo tipo, del resto nel commercio serio e nella transazione di mercato, quella alla luce del sole, questo esiste, perché uno deve emettere le fatture, deve certificare il prodotto, deve addirittura certificare la filiera della provenienza alimentare. Altra cosa invece è scandalizzarsi per una condizione che viene prevista e che oggi non c’è. Quindi bisogna stare attenti a fare questo perché si potrebbe alimentare il mercato nero.
PRESIDENTE. Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3.
Emendamento n. 1 del Consigliere Altomeni. Parere della Commissione?
Massimo BINCI. Contrario perché è compreso nella legge.
PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 4.
Emendamento n. 2 del Consigliere Altomeni. Parere della Commissione?
Massimo BINCI. Anche questa è una precisazione che c’è già nel testo.
PRESIDENTE. Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 6.
Emendamento n. 3 del Consigliere Altomeni, connesso all’emendamento n. 4 che inserisce il concetto in un più ampio articolo. Parere della Commissione?
Massimo BINCI. Visto che siamo in una prima fase di applicazione che comporta dei costi che non riusciamo a quantificare sarei contrario, deciderà poi la Giunta il finanziamento.
PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 6. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 4 (aggiuntivo) del Consigliere Altomeni. Parere della Commissione?
Massimo BINCI. Abbiamo già detto di non finanziare ulteriori spese perché non è definita una somma.
PRESIDENTE. Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 7. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 8. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 9. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 10. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 11. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Testo unificato delle proposte di legge n. 141 e n. 152 (abbinate). Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 179
del Consigliere Ricci
“Prime disposizioni in materia di controllo degli impianti termici degli edifici”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 179 ad iniziativa del Consigliere Ricci. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Mio malgrado chiedo il rinvio in Commissione di questa proposta di legge per una serie di ragioni. Ero anche d’accordo con il relatore di minoranza, che oggi è assente, a fare questo passaggio.
C’è una discreta aspettativa su questa proposta di legge, si devono chiarire alcuni punti che sono riferiti ad elementi nuovi intervenuti in questi giorni su questo tema. Spero che per il prossimo Consiglio si possa portare in Aula ed approvarla.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 179.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge regionale n. 220
della Giunta regionale
“Disciplina delle attività regionali in materia di commercio estero, promozione economica ed internazionalizzazione delle imprese e del sistema territoriale”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 220 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Rocchi.
Lidio ROCCHI. Chiedo anche per questa proposta di legge il rinvio in Commissione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 220.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 209
della Giunta regionale
“Modifica dell’articolo 2 della legge regionale 2 agosto 1984, n. 20 recante disciplina delle indennità spettanti agli amministratori degli enti pubblici operanti in materie di competenza regionale e ai componenti di commissioni, collegi e comitati istituiti dalla Regione o operanti nell’ambito dell’amministrazione regionale”
(Rinvio)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 209 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Vista la necessità di un ulteriore approfondimento chiedo il rinvio alla prossima seduta consiliare.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio alla prossima seduta consiliare della proposta di legge n. 209.
(Il Consiglio approva)
Mozione n. 250
dei Consiglieri Ortenzi, Comi
“60° Anniversario della Costituzione italiana”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 250 dei Consiglieri Ortenzi, Comi. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Brevemente anche perché occorrerà attivare una risoluzione con l’Istituto scolastico regionale.
Il tema è il 60° Anniversario della Costituzione italiana. Tutti sappiamo che il 27 dicembre 1947 è nata la nostra Costituzione con la quale è nata la nostra identità di popolo. Quindi i 139 articoli raccontano chi siamo, da dove veniamo, i nostri valori e dove ci porteranno i nostri ideali. Essendo un testo chiaro, moderno, che va direttamente al cuore dei problemi, che ha un linguaggio comprensibile anche dopo sessant’anni, ho ritenuto insieme al collega Comi di chiedere che la conoscenza e l’approfondimento della Carta costituzionale, che è la base della nostra convivenza civile e della vita democratica, possa rappresentare una opportunità…
PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri, sia per rispetto della Consigliera Ortenzi ed anche perché stiamo parlando della Costituzione italiana, un po’ di silenzio sarebbe opportuno.
Rosalba ORTENZI. Dicevo, una opportunità non trascurabile per i nostri studenti che rappresentano i futuri cittadini del nostro Paese.
Considerato anche che la Presidenza del Consiglio ha opportunamente realizzato e pubblicato un testo multilingue della Costituzione italiana, con questa mozione si chiede che la Giunta solleciti l’Istituto scolastico regionale affinché almeno un giorno del calendario scolastico del 2008 sia dedicato in tutte le scuole di ogni ordine e grado alla elaborazione, alla discussione e all’approfondimento della Carta costituzionale. Inoltre si chiede che la Regione insieme alle Province e ai Comuni possa contribuire alla diffusione della pubblicazione multilingue realizzata dal Consiglio regionale delle Marche. Già molte scuole, in particolare quelle di grado superiore, hanno chiesto di poter ricevere questa pubblicazione.
Pertanto credo sia opportuno che questa mozione venga condivisa da tutti i colleghi del Consiglio.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione. Segnalo agli uffici che in sede di coordinamento nel testo della mozione va sostituita la parola “Istituto” con la parola “Direzione”.
Mozione n. 250, così modificata. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Mozione n. 223
del Consigliere D’Anna
“Ventilata chiusura del distaccamento di Polizia stradale di Fano”
Mozione n. 228
dei Consiglieri Giannotti e Brini
“Paventata chiusura dei distaccamenti di Polizia stradale di Fano e Civitanova Marche”
Mozione n. 233
dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Castelli, Romagnoli, Silvetti
“Ministero degli Interni: Chiusura distaccamenti di Polizia stradale di Civitanova Marche e Fano”
Interrogazione n. 925
del Consigliere Solazzi
“Possibile chiusura del distaccamento della Polizia stradale di Fano”
Interpellanza n. 44
dei Consiglieri Mollaroli, Ricci, Giannini, Solazzi
“Piano Amato Polizia stradale”
(abbinate)
(Votazione risoluzione)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le mozioni n. 223 del Consigliere D’Anna, n. 228 dei Consiglieri Giannotti, Brini, n. 233 dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Castelli, Romagnoli, Silvetti, l’interrogazione n. 925 del Consigliere Solazzi, l’interpellanza n. 44 dei Consiglieri Mollaroli, Ricci, Giannini, Solazzi, abbinate.
Si è deciso di non fare la discussione. Comunque la dott.ssa Santoncini suggerisce di prendere il testo di una mozione e di trasformarlo in risoluzione. Quindi, per favore, mettetevi d’accordo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta risoluzione presentata sulle mozioni n. 223, n. 228, n. 233 dei Consiglieri Mollaroli, D’Anna, Badiali.
(Il Consiglio approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 13.15