Resoconto seduta n.104 del 10/06/2008
Seduta n. 104 del 10 giugno 2008


La seduta inizia alle ore 10,45


Presidenza della Vicepresidente
Stefania Benatti



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 103 del 3 giugno 2008 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'articolo 29 del Regolamento interno.
E' stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 94, ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza, concernente: "Convalida dell'elezione dei Consiglieri regionali D'Isidoro Antonio e Sordoni Franco, subentrati per surrogazione, a norma dell'articolo 16, primo comma, della legge 17 febbraio 1968 n. 108, ai Consiglieri Agostini Luciano e Favia David", (iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna).
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 264, presentata dai Consiglieri Rocchi, Cesaroni, Procaccini, Viventi, Binci, Badiali, D'Anna, Solazzi, Ciriaci, Donati: "Servizi di sviluppo del sistema agroalimentare 2008" (iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna);
- n. 265, presentata dai Consiglieri Giannotti, Santori, Ciriaci, Capponi, Bugaro, Cesaroni: "L.r. n. 14 del 12 ottobre 2006 - Rispetto degli articoli 6 e 7";
- n. 266, presentata dai Consiglieri Capponi, Brini, Pistarelli, Massi: "Gestione integrata dei rifiuti - determinazione delimitazione degli Ato e determinazione Ente che diverrà Autorità d'ambito";
- n. 267, presentata dai Consiglieri Pistarelli, Capponi, Massi: "Commissariamento Consorzio di bonifica del Musone, Potenza, Chienti ed Alto Nera".
Il Presidente della Giunta regionale, in data 27 maggio 2008, ha promulgato le seguenti leggi:
- n. 9 "Disposizioni in materia di controllo degli impianti termici degli edifici";
- n. 10 "Modifica della legge regionale 2 agosto 1984, n. 20 "Disciplina delle indennità spettanti agli amministratori degli enti pubblici operanti in materie di competenza regionale e ai componenti di commissioni, collegi e comitati istituiti dalla Regione o operanti nell'ambito dell'amministrazione regionale";
- n. 11 "Interpretazione autentica dell'articolo 2 della legge regionale 29 ottobre 2004, n. 23 "Norme sulla sanatoria degli abusi edilizi";
- n. 12 "Modifiche alla legge regionale 27 dicembre 2007, n. 19 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2008)" e alla legge regionale 23 agosto 1982, n. 32 "Disciplina della ricerca, coltivazione ed utilizzazione delle acque minerali e termali".
Hanno chiesto congedo l’Assessore Pistelli e la Consigliera Giannini.


Interrogazione n. 930
dei Consiglieri Brandoni, Altomeni
“Questione sicurezza legata ai lavori per la realizzazione della Quadrilatero”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 930 dei Consiglieri Brandoni, Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito all’interrogazione posta dai Consiglieri Brandoni e Altomeni vorrei riferire del lavoro fatto e di quello che si sta facendo.
Il territorio regionale risulta interessato dalla realizzazione di diversi grandi progetti infrastrutturali, tra i quali le opere viarie comprese nel cosiddetto "Quadrilatero Marche-Umbria" e la realizzazione della terza corsia dell'autostrada A14 nel tratto compreso tra Gabicce e Pedaso, che comportano la necessità di predisporre azioni coordinate delle pubbliche amministrazioni per la vigilanza ed il controllo del rispetto della normativa di igiene e sicurezza del lavoro, per la regolarità dei rapporti di lavoro e degli appalti, ma anche per l’informazione e per l'assistenza.
L'apertura contemporanea di numerosi cantieri con il coinvolgimento di imprese provenienti anche da altre regioni o nazioni può determinare un incremento di accadimenti infortunistici aggravato spesso anche dalla necessità di realizzazione delle opere stesse in tempi stretti.
Pertanto si è ritenuto necessario: promuovere il miglioramento delle condizioni di sicurezza durante la realizzazione delle grandi opere; favorire la consapevolezza del ruolo dei committenti per promuovere la sicurezza e la salute dei lavoratori e il lavoro regolare; promuovere azioni mirate e specifiche atte a garantire l'informazione, la formazione e l'assistenza a tutto il sistema produttivo coinvolto nella realizzazione dell'opera; incrementare la consapevolezza del ruolo dei coordinatori in fase di progettazione e di esecuzione e delle imprese nella progettazione e nella gestione della sicurezza, mediante una coerente azione di assistenza continua da parte della rete delle pubbliche amministrazioni; favorire lo sviluppo di un rapporto costruttivo e partecipativo con i lavoratori ed i Rappresentati dei lavoratori per la sicurezza (Rls) coinvolti nella realizzazione delle opere mediante la promozione di un'attività di informazione e formazione continue in collaborazione con gli enti paritetici costituiti dalla contrattazione collettiva; favorire la trasparenza del mercato del lavoro e la conoscenza del fenomeno infortunistico correlato, mediante l'istituzione di un osservatorio a ciò dedicato, al fine di promuovere conseguenti azioni di prevenzione; informare puntualmente le parti sociali sulla progettazione strategica, anche attraverso il coinvolgimento operativo degli organismi paritetici; assicurare al personale coinvolto nella realizzazione delle opere ed eventualmente ai familiari a seguito, standard residenziali e assistenziali analoghi a quelli dei cittadini residenti nelle Marche; garantire ai lavoratori l'assistenza sanitaria, anche a supporto della sorveglianza sanitaria attuata dal medico competente, mediante le strutture delle Zone territoriali dell'Asur; verificare, attraverso gli organi di vigilanza, il rispetto delle condizioni di sicurezza e salute nei cantieri e l'impiego di lavoro regolare, assumendo specifici progetti di vigilanza coordinata e programmata, sulla base della tipologia delle opere, della previsione dei lavori e delle specificità degli approntamenti di sicurezza adottati.
In tal senso il Dirigente del servizio salute, dopo aver acquisito l'assenso del dirigente della p.f. "Osservatorio regionale dei contratti pubblici", del dirigente del Servizio attività istituzionali, legislative e legale, del direttore del dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la protezione civile presso cui è istituito il comitato regionale di coordinamento nella materia della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, della direzione generale dell'Asur, ha proposto in data 18 dicembre 2007 alla Giunta regionale:
1) di approvare i seguenti indirizzi per l'implementazione, il coordinamento ed il monitoraggio delle attività connesse alla tutela della salute e della sicurezza nella realizzazione dei lavori relativi alle infrastrutture strategiche e agli insediamenti produttivi di cui alla parte II, titolo III, capo IV, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 - Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE, interessanti il territorio della Regione Marche, individuati dalla p.f. "Osservatorio regionale dei contratti pubblici", sulla base dei dati pervenuti ai sensi dell'articolo 193 del medesimo decreto legislativo 163/2006;
2) di applicare direttamente tali indirizzi alle seguenti opere attualmente in fase di avvio: realizzazione della terza corsia dell'autostrada A14 nel tratto compreso tra Gabicce e Pedaso; opere viarie comprese nel cosiddetto "Quadrilatero Marche-Umbria";
3) di sottoscrivere un apposito accordo con i singoli soggetti aggiudicatari dei lavori per la disciplina delle predette attività i cui contenuti saranno definiti anche sulla base delle linee guida indicate dal Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere istituito ai sensi dell'articolo 180 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e del decreto del Ministero dell'interno in data 14 marzo 2003;
4) di stabilire che i predetti accordi prevedano specifici protocolli di legalità che comportino anche clausole specifiche di impegno da parte del soggetto aggiudicatario a denunciare eventuali comportamenti che possano compromettere la salute e la sicurezza nella realizzazione dei lavori di che trattasi;
5) di stabilire che gli accordi e i protocolli di legalità contengano l'espressa clausola che rende le relative prescrizioni vincolanti per i soggetti aggiudicatoci e per i soggetti aggiudicatari con obbligo, per questi ultimi, di trasferirle, nei limiti delle specifiche competenze e responsabilità, a carico delle imprese interessate a qualunque titolo alla realizzazione dei lavori;
6) di stabilire che gli accordi prevedano le modalità di costituzione di un coordinamento formalizzato degli Rls ed Rlst delle aziende operanti nei cantieri di ogni opera infrastrutturale e le modalità per garantire a tali soggetti lo svolgimento efficace del loro ruolo;
7) di stabilire che gli accordi disciplinino gli oneri di comunicazione di cui all'articolo 193 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163;
8) di stabilire che gli accordi e i protocolli di legalità siano sottoposti all'esame preventivo della "Intesa tra la Regione, l'Anci, l’Upi, l’Uncem, l’Inps, l’Inai, le Casse edili, gli imprenditori, gli artigiani, gli ordini professionali e le organizzazioni sindacali" di cui al decreto del Presidente della Giunta regionale n. 489 del 10 settembre 2004, delegando la p.f. "Osservatorio regionale dei contratti pubblici" alla predisposizione degli stessi;
9) di affidare al Servizio salute – p.f. sanità pubblica la predisposizione e il monitoraggio di specifici programmi di prevenzione e di vigilanza e in particolare: a. il coordinamento delle strutture del Ssr, in particolare nelle attività di vigilanza e controllo di tutte le aree di competenza dei dipartimenti di prevenzione, il raccordo con la direzione regionale Inail, il raccordo con la direzione regionale del lavoro anche per ciò che riguarda il contrasto al lavoro irregolare, il raccordo con Arpam per gli aspetti ambientali collegati con le opere in corso; b. la predisposizione di uno specifico protocollo tra Inail, Regione Marche e parti sociali, nell'ambito dei già attivi tavoli tecnici e del protocollo d'intesa Inail - Regione in vigore, al fine di sostenere il ruolo dei Comitati paritetici territoriali (Cpt) e del Comitato paritetico per la sicurezza artigianato Marche (Edilart) sia sul versante della informazione e formazione che dell'assistenza tecnica presso i cantieri; c. la predisposizione del monitoraggio dei seguenti programmi di azione o erogazione di servizi sanitari, attraverso le strutture dell'Asur, relativi a:
1. informazione ed assistenza ai soggetti della "626" interessati alla costruzione delle opere;
2. supporto alla formazione ed aggiornamento, con particolare riferimento ai lavoratori ed ai loro rr.ll.ss.;
3. il confronto periodico tra le strutture territoriali del Ssr, le parti sociali, e gli Rls - Rlst al fine della informazione sull'andamento dei programmi di prevenzione e vigilanza svolti;
4. sorveglianza epidemiologica degli infortuni e delle malattie professionali;
5. assistenza sanitaria di base, attività sanitaria specialistica e diagnostica a favore degli addetti residenti e non residenti e degli eventuali familiari al seguito;
6. integrazione della gestione dell'emergenza sanitaria pubblica con quella finalizzata agli adempimenti previsti a carico del datore di lavoro per l’organizzazione e per la gestione del primo soccorso nei luoghi di lavoro.
10) potenziare, ai fini della realizzazione degli obiettivi di cui al punto 9, la rete dei dipartimenti di prevenzione dell'Asur come segue:
a. istituire un Osservatorio sanitario per il monitoraggio delle grandi opere, con il supporto della U.o. di Epidemiologia del Dipartimento di prevenzione della zona territoriale 10 di Camerino, che agisca avvalendosi dei dati ricevuti dalla p.f. "Osservatorio regionale dei contratti pubblici" in forza dell'articolo 193 del d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163 e degli accordi stipulati con i soggetti aggiudicatari;
b. istituire nuclei operativi integrati in area vasta per affrontare le attività di assistenza e vigilanza proprie dei Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spsal) delle Zone territoriali dell'Asur, riconducibili alla definizione di "eccellenze", presso i dipartimenti di prevenzione delle Zone territoriali n. 2 di Urbino, n. 6 di Fabriano e n. 10 di Camerino;
c. istituire nuclei operativi integrati in area vasta per affrontare le attività di valutazione e controllo di igiene e tossicologia industriale, riconducibili alla definizione di "eccellenze", presso i dipartimenti di prevenzione delle Zone territoriali afferenti alle aree vaste n. 1 (Zone territoriali n. 1 Pesaro, n. 2 Urbino e n. 3 Fano), n. 2 (Zone territoriali n. 4 Senigallia, n. 5 Jesi, n. 6 Fabriano e n. 7 Ancona) n. 3 (Zone territoriali n. 8 Civitanova M., n. 9 Macerata e n. 10 Camerino);
d. prevedere la implementazione della attuale dotazione della complessiva rete dei dipartimenti di prevenzione per le attività aggiuntive da svolgere prevedibilmente nel periodo 2008-2011, con le seguenti figure professionali: un ingegnere per il supporto alla direzione tecnica/coordinamento operativo di tutto il programma regionale di prevenzione e vigilanza, un medico specialista in medicina del lavoro, un medico specialista in igiene e medicina preventiva con competenze epidemiologiche, otto tecnici della prevenzione o, in alternativa, personale con qualifica tecnica specifica per il controllo dei cantieri edili, una assistente sanitaria, un assistente amministrativo;
11) di dare mandato all'Asur di stipulare specifici accordi con i soggetti aggiudicatori, affinché concorrano alla copertura dei costi conseguenti la realizzazione dei programmi di azione o erogazione di servizi sanitari di cui al punto 9), indicando nel bando di gara un'aliquota forfettaria ragguagliata all'importo complessivo dell'intervento;
12) di affidare al Servizio politiche sociali l'approfondimento, in accordo con gli enti locali, degli aspetti relativi all’integrazione dei lavoratori impegnati nella realizzazione delle opere e dei loro familiari a seguito, rispetto alle tematiche di competenza;
13) di affidare al comitato regionale di coordinamento nella materia della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, istituito con d.g.r. 495 del 21 maggio 2007 ai sensi dell'art. 27 d.lgs. 626/1994, il coordinamento generale per il raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute e sicurezza nella realizzazione dei lavori relativi alle infrastrutture strategiche e agli insediamenti produttivi nel territorio regionale, tenendo conto, nell'attuale fase transitoria prevista dall'ari 4 comma 2 della legge 123/07, del ruolo delle Province;
14) di rimandare a successivi specifici provvedimenti, da predisporre a cura del Servizio salute, l'individuazione e l'assegnazione di fondi per la copertura dei costi aggiuntivi sostenuti dall'Asur attraverso le Zone territoriali, dalle Aziende ospedaliere coinvolte nella realizzazione delle attività disciplinate dalla presente delibera e dagli accordi stipulati e protocolli da essa derivanti; tali atti dovranno essere predisposti entro sessanta giorni dall'approvazione della presente deliberazione.
La Giunta regionale nella stessa seduta del 18 dicembre 2007 ha approvato quanto sopra con delibera n. 1542 avente ad oggetto: "Indirizzi per l'implementazione, il coordinamento ed il monitoraggio delle attività connesse alla tutela della salute e della sicurezza nella realizzazione dei lavori relativi alle infrastrutture strategiche e agli insediamenti produttivi di cui alla parte II, titolo III, capo IV del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 "Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE", interessanti il territorio della Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. La ringrazio, Assessore, per questa risposta così articolata e completa che mi rassicura per il futuro e che penso rassicuri anche i lavoratori che le organizzazioni sindacali che hanno segnalato queste difficoltà. Aggiungo, però, che la tranquillità per il futuro dovrebbe accompagnarsi alla tranquillità per il presente.
La sua risposta così articolata, ricca e precisa sulle cose che sono state messe in azione avrebbe avuto un’ulteriore arricchimento se l’Aula fosse stata informata anche dei risultati di questa azione, quindi del fatto che una serie di attività ispettive, di interventi e di controlli avrebbero garantito e garantiscono la sicurezza di quelle attività. E come avrà visto la mia interrogazione non riguardava soltanto la sicurezza nei cantieri e nei luoghi di lavoro, ma rifletteva anche sulla necessità dell’accoglienza in relazione ad un numero notevole di lavoratori che provengono da altre regioni e da altre nazioni e che temporaneamente svolgono le loro mansioni nei cantieri e quindi che abbisognano anche di strutture sociali e di accoglienza che possano garantire la qualità della vita anche fuori dall’attività lavorativa.
Nella nostra interrogazione – con me infatti l’ha sottoscritta anche il Consigliere Altomeni – chiedevamo da ultimo di conoscere in maniera più articolata le garanzie contrattuali che la società Quadrilatero – a cui noi partecipiamo – svolge nella gestione dei subappalti, che sono istituti giuridici, come noto, nei quali però molte volte quello che noi prevediamo rischia di essere vanificato con contratti meno attenti.
So che la nostra attenzione è alta e mi auguro che continuerà, e mi auguro anche, visto che su questo versante l’attenzione del gruppo di Rifondazione Comunista continuerà, di avere nel proseguo risposte ricche di dati.
La questione della sicurezza sul lavoro purtroppo non può sfuggire a quest’Aula perché, nonostante gli appelli, nonostante le iniziative e l’attenzione che sempre poniamo su queste vicende, i dati ci indicano – non parlo della Quadrilatero ma in generale – che gli incidenti sul lavoro sono sempre più in aumento, pertanto l’attenzione e la vigilanza deve essere un elemento significativo anche della nostra azione istituzionale.


Interrogazione n. 1006
dei Consiglieri Cesaroni, Brini, Tiberi, Giannotti, Capponi, Ciriaci, Santori
“Ripristino di agevolazioni tariffarie su autoservizi regionali e locali”

Interrogazione n. 944
del Consigliere Rocchi
“Reintroduzione esenzione per trasporto pubblico locale alle categorie più svantaggiate (anziani, disabili, disoccupati, immigrati)”

Interrogazione n. 1031
del Consigliere Giannotti
“Agevolazioni tariffarie sugli autoservizi di trasporto pubblico locale”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1006 dei Consiglieri Cesaroni, Brini, Tiberi, Giannotti, Capponi, Ciriaci, Santori, l'interrogazione n. 944 del Consigliere Rocchi, l'interrogazione n. 1031 del Consigliere Giannotti, abbinate. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Procederei, pur essendo materia omogenea, in maniera distinta, quindi parto dall’interrogazione n. 1006.
Il provvedimento in esame, ripreso dalla deliberazione n. 129 del 4 febbraio 2008, ha definito i nuovi criteri per la concessione dei benefici alla categoria dei disabili, riformulandoli in termini più precisi e puntali in quanto i Comuni, enti preposti all'applicazione di tali criteri, avevano sottolineato in più occasioni difficoltà interpretative del criterio fissato con le precedenti disposizioni regionali che prevedeva testualmente: “mutilati e invalidi di guerra e di servizio dalla prima alla ottava categoria, invalidi civili e di lavoro e portatori di handicap con invalidità pari o superiore al 67%".
In particolare tali difficoltà risiedevano nella eccessiva genericità del suddetto criterio e, in taluni casi, nell’impossibilità di poterlo applicare a fronte della presentazione, da parte degli interessati, di documentazione attestante invalidità per le quali non era possibile determinarne il grado o la categoria, situazione che lasciava ai Comuni ampi margini di discrezionalità con conseguente disparità di trattamento da un Comune ad un altro.
Al fine di definire un criterio che assicurasse una maggiore omogeneità di applicazione dei benefici, ci si è avvalsi, tramite del Servizio salute della Regione, della collaborazione della Commissione medici legali, mediante la quale esperti in materia di invalidità hanno fornito i criteri per meglio distinguere, nell'ambito della categoria A, le diverse tipologie di invalidità (invalidità civile, invalidità di guerra e di servizio ed invalidità del lavoro).
L'obiettivo di tale revisione era quello di definire un criterio che stabilisse, per le varie tipologie di invalidità, soglie corrispondenti ad un'invalidità civile pari o superiore al 67%. Nel caso degli invalidi di guerra e di servizio tale soglia è stata stabilita, d'intesa con la predetta Commissione, dalla prima alla quinta categoria.
La Giunta regionale sta comunque valutando – lo dico agli interroganti Consiglieri Cesaroni, Brini e altri – l'opportunità di ricomprendere nelle agevolazioni coloro che hanno contratto invalidità per cause di servizio nelle categorie dalla sesta all'ottava, ora rimaste escluse, riconoscendo anche a queste ultime meritevoli di attenzione una qualche forma di agevolazione.
L’interrogazione n. 944 si rifà anche questa alla definizione delle categorie socialmente deboli.
Nel 2002 questa agevolazione – come ricorderà il Consigliere Rocchi – era soltanto riferita al 50% delle agevolazioni, cioè tutte le categorie agevolate avevano un massimo del 50% di agevolazione. Successivamente alla deliberazione, che aveva aumentato sensibilmente le tariffe per i trasporti (aumento che portò da 80 centesimi ad 1 euro), ottenemmo che a fronte di un sensibile aumento delle tariffe diversi elementi sociali venissero incorporati, tra questi l’innalzamento dal 50 al 100% delle agevolazioni. Inoltre, la libera circolazione sugli autobus per le categorie socialmente più deboli: invalidi, portatori di handicap, disoccupati che abbiano perso un precedente rapporto di lavoro (della durata di almeno 12 mesi), disoccupati di lunga durata, gli iscritti nelle liste di mobilità, le donne in stato di gravidanza e le madri con almeno un figlio al seguito con meno di un anno di vita. Infine, la possibilità per gli anziani ultrasessantacinquenni, con limite di reddito Isee inferiore ai 6.500,00 euro di acquistare abbonamenti mensili agevolati per il trasporto su gomma pagando solo il 25% del costo. In entrambi i casi la Regione non partecipava alla copertura dei minori introiti delle aziende perché avevamo aumentato le tariffe dei prezzi, quindi portando questo aumento delle tariffe oltre 6 milioni nelle casse delle aziende di trasporto pubblico e private, come corrispettivo c’era una serie di agevolazioni socialmente rilevanti allargate.
A distanza di un anno dall'introduzione della libera circolazione sugli autobus si è potuto valutare con sufficiente precisione gli effetti largamente stimati, sia sulla platea dei beneficiari che sugli introiti aziendali ed è emerso che a fronte di un aumento trascurabile del numero di utenti beneficiari – quelli che effettivamente si sono affacciati in base a questa agevolazione sul servizio pubblico, che era particolarmente modesto – la libera circolazione su autobus comportava, per le aziende di trasporto pubblico su gomma, una perdita d'introito annuo superiore a 1,5 milioni di euro, con conseguenti ripercussioni negative sulla qualità ed efficienza del servizio di trasporto pubblico, in modo particolare sulle realtà più importanti, tra cui quella di Ancona che ovviamente è quella che trasporta più passeggeri e che quindi trasportava e trasporta anche più invalidi.
Sulla scorta di un lavoro di affinamento con le aziende pubbliche e private abbiamo ritenuto opportuno riesaminare la situazione relativa ai criteri per la concessione della gratuità limitatamente per la categoria degli invalidi e portatori di handicap (categoria A), categoria che rappresentava oltre il 90% della platea complessiva degli aventi diritto alla libera circolazione, limitando l'esenzione totale dal pagamento soltanto a coloro che avessero un indicatore reddituale Isee inferiore ad una soglia predeterminata.
Da successivi incontri tra Regione, Società consortili del settore, Amministrazioni provinciali, associazioni di categoria e sindacati, confederali e di categoria, si è raggiunta una intesa comprendente anche le categorie interessate sulle fasce di reddito per tale categoria: libera circolazione, cioè gratis, assicurata a tutti coloro che hanno un Isee compreso tra 0 e 6.500 euro annui; circolazione agevolata al 15% – poco più che simbolica – per coloro che hanno l'Isee compreso tra i 6.500 ed i 13.000 euro annui. Per questa fascia la Regione contribuisce con un'ulteriore quota del 10% a favore delle aziende di trasporto, quindi prima non lo pagavamo, adesso lo paghiamo noi alle aziende di trasporto; circolazione agevolata al 50% per coloro che hanno l'Isee compreso tra i 13.000 ed i 25.000 euro annui; coloro che hanno un Isee superiore ai 25.000 euro annui pagano il prezzo pieno. Si è detto cioè che gli invalidi che hanno un reddito superiore ai vecchi 50 milioni fossero sì problema sociale, ma non tanto da consentire agevolazione.
Tali nuovi criteri sono stati quindi adottati nel dicembre 2007. Tuttavia tale atto non ha raccolto il consenso delle associazioni dei disabili che hanno chiesto una rimodulazione di tali criteri. Ci siamo rimessi al tavolo e a tal fine abbiamo proposto le seguenti modifiche che sono state discusse e approvate a gennaio.
Coloro che, ai sensi della lett. A) della d.g.r. n. 1585 del 27 dicembre 2007, hanno l'indicatore reddituale Isee inferiore a 6.500 euro annui beneficeranno della possibilità di acquistare abbonamenti mensili e trimestrali e carnet di 10 biglietti per gli autobus, urbani ed extraurbani, pagando il 5% della corrispondente tariffa intera – che è un modo per evitare che uno prendesse l’abbonamento gratuito e poi non lo usasse, ma che le aziende ce lo facessero in ogni caso pagare –. Per questa fascia la Regione contribuirà con un'ulteriore quota del 15% a favore delle aziende di trasporto. La Regione, inoltre, si impegna a verificare l'effettivo utilizzo delle tessere agevolate ai fini di un'eventuale reintroduzione dell'esenzione totale per tale categoria di soggetti.
Tutti gli altri disabili beneficeranno della possibilità di acquistare abbonamenti mensili e trimestrali e carnet di 10 biglietti per gli autobus urbani ed extraurbani, pagando il 30% della corrispondente tariffa intera, quindi con uno sconto del 70% sul prezzo intero del biglietto. Per questa fascia la Regione contribuirà con un'ulteriore quota del 20% a favore delle aziende di trasporto. Quindi quello che prima pagavano le aziende pubbliche e private locali lo paga la Regione.
Di tale intesa, formalmente ratificata dalle parti – cioè da tutte le associazioni dei disabili –, la Giunta regionale ha preso atto con la d.g.r. n. 129 del 4 febbraio 2008, con la quale sono stati definiti i nuovi criteri per la concessione dei benefici alla categoria dei disabili. Le associazioni di categoria hanno accolto positivamente il provvedimento ritenendo tali nuovi criteri comunque migliori – ovviamente peggiore rispetto all’esenzione totale – rispetto al regime preesistente l'introduzione della gratuita, nel quale tutti erano tenuti al pagamento del 50% della tariffa.
L’ultima interrogazione è la n. 1031 del Consigliere Giannotti e riguarda gli autoservizi di trasporto pubblico locale.
A partire dall'introduzione del sistema delle agevolazioni tariffarie nel trasporto pubblico locale risalenti al 1997 e fino al mese di settembre 2006 (per oltre dieci anni) le agevolazioni tariffarie nel trasporto pubblico per le categorie "socialmente deboli" dei disabili prevedeva per tutti il pagamento del 50% della tariffa ordinaria sui titoli di viaggio. Storicamente la Regione ha dato al massimo, fino al 2006, il 50% a prescindere dalla gravità dell’infermità o della disabilità e a prescindere dalla più o meno fluente certezza di reddito.
Nel 2006 la Giunta regionale – sulla scorta di quello che ho già detto sull’aumento del prezzo dei biglietti – aveva stabilito un’innovativa e più larga agevolazione riguardante invalidi, portatori di handicap, disoccupati e donne in stato di gravidanza.
In questi casi la Regione non partecipava alla copertura dei minori introiti che sono rimasti a totale carico delle aziende – non ripeto quello che ho già detto -.
Da una verifica fatta con le aziende pubbliche e private, con i Comuni e con le Province, in modo particolare con le realtà più grosse (Ancona, Pesaro, Fano, San Benedetto) comportava una perdita superiore a 1 milione e mezzo di euro, che ovviamente o riduceva i servizi o peggiorava la qualità dei servizi oppure rarefaceva il numero delle corse.
Questo provvedimento ha trovato la sintesi sul 5% della corrispondente tariffa intera, sotto i 6.500 euro, con la possibilità di acquistare abbonamenti mensili e trimestrali e carnet da dieci biglietti. Tutti gli altri disabili pagano, ma hanno uno sconto del 70%.
Le associazioni di categoria hanno accolto positivamente il provvedimento. Sul punto vorrei anche dire che la Giunta sta valutando di ricomprendere nelle agevolazioni coloro che hanno contratto invalidità di guerra e di servizio nelle categorie dalla sesta all'ottava, ora rimaste escluse, riconoscendo a quest’ultime una particolare attenzione meritevole d’intervento.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Prendo atto di questa risposta molto complessa e che probabilmente non tutti i marchigiani e non tutti i soggetti beneficiari conoscono, di questo infatti ne parlammo in sede di approvazione di alcuni bilanci passati della Regione.
Penso che questo argomento riferito alle concessioni delle agevolazioni non debba essere di pertinenza esclusivamente della Giunta, ma debba essere un indirizzo contenuto nella legge di bilancio. Pertanto le modificazioni che vengono apportate autonomamente dalla Giunta a mio avviso non sono pertinenti alla sensibilità che l’Assemblea legislativa pone rispetto a questi temi.
Ad esempio, anche la riduzione ed il vantaggio che lei ha descritto di un milione e mezzo di euro a vantaggio della Regione non ci sembra possa essere deciso autonomamente dalla Giunta. (...) Forse ho capito male, ma è comunque una modificazione delle entrate e delle uscite a carico della Regione, per cui penso, essendo materia di bilancio, che dovrebbe riguardare più una modificazione condivisa che una modificazione decisa in una contrattazione ad personam tra Giunta e categorie.
In merito alla sua valutazione, Assessore, che lei dice che deve essere ancora completata, le debbo rammentare che tra i non beneficiari ci sono gli studenti portatori di handicap. Questa è una situazione incresciosa perché riteniamo che lì nel termine Isee possa prevalere il concetto di diritto allo studio, che invece è una cosa diversa dall’Isee. Su questo la invito a riflettere e probabilmente sarà anche oggetto di nostri interventi nel prossimo bilancio di previsione 2009.
Penso che la questione debba essere rivista integralmente con un atto di legge che possa coinvolgere tutta l’Assemblea legislativa, in quanto la ritengo una materia di interesse generale e che dunque deve essere rappresentata da chi è eletto dal popolo e da chi qui rappresenta le istanze di tutto il territorio.
Per questo la invito nel prossimo bilancio a definire meglio l’impostazione e su questa aprire un dibattito ed un confronto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Credo che la risposta dell’Assessore sia molto positiva in quanto riscontriamo che c’è stato un cambio di marcia, ci sono stati dei miglioramenti per quelle categorie che in un primo momento erano state escluse e che ora, invece, hanno avuto un momento di accordo con l’Assessorato e con la Giunta.
Pertanto tutto questo va nella direzione richiesta da noi socialisti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Sono un po’ frastornato in quanto ho fatto fatica a seguire la ricostruzione dell’Assessore Marcolini, che come sempre è stata comunque precisa e dettagliata e che gli fa onore in quanto, a differenza di altre situazioni, dimostra rispetto per le interrogazioni presentate dai Consiglieri.
Mi sembra di aver colto, anche dalle repliche degli altri due Consiglieri, una disponibilità a discutere di questa questione e non una decisione già presa. Sbaglio?
Il senso della mia richiesta corrispondeva all’esigenza di una famiglia della nostra regione con un portatore di handicap che aveva posto con nettezza questo problema. Il problema era la misurazione e la valutazione dell’opportunità di mantenere, ai fini della riduzione del costo del biglietto, l’indicatore reddituale Isee; questione che credo non sia stata ancora risolta.
Mi associo dunque alla richiesta proposta del Consigliere Capponi che ha richiamato l’esigenza di rivedere nel suo complesso questa normativa rimandando o ad una proposta legislativa, che potremmo assumere come gruppo, oppure alla disponibilità dell’Assessore a demandare ad una Commissione (non so se quella al bilancio o quella alla sanità) il necessario approfondimento per eliminare le disuguaglianze o quelle anomalie che in qualche modo vengono richiamate dai cittadini.
Pertanto colgo con soddisfazione questa disponibilità della Giunta e ripropongo l’opportunità di una riflessione su tutta la materia.


Mozione n. 263
del Consigliere Procaccini
“Crisi di un importante gruppo industriale”
(Segue discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. Come deciso durante la Conferenza dei Presidenti dei gruppi assembleari anticipiamo il punto di cui alla mozione n. 263 per consentire al Presidente Spacca di riferire sul colloquio che ha avuto con la Merloni.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Proprio in base – come lei ha detto – alle comunicazioni del Presidente Spacca riguardo alla crisi del gruppo Antonio Merloni, la mozione presentata dal gruppo dei Comunisti Italiani è stata aggiornata sia sulla base del contributo dato dalla discussione, che dall’incontro della Giunta regionale con la proprietà. Infatti è stato proposto un testo diverso, cioè una risoluzione firmata non solo dal sottoscritto, ma anche da altri Consiglieri. Pertanto tale risoluzione dovrà essere la base della nostra discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Se il Capogruppo dei Comunisti Italiani è d’accordo, visto che la mozione è stata aggiornata con la condivisione di tutti i Presidenti dei gruppi assembleari, potremmo accettarla come risoluzione del dibattito e dell’informativa che mi accingo a svolgere.
L’incontro con l’amministratore delegato Maurizio Serafini è servito a capire quali sono gli intendimenti e le strategie che il gruppo Antonio Merloni intende perseguire in una fase che è stata confermata essere di particolare difficoltà. Una difficoltà che deriva dalla complessità dello scenario competitivo internazionale rispetto a cui il gruppo ha bisogno di aggiornare in profondità le proprie strategie.
La cosa che è emersa, e che credo sia rilevante per la riflessione dell’Aula, è che in questa fase non si intende adire a misure di carattere straordinario, cioè a procedure di carattere concorsuale, ma si cerca una strategia di consolidamento, perseguendo vie ordinarie, che prevede alcuni obiettivi, innanzitutto quello della ricerca di un partner con cui condividere una strategia di rilancio industriale.
Credo che questa sia la via maestra che la proprietà e l’attuale management sta ricercando. Sono in corso dei contatti che dovrebbero portare – è stato detto questo – entro non molto tempo a delle risultanze positive.
Contemporaneamente alla ricerca di una partnership è prevista, come voi sapete, la dismissione di alcuni assets, tra cui l’impianto delle bombole di Matelica, e altri assets internazionali, in modo da migliorare la posizione finanziaria del gruppo.
Su questo progetto di consolidamento è confermato l’impegno della proprietà e sono in corso anche altre ipotesi di carattere progettuale che riguardano il nord Europa dove questa azienda ha un marchio particolarmente importante. Per cui potrebbe essere possibile realizzare alcune operazioni finanziarie anche in quell’area territoriale.
Questo è un po’ il quadro di riferimento essenziale sulla strategia di carattere finanziario, quadro che si accompagna anche ad una linea di potenziamento dell’attuale struttura di management, con un’attenzione particolare all’organizzazione commerciale, di marketing e logistica.
Credo che anche questa sia una notizia positiva e confortante in quanto fa comprendere che siamo di fronte ad una capacità di forte reattività dell’azienda che inquadra i problemi a cui deve corrispondere.
Un’attenzione particolare è stata rivolta ad una gestione attiva con i fornitori che in precedenza non c’era stata e che, quindi, potrebbe inquadrare in maniera più propositiva il problema delle relazioni con questo soggetto particolarmente importante nell’attuale congiuntura finanziaria, considerato il quadro di crediti che da parte di questi soggetti viene vantato nei confronti dell’azienda.
Credo che queste misure porteranno – e così mi è stato annunciato – alla necessità di una revisione del piano industriale e anche delle strategie complessive del gruppo, strategie che comunque rimangono inquadrate all’interno del piano concordato con le forze sociali e con il Ministero del lavoro.
Ho espresso all’amministratore delegato la mia preoccupazione, e quella che l’Assemblea legislativa nella stessa mattina aveva proposto, per i livelli occupazionali. Cioè che da parte nostra ci sarà la massima attenzione su questo aspetto, considerando la massima disponibilità a verificare tutte le possibilità di utilizzo degli ammortizzatori sociali e delle altre misure che sono a disposizione della Regione per cercare di assecondare e di accompagnare questo processo di salvaguardia dei posti di lavoro nell’ambito delle attività dello stesso gruppo industriale.
Questa vicenda viene seguita con altrettanta attenzione anche da parte della Regione Umbria in quanto, come sapete, il gruppo è presente anche in quella realtà territoriale.
Da questo punto di vista è attiva una commissione tecnica, cioè una task force guidata dagli Assessori al lavoro delle due Regioni (Marche e Umbria) – quindi dall’Assessore Ascoli e dall’Assessore Giovanetti – che si riunirà il prossimo 24 giugno alle ore 15,30 a Fabriano e che quotidianamente segue l’evoluzione di questa vicenda.
Ci siamo lasciati con la disponibilità a confrontarci in ogni fase che seguirà ed io ho annunciato che ogni fase sarà riferita all’Assemblea legislativa che ha manifestato una così generosa disponibilità a seguire con attenzione tutta questa vicenda.
Credo che su questo in Assemblea legislativa ci sarà la necessità di ulteriori riflessioni e confronti, ma li dovremmo fare compatibilmente con la focalizzazione e soprattutto con la definizione degli eventi che accadranno, ovvero sulla base dei partner che arriveranno – perché i partner non sono indifferenti, cioè se saranno partner di carattere finanziario o di carattere industriale – o sulla base delle strategie che questi partner introdurranno, pertanto su tutti gli elementi di novità che man mano avverranno.
Mi pare giusto che nella risoluzione proposta dai Presidenti dei gruppi assembleari qui presenti ci sia una richiesta di una costante attenzione su questa vicenda e di una continua relazione da parte della Giunta, che tecnicamente seguirà questo procedimento, all’Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. E’ stata ora distribuita la proposta di risoluzione, presentata sulla n. 263, a firma dei Consiglieri Procaccini, Ricci, Binci, Brandoni, Rocchi, Sordoni, Mollaroli, Bugaro, Cesaroni, Capponi, Viventi, Pistarelli, D’Anna, Silvetti, Lippi, Massi, Ciriaci, Mollaroli:
“L'Assemblea legislativa delle Marche,
Tenuto conto della grave crisi in cui versa il gruppo "A. Merloni";
Considerato che sono a rischio migliaia di posti di lavoro sia delle società principali del gruppo sia dell'indotto, costituito da molte piccole e medie aziende che non ricevono più dalla "A. Merloni” i pagamenti per le forniture;
Rilevato che ad oggi esiste la necessità di una rivisitazione del piano industriale e di una strategia certa dell'azienda;
Impegna la Giunta regionale
1) a seguire con la massima attenzione l'evoluzione della vicenda dandone costante informazione all’Assemblea legislativa;
2) ad esercitare tutte le sue competenze e prevedere tutte le opportunità per contribuire insieme alla Regione Umbria, ai Comuni, alle Province interessate, alle organizzazioni sindacali e a quelle degli industriali e artigiane, alla risoluzione del problema che rischia di mettere in ginocchio il principale distretto industriale della nostra Regione.
L'obiettivo principiale deve essere quello di salvare i posti di lavoro.”.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ho apprezzato lo sforzo del Presidente Spacca di un’informazione ed un impegno della Giunta regionale verso l’Assemblea legislativa, che tra l’altro si traduce in un atto unitario che penso possa essere sostenuto da tutti.
In realtà il piano industriale, che dovrebbe essere il cuore di un’azienda per determinare lo sviluppo e per uscire dalla crisi – come in questo caso -, secondo me non intravede questa possibilità.
Ora non svolgerò un’analisi sulle cause, non mi compete, tuttavia vorrei dire che rispetto ad una crisi così grave, dove migliaia di posti di lavoro della casa madre e dell’indotto sono a rischio, e non solo nelle Marche ma anche nell’Umbria e più in generale nel resto del Paese, un piano industriale che dismette le aziende che producono le bombole per il gas e i serbatoi e lo fa per fare cassa e per pagare i fornitori, da un lato è un’iniziativa lodevole, un’iniziativa che affronta l’emergenza e che non si disimpegna rispetto alla filiera produttiva più complessiva. Tuttavia nella strategia e nella prospettiva tutto questo è anche il segnale della disperazione, nel senso che si vanno a dismettere due attività produttive, seppur costituiscano solo una nicchia rispetto alla grande produzione.
Questa crisi, dunque, potrebbe avere delle conseguenze disastrose in quanto un intero distretto industriale rischia di essere spazzato via.
Se ci riferiamo a quello che è successo nella trasformazione dell’artigianato delle Marche, che non esiste più come fattore autonomo ma è diventato tutto indotto, penso che se non si frenerà una crisi di questo tipo – di cui oggi discutiamo, ma che interessa anche altri settori in tutte le Marche e in tutta Italia –, nei prossimi dieci o venti anni, unito ai costi dell’energia, ci sarà una regressione paurosa del modello di sviluppo e anche della qualità della vita.
Ieri mi è dispiaciuto, avendo un altro impegno politico improrogabile, di non essere potuto andare all’iniziativa svolta con l’ex Primo Ministro della Russia Primakov, ma ho comune letto una notizia, passata un po’ sotto tono, di una agenzia internazionale specializzata dello sviluppo nella si è detto che per la modificazione del modello di sviluppo, che c’è stato nel dinamismo virtuoso tra la statalizzazione e la privatizzazione, ad esempio in Russia da quindici anni a questa parte l’aspettativa di vita è diminuita. Non è perché voglio lo statalismo, ma voglio dire che se si peggiorano le condizioni economiche queste poi portano ad un impoverimento complessivo del tenore di vita; lì addirittura è diminuita l’aspettativa di vita, prima l’età media era di 68 anni, adesso è di 60. E queste sono considerazioni scientifiche fatte da agenzie internazionali che produce anche il Sole 24 Ore.
Un modello basato esclusivamente sulla manifattura – ed anche se leggiamo dell’altra più solida branca attiva, quella della produzione dell’elettrodomestico e della famiglia, anch’essa in crisi anche se non a questi livelli – sta investendo di più all’estero che in Italia. Questo fatto di certo non riassorbirà quella manodopera che verrà espulsa con questa crisi.
Quindi dobbiamo fare i conti con una possibilità nazionale e internazionale di ammortizzatori sociali – come diceva il Presidente Spacca – dove la Regione deve fare la sua parte, e se possibile, quando noi istituzioni possiamo dare un contributo, facciamolo un po’ più laicamente, nel senso che dovremmo analizzare meglio i fattori della globalizzazione. Questo perché prima c’è stata una globalizzazione interna, dove l’artigianato diffuso, autonomo, è stato sussunto dalla casa madre ed è diventato indotto, e adesso in tempi rapidissimi, in virtù di una globalizzazione mondiale, sta succedendo che è il grande sviluppo dell’Asia che sussume e spazza via le grandi imprese come quella dell’Antonio Merloni.
Dunque riflettiamo su questo, sui costi dell’energia, facciamolo senza demagogia e senza sposare a priori questo neo liberismo selvaggio, che come abbiamo visto nella conferenza mondiale della Fao non solo non risponde allo sviluppo ma riproduce crisi, povertà e talvolta guerre.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Ho piacere che l’iniziativa del Consigliere Procaccini sia stata condivisa da tutta l’Aula, perché la questione della Antonio Merloni è un problema tragico, molto sentito da tutto il territorio della provincia di Ancona, ma più in generale da tutta la comunità regionale in quanto non è una questione che può essere ricondotta ad un solo distretto.
Pertanto il problema va affrontato con una unità di fondo che travalichi quella contrapposizione politica che caratterizza il nostro impegno.
L’auspicio che faccio di cuore all’azienda è quello di poter recuperare le posizioni, perché l’Antonio Merloni è parte attiva della storia industriale della nostra regione. Il Presidente della Giunta regionale in un altro contesto disse che queste aziende rappresentano forse l’ultimo baluardo delle grandi aziende a capitale privato che abbiamo nel nostro Paese.
Certo, i tempi cambiano, ci dovranno essere delle ristrutturazioni, dei nuovi piani aziendali, forse gli azionisti prenderanno delle scelte differenti, e questo non lo discuto in quanto soprattutto non è il mio compito, però mi auguro che anche tutte le istituzioni possano dare, indifferentemente dal loro colore politico, un contributo sincero al salvataggio di questa realtà. Una realtà che tra l’altro non è singola perché c’è tutto il mondo dell’indotto; in questi giorni ho raccolto la preoccupazione profonda di tante aziende che lavorano come terzisti con l’Antonio Merloni. Quindi sarebbe una crisi così ampia che potrebbe mettere in crisi tutto un sistema.
C’è bisogno di uno sforzo quanto più unitario perché penso sia quello che ci chiedono i cittadini, quello che ci chiedono gli elettori. Nei momenti di crisi abbiamo il preciso dovere di dimostrare di avere la capacità di essere dirigenti in grado di assumere la responsabilità. E questo, che è il massimo consesso regionale, deve avere questo scatto di orgoglio che oggi approda in Assemblea legislativa in questo primo atto nel quale ufficialmente c’è la presa di coscienza di uno stato di crisi di questa nostra regione.
Penso sia l’inizio di un percorso che deve contraddistinguere il nostro impegno istituzionale, con la presenza che il combinato disposto di scelte azzeccate dal punto di vista azienda e di un aiuto, laddove necessiti, da parte delle istituzioni, possa rimettere nel giusto binario questa attività, attività che insieme ad altre è certamente uno dei vanti – o per lo meno lo era, ma dovrà tornare ad esserlo – della nostra Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ho apprezzato le comunicazioni del Presidente perché mi sembrano sobriamente adeguate alla grande difficoltà che sta vivendo la crisi di un’impresa importante della nostra regione.
Penso che la risoluzione che andremo a votare sia un contributo affinché le Istituzioni possano essere capaci di intervenire in una crisi come questa.
Ad onor del vero debbo dire che non è la prima volta che questa Assemblea legislativa affronta questo tema, infatti già un anno e mezzo fa producemmo alcune interrogazioni – una anche a mia firma presentata in tempi e in modi congiunti anche nel Consiglio provinciale dell’Umbria – proprio perché le difficoltà dell’impresa erano già evidenti da tempo.
Non credo che tocchi a noi sostituirci ai dirigenti d’impresa di fronte ad una crisi come questa, però penso che tocchi a noi il senso dell’iniziativa, della proposta programmatoria, dell’accompagnamento, della costruzione delle condizioni affinché, appunto, crisi come queste vengano affrontate e risolte.
Apprezzo molto che sia stata istituita quella che il Presidente chiama una task force, penso che debba essere un comitato largo e che comprenda, oltre agli Assessori delle Regioni Marche e Umbria, anche i rappresentanti dei Comuni, che ospitano le attività imprenditoriali dell’azienda, e le Province. Un comitato che abbia il confronto con le organizzazioni sindacali nonché, ovviamente, con il gruppo dirigente dell’azienda. Questa task force potrebbe essere un elemento di forza, di riflessione, di contributo, e che ha anche bisogno – riflettendo sul fatto che se una crisi di questa natura dovesse esplodere nella sua più grave virulenza si parlerebbe di migliaia di lavoratori, quindi di un’economia del territorio – di essere portata al tavolo del Governo.
Questa non è una crisi piccola, è una crisi importante, ed una crisi importante ha bisogno anche del confronto con il tavolo del Governo. Ma se dovessimo misurarlo da come sta affrontando alcune questioni in questi giorni – penso alla vicenda della pesca, e non è una polemica strumentale, dove ci sono stati dinieghi e rinvii – c’è di che preoccuparsene.
Quindi è necessaria un’azione preventiva anche su questo versante.
Come il Presidente ha affermato, credo che nelle prossime settimane dovremmo avere ulteriori occasioni di dibattere questioni come queste su cui bisognerà coinvolgere appieno tutto il territorio e la responsabilità e l’impegno delle organizzazioni sindacali.
Questo è un passaggio decisivo ed importante, infatti le riflessioni sui limiti del modello che riguardano le caratteristiche di crisi come questa meriterebbero ulteriori discussioni ed approfondimenti. I segni, i limiti e i dolori che l’economia globalizzata produce quando si evidenziano lo fanno, stando alla specificità della crisi dell’Antonio Merloni, in questa maniera. Pertanto ci inducono a pensare che nel proseguo anche quest’Aula, dentro la sua azione e nella sua attività economica, debba cominciare a discutere di programmazione. E in quanto passaggi importanti penso li dovremmo fare.
Per il momento sottolineo che l’iniziativa del Consigliere Procaccini e del suo gruppo oggi ci ha permesso di arrivare non solo ad una risoluzione unanime – e in casi come questi è importante –, ma a costruire le premesse per un confronto e per un’azione attiva del Consiglio e dell’ente Regione in una crisi che, ripeto, è purtroppo grave e preoccupante.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi pongo in votazione la proposta di risoluzione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 94
dell'Ufficio di Presidenza
“Convalida dell’elezione dei Consiglieri regionali D’Isidoro Antonio e Sordoni Franco, subentrati per surrogazione, a norma dell’articolo 16, primo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 ai Consiglieri Agostini Luciano e Favia David”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 94 ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza. Ha la parola la Vicepresidente Benatti.

Stefania BENATTI. Nella nostra Assemblea legislativa, come è noto, si sono resi vacanti i seggi ricoperti dai Consiglieri Luciano Agostini e David Favia a causa delle dimissioni, rassegnate da entrambi in data 20 maggio 2008, a seguito della loro elezione alla Camera dei Deputati.
Nella seduta del 20 maggio la nostra Assemblea legislativa ha provveduto, a norma dell’articolo 16, primo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108, ad assegnare i seggi suddetti ai signori D’Isidoro Antonio e Sordoni Franco.
L’articolo 17 della legge n. 108/68 riserva all’Assemblea legislativa la convalida dell’elezione dei propri componenti secondo le norme del suo regolamento interno.
Ai sensi dell’articolo 14 del regolamento interno l’Ufficio di Presidenza è l’organo competente a proporre all’Assemblea la convalida di quei Consiglieri nei confronti dei quali abbia accertato non sussistere cause di ineleggibilità previste dalle leggi della Repubblica.
A norma del successivo articolo 15 lo stesso Ufficio di Presidenza è tenuto a sottoporre all’Assemblea la questione dell’esistenza di eventuali cause di incompatibilità ai fini della relativa contestazione ai Consiglieri interessati.
Per tale ragione, con l’istruttoria d’ufficio dei procedimenti di convalida, l’Ufficio di Presidenza procede alla verifica dell’insussistenza di cause di incompatibilità e con l’occasione anche alla verifica dell’insussistenza di cause di incandidabilità alla carica di Consigliere regionale.
Le disposizioni normative a cui fare riferimento in materia di incandidabilità e ineleggibilità e di incompatibilità dei Consiglieri regionali sono numerose, dalla legge n. 154 del 1981, alla legge n. 55 del 1990, al d.lgs. 502 del 1992, sostituito dal d.lgs. 517 del 1993.
Secondo costante prassi assembleare i Consiglieri interessasti hanno prodotto:
- una dichiarazione sostitutiva di atto di certificazione ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 46 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa;
- una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 47 del d.p.r. 445 del 2000, concernente l’eventuale sussistenza di condizioni di incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità.
Dall’esame della suddetta dichiarazione non risultano sussistere, né in capo al sig. D’Isidoro Antonio né in capo al sig. Sordoni Franco, fattispecie di incandidabilità e di ineleggibilità alla carica di Consigliere regionale, né condizioni di incompatibilità con l’esercizio della carica stessa.
Pertanto, sulla base di quanto sopra esposto propongo all’Assemblea legislativa regionale di approvare la deliberazione concernente: “Convalida dell’elezione dei Consiglieri regionali D’Isidoro Antonio e Sordoni Franco, subentrati per surrogazione, a norma dell’articolo 16, primo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 ai Consiglieri Agostini Luciano e Favia David”.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Proposta di atto amministrativo n. 94. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Come deciso nella riunione dei Capigruppo vorrei chiedere l’anticipo della mozione n. 264 che credo, avendone già discusso, si possa votare anche senza interventi.

PRESIDENTE. Mi sembra che tale questione fosse proponibile solo dopo le proposte di legge. Comunque, visto che l’Assemblea legislativa è sovrana, pongo in votazione la proposta di anticipo della mozione n. 264 formulata dal Consigliere Rocchi.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 264
dei Consiglieri Rocchi, Cesaroni, Procaccini, Viventi, Binci, Badiali, D’Anna, Solazzi, Ciriaci, Donati
“Servizi di sviluppo del sistema agroalimentare 2008”
(Votazione)

PRESIDENTE. Non ci sono interventi, quindi, pongo in votazione la mozione n. 264.

(L’Assemblea legislativa approva)

Presidenza della Vicepresidente
Stefania Benatti


Proposta di legge n. 133
dei Consiglieri Bucciarelli, Giannotti, Favia, Altomeni, Castelli
“Disciplina del Consiglio regionale dell’economia e del Lavoro (Crel)

Proposta di legge n. 127
dei Consiglieri Santori, Capponi, Brini, Bugaro, Cesaroni, Tiberi
“Istituzione del Consiglio regionale dell’economia e del lavoro
(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. Nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi assembleari è stato deciso di rinviare alla prossima seduta, per una migliore definizione degli emendamenti, il punto 4) all’ordine del giorno. Se nessuno pone questioni do per approvata dall’Assemblea questa decisione.


Proposta di legge n. 150
della Giunta regionale
“Norme per l’edilizia sostenibile”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 150 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Oggi arriva in Aula una legge di una certa rilevanza, sulla quale la IV Commissione vi ha lavorato a lungo e vi è stata anche la capacità di fare una sintesi tra maggioranza e minoranza – su questo penso interverrà anche il relatore di minoranza –. Infatti credo che su questioni così importanti sia necessario trovare le soluzioni migliori piuttosto che dividersi.
In questa legge si parla di emergenza ambientale e di come, rispetto a queste problematiche, la Regione possa dare un contributo ad un settore specifico.
Una parte rilevante di questa legge riguarda la questione energetica sulla quale credo non ci sia neanche bisogno di parlarne ulteriormente perché tutti ne siamo pienamente consapevoli. Infatti, in accordo a quello che dice il nostro Piano energetico ambientale, dà il principio che il settore dell’edilizia ha su questo campo un ruolo importante. Sappiamo, per esempio, che sui consumi energetici il settore edilizio assorbe circa un terzo dei consumi del nostro Paese, quindi è assolutamente importante investire su tale settore.
Questo perché investendo sul settore edilizio investiamo su un aspetto specifico che, a mio avviso, è il più importante di quelli contenuti nel Piano energetico ambientale, cioè quello del risparmio, la principale fonte energetica e sicuramente la più sostenibile ed ecologica di cui possiamo disporre.
Viviamo in un Paese dove, al di là della questione delle produzioni e delle fonti utilizzate, i margini di miglioramento rispetto alla riduzione dei consumi sono ancora ampi. E nel settore edilizio sicuramente troviamo le maggiori possibilità di risparmio.
Però questa legge fa anche altro, nel senso che nasce da un accordo tra più Regioni – dove la Regione Marche ha svolto un ruolo da protagonista – che hanno dato vita ad un protocollo, denominato “Protocollo Itaca”, che nel settore dell’edilizia fa un ragionamento più ampio.
Questa norma trae ispirazione da altre esperienze già avvenute in Italia sulla questione dei consumi energetici; conosciutissima è l’esperienza di Bolzano con Casa Clima con la quale c’è la possibilità di far crescere questo settore importante del risparmio energetico nell’edilizia.
Questa legge, dicevo, va oltre in quanto affronta non solo la questione del risparmio energetico, ma anche la questione della sostenibilità dei quartieri a 360 gradi. Quindi dentro c’è anche l’attenzione ai materiali utilizzati, come ad esempio quelli naturali, l’attenzione sul fatto che questi materiali non debbono fare troppa strada, non producano cioè consumi nel loro trasporto, quindi un’attenzione alla vicinanza del reperimento dei materiali necessari alla costruzione o alla ristrutturazione delle case, e un’attenzione ai risparmi idrici, ecc..
Quindi per avere un’edilizia sostenibile tutta una serie di questioni che non riguardano, appunto, solo quella energetica.
Su questo aspetto, come ho detto poc’anzi, la legge trae ispirazione dall’esperienza di Bolzano – che è stata recepita dal Governo anche se, per diventare operativa a livello nazionale, siamo ancora in attesa dei decreti attuativi – che si base sul principio della volontarietà e della certificazione. Pertanto la nostra legge non fissa degli obblighi dal punto di vista della modalità costruttiva o dei materiali, ecc., però riconosce lo sforzo, in alcuni casi anche economico, che i privati fanno – ad esempio, il privato cittadino che costruisce casa o le imprese che le costruiscono e poi le mettono sul mercato –, e lo fa riconoscendolo attraverso una certificazione. Per capirci è un po' come avviene con il meccanismo che c’è per le lavatrici dove esiste la certificazione energetica. Qui avviene la stessa cosa, il protocollo definisce dei criteri sulla base dei quali ogni casa che verrà sottoposta a valutazione avrà una classe di qualità ambientale.
Questo naturalmente produrrà un valore commerciale di una casa, cioè nel momento della valutazione e della commercializzazione della casa l’avere una certificazione di un certo tipo piuttosto che di un’altro inciderà e giustificherà il costo di mercato della stessa.
Quindi questa certificazione ha il ruolo di aiutare il riconoscimento di un valore commerciale di un edificio che ha seguito determinati criteri.
Da una parte questo ha causato che la costruzione o la ristrutturazione degli edifici può avere costi maggiori per chi si è impegnato in questo senso, ma dall’altro riconosce anche il fatto che un edificio che risponde a determinati criteri può sì costare un po’ di più perché ha questo tipo di investimento a monte, ma nel medio periodo in realtà produce un risparmio. Infatti una casa costruita secondo criteri di efficienza energetica o di riduzione dei consumi idrici avrà poi minori costi di gestione rispetto ad una casa costruita secondo i criteri convenzionali, infatti si consumerà meno acqua, meno energia, meno materiali, ecc..
Pertanto questo è lo spirito della legge, è una legge che non prescrive, ma introduce un sistema di valutazione e di certificazione. E’ un sistema di certificazione garantito dal settore pubblico, nel senso che le certificazioni possono essere anche private, ma a valle di un riconoscimento ad un albo che sarà garantito dalla Regione e dagli Enti locali.
Nel lavoro in Commissione abbiamo pensato, vista questa caratteristica di legge non prescrittiva, di lavorare un po’ più sugli incentivi. Questo proprio perché, per la situazione specifica in cui ci troviamo in questa fase storica dove ci sono emergenze di varia natura ambientale, forse ci serve qualcosa di più di una seppur nobile e utile certificazione, quindi è il caso che gli enti locali riconoscano anche degli incentivi.
Non abbiamo voluto fissare incentivi diretti da parte della Regione, ma abbiamo previsto che gli Enti locali sulla base di loro valutazioni, quindi confrontandosi con i propri piani regolatori e con le proprie scelte urbanistiche ed edilizie, possano prevedere, nell’ambito dei limiti fissati dalla legge, anche degli incentivi che riguardano gli oneri di urbanizzazione, piuttosto che le cubature, ecc.. Quindi un Ente locale se vorrà avrà lo strumento per incentivare maggiormente la costruzione secondo questi criteri. Questo lo farà non in maniera arbitraria, ma all’interno dei limiti fissati da questa legge e anche sulla base dei criteri che fisserà la Giunta. Infatti la legge non contiene il sistema di valutazione, non specifica qual è la classe A, B o C, questo sarà tutto all’interno del regolamento preparato dalla Giunta sulla base del protocollo Itaca. Pertanto sarà la Giunta che dirà che gli incentivi potranno essere concessi solo a chi avrà una classe di merito elevata. Sarà quindi una scelta congiunta tra Enti locali e la Regione che lo applicherà.
Vorrei fare ora una considerazione sul piano politico. Ritengo – ma credo sia condiviso dalla Commissione – che nel settore edilizio sul fronte dell’edilizia sostenibile e del risparmio energetico e idrico ci sia ancora molto da fare, quindi auspico che lo spirito che abbiamo enunciato in questa legge sia in qualche modo ripreso anche in ulteriori atti che la Giunta o l’Assemblea legislativa vorranno approvare. Per esempio noi in questo momento in Commissione abbiamo giacente la nuova legge urbanistica – chiamiamola così, anche se la vigente rimarrà in piedi – dove, secondo la mia valutazione personale, alcuni aspetti dello spirito di questa legge non sono colti, anzi, tende a promuovere principi di tipo diverso. Pertanto mi auguro che quando la Commissione discuterà di questa legge urbanistica venga riconosciuto che soprattutto su di essa possiamo fare una politica di sostenibilità ambientale.
L’altro aspetto sul quale forse sarebbe il caso di mettere mano è la revisione del regolamento edilizio tipo. La Regione fa il regolamento edilizio tipo che gli Enti locali sono tenuti a rispettare nei loro regolamenti edilizi comunali. E’ vero che nel frattempo molti Comuni hanno fatto delle scelte, hanno modificato il loro regolamento introducendo, ad esempio, l’obbligo di pannelli solari piuttosto che caratteristiche costruttive di un certo tipo, ma è anche vero che molti ancora non lo hanno fatto. Quindi da parte della Regione un incentivo sarebbero le modifiche al regolamento edilizio tipo formulate sempre nell’ottica del Piano energetico regionale.
Ultima questione – a cui tengo perché ormai sta diventando una tradizione e una convinzione ferma della IV Commissione che sta lavorando in questo modo su tutte le leggi – è sul fatto che abbiamo inserito anche in questa legge una clausola valutativa che per noi è ormai diventata una questione di principio. Sappiamo che in questa Regione, come in tutto il Paese e in altre Regioni, siamo pieni di norme che contengono principi sanissimi e positivi, ma che regolarmente rimangono nei cassetti perché magari chi aveva proposto una certa legge non c’è più, oppure perché c’è stato un cambio di amministrazione o magari perché si è solo soddisfatti del fatto di averla presentata e approvata. Invece, dicevo, che la IV Commissione, nel darsi il principio di verificare l’attuazione delle leggi che si approvano, ha introdotto una clausola valutativa con la quale nel tempo, appunto, la IV Commissione e l’Assemblea legislativa potranno verificare se i principi inseriti, nella fattispecie in questa legge, verranno effettivamente attuati dalla Giunta nel proseguo dell’attività.
Credo che questo sia fondamentale per dare efficacia ed efficienza all’azione della nostra Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa proposta di legge è stata lungamente gestita dalla IV Commissione ed è stata notevolmente migliorata, almeno secondo il nostro punto di vista, in un approfondimento avuto con una larga disponibilità di tutte le forze politiche che compongono la stessa Commissione. Abbiamo raggiunto anche quegli obiettivi che erano un po’ alla base della nostra valutazione, obiettivi soprattutto riconducibili al fatto che sia una legge di indirizzo e di incentivazione e non una legge che apporta ulteriori vincoli e limitazioni alla potestà dei privati cittadini di poter scegliere la tipologia edilizia che preferiscono.
La legge dà delle indicazioni agli enti locali, ma che sono indicazioni che rafforzano le linee di intervento e di valutazione, previste già nella legge urbanistica regionale, in tema di studio e di approfondimento nella predisposizione degli strumenti urbanistici generali.
Abbiamo anche contemplato il fatto che questa legge non deve interessare l’iter dei piani regolatori in corso di adozione o adottati, ma deve interessare, come valutazione e come studio, soltanto i piani regolatori che da oggi in avanti verranno predisposti. (…) No, perché bloccherebbe l’iter, quindi abbiamo scritto che potranno essere integrati con le variazioni o con gli adeguamenti… (…) il Comune è libero di fare tutto. Siccome, Consigliere Binci, sappiamo quanto costa redigere uno strumento di programmazione urbanistico in Comune, quindi non potevamo bloccare gli iter che sono in corso e che in questa regione sono molti.
Quindi è una legge che non blocca nulla, dà prospettive di approcci futuri in un’ottica di sostenibilità del comparto dell’edilizia. Diciamo che questa legge ha un aspetto non eccessivamente deterministico, nel senso che ai Comuni e anche alle Province che varano i Piani regolatori vengono rilasciate delle ampie potestà sia nella predisposizione dello studio che sostiene e sottende allo sviluppo di questo tipo di edilizia, ma soprattutto nei termini di incentivazione.
Leggendo gli emendamenti della Consigliera Mammoli volevo solo spiegarle qual è l’approccio che abbiamo avuto su questa legge.
Sappiamo che la Regione non ha una grande potestà incentivante in materia, è cioè limitata di risorse, invece questo settore necessita di risorse ingenti. Abbiamo cercato di determinare all’interno della legge un’autoincentivazione da parte dei Comuni e degli enti locali, lo abbiamo fatto soprattutto in termini di vantaggi urbanistici dettati da alcune situazioni, come quelli, ad esempio, che un’edilizia come questa comporta un ispessimento dei solai e un ispessimento della realizzazione delle strutture verticali dei fabbricati.
Questo 15% – che qualcuno ha criticato – di vantaggio urbanistico a chi traduce la propria iniziativa imprenditoriale in una iniziativa a basso impatto ambientale dell’edilizia, non è un granché in quanto una parte viene mangiata proprio dai maggiori spessori e dalle maggiori dimensioni delle strutture verticali e orizzontali con cui si realizzano queste strutture. Tra l’altro questo tipo di vantaggio urbanistico sarà proporzionale. L’unico cruccio che ho è quello che abbiamo rinviato alla Giunta regionale la definizione di alcuni strumenti. Questo fatto mi preoccupa molto perché, come è avvenuto per altre leggi approvate in questa legislatura, la Giunta regionale non ha ancora provveduto a mettere in cantiere il necessario supporto regolamentare.
Qui prevediamo alcuni strumenti che devono essere predisposti dalla Giunta regionale, come il nuovo prezziario o la modulazione di vantaggi urbanistici in base alla prestazione energetica di fabbricati; quindi il 15%, Consigliera Mammoli, è per chi raggiunge la prestazione massima, ma poi ci sarà un minimo ed un intermedio, e non so in quanti livelli la Giunta regionale vorrà diversificare questo vantaggio.
Il 50%, invece, non è da confondere con l’aumento volumetrico del 50%, ma qualora si tratti di recupero e trasformazione di fabbricati esistenti, quel 15% dell’incentivo – è espressamente concepito e leggibile così – viene aumentato del 50%. Quindi diciamo che il massimo volume incentivante ottenibile da chi recupera è soltanto del 22,5%. Quel 50% a qualcuno ha dato nell’occhio, ma è un’interpretazione fuorviante perché, ripeto, è soltanto del 22,5%.
Con questo atto abbiamo recepito molte osservazioni giunte dalle categorie sia professionali che del mondo imprenditoriale. Nelle indicazioni che queste categorie ci hanno dato non siamo riusciti a ricomprendere un’accelerazione di questo processo attraverso la predisposizione di regolamenti. Penso che la Giunta dovrà assumersi un impegno ben preciso in quanto l’unico flop che tutte le categorie prevedono nell’applicazione di questa legge è quello che non verranno messi a disposizione gli strumenti regolamentari per poterla applicare.
Come opposizione ho una sola preoccupazione – purtroppo non ho provveduto con un emendamento specifico, ma penso che nell’ottica del buonsenso che contraddistingue questa Aula ciò potrà essere ulteriormente approfondito – che riguarda la vincolistica. Per i prossimi atti di programmazione urbanistica dei Comuni la vincolistica entra in vigore immediatamente, mentre gli interventi di sostegno li rinviamo al bilancio 2009. Pensiamo che questo lasso di tempo sia troppo largo e distante, magari un ente oggi non si attiva o si attiva in modo non sufficientemente motivato perché gli incentivi non ci sono.
Questa a mio avviso è una delle poche distorsioni dell’impalcato di questa norma. Norma che dovrebbe produrre un’attenzione positiva nel mondo delle costruzioni in quanto l’obiettivo del miglioramento delle prestazioni energetiche dei fabbricati, nel contesto della difficoltà del reperimento di materie prime per la generazione di energia, è una misura condivisa e condivisibile, insomma, importante e strategica.
Questa, quindi, dovrà essere non una norma solo per fare bella figura, cioè solo una legge da incorniciare che poi non verrà attuata, e questo è il mio dubbio in quanto gli elementi che dovranno far muovere questa impostazione magari subiranno ritardi. Probabilmente non sarà prevedibile, ma facendo un’analisi – in questi ultimi tempi mi sono sforzato di farla – di tutti gli atti che abbiamo fatto, c’è poi una valutazione impressionatamente negativa su quanti di questi siano diventati praticabili. Vi dico questo perché la Giunta regionale ha prodotto pochissimi atti di supporto che sono stati stabiliti da leggi approvate da questa Assemblea legislativa.
Pertanto la Giunta, in una sua revisione programmatica, dovrà mettere al centro della propria azione anche quella di dar seguito a quello che l’Assemblea legislativa ha deliberato in questi anni. Altrimenti facciamo solo poesia, creiamo apprensione in alcune categorie e soprattutto in quegli enti locali più piccoli, non dotati di quelle professionalità per poter mettere in campo le azioni che qui prevediamo, e pertanto non creiamo quell’inversione che con questa legge proponiamo alla comunità marchigiana.
Concludo dicendo che dato che molte delle nostre istanze sono state recepite questa proposta ha una valutazione positiva delle forze dell’opposizione.
A mio avviso si sono contemperate due culture, da una parte quella dell’obiettivo di una forte attenzione all’ambiente – come alcune forze esprimono –, dall’altra la pragmaticità del raggiungimento degli obiettivi e la flessibilità dell’attuazione senza creare ulteriore burocrazia che sarebbe estremamente penalizzante soprattutto per gli enti locali.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Questa proposta di legge leggendola con molta attenzione mi è sembrata interessante e sicuramente condivisibile nei principi generali, anche se alcune modifiche proposte nell’articolato rischiano di creare una certa confusione, che alcuni Consiglieri hanno ora cercato di spiegare, ma che rimane comunque non chiara all’interno del contesto generale.
Questa proposta di legge sulle norme per l’edilizia sostenibile vuole raggiungere il fine del risparmio energetico, in quanto è sempre più grave il problema dell’approntamento delle risorse energetiche. Essa va nell’ottica delle politiche regionali che sono state sempre fatte su questo settore, ad esempio guardiamo il Pear dove per primo c’è il risparmio energetico. Pertanto da questo punto di vista la legge è condivisibile.
D’altro canto l’Italia – è stato fatto l’esempio di Bolzano, ma credo che ce ne siano pochi altri – rispetto ai Paesi del nord Europa è sicuramente indietro nell’edilizia sostenibile e nel risparmio energetico sempre dell’edilizia, ed è indietro anche rispetto ad altri Paesi di area più mediterranea.
Quando pensiamo alle fonti energetiche per le abitazioni pensiamo sempre al riscaldamento, quindi è vero che il consumo è soprattutto a causa del riscaldamento, ma non dimentichiamo che negli ultimi anni abbiamo picchi di consumi di energia elettrica proprio a causa dell’aria condizionata usata durante l’estate. Ed è per questo che anche i Paesi mediterranei europei si stanno muovendo per portare avanti una sensibilità verso costruzioni sempre più adeguate ad un risparmio energetico.
L’inquinamento atmosferico delle nostre città in gran parte deriva dal traffico e dal riscaldamento che a volte è anche più forte da quello prodotto dalle imprese industriali.
Pertanto sono molto d’accordo su questa proposta di legge quando cerca di coprire quel gap di carattere culturale e di sensibilità che deve esserci nella costruzione di nuove abitazioni di cui l’Italia, ripeto, è in forte ritardo.
E’ una legge quadro che all’interno vuole inserire non soltanto il discorso del risparmio energetico, ma anche quello di carattere ecologico, ma qui, secondo me, troviamo la prima difficoltà.
All’interno di questa legge cerchiamo di trattare di vari argomenti, ma che, visto che gli articoli in particolare riguardano il risparmio energetico, rischiamo di fare un po’ di confusione. Parliamo di edilizia naturale, di edilizia ecologica, di edilizia bioetica compatibile, bioecologia, bioedilizia, parliamo del riuso dei materiali – e questo non è risparmio energetico ma risparmio per il consumo di nuovi materiali –, parliamo della durata del tempo, parliamo del ciclo di vita dell’edificio partendo dalla ricerca fino alle materie prime e al loro stoccaggio. Addirittura parliamo del trasporto, cioè non ci dovrebbero essere lunghi percorsi per quel materiale che deve arrivare al cantiere per la costruzione. Parliamo, inoltre, del costo contenuto della costruzione di questo tipo di edilizia, quindi sorge già il primo dubbio, in quanto se si parla di costo contenuto poi ci chiediamo perché si deve dare della cubatura quando parliamo, appunto, di costo contenuto. Parliamo anche del rispetto dell’identità storica dei centri urbani, della difesa dei caratteri storici e tipologici legati alla traduzione degli edifici.
Da una lettura logica ed attenta è evidente che tutto questo non interviene nel risparmio energetico. Perché se pensiamo che questa dizione debba tener conto di una tipologia di edilizia che a sua volta tenga conto del risparmio energetico, certamente riusciremmo molto difficilmente a mantenere la tipologia storica dei centri storici, in quanto poi deroghiamo all’altezza, alle distanze, alle cubature e agli allineamenti.
E’ per questo che, secondo me, se si mettono troppi elementi si rischia di fare confusione.
Insieme al discorso della salvaguardia dell’identità storica dei centri urbani non possiamo trascurare quello della salvaguardia dell’identità storica delle abitazioni rurali e la tutela del paesaggio agricolo. Quando si ristrutturano le case rurali già in molti piani regolatori, proprio per mantenere il carattere originario, si chiede il riuso dei materiali esistenti. Quindi, mi chiedo: in questo caso interviene il calcolo delle cubature? Intervengono le facilitazioni che ci sono all’interno di questa legge? Oppure le case rurali, dovendo mantenere certe tipologie, non potranno usufruire di questa legge?
Pertanto, mettendo insieme tutti questi elementi ho l’impressione che la legge risulti un po’ confusa. Certo va bene il fatto che si è voluto mettere insieme un quadro generale di edilizia compatibile, ma siccome gli articoli successivi riguardano soprattutto il risparmio energetico credo che ci sia il rischio, ripeto, di fare un po’ di confusione.
La cosa più grave – forse è stata già detto – è il fatto che oggi ci troviamo ad approvare una legge, di cui c’era sì necessità e di cui apprezzo lo spirito e l’intenzionalità assolutamente positiva, quando ancora però non abbiamo una legge urbanistica regionale, legge che è ferma ormai da più di un anno e mezzo.
E’ vero che la legge urbanistica non contiene questi elementi, quindi, anche se da un lato questo ci aiuta perché possiamo introdurli al suo interno, dall’altro è anche vero che stiamo approvando una legge che modificherà fortemente i piani regolatori, modificherà fortemente il calcolo degli standard urbanistici e le cubature, però tutto in mancanza di una legge che regolamenti in generale per tutta la regione.
Questi sono i dubbi che mi sono sorti quando ho letto questa legge perché rischiamo – usando un’espressione dialettale marchigiana – di mettere il carro davanti ai buoi.
Quindi le due cose, secondo me, sarebbero dovute andare insieme, in modo da non rischiare con una legge, seppur importantissima e che ha uno spessore meno forte dell’altra, di andare invece ad inserire elementi molto forti sulla pianificazione urbana. Abbiamo posto, infatti, molti incentivi.
La Regione si farà sicuramente carico di studi e della promozione della cultura dell’edilizia sostenibile, su questo sono completamente d’accordo, si darà la possibilità ai Comuni di fare degli sconti sugli oneri di urbanizzazione secondaria, visto che i primari sono dovuti per legge. Però a questo punto sorge un primo problema, cioè, quali Comuni? Questi sono già Comuni che non hanno più l’Ici e pertanto già con ulteriori difficoltà per far quadrare i loro bilanci, vorranno quindi scomputare anche gli oneri di urbanizzazione secondaria? In quanto se andiamo a scomputare questi oneri sarà difficile fare opere pubbliche.
Così pure come il costo di costruzione che ugualmente molto spesso serve ai Comuni non solo per fare opere di urbanizzazione, ma a volte anche per coprire i loro bilanci. Certo, poi se i Comuni saranno in grado di fare queste due cose, anche se mi pare un po’ difficile, posso essere anche d’accordo.
Sono, invece, subito d’accordo, in questa fase d’inizio di questo tipo di edilizia, quando cioè non è ancora ben distribuita e quindi non ci sono tantissime professionalità in grado di farla e non ci sono tante imprese che agiscono su questo settore, di dare delle agevolazioni e di attribuire dei finanziamenti, questa è sicuramente un’opera meritoria.
E’ notizia di questi giorni che le agenzie immobiliari stanno già mettendo fuori cartelli dicendo che un’abitazione costruita con questa tipologia vale già il 15% in più, quindi non ci rimette nessuno. Pertanto nella volontà di fare bene le cose dobbiamo tenere conto di tutto questo.
Negli incentivi abbiamo visto la deroga nello spessore delle murature esterne, in quanto le murature devono essere più consistenti, la deroga negli allineamenti e nelle distanze, la deroga nelle altezze per maggiori spessori dei solai e lo scomputo nel conteggio della cubatura di serre ed ombreggianti. Insomma, mi pare che siano state date già abbastanza agevolazioni. Perché se è vero che potrà avere un costo in più all’inizio, ma poi porta sicuramente ad un risparmio per chi lo compra, quindi con tutte queste deroghe si è già andati incontro alle esigenze di chi costruisce con questa tipologia.
Quello che mi preoccupa, invece, è il fatto che derogando dalle altezze, derogando dagli allineamenti, salvo quelli previsti dal codice civile, derogando dagli spazi e quindi non considerando ad esempio come cubatura le serre e gli ombreggianti, rischiamo, soprattutto nei piani di recupero – e non nelle nuove costruzioni, come dal mio emendamento – in cui l’area è quella e la cubatura più o meno è quella, di creare qualche difficoltà per questo tipo di agevolazioni, quelle agevolazioni di cui tutti naturalmente vorranno usufruire.
Quindi su questo ritengo sia opportuno fare una legge o introdurlo nella legge urbanistica – vedremo in che termini –, perché sono d’accordo su quanto diceva il Consigliere Capponi, cioè che demandiamo ai regolamenti, ma poi questi spesso sono al di là dal venire.
Sul discorso dell’aumento di cubatura ho presentato due emendamenti, e sono non tanto sulla deroga alle altezze o su quanto ho accennato finora. E’ vero che in base alla spiegazione che mi è stata data – infatti l’articolo non è chiaro – l’aumento di cubatura previsto è inferiore a quanto sembrava da una prima lettura, sarebbe stato semplicemente assurdo, però passare da un 15% e un 22,5%, soprattutto nei recuperi dove è più difficile dare l’aumento di cubatura perché l’area e la cubatura sono quelle, quindi è più difficile aumentarle, mi sembra possa creare qualche difficoltà.
Ho proposto gli emendamenti proprio per togliere questa percentuale, e non perché non si debba rivedere in un momento successivo magari all’interno della legge urbanistica, ma perché mi sembra che approvarla oggi potrebbe creare sia molte aspettative che poi non tutte potranno essere accolte, che della confusione sotto l’aspetto urbanistico.
Quindi anziché lasciare discrezionalità ai Comuni penso sia più opportuno inserirlo all’interno di una legge regionale, affinché sia per tutta la regione e non solo per alcuni comuni ed altri no. Questo tenuto conto anche dei controlli che prevediamo a campione che, certo, non si può fare diversamente, ma non sarà facile fare questi controlli in quanto le agevolazioni sono tante.
Quindi potrebbe sussistere, secondo me, il rischio che ci sia qualche furbo di troppo rispetto ad una legge che, invece, vorremmo fare con tanta chiarezza e serietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Volevo soltanto aggiungere alcune note più tecniche che politiche.
E’ chiaro che la proposta legislativa che stiamo esaminando è uno dei soliti atti che emergono da questa Assemblea, cioè atti legislativi a tampone, fatti solo per questioni di urgenza, ma che perdono la vera regolamentazione dell’intero settore.
Un settore che, come è stato sollevato dalla Consigliera Mammoli, in realtà è in attesa da tempo di una legge urbanistica regionale che non ha trovato fino ad oggi nessun altro consenso per poter arrivare in discussione in questa Assemblea legislativa.
Mi sono sincerato del fatto che il 50% è sicuramente interpretabile, come ha detto il Capogruppo Capponi, nell’aumento del 15% e soltanto riferito a questo, quindi c’è un aumento complessivo, di cui al comma 2 bis dell’articolo 9, che porta al 22,5% massimo. Su questo siamo d’accordo. Ma qualche dubbio mi rimane sulla legittimità delle deroghe. So che per i centri urbani c’è una normativa legislativa statale che impedisce la derogabilità sia per le distanze che per le volumetrie – se non sbaglio è il decreto n. 438 –, e su questo c’è anche una giurisprudenza del Consiglio di Stato. Pertanto, secondo me, parte di questa previsione legislativa cozza contro i provvedimenti dello Stato e quindi è come non apposta.
Per quanto riguarda il comma 1 bis sempre dell’articolo 9 i dubbi rimangono perché si dice che i Comuni possono prevedere altre forme di incentivazione. Ma altre forme di incentivazione solo noi legislatori regionali siamo in grado di individuarle, non certo i Comuni. Quindi l’articolo 1 bis dovrebbe essere tolto completamente, perché le forme di incentivazione che i Comuni possono mettere riguardano soltanto la forma stessa degli atti, cioè fare una domanda anziché un’altra, e pertanto non possono certamente intervenire sulla entità degli incentivi o modificare il contenuto delle leggi regionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni perché in effetti rispetto all’urbanistica sarebbe più utile fare una ricognizione generale.
Infatti in primo luogo manca ancora una legge quadro nazionale ed in questo contesto bisognerebbe inserire una legge urbanistica regionale, che pure esiste, e fare anche una ricognizione rispetto a proposte di legge di gruppi consiliari che sono giacenti in Commissione; ad esempio alcuni Consiglieri hanno proposto la modifica della legge n. 13 sulla edificabilità rurale.
Tuttavia questa proposta inizia un processo virtuoso e forse quella convergenza unanime che tutti richiamano – condivido la relazione del relatore Consigliere Altomeni – deriva dal fatto che, purtroppo per alcuni e per fortuna per altri, questa legge non obbliga nessuno e lascia le cose come stanno. Nel senso che giustamente sarà poi il Comune il soggetto deputato a rilasciare la concessione e ad avere quell’atteggiamento di soggettività che potrebbe essere positivo, negativo o di indifferenza.
C’è comunque anche un dato contraddittorio, cioè mentre votiamo questa legge la Giunta regionale propone una legge sull’edilizia sostenibile, sul risparmio energetico, che potrebbe avviare una mentalità e una nuova cultura rispetto ad una modificazione delle strutture urbanistiche, costruzione cioè di nuovi quartieri e quindi non solo e non più casermoni dove poi si condonano anche i garage che divengono addirittura seconde o terze case.
In questo contesto di contraddittorietà c’è il fatto che l’Assemblea legislativa scorsa ha approvato una legge che modifica quella legge regionale molto seria che interpretava e limitava gli obblighi del Governo rispetto al condono edilizio.
Quindi c’è un po’ una schizofrenia e se non facciamo una riflessione complessiva rischiamo in qualche modo di essere confusionari.
Ringrazio in ogni caso l’Assessore Carrabs per l’attenzione, perché è sempre sensibile ad una visione di questo tipo, però per il futuro su una materia così seria bisognerebbe seguire un filo logico.
Questa legge innanzitutto dovrebbe avere una sintonia con i piani regolatori, in secondo luogo con i piani di inquadramento territoriale delle Province, ma vorrei anche segnalare un altro fatto, cioè quello del piano casa approvato prima dalla Giunta regionale e poi dall’Assemblea legislativa e che è in discussione nelle Province. Quei criteri dettati nella distribuzione delle risorse dalle Province ai Comuni in larga parte vengono disattesi soprattutto sulla questione del risparmio energetico.
Vorrei anche dire, relazionandomi ai Consiglieri interessati e soprattutto all’Assessore Carrabs – all’Assemblea tutta magari non importa perché le cose concrete spesso non interessano! –, che si deve impegnare a far rispettare la deliberazione dell’Assemblea legislativa regionale sulla distribuzione delle risorse da parte delle Province ai Comuni, questo perché tali criteri fissati dalla Regione non vengono rispettati. Io ho partecipato a diverse conferenze delle Amministrazioni provinciali dove le nostre direttive non vengono rispettate e addirittura non viene rispettata un’ulteriore risoluzione che l’Assemblea legislativa aveva adottato all’unanimità e nella quale si precisavano alcune cose rispetto al risparmio energetico e al recupero dei centri storici.
Pertanto occorre che quando la Giunta propone leggi significative di indirizzo, che purtroppo in questa fase non hanno nessuna incidenza considerato anche le risorse che non ci sono, vigili poi sugli atti che compie insieme all’Assemblea legislativa.
Quindi chiedo una verifica e se lei, Assessore, è d’accordo, una relazione da sottoporre nelle prossime sedute assembleari su come le Province nella fase di distribuzione delle risorse hanno rispettato o no i criteri fissati dall’Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. L’approvazione di questa legge è importante e ringrazio tutti i Consiglieri e la Giunta che hanno partecipato alla redazione.
L’edilizia consuma il 40% dell’energia e assieme ai trasporti è uno dei due settori energivori delle nostre attività quotidiane.
L’applicazione di questa legge porterebbe a risparmi anche del 30% rispetto a quel 40%, quindi a risparmi fortissimi di energia sia per il riscaldamento che per il raffreddamento delle case.
Una casa costruita con i criteri qui indicati ha isolamenti tali che permettono di proteggere, appunto, sia dal caldo che dal freddo, è una casa costruita con materiali naturali, che utilizza quell’esperienza, che si sta perdendo nelle nostre città, di orientare verso sud le parti vetrate e verso nord le parti chiuse, una casa costruita nelle parti più salubri dei territori.
Quindi l’edilizia sostenibile è una modalità di costruzione che tiene conto anche di tutti quegli aspetti che favoriranno il benessere di chi andrà a vivere in quella casa.
L’applicazione di queste nuove tecniche costruttive, sia per quanto riguarda il risparmio che per l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile – come ad esempio i pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua – potrebbero essere un volano e una possibilità di innovazione anche per le nostre imprese artigiane che lavorano in questi settori e per le piccole e medie imprese della nostra regione. Infatti l’indotto di costruzione di qualità permette di migliorare lo standard e la qualità delle nostre piccole e medie imprese.
Il settore energetico e quello delle costruzioni sono molto rappresentati nei nostri settori produttivi, pertanto questa legge promuove le imprese più avanzate e incentiva la riconversione in tali settori strategici, lo fa in un secolo orientato verso il risparmio energetico e verso l’utilizzo nel settore delle costruzioni, utilizzando, appunto, sia nuovi materiali che fonti di energia rinnovabili. Quindi, ripeto, è un forte volano per le imprese.
Per quanto riguarda le questioni dei centri storici e delle case rurali, poste dalla Consigliera Mammoli, in effetti esse sono importanti quindi bene ha fatto la Consigliera a porle.
Indirettamente tutto è tutelato dall’articolo 2 che dice che ai fini della presente legge sono definiti interventi di edilizia sostenibile sia quelli che favoriscono l’utilizzo di fonti energetiche, sia quelli che tutelano l’identità dei centri storici. E queste sono condizioni imprescindibili. Quindi nel momento in cui ci saranno progetti che andranno a sconvolgere l’identità dei centri storici, questi automaticamente non saranno interventi di edilizia sostenibile e quindi non godranno dell’incentivo per gli interventi di questo tipo.
Successivamente, lo stesso articolo, per quanto riguarda le case rurali dice che sono interventi di edilizia sostenibile quelli che mantengono i caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici e il loro inserimento nel paesaggio. Quindi interventi su case coloniche che non manterranno quei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione e che non sono inseriti nel paesaggio non potranno essere definiti come interventi di edilizia sostenibile e quindi non potranno godere dei benefici.
Naturalmente sarà necessario che nel definire i criteri la Giunta precisi ulteriormente questi aspetti, cioè deve sviluppare questo articolo 2 che indirettamente ma in maniera certa definisce anche le questioni dei centri storici e delle case rurali.
L’altro aspetto importantissimo di questa legge è l’articolo 3 sulle funzioni attribuite alla Regione, alle Province e ai Comuni. E’ fondamentale quanto previsto al comma 1 nella parte in cui si dice che la Regione esercita le funzioni mediante la redazione di un capitolato tipo di prestazioni e di un prezzario per la realizzazione degli interventi oggetto della presente legge. Come pure dice dell’approvazione del sistema di certificazione energetica e dell’approvazione delle linee guida per la valutazione energetico-ambientale degli edifici e la formazione professionale degli operatori pubblici e privati.
Ciò è importante altrimenti questa legge rischia di essere bloccata dal fatto che i dipendenti degli uffici tecnici comunali non conoscono la materia, non hanno un quadro di riferimento rispetto agli standard, non hanno un quadro di riferimento rispetto al prezzario e non sanno che cosa è o cosa non è l’edilizia sostenibile.
Quindi bisogna fare un lavoro di definizione dei regolamenti e delle tipologie di intervento, in maniera tale che gli uffici comunali non blocchino un’edilizia di questo tipo, e fino adesso sta succedendo questo. Infatti tutto quello che è previsto in questa legge è qualcosa di nuovo all’interno degli interventi edilizi e tutto quello che è nuovo è considerato non a norma di legge; è un po’ come nel doping, cioè si cercano le materie conosciute e anche quando ci sono i peggiori doping ma che non rientrano all’interno di quelli stabiliti, questi poi non vengono considerati tali. Qui sta succedendo la stessa cosa, ripeto, gli uffici comunali bloccano tutto quello che va nella direzione di una edilizia sostenibile e che migliorano gli standard ambientali, questo proprio perché non ci sono i regolamenti che disciplinano la materia.
A seguito di questa legge i Comuni adegueranno i loro regolamenti edilizi e – rispondendo al Consigliere Capponi – già il semplice adeguamento del regolamento edilizio che prevede la premialità di cubatura non intralcia un piano regolatore in itinere, ma comunque si aggiunge all’interno delle norme del regolamento edilizio sulle possibilità di cubatura, poi basta una semplice modifica del progetto per poter accedere a questi benefici.
Altro aspetto importante è la realizzazione dello sportello informativo predisposto per cogliere le opportunità che offre questa legge.
Pertanto, essendo questa una norma di legge, è necessario seguirla con attenzione affinché tutti quegli intoppi burocratici che esistono come in tutte le leggi vengano affrontati anziché bloccarla.
Quindi, secondo me, all’interno della Regione oltre allo sportello informativo è necessario avere un responsabile di procedimento che segua tutto lo sviluppo di questa legge, ne favorisca l’applicazione, faccia monitoraggio degli eventuali intoppi e poi li evidenzi alla Giunta affinché normi per eliminarli.
Sono totalmente favorevole a questa legge, ritengo importante tutta l’impalcatura della cubatura premiale. Ringrazio per l’iniziativa della Giunta e per il lavoro svolto dalla Commissione.

PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo un piacevole imprevisto, la presenza in Aula del Presidente della Provincia di Dmitrov, dott. Gabrilov. Quindi se siete d’accordo sospenderei la seduta per permettere al gradito ospite di esprimere un indirizzo augurale all’Assemblea legislativa delle Marche.

(Applausi in Aula)

La seduta è sospesa alle ore 13.00

La seduta riprende alle ore 13.06

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Dopo un ampio approfondimento in Commissione abbiamo portato in Aula questa legge che ritengo sia estremamente importante ed interessante. Siamo una delle poche Regioni in Italia che ha affrontato l’argomento dell’edilizia sostenibile, quindi penso sia anche un elemento di soddisfazione e di orgoglio per aver considerato con attenzione quello che avevamo già messo nella legge n. 36, una legge che poneva l’attenzione sulla possibilità di edificare in maniera diversa, quindi sostenibile, anche gli edifici degli Erap, cioè l’edilizia residenziale pubblica.
Già la Conferenza delle Regioni a marzo dello scorso anno aveva approvato una proposta di legge guida in materia di edilizia sostenibile. Si tratta quindi di uno strumento utile di regolamentazione dei principi fondamentali della sostenibilità in edilizia a partire dalla pianificazione urbanistica. L’auspicio è che queste proposte possano essere tradotte in legge in tutte le regioni del nostro Paese.
Infatti in edilizia l’attenzione crescente di imprenditori e cittadini per la sostenibilità energetica ambientale e la direttiva europea sul rendimento energetico rendono improrogabile un’attenta regolamentazione della materia. Quindi è su questo che abbiamo posto la nostra attenzione elaborando dunque la proposta della Giunta.
La sostenibilità edilizia ha inizio dagli strumenti di governo del territorio che devono contenere, già al momento delle scelte delle aree, precise e corrette indicazioni ambientali sulle modalità di costruzione e sul migliore utilizzo delle risorse climatiche, ambientali ed energetiche presenti nel sito.
La legge ha come strumento centrale di attuazione la certificazione di sostenibilità ambientale, quindi l’obiettivo di fondo è quello di promuovere ed incentivare le azioni per la sostenibilità delle costruzioni da attuare attraverso incentivi e agevolazioni anche economici.
Pertanto si tratta di un passo fondamentale in direzione dell’innovazione sostenibile.
Ringrazio i colleghi di maggioranza e di minoranza che in questa legge hanno approfondito la materia e soprattutto ringrazio per il fatto che l’abbiamo portata a conclusione in maniera abbastanza veloce e certamente anche molto studiata.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9.
Emendamento n. 1 della Consigliera Mammoli:
Al comma 1 è soppressa la locuzione “sino ad un massimo del 15 per cento”.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Abbiamo già chiarito l’aspetto delle percentuali relativo al secondo emendamento.
Il problema che pone la Consigliera Mammoli in questo emendamento, invece, ce lo siamo posti ed è assolutamente condivisibile, tuttavia abbiamo fatto un ragionamento. E’ cioè che con l’articolo 9 all’interno di questo tetto massimo non lasciamo piena potestà ai Comuni di fare quello che vogliono. Questo è un tetto massimo che abbiamo voluto prevedere in quanto abbiamo voluto mettere in conto che sulla base di questa legge ci saranno costruttori o proprietari di edifici che faranno – e speriamo siano tanti – anche interventi molto spinti dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Non sappiamo ancora sul protocollo Itaca quale sarà la classificazione che avremo, però, per capirci, faccio l’esempio dei frigoriferi: noi abbiamo frigoriferi di classe A, A++, ecc., fino alle classi F, dove naturalmente fare la classe A++ vuol dire avere un grado di sostenibilità ambientale elevatissimo quindi immagino che tanti non lo faranno. Allora abbiamo voluto dire che ci sarà chi farà un intervento sostanzioso, ed è giusto che venga premiato visto che avrà dei costi maggiori, ecc., però nonostante questo abbiamo comunque introdotto il tetto del 15% per le nuove edificazioni e del 22,5% per le ristrutturazioni.
Questa cosa è chiarita in quanto diciamo che in questo massimo che abbiamo previsto – e nello spirito della Commissione era solo in casi eccezionali, cioè quelli che non hanno bisogno di utilizzare fonti energetiche – poi sarà la Giunta che deve prevedere i criteri. Quindi l’accordo che c’è stato anche con i funzionari della Giunta è che nel momento in cui si faranno i criteri l’applicazione di questo massimo del 15% e del 22,5% venga previsto, appunto, solo in casi molto eccezionali.
E’ anche giusta la questione dei centri storici per i quali in alcuni casi questa legge non andrebbe applicata, però senza andare a modificare una legge che prevede un massimo assoluto e richiede criteri della Giunta, penserei, se la Consigliera Mammoli è d’accordo, di ritirare l’emendamento e trasformare i giustissimi contenuti presentati in quest’Aula in un ordine del giorno che dà indirizzi alla Giunta che quando farà i criteri venga ribadita questa cosa che in Commissione abbiamo ampiamente condiviso.
Quindi è giusto, non avendolo recepito nella legge e dovendo fare i criteri applicativi, che la Giunta su questo abbia un indirizzo, ma credo sia condiviso che il 22,5% deve essere un criterio assolutamente eccezionale e che se lo togliamo non riusciremo ad applicarlo nemmeno a chi effettivamente da questo punto di vista farà un impegno sostanzioso.
Quindi, se l’Aula è d’accordo, sarei per recepire l’indirizzo in un ordine del giorno e quindi non accogliere l’emendamento, altrimenti ci tarperemo le ali rispetto a certi interventi.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Vorrei esprimere una posizione personale. Sosterrò l’emendamento della Consigliera Mammoli perché ritengo che uno dei principi fondamentali di un’edilizia ecosostenibile sia quello di ridurre il consumo dei territori. Se non è questo uno dei principi a cui ispirarsi penso che falliremo gli obiettivi complessivi.
Questo per me è un principio irrinunciabile. Sostengo questa legge, la voterò, però in Europa ci sono esperienze molto più avanzate dove si cerca di rendere sociali alcuni spazi e alcune funzioni che permettono ai cittadini di liberare spazio dentro le proprie abitazioni, mi riferisco ad esempio a lavanderie collettive e ad altri spazi di socialità.
Questa legge, ripeto, la sosterrò, ma non mi pare avanzatissima rispetto a ciò che già avviene in altre realtà dove davvero si lavora per ridurre i consumi e non solo per rinnovare i materiali.
Comunque per me è un principio inderogabile e fondamentale il no al consumo di nuovo territorio. Per cui la questione posta dalla Consigliera Mammoli penso sia da sostenere, non possiamo sempre favorire l’incentivazione, cioè sarai premiato se farai di più, si premia e si danno risorse ed incentivi anche economici a chi utilizza materiali, a chi riduce i consumi, a chi socializza alcune funzioni. E’ così che, secondo me, dovrebbe essere una legge moderna.
Quindi, mi dispiace, voterò anche contro quello che farà il mio gruppo, ma per me questo aspetto è assolutamente inderogabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Stiamo per votare una buona legge orientata a sostenere la bioedilizia. Forse per le mie esperienze mi mancano alcuni dati, ma credo che in questi tempi le costruzioni di bioedilizia in questa regione siano di una percentuale molto, molto bassa. Sono prevalentemente riferibili ad iniziative di cooperative. Sapete bene che un intervento di bioedilizia ha un costo – spero di non dire dati diversi di quelli di alcuni anni fa – molto più alto di un appartamento normale, mediamente è del 20-25% in più.
Quindi se nella legge si introducono elementi di incentivazione, anche se forse eccessivi rispetto a ciò che dovrebbe essere previsto nelle norme urbanistiche generali, che in parte ci sono, credo che si possa anche non accogliere l’emendamento della Consigliera Mammoli.
Comunque questo emendamento guarda ad un aspetto importante, nel senso che pensare di aumentare il 15% più il 50% vuol dire il 22,5% di media, non è un incremento di cubatura lieve, è un quinto, quindi è tanto.
Ripeto, l’edilizia biosostenibile ha un dato bassissimo, parlo per la mia provincia, infatti l’unico esempio di un certo rilievo lo trovo in una frazione di Pesaro dove una cooperativa ha realizzato centocinquanta appartamenti di bioedilizia tutti piazzati solo perché l’esigenza dell’abitazione c’è, ma che hanno un costo medio del 20-25% in più di un appartamento normale.
Inoltre anche un altro aspetto da verificare. Come sapete la legge è leggermente pesante quindi non sarà facile applicarla, è sì una legge orientata a sostenere il risparmio energetico, ma io l’avrei alleggerita un po’. In ogni caso la Commissione vi ha lavorato con tanta passione, ha indetto audizioni, si è impegnata a fondo, quindi non voglio dire che ha sbagliato, però forse questa legge è, ripeto, leggermente pesante rispetto ad un sistema dentro il quale, invece, occorreva intervenire con norme più leggere.
Certamente la bioedilizia per adesso è vincolata strettamente al costo di costruzione, cioè a quei materiali idonei a rendere un fabbricato biocompatibile orientato ad un risparmio energetico. Per esempio, tenete conto che la dimensione delle finestre o l’orientamento delle camere a sud o a nord potrebbe determinare un ingrediente termico maggiore o inferiore all’interno delle abitazioni. Quindi è una materia molto articolata.
Pertanto sarebbe stato meglio se questa legge fosse stata più leggera e avesse rinviato di più a regolamenti, tuttavia va comunque nella direzione giusta quella, appunto, di sostenere l’edilizia biocompatibile.
Quindi in questo quadro sono disponibile ad accogliere l’incentivazione così come la propone il testo, ed anche se un piccolo dubbio mi rimane penso che l’emendamento possa non essere accolto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non dovrei neanche intervenire dopo la dichiarazione di voto del Capogruppo del Partito Democratico, intervengo solo per fugare quei dubbi che sono apparsi.
Ritengo che questa situazione sia soprattutto per incentivare questo momento dove non abbiamo strumenti urbanistici che la possano premiare. Magari fra qualche anno saranno gli stessi strumenti urbanistici a determinare forme incentivanti specifiche e che potrebbero essere addirittura ulteriori a quelli che abbiamo previsto.
Quindi questa forma incentivante è solo temporanea ed è solo per invertire in questa regione in una situazione che non riesce a decollare soprattutto per carenza di incentivi. Non ci sono incentivi pubblici per sostenere un avvio in questa nuova fase e non ci sono nel bilancio di previsione di questa Regione, quindi qui prevediamo una forma incentivante che possa dare lo start. E gli strumenti urbanistici successivi che i Comuni metteranno in campo d’ora in avanti potranno prevedere incentivi automatici sia nei costi degli oneri di urbanizzazione che in mille altri aspetti.
Nel comma 1 bis, dell’art. 9, come diceva il Consigliere Santori, i Comuni non è che non potranno dare incentivi, li potranno dare ma li dovranno prevedere negli strumenti urbanistici di programmazione generale. Questo lo potranno fare anche con un’attenzione particolare all’utilizzo degli spazi e delle infrastrutture pubbliche.
Pertanto ritengo non supportato l’emendamento della Consigliera Mammoli, anche perché questa legge rischierebbe di rimanere come l’abbiamo fatta, cioè senza produrre un qualcosa, in quanto l’incentivazione che viene messa in campo è solo questa, non c’è nient’altro. Anche perché la Giunta ci ha fatto togliere anche l’articolo con cui prevedevamo 200 mila euro di contributo per l’avvio ai Comuni.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2 della Consigliera Mammoli:
Il comma 2 bis è soppresso.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Consiglieri vi chiedo scusa, ma durante la visita del nostro ospite russo mi sono confusa e ho dimenticato al termine della discussione generale di dare la parola all’Assessore Carrabs. Quindi per rimediare, se siete d’accordo, lo farei ora, prima cioè delle eventuali dichiarazioni di voto, della votazione del coordinamento tecnico e della votazione finale della legge.
Prego Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Vorrei innanzitutto ringraziare questa Assemblea legislativa e la Commissione per aver in maniera così solerte proposto questa legge all’ordine del giorno.
Volevo soltanto comunicarvi un dato, cioè quello che l’edilizia impegna i due terzi del budget energetico nazionale sprecandolo in perdite che gli edifici disperdono quotidianamente. Quindi i due terzi di questo budget energetico è quello che il nostro Paese importa dalle fonti fossili degli altri Paesi del mondo.
Pertanto intervenire sul risparmio energetico degli edifici significa intervenire sugli sprechi, sui consumi e di conseguenza sulla spesa economica delle famiglie marchigiane.
Gli edifici tradizionali spendono 20 litri per metro quadro, invece le case che prevedono la bioedilizia spendono: 6 litri se sono in classe C, 3 litri se sono in classe B, 1,5 litro se sono in classe A. Questo significa un consistente risparmio economico dei cittadini.
Per quanto riguarda le risorse ne abbiamo molte che andremo a ripartire con il nuovo piano casa, come esempio dimostrativo ci sarà proprio una sperimentazione che prevede i distretti energetici abitativi. Partiranno dei bandi per circa 5 milioni di euro. Quindi le risorse ci sono.
Inoltre, è partito un progetto sperimentale proprio a Civitanova – qui vedo il Consigliere Brini – per quanto riguarda la bioedilizia per gli studenti anziani. È un progetto innovativo molto, molto interessante.
Le esperienze ci sono, ora c’è anche lo strumento, quindi visto che le Marche sono capofila tra le Regioni italiane per quanto riguarda la bioedilizia ora abbiamo tutta la possibilità per fare bene e meglio. Tra l’altro questa proposta è stata approvata all’unanimità da tutti i Presidenti delle Regioni italiane.

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Soltanto per dire che mi asterrò su questa proposta di legge. Il mio voto di astensione non è soltanto perché non sono passati gli emendamenti che avevo proposto, ma anche perché, come ho detto nel mio intervento, mi sembra che sia una legge poco chiara.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, così come credo anche quello degli altri gruppi di opposizione.
Vorrei raccomandare all’Assessore che ora la parte più importante da fare compete alla Giunta. Quindi se questa legge non verrà applicata non sarà colpa di questa Assemblea legislativa, ma sarà colpa della Giunta se non farà i regolamenti in essa contenuti. Abbiamo anche dato degli ampi margini, come hanno chiesto gli uffici, per poterli realizzare.
Inoltre, secondo me, se vogliamo partire subito bisogna anche accorciare quei tempi che mediamente sono di sei mesi o addirittura di un anno per aspetti ad esempio come quello del prezzario.
Quindi se accelererete questa legge funzionerà prima e meglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Annuncio il voto favorevole del gruppo Udc in quanto il lavoro fatto in Commissione è stato svolto in continuo concerto, sono state accolte tutte le istanze che abbiamo presentato su questo atto.
Comunque tutta la parte riguardante le norme sull’edilizia sostenibile e sul risparmio energetico non finirà con questo atto, ci saranno atti conseguenti che man mano che verranno affrontati avranno la nostra disponibilità e soprattutto la nostra seria proposizione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 150. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei gruppi assembleari ha proposto di proseguire i lavori almeno fino alle ore 14,00, quindi se siete d’accordo proseguiamo per poter approvare due atti che credo richiederanno un dibattito molto stringato, sono la proposta di legge n. 224 e la proposta di atto amministrativo n. 90.
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Riguardo alla proposta di atto amministrativo n. 90 il tema è serio e lo abbiamo affrontato con grande rigore in queste settimane, abbiamo indetto audizioni, abbiamo approfondito i criteri per l'allocazione delle risorse.
La questione che è stata sollevata dal relatore di minoranza, che mi permetto di rappresentare, è quella di fare un dibattito serio e consapevole sulla questione del terremoto e non di ridurlo in una battuta di dieci minuti.
Quindi se c'è la disponibilità dell'Aula a proseguire per discutere seriamente bene, altrimenti una settimana non comprometterà il buon esito della proposta.

PRESIDENTE. Segnalo però che la prossima settimana avremo sia l’atto sul Crel che ci impegnerà molto e anche delle mozioni importanti richieste dalla minoranza. Quindi valutate la cosa. Intanto procediamo con la proposta di legge n. 224.


Proposta di legge regionale n. 224
della Giunta regionale
“Adesione della regione ad enti, fondazioni, associazioni, comitati ed altri organismi”
(Discussione e rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 224 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Questa è una proposta di legge abbastanza semplice, consta soltanto di sei articoli, quindi credo potremo discuterla in tempi brevi.
Questa proposta si propone di rinnovare e semplificare la disciplina che regola l'adesione della Regione agli enti, fondazioni e associazioni, in modo da determinare maggiore efficacia ed efficienza e celerità ed economicità nella stessa gestione. E questo è il principio che ha convinto la Commissione, quindi penso che convincerà anche l'Assemblea legislativa o almeno parte di essa, infatti a volte vediamo che procedimenti quasi analoghi trovano due percorsi diversi, con tempi e modalità diverse e con impegno lavorativo sicuramente doppio.
In questa legge si cerca di accorpare due procedimenti. Il primo è quello che regola l'iscrizione degli enti, istituti, fondazioni e associazioni culturali nel registro di competenza. Quindi c'è un regolamento a se stante che verifica se enti, associazioni o altri possano entrare a far parte di tale registro di livello regionale.
L'altro procedimento è la legge n. 52/97, che qui abroghiamo, che prevede l'adesione della Regione ad enti, associazioni e fondazioni e quindi i relativi contributi.
Pertanto la materia di cui si parla è la stessa e viene accorpata in un unico articolato.
La legge consta di sei articoli e cercherò di illustrare le differenze rispetto alla n. 52/97.
In questa precedente legge si chiedeva che i soggetti in cui la Regione poteva entrare dovevano avere una valenza di carattere regionale, nazionale e internazionale. Oggi viene tolta la valenza nazionale e internazionale, ma si aggiunge che la Regione può partecipare ad enti che operano già da tre anni all'interno della regione Marche e soprattutto che nelle loro finalità tengano conto delle prospettive e della programmazione regionale piuttosto che ad iniziative di carattere nazionale e internazionale.
Nell'articolo 2 troviamo la modifica più importante che è tipicamente di carattere politico e che vuole snellire le procedure.
Mentre in precedenza era il Consiglio regionale che decideva l'adesione della Regione a questi enti ora è la Giunta che dovrà emanare una procedura attraverso la quale sarà la stessa che stabilirà l'adesione della Regione. Quindi la competenza non è più dell'Assemblea legislativa ma è della Giunta.
Non sono contraria a questo anche se ritengo che le competenze dell'Assemblea legislativa vanno sempre e comunque mantenute, ma su queste cose non eccessivamente importanti non credo che l'Assemblea legislativa debba garantire la propria presenza e potestà. Tuttavia per non espropriare completamente l'Assemblea legislativa di questa competenza avuta finora, si chiede che questo passaggio avvenga attraverso la Commissione che nell’esprimere un parere potrà valutare l'adesione o meno della Regione a questi enti.
L'articolo 3 è stato modificato dalla Commissione in quanto a nostro avviso la Giunta dava un potere troppo discrezionale al dirigente. Si passava dall'Assemblea legislativa alla Giunta, dalla Giunta al dirigente, insomma si passava addirittura direttamente all'organo tipicamente tecnico. Questo ci è sembrato un po' eccessivo, infatti nella proposta della Giunta era il dirigente che, lette le relazioni che ogni anno devono essere presentate sui lavori degli anni precedenti, poteva formulare la proposta di uscita della Regione da quell'ente, associazione o fondazione. Noi abbiamo invece chiesto che il dirigente possa sì formulare delle osservazioni o delle valutazioni rispetto al lavoro fatto, ma poi la competenza deve essere della Giunta la quale può proporre di non partecipare più a quel soggetto, ma anche in questo caso tramite il parere della Commissione assembleare competente.
I motivi per cui la Regione potrebbe decidere, attraverso il voto della Commissione, di non partecipare ad alcuni enti di cui fa parte sono quando si verificano modifiche statutarie sulle finalità dell'ente stesso o quando c’è una valutazione negativa rispetto agli interventi fatti dal soggetto stesso nell'anno precedente.
Anche nell'articolo 4 abbiamo fatto una modifica. Considerato che presso la Giunta è istituito annualmente l'albo degli enti, cioè delle associazioni e fondazioni di cui la Regione fa parte, allora si è chiesto, sempre per tamponare il fatto che non è più l'Assemblea legislativa che decide, che l'albo venga inviato, sempre annualmente, alla Presidenza dell'Assemblea legislativa unitamente alle quote che la Giunta versa. Quindi da un lato è vero che la competenza è della Giunta, ma è anche vero che l'Assemblea legislativa può attivare un controllo maggiore, questo proprio perché viene informata non soltanto dell'elenco dell'albo, ma anche dei finanziamenti che annualmente vengono dati.
La cosa che salta di più agli occhi in questa proposta di legge rispetto alla legge n. 52/97 è il fatto che mentre in quest'ultima si prevedevano 100 milioni di lire fisse, nella proposta di oggi troviamo 438 mila euro, che possono variare di anno in anno a seconda delle compatibilità di bilancio. Questo aveva messo un po' in fibrillazione sia la maggioranza che l'opposizione della Commissione; il primo pensiero era stato che quando potevamo decidere noi avevamo in tutto 100 milioni, oggi invece che decide la Giunta ci sono 438 mila euro. Sarà stata una malignità, ma si dice pure che se si pensa male in politica a volte ci si indovina. Invece questa volta nel pensare male avevamo sbagliato. Infatti informandovi mi è stato riferito che è vero che erano 100 milioni di lire, ma in realtà questa cifra non è stata mai rispettata perché annualmente, quando il Consiglio regionale approvava l'accettazione della Regione a far parte di questi soggetti, veniva sempre aumentata sino ad arrivare più o meno alla cifra che quest'anno prevediamo in bilancio. Inoltre la Giunta, visto che era lo stesso Consiglio regionale che deliberava l'adesione, poteva anche trovarsi, avendo previsto in bilancio una certa cifra, che durante l'anno questa non corrispondeva.
Dunque non trovo che in questo ci sia niente di straordinario e che pertanto la cifra va bene.
Nella legge si prevede che ogni tre anni da parte della Giunta deve essere fatta una revisione degli enti di cui fa parte, su questo abbiamo aggiunto che anziché aspettare tre anni ci sia, sempre da parte della Giunta, una prima revisione entro centottanta giorni, questo per capire se persiste ancora l'interesse nel continuare a partecipare a quei soggetti.
I soggetti a cui partecipa la Regione Marche sono 29 – li abbiamo presi dall’elenco -. Ad esempio all’interno di questi ci sono due enti che considerato il contesto regionale ci sembrano un po’ strani, sono l'Amat e la Fondazione Pergolesi Spuntini; questo è per dire che forse non si era trovata risposta in altre situazioni e magari la si è trovata in questa, infatti qui non c'è né il Rof, lo Sferisterio o il Teatro delle Muse. Pertanto, visto che a breve andremo ad approvare la legge di riorganizzazione del sistema degli spettacoli dal vivo, questi due enti potrebbero veramente andare a far parte della legge di spettanza e magari toglierli da questa legge che mi sembra piuttosto riduttiva per enti come questi.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Questa legge se da una parte inserisce un sistema di controlli per far sì che effettivamente le fondazioni e gli enti alle quali la Regione aderisce siano poi controllate e ci sia anche una sorta di revoca qualora non rispondano alle finalità della Regione, dall'altra determina un accentramento pericoloso. Innanzitutto perché sottrae all’Assemblea legislativa il controllo del momento iniziale della dichiarazione di adesione e concentra tutto esclusivamente nella Giunta con criteri che per quanto vengano espressi a nostro avviso lasciano margini – vista l’esperienza passata su come sono state gestite le adesioni, nonostante si andasse in Consiglio regionale – di discrezionalità troppo ampi.
Il Consiglio regionale poteva essere un correttivo? Noi pensiamo che era un passaggio dialettico e di condivisione necessario. Accentrare tutto in mano alla Giunta con un budget – guardate l'ultimo articolo – veramente smisurato rispetto a quella che è stata la gestione economica degli ultimi anni, pensiamo sia dare una delega in bianco. Inoltre, riteniamo sia non autosufficiente, circostanziata e delimitata la parte relativa ai criteri, alle finalità e soprattutto ai controlli che, come dicevo, per certi aspetti vengono inseriti, ma su altri aspetti si lasciano margini ampi. E soprattutto non può vederci consenzienti questa delega in bianco alla Giunta che sottrae il momento del confronto assembleare.
Quindi questo mio intervento è una sorta di anticipazione di dichiarazione di voto non favorevole.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Secondo me questa proposta di legge è in controtendenza negativa. Infatti mentre si fa uno sforzo per razionalizzare quegli enti che sono addirittura enti elettivi equiparati agli enti locali (vedi le Comunità montane), poi si deregolamenta sulla partecipazione della Regione ad enti vari.
Secondo me il problema, Consigliera Romagnoli, non è se deve essere la Giunta o l'Assemblea legislativa, questo non mi preoccupa in quanto se l'indirizzo è chiaro l'eseguibilità delle leggi può essere attribuita alla Giunta o al Governo a secondo dei casi. Il problema è che l'articolo 1 toglie la partecipazione della Regione Marche ad enti che avevano un'attività di tipo internazionale, si riduce, si va a una concezione più provincialistica dell'adesione della Regione Marche. Da questo punto di vista è sbagliato, siamo all'interno di una contraddittorietà, da un lato si riduce e dall'altro si largheggia.
Quindi una legge di questo tipo secondo me non va bene, pertanto chiederei un momento di riflessione. Se non altro bisognerebbe recuperare all'articolo 1 la dizione “di valenza internazionale” in modo tale da dare un significato, altrimenti rischiamo di entriamo quasi in una fase gestionale di cose non di rilievo regionale, nazionale o internazionale.
Se si può rinviare recuperando questa cosa, va bene, altrimenti mi asterrò. Ripeto, chiedo all'Assessore se è possibile recuperare all'articolo 1 il fatto che la Regione aderisce ad associazioni ed enti che hanno anche un carattere internazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Su questo vorrei chiedere un approfondimento, quindi faccio la proposta di voltarla la prossima volta. Che la Regione possa aderire ad associazioni internazionali francamente non so dare la risposta sulla legittimità, pertanto dovremmo approfondirlo meglio.

PRESIDENTE. Va bene, sospendiamo quindi la discussione.

Proposta di atto amministrativo n. 90
della Giunta regionale
“Aggiornamento del programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto anno 2008”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 90 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. Mi spiace che questo atto venga trattato in coda a questa seduta dell'Assemblea legislativa perché esso ha un valore importante sul quale l'Aula dovrebbe prestare la massima attenzione. Sono passati più di dieci anni dal terremoto che ha ferito l'entroterra marchigiano, c'è ancora una quantità di danni che non abbiamo sanato e che riguardano i beni culturali, le opere pubbliche, le infrastrutture, le prime e le seconde case, le attività produttive, fervono ancora tante risorse, quindi il tema è quanto mai attuale.
Faccio questa riflessione perché nel corso degli ultimi anni, dal 1999 ad oggi, l'ammontare delle risorse che sono state messe a disposizione per la ricostruzione nel post-sisma sono progressivamente diminuite. C'è stato un calo clamoroso negli anni 2005-2007 con una ripresa nel 2008, quindi la prospettiva di completare fino in fondo la ricostruzione, dobbiamo ammetterlo, non è ottimistica.
Questo costringerà tutti noi, oggi e l'anno prossimo, a dover ponderare con grande scrupolo e attenzione l'allocazione delle risorse residue disponibili, proprio perché attraverso le scelte che facciamo, privilegiando un settore piuttosto che un altro, rischiamo sì di dare soddisfazione ad alcune richieste, ma anche di frustrare altre legittime aspettative.
Nel 2008 la Finanziaria ha integrato i fondi per la ricostruzione con alcune risorse, innanzitutto con i contributi per le minori entrate dei Comuni per il quinquennio 2008-2012, ha messo a disposizione oltre 20 milioni di euro, inoltre risorse che riguardano i contributi per le spese del personale nel quinquennio 2008-2012 che saranno ridotte progressivamente del 20% ogni anno, infine fondi ordinari per la ricostruzione e il completamento degli interventi di ricostruzione che ci consentono di contrarre mutui per contributi quindicennali di cui l'importo stimato è quello di 52 milioni di euro.
Quindi con questo atto oggi trattiamo dell'allocazione di finanziamenti a favore della Regione Marche complessivamente per 94 milioni di euro – ci tengo a dirlo all'Aula – sapendo che queste risorse riguardano anche alcuni contributi aggiuntivi che sono: 0,72 milioni di euro dovuti ai maggiori fondi ottenuti rispetto a quanto stimato con le risorse messe a disposizione dalla Finanziaria 2006 e 1,59 milioni di euro provenienti dai fondi europei dalla Misura 3.2 del Docup 2 a seguito della rendicontazione di alcuni interventi finanziati con le disponibilità anticipate dalla legge n. 61.
Quindi oggi discutiamo dell'allocazione di tutte queste risorse.
Consapevoli che la cifra è significativa, ma che non è sufficiente, ripeto, a soddisfare l'insieme delle aspettative di ricostruzione post-terremoto, abbiamo avviato una lunga e scrupolosa consultazione con i Sindaci, soprattutto con quelli dei Comuni gravemente danneggiati, e con i loro rispettivi Consigli comunali, per valutare bene le scelte da fare. Un lavoro che va dato atto e merito soprattutto al dott. Conti e a tutto l'ufficio della Giunta regionale, all’Assessore regionale competente, alla stessa IV Commissione, come pure alla Commissione Anci-terremoto.
All'esito di questa consultazione abbiamo recepito due istanze.
La prima è che nell'allocazione di queste risorse si privilegi il completamento della ricostruzione nei territori maggiormente colpiti dal sisma, quindi non in maniera uniforme su tutto il territorio regionale. Su questa discriminante c'è stata l'adesione consapevole e positiva di tutta l'Anci, quindi anche dei Sindaci degli altri Comuni.
Seconda considerazione è che le risorse attualmente disponibili vengano destinate principalmente alla ricostruzione degli edifici privati e delle attività produttive. Quindi penalizzando, sia pure di poco, le altre scelte che riguardano i beni culturali e le opere pubbliche.
Pertanto dall'esito di questa consultazione si è proposta una allocazione delle risorse di questo tipo: ai beni culturali sono stati assegnati 12 milioni di euro, meno di quanti inizialmente preventivati, che serviranno a finanziare gli interventi compresi nel piano dei beni culturali individuati tra quelli ubicati nei territori con un indice di danno più elevato, i cui progetti siano stati approvati in Conferenza dei servizi e abbiano completato l'iter istruttorio regionale; inoltre i beni per i quali sia stato accertato il pericolo di crollo.
Su questo occorreva una precisazione, perché tanti Consiglieri regionali spesso sollecitano il finanziamento di alcuni beni culturali che risiedono nel proprio Comune.
L'attuale legge stabilisce che l'individuazione dei beni culturali da finanziare sia individuata dalla Regione Marche d'intesa con la direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici. L'Assemblea legislativa che cosa decide? Decide la quantità delle risorse da mettere a disposizione e i criteri che devono orientare questa scelta.
Noi abbiamo fissato due criteri che limitano al massimo l'ambito di discrezionalità politica, privilegiando i beni culturali che insistono nei Comuni maggiormente danneggiati. E questi criteri sono stati condivisi dall'Anci terremoto, quindi dai Comuni.
Abbiamo poi individuato 8,5 milioni di euro per le opere pubbliche, così suddivisi.
Per le infrastrutture 7 milioni di euro, questa somma consentirà di finanziare gli interventi ricompresi nel piano delle infrastrutture con punteggio maggiore o uguale a 16. Quindi ci siamo dati un parametro che consente di finanziare le opere maggiormente significative, cioè dieci opere infrastrutturali che insistono quasi tutte nei territori dei comuni disastrati.
Inoltre, abbiamo messo a disposizione 1,5 milioni di euro per altri edifici pubblici e per il completamento di opere danneggiate e che non erano state completate. In particolare il finanziamento è stato rivolto a ottemperare l'impegno assunto con il Governo nell'ambito delle iniziative in occasione del quarto centenario della morte di Padre Matteo Ricci.
Abbiamo poi destinato 25 milioni di euro per la prosecuzione del finanziamento degli interventi inerenti la graduatoria delle prime case individuata con il decreto di Giunta regionale n. 248 del 2004 e successive integrazioni. Cioè 25,7 milioni di euro andranno a finanziare interventi sulla graduatoria attualmente in vigore e consentiranno di recuperare circa 210 edifici.
Infine, sono stati finanziati con circa 6,5 milioni di euro i programmi di recupero che riguardano gli edifici privati realizzati in autonomia e privi di copertura finanziaria, ma che erano compresi nei programmi di recupero. Con questo intervento possiamo finanziare tutti gli edifici privati non ricompresi negli interventi unitari, ma in quelli di recupero, ed è per un totale di 64 edifici.
Con questo atto diamo quindi un impulso significativo, consapevoli però che dovremo trovare nuove risorse per le seconde case e per le attività produttive, sapendo che le seconde case nelle zone del terremoto significano per molti cittadini le prime ed uniche case, perché la seconda casa è quella spesso non di proprietà, è quella sulla quale insiste il domicilio o la residenza. L'unica casa di proprietà spesso è quella che era nella zona terremotata. Quindi abbiamo tanti cittadini marchigiani dell'entroterra maceratese che hanno trasferito la residenza lungo altre città del litorale marchigiano e lì hanno spostato la prima residenza, trasformando la loro unica abitazione in seconda casa e sottraendola quindi all'opportunità di un finanziamento.
Pertanto dovremo trovare altre risorse sperando che ancora una volta la Giunta regionale e l'Assemblea legislativa, insieme alla delegazione dei parlamentari marchigiani di centro destra e di centro sinistra, possano completare l'azione nei confronti del Parlamento e del Governo nazionale per il completamento della ricostruzione.
Voglio ora fare un appello ai componenti della seconda Commissione. Abbiamo presentato come quarta Commissione – c'è la mia firma, ma è della quarta Commissione, quindi dei Consiglieri di maggioranza e di minoranza, questo lo dico al Consigliere Pistarelli che è maceratese, è della minoranza e Vicepresidente della II Commissione – una proposta di legge che di fatto è stata formalmente sottoscritta dall'Ufficio legislativo della Giunta regionale e che consente di dare una risposta ai quaranta precari che non abbiamo ancora stabilizzato. Al riguardo voglio fare una nota. Dal 1997 abbiamo impiegato tantissimi giovani in competenze amministrative e tecniche che hanno consentito di ovviare a tutte le funzioni che riguardavano la ricostruzione nei Comuni maggiormente danneggiati. Dal 1997 ad oggi la Regione Marche ha stabilizzato la grandissima parte di questo personale, ricorrendo a procedure selettive e ad accordi di programma siglati con la complicità e l'aiuto dei livelli istituzionali locali. Dunque è stato stabilizzato quasi tutto il personale che avevamo impiegato, rimangono 40 giovani che sono impiegati da circa dieci anni in quei Comuni. Comuni che non li hanno potuti stabilizzare con le proprie risorse perché le loro limitate risorse non lo hanno consentito.
Allora, Consigliere Pistarelli, abbiamo pensato che avendo noi a disposizione per il prossimo quinquennio circa 20 milioni di euro che servono a finanziare il personale della ricostruzione, quindi in minima parte anche questi 40 ragazzi, di sottrarre dalla disponibilità di quei Comuni che oggi hanno quelle risorse per poi consegnarle a coloro che li vorranno stabilizzare. Se un Comune oggi ha tre ragazzi precari e non ha le risorse per stabilizzarli, ma che comunque continua a godere di quelle risorse, perde queste risorse a vantaggio di quel Comune magari limitrofo che li assume.
In questa proposta c’è un limite, cioè che le risorse che il Comune riceve ogni anno per pagare il personale diminuiranno del 20% progressivamente nei prossimi cinque anni, quindi se oggi riceverà 100 per un dipendente, nel 2009 ne riceverà 80, nel 2010 ne riceverà 70.
Quindi se vogliamo rendere realmente propositiva questa proposta di legge dobbiamo approvarla entro pochi giorni, proprio per consentire alle Amministrazioni comunali in questo esercizio finanziario, attraverso il prossimo rendiconto, di procedere a tutte le azioni che consentano di assumere questi giovani. Se non lo faremo tempestivamente perderemo una grandissima opportunità proprio perché, ripeto, l'anno prossimo le misure di incentivazione saranno notevolmente ridotte.
Quindi chiedo al Consigliere Pistarelli e al Consigliere Brandoni di fare uno sforzo affinché nella Commissione della settimana prossima possano licenziare tempestivamente questo atto che, ripeto, nella Commissione Anci-terremoto ha ricevuto l'adesione di tutti i Comuni.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Non mi inoltro nei dati che sono stati spiegati in modo encomiabile dal relatore di maggioranza, però faccio un appello di attenzione a quest'Aula in quanto le risorse necessarie per il completamento della ricostruzione sono ancora ingenti. Infatti con i 50 milioni di euro non riusciamo a coprire 1 miliardo e 450 milioni di euro necessari per completare la ricostruzione.
Tutti sappiamo che queste risorse non saranno mai adeguate da quei Governi che da ora in poi si succederanno nella gestione delle risorse nazionali. Questo innanzitutto perché la fase della ricostruzione e dell'emergenza è terminata, inoltre perché si va ad intervenire in alloggi che sono seconde case ma che, come ha detto giustamente anche il relatore Consigliere Comi, sono le prime case di quei cittadini che hanno abbandonato le zone montane per recarsi nei luoghi di lavoro di fondovalle e del litorale.
Quindi non è pensabile perdere un patrimonio abitativo di questa natura, infatti quello sistemato e ricostruito si è rivelato una risorsa fondamentale per iniziare un nuovo tipo di sviluppo delle aree dell'entroterra colpite da questo sisma.
Questi sono punti fondamentali per garantire il processo di sviluppo del settore turistico-ambientale, che guarda caso ricade è tutto all'interno di parchi nazionali e di aree di importante interesse.
Quindi avere un patrimonio abitativo e infrastrutturale così risistemato o in completamento di ristrutturazione è anche un modo per ridare un’opportunità di sviluppo di queste aree oggi considerate marginali.
Vediamo, invece, che la politica nazionale in generale, da chiunque sia fatta, non prevede forti incentivazioni per il riequilibrio delle risorse in questi territori.
La ricostruzione post-sismica è stata fondamentale per dare inizio nella nostra regione al riequilibrio delle risorse di queste aree, quindi non possiamo perdere questa opportunità proprio perché la dobbiamo affiancare ad uno sviluppo economico fondamentale.
La IV Commissione ha affrontato questo tema muovendosi anche sui territori, ha fatto incontri con i cittadini di queste aree, ha fatto un dibattito aperto per dare una nuova impronta, e per poi saper chiedere per queste aree nuove risorse non in termini di ricostruzione ma in termini di sviluppo economico.
Pertanto occorre mettere insieme tutte le risorse disponibili dall'Europa, dallo Stato, dalla Regione e dai cittadini stessi per dare un patto di sviluppo nuovo e costruire insieme, appunto, quelle risorse tali da poter dare completamento all'intera ricostruzione.
Questo modello è fondamentale e purtroppo vediamo la drammaticità delle risorse nazionali; pensate che l’emergenza dei rifiuti di Napoli è costata quanto la ricostruzione del Friuli. Quindi non possiamo buttare via denaro pubblico in questo modo, dobbiamo invece destinarlo a processi complessi come quello di dare sviluppo a territori che hanno subìto danni non dall’uomo ma dalla natura.
Quindi da quest’Aula non può essere disattesa la protezione delle vite umane, la garanzia a queste vite umane di proseguire il loro processo di crescita e di sviluppo e occorre soprattutto dare speranza alle nuove generazioni. Un’Aula come questa unanimemente deve dare forza e voce a questi cittadini deboli che non hanno altro che noi come punto di riferimento.
Devo dire che in questi dieci anni l'unanimità nei confronti di queste popolazioni c'è stata e garantisco che continuerà ad esserci anche nel proseguo degli atti.
Pertanto confermo il voto favorevole su questo atto. Il dibattito non si fermerà qui, ma ognuno dovrà mettere la propria azione anche per garantire l'inoltro di istanze al nuovo Governo e a quelli che si succederanno per chiedere risorse condivise per processi di sviluppo, certamente differenti da quelli dell'emergenza, ma che richiedono comunque un'attenta azione per uno sviluppo economico di queste aree.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Cercherò di essere telegrafico. Siamo stati sempre favorevoli agli atti che hanno sostanzialmente utilizzato le risorse delle varie leggi speciali e delle varie Finanziarie in tema di ricostruzione post-sisma. Certamente sono passati ormai undici anni dall'evento e a mio avviso alcuni istituti previsti all'interno di quella normativa complessa che la Regione ha messo in campo dovrebbero non essere più automatici, dovrebbero invece riparametrarsi alle situazioni effettivamente riscontrabili.
Ad esempio penso sia troppo ingessata la questione dell'accordo con i beni culturali per gli interventi che ancora necessitano e che sono soprattutto per il patrimonio di culto e per i più importanti beni culturali danneggiati. Dovrebbe esserci un impegno maggiore della Regione per sbloccare una possibilità di modifica del piano degli interventi.
Sono anche rammaricato, ma non per questo voterò contro l'atto, che ci siano ancora Sindaci che a undici anni dall'evento chiedano ancora rimborsi spese per il loro mandato. Questo moralmente è abbastanza disdicevole e non voterò certamente nessun altro atto che preveda sostegni a queste figure che oggi penso non si debbano preoccuparsi in modo prevalente come poteva essere stato nel periodo dell'emergenza dei primi anni della ricostruzione.
Non so dove sia andato ora il relatore di maggioranza Comi, ma volevo fargli una importante osservazione che tra l’altro non faccio solo io, ma che è venuta fuori anche dalla Conferenza dei Sindaci. Nel senso che la previsione che ci siano ancora quasi 20 milioni di euro per i prossimi cinque anni per compensare i minori introiti da parte dei Comuni per i trasferimenti di Ici, tassa sulla pubblicità o per la tassa sui rifiuti solidi urbani, è un parametro ormai saltato, cioè non possiamo fare più riferimento a dati storici. Certamente in quel momento è avvenuta una minor contribuzione di Ici o di Tarsu da parte dei contribuenti di quei determinati Comuni, però oggi è diventata una sperequazione, perché le prime case sono state tutte recuperate e addirittura anche tutti gli edifici pubblici.
Quindi penso che oggi questa attribuzione di somme parametrate agli indici storici siano fuori dalla legittimità di rimborsare che contemplava inizialmente la legge.
Chiedo – il prossimo anno chiederemo specificatamente questo aspetto, ormai per quest'anno era impossibile addivenire ad un'indagine, ma che dovrà essere avviata immediatamente – che i Comuni che oggi percepiscono questi rimborsi devono fare uno screening specifico, cioè devono dire quali sono i mancati introiti di oggi e non quelli che avevano undici anni fa.
Questo sta generando, Consigliere Comi, una grande sperequazione. Infatti oggi sono più penalizzati quei Comuni che non hanno potuto recuperare gran parte del patrimonio perché il danneggiamento è avvenuto magari in modo lieve o ha interessato le seconde case, quindi ancora non pagano l'Ici. Mentre nei Comuni di fascia A addirittura con i piani di recupero sono stati recuperati sia gli edifici di prima casa che di seconda casa.
Quindi, ripeto, stiamo generando una sperequazione in loco non indifferente, non ininfluente. Se pensiamo di portare benefici magari perché lì ci sono Comuni noti – penso a Fabriano che prende quasi un quarto di tutti quei fondi –, e capisco che qui non se ne voglia parlare, però credo che queste “pentole” bisogna iniziare ad aprirle, non possiamo tenerle sempre sotto pressione.
Il mio voto sarà favorevole in quanto penso che dobbiamo prolungare l'intervento, ma che da oggi si parta anche con una ricognizione seria di quelli che sono i mancati gettiti dei Comuni e non più quelli ipotetici del 1997.
Qui siamo ad una distorsione totale dell'uso dei fondi del terremoto, anzi, oggi alcuni Comuni potrebbero pensare di essere fuori dalla problematica legata al sisma, mentre ce ne sono altri che invece ancora non ne sono usciti.
Su queste raccomandazioni potevamo anche fare un ordine del giorno, cioè sul fatto di rivedere da oggi tutta la distribuzione di queste risorse, però ritengo che l'assunzione di responsabilità sia del relatore Comi che di tutta maggioranza dovrà orientarsi per il prossimo atto a non perpetuare una cosa che è insostenibile dal punto di vista sia morale che di legittimità.
Probabilmente per quest'anno alcuni Comuni nei loro bilanci avranno già contato su questi trasferimenti. Capisco che quando uno ha preso il vizio può anche continuare a tenerlo per molti anni, però oggi diamogli un’indicazione che questo avrà uno stop e per l'anno prossimo i bilanci si dovranno fare con quelle risorse che hanno tutti gli altri Comuni e non con quelle provenienti dal terremoto.

Cesare PROCACCINI. Parlare di questione morale in questo caso non è attinente.

Franco CAPPONI. Per morale a volte intendo anche quella della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Mi pare che ormai l'Assemblea legislativa si sia autosciolta, quindi non farò un intervento organico sull'atto, volevo semplicemente condividere con l’Aula una brevissima riflessione.
Il Consigliere Lippi diceva che sono rimasti fuori alcuni interventi, che c’è ancora tanto da fare e i fondi stanno finendo. Io ho fatto una piccola indagine per andare a vedere alcuni aspetti di questo atto. Un dato su cui mi era venuta curiosità in Commissione, mentre stavamo appunto valutando questo atto e a seguito di una lettura interessante che ho fatto negli ultimi tempi – che ora accenno solo ma che ritirerò fuori, citando anche i dati, quando parleremo finalmente sulla legge degli oratori – è il libro di Curzio Maltese “La questua” che fa i conti in tasca alla Cei.
Nel senso che il relatore Comi nel suo intervento parlava di quei 12 milioni di euro che sono destinati ai beni culturali e quando uno pensa ai beni culturali giustamente pensa ad un'ampia gamma di strutture e dà naturalmente per scontato che dentro ci siano anche proprietà della Chiesa, il che non stravolgerebbe. Se poi andiamo a vedere l’interessante prospetto sui progetti cantierabili approvati, su cui divideranno quei 12 milioni di euro, ci rendiamo conto che il 90% di questi edifici è di proprietà ecclesiastica. Se andiamo a ripartire questa percentuale del 90% – ora non ho i dettagli degli altri anni – sugli interventi che abbiamo fatto dal 1999 ad oggi la cifra che emerge mi pare consistente. Soprattutto se verifichiamo che realmente tutti questi interventi – questo vale non solo per la parte culturale, ma anche per l'edilizia privata, ecc. – sono poi collegati a danni reali del terremoto.
Quindi ora non vado oltre, volevo soltanto socializzare questa riflessione in modo che tutti in questa Assemblea legislativa siano a conoscenza di questo, cioè che oltre agli oratori, oltre all'8 per mille o ai finanziamenti alle scuole private, pertanto in tutto quello che in questi anni abbiamo fatto – Curzio Maltese questo non lo sa, mi premurerò di farglielo sapere in quanto fa una rassegna interessante – ci sono anche svariati milioncini di euro che sono arrivati nelle casse del Vaticano attraverso finanziamenti statali per il terremoto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. In effetti l'Aula mi sembra più attenta ad altro che a questo atto, che invece è un atto di rilievo sia per la questione in sé, cioè per la ricostruzione post sisma, che per le dotazioni finanziarie che sottende.
Non so se i colleghi sono d'accordo, ma anche qui rinvierei una votazione consapevole a quando potremo avere un'Aula nel pieno delle sue funzioni. Ci sono altre due sedute già programmate, la prossima sarà quella di martedì 17, lavoreremo dalla mattina alla sera magari con una pausa che possa permettere a tutti di starci e non invece di andare a mensa per poi ritornare magari perdendo occasioni di confronto e di dibattito. Pertanto, Presidente, faccio questa proposta.
A dieci anni dal terremoto abbiamo fatto eventi celebrativi e altro. Siamo di fronte a scelte delicate ed importanti perché le risorse sono assottigliate ormai da qualche anno, c'è un trend in diminuzione, come è normale che sia. Chiaramente il Governo centrale nel momento dell'emergenza predispone ogni atto, legge o programma per affrontare l'emergenza e per ripartire. E poi dopo dieci anni si attende che i numeri dell’emergenza decrescano e pertanto si affida la scelta delle priorità al ruolo del commissario svolto dal Presidente della Giunta e al ruolo delle Commissioni che devono ripartire i fondi.
Su questo il relatore Comi ha già indicato uno dei punti sui quali lavorare, cioè quello relativo al meccanismo di finanziamento dei Comuni e degli enti locali in genere, cioè il rafforzamento della dotazione organica degli enti che hanno lavorato sulla ricostruzione. Questo è un meccanismo che deve essere affrontato in sede di Commissione bilancio e portato in Aula con uno strumento apposito. Mi assumo l'impegno di sollecitare il Presidente Brandoni di mettere all'ordine del giorno la proposta licenziata dalla IV Commissione e poi portarla in Aula.
Però ci sono anche altre questioni importanti, per esempio il punto sugli anticipatari, mi pare la questione sia in via di risoluzione, però deve essere aggiornata, e l'Aula lo deve fare. Allora si affrontò il tema con una mozione, ricordo il caso solo brevissimamente. I proprietari delle prime case anticiparono i lavori perché la Regione disse “stiamo lavorando con gli istituti bancari per abbattere i mutui nei tassi di interesse, per cui intanto fate i lavori perché i soldi arriveranno”. In realtà però questi danari non sono arrivati e gli istituti bancari hanno chiesto conto a coloro che hanno attinto risorse presso di loro.
Altra questione è quella dell'equilibrio tra la risorsa messa a disposizione delle abitazioni civili rispetto a quella dei beni culturali. E' una questione dibattuta che più volte ci siamo riproposti di verificare. E’ vero che ci sono tanti beni culturali che devono essere completati nella loro ricostruzione, però nel frattempo abbiamo aperto ancora il fronte dell'edilizia privata di tante famiglie che sono proprietarie di prime case e non di seconde case.
Inoltre c’è la questione delle stesse seconde case. Seconde case che tante volte non sono la villetta presso la quale si va trascorrere un periodo ameno di vacanza agostana, ma sono case di proprietà di famiglie originarie di Serravalle o del fabrianese che poi si sono trasferite a Roma o in altre città, ma che hanno mantenuto la seconda casa come possibilità di ritornare nei propri luoghi di nascita o comunque di poterli frequentare.
Quindi questa attenzione all'equilibrio e alla distribuzione delle risorse ci deve essere.
Faccio quindi la proposta che parte della discussione dovrebbe essere affidata ad un'Assemblea legislativa nel pieno delle sue funzioni, anche perché la Giunta è rappresentata dal Vicepresidente Petrini e dall'Assessore Carrabs quindi manca chi può dare la parte relativa alla ”ricostruzione dei dati”. Ora non so se l'Assessore Carrabs ci può dare una mano sotto questo profilo, ma in ogni caso affiderei l'ultima parte della discussione alla prossima seduta assembleare in quanto in questo momento mi pare che i banchi sono assolutamente ridotti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni in quanto la discussione generale l'abbiamo svolta più volte poiché il terremoto ha portato con sé degli atti amministrativi molto seri e rigorosi.
Ora non so se la proposta del Consigliere Pistarelli, visti i tempi e viste anche la necessità degli enti locali e dei Comuni di avere risposte rapide, possa essere accolta, tuttavia non è peregrina. Nel senso che pone un problema che è stato posto anche dal Consigliere Altomeni. Cioè da un lato abbiamo irrisolti alcuni finanziamenti per attività primarie, non solo di civile abitazione ma anche di tipo industriale e artigianale, e dall'altro c'è un’altra proprietà, che anch'essa si configura come proprietà privata e che è proprietaria di un grande patrimonio culturale, cioè quella appannaggio delle parrocchie, della Chiesa, che costituisce un patrimonio da valorizzare.
Ora l'Assessore e il relatore Comi oltre allo sforzo lodevole che hanno già fatto, non so se potranno ancora riflettere su queste cose.
Infatti i Comuni non hanno ancora le risorse per la parte del personale, la parte più decisiva e qualificata, una parte costituita da giovani quadri, geometri, ingegneri, architetti che con l'esperienza del terremoto potrebbero, attraverso la stabilizzazione, costituire una nuova leva di professionisti, leva utile anche per le cose che abbiamo detto con la leggina fatta sull'edilizia biosostenibile.
Quindi, visto che in Commissione c'è quell'altro atto che secondo me dovrebbe essere approvato in maniera rapidissima, non so se sia il caso di assemblarli tutti e due e fare magari una discussione ed un'approvazione unitaria, oppure questa mattina facciamo solo questo. Comunque, secondo me, sul problema delle risorse tra i beni culturali, i beni di civile abitazione, intesa come seconda casa ed accessori agricoli, e gli immobili di tipo artigianale e industriale, deve esserci un riequilibrio da verificare anche attraverso la classificazione e la gerarchia dei beni culturali.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Non vedo l'esigenza di una discussione più approfondita. Voglio comunque sottolinearvi un aspetto molto importante, cioè che ci sono forti aspettative sia dei Sindaci che delle strutture che hanno bisogno che questo riparto venga effettuato. Inoltre voglio ricordare che questo riparto si muove su delle regole che quest'Assemblea legislativa ha già approvato. Quindi non discipliniamo qualcosa di nuovo o assegniamo qualcosa in più, vengono applicati, ripeto, soltanto quei criteri che questa Assemblea legislativa ha già dato.
Quindi come Assessore competente in materia vi segnalo la necessità di approvarlo in maniera celere, proprio perché c'è una grossa aspettativa del territorio marchigiano che non possiamo ancora farlo aspettare.
Per quanto riguarda la discussione chiaramente è sempre aperta, però questa Assemblea legislativa dovrà prendersi tutto lo spazio necessario per poter ridiscutere quei criteri che essa stessa ha dato.

PRESIDENTE. Consigliere Pistarelli, vuole formalizzare la sua richiesta di rinvio? Ha chiesto la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Quello che ha detto il Consigliere Pistarelli corrisponde esattamente a cioè che è stato ripetutamente sollevato da ciascuno dei Consiglieri regionali della IV Commissione durante i lavori Noi abbiamo rinviato per circa un mese e mezzo l'approvazione di questo atto, che ormai da dieci anni come da consuetudine arrivava in Commissione e poi veniva rapidissimamente licenziato. Per la prima volta in dieci anni abbiamo indetto un’audizione con la Commissione Anci-terremoto (siamo andati direttamente a Serravalle) e dopo tutta questa discussione addirittura abbiamo introdotto nuovi criteri più selettivi.
Quindi la discussione l'abbiamo fatta e l’abbiamo fatta con quella preoccupazione.
Pertanto l'aspettativa del Consigliere Pistarelli è legittima in quanto solleva questioni di cui io ho detto più volte. Però oggi è difficile correggere questo atto più di quanto non abbiamo fatto.
Questo perché, Consigliere Pistarelli, dobbiamo fare i conti per l'edilizia privata con la graduatoria approvata nel 2004 e con quei criteri, quindi rispetto a questa non possiamo fare nulla. Inoltre per i beni culturali fino ad oggi abbiamo seguito un criterio, cioè quello che la Giunta doveva concordare le opere con la Soprintendenza. Noi questa volta abbiamo aggiunto un discrimine, abbiamo detto cioè che non si concorda più nulla e si segue un criterio oggettivo. Abbiamo dato gli strumenti per seguire questo criterio oggettivo, cioè le opere di cui era stato accertato il pericolo di crollo e le opere dei beni culturali che insistono sui Comuni maggiormente danneggiati con il criterio fissato dall'Anci terremoto e dai Comuni stessi.
Questa riflessione l'abbiamo già fatta, ma oggi serve un'altra cosa – su questo forse servirà anche una discussione più impegnativa, magari un ordine del giorno o una mozione –, cioè a dieci anni dal sisma, a dieci anni da un impegno dell'Amministrazione regionale sul terremoto occorre fare un bilancio per capire se quanto abbiamo fatto è andato nella direzione giusta. E se l'Assemblea legislativa, come suggeriva l'Assessore Carrabs, magari dovrà ritornare su quei criteri che aveva inizialmente adottato. Se così fosse dovremmo riprendere un percorso, ma oggi non siamo in grado di farlo perché questa legge parte da alcuni presupposti normativi rispetto ai quali possiamo fare poche cose.
Secondo me, Consigliere Pistarelli, va accolta la sua richiesta, nel senso che possiamo fare una riflessione più ampia e più generale di rendicontazione in occasione della legge di cui lei è relatore, e magari in quella occasione approvare insieme un ordine del giorno che ci impegna per il futuro a rivedere alcuni criteri attraverso i quali orientare le risorse.
Oggi il nostro compito è quindi limitato, possiamo solo decidere se passare da una cifra ad un'altra per i beni culturali, cioè se ridurla o aumentarla. Posso dire che la Giunta regionale ha condiviso una cifra, 17 milioni di euro, e noi l'abbiamo ridotta a 12 per metterla a vantaggio dell'edilizia privata. Quindi abbiamo già dato un taglio nella misura del 30%. Ma se vogliamo fare qualcosa di più consistente dobbiamo intervenire nei criteri e l'occasione l'abbiamo con quella proposta di legge che arriverà in Aula spero entro due settimane.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il relatore di maggioranza immagino abbia dato una disponibilità anche a nome della maggioranza stessa. Inoltre l'Assessore Carrabs ha già detto che è d'accordo di fare una riflessione più ampia anche sugli stessi criteri, premettendo il punto dei dieci anni dal terremoto.
Ritengo che l'occasione possa essere già posta alla nostra attenzione con quella proposta di legge di cui sono relatore, anche se è vero, Consigliere Comi, che sono di relatore di minoranza, per cui dovremmo sempre riferirci al componente di maggioranza Presidente Brandoni che in questo momento è assente.
Pertanto sono soddisfatto di questo impegno e a nome del nostro gruppo, ma penso siano d'accordo anche gli altri, ritiro la proposta di rinvio. Comunque annuncio il voto di astensione proprio per la volontà di verificare che questa cosa debba essere fatta in tempi brevi e possa essere portata in Aula, se la verifica darà determinati risultati, anche con una diversa modulazione delle nostre risorse e dei nostri sforzi. Sforzi e risorse che sono limitati e che lo saranno sempre di più negli anni a venire, per cui dovremmo concentrarli veramente sulle priorità che tutti condividiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Voglio annunciare il nostro voto di astensione su questo atto, perché, Consigliere Comi, anche l'anno scorso era stato detto che facevamo un approfondimento e poi non è stato fatto più nulla. Qui nessuno vuole essere preso in giro, pertanto su questo la Giunta dovrebbe fare qualcosa di serio e di approfondito. Tra l’altro tutta questa operazione poteva essere fatta già da un mese e mezzo e non nell'emergenza dell'approvazione dell'atto per bisogni non meglio identificati.
Quindi annuncio il nostro voto di astensione proprio perché se si continuerà su questa linea saremo contrari a tutto quello che farete in tema di ricostruzione.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa, passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 90. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta

La seduta termina alle ore 14,40