Resoconto seduta n.112 del 29/07/2008
SEDUTA N. 112 DEL 29 LUGLIO 2008


La seduta inizia alle ore 10,15


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli




Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 111 del 22 luglio 2008 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
E’ stata presentata, in data 22 luglio 2008, la seguente proposta di legge:
- n. 257 del Consigliere Luchetti “Nuove disposizioni in materia di prevenzione e cura del diabete mellito”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 279 dei Consiglieri Binci, Procaccini, Brandoni: “Sostegno alla Legge 188/07 - Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie della lavoratrice, del lavoratore, nonché del prestatore d’opera e della prestatrice d’opera”;
- n. 280 dei Consiglieri Mollaroli, Ricci, Procaccini, Binci, Rocchi, Capponi, Brandoni, Lippi, Ortenzi, D’Isidoro: “Tagli organici scuola”;
- n. 281 del Consigliere Massi: “Abrogazione l.r. 9 dicembre 2005 n. 29 “Società per la valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 19, in data 15 luglio 2008: “Norme relative all’impiego dei fondi assegnati alla Regione ai sensi dell’articolo 2, comma 107, lettera e), della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge finanziaria) “;
- n. 20, in data 15 luglio 2008: “Disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi”;
- n. 21, in data 15 luglio 2008, “Modifiche alla legge regionale 26 giugno 2008, n. 15 `Disciplina del Consiglio regionale dell’economia e del lavoro (Crel)”;
- n. 22, in data 15 luglio 2008: “Modifica all’articolo 6, comma 4, della legge regionale 10 agosto 1988, n. 34 `Finanziamento dell’attività dei gruppi consiliari”;
Comunico, inoltre, che ho provveduto con decreto n. 30 del 24 luglio 2008 alla seguente nomina di due rappresentanti della Regione Marche nel Consiglio di amministrazione dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Chiedo all’Assemblea legislativa l’anticipo al primo punto del punto 8) concernente il Piano sociale.

PRESIDENTE. Su tale richiesta di anticipo ha chiesto la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Presidente, non siamo d’accordo in quanto oggi dobbiamo fare tutti gli atti.

PRESIDENTE. Se il Consigliere Luchetti non ritira la sua proposta devo comunque farla votare dall’Aula. Consigliere Luchetti?

Marco LUCHETTI. Mantengo la richiesta

PRESIDENTE. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 280 dei Consiglieri Mollaroli, Ricci, Procaccini, Binci, Rocchi, Capponi, Brandoni, Lippi, Ortenzi, D’Isidoro sui tagli degli organici della scuola.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 280, ed io propongo di discuterla dopo la mezzora dedicata alle interrogazioni.

(L’Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 1063
del Consigliere Castelli
“Strategia della Regione Marche in materia di prevenzione del tumore del collo dell’utero mediante vaccinazione antipapilloma virus (Hpv)”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1063 del Consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. L’interrogazione è relativa alla prevenzione del tumore alla cervice uterina, per la quale si risponde come segue.
La d.g.r. n. 433 del 26 marzo 2008, che indica la “strategia regionale per la prevenzione del tumore del collo dell’utero mediante vaccinazione anti papillomavirus (Hpv)”, rappresenta l’atto programmatorio della Regione Marche relativo all’argomento. Tale delibera di Giunta è stata predisposta aderendo in modo coerente alle indicazioni nazionali fornite dal documento del 20 dicembre 2008, approvato dalla conferenza permanente per i rapporti fra Stato, Regioni e Province autonome, e delle decisioni prese nell’ambito della Commissione salute e del Coordinamento interregionale della prevenzione che si riferiscono esclusivamente alla prevenzione dei tumori del collo dell’utero.
E’ in corso di organizzazione un seminario scientifico per la presentazione della campagna vaccinale che si terrà ad Ascoli Piceno il 12 settembre p.v..
Il vaccino da utilizzare (2 ceppi ad alto rischio o 4 ceppi) è demandato alle Regioni che a tal fine si basano sulle autorizzazioni all’immissione in commercio emesse dall’Aifa.
L’Aifa ha autorizzato entrambi i vaccini per la medesima indicazione. Quindi la finalità è raggiunta sia con l’impiego del vaccino a 2 che a 4 ceppi. Se così non fosse dovremmo affermare che il vaccino ai 2 ceppi maggiori non sia idoneo all’impiego, in aperto contrasto con quanto deciso invece dalle Autorità centrali e quindi dall’Aifa.
Pertanto la Regione Marche non si pone in contrasto con la finanziaria 2008, ma decide di applicarne l’indirizzo operando una scelta legittima (prezzo più basso e non prezzo/qualità).
Quanto ai vantaggi ulteriori connessi con la prevenzione dei conditomi genitali assicurati dai ceppi minori, seppur di grande interesse clinico non sono pertinenti rispetto al fine della vaccinazione.
Per quanto riguarda la procedura pubblica di acquisto si fa presente che:
- la tipologia della gara al “prezzo più basso”, essendo la qualità del prodotto garantito dall’Aifa, per quanto risulta al Servizio salute è quella seguita da tutte le Regioni. Dello stesso orientamento si è espressa la Crat (Commissione regionale per l’appropriatezza terapeutica) nella seduta del 30.01.2008;
- l’Azienda ospedali riuniti di Ancona ha espletato la gara unica regionale per i farmaci, nella quale è prevista anche l’acquisto del vaccino per Hpv, mentre il procedimento amministrativo si è concluso da poco. Non sussistono condizioni per modificare la gara in corso, anzi, si potrebbe ravvisare una turbativa se ci fossero interferenze.
Non e stata ancora effettuata l’aggiudicazione della fornitura e alle ditte che hanno concorso sono state date le stesse opportunità, tanto è vero che non hanno presentato alcun ricorso.
In riferimento ai costi per avviare la campagna di vaccinazione nel 2008 essi sono sostenuti da una quota erogata dall’allora Ministero della salute ed una quota prevista nella legge finanziaria approvata al termine dell’anno 2007.
La quota del Ministero è già stata ripartita con decreto del Ministro della salute e prevede per la nostra Regione un finanziamento pari a 897.650,29 €. Il totale dei due finanziamenti, che ammonterà presumibilmente a circa 1.590.000,00 €, con d.g.r. n. 781 dell’11 giugno 2008 avente per oggetto “Definizione del processo di budgeting delle aziende, Zone territoriali, presidi di alta specializzazione, dipartimento regionale di medicina trasfusionale e dell’Inrca, anni 2008 e 2009" (cfr. paragrafo 4.2.3.), è stato assegnato all’Asur che provvederà poi alla assegnazione alle singole Zone territoriali.
La concorrenza al pagamento (copayment) da parte dell’utenza è prevista per le giovani donne con età superiore a quella per cui si sta per avviare la campagna gratuita (superiore ai 12 anni); nella d.g.r. n. 433/08 è indicato che tale quota di partecipazione alla spesa venga calcolata sulla base del prezzo di acquisto del vaccino da parte dell’Asur, arrotondato all’euro superiore, maggiorato di 12,00 € per la prestazione per tutte le donne non comprese dalla fascia di gratuità fino al compimento del diciottesimo anno di vita.
L’unico problema è che tutto questo percorso rischia ora di essere compromesso, soprattutto per il futuro, dal fatto che il vaccino antipapillomavirus venga tolto, con un provvedimento della Finanziaria attuale, dai livelli essenziali di assistenza. Quindi c’è una discussione in corso e naturalmente le Regioni qualora venisse tolto chiedono di reinserirlo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Su questa vicenda, di cui si è molto parlato, vorrei fare la seguente considerazione.
Quando ci fu al varo di questa campagna di vaccinazione, la Regione si era trovata nella condizione di dover valutare la metodologia per l’approvvigionamento del vaccino. Ritenendo questo coerente con le proprie strategie era partita dal presupposto che due erano i farmaci offerti dal mercato considerati come adeguati a fronteggiare le infezioni da Hpv.
La scelta formulata dalla Regione Marche, cioè quella di stabilire come principio l’offerta economicamente più vantaggiosa, di fatto ha precostituito l’esito della gara stessa. Questo perché i vaccini presenti sul mercato sono, uno a copertura maggiore ed uno a copertura minore e quindi conseguentemente meno costoso.
E’ evidente che fare un bando solo sul presupposto dell’offerta economicamente più vantaggiosa già indirizzava la scelta su un tipo di farmaco sicuramente valido, ma che prevedeva una copertura limitata esclusivamente alla prevenzione dei tumori del collo dell’utero.
L’altro vaccino, invece, di poco superiore, consente non solo la prevenzione contro i tumori del collo dell’utero, ma anche quelli contro una serie di patologie (sostanzialmente cinque in più) riferite soprattutto al cancro della vagina e alla prevenzione dei condilomi, ecc., tutte malattie a trasmissione sessuale, ahimè, di grande impatto e soprattutto in grande aumento.
Perché a mio modo di vedere la Giunta regionale non ha – salvo precisazioni specifiche che auspico possano esservi anche ora – imboccato la strada giusta? Perché tutto il sistema messo in piedi dal precedente Governo consentiva alle ragazze di età compresa tra i 15 e i 18 anni di poter usufruire dell’acquisto del vaccino a costo contenuto, ovvero commisurato al prezzo pagato dal servizio sanitario regionale.
Quindi in sostanza poteva proporsi una strategia di questo genere. Vaccino interamente gratuito come da fondi nazionali per le undicenni e dodicenni nate nel 1996 e 1997, per le altre sarebbe stato possibile consentire una libertà di scelta fra il vaccino a più ampia copertura e il vaccino a minor copertura senza oneri per la Regione. La Regione avrebbe dovuto limitarsi a chiedere a tutte le ditte che producono questi vaccini la migliore offerta, salvo poi la possibilità del padre della quindicenne o della sedicenne di comprare l’uno o l’altro.
Oggi comprare a prezzo di farmacia il vaccino tetravalente – per darvi la misura di quello che potrebbe essere il vantaggio per le famiglie marchigiane – comporta la spesa di 171 euro.
La possibilità, invece, di acquistare il tetravalente a prezzo ottenuto sulla base di licitazione di gara porterebbe il costo a non superare i 108 euro.
Sicché, a mio modo di vedere, vi sono ancora spazi affinché la Regione, ferma restando l’aggiudicazione della gara che riguarda la vaccinazione delle ragazze nate nel 1996 e 1997, possa residuare la possibilità di consentire alle famiglie marchigiane di scegliere se acquistare a prezzo di costo sanitario il bivalente oppure, con un aggiunta di appena 10 euro, acquistare il tetravalente, ovviamente previa licitazione tramite la Giunta regionale. Consentendo così ai genitori delle ragazze quindicenni, sedicenni, diciassettenni, diciottenni, una copertura dai conditomi o da forme cancerose e precancerose di qualità ulteriore rispetto al vero e proprio cancro del collo dell’utero.
La risposta dell’Assessore Mezzolani non esclude tale possibilità proprio perché per la Regione sarebbe a costo zero.
Quindi invito a imboccare quella strada che la gara esperita non impedisce, cioè quella di consentire che la cosiddetta forma del copayment, cioè della partecipazione diretta e totale della spesa da parte delle famiglie, si possa estrinsecare non solo in relazione al vaccino bivalente, già oggetto dell’aggiudicazione, ma anche del tetravalente, purché le famiglie marchigiane possano essere messe in condizione di acquistarlo a prezzo di costo per il Servizio sanitario regionale.
Invito caldamente l’Assessore ad agire in questo senso.
L’inserimento dei Lea da parte del papillomavirus è oggetto di un decreto dell’aprile 2008. Certamente l’eventuale revisione dei Lea potrebbe produrre pregiudizio, però vi è da ricordare che la campagna di vaccinazione era antecedente all’inserimento nei Lea. Quindi è per la parte futura, mentre se avessimo, come ha fatto la Regione Basilicata, già dato corso alla campagna di vaccinazione, avremmo messo in cascina una provvista finanziaria.

PRESIDENTE. Consigliere Castelli, il suo tempo è abbondantemente scaduto, se vuole ancora discutere del tema magari può presentare una mozione.


Interrogazione n. 1011
del Consigliere Binci
“Comunità alloggio per persone con disturbi mentali e Comunità alloggio disabili (legge regionale 20/2002)”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1011 del Consigliere Binci. Per la Giunta risponde l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Con l’approvazione della I.r. 20/02 e del successivo regolamento la Regione ha inteso garantire la qualità delle prestazioni socio-assistenziali e socio-sanitarie erogate nelle strutture diurne e residenziali.
In questi anni dall’approvazione della legge la Regione ha altresì voluto sostenere questo processo attraverso finanziamenti aggiuntivi, sia in ordine alla qualità organizzativa e assistenziale, sia in ordine alla qualità strutturale mettendo a disposizione finanziamenti specifici per compartecipare alla spesa di adeguamento delle strutture ai requisiti di legge.
La legge ha distinto le strutture in base alla intensità assistenziale individuando in tale prospettiva: le strutture con funzione abitativa e di accoglienza educativa caratterizzate da bassa intensità assistenziale; le strutture con funzione tutelare, caratterizzate da media intensità assistenziale; le strutture con funzione protetta, caratterizzate da un altro livello di intensità e complessità assistenziale.
La legge ha poi attribuito la competenza a concedere l’autorizzazione ai Comuni nel cui territorio è ubicata la struttura tant’è – recita l’articolo 10 della I.r. 20/02 – che il Comune, accertata la sussistenza dei requisiti, in base ai criteri regionali rilascia l’autorizzazione.
Affidando la competenza ai Comuni la norma prevede che anche la verifica periodica dei requisiti venga effettuata dai Comuni i quali – ai sensi dell’articolo 12 della norma in questione – anche avvalendosi dei servizi del Dipartimento di prevenzione della Zona competente per territorio, procedono a verifiche ispettive tese all’accertamento della permanenza dei requisiti.
Ai fini dell’esercizio di tali funzioni il successivo regolamento attuativo della l.r. 20/02 (Regolamento regionale 1/04 e successive modifiche) prevedeva la possibilità per il Comune di avvalersi di una apposita commissione tecnico-consultiva costituita presso ciascun ambito territoriale e presieduta dal coordinatore di ambito. La commissione doveva essere costituita da esperti in materia di edilizia, impiantistica, organizzazione e gestione di strutture sociali desinati dal Comitato dei Sindaci dell’Ambito nonché da un medico del dipartimento di prevenzione designato dalla Zona territoriale. Detta commissione viene altresì individuata anche per supportare i Comuni nelle attività di verifiche e di controlli delle strutture autorizzate.
La Regione, oltre a svolgere funzioni generali legate soprattutto alla definizione e aggiornamento dei criteri di autorizzazione, gestisce – in base all’art. 10 del regolamento – l’anagrafe regionale delle strutture e dei servizi autorizzati, Anagrafe istituita con decreto n. 4/07 sulla base dei dati inviati dai Comuni su un’apposita scheda entro trenta giorni dalla data di rilascio della autorizzazione alle strutture o dalla comunicazione da parte delle stesse dell’eventuale variazione dello stato dell’attività, della capacità ricettiva o della tipologia.
Quindi il sistema posto in essere ci mette nelle condizioni di governare un sistema ad alta complessità organizzativa, fermo restando che accanto alle indicazioni di legge la Regione sta predisponendo ulteriori atti che intervengono nella definizione dei criteri tariffari delle strutture e dei criteri di compartecipazione al costo da parte dei cittadini.
Le strutture indicate dall’interrogazione rientrano tra quelle a cui è attribuita la funzione abitativa e di accoglienza di cui risultano ufficialmente autorizzate: n. 3 comunità alloggio per disabili; n. 10 comunità alloggio per persone con disturbi mentali.
Ad oggi, dai dati a nostra disposizione, non ci risultano coperture assistenziali nelle 24 ore e conseguente retta giornaliera e dunque con tipologia incompatibile con l’utenza ospitata, trattandosi oltretutto di strutture a bassa intensità assistenziale:
- Comunità alloggio per disabili: struttura residenziale parzialmente auto-gestita destinata a soggetti maggiorenni con disabilità fisica, intellettiva o sensoriale che mantengono una buona autonomia tale da non richiedere la presenza di operatori in maniera continuativa;
- Comunità alloggio per persone con disturbi mentali: servizio residenziale di tipo familiare per persone che hanno concluso il programma terapeutico-riabilitativo in strutture e servizi sanitari che necessitano di sostegno nel percorsi di autonomia o di inserimento o reinserimento sociale.
Nel caso di Comunità alloggio per persone con disturbi mentali il decreto del governo sui Lea del 2001 e il successivo “Progetto obiettivo tutela salute mentale” del 2004 della Regione Marche prevede la possibilità di inserimento di soggetti malati mentali in strutture sociali a bassa intensità assistenziale, ma solo dietro valutazione multidisciplinare del dipartimento salute mentale e adeguato corrispettivo finanziario e compatibilmente con le caratteristiche della struttura che non prevede la possibilità di inserimento di situazioni gravi con copertura assistenziale nelle 24 ore.
Nel caso comunque si verificasse, attraverso le commissioni di ambito, la presenza di situazioni come quelle evidenziate dal Consigliere Binci sarà premura della Regione andare a verificare direttamente lo stato delle cose, coinvolgere i Comuni competenti, far intervenire la Commissione di ambito e, nel caso di irregolarità, invitare il Comune competente alla revoca immediata della autorizzazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questa mia interrogazione non ha un intento repressivo, ma vuole essere a tutela di un adeguato livello di assistenza per le persone con gravi difficoltà, cioè per quelle persone in condizione di non autosufficienza che dovessero trovarsi all’interno di strutture che non danno assistenza di tipo continuativo.
Il fatto che il controllo dei requisiti sia solo in mano ai Comuni è una questione che deve essere affrontata. La Regione dovrebbe predisporre, almeno in una percentuale minima, dei controlli a spot, in modo da tutelare il pubblico interesse dell’utente.
A tale funzione potrebbero – come ha detto l’Assessore – essere obbligatoriamente deputate le Commissioni di Ambito. Peraltro gli Ambiti ormai hanno iniziato ad essere operativi in tutta la regione ottenendo anche grandi risultati positivi. Al loro interno troviamo il coinvolgimento di tutte le strutture comunali, quindi la funzione di controllo potrebbe essere svolta dall’Ambito, ma dovrebbe essere prevista obbligatoriamente. Ovviamente ognuno per le strutture ricadenti nel proprio Ambito.
E’ una modalità semplice affinché possa esserci ogni due anni una verifica degli standard e del tipo di assistenza prestata.
L’altra questione importantissima di cui ha parlato l’Assessore è quella dei criteri tariffari di compartecipazione, criteri che è importante vengano emanati al più presto.
Peraltro è un problema che esiste anche per le altre strutture residenziali che interessano la sanità e che sono state precedentemente oggetto di un’altra mia interrogazione.
Per quanto riguarda l’ambito sanitario di fatto, specialmente per gli anziani non autosufficienti, sul territorio si verificano diversità di prestazioni per i familiari. Sulla questione dei 33 euro, più il 25% che deve pagare la Regione, alcune strutture – farò avere le interrogazioni all’Assessore Mezzolani –, benché convenzionate, non vogliono sottostare alla definizione di un prezzo. E questa, secondo me, è una condizione di non convenzione, perché se non riusciamo a determinare un prezzo unico almeno per le prestazioni minime, ovviamente poi non c’è uguaglianza tra i cittadini del territorio regionale.
Le prestazioni aggiuntive, che alcune strutture dicono di prestare, non possono essere obbligatorie.
Presenterò all’Assessore la nota di risposta di una Casa di cura nella quale viene detto che non è tenuta ad osservare il prezzo di convenzione fatto con la Regione. Ciò è molto grave, lede i diritti di tutto il settore di assistenza agli anziani.
Ringrazio comunque l’Assessore Amagliani per questa sua risposta.


Mozione n. 280
dei Consiglieri Mollaroli, Ricci, Procaccini, Binci, Rocchi, Capponi, Brandoni, Lippi, Ortenzi, D’Isidoro
“Tagli organici scuola”
(Votazione)

PRESIDENTE. Come concordato votiamo ora la mozione n. 280 sottoscritta da tutti i Capigruppo.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 81
della Giunta regionale
“Piano Sociale 2008-2010. Partecipazione, tutela dei diritti, programmazione locale in un processo di continuità, stabilizzazione e integrazione delle politiche di welfare”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Come deciso dall’Assemblea legislativa passiamo alla proposta di atto amministrativo n. 81 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Finalmente in Aula possiamo discutere di un atto di programmazione presentato da tempo dalla Giunta regionale. Un atto che è stato ampiamente partecipato da tutti i soggetti che ruotano nel mondo del sociale, a cominciare dagli enti locali per arrivare a tutti i soggetti appartenenti al terzo settore (mondo del volontariato, sindacati) che sostanzialmente hanno convenuto sulle linee di programmazione impostate dalla Giunta regionale. Linee che sono in continuità con quella progettualità iniziata nell’anno 2000 in concomitanza con l’approvazione della legge n. 328 che ha ridefinito la strategia del sociale nel nostro Paese.
E’ un atto molto importante che si inquadra non solo nella continuità, ma anche nel rafforzamento di una programmazione già sperimentata e che ha bisogno di un rafforzamento, così come propongono le linee dello stesso piano.
Le trasformazioni politiche e normative in Italia definiscono un quadro delle politiche sociali che presenta aspetti di continuità con il passato, ma anche di profonda innovazione.
La continuità si riscontra nel ruolo tradizionalmente ricoperto dai Comuni e dalle Regioni nel campo delle politiche sociali che ha delineato uno scenario nazionale caratterizzato da elevata frammentazione e differenziazione territoriale. Tuttavia, a fianco di questo elemento di continuità, con un storia che ha attribuito alle politiche di assistenza sociale nazionale un ruolo molto residuale e marginale, si delineano due principali novità: il contesto normativo istituzionale di riferimento e i nuovi bisogni ai quali le politiche sociali sono chiamate a rispondere.
Infatti se prima della 328/2000 i Comuni e le Regioni svolgevano il ruolo di supplenti del sistema di protezione sociale nazionale molto carente, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione il loro ruolo è stato istituzionalizzato e legittimato grazie all’autonomia legislativa accordata alle Regioni nel campo delle politiche sociali. Quindi il nuovo contesto normativo istituzionale ha confermato e legittimato un panorama ad elevata differenziazione regionale nelle politiche sociali in Italia.
L’altra principale novità è rappresentata dalle nuove sfide che le Regioni, uniche responsabili delle politiche sociali, si sono trovate ad affrontare nella definizione di un nuovo modello di politiche…

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere Luchetti. Consiglieri, per cortesia, la giornata sarà lunga, quindi vi chiedo, anche al fine di agevolare i lavori, di prestare un po’ di attenzione ai colleghi che stanno intervenendo. Peraltro stiamo parlando del Piano sociale. Prego, Consigliere Luchetti, continui pure.

Marco LUCHETTI. L’altra principale novità è rappresentata dalle nuove sfide che le Regioni, uniche responsabili della programmazione delle politiche sociali, si sono trovate ad affrontare nella definizione di un nuovo modello di politiche e servizi capace di rispondere ai nuovi bisogni sociali. I processi di crescente fragilità sociale, caratterizzata dalla destabilizzazione e precarietà più che dalla semplice deprivazione e impoverimento economico, richiedono, infatti, l’elaborazione di strategie di intervento sociale capaci di svolgere un ruolo non solo di sostegno in situazioni di immediato bisogno, ma anche di accompagnamento, orientamento, reinserimento lavorativo e abitativo, supporto nei compiti di cura e accudimento della famiglia.
Nell’analisi delle politiche sociali regionali si rileva che il processo di regionalizzazione e localizzazione delle politiche di welfare è stato alimentato da una parte dal bisogno di superare l’assetto tradizionalmente assicurativo, centralistico e residuale del sistema di welfare italiano, dall’altra dalla necessità di promuovere lo sviluppo di un sistema di welfare caratterizzato da una rete di servizi più che da singole prestazioni economiche, capace anche di ridisegnare il rapporto fra protezione sociale e sviluppo economico e produttivo del territorio.
Da questo punto di vista il dibattito dura da molto tempo, dove una parte di centro-sinistra punta sulla protezione dei servizi della popolazione, dall’altra parte invece si punta ad un rimborso di carattere economico per affrontare le difficoltà sociali.
A differenza di altri contesti europei l’Italia sembra aver promosso una strategia per fronteggiare i nuovi bisogni sociali caratterizzata dall’attivazione delle comunità locali più che dei singoli individui. Questo è uno degli elementi caratterizzanti del nostro Piano.
Come indicato nella legge n. 328/2000, infatti, il bisogno di trovare nuove risposte agli emergenti bisogni sociali ha promosso l’attivazione di diversi attori locali (pubblici, privati e del terzo settore). Però i singoli contesti regionali hanno implementato questa strategia dando forma a esperienze di governance regionale molto diverse e, quindi, a welfare regionali molto eterogenei. Infatti, soprattutto dopo l’approvazione del Titolo V, ogni Regione si è orientata verso un modello specifico.
La Regione Marche rispetto alle altre Regioni si contraddistingue per un modello di governance partecipato e per l’attenzione fornita al processo di coinvolgimento dei diversi attori presenti nel territorio alla costruzione del sistema di welfare regionale.
Nell’analizzare il processo di costruzione del nuovo sistema delle politiche sociali nella Regione Marche possiamo soffermare la nostra attenzione su quattro principali fasi: prima, azioni a seguito del primo piano sociale regionale nel 2000, cioè la fase preparatoria e di indirizzo; seconda, il primo piano annuale di ambito 2003, cioè l’avvio della programmazione partecipata; terza, il piano di ambito 2005-2007 con l’introduzione della figura del coordinatore, ma tenendo conto anche della presa in carico del sistema; quarta, il nuovo Piano sociale regionale 2008-2010 che si apre da oggi.
Queste fasi sono delineate nel Piano che si sta approvando e si articola in tre parti che sono precedute da un documento di sintesi programmatica – che è un po’ la sintesi dell’intero Piano – ove sono indicati i principali contenuti e che trovano un puntuale approfondimento nelle successive parti del Piano.
II presente Piano si pone come strumento di programmazione di continuità e nello stesso tempo di innovazione, ciò al fine di dare garanzie e sviluppo al sistema dei servizi sociali della Regione Marche. L’obiettivo, pertanto, è la costruzione di un sistema dei servizi sociali impegnato nel miglioramento della qualità della vita di tutti e che privilegia la prossimità con i cittadini.
Con tale Piano si vogliono, infatti, ampliare le indicazioni emerse dalla Conferenza regionale delle politiche sociali del 2004, nel cui documento finale venivano ribaditi i seguenti principi: attenzione al benessere di tutte le persone e le famiglie, con particolare riferimento ai più deboli e alle fragilità; prospettiva della governance, con regole e obiettivi condivisi, che deve coinvolgere tutti i portatori di interesse (enti istituzionali, formazioni sociali, cittadini); piani d’Ambito territoriale sociale che devono essere costruiti con una metodologia caratterizzata da consultazione, concertazione, coprogettazione, cogestione/corresponsabilità, controllo partecipato; impegno per i nuovi bisogni che comportano la capacità di abbinare una grande flessibilità istituzionale a regole certe.
La prima parte di questo Piano è dedicata ad un riepilogo analitico delle strategie seguite negli anni di vigenza del precedente Piano.
Gli strumenti utilizzati in tali anni sono stati quelli delle linee guida e dei regolamenti attuativi delle indicazioni del Piano, non avendo la Regione ritenuto di adottare un testo legislativo di attuazione della legge n. 328 del 2000 o comunque di aggiornare la legge regionale n. 43 del 1988. Da questo punto di vista c’è un impegno nel Piano, cioè quello di realizzare uno strumento legislativo che dia più cogenza alla programmazione regionale.
Le principali attività del Piano scaduto hanno riguardato: la definizione concertata e l’avvio degli Ambiti territoriali sociali, che ha permesso di avviare il coordinamento delle politiche e dei servizi sociali garantendo un adeguato bacino territoriale; l’inserimento nel sistema della figura del Coordinatore; l’avvio della programmazione territoriale con i Piani d’Ambito; la costruzione di un sistema informativo specifico sulle politiche sociali in collaborazione con le quattro Province marchigiane e con l’Osservatorio regionale per le Politiche sociali. Su questo punto siamo un po’ indietro soprattutto per quanto riguarda il sistema informativo, cosa che dobbiamo recuperare; la progressiva implementazione di un percorso di autorizzazione delle strutture sociali e socio-sanitarie a ciclo residenziale e semiresidenziale, con l’istituzione dell’anagrafe regionale di tali strutture.

PRESIDENTE. Consiglieri, per cortesia, vi rinnovo l’invito all’ascolto. In Aula c’è un brusio che rende impossibile l’ascolto persino a me stesso, quindi credo che nessuno sia messo in grado di ascoltare.

Marco LUCHETTI. Nell’attuazione del Piano abbiamo sicuramente trovato delle difficoltà, ad esempio ci sono state problematiche legate all’assetto istituzionale. Pertanto si impone la necessità di rafforzare il livello istituzionale dell’Ambito territoriale sociale senza togliere la titolarità dell’intervento ai Comuni, così come la legge 328 prevede, ma favorendo anche una migliore attività di coordinamento della programmazione e io direi soprattutto della gestione.
Un’altra problematica verificata è stata la necessità di sostenere forme di gestione associata dei servizi come prassi abituale e non eccezionale, sollevando soprattutto i piccoli comuni dal sovraccarico amministrativo e organizzativo. Questa è una delle questioni di cui parlavo prima, cioè il fatto che la gestione rispetto all’esperienza fatta deve essere più rafforzata.
Una terza problematica è stata quella di riordinare la materia delle Ipab inserendo le stesse nella rete dei servizi territoriali. Con la legge n. 5 siamo riusciti ad andare a determinare una nuova realtà degli stessi enti, così come ha indicato la legge n. 328 e conseguente decreto n. 207.
Inoltre ci sono state problematiche legate all’assetto operativo della gestione dei servizi. Mi riferisco all’accesso, all’accoglienza come presa in carico e alla continuità assistenziale.
Pertanto i problemi che derivano da queste problematiche sono:
- la necessità di far funzionare e di integrare i punti di accesso alla rete dei servizi;
- la necessità di riorganizzare il sistema della valutazione e presa in carico da parte dei servizi territoriali integrati facenti capo all’ambito e al distretto. E questo è uno dei punti fondamentali delle politiche socio-sanitarie, perché parte dal coordinamento delle politiche sociali e sanitarie soprattutto per le problematiche di maggiore fragilità;
- la necessità di ridefinire i profili assistenziali dei servizi territoriali più importanti a cominciare dal sistema residenziale fino al sistema delle cure domiciliari. Su questo va fatta una riflessione. Per esempio, visto che siamo nell’anno dell’anziano, e oggi abbiamo fortunatamente un elemento in più che ci conforta nelle politiche soprattutto della non autosufficienza, parlo dell’Agenzia nazionale per la terza età, occorrerà ripensare la modellistica residenziale soprattutto per quel che riguarda le Residenze protette e le Rsa. Colgo questo elemento come indicazione di una necessità di ridefinire i profili assistenziali, anche perché dobbiamo sempre di più personalizzare l’intervento a favore dei soggetti più fragili;
- la necessità di proseguire le azioni di sistema dell’assetto organizzativo con particolare riferimento all’autorizzazione e all’accreditamento dei servizi, alle tariffe, alle professioni, alla compartecipazione. Per questo abbiamo trovato delle difficoltà nell’applicazione del regolamento della legge n. 20 che abbiamo imposto. La V Commissione, in particolare, andando nel territorio per rendersi conto dei problemi ha rilevato che questa regolamentazione trova qualche difficoltà di applicazione laddove ci sono strutture consolidate. Strutture che pur fornendo un servizio esaustivo per quanto riguarda i bisogni degli utenti si trovano in difficoltà nell’adeguamento regolamentare – il Consigliere D’Anna e la Consigliera Mollaroli a questo proposito sanno qualcosa per quanto riguarda, ad esempio la struttura di Fano –. Pertanto dovremo operare in modo tale da trovare una definizione per andare incontro alle difficoltà in cui ci siamo trovati.
La seconda parte del Piano, sempre nella continuità, si impone nella ricerca di strategie innovative che fanno riferimento alla questione della partecipazione dei vari soggetti nella programmazione del Piano, che continua ad essere l’elemento caratterizzante del nostro modo di essere dei nostri servizi, alla tutela dei diritti che ovviamente riguarda la garanzia delle face più deboli, la programmazione locale che è intervenuta sul rafforzamento dell’atto che deve in qualche modo rafforzarsi e confermare il protagonismo degli enti locali. Inoltre ci sono anche altre linee di intervento strategico proposte che sono intervenute su elementi innovativi nella programmazione delle politiche regionali, quali le politiche familiari, le prospettive di genere e l’allargamento dei processi di integrazione strategica alle politiche attive del lavoro, alle politiche educative in genere, alle politiche giovanili, alle politiche economiche e industriali.
A questo proposito sotto certi aspetti abbiamo integrato il Piano, ad esempio, collegando le politiche giovanili alle politiche culturali, così come l’Assessorato alla cultura aveva indicato.
Le azioni più importanti riguardano, come già accennato, l’assetto organizzativo e l’assetto operativo del sistema, che sono stati adeguatamente rafforzati assieme ad un ripensamento delle modalità di redistribuzione del fondo unico sociale.
Pertanto siamo alle prese con un Piano che prevede un consolidamento e un’innovazione dell’assetto istituzionale.
Il consolidamento dell’assetto istituzionale comporta l’individuazione di strategie che possano portare al superamento dei nodi critici individuati precedentemente nei seguenti contesti: caratteristiche e funzioni del nuovo ambito territoriale; efficacia degli strumenti di programmazione territoriale; efficacia dei processi di partecipazione in termini di sussidiarietà.
La prima strategia prevede il rafforzamento istituzionale dell’Ambito territoriale sociale. In base alla legge n. 5 come strumento abbiamo suggerito la possibilità di utilizzare la famosa azienda pubblica dei servizi alla persona, uno strumento più snello di quello che si propone comunque, cioè quello dall’azienda consortile. Ci sarà da fare un lavoro di indirizzo e di affinamento proprio perché abbiamo inserito, a modifica del 207, anche la possibilità che nella azienda pubblica dei servizi alla persona possa essere presente anche l’organismo dell’assemblea, affinché ci sia la partecipazione dei comuni all’organo di gestione.
La seconda strategia è potenziamento degli strumenti di programmazione di livello regionale e locale che dà forza alla logica del “bisogno sociale” come criterio di costruzione di una rete integrata.
Una terza strategia riguarda il potenziamento del sistema informativo regionale. E’ stata una delle criticità del vecchio piano.
Una quarta strategia è il collegamento con le università marchigiane, soprattutto nel campo della formazione ma non solo, per quanto riguarda alcuni aspetti sperimentali. Qui credo sia opportuno citare l’Inrca in modo che ci sia la possibilità di un collegamento sinergico soprattutto con l’agenzia nazionale della terza età.
La quinta strategia è la partecipazione attraverso la concertazione, la consultazione e la coprogettazione.
Tutto questo è come elemento distintivo del nuovo Piano che caratterizza la modalità, la qualità e il nostro modo di essere.
I soggetti della partecipazione costituiscono il riferimento principale della Regione Marche in quanto espressione ed identità del terzo settore.
Infatti la Regione Marche attribuisce grande importanza alle funzioni della cooperazione sociale che svolge un ruolo importante sia qualitativo che quantitativo.
Sulla cooperazione sociale occorrerà fare chiarezza. Non possiamo enunciare sempre in termini declamatori l’importanza di questa realtà e poi a livello di politiche pubbliche è abbastanza generalizzata una disattenzione che non consente un’esplicazione corretta di tutte le potenzialità che può donarci questo settore.
Grande importanza è anche il volontariato che svolge un ruolo determinante nell’attività di assistenza al cittadino-utente. Su questo dobbiamo essere molto bene attenti a non cadere nell’istituzionalizzazione di questo settore, altrimenti sarebbe come tradire l’essenza stessa del volontariato come elemento presente nella rete dei servizi e che deve mantenere comunque la sua autonomia rispetto alla rete dei servizi pubblici che, ovviamente, devono svolgere la loro azione.
Altro riferimento è l’associazionismo di promozione sociale che costituisce l’ultimo riferimento in termini di partecipazione a seguito della l.r. 9/2004.
Inoltre, il Forum del terzo settore che, in qualità di organo autonomo di rappresentanza del volontariato, dell’associazionismo di promozione sociale e della cooperazione sociale, funge da interfaccia regionale e locale per la promozione attiva su tutto il territorio regionale.
Poi ci sono i patronati che sono indicati nella legge 328/2000 come soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi. I patronati significano una rete diffusa sul territorio, una rete di informazione e di indirizzo dei vari soggetti e soprattutto di quelli più fragili.
Un aspetto della seconda parte molto rilevante riguarda l’assetto finanziario. Credo che questo programma si caratterizza proprio nella indicazione degli strumenti finanziari che abbiamo a disposizione.
L’assetto finanziario viene modificato attraverso strategie modulari da articolare nel corso del triennio di vigenza del Piano sulla base delle seguenti direttrici: riduzione dei flussi di finanziamento dedicati a comparti specifici, concentrando il grosso del fondo all’interno del fondo unico; individuazione di una precisa e realistica indicazione degli obiettivi da raggiungere in ogni comparto, con una elasticità di gestione in coerenza con le diversità territoriali, ma anche con parametri misurabili oggettivamente; trasformazione nel corso del triennio, attraverso l’adozione di atti specifici, delle attuali modalità di finanziamenti in un sistema di budget ed obiettivi di ambito sociale.
Per quanto riguarda il consolidamento e l’innovazione dell’assetto operativo, il consolidamento dell’assetto istituzionale comporta l’individuazione di strategie che portino al superamento dei nodi critici individuati precedentemente nei seguenti contesti:
qualificazione degli uffici di promozione sociale. Qui c’è tutta una organizzazione affinché possano diventare effettivamente un punto di riferimento e di accesso alla gestione dei servizi. Ancora vi è in essere un dibattito su come strutturare questi uffici di promozione sociale, che ovviamente qualcuno dice che non possono essere uffici esaustivi dell’azione. Questo lo verificheremo soprattutto con i Comuni, perché sulla base delle necessità ci potrà essere una modularità per quanto riguarda il front office dei servizi sociali;
costruzione di linee guida sull’accesso ai servizi in termini di equità. Qui c’è il problema dell’utilizzo dell’Isee, pertanto un’indicazione chiara affinché ci sia equità nell’utilizzo dei servizi;
riordino del sistema delle figure professionali sociali in accordo con i servizi della salute e della formazione professionale. Qui abbiamo dei problemi di carattere nazionale in quanto non possiamo travalicare le competenze nazionali, comunque si può riordinare qualche figura in termini precisi;
prosecuzione dei processi di autorizzazione e accreditamento delle strutture socio-sanitarie già avviati;
riordino del sistema tariffario regionale.
Un capitolo a parte riguarda l’integrazione socio-sanitaria. E’ un obiettivo che questa Regione si è posto, è un obiettivo di cui si parla da molto. Credo che già in questo triennio dovremmo lavorare su punti specifici dell’integrazione socio-sanitaria, prendendo in considerazione i punti cardine dove si attua, appunto, l’integrazione socio-sanitaria, in modo tale che ci sia la possibilità di stabilire percorsi precisi dove gli utenti possano incontrare una corretta presa in carico e una sinergica azione di tutela.
Gli orizzonti dell’integrazione sociale e sanitaria perseguiti congiuntamente dal presente Piano sociale e dal Piano sanitario regionale 2007-2009 sono: garantire chiarezza, stabilità, continuità, innovazione all’integrazione sociale e sanitaria; partire dall’integrazione socio-sanitaria che c’è, con una lettura coerente dell’assetto attuale del territorio tra sociale e sanitario; collegare i livelli istituzionale, organizzativo-gestionale, professionale, territoriale dell’integrazione sociale e sanitaria.
Vengono individuati quattro settori cardine, materno-infantile, disabilità, salute mentale, dipendenze patologiche, anziani con particolare riferimento alla non autosufficienza. Cioè quei settori dove si potrà agire completamente per l’integrazione, ovviamente stabilendo e partendo per tutti quanti i settori da una presa in carico chiara che possa essere l’inizio di un percorso più efficace nell’integrazione dei servizi sociali con quelli sanitari.
La terza parte del Piano attiene alle politiche di settore che nel contesto di attuazione del Piano dovrebbero perdere di una efficacia diretta ed avere più una caratteristica di indicazione di indirizzo generale piuttosto che una caratteristica a se stante. Questo per fare in modo, soprattutto, che ci sia una modularità di intervento sul territorio sulla base dei legittimi bisogni.
Ecco perché le politiche di sostegno ai compiti di sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza, le politiche di sostegno al cittadino disabile, la tutela della salute mentale, le politiche di prevenzione e di intervento nel campo delle dipendenze patologiche, le politiche di prevenzione, contrasto, riduzione e accompagnamento della non autosufficienza, le politiche di sostegno all’integrazione dei cittadini stranieri immigrati, le politiche di intervento nel campo della prostituzione e della tratta, le politiche di inclusione sociale per adulti in difficoltà e provenienti dal carcere, le politiche di sostegno alla povertà estrema e contro l’esclusione sociale, le politiche e interventi di sostegno per i cittadini marchigiani residenti all’estero, sono tutte politiche di settore che devono essere integrate nell’azione programmatoria, sia regionale che locale, per realizzare esaustivamente quelle politiche più integrate che dovranno essere attuate secondo i piani di zona che si attueranno.
Quindi credo che sia un impianto coerente con quanto stabilito nel precedente Piano, cioè a quelle indicazioni che abbiamo seguito fino ad oggi.
È chiaro che a questo Piano si accompagna l’ultima novità – non possiamo sottacerne la portata –, cioè l’accordo firmato con i sindacati relativamente alla non autosufficienza.
Infatti la non autosufficienza si pone come uno degli elementi principali per la nostra comunità che più volte abbiamo detto che è caratterizzata da una forte anzianizzazione, pertanto i problemi della non autosufficienza e le patologie croniche che caratterizzano questo ambito sono sempre più pressanti.
Dunque questo accordo, che mette ulteriori risorse a disposizione, non fa altro che dare slancio alla programmazione delineata nel Piano, in modo che ci sia sotto ogni punto di vista la massima integrazione delle azioni che la Regione può svolgere sia in campo sociale che in campo sanitario.
Siccome ad inizio della legislatura anche lo stesso programma della Giunta regionale aveva puntato fortemente sulla continuità della coesione sociale e cioè sulla continuità di una caratteristica forte della nostra comunità, è evidente che un Piano come questo si pone nell’ambito di questa strategia. Una strategia che deve consolidare una realtà fortunatamente importante, una realtà che è di riferimento non soltanto per il nostro territorio, ma che può diventare cantiere di riferimento anche per l’ambito nazionale, questo grazie anche agli strumenti che abbiamo a disposizione – prima ho citato l’Agenzia nazionale per l’anziano –.
E’ un’ambizione non molto lontana da una reale applicazione e credo che possiamo sia coltivarla che gestirla. Come V Commissione mi sento di fare questo appello alla Giunta proprio perché lo abbiamo affrontato più volte. Dunque occorrerà dotare il servizio delle politiche sociali delle unità operative necessarie. Mi sembra che le azioni di ridimensionamento della pubblica amministrazione, fatte anche dalla nostra Regione, abbiano relegato i servizi sociali in una condizione di subalternità non dovuta e che non potrà non risentire della propria debolezza nell’applicazione del Piano stesso. Pertanto invito la Giunta a fare una seria riflessione sul potenziamento degli strumenti a disposizione del servizio al fine di implementare la stessa politica sociale.
Infine, e lo dico ora per cercare di accorciare i tempi, vorrei fare un primo commento sui cinque emendamenti presentati.
Il primo emendamento presentato dal Consigliere Bugaro può essere accolto, così come quello dell’Assessore Amagliani.
Il terzo emendamento del Consigliere Bugaro solleva un problema già affrontato in Commissione. Sono già d’accordo con il Consigliere che potrebbe ritirare l’emendamento e proporre un ordine del giorno con gli stessi obiettivi.
Gli emendamenti proposti dalla Consigliera Mollaroli, che riguardano l’aspetto dell’anzianizzazione, cioè rendere produttiva e massimamente efficace la valorizzazione dell’anziano e consolidare e ampliare le reti regionali dei centri di documentazione sulle interculturalità, possono essere accolti e quindi potersi esprimere con tutta tranquillità.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Sarò brevissimo, a differenza del collega Luchetti, in quanto intendo fissare solo in alcuni punti chiari le nostre considerazioni su questo Piano sociale.
Vale la pena fare un brevissimo excursus su quello che è stato fino ad oggi.
Innanzitutto siamo in ritardo, oggi il Piano sociale arriva all’attenzione dell’Assemblea legislativa regionale dopo che il vecchio è ormai scaduto da anni. Già questo dimostra l’attenzione della Giunta regionale sul problema del sociale.
Inoltre questo Piano sociale nasce dalle ceneri del precedente che è stato palesemente definito un fallimento, purtroppo non ne modifica i meccanismi e l’impalcatura organizzativa che ha caratterizzato, appunto, il vecchio Piano sociale, in pratica ne ripercorre le linee guida.
Il vecchio Piano sociale è fallito perché da una parte non c’è stata l’integrazione socio-sanitaria, dall’altra non c’è stata la soluzione a quei problemi di carattere organizzativo derivanti da una estrema burocraticizzazione dell’intero comparto.
Le cause possono essere ricercate in diverse parti, dal protagonismo di alcuni Comuni, dalla confusione dei ruoli e mi sia consentito di dire anche dalla incapacità di molti direttori d’Ambito. Direttori che inizialmente dovevano essere individuati tra personalità di chiara provenienza di settore e poi, invece, si è preferita una scelta che privilegiasse alla professionalità l’appartenenza di carattere politico; questo è un dato che non deve sfuggire a questa nostra Assemblea legislativa regionale.
Aggiungo anche che i Piani territoriali non sono stati dei veri atti programmatori, ma sono rimasti atti inevasi e soprattutto non hanno trovato rispondenza nei risultati, la cosa più importante che noi ricerchiamo in questo nostro impegno.
Vado al nuovo Piano. La prima cosa che ci è balzata all’occhio e che riteniamo qualificante del Piano è quella riportata su un nostro emendamento – per questo abbiamo deciso di non votare il Piano e il giudizio potrà variare a seconda dell’atteggiamento che la maggioranza terrà su questo aspetto – che tende a semplificare il quadro organizzativo dell’azione sul territorio, che vuol far corrispondere gli Ambiti sociali con le Zone territoriali sanitarie e chiaramente dare al Comune capofila di ogni nuovo Ambito sociale la responsabilità di individuare la dirigenza che dovrà guidare l’Ambito sociale stesso.
C’è stata la proposta da parte del relatore di maggioranza di ritirare l’emendamento e di trasformarlo in un ordine del giorno che ho già presentato…

Marco LUCHETTI. In una risoluzione.

Giacomo BUGARO. Io ho presentato un ordine del giorno, ma se vogliamo trasformarlo, se siamo d’accordo sul testo di queste poche righe, in una risoluzione saremo assolutamente disponibili.
Oltretutto riteniamo che il Piano sociale, così come redatto, aumenta le difficoltà e soprattutto aumenta la burocrazia. Pensiamo, ad esempio, alle nuove istituzioni che dovranno essere create, il consorzio e l’azienda speciale consortile.
Tutto questo nel territorio marchigiano ha già causato problemi. Pensando alla mia zona dell’anconetano, a Jesi c’è un vero e proprio conflitto, nell’ambito sociale di Falconara-Chiaravalle il Sindaco di Chiaravalle non riconosce a quello di Falconara il ruolo di capofila. Di conseguenza si creano tensioni che andranno a scaricarsi sulla bontà del servizio erogato.
Visto che la nostra è una regione longeva sappiamo perfettamente che il problema sociale sarà uno dei grandi temi che dovremmo affrontare nel prossimo futuro. Perché, appunto, aumentando l’attesa di vita, aumenterà sempre di più anche il carico dei problemi che soprattutto l’anzianità e le patologie ad essa collegate creano a chi è chiamato come noi a gestire la cosa pubblica.
Di conseguenza non esprimiamo un parere favorevole a questo Piano in quanto non lo riteniamo risolutivo delle criticità che erano state espresse per il futuro.
Il nostro è un giudizio politico, non è un giudizio di merito, infatti non vogliamo entrare nelle singole questioni, ma fermarci alla discussione di carattere generale, perché è inutile discutere delle cifre o del modo con cui si intende investire se poi non si condivide l’impalcato generale del Piano.
Per questo il nostro momentaneamente è un voto contrario, in ogni caso, prima di esprimere un giudizio definivo, voglio vedere l’atteggiamento della maggioranza sulla proposta di risoluzione che per noi sarebbe già un grande passo in avanti.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, Presidente, perché la lunga ed esaustiva relazione del Consigliere Luchetti ha chiarito gli aspetti di dettaglio del Piano, ma alcune considerazioni di tipo generale vanno comunque fatte.
Questo nostro Piano sociale non cala dall’alto, è in continuità con un’azione della Regione Marche consolidata nella comunità regionale sul versante della tenuta e della connessione sociale, però negli ultimi tempi le politiche sociali si iscrivono all’interno dei tagli dei diversi Governi succedutisi. Peraltro vorrei sottolineare, visto che il relatore di minoranza Consigliere Bugaro ha detto che il Piano che ci portiamo alle spalle è stato un fallimento, il Governo di centro-destra ha dimezzato il fondo sociale per le Regioni.
Dentro questo scenario mi pare che gli atti programmatori ed anche quelli esecutivi (bilancio e suoi assestamenti) in primo luogo tengono conto, anche in accordo con gli enti locali, della popolazione che invecchia e dell’integrazione tra sociale e sanitario. Semmai occorrerebbe – dirò qualcosa successivamente – rivedere un po’ l’organizzazione, quel meccanismo con cui si concretizzano le politiche sociali sul territorio.
Questo atto è preceduto dal Piano sanitario regionale. Un Piano che compie un’analisi, indica nell’integrazione sociale e sanitaria, a partire dai presidi ospedalieri che esistono sul territorio, una prospettiva anche dal punto di vista delle strutture.
In questo contesto il capo terzo (pag. 74) del Piano sociale proposto compie una scelta di tipo particolare, una scelta che tiene conto delle fragilità in una regione in cui si riesce – oggi c’è una tabella su Il Sole 24 Ore – a dare servizi di grande qualità anche in settori molto specialistici della branca sanitaria come quelli dei trapianti, ma dove molto spesso non si riescono a dare risposte puntuali alle marginalità, alle fragilità, all’infanzia, agli anziani, ai disabili.
Il sostegno ai disabili e a ciò che ne consegue è una scelta molto impegnativa del Piano, ci sono risorse certe anche nel capo V (pag. 96) sulla prevenzione delle dipendenze patologiche, ad iniziare da una branca vecchia ma che al tempo stesso è nuova e sottovalutata, cioè le nuove patologie derivanti dai ritmi della vita, come la salute mentale e la tossicodipendenza, tutte malattie che derivano dal nuovo contesto dello sviluppo.
Questo Piano, tuttavia, avrebbe avuto bisogno di un’accelerazione dal punto di vista dell’organizzazione.
Ci siamo confrontati con l’Assessore Amagliani, la discussione in Commissione è stata molto proficua, sia a livello di presenza dello stesso Assessore che dei funzionari, con un dibattito molto ricco, serio ed unitario anche da parte di chi oggi contesta; anche se, vorrei dire, che è una contestazione magari giusta da quel punto di vista, ma fatta con toni un po’ troppo spigolosi, non consoni all’atto con cui oggi, invece, dovremmo approcciarci
Ad esempio sull’organizzazione, che in via prioritaria non solo è condivisibile ma è l’unica possibilità costituzionalmente ammessa, cioè quella di individuare nel Comune il titolare delle risorse pubbliche, tuttavia la si ripropone in 24 Ambiti. Secondo noi questo è un fatto che poteva essere superato, non già per una moda che va in corso alla cosiddetta semplificazione e al risparmio, cose anch’esse utili se sono in un contesto virtuoso, ma perché individuare oggi la coincidenza dell’ambito del sociale, quindi dell’associazione dei Comuni, all’interno del distretto sanitario, è un modo che probabilmente potrebbe rallentare l’integrazione socio-sanitaria.
Del resto questo fatto non deriva da una visione autonoma e da una scelta della Regione Marche – che in ogni caso se si dovesse compiere poi si mette comunque alla discussione ed approvazione dell’Assemblea legislativa -, infatti a pag. 15 si dice che gli Ambiti territoriali sociali sono 24 perché così sono stati definiti dalla concertazione. Quindi è vero che si è scelta la via giusta dell’ascolto e della concertazione, ma assumendo del tutto quello che da lì è venuto fuori. Non c’è stata una visione autonoma della Regione Marche che, secondo me, doveva non contrapporre una posizione antagonistica, ma avrebbe dovuto interloquire con una nuova possibilità. Cioè quella di dire: facciamo uno sforzo, individuiamo i 24 Ambiti attuali e li riportiamo dentro le 13 Zone, facciamo un percorso virtuoso, cerchiamo di favorire, anche con il contribuito degli enti locali, la trasformazione e la riconversione dei piccoli presidi ospedalieri.
Questo sarebbe stato un discorso virtuoso di interlocuzione, invece si è scelto di assumere la posizione emersa nella concertazione.
Non ne facciamo un dramma, è ovvio, perché ci interessa la sostanza e non l’organizzazione, ma come per la sanità, dove si dovrà andare ad abolire l’Asur – e non possiamo farlo in questa legislatura per scelte politiche quindi ne prendiamo atto, ma la nuova legislatura, secondo me, sarà obbligata a sciogliere il dualismo Asur-Assessorato –, così anche per il sociale non potranno permanere all’infinito 24 Ambiti, 13 Zone, più tutti gli organismi che insistono tra la sanità e il sociale.
Pertanto chiedo al Presidente Luchetti, che per la verità pensavo avesse inserito nel Piano la discussione che c’è stata, di concretizzarla, se possibile, magari con una risoluzione unitaria, per procedere in maniera molto laica, nel proseguo della funzionalità del nuovo Piano, ad una verifica sulla necessità o meno di superare questo tipo di organizzazione e dunque semplificarla maggiormente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Intervengo solo per alcune brevi considerazioni anche tenendo conto degli impegni presi in occasione della riunione dei Capigruppo sulla intenzione di favorire la snellezza dei lavori.
Mi voglio riportare, facendolo in maniera equilibrata e schematica, a quanto in parte ha argomentato il Consigliere Procaccini.
Il problema dei piani, almeno secondo l’esperienza più recente di questa Assemblea legislativa, è quello della loro effettività.
Questo è un documento rispetto al quale sia i Servizi che la Commissione hanno consentito di arrivare ad un buon punto di approdo. Non ci sono ipocrisie anche rispetto agli elementi di criticità, ma come nel caso del Piano sanitario rimane il problema di dare attuazione ed effettività alle previsioni.
Questo è il primo punto sul quale chiedo al Presidente della Commissione Luchetti di assumere un ruolo positivo per far sì che l’implementazione del Piano possa essere seguita e monitorata con attenzione da parte, appunto, della V Commissione.
Il secondo punto a cui voglio riferirmi è sul sistema, sull’architettura. Ne ha parlato il Consigliere Bugaro, ha sfiorato il discorso il Consigliere Luchetti, ha fatto riferimento all’aspetto del numero, della qualità e del peso degli Ambiti territoriali sociali anche il Consigliere Procaccini.
Credo che il problema, nonostante gli sforzi che abbiamo colto in questo Piano e facendo anche riferimento a quella che sarà la risoluzione che raccomanda una rivisitazione dell’eccessiva frammentazione della struttura del numero degli Ambiti, sia un altro, che è un po’ il paradosso che probabilmente fa scontare all’obiettivo dell’integrazione socio-sanitaria nelle Marche il rischio maggiore. Cioè, noi abbiamo un sistema che prevede il massimo di verticalizzazione dell’organizzazione sanitaria, l’Asur, un’azienda per tutti, poi paradossalmente abbiamo il massimo di orizzontalità –passatemi questo neologismo – in riferimento all’organizzazione dei servizi sociali. Se poi si aggiunge che i vincoli finanziari, i patti di stabilità, danno all’attore, al player statale un ruolo che spesso si aggiunge in senso interdittivo rispetto alla programmazione che promana dalla Regione, ecco che vediamo quanto sia difficile e quanto, ahimè, sia remoto l’obiettivo, che ci stiamo prefiggendo almeno da un decennio, di una completa integrazione socio-sanitaria.
E’ su questo che dobbiamo lavorare, cioè, Asur sta al massimo dell’autocrazia, il sistema sociale della partecipazione forse sta al massimo dell’eccesso sussidiario.
Sul fronte sanitario – mi dispiace che non ci sia il Presidente Spacca – questo è il punto che ci deve vedere impegnati.
Ad esempio è quanto mai necessario che si riprenda il discorso – lo dico solo incidentalmente – del famoso atto di indirizzo che dobbiamo fare sulle aree vaste, che solo in maniera tangente riguarda la problematica di oggi, ma che pure rappresenta uno degli elementi di snodo dell’altro Piano, quello che sta in questi giorni festeggiando il primo anno di età, ma rispetto al quale, Assessore Mezzolani, purtroppo stiamo scontando tanti ritardi e alcuni di questi, proprio per il meccanismo di interazione, riguardano il sociale.
Abbiamo visto, fra l’altro, nel recente protocollo con i sindacati in materia di non autosufficienza, che gli interventi della Giunta rappresentano sicuramente un fatto positivo, ma che indubbiamente si sviluppano senza, secondo me, un’adeguata coerenza e capacità di raccordo con il sistema programmatorio che in parte stiamo oggi approvando.
In definitiva, richiamando inevitabilmente anche quello che ha detto il Consigliere Bugaro, relatore di minoranza, è che questo Piano sociale è un buon piano, ma rischia di non sortire gli effetti che tutti noi auspichiamo se non si metterà mano con forza al problema degli assetti.
Il problema degli assetti non è solo una riduzione, pure auspicabile, degli ambiti territoriali sociali, è anche una valutazione sul fatto che ci dobbiamo sottrarre, finalmente, ad una considerazione solo numerica e aritmetica. Infatti, inevitabilmente, il problema degli ambiti sociali nella mia provincia, quella di Ascoli, si atteggia in un modo mentre in un’altra si atteggia in maniera diversa. Anche il Sindaco Ceriscioli, in rappresentanza del Cal in una riunione di Commissione, disse che alcuni automatismi, diretti ad esempio a stabilire la coincidenza tra Zone e Ambiti territoriali sociali, male opererebbero in riferimento all’area nord della regione.
Quindi invito il Presidente Luchetti, che probabilmente dovrà fare la sintesi della risoluzione, a uscire dal ricatto dei riflessi condizionati territoriali, in quanto ci sono forse delle soluzioni territorialmente ottimali per la provincia di Pesaro e soluzioni che potrebbero tendenzialmente essere diverse per la provincia di Ascoli, ecc..
In definitiva è assolutamente necessario che si operi a livello assembleare sulla verifica e il monitoraggio dell’effettività del Piano e che l’azione, che auspichiamo con questa risoluzione, quella cioè di razionalizzazione del sistema istituzionale del sociale, si sposi anche con una rivisitazione del corrispondente assetto istituzionale del sistema sanitario.
E’ giunta l’ora di non considerare più un tabù inviolabile la legge n. 13 del 2003. Lo dico non in senso provocatorio, ma nel senso di dover superare, dopo ormai un quinquennio di vigenza, un assetto che produce effetti anche pregiudizievoli sul piano dell’integrazione socio-sanitaria.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Oggi approviamo un atto importante, il Piano sociale. Il primo strutturalmente valido Piano sociale che è stato approvato e realizzato in questi ultimi anni è quello del 2000, un importantissimo Piano che come sappiamo e come spesso ci siamo detti in questi anni ha addirittura anticipato la legge n. 328. Voglio ricordare, appunto, che la nostra Regione lo approvò anticipatamente, cioè ancor prima che la legge nazionale di modifica sostanziale di questo settore venisse approvata.
Quel Piano resse proprio perché fece propria una nuova e moderna cultura delle politiche sociali, e di fatto oggi con questo atto confermiamo la validità di quei presupposti e di quei principi.
È un atto importante nel quale si confermano alcune strategie di fondo. Quella di far lavorare insieme gli enti locali e le istituzioni ai vari livelli, ovviamente indicando specifiche responsabilità, che va dal livello regionale alla funzione limitata, ma comunque presente delle Province. Inoltre quella di riconfermare la funzione degli Ambiti sociali, uno strumento importantissimo che nella nostra regione, prima fra tante, ha permesso di far lavorare insieme gli enti locali su politiche di questa natura. Politiche dove il rapporto tra gli enti locali e anche la programmazione degli interventi in un’area più vasta di quella comunale sono assolutamente necessarie.
Questo Piano ha messo insieme pubblico e privato. Molto spesso lo vantiamo come una delle strategie fondamentali per risolvere tante questioni che riguardano in particolare queste problematiche. Quindi penso che nei territori ciò si sia realizzato.
Lavorano insieme agli enti locali le tante associazioni di volontariato, il privato sociale, le fondazioni. Dunque credo che sia un lavoro che il Piano conferma e che sia una delle questioni più significative della nostra Regione. Una Regione che ha realizzato – lo diciamo spesso – un modello di coesione sociale invidiabile.
Anch’io avrei preferito che si facessero scelte più significative, quale quella della riduzione degli ambiti, cioè che si potesse far coincidere le Zone territoriali sanitarie con gli Ambiti sociali. Infatti un altro processo da far avanzare, oltre quello dell’integrazione tra pubblico e privato, è proprio quello tra il sociale e il sanitario.
Non è maturata, e probabilmente non la si è voluta neanche forzare, questa anticipazione, comunque mi auguro, come ha già detto il relatore di maggioranza e come è circolato in questo periodo sia tra le forze politiche che sostengono questa maggioranza che tra le forze di minoranza, che a questo si arrivi.
Comprendo le ragioni per le quali non si è voluto forzare, non erano mature le condizioni, ci sono stati anche percorsi diversi fra gli Ambiti, ma a mio parere è possibile darci questo obiettivo, ciò un territorio che può ormai con più maturità misurarsi su questa nuova prospettiva.
Il Piano non è prescrittivo, forse questo è un limite, è un Piano che dà indicazioni, che riconferma strategie e strumenti di governance. Avrei gradito che su alcuni obiettivi stringenti e preoccupanti per la nostra regione ci fossero indicazioni più precise, ma mi auguro che con atti successivi, in particolare anche con le azioni che verranno determinate in sede di bilancio, si possa procedere.
La nostra regione ha alcune criticità che vorrei ricordare e sulle quali ho presentato emendamenti sia in Commissione che oggi in Aula.
Una criticità è sicuramente la grande partita della non autosufficienza e più complessivamente quella dell’innalzamento dell’età della vita nella nostra regione, una criticità ma anche una grande risorsa. Una criticità perché sappiamo ormai che il problema degli anziani non autosufficienti è un grande problema; tra i documenti presentati nel Piano vengono date anche alcune indicazioni numeriche, ad esempio nel 2005 nella nostra regione erano presenti 12 mila badanti, ciò dimostra quanto sia delicata tale questione e so anche che da parte della Giunta regionale su questo sono intervenute azioni significative.
Dunque è una grande questione sulla quale dobbiamo sicuramente rinnovare le nostre politiche sanitarie. Dobbiamo affrontare la criticità della non autosufficienza, valorizzare e utilizzare quei tanti anziani che sono fuori dal lavoro – infatti le nostre leggi non consentono una permanenza nell’attività lavorativa perché, come tutti sappiamo, ci sarebbe comunque un problema per i giovani – in grandi risorse per integrare i tanti progetti, anche quelli minimi, di cui gli anziani stessi hanno bisogno.
L’altra grande questione è quella dei bambini, questione che ho cercato di emendare anche in Commissione. Siamo tra le regioni d’Italia con il più basso tasso di natalità e purtroppo siamo tra quelle ancora lontane dagli obiettivi di Lisbona per quanto riguarda i servizi alla prima infanzia.
Ci sono performance positive, ma siamo ancora lontani dal 33% che entro il 2010 dovremmo realizzare come nazione, quando va bene siamo vicino al 18-19% per le province e per le città più virtuose.
Su questo ho tentato di fare azioni anche nel Fers, ma come sapete l’unica cosa che ha bocciato l’Unione europea è stata proprio quella della possibilità di mettere a disposizione risorse per gli asili nido.
Comunque rimane sempre una grande questione anche perché trascina con se due altri fatti. Primo, i servizi per l’infanzia che sono necessari in questa nostra società che sta diventando multietnica dove, appunto, convivono bambini, insegnanti e famiglie. Secondo, il grande problema che nella nostra regione ha ancora percentuali critiche, è quello del lavoro delle donne che molto spesso trova inciampi oltre che in legislazione, in contrattazione, in culture imprenditoriali e politiche molto discutibili, anche per l’assenza dei servizi.
Mi auguro, quindi, che queste due criticità, che in realtà potrebbero aprire prospettive significative, vengano aggredite con politiche e con atti conseguenti.
Per carità, in questo nostro Piano sociale tali questioni sono indicate, ma voglio comunque sottolineare che sono quelle che potranno davvero consentire alla nostra regione di essere più moderna e di dare risposte alle esigenze vere del nostro territorio.
Concludo dicendo che oggi compiamo un atto importante, ma sarà poi con le politiche applicative e con le indicazioni che faremo, magari in altri sedi e con altri strumenti, ma sempre in quest’Aula, che dovremo dare davvero conseguenza e coerenza al Piano sociale che oggi approviamo.

PRESIDENTE. Ha la parola per la replica l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Ringrazio il Consigliere Luchetti che si è soffermato lungamente sull’iter del Piano sociale.
Non so se i ringraziamenti sia giusto farli all’inizio oppure alla fine, io scelgo la strada di farli ora. Penso che rispetto alla stesura di questo Piano debba essere fortemente ringraziato l’ufficio che lo ha predisposto. E quello che lo ha predisposto è il nostro ufficio, che pur nell’esiguità dei suoi soggetti è riuscito a fare ciò che altre Amministrazioni regionali hanno realizzato attraverso fior fiori di consulenze e di impegni finanziari. Quindi da parte mia va un ringraziamento sentito e profondo ai nostri uffici che si sono prodigati in questo impegno e lo hanno realizzato nelle forme che tutti conoscete.
Accetto certo la critica – per la verità le accetto tutte e cerco anche di rispondere ad esse – relativa al fatto che questo Piano sociale giunge con ritardo rispetto alla scadenza del precedente, quindi alle scadenze prefissate, ed ovviamente è chiaro che ad ogni piano se ne deve sostituire oggettivamente un altro. Però devo anche dire che non siamo stati in una situazione di vuoto da colmare, perché è del tutto evidente che questo nuovo Piano si muove attorno alla falsa riga di quello precedente. Dunque se trovo un po’ ingiusta una critica è proprio quella che afferma che il precedente Piano sociale sia stato un fallimento.
Io non credo assolutamente che le cose siano così, basterebbe leggere i dati.
I dati nazionali, e non quelli regionali, del nostro Paese ci dicono che l’attenzione alle politiche sociali che la Regione Marche riversa rispetto alle stesse è un’attenzione di primo livello, quindi siamo in alto alla graduatoria, e lo siamo innanzitutto rispetto all’impegno finanziario, ma anche rispetto alle tante politiche che si seguono in questa regione.
La gran parte degli interventi – a parte la Consigliera Mollaroli che, invece, è intervenuta nel merito di alcune questioni pregnanti del Piano – si sono soffermati su quella che è o che sarà l’organizzazione del Piano sociale di questa nostra Regione.
Su questo ovviamente risponderò, ma intanto voglio dire come non possiamo non soffermarci sull‘attenzione che questa Regione, non da oggi ma da sempre, destina tutta una serie di politiche sociali, politiche che sono l’essenza stessa di quello che stiamo facendo e di quello che ci impegniamo a fare con questo Piano.
Mi riferisco all’ultima parte che ha trattato il Consigliere Luchetti, cioè alla programmazione sociale del settore, pertanto ai compiti di sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza, all’impegno nei confronti del cittadino disabile, alle politiche della salute mentale, all’intervento nel campo delle dipendenze patologiche, alle politiche di prevenzione del contrasto e di riduzione dell’accompagnamento della non autosufficienza, all’immigrazione. Insomma tutte quelle politiche che trovate esattamente sul Piano e che stiamo seguendo con grande attenzione.
Poi, consentitemi, sarà pur vero, ripeto, che c’è un ritardo nell’approvazione di questo Piano, ma questo atto tra tutti quelli che stiamo adottando – non voglio togliere nulla né ai miei colleghi né tanto meno a quest’Aula – è tra quelli più concertati dell’Amministrazione regionale. Lo abbiamo concertato per due lunghi anni, lo abbiamo concertato con tutte le categorie politiche, sociali, economiche e con le istituzioni. E’ il frutto di una grande partecipazione, e la partecipazione è uno dei punti essenziali del Piano come lo è anche quello di una grande concertazione.
Quindi alla fine il prodotto finito è un Piano che risponde e corrisponde alle esigenze della popolazione marchigiana.
Guardate che il ritardo è dato anche dalla impossibilità in qualche caso di poter sviluppare una politica attenta e risolutrice dei bisogni. Perché se dall’anno 2004 all’anno 2005 – e questa non è una critica a se stante, è un fatto accaduto –, ti viene dimezzato il fondo nazionale per le politiche sociali, poi è ben difficile che tu possa corrispondere in modo esaustivo a quelle politiche se a priori sai già che non avrai i mezzi sostentativi per corrispondere adeguatamente ai bisogni e alla politica che avevi messo in campo. E’ del tutto evidente che crei così un problema a te stesso, nel senso che non riesci a corrispondere, ma a ricaduta lo crei anche alle attività degli enti locali chiamati a corrispondere ad altrettante esigenze.
Dunque vi è stata un’assenza di adeguati finanziamenti e un dimezzamento dei finanziamenti del fondo unico per le politiche sociali. E questo da un momento all’altro poteva significare per la nostra Regione 13 milioni di euro in meno; vorrei ricordare a quest’Aula che per un anno intero ci eravamo sentiti dire dall’allora Ministro Maroni che quei fondi sarebbero rimasti, quindi 1.000 milioni di euro per tutta Italia, e poi da un giorno all’altro ci siamo sentiti dire che quei fondi venivano dimezzati del 50%.
Ditemi voi come poteva essere possibile fare una politica attenta e rispondente in una situazione di questo tipo. Ma questa nostra Regione, ancorché in questo tipo di situazione, è riuscita comunque a mantenere gli stessi impegni finanziari nei confronti dei Comuni e degli Ambiti sociali.
Presidente, mi scusi, ma intervenire con questa confusione è veramente difficile!

PRESIDENTE. Consiglieri, per cortesia.

Marco AMAGLIANI. Comunque mi avvio alla conclusione, perché quando non c’è attenzione è meglio chiudere, evidentemente l’argomento non interessa, dunque voglio corrispondere a questa esigenza dell’Aula!
Sulla questione della corrispondenza dell’Ambito territoriale con le Zone, ancorché con il Distretto – questione che ha interessato lungamente gli interventi che si sono succeduti -, io la penso così.
Credo, cioè, che se vogliamo addivenire ad una razionalizzazione complessiva del nostro sistema, il che significa arrivare alla possibilità di costruire 13 Zone territoriali, 13 Distretti e 13 Ambiti, che è un lungo cammino anche irto di ostacoli, come non capire poi che per ridurre gli Ambiti sociali da 29 a 24 – infatti alcuni anni fa gli Ambiti sociali erano 29 – abbiamo dovuto affrontare una lunghissima e difficilissima discussione. Una discussione che ha riguardato tutti noi perché questa nostra regione è rappresentata territorialmente da giunte di centro-destra e da giunte di centro-sinistra. Vi assicuro, ripeto, che questo cammino è stato irto di ostacoli.
Ma al di là di questo, argomento che riguarda la politica con la “p” minuscola e non con la “p” maiuscola, se vogliamo parlare di razionalizzazione dovevamo arrivare a questa soluzione finale. Possiamo anche votare un ordine del giorno che dice che entro tre anni dobbiamo fare ciò, però io non mi sento di dire questo. Sapete Perché? Perché non me la sento di prendere in giro nessuno!
Penso che se vogliamo davvero essere seri dobbiamo fare un ordine del giorno nel quale diciamo che tendenzialmente vogliamo raggiungere questo risultato. Questo perché il punto dell’integrazione socio-sanitaria – è questo quello che dobbiamo fare – è quello di poter raggiungere la possibilità che alla scadenza di questo Piano e alla scadenza del Piano sanitario si possa arrivare ad un Piano unico. Cioè un Piano socio-sanitario che riesca non soltanto a scrivere alcuni impegni, quindi una professione di fantasia, ma che sia nelle condizioni di dire davvero che in questa Regione si è raggiunta l’integrazione socio-sanitaria.
Per fare questo, però, dobbiamo fare delle scelte difficili, anche nel senso della concertazione.
Penso che dovremmo iniziare un percorso dove non si devono più distribuire risorse ai singoli enti locali, perché se l’Ambito territoriale sociale ha un senso a quel senso si deve corrispondere trasferendo le risorse, appunto, all’Ambito territoriale sociale, voglio dire, cioè, che i servizi devono essere gestiti da questo livello di territorio.
Questa è una piccola regione, quindi 24 Ambiti significano ambiti che rappresentano 50, 60, 70 mila abitanti, un piccolo quartiere di una città metropolitana. Allora, riusciamo davvero, in ragione di un campanilismo assurdo, a gestire servizi a questo livello?! Quindi per quello che mi riguarda tenterò di sperimentare la possibilità di incentivare quegli Ambiti che più di altri riescono a corrispondere a questa esigenza e dunque all’erogazione di un servizio in forma associata.
Queste sono le cose che dobbiamo fare.
Per l’integrazione socio-sanitaria è già da un anno che abbiamo messo in campo una cabina di regia socio-sanitaria nella quale i più alti livelli dirigenziali della sanità e dei servizi sociali, e non solo, lavorano per corrispondere a questa esigenza.
Ascoltavo prima il Consigliere Binci che parlava delle rette delle residenze protette, quindi della necessità di creare un meccanismo per il quale a un determinato servizio deve corrispondere una determinata retta e che si capisca davvero qual è l’impegno dell’ente locale e qual è l’impegno del cittadino, ecc..
Ecco, è questo che dobbiamo fare, cioè riuscire a corrispondere al cittadino marchigiano i livelli essenziali di assistenza sia sanitaria che sociale.
E per poterlo fare abbiamo messo in piedi gli osservatori – un altro punto di riferimento di questo Piano – sia provinciali che regionali; gli osservatori provinciali ci danno l’esatta cognizione di ciò che è in campo a livello di area vasta provinciale mentre l’osservatorio regionale ci dà il dato complessivo della situazione reale di questa nostra regione.
Dunque è anche attraverso il lavoro di osservatorio che abbiamo predisposto il Piano, ci siamo anche accorti di alcune storture che poi abbiamo corretto, ne dico una per tutte. Alcuni anni or sono, parlo dei primi mesi che sono stato chiamato a svolgere l’incarico di Assessore ai servizi sociali, dallo studio dell’osservatorio regionale abbiamo potuto verificare come alle volte in determinati Ambiti – non cito quali – le risorse che destinavamo venivano distorte per altri utilizzi, e lì siamo riusciti a correggere questa stortura in quanto avevamo capito esattamente cosa stava succedendo.
E’ questo, dunque, che stiamo cercando di fare, sapendo che la nostra Regione, anche se corrisponde in maniera più che sufficiente ai bisogni della sua popolazione, deve fare ancora molto di più. Penso che ci sono situazioni sulle quali dobbiamo profondere un maggiore impegno. Alcuni mesi or sono, ad esempio, con il tavolo di concertazione abbiamo fatto un lavoro di insieme per una verifica della situazione delle povertà di questa nostra regione. Non siamo in una situazione umiliante rispetto alle altre regioni d’Italia, ma certo c’è un problema anche di questo tipo e di questa natura. E anche fossimo nella condizione che la povertà interessi solo una piccola fascia della nostra popolazione dobbiamo comunque riservare ad essa, anzi, soprattutto ad essa, la nostra attenzione e il nostro risvolto politico e finanziario per superare determinate esigenze.
Credo che il Piano sia tutto questo. Altre cose sono state dette e non le ripeto, ma termino facendone una su tutte, la questione della non autosufficienza per anziani.
E’ vero che questa nostra regione ha il primato della longevità – e questo vien bene a tutti noi –, ma a questo primato dobbiamo corrispondere in maniera esaustiva ai quei bisogni che in esso avanzano. Ricordo a tutti che circa un mese fa abbiamo stipulato un accordo con le organizzazioni sindacali della nostra regione con il quale abbiamo destinato a questa partita circa 60 milioni di euro. E’ evidente, dunque, che questi 60 milioni di euro sono un impegno della nostra Regione, ma è anche un impegno che a quella data era iscritto nei programmi del Governo nazionale. Pertanto se quei programmi non dovessero essere confermati, poi a cascata noi non potremo ragionare più di questa cifra ma probabilmente di una cifra minore. Però, visto che non voglio dire cose che non corrispondono esattamente a ciò che è già in campo, ad oggi gli impegni nazionali su questi circa 60 milioni corrispondono a qualcosa come 20 milioni di euro. Però, ripeto, l’impegno potrebbe variare a seconda della conferma o meno di quello nazionale, ma mi auguro che il Governo nazionale confermi quell’impegno.
Auspico, inoltre, anche un voto unanime di questo Piano, e non perché è il prodotto di un lavoro che ha seguito direttamente il sottoscritto, ma perché credo che con questo Piano, che certamente può essere corretto, si danno delle indicazioni e delle risposte alla comunità marchigiana, quella comunità che tutti quanti insieme dovremmo rappresentare.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa, passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 del Consigliere Bugaro:
A pag. 31, penultimo capoverso: dopo le parole “la centralità della famiglia” togliere le parole: “di ogni famiglia”.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. E’ una puntualizzazione per chiarire bene il senso della parola “famiglia”.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2 dell’Assessore Amagliani:
A pag. 33, ventottesima riga, dopo le seguenti parole: “una stretta collaborazione finalizzata al coinvolgimento del territorio, in particolare della rete di strutture e servizi dedicati ai giovani e del mondo dell’associazionismo giovanile, usando anche come riferimento gli Ambiti Territoriali Sociali.” aggiungere le seguenti: “Per sostenere lo sviluppo del sistema regionale integrato, nelle modalità illustrate nel presente Piano sociale, la Regione sviluppa modalità di confronto con altre esperienze europee, aderendo a programmi e progetti comunitari ed usufruendo delle relative risorse finanziarie per sperimentare sul territorio marchigiano buone prassi consolidate.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 del Consigliere Bugaro:
A pag. 61, al quinto capoverso: - I “luoghi” dell’integrazione sociale e sanitaria: Zona territoriale sanitaria e Ambito sociale territoriale, sostituire come segue: “Si riconferma e rafforza la scelta del livello territoriale degli Ambiti Territoriali Sociali e delle Zone territoriali sanitarie quale “luogo” privilegiato per l’integrazione sociale e sanitaria. Si supera il quadro asimmetrico tra sociale e sanitario, dove ai livelli sanitari di Dipartimento manca un corrispettivo sociale riconosciuto, riequilibrando il numero e le dimensioni territoriali degli Ambiti e portandoli a coincidere con le Zone territoriali.”.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Nell’illustrazione del Piano avevo preannunciato che probabilmente avrei ritirato questo emendamento, ma che ora non ritiro. Pensavo, infatti, ci fosse una maggiore disponibilità a redigere una risoluzione comune, invece ci siamo trovati sul problema una risoluzione di maggioranza.
Il problema, nello specifico, è quello di far coincidere, e nell’ordine del giorno che ho presentato ho messo nel triennio di vigenza del Piano, le Zone sanitarie con gli Ambiti sociali.
Vedo, però, che la volontà di un lavoro comune non c’è, quindi l’emendamento lo pongo al voto dell’Aula. Comunque mi dispiace di questa chiusura da parte della maggioranza in quanto sarà discriminante rispetto al giudizio finale dell’atto che a questo punto sarà negativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. A me dispiace che il Consigliere Bugaro menta sapendo di mentire. Nel senso che nell’ordine del giorno che ha presentato non solo ha detto, giustamente, quello che ha affermato sulla coincidenza degli Ambiti con le Zone, cioè con i Distretti a livello di Zona, dove c’era una convergenza di tutta l’Assemblea legislativa, ed era in tal senso che avevamo proposto di risoluzione con le firme di tutti i Capigruppo. Il fatto è, e lo potete leggere, che sull’ordine del giorno che ha formulato il Consigliere Bugaro c’è un’aggiunta: “I direttori d’ambiti verranno indicati dai Comuni capofila”. Si introduce, cioè, un elemento di banale nomina dei capofila – questioni clientelari secondo il Capogruppo Capponi – rispetto ad una problema istituzionale.
Allora, se ci vogliamo prendere in giro ce lo diciamo, però dobbiamo essere corretti! Perché la risoluzione proposta doveva essere quella di cui si è parlato, quindi non quella che è stata proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Secondo me nell’emendamento si rafforza quello che è già scritto nel Piano, quindi la proposta del Consigliere Bugaro è parziale. Lui, è ovvio, la può reiterare, è nelle sue facoltà, però nel Piano a pag. 35, proprio in relazione alla discussione e a quanto detto dall’Assessore nelle conclusioni, c’è scritto che: “il Piano avvia altresì un processo di rivisitazione complessiva della composizione degli Ambiti territoriali sociali e del loro numero”.
Probabilmente in questa nostra visione bisognava andare anche oltre, ma realisticamente c’è una parte del piano che avvia questo processo.
Quindi, Consigliere Bugaro, se è una persona seria lo dovrebbe ritirare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. MI dispiace di questa provocazione, io non ho bisogno di dimostrare di essere una persona seria, come lei non hai bisogno di dimostrare a me di essere una persona seria, smettiamola di apostrofarci in questo modo all’interno di quest’Aula. E se vogliamo andare a vedere la serietà sono pronto a confrontarmi sulle biografie e sui comportamenti presenti e passati di ciascuno. Quindi affrontiamo la politica e il nostro impegno istituzionale in maniera seria e non mettendo sempre in discussione questo aspetto.
Detto questo, propongo all’Aula dieci minuti di sospensione per vedere se riusciamo a trovare un confronto unitario su questo problema.

PRESIDENTE. Semmai lei “chiede” la sospensione.

Giacomo BUGARO. Certo, chiedo la sospensione.

PRESIDENTE. Votiamo la richiesta di sospensione del Consigliere Bugaro. Quindi la seduta riprenderà alle 12,20 precise.

(L’Assemblea legislativa approva)


La seduta è sospesa alle ore 12,10

La seduta riprende alle 12,30

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, eravamo all’emendamento n. 3.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Abbiamo concordato un subemendamento sostitutivo n. 03 che in larga parte modifica l’emendamento n. 3.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 03 dei Consiglieri Bugaro e Luchetti:
Sostituire l’emendamento n. 3 con il seguente: “Nel corso della vigenza del nuovo Piano sociale, pertanto, si attuerà la ridefinizione della dimensione territoriale degli Ambiti sociali. La coincidenza degli Ambiti territoriali con i Distretti sanitari sarà individuata a livello delle attuali Zone sanitarie. Tale processo di riorganizzazione, come sopra detto, sarà concordato con gli enti locali.”.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. E’ un emendamento che definisce una linea di tendenza e supera una delle più gravi anomalie del sistema assistenziale regionale su cui si è costruita una parte del potere della sinistra, il dato di fondo è questo. In questi anni degli Ambiti sociali è stata fatta una delle principali fonti di clientelismo politico, è inutile che facciamo finta di nulla.
Prima mi veniva da sorridere quando il Consigliere Luchetti richiamava il collega Bugaro rispetto all’indicazione. Perché, oggi cosa avviene?! Oggi questa scelta dei direttori d’Ambito è un mercato politico, su sui una parte della politica regionale costruisce il proprio consenso. Si realizza così un’anomalia in quanto i cittadini, e credo anche l’Assemblea legislativa regionale, non riescono a capire perché non si sia compiuta la scelta della coincidenza. Cioè, una Regione che continuava ad insistere con un modello organizzativo che prevedeva 13 Aree territoriali per la sanità e 24 ambiti sociali, scusate, è una cosa ridicola!
Avrei preferito una scelta di fondo, prendo comunque atto che quanto meno c’è una linea di tendenza che porterà a sanare questa gravissima incongruenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Intervengo soltanto per fare chiarezza rispetto a quanto detto dal collega Giannotti.
La coincidenza dell’Ambito territoriale sociale deve avvenire a livello di Distretto che è l’autorità sanitaria che governa la sanità sul territorio.
Quindi la trasformazione di questa organizzazione dovrà avvenire sia sul lato sociale che su quello sanitario. Dunque, non è la stessa cosa, cioè la Zona non è il Distretto.
Pertanto l’integrazione la si deve fare a livello di organizzazione similare, tant’è che l’integrazione socio-sanitaria la si attua a livello di Ambito e di Distretto, quindi non di Zona.
La scelta che ci accingiamo a fare è molto complessa, perché il governo del territorio rispetto alla sanità e anche rispetto all’Ambito non è una cosa semplice.
Chi segue le questioni della sanità sa perfettamente che le difficoltà saranno anche dell’Ambito. I Distretti li abbiamo già portati con grandi difficoltà da 36 a 24, ma non difficoltà in quanto si sono ridotte le nomine e le responsabilità, ma difficoltà sul piano effettivo dell’essere nel territorio.
Tra l’altro c’è anche una modularità, perché un conto è il Distretto di Urbino e un conto è il Distretto di Ancona. E’ una modularità che sicuramente implica che le dimensioni del territorio sono tali da rendere non semplice tale integrazione.
Inoltre il fatto di dimensionare l’Ambito sociale nelle 13 Zone sanitarie, il rischio è quello di mettere da una parte i piccoli Comuni, e su questo, invece, bisogna stare molto attenti. Ecco perché il processo non è semplice.
La legge 328 pone a capo dei Comuni la gestione del sociale, non è la Regione, la Regione programma. E questa dicotomia istituzionale, che vogliamo semplificare rafforzando gli Ambiti sociali rispetto ai Distretti che riportiamo a livello di Zona, è una cosa delicata. Qui non c’è destra e sinistra, ma è proprio una problema funzionale e concreto di gestione.
Se parlate con i vostri Sindaci vi diranno questo. I piccoli Comuni fino ad oggi con questo sventagliamento dei 24 Ambiti hanno ottenuto grossi benefici, perché l’assistente sociale nel piccolo Comune non c’era, invece oggi ce l’abbiamo portato grazie all’Ambito.
Quindi c’è anche un avanzamento verso la copertura del bisogno.
Ovviamente andando ad implementare in maniera più larga l’organizzazione si incontreranno delle difficoltà, proprio perché i piccoli Comuni rischiano di essere un po’ più emarginati.
Non è una cosa semplice ed ecco perché non è un problema da risolvere velocemente, è un problema reale.
Oggi con il nuovo Piano, siccome indichiamo la realizzazione degli organi di gestione dell’Ambito, attraverso l’Azienda consortile, o meglio, attraverso l’Azienda pubblica dei servizi alla persona – diceva il Consigliere Capponi che c’è una semplificazione della gestione –, poi sarà una cosa complicata per i Comuni. Però ci rendiamo conto che questo organo di gestione può includere ancor meglio i piccoli Comuni rispetto ai grandi. Questo organo di gestione, che è un autogoverno del sociale dei Comuni, si rapporterà col Distretto in termini più robusti, dando quindi al sociale più forza, vista e considerata la dicotomia istituzionale e anche il diverso peso delle risorse.
Stiamo parlando di un budget di circa 100 milioni di euro all’anno nei confronti di un budget della sanità che è di 2 miliardi e 700 milioni di euro, cioè, una cosa sproporzionata.
Ecco perché è importante definire un’organizzazione anche socio-sanitaria che dia forza e dove si implementi questa sinergia sul territorio.
Pertanto il processo che abbiamo deciso, quello che vuole semplificare la pubblica amministrazione, che vuole semplificare le responsabilità, sarà molto complesso e complicato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Apprezziamo il testo di questo subemendamento, quindi ringraziamo sia il Presidente della V Commissione che il relatore di minoranza Consigliere Bugaro.
E’ importante che si vada in questo senso, Presidente, comprendiamo le difficoltà, però è significativo che finalmente in maniera non equivoca abbiamo tracciato una finalità che auspico l’Assemblea legislativa voglia solennemente certificare. Quella cioè della semplificazione del sistema sociale, che indubbiamente sconta i vincoli che lei ricordava, ma che probabilmente deve essere considerato come una finalità determinante per tutti.
A quello che lei ha detto aggiungo una semplice constatazione.
Il suo ragionamento è valido perché presuppone il vincolo della legge n. 328 ovvero l’equazione Distretto-Ambito. Però questa previsione non è un articolo di fede, sicché il suo discorso e il riferimento alle complessità nascono da una valutazione che rende quasi insindacabile quella norma, ma probabilmente potremmo andare anche nel senso di superare questa equazione.
Magari una parte di quelle difficoltà potrebbero essere rimosse, anche se non ci nascondiamo, lo diceva anche lei, che il secondo pilastro delle cose da fare attiene proprio alla messa a dimora delle tante riforme della legge n. 13. Ritorneremo sempre qui. Quindi, fin quando questa Amministrazione non si persuaderà della necessità di correggere in maniera sollecita e decisiva l’impianto della legge n. 13, probabilmente incontreremo quelle difficoltà che ha evocato.
Comunque il gruppo di Alleanza Nazionale – Pdl come si chiama ora – annuncia l’astensione sul Piano sociale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questa azione, seppur delicata e complessa, deve essere perseguita, questo perché anche nelle Marche ci sono degli esempi positivi di Ambito-Zona unici. Per esempio quello di Jesi dove Ambito e Zona coincidono, che peraltro sono anche in una realtà complessa dal punto di vista del dinamismo sociale e degli anziani. Anziani che per fortuna hanno una vita molto lunga, e questo non deve essere un problema o una criticità.
Voteremo a favore di questo subemendamento in quanto rafforza ciò che è scritto nel Piano, dove tra l’altro vi era anche un nostro emendamento.
Questa modalità organizzativa nuova che annunciamo e che facciamo solo oggi, purtroppo, consegue anche un risparmio, che è limitato ma comunque lo consegue.
Infatti un altro aspetto, che ora non possiamo affrontare, è quello del personale che lavora nel sociale. Un personale che al 99,9% è costituito da precari che hanno un’incertezza drammatica per il futuro. Una incertezza, peraltro, che sarà ancora più forte dopo le scelte sciagurate del Governo di queste ultime ore (…) I Comunisti Italiani, Consigliere Brini, visto che sta attento, per la prima volta avevano fatto mettere nella Finanziaria la stabilizzazione dei precari che poi il Governo Prodi aveva avviato. Voi, invece, per non sbagliare, l’avete tolta e volete il precariato come un fattore di stabilità per sempre! Comunque non voglio scendere nella polemica, è solo per dire che dobbiamo porre attenzione nel dare sicurezza al personale, agli assistenti sociali, a chi opera cioè in questo settore molto delicato.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 03. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Decaduto.

Emendamento n. 4 della Consigliera Mollaroli:
A pag. 107, paragrafo VI.4 “Obiettivi”, dopo il primo unto, che inizia con “Stesura e approvazione di un programma di prevenzione”, aggiungere un ulteriore nuovo punto che recita come segue: “Riproposizione, nell’arco del triennio di vigenza del presente Piano, del progetto ‘anziani come risorsa’ avviato sperimentalmente nel corso degli anni 2003/2004 che, con un importo finanziario limitato, ha promosso sul territorio numerose e qualificate iniziative di associazioni varie e università della terza età presenti nelle Marche. Si è trattato di iniziative di carattere aggregativo (valorizzazione dei centri sociali per anziani), assistenziali (servizi di teleassistenza), operativo (banche del tempo, attività nelle scuole, buon vicinato), preventivo (accompagnamento nel passaggio dal lavoro alla pensione), informativo (costituzione centri informativi a favore delle persone anziane), culturale (università della terza età). In una strategia di prevenzione, contrasto, riduzione e accompagnamento della non autosufficienza la riproposizione del progetto ‘anziani come risorsa’ acquista caratteri di stabilizzazione del percorso.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5 della Consigliera Mollaroli:
A pag. 114, paragrafo VII.4 “Obiettivi”, dopo l’alinea che inizia con “Sostegno alla famiglia e tutela dei minori”, aggiungere una nuova alinea come di seguito: “consolidamento e ampliamento delle reti regionali dei Centri di documentazione sulla interculturalità presenti sul nostro territorio impegnati su percorsi di integrazione scolastica e sociale di bambini e famiglie non comunitarie o neo comunitarie anche attraverso la stipula di convenzioni con organismi specializzati, in particolare istituzioni scolastiche, dando in tal modo stabilità alla rete. La creazione di reti stabili di strutture informative e formative di questo tipo costituisce infatti una concreta applicazione degli obiettivi di inclusione sociale riportati sul presente Piano e la sperimentazione avviata dalla Regione Marche in questi anni con alcune strutture esistenti coinvolte nell’ambito di una intensa collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale che offre indicazioni per garantire, nel corso del triennio, qualità agli interventi ed efficacia alle iniziative.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Luchetti, Mollaroli. Ritirato.

Ordine del giorno n. 2 del Consigliere Bugaro.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. E’ superato dall’approvazione del subemendamento n. 03.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 3. Ritirato.
Ordine del giorno n. 3 dei Consiglieri Luchetti, Ricci, Brandoni, Procaccini, Binci, Rocchi, Sordoni, Mammoli, Lippi. Ritirato.

Passiamo ora alle dichiarazioni di voto. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Alla fine della discussione di questo Piano vorrei ribadire alcuni concetti a noi cari.
Certamente questo Piano lo abbiamo guardato con molto interesse, anche perché era una delle principali deficienze del sistema organizzativo della protezione sociale di questa regione.
La riforma precedente non ha prodotto sostanziali cambiamenti, inoltre il contributo della Regione Marche, seppur è da tempo che ascoltiamo la critica sul taglio nel 2005 delle risorse da parte del Governo Berlusconi e poi ripristinate nella Finanziaria successiva, in questi anni è rimasto costante, non si è mai adeguato all’effettivo bisogno. Un bisogno che c’è ed è enorme in questa regione.
Pertanto dobbiamo riconoscere agli enti locali, che fino ad oggi hanno supportato il sistema dei servizi sociali, di aver svolto un grande ruolo.
Ritengo, dunque, che non possiamo parlare del Piano attuale senza definire le critiche del passato. La nostra è una delle poche Regioni in cui il fondo socio-sanitario – così si chiamava ed era indistinto – è stato scarsamente utilizzato per il sociale in quanto si delegava ai Comuni, invece è stato preso moltissimo per il comparto sanità proprio perché c’erano delle grandi inefficienze.
Quindi non possiamo parlare di tagli, non possiamo parlare di attacchi politici al sistema pregresso, ma dobbiamo fare anche una critica a noi stessi per aver sottovalutato il problema e per aver scaricato sulle autonomie locali tutto il peso. Quel peso necessario per supportare quegli interventi sempre razionali anche in relazione al grado di senilizzazione che abbiamo in questa regione. Un grado di senilizzazione, peraltro, molto più pesante nelle aree interne in quanto la percentuale di popolazione incidente in queste zone molte volte pone a rischio anche gli stessi bilanci dei Comuni. Infatti, per incidenza nei bilanci degli enti locali questa regione non è tutta uguale.
Cosa fa questo Piano? Sanitarizza il sociale, e questa è la nostra critica maggiore. Si ricrea, cioè, quel modello che politicamente sembra essere vincente per questa maggioranza e lo si ripropone anche nel sociale, teoricamente lo si fa con un tentativo di espropriare di nuovo ai Comuni quei poteri che avevano.
Però questa volta sarà più difficile, su questo confidiamo, in quanto gran parte delle risorse verranno sempre dagli enti locali, quindi questi avranno, per lo meno lo spero, l’autonomia di destinare le proprie risorse come meglio credono. Quindi penso che il vostro tentativo fallirà.
Si aziendalizza il sociale con delle formule che sanno di accaparramento politico, vi è l’obbligatorietà ormai di passare per la gestione del sociale attraverso i consorzi o le aziende speciali senza prevedere, invece, che le forme di autogestione e di autorganizzazione sono le migliori.
Penso che la migliore autorganizzazione del sociale sia la famiglia e questo Piano non prevede nulla o pochissimo per sostenerla; sapete tutti che soprattutto nella non autosufficienza le nostre famiglie si accollano circa l’80% del bisogno di assistenza che c’è nella regione.
Contestiamo anche il fatto di perseguire il discorso della non possibilità di scelta da parte del cittadino. Ci sono nel sociale servizi dove c’è una bassa criticità sulla unicità di intervento, come avviene per i livelli ottimali di assistenza, ma devo dire che il sistema introdotto da altre Regioni sulla libertà di scelta da parte dell’anziano della struttura che più gli aggrada, istituendo i voucher sociali, in questo Piano non è neanche sfiorato.
Quindi la critica sostanziale, oltre al ritardo enorme con cui arriva questo Piano e oltre a fatto che fa un’analisi sbagliata dei risultati ottenuti in questo periodo pregresso, c’è quella certa confusione che si tenta di dare cercando di politicizzare anche la gestione del sociale.
E questa nel contesto delle riforme dei servizi sociali ci sembra la peggiore delle formule adottate in Italia, addirittura è una proposta di assoluta retroguardia.
Se anche volessimo apprezzare il discorso che era stato fatto sulle aziende speciali, che abbiamo cercato di sostenere con la legge n. 5 – parlo della trasformazione delle Ipab, ecc. –, devo dire che anche lì, Assessore, ahimé, siamo in grave ritardo rispetto ai regolamenti che bisognava predisporre.
Mi sembra che tutto sia finalizzato a non far succedere nulla e poi a far succedere quello che più interessa, quello cioè di mettere mano politicamente anche alla gestione del sociale. Questo è il vostro interesse che traspare da tutto l’atto.
Pertanto non possiamo aderire a questa vostra scelta, vogliamo stare vicino alla libertà dei territori e anche alla libertà dei cittadini che, come dicevo prima, è quella di poter scegliere il servizio che più ritiene adatto alla sua situazione e magari anche di scegliere il privato con lo stesso sostegno pubblico che si potrà trovare nel sistema delle aziende pubbliche che intendete costituire.
Quindi questa ci sembra una proposta di assoluta retroguardia, è un errore rispetto alla gravità del problema di cui stiamo parlando e dove, invece, bisognava coinvolgere tante più forze possibili. Infatti a livello infrastrutturale siamo estremamente in ritardo, in questa nostra regione non ci sono le infrastrutture per fare il sociale, le uniche sono quelle dei Comuni. Di case protette ne abbiamo pochissime, ci sono pochissimi posti letto, di residenze sanitarie assistite, che poi è sanità, ne abbiamo pochissime, ci sono pochissimi posti letto.
In questo Piano la concertazione, a nostro avviso, è stata fatta sì con tutti, Assessore, ma con dei vizi di forma. Il rafforzamento totale del sistema pubblico è alla base, però non pensando che, invece, bisognava risolvere i problemi, che specialmente in questa dimensione sono molti di più di quelli che il sistema pubblico può risolvere.
E’ per questo che la nostra votazione non potrà essere favorevole, seppur riscontriamo delle positività che vanno nel nostro modo di interpretare l’organizzazione dei servizi sociali di questa regione, come quella di cui all’emendamento approvato poco fa, ma che è una pia intenzione, non ha un’effettività e una pragmaticità che oggi, invece, sarebbe necessaria.
Dunque non c’è questa strategia e per questo il gruppo di Forza Italia voterà contro questo Piano. Un Piano che non risolve il gravissimo problema del sociale e dell’assistenza, e non lo risolve specialmente per i non autosufficienti che abbiamo in questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. La mia vuole essere una precisazione e non una contraddizione con la posizione espressa dal gruppo.
Mi asterrò sul Piano e, ripeto, non deve essere interpretato come una spaccatura all’interno del gruppo di Forza Italia. E’ semplicemente perché sono il relatore di minoranza e sono stato estensore, insieme al collega Luchetti, di un emendamento che per noi era qualificante del Piano.
Quindi, come avevo detto precedentemente, qualora fosse stata modificata l’organizzazione della presenza degli enti sulla gestione sociale, si sarebbe modificata anche la mia posizione.
Il giudizio complessivo comunque non è favorevole. Ne spiego il perché.
Nel Piano vengono introdotte due figure nuove, il consorzio e l’azienda speciale consortile, figure che reputiamo siano un ulteriore appesantimento della macchina regionale.
Se da una parte, con l’approvazione del subemendamento n. 03, vogliamo andare verso una razionalizzazione, dall’altra andiamo di nuovo a complicare le cose.
Sappiamo già con precisione che l’esempio di Jesi, Consigliere Procaccini, è emblematico. Io la penso in maniera assolutamente contraria alla sua, perché quanto è accaduto a Jesi con l’azienda speciale consortile, affidata allo stesso direttore d’Ambito in una forte contrapposizione in una confusione altrettanto decisa, ci sembra emblematico di quanto possa creare l’introduzione di queste due nuove, chiamiamole, istituzioni.
Quindi il mio voto di astensione è puramente dovuto all’apertura da parte della maggioranza nell’approvazione di quel subemendamento che comunque è un passo in avanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Innanzitutto mi corre l’obbligo di ringraziare tutti i membri della Commissione, sia quelli di maggioranza che di minoranza, che hanno collaborato alla stesura del Piano.
Prendo atto della volontà del gruppo di Alleanza Nazionale di astenersi perché hanno compreso il contenuto del Piano. Un Piano assolutamente in coerenza con le indicazioni della legge n. 328 e anche in coerenza con le esperienze fino a qui portate avanti positivamente da tutti i Comuni delle Marche, sia quelli di centro-sinistra che di centro-destra.
Devo dire che le argomentazioni del collega Capponi sono meramente strumentali, ma questo purtroppo conferma un andazzo di questo Paese, dove anche su questioni dove si può trovare istituzionalmente un accordo tra maggioranza e minoranza questo è poi messo a repentaglio proprio dalla strumentalizzazione di parte.
Questo purtroppo mi fa capire il perché delle difficoltà che sussistono a livello nazionale sulla riforma istituzionale, e credo che questi esempi che diamo a livello periferico non aiutino il clima politico.
Le cose che sono state dette sono prive di fondamento anche dal punto di vista oggettivo. Infatti la Regione non impone assolutamente nulla, sono i Comuni che decidono i propri strumenti di gestione. Pertanto le argomentazioni apportate, ripeto, non hanno fondamento proprio sul piano oggettivo, perché ai Comuni rimane completamente la titolarità della loro capacità organizzativa.
Mi sembra che alcune sfumature introdotte nella relazione del Consigliere Capponi, ad esempio ha parlato di voucher, sono cose che oggettivamente nella tradizione delle Marche e dei nostri Comuni non sono state mai prese in considerazione proprio perché la filosofia della partecipazione che uniforma l’andamento della gestione dei servizi sociali è assolutamente intoccata.
Inoltre, Consigliere Capponi – questo lo voglio sottolineare perché credo che sia fuori dal mondo la discussione che ha posto circa la sanitarizzazione del sociale – deve sapere che larga parte dei fondi che dedichiamo alla non autosufficienza vengono proprio dalla sanità, quindi semmai è il contrario.
Non solo, una delle poche cose di cui può vantarsi la Regione è l’intervento in conto capitale, sia con i fondi europei che con i fondi propri per circa 60 miliardi, per le residenze della non autosufficienza
Quindi mi sembrano tutti argomenti veramente infondati e abbiamo perso un’occasione per ritrovarci insieme intorno a cose serie. Ma purtroppo è il destino di questo momento politico.
Vorrei sottolineare che la gente si attende dall’amministrazione pubblica il buonsenso e la tutela dell’interesse reale di quelli che hanno più bisogno e che sono più fragili. E certamente l’esempio che ha dato, Consigliere Capponi, non va in questo senso.
Credo che il buon lavoro fatto vada soprattutto a vantaggio degli enti locali, le indicazioni proposte contribuiscono alla crescita della nostra realtà di tutela sociale.
Credo, inoltre, che l’Assemblea legislativa regionale con il voto di questo Piano dia un ulteriore contributo a quella coesione sociale che rimane l’obiettivo fondamentale del nostro programma di governo e soprattutto per la crescita della nostra comunità.

PRESIDENTE. Proposta di atto amministrativo n. 81. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Vicepresidente Petrini.

Paolo PETRINI. Chiedo l’anticipazione di un punto complesso all’ordine del giorno che riguarda il Documento unico di programmazione.

PRESIDENTE. Su tale proposta di anticipo ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Siamo favorevoli qualora subito dopo vengano anticipate anche le proposte di legge n. 255 e n. 237, rispettivamente punti 6) e 7) dell’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di anticipazione della proposta di atto amministrativo n. 98.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Anche noi chiediamo di discutere i punti 6) e 7) dell’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di discussione dei punti 6) e 7) dopo aver esaurito il punto 5).

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere Castelli.


Sull’ordine del giorno

Guido CASTELLI. A margine della discussione del Dup vorrei porre una questione sospensiva ai sensi dell’articolo 39 del Regolamento interno.
Perché quando si erano avviate le attività amministrative finalizzate all’attuazione del quadro strategico nazionale, disponendo quindi gli elementi propedeutici all’approvazione di questo documento unitario di programmazione, la Giunta con atto n. 166 dell’11 febbraio si era impegnata a definire nell’ambito del Documento unitario di programmazione regionale anche il programma attuativo.
Sapete che secondo la delibera Cipe, che sovrintende all’attuazione del quadro strategico nazionale, il programma attuativo è un contenuto indefettibile che può – così recita la delibera Cipe – essere definito nell’ambito del Dup.
Questa è una facoltà che la delibera Cipe consente e che la stessa Giunta regionale aveva introdotto come libera determinazione dell’Esecutivo regionale delle Marche.
Oggi, invece, stiamo discutendo di un documento unitario sprovvisto di questo contenuto, che dunque deve ritenersi motivo per una sospensione, che io propongo, appunto, sulla base di un impegno che era stato assunto dalla stessa Giunta regionale.
Quindi richiamando alla coerenza l’Esecutivo stesso, chiedo di poter differire eventualmente a settembre la discussione del Dup, chiedendo alla Giunta regionale di corredare il Dup del complemento di programmazione. Ciò per consentire all’Assemblea legislativa delle Marche di esprimersi simultaneamente sia sulle linee di indirizzo che sugli elementi del Dup. Elementi che, mi permetto di sottolineare a mente della delibera Cipe, non rappresentano un’attribuzione che l’Assemblea legislativa assumerebbe in maniera ultronea o non dovuta. Questo perché i contenuti del programma attuativo sono elencati dettagliatamente nella stessa delibera Cipe e quindi possono essere ritenuti perfettamente coerenti con le competenze dell’Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. Su tale richiesta il Regolamento prevede che l’Assemblea legislativa possa esprimersi attraverso un Consigliere a favore, ovviamente il proponente, e un Consigliere contro. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Ovviamente siamo contrari perché l’intento dilatorio rischia di essere assolutamente fuorviante.
Vorrei ricordare che Regioni con governi politici assolutamente differenti hanno già esaurito la discussione del Dup – in Italia sono 16 su 20 – soltanto con una delibera di Giunta.
Noi abbiamo rispettato l’idea e il proposito, concretizzatosi nella presentazione dei documenti in tempi ragionevoli e con la discussione che si è protratta fino alla settimana scorsa, di portare in Assemblea legislativa le linee direttrici.
Voglio anticipare, per la tranquillità e anche per il prosieguo della discussione, che ci impegniamo a potenziare con una sessione specifica l’appuntamento già stabilito annualmente sulla coesione, con una specifica sul fondo aree sottoutilizzate, con la specificazione degli avanzamenti con i quadri finanziari e con le schede tecniche.
Vorrei ricordare, peraltro, e sono convinto che almeno su questo non ci sia la malizia del proponente, che il Governo ha rastrellato 23 miliardi a valere sui fondi delle politiche comunitarie e ha intenzione di considerare disponibili tutte le cifre non impegnate prima del varo della manovra finanziaria. Significa anche incidere su quei 5.500 miliardi, pari al 15% delle risorse per il centro-nord quantificato dal coordinamento delle Regioni con 2.600 milioni.
Quindi c’è una duplice esigenza, una è quella di onorare un passaggio informativo sulle linee direttrici, l’altra che è quella di sfuggire alla morsa del Governo circa l’ipoteca delle somme già assegnate in base alla Finanziaria 2007 e ora drammaticamente messe in discussione.
Per questi motivi di diritto e di fatto propongo di non votare la proposta del Consigliere Castelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Noi sosteniamo la proposta del Consigliere Castelli per un semplice motivo. Innanzitutto, per confutare quello che ha detto l’Assessore, quelli effettuati al Fas non sono tagli, eventualmente sono trasferimenti di risorse dal contesto regionale per utilizzarli poi per il contesto infrastrutturale nazionale a servizio delle Regioni.
Peraltro gran parte di queste risorse vengono trasferite, ad esempio quelle per la banda larga, a Infratel che deve costruire la dorsale italiana della grande connessione delle reti a banda larga.
Oggi ritengo che il Governo attuale, come ha fatto quello precedente, abbia piena autonomia di riprogrammare le risorse, ritenendole maggiormente strategiche rispetto a una mera ripartizione a pioggia con piani e programmi diversificati da parte delle Regioni che non garantiscono l’unicità di intervento e il raggiungimento dell’obiettivo per tutto il livello nazionale.
Vado alla richiesta di rinvio. Questo atto, Assessore, è stato abbastanza rapido e tumultuoso, nel senso che non ha ottenuto tutto quell’approfondimento che necessitava; non so se sia stato esaminato dal Cal, non c’è neanche una relazione approfondita proprio perché, mi dicevano, è stato trasmesso all’ultimo secondo e discusso dopo tre giorni.
La prima parte del Dup ripercorre gli atti di programmazione che abbiamo già adottato, Fers, Fears, ecc., che sono stati sufficientemente approfonditi e digeriti da noi, dall’Aula e dalle Commissioni, mentre il Fas non è stato svolto con sufficiente coinvolgimento degli enti locali, delle Province, delle Comunità montane, e anche il tempo a nostra disposizione è stato molto ristretto.
Ho presentato degli emendamenti affinché l’approfondimento che ci propone l’Assessore possa essere svolto anche in una fase successiva.
Comunque, non ravvisando l’urgenza dell’approvazione dell’atto, sostengo la proposta del Consigliere Castelli per poter arrivare ad un approfondimento maggiore del contenuto.
Avevamo criticato il comportamento della Giunta su come utilizzava i fondi Fas proprio perché ritenevamo non ci fosse alla base una programmazione dell’utilizzo di tali fondi. Ricordo che in molte sedute assembleari erano state proposte soluzioni a tutti i problemi pronunciando la famosa parolina magica “questo lo faremo con il Fas”.
Ora, addivenendo questo quasi obbligatorio per legge o per comportamento virtuoso di un consesso assembleare come il nostro, ritengo che l’approfondimento sia da svolgere.
Pertanto chiedo, come ha fatto il Consigliere Castelli, uno slittamento per l’approfondimento. Chiedo anche che possano essere riproposte a quest’Aula almeno le linee di indirizzo e il piano programma di realizzazione degli interventi del Fas. Anche perché, secondo il nostro Statuto, è una competenza dell’Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il rinvio a settembre della proposta di atto amministrativo n. 98.

(L’Assemblea legislativa non approva)


PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Santori.

Vittorio SANTORI. Vorrei porre una questione pregiudiziale che penso riguardi i lavori di questa Assemblea legislativa regionale.
Il parere espresso dalla seconda Commissione sul Dup è, a mio giudizio, nullo per mancanza di convocazione tempestiva ad un Commissario.
Poiché la seconda Commissione ha calendarizzato nel giorno di giovedì le proprie riunioni, la convocazione di martedì 22 luglio doveva essere effettuata, ai sensi del V comma dell’articolo 60 del Regolamento interno, a mezzo di comunicazione scritta almeno 48 ore prima.
La convocazione, invece, è stata inviata il 22 luglio ed è pervenuta il 23 luglio, e ogni altra forma di convocazione è irrituale e inefficace ai sensi del Regolamento.
Pertanto l’odierna relazione sulla proposta di atto amministrativo sul Dup, poiché fondata su un parere affetto di nullità, risulterebbe viziata e quindi annullabile.
Chiedo, quindi, che la proposta di atto amministrativo n. 98 venga rinviata all’esame della seconda Commissione che questa volta dovrà convocarsi ritualmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Vorrei precisare, come ho già comunicato con lettera al Consigliere Santori, che la convocazione di cui si fa menzione è stata fatta il giorno 18 in due forme, quella canonica della lettera e quella più moderna della posta elettronica.
Voglio aggiungere anche altre due note. Questa convocazione era già stata preannunciata durante la riunione della Commissione il giorno 17 e ribadita a tutti i Commissari il giorno 22 in Aula, affinché si potesse procedere all’esame di quel documento.
Ricordo che i Consiglieri di minoranza concessero che la Commissione potesse iniziare i lavori su questo anche se declinavano l’invito alla partecipazione.
Quindi la Commissione, come da verbale indicato, si è convocata, ha discusso e ha valutato il documento.
Pertanto credo che nulla osti già da oggi, anche dal punto di vista formale, alla discussione e alla valutazione del documento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il rinvio in Commissione della proposta di atto amministrativo n. 98.

(L’Assemblea legislativa non approva)


Proposta di atto amministrativo n. 98
della Giunta regionale
“Documento unitario di programmazione regionale”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 98 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Chiarita anche dal punto di vista formale la correttezza di questa discussione, devo dire però che almeno su due aspetti di alcuni documenti, e questo è uno, sarebbero stato opportuno maggiore spazio e maggiore tempo per un dibattito. Però allo stesso tempo un rinvio non avrebbe potuto determinare chissà quale riprogrammazione da parte di questo o quel Governo.
Comunque non sono queste le preoccupazioni in campo, il problema è che l’approvazione del Documento unico di programmazione regionale dà l’opportunità a questa Regione di determinare una linea strategica di interventi e di liberare risorse che sono davvero consistenti. Anche perché questa Assemblea legislativa regionale qualche mese fa ha approvato i piani relativi al Fondo sociale europeo e al Fers, cioè ha già definito le linee di indirizzo strategiche degli importanti fondi di programmazione strutturali che la Regione, come tutte le altre, ha a disposizione.
Ovviamente, ripeto, forse approfondire meglio un simile documento sarebbe stato opportuno, però oggi, prima delle ferie, con questo atto ci mettiamo in condizione di recuperare anche tempo, in quanto la programmazione unitaria è legata anche all’impianto strategico del settennio 2006-2013 degli impegni europei. E siamo già un po’ in ritardo rispetto alla possibilità di definire un percorso di utilizzo delle risorse.
In questo documento voglio rilevare i quattro assi principali di grande interesse. Peraltro è un documento abbastanza articolato perché contiene tutti i presupposti del piano di governo di questa tornata amministrativa e dove vengono declinate e approfondite tutte le questioni che riguardano punto per punto i settori di intervento di questo governo.
Il primo asse importante è che – ovviamente a discendere dal quadro nazionale strategico dal quale parte il Documento unico di programmazione – siamo di fronte alla possibilità di definire un quadro finanziario strategico complessivo capace di unificare la programmazione delle risorse finanziarie. Evitando, in questo quadro, sovrapposizioni di risorse fra i vari livelli istituzionali e introducendo, invece, elementi sinergici per dare spazio e corpo a strategie complessive.
Mi riferisco a due grandi finanziamenti. Il primo sono i fondi strutturali dei quali abbiamo già detto, l’altro è il fondo Fas per le aree sottoutilizzate.
Il Fas è un fondo nazionale sul quale si fa molto affidamento in quanto ci permette di definire un processo di programmazione unitario della politica di coesione regionale. I fondi Fas, infatti, sono quei fondi che ci possono permettere di dare risposte anche ai territori.
Su questo capisco anche il livello della polemica. Nel senso che i fondi Fas sono una risorsa consistente, ci sono 240 milioni di euro che vengono messi a disposizione per le politiche di coesione della regione Marche.
Inoltre è altrettanto evidente – questo è il secondo punto che vorrei riferire – che su questi fondi c’è stato un lungo percorso di concertazione, a discendere dal quadro strategico nazionale passato per la Finanziaria 2007.
Ripeto, non credo che ci siano timori di riprogrammazione, ma non anticipiamo il dibattito del Dup oggi proprio perché c’è il timore che questo Governo ricontratti, infatti tutto è possibile, è anche normale, se volete, che si possa pensare ad un atto di impostazione strategica.
In ogni caso credo che questa sia un’impostazione adeguata e corretta. E vedendo poi anche i famosi macrobiettivi, gli indirizzi strategici, le dieci priorità, ci potremo rendere conto di quanto siano ben assestati.
Mi voglio riferire ora ai fondi Fas. In questi mesi c’è stato un lungo processo di concertazione, quindi vorrei ricordare che i territori sono stati coinvolti, come pure le Province, ma non le Province in quanto tali ma in quanto enti che hanno convocato le Conferenze dei Sindaci, almeno questo è avvenuto. Questo non ha sottratto autonomia né alla Giunta né all’Assemblea legislativa perché quel tipo di concertazione ha a che fare con quell’apertura che la Regione Marche ha attuato verso quei territori. Se quella risorsa è stata assegnata per interventi di carattere strategico sui territori per recuperare su alcuni campi credo che sia stato anche giusto adottare questo tipo di apertura e quindi rendere partecipi i territori attraverso le loro indicazioni.
Tuttavia, Assessore Marcolini, su questo punto credo ci si dovrebbe in qualche modo mettere d’accordo.
Questo lo vedremo anche negli emendamenti e nell’ordine del giorno che ho presentato e con i quali voglio cercare di avere un riscontro positivo anche da parte della Giunta affinché, in modo particolare sui fondi Fas, ci sia la possibilità, attraverso le Commissioni competenti in primo luogo, di capire meglio la declinazione specifica di tali fondi anche rispetto alle proposte dei territori. Inoltre per avere la possibilità annualmente di avere un resoconto in Assemblea legislativa sul percorso dell’attivazione di queste risorse in modo particolare, ripeto, dei fondi Fas. Quindi, un piano attuativo, che rimane sempre un atto riferito all’Esecutivo, ma che per cogliere meglio quell’aspetto deve avere la possibilità di un passaggio anche nelle Commissioni assembleari.
Con il Documento unico di programmazione si tratta di dare una risposta al processo di programmazione unitario delle politiche regionali di coesione.
In questo credo si possa cogliere fino in fondo la visione strategica complessiva degli indirizzi e delle priorità che ci siamo dati, a partire dal sostegno dei problemi che riguardano l’internazionalizzazione dell’economia, la ricerca, l’innovazione, l’uso sostenibile delle risorse.
Tenete conto che qualche mese fa abbiamo approvato un documento strategico di indirizzi e se sovrapponiamo, a discendere dal quadro strategico nazionale il dibattito sul Documento strategico regionale, il programma di governo di questa Regione e oggi approvando questo Documento unico di programmazione, ci potremo rendere perfettamente conto che l’asse strategico di interventi sui territori delle Marche, in relazione alle dieci priorità, è stato perfettamente rispettato.
Ecco perché penso che oggi sia più che opportuno approvare questo documento, e in qualche modo dobbiamo anche recuperare.
Nei sei indirizzi strategici che hanno a che fare con le risorse principali dei fondi Fas credo che possiamo riconfermare l’importanza di questa scelta. Mi riferisco in modo particolare ai temi che riguardano la formazione, l’economia della conoscenza, la competitività del sistema economico, l’uso sostenibile delle risorse ambientali, gli interventi a sostegno delle infrastrutture e della logistica, gli interventi sui beni e attività culturali, gli interventi relativi ai problemi socio-sanitari e quelli relativi all’inclusione sociale.
Ovviamente ci sarà anche la necessità di operare, rispetto agli strumenti di attuazione sulla possibilità di avere in campo anche delle Apq. Quindi tutti quegli elementi che possono indirizzarci verso una rapida affermazione delle linee strategiche di indirizzo attraverso l’utilizzo adeguato delle risorse.
La preoccupazione è, di questo ne sono certo, che in modo particolare sull’uso dei fondi Fas si rischia di vedere sfumata la possibilità di dare un contributo diretto come Assemblea legislativa, perché i piani attuativi li fa la Giunta ma il timore è che tutto rimanga, appunto, in Giunta. E anche rispetto a ciò che i territori hanno definito come interventi strategici attraverso le Conferenze dei Sindaci, penso possa essere messo in discussione e sfilacciato da un dibattito forse inopportuno.
Ecco perché, in conclusione, l’apertura che l’Assessore Marcolini ha avuto poc’anzi concordando con me quell’ordine del giorno, cioè il poter dare la possibilità alle Commissioni e all’Assemblea legislativa di conoscere nello specifico l’utilizzo delle risorse, è un dato da portare a conoscenza dell’Assemblea stessa. E’ un dato che mette nelle condizioni di avere una maggiore trasparenza, e no rispetto alla Giunta – non ce ne sarebbe bisogno –, ma rispetto alle indicazioni che hanno dato fin qui le Province in relazione alle Conferenze dei Sindaci.
Il Documento unitario di programmazione è uno strumento molto complesso, ci si potrebbe semplicemente riferire alle quattro o cinque tabelline in esso contenute che danno il quadro molto chiaro delle linee di indirizzo, degli impianti strategici, dei macrobiettivi posti dal quadro strategico nazionale e delle priorità indicate dalla Giunta regionale attraverso i suoi strumenti di programmazione.
Quindi è sì un documento complesso, ma alla fine l’elemento più importante ivi contenuto è quella possibilità di mettere in campo in maniera sinergica, evitando così di commettere l’imprudenza di gestire in maniera non concertata le risorse dei fondi strutturali europei e dei fondi Fas per una politica concertata e di coesione.

PRESIDENTE. E’ assente il relatore di minoranza Consigliere Pistarelli, passiamo quindi alla discussione. Invito i Consiglieri che vogliono intervenire di comunicarlo alla Presidenza in quanto, come da Regolamento, tra diciotto minuti le iscrizioni verranno chiuse.
Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Innanzitutto vorrei fare una premessa, anche se il Consigliere Capogruppo Capponi ha già chiarito quali sono le ragioni che meditano in favore di una sospensione. Sospensione diretta non tanto a favorire un ulteriore approfondimento, quanto a rammentare alla Giunta un obbligo di coerenza, visto che era stata la Giunta stessa a prescrivere che il programma attuativo sarebbe stato allegato e definito in sede di Dup.
Voglio ripeterlo, perché se comportamento schizoide si può registrare oggi, semmai è solo da parte della Giunta che a febbraio in una sua delibera affermava che il programma attuativo sarebbe stato deciso in sede di Dup ed oggi cambia opinione. Tra l’altro non la cambia l’Assessore Marcolini che curiosamente quel giorno del 28 febbraio era assente, assenza probabilmente dovuta alla sua refrattarietà – peraltro nota – al pieno rispetto delle competenze assembleari. Sappiamo anche di un suo atteggiamento proattivo in sede assembleare diretto, con la sua risaputa e rinomata competenza, ad evitare che l’Assemblea legislativa possa intervenire in maniera non ancillare sulla dinamica dell’allocazione delle risorse.
Quindi sottolineo la coerenza dell’Assessore Marcolini e sottolineo, invece, la contraddittorietà della Giunta e della maggioranza in quanto una cosa dice il 28 febbraio e successivamente a luglio se la rimangia.
Secondo punto è il ritardo. Se il ritardo vi è, tanto da far paventare quegli scorrimenti, correttamente spiegati dal Consigliere Capponi, circa il rischio che una parte di queste risorse non vengano distratte dalle finalità loro proprie, ma possano essere reinserite in programmi nazionali, vi è da dire che anche in questo caso la Giunta ha dato luogo a un comportamento non particolarmente commendevole.
Perché? Perché la proposta di atto amministrativo è del 4 luglio 2008 – non ricordo bene quando l’atto è stato trasmesso in Commissione – e arriva Assemblea legislativa il 29 luglio. Assessore Marcolini, non mi sembra che gli Organi assembleari siano stati così pigri! Invece molto dinamica è stata la Giunta che per mesi ha commerciato con i fondi Fas in tutte le sedi!
Per esempio nel mese di aprile ad Ascoli Piceno è stata sfiorata la crisi istituzionale fra il Presidente della Provincia Massimo Rossi e il Presidente della Giunta Gian Mario Spacca che se le sono dette di tutti i colori e se le sono date di santa ragione, tanto da favorire una specie di Pace di Augusta, consumatasi a San Benedetto prima delle elezioni politiche, dove ci sono state le solenni obbligazioni reciproche per favorire la pace. Questo perché il Presidente della Provincia di Ascoli Piceno lamentava il fatto che rispetto agli impegni, che evidentemente in qualche sede il Presidente Spacca si era preso, la Regione li aveva poi traditi. Tanto è vero che ci sono state delle dichiarazioni formali da parte di Spacca dirette addirittura all’esatta ripartizione dei fondi. Una riguarda le Province di Ascoli Piceno e di Fermo – queste faccende le conosco meglio -, cioè un mese fa circa il Presidente della Giunta regionale ha addirittura parlato con chiarezza che 27 milioni, se non vado errato, sono la provvista per il sud delle Marche (ex provincia unitaria di Ascoli Piceno e Fermo) e di questi non so se 18 andranno alla strada provinciale Girola e il resto per l’elettrificazione della tratta ferroviaria Ascoli-Porto d’Ascoli.
Perché dico questo? Cioè, di che parliamo! Si parla di ritardi?! Voi presentate il 4 luglio l’atto e intanto avete fatto tutto, ripeto, tutto, perché non c’è nessuno degno di essere considerato una persona intelligente e normale che oggi può dubitare del fatto che i giochi sono stati tutti fatti. Il programma attuativo lo potevate mettere, avete già concertato tutto!
Allora oggi si sta svolgendo una vera e propria pantomima in quanto, addirittura, come Assemblea legislativa regionale non siamo stati neppure reputati degni di poter essere informati ufficialmente, e non dai giornali, di una ripartizione già svolta.
E’ tutto fatto, il programma attuativo c’è già, quindi a questo punto c’è solo una pigrizia mentale, se non addirittura un atteggiamento di insulto, di offesa e di mortificazione programmatica nei confronti dell’Assemblea legislativa delle Marche. Un’Assemblea che oggi a soggetto deve recitare su un piano che dobbiamo fingere non sia completo. Mentre è completo, negoziato, concertato e probabilmente anche siglato se non in sede formale in sede politica!.
Questo è il punto, ahimé, sul quale dobbiamo interrogarci e per il quale provocatoriamente avevo chiesto la sospensione. Provocatoriamente sì, ma non fino al punto da poter sembrare ingenuo, infatti quel programma attuativo esiste, dunque, che almeno la Giunta lo tiri fuori.
So che ci sono proposte emendative, che spero possano trovare albergo nella discussione di questo atto. Per esempio io e il gruppo di Forza Italia abbiamo chiesto che per quanto riguarda il programma attuativo la competenza possa essere formalmente attribuita all’Assemblea legislativa regionale. L’Assessore Petrini ride, ma l’ha votata anche lui la delibera in cui si diceva questo! Capisco che le stagioni della politica possono essere le più assolute ma, certo, ora divento provocatorio, Assessore Petrini, perché ho appena detto che avete già fatto tutto! Quindi vi sottoporreste a un giudizio al brivido che la vostra maggioranza non sposi ciò che avete già stabilito.
Questo credo sia il punto e che fa, ahimé, il paio con tanti altri casi in cui purtroppo vediamo questa maggioranza protagonista di iniziative tutte dirette allo svuotamento delle competenze dell’Assemblea legislativa regionale, anche quelle poche competenze che ormai residuano in una cornice normativa abbastanza avara nei confronti, appunto, di Assemblee legislative in genere.
Non più tardi di dieci minuti fa ricordavamo, ad esempio, il destino del Piano sanitario, che fra qualche giorno compie un anno, che è stato tutto costruito come fosse un atto amministrativo, che dal punto di vista del diritto amministrativo poteva essere considerato innovativo, ma che è privo di date e di cifre. Tuttavia ci era stato assicurato che allora si sarebbe inaugurata una sorta di nuova sperimentazione amministrativa che avrebbe consentito di riempire quel Piano di date e di cifre nel corso del tempo. E’ passato un anno e quelle cifre non le abbiamo viste, quei denari non vi sono, anzi, in una delle ultime delibere di Giunta regionale leggiamo – l’unica possibilità di informazione per un Consigliere regionale – che addirittura l’utilizzo dei proventi dei beni patrimoniali dismessi delle Asl viene differito di 24 mesi, differendo così tutto il piano di investimenti patrimoniali di cui si era largamente e lungamente parlato nel luglio scorso in riferimento al Piano sanitario.
Questa non sembri una considerazione di secondario momento perché secondo me attiene davvero ai fondamenti della possibilità di confronto su questo documento unitario di programmazione che, a mio modo di vedere, sconta questa ipocrisia politica che ne costituisce il presupposto e il fondamento.
Per parte mia credo che rispetto alle analisi sociologiche contenute in questo documento non si possa obiettare granché, ma non lo si può fare proprio perché siamo messi nella condizione di osservare una addotta disquisizione con quelle che sono le linee di tendenza dell’economia e della socialità marchigiana, senza poter cogliere completamente la possibilità – perché non ci è data – di modificare o correggere il tiro di alcune valutazioni.
Quindi inevitabilmente oggi il gruppo di Alleanza Nazionale – per certi versi faccio le veci del relatore di minoranza – non può che puntare l’attenzione sulle metodologie applicative del Dup che stiamo approvando.
Ecco perché abbiamo ritenuto di proporre un emendamento che va nel senso che prima ricordavo, cioè quello dell’affermazione della competenza dell’Assemblea legislativa regionale in materia di programma attuativo, così come la Giunta regionale e l’Assessore Petrini volevano a febbraio su cui poi ci hanno ripensato.
Noi rimaniamo dell’avviso che in quel caso la Giunta avesse ragione, inoltre riteniamo che, secondo quanto già richiesto dalla VI Commissione, ma interessa anche la I Commissione, sia giusto e opportuno che il monitoraggio circa l’evoluzione e l’applicazione delle risorse Fas possa essere sviluppato con un forte confronto in Assemblea legislativa e in Commissione prevedendo anche dei momenti dedicati. In maniera tale che per lo meno si possa vigilare e formulare una valutazione di quello che è il concreto andamento di un tesoretto che sta prendendo, ripeto, delle strade che magari sono anche le migliori e le più praticabili, però, attenzione, quello che stiamo dicendo attiene proprio alla dinamica anche dei rapporti istituzionali tra Giunta e Assemblea legislativa.
Il caso Dup – parlo a buon ragione di caso Dup – in realtà esprime una metodologia comportamentale che va, secondo me, censurata di per sé. Perché l’Assemblea legislativa delle Marche è giusto che non pretenda di svolgere funzioni che non le sono proprie, cioè non pretenda di fare governance concreta, non pretenda di sottrarre alla legittima responsabilità della Giunta l’adozione delle misure attuative e esecutive dei piani, però qui siamo veramente all’eterogenesi delle competenze tra Giunta e Assemblea legislativa perché vediamo, addirittura, la Giunta fare indirizzi oltre che attuazione.
A questo punto c’è, come direbbero i dotti, un vulnus della democrazia, visto che sarebbe giusto e opportuno una volta per tutte che anche i Consiglieri regionali, quindi anche i membri di questa Assemblea legislativa si facessero sentire non solo dagli spalti della minoranza, ma anche dagli spalti della maggioranza. Perché non credo che vada nel senso del miglioramento della qualità normativa un atteggiamento così autoreferenziale e solipsista della Giunta.
Anche perché – non sia ma qualche spiffero si sente – se la Giunta comincia a non avere una posizione omogenea sui settori, rischiamo davvero l’impazzimento della produzione normativa di questa maggioranza e di questo Esecutivo regionale. Un caso è proprio fornito dal dietrofront – la giravolta spaziale, diceva una volta Uforobot! – che la Giunta ha fatto sul Dup. Questo perché era stata la Giunta – lo ripeto fino ad estenuarvi – che aveva detto il 28 febbraio che il programma di attuazione lo doveva fare l’Assemblea legislativa insieme...(…) Però repetita iuvant, lo so che lei Assessore Marcolini è duro, ed io cerco di scalfire non la sua tenacia, che so è impossibile scalfire essendo notoriamente fatto di plutonio, ma mi rivolgo ai Consiglieri di maggioranza che, ripeto, non farebbero nulla di strano se invocassero il rispetto di ciò che la loro sesta Giunta ha voluto dire.
Quindi oggi devo raccomandare alla Giunta – bisogna anche fare delle acrobazie, e guardo il prof. D’Isidoro che è maestro in termini di consecutio temporum – di fare tesoro di un principio costituzionale riportato dalla delibera Cipe, ovvero del concetto di prevalenza per quanto riguarda l’allocazione delle risorse, che deve poter essere presente nel Dup per quanto riguarda l’obiettivo primario del riequilibrio economico territoriale.
Mi auguro che nelle trattative – che io per intero non conosco -, che la Giunta regionale ha già fatto con le amministrazioni provinciali, il concetto di prevalenza delle attribuzioni in favore dei territori in crisi sia stato rispettato…(…) Non ho voluto fare una battuta di spirito, perché io so dei 27 milioni di euro per la Provincia di Ascoli e Fermo, ma non conosco il rapporto. (…) Però c’è un problema, che questi sono fondi, come dice la Costituzione e come dice il quadro strategico nazionale, che vanno a riequilibrare il territorio. Cioè noi non possiamo dare a chi è di più quei soldi che sono invece quelli che servono per aiutare a chi ha di meno. Qui voi siete i Robin Hood al contrario. Se il Presidente Spacca dice che questa è la migliore economia che tira con una locomotiva del Tgv Lione-Parigi – questo dice sempre – e poi i soldi li dà a chi va con una locomotiva, c’è qualcosa che non quadra!
Noi sud delle Marche siamo i naturali destinatari di queste risorse, però viviamo questa curiosa contraddizione, cioè che non facciamo parte di questo segmento delle Marche che va con il locomotore del Tgv, però in compenso quando si tratta di aiutare i territori miserrimi dobbiamo essere considerati alla stessa stregua di chi va molto meglio di noi. Questa è una situazione un po’ stramba, che già si è espressa nel Por del Fondo sociale europeo e nel Fers.
Allora qui non si tratta, attenzione bene, di dare fiato al solito localismo straccione del sud delle Marche, si tratta di ripristinare la legalità. E la legalità per quanto riguarda i fondi per la coesione sociale prevede che quei soldi vadano prioritariamente ai territori che sono in difficoltà. Perché sarebbe come se usassimo per Courmayeur i soldi per l’intervento Casmez.
Questo è quello che sta facendo la Giunta regionale, dunque c’è qualcosa che non quadra. Spero che in questa finzione giuridica-amministrativa, quando il programma attuativo verrà alla luce – ma sappiamo che già esiste anche se per il momento è figlio di n.n. – vi sarà la giusta considerazione di un precetto che la delibera n. 566 del 2007 esprime a chiare lettere quando reclama – mi pare sia citato a pag. 152 del Dup – e richiede che come primo principio per la ripartizione delle risorse vi sia quello della prevalenza dell’obiettivo diretto a favorire la coesione economico-sociale.
Spero che almeno oggi l’Assessore Marcolini, ormai libero dal rischio che arrivino Berlusconi e Brunetta a sottrarre questi soldi, ci voglia dire almeno ufficialmente qual è la ripartizione già concordata, in modo da togliere qualche grammo di ipocrisia a questa discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. L’approvazione di questo documento unitario di programmazione, Consigliere Castelli, è frutto di una richiesta del Governo nazionale e del Governo di centro-sinistra. E’ stato previsto, infatti, che nel quadro strategico nazionale le risorse nazionali destinate alle Regioni siano accompagnate dall’approvazione di atti di programmazione che le stesse Regioni sostengono.
Credo sia importante ricordarlo perché in passato così non avveniva. Molte risorse nazionali (delibere Cipe, Apq e altre risorse) venivano gestite in maniera diretta dai Governi regionali senza nessun tipo di informazione, programmazione o condivisione dei Consigli regionali.
Intanto mi auguro che il Governo di centro-destra mantenga queste strategie, perché anche questo è partecipazione dei territori e delle Regioni alla divisione delle risorse che lo Stato mette a disposizione.
Quindi voglio essere molto franca e obiettiva, se non ci fosse stata questa richiesta da parte del Governo di centro-sinistra, come spesso accade non avremmo avuto l’occasione di vedere e di discutere delle risorse e dei finanziamenti nazionali in sedi assembleari come questa.
Mi auguro che il vostro Governo mantenga tale strategia perché, ripeto, anche questa è partecipazione dal basso. Mi sembrava corretto in premessa ricordare da che cosa è nato e perché siamo qui oggi.
Mi auguro, altresì, che possano rimanere nelle Marche – oggi approviamo questo con questa volontà – quelle risorse che precedentemente ci erano state assegnate e pertanto che non vengano assegnate altrove. E mi auguro, visto che voi siete al Governo, che darete una mano a far sì che non vengano deviate fuori regione.
Detto questo, voglio dire che non sono soddisfatta di questo percorso. Uno perché come lei ha ricordato, Consigliere Castelli, c’era la delibera n. 166 del mese di febbraio che diceva che la Giunta regionale si sarebbe impegnata ad essere qui, ma ovviamente avrei preferito una maggiore condivisione; ho anche presentato un emendamento, ma poi ho ritirato la mia firma perché non voglio creare problemi alla maggioranza.
A me dispiace che non si trovino forme che consentano all’Assemblea legislativa regionale di essere considerata alla pari degli altri soggetti istituzionali del territorio, che siano le Province o Comuni, perché questa, invece, è un’Assemblea legislativa, che nel merito vuole intervenire. Per lo meno nella mia Commissione cerchiamo di farlo, forse è quella che esprime più pareri, sia quelli obbligatori che non, proprio perché c’è la voglia di partecipare e di intervenire nel merito.
Credo che su questa benedetta questione di chi dà gli indirizzi e chi gestisce ci sia un’ambiguità, infatti su alcune questioni penso sia molto difficile distinguere la gestione dall’indirizzo.
Non ho problemi a riconoscere e a condividere questi obiettivi. Come non si potrebbe condividere l’obiettivo strategico 5, l’obiettivo strategico 2, o non condividere le finalità, però è la loro applicazione sul nostro territorio che poi deve consentire anche a noi di poter intervenire nel merito. Come potrei dire di non condividere le linee previste all’obiettivo 2 sulla sanità, ma poi come si applicano e come si raggiungono questi obiettivi in un atto così generico non si dice. E’ qui che sta il nostro gusto, come Commissione e come Consiglieri, quello cioè di poter dare un contributo.
Come generalizziamo e potenziamo la sanità pubblica nella nostra regione? Come potenziamo i servizi territoriali? Quindi credo che tra indirizzo e gestione c’è una terza via, quella che fa intervenire più nel merito, quella che dice come si declina quell’indirizzo nella nostra regione o di quante risorse vengono messe a disposizione.
Come Commissione e con l’emendamento che abbiamo presentato è questo che volevamo dire. Cioè che tra la genericità e l’applicazione concreta c’è una terza via, quella che consente di dire come quell’indirizzo può trovare concreta applicazione nelle Marche, e non in Germania o nell’Umbria, perché quegli indirizzi valgono per la nostra regione.
Mi dispiace che non riusciamo a trovare con la Giunta, anche su atti che hanno tempi di applicazione congrui, un’occasione nella quale si possa far svolgere all’Assemblea legislativa regionale la sua funzione. Noi siamo rappresentanti del territorio, conosciamo benissimo le nostre realtà, dunque, per non sbagliare, come possiamo mettere la nostra esperienza a disposizione di questa Assemblea legislativa regionale? Come possiamo essere considerati alla stregua di un altro soggetto istituzionale, quale la Provincia o il Comune?
Questo è il senso sia del parere che abbiamo dato come prima Commissione, che però la seconda Commissione non ha recepito, sia del nostro emendamento.
Abbiamo ritirato le nostre firme, anche se mi dispiace e la minoranza probabilmente farà polemica su questo, convenendo sull’ordine del giorno al quale faceva riferimento il Consigliere Ricci, però ci tenevo a dire all’Aula quali erano le ragioni vere che ci muovevano.
Non c’è nessuna volontà di bloccare, figuriamoci se vogliamo perdere risorse per la nostra regione, ma la possibilità di dare un contributo sì, dicendo che – non so se nel futuro qualcuno riuscirà a risolverlo – tra indirizzo e gestione c’è una terza via, cioè che spesso anche la gestione è un indirizzo.
Nella mia precedente esperienza di Assessore ai servizi educativi dicevo che anche in un menù c’è cultura e filosofia. Se io faccio un menù scolastico che rispetta le origini dei bambini o favorisce una cultura dei prodotti locali, della vegetazione e del biologico, anche quella è cultura ed indirizzo.
Quindi pensavo si potesse trovare una terza via. Adesso si è rimediato così.
Noi siamo una piccola Regione che ha un’Assemblea legislativa disponibile, vorrei davvero che trovassimo una strada che non ci costringa sempre all’ultimo minuto a un braccio di ferro, ma che metta davvero – nell’Assemblea legislativa regionale c’è la voglia di fare questo – il Consigliere nella condizione di poter dare un giudizio di merito senza eccessive preoccupazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Prendo la parola per far osservare come su questo atto la sincronizzazione delle espressioni dei pareri da parte di tutte quelle istituzioni a cui abbiamo dato vita in questa Regione sia praticamente saltata.
C’è stata l’espressione di un parere da parte del Cal molto complessa, sono state fatte delle valutazioni anche di notevole incidenza sull’atto, ma che non sono state recepite ne tanto meno valutate da nessuno.
L’espressione del parere delle Commissioni è avvenuto il 22 luglio – magari potevano essere le Commissioni a far proprie le indicazioni del Cal – mentre il Cal si è espresso nell’unica seduta utile del 23 luglio.
Dunque negli emendamenti che abbiamo presentato mi sono fatto carico di recepire alcune indicazioni del Cal, abbiamo addirittura presentato alcuni emendamenti che le Commissioni avevano espresso come condizione per l’approvazione dell’atto, ma che successivamente non sono stati più presentati.
La nostra valutazione complessiva sarà di tipo positivo qualora sull’atto ci sarà la possibilità di mettere delle clausole che consentano di poter osservare il percorso di programmazione soprattutto per i Fas.
Noi siamo stati quelli che qui in Aula per approvare il Psr hanno garantito la maggioranza, l’abbiamo garantita per approvare il Por, e questo perché non avevate i numeri per farlo. Quindi su questi atti abbiamo inciso in termini di modificazione di indirizzo e ci siamo espressi anche in un modo responsabile rispetto ai bisogni della regione.
Sul Fas ritengo che la Giunta abbia voluto giocare una partita poco trasparente, una partita quasi incomprensibile. Non c’è neanche un rendiconto di quello che è stato fatto con il Fas nel periodo precedente di programmazione. E non vedo come possa essere programmato il futuro senza avere un rendiconto di quello che è stato fatto. Oppure come possa essere fatta una programmazione rispondendo proprio alla delibera Cipe di ripartizione del Fas che dice, per esempio, che bisogna guardare il riequilibrio delle aree sottosviluppate.
La Regione fa delle enunciazioni, a Pesaro dà 30 milioni di Fas perché altrimenti lì politicamente ci creano problemi, di sotto altri 30 milioni altrimenti rompono. Tra l’altro, Assessore, questo mi sembra molto riduttivo del nostro ruolo di Consiglieri. Ma in ogni caso non andremo dallo psicologo perché ci fate questo!
Comunque ritengo che la poca considerazione dell’indirizzo che l’Assemblea legislativa può dare alla Giunta sia una vostra sopravalutazione, cioè un autoipervalutazione dei vostri atteggiamenti. Perché in questa Assemblea legislativa l’armonizzazione dei principi avviene anche in modo molto meno “telefonato”. Nel senso che abbiamo una certa indipendenza, perché essendo in quaranta dobbiamo mediare una situazione che guardi più che altro ai bisogni effettivi e non al particolarismo, non al presidente di una provincia che mi può creare dei problemi, non a un partito che domani potrà non votarmi più il bilancio o qualcos’altro.
Dunque noi abbiamo una libertà maggiore di pensare ad una programmazione utile per la regione.
Sul Fas vogliamo dire la nostra perché è all’Assemblea legislativa regionale che compete la programmazione. E’ programmazione il fatto di scegliere quali assi privilegiare, non è l’Assessore che deve decidere a quale asse è meglio riferire per la nostra regione i fondi assegnati. E’ programmazione la scelta di quante risorse destinare a un particolare asse di intervento, è programmazione concentrare o distribuire a pioggia le risorse che ci sono. E’ anche programmazione il raccordo, a mio avviso, della programmazione del Fas con tutti i programmi che ci siamo dati in questi anni. Non basta solo il Piano socio-sanitario o il Piano sociale che abbiamo approvato oggi, in tutta l’altra programmazione (Piano agricolo, Piano di sviluppo regionale, Piano ambientale) ci siamo dati una serie di strumenti e, secondo me l’Assemblea legislativa vuole verificare che ci sia congruenza tra quello che prevediamo di realizzare con i fondi del Fas e tutta la programmazione che c’è.
Oggi parlavamo che nelle Marche ci sono pochissime strutture per il sociale perché nel tempo non sono state realizzate, ci sono solo quelle dei Comuni, quindi si vuole aumentare e concentrare l’offerta, con la vostra proposta tra l’altro, quindi ci sarà bisogno di intervenire anche con i fondi specifici per questo, non saranno sufficienti quei fondi che indicate nel Piano sociale, quindi il fondo delle aree sottosviluppate deve proprio andare a risolvere questo tipo di problematica. Dove c’è carenza il fondo sembra, proprio nella sua costituzione, mirare a questo.
Qui dentro possiamo dire tutto, ma a me sembra banale una discussione sul fatto che sia un Governo che l’altro hanno tagliato. Se dovessi dire i danni che ha fatto il Governo Prodi ogni volta che prendo la parola dovrei parlare degli strafalcioni e dei danni inestimabili che questo Governo ha prodotto all’economia, mi ci vorrebbero solo venti minuti per questo. Però non lo faccio in quanto ritengo che non sia utile ai compiti a cui siamo chiamati.
Invece questa Giunta ha un vezzo eccezionale, quello della lamentosità, cioè quando c’è un Governo che non è dello stesso colore il lamento è la principale attività di ogni Assessore. (…) Secondo me non è così, perché i fondi Fas non sono stati tagliati, sono stati concentrati, è una cosa diversa, che può essere criticabile, ma la critica deve avvenire dopo che si sia eventualmente prodotto un danno o un beneficio. Se quella scelta è stata buona lo vedremo dopo, non bisogna lamentarsi prima. E’ una scelta comunque da rispettare del Governo come noi rispettiamo molte scelte che vengono fatte in questa Aula anche se tutte molto discutibili.
Pertanto credo che si debba prima aspettare il risultato.
Abbiamo presentato, Assessore, una serie di emendamenti, ripeto, che raccolgono un po’ quello che ha detto il Cal: “sì, però bisogna far questo”, mentre le Commissioni avevano detto “l’approviamo a condizione che avvengano queste modifiche”. Dunque una parte sono state presentate dalle Commissioni, però visto che altre non lo hanno fatto ci siamo attrezzati per poterlo fare con emendamenti che, appunto, vanno a risolvere il problema della carenza dell’ultima parte di questo documento, quella cioè che riguarda il Fas.
Il Fas, infatti, non può essere una partita gestita solo dalla Giunta regionale senza nessun atto di programmazione e di concertazione con il territorio, e questo è ciò che chiediamo, quindi lo abbiamo messo nero su bianco.
Dunque se questi nostri emendamenti verranno approvati, perché tutto il resto è una strategia che in larghissima parte abbiamo già condivisa, potremmo anche avere un atteggiamento positivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Vice Presidente Santori.

Vittorio SANTORI. La Commissione, amici Consiglieri, con proprio parere il 10 luglio ha licenziato il Rendiconto 2007 e l’Assestamento 2008, lo ha fatto senza neppure attendere il rapporto di gestione approvato dalla Giunta il 14 luglio.
Ora ci troviamo ad esaminare il Documento unico di programmazione la cui relazione è scaturita dalla Commissione nella riunione del 22 luglio scorso, invece la relativa convocazione della stessa Commissione è pervenuta ai Commissari il 23 luglio.
La frettolosità, che ha caratterizzato l’attività della Commissione, non è stata foriera di palesi violazioni di regolamento.
E’ ora evidente che l’odierno lavoro dell’Assemblea legislativa potrà essere annullato, per violazione di valida convocazione della Commissione e quindi di valido parere, con un semplice ricorso di qualsiasi cittadino, in quanto si tratta di vizio inerente alla violazione di legge.
Il buonsenso avrebbe dovuto consigliare il rinvio dell’atto in Commissione anziché approvare un documento così importante e poi vederlo annullato da qui a qualche mese.
Un secondo e grave pregiudizio incombe sull’atto che stiamo esaminando, anch’esso frutto di violazione statutaria. Infatti il documento è privo di un preventivo atto di indirizzo e delle linee guida di esclusiva competenza dell’Assemblea legislativa regionale, peraltro come è stato denunciato dallo stesso Cal.
Dunque la Giunta regionale, violando la competenza esclusiva dell’Assemblea legislativa, pone in essere un atto annullabile dal punto di vista normativo, ma soprattutto un atto lontano dalle necessità dei cittadini e dei territori, un atto assolutamente inutile rispetto alle necessità di riequilibrare le carenze infrastrutturali e i servizi oggi presenti.
Quindi, per gravi violazioni di Statuto e di Regolamento, il buonsenso dovrebbe indurre tutti i Consiglieri a bocciare il presente atto ed approvare in questa sede assembleare gli atti di indirizzo e le linee guida su cui a settembre la Giunta dovrebbe lavorare per produrre un documento veramente in regola con gli interessi dei cittadini e con le esigenze dello Statuto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Per l’importanza dell’oggetto gli interventi sono giustamente improntati ad una certa gravità. Sulla sostanza del documento, invece, mi pare che abbia fatto bene la Consigliera Mollaroli che ha richiamato la novità rispetto alla gestione dei fondi Fas avvenuta tra il 2000 e 2006.
Vorrei dire al Consigliere Capponi che seppure il documento contiene una sintetica valutazione della programmazione precedente, la contiene per le risorse, per l’indirizzo, quindi non può essere un documento omnibus, ma è disponibile anche la valutazione dei singoli interventi, come i risultati occupazionali e quelli economici degli investimenti ventilati.
Che cosa voleva essere e che cosa è il Dup?
La discussione di oggi, ma non soltanto quella di oggi, ha un po’ messo in evidenza l’idea che la programmazione sia una visione legata a problemi specifici e che l’amministrazione della Regione venga spezzettata in mille rivoli senza alcuna comunicazione fra di essi.
Il Dup, come è stato fatto rilevare, è per quattro quinti la riorganizzazione, la digestione, la metabolizzazione di documenti che l’Assemblea legislativa ha discusso, compulsato, modificato, integrato. In effetti si tratta del coordinamento programmatico alla luce delle priorità del Governo di legislatura, del Fers, del Fas, del Fears e del Fep.
La novità aggiuntiva riguarda la parte operativa del Fas. Per esempio, con riferimento alla costruzione del documento vale la pena ricordare, rispetto alla domanda “chi dà gli indirizzi e chi gestisce”, che una buona parte di queste risorse, al netto dei 75 milioni che sono stati riconosciuti di appannaggio provinciale sulla scorta delle priorità programmatiche regionali concordate, fanno riferimento prevalentemente, se non esclusivamente – ma credo sia onesto riconoscere prevalentemente – a programmi, a iniziative che sono sullo sfondo dell’azione regionale, ad esempio penso ai piani settoriali, penso alle Apq non finanziate, penso alle emergenze logistico-infrastrutturali non finanziate.
Tenete presente che il Fas precedente per il 77% aveva indirizzato risorse al piano infrastrutturale. Su quel versante logistico, trasportistico, infrastrutturale c’è un rapporto incongruo tra risorse e bisogni, quindi si è pescato innanzitutto, nell’attrezzare le proposte del Fas, sulle esigenze concordate con le Province, su una scheletratura largamente incentrata sulla logistica infrastrutture-trasporti, e per il resto come integrazione dell’azione di governo più volte tornata in Assemblea legislativa o nelle discussioni sulle procedure negoziali oppure per quelle a bando o per quelle a valutazione nell’ambito dell’attività programmatica regionale.
Ci sono, cioè, piani settoriali e azioni di governo che regolarmente stridono e si fermano sul terreno della indisponibilità di risorse.
Quindi i 240 milioni, di cui 10 milioni per l’assistenza tecnica, 75 riservati alle Province, una buona parte riferiti alle infrastrutture, trovano un canale di lettura trasversale in interventi di assoluta sicurezza e trasparenza.
E’ stato detto – e su questo non voglio evitare il confronto, lo diceva il Consigliere Capponi, e come lo annunciava comprensivo delle difficoltà anche il relatore di maggioranza Ricci – che c’è un problema di partecipazione.
Ho già ricordato che la gran parte delle Regioni hanno liquidato questo impegno con una delibera di Giunta, noi stiamo facendo un percorso che almeno dal mese di giugno impegni l’Assemblea legislativa e gli organismi della partecipazione. Non vorrei cavarmela con una battuta, però i pareri contano non soltanto quando sono negativi ma anche quando sono positivi. I pareri del Cal o delle Commissioni valgono tutti, sia quelli che condizionano che quelli che danno un parere complessivamente positivo rilevando processi di miglioramento attivabili.
Quello attorno a cui stiamo lavorando, e che è possibile realizzare, è non fermare l’operatività e consentire nel mese di settembre di aprire una sessione informativa con le Commissioni assembleari interessate, attorno alla Commissione referente, per dare ampia comunicazione delle schede delle Province, del programma operativo. Però presentandoci a settembre all’appello nel confronto con il Governo in termini operativi.
Voglio ricordare che anche il Fas, come gli altri fondi, ha la possibilità di un aggiornamento su base annuale, avrà un comitato di sorveglianza che consentirà di seguire l’avanzamento.
Da questo punto di vista il documento già segnala la possibilità di una sessione, a fianco ma specificata da quella comunitaria più generale sulla coesione, che possa rendicontare analiticamente gli importi finanziari, i risultati tecnici, il monitoraggio e la realizzazione dell’intera partita programmata.
Tenete presente che nell’ambito della revisione di mezzo termine le rinunce e revoche ammontano a circa il 20% del programmato.
Quindi non mi pare che sia né la prima né l’ultima delle occasioni, mi pare che ci sia il dovere della partecipazione e il dovere anche della sintesi.
Ho ascoltato con doverosa attenzione – come il relatore di maggioranza Consigliere Ricci e come sottolineato anche dalla Consigliera Mollaroli – chi si è fatto carico delle esigenze per i livelli di partecipazione.
Su questo versante c’è un problema più generale, il ruolo di funzioni che trova costantemente un equilibrio che non è mai lo stesso, e nella distribuzione di funzioni tra Assemblea legislativa e Giunta il pendolo fino a un paio di anni fa è andato molto velocemente verso il potenziamento degli Esecutivi. Basta dire che con il 2006 la gran parte dei provvedimenti comunitari prende la via dell’Assemblea legislativa, così come tutti gli atti amministrativi e i regolamenti. Ora il pendolo è tornato indietro, quindi tocca trovare un punto di equilibrio tra l’attività della Giunta e quella dell’Assemblea legislativa perché la partecipazione alla funzione di indirizzo programmatico, di monitoraggio e controllo dell’Assemblea legislativa non si trasformi in una sempre possibile tentazione particolarista, localista che metta in discussione il dovere della sintesi.
Ripeto, Consigliere Capponi, non me la vorrei cavare con una battuta di questi tempi, non chiamando sempre in campo strumentalmente ne volendo traslare la responsabilità sempre sul Governo nazionale, però l’attività parlamentare nazionale – ieri sera ho ascoltato una trasmissione di radio radicale –, che si avvia alla chiusura per la pausa estiva, in poco più di due mesi ha licenziato tredici leggi. Di queste tredici leggi, dieci erano la trasformazione di decreti legge. I 945 Parlamentari del Senato e della Camera sono stati impegnati su una volontà di impulso del Governo non avendo la possibilità di interloquire né di avere la conoscenza e neanche l’informazione. E’ un esempio pessimo che noi non vogliamo replicare.
Non vogliamo replicarlo, ma altrettanto onestamente devo dire, evitando le scorciatoie quindi avendo ben presente un rapporto di incongruità strutturale fra bisogni e risorse, tra mezzi e fini, che possiamo portare il problema di scala regionale fino al livello della rappresentazione dettagliata atomizzata. Spesso non è sufficiente nemmeno quella provinciale. C’è un problema che noi vogliamo rispettare, quello di sussidiarietà, di addizionalità, ma anche di adeguatezza territoriale ed istituzionale.
Questo equilibrio, che non è mai definito una volta per tutte, ma che è fatto di disposizione all’ascolto reciproco delle ragioni che possano evitare diffidenze e difficoltà sull’efficientamento della pubblica amministrazione e sulla necessità di operare delle scelte che siano di un livello superiore a quello che spontaneamente si potrebbe formare, penso che ci sia anche nell’azione del Governo nel confronto con l’Assemblea legislativa.
In tal senso, rispetto alla sollecitazione che faceva il relatore di maggioranza, dichiaro la disponibilità da parte della Giunta di aprire una sessione informativa di dettagli tecnici che riguardano la dislocazione territoriale da aprire durante il mese di settembre con la Commissione referente e con le Commissioni assembleari coinvolte, che diano l’avvio a questo confronto e che dunque permetta un aggiornamento informato su base annuale, così come hanno chiesto la prevalenza dei Consiglieri che sono intervenuti.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa, passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 dei Consiglieri Capponi, Cesaroni, Giannotti, Bugaro, Tiberi, Brini:
A pag. 8 – paragrafo 1.3 “I principi trasversali della politica regionale unitaria” è inserito, prima del capoverso “L’adozione del principio di pari opportuni di genere e di non discriminazione” il seguente capoverso: “L’adozione del principio del riequilibrio economico e sociale del territorio regionale. Tale principio recepisce le indicazioni contenute nella deliberazione Cipe 166/2007.”.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo capoverso, che è un po’ il succo dell’intervento che ha fatto il Cal rispetto a questo strumento di programmazione, riguarda proprio il riequilibrio economico e sociale del territorio regionale, e questo discorso è espresso bene. Peraltro è una deliberazione avvenuta sotto il Governo del centro-sinistra e non di centro-destra.
Quindi penso possa essere accolto in quanto si mettono come priorità le indicazioni contenute proprio nella delibera Cipe.
E’ un emendamento che non produce nessuna modificazione pratica, è solo un richiamo a tener conto di tale deliberato.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Il principio è condivisibile, ma se mi consente, Consigliere Capponi, è superfluo dato che la delibera Cipe n. 166 prevede espressamente che: “La programmazione del Fas dovrà rispettare i principi, anche di rilievo costituzionale, che sottendono al legittimo ed efficace utilizzo delle risorse aggiuntive nazionali. Tali principi riguardano l’insieme dei Programmi Fas, sia nazionali che interregionali e regionali, nonché tutti i territori interessati, sia quelli del Centro Nord che del Mezzogiorno. In particolare si tratta del: - principio di prevalente destinazione delle risorse ad obiettivi di riequilibrio economico sociale, così come previsto dall’art. 119, comma V della Costituzione...”.
Il principio di riferimento che ho visto nel parere del Cal, e che lei ha sottolineato, è accettabile, ma è inserito già nel testo, quindi risulta una sottolineatura ridondante.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Noi non riteniamo valida, Assessore, la programmazione dei fondi che lei ha indicato sommariamente sul Fas, in quanto riteniamo debba avvenire dopo una concertazione ulteriore.
Quindi – ho visto emendamenti anche della maggioranza – chiediamo che questo atto ritorni per gli indirizzi generali e, se possibile, anche per le allocazioni delle somme a disposizione.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 del Consigliere Castelli:
A pag. 129, paragrafo 4.4, in fine dopo la lettera e) aggiungere il seguente capoverso finale: “La Giunta regionale informa l’Assemblea legislativa in ordine allo stato di attuazione degli interventi attivati e cofinanziati con i fondi Fas mediante una relazione annuale, anche al fine di consentire all’Assemblea medesima la conoscenza dei risultanti ottenuti dall’applicazione del programma.”.
Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Sostanzialmente è un emendamento che ricalca una richiesta avanzata dalla sesta Commissione.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 del Consigliere Castelli:
A pag. 132, paragrafo 5, dopo il quarto capoverso, aggiungere la seguente espressione: “Ai fini del pieno rispetto del principio di cui alla precedente lett. A) si ritiene di individuare, quale obiettivo prioritario di riequilibrio economico sociale nella Regione Marche, il sostegno all’economia della vallata del Tronto.”.
Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Questo emendamento è l’esplicitazione del principio di rispetto dell’obiettivo di riequilibrio economico e sociale cui faceva riferimento l’Assessore Marcolini quando ha citato il passaggio della delibera Cipe che individuava, tra le tre finalizzazioni di massima dell’impiego dei fondi Fas, proprio questa.
Dunque propongo un’aggiunta che ha lo scopo di esplicitare un principio che la Giunta regionale ha già, per lo meno a livello formale, cercato di declinare anche attraverso l’individuazione di una delega attualmente esercitata proprio dall’Assessore Marcolini, cioè quella per il rilancio dell’economia picena.
In sostanzia voglio tracciare un nesso, richiamandomi a quello che la Giunta ha già affermato in altre sedi, tra l’obiettivo di riequilibrio economico sociale generale e quello che è il sostegno all’economia della vallata del Tronto. Che, come è noto, assume un carattere di emergenza tale dall’aver anche giustificato la enucleazione di una delega che, ripeto, è proprio quella dell’Assessore Marcolini.
Quindi da Assessore per il riequilibrio della vallata del Tronto di Ascoli Piceno non posso pensare che sia contrario al rafforzamento della sua delega.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. E’ condivisibile, ma il riequilibrio economico-sociale richiamato nella delibera Cipe e anche nei nostri impegni fa riferimento a tutto il riequilibrio e non soltanto a quello di una vallata.
Certo, c’è una specialità, tanto che la Giunta regionale ha dedicato una delega ai problemi del Piceno, però ci dobbiamo ricordare – perché in quest’Aula sono risuonate nelle ultime settimane tante altre discussioni – la crisi occupazionale del fabrianese, penso ai problemi dei collegamenti delle vallate del Conca e della Valmarecchia a Pesaro oppure alle crisi concentrate territorialmente che abbiamo avuto nel tessile, abbigliamento e confezioni negli anni passati.
Quindi mi pare una sottolineatura, quella già richiamata nell’emendamento presentato dal Consigliere Capponi che sottolinea la necessità del riequilibrio, una mobilità e non una fissità, che al momento attuale è concentrata prevalentemente sulla vallata del Tronto, ma che non deve escludere altre priorità di intervento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4 dei Consiglieri Capponi, Giannotti, Cesaroni, Tiberi, Bugaro, Brini:
A pag. 132, punto 5, Linee di indirizzo per la programmazione del Fas 2007/2013, il sesto periodo, dalle parole: “Nel Programma attuativo Fas” alle parole “valutazione e controllo”, è sostituito dal seguente: “Con atto amministrativa l’Assemblea legislativa regionale individua le linee di indirizzo e il Programma attuativo Fas, su proposta della Giunta regionale. Le linee di indirizzo definiscono l’articolazione di ciascun indirizzo strategico in obiettivi specifici a relative linee di azione unitamente alla dotazione finanziaria, il sistema di governance e i sistemi di monitoraggio, valutazione e controllo. Su tale atto dovrà essere sviluppata la concertazione con gli Enti locali e il Cal.”.
Se viene approvato decadono gli emendamenti 5, 6 e 7.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo emendamento recepisce un’indicazione della seconda Commissione, addirittura la amplia un po’ facendo diventare il Fas un vero atto di programmazione, cosa che, così come viene proposto, non sembra individuarsi.
Richiamo soltanto il fatto – penso alla Giunta, all’Assessore, al Vicepresidente e al Presidente – che il Fas è un vero atto di programmazione, dunque deve seguire le procedure previste per gli atti di programmazione. Cioè dal parere del Cal, quindi dalla partecipazione, fino all’approvazione di un documento di indirizzi e di scelte che su un contesto di così scarse risorse a disposizione rispetto ai bisogni, deve far intravedere quei concetti di concentrazione, di strategicità e di riequilibrio insiti nelle indicazioni del Cipe.
Penso che questo sia l’emendamento giusto, più pregnante anche dei successivi, in quanto lo fa diventare un vero e proprio atto di Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non mi sembra pertinente il suo richiamo, Presidente, sul fatto che se non viene approvato questo emendamento decade l’emendamento n. 6 che propone, invece, una cosa diversa.
In questo emendamento si richiama la proposta di individuare le linee di indirizzo in capo all’Assemblea legislativa, l’emendamento n. 6, invece, propone che sia l’Assemblea legislativa ad approvare il piano attuativo, che è una cosa leggermente diversa, Presidente.

PRESIDENTE. Gli uffici confermano che qualora l’emendamento venga approvato decadono gli emendamenti 5, 6 e 7.

Roberto GIANNOTTI. Mi sembra solo un’interpretazione. Comunque questo emendamento di fatto vuole evitare un atto illegittimo, cioè vuole evitare che questa Assemblea legislativa venga defraudata del diritto di definire uno strumento della programmazione regionale.
La proposta della Giunta, secondo me, è illegittima e se l’Assemblea legislativa accetta addirittura di farsi togliere questa responsabilità compie un vero e proprio autogol.
Su questo emendamento, visto e considerato il valore che ha, chiedo il voto per appello nominale anche a nome dei Consiglieri Capponi e Tiberi.

PRESIDENTE. Bene, iniziamo il voto per appello nominale partendo dalla lettera F.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Sara Giannini no
Roberto Giannotti sì
Leonardo Lippi assente
Marco Luchetti no
Katia Mammoli no
Francesco Massi sì
Almerino Mezzolani no
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli no
Rosalba Ortenzi no
Paolo Petrini no
Fabio Pistarelli assente
Cesare Procaccini no
Mirco Ricci no
Lidio Rocchi no
Franca Romagnoli sì
Vittorio Santori sì
Daniele Silvetti assente
Vittoriano Solazzi no
Franco Sordoni no
Gian Mario Spacca no
Oriano Tiberi sì
Luigi Viventi assente
Michele Altomeni no
Marco Amagliani assente
Fabio Badiali no
Stefania Benatti no
Massimo Binci assente
Giuliano Brandoni no
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli no
Giacomo Bugaro sì
Franco Capponi sì
Guido Castelli sì
Enrico Cesaroni sì
Graziella Ciriaci sì
Francesco Comi assente
Giancarlo D’Anna sì
Antonio D’Isidoro no
Sandro Donati no

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5 dei Consiglieri Romagnoli, Massi, in quanto i Consiglieri Mollaroli, Benatti, D’Isidoro e Mammoli hanno ritirato la loro firma:
A pag. 132, punto 5, Linee di indirizzo per la programmazione del Fas 2007/2013, il sesto periodo, dalle parole: “Nel Programma attuativo Fas” alle parole “valutazione e controllo”, è sostituito dal seguente: “Con atto amministrativa l’Assemblea legislativa regionale individua le linee di indirizzo sulla scorta delle quali la Giunta regionale predispone il Programma attuativo Fas. Le linee di indirizzo definiscono l’articolazione di ciascun indirizzo strategico in obiettivi specifici e le relative linee di azione unitamente alla dotazione finanziaria, il sistema di governance e i sistemi di monitoraggio, valutazione e controllo.”.
Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Questo emendamento è l’ultima chance che viene offerta affinché davvero non ci sia una votazione liberticida, come pare stia invece avvenendo.
Noi non abbiamo la remora – che giustamente con estremo disagio ha manifestato la Consigliera Mollaroli e credo anche per conto della Consigliera Benatti – di non dover creare problemi alla maggioranza e quindi la decisione di ritirare la firma. Noi che crediamo in quello che la Commissione ha fatto – parlo per me e per il collega Massi – manteniamo la firma e manteniamo l’emendamento.
Peraltro questo emendamento è un’ulteriore subordinata rispetto a quello di prima. Cerchiamo di salvare il salvabile. Qui si dice che la competenza deve restare alla Giunta, ma che le linee di indirizzo devono passare in Assemblea legislativa.
Quindi è una cosa di meno o di più a seconda di come la si legge.
Era una decisione discussa, partecipata e libera che la Commissione aveva inteso prendere. Ci sono state pressioni, quindi pare davvero che ogni proposta di ficcare il naso su questi fondi e su questi stanziamenti sia vista come una profanazione o comunque come qualcosa che deve rimanere nelle segrete stanze della Giunta, a tal punto che le Consigliere sono state ben consigliate, se non indotte, a ritirare la loro firma.
La Commissione chiede, e lo farà poi con un altro emendamento, ulteriore subordinata, che l’Assemblea legislativa si riappropri dei propri privilegi. Che non credo, Presidente, sia soltanto quello di votare in venti un atto complesso come l’Assestamento della scorsa seduta votato solo perché il Regolamento comunque lo consente, infatti sappiamo che il meccanismo dei ventuno ha fatto sì che siete potuti andare avanti anche da soli. Credo che i privilegi e le prerogative vere del Consigliere siano quelle di parlare, di partecipare e lo deve poter fare soprattutto quando riguarda una simile mole di soldi.
Non so quanto i Consiglieri di maggioranza si sentano soddisfatti del ruolo a cui sono relegati in particolare su un atto così importante. Credo che la mortificazione che viviamo noi la vivano anche loro. E quanto più un Esecutivo si arrocca in questa maniera tanto più manifesta difficoltà e contrarietà nel consultarsi proprio su quelle problematiche che tutti conosciamo, cioè per i rimpasti o per quella blindatura che indica soltanto insicurezza.
Speriamo che almeno questo emendamento, che era della Commissione, venga votato. Diversamente mi associo a quanto detto dai Consiglieri Capponi e Castelli, cioè che faremo in modo che questo atto venga impugnato.
Peraltro non potete neanche dire che altre Regioni hanno fatto diversamente. Qui dobbiamo capire se questo è un atto di programmazione o no, quindi se è un atto vostro definitelo come tale, ma se si tratta di programmazione l’iter che state disegnando con la procedura di questa mattina non è legittimo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Credo che le questioni ora poste non siano peregrine perché, in primo luogo, vanno nella necessità di una sovranità dell’Assemblea legislativa, sovranità che nella fase dei presidenzialismi non guasta.
Però, visto che secondo me la seconda parte di questo emendamento è sbagliata perché indebolisce il ruolo dell’Assemblea legislativa, magari potrebbe essere subemendato o votato per parti separate.
Su tali questioni più volte in terza Commissione, quindi anche con il Consigliere D’Anna, abbiamo fatto una discussione, si è detto che l’Assemblea legislativa deve dare l’indirizzo politico generale, ma poi le azioni unitarie e, ad esempio, anche l’articolazione di ciascun indirizzo e per alcuni casi i bandi, non è giusto che tornino in Commissione e in Assemblea legislativa proprio perché riguarda la parte esecutiva. Nella fase successiva, invece, l’Assemblea legislativa ha tutte le possibilità del controllo, quindi noi dobbiamo limitarci all’indirizzo.
Dunque se si può votare per parti separate il gruppo dei Comunisti Italiani voterà il primo capoverso, invece il secondo andrebbe tolto perché è un atto improprio, dunque non serve.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Penso che tutto sommato siamo un po’ sfortunati, infatti parliamo di questo atto in un momento particolare della vita politica della maggioranza, della legislatura e in un momento particolare dell’anno.
Dunque tutto meritava una discussione più approfondita, ma comunque torna alla ribalta il problema fondamentale di questa legislatura, cioè l’eterno dissidio nel rapporto tra Giunta e Assemblea legislativa.
Siccome non è stato risolto né dal legislatore, né da noi con lo Statuto, né da un gentlemen’s agreement che ci dovrebbe essere, purtroppo ricadiamo sempre in questa discussione.
Quindi, condividendo quello che hanno detto i colleghi Capponi, Giannotti, Romagnoli precedentemente, anch’io lo rimando alla maggioranza esortandola a non fare harakiri.
Quello arrivato dalla Commissione era un ottimo emendamento – Presidente Mollaroli le do atto di questo –, però avete voluto ritirare le firme, ma le nostre rimangono. Comunque siamo anche disponibili a ritirare la seconda parte, facendo un subemendamento soppressivo del secondo comma.

(L’Aula attende che il sub emendamento enunciato venga elaborato)

PRESIDENTE. Subemendamento n. 05 dei Consiglieri Mollaroli, Procaccini, Binci, Romagnoli, Massi:
All’emendamento n. 5 sopprimere dalle parole “Le linee di indirizzo” sino alla parola: “controllo.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 6 dei Consiglieri Giannotti, Massi, Brini, Capponi, Tiberi, Bugaro, Romagnoli, Santori, Cesaroni. Decaduto.

Emendamento n. 7 del Consigliere Castelli. Decaduto.

Emendamento n. 8 dei Consiglieri Capponi, Giannotti, Cesaroni, Tiberi, Bugaro, Brini. Decaduto.

Emendamento n. 9 dei Consiglieri Giannotti, Massi, Brini, Capponi, Tiberi, Bugaro, Romagnoli, Santori, Cesaroni:
A pag. 147, paragrafo 5.4, ultima riga, sostituire “Giunta regionale” con “Assemblea legislativa regionale”.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non capisco perché anche questo emendamento non sia decaduto visto che avete dichiarato decaduto l’emendamento n. 6!
In questa Assemblea legislativa “piena di legittimità!”, cioè un’Assemblea legislativa dove si vota con venti Consiglieri l’assestamento di bilancio, venti, un numero magico...!

PRESIDENTE. Consigliere Giannotti, si attenga all’emendamento.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, nel mio intervento faccio tutte le divagazioni che credo, lei non ha né titolo né il diritto di richiamarmi su queste cose. Per favore, lasci stare!

PRESIDENTE. Lei ha la parola per illustrare l’emendamento.

Roberto GIANNOTTI. Per fare l’intervento devo partire da lontano perché ritengo che oggi operiamo in una condizione di palese illegittimità. Ho detto che questa Assemblea legislativa è illegittima, è una figlia illegittima della democrazia istituzionale. Perché l’altro giorno avete votato in venti un documento importante per il quale era previsto il ventunesimo voto. Perché oggi venite qui a respingere in maniera impropria un richiamo sostanziale del Consigliere Castelli sulla mancanza di uno strumento essenziale per la discussione dell’atto. Perché avete votato, quindi fatto prevalere la logica dei muscoli, ad una richiesta legittima del Consigliere Santori che poneva l’illegittimità della convocazione della seconda Commissione, con tutto quello che ne consegue. Perché palesemente oggi state approvando un atto, che al di là dei rimedi dell’ultima ora come quello approvato poc’anzi, espropria l’Assemblea legislativa regionale di una sua funzione, la funzione dell’approvazione del quadro attuativo.
C’è un dibattito nel Paese, molte Regioni vi si sono adeguate, la Regione Marche non si adegua. Anzi, peggio, ha messo in piedi la più grande buffonata politica degli ultimi mesi vendendo già i Fas prima di averli approvati. Come avrete visto nelle settimane scorse il Presidente della Giunta regionale, che oggi non è presente, accompagnato dall’Assessore Mezzolani una volta, da altri Assessori in altre occasioni, ha girato la regione vendendo i Fas, cioè stabilendo già quelle linee guida che dovrebbero essere concertate, dicendo anche cose che non sono possibili, colleghi Consiglieri! (..:) La differenza sostanziale è che il Governo incontra e va nelle grandi città per sentire il volere del popolo, voi invece avete fatto l’opposto, siete andati a far la conferenza stampa per dire quello che avete già deciso. Quindi il Governo non incontra, ma comunica quello che ha deciso.
Inoltre, e questo l’ho dico con un’affezione particolare al mio collega Mirco Ricci, a pag. 140 nel capitolo “Finalizzazione delle risorse Fas” c’è scritto che i Fas devono essere destinati a questi obiettivi: “costruire un’economia della conoscenza e incrementare la qualità del lavoro; accrescere alla competitività del sistema economico marchigiano; perseguire la tutela e l’uso sostenibile delle risorse ambientali, territoriali e paesaggistiche; potenziare le infrastrutture per la mobilità e la logistica; valorizzare e promuovere i patrimonio, i bene e le attività culturali e la ruralità per lo sviluppo dell’attrattività del territorio e della qualità della vita; qualificare i servizi socio-sanitari e consolidare l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva”.
Consigliere Ricci, mi spiega come fa a stare dentro a questi indirizzi l’utilizzo dei fondi Fas – mi dicono per 2 milioni di euro – per comprare il collegio Tridente dall’Università di Urbino? Non ci sta, Assessore! Lei può fare tutte le capriole possibili, questa è un’operazione finanziaria che non è consentita alla Regione e che porta in giro i cittadini.
Potrei fare l’elenco delle cose che avete detto nella conferenza stampa. Fra l’altro sarà bene chiarire che non si può andare ad Ascoli e dire che i Fas sono finalizzati all’Ascolano, a Fermo a dire che sono tutti soldi per il fermano, a Pesaro a dire che sono tutti soldi destinati ai pesaresi. E’ il gioco delle cinque carte che non vi può riuscire, la gente è troppo intelligente. Si fa cinque e son cinque le province!
Alla fine – intanto il mio amico Bugaro non se la prende – se andiamo a verificare la destinazione delle risorse per quello che è stato l’effetto annuncio, vediamo che comunque la stragrande maggioranza delle risorse hanno una destinazione territoriale precisa.
Questo emendamento, invece, riporta alla realtà delle cose concrete.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Torno a dire che quello dei Fas è un atto di programmazione, quindi sia la programmazione delle linee di intervento, sia l’entità delle risorse devono essere portate in Assemblea legislativa regionale. Se così non sarà cercheremo di impugnare quest’atto a tutti i livelli, ve lo annunciamo.
Mi preme dire ai colleghi Consiglieri, che lamentano sempre le espropriazioni delle funzioni da parte della Giunta, che questa è una espropriazione, è materia già sancita dallo Statuto, non è indeterminata, è una materia non espropriabile, quindi su questo ricorreremo.
Quindi vi invitavo a prendere coscienza del fatto che un atto con tutti i crismi della programmazione è di competenza dell’Assemblea legislativa, il che significa strategie, localizzazione, importi. Questa è la programmazione.
Prima è stato modificato l’emendamento n. 5 su cui volevo intervenire, ma il Presidente non me lo ha concesso, quindi dico ora che questo emendamento, proposto dal Consigliere Giannotti e firmato da tanti Consiglieri del centro-destra, è la diretta conseguenzialità anche dell’emendamento n. 5 approvato. Quindi va assolutamente approvato in quella forma, perché le modificazioni a un atto di programmazione le fa il soggetto che è titolare, appunto, dell’atto di programmazione. Sarebbe una distorsione che potrebbe essere recuperata solo con un riassetto legislativo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Subemendamento n. 010 del Consigliere Ricci:
Nell’ultimo capoverso sostituire la parola “compensative” con la parola “sostanziali”.
Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Circa due anni fa approvammo la legge n. 14, che aveva visto il lavoro della sesta Commissione, dove, relativamente alle attività dell’Assemblea legislativa, avevamo stabilito che devono passare in Commissione assembleare tutte le modifiche sostanziali ai programmi approvati – allora questo ovviamente riguardava il Fers – e avevamo definito ciò che era sostanziale in quella legge.
Quindi adeguiamoci agli strumenti che abbiamo già approvato, diciamo che per le modifiche sostanziali dobbiamo utilizzare gli stessi strumenti di cui ci avvaliamo per gli altri.

Franco CAPPONI. Dovrebbe essere scritto l’organo preposto secondo la legge.

Paolo PETRINI. Ai sensi della legge 14.

Franco CAPPONI. Allora bisognerebbe fare un subemendamento, se volete lo presento.

PRESIDENTE. Credo che stiamo discutendo di un problema che non esiste, perché le competenze dell’approvazione del piano sono della Giunta sulla base dell’indirizzo dato dall’Assemblea legislativa. Solo qualora ci fossero delle variazioni sostanziali occorrerebbe il parere della Commissione. Dunque, perché tornare in Assemblea legislativa se non cambiano le linee di indirizzo?!

Pietro MARCOLINI. La proposta spetta alla Giunta ma, come capita per i pareri obbligatori, deve fare una navetta in Commissione assembleare che apporta le modifiche e poi viene riadottato dalla Giunta. E’ un parere obbligatorio della seconda Commissione assembleare. (…) Il programma operativo, Consigliere Binci, è di competenza della Giunta, non dell’Assemblea legislativa. (…) La sostanza è che la Commissione è in grado di valutare, approvare o bocciare le modifiche sostanziali a piano approvato.

PRESIDENTE. E’ stato presentato il subemendamento n. 0010 del Consigliere Capponi:
Al subemendamento n. 010 sostituire la parola “compensative” con la parola “sostanziali” e le parole “Giunta regionale” con le parole “dell’organo indicato dalla l.r. 14/2006", che è l’Assemblea legislativa e non la Commissione.
.Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. Subemendamento n. 010. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 10, così come emendato, dei Consiglieri Mollaroli, Romagnoli, Benatti, D’Isidoro, Mammoli, Massi:
A pag. 147, punto 5.4, Il quadro finanziario delle risorse Fas, dopo le parole “Giunta regionale” sono aggiunte le parole: “previo parere della competente Commissione assembleare”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 11 dei Consiglieri Capponi, Cesaroni, Giannotti, Bugaro, Tiberi, Brini. Decaduto.

Ordine del giorno n. 1 “Modifica della composizione del Comitato di coordinamento della politica regionale unitaria” dei Consiglieri Mollaroli, Benatti, D’Isidoro Massi, Giannotti, Romagnoli:
Premesso che ai sensi della delibera Cipe 166/3007 ogni amministrazione regionale istituisce al fine di massimizzare la coerenza e l’efficacia del concorso al conseguimento degli obiettivi del Qsn sedi di coordinamento della politica regionale unitaria affidate alla responsabilità di una struttura di riferimento;
considerato che con propria deliberazione 166/2007 la Giunta regionale ha provveduto ad individuare la predetta struttura di coordinamento nell’ambito della segreteria generale istituendo presso la medesima segreteria un “Comitato per il coordinamento della politica regionale unitaria”;
ritenuto opportuno che tale attività coinvolga altresì l’Assemblea legislativa regionale mediante la partecipazione al comitato di propri dirigenti in relazione alla rilevanza che l’attuazione del Qsn assume nell’ambito della più generale programmazione regionale;
impegna la Giunta regionale a modificare la composizione del “Comitato di coordinamento della politica regionale unitaria” di cui alla dgr 166/08 integrandolo con due dirigenti individuati dall’Assemblea legislativa regionale.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 2 “Stato di avanzamento della programmazione, gestione e verifica dei fondi Fas” del Consigliere Ricci:
L’Assemblea legislativa delle Marche impegna la Giunta a comunicare (nel mese di settembre) alle Commissione assembleari competenti gli interventi direttamente programmati dalle Amministrazioni provinciali e le distribuzioni territoriali delle linee di intervento da finanziare con il fondo Fas;
a riferire altresì all’Assemblea legislativa, nella medesima sessione annuale sulla politica di coesione, lo stato di avanzamento della programmazione, gestione e verifica dei fondi Fas.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere Capponi per dichiarazione di voto.

Franco CAPPONI. Prendo la parola per annunciare il nostro voto assolutamente contrario, e non per i contenuti di cui ho parlato in sede di intervento, ma soprattutto perché con questo atto c’è una rinuncia dell’Assemblea legislativa regionale alle proprie prerogative, addirittura è in netto contrasto con quanto previsto dal nostro Statuto.
Inviterei anche il Presidente di essere il garante delle prerogative dell’Assemblea legislativa, non solo quelle che lei, Presidente, molte volte recrimina, perché poi quando le mostriamo su un piatto d’argento dove sono gli atti che intervengono ad espropriare il potere dell’Assemblea legislativa non fa nulla, così come le altre forze della maggioranza.
Siamo convintissimi che quest’atto debba essere un atto di programmazione di competenza dell’Assemblea legislativa regionale.
Questo dimostra l’estrema fragilità e la non autorevolezza della Giunta regionale. Perché una Giunta che ha la coerenza con il proprio mandato e può rispondere a faccia alta e a viso aperto alla popolazione marchigiana non ha paura di portare un atto di programmazione in Assemblea legislativa. Non ha paura!
Quindi questo atteggiamento è di estrema debolezza che vuole nascondere la palla ai marchigiani. State nascondendo gli atti di programmazione perché non avete il coraggio di sostenerli con l’opinione pubblica, con il territorio, con gli enti locali, quelli cioè che avrebbero dovuto partecipare alla programmazione e che erano i destinatari in quanto potevano interferire in modo positivo e implementare gli effetti delle vostre azioni anche con risorse locali.
Questo è un atto, ripeto, di estrema debolezza e anche di rinuncia da parte della Regione di una vera programmazione sul territorio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. A questo punto i concetti li abbiamo già espressi, quindi sarebbe inutile cercare di dare testate contro un muro in quanto è tutto piuttosto chiaro.
Solo due ultime riflessioni. La prima la rivolgo al Consigliere Brandoni, il quale il 20 maggio ultimo scorso rivolse un’interrogazione all’Assessore Minardi chiedendo conto del finanziamento di una manifestazione che aveva creato qualche scalpore, si parlava di 200 mila euro utilizzati per la manifestazione di poesia Poiesis a Fabriano. Quello sconcerto, nelle private considerazioni del Consigliere Brandoni, credo che aumentò quando gli rispose un incolpevole Assessore Minardi. Infatti l’Assessore disse una cosa che gettò una certa luce – vorrei dire luce sinistra, ma non è il caso visto che parlo di Brandoni – sulla vicenda. In realtà quei fondi, che in molti sostenevano non essere eccessivi, di fatto non erano stati neanche orientati dallo stesso Assessore perché erano fondi previsti non si sa bene come e non si sa bene inseriti da chi in una Apq, cioè in un accordo di programma quadro che è uno strumento operativo che discende da queste programmazioni che stiamo approvando ora.
Quindi, addirittura, il problema non è neanche solo Giunta-Assemblea legislativa, il problema è il totale arbitrio che rischia di sovrintendere alla collocazione di questa mole importante di denaro che probabilmente rappresenta l’afflusso più considerevole per le politiche regionali.
Pensate che l’Assessore non sapeva esattamente neanche come quei soldi ci fossero arrivati e il Consigliere Brandoni chiedeva conto di quei soldi che riguardavano una Apq. E noi è di questo parliamo! Ovvero del rischio concreto che l’orientamento di questi fondi, una volta superate le forche caudine dell’Assemblea legislativa, si immetta in rivoli impossibili da governare anche dalla stessa maggioranza.
Quindi il problema non è neanche più e solo del conflitto istituzionale evocato dal Consigliere Massi, ma è un problema dal carattere assolutamente acefalo che rischia di dominare scelte così qualificanti e ingenti per tutta la comunità.
Quindi siamo a un livello ulteriore di confusione e di genericità sulle scelte qualificanti del nostro territorio.
Secondo punto. Abbiamo parlato dell’inclinazione della maggioranza a vendersi un po’ i contenuti del Dup prima che venisse siglato. E questo, in un eccesso di pragmatismo, voglio anche comprendere che se ci sono stati proposti, intendimenti, formulati impegni di questo genere, nella politica ci può anche stare.
Però, Assessore Marcolini, diverso è il caso di quando l’utilizzo anticipato del Fas riguarda atti ufficiali della Regione, questo è più grave.
Ed è quanto è successo il 4 giugno 2008 quando la Giunta ha siglato con i sindacati l’accordo per la non autosufficienza. Ora arriviamo ad un atto, come l’Assessore sa, che conclude un processo importante, complesso e significativo, che ha visto le parti sociali ingaggiare anche un conflitto importante con la Giunta. Bèh, pensate! Anche questo documento – che poi è stato promosso e propagandato, come consuetudine, con dovizia di spese e di risorse su tutti i giornali marchigiani – si regge anche sulle risorse futuribili, allora, dei Fas.
Allora capiamo che non si tratta della vanteria promozionale, che tutto sommato, ripeto, in politica ci sta – probabilmente, chissà, forse noi faremmo la stessa cosa –, però questo è un elemento che aggiunge, da un punto di vista formale, un problema che va a confliggere con quella che è una corretta gestione, anche interna alla maggioranza, di queste risorse.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Concludo. Da questo insieme di valutazioni credo che soprattutto sia stata la maggioranza, e soprattutto quella parte che condivide con noi le attività dell’Assemblea legislativa e delle Commissioni, a perdere una grossa occasione.
Perché oggi come oggi le risorse che promanano dalle Apq sono le uniche disponibili per attivare politiche regionali di intervento. Non c’è nient’altro, non c’è margine di autonomia, tanto che…

PRESIDENTE. Per cortesia, Consigliere Castelli, concluda.

Guido CASTELLI. Però, scusate! Ma quanto tempo ho? Ho dieci minuti, allora non può essere! Poi io faccio anche le veci del relatore. Comunque concludo, ma stavo facendo un ragionamento importante. Cioè, le uniche risorse che possono essere utilmente orientate e programmate in maniera autonoma dalla Regione vengono consegnate non all’Esecutivo, ma all’arbitrio di qualche singolo componente dell’Esecutivo! Questo è il passaggio politico che credo anche da sinistra debba essere valutato con meno superficialità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Approviamo oggi queste linee di indirizzo per la programmazione dei fondi Fas che di fatto necessitano, come precisato nella delibera Cipe, dell’approvazione da parte dell’Amministrazione regionale di un documento di programmazione attuativa (Programma attuativo del Fas) che deve contenere i profili operativi e i contenuti della programmazione strategica, quindi anche la destinazione dei finanziamenti declinando gli obiettivi e le linee di intervento.
La cosa importante che individua la delibera Cipe sono i principi della programmazione Fas. Cioè i fondi del Fas sottintendono al legittimo ed efficace utilizzo delle risorse aggiuntive nazionali nella direzione della prevalente destinazione delle risorse ad obiettivi di riequilibrio economico e sociale.
Quindi è importante che nel Programma attuativo del Fas, la Giunta individui la destinazione del riequilibrio economico e sociale – mi riferisco a ciò che ha detto il Consigliere Castelli –. Perché è vero che il Fas deve essere dotato di risorse aggiuntive, quindi la programmazione del Fas è complementare e deve essere presentata insieme a quella degli altri fondi europei, ma l’efficace utilizzo delle risorse deve avere la destinazione del riequilibrio economico e sociale. Quindi in questo senso non vuol dire un territorio, ma vuol dire sì al riequilibrio.
Pertanto non tutti gli obiettivi dei fondi possono essere utilizzati, alcune voci necessitano all’interno della nostra regione di un riequilibrio. Quindi potranno essere determinate fasce sociali, determinati problemi ambientali, necessità di imprese, marginali per alcune difficoltà strutturali, che potranno essere superate con i Fas, ma in ogni caso l’attenzione al riequilibrio economico e sociale deve essere presente nelle finalità.
L’altra questione che ritengo importante evidenziare, sottolineata anche dal parere espresso dal Cal, è il coinvolgimento degli enti locali. Noi qui abbiamo chiesto il coinvolgimento dell’Assemblea legislativa regionale, ma io come Consigliere chiedo che ci sia il coinvolgimento del territorio rispetto all’utilizzo, alla necessità, alla partecipazione ai progetti dei fondi Fas come pure dei fondi Fers.
Per esempio anche sui fondi Fers, Asse V (valorizzazione del territorio) sono previsti interventi che partono dal coinvolgimento del territorio. Quindi sarebbe bene che questa concertazione dal basso – e qui, Assessore Marcolini, non vorrei evidenziare un contrasto istituzionale nell’additare l’organo istituzionale della Provincia – non venisse già predisposta dall’alto, e quindi che si dica: “i progetti finanziati sono questi, adeguatevi, entrate in questo progetto”.
Per alcuni aspetti è legittimo – penso alle infrastrutture tipo l’interporto ecc. – che ci sia anche un coordinamento dall’alto sulla necessità di alcuni settori, però è anche necessario, secondo me, che vengano intercettate tutte quelle risorse, tutta quella programmazione, progettazione che c’è per la valorizzazione dal basso.
Quindi faccio mio il riferimento del Cal che dice: “attivare le procedure di concertazione e costruire gli accordi con un approccio di consultazione dal basso”. Altrimenti molti territori rischiano di rimanere fuori dai progetti di valorizzazione o addirittura di non poter neanche presentare la progettazione e quindi concorrere alla partecipazione ai bandi del fondo Fas.
L’ultimo aspetto che voglio sottolineare è l’auspicio che all’interno del Programma attuativo del Fas ci sia un elenco analitico degli investimenti e degli interventi finanziati, in modo che possa essere percepibile la strategia concreta dall’Amministrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Solo perché non sono intervenuto prima, Presidente, quindi vorrei aggiungere una rapida riflessione che non so se definirla sul metodo, sul merito o su tutt’e due.
Naturalmente mi riconosco nelle dichiarazioni fatte dai colleghi della minoranza, pertanto non ritorno sulla questione riguardante i rapporti tra Giunta e Assemblea legislativa.
Parto da quattro dati che trovo scritti nel testo: nelle Marche c’è una disoccupazione intellettuale del 19%, in Italia dell’11%, quindi è particolarmente preoccupante in quanto siamo sotto la media nazionale; se guardiamo i laureati nella forza lavoro siamo ancora più sotto; se guardiamo i giovani che lasciano gli studi sono di più di quelli della media nazionale.
Mi dispiace che non c’è il Governatore, ma sia lui che i partiti della maggioranza spesso hanno detto, naturalmente con enfasi, che nelle Marche per l’occupazione va tutto bene, stiamo meglio che nel resto d’Italia. Non è così!
Quindi onore a chi ha scritto questi dati nella relazione perché almeno ha assunto il coraggio e la responsabilità di dirlo.
Allora replico, Assessore, solo perché non condivido l’enfasi. Non voglio essere pessimista, ma di fronte a questi dati non è giustificata l’enfasi che spesso la Giunta ha. L’auspicio sì, però l’enfasi sulla situazione è del tutto inappropriata.
Cito questi dati perché in tutto il testo riecheggiano due concetti: risorse umane e governance, c’è scritto in ogni capitolo.
Siccome a me, più della crisi economica o della mancanza di liquidità finanziaria, ecc., preoccupa la mancanza di idee, mi sono sforzato di capire come l’Esecutivo pensa di ovviare a questo tipo di problemi e come pensa di investire sulla risorsa umana e pertanto anche sulla rimodulazione o riorganizzazione – mettetela come vi pare – della governance.
Se la governance, quindi il management, l’abbiamo chiamata in causa per tutto, per la promozione del turismo, l’organizzazione dei servizi sociali, il messaggio per la cultura e per il marketing dei prodotti culturali, agroalimentari del nostro territorio, bèh, poi in questo testo il collegamento tra l’analisi, l’auspicio e l’obiettivo non c’è.
Andando a guardare un altro capitolo in altro obiettivo si dice che ci impegniamo per la nascita di nuova impresa. Questo è un punto che abbiamo trattato tante volte, ne vogliamo parlare ancora un secondo?! Ho già detto che questo dibattito purtroppo è stretto per tanti motivi, non solo perché è il 29 luglio, ma anche perché è nel corso di una verifica regionale della maggioranza. Comunque, vogliamo dire se il nostro sistema di formazione forma addetti o potenziali imprenditori? Adesso non c’è l’Assessore Ascoli, ma lui sa che spesso abbiamo toccato questo argomento.
Però non ne abbiamo più parlato, se andiamo in giro per la nostra società regionale tutti ci dicono che noi con il nostro sistema di formazione – adeguato, quanto si vuole, fino ad oggi – consegniamo molti addetti, cioè gente destinata a fare il dipendente e non a fare l’imprenditore. Invece la cosa migliore sarebbe creare quello che può fare anche il dipendente, ma con una mentalità di impresa. Nel nostro sistema questo non c’è.
Vengono dette anche altre cose ma, se permettete, a volte anche in maniera molto frettolosa, spesso si confonde il marketing territoriale con la promozione dei prodotti culturali e agroalimentari. Non è così, è l’attrazione di capitali fuori regione o esteri nella nostra regione, e qui il modo con cui attrarli non c’è. Come non c’è neanche una discussione per quanto riguarda l’internazionalizzazione e sui costi che affrontiamo per antenne e uffici all’estero. Credo che un report su questo lo dovremmo fare.
Quindi ci sono motivi di grande insoddisfazione, nonostante lo sforzo e l’analisi, che inducono ad un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Consigliere Capponi, vorrei citarla perché nel suo intervento, pur annunciando un voto contrario, ha detto che nel merito tutto sommato questo Dup ha degli aspetti positivi. Questo significa che anche lei trova una coerenza rispetto alle finalità, alle linee di indirizzo e alla programmazione generale di un intervento che cerca di fare questa Regione attraverso, appunto, un documento di programmazione.
Qui, peraltro, dovremmo discutere non solo sul tema del Fas, ma anche su tanti altri, ad esempio del rapporto Giunta-Assemblea legislativa rispetto all’autonomia e alle competenze e su come si possa risolvere questo nodo che torna ogni volta che discutiamo di una programmazione. Nel tempo bisognerà cercare di risolverlo, trovando formule attraverso le quali l’Assemblea legislativa possa svolgere meglio le sue funzioni.
Comunque sui Fas non vedo un gol della Giunta rispetto all’Assemblea legislativa, non lo vedo perché la coerenza delle indicazioni strategiche rispetto a questo documento di programmazione c’è.
Per quanto riguarda la concertazione dal basso, Consigliere Giannotti, sembra che siamo stati incapaci di cogliere il contributo del territorio, addirittura ci ha definiti come coloro che dirottano le risorse in maniera impropria.
I progetti del Fas, Consigliere Giannotti, si presentano attraverso schede progettuali che devono corrispondere coerentemente alle indicazioni degli strumenti programmatori. Ci mancherebbe che arrivassero schede di progettazione da parte dei territori che poi sono magari incoerenti o inammissibili! Ed il controllo non sarà esercitato soltanto dalla Giunta o dall’Assemblea legislativa, ma verrà esercitato anche da Roma e da Bruxelles, quindi da coloro che dovranno verificare se ci sarà rispondenza tra le schede progettuali e le linee di indirizzo dei fondi Fas.
Consigliere Giannotti, l’altra volta a Pesaro le ho già detto che quando parla dell’Università deve distinguere la compravendita di un immobile da una scheda progettuale che si riferisce a un progetto specifico, scheda che è coerente con le indicazioni. Se pensa che siamo così sciocchi da comperare un immobile con i fondi Fas vuol dire che non solo è in mala fede, ma che non ha capito nulla di come funzionano le questioni!
Quindi, ripeto, le schede progettuali rispondono in maniera precisa alle indicazioni, e da questo punto di vista non c’è nessun dubbio, le vedremo tutte.
Consigliere Giannotti, quindi non so se lei ha capito – glielo ripeterò magari anche davanti a un caffè a Pesaro – perché continua ad insistere su una cosa che non è possibile, sarei il primo a denunciarla.
Pertanto, ovviamente, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Proposta di atto amministrativo n. 98, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 255
dei Consiglieri Bucciarelli, Santori, Benatti, Altomeni, Castelli
Modifiche alla legge regionale 30 giugno 2003, n. 14 “Riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio regionale”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 255 ad iniziativa dei Consiglieri Bucciarelli, Santori, Benatti, Altomeni, Castelli. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Interverrò molto sinteticamente come è stato chiesto dai banchi dell’opposizione.
Questo atto risponde a una serie di esigenze che ho ascoltato anche nel dibattito precedente, cioè la valorizzazione dell’autonomia dell’Assemblea legislativa regionale. Infatti la valorizzazione passa anche attraverso i fatti e questa legge in qualche modo è un fatto. Un atto che risponde alle esigenze dello Statuto rispetto al quale intende risolvere due problemi che riguardano l’efficacia dei dettami in esso contenuti.
Per quanto riguarda la dotazione organica del personale vi è l’introduzione di un ruolo unico che serve anche a misurare l’efficacia dell’organizzazione e dello staff in questione, che è la somma di due elementi, quello dell’autonomia e quello della responsabilità.
L’elemento dell’affermazione dell’autonomia passa attraverso l’assunzione dei passaggi che determineranno non solo la dotazione organica del personale, ma anche la sua distribuzione e organizzazione. L’elemento della responsabilità, invece, è perché all’interno si fa carico delle esigenze di sobrietà e di razionalità della pubblica amministrazione, che in tanti passaggi sono state indicate sia dalle leggi nazionali che dal dibattito e dalla discussione che ha assunto anche questa Assemblea legislativa.
Ci sono cinque semplici punti: la determinazione della pianta organica, la determinazione della spesa, la necessità della misura delle dotazioni organiche, l’assunzione della responsabilità dell’Assemblea legislativa di questo tipo di spesa, quindi anche l’assunzione della responsabilità che comporta la determinazione del patto di stabilità che via via assumono le varie Finanziarie.
La legge è tutto qui, però, ripeto, è un passaggio importante perché dà all’Assemblea legislativa regionale uno strumento di determinazione dei suoi organici, prende atto degli organici attualmente in essere e prende atto dei bisogni che possono determinare questa organizzazione.
E’ un passaggio importante di una vicenda, che come obiettivo le leggi nazionali e in primo luogo la Finanziaria nazionale avevano già indicato nella riduzione delle spese per il personale, nella quale dentro vi è anche una riaffermazione di autonomia.
Dunque responsabilità e autonomia dentro questo atto mi sembra assumano la possibilità di esercitare in maniera molto chiara quel ruolo che spesso questa Assemblea legislativa regionale – come poc’anzi è avvenuto – giustamente rivendica.

Presidenza della Vicepresidente
Stefania Benatti

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. La legge si cimenta nella difficile opera di riorganizzare la struttura amministrativa dell’Assemblea legislativa regionale, ed io aggiungerei, visto lo stato attuale, forse opera quasi impossibile.
Lungi dal raggiungere l’obiettivo prefisso si pone, comunque, sulla strada giusta, ponendo in essere alcune modifiche fondamentali nell’indirizzo dell’autonomia dell’Assemblea legislativa regionale, sia in riferimento all’organizzazione del proprio personale che alla gestione della relativa spesa.
Nasce come atto bipartisan, un atto che ha raccolto la volontà dei Consiglieri di maggioranza e di minoranza. Quindi va votato perché indubbiamente costituisce un passo in avanti verso la modernizzazione dell’attuale situazione.

PRESIDENTE. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1 del Vicepresidente Petrini. Ritirato.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2.
Emendamento n. 2 del Vicepresidente Petrini. Ritirato.
Emendamento n. 3 del Vicepresidente Petrini (fatto proprio dai Consiglieri Bucciarelli, Benatti, Santori, Altomeni, Castelli:
La tabella A è sostituita dalla seguente: “Categoria A, dotazione organica 2; Categoria B1, dotazione organica 18; Categoria B3, dotazione organica 38; Categoria C, dotazione organica 44; Categoria D1, dotazione organica 20; Categoria D3, dotazione organica 26; Giornalisti, dotazione organica 4; Dirigenti, dotazione organica 10; totale 162”.
E’ stato ritirato, ma ha chiesto la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. In realtà c’è una tabella che dovrebbe essere modificata proprio nel senso che dice questo emendamento. E’ per questo motivo che come ufficio di Presidenza lo facciamo proprio e quindi chiediamo di metterlo al voto.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3 dai Consiglieri Bucciarelli, Benatti, Santori, Altomeni, Castelli. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4 (aggiuntivo) del Vicepresidente Petrini. Ritirato.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 255. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge regionale n. 237
della Giunta regionale
Modifiche alla legge regionale 15 ottobre 2001, n. 20 “Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 237 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Questa proposta di legge rispetto alla precedente ha avuto, lasciatemelo dire, un percorso un po’ più lungo. E’ stata discussa a lungo nelle Commissioni, sono stati prodotti dei testi poi ritirati, però alla fine siamo riusciti a portare in Aula un testo largamente condiviso.
E’ un testo che si basa su due elementi di fondo.
Il primo riguarda più direttamente l’esigenza della Giunta, nel senso che dà una risposta concreta ai problemi della pianta organica ed in modo particolare della dirigenza, quindi può essere realizzato ciò che manca per poter assestare una pianta organica.
Il secondo riguarda un’esigenza, posta anche dalla Commissione, nei riguardi dell’Assemblea legislativa e dei gruppi. Infatti con questa legge possiamo rendere possibile la rappresentazione anche formale, non solo politica, dell’evoluzione del quadro politico, ovvero dei partiti, dopo il voto del 14 aprile. Pertanto si prevede la possibilità di istituire anche formalmente questi gruppi – verrà modificato anche il Regolamento -, rendendo possibile la rappresentazione dell’evoluzione del quadro politico dei partiti del nostro Paese senza avere contraccolpi negativi. Dunque prevedendo gruppi superiori a dieci o tredici Consiglieri le risorse non verranno perse, perché, certo, nessuno ne vuole di più, ma non si vuole neanche perderle.
Allo stesso tempo questa legge prevede nella stessa logica una maggiore flessibilità del rapporto fiduciario fra Consigliere e gruppo, fra Consigliere e assistenti. E’ stata introdotta, infatti, la possibilità di prevedere i comandi nella figura degli assistenti.
Vorrei chiarire un po’ meglio. Già adesso il Regolamento prevede che le unità dei gruppi possano essere comandate, qui abbiamo semplicemente scelto una formula che rende possibile anche per il Consigliere avere un assistente comandato, però con una riduzione in percentuale – e qui penso all’emendamento che ho presentato e che sto cercando di mediare insieme al Consigliere Capponi –, per fare in modo, cioè, che il tetto potenziale dei comandati sia in diminuzione.
Pertanto si può dire, perché così è, che questa legge alla fine riorganizza sì i gruppi e l’Assemblea legislativa, ma arriva anche ad un risparmio.
Infatti utilizzando la formula dell’emendamento che ho presentato dei due terzi del personale interno dei gruppi, oppure del 60% come propone il Consigliere Capponi, ci sarà una riduzione del potenziale dei comandi, e quindi del personale da nove a dodici unità. Per cui questa legge potenzialmente tende a risparmiare.
Poi c’è un’ulteriore questione, che penso sia un altro elemento di giustizia che si risolve con questa legge, cioè che l’indennità di coloro che svolgono attività presso i gruppi deve essere un’indennità pensionabile, quindi che possa andare nel computo delle quote da calcolare nella pensionabilità.
Tutto sommato penso sia una legge che possa essere accolta con questi principi, assesta l’organizzazione dei gruppi, produce risparmio, recupera un rapporto fiduciario più flessibile rispetto all’esperienza precedente, dove, certo, l’elemento della pensionabilità costringe ovviamente – ma questo lo hanno accolto anche i sindacati, sia quelli confederali che quelli interni – il passaggio a un contratto di diritto privato, perché altrimenti non si sarebbe potuta fare quel tipo di operazione.
Insomma mi pare che ci siano tutte le caratteristiche per poter dire che è una legge che non aggrava sulla struttura in sé e nemmeno sui costi. Anzi, l’emendamento che presenterò, che sto cercando di mediarlo anche con l’opposizione, prevede anche una potenziale riduzione del personale dei gruppi.
Concludo in quanto le cose essenziali sono quelle che ho detto.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Anche questa proposta di legge ha avuto un percorso molto sofferto, viene da molto lontano, l’abbiamo più volte ripresa e discussa in Commissione.
Riorganizza e definisce meglio i rapporti di lavoro del personale della Regione. A tale scopo viene posto il limite del 50% dei rapporti di lavoro di diritto privato subordinato a tempo parziale rispetto a quelli a tempo pieno.
Il personale assegnato alle segreterie è collocato in aspettativa non retribuita con riconoscimento dell’anzianità di servizio per tutta la durata dell’incarico e viene garantito il trattamento economico accessorio.
Per gli incarichi di posizione dirigenziale vengono introdotti due requisiti: il possesso del diploma di laurea e una specializzazione professionale altamente qualificata.
Il personale addetto alla guida delle autovetture e quello a supporto dell’attività dei componenti dell’Ufficio di Presidenza verrà assegnato alle segreterie degli stessi componenti.
Per i gruppi assembleari vengono ridefiniti i limiti quantitativi per il personale assegnato. Il limite temporale massimo del rapporto è quello della fine della legislatura. Almeno il 50% del contingente complessivo del personale assegnato ai gruppi è composto da personale della Regione con rapporto a tempo indeterminato in atto.
Queste sono le principali linee guida della presente proposta di legge. E’ un atto che riscuote il mio consenso personale e forse anche quello della minoranza, in quanto rappresenta un utile strumento chiarificatore dei rapporti in corso in grado di rendere più funzionale l’intera struttura.

PRESIDENTE. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1 del Consigliere Solazzi:
Al comma 1, il comma 3 sostituito dal comma 1 è sostituito dal seguente: “3. Una unità di personale addetto a ciascuna segreteria può essere scelta tra persone esterne all’amministrazione ed alla stessa po’ essere affidato anche l’incarico di responsabile”.
Ha la parola il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Siccome ci sono tre emendamenti collegati è bene che si abbia la percezione del testo, quindi chiedo tre minuti di sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa per cinque minuti.

La seduta è sospesa alle ore 15,45

La seduta riprende alle ore 15,55

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 del Consigliere Solazzi:
Al comma 1, nel comma 3 bis sostituito dal comma 1, le parole “per il responsabile della segreteria” sono sostituite con le parole “l’unità di cui al comma precedente”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 del Consigliere Solazzi:
Dopo il comma 1 è inserito il comma 1 bis: “1 bis. Il comma 3 ter dell’articolo 22 della l.r. 25 ottobre 2001, n. 20 viene sostituito con il seguente: ‘3 ter. La Giunta regionale può nominare responsabile della segreteria anche una delle unità di cui al comma 3 bis.’ “.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4 del Consigliere Ricci:
Al comma 4 quater dell’articolo 22 della l.r. 30/2001, introdotto dall’articolo 1, le parole “nonché del trattamento economico accessorio” sono soppresse.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. E’ abbastanza semplice. Avevamo sostenuto che venisse compreso nel trattamento economico anche il riferimento all’indennità accessoria, però in un confronto tecnico i dirigenti ci hanno spiegato che è pleonastico in quanto già compreso nella normativa.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5 dei Consiglieri Viventi, Capponi, Mammoli, Rocchi, Massi, Binci, Santori, Lippi. Ritirato.

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Per esprimere la mia contrarietà all’articolo 4 e al principio secondo cui gli incarichi di dirigenza possono essere dati sulla base di un’esperienza inferiore al quinquennio stabilito per tutti i dipendenti e anche per quelli di altre pubbliche amministrazioni.
Voglio fare brevemente due valutazioni. A mio modo di vedere è opportuno che si rammenti sempre il portato dell’articolo 97 della Costituzione secondo cui è il concorso pubblico la strada maestra per l’accesso ai pubblici uffici.
In secondo luogo non vedo il motivo per cui un dipendente di un Comune o di una Provincia per accedere alle funzioni dirigenziali debba avere maturato almeno cinque anni mentre per i dipendenti interni sarebbero sufficienti tre anni (addirittura due nella prima versione).
Personalmente annuncio il mio voto contrario.

PRESIDENTE. Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 ter.
Emendamento n. 6 del Consigliere Ricci:
Al comma 3 quinquies dell’articolo 16 della l.r. 14/2003, introdotto dall’articolo 4 ter, le parole “, nonché del trattamento economico accessorio” sono soppresse.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 ter, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 quater.
Emendamento n. 7 del Consigliere Ricci:
La lettera a) del comma 2 dell’articolo 4 della l.r. 34/1988, come sostituito dall’articolo 4 quater, è sostituita dalla seguente: “a) di dipendenti dello Stato, degli Enti locali e degli altri enti pubblici;”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 8 del Consigliere Ricci:
Al comma 6 dell’articolo 4 della l.r. 34/1988, come sostituito dall’articolo 4 quater, le parole “o personale comandato dallo Stato, dagli Enti locali o da altri Enti” sono sostituite dalle seguenti: “o personale dello Stato, degli Enti locali o di altri enti pubblici”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Subemendamento n. 09 dei Consiglieri Capponi, Bugaro:
Al comma 7 dell’articolo 4 della l.r. 34/1988, come sostituito dall’articolo 4 quater, le parole “i due terzi” sono sostituite da: “60%, con arrotondamento per difetto”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 9 del Consigliere Ricci. Decaduto.

Emendamento n. 10 del Consigliere Ricci:
Al comma 8 dell’articolo 4 della l.r. 34/1988, come sostituito dall’articolo 4 quater, le parole “, nonché del trattamento economico accessorio” sono soppresse.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 quater, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 quinquies.
Emendamento n. 11 del Consigliere Ricci:
Dopo il comma 3 dell’articolo 5 della l.r. 34/1988, come sostituito dall’articolo 4 quinquies, è inserito il seguente comma: “3 bis. Il personale regionale di cui al comma 3 alla cessazione dell’incarico è riassegnato alla struttura di provenienza.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 quinquies, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 12 (aggiuntivo) del Consigliere Rocchi:
Dopo l’articolo 4 quinquies è inserito il seguente: “Art. 4 sexsies: 1. Ai fini della copertura dei posti di cui alla lettera b) del comma 2 dell’articolo 4 della l.r. 34/1988 sostituito dall’articolo 4 quater e di quelli di responsabile di segreteria dei componenti della Giunta regionale e dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea legislativa, gli organi competenti devono utilizzare il personale, in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge, già impiegato con contratto a tempo determinato o con contratto di collaborazione coordinata e continuativa che ha maturato un’anzianità complessiva nelle predette posizioni di almeno dieci anni alla data di entrata in vigore della medesima legge.”.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento n. 13 del Consigliere Ricci:
Al comma 1 dopo la parola “nonché” sono inserite le seguenti: “gli assistenti assembleari e”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 14 del Consigliere Ricci:
Dopo il comma 2 è aggiunto il seguente: “2 bis. I gruppi che alla data di entrata in vigore della presente legge si avvalgono di personale dello Stato, degli enti locali o di altri enti pubblici possono mantenere i comandi attivati in base alla legislazione previgente fino alla loro scadenza.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento di coordinamento del Consigliere Ricci:
Il titolo della proposta di legge è sostituito dal seguente:
“Modifiche alla legge regionale 15 ottobre 2001, n. 20 (Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione), alla legge regionale 30 giugno 2003, n. 14 (Riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio regionale) e della legge regionale 10 agosto 1988, n. 34 (Finanziamento delle attività dei gruppi consiliari)”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Diamo quindi per approvato anche l’intero coordinamento tecnico.

Proposta di legge n. 237, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


Proposta di atto amministrativo n. 99
della Giunta regionale
“Modifica del Programma di sviluppo rurale della Regione Marche 2007/2013 in attuazione del Reg. (Ce) 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005”
Nuova titolazione: “Programma di sviluppo rurale della Regione Marche 2007/2013 in attuazione del Reg. (Ce) 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre 2005”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 99 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Oggi approviamo un atto di modifica al Psr. Al fine di rendere pienamente operativo il Piano di sviluppo rurale e di consentire l’attivazione dei bandi relativi alle misure strutturali è necessario apportare alcuni adeguamenti al testo, sia di correzione puramente formale del testo, che più sostanziali riguardanti alcune priorità di selezione e alcuni tassi di aiuto.
La Giunta ha presentato al Comitato di sorveglianza dell’11 aprile e del 13 giugno le modifiche al Psr e i criteri di selezione proposti dalla Giunta stessa sulla base del Psr.
Alcune modifiche al Psr sono state proposte dall’Assemblea legislativa regionale, alcune dal parternariato, altre dalla Commissione europea e altre ancora dalla Giunta regionale.
Cercherò, in sintesi, di enunciare le parti più importanti.
E’ stato precisato che negli interventi di filiera non sarà chiesto di garantire a priori i prezzi di acquisto e di quantità dei prodotti da parte del settore della distribuzione.
Nella Misura 1.1.2: sostituzione delle priorità nelle aree svantaggiate con le aree del Psr D, C3, C2, C1 e A.
Nella Misura 1.1.4: introduzione di criteri di priorità secondarie, tipo i giovani imprenditori, gli IAP (imprenditori agricoli a titolo principale).
Nelle Misure 1.2.1 e 1.2.3: allargamento degli investimenti considerati prioritari per alcuni settori produttivi, come la direzione dei lavori, oltre che la progettazione, le spese di garanzia e le polizze fidejussorie.
Nella Misura 1.2.3: introduzione di una priorità per gli investimenti considerati prioritari per i diversi settori produttivi.
Nella Misura 1.2.1: introduzione di un tasso di aiuto del 20% per gli impianti fotovoltaici e del 40% per gli impianti a biomassa, al fine di consentire l’accesso anche a contributi nazionali, conto energia e certificati verdi.
Inoltre: introduzione di una priorità negli interventi agroambientali d’area in relazione agli impegni assunti dalle imprese; modifica dei criteri di priorità della misura 2.2.6 a seguito dell’introduzione del criterio legato alle aree di maggiore rischio incendio; nella Misura 3.1.1 introduzione del punteggio minimo di accesso per gli agriturismo per poter essere ammessi a finanziamento; con il Fers la nuova demarcazione per gli investimenti realizzati dagli enti pubblici per la produzione di energia. Infatti ora il Fers finanzierà investimenti superiori 0,5 megawatt rispetto al precedente 1 megawatt, mentre gli altri investimenti sono finanziati dal Fears.
Quindi, qualora l’Assemblea legislativa regionale si esprimerà in maniera positiva su tali modifiche, la Giunta procederà alla notifica alla Commissione europea.
Di questo argomento si è discusso nelle competenti Commissioni – terza Commissione, Presidente Rocchi, sesta Commissione, Presidente Binci – dove si è addivenuto, approvandolo all’unanimità, alla presentazione di un ordine del giorno che lega diversi punti. Questo documento impegna la Giunta regionale a prendere atto delle seguenti direttive di modifica del Psr da sottoporre al Comitato di sorveglianza.
Al Comitato di sorveglianza, che ci sarà il prossimo mese di novembre, cioè ogni quattro mesi, chiediamo di prendere impegni per la Misura 1.2.1, Ammodernamento delle aziende agricole, nella quale si vuole inserire dopo le parole “ macchine per la gestione meccanizzata del frutteto” le parole “e delle colture orticole”. Sempre su questa misura chiediamo che vengano inseriti: il punto “investimenti fissi per stoccaggio e conservazione foraggi” e tra le priorità settoriali il punto “strutture fisse”. Per la Misura 2.1.4, Pagamenti agroambientali-sottomisura b) Sostegno all’agricoltura biologica, Intensità e tipologia di aiuto, reintrodurre nella tabella alla voce Gruppo colturale, le seguenti parole “prati, prato-pascolo e pascolo permanente non avvicendato”, prevedendo conseguentemente la possibilità di erogazione dei relativi premi per tutti gli allevamenti zootecnici biologici di cui al Regolamento n. 1804/99, non limitando pertanto l’intervento alla sola specie bovina aperta cioè anche alle altre razze. Chiediamo anche di prevedere priorità settoriali per gli interventi di meccanizzazione realizzata in forma associata (Cooperative, Ati, ecc.).
Con questo ordine del giorno, inoltre, si invita la Giunta ad attenersi, nella predisposizione dei bandi, alle seguenti prescrizioni: aumentare il peso del punteggio per gli imprenditori agricoli a titolo principale dallo 0,20 allo 0,30; stabilire che, laddove richiesto, il permesso a costruire possa essere consegnato entro sessanta giorni dalla scadenza di presentazione delle domande previste dal bando di accesso ai contributi – cioè una volta scadute le domande di accesso poi c’è un tempo di sessanta giorni per presentare la concessione edilizia, questo perché i Comuni non sono in grado di rispondere a esigenze e impegni così ravvicinati –; prevedere che nel caso di lavori in economia sia possibile riconoscere in quanto ammissibile a finanziamento le spese sostenute per piccoli interventi – come piazzali, scavi, piccole demolizioni, tracce per impiantistica, tinteggiatura, ecc –, cioè quello che l’agricoltura può fare con i propri mezzi e la propria struttura; modificare la dgr n. 574 e gli atti conseguenti, inerenti le disposizioni attuative per le misure agroambientali, adeguandoli esclusivamente ai criteri di ammissibilità e priorità previsti nei relativi paragrafi delle singole misure del nuovo Programma di sviluppo rurale; predisporre nuovi criteri di selezione per quelle misure che non sono stati ancora adottati, tenendo conto esclusivamente dei criteri di ammissibilità e priorità previsti dal Programma di sviluppo rurale che verrà approvato in data odierna.
Oltre a questo ordine del giorno c’è un emendamento, a firma dei Consiglieri Rocchi, Badiali, Viventi, Solazzi, Donati, Binci, Cesaroni, Ciriaci, Procaccini, D’Anna, con il quale alla pag. 297 sulla misura 1.2.3, sottomisura B, aumento del valore aggiunto dei prodotti forestali, dopo la seconda riga si chiede di inserire “investimenti nell’ambito di filiera corta, realizzati in ambito delle aree D e C3, con peso prevalente rispetto ad altre condizioni di priorità, da assegnarsi tramite le successive Disposizioni attuative.”.
Questi sono i punti principali sia della proposta di legge che dell’ordine del giorno e dell’emendamento che ho appena enunciati.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Dopo un anno e mezzo dall’approvazione in Assemblea legislativa regionale oggi, 29 luglio 2008, stiamo ancora discutendo del Psr. Stiamo ancora discutendo delle modifiche fatte dalla Giunta e che in Commissione abbiamo discusso approfonditamente cercando di fare solo quelle che ci sono state permesse in quanto era un atto tutto blindato. In ogni caso in Commissione abbiamo fatto un buon lavoro, abbiamo cercato di portare avanti almeno qualche cosa a vantaggio dell’impresa agricola, c’era infatti un impegno con il quale sarebbe stato possibile avere contributi.
Purtroppo abbiamo perso due anni di tempo, Assessore, perché per questo Psr 2007/2013, se andrà bene, i primi investimenti si potranno vedere solo verso la fine del 2009. Quindi dobbiamo accelerare i tempi.
Sappiamo che soltanto alcune misure sono state predisposte per i bandi, in tante altre non è stato neanche programmato per mandarli avanti.
Come minoranza chiediamo all’Assessore, unico garante dell’ordine del giorno, di accettare per i prossimi bandi le modifiche presentate dalla Commissione, e questo anche a rispetto di quello che la stessa Commissione ha unanimemente deliberato.
Sui bandi che stanno per uscire chiediamo solo due cose, il ritardo di sessanta giorni della licenza edilizia e quella di dare la priorità agli imprenditori agricoli a titolo principale.
Dobbiamo anche approvare l’emendamento a firma di tutti i componenti della Commissione e che è stato proposto anche dagli uffici
Il gruppo di Forza Italia, inoltre, ha presentato all’ordine del giorno tre piccoli emendamenti alla misura 3.2.1 e che visto che riguardano cose irrisorie, Consigliere Badiali, non penso ci dovrebbero essere difficoltà ad approvarli.
Pertanto chiediamo che le richieste fatte sia dalla Commissione che dal gruppo di Forza Italia vengano accettate. Questo al fine di per poter continuare a dare fiducia alla Giunta su questo Psr, un atto, ripeto, che abbiamo approvato un anno e mezzo fa e che oggi siamo qui ancora una volta ad approvare.
Vorrei sottolineare, Assessore, che qualcuno ci ha fatto trovare già le modifiche, infatti il primo Psr non corrispondeva affatto a quello che realmente era stato presentato, quindi, come da nostra richiesta, abbiamo dovuto ricominciare tutto l’iter.
Ora da parte della minoranza c’è la volontà di approvare questo Psr insieme alla maggioranza, ma con quei piccolissimi accorgimenti che chiediamo e che sono irrilevanti nei confronti dell’atto.
Vorrei aggiungere che un altro punto da tenere in considerazione è quello riferito all’emendamento sulle priorità delle filiere corte. Sulla misura 1.2.3 ci sarà in generale una forte richiesta di finanziamenti, però noi vogliamo favorire la piccola impresa dando priorità alla filiera corta.
Altra cosa che chiediamo all’Assessore – e, ripeto, lei è l’unico garante, anche se alla fine qui di garanzie se ne danno tanto, ma di fatto ancora stiamo discutendo di cose che abbiamo già approvato un anno e mezzo fa! – è che questo ordine del giorno possa avere la stessa applicazione di un emendamento e non come di solito, invece, si deve attende per gli ordine del giorno. Perché, Assessore, questo è un documento nel quale ci sono impegni chiari e precisi, quindi chiediamo di sostenerlo e soprattutto che quello in esso contenuto venga inserito nei prossimi bandi, altrimenti non saremo d’accordo sull’impostazione generale.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non vorrei fare un lungo intervento anche se certamente le vicende del Piano di sviluppo rurale delle Marche sono abbastanza contorte e quindi meriterebbero una critica molto più serrata e l’individuazione di precise responsabilità rispetto al prolungamento delle procedure avvenute fino ad oggi.
Noi abbiamo dato un contributo quindi oggi vorremmo chiudere questa partita, ma vorremmo anche ricordare all’Assessore che se avesse recepito immediatamente le indicazioni che avevamo dato con gli ordini del giorno allegati al Psr probabilmente già saremmo partiti.
La Giunta regionale, invece, ha fatto questa modifica autonomamente, cioè senza quel coinvolgimento dell’Assemblea legislativa previsto dalla legge. Tra l’altro tali modifiche sono non tutte inerenti a quello che avevamo proposto, infatti le nostre erano tutte indirizzate all’efficientazione dell’organizzazione e della gestione del Psr. Mi riferisco all’organismo pagatore, all’organizzazione del sistema burocratico amministrativo e a tante altre modificazioni che a livello di stesura sono state apportate e che poi non sono state approvate o condivise da Bruxelles.
Quindi il richiamo è sul rispetto assoluto della l.r. n. 14/2006, cosa finora non avvenuta. E certo non è nostro costume cercare ora di criticare solo per rinviare l’attuazione, visto già il tempo enorme che abbiamo perso rispetto alle altre Regioni.
Infatti la nostra Regione ha un forte ritardo nell’emanazione dei bandi; tra l’altro oggi facciamo questa corsa per approvare le ultime modifiche, ma penso che il mese di agosto non sia neanche quello ottimale, Assessore, per fare uscire i bandi, è psicologicamente sbagliato, è mancanza di rispetto di quell’agricoltore che magari approcciandosi ad affrontare le misure poi trova gli uffici di consulenza o quelli delle organizzazioni agricole chiusi.
Noi critichiamo ma non rigettiamo, anzi, invitiamo a riflettere ulteriormente sulle ultime decisioni introdotte. Ad esempio come l’approccio collettivo di filiera che è stato reso meno efficace non legando l’aspetto della produzione dei prodotti agricoli rispetto all’acquirente finale. Certamente in una fase in cui non abbiamo ancora organizzato la filiera questo potrebbe essere un ostacolo, ma anche un grande valore aggiunto per il futuro.
Ad esempio il declassamento del business plan che avete fatto, che noi già allora avevamo detto che poteva essere o un elemento di effettiva valutazione tecnico-economica degli investimenti oppure non serviva a nulla, lo rende un documento che non ha nessun valore in termini valutativi e non si lega a nessun aspetto di consuntivo rispetto agli investimenti fatti. E questo ci fa tornare molto indietro nel tempo quando tutte queste procedure non erano nient’altro che una complicazione per l’agricoltore.
Sottolineiamo di nuovo, Assessore, l’urgenza dell’organizzazione delle strutture decentrate del Servizio agricoltura con una definizione delle rispettive piante organiche e ciò soprattutto in un’ottica di gestione di questo momento importante. Perché se il business plan non è più discriminante però ritorna in auge la forte valenza di valutazione tecnica degli uffici decentrati della Regione. Pertanto invito la Giunta a fare su questo una riflessione e a prendere delle decisioni invece che lasciare che tutto scorra così com’è senza nessun coinvolgimento.
Pensiamo anche, Assessore, che sia superflua la previsione di 18 milioni di euro destinati all’Asse per la gestione del Psr. Sono state tolte tante partite che si prevedevano di realizzare, invece noi pensiamo che queste risorse debbano essere messe di nuovo a disposizione del sistema.
Questi sono tutti suggerimenti che nascono da un nostro senso pratico e di responsabilità verso il mondo agricolo.
All’ordine del giorno della Commissione abbiamo presentato dei subemendamenti e se vuole, Presidente li illustro ora, altrimenti riprenderò la parola quando verranno messi in votazione.

PRESIDENTE. Prego, li illustri.

Franco CAPPONI. I tre emendamenti tendono essenzialmente a rafforzare il discorso della filiera corta e della vendita diretta dall’azienda agricola al consumatore.
Nel corso della predisposizione del Psr sono sparite alcune importanti misure come quella sull’uso dei prodotti biologici nelle mense scolastiche e nelle mense dei servizi sociali e sanitari erogati dalla Regione Marche – cosa peraltro prevista nel piano sanitario regionale e che non ha avuto ancora seguito –, quindi occorre riqualificare i menù delle mense scolastiche attraverso le produzioni biologiche. Cioè per incentivare il modello di consumo di prodotti a chilometro zero (consumo diretto del territorio) pensiamo sia importante applicare questa misura nel modo più ampio possibile nel territorio, mentre il Psr la relega solo a zone che non hanno un grande interesse dal punto di vista del consumo, infatti si parla solo di aree montane. Quindi quell’effetto moltiplicatore del consumo diretto non si verifica perché viene autorizzato soltanto dove c’è meno portata e meno efficacia.
Questo è dunque un nostro invito che speriamo venga recepito.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 di Consiglieri Rocchi, Badiali, Viventi, Solazzi, Donati, Binci, Cesaroni, Ciriaci, Procaccini, D’Anna:
A pag. 297, misura 1.2.3, sottomisura b) aumento del valore aggiunto dei prodotti forestali, paragrafo: Criteri di Priorità, dopo la seconda riga, come primo punto inserire: “Investimenti nell’ambito di filiera corta, realizzati in ambito delle aree D e C3, con peso prevalente rispetto ad altre condizioni di priorità, da assegnarsi tramite le successive Disposizioni Attuative”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 1 “Modifiche al Psr da sottoporre al comitato di sorveglianza” dei Consiglieri Rocchi, Badiali, Binci, Donati, D’Anna, Procaccini, Ciriaci, Cesaroni, Solazzi:
L’Assemblea legislativa delle Marche in relazione all’approvazione della proposta di atto amministrativo n. 99/08 ad iniziativa della Giunta regionale avente ad oggetto “Programma di sviluppo rurale della Regione Marche in attuazione del Reg. Ce n. 1698 del Consiglio del 20 settembre 2005”;
Tenuto conto che è indispensabile per far fronte alle esigenze evidenziate dal settore agricolo:
- sottoporre al Comitato di sorveglianza alcune modifiche al Programma di sviluppo rurale;
- inserire nei bandi di accesso ai contributi criteri premiali in favore degli imprenditori agricoli a titolo principale nonché prescrizioni atti a semplificare e ad abbreviare i tempi del procedimento;
- ad adeguare i provvedimenti di attuazione ai contenuti e alle prescrizioni del programma, nella versione approvata in data odierna;
Al fine di migliorare l’efficacia del Programma medesimo impegna la Giunta regionale a prendere atto delle seguenti direttive di modifica al Psr, da sottoporre al Comitato di sorveglianza:
- Misura 121, Ammodernamento delle aziende agricole Settori di intervento – Settore ortofrutticolo – Priorità settoriali – inserire dopo le parole “macchine per la gestione meccanizzata del frutteto” le seguenti: “e delle colture orticole”;
- Misura 121 Ammodernamento delle aziende agricole, settori d’intervento – Settore foraggiere – inserire tra le priorità settoriali il seguente punto “investimenti fissi per stoccaggio e conservazione dei foraggi”;
- Misura 121 Ammodernamento delle aziende agricole, settori d’intervento – Settore delle produzioni di nicchia (piante officinali, piccoli frutti, cunicoli, selvaggina, avicoli minori, miele) inserire tra le priorità settoriali il seguente punto: “strutture fisse”;
- Misura 214 Pagamenti agroambientali, sottomisura B, Sostegno all’agricoltura biologica, intensità e tipologia di aiuto - reintrodurre nella tabella alla voce “Gruppo colturale” le seguenti parole: “prati, prati pascolo e pascolo permanente non avvicendato”, prevedendo conseguente la possibilità di erogazione dei relativi premi per tutti gli allevamenti zootecnici biologici di cui al regolamento 1804/99 non limitando pertanto l’intervento alla specie bovina;
Prevedere priorità settoriali per gli interventi di meccanizzazione realizzata in forma associata (cooperative, Ati, ecc.).
Ad attenersi, nella predisposizione dei bandi, alle seguenti prescrizioni:
- aumentare il peso del punteggio dei criteri di selezione in favore dello Iap dall’attuale 0,20 allo 0,30;
- stabilire che, laddove richiesto, il permesso a costruire possa essere consegnato agli uffici regionali entro sessanta giorni dalla scadenza della presentazione delle domande prevista dal bando di accesso ai contributi;
- prevedere che, nel caso di lavori in economia, sia possibile riconoscere in quanto ammissibili a finanziamento le spese sostenute per piccoli interventi edili e di movimentazione terra (es. piazzali, scavi, piccole demolizioni, tracce per impiantistica, tinteggiatura, ecc.);
a modificare la dgr n. 574/2008 e gli atti conseguenti, inerenti le disposizioni attuative per le misure agroambientali adeguandoli esclusivamente ai criteri di ammissibilità e priorità previsti nei relativi paragrafi delle singole misure del nuovo Programma di sviluppo rurale;
di predisporre i nuovi criteri di selezione per quelle misure per le quali non sono ancora stati adottati, tenendo conto esclusivamente dei criteri di ammissibilità e priorità previsti dal Programma di sviluppo rurale approvato in data odierna.

Emendamento n. 1 all’ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Capponi, Cesaroni:
All’interno del primo trattino aggiungere il seguente punto 6): a pag. 399 del Psr, misura 321, paragrafo: tipologie degli interventi, azione 1: servizi alla popolazione, inserire il punto: “e) Qualificazione dei menu delle mense scolastiche attraverso l’utilizzo di produzioni da agricoltura biologica, con certificazioni di qualità e tipiche.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 all’ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Capponi, Cesaroni:
All’interno del primo trattino aggiungere il seguente punto 7): a pag. 403 del Psr, misura 321, paragrafo: ambito territoriale di intervento, in fondo alla frase, dopo la parola “Programma.” inserire: “gli investimenti di cui all’azione 1, lettera (a-5) ed (e) sono attuabili su tutto il territorio regionale.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 all’ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Capponi, Cesaroni:
All’interno del primo trattino aggiungere il seguente punto 8): a pag. 399 del Psr, misura 321, paragrafo: tipologie degli interventi, azione 1: servizi alla popolazione, nel comma a) inserire il punto: “5) servizi forniti nell’ambito dei Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.), finalizzati alla valorizzazione della filiera corta produttore consumatore, allo scopo di favorire la spesa a Km “zero”, al fine di ottenere ripercussioni economiche positive, sia per il produttore che per il consumatore.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 2 “Adeguamento della metodologia di calcolo dei mancati redditi e dei costi aggiuntivi per le misure di cui all’allegato II del Psr (artt. 37, 38, 39, 43, 46 Reg. Ce 1898/05)” dei Consiglieri Binci, Badiali, Ricci, Solazzi, Procaccini, Ciriaci, Cesaroni, Capponi, D’Anna:
L’Assemblea legislativa delle Marche,
in relazione all’approvazione della proposta di atto amministrativo n. 99/08 ad iniziativa della Giunta regionale avente ad oggetto il “Programma di sviluppo rurale della Regione Marche in attuazione del Reg. CE n. 1698 del Consiglio del 20 settembre 2005”;
tenuto conto che sono cambiate le condizioni di mercato delle materie prime necessarie in agricoltura, che di fatto hanno fatto impennare i costi dei carburanti, concimi, sementi, ecc;
si ritiene necessario provvedere alla rideterminazione dei premi per le misure relative agli art. 37, 38, 39, 43 e 46 del Reg. (CE) 1898/2005;
Impegna la Giunta regionale ad adeguare, procedendo alla sua modifica, la “Metodologia e il calcolo dei mancati redditi e dei costi aggiuntivi per le misure relative agli art. 37, 38, 39, 43 e 46 del Reg. (CE) 1898/2005” contenuti nell’allegato II del Psr Marche.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 3 “Interventi per assicurare ai prodotti nuovi sbocchi remunerativi e ai consumatori risparmi sui costi per la spesa alimentare” dei Consiglieri Capponi, Cesaroni:
L’Assemblea legislativa delle Marche invita la Giunta regionale a prendere atto delle seguenti direttive per: favorire il consumo dei prodotti agricoli di origine regionale, in particolare delle produzioni di qualità (biologiche, a marchio di qualità, tipiche, ecc.).
Da più di un anno assistiamo al continuo aumento dei costi energetici, dei consumi mondiali di derrate alimentari, del calo delle scorte delle stesse, alle perdite di produzione per varie calamità, al conseguenti aumento dei prezzi di alcuni prodotti agricoli di primaria necessitò, quali i cereali, ecc..
A seguito di ciò, stanno sempre di più aumentando i costi per la spesa alimentare delle famiglie marchigiane.
Il Programma di sviluppo rurale (Psr), in una modifica apportata tramite riunioni del Comitato di sorveglianza (art. 77 e 78 del Reg. CE 1698/2005) prevede che il legame con l’anello della distribuzione sia libero da vincoli di quantità di prodotto acquistato e prezzi di acquisto.
Inoltre, nella fase di negoziato del Psr con la CE, senza una preventiva autorizzazione delle competenti Commissioni assembleari, la Giunta regionale ha eliminato dal Psr gli aiuti previsti nella misure 321 “Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale”, capitolo !1 – Descrizione della misura”, paragrafo “Tipologie degli interventi”, punto b), per la trasformazione dei menu delle mense scolastiche con l’introduzione di alimenti e prodotti biologici e di qualità per almeno il 50%”.
In considerazione di quanto premesso si invita la Giunta regionale a interpretare il rapporto di filiera previsto dal Psr, non come un ostacolo amministrativo all’attuazione delle misure, ma come un elemento di sinergia fra produttore, distributore e consumatore che deve portare vantaggi a tutti, compresa la lotta al “caro prezzi”. A favorire il consumo delle produzioni regionali di qualità, quelle stagionali, valorizzando le tipicità locali, consentendo ai consumatori di fare scelte consapevoli, sostenibili in termini di prezzo e meno impattanti per l’ambiente, specie quando il prodotto compie solo pochi Km dal campo alla tavola. A reinserire gli aiuti per la trasformazione dei menu delle mense scolastiche e delle case di cura con l’introduzione di alimenti e prodotti biologici e di qualità per almeno il 50%” su tutto il territorio regionale. Tutto ciò lo si ritiene fondamentale per assicurare nuovi sbocchi remunerativi di mercato ai produttori, un risparmio nei costi per la spesa alimentare dei consumatori, i quali diventerebbero anche protagonisti nello stimolare una migliore gestione ambientale del proprio territorio.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 99, così come emendato. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 93
della Giunta regionale
“Programma nazionale di ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero. Piano di azione regionale. Regolamento Ce 320/2006 –”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 93 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. In seguito alla riforma dell’Ocm zucchero è stato emanato il Regolamento Ce n. 320/06 relativo a un regime temporaneo per la ristrutturazione dell’industria saccarifera. Esso prevede aiuti, sia per le aziende saccarifere che per le aziende agricole e contro terzisti, per la diversificazione nelle regioni interessate e l’erogazione agli Stati membri che rinunciano alla produzione di zucchero di cospicue risorse.
Il Regolamento è stato notificato ed integrato dal Regolamento Ce n. 1261 dell’ottobre 2007 che ha reso ancora più conveniente la dismissione delle superfici a bietole destinando altre risorse agli agricoltori.
Per la nostra Regione sono previste le seguenti somme: 10 milioni e 88 mila euro per lo zuccherificio di Fermo e 10 milioni e 700 mila euro per quello di Jesi, ma cifra ancora da definire e che quindi potrebbe essere un po’ di più o un po’ di meno.
Come sappiamo le Marche sono state interessate dalla chiusura di due stabilimenti (Jesi e Fermo) con la conseguente dismissione di 230 mila tonnellate di zucchero per circa 30 mila ettari di terreno.
Sulla base dell’articolo 6 del Regolamento lo Stato ha emanato il programma nazionale i cui obiettivi sono: sostenere il processo di riconversione produttiva delle imprese agricole coinvolte nella ristrutturazione del settore bieticolo saccarifero, in un’ottica di filiera; intervenire a supporto dei progetti di ristrutturazione dell’industria saccarifera; promuovere la diversificazione verso l’attività extragricola.
Sulla base di questi obiettivi il Piano regionale ha provveduto ad attuare alcune misure, di cui alcune facenti parte dell’Asse 1 e 3 del Psr del 2007/2013 della Regione Marche ed altre hanno fatto riferimento alla legge regionale n. 37/99 sui servizi di sviluppo agricolo.
In Commissione è stato esaminato il Piano di azione regionale proposto dalla Giunta tenendo presente anche le osservazioni fatte dalle organizzazioni agricole e dagli stessi Consiglieri, nonché si è avuto il confronto con gli uffici del Servizio agricoltura su alcuni aspetti tecnici. Si è giunti così a un documento che meglio può rispondere alle esigenze di riconversione delle imprese.
Le risorse messe a disposizione sono per circa 22 milioni e 200 mila euro, compreso il 20%, cioè circa 3 milioni e mezzo di overbooking che serve per cercare di spendere tutte le risorse che arrivano dalla Comunità europea. Sappiamo, infatti, che gli investimenti potrebbero richiedere più tempo per la redazione, inoltre che si potranno verificare progetti non realizzati oppure progetti con una consistente diminuzione delle spese effettive rispetto a quelle previste e ammesse ed infine gli imprevisti.
Quindi con tale aggiunta speriamo di poter spendere tutte le risorse messe a disposizione. Però dobbiamo spenderle entro il 30 settembre 2010, quindi abbiamo un tempo abbastanza ristretto (sono due anni) e sappiamo che per fare gli investimenti a volte occorre tempo maggiore.
Pertanto è per la esigua durata del tempo che abbiamo cercato di dare un’accelerazione e abbiamo cercato di fare bandi molto più gestibili.
Le risorse messe a disposizione sono 22 milioni e 200 mila euro, con l’aggiunta probabilmente (manca ancora una tabella) di circa 1 milione e mezzo per quanto riguarda lo zuccherificio di Jesi per il quale erano stati previsti 8 milioni e mezzo, ma forse riusciremo ad arrivare a 10 milioni e 700 mila euro.
Le risorse sono così distribuite: Misura 1.1.1 Formazione e informazione, 650 mila euro; Misura 1.2.1 Ammodernamento aziende agricole, 10 milioni, e nel documento abbiamo messo che le risorse aggiuntive che arriveranno per lo zuccherificio di Jesi verranno tutte spalmate su questa misura, che pertanto potrà arrivare a 11 milioni e mezzo o 12 milioni di investimenti; Misura 1.2.3 Accrescimento valore aggiunto prodotti agricoli, 4 milioni e mezzo; Misura 3.1.1 Diversificazione in attività non agricole Agriturismi, 2 milioni e mezzo; 2 milioni e mezzo ci sono anche nella Misura sulla Diversificazione in attività non agricole Bioenergia; 750 mila euro per la Misura sulla ricerca e sperimentazione agricola; 800 mila euro per la Misura Assistenza tecnica specialistica; 500 mila euro sul fondo di garanzia.
Questa è la proposta di atto amministrativo che, inoltre, è suffragata da alcuni emendamenti presentati dall’Assessore Petrini competente in materia. Due sono aggiustamenti tecnici, mentre due sono di sostanza: uno si riferisce al fatto che le fatturazioni possono partire dal 1° ottobre 2007, dunque fatto positivo perché le aziende che hanno già investito possono così documentare la certificazione, l’altro è sull’assistenza e informazione su cui quali le spese possono dal 1° gennaio 2008. Inoltre c’è un altro emendamento della Commissione che riguarda i beneficiari, cioè, a pag. 26 al paragrafo 4.3 si chiede di aggiungere “Ogni singolo diritto, anche se maturato dalla coltivazione di terreni agricoli multi-proprietà, può essere trasferito solo ad un unico possessore e/o proprietario dei suddetti terreni ex-bieticoli”. Su questa Misura oltre ai diritti per legge – cioè quelli da eredità – abbiamo ritenuto inserire anche quest’altra forma purché sia sempre uno solo che può accedere al finanziamento.
Infine c’è un ordine del giorno a firma di tutti i componenti della III Commissione, primo firmatario il Presidente Rocchi, con il quale si impegna la Giunta regionale, nella predisposizione dei bandi relativi all’assistenza tecnica, a stabilire priorità nei confronti dei beneficiari che per lo svolgimento delle attività di cui al Piano di azione regionale utilizzano personale dipendente delle associazioni bieticole operanti nelle Marche. Tale deliberazione mira all’utilizzo di quelle persone che una volta erano impegnate nelle associazioni bieticole e che oggi non hanno più un’occupazione, quindi a chi assume queste persone diamo la priorità di attingere ai finanziamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Questo atto amministrativo rispetto al Psr ha camminato molto più veloce, anche perché c’è poco tempo per fare gli investimenti che devono essere comunque pagati entro il mese di settembre 2010.
E’ un atto da considerare positivo soprattutto in questo momento perché è in alternativa al Psr. Infatti con esso, ad esempio, sarà possibile finanziare tutta la meccanizzazione del settore agricolo, mentre il Psr favorisce soltanto alcune categorie di agricoltori.
La cosa più strana è che su un atto che prevede un tempo di due anni per fare le domande e dove sono previsti 22 milioni di euro per la formazione e l’informazione e per l’assistenza tecnica e la ricerca, poi si danno 2 milioni e 200 mila euro per le organizzazioni di categoria. Tolto quello che può fare l’Assam, credo che le associazioni di categoria sono state già ben ripagate. Tra l’altro con questo atto abbiamo coperto la legge n. 37, ma non so se era la stessa intenzione del finanziamento a livello nazionale. Noi comunque li abbiamo presi da questa legge, ma in ogni caso mi sembra abbastanza forte il fatto che su 22 milioni di euro, 2 milione e 200 mila euro vengano dati alle organizzazioni.
Un’ulteriore questione che vorrei sottolineare è che sul Piano zucchero abbiamo salvaguardato tutti, gli agricoltori, i zuccherifici, meno quei dipendenti delle associazioni bieticole che si trovavano fuori dal posto di lavoro senza avere niente. E’ per questo che abbiamo predisposto un ordine del giorno – anche se io avevo presentato un emendamento, Assessore, che secondo me era più incisivo – per dare priorità sia alle organizzazioni bieticole, sia alle organizzazioni professionali, che a chi assume, appunto, a tempo indeterminato questo personale rimasto senza posto di lavoro e senza stipendio dal 1° gennaio 2009. Tale priorità è per poter fare progetti sull’assistenza tecnica dove ci sono 800 mila euro di investimenti per due anni.
Altra cosa che non è chiara è sulla qualifica di ex bieticoltore che passa da azienda ad azienda. Su questo ho fatto un emendamento con il quale vorrei mettere in chiaro che il passaggio dei diritti di un bieticoltore a uno che non ha piantato mai bietole deve essere solo verso un’azienda e quindi non a più aziende. Altrimenti si potrebbero moltiplicare le aziende e si favorirebbero quelle persone che sono al di fuori del settore. Quindi quando c’è uno che perde i diritti i suoi requisiti li può avere solo un’altra azienda altrimenti, ripeto, si potrebbero moltiplicare le aziende che beneficiano di tali diritti.
Noi, quindi, abbiamo presentato un solo emendamento, oltre all’ordine del giorno presentato dall’intera Commissione, quindi sosteniamo questo atto, ma ci auguriamo che possa andare il più veloce possibile, cioè senza tutto quell’iter burocratico del Psr, proprio perché nel giro di due anni dobbiamo rendicontare e pagare.

PRESIDENTE. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione partendo dagli emendamenti.
Emendamento n. 1 dei Consiglieri Cesaroni, Capponi:
A pag. 26, paragrafo 4.3 – Beneficiari, nella terzultima riga, dopo la parola “riferimento”, le parole “agli attuali proprietari e/o possessori dei terreni ex bieticoli” sono sostituite dalle seguenti: “a proprietari e/o possessori di terreni ricadenti all’interno dello stesso bacino bieticolo. Ogni singolo diritto può essere trasferito solo ad un unico proprietario e/o possessore dei suddetti terreni.”.
Se passa decade l’emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 dei Consiglieri Rocchi, Badiali, Binci, Procaccini, Donati, D’Anna, Ciriaci, Solazzi. Decaduto.

Emendamento n. 3 dell’Assessore Petrini:
Al capitolo 5 – Misure di intervento – descrizione. Punto 5.1. Misure del Psr.
Misura 111 – Formazione e informazione delle conoscenze. Sottomisura b) “Attività informative nel settore agricolo e forestale”. Paragrafo “Spese ammissibili” pag. 34. Aggiungere dopo le parole “del Psr della Regione Marche.” le parole: “Le spese saranno eleggibili dal 1° gennaio 2008 prendendo in considerazione anche quelle azioni di informazione svolte precedentemente la presentazione della domanda ma successivamente alla approvazione del Programma nazionale di ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4 dell’Assessore Petrini:
Al capitolo 5 – Misure di intervento – descrizione. Punto 5.1. Misure del Psr.
Misura 111 – Formazione e informazione delle conoscenze. Misura (311) “Diversificazione in attività non agricole” Sottomisura b) “Diversificazione dell’attività delle aziende agricole ed avvio di nuove attività” Paragrafo “Tasso di intervento pubblico” pag. 40. Dopo le parole “del Psr della Regione Marche.” Aggiungere le seguenti parole: “L’aiuto sarà attuato nel rispetto delle prescrizioni di cui al Reg. Ce 1998/2006 (“De minimis”) per contributi pari o inferiori a euro 200.000,00 per impresa e sulla base della notifica attuata ai sensi del Reg. Ce 70/2001 per importi superiori.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5 dell’Assessore Petrini:
Al capitolo 5 – Misure di intervento – descrizione. Punto 5.2. Altre misure autorizzate quali aiuti di Stato.”Misura attività di studio, ricerca e sperimentazione” Paragrafo “Tasso di intervento pubblico” pag. 41. Dopo le parole “ambito agricolo” aggiungere le seguenti parole: “notificato ai sensi del Reg. Ce 70/2001”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 6 dei Consiglieri Donati, Badiali, Cesaroni, Binci, Viventi, Rocchi, D’Anna, Ciriaci, Solazzi. Ritirato.

Subemendamento n. 07 dell’Assessore Petrini
Al capitolo 5 – Misure di intervento – descrizione. Punto 5.2. Altre misure autorizzate quali aiuti di Stato. “Misura attività di assistenza tecnica specialistica”.
Paragrafo “Tasso di intervento pubblico” pag. 43. Aggiungere la seguente frase dopo le parole “approvazione dei progetti.”: “La misura verrà attuata nel rispetto delle prescrizioni disposte dall’articolo 18 del Reg. (CEE) n. 1857/2006 della Commissione.”. Dopo il paragrafo 5.2 “Altre misure autorizzate quali misure di stato” è aggiunto il seguente punto: “5.3 Eleggibilità della spesa. Dove non espressamente indicato nella descrizione della misura specifica, sia per gli investimenti che per le attività di assistenza tecnica e ricerca le spese sono eleggibili a contributo a partire dal 1° ottobre 2007.”. Sono conseguentemente soppresse: alla Misura 121 – Ammodernamento delle aziende agricole – paragrafo “Portata del sostegno e azioni” le seguenti parole: “Saranno ritenuti ammissibili gli investimenti avviati alla realizzazione successivamente la presentazione della domanda alla Regione Marche. Saranno altresì ritenuti ammissibili gli investimenti che fanno riferimento alle domande presentate a valere dei prebandi previsti per la misura 121 del Psr Marche – Dgr 1052 dell’1.10.2007"; alla Misura 123 – Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali – paragrafo “Portata del sostegno e azioni” le seguenti parole: “Saranno ritenuti ammissibili gli investimenti avviati alla realizzazione successivamente la presentazione della domanda alla Regione Marche. Saranno altresì ritenuti ammissibili gli investimenti che fanno riferimento alle domande presentate a valere dei probandi previsti per la misura 123 del Psr Marche – Dgr 1052 dell’1.10.2007".
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 7 dell’Assessore Petrini. Decaduto.

Ordine del giorno n. 1 “Bandi relativi all’assistenza tecnica; priorità per i beneficiari che utilizzano personale delle associazioni bieticole operanti nelle Marche” della terza Commissione:
L’Assemblea legislativa delle Marche, presa visione del Piano di azione regionale di ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero volto a sostenere il processo di riconversione produttiva delle imprese agricole coinvolte in tale ristrutturazione;
Tenuto conto della crisi occupazionale e in particolare nel settore bieticolo-saccarifero conseguente alla dismissione degli zuccherifici di Fermo e Jesi;
Impegna la Giunta regionale nella predisposizione dei bandi relativi all’assistenza tecnica e a stabilire priorità nei confronti dei beneficiari, utilizzando personale dipendente delle associazioni bieticole operanti nelle Marche.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 93, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 91
della Giunta regionale
“Definizione dei criteri e delle modalità di attuazione degli interventi a favore delle persone disabili per l’anno 2008 ai sensi dell’articolo 26 della legge regionale 4 giugno 1996, n. 18 e successive modificazioni”
Nuota titolazione: “Definizione dei criteri e delle modalità di attuazione degli interventi a favore delle persone disabili per gli anni 2008 e 2009 ai sensi dell’articolo 26 della legge regionale 4 giugno 1996, n. 18 e successive modificazioni”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 91 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Questo è un atto ricorrente per l’Assemblea legislativa regionale, si tratta di approvare i criteri di ripartizione dei fondi di cui alla legge regionale n. 18/96. Una delle legge più belle che possiamo annoverare nella nostra legislazione, è una legge a favore delle persone disabili per le quali i criteri quest’anno saranno per gli anni 2008 e 2009.
Non ci sono variazioni fondamentali rispetto ai criteri usati negli anni passati, e quelle che la Commissione ha valutato sono modifiche non sostanziali.
Su questo atto vorrei proporre due questioni.
La prima riguarda complessivamente la disponibilità di spesa sui fondi della legge n. 18 ed è una raccomandazione che si estende a tutta la Giunta. Cioè quella di valutare l’opportunità che la legge n. 18 venga rifinanziata adeguatamente. Infatti i fondi disponibili del passato con l’andar del tempo chiaramente si sono “logorati”. Pertanto a fronte degli obiettivi che la legge si propone è necessaria una considerazione profonda rispetto al suo complessivo finanziamento, quindi la raccomandazione è che bisogna aumentare il fondo.
La seconda questione è più specifica e per la quale mi rivolgo all’Assessore in particolare. C’è un tipo di finanziamento per le famiglie che non è ricompreso nei criteri di ripartizione della legge n. 18 in maniera diretta, ma c’è un intervento indiretto con fondi che l’Assessorato dedica ad una finalità. Questa finalità riguarda il sostentamento di quelle famiglie che, coraggiosamente, tengono il disabile grave nel proprio seno, il cui assegno attuale sta diventando veramente risibile. Pertanto le famiglie che si accollano questo onere, doverosamente da parte loro ma sostanzialmente in maniera coraggiosa nei confronti di altri, devono essere assolutamente sostenute.
L’assegno previsto è limitatissimo quindi credo debba essere fatta una riflessione di fondo. Anche perché di fatto, guardando un aspetto che sotto l’aspetto del finanziamento pubblico giudicherei venale, proprio per questa loro dedizione queste famiglie fanno risparmiare un sacco di soldi al pubblico, oltre a dare un esempio formidabile.
Ecco perché i 2.000 al massimo 3.000 euro che verranno distribuiti sono veramente una cosa irrisoria a fronte della spesa che occorre per un disabile istituzionalizzato nelle residenze protette.
L’atto, quindi, credo possa essere approvato, non ci sono state particolari osservazioni, la cosa importante è che la legge n. 18 possa essere utilizzata in maniera integrata, come abbiamo stabilito con il Piano sociale questa mattina, cioè venga inserita nella programmazione zonale. E questo soprattutto per i servizi dedicati alle persone disabili nei centri diurni, in modo tale che questi centri possano essere sempre più sostenuti ed equilibrati rispetto alle esigenze e al fabbisogno del territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Oltre a quello che è stato già espresso dal relatore di maggioranza, c’è un’ulteriore preoccupazione che si riferisce al ritardo con cui la delibera, ahimé, anche quest’anno, giunge al vaglio di quest’Assemblea legislativa.
Un ritardo che è stato già censurato da più parti, quindi anche in seno alla Commissione dove abbiamo avuto modo di chiedere per l’ennesima volta una maggiore tempestività alla Giunta regionale affinché i criteri vengano adottati e proposti all’Assemblea legislativa nei tempi utili per consentire ai Comuni la giusta programmazione. E questo è un aspetto non secondario che, tra l’altro, ha indotto la Commissione ad una nuova titolazione dell’atto, infatti i criteri per l’anno 2008 sono diventati criteri per gli anni 2008 e 2009.
Certamente come quinta Commissione abbiamo espresso una disponibilità a venire incontro a quei colli di bottiglia e a quei ritardi della Giunta, però questo aspetto deve essere sicuramente preso in considerazione per evitare che ci si trovi oltre metà anno a dettare tali criteri.
Giusta e pertinente è la raccomandazione del Presidente Luchetti per quanto riguarda il fondo in riferimento ai costi dei centri diurni, che rischiano di crescere, come ci spiegava il dirigente del Servizio, a fronte di una disciplina che effettivamente favorisce i Comuni in relazione all’obiettivo e alla finalizzazione, mentre languono e rimangono residuali gli interventi in favore delle famiglie.
Per questi motivi annuncio il voto di astensione della minoranza, che comunque condivide l’impianto fondamentale dei criteri.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 91. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Cari Consiglieri, vi ringrazio, credo che abbiamo fatto un buon lavoro, ora riposatevi. Auguro a voi e alle vostre famiglie buone vacanze.
La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 17,00