Resoconto seduta n.113 del 16/09/2008
SEDUTA N. 113 DEL 16 SETTEMBRE 2008


La seduta inizia alle ore 10,15


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli




Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 112 del 29 luglio 2008 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 258, in data 1 agosto 2008, ad iniziativa del Consigliere Brandoni, concernente: “Modifiche alla legge regionale 29 luglio 2002, n. 15 ‘Norme in materia di razionalizzazione ed ammodernamento della rete di distribuzione dei carburanti per uso autotrazione’”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla I Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio delle autonomie locali per il parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2 della l.r. 4/2007";
- n. 259, in data 4 agosto 2008, ad iniziativa della Giunta regionale concernente: “Norme in materia di beni e attività culturali”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 260, in data 4 agosto 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Santori, Capponi, Brini, Bugaro, Ciriaci, Cesaroni, Giannotti, Tiberi, concernente: “Voucher per la frequenza di percorsi di istruzione universitaria e post universitaria e di alta formazione, con priorità per studenti appartenenti a famiglie meno agiate”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 261, in data 10 settembre 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Giannotti, Romagnoli, Massi, Capponi, Ciriaci, Brini, Bugaro, Cesaroni, Santori, Tiberi, Pistarelli, Castelli, D’Anna, Silvetti, Lippi, Viventi, concernente: “Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Marche”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla Il Commissione per il parere obbligatorio e alla III Commissione per il parere ai sensi dell’art. 68 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 100, in data 4 agosto 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Art. 138, d.lgs 112/98 - Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema scolastico marchigiano per l’anno scolastico 2009/2010", assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 101, in data 10 settembre 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Concessione di un finanziamento al Comune di Tolentino destinato agli interventi di ricostruzione del Teatro “Nicola Vaccaj” compreso nel piano degli edifici pubblici di cui all’art. 2, comma 3, lett. e) della Legge n. 61/1998", assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 102, in data 10 settembre 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Approvazione delle linee di indirizzo per la predisposizione del programma attuativo regionale (Par) del Fas 2007 - 2013”, assegnata alla II Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per il parere obbligatorio.
E’ stata presentata, in data 30 luglio 2008, la seguente proposta di regolamento:
- n. 13, ad iniziativa della Giunta regionale concernente: “Criteri per il calcolo dei canoni locativi degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Attuazione dell’articolo 20 quaterdecies della l.r. 16 dicembre 2005. n. 36.”, assegnata alla IV Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 282 dei Consiglieri Giannotti, Capponi, Brini, Tiberi, Ciriaci, Bugaro, Santori, Cesaroni: “Potenziamento organici centri trasfusionali della Regione”;
- n. 283 dei Consiglieri D’Anna, Castelli, Romagnoli, Silvetti, Pistarelli: “Situazione cristiani in India”;
- n. 284 dei Consiglieri Brandoni, Altomeni: “Protocollo per l’introduzione di dispenser per la vendita di prodotti sfasi nella rete della distribuzione commerciale”;
- n 285 del Consigliere Procaccini: “Posizione della Regione Marche in relazione alle dichiarazioni di esponenti del governo nazionale”;
- n. 286, dei Consiglieri Mollaroli, Benatti, Mammoli, D’Isidoro, Binci, Brandoni, Procaccini: “Situazione della scuola nelle Marche a seguito dei nuovi provvedimenti del Governo nazionale”;
- n. 287, del Consigliere Procaccini: “Tagli alla scuola pubblica”;
- n. 288, dei Consiglieri Capponi, Santori, Bugaro, Ciriaci, Giannotti, Brini, Tiberi, Cesaroni: “Appello per far cessare l’inaudita violenza anticristiana in India”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 23, in data 28 luglio 2008: “Autorità di garanzia per il rispetto dei diritti di adulti e bambini - Ombudsman regionale”;
- n. 24 in data 29 luglio 2008: “Rendiconto generale dell’amministrazione per l’anno 2007";
- n. 25, in data 29 luglio 2008: “Assestamento del bilancio 2008”;
- n. 26, in data 4 agosto 2008: “Modifiche alla legge regionale 30 giungo 2003, n. 14 “Riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio regionale”;
- n. 27, in data 4 agosto 2008: “Modifiche alla legge regionale 15 ottobre 2001, n. 20 “Nonne in materia di organizzazione e di personale della Regione”, alla legge regionale 30 giugno 2003, n. 14 “Riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio regionale” e alla legge regionale 10 agosto 1988, n. 34 “Finanziamento delle attività dei gruppi consiliari”.
In data 28 luglio 2008, è stato promulgato il seguente regolamento regionale:
- n. 1 “Modifiche al regolamento regionale 22 dicembre 2004, n. 13 “Requisiti e modalità per l’autorizzazione e l’accreditamento dei servizi per l’infanzia per l’adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali e alle famiglie di cui alla legge regionale 13 maggio 2003, n. 9".
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 30 luglio 2008
- n. 1056: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25, comma 1, della l.r. n. 20/2007 - Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa € 3.584,88 “;
- n. 1057: “Art. 29, comma 3, della l.r. 31/2001 e art. 26, comma 1, della l.r. 20/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008. Importo di € 201.496,28”;
- n. 1058: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 216.000,00”;
- n. 1059: “A-rt. 44, comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 Importo € 11.703,40”;
- n. 1060: “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007, Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008. Importo € 238.431.85”;
- n. 1061: “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato, da enti e soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 660.748.,85";
- n. 1062: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25, comma 1 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 3.327.785,09";
- n. 1063: “Art. 29, comma 1 della l.r. 31/2001 e art. 25, comma 1, della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 384.780,51 ‘’;
- n. 1064: “Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001, art. 25 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 308.641,95'’;
- n. 1065: “Art. 29, comma 2, della l.r. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 173.122,44”;
- n. 1066: “Art. 25 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato, da enti e soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 27.391,82";
- n. 1067: “Art. 44, comma 2, della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo Annuale 2008. Importo € 27.253,61”;
- n. 1068: “Modifica al Programma operativo annuale approvato con d.g.r. n. 1588/2007”;
- n. 1071: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 26 della l.r. n. 20/2007 - Variazione compensativa di € 30.000,00”;
- n. 1072: “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato, da enti e soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 5.738.410,89".
In data 1 settembre 2008:
- n. 1098: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 5.500.000,00”;
- n. 1099: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 16.083,20”;
- n. 1100: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007- Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Importo € 1.000.000,00.”;
- n. 1101: “Art. 20 comma 3 della l.r. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 4 “ spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2008 - € 3.628,113;
- n. 1102: “Art. 26 comma 1 della l.r. 20/2007 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 22.182,39”;
- n. 1103: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 107.865,60”;
- n. 1104: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 20.000,00”;
- n. 1105: “Art. 44, comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 245,33”;
- n. 1106: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 2.540.748,85”;
- n. 1107: “Art. 44, comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 15.587,61”;
- n. 1108: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007- Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Importo € 800.000,00";
- n. 1109: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007- Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Importo € 1.482.723,69";
- n. 1110: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 26 della l.r. 20/2007 - Variazione compensativa di € 26.588,37'’;
- n. 1111: “Art. 44, comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Poa 2008 - € 19.430,32'’;
- n. 1112: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007- Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Importo € 23.179,20";
- n. 1113: “Art. 44, comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Poa 2008 - € 40.000,00”;
- n. 1114: “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi per il finanziamento del fondo per il piano dei servizi socio - educativi e relativi impieghi - € 4.265.381,00".
Ha chiesto congedo l’Assessore Carrabs.


Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza per la trattazione in mattinata della mozione n. 286 sulla scuola presentata da me e da altri Consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta della Consigliera Mollaroli di iscrivere all’ordine del giorno la mozione n. 286 della Consigliera Mollaroli ed altri abbinata alla mozione n. 287 di pari argomento del Consigliere Procaccini.

(L’Assemblea legislativa approva)


Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto – Modificazioni della composizione della Giunta regionale

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Come da Statuto si dà comunicazione della decisione assunta, come sapete, a seguito dell’elezione parlamentare del Consigliere regionale Luciano Agostini, che era membro della Giunta regionale con delega al turismo, enti locali e alla vicepresidenza della Giunta regionale.
Questa elezione ha comportato che durante i mesi di luglio e agosto – da qui può anche giustificarsi il fatto che oggi entriamo nel merito di questa vicenda a seguito della già realizzata ridefinizione della Giunta regionale senza previa comunicazione all’Assemblea legislativa che, appunto, la esperisce in questo momento – è stata aperta una riflessione in seno alla maggioranza. Parlo di maggioranza perché questo è chiaramente un fatto politico, e non un fatto amministrativo, che attiene alle scelte della maggioranza in relazione alle proprie funzioni di governo. Quindi ci troviamo in presenza di una discussione che ha un profilo prevalentemente di carattere politico.
La maggioranza riunita ha approfittato di questa circostanza per una valutazione complessiva sull’azione di governo e soprattutto per l’approfondimento delle sue proposizioni in attesa dell’ultima parte di questa legislatura.
Questa riflessione ha potato ad una conferma del programma di legislatura che voi tutti conoscete. Programma che all’inizio della nostra esperienza è stato presentato all’attenzione di quest’Aula con alcuni approfondimenti che riguardano le politiche sociali e di integrazione socio-sanitaria e con una prevalente attenzione rivolta agli anziani. Quindi l’avvio di un programma molto intenso che prevede interventi sia di carattere strutturale sul sistema dell’accoglienza per gli anziani sia sui servizi a loro dedicati e con particolare riguardo alla non autosufficienza.
Altro punto su cui la maggioranza nella sua rilettura del programma di governo si è soffermata – una cosa molto importante perché motiva le scelte che sono state adottate anche a seguito del venir meno della presenza della vicepresidenza con delega al turismo – è il tema del turismo. Come voi sapete la maggioranza ha definito il turismo come il secondo motore di sviluppo dell’economia regionale accanto al sistema manifatturiero, e pertanto la necessità di rilanciare questa materia con particolare riguardo al mercato internazionale, da cui noi siamo troppo assenti, integrandola maggiormente, come auspicavamo, nel contesto dell’ambiente e del territorio regionale. Ciò in relazione sia alle caratteristiche della nostra agricoltura, quindi all’enograstronomia, sia alle caratteristiche ambientali delle Marche, alla sua straordinaria bellezza paesistica, sia ai beni culturali della nostra regione. Dunque la necessità di integrare maggiormente questo settore e nelle responsabilità prevedere anche un’integrazione tra deleghe che appartengono al settore del turismo con quelle della cultura, dell’ambiente, ecc..
Un altro punto qualificante – come voi sapete, lo avrete letto, infatti molti Consiglieri si sono soffermati su questo argomento – ha riguardato il Pear. Cioè la necessità di approfondire le proposizione fondamentali del Piano energetico ambientale, confermando lo spazio che riguarda le potenzialità che ancora ci sono e su cui si può lavorare tantissimo per il risparmio energetico nella nostra regione. Quindi una linea di azione immediata e imprescindibile su cui si possono ottenere risultati straordinari peraltro come hanno dimostrato l’esperienze fin qui fatte.
Inoltre c’è il discorso del rilancio delle fonti rinnovabili. Anche queste offrono degli spazi molto grandi per quanto concerne ogni tipologia, come l’eolico o perfino l’idroelettrico, che a seguito delle mutate condizioni della tecnologia con la stessa portata di acqua consente una produzione di energia elettrica molto superiore, ecc..
Quindi tutte le forme di energia ma con particolare riguardo al fotovoltaico che nella nostra regione sta acquisendo esperienze particolarmente importanti sia sotto la forma della produzione che sotto la forma della distribuzione.
E’ soprattutto su questi tre argomenti, politiche sociali, energia e integrazione tra cultura, ambiente, territorio, che per consolidare e rilanciare l’azione di governo si è soffermata la riflessione della maggioranza.
Poi ci sono stati molti altri argomenti, voi lo sapete proprio perché questa esperienza in parte l’avete condivisa e in parte, soprattutto attraverso i media, l’avete criticata. Quindi credo che ora possa andare sugli elementi essenziali di questa comunicazione.
A seguito di tutto questo c’è stata una riflessione che ha portato, come del resto nella fase di formazione della maggioranza, alla necessità di trovare una sintesi o, se volete, più modestamente, un compromesso in relazione a quelli che erano i tre elementi, la coerenza rispetto al principio delle competenze e gli obiettivi che ci si ripropone – che ho ora espresso –, il discorso delle rappresentanze territoriali, il discorso della rappresentanza delle forze politiche presenti in questa Assemblea legislativa regionale.
La maggioranza sotto il profilo più squisitamente politico ha affermato un principio, quello del proprio consolidamento nelle fasi finali della legislatura, quindi ha cercato le ragioni per il proprio consolidamento. Da questo punto di vista ha aperto le sue porte alla possibilità di una rappresentanza anche in seno al governo del partito socialista, che in questo momento è in una posizione più periferica – e questa riflessione all’interno del partito socialista si sta compiendo –, proprio per dare a tutti la possibilità di una partecipazione diretta a funzioni di governo e di rappresentanza di vertice per ogni forza della coalizione.
Quindi il principio è stato quello di coagulare e rafforzare la maggioranza, rappresentare con il massimo di unità possibile le forze politiche che la compongono e nello stesso tempo dare voce agli equilibri che sul territorio venivano richiesti.
In questo senso la realtà picena, che andava a perdere un proprio rappresentante con l’elezione del vicepresidente alla Camera dei Deputati, attraverso un’autonoma riflessione ha trovato il proprio punto di convergenza sull’indicazione di Sandro Donati – che è qui alla mia destra e quindi siede sul posto di Assessore – che ha ricevuto le deleghe per gli enti locali, la protezione civile, lo sport e altre ancora.
La seconda scelta, nata sull’esigenza di sviluppare in modo molto più intenso una strategia di marketing regionale sulle scelte che afferiscono al tema del turismo – che era di competenza di Luciano Agostini – in una logica di maggiore integrazione e che si combina con altre valutazioni e altre indicazioni che sono sopravvenute, è stata quella, dolorosa, che ha portato alla staffetta, se così posso dire, tra Vittoriano Solazzi e Luigi Minardi.
Come ho fatto in altre sedi voglio ringraziare pubblicamente, in modo non solo formale ma anche sostanziale, Luigi Minardi per il lavoro che ha prodotto nelle sue funzioni in questo periodo di tempo. Lavoro prodotto soprattutto con riferimento al recupero del rapporto con i giovani della nostra regione. Infatti la sua concentrazione sul tema delle politiche giovanili senza dubbio ha prodotto dei risultati molto utili e particolarmente importanti per riallacciare i legami tra le generazioni. Lo ringrazio anche per il lavoro che ha svolto per tutte quelle iniziative che ha adottato, ricreando, in particolare, un rapporto forte con il Governo nazionale per quanto riguarda le problematiche, i temi e la politica culturale della nostra regione, che con la sua azione e la sua presenza ha trovato nuovo respiro.
Le valutazioni complessive portano a scelte che a un certo punto si trovano confinate nell’ambito delle possibilità che sono concesse, quindi la risultante finale è quella che viene oggi rappresentata con le mie comunicazioni.
Ai nuovi Assessori auguro di rappresentare nel migliore dei modi i loro territori, ma non solo, direi che questa è una visione parziale, infatti da loro la maggioranza, quindi noi tutti, ed io in particolare, ci aspettiamo una politica particolarmente efficace. La prima è che proseguano le azioni intraprese da Luigi Minardi nel campo delle politiche giovanili e che sono state assegnate a Sandro Donati. L’altra è che si realizzi questa strategia, questa integrazione vera tra turismo e altri settori, in modo particolare con i beni culturali, che è un po’ il punto debole della nostra regione. Come sapete in questo momento abbiamo una presenza turistica che è soprattutto caratterizzata da figure di emigrati di ritorno e da una domanda nazionale che però è fortemente condizionata dalla recessione in corso in Italia e in Europa. Quindi abbiamo bisogno di esperire nuovi orizzonti, ma per fare questo dobbiamo arrivare – è per questo ho parlato di marketing territoriale – a segmentare la nostra domanda turistica, dobbiamo presentarla non tanto come una generica domanda di carattere regionale ma articolarla per i suoi diversi segmenti e a sua volta cercare di colpire i diversi segmenti di domanda, pertanto segmentare domanda e offerta. Questo è il compito che è stato assegnato al nuovo Assessore al turismo, che non a caso ha anche la delega della cultura e dei beni culturali.
Queste sono state, in estrema sintesi, le motivazioni che hanno portato a tali scelte, che sono state proposte alla vostra valutazione nel dibattito che lo Statuto prevede e consente.

PRESIDENTE. Propongo all’Assemblea il contenimento degli interventi nei dieci minuti. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Prendiamo atto che solo oggi il Presidente Spacca si è degnato di far conoscere all’Assemblea legislativa regionale i suoi orientamenti (…) Non è la prima seduta, “Ministro degli esteri”! Non è corretto, Presidente, che sulla stampa si leggano tutti i balletti che ha organizzato, poi ci parla di equilibri, di competenze, senza rispettare nemmeno i rapporti umani o l’etica della politica. Non si è reso conto di quello che è emerso in questi giorni sulla stampa o di ciò che è emerso anche nei confronti di chi è stato un suo Assessore e che è stato anche il suo Presidente dell’Assemblea legislativa! E non tanto sotto l’aspetto politico, anche se vi siete dimostrati dei caimani, quanto sotto l’aspetto umano che è una cosa ben diversa.
Oggi lei ha fatto molti encomi, che di solito si fanno quando si celebrano altre cose, ma poi per riequilibri politici il risultato finale è stato quello di mandare a casa brutalmente. So bene comunque che il suo compito è solo quello di tagliare le teste e andare all’estero a fare il Ministro, su questo è molto bravo! Infatti qui in Aula la vediamo raramente, non relaziona mai su quello che ha fatto all’estero in rappresentanza dell’Assemblea legislativa regionale, non sappiamo cosa fa quando va in Russia, in Australia, in America, in Canada. La sua è una gestione personalistica e nessuno ha mai avuto il coraggio di evidenziarla, tra l’altro non abbiamo mai avuto neanche l’opportunità di confrontarci su queste cose, ma questo le appartiene.
Oggi prendiamo atto di una vecchia logica spartitoria democristiana, la peggiore, quella che esisteva in passato con le sedute a tavolino, qui si è detto “a Pesaro ce ne sono troppi, deve andare via Minardi”, “è dei Ds e bisogna accontentare uno della Margherita”. Quindi non puntando su quei famosi discorsi che facevate sulle professionalità, sulla qualità, sulle competenze.
In questo momento, ad un anno dalla fine della legislatura, lei si è preoccupato più della sua sedia che di far crescere la regione Marche o dare equilibrio ad una Assemblea legislativa regionale. Infatti in questa situazione si sta creando instabilità anche nei rapporti personali e non solo in quelli politici.
Nel suo intervento, Presidente, ha fatto anche un cenno ai socialisti, quindi, Consigliere Rocchi, speriamo che anche per il bene dell’Assemblea legislativa regionale accontentino anche voi con qualche poltrona – che però se le è finite tutte quindi non sappiamo se andrà ad ordinarla da poltrone Frau o da qualche altra parte! –.
Fatto sta che adesso come Assemblea legislativa regionale viviamo dei momenti poco buoni. Ad esempio, Presidente, lei ha un Assessore che fa dei bandi per l’assegnazione al commercio dopo le stagioni turistiche ma che rimane al suo posto – anzi oggi nemmeno c’è –, sono tre anni che si parla del problema dell’aeroporto ma l’Assessore competente rimane al suo posto, se l’è presa, invece, con un Assessore che, ha fatto il suo dovere, che ha portato il suo programma, non ultimo e non senza difficoltà anche quello delle Comunità montane.
Era forse ingombrante?! Era ingombrante da Presidente perché lavorava?! Era riuscito a dare un ruolo anche al Presidente dell’Assemblea legislativa. Era ingombrante come Assessore alla cultura?! Era riuscito a dare anche qui. Credo però che un Assessore che lavora e semina è favorevole anche per lei, per la maggioranza e per tutta l’Assemblea legislativa regionale.
Non me ne voglia Consigliere Solazzi, ma in dodici mesi, cioè prima che finisca la legislatura, sarà difficile portare avanti un lavoro che ha iniziato un altro collega, i miracoli non li fa nessuno!
Questa mattina, Presidente, sarebbe dovuto essere chiaro, avrebbe dovuto dire: “guardate, mi hanno tirato per la giacca, ho avuto dei problemi, e chi ha dovuto pagare è stato Luigi Minardi”, ci ha parlato invece di problemi che non c’entrano niente e che forse neanche lei conosce, perché visto che sta sempre all’estero come Ministro non ha neanche il tempo di approfondirli!
C’è stata una discontinuità con il passato e che anche noi abbiamo apprezzato, di quando cioè l’allora Presidente D’Ambrosio aveva tenuto a sé la delega alla cultura, infatti nelle Marche non esisteva una politica della cultura. Mentre oggi, finalmente, ed io posso dare una piccola testimonianza da quel poco che ho appreso andando in giro, ci sono delle realtà a livello marchigiano che hanno apprezzato il lavoro di Luigi Minardi e della stessa Giunta che appoggiava queste sue iniziative. Con lui c’è stata una grande svolta, ci sono stati nuovi regolamenti, i teatri hanno dato un grande segnale. Insomma, con una politica più equa c’è stato un riconoscimento per tutti.
Oggi vi trovate, invece, a fare la politica del gambero perché Gian Mario Spacca deve mantenere fino al 2010 tutti calmi, tutti buoni, nessuno deve parlare perché ci saranno le elezioni. Elezioni che si basano su consensi drogati, per cui la gente non conosce il lavoro che effettivamente fa l’Assemblea legislativa regionale, ci sono risultati che non corrispondono alla realtà della Regione Marche, ad esempio, ci si vanta perché la sanità è in pareggio oppure che questo va bene e quest’altro pure.
C’è uno stato confusionale da parte del Governatore delle Marche. Governatore che in questo momento ha perso una grande occasione, infatti, anziché rilanciare il ruolo dell’Assemblea legislativa regionale ha fatto una politica che lui ha chiamato di compromesso, spiegando però che la parola compromesso ha molti significati, riguarda le competenze, gli equilibri territoriali, ecc..
Secondo me questa staffetta, come lui l’ha chiamata, oggi è inopportuna, ha fatto una politica al ribasso – magari perché per gli equilibri interni spera in un’ampia conferma - che sicuramente, da quello che si può capire, non oggi, ma domani se non riuscirà ad accontentare i socialisti di Rocchi, potrà avere delle grosse ripercussioni... (.)

PRESIDENTE. Per cortesia, Consigliere Rocchi. La prego di concludere, Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Per poter proseguire i lavori servirà sicuramente un confronto serio e serrato, ma questa decisione certamente non è stata una grande scelta. Presidente, le voglio fare una raccomandazione, cioè, che se qualche cosa dovesse scricchiolare poi non se la deve prendere con i gruppi di minoranza se non riesce ad avere i ventuno voti in Assemblea legislativa regionale – lei sa che negli ultimi mesi si sono serrate sempre le file! –.
Penso che lei con questa politica al ribasso anziché un equilibrio abbia creato una frattura interna, ha lasciato al suo posto chi oggi non produce, mentre chi ha dato un’immagine in tutta la regione di un buon lavoro, di professionalità, di capacità personale, è stato emarginato e punito, e questo è il caso dell’Assessore alla cultura.
Non ne faccio una questione di nomi o nei confronti di Minardi, lui da Presidente sa quanti scontri, per il mio carattere un po’ rude, abbiamo avuto durante i cinque anni della sua presidenza, essendo due tori sono state più le volte che abbiamo litigato che quelle che ci vedevano d’accordo, però bisogna dare atto che in questo periodo ha lavorato bene, in tutte le Marche ha dato un segnale positivo sia alla maggioranza che all’opposizione. Però, come capita sempre nelle buone famiglie, chi paga sono sempre i migliori!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’articolo 8 dello Statuto, richiamato anche dal Presidente Spacca, recita testualmente: “Il Presidente della giunta regionale può sostituire il Vicepresidente e gli Assessori previa comunicazione al Consiglio regionale per illustrarne le ragioni, in ordine alla quale si svolge un dibattito.”.
Qual è la motivazione che ha portato il legislatore regionale – ed io ho avuto la fortuna di essere tra questi – ha modificare lo Statuto su questo punto, inserendo cioè una preventiva necessità, quella di un passaggio istituzionale importante, il passaggio in Aula?
Mi sono riletto un po’ di atti che all’epoca portarono a questa formulazione. La motivazione fu quella dell’esigenza di modificare sì assetti di governo regionale, ma motivandolo sotto il profilo di migliorare i rapporti governo-territorio, Esecutivo e attuazione concreta della politica e di quella programmazione che deve far parte di una maggioranza di governo; la programmazione è addirittura uno dei documenti che si depositano all’atto della presentazione delle candidature.
La ragione che a suo tempo ha portato il legislatore a formulare questo tipo di indicazione sta nel fatto che non deve essere solo e prevalente il rapporto personale fiduciario tra il Presidente e i suoi Assessori, ma dove deve essere, non dico più forte, ma almeno altrettanto forte la volontà di un rafforzamento o anche una modificazione del rapporto governo-territorio, azione di governo e politiche che sono in grado di esercitare più efficacemente quest’azione.
Se questo è, colleghi, Presidente, rilevo due cose.
La prima è che il dibattito sta avvenendo a diciotto giorni da queste decisioni che sono già formalizzate, già attuate, già realizzate. Non vi è stato preventivo dibattito, preventivo confronto.
La seconda cosa sono le motivazioni. Oggi ho ascoltato attentamente le parole del Presidente Spacca che però hanno ancora di più accentuato le mie preoccupazioni, cioè quelle di veder purtroppo negletto, inapplicato il dettato dell’articolo 8 dello Statuto. Oggi, addirittura, ho sentito fare dei ringraziamenti ad un Assessore che è stato revocato!
Quindi non c’è né una censura personale, né una modificazione del rapporto organico perché sono cambiati i scenari politico-amministrativi, politico-programmatici.
Allora che cosa sta sorreggendo tutto quello che è avvenuto a fine agosto? Quali sono le ragioni vere dell’oggetto della discussione di oggi?
Il previo confronto non c’è stato, non vi è stato perciò un luogo, come quello dell’Assemblea legislativa regionale, in grado di rappresentare tutte le voci di quel territorio che vorrebbe essere, a mio avviso, maggiormente ascoltato e rappresentato, infatti si cambia per il meglio.
Non vi è stata motivazione alcuna che ha sorretto i decreti del fine agosto, da una parte hanno revocato e dall’altra affidato nuove deleghe e nuove incombenze ai colleghi Consiglieri Solazzi e Donati, ed hanno anche ridistribuito deleghe.
Quelle che abbiamo ascoltato oggi, seppur tardivamente e illegittimamente oltre il tempo indicato dallo Statuto che doveva essere preventivo, sono addirittura parole di ringraziamento. Ripeto, non c’è stata una censura, non c’è stata un’indicazione di necessità di modificazione degli assetti politico-programmatici, anzi, si è detto che in continuità con un certo lavoro si andranno a rafforzare determinati settori.
Allora, che cosa sta sorreggendo questo cosiddetto rimpasto, ma che in realtà è un violento riassetto della compagine di governo, cioè della squadra che compone la Giunta regionale?
Non vorrei scendere nella polemica politica, sarebbe facile fare qualche battuta in questo senso, leggere cioè la provenienza anche politico-culturale dei due nuovi Assessori e quella che era invece propria degli Assessori sostituiti, uno revocato e l’altro ha lasciato l’incarico per più alte incombenze (Luciano Agostini è diventato Parlamentare e pertanto ha lasciato per quel motivo la Giunta).
Dunque non voglio fare la polemica politica e ridurre tutto in una schermaglia di posizioni preconcette, precostituite, siamo all’opposizione ed è chiaro che critichiamo. No, io voglio fare un altro ragionamento. Perché, colleghi, se non vi è stato previo dibattito e confronto in quest’Aula, se non vi è stata motivazione alcuna, neppure formale, che cosa ne rimane di quel dettato dell’articolo 8 dello Statuto? O per meglio dire, che cosa ne rimane di questa nostra Istituzione assembleare che non importa se sia ruolo di maggioranza o di minoranza? Che cosa ne rimane della nostra funzione, della nostra dignità, del decoro del nostro ruolo se poi siamo solo coloro che apprendono da un comunicato stampa ciò che avviene. Si prende atto del fatto che il mondo è andato avanti, che la Giunta è stata modificata, che il Governo regionale ha pensato di essere composto in maniera diversa, che il Presidente nell’esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri ha personalmente fatto e ridistribuito con un decreto che ha firmato direttamente, e così si chiude la partita!
Questo è il ruolo dell’Istituzione?! Così si valorizza il rapporto che abbiamo e che tutti i giorni cerchiamo di esercitare nelle Commissioni e in quest’Aula?!
Su questo faccio un appello a tutta l’Assemblea legislativa regionale. Insieme a tutti i colleghi dei banchi dell’opposizione abbiamo svolto delle riflessioni che mettiamo a disposizione di un dibattito. Un dibattito che non deve avvenire più e solo per un cambio o su questo o su quella nuova delega, su questo o quell’Assessore scelto, ma anche e soprattutto sul ruolo e la funzione di questa Assemblea legislativa regionale, sul ruolo e sulla funzione che abbiamo. Questo se vogliamo ancora pensare di avere un ruolo e una funzione che sia, non dico alta, ma almeno dignitosa.
Noi abbiamo proposto una risoluzione che tocca questi punti non solo sotto un profilo formale, ma soprattutto sotto quello sostanziale. Mancano dei passaggi, ci sono delle violazioni statutarie e regolamentari, ci sono difetti formali anche importanti, ma supererei tutto questo, riaffiderei al Presidente Spacca di colmare un vuoto, un vulnus, cioè quello del dibattito nel rispetto delle prerogative di questa Assemblea legislativa regionale.
Quindi che venga ripristinato il nostro ruolo e la nostra funzione sancita dalla nostra Carta costituente, lo Statuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Le considerazioni del Consigliere Pistarelli in merito alla situazione che si è venuta a creare sono molto apprezzabili, quindi io cercherò di dare un’altra lettura di ciò che oggi sta avvenendo nella politica di questa Regione, soprattutto quella che svolgiamo nel consesso regionale.
Andando velocemente a toccare le tappe, voglio dire subito che da parte della maggioranza abbiamo avuto diversi sussulti, all’inizio c’è stata la sostituzione di Solari con Minardi, poi ci sono stati piccoli cambiamenti in seno all’Ufficio di Presidenza. Insomma questa prima metà di legislatura è stata contraddistinta da diverse fibrillazioni, da diversi movimenti all’interno della maggioranza. E certamente ciò che è accaduto nell’estate appena trascorsa è quello più significativo che si può ricondurre ad una vera e propria crisi politica, non è soltanto un momento di aggiustamento per cause esterne ma è la prima rivoluzione che avviene per cause interne.
Tutto quello che ha detto il Consigliere Pistarelli può essere ricompreso in questo, cioè la carenza di motivazione e soprattutto – lo dirò successivamente – anche un problema di cambio di marcia, di cambio di programma e di nuove strategie che devono essere applicate in questa regione.
Come dicevo, dunque, questa è una vera e propria crisi politica che non può essere risolta con un decreto del Presidente.
Per fare questo mio intervento, che avviene in modo del tutto responsabile e ragionato, ho ripercorso il programma di governo regionale, quei famosi dieci passi da compiere in questi cinque anni e che il Presidente ci aveva indicato. Di questi dieci passi, invece, in questa prima fase della legislatura ne abbiamo percorsi ben pochi, sono pochissimi i passi in avanti che la comunità regionale e il sistema economico e sociale di questa regione hanno compiuto.
Per esempio sulla sicurezza non è stato fatto granché, non sono state fatte iniziative legislative indirizzate magari a riorganizzare il sistema delle polizie locali o del collegamento con le altre forze di polizia, ecc..
Non c’è stato il raggiungimento di quella equità contributiva che avrebbe dovuto rilanciare il modello marchigiano, l’Irap è rimasta a quei livelli, non sono state trovate soluzioni. Tra l’altro, secondo me, equità della contribuzione significa anche accessibilità ai servizi forniti dalla regione. Oggi nel sistema sanitario di questa regione il problema delle liste di attesa comincia a diventare un problema emergenziale. Il discorso dell’assistenza ai non autosufficienti è un problema ancora non risolto, sono stati fatti tanti programmi ma ancora non è stata trovata la soluzione.
Sul lavoro e l’imprenditorialità, certamente abbiamo incappato in un momento difficile dell’economia nazionale ma la risposta è stata debole in quanto le risorse che possiamo mettere a disposizione con le situazioni del nostro bilancio non ci consentono di incidere nella realtà che ha bisogno, invece, di scelte coraggiose e di risorse consistenti.
L’ambiente, l’urbanistica, sono tre anni che discutiamo di una legge urbanistica ma ancora non c’è una proposta convinta della maggioranza per andare avanti e risolvere un problema che in questa regione è diventato emergenziale, infatti siamo l’ultima Regione in Italia ad affrontare il problema di una rivisitazione di tutta la normativa urbanistica.
Il discorso ambientale, il discorso dell’energia, sono problemi che in questa Regione vengono continuamente rinviati sull’altare di una coesione tra le forze della sinistra antagonista e del modello riformista che il Pd vuol proporre, ma che si è arenato su questo connubio che non permette a questa Giunta di fare passi in avanti.
Non voglio leggere i famosi dieci passi del progetto del Presidente Spacca, perché tutti li avete sottomano, soprattutto i Consiglieri di maggioranza. Noi avevamo adottato un atteggiamento di attesa, molto responsabile, proprio perché quello che Spacca indicava all’inizio della legislatura era abbastanza condivisibile da un punto di vista comportamentale, cioè sui rapporti, sulla valorizzazione dell’Assemblea legislativa regionale e sull’autonomia nelle scelte della Giunta, ecc.. Tutte cose condivisibili, ma il problema è che la politica non doveva prendere campo, decidere tutto e sacrificare su questo altare gli interessi dei marchigiani. Ci sono dieci passaggi molto significativi che oggi ancora non sono stati sviluppati.
Non voglio ripercorrere quello che ha già detto il Consigliere Pistarelli, cioè il problema della illegittimità del comportamento del Presidente e il mancato rispetto dell’articolo 8 dello Statuto. Su questo ci sono anche notevoli produzioni legislative o interpretative svolte da vari Tar e Consiglio di Stato. In pratica il concetto fondamentale è che “previa comunicazione” significa che l’Assemblea legislativa deve essere messa nelle condizioni di conoscere quello che il Presidente andrà a fare, ma soprattutto non possono esserci motivazioni politiche – sono state rigettate – per la sostituzione di componenti delle varie amministrazioni. Quindi tra le motivazioni specifiche di un avvicendamento non ci possono essere modificazioni dei rapporti tra i partiti. Su questo ci sono diverse sentenze, penso che tutti, anche i Consiglieri di maggioranza, possono accedere ai siti che riportano queste determinazioni degli uffici giudiziari.
La soluzione, Presidente, la indichiamo soprattutto per quel rispetto che penso lei debba a questo consesso, quale è l’Assemblea legislativa regionale, e la diamo nella risoluzione che presentiamo.
La modificazione dell’assetto della Giunta non si sostanzia – questa è la cosa che più ci interessa – con una modificazione delle strategie. Sono passati tre anni e sono successe tantissime cose e questi nostri ultimi tre anni sono pari ai venti anni dei periodi precedenti dove i cambiamenti avvenivano in modo più lento. Lei però non cambia il programma, addirittura affida delle deleghe, tipo quella del progetto del piceno all’Assessore Donati, che non ha né capo né coda. Non c’è nessuna strategia nell’affidamento dell’incarico, cioè non è scritto cosa deve fare l’Assessore, quando prima, invece, tutti gli altri avevano qualcosa su cui fare riferimento, cioè il programma del Presidente della Giunta al momento dell’insediamento. Non ci sono le risorse, come afferma con molta onestà intellettuale Donati, e non ci sono punti di riferimento certi su cui poggiare una strategia di questo tipo.
Soprattutto oggi ci sarebbe bisogno, Presidente, di una maggiore capacità relazionale tra la Giunta e l’Assemblea legislativa. E sapete tutti che in un momento di difficoltà certamente non ci tireremo indietro sul fatto di lavorare per la soluzione dei problemi.
Questa maggioranza aveva riposto la soluzione dei suoi gravissimi problemi in un Governo quale quello alla guida di Prodi, però così non è stato infatti in quel momento non è stato risolto nessun problema.
Il motivo a cui il Presidente Spacca oggi sembra appellarsi, quello di una collaborazione che chiede costantemente al Governo nazionale, ci sembra un po’ contraddittorio, una specie di Dottor Jekyll e Mister Hyde. Nel senso che si chiede collaborazione a Roma però poi a livello locale si fa una politica che esclude la collaborazione, che esclude la compartecipazione e la responsabilità.
Chiediamo uno scatto d’orgoglio e di serenità che lei, Presidente, dovrebbe portare a questa Assemblea legislativa regionale attraverso l’approvazione di questa risoluzione, che non cambia, tra l’altro, le sue volontà, le dovrà solo esplicitare meglio affinché i marchigiani capiscano che non stiamo facendo manovre di palazzo ma solo gli interessi di questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Minardi.

Luigi MINARDI. Avrei avuto piacere di ascoltare ancora un po’ di interventi, comunque prendo la parola intanto per esprimere gratitudine e ringraziare tutti quelli che in quest’Aula, ma anche fuori, mi hanno fatto conoscere il loro punto di vista e il loro apprezzamento per il lavoro svolto.
Nel mio intervento potrò anche commettere degli errori, nel senso che ovviamente sono alla ricerca di un nuovo centro di gravità, i riferimenti sono nuovi e l’equilibrio nuovo ancora non c’è, quindi mi auguro di non offendere nessuno, di essere misurato ed equilibrato.
Comincio facendo gli auguri di buon lavoro a quelli che mi hanno sostituito, sono stato infatti sostituito da entrambi i nuovi Assessori, uno si prende le politiche giovanili e l’altro la cultura. C’è un progetto tracciato – magari dopo ne parliamo meglio –, ci sono delle risorse che nel frattempo sono cresciute, e ciò è dovuto anche al lavoro che abbiamo fatto fuori da questa Regione, quindi a loro voglio proprio augurare buon lavoro.
In questo discorso voglio assolutamente non considerare le persone, non perché non mi interessano, sono alla base di ogni questione, alle persone sono sempre disponibile a dare una mano, certo, ovviamente senza confondere i ruoli. Nel senso cioè che da ora in poi svolgerò il ruolo del Consigliere e in questo ruolo svilupperò quella che potrà essere una mia azione in questa Assemblea legislativa.
Voglio fare alcune considerazioni. Mi preme che in questa discussione emerga una cosa – è un mio desiderio personale –, cioè, visto che nel decreto non c’è motivazione alcuna, ho pensato che quella fosse la vera motivazione, nel senso che “non c’è motivazione per la sostituzione”. E’ anche per questo che non ho fatto resistenze particolari o non ho messo in moto macchinazioni speciali per cercare di resistere nel posto. Forse è un mio errore di presunzione, ma pensavo che fosse impossibile, forse sono stato naif, molto infantile nella visione della politica. Ma non mi lamento, questa è la mia natura, addirittura, ora più che in passato, cercherò di svilupparla.
Dunque mi premeva che non emergesse che ci fosse un atto di sfiducia da parte del Presidente, che ci fosse una dichiarazione di insufficienza operativa, che ci fosse un qualcosa che inficiasse quel lavoro che ho sempre svolto con generosità e con disponibilità e, mi auguro, anche con profitto.
Dalla discussione e dalle parole del Presidente tutto questo non c’è, per cui è inutile che riprendo quelle cose che avete letto sul giornale.
Voglio parlare soltanto di due questioni, una è di carattere giuridico, anche se non sono un avvocato e non ho titoli per dire questo, l’altra è di carattere politico e su questo qualcosa in più la vorrei dire.
Carattere giuridico, cioè non siamo di fronte ad un atto politico, la giurisprudenza è univoca, che permette al Presidente della Giunta, al Presidente della Provincia, al Sindaco, di fare quello che vuole semplicemente perché lo giustifica politicamente. Le sentenze sono abbastanza chiare, non è il caso di leggerne tante, ne leggo una per tutte: “è illegittima la revoca di un Assessore Comunale – ma è la stessa identica cosa – da parte del Sindaco se non supportata da ragioni di pubblico interesse, ma giustificata da motivi di mera ripartizione dei posti fra appartenenti a partiti politici”. Non aggiungo altro, ma su questo ce n’è una bella produzione univoca, per cui dico che oggettivamente, senza tralasciare che lo Statuto è chiarissimo in quanto dice “previa comunicazione e discussione dell’Aula”, che l’atto che è stato fatto è illegittimo.
E’ per questo che dico al Presidente Spacca che se ne deve assumere la responsabilità, non sarebbe grave se dicesse “sono stato portato a sbagliare, metto a posto e ripristino le condizioni della legittimità”, ascoltando così anche coloro che in questa sede dicono il loro punto di vista.
Da parte mia per ripristinare la legittimità chiedo al Presidente di non mettermi nelle condizioni di ricorrere ad altre sedi. Ovviamente questo lo sto valutando, e non lo faccio perché voglio tornare a fare l’Assessore, non me ne importa, questa mia esperienza è finita, lo avevo già dichiarato, ma voglio semplicemente il rispetto di ciò che sono, di ciò che ho fatto, di ciò che rappresento anche come semplice persona. Quindi credo che questo debba essere fatto.
La seconda questione che mi interessa è quella di carattere politico. Chiedo al Presidente perché è stato possibile pensare che questo atto non dovesse passare in Assemblea legislativa regionale e poi arrivare in Assemblea legislativa regionale solo perché la Conferenza dei Presidenti praticamente ha imposto la seduta di oggi che non era per niente prevista. Cosa è successo in questo decennio nella testa di ognuno di noi? Un atto così importante non lede le prerogative del Presidente, perché nessuno aveva l’intenzione di dire al Presidente che doveva essere tizio o caio o se doveva rimanere qualcun altro, no, quelle prerogative sono sue, esclusive, nessuno le vuole mettere in discussione. Però, perché neanche si è perita di pensare che questo passaggio era opportuno farlo? Quale cultura politica è collegata a questo e che conseguenze ha?
Io dico che c’è una malintesa cultura del fare che vede con fastidio il dibattito pubblico, lo vede come un appesantimento, un qualcosa che toglie anziché dare, mentre il dibattito pubblico in questa sede, luogo della sovranità popolare, qui rappresentiamo il popolo che ci ha eletti e sono presenti tutti gli interessi della nostra regione, lo si evita perché si pensa che appesantisca l’azione, cioè si pensa che una società veloce e dinamica come questa non può perdere tempo a chiacchierare.
Tale questione la ritengo pericolosa anche per le conseguenze che avrà, non lo dico teoricamente, lo dico per quello che sento in giro e per quello che mi è stato detto in questi giorni.
Se la politica non riprenderà la convinzione che il dibattito pubblico è quello che produce la migliore decisione ed è quello che produce una decisione trasparente, si darà sempre più l’impressione che si sta scivolando verso il cedimento a poteri opachi.
In questa revoca non c’è argomentazione alcuna sulle motivazioni come pure non ci sono nelle parole del Presidente pronunciate sulla stampa, quindi a me pare che si sia risposto ad un potere opaco – che non voglio dire di che tipo, non lo so, non mi interessa –, innominato, se lo avesse nominato sarebbe stato più semplice, almeno questo!
Credo che tutto questo continuerà a seminare nel tempo la sfiducia nella politica, nelle istituzioni e sarà un logoramento continuo.
Quindi la mia intenzione oggi è quella di dichiarare che prima di tutto voglio essere leale all’Assemblea legislativa. Voglio essere leale all’Assemblea legislativa perché come presidente ho svolto qui dentro parte della mia vita, voglio essere leale all’Assemblea legislativa perché non mi importa di andare dagli Assessori a dire di essere bravo per avere qualche risorsa. Dunque voglio fare il Consigliere e voglio essere leale al mandato che ho ricevuto.
Dopodichè, se mi permettete, da un punto di vista politico dico che questa operazione politicamente indebolisce la Giunta. Per cui auguro al Presidente che possa rapidamente metterci mano e aggiustare ciò che non si è aggiustato, anzi, che è stato squilibrato. Infatti non vedo nel modo più assoluto un riequilibrio di forze politiche. Qualcuno qui ha fatto riferimento alla Democrazia Cristiana, però credo che quell’esperienza importantissima, quella cultura politica cattolica non ha mai avuto il peso che oggi ha la cultura politica cattolica del centro-sinistra in questa Regione. Non lo dico perché ho dei risentimenti, ma perché è la realtà.
Si dice che c’è un maggiore legame con il territorio, bene, però il legame con il territorio c’erano altri Consiglieri che lo potevano esprimere in modo più forte. Se il voto ha un senso, anche da un punto di vista di risultato elettorale, c’erano altri che potevano dimostrare un maggior rapporto con il territorio.
Si dice che si vuole unire cultura e turismo, quando un mese fa la delega del turismo era libera ed è stata parcheggiata sull’Assessore Giaccaglia.
Quindi tutta questa nuova strategia non la vedo, anzi, vedo una strategia unica nuova di cui però vorrei discuterne in questa Assemblea legislativa. Quale strategia unica vedo? La rottura di un punto politico programmatico. Il punto politico programmatico era che politiche giovanili e la cultura stavano insieme perché la questione giovanile è essenzialmente culturale e come tale utilizzava le risorse della cultura per attrarre anche risorse delle politiche giovanili.
Allora, siccome tutto questo non c’è, chiedo semplicemente – so che è finito il mio tempo quindi chiudo così, vorrei dire tante altre cose, ma comunque vi ringrazio per l’ascolto – che in questa circostanza si dovrebbe prendere uno spunto per dire come si vuole affrontare il cambiamento del punto politico programmatico, perché gran parte delle risorse erano mescolate, quindi dire come si vogliono separare, come si vogliono affrontare e discutere.
Ho detto che dichiaro lealtà all’Assemblea legislativa regionale e lo faccio perché sono fatto così, non mi piace la tattica, non mi piace stare dietro la fratta – da noi si dice così –, mi prendo le mie responsabilità. Ho depositato una risoluzione che vorrei venisse discussa. Qualcuno potrebbe pensare che mi muovo in modo forse anche troppo diretto e immediato, è probabile, comunque voglio cercare di essere equilibrato quindi vorrei che leggeste questo equilibrio anche nelle parole che ho scritto.
Dunque mi prendo la responsabilità, perché se c’è una cosa che non mi sembra giusta è che io possa utilizzare i movimenti che sento in questa maggioranza per aggregarmi ad un carro che, ovviamente, mi interessa fino a un certo punto. Infatti il mio interesse prevalente è quello di essere a posto con me stesso, far bene il Consigliere regionale, essere leale con quello che l’Assemblea legislativa regionale rappresenta. E questo lo farò, sempre prima di ogni altra lealtà, esclusivamente con l’Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Innanzitutto, e non solo per ragioni formali, vorrei ringraziare, l’Assessore Minardi per il suo intervento e per l’attività svolta come Assessore, e porgo i miei migliori auguri ai due nuovi Assessori.
Sarò almeno per una volta molto breve, coglierò un unico aspetto dell’intervento del Consigliere Minardi e farò una semplicissima riflessione politica.
L’elemento che prendo dal Consigliere Minardi è il problema della trasparenza, che in questa Regione esiste non perché il Presidente Spacca sia ispirato da particolari atteggiamenti o motivazioni diaboliche, ma perché è invalsa una prassi, quella che lo stesso Minardi ha chiamato come il fastidio verso la partecipazione e il contributo istituzionale, che può portare a risultati che, ahimè, potranno andare anche oltre le reali intenzioni di chi li ha messi in essere.
Lo dico dandovi un fatto: il 6 agosto scorso solo il Tar delle Marche ha dovuto emettere una sentenza per consentire ad un Consigliere regionale, chi vi parla, di avere dei documenti da parte dell’Azienda sanitaria unica regionale. Attenzione bene, quando un Consigliere è costretto a scrivere un ricorso al Tar per ottenere atti a tutti gli effetti pubblici – ne fornirò copia a tutti – vuol dire che qualcosa non va, e non perché di mezzo ci sia il centro-sinistra o il centro-destra ma perché sta purtroppo affermandosi una prassi che si ispira al principio della extra istituzionalità. E la vicenda Minardi è la seconda, molto più importante, di questa teoria, di questa prassi, di questo sistema che dovrebbe impegnare comunque le preoccupazioni di tutti.
Detto questo c’è la lettura politica. Credo, ricordando una delle leggi di Murphy, che le cose più importanti in realtà appaiono sempre come le più innocue. Il passaggio dello scorso agosto, cioè la rivisitazione della Giunta, è un atto estremamente significativo dal punto di vista politico anche se, invece, molti lo hanno letto quasi come un intervento bagatellare e superficiale. Non è così. Infatti, oggettivamente, e lo dobbiamo riconoscere, il Presidente Spacca ne esce molto rafforzato.
L’individuo, il personaggio politico – bisogna dargliene atto – è riuscito a trovare una soluzione che indubbiamente andrà a condizionare nel 2010, in senso positivo probabilmente per lui e per la sua ricandidatura, il corso politico di questa Regione.
Infatti, che cosa è successo? Il suo partito aumenta di qualità e importanza, è indubbio, esce in un momento in cui le difficoltà politiche non mancano e attraverso un coniglio tirato fuori dal cappello stabilisce un patto con la classe dirigente del primo partito di questa regione, i Ds. Io vedo questa lettura politica, cioè Gian Mario Spacca è riuscito a intercettare e a persuadere la classe dirigente apicale dei Democratici di Sinistra ad accettare una cosa che apparentemente sembra un suicidio. Come può essere considerato, se non suicidio, un partito che entra con una forza all’inizio di un rimpasto e che chiede di fare karakiri a se stesso?!
Allora ci deve essere qualche problema che, secondo me, rientra con la questione che dicevamo prima, cioè del perché una certa decisione. Con estrema sincerità l’ha detto Gian Mario Spacca, la motivazione non è amministrativa, è politica.
Dunque, qual è la posizione politica? La posizione politica – mi permetto senza voler necessariamente andare a fare le pulci a casa altrui, ognuno di noi ha le sue pulci, si deve grattare, ci mancherebbe, io per primo – è inevitabile che va a fare un riferimento a quello che è l’elemento baricentrico del primo partito in questa Regione. Con l’uscita di Luciano Agostini da questo consesso la triade che gestisce il Partito Democratico della Sinistra, ora Pd, non ha più rappresentanza in questa Regione. Ed è inevitabile che c’è un interesse a intervenire, a dirigere, a coordinare le politiche che interessano il primo partito della Regione da fuori della Regione, non dal di dentro.
Questo Spacca, intelligentemente qual è, lo ha colto, siamo ad una crisi extraistituzionale. Caro Luigi Minardi, c’è stato il suggello di quella che sarà probabilmente la metodologia politica che di qui al 2010 e che accompagnerà le scelte importanti della Regione, scelte che verranno decise da – tanto per fare nomi – Ucchielli, Agostini e Silenzi direttamente con Spacca.
Il ruolo ancillare di questo consesso è nelle cose, è scritto in filigrana dietro quel provvedimento. Un provvedimento che non ha una motivazione semplicemente perché la motivazione non è amministrativa, è politica, non c’è niente di male, non c’è niente di strano, quindi la mia non è un’accusa, è una considerazione che solo chi è cieco potrebbe evitare di cogliere.
Quello che temo, Presidente Spacca, è che se questo è l’asse decisionale che governerà gli esiti delle politiche di questo ente sarà altrove che si prenderanno le decisioni. E va bene, non è la prima volta che succede, però la Regione, per usare un espressione cara a Carmine Ruta, diventerà in realtà l’ente bancomat, l’ente erogatore rispetto a politiche e azioni di intervento che saranno decise altrove. Io l’ho individuato un altrove, sarà probabilmente inesatta la mia ricostruzione, ma questo è il punto fondamentale.
Ma che cosa mi preoccupa come amministratore pubblico? Mi preoccupa il complesso dell’anatra zoppa, cioè che quel meccanismo non funzioni, che alla fine le ricadute sul territorio di quelle politiche che ometteranno la condivisione assembleare istituzionale non produrranno gli esiti auspicati da tutti; l’anatra zoppa nella borsa inglese del settecento era il termine che veniva coniato per i brokers che non saldavano i loro debiti.
Il debito che abbiamo nei confronti della società marchigiana sapremo saldarlo? Oppure all’orizzonte si profila una nuova stagione delle Signorie? Sapete che le Signorie in Italia sono state l’evoluzione singolare individuale dei poteri istituzionali, che via via si stratificano e si personificano. Ebbene in tutto questo non credo che la politica abbia veramente una chance per diventare qualcosa di realmente utile.
Come amministratore sono preoccupato e mi si scusi se ho fatto un’invasione di campo, ma temo che Gian Mario Spacca continui in maniera inveterata ad applicare un’altra legge di Murphy, quella del Placebo di Peter che dice “un grammo di immagine vale più di un chilo di fatti”. Questo è il vero rischio, questo è il rischio della nostra terra marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Ho ascoltato con molta attenzione il richiamo fatto dal Presidente per quanto riguarda la presenza socialista in Giunta regionale. Credo sia un fatto positivo, anche se voglio ricordarvi che il nostro partito è stato quello che ha contribuito alla vittoria delle elezioni di tre anni fa. Questa mattina non ne voglio ricordare i motivi, ma comunque sono tre anni che i socialisti sono fuori dalla Giunta regionale. Oggi il Presidente ha portato all’attenzione di questa Assemblea che è giunto il momento di dover decidere anche su questo problema
Credo che una democrazia matura come la nostra, e la legge dà questa possibilità al Presidente della Regione, debba poter far scegliere nella massima tranquillità e onestà i membri del Governo regionale, quei membri, badate bene, che sono stati eletti democraticamente dagli elettori.
Non so se la scelta a suo tempo fatta con la legge, cioè quella di far scegliere al Presidente della Giunta i componenti dell’Esecutivo, sia stata azzeccata oppure si poteva fare in modo diverso. Laddove le Regioni hanno fatto questa scelta con convinzione hanno poi superato brillantemente e senza polemiche anche la nomina del Governo regionale.
In questi ultimi tempi ci sono state diverse polemiche, soprattutto nel nostro partito, ma ditemi voi in quale partito non ci sono polemiche al momento della scelta degli eletti o degli esterni per avere un incarico nel Governo regionale! In ogni caso non vorrei che queste divisioni procurassero anche momenti di attesa per le nomine degli Assessori che devono entrare in questa Giunta.
Sono contento che sono stati eletti due miei amici e colleghi, Donati e Solazzi, però credo che ormai, Presidente, sia giunto il momento di scegliere. Ritengo che questa scelta non debba essere rinviata per il fatto che nel nostro partito non c’è una visione unitaria delle cose politiche e non politiche. Credo che sia giunto il momento di dare un segnale inequivoco ed immediato di questa squadra, che dovrà essere ancora rivista, sulla base di quei programmi a suo tempo concordati e che il gruppo socialista in questi tre anni ha sostenuto lealmente.
Non vorremmo tornare a richiedere le cose che ho chiesto questa mattina, ma se dovesse succedere ciò significherebbe che troveremo quella soluzione che potrà anche servire a ragionare su come avere le mani libere su molti atti amministrativi di questa Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Vorrei ringraziare, non come hanno fatto tutti gli altri, l’Assessore Minardi per l’opera svolta. Ho sempre avuto nei suoi confronti sia critica che stima, l’ho sempre esternata pubblicamente o privatamente, lui sa della correttezza del nostro rapporto di cui rendo merito. Però vorrei ringraziarlo per l’intervento di oggi, e non per la parte che uno potrebbe interpretare di sua distinzione e presa di distanza da quello che è avvenuto, ma perché ha sottolineato un concetto interessante, quello del potere opaco.
Grazie Assessore, perché non solo in quest’occasione ma anche per il tempo che resta di questa legislatura serviva capire come ci sia una forte distinzione tra quel potere oscuro, tante volte evocato anche qua dentro e che comunque nonostante l’immagine negativa ha una sua dignità e una sua forza, e quella sottolineatura del potere opaco che invece contribuisce a introdurre un dibattito che definirei l’emersione del sommerso.
Me ne infischierei altamente dei giochi interni alla maggioranza se non fossi convinto che purtroppo questi giochi saranno fatti sulla pelle dei marchigiani da qui alla fine della legislatura e forse all’inizio della prossima.
I colleghi del centro-destra intervenuti hanno sottolineato tanti aspetti, vorrei solo sottolinearne alcuni e dire perché mi preoccupo.
Mi preoccupo perché questi giochi, pur comprensibili – siamo da tanti anni in politica – mai come in questo momento faranno concludere in maniera negativa per i cittadini marchigiani l’esperienza di questa maggioranza e getteranno le basi per un inizio negativo della prossima legislatura. Se non fosse per questo motivo, non mi interesserebbe.
Caro Assessore Minardi, un po’ di esperienza politica alla fine di luglio mi ha fatto cresce un sospetto e non voglio elevarmi a facile profeta. Il Governatore Spacca proviene dalla Democrazia Cristiana, né per colpa sua e né per colpa mia abbiamo vissuto il crepuscolo della Democrazia Cristiana, quando cioè quegli uomini portaborse dei grandi costituenti e fondatori del Partito Popolare Italiano e della Democrazia Cristiana – nomi che tutti conoscono – hanno gestito gli ultimi anni di questo grande partito.
In questa Aula ho sempre detto che la Democrazia Cristiana non è morta per tangentopoli ma è morta per vizi, ed oggi anche i nuovi e grandi partiti del centro-sinistra hanno preso più vizi della Democrazia Cristiana. Quindi, dicevo, Spacca ha vissuto quel crepuscolo dove in esso dominava tantissima ipocrisia e tantissime falsità. Quando sono stati fatti sperticati elogi per il Pil che cresceva per la cultura, per le politiche giovanili e per la legge sulle Comunità montane, mi sono detto “c’è qualcosa che non quadra”, perché elogi così grandi di solito si facevano durante il crepuscolo della Democrazia Cristiana quando qualcuno doveva essere silurato. E certi leader del crepuscolo della Democrazia Cristiana sono quelli che hanno distrutto la Democrazia Cristiana prima ancora di tangentopoli.
Mi ritengo un democristiano anomalo proprio per questo, non andavo a piangere per tangentopoli o perché non si facevano i congressi, che poi si facevano tutti all’unanimità, c’era solo un capo che decideva, spesso era un capetto!
Quindi, ripeto, quando sono stati fatti certi elogi il fatto mi ha evocato il crepuscolo della Democrazia Cristiana. Spacca è espressione in quel periodo, come lo sono io, quindi li ha fatti anche lasciandosi un po’ influenzare da un metodo che effettivamente è tramontato.
E’ capitato al centro di un vortice, il Consigliere Castelli ne accennava una parte, facciamo l’emersione del sommerso. Questa è l’Aula dove la politica deve esprimersi e deve dire tutto, altrimenti anche noi saremmo ipocriti; naturalmente questo vale anche per ciò che a volte avviene nel centro-destra, dobbiamo fare autocritica anche noi.
Comunque adesso al centro di questo vortice e di questo uragano – lo chiamerei uragano opaco – ci sono i giochi all’interno del Pd di Pesaro, le esigenze dell’asse del potere dentro il Pd – lo ricordava anche il Consigliere Castelli, peraltro questo personaggio appena evocato è qui apparso, Castelli ha poteri medianici! – e l’asse Ucchielli-Silenzi-Giannini-Agostini.
Il riequilibrio al centro. Adesso il Governatore se ne è andato ma ne vogliamo parlare un attimo! Che cosa avrebbe dovuto fare il Governatore, dopo che nel 2005 prese i consensi anche di gente del centro-destra, del mondo dell’economia, della piccola impresa, del mondo cattolico?! Che doveva fare dopo tre anni e mezzo di blocco totale del suo programma di fronte ai suoi elettori?! Bene, doveva dare un segnale di moderazione. Allora è iniziata la corte all’Udc, l’esigenza di far vedere che i socialisti, forza laica, moderata, illuminata di questa Regione, potevano entrare, si sono affacciate le candidature provinciali che saranno tutte della cosiddetta sinistra e quindi l’ex Margherita non avrebbe preso niente, quindi Spacca doveva dare il segnale a quell’elettorato di una convergenza al centro, di una moderazione.
Quindi tutto si spiega, entrano due Margherita per riequilibrare le prossime candidature provinciali, la corte all’Udc, che non so se è finita o meno, ma avrebbe contribuito a dare un segnale di centro a una Giunta fortemente bloccata per le esigenze della sinistra, che sono anche legittime perché la sinistra ha sempre detto quello che pensava. Non ce l’ho con gli amici di Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi perché hanno sempre detto quello che pensavano con cose anche in conflitto con quello che Spacca predicava in certi santuari cattolici e imprenditoriali di questa regione.
In questo vortice che si era creato andava fatta un’operazione per tentare di dare questa immagine. Si preoccupano gli amici e compagni della sinistra, il Consigliere Brandoni dice che adesso bisogna riequilibrare a sinistra. Non vi dovete preoccupare, in questa Regione operazioni alla Veltroni non ci saranno, voi nel 2010 sarete a pieno titolo nella coalizione che ripresenterà Spacca, per voi ci saranno tutte le poltrone e gli spazi che volete. Spacca si ripresenterà a cattolici, vescovi, parroci, imprenditori, commercianti e artigiani dicendo “state tranquilli, io sono il garante – questo lo dice lui – della moderazione nei vostri confronti” Quindi non vi preoccupate cari compagni della sinistra, a voi nelle Marche non vi toccherà nessuno.
Il riequilibrio attuale è solo un’immagine, ripeto, è un’operazione per soddisfare il riequilibrio con un asse dominante. Se poi quest’asse – me lo dovete dire voi del Pd – rappresenta le legittime aspirazioni di tanti vostri elettori – degnamente o no, non posso io giudicarlo – lo devono dire i vostri elettori.
A Spacca avrei chiesto di evitare quel pistolotto fatto all’inizio sulla riconferma del programma, del rilancio del programma, ecc.. Anche per i rapporti che abbiamo non ci prendiamo in giro tra noi! Caro Governatore, doveva essere un po’ più immediato, dire magari – il Consigliere Castelli ha colto una parte di sincerità nel suo discorso – “ho dato retta ai giochetti dell’asse di Pesaro, del riequilibrio, ecc.”.
Poteva essere più semplice. Perché? Perché sul programma c’è tutto il blocco di cui abbiamo sempre parlato, perché questi giochetti intanto i marchigiani non li capiscono, perché i problemi rimangono, perché non bastano le inserzioni sui giornali che dicono che voi fate la giunta a Ussita; peraltro spendendo soldi pubblici perché vi siete riuniti a Castelsant’Angelo sul Nera. Ussita e Visso. Ci siete andati, bravi, è vostro dovere, ma non c’è bisogno di scriverlo sul giornale. Ma quanto avete speso?!
Se parliamo di sociale – dopo parlerete della scuola, dei tagli della Ministra Gelmini, ecc. –, ci sono Comuni che all’apertura dell’anno scolastico che non hanno potuto garantire l’assistenza ai disabili, questo perché i soldi della Regione non bastano.. (…) Bravo! Andiamo sempre allo Stato, dello Stato parlate anche quando con i ritardati pagamenti di Prodi sono aumentati gli interessi, ci sono 30 milioni di euro per i ritardati pagamenti di Prodi!
Questi sono problemi che rimangono, è inutile che fate le inserzioni sui giornali! Diciamo pecunia non olet, ai giornali fa anche comodo la vostra pubblicità, però basta, sono soldi pubblici! Se andate a fare la Giunta a Ussita, a Visso, a Castelsant’Angelo sul Nera ai marchigiani non interessa. Fate il vostro dovere senza andare a dire quanto siamo bravi ad andare ad Ussita a fare la Giunta.
Quanto sono distanti dagli interessi dei marchigiani le politiche dell’asse, del partito di Pesaro, del riequilibrio con Agostini, del riequilibrio con i socialisti!
E’ stata invocata più sincerità, quindi cercate di affrontare i problemi con meno demagogia.
Voglio dire una cosa che riguarda il centro sinistra, l’ho sempre detta, ma voglio ripetervela, tra l’altro nel nostro Paese pochi lo dicono, se ne parla pochissimo, cioè quella del perché certe volte sembra essere in ritardo o certe volte sembra non funzionare.
Quindi mettete mano anche a un certo modo di fare politica, che fa ragionare il cittadino e soprattutto certi giovani, il fatto cioè che il potere del centro-sinistra quando si esercita è terribilmente fazioso, è terribilmente settario e questo il cittadino lo avverte da Pesaro a Ascoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Consigliere Massi, lei la scelta di campo l’ha dichiarata due Consigli fa quando è andato nel centro-destra, il dibattito sull’Udc con lei non possiamo più farlo!
Riprendo alcuni passaggi del Presidente Spacca rispetto a un paio di maggioranze che abbiamo fatto poco prima delle ferie estive. Sono state due maggioranze molto importanti, in quell’occasione in primo luogo siamo stati in grado di verificare i risultati del buon governo di questa Regione nell’arco di questi tre anni circa. Abbiamo potuto vedere come siamo riusciti ad andare verso una riduzione del debito ponendo questa Regione sotto la media nazionale delle Regioni. Siamo riusciti a capire che stavano andando bene le cose rispetto alla riduzione del peso dei tributi propri. Siamo riusciti a cogliere che questa Regione complessivamente riesce a ridurre dell’1,6% il peso fiscale, la detrazione fiscale. Abbiamo insomma capito in quell’occasione i risultati positivi di questa Regione lungo questi tre anni di buon governo.
Inoltre c’è stata un’analisi su alcuni nuovi indicatori con i quali si valuta la qualità della vita di una realtà come la regione Marche o come altre. Alcuni di questi indicatori, il turismo, la cultura, i valori ambientali, danno la sensazione che ci sia, anche da parte di chi viene semplicemente a visitare questa realtà nel periodo feriale, una permanenza e un ritorno.
Abbiamo cercato di analizzare fino in fondo un dato, cioè a che punto siamo rispetto al governo, ai risultati di questa Regione. Penso sia stato molto opportuno farlo perché le scadenze elettorali sono davvero imminenti, quelle amministrative a cui possiamo dare un contributo saranno nel 2009 mentre quelle regionali saranno nel 2010.
Siamo però in una situazione in cui occorre recuperare slancio nel ruolo di governo. Non siamo del tutto soddisfatti, anche se i sondaggi rispetto al dibattito giornalistico tra me e il Consigliere Bugaro ci collocano in posizioni diverse, perché il dato che dava il Consigliere Bugaro è negativo mentre io credo che i sondaggi danno il segno di un gradimento importante per questa Regione anche sul panorama nazionale rispetto al centro-sinistra.
In quella maggioranza abbiamo cercato di individuare – lo diceva il Presidente Spacca poc’anzi – alcune priorità programmatiche per completare la funzione di governo, insomma per dare ai marchigiani risultati concreti rispetto a ciò che ci eravamo detti all’inizio di questa legislatura. Sul tema degli anziani, della non autosufficienza, sul piano del lavoro, sul piano energetico e tanti altri argomenti occorre che questa maggioranza si misuri e si confronti sino all’ultimo giorno della legislatura.
Quindi il nodo è come riuscire su un tema programmatico importante a consolidare la maggioranza di questa Regione, a consolidare il centro-sinistra attraverso una serie di passaggi che principalmente sono quelli programmatici però anche quelli che riguardano assetti di Giunta diversi.
Da questo punto di vista sono rimasto un po’ sorpreso dal dibattito di oggi, perché pensavo che lo Statuto lo avessimo già interpretato qualche mese fa quando sostituimmo l’Assessore Solari. Oggi abbiamo cercato di reinterpretarlo. E’ ovvio che ci sono diverse personalità, lo capisco, molto spesso in questa Assemblea legislativa ci sono speculazioni politiche, alcune fatte in maniera esagerata, altre anche se con interventi moderati, interessanti ma comunque eccessivamente speculativi.
Non vedo in questo passaggio opacità, vedo trasparenza. E’ chiaro che abbiamo bisogno di dare nuovo slancio all’azione di governo, non ci nascondiamo rispetto a questo. Sono mesi che si sta cercando di dare un contributo anche rispetto all’affermazione del nuovo gruppo del Pd dopo le elezioni del 14 aprile, c’è un nostro dibattito interno molto complicato, molto delicato, non ancora concluso. In fondo ciò che è accaduto a livello nazionale per noi ha avuto un peso e lo è ancora.
Abbiamo una necessità formidabile - per rispondere anche al Consigliere Massi – che è quella, almeno nelle Marche – parlo come capogruppo del Pd – di consolidare questa maggioranza, questo centro-sinistra, ha tutte le carte in regola per potersi ripresentarsi nel 2010 con un nuovo programma di governo e cercare di rivincere le elezioni.
Dunque si sono stati alcuni passaggi e alcune perplessità rispetto ad un dibattito che è differente a qualche tempo fa. Comunque pensavo di avere già interpretato lo Statuto e il suo famoso articolo 8.
Fra l’altro – ne parlavo prima con il collega Pistarelli – una discussione che coinvolge un Governo di una Regione o una Giunta di una Provincia o di un Comune, rispetto al rafforzamento della sua coalizione, al rilancio di un programma di governo, non è un passaggio che può durare un giorno, non si può preventivare la sua conclusione.
La previa comunicazione prevista dallo Statuto penso sia una parte importante, è giusto che in Assemblea legislativa venga riferito, ma penso anche che oggi, prima seduta utile, sia stato il giorno adatto rispetto ad un percorso che ci ha portato a modificare gli assetti di Giunta.
Questo passaggio, lo ha detto anche il Presidente Spacca nella sua introduzione, rispetta una coerenza nel consolidamento della coalizione di questo centro-sinistra in alcune questioni che riguardano i territori, le forze politiche. Non è mica uno scandalo pensare di avere in questa maggioranza, in questo Governo, la presenza di tutte le forze politiche che in qualche modo hanno determinato la vittoria del centro-sinistra. Oggi sembra che parlare della presenza dello Sdi sia qualcosa di complicato, di articolato. Penso semplicemente che la politica, lo sapete meglio di me, sia un percorso dinamico, complesso, si nutre e si arricchisce di passaggi successivi. Quindi è ovvio che dopo le elezioni di Agostini, considerato che lo Sdi ha in Assemblea legislativa regionale due Consiglieri, si sono aperte questioni nuove con una forza politica qui rappresentata. Quindi non mi pare sia così complicato, casomai in questo leggo un elemento di eccessiva speculazione.
Ovviamente devono essere sempre salvaguardate le competenze o le capacità delle persone, non bisogna mai mettere in secondo piano la sfera umana, perché determina amarezza e difficoltà, deve prevalere sempre un ragionamento politico che in questo passaggio è stato fatto in tutta trasparenza.
Poc’anzi ho fatto riferimento a due maggioranze perché anche lì da un punto di vista della discussione, dell’approfondimento programmatico, del rilancio e della spinta del governo di questa Regione su alcuni temi strategici è stata fatta chiarezza, almeno nella nostra maggioranza, è stata fatta anche rispetto alla necessità di rappresentare in Giunta in maniera completa tutte le sensibilità politiche e territoriali di questa Regione.
Tra l’altro questo percorso non è neanche concluso, probabilmente ci saranno passaggi successivi, potrebbero essere le amministrative, potrebbero esserci ulteriori sviluppi, dallo Sdi stiamo attendendo in questa direzione. Insomma vedremo cosa succederà nel 2009, cercheremo di capire magari se qualche Assessore o qualche Consigliere si candiderà in qualche Provincia. Quindi il percorso è ancora potenzialmente non concluso.
Non è questo il problema che deve portarci a eccessive sottolineature rispetto alle quali c’è un percorso non trasparente o opaco, non credo sia così. E’ purtroppo una dinamica molte volte complicata e che va affrontata con prudenza, con moderazione. Mi pare che il Presidente nella sua introduzione lo abbia detto.
Voglio fare ancora una sottolineatura. Tra i punti di eccellenza di questa Regione c’è anche l’aumento delle risorse che provengono dall’Europa. Questo è il segno di un’attività che si sta facendo con il Ministero degli esteri. E’ un segno importante, intanto è un riconoscimento del buon governo di una Regione, dei progetti che presenta, delle capacità degli uffici di farli e della Giunta di idearli, di lanciarli, ma è anche il risultato di un’azione di chi magari, anche con un viaggio in più, raccoglie questi risultati.
Quindi si specula sul fatto che il Presidente di questa Regione va troppo spesso all’estero, ma io lo voglio mettere sempre in equilibrio e raffrontarlo con i risultati ottenuti.
Mi pare che questa Regione in tema di internazionalizzazione, di maggiori risorse che provengono dall’estero, di rapporti commerciali attuati attraverso le Camere di commercio, sia una Regione statisticamente rilevabile, rasenta l’eccellenza, è tra le prime. La mia non è una difesa del Presidente Spacca in quanto tale, è la lettura dei dati con i quali questa Regione primeggia, basta prenderli e guardarli. Ovviamente poi ognuno è libero di dire quello che vuole, si può anche ritenere che la Giunta deve essere qua tutti i giorni presente e puntuale, me lo auspico.
La relazione introduttiva del Presidente Spacca, che condivido fino in fondo, ha dato in maniera chiara il quadro complessivo e il percorso che ha portato oggi questa Assemblea legislativa regionale a dibattere sulle comunicazioni del Presidente.

Presidenza della Vicepresidente
Stefania Benatti

PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Santori.

Vittorio SANTORI. Ho ascoltato attentamente tutti gli interventi che mi hanno preceduto. Con molto rammarico devo prendere atto che i Consiglieri di maggioranza hanno, almeno fino adesso, eluso il problema serio e grave che esiste intorno al provvedimento di revoca dell’Assessore.
Questo è un provvedimento illegittimo in quanto carente di due aspetti importantissimi, viola l’articolo 8 dello Statuto perché doveva essere preventivamente comunicato all’Assemblea legislativa regionale ed è assolutamente carente nella motivazione. Anzi, in questa sede abbiamo ascoltato proprio la parola del Presidente che diceva chiaramente che nei confronti dell’Assessore non può essere mossa nessuna censura sul suo operato.
Quindi dico che è un atto chiaramente illegittimo.
Non so quali motivazioni di ragioni politica sottostanti ci siano, non mi voglio addentrare nei meandri dei pensieri sottostanti, ma posso dire che il rispetto della legalità e il rispetto delle leggi è un obbligo di ciascun Consigliere. Non possiamo fare a meno di questo! Mi rammarico con i Consiglieri di maggioranza che non hanno preso voce per dire che questo è un atto illegittimo e che si deve rimediare immediatamente. Questo è grave cari colleghi, è gravissimo! Vi dovete assumere la responsabilità nei confronti dei cittadini per non aver difeso la legge, che è alla base di ogni regola democratica.
Spero che la risoluzione presentata dalla minoranza e quella presentata dal Consigliere Minardi vengano immediatamente accolte da questa Assemblea legislativa regionale e che successivamente si avrà modo di rifare un iter regolare sia dal punto di vista dell’articolo 8 dello Statuto che nel rispetto della motivazione. Non c’è sentenza del Consiglio di Stato che non dica che le decisioni, che giustamente possono essere prese dal Presidente della Giunta, debbono comunque essere motivate non solo per ragioni politiche ma ci deve essere una motivazione sostanziale di fondo, altrimenti l’atto è illegittimo e va annullato.
Quindi evitiamo il ricorso e il contenzioso giusto e legittimo da parte non solo dell’interessato Minardi ma che vede l’interesse anche di tutta l’Assemblea legislativa e di tutti i cittadini perché ne va del rispetto della legalità. L’atto viola le norme, c’è un vizio di legalità contro il quale ogni cittadino è abilitato a presentare la propria censura al Consiglio di Stato, dunque non è solo l’Assessore Minardi a poter fare questo.
Dunque mi auguro che prevalga il buonsenso e intervenga immediatamente un atto di annullamento da parte della Giunta in autotutela che consenta poi il ripristino delle scelte che sono state fatte, motivandole adeguatamente nel rispetto delle leggi e dei regolamenti.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola la Vicepresidente Benatti.

Stefania BENATTI. Credo che al di dà degli aspetti formali, che pure sono importanti, la discussione di oggi, previa o postuma, abbia un significato importante, che non è quello di avere l’assenso da parte dell’Assemblea legislativa regionale su un cambio di assetti all’interno della Giunta, ma piuttosto quello di incrociare il nuovo corso che la Giunta si vorrà dare con il programma di governo, quel programma che all’inizio della legislatura ha portato all’elezione di questa maggioranza e del suo Presidente.
Questo credo sarà oggetto di discussione soprattutto all’interno delle Commissioni, i luoghi deputati a sviscerare tutti gli aspetti amministrativi. La nostra Commissione ha già chiesto agli Assessori la disponibilità ad incontrarli per verificare gli intendimenti, come il programma di governo verrà portato avanti, con quale continuità e con quale innovazione.
Voglio fare un’altra considerazione, quella più politica. Credo che tutti noi dovremmo avere assoluto più rispetto del ruolo che svolgiamo, perché se non lo abbiamo noi il rispetto nei confronti dell’Assemblea legislativa regionale poi è difficile che lo possano avere i cittadini. Questo lo dobbiamo fare nella verità e nella lealtà tra di noi.
Lealtà è una parola da abbinare anche ad un’altra che è emersa qui questa mattina, cioè la trasparenza.
L’Assemblea legislativa regionale è il luogo della trasparenza e della lealtà, quindi il dibattito che facciamo oggi è il punto di caduta di tutta la discussione politica che c’è stata in questi mesi. Non mi scandalizzo e non dovrebbe scandalizzare nessuno di noi se fuori da queste Aule, nei territori, all’interno della stessa maggioranza si sia discusso su come dare stabilità alla maggioranza stessa. Uno dei compiti del capo di una coalizione eletto direttamente dai cittadini è proprio quello di preoccuparsi affinché dentro questa Aula ci siano i voti necessari per governare.
Quindi le discussioni che vengono fatte attengono a questa responsabilità. Se vogliamo portare avanti un programma di governo dobbiamo anche sapere che ci sono persone diverse all’interno dell’Assemblea legislativa regionale che quando è ora devono alzare la mano.
Questa discussione a me non scandalizza, però è importante che il punto di caduta sia quello che celebriamo oggi, cioè la discussione in Assemblea legislativa regionale. E’ questo che rende ragione di una dichiarazione e di una pratica di trasparenza nei confronti della comunità marchigiana. Infatti con questo atto assumiamo come responsabilità collettiva il proseguo di questa legislatura con questo assetto di Giunta e soprattutto svolgiamo un azione di lealtà tra di noi, cioè dichiariamo con coerenza, e ce lo diciamo apertamente, gli intendimenti che vogliamo portare avanti.
Per semplificare, questo dà dignità e spazza via anche ogni altra pratica fatta di cene, fatta di dichiarazioni più o meno esplicite sui giornali, rende cioè tutto più istituzionale.
A mio giudizio non dobbiamo aver paura di questi dibattiti in Assemblea legislativa regionale perché è salute per la democrazia. Nel momento in cui in questa Aula uno può esprimere quello che pensa e lo può fare anche animatamente, rendiamo ragione di un lavoro per il quale i marchigiani ci pagano, infatti siamo pagati per esercitare la democrazia in loro conto. Questa è senz’altro una cosa utile.
Ma ho voluto prendere la parola in quanto ritengo che dobbiamo utilizzare ogni occasione per aprire ragionamenti nuovi proprio in questo ambito dell’esercizio della democrazia ed ognuno nel rispetto delle sue prerogative.
Nel dibattito estivo che si è verificato sui giornali ho visto, ma non solo, lo vedo sempre più preponderante anche nella pratica sia della Giunta che dell’Assemblea legislativa, una questione che a mio giudizio sta cambiando i connotati della democrazia e rischia di cambiare anche le modalità per cui ci troviamo insieme. Mi riferisco al ruolo e al rapporto che ha l’Assemblea legislativa regionale con il resto della regione, soprattutto con i territori e con le realtà provinciali.
Noi veniamo eletti, colleghi, con liste provinciali e ognuno di noi rappresenta i propri territori. Però negli ultimi anni, in particolare in questa legislatura, vedo crescere una disparità tra la rappresentanza che svolgiamo del nostro territorio e il ruolo di Consigliere regionale che rappresenta tutta la regione e che ognuno di noi è chiamato a svolgere. Credo che questa sia una deriva pericolosa. Cioè la Regione Marche – in qualche articolo di stampa lo si è anche esplicitato – non può essere la sommatoria delle cinque province. I Consiglieri regionali non possono essere degli amministratori delegati all’interno dell’Assemblea legislativa regionale, deputati a rappresentare e ad interfacciarsi con il Presidente della Provincia o il Sindaco di turno.
Questa questione, secondo me, la dovremmo affrontare con una riflessione seria. E’ una discussione che non riguarda solo la maggioranza ma riguarda l’intera Assemblea legislativa, infatti non sento nessuna discussione neanche all’interno del centro-destra.
In queste settimane abbiamo visto come il dibattito sul rimpasto è stato incardinato sul ruolo o sul riequilibrio dei territori, per cui se usciva un assessore di una certa provincia doveva essere necessariamente rimpiazzato con un assessore della stessa provincia, oppure si è parlato addirittura di penalizzazione o di recupero di autorevolezza di un territorio rispetto ad un altro. Questo ragionamento porta a superare anche le competenze, per cui se l’uscita o l’entrata di un assessore fa riferimento ad un territorio significa che la competenza in qualche modo passa in secondo piano. Secondo me questo è un errore.
Faccio un altro esempio, e lo faccio su una questione banale, per sottolineare come questo mio intervento non ha alcun scopo di critica o di polemica.
Nell’ultimo Ufficio di Presidenza abbiamo designato due rappresentanti della Regione Marche per seguire la ricostruzione del Teatro Vaccaj di Tolentino. E’ stato automatico e non si è neanche posto in discussione che i due Consiglieri dovessero essere Comi e Massi in quanto residenti in quella città. Credo che questo sia un errore, ne abbiamo parlato in Ufficio di Presidenza, non ci siamo permessi di cambiare rispetto ad una aspettativa, però l’ho cito per farvi capire il mio punto di vista. Ovvero, pensate che due Consiglieri regionali di un’altra città, addirittura di un’altra provincia, non avrebbero aiutato i Consiglieri Comi e Massi a seguire meglio le dinamiche e la ricostruzione del Teatro Vaccaj? In questo caso non poteva essere forse opportuno che ci fossero stati due componenti della Commissione cultura più che due rappresentanti del territorio? Consigliere Comi, dico questo solo per fare un esempio speculare a quello del dibattito estivo sulla Giunta.
Credo che l’Assessore Donati, a cui rivolgo affettuosi auguri anche per l’amicizia che mi lega di buon lavoro, avendo una delega al piceno rischia di rimanere solo. Perché se un Assessore ha una delega per un territorio gli altri Assessori si sentono automaticamente sollevati da una responsabilità e possono così utilizzare il loro tempo per altri territori. Se continua questo andazzo rischiamo di prevedere un assessore al distretto in crisi di Fabriano!
Dunque stiamo attenti, lo dobbiamo essere anche nel rapporto che abbiamo con i territori; questo lo dico anche per avviare una discussione che dovrà necessariamente esprimersi meglio l’anno prossimo con le elezioni provinciali.
Il ruolo dell’Assemblea legislativa regionale deve essere di coordinamento e di programmazione sovraprovinciale. Anche il rapporto con le Province, certo, non può che essere di condivisione di un percorso, ma non può partire dal fatto che le Province in qualche modo possono dettare legge all’interno dell’Assemblea legislativa regionale.
Ho voluto cogliere questa riflessione perché dobbiamo preparare gli atti che aspettano i piani, questo avrà ripercussioni su tutti gli atti che facciamo, ma ne va anche della dignità dell’Assemblea legislativa regionale.
Un’Assemblea legislativa frammentata, sommatoria di più territori, è sicuramente meno autorevole di un’Assemblea legislativa che sa vivere la propria esperienza come sintesi e quindi sa condurre al meglio il valore delle Marche, regione al plurale, e dunque non esalta le diversità ma riesce a far fare a tutti un cammino di unità.
La società tende sempre più a frammentare, sempre più a catalogare e quindi a fare graduatorie in base alla rappresentanza, su chi è più forte e su chi lo è di meno. Questo compito lo dobbiamo svolgere noi e proprio per il ruolo e la dimensione che hanno non lo possiamo far svolgere ad altri, alle Province o ai Comuni.
Questa, pertanto, deve essere una discussione che dobbiamo aprire in questa Assemblea legislativa regionale a beneficio di tutto il nostro territorio.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Nell’esprimere solidarietà all’Assessore Minardi e rallegramenti altrettanto sinceri ai due neo Assessori Solazzi e Donati, inizio brevemente proprio dalla parte finale del discorso di Minardi quando ha detto “risponderò esclusivamente all’Assemblea legislativa regionale e nei suoi confronti mi renderò disponibile e libero”.
Credo che lo abbia detto perché è stato Presidente del precedente Consiglio regionale, devo dire anche in difesa degli interessi di tutti i Consiglieri, infatti, pur essendo di parte diversa, con lui mi sono sentita rappresentata – ora non so quanto di questo stia avvenendo –, di sicuro ci sentivamo tutelati e inorgogliti, si è cercato di rivalutare e valorizzare il nostro ruolo, le nostre prerogative, i diritti, i doveri, insomma sotto la sua reggenza abbiamo cercato di approfondire e di valorizzare anche questo aspetto. Però poi c’è stata una rimozione per fare altro, ma i casi della vita sono davvero strani!
Svolgerò delle considerazioni più generali rifacendomi a tutto quello che hanno detto i miei colleghi di minoranza.
Sottoscrivo in toto quella che ritengo sia effettivamente la illegittimità di questo atto, quanto sia brutta e scritta male questa pagina, quanto soprattutto la modernizzazione, la novità del Pd doveva portare. Invece ci troviamo ai vecchi sistemi e a veder scritta una pagina davvero da primissima Repubblica. Soprattutto su come un governatore, ha elezione diretta e quindi a suffragio universale dei cittadini, cioè di come una investitura popolare non corrisponda poi ad una presa di coscienza, ad una autorevolezza, ad un decisionismo così come dovrebbe essere.
Quando si parlava di sistemi elettorali il Consigliere Procaccini non ha mai nascosto di essere per il sistema assembleare, per l’elezione presidenziale fatta in Aula, quindi lo tranquillizzo perché ciò sta avvenendo. Questo è un sistema consociativo dove le segreterie di partito hanno prevalso su quella che, invece, doveva essere la decisione autonoma, seria, che doveva rispondere esclusivamente al popolo di un governatore, ripeto, eletto con elezione diretta. Cioè quando si facevano i giochi di palazzo e quando le segreterie governavano si stava verificando quello che si è verificato, lo abbiamo visto con questo rimpasto di Giunta.
Dall’ex Assessore Minardi sono volate parole grosse, ne riprendo una sola, quella che si riferisce ai poteri opachi. Credo che con i poteri opachi o poteri occulti, come spesso più facilmente si definiscono, non ci si nasca. Tutto può diventare opaco e occulto quando ci si occupa d’altro, di ciò che non è di propria spettanza, si decida al posto di. Ecco allora che l’economia può diventare opaca e occulta quando prende il posto della politica, lo stesso la politica quando nomina finanzieri, banche o si occupa d’altro.
In questo caso le segreterie di partito, che dovrebbero essere gli organismi più democratici, i veicoli della democrazia, diventano poteri opachi quando prendono il posto di qualcos’altro, cioè di quello che deve essere un dialogo, di quella che deve essere la trasparenza di un confronto, di quello che è diventato un diktat. Che poi, come dice il collega Castelli, di questo diktat e di questa imposizione se ne avvantaggi – ne sono certa – personalmente ed esclusivamente il governatore è un altro discorso, ma tutti sappiamo che è stata posposta e veramente violentata l’Assemblea legislativa, la Giunta e gli elettori che hanno scelto direttamente il governatore.
La conferma di ciò che diciamo sta proprio nella mancanza di motivazione, di censura che ha subìto il Consigliere Minardi. Il fatto che non ci sia altro indica proprio che c’è stato un obbedisco, diversamente ci sarebbero state delle motivazioni.
Parlerò ora brevemente da Vicepresidente della Commissione cultura. Ravviso in questa esautorazione, certo, una matrice politica, ma anche una sorta di non detta censura, sempre riconducibile a decisioni politiche, per l’operato che specificamente l’Assessore alla cultura stava svolgendo in questa Regione. Operato che ci ha visto anche in Commissione spesso attenti, non perché con Minardi ci si parlasse bene o perché ci stessimo cambiando favori – non è nel mio stile e di sicuro neppure nel suo – ma perché tutta la Commissione ravvisava una sorta di stagione riformista della politica culturale di questa Regione. L’Assessore Minardi ha cercato di fare delle cose per primo, di farle dopo anni di buio, dopo anni di Cenerentola assoluta della cultura regionale, quella cultura che non ha avuto deleghe prima, che poi ha avuto una delega spettacolare approdata anche ad una delega di matrice politica. Mi pare che l’ex Assessore Minardi volesse affrontare politicamente il problema culturale di questa Regione. Un riformismo che di sicuro puntava ad una riappropriazione del ruolo di centralità della Regione nella programmazione culturale.
Questo si cercava di fare con dei piani, che sono peraltro in fieri. Mi viene da ridere pensando che l’altro giorno abbiamo fatto le solite adunanze fiume per fare le audizioni su qualcosa che era strettamente legato ad una impostazione, ad una paternità che è venuta meno, quella di Minardi. Si parlava del testo unico che poi è stato accantonato, ora si parla della legge dello spettacolo, della legge sul cinema, si parla del rinnovo del piano triennale. Tutte cose che avevano uno stampo, cose che in questo anno hanno più volte visto la sollevazione delle Province che si stavano sempre più appropriando della programmazione a scapito di una visione unitaria e di un centralismo dell’Assessorato, della Regione e di questa Assemblea legislativa. Mi auguro che i piani culturali tornino ad essere discussi in Regione più che con gli assessorati di ogni Provincia, con quella frammentazione che è vero, Consigliera Benatti, che si condanna, ma allora condanniamola tutta. Perché in questa regione la prima frammentazione è lo strapotere delle Province e degli Assessori provinciali Ds che facevano della cultura carne da macello e la vivisezionavano a seconda del territorio che occupavano e dei piaceri che potevano chiedere a tizio e a caio, prima a D’Ambrosio, ecc.
Credo che con Minardi l’inversione di rotta era evidente, nessuna penalizzazione, nessun aut aut, le Province stavano tornando a svolgere il ruolo di coordinamento che dovevano fare. Nei piani l’impostazione era questa, ma più volte l’Assessore Minardi si è visto cassare pagine e pagine intere – se vi ricordate anche con la proroga ultima del piano culturale, del piano giovanile –, lui scriveva e pagine intere scomparivano in Commissione perché c’era un cambio di rotta.
Credo che questo cambio di rotta abbia inciso non nelle decisioni del governatore ma nelle decisioni di chi, rivestendo il ruolo di forte potentato politico e anche di presidente di una Provincia, ha deciso che questo doveva venir meno. Allora quando l’input è arrivato al Governatore Spacca secondo me si è tenuto conto anche di questo.
Siamo avviliti per quello che sta avvenendo. C’è un andazzo diffuso di minuzia che questa Assemblea legislativa regionale sta subendo ormai da anni e anche tutta la politica consiliare rispetto a quella esecutiva e di Giunta, però stiamo assistendo a quella che è davvero una pagina vergognosa e che non ci fa onore.
Spero che si faccia ammenda per lo meno da un punto di vista formale e giuridico, perché ho capito che nel caso non avvenga una revoca degli atti da parte del Presidente si potrebbe anche aprire un contenzioso che il Consigliere Minardi non ha escluso.
Speriamo di evitarci almeno questa vergogna, per una Assemblea legislativa regionale sarebbe sicuramente disonorevole veder scendere alle carte bollate un ex Assessore e il suo Presidente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. E’ vero che l’elezione del Vicepresidente Agostini a Deputato ha aperto una riflessione ed una declinazione della riflessione rispetto alla sua sostituzione, quindi al rimpasto. Ma oggi mi pare che stiamo assistendo da parte del centro-destra ad un dibattito un po’ ipocrita, in alcuni casi anche fuori luogo e fastidioso, di esaltazione dell’Assessore Minardi e delle sue politiche, politiche che sono state sempre avversate – le mozioni e le interrogazioni riguardanti cultura non si contano più! –.
Credo che l’Assemblea legislativa regionale debba mantenere un livello di serietà, di rigore e, se necessario, anche di critica nei confronti della Giunta regionale. Perché se la elezione di Agostini ha aperto un dibattito sulla sua sostituzione, crediamo che la soluzione data ai problemi del piceno e su come si affrontano sia una soluzione debole.
Prendiamo atto e facciamo gli auguri all’Assessore Donati, tuttavia crediamo che i problemi di un territorio non necessariamente si risolvono e si affrontano con un personaggio o un assessore, seppure autorevole, del territorio medesimo, ma è una politica complessiva che deve affrontare questi problemi e queste realtà.
Non è un caso che i Comunisti Italiani, insieme agli altri partiti della sinistra, hanno posto al Presidente Spacca la necessità di attuare al più presto i punti qualificanti del programma: la sanità, le liste di attesa, la mobilità passiva, il sistema dei trasporti da riequilibrare verso la ferrovia, il problema dell’attuazione del piano energetico da attuare e verificare rispetto alle nuove necessità. Ad esempio la crisi del settore dell’agricoltura e dei comparti della trasformazione (vedi i due zuccherifici) rischia di cogliere un’opportunità per il biodiesel, ma al tempo stesso rischia di snaturare le produzioni agricole. Così anche per quanto riguarda il fotovoltaico, dove il rischio è quello di trasformare le nostre campagne vocate alla produzione in parchi fotovoltaici.
Inoltre c’è il problema dei problemi, quello della crisi occupazionale in tutte le province, che con dati diversi segnalano una grave difficoltà. Dal distretto industriale di Fabriano, che con la crisi dell’industria Antonio Merloni porta con sé il rischio di spazzare via l’indotto e migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici, al sud delle Marche dove la situazione non è migliore.
Di fronte a tutto questo la Regione, la maggioranza, la Giunta regionale credo abbiano compiuto scelte importanti.
L’attuazione, che deve essere verificata, del piano sanitario e del piano sociale possono portare ad ammortizzare la crisi che è in atto.
Peraltro anche gli enti locali oggi sono chiamati con minore risorse a far fronte a nuove incombenze. Se fosse in vigore il federalismo fiscale del centro-destra il 70% dei servizi collettivi e quelli a domanda individuale verrebbero spazzati via, ad iniziare dalla scuola pubblica anch’essa ammessa dentro l’autonomia scolastica. Questo vuol dire che le realtà più ricche avranno una scuola forte e quelle più povere avranno una scuola di retroguardia.
La declinazione di rimpasto, Presidente, è più una sintesi e un compromesso, che non è una parolaccia, è legittimo, ma dentro il Partito Democratico – che non va dimenticato realizza il risultato di avere un assessore in più rispetto all’inizio della legislatura – e al di là della soluzione che avrà il dibattito, che rispettiamo in pieno, in seno al Partito Socialista, il problema di una maggiore rappresentanza della sinistra emerge in tutti i suoi aspetti.
Agostini è stato eletto, la provincia di Ascoli rivendicava ed oggi realizza l’Assessore.
Infine dico, ma senza polemica, che secondo me, Assessore Minardi, non è solo una lotta per i posti – non so se ci sono nel suo partito in alcuni territori zone grigie, non mi interessa –, infatti nella nostra analisi dentro il Pd crediamo che in questo partito ci sia una battaglia vera per l’egemonia culturale, che deve avere una nuova identità. Però mi sembra che a questo punto tale battaglia veda la sconfitta della cultura, non dico della provenienza dell’ex Pc, ma di quella del Ds, una sconfitta irreversibile che è ovvio si declina anche nella rappresentanza soggettiva.
Vogliamo cogliere la sollecitazione del Presidente Spacca e oggi anche quella del Capogruppo Ricci che chiedono di lavorare per il programma e anche per rafforzare l’unità del centro-sinistra nelle Marche.
C’è un problema democratico anche nelle amministrazioni locali e le elezioni politiche con quelle soluzioni unilaterali di potenza e di egemonia hanno consegnato il Paese a Berlusconi, Roma agli ex fascisti e domani si rischia, se perdurasse tale politica, di consegnare anche le Marche al centro-destra.
Voglio ringraziare senza ipocrisia l’Assessore Minardi per il lavoro svolto ed augurare agli Assessori Solazzi e Donati un buon lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giannini.

Sara GIANNINI. Ho ascoltato con molta attenzione le dichiarazioni del Presidente Spacca, il dibattito e l’intervento di Luigi Minardi.
Dobbiamo riconoscere che una Giunta esecutiva è espressione di una maggioranza di gruppi assembleari, Gruppi che sono sostenuti da partiti che insieme condividono un progetto politico, condividono un programma, lo presentano agli elettori e poi su quello formano la loro azione e naturalmente lo fanno nell’interesse del territorio che sono chiamati a governare, in questo caso nell’interesse della Marche.
Dobbiamo anche riconoscere che dal 2005 nel quadro politico che oggi conosciamo molto è cambiato. E’ cambiato nel centro-sinistra, è cambiato nel centro-destra, si sono costituite due grandi forze politiche, il Pd con un percorso partecipato, con le primarie, il Pdl con un percorso forse un po’ più di vertice e probabilmente più adatto alla visione politica dei partiti che lo hanno costituito. Alcuni di noi hanno fatto scelte personali di adesione a partiti diversi da quelli per i quali si erano presentati alle elezioni.
Nel ragionamento che facciamo tutto questo non deve essere dimenticato, la politica è in evoluzione.
Un capo di una coalizione, complessa e articolata come quella che governa le Marche – ma sarebbe altrettanto complessa e articolata se la governassero altri e, mi permetto di dire, forse anche un po’ di più – ha alcune responsabilità, quella di responsabilizzare tutte le sue componenti di maggioranza nel proprio Governo, quella di cogliere gli obiettivi di programma, di mantenere la stabilità dei gruppi assembleari. Inoltre, anche quella di valorizzare e di far partecipare quei partiti che sostengono nel territorio e nella società l’azione politica e amministrativa del Governo regionale alla discussione sulle linee di programma e sulle decisioni che riguardano, appunto, l’azione del governo della Giunta regionale.
Penso che negli ultimi anni tutto questo sia stato fatto, è stato fatto dal Presidente Spacca con il concorso di tutti noi. Con noi che abbiamo partecipato alle riunioni di maggioranza alle quali vengono invitati tutti i Consiglieri regionali della maggioranza, con il concorso dei partiti, con il concorso anche di quegli esponenti sui territori rappresentanti di istituzioni e quindi rappresentanti di sensibilità, di bisogni e interpreti di esigenze.
Un sistema di governo funziona se si rende interprete di un territorio largo e articolato. Nelle Marche per la sua forma geografica, per la sua storia, per quelle divisioni dei territori avvenute nel tempo, questo è ancor più accentuato.
Quindi rivendico ai Ds e alla Margherita e oggi al Pd, in quello che noi rappresentiamo, un grande impegno e anche il merito di questa stabilità. Lo rivendico io a nome del Pd, l’ha rivendicato prima il Presidente del gruppo regionale del Pd Ricci e credo che abbia fatto bene a rivendicarlo anche il Presidente Spacca a nome della sua funzione di capo di una coalizione.
Penso che dovremmo guardare questa situazione dal lato politico. Non possiamo nascondere che la politica ha un peso nella gestione non solo nella quotidianità del governo ma anche nelle scelte o nell’imprimere una visione del mondo. Certo, sicuramente non sarebbe lo stesso se governasse il centro-destra, non do giudizi di merito, ma certamente siamo diversi, e rivendico questa diversità, anzi, vorrei che fosse più accentuata, non mi piace essere considerata uguale, ma credo non piaccia neanche a loro.
Di quelle parole forti dette da Minardi nel suo intervento e soprattutto quando ha fatto riferimento ai poteri opachi – come diceva prima la Consigliera Romagnoli – non ne posso condividere la lettura. Non l’ho condivisa neanche quando si trattò di rinunciare, a quell’epoca come Ds, all’espressione massima dell’Assemblea legislativa regionale – tra l’altro oggi molti di noi hanno riconosciuto in Luigi Minardi la capacità di essere rappresentante di tutta l’Assemblea legislativa, anche quelli che non l’avevano votato o i gruppi di opposizione –. Dunque non l’ho pensato quando è stata esercitata quell’operazione; operazione che tra l’altro Minardi, il Presidente e altri sanno che non ho condiviso fin dall’inizio, ma che poi ho ritenuto che fosse quell’elemento attraverso il quale si potessero coinvolgere ancora di più e meglio tutte le forze politiche che hanno sostenuto la candidatura di Gian Mario Spacca e il programma di governo per la regione Marche.
Ricordo che è un programma che i nostri cittadini hanno premiato con un consenso talmente forte sui territori che addirittura è costato metà del listino. Ciò a riprova che tutti coloro che sono in questa Assemblea legislativa regionale hanno quelle capacità, talenti e competenze per poter esprimere la funzione assessorile. E questo ancora di più credo possa essere riconosciuto al Presidente della Giunta.
Quindi non condivido quella lettura sui poteri opachi. Penso, invece, che in questo modo possiamo rendere ancora più evidente la nuova natura del Partito Democratico.
Ho detto e ribadito in molte occasioni che non esistono più i Ds e la Margherita, esiste un nuovo partito, una nuova forza politica che è totalmente diversa da quello che eravamo prima. Spero che il più velocemente possibile sarà compreso anche nelle persone affinché possano interpretare meglio e di più…(…) Posso capire che al Consigliere Capponi non interessi il Pd, magari per occuparsene aspetta le elezioni amministrative! Stavo dicendo che questo partito è nuovo e mi auguro che al più presto anche nelle persone venga interpretato in modo nuovo.
A tutti noi probabilmente verrà chiesto, in funzione di un progetto politico e di una stabilità dei Governi nei quali sediamo, di fare passi indietro. Toccherà a tutti e magari anche a me, però ognuno dovrà farlo con stile, esprimendo sì la personale amarezza per la perdita di un ruolo assolto con impegno, ma anche con quell’atteggiamento di generosità che deve contraddistinguere chi crede in un progetto, chi crede in un percorso e chi si impegna tutti i giorni.
Quindi ritengo che l’azione del Presidente Spacca vada inquadrata in tutto questo.
Inoltre, il ricorso, come qualcuno qui ha ipotizzato, alla giustizia, ai Tar, al Consiglio di Stato, per interpretare o meno se ci sono o no i fondamenti per la rimozione di un assessore, credo sia sbagliato in quanto, in ogni caso, una certa situazione attraverso il pronunciamento di un tribunale di giustizia non si recupererebbe. Siccome ritengo che Luigi Minardi sia uomo intelligente e uomo di partito, credo rinuncerà a quest’azione, a meno che non intendano farlo altri.
Le lodi fatte oggi certamente sono vere dal punto di vista personale, ma sono senz’altro esagerate dal punto di vista politico, risultano un po’ come l’abbraccio della morte. Piegare quello che dovrebbe essere un giusto rispetto sia alla persona Luigi Minardi che al politico Luigi Minardi credo che sia un atteggiamento irrispettoso nei suoi confronti … (…) esprimo la mia opinione come ho consentito a tutti di farlo senza interrompere. Stavo dicendo che questo dato ad un uomo esperto come Luigi Minardi credo non possa sfuggire.
Ho sempre ribadito in tutte le occasioni che il partito non intende disperdere l’importanza e le capacità di Luigi Minardi, e neppure il gruppo assembleare. E’ dunque per questo che vorrei chiedergli pubblicamente di ritirare la sua risoluzione – di cui soltanto questa mattina ne ho appreso la presentazione – perché non aggiunge e non toglie niente a ciò che è accaduto, credo sia solo un’azione che potrebbe creare quella separazione che in questo momento non è utile né alla maggioranza di governo, né al gruppo assembleare del Pd e neanche a lui. Se avessi saputo prima della sua intenzione riservatamente gli avrei espresso la stessa opinione. Ora mi permetto di farlo qui perché penso sia utile affinché questa maggioranza possa continuare un percorso di buon governo delle Marche, quel buon governo di cui le Marche hanno fortemente bisogno.
Dopo questo dibattito dovremo affrontare con grande impegno i problemi che abbiamo di fronte in quanto siamo in un momento di difficoltà economica forte dei nostri territori.
I viaggi del Presidente Spacca e di tutti i nostri Assessori – e lo dice una che non ha mai viaggiato in nessun luogo per missioni dell’Assemblea legislativa regionale – servono proprio a rappresentare le Marche in altri luoghi del mondo economico, a creare quei rapporti di cui abbiamo fortemente bisogno. Su questo credo che il Consigliere Brini soprattutto nei toni avrebbe potuto utilizzare termini diversi per richiamare il Presidente della Giunta, non dovremmo mai dimenticare i ruoli e le funzioni!
L’ultimo accenno lo vorrei fare sulla questione della sanità. Oggi discutiamo di temi di carattere nazionale, ad esempio le liste di attesa, mentre molti anni fa discutevamo di quel grande disavanzo che poi le Giunte di centro-sinistra di questa Regione hanno ricoperto. Oggi non facciamo più parte di quelle Regioni “canaglia” che avevano un sistema sanitario indebito, sui territori ci apprestiamo a svolgere funzioni oltre che di risanamento anche di investimento. L’ultima decisione presa con la collaborazione dei Sindaci, quindi con esponenti degli enti locali della regione, cioè quella di trovare una soluzione condivisa per la localizzazione dell’Agenzia nazionale della terza età e dell’Inrca va proprio in questa direzione.
Credo, infine, che sia stato giusto fare questa discussione non solo in rispetto ai dettami dello Statuto, che pure è importante e che noi del centro-sinistra abbiamo votato mentre altri no, ma perché ci ha consentito di parlare in maniera chiara e franca proprio in omaggio a quella trasparenza, a quella lealtà, che ci deve contraddistinguere, a cui ci ha richiamato, e che condivido, la Consigliera Benatti.
Rinnovo dunque la richiesta a Luigi Minardi di ritirare la risoluzione, dando la mia disponibilità e quella del gruppo a lavorare con grande energia insieme a lui.
Voglio fare anche gli auguri ai due Consiglieri che hanno assunto la funzione di Assessore, Donati e Solazzi, perché sono certa che insieme sapranno interpretare un’azione amministrativa che espliciti il buon governo della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Credo che dovremmo salutare come importante la giornata di oggi, lo è perlomeno per due questioni.
La prima è che a me pare di aver colto in moltissimi interventi una riflessione critica, direi utilmente critica, sul rapporto tra Assemblea legislativa-Esecutivo e più in generale sulla funzione dell’azione dell’Assemblea legislativa regionale.
Questa riflessione critica è importante perché, come si dice oggi, ha avuto toni bipartisan. Inoltre è importante perché mette in discussione una stagione intera di riflessione politica e, direi purtroppo, di azione politica che ha snaturato il ruolo delle assemblee elettive, l’ha reso più debole e in alcuni casi ornamentale.
Dunque se questo dibattito ha consentito un certo tipo di riflessione credo che già di per sé sia un elemento positivo. E’ proprio dai banchi del centro-destra che sono venute in più di un’occasione, anche oggi, le riflessioni di una nuova modalità di ruolo e di funzione dell’Assemblea legislativa regionale. Su questo credo dovremmo riflettere e continuare ad agire, lo dico al Presidente dell’Assemblea legislativa, lo dico a tutti i Consiglieri, lo dico a quella capacità di funzione che hanno nel rapporto con le assemblee elettive le forze politiche qui rappresentate.
La seconda considerazione che voglio porre all’attenzione dell’Aula, che debbo confessare non è stata particolarmente indagata, riguarda il contesto non solo politico ma anche quello sociale ed economico dentro cui c’è tale passaggio politico, passaggio che giudico, e non per una questione formale, in itinere – poi dirò perché –.
Quindi contesto sociale e contesto politico. E’ stato detto che dal 2005 è cambiato il panorama politico della nostra Nazione, io direi anche che sono pochi mesi che è cambiato, per esempio, il rapporto di questa maggioranza con lo Stato, con il Governo nazionale, rapporto già segnato – lo voglio sottolineare – da una riduzione significativa di trasferimenti per settori importanti, anzi, decisivi come quello della sanità o dei servizi sociali.
Vorrei ricordare che nella sua introduzione il Presidente ha sottolineato le caratteristiche programmatiche che hanno accompagnato questo rimpasto, lui ha detto che le questioni sono tre, vorrei ricordarle anch’ io.
La prima di riferisce ad un’azione più incisiva e più attenta sui servizi sociali. Mi pare sia stato il Consigliere Massi a ricordare con quanta difficoltà possiamo consentire anche ai portatori di handicap di fruire in maniera adeguata dei nostri istituti scolastici. Ma fosse solo questo, anche se sarebbe gravissimo! Infatti ben altri sono i problemi su questo versante. Dunque ribadire che la fine legislatura sarà dedicata ad un’attenzione importante sulla questione dei servizi sociali, anche a fronte di un atteggiamento, quello del governo nazionale e non solo, che produce e produrrà, invece, disastri e difficoltà, mi pare un elemento qualificante.
Come altrettanto qualificante, mi pare sia stato ribadito anche nel confronto di maggioranza, è la funzione e il ruolo del piano energetico regionale. Lo dico in un momento in cui in Italia per follia e bassi interessi si sta ridiscutendo addirittura di nucleare. E’ una qualificazione che sta su un versante specifico, quello dell’energia, ma sta anche su un versante più generale, quello del modello di sviluppo produttivo.
Purtroppo stiamo discutendo in un momento in cui sino a poche ore fa le borse mondiali andavano a rotta di collo. Quindi dal mio punto di vista è una questione che meriterebbe un giudizio articolato, ma nell’immediato, nel contingente, ci troviamo ad affrontare una situazione sì nuova ma gravissima dal punto di vista economico e sociale. E dentro questa azione nuova e gravissima il percorso di chi ha responsabilità di governo – e la responsabilità di governo di una regione è alta e grave – necessita di una riflessione, di una organizzazione programmatica, di una caratura e di un confronto molto, molto articolato.
Se su questo versante l’Assemblea legislativa regionale riprende un ruolo, se su questo versante si intraprende un percorso di riorganizzazione delle proprie priorità programmatiche e su questo anche di un Esecutivo che ha come obiettivo – e alla fine dovrà averlo – un equilibrio delle forze politiche che compongono questa maggioranza, mi pare sia un passaggio che contiene, pur nella difficoltà, quella potenzialità che oggi ha una qualificazione in più, ribadisce – lo dico così – i confini di questa maggioranza e lo fa non sul versante politicista, ma su un versante di carattere programmatico.
Le rassicurazioni che il Consigliere Massi all’inizio di questo dibattito faceva alle forze della sinistra di questa maggioranza, sono rassicurazioni che non stanno nella concessione di qualcuno ma nel ruolo e nel peso, nella possibilità che la sinistra ha all’interno di questa maggioranza. In questa fase può delinearlo il contesto programmatico.
Infine ci sono le questioni della compagine assessorile.
Credo che dovremmo ringraziare due volte Luigi Minardi. Dobbiamo ringraziare l’Assessore Minardi – seppure dal mio punto di vista ci sono stati elementi di confronto critici non drammatici su alcune questioni – perché ha tentato su un settore particolarissimo come quello della cultura – che ritengo dovrà continuare su quella linea – di dare un’anima e un progetto a una delega che per molti aspetti e per vicende lunghe ha avuto difficoltà di profilo e di corpus. Dobbiamo ringraziare anche il Consigliere Minardi perché ci ha fatto un monito e una proposta, quella di dare all’Assemblea legislativa regionale e alla sua articolazione, ruolo, funzione, anima e capacità di azione. Tutte cose che stanno – lo dico sommessamente al compagno e Consigliere Minardi – dentro l’agire e l’azione della politica, e quindi non necessitano, non si qualificano in percorsi diversi da quelli della politica, come le aule giudiziarie dove, purtroppo, come sembrano i racconti e le polemiche tra Hegel e Schelling, le vacche rischiano di essere tutte grigie nella notte.
La politica, invece, ha bisogno di fare emergere nel dibattito e nell’azione tutte quelle opacità che l’opinione pubblica ci chiede di illuminare.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa. Sono state presentate due risoluzioni.
La prima a firma dei Consiglieri Capponi, Pistarelli, Giannotti, Massi, Bugaro, Castelli, Romagnoli, Cesaroni, Ciriaci, Lippi, D’Anna, Brini, Silvetti, Tiberi, Santori, il cui testo così recita:
“L’Assemblea legislativa delle Marche:
Premesso:
1) Che in data 29 agosto 2008 il Presidente della Giunta regionale delle Marche Spacca ha emanato il decreto n. 140, con il quale si è proceduto alla revoca dell’incarico di componente della Giunta regionale già conferito all’assessore Minardi, e alla nomina degli assessori Solazzi e Donati, nonché il decreto n.141 con il quale, in pari data, sono state modificate le attribuzioni delle deleghe ai componenti della Giunta regionale;
2) Che in data odierna l’Assemblea legislativa delle Marche ha ascoltato le comunicazioni del Presidente della Giunta in merito a detta revoca e alle nuove nomine;
3) Che lo Statuto regionale delle Marche in vigore prevede all’art. 8 la facoltà del Presidente della Giunta di procedere a nomine nuove o sostituzioni “previa comunicazione al consiglio regionale per illustrarne le ragioni, in ordine alla quale si svolge un dibattito”;
4) Che la ragione formale e sostanziale di tale preventiva comunicazione è da racchiudersi nel fatto che l’esigenza di modificare gli assetti del Governo regionale deve essere supportata da motivazioni che travalicano il mero rapporto personale e fiduciario, per riguardare il miglioramento del rapporto Giunta-Assemblea legislativa, cioè del rapporto del Governo regionale con il territorio, sotto il profilo della maggiore produttività, efficacia ed efficienza rispetto agli obiettivi politici e programmatici posti a fondamento dell’azione di governo;
5) Che dette motivazioni riguardano pertanto l’intera Assemblea legislativa, nelle sue componenti di maggioranza e minoranza, da rendere partecipi attraverso un preventivo dibattito e confronto di cui all’art. 8 dello Statuto;
6) Che in realtà, negli avvicendamenti di Giunta decisi da ultimo è in primo luogo mancato del tutto questo passaggio istituzionale, addirittura neppure svolto sotto la forma della comunicazione interna agli uffici dell’Assemblea legislativa;
7) Che inoltre anche gli stessi decreti del Presidente non contengono alcuna motivazione o ragioni sostanziali, oltre che formali, che hanno portato alle decisioni prese, da ispirarsi ai principi descritti al precedente punto 4;
8) Che non emerge, nel merito della revoca, alcuna censura all’Assessore revocato né al suo operato come Assessore alla cultura, né sono contenuti i riferimenti ai risultati da perseguire con l’azione di revoca, né relativi al miglioramento dei rapporti di governo con il territorio, né relativi agli obiettivi politico programmatici della Giunta;
9) Che è inevitabile considerare che detto avvicendamento di delega nel settore della cultura è infatti il terzo in tre anni, e cade in un momento nel quale, insieme al settore delle politiche giovanili, sono in essere programmazioni di notevole rilevanza anche economico finanziaria e proposte di legge scaturite dall’Assessore revocato, di fronte alle quali appare indispensabile conoscere il giudizio o le motivazioni che hanno portato il Presidente della Giunta ad assumere la decisione di una modificazione, che di fatto assume il carattere di un cambiamento politico programmatico;
10) Che non emerge neppure nella redistribuzione delle altre deleghe (decreto n.141) alcun accenno alle ragioni ed alle motivazioni delle scelte compiute, anch’esse di rilevante interesse generale, poiché riguardanti ad esempio la speciale delega per il Piceno o quella sui processi di internazionalizzazione delle imprese marchigiane;
11) Che in assenza di detti elementi si sarebbe di fronte, oltre che a violazioni di natura formale, anche e soprattutto ad un ulteriore impoverimento del confronto politico istituzionale, riducendo il tutto a decisioni riguardanti solo il Presidente della Giunta e i suoi Assessori, aspetto che la lettera dell’art.8 dello Statuto vuol invece fortemente contenere attraverso la esplicita previsione della previa comunicazione all’Assemblea legislativa, e pertanto del suo previo e pieno coinvolgimento;
Per quanto premesso l’Assemblea legislativa delle Marche
Rilevato il difetto di previa comunicazione all’Assemblea legislativa degli avvicendamenti di Giunta e il difetto di motivazioni politico sostanziali che avrebbero dovuto sostenere il decreto presidenziale n. 140 del 29/8/2008 e il decreto n. 141 emanato in pari data
Chiede
Che il Presidente della Giunta regionale, in autotutela, voglia annullare i decreti di cui sopra;
Che il Presidente stesso nell’esercizio delle sue prerogative rispetti anche quelle del l’Assemblea legislativa quale organo supremo della rappresentanza, in modo da ottenere attraverso la libera espressione delle opinioni il contributo di idee necessario per perseguire gli interessi generali.
L’Assemblea legislativa delle Marche si impegna infine a valorizzare in sede di redazione del nuovo regolamento interno il dibattito pubblico come importante strumento preliminare alle decisioni, indispensabile per la loro trasparenza verso i cittadini e per la credibilità delle istituzioni.”.

.La seconda risoluzione è a firma del Consigliere Minardi, il cui testo così recita:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Premesso
Che in data 29 agosto 2008 il Presidente della Giunta regionale delle Marche ha emanato il decreto n. 140, con il quale si è proceduto alla revoca dell’Assessore Minardi e alla nomina degli Assessori Solazzi e Donati;
Che solo in data odierna l’Assemblea legislativa delle Marche ha ascoltato le comunicazioni del Presidente della Giunta in merito alla revoca e alle nuove nomine;
Che lo Statuto regionale delle Marche in vigore, prevede all’art.8 la facoltà del Presidente della Giunta di procedere alle sostituzioni di componenti della Giunta “previa comunicazione al Consiglio regionale per illustrarne le ragioni”
Che la ragione formale e sostanziale di tale preventiva preventiva comunicazione risiede nell’esigenza di rendere note all’Assemblea legislativa le ragioni delle modificazioni in modo da consentire un dibattito ed un confronto in ordine alle problematiche sottese, permettendo all’assemblea regionale di esprimere le proprie valutazioni e di avanzare proposte in merito, ferme restando le prerogative presidenziali in ordine alla decisione definitiva;
Considerato altresì che tale normativa statutaria del procedimento di sostituzione di un componente della Giunta rappresenta essenzialmente una forma di garanzia per le prerogative dell’organo assembleare di indirizzo e controllo, ma anche al contempo una forma di tutela per i soggetti interessati dal provvedimento di revoca, che vengono in tal modo informati dell’avvio del procedimento e delle motivazioni del provvedimento, tutto ciò in linea con la più recente giurisprudenza in materia;
Che il rispetto dell’art. 8 dello Statuto e l’illustrazione delle motivazioni delle sostituzioni assessorili riguardano dunque l’intera Assemblea legislativa nelle sue componenti di maggioranza e minoranza;
Che tali motivazioni non sono desumibili dal decreto del Presidente citato;
Che in particolare dalla comunicazione del Presidente non emerge, nel merito della revoca dell’Assessore alla cultura, alcuna censura all’Assessore sostituito, né riferimenti agli obiettivi politico-programmatici della Giunta nel settore culturale;
Che nel settore della cultura e nel settore delle politiche giovanili, sono in essere programmazioni di notevole rilevanza normativa ed economico-finanziaria frutto dell’attività dell’Assessore revocato;
Che alla luce delle comunicazioni del Presidente la sostituzione non appare ispirata dal raggiungimento del buon andamento dell’organo di gestione;
Per quanto premesso l’Assemblea legislativa regionale chiede:
Che il Presidente della Giunta in sede di autotutela voglia annullare il decreto n. 140 del 29 Agosto 2008 ripristinando il giusto procedimento previsto dall’art 8 dello Statuto e tenendo conto per le decisioni da assumere del dibattito svoltosi in assemblea in data odierna.
Che il Presidente della Giunta, voglia effettuare un’apposita comunicazione nella prossima seduta dell’Assemblea legislativa regionale in ordine agli indirizzi della Giunta nel settore della cultura onde poter valutare i nuovi obiettivi politici programmatici.”.

Vorrei ricordare che l’articolo 119 del Regolamento interno nell’ultimo capoverso dispone che: “In occasione di dibattiti in assemblea su comunicazioni della giunta o su mozioni, ciascun consigliere può presentare una proposta di risoluzione che è votata al termine della discussione.”. Quindi sulla base di questo articolo le due proposte di risoluzione sono accoglibili e sulle quali naturalmente l’Assemblea legislativa regionale dovrà votare. Questa è l’interpretazione che propongo all’Aula, in caso contrario sarà l’Assemblea stessa che dovrà pronunciarsi.
Detto questo mi sembra anche che tali risoluzioni siano state più che illustrate in quanto, appunto, sono frutto di un dibattito.
Passiamo quindi alla votazione della prima risoluzione. Ha chiesto la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome mio e dei Consiglieri Capponi e Giannotti.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Minardi.

Luigi MINARDI. Ho cercato di non perdere una parola di questo dibattito che anch’io ritengo importante. Mentre stavo venendo questa mattina ad Ancona pensavo che la cosa peggiore sarebbe stata se l’Aula non avesse dato rilevanza al fatto, così non è stato.
Credo che sia giusto considerare importante la nostra discussione, non perché si voglia ribaltare la decisione presa, ma perché ritengo sempre che una discussione non sia mai inutile, è assolutamente necessaria, anzi, è utile per chi deve decidere. La conoscenza dei vari punti di vista che si compone ad un livello superiore, che non è più un punto di vista mio o di un altro Consigliere ma è un nuovo punto di vista, è una dialettica assolutamente necessaria e irrinunciabile.
Ho sentito delle parole rivolte anche nei mie confronti. Da una parte certi apprezzamenti, arrivati anche dai banchi del centro-destra, mi hanno fatto piacere, mi sono sentito anche in imbarazzo, però registro anche che nel nostro rapporto c’è una stima non nuova. Voglio ricordare a tutti che quando sono stato eletto Presidente dell’Assemblea legislativa regionale ho preso più voti del centro-sinistra, quindi non è una novità, è stato espresso anche in altre sedi.
Pertanto invito ad assumere nella nostra discussione una logica, e questo anche per capire il mio atteggiamento in quanto mi è stato proposto di rinunciare alla mia risoluzione.
Sono straconvinto, dopo ormai otto anni di vita in quest’Aula, che la qualità dell’Assemblea legislativa regionale non compete al Presidente della Giunta, non compete al Presidente dell’Assemblea legislativa, compete prevalentemente ai gruppi di maggioranza e minoranza. Ma poi è ovvio che se questi gruppi si limitano al gioco delle parti, la minoranza non può che subire lo scivolamento del centro-destra, quindi ha reazioni che sono utili solo per la propaganda, andare all’esterno, presentare una caterva di emendamenti, interrogazioni e proposte di legge solo per comunicare ai loro elettori “ci siamo, avete visto quanto siamo bravi”.
Quindi se in questa Assemblea legislativa regionale vogliamo entrare in una fase nuova, una fase più pragmatica, programmatica, non di muro contro muro, quello che propongo non è un allargamento del solco. Io non ho creato nessun solco, non ho voglia di allargarlo, sto bene a casa mia, non voglio fare abbracci mortali, mi importa il meno possibile. Anzi, vi invito a leggere con un po’ più di atteggiamento di apertura e di cultura istituzionale, ciò che dovrebbe essere tipico e necessario in un’Aula assembleare in una normale dialettica fatta di arricchimento reciproco. E’ questo che voglio dare, peraltro ci ho pensato, non è stato semplice, proprio perché poteva essere malintesa, infatti da alcune parole ho capito che si può anche malintendere.
La mia è semplicemente – l’ho già detto nel mio intervento – una dichiarazione di lealtà all’Assemblea legislativa regionale, a cui mi atterrò ma sempre nell’intenzione di dare un contributo a chi governa, così come, nel libero confronto, anche il centro-destra può fare. Perché chi governa non deve rappresentare una parte di questa regione, ma deve rappresentare un interesse complessivo che si compone, e non c’è altra strada, nel dibattito pubblico.
Siccome da una sbagliata cultura politica siamo stati abituati a considerare il dibattito pubblico un appesantimento della vita, credo che bisogna riappropriarci.
Del centro-destra oggi devo dire che ho apprezzato il tipo di dibattito, ed eliminiamo ciò che hanno detto su di me, poteva anche strumentalizzare, poteva alzare la voce, poteva urlare, ma a me pare che anche gli argomenti sostenuti possano stare in una discussione sana e dialettica che non vuole costruire barriere o addirittura creare distanze.
E’ comunque un confronto, poi si può pensare allo stesso modo o diversamente, di sicuro non ho nessuna intenzione di togliere al Presidente le sue prerogative, non ho nessuna intenzione di indebolire gli Assessori, ho semplicemente intenzione di riaffermare il principio che qui deve esercitarsi la sovranità e la sovranità è fatta anche di confronto. Alla fine si può essere d’accordo o meno, ma comunque il confronto produce sempre qualcosa di positivo.
Perché dovrei ritirare la mia risoluzione? Io non mi sento abbracciato né mi sento come qualcuno che allarga questo solco. Un solco che non ho né costruito né lo voglio allargare, semmai lavorerò per saldarlo ma a un livello che, se possibile, ci permetta anche di dire che da qui a fine legislatura ci dobbiamo prendere cura dell’Assemblea legislativa regionale.
Posso anche farvi una proposta, se è possibile sono anche disposto a lavorare nella Commissione per il regolamento in quanto credo di poter dare un contributo. Se poi non dovesse essere così lo darò in un altro modo, ma è l’unico per potermi sentire utile in quest’Aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Credo che il dibattito di questa mattina nella sostanza abbia spazzato via i dubbi e le riserve mentali rispetto a quale sia il ruolo dell’Assemblea legislativa regionale nel dibattito reale che caratterizza la vita di questa legislatura. Non credo ci siano state riserve, analisi, approfondimenti che si siano evitati o rimasti nella mente dei Consiglieri, non espressi, o che non abbiano potuto avere il vaglio complessivo dell’Assemblea.
Anch’io credo che il dibattito nel suo profilo generale sia stato ispirato da un grande e profondo senso di responsabilità, questo è sicuramente apprezzabile. Naturalmente, come sempre accade in queste occasioni, ci sono state anche delle cadute di stile, però fa parte comunque di una discussione e di una riflessione così profondamente difficile e complessa nelle sue articolazioni.
Alcune risposte in termini di merito – approfitto della situazione – credo debbano essere date, in modo particolare sulle preoccupazioni, qui riprese, che si riferiscono alla delega per il piceno.
Tale delega credo non sia da interpretare come una delega di carattere territoriale, perché è semplicemente l’esigenza di un coordinamento più forte che esiste tra gli assessori con specifiche deleghe in un’enfasi che riguarda un territorio che sta soffrendo e che quindi richiede un’attenzione particolare. Pertanto è una funzione di coordinamento, una task force, per usare un gergo di attualità, che non impone la necessità di costruire una struttura o un capitolo di spesa, ma che deve portare l’Assessore Donati ad esercitare la sua funzione di coordinamento con l’enfasi sul piceno, utilizzando le competenze e le specializzazioni dei singoli Assessori e le singole materie che essi gestiscono.
Al di là di questo credo che tutta l’attenzione dell’Assemblea legislativa regionale si sia concentrata più sull’aspetto sostanziale e formale che attiene l’interpretazione dell’articolo 8 dello Statuto.
Sinceramente vi dico che da parte mia non ci sarebbe stata nessuna difficoltà a recepire le indicazioni che qui sono venute, perché ritengo che sia soprattutto – poi cercherò di argomentarla – una questione corretta di stile, ma formalmente l’atto che abbiamo assunto comunque continuo a credere che sia corretto.
Una questione di stile perché sarebbe stato facile poter ritirare un decreto del Presidente della Giunta regionale alle ore 13,01 e alle ore 13,01 e un secondo farne un altro uguale. Non ci sarebbe stata nessuna difficoltà, sarebbe stata una prova di stile, di risposta ad una esigenza manifestata da una parte dell’Assemblea legislativa, se non fosse che nel frattempo dal 29 agosto alcuni atti hanno prodotto i loro effetti, quindi questo richiederebbe non soltanto la correzione di quel decreto ma anche la correzione di alcuni elementi sostanziali dell’amministrazione regionale con notevoli complessità.
Rispetto quindi ad un’esigenza di stile, che non avrei nessuna difficoltà a fare, credo che nella riflessione dell’Assemblea legislativa regionale debbano prevalere elementi di carattere formale e sostanziale. Dunque credo che l’atto che abbiamo assunto sia corretto dal punto di vista formale e su questo naturalmente esiste anche il parere dell’ufficio legislativo della Regione e dei suoi consulenti.
Si sostiene che il decreto in questione sia carente di motivazione e sia nullo perché per legge il provvedimento di revoca di un Assessore è un atto amministrativo sindacabile in sede giurisdizionale e in quanto tale deve essere sorretto da una specifica motivazione che può oscillare tra l’opportunità politica e la cessazione del rapporto fiduciario.
Si può chiarire che le uniche disposizioni che regolano questa materia, a parte quella costituzionale come avete detto nel corso la discussione, sono contenute nello Statuto regionale agli articoli 8 e 26. In particolare l’articolo 8 stabilisce che: “Il Presidente della Giunta regionale può sostituire il Vicepresidente e gli Assessori previa comunicazione all’Assemblea legislativa regionale per illustrarne le ragioni, in ordine alla quale si svolge un dibattito.”. In questo senso si sottolinea che alla prima occasione utile per svolgere una comunicazione in Assemblea legislativa regionale il Presidente la debba svolgere illustrando le ragioni della sostituzione dell’Assessore da parte del Presidente della Giunta regionale, non essendoci altra norma che imponga di motivare l’atto stesso.
Il giorno 29 agosto da parte mia sono state date comunicazioni all’Assemblea legislativa regionale del cambiamento che era avvenuto in seno alla Giunta regionale e il dibattito assembleare avviene oggi, cioè la prima seduta utile che avevamo a disposizione; perché mentre la Giunta regionale per la sua naturale attività prosegue i propri compiti, l’Assemblea legislativa regionale ha una calendarizzazione di tipo diverso.
A parte questi elementi di carattere sostanziale, sempre sotto il profilo formale vorrei evidenziare che l’obbligo di motivare la revoca di un Assessore regionale potrebbe ritenersi sussistente solo considerando questo un atto amministrativo soggetto alle regole proprie degli atti di quel genere, cioè in ordine alla legge n. 241/90 sul procedimento amministrativo. In realtà l’atto in questione va considerato – ho cercato di dirlo anche nel mio intervento iniziale – come un atto politico e quindi non sottoposto alle norme e ai principi che regolano i provvedimenti amministrativi.
Contrariamente a quello che ha detto il Consigliere Minardi, a cui ho espresso delle considerazioni e anche degli apprezzamenti in una logica di piena sincerità, esistono sentenze e giurisdizioni che sostengono questa tesi.
In proposito va sottolineato il fatto che il Consiglio di Stato con sentenza della sezione V 23 gennaio 2007 n. 209 ha chiarito, con riferimento alla revoca degli assessori provinciali e comunali, in quali casi si può parlare di atti politici. In questa sentenza il Consiglio di Stato ha precisato che gli atti politici, in quanto sottratti al principio della tutela giurisdizionale contro gli atti della pubblica amministrazione (art. 113 della Costituzione), debbono essere ancorati a norme di carattere costituzionale. Quindi ha distinto tra organi di Comuni e Province e organi della Regione, in quanto solo i secondi sono organi di rilievo costituzionale. I primi, infatti, sono disciplinati in via esclusiva dalla legge ordinaria dello Stato, il testo unico degli enti locali, mentre per le Regioni sono direttamente vigenti le norme costituzionali che individuano gli organi e i relativi compiti – quindi il richiamo agli articoli 121 e 122 della Costituzione, in particolare l’ultimo comma dell’articolo 122, ai sensi del quale il Presidente eletto nomina e revoca i componenti della Giunta –.
Ferma restando questa distinzione il Consiglio di Stato ritiene che la revoca degli assessori comunali e provinciali si debba considerare come atto amministrativo in quanto posto in essere da un’autorità amministrativa nell’esercizio di un potere amministrativo pur essendo ampiamente discrezionale.
Dunque, tenendo conto proprio delle argomentazioni del Consiglio di Stato, si può concludere che la revoca riferita agli assessori regionali non è sottoposta alle regole del procedimento amministrativo trattandosi, appunto, di atto politico adottato nell’ambito di un procedimento di natura costituzionale, essendo, come ho già detto, direttamente disciplinati dalla Costituzione sia gli organi regionali che le loro specifiche attribuzioni, quindi la revoca presidenziale degli assessori.
Vorrei inoltre ricordare che ci sono state altre sentenze da parte di Tar regionali, in modo particolare dell’Abruzzo e della Liguria, dove anche la revoca degli assessori comunali e provinciali è stata considerata da alcuni giudici amministrativi un atto politico e non amministrativo. Ciò è a dimostrazione del fatto che anche le amministrazioni locali, sia pure in una giurisprudenza ancora oscillante, potrebbero rientrare in quelle valutazioni riservate alla Regione.
Cito questa cosa – e vorrei essere interpretato correttamente – per la situazione di fatto che nel periodo tra il 29 agosto e il 19 settembre si è creata. Ovvero, lo ripeto, non avrei avuto nessunissima difficoltà – ormai in questa Assemblea ci conosciamo e sapete quali sono gli orientamenti, le sensibilità e anche le attenzioni che reciprocamente ci offriamo –, a revocare il decreto per riadottarlo un minuto dopo, e questo proprio per una questione di rispetto di fronte a una sensibilità e a una esigenza che l’Assemblea legislativa regionale ha manifestato. Ma questo crea dei pregiudizi all’attività amministrativa della Regione, quindi gli aspetti formali ci consentono di poter mantenere comunque l’atto.
Fatto salvo che i richiami, qui evocati, sulla centralità dell’Assemblea legislativa regionale, sulla necessità di avere dei rapporti migliori tra l’Esecutivo e l’Assemblea legislativa, vanno ricercati, quindi anche le esigenze di miglioramento in termini regolamentari e chiari rapporti tra di noi vanno auspicati.
In questo senso non posso che apprezzare anche la parte terminale dell’intervento del Consigliere Minardi e lo spirito che lo ha animato.

PRESIDENTE. Procediamo, così come richiesto, alla votazione per appello nominale della risoluzione n. 1, partendo dalla lettera G…

Luigi MINARDI. Ho ascoltato l’intervento del Presidente Spacca...

PRESIDENTE. Consigliere, mi scusi, ma siamo in sede di votazione.

Luigi MINARDI. …ma mi ha fatto una proposta, ho colto il suo intervento come un invito a rinunciare alla questione relativa alla legittimità, infatti nel dispositivo della risoluzione è contenuto un punto che riguarda, appunto, la questione della legittimità o meno.
Questo non è un tribunale, non siamo noi che dobbiamo decidere se è legittimo o se non lo è. Io posso tirar fuori una caterva di materiale che dice che è un atto assolutamente amministrativo e non politico, il Presidente invece dice che è un atto politico e non amministrativo, quindi come si risolve il problema? C’è una sede nella quale si compone o non si compone, ma comunque dà un verdetto sulla interpretazione.
Ora non ho intenzione di ingaggiare una discussione su questo – comunque sono sempre libero di trovare le soluzioni in altra sede ma non è questo il caso – però vorrei dire che nella mia risoluzione aggiungo un elemento che, secondo me, è abbastanza importante, cioè che c’è un cambio politico e amministrativo, la separazione di politiche giovanili e cultura di fatto rompe un asse strategico di due anni di lavoro. Su questo asse strategico non si è sentita una parola, si è sentita una parola nell’affermare la necessità di un nuovo asse strategico che è quello del turismo e della cultura di cui qui non ha mai discusso nessuno.
Allora, il Presidente dice “ io avrei accettato di rifare l’atto ma questo significa anche inficiare ciò che è stato fatto”, io credo, invece, di poter garantire che qui non si inficia niente, perché esiste il principio di continuità nella pubblica amministrazione per cui non è necessario invalidare ciò che è stato fatto. Però anche su questo non siamo noi che dobbiamo decidere, si può magari sì sostenere una o un’altra tesi.
Nella mai risoluzione c’è l’impegno del Presidente ad affrontare in questa sede i temi attinenti alle questioni di cambio di politica programmatica, perché questa sede deve discutere della politica programmatica nuova che si intende fare, perché è su questa base che si giustifica un cambiamento e una modifica.
Se il Presidente dice che farà questo allora io dico ok.

PRESIDENTE. A questo punto credo che sia legittimo dare la parola al Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Questa mattina avevo introdotto la discussione proprio sugli elementi di carattere programmatico, da cui sono poi venute le ricadute sugli assetti, ma la discussione è partita dall’esigenza, appunto, di carattere programmatico.
La necessità dell’integrazione tra il turismo e la cultura è in partenza un aspetto fondamentale del programma di questo governo, non è sopravvenuto, e c’è l’esigenza di realizzarlo. Inoltre ha proprio una priorità nei pesi che le proposizioni del nostro programma di governo ha definito. E’ una priorità che non può sfuggire all’attenzione soprattutto di chi, oltre ad aver svolto un ruolo di Consigliere regionale, è stato membro di questa Giunta, nella quale al suo interno molto spesso si è parlato di questa esigenza. Esigenza che non ha potuto trovare un equilibrio di rappresentazione concreta e un esercizio concreto in un periodo precedente. Anche questo non lo possiamo dimenticare. Quindi, nel momento in cui era nata la possibilità di farlo, anche per le doti di competenza che il nuovo Assessore registrava per la sua esperienza anche professionale, questo è avvenuto.
Dopodiché la sovrapposizione tra cultura e politiche giovanili è un aspetto di carattere tecnico-operativo, che è stato impostato correttamente nella programmazione regionale e che troverà semplicemente sotto questo profilo di carattere tecnico-operativo la sua giusta collocazione.
Quindi non credo che si debba fare una discussione di carattere programmatico sul programma di governo in questa vicenda in quanto presenta una fortissima continuità con l’esperienza di questi tre anni, anzi, rilancia quel programma di governo, lo allinea e lo ridefinisce secondo una prospettiva contingente che riguarda gli ultimi due anni.
Dunque, ripeto, non ci sono motivazioni che possano portare ad un dibattito sul programma di governo se non quelle avvenute all’interno della nostra maggioranza.
Credo che sugli aspetti richiamati dal Consigliere Minardi ci sia la possibilità, con un’interrogazione nei confronti del Presidente, di conoscere quali saranno le modalità tecnico-operative con cui avverranno le risposte che qui sono state poste.

PRESIDENTE. Procediamo con la votazione per appello nominale della risoluzione n. 1, partendo dalla lettera G.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Sara Giannini no
Roberto Giannotti sì
Leonardo Lippi sì
Marco Luchetti no
Katia Mammoli no
Francesco Massi sì
Almerino Mezzolani no
Luigi Minardi astenuto
Adriana Mollaroli no
Rosalba Ortenzi no
Paolo Petrini no
Fabio Pistarelli sì
Cesare Procaccini no
Mirco Ricci no
Lidio Rocchi no
Franca Romagnoli sì
Vittorio Santori sì
Daniele Silvetti sì
Vittoriano Solazzi no
Franco Sordoni no
Gian Mario Spacca no
Oriano Tiberi sì
Luigi Viventi assente
Michele Altomeni no
Marco Amagliani no
Fabio Badiali no
Stefania Benatti no
Massimo Binci no
Giuliano Brandoni no
Ottavio Brini sì
Raffaele Bucciarelli no
Giacomo Bugaro sì
Franco Capponi sì
Guido Castelli sì
Enrico Cesaroni sì
Graziella Ciriaci sì
Francesco Comi no
Giancarlo D’Anna sì
Antonio D’Isidoro no
Sandro Donati no

(L’Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. Passiamo ora alla risoluzione n. 2. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. L’articolo 45 del nostro Regolamento interno consente per il voto che riguardi persone – credo che questo sia il caso – di ricorrere al voto segreto. Credo che la votazione di una risoluzione di questo genere, anche per lo sviluppo che ha avuto il dibattito, credo riguardi anche una persona. Ho letto due minuti fa la sentenza citata del Consiglio di Stato n. 207, che secondo me dice esattamente il contrario di quello che ha detto il Presidente, ma non siamo in un tribunale. In ogni caso, proprio perché astrattamente quel decreto potrebbe essere oggetto di ricorso giurisdizionale, credo che questa risoluzione sia un provvedimento che incide sulla persona e sui suoi diritti soggettivi, tra cui quello elettorale.
E’ per questa ragione che chiedo all’Assemblea di autorizzare il ricorso al voto segreto, anche perché tale scelta andrebbe nel senso di esaltare quell’aspetto della coscienza che attiene anche ai contenuti del dibattito che si è sviluppato in quest’Aula anche da parte della maggioranza.

PRESIDENTE. L’art. 45, secondo comma, del Regolamento interno recita: “Il voto sulle persone si esprime a scrutinio segreto, salvi i casi espressamente previsti dallo Statuto”. Quindi credo non sia questo il caso in quanto qui non votiamo su una persona ma votiamo una risoluzione proposta, ovviamente, da una o più persone.
Ritengo che questa credo sia l’interpretazione più esatta.

Guido CASTELLI. Chiedo all’Assemblea di esprimersi su questo.

PRESIDENTE. Certo, se il Consigliere insiste ovviamente devo chiedere all’Assemblea di pronunciarsi. Pongo in votazione la proposta del Consigliere Castelli di votare la risoluzione n. 2 con voto segreto.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Procediamo con la votazione della risoluzione n. 2. Ha chiesto la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei Consiglieri Capponi e Massi.

PRESIDENTE. E’ stata chiesta la votazione per appello nominale della risoluzione n. 2. Procediamo partendo dalla lettera R.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Mirco Ricci no
Lidio Rocchi astenuto
Franca Romagnoli sì
Vittorio Santori sì
Daniele Silvetti sì
Vittoriano Solazzi no
Franco Sordoni no
Gian Mario Spacca no
Oriano Tiberi sì
Luigi Viventi assente
Michele Altomeni no
Marco Amagliani no
Fabio Badiali no
Stefania Benatti no
Massimo Binci no
Giuliano Brandoni no
Ottavio Brini sì
Raffaele Bucciarelli no
Giacomo Bugaro sì
Franco Capponi sì
Guido Castelli sì
Enrico Cesaroni sì
Graziella Ciriaci sì
Francesco Comi sì
Giancarlo D’Anna no
Antonio D’Isidoro astenuto
Sandro Donati no
Sara Giannini no
Roberto Giannotti sì
Leonardo Lippi sì
Marco Luchetti no
Katia Mammoli no
Francesco Massi sì
Almerino Mezzolani no
Luigi Minardi sì
Adriana Mollaroli no
Rosalba Ortenzi no
Paolo Petrini no
Fabio Pistarelli sì
Cesare Procaccini no

(L’Assemblea legislativa non approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Vorrei introdurre un argomento d’urgenza in quanto lo ritengo fondamentale, cioè una chiarificazione – visto che anche l’Assessore è presente – in merito alla situazione dell’indebitamento della nostra Regione dopo il caso Lehman Brothers, situazione che si è verificata con il fallimento di questo importante istituto a cui le Marche avevano affidato la gestione del Bramante bond.
Prima che sorgano delle teorie che potrebbero generare confusione, chiedo immediatamente la discussione di tale argomento in questa seduta.

PRESIDENTE. L’Assessore è già pronto per una risposta quindi inseriamo questo argomento in chiusura della seduta. Abbiamo infatti concordato di non interrompere la seduta e di discutere sia la mozione sulla scuola che le prime quattro mozioni già iscritte all’ordine del giorno.
Quindi ora dobbiamo votare la prosecuzione della seduta oltre le ore 13,30, dopodiché in chiusura l’Assessore farà una comunicazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 286
dei Consiglieri Mollaroli, Benatti, Mammoli, D’Isidoro, Binci, Brandoni, Procaccini
“Situazione della scuola nelle Marche a seguito dei nuovi provvedimenti del Governo nazionale”

Mozione n. 287
del Consigliere Procaccini
“Tagli alla scuola pubblica”

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Come d’accordo discutiamo ora le due mozioni abbinate, la n. 286 dei Consiglieri Mollaroli, Benatti, Mammoli, D’Isidoro, Binci, Brandoni, Procaccini e la n. 287 del Consigliere Procaccini.
Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Ritengo estremamente importante che l’Assemblea legislativa regionale discuta oggi di questa mozione sulla scuola, sapendo che non sarà l’unica opportunità visto che presto in Aula verrà portata la proposta di legge regionale sull’istruzione.
Sicuramente le politiche scolastiche sono una delle parti fondamentali delle politiche di uno Stato o oggi anche di una Regione viste le competenze dirette che ci derivano.
La mozione parte dai provvedimenti recenti che ha preso il Governo nazionale e che hanno suscitato grande attenzione. Nel Paese c’è un dibattito aperto molto forte, e di per sé questo è già un fatto importante visto che le politiche dell’istruzione, come dicevo, sono una parte fondamentale delle politiche pubbliche di uno Stato.
I provvedimenti meritano attenzione ed io li illustrerò brevemente sia per il merito in sé, ma anche perché tali provvedimenti avranno ricadute dirette sulla nostra regione, quindi sull’ente Regione, ma anche sugli Enti locali, quindi anche sui cittadini e cittadine marchigiani a partire dai bambini e dalle loro famiglie.
I provvedimenti sono noti, però all’opinione pubblica e sulla stampa ci sono state informazioni relative soltanto ad alcuni aspetti prevalenti e importanti ma che non sono gli unici.
Dunque credo che sia bene che l’Assemblea legislativa regionale sia pienamente consapevole di quale sia la natura profonda di quei provvedimenti e che cosa significheranno per gli studenti e le studentesse, per i bambini e i ragazzi marchigiani, per le famiglie e anche per le nostre politiche.
I provvedimenti, come sapete, prendono spunto da due decreti, il n. 212 che è stato tradotto in legge e il n. 137 del 1° settembre che, invece, deve essere ancora tradotto in legge.
Nel primo provvedimento, se ne parla dentro la grande manovra finanziaria, si prevedono forti riduzioni nella spesa pubblica e nella spesa che lo Stato destina alle politiche scolastiche, 8 miliardi in meno nel triennio e 143 mila insegnanti in meno. Questo già di per sé dimostra come il Governo intenda ridurre fortemente la spesa pubblica.
Il primo provvedimento in particolare, il n. 112 – perché il secondo del 1° settembre fa riferimento più specificamente alle questioni del maestro unico, dei libri di testo, della votazione in decimi –, che di fatto è una sorta di norma finanziaria, ha in sé altri contenuti, oltre a quelli che macroscopicamente sono stati discussi in queste ore, che nel nostro Paese vanno tutti nel segno meno-meno istruzione.
Che cosa si prevede in quel provvedimento e quali saranno le ricadute nella nostra società regionale? Meno tempo scuola, aumento degli alunni per classe, accorpamenti degli insegnamenti. Soprattutto l’articolo 64, che fa riferimento ai criteri organizzativi per la formazione delle classi, prevede un numero maggiore, l’1% in più, di ragazzi presenti nelle classi, ma anche una riorganizzazione sul territorio. Questo significa riduzione del numero delle scuole e accorpamento delle scuole stesse – nuovi provvedimenti si sono annunciati in questo senso –, la possibilità che venga ridotto il numero della presenza fisica delle nostre scuole – chiedendo eventualmente alle Regioni di mettere a disposizione risorse per accorpamenti che deriveranno da questi –, riduzione degli insegnanti di sostegno, ritorna l’obbligo scolastico a 14 anni, viene ridotto il tempo dedicato all’educazione degli adulti.
Questo è il disegno che si prevede e che è contenuto non nelle intenzioni ma in atti come i decreti e che oggi sono leggi.
Il decreto n. 137, invece, torna a parlare di maestro unico e di votazione in decimali.
Siamo assolutamente preoccupati di questa manovra che per le Marche significherà – come diciamo nella mozione – 1.600 docenti in meno, 1.200 personale Ata in meno. Quindi anche nella nostra regione ci sarà una riduzione di 2.800 persone che oggi si occupano di scuola.
Questa non è una riforma ma è una chiara controriforma. Discutiamo e siamo fortemente preoccupati degli esiti che ha questa operazione del Governo sulla scuola italiana che vede andare in controtendenza rispetto ai bisogni della scuola stessa.
Sappiamo che da diversi anni la scuola italiana è in sofferenza, ci sono riforme che non trovano una loro compiutezza, ma con il progetto del centrodestra siamo di fronte, ripeto, ad una vera e propria controriforma in atto.
Questi sono i contenuti, sono molto chiari, si va ad una riduzione forte dell’intervento dello Stato nei confronti della scuola pubblica, di fatto c’è un ritrarsi dello Stato dalla scuola pubblica.
Tutto questo è stato fatto con un decreto che non ha visto alcuna discussione in nessuna sede del mondo della scuola, non ha visto la possibilità di esprimersi neanche nelle sedi parlamentari – oggi stiamo discutendo del ruolo dell’Assemblea legislativa regionale, mi pare che in questa giornata la minoranza stia molto attenta, ma vedremo come interverrà nella discussione della mozione –, cioè le Commissioni pubblica istruzione della Camera e del Senato non hanno avuto la possibilità di pronunciarsi su questo.
Non è la prima volta che il centro-destra governa le politiche dell’istruzione, ma almeno la Ministra Moratti aveva avuto la dignità, prima di presentare la sua proposta, fortemente contestata e in alcune parti ancora inapplicata, di farla precedere da un documento politico-programmatico costruito anche con il percorso e il contributo di competenze.
In questa situazione ciò non è stato possibile.
La situazione è sotto gli occhi di tutti, siamo di fronte a procedimenti, a percorsi gravi che rischiano di mettere in grande difficoltà la scuola italiana. Tra l’altro vengono toccate parti fondamentali e significative della nostra scuola, quelle che anche dalla documentazione e dalle indagini internazionali risultano meno preoccupanti, cioè la scuola elementare e il liceo.
Non l’ho anticipato quindi lo faccio adesso in coda, che ancora non è presente nei provvedimenti, ma è nelle intenzioni del Ministro, il liceo breve. Quindi si intende mettere mano anche a quest’altra parte della scuola italiana che, invece, risulta ancora sufficientemente e adeguatamente rispondente ai bisogni dei nostri studenti.
Con questa mozione intanto vogliamo impegnare nella discussione l’Assemblea legislativa regionale, anche se avremo altre occasioni per farlo. Inoltre mettere in evidenza la gravità di ciò che parliamo, cioè riduzione delle risorse destinate alla scuola pubblica in questo Paese, progetti che non hanno nessuna significanza anche dal punto di vista pedagogico-didattico. Il ritorno al maestro unico è emblematico, di fronte ad una scuola e a bambini che oggi hanno bisogno di una formazione sempre più competente si torna al maestro tuttologo, che era stato bocciato non dalle intenzioni ma dai percorsi, dall’evoluzione che il mondo della scuola ha conosciuto.
Quindi ci sembra opportuno che in questa sede si esprima, votando e sostenendo la nostra mozione, un no a questo percorso, un’intenzione comunque di apertura nei confronti dello stesso Governo, e visto che il decreto del 1° settembre deve essere ancora tradotto in legge, attivarci affinché in questo periodo sia possibile discutere e correggere fortemente il percorso indicato.
Oggi è questa la nostra intenzione, discutere e mettere in evidenza gli aspetti che hanno avuto meno risalto sulla stampa ma che sono presenti nel decreto e nella legge, informare l’Assemblea legislativa, informare la società marchigiana – che però di questo è già abbastanza informata visto che ieri all’apertura dell’anno scolastico ci sono state azioni di protesta che evidenziano come non ci sia assolutamente passività rispetto a questi temi – ed informare soprattutto le famiglie italiane che spesso vengono chiamate e usate anche in maniera retorica dal centrodestra.
Questi provvedimenti, infatti, avranno gravi ricadute, innanzitutto perché impoveriranno la formazione culturale dei nostri ragazzi – e non ne hanno assolutamente bisogno visto che a quanto ci dice l’Ocse in alcune fasce della nostra scuola sono tra i più deboli d’Europa – e poi perché meno scuola significherà più bambini a casa. Di conseguenza le famiglie dovranno poi preoccuparsi, visto che non credo che le donne rinunceranno a lavorare, di sanare questo tempo, anche se subdolamente si lascia intendere che questa può essere un’intenzione recondita di questo Governo, visto che togliamo non solo formazione ma anche un servizio alle famiglie e alle donne in particolare.
Questi sono i contenuti, io li ho tratteggiati, mi auguro che questa Assemblea legislativa, che poco tempo fa ha avuto l’occasione di votare unanimemente una mozione che aveva la stessa intenzione cioè quella di dire no ai tagli del centro-sinistra – e oggi quelli preventivati dal centro-destra sono di gran lunga più consistenti – possa fare un’azione preventiva.
Quindi, visto che abbiamo qualche mese di tempo prima che il decreto venga tramutato in legge in Parlamento, vi richiamo a quella stessa preoccupazione che avevamo insieme sollecitato, proprio per fare un lavoro comune affinché quel decreto possa essere modificato.
Pertanto che il forte segno negativo dei fatti già tradotti in atti venga assolutamente discusso in quest’Aula affinché si sollevi una protesta significativa, che non è pregiudiziale proprio perché i contenuti tratteggiati ci preoccupano fortemente.
Ci auguriamo che possa esserci una discussione serena e seria e che, senza pregiudizi di parte e stando al merito delle questioni, ci sia la forza di dire di no e di correggere ciò che il Governo ha messo in campo questa estate.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Cari colleghi non ci siamo, non siamo d’accordo, intanto non lo siamo sul metodo.
Cosa voglio dire? Si è aperto un confronto, i sindacati sono preoccupati per l’occupazione, è legittimo, però a mio avviso meno legittima e meno opportuna è la reazione solo in senso ideologico – lasciatemelo dire – di certi sindacati e anche delle parti politiche.
La scuola è stata sempre al centro delle attenzioni di ogni programma di Governo, a torto o a ragione, e con quantità e qualità diverse.
Dunque se le preoccupazioni sono i posti posso anche capirlo, ma le altre valutazioni sono completamente fuori luogo, innanzitutto perché prospettano situazioni infondate.
Chi ha detto che si va contro il tempo pieno?! Assolutamente non è così! Il maestro unico non significa che si vuole combattere il tempo pieno. Inoltre non c’è scritto assolutamente da nessuna parte che tutto questo serve a favorire la scuola privata.
Quindi quando si agitano certi fantasmi ci vedo veramente una polemica eccessiva fuori luogo, forse sarà strumentale o politicamente sarà utile per qualcuno.
Dico all’Assessore Ascoli, con la franchezza che contraddistingue i nostri rapporti e con tutta la stima, vedendolo ieri mattina indossare la maglietta della protesta credo non sia stato opportuno, da assessore regionale, che abbia affiancato questa protesta per la quale, diciamoci la verità, abbiamo visto utilizzare bambini di sei anni con cartelli al collo –è questo che purtroppo ha fatto spesso il centro-sinistra, è una sua pagina molto ingloriosa-.
L’80% di quelli che manifestano non sa di cosa si parla! Mi prendo la responsabilità di dirlo, e non nei confronti dei responsabili politici e sindacali, ma per quelle famiglie e genitori che vengono coinvolti. Sono sicuro che fra sette–otto giorni ci saranno i primi scioperi delle scuole superiori di fronte ai quali, ripeto, ma lo vedremo, l’’80% degli studenti non saprà di che cosa si parla. Però su questo le solite forme di agitazione propagandistica scatena comunque un putiferio.
Tante volte abbiamo parlato di investimenti sulle scuole, della messa a norma, della sicurezza, ecc., però ci sono stati due anni di Governo Prodi e non abbiamo visto niente. Allora, perché le stesse agitazioni non le ho viste nei confronti dei tagli di Prodi?! Ci sono stati o no i tagli di Prodi?! Mi pare di sì! Certo, ho visto dei documenti, li abbiamo fatti anche come Commissione, ma non ho visto le manifestazioni di piazza.
I dati Ocse – ne parlava la Consigliera Mollaroli ma bisogna dirli tutti – dicono che l’Italia è il Paese che in Europa spende più di tutti per la scuola, però come percentuale della spesa va tutto sugli stipendi degli insegnanti che però sono i meno pagati d’Europa. Allora mi dovete spiegare cosa non funziona. I nostri insegnanti sono frustrati, avviliti, rassegnati da decenni – ci metto le colpe di tutti –, per cui adesso non si può dire che si va a colpire la classe insegnante.
Certo, c’è bisogno di una rimotivazione, di una riqualificazione, di una normativa sugli accessi – lo dirò anche quando incontreremo i sindacati –, c’è molta gente che ha esperienze sul territorio, ma poi la scuola spesso diventa l’ultimo approdo. Si faceva domanda per entrare alla Merloni, per entrare alla Guzzini, per entrare in banca, per entrare in Confindustria come impiegati e funzionari, poi se non ci si riusciva si diceva “che faccio?! Beh, vado a fare supplenza a scuola”. Siamo l’unico Paese che organizza gli accessi alla scuola in questa maniera, mi dispiace ma siamo arrivati fino a questo, e ci metto le colpe di tutti.
Quindi, visto che probabilmente le colpe, i limiti e le responsabilità sono nelle diverse fasi dei diversi Governi, oggi, concentrare questa protesta e dire che il Governo di centro-destra taglia a livello sociale, che mette le famiglie in mezzo alla strada, che non cura più i disabili, che vuole decurtare tempo pieno, che il maestro unico è un golpe, ecc., sicuramente non ci siamo.
Mi aspettavo una riflessione più approfondita, il tempo c’è, perché quello che voi dite sulla reazione immediata non mi pare che ci siano le condizioni, il dibattito deve essere ancora affrontato in Parlamento, quindi figuriamoci!
Pertanto sono giuste le riflessioni, meno giusta, invece, è la mobilitazione ideologica soprattutto se si fonda per colpire obiettivi fantasma. Per esempio, del maestro unico mi sembra ne abbiano parlato anche sociologi, pedagogici, psicologi (anche di area centro-sinistra) e gran parte di questa riforma era stata abbozzata anche da Fioroni e addirittura da Berlinguer.
Quindi mi pare che in questo momento agitare il fantasma di un Governo che vuole colpire la scuola pubblica tanto più a favore della scuola privata è una cosa completamente infondata e sproporzionata.
Se si vogliono fare utili riflessioni, come ho sentito fare ora dalla Consigliera Mollaroli, il metodo è certamente diverso. L’Assessore può andare al tavolo della Conferenza Stato-Regioni con il Ministro dove avrà tutte le possibilità di approfondire, e se lo farà, dopo aver fatto anche una riflessione con noi, gliene saremo grati, ma certamente poteva essere evitato, non l’ho condiviso, vedere l’Assessore partecipare con la maglietta della protesta al banco davanti la scuola.
Ai sindacati voglio dire, se posso lo farò anche personalmente, che i blocchi del turnover, i tagli alle spese del personale, Comuni, Province e Regioni, si fanno dappertutto, ma adesso la scuola è diventata la piattaforma e la platea su cui scatenare tutta la protesta. Ad esempio, Assessore, proporzionalmente, quando il Comune di Ancona taglia 100 assunzioni – perché la situazione è quella che è – si dovrebbe protestare lo stesso, invece mi sembra che non protesti nessuno. Quindi facciamo le proporzioni, certo siamo in una situazione difficile, questo lo sappiamo, comunque voglio sottolineare che non è che questa proposta del Ministro parte solo dai tagli, non c’entra niente, semmai c’è una valutazione diversa sull’impostazione complessiva. (…) Non è solo questo, Assessore, c’è anche un risparmio e una razionalizzazione in quanto ci sono corsi e scuole doppione che fanno le stesse cose, si differenziano solo sul nome.
Dunque ci sono tantissime cose su cui anche gli uomini di cultura e di scuola del centro-sinistra hanno spesso detto la loro in maniera sapiente e in qualunque momento, per cui la barricata che volete fare mi sembra assolutamente fuori luogo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Penso che l’Assemblea legislativa regionale, anche nelle sue componenti essenziali, dopo il dibattito sul rimpasto avrebbe fatto meglio a rimanere in Aula rispetto ad un problema che la medesima Assemblea aveva già discusso con una mozione unitaria. Questo ovviamente vale per chi non c’è, non per chi c’è e che va ringraziato, soprattutto l’Assessore Ascoli fautore di quella mozione approvata all’unanimità nell’ultima seduta, prima della pausa estiva, dell’Assemblea legislativa regionale. Va ringraziato anche perché non essendo le istituzioni luogo di ipocrisia ma, nell’equilibrio, sono luogo del conflitto e della risoluzione dei problemi, ha anche partecipato alle manifestazioni di insofferenza rispetto alle politiche sulla scuola del Governo.
E’ stato così anche con il Governo Prodi, tant’è che nella mozione presentata attraverso il sottoscritto dal nostro gruppo, nel primo capoverso c’è scritto “tagli apportati già all’istruzione pubblica negli ultimi anni”. Quindi non siamo ipocriti consapevoli come lo siete voi del centro-destra.
Secondo me sulla scuola dobbiamo parlare un linguaggio di chiarezza perché ne va del futuro di una nazione, di una cultura, e questo tanto più nel mondo della globalizzazione; abbiamo visto cosa è stato detto nella visita dell’ambasciatore cinese ciò che significa nel nuovo secolo, ad esempio, la cultura e i saperi di Matteo Ricci.
Penso che oggi ci sia uno scontro non so se ideologico ma ideale – in questo sono d’accordo con il Consigliere Massi –, perché attraverso i tagli alla scuola pubblica questo Governo realizza il suo disegno neoliberista dei saperi, abbassa l’età della scuola dell’obbligo, introduce il maestro unico. E’ tutto l’opposto di ciò che è previsto nella Costituzione.
Dopo la guerra i Costituenti, che rispetto a noi, rispetto a questa fase della politica erano dei supergiganti, discutendo della scuola – allora c’era il problema dell’alfabetizzazione – il primo atto che compirono per evitare il più possibile il sistema delle pluriclassi fu quello di ampliare e di costruire, in quanto non c’erano i trasporti a sufficienza, le scuole rurali.
Oggi, invece, con questa cultura aziendalista e neoliberista anche della scuola si fa l’opposto, nel triennio si tagliano 140 mila posti di lavoro tra insegnanti e personale che lavora nella scuola, in più si va verso la costituzione di una grandissima pluriclasse. Infatti si vuole introdurre il meccanismo di due scuole, una di alto livello, il più possibile privata e privatizzata, magari con fondi pubblici, ed una pubblica dove vi dovrà accedere la grande massa che così verrà dequalificata, perché il concetto di abbassare l’età dell’istruzione dell’obbligo vuol dire avviare subito il giovane sul mercato del lavoro, alla produzione, ad un lavoro dequalificato e al 99% precarizzato.
Penso che dovremmo guardare questa nuova fase con grande preoccupazione. Se durante la scorsa Assemblea legislativa regionale fu approvata una mozione unitaria soft, ma che comunque segnalava questi problemi, credo che anche oggi dobbiamo mantenere questa grande coerenza. Perché con i tagli dei posti di lavoro, la riduzione degli insegnanti, il passaggio in maniera rapida e quasi spettacolare al maestro unico, significa dequalificare la scuola, in una fase dove la scuola ha bisogno, invece, di integrazione tra diverse culture, tra diversi soggetti e soprattutto tra le parti deboli della nostra società, come i ragazzi disabili che hanno la necessità dei maestri di sostegno.
Prima, quando abbiamo discusso del rimpasto, abbiamo posto una questione che comunque ancora non emerge nella sua drammaticità. Oggi la scuola che conosciamo, seppure attraverso queste cannonate che il Governo gli propone, è di tipo nazionale, è su tutto il territorio. Ma domani, quando si accentuerà il federalismo fiscale, alcune parti delle Marche o alcune province del sud riusciranno a mantenere gli standard attuali dell’edilizia scolastica, del maestro, dei programmi didattici, sia quelli aggiuntivi che quelli tradizionali continuativi?! Se passa questa sottovalutazione, colleghi Consiglieri, il rischio è che la scuola così come la conosciamo potrebbe essere spazzata via.
E’ per questo, seppure siamo anche noi promotori di una mozione, che possiamo convergere in quella che porta come prima firmataria la Consigliera Mollaroli e che è comunque stata sottoscritta anche dal nostro gruppo.
Sarei anche più contento se l’Assemblea legislativa regionale potesse sospendere un attimo i lavori e con il centro-destra, in maniera sincera e veramente autonoma dell’Assemblea, si potesse cogliere la necessità di una critica forte al Governo su questi tagli, così come facemmo noi con il centro-sinistra. Non è vero che non ci furono manifestazioni, ci furono addirittura dei conflitti in seno al Governo. La grande manifestazione delle forze di sinistra, che erano al governo il 20 ottobre dello scorso anno, aveva come parola d’ordine proprio il mantenimento della scuola pubblica, abbiamo criticato il Governo; sapendo che nell’esperienza del Governo Prodi non sono state le forze di sinistra a far cadere il Governo – l’hanno fatto le forze moderate – in quanto poteva esserci una seconda fase di redistribuzione sociale proprio a favore della scuola.
Concludo dicendo che il problema della scuola è un grandissimo problema, il primo dei problemi che riguarda una nazione moderna, civile, una nazione che guarda al proprio futuro senza collegare la scuola alla necessità dell’aziendalismo a tutti i costi. Una visione del genere porterà sempre di più a far regredire il nostro Paese, che oggi ha una scuola elementare tra le più progredite e moderne d’Europa, che così potrebbe passare come il fanalino di coda nel volgere di pochi anni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Pronuncio subito che se le mozioni dovessero rimanere inalterate sono irricevibili, fermo restando quell’intendimento che ci portò a votare lo scorso luglio una mozione comune. E’ assolutamente irricevibile il loro tenore e anche gran parte del contenuto, sono figlie di quel terrorismo psicologico che si fa nelle scuole o di quella disinformazione fatta ripetutamente sui giornali o in televisione, quasi a rivendicare un’improbabile rivincita politica proprio in un contesto così delicato, come ha detto anche il collega Procaccini.
Nessuno vuole attentare al diritto allo studio, cioè quel diritto che, ricordo al collega Procaccini, venne sì garantito da qualche gigante – per carità, non prenda proprio alla lettera quello che dico –, ma che veniva già fatto in precedenza alla Costituzione italiana. L’impianto scolastico, quello inteso in senso moderno, lo abbiamo conosciuto qualche anno prima della Costituzione e forse qualche buon effetto, se c’è, lo vediamo ancor oggi.
Comunque quello che ci preoccupa è la strumentalizzazione politica di oggi di fronte al tentativo, per qualche verso anche rivoluzionario, che si vuole fare nel mondo della scuola.
Nel Governo Prodi i tagli erano sono stati fatti soltanto per far quadrare qualche conto perché aveva capito che la struttura pubblica è pesante.
Da parte nostra, invece, c’è sì una riorganizzazione dei numeri e dei conti, ma vogliamo fare anche una rivoluzione culturale, vogliamo dare un’identità a beneficio di tutto il panorama scolastico e non solo di una parte di esso.
Capisco che quello che vi preoccupa è salvaguardare un serbatoio di voti importanti che stanno nella scuola, ma vi posso assicurare, lo sapete bene, che sono migliaia i docenti che dicono “era ora!”.
Abbiamo una scuola fatta non sul merito o sulla meritocrazia.
Se uno Stato si preoccupa soltanto di allargare la propria base perché deve assumere senza preoccuparsi quale sarà l’effetto devastante in termini numerici, in termini economici, ma anche dal punto di vista pedagogico, culturale e scolastico, se uno Stato pensa soltanto a stabilizzare il precariato senza capire quali potranno essere i ritorni o come si cala la questione didattica sul territorio, poi queste sono le necessarie contromisure che un Governo responsabile può e deve dare al territorio.
Ecco perché, ripeto, sono migliaia e migliaia quei docenti che dicono “finalmente, era ora, non se ne può veramente più!”. Non se ne può più del fatto che le figure dei docenti vengono istituzionalizzate con la classica equazione, cioè che vengono portati dentro “cani e porci” –, scusate l’espressione –. Oggi il problema di fondo che nel mondo della docenza chiunque si può permettere di fare il docente, il maestro, ed è ancora più grave quando questo risponde a delle logiche politiche o ideologiche. Non se ne può veramente più! Quindi bisogna trovare il correttivo.
L’obiettivo chiaro è quello di colpire il Governo con le manifestazioni, è quello di colpire gli intendimenti di un Governo che vuole cambiare e correggere le cose che non vanno in questo Paese. Il fine ultimo, inoltre, è quello di salvaguardare un bacino elettorale cospicuo per il centro-sinistra. La strumentalizzazione fatta con i bambini, con i minori, è vergognosa! E’ stata fatta da alcuni docenti dichiaratamente politicizzati, è stata fatta dai sindacati, che forse dovrebbero ricominciare a fare un po’ più sindacato e meno politica, ormai lo vediamo tutti i giorni e in ogni frangente quanto sia diventato strumentale il loro operato quotidiano.
Quindi è falso il fatto che non si voglia garantire il diritto allo studio, anzi, vogliamo assolutamente salvaguardare la struttura pubblica, vogliamo migliorarla.
(...) Certo che li ho letti i decreti, mentre voi li leggete sempre come vi fa comodo, dovete buttarla sempre sulla strumentalizzazione politica, dovete continuare a salvaguardare, ve lo ripeto per la terza volta, il vostro bacino elettorale.
A noi questo non interessa perché riteniamo prioritario salvaguardare il futuro dei nostri figli, il futuro della cultura italiana e della scuola italiana. Scuola che, purtroppo, non è sul podio europeo, e questo lo vediamo nella parte terminale proprio perché i laureati italiani sono pochissimi. Dunque il problema nasce dall’inizio, probabilmente è inadeguato il modello che parte, un modello che non dà gli strumenti e le possibilità agli studenti per arrivare poi a laurearsi, a conquistare un titolo, quindi quegli strumenti per buttarsi nel mondo del lavoro. Tale problema è assolutamente importante.
E’ per tutto questo che ritengo irricevibili sia la prima che la seconda mozione, per cui il nostro risulterà contrario .

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Vorrei portare se possibile un po’ di serenità nella discussione, che magari sarebbe stata più completa, visto che si parla di scuola, se avesse visto la presenza anche di altri colleghi.
Mi vanto di essere stata insegnante per trentuno anni, se non fossi qui starei con quelle colleghe che ieri hanno messo la fascia nera per testimoniare il lutto per questa scuola che sta andando allo sfascio, che sta ritornando indietro.
E’ vero che anche lo scorso anno ci sono stati dei tagli, ma qui si vuole cambiare completamente il volto della scuola, soprattutto di quella elementare. I dati Ocse dicono con molta chiarezza che per la scuola elementare questo Paese spende molto di più degli altri Paesi occidentali, ma guarda caso è proprio sulla scuola che si è andati a tagliare. Sembra una vendetta o addirittura una persecuzione, cioè lo si è fatto sulla scuola che funziona di più.
A parte la valutazione del sesto posto, che è diventato ormai un luogo comune e che tutti conosciamo, andare a perseguitare la scuola che funziona meglio, che è la base dell’educazione e della formazione educativa e culturale dei nostri ragazzi, credo che significhi non aver dormito la notte perché si è fatto un brutto sogno!
Mi dispiace dover controbbatere i colleghi Massi e Silvetti, con i quali per altre questioni mi confronto in maniera più pacata, ma dire che nella scuola ci si entra in maniera soft e con una via larga credo sia ingiusto, soprattutto perché oggi sin dalla scuola primaria ci si accede soltanto con una laurea.
Peraltro, quando si parla di scuola, dei suoi problemi veri, di quelli che riguardano i saperi e tutto ciò che compete alla scuola, bisognerebbe averla vista da vicino e con un contatto un po’ più forte. Ad esempio, gli insegnanti della scuola primaria hanno molto faticato per riuscire a rapportarsi anche tra di loro, a lavorare in team, inoltre bisogna anche sfatare il fatto che c’è un sovraffollamento di insegnanti nelle classi .
Quindi si dovrebbe avere la consapevolezza di questo rigore e delle competenze acquisite anche con la formazione. Quella formazione, cioè, che verrà tagliata, perché se si tagliano gli insegnanti e si arriverà ad un maestro unico, che poi non riuscirà mai a fare riqualificazione, a rimotivarsi e soprattutto a formarsi in tutte le sue competenze.
Dunque questo modo di parlare nei confronti di una classe di lavoratori mi sembra un po’ irriguardoso. Sono quei lavoratori che ieri si trovavano a manifestare – c’ero anch’io e se c’era l’Assessore lo ringrazio, così come ringrazio i Capigruppo di maggioranza che hanno formulato questa mozione insieme al collega Procaccini – che sono comunque da rispettare. E vi assicuro che ieri non c’erano solo gli insegnanti precari, tutt’altro, c’erano gli insegnanti delle scuole medie e secondarie, c’erano anche insegnati di centro-destra, ne conosco molti, posso dire che nei miei trentuno anni di scuola di averli conosciuti quasi tutti.
In Italia avevamo bisogno di tutto tranne il fatto di attaccare quella scuola che stava funzionando meglio, poi non si è guardato cosa sta succedendo alla scuola media o che cosa si deve fare per le scuole superiori. Oggi nel Il Sole 24 Ore ho letto che il Ministro annuncia la riduzione delle ore nei licei. Cioè di tutte le operazioni matematiche che si conoscono (sottrazione, addizione, moltiplicazione, divisione) questo Governo adotta solo la sottrazione, meno ore di scuola!
Il Consigliere Massi non l’ha spiegato ma io posso farlo – lo dico con molta modestia – perché sono competente. Un insegnante elementare dovrà formare con ventiquattro ore un ragazzino a cui dovrà dare le basi per tutta la vita. Chi è mamma o nonna come me sa bene che l’insegnante unico segue la classe dalla prima alla quinta – ora si dice fino alla fine delle prime tre classi ma poi Tremonti, che è il vero ministro della pubblica istruzione, deciderà per tutti i cinque gli anni – e se lo sbaglio viene fatto fin dall’inizio della prima classe il ragazzino sarà rovinato per tutta la vita. E di questo fatto ne parlano proprio le famiglie.
In quest’Aula si è parlato di studiosi, di persone competenti in materia, infatti proprio ieri il pedagogista Frabboni, punto di riferimento di molti insegnanti e operatori della scuola, ha denunciato in maniera molto forte, caparbiamente e direi anche con violenza e con termini molto aggressivi – molto più di quelli che usiamo noi per controbattere questa riforma non voluta e non discussa – diceva che sarà una debacle non solo per gli insegnanti ma soprattutto per i bambini e le famiglie. Chi pagherà più di tutti sarà la donna madre di famiglia, la donna maestra unica, quella donna che dovrà fare tutto e poi dovrà tornare a casa.
Io non credo che sia una questione di posti di lavoro, si vuole ridurre a una bassa qualificazione un problema così enorme e forte.
Forse non ci rendiamo conto, ma credo che l’opportunità che ci concede queste mozioni sia veramente grande. Infatti la gravità, che ritengo debba essere stigmatizzata, è soprattutto quella di quando si dice che ieri non tutti sapevano di cosa si discutesse. E’ appunto questa la gravità, cioè che non se ne è parlato!
Questa è una riforma, i decreti 112 e 137 sono riforme, riformiamo completamente la scuola di base, quindi è una gravità inaudita che non se ne parli. Soprattutto perché già è impostato il taglio non solo per le classi, quindi il tempo pieno, il tempo prolungato, l’insegnante unico al posto del modulo e tutto il resto – che magari si poteva anche risistemare e non tagliare i maniera così drastica –, ma anche perché si taglia l’educazione, la scuola per gli anziani. Che fine faranno gli immigrati? Cosa riuscirà a fare la maestra unica ad un bambino iperattivo in una classe di trenta alunni? Chiamerà la bidella!
Ecco quindi che la scuola privata tornerà avanti, perché chi avrà i soldi si avvarrà della scuola privata, non gli basterà l’insegnante unico, quel tuttologo che non saprà di matematica, di informatica, di inglese, delle tre materie gli rimarrà solo l’impresa tanto cara a Berlusconi e a quelli dell’Alitalia!
Voglio dire anche un’altra cosa, e non per fare la romantica o la patetica, ma non ci saranno più gli insegnanti nemmeno negli ospedali. Al Gaslini di Genova non ci sarà più l’insegnante per i bambini oncologici. Mi direte che sono pochi i bambini, ma anche fossero solo due sono bambini che rischiano di morire! E questi bambini avevano l’insegnante ma ora non l’avranno più. La stessa cosa sarà anche per il Salesi e gli altri ospedali, insomma dove ci sono bambini che non possono frequentare. Questa è una vergogna, è una cosa indegna di un’Italia civile!
Concludo riferendomi alla speculazione sui bambini. La speculazione non è stata fatta dal centrosinistra – peraltro avrei voluto che queste mozioni passassero nel modo in cui è passata la mozione dell’altra volta –, perché ieri a manifestare c’era anche lo Snals, che non è certamente un sindacato di sinistra, c’era la Cisl quella parte che non intercettiamo mai quando si parla di sanità o di altro.
Quindi è un sentire comune, non possiamo chiudere gli occhi. Non vogliamo una condivisione, perché con questa impostazione culturale e di conoscenza che si ha da entrambe le parti non ci potrà mai essere, ma almeno che ci sia un ripensamento per le questioni più macroscopiche che vi assicuro sono veramente tante.
Se non ci sarà questo ripensamento tutto andrà a scapito delle persone più fragili, dei bambini, in particolare dei figli delle famiglie che hanno pochi soldi o degli immigrati che non possono permettersi le scuole private, e soprattutto, come ho detto prima, delle donne che non potranno stare dietro a tutto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Credo che soprattutto ai proponenti di questa mozione abbia un po’ preso la mano in senso negativo.
E’ vero che abbiamo fatto una mozione unitaria, ma diceva la verità, mentre questa non la dice, quindi ne prendiamo le distanze.
Tutto quello che sta accadendo oggi – e voglio dirlo con forza perché la legge finanziaria il Governo Berlusconi non l’ha ancora fatta – è diretta conseguenza dei tagli apportati dal Governo Prodi a tutto il sistema Italia. Quindi a chi dice “tagli colpa di”, rispondo che sono quelli di oggi, quelli di domani li vedremo, però non diciamo bugie troppo grandi, Consigliera Mollaroli, a cui non ci crede più nessuno.
Certamente il problema della scuola lo conosciamo dunque lo vogliamo affrontare per un semplice motivo, perché abbiamo una scuola primaria e secondaria che costa di più che nel resto d’Europa, da noi costano un po’ meno solo le superiori e le università.
Il rapporto dell’Ocse bisogna leggerlo altrimenti si dicono stupidaggini. Soprattutto noi che facciamo politica i dati ufficiali li dobbiamo leggere – così un giorno mi disse il Presidente mentre stavo leggendo alcuni dati Istat! –. Nel rapporto Ocse, dicevo, c’è scritto quello che succede in Italia, dice quanto lavorano gli insegnanti in Italia, se lavorano di più o di meno degli loro colleghi in Europa e dice anche che i nostri insegnanti guadagnano meno dei loro colleghi in Europa.
Chi ha protestato ieri lo ha fatto contro il Governo Prodi, non contro Berlusconi, infatti questa riforma noi ancora non l’abbiamo fatta. Quindi se al Gaslini o al Salesi mancano gli insegnanti è colpa di Prodi, non di Berlusconi, chiariamo bene le cose!
Sono convinto che in questo Paese il problema istruzione esiste e che bisogna fare una riforma condivisa. Probabilmente finora alla scuola non ha voluto bene nessuno, né chi ha governato il Paese, né tanto meno i sindacati che hanno pensato solo di difendere degli orticelli molto ricchi. Infatti quando si parla di lavoro pubblico difendere i piccoli interessi è molto facile, perché specialmente con categorie così grandi poi si determina la scelta politica di chi governa in quel momento, centro-destra o centro-sinistra non cambia, in Italia abbiamo lavorato così!
Vorrei portare una mia esperienza personale che ho ribadito anche ai sindacati. Facevo il Sindaco, avevo il personale Ata ed era di una certa entità, dodici persone che non facevano solo i bidelli, ma accudivano la scuola, facevano piccole riparazioni, scodellavano i pasti, pulivano addirittura il giardino delle scuole – nel mio comune le scuole hanno un giardino –. E’ arrivata la riforma, i sindacati si sono imposti nel trasferire questo personale all’interno del grande calderone della pubblica istruzione e quindi alle strette dipendenze dell’Ufficio scolastico regionale. La riforma nel mio comune ha portato immediatamente il passaggio da dodici persone Ata a ventiquattro, persone che però non facevano più le stesse funzioni di prima, ne facevano la metà. Questa mia testimonianza è documentata, ho delle relazioni.
Che cosa ho voluto dire? Non possiamo affrontare a colpi di sentimento il problema della scuola, la scuola ha altri problemi, prima di tutto quello della ricostruzione di una serietà, che peraltro serve a tutto il Paese.
Questo Governo avrà dei grandi difetti, ma ha anche un grande merito, vuole rimettere mano ai fondamentali di questo Paese, ai fondamentali dell’economia, ai fondamentali dell’istruzione, poi certo, bisognerà fare anche degli aggiustamenti, ma se non invertiamo sulla deriva che c’è in questo Paese non arriveremo alla nostra parte.
Voi non state facendo gli interessi degli studenti, dei cittadini di domani, state solo difendendo dei piccoli orticelli. Noi non vogliamo più difendere gli orticelli, vogliamo difendere un sistema Paese, vogliamo un modello di istruzione che funziona, un modello che in futuro guardi alla competizione europea dei nostri giovani.
Con il maestro unico, cara insegnante Ortenzi, ci sono cresciuto, penso di poter sopravvivere con quello che mi ha insegnato, e ci sono cresciute anche quelle generazioni che hanno fatto grande l’Italia. Ora da un po’ di tempo non abbiamo più il maestro unico ma il sistema di formazione di questo Paese sta scemando. Non è diretta conseguenza di questo, me ne guarderei bene di fare tale assioma, ma credo ci si debba fare una discussione.
Se lei si informa, Consigliera Ortenzi, come pure la Consigliera Mollaroli, la riforma Gelmini – direi mini riforma perché non è una grande riforma –, lo vediamo dai sondaggi – non lavoriamo sui sondaggi ma ci stiamo attenti – ha un consenso enorme, l’80% del Paese è favorevole al voto in condotta, all’introduzione dell’educazione civica, al ritorno dell’esame di riparazione e dei voti.
Ieri mi sono sintonizzato tre ore con lo scuola-day, Il Sole 24 Ore ha fatto un servizio eccezionale, ha fatto parlare in un modo molto responsabile e onesto tutti gli esperti del mondo della scuola, vecchi e nuovi ministri, ecc.. Tutti hanno detto delle cose sagge, che probabilmente non hanno fatto quando erano nei loro dicasteri, ma comunque avevano delle buone intenzioni. Quindi oggi dobbiamo fare una riflessione.
La mozione, invece, Consigliera Mollaroli, va nel senso di proteggere orticelli e dividere. Io non accetto questa logica, ma credo in un Paese unito senza difesa degli orticelli. Questa mozione è tutta un’altra storia, non possiamo votarla.
Quella dell’altra volta l’abbiamo votata perché diceva “auspichiamo che la situazione che si è venuta creare nel nostro Paese, così come nelle Marche, a seguito delle decisioni sui tagli effettuati dal precedente Governo, nonché delle linee di indirizzo contenute nel d.l. 112/2008 – che fanno presagire altre situazioni – presentato dall’attuale Governo”, quindi chiedevamo al Governo di ragionare bene su quello che stava facendo.
Era dunque una situazione ragionevole per un’Assemblea legislativa regionale, non possiamo metterci dalla parte di una piccola parte, ci mettiamo dalla grande parte, ci mettiamo con i grandi obiettivi.
Mi accaloro molto proprio perché questa mozione, Consigliera Mollaroli, allontana il fatto che l’Assemblea legislativa regionale possa dare un parere unanime guardando realmente ai bisogni del mondo della scuola.
Questa mozione non porta da nessuna parte, è una vecchia logica del gioco delle parti e del gioco del sindacato. Quel sindacato che a mio avviso deve smettere di fare politica e interessarsi di più al problema reale del nostro Paese, dovrebbe difendere la produttività, non ci sono più posti di lavoro, e la meritocrazia di chi lavora, altrimenti non ci salveremo.
Pertanto condivido del Governo tutto quello che va in questa direzione, ma sarò pronto a criticare – mi sento totalmente libero di farlo – anche quello che non andrà bene.
Certo, sul maestro unico non c’è una completa condivisione neanche nel centro-destra, però, Consigliera Mollaroli, questa è una piccola parte della quale discuteremo anche in futuro. Infatti ci sono illustri sociologi di sinistra che hanno affermato che bisogna tornare al maestro unico perché è una cosa positiva. Quindi credo che dovremmo ascoltare prima di programmare e prima di trarre delle soluzioni che appaiono prettamente di parte e strumentali ad una lotta politica.
Noi non vogliamo fare lotta politica sulla scuola, vogliamo fare la scuola di questo Paese.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Non ho alcuna intenzione di innalzare un rogo su cui far salire la Gelmini, per il semplice motivo che condivido principi, ad esempio, come il merito – anche se al riguardo qualche scelta personale dell’attuale ministro ci lascia alquanto perplessi perché ne ha fatto strame –, la responsabilità, l’impegno nello studio, la valutazione.
Sono dell’avviso che il tempo scuola non debba essere esclusivamente oggetto di contrattazione finalizzata al mantenimento dei posti, ma è anche vero che si deve tener conto delle risorse, dell’equa distribuzione sul territorio e soprattutto della funzione che si vuole attribuire alla scuola.
Quindi sono intransigente sul fatto che la scure che si è abbattuta sui finanziamenti non aiuterà ad avere scuole più attrezzate, scuole meno fatiscenti, non incoraggerà ad introdurre dei meccanismi premiali di merito, non porrà un argine alla profonda diffusa disaffezione, non contrasterà ciò che Adriano Prosperi l’altro giorno ha definito il minaccioso processo di produzione di disadattamento. E chi vi parla è un ex preside e docente universitario.
Tra le altre cose spero che alla fine in questa Assemblea legislativa regionale si parli anche di università che sta diventando un malato terminale; lo stesso presidente del Crui (Conferenza dei Rettori delle università italiane) dice che sei atenei su sette vivono in una crisi finanziaria e funzionale. E noi continuiamo a parlare di proliferazione di corsi! Fra poco arriveremo – come ho detto in un corso di laurea – a qualche corso condominiale sulle farfalle egizie!
Sono preoccupato anche del fatto che i costi maggiori sono lo spreco delle intelligenze, sono la noscienza della nostra scuola. Mi chiedo, insieme a Salvatore Settis, se veramente vogliamo che la nostra scuola sia fra i meccanismi fondamentali ed essenziali per il pieno sviluppo della persona umana – come recita l’articolo 3 della Costituzione –, se vogliamo cercare davvero un’idea d’Italia dove la scuola ne sia il laboratorio, ne sia il tramite, ed io aggiungo, se vogliamo una cultura di base severa, una cultura di base di qualità, se vogliamo non continuare a vivere immersi in una sorta di semianalfabetismo di ritorno.
In molte università hanno dovuto mettere il lettorato delle lezioni di italiano per il semplice motivo che ci troviamo di fronte a studenti dalla sintassi selvaggia, dissaldata, studenti che hanno una povertà di tipo lessicale spaventosa.
Se vogliamo una cultura di base di qualità e una cultura di base severa e non vogliamo vivere immersi nell’analfabetismo matematico quasi di massa e non vogliamo penalizzare il sostegno ai ragazzi in difficoltà, penalizzare la montagna, i paesi più piccoli, se vogliamo un serio progetto di educazione permanente – quindi la risposta per quanto mi riguarda è affermativa –, dovremmo sapere, Consigliere Capponi, quali sono i mezzi, dovremmo sapere una volta per tutte quali sono le risorse destinate all’istruzione. Sappiamo che il 97% del bilancio ministeriale va in stipendi agli insegnanti e al resto del personale e soltanto qualche briciola per l’innovazione, gli investimenti, il futuro.
Dovremmo soprattutto sapere – lo diceva prima la Presidente della Commissione Mollaroli, lo condivido – cosa si andrà ad insegnare, cosa si andrà ad imparare, quali materie, per formare a quali professioni, con quale sguardo alla competizione internazionale. Facciamo pure, come ha scritto qualcuno, una sorta di manicure a questo corpaccio, a questa struttura mastodontica che è diventata la scuola.
Sono stanco delle tante educazioni, sono stanco di questa offerta di corsi complementari mirabolanti che servono soltanto per “attirare” quelli che non chiamiamo più neanche studenti ma clientes (oggi si dice la clientela).
Rendiamoci conto soprattutto della scarsa autorevolezza culturale del nostro sistema dalla scuola media in poi, e non voglio toccare il settore terziario dell’università.
Dobbiamo avere professori non soltanto che abbiano metodologie, ma che padroneggino contenuti, che sappiano trasmettere passione e curiosità.
Voglio citare un articolo di Umberto Eco che ho letto l’altro giorno: “ad immagazzinare nuove informazioni, purché si abbia buona memoria, sono capaci tutti, ma decidere quali vadano ricordate e quali no è un’arte sottile”.
A me sembra che la centralità dei bambini, degli studenti e dei professori sia venuta meno.
Non voglio discutere del voto in condotta o altro, ma della mia esperienza. Probabilmente ho preso anche abbagli durante la mia carriera scolastica, ma guardate che i casi più difficili non sono rappresentati tanto da coloro che disturbano, perché penso che se disturbano perlomeno sono reattivi, quanto invece di trovare degli insegnanti abili nell’incanalare le loro energie in direzioni meno distruttive di loro stessi o della stessa vita scolastica. I casi più difficili, carissimi colleghi, sono quelli che io chiamo gli scoraggiati, coloro che non hanno o hanno perso fiducia nelle proprie capacità di farcela.
Allora, per favore, basta con gli annunci quotidiani, basta con le ricette facili, basta con l’improvvisazione, con le trovate che io chiamo by magic, con i metodi sbrigativi, con le distonie, con gli annunci a catena.
L’unica possibilità residua è un impegno di tipo culturale fatto – la Gelmini lo dovrebbe sapere – di tempi lunghi, di convinzioni, quando cioè si vuole riformare veramente le istituzioni culturali in un tempo dalla maturazione lenta e soprattutto pieno di approfondimenti.
Questa è un’occasione che non dobbiamo perdere – lo dico al centro-destra ed in modo particolare al centrosinistra – è un’occasione per la cultura.
E’ giunto il tempo lento della pazienza, nel senso che se siamo convinti che l’istruzione è di rilevante significatività per la crescita, per la qualità della società civile, per la stessa qualità della democrazia, per il benessere dei cittadini, per la stessa giustizia sociale, non possiamo limitarci, Consigliere Capponi, ad operazioni di bassa ragioneria, non possiamo risparmiare sulla pelle degli studenti e sulla pelle degli insegnanti, non possiamo usare soltanto dei bisturi economicistici e dire soltanto a parole che occorre una svolta rigoristica.
Mi sarei soprattutto aspettato un percorso, un programma di legislatura che disegni una sorta di road map, un’approfondita e razionale discussione di merito – su questo sono d’accordo –.
Io ho il coraggio delle mie opinioni, per esempio condivido molte posizioni di Luciano Gallino, o posso non condividere molte cose di quel Libro verde che ha pubblicato il Ministro del welfare, ma penso che occorrono anche documenti ministeriali su cui confrontarci e su cui discutere.
Ora non voglio entrare in merito al maestro unico o più maestri, parlo soltanto della mia modesta esperienza universitaria e poi concludo.
In certi corsi universitari stiamo preparando schiere di pseudopedagogisti che hanno soltanto un’infarinatura dei contenuti disciplinari, credo invece che dovremmo dosare meglio questa cosa.
Infine vorrei riferirmi alle proteste dell’altro giorno. Devo dire che io sono un irregolare, quindi amo le proteste fantasiose, le proteste ironiche, anche perché, come diceva questa mattina Francesco Merlo su La Repubblica, non dobbiamo cadere nel tranello delle rumorose proteste di piazza perché altrimenti saremmo tutti omologati al comunismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Ho deciso di intervenire dopo aver sentito l’appassionato intervento del collega D’Isidoro.
Voglio fare un ragionamento molto semplice. Da diversi anni a questa parte ogni qualvolta si parla di scuola si sente dire “la scuola non è più quella di una volta”, poi si dice che la politica non funziona perché chi la faceva nell’immediato dopoguerra, oltre ad avere i segni sulla propria pelle e sulla propria coscienza della tragedia vissuta negli anni precedenti, avevano anche una formazione classica che li aiutava nel loro percorso politico.
Quindi faccio una semplice equazione, dico che se vogliamo riportare la scuola a come era una volta dobbiamo reintrodurre semplicemente i criteri di insegnamento in auge allora e che poi hanno prodotto tanti bravi studenti e tante classi dirigenti.
Voglio introdurre anche un altro elemento fondamentale. Una volta c’era una scuola seria, razionale, semplice ma concreta, alle spalle però gli studenti avevano anche una famiglia in grado di educarli, una famiglia che non accettava di dare la delega esclusiva alla scuola nell’educazione dei figli. Se oggi avete un figlio piccolo – io ce l’ho – e frequentate le riunioni delle scuole, i colloqui, o semplicemente la vita normale di un istituto, vedrete che nella maggior parte dei casi i genitori sono diventati i sindacalisti dei loro figli. Leggiamo, ahimè, sui giornali di quante volte purtroppo i genitori si scagliano contro i maestri o i professori a difesa dei figli, dando così un esempio assolutamente allucinante.
Tutto questo si è sviluppato, se vogliamo essere onesti, con una concessione di scuola che ha una data di inizio, il 1968. (…) E no, Presidente, non mi dice “che c…. c’entra”, perché io ho le orecchie, e in sede istituzionale chi fa il Presidente dell’Assemblea legislativa regionale “che c…. c’entra” lo va a dire da un’altra parte! Quindi dovrebbe chiedere scusa non a me ma all’Assemblea! (…) Certo che lo voglio mettere a verbale, l’ho fatto apposta proprio perché ho il microfono aperto.
Dicevo che ciò è fondamentale, Presidente, perché dobbiamo introdurre nella nostra società, e quindi nella scuola che è parte integrante della società, è la seconda agenzia educativa della nostra società dopo la famiglia, alcuni concetti fondamentali come il merito, la disciplina, l’ordine e il rigore. Che non sono, Presidente, parole fasciste – da cui aborrisco perché per me il fascismo è una cosa distante anni luce e che condanno –, ma sono parole alla base di un comune vivere civile.
Ai nostri ragazzi dovremmo insegnare di nuovo il valore dell’appartenenza, della riconoscenza nei valori della Costituzione e della bandiera, che non sono cose di destra, ma dovrebbero essere di tutti. Quindi dobbiamo reintrodurre questi valori all’interno della scuola.
Bisogna riportare una semplificazione della scuola. Da quando si è introdotta troppa pedagogia all’interno del mondo scolastico le cose non hanno più funzionato. Oggi, infatti, i nostri studenti sono i più ignoranti d’Europa.
La scuola che a noi tutti piaceva, quella dell’immediato dopoguerra, quella ex ante sessantotto, era una scuola altamente formativa, era una scuola che imparava le tabelline. Consigliere D’Isidoro, io banalizzo, ma sono le cose banali che messe insieme danno il senso. Faccio l’esempio del buon risparmiatore, una volta il popolo italiano risparmiava perché contava le lire una sopra l’altra, oggi invece tutti vogliono tutto e siamo un popolo di abbuffati, questa è la verità! Alle elementari si imparava il latino, la sintassi, la grammatica, tutte cose che oggi non si conoscono più. Quindi bisogna tornare a quel tipo di scuola.
Poi, certo, ci siamo evoluti, oggi la società è multietnica, in alcune scuole ci sono più figli di extracomunitari che figli di italiani, e questo è un fatto da tenere presente e chiaramente da tarare, ma non nelle dinamiche generali.
La Ministra Gelmini vuole semplicemente riportare la scuola come era una volta, una scuola seria, di rigore, una scuola nella quale c’è rispetto per i professori, una scuola che quando entra la professoressa in classe ci si alza e si dice “buongiorno signora maestra” o “buongiorno signora professoressa” e non invece una scuola dove è tutto sindacalizzato, a partire dal rapporto tra scuola, corpo docente e famiglia.
Se non risistemiamo questi ordini la nostra società scivolerà in un piano inclinato inesorabile, quindi occorre fare piccole cose ma mirate e soprattutto portate con decisione fino alla fine.
Questa è l’idea che il centro destra, che la Ministra Gelmini sta portando avanti dentro un mondo spesso parassitario, basta guardare il bilancio del Ministero della pubblica istruzione, il 97% sono stipendi e il 3% sono investimenti. Dove vogliamo andare! Poi mi parlate di computer, internet, inglese, ecc.!
Bisogna avere il coraggio di partire da un punto. Sapete perché questa mattina La Repubblica, che non è propriamente un giornale di centro destra, ha asseverato la grande fiducia che il popolo italiano sta dando al Presidente del Consiglio e al Governo? Perché in questo Paese si discute sempre e non si decide mai nulla, questo è il primo Governo che decide, quindi gli italiani, che sentono una mancanza di guida – probabilmente anche lo smarrimento che c’è in questa società impone una guida – si riconoscono nel piglio decisionale di questo Governo.
Il merito lo vediamo, perché quando uno decide a priori non sa quale sarà il risultato, la scommessa si fa quando i cavalli stanno ai blocchi di partenza e non quando sono arrivati all’arrivo.
Oggi abbiamo deciso di prendere una strada che tagli i privilegi e le incrostazioni che sono soprattutto nel mondo della scuola e nel mondo dell’università.
Su Panorama Bruno Vespa ha scritto che la sollevazione non avviene nel merito, avviene semplicemente perché la sinistra sa che ha nella scuola l’ultimo zoccolo duro elettorale di questo Paese.
Io non sento proposte alternative, sento soltanto dei grandi no, ma con dei grandi no si è fermata l’Italia e ci avete perso le elezioni. Quindi vi consiglio di non andare avanti su questa strada, vi consiglio di seguire in maniera intelligente, e forse anche elettoralmente utilitaristica, alcuni percorsi paralleli a quelli che sta facendo il Governo. In questo modo recupererete più serenità e forse anche qualche voto.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Sarò molto rapida perché dopo l’interessantissimo e condivisibile intervento del Consigliere D’Isidoro avrei anche potuto fare a meno di intervenire, ma avendolo già richiesto due parole le vorrei dire anch’io.
Qualcuno dei Consiglieri di opposizione ci faceva presente che questa c.d. riforma della Ministra Gelmini ha un consenso molto elevato. Però ciò che è sinora passato all’opinione pubblica rispetto a quello che effettivamente è la riforma, è solo il fatto che i bambini porteranno di nuovo il grembiule, che è stato reintrodotto il voto in condotta, l’educazione civica, il voto e il merito. Chi può dire di essere contrario a tutto ciò?!
Il grembiulino si è detto che servirà per rendere i bambini tutti uguali, poi tutti uguali non lo saranno lo stesso perché ci sarà il grembiule più bello e quello meno bello, ma non è importante, diciamo che in classe potrà esserci un’immagine un po’ più uniforme. Parlando del voto in condotta non credo ci sia nessuno che non voglia la verifica del comportamento degli studenti in classe. Ma voglio subito chiedermi se poi attraverso il voto in condotta faremo in modo che gli studenti in classe si comportino meglio, oppure se il voto in condotta sarà semplicemente quello spauracchio che alla fine non spaurisce nessuno. Io penso che quando un insegnante è capace non c’è bisogno del voto in condotta, perché un insegnante capace riesce a tenere la classe interessata e attenta.
Educazione civica. Come prima Commissione abbiamo fatto delle proposte affinché una piccola parte dei finanziamenti per le scuole venga data per l’insegnamento dell’educazione civica, quindi siamo d’accordo su questo, ma anche qui dobbiamo andare più nel profondo. Anche a noi insegnavano l’educazione civica – ed io non sono giovanissima –, ci insegnavano quanti rami c’erano al Parlamento, come si chiamava il Presidente, ma oggi nel nostro Paese non è questa l’educazione civica di cui si ha bisogno, non è questa l’educazione civica di cui hanno bisogno i nostri bambini e i nostri studenti. Perché se l’educazione civica è quella che ci fa vedere la televisione o altri mezzi di comunicazione, la stampa o tutto quello che viviamo giorno per giorno, poi serve molto poco insegnarla a scuola. L’educazione civica è un contesto generale di cultura civica che dovrebbe essere ricostituita.
Passiamo al merito, un discorso un po’ più lungo. Siamo d’accordo anche noi che ci vuole merito da parte degli studenti, che non è più possibile che a scuola ci siano studenti che scaldano il banco, quindi occorre senz’altro valorizzare i meriti sia degli insegnanti che degli studenti. Ma il merito degli insegnanti non può essere valorizzato semplicemente perché andiamo a tagliare, quindi chi c’è c’è, chi è entrato è entrato, e magari quelli che rimangono fuori, che potrebbero avere più merito di quelli che stanno dentro, sono solo stati quelli più sfortunati o sono arrivati in ritardo. E’ questo che significa valorizzare il merito?!
In questa riforma c’è la proposta di come effettivamente valorizzare il merito o di quale merito valorizzare? Sarà soltanto quello di persone che possono arrivare a 100 o si cercherà anche di valorizzare il merito di quelli che per intelligenza, per sistema sociale, per cultura, per tanti motivi a 100 non ci arriveranno? Magari con una scuola seria potrebbero arrivarci.
Che in Italia ci siano problemi sulla scuola lo sappiamo, è colpa di tutti, non si tratta di darci le colpe addosso.
La grande riforma che ricordo è quella della scuola media unica, cioè quando veramente si dette la possibilità di frequentare la scuola media a quei bambini che non l’avrebbero potuto fare e che non avrebbero potuto fare le superiori, quindi si intervenne in un percorso educativo. Quella è stata la grossa riforma, poi non ce ne sono state altre. Qui si è fatto riferimento alla riforma Gentile, ma quella fu di un altro periodo, con principi completamente diversi. Le altre sono state tutti mini ritocchi, mini riforme che non hanno mai aggredito appieno il problema.
Il problema della scuola esiste, il problema dell’istruzione esiste, il problema del fatto che lo studente italiano costa molto di più di uno studente straniero esiste, ma nonostante tutto la percentuale che viene data alla scuola del prodotto interno lordo italiano è molto inferiore rispetto a quello degli altri paesi europei. Allora vogliamo dire pure questo o diciamo soltanto che gli insegnanti costano il 97% di tutte le spese sulla scuola?!
Quello che di questa proposta mi sconvolge e mi preoccupa non è il fatto che si voglia mettere mano ad una riforma scolastica, ma il fatto che si vuole mettere mano alla scuola. Da un lato lo si fa attraverso slogan, dall’altro attraverso tagli, che si sa cosa porteranno in questo momento ma che non si fanno attraverso una rivisitazione generale.
Il discorso dell’università a cui faceva riferimento il Consigliere D’Isidoro è altrettanto grave ed importante. Vediamo sorgere continuamente corsi, manteniamo corsi universitari che sappiamo che non daranno mai opportunità di lavoro, conosciamo i problemi degli Ersu, tante volte ne abbiamo discusso anche qui dentro, e poi continuiamo a dare i pasti e il posto letto. Questo non è più quello che dobbiamo dare.
Non è tagliando in questa maniera che potremo risolvere il problema della scuola, non è con le improvvisazioni che si risolvono i problemi.
Infatti questa è un’improvvisazione, non è una riforma vera e propria, è fumo sugli occhi per qualcuno. Il problema però è che i tagli ci sono comunque, rimarrà il problema delle classi numerose; prima gli stranieri non ce li avevamo in classe mentre ora ci sono, e non è perché vogliamo essere razzisti, come pensa qualcuno, ma perché effettivamente un ragazzino che non conosce l’italiano ha bisogno di un aiuto, ha bisogno di essere più seguito degli altri.
Oggi la situazione della scuola è diversa da quella della scuola che abbiamo frequentato noi, quindi riportarla a quella scuola, con una situazione economica, sociale, culturale ed educativa completamente diversa, significa non sapere di cosa si sta parlando.
Voglio fare soltanto un’ultima battuta, sono state già dette molte cose interessanti, quindi non voglio ripeterle.
Si dice che non è vero che si vuole favorire la scuola privata, ma scusate, chi ha le possibilità economiche pensate veramente che porterà i propri figli in una scuola pubblica che non funziona?! Oppure pensate che magari li manderanno a frequentare corsi all’estero per imparare l’inglese?! (...) Io non sto difendendo Veltroni, qui non stiamo parlando né di Veltroni, né di Prodi, né di altro, stiamo parlando di quello che è adesso. Mi sembra anche di essere stata abbastanza corretta, ne ho dato un po’ a tutti!
Certo, non si dice che si vuole favorire la scuola privata, ma questo sarà! Se continueremo a tagliare, a tartassare e a non investire sulla scuola pubblica e non ci sarà un’alternativa alla scuola privata, la classe dirigenziale di cui questo paese ha bisogno vorrei capire dove l’andremo a formare!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Sembra che da qualche mese a questa parte in Italia la scuola sia sprofondata chissà in quale baratro solo perché è cambiato il Governo nazionale.
Ero quattordicenne e ricordo che durante una manifestazione studentesca, era il famoso 1968, siamo partiti da Fano verso Pesaro a piedi per andare al Provveditorato, nello striscione avevamo scritto “rinnoviamo la scuola, rinnoveremo la società”, da allora sono passati quarant’anni.
Quindi sono problemi sempre esistiti, evidentemente nel corso di questi anni non c’è stato mai qualcuno che ha preso in mano la situazione e ha puntato decisamente a correggere le storture, sulle quali poi siamo tutti d’accordo. Qui, invece, stiamo facendo il gioco delle parti che è veramente assurdo perché non aiuta a risolvere i problemi.
Se il Presidente del Partito Democratico decide di comperare una casa a New York perché sua figlia deve andare a studiare negli Stati Uniti d’America è una dichiarazione di fallimento di quella politica fatta negli scorsi anni anche dal centro-sinistra, Santo Iddio! Vogliamo buttare la croce addosso alla Gelmini o a chi per lei, ma questo è già successo anche con altri!
La nostra scuola ha la necessità di riprendere quel ruolo che ha perso da decenni, si ha bisogno di garantire agli studenti e agli insegnanti che la nostra scuola è un luogo di educazione che segue di pari passo la strada.
Qui si tratta di prendere in mano la situazione, bisogna garantire ai nostri ragazzi un futuro diverso da quelle generazioni che oggi sono alla ricerca affannosa di un lavoro. Abbiamo illuso i ragazzi per tantissimi anni, li abbiamo mandati all’università, finita questa li abbiamo mandati ai corsi, controcorsi, e a quarant’anni sono ancora a fare cosa! A illudersi di trovare un posto di lavoro che non troveranno mai.
Quindi oggi qualcuno ha preso la palla in mano e finalmente ha detto: “Signori miei, dobbiamo fare il possibile affinché dalla scuola esca qualcuno che oltre ad avere un’educazione e un’istruzione abbia anche un’opportunità di lavoro”.
Ha ragione la Consigliera Mammoli quando dice che se ne vanno all’estero, ma se il capo di un partito si compera addirittura l’appartamento per la figlia all’estero, Santo Iddio, non è già questa una certificazione che c’è un fallimento della politica scolastica!
La croce non è da mettere al passato Governo come non è da mettere a questo. Sono anni che si va avanti solo in chiacchiericci e intanto le nostre scuole sono diventate centri nei quali si smista la droga. Lo vogliamo dire o no che questo sta succedendo sotto gli occhi di tutti! Si spaccia in tutte le scuole, a incominciare dalle medie! Qualcuno vuole dire cosa sta succedendo?! La nostra regione è diventata il crocevia dello spaccio di droga internazionale, le scuole servono soprattutto a questo. Non c’è controllo, nelle scuole ci sono ragazzi che se non fumano si ubriacano. Allora, di cosa stiamo parlando! Vi lamentate che qualcuno cerca di prendere dei provvedimenti, che possono anche essere discutibili, ma almeno vanno nella direzione di bloccare un trend.
Diceva prima la Consigliera Mammoli “il professore se crea interesse...”. Ma di che cosa stiamo parlando! Ma lo guardate mai You Tube dove si vede che i ragazzi fanno a gara per farsi vedere a palpare il fondo schiena dei professori o entrare dentro i corridoi con i motorini! Le guardate queste cose o no! Vi rendete conto che stiamo parlando di un degrado morale, civico, educativo senza precedenti!
In virtù del fatto che adesso amministra il Governo di centro destra tutto non va bene, allora, al di là della questione dei grembiuli, almeno lasciamo lavorare, ci sono dei provvedimenti, fate delle controproposte e non venite a raccontare che tutto quello che sta succedendo nella nostra scuola è responsabilità di un Governo, che poi è lì solo da qualche mese.
Dunque, se l’intenzione è quella di mettere finalmente le mani dentro un sistema che non funziona, credo che questa sia la strada giusta. Se poi si vogliono continuare a fare delle polemiche squisitamente politiche i problemi non si risolvono. Auguro a tutti di avere la fortuna di incontrare insegnanti che riescono a dare un minimo di speranza e di futuro non tanto soltanto ai ragazzi, ma alle famiglie e alla società intera.
Quindi da parte nostra c’è la totale contrarietà a queste mozioni, che sono puramente strumentali e non fanno altro che cercare di mettere in difficoltà chi in difficoltà non è.
Oggi vengono finalmente prese delle decisioni non solo nella scuola, ma anche in altri settori. Prima il collega Bugaro parlava degli ultimi sondaggi che dicono che gli italiani finalmente hanno capito che c’è qualcuno che ha voglia di porre rimedio, anche se con i propri limiti e difetti, ad alcune situazioni ormai diventate aberranti.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Benatti.

Stefania BENATTI. Credo non sia un caso che alle ore 14,00 in un’Aula priva di pubblico poi la stessa Aula si infervori così e le posizioni si scontrino anche su questo tema. Infatti la scuola, secondo me, al pari della giustizia e della sanità, è un tema su cui si misura la filosofia di una maggioranza e anche la visione di società e di vita.
Credo che oggi sia stata fatta una bella operazione verità, le diverse posizioni si sono misurate e tutti abbiamo detto ciò che pensiamo.
Di solito non faccio politica attaccando la controparte o utilizzando argomenti che potrebbero sembrare di propaganda, ma devo dire che ho sentito l’esigenza di intervenire proprio in virtù degli interventi del centro-destra che hanno dette cose vere. Però è proprio per le cose vere che i colleghi del centro-destra hanno detto che dico che di questa manovra della Ministra Gelmini c’è da avere paura, infatti le cose che sono state dette sono inserite in una filosofia politica e culturale propria del centro-destra se non della destra stessa.
Quindi è sì assolutamente legittimo dire ciò che avete detto, ma se permettete è per noi occasione e dovere contrastare questa impostazione, proprio perché ne va dell’impostazione della nostra società.
Voi in questo momento, come diceva il Consigliere Capponi, state mettendo mano ai fondamentali, è quindi per questo motivo che dico che c’è da avere paura, voi minate l’albero alle radici, mettete in crisi i fondamentali. Quei fondamentali che si rifanno alla Costituzione italiana e ad un’Italia che era un faro da un punto di vista morale, quei fondamenti dell’integrazione e di una scuola integrata, quei fondamenti di una scuola pubblica dove ogni ragazzo aveva tutto quello che necessitava.
E’ molto diverso, invece, quello che volete fare oggi. Volete riportare gli strumenti utilizzati nell’Italia degli anni ’50 e ’60 all’Italia del 2008! Chiedo al Consigliere Bugaro se si ricorda quanti libri aveva nella cartella di scuola, quante materie studiava! E Lei vuole mettere il maestro unico di suo figlio nella necessità di dover insegnare tutte le materie?! Come può pensare che un maestro da solo possa portare avanti tutto questo! Si ricorda come le nozioni di psicologia erano patrimonio dei nostri maestri! Oggi un insegnante se non ha nozioni di psicologia non riesce ad affrontare una classe proprio perché deve capire i problemi di una famiglia che non è più quella tradizionale. Infatti un bambino quando arriva a scuola scarica sul maestro tutti i problemi e le contraddizioni della famiglia.
Mia madre che non ha fatto le scuole superiori, ma solo le scuole medie, tutti i pomeriggi mi dava una mano, probabilmente è stato così anche per lei., ma sfido oggi a trovare una famiglia in grado di fare questo.
Voi riducete il tempo di orario delle scuole, mettete le famiglie in grande difficoltà, le illudete che questo vuol dire riportare il clima che c’era negli anni sessanta, però lei ad un bambino con il maestro unico non potrà ridare una famiglia che lo possa seguire il pomeriggio. Allora l’informatica non esisteva, l’inglese non era praticato nelle scuole elementari, non c’era quindi la metà delle materie che oggi si insegnano, la metà delle esigenze educative che oggi hanno i bambini non era una necessità
Quindi questa riforma è assolutamente deleteria proprio perché va a minare i fondamentali.
Se permettete vi do un consiglio politico. Voi leggete i sondaggi, e fate bene, però vi dico anche di stare attenti perché quei sondaggi fanno riferimento all’immagine che voi mandate, ma non crediate che per dare un giudizio politico il mondo della scuola non stia attento e non crediate che le famiglie non guardino ai risultati della scuola. E questo ve lo dico anche per esperienza del centro-sinistra, perché non è vero che non sono state fatte manifestazioni, ne ha avute tante. Ricordo che il Ministro Berlinguer si è giocato il posto per una riforma che era stata discussa come impopolare.
Infatti il centro-sinistra ha pagato dei prezzi proprio perché faceva a volte una politica impopolare, e qui ci inserisco anche una riorganizzazione che passava attraverso dei tagli, ma un conto è tagliare per razionalizzare e un conto è tagliare otto miliardi di euro.
Comunque se il centro-sinistra ha pagato su questo versante è proprio perché aveva basato tutta la sua battaglia sulla scuola – era il programma di Governo dell’Ulivo del 1996 –.
Dunque è difficile affrontare questi argomenti, ma sappiate che la superficialità con cui li portate avanti sarà un boomerang grosso. Quando le famiglie — gli insegnanti già lo sanno – si renderanno conto che “sotto il grembiule niente” – questo è lo slogan che lanceremo come Partito Democratico nella mobilitazione che faremo nelle prossime settimane – ci sarà un boomerang che vi si ripercuoterà contro.
Vi consiglio di non delegittimare, come è stato fatto anche in quest’Aula, gli insegnanti dicendo che sono stati assunti addirittura con criteri clientelari o politici. Non è giusto farlo perché significa delegittimare un sistema intero.
Di questo siamo tutti responsabili, è responsabile chi ha partecipato alla vita politica negli ultimi quarant’anni, chi ha governato; la Dc viene sempre citata e i governi democristiani sono rappresentati da tutta quest’Aula.
Dunque dire che gli insegnanti sono stati assunti con criteri clientelari e politici è un’affermazione gravissima. Se permettete, per legittima difesa, questo ci trascina in una polemica, soprattutto non accetto che questo argomento venga da quel pulpito che sostiene un Ministro che, lei sì, ha utilizzato metodi di semplificazione politica e di scorciatoia per raggiungere risultati personali. Pertanto affermare queste cose è assolutamente moralmente riprovevole.
Il corpo insegnanti deve essere sostenuto perché è quello che, pur in una difficoltà oggettiva del Paese, in questi anni ha lavorato a favore della scuola .
Altro è se dite che è difficile trovare nella scuola italiana, come nella cultura italiana, un filone che si rifà alla destra e soprattutto a quelle forze che non hanno partecipato alla Costituzione.
Con questo non è che diciamo che non esiste nella nostra scuola, come nella nostra cultura, il pluralismo. Il pluralismo culturale delle fonti educative è vastissimo, l’Italia può vantare fior di educatori di matrice socialista, di matrice cattolica, quei riferimenti culturali che hanno fatto la nostra Costituzione.
Quindi non è certo colpa del corpo insegnate se non c’è un filone di pensiero che si rifà alla destra, quella destra che solo fino a qualche anno fa era una destra estrema.
E’ stato detto che è una mini riforma, ma intervenire sui fondamentali con un decreto legge, è una cosa che lascia molto interdetti.
Questa non è una riforma condivisa, non è neanche una riforma comunicata nelle giuste modalità, non è una riforma che viene affrontata con un iter parlamentare come meriterebbe.
L’esperienza che la Regione Marche sta facendo con l’Assessore Ascoli. che ha portato in Giunta alla fine i luglio una legge sulla scuola e che ha visto una consultazione di mesi e mesi i e che vedrà ancora la consultazione da parte della Commissione, è certamente quel modello diverso che vogliamo affermare.
Voglio concludere riprendendo le parole della collega Ortenzi, poi riprese anche da altri.
Con questa riforma si passa ad un modello di società, allora il modello ultimo non può che segare l’albero alle radici della scuola pubblica, per poi consolidare una scuola privata che dia le risposte alle “tre i” della Moratti, tutta la parte più moderna – cioè chi vorrà andare alla scuola moderna andrà alla scuola privata –. Purtroppo sarà così tra pochi anni. Quindi sarà gioco forza che le famiglie si accorgeranno dell’abbassamento del livello educativo, del numero ridotto delle ore con i bambini che andranno a casa prima – questo proprio perché le famiglie italiane pongono giustamente il bene dei figli al primo posto –. Quindi avremo famiglie sempre più povere perché comunque i sacrifici per mandare i figli a scuola privata verranno sicuramente fatti.
Questo succede nella scuola, succede nella sanità, cioè rientra sempre in quel modello che con tutta legittimità il centro-destra porta avanti, ma che con la stessa legittimità noi non smetteremo di combattere in ogni sede.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Soltanto un minuto per dire che sostengo ciò che viene detto nella mozione, peraltro sono tra i firmatari.
Per la scuola c’è un taglio di 130 mila posti di lavoro e un taglio di 8 miliardi in tre anni. Ci sarà una modifica che riguarderà le soglie dimensionali che comporterà la chiusura di scuole, specie quelle che si trovano in piccoli comuni di montagna o sulle piccole isole, ci sarà l’innalzamento del numero massimo per classi, ecc..
Quindi peggiorerà la qualità e l’universalità della scuola pubblica, ci sarà una riduzione, e tutto questo è anticipato da un messaggio di critica generalizzata verso la scuola.
Il decreto, infatti, alla base critica tutta la scuola pubblica, non propone alcuna strategia per migliorare i difetti che ci sono. Approfitta semplicemente di un qualunquismo anti scuola pubblica con il pronunciamento di parole d’ordine che vengono gonfiate, ed è molto grave, da alcuni partiti politici e dai mass media al fine di svilire, appunto, la scuola pubblica. Quindi si voglio inserire non delle proposte di modifica ma tagliare le risorse della scuola pubblica.
Il Governo di centro destra e lo stesso Berlusconi ha parlato delle “tre i”, ma questo mi sembra si sia dimenticato, infatti ora da parte del centro destra non va più reclamato l’efficientismo, ma il rigore e in qualche modo anche un falso perbenismo.
Secondo me la sostanza dovrebbe essere una soltanto, cioè che il diritto all’istruzione per tutti ad un alto livello, come garantito dalla Costituzione, deve essere mantenuto. Quindi questa proposta della Ministra Gelmini deve essere ritirata ed eventualmente iniziare un percorso istituzionale e di confronto, tra tutte le forze che lavorano all’interno della scuola, per verificare e fare interventi mirati per migliorare la qualità della scuola.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Il dibattito è stato molto interessante in quanto sono emerse, lo diceva bene la Consigliera Benatti, tutte le visioni del mondo che agitano le menti e i cuori dei nostri partiti e soprattutto dei Consiglieri regionali.
Voglio dire soltanto tre o quattro cose, ormai si è fatto tardi.
Il Consigliere Massi mi ha rimproverato di aver messo la t.shirt del sindacato scuola, ma ieri c’erano tutte cose che io condivido e visto che a livello nazionale c’è una certa comunanza di idee su alcune questioni, credo sia giusto a tutti i livelli prendere posizione – ampiamente lo abbiamo visto anche oggi – su quello che sta accadendo. Dirò di più, anche nella IX Commissione a livello di Assessori regionali stiamo svolgendo un’azione; per esempio il dibattito che si è registrato quattro giorni fa, appunto, a Roma, sull’articolo 4 ha visto sostanzialmente concordi quasi tutti gli Assessori, mancava quello del Veneto, ma l’assessore della Sicilia era d’accordo con noi così come l’assessore della Lombardia, insomma cerchiamo di mitigare.
Essendoci veramente un grande disorientamento di fronte a quello che sta accadendo, ci proponiamo di combatterlo in tutte le sedi, dalle scuole singole, alle manifestazioni che organizzeranno i partiti o altri nella regione, dai ruoli che competono a livello di Commissione degli Assessori, alla Conferenza dei Presidenti.
Perché tutto questo? Non per strumentalizzare a livello politico la questione e farla diventare una bandiera su cui organizzare tutte le nostre passioni, ma perché sono in gioco una serie di problematiche e di questioni decisive per lo sviluppo delle personalità e per la socializzazione, e quindi, senza voler fare retorica, per il futuro dei bambini.
In questa Aula ho sentito certe cose! Me le sono anche appuntate. Il Consigliere Massi ha parlato della disinformazione, il Consigliere Silvetti di terrorismo politico, qualcuno ha parlato di “cani e porci” nella scuola, oppure, che tutto è cominciato con il ’68, troppa pedagogia, la scuola serve solo per lo spaccio di droga, e così via.
Avete dato delle rappresentazioni assolutamente ideologiche e sbagliate. Se viveste l’atmosfera delle scuole marchigiane e italiane, trovereste sì che ci sono molti problemi, per carità, nessuno li vuole eludere, ma quello che si vede su You Tube o quello che si sente dire o che si vede in Tv è una minima parte della vita normale delle scuole. Quelle scuole dove gli insegnanti sono entrati regolarmente con concorsi abilitanti, ci sono insegnati che fanno miracoli, specialmente nella scuola primaria, per integrare i bambini stranieri o per sostenere i bambini con handicap.
Abbiamo di fronte un patrimonio professionale e culturale straordinario che, al contrario, dovremmo evitare di farlo cadere in burn-out o di frustrarlo ancora di più di quanto già non lo sia.
Oggi, invece, siamo di fronte ad una situazione pesantissima, si vuole fare cassa con la scuola! E’ questo, miei cari colleghi, che bisognerebbe dire! Le tabelle con le cifre sono state pubblicate, e non sono stime del centro sinistra, infatti il documento che circola al Ministero della pubblica istruzione (è talmente riservato che lo hanno tutti!) ha proprio scritte queste tabelle, si vogliono tagliare in tre anni 7,8 miliardi di euro e nell’art. 64 della legge n. 133 c’è proprio scritto che solo il 30% tornerà alle scuole per aumentare gli stipendi agli insegnanti, mentre il 70%, ovvero 5,5 miliardi di euro, dovranno andare a sanare altre manovre, quindi finiranno nelle casse dello Stato. Ripeto, si vuole fare cassa con la scuola! C’è poco da fare, le cifre sono incontestabili!
Pertanto tutto questo è di una gravità pazzesca! In un paese come l’Italia, dove si investe già poco sull’istruzione, si vuole tagliare il 19% della spesa pubblica per l’istruzione e devolvere di sicuro 5,5 miliardi di euro nelle casse dello Stato e promettere che un 30% tornerà. Però poi non si promette nulla sull’edilizia scolastica, sulla messa a norma, sulla formazione degli insegnanti, sulle tecnologie, sui lavoratori, sugli investimenti. Questo, al di là di qualsiasi altra polemica, è di una gravità assoluta!
Se poi andaste a leggere tutti i sondaggi, e non solo quelli che vi fanno comodo, scoprireste che su Il Sole 24 Ore di due giorni fa – che ormai è bibbia, va consultato tutti i giorni – c’è scritto che le famiglie italiane hanno bocciato il maestro unico, a livello nazionale prende solo il 4,5%. Certo, sono d’accordo sul grembiulino o sul voto in condotta, ma hanno bocciato il maestro unico. (…) Come non è vero! Consigliere Bugaro, legga il giornale, prenda la prima pagina de Il Sole 24 Ore di due giorni fa! Ripeto, ha pubblicato in prima pagina un sondaggio di Ipr Marketing … (…) Consigliere Bugaro, io sto citando Il Sole 24 Ore, La Repubblica è un’altra cosa! (…) I sondaggi li avete citati anche voi, quindi posso citarli anch’io! Non sono validi soltanto quelli che fa Datamedia di Berlusconi! Dunque, dicevo, c’è scritta una percentuale del 4,5% di cui al sud 3.7% .
Voglio dire che ci sono seri motivi per pensare che le famiglie italiane sono molto contrarie al discorso del ritorno del maestro unico, un modello che non può tornare. Ma come si fa a dire che si vuole riportare la scuola come quella dell’immediato dopoguerra, con il rigore e la disciplina di come era una volta, magari anche con qualche bacchettata sulle dita! L’Italia non è più come cinquant’anni fa! Come si fa a dire questa cosa! Un conto è dire che si vuole parlare della valutazione del lavoro degli insegnanti, del trionfo del merito, insomma parliamo di quello che volete, ma no il ritorno – già la stessa parola “ritorno” suona male – ad un’Italia che non c’è più! E’ cambiata l’antropologia delle famiglie, l’antropologia degli studenti. Sarebbe come se per eliminare il traffico si dicesse di tornare all’Italia di cinquant’anni fa quando si andava in bicicletta! Che razza di discorso è! Il traffico è quello di oggi! Oppure, torniamo al cinema di De Sica e non andiamo a vedere i film Sodoma e Gomorra, quelli che infangano l’immagine italiana! E così via.
Si potrebbero dire molte altre stupidaggini, però non si può dire che si vuole riportare la scuola ad una società che non c’è più. Magari si può anche dire mi piaceva più quella, benissimo, è tutto lecito, però comunque non c’è più!
Quello che dovremmo fare, quindi, è affrontare i tantissimi temi di importanza strutturale della scuola, come la scuola media che è allo sfascio, la scuola superiore che non funziona, l’università che non va bene, e lì confrontarci in un dibattito vero e serio.
Guardate, che quindici anni fa per introdurre la famosa scuola a moduli, tre maestri per due classi, ci sono voluti quattro anni di dibattito – provate a consultare la letteratura di allora, le riviste specialistiche o il dibattito parlamentare –, qui invece per fare il maestro unico e dare 24 ore ci hanno messo una notte e lo hanno messo in un articolino (art. 4) di un decreto legge pubblicato il 1° settembre. Ma come si fa a pensare di modificare alla radice una modalità – che magari a qualcuno va anche bene – senza discussione! Avrete letto e sentito che c’è chi dice una cosa e chi è contro, i pedagoghi si confrontano, i sociologi fanno dibattuto, i “Bruno Vespa” della situazione dicono la loro, ma allora affrontiamo il discorso! Non si può fare con un articolo di decreto legge del 1° settembre! E questo lo avrei detto a qualsiasi Governo. Infatti con il Governo precedente, seppur abbia fatto altre cose buone, su queste politiche eravamo in totale disaccordo.
Dunque, ripeto nuovamente, le dimensioni di questo taglio sono drastiche, si fa cassa con la scuola! Come non si può fare cassa con la sanità, non si può fare cassa con la scuola, sono diritti di cittadinanza fondamentali.
Tutto questo è inaccettabile, è inaccettabile il ritorno ad un tempo che non c’è, è inaccettabile che non si faccia dibattito su questioni molto serie. Non diciamo più che tutto è cominciato con il ’68, è una sciocchezza, è una roba da fire night, da olivi che si bruciano! E’ un’atmosfera assolutamente pazzesca! Certo, sicuramente ci sono tantissime cose da fare, ma le dobbiamo fare con un discorso serio, non a colpi di decreto legge, né a colpi di “quanto era bella la scuola ai tempi di mia madre e mio padre”, perché quella è una società che non c’è più.
Dobbiamo ragionare seriamente e se ragioniamo seriamente dobbiamo innanzitutto opporci ad una riforma che dice di ridurre a 24 ore per classe, quando adesso va da 27 a 32, e poi dice che comunque garantirà il tempo pieno. Non si possono fare le nozze con i fichi secchi! Ma che vuol dire, come si fa! Se butto fuori nelle Marche 1.400 maestri in tre anni, poi voglio fare il tempo pieno?! Capirai, non riesco a farlo neanche adesso! Si dice “chiamo la bidella”, ma che bidella chiamo se in tre anni tra bidelli e personale Ata ne butterò fuori 1.200! Ma ci rendiamo conto! Ecco, il problema è questo, cioè che non ci si rende conto proprio perché le parole d’ordine sono passate solo sul grembiulino e sul voto, le uniche misure contro il bullismo. Si può essere anche d’accordo con il voto in condotta, va benissimo, si dà voto 5 e si boccia, se sei un violento vai fuori dalla classe, devi mettere il grembiulino, va bene. Però i temi del bullismo e della violenza non si affrontano certo con il grembiule o con il voto in condotta, si affrontano investendo sulla vivibilità dei quartieri, sulla qualità dello stare a scuola, facendo un nuovo patto tra famiglia e scuola, cioè su mille altre questioni molto serie che vanno tutte affrontate.
Quello che manca a questo Governo è la volontà di affrontare i problemi, mentre, invece, si sintonizza con la pancia profonda di certi ceti sociali e dice: “Visto! Io metto sicurezza, faccio mettere il grembiulino e boccio il cattivo”, e così risolve il problema!
Questo è un modo assolutamente superficiale e rozzo che non affronta le questioni vere, però, nel contempo, sotto queste parole mette le questioni grosse, fa cassa con la scuola, elimina 133 mila posti di lavoro, riduce il tempo pieno, attacca l’inserimento dei bambini con handicap, riduce le scuole nei piccoli comuni. Tutte cose che non vengono dette perché, ripeto, si parla solo del grembiulino e del voto in condotta.
E’ un modo assolutamente demagogico e populista che ha questo Governo e che, peraltro, lo fa su tutto. Ci opporremo con tutte le nostre forze.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni delle mozioni.
Pongo in votazione la mozione n. 286 dei Consiglieri Mollaroli, Benatti, Mammoli, D’Isidoro, Binci, Brandoni, Procaccini

(L’Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione la mozione n. 287 del Consigliere Procaccini.

(L’Assemblea legislativa approva)


Comunicazioni della Giunta regionale sul fallimento della Banca Lehman Brothers (art. 30 regolamento interno)

PRESIDENTE. Ed ora, così come richiesto dalla Giunta e dalla maggioranza, chiudiamo i lavori con una comunicazione dell’Assessore Marcolini sul fallimento della Banca Lehman Brothers.

Pietro MARCOLINI. Ringrazio il Presidente ma soprattutto ringrazio l’iniziativa del Consigliere Capponi che ha posto all’attenzione dell’Aula la preoccupazione che si è diffusa con il fallimento di quella che allora fu per un certo periodo la quarta banca mondiale, la Lehman Brothers.
La crisi innescata poco più di un anno fa dal collasso dei mutui suprime americani sta ancora determinando gravi ripercussioni sui mercati internazionali dei capitali.
In particolare soffre il sistema bancario mondiale che ha perso oltre 500 miliardi e secondo le stime della Banca d’Italia ne deve mettere in cantiere almeno altri 350. Tra l’altro sono tutte cifre per difetto, perché lo stesso fallimento di Lehman Brothers, stimato inizialmente per 85 miliardi, viene stimato per oltre 613 miliardi con il sistema delle partecipazioni delle scatole cinesi.
Quindi l’allarme per la sorte di questa importante banca, al di là dell’operazione nel 2003 col Bramante Bond per 400 milioni non solo con Lehman ma comunque anche con Lehman, mi pare meriti una risposta immediata, così come tempestiva è stata la sollecitazione da parte del Consigliere Capponi.
Vorrei rassicurare tutti che una delle caratteristiche del Bramante Bond, che più di una volta abbiamo definito come sicuro secondo il giudizio della Corte dei Conti e lungimirante sotto il profilo della questione, conteneva al suo interno un meccanismo – che in termini tecnici viene definito di collateralizzazione unilaterale – che obbligava la banca a versare la cifra equivalente della costituzione del monte per il pagamento di fine periodo direttamente presso una banca, non potendosi opporre alla richiesta della Regione Marche e quindi non potendosi opporre nemmeno ad eventuali creditorie nei confronti della banca stessa.
Pertanto il segnale è di assoluta tranquillità. Abbiamo già accertato la disponibilità, la somma accantonata alla giornata di ieri era di 35 milioni disponibili in banca..
Inoltre ci siamo già attivati per un incarico ad uno studio legale di diritto americano. Ovviamente non soltanto per escutere ed incassare esattamente la cifra che comunque è già a nostra disposizione, ma anche per gestire la sostituzione per il periodo mancante dell’emissione obbligazionale alle stesse condizioni di istituti di primaria importanza internazionale.
La Regione, dunque, sta seguendo giorno per giorno l’evolversi della situazione avendo appunto già verificato la possibilità di utilizzare la garanzia di recuperare questa somma in caso di evidente necessità quale quella che si è verificata.
Nelle prossime settimane se ci sarà bisogno di un aggiornamento, mi incarico di farlo tempestivamente.

Presidenza della Vicepresidente
Stefania Benatti

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non voglio sicuramente aprire un dibattito, anche se potrebbe essere una nostra facoltà, perché sulle comunicazioni che ha fatto l’Assessore Marcolini non mi pare ci siano le condizioni. Per cui...

PRESIDENTE. Magari potrebbe essere sostenuta da un atto da iscrivere all’ordine del giorno…

Fabio PISTARELLI. Vorremmo a questo punto fare una proposta che vogliamo rimanga agli atti, che se recepita anche dall’Aula avrebbe ancora più forza. In II Commissione con il Presidente Brandoni abbiamo già svolto un incontro con l’Assessore Marcolini sul debito della Regione Marche, e tutti avevamo convenuto sul fatto che quell’occasione doveva essere un primo round, cioè che ci dovevano essere altre occasioni di incontro.
Quindi approfitterei di dire all’Assessore Marcolini se è disponibile a calendarizzare – ovviamente lo vedremo con il Presidente della Commissione Brandoni – per poi rendere partecipe l’Aula delle risultanze complessive.
Secondo me, infatti, non deve rimanere nell’ambito della Commissione, seppur rappresentativa di tutte le forze, ma essere anche patrimonio dell’intera Assemblea legislativa. Dando seguito quindi a tutte quelle considerazioni che abbiamo fatto in sede di assestamento e della precedente discussione sul bilancio di previsione, cioè sulla nostra programmazione finanziaria.
Dico questo perché a parte Lehman ci sono anche tutte le altre questioni legate agli strumenti attivi, e che oggi ancora di più potrebbero essere oggetto di un ulteriore approfondimento e fotografia.
Quindi mi pare di poter dire che questa cosa, se raccolta, potrà avere un seguito operativo sia in Commissione che in Aula. Per cui chiedo al Presidente e all’Assessore che se ne faccia oggetto di calendarizzazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non essendo un’interrogazione da parte mia non può esserci né soddisfazione, ne insoddisfazione.
Penso che nei prossimi mesi su questo argomento l’Assemblea legislativa regionale dovrà operare una maggiore trasparenza. Proporrò all’Ufficio di Presidenza di dotarsi addirittura di un esperto autonomo che possa valutare tutta la situazione debitoria della Regione Marche.
Questi contratti hanno notevolissimi risvolti internazionali, è una forma di finanziamento dell’attività della Regione di notevole difficoltà di comprensione – anche per chiunque di noi che si sente esperto in queste cose –, e questo anche in relazione a quella strategia che il nuovo Governo nazionale sta tendano di mettere in campo per il corretto finanziamento delle istituzioni locali. Un Governo che ha bloccato l’instaurazione di nuovi rapporti di prodotti swap e ne prevede anche la non possibile reiterazione se non a precise condizioni.
Quindi, visto che non c’è una sufficiente tranquillità, vogliamo soltanto che ci sia una maggiore chiarezza.
Chiederemo, ripeto, al Presidente del Consiglio regionale di nominare un esperto, anche di nostra fiducia, per chiarire tutta questa posizione.

PRESIDENTE. Con la possibilità dell’Assessore Marcolini a partecipare a riunioni di Commissione su questo tema, dunque con questa delega alla II Commissione, dichiaro chiusa la seduta.

La seduta termina alle ore 15,30