Resoconto seduta n.119 del 05/11/2008
SEDUTA N. 119 DEL 5 NOVEMBRE 2008


La seduta inizia alle ore 10,40


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Innanzitutto salutiamo le rappresentanti della Commissione regionale per le pari opportunità, benvenute in Assemblea legislativa.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 118 del 28 ottobre 2008 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 275, in data 24 ottobre, ad iniziativa del Consigliere Rocchi, concernente: “Modifiche alla l.r. 1 luglio 2006, n. 9 concernente: “Testo unico delle norme regionali in materia di turismo”, assegnata alla III Commissione in sede referente e al Consiglio delle Autonomie Locali per il parere di cui all’art. 11, comma 2 della l.r. n. 4/07;
- n. 276, in data 28 ottobre, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modificazioni alla legge regionale n. 2/98 recante interventi a sostegno dei diritti degli immigrati”, assegnata alla V Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per il parere di cui all’art. 11, comma 2 della l.r. n. 4/07.
Sono state presentate, in data 30 ottobre, le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 104, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Integrazioni e modificazioni alla d.g.r. n. 1379/20 concernente: Proposta di deliberazione di competenza del Consiglio -Assemblea legislativa regionale concernente: “Criteri di ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale – fondo sanitario regionale dell’anno 2008 - spesa di parte corrente e istituzione di una commissione tecnica regionale per la selezione di progetti speciali di competenza regionale. Fondo sanitario ragionale dell’anno 2009", assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 105, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifica ed integrazione della d.a. n. 105 del 7/10/2008 ad oggetto: art. 138 - d.lgs. 112/98 - Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema scolastico marchigiano per l’anno scolastico 2009-2010", assegnata alla I Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 302 dei Consiglieri Capponi, Silvetti, Tiberi, Ciriaci, Giannotti, Cesaroni, Brini, Romagnoli, Pistarelli, Bugaro, Massi “Assicurazione agevolata per colture e strutture agrarie. Supporto ai problemi finanziari dei Consorzi di difesa”;
- n. 303 del Consigliere Procaccini “Federalismo fiscale”;
- n. 304 del Consigliere Brandoni “Interventi per il controllo ed il calmieramento dei prezzi di beni e servizi”;
- n. 305, della III Commissione assembleare “Stanziamento nella finanziaria 2009 per premi assicurativi per la prevenzione dei danni causati all’agricoltura nelle zone colpite da calamità naturali”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato il seguente regolamento regionale:
- n. 2, in data 24 ottobre 2008: “Criteri per il calcolo dei canoni locativi degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Attuazione dell’articolo 20 quaterdecies della legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36".
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso, in data 27 ottobre, le seguenti deliberazioni:
- n. 1453: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 25, comma 1, della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 221.100,00";
- n. 1454: “Art. 29, comma 2, della l.r. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 2.729.900,00;
- n. 1455: “Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 e art. 26 della l.r. 20/2007 - Variazione compensativa di € 160.000,00”;
- n. 1456: “Art. 29, comma 1, della l.r. 31/2001 e art. 25, comma 2, della l.r. n. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dell’Istat vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 14.920,05 e modificazioni al Poa anno 2008";
- n. 1457: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 90.000,00”;
- n. 1458: “Art. 29, comma 2 della l.r. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 946.258,50”;
- n. 1459: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvati con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 12.413,08 - Modifica al Poa 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007”;
- n. 1460: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 65.764,00 - Modifica al Poa 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007”;
- n. 1461: “Art. 44, comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 1.609.616,83 - Restituzione risorse per spese di personale”;
- n. 1462: “Art. 44, comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 490.248,05”;
- n. 1463: “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazioni per la diffusione omogenea degli screening oncologici su scala nazionale e relativi impieghi. € 49.449,00";
- n. 1464: “Art. 25 della l.r. n. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazioni di cui al d.lgs. 502/92 per la realizzazione del Programma Integrato di oncologia - Progetto “Come coniugare innovazione e appropriatezza nell’assistenza al paziente oncologico” e relativi impieghi. € 180.000,00";
- n. 1465: “Art. 26, comma 1, della l.r. n. 20/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008. Importo £. 18.000,00”;
- n. 1466: “Art. 29, comma 1, della I.r. 31/2001 e art. 25 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione da parte dello Stato. E. 3.000.000,00";
- n. 1467: “Art. 29 della l.r. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2008. € 1.650.000,00”;
- n. 1468: “Art. 26, comma 1, della l.r. n. 20/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale per l’anno 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 11.921.000,00".
Hanno chiesto congedo il Presidente Spacca e la Consigliera Giannini.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Questa mattina si sono ritrovati in Ancona centinaia di coltivatori diretti che hanno segnalato l’emergenza gravissima dei danni causati dai cinghiali sul territorio regionale.
Quindi vorrei chiedere al Presidente se sarà possibile, nel corso o a conclusione della seduta, che il Presidente e i Capigruppo incontrino una delegazione di questi operatori.
Credo che sia un atto doveroso nei confronti dei lavoratori del settore agricolo.

PRESIDENTE. Non risulta pervenuta né al Presidente né all’Ufficio di presidenza nessuna richiesta da parte dei manifestanti, pertanto se lo richiederanno poi il Presidente valuterà.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Chiedo che venga posto in votazione l’anticipo…

(proteste in Aula del Consigliere Giannotti)

PRESIDENTE. Consigliere Giannotti, si rivolga con rispetto alle Istituzioni! Ci sono regolamenti che devono essere rispettati. Consigliere Giannotti, per cortesia!
Prego Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Stavo dicendo che vorrei proporre all’Aula l’anticipazione della discussione del punto 12) all’ordine del giorno che riguarda le mozione 291, presentata dal gruppo dell’Udc, sulla legge elettorale per le europee che contempla l’istituto della preferenza.
Chiedo quindi l’anticipato della discussione di questo punto, se possibile magari farlo anche subito perché non penso porti via molto tempo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Vorrei dire qualcosa su entrambe le richieste.
Riguardo alla richiesta del Consigliere Giannotti penso che questo incontro si possa fare, dunque speriamo che arrivi una richiesta formale alle Presidenza, e se sono qua fuori magari potremo anche richiederla.
Visto che il problema è emergente ho addirittura chiesto all’Assessore Marcolini un’attenzione particolare nel prossimo bilancio.
La mozione del Consigliere Viventi credo si possa discutere prima della chiusura della seduta. Ora preferirei discutere le proposte di legge all’ordine del giorno e poi, dopo il punto sulla crisi della Merloni, discutere il punto riguardante le preferenze alle elezioni europee e per le quali già mi dichiaro d’accordo.

PRESIDENTE. Quindi l’Assemblea legislativa è chiamata a votare sulla richiesta di discutere il punto 12) dopo il punto 4) all’ordine del giorno. Nel frattempo, però, voglio informare i Consiglieri che fino a cinque minuti fa si è svolta la consueta Conferenza dei Presidenti dei gruppi assembleari per l’organizzazione dei lavori della seduta e lì nessuno ha evidenziato il problema posto ora dal Consigliere Giannotti. Il sottoscritto, essendo tenuto dal regolamento a regolare il funzionamento della seduta, non esclude un incontro, infatti ho detto valuterò, ma quanto meno, ripeto, deve arrivare la richiesta da parte dei manifestanti, mi sembra ovvio.
Votiamo ora la proposta del Consigliere Viventi di discutere le mozioni n. 291 e n. 293 (abbinate) dopo il punto 4) all’ordine del giorno.

(L’Assemblea legislativa approva)

Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Mi risulta che la terza Commissione abbia presentato un documento in merito al problema dell’assicurazione volontaria agevolata per le colture agrarie, i cosiddetti Consorzi di difesa. Visto che noi abbiamo presentato la mozione n. 302 su “assicurazione agevolata per colture e strutture agrarie - supporto ai problemi finanziari dei Consorzi di difesa”, ne chiediamo eventualmente una discussione contestuale.

PRESIDENTE. L’iscrizione all’ordine del giorno di questa mozione n. 302 può essere accolta in quanto l’ho poc’anzi comunicata, pertanto la pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 212
dei Consiglieri Benatti, Mollaroli, Ciriaci, Giannini, Mammoli, Ortenzi, Romagnoli, Solazzi, Cesaroni, Binci, Procaccini, Brandoni, Rocchi, Ricci, Massi, Favia, Castelli
“Interventi contro la violenza sulle donne”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 212 ad iniziativa dei Consiglieri Benatti, Mollaroli, Ciriaci, Giannini, Mammoli, Ortenzi, Romagnoli, Solazzi, Cesaroni, Binci, Procaccini, Brandoni, Rocchi, Ricci, Massi, Favia, Castelli. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. Giunge finalmente a termine un percorso di lavoro e di confronto molto serio e serrato, che ha coinvolto i vari livelli istituzionali e le associazioni e che è arrivato a definire una legge regionale contro la violenza sulle donne.
Perché la necessità di una legge regionale? Perché occorre un progetto educativo che promuova una cultura dell’uguaglianza, del rispetto reciproco delle differenze, in quanto è dalla lotta che nasce la tutela dei diritti, è dalla discriminazione che nasce ogni forma di violenza.
Questa legge serve a consentire alla Regione, in un quadro normativo ben chiaro, di svolgere bene la sua funzione di prevenzione, inclusione e integrazione di tutti coloro che hanno subìto una qualsiasi forma di violenza.
Vorrei cercare in questo mio intervento di denunciare più che altro un fatto, cioè quel muro di silenzio che è poi ciò che alimenta ogni forma di violenza. E’ solo infrangendo questo muro, è solo portando a galla e denunciando un fenomeno sommerso di grandi dimensioni che potremo renderci effettivamente conto di quanto importante sia l’azione della politica.
Il quadro normativo nazionale da un punto di vista penale e civile è molto chiaro, perché c’è una legislazione, sia pure in corso di evoluzione, che tutela la donna, però esiste la necessità di una azione politica sul piano sociale e dell’integrazione.
Questo fenomeno è talmente serio che il legislatore, anche modificando la cultura giuridica precedente, lo ha costantemente aggiornato. E’ di questi giorni il disegno di legge contro i cosiddetti atti persecutori, predisposto dal Ministro Carfagna che ha ripreso una proposta di legge depositata nella scorsa legislatura dall’altro Ministro.
Gli atti persecutori sono una nuova forma di tutela verso un’originale e poco conosciuta forma di violenza che sta contraddistinguendo questo periodo storico.
Fino ad oggi abbiamo avuto una tutela e una sanzione nei confronti degli atti di violenza ma non nei confronti di tutti quegli atti che spesso precedono la violenza. Mi riferisco in particolare al reato di stalking, un reato che nel gergo comune allude al controllo, all’assillo, alla persecuzione di ogni atto con il quale si impone unilateralmente una relazione non gradita e non voluta. E questo fenomeno è molto diffuso.
Con il disegno di legge appena approvato non solo si inaspriscono le sanzioni nei confronti dello stalker, ma si danno alcuni segnali delle novità che c’è nel dibattito attuale. Per esempio l’inasprimento della pena riguarda gli ascendenti, i discendenti, i coniugi legalmente separati o divorziati, ovvero tutti coloro che per esercitare una violenza sfruttano un rapporto di dipendenza psicologica nei confronti della vittima.
Questa forma di tutela introdotta dal legislatore allude ad una necessità, quella cioè delle violenze che spesso avvengono nell’ambito domestico e lavorativo.
Questa legge, attraverso le novità nazionali introdotte, come ad esempio quella che prima della querela bisogna consentire alla donna di chiedere al Questore un ammonimento orale per dissuadere il persecutore, ci rivela un mondo sommerso di violenze spesso poco conosciuto.
Prima di entrare nel merito della legge vorrei darvi alcuni dati. Innanzitutto voglio evidenziare che i numeri sono spaventosi, ci sono quasi 7 milioni di donne – almeno da come risulta da una indagine telefonica – che hanno denunciato di aver subìto una delle tre forme di violenza alle quali alludiamo, cioè quella fisica, psicologica e sessuale, quindi è un numero molto forte. A questo numero straordinario e preoccupante se ne aggiunge un altro, ovvero il muro di omertà e di silenzio che lo circonda. Il 96% delle violenze subìte da un non partner non è denunciato come non è denunciato addirittura il 93% delle violenze subite dal partner.
Dunque c’è un muro di omertà alimentato dalla paura e dalla vergogna che ci impone un’azione politica.
C’è ancora un altro dato che voglio denunciare, quello che riguarda il luogo dove si consuma la violenza, che non è quello che immaginiamo, non è il vicolo scuro di una strada oppure il parco di notte, non sono questi i luoghi dove si consuma la violenza, perché la gran parte delle violenze avvengono all’interno delle mura domestiche e all’interno dei luoghi di lavoro.
L’altro dato preoccupante che ci deve indurre ad una riflessione è su come tale violenza viene percepita. Spesso nelle famiglie e da dalle stesse vittime non viene percepita come un reato, infatti solo il 18% delle donne pensa alla violenza come reato, il 44% pensa si tratti semplicemente di qualcosa di sbagliato e il 36% di qualcosa che è accaduto.
Questi dati ci devono indurre ad una riflessione molto seria e ci devono imporre un’azione politica, che l’Assemblea legislativa unitariamente, con il grande aiuto delle Consigliere regionali di tutti i gruppi e di tutte le associazioni regionali, è riuscita a concretizzare con questa proposta legge, che pertanto si può inserire nel quadro normativo complesso solo in funzione del nostro compito di integrazione e di inclusione.
Sempre prima di arrivare nel merito della legge c’è un ulteriore dato che vorrei sottolineare. L’Italia non è un paese che ha discusso sempre serenamente sulla violenza sulle donne, infatti solo al 1996 risale la legge n. 66 che ha modificato la cultura giuridica dominante rubricando diversamente il reato sulla violenza delle donne, che non è più reato contro la morale e il buoncostume ma reato contro la persona e la libertà individuale.
Questa modifica della cultura giuridica e della cultura sociale nel nostro Paese è ripresa nel primo articolo di questa legge, infatti esso oltre che riconoscere ogni forma e grado di violenza contro le donne ribadisce che tale violenza rappresenta un attacco all’inviolabilità della persona, alla sua libertà, alla sua dignità, quindi non un’offesa alla morale comune e al buoncostume, ma una lesione del diritto individuale e della libertà inviolabile.
La legge regionale che stiamo per approvare disciplina le competenze della Regione Marche. Tali competenze sono quelle di prevenire e sostenere le vittime, anche con un’adeguata campagna di informazione e di azioni concrete, sia in termini psicologici che in termini materiali. Questo viene fatto attraverso la promozione e il supporto dei centri antiviolenza, attraverso il sostegno alle case di accoglienza e soprattutto attraverso la predisposizione di appositi protocolli d’intesa che possano mettere in rete tutti gli attori istituzionali e sociali coinvolti nel nostro tessuto socio-economico e istituzionale.
L’obiettivo della legge è triplice. Il primo, come ho detto poc’anzi, è quello di abbattere il muro di omertà che alimenta il fenomeno, il secondo è quello di mettere a disposizione azioni concrete che diano una risposta sostanziale al bisogno di sicurezza e di autonomia della donna, il terzo è quello di realizzare un linguaggio e quindi una formazione comune tra tutti gli attori che operano nel mondo del sociale e della sanità.
È una legge semplice composta di pochi articoli, rappresenta, è stato detto, forse senza ironia, una legge manifesto. Vorrei dire al relatore di minoranza che sotto alcuni punti di vista non poteva essere diversamente, perché per poter intervenire più dettagliatamente rispetto alla realizzazione delle case di accoglienza, per poter intervenire più nel merito rispetto alle opportunità di formazione di tutti gli operatori, per poter disciplinare meglio il diritto di accesso all’alloggio popolare, per poter disciplinare meglio il diritto di accesso ad una opportunità di impiego, occorre intervenire anche nelle leggi di settore.
Questa legge, quindi, rappresenta la porta di accesso e l’impegno politico e formale di questa Assemblea legislativa regionale, per poi rivedere più complessivamente tutte le normative che ci consentiranno di dare una risposta concreta ai bisogni che lamentiamo e agli obiettivi che annunciamo con questa legge.
L’articolo 3 istituisce il forum permanente che sarà un luogo di consultazione, di confronto e di monitoraggio tra tutti i soggetti coinvolti. Abbiamo voluto demandare la sua definizione alla Giunta regionale perché meglio, attraverso anche una concertazione con i soggetti sociali, potrà arrivare a una proposta condivisa.
Tutti gli articoli successivi disciplinano nel dettaglio le misure, le azioni e i singoli interventi contro la violenza sulle donne.
Voglio ora accennare alcuni problemi che abbiamo incontrato e che ci proponiamo di risolvere.
Innanzitutto il problema dell’accesso alla casa. Infatti il vero dramma che incontriamo è quello del graduale autoisolamento della donna che subisce una violenza e che non trova un supporto. L’individuazione di un alloggio temporaneo che possa allontanarla, che possa accoglierla, rappresenta un imprescindibile per ogni tipo di azione civile e di integrazione che si vuole realizzare.
Non potevamo fare diversamente se non ricorrere alle case di accoglienza così come previste dalla legge n. 20. E’ evidente che se quella struttura non sarà adeguata dovremmo intervenire come quinta Commissione e con l’aiuto di tutti sulla legge n. 20, per fare in modo che tra le case di accoglienza ce ne siano alcune che per dimensioni, per struttura e per caratteristiche potranno dare una risposta più mirata.
La stessa cosa riguarda la formazione. In questa legge all’articolo 10 impegniamo la Regione a predisporre modelli e strumenti formativi per tutti gli operatori coinvolti. E’ un passaggio fondamentale, occorre infatti avere un atteggiamento unitario di adesione in quanto questa difformità di linguaggi, di approcci, spesso anche con una cultura scoraggiante da parte di alcuni interlocutori, non aiuta azioni concrete di sostegno e di solidarietà. È pertanto attraverso la formazione comune che vogliamo far emergere questo fenomeno.
In ogni caso l’articolo 10 è un articolo di buoni propositi. Anche in questo caso occorre intervenire sulla legge regionale che riguarda la formazione per impegnare poi le Province e i centri per la formazione ad individuare bene e di concerto, con appositi protocolli d’intesa, moduli formativi separati per ciascuno degli operatori e che si possa dunque garantire, già dall’anno prossimo, un’azione corale e concertata.
L’altro problema riguarda la possibilità di beneficiare di un alloggio di edilizia popolare sovvenzionata. Ovvero questa legge impegna le istituzioni a favorire l’accesso alla prima casa alle donne, quelle donne che una volta allontanate sono un nuovo nucleo familiare e sono sole magari con i propri figli.
Occorre intervenire sugli strumenti legislativi vigenti. La Regione Marche, ad esempio, ha una nuova legge per l’assegnazione degli alloggi popolari, che affida alla Giunta regionale la definizione dei criteri che devono ispirare i Consigli comunali nella predisposizione dei singoli regolamenti di accesso alla casa nel proprio Comune.
Con questa legge dal 2009 la Giunta regionale si dovrà far carico – mi rivolgo all’Assessore Amagliani e all’Assessore Carrabs – di introdurre tra le categorie sociali anche questa, facendo attenzione – e deve essere un grosso scrupolo – a mantenere un atteggiamento di tutela e di riservatezza, requisito indispensabile per garantire tale forma di tutela e farla emergere da come ancora ci è conosciuta.
Esiste inoltre la necessità di mettere in campo fin da subito in ciascuna provincia un centro antiviolenza che riesca a fornire da subito una consulenza legale e psicologica.
Con questa legge non ci limitiamo soltanto a sostenere i centri antiviolenza che ci sono…

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere, ma vorrei informare i Consiglieri che in base al regolamento chi vuole intervenire deve chiederlo entro trenta minuti dall’avvio della relazione. Il relatore ha trenta minuti di tempo e in questo momento sono diciannove minuti che parla.

Francesco COMI. Non ne abuserò, non vi preoccupate. Stavo dicendo che con questa legge non ci limitiamo soltanto a fornire delle risorse per i centri antiviolenza – che meritoriamente esistono, voglio riconoscerlo, soprattutto in provincia di Ancona grazie ad alcune associazioni, e a livello istituzionale – ma vogliamo anche incentivare la realizzazione di nuovi centri antiviolenza, almeno uno per provincia. Perché è attraverso la presenza capillare sul territorio e attraverso la presenza prossima ai Comuni e alle famiglie, e anche attraverso i consultori, le strutture ospedaliere e tutti i mezzi di cui abbiamo a disposizione, che vogliamo far emergere questo fenomeno.
Dunque ci impegniamo a mettere a disposizione delle risorse concrete, che oggi riconosciamo nella misura di 100 mila euro, ma esse riguardano soltanto i mesi di novembre e dicembre di questo anno, per l’anno 2009 l’impegno è quello di vedere una nuova cifra, quindi nuove risorse che possano garantire un’azione più concreta.
Vorrei anche dire – e lo faccio senza alcune vena polemica e senza alcun intento provocatorio – ai Consiglieri di opposizione e al relatore di minoranza Consigliere Capponi, che, certo, dobbiamo individuare maggiori risorse, però sicuramente abbiamo di fronte un’emergenza. Infatti in questo momento – spero di sbagliarmi – nella discussione che c’è sull’attuale legge finanziaria mancano all’appello 560 milioni di euro – tra l‘altro prelevati dal fondo Fas relativo al sostegno, alle politiche sociali, agli asili, alle case di riposo, all’assistenza domiciliare, alla rete scolastica – che ci indeboliscono rispetto ad una prospettiva di assistenza e di integrazione. E nella stessa legge finanziaria proposta oggi dal Governo è stato soppresso il fondo di 20 milioni di euro a sostegno delle vittime della violenza.
Quindi al di là dei buoni propositi in questo momento ci dobbiamo confrontare con una legge finanziaria che ha eliminato quel fondo che avevamo immaginato ed auspicato, mettendo così fortemente a rischio la prospettiva delle politiche sociali.
Questo lo dico rispetto a chi lamenta maggiori risorse, perché è su questo aspetto che poi dobbiamo fare i conti.
Credo però che nel condividere questa proposta la Giunta regionale voglia difendere strenuamente, rispetto ai tagli, i finanziamenti alle politiche sociali; peraltro ho avuto notizia che il Presidente Spacca – e per questo lo ringrazio – che accanto ai tagli che ha dovuto sostenere per ciascun assessorato per rispettare i vincoli finanziari, ha comunque mantenuto l’impegno delle risorse sulle politiche sociali. Spero che questo impegno si riesca a mantenere.
Vorrei non solo evitare una polemica su questa legge ma vorrei che tutta l’Assemblea legislativa regionale e tutti i gruppi assembleari ci aiutassero a sostenere una battaglia politica, quella cioè di mantenere un presidio finanziario sulle politiche socio-assistenziali. Quel presidio finanziario che, invece, oggi rischiamo di perdere, perché gli 11 miliardi di euro sottratti dai 65 miliardi del Fas, sia pure per colmare il vuoto dell’Alitalia, sia pure per sostenere il sistema bancario, sia pure per sostenere i debiti del Comune di Roma e del Comune di Catania, erano tutte risorse destinate non solo alle politiche sociali ma alle politiche addizionali di sviluppo, invece le abbiamo utilizzate per coprire buchi di bilancio.
Posso anche capire l’atteggiamento politico di sottrarre risorse alle politiche addizionali per coprire i buchi di bilancio, ma non dobbiamo privarci di tutte quelle risorse che servono a sostenere le politiche della solidarietà, altrimenti il voto unitario su questa legge rischia di essere, questo sì, un voto manifesto e rituale.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Consigliere Comi, negli anni settanta veniva spesso ricordata un’espressione del politichese passata alla storia, quella delle “convergenze parallele”, una di quelle astruse formule che venivano giustificate dal tentativo di dover comunque dare una valutazione sistemica delle situazioni più disparate.
Perché cito le convergenze parallele? Perché questo è un caso di voto – se sarà questa la volontà dell’Aula – in cui abbiamo le divergenze parallele. Ovvero abbiamo – questo è successo in Commissione – trovato un’unità su un articolato di legge partendo però da presupposti culturalmente molto diversi – Consigliere Comi, vorrei che mi ascoltasse –.
Perché secondo me il problema della violenza sulle donne non è solo delle donne. Il fatto che ci siano due relatori maschi… Scusi Presidente, mettiamoci d’accordo, ha parlato il Consigliere Comi e tutti hanno ascoltato, ora anch’io vorrei poter svolgere il mio ragionamento!

PRESIDENTE. Per l’ennesima volta, visto che succede in tutte le sedute, invito i Consiglieri a prestare attenzione ai relatori, altrimenti è difficile discutere, parlare ed esprimere le proprie idee se non c’è ascolto e rispetto.

Guido CASTELLI. E’ difficile sprosdocimare sull’identità e le funzioni dell’Assemblea legislativa quando noi stessi siamo i primi a considerarla ben poca cosa, non si ha neanche la pazienza di ascoltare trenta secondi!
Caro Consigliere Comi, ripeto, i presupposti culturali da cui partiamo – se questo accadrà come successo in Commissione – per approvare questa legge sono diversissimi. Ritengo che sostenere che il problema di una legge sulla violenza sulle donne appartiene al problema dei diritti delle donne è sbagliato. Probabilmente ci farebbe fare un passo indietro rispetto a quella saggia legge del 1996 che per l’appunto aveva tolto i delitti contro le donne dal novero dei diritti contro la morale per portarli nella sede opportuna, cioè nei delitti contro la persona.
Il problema della violenza sulla donna, così come le altre violenze, è un problema della società civile, quindi sarebbe stolto ricondurlo alla dialettica di questa presunta lotta di classe sistemica fra generi. Sarebbe uno sbaglio, si darebbe al problema una dimensione minimalista.
Ripeto ancora che si riporterebbe il problema alla sfera della morale, una morale diversa da quella che vigeva al tempo della costruzione del codice penale, ma che comunque attiene alla sfera della morale.
Dunque è sbagliato affrontare il problema della violenza sulle donne partendo da presupposti etici, perché è un problema che attiene, invece, al consorzio civile.
Quindi tutti devono essere primariamente impegnati su una legge il cui merito per una volta è trattare la questione della violenza non dando corso a forme di giustificazionismo del reo, come spesso da sinistra si è fatto, ma pensando alla vittima della violenza.
Questo è il nostro ruolo, invece spesso e volentieri – e non parlo della violenza sulla donna – quando ci sono questi episodi siamo stati abituati dal politicamente corretto a vedere che tutto sommato era la società che induceva certi comportamenti, che tutto sommato il reo era tale solo perché la reità derivava dai conflitti interni alla società capitalista.
Quindi muoversi sulla falsa riga dell’assistenza alla vittima è comunque cosa che appartiene, secondo me, a quei ruoli che dobbiamo svolgere, ripeto, partendo da presupposti culturali sicuramente diversi.
Ieri ricorreva la festività di San Carlo Borromeo e per chi non lo sapesse, è un santo del Lago Maggiore noto per aver fondato l’Accademia di Brera e soprattutto per aver fondato il primo centro di accoglienza per le spose maltrattate. Pensate dunque quanto è lontano e distante dalle tensioni moderne il problema della violenza sulle donne. E’ un problema che sicuramente espone tutti noi ad una presa di posizione deideologizzata, perché attiene al significato stesso del vivere civile, cioè la persona prima che il genere.
Questo non vuol dire che non vi sia poi l’obbligo e la necessità di una riflessione, però attiene comunque ad un campo del tutto diverso, quello di diritti, della parità e delle rimozioni delle situazioni che evitano tutto ciò.
Il nostro voto è favorevole, anche perché devo dare atto ai Consiglieri del Pd che in qualche misura hanno incontrato il desiderio, che in primis era delle Consigliere regionali di centro-destra con cui mi sono confrontato per ragioni di ovvia sensibilità rispetto al mio ruolo di relatore, di mantenere la dicitura originaria di questa legge – che fra l’altro avevo sottoscritto anch’io -, cioè “violenza sulle donne”. Infatti con essa si esprime una testimonianza di carattere culturale, si dà la possibilità di capire a tutti, anche alle persone meno attrezzate dal punto di vista delle indagini introspettive e sociologiche sulle questioni femminili, cosa facciamo.
All’esterno funziona più sostenere che stiamo approvando una legge contro la violenza sulle donne che non una legge sulla violenza di genere, se non altro perché, teoricamente almeno, potrebbe essere anche la violenza della donna contro l’uomo.
Quindi tale atteggiamento, che non è pragmatico ma che è ispirato a principi non ideologici ma culturali, penso che sia, mai come in questo momento, adatto.
Proprio ieri i giornali erano pieni della vicenda di una delle donne più ricche della Germania, la signora Klatten, proprietaria della Bmw, che è stata vittima di un caso di molestie importanti e significative, sembra avesse avuto una storia parallela con un signore che poi ha cominciato a molestarla costringendola a pagare 7 milioni e mezzo di riscatto pur di non denunciare la cosa al marito.
E il problema della molestia è un altro grande problema che insieme in Commissione abbiamo voluto sottolineare.
Oggi si parla di stalking – ne ha riferito anche il Consigliere Comi –, ed io anche come avvocato vi assicuro che la modernità, le iper tendenze alle comunicazioni mediatiche mai come in questo caso stanno aumentando spaventosamente i casi di molestia moderna. La molestia moderna è il pedinamento, il tormento telefonico, l’sms che magari deve rappresentare la rivalsa per un rifiuto amoroso.
Vi assicuro che questa è una frontiera nuova e quasi inesplorata del problema della violenza sulle donne, quindi bene abbiamo fatto ad indicare una specifica. Che serve a cosa? Serve a fare in modo che casi similari possano essere oggetto di segnalazione ai centri antiviolenza, che quindi non si devono muovere solo sulla scorta di menomazioni fisiche o di coercizioni sessuali inflitte alla donna, ma si devono muovere anche sotto il filo di quelle che possono essere denunce di cui sappiamo benissimo quanto sia difficile la loro manifestazione.
Il caso della signora Klatten in realtà è un caso tipico della donna molestata che non denuncia perché magari vuole mantenere in piedi la famiglia. Ci sono anche questi casi, cioè che dopo la scappatella si apre il confronto con l’ex amante e succede un casino.
Ho fatto questo ragionamento perché sono convinto che il voto su questo articolato parte da presupposti molto diversi, ma voglio anche dire che da esponenti istituzionali arrivare allo stesso ragionamento è anche un segno di intelligenza.
Voglio inoltre dire agli uomini di sinistra – anche a proposito delle vostre risatine – che non ho sentito nessuno – lo dicevo l’altro giorno alla Consigliera Benatti – inorridire di fronte alle espressioni pecoreccie che vengono riservate alle donne di centro-destra che fanno politica. Su You Tube è comparso un video in cui un sacco di uomini americani si divertivano a dire che si erano sollazzati pensando a Sarah Pelin. Non ho sentito nessuno inorridire! E’ sbagliato pensare che la difesa delle donne sia un fatto ideologico destinato esclusivamente alla sinistra. E questo è certamente un fatto violento contro una donna, perché sono stati tutti pronti a ridacchiare sulle belle donne di destra, però, ripeto, ancora non ho sentito nessuno dire che le porcate che si dicono su Sarah Pelin sono una vergogna. (…) Invece c’entra molto!
Dunque vi conviene uscire dal politicamente corretto, vi conviene leggervi Edmondo Berselli che a voi sinistrati vi dice: “I care, we can, they win”. Poi noi vinciamo, continuate così! Continuate a pensare che prendere per il sedere le donne di destra che fanno politica sia un bene e che ridacchiare – lo avete fatto anche ora – su quello che succede sia un bene. Siete minoritari quindi non abbiamo paura delle vostre risatine, perché magari sarete prevalenti nei ceti colti ma il popolo la pensa molto diversamente.
Arrivo rapidamente alla conclusione sostenendo perché bisogna avere un atteggiamento realistico di fronte a questa cosa; è per questo che ho votato, invito anche i nostri consiglieri a votare, vogliamo dare un esempio di misura.
Dunque un ultimo aspetto importantissimo riguarda la violenza sulle donne madri. Chi conosce le dinamiche sociali anche della nostra regione sa che il problema della violenza su una mamma è immediatamente, ipso facto, un problema dei bambini. Ci sono casi evidentissimi secondo i quali, ahimè, per il minore di famiglie funestate da fatti di violenza a carico della madre è stato dichiarato lo stato di affido, quindi è stato addirittura distolto dalle cure della madre. Pensate! E’ il caso dove la mamma – e spesso accade, io stesso sono stato protagonista di vicende di questo genere – dopo aver preso le botte dal padre ha dovuto anche subire la separazione dai figli, spesso il tribunale dei minori è questo che è costretto a fare.
Quindi quando si parla di case di accoglienza, Consigliere Comi, si parla anche della necessità di rafforzare quelle strutture, previste all’interno dalla legge n. 20, con i soldi necessari per raggiungere questo obiettivo, cioè il mantenimento di un equilibrio familiare all’interno delle violenze consumate in tetto familiare.
Proprio un anno fa veniva uccisa Giovanna Reggiani, una donna sottoposta alla violenza più brutale, quella sessuale, quella più vergognosa, quella che veramente suscita in noi lo sdegno assoluto. Ebbene penso, nell’approvare la legge contro la violenza sulle donne, che un pensiero, ad un anno di distanza, a Giovanna Reggiani sia più che doveroso, al di là dei modi di pensare e al di là delle rispettive appartenenze politiche.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Oggi approviamo un atto di grande importanza sia dal punto di vista politico che dal punto di vista della sensibilità che vuole esprimere questa Regione. Che poi a questo atto debbano essere date gambe finanziariamente più forti attraverso politiche non soltanto riguardanti l’atto in sé sulla violenza alle donne, ma anche attraverso altri atti politici, sono completamente d’accordo, ma in ogni caso oggi stiamo dando un segnale importante.
Dopo l’intervento del Consigliere Castelli sembrerà molto strano ciò che dirò. Questa proposta di legge, infatti, è stata firmata non soltanto dalle donne, come spesso avviene, ma anche da Consiglieri uomini e donne di entrambi gli schieramenti politici, e non credo che nessuno abbia pensato che la sinistra sia più sensibile della destra, credo che tutti abbiano pensato che è un problema importante dove certamente si dovevano esprimere tutte le forze politiche e tutti i Consiglieri.
A mio avviso fatto altrettanto strano – forse è sfuggito – è che i due relatori di maggioranza e di opposizione siano uomini, e credo che questo sia uno dei problemi per cui spesso le problematiche legate all’universo femminile non riescono ad avere quell’attenzione e quel consenso che meritano, infatti spesso le donne parlano da sole.
Con noi oggi c’è anche la Commissione per le pari opportunità, che penso sia d’accordo con me, ma in ogni caso io sono completamente convinta che facciamo gli incontri con e per le donne, ci parliamo addosso – e questo vale per tutti gli schieramenti politici –, ci ripetiamo le stesse cose, ma poi nel corso degli anni non siamo state capaci, se non in casi molto rari – e oggi è uno di questi – di costringere gli uomini, che per la maggior parte ancora detengono il potere, a confrontarsi con noi per trovare insieme le soluzioni rispetto a problemi che riguardano tutti.
La stessa data dell’8 marzo era nata non solo come una festa ma come un momento dove poter parlare delle problematiche della donna ad ampio campo, e dunque non soltanto del fatto lavorativo legato all’incendio della fabbrica in America. Era nata così, ma purtroppo, per colpa proprio di noi donne, è stata trasformata in qualche cosa di estremamente diverso. Addirittura qualche donna in questa occasione, purtroppo, va a vedere gli spogliarelli degli uomini, tanto che si è quasi costretti, ma mi auguro che non accada, a scegliere un’altra data, un’altra ricorrenza, quella del 25 novembre, cioè quella contro la violenza sulle donne. Mi auguro comunque che l’8 marzo rimanga una data seria, una data dove potremo continuare ad affrontare il problema della donna, per quello che è e per ciò che comporta nel contesto sociale.
Per arrivare a rendere reato la violenza contro le donne si è dovuto aspettare la legge n. 66 del 1996. Prima la violenza contro le donne – scusate se magari esagero un po’ – sembrava quasi un fatto non molto elegante. Pensate che nel 1996 era già stata approvata sia la legge sul divorzio che la legge sull’interruzione della gravidanza, ma il concetto rispetto alla violenza sulla donna era rimasto ancora quello dell’ottocento.
Quindi si è dovuto dire che è un reato non tanto contro la morale e il buoncostume ma contro la persona e la libertà individuale.
In questa Aula tutti sanno, e lo sanno soprattutto gli avvocati, che in passato c’era il famoso delitto d’onore e soprattutto nel meridione se si trattava appunto di un delitto d’onore veniva applicato alla pena un grosso sconto.. O ancora, per quanti decenni le donne pur avendo subìto stupri o violenze non denunciavano perché sapevano che se lo avessero fatto oltre alla violenza subita ce ne sarebbe stata un’altra di carattere mediatico o di carattere sociale.
Certamente rispetto a questo è stato fatto un notevole percorso, sono state fatte delle leggi, la sensibilità è cresciuta, pur tuttavia non è diminuita la violenza sulle donne, diciamo, invece, che sono cambiate le forme di violenza sulle donne. Sono in un certo senso, come è stato già detto, più tecnologiche, infatti avvengono anche attraverso internet o attraverso il telefono. Secondo me è diminuita anche l’età delle adolescenti, che a volte sono quasi bambine, che si imbattono in questo tipo di problema. Il fatto cioè che l’immagine della compagna di scuola o dell’amica venga trasmessa a tutti sul cellulare, diventa sì un fatto di bullismo ma soprattutto un fatto di machismo.
Questo significa che ancora purtroppo non siamo riusciti a far capire quanto questo tipo di violenza sia grave e pesante.
Ci sono due tipi di violenza: quella che avviene all’esterno, quella che fa più effetto, quella della donna che viene aggredita al buio, quella della donna che viene aggredita quando è sola, quella che vediamo in televisione, poi c’è la violenza familiare, che rimane più nascosta ma che è ancora presente, magari non con le botte come succedeva in passato ma con forme psicologiche che riguardano una violenza ancora più pesante. Inoltre c’è la violenza sulle donne legata alla prostituzione dovuta all’immigrazione. Sappiamo quante donne arrivano in Italia da altri Paesi e poi si ritrovano sbattute sulla strada. Questa è una forma di violenza, direi di tratta delle bianche o delle nere, che oggi pensavamo non si dovesse più ripetere.
Questa legge che vogliamo approvare oggi è necessaria, essa impone, al di là delle soluzioni, una prevenzione e un cambiamento culturale.
Così come è assolutamente necessario che con l’informazione attraverso i mass media – su questo durante l’iter della proposta di legge ho trovato molto positivo un intervento da parte del Corecom –, che sono quelli che prima di tutto fanno impatto sull’opinione pubblica, si abbia la possibilità di far conoscere e quindi far aumentare la sensibilità verso la violenza sulle donne.
C’è ancora però un problema enorme, cioè il fatto che non c’è più la protezione sociale del vicinato, della parentela, le famiglie sono sempre più sole, le donne sono sempre più sole, anche gli uomini sono sempre più soli. E se prima esisteva quel ritegno, che a volte non derivava dalla paura delle pena ma piuttosto dalla paura della critica del contesto sociale in cui si viveva – e questo valeva per tutti i delitti – ora neanche tale ritegno esiste, siamo tutti più isolati, siamo tutti più abituati a sentire di tutto e di più. Quindi la donna non ha più quel contesto sociale che in passato, nonostante tutto, poteva avere.
Dunque è necessario che questa legge metta in funzione, oltre agli strumenti che servono per far conoscere le possibilità che ci sono, anche e soprattutto quelli che consentano alla donna una protezione sociale, affinché quella donna che subisce una violenza e trova il coraggio di denunciarla non venga poi lasciata sola, altrimenti si potrebbe creare una situazione peggiore di quella che oggi stiamo cercando di migliorare.
Pertanto un contesto sociale, delle strutture, una protezione politica, sociale e psicologica sulla donna sono assolutamente necessarie affinché questa legge possa dare i suoi frutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Questa mattina Obama ha parlato diciassette minuti, mentre ora i Consiglieri Castelli e Comi hanno parlato più di un’ora, quindi bisogna recuperare un po’ di tempo, anche se certamente l’argomento all’ordine del giorno è molto importante.
Dagli interventi si è visto che non c’è unità di intenti, anche se lo spirito è quello di trovare un accordo unitario.
Anch’io voglio provare a fare una riflessione. Secondo me questa legge è riduttiva, è parziale, a meno che il garante dell’infanzia abbia fatto una relazione dettagliata al relatore di maggioranza – e nel suo intervento non lo ha spiegato, vorrei che lo facesse – e alla Giunta dando un giudizio su tutte le tematiche riguardanti l’infanzia.
Qui si parla di violenza sulle donne ma ci sono anche violenze sia domestiche che all’esterno anche sui bambini, che fuori vengono magari adescati con caramelle, con giocattoli o altro.
Quindi mi auguro che il relatore Comi si sia informato e documentato, perché se non lo ha fatto questa sarebbe una legge monca.
Secondo me, infatti, è riduttivo parlare solo di donne, perché la violenza, ripeto, è anche quella compiuta verso i bambini, una violenza che avviene soprattutto dentro le abitazioni, una violenza che ha forti conseguenze psicologiche che causano grossi traumi per sempre.
Dunque mi auguro che il relatore Comi abbia fatto questa ricerca e se non fosse così sarebbe una cosa gravissima che non deve essere taciuta; peraltro l’articolo 3 recita: “E’ istituito presso la Regione Marche il Forum permanente contro le molestie …omissis”, pertanto, ripeto, spero lo abbia fatto.
La Consigliera Mammoli nella sua riflessione ha detto che gli uomini detengono il potere. Ma guarda caso durante le primarie, vinte da Obama, Hillary si è fatta chiamare non con il suo cognome ma con Clinton, altrimenti pur essendo governatrice forse l’avrebbero conosciuta in pochi, ed è lo stesso anche per la Letizia Moratti. Penso che all’inizio Hillary Clinton fosse più forte, eppure ha vinto Obama e certamente non per il fatto che è un uomo, perché si è svolta una pari competizione, sono state fatte le primarie, si sono confrontati, hanno presentato i loro programmi. Quindi rispetto alle priorità o alle capacità uomini e donne vengono messi sullo stesso piano.
Pertanto stiamo molto attenti a generalizzare la differenza fra uomo e donna, non vorrei che quelle donne che si sentono delle regine o chissà che cosa vogliono essere donne nominate e non elette! In questa Aula noi abbiamo donne elette, non nominate, e sono partite alla pari con gli uomini. Voglio dire, cioè, che se una donna è preparata, lavora, si impegna, il consenso ce l’ha, ma stiamo attenti quando si fanno le quote per nomina, perché potrebbero essere donne che sia nella vita che dentro casa valgono poco, però magari conoscono magari qualche padrino o qualche amico che le nominano nelle stanze dei bottoni! Infatti molto spesso queste donne vengono nominate e non elette.
Pertanto, Consigliere Comi, sul fatto che su questa legge si vogliono cercare delle convergenze sono molto perplesso.
Io non darò valutazioni come quelle fatte dal Consigliere Castelli che è partito dagli anni settanta, per me era sufficiente ed importantissimo dire che la Regione deve riconoscere ogni forma o grado di violenza, quindi non solo quella compiuta nei confronti della donna ma anche quella verso i bambini.
Molto spesso si fanno leggi sui pedofili, si blocca internet o altro, ma poi i pedofili aumentano, la pornografia gira in tutto il mondo. Allora con che cosa si combatte tutto questo? Con qualche prete di campagna o con le leggi dello Stato?!
Dunque non osanniamo una legge fatta solo sulla donna perché è riduttivo, ci vuole un impegno più serio, approfondito e non approssimativo.
Mi auguro, e lo ripeto ancora, Consigliere Comi, che in quest’Aula questa mattina ci faccia sapere se il garante per l’infanzia funziona, se c’è una relazione, se c’è stato un giudizio sulle conseguenze di questo tipo di problematiche.
Secondo me questa è una buona legge per quanto riguarda la donna, ma doveva essere vista con un’ottica più generale. E smettiamola una volta per tutte di dire che le donne devono essere considerate o che sono considerate solo come scendiletto!

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Sono molto contenta di poter intervenire in questa discussione sperando di riportare anche le questioni alla loro essenzialità e alla loro veridicità.
Però prima permettetemi di fare una considerazione che apparentemente non ha nulla a che vedere con questa legge. Finora nessuno ha ricordato in questa Assemblea legislativa la giornata straordinaria che oggi il mondo sta vivendo. Allora io, sollecitata da una emozione grandissima, vorrei esprimere la mia felicità, che spero non sia soltanto mia, per la vittoria di Barack Obama negli Stati Uniti d’America. E permettetemi di dire perché, secondo me, non è fuori dal contesto della legge che stiamo discutendo oggi. Per le donne le questioni simboliche hanno un grande valore e oggi il mondo ha vinto, credo definitivamente, una battaglia contro il razzismo, le oppressioni, a tutti noi viene detto che il merito, unito ad un contesto sociale e politico, può premiare indipendentemente dalle condizioni da cui si parte. Io di questo ho molta fiducia.
Esprimo anche profondo disappunto e dispiacere che in questa giornata non sia presente il Presidente della Giunta regionale. Se io fossi stata Presidente avrei gradito condividere con la mia comunità regionale questo passaggio epocale largamente prevedibile.
Avrei quindi desiderato molto la presenza del Presidente della Giunta regionale, ed ora anche quella del Presidente dell’Assemblea, sia per la questione di Obama che per la legge che stiamo approvando.
Detto questo vorrei tornare all’essenziale, cioè dire la mia sul perché abbiamo fatto questa legge.
Mi pare che in questa discussione ci siano state delle sfasature, ma voglio evitare la politicizzazione, anche se mi pare che il relatore di minoranza abbia un po’ esagerato. Mi auguro che tutti torniamo al contesto vero delle questioni.
Comunque, con una facilità che la storia mi consegna, vorrei dire che il reato contro la morale e non contro la persona era previsto dal codice Rocco, che sappiamo in quale contesto politico, storico e culturale è nato.
Voglio ricordare che la legge contro la violenza sessuale, conquistata solo nel 1996, è una conquista fatta dalle donne italiane che per prime hanno proposto una legge di iniziativa popolare dopo lo stupro del Circeo. E voglio ricordare anche chi erano gli stupratori e che segno politico avevano. Dunque ricordiamoci un po’ di verità, poi basta! Ma è il Consigliere Castelli che mi ha costretto a ricordare alcuni momenti di contesto, che non hanno niente a che fare con gli uomini di destra o di sinistra, però c’è una storia che non si può dimenticare.
Ora voglio esprimere il mio perché su questa legge. Il relatore Comi ha ricordato dei dati, è da questi che voglio partire. I dati sono da fonte Istat 2006: 14 milioni di italiane sono oggetto di violenza fisica, sessuale, psicologica, una donna su due nel corso della sua vita è stata oggetto e vittima di una molestia a fondo sessuale, il 94% non ha denunciato per paura, l’1% di chi commette violenza è punito, solo il 6% degli stupratori è conosciuto. Nel mondo la violenza sulle donne è la prima causa di morte e di lesioni permanenti, più del cancro e degli incidenti stradali. Questi sono i dati, queste sono le ragioni per le quali con forza le donne italiane sono tornate ad occuparsi di questo e hanno cominciato a dire cosa si può fare per sconfiggere questo problema.
Consigliere Brini, sono d’accordo con lei, sono d’accordo che dobbiamo accettare anche le competizioni, non abbiamo più timore di questo, però tutti dobbiamo avere la possibilità di una partenza uguale. Certo, a volte si vince e a volte si perde, Hillary ha perso, Obama ha vinto – io sarei stata molto contenta anche se avesse vinto Hillary – però devono essere comunque garantite le condizioni di partenza.
Perché in questo mondo, dove ormai le donne si stanno affermando, dove l’emancipazione femminile è un dato di realtà, permane ancora questo gravissimo problema? Io do questa lettura, cioè che ancora in questo nostro mondo la libertà femminile, la libertà sessuale delle donne, il corpo delle donne, crea un ostacolo. Dunque c’è qualcosa di culturalmente profondo che dobbiamo sconfiggere.
Questa legge non parla solo a noi donne, che sappiamo bene, portandoci un corpo di donna, cosa vuol dire la violenza, la molestia, ma parla anche agli uomini, a quegli uomini che devono radicalmente cambiare la loro cultura, a quelli che devono cominciare a considerare che io, donna, mi posso muovere nel mondo e mi porto un corpo che mi ha dato la natura, che è un corpo a tutti gli effetti, che deve lavorare, fare i figli ma anche avere una grande libertà sessuale. La nostra è ancora una società sessuofoba, ed è la ragione per cui permane la difficoltà per gli uomini a pensare che le donne hanno un corpo libero del quale possono fare ciò che vogliono.
Questo è l’ostacolo culturale profondo, la violenza di genere, se qualcuno non l’avesse ancora compreso, significa che c’è ancora una volontà di dominio maschile sul corpo della donna. Certo, è un qualcosa di profondo, di ancestrale, di antropologico, ma dobbiamo farci i conti, altrimenti in una società dove le donne sono più brave ed hanno successo – i dati statistici parlano chiaro – quei dati poc’anzi richiamati non si spiegano. Ripeto, del corpo femminile non si accetta la libertà, c’è ancora una volontà di dominio degli uomini sul corpo delle donne, è un dato profondo, ancestrale, psicologico, con il quale però bisogna fare i conti.
Dunque la strada sarà lunga.
Cosa vuole fare oggi la Regione Marche con questa legge? La Regione Marche dice: “di questa questione mi voglio occupare, non posso chiudere gli occhi, in quanto so che anche i dati della nostra regione, primo semestre 2006, dicono che 101 donne sono state vittime di questo fenomeno”.
Con questa legge, che non è una legge manifesto ma vi si fa una scelta politica forte, ci vogliamo occupare di questo problema e cercheremo di capire nelle nostre competenze regionali quali strumenti potremo darci.
Sono felice che questa legge è stata firmata da tutti, lo ha ricordato anche la Consigliera Mammoli. E mi auguro, anche al di là delle indispensabili e forse inevitabili discussioni politiche, che si possa portare a casa un risultato con una larga maggioranza.
La Regione Marche non ha fatto, ripeto, una legge manifesto ma una legge impegnativa, resasi necessaria per quei dati a cui ho fatto prima riferimento.
In questi ultimi anni, partendo da questi dati reali, si è creato un grande movimento, il Governo nazionale se ne è occupato, anche se adesso vengono tagliati i fondi, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa con le varie Istituzioni. Certo, sappiamo che in tale questione c’è una trasversalità, e su questo non voglio dilungarmi, ma comunque proprio dalla denuncia di questi dati Istat è ripartito un movimento, il nostro Paese si è dato dei forti strumenti nazionali ed alcuni sono anche regionali.
Con questa legge, infatti, istituiamo un forum permanente, quindi una sede di dibattito, di discussione e di promozione di una cultura diversa e della quale abbiamo tutti bisogno. Istituiamo i centri antiviolenza, le case di accoglienza, con un’attenzione anche a ciò che possono fare gli enti locali, i nostri servizi sociali e sanitari.
Quindi incominciamo ad occuparci permanentemente di questa questione. Una questione che ha a che fare con la dignità delle persone, pertanto degli uomini e delle donne, e con la civiltà di una società.
Noi vogliamo che la nostra regione migliori non soltanto nell’offerta generalizzata di servizi nelle politiche sociali, ma che diventi anche una regione dove davvero conti, come elemento e valore fondativo, la dignità delle persone.
Dunque credo che sicuramente faremo un passo avanti.
Le ragioni della legge sono chiare, e mi auguro che al di là delle polemiche – che a me non spaventano, è necessario che ci siano anche nella dialettica politica – riusciamo a ritornare ai suoi veri contenuti, cioè quelli di una Regione che vuole attrezzarsi di strumenti capaci di sconfiggere questo complesso problema che ha radici culturali che non possiamo assolutamente dimenticare.
Mi auguro, ripeto, che al di là della battaglia ideale e politica, al di là anche di un confronto severo che può segnare delle differenze tra noi, riusciamo a portare a casa questa legge. Fare in modo, cioè, che la nostra Regione si attrezzi con risorse e con strumenti per cercare, per lo meno nella nostra realtà, di dare alle donne marchigiane la possibilità di non vivere esperienze drammatiche e dunque far fare un passo avanti alla nostra società regionale nel senso della dignità e del valore delle persone.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Mi viene di pensare quando noi avvocati nei processi penali capiamo quale sia più o meno l’orientamento dei giudici, allora meno parliamo e meglio è, in quanto più si parla più si rischia che il giudice cambi orientamento e ti condanni l’imputato. Qui sta avvenendo la stessa cosa. Ovvero, si era partiti con il piede giusto e con tutta la buona volontà – io sono tra le firmatarie, e potete immaginare se non sono contenta di questa legge, anche le donne di destra gioiscono per una legge sulla violenza delle donne! –, abbiamo giustamente esteso la firma agli uomini proprio per dare alla legge un approccio non di genere – questo mi vede ancora più compiacente –, abbiamo fatto in modo che in Commissione certi orpelli ideologici, che forse erano sfuggiti e che nostro avviso ancora c’erano, venissero eliminati. Tutto questo proprio per far sì che la legge venisse il più possibile condivisa, quindi che ci fosse un approccio non ideologico ma un approccio giusto, che poneva il problema della violenza sulle donne con una sintesi e il consenso di tutti.
Ora non voglio dire che tutto questo sia cambiato, ma sono stati fatti trionfalismi, si è detto che in questa legge prevale quasi una certa idea della donna e non un’altra. Io non ravviso che nella legge avvenga questo, anzi ravviso che sia stato evitato, sia chiaro, però se si vuol fare benevolentia della Commissione, se si vuole che ci siano gli applausi, se si vuole il discorso tribunizio in particolare sulle donne, ecco che allora alcune differenze dobbiamo evidenziarle.
Concordo con quanto ha detto il Consigliere Castelli, ovvero che tra persone di cultura di destra e di sinistra c’è una diversa cultura, c’è una diversa concezione, c’è per fortuna un diverso approccio alle politiche di genere. Forse il peggior colpo mortale inferto alla donna – apro e chiudo una parentesi – è stato proprio quello di aver demolito scientificamente e strategicamente la famiglia, dove la donna è la stanza di compensazione di tante cose, e nella società questo ruolo primario e di vero pilastro è venuto meno, ecco dunque il disorientamento.
Senza voler trascendere e per evitare che si amplino le divergenze – vorrei dire divergenze parallele, ma mi sembra stiano diventando non parallele – che si ritrovino dunque quei motivi comuni che ci hanno uniti nella firma di questa legge. Voglio dire cioè che tutto quello che è uscito dalla discussione per fortuna nella legge non c’è, quindi non c’è un diverso approccio, non emerge una diversa cultura
Mi auguro che nella presentazione del risultato non ci sia quel trionfalismo, quell’appropriazione che la sinistra è solita fare, quella sinistra che cerca di carpire il voto, il consenso, la buona fede della minoranza quando questa è tale, ma che poi, ripeto, fa sempre del trionfalismo fuori luogo.
La legge rispetta una visione che condividiamo, quella dell’accoglienza della donna in difficoltà. Ma l’accoglienza della donna in difficoltà – senza scomodare San Carlo Borromeo, come dice il Consigliere Castelli – è un pilastro di ciò che da sempre fa la Chiesa. Io sono cattolica e sono anche convinta che questo prima di noi l’abbia inventato pure qualcun altro.
La Regione giustamente si carica di questo grande problema, perché così deve essere. Condivido che nel mondo questa sia la causa principale di morte per le donne, condivido che le violenze sono troppe, condivido il fatto che c’è l’omertà delle donne che spesso vengono lasciate sole. E’ da questo, infatti, che nasce la necessità delle case accoglienza, del forum, di osservatori che devono veramente svolgere questo ruolo. Quel ruolo che ora viene svolto dagli oratori, non a caso poi faremo la legge anche su questi. Ma quante parrocchie in maniera non istituzionale si caricano di questo da sempre! E lo fanno senza trionfalismi, lo fanno con quello che il buonsenso deve far prevalere, ovvero con l’anonimato, il silenzio, la discrezione.
Voglio dire, cioè, che non siamo i primi ad aver inventato questo, quindi se ci vogliamo cimentare in primogeniture rischiamo di dividerci più che di unirci.
Voglio dire inoltre che oltre alle violenze vere, esterne, eclatanti, fisiche, ci sono anche le violenze nascoste, quelle della solitudine della donna in certi momenti, in certe scelte.
Mi auguro che questa legge possa fare da filtro per catturare la donna in difficoltà ed indirizzarla in centri specialistici o magari anche in altri campi di cui si occupano altre leggi nazionali come, ad esempio, i consultori. Possiamo infatti trovare una donna sola perché magari non vuole abortire, perché, vedete, non c’è solo la donna che ha il problema di abortire ma c’è anche quella donna che non sa cosa fare.
Allora mi auguro che questo sia un momento di gancio affinché si possa portare la donna nel consultorio e far sì che la legge sull’aborto venga applicata non solo per l’aborto ma anche per il sostegno alla madre e alla maternità. Perché la donna è anche madre, e magari prende le botte sia se fa i figli, sia se decide di non farli, sia quando non sa se farli o meno, e magari ha un uomo che le dice di non farli, allora si trova sola al mondo, non ha la famiglia, non ha neanche un uomo se non uno da considerare solo uno schiavista.
Mi auguro che questa legge possa dare questo momento di gancio e lo possa dare anche per indirizzare la scelta a favore del sostegno alla maternità e non solo a sostegno di una scelta in favore dell’aborto ormai troppo automatica e troppo scontata.
Anche per la prostituzione c’è tutta una riforma nazionale, ci sono le case di accoglienza previste dalla legge Carfagna, mi auguro che possa avvenire anche nelle Marche dove in materia di prostituzione abbiamo degli scempi, vedi la mia provincia dove abbiamo avuto le telecamere in anteprima. Ora per fortuna verranno colpiti anche i clienti, ed anche questo sicuramente è un passo in avanti nei confronti della cultura in favore della donna quindi non più in favore di un maschilismo coperto e protetto.
E’ per tutto questo che è importante che la donna trovi accoglienza in centri di ascolto.
Con la Consigliera Mollaroli ci siano trovate d’accordo sulla scelta dei cinque centri, uno per provincia, mi auguro che la Regione investa su questo, e che sia quanto più capillare questo momento di filtro, di cattura e di ascolto in maniera che si possa portare il problema anche nelle sedi più preoccupanti e più gravi. Perché qui si parla di problemi penali, di cui si occupano anche altri settori sociali o legislativi, ma in ogni caso che ci sia questo momento.
A chi ha detto che in questa legge non si parla, ad esempio, dei bambini, mi sento di rispondere che quello di evocare altri problemi è un modo troppo spesso di evitare di affrontare i problemi stessi. E’ chiaro che c’è sempre qualcosa di più, è chiaro che l’infanzia in primis va tutelata, e mi auguro che anche su questo fronte potremo fare di più, ma già questa legge dobbiamo considerarla un ottimo passo in avanti.
Mi auguro che non rientrino in questa legge aspetti ideologici ma soprattutto inconferenti, cioè che non c’entrano con la donna. Ad esempio qui vedo un emendamento sull’orientamento sessuale, che ripropone una cosa che è stata espunta, mi va bene, parliamone, ma su questo facciamo una legge. Perché qui parliamo di donne, qui abbiamo scelto volutamente il termine “donna”, quindi neanche il termine “genere”, proprio per non creare equivoci di nessun tipo, abbiamo volutamente fatto una scelta lessicale chiara su “violenza” e su “donna”.
Dunque che si parli di questo, perché se attraverso emendamenti vari andassimo a parlare d’altro la nostra posizione verrà totalmente rivista.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questa legge riguarda gli interventi contro la violenza sulle donne. Quella violenza che, come è stato già detto, nella maggior parte dei casi viene compiuta in ambito familiare, quindi una violenza che si ha difficoltà a denunciare, specie in presenza di figli e di non indipendenza economica. Si ha difficoltà a denunciare anche perché c’è una finta cultura moralista che continua a voler far sentire in colpa addirittura chi subisce la violenza.
La legge ribadisce che la violenza sulle donne è una violenza di genere e contro la persona. Non è una legge manifesto proprio perché va a coprire quel vuoto legislativo soprattutto riferito a quegli interventi e reti di aiuto che finora non c’erano.
Qualcuno ha parlato dei bambini, ma per loro c’è il tribunale dei minori che gestisce tutto ciò che riguarda il problema relativo alle violenze, alle relazioni con i genitori, ecc..
Mentre per le donne vittime di violenza non era possibile attivare nessun tipo di intervento, si sarebbero dovuti attingere fondi dai Comuni, dunque non c’erano risorse per attivare nessun percorso d’aiuto.
Finora questo percorso di aiuto è stato soltanto gestito in maniera volontaristica, anche se professionale, da associazioni di donne, che oltre ad aver aperto alcuni centri antiviolenza hanno anche fatto emergere il bisogno di questa legge in modo che potesse diventare una realtà anche nelle Marche.
Il fatto che questa legge non possa essere definita una legge manifesto è proprio per i risultati che si prefigge. Infatti assicura alle donne vittime di violenza di veder tutelata la loro integrità fisica e psicologica e lo fa attraverso lo strumento dei centri antiviolenza a cui possono rivolgersi. Sono centri dotati di personale specializzato, dove le donne vengono tutelate, accompagnate in un percorso di uscita dalla violenza subita o magari indirizzate anche verso consulenze legali e psicologiche, oppure vengono aiutate in un percorso di affrancamento dalla dipendenza economica di chi fa loro violenza, non c’erano dunque anche un percorso di integrazione e di inserimento lavorativo.
Per tutto questo si possono anche utilizzare gli strumenti della programmazione comunitaria, per esempio il Fondo sociale europeo prevede interventi specifici contro la violenza sulle donne e per un loro reinserimento lavorativo. Vengono previsti alcuni corsi proprio per favorire l’integrazione lavorativa di quelle donne che accolte in case di accoglienza aspettano di avere un’indipendenza economica per poter andare a vivere per conto proprio con i loro figli.
Quindi si devono prevedere risorse anche per le case di accoglienza, strutture che prima non avevano quegli strumenti per poter essere finanziate. Ora invece, ripeto, nelle case di accoglienza le donne, con i loro figli se li hanno, possono essere accolte e aiutate in un percorso di uscita dalla violenza.
L’ultimo aspetto molto importante che questa legge vuole regolamentare è quello della costruzione della rete, quindi l’integrazione del lavoro del volontariato, degli enti locali, dei consultori familiari, in maniera che ci sia una sinergia dove tutti possano lavorare per ottenere il risultato migliore e per poter garantire il miglior servizio.
Concludo rivolgendo un mio ringraziamento a tutte quelle donne e a tutte quelle associazioni che fino ad oggi hanno operato volontariamente per difendere le donne dalla violenza e che hanno fatto sì che questa legge potesse diventare realtà.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. In quanto firmataria di questa proposta di legge non posso esimermi di dare il mio contributo.
Alcune cose che ho ascoltato le ho condivise, mentre altre mi hanno lasciata un po’ perplessa e mi riferisco agli orientamenti politici.
Come Regione abbiamo dimostrato culturalmente di aver fatto un passo in avanti, questa legge infatti ha dimostrato di non avere una posizione politica bensì una posizione sociale e culturale. Ho trovato invece delle osservazioni di alcune colleghe, in particolare quelle fatte dalla Consigliera Mollaroli, più provocatorie che non integrative.
Io ritengo che sia le donne di destra che le donne di sinistra, sia quelle donne che si vogliono spendere sia quelle che non lo vogliono fare, non hanno bisogno di una legge ben precisa. Nel momento in cui una donna si trova al pari di un uomo come posizione sociale e se ha le caratteristiche le può tranquillamente esprimere senza alcuna tutela di legge.
Condivido, invece, ciò che ha detto il Consigliere Binci, cioè che c’è bisogno di un sostegno economico affinché i centri di accoglienza previsti in questa legge possano permettere di informare quella donna che informata non è.
Peraltro ora anche a livello nazionale la Ministra Carfagna sta promuovendo una legge che in un certo senso va ad integrare questa nostra legge regionale.
Non vorrei prolungarmi più di tanto, vorrei essere abbastanza concisa, ma vorrei comunque soffermarmi su punti ben precisi che riguardano le posizioni politiche.
Consigliera Mollaroli, qui abbiamo condiviso un progetto di posizione sociale e non un progetto di posizione politica, è per questo che eravamo d’accordo, al di là degli emendamenti che ci sono e che non condivido, a votare a favore di questa legge dove, peraltro, ci sono da fare degli apprezzamenti particolari.
Con l’articolo 7 si promuove un’evoluzione della donna ma non perché deve essere affiancata o aiutata, no, vuole essere un’evoluzione concreta che porta a far conoscere alla donna le capacità che potrebbe avere per un inserimento concreto. Ad esempio alcune leggi (vedi la n. 58) le donne non le hanno mai utilizzate proprio perché non conosciute.
Dunque questa legge ci dà un’opportunità nuova, quella cioè di conoscere certe situazioni, una legge che fa in modo che la donna che non lavora, che vive all’interno della società o della famiglia, integrata o non integrata che sia, abbia la possibilità di usufruire di tutti i vantaggi, cosa che forse oggi per qualcuno non è possibile.
Questi centri di accoglienza, che sono disponibili anche a livello legale – lo diceva la collega Romagnoli -, danno la possibilità alla donna di avere un’emancipazione, ma non c’è nulla che comunque appartenga – lo ripeto per la terza volta – ad una posizione politica.
Voglio dichiarare, infine, che se gli emendamenti che non condivido non verranno accolti voterò a favore di questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Molte riflessioni sono già state fatte quindi non vorrei ripetermi, voglio fare solo alcune considerazioni.
Credo che non ci debba essere nessun tipo di trionfalismo ma solo compiacimento per una giornata così importante per questa Assemblea legislativa, per tutte le donne e per la nostra società regionale.
I problemi delle donne non devono certamente rimanere nell’angusto ambito di genere, quindi penso che questo forte e sentito problema, oggi approntato con una legge che mi auguro verrà votata da tutti, sia un fatto importante.
Oggi ci accingiamo ad affrontare una legge che vuole essere una prima tappa di un cammino lungo e articolato – come diceva la collega Mollaroli – e che sia in grado di ridare libertà, speranza, che sia in grado di fornire certezze e pieno appoggio nel momento del bisogno (oggi sono state elencate tante situazioni e tanti esempi) e pertanto che sappia delineare nuovi orizzonti. E’ un cammino che tutta l’Assemblea è chiamata a seguire e mi pare che gli orientamenti ci siano tutti.
Non voglio ridare i dati già elencati da diversi colleghi, ma ritengo sia utile ribadire ancora tutto quello che gira attorno ai problemi che riguardano la violenza sulle donne.
Sappiamo che è un fenomeno di portata mondiale, sappiamo che è un dramma sociale dalla valenza ampia proprio perché agisce in diversi contesti sociali, culturali ed economici. Sappiamo inoltre che riguarda qualsiasi tipo di abuso, non riguarda infatti solo la violenza sessuale ma anche quei maltrattamenti psicologici, fisici, economici sempre più frequentemente perpetrati nei confronti delle donne negli ambiti familiari.
Mi voglio soffermare soprattutto sulla violenza psicologica, che è quella meno evidente e di cui si parla meno ma che sicuramente è più subdola perché è quella che agisce sotto traccia e che non viene avvertita.
La violenza psicologica, quella devastante e molto meno percepibile, è stata subita – coma ha detto il Consigliere Comi – da oltre 7 milioni di donne, di queste circa 3 milioni e mezzo l’hanno subita da parte del proprio partner. E’ una violenza che si esprime con l’isolamento o con il tentativo di isolamento, con il controllo, con la violenza economica, la svalorizzazione, le intimidazioni, insomma con quell’annientamento totale che vuole ottenere qualsiasi cosa senza pagare alcun prezzo.
Nell’ultimo periodo a tutto questo si è aggiunto anche il fenomeno dello stalking, che riguarda quei comportamenti persecutori perpetrati da parte del partner al momento della separazione o in seguito ad essa, e il tutto magari anche in presenza di figli in tenera età.
Sempre in base all’inchiesta realizzata dall’Istat è stato evidenziato che le donne che hanno subìto le violenze dai loro partner hanno evidenziato perdita di fiducia, autostima, sensazione di impotenza, depressione, idee di suicidio e autolesionismo.
La proposta di legge che abbiamo presentato come Consigliere di maggioranza e di minoranza e firmata anche da molti Consiglieri uomini, è in coerenza ai principi della Costituzione e delle Risoluzioni dell’organizzazione delle Nazioni Unite. Inoltre affronta il tema della violenza sulle donne in modo specifico promuovendo opportune iniziative regionali.
Tutti ci dobbiamo sentire impegnati a sostenere i percorsi messi in evidenza da questa proposta di legge, dunque nella piena consapevolezza che così facendo potremo dare alla società speranze per un futuro migliore.
Fino a quando infatti non riusciremo a colpire la violenza, quella che si vede ma soprattutto quella che non si vede, non potremo mai definirci pienamente un paese civile e democratico, un paese pronto a sfide ancora più ardue che i tempi potranno affidarci.
E’ dunque con orgoglio di essere donne e senza nessun trionfalismo – del resto se si trattasse di trionfalismo dovrebbe essere bypartisan proprio perché è una proposta che riguarda la maggioranza e la minoranza – che abbiamo presentato questa legge a difesa delle donne.
Però credo che per renderla operativa ci si debba attivare nei territori, come richiesto anche dalle colleghe e dai colleghi che mi hanno preceduto. Nei territori della nuova provincia di Fermo già da questa estate come Partito Democratico, come uomini e donne, ma anche insieme ad associazioni di volontariato e realtà diverse, abbiamo sviluppato diverse azioni e attivato molte iniziative.
Su questa proposta di legge abbiamo raccolto una forte adesione da parte di quelle donne e di quegli uomini che sono intervenuti ai dibattiti e agli incontri, è stata vista come uno strumento adeguato per affrontare il tema della violenza sulle donne.
Da pochi giorni a Fermo abbiamo costituito l’associazione Le Sibille che, in collaborazione con Amnesty International, con la Comunità di Capodarco e con altre associazioni onlus, sta organizzando la campagna del fiocco bianco. E’ un’iniziativa che vuole dare spazio e visibilità agli uomini affinché anch’essi si approprino di questa iniziativa per impegnarsi contro la violenza sulle donne.
Con questo obiettivo invieremo all’Amministrazione provinciale e ai Comuni della nuova provincia una lettera per invitarli ad indossare il 25 novembre il fiocco bianco e a trattare nelle rispettive sedi consiliari ed istituzionali il tema della violenza contro le donne. Affinché questo simbolo del fiocco bianco possa rappresentare soprattutto un impegno a non rimanere in silenzio rispetto ad una violenza così forte e devastante contro le donne.
Chiediamo, inoltre, che ogni Consiglio comunale si impegni a votare un ordine del giorno dove vengano ribaditi quei concetti, che non voglio ora elencare perché in maniera appropriata ed esaustiva sono stati oggi riportati in diversi interventi che mi hanno preceduto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Vorrei non prendere tanto tempo nella discussione perché molte cose sono state già dette. Vorrei solo rimarcare alcune situazioni presenti in questo momento nell’agenda del nostro Governo nazionale, per ribadire cioè che una pari sensibilità è oggi in atto attraverso il mantenimento del Ministero per le pari opportunità. Un Ministero che fin dai primi passi della sua iniziativa di governo ha presentato diverse proposte, addirittura due di esse sono state già approvate dal Consiglio dei Ministri e sono ora in discussione alla Camera. Una di queste riguarda proprio le misure contro la violenza sessuale, mentre l’altra riguarda le misure contro gli atti persecutori, quelli di cui ora parlava la Consigliera Ortenzi, il cosiddetto stalking, un fenomeno in costante aumento.
Il disegno di legge è finalizzato a sanzionare questi comportamenti deviati che si sostanziano in vere e proprie persecuzioni. E abbiamo visto che questo fenomeno sta enormemente aumentando e che è poi attivatore di atti successivi di violenza nei confronti soprattutto delle donne.
Con questo disegno di legge si intende esclusivamente proteggere la vittima però è stato anche previsto il cosiddetto trattamento di recupero nei confronti anche dello stalker. Questo nella ferma convinzione, peraltro suffragata, che sono rarissimi i casi in cui un tale comportamento sia ascrivibile a un conclamato disturbo psichiatrico, rilevando invece nella prevalenza dei casi motivazioni razionali attinenti ad un desiderio di vendetta o ad un’incapacità di accettare e di elaborare cognitivamente l’abbandono di un partner.
Invece il disegno di legge sulle misure contro la violenza sessuale rafforza la tutela penale contro la violenza sessuale, che oggi era punita con delle pene non sufficientemente penalizzanti. Inoltre introduce aggravanti connesse alla modalità di azione del colpevole e impone l’aumento della pena in caso di recidività, introducendo meccanismi volti ad accelerare tempi di giudizio e la certezza della pena.
Posso anche confermare che il d.l. n. 93/2008 mantiene 20 milioni di euro, previsti già nella finanziaria precedente, per gli interventi che cerchiamo di identificare in questa legge regionale.
In questa legge ci sono anche alcuni punti critici che ovviamente cercheremo di migliorare con l’esperienza. Le finalità e le funzioni mi sembrano abbastanza o totalmente condivisibili, ritengo che ci sono alcuni passaggi che meritano attenzione.
In primis vorrei fare una raccomandazione alla Giunta, che dovrà stabilire i criteri per la composizione e il funzionamento del forum, che almeno ci riservi una quota di presenza, cosa che in molte altre situazioni non ci è stato consentito. Quindi siamo noi che chiediamo una pari opportunità, chiediamo di essere presenti a questo forum. Purtroppo in Commissione questo aspetto non è stato sottolineato, quindi lo sottolineo ora e spero che la Giunta ne terrà conto come vorrà.
Un altro limite è dove all’articolo 6 si stabiliscono i compiti degli enti locali. Andiamo a stabilire dei compiti precisi per gli enti locali, addirittura chiediamo un loro cofinanziamento negli interventi, ma poi non prevediamo nessun trasferimento di fondi. Questo mi sembra sia un limite per l’attivazione a livello locale di quelle iniziative che potranno essere molto funzionali e strategiche. Perché in questo vedremo anche la presenza di centri di recupero, di iniziative sul territorio, vedremo quella sensibilizzazione che a livello territoriale potrà essere molto più efficace da quella svolta attraverso i soliti manifesti che la Giunta regionale proclama. Speriamo poi che il contenuto di questi manifesti non sia autocelebrazione di diverso tipo come è stato fatto sino ad oggi.
Speriamo che questa legge venga approvata così come uscita dalla Commissione, altrimenti non potrà avere il nostro appoggio. Ci sono degli emendamenti che non condividiamo e se si vorrà l’appoggio del centro-destra e fare una legge che valga per tutti e per tutte le donne delle Marche bisogna che alcune puntualizzazioni di tipo ideologico non vengano accolte. Tra l’altro, qualora dovessero essere messi fondi, questi non devono sicuramente essere prelevati da leggi e da contenitori economici che vanno a vantaggio di altri settori riguardanti sempre il sociale.
Questa è la nostra posizione e questo mio intervento vale anche come dichiarazione di voto, quindi spero che la maggioranza voglia accogliere queste nostre richieste.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Benatti.

Stefania BENATTI. Voglio iniziare con un’affermazione enfatica: “da oggi si volta pagina”. Questa affermazione probabilmente nella giornata di oggi è quella che più ricorre in tutto il mondo, ma a me piace pronunciarla anche in quest’Aula e applicarla a questa legge.
Da tanto tempo in molte abbiamo lavorato a questa proposta di legge, che addirittura prende le mosse nella passata legislatura. Quindi oggi finalmente onoriamo una promessa che abbiamo fatto tanto tempo fa e che ci pesava non riuscire ad assolvere per tutte quelle donne che da molti anni si impegnano nel volontariato e nel privato sociale. Con queste operatrici ci siamo impegnate a non lasciarle sole, loro per prime, nel sostenere le donne oggetto di violenza. “Mai più sole” è il tema con cui abbiamo fatto tanti incontri provinciali nel territorio.
Mi piace sottolineare un dato, cioè che questa proposta di legge ci ha permesso di rafforzare la rete delle donne che lavorano nei territori della nostra regione con diverse esperienze. Quindi il ringraziamento per il contributo di idee ed esperienze, oltre alle associazioni che operano in questo settore, va soprattutto alle tante donne elette nelle Province e nei Comuni che da tempo sono sensibili a questa tematica. Inoltre va anche ai tanti uomini che lavorano nei pronto soccorso, nelle forze dell’ordine, a quelli che lavorano come assistenti sociali o in altre professionalità con le quali ogni giorno devono affrontare situazioni difficili.
L’idea che accompagna questa legge è quella di far circolare un filo rosso tra tutti gli operatori e creare così attorno alle donne vittime di violenza una rete di interventi e di protezioni che possa aiutarle a ricostruire una loro dignità e una dimensione sociale, quindi una rete simbolica che le accompagni.
“Mai più sole” sarà il senso, mi auguro, anche di una campagna di informazione sui contenuti della legge, per spiegare alle donne che vivono nelle Marche cosa fare e a chi rivolgersi in caso di violenza.
A tutte le donne e a tutti gli uomini di questa regione diciamo: da oggi inizia una fase nuova, ora è il momento dell’emersione del problema, è tempo di uscire dalla paura, dall’imbarazzo, e talvolta anche dalla vergogna, per denunciare gli atti di violenza. E’ ora di aprire un dibattito culturale perché ben sappiamo che la violenza sulle donne è violenza di genere.
Dunque da qui gli interventi di prevenzione e di formazione rivolti soprattutto ai giovani, ai figli, ai maschi in casa che fin dall’adolescenza devono imparare cosa significa il rispetto dei diritti delle persone.
L’approvazione della legge è come sempre una tappa, è da oggi che inizia la gestione, quindi anche su questo fronte ci sentiamo impegnate, come donne dell’Assemblea legislativa, con le altre donne delle istituzioni.
Vorrei fare, infine, un’ultima annotazione. Dobbiamo essere contente dello stile con il quale abbiamo affrontato questa proposta di legge, è stata inseguita la ricerca del meglio a partire dai contenuti della legge stessa, mettendo a frutto le competenze di ciascuno sia dentro quest’Aula che nel territorio, quindi ascoltando tutti e superando le divisioni.
Qualcuna non è pienamente soddisfatta, ma credo che il valore di un voto largamente condiviso sia importante soprattutto per la futura gestione, dunque è per questo, anche a costo di passare da qualunquista, che francamente non mi sento assolutamente appassionata del dibattito a latere. E’ vero che oggi abbiamo parlato di contenuto ma il dibattito a latere rischia di creare confusione agli occhi esterni.
Sono d’accordo con la Consigliera Romagnoli quando dice: “stiamo attenti perché rischiamo di perdere la causa”, infatti questo argomento non dobbiamo politicizzarlo.
Ripeto, a costo di sembrare qualunquista, a me non interessa quello che diciamo oggi per giustificare il nostro voto a favore – e mi auguro sia solo un voto a favore e non un’occasione per un voto contro –, a me interessa che da domani una donna che farà il “1522” potrà avere una risposta non da una persona che si trova a Roma o nella migliore delle ipotesi ad Ancona, ma che potrà avere una risposta nella propria provincia. Mi interessa che da domani gli addetti ai lavori comincino a lavorare insieme – già lo fanno, per carità –, mi interessa che ci sia un’azione della Regione che li coordini, mi interessa che una donna malmenata dal marito possa trovare una rete maggiore di quanto lo sia adesso, che possa trovare persone nel territorio che se ne facciano carico, che la prendano sulle spalle e che l’accompagnino, mi interessa che questa donna possa trovare alloggio in una casa, mi interessa che possa essere formata per un inserimento nel mondo del lavoro per riprendere una vita normale e, se necessario, anche lontano da chi ha mosso violenza.
A me interessa che ogni donna venga tutelata, sia essa lesbica, madre di famiglia o suora. Se poi vogliamo arricchire il contenuto di questa legge con delle motivazioni per votare contro o a favore pregiudizialmente questo non attiene al contenuto, ma attiene al dibattito politico sia dentro quest’Aula che fuori nelle associazioni. Perché la donna che viene malmenata di queste cose non sa nulla, e mi auguro che non si chiederà qual è la sua condizione.
Credo che oggi dobbiamo solo concentrarci a fare bene questa legge, dobbiamo prepararci a monitorarla, e credo che su questo le donne dell’Assemblea legislativa siano determinate proprio perché ne vogliono vedere l’esito.
Uno degli emendamenti che propone di raddoppiare i soldi, votando la legge ora che siamo nel mese di novembre, mi sembra poco praticabile, ma è il segnale che l’Assemblea legislativa vuole comunque impegnarsi per il 2009 a raddoppiare la dotazione. Quindi se siamo seri possiamo anche fare un ordine del giorno per dare mandato alla Giunta di mettere per l’anno prossimo nel bilancio di previsione 200 mila euro. Questo mi sembra possa essere una concreta applicazione dello spirito di questo emendamento, senza mettere in contrapposizione gli oratori alle donne, perché personalmente a me non piace che le donne vengano utilizzate come un ariete in una vicenda, anche questa, ideologica.
Dunque credo che alla fine di questo dibattito dovremmo mantenere la calma e votare il contenuto della legge, che non sono le dichiarazioni che ognuno di noi ha fatto in quest’Aula.
Soprattutto dovremmo mantenere lo stile del confronto e proporre alcune proposte di legge unitarie. Credo che questo metodo possa servire a tutti noi sia per dare un segnale ai cittadini che per aiutarci nel riabilitare la politica.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Anch’io penso che sarò determinato nel verificare i risultati di questa legge, quindi credo che occorra fare un’attenta riflessione.
Qui è stato citato il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama, però è stato citato più con l’ossequio provinciale di chi guarda al centro dell’impero che chi guarda ai contenuti e ai valori di questo risultato elettorale.
Questa mattina come tanti ho perso un po’ del mio sonno ad ascoltare e verificare l’esito di questa vicenda e mi ha colpito il saluto fatto da Barack Obama agli elettori subito dopo l’elezione. Per primo ha ricordato le tante differenze che si vivono dentro la società americana e quindi per primo gli omosessuali. Quindi tale ossequio stride con questo dibattito, perché in qualche modo è timido rispetto ad una legge che, certo, ha dei contenuti specifici del fare domani, ma che ha anche un valore intrinseco di legge di principio. E’ Il titolo stesso che la caratterizza.
Questo dibattito ci chiede di guardare con grande attenzione alla società marchigiana, come si muove. Non ci sono solo le preoccupazioni generaliste del Consigliere Castelli relative alla violenza subìta dalla proprietaria della Bmw, ci sono quelle delle tante violenze quotidiane vissute nella famiglia, vissute nella subalternità da tante donne sul posto di lavoro, una subalternità che produce violenza, una subalternità che produce obbligo alla normalità.
In questa legge avevamo tentato – quando l’ho firmata avevo letto questo – di costruire insieme azioni concrete, principi e valori, ma se cade una di queste azioni rischiano di cadere anche le altre. Ovvero rischia di cadere la buona volontà di monitorare il risultato di questa legge, perché rischieremmo di trasformare in un surrogato delle Misericordie cattoliche – come ho sentito qui – quegli strumenti che, invece, debbono essere tutt’altro, in quanto sono strumenti che debbono garantire l’orgoglio delle donne della differenza di genere. E il titolo, ripeto, sta nel valore e nei contenuti di questa legge.
Credo dunque che la Commissione, nella ricerca di risultati unitari, abbia perso parte di questo spirito, di questa volontà.
Per quanto ci riguarda, visto che sono il Capogruppo di una formazione politica, noi rimaniamo alla lettera del testo iniziale. Questo è il punto di partenza, è il punto che qualifica politicamente, quindi vorrei che qui cadessero alcune ipocrisie. In questa legge altro che dire che non c’entra la politica! E’ una legge di alto valore e di alto significato politico, dove stanno insieme i principi e le azioni, e la forza dell’azione, come ho già ricordato, è garantita dalla qualità di quei principi che se cadono certamente faremmo un passo indietro.
Molte cose che ho sentito le ho condivise, altre, come ho già detto, le ho condivise meno, ma in questo dibattito resta comunque la necessità di dare contenuto e valore politico a un atto che eminentemente è di questa natura.
Dentro questa legge facciamo un passo, costruiamo uno strumento e un servizio di civiltà, perché riconosciamo, ovviamente, la differenza di genere, diamo degli strumenti nei quali riconosciamo come la società sia articolata e dove le sue articolazioni ne sono una valorizzazione e non un elemento da nascondere. E questo passo indietro sarebbe un grave errore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. La valenza socioculturale di questa proposta di legge sono i dati inquietanti e crudi ricordatici dalla Consigliera Mollaroli. Essi sono elementi probanti a dimostrazione del fatto che moltissime sono le violenze di carattere fisico ma soprattutto quelle di carattere psicologico – come hanno ricordato anche la Consigliera Ortenzi ed il Consigliere Capponi – che sono le forme più subdole di violenza, quelle che procurano ferite in moltissimi casi immedicabili.
Nello stesso tempo sono anche elementi a dimostrazione del fatto che, credevamo, di esserci liberati di quei sentimenti primitivi che richiedevano una società caratterizzata dalla considerazione del perenne stato di inferiorità delle donne che soprattutto era basata sulla radicata convinzione e sulla prodetezione, ribadita in maniera maniacale, della loro fragilità. Erano convinzioni e protezioni che poi impedivano loro di parlare, svuotavano di significato il loro pensiero, per cui erano indotte ad esprimersi soltanto attraverso il corpo. Tanto è vero che ancora oggi il linguaggio erotico più comune è quello del mercato e della predazione. Il corpo femminile o si compra o lo si possiede con la violenza. Dunque mi sembra che soltanto in parte ancora oggi sia passato il messaggio del rispetto e dello scambio consenziente, dico solo in parte perché vale soltanto per coloro che hanno consapevolezza della cultura del proprio tempo.
Quindi ritengo che hanno ragione coloro che hanno detto prima di me che occorrerebbe dare gambe a questa legge con fondi adeguati. Ho l’impressione, ma esprimo soltanto un mio giudizio, che molte delle conquiste di autonomia e di libertà delle donne siano poi diventate dei ghirigori inutili su pezzi di carta.
Credo che oggi – concludo perché avevo promesso di essere breve – abbiamo un’occasione per dare un ulteriore segno di civiltà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Condivido molto le parole espresse dal collega D’Isidoro, vi ho colto un aspetto che secondo me va sottolineato.
Ho sentito parole di orgoglio e tante altre parole per testimoniare, anche giustamente, e per arrivare alla conclusione di una normativa ci accingiamo a varare e che è una cosa sicuramente da sottolineare, ma dobbiamo anche prendere atto a che grado di civiltà siamo arrivati. Sul fatto che ancora oggi dobbiamo mettere in campo azioni e strutture per ovviare ad un fenomeno sociale gravissimo credo sia necessario fare una riflessione profonda non solo sul livello culturale della nostra realtà sociale ma su quel problema che va proprio a toccare intimamente il rispetto della persona e i suoi diritti fondamentali.
Purtroppo, secondo me, questo è il portato, su cui riflettiamo molto poco, della crescente escalation di una cultura mercantile che ci porta a questi livelli senza che ce ne accorgiamo. Prova ne sono, per esempio, le poche voci che si levano sull’utilizzo di una pubblicità che offende pesantemente la donna. Sembra siano altre le questioni che ci interessano, ma questi fatti, come appunto certi programmi televisivi, al di là della censura o dell’informazione preventiva, mettono a repentaglio l’educazione dei nostri ragazzi, che crescono così in un clima di violenza e in un clima non positivo.
Voglio aggiungere anche un altro aspetto di questa realtà. La nostra società marchigiana si è evoluta repentinamente, ha modificato i propri modelli, ha modificato i propri codici di socializzazione e di relazione in maniera repentina – certo, non è successo soltanto per la realtà marchigiana –. Abbiamo addirittura mutato il ruolo della donna all’interno della famiglia tanto che non ci siamo accorti di quello che stavamo combinando sia riguardo all’educazione dei figli, oggi infatti si arriva a parlare di emergenza educativa, sia per quanto riguarda il peso che la donna ha dovuto e sta sopportando nel ruolo che ha all’interno della famiglia e nelle relazioni con gli uomini.
Allora in questo forse abbiamo messo poca attenzione, nonostante dobbiamo sottolineare che la Regione Marche già dal 2002 aveva approntato strutture per l’accoglienza delle donne che subiscono violenza. Pertanto proprio dal punto di vista politico dobbiamo cercare di monitorare bene questa esperienza. Esperienza che fino ad oggi è stata portata avanti soprattutto dal terzo settore e dal volontariato, di cui noi dobbiamo, ancora una volta, sottolineare quel forte impegno che ha permesso di sollevare le strutture pubbliche da un’azione che altrimenti non avrebbe potuto dare.
Quindi mi fa male sentire anche alcune sottolineature, mi riferisco a quelle fatte dal Consigliere Brandoni quando ha parlato delle Misericordie cattoliche come se fossero una cosa da buttare. Ritengo siano ancora retaggi – la sua espressione credo non sia voluta – rispetto a quello che si è potuto fare fino ad oggi, dunque parlare di Misericordie cattoliche che fanno schifo secondo me, Consigliere Brandoni, è retaggio di una cultura ormai superata, che certo le appartiene ma non appartiene a tutti.
Questa legge credo sia strutturata abbastanza bene e tenta di dare risposte puntuali.
Voglio sottolineare l’aspetto contenuto nei primi articoli, quelli per i quali si verificheranno le vere volontà di questa Regione. La Regione, infatti, deve promuovere una cultura diversa – e spero lo faccia attraverso gli organismi a sua disposizione, come la Commissione pari opportunità ed altre realtà – e deve portarla soprattutto nelle scuole proprio perché è un problema che attiene in modo particolare al momento educativo e pedagogico. Se non partiamo da qui probabilmente non riusciremo a modificare nulla.
Termino sottolineando alcuni atteggiamenti tenutisi in quest’Aula rispetto a questi problemi. Cioè che proprio quelle diversificazioni qui rilevate la dicono molto lunga sui nostri ritardi culturali. Il fatto stesso che non solo si parla di ideologia ma si parla anche di posizioni politiche rispetto a fatti come questi danno il senso di quanto sia distante un denominatore comune. Quel denominatore comune che se in questo Paese non verrà recuperato velocemente, probabilmente varrà la massima che ci diceva quella buonanima, cioè che questo Paese non è impossibile governarlo ma è inutile.
Voglio dire che se non cresce un’etica pubblica condivisa e un denominatore comune che ci consenta di affrontare questi problemi da un’ottica antropologica e da un’ottica razionale e soprattutto nel rispetto della persona, sicuramente non faremo passi avanti.

PRESIDENTE. Il Consigliere Brandoni ha chiesto la parola per fatto personale. Quindi la prego, Consigliere Brandoni, di chiarire prima in cosa consiste il fatto personale poi deciderò.

Giuliano BRANDONI. Siccome nel mio intervento ho fatto un’affermazione molto precisa e molto chiara, che non voleva e non vuole essere di disprezzo nei confronti delle istituzioni sociali importanti come le Misericordie cattoliche, l’interpretazione del Consigliere Luchetti mi è sembrata in qualche modo offensiva. Penso che la misericordia e la carità siano valori importanti e l’esercizio della virtù altrettanto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. Credo che oggi l’Assemblea legislativa delle Marche faccia un atto di estrema importanza rispetto ad un argomento molto delicato, che investe la sfera personale, la sfera emotiva, la sfera affettiva e familiare delle donne.
Voglio partire anch’io con una citazione. Non cito Obama come hanno fatto tanti altri – anche se è un evento eccezionale che ha permesso la caduta di un tabù e mi auguro che nei prossimi anni possiamo vedere la caduta di tanti altri tabù nei confronti delle donne – ma voglio citare le parole di Kofi Annan pronunciate all’apertura dell’Assemblea delle Nazioni Unite l’8 marzo 1993, che ha mio avviso racchiudono molto bene tutta la discussione e le motivazioni che ci hanno fatto arrivare oggi alla definizione di questa legge: “La violenza contro le donne è la violenza di diritti umani più vergognosa, essa non conosce confini, né geografia, cultura o ricchezza. Fintanto che continuerà non potremo pretendere di aver compiuto dei reali processi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace”.
Penso che, anche rispetto a tutti gli interventi di questa mattina, il problema culturale del riconoscimento di un fenomeno così grave sia la consapevolezza di tutti noi nel poter definire una proposta di legge che veda il consenso non scontato di tutte le parti politiche di questa Assemblea legislativa.
Dico questo perché non possiamo dire che oggi il fenomeno della violenza sia risolto, è un fenomeno che stiamo ancora affrontando e di cui ancora non ne conosciamo neanche le dimensioni. I dati Istat qui citati sono allarmanti, mettono in risalto le difficoltà di relazione proprio perché i maggiori atti di violenza si effettuano soprattutto all’interno della famiglia. Qui non c’è nessuno che vuole demolire la famiglia, ma credo ci sia la necessità di riportare nel giusto equilibrio il rispetto e la dignità delle persone a qualsiasi livello esse si trovino.
Credo comunque che nell’arco di questi anni il concetto di violenza abbia avuto un’attenzione diversa e particolare rispetto a ciò che si stava manifestando. E voglio dire che questo risultato debba essere riconosciuto soprattutto a quelle donne che in questi anni hanno fatto tantissime battaglie.
Io non credo che sia stato inutile, e non lo è neanche oggi, discutere, analizzare e proporre e confrontarci con gli altri partendo da una valutazione che parte da noi stesse. I problemi non devono rimanere solo nostri, essi vanno allargati e confrontati con tutta la società e quindi anche con gli uomini che come noi a pieno titolo fanno parte di questa società.
Ritengo che questa legge non sia esaustiva di tutto, ma cerca comunque di affrontare alcuni problemi che per noi sono prioritari e fondamentali, cerca di capire che tipo di risposte dare, che tipo di iniziative effettuare sul territorio in rapporto con gli enti locali, con le associazioni e con il volontariato.
Questo è l’obiettivo che permettere di mettere in evidenza l’inviolabilità della persona, della sua dignità, della sua libertà, delle scelte che ogni donna vuole e può fare.
Credo che rispetto a questo abbiamo il dovere di definire anche le forme di sostegno e di tutela nei confronti di queste donne, forme di sostegno che certamente dovranno essere sia dal punto di vista psicologico, sia dal punto di vista legale e materiale.
Nell’arco di questi anni anche nella nostra regione, seppur pochi, sono sorti centri di accoglienza, case rifugio, associazioni di donne legali, cioè quelle associazioni che hanno permesso di dare risposte – di cui in modo particolare se ne è fatto carico il volontariato e le cooperative sociali – a quelle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare ciò che stava loro accadendo.
Con questi mezzi e con queste modalità dobbiamo far sì che tale coraggio sia il più ampio possibile, quindi dobbiamo garantire alle donne tutte quelle fasi di accoglienza, di ascolto, di tutela e soprattutto di anonimato. E questo lo dobbiamo – come dice anche questa legge – nei confronti di tutte le donne indipendentemente dalla loro cittadinanza.
La legge prevede anche un forum permanente, sede nella quale si incontreranno e dialogheranno le istituzioni con la società civile su un tema delicato come questo. E’ la sede dove dovranno essere prese in esame non solo le statistiche nazionali ma tutte le difficoltà che si registreranno sul nostro territorio, tutte le violenze che saranno individuate nei confronti delle donne, e pure nei confronti di quelle donne che hanno scelto orientamenti sessuali diversi, perché anche questo è parlare di donne, anche questo è parlare di violenza.
Quindi credo che proprio per l’analisi di questa valutazione il forum sia estremamente importante, e lo è certamente nella sua composizione articolata e mista – e nessuno vuole fare un’altra commissione regionale di pari opportunità –. E’ sede di incontro, ripeto, tra le istituzioni e la società civile, quindi con il volontariato, con le associazioni, con le cooperative che operano all’interno di questo settore. E’ qui che affronteremo e valuteremo attentamente questi fenomeni e dove potremo proporre le iniziative necessarie per poter realizzare gli interventi che verranno richiesti.
Inoltre questa legge ci può permettere anche un’altra questione estremamente importante, la diffusione dell’informazione. Infatti l’altro elemento è quello sia di far conoscere il fenomeno che fare delle iniziative di prevenzione a partire dalle scuole per cercare di coinvolgere su questo tema anche i ragazzi e le ragazze.
In tutte le iniziative che abbiamo messo in atto in questi mesi c’è sempre stata una stretta relazione con tutti gli operatori che intervengono su questo fenomeno, da quelli sanitari, alle forze dell’ordine, ai centri coinvolti in questo problema, in modo che tutti possano avere una stessa uniformità di formazione e di informazione rispetto al tipo di accoglienza e rispetto a come trattare questo fenomeno.
Dunque questi sono gli elementi fondamentali che ci permette di esaminare questa legge, che mi auguro che possa essere approvata da tutti i Consiglieri e da tutte le Consigliere. Essa potrà permetterci sia di avere sul territorio un ruolo fondamentale con tutti gli enti locali, sia di riuscire a partire in maniera spedita anche rispetto alle iniziative che dobbiamo fare.
Ritengo estremamente importante che questa legge venga approvata oggi anche perché, come veniva ricordato, il 25 novembre è stata istituita la giornata sulla violenza. Abbiamo voluto che tutto il mese di novembre fosse il mese dedicato al questo problema. Su tutto il territorio regionale si stanno facendo delle iniziative specifiche e il 23 novembre faremo un’iniziativa a livello regionale.
Dunque vogliamo che il coinvolgimento di tutte le istituzioni e di tutte le associazioni sul territorio sia un momento fondamentale di valutazione e di analisi della consapevolezza che purtroppo questo fenomeno tocca molto anche noi, è un fenomeno che riguarda diversi aspetti della violenza. Qui se ne prendono in esame solo alcuni, infatti ci sono altre leggi specifiche per altri casi di violenza, come quella sulla tratta, quella nei confronti dei minori, quella sulla prostituzione, ma in ogni caso sono tutti interventi su cui dobbiamo avere la capacità di coordinare e portare a sintesi le necessità che abbiamo.
Tutto questo lo dobbiamo e lo possiamo fare, anche perché, permettetemi di dirlo, abbiamo creato una rete di donne sul nostro territorio che oggi è pronta ad affrontare concretamente e compiutamente...

PRESIDENTE. Mi scusi, Assessore, ma credo che il suo intervento conclusivo meriti più ascolto, quindi vi prego, Consiglieri, di prestare un po’ più di attenzione.

Loredana PISTELLI. Concludo dicendo che in questi mesi abbiamo costituito, insieme alla Commissione regionale pari opportunità, insieme alle Consigliere regionali, insieme alle amministratrici locali provinciali e comunali, una rete tra donne che hanno lo stesso obiettivo, quello di far crescere la consapevolezza sia sul fenomeno in sé che sulla condizione della donna in genere. Ed è su questo che vogliamo continuare a lavorare per portare avanti gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Ovviamente dovremmo anche periodicamente monitorare i risultati di questa legge e poi, insieme a questa Assemblea legislativa, fare le verifiche per poter procedere in ulteriori passi in avanti rispetto alle esigenze e alle richieste che ci saranno.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.

Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 dei Consiglieri Altomeni, Procaccini:
Dopo il comma 1 inserire il seguente: “1 bis. In particolare ai fini della presente legge, per violenza di genere si intende qualsiasi forma di violenza rivolta contro le donne in ragione della loro identità di genere, indipendentemente dall’orientamento politico, religioso o sessuale delle vittime. Nella violenza di genere sono comprese la violenza sessuale e qualsiasi forma di persecuzione o violenza fisica, psicologica ed economica che un uomo esercita su una donna in ambito familiare o lavorativo.”.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Credo che proprio per il dibattito affrontato, dove abbiamo sentito interpretazioni e idee diverse, è opportuno, quando usiamo un’espressione non perfettamente definita dalla normativa nazionale come quella di genere, che nell’articolo introduttivo specifichiamo cosa intendiamo con questo.
E’ semplicemente un emendamento che vuole specificare ciò che viene detto al comma precedente. Infatti al comma 1 diciamo che questa è una legge sulla violenza di genere, e con questo comma aggiuntivo si spiega che cosa intendiamo dire, vi è un’elencazione di tutte le tipologie che vi rientrano. Mi pare un elenco completo, se non lo fosse possiamo anche integrarlo, ma in ogni caso mi pare chiarificatore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Come parere personale lo ritengo positivo. Il primo articolo è di carattere esplicativo, quindi questo emendamento chiarisce il concetto di genere, espone meglio quali sono i tipi di violenza dai quali ci si intende tutelare.
Pertanto la precisazione fatta dai Consiglieri Altomeni e Procaccini può essere utile a chiarire bene il senso e le iniziative che affronteremo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 della Consigliera Mollaroli (identico all’emendamento n. 3/2 dei Consiglieri Altomeni, Procaccini):
Al comma 1 dopo le parole “violenza di genere” aggiungere le seguenti parole: “anche per orientamento sessuale”.
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Volevo invitare la Consigliera Mollaroli – tra l’altro colgo l’occasione per ringraziarla per il lavoro che ha fatto avendo lei inizialmente avviato in V Commissione come relatrice la legge – come pure i Consiglieri Altomeni e Procaccini a ritirare gli emendamenti, perché su questo abbiamo discusso ampiamente. Siccome l’articolo 3 parla del forum permanente contro le molestie e la violenza di genere, quindi dà una definizione generale e astratta omnicomprensiva, abbiamo ritenuto che quell’aggiunta fosse inclusa, anzi che sottolineasse un aspetto che vogliamo sì valorizzare ma non mettere al centro.
Che sia una valutazione comprensiva lo si deduce anche dalla specifica “anche per” che sottintende, appunto, alla ripresa di un concetto che era dentro la definizione.
Pertanto invito i Consiglieri al ritiro di questi emendamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Sono disponibile a ritirare l’emendamento considerato anche che è stato accettato l’emendamento precedente che specifica l’aspetto della violenza di genere. E soprattutto spero che il ritiro di questo emendamento – e invito il Consigliere Altomeni a fare lo stesso – favorisca un percorso unitario di questa legge. Credo che a volte bisogna saper sacrificare anche alcune posizioni di principio se queste portano a casa un risultato importantissimo, cioè quello di un voto favorevole su questa legge anche della minoranza.
Quindi ritiro l’emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/1. Ritirato.

Emendamento n. 3/2 dei Consiglieri Altomeni, Procaccini:
Si chiede il ripristino del testo delle parole: “anche per orientamento sessuale” già presenti nel testo originale.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Noi invece lo manteniamo, anzi, anche a nome del mio Capogruppo, chiedo la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Benatti per dichiarazione di voto.

Stefania BENATTI. Credo che la Commissione abbia fatto un buon lavoro di sintesi riconoscendo all’articolo 1 il concetto di violenza di genere, mentre gli emendamenti successivi credo stiano ideologizzando questo testo. Pensavo di astenermi su tutti gli emendamenti rispetto anche al lavoro unitario fatto in quest’Aula che garantisce, al tempo stesso, la chiarezza del testo, ma di fronte alla richiesta di appello nominale trasformo il voto di astensione in voto contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Stavo prima confrontandomi con il gruppo di minoranza riguardo anche all’approvazione del precedente emendamento che in qualche misura anch’esso ha turbato l’atteggiamento propositivo che avevamo, e a questo punto stiamo anche discutendo sull’esito della legge.
Nel senso che a me pare che l’indicazione di violenza di genere sia un inutile appesantimento ideologico, come se fosse importante segnare il territorio su una legge. Non è importante segnare il territorio su una legge perché la legge svolge una funzione normativa a beneficio dei destinatari. Pensare a se stessi, quindi al dito, invece che alla luna, secondo me è particolarmente sbagliato.
Pertanto è per questo che a maggior ragione siamo contrari a tale emendamento. E’ ovvio che nessuno di noi si sogna di nobilitare la violenza per orientamento sessuale. Stiamo scherzando! Non è questo il punto. Ma su un tema come questo voler innalzare il vessillo ideologico è profondamente sbagliato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Intervengo per dichiarazione di voto ma anche per illustrare l’emendamento.
Sinceramente sono un po’ sbalordito dal dibattito di quest’Aula. Ho sotto mano il testo arrivato in Commissione con tutte le firme (Benatti, Mollaroli, Ciriaci, Giannini, ecc.) e se vado a vederlo – peraltro io non lo firmato, nessuno mi ha chiesto di firmarla, mentre in tanti lo hanno fatto – all’articolo 3 dice “anche per orientamento sessuale”. Quindi chi ha scritto questa legge, chi l’ha firmata riteneva una cosa normale fare questo tipo di specifica. (…) Certo, avete fatto un’utile riflessione che io non condivido, ma penso anche che non sia una cosa scandalosa visto che l’avete firmata. Posso pensare che ci avete ripensato, ma se avete firmato un testo che dice questo probabilmente pensate di non aver firmato una bestemmia.
Partiamo dunque dal presupposto che non stiamo bestemmiando ma che stiamo dicendo qualcosa di fattibile.
Quindi nel merito, a parte tutte le discussioni che abbiamo già fatto, non capisco perché non si voglia prendere atto di un problema che esiste. Quando parliamo di violenza sulle donne parliamo di tante cose. In Commissione abbiamo accolto un’osservazione del Consigliere Castelli…

PRESIDENTE. Per cortesia, ripeto, sta parlando un nostro collega, dunque ascoltiamolo.

Michele ALTOMENI. …che ci faceva notare come negli ultimi tempi si sia diffusa una forma di violenza, che forse esisteva anche prima ma che ora si sta dilagando, cioè quella di un atteggiamento persecutorio anche attraverso i mezzi della tecnologia, quindi sms, telefonate, ecc..
Dunque abbiamo preso atto che è un mondo in evoluzione dove ci sono anche queste forme di violenza, quindi dobbiamo anche prendere atto di un fenomeno che è ben più preoccupante e ben più diffuso. Ho qui un dossier – anzi mi scuso di non averne distribuito delle copie ai colleghi – che riguarda, a causa di episodi che sono venuti agli onori della cronaca e della giustizia, fenomeni in cui l’atto di violenza è specificamente motivato dall’orientamento sessuale della vittima. Quindi è una forma che esiste come esiste la persecuzione tramite sms.
Il problema vero è che in quest’Aula si vuole ignorarlo, cioè si sta dicendo “io voterà questa legge purché non si dica che si tratta anche di violenza sugli omosessuali, sulle lesbiche, ecc.”. Invece questo è un fenomeno che esiste – fra l’altro nel dossier 2006/2007/2008 ci sono diversi casi che hanno interessato anche la nostra regione, Senigallia, Urbino, ecc. – quindi è inutile che facciamo un atto di rimozione per la pace dei sensi, oddio gli omosessuali, e facciamo finta che non esista. Perché è una cosa che esiste e su cui dobbiamo fare i conti. Quindi parliamo della violenza sulle donne e anche di questo.
E’ chiaro che il fenomeno principalmente è quello che riguarda la violenza in famiglia, però è anche questo ed è quello che l’emendamento vuol far riconoscere.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Soltanto per dire che abbiamo apprezzato l’intervento della collega Benatti perché è su quel solco che noi intendiamo avere un atteggiamento di apertura nei confronti della legge. Però se dovesse passare l’impostazione data dall’emendamento Altomeni e quindi verrà stravolta l’impostazione iniziale della legge, il nostro voto non potrà che essere negativo.
(…) Consigliere Altomeni, le leggi vengono presentate e poi hanno il loro iter in Commissione e in Aula, ed io non conosco leggi che siano state proposte in una maniera e poi uscite nella stessa identica maniera. Quindi nel corso dell’esame della legge c’è chi ripensa, chi rivede, chi migliora e chi modifica la propria posizione.
Ed oggi stiamo discutendo di un testo che quelle parole non le contiene.
Voglio fare una riflessione. Se una donna si corica la notte con una sua pari sesso e subisce una violenza, non verrebbe soccorsa?! Per me un essere umano, a prescindere da quelle che sono le sue inclinazioni e i suoi piaceri personali, è comunque un essere umano, punto! Quindi voler introdurre una forzatura tutta ideologica mi sembra una cosa che non sta né in cielo né in terra. Una persona ha una sua dignità in quanto persona non in base ad una sua inclinazione sessuale piuttosto che un’altra.
Questo è un modo di ragionare ghettizzante che soltanto Rifondazione Comunista può avere l’ardire di proporlo a un’Aula che ha trovato un suo equilibrio su una legge che è tutto meno che da considerare ideologizzata.
Dunque se si vogliono introdurre questi criteri noi non ci stiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Credo che ci vorrebbe un po’ di onestà intellettuale, e richiamo soprattutto al Consigliere Castelli che per primo è intervenuto su questo emendamento.
Si può discutere di tutto ma stando alla questione specifica è evidente che la Commissione ha tolto una piccola frase, l’orientamento sessuale, e l’ha tolta con consapevolezza, e questa consapevolezza era tutta ideologica. Dunque l’onestà intellettuale sta su questo aspetto.
L’altra questione riguarda, invece, l’efficacia e il ruolo della legge, l’ho detto anche nel mio intervento ma lo ripeto.
Questa legge contiene due questioni che stanno insieme, una è quella dei principi, l’altra è quella del servizio che questi principi devono realizzare. Quel tipo di contenuti, compreso il riconoscimento dell’orientamento sessuale, definiscono la legge, le danno un ambito, un ruolo, un valore, un orgoglio.
Abbiamo parlato del titolo di questa legge ed è lo stesso titolo che ne determina un orientamento culturale e di civiltà. E’ una legge contro la violenza sulle donne, in una legge di questo tipo si riconosce il percorso culturale, sociale e civile che c’è stato e che ha prodotto la consapevolezza della differenza di genere. E dentro questa consapevolezza della differenza di genere produce e capisce quali sono le condizioni e le forme complessive in cui questa violenza si esercita.
Il resto renderebbe lo strumento parziale e quindi inefficace perché ne limita l’ambito. Quindi non è una bizzarria né di Rifondazione Comunista né tanto meno del Consigliere Procaccini che milita nell’organizzazione dei Comunisti italiani, ma è il tentativo di riflettere sui contenuti e sui valori che producono queste norme, altrimenti, come ho provato a dire prima, scadremo in un provincialismo di scarsa qualità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ovviamente voteremo a favore di questo emendamento. Comunque voglio dire, come ora sottolineato dal Consigliere compagno Brandoni, che l’aspetto ideologico a questa legge lo vuol dare chi toglie quello che già c’era nel testo originario. Riflettete bene su questo, siete voi che state caricando la legge proprio perché volete togliere l’aspetto della violenza per l’orientamento sessuale, e quindi gli date un carico di tipo ideologico.
Secondo me, senza voler fare polemica, l’Assemblea legislativa regionale dovrebbe far cadere questo velo di ipocrisia, dovrebbe cioè prendere atto di quello che già ha preso atto la stessa società fuori di qui, peraltro anche molte organizzazioni cattoliche ne hanno preso atto.
Quindi ritengo che voler ripristinare il testo sia solo un aspetto di buonsenso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Voglio rispondere al Consigliere Brandoni. Togliendo la frase come abbiamo fatto in Commissione abbiamo una legge che copre anche la violenza per orientamento sessuale. La legge come è arrivata qui la prevede e nessuna la vuole togliere. Quindi fare una precisazione del genere, secondo noi, è voler ostentare una cosa che è già presente nella legge.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento n. 3/2 per appello nominale partendo dalla lettera F.

Guido CASTELLI. Procedo alla chiama:
Sara Giannini assente
Roberto Giannotti no
Leonardo Lippi no
Marco Luchetti no
Katia Mammoli no
Francesco Massi no
Almerino Mezzolani assente
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli no
Rosalba Ortenzi sì
Paolo Petrini sì
Fabio Pistarelli no
Cesare Procaccini sì
Mirco Ricci no
Lidio Rocchi no
Franca Romagnoli no
Vittorio Santori no
Daniele Silvetti no
Vittoriano Solazzi assente
Franco Sordoni no
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi no
Luigi Viventi no
Michele Altomeni sì
Marco Amagliani assente
Fabio Badiali no
Stefania Benatti no
Massimo Binci sì
Giuliano Brandoni sì
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli sì
Giacomo Bugaro no
Franco Capponi no
Guido Castelli no
Enrico Cesaroni no
Graziella Ciriaci no
Francesco Comi no
Giancarlo D’Anna no
Antonio D’Isidoro no
Sandro Donati no

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13.
Emendamento n. 13/1 dei Consiglieri Procaccini, Brandoni, Rocchi, D’Isidoro:
Al comma 1 sostituire le parole “euro 100.000,00” con le parole: “euro 200.000,00”.
Al comma 2 sostituire le parole “partita 1 dell’elenco 1" con le seguenti parole: “elenco 1, partita 1 per l’importo di euro 100.000,00, partita 3 per l’importo di euro 100.000,00".
Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. La proposta di legge ha una parte iniziale di principi più culturali, principi di indirizzo su una nuova cultura del diritto, in particolare del diritto della donna. Però, affinché tutto ciò si realizzi, la legge e la politica di rispetto contro la violenza sulle donne ha bisogno di una parte più concreta. Quello cioè che stabilisce l’articolo 7, vale a dire la previsione in prospettiva della creazione di almeno un centro di accoglienza antiviolenza sulla donna per provincia.
Dunque per dare alla legge una sostanza di tipo reale e di aspetto culturale, che può rischiare di lasciare il tempo che trova, il sottoscritto ed altri Consiglieri che hanno condiviso questa impostazione propongono di raddoppiare la dotazione della legge stessa, quindi di passare da 100 mila euro a 200 mila euro.
E’ vero che siamo all’inizio della legge e alla fine dell’anno solare, e questo varrebbe per soli due mesi, ma sappiamo anche che questa legge inizierà ad operare nel 2009, quindi sarebbe opportuno che l’Assemblea legislativa dia anche un segnale di sostanza. Dopodiché tutte le fasi di verifica, affinché l’obiettivo previsto dall’articolo 7 si realizzi, si vedranno nel corso degli anni e degli esercizi successivi.
Riteniamo che questo emendamento, di cui abbiamo previsto anche la copertura finanziaria, sia importante proprio perché passa dalle parole ai fatti.

PRESIDENTE. Ha la parola la Vicepresidente Benatti.

Stefania BENATTI. Anche su questo emendamento voglio esprimere con chiarezza il mio voto contrario per i motivi che in parte ho già illustrato nel mio intervento.
Siamo a metà novembre e di questa legge dobbiamo impegnare i soldi che abbiamo già previsto nel bilancio di previsione all’interno dei fondi globali, dobbiamo impegnare 100 mila euro entro dicembre, quindi è una cosa di cui siamo già attrezzati.
Dunque raddoppiare in questo momento non mi sembra un’urgenza, sarebbe meglio, anche per dare un segnale di progressività, prevedere un pronunciamento dell’Assemblea legislativa magari attraverso un ordine del giorno che impegni la Giunta a stanziare 200 euro per l’anno prossimo.
Anche in questo caso trasformo il mio voto di astensione in voto contrario perché credo che il capitolo da cui viene presa la somma abbia un significato politico da cui voglio prendere le distanze. Cioè si tolgono 100 mila euro dalla legge sugli oratori, che voteremo dopo, per spostarli in questa legge sulle donne. Quindi mi rifiuto di utilizzare le donne come un ariete contro gli oratori. Possiamo discutere sulla validità degli oratori, ma comunque, visto che è un servizio che in molti casi è indirizzato ai figli, che potrebbero essere anche le donne molestate, rientra in questo ragionamento.
Dunque se si voleva mandare un segnale politico lo si poteva fare magari togliendo quei soldi da altre parti, perché questa connotazione, per quanto mi riguarda, rende assolutamente impraticabile l’approvazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Voglio rimarcare la situazione che sta avvenendo nella maggioranza dove non c’è una condivisione su questioni fondamentali. Seppur l’intervento della Consigliera Benatti recupera la situazione, essa mi sembra rimanga comunque molto pesante all’interno della maggioranza dove ci sono grandi frammentazioni e diversificazioni di vedute.
Voteremo contro questo emendamento soprattutto perché ancora una volta c’è il tentativo di affossare la legge sugli oratori. Non ci si è riusciti nel testo ma lo si vuole fare attraverso la riduzione delle risorse a disposizione.
Invece noi riteniamo che la legge sugli oratori meriti tutta l’attenzione che avevamo previsto. Già la Giunta aveva prelevato 50 mila euro per altre finalità, e fin qui può anche starci, però che si continui un accanimento contro questa legge per sminuirne la portata e la validità, ci sembra troppo.
Ripeto, credo che la maggioranza debba fare una riflessione al suo interno anche di tipo politico perché mi sembra che le divergenze siano molto gravi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Non sarei intervenuto ma visto che il Consigliere Capponi ha fatto un richiamo alle questioni interne della maggioranza ne approfitto per fargli notare che neppure la minoranza mi pare sia particolarmente unita e stia condividendo allo stesso modo il percorso su questa legge. Tra l’altro forse anche con qualche articolazione in più, perché Consiglieri di Forza Italia hanno firmato questa legge e si stanno astenendo sull’articolato firmato al di là di quelli modificati.
A questo punto, però, vorrei richiamare anche la maggioranza proprio sull’atteggiamento di Forza Italia. Nel senso che su questa legge si è fatta la grande mediazione della grande unità nazionale e poi ci ritroviamo che alla fine non si sa chi voterà questa legge. Il Pd ha fatto di tutto per tenere insieme il voto della minoranza e poi qui ci accorgiamo che la minoranza non vota nonostante sia stata accolta qualunque richiesta, compresa quella di togliere alcune parole che si ritenevano eccessive.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all’Assessore Marcolini dobbiamo votare il proseguimento dei lavori dopo le ore 13,30.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Per quanto riguarda lo sforzo necessario per la copertura finanziaria della legge, oltre che per l’importanza della legge, mi sento di prendere l’impegno, a nome del Governo regionale, di presentare una proposta in tal senso, sulla scorta anche delle sagge osservazioni fatte dalla Vicepresidente Benatti. Infatti siamo ai primi di novembre, quindi, anziché aspettare che questo stanziamento vada in economia, ci impegniamo a garantire lo stanziamento nel 2008 e a riscriverlo per il 2009. Mi pare un obiettivo realistico e sostenibile su cui impegnarsi dato il contesto più generale di importanza della legge.
Non mi pare che far entrare lateralmente nella discussione un tema altrettanto sensibile come quello dell’utilizzo delle forme di valorizzazione dell’aggregazione giovanile e dell’avviamento alle forme della socialità giovanile quale quella degli oratori, sia un’occasione pertinente, è solo volta a complicare un po’ il dibattito.
Eviterei dunque degli accanimenti ideologici, sapendo che sul punto su cui si può trovare una più larga unità non c’è danno, c’è semplicemente la soddisfazione di un obiettivo condiviso.
Quindi confermo l’impegno finanziario sia per il 2008 che per la reiscrizione nel 2009.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini per dichiarazione di voto.

Cesare PROCACCINI. Vorrei fare alcune precisazioni. In primo luogo voglio rassicurare il Capogruppo di Forza Italia Capponi. Nel senso che la maggioranza su questa legge non deve fare nessuna riflessione al suo interno, perché non c’è nessuna disciplina di maggioranza sulla legge sugli oratori in quanto non era prevista dal programma di legislatura. Quindi se votarla o meno attiene alla coscienza di ognuno.
Rivolgendomi alla Consigliera Benatti mi dispiace che lei, Vicepresidente, se la canti e se la suoni, ovvero, per altre leggi va bene impegnare le risorse a metà novembre, come quella di cui discuteremo dopo, ma per questa non va bene, significa strumentalizzare. Quindi respingo un’impostazione di questo tipo.
Ora le parole dell’Assessore Marcolini sono state significative, tuttavia, se vogliamo fare un’operazione seria – e lo diciamo in maniera sommessa perché non abbiamo i numeri per condizionare nessuno – e se fossi al posto del Pd voterei l’emendamento proposto dai Comunisti Italiani e dai Socialisti, perché è di buonsenso, è concreto, non è un antagonismo alla legge sugli oratori, noi non abbiamo nulla contro gli oratori, che peraltro avrebbero bisogno anche di maggiori risorse.
Ma noi, Assemblea legislativa regionale, quindi soggetto pubblico, oggi finanziamo una legge ad un soggetto puntuale di tipo privatistico con 450 mila euro per due mesi – se passa questa concezione – e poi ad una legge pubblica diamo per due mesi solo 100 mila euro. Se questo è un fatto di equilibrio me lo dovete dire voi, altrimenti secondo me c’è qualcosa che non va.
Siete voi ideologizzati, siete voi all’interno di una involuzione trasversale che non fa onore agli oratori.
Voglio cogliere l’occasione per dire alla Presidente della prima Commissione che dalla scorsa legislatura, poi ripresentata in questa, giace in Commissione una legge dei Comunisti Italiani sull’aggregazione giovanile, una legge che non costa una lira, quindi insieme a quella degli oratori andrebbe discussa ed approvata anche questa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Raccolgo con favore il segnale di disponibilità dell’Assessore Marcolini, che in qualche modo intercetta le esigenze dell’emendamento proposto da Procaccini.
Credo che, lo ha detto bene anche il Consigliere D’Isidoro nel suo intervento, questa legge ha bisogno di un segnale di carattere finanziario adeguato, perché è una legge di grande portata in quanto parla dei temi che riguardano la violenza sulle donne. Penso che chiedere un impegno alla Giunta per fare in modo che ci sia una risorsa ancora più consistente che possa dispiegare l’efficacia di questa legge anche sui territori delle Marche sia opportuno e giusto.
L’emendamento Procaccini e altri trova quindi una risposta. Sembra anche a me assurdo – lo dico agli amici e compagni della sinistra – dover prelevare risorse da una legge che discuteremo fra poco, quella sugli oratori. Fra l’altro voglio ricordare che da questa legge qualche risorsa l’abbiamo già spostata, perché prima c’erano 500 mila euro e ne abbiamo tolti un po’ per far fronte ad un’altra legge di spesa, quella sugli impianti termici di civile abitazione.
Insomma mi sembra che collegare le due questioni sia sbagliato, quindi credo che i Consiglieri Procaccini e gli altri che hanno presentato questo emendamento possano convenire sulla disponibilità data dall’Assessore Marcolini. Voglio dire cioè che penso sia giusto dare un segnale ma non in questa forma.
Allora visto che le rassicurazioni sono state date chiedo che l’emendamento venga ritirato, affinché davvero ci sia la possibilità di costruire un percorso che sostenga questa legge sia adesso che in futuro. E su questo mi pare che la Giunta si sia impegnata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ho apprezzato lo sforzo dell’Assessore Marcolini nel recepire le esigenze che si sottolineano nell’emendamento che abbiamo presentato, ma proprio per questo sono rafforzato dalla convinzione di mantenere questo emendamento.
Nella Commissione bilancio che presiedo alcuni Consiglieri ricorderanno che sulla legge sugli oratori, proprio in funzione di una più appropriata e articolata azione che avveniva attraverso questo strumento e in considerazione del fatto che eravamo al termine dell’anno finanziario, avevo proposto che si intervenisse ad una riparametrazione di quella risorsa, onde poter sperimentare in questi mesi il percorso e successivamente adeguare dal punto di vista delle risorse quella proposta di legge.
Questo sta nella riflessione che l’Assessore Marcolini ci ha presentato, cioè non siamo nella condizione di dotare complessivamente una legge di risorse indispensabili in questo momento quindi dobbiamo impegnarci ad alimentare quelle leggi che riteniamo importanti, come quella che stiamo votando e come l’altra che pure fa parte di una riflessione politica articolata, tanto che è stata arricchita da ulteriori passaggi, ordini del giorno e vicende.
Questo emendamento non fa altro che mettere insieme dal punto di vista algebrico queste due esigenze, quella di costruire per domani attraverso la sperimentazione i finanziamenti a leggi (come quella sugli oratori e sulla violenza sulle donne), costruire in questi mesi un pezzo di sperimentazione con una dotazione sufficiente quanto necessaria e provvedere domani a un finanziamento adeguato e strutturato a questa sperimentazione.
Quindi l’emendamento è di doppio buonsenso, penso che dovremmo produrne un voto positivo. Perché, se evitiamo le obnubilazioni ideologiche, riguarda tutti, in quanto sia sull’una che sull’altra si esprimono degli indirizzi – quindi anche su quella degli oratori, corroborata da condivisibili ordini del giorno che riguardano complessivamente l’azione sulle politiche giovanili – però insieme dobbiamo sperimentare l’efficacia di questa legge in un periodo che ci consente di farlo e di ragionare in questi termini.
Quindi la condizione algebrica determina una condizione politica.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.
Emendamento n. 13/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13 ter (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei componenti)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere Capponi per dichiarazione di voto.

Franco CAPPONI. Questo ultimo emendamento era la discriminante che ci impediva di valutare positivamente tutto il percorso della legge quindi, vista la votazione, voteremo a favore della legge.

PRESIDENTE. Proposta di legge n. 212, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. A questo punto abbiamo due scelte o sospendiamo l’Assemblea legislativa fino alla prossima seduta e incontriamo la delegazione della Coldiretti oppure andiamo avanti. (…) Allora faccio una proposta alternativa: i Capigruppo incontrano la delegazione mentre i lavori dell’Assemblea legislativa proseguono.
Metto a votazione quest’ultima proposta.


(L’Assemblea legislativa approva)

(Contestazioni in Aula sull’esito della votazione)

PRESIDENTE. Mi rendo conto dei dubbi che ci sono, ma l’Assemblea ha votato pertanto devo attenermi all’esito del voto.


Proposta di legge regionale n. 219 (testo base)
della Giunta regionale
“Interventi per la valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori e da enti religiosi che svolgono attività similari”

Proposta di legge regionale n. 6
dei Consiglieri Viventi, Massi , Lippi
“Riconoscimento della funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori parrocchiali e valorizzazione del loro ruolo nella Regione Marche”

Proposta di legge regionale n. 84
del Consigliere D’Anna
“Riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori”

Proposta di legge regionale n. 92
dei Consiglieri Giannotti, Capponi, Brini, Bugaro, Ceroni, Cesaroni, Santori, Tiberi
“Azioni di sostegno e valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori marchigiani”

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n. 219 (testo base) ad iniziativa della Giunta regionale, n. 6 ad iniziativa dei Consiglieri Viventi, Massi, Lippi, n. 84 ad iniziativa del Consigliere D’Anna, n. 92 ad iniziativa dei Consiglieri Giannotti, Capponi, Brini, Bugaro, Ceroni, Cesaroni, Santori, Tiberi, abbinate. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. La legge che approviamo oggi prende spunto e forza da altre due leggi importanti, la n. 328 dell’8 novembre 2000, che affida alle Regioni il compito di costruire il sistema integrato di servizi e interventi sociali, e la n. 206 dell’1 agosto 2003 che riconosce il ruolo educativo, formativo, sociale e aggregativo degli oratori e degli enti che svolgono attività similari. Partendo da queste leggi che delegano... Scusi, Presidente, ma con questo brusio non riesco a parlare!

(Continuano le contestazioni sull’esito della precedente votazione)

PRESIDENTE. Scusi, Consigliere Comi. Consiglieri, vorrei ribadire che l’Assemblea legislativa è sovrana e poc’anzi si è espressa sulla mia proposta, se però i Consiglieri restanti, che in ogni caso mantengono la loro sovranità, decidono di sospendere la seduta possiamo farlo, non c’è nessun problema. Anzi, metto a votazione...

Roberto GIANNOTTI. No, no, Presidente, abbiamo già votato!

PRESIDENTE. Allora prego, Consigliere Comi, prosegua.

(Il Consigliere Giannotti ed altri Consiglieri continuano a contestare per l’intenzione del Presidente di ripetere la votazione)

PRESIDENTE. Scusate Consiglieri, ma perché vi agitate, ho già invitato il Consigliere Comi a continuare il suo intervento! (…) Certo, ognuno ha diritto a dire ciò che vuole, però, ripeto ancora, ho già invitato il Consigliere Comi a relazionare. Prego, Consigliere Comi, continui pure e per cortesia non disturbate.

Francesco COMI. Accolgo l’invito che mi viene consentito e non pretendo che mi si ascolti ma almeno vorrei essere messo nelle condizioni di fare un breve intervento!
Stavo dicendo che sulla base di queste due leggi la Regione Marche come le altre Regioni hanno acquisito una potestà legislativa specifica, cioè quella di disciplinare nel dettaglio le forme, i progetti e le risorse per assicurare e riconoscere agli oratori il ruolo stabilito dalla legge n. 206, inoltre con la n. 328 il legislatore ci ha indicato la strada della rete integrata tra il terzo settore e il livello istituzionale.
E’ in attuazione di questo che è stata presentata tale proposta di legge, è tra le prime in Italia che recepisce la normativa nazionale e che riconosce quel ruolo ormai consolidato degli oratori.
Questo riconoscimento avviene con la consapevolezza di tutta l’Assemblea legislativa, e di tutti i Consiglieri regionali auditi in Commissione che hanno sollecitato la proposta, dell’esigenza di mettere al centro del dibattito politico l’emergenza educativa che impone attenzione verso la formazione dei giovani.
L’oratorio è un luogo dove è possibile presidiare e garantire un ruolo educativo e formativo. E voglio ribadire che è “un luogo” e non “il solo luogo”, perché la Commissione oltre ad approvare questo testo di legge ha anche approvato un ordine del giorno, predisposto dal Presidente Luchetti, con il quale si rinvia al prossimo esercizio di bilancio, quindi tra due mesi, l’individuazione delle risorse, che quantifichiamo in almeno 150 mila euro, per sostenere i centri di aggregazione giovanili presenti.
Dunque questa legge oggi, intanto, riconosce il ruolo educativo degli oratori, ovvero strutture aperte dove negli anni sono nate relazioni significative e dove avviene un’integrazione e un’interculturalità tra la comunità locale e gli immigrati che vi risiedono.
Come avviene questa forma di finanziamento, qual è la strada seguita dalla Regione? Innanzitutto è stato scelto lo strumento del protocollo d’intesa per disciplinare il rapporto con la Conferenza episcopale marchigiana, quindi con gli enti ecclesiastici e tutte le istituzioni rappresentative della Chiesa cattolica marchigiana. E’ un protocollo d’intesa che dovrà disciplinare gli indirizzi sui quali finalizzare le risorse disponibili, e poi, una volta approvato, la Regione assegnerà ai Comuni, associati attraverso lo strumento dell’ambito sociale, le risorse necessarie per finanziare i singoli progetti.
Dunque la scelta politica non è stata quella di assegnare le risorse direttamente alle parrocchie ma quella di sfruttare la rete sociale integrata e consolidata sul territorio, quindi per rendere coerente questa iniziativa con il complesso delle altre iniziative di promozione e integrazione sociale.
Le risorse messe a disposizione sono circa 450 mila euro. I criteri per l’assegnazione dei contributi da parte degli ambiti sociali saranno individuati dalla Giunta regionale con apposito atto e sentita competente quinta Commissione assembleare permanente.
La cifra servirà per sostenere iniziative che riguardano la ricerca, la sperimentazione di attività e di metodologie di intervento e di aggregazione (soprattutto quelle a carattere formativo), la realizzazione di percorsi di integrazione e di recupero a favore di soggetti a rischio di emarginazione e di devianza in ambito sociale.
Quindi servirà a sostenere non strutture ma progetti.
Noi abbiamo ragionato sull’entità di questa cifra, che per qualcuno è eccessiva mentre per qualcun’altro è simbolica. Stiamo parlando innanzitutto di una somma che riguarda – a differenza dei centri antiviolenza che sono limitati a un numero di uno o due – un serio numero di strutture radicate su tutto il territorio regionale, però stiamo anche parlando di un impegno finanziario che riguarda il 2008, cioè per i prossimi due mesi. Dunque credo che il segnale sia estremamente positivo.
Voglio ringraziare – non faccio ironia – l’Assemblea legislativa regionale perché su questa legge si è trovata una sintesi. Da parte di nessuno non c’è stata la volontà di imporre una cultura politica, ideologica, c’è stato il rispetto del ruolo e un’attenzione e sensibilità verso i centri di aggregazione ai quali ci rivolgiamo e c’è stata sensibilità anche verso quei centri di aggregazione che attraverso questa legge, per un attimo, sembriamo accantonare.
Inoltre c’è il tema di tutti i centri di aggregazione giovanile, non solo quelli parrocchiali, perché questa legge aveva un obiettivo specifico, per gli altri ci sarà un’altra legge ed altre opportunità di intervento. Pertanto credo che nel prossimo bilancio, anche se verrà approvato l’ordine del giorno sottoscritto da tutti i Consiglieri della V Commissione, potremmo dare una risposta a tutte quelle realtà, laiche, cattoliche e plurali, che sono una risorsa del nostro territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Tiberi.

Oriano TIBERI. Questa è una legge che arriva in forte ritardo, sia perché la stragrande maggioranza delle Regioni d’Italia hanno già una legge similare, sia perché la prima di richiesta venne presentata fin dal maggio 2005 con la proposta n. 6 dei Consiglieri Lippi, Massi e Viventi, seguita dalla proposta di legge n. 84 del Consigliere D’Anna e dalla proposta n. 92 di tutto il gruppo di Forza Italia, e finalmente nel 2008 la Giunta regionale presenta la proposta n. 219, oggi testo base. Peraltro, altro aspetto da considerare, è che oggi la legge deve essere approvata velocemente in quanto rischiamo di perdere i finanziamenti.
Ora non entro nel merito dell’articolato, il relatore di maggioranza Comi ne ha già spiegato bene il contenuto, vorrei però cogliere l’occasione per ringraziare tutti i componenti della V Commissione, anche quelli che non hanno condiviso appieno la legge, in quanto in tale sede l’atto è stato esaminato attentamente e stata vista sotto i vari aspetti, quindi è stato fatto un buon lavoro.
Concludo invitando l’Assemblea legislativa a recuperare, votando immediatamente questa legge, quel ritardo che abbiamo sia nei confronti delle altre Regioni che di tutta la società.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei esprimere ai Consiglieri presenti le ragioni per le quali anche un buon laico deve guardare questa legge come uno strumento normativo estremamente importante, significativo, di cui bisogna valutare positivamente l’approvazione a prescindere dalla propensione o meno al confessionalismo e al clericalismo.
Gli oratori, infatti, sono uno strumento formidabile ed efficace di integrazione sociale che oggi come oggi presentano delle caratteristiche per certi versi molto diverse da quelle che a metà dell’ottocento ne avevano codificato la struttura per opera soprattutto di San Giovanni Bosco.
Primo concetto. L’oratorio di oggi è un oratorio che necessita di sostegno soprattutto per effetto della crisi di vocazioni, perché ci sono meno preti, ci sono meno sacerdoti, quindi il ruolo dei laici all’interno degli oratori è sempre più significativo ed importante in quanto c’è necessità di coadiuvare l’azione di chi conduce il progetto educativo e di chi frequenta gli oratori.
Secondo concetto. La società è cambiata, è diventata più complessa, anche la 626 ha fatto irruzione negli oratori. Quindi la proposta educativa e sociale degli oratori necessita di sostenere anche i costi delle protezioni sociali che le normative in materia – ho citato la 626 ma potrei citarne altri – richiedono a tutti coloro che gestiscono...
Scusate Consiglieri, ma già siamo in quattro, se poi vi mettete pure a chiacchierare! E’ una cosa veramente incredibile, non ho parole!

PRESIDENTE. Il problema è, Consigliere Castelli, che non possiamo sospendere la seduta perché prima l’Assemblea si è opposta ed ora se viene richiesto il numero legale, che non c’è, l’Assemblea salta. Prego concluda.

Guido CASTELLI. Fintanto che io chiacchiero il numero legale non può essere chiesto...

PRESIDENTE. Non è che può parlare per tanto!

Guido CASTELLI. …quindi la miglior soluzione al problema che lei ha posto, Presidente, è farmi continuare a chiacchierare, perché come è noto, ripeto, il numero legale si chiede prima di una votazione.

PRESIDENTE. La prego, Consigliere Castelli, continui.

Guido CASTELLI. Stavo dicendo che l’oratorio necessita di un sostegno proprio perché ci sono complessità che prima non c’erano.
Terzo concetto importante. Prima l’oratorio era l’unica cosa che c’era, vi si andava perché nella società altre alternative non erano praticabili. Oggi invece il ragazzo è molto cambiato, quindi le famiglie devono operare anche una scelta, che non è una scelta di carattere religioso o confessionale ma essa aderisce alla tipologia di offerta che promana proprio dagli oratori.
Questa proposta – attenzione bene, non è un discorso secondario, e mi riferisco ai Consiglieri della sinistra – riguarda la gratuità o quasi delle attività che propongono gli oratori. E’ su questo che mi piacerebbe misurare l’opinione della sinistra. Perché quando gli oratori, soprattutto quelli estivi, consentono di tenere i ragazzi, magari a Corvara o in Valle D’Aosta, a 120 euro la settimana viaggio incluso, deve essere considerata una proposta significativa ed importante per tutti. E non bisogna pensare che c’è la pretesa evangelizzatrice, che infastidisce, proprio perché, ripeto, quella di mandare i ragazzi all’oratorio è una scelta.
Dunque è un nostro dovere, riconoscendo la funzione sociale, fare in modo che questa esperienza possa continuare anche in epoche dove, come dicevo prima, molte cose sono cambiate.
Ad esempio sono cambiate anche le origini nazionali dei tanti ragazzi che frequentano l’oratorio. Chi conosce gli oratori sa che soprattutto nel settentrione non c’è la pretesa di gestire la coscienza religiosa del ragazzo, sopratutto nelle diocesi lombarde ci sono oratori che arrivano a contenere ragazzi di circa venti nazionalità diverse. Questo è a dimostrazione del grande significato ed importanza di questa esperienza. Una esperienza che è bene che valorizziamo, anche se arriviamo – come ha detto il relatore Tiberi – con estremo ritardo. Certo, ora non è il momento della polemica, dico semplicemente che nel frattempo sono state tantissime le Regioni che a questo riguardo hanno fatto passi da gigante.
Gli oratori sono importantissimi anche perché, all’interno delle città e degli agglomerati metropolitani ed urbani, sono centri dove si fa sport. E i nostri ragazzi sono ciccioni e deboli, questa è la realtà. Oggi si parla tanto di nutrizionismo, di prevenzione, tutte cose giustissime che vanno fatte, ma in realtà chi ha frequentato gli oratori – ed io sono fra questi – in essi incontra lo sport, al di là, ripeto, del confessionalismo religioso.
Dunque qual è la situazione? E’ che il numero degli oratori sta aumentando anche se l’assenza di sostegno e l’intervento di nuove normative e nuove situazioni – la carenza di vocazioni è una di queste – rende più difficile fare oratorio.
Pertanto la legge nasce per fare in modo che l’intuizione prima di San Filippo Neri e poi di San Giovanni Bosco – ripeto, nessuno si deve sentire offeso per il fatto che io ricordi la santità – possa continuare anche nel mondo moderno, di cui c’è bisogno, altro che!
Questa maggioranza ha voluto introdurre una norma, sulla falsa riga di quello che ha fatto la Regione Umbria, per arrivare ad attivare le misure regionali pro-oratorio in maniera che fosse chiaro che gli oratori debbano accedere alla rete dei servizi sociali, infatti le risorse verranno assegnate agli ambiti sociali. Io questa impostazione non la condivido, tanto è vero che il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato un emendamento. Ma perché non la condivido? E c’è una ragione, non è un riflesso pavloviano condizionato che mi porta a questo. Ovvero, la dinamica dell’oratorio non può essere irretita e avviluppata nella burocrazia del sociale regionale in quanto all’iniziativa dell’oratorio è consustanziale la libertà e l’originalità di quella proposta.
Comunque voteremo questa legge anche se c’è questo riferimento vagamente ideologico; cioè che i soldi non possiamo darli direttamente alle parrocchie ma li dobbiamo dare agli ambiti sociali che poi li danno alle parrocchie.
Dunque ancora una volta c’è la bandierina! Ma chi ha pensato a questa bandierina omette di ricordare che nel 2000 il Governo D’Alema approvando la legge n. 328 aveva già inserito le parrocchie e le associazioni ecclesiastiche fra i potenziali beneficiari delle politiche sociali, ma che poi, appunto, sono politiche che promanano dal fondo sociale e da quelle che sono le linee di finanziamento per il sociale di pertinenza del tutto statale.
Quindi non è questo il campo, il campo è quello di una piena sussidiarietà. Cioè dobbiamo entrare nell’ordine di idee che le politiche pubbliche, o meglio, le politiche che determinano un effetto pubblico possono essere quelle che derivano dall’iniziativa delle istituzioni o dei soggetti paraistituzionali, ma anche quelle che derivano dal terzo settore. Un terzo settore che a livello di finanziamento più o meno occasionalmente può anche incrociare le politiche pubbliche, ma che vale in quanto tale, pertanto non deve essere considerato uno strumento da utilizzare ma un settore che ha una sua dignità.
Quindi la sussidiarietà vera sta nel riconoscere i corpi intermedi, la loro azione, la loro autonomia e la loro libertà, certo, valutando ex post la probità, l’efficacia e l’utilità delle politiche che si pongono in essere.
Questo è un passaggio culturale che, secondo me, dalla V Commissione non è stato colto quando ha preteso, appunto, che vi fosse il filtro degli ambiti sociali che, ripeto, mi pare voler appagare più un problema ideologico che non altro.
Penso di aver detto tutto, aggiungo solo che la proposta educativa dell’oratorio accede direttamente anche ad una problematica molto cara a questa Assemblea legislativa, quella della tutela dei minori. Quei minori che normalmente siamo soliti affidare alla badante elettronica, ovvero il televisore di casa, ma che possono essere affidati, senza che nessuno pensi che da ciò derivi un condizionamento ideologico, a chi fa educazione da tempo senza pretese evangelizzatrici. Certo, ripeto, a monte c’è una scelta delle famiglie, ma credo che debba essere considerato un fatto molto positivo.
Anche perché – concludo facendo un ultimo esempio personale – è proprio quella libertà che si ispira all’interno degli oratori che non ha impedito ai giovani Guido Castelli e Luciano Agostini di darsene di santa ragione tutto il giorno nello stesso oratorio che frequentavano. Uno è diventato illustre esponente del centro-sinistra marxista, per il quale l’oratorio che non gli ha impedito di sviluppare il suo credo politico, anzi, gli ha consentito di fissare le fondamenta del suo carattere affinché potesse maturare la sua esperienza, mentre l’altro, meno modestamente, frequentando lo stesso oratorio, ha fatto scelte diverse.
Questo vorrei dirlo soprattutto agli amici di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, perché, certo, è la libertà il presupposto per l’evoluzione e l’educazione del minore, poi ognuno fa quello che crede, ci mancherebbe, ma nelle fondamenta credo si possa essere strutturati bene anche negli oratori.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Volevo semplicemente esprimere soddisfazione per questa proposta di legge che oggi arriva in quest’Aula, infatti già nel tardo novembre 2000, quando ero Consigliere regionale dell’allora Cdu, presentai una proposta di legge sugli oratori.
Diversi aspetti di quella proposta sono stati ripresi nella legge di oggi, quindi ritengo sia mio dovere personale e del gruppo che rappresento sostenerla, anche se magari proprio non tutte le questioni che pensavo dovessero essere accolte e legiferate ci sono, in ogni caso nella sostanza il senso c’è.
Nella proposta che presentai nel 2000, che riformulai in questa legislatura nel maggio 2005 (oggi pdl n. 6), chiedevo che i contributi venissero erogati direttamente a quegli istituti o parrocchie che ne avessero fatto richiesta sulla base di un preciso progetto. Questa proposta, invece, destina tutti i fondi agli enti locali che saranno poi questi soggetti che destineranno tali risorse. Va bene lo stesso, non ne faccio una questione di merito o di forma, però spero non ci siano problemi, cioè spero che questi fondi verranno vincolati a specifica destinazione, perché temo che gli enti locali, in particolare i Comuni, con la scarsità di risorse che hanno in questo momento, potrebbero magari destinare diversamente le risorse stesse.
Vorrei infine prendere atto anche dello sforzo finanziario. Qualcuno ha detto che 450 mila euro non sono tanti, ma è anche vero che in una fase come questa ed in questo momento dell’anno credo che dobbiamo essere ragionevoli e quindi dobbiamo comunque considerarlo un segnale positivo della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Da una parte vorrei anch’io esprimere soddisfazione per quello che ritengo sia un segnale nei confronti del mondo cattolico marchigiano e un segnale nei confronti dei giovani marchigiani, perché comunque tale provvedimento va nella direzione auspicata dalla sensibilità di questi due mondi, ovvero il mondo cattolico che segnalava l’importanza del ruolo degli oratori parrocchiali e i giovani che chiedevano un rafforzamento delle politiche regionali in loro favore. Però devo anche rilevare che questa proposta avviene con grande ritardo rispetto a quando maturarono queste esigenze. Peraltro vorrei correggere il collega Tiberi, nuovo di questa esperienza, che si è dimenticato di citare che la prima proposta di legge sugli oratori venne presentata dal collega Viventi il 10 novembre del 2000 e il 30 gennaio del 2002 da un’analoga proposta di Forza Italia. Quindi è una proposta che va indietro nel tempo e che, come potete immaginare, è stata sollecitata più volte dalle opposizioni in Assemblea legislativa regionale. E’ una proposta che arriva quando già tutte le Regioni italiane, tranne alcune, hanno già assunto provvedimenti sulla materia, e dove anche lo Stato – e questo lo ha detto, Consigliere Tiberi – ha già legiferato.
Consentitemi di aprire una parentesi che vorrei solo per un attimo richiamare. Nelle Marche esiste lo scandalo delle inadempienze sul piano istituzionale, così come per gli oratori, che oggi comunque trovano un punto di riferimento, ci sono decine e decine di atti legislativi presentati dalle opposizioni, e che peraltro la maggioranza si rifiuta di esaminare. Questo è grave sia sul piano del rapporto democratico che sul piano del rispetto delle istituzioni.
Guardate, non mi scandalizza il fatto che la maggioranza dica no ad una concezione di famiglia o al valore del pluralismo scolastico, ecc., ma in questa Assemblea legislativa si dovrebbe dire il perché di quel no, il perché di quel dissenso. Mi dà fastidio, e credo dia fastidio anche ai cittadini, perché il tentativo di accantonare in un cassetto e di non dare corso sul piano procedurale a quelle proposte significative che sono la storia degli ultimi anni, non aiuta a crescere nel rispetto reciproco.
In ogni caso prendo atto che alla fine la proposta del Consigliere Viventi, la proposta di Forza Italia e la proposta del Consigliere D’Anna hanno costretto la Giunta ad uscire allo scoperto. Quindi prendiamo atto che oggi anche le Marche hanno la possibilità storica di mettersi in linea con altre Regioni certamente più avanzate di noi.
E questo è il motivo della mia soddisfazione dove il segnale positivo corrisponde a due esigenze che ho posto, cioè che finalmente si rompe uno schema, si rompe una situazione che ha impedito in questi anni la discussione in Aula di tutta una serie di proposte delle opposizioni e dunque recuperando la piena agibilità dell’Assemblea legislativa. E se a questa proposta facesse seguito anche la possibilità di discutere altri testi, come, ad esempio, la proposta di legge presentata dal nostro gruppo relativamente alla funzione sociale delle scuole materne che, segnalo ai Consiglieri, soddisfano il 30% dell’utenza regionale, sarebbe un contributo in questo senso.
La validità della proposta è già stata richiamata, essa ha un grande valore, si tratta di riconoscere momenti oggettivi di aggregazione giovanili che hanno una valenza sul piano educativo, sul piano sportivo, sul piano culturale. Credo che ognuno di noi, magari anche quelli che oggi siedono sui banchi dell’ultrasinistra, abbiano avuto nel loro trascorso giovanile un qualche impatto con le realtà parrocchiali, quindi non credo si possa disconoscere il ruolo positivo svolto da questi luoghi, luoghi che hanno una valenza sociale anche rispetto alle tante forme di devianza che incontriamo oggi.
Non sono d’accordo sul contenuto della legge, nel senso che mi sembra sia un modo, al di là dello spirito, per non riconoscere la libertà, il significato e il pluralismo per affermare il concetto della sussidiarietà.
Voglio dire – Consigliere Luchetti, non me ne voglia – che quando si arriva a decidere un intervento di questo genere sarebbe più corretto pensare, come avevamo chiesto, ad un intervento diretto. C’è un erogatore di servizi che va controllato e monitorato, a cui garantiamo un sostegno, e questo erogatore deve poi dimostrare di averlo fatto, ma da qui ad inventarci il finanziamento che deve essere dato ai Comuni e il fatto che questo intervento debba essere dentro i programmi dell’ambito sociale, mi sembra una forzatura eccessiva.
Pertanto mi auguro che tutto questo non vada ad appesantire la stessa applicazione della legge.
L’altra cosa che mi ha un po’ scandalizzato è il tentativo di furto a cui abbiamo assistito oggi in quest’Aula. E’ vero che queste cose avvengono anche in Parlamento, ma tentare di andare a derubricare una parte del finanziamento per soddisfare altre esigenze mi sembra una cosa completamente fuori luogo, mi sembra una dimostrazione della cannibalizzazione del confronto politico che avviene anche in quest’Aula.
Mi dispiace che il Consigliere Procaccini non ci sia in questo momento, ma non si può venire qui a dire che si vogliono rubare 100 mila euro alla disponibilità finanziaria della legge sugli oratori, ci sono altri modi. Ad esempio, visto che fa parte della maggioranza, che si chieda all’Assessore Marcolini di rinunciare alla campagna di autopromozione della Giunta regionale, per la quale si spende un’ira di Iddio, per destinare poi alla lotta contro la violenza sulle donne 100 mila euro. Pertanto che si arrivi a chiedere di togliere dalla legge sugli oratori 100 mila euro è la dimostrazione che in fondo in quest’Aula si è tentato di nuovo il trabocchetto politico che vuole annullare la portata, in qualche modo recuperata, del provvedimento che abbiamo approvato prima e il significato di quello che approviamo adesso.
Riguardo all’ordine del giorno, Consigliere Luchetti, mi sono permesso di dire, ma non mi scandalizza più di tanto, che i centri di aggregazione giovanile – che sono centri diversi perché gestiti dalle amministrazioni locali, qualcuno potrebbe dire che sono il contraltare agli oratori – sono già finanziati dalla legge n. 46. Semmai si dovrebbe giudicare quanto e come vengono spese le risorse della legge n. 46, cioè se la legge n. 46 funziona o non funziona, e il ruolo – io dico maldestro – delle amministrazioni provinciali. Quindi potevamo recuperare dicendo che è quella legge che semmai dovrebbe essere aumentata di risorse e che 400-500 mila euro per i giovani delle Marche sono un’inezia rispetto all’esigenza che c’è.
Dunque accostarla oggi mi sembra un modo per soddisfare qualche vanità politica che certamente non aiuta ad affrontare seriamente il problema delle politiche per i giovani che questa Regione ancora una volta ha dimostrato di non avere.

Presidenza della Vicepresidente
Stefania Benatti

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Voglio innanzitutto sottolineare il compiacimento per una legge che oggi approda in Aula dopo un percorso certamente travagliano. Perché purtroppo, come sempre avviene, quando ci sono temi dove è coinvolta la Chiesa Cattolica si ingenerano meccanismi particolari dove la politica intravede spettri che in realtà non esistono.
Perché dico che non esistono, perché chiunque di noi – io sono fra questi – abbia frequentato con assiduità gli oratori lo ha fatto nell’età particolare ed estremamente complessa dell’adolescenza, quindi ha potuto sicuramente apprezzarne la protezione che ne ha ricevuto. Ritengo che se in passato molti giovani non avessero avuto la possibilità di frequentare gli oratori probabilmente avrebbero trovato altri luoghi di aggregazione, e siccome la nostra società, al di fuori della sfera familiare, progressivamente e inesorabilmente è diventata sempre più pericolosa, sarebbero potuti incorrere in tentazioni che, invece, all’interno degli oratori non ci sono.
Dunque è una legge di grande civiltà. Sono d’accordo con il collega Giannotti quando dice che poteva contenere anche altri aspetti, ma io fra il niente e il piuttosto preferisco scegliere il piuttosto, cioè prendo quello che di buono c’è perché è già un segnale importante.
Penso che con questa legge non facciamo un favore alla Chiesa Cattolica ovvero ai suoi rappresentanti cioè i parroci sul territorio, ma facciamo un favore ai nostri figli.
Infatti gli oratori hanno svolto e continueranno a svolgere inesorabilmente un ruolo educativo e di aggregazione straordinario, sono luoghi dove i ragazzi possono oltre che confrontarsi anche scontrarsi, ma comunque sono sempre mitigati da quella presenza che io, per lo meno per la mia esperienza, ho trovato sì silente ma sempre presente. Non è una contraddizione di termini, è una presenza di educatori che con una testimonianza leggera hanno guidato e guidano tuttora una parte importante e determinante della nostra vita.
Dunque anche la Giunta regionale ha recepito quella che è stata da sempre una nostra spinta. Prima il collega Viventi ha detto che nella scorsa legislatura (anno 2000) insieme ai colleghi Massi ed altri ha presentato una proposta di legge, oggi il testo della proposta che andiamo ad analizzare è la sintesi di varie proposte, tra cui anche la nostra, sono ben quattro, una è della Giunta ed altre di vari Consiglieri.
Quindi penso che la sintesi e la convergenza che i vari gruppi hanno trovato sul testo sia un punto qualificante dell’attività della nostra Assemblea legislativa.
Mi dispiace che non tutti i gruppi si sono allineati, ma la democrazia prevede questo, è fisiologico e normale, ne prendiamo atto, l’importante è dotare la nostra regione di una legge che sicuramente porterà un valore aggiunto alla crescita e all’educazione dei nostri figli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Credo che, come è stato già detto, al di là della soddisfazione che può avere chi come me ha presentato una proposta di legge in questo senso, ci sono anche da tenere in considerazione i tempi lunghissimi, prima addirittura si è fatto riferimento a proposte presentate in legislature precedenti. Quindi a questo punto, al di là delle proposte di legge di oggi (n. 219, n. 6, n. 84, n. 92) il merito credo debba essere attribuito agli oratori che in questi anni sono andati avanti anche senza una legge, a testa bassa sono sempre stati un punto di riferimento importante.
Nella società di oggi c’è in atto la politica dello sballo e del divertimento forzato a tutti i costi oppure della ubriacatura come se fosse uno stile di vita, mentre gli oratori sono riusciti a conservare una linea che se non altro ha consentito di ridurre questi preoccupanti fenomeni.
Quest’opera certamente doveva essere riconosciuta, e averlo fatto con una legge è stato senz’altro doveroso, ma il merito, ripeto, va a chi nonostante tutto ha continuato a proporre ai giovani un’alternativa di socializzazione che generalmente dà sempre buoni frutti.
La proposta da me presentata si compone soltanto di quattro articoli, pensavo quindi fosse più semplice ma, come troppo spesso accade, quando si mettono insieme molte idee non sempre si riesce a fare una sintesi e qualche volta si fa confusione.
Voglio dire cioè che se da una parte viene riconosciuta la funzione sociale degli oratori, non si capisce perché poi ci debba essere l’intermediazione dei Comuni. Francamente credo che i Comuni hanno già il loro da fare, quindi non credo che questa sorta di passaggio, questa sorta di vasca di decantazione di aiuto economico fosse poi così necessario.
Quindi l’osservazione, come già detto anche da altri, è che si poteva certamente semplificare, ma aggiungo anche che non si può neanche pretendere, dopo decine di anni che si susseguono varie proposte, di arrivare qui e ottenere il risultato al 100%.
Il risultato c’è, c’è un riconoscimento doveroso a queste strutture e c’è anche un impegno economico, che a nostro avviso certamente dovrebbe essere più consistente.
Ma spero, alla luce di ciò che è emerso oggi, che magari successivamente si vorrà semplificare e quindi affidare direttamente agli oratori quelle risorse che nei prossimi anni verranno messe a disposizione, appunto, per questi importanti presidi sul territorio, che sono una sorta di enclave di ampio respiro, sono valide alternative per i nostri giovani che troppo spesso sono asserragliati dalla cultura dello sballo e del divertimento forzato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Brevemente perché lascio al mio Capogruppo le riflessioni finali ed anche perché i colleghi hanno già sottolineato tutti i concetti che anch’io condivido.
Voglio solo ripetere e che sia chiaro che questo non è un contributo al vescovo e al prete, è una forma – questo lo dico ai laici – di contributo ad una organizzazione che fa sussidiarietà vera a favore della famiglia.
Nei nostri oratori ci sono tutti, ci sono i figli dei mussulmani, dei buddisti, degli anticlericali, degli atei, ci sono figli di tutte le etnie, di tutte le opinioni politiche e religiose. Non credo ci sia stato mai un prete o un assistente di oratorio che abbia fatto attività coercitiva – come diceva prima il Consigliere Castelli – sia in senso politico che in senso religioso.
Non ritornerà più quell’oratorio che a favore dei bambini e delle famiglie meno abbienti faceva anche le ripetizioni e faceva fare i compiti, certo, se ci arrivassimo sarebbe una grande conquista, ma in ogni caso questa di oggi è già una conquista, come diceva Viventi, dopo sette anni si concretizza un provvedimento normativo che entra nell’ordinamento della Regione a pieno titolo, lo fa con dignità, recepisce una direttiva che è nella legge nazionale. Diciamo, quindi, che era ora, però quanta ancora chiusura preconcetta e pregiudiziale c’è nei confronti di queste norme basate sull’equivoco che dicevo prima.
Peraltro qui tutti, da sinistra a destra, parlano di sussidiarietà e questa dunque è una forma di sussidiarietà.
Dicevo prima al collega Bugaro, che insieme ai Consiglieri Tiberi, Luchetti, Comi, Procaccini ha firmato l’ordine del giorno, un documento che con prudenza e saggiamente chiede alla Giunta regionale di assegnare i fondi anche per i centri di aggregazione giovanile comunale, che ho trovato perplessità a firmarlo. Quando ero Sindaco penso di aver per primo creato all’inizio degli anni novanta un centro di ascolto che si chiamava Informagiovani, una specie di aggregazione laica per i giovani, quindi non ho nessuno scandalo per questo, però chiedo al Consigliere Bugaro, come ai Consiglieri Tiberi, Comi, Luchetti, se questa vuole essere la rassicurazione al Consigliere Procaccini e ad altri della sinistra che c’è un’altra realtà laica dall’altra parte della sponda dell’oratorio. Se è questo lo capisco, non mi scandalizzo, però vorrei dire agli amici e compagni della sinistra che non sono sullo stesso piano, sono un’altra cosa proprio per come i Comuni organizzano, appunto, questi centri di aggregazione giovanile. Peraltro alcuni Comuni sono più bravi ad organizzare mentre altri lo sono meno, vi assicuro che ci sono lodevoli iniziative, chiamiamole laiche, mentre altre sono assolutamente la cultura del nulla, ma io non sono abituato a fare di ogni erba un fascio; peraltro ci sono anche oratori che funzionano e altri che non funzionano oppure altri che fanno educazione e altri che fanno soltanto gioco, seppur anche il gioco ha un valore educativo.
Quindi certamente oggi abbiamo trovato una mediazione, ma due cose le voglio dire.
Prima questione. La burocratizzazione della programmazione e del controllo dell’oratorio incentrata sull’autorità d’ambito non mi trova d’accordo. C’entra come i cavoli a merenda! Secondo me, senza condirla di ideologia, è una forzatura burocratica. (…) Bene, allora guardi, Consigliere, sospendo il giudizio e tra un anno ci ritroveremo qui e vedremo se ha funzionato in questo modo!
Seconda questione. Per me la materia non è di competenza – non si arrabbino i colleghi componenti, ai quali riconosco che hanno fatto un ottimo lavoro – della quinta Commissione, l’ho scritto anche in un emendamento. Avevo detto anche con tutti i colleghi di tutti i colori della prima Commissione che siamo di fronte a politiche giovanili e quindi anche a funzioni educative e sussidiarie. Quindi ritengo, e non perché ne faccio parte, che la prima Commissione dovesse essere quella più appropriata a trattare di oratori.
Comunque sottolineo veramente con soddisfazione l’approdo a cui si arriva oggi, perché sono sette anni che stavamo aspettando.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non ho potuto seguire tutto il dibattito ma penso siano state dette molte cose. Io voglio ribadire in primo luogo la soddisfazione di vedere una legge sulla quale l’opposizione si era cimentata con diverse proposte.
Le leggi che avevamo proposto sono tre e tutte hanno lo stesso humus culturale, hanno lo stesso obiettivo di valorizzare il ruolo degli oratori nella formazione, nell’apprendimento e nell’integrazione dei giovani. Dunque attraverso questa forma senza però escludere tutte le altre che in questa Regione sosteniamo con diverse leggi.
Vorrei anche ricordare che il Governo Berlusconi nel 2003 su questo aveva fatto una legge specifica individuando quei tre o quattro passaggi importanti che oggi ci consentono di rafforzare la nostra proposta di legge.
Il fatto che gli oratori sono considerati opere di urbanizzazione secondaria non è meno importante, proprio perché molte volte mancano le strutture per poter realizzare questi luoghi e questi spazi. Nel 2002 è stato introdotto che devono essere esonerati da tasse e da Ici, addirittura alle parrocchie è stata rimborsata l’Ici versata in precedenza.
Ma questa legge oltre a prevedere dei minimi sostegni, che penso bisognerebbe rafforzarli a livello nazionale, consentiva soprattutto a tutte le Regioni di impegnarsi in un percorso di questo tipo.
Purtroppo noi siamo tra le ultimissime Regioni in Italia che approva una legge di questo tenore, dunque non siamo i primi perché da parte della maggioranza c’è stata una certa riluttanza. Peraltro oggi una certa visione di una parte della maggioranza è stata addirittura discriminante, perché è ideologia l’aver fatto aspettare questa legge e l’aver rinviato il riconoscimento degli oratori come strutture che possono svolgere un’azione pubblica di sostegno ai nostri giovani. Cioè non è stata rinviata per opportunismo di qualsiasi altro tipo ma perché in maggioranza ha avuto un lungo e travagliato percorso di approvazione.
(…) Consigliere Binci, sa perché li sostengo? Molte volte noi sposiamo delle idee, io ho fatto inserire insieme all’amico Bugaro degli emendamenti che la Commissione ha accolto, ma sa su che cosa mi sono basato? Sul funzionamento di quegli oratori che ho aperto insieme ai parroci quando facevo il sindaco di Treia, e sono oratori che funzionano perfettamente, funzionano soprattutto quelli dove sono integrate le famiglie, cioè dove la partecipazione alla programmazione e alla gestione degli spazi avviene con la famiglia. Questi sono i veri spazi di integrazione che oggi non abbiamo più, essi sono spazi interculturali, interraziali ed anche interreligiosi, infatti nei nostri oratori vengono bambini di altre religioni e i parroci sono ben contenti che vengano, non c’è obbligatoriamente nessun insegnamento e inculcamento di religione.
(…) Certo, Consigliere Binci, in questa regione i vostri li avete tutelati da sempre, mentre per quelli cattolici non lo avete fatto. C’è stato un diverso trattamento, questa è la differenza! Qui molti sostengono che stiamo marginalizzando qualcuno, mentre voi questo l’avevate già perpetrato!
Concludo dicendo che siamo soddisfatti, oltre che per il recepimento di molti nostri emendamenti, che sono di coronamento e di maggiore efficienza, anche per la burocratizzazione che abbiamo voluto introdurre – condivido quello che ha detto il Consigliere Massi -, cioè l’ambito sociale che progetta e programma, i Comuni che controllano, ecc..
Nelle politiche dell’ambito sociale non ho una visione di interferenza, perché poi altri centri di aggregazione giovanile non hanno, Consigliere Luchetti, un percorso così complicato proprio perché sono direttamente gestiti dai Comuni e non attraverso l’ambito sociale.
Inoltre il passare attraverso i Comuni ha dei pro e dei contro. I pro sono che normalmente se i programmi e i progetti valgono i Comuni integrano le risorse messe a disposizione dalla Regione. Invece i contro è che non essendo molti i fondi ci saranno diversi enti che non faranno tale integrazione perché non avranno questa sensibilità, quindi avremo una certa diversità di trattamento sul territorio regionale.
Concludo esprimendo la soddisfazione del gruppo di Forza Italia per aver visto alla luce la seconda o terza legge che aveva promosso in questo consesso regionale. Inoltre ringrazio quanti nella maggioranza hanno voluto condividere un’esperienza positiva che oggi si conclude con questo atto estremamente dovuto e necessario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Solo per dire che il discorso del finanziamento è per non ingolfare, tra l’altro, gli uffici regionali. Infatti per evitare che la Regione dovesse mettere su un ambaradam organizzativo per il controllo degli oratori si è preferito il canale diretto con il Comune. Quindi è uno snellimento e non una burocratizzazione.
Inoltre il finanziamento va ai Comuni inseriti nell’ambito, quindi spero che funzioni.
E qui voglio fare una riflessione, e figuriamoci, lo dicevo prima al collega Binci, se io non sono legato a queste esperienze! Ma, attenzione, perché il finanziamento di questa attività secondo me potrebbe generare anche degli equivoci, quindi comprendo la dialettica anche di chi non è d’accordo, proprio perché il finanziamento di una specifica attività di questo genere potrebbe essere paragonato – pensate un po’! – anche al discorso delle Caritas. Voglio dire che certamente va benissimo il finanziamento delle attività della Chiesa cattolica, ormai è un filone stabilito anche dalla legge nazionale, però anche a livello centrale sarebbe stato meglio allargare la possibilità, come è stato fatto con l’8, il 9 o il 10 per mille, piuttosto che canalizzare queste cose.
Perché dico questo? Perché quando si finanziano attività di questo tipo poi non capisco perché non si debbano finanziare per esempio le Caritas. Gli oratori hanno avuto una funzione essenziale per la gioventù e oggi giocano un ruolo meno forte di un tempo, mentre per esempio le Caritas giocano sempre un ruolo fortissimo rispetto alle condizioni di povertà e al discorso dell’immigrazione e della emarginazione, esse hanno una rete che lo Stato si sognerebbe di avere. Addirittura lo Stato fa riferimento ai dati sull’immigrazione reale, e quindi non quella statistica dei Comuni, attraverso le Caritas. Quindi è una funzione incredibilmente importante.
(…) E’ qui che sbaglia, Consigliere, perché nel momento in cui finanzio poi dal punto di vista pubblico devo rendicontare quello che finanzio – qui la legge non ha potuto fare altrimenti –, allora secondo me si corre verso un ingabbiamento dell’azione della Chiesa che non va bene.
Pertanto se riconosciamo queste funzioni magari sarebbe meglio aumentare l’8 per mille al 10 per mille e non ingabbiare con questi finanziamenti.
Questa è una riflessione importante che voglio affidare ai credenti in modo tale che ci si possa confrontare meglio anche con i non credenti.
Infine credo sia importante sottolineare anche il fatto che la legge apre – lo dobbiamo dire sia per onestà intellettuale che per giustizia – non solo alle confessioni cattoliche ma anche agli altri.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La legge oggi in discussione è il risultato di un lungo percorso avviato da altre proposte, correttamente allegate all’atto base, presentate dai nostri gruppi. Il Consigliere D’Anna di An e il gruppo di Forza Italia posero la questione all’inizio della legislatura, proposero un testo che è il nostro testo base, dunque quello è il testo che ci avrebbe fatto esprimere una piena soddisfazione.
La politica però è arte del possibile, quindi crediamo che ci siano elementi di soddisfazione anche sul testo licenziato dalla Commissione. Però non vogliamo sottacere, ripeto, che il nostro testo era quello proposto all’inizio di legislatura, cioè quella era la soluzione principale a tutte quelle questioni che non è certo solo da oggi che vengono sollevate in quest’Aula. Infatti sono almeno due legislature che l’opposizione ha avuto la responsabilità di sollevare, appunto, la questione del sostegno vero ad una delle attività più radicate, e non nel tessuto sociale, non usiamo sociologismi, ma nelle coscienze delle persone, nel vissuto delle famiglie. Perché chi tra noi non è comunque cresciuto trascorrendo in parte o in tutto le proprie giornate negli oratori e nelle parrocchie? Dunque è un vissuto che sta nelle coscienze degli italiani, nelle coscienze dei marchigiani.
Sul testo proposto anche noi del gruppo di An – lo ha detto il Consigliere D’Anna e coloro che sono intervenuti – possiamo esprimere soddisfazione su quello che è stato l’esito conclusivo del percorso in Commissione. Questo testo convince in quasi tutte le sue articolazioni, ma dico “quasi”. Lei, Consigliere Luchetti, parlava di orpelli, di laccioli, ma questi non si risolvono con ciò che ha detto, perché l’8 per mille è un’altra cosa, è la Chiesa Cattolica, è la Chiesa tout court, è una questione di coscienza individuale. Qui siamo ad una assunzione di responsabilità da parte dell’intera Istituzione regionale che riconosce la funzione sociale di un luogo che si chiama oratorio. È un’altra cosa, è una scelta più marcata, e lei, Consigliere Luchetti, dovrebbe essere il più convinto e sostenitore di questo principio, peraltro come lo è stato anche durante i lavori della Commissione.
Chi è che ha inserito i laccioli? E’ stata la mediazione fatta dalla maggioranza, perché per far passare l’intera proposta è stato inserito un pataracchio, cioè: “tenuto conto delle programmazioni degli ambiti territoriali sociali”. Quindi la questione degli ambiti sollevata dal collega Capponi c’è, caro Consigliere Luchetti.
Altro lacciolo ancora più pesante. Si dà il finanziamento ai Comuni, all’articolo 5 comma 1 si dice: “la Regione assegna finanziamenti ai Comuni associati negli ambiti territoriali sociali, per la concessione di contributi ai soggetti...”, cioè agli oratori. Questi sono laccioli che avete inserito voi! Noi vogliamo – e abbiamo fatto anche un emendamento – che il finanziamento sia diretto, si fa un protocollo, ci sono soggetti ben individuati che possono proporre le domande, si fanno dei progetti, si approvano e lì si finanziano. Questo è il meccanismo che vogliamo sia proprio anche di questa legge.
Quindi vi invitiamo ad accogliere tale indicazione attraverso l’approvazione di emendamenti specifici. Cioè togliamo “tenuto conto della programmazione degli ambiti sociali”, che c’entra?! E’ un’altra cosa, quella è la parte del nostro Piano sociale regionale, delle nostre procedure. Questo invece è un capitolo che sì apriamo finalmente come istituzione ma è un capitolo che, ripeto, è radicato nelle coscienze, nei vissuti delle famiglie marchigiane e italiane, quindi non facciamo altro che andare a riconoscere una cosa che c’è da sempre nella storia dei tanti paesi, delle tante città e delle tante comunità del nostro territorio.
Dunque chiediamo che la discussione sia nel merito di queste questioni, che non sono sovrapponibili ad altre – mi scusi, Consigliere Luchetti, ma anche questo è un altro appunto che le faccio –, perché la Caritas ha i suoi percorsi. Perché, non sosteniamo la Caritas?! Chiediamolo al nostro amico Marcolini di Macerata che è il responsabile oppure chiediamolo a tutti gli altri responsabili delle Caritas provinciali! Chiediamolo all’Avg regionale che raccoglie e riunisce i volontari! E’ quello il grosso delle nostre attività di sostegno del sociale. Scherziamo!
Qui, invece, finalmente apriamo un’altra questione, che è parallela, che è specifica, che è differente e che è un unicum che riguarda, appunto, un incontro di generazioni, la questione dei giovani, che riguarda quelle tante capacità di recupero di sacche di emarginazione che attraverso la presenza di parrocchie ed oratori riescono ad essere frenate da quelle derive legate all’illegalità, ecc..
Concludo dicendo che la soddisfazione c’è ed anche se i nostri testi erano quelli che ad inizio legislatura hanno visto assumerci il compito di sollevare le questioni anche questo è un testo che comunque condividiamo, però togliamo quei lacci e laccioli di procedura che appesantiscono soltanto, sono solo ricadute di dialettiche più o meno intessute tra gruppi di maggioranza. Noi vogliamo che ci sia una diretta interlocuzione tra l’Istituzione regionale e l’oratorio, senza nessun tipo di intermediazione quasi ad essere un cappello messo sopra a delle questioni per chissà quale sospetto e per chi chissà quale diffidenza rispetto all’oratorio in sé per sé.
Noi crediamo nella funzione degli oratori, luoghi che attraverso la carica, la spinta e la motivazione religiosa fanno attività di grossa rilevanza sociale, e questo lo abbiamo dimostrato soprattutto nella precedente legislatura ponendo le questioni.
Finalmente questa legislatura vedrà approvata una legge che riconosce la funzione degli oratori, ne siamo ben felici, e con quelle correzioni ne saremo totalmente soddisfatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questa discussione mi riporta un po’ al passato, mi riporta alla mia giovinezza passata negli oratori prima come fruitore e poi come allenatore di squadre giovanili. Per sei anni gratuitamente ho allenato centinaia di ragazzini mischiando la funzione sportiva a quella educativa, funzione allora molto chiara sia nelle parrocchie che nei centri sportivi.
Adesso purtroppo per fare sport i nostri ragazzi devono pagare 300 euro all’anno, quindi, secondo me, ancora più degli oratori, è questa l’emergenza. Perché questo significa che nella nostra regione ci sono migliaia di ragazzi che non possono fare sport in quanto non hanno soldi. Peraltro anche i Comuni hanno difficoltà ad intervenire, non siamo più nella fase delle vacche grasse.
Dunque il fatto che molti ragazzi non hanno diritto allo sport è un’emergenza, perché lo sport è crescita fisica, sportiva e soprattutto sociale, lo sport è un momento di aggregazione proprio come lo erano le parrocchia e gli oratori.
Peraltro vedo anche una contraddizione. Una volta le parrocchie e gli oratori non venivano finanziati da nessuno, una volta eravamo tutti più poveri eppure le parrocchie e gli oratori erano pieni, c’era il lavoro volontario. (...) No, noi non abbiamo distrutto niente! Semmai è stato l’egoismo di tutti che ci ha indotto a pensare soltanto agli affari nostri, a non dedicare neanche più un minuto al sociale e al lavoro comunitario, come facevano, ad esempio, i contadini di allora, che magari morivano di fame ma alcuni giorni dell’anno gratuitamente sistemavano le strade, curavano le siepi o altro.
Voglio dire che qui non c’è bisogno di soldi, proprio perché la Chiesa ha già quell’8 per mille che dovrebbe investire sia per il sostentamento dei preti che in opere. Inoltre anche nella mission della Chiesa vedo una contraddizione, ovvero è la Chiesa stessa che dovrebbe aiutare i poveri, non può venire a chiedere i soldi! La Chiesa non è povera! Questi soldi noi li dobbiamo togliere da qualcos’altro! Se proprio vogliamo dare dei soldi diamo i nostri! Quindi c’è una forte contraddizione, si dice che si vogliono aiutare i poveri e poi si cercano i soldi per se stessi.
Peraltro per rivitalizzare gli oratori non saranno questi 2 mila euro che potranno risolvere, ad essi occorre una comunità, servono delle persone di supporto che svolgano una funzione educativa in forma volontaristica e professionale, cioè come fa tanta gente presso le associazioni di volontariato.
Quindi non dico che non voglio riconoscere la funzione degli oratori, spazi sociali che addirittura ancor di più oggi potrebbero svolgere una funzione sociale educativa, ma non è questa legge e non sono questi fondi che faranno rinascere ciò che non è più in vita. Mi sento dirlo proprio perché ho passato la mia giovinezza presso gli oratori. Oggi agli oratori più che un bisogno economico manca un bisogno spirituale, quindi credo con una legge non si possano dare alle comunità quelle energie spirituali che esse stesse non riescono a trovare nel loro spirito e nel loro cuore.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Il mio sarà un intervento brevissimo, ma ritengo che in una discussione importante come questa debba esserci il parere di tutti.
Voglio testimoniare il mio favore per questa legge che considero un riconoscimento dovuto, forse arrivato con ritardo ma senz’altro dovuto proprio per la funzione sociale che gli oratori svolgono da sempre.
Mi permetto di sottolineare che in alcune zone, non sarà il caso delle Marche, i preti che hanno fatto oratorio in certi contesti sono anche morti, si sono messi in prima fila per fronteggiare la mafia e per dare accoglienza a personaggi scomodi, ed è inutile che vi ricordi di quali martiri stiamo parlando.
Questa cosa è importantissima, è una testimonianza per tutti. Anzi, mi viene anche il dubbio che negli oratori ci sia anche troppo pluralismo! Se il Consigliere Binci, che ugualmente come altri ha passato negli oratori la sua infanzia e vi ha fatto il cursus honorum dell’educatore, è riuscito a stravolgere il senso della legge e soprattutto non ha compreso qual è il senso del finanziamento, qual è il senso del denaro o qual è il senso del donare ai poveri.
Io invece come madre posso dire che grazie a Dio ancora gli oratori funzionano, perché i miei figli, che ormai sono grandi, in essi vi hanno trovato accoglienza.
Credo che gli oratori siano un aiuto, un corroborare l’azione educativa delle famiglie, benvengano. Quindi spero che non ci siano storture che possano ostacolare il percorso unitario dell’approvazione della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Sottoscrivo totalmente l’intervento del Consigliere Binci, quindi non ritorno sulle tante questioni che ha posto.
Il problema dell’aspetto economico, appunto sottolineato dal Consigliere Binci è assolutamente vero. Purtroppo viviamo in un Paese che ha una tendenza da un quindicennio a questa parte che è deleteria e, secondo me, è deleteria per la Chiesa stessa, per il ruolo che vorrebbe svolgere.
In questo Paese siamo passati attraverso una serie di norme che non hanno fatto altro che interloquire con il mondo della religione attraverso l’aspetto economico, ovvero siamo ritornati alla vendita delle indulgenze legalizzate.
Vi invito a leggere il libro “La Questua” di Curzio Maltese, che al di là di come uno la pensi è comunque interessante. Leggendo i casi di finanziamenti pubblici alla Chiesa che Curzio Maltese elenca ne mancano tanti, ad esempio mancano tutti i soldi che la Regione Marche, da quando sono qui, ha deliberato a favore della Chiesa, non ultimo la cospicua cifra che abbiamo speso per la Giornata della gioventù, già oggetto di un’interrogazione in quest’Aula, vi ricordo che si trattava di 4 milioni di euro finiti allo stesso destinatario.
Vi inviterei anche a fare un ulteriore lavoretto come ho fatto io, andatevi a vedere come questa Regione ha destinato i fondi del terremoto. I soldi sul terremoto, che per l’80% nei capitoli beni culturali sono finiti alla Cei, e i 4 milioni di euro per la Giornata della gioventù, e tante cose che non so perché naturalmente un Consigliere regionale non riesce ad entrare nel dettaglio degli impegni di spesa che si fanno attraverso i dirigenti, nel libro non ci sono. Inoltre non ci non neppure questi 450 mila euro di quest’anno, che saranno sicuramente 500 mila per il prossimo anno. E come non ci sono quelli della Regione Marche non ci sono neppure quelli di tante altre Regioni italiane che stanno facendo allo stesso modo.
Il problema vero, come dice lo stesso Curzio Maltese, è che qui si fa un gran parlare della casta e dei costi che i politici hanno sulle casse pubbliche, ma solo con i dati di Curzio Maltese, dove appunto mancano quelli che io non conosco, abbiamo fatto pari con la casta dei politici, cioè i soldi che lo Stato prende dalle casse dello Stato, dai contribuenti, ecc. e che gira al Vaticano, alla Cei, alla Chiesa in varie forme, sono pari. E su questo naturalmente nessuno dice niente.
Questi giorni mi è capitato un fenomeno strano. Normalmente quando si solleva questo si dice: “va bene, ma l’80-90% degli italiani sono cattolici”, perché si contano i battezzati. Senonché qualche giorno fa un mio amico ad una riunione pose al Vescovo alcune questioni, e lui ha risposto: “non possiamo risolvere tutto, tutto sommato rappresentiamo si e no il 15% dei cittadini italiani, quelli cioè che più o meno frequentano e partecipano”.
Quindi da parte di questa istituzione le percentuali cambiano a seconda se si parla di avere o di dare.
Io sono ideologico, non ho problemi a dirlo, anch’io ho frequentato l’oratorio per qualche mese della mia vita ma sono andato via schifito da questa esperienza, e da lì ho fatto le mie scelte. Poi ognuno ha l’esperienza che gli capita, nel senso che nella mia vita, andando avanti, ho incontrato un sacco di preti in gamba, di frati in gamba, tutt’oggi ne frequento tantissimi, magari anche di più di quelli oggi votano questa legge e che la sostengono sui giornali. Solo che questi stessi preti e questi stessi frati quando ad esempio gli parlavo dei 4 milioni di euro per Giornata della gioventù erano più estremisti di me sullo scandalo che in questa regione ha rappresentato questa cosa. Peraltro sono convinto che sarebbero d’accordo pure su questo.
Poi magari io avrò frequentato cattive compagnie, come mi era capitato quell’unico esempio di oratorio, magari solo io avrò avuto questa sfiga di finire con un prete che aveva una visione del mondo che nemmeno nel medioevo c’era!
Ma naturalmente non è questo l’oggetto della discussione, perché i parroci sono come tutti gli altri esseri umani, ce ne sono di tutti i tipi, quindi la questione non è questa, la questione è la scelta che un ente come la Regione fa, quindi che fa un Consigliere regionale in questo contesto, rispetto a come dovevano essere destinati e a chi devono essere dati i soldi pubblici.
Allora credo, come ha detto il Consigliere Binci, che in questi anni come cittadini italiani attraverso le istituzioni di soldi alle parrocchie, agli oratori, alle associazioni cattoliche, a tutto quello che vogliamo, ne abbiamo dati a bizzeffe, non ultima la questione dell’8 per mille. Una questione che è uno scandalo, perché con l’8 per mille ripartiamo, sulla base delle scelte fatte, una cifra enorme che è quella dei cittadini che non si esprimono. Quindi i cittadini che non si esprimono senza saperlo rimpinguano quei fondi, sui quali peraltro vi è trasparenza zero, nel senso che una volta incamerati ne fanno quello che vogliono. Magari ci fanno anche la pubblicità dell’8 per mille dicendoci che hanno fatto sociale, ecc., ma poi andiamo a vedere i dati ufficiali e c’è un 20-25% che finisce alle opere sociali, cioè di quell’8 per mille che vengono dall’Irpef dei cittadini, dalle tasse che abbiamo versato. Io per fortuna da quando ho iniziato a fare la denuncia dei redditi ho cominciato a dare i soldi alla Chiesa Valdese, continuerò a farlo, sono orgoglioso di farlo, e invito sempre tutti a fare la stessa cosa.
Il mio gruppo, come abbiamo già fatto in Commissione, intende uscire dall’Aula per non partecipare alle votazione, quindi visto che sono una persona disciplinata seguirò queste indicazioni, però in autonomia sarei rimasto e avrei votato contro.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.

Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 dei Consiglieri Capponi, Cesaroni, Santori, Ciriaci, Massi, Tiberi, Giannotti, Bugaro:
Al comma 2 sono soppresse le parole “e delle organizzazioni che rappresentano gli istituti religiosi cattolici”.
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Va bene.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1/2 dei Consiglieri Capponi, Cesaroni, Santori, Ciriaci, Massi, Tiberi, Giannotti, Bugaro:
Al comma 2 le parole “nonché da soggetti” sono sostituite con “nonché da enti”.
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Va bene.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Soppresso.

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 4/1 dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Silvetti:
Al comma 1 eliminare le parole: “tenuto conto della programmazione regionale sociale e della pianificazione degli ambiti territoriali sociali di cui all’articolo 8 della legge 328/2000".
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Riferirsi alla programmazione regionale sociale è un orpello. Perché è nei fatti che l’oratorio svolge quel tipo di funzione, il tenuto conto ecc. è una questione che secondo noi è ridondante, se non addirittura di sospetto, di diffidenza rispetto a quello che è lo svolgimento delle funzioni degli oratori.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4/2 dei Consiglieri Massi, Cesaroni, Tiberi, Santori, Ciriaci, Giannotti, Capponi, Bugaro. Decaduto.

Emendamento n. 4/3 del Consigliere Luchetti:
Al comma 1 lett. a dopo le parole: “enti ecclesiastici della Chiesa Cattolica” aggiungere le seguenti: “e delle associazioni cattoliche nazionali degli oratori presenti nelle Marche.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4/4 dei Consiglieri Massi, Cesaroni, Capponi, Giannotti, Ciriaci, Santori, Tiberi, Bugaro, identico all’emendamento n. 4/5:
Alla lettera a) del comma 1 dopo la parola “cattolica” aggiungere: “e delle associazioni cattoliche nazionali;”.
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Questi emendamenti si devono intendere decaduti in quanto già recepiti nel testo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4/4. Ritirato.

Emendamento n. 4/5 dei Consiglieri Capponi, Cesaroni, Santori, Ciriaci, Massi, Tiberi, Giannotti, Bugaro. Ritirato.

Articolo 4, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Silvetti:
Al comma 1 eliminare le parole “ai Comuni associati negli ambiti territoriali sociali, per la concessione di contributi”.
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Voglio fare una considerazione al Consigliere Pistarelli e la faccio anche alla luce di una evidente difficoltà di cui ci facciamo carico vista la presenza pletorica della Giunta e dei Consiglieri di maggioranza.
Eliminare queste parole non è un dato che non ha una sua rilevanza, perché abbiamo costruito questa legge su due presupposti, la legge n. 206 evocata dal Consigliere Capponi e la legge n. 328 che costruisce la rete dei servizi sociali mettendo insieme pubblico e privato.
Quindi abbiamo recepito la legge nazionale con una nostra legge regionale che ha definito un modello di programmazione delle politiche sociali basato sugli ambiti sociali. Questo significa che le risorse vanno sempre ai Comuni, perché è sancito dal legislatore ordinario, però la programmazione delle risorse comunali avviene tra i Comuni nell’ambito sociale. Quindi se eliminiamo questo passaggio sottraiamo la discussione e la programmazione delle risorse politiche sociali non tanto ai Comuni che la mantengono, ma a tutti gli operatori e alle associazioni del terzo settore che meritano di continuare ad avere un contributo, tra queste anche le parrocchie.
Quindi chiedo di ritirare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Relatore Consigliere Comi, capisco tutti i suoi ragionamenti, ma questo è in linea con quello che abbiamo detto anche con il Consigliere Luchetti, cioè che è un orpello, un passaggio in più che non riusciamo a capire.
Se c’è un protocollo d’intesa, cioè soggetti e finalità specifiche che disciplina la legge, ovvero soggetti che possono fare le domande, se ci sono progetti specifici che rientrano nelle finalità della legge, perché devono passare attraverso la cassa comunale? Questo passaggio in più lo diamo ai soggetti che riconosciamo essere meritori di un certo tipo di attività.
Il nostro intervento è diretto, non è mediato, altrimenti rientrerebbe nella programmazione sociale, nel piano sociale, negli ambiti, ecc., cioè uno dei tanti soggetti, gli oratori, che potrebbero partecipare alla ripartizione dei fondi per il sociale. Questo però è un altro capitolo, è un capitolo a sé anche sotto il profilo finanziario, ha sue procedure, ha una sua specificità. Quindi riteniamo che questa sia la strada che compiutamente dobbiamo ripercorrere per riconoscere un soggetto che è altro rispetto alle nostre programmazioni e attività che si svolgono attraverso gli enti locali.
Ripeto, diamo finanziamenti specifici, facciamo protocolli, diciamo quali sono i soggetti che possono fare le domande, vagliamo le progettazioni, poi a che serve fare riferimento al bilancio comunale? Diamo a loro per ridare agli altri, che c’entrano i Comuni!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. La sua preoccupazione è già assolta dall’emendamento che abbiamo fatto al comma 3 dell’articolo successivo, cioè “la Giunta regionale valutata la pianificazione territoriale degli ambiti e tenuto conto dei protocolli eroga”, quindi è la Regione che fa questo lavoro. La Regione dà i soldi ai Comuni che devono rivalutare quello che la Regione ha già valutato. E’ davvero una cosa tranquillissima.
Invito veramente tutti i Consiglieri di maggioranza a non enfatizzare un aspetto che probabilmente in Commissione è sfuggito, perché la coerenza tra le iniziative degli oratori e la programmazione, ripeto, c’è ed è assicurata dalla modifica prevista al comma 3 dell’articolo successivo. Quindi non diamo valore sistemico a una cosa che non ne ha.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5/2 dei Consiglieri Massi, Cesaroni, Santori, Capponi, Ciriaci, Giannotti, Tiberi, Bugaro:
Al comma 3, primo rigo” sostituire “la competente Commissione assembleare” con “la prima Commissione assembleare in quanto competente nelle politiche giovanili ed educative”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5/3 dei Consiglieri Massi, Cesaroni, Santori, Capponi, Ciriaci, Giannotti, Tiberi, Bugaro:
Al comma 3 al quinto rigo sopprimere “tenendo conto della pianificazione degli ambiti territoriali sociali e”.
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Questo ha la stessa filosofia che c’era prima, quella dell’ambito sociale. Voglio fare un’aggiunta alla riflessione fatta dal Consigliere Pistarelli. E’ giusto assegnare le risorse attraverso il protocollo ma c’è un rischio. Perché se distribuiamo 100 mila euro oggi e 450 mila euro domani e lo facciamo attraverso gli ambiti sociali abbiamo la possibilità di semplificare le proposte che arrivano, quindi di valutarle sul piano qualitativo, perché non è che avremo per ciascuno dei 13 ambiti sociali una cifra significativa, se invece li distribuiamo a pioggia per tutti i Comuni non riusciremo a raggiungere nessuno di quegli obiettivi da voi auspicati con questa proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non voglio ritornare sulle argomentazioni, mi sembrano così chiare!. Esprimo solo rammarico per il fatto che sono mancati dei voti, anche voti amici, sulla questione dei Comuni.
Non riesco veramente a seguire la vostra logica. Se facciamo protocolli, se indichiamo i soggetti che possono fare le domande, se valutiamo i progetti sulla base dei quali è da accogliersi una domanda di sostegno, perché dobbiamo dare i soldi a un altro soggetto che non c’entra niente, cioè al Comune? E perché dobbiamo legare questo ragionamento a ragionamenti complessivi che riguardano un altro plafond, quello del piano sociale, quello delle attività sociali? Che invece è una legge specifica, ha soggetti specifici, ha coordinatori, che tra l’altro anche voi ritenete essere quanto meno ridondanti, perché 24 coordinatori per tutto il territorio regionale è uno scandalo totale! Perché allora fare questo triplo salto rispetto a una cosa specifica? C’è una legge, la finanziamo, diciamo quali sono i soggetti che possono accedere a questo tipo di contributo, allora perché dobbiamo tener conto di che cosa?! Delle programmazioni che riguardano un altra legge, altri soggetti e altre attività?! Io non vi seguo!
Quindi insisto affinché almeno su questa questione ci sia un voto favorevole.
Ripeto, mi rammarico, e come gruppo di Alleanza Nazionale lo devo dire, che siano mancati dei voti per evitare un passaggio che appesantirà ogni tipo di rapporto tra l’attività delle parrocchie e degli oratori con l’Istituzione regionale. Quella Istituzione che oggi si è finalmente decisa a fare una legge che li riconosce, però li riconosce in maniera non piena ma mediata da un soggetto che non c’entra e non rientra nell’attività e nel rapporto con la Regione e con la valutazione dei progetti delle proposte che vengono fatte ogni anno per accedere a questi contributi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Per chiarire una cosa all’amico collega Pistarelli e ad altri che magari impropriamente non hanno capito il gesto fatto da me e dal collega Cesaroni. Io invece di votare contro un emendamento di un collega di minoranza ho preferito uscire perché quell’emendamento non lo condividevo dal punto di vista politico. Non vedo niente di scandaloso, anzi, il gesto di uscire dall’Aula e di non votare contro un emendamento dovrebbe essere apprezzato, collega Pistarelli e collega D’Anna, perché non in tutto si può essere d’accordo, posto che voi state nel gruppo di Alleanza Nazionale e noi stiamo nel gruppo di Forza Italia.
In questo c’è molta chiarezza e molta linearità, qui non c’è nessuno che fa giochi e i giochetti, anzi, se devo andare sui giochi e sui giochetti a volte altri gruppi di minoranza si sono caratterizzati con pratiche che spesso verbalmente nelle piazze denunciano ma che poi nelle istituzioni a volte perpetuano.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5/4 dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Silvetti. Decaduto

Articolo 5, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 dei Consiglieri Procaccini, Brandoni, Rocchi, D’Isidoro:
Al comma 1 sostituire “euro 450.000,00” con le parole: “euro 350.000,00”
Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Su questo emendamento il parere è contrario, ci siamo assunti un impegno, quindi manteniamo quella cifra, sapendo che lo spirito di questo emendamento era anche quello di garantire risorse per altri centri. Noi con un ordine del giorno ci siamo impegnati a mettere nel prossimo bilancio 150 mila euro per i centri di aggregazione giovanile.
Quindi è con questo auspicio che chiediamo il ritiro di questo emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 6/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7.
Emendamento n. 7/1 dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Silvetti:
Eliminare il comma 1.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La norma transitoria al comma 1 non è condivisibile da parte nostra, perché riproduce un meccanismo che a nostro avviso è assolutamente illogico, si dice il riparto dei finanziamenti ai Comuni utilizzando i criteri per il riparto del fondo unico delle politiche sociali, cioè tutta un’altra cosa e un’altra partita.
Inoltre non capiamo perché in sede di prima applicazione quando, invece, potremo accorciare il tempo entro il quale si devono fare i criteri e poi entro l’anno far accedere ai contributi che già ci sono in bilancio, 450 mila euro, ai soggetti destinatari di questi contributi.
Con questo emendamento chiediamo di anticipare a trenta giorni, anziché sessanta, la data entro la quale si devono fare i criteri per i progetti. Quindi togliamo la prima applicazione e già per questo anno andiamo subito a regime per accedere appieno ai contributi previsti.

PRESIDENTE. Emendamento n. 7/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 7/2 dei Consiglieri Capponi, Giannotti, Tiberi, Cesaroni, Massi, Ciriaci, Bugaro. Ritirato.

Emendamento n. 7/3 dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Silvetti:
Al comma 2 sostituire la parola “sessanta” con la parola “trenta”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 bis (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza dei componenti assegnati)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno dei Consiglieri Luchetti, Comi, Tiberi, Bugaro, Procaccini:
Premesso che la presente proposta di legge riconosce e sostiene la funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori e dagli altri enti e confessioni religiosi al fine di perseguire la promozione, l’integrazione e lo sviluppo armonico dei giovani e degli adolescenti;
Considerato che il raggiungimento delle finalità suddette non può prescindere dallo sviluppo di sinergie con centri di aggregazione giovanile comunali che perseguono identici obiettivi;
Ritenuto pertanto necessario al fine dello sviluppo delle suddette sinergie, sostenere l’attività di tutti i centri di aggregazione giovanile operanti nel territorio regionale;
Impegna la Giunta regionale a reperire per l’anno 2009 risorse non inferiori a euro 150.000,00 da destinare al sostegno dei centri di aggregazione giovanile comunali.
Se siete d’accordo abbinerei l’esame dell’ordine del giorno con le dichiarazioni di voto.
Se siete d’accordo direi di abbinare alla discussione di questo ordine del giorno anche la dichiarazione di voto della stessa legge regionale.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Vorrei motivare il voto contrario a questa legge in quanto si contrappone allo spirito con il quale lavorano le comunità parrocchiali.
Non credo che i credenti e i singoli componenti delle comunità parrocchiali ritengano fondamentale questo contributo, anzi, hanno uno spirito totalmente contrario. Cioè loro vogliono partecipare ad una comunità per dare e per costruire qualcosa gratuitamente, mettendo a disposizione ciò che possono.
Pertanto questa richiesta di finanziamento, secondo me, lascia del tutto estranee le persone che compongono le comunità parrocchiali, è una falsa idea che abbiamo noi politici quando vogliamo soddisfare i bisogni andando in una direzione di finanziamento a pioggia.
Ribadisco ancora che se gli oratori continueranno a funzionare non sarà certo per 1.000 euro di finanziamento regionale, sarà solo se avranno le risorse fisiche e spirituali delle persone che intenderanno dare la propria disponibilità.
Quindi ritengo questa legge offensiva proprio in nome dello spirito per il quale gli oratori funzionano.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Annuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale e chiedo la votazione per appello nominale, perché deve rimanere scritto chi è a favore, chi è contro, chi c’è e chi non c’è.
E sapete perché, colleghi? Perché ho tirato fuori dall’archivio una lettera del Presidente Spacca. E caro Consigliere Binci, se lei è così di principio deve essere anche coerente. Pensate un po’, il Presidente Spacca il 22 gennaio 2008 ha scritto una lettera così intestata: “Caro Reverendo – Consigliere Binci, cari amici del centro-sinistra, a proposito di chi strumentalizza la Chiesa – ho il piacere di comunicarle che la Giunta regionale, nella seduta di ieri 21 gennaio, ha approvato con delibera n. 37 la proposta di legge... omissis... che mi permetto di accludere in allegato. L’atto verrà ora trasmesso al Consiglio regionale per l’iter previsto... omissis… Sono certo che l’impegno dell’Amministrazione regionale a vantaggio dei più giovani potrà tradursi in significativi risultati in campo sociale ed educativo”.
Punto primo: siamo qui perché diamo corso a una legge nazionale del 2003 e prendiamo atto di quella legge e per dodicesimi arriviamo a disciplinare quello che era un nostro obbligo fare.
Punto secondo: il clericalismo, che non piace a voi e piace ancora meno a noi, è quello di chi scrive ai reverendi annunciando una legge prima che sia legge.
Punto terzo: ho sentito dire chi è rimasto schifito dall’esperienza dell’oratorio e chi ritiene offensiva l’elemosina che chiede la Chiesa, allora qui molto serenamente ci dobbiamo chiarire su un punto. Gli oratori...

PRESIDENTE. Consigliere Binci non può interrompere! Per cortesia manteniamo l’ordine in quest’Aula! Consigliere Binci, la prego di non prendere la parola, se vuole parlare dopo per fatto personale lo chieda a norma del regolamento.

Guido CASTELLI. Il “Caro Reverendo” è del 22 gennaio, ma il Presidente Spacca come al solito non c’è, non ha detto nulla, è sempre, sempre latitante! Ma tanto ai preti ha già scritto! Tanto per essere chiari!
Gli oratori esistono formalmente dal 1840 quando furono istituiti da San Giovanni Bosco, ma oggi, caro Consigliere Binci, le ragioni per sostenerli sono quattro: ci sono meno preti e quindi bisogna sostenerli perché chi li anima ha bisogno di aiuto in questo senso; gli oratori, diversamente da quello che fanno altri centri di educazione, come quelli ambientali che ci costano milioni, milioni e milioni di euro per educare all’ambiente, sono centri gratuiti e sono l’unica soluzione per evitare di affidare i bambini alle badanti elettroniche, le televisioni, e che consentono alle famiglie impoverite dalla crisi di andare in Valle D’Aosta pagando 100 euro la settimana viaggio compreso; gli oratori, diversamente da quello che era il periodo in cui li frequentavi lei, Consiglieri Binci, ora devono rispettare la 626, devono poter avviare le pratiche sportive nel rispetto di quella burocrazia ossessiva che avete voluto trasfondere in questa legge. Perché ancora una volta dimostrate di non avere nessun rapporto con il principio della sussidiarietà, che è la società che si organizza sulla base di quelle pulsioni positive che noi oggi riconosciamo. Riconoscere vuole dire conoscere qualcosa che esiste prima di noi e a prescindere da noi; quarto punto importante per tutti voi, è che l’oratorio ha quella funzione sociale senza la quale oggi, caro Consigliere Binci, le famiglie finita la scuola non saprebbero dove mandare i figli.
Quindi questi sono soldi spesi molto, molto bene, e ve lo dico da laico anche se sono un cattolico praticante. Un buon laico ringrazia, come dovrebbe ringraziare chi, che si chiama Chiesa, fa quello che dovrebbe fare lo Stato.
Peraltro ringraziamo Dio che ci sia la Chiesa, perché i tagli al fondo sociale, di cui tutti ci lamentiamo, sarebbero ben più pregiudizievoli della condizione dei poveri se non ci fossero i preti, se non ci fossero i catechisti di sinistra e di destra.
Quindi è veramente vergognoso che ancora si usino toni e climi da rivoluzione francese, da repressione savoiarda e piemontese contro le Chiese, è una cosa incredibile che vi rende lontano dalla realtà. Credetemi, siete lontani dalla realtà se ancora considerate la Chiesa con il bilancino dell’ideologia marxista.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci per fatto personale.

Massimo BINCI. Non capisco che film abbia visto e che cosa abbia sentito il Consigliere Castelli! Io ho detto una sola cosa, ho riconosciuto il ruolo che hanno avuto gli oratori poi ho detto che potranno avere un ruolo solo se avranno una comunità parrocchiale di persone che li animerà e se rimarranno in vita non sarà certo per i 1.000 euro che avranno da noi.
Ho detto anche che molti cristiani di una comunità parrocchiale forse si sentiranno anche offesi proprio perché li abbiamo finanziati in quanto potranno essere tacciati di aver tolto i soldi ai poveri, e questo certamente non è lo spirito con il quale tanta gente sta dentro gli oratori. Quindi, ripeto, ci sarà anche tanta gente, ed anche gente cristiana, che dirà che questa legge non la vuole.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi pongo in votazione l’ordine del giorno.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di legge per appello nominale richiesta a nome dei Consiglieri Castelli, Romagnoli e D’Anna. Partiamo dalla lettera A.

Massimo BINCI. Procedo alla chiama:

Michele Altomeni assente
Marco Amagliani assente
Fabio Badiali sì
Stefania Benatti sì
Massimo Binci no
Giuliano Brandoni assente
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli assente
Giacomo Bugaro sì
Franco Capponi sì
Guido Castelli sì
Enrico Cesaroni sì
Graziella Ciriaci sì
Francesco Comi sì
Giancarlo D’Anna sì
Antonio D’Isidoro sì
Sandro Donati sì
Sara Giannini assente
Roberto Giannotti sì
Leonardo Lippi sì
Marco Luchetti sì
Katia Mammoli sì
Francesco Massi sì
Almerino Mezzolani assente
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli sì
Rosalba Ortenzi sì
Paolo Petrini sì
Fabio Pistarelli sì
Cesare Procaccini assente
Mirco Ricci sì
Lidio Rocchi assente
Franca Romagnoli sì
Vittorio Santori assente
Daniele Silvetti sì
Vittoriano Solazzi sì
Franco Sordoni sì
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi sì
Luigi Viventi sì

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 219, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)



La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 16,10