Resoconto seduta n.121 del 18/11/2008
SEDUTA N. 121 DEL 18 NOVEMBRE 2008


La seduta inizia alle ore 10,20

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 120 dell’11 novembre 2008 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento Interno.
E’ stata presentata la seguente mozione:
- n. 306 della Consigliera Romagnoli: “Dichiarazione stato calamità naturale per danni maltempo. Nubifragio giorni 14-15 novembre 2008 Provincia di Fermo”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 30, in data 30 ottobre 2008: “Disciplina delle attività regionali in materia di commercio estero, promozione economica ed internazionalizzazione delle imprese e del sistema territoriale”;
- n. 31, in data 11 novembre 2008: “Interventi per la valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori e da enti religiosi che svolgono attività similari”;
- n. 32, in data 11 novembre 2008: “Interventi contro la violenza sulle donne”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso, le seguenti deliberazioni:
in data 3 novembre:
- n. 1503: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al POA 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Importo € 631.689,09”;
- n. 1504: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al POA 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 132.000,00”;
- n. 1505: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2008 - Importo € 261.231,17”;
- n. 1506: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2008. ­Importo € 67.811,36”;
- n. 1507: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Importo € 229.259,86";
- n. 1508: “Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 3 “Spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2008 e sue successive modificazioni e integrazioni - Importo € 364.000,00";
- n. 1510: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Importo € 52.000,00";
- n. 1511: “Art. 44 comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al POA 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 208.450,00”;
- n. 1512: “Art. 44 comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al POA 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 609.767,00”;
- n. 1513: “Art. 44 comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al POA 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 6.330,47’;
- n. 1514: “Art. 44 comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al POA 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 53.075,00”;
- n. 1515: “Art. 44 comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al POA 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 2.128,50”;
- n. 1516: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 198.000,00”;
- n. 1517: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2008, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27/12/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Importo € 98.000,00 - modifica al POA 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007”;
- n. 1519: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione da parte dello stato - Importo € 3.144.999,20";
- n. 1520: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2008­Importo € 15.000,00”.
in data 10 novembre:
- n. 1556: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 2 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - Importo € 1.000.000,00";
- n. 1557: “Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 3 “Spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2008 e sue successive modificazioni e integrazioni - Importo € 200.000,00";
- n. 1558: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni e integrazioni - Importo € 29.259,00'’;
- n. 1559: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al POA 2008 approvato con d.g.r. n. 1588/2007 e sue successive modificazioni e integrazioni - Importo € 15.000,00”;
- n. 1560: “Art. 20 della l.r. n. 31/2001 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di risorse per il fondo nazionale per le politiche sociali e relativi impieghi - Importo € 8.781.406,68";
- n. 1561: Art. 25 della l.r. n. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di risorse per il fondo nazionale per le non autosufficienze e relativi impieghi - Importo € 8811.246,45";
- n. 1562: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 della l.r. 20/2007 – Variazione compensativa di euro 165.938,82 e modificazioni al POA 2008”;
- n. 1563: “Art. 44 comma 2 della l.r. n. 19/2007 - Variazione compensativa al POA 2008- Importo € 28.605,34 - Modifica al POA 2008”.
Ha chiesto congedo il Consigliere Massi.


Interrogazione n. 1119
del Consigliere Silvetti
“Situazione Interporto Marche Spa”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1119 del Consigliere Silvetti. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini in sostituzione dell’Assessore Pistelli.

Pietro MARCOLINI. Rispondo in sostituzione dell’Assessore Pistelli impegnata in un appuntamento istituzionale che coinvolge istituzioni extra-regionali.
In merito all’interrogazione del Consigliere Silvetti premetto che il Presidente dell’Interporto, a cui sono state richieste informazioni, ha trasmesso una nota con la quale ha risposto alle questioni sollevate in merito alla società.
Inoltre esiste un sito internet www.interportomarche.it che contiene tutte le informazioni e tutta la documentazione necessaria per una valutazione serena e trasparente della situazione dell’infrastruttura inoltre tutti i verbali relativi delle assemblee.
In tale sito sono altresì pubblicate le informazioni sui compensi degli amministratori già fornite a tutti gli enti locali partecipanti – quindi già pubblici –, peraltro è l’adempimento di una previsione della legge finanziaria varata dal precedente Governo per la Finanziaria 2007.
Primo punto sollevato dal Consigliere Silvetti. La logica aziendale che ha spinto la Società Interporto ad acquisire il controllo della Società Cemim, peraltro come già spiegato con la risposta alla interrogazione n. 1083 del 21 luglio 2008 del Consigliere Bugaro ed altri, ma in aggiunta a quanto esposto allora – anche più tardi ritorneremo sulla reiterazione di interrogazioni sugli stessi argomenti, ove c’è un problema di pulizia e di migliore economia del dibattito assembleare – si evidenzia come da atti provenienti dal precedente liquidatore della società Cemim, al momento della chiusura dal fallimento (mese di giugno 2007) quest’ultima avrebbe avuto un patrimonio netto di circa euro 8 milioni – ovviamente secondo le dichiarazioni del liquidatore –. Ne consegue che la Società Interporto al momento dell’acquisto delle azioni Cemim (maggio 2007) ha acquisito il controllo di oltre l’80 per cento del suddetto patrimonio. All’epoca pertanto era ampiamente rinvenibile una giustificazione adeguata alla scelta operata dall’Interporto, che peraltro viene spetto riecheggiata nelle parole dei Consiglieri di opposizione in quest’Aula.
Per quanto riguarda il secondo punto, si precisa che da notizie ricevute dal presidente della società risulta la stipula di un contratto di locazione con la Società CAM Servizi relativo ad una superficie di 5 mila mq., compresi i piazzali e un modulo uffici.
Terzo punto. Non è prevista alcuna cessione di immobili a terzi.
Quarto punto. E’ in corso di completamento il collegamento con la SS 76 da parte di ANAS S.p.A.. Sino alla conclusione di tali lavori e di quelli concernenti l’armamento ferroviario, anch’essi in corso, è utilizzabile un collegamento viario sulla via Coppetella II.
La riferita situazione consente l’utilizzazione di una parte limitata degli immobili realizzati (capannone di 5 mila mq. con piazzali e centro direzionale).
Al termine dei lavori ferroviari sarà utilizzato anche il Terminal container, verosimilmente entro il prossimo anno.
La realizzazione e l’utilizzo dei restanti capannoni di mq. 40 mila, come previsto dal piano industriale presentato, è subordinato dalle scelte dell’assemblea dei soci sulla base dei quali saranno perfezionati i contatti in corso.
Quinto punto. Non risulta l’avvio di azioni penali a carico di componenti del Consiglio di amministrazione di Interporto.
Quindi allo stato degli atti il timore sollevato non è a conoscenza degli organi dell’Interporto che ci ha fatto l’aggiornamento di questa situazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. So benissimo, Assessore Marcolini, quale compito ingrato ha dovuto svolgere oggi per conto della sua collega, Assessore Pistelli, però sinceramente, non da parte sua, mi sento preso in giro. Credo che sia il Presidente Pesaresi che abbia preso in giro questa Assemblea legislativa, se oggi pensa di soddisfare le nostre richieste dicendo “basta che andate a guardare il sito”, quando invece il sito per quello che riguarda i verbali delle sedute del Consiglio di amministrazione è praticamente caratterizzato da una serie di omissis, le uniche parti rese pubbliche si riferiscono esclusivamente all’adeguamento dei gettoni di presenza delle indennità del Consiglio di amministrazione. Questo è quello che si può evincere dal sito web del fantomatico, a questo punto, Interporto Marche.
Quindi il Presidente Pesaresi dovrebbe forse essere un po’ più rispettoso degli organi che gli chiedono conto. Questa è la prima cosa.
Credo che non si sia fatta sicuramente ancora chiarezza, Assessore, nelle economie dei lavori, dove ci sono dei quesiti che vengono sottoposti ripetutamente proprio perché non vengono soddisfatti da risposte esaurienti, è per questo che si è dovuti andare un po’ più nel dettaglio e un po’ più a fondo delle singole questioni.
Allora quello viene sollevato non è un problema da poco. Perché quando nell’assestamento di bilancio 2006 all’articolo 7 (autorizzazione di spesa) si fa riferimento al milione e mezzo di euro per la definizione del concordato fallimentare – e i termini ovviamente sono usati non a caso –, una procedura concorsuale molto chiara, il codice ne parla molto chiaramente, e poi esattamente un mese dopo un funzionario si permette con decreto dirigenziale di prevedere la stessa cifra e non per la definizione del concordato fallimentare bensì per la definizione della liquidazione della società, a me qualche dubbio mi viene.
Vorrei capire come mai in una proposta di legge viene definito l’impegno di spesa per una destinazione specifica, ovvero la definizione di un fallimento, mentre qua è per la liquidazione, che è ben altra figura giuridica. Per cui non stiamo parlando di un’opinione politica, ma di due cose tecniche molto differenti tra loro.
Pertanto qui si è stravolto il senso di una legge con un decreto dirigenziale che dice, appunto, ben altra cosa.
Inoltre ancora oggi, Assessore, non si capisce che fine abbia fatto questo milione e mezzo dei contribuenti. E’ stato dato in pancia a Interporto Marche che doveva utilizzarlo per la definizione, che a questo punto non si è capito se per un fallimento o per una liquidazione della società, ma che al momento se l’è comunque trattenuto. E lei sa benissimo, Assessore, che quelli sono soldi pubblici andati in pancia ad una società partecipata dalla Regione Marche. Questa è la prima anomalia.
Inoltre ancora oggi non si è capito perché non si debba chiaramente reiterare questo quesito; anche perché qualcuno qui dovrà pur rispondere di questo milione e mezzo, forse in primis dovrebbe farlo il funzionario!
Secondo punto non da poco. La Giunta ha approvato con delibera n. 687 del 2007 una forma di transazione per definire tout court in modo stragiudiziale ogni possibile pendenza, passata, presente e futura, della questione del Cemim.
Voi sapete benissimo che avete preso l’impegno di erogare 3 milioni di euro per la definizione stragiudiziale della questione Cemim, quindi altri soldi pubblici per risolvere un pasticcio creato dagli amministratori di quella società e di cui la Regione Marche era socia. Inoltre sono serviti per definire un pasticcio successivo proprio perché ancora il Cemim ve lo portate dietro sul groppone e che con l’Interporto avete cercato di salvaguardarla tirandola fuori e che, appunto, l’avete messa a bilancio quando avete fatto l’assestamento 2007. Infatti qui avete previsto i famosi 3 milioni che si aggiungono al milione e mezzo precedente, quindi siamo a 4 milioni e mezzo, inoltre ci sono altri soldi per Interporto, ovvero si destinano 1 milione e 700 mila euro per il sistema di trasporto intermodale merci, più un altro milione per investimenti nel settore trasporti.
Dunque questo è un pasticcio di carattere amministrativo e gestionale di una società che prima era in fallimento e che poi è sembrata tornare in bonis. Peraltro oggi si vogliono dare i soldi ad una società in liquidazione, ancora partecipata, dove il liquidatore è stato denunciato – non so se lo sa, Assessore – per falso in bilancio e per falsa comunicazione giudiziaria. (…) Non so se posso fare i nomi, Assessore, in questo caso non credo sia opportuno, però comunque non è il nome che ha detto lei, cioè Mancinelli, ma è un altro dottore commercialista che, ripeto, è indagato per queste due fattispecie di reato.
Quindi la Regione Marche sta stanziando soldi a favore di una situazione assolutamente anomala, assolutamente non chiara, sono soldi pubblici, sono soldi dei contribuenti, ormai parliamo di 4 milioni e mezzo di euro buttati in un calderone di un fallimento, di una liquidazione, di una società che non ha futuro e di una società distinta, l’Interporto, che non ha una previsione aziendale florida, non ha un futuro commerciale proprio perché non ha stipulato contratti, non ha convenzioni.
Dunque questa è la situazione ma lei oggi, Assessore, mi viene a dire che qui si sta un po’ esagerando, però ancora nell’economia dei lavori non si riesce a capire né la direzione di Interporto Marche né la fine di questo esborso continuo che la Regione Marche sta facendo nei confronti dello scandaloso capitolo Cemim.


Interrogazione n. 1124
del Consigliere Binci
“Dati regionali PM 10 e PM 2,5 dal 1° gennaio 2008 al 31 luglio 2008, mancato funzionamento centralina Falconara”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1124 del Consigliere Binci. Per la Giunta risponde l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In riferimento all’interrogazione di cui all’oggetto si comunicano le seguenti precisazioni.
Premesso che la rete delle stazioni di monitoraggio per la prevenzione dell’inquinamento atmosferico da polveri sottili è di proprietà della Provincia di Ancona e quindi il monitoraggio è dalla stessa effettuato, si fa presente a precisazione che con dgr n. 1129/2006 sono state individuate le stazioni che fanno parte della rete regionale di monitoraggio e che la stazione denominata “Falconara Scuola” è stazione di tipo industriale non inserita nella rete del monitoraggio del PM10 in accordo con quanto previsto con le linee guida APAT-CTN-ACE del 2004.
Si fa presente, inoltre, che la stazione di “Falconara Scuola” è stata inserita nella rete regionale per il monitoraggio dell’inquinante ozono con dgr 238/2007 e che il sensore dell’ozono è regolarmente funzionante.
Interpellata l’Amministrazione Provinciale in merito all’interrogazione presentata, la stessa ha precisato quanto segue: “La Provincia di Ancona si è sempre prodigata con la massima attenzione e impegno di risorse per il controllo dell’inquinamento atmosferico, soprattutto nell’area più critica del suo territorio, cioè l’area di Falconara. La Provincia di Ancona è stata una delle prime in Italia a dotarsi di una rete di monitoraggio per il controllo della qualità dell’aria, installata sin dal 1985 proprio con due prime stazioni di monitoraggio a Falconara Marittima.
Consapevoli della situazione di criticità ambientale presente a Falconara, oltre alle stazioni ecometeorologiche dotate di tutti gli analizzatori di acido solfidrico e di ammoniaca, nel corso degli anni sono state attivate decine di indagini ambientali con il laboratorio mobile ed anche specifiche per particolari inquinanti come i metalli pesanti, le sostanze organiche volatili, gli idrocarburi e le polveri.
La Provincia di Ancona è stata una delle prime province a rendere disponibili i dati della sua rete di monitoraggio nel sito web, aggiornati alle 24h precedenti e ad inviare gli stessi al Ministero dell’Ambiente.
La rete di rilevamento dell’aria è stata la risposta concreta dell’ente Provincia al problema del controllo dell’inquinamento atmosferico. La rete ha permesso di documentare il rispetto o il superamento degli standards di qualità dell’aria, di fornire un contributo allo studio della dinamica dell’inquinamento atmosferico nel territorio provinciale, utile a molti studi e ricerche di enti ed università e di poter disporre di uno strumento di gestione dei dati per definire programmi di risanamento ambientale posto sempre a disposizione di enti Locali e Regione.
La rete di rilevamento dell’aria fa parte della rete tematica nazionale per il monitoraggio dell’ozono. E’ stata una delle sette reti nazionali scelte per il progetto pilota per la realizzazione del manuale di qualità delle reti di monitoraggio per la qualità dell’aria. E’ stata inoltre inserita nel progetto nazionale dell’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici) per lo studio della qualità dei dati sull’inquinante ozono.
La rete di monitoraggio dell’aria per la sua funzionalità, efficienza ed organizzazione ha ottenuto la certificazione di conformità alla UNI EN ISO 9001:2000 “Sistemi di Gestione per la Qualità” e alla UNI EN ISO 14001:2004 “Sistemi di Gestione Ambientale”.
Per il raggiungimento di tali obiettivi sulla rete, che è dotata di quasi 90 analizzatori chimici funzionanti h24 più i sensori meteo, viene operata una manutenzione ordinaria e preventiva capillare costante e di elevata qualità.
Il Servizio di manutenzione segue le linee definite dal manuale tecnico di qualità degli interventi redatto dall’Ufficio ecologia in collaborazione con l’ARPAM, secondo le indicazioni dell’APAT. Malgrado ciò, ogni strumentazione tecnica, soprattutto se presenta qualche anno di vita, può essere soggetta a rottura e necessitare di manutenzione straordinaria che richiede un tempo variabile da strumento a strumento.
In fase conclusiva è fuorviante abbinare lo studio epidemiologico con la mancanza di dati di PM10 per il primo semestre 2008, in quanto il periodo preso in esame dallo studio stesso analizza il periodo 1994/2003.
E’ proprio grazie ai dati delle stazioni ecometereologiche di Falconara che si è potuto segnalare alle autorità competenti i superamenti che si sono avuti nel tempo di acido solfidrico (HZS), di biossido di azoto (NO2) e di biossido di zolfo (S02), il primo caso segnalato in Italia di superamento del livello di allarme.
Dal rapporto annuale (Anno 2007) sull’andamento degli inquinanti monitorati dalla rete di rilevamento della qualità dell’aria della Provincia di Ancona redatto dall’ARPAM, si evince che per quanto riguarda la raccolta dati per l’anno 2007 degli analizzatori di PM10 (in totale 14 strumenti) installati nelle centratine, uno soltanto non ha raggiunto la raccolta dati minima annuale del 50% come richiesto dalla Decisione comunitaria del 17 ottobre 2001 (2001/752/CE) Il polverometro in questione è presente nella stazione di Loreto. Tutti gli altri analizzatori di PM10 hanno una percentuale di funzionamento elevata fino ad arrivare oltre il 90% di dati validi.
La Provincia di Ancona sta predisponendo un ulteriore strumento di controllo e misura dell’inquinamento atmosferico, attraverso l’uso di tecniche di modellistica matematica, per fornire un ulteriore livello di informazione sulla qualità ambiente; è un utile strumento per ottenere valori di concentrazione anche in porzioni di territorio ove non esistano punti di misura o estendere la rappresentatività spaziale delle misure stesse, studiare scenari di emissioni alternativi al quadro attuale o sostituirsi ad eventuali stazioni da dismettere oppure strumenti, come del caso, in momentanea manutenzione straordinaria.
L’analizzatore di PM10 di che trattasi ha ripreso la regolare funzionalità dall’inizio di settembre, mentre l’analizzatore di PM 2,5 ha funzionato ininterrottamente dai primi di maggio. Gli altri strumenti presenti nella stazione di Falconara/Scuola per la misurazione di biossido di zolfo, biossido di azoto, ammoniaca, benzene, ozono, acido solfidrico hanno sempre regolarmente funzionato”.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Avevo voluto presentare questa interrogazione perché c’era una situazione intollerabile, erano più di sei mesi che la stazione di rilevamento di Falconara non funzionava; tra l’altro è l’unica stazione di rilevamento nel comune di Falconara che misura le polveri di origine industriale proprio perché posizionata in alto.
Falconara è stata sei mesi senza rilevamenti di PM 10 e di PM 2,5, ed è una città che si trova nel cuore dell’area ad alto rischio, dove c’è l’Api che raffina petrolio e che produce elettricità con i suoi scarti, dove c’è con uno studio epidemiologico – in fase di conclusione – commissionato dalla Regione Marche dove la popolazione viene analizzata per leucemia e tumori del sistema emolinfopoietico, dove non risulta un calo delle malattie respiratorie rispetto al calo delle stesse nel resto della provincia di Ancona, dove si vogliono costruire altre due centrali elettriche che emetteranno…

PRESIDENTE. Scusi Consigliere, ma in Aula c’è un brusio veramente insopportabile, quindi invito i colleghi Consiglieri per l’ennesima volta ad ascoltare e soprattutto a non disturbare chi sta parlando. Prego. Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Quindi non è possibile che per sei mesi non venga eseguita la rilevazione. Una rilevazione prevista dal piano provinciale che prevede decine di centraline in tutte le città ma dove guarda caso non vengono previste rilevazioni delle PM 10 e 2,5 a proprio a Falconara che è area ad alto rischio per quelle situazioni che ho detto poc’anzi. Tutte situazioni oggettive sia di carattere sanitario che di carattere politico, infatti la raffineria ha richiesto altre due centrali per un totale di 580 megawatt che su questa zona produrranno altre decine di tonnellate di polveri sottili.
Nel periodo dal 1° gennaio 2008 al 31 luglio 2008 nella città di Falconara, presso questa stazione di rilevamento industriale di Falconara/Scuola – l’unica esistente a Falconara per rilevamento delle PM 10 e 2,5 -, il rilevamento delle PM 10 è stato effettuato per un totale di 17 giorni su 213, ovvero l’8% delle giornate, mentre le altre centraline della provincia hanno eseguito i rilevamenti non meno del 61% delle giornate. Per il PM 2,5 il rilevamento presso la stessa stazione di Falconara/Scuola è avvenuto 72 giorni su 213, il 34% delle giornate, contro una media che va dal 50% al 90% delle altre centraline.
La responsabilità di questa incuria, soprattutto nei confronti della salute dei cittadini, è individuabile tra coloro che leggono quotidianamente e contemporaneamente i dati delle centraline, cioè la Provincia di Ancona a cui fa capo il centro operativo per la raccolta e l’elaborazione dei dati e il Comune di Falconara Marittima dal cui terminale si può vedere in tempo reale l’esistenza o meno dei dati.
I dati degli anni scorsi della centralina di Falconara/Scuola hanno evidenziato che per il PM 10, nell’anno 2006, su 231 rilevamenti effettuati ci sono stati 69 superamenti di 50 µg/mc, contro i 35 previsti dalla legge, quindi il doppio. Nell’anno 2007 su 251 rilevamenti effettuati ci sono stati 62 superamenti della soglia di 50 µg/mc.
Per le PM 2,5, nell’anno 2007, su 206 rilevamenti effettuati ci sono stati 116 superamenti di 25 µg/mc, quattro volte superiore a quello previsto dalle linee guida di qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità, che tra l’altro sono la metà di ciò che prevede la normativa italiana.
La recente direttiva europea 2008/50/CE del 21 maggio 2008 stabilisce che gli Stati membri dovranno rispettare il valore limite di 25 µg/mc di PM 2,5, quando qui ci sono stati 116 superamenti, ovvero il doppio.
Pertanto ci sono ragioni importanti che dimostrano che le PM 10 e le PM 2,5 devono essere monitorate con costanza su Falconara.
Ma c’è ancora di più. Con riferimento allo Studio epidemiologico analitico in fase conclusiva, inerente ai decessi per tumori emolinfopoietici tra i residenti a Falconara, il Protocollo operativo dettagliato prevede la stima della ricaduta delle polveri, la misura di benzene e degli IPA (idrocarburi policiclici aromatici). Il Protocollo dice che sarebbe opportuno fare una stima della ricaduta delle polveri in ognuna delle quattro stagioni. Quindi se non viene fatto questo rilevamento non è possibile portare avanti in maniera scientifica il suddetto studio epidemiologico.
Pertanto chiedo che da parte della Provincia, del Comune di Falconara e anche della Regione venga effettuato un controllo sulla continua efficienza di queste centraline.
Inoltre vorrei sottolineare che il Servizio epidemiologico ambientale del Dipartimento di Ancona dell’Arpam ha pubblicato la valutazione di impatto sanitario del PM 10 in 12 Comuni della regione Marche nel 2006, tra cui Falconara Marittima, nella quale conclude dicendo: “I risultati hanno dimostrato che il peso del PM 10 è consistente sia in termini di decessi che di ricoveri ospedalieri. Questi risultati offrono un nuovo seppur modesto contributo che potrebbe sensibilizzare ulteriormente i decisori politici al problema dell’inquinamento atmosferico”.


Interrogazione n. 1131
dei Consiglieri Bugaro, Capponi, Cesaroni
“Immobili ex Ospedale Lancisi e Ospedale Salesi”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1131 dei Consiglieri Bugaro, Capponi, Cesaroni. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Rispondo anche a nome dell’Assessore Mezzolani in quanto insieme seguiamo questo importante capitolo della valorizzazione degli immobili per potenziare gli interventi in materia sanitaria.
Innanzitutto mi sento di fare un’osservazione di fondo. Nelle premesse i Consiglieri interroganti parlano di una situazione della sanità anconetana non soltanto impoverita ma addirittura degradata. Non mi pare esattamente lo stato delle cose.
Gli investimenti in essere e quelli programmati anche con gli ultimi atti riguardanti gli investimenti segnalano, invece, una sanità di eccellenza già adesso, una sanità di sicuro rango regionale che verrà potenziata e arricchita nell’offerta dei prossimi anni.
Entro nel merito delle cinque domande.
Riguardo alla prima, il Lancisi non è stato ancora collocato sul mercato perché sono state tante le vicende che hanno riguardato la partita urbanistica. Voglio ricordare che al Lancisi un piccolo frustolo di terreno apparteneva a privati ultracentenari emigrati all’estero, che per raggiungere e per poi tentare eventualmente una causa usucapione sono stati necessari anni. Era sì una proprietà plurima, assenteista, non dichiarata, ma le procedure di usucapione sono particolarmente pesanti, quindi i tempi necessari sono quelli previsti dalla legge.
Riguardo la seconda domanda, ovvero sul perché il Comune non ha potuto modificare la destinazione d’uso del Lancisi, rispondo che è perché soltanto adesso la Giunta si è accorta dei vincoli esistenti. Vorrei ricordare che insieme al Comune abbiamo definito la percentuale – mentre in un accordo di programma la destinazione era generica per le finalità di edilizia sociale –, si sta valutando l’ipotesi di favorire o realizzazioni di edilizia di metratura minore per andare incontro alle esigenze delle giovani coppie oppure a ipotesi di affitto sempre per gli stessi motivi di allarme sociale nonché di rideterminazione delle nuove condizioni di mercato.
Per ciò che riguarda il possibile recupero del valore degli immobili, che mi pare sia una dichiarazione universale di questi momenti, vorrei riferire che la valutazione degli immobili – come ben sa il Consigliere Bugaro in quanto esperto della materia – ha avuto negli anni passati delle esplosioni; per esempio la vendita degli immobili dell’Umberto è avvenuta ai valori massimi di mercato, mentre i tempi necessari per la vendita del Lancisi ci collocano in una situazione di riduzione non del 15% ma, come dicono Ance e Cresme, nell’ordine del 5% del valore di mercato dell’anno precedente.
Infine, per quello che riguarda le procedure per la vendita, vorrei ricordare ai Consiglieri interroganti che quest’anno, come tutti gli anni, viene allegato al bilancio la lista degli immobili di proprietà regionale diretta e indiretta che saranno messi in vendita. Tra quelli che quest’anno iscriviamo nell’elenco degli immobili allegato alla legge finanziaria ci c’è anche l’ospedale Lancisi e l’ospedale Salesi.
Per quanto riguarda le modalità della vendita non abbiamo assolutamente intenzione di procedere comunque a trattativa privata ma sempre adottando procedure della massima evidenza pubblica.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il primo firmatario di questa interrogazione è il Consigliere Bugaro che aveva approfondito maggiormente la materia. Comunque ritengo che la risposta confermi, Assessore, alcune nostre preoccupazioni, sia quella dei ritardi, sia il fatto che questi stessi ritardi comportano oggi una minor appetibilità sul mercato di questi immobili.
Certamente nel bilancio che a breve sarà in discussione cercheremo di inserire clausole che possano rendere questa trasparenza al massimo, cosa che non è avvenuta nel passato per altri immobili.

Pietro MARCOLINI. Quali?

Franco CAPPONI. In questo momento, Assessore, il nome dell’immobile non lo ricordo, però abbiamo presentato un’altra interrogazione proprio sul tema delle dismissioni. Tra l’altro non ero io che dovevo interessarmi a questa interrogazione, purtroppo il Consigliere Bugaro si è dovuto allontanare momentaneamente. Addirittura vorrei chiedere, se possibile, procrastinare l’intervento, ma se questo non è possibile dichiaro in ogni caso la nostra insoddisfazione.


Interrogazione n. 708
del Consigliere D’Anna
“Cessione di immobile regionale ad una società con pagamento conto servizi per € 1.395.071,00”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 708 del Consigliere D’Anna. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Il tema è già stato affrontato in un’altra interrogazione dallo stesso oggetto e dello stesso tenore, però repetita iuvant, quindi voglio ripetere esattamente quello che è stato già detto nelle discussioni sia in Aula che in Commissione – il Consigliere lo ricorderà, stesso argomento, stesse preoccupazioni -.
Per quanto riguarda i criteri e le modalità di individuazione degli otto progetti di ricerca, si evidenzia come fin dal mese di giugno 2006 la società Asteria, essendo interessata all’acquisto dell’immobile denominato “ex Cetria”, trovandosi nelle condizioni previste dall’art. 10, comma 3, della l.r. 24/2005, dandone informativa al Servizio programmazione, bilancio e politiche comunitarie, ha avviato una serie di contatti con i servizi regionali di settore, allo scopo di verificare se presso gli stessi fossero esistenti esigenze di ricerca da commissionare all’esterno e se le stesse potessero essere fornite dalla ditta stessa.
Dopo ampio confronto tra la menzionata ditta e i dirigenti interessati, sono emerse otto ipotesi di progetto di ricerca, i cui schemi di massima sono stati elaborati inviati ufficialmente dalla ditta Asteria in data 29 settembre 2006.
Tali ipotesi sono state nuovamente sottoposte ai dirigenti interessati, con invito a riconfermare la congruenza e la valenza strategica dei progetti stessi rispetto alla programmazione di settore. A seguito di una più approfondita valutazione dei dirigenti stessi, culminata nella conferenza dei servizi svoltasi il 27 dicembre 2006, due dei progetti originari sono stati sostituiti, mentre alcuni degli altri sono stati rimodulati conformemente alle nuove esigenze emerse nei settori interessati.
Circa l’alienazione di immobili regionali con tecniche analoghe, si fa presente che l’immobile ex Cetria è stato alienato con tale modalità solo in virtù di una disposizione speciale della l.r. 24/2005, pertanto non sussiste alcuna “prassi” ordinaria di alienazione con pagamento in conto servizi.
Per quanto riguarda il terzo punto, appare evidente che se la Regione avesse dovuto pagare con i servizi resi da Asteria vi sarebbe stato comunque un utilizzo di fondi regionali, che con il pagamento in conto servizi sono stati dirottati negli altri settori di intervento dell’Amministrazione, compresi il settore sociale, delle famiglie e delle case popolari.
Infine spero, Consigliere, che voglia convenire su un dato storico. I centri servizi in agricoltura, nell’industria oppure quelli di sostegno all’attività turistica, sono sempre stati pagati con risorse regionali, mentre questo forse è uno dei pochissimi casi in cui la sede viene pagata direttamente dagli interessati. Ne parlo in termini storici.
La modalità del pagamento in conto servizi non è una prassi consolidata, quindi è un’eccezione che deriva dall’attività eminentemente scientifica svolta dal centro servizi, inoltre dall’utilità intrecciata da otto servizi con possibilità di intervento del centro servizi e, me lo lasci dire, altrimenti sarei autocensore, anche dalla possibilità di premiare un’attività di emancipazione di un centro quale quello di Asteria.
Voglio ricordare che l’immobile fu riportato all’utilizzo dopo una vicenda giuridica particolarmente complessa, che pertanto aveva invecchiato i macchinari e portato in uno stato di degrado l’immobile. Il parziale accollo, la valenza dell’attività scientifica e la restituzione, forse unica, dei contributi per l’acquisto dell’immobile in conto servizi ne ha giustificato questa particolare accezione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

Giancarlo D’ANNA. Vorrei ricordare innanzitutto, visto che l’Assessore parlava di storia, la storia di questa interrogazione. Infatti, caro Assessore, questa interrogazione è stata presentata il 6 aprile 2007, se poi lei in Commissione, in Assemblea legislativa o sulla stampa ha affrontato l’argomento a me non interessa. Quindi per prima cosa faccio appello al Presidente o a chi ne fa le veci di discutere le interrogazioni nei tempi previsti. Per questa risposta ho aspettato un anno e mezzo, poi sentirsi anche dire che quasi quasi non se ne dovrebbe discutere perché se ne è già parlato, è umiliante sia nei confronti dell’Assemblea legislativa che dei Consiglieri regionali e direi anche dello stesso Assessore.
Quindi, per cortesia, cerchiamo di ristabilire qualche regola. Punto primo, chi presenta le interrogazioni ha diritto di avere le risposte nei tempi previsti dal Regolamento... Presidente, con questo brusio non si capisce niente, vorrei essere messo nelle condizioni di parlare. Uno di questi giorni faccio una scena alla Krusciov, prendo la scarpa e la batto sul tavolo, francamente mi sono stancato di non avere mai la possibilità di poter parlare tranquillamente!
Assessore, lei si è messo in contraddizione con quanto ha detto qualche istante fa. Prima, riferendosi al Salesi, ha parlato di valorizzazione degli immobili, e questa operazione della cessione dell’immobile regionale è testimonianza dell’esatto opposto.
Le spiego perché. E’ chiaro poi che se si creano delle norme che consentono di fare questo tipo di scambio, potremmo a questo punto fare anche delle norme che prevedono centomila altre cose!
Qui si cede un immobile che ha un valore di 1 milione e 395 mila euro e lo si fa attraverso servizi o progetti, ma tra questi c’è: 108 mila euro per l’analisi della realtà produttiva del comparto florovivaistico, 67,2 mila euro sono per interventi di promozione e valorizzazione…

Pietro MARCOLINI. Si faccia dire dal Consigliere Castelli che cosa significa florovivaistico!

Giancarlo D’ANNA. Posso essere comunque stupito! Vorrei comunicare ai cittadini che è stato ceduto un immobile per fare uno studio, altrimenti non si poteva fare.
Stavo dicendo che ci sono: 67,2 mila euro per interventi di promozione e valorizzazione del florovivaismo, non abbiamo niente contro il florovivaismo però siamo già arrivati a 180 mila euro –; 200 mila euro per il progetto pesce povero, contributo ricco per una corretta alimentazione; 90 mila euro per il progetto promozione territoriale attraverso una visione integrata del rapporto uomo-mare; 463 mila euro, conserviamo la natura e tuteliamo la nostra vita, piani di gestione della rete dei siti – forse è questa è l’unica un po’ più corposa e interessante –; 234 mila euro per l’elaborazione e l’interpretazione dei dati analitici relativi alle acque reflue urbane nell’area del parco marino del Piceno; 15 mila euro per aggiornamento professionale degli imprenditori agricoli; 105 mila euro per metodologie innovative per la promozione del sistema agroalimentare marchigiano.
Ditemi voi se un edificio di 1 milione 300 mila euro può essere ceduto per dei progetti che possono essere sì interessanti, importanti, utili, ma credo sia comunque altamente scandaloso.
Sono sicuro che se il presidente di Asteria non era il Dante Bartolomei, già Consigliere regionale del PCI, forse non sarebbe accaduta la stessa cosa! Perché se questo è il principio mi offro subito a farne centomila di progetti in cambio poi di qualche edificio della Regione dove magari ospitare i cittadini che sono senza casa, caro Assessore!
Sappiamo benissimo che è una tendenza di questa amministrazione, se è vero come è vero che nei giorni scorsi attraverso un atto di un dirigente sono stati assegnati a Fiorella Mannoia 24 mila euro per cantare tre canzoni, sono 8 mila euro a canzone! Lo so che l’obiettivo è quello di cercare di sensibilizzare i cittadini sulla violenza alle donne, però, caro Assessore, 8 mila euro per tre canzoni sono due stipendi di una persona che guadagna normalmente. Ripeto, per tre canzoni sono stati dati 24 mila euro!
Quindi questa è una Regione dove si cedono degli edifici in cambio di una ricerca sul florovivaismo! Per carità, viva il florovivaismo, e se è così importante per la Regione magari vediamo di inserire qualcosa nei nostri bilanci, ma non cediamo, non svendiamo, non regaliamo con la scusa di fare progetti; peraltro sotto certi aspetti alcuni di questi sono anche ridicoli, inoltre non sappiamo neanche se sono andati a buon fine.
Ad esempio sul discorso del pesce povero, lei sa benissimo, Assessore, che vivo in una città dove la promozione viene fatta da trent’anni attraverso la Comar Pesca, abbiamo 150 mila presenza ogni anno. Quindi credo che la promozione del pesce azzurro già esiste.
Concludo dicendo che non c’è assolutamente bisogno di trovare giustificazioni per cedere gratuitamente un immobile che le ricordo, Assessore, è patrimonio di tutti, come patrimonio di tutti sono anche i 24 mila euro dati per tre canzoni.


Interrogazione n. 928
del Consigliere Altomeni
“Derivati finanziari”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 928 del Consigliere Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Per rispondere alla prima domanda formulata dal Consigliere Altomeni ho portato anche degli allegati, che potranno essere consultati anche successivamente, a sostegno delle argomentazioni che cercherò di illustrare.
Mi rendo conto che la richiesta di lettura dei documenti, su cui fra l’altro esiste una richiesta di documentazione anche di tutta l’opposizione, quindi torna in Aula per la terza- quarta volta nel giro di diciotto mesi, che è giustificata dall’allarme sociale, dall’allarme politico, dalla crisi la cui profondità è tutt’ora incerta ma sicuramente particolarmente grave.
C’è un impegno con la seconda Commissione di arrivare nei prossimi giorni ad una discussione, appunto in Commissione, con documenti ed eventuali esperti esterni capaci di commentare e integrare la spiegazione della gestione dei derivati fatta dall’Amministrazione regionale.
Quindi siamo disponibili e doverosamente pazienti perché la discussione è complicata e l’argomento è particolarmente sensibile.
Vado ai dati. Al momento degli 872 milioni di debito contratto, 460 fanno riferimento a mutui mentre 412 fanno riferimento a prestiti obbligazionari con relativo swap (contratti di scambio), che riguardano: 311 l’operazione cosiddetta Bramante, l‘ultima che abbiamo fatto nel 2003; 94 dei Piceni (1994); 10 del Raffaello, le prime operazioni fatte in Italia e nella regione nel 1998-1999.
Per quanto riguarda la seconda domanda, la Regione non può escludere per il futuro qualunque ricorso ai derivati, primo, perché c’è un problema di gestione di quelli in essere, secondo, perché lo strumento dei derivati è come l’utilizzo di un revolver, ci può essere sia un uso difensivo che un uso offensivo, il problema è l’uso responsabile che si fa della strumentazione, non è uno strumento demoniaco. I derivati sono strumenti che esistono da diversi decenni e che soltanto in questa fase un uso incontrollato e irresponsabile ha portato a una sua crisi che, quindi, ha consigliato un blocco dell’utilizzo.
Esiste infatti un blocco presente che fino a giugno 2009 ne impedisce l’uso. Stiamo attendendo un regolamento del Ministero dell’economia per la regolamentazione dei contratti dei derivati e per riaprire la possibilità di un ricorso al mercato obbligazionario, seppure stilizzato, seppure più controllato, seppure più messo a riparo da operazioni speculative e di rapina.
L’esperienza fin qui realizzata nella gestione attiva del debito, che ha comportato anche il ricorso a derivati consentiti sui prestiti obbligazionari (Raffaello, Piceni e Bramante), non può che autorizzare la Regione a continuare nella realizzazione di interventi che migliorino costantemente il proprio profilo di debito.
Le stesse preoccupazioni, inizialmente comprensibili, relative agli effetti del fallimento della grande banca americana, Lehman Brothers, con cui la Regione ha definito, a seguito di un’emissione obbligazionaria “bullet”, cioè a pagamento a fine periodo previsto (c.d. Bramante Bond), un’operazione di swap, cioè di scambi di flussi finanziari variabili su fisso, necessaria per la costruzione del piano di rimborso del capitale, non hanno motivo di essere. Stante la garanzia assicurata dalla clausola della cosiddetta “collateralizzazione unilaterale”, una garanzia che non è reciproca ma che risponde soltanto a favore del contraente nel caso si possa verificare fallimento, come nel caso di Lehman Brothers.
Quindi non c’era una collateralizzazione bilaterale, entrambi i contraenti si potevano garantire presso un soggetto terzo. In questo caso la collateralizzazione è stata unilaterale ed è la Regione che si è difesa, allora era assolutamente improbabile, parlavamo della settima banca mondiale, ma che per la prudenza necessaria abbiamo sottoscritto.
La gestione attiva dell’indebitamento, se correttamente applicata, consente ai fruitori di cogliere i vantaggi legati all’andamento dei tassi di mercato attraverso la modifica della struttura debitoria. Per i bullet voglio ricordare – mi pare che il Consigliere Capponi sia primo firmatario anche di una richiesta tecnica che per la parte informativa deve ancora avere una comunicazione diretta, ma per quello che riguarda l’apprezzamento e la possibile modifica della politica penso sia utile farla ritornare in un dibattito o in Assemblea legislativa o in Commissione – che una gestione debitoria corrente significa che è necessario intervenire ripetutamente sul profilo del debito. Perché esistono periodi come quelli che abbiamo appena passato in cui sarebbe stato meglio ancorarsi al fisso, ma già adesso, dopo due mesi di impennata dei tassi di interesse, la crisi ha riportato i tassi di sconto della Bce e della Federal Riserve, e quindi i tassi bancari, in una curva in discesa, pertanto il tasso variabile torna nuovamente ad essere vantaggioso.
Esiste la possibilità per la struttura del debito di intervenire più volte, in questo senso si parla di gestione attiva del debito, e avendo una struttura tecnica professionale qualificata c’è la possibilità di migliorare, di efficientare, di ottimizzare il debito e di non ancorarsi a una struttura fissa. Una struttura fissa che per esempio ha fatto configurare come tasso usurario i tassi di quelli che erano istituti pubblici, come il Crediop o il Credito sportivo che negli anni della grande inflazione facevano mutui a tasso fisso al 17%. Ora li considereremmo usurari, ma quei contratti a tasso fisso sono stati firmati da amministrazioni pubbliche con amministrazioni pubbliche. Quindi nella gestione del debito è l’avvertenza, la consapevolezza, la responsabilità che fa la differenza.
Gli strumenti che consentono di realizzare questa gestione attiva del debito sono anche i cosiddetti derivati (derivatives), su cui si concentra l’interrogazione del Consigliere Altomeni, che possono essere definiti come prodotti finanziari il cui valore dipende dal prezzo di alcune variabili fondamentali (tempo, volatilità, tasso di interesse). Tali strumenti consentono la diversificazione dei parametri di indicizzazione, la modifica della vita media del prestito – accorciandola o allungandola, aumentando o diminuendo le rate del debito contratto – la modifica del piano di ammortamento, garantendo il giusto mix rischio/rendimento. Famoso il caso dei titoli di Stato argentini che avevano un elevato rendimento ma avevano anche incorporato un altissimo grado di rischio. Erano titoli di Stato sovrano, come si dice anche adesso, uno Stato sovrano che però poteva anche entrare in default, poteva fallire.
L’utilizzo di misure di difesa, di rinegoziazione o di rivendita di questi titoli sono strumenti da utilizzare con grandissima prudenza, con grandissima cautela, ma in sé né bene né male.
L’utilizzo dei derivati in un momento di continui mutamenti degli scenari di mercato determinano una correlazione piuttosto stretta tra il conseguimento di benefici nel breve periodo e la gestione di maggiori rischi nel medio-lungo periodo.
Ritengo si possa sostenere che quando la gestione delle operazioni è consapevole, non speculativa e prudente, è in grado di garantire i vantaggi a chi la realizza.
L’utilizzo degli strumenti di gestione attiva deve consentire, quindi, il raggiungimento della combinazione efficiente tra ottimizzazione del costo dell’indebitamento e minimizzazione dei rischi di mercato. E’ quello a cui ci siamo ispirati costantemente almeno negli anni della gestione di cui posso parlare più direttamente, ovvero negli ultimi cinque anni l’operazione si poteva avvalere, anche delle esperienze consolidate che hanno portato all’operazione Bramante, come operazione anticipatrice della regolamentazione nazionale – come ha avuto modo di affermare Flaccadoro, raportaire nazionale della Corte dei conti, nel commentare la nostra operazione. Infatti nella organizzazione di questa operazione non siamo stati né temerari né imprudenti, siamo stati individuati come anticipatori della regolamentazione su cui il Ministero dell’economia dovrebbe intervenire, si spera, con un allegato alla legge finanziaria.
Quindi nei prossimi mesi non abbiamo intenzione di ridefinire profili più rischiosi. Voglio ricordare i cosiddetti Sinking fund che venivano costituiti per il pagamento di fine periodo. Ovvero la differenza tra l’ammortamento e il bullet sta nel fatto che si paga come per un mutuo ogni sei mesi o ogni anno oppure si paga alla fine del periodo. Allora dovendo prudentemente mettere da parte dei soldi poi questi soldi producono un interesse, e l’interesse è tanto più elevato quanto più i titoli sottostanti sono rischiosi. Noi ci siamo ancorati a titoli di Stato sovrano occidentali, tutti con tripla A, tutti paragonabili al debito italiano o con maggiore sicurezza.
Quindi da questo punto di vista, a differenza del passato dove la gestione era stata meno consapevole, abbiamo bonificato attenendoci alla più prudente delle strategie.
Penso, Consigliere Altomeni, di aver risposto alle preoccupazioni di fondo, che io condivido, ma che penso non abbiamo tradito nella gestione ordinaria del debito.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Credo che questo tema, come ha detto anche l’Assessore, richieda un momento di approfondimento diverso da quello che può offrire la discussione di una interrogazione in Assemblea legislativa che ha tempi contingentati. Peraltro anche per dichiarare la mia soddisfazione o meno è necessario che prima veda il materiale, magari anche con la collaborazione di chi ha maggiore esperienza di me in finanze ed economia.
Non a caso era un’interrogazione nata a risposta scritta proprio perché non era intenzione farne argomento solo di dibattito politico ma anche di conoscenza.
Infatti non abbiamo motivo di pensare che la Regione Marche sia stata meno prudente di quanto avrebbe dovuto esserlo, ma è chiaro che su un tema come questo era necessario conoscere i dati e fare poi un ragionamento complessivo con le forze politiche di questo consesso.
E’ un’interrogazione che risale a circa un anno fa, quindi presentata in tempi non sospetti rispetto alla situazione della crisi finanziaria che si sta delineando oggi.
Con i miei compagni di banco, e non solo, stavamo riflettendo sul fatto di come in questo momento storico uno studioso di economia che si chiamava Carlo Marx, più che mai messo nel dimenticatoio e considerato superato, forse andrebbe riletto proprio sul tema della finanza, della produzione di denaro da denaro e delle conseguenze che esso produce. Purtroppo l’idea di fondo di questo modello economico pensa che sia un concetto che contraddice il principio della fisica, ovvero che la materia non si crea e non si distrugge, che è una delle poche certezze che abbiamo, anche se oggi è la fisica stessa che ormai comincia a traballare.
Invece il nostro modello economico si basa sull’idea che la ricchezza di possa generare dal nulla, quando sappiamo che non è così perché l’entropia esiste anche nella circolazione del denaro e delle merci.
Le crisi periodiche come questa che ci troviamo ad affrontare, che sono sempre crisi ampiamente prevedibili e pronosticabili, non sono altro che il risultato di questo principio della fisica, ovvero dell’entropia. Infatti per un certo periodo di tempo abbiamo pensato che si potesse creare denaro e ricchezza dal nulla quando, invece, questo non è.
Pertanto finché persevereremo con questo modello economico continueremo a trovarci di fronte all’entropia che in economia si chiama “crisi ciclica finanziaria”.
Questo è un discorso più generale, ma è da questa idea che discende la preoccupazione rispetto all’utilizzo di strumenti come questi. Poi è vero, come ci ha detto l’Assessore, che questi strumenti possono essere utilizzati in una maniera piuttosto che in un’altra, però anche di recente con le indagini che sono state fatte abbiamo visto che spesso tali strumenti sono stati usati nella maniera più deleteria.
Strumenti che se applicati in un certo modo rischiano due ordini di problematiche.
Una è puramente finanziaria, l’idea cioè che si possa creare dal nulla del denaro, per cui trasformo dei debiti in prodotti di altro tipo pensando che possano poi produrre ricchezza dal nulla. Ma questo è il principio del gioco d’azzardo dove si può vincere ma più spesso si può anche perdere, ma in ogni caso quando si vince c’è qualcun altro che perde.
Quindi in un sistema economico più generale il fatto che abbia prodotto risultati positivi per qualcuno significa che da altre parti ha prodotto problemi. Volendo parlare di economia mondiale potremmo dire che in questi secoli abbiamo scaricato su altre realtà del pianeta la nostra vittoria ai giochi di azzardo, ma oggi non voglio avventurarmi su questo terreno. Comunque è chiaro che questo è, appunto, quando non l’abbiamo scaricata all’interno delle nostre economie su fasce sociali di un certo tipo. Non a caso da alcuni decenni abbiamo una crescita esponenziale del divario fra le fasce più ricche e le fasce più povere della nostra popolazione, e questo è strettamente collegato anche al modo in cui abbiamo usato la finanza.
Dunque tutto questo è sul piano finanziario.
L’altro problema, ovvero su come sono stati usati alcune volte i derivati finanziari, è tutto sul piano politico. Cioè quell’idea di amministratori, naturalmente a scadenza, di poter scaricare le problematiche del proprio mandato – o comunque dell’immediato perché purtroppo la politica è ormai abituata a ragionare sul corto periodo – su chi verrà dopo. Emblematico è il caso di derivati finanziari che prevedono il finanziamento di opere o addirittura la cessione di liquidità nell’immediato che vengono scaricate nel tempo e molto spesso a partire dalla legislatura successiva quando, appunto, probabilmente a governare ci sarà qualcun altro.
Naturalmente non sto dicendo che noi abbiamo fatto questo, sto parlando in generale, cioè di situazioni emerse nell’utilizzo di derivati finanziari.
Quindi c’è un’idea di rinviare e di creare denaro dal nulla. Ma non è così.
Però perché avviene? Perché a monte c’è un’idea dell’economia governata e in qualche modo anche imposta dalle normative, quindi, certo, il nostro modello è il mercato, ma mentre sul mercato io posso utilizzare gli strumenti finanziari normali, andare a prendere prestiti, fare investimenti, produrre e anche finanziarmi attraverso la produzione di beni, quelli che una volta – usando un altro termine blasfemo – erano le partecipazioni statali, l’economia pubblica, ma tutto questo in una religione dell’economia basata su questi principi neoliberisti non può più essere.
Quindi è un’amministrazione pubblica che si basa su i patti di stabilità, ovvero tutte queste cose che ci siamo inventate, suggerite mirabilmente dai banchieri che hanno dato l’impostazione all’Unione europea di cui facciamo parte – sostanzialmente è questa l’ossatura reale dell’Unione europea e delle conseguenze che produce in termini di normativa sugli Stati e sui territori locali –, creando così un castello, per cui uno Stato per continuare a garantire i servizi ai cittadini lo può fare solo inventando la finanza creativa, quindi non semplicemente ricorrere al credito e fare un investimento per poi trarne benefici e ritorni economici conseguenti.
L’ultima questione riguarda l’ulteriore invito alla prudenza. Perché un’altra certezza, credo, che abbiamo acquisito negli ultimi tempi è che la garanzia, la sicurezza o la tranquillità sull’affidabilità dei titoli e dei soggetti economici non la danno assolutamente le agenzie di rating. Abbiamo visto quello che è successo, in tutte le crisi che abbiamo vissuto ci siamo trovati di fronte a situazioni che le agenzie di rating ci presentavano come sicure, mentre oggi, possiamo dircelo tranquillamente, le agenzie di rating sono per lo più soggetti conniventi con i soggetti economici che le pagano per farsi fare la certificazione.
Dunque sicuramente non è questo il parametro per garantire la sicurezza.
Concludo con l’auspicio che si possa riuscire a fare un incontro con la Commissione o in altro contesto per ragionare sulla questione più nel merito e nel dettaglio.


Interrogazione n. 1113
dei Consiglieri Capponi, Santori, Giannotti, Tiberi, Brini, Cesaroni, Bugaro, Ciriaci
“Chiarimenti su contratti, convenzioni, accordi stipulati dalla Regione Marche, per mobilità passiva, con strutture sanitarie dell’Abruzzo”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1113 dei Consiglieri Capponi, Santori, Giannotti, Tiberi, Brini, Cesaroni, Bugaro, Ciriaci. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito ai quesiti che i Consigliere hanno posto al Presidente della Giunta Regionale si risponde, per quanto di competenza, con riferimento ai singoli punti dell’interrogazione. … Presidente, così non riesco proprio a farmi ascoltare!

PRESIDENTE. Consiglieri, per cortesia. Dispiace dover richiamare all’ordine i Consiglieri tre o quattro volte nel giro di un’ora. Vi prego veramente di prestare attenzione e rispettare i colleghi che stanno parlando. Prego Assessore.

Almerino MEZZOLANI. Riguardo al punto a) la Giunta nella seduta del 16 luglio ha deciso di esaminare la posizione del Direttore della Zona territoriale di Ascoli, Piceno, in relazione agli esiti della verifica dei risultati conseguiti per l’anno 2007 ed ai gravi rilievi evidenziati per l’anno 2008 nella relazione del Direttore dell’Asur, di cui alla nota prot. n. 1356 del 15 luglio 2008, da cui risulta una situazione di grave criticità ed irregolarità amministrative.
Con delibera di Giunta n. 976 del 16 luglio 2008 la Giunta regionale ha quindi deliberato di non confermare all’Ing. Michele Carmosino l’incarico di Direttore della Zona territoriale n. 13 di Ascoli Piceno; tale delibera è stata attuata dalla determina n. 589/DG del 22 luglio 2008 adottata dal Direttore dell’Asur. I comportamenti gestionali dello stesso risultano essere stati oggetto di frequente censura dal parte del Direttore generale dell’Asur, soggetto titolato poiché parte del contratto di lavoro sottoscritto con il Direttore di Zona. A ciò si aggiungono i rilievi del Collegio sindacale, la cui azione di controllo è culminata con una verifica ispettiva effettuata direttamente presso la Zona territoriale, all’esito della quale è stata richiesta la revoca della Determinazione n. 132 del 25 maggio 2008 con la quale il Direttore, con effetto dall’1 luglio 2008 aveva disposto l’affidamento al dott. X Y, in via provvisoria e per la durata di un anno, della Direzione della Unità operativa complessa gestione Risorse umane, riconducendo alla diretta responsabilità della direzione di zona il coordinamento degli uffici di staff. Dalla stessa è poi in effetti sortito un contenzioso con il dirigente dott. X Y.
Le criticità gestionali rilevate dal Collegio sindacale sono state funzionali ad un’azione rafforzata di verifica e controllo da parte della Direzione generale in relazione alle funzioni che le sono proprie, avuto riguardo al peculiare assetto organizzativo aziendale che configura comunque la responsabilità del Direttore generale per la gestione della Direzione zonale, laddove questa si sottragga all’alveo della conformità giuridica, amministrativa e contabile.
Sul punto da evidenziare che le modalità operative seguite dal Direttore di zona sovente hanno precluso l’azione di verifica e controllo che si ascrive alla Direzione generale. In proposito di seguito si evidenziano i fatti più significativi che sono state oggetto di contestazione all’Ing. Carmosino:
- scostamento dal tetto di budget assegnato dalla Regione per 1,6 milioni di euro di maggiori costi, già evidenziato come scostamento dal budget 2006 nel consuntivo 2006;
- comportamento ostinatamente omissivo rispetto alle disposizioni impartite dalla Direzione Asur al fine di provvedere al pagamento di forniture, avuto riguardo alla circostanza del formale impegno assunto dal Direttore di Zona nei confronti del fornitore, cui non aveva fatto seguito alcuna liquidazione, provocando la notifica di decreto ingiuntivo e successivo atto di precetto, con conseguente aggravio della spesa. Anche a seguito degli atti in parola, permaneva il comportamento omissivo della Direzione zonale che argomentava circa l’intervenuto “stralcio della fattura dalla contabilità dell’ente nell’esercizio 2007", come evidenziato con e-mail del legale di controparte;
- a ciò si aggiungano ulteriori comportamenti assunti in violazione dei criteri di riparto della competenza tra Direzione di Zona e Direzione generale, come l’aver di fatto sottoscritto un accordo contrattuale con un istituto di riabilitazione e successivamente trasmesso alla Direzione generale una proposta di determina non coerente rispetto alla detta circostanza di fatto già intervenuta;
- inoltre, il comportamento concernente l’attuazione di una progettualità era in palese violazione della delibera n. 781 del 11 giugno 2008, con la quale la Regione Marche, ha definito il processo di budgeting delle Aziende, Zone territoriali, per gli anni 2008 e 2009, stabilendo che la gestione delle progettualità è affidata alle Zone territoriali, previa autorizzazione della Direzione generale e che quest’ultima definisce i tempi di avvio delle procedure in relazione ai risultati conseguiti con chiusura dei report di contabilità analitica relativa al 1° semestre 2008. Ciò non è stato possibile nella fattispecie riguardante una progettualità del valore di 1.000.000,00 di euro;
- da ultimo, il contenzioso indotto dall’adozione della determina n. 132 del 29 maggio 2008, conseguentemente annullata dal Direttore di Zona, ma sintomo di un clima di forte conflittualità generata nell’ambito della gestione del personale zonale, al di fuori di una corretta logica dei relativi processi amministrativi.
Gli elementi sopra descritti, unitamente a numerose altri oggetto di specifica contestazione nella corrispondenza intercorsa con il Direttore, hanno evidenziato l’inadeguatezza dello stesso di fronte all’esigenza di rimuovere ed aggiornare strumenti operativi e gestionali che avrebbero richiesto una rivisitazione della struttura organizzativa zonale.
Se il curriculum dell’Ing. Carmosino appare sufficientemente supportato in funzione della scelta a suo tempo operata e che ha condotto alla nomina dello stesso, sotto il profilo della pratica operativa si è rivelato non adeguato a sopperire alle molteplici istanze gestionali e organizzative, dimostrando la scarsa dimestichezza alla soluzione di problematiche complesse e pur tuttavia da ricondursi alla competenza zonale.
Nonostante la complessità delle azioni da intraprendere il Direttore ha inteso agire con assoluta autonomia, peraltro con comportamenti non adeguati i cui percorsi sono manifestamente non congrui sotto il profilo giuridico/amministrativo.
Con delibera di Giunta Regione Marche n. 70 del 29 gennaio 2007 l’Ing. Michele Carmosino veniva nominato Direttore della Zona territoriale n. 13 di Ascoli Piceno. Conseguentemente veniva stipulato il contratto di lavoro avente natura professionale e privatistica.
Di seguito si richiama la normativa di riferimento:
- l’art. 4, comma 8, della legge regionale n. 13/2003, dispone: “Entro il mese di marzo di ciascun anno, la Giunta regionale, sentito il parere della Conferenza permanente di cui all’articolo 20 e della Conferenza dei Sindaci di cui all’articolo 21, territorialmente competente, procede, d’intesa rispettivamente con il Direttore generale dell’Asur e con il Direttore generale dell’Azienda ospedaliera “Ospedali riuniti Umberto I - G.M. Lancisi - G. Salesi”, alla verifica dei risultati conseguiti dai direttori di zona e dai direttori dei presidi di alta specializzazione e, conseguentemente, alla conferma o meno degli stessi. Il Direttore generale dell’Asur e il Direttore generale degli “Ospedali riuniti Umberto I - G.M. Lancisi - G. Salesi “, qualora ricorrano le circostanze di cui all’articolo 3 bis del d.lgs. 502/1992, propongono alla Giunta regionale la risoluzione del contratto rispettivamente con i direttori di zona e con i direttori dei presidi di alta specializzazione “.
- l’art. 3 bis, comma 7, d.lgs 502/92 ss.mm.ii., dispone: “Quando ricorrano gravi motivi o la gestione presenti una situazione di grave disavanzo o in caso di violazione di leggi o del principio di buon andamento e di imparzialità della amministrazione, la regione risolve il contratto dichiarando la decadenza del direttore generale e provvede alla sua sostituzione; omissis”.
­Dalla lettura del documento Istruttorio, allegato alla delibera di Giunta n. 976 del 16 luglio 2008, emerge che complessivamente la motivazione dell’intervenuta decisione di non confermare all’Ing. Carmosino l’incarico di Direttore della Zona territoriale n. 13, “gli esiti negativi della verifica in merito ai risultati conseguiti ed alla situazione di particolare gravità riscontrata nella gestione del 2008”.
La delibera di Giunta in parola richiama nella sostanza la fattispecie contemplata all’art. 4, co. 8, l.r. n. 13/03, cui rinvia l’art. 4 del contratto di lavoro autonomo stipulato tra il Direttore della Zona Territoriale e il Direttore generale.
Alla detta fattispecie la Giunta Regionale riconduce anche la “situazione di particolare gravità riscontrata nella gestione del 2008”, dal momento che a conclusione del procedimento la stessa decide per la “non conferma”.
L’art. 52 della Legge Finanziaria per il 2003 ha fatto carico alle Regioni di tipizzare, tra l’altro, “...l’adozione di provvedimenti diretti a prevedere.., la decadenza automatica dei direttori generali nell’ipotesi di mancato raggiungimento dell’equilibrio economico delle aziende sanitarie e ospedaliere autonome”. La fattispecie è stata ripresa ed ampliata dalla finanziaria per l’anno 2005 (Art. 1, comma 173, legge 30 dicembre 2004 n. 311).
Il provvedimento previsto dall’art. 4, comma 8, legge regionale 13/03 si ricollega in senso logico-giuridico all’atto di nomina, condividendone la natura, perché:
- in primo luogo, nella sua formulazione letterale parla di “conferma” dell’incarico, dunque la risoluzione del contratto appare essere la conseguenza automatica del provvedimento negativo di “non conferma”;
- in secondo luogo, perché le risultanze che la Regione deve valutare, ossia i risultati amministrativi e gestionali ottenuti, non attengono a specifiche inadempienze del Direttore di Zona.
La conclusione della mancata conferma è seguita ad una procedura di predisposizione di un insieme di informazioni significative per la verifica da parte della Giunta. I risultati raggiunti sono stati verificati “secondo i criteri ed i principi recati dalla normativa vigente”, sicché va fugato il dubbio circa una discrezionalità tendenzialmente arbitraria.
In particolare il processo di valutazione e verifica si è compiuto nel rispetto delle disposizioni regionali, impartite con delibera di Giunta regionale n. 815 del 27 giugno 2005, dove viene stabilita una griglia e sono definiti relativi parametri per la valutazione dei “comportamenti organizzativi”, che ai fini della proposta di conferma o meno delle direzioni zonali devono essere presi in considerazione dalla Direzione generale.
La delibera di Giunta regionale, che stabilisce di non confermare l’Ing. Carmosino nell’incarico di Direttore della Zona Territoriale, è un atto di alta amministrazione, espressione della potestà di indirizzo e di governo delle Regioni nel settore sanitario, sicché è logico che alla stessa non possa richiedersi un’astratta predeterminazione. II suddetto provvedimento è motivato in modo conforme alla legge con espressione di un giudizio complessivo di inadeguatezza rispetto alle aspettative di cambiamento riposte in tutti i nuovi Direttori di Zona.
È palese che nonostante la legge stabilisca che la verifica dei risultati dell’attività annuale debba farsi “secondo i criteri e i principi recati dalla normativa vigente”, tali parametri non siano espressamente enunciati. Gli stessi sono peraltro oggetto della delibera di Giunta regionale n. 815 del 27 giugno 2005 sopra richiamata. La dovizia di elementi, raccolti in sede di istruttoria dall’amministrazione procedente, di per sé consente di ricostruire più che puntualmente i processi amministrativi e gestionali compiuti, conducendo ad una chiara e precisa visione e conseguente valutazione correlative agli elementi messi in risalto nei giudizi stessi e che si incardina perfettamente nei criteri dettati dalla Giunta Regione Marche con la delibera sopra citata.
Il documento istruttorio della delibera di Giunta regionale riepiloga la corrispondenza intercorsa tra l’Ing. Carmosino e la Direzione Generale, che riguarda circostanze di fatto verificatesi nel corso della gestione e sintomatiche di una complessiva inidoneità del Direttore di Zona a svolgere l’incarico conferitogli indipendentemente dall’aver contravvenuto ai suoi doveri.
E se ciò è di per sé sufficiente a costituire presupposto ai fini della non conferma nell’incarico, indipendentemente dall’avere l’interessato contravvenuto ai suoi doveri, nel caso di specie la sintomatologia richiamata sottende le diverse ipotesi di comportamenti amministrativi connotati da evidenti incongruenze del percorso logico seguito, nonché da un approccio istruttorio superficiale non aderente alla situazione di fatto/diritto che ne costituisce presupposto.
Pertanto la molteplicità di elementi di non conformità riscontrati nel percorso gestionale condotto dal Direttore della Zona territoriale, oltre alle situazioni di particolare gravità riscontrate nel primo semestre 2008, hanno complessivamente determinato la frattura del rapporto fiduciario con il Direttore della Zona territoriale. Lo stesso è, infatti, figura strategica dell’Azienda, in quanto connotato da una particolare visibilità nell’ambito territoriale di riferimento, quale entità cui si ascrive il governo clinico e come tale in stretto rapporto con il cittadino utente, che alla struttura zonale si affida.
La mancanza di incisività e credibilità nella figura direzionale zonale, così come la cattiva gestione e la conflittualità generata, oltre a determinare un clima di tensione negli operatori, ha determinato un danno di immagine alla Zona territoriale di notevole entità.
Tutto questo in relazione alla valenza strategica della figura direzionale zonale, non assimilabile certamente alla stessa stregua di una figura dirigenziale apicale, ha reso necessitata la soluzione della non conferma.
Per quanto riguarda il punto b) del quesito posto, si precisa che né la Regione Marche né la Zona territoriale n. 13 di Ascoli Piceno hanno sottoscritto contratti, convenzioni, accordi con strutture private della Regione Abruzzo. Le prestazioni fruite dai cittadini marchigiani presso strutture abruzzesi sono conseguenza della facoltà di “libera scelta del luogo di cura e dei professionisti nell’ambito dei soggetti accreditati” garantiti dal d.lgs. 502/1992 e s.m.i.
L’accesso ai servizi è subordinato all’apposita prescrizione proposta o richiesta compilata su modulario del SSN.
Riguardo il punto c), le strutture private sottoscrivono accordi contrattuali con le Regioni di competenza.
Per il punto d), idem come sopra.
Riguardo il punto e), relativo agli importi dovuti per la mobilità passiva alla Regione Abruzzo, si allegano di seguito le tabelle riepilogative, precisando che non spetta alla Regione la liquidazione diretta di quanto dovuto, ma detti importi vengono compensati in sede di riparto del Fondo sanitario nazionale.
Riguardo al punto f) i dati 2008 non sono ancora disponibili.
N.B. Le tabelle riepilogative sono riportate in calce al resoconto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Voglio partire a ritroso. Cioè, prendendo atto della dichiarazione dell’Assessore, vorrei dire che noi non abbiamo nessun rapporto con quelle agenzie sanitarie private della regione Abruzzo coinvolte da indagini e addirittura da provvedimenti della Magistratura.
Ora vorrei fare una piccola riflessione sulle affermazioni inerenti il discorso fatto sulla Zona di Ascoli e sulle negligenze che avete riscontrato nell’operato del dott. Carmosino.
La situazione che lei ha illustrato, Assessore, non scarica totalmente la responsabilità della Giunta regionale sulla gestione della sanità di questa regione. Le affermazioni che lei ha fatto, Assessore, nei confronti del direttore generale sono state pesantissime, è certamente un dato estremamente preoccupante sia per noi dell’opposizione che per i marchigiani che da tempo chiediamo una maggiore trasparenza nella gestione della sanità.
Se questo si è potuto verificare in quella Zona significa che la Regione non ha strumenti di controllo e di governo della sanità. Ritengo dunque di poter supporre, considerato che era stata ampiamente illustrata su tutti i giornali l’appartenenza politica del dott. Carmosino, indicato ovvero come quota DS – dico questo, Assessore, solo perché non è stato smentito da nessuno, addirittura qualcuno si era vantato che aveva vinto, che aveva più direttori di altri –, che questo modo di gestire la sanità soltanto attraverso le tessere di partito non porta ad una gestione ottimale.
Questa affermazione la faccio con molta tranquillità, ovvero, noi non è che siamo contenti che ciò avvenga, Assessore, non ci fa stare tranquilli solo perché possiamo dire politicamente che abbiamo segnato un punto nel nostro tabellino, in quanto penso, invece, che abbiamo segnato un punto in meno nel tabellino dei marchigiani, proprio perché questa gestione ha portato sperperi, illegittimità, ha portato anche discriminazione all’interno delle figure professionali inserite in quelle strutture, dato che il nuovo Direttore generale ha provveduto addirittura a revocare molte delibere di assegnazione di incarichi.
Su questo certamente chiederemo sia altre delucidazioni che notizie sul proseguo dell’indagine, proprio perché sappiamo che c’è un’inchiesta della Magistratura in corso per tutte le operazioni svolte in questa situazione.
Dunque in questa Regione, Assessore, la trasparenza non è troppa, anzi, è poca.
Peraltro ancora non sappiamo come opposizione, e naturalmente non lo sanno neppure i marchigiani, quale sia stata la conclusione della vicenda dell’Umberto I, vicenda ugualmente oggetto di un approfondimento della Magistratura. I marchigiani e noi vorremmo sapere se questa situazione si è conclusa e quali sono le accuse, anche perché avevate promesso di fare una commissione d’indagine della quale, peraltro, non conosciamo le conclusioni interne a cui si è giunti.
Dunque tutta questa situazione ci preoccupa, quindi, ripeto, interverremo con la richiesta di altre sollecitazioni per chiarire alcuni aspetti che lei, Assessore, ha indicato questa mattina. Perché a noi interessa che la sanità delle Marche funzioni.
Qui voglio anche aggiungere che un grado di miglioramento si è avuto anche grazie sia alla professionalità di tanti operatori che al ridimensionamento dei budget che hanno fatto sì che alcune strutture abbiano migliorato le loro prestazioni e la loro efficienza. Quindi ritengo che quando il Governo nazionale decide di chiedere una maggiore razionalizzazione, quell’invettiva a cui molte volte voi siete contro, abbia un fondamento se poi le situazioni sono quelle che lei, Assessore, ci ha descritto questa mattina.
Pertanto possiamo avere degli amplissimi margini di miglioramento e di riorganizzazione se togliamo dalla sanità la trazione politica, ovvero quella trazione politica che molto spesso fa fare errori, cioè quella che fa portare acqua a determinati mulini che non devono macinare.
Questo, Assessore, è il nostro modo di relazionarci con lei, soprattutto in un momento di grande difficoltà dell’economia delle Marche e dunque anche delle condizioni proprie dei marchigiani. Noi riteniamo che un’operazione di assoluto rigore nei confronti dei conti e degli sprechi che si fanno nella sanità possa essere vantaggiosa per risolvere anche i tanti altri problemi di cui ancora non abbiamo la soluzione idonea soprattutto per carenza di risorse.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi sull’ordine dei lavori.

Luigi VIVENTI. Vorrei chiedere all’Assemblea la possibilità di poter anticipare la discussione della mozione da noi presentata che riguarda l’introduzione delle preferenze, peraltro due o tre settimane fa c’era stato un accordo tra i Presidenti dei gruppi di discutere questo argomento ai primi punti dell’ordine del giorno.
Ora se l’Assemblea è d’accordo potremmo discuterla immediatamente considerato che oggi iscritte non ci sono grandi cose. Per quanto mi riguarda mi impegno anche ad essere molto ristretto nei tempi di utilizzo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di anticipo della discussione della mozione n. 291 dei Consiglieri Lippi, Viventi, abbinata alla mozione n. 293 del Consigliere Procaccini.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 291
dei Consiglieri Lippi, Viventi
“Mantenimento delle preferenze alle elezioni europee e loro reintroduzione alle elezioni del Parlamento italiano”

Mozione n. 293
del Consigliere Procaccini
“Modifica legge elettorale”

abbinate
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Prego, Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Sarò rispettoso dell’impegno preso con il Presidente, però se il Consigliere Giannotti me lo consente!

PRESIDENTE. Scusate, ma l’Assemblea legislativa si è espressa, accogliendolo, su tale anticipo, ed io al momento della votazione avevo richiamato l’attenzione dell’Aula. Prego, Consigliere Viventi, continui pure.

Luigi VIVENTI. Lei, Consigliere Giannotti, magari era un po’ distratto, ma non c’è problema, recupereremo la distrazione in corso di Assemblea.
Abbiamo presentato questa mozione perché nel dibattito politico a livello nazionale era stata paventata l’ipotesi di cancellare l’istituto della preferenza anche per quanto riguarda l’elezione al Parlamento europeo.
Su questo ovviamente non siamo d’accordo per due questioni fondamentali.
Innanzitutto perché l’articolo 2 della Costituzione italiana dice chiaramente che la sovranità appartiene al popolo, quindi se nel nostro sistema politico cancelleremo l’istituto delle preferenze, come è stato fatto per l’elezione del Parlamento italiano che è un sistema che si va polarizzando in soli due gruppi, avremmo due sole persone che determineranno le liste e dunque le condizioni di elezione dei parlamentari. Pertanto in questo caso la sovranità anziché appartenere al popolo apparterrebbe sostanzialmente a due persone.
Inoltre perché nella democrazia partecipativa, che è il modello costituzionale al quale ci siamo riferiti, il rapporto fra l’elettore e l’eletto deve essere un rapporto diretto.
Le nostre considerazioni sono molto concrete e semplici, ovvero, se vogliamo veramente consentire al cittadino italiano di potersi interessare allo svolgimento dell’attività politica e di conseguenza se vogliamo consentirgli di essere realmente partecipe e soggetto attivo delle decisioni che verranno prese a questi livelli, onestamente non possiamo cancellare l’istituto della preferenza, altrimenti negheremmo questi principi.
E’ dunque sulla base di queste considerazioni che ci siamo permessi di presentare una mozione di cui ve ne chiediamo l’approvazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Il metodo con il quale ai vari livelli eleggere i rappresentanti nelle Istituzioni è un dibattito estremamente interessante. Ritengo che debba sì trovare adeguato spazio nella discussione, ma nello specifico debba anche essere analizzato con serietà, perché soprattutto per il livello europeo l’Italia marca una difficoltà nel sapersi introdurre nei meccanismi, appunto, del Parlamento europeo.
Perché avviene questo? Premetto che sono tendenzialmente a favore della preferenza, lo sono perché in tutti i livelli sono sempre stato eletto con il sistema delle preferenze – poi ritornerò su questo argomento –, però se c’è un livello istituzionale dove non sono d’accordo per la preferenza è proprio quello europeo.
Perché avendo avuto la possibilità di visitare il Parlamento europeo e vedendo come si approcciano i parlamentari europei delle altre nazioni, ho radicato in me l’idea che il parlamentare europeo debba svolgere una profonda azione di lobby a favore del suo Paese di provenienza, cosa che il sistema delle preferenze impedisce. Tant’è che i nostri parlamentari europei, tutti, nessuno escluso, frequentano Bruxelles o Strasburgo soltanto nei giorni in cui c’è seduta di Commissione o seduta d’Aula, poi ritornano velocemente nel territorio di appartenenza ovvero nel collegio di elezione per pascolarsi gli elettori al fine di avere il consenso elettorale per la volta successiva.
Viceversa i parlamentari di tutte le altre nazioni, nessuno eletto con il sistema delle preferenze, stazionano a Bruxelles dal lunedì al venerdì e fanno precisa azione di lobby a favore del proprio Paese. Tant’è che le risorse che riescono ad attingere per settori specifici – penso ad esempio alla Grecia per quanto riguarda il settore del sistema navale e portuale – sono ampiamente superiori a quelle scarse che riescono ad ottenere i nostri parlamentari. Dunque questa è una fortissima penalizzazione per il nostro Paese.
I parlamentari europei devono essere inquadrati più come funzionari funzionali al sistema Italia che come politici che svolgono un’azione che è profondamente diversa rispetto al Parlamento nazionale o alle Assemblee legislative regionali.
Chiunque di voi, avendo partecipato a campagne elettorali, sa perfettamente che gli attuali collegi elettorali sono profondamente antidemocratici. Infatti i parlamentari marchigiani sono raramente eletti proprio perché nel collegio elettorale dell’Italia centrale la nostra regione è accorpata al Lazio e alla Toscana, ma noi siamo circa la metà di Roma, quindi la maggior parte dei parlamentari sono espressione, appunto, della Toscana o del Lazio.
La campagna elettorale per le europee è dispendiosa, sento parlare di budget di milioni di euro per poter riuscire ad essere eletti, con forme spinte anche di pratiche scabrose che in costanza di questa legge elettorale sono presenti in ogni parte dello schieramento politico.
Quindi la legge europea deve essere modificata.
Possiamo discutere sull’ampiezza dei collegi, sulle preferenze o meno, ma sul livello europeo io sono per la lista bloccata e collegi più piccoli, affinché il parlamentare possa svolgere la sua funzione a favore del nostro Paese a prescindere dall’appartenenza o meno del gruppo politico con cui si iscrive in Europa.
Per le elezioni nazionali, invece, c’è innanzitutto da fare una distinzione. Ci sono aree del Paese molto critiche, nel sud Italia la preferenza è fenomeno degenerativo, però ritengo che l’attuale legge elettorale abbia un vulnus non più tollerabile, perché ci troviamo veramente con le liste già fatte, veniamo catapultati da una parte all’altra. E questo avviene in tutti gli schieramenti, nelle Marche ci sono esempi sia nel centro-destra che nel centro-sinistra.
Quindi penso che l’unica formula possibile, l’unico punto di equilibrio accettabile, posto che noi qui dentro non siamo i quaranta ladroni – visto che l’accusa è che la preferenza porta alla corruzione e alla degenerazione della politica – sia la dimensione provinciale del collegio elettorale con l’introduzione della preferenza. Questo perché i Consiglieri regionali sono fortemente radicati sul territorio e forse oggi sono gli unici rimasti ad essere veramente espressione di un territorio e realmente attenti ai bisogni del territorio.
Questo è un dibattito che deve essere preso in considerazione, perché se c’è una distanza fra il corpo elettorale e le Istituzioni, fra la gente e la politica, è dovuto probabilmente anche al fatto che siamo in costanza di una legge elettorale che disarticola i parlamentari dagli impegni che si assumono nei confronti degli elettori.
Le formule si possono trovare ma certamente non il maggioritario perché è una sorta di evoluzione alla lista bloccata; sappiamo perfettamente, tranne in pochissimi casi, che per l’85% dei colleghi maggioritari – penso alla vecchia legge Mattarella – i vincitori sono già definiti, nel senso che ci sono collegi blindati sia da una parte che dall’altra, comunque uno contro uno imposto dall’altro, inoltre, conoscendo i vizi nazionali, nei vari collegi intervengono dei veti contrapposti che in buona parte in realtà modificano le dinamiche elettorali.
Pertanto la risposta sicuramente non è quella dei collegi uninominali, quindi rimane soltanto quella della legge elettorale regionale, che mi sembra la più equilibrata, sa coniugare l’accettabilità di una campagna elettorale, non eccessivamente costosa, con la rappresentanza e il radicamento degli eletti con il territorio.
Penso che nell’esprimersi su questa mozione ogni Consigliere possa avere libertà di coscienza. Per quanto mi riguarda auspico da parte del nostro gruppo un voto di astensione, perché, ripeto, siamo tendenzialmente d’accordo con lo spirito generale della mozione ma per il livello europeo abbiamo quelle riserve che ho poc’anzi esposto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il nostro gruppo sosterrà la mozione proposta dall’Udc ma al tempo stesso vuole sollecitare l’Assemblea legislativa regionale ad una riflessione più ampia, quindi è per questo che abbiamo presentato una mozione apposita sulla necessità di prevedere nelle forme della rappresentanza il pluralismo che esiste nella società.
Il problema della preferenza è decisivo dell’espressione dei cittadini dal punto di vista democratico, tuttavia alle forze politiche bisogna dare la possibilità di poter avere la preferenza. Perché se in via preventiva si vuole lavorare verso il bipartitismo, come vogliono fare, seppure in forme diverse, le forze più grandi, la preferenza diventa effimera, diventa fine a se stessa, e tanto più lo diventa in una fase in cui la concezione del presidenzialismo ha ormai pervaso la società.
Pertanto il rischio è che in buona fede talvolta ci si avvii verso una concezione di democrazia autoritaria, ovvero quella di avere il fastidio delle forze minori dal punto di vista numerico ma che pure hanno una storia nella società del nostro Paese e più in generale. Però questa concezione di democrazia autoritaria presuppone sì questo fastidio, ma dall’altro esprime anche un pensiero debole di chi pensa che il governo della cosa pubblica debba avvenire senza impacci, senza l’interpretazione dei conflitti che esistono nella società. E’ un po’ la concezione del “lasciateci lavorare”.
Pertanto la memoria storica, persa di vista in questa politica dell’usa e getta, dovrebbe invece essere rivista e riletta. Perché i grandi partiti come la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano mai nella loro storia proposero leggi contro il pluralismo e per introdurre sistemi di sbarramento. Non l’hanno mai fatto perché la loro concezione della democrazia, seppure in maniera opposta e diversa, era quella della possibilità della rappresentanza attraverso una battaglia culturale, programmatica e anche di egemonia rispetto alla storia, alla cultura e ai programmi.
Inoltre è ancora più sorprendente che le proposte vengano dai partiti più grandi, in primo luogo da Forza Italia che non avrebbe nessun problema da questo punto di vista, che lo hanno fatto in maniera subdola in occasione della legge per la nomina del Parlamento europeo.
Non esiste nel Parlamento europeo un problema di governabilità, Consigliere Bugaro, lei ha fatto un excursus arrampicandosi sugli specchi, secondo me non ci crede neanche lei alle cose che ha detto, ha fatto una difesa d’ufficio di una concezione debole e priva di qualsiasi riferimento alla realtà.
Nel Parlamento europeo non c’è un problema di governabilità e nel sud il rapporto tra malavita e politica, come ha detto lei, non attiene al sistema della legge elettorale, ma attiene alla moralità della politica e dei partiti. Perché se uno è corrotto può anche non avere la preferenza ma avere comunque infiltrazioni, perché poi candida nella lista bloccata il personaggio che gli porta i voti, che gli garantisce il flusso elettorale.
Il problema democratico, invece, è molto diverso, attiene alle forme della rappresentanza e soprattutto alle forme della rappresentanza nel Parlamento europeo. Perché, sottolineo, in quell’organismo internazionale non c’è un Governo che avrebbe bisogno di stabilità, ma c’è la rappresentanza degli Stati nazionali che deve orientare la Commissione europea sulle politiche europee e quindi verso gli Stati nazionali.
Voglio aprire e chiudere una parentesi sulla governabilità e sulla legge elettorale di tipo maggioritario con sbarramenti.
La storia recente del nostro Paese ci dice che non sono i partiti piccoli della sinistra a dettare l’instabilità. Infatti un Governo lo ha fatto cadere Mastella e in queste ore a generare instabilità è un certo Villari, rappresentante di un grande partito.
Per cui non è il sistema o la tecnica elettorale che di per sé garantiscono governabilità, però chi fa le leggi – in questo caso l‘Assemblea legislativa regionale per fortuna non può fare una legge per il Parlamento Europeo – dovrebbe indicare al Parlamento nazionale e al Governo la necessità di allargare la rappresentanza e quindi non di restringerla. Perché è vero che possono esserci eccezioni, come negli Stati Uniti d’America dove nell’elezione del nuovo Presidente hanno votato più elettori ed elettrici, ma in quella Nazione dove esistono due partiti di solito il Presidente viene eletto con il 40% dei voti, ciò significa che il 60% degli elettori non va a votare.
Credo, invece, che la storia dell’Italia abbia bisogno di una maggiore articolazione.
Quindi chiedo all’Assemblea legislativa, visto che noi voteremo a favore della mozione dell’Udc, di abbinare nella discussione e nel voto favorevole anche la mozione dei Comunisti Italiani che si dichiara contro lo sbarramento nella legge elettorale e in questo caso per il Parlamento europeo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Su questa mozione personalmente avevo qualche dubbio, ma dopo gli interventi dei Consiglieri Altomeni e Procaccini me ne sono rimasti ben pochi.

Cesare PROCACCINI. Le ho fatto perdere la causa!

Ottavio BRINI. Non la causa, Consigliere Procaccini, perché il mio voto conta per uno quindi non può comunque cambiare l’andamento dell’Assemblea.
Una riflessione su questa problematica penso sia giusta farla anche alla luce, ripeto, di quanto in merito alla mozione dei Consiglieri Lippi e Viventi hanno rappresentato i Comunisti italiani e Rifondazione.
Personalmente non ho nessun fastidio per le forze minori, anzi, esse hanno veramente radici profonde maturate nel tempo, hanno principi, programmi, mi riferisco ai liberali, ai repubblicani di una volta, ai socialdemocratici, al Pdup, tutte forze che sono nate da ideali o da movimenti.
Quello che mi preoccupa, Consigliere Procaccini, e lei è una persona schietta e genuina, è quando questi partiti o partitini nascono a causa di divisioni tra leaders – che poi non sono leaders quando hanno il 3-4-5% -, dove magari un partito vuol fare il capetto della situazione, pronto con trenta-quaranta-cento-duecento tessere, ma poi viene messo all’angolo e quindi ricostruisce o un altro partito o un altro movimento.
Questa è una storia di tutti i giorni, dunque è questa la riflessione che voglio fare sullo sbarramento che, a mio avviso, può essere del 2, del 3, del 4 o del 5 però…
Il mutamento della politica non è sulla lotta della sinistra o sulle interpretazioni ma su quegli uomini che vogliono portare avanti una certa politica perché magari c’è stato un risultato elettorale non consono alle aspettative. Quindi c’è un cambio di uomini, non di linea politica, nascono le scissioni perché ognuno tenta di avere la propria rappresentanza sia politica che parlamentare.
Al Parlamento europeo per avere un eurodeputato basta lo 0,9%, quindi pensate quanto possa essere ridicolo che uno venga eletto con questa percentuale!
Non voglio neanche entrare nel merito del fatto che i comunisti si sono sciolti in tre-quattro partiti o che l’ex Democrazia Cristiana si sia frantumata in sette-otto partiti, l’Udc, i Popolari di Giovanardi, la Dc di Pizza, la Margherita, i democristiani andati in Forza Italia, quindi è cambiata la politica. Voglio solo dire che la politica è cambiata e che il maggioritario è un fatto naturale.
Mi dispiace che il Consigliere Viventi abbia presentato una mozione monca, ad hoc, quasi ad personam, una mozione che si preoccupa solo della preferenza, non della governabilità, non di quelle forze politiche siano esse cristiano cattoliche o laiche socialiste. Consigliere Viventi, lei si preoccupa soltanto del suo orticello, per essere rappresentato si preoccupa solo di avere lo 0,9% dove poi al suo interno chi ha più voti viene eletto, però poi non si preoccupa che ci possono essere delle realtà che condizionano…(…) Come non c’entra niente, Consigliere Viventi! … (…) Appunto, prima parta dalla governabilità. Io sono d’accordo per la preferenza, anzi, è un fatto di democrazia, è una ricchezza, è un patrimonio che dobbiamo tenere, ma mi preoccupo quando…(…) Consigliere Viventi, non me ne voglia! Voi a livello provinciale in questo momento – e nessuno se ne deve vergognare – state in una posizione di attesa perché non sapete con chi dovete allearvi…(…) Consigliere Viventi, parlo in generale. A Trento ad esempio vi siete alleati, pur astenendovi, con il PD, a Roma una parte è uscita sostenuta da Alemanno. Quindi basta!
La politica con la P maiuscola è quella che vuole chiarezza, quella che si chiedono le preferenze agli elettori e si dice con quali uomini si vogliono portare avanti questi progetti. La chiarezza nella politica, caro Consigliere Viventi, è fondamentale!
Alcide De Gasperi è stato criticato perché si diceva che aveva fatto una legge truffa, però oggi tutti fanno a gara per portare avanti il suo modello. Quindi non sono io che dico questo, è la storia che parla, sono i fatti, i risultati.
Per cui cerchiamo di ragionare. Lei, Consigliere Viventi, è stato democristiano come me… (…) Ognuno aveva la sua anima, la mia anima era popolare, stavo con Donat Cattin, io non so con chi stava lei, però io non sono stato mai con gli imprenditori. Quindi ognuno ha la sua politica.
Stavo dicendo che anche all’interno della Democrazia Cristiana c’erano i congressi, erano seri, c’erano i programmi, c’erano le proposte, ma era un unico partito che difendeva e portava avanti i principi del 40% degli italiani, c’era un unico partito che andava dagli operai agli industriali, dalle casalinghe agli studenti, dagli insegnanti ai commercianti.
Certamente non voglio fare una critica agli amici dell’UDC, me ne guardo bene, sono scelte che ognuno ha fatto a suo tempo, quindi ognuno ha fatto e farà la propria strada, però voglio invitare alla chiarezza, quella chiarezza che dobbiamo avere soprattutto nei confronti dei cittadini, non inganniamoli con false mozioni che portano poco alla democrazia. … (…) Consigliere Viventi, le sto dicendo che sono favorevole alla preferenza unica, ma se dico false mozioni intendo dire che deve far capire alla gente con chi si vuole alleare, con chi vuole fare i programmi! …(…) Consigliere, allora o fa finta di non capire o sono io che mio spiego male!

PRESIDENTE. Consiglieri, per cortesia, non fate i battibecchi.

Ottavio BRINI. Anche i vecchi socialisti avevano questa posizione, ma il tempo ha portato poi alla caduta dei partiti e ad altre impostazioni.
Se il partito di Forza Italia è nato dal nulla e poi ha preso una marea di voti, se il PD nato da una fusione di due partiti ha preso tanti voti, significa anche che il popolo italiano è pronto per questo maggioritario, lei invece si preoccupa soltanto della preferenza! Questa è la riflessione che ho voluto fare. Non le dico che sono contrario alla preferenza unica, sono favorevole, ma voterò contro questa mozione per i motivi politici che le ho detto, ovvero per il fatto che si preoccupa solo del suo orticello e non della stabilità politica. …(…) Può darsi che non la capisco, infatti lei sta nell’UDC ed io sto in Forza Italia! Se la pensavamo uguale ci capivamo meglio o forse tutti e due stavamo in Forza Italia oppure nell’UDC!
In ogni caso quello che ho detto non significa che non rispetto ciò che a detto lei, però non lo condivido. Io dico che l’idea che porta avanti magari è anche giusta, però si preoccupa solo della preferenza e non di fare un ragionamento più ampio e consono alle esigenze.
Perché Giovanardi è andato via dall’UDC? Consigliere Viventi, ha fatto mai questa riflessione? E questo vale anche per i capi di altri partiti. Riflettiamo su questo!
Il Consigliere Procaccini ha fatto riferimento al Presidente della Commissione Vigilanza Rai, ma se questo va via che cosa significa che è una persona che è stata comprata o che è una persona non seria?!

PRESIDENTE. Consigliere Brini, il suo tempo sta scadendo.

Ottavio BRINI. Ho terminato, Presidente. Concludo dicendo che ognuno non si deve preoccupare solo del proprio orticello, ma deve cercare, come faceva De Gasperi, di guardare oltre.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Visto che si parla di legge europea cercherò almeno in pochi minuti di prendervi un elemento positivo – al Parlamentare europeo per esprimersi vengono concessi tre minuti, molte volte ci si riesce! -.
Penso che il mio gruppo voterà questa mozione, anche se le leggi elettorali dal punto di vista politico e sociale dovrebbero appartenere all’evoluzione di un Paese, si scelgono per formare i Governi, per dare rappresentanze, per dare pluralismo. Noi ne abbiamo sperimentate parecchie, quella di adesso con il collegio uninominale, quella con le preferenze, sia a livello nazionale che in alcune regioni abbiamo sperimentato le liste bloccate, abbiamo sperimentato le preferenze con i numeri, la preferenza unica, più preferenze. Insomma in qualche modo abbiamo cercato di addomesticare le leggi elettorali per interessi non proprio legati ad un percorso, ad un’evoluzione di un processo politico di un Paese.
Ho l’impressione che anche adesso si vada un poco verso questa direzione, ma c’è un punto sul quale penso dobbiamo rimanere ancorati, almeno laddove funziona, cioè che la preferenza appartiene alla penna che ha in mano l’elettore quando sceglie il simbolo e il candidato che credo lo possa rappresentare bene in quel consesso parlamentare o regionale, in quel luogo istituzionale per il quale è stato eletto.
Inoltre c’è anche un altro ragionamento da fare che riguarda la rappresentanza, gli sbarramenti, ovvero la possibilità di avere in un Paese la stabilità di un Governo, quindi pensare a coalizioni più grandi.
E’ evidente che molto spesso quando si parla di questo c’è la preoccupazione di non riuscire a rappresentare con sbarramenti più o meno ampi quei partiti più piccoli che sono comunque profondamente radicati nei Paesi. Su questo c’è una riflessione da fare.
Ora però in questo momento per ciò che riguarda le europee visto che la preferenza c’è l’importante è mantenerla, perché è comunque un elemento di scelta diretta e democratica dei cittadini. Ma sulle europee penso anche un’altra cosa, e chiedo al mio partito di tenere duro su questo, cioè che non si deve cadere nella mediazione, perché, invece, ho l’impressione che si ceda. Almeno su un punto non cederei, quello di accorpare i collegi per le europee, quindi, a prescindere dal gioco delle preferenze, rendere possibile alle Marche di eleggere i suoi parlamentari. Questo bisogna che lo facciamo. Per cui se dobbiamo ridurli dobbiamo fare lo sforzo di non cedere a mediazioni, o tutto o niente, perché in questa fase credo sia possibile poter scegliere una via di mezzo e quindi poter garantire anche a questa nostra regione di avere una rappresentanza parlamentare.
Mi rendo conto che sullo sbarramento le posizioni possono essere articolate anche all’interno degli stessi schieramenti.
L’obiettivo di fondo a livello nazionale è quello di garantire la stabilità, e questo a livello di Parlamento europeo potrebbe non essere vitale, tuttavia in questo momento per scegliere la possibile miglior legge elettorale per le europee credo sia opportuno continuare quella mediazione che sta avvenendo anche in Parlamento, dove l’ancoraggio fondamentale credo sia il mantenimento della preferenza e la possibilità di ridurre i collegi. Questo per rendere possibile anche nelle Marche l’elezione di un parlamentare, senza dover mercanteggiare – scusate questo termine ma lo uso per farmi capire – con le altre regioni più grandi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La questione che solleva il collega Viventi in se è semplice ma anche complessa. Semplice perché è una mozione che indica un orientamento, quello del suo gruppo ma anche di tanti altri che pur non avendola firmata hanno parlato favorevolmente della questione della scelta da parte dell’elettore del proprio rappresentante.
Ritengo che su questo debba essere scritta una parola chiara e inequivocabile.
Certamente deve essere la rappresentanza territoriale quel criterio che deve ispirare ogni tipo di competizione elettorale. Altrettanto certamente – ecco perché il discorso è complesso – questo criterio rientra in un quadro molto più ampio, quello della nostra democrazia rappresentativa basata sul sistema dei partiti.
Questo è ciò che scrive la Costituzione, questo è il sistema invalso nell’Italia repubblicana e questo, dunque, deve imporci una riflessione ulteriore.
Ovvero, quale forma di organizzazione dei partiti, quale forma di selezione della classe dirigente e degli eletti, prima ancora delle candidature, cioè delle proposte che ogni partito fa all’elettorato?
E’ su questo che troviamo la difficoltà di comporre un quadro che è in evoluzione.
Da ultimo ci sono state trasformazioni che hanno aperto scenari assolutamente nuovi, il Partito Democratico da una parte, il Popolo delle Libertà dall’altra, le difficoltà di rapporti sia a destra che a sinistra con coloro che non hanno aderito a questo tipo di processo.
E all’interno anche di questi contenitori più ampi (PD e PdL) la discussione è ancora aperta sul come debba essere strutturato quel nuovo partito, se deve essere un partito leggero, un partito del leader, un partito che guardi sempre di più alla capacità della leadership di guidare dei processi oppure un partito che, invece, dalla base viene costruito attraverso forme di partecipazione, forme di discussione, di confronto, di dibattito, di dialettica.
Queste questioni sono ancora aperte e riguardano anche il momento della proposta politico-elettorale. Perché? Perché se sono i partiti ad essere chiamati a fare proposte programmatiche – che poi vengono chiaramente interpretate da una squadra (si dice così, negli ultimi anni è stata usata molto questa espressione), ovvero da un insieme di uomini e di donne che devono andare ad interpretare i bisogni, le esigenze, le volontà, le aspirazioni di un territorio e di un popolo – quale dialettica, quale selezione, quali percorsi interni devono essere in grado di confezionare questa proposta complessiva?
Quindi prima della preferenza o del momento elettorale vale, a mio avviso, la discussione sul come devono essere presentati e proposti uomini, donne, idee e programmi.
Sulla questione che riguarda la forma partito, l’organizzazione, i modi e i momenti di selezione della classe dirigente e delle candidature la discussione è aperta, e certamente oggi abbiamo di fronte un’iniziativa che viene da più parti e da più anime, cioè quella comunque di radicare la proposta politica alla rappresentanza territoriale, alla rappresentanza dei collegi, delle zone, delle regioni, delle province, dei tanti comuni di cui è composto il nostro sistema Paese.
Allora ritengo che sulla preferenza si debba trovare una convergenza più ampia possibile. Perché? Perché nel passato abbiamo visto scelte che hanno slegato il rapporto territorio-eletto, abbiamo visto scelte che hanno allontanato questa diretta rispondenza della rappresentanza con i collegi elettorali.
Quindi riportare la discussione ad un riallineamento dei due fattori, quello della rappresentanza generale e quello della rappresentanza territoriale, significa avere la sensibilità che porta al favore del mantenimento delle preferenze.
Certo, sul livello europeo – ha ragione l’amico Bugaro – con un collegio che è Marche, Umbria, Toscana e Lazio come si può immaginare una campagna elettorale che sia in grado di garantire anche le Marche nella rappresentanza europea? E come si fa a legare il momento europeo, che è un momento alto e di sistema, con le esigenze di rappresentanza del territorio? Quindi scattano quei meccanismi che ha ricordato il Consigliere Bugaro.
E’ chiaro che il parlamentare europeo avrà sempre meno a disposizione il suo tempo per i lavori europei di sistema e sempre più la preoccupazione di essere nel territorio, soprattutto di un territorio così vasto e ingestibile. Perché oggi, ripeto, il nostro collegio è Marche, Umbria, Lazio e Toscana, una cosa di per sé già difficile da governare come rappresentanza e come capacità di intercettare tutte le sensibilità e le esigenze di un territorio così vasto.
Pertanto il mantenimento della preferenza deve essere legato ad una riduzione dei collegi, cioè ad una rivisitazione geografica, territoriale della rappresentanza. Per forza di cose si deve passare attraverso questo nuovo meccanismo. Penso che l’amico Viventi converrà su questo. E’ chiaro che se un collegio è più piccolo con un collegamento diretto con il territorio si dà la possibilità di selezionare la candidatura e pertanto la proposta elettorale, invece se il collegio diventa grande questa funzione di collegamento della preferenza con il territorio è sicuramente di minore impatto, di minore consistenza, di minore efficacia.
La nostra risposta all’appello che viene fatto con questa mozione dai colleghi Lippi e Viventi è sicuramente positiva sotto il profilo della preferenza, dell’indicazione di questo metodo di selezione dell’eletto e della rappresentanza.
Mentre sulla questione dei meccanismi elettorali europei la riflessione deve andare avanti per quanto riguarda il meccanismo della riduzione della estensione geografica dei territori e dei collegi, affinché la preferenza non diventi solo un orpello, un “pannicello caldo”, in quanto scattano comunque, come sono scattati nel passato, altri meccanismi, che non sono certo quelli del radicamento territoriale.
Penso di aver portato un contributo ulteriore alla discussione molto interessante che oggi è in corso a tutti i livelli locali e nazionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Sarò molto breve perché volendo intervenire a difesa della mozione mi pare che gli interventi che si sono dichiarati contro siano stati il migliore intervento a favore di qualunque cosa avrei potuto dire, quindi anch’ io risparmierò tempo.
Fino a qualche mese fa ho sentito dei Consiglieri nei corridoi sparare a zero contro le liste bloccate perché in quel caso ne venivano penalizzati loro stessi in quanto arrivavano i candidati paracadutati da fuori e nelle liste bloccate venivano messi davanti a loro, quindi era chiaro che se c’erano le preferenze avrebbero preso quelle sul territorio e avrebbero pertanto fregato i paracadutati. Ma siccome le liste erano bloccate vediamo come qua ci sono ancora dei candidati non eletti che sono rimasti a fare dignitosamente i Consiglieri regionali e non sono in Parlamento come avrebbero forse potuto sperare in caso di utilizzo delle preferenze.
Oggi però, visto che nessuno qui dentro è candidato alle elezioni europee, possiamo difendere la posizione di principio, quella che qualcuno da Roma ci dice debba essere rigorosa.
Io domani o dopodomani, appena sarà pronto il resoconto della seduta di oggi, mi rileggerò gli interventi, perché credo che siano veramente un manuale anche simpatico di difesa di un qualcosa che è assolutamente indifendibile.
Oggi abbiamo dato un esempio di retorica che credo vada iscritto al manuale della retorica politica, anzi, del sufismo della politica.
Non aggiungo altro sulla questione della preferenza perché è sufficiente ciò che è stato detto fino ad ora.
Annuncio, invece, che presenteremo un emendamento alla mozione dove chiediamo, visto che la discussione si tiene insieme, di aggiungere al tema della preferenza anche quello dello sbarramento. Perché tutta la premessa che il Consigliere Viventi ha scritto sulla democrazia, sulla rappresentanza, che è assolutamente condivisibile, vale anche per questo secondo tema, ripeto, non vale solo per l’espressione della preferenza ma anche per lo sbarramento. Se è condivisibile uno sbarramento sulle frange residuali sicuramente non lo è uno sbarramento che, come successo nel Parlamento italiano, tende a lasciare fuori percentuali consistenti di elettori, quindi è una mutilazione reale del diritto di rappresentanza e del diritto all’espressione all’interno delle Istituzioni.
Mettere soglie di sbarramento alte fa sì che una fetta consistente di cittadini non vengono rappresentate, nel Parlamento italiano parliamo del 10-15% e nel Parlamento europeo addirittura si evocano percentuali ancora più alte, quindi non è accettabile.
Pertanto chiediamo di tenere insieme il tema dell’espressione della preferenza e quello dello sbarramento, entrambi sono temi che garantiscono la democraticità.
Ho sentito anche parlare della stabilità, ma quello europeo è l’unico organismo dove il Parlamento non ha nulla a che fare con la stabilità – lo ha detto anche il Consigliere Procaccini –. Qui potremmo aprire una discussione sulla democraticità di questa Istituzione, ma già prima, parlando di finanza, ho rischiato di prendermi questo stigma dell’antieuropeismo, un argomento del quale non si può discutere perché se uno prova a mettere in discussione alcune cose che riguardano l’Europa subito viene etichettato in questa categoria.
Dunque questo è un Paese dove non si può parlare di certi temi, ma sicuramente la democraticità dell’istituzione europea sarebbe da affrontare in maniera più seria e dove occorre metterci mano.
Ma qui almeno, visto che la legge è nazionale, cerchiamo di garantirci un minimo di decenza rispetto alla democrazia e alla rappresentanza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Vorrei ricordare che l’anno scorso insieme ad altri colleghi ho aderito ad una raccolta nazionale di firme sulle preferenze, siamo stati anche intervistati dalla Rai regionale, quindi ritengo che in tutta coerenza ognuno debba continuare a portare avanti le proprie idee, le proprie decisioni e soprattutto le proprie convinzioni.
Molto spesso quando parliamo in questa Assemblea legislativa diciamo che siamo i rappresentanti del popolo, e questo è perché il popolo ci ha scelti, quindi non vedo perché ci debba essere una differenziazione tra i Consigli di circoscrizione, i Comuni, le Province, le Regioni, l’Europa, il mondo.
Cioè, se si sceglie la strada per la selezione della classe politica da parte dei cittadini, che devono essere degnamente o indegnamente rappresentati, sicuramente deve essere poi quella delle preferenze, perché esse sono valide in qualsiasi ambito.
Condivido alcune cose che ha detto il Presidente Berlusconi quando alla domanda “perché ha scelto di non mettere le preferenze in Europa?” ha risposto “perché ci vuole gente preparata”, posso dunque essere d’accordo sul fatto che ci vuole gente preparata ma credo anche che la gente preparata la si possa trovare anche facendola scegliere dai cittadini.
Credo che questo sia fondamentale.
Quindi, coerentemente, ritengo sia proprio necessario tornare alle preferenze anche a livello parlamentare italiano. Perché il distacco che in questi mesi c’è nei confronti della politica credo sia condizionato pure dal fatto che non c’è una rappresentatività territoriale completa.
In questa regione come Popolo della Libertà siamo stati fortunati perché nel complesso abbiamo avuto una buona percentuale di rappresentanza locale, anche se il metodo di selezione a me non convince. Tra l’altro, e non dico una novità, anche in fase di presentazione delle liste elettorali ho detto pubblicamente anche ai colleghi “grazie per esservi impegnati sul nostro territorio, ma una cosa che vi chiedo è di ripristinare le preferenze a livello nazionale, perché anche a noi farebbe piacere dare quel contributo che voi dite di voler dare al nostro territorio”. Così se non altro potrà essere la gente a decidere.
Ringrazio i Consiglieri Viventi e Lippi per aver presentato questa mozione perché in una situazione come questa è inutile far finta di niente, infatti, ripeto, da parte della gente c’è la richiesta forte di tornare alle preferenze anche a livello parlamentare.
Chi è attento a quello che succede, chi è attento alle problematiche, chi è attento a alle istanze che vengono dai cittadini, si deve rendere conto che il meccanismo delle preferenze, anche con i centomila difetti che ha, è sicuramente quello che può dare l’opportunità al cittadino di giudicare quando il mandato scade se ha fatto una scelta giusta oppure sbagliata.
Quindi mi trovo pienamente d’accordo con la mozione. Mi trovo pienamente d’accordo anche con quello che ha detto il collega Pistarelli sulla ridefinizione dei collegi, anticipato anche dal collega Ricci. Ovvero credo che le Marche, come tutte le altre regioni, abbiano tutto il diritto ma anche il dovere di essere rappresentate. Con un collegio elettorale come quello di oggi noi siamo tagliati fuori, salvo qualche errore di percorso che può verificarsi.
Insieme al collega Pistarelli e al gruppo di Alleanza Nazionale stiamo presentando alla mozione un emendamento con il quale chiediamo l’impegno di valutare una rivisitazione dei collegi elettorali, proprio per poter dare maggiore garanzia alla gente di essere rappresentata.
Sul discorso della selezione della classe dirigente ognuno purtroppo ha i suoi guai, problemi o metodi per scegliere la classe dirigente che deve essere rappresentata nelle varie liste, e sicuramente il problema si amplifica se non ci sono le preferenze.
Dunque è chiaro che con le preferenze l’impegno può essere maggiore, perché la competizione dovrebbe essere, e a volte lo è, su chi fa meglio, e poi lasciare giudicare la gente, ma senza le preferenze è evidente che l’amico dell’amico, il cugino dell’amico, il parente dell’amico, viene avvantaggiato by-passando e troncando soprattutto quel fondamentale legame con la cittadinanza.
Quindi credo che se vogliamo essere coerenti a quando diciamo di essere i rappresentanti del popolo, dobbiamo fare anche in modo che sia il popolo che possa decidere chi lo deve rappresentare ai vari livelli.
Il mio voto sarà sicuramente favorevole. Ho già anticipato che con il Capogruppo Pistarelli stiamo preparando un emendamento, quindi credo che il gruppo abbia fatto già la scelta di aderire al discorso delle preferenze che, ripeto, secondo me non deve essere solo per la competizione elettorale delle prossime europee ma anche per il Parlamento italiano.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. L’Italia è l’espressione geografica che non riesce a diventare un paese normale.
Ritengo che parlare ancora di preferenze significa soprattutto che il cittadino italiano viene spossessato del diritto di scegliere i propri rappresentanti e non di essere un elettore passivo che il più delle volte è costretto a scegliere il meno peggio, tra l’altro scelto dalle segreterie dei partiti.
Questo significa che si è creato un vuoto pneumatico tra governanti e governati, perché soprattutto si è incrinato l’asse verticale della democrazia rappresentativa.
Sono d’accordo con le motivazioni esposte dal collega Ricci per quanto riguarda le europee, però voglio anche dire, al di là di alcune sottolineature fatte opportunamente dal Consigliere Brini sulla pletora di partitini, che preferisco comunque il pluralismo politico partitico a quello che io definisco un bipartitismo ancora più imperfetto di quello analizzato da Galli negli anni settanta. Perché, se andate a vedere, da una parte abbiamo una maggioranza permanente dall’altra una minoranza strutturata – volendo usare un’espressione dalemiana –, dunque alla fine rischiamo una sorta di sistema bloccato.
Quindi accolgo la mozione presentata dal Consigliere Viventi e non sono neppure contrario al problema dello sbarramento posto dal Consigliere Procaccini.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Il dibattito che stiamo facendo in quest’Aula rispetto al problema sollevato dalla mozione mi fa riflettere su un dato, cioè che sempre di più all’interno delle Istituzioni e delle nostre Assemblee spostiamo tematiche di carattere politico proprio perché il dibattito nei partiti non si fa più.
La problematica della rappresentanza e della realtà in cui si trova la nostra democrazia in termini di rispondenza tra i cittadini e i propri rappresentanti è un tema che viene costantemente by-passato da una esigenza di centralizzazione, un fenomeno non tipico della democrazia italiana. Perché la centralizzazione delle decisioni è purtroppo uno dei fattori che caratterizza tutte le democrazie europee che provengono da un’esperienza di carattere parlamentare dal punto di vista istituzionale e da un pluralismo politico che ha sempre caratterizzato le nostre democrazie, salvo la democrazia inglese.
Ora, al di là del fatto sulla preferenza per le europee – sono d’accordo con la mozione proposta dai colleghi Viventi e Lippi – credo che le riflessioni fatte evochino sicuramente da parte nostra una presa di coscienza su un dato di fondo. Ovvero in questo dibattito abbiamo messo molto in relazione la questione della preferenza e la questione della legge elettorale con la problematica della rappresentanza, cioè dei partiti, ma secondo me le legge elettorale, invece, ha a che fare direttamente anche con un altro aspetto che viene prima del rapporto rappresentanza-formazioni politiche, cioè il problema istituzionale.
La legge elettorale non solo deve corrispondere ad una volontà del cittadino di esprimere il suo orientamento ma c’è un problema di fondo, cioè che il sistema elettorale deve essere congegnale al sistema istituzionale che vogliamo. Secondo me, forse trasversalmente o forse no, ci sono delle opzioni molto diverse all’interno del dibattito politico italiano, ovvero non abbiamo ancora deciso cosa fare. Parliamo di riduzione parlamentare, parliamo di elezione diretta del Presidente, ben sapendo – la democrazia ce lo insegna – che queste due cose non vanno d’accordo. Così come non va d’accordo un discorso di elezione diretta del Presidente con un pluralismo politico che annaspa rispetto ad una realtà che non è solamente quella di far vincere una maggioranza ma che è un problema più complesso che deriva proprio dalla complessità – scusate la ripetizione – della società.
Quindi le valutazioni fatte dal collega Altomeni, contenute anche nella mozione Procaccini, non colgono il senso di questa questione, colgono più, giustamente, la necessità e il desiderio di dare maggiori rappresentanze e maggiore capacità di espressione ai cittadini, però in una società complessa, segmentata, individualizzata come la nostra non è pensabile che non sussistano delle sintesi di rappresentanza più elevata che in passato, altrimenti se vogliamo mantenere questo sistema istituzionale, che è direttamente collegato al sistema elettorale, ci sarà ingovernabilità.
Pertanto non solo deve essere recuperata la possibilità per il cittadino di eleggere i propri rappresentanti ma è anche ora, se vogliamo sperimentare nuove forme di rappresentanza, di fare una legge per i partiti. Ripeto, è giunta l’ora di fare una legge per i partiti, perché se i partiti oltre ad arrogarsi il potere addirittura vorranno indicare la propria rappresentatività nelle Istituzioni, non è poi pensabile che non sussistano sistemi democratici all’interno dei partiti che convalidino la democrazia interna.
Non è accettabile questo sistema di partitocrazia che centralizza le decisioni ed esautora ogni dibattito democratico. Inoltre non è assolutamente serio che in questa fase quelli che devono designare i rappresentanti parlamentari siano proprio gli esponenti della maggior centralizzazione delle decisioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Nell’essere telegrafico anch’io vorrei portare un contributo a questo dibattito.
Ritengo che negli interventi fatti sul sistema elettorale siano state fatte delle affermazioni molto interessanti e anche molto stimolanti ma credo che la formula giusta sia quella che afferma che il sistema elettorale deve essere funzionale all’espressione della volontà del cittadino, questa è la base più importante su cui dobbiamo lavorare.
Quindi è giusto, dal livello nazionale al livello territoriale fino ai Comuni, che la sensibilità dei nostri concittadini vada verso l’espressione della preferenza, cioè la gente vuole esprimere la scelta del candidato che lo rappresenterà a questi livelli.
Mentre ho molti più dubbi, anche perché non abbiamo a disposizione studi specifici, sul fatto che il cittadino riesca a capire il percorso politico che il suo rappresentante nel Consiglio d’Europa può fare e fa per i suoi interessi. E questo nelle Marche è ancora più difficile. Ad esempio noi del centro-destra non abbiamo mai avuto un rappresentante proprio perché il sistema elettorale è di quel tipo, ma anche il PD che lo ha avuto oppure le altre sigle precedenti, non penso poi che il loro rappresentante sia riuscito a riportare a livello territoriale le conquiste che ha perseguito.
Mentre studiamo un Senato federale eletto dai Consigli regionali, proprio per rappresentare le autonomie, non vedrei male un sistema dove il Parlamento nazionale può eleggere anche i rappresentanti in Europa, questo legherebbe molto di più la politica nazionale a quella europea.
Questa è una discussione che possiamo portare avanti e dove ognuno ha la sua tesi. E ribadisco, quindi sul voto non posso dare nessun vincolo al mio gruppo, che questa determinazione attende alle sensibilità personali e alla formazione che ognuno di noi ha consolidato nel suo percorso sociale e politico.
Comunque le contraddizioni che ho visto in quest’Aula sono enormi, ad esempio il Partito Democratico non capisco come faccia qui a dire che è d’accordo anche sul non sbarramento, quando invece lo sbarramento è nella linea politica del partito. Non vedo come ad esempio possa coniugarsi il fatto che in Toscana siano state tolte addirittura le preferenze alle regionali mentre qui si dica tutt’altro, Consigliere Ricci. Questi sono opportunismi, io invece che non sono opportunista dico quello che penso.
Certamente siamo contrari all’emendamento proposto da Rifondazione Comunista, perché riteniamo che nell’organizzazione attuale se non ci fosse una riforma elettorale consolidata il non sbarramento per questo Paese significherebbe ingovernabilità, la cosa peggiore che oggi dobbiamo augurarci. Se invece parliamo di riforma del sistema elettorale, la garanzia per le minoranze bisogna perseguirla con strumenti che garantiscano la governabilità, pertanto non con gli strumenti attuali con i quali questa garanzia non è perseguibile, è solo strumentale e demagogica.
Dunque non deve essere uno sbarramento che penalizzi le forze che rappresentano una storia e un consenso di un certo livello ma neanche uno spezzatino come quei 41 partiti che si sono presentati alle penultime elezioni politiche.
Quindi chiediamo prima di tutto che venga respinto l’emendamento di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani ed eventualmente emendare anche il dispositivo che l’UDC ha presentato, perché non riteniamo che al Parlamento europeo si debba assurgere un dogma sulla espressione della preferenza. Gradirei molto di più rafforzare la rappresentanza territoriale, quindi collegi più piccoli e la rappresentanza di tutte le regioni. Infatti oggi in Europa la nostra regione non è rappresentata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Ho ascoltato con attenzione il dibattito dunque voglio sottolineare un aspetto. Le Aule deputate a parlare di questi temi ritengo siano quelle delle autonomie locali (Regioni, Province, Comuni) perché sono le uniche che eleggono i propri rappresentanti in maniera democratica e rappresentativa. E questo di oggi è un tema che riporta esclusivamente il dibattito di rappresentanti diretti dei cittadini e quindi la loro voce in queste Aule.
Oggi parliamo di elezione proporzionale delle elezioni europee, non parliamo di sistemi elettorali, e l’elezione proporzionale per forza di cose è concepita in questo modo, non si può togliere la preferenza su un sistema elettorale di tale natura.
Il tema invece che deve essere dibattuta in Italia a livello nazionale è sull’elezione dei rappresentanti dei partiti che dovrebbe essere riportata a suffragio universale. Questo soprattutto per garantire all’interno dei partiti la rappresentatività effettiva e non invece come avviene oggi dove il 3% della rappresentanza dei cittadini decide sulle sorti di un partito i cui capetti decidono poi le sorti del Parlamento. Quindi il Parlamento non è titolato proprio perché scelto da poche persone.
Forse non teniamo conto del fatto che i cittadini, ognuno nella propria ideologia, sono persone intelligenti, preparate e attente ai problemi.
Noi rappresentiamo un partito di centro e che al centro vuole rimanere, non vogliamo essere omologati da nessuno, ed è con la nostra forte presenza e con il nostro dibattito che vogliamo dimostrarlo in Italia nelle Aule di rappresentanza ai vari livelli istituzionali.
Questo è importantissimo, quindi non si possono cancellare le rappresentanze istituzionali solo con leggi elettorali o con sistemi elettorali.
E’ per questo che ribadiamo con forza la rappresentatività all’interno di tutti i consessi.
Di quanto sono intelligenti i cittadini voglio riportare un semplice e banale esempio. Nel mio Comune alle ultime elezioni europee su 1500 voti di Forza Italia Berlusconi ha preso 475 preferenze scritte, mentre il candidato alle provinciali, quindi lista bloccata senza preferenze, ne ha presi 680 per cui ha dimezzato i voti di partito.
Con questo voglio dimostrare che i cittadini sono pronti e preparati a scegliere i propri rappresentanti nelle varie Aule, per cui non possiamo mortificarli cancellando i sistemi elettorali e limitandoli nell’espressione della preferenza.
Noi abbiamo un vincolo di mandato, lo ha ricordato ieri il Consigliere Bugaro nella Commissione statuto, ovvero quello di rappresentare le esigenze di un territorio.
Infatti sono d’accordo sul restringimento dei collegi in modo che la rappresentanza sia regionale e non di un’area molto ampia e dunque per avere i nostri rappresentanti in Europa e poter dialogare con loro affinché portino i problemi della regione; considerato, peraltro, che i temi esaminati non possono che essere trattati se non su scala regionale.
Quindi occorre avere una rappresentanza regionale all’interno di quel consesso che sicuramente penserà sempre, ovviamente ognuno per la propria rappresentanza ed ideologia, al bene comune della collettività e dell’economia della sua regione.
In conclusione voglio ringraziare tutti quelli che contribuiranno, con le varie sfaccettature emerse in Aula, all’approvazione di questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ascoltando questo dibattito mi è sovvenuto un articolo di Antonio Gramsci pubblicato il 1° maggio 1919 su un giornale che si chiamava L’Ordine Nuovo, si intitolava “Diritto di revoca”. Mi è tornato alla mente, pensando a quegli anni, che il dibattito politico chiedeva un rapporto con la rappresentanza talmente intenso non solo per garantire il diritto di scelta ma per produrre per via istituzionale addirittura percorsi che permettessero la revoca del mandato ai propri eletti.
Riflettendo ora sul dibattito attuale, sul fatto se sia necessaria una cosa semplice come la preferenza, ovvero il meccanismo primo del rapporto tra soggetti e istituzioni – e qui troppe volte si è abusato della parola rispetto alle istituzioni –, a me pare che segni in maniera significativa la temperia dei tempi. Perché? Perché c’è un passaggio nella cancellazione delle preferenze, come strumento di esercizio del diritto di voto – che è uno degli strumenti del diritto di voto, infatti la scelta del partito e la scelta dei candidati stanno insieme – che trasfigura la democrazia in una autocrazia asiatica.
Sentire che l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri decida non ope legis ma ad nutum quali siano le competenze e i candidati che le rappresentano – lo ricordava prima il Consigliere D’Anna – credo faccia tremare le vene dei polsi.
Quindi la mozione del gruppo dell’Udc che qui ci ha offerto questo dibattito dovrebbe essere presa nella considerazione che merita, non è una contingenza temporale, è una riflessione sul percorso democratico che in questo Paese ha preso un piano inclinato pericolosissimo per tutti.
Associo a queste considerazioni una riflessione che in qualche modo accompagna lo stesso esegeta, l’onorevole Bassanini, personaggio tra l’altro agli onori delle cronache anche in queste ultime settimane.
L’onorevole Bassanini è stato, come ricorderete, un importante corifeo della trasformazione istituzionale di questo Paese e, insieme, anche produttore di un pensiero che faceva del privato, delle privatizzazioni, della cancellazione dell’esercizio del pubblico, un elemento di modernità e di crescita.
In questi giorni il dibattito economico ci fa riflettere su come quelle azzardate e disperate proposte confliggono con la realtà che ci sta di fronte cupa e triste.
Insieme a quella vicenda, inoltre, c’era l’idea di un modello della rappresentanza e della funzione delle Istituzioni. La ricerca di una somma di marchingegni che guardasse più alla efficacia, a questo punto vuota e inetta, che alla costruzione del consenso e della capacità di scegliere di una comunità intera.
Il dibattito che affrontiamo oggi credo debba stare a questo livello, ecco perché la mozione presentata dal gruppo dell’Udc è importante, ecco perché i Consiglieri Procaccini e Altomeni hanno portato riflessioni più in generale sulla rappresentanza.
La società non si semplifica attraverso uno sbarramento, anzi, direi che dovremmo riflettere anche sul rapporto del pluralismo come antidoto contro il trasformismo.
Qui in alcuni passaggi è stata glorificata l’idea di grandi partiti, ma è quotidiano l’atteggiamento e le modalità con cui questi grandi partiti funzionano. Certo, non voglio infierire sul malcapitato che in questo caso è l’onorevole Veltroni, ma la vicenda Villari lo dimostra.
Allora la cancellazione del pluralismo è da una parte il percorso verso il trasformismo – ecco perché un omaggio al pensiero di Salvemini – dall’altra, ancor peggio se dobbiamo andare dentro le categorie della morale, una valorizzazione dell’ipocrisia.
La discussione dunque sta in questo, quindi penso che questa Assemblea legislativa avrà l’attenzione e l’intelligenza di sostenere le motivazioni per le quali è stata presentata e gli indirizzi che ci dà.

PRESIDENTE. Ora, Consiglieri, dobbiamo votare sia la mozione n. 291 che la mozione n. 293 abbinata.
Passiamo alla votazione della mozione n. 291 dei Consiglieri Lippi e Viventi.
Emendamento n. 1 dei Consiglieri Altomeni, Procaccini:
Aggiungere in fine dopo il primo capoverso del dispositivo il seguente paragrafo:
“Lo impegna altresì ad attivarsi in ogni modo possibile affinché sia scongiurata qualunque ipotesi di sbarramento, in quanto ciò comporterebbe l’esclusione dagli organismi della rappresentanza di una parte consistente dell’elettorato come già avviene nel Parlamento italiano”.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. C’è un dibattito a livello nazionale che sta tentando di cogliere una mediazione tra l’attuale legge elettorale e quella che viene proposta. Credo che lo sbarramento proposto dal Governo si debba ridurre, il 5% è assurdo, noi stiamo lavorando affinché possa essere il più basso possibile.
Rimaniamo agganciati al fatto che debba essere mantenuta la preferenza e, come dicevo prima, forse anche sulla legge elettorale nazionale. Però considerato che il dibattito è articolato e la discussione è ancora in corso credo che questo emendamento lo si possa votare proprio come atto di attenzione verso le formazioni politiche più piccole, pur sapendo che la scelta dello sbarramento qualche volta non solo rende possibile la governabilità in un Paese ma rende anche dignitoso presentarsi ad una tornata elettorale attraverso uno schieramento con una consistenza tale da cogliere un consenso adeguato ai propri elettori.
Quindi il voto del Partito Democratico è un voto di attenzione e di riconoscimento del ruolo che le forze politiche minori hanno svolto e stanno svolgendo in questa Assemblea legislativa regionale.
Voteremo a favore nonostante le perplessità che ci sono rispetto ad un percorso articolato e ad un dibattito che non si è ancora completato. Il mio partito, ovviamente, lavorerà affinché sulle europee venga mantenuto lo sbarramento, affinché ci sia uno sbarramento più contenuto e più basso possibile, anche se decidere oggi quale potrà essere la percentuale, se del 5-4-3-2-1% o niente, è ancora molto complicato.
Pertanto se questo è un emendamento che chiede attenzione è in questi termini che vogliamo coglierlo, quindi lo voteremo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. L’introduzione di una soglia di sbarramento, posto che c’è a livello regionale e nazionale e in tutte le nazioni d’Europa, penso che serva a semplificare il quadro politico. Certo, bisogna individuare il numero giusto, su questo si può discutere, però la necessità di razionalizzare la composizione delle Assemblee elettive penso sia quanto mai auspicabile.
Nel caso specifico della elezione al Parlamento europeo è anche più semplice perché basta restringere i collegi e surrettiziamente si introduce una soglia di sbarramento.
Capisco che ci sono gruppi che non sono d’accordo. L’intervento del Consigliere Procaccini mi è sembrato anche singolare, e il mio non vuole essere un attacco personale nella maniera più assoluta ma solo la constatazione di una condizione. Lei, Consigliere Procaccini, senza mai essere stato scelto con il sistema delle preferenze sono ben tre legislature che partecipa ai lavori di questa Assemblea legislativa, quindi ammiro anche il suo coraggio nell’esporsi in un argomento che lo vede frutto di un sistema della lista bloccata.
Ritengo che questo emendamento sia assolutamente da rigettare perché uno sbarramento è assolutamente auspicabile.
I tanti mali che sono derivati dall’evoluzione del quadro politico italiano spesso sono dovuti al fatto che c’erano troppi partiti, quindi lo sbarramento è questione essenziale per riportare nell’alveo della normalità e della corretta rappresentanza i lavori delle Assemblee elettive.
Mi sorprende anche l’atteggiamento del Partito Democratico, Consigliere Ricci, non so cosa le dirà il suo Veltroni – a parte che quello che dice Veltroni lascia il tempo che trova visto che non lo ascolta nessuno, nemmeno i suoi, da Villari in giù o in su, perché quello che dice Veltroni è assolutamente superfluo, sono parole al vento! -. Comunque mi sembra che in campo nazionale il Partito Democratico abbia una posizione diversa, anche se questo partito si contraddistingue nel parlare a più voci, perché il primo che si alza la mattina dice qualcosa di suo. Però, Consigliere Ricci, una sua coerenza di linea politica nazionale dovrebbe quanto meno esplicitarla, invece anche in questa sede vedo che, uniformandosi alle pratiche nazionali, conferma solo la confusione che contraddistingue il Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Vorrei fare una breve dichiarazione di voto generale. Innanzitutto voglio ringraziare il Capogruppo del PD Ricci per il suo intervento, in quanto è un fatto positivo che l’Assemblea legislativa oggi assume una propria autonomia rispetto a un dibattito più generale.
Il voto contro lo sbarramento, se passerà, potrebbe aiutare una mediazione seria, nel senso che può favorire l’esigenza di una rappresentanza non penalizzata, ma pur sempre significativa, e al tempo stesso può garantire quel pluralismo politico e culturale che esiste nella società. La sintesi, infatti, deve vedere la rappresentanza e il pluralismo all’interno di un equilibrio.
Del resto la storia del nostro Paese parla di un sistema proporzionale puro dove c’erano molti meno partiti dell’attuale maggioritario, per cui non è la tecnica elettorale che di per sé garantisce la semplificazione e la stabilità.
Vorrei dire al Consigliere Bugaro – che prima parla ma poi non ascolta perché discute con altri! – che il sistema elettorale della legge regionale, listino compreso, che ha eletto otto Consiglieri più il Presidente della Regione è un sistema passato al vaglio dell’elettorato. Quindi c’è differenza tra chi come lui ha speso magari due o trecento mila euro e chi, come i Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista e altri partiti, non hanno speso neanche una lira!
Voglio dire, cioè, che la moralità della politica attiene ai comportamenti, ai programmi, e secondo me oggi se l’Assemblea legislativa approva questa mozione dà un segnale. Perché è una mozione che vuole da un lato far riappropriare l’elettore di un minimo di scelta all’interno del suo partito con la preferenza del suo schieramento, dall’altro dice al legislatore nazionale “guardate che c’è sì l’esigenza della semplificazione ma anche della rappresentanza”. Dunque è questa l’autonomia che dobbiamo acquisire.

PRESIDENTE. Ha la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Prima nel mio intervento ho fatto riferimento alla volontà popolare, una volontà popolare, Consigliere Procaccini, che vuole lo sbarramento e la preferenza. Quindi il suo emendamento è di contraddizione e di confusione all’interno di un ragionamento che stavamo portando avanti anche in modo abbastanza articolato ed impegnato. …(…) Questa è una mia valutazione, Consigliere Procaccini, lei ha fatto le sue considerazioni ed io faccio le mie proprio perché non riesco a confluire sulla sua posizione.
Ribadisco anche che sono molto esterrefatto della risposta del Capogruppo dei Ds perché contraddice tutta la politica di livello nazionale del suo partito. E questa mi sembra sia una cosa da prendere in esame per vedere i comportamenti di chi, insomma, dice cosa e fa cosa.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Romagnoli, Silvetti, Castelli:
Aggiungere in fine dopo il primo capoverso del dispositivo il seguente paragrafo:
“Impegna altresì a manifestare al Parlamento italiano e ai suoi organismi politici e istituzionali la necessità di garantire al Parlamento europeo la rappresentanza di tutte le regioni, da ottenere attraverso una ridefinizione e riduzione dell’estensione territoriale dei collegi elettorali”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 291 dei Consiglieri Lippi e Viventi, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 293 del Consigliere Procaccini. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 268
della Giunta regionale
“Disciplina delle commissioni locali per il paesaggio di cui all’articolo 148 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42"
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 268 ad iniziativa della Giunta regionale.
Consiglieri, se continua questo brusio sospendo la seduta, non è veramente accettabile che ognuno parli di cose che reputa più importanti della discussione di un ordine del giorno concordato e approvato! Quindi, ripeto, se continua o ritorna il brusio sospenderò la seduta.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Farò una relazione brevissima perché questa proposta di legge è molto semplice. Si tratta del recepimento di una indicazione che ci arriva dal Codice Urbani sul paesaggio che, come sapete, è la norma con la quale in l’Italia si è adottata la convenzione sul paesaggio. Si stabilisce che a partire dal 1° gennaio 2009 le deleghe che danno le Regioni rispetto alle autorizzazioni paesaggistiche rimarranno valide soltanto se gli enti che attualmente le danno si doteranno di un’apposita commissione. Non sarà più possibile dare un’autorizzazione urbanistica e del paesaggio attraverso la stessa struttura, ovvero le deleghe in essere che la Regione ha già dato, peraltro nelle esperienze di questi anni anche con profitto, potrebbero decadere e tutte le autorizzazioni tornerebbero in capo alla Regione, ovviamente causando delle difficoltà visto che si tratta di interventi spesso parcellizzati.
Quindi la legge prevede che i Comuni, singolarmente oppure associandosi attraverso le Comunità montane o attraverso le modalità che preferiscono, si dotino di apposite commissioni che rilasceranno l’autorizzazione paesaggistica. La legge stabilisce quali sono i criteri e le competenze che devono far parte di questa commissione. Poi, non appena gli enti si saranno dotati di questo strumento, sarà sufficiente una comunicazione alla Regione per renderla edotta di questo fatto e pertanto le deleghe resteranno in capo agli enti locali.
La Regione Marche ha già delegato questa funzione quindi si tratta sostanzialmente di mantenerla in capo ai Comuni.
Questa proposta di legge era stata iscritta all’ordine del giorno di due sedute fa ma venne poi rinviata in quarta Commissione per consentire di far esprimere un parere anche alla prima Commissione che ha i dato suggerimento recepito nell’ultima seduta dalla quarta Commissione. In pratica tale suggerimento è una semplificazione in favore dei Comuni, nel senso che laddove i Comuni o gli organismi associati siano dotati delle competenze nel proprio organico questi verranno autorizzati a dare il parere.
Abbiamo anche i tempi tecnici per l’applicazione di questa legge, infatti dopo la sua approvazione la Regione dovrà predisporre la comunicazione tipo e poi i Comuni dovranno avere il tempo, da qui alla fine dell’anno, di costituire le commissioni o riconoscere le commissioni esistenti attraverso appositi atti, in modo che ci sia una continuità nel lavoro e non un ritorno in Regione con di nuovo una delega alle amministrazioni locali.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo atto in pratica è una legge tecnica, delega agli enti locali l’espressione di un parere sul paesaggio delle varie iniziative realizzative, sostanzialmente recepisce, seppur con un po’ di ritardo, il dettame della legge n. 42 del 2004, ovvero il Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Però questa norma genera anche una specie di suddivisione degli enti per un appesantimento che ha voluto portare con sé e che noi non riteniamo attinente -probabilmente su questa legge dovremmo tornarci -, ovvero quando con l’istituzione della commissione si restringe ai soli Comuni che hanno laureati nel loro staff tecnico-amministrativo. Ritengo che questa restrizione danneggi moltissimo i piccoli Comuni che nelle posizioni apicali dei loro uffici hanno probabilmente personale non laureato o addirittura che si è laureato in materie diverse da quelle indicate nella legge.
E’ vero che per questi enti c’è la possibilità di delegare ad altri soggetti in modo particolare alle Province o aggregazioni di Comuni per l’espressione di questo parere, però riteniamo che queste deleghe non classificate possano creare molti problemi agli enti locali.
Comunque il nostro parere su questa legge, ad eccezione di questo aspetto, è positivo, e nell’attesa delle reazioni della sua applicazione e qualora si dovessero constatare delle disfunzioni a livello territoriale ce ne faremo carico immediatamente rimanendo disponibili a proporre qualsiasi eventuale modificazione.
Quindi il nostro voto è favorevole con questa attenzione ad una verifica rapida e puntuale della praticabilità di tutta la normativa.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5 (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza dei componenti assegnati)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 268. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 105
della Giunta regionale
“Modifica ed integrazione alla deliberazione 7 ottobre 2008, n. 105 “Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema scolastico marchigiano per l’anno scolastico 2009/2010. Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, articolo 138"
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 105 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Con questo atto riprendiamo una discussione in Assemblea legislativa sulle linee guida per la formazione della rete scolastica di questo anno.
Per il mondo della scuola è stato un anno sicuramente non semplice perché, come sapete, sono in corso provvedimenti molto impegnativi da parte del Governo nazionale che, appunto, hanno reso necessario il ritorno in Aula di questo atto.
Il testo predisposto dalla Giunta è stato po’ corretto dalla Commissione, quindi in maniera sintetica riassumo i punti di sintesi a cui siamo arrivati mentre illustrerò in maniera dettagliata l’emendamento che è stato necessario proporre questa mattina.
Con questo atto si modificano i tempi previsti dal precedente atto con il quale le Province presentano alla Regione la proposta provinciale di dimensionamento, facciamo slittare i tempi di circa dieci giorni, cioè dal 20 al 30 novembre.
Precisiamo poi che le Province, ovviamente se vogliono ma questo era già possibile perché il decreto sovraordina questo aspetto, possono fare proposte di dimensionamento, quindi di verticalizzazione o di accorpamento all’interno degli stessi istituti. Nel precedente atto avevamo assunto una posizione rigida, probabilmente dettata anche dal contesto politico di resistere ad alcuni provvedimenti nazionali, avevamo detto che nella nostra regione non si sarebbe toccato il numero delle istituzioni scolastiche autonome.
Il decreto n. 233 del 1998 che sovraintende queste operazioni è attualmente operativo, quindi con questo atto per quanto riguarda il numero delle istituzioni autonome, nel rispetto del decreto che fissa parametri da 500 a 900, si dà la possibilità di dar vita ad istituzioni autonome, e fino a 300 per le zone montane.
Il decreto è operativo quindi le Province possono e debbono attuarlo.
Queste sono le due modifiche sostanziali presenti nell’atto oltre all’ulteriore novità sopraggiunta questa mattina e sulla quale penso vorrà intervenire anche l’Assessore.
Abbiamo proposto un emendamento che introduce il seguente aspetto. Il Governo nazionale sta predisponendo i regolamenti attuativi della riforma Moratti n. 53 del 2003, cioè la riforma della secondaria superiore. Questi regolamenti dovevano essere pronti entro il 31 luglio 2008, ma non ci sono state né le condizioni né probabilmente le volontà politiche, quindi il Governo ci sta lavorando ora – questa è l’informazione che ci ha dato l’Assessore e che lui stesso preciserà –, è dunque possibile che prima della fine dell’anno solare si possa concludere questo percorso. Noi auspichiamo questo, in modo che la nostra scuola secondaria abbia finalmente un percorso certo, quindi è probabile che dovremmo rifare l’atto che riguarda, appunto, la rete scolastica per la secondaria superiore.
Abbiamo quindi introdotto un emendamento che sostanzialmente dice che se il Governo completerà il suo percorso, quindi produrrà i regolamenti che rendono operativa la riforma 53/2003 con le modifiche apportate anche dalla legge n. 40, ci dovremo rioccupare di questa materia, per cui chiediamo all’Assemblea legislativa di delegare la Giunta, con il parere della Commissione, ad approvare per solo questo anno scolastico l’atto che si renderà necessario in attuazione delle normative stesse.
Mi rendo conto che è un passaggio un po’ delicato perché è un atto impegnativo, però se i tempi sono quelli indicati – oggi siamo ancora nelle condizioni di non averlo – ritengo che in via del tutto eccezionale e solo per il prossimo anno scolastico si possa anche delegare la Giunta, con il parere della Commissione, a formulare l’eventuale atto, che di fatto dovrà attuare una riforma ordinamentale che compete allo Stato.
E’ per questo che chiediamo di approvare questo atto anche con l’emendamento approvato a maggioranza dalla Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Partendo dalla parte conclusiva dell’intervento della relatrice Mollaroli vorrei dire che l’emendamento presentato va ad appesantire e probabilmente a rendere illegittimo un atto verso il quale avevamo già delle perplessità.
Ora si dice addirittura che si potrebbe sospettare l’urgenza – riferita dall’Assessore Ascoli, al quale ovviamente crediamo, a seguito di un incontro svoltosi ieri a Roma – di dare attuazione ai corsi previsti dalla riforma Moratti.
Quindi questa accelerazione che il Governo nazionale potrebbe imprimere ci potrebbe mettere di fronte a carenze di tempo, cosicché si chiede una sorta di delega. Certo, sentita la Commissione, ma è una delega pressoché in bianco data alla Giunta per attivare i corsi. Ed è un qualcosa che potrebbe essere anche cospicuo ed interessare molto da vicino, e non solo con cambiamenti di denominazioni puramente formali ma che potranno comportare una vera e propria attivazione di un qualcosa di più e di diverso, infatti si dà l’avvio a percorsi liceali e a percorsi dell’istruzione, dove soprattutto l’istruzione professionale e tecnica dovrà essere decisamente rivista.
Tutto questo ovviamente comporterà modifiche sostanziali e credo anche una forte partecipazione e forti richieste anche da parte delle scuole, dei presidi, dei territori, delle Province, insomma di tutte le autonomie scolastiche.
Con tale emendamento si chiede che tutto questo venga sintetizzato e composto esclusivamente dalla Giunta in un’attività che, a nostro avviso, non è neanche regolare dal punto di vista dell’appropriatezza costituzionale, perché riteniamo che questo tipo di programmazione e di ridimensionamento sia competenza esclusiva dell’Assemblea legislativa.
Se il dimensionamento è competenza della Regione a tal punto che per primo il Presidente Spacca ebbe prima a minacciare e poi credo a fare il ricorso alla Corte Costituzionale rivendicando, appunto, la sua autonomia rispetto a quello che prevedeva il famoso articolo 64, cioè il commissariamento ad acta, poi ritirato o comunque congelato qualora non si provvedesse al ridimensionamento, all’accorpamento e alla soppressione degli istituti che voi sapete. Insomma ci fu un cancan in tutte le Marche da Pennabilli in giù, e sapete anche con quale veemenza da parte di Consigli provinciali, comunali e da parte di Consigli aperti.
Oggi su questo tema altrettanta rivendicazione deve fare l’Assemblea legislativa, che a costo di fare seduta tra Natale e Capodanno, riteniamo debba dire la sua e debba fare la programmazione alla luce di quelle che potrebbero essere le linee attuative della riforma Moratti che, come ci dice l’Assessore, verranno varate a breve dalla Gelmini, ma che potrebbero anche non avvenire, speriamo di no, ma dove comunque i tempi, seppur stretti, ce li prenderemo.
Tutto questo di sicuro va a complicare un atto che noi già ritenevamo essere frutto di ripensamenti e di una non linearità nel comportamento in particolare dell’Esecutivo. Dico in particolare dell’Esecutivo perché invece la Commissione ha provveduto ad emendare in maniera sostanziale la proposta di modifica della deliberazione n. 105, l’ha migliorata evitando proprio l’accaparramento verso i corsi che, invece, in maniera strana e incomprensibile si voleva riaprire differentemente a quanto era stato detto nella stessa deliberazione n. 105.
Mi spiego meglio. Con l’esigenza di provvedere all’adeguamento dell’organizzazione scolastica con il 233, un rimetterci le mani poteva anche essere necessario, al di là della proroga dei termini. Parlo, sempre per liberare il campo dalle speculazioni che in questi giorni sono avvenute, di accorpamenti ai sensi del 233 ma soprattutto ai sensi di questo piano programmatico che tutti avete visto, dove non si fa altro, seppure incolpando la Gelmini, che dare attuazione a quanto già c’è nel decreto 233 del 1998, nella 59 del 1998, e così via tutte le leggi Bassanini e Berlinguer, che non sono notoriamente di centro-destra, che hanno normato in tema di autonomia scolastica e di cui ora la Gelmini necessariamente deve prendere atto, anche perché non mi risulta che Fioroni abbia annullato o cassato quei provvedimenti.
Quindi è chiaro, se si dovesse arrivare a questo, che il piano inclinato era già avviato, infatti il piano programmatico della Gelmini dice eseguiamo quanto già nel 1998 si era detto, cioè accorpiamo le dirigenze amministrative da 500 a 900 per fare gli ambiti ottimali e per le zone di montagna con deroghe a 300.
Quindi in forza di questa attuazione, che appunto non è decisione estemporanea o vessatoria del Governo Berlusconi, ci dobbiamo rimettere le mani, quindi concepisco una riapertura e concepisco che ci sia questa modifica della deliberazione n. 105 che riapre i termini fino al 30 novembre affinché che le Province possano dire la loro su questo atto, che è quasi un atto dovuto.
Però non capisco come la Giunta abbia potuto fare un atto – che poi, ripeto, la Commissione, forse mostrando più buon senso, ha ritenuto di ridimensionare evitando quella che poteva essere una corsa, purtroppo già avviata, di Province e istituti – proponendo una riapertura di nuovi corsi e nuovi indirizzi…(…) Però questo si chiedeva, allora voglio sapere se c’è una sorta di schizofrenia o se si vogliono creare solo illusioni sulla possibilità di aprire corsi e corsini! Quando poi nel momento in cui si procede a un piano programmatico che parla più fermamente di razionalizzazione – parlo di quello governativo – qua si dice, no, potete aprire purché ci sia stata la soppressione di corsi analoghi nell’ambito addirittura provinciale o dell’istituzione scolastica.
Se la Gelmini darà attuazione ai licei e ai nuovi corsi della scuola secondaria con l’attuazione della Moratti, quindi i nuovi corsi ci saranno in quella direzione, allora non vedo per quale motivo si devono creare delle basi di quelle duplicazioni, verso le quali i territori faranno la corsa. Ma forse è per poter dire: “è il Governo nazionale che vi ha chiuso, noi siamo stati bravi nel consentire di riaprire”!
Quest’Aula lo scorso anno si divise ma alla fine si diede il via ad un nuovo corso presso l’istituto navale di Fano, però mi dicono che non ha mai preso il via. Era una richiesta che per carità tutti sponsorizzammo, ma spesso è solo per mettere la bandierina perché ora, ripeto, mi dicono che questo corso non ha avuto avvio.
Quindi purtroppo c’è già una sorta di avvio da parte delle Province e dei presidi, e così è stata letta la delibera originaria, che noi, ripeto, in Commissione abbiamo ristretto e portato in Aula in maniera diversa. Questo perché sono giunte – un po’ a tutti noi – plichi di nuove richieste. Allora c’è chi ha inteso questa riapertura come la possibilità di attivare nuovi corsi e nuovi indirizzi e qualche danno probabilmente è stato fatto.
Per carità, a questo punto visto che la maggioranza e l’Esecutivo hanno dato il via noi queste richieste cercheremo di appoggiarle tutte, ma poi dovrà essere la maggioranza a giustificare il proprio atteggiamento e a dire se ritiene di aprire o se invece ritiene di chiudere e di far proprio ciò che la Commissione ha suggerito.
Se si vuole utilizzare la scuola come arma impropria di contrapposizione verso la politica nazionale, quindi illudere e fare sindacalismo scolastico verso i territori, è un conto, se invece vogliamo non fare terrorismo, non fare allarmismo, metterci a costruire un dimensionamento che il buonsenso detta e che prima del buonsenso hanno dettato provvedimenti legislativi del 1998 che non erano di centro-destra, se vogliamo dire palesemente alle scuole e ai presidi che non c’è più spazio per aprire di tutto e di più ma che ci saranno necessariamente i percorsi liceali e i percorsi che l’attuazione della Moratti in questi mesi porteranno – le duplicazioni non sono più consentite e quindi aprire oggi dopo aver chiuso il 5 ottobre è sicuramente una manovra strumentale –, se ci vogliamo seriamente mettere a lavorare sulla scuola, di sicuro non lo possiamo fare con una delega alla Giunta, perché riteniamo che sia puramente formale quello che l’attuazione della riforma Moratti comporterà anche per la Regione.
L’Assessore ci diceva che il termine delle iscrizioni dei ragazzi verrà spostato da gennaio a metà o fine febbraio, quindi saranno due mesi di fuoco che vorremmo che sia l’Assemblea legislativa regionale a gestire, però senza mettere altra carne sul fuoco come questa delibera di Giunta provava a fare, ma facendo soprattutto una sintesi che ritengo, appunto, sia in grado di fare solo la rappresentanza dell’Assemblea legislativa regionale, sentite le Province, sentiti gli operatori della scuola.
Quindi siamo decisamente contrari a questo atto che strumentalmente torna in Assemblea legislativa, se non per una parte minima dovuta a un tecnicismo che si sarebbe probabilmente risolto anche in automatico senza bisogno di questo passaggio. Certo, è chiaro che ci dobbiamo adeguare a quanto dice il 233, ma in ogni caso questo atto viene soprattutto aggravato dall’emendamento e dal subemendamento presentati che realizzano un autentico esproprio di questa materia in capo ai Consiglieri regionali.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Rinuncio all’intervento in favore del Consigliere Capponi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo per esprimere una condivisione alla posizione della Consigliera Romagnoli ma soprattutto per dire che non saremo mai d’accordo all’emendamento proposto dalla Commissione in quanto espropria i poteri dell’Assemblea legislativa.
Mi faccio anche latore di coloro che difendono i diritti delle minoranze, diritti che bisogna difendere sempre, Consigliere Procaccini, non soltanto quando fa comodo.
Questo atto prima di tutto è illegittimo perché va contro lo Statuto della Regione, quindi potremo anche ricorrere al Tar. Inoltre ritengo che non doveva esserci la forzatura da parte della maggioranza che ha voluto espropriare la titolarità di un atto che è di competenza dell’Assemblea legislativa.
Peraltro vorrei anche dire che il subemendamento presentato dal Consigliere Ricci è inaccettabile perché non si collega a nessun emendamento.
Quindi siamo profondamente contrari e ci sentiamo profondamente offesi dall’emendamento presentato in quanto tende ad espropriare i poteri dell’Assemblea legislativa. Pertanto se l’atto verrà approvato così com’è esprimeremo un parere sostanzialmente positivo, se verrà emendato il nostro sarà di dissenso totale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Ascoli per la replica.

Ugo ASCOLI. Volevo solamente far presente all’Aula che qualsiasi sarà la votazione e la decisione che prenderemo, il tema nei prossimi mesi si porrà comunque, perché purtroppo ci troviamo di fronte a un ritardo nell’attuazione della cosiddetta riforma Moratti. E questo ritardo rischia di pioverci addosso. Nel senso che al Ministero sono stati scritti già i decreti attuativi dei regolamenti, ma debbono passare poi attraverso un percorso, ovvero attraverso la Conferenza unificata, il parere delle Commissioni e poi devono diventare atto del Consiglio dei Ministri.
Se questo percorso, che ancora formalmente non è cominciato, andrà avanti nelle prossime settimane – come è auspicabile – si protrarrà, se tutto va bene, almeno per un mese. Infatti, come giustamente ha detto la Consigliera Romagnoli con la quale avevo parlato poco fa in Commissione, il Ministero sta anche pensando di procrastinare la data di preiscrizione per le famiglie da metà gennaio a metà febbraio.
Però come ci ritroveremo? Ci ritroveremo che avremo approvato il piano di dimensionamento regionale, nel quale, tranquillizzo tutti, non ci saranno nuovi indirizzi, l’abbiamo detto, ribadito e scritto, ma c’era solo la possibilità che se un istituto volesse aprire un indirizzo nell’arco della scuola deve farlo togliendole un altro. Quindi è solo un aggiustamento minimo, nelle Marche non ci saranno nuove aperture, nuovi indirizzi né nuove scuole, proprio perché siamo in attesa dell’applicazione della riforma Moratti e della riforma dei tecnici e dei professionali.
Quindi l’idea era questa – quella che voi ritenete illegittima -, cioè, se tutto questo percorso verrà formalmente portato avanti dal Ministero entro un mese, ci troveremo a dover decidere in poche settimane quale assetto dare alle scuole secondarie superiori nelle Marche. Il che vuol dire dove prevedere e con quali indirizzi i licei artistici, come ricollocare gli altri quattro licei e se e come fare i licei musicali e coreutici nella regione, che sarebbero nuovi perché non esistono.
Ovviamente si tratta di decisioni ponderose e importanti, quindi il tentativo che abbiamo fatto, e che era già scritto, sia pure in modo diverso, nel testo che la Giunta aveva licenziato e che la Commissione ha cassato, era quello di costruire uno strumento agile, nel rispetto di tutte le forze politiche dell’Assemblea legislativa, per poter mettere la condizione di aprire le iscrizioni nel nuovo anno scolastico con un assetto a regime, sia pure provvisorio perché in corso d’anno per aggiustare i vari curricula di decreti ne arriveranno.
Qual è dunque il rischio se non approveremo questo emendamento? E’ che ci troveremo a gennaio a dover fare un percorso ravvicinato, molto breve, in poco tempo, proprio perché il Governo nazionale non l’ha fatto tre mesi fa. E’ questo il problema! Perché se il Governo avesse emanato a settembre-ottobre i decreti attuativi della 226 – tutti strumenti già noti – non staremmo qui a ragionare sui tempi stretti. Purtroppo però il Governo non li ha fatti, per mille motivi e non entro nel merito, registro solo che li ha scritti e preparati ma non formalmente varati. Quindi se verranno varati adesso ci troveremmo in gravi difficoltà – tutte le Regioni italiane, non solo le Marche – perché si dovrà rimettere a posto la macchina della scuola secondaria superiore secondo nuove leggi in poco meno di un mese.
Pertanto il tentativo che vogliamo fare non è quello di espropriare le legittime funzioni dell’Assemblea legislativa ma quello di dire: “la Commissione assembleare, dove ci sono tutte le forze politiche di maggioranza e di minoranza e se necessario allargata, e la Giunta cerchino una strada abbreviata per metterci nelle condizioni di suggerire alle famiglie marchigiane quali scuole ci sono sul territorio”. E’ tutto qui, non c’è né nessun secondo fine né un machiavellico politico né altro.
Sapendo, inoltre, che con questo piano di dimensionamento che portiamo in Aula dopo il 30 novembre – per tranquillizzare anche la Consigliera Romagnoli – non apriremo nessuna scuola nuova, nessun indirizzo nuovo, proprio perché eravamo rimasti d’accordo che in attesa della riforma dei licei, dei tecnici e dei professionali non era pensabile varare altro.
Quindi tutte le pretese e tutte le richieste che sono venute dai territori saranno bocciate già a livello provinciale e se arrivassero qui sarò io a bocciarle a livello regionale.
Questo è lo spirito di quello che è scritto nell’atto, quindi non c’è nessuna furberia, nessuna volontà di aprire nuovi corsi per poi dire di chiuderli, ecc..
Oltretutto c’è anche un emendamento, che è stato approvato dal Senato, che dice non solo che entro il 31 dicembre 2008 dovremo approvare la nuova rete tenendo conto del dpr del 1998 e cioè che le scuole sotto i 500 allievi non possono più essere scuole autonome salvo che non siano in zone montane o nelle piccole isole, ma poi c’è anche una tappa intermedi a febbraio dove le Regioni e il Governo dovranno vedere dove sono state realizzate, perché se non lo facessimo entro quella data verrebbero poi imposte di fatto dalla finanza pubblica, inoltre c’è un termine a giugno 2009 nel quale dovrà essere raggiunta un’intesa fra Governo e Regioni per i futuri criteri del dimensionamento della rete scolastica.
Quindi c’è tutto un percorso che dovremo fare ma questo percorso interferisce con la nuova scuola secondaria superiore. Dunque il tentativo era quello di semplificare, di darci il tempo per farlo, però se questo non accadrà troveremo il modo di farlo lo stesso ma è chiaro che richiederà un gennaio intensissimo, con ben più di una riunione, ben più di un’ora di commissione, perché non possiamo certo permetterci di non attuare licei nelle Marche nell’anno 2009-2010.

PRESIDENTE. Su questo atto è stato presentato l’emendamento n. 1 della Consigliera Mollaroli.
Emendamento n. 1 della Consigliera Mollaroli:
Nella parte dispositiva il punto 2) è sostituito dal seguente: “All’entrata in vigore dei regolamenti attuativi relativi al d.lgs. 17 ottobre 2005, n. 226, alla legge 2 aprile 2007, n. 40 articolo 13, e dal decreto del Ministero della pubblica istruzione del 25 ottobre 2007, al fine di assicurare lo svolgimento corretto ed efficace del processo di programmazione della rete scolastica regionale nell’anno scolastico 2009/2010, qualora necessario, la Giunta regionale, sentita la competente Commissione assembleare, emanerà provvedimenti utili ad applicare le disposizioni degli stessi.”.

Ha la parola il Consigliere Procaccini per dichiarazione di voto.

Cesare PROCACCINI. In realtà quello che ha detto il Consigliere Capponi va colto in termini di principi generali, infatti non bisogna parlare a seconda delle condizioni o delle necessità. L’autonomia e la rappresentanza dell’Assemblea legislativa vanno sempre tenute in considerazione.
Dunque in questa fase, secondo me, l’emendamento della Consigliera Mollaroli recupera un po’. Perché l’Assemblea legislativa delega la sua rappresentanza visti i tempi stretti alla Commissione, quindi alla Giunta regionale in realtà si dà una mezza delega.
E’ solo in questo senso che voteremo a favore – in condizioni normali sarebbe da votare contro – perché poi tutto il tema dell’evoluzione o involuzione scolastica avremo modo di discuterlo.
Comunque, secondo me, sarebbe da subemendare mettendo “previo parere”.

PRESIDENTE. Secondo me mettere “previo parere” anziché “sentita la Commissione” la sostanza non cambia. Perché “previo parere” significa che la si sente prima, “sentita la Commissione” significa che la sente prima quindi, ripeto, la sostanza non cambia.
Comunque se volete fare un subemendamento va bene. Sospendo per cinque minuti l’Assemblea legislativa per regolare il cartaceo.

La seduta è sospesa alle ore 14,00

La seduta riprende alle ore 14,05

PRESIDENTE. Subemendamento n. 001 del Consigliere Procaccini:
Nell’emendamento n. 1 le parole “sentita la competente Commissione assembleare” sono sostituite dalle parole “previo parere della Commissione assembleare competente”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Submendamento n. 01 del Consigliere Ricci:
Nell’emendamento n. 1 dopo le parole “le disposizioni degli stessi” sono aggiunte le seguenti: “potendo contestualmente modificare quanto previsto alla lettera c) del punto 1”.
Lo pongo in votazione.

Emendamento n. 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 105, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14.10