Resoconto seduta n.124 del 09/12/2008
SEDUTA N. 124 DEL 9 DICEMBRE 2008

La seduta inizia alle ore 10,15

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 123 del 2 dicembre 2008 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento Interno.
E’ stata presentata la seguente proposta di legge:
- n. 280, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche alle leggi regionali n. 36/2005 e n. 1/2008 in materia di riordino del sistema regionale delle politiche abitative”, assegnata alla IV Commissione in sede referente.
E stata presentata la seguente mozione:
- n. 311, dei Consiglieri Capponi, Bugaro, Giannotti, Brini, Massi, Tiberi, Santori: “Reg. CE 1698/2005 - D.A. n. 85/2008 PSR Marche 2007-2013 Misura 121 “Ammodernamento aziende agricole”. Reg. CE 320/2006 - D.A. 101/2008 d.g.r. 1042/2008 - Piano di azione Bieticolo saccarifero (PABS) Misura 121 “Ammodernamento aziende agricole”. Definizione di risparmio delle risorse idriche.


Mozione n. 309
del Consigliere Procaccini
“Situazione Eridania – SADAM”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 309 del Consigliere Procaccini che ha la parola per illustrarla.

Cesare PROCACCINI. Farò un’illustrazione breve perché il tema della riconversione degli ex zuccherifici Sadam di Jesi e di Fermo è da diverso tempo che ha assunto un dibattito pubblico.
Lo scopo della mozione è quello di dare, se possibile, degli indirizzi, ovvero di sostenere gli enti locali, in particolare i comuni interessati, a ricercare una soluzione equa per quanto riguarda le autorizzazioni delle eventuali riconversioni.
Secondo l’analisi dei Comunisti Italiani, e non solo in quanto è un dibattito ormai diffuso, allo stato attuale non esistono le condizioni per dare delle autorizzazioni senza colpo ferire.
Pertanto la mozione proposta serve a sostenere un impegno, una vertenza nei territori, affinché ci sia la possibilità di autorizzazioni serie. Innanzitutto per quanto riguarda il mantenimento dei livelli occupazionali; la riconversione deve avere questo profilo. E il dibatto odierno che faremo sulla sessione comunitaria non è estraneo a questo problema, infatti la proprietà ha avuto dei contributi pubblici regionali, nazionali ed europei proprio in virtù delle leggi comunitarie.
Quindi l’indirizzo della Regione Marche rispetto al mantenimento dei livelli occupazionali deve essere concreto, deve essere il primo punto su cui incentrare l’attenzione e poi eventualmente dare le autorizzazioni.
In secondo luogo c’è tutta una discussione aperta sul piano energetico. Secondo quanto previsto dalla proprietà la potenza proposta della centrale è eccessiva (18 megawatt) rispetto alla possibilità di dislocare la realizzazione del piano energetico su tutto il territorio regionale.
In terzo luogo occorre salvaguardare due aspetti. Il primo riguarda la sicurezza del territorio, intesa come sicurezza nei luoghi di lavoro, come salute per i cittadini, il secondo riguarda l’equilibrio sulla riconversione per la produzione agricola. Una produzione che non deve essere piegata alla necessità esclusiva della produzione di energia elettrica e di energia in generale, perché se passasse un concetto di riconversione senza equilibri poi le produzioni di qualità ma anche di quantità di quel territorio e di tutte le Marche sarebbero compromesse ad una produzione finalizzata alla produzione di energia.
In quarto luogo, visto che siamo in una condizione dove l’emergenza agisce rispetto alla normalità, occorre che i comuni interessati abbiano dei significativi ed equi indennizzi in modo che le risorse possano essere riconvertite sulle questioni sociali, intese come servizi, come trasporti, come possibilità e necessità di riduzione delle tariffe energetiche.
In questo quadro crediamo che la Regione Marche debba agire d’intesa con il sistema degli enti locali, cioè con i due Comuni interessati e le Province interessate, ma anche con quei comitati sorti su tali problematiche. Comitati che, a differenza di altre realtà o simili ad altre realtà, hanno una valenza scientifica, hanno approfondito, per certi versi si mettono anche a disposizione del sistema autorizzatorio degli enti locali proprio per verificare se esistono le condizioni e le necessità.
Tanto più per il fatto che siamo dentro a una previsione generale di tutti i paesi del mondo dove vi è sia la necessità di contribuire con equilibrio alle minori emissioni rispetto ai protocolli internazionali, sia la necessità della produzione di energia rinnovabile.
Dunque pensiamo che in questo quadro la Giunta regionale possa farsi promotrice, in virtù delle sue prerogative attraverso il sistema degli enti locali, di iniziative urgenti per una seria e condivisa riconversione, che non sia solo finalizzata al profitto dell’impresa ma che guardi, soprattutto in una situazione di crisi e di deindustrializzazione più generalizzata, all’occupazione e al sistema che vi sta attorno.
In questo quadro crediamo che la Regione Marche non si debba sostituire ai Comuni e alle Province ma insieme possa costituire una sponda positiva affinché ci siano riconversioni serie, molto serie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Aderisco completamente alla mozione presentata dal Consigliere Procaccini, quindi la voterò, ma credo si potrebbe aggiungere nell’ultimo comma, dopo le parole “impegna la Giunta regionale a farsi promotrice con il sistema degli Enti locali di iniziative urgenti per una seria e condivisa riconversione” le parole “prima della firma della convenzione”. Perché il rischio potrebbe essere quello che si fanno incontri dopo che la convenzione sarà firmata.
Qualche mese fa in questa Assemblea legislativa parlammo a lungo delle problematiche della Sadam e della ventilata – ormai effettuata – chiusura dello zuccherificio. L’Assemblea legislativa delle Marche attraverso mozioni, interrogazioni, ordini del giorno, così come la Giunta, in primis l’Assessore Petrini e il Presidente della Giunta regionale, si mossero anche a livello nazionale – ricordo che a quell’incontro partecipammo in molti – affinché non si effettuasse la chiusura dello stabilimento Sadam di Jesi.
Però nonostante gli sforzi della politica, degli enti pubblici, dei sindacati, lo zuccherificio ha chiuso in quanto vi erano motivi oggettivi (leggi europee, finanziamenti per la dismissione degli zuccherifici e per la coltivazione delle barbabietole) che hanno portato a tale situazione. Secondo me c’era anche una certa volontà da parte dell’azienda a non percorrere più di tanto altre soluzioni che si sarebbero potute creare.
Dicevo, quindi, che quando tutti quanti ci siamo accorti che non c’era più possibilità di vita per lo zuccherificio abbiamo chiesto la riconversione e che venisse mantenuto almeno il livello occupazionale.
Naturalmente non possiamo dimenticarci di quello che abbiamo detto qualche mese fa, quindi oggi, avendo chiesto la riconversione, è di questo che parliamo. Certo, non sarà lo stesso livello occupazionale in quanto tutto l’indotto legato al settore dello zuccherificio con questo nuovo progetto industriale non sarà riconfermato, non sarà tale e quale, ma quanto meno, attraverso la riconversione, sarà possibile riconfermare almeno le maestranze a tempo indeterminato. Si parla di 145 maestranze che per ora vedrebbero confermata la cassa integrazione poi, avvenuta la riconversione, vedrebbero riconfermato il posto di lavoro.
Pertanto oggi da parte mia non intendo smentire ciò che ho detto qualche mese fa, né pensare che la riconversione non ci debba essere, ma ritengo anche che non debba avvenire per forza, in qualunque modo o a qualunque costo, contro tutti e contro tutto, senza controllo e senza che da parte della stessa azienda non ci sia nei confronti della città e nei confronti delle Istituzioni una garanzia o anche un passaggio di notizie un po’ più chiare, più serie e più definite rispetto a quello che viene detto o che viene annunciato come promessa. Quindi che ci siano degli atti che concretamente facciano vedere come tale riconversione deve avvenire e che cosa garantisce.
Non so se a Fermo sia successa la stessa cosa, ma a Jesi a me è sembrato di rivivere ciò che è accaduto dieci-dodici anni fa sempre con la Sadam Allora se non fosse stato concesso di costruire la centrale turbogas a Jesi non si sarebbe mantenuto lo zuccherificio, avrebbero perso il posto di lavoro le maestranze e tutto l’indotto di cui parlavo prima, quindi per forza si doveva concedere di far costruire la centrale turbogas.
Ricordo le spaccature e anche l’uscita dalla maggioranza di quei partiti politici che erano assolutamente contrari. Ricordo i consigli comunali pieni degli operai della Sadam che chiedevano l’assicurazione del loro posto di lavoro e che pensavano che sarebbe stato garantito se avessimo fatto costruire la centrale turbogas.
Bene, la centrale è stata costruita peraltro con una convenzione che come prezzo garantiva, al di là dei contributi per il controllo ambientale e territoriale, la permanenza nella zona di Jesi dello zuccherificio, dunque la permanenza di tutti gli operai che lavoravano in quel settore.
Ora però dopo dieci-dodici anni vediamo di nuovo le stesse cose, ci ritroviamo di nuovo con la stessa preoccupazione da parte dei lavoratori. Ancora una volta questa vicenda viene vissuta come una forma di ricatto occupazionale – non possiamo fare a meno di leggerla in questo modo –, in quanto si parla della perdita di 145 posti di lavoro, infatti sappiamo che per questa centrale di biomasse ne verranno utilizzati al massimo soltanto 20 o 30. Quindi se si dice che qualora non si facesse costruire questa centrale ci sarà una perdita di 145 posti di lavoro, vi è di nuovo un ricatto nei confronti del territorio.
Quella volta trovammo una soluzione – quella che chiedo oggi -, anzi, la trovò il Sindaco di Jesi che pretese un progetto, a detta anche della Sadam, assolutamente all’avanguardia. Ma debbo dire che si trovò anche in grande solitudine, infatti oltre ai favorevoli c’era anche chi era assolutamente contrario, tant’è che il primo progetto venne superato da un secondo ed anche da un terzo, che sicuramente costava molto di più ma che poteva garantire un numero molto più basso di emissioni e con una tranquillità molto maggiore rispetto all’ambiente.
Quindi contrattando con la Sadam si riuscì ad ottenere il massimo che si poteva ottenere, salvaguardando in quella fase – al momento attuale la situazione è diversa – le opportunità lavorative delle maestranze.
Oggi, in una situazione grave come quella che sta attraversando il nostro Paese, la Regione e gli enti locali non possono pensare che altri lavoratori perdano il loro posto di lavoro. Non devono alzare le mani in segno di resa assoluta, devono invece pretendere che sia presentato un piano industriale, devono pretendere di conoscere quale sia la quantità di oli combustibili che viene presa dall’estero e da dove, devono sapere che cosa significa, inoltre quale sia la quantità presa dal nostro territorio e se la nuova struttura tecnologica sia all’avanguardia o meno.
Quindi la ditta, nonostante il rispetto che ha avuto molto a lungo su quel territorio, nonostante le venga riconosciuto che dà lavoro ad una certa quantità di persone, non può pretendere un assenso assoluto, ovvero al di fuori di ogni forma di controllo, a quello che propongono.
Le chiacchiere non bastano più, quattro schede presentate non bastano più, quindi con questa mozione credo che la Regione si faccia carico insieme con gli enti locali di chiedere un piano industriale serio, con dati, con risposte rispetto alla tecnologia che viene utilizzata, in maniera tale che la riconversione non venga lasciata soltanto alla scelta di un singolo soggetto ma che sia rispettosa del territorio su cui andrà a ricollocarsi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Grazie al gruppo dei Comunisti Italiani che hanno presentato questa mozione, che sarà opportuna e tempestiva se saremo capaci di adeguarla alle novità in atto su questa vicenda.
Ora è assolutamente necessario fare un po’ di storia sulla vicenda della riconversione Sadam, una storia che riguarda questioni internazionali, ovvero la fine del sistema bieticolo nazionale.
La vicenda della Sadam di Jesi, come la cancellazione della produzione saccarifera nel territorio nazionale, ha radici lontanissime, riguarda la redistribuzione del sistema agricolo europeo. Pertanto quando affrontiamo le riconversioni tale vicenda bisognerebbe sempre tenerla presente, perché non parliamo solo di quella di Jesi ma anche di altre, che tra l’altro riguardano pure la nostra regione (vedi la vicenda di Fermo).
E’ altrettanto utile ricordare che la proposta di riconversione fatta a Roma al Ministero non aveva le indicazioni tecniche organizzative che poi si sono trovate davanti i cittadini e gli amministratori di Jesi, ma riguardava in particolare solo la raffineria del biodiesel, non prevedeva l’ulteriore centrale a biomasse lì proposta e conteneva un obiettivo prioritario, quello del mantenimento della difesa occupazionale.
I cittadini di Jesi e l’Amministrazione comunale di Jesi, invece, si sono trovati di fronte ad un’ipotesi di proposta. Infatti quello che fino a questo punto è veramente strano è che le società nelle quali si è scorporata questa proposta hanno avanzato in via generale esclusivamente un’indicazione dell’ipotesi di riconversione. In essa non c’è un piano industriale, ci sono solo indicazioni delle attività produttive che andrebbero realizzate, quindi l’impianto di raffinazione del biodiesel, la nuova centrale a biomasse, un’attività collegata alla commercializzazione dello zucchero – tra l’altro la più significativa dal punto di vista occupazionale, 60 occupati su 143 previsti dall’intero piano di riconversione, sono circa il 40% – e infine l’ipotesi di una organizzazione strutturata sulla vicenda dell’informatica.
Quindi due attività poco collegate alla richiesta di impianti particolarmente gravosi dal punto di vista ambientale ma più ricche di contenuto occupazionale.
E’ del tutto evidente che l’Azienda Sadam ha vichianamente colto il fatto che anche certe avversità possono diventare opportunità, e l’opportunità più generale di questa proposta allo stato attuale sembra più che altro un’opportunità di valorizzazione finanziaria di una vicenda di riconversione, tant’è che ad oggi – ed è gravissimo – tutti gli attori destinati alla decisione sono privi delle informazioni necessarie all’uopo.
Infatti il Comune di Jesi, dopo una serie di confronti pubblici e di consigli comunali aperti, aveva predisposto una risoluzione individuando nella necessità di una struttura tecnica la valutazione del progetto. La relazione della commissione tecnica è, ovviamente, priva di contenuti certi, perché, come hanno affermato i tecnici incaricati, la relazione per gran parte si basava sulle indicazioni e sulle proposte della centrale Sadam. Ad esempio in quella relazione ci sono affermazioni – ne cito una che mi viene a memoria – che riguarda l’impianto di raffinazione del biodisel e dice che sarà uno dei più importanti d’Italia. Però questo dimensionamento non può essere valutato senza un piano industriale e senza ulteriori indicazioni tecniche rispetto a problemi di notevole natura che propongono impianti di questo tipo, tanto che gli impianti di raffinazione a biodiesel sono inseriti nelle direttive Seveso.
Quindi è ovvio che una preoccupazione doveva essere citata, un’analisi ulteriore doveva essere richiesta, però né la preoccupazione né l’analisi erano possibili di fronte alle documentazioni dell’azienda, e così via, perché una relazione tecnica avrebbe necessitato, credo, una valutazione e una proposta di ulteriori e possibili alternative.
In campo in questa realtà è chiaro che c’è l’azienda Sadam ma c’è anche la città di Jesi, i lavoratori, lo sviluppo produttivo occupazionale peraltro non solo del territorio jesino. Dico non solo del territorio jesino perché, come ricordato anche nella relazione, l’insediamento è dentro la famosa area Aerca (area ad elevato rischio ambientale).
Quindi la misura dell’intervento non poteva che essere messa a confronto insieme ad una valutazione di tutto il resto, cioè di quegli impianti che in quell’area insistono e potrebbero insistere. Insistono e potrebbero insistere perché nel frattempo la vicenda Api di Falconara non è chiusa oppure perché alcune proposte rispetto alle iniziative dell’Api non sono terminate.
Siamo di fronte, quindi, ad una riflessione che richiederebbe il massimo della prudenza e, aggiungo, richiederebbe una decisione che non coinvolga soltanto il consiglio comunale di Jesi in quanto è una responsabilità che da solo non può prendere. Proprio in questi giorni – come avrete letto – comuni come quello di Monsano, di Rosora, di Monte San Vito e forse altri – dico altri perché in altri comuni è all’ordine del giorno questa discussione – hanno espresso un’opinione contraria a “questa” riconversione e non “alla” riconversione.
E’ chiaro quindi che Provincia e Regione debbono, come la mozione del Consigliere Procaccini raccomanda, diventare immediatamente un soggetto attivo di questa vicenda.
Credo sarebbe del tutto prudente da parte dell’Amministrazione comunale di Jesi chiedere un tempo ulteriore per un’adeguata strumentazione e documentazione. E in questo senso viene una riflessine anche un po’ amara nei confronti dell’apparato tecnico che ha valutato. Cioè, l’indicazione che dava l’Amministrazione comunale era un po’ più ampia e più articolata nella delibera e nella risoluzione d’indirizzo e chi svolge attività tecnica dovrebbe essere sì adeguatamente attento alle esigenze collettive ma mai instrumentum regni, perché se la tecnica diventa instrumentum regni c’è un problema di qualità della democrazia.
Ovviamente non consiglio letture a nessuno e men che meno ai componenti della commissione tecnica, ma in questi giorni è uscito uno straordinario libro Zygmunt Bauman sugli intellettuali e sulla trasformazione degli intellettuali inchierici che forse meriterebbe essere letto da chi molte volte viene chiamato dalle pubbliche amministrazioni a svolgere dei ruoli, aiuterebbe a svolgerli con qualità e coscienza, certo, come sempre, ma in questo caso con ulteriore prudenza. Ricordo che in questa vicenda l’elemento in campo non era solo l’azienda Sadam ma la città di Jesi e un intero territorio.
Quindi la mozione del Consigliere Procaccini oltre che essere opportuna credo debba essere integrata dando mandato alla Giunta regionale e successivamente all’Assemblea legislativa di poter esprimere in questo percorso non solo un’opinione ma un’azione attiva ben prima che questa convenzione venga firmata, anche se i tempi, come qualcuno ha ricordato, non sono a nostro favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Ho seguito questa vicenda sulla stampa, come credo tutti i colleghi, quindi in maniera indiretta non avendo mai partecipato a riunioni specifiche sull’argomento.
Credo che ormai si vada verso una riconversione già decisa come direzione, ma l’unica cosa che non sono riuscito a comprendere, e che pertanto rimango in attesa di capirla meglio, è sul fatto che un ok si dà sulla base di un progetto industriale dove si deve dire che lo zuccherificio chiude, non ci sono più possibilità dal punto di vista commerciale, della economicità, della gestione, pertanto si modifica la mission di questa azienda e si fa una produzione lavorando sulle biomasse, ecc.. Quindi un accordo o una convenzione precisa si deve fare sulla base di un progetto preciso e articolato dove si dice “questo vogliamo farlo, questa è la potenza, i megawatt, l’occupazione, ecc.”. Ma a me sembra di aver capito che questo progetto industriale oggi non c’è, quindi ovviamente per la parte politica e la parte pubblica diventa difficile poter dare un giudizio, un parere, un assenso o un dissenso rispetto a una cosa che non è articolata. Ripeto, io non ho ma visto un progetto articolato e preciso, come invece dovrebbe essere un progetto industriale.
Se c’è, bene, allora un ragionamento va fatto, il non conoscerlo potrebbe essere una mia carenza, ma allo stato dei fatti non credo ci sia un progetto preciso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Oggi questa mozione penso sia un’opportunità in quanto ci fa discutere di un problema serio e di una vicenda complessa, appunto quella della riconversione della Sadam di Jesi e di Fermo.
Conosciamo benissimo la storia di questi due poli industriali, per i quali siamo arrivati, non per responsabilità delle aziende ma per responsabilità di una politica europea e globale che ha attuato un drastico ridimensionamento in tale materia, alla chiusura degli zuccherifici in quanto, appunto, non possono più essere produttori di zucchero in Italia.
Tutto ciò ci ha portato a discutere della Sadam di Jesi, una discussione che ci portiamo avanti dal mese di gennaio ma su cui ancora non si riesce ad arrivare ad una conclusione.
A difesa dello zuccherificio di Jesi vi è stata una grande manifestazione di tutte le associazioni perché si pensava potesse ancora reggere, si pensava fosse competitivo in quanto aveva le quantità necessarie di bietole per continuare la produzione, ma purtroppo così non è stato. Infatti nel corso delle settimane la Comunità europea ha incentivato la dismissione, una dismissione che poi ha portato gli operatori agricoli a non produrre più bietole e alla Sadam a chiedere risorse per la riconversione. Una riconversione che non è soltanto una semplice riconversione ma anche un risanamento ambientale, una bonifica del suolo, del sottosuolo e delle strutture edili, quindi una parte delle risorse dovrà essere spesa per una riconversione seria ed appropriata.
Lo Stato italiano, inoltre, ha messo in atto anche un altro vincolo, ovvero la riconversione, che in altri Paesi europei non c’è. Penso che sia meritevole il fatto che un Governo nazionale abbia detto: “Lo zuccherificio si chiude però diamo le risorse sia per il risanamento ambientale che per la riconversione e la piena occupazione del personale impegnato nella struttura”.
Ora la Sadam ha presentato un progetto, ma forse è difficile chiamarlo progetto, è un’idea, è una proposta, è un qualcosa che viene enunciato a grandi linee. Quindi certamente non è un progetto industriale serio e completo, è una proposta, ma ragioniamo se può essere fattibile oppure se può essere aggiustata successivamente.
L’accordo che oggi si può firmare, e che chiedo che venga firmato dal Comune di Jesi con il supporto della Provincia e della Regione, è un programma nel quale si dovrebbe dire che in questo percorso ci dobbiamo mettere a tavolino, lo finalizziamo, lo concretizziamo, lo rendiamo compatibile con il territorio, con l’occupazione, con la salute e con lo sviluppo.
Il Comune di Jesi ha fatto delle cose importanti, ha messo in piedi due commissioni (una politica d una tecnica) che hanno fatto – da quello che ho letto – un buon lavoro, dai dati che avevano a disposizione sono riuscite a risalire a qualcosa di più concreto per farci capire meglio come si potrà evolvere la situazione. Peraltro penso che la politica troppo spesso prende spazio alla tecnica, quando invece la politica dovrebbe essere sì quella parte essenziale della vita nazionale ma anche lasciare spazio ai tecnici. Dunque i tecnici all’interno di questa commissione hanno detto che questo impianto può essere compatibile con quello che c’era prima a condizione che ci sia un ridimensionamento della centrale a oli vegetali.
E’ su questo che si deve ragionare, lo deve fare la Sadam, il Comune di Jesi come pure gli enti locali. Perché se 18 megawatt sono considerati un livello alto bisogna ragionare in diminuzione, bisogna partire dal livello che occorre per la gestione dell’impianto a biodiesel, poi da questo, che sono 4-5 megawatt, si può ragionare e si può discutere.
Da questa discussione dovremmo uscire nel miglior modo possibile e dunque cercando di garantire tutta l’occupazione. Oggi sappiamo che il problema dell’occupazione è drammatico per tutti e quindi anche per la nostra regione, non passa giorno che i cittadini ci vengono a chiedere di poter lavorare.
Pertanto se ci sono 150 posti di lavoro da salvaguardare dobbiamo fare di tutto per tutelarli, certo non a discapito della salute, una questione che va chiarita e messa in atto.
Siccome ci sono impianti e tecnologie che possono dare il massimo e una maggior sicurezza, nel tavolo di una vera trattativa dobbiamo cercare di mettere a disposizione tutte le nostre energie, competenze e professionalità tecnico-politiche affinché ci sia un impianto all’avanguardia e che possa anche garantire la salute dei cittadini.
Inoltre dobbiamo chiedere anche qualche cosa di più. Per esempio in questo territorio, che sappiamo che è ad elevato di rischio ambientale, non viene fatto uno studio epidemiologico sulla salute dei cittadini, non c’è una ricaduta di quello che succede. Quindi per capire quali potranno essere i risvolti sulla salute delle persone dobbiamo pensare di mettere in piedi uno studio epidemiologico per poi poter discutere tra qualche anno sulle loro condizioni e che sviluppo ha avuto.
Spero che tale studio si riesca a mettere in piedi come spero non ci siano risvolti per la salute – e su questo ne sono quasi convinto, anche se non sono un tecnico –, però dobbiamo mettere in atto anche tutti quegli strumenti che possano tranquillizzare la popolazione. Non dobbiamo fare il “ministro della paura” come quello della domenica sera a “Che tempo che fa”, non dobbiamo creare tensioni e paure ai cittadini; è semplice dire che tutto fa male e allora si dismette! Per fortuna ci sono poche persone che ragionano in questo modo, ci sono invece molte persone che vogliono confrontarsi, essere rassicurate, che vogliono essere sì guidate ma da persone competenti e serie.
Quindi che per il futuro questi impianti possano essere tenuti sotto controllo, però la mia paura è anche quella che se le tecnologie ci sono poi è più difficoltoso farle funzionare. Dovremmo invece essere in grado di far funzionare i tantissimi strumenti di rilievo e le tantissime tecnologie che ci sono che impediscono le possibilità di inquinamento oppure le limitano in modo che siano compatibili con il territorio.
Un’altra questione da valutare è la ricaduta sul territorio. Lì come struttura ci sono investimenti per 100 milioni di euro (200 miliardi di vecchie lire) e l’occupazione è di 150 persone, ma negli anni ci dovrà essere una ricaduta successiva, perché se si produce e se si lavora una parte della ricaduta della centrale a olio vegetale, che serve per far funzionare la centrale biodiesel, dovrà ricadere sul tessuto imprenditoriale cittadino e delle istituzioni a livello locale.
Un’altra questione è la cogenerazione. Ci sarà un impianto di cogenerazione che verrà messo in rete con l’altro impianto a biodiesel e la centrale a olio generale. Deve essere un unico corpo messo in un’unica convenzione, che però potrà funzionare solo se funzionerà l’occupazione.
Quindi dobbiamo trovare lo strumento per garantire alle 150 persone un’occupazione non a uno-due-tre anni ma a lungo termine. Un’occupazione vincolata alla funzionalità della centrale a cogenerazione e alla centrale a olio vegetale. Se riusciremo a legare queste cose con la serietà della funzionalità, con le tecniche più avanzate, senza nessun risvolto negativo per la salute e con un risvolto positivo per l’occupazione, penso che avremmo raggiunto il massimo.
E questo la politica lo deve fare quindi da questa Assemblea legislativa deve partire un indirizzo e un input per quelle amministrazioni locali, che a volte sul territorio si trovano troppo sole, per poter partire quindi con un protocollo d’intesa, magari da affinare nel tempo, che permetta l’occupazione, la salvaguardia dell’ambiente e tutto ciò che vi è attorno alla questione della Sadam.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Vorrei innanzitutto sottolineare che non c’è da perdere tempo perché la situazione economica è quella che è, e la situazione venutasi a creare anche a Jesi non ha fatto altro che mettere insieme diverse drammatiche realtà. Vorrei ricordare che nell’ex zuccherificio di Jesi vi sono andati a lavorare diversi lavoratori di altri zuccherifici, come quello di Fano, per cui le maestranze per i disagi nello spostarsi sul territorio hanno fatto grossi sacrifici.
Oggi la questione che si ripropone è drammatica, ecco perché non bisogna assolutamente perdere tempo ed ecco perché apprezzo particolarmente anche questa mozione, infatti credo sia opportuno chiarire alcuni aspetti e soprattutto sollecitare chi di dovere ad intervenire in modo serio.
Dobbiamo fare in modo che non si ripeta ciò che è accaduto in passato, cioè oggi spetta anche alle imprese – con quelli che sono stati non solo gli investimenti dei privati ma anche per i contributi pubblici che per diversi anni hanno consentito loro di vivere agiatamente sul nostro territorio – dare un segnale forte di attaccamento al territorio che, ripeto, ha consentito per numerosi anni ad alcuni imprenditori di vivere e lavorare.
In questa situazione di difficoltà chiediamo uno sforzo maggiore, ovvero che questo momento di difficoltà possa diventare, invece, un momento di opportunità.
E’ chiaro che quando si parla di riconversione e di piano industriale bisogna focalizzare l’attenzione su quello che potrà essere il modo migliore per poi passare, appunto, ad una riconversione ispirata anche ad una forte tutela dell’ambiente.
Ho apprezzato l’intervento del Consigliere Badiali proprio quando ha detto che occorre fare una verifica di ciò che è accaduto sul territorio, questo infatti è un argomento che tocca tutti da vicino. Il problema della salute e dell’inquinamento non ha frontiere, quindi innanzitutto deve essere verificato se ci sono dei problemi, inoltre la bonifica dei siti deve essere fatta nel modo più corretto, con la maggiore attenzione e con il maggior controllo possibile.
Allo stesso tempo, per quanto riguarda la riconversione, vanno valutate sia tutte le situazioni favorevoli come pure i problemi che potrebbero verificarsi per la comunità, e non solo dei lavoratori ma anche di tutti coloro che vivono nelle zone limitrofe.
Quindi necessariamente, prendendo spunto da questa mozione, dobbiamo dare un input per accelerare un processo di rinnovamento che garantisca in futuro l’occupazione non solo per coloro che vivono in quel territorio ma anche per quelli, come conseguenza della chiusura di altri impianti nella nostra regione, che sono stati costretti ad andare a lavorare a Jesi.
Ringrazio ancora una volta il Consigliere Procaccini per questa opportunità che ci ha permesso di focalizzare un po’ meglio l’attenzione su tale problematica.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Ringrazio particolarmente il collega Procaccini che ci ha consentito di aprire un dibattito di cui personalmente sentivo l’esigenza. Penso che la sua mozione riguardi non solo lo stabilimento di Jesi ma, come ha indicato nelle sue parole, anche quello di Fermo, che sono due situazioni collimanti.
Per quanto riguarda le questioni delle riconversioni industriali e dei piani industriali, che concretamente sono situazioni che riguardano anche l’ambiente, ritengo che la Regione debba avere una sola voce, non si può fare un discorso a Jesi ed un altro a Fermo o per altre situazioni simili che possono esserci nel nostro territorio regionale.
Credo che al tema della sostenibilità ambientale, cioè tutto quello che si va a creare nell’ambiente, non dobbiamo dare solo un vago significato alle parole ma dare sostanza e concretezza.
Dobbiamo sollecitare alla ex Sadam – quindi ringrazio di nuovo il Consigliere Procaccini che ci ha dà l’opportunità di parlarne – un piano industriale certo e condiviso.
Mi sembra che i cittadini dei due territori, Jesino e fermano, abbiano molte preoccupazioni, è per questo che ritengo che l’Assemblea legislativa e la Giunta debbano dare ai cittadini quella certezza e quella sicurezza che purtroppo non hanno; questo magari anche perché probabilmente hanno conoscenze e cognizioni di una materia che è difficile da districare, dove ci sono tante parole dette vagamente e dove c’è chi vi specula. Ed è per questo che da parte della Regione occorre un linguaggio certo e chiaro.
Certamente la politica europea ha sfavorito nettamente le produzioni di zucchero che nella nostra zona davano un lavoro molto consistente anche a tutto l’indotto. Parlo dei 120-130 operai della Sadam – ovviamente ho meno cognizione della zona di Jesi ma mi pronuncio con sicurezza su quella di Fermo – ma se consideriamo sia gli stagionali che tutto l’indotto nell’agricoltura e nei trasporti vediamo che il danno al lavoro è stato elevatissimo.
Non possiamo neppure dire che sia stato un fulmine a ciel sereno, perché gli operai dei due stabilimenti Sadam l’hanno sì saputo in tempi molto brevi ma l’intenzione c’era già da tempo. E questo mi è sembrato un imbroglio bello e buono da parte della proprietà.
Voglio ribadire che all’inizio il piano industriale – parlo per Fermo ma credo di poterlo dire anche per Jesi – sembrava prevedere un incentivo per la ripresa di una filiera che potesse ridare ossigeno all’agricoltura, all’indotto, insomma direi a tutti i territori, ma questo non è stato. Infatti mi sembra di aver capito che addirittura dovremmo importare prodotti dall’India o dall’Africa, vedi ad esempio l’olio di palma; peraltro, lo dico per inciso, dovremmo importare da Paesi che, invece, per le loro sofferenze e disagi dovremmo essere noi a sostenere, ma questo è un altro discorso nel quale potremo addentrarci in altri momenti e per altri situazioni.
Pertanto per tutti questi motivi ci dovrà essere al più presto un piano industriale dove si dovranno analizzare le situazioni e trovare poi le soluzioni migliori.
Altro problema sono le due nuovi centrali che dovrebbero sorgere, una a Jesi di 18 megawatt e l’altra a Fermo di 24 megawatt.
Per quanto riguarda il territorio di Fermo – parlo di Fermo perché, ripeto, sono due situazioni simili – voglio segnalare la grande e grave preoccupazione che c’è in questo territorio. Ne riparleremo? Non lo so! Comunque occorrerà che la Regione, tutti noi, quali rappresentati popolari, ci facciamo carico di tali preoccupazioni. Che non sono solo quelle lanciate da qualche personaggio, che magari per farsi pubblicità va nei luoghi per incontrare i cittadini – voglio qui ricordare che abbiamo vissuto la vicenda di Schieppe di Orciano, quindi spero non ci si debba ritrovare in situazioni simili anche per questi due nuovi impianti – ma quelle di cittadini che hanno paura di qualcosa che è già accaduto e che potrebbe accadere di nuovo, infatti sappiamo benissimo che la lavorazione ad alta gradazione di impianti di questo genere può essere nociva.
Qui voglio soltanto segnalare, senza mettere altra carne nel fuoco, che forse a Fermo verrà fatto anche un impianto per la lavorazione del silicio. Quindi anche su questo che venga data una parola certa, lo chiedo al Presidente e alle strutture della Regione preposte a questo lavoro.
Pertanto, ribadisco, dobbiamo dare ai cittadini una rassicurazione forte. Quando parliamo di questi impianti, di queste soluzioni dobbiamo dire che non sono nocive e che non hanno un impatto sulla salute, altrimenti non saremmo onesti e si darebbe soltanto ragione a coloro che con un ragionamento disfattista dicono che tutto fa male e che nulla si può fare.
Dobbiamo quindi essere sereni ma coerenti e coesi nell’usare la stessa voce sia per Jesi che per Fermo, i cittadini aspettano questo. Anche perché i due nuovi impianti a biomasse che dovrebbero sorgere per la produzione di energia mi sembra dovranno essere della stessa grandezza.
Nessuno di noi si farà paladino di coloro che dissentono o di coloro che vogliono alzare la polvere, vorremo invece – almeno questo sarà il mio comportamento, e non per acquisire i consensi dei cittadini, non credo che serva a nessuno – salvaguardare l’ambiente e la salute, che credo siano gli obiettivi primari di ciascuno di noi.
Peraltro è vero che si sono persi molti posti di lavoro ma è anche vero che molti altri posti di lavoro si stanno perdendo ad esempio nel nostro quadrilatero del calzaturiero, e comunque ogni giorno registriamo la chiusura di tante piccole e medie imprese anche di genere diverso.
Quindi prima di tutto occorre salvaguardare la salute, quindi se sappiamo che non fa male – uso termini semplici per una migliore comprensione – dobbiamo fare una comunicazione giusta. Questo perché oggi, e mi dispiace doverlo ancora segnalare, tale comunicazione non c’è stata, non ne abbiamo mai parlato, però i cittadini di Fermo e di Jesi aspettano risposte, aspettano una giusta parola da poter poi saper interpretare e capire.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Anch’io ringrazio il Consigliere Procaccini per l’opportunità che ci dà di trattare tale argomento in questa fase, di cui ne abbiamo parlato all’inizio ma ora siamo in grado anche di fare un consuntivo e di tirare le somme sia di quello che si è fatto che di quello che fino ad ora non si è fatto. Come pure concordo con buona parte degli interventi e da ultimo quello della Consigliera Ortenzi.
Il fatto di concordare non mi preoccupa – di solito siamo diffidenti anche quando ci troviamo d’accordo –, anzi, mi conforta proprio perché su temi prioritari di questo tipo, ovvero come quello dell’occupazione e della salute dei cittadini, dobbiamo mostrare senso di responsabilità. E soprattutto mi conforta il fatto che tutti ci stiamo, spero, facendo carico di una situazione che vede, ripeto, una assunzione di responsabilità senza speculazioni, senza strumentalizzazioni, senza cavalcare ciò che sta avvenendo sui territori dove, anche giustamente, stanno proliferando dei comitati. Dico giustamente perché i comitati sono frutto proprio della disinformazione, quindi il compito della politica è fare correttamente il proprio dovere, senza sminuire o affrontare in maniera approssimativa i problemi, ma facendo una giusta informazione anche scientifica sull’argomento.
Probabilmente tali preoccupazioni sono anche condivise, siamo infatti a circa un anno e mezzo dalla chiusura di Fermo e poco è stato fatto e ciò che è stato firmato non è stato ancora avviato. Firmarono il Governo, la Regione, i Sindaci per adesione e per prendersi il carico di responsabilità ma la situazione è rimasta ferma.
La questione di Jesi arrivò successivamente, ma nel caso di Fermo purtroppo siamo partiti già con la chiusura ed ora ci troviamo ancora al punto di partenza.
Di sicuro c’è stata una normativa europea che ha “favorito” coloro che chiudevano in toto anziché coloro che riconvertivano – questo era il principale paradosso della situazione – e che continua a favorire coloro (parlo della proprietà) che potrebbero “simulare” false partenze. Infatti è sulle partenze che verranno corrisposti ulteriori contributi più che – come giustamente si fa carico di dire il collega Procaccini – sulla durevolezza, serietà e stabilità di un piano industriale; l’Unione europea valuta se si parte e poi non si preoccupa magari se si chiude tra un anno o due anni.
Come ha detto la collega Ortenzi, le biomasse verranno dall’Indonesia o da altri Paesi e ciò creerà una serie tale di costi e di non convenienze economiche che dubito che quello che parte oggi potrà durare negli anni e quindi dare una seria risposta all’occupazione.
In presenza di una normativa europea di questo tipo – di cui abbiamo detto fin dall’inizio che viene premiato chi non riconverte e chi chiude completamente – sicuramente la politica, la Regione e le singole amministrazioni avranno un bel da fare per assumersi le loro responsabilità e per essere serie. Perché la proprietà può avere tutt’altro interesse nel fare il suo gioco, che è un gioco di convenienza e di profitto che potrebbe non essere un gioco serio e soprattutto duraturo e che quindi possa garantire l’occupazione negli anni, di cui tutti, invece, ce ne dovremmo far carico.
Ecco allora che la richiesta di un piano aziendale serio è doverosa. Però questo non sta avvenendo a Jesi, come di sicuro non è avvenuto a Fermo dove si è detto di tutto e di più e dove giornalmente si cambia progetto.
Ciò ha determinato preoccupazione ed incertezza, inoltre ha determinato il proliferare dei comitati, quindi la politica dovrà fare la sintesi.
Quindi su tale questione c’è la piena disponibilità anche delle forze di opposizione – che, peraltro, è un’opposizione in quest’Aula ma non nell’Amministrazione di Fermo – perché siamo tutti nello stesso calderone. Tutti dobbiamo assumerci con serietà la responsabilità di dipanare questa matassa e di mettere – ecco il punto di questa mozione, che voterò, su cui maggiormente concordo – la proprietà di fronte alle proprie responsabilità. Inoltre di vigilare il più possibile che siano promesse serie e durature e che non rispondano solo al desiderio di introitare delle provvigioni nell’immediato per poi non avere in futuro obblighi di mantenimento dell’occupazione di queste centrali.
Pertanto che si parta con il piede giusto.
Sulle centrali – ne parlai anche con il Capogruppo Ricci – ci sarà una revisione del piano energetico in maniera restrittiva sia sulla qualità delle biomasse che sulla potenza? Perché la nostra centrale è grande, è di 24 megawatt, quindi se deve esserci che si faccia prima, che si dia una parola definitiva ora in maniera che poi i piani aziendali – non voglio dare foglie di fico all’azienda che potrebbe dire anche questo – e soprattutto le scelte delle province e delle amministrazioni locali siano chiare e conseguenti. E anche su questo una presa di posizione della politica industriale energetica regionale potrebbe sicuramente concorrere a far chiarezza.
La mozione è solo un punto di partenza in quanto riteniamo che ci sia ancora molto da fare. Riteniamo soprattutto che la proprietà debba dire la sua, che la politica regionale – e non credo che nessuno si sottragga a questo compito – faccia definitivamente chiarezza su queste centrali. In modo tale che non si governi solo il contingente, l’immediato, e soprattutto che non ci sia allarme con Schieppe per poi lasciare Fermo con il cerino in mano. Voglio dire cioè che i cittadini sono tutti uguali indipendentemente dal colore delle amministrazioni.
Quindi credo che se tutti ragionassimo in questi termini potremmo davvero risolvere il problema, diversamente sarebbe più difficile. Peraltro non nascondiamo il fatto che per quanto ci siano rassicurazioni, una centrale così grande potrebbe rischiare di bruciare tutto. Quindi quale controllo – certo, io non sono un tecnico, peraltro è da poco che mi occupo di questa questione che riguarda la mia zona – sarà effettuato sulla tipologia di queste masse vegetali, che peraltro sono masse che provengono da molto, molto lontano? Saranno solo vegetali?
Occorre pertanto una parola definitiva per far sì che non siano i territori a dover da soli risolvere il problema. Il piano energetico, l’emendamento, la correzione di cui lessi sull’Ansa l’annuncio del Consigliere Ricci e che poi mi confermò, che dice che non riguardava questo, ma può riguardare tutto, allora caso mai facciamo questi passi preliminari in maniera che si possa partire definitivamente con il piede giusto.
Dunque la mozione è a mio avviso votabile in quanto costituisce un proficuo passo iniziale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Raccolgo da questo dibattito un dato molto positivo – e magari fosse stato così anche per altre questioni, ad esempio come per l’impianto di Schieppe -, nel senso che sul un tema che troviamo all’interno della mozione è emersa davvero la ragionevolezza nel considerare gli impianti a biomasse nel solco dell’energia rinnovabile dove, purtroppo, vi è stata scarsità di comunicazione, che è un’altra delle grandi questioni che riguardano tutti i temi che hanno a che fare con l’ambiente.
Ci vogliono percorsi nuovi, percorsi diversi, un impianto a biomasse è un impianto di energia rinnovabile che se fatto con tecnologie avanzate non è nocivo per la salute e non è inquinante per l’ambiente.
Purtroppo molte volte hanno il sopravvento iniziative che pur essendo lodevoli e legittime, vedi quelle dei comitati che impediscono di costruire un rapporto giusto con i cittadini, mettono in difficoltà la politica. Dunque se alla gente non diamo la conoscenza e la chiarezza dei progetti e non poniamo neanche un’alternativa, rischieremo di trovarci sempre in queste situazioni.
Questa mozione contiene una doppia valenza, una riguarda il problema della crisi occupazionale, l’altra è sul tema della riconversione, cioè di collocare questo impianto nell’attuazione del nostro piano energetico regionale.
La crisi dello zuccheriero è nota, è giusto che un’azienda tenti non solo di sopravvivere ma di garantire l’occupazione e il lavoro, però ovviamente c’è anche un altro elemento – citato sia dal Consigliere Badiali che da altri -, ovvero che ci aspettiamo un piano industriale che non riguardi un progetto ex novo ma che riguardi la riconversione di una struttura. E’ un elemento emergenziale, particolare, che ha a che fare con quel sito. Inoltre, se possibile, bisogna prendersi anche ventiquattro ore di tempo in più per verificare con attenzione e puntualità tale piano industriale. E se un imprenditore individua un sito, presenta un progetto che compie un percorso e poi viene condiviso, tutto questo è un’altra cosa, è una riconversione di una struttura in essere, per cui un’attenzione particolare penso debba essere data, anche perché qui si parla non solo di bruciare oli vegetali, ma anche di biodiesel, quindi di tutte cose abbastanza particolari.
Credo che con la proposta di modifica al piano energetico, come ha detto anche la Consigliera Romagnoli, le Marche devono riprendere un dibattito così come è capitato altrove in Italia. Cioè che sugli impianti a biomassa, proprio perché sono stati vissuti male, comunicati male e dove l’informazione è stata scarsa, ormai si deve ripartire dal basso. Così hanno fatto la Toscana, l’Emilia Romagna, la Puglia, la Lombardia, il Trentino. Quindi, a meno che siano centrali localizzate, utili solo per la struttura, cioè autosufficienti per le varie strutture, che si riparta da potenze minime, da 1, 2, 3 megawatt, che poi si potranno anche far salire se ci si renderà conto che la struttura produce energia rinnovabile e che quindi non nuoce alla salute, che è sicura e che sarà gestita attraverso le grandi tecnologie innovative.
Dunque occorre suggerire – ma credo che il piano industriale della Sadam di Jesi già lo preveda – un impianto più piccolo, meno potente, con meno megawatt di quelli indicati in partenza.
Pertanto, ripeto, dobbiamo attuare il piano energetico, lo dobbiamo fare attraverso tutte le forme possibili alternative come l’eolico, il fotovoltaico, la biomassa, la cogenerazione.
Alcuni Paesi del nord Europa hanno il nucleare, è giusto che se lo tengano e che lo migliorino, noi invece non lo abbiamo e non dobbiamo istituirlo, però dobbiamo fare in modo che la parte di carenza energetica debba essere risolta attraverso le fonti rinnovabili. Questo è il paese del sole, del vento, dobbiamo investire su questo.
Tutte le possibilità che permettano di avere sul territorio impianti di combustione a biomassa devono essere valutate positivamente. Anche nei casi di una riconversione è bene avere un occhio particolare di attenzione in quanto si tratta di un sito già esistente, di un ornato che magari ha già qualche problema – che io conosco meno perché non sono di quella realtà, vivo altre esperienze -.
Dunque tale mozione è certamente importante perché pone l’accento su una doppia valenza, quella dell’occupazione e quella di sottolineare ancora la necessità di dare attuazione al nostro piano energetico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Colgo l’occasione per ringraziare il Consigliere Procaccini per aver posto questo problema all’Assemblea, però voglio anche sottolineare un aspetto fondamentale, cioè il fallimento della politica programmatoria a tutti i livelli, in quanto questi problemi dovrebbero essere risolti in anticipo e quindi non correre sempre dietro alle emergenze. E questa è la drammaticità che osserviamo in quest’Aula nelle discussioni che facciamo sulle varie mozioni, ordini del giorno, ecc..
E’ ora che assumiamo una linea ben precisa di risposta ai nostri cittadini, occorrono soluzioni serie per una programmazione a lungo termine per non incorrere solo in situazioni spot dove si devono risolvere i problemi creati e che si sapevano in anticipo.
Infatti che il settore saccarifero sarebbe andato verso questa direzione lo si sapeva fin dal 1995, purtroppo però la politica non ha fatto altro che aspettare il cadavere di questo settore e poi correre dietro all’emergenza.
Un cadavere l’abbiamo comunque già lasciato, è l’azienda che costruiva macchine, che è rimasta isolata, non è potuta neppure rientrare nei programmi di tutela e di riconversione. E’ stata abbandonata a se stessa, ormai sulle ceneri la fenice ha ricostruito altri tre settori, ma con la buona volontà dei cittadini che con sacrificio hanno saputo venir fuori dai loro problemi si è arrivati alla soluzione in altre direzioni.
Il problema fondamentale fu quello che nei nostri territori tale produzione era molto spinta, inquinando con i nitrati ha causato danni alle falde acquifere, quando invece l’Europa ci aveva dato le risorse disponibili per abbattere, appunto, i nitrati. Solo sei comuni nelle Marche hanno utilizzato i fondi, gli altri hanno dovuto restituirli all’Europa. Già dal 1995 in poi ciò serviva per ridurre la produzione di bietola in modo indotto e non diretto come è stato fatto oggi.
Pertanto tali strumenti si sarebbero dovuti attivare in precedenza, infatti oggi siamo costretti a correre dietro all’emergenza. Abbiamo bisogno di energia allora cerchiamo di camuffare tale bisogno energetico in varie forme, ma la realtà è che non c’è una politica seria di quello che vogliamo fare in termini di produzione di energia.
Ripeto, queste azioni devono essere fatte tempestivamente e in modo anticipato, dunque non correndo sempre dietro all’emergenza.
La riconversione è un atto dovuto ma gli imprenditori (cioè la proprietà) devono contribuire per dare una risposta agli operai, ai cittadini, persone che hanno dato sempre senza chiedere mai però oggi si trovano in difficoltà.
Quindi tutti quanti insieme da questa emergenza dobbiamo iniziare a costruire un percorso futuro con una programmazione seria su tutti i settori, dando risposte concrete sia al settore della metalmeccanica in difficoltà (che è un settore che deve essere riconvertito) che agli altri settori qui citati su cui non voglio ripetermi.
Unitariamente, dunque, cominciamo a risolvere i problemi non rincorrendoli ma anticipandoli con una programmazione seria. Va fatta qualsiasi iniziativa ma con l’autorevolezza di una politica che anticipi i tempi e che non vada dietro all’emergenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Vorrei ringraziare innanzitutto il Consigliere Procaccini per questa mozione che è importantissima proprio perché serve un indirizzo da parte Regione Marche.
Le tante promesse fatte sul territorio sia dalla Sadam che dalla Regione sull’occupazione o, ad esempio sulla cassa integrazione per quei lavoratori che non hanno potuto lavorare durante la stagione, non sono state mantenute, non si è dato niente. In un territorio come quello di Jesi ci vuole poco a fare certi discorsi, però non si possono fare promesse che poi non vengono rispettate.
A Jesi Forza Italia si è espressa e in quest’Aula siamo della stessa opinione, per cui siamo d’accordo per una riconversione, però se interessa il territorio e l’economia di Jesi e della Vallesina saremo i primi a sostenerla, altrimenti non saremo affatto d’accordo.
Noi non possiamo accettare una centrale per la trasformazione di oli. Perché? Ad esempio, ora si è partiti dalla trasformazione del girasole, ma questo significa, visto che il mercato e gli agricoltori non producono girasole perché non è conveniente, autorizzare poi una centrale che trasforma olio di palma. Su questa linea non ci stiamo! Si pensa di risolvere il problema con due tubi, uno di ingresso e uno d’uscita, che vanno dall’Api alla Sadam, ma questo non può essere un discorso valido per la Vallesina.
In questo territorio abbiamo già diverse centrali, probabilmente ne verranno autorizzate altre, quindi se questa operazione non porterà reddito non potremo essere d’accordo.
Quindi chiediamo una centrale leggermente più piccola dei 24 megawatt richiesti (siamo d’accordo per 15-16 megawatt), però con l’utilizzo delle biomasse. Questo perché innanzitutto si trasformano prodotti locali all’interno di un raggio di 40 chilometri, inoltre si dà una produzione alternativa all’agricoltura e si distribuisce reddito sul territorio. Con il girasole, invece, faremo finta ancora una volta di fare una cosa valida per il territorio ma che poi non serve affatto in quanto non porta nessuna ricchezza.
Oltretutto non porta neppure occupazione. Infatti se si trasforma girasole non ci sarà occupazione mentre se si farà biomassa sì, questo perché per la mole di lavoro anche tutto l’indotto (ad esempio i trasporti) potrà funzionare proprio perché servirà a portare le biomasse alla Sadam.
Pertanto chiedo che l’Assemblea legislativa regionale si esprima una volta per tutte, ovvero che abbia il coraggio di dare un indirizzo.
Qui tutti ne parlano e intanto la Sadam fa i progetti, però io non ho mai visto progetti sulle biomasse, ma soltanto quelli che parlano della trasformazione del girasole, cosa che, ripeto, non c’è come produzione, oltre che non essere redditizia per l’azienda agricola. Pertanto questo significa autorizzare una cosa che non abbiamo.
Ritengo, dunque, che dobbiamo fare una riconversione a vantaggio delle aziende agricole di questo territorio, è giusto che sia così proprio perché abbiamo portato via reddito agli agricoltori e quindi dobbiamo ridarglielo.
Pertanto chiedo ancora una volta a questa Assemblea legislativa di decidere sulla nostra proposta, che penso possa essere di tutti, di fare una centrale a biomasse che possa creare reddito al territorio e agli agricoltori. Questa è linea su cui Forza Italia è d’accordo.
Ai 400 dipendenti di Jesi sei mesi fa era stato promesso che chi non faceva la campagna bieticola poi sarebbe stato pagato, però non è stato dato niente. L’aspettativa dei cittadini di Jesi, quindi, se non lavoravano per un anno era di prendere l’80% dello stipendio, peraltro come fanno tutte le aziende, invece, ripeto, qui non è successo.
Pertanto questa è un’altra ingiustizia su cui l’Assemblea legislativa credo si debba esprimere, perché in qualsiasi azienda dove c’è la mobilità e la cassa integrazione vi è poi l’80% di reddito. Infatti l’accordo era che avere l’80% dell’importo del reddito percepito con la campagna precedente, ma non è stato fatto.
Io ho poca fiducia delle promesse fatte in questa realtà, peraltro fatte anche dalla Regione, infatti l’assessorato alla formazione e lavoro aveva garantito che i lavoratori avrebbero dovuto prendere l‘80%.
Mi rivolgo allora all’Assessore alla formazione dicendogli che non bisogna promettere cose che poi non si rispettano. Sei mesi fa in qualsiasi assemblea avevamo promesso che si dava la mobilità o la cassa integrazione all’80% a quei lavoratori della Sadam che avevano fatto la campagna precedente, ma poi è stato dato soltanto il 15%, che sono circa 500 euro. Consigliere Badiali, questo lo so perché stanno arrivando proprio in questi giorni. E’ un regalo di Natale! Tutti si aspettavano di prendere 4.000 euro e, invece, prendono solo 500 euro.
Quindi chiedo il perché di tali situazioni di cui i cittadini si stanno lamentando. Assessore, l’impegno era diverso. (…) No, non c’è un ritardo, non c’è proprio l’erogazione. Ripeto, era stato garantito l’80% a chi non faceva più la campagna bieticola, invece è stato dato soltanto il 15%, quindi rispetto ai 5.000 euro che prendevano durante la campagna hanno preso solo 500 euro. Questa la chiamate serietà!
I cittadini ci stanno attaccando in tutti i modi proprio perché la promessa oltre che la Sadam l’ha fatta anche la Regione Marche (…) Sì, parlo degli stagionali perché gli altri sono pagati..(…) Assessore, oggi possiamo dire quello che vogliamo, che c’è una legge o altro, ma comunque le promesse che sono state fatte in tutte le assemblee per calmare i lavoratori non sono state mantenute.
Dunque la stessa cosa voglio che non succeda con la centrale, perché o si fa una centrale che serve allo sviluppo socio-economico del territorio oppure, al di là di quello che portano avanti altre forze politiche, la centrale non si fa! Pertanto o ci sarà un accordo unanime di questa Assemblea legislativa su una linea che potrà portare di ricchezza nella Vallesina, soprattutto in questo momento, oppure saremo contrari alla centrale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Sarò stringatissimo anche per evitare tautologie. Ho letto con interesse la mozione del Consigliere Procaccini e istintivamente – un po’ come i cani di Pavlov – ho pensato alla riconversione nel mio territorio della Carbon che ha una sua specificità. Quindi è un discorso che apprezzo moltissimo.
E’ necessaria una riflessione su una riconversione seria per l’effetto a cascata che può avere sul territorio sul piano dell’occupazione e sugli investimenti ambientali ed energetici, come giustamente ha sottolineato il Consigliere Ricci. Ma è anche necessaria una riflessione sulla necessità di un agire coordinato e la necessità di interrogarci sul modello di sviluppo attraverso, come ha detto il Consigliere Viventi, la ridefinizione di piani e di strategie industriali.
Inoltre una riflessione seria ci consente, come ha detto il Consigliere Badiali in un passaggio che ho apprezzato moltissimo, di gestire finalmente, in un momento di grave crisi, di incertezza e di insicurezza, la psicologia di massa anche con dosi di misurata fiducia.
Ritengo altresì necessario ed opportuno l’emendamento della Consigliera Mammoli presentato su questa mozione che introduce le parole “prima della firma della convenzione”. E’ un modo per fare chiarezza, per accelerare i tempi, per richiamare ciascuno alle proprie responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Anch’io sarò molto concisa, anche perché condivido in buona parte gli interventi che mi hanno preceduto. Inoltre ringrazio il Consigliere Procaccini per aver presentato questa mozione che è talmente articolata e profonda che non si può che condividere.
Vorrei solo soffermarmi sul discorso dei comitati. Ci rivolgiamo a questi comitati come se fossero sul posto veramente dei disturbatori. Invece io ritengo che il comitato si forma dal cittadino, ovvero da quel contadino che fino a ieri ha portato il suo prodotto alla Sadam sia di Jesi che di Fermo. Quindi non possiamo non osservarlo, non possiamo non ascoltarlo.
Qui mi voglio rivolgere all’Assessore Petrini che magari ha dovuto confrontarsi con questi comitati anche in momenti disturbativi, però sono comunque dei comitati, Assessore, composti da persone disperate che si sentono abbandonate dalla politica. Anche la popolazione si sente abbandonata a se stessa, ognuno propone un progetto, ognuno propone un qualcosa che poi non si sa se sia vero o meno, qualcuno vuole la riconversione con biomasse, qualcun altro con gli oli, addirittura c’è il girasole che arriva da paesi extracomunitari.
Quindi vorrei chiedere all’Assessore all’agricoltura – con tutta il rispetto della serietà con cui svolge il suo lavoro – una cosa a nome di tutti i comitati. Assessore, faccia in modo che chiunque sia interessato (coltivatore, lavoratore, cittadinanza) abbia delle informazioni certe, informazioni che seppur possano risultare dure abbiano dietro un progetto sia politico che economico sulla riconversione.
Esprimo il voto favorevole a questa mozione. Voglio ringraziare ancora il Consigliere Procaccini che da questo punto di vista è sempre molto attento, quindi a volte ne condividiamo la volontà di sollevare alcune problemi che altrimenti non verrebbero presi in considerazione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini per l’ultimo intervento.

Paolo PETRINI. Non ripercorro ovviamente l’intera vicenda perché sarebbe troppo lungo, però il punto di partenza in relazione a quella che è stata la riforma dell’organizzazione del comune mercato dello zucchero va un po’ rifissato.
Il punto di partenza, dopo che si sono chiarite le conseguenze dell’OCM e dove in prima battuta si sono verificate le possibilità di riconversione nei siti da dismettere, è stata la legge n. 81 dello Stato che ha fissato nell’orientamento di trasformazione in poli energetici gli ex zuccherifici.
Un altro punto di chiarezza è che le riconversioni sono riconversioni industriali quindi non sono agricole. Per la riconversione agricola la Comunità europea ha previsto altri strumenti – che tra l’altro questa Regione ha già messo in campo -, ovvero il piano per la riconversione bieticola che per questa regione assomma a circa 22 milioni di euro.
La riconversione di queste aziende, ripeto, è prettamente industriale ma dove si è voluto comunque mantenere un parziale ancoraggio al settore agricolo. Dico parziale perché tale parzialità rappresentava una necessità in rapporto anche alle dimensioni necessarie da dare a tali riconversioni industriali.
Non esiste né in Italia né in nessun altra parte d’Europa la possibilità di dar seguito a queste forme di energie alternative attraverso un completo approvvigionamento sul territorio locale, che nel tema della riconversione industriale a fini energetici a livello nazionale ed europeo si è aperto all’importazione della materia prima da bruciare. Ed in questo caso sono solo gli oli vegetali e non biomasse generiche che possono essere di colza, di palma, così come di girasole.
Per poter coinvolgere, seppur parzialmente, il territorio, cioè creare una filiera agricola, si è agito attraverso due strumenti. Uno è quello degli accordi di programma che si firmano in Regione, dove si è indicato un prezzo maggiore che la Sadam doveva pagare per il girasole prodotto localmente rispetto al prezzo di mercato, l’altro è quello dei contributi dello Stato. Qui rammento che esistono dei contributi per la formazione delle filiere locali, contributi che in questo momento il Governo non ha confermato nella propria Finanziaria, così come non ha confermato parecchi contributi destinati all’agricoltura.
Quindi è una riconversione industriale al pari delle altre riconversioni industriali.
Valutazioni attinenti a “noi importiamo gran parte della materia prima e sul territorio ne prendiamo solo una parte” non sono congrue a questo tema. Perché è ovvio che non potremmo fare questo tipo di riconversioni se ci proponessimo di prendere tutta la materia prima sul territorio; cosa che peraltro non vorremmo assolutamente in quanto snatureremmo la missione principale dell’agricoltura marchigiana, ovvero quella di produrre alimenti e non energia. Infatti quello dell’energia è un tema connesso che bisogna offrire solo come opportunità alternativa al mondo agricolo.
Non credo, quindi, che sia opportuno attardarsi su valutazioni di questo tipo. Certo, esse possono comunque essere fatte, perché non si può non valutare il tema su che cosa importiamo, cioè su che cosa comporta a livello anche globale importare materie prime di questo tipo. Ovvero se comporta deforestazione oppure sfruttamento di manodopera, cosa che abbiamo cercato di risolvere attraverso l’indicazione di materia prima certificata che non contenesse questo tipo di questioni, cioè che non provenisse da territori deforestati o da territori dove si sfrutta la manodopera.
Credo che la questione principale non sia neppure quella della convenienza dell’industria nel fare questo tipo di riconversione. Convenienza che qualcuno ha messo in dubbio o convenienza che qualcuno ha assegnato solo all’aspetto legato ai certificati verdi. E certamente è così, infatti se non ci fossero i certificati verdi questo tipo di riconversione non si potrebbe effettuare perché non ce ne sarebbe convenienza. Ma quello dei certificati verdi è uno strumento non solo italiano, infatti è stato percorso ben prima da altri, in particolare la Germania, è uno strumento che è servito proprio a far decollare l’industria dell’energia alternativa che altrimenti non sarebbe mai decollata ne mai potrebbe decollare.
Invece il tema centrale, lo sappiamo molto bene, è quello dell’impatto ambientale o per lo meno dell’accettabilità sociale di tale impatto da parte delle popolazioni interessate.
Come ci siamo mossi su questo? Ci siamo mossi all’interno di orientamenti che sono internazionali (protocollo di Kyoto), europei (vi ricordo la norma del 20-20-20, così come quello dell’addizionamento dei carburanti attraverso bio-combustibili per il 5,75% entro il 2010) e non ultimo, come era assolutamente ovvio, attraverso le norme che ci siamo dati, cioè il Pear.
Dunque questa impostazione di riconversione è del tutto coerente in relazione a tutte le norme che rappresentano l’ordinamento al quale dobbiamo fare riferimento. Noi siamo stati sempre disponibili, sia come Regione come pure altri enti, Comuni e Province oltre ai sindacati e in prima battuta le associazioni agricole, a questo tipo di riconversione.
Però la questione l’abbiamo affrontata anche con una modalità diversa, cioè non ci siamo limitati a dire che siccome la legge lo permette quali sono i problemi e problemi non ce ne sono. E’ ovvio che se avessimo proposto la riconversione di una produzione non in quello stesso sito ma in un sito dove prima non c’era alcuna produzione di energia né alcuna produzione industriale, avremmo creato un problema. Perché a quella popolazione non si può dire questa combustione comunque ha emissioni inferiori a quelle degli idrocarburi, né si può dire che è combustione che ha emissioni inferiori a quelle della precedente produzione di zucchero. Cosa che invece avviene a Jesi dove il piano presentato – sfido chiunque a verificarlo – ha emissioni di gran lunga inferiori a quelle precedenti.
E se così non fosse non solo andrebbe favorita una riduzione della potenza per rendere genericamente più accettabile questa proposta, ma andrebbe addirittura obbligata. Perché nell’ambito dell’accettabilità sociale di queste riconversioni non si può, facendosi magari scudo anche dei lavoratori, procurare maggior disagio alla popolazione, ma ci si orienta verso un disagio minore. Questo è un orientamento che non solo è presente, ripeto, nella proposta Sadam di Jesi, ma che può essere ancor più raggiunto, se occorre, attraverso un’ulteriore riduzione di questa potenza.
Per Fermo la situazione è diversa perché per motivi del tutto estranei a questa vicenda l’Amministrazione comunale, che pure aveva firmato l’accordo di programma, ha inteso proporre la riconversione in territori dove precedentemente non solo non c’erano impatti ambientali ma non c’erano neanche attività industriali, quindi in territori dove la sorpresa della popolazione ha generato un’avversità assolutamente estesa.
Quindi credo che tali possibilità di riconversione abbiano una eventualità solo laddove quell’attività della Sadam si svolgeva già.
Queste riconversioni devono essere fatte in maniera tale che l’impatto ambientale sia minore rispetto a quello che si produceva precedentemente e se possibile decisamente minore. Pertanto per renderlo minore si può – ed io condivido questo – chiedere alla Sadam di fare proposte di potenze anche inferiori di quelle che ha fatto sino ad oggi.
Così come con la Sadam si deve, oltre che si può, ragionare in termini di compensazioni – che siano energetiche a favore della comunità o che siano di altra natura e comunque sempre a favore dell’interesse pubblico – che devono vedere in prima battuta protagonisti i comuni e come supporto le altre Istituzioni, quindi anche la Regione Marche.
Però, comunque, che cosa è successo? Certo, forse ci sono state carenze di comunicazioni da parte delle Istituzioni e della stessa Sadam, ci sono stati, dal mio punto di vista, errori anche da parte, in particolare, dell’Amministrazione di Fermo quando precedentemente si sono individuati luoghi del tutto estranei a questo tipo di attività, ma c’è stata anche un tipo di partecipazione su cui va fatta un’attenta riflessione. Infatti non sempre la partecipazione deve essere posta su un piedistallo di completa rispettabilità, per cui chi agita le folle, chi intimorisce la popolazione, ad esempio affermando che la combustione di oli vegetai produce diossina e fa riferimento a Seveso, è un agitatore di folle e come tale va trattato. Questo perché la combustione di oli vegetali non produce diossina, infatti per produrre diossina c’è bisogno di cloro. Così pure va trattato come agitatore chi per assonanza afferma che il silicio produce silicosi, quando invece la silicosi è prodotta soltanto dall’amianto.
E’ chiaro che poi la popolazione si intimorisce ed è chiaro che la popolazione risponda “Ma, Assessore, nell’incertezza, fatela da un’altra parte!”.
E’ anche chiaro che la popolazione in questo non ha nessuna colpa, quindi il dovere delle Istituzioni è quello di invertire la rappresentazione che se ne è fatta attraverso informazioni, appunto, che a volte sono strumentalizzate in maniera assolutamente bugiarda da alcune parti politiche, a volte anche da alcuni settori industriali, a volte da comitati che si vogliono rendere protagonisti a prescindere da tutto. Io dico che a volte la partecipazione genera mostri! E di questo bisogna rendersene conto! Infatti la partecipazione non è sempre positiva.
Pertanto ogni volta deve essere fatta un’attenta ed accurata valutazione sulle cose di cui parliamo. E se parliamo di questioni che possono avere un impatto maggiore a quello che c’era precedentemente, ad esempio per Jesi, poi questo impatto lo può valutare soltanto un attento esame di un progetto esecutivo all’interno delle procedure autorizzatorie che la legge prevede, che non è semplicemente la VIA ma addirittura anche l’AIA.
Su questo vorrei fare una parentesi. Io come Regione avevo offerto di pagare al comitato di Fermo degli esperti che loro potevano scegliersi liberamente, ci potevano dire “l’esperto è ciccio pasticcio, costa 50 mila euro, Regione pagacelo”, in maniera tale da avere un’interfaccia competente all’interno della procedura di VIA. Però hanno fatto finta di nulla perché tutto questo non interessa, l’unico interesse è mantenere una posizione che a questo punto – e sono buono – la chiamo ideologica, che permette di mantenere solo una posizione.
Quindi credo che la Regione Marche debba ridare fiducia alle Istituzioni, ridando così fiducia all’ordinamento a cui facciamo riferimento. Ordinamento che se a volte potrebbe anche essere sbagliato, cioè se Kyoto per l’affrancamento dagli idrocarburi dice certe cose, se la Commissione europea dice 20-20-20, se il Pear della Regione Marche dice certe cose, e poi ci si accorge che queste cose sono sbagliate, vi invito a proporre cambiamenti della legge a cui facciamo riferimento, altrimenti – come del resto mi sembra faccia la mozione del Consigliere Procaccini – dobbiamo semplicemente, con molta serietà ma anche con molta appropriatezza, rassicurare le popolazioni dicendo loro la verità. Una verità che a volte riusciamo a rappresentare solo quando viene sviscerata attraverso gli strumenti reali che abbiamo a disposizione.
Dunque vi invito a votare questa mozione con lo spirito di aprire anche a Jesi – anzi, a Jesi spero in maniera più adeguata – quel processo che possa permetterci di valutare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica di questo progetto, in modo tale che quando tale processo autorizzatorio sia maturato e concluso il Comune di Jesi possa fare davvero una convenzione con la Sadam per stabilire non solo il livello di potenza ma anche quali saranno le eventuali compensazioni di cui può avere diritto il territorio.

PRESIDENTE. La discussione è chiusa. Passiamo alla votazione. Sono stati presentati tre emendamenti.
Emendamento n. 1 del Consigliere Badiali:
Dopo il quarto capoverso aggiungere il seguente: “Invita altresì la Regione a farsi parte attiva con il Governo affinché quest’ultimo confermi i contributi destinati agli accordi di filiera locale così da avere un coinvolgimento e un interesse di tutto il mondo agricolo.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 della Consigliera Mammoli:
Nella parte dispositiva, dopo la parola “riconversione” aggiungere le seguenti parole: “prima della firma della convenzione”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 dei Consiglieri Cesaroni, Capponi:
Aggiungere dopo l’ultimo capoverso: “Impegna altresì la Giunta regionale a predisporre un progetto di filiera locale che attraverso uno specifico accordo di programma tra società, organizzazioni sindacali, organizzazioni agricole, promuova l’uso di biomasse di produzione locale”.
Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Creare una filiera locale almeno parzialmente, e per parzialmente intendo dire fino alla dimensione che vuole. Cioè se in teoria la filiera locale fosse disponibile ad offrire tutta la materia prima necessaria questa possibilità gli va data, e comunque gli va data finché ci riesce. E su questo noi siamo assolutamente concordi, tant’è che nell’ultima riunione fatta al Ministero abbiamo chiesto allo stesso Ministro di farsi portavoce all’interno del Governo per far sì che vengano ripristinati i fondi per favorire questi accordi di filiera.
Pertanto in questi termini siamo assolutamente concordi, coscienti che questi accordi di programma non possono saturare il fabbisogno complessivo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Passiamo ora alle dichiarazioni di voto. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Vorrei formalizzare la nostra volontà di votare a favore di questa mozione anche alla luce delle necessarie considerazioni fatte in Aula e per sgomberare una volta di più il campo da qualsiasi ideologia, non c’è alcun preconcetto ideologico.
Sono d’accordo con l’Assessore sul fatto che sarebbe opportuno fare chiarezza sui singoli ruoli e sulle singole competenze piuttosto che salire sulle barricate magari per qualche consenso in più.
Però questa mozione oltre a far chiarezza deve porre anche i paletti necessari in quanto solleva non una ma diverse questioni.
La crisi del tessuto produttivo marchigiano è una crisi sicuramente di congiuntura internazionale ma che comunque vede le proprie propaggini anche a livello locale. Ci sono responsabilità, atteggiamenti o scelte politiche complici di questa situazione.
Vi è una responsabilità della Regione Marche che ha una competenza di controllo sul territorio anche a questo riguardo. E’ per questo chiedo che tale mozione debba vincolare o debba significare una presa di posizione certa da parte dell’ente.
Ovviamente non ultimo vi è l’interesse dei lavoratori fortemente messo in crisi e in discussione da un atteggiamento ambiguo da parte della proprietà. Perché se da una parte il capitale deve fare profitto dall’altra non può pregiudicare – questo non lo insegno io, ci mancherebbe – l’interesse dei lavoratori in modo clamoroso così come fatto anche in questa vicenda.
Ritengo che da parte nostra non ci sia nessun tipo di preoccupazione o di paura su quel processo riformatore che deve interessare questa regione per quanto riguarda il processo energetico. Sappiamo tutti infatti che la produzione energetica è assolutamente insufficiente e inadeguata. Così come penso, mi permetto di dire, che sia inadeguato e inaccettabile l’atteggiamento della Regione Marche in merito al piano energetico. Che è un piano che va attuato di cui noi addirittura ne chiediamo la modifica, ma questo è un discorso vecchio per il quale ci batteremo sempre, però che per almeno venga attuato.
Quindi non abbiamo assolutamente paura che questo venga fatto, anzi, lo sollecitiamo e lo sottolineiamo, e mi ha fatto particolarmente piacere l’intervento del collega Ricci, però non può essere neanche un paravento.
Quindi questa è una mozione che mette i paletti, che fa chiarezza una volta per tutte, e che quindi votiamo in modo convinto, sperando che la Regione si assuma le proprie responsabilità e che altrettanto facciano le proprietà (il capitale) che una volta tanto potrebbero dare un segnale positivo al territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Badiali. Prego, Consigliere.

Fabio BADIALI. Intervengo anche a nome dei Consiglieri Cesaroni e Mammoli. Visto che non è più possibile presentare emendamenti alla mozione, chiedo se è possibile presentarne uno nella prossima seduta per dire che la Sadam, così come aveva detto, si faccia carico – e se questo è vero prego gli Assessori Ascoli e Petrini di verificarlo – delle problematiche legate ai finanziamenti per le persone che non sono a tempo determinato. Su questo c’erano delle risorse a disposizione, quindi se è vero vi prego di verificarlo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Su questo sono stati formalizzati specifici accordi sindacali. Se voi conoscete proteste del sindacato a questo proposito o se sapete che la Sadam non ha assolto ai propri obblighi certamente lo faremo fare, ma quello che dice il Consigliere Cesaroni non è, proprio perché le cose non stanno così.

Fabio BADIALI. Allora prima lo verifichiamo, poi se non sarà vero lo lasceremo cadere, se invece fosse vero ne parleremo alla prossima seduta assembleare.

PRESIDENTE. Scusate Consiglieri, scusi Assessore, ma ora siamo in fase di votazione di una mozione emendata, quindi se i Consiglieri vorranno tornare sul tema potranno eventualmente presentare, la scelta è libera, un’altra mozione o un ordine del giorno.
Proseguiamo con le dichiarazioni di voto. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Vorrei fare un ragionamento leggermente più ampio della specifica mozione e ripercorrendo un po’ anche il discorso che ha fatto l’Assessore Petrini.
In questa regione stiamo vivendo una crisi del settore agricolo, che affronteremo anche con il prossimo punto all’ordine del giorno, che risulta estremamente pericolosa soprattutto perché siamo in un momento di crisi generale.
Vorrei qui esternare un disagio che sentiamo almeno noi dell’opposizione, cioè che in questa Regione ormai nella maggioranza o comunque in chi guida l’Amministrazione regionale non c’è chiarezza e non c’è più una linea di indirizzo.
Stiamo assistendo a prese di posizioni a diverso livello in contrasto l’una con l’altra. La sua maggioranza, Assessore, e quindi i partiti che l’appoggiano si comportano o da una parte o da un’altra in un determinato modo; per Schieppe alcuni appoggiano alcuni sono contro, su Fermo addirittura un prete, che è il vostro punto di riferimento, l’ideologo della politica del PD, è quello che ha costituito i primi comitati, poi gli è andato dietro il PD che ha costituito i suoi, poi voi promuovete altre cose.
Quindi innanzitutto dovreste fare chiarezza al vostro interno in quanto state dando dei messaggi alla comunità marchigiana che sono estremamente pericolosi. Fate maggioranza e opposizione a voi stessi. E’ questo uno dei problemi principali a cui stiamo assistendo, peraltro anche impotenti, Assessore, perché non c’è il confronto, non ci si mette mai attorno ad un tavolo per condividere le cose.
Noi abbiamo portato avanti un’idea che è espressa anche all’interno del PSR, infatti riteniamo che un po’ bisogna anche far riferimento ai nostri strumenti di programmazione.
Cioè quando si toglie alla filiera lunga qualsiasi potere e sostegno di esistere, quando dagli accordi di filiera si tolgono le quantità e i prezzi di riferimento, significa che non sarà possibile realizzare nessun progetto di filiera, perché non c’è un impegno specifico, Assessore, neanche di tipo volontario. E lei sa bene che noi volevamo fare riferimento a prezzi e quantità ma la Giunta lo ha tolto dal Piano di sviluppo rurale ed è stato anche accettato dal comitato di sorveglianza.
Noi idealmente pensiamo che debba essere fatto un accordo di filiera locale per sostenere un’impiantistica che utilizzi uno specifico olio prodotto nelle Marche, in quanto riteniamo che in un mercato globale dei prodotti agricoli il prodotto locale sia più vantaggioso rispetto a quello che viene dall’importazione che, invece, deve scontare un prezzo di trasporto delle accise che sicuramente gli Stati contemplano nei loro ordinamenti.
E’ dunque questo un po’ il problema, e certamente voteremo questa mozione, Consigliere Procaccini, ma non ci prendiamo di nuovo in giro, lei ci deve dire se vuole l’impianto a biomasse oppure no, se la sua maggioranza lo vuole oppure no.
E’ questa la chiarezza che deve esserci rispetto ai bisogni di questa regione. La gente vuole chiarezza soprattutto ora che ci troviamo in un momento di grande difficoltà, in un momento di grande problema occupazionale, in un momento di riduzione del volano economico a cui l’agricoltura dava comunque un suo contributo. Oggi siamo impantanati su tutto, ma non siamo noi che governiamo questa Regione! E’ inutile, Assessore, riferirsi al fatto che non vengono finanziati o non ci siano riferimenti sulle filiere locali del Governo nazionale. Ma quale filiera se poi blocchiamo tutto e non realizziamo nulla! Che cosa andiamo cercando! Non si possono scaricare sugli altri gli addebiti che devono essere fatti a noi stessi!
Pertanto come maggioranza dovreste fare una riflessione e dire “vogliamo le centrali a biomasse, quindi votatele che le faremo”. Non potete costituire comitati locali contro gli stessi organi del vostro partito, dovete sciogliere questo nodo altrimenti ci incartiamo tutti, altrimenti a questa regione si fanno solo danni.
Quindi su questo, secondo me, oltre la mozione, che poi lascia il tempo che trova, dovremmo riflettere tutti quanti insieme. Modifichiamo il Piano energetico regionale, diciamo quali impianti accettiamo, qual è il livello massimo di potenza che si può installare in questa regione, ovvero diamo dei punti di riferimento compatibili con la programmazione e soprattutto con quella che deve fare l’imprenditore privato, è questo il problema.
Inoltre dovremmo sciogliere anche un altro nodo, un’altra contraddizione, cioè, termovalorizzazione di biomasse sì, termovalorizzazione di rifiuti no, e se sì come deve essere fatta e quali sono i livelli di controllo da porre in esser per garantire la salubrità dei nostri cittadini.
Dunque l’enorme difficoltà che avete è di avere nella vostra maggioranza chi dice una cosa e chi ne dice un’altra e che non fa nulla che sia coerente con il momento di difficoltà.
Consigliere Ricci, noi siamo l’opposizione e abbiamo una linea di tendenza che abbiamo sviluppato molto bene anche nella nostra posizione sul Piano di sviluppo rurale, ed avrei voluto vedere cosa sarebbe successo se fosse passato il vostro principio, cioè che tutti i finanziamenti sarebbero dovuti andare alle filiere, quando poi in questa regione non siete stati in grado di realizzarne una. Quindi addirittura avremmo perso tutti i fondi comunitari proprio perché non avremmo avuto il coraggio di fare le filiere.
Stiamo dicendo, Consigliere Ricci, che la responsabilità in modo particolare compete alla maggioranza, ovvero quella che governa, che decide, che fa i programmi e li approva. E su questo abbiamo dato sempre un grande contributo, peraltro da questa parte con una posizione unitaria.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Sarebbe stimolante la riflessione che ci ha posto il Consigliere Capponi, ma la faremo in altre occasioni. Sarebbe stimolante perché offre l’opportunità di discutere sul molteplice e in particolare su come oggi la politica ha bisogno come l’aria e il pane di confrontarsi con tutti gli antagonismi che la società propone. Dico tutti, fossero comitati, fossero associazioni, fossero gruppi, in quanto ognuno è sì portatore di problemi ma aggiunge anche un elemento di dialettica ed offre alla politica l’opportunità di una risposta e di capire il livello di problematicità che molte volte in quest’Aula non siamo capaci di affrontare.
Il problema, Consigliere Capponi, sta lì, dunque non nella incoerenza ma nella coerenza e nella capacità di ascoltare.
Voglio però ritornare alla questione su cui oggi lavoriamo.
Ha molta ragione il Consigliere Badiali quando dice che dobbiamo preoccuparsi moltissimo dell’occupazione.
Credo che oggi abbiamo fatto un atto di saggezza, perché il progetto che fino ad oggi è stato presentato, Assessore Petrini – che non è un piano, non ha una struttura, non ha corpo, ma è un’idea, e su un’idea è possibile lavorare ma non costruire in quanto non è solida – ha per molta parte, proprio sul versante occupazionale, punti di deficit e di debolezza.
Nel mio intervento di apertura ho ricordato, ma lo ripeto, che 95 posti su 108 sono lontani dall’attività di riconversione. L’attività di riconversione prevede la raffinazione del biodiesel e la nuova centralina, mentre l’attività occupazionale è finalizzata in un impacchettamento di zucchero, che tra l’altro credo provenga addirittura dall’Inghilterra, quindi volatile anche dal punto di vista della logistica dei mercati.
Allora una mozione come questa ci può aiutare solo se diventa un fatto concreto e cogente e se l’Amministrazione comunale di Jesi coglie dentro questa mozione il significato più complessivo della vicenda. Infatti la riconversione della Sadam di Jesi non riguarda solo questa città, in quanto sta dentro le ipotesi progettuali, anche industriali, che governa questa Regione, sta dentro un territorio più largo, preoccupa le popolazioni che vanno al di là della cinta di quel comune, preoccupa la necessità di una cogenza occupazionale vera e non fittizia, perché l’unica cogenza è l’interesse della Sadam e non mi pare sia il punto essenziale.
Allora tutto questo dice che domani, anzi, stasera l’Amministrazione comunale di Jesi e, per quello che ci riguarda, la Giunta regionale devono aprire un tavolo più articolato, più minuto, più preciso, che non solo possa ottenere quello che l’Amministrazione di Jesi non ha ancora ottenuto, cioè il Piano industriale, ma che definisca un percorso che penso sia una garanzia straordinaria, un’opportunità vera anche per i lavoratori e per il sindacato.
Dunque il significato politico di questa mozione è questo, non vorrei si facesse un esercizio solo di pura retorica, anche perché in quest’Aula la nostra retorica è l’unico elemento deficitario e molte volte mostrato.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Mi è sembrato alquanto fuori luogo l’intervento del collega Capponi. Credevo infatti che per rielaborare questa situazione ci eravamo messi su un piano di serenità proprio per riprendere in mano una questione che riguarda cittadini che protestano. E che se lo fanno avranno certamente delle ragioni, che probabilmente possono anche essere ragioni indotte male ma che comunque bisogna registrare, rivalutare e, se possibile, anche confortare.
Ho apprezzato che la collega Romagnoli abbia sottolineato la nostra unione di pensiero, e questo anche a ricordare – forse il Consigliere Capponi non lo sa – che nessuna forza politica all’inizio ha animato le folle; anzi, debbo dire che qualche consigliere di maggioranza di Fermo non legato a Forza Italia ma ad Alleanza Nazionale sta dentro i comitati.
Il Partito democratico, come pure alcune associazioni ambientaliste (ricordo, per esempio, Legambiente) all’inizio hanno firmato una sorta di intesa, di condivisione di massima di questo processo. Poi, certo, alcuni soggetti istituzionali, consiglieri, personaggi del centro-sinistra, e non solo del PD, hanno iniziato a pensare che forse vi erano da rivedere alcuni situazioni e da richiedere chiarimenti rispetto al piano industriale, che è una sorta di incognita che nessuno riesce a capire.
Quindi credo, Presidente – anche se non ho presentato un emendamento ma penso che tutti quanti sentiamo questa esigenza – che dovremmo compiere, oltre che con le sollecitazioni che si sono evidenziate con gli emendamenti, con chiarezza e coerenza una comunicazione certa.
Non credo che qui nessuno abbia voglia di fare delle fughe in avanti, voglio dire che nessuno manda in galera una persona se c’è un minimo di sospetto o una minima incognita sulla sua colpevolezza. Se ci fosse qualcosa, anche con solo un minimo dubbio che possa far male alla salute dei cittadini, tutti noi ce ne dovremmo far carico.
Voglio fare un esempio personale e me ne scuso. Abito nella seconda collina di Fermo, di fronte al colle Sabulo, a 300 metri sul livello del mare. Sopra la mia casa ci sono le antenne-ripetitori e alla mia vicina senza che nessuno ne abbia l’intenzione si accendono i computer che ha in casa. Pertanto noi attribuiamo questo fenomeno al fatto che ci sono le antenne, però ce ne vogliono mettere altre ancora (una è della Vodafone e poi non so cos’altro). Allora io ho detto che mi metterò lunga sulla strada e non farò passare nessuno, ma tutti continuano a dirmi, come pure l’Arpam, che queste antenne non fanno male, comunque io sulla strada mi ci metterò lo stesso.
Scusatemi per questo mio esempio ma è perché voglio dire che se anche ci fosse un minimo dubbio ognuno di noi vuole la certezza, quindi credo che sia tempo di darla. Ad esempio sappiamo che anche i cellulari probabilmente fanno male, certo, non ne abbiamo la certezza ma magari uscirà fuori solo fra cinque anni.
Pertanto ringrazio l’Assessore Petrini per la sua chiarezza e coerenza, perché giustamente si deve dare certezza solo su quello che di certo abbiamo, invece di quello che di certo non abbiamo, ripeto, ce ne dobbiamo far carico tutti.
Quindi, Consigliere Capponi, non diciamo “ci sono forze politiche che…”. E sicuramente non sono quelle del centro-sinistra, ma se anche dall’altra parte – e lo dico con molta serenità e credo anche saggezza – ci fossero (ci sono state, ci sono e ci saranno) persone, consiglieri, soggetti istituzionali – mi riferisco a Fermo ma suppongo sia così anche per Jesi – io sarò d’accordo con loro se avranno ragione. Non è che velo il fatto che un consigliere comunale di Fermo di Alleanza Nazionale si sia fatto il portabandiera, lo fa perché probabilmente…(…) Certo, tutti, anche noi del Partito Democratico di Fermo abbiamo avanzato delle perplessità, Consigliere Capponi, però mi dispiace che lei ne faccia una questione di partiti che vogliono cavalcare il dissenso.
Voglio dire anche un’altra cosa, e di questo mi dispiace, cioè che la responsabilità (come qualcuno per la ex Sadam ha fatto per la Regione e per le Province) è anche dei comuni e in questo caso del Comune di Fermo.
Ad esempio per diversi mesi l’Amministrazione di Fermo ha portato a passeggio la possibilità di collocare un impianto a biomasse in due o tre luoghi diversi, per primo si è pensato di impiantarlo in una piana a San Marco dove contemporaneamente ci si dovrebbe mettere un depuratore che manca. Poi si è pensato ad un motodromo che andrebbe a deturpare una bellissima valle dove contemporaneamente ci si voleva mettere anche l’impianto a biomasse. Insomma con una fantasia più grossa del mondo, proprio perché si pensava di devastare un sito bellissimo, una valle circondata da colline e percorsa da un fiume. Per fortuna non è andato a buon fine perché Don Vinicio Albanesi della comunità di Capodarco insieme al popolo di quella vallata ha detto di no. Allora di nuovo è stata portata a spasso l’idea di farlo dentro l’ex Sadam, però ora non si può più perché lì ci va lo stabilimento NED, quindi si è pensato di portarlo nell’altra vallata del Tenna. Insomma sono stati fatti passeggi che forse era necessario non fare.
Pertanto chiedo, Presidente, visto che non è stato presentato alcun emendamento, che come Regione, se ancora non siamo in ritardo, ci facciamo carico – non so con quali metodiche, con quali strumenti, con quali possibilità – di comunicare tranquillità, serenità e certezze sul fatto che questo impianto, laddove venisse fatto, non sia nocivo per la salute.
Questo credo sia una necessità ed un’urgenza che dobbiamo a quei cittadini che possono sentirsi anche angosciati, che io posso anche capirli ma forse non hanno ragione, però se non hanno ragione dobbiamo spiegare loro il perché e tranquillizzarli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Pochissime considerazioni perché secondo me il dibattito e anche le modifiche apportate migliorano la mozione.
Questa deliberazione, a mio avviso, costituisce un sostegno alle Amministrazioni comunali che dovranno decidere. E tale decisione dovrà essere ponderata anche con qualche giorno in più, perché in primo luogo una valutazione di un Piano industriale, che manca, è essenziale per dare autorizzazioni più ponderate.
I casi di Fermo e di Jesi sono diversi sia per quantità che per ubicazione e prospettive, tuttavia il sostegno che deve dare l’Assemblea legislativa regionale è quello di appoggiare il sistema degli enti locali affinché innanzitutto venga mantenuta l’occupazione e la tutela del lavoro e della salute.
E’ in questo contesto che dobbiamo agire. La politica non può diventare tecnica, perché sarà poi la declinazione tecnica che valuterà se dentro i criteri del Piano energetico e le linee guida che oggi dà l’Assemblea legislativa si potrà realizzare questa indicazione.
In questo c’è anche un dato culturale – ed ho apprezzato gli spunti che questa mattina sono venuti anche dall’opposizione che seppure con sfumature diverse ha dato un contributo di critica costruttiva – nel senso che siamo in una fase dove le riconversioni hanno significato minore occupazione.
Credo che oltre alle regole – e l’Assemblea legislativa oggi dice questo – quegli industriali che hanno preso milioni di lire e quindi migliaia di euro debbano avere anche un gesto di responsabilità e di generosità verso il territorio. Perché è vero che il territorio ha ricevuto da queste industrie ma è anche vero il contrario, ovvero che queste industrie hanno avuto molto dal territorio stesso. Peraltro gran parte della grande industria, al di là delle leggi e delle direttive europee sullo zucchero, è passata da produttrice di beni e di consumi a società di capitali e a banche.
Quindi se vogliamo prospettare la possibilità di una modificazione, e non dico di un’alternativa di un modello di sviluppo ma almeno di una diversificazione, dobbiamo invertire questo meccanismo.
E’ con questo spirito che la mozione non solo non si sostituisce ai comuni e alle province ma dà loro un aiuto proprio perché li rafforza. Arrendersi prima di combattere significa perdere! Quindi occorre avere qualche strumento in più per chiedere sia a Jesi che a Fermo una riconversione con modalità diverse, più serie, una riconversione che guardi all’occupazione, che guardi all’energia rinnovabile.
Oggi ho apprezzato che il Capogruppo del Partito Democratico abbia detto che le biomasse vanno nel solco dell’energia rinnovabile, perché attua il piano energetico, e così non fu quando si pensava di fare una legge – che per fortuna venne bocciata anche grazie a noi – per bloccare la riconversione di una impresa che nel quadro del piano energetico migliorava la situazione. E’ questo lo spirito che ci deve animare.
La politica deve governare e programmare su area vasta, deve pianificare lo sviluppo e non sostituirsi alla tecnica. E in questo senso credo che oggi l’Assemblea legislativa delle Marche compia a larga maggioranza, e meglio ancora se sarà all’unanimità, un ruolo, seppur diverso dalla Giunta regionale, di indirizzo e di direzione collegiale con il sistema degli enti locali per uno sviluppo nuovo che guardi ad una possibilità di ripresa su tutto il territorio delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Penso sia necessario un preciso Piano industriale proprio perché nel progetto di massima della Sadam si parla di riconversione del polo energetico. Quindi vorrei puntualizzare che considerato che quell’area si trova dentro l’Aerca, ovvero nell’area ad elevato rischio ambientale della bassa Vallesina, e visto che si parla di polo energetico, su cui c’è un atto programmatorio della Regione Marche relativo, appunto, alla produzione energetica, credo sia necessario che la Regione Marche intervenga con il Piano industriale.
La Regione Marche, innanzitutto, deve introdurre un piano di risanamento dell’area ad elevato rischio ambientale al cui interno deve essere inquadrata, se va a produzioni energetiche, anche la riconversione della Sadam di Jesi.
Inoltre è necessario che all’interno del piano di riconversione dell’Aerca la Regione coinvolga anche tutti i comuni di quel territorio, questo perché in tale piano – e secondo me è un suo limite – sono rimasti fuori i comuni limitrofi.
Per un progetto reale di riconversione di tutta l’Aerca, invece, sarebbe necessario un coordinamento degli enti locali che insistono su quell’area. E’ inoltre necessario un coordinamento di tutte quelle iniziative che vanno a modificare la qualità ambientale e produttiva di quel territorio. Un territorio che deve prendere con decisione una direzione di compatibilità ambientale e di energie rinnovabili, peraltro con un investimento anche da parte dell’ente Regione.
E da parte della Regione oltre al coinvolgimento della provincia e dei comuni è necessario anche il coinvolgimento dei cittadini
Altra riflessione che vorrei fare è su quello che considero un punto critico rispetto alle indicazioni dell’Onu e della stessa Comunità europea, cioè la produzione di biodiesel e dell’uso degli oli all’interno degli impianti a biomasse con coltivazioni dedicate. E questo è legato anche alle problematiche che su scala mondiale si possono creare sull’andamento dei prezzi delle materie prime. Quindi l’effetto che si può avere sia rispetto alla alimentazione dei popoli più poveri, sia al fatto che le coltivazioni dedicate, specie quelle di olio di palma, contribuiscono alla deforestazione. Infatti come per il caffè e per il cacao le nuove produzioni agro-energetiche su scala mondiale si inseriscono con forti campagne di acquisto da parte delle multinazionali che vanno a comperare nei territori delle parti più povere del mondo, contribuendo così alla deforestazione oltre al fatto che sottraggono territori per l’autoconsumo delle popolazioni residenti.
Un’altra questione che vorrei sottolineare riguarda il dimensionamento delle centrali a oli vegetali previste sia per Fermo che per Jesi. Quindi un dimensionamento più piccolo ma con una produzione di energia che deve essere integralmente a cogenerazione affinché venga utilizzata tutta la parte di produzione di energia termica.
Quindi anche su questo la funzione importante della Regione e dei comuni è nella coprogettazione del territorio per fare in modo che le zone industriali e le nuove zone abitative possano utilizzare l’energia termica prodotta da questa centrale.
L’ultima questione riguarda la progettazione alternativa rispetto al Piano industriale. Si potrebbero infatti individuare altri indirizzi, come ad esempio le produzioni industriali di Mater-Bi, cioè di plastiche vegetali, che andrebbero ugualmente nella direzione di utilizzare gli scarti di produzioni agricole ma con un settore produttivo molto innovativo.

PRESIDENTE. Mozione n. 309, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Rapporto sullo stato di attuazione delle politiche comunitarie – anno 2007

Proposta di legge n. 279
della Giunta regionale
“Legge comunitaria regionale 2008”
(Discussione congiunta)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il rapporto sullo stato di attuazione delle politiche comunitarie per l’anno 2007. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Siamo alla seconda Sessione comunitaria dell’Assemblea legislativa regionale. Il dibattito assembleare che si è sviluppato in occasione della prima Sessione comunitaria dell’Assemblea legislativa ha messo in luce l’opportunità rappresentata da questo importante momento istituzionale durante il quale l’Assemblea svolge le proprie prerogative di indirizzo e di controllo nei confronti dell’attuazione delle politiche comunitarie. Cioè vi è una riflessione sull’utilizzo dei fondi comunitari e sulle relative politiche della programmazione regionale.
La Sessione comunitaria 2007 è stata caratterizzata anche dall’auspicio, condiviso dalla Giunta regionale, che il 2008 fosse l’anno della prima legge comunitaria della regione Marche e della compiuta applicazione di quanto è contenuto nella legge regionale n. 14 del 2006. Infatti in questa Sessione comunitaria, insieme all’analisi dell’utilizzo dei fondi comunitari, viene anche presentata, appunto, la prima legge comunitaria della Regione Marche. Seconda Regione a statuto ordinario a dotarsi di una legge comunitaria in quanto proprio ieri la Regione Campania ha approvato la propria legge.
Quindi quell’auspicio diviene oggi una realtà dal momento che in questa sessione comunitaria sarà esaminata la prima legge comunitaria regionale della Regione Marche. Tale adempimento attua nell’ordinamento regionale i principi contenuti nell’art. 117 della Costituzione e nelle disposizioni di procedura della legge n. 11 del 2005 e costituisce un legame tangibile con l’ordinamento comunitario.
Non si tratta di un adempimento meramente formale ma è l’espressione della volontà istituzionale e quindi anche politica di inserire l’ordinamento regionale in un più ampio contesto giuridico fatto di disposizioni, a volte non semplici da interpretare, dalle quali non si può ormai più prescindere.
La relazione dello scorso anno poneva l’accento sulla opportunità di affinare il modus operandi dell’Assemblea legislativa e delle sue Commissioni, in modo tale da affrontare le ulteriori responsabilità che derivano dal fatto di essere legislatori in un contesto istituzionale caratterizzato da più ordinamenti giuridici, dando in tal modo una risposta al principio del c.d. costituzionalismo multilivello richiamato troppo spesso nelle sole sedi accademiche.
Rinviando l’approfondimento del contenuto della proposta di legge comunitaria regionale alle successive relazioni di maggioranza e di minoranza, va qui sottolineato lo sforzo prodotto congiuntamente dalle strutture tecniche di Giunta ed Assemblea legislativa, che ha consentito alle Marche di essere la prima regione a Statuto ordinario a cogliere l’opportunità di avere la propria legge comunitaria regionale e di collocare la propria esperienza accanto a quelle “pionieristiche” della Valle d’Aosta e del Friuli Venezia Giulia e della Campania.
Pertanto la Sessione comunitaria del 2008 esce dalla fase di prima sperimentazione per acquisire i tratti della piena consapevolezza istituzionale, che dovranno essere maggiormente definiti dal punto di vista istituzionale e procedurale con l’approvazione del nuovo regolamento interno dell’Assemblea legislativa.
Il rapporto sullo stato di attuazione delle politiche comunitarie, elaborato dalla Giunta regionale ai sensi dell’articolo 8 della l.r. 14 del 2006 e presentato alla fine di luglio di quest’anno, contiene lo stato di avanzamento al 31 dicembre 2007.
Per questi motivi, e lasciando poi un più ampio spazio sul punto alle relazioni della Giunta regionale, è apparso opportuno riportare alcuni dati di avanzamento a fine ottobre 2008 dei programmi comunitari POR FESR competitività e occupazione, POR FSE e Piano di sviluppo rurale relativi alla programmazione 2007-2013.
I dati di seguito riportati sono stati forniti dalle strutture della Giunta regionale responsabili dell’attuazione dei singoli programmi.
Gli interventi di attuazione del Fondo sociale europeo (FSE) del periodo di programmazione 2000-2006 sono in fase di conclusione. Come tutti i fondi sia il FSE che il FERS sono in fase di conclusione e hanno dato quasi un pieno utilizzo degli impegni.
Per il FSE rispetto alle previsioni gli impegni al 30 settembre 2008 sono stati del 98,38% e i pagamenti hanno già raggiunto il 90,06%.
Per quanto riguarda la programmazione comunitaria relativa al periodo 2007-2013, il 2008 è stato interessato dalla definizione dei programmi annuali di intervento, sia a livello regionale che a quello provinciale e questo ha determinato un livello di attuazione finanziaria ancora piuttosto modesto, anche se con il primo Programma annuale regionale relativo alle annualità 2007-2008 si prevede l’impiego di circa 50 milioni di euro per quanto riguarda il FSE.
Per quanto riguarda il FERS i pagamenti hanno raggiunto circa l’89% del costo totale previsto mentre gli impegni sono del 93%. Anche qui rimane una parte di chiusura del periodo di programmazione 2000-2006.
In vista della chiusura del DOCUP la Posizione di Funzione “Attuazione delle politiche comunitarie” della Giunta regionale ha predisposto una serie di misure di carattere procedurale e amministrativo per consentire l’impiego di tutti i fondi.
Il POR FESR Competitività regionale e occupazione 2007-2013 è partito in maniera più consistente rispetto al FSE e sono stati pubblicati i bandi sulla maggior parte degli interventi, con particolare riguardo agli interventi a sostegno del sistema delle imprese riconducibili all’Asse 1 (Innovazione ed economia della conoscenza).
Sono stati pubblicati i bandi per l’Asse 1 per 34 milioni di euro, c’è stata una buona partecipazione, e questo è molto positivo in quanto significa che le imprese, pur in una situazione di crisi, vogliono investire nella nostra regione sull’innovazione e sull’economia della conoscenza.
Sull’Asse 2 sono stati fatti bandi per 0,8 milioni di euro sulla Società dell’informazione, quindi sull’Asse che prevede l’informatizzazione e la creazione di una rete ADSL su tutto il territorio, 11,9 milioni di euro per interventi dell’Asse 3 Efficienza energetica e promozione delle energie rinnovabili, 5 milioni di euro per interventi dell’Asse 4 Accessibilità ai servizi di trasporto, e 2,6 milioni di euro per gli interventi dell’Asse 6 Azioni di assistenza tecnica.
Per quanto riguarda il FEARS, ovvero i fondi comunitari per l’agricoltura che fanno riferimento al PSR, a differenza degli altri fondi il vecchio periodo di programmazione è chiuso, nel 2007-2008 si stanno pagando i trascinamenti del passato periodo di programmazione e soni partiti i bandi anche per il nuovo periodo di programmazione.
AGEA alla data del 15 ottobre 2008 ha pagato già 79 milioni di euro su 459 milioni di euro delle risorse pubbliche totali previste per il nuovo periodo di programmazione. Per la maggior parte, ripeto, sono fondi di trascinamento del vecchio periodo di programmazione ma comunque il nuovo periodo di programmazione in tutti i settori è partito in maniera importante e decisa, se vogliamo anche meglio di molte altre regioni italiane.
Presidente, questa è la relazione riguardo la Sessione comunitaria, mentre la relazione sulla proposta di legge n. 279 “Legge comunitaria regionale 2008” la farei esaurito questo punto perché, secondo me, una discussione congiunta potrebbe creare confusione.

Presidenza della Vicepresidente
Stefania Benatti

PRESIDENTE. Consiglieri, mi risulta che alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi è stato deciso di abbinare i due punti, quindi a questo punto mi rimetto all’Assemblea.

Franco CAPPONI. Noi non abbiamo votato a favore rispetto a questa proposta.

PRESIDENTE. Quindi ritenete che sia opportuno dividerli?

Franco CAPPONI. Noi vogliamo parlare su tutto.

PRESIDENTE. Il problema non è se si parla su tutto o non si parla su tutto, nessuno vuole togliere la parola, ma è sapere se è più organico fare un ragionamento congiunto oppure no.

Franco CAPPONI. Noi abbiamo chiesto di fare un dibattito disgiunto in quanto la legge e il rapporto non possono avere una eguale valutazione.

PRESIDENTE. Consiglieri, ora sono le ore 12,49 e non so, ripeto, quanto l’Assemblea legislativa intende andare avanti, allora secondo me si potrebbero abbinare i due punti, stante poi la votazione separata che prevede anche le dichiarazioni di voto separate.
Pertanto si potrebbe fare una discussione complessiva articolando poi in sede di votazione.

Massimo BINCI. La Sessione comunitaria è relativa alla valutazione e all’andamento dei fondi comunitari in cui c’è una valutazione del passato periodo di programmazione e dell’inizio del nuovo periodo di programmazione sui tre fondi comunitari. Dopodiché potremo iniziare la votazione della legge comunitaria dove all’interno di ogni articolo potranno esserci le espressioni...

PRESIDENTE. E’ esattamente quello che ho detto, Consigliere Binci, cioè una discussione generale non preclude che quando ci sarà la votazione, sia in sede di articolo che in sede di dichiarazione di voto finale, uno possa esplicitare meglio.
Però mi richiamo ai due relatori, non voglio bloccare niente, dico solo che mancano dieci minuti alle ore 13,00 e non so quanto l’Assemblea legislativa voglia ancora andare avanti e quanto i Consiglieri vogliano articolare i loro interventi.
Comunque se ci sarà necessità di discutere staremo qui sino a concludere. Quindi ora mi rimetto ai due relatori, non credo sia oggetto da porre alla votazione dell’Assemblea. Lei, Consigliere Brini, relatore di minoranza, che cosa ne pensa?

(confronto in Aula)

Massimo BINCI. Bene, allora proseguo con la relazione sulla legge comunitaria.

PRESIDENTE. Consigliere Capponi, va bene? (…) Ora non credo si debba fare una discussione sulle modalità, vediamo come rimane più comodo a tutti.

(segue confronto in Aula)

Massimo BINCI. Il primo intervento potrebbe essere fatto sui fondi mentre quello sulla legge comunitaria può essere fatto nella discussione...(…) Io, Consigliere Capponi, lo voglio decidere insieme a lei, non lo faccio per me …(...) Va bene, allora continuo la mia relazione presentando anche la proposta di legge n. 279.
La proposta di legge di cui discutiamo oggi è, come ho detto prima, la seconda in Italia – la Regione Campania l’ha approvata ieri o l’altro ieri – e la cui attuazione è prevista dalla nostra legge regionale n. 14 del 2006 che riserva il compito, appunto, di dare attuazione a livello regionale a principi contenuti in atti di diritto comunitario.
Sotto tale aspetto, questa proposta di legge costituisce l’elemento di unione, anche formale, tra il nostro ordinamento e quello della Comunità europea, con cui ci confrontiamo giornalmente riguardo all’applicazione e alla gestione dei fondi europei.
Avere la legge comunitaria regionale è, innanzitutto, una occasione di conoscenza e di partecipazione.
Quando due anni fa abbiamo condiviso all’unanimità la scelta di dotarci di una legge di procedura, lo abbiamo fatto, in particolare, per consentire il massimo coinvolgimento possibile dell’Assemblea in tutto ciò che riguarda i rapporti tra la Regione e l’Unione europea, nel rispetto delle prerogative che lo Statuto riserva all’Assemblea stessa e alla Giunta regionale.
La legge comunitaria regionale, al pari di quella nazionale che da quasi venti anni è approvata dal Parlamento, è uno strumento che risponde all’esigenza di far entrare nell’ordinamento della Regione le disposizioni adottate dalla Comunità europea nelle materie di competenza regionale attraverso un solo atto normativo adottato con periodicità annuale, consentendo in tal modo una programmazione dei lavori scandita non più dall’emergenza legata alla imminente scadenza dei termini di recepimento nel caso delle direttive o, fatto ancora più rilevante, dalla necessità di porre rimedio ad una procedura di infrazione.
Le modalità con le quali siamo arrivati alla predisposizione del testo della proposta, che è di iniziativa della Giunta regionale, sono il risultato di un positivo lavoro di sinergia e di collaborazione tra le strutture tecniche della Giunta e dell’Assemblea legislativa, da una parte, e tra la VI Commissione assembleare e gli Assessori competenti e il Presidente Spacca dall’altra.
Queste modalità hanno permesso di far crescere la consapevolezza istituzionale intorno temi e questioni che data la loro complessità rischiavano di non avere la giusta attenzione da parte dell’Assemblea.
Avere la legge comunitaria ed approvarla nel corso di una Sessione assembleare interamente dedicata alle politiche comunitarie significa consentire a noi tutti di aumentare la nostra dimestichezza con le tematiche europee, magari anche entrando nel merito di questioni che potrebbero sembrare di ridotto impatto politico.
In realtà è proprio in momenti storici come quello che stiamo vivendo, in cui anche l’economia della nostra regione risente pesantemente di una crisi economica mondiale che ha avuto pochi precedenti nella storia, che appare utile e doveroso soffermarci su come e quanto i fondi comunitari possono contribuire ad alleviare, almeno in parte, gli effetti di questa crisi. E su come, ad esempio, dare attuazione a principi contenuti in una direttiva comunitaria tanto dibattuta quanto poco conosciuta, possa costituire un piccolo passo nella direzione della semplificazione amministrativa, auspicata ormai da troppo tempo dal sistema produttivo e ancora oggi troppo lontana dall’essere realizzata.
Mi riferisco alla direttiva 123/2006, conosciuta come “direttiva servizi”, che contiene l’obbligo degli Stati membri di dare attuazione ai principi di semplificazione e trasparenza delle procedure per l’accesso ad una attività di servizio e per la fruizione della stessa da parte dei cittadini; si tratta di adempimenti che costituiscono una questione non più rinviabile per diminuire, in concreto, le distanze con la Pubblica amministrazione.
E’ significativo, quindi, che l’art. 6 della proposta di legge comunitaria di cui stiamo discutendo preveda l’attuazione di tali principi nell’ordinamento regionale. Cosa questa che potrà produrre anche una semplificazione e un riordino della normativa in materia di autorizzazioni richieste per l’esercizio di una attività economica, a seguito del censimento che la Giunta avvierà entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge.
Sul punto, inoltre, ritengo positive le considerazioni espresse dal Consiglio delle autonomie locali (CAL) circa il coinvolgimento degli enti locali in questa operazione di censimento delle procedure, anche al fine di pervenire ad una armonizzazione, almeno di principio, delle loro quotidiane modalità di lavoro.
Un’altra breve considerazione riguarda l’attuazione dei principi contenuti nella direttiva sull’informazione ambientale. Si tratta di una modifica ad una normativa regionale già esistente, attraverso la quale affermiamo oggi in modo esplicito il diritto di qualsiasi cittadino di essere informato dello stato dell’ambiente della sua regione e delle conseguenze che questo determina sulla salute di ciascuno di noi. Seguendo così il principio contenuto nella direttiva in base al quale la tutela della salute e quella dell’ambiente sono questioni ormai non più separabili.
Concludo richiamando i principi della direttiva n. 54 del 2006 in materia di parità tra le donne e gli uomini sul luogo di lavoro. Principi importanti, troppo spesso citati e ancora troppo poco spesso applicati, dei quali ci impegniamo al rispetto, attraverso interventi concreti, nell’ambito delle politiche regionale di settore.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. La proposta di legge di cui discutiamo questa mattina costituisce un importante adempimento in quanto consente l’inserimento nell’ordinamento regionale di alcune direttive comunitarie di particolare rilievo.
Dobbiamo inoltre sottolineare che si tratta della prima legge comunitaria regionale della Regione Marche e, come ha già ricordato il Consigliere Binci, la seconda legge comunitaria di una Regione a Statuto ordinario.
Con questo atto segniamo un’importante tappa nel processo di maggior coinvolgimento della nostra Assemblea legislativa nell’ambito dell’attuazione delle politiche comunitarie, processo iniziato con l’approvazione della legge regionale n. 14 del 2006.
A mio avviso questo risultato è stato possibile anche grazie al lavoro della VI Commissione che nel tempo ha svolto una funzione di stimolo nei confronti della Giunta regionale.
Ricordo che lo scorso anno la Sessione comunitaria si è svolta senza la legge comunitaria regionale e di questo sia la maggioranza che l’opposizione e soprattutto come VI commissione si sono lamentati chiedendo alla Giunta l’impegno che la sessione comunitaria regionale del 2008 fosse anche un’occasione per discutere la prima legge comunitaria regionale. E così è stato quindi ne diamo atto alla Giunta.
Questo momento istituzionale permette a noi tutti di conoscere un po’ di più i risultati che la Giunta regionale consegue in tema di attuazione degli interventi confinanziati con risorse comunitarie e di comprendere quali normative comunitarie possano produrre effetti nei confronti dell’ordinamento della nostra regione.
Premesso che il Presidente del mio gruppo entrerà nel merito della legge, personalmente manifesto con convinzione il mio voto favorevole a questa legge, perché è una cosa che abbiamo voluto. Auspico che questa occasione sia solo la prima di una serie di appuntamenti che si ripeteranno ogni anno, invitando la Giunta a tenere la Commissione e l’Assemblea nel suo complesso sempre costantemente informata di tutto ciò che riguarda sia lo stato di attuazione delle politiche comunitarie che, più in generale, le opportunità che derivano dall’Europa.
Come gruppo auspicavamo che venisse inserita qualche cosa in più, ma visto che è stato fatto già un primo passo il mio voto personale, ripeto, sarà favorevole.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Anche se la discussione è unica oggi stiamo affrontiamo due punti, comunque mi sembra opportuno sia così perché questa è una Sessione dell’Assemblea legislativa regionale in cui parliamo delle politiche comunitarie.
Per quanto riguarda il rapporto sullo stato di attuazione delle politiche comunitarie ha già relazionato a sufficienza il Presidente della VI Commissione, Consigliere Binci.
Si sta chiudendo il sessennio precedente 2000-2006 e si sta aprendo il nuovo periodo 2007-2013, molti bandi sono usciti e ci sono richieste per tale periodo.
Dunque siamo sulla strada giusta, spero che la Giunta e l’Assessorato tengano sotto costante monitoraggio le richieste per adeguare poi i bandi alle esigenze dei cittadini.
Ritengo, altresì, un’iniziativa molto importante la proposta di legge regionale comunitaria 2008.
La sessione comunitaria di quest’anno non è solo il momento per fare il punto sullo stato di attuazione degli interventi regionali attuati con il cofinanziamento dell’Unione europea ma anche quello per discutere di un atto normativo nuovo, ovvero la legge comunitaria regionale.
Fino ad oggi l’attuazione della normativa comunitaria ed in particolare delle direttive della Comunità europea è avvenuta con atti normativi e con delibere di Giunta adottate nelle singole materie, come nel caso della disciplina sulla Valutazione di impatto ambientale (VIA) e quella sulla caccia in deroga che abbiamo approvato la scorso anno.
L’avere un unico testo normativo che raccolga la normativa comunitaria, che anche la nostra Regione è tenuta ad osservare, costituisce l’occasione per semplificare il quadro normativo e consente a noi Consiglieri di conoscere in un’unica occasione tutto un insieme di norme che vanno ad incidere su più aspetti e tematiche di competenza regionale.
Può sembrare un’operazione difficile ma in realtà va vista come una scelta di trasparenza che ci permette di sapere quali sono i principi di diritto comunitario che incidono sui cittadini, sulla pubblica amministrazione e sulle imprese marchigiane.
Anch’io voglio sottolineare che in questo sforzo siamo state una delle prime Regioni a livello nazionale, quindi mi sento di ringraziare sia la Giunta regionale che il Presidente della VI Commissione assembleare, Consigliere Brini, che ha sempre creduto nella bontà delle funzioni svolte dalla Commissione in termini di maggiore coinvolgimento dell’Assemblea tutta nelle fasi di programmazione e di attuazione delle politiche comunitarie e, più in generale, per quanto riguarda i rapporti tra l’ordinamento regionale e quello comunitario.
Entrando molto brevemente nel merito della proposta di legge che stiamo discutendo, mi soffermo in particolare sulla disciplina relativa alla direttiva servizi, la numero 123 del 2006, che costituisce l’occasione per semplificare e velocizzare tutte le procedure necessarie per iniziare una nuova attività economica.
Auspico che quanto abbiamo scritto per l’attuazione dei principi della direttiva servizi possa essere esteso a tutti i settori e a tutti i procedimenti amministrativi che le amministrazioni pubbliche svolgono nei confronti delle imprese, in modo da poter ridurre i tempi dei procedimenti e far passare l’idea che le istituzioni pubbliche sono al fianco del sistema produttivo e non un peso per lo stesso.
Per questi motivi esprimo a nome del Partito Democratico un voto positivo sulla proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale concernente “Legge comunitaria regionale 2008”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Presidente, mi adeguo all’impostazione che abbiamo dato alla discussione sulla legge e sul rapporto presentato dalla Giunta sull’attuazione delle politiche comunitarie, però avrei preferito una discussione separata perché sono due argomenti che non vanno di pari passo e che non possono avere la stessa valutazione da parte dell’opposizione.
Siamo parzialmente soddisfatti della legge regionale che recepisce le direttive e i regolamenti comunitari – sono almeno sei gli interventi di modifica che interessano il nostro sistema legislativo regionale – in quanto sono state recepite le cose più semplici da recepire a livello comunitario, cioè quelle direttive che qualora in contrasto con la nostra legislazione darebbero anche origine a procedure di infrazione, quindi su questo è giusto un adeguamento.
Riteniamo che la Comunità europea abbia dato indicazioni anche più integraliste, cioè senza una specifica normativa, però abbia anche dato un’indicazione agli Stati membri e soprattutto alle Regioni di orientare la propria produzione legislativa a dei principi a cui, appunto, tutte le Regioni d’Europa devono far riferimento.
Mi riferisco in modo particolare alla semplificazione, cioè l’Europa ci sta dicendo che dobbiamo iniziare a semplificare il nostro impalcato normativo, perché non è più gestibile, non è più comprensibile per il cittadino. Quindi su questo bisognava fare uno sforzo importante.
La nostra legge, seppur risponde a delle precise indicazioni in alcune materie, non va in questa direzione e non va nell’ottica della semplificazione del funzionamento della pubblica amministrazione.
Ritengo che l’Europa oggi stia dando delle grandi indicazioni agli Stati membri e alle Regioni che hanno la delega in materia di formazione professionale affinché essa diventi più efficace e più efficiente. Ma in questa nostra legge non c’è una risposta in tale direzione.
Ci sono molte altre indicazioni che dà l’Europa attraverso le proprie direttive in tema di gestione degli appalti, di regolamentazione della comunicazione istituzionale politica, che in questa Regione è veramente al far west. Ad esempio pochi giorni fa sono andato al cinema e nel mezzo mi sono visto uno spot surreale con soggetto protagonista il Presidente della Giunta regionale che dice personalmente di aver fatto delle grandi cose per questa regione, a partire dall’ampliamento della terza corsia dell’autostrada sino alla Quadrilatero, e sotto questo spot c’è il marchietto della UE. Ora farò un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere se questa è pubblicità istituzionale che serve per promuovere i programmi comunitari oppure se è una pubblicità di tipo elettoralistico che distorce l’uso dei fondi comunitari per altre motivazioni. L’interrogazione ce l’ho già pronta, ho chiesto gli atti alla Giunta perché voglio rivedermi con calma questo video senza essere particolarmente colpito dallo stupore. Inoltre so che questo video è andato in onda su tutte le sale cinematografiche di questa regione. Quindi è una cosa scandalosa, credo che non ci sia più quella deontologia del fare politica che rispetta anche la verità dei fatti, ed essere sempre in sintonia con la realtà dei fatti per chi governa ritengo debba essere importante.
Però questo nella nostra Regione non avviene più, pertanto ci muoveremo per capire, e vorremmo, Presidente, Assessore, Capogruppo del PD, il maggiore partito che rappresenta questa maggioranza, se questa è la vostra strategia di trasparenza, di utilizzazione corretta dei fondi comunitari o di quant’altro.
Oltretutto quello che è avvenuto sui giornali e sui mass media, che voi avete contribuito a finanziare, è una cattiva prassi. Certo, non dico che la mia parte politica sia esente da critiche, ma è sicuramente, ripeto, una cattiva prassi, Assessore, quella di utilizzare il finanziamento pubblico di vari programmi e progetti per fare forme di pubblicità politica mascherata.
Quindi ritengo che questa sia una cosa da regolamentare, è l’Europa che ci invita a farlo, quando invece in questa Regione siamo al far west, pertanto vedremo se ci sono precise responsabilità.
Molti criticano la Magistratura, io oggi invece non la critico più perché vedo che comincia ad indagare su tutti i versanti dunque anche su quello della sinistra. Quindi sono contentissimo che indaghi e verifichi se c’è una correttezza applicativa in questo settore. E spero che arrivi anche nelle Marche, perché su questo verso siamo ancora molto indietro, non è ancora arrivato un processo di chiarificazione. Ma questa onda lunga arriverà presto anche nelle Marche. Consigliere Comi, glielo garantisco! (…) Sì, arriverà presto anche nelle Marche, spero, mi auguro, ci sono delle cose …(…) Beh, ad esempio vorremmo chiarire perché Menichetti è stato rinviato a giudizio o perché è sotto inchiesta il Sindaco di Ancona. Quindi chiariremo questi aspetti. (…) Penso sia di dominio pubblico, Consigliere Comi, se va a leggere sta su tutta la stampa regionale. (…) Posso continuare?

PRESIDENTE. Per cortesia, facciamo terminare il Consigliere Capponi. Dopodiché, Consigliere Comi, se vuole parlare chiederà la parola. Prego Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa legge in pratica scalda l’acqua calda ma non abbiamo nulla in contrario sul fatto che recepisce gli adeguamenti che l’Europa ci impone. Però sicuramente non andiamo nella chiarificazione sia di quello che auspicavamo che di altri aspetti su cui alla Giunta non faceva piacere intervenire.
Questo è il nostro parere sulla legge, non ci crea nessun problema esprimere un voto positivo ma con le riserve che abbiamo detto. E’ comunque un passo avanti, noi avevamo chiesto con forza che ci fosse una legge regionale, l’avevamo già anticipato nella legge n. 14 relativa alla programmazione comunitaria, era prevista questa sessione, quindi è stato adempiuto a quanto era stato detto.
Riguardo, invece, al rapporto sullo stato di attuazione delle politiche comunitarie avrei preferito – e non per una considerazione riduttiva nei confronti del Consigliere Binci – che l’avesse fatto la Giunta. Certamente un rapporto è stato presentato ma è troppo semplice, è un rapporto che non dice nulla, non va a fondo sulle reali problematicità e criticità nell’utilizzo dei fondi della Comunità europea.
Non avremmo neanche voglia di dire molto su questo, facendo perdere tempo ai Consiglieri regionali, perché già ci siamo espressi molto chiaramente con tantissime interrogazioni e mozioni, quindi è molto chiara la nostra posizione, abbiamo anche individuato dei punti di criticità non indifferenti.
Prima di tutto c’è un gravissimo ritardo nella programmazione delle nuove misure relative al periodo 2007-2013.
In pratica la relazione omette di evidenziare le principali criticità che abbiamo. Consigliere Binci, con un rispetto istituzionale considero la sua valutazione positiva, ma credo che neanche lei creda che tutto vada bene. Quindi non è possibile interpretare in questo modo i dati che abbiamo anche noi a disposizione (...) Esatto, ma è proprio su quello che non c’è in questa Regione una linearità e una risposta immediata come richiederebbe, invece, l’utilizzo dei fondi del Piano di sviluppo rurale.
Sappiamo che il ritardo lo portiamo su tutte le Misure, per esempio il POR lo abbiamo approvato in tutta fretta in periodi inimmaginabili poi per emanare il bando abbiamo impiegato un anno, quando invece credevo che una volta approvata la struttura di programmazione i bandi dovevano essere una cosa quasi consequenziale e immediata.
Ritengo, inoltre, che su alcune Misure tipo quelle di intervento territoriale – non ho qui i riferimenti – ci sia stata una concertazione che si è protratta troppo a lungo, che tra l’altro, come è avvenuto per i FAS, ha generato solamente appetiti di tipo particolare. Nel senso che si è andati a preparare bandi con interventi a pioggia, risolvendo dei problemi più che altro legati alle criticità locali, quindi al fatto che ci sia stata una particolare problematicità di un territorio, magari governato dal centro-sinistra, e poi si è andati a risolvere quel problema. Sul FAS questo è evidentissimo, sul POR dobbiamo ancora verificare cosa accadrà perché i bandi sono usciti da pochissimi giorni.
Per quanto riguarda il PSR il nostro giudizio è nettamente negativo per diversi motivi.
Il primo è il ritardo nelle liquidazioni. Ad oggi i pagamenti del 2007 di questa Regione – altre Regioni stanno pagando il 2008 – sono arrivati a poco più del 20%, non è vero il dato che ha dato il Consigliere Binci del 40%, perché questa è l’ipotesi che probabilmente verrà raggiunta se in questi tre-quattro giorni che sono rimasti per chiudere le rendicontazioni, i nostri funzionari faranno dei miracoli. Però probabilmente non sono stati messi nelle condizioni di farlo, quindi le liquidazioni saranno molto limitate. Pertanto questo sta generando anche una disaffezione dalla ricerca di comportamenti virtuosi da parte di quegli agricoltori che si impegnano nel biologico, nell’agriturismo o in altri settori produttivi.
Oggi stiamo vedendo, e la cosa apparirà molto più evidente all’inizio dell’anno nuovo, una fuga dal biologico. Il fatto cioè che in questa Regione i contributi non siano certi e arrivano con enormi ritardi sta generando una fuga da parte degli agricoltori dal biologico. E su questo vi daremo a breve i dati.
Comunque, grazie al nostro contributo, Assessore Petrini, probabilmente il PSR qualche risultato lo otterrà. Perché se noi avessimo sposato la sua tesi o quello del Servizio, cioè quella che i benefici andavano soltanto alle filiere lunghe, come era appunto il progetto iniziale, ad oggi non avremmo visto domanda avanzata da parte di nessuno, perché le filiere in questa regione sono saltate, non esistono, nessuno le crea, nessuno promuove il sistema delle filiere.
Inoltre avevamo proposto, Assessore, che per esempio sul tema del PABS (Piano bieticolo saccarifero) di utilizzo di fondi speciali destinati al settore agricolo e non a quello industriale, ci poteva essere una osmosi tra il produttore di bietole e il contesto locale, cioè una specie di cessione di diritto agli altri agricoltori in modo da far rimanere i fondi in quei bacini. Questo è stato respinto e oggi lei è stato costretto a prorogare tutti i bandi (121, PABS, agriturismo, ecc.) per carenze di domande, cioè non ci sono domande che assorbono i fondi messi a disposizione. Questo è la prima volta che succede, normalmente avevamo lunghissime graduatorie e pochi fondi a disposizione, oggi sta succedendo il contrario.
Pensavo, Assessore, che questo avrebbe dovuto far riflettere con una valutazione anche in questa relazione sulla posizione della Giunta, pensavo fosse il minimo indispensabile. In questo momento il Consigliere Binci non c’è ma avrei voluto dirlo anche a lui ciò che sta avvenendo.
Assessore, noi aspettavamo anche una cosa che lei ci aveva promesso, cioè che in questa Sessione sulle politiche comunitarie ci avrebbe comunicato in che modo vuole utilizzare, ad esempio, le altissime somme previste per l’assistenza tecnica. Abbiamo messo in tutti i programmi (POR, FSE, PSR) il massimo di quello che era possibile a livello comunitario per l’assistenza tecnica. Tutte le altre Regioni non hanno fatto questa scelta, magari hanno lasciato più fondi per le destinazioni relative agli investimenti delle aziende, misure speciali, ecc..
Noi abbiamo accolto anche questa vostra strategia che avrebbe dovuto produrre una efficientazione della macchina in modo eccezionale, cioè avremmo dovuto avere la macchina più funzionale al mondo proprio perché spendiamo più soldi al mondo. Invece non è così, la macchina non funziona ma noi spendiamo ugualmente più soldi al mondo.
Quindi, Assessore, bisogna che lei ci spieghi perché ciò accade in questa Regione e che doveva essere scritto nella relazione, ce lo aveva promesso un anno e mezzo fa.
Inoltre c’è anche un fatto più che altro politico-istituzionale. La legge n. 14 dice che tutte le modificazioni che facciamo ai programmi che abbiamo presentato a Bruxelles poi nella loro attuazione debbono avere l’avallo dell’Assemblea legislativa qualora essi siano di notevole impatto sugli effetti della programmazione. Ma questo rispetto della legge, Assessore, finora nei tre programmi che abbiamo fatto non c’è stato, perché alcune modificazioni che sono state apportate, di notevole e rilevante importanza ai fini della programmazione, non sono state avallate dall’Assemblea legislativa.
Su questo penso debba esserci un recupero di trasparenza. Anche perché, Assessore, dall’opposizione lei non ha avuto una stroncatura sui programmi, non ha avuto una non collaborazione o un attacco frontale su tutto quello che faceva, infatti noi abbiamo migliorato notevolmente tutte le Misure che lei ha proposto. Quindi se di quei piani oggi qualcosa funziona è perché sono state accolti da quest’Aula moltissimi emendamenti che abbiamo presentato per far funzionare meglio la situazione.
Quindi dovrebbe esserci quel rispetto dovuto a chi collabora, a chi cerca di realizzare qualcosa che sia più efficace e più efficiente e più di immediata consumazione delle risorse sul territorio. Se lei guarda le ultime direttive anticrisi uno dei principali obiettivi è la velocità di spesa. Oggi l’Europa pensa solo a questo, non pensa più neanche a quanti soldi mettere a disposizione, però l’unico problema è che voi li utilizzate lentamente, quindi poi non hanno effetto sull’economia.
Pertanto chiediamo un’accelerazione, perché in un momento di difficoltà il settore primario genera comunque un’economia indotta di notevole interesse e di notevole impatto sul territorio.
Come sempre siamo moderati ma certamente la valutazione dovrebbe essere tranciante, nel senso che qui non va bene nulla e quindi dovremmo scendere in piazza e fare manifestazioni contro la Giunta regionale, invece chiediamo un recupero immediato della vostra efficienza e della vostra funzionalità.
Ecco perché il parere sul rapporto che ci avete presentato, che giudichiamo largamente incompleto, largamente insufficiente, largamente non dotato dei dati che dovevano essere messi a disposizione, è nettamente negativo.
Sulla legge, invece, diamo una valutazione positiva però con beneficio di inventario, ritenendola troppo morbida e troppo leggera rispetto ad alcuni impegni che altre Regioni, e speriamo anche la nostra, devono assumere.
Certamente il mio intervento, per una carenza di tempi, non è stato così completo come avrei voluto, perché gli argomenti di cui discutiamo sono di grande importanza, di grande rilevanza ma anche di grande dimensione complessiva che un intervento di dieci minuti non può certamente approfondire.
Noi però, Assessore, lo faremo chiedendole conto sistematicamente di quello che sta avvenendo e dei motivi per cui ci sono ritardi e défaillance nella gestione di queste risorse.

PRESIDENTE. Non avendo più iscritti a parlare, passiamo alla votazione degli articoli di legge. (…) Consigliere Comi, magari parlerà in sede di votazione (…) Bene, prego Consigliere Comi.

Francesco COMI. Mi scusi, Presidente, ma prima c’è stata un’affermazione del Consigliere Capponi che credo – non me ne voglia il Capogruppo di Forza Italia – abbia messo in imbarazzo quest’Aula. Da parte nostra c’è stata una mal celata sensazione di imbarazzo e di indignazione dietro un’affermazione, cioè quando ha detto “io so che anche qui nelle Marche tra poco arriverà la Magistratura”. Questa affermazione a me sembra molto grave.
La visione e la concezione che noi abbiamo della Magistratura è di un potere dello Stato autonomo che insieme al potere legislativo esercita una funzione che ha una sua dignità e una sua autonomia, invece considerarla uno strumento a servizio di qualcuno e di una parte politica a me sembra molto grave. Infatti dall’affermazione fatta dal Consigliere Capponi sembra che la Magistratura, su ordine di scuderia o rivelando solo a qualcuno le sue azioni, si sta per attivare.
Forse c’è stato un errore da parte del Capogruppo Capponi, comunque ritengo la questione molto grave, quindi credo debba ritirare quanto ha detto oppure, viceversa, ci dettagli meglio che cosa significa e quali sono le fonti che gli consigliano quanto non è dato sapere a un potere autonomo come quello legislativo.
Quindi come membro di un’Assemblea legislativa che rivendica la funzione istituzionale, il rispetto e l’autonomia dei poteri, dico che si deve rispettare la Magistratura e soprattutto non usarla e non strumentalizzarla nel modo bieco in cui è stato fatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Consigliera Giannini. (…) Consigliere Capponi, per fatto personale può intervenire alla fine della discussione.

Sara GIANNINI. Io sono d’accordo con il Consigliere Comi. Il Consigliere Capponi ha chiesto di intervenire per fatto personale, ma visto che qualcuno di noi è informato dei movimenti della Magistratura, prima ancora del resto del mondo, magari ne parliamo così ci informate tutti!

PRESIDENTE. In base al Regolamento il Consigliere ha la possibilità di esporre in che consiste il fatto personale, dopodiché, se sussiste, il Presidente può farne oggetto di discussione alla fine della seduta. Prego, Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Io ho detto che era auspicabile, dati i fatti che stanno avvenendo anche in questa regione, che la Magistratura andasse più a fondo anche su altri temi.
Consigliere Comi, le ho illustrato nelle premesse della discussione alcuni atti che riteniamo non perfettamente consoni alla corretta gestione della cosa pubblica.
Il mio riferimento – chiarendo ancora di più il fatto – è che non riteniamo che l’operato censurato dalla Magistratura dell’allora Direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Torrette sia un fatto isolato, cioè che sia stato un fatto realizzato direttamente e senza nessun’altra finalità.
Su questo deve essere fatta chiarezza, quindi ancora con più forza chiederemo alla Magistratura che avvenga un’indagine che sia estesa a tutti i fenomeni che sono simili a questo o legati a questo.
Inoltre chiederemo come cittadini italiani, Consigliere Comi – perché ci sentiamo dei cittadini – di avere ulteriore chiarezza e approfondimenti sul tema del rapporto tra politica e gestione della cosa pubblica.
Ripeto, lo chiederemo con più forza e se lo chiederete anche voi mi farà estremamente piacere, perché in due anni, Consigliere Comi, di questa cosa non avete più parlato, quello che è successo è stato tutto ammantato come se non fosse accaduto nulla. Noi avevamo chiesto una commissione speciale che però non ci è stata data perché c’è il ricorso, insomma ci sono state tante cose che non hanno agevolato la trasparenza della questione.
Quindi vi diciamo che speriamo che anche nelle Marche si faccia luce su alcuni fatti che riteniamo pochissimo trasparenti, peraltro visto che sono stati censurati dalla Magistratura con il rinvio a giudizio ritengo siano rilevanti anche ai fini politici.
Inoltre è una cosa eclatante, ripeto, il fatto che non ne avete parlato, che non avete messo in atto nessuna iniziativa che possa limitare che questo fenomeno si rinnovi e si ripeta. E questo sì è grave, Consigliere Comi, per cui ve ne dovete scusare nei confronti di quest’Aula e dei marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Ritengo che le giustificazioni del Consigliere Capponi abbiano aggravato la sua dichiarazione iniziale. Nella sua replica ha fatto intendere che la Magistratura fino ad oggi non ha lavorato bene, per chissà quale ragione politica, e che invece da oggi lavorerà bene.
Quindi ritenendo queste frasi molto gravi chiedo di poter accedere agli atti riservandoci poi un chiarimento preciso.

PRESIDENTE. Gli atti sono pubblici e tutti i Consiglieri vi possono accedere.
Ora, prima di dare la parola all’Assessore Petrini dobbiamo votare la prosecuzione della seduta oltre le ore 13,30.

(L’Assemblea legislativa approva)

Prego, Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Poche parole sulla legge regionale. Mi sembra sia stato un buon lavoro, un lavoro condiviso dalle strutture dell’Assemblea legislativa e della Giunta, un buon lavoro che verte sulle questioni toccate anche in questo dibattito. Alcune di queste sono cruciali, come la semplificazione amministrativa ed altre su cui c’era comunque il bisogno di un adeguamento alle norme comunitarie.
Credo che l’approvazione della legge comunitaria, così come chiesto dal CAL, ci offre la possibilità di rappresentare di nuovo come funzionano alcune cose, non ultimo il supporto della SVIM presso la sede d Bruxelles. Come sapete la SVIM agisce a Bruxelles per dare manforte alla Regione relativamente alla grande esigenza che esiste di approntare progetti appropriati ad attrarre fondi per lo sviluppo di questa regione. E questo viene fatto attraverso una rete di relazioni che va certamente rafforzata con le istituzioni e gli organismi presenti a Bruxelles e con uno sviluppo di tutte le azioni che la Regione indica nei suoi atti di programmazione, inoltre con la ricerca specifica dei fondi, delle informazioni e di tutto ciò che occorre per operare al meglio cogliendo al massimo le opportunità che ci offre Bruxelles.
Su questo siamo da tempo aperti ad ogni tipo di riflessione che possa farci anche correggere la strada intrapresa. Queste, infatti, sono attività molto preziose che ogni anno valutiamo se è bene delegare ad un organismo come la SVIM, sebbene braccio operativo della Giunta regionale, oppure mantenere all’interno del nostro stesso Servizio.
Dico questo per far capire che anche sotto il profilo organizzativo si è in una dimensione di cambiamento o comunque di riflessione che serve a far funzionare meglio le cose, che tra l’altro mi sembra sia l’oggetto principale della valutazione in questa Sessione al di là dell’approvazione della legge comunitaria.
Infatti oggi non siamo certamente qui per valutare la bontà della programmazione in quanto la facciamo con altri strumenti. Ogni fondo ha una sua valutazione ex post che deve essere fatta per legge e che ogni volta ci offre una rappresentazione “scientifica” dell’efficacia della programmazione che mettiamo in atto, poi quella rappresentazione ogni volta ci deve essere utile a valutare ciò che programmiamo e ciò che stiamo facendo.
Più di tutte vanno valutate – e mi sembra che anche il Consigliere Capponi abbia impostato il suo intervento sotto questo profilo – le modalità organizzative, gli strumenti che mettiamo in atto per far sì che la velocità e la dimensione della spesa corrispondano alle necessità del nostro territorio.
Su questo, peraltro, è intervenuta di recente anche la Commissione europea che, come sapete, proprio per far sì che vengano spesi tutti i soldi ha ulteriormente prorogato al 30 giugno la rendicontazione delle spese dei fondi del FERS, così come ha indicato tutta un’altra serie di provvedimenti finalizzati proprio a rendere più veloce, oltre che più efficace, questa spesa.
Sono emendamenti finalizzati a facilitare in generale l’utilizzo degli strumenti di ingegneria finanziaria e la cooperazione con la BEI e con il FEI, a semplificare l’eleggibilità della spesa, ad accelerare i pagamenti intermedi per i grandi progetti, a facilitare il supporto alle piccole e medie imprese all’interno degli aiuti di Stato, così come mobilitare risorse finanziarie aumentando le anticipazioni. Inoltre, in particolare, l’indicazione di altre spese da rappresentare come maggiormente significative, penso ai progetti per l’efficienza energetica nel settore dell’edilizia abitativa.
Si tratta, come dicevo, di misure atte a semplificare alcune procedure di attuazione e di dare all’autorità di gestione dei piani operativi maggiore disponibilità finanziaria. Questo proprio per intercettare le esigenze che a volte rappresentiamo ma che confiniamo, sbagliando, a quelle che sono le attività precipue delle strutture della Giunta che indichiamo come particolarmente farraginose o eccessivamente burocratizzate, mentre molto spesso non sono altro che l’emanazione della fonte comunitaria.
Su queste cose tornerò velocemente ma ora mi preme ribadire il buonissimo andamento della spesa di tutti questi fondi, sia per quanto riguarda il periodo appena trascorso sia per il periodo che abbiamo intrapreso da poco.
Per il FERS, che adesso abbiamo la possibilità di portarlo al 30 giugno, abbiamo già da metà ottobre gli impegni giuridicamente rilevanti assunti dai beneficiari finali degli interventi finanziari pari a 354 milioni di euro, cioè al 102% delle risorse previste nel DOCUP. Ma abbiamo comunque delle spese certificate per l’89%, pari a 309 milioni di euro, e una spesa effettivamente sostenuta, ancorché non completamente certificata, per il 93,5% della previsione dell’intero budget.
Anche per il POR 2007-2013 abbiamo una delle migliori performance nazionali soprattutto per quanto riguarda i fondi dell’Asse 1. Fondi, vi ricordo, che in sede di programmazione sin troppo spesso abbiamo detto quanto fosse complicato farli assorbire da un tessuto economico come quello marchigiano, che non solo è formato da micro e piccole imprese, ma è anche molto focalizzato su settori scarsamente tecnologici, cioè i settori cosiddetti maturi.
Non solo, invece, siamo riusciti a fare parecchi bandi ma la risposta che abbiamo avuto è stata di gran lunga maggiore anche alle più rosee previsioni che noi stessi potevamo fare.
Buone performance ci sono state anche per il FSE relativamente al periodo appena trascorso. Mentre per la programmazione che ci si è data anche a livello nazionale di fatto i bandi sono appena partiti e le spese le potremmo rappresentare soltanto quando questi bandi saranno conclusi. Bandi che comunque, come sapete, per questa modalità hanno già avuto un’uscita per il progetto More english for you, per i voucher, per i corsi i Fts e per l’attivazione di borse lavoro. Bandi che molto spesso vedono protagoniste le Province e che mi sembra comunque abbiano già un clamoroso successo.
Quasi dispiace doversi esprimere in questi termini, perché il successo è anche relativo alla situazione di fatto nella quale si trova la nostra economia, che aspetta come del tutto necessari e ineludibili soprattutto determinati interventi del FSE.
Per quanto riguarda il Programma di sviluppo rurale anche qui ci sono dei dati che parlano chiaro. Abbiamo una spesa che per l’anno 2007 ha la migliore performance in Italia. Per il 2008 ha una performance inferiore solo a Trento e Bolzano. E non abbiamo potuto pagare le indennità compensative per l’approntamento del sistema integrato di gestione e controllo dell’Agea che ha visto un ritardo affatto dovuto alle nostre attività, e in questo caso vuol dire non del tutto ma per niente dovuto alle nostre attività.
Agea anche in questa Regione è chiamata direttamente a rispondere, si era impegnata ad approntare il sistema per poter fare le istruttorie entro il 15 novembre, lo ha fatto parzialmente, e il 14 novembre, cioè il giorno prima di quanto non si fosse impegnata, siamo già riusciti, per quanto riguarda le indennità compensative, ad inviare ad Agea attraverso un decreto 5 milioni e 700 mila euro dei 7 milioni e mezzo previsti dell’indennità compensative. Quindi 7 milioni e mezzo previsti, poi si sono aggiunti ulteriori 2 milioni e 900 mila euro alla spesa inizialmente prevista per non fare graduatorie e pagare tutti gli aventi diritto delle indennità compensative. Pertanto attraverso una modalità che accelererà la spesa in maniera fulminante perché non facciamo graduatorie e tutti verranno soddisfatti, a parte ovviamente l’averne diritto.
Per quanto riguarda il biologico ricordo a tutti che Agea ha già pagato il 75% e lo ha pagato proprio perché era profondamente in colpa per quello che stava accadendo. Questi agricoltori non hanno avuto i soldi per lo stesso motivo che stava appena rappresentando, cioè perché non è stato possibile né correggere in termini significativamente veloci i fogli aziendali da parte dei CAA a questo preposti, né tantomeno a noi entro quelle date poter fare un’istruttoria o addirittura precedentemente una correzione di questi fogli aziendali.
Devo riconoscere che i problemi di quest’anno, se assorbiti in termini sostenibili, porteranno il prossimo anno ad avere zero problemi. Cioè Agea sta approntando un sistema che per quanti problemi ci sta procurando quest’anno siamo ragionevolmente certi, una volta corretti tutti i fogli aziendali, che non ce ne procurerà neanche uno il prossimo anno.
Ma la Regione non c’entra niente, se la Regione fosse stata messa in condizioni di svolgere il proprio lavoro non avremmo avuto quelle percentuali, che pure sono tra le migliori in Italia, ma avremmo avuto percentuali che di fatto potevano coprire tutta la previsione che abbiamo fatto.
Del resto questi rilievi – che, per carità, vanno fatti – è bene farli non in termini assoluti per quelli che sono i nostri desiderata, ma in termini comparativi con le altre Regioni. Che sono Regioni a volte ben più organizzate di noi, Regioni che pur non dedicando il 4% dell’assistenza tecnica all’organizzazione poi in termini di bilancio dedicano risorse ben maggiori a quelle che dedichiamo noi all’organizzazione. Quindi se noi non lo facciamo con il bilancio per forza di cose dobbiamo farlo con l’assistenza tecnica. Ci sono Regioni – non voglio neanche fare esempi – che solo per la redazione del PSR hanno 15 persone – parlo del PSR che è lo strumento che conosco meglio –, da noi per la redazione di tutta la programmazione abbiamo una persona che tra l’altro si occupa anche di una SDA.
Poi ci si può anche rimproverare per il fatto di non aver adeguatamente rafforzato le nostre strutture, però visto che le nostre strutture stanno così, per via della stratificazione delle nostre possibilità di bilancio, oltre che dei vincoli generali che determinano certi assestamenti o meno, dobbiamo utilizzare l’assistenza tecnica in termini significativi. Poi se questa assistenza tecnica, ad esempio per quanto riguarda il PSR, non dovesse più prevedere la realizzazione dell’organismo pagatore, perché il sistema Agea funziona, perché la nostra SIAR è diventata una best practice (ulteriore annotazione), può darsi che ravviseremo l’opportunità di non fare più l’OPR e quindi destinare una parte delle risorse dell’assistenza tecnica alle misure già previste dalla programmazione. Ma di questo ovviamente vi informeremo in termini assolutamente immediati.
Per quanto riguarda gli altri fondi non credo debba dilungarmi molto.
Anche nel FEP rappresentiamo una posizione significativamente alta nel panorama italiano delle Regioni del Centro-Nord. Tra l’altro avevamo uno dei fondi più ricchi, anche qui siamo stata la Regione con la migliore performance. Anzi, le nostre performance ci hanno permesso il mantenimento di quei fondi che altrimenti, attraverso le spese delle Regioni del Sud e del Ministero, avremmo sicuramente perso.
Sull’Obiettivo 3 ricordate tutti quali sono state le performance passate – penso all’Interreg –, e non da meno sembra assestarsi l’attività di questo periodo dove, in relazione agli inviti presentati nei vari programmi per le proposte, i progetti delle Marche sono stati non solo numerosi ma hanno già significativamente passato il primo step e ora stanno alla valutazione del secondo per il finanziamento definitivo.
Credo che queste ottime performance in termini di dimensione della spesa e negli ultimi due anni anche di velocità della spesa, non debbano sicuramente farci solo sorridere. Problemi di organizzazione, di miglioramento, di maggior adeguatezza ed appropriatezza anche dell’organizzazione evidentemente ce li abbiamo, così come, in relazione alle esigenze degli orientamenti comunitari, dobbiamo ulteriormente semplificare le nostre procedure. Cosa che stiamo facendo anche attraverso manuali che siano sempre rispondenti a questa esigenza. Tra poco uscirà, per il PSR, anche l’ultima versione di questo manuale.
Inoltre non dobbiamo sparare sempre contro le regole, perché sotto il nome di burocrazia non ci vanno semplicemente le modalità attraverso le quali richiediamo che venga fatta una rendicontazione, che può essere anche più di quello che ci chiede Bruxelles, come è già successo in passato. Facciamo l’esempio della condizionalità, che qui conosciamo, il Consigliere Capponi in particolare, che certamente è ritenuta oppressiva per molti nostri agricoltori ma che rappresenta una di quelle questioni significativamente strategiche non solo per mantenere i finanziamenti comunitari ma anche per mantenere la nostra diversità nel panorama mondiale in rapporto, in questo caso, al supporto dell’agricoltura, alla qualità del suolo, dell’ambiente, delle acque, del paesaggio e di tutte le questioni che conosciamo molto bene.
Se sulla trasparenza della comunicazione il Consigliere Capponi farà un’interrogazione gli risponderemo in quella sede spero in maniera adeguata. Non credo comunque che ci siano stati svarioni così evidenti, anche se con la comunicazione bisogna sempre avere un approccio molto delicato e ogni volta certamente da registrare.
Credo di non dover aggiungere altro se non qualche precisazione, vista che è stata chiesta, sui rinvii dei termini dei bandi del piano bieticolo saccarifero e del PSR.
Non è che mancano domande perché abbiamo chiesto eccessivi vincoli, perché se così fosse avremmo avuto un addensamento di domande sulla misura investimenti del Piano bieticolo saccarifero dove questi vincoli di fatto non ci sono. Quello è un bando quasi fotocopia di quelli passati, non si chiedono gli stessi elementi che si chiedono ad esempio con la misura investimento del PSR, eppure in quel caso non abbiamo le domande che legittimamente ci saremmo attesi.
Certamente esiste una situazione di assoluta crisi del settore agricoltura, dove molti hanno fatto due conti e, visti i prezzi dei cereali, non hanno neanche seminato, ma questa purtroppo non è una situazione solo della regione Marche. Quindi su questa situazione credo che all’interno della crisi generale bisognerà aprire, come stiamo facendo in questo momento con le associazioni, un focus particolare.


Proposta di legge n. 279
della Giunta regionale
“Legge comunitaria regionale 2008”
(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di legge regionale n. 279.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento n. 1 della Consigliera Mollaroli:
Alla lettera a) del comma 1 aggiungere in fine le seguenti parole: “e favorendone la gestione associata da parte dei Comuni.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 279, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,00