Resoconto seduta n.126 del 16/12/2008
SEDUTA N. 126 DEL 16 DICEMBRE 2008


La seduta inizia alle ore 10,25



Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli




Proposta di legge n. 277
della Giunta regionale
“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge Finanziaria 2009)”

Proposta di legge n. 278
della Giunta regionale
“Bilancio di previsione per l’anno 2009 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2009/2011"

(Segue discussione congiunta)

PRESIDENTE. Buongiorno, riprendiamo la discussione generale dando la parola per il primo intervento di oggi al Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Colleghi, oggi ero dell’avviso di non intervenire rompendo così quella che più che una tradizione è una prassi che credo ogni buon Consigliere debba osservare quando milita nelle Istituzioni rispetto all’atto che tradizionalmente nell’abbecedario della politica deve considerarsi il più qualificante, il più importante, il più significativo.
Così è nell’abbecedario ma così non è, ahimè, da qualche tempo in questa Regione, dove in realtà gli artifici e le malizie contabili tendono a ripetersi e tendono soprattutto a generare quella famosa sensazione di déjà vu che notoriamente rappresenta una delle espressioni oniriche più ricorrenti nelle persone pervase dall’ansia.
Il déjà vu secondo gli studiosi del settore ha mille origini e quella applicata alla politica è generata dall’Assessore Marcolini, in quanto è un uomo che offre la sua capacità intellettiva, sicuramente indiscutibile, per far fronte alla crisi della politica. Lo vedo come fosse Crono o come fosse Atlante – non so se qualcuno di voi ha fatto il classico ma in ogni caso conoscerà sicuramente queste figure mitologiche – che sulle proprie spalle sopporta il mondo.
E il mondo che ha dovuto sopportare l’Assessore Marcolini per il periodo D’Ambrosio è stato appesantito dal problema finanziario ordinario e da qualche problemino politico che effettivamente creava tensioni e che paradossalmente sono poi state espunte. Ma se Marcolini-Atlante o Marcolini-Crono ha dovuto sopportare un mondo appesantito generalmente e tradizionalmente da vincoli finanziari e da vincoli della politica, oggi deve sopportare un mondo appesantito sì da quei vincoli ma alleggerito da quello che è l’inguaribile syndrome powerpoint di Gian Mario Spacca.
Gian Mario Spacca è l’uomo che ormai articola la sua presenza politica nel mondo attraverso i social network, attraverso second Life. Credo sia il più accurato esegeta della virtualità politica perché in effetti non c’è, ma se poi vi collegate su Facebook lui appare, infatti la caratteristica della trilocazione di Gian Mario Spacca è ormai nota a tutti.
Ecco dunque che le tradizionali malizie di Marcolini-Atlante, le tradizionali gestioni fantasiose del debito, che abbiamo già visto altre volte e che normalmente sono quelle che portano ad una certa sovrastima delle entrate, a una certa enfatizzazione delle nostre speranze di credito, oggi vengono ulteriormente complicate da questo atteggiamento.
Tempo fa Gian Mario Spacca ha distribuito le sue slide - l’ultima production di Spacca è a Hollywood -, che sono quelle che hanno indicato come offerta immaginifica per il 2009 il famoso fondo delle fragilità - io l’ho definito il sarchiapone -.
Quindi ogni anno c’è un nuovo effetto stupefacente, una sostanza psicotropa, come ad esempio erano le Arstel oppure il patto per lo sviluppo e poi l’intesa per lo sviluppo. Queste sostanze politicamente psicotrope, la cui caratteristica è quella di afflosciarsi come soufflé l’anno dopo, sono i fondi per le fragilità.
Dunque capiamo perché quest’anno la polverina bianca è stata di quel genere, ovvero perché ci sono problemi politici che richiedevano un sarchiapone di sinistra, cioè era necessaria tener ferma l’alleanza a sinistra attraverso un’offerta immaginifica che questa volta non riguardava le imprese (come era successo sulle Arstel e sul patto per lo sviluppo) ma era, ovvero, un sarchiapone di sinistra.
Detto questo - e mi scuso per quel tanto di ironia che però rende possibile e praticabile la presenza in quest’Aula. – dobbiamo sapere che questa situazione rischia di portare degli effetti molto, molto perniciosi per la collettività amministrata se ci rendiamo conto che tecnicamente la capacità dell’Assessore Marcolini – lui lo sa - di sorreggere il mondo, e da Marcolini-Atlante è resa possibile anche da regole – ne parlava ieri il mio Capogruppo Pistarelli – di fatto consente una forte manipolabilità del bilancio.
In realtà io ho cominciato a capire che la rarefazione di interesse, anzi il disinteresse o addirittura l’indifferenza che coglie quasi tutti noi nel corso della sessione di bilancio, è perché ormai abbiamo interiorizzato la convinzione che il bilancio non sia più un fatto statico, ed è giusto in certi termini, ma che sia un bilancio assolutamente dinamico.
Ad ogni Giunta, infatti, assistiamo ad una caterva di modifiche che qualche volta non sono certamente bagatellari, minimali o foriere di piccoli accorgimenti e assestamenti. Ricordo, ad esempio, che nel dicembre di quest’anno, quindi qualche giorno fa, è comparso nel nostro bilancio, come fosse un fungo di Hiroshima e Nagasaki, un nuovo capitolo pari a 12 milioni e 225 mila euro (24 miliardi di lire). Una neoplasia contabile che si evidenzia certamente a una lettura anche disattenta proprio perché si trattava di dover racchiudere in quel capitolo gli oneri finanziari per la rinegoziazione dello swap Piceni.
E qui apriamo, attenzione bene, un capitolo molto delicato, sul quale sicuramente è bene che l’Assessore Marcolini si intrattenga – non ho dubbi, è un abile conoscitore di queste diavolerie della tecnofinanza –. Però immagino anche, ma per colpa nostra, che sfugga ai più che è in corso una ristrutturazione enorme del debito - in questo ultimo anno e mezzo stiamo rinegoziando cose molto importanti - sulla base di piani che innanzitutto sono molto costosi, perché le commissioni relative a questo piano sono, se non vado errato, dello 0,70% del volume complessivo dell’operazione, parliamo di 1 milione e mezzo di euro a cui si aggiungono anche i proventi di consulenza legale e giuridica che dobbiamo dare a uno studio di Roma, uno studio che peraltro da tanti anni è nostro fornitore prestigioso.
Per cui, signori Consiglieri, parliamo di roba importante e significativa rispetto alla quale ritengo sia giusta un’attenzione.
Il Capogruppo Capponi, ad esempio, ha fatto una serie di importanti e significativi emendamenti che vanno proprio nel senso di limitare, modellare, sagomare la nostra capacità di ricorrere alla tecnofinanza. E questa serie di emendamenti hanno sicuramente il merito di puntare l’indice sul problema della gestione attiva del debito.
Quindi bisogna puntare l’indice, e lo dico in senso buono, perché rispetto a questa partita ci sono due fatti molto importanti. L’irruzione della tecnofinanza nelle Marche sicuramente ha prodotto due risultati politici, e non parlo di quelli contabili, innanzitutto il moltiplicarsi delle rinegoziazione e delle riformulazioni del nostro debito finanziario fa sì che venga meno la tradizionale colbertiana colleganza tra debito e investimento.
Mi spiego meglio. Tradizionalmente l’assunzione di un debito da parte di un ente pubblico è considerata un fatto positivo proprio perché si parte dal presupposto che il debito serva ad alimentare investimenti; se faccio un debito per fare un ponte va bene, quindi ci deve essere una valutazione non moralistica dell’indebitamento in quanto l’indebitamento stesso è una cosa sana. Attenzione, però, perché siamo in una fase dove l’indebitamento serve anche – e non dico soprattutto, ci mancherebbe altro – a pagare non opere pubbliche o spese per investimento ma commissioni o penali per anticipata estinzione di debiti. Guardate, ad esempio, che quando abbiamo emesso il Bramante bond – mi corregga l’Assessore ma io certamente pongo una questione politica, quindi spero che ne comprenda l’intento propositivo – ci siamo indebitati anche per pagare 40 milioni di euro (80 miliardi di lire) di penali per anticipate estinzioni.
Quindi il fatto politico su cui mi permetto di sollecitare la vostra attenzione è che, attenzione, l’indebitamento ormai va anche e soprattutto nel senso di dover colmare debiti che non hanno la caratteristica di tradursi in opere pubbliche e in servizi per il cittadino, sicché stiamo producendo un carico di debito parossistico a carico delle giovani generazioni.
Il vero problema è questo! Ovvero che l’irruzione della tecnofinanza, a parte il voyuerismo di Castelli e di Capponi che vogliono sapere se rimaniamo incastrati nel crak della Lehman Brothers, produce questo storico risultato sociale, cioè il trasferimento di debiti su mia nipote di un anno e mezzo!
Per carità, non credo sia solo il caso delle Marche, non è solo Marcolini-Atlante il responsabile, però io non parlo di responsabilità ma faccio un’analisi.
Quindi ci troviamo di fronte ad una mutazione genetica del concetto stesso di debito pubblico proprio perché, secondo me, vi è un eccesso al ricorso a formule di tecnofinanza.
Pertanto bene ha fatto il Capogruppo Capponi a prendere in esame questo aspetto, e non solo per l’evidenza contabile che esso porta ma per le conclusioni e per le conseguenze politiche che esso manifesta.
Qui c’è, infatti, una dichiarata soddisfazione per la riduzione del debito, allora ancora una volta voglio intrattenermi sulla esegesi del concetto di debito.
Tra le persone normali quando si parla di debito si pensa subito a qualcosa di ontologicamente negativo, di critico, abbiamo visto, invece, che un sano ricorso al debito è una cosa importante. Ma quando si parla di debito dobbiamo, Assessore Marcolini, metterci d’accordo, perché c’è un aspetto del debito che secondo me non viene valutato con la giusta attenzione.
Il debito a cui fa riferimento l’Assessore Marcolini è il debito verso banche, verso i sottoscrittori di bond, è il debito inteso come obbligo di rifusione di denaro preso a prestito. Ma c’è un altro debito, cioè quello che la Regione Marche ha verso tutti i cittadini, le imprese e le famiglie marchigiani che attendono il pagamento di quei servizi, opere, finanziamenti che la Regione ha promesso di fare.
Dunque è questo il debito sul quale dobbiamo lavorare. Cioè se io impresa rispondo a un bando, ottengo l’ammissione a un beneficio e devo avere 100 mila euro per l’innovazione, e poi questi soldi per l’inefficienza operativa e burocratica dell’Ente non vengono erogati, allora io stesso sono creditore.
Pertanto quando si dice che il debito è ridotto dobbiamo stare attenti proprio perché fra i creditori abbiamo operatori e famiglie marchigiane.
Allora, Assessore, al di là di quelle sono le reprimende che lei giustamente esprime e infligge al Governo nazionale e all’apparato burocratico dello Stato, le do due dati. Pensi, Assessore, che c’è un capitolo sui servizi reali all’impresa, cioè spese di investimento per l’innovazione e la qualità, dove ai primi di dicembre – lei che parla dello Stato e delle sue carenze – di 215 milioni (430 miliardi di lire). Ebbene, su un complesso di 215 milioni le imprese sono state pagate per 47 milioni di euro, e sono stati impegnati appena 77 milioni. Cioè di questi 215 milioni abbiamo fatto il provvedimento di impegno solo limitatamente a un terzo. Mentre 90 milioni di euro, ovvero quasi 180 miliardi di lire, sono in cassa, e non vengono erogati non perché ci sia un destino cinico e baro che ci perseguita come marchigiani ma perché probabilmente il nostro sistema burocratico regionale non funziona. Quindi è per l’inefficienza.
Perché quando si arriva ad una percentuale di pagamenti per interventi territoriali – che sono le difese della costa care al mio amico D’Anna o gli interventi per il porto cari al mio amico Silvetti –, cioè, Consiglieri, quando vi rispondono che non ci sono soldi potete dire che è falso, perché i soldi ci sono e non vengono spesi!
Questo è assurdo! E’ una pagina mai sufficientemente letta e divulgata, ovvero che l’inefficienza della pubblica amministrazione crea povertà per colpa della burocrazia!
Allora sicuramente il Ministro Brunetta va preso in giro perché ha degli atteggiamenti eccessivi, ma vi rendete conto di quanto siamo di fronte all’annus orribilis di cui parla in second Life Spacca. Spacca è responsabile di tenere in cassa e di non dare al territorio qualcosa come centinaia di milioni di euro! Quindi l’annus è orribilis perché lo rende orribile Spacca non solo con le sue assenze ma perché non ha saputo ancora, prima come Vicepresidente e oggi come Presidente, riorganizzare la macchina amministrativa!
E di questo, dunque, non è responsabile l’Assessore Marcolini o Marcolini-Atlante, ma è sicuramente una responsabilità di questo Governo regionale.
Ci sono dati – e mi spiace che in questo momento non ci sia l’Assessore Petrini (e dico anche che va meglio all’Assessore Mezzolani, infatti sappiamo che con la spesa corrente abbiamo una spesa sulla sanità enorme, anzi, si spende anche troppo) – che ci dicono che nell’agricoltura arriviamo – capiterà anche a voi di ascoltare le imprese agricole che urlano alla porta perché non è stato pagato il 2007, quindi figuriamoci il 2008! - a casi in cui i pagamenti arrivano al 12%, e intanto l’imprenditore è andato ad indebitarsi con l’istituto di credito.
Allora questa è una responsabilità morale che grava su questa amministrazione, una amministrazione che, ripeto, ha preferito ostentare nei suoi powerpoint delle meraviglie che spesso sono delle prese in giro.
Quando a Fermo il Presidente Spacca parla dei giovani - ed io ne parlo come soggetti indebitati per colpa sua probabilmente per i prossimi quindici lustri -, dice cose che veramente sono anche fastidiose da rileggere ogni anno. Infatti ancora una volta Spacca tra gli interventi dei giovani mette il piano casa. Correva l’anno 2004 quando, fin da allora - lo ricordo come fosse ora – Spacca faceva della pubblicità sui giornali parlando del piano casa, e a distanza di anni parla ancora di questo. I ragazzi la casa non ce l’hanno e Spacca continua a farsi la pubblicità esattamente come faceva il gerarca di quel famoso paese della Ciociaria ritratto in anni ruggenti, che per far colpa sul Duce, anzi sul finto gerarca, continuava a spostare le mucche da fattoria in fattoria perché il gerarca presunto fascista si potesse inorgoglire per la produttività delle sue fattorie.
Questo è l’atteggiamento di quel Spacca che continua a parlare, pensate, della legge regionale sugli oratori! Dieci giorni fa tutti i sacerdoti marchigiani sono stati nuovamente raggiunti dalla famosa lettera che propone loro la giusta provvidenza economica prevista a novembre, ma che fa Spacca?! Spacca il 10 dicembre a Fermo – è un Spacca micidiale, non è second Life, ha tre vite, quindi è tre volte virtuale! – dice che per i giovani c’è anche la legge regionale per valorizzare gli oratori, quando invece neppure la rifinanzia! Con la lettera dice al reverendo “guarda che sono dalla parte degli oratori” ma poi non li rifinanzia. Insomma il gioco delle tre carte è qualcosa che sicuramente Spacca non deve imparare perché lo conosce!
Concludo con un’ultima considerazione che credo sia la più importante.
Questo è un bilancio che, secondo me, è stato anche svilito dal ritorno alla marchetta militante. Caro Assessore Marcolini, su questo sono più cattivo di come lo sono stato sul resto del discorso. Ci sono troppe marchette e ci sono troppe marchette per i Comuni di sinistra. C’è una gestione clientelare e politica della marchetta. E’ una cosa vergognosa! Perché non si può parlare di annus orribilis e reintrodurre in quelle autorizzazioni di spesa una cosa che fa vergogna.
Nessuno di noi vuole essere moralista, sappiamo che tutti devono vivere, ci mancherebbe, però quella lista della spesa che lei, Assessore Marcolini, ha inserito nella tabella C di questo bilancio non l’autorizza, oggi, a evocare gli spettri della cattiveria di Tremonti. Perché se Tremonti è cattivo per ragioni europee voi siete stati parossisticamente prodigali nel gettare al vento troppi soldi che nulla o sicuramente poco hanno a che fare con quel carattere orribile che second Life Spacca dice che nella nostra regione esiste.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Minardi.

Luigi MINARDI. Io sono completamente d’accordo con quei Consiglieri che intervenendo sull’argomento di oggi hanno preso le mosse dalla crisi finanziaria, una questione molto difficile da affrontare ma è la più importante dalla quale partire.
A me pare che il mondo scientifico sia concorde soltanto su una questione, ovvero che la vastità e la durata di questa crisi sia assolutamente imprevedibile. Infatti tutti sono consapevoli della difficoltà della situazione ma nessuno è in grado di comprenderne la vastità e la durata.
Voglio fare un esempio insospettabile, Gary Becker, premio Nobel, Chicago Boys, quindi uomo assolutamente liberista che oscilla tra due possibili soluzioni, entrambe sono durissime ma una addirittura potrebbe essere assegnata a coloro che hanno visto il capitalismo con una catastrofe finale. Cosa dice Gary Becker? È ancora indeciso se sarà una lunga recessione che porterà a più regole al sistema della finanza, oppure se sarà una severa depressione che scardinerà il mercato.
Questo lo dice Gary Becker, quindi non un bolscevico nostalgico ma uno di quelli che hanno posto le fondamenta di un laissez-faire a 360 gradi, e che prevede addirittura una reazione popolare contro il mercato.
Ovviamente queste affermazioni non ci rendono soddisfatti però ci fanno dire che siamo di fronte ad un evento assolutamente eccezionale e straordinario.
Ne voglio dire un’altra ma questa è molto pratica, non è una valutazione di un teorico o di un accademico. Con le attuali norme per le redazioni dei bilanci delle società quotate in borsa, siano esse aziende finanziarie, siano esse banche o imprese, visto che nel bilancio devono essere riportati gli attivi che tengono conto del valore delle borse, e poiché le borse sono cadute del 50-60-80%, poi questi attivi devono essere svalutati da rendere quei bilanci di società in bilanci da mettere in liquidazione.
Di questo non si parla ma il mondo internazionale sta ragionando di come cambiare le norme per fare i bilanci, proprio perché con le attuali norme la stragrande maggioranza delle società quotate in borsa dovrebbe essere messa in liquidazione.
Quindi, attenzione, non è che abbiamo ancora raggiunto l’apice di questa crisi però dovrà arrivare e ciò che accadrà sarà assolutamente imprevedibile, non sarà paragonabile alla crisi degli inizi degli anni ‘90-‘93, qualcuno si perita di fare questa ipotesi di confronto, e non sarà neanche confrontabile con la crisi del ’29.
Dunque tutto sommato non ci fa bene né l’esagerazione né coloro che tendono a sottovalutare il fatto come se fosse un atto di volontà individuale che può metterci nella condizione di superare questa crisi.
Ora vorrei fare un paio di considerazioni sulla crisi economica e finanziaria.
Se prendiamo la rivoluzione industriale e facciamo in modo che possa scandire il suo tempo nell’arco di una giornata (24 ore), ebbene, solo due ore fa è crollato il muro di Berlino, solo due ore fa il mondo si è diviso in due dove una parte è disperata e una parte è esultante perché la storia è finita. Appena due ore sono passate e addirittura sembra che sia possibile che crolli il mercato.
Questo viene detto da un liberista insospettabile come Gary Becker.
Quello che sta accadendo potrebbe essere anche un qualcosa che ci apre scenari assolutamente inediti ma che di sicuro ci imporrà una nuova discussione. Il crollo del muro di Berlino, invece, l’abbiamo vissuto con molta, molta superficialità, quasi pensando che da una parte era finita una partita, ci eravamo salvati, ci era andata bene in quanto eravamo sopravvissuti. Ma in realtà il crollo del muro di Berlino potrebbe anche significare che è finita una storia molto più lunga iniziata qualche centinaia di anni prima. Una storia che ci imporrà di ridiscutere di tutti i cardini della convivenza civile, a partire da quello dell’uguaglianza, a partire dal ruolo della scienza, della tecnica, del mercato, dello Stato, dell’economia.
Allora visto che abbiamo scelto di seguire una passione civile e una passione politica, che è passione sociale, dovremmo sempre ricordare che le nostre azioni dobbiamo calarle dentro un’idea di scenario.
In questi dieci-quindici anni troppo spesso abbiamo seguito la mera cultura del fare minimale, senza avere un orientamento, al di fuori di bussole e di punti di riferimento.
Quindi riprendere l’idea del progetto sarà una necessità assoluta.
Certo, lo dico anche con timore. Perché se guardate i canali televisivi internazionali questi ancora danno un grandissimo rilievo alle questioni dei giovani greci, mentre i canali nazionali li hanno già rimossi. Di questo non voglio fare il centro di un ragionamento, però mi insospettisco sul fatto che le giovani generazioni di un Paese che non è il punto più alto dello sviluppo capitalistico, di un Paese tutto sommato ricco ma che sta in fondo alla classifica dei Paesi europei, si mettano in movimento in modo così violento ed esteso. E questo non riguarda un quartiere greco, certo è partito da un quartiere greco ma ha messo in moto l’intero sistema della Grecia semplicemente perché sono giovani che hanno già bruciato la speranza di futuro, sono giovani disperati.
Attenti allora a non bruciare la speranza del futuro nei giovani. E qui non stiamo parlando del ’68, un movimento di contestazione nelle parti più alte del sistema capitalistico, perchè oggi ormai sta accadendo, anche con una certa puntualità, che giovani di vari Paesi imbracciano le armi, diventano violenti, danno fuoco alle loro città – prima era successo a Parigi ora è successo in Grecia –. Quindi, attenzione, perché c’è una generazione che si sente di non prendere parte.
Voglio fare un paradosso. Ho letto alcuni dati che dicono che un terzo dei giovani oggi in Italia pensa che si possa sospendere la democrazia senza nessun danno, c’è ancora di più, anche il 40% degli operai e dei disoccupati pensa che della democrazia ne possiamo fare a meno.
E’ come se in questo scampolo di fine novecento e inizio duemila ci stessimo giocando ciò che hanno costruito i partiti riformisti in occidente, partiti che hanno avuto una grande funzione, quella di inserire le masse nello Stato. E’ come se ormai lo Stato avesse trovato un suo anti-Stato che non si riconosce nei corpi intermedi, nella politica, nel sistema della rappresentanza, cioè si sente qualche cosa d’altro e quindi c’è il rifiuto.
Dico questo con grande preoccupazione, perché so di vivere in un Paese formidabile, l’Italia, ma che vive una questione sociale formidabile.
Se guardate i dati dell’OCSE recentemente pubblicati si può vedere che l’Italia ha una fascia di povertà molto più estesa e molto più profonda degli altri Paesi europei. Il 10% della popolazione italiana povera ha un reddito dieci volte inferiore rispetto al 10% della popolazione ricca, cosa che in altre parti d’Europa non esiste, la media europea è dell’8%.
Pertanto abbiamo una questione sociale più alta. Inoltre i trasferimenti statali nel nostro Paese soltanto per il 12% vanno al 20% della popolazione più povera, cosa che in altri Paesi europei è del 25-30%.
Quindi c’è già in atto una questione sociale che ha bisogno di essere guidata, ha bisogno di essere compresa, ha bisogno di essere portata a sintesi, ha bisogno di trovare sponda dentro le Istituzioni, questo se non vogliamo giocarci un patrimonio di coesione sociale che è stato costruito per più di un secolo.
Credo che abbiamo il dovere di pensare a queste cose. Comunque non ho intenzione di fare un ragionamento di carattere generale, anche se penso che le mosse le dobbiamo prendere dagli scenari generali, ma voglio limitarmi soltanto a tre cose da fare che ci riguardano e che ci devono responsabilizzare.
Ovviamente dico che la Giunta si è mossa adeguatamente ma credo siano soltanto i primi passi di una mossa da fare e da continuare. Faccio un esempio: 10 milioni di euro per il fondo per le necessità della crisi che si presenta sono come una goccia nel mare, ma 10 milioni di euro possono essere una enormità se abbiamo l’idea di quale sia il modello di regione che vogliamo costruire.
In questa regione non c’è un comune che non si faccia carico di questa crisi. Infatti non c’è comune che non si faccia carico di anticipare, per esempio, le somme che spettano a quei cassaintegrati che devono stare in attesa sette mesi prima di avere ciò che spetta loro, non c’è comune che non si fa carico di anticipare risorse, oppure non c’è comune che si faccia carico di ampliare il servizio delle mense pubbliche nella sua città, non c’è comune che si faccia carico di affrontare il problema della casa.
Ma ognuno per conto proprio non può affrontare la crisi! Dobbiamo convergere su un progetto. E il progetto sarà possibile solo se comprendiamo che questa è una regione plurale, dai mille campanili ma non dobbiamo galleggiare sul localismo. Come Regione dovremmo fare un progetto che rispetti le autonomie e che poi le metta dentro un quadro di intervento che ci possa mettere nella condizione di moltiplicarle.
Allora non saranno più soltanto i 10 milioni di euro della Regione che interverranno nella crisi in modo dispersivo ed inefficace, ma saranno due o tre progetti di cui si farà carico l’intero sistema delle autonomie.
E perché, per esempio, non chiamare al tavolo del sistema delle autonomie le fondazioni bancarie e tutti quelli che fanno della spesa sociale, in modo da potere convergere su progetti selezionati.
Quando ero Assessore alla cultura avevo pensato ad un’idea di Regione racchiusa nello slogan “sparsi e connessi”. E’ questo che dobbiamo fare.
Se pensiamo che la nostra Regione possa distribuire e farsi bancomat allora la crisi della regione sarà radicale, se invece pensiamo che la Regione possa assumere l’idea di un progetto complessivo, dentro il quale gli attori si ritrovano e possano svolgere la loro parte, credo che insieme riusciremo a farlo.
Questo è il primo punto sul quale dovremmo ragionare.
La seconda questione riguarda il bilancio.

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere Minardi, se la interrompo. Per favore, Consiglieri, ma in Aula si sente un brusio che veramente impedisce l’ascolto. Quindi chiedo a tutti di prestare attenzione e di rispettare chi parla. Prego, Consigliere, continui pure.

Luigi MINARDI. Sulla questione del bilancio penso che il primo ad esserne convinto sia l’Assessore Marcolini, noi ce lo ripetiamo da qualche anno ma ora siamo in una condizione ormai irrinviabile. Cioè che il nostro bilancio deve essere assolutamente ristrutturato su alcune priorità, non va tagliato, non va raso alla pari segmento per segmento, servizio per servizio. Ci vuole inoltre un lavoro fatto anche con la concertazione. Infatti tutti i soggetti di questa regione sono venuti in Commissione per dire che vogliono poter dire la loro opinione e che vogliono conoscere esattamente come andiamo avanti e quali sono i margini per le scelte politiche.
Perché in una situazione di crisi come questa un bilancio che riduce anno per anno i margini di scelta diventa un bilancio inutile ed inservibile.
Credo che tutto questo sia giusto, lo dobbiamo fare, sapendo che il sistema della rappresentanza oggi rappresenta meno di ieri ma che è comunque uno strumento da coinvolgere e da far intervenire.
Come pure in un’azione di recupero di una capacità di rappresentanza deve essere valorizzata l’Assemblea legislativa che, appunto, tale capacità deve avere.
Quindi l’operazione di ristrutturazione del bilancio è un’operazione che ci riguarda. Ci riguarda perché non possiamo pensare di far fronte alla crisi semplicemente ampliando la capacità di spesa che, invece, dobbiamo riconvertire.
E questo ce lo dice anche il fatto che la crisi della politica dalla seconda metà degli anni ‘80 molte volte ha indotto la stessa politica - lo dico in modo provocatorio - ad usare la risorsa pubblica per acquisire il consenso. Ma questo spazio non c’è più. Non possiamo vivere di rendita utilizzando le risorse pubbliche per costruire un consenso particolare, individuale, puntiforme - come ho sentito dire più volte dall’Assessore Marcolini che, ripeto, credo sia il primo a riconoscere questa necessità -.
Quindi, pur nella distinzione di funzioni dove ognuno fa quello che gli compete per la funzione che porta - l’Assemblea legislativa fa la sua, la Giunta fa la sua -, questa opera di ristrutturazione del bilancio è assolutamente una priorità. E quest’opera deve essere fatta insieme alla definizione del progetto complessivo.
Scusate, ma ci può essere un tavolo regionale nel quale tutti i soggetti si incontrano, monitorano l’andamento della crisi e definiscono il nuovo progetto? Il CREL riusciamo ad attivarlo e a renderlo in qualche modo vivo in questa circostanza? Possiamo fare in modo che l’organismo di rappresentanza del sistema delle autonomie e quello dell’economia e del lavoro possano insieme alla Regione (Assemblea legislativa e Giunta) essere parte attiva in questa crisi? Oppure ce la giochiamo di nuovo sperando di cavarcela e dove ognuno ce la possa fare per le proprie strade?!
Certo, è una via dove dobbiamo fare in modo che in questa crisi le risorse di cui dispone l’individuo siano moltiplicate, non può essere che sia lo Stato a risolvere tutto, però credo sia necessario dare input precisi.
Nell’ultima questione voglio richiamare soltanto degli elementi molto concreti e piccoli, e parto dall’esperienza che ho fatto da Assessore sulla questione delle politiche giovanili.
Nelle scuole abbiamo lavorato un anno per cercare di portare i giovani a comprendere il piacere di dedicarsi anche alla cura della cosa pubblica, dell’interesse generale. Per l’anno prossimo era in programma l’istituzione di tutti i consigli comunali di giovani under 16, ed ovviamente senza input dirigistici, senza regolamenti scritti, ma per fare in modo che da piccoli si riesca ad avere la manutenzione del valore della democrazia come valore partecipativo, del valore della crescita individuale nel confronto dell’impresa collettiva e nel farsi carico di un problema anche piccolo della propria città, del piacere di far bene una cosa, del piacere del fare.
Quindi una alimentazione di quella che è la risorsa individuale fondamentale in una società. Oppure vogliamo consegnare i giovani alla disperazione?!
Credo che questi siano elementi assolutamente sostanziali, perché se ci lamentiamo della crisi della democrazia la prima cosa che dobbiamo chiederci è su come noi ne abbiamo fatto la manutenzione. Abbiamo fatto la manutenzione lì dove viviamo? Abbiamo fatto la manutenzione qui all’interno della Regione?
Sapendo che c’è una forte idea della cultura del fare, allora voglio suggerirvi una lettura “Profilo ideologico del Novecento” di Norberto Bobbio. Le prime parole che scrive Norberto Bobbio sul fascismo è che il fascismo in primo luogo è passato culturalmente – non lo dico per demonizzare quindi mi rivolgo a chi ha simpatie per questo movimento –, e lì la cultura fondamentale era quella del fare in un momento in cui la società si muoveva radicalmente e vertiginosamente. In questa direzione dal punto di vista artistico si sono mossi i futuristi, e anche dal un punto di vista generale come pure nelle istituzioni la cultura del fare l’ha fatta da padrone.
Ma la cultura del fare significa semplicemente abbandonare gli orizzonti nei quali ci si muove, significa far prevalere la concentrazione del potere, e tutte le volte che la cultura del fare prevarrà sarà poi la democrazia che conseguentemente ne pagherà il conto.
Allora se siamo disponibili a pagarlo dobbiamo continuare a lamentarci e a non far niente, oppure dobbiamo essere consapevoli del fatto che la democrazia è l’unico modo per allocare le risorse e per valorizzare ciò che c’è nella società. E questa non è ideologia.
Pertanto su questi tre elementi diamoci dei progetti di intervento che potranno essere anche piccoli, perché è dalle cose piccole che si fanno le cose grandi, perché alla fine le cose grandi servono solo per sprecare soldi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ritengo di dover riconoscere al Consigliere Minardi di aver sostanzialmente tolto dalla mia relazione alcune cose, quindi sono molto contento che lo abbia fatto lui in quanto non lo dovrò fare io!
Noi pensavamo, Assessore Marcolini, che non c’è, Presidente Spacca, che non c’è, che questo fosse il bilancio per affrontare la crisi del modello marchigiano.
In Commissione lavorando come Consiglieri regionali abbiamo incontrato sindaci, categorie e sindacati anche a seguito della famosa intesa sulla crisi stipulata all’interno di questa Assemblea legislativa e che addirittura abbiamo sancito con una risoluzione condivisa. Però poi questo bilancio non contiene nulla degli obiettivi strategici che abbiamo sottoscritto all’unanimità in questo consesso appena venti giorni fa.
Capite, quindi, il senso di frustrazione che ognuno di noi sente, e credo anche quelli di maggioranza, capisco benissimo il vostro stato d’animo perché tutti vorremmo fare qualcosa in più per affrontare i problemi che sono sul tappeto.
Questo è un bilancio che non ascolta nessuno, è un bilancio totalmente sordo alla realtà delle Marche, è un bilancio che continua nella linea di controllo politico della spesa pubblica indicata da Spacca e questo per mantenere il governo di questa Regione almeno fino alla fine della legislatura. Questo è l’obiettivo di minima, però è anche l’obiettivo di massima di questa Giunta, cioè non c’è nient’altro!
Qui si nascondono i problemi. Ieri sera ho ascoltato il Presidente della Repubblica che ha fatto un monito al Governo, che a cascata credo sia per tutti, dicendo: “cominciate a lavorare insieme, non ammantate i problemi, non sottaceteli, affrontateli con coraggio, perché la crisi che abbiamo di fronte è devastante”.
Però poi questo bilancio non affronta nessuno dei temi che invece oggi responsabilmente dovevamo rappresentare.
Consigliere Castelli, adotto tutto il suo bellissimo intervento sugli spot, quindi non lo ripeto, però voglio aggiungere che questi spot voi della maggioranza dovete anche guardarli perché probabilmente non li avete visti. Cioè Spacca si è ridotto a pubblicizzare delle cose di cui lui non ha contribuito a realizzarne neanche una briciola, si sta attribuendo meriti che non sono assolutamente suoi. Oggi addirittura durante i film vengono fatti gli spot sulla Quadrilatero, ma Spacca è quello che da Vicepresidente durante il Governo D’Ambrosio ha votato per fare ricorso al Corte Costituzionale contro la legge obiettivo e poi al Tar contro il progetto della Quadrilatero, inoltre è quello che ha contribuito al ritardo solo perché era una posposta che veniva da un altro gruppo politico e quindi bisognava osteggiarlo.
Oggi dobbiamo correre, stiamo sollecitando per fare in fretta, ma potevamo partire tre anni prima! Oggi alla luce dei fatti non so dove dobbiamo correre! Peraltro è la Quadrilatero che deve correre e non la Regione che non c’entra nulla! Sarebbe molto serio e probabile pensare che quelle strade forse le avevamo già realizzate! Facciamo un mea culpa qualche volta! Io ammetto di aver sbagliato tante volte, invece qui la Giunta non dice mai che aver sbagliato almeno una volta! Sarebbe un’ammissione estremamente gradita da noi che non crediamo ai superuomini; quindi né Berlusconi né Spacca sono superuomini! Non ci sono superuomini ma solo uomini che governano e che debbono saper ascoltare i rappresentanti del popolo, delle aziende, delle imprese, delle famiglie di questa regione. Il comportamento da Padreterno che oggi questa Giunta sta assumendo significa che deve accollarsi anche tutte le colpe.
Quindi io voglio fare gli spot al contrario - Vicepresidente Petrini, mi rivolgo a lei perché è l’unico presente, la ringrazio di esserci, altrimenti potremmo anche fare a meno di parlare -, ovvero tutti quegli spot che avete abbandonato: l’anno scorso c’era lo spot sul PIL, quest’anno è stato abbandonato perché è diminuito del 9,1%; sulle spese per il turismo avevate detto, ovviamente esagerando, che erano fatte delle cose inimmaginabili, però siamo l’ultima regione in Italia per spese sul settore del turismo; cassa integrazione, +259%, prima regione in Italia; liste di attesa, per molte patologie siamo gli ultimi in Italia, abbiamo le più lunghe liste di attesa italiane; per il manifatturiero abbiamo la percentuale più alta d’Italia, ovvero per nostro modello di economia abbiamo un maggiore rischio; infrastrutture, siamo al 92° posto su 104 province; l’indebitamento è vicino al collasso, cioè siamo vicinissimi al 25%, il massimo possibile, e peraltro lo stiamo ottenendo anche attraverso operazioni che non sono legittime, o meglio, moralmente legittime, Assessore Marcolini.
Sulla illegittimità sto cercando di trovare il bandolo della matassa, ma ancora non lo ho trovato perché non ci avete dato neanche i documenti che vi abbiamo richiesto un mese fa, infatti con i nostri esperti volevamo valutare le operazioni che sono state fatte. Ci avete impedito di farlo oggi ma lo faremo domani, dopodomani, quando ci darete i documenti, oppure quando ricorreremo al TAR per averli.
Per quanto riguarda la rinegoziazione dei mutui siamo l’unica Regione che ancora si ostina a scrivere che vuole ricontrattare i mutui a quarant’anni. Ma questo è vietato per legge, la 133 lo vieta espressamente già dall’anno scorso e ora la legge finanziaria addirittura lo proroga per un altro anno. Quindi prevedere di rinegoziare a quarant’anni non è soltanto immorale – immorale lo era già prima - ma è anche illegittimo.
Assessore Petrini, lei ogni volta rivendica sul PSR, sulle politiche agricole, sull’elevata percentuale di spesa. Ma lei, Assessore, questi dati li dovrebbe analizzare perché probabilmente la struttura di vertice che ha le dà dei dati leggermente sbagliati. Noi nel 2008 abbiamo pagato di più perché dovevamo pagare il 2007, quindi abbiamo liquidato cose vecchie mentre quelle dell’anno, come fanno altre Regioni, non le abbiamo liquidate. Le porterò i dati, Assessore, in quanto farò anche un’altra ricognizione perché le affermazioni che lei ha fatto ieri sono del tutto prive di fondamento. (…) Certo, sono le liquidazioni ma non si dice a quale anno si riferiscono, e lei, Assessore, sta indietro di due anni, questo è il problema!
Quello che ha detto oggi il Consigliere Minardi nel suo intervento lo trova scritto, Assessore, nella prima frase di una risoluzione – non so se l’ha letta, non penso che abbiamo avuto questo onore, ma ci avrebbe fatto estremamente piacere – che abbiamo presentato, come contributo dell’opposizione, agli interventi per la crisi economica. Una crisi che paventavamo fosse confinata, ne eravamo convinti, solo nel fabrianese e nell’ascolano, invece, come si evince dai dati che ci stanno arrivando da Confindustria in questi giorni, anche molte altre imprese della regione non pagheranno né i contributi ai lavoratori né le imposte. Ciò significa che nel 2009 dovremmo aspettarci che molte altre imprese della regione addirittura entreranno nel vortice della chiusura. In questo momento le aziende che dichiarano di aver problemi per chiudere i bilanci sono il 25%.
Abbiamo chiesto, quindi, un tavolo regionale - ma non un tavolo a perdere come quello che chiede Veltroni - di sessanta giorni, non di più, per metterci insieme e capire quali potranno essere le misure strategiche che ci faranno mettere in sintonia con il tessuto marchigiano.
Non va bene che partiamo da soli però non va bene neanche che mettiamo tantissime risorse per salvare le banche e poi non abbiamo dalle banche stesse un impegno specifico verso il settore della piccola e media impresa che, invece, sta subendo una contrazione degli affidamenti e che è una contrazione paurosa rispetto al passato.
Pertanto non bisogna fare degli accordi unilaterali ma accordi bilaterali, trilaterali, accordi che riescano a risolvere e ad affrontare con uno spirito di vera solidarietà i problemi. Perché oggi, a mio avviso, dobbiamo dare solidarietà a tutto il sistema economico imprenditoriale di questa regione, dicendo che se la crisi sarà di un anno, di due anni, se la ripresa sarà più lenta noi saremo vicini, ci sacrificheremo, tratteremo, lavoreremo, non dormiremo la notte.
Questo è quello che vuole sentirsi dire il sistema delle imprese delle Marche; lo spot dell’incontro con i quaranta capi delle banche per dire ci facciamo una bella foto insieme non produce nulla per l’impresa, non produce garanzia per il lavoratore, non produce nient’altro!
Questo è il nostro problema e questo è quello che noi ravvisiamo.
Io ho cercato di fare anche dei parallelismi. Ieri ho sentito delle affermazioni in quest’Aula a dir poco pittoresche, nel senso che è stata illustrata una realtà virtuosa di questa Regione che invece non ha e addirittura una negatività del Governo nazionale che invece ha.
In modo particolare al Consigliere Binci faccio due o tre parallelismi, così almeno starà tranquillo.
La Regione Marche l’anno scorso ha messo l’accisa sulla benzina e la tassa sul metano anche per le aree montane, nessuna Regione ha tentato di fare tanto, e quest’anno non la togliamo. Da quello che ricordo era stato detto che doveva essere quasi una tantum... (…) io speravo fosse una tantum. (…) Assessore, rispetto a quello che c’è scritto qua dentro…(…)

PRESIDENTE. Per cortesia, Assessore, non interrompa.

Franco CAPPONI. Assessore, il Governo crea un bonus energia per le famiglie e addirittura rinuncia a tante entrate, vada a parlare con Berlusconi…(…)

PRESIDENTE. Scusate, lasciate parlare il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Presidente, alla fine chiederò il tempo perso.
In pratica noi abbiamo fatto una serie di misure che vanno a garantire la famiglia…(…) Assessore, guardi, io finisco di parlare e per l’opposizione lo faccia lei, tanto sulla via della dittatura ci siete già! Se volete possiamo anche smettere di parlare, ma non sarà facile! State attenti all’Abruzzo perché confina con le Marche! (…) Tra l’altro posso aggiungere in tutti i sensi!
Stavo dicendo che ci sono circa 80 miliardi di euro a sostegno delle imprese e della famiglia che in pratica sono quattro manovre finanziarie che il Governo destina al gravissimo momento che stiamo attraversando, e parlo dei bonus famiglia che arriveranno a circa 8 milioni di famiglie. Mentre noi in questa Regione non abbiamo pensato a nessuna misura. Ne potevamo fare tantissime, oggi ad abundantiam abbiamo leggi sulla protezione sociale ma che non abbiamo rifinanziato.
In questa legge non c’è il finanziamento a otto leggi che abbiamo fatto nel 2007 e 2008 per le quali c’è scritto che il finanziamento viene rimandato alla legge finanziaria. Ora ve le elencherò, perché voi della maggioranza probabilmente non lo sapete neppure. Alcune sono le vostre leggi, quelle che molti Consiglieri hanno premuto per farsi approvare, ma su queste non c’è una lira.
Fondi FAS. Il Governo dice puntiamo su pochi progetti indispensabili, importanti, perché li vogliamo realizzare ma noi nelle Marche cosa facciamo?! Facciamo 400 interventi a pioggia per accontentare gli amici degli amici, poi nessun intervento strutturale, e qualcuno scrive sul giornale che ci sono fondi! Non so, Consigliere Comi, quelli che ha scritto oggi dove li ha presi, a noi non risulta che ci sia un capitolo che scrive questo. Se poi all’interno di filiere di progetti a concorso ci sono promesse sarebbe ulteriormente scorretto, significherebbe manipolazione delle risultanze delle fasi istruttorie dove i comuni vengono messi a concorrenza.
Ci sono interventi per l’IRAP, ma su questo abbiamo chiesto con forza di tentare gradatamente di ridurla, perché in questa regione l’IRAP fa più danni che in altre regioni. (…) L’abbiamo fatto, Presidente, perché c’è una detrazione del 10% sulla nuova Finanziaria, ma che lei forse non ha letto perché magari è troppo impegnato a fare i conti della Regione…(…) Assessore, ma il Governo... (…)

PRESIDENTE. Assessore, per cortesia, arriverà il suo turno per parlare quindi non interrompa.

Franco CAPPONI. Il Governo dall’IRES ha permesso la riduzione dell’IRAP del 10%, il che significa che ne beneficeranno innanzitutto le nostre aziende manifatturiere, perché l’IRAP si paga soprattutto sullo stipendio che si dà ai dipendenti.
Anche l’abolizione dell’ICI, che la sinistra artatamente ha fatto passare come un premio ai ricchi, così non è, perché le A1 e A2, ville, ecc. non sono escluse dal pagamento dell’ICI, è invece un bellissimo intervento sociale perché è diretto alle famiglie. L’85% delle famiglie di questa regione ha un’abitazione, il 5% abita in un edificio di edilizia economica popolare, quindi riteniamo che questa sia una misura ulteriore di salvaguardia verso il potere di acquisto delle famiglie e soprattutto di quelle più povere.
Inoltre cosa c’è che non va in questo bilancio? Ad esempio non vengono riportati da anni i bilanci delle partecipate. In questo bilancio non viene riportato il deficit che ha ogni partecipata. E’ per questo che ho qualche dubbio sulla legittimità. Però dovremmo affidarci a degli esperti perché questi dati non li abbiamo e peraltro non ci vengono neppure dati, infatti li abbiamo chiesti ma non ci sono stati dati.
Ritengo che delegittimare ulteriormente un’Assemblea legislativa regionale come sta avvenendo in questa fase sia estremamente pericoloso per le Marche. Questo è un momento di difficoltà che non permette più a questa Giunta di vivere di rendita e di spot. Perché chi sente la crisi poi quando vede lo spot si arrabbia molto e si chiede “ma da chi siamo governati!”.
Quindi noi, cari amici della maggioranza, non vogliamo finire nell’essere additati tra quelli che fanno queste cose, ci vogliamo distinguere.
Non è stato un bilancio partecipato, non è stato neppure condiviso con il CAL, nessuna delle proposte del CAL è stata recepita. Voglio vedere come voteranno i Consiglieri di maggioranza quando invece in Commissione era stato scritto “approvato a condizione che”, visto che poi nessuna delle condizioni è stata recepita.
Non c’è stata nessun ascolto dei problemi dei marchigiani, pertanto non vogliamo più che le colpe vengano addossate alla politica.
Voi state facendo un tentativo di delegittimazione complessiva e totale di quest’Aula, ma di quest’Aula potreste aver bisogno, potreste aver bisogno dei marchigiani, potreste aver bisogno delle imprese delle Marche, delle associazioni, ovvero di tutto quello che oggi state rifiutando e accantonando verso una sostanziale non considerazione.
Penso che gli emendamenti che abbiamo presentato dimostrino come volevamo impostare il bilancio. Certamente sono emendamenti - anzi, dico potevano essere, perché a volte non ci date il tempo neppure di integrarli – che vogliono portare il nostro contributo ad un tavolo di coordinamento, come peraltro avete espressamente detto all’interno di una mozione che abbiamo approvato insieme ma che voi già al primo momento disattendete totalmente.
Voglio capire qual è il vostro grado di affidabilità. La vostra disinformazione, pagata con i soldi della Regione, continua a tenere il cittadino distante dalla realtà di ciò che avviene in questa Regione, però non sarà ancora per molto tempo, perché, come sapete, tutti i nodi verranno al pettine ma noi saremo ancora qui.


PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Ovviamente questo bilancio regionale, come quelli di altri enti, mostra vizi e virtù, e in questo caso sono decisamente maggiori le virtù ai vizi. Però in questo bilancio alcune caratteristiche che anch’io giudico non del tutto positive ci sono, le sottolineerò, lo ha fatto il collega Minardi come pure altri Consiglieri.
Il dibattito di quest’Aula, al di là delle posizioni legittime e anche molto critiche e dure, è stato condotto con una certa moderazione.
E’ vero che il clima generale che c’è nel nostro Paese invita tutti - lo ha detto anche il Presidente Napolitano che è stato ricordato anche dai banchi dell’opposizione – ad avere una solidarietà istituzionale netta, tale che ogni livello di governo, dallo Stato centrale ai piccoli comuni, devono fare uno sforzo affinché i bilanci possano essere impermeati in modo particolare su nuove priorità.
Questo deve valere per tutti, come avete ricordato anche voi dell’opposizione, e credo che sia una cosa molto positiva. Poi certamente la critica affonda, è giusto che ci sia, è normale, ma tutto sommato è un dibattito che mi ha convinto più che in altre occasioni.
Ho chiesto al Governo di questa Regione, lo ha fatto il mio partito e l’intera maggioranza, di fare in modo che questo bilancio potesse dare, nei limiti del possibile, una risposta abbastanza chiara alla congiuntura economica che abbiamo in questo Paese e nelle Marche. E questo è stato fatt.
Certo, potrebbe anche non essere sufficiente, però nel nostro bilancio troviamo 10 milioni di risorse per il sociale a garanzia di chi ha meno possibilità, troviamo una quota di 15 milioni di euro destinate al sostegno del sistema produttivo, abbiamo una buona gestione delle risorse europee destinate alla tutela dell’occupazione e del lavoro. Ovvero tutte quelle risposte che chiedeva il mio partito, che chiedeva questa maggioranza in un’occasione difficile e particolare del sistema economico del nostro Paese.
Sono risposte importanti anche se forse non del tutto esaustive, però questo bilancio alle Marche offre comunque il tentativo di gestire la spesa storica e aggredire nuove difficoltà.
Quindi di ciò che chiedevamo il bilancio ne dà una notevole risposta.
Siamo in attesa della Finanziaria nazionale ma credo che non si possa negare - anche senza scaricare solo verso l’alto perché poi questo è un gioco delle parti a prescindere dai Governi che si alternano al Paese - che si tagliano 28 miliardi di euro.
E quando c’è un taglio di risorse verso il territorio questi poi riguardano i servizi sociali, i trasporti, la formazione, la scuola, l’edilizia scolastica.
Tuttavia, anche rispetto alla vicenda dell’ICI, ricordata poc’anzi dal Consigliere Capponi, abbiamo fatto bene, Assessore Marcolini, a ritirare l’emendamento sugli oneri di urbanizzazione, che poteva essere sì una possibilità per i Comuni di avere risorse, ma era sbagliato farlo adesso, forse si potrà fare con la legge urbanistica quindi troveremo il modo per andare in questa direzione.
Penso che il nostro bilancio garantisca la comunità marchigiana almeno su quattro punti fondamentali.
Il primo è quello di una costante tendenziale riduzione dell’indebitamento, cifre non del tutto significative ma che certamente segnano una tendenza, che è un qualcosa che in questi anni l’Assemblea legislativa ha chiesto ripetutamente alla Giunta.
Allo stesso tempo credo che debba essere sottolineato che siamo una Regione che in una situazione del genere non aumenta la pressione fiscale. Prima si è fatto riferimento all’IRAP, ma bisogna considerare che a livello nazionale è al 4,15% mentre le Marche mantengono l’1%. Certo, è complicato perché va riferito al PIL, tuttavia questa Regione non aumenta la pressione fiscale.
L’altra questione è che per la comunità marchigiana nel 2009 si aumentano le risorse di alcuni milioni di euro.
E’ evidente che – lo hanno ricordato i Consiglieri Minardi e Capponi, addirittura anche il nostro Presidente della Repubblica – che bisogna essere attenti nel formulare i bilanci, bisogna avere il coraggio anche di riformare strutturalmente i bilanci degli enti locali e delle Regioni. Quindi anche nelle Marche, Assessore Marcolini, sarà necessario arrivare pian piano ad una riforma del bilancio costruita per interventi prioritari, ovviamente concertando i progetti con i territori.
Inoltre penso sia opportuno continuare il percorso di decentramento gestionale delle funzioni. Anche questo è un percorso non del tutto risolto, abbiamo bisogno di completare il percorso di decentramento verso il territorio, verso i Comuni, verso le Province, per produrre migliore gestione della spesa e con una razionalizzazione del sistema della governance di questa Regione – ieri lo ha ricordato anche il collega Massi –.
Ritengo che le Regioni siano enti che devono profondamente riformare le loro strutture organizzative. Sono enti troppo pesanti, sono sforzi che vanno fatti non solo banalmente riducendo il personale, anzi, bisogna riqualificarlo, bisogna trasferire le funzioni, trovare nuovi modelli organizzativi che possano migliorare e ridurre la burocrazia, e tutto questo anche per enti come le Regioni.
Questa non è un’autocritica al Governo di questa Regione, al quale ovviamente appartengo e quindi do il mio sostegno, ma è una questione generale, è un elemento che è stato richiamato anche nel dibattito.
Vi è anche la necessità di rendere attiva la gestione del bilancio attraverso l’Assemblea legislativa e le Commissioni, tutte cose che sono già state dette.
Credo, altresì, che il lavoro fatto dalla Giunta nel gestire ed intrecciare le risorse della programmazione unica regionale, Assessore, sia stato un ottimo lavoro, ovvero quello di intrecciare in maniera adeguata le partite di bilancio delle risorse regionali con quelle del Governo e con quelle europee. Infatti sul territorio regionale si riescono a dare risposte complessive anche per i grandi investimenti, per le grandi infrastrutture, per gli acquedotti, per i rifiuti, per la difesa della costa. Insomma questo bilancio ha messo in campo anche percorsi anticiclici.
Quindi se in questo bilancio cerchiamo una risposta alla crisi economica delle Marche troveremo delle partite interessanti.
Ovviamente non sarà sufficiente il bilancio 2009, anche perché i bilanci – come è stato ricordato anche in questo dibattito che è stato abbastanza complesso e completo – hanno a che fare anche con una lettura pluriennale. Quindi non possiamo pensare che il bilancio 2009 possa essere risolutivo rispetto ad alcuni temi che riguardano l’economia più in generale.
Ma è evidente che ci sono situazioni che devono essere ricordate, in modo particolare il piano per le infrastrutture per il quale vengono messi a disposizione circa 7 miliardi di euro facendolo con un’adeguata programmazione degli interventi, con una concertazione progettuale fra i vari livelli e con la possibilità di accedervi in maniera adeguata e mirata con i fondi strutturali.
Ci sono, inoltre, i fondi per la solidarietà, il fondo per il lavoro e la piccola e media impresa, il fondo per le fasce più deboli. Insomma ci sono risorse orientate in modo particolare a ciò che questa maggioranza aveva chiesto, a ciò che il mio gruppo aveva chiesto.
Credo anche che tutte le azioni di concertazione con la banca europea per i fondi BEI siano interessanti in quanto riescono rispondere alla parte più debole della società, vale a dire agli anziani, alle famiglie, alle imprese, oltre che ai sistemi idrici e ai rifiuti.
Penso che sia stata una cosa importante e adeguata l’aver destinato nel 2008 alle aree più deboli, come l’area del fermano e dell’ascolano, risorse per progetti speciali.
Credo, quindi, che a questo bilancio si possa dare un giudizio positivo, ma voglio fare anche una sottolineatura particolare.
E’ un bilancio regionale che non ha implicazioni nel settore della sanità ma certamente avere un sistema sanitario con un bilancio in ordine è un elemento di sicurezza anche per il futuro, posto che il sistema della sanità è riuscito a portare al suo interno a stabilizzare circa 1.400 persone.
Pertanto un bilancio che si presenta con una riduzione tendenziale dell’indebitamento, che non aumenta le tasse, che ha il sistema sanitario in ordine e a pareggio e che stabilizza 1.500 precari, un bilancio dove ci sono risorse per il fondo sociale in un momento delicato per la situazione economica generale di questa regione, penso sia un atto che non possa non essere sostenuto.
Ovviamente voglio anche accennare alle crisi e alle difficoltà settoriali che ha questo bilancio. Voglio dire con piena franchezza in questa Assemblea legislativa che c’è un punto debole. Infatti neppure io ho molto condiviso, seppure abbia partecipato e ne prendo le mie colpe, la gestione dei fondi FAS che sono stati troppo parcellizzati. Ma in ogni caso se andranno a completare gli interventi sul territorio sarà una cosa buona. Certo, si finanzia un intervento con 1 milione di euro quando si dovrebbe invece finanziare un grande intervento concertato, ma se quel milione di euro interviene per completare un intervento ed è una quota di un intervento più ampio, cioè va a completamento, penso sia una cosa ugualmente da sostenere.
Ciò che non mi ha convinto è quando i fondi FAS vanno a sostituire la spesa corrente, cioè vanno a rimpinguare un servizio tagliato. Questo non va bene, ma attiene al fatto che purtroppo i bilanci sono cristallizzati, ingessati, hanno a che fare con la spesa storica, quindi molto spesso per garantire gli interventi e per garantire tutti i servizi accade anche questo aspetto, ma che sicuramente avrei preferito non ci fosse.
Comunque per le cose che ho cercato di riassumere brevemente, penso sia un bilancio che risponda in maniera adeguata, almeno per il 2009, alle esigenze poste da questa crisi generale che investe l’economia e in modo particolare le fasce più deboli della nostra regione.
Quindi il mio gruppo voterà con convinzione il bilancio di previsione 2009.

PRESIDENTE. Ha la parola per l’ultimo intervento, prima delle repliche degli Assessori, il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Presidente, rispetterò sicuramente l’impegno che ho preso con lei di essere conciso nel mio intervento.
In una situazione di grave difficoltà economica come quella attuale certamente ogni ente, ogni istituzione che si trova a redigere un bilancio incontra delle difficoltà, su questo bisogna essere onesti…Scusate ma non riesco a parlare!

PRESIDENTE. Per favore, Consiglieri, ascoltate.

Luigi VIVENTI. Stavo dicendo delle difficoltà che sicuramente si incontrano quando si redige uno strumento di bilancio.
Vorrei rimanere alle macro questioni, perché essendo un bilancio di previsione sulle questioni particolari poi avremo delle modificazioni sicuramente notevoli in fase di assestamento e soprattutto in fase di consuntivo.
Il messaggio che un Governo deve dare in una fase come questa dovrebbe essere di grande coraggio. Primo, ridurre la pressione fiscale, secondo, ridurre le spese interne, terzo, cercare di sostenere le attività economiche che sono il fulcro della vera economia regionale.
Questo bilancio si sforza in qualche modo di farlo, però ci sono delle cifre, per lo meno per la lettura che ho fatto dello strumento, che risultano in parziale contraddizione. Quindi avrei piacere, nella replica dell’Assessore al bilancio che sicuramente è un esperto di questi argomenti, di capire se queste mie perplessità sono frutto di errori interpretativi o se sono tali.
Nella relazione si parla di mantenere inalterata la pressione fiscale, però verifichiamo che c’è un aumento delle entrate di circa il 10%, sicuramente in parte è dovuto all’aumento dei fondi FAS e dei contributi nazionali, ma anche per un aumento (circa un 50%) di pressione fiscale autonoma da parte della Regione. Pertanto questo contraddice quanto detto nella relazione.
Inoltre vi è una riduzione sul fronte della spesa complessiva, e questo rappresenta un dato positivo. Il taglio si verifica soprattutto nel settore della sanità, che ovviamente occupando oltre i due terzi del bilancio regionale è quello che deve essere costretto per poter poi realizzare una riduzione si spesa.
Però anche qui ci vedo una contraddizione che vorrei mi fosse chiarita bene. Si dice che la gestione ordinaria della sanità nella Regione, da circa 100 milioni di perdita annuale è stata portata a pareggio. Ho capito che questo è stato realizzato attraverso la manovra della valorizzazione del patrimonio immobiliare, quindi la cifra consente un pareggio sostanziale del bilancio. (…) Mi stavo riferendo alla spesa sanitaria dove gradirei avere chiarimenti riguardo la gestione di parte corrente perché nella relazione si dice che è stato raggiunto un pareggio sostanziale attraverso la valorizzazione del patrimonio.
Invece la spesa di parte corrente della sanità – perché il patrimonio poi viene valorizzato, deve essere venduto e dovrebbe essere poi comunque utilizzato come spesa per investimento – manifesta ancora delle perdite? E’ questa la domanda che volevo fare sulla sanità prima di produrre considerazioni di natura conclusiva che potrebbero anche essere errate.
Mi permetto di utilizzare lo spazio del mio intervento anche per fare una richiesta. In una fase come questa sarebbe stato anche logico che la Giunta si fosse presentata togliendo quell’accisa sulla benzina e sui carburanti posta lo scorso anno, anche se devo dare atto all’Assessore che in fase di dichiarazione non venne detto che era provvisoria. Però in una fase come questa è una proposta che come gruppo dell’UDC ci sentiamo di sostenere e portare avanti. Al pari di un’altra considerazione che peraltro è l’unico emendamento che abbiamo presentato – anche se di fatto ce ne potevano essere tanti altri, chiaramente ogni gruppo ha l’idea di farne tanti –. Cioè che circa venti giorni pur avendo avuto la soddisfazione di vedere approvata la nuova legge sugli oratori, passata quasi all’unanimità, poi purtroppo abbiamo visto che su questa proposta di bilancio non viene finanziata. Quindi quanto meno, per essere coerenti rispetto all’impegno preso con l’Assemblea, per gli oratori bisognerebbe rimettere a copertura uno stanziamento minimo di 450 mila euro, altrimenti ha ragione il Consigliere Capponi quando dice “approviamo delle leggi per dare soddisfazione a qualcuno ma poi non le finanziamo”.
Dunque, secondo me, questa è una delle questioni che vanno sicuramente risolte nella discussione di oggi. Per il resto, come ho detto prima, certo la situazione imporrebbe scelte ancora più coraggiose ma siamo in presenza di un bilancio che è obiettivamente ingessato, dove la sanità assorbe una certa cifra, personale, trasporti ed altro ne assorbono altre, quindi in condizioni come queste onestamente sarebbe difficile poter fare grandi scelte.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Mezzolani per la prima replica.

Almerino MEZZOLANI. Mi ero riproposto di non intervenire rimettendomi all’intervento finale del collega Marcolini, però credo sia indispensabile precisare alcune questioni qui sollevate, a partire da una domanda fatta da qualcuno della minoranza rispetto al fatto di chi comanda in sanità.
Credo che una delle ragioni che hanno permesso di conseguire il risultato che abbiamo conseguito in questi ultimi due anni sta proprio dietro al fatto che abbiamo ripristinato la giusta catena delle decisioni, il cui indirizzo compete alla politica e naturalmente i tecnici fanno poi la loro parte nell’adeguarsi a questo indirizzo. Questo è stato il ruolo fondamentale.
Vado alle questioni finanziarie. Abbiamo chiuso in pareggio il 2007, chiudiamo a pareggio il 2008 e abbiamo tracciato buone prospettive per il 2009.
Altra cosa è il risanamento del debito pregresso, conseguito attraverso l’utilizzo delle plusvalenze che derivavano dalle vendite del patrimonio del passato e che ci era impedito utilizzarle in virtù del cambiamento di quella normativa che abbiamo fatto l’anno scorso.
Queste sono le ragioni per le quali il bilancio si chiude a pareggio. E’ certificato dal cosiddetto tavolo “Massicci”, che ovviamente non è solo un tavolo economico ma è anche il luogo della valutazione della qualità dei servizi sanitari delle Regioni italiane. Ed anche qui siamo risultate tra le prime quattro-cinque Regioni.
Pertanto voglio rivendicare questo risultato, perché una situazione difficile come quella che sta attraversando la nostra regione credo sia alla base anche di una visione diversa, quella che avevamo promesso per la sanità regionale, cioè per la collettività e la comunità della nostra regione non più un peso bensì un elemento di quel complesso motore che sta dietro alla tenuta, in questo caso, ma anche allo sviluppo della nostra economia.
Mentre vediamo attraversare da parte delle aziende private una difficoltà enorme sul piano finanziario, che porta poi alla cassa integrazione e ai licenziamenti, nella sanità, grazie anche ai pareggi di bilancio e alla solida situazione finanziaria che si è determinata, stabilizziamo un intero mondo del precariato che naturalmente era un elemento di instabilità per il sistema stesso. In un anno ne abbiamo sistemati 1.300 e ci accingiamo, in virtù degli accordi che abbiamo fatto con le parti sociali e il sindacato, a stabilizzarne altri 1.600.
Credo che questo sia un elemento di rassicurazione per tutta la comunità marchigiana quindi non soltanto per il sistema sanitario.
Giovedì ci sarà l’ultima riunione tecnica al tavolo “Massicci” dopodiché a gennaio si andrà in Conferenza Stato-Regioni in cui verrà preso atto dell’accordo di programma che abbiamo stipulato e che prevede nel breve, medio e lungo periodo investimenti per 560 milioni.
Anche questo, in una fase così delicata dell’economia della nostra regione, credo sia un elemento di rassicurazione per le nostre comunità.
Qui si è rivendicata la tenuta del sistema di welfare della nostra Regione. Ebbene, in virtù del fatto che abbiamo chiuso a pareggio i nostri conti, siamo tra le pochissime Regioni – si contano sulle punta delle dita – che hanno istituito un fondo per la non autosufficienza, un ulteriore elemento di coesione in un momento delicato per la cittadinanza marchigiana. Sono 58 milioni e la sanità ce ne mette 15, naturalmente per aumentare la qualità dei nostri servizi residenziali, per dilatare l’assistenza domiciliare e per far fronte a quelle cronicità e a quelle nuove fragilità che vanno sempre più emergendo in virtù dell’invecchiamento della popolazione.
Credo che non siano cose di poco conto e soprattutto non dimentico che un anno fa qui dentro, quando cioè discutevamo della sanità marchigiana, qualcuno, non certo della maggioranza, vedeva nel commissariamento di questa Regione uno degli elementi che potevano in qualche modo essere tranquillizzanti per rimettere in moto il sistema. Abbiamo rifiutato questa visione, abbiamo aperto una sfida grande che oggi possiamo dire di aver vinto trasmettendo l’idea di una sanità che è tra le migliori del nostro Paese.
I conti a posto hanno a che fare anche con la qualità del servizio, significano che si rendono servizi appropriati rispetto alla domanda che emerge. Non conosco sanità buona in tutte le Regioni italiane se non c’è il pareggio dei conti, la migliore sanità sta nelle Regioni che hanno i conti a posto.
Questo è sicuramente un risultato, visto e considerato che non io, ma il Sottosegretario Fazio qualche settimana fa in un convegno ad Arezzo ha avuto modo di apprezzare il lavoro che hanno fatto le Marche nell’ultimo anno e mezzo. Cioè quel percorso che non solo ha prodotto il risanamento dei conti, mettendoci dentro una prospettiva più rosea, ma anche l’implementazione della qualità che non viene assolutamente smantellata.
Voglio terminare guardando anche alle criticità che ci sono, sarebbe sbagliato sedersi sui risultati conseguiti. Quindi dobbiamo fare anche molta attenzione perché è chiaro che questo è solo l’avvio di un lavoro che può rendere stabile questo sistema e questa situazione solo se andremo avanti comunque nella trasformazione.
E’ chiaro che dentro questo ci stanno i ragionamenti sulle code ai pronto soccorso, sulle liste di attesa, però tutti problemi che non si risolvono con affermazioni populiste o demagogiche ma con il frutto del sudore del lavoro quotidiano stando in trincea, cosa che cerchiamo ovviamente di fare.
Il problema delle liste di attesa riguarda l’intero sistema sanitario dentro il quale ci sono anche le Marche. Questo certamente non ci rende soddisfatti, ma anche qui non siamo tra le Regioni peggiori, siamo tra quelle che affrontano meglio il problema, pur potendo in qualche modo fare di più di ciò facciamo.
Qui dietro c’è anche un problema di cultura della nostra gente, della formazione della responsabilizzazione dei medici di medicina generale, c’è l‘idea di sviluppare attentamente quelle che sono le tecnologie e il loro rinnovamento, e nel finanziamento degli investimenti questo problema viene affrontato. Ci sono gli accordi con gli operatori del servizio sanitario e una nuova, se volete, ridefinizione del rapporto di committenza tra il pubblico e il privato. Inoltre c’è anche l’ammodernamento del sistema informativo.
Su queste cose stiamo intensamente lavorando sapendo naturalmente che questo è il problema. Dopodiché parlando chiaro a chi qui demagogicamente afferma che nel settore pubblico ci sono liste di attesa mentre nel sistema privato pagando si ha il servizio il giorno dopo, bisogna ricordare che il problema è più profondo, e l’ideale sarebbe di tranciare di netto il rapporto di chi lavora nel pubblico e di chi lavora nel privato. Perché dietro il rapporto delle liste di attesa c’è anche questo, in quanto lavorare in entrambi i sistemi può darsi che da qualche parte si allunghi per poi ricavarne benefici da qualche altra parte.
Credo che questo sia il vero problema ma ovviamente non appartiene alla Regione.
E’ per dire di quanto complesso, articolato e difficile sia quello che ci sta davanti. Certo, qui possiamo rivendicare anche il controllo, ma vedete, anche il risanamento finanziario ha a che fare con i controlli più serrati che abbiamo immesso nel sistema. L’idea che il sistema abbia il fiato addosso ha a che fare con il pareggio dei conti, quindi anche questo deve valere con l’implementazione dei controlli anche sul sistema stesso per i problemi delle liste di attesa.
Termino con la mobilità passiva, altro elemento qui declinato e introdotto per tracciare il profilo delle difficoltà della sanità marchigiana.
Per la prima volta nel 2007 anche nel nord delle Marche, in virtù degli accordi che abbiamo fatto, c’è la contrazione di quel fenomeno che sta alla base della necessità di intensificare il lavoro proprio per drenare quelle risorse che possono essere riconvertite sul sistema. Questo vuol dire che siamo sulla strada buona.
Ritengo che da questo consesso debba venire una spinta per un’incentivazione ancora maggiore del lavoro che abbiamo fatto. Vorrei però che in qualche modo si riconoscessero gli obiettivi aggiunti, credo che questo attenga non al ragionamento sulla propaganda politica ma ad un discorso di onestà intellettuale che ciascuno di noi dovrebbe mettere quando vuole giudicare obiettivamente le cose che si fanno.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini per l’ultimo intervento.

Pietro MARCOLINI. Anch’io penso che nonostante alcune intemperanze, anche mie, complessivamente il dibattito abbia segnato un’occasione positiva di incontro, di confronto, certo, anche con alcuni picchi sulle cui sollecitazioni proverò ad interloquire.
Vorrei impostare il mio intervento su tre questioni generali e su una in particolare.
La prima riguarda essenzialmente la riflessione sul momento particolarmente delicato della vita economica, sociale e istituzionale del nostro Paese, che come ha ribadito opportunamente il Presidente Napolitano va affrontata con coraggio, volontà e anche come un’occasione per rideterminare le priorità e rifunzionalizzare gli interventi necessari ad ogni livello istituzionale.
Questo richiede a tutti indistintamente un senso di responsabilità, amore per la cosa pubblica, una capacità di prescindere, sempre più difficile, da interessi particolari e faziosi per rilanciare la nostra comunità regionale e il Paese in un contesto competitivo nazionale e internazionale sempre più impegnativo.
Mi pare che tutti riconosciamo che obiettivamente ci troviamo in una situazione inedita, segnata da una crisi globale ancora difficile da valutare nella sua evoluzione, tuttavia abbiamo già chiaro che avrà pesanti ricadute di carattere economico-sociale e di carattere nazionale e forse, secondo alcune previsioni, ricadute ancora maggiori su un apparato produttivo quale il nostro.
C’è bisogno di una forte reazione capace di rispondere all’emergenza sociale ed economica e nello stesso tempo di cogliere le opportunità che offre anche questa fase.
Però come affrontare le questioni generali in un quadro globale di generale mutamento?
La prima questione è metodologica. Dovremmo cercare di affrontare la crisi cercando di abbracciarne tutti i rivolgimenti e le conseguenze, quindi non cercando di vedere la crisi dal buco della serratura del nostro piccolo osservatorio.
Quello nazionale è un osservatorio minimale quindi diventa per certi versi grottesco pensare di costituire un cuneo isolato nell’osservatorio regionale o addirittura sub regionale.
Penso quindi che la nostra Regione insieme alle altre debba offrire, come è stato fatto nelle ultime ore al Governo nazionale, una sponda per coordinare gli interventi di carattere economico, finanziario e infrastrutturale capaci di attenuare l’impatto della crisi e di attenuare le ingiurie di carattere economico e sociale che si riverberano sui nostri territori.
C’è un rischio di fare passi indietro sul versante dello stato di benessere, di quello che dalla culla alla bara immaginava Lord Beveridge, e c’è un rischio di rinsecchimento delle ragioni dello stato sociale come l’abbiamo conosciuto noi.
Penso che per quanto riguarda la nostra regione dobbiamo lavorare con continuità e con lena per difendere i risultati del nostro welfare, dell’istruzione, dei servizi sociali, della sanità, che non sono un lusso e uno spreco ma sono la pre-condizione vitale per una crescita armoniosa dello sviluppo economico che abbiamo conosciuto, per una proiezione realistica per il futuro.
Però lungi da noi una sottovalutazione dell’impatto sulla crisi o ogni tentazione autocelebrativa. Dobbiamo seguire con grande attenzione e con grande preoccupazione la gravità della situazione, il suo evolversi, guardando in modo particolare alle ricadute sociali, prima di tutto sugli strati più deboli della popolazione e alla tenuta del sistema delle piccole e medie imprese, con la disponibilità di ulteriori interventi nel solco della strategia che nella Regione abbiamo definito nella programmazione delle risorse nazionali, comunitarie e regionali.
Penso che per essere coerenti con questa impostazione – ed è il secondo aspetto – dobbiamo esprimere una valutazione non di semplice denuncia ma una valutazione preoccupata per la manovra finanziaria ed economica che il Governo ha inaugurato. Una manovra insufficiente che spesso va nella direzione giusta ma che è assolutamente sproporzionata in termini minimali rispetto alla gravità della crisi.
I grandi Paesi per far fronte alla crisi che si sta abbattendo in termini economici e sociali sui propri contesti stanno impegnando dal 5% al 7% del prodotto interno lordo. Il nostro Governo si sta muovendo con una percentuale di intervento dello 0,3%, troppo poco. Ha fatto bene stamattina il Ministro ombra del Partito Democratico Bersani a presentare un pacchetto di proposte in cui si compromette e ci si confronta con il tema delle compatibilità, non si chiede semplicemente un +1 ma si è disposti a sostenere un quadro che tenga conto delle compatibilità possibili e offra una corresponsabilità politica.
Voglio anticipare in tal senso, se non ho capito male, gli accenni fatti dal Capogruppo di Forza Italia ma fatti anche nell’intervento del Consigliere Castelli o nell’intervento di ieri del Consigliere Pistarelli, sulla disponibilità di un confronto selettivo per gli obiettivi mirati di un rigoverno della manovra economica e della ridefinizione della partita politico e programmatica. Però questo è il terzo punto su cui arriverò immediatamente dopo aver cercato di sintetizzare quello che è lo spirito e quella che è la sostanza del bilancio annuale del 2009.
Il bilancio della Regione Marche con gli ultimi aggiustamenti per le risorse proprie ha messo a disposizione dei nostri concittadini quasi 17 milioni in più rispetto allo scorso anno, passiamo da 592 milioni a quasi 610 milioni.
Abbiamo cercato di intervenire sulle emergenze delle ultime ore, le mareggiate, e di stabilire con la finalizzazione degli interventi economico e sociali e di sostegno ai ceti più deboli con un intervento straordinario di 10 milioni, su cui fortunatamente ha avuto convergenza l’intervento di alcune Province e di alcune Camere di commercio.
Il primo pacchetto di 5 milioni per la garanzia e per il sostegno delle imprese e dell’occupazione, con l’aggiunta delle risorse delle Province e delle Camere di commercio, può ipotizzare una massa di investimenti tra 50 e 100 milioni.
Il secondo aspetto per altri 5 milioni ha avuto una destinazione multipla, che riguarda gli ammortizzatori sociali in deroga, gli interventi risolutivi per il lavoro precario e l’integrazione del fondo sociale.
Qui vado a una questione dolente, perché se non vogliamo vedere la crisi dal buco della serratura regionale, dobbiamo notare come gli interventi correttivi della manovra finanziaria del Governo riguardano 6 miliardi e 800 milioni, ma la manovra fissata nel decreto del 6 agosto ammonta a oltre 35 miliardi. Quindi la somma di cui ci doliamo, Consigliere Capponi, ma ce ne dovremmo dolere tutti quanti, è meno 28 miliardi.
Pertanto altro che manovra anticiclica, bisogna intervenire almeno per neutralizzare gli effetti depressivi, senza rinunciare alla battaglia per gli sprechi, senza evitare di razionalizzare le spese delle pubbliche amministrazioni, senza essere corrivi con la conservazione hic et nunc dell’equilibrio storico, ma mettendo a disposizione nei settori di sviluppo, in modo particolare per le infrastrutture, per la casa, nell’auspicata riduzione della pressione fiscale, le risorse tante volte promesse.
Su questo non voglio essere ritorsivo ma preciso sì. Sul tema della riduzione della tassazione IRAP voglio ricordare che una proposta ufficiale, tanto che alimentò un contenzioso a Bruxelles e Strasburgo, riguardava la cancellazione della tassa odiosa, come venne definita, dell’IRAP. Ma siccome questa tassa odiosa pesava 35 miliardi (29 di parte privata e 6 di parte pubblica) questa tassa è ancora lì per il 4,15% e non è stata toccata.
Quindi nella richiesta di riduzione della pressione fiscale le categorie economiche ma anche noi non possiamo pensare che la Regione con il suo 1% di residuo - che ha già abbondantemente modulato con innumerevoli esenzioni, tanto da collocarsi nelle Regioni del centro-nord al terzultimo posto – possa assorbire l’auspicata riduzione della pressione fiscale auspicata.
Su questo tutte le Regioni sono d’accordo. Ed io penso alla mobilitazione sia quella sociale che istituzionale, ad esempio quella sulla materia di istruzione che ha realizzato modifiche sostanziali nella cosiddetta riforma Gelmini, oppure quella sui finanziamenti del trasporto che con la minaccia di rinunciare alla delega sul trasporto ha ottenuto dal Governo 480 milioni per tre anni, che certamente sono insufficienti ma indubbiamente sono una risposta positiva alla gestione del trasporto pubblico.
Quindi credo debba essere fatta in materia fiscale, in materia di infrastrutture, in materia di sostengo alle piccole e medie imprese.
Ci sono 10 milioni per il fondo straordinario anticrisi e quasi 6,5 milioni per le emergenze sopraggiunte in queste settimane.
Non voglio negare, Consigliere Castelli, l’esistenza di alcune soluzioni minimali, come spesso capita e di cui ovviamente non ci vantiamo, ma che spesso rappresentano le soluzioni a problemi altrimenti non risolvibili. Quindi in una proposta c’è sempre un neo, voglio rilevarne un limite anch’io, ma se guardiamo all’ammontare delle soluzioni di dettaglio non superiamo i 500-600 mila euro, che in un bilancio di 4 miliardi di euro non dico che debbano essere sottaciuti ma possono rappresentare realisticamente l’eccezione capace di risolvere l’irrisolvibile di dimensioni minori.
Avviandomi alla conclusione il terzo aspetto che voglio trattare, forse quello più interessante, mi è stato suggerito da due interventi, quello del Capogruppo del Partito Democratico Consigliere Ricci e quello del Consigliere Minardi che ci ha proposto una lettura alta della crisi, cioè un interrogarsi sull’orizzonte della riorganizzazione economica, sociale e istituzionale nazionale.
Penso che sia giunto il momento per una riconsiderazione strutturale della manovra di bilancio e della spesa regionale. Anche lo scorso anno con il Presidente è stata fatta una avance ma il precipitare degli eventi alla profondità di questa crisi non ci hanno consentito un’interlocuzione, una concertazione, una condivisione di una revisione della spesa pubblica necessaria.
Su questo versante penso a tre elementi, il primo ci viene suggerito dall’Unione europea. La Commissaria Danuta Hubner, in visita ufficiale alla regione Marche, negli incontri avuti con la Regione e con le Istituzioni ha avuto modo di sollecitare una revisione aggiornata degli obiettivi e delle politiche. E non parliamo per quello che resta della programmazione 2007-2013 di una quota parte pari ai 4/5 di oltre un miliardo di euro.
Penso che se realisticamente potessimo ridefinire gli obiettivi strategici per una quota compatibile, che non rivoluzioni la programmazione ma che parli per esempio di una quota di 1/4 o di 1/5 dell’ammontare, potremmo dare alla crisi una risposta sensibile.
Parlo del Fondo sociale europeo con la ridefinizione della struttura della politica del lavoro e della formazione, meno attenta ai formatori e più attenta ai problemi della riconversione della ristrutturazione della politica del lavoro.
Penso al FERS e al FAS, su cui abbiamo dato, nonostante quello che è stato detto questa mattina, interventi strutturali. I 242 milioni, compresi i 75 milioni delle Province, sono per i tre quarti interventi strutturali. Possiamo dire che per 1/4 abbiamo cercato di risolvere integrando questi fondi con le politiche regionali, ma è un quarto rispetto al totale, basti pensare agli spazi aperti del PSR e del FERS.
Potremmo trattare con una sessione rigovernata per i prossimi comitati di sorveglianza delle politiche strutturali, FEP, FERS, FEARS, FSE, con una quota tra 200 e 300 milioni.
E’ un obiettivo, se condiviso, compatibile e che è stato concertato con le sedi istituzionali CAL e CREL in un percorso politico condiviso. E’ qui che si verrà a misurare la effettiva disponibilità della codecisione in un momento di grave responsabilità. Nella prossima primavera avanzeremo proposte specifiche in tal senso, c’è una disponibilità dell’opposizione a un confronto di merito, dunque mi pare che sia un tavolo auspicabile di cui ognuno porta la responsabilità e l’onore della codecisione correlata, appunto, alla responsabilità.
Penso che tutti quanti dovremmo evitare di dire…(…) allora l’interruzione amabile del Consigliere Castelli me ne suggerisce lo stile. Pietro Pomponazzi, un noto filosofo, diceva “Quaecunque ab Aristotele dicta sunt, commenticia”. Quindi basta dire che tutto quello che dicono gli altri sono fregnacce e così tutti quanti risolvono pacificamente e placidamente.
Penso che abbiamo il diritto e il dovere di onorare il dibattito, come nella stragrande maggioranza degli interventi è stato svolto, con l’onore e l’onere della prova di una proposta modificativa, ma non possiamo dire che il fondo delle controversie è esagerato e nel contempo dire che è limitato perché a rischio abbiamo un contenzioso di diverse decine di milioni. Non possiamo dire che la diminuzione del debito è troppo limitata e nel contempo dire che i bisogni e le necessità della comunità regionale sono straordinariamente esagerati rispetto alle nostre disponibilità. Non possiamo mettere insieme sociale, economico, territoriale, non possiamo mettere insieme le vicende della labilità dei ceti più deboli esposti alla crisi a quelle della giusta remunerazione del profitto nelle attività di libero mercato incontrollato.
Penso che il tavolo abbia il dovere di essere garantito da parte del Governo regionale, quindi è giusto il richiamo fatto dal Consigliere Minardi alle sedi istituzionali dell’Assemblea legislativa per l’indirizzo, il governo, il controllo delle scelte fondamentali e della compartecipazione e codecisione politica per i tavoli concertativi.
Penso che su questo i prossimi mesi potranno rappresentare una sperimentazione concreta della possibilità politica che la crisi, come tutti quanti ci siamo abituati a dire nelle ultime settimane, possa rappresentare minacce e opportunità.
Le minacce sono sempre più impressionanti delle opportunità, compito nostro però è aprire uno spiraglio per una ridefinizione dello storico che viene dato per scontato.
In ogni bilancio facciamo fatica a rimettere in gioco una quota minima rispetto alle nuove emergenze, cancellando quelle che emergenze non sono più se sono interventi storici e stabilizzati da venti o trent’anni.
Se faremo uno sforzo comune in tal senso penso che potremo concretamente arrivare ad una soluzione condivisa.
L’ultima battuta, mi sia consentita, la vorrei fare su quello che riguarda i prossimi mesi e le previsioni che fanno le associazioni di categoria. In questi giorni mi è capitato di partecipare ad alcune iniziative di artigiani e di industriali, e le previsioni sull’apparato produttivo e i rimbalzi sull’apparato produttivo sono piuttosto marcate.
Allora penso che le proposte che le associazioni di categoria ci hanno fatto possano essere una seria base di discussione, rimettendo in discussione, adesso, per la proposta di assestamento, tutta la parte rinveniente dalle economie e tutta la parte rinegoziabile per i fondi strutturali sulle emergenze economiche e sociali che questa crisi ci offre.
In tal senso penso che realisticamente, tenendo conto anche dell’andamento di bilancio degli ultimi anni, in sede di assestamento avremo un grado di libertà che se assunto con piena responsabilità potrà indirizzare alcune decine di milioni sulle emergenze economiche e sociali.
Su questo versante la sfida che ha lanciato l’opposizione ma anche quella che responsabilmente hanno fatto il Consigliere Ricci, l’Assessore Amagliani o la stessa introduzione del relatore di maggioranza che si fa carico dell’assunzione di alcune priorità e di alcune scelte selettive di bilancio, penso possano costituire un’agenda da precisare nelle prossime settimane, dando così finalmente corpo ad un confronto con il CREL appena nato e dando anche legittimità e distinzione di ruolo tra Giunta e Assemblea legislativa.
L’Assemblea legislativa è la sede dell’indirizzo e del controllo, la Giunta è quella della traduzione degli indirizzi e della gestione. Con questa distinzione di incarichi e di impegni penso che potremo lavorare fin dai primi giorni del 2009.

PRESIDENTE. Ora per consentire alla II Commissione di riunirsi per esaminare i subemendamenti sospendo la seduta. Riprenderemo puntualmente i lavori alle ore 14,00.

La seduta termina alle ore 12,25