Resoconto seduta n.129 del 20/01/2009
SEDUTA N. 129 DEL 20 GENNAIO 2009


La seduta inizia alle ore 10,20


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letti i processi verbali delle sedute n. 125, 126, 127 rispettivamente del 15 e 16 dicembre 2008 e della seduta n. 128 del 29 dicembre 2008, i quali, ove non vi siano obiezioni, si intendono approvati ai sensi dell'articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 283, in data 9 gennaio 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Modifica della legge regionale n. 20/2001, concernente "Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione", assegnata alla II Commissione in sede referente;
- n. 284, in data 10 novembre 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Capponi, Solazzi, concernente: "Valorizzazione del gioco del pallone al bracciale", assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio e alla III Commissione per il parere facoltativo;
- n. 285, del 20 novembre 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Ricci, Procaccini, Brandoni, concernente: "Istituzione di un fondo a sostegno dei figli di vittime di incidenti mortali sul lavoro", assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 286, del 18 dicembre 2008, ad iniziativa dei Consiglieri Bucciarelli, Benatti, Castelli, Altomeni, concernente: "Norme per la promozione e il riconoscimento della funzione sociale del gioco", assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 109, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Approvazione del Piano di tutela delle acque (PTA) di cui al d.lgs 152/2006, art. 21", assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 110, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "L.r. n. 11/2004, art. 4 - Piano triennale regionale per la pesca e l'acquacoltura 2009/2011", assegnata alla III Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 319, del Consigliere D'Anna: "Interventi a favore delle famiglie dei cassaintegrati, licenziati e precari";
- n. 320, dei Consiglieri Brandoni, Altomeni: "Abolizione della pena dell'ergastolo";
- n. 321, dei Consiglieri Brandoni, Procaccini: "Trattamento per CIGS per i dipendenti del gruppo Antonio Merloni Spa"
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 37, in data 24 dicembre 2008: "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009/2011 della Regione (Legge finanziaria 2009)".
- n. 38, in data 24 dicembre 2008: "Bilancio di previsione per l'anno 2009 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2009/2011".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brini e Capponi e l’Assessore Marcolini.
Prima di passare alle interrogazioni salutiamo con molto piacere gli alunni dell’Istituto comprensivo “Pinocchio” di Montesicuro di Ancona. Benvenuti in Assemblea legislativa.


Commemorazione
"Quarantesimo anniversario della morte di Jan Palach"

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Ieri ricorreva il quarantesimo anniversario della morte e del sacrificio di Jan Palach, che credo tutti noi conosciamo ma purtroppo i giovani no.
Vorrei ricordare che Jan Palach il 16 gennaio 1969 si diede fuoco per protestare contro l’invasione delle truppe sovietiche dell’allora Cecoslovacchia.
Oggi nella nostra società c’è molto egoismo, si pensa solo a se stessi, quindi soprattutto in un momento come questo credo sia doveroso ricordare Jan Palach, un uomo che quarant’anni fa diede un segnale importante a tutti noi.
Inoltre oltre che ricordarlo credo sia doveroso creare iniziative affinché i giovani possano venire a conoscenza che nel recente passato ci sono state persone che all’età di vent’anni hanno sacrificato la loro vita per la libertà di tutti.
Chiedo al Presidente della Giunta – che ora però non vedo in Aula - di organizzare iniziative dirette alle scuole al fine proprio di far conoscere l’importanza e il ruolo di Jan Palach.

PRESIDENTE. Accogliendo la richiesta del Consigliere D’Anna chiedo all’Assemblea legislativa il rispetto di un minuto di silenzio in memoria di Jan Palach.

(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)


Interrogazione n. 917
del Consigliere Altomeni
“Complicanze a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 917 del Consigliere Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito all'interrogazione posta dal collega Altomeni, che si snocciola in quattro punti, comunico quanto segue.
La legge 25 febbraio 1992, n. 210 e successive modificazioni rientra nel processo di decentramento di funzioni dallo Stato alle Regioni attuato con il decreto legislativo 112/98 e di conseguenza viene gestita con fondi a destinazione vincolata.
Con il d.p.c.m. 26 maggio 2000 viene fissata la data del trasferimento al 1° gennaio 2001 e individuate le risorse per l'esercizio di tale funzione.
La prima assegnazione pari ad euro 2.192.744,54 è stata fatta con il d.p.c.m. 13 novembre 2000.
Da allora, sino ad oggi, lo Stato con decreti IGEPA ha provveduto a trasferire alla Regione Marche la somma complessiva di euro 35.141.636,50 a fronte di una spesa sostenuta dalla Regione pari ad euro 40.724.290,98 (dato al 31 dicembre 2007).
I dati sopra citati dimostrano come il finanziamento statale sia assolutamente insufficiente sia a causa di sopraggiunte sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, sia a causa del notevole contenzioso giurisdizionale conseguenza di una legge sotto molti aspetti lacunosa e confusa.
II ritardo e l'esiguità delle assegnazioni statali da una parte e dall’altra l'obbligo della Regione di non interrompere la funzione, hanno reso necessario l'istituzione del capitolo di spesa 52803801.
Non si è in grado, nonostante la funzione sia gestita in modo informatizzato, di fornire – almeno al momento – i dati dettagliati sui soggetti danneggiati da vaccinazioni, ma si può senz'altro affermare che sono una piccolissima parte degli attuali 535 indennizzati nella Regione Marche.
La legge 210/92 che riguarda i soggetti danneggiati da vaccinazioni e da trasfusioni non preclude la possibilità – per gli interessati – di avanzare istanza di risarcimento danni e questo ha comportato un notevole aumento di contenzioso giurisdizionale a cui, in parte, ha posto rimedio la legge 229/05.
Punto 2. Il Servizio salute non ha competenza in materia.
Punto 3. Esistono numerosi organismi interregionali e nazionali che si occupano specificatamente di vaccinazioni e che hanno il compito di tracciare linee guida e documenti su questo argomento.
In particolare, nell'ambito del coordinamento interregionale per la sanità pubblica, esiste un sottogruppo di coordinamento sulle malattie infettive e vaccinazioni (peraltro attualmente presieduto dalle Marche). E' stata in vigore fino a pochi mesi fa una Commissione nazionale per le Vaccinazioni (un rappresentante delle Marche è fra i componenti) con il compito, fra l'altro, di curare la stesura del piano nazionale vaccini da sottoporre poi all'approvazione delle Regioni. Questa commissione è stata sospesa, insieme con molte altre, dall'attuale Governo che è in attesa di ridefinirne ruoli e componenti.
Esistono poi alcuni gruppi di lavoro su argomenti specifici (anch'essi sospesi temporaneamente dal nuovo Governo), fra cui quello per il monitoraggio del Piano nazionale per l'eliminazione del morbillo e della rosolia congenita, quello sulla vaccinazione contro il papillomavirus, ecc.
Va infine segnalato che l'Istituto superiore di sanità svolge un’importante attività nel campo delle vaccinazioni partecipando a tutti i gruppi di lavoro, raccogliendo ed elaborando i dati relativi alle malattie infettive prevenibili con la vaccinazione, fornendo pareri tecnici su eventuali quesiti posti al Ministero, mantenendo, insieme con il Ministero, rapporti con gli enti internazionali coinvolti nelle vaccinazioni, in particolare l’Organizzazione mondiale di sanità e il Centro europeo per il controllo delle malattie.
L'attività coordinata di tutti gli attori descritti garantisce il più ampio confronto sia a livello internazionale che a livello nazionale sull'argomento "vaccinazioni", che si traduce in documenti internazionali, nazionali e regionali (vedi DDSSP 30 giugno 2003 n. 27, d.g.r. 28 dicembre 2006 n. 1511, d.g.r. 26 marzo 2008 n. 433) con le più assolute garanzie di contenuti basati sull'evidenza scientifica.
Punto 4. L'allegato 3 alla DDSSP 30 giugno 2003 n. 27 riguarda proprio la procedura da utilizzare nelle Marche nei confronti di casi di rifiuto all'obbligo vaccinale. Il testo dell'allegato è stato concordato con il Tribunale per i minorenni di Ancona e non prevede in alcun caso la sospensione della patria podestà. La stessa segnalazione al Tribunale è prevista solo in casi specifici (identificati nel testo) "in cui si ravvisi un concreto rischio per la salute del minore".

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Ringrazio l’Assessore per la chiarezza ed esaustività della risposta. Questa interrogazione poneva un problema su cui credo in questo Paese dovrebbe essere riaperto il dibattito, ovvero quello delle vaccinazioni obbligatorie. Uno di quegli aspetti della sanità pubblica che hanno fatto tanto bene alla società ma che si prestano, forse più di altri, anche a forme di corruzione di cui purtroppo si sono visti episodi abbastanza tristi.
L’interrogazione, infatti, cita una tangente presa dall’allora Ministro della sanità Francesco De Lorenzo. A fronte di questo fatto il Ministero ha successivamente deciso di rendere obbligatorio un vaccino che in molti Paesi d’Europa ad oggi non è obbligatorio, cioè quello contro l’epatite B. Un vaccino sul quale esiste anche dal punto di vista scientifico un contraddittorio, nel senso che alcuni dicono che sono più i rischi che i benefici reali, tanto è vero che molti Paesi europei, appunto, non l’hanno obbligatorio.
Mentre qui, nonostante ci sia stata a monte di questa obbligatorietà una tangente pagata – capite bene che nel momento in cui un vaccino diventa obbligatorio poi le case farmaceutiche hanno un guadagno sicuro – nessuno ha mai pensato in seguito di rivedere quella decisione rispetto a tale obbligatorietà.
Questo è solo un episodio ma il rischio è che situazioni di questo tipo si possano ripetere.
Quindi è chiaro che a fronte del dibattito scientifico fatto su alcuni vaccini obbligatori alcuni genitori possano decidere sotto la propria responsabilità di non effettuare quelle vaccinazioni più controverse. Rispetto a questo in passato succedeva – ora apprendo dall’Assessore che almeno nelle Marche non accade più – che veniva sospesa la patria potestà dei genitori per il tempo necessario ad effettuare la vaccinazione.
Per cui ci rendiamo conto che non è una situazione apprezzabile rispetto ad una scelta consapevole di genitori che si documentano.
L’Assessore ha detto che non ci sono dati dettagliati su quanti fondi destiniamo ai risarcimenti dovuti ai vaccini, per cui ritengo che uno studio debba essere fatto, e non tanto sui fondi, in quanto posso immaginare che tanti casi non arrivino neppure alla richiesta di risarcimento danni, quanto sulle conseguenze sanitarie di quei vaccini che magari non sono più necessari nella situazione sanitaria che viviamo e che spesso hanno controindicazioni a volte ancora più pesanti degli stessi benefici.
Come ho detto in apertura del mio intervento, a monte le decisioni non sempre sono specchiate e limpide, quindi sarebbe bene che almeno su alcuni vaccini la discussione si riapra per verificare quali sono effettivamente ancora necessari e quali invece dovrebbero essere lasciati alla libera scelta (quindi non obbligatori) delle famiglie che sotto la propria responsabilità potranno fare una loro valutazione.


Interrogazione n. 908
dei Consiglieri Castelli, Silvetti
”Interferenze politiche nella nomina di due primari ospedalieri presso l’Ospedale di Senigallia”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 908 dei Consiglieri Castelli, Silvetti. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Questa interrogazione è datata in quanto è riferita ad un concorso che si è svolto nella Zona di Senigallia per il quale i Consiglieri chiedono lo stato dell'arte delle procedure, che peraltro sono giunte a termine, e se il sottoscritto abbia avuto notizia di presunte pressioni politiche e quindi se ritenga utile e doveroso intervenire sull'esercizio dei poteri discrezionali dei Direttori di Zona.
In merito al primo punto, che riguarda appunto lo stato dell’arte, la procedura concorsuale per l'attribuzione dell'incarico quinquennale di Direttore di struttura complessa dell'U.O.C. di chirurgia generale si è regolarmente conclusa con la designazione e l'avvenuta nomina del Dott. Angelo Cavicchi che ha assunto il suddetto incarico a decorrere dal 14 gennaio 2008.
Per quanto riguarda la nomina del nuovo Direttore di struttura complessa responsabile dell'U.O.C. di medicina fisica e riabilitazione la procedura concorsuale si è regolarmente conclusa ed il vincitore della stessa è stato il Dott. Elio Martini che ha assunto l'incarico quinquennale a decorrere dall’1 novembre 2008 (detta procedura, portata a conclusione successivamente all'entrata in vigore della l.r. 6 novembre 2007 n. 15, ha fatto propri i nuovi principi in essa contenuti).
Per quanto concerne il punto 2 relativo alle presunte pressioni politiche questo assessorato non è a conoscenza di episodi di interferenze politiche riportate a margine delle suddette procedure; credo che questo sia da allegare anche a quelle discussioni e a quelle voce che in casi di questo genere spesso possono circolare. Dunque, ripeto, non vi è conoscenza di queste interferenze.
In merito al punto 3, il Direttore di Zona dichiara di aver provveduto in stretta osservanza della normativa applicabile e nell'ottica del perseguimento dell'interesse pubblico connesso al miglior espletamento dell'incarico di responsabilità. A riprova di quanto sopra, a parte l'esercizio del diritto di accesso, nessun ricorso è stato presentato contro l'attribuzione degli indicati incarichi di struttura complessa.
Si precisa che la normativa vigente (d.lgs. 502/92 e successive modificazioni) e la legge regionale 6 novembre 2007, n. 15 "Incarichi di direzione di struttura complessa del servizio sanitario regionale" attribuiscono al Direttore della Zona territoriale dell'ASUR la competenza nella scelta del candidato all'interno di una terna selezionata da una apposita commissione nominata dal Direttore.
Voglio ricordare che la Regione Marche adottò questa legge nel mentre si discuteva un provvedimento di carattere nazionale. Pertanto voglio dire ai Consiglieri Castelli e Silvetti che noi l’abbiamo adottata – e sono poche le Regioni che hanno fatto un’azione di questo genere - proprio per cercare di comprimere il più possibile, per quanto ci è stato concesso di fare, la discrezionalità che sta in capo ai nostri Direttori.
Aggiungo, quindi, che rispetto a questo il Direttore di Zona ha rispettato la normativa vigente.
Spero di aver risposto in maniera esaustiva a questa interrogazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Questa interrogazione aveva sostanzialmente due finalità, la prima era quella di ottenere l’attenzione dell’Assessorato su una vicenda che a Senigallia aveva riempito le cronache locali. Ovvero a margine di una crisi politica di quel comune si vociferava, non nei corridoi ma sui giornali, di impegni diretti di politici locali in favore di questo o quell’altro candidato.
Quindi non potevamo certo pensare che l’Assessorato conoscesse ufficialmente tali interferenze, perché, conoscendo la sua assennatezza, l’Assessore Mezzolani avrebbe informato di questa situazione prima che l’Assemblea legislativa anche altri organismi, però volevamo comunque porre l’accento su una vicenda che ha originato – lo ha giustamente ricordato anche l’Assessore – una proposta di legge. Un atto, che fra l’altro oltre a quella del Presidente della V Commissione Luchetti recava anche la mia firma, di cui questa Assemblea legislativa si dichiara orgogliosa di aver approvato. Infatti la nostra Regione, prima di altre Regioni, pur nei limiti del 502, ha trovato una soluzione che almeno per quanto riguarda i dirigenti medici di secondo livello sottrae alla discrezionalità totale e assoluta la nomina dei primari.
Del resto il fenomeno dei primari con la tessera è stato lungamente dibattuto, ha fatto scalpore ed è stato nobilitato anche da quelle che sono state le analisi di tantissimi intellettuali scagliatisi contro le malizie della casta politica, e fra le malizie della casta politica una delle voci sicuramente più allarmanti fu quella dell’interferenza della politica a margine e dentro il sistema della sanità.
Quindi possiamo senz’altro dire che di quella normativa dobbiamo esserne orgogliosi, però non dobbiamo perdere di vista l’esigenza di poter fare in modo che tale normativa venga rispettata non solo dal punto di vista formale ma anche da quello sostanziale. Sapete, infatti, che i direttori di zona – perché ancora di essi si parla – devono e possono esercitare un potere, sia pur limitato, di carattere discrezionale, ovvero si possono discostare dalla terna indicata dalla commissione proprio perché così recita il d.gs. n. 502.
Da questo punto di vista, ad un anno e qualche mese di distanza dall’adozione di questa normativa,penso sia opportuno effettuare un monitoraggio di ciò che è stata la sua applicazione. Essa è una normativa positiva, originale, che ha fatto di questa Assemblea legislativa un antesignano nelle risposte concrete a quel bisogno di professionalità e di trasparenza che abbiamo cercato di introdurre nel nostro sistema sanitario.
Ora, nel ringraziare l’Assessore della risposta e nel sollecitare comunque e sempre l’attenzione verso l’applicazione concreta di quella normativa, vorrei proporre anche di poter avviare un meccanismo di valutazione dell’operato dei Direttori di zona che sia profondamente (anche pro-quota) ricondotto alla giusta, corretta e conseguente applicazione di tale normativa in materia di nomine di primari.
Questa vicenda di Senigallia cadeva a cavallo tra le due normative. Non vi sarà infatti sfuggito – lo dico al collega Luchetti che è della provincia di Ancona oltre che firmatario di quella proposta – che la mia interrogazione la feci dieci giorni dopo (28 novembre) l’entrata in vigore della legge. Le polemiche nascevano dal fatto che prima della sua approvazione alcune procedure stavano per essere accelerate proprio per evitare che il processo ricadesse sotto i rigori della normativa stessa.
Termino dicendo che bene ha fatto questa Assemblea legislativa a procedere nel modo indicato dalla legge n. 15 del 2007, e benissimo farà l’Assessorato se d’ora in poi articolerà i suoi giudizi sull’operato dei Direttori di Zona anche tenendo conto del grado di coerenza che tale loro operato mostrerà rispetto a queste indicazioni.
Ritengo, infatti, che uno dei messaggi più importanti che dobbiamo dare per il diritto alla salute dei marchigiani sia la capacità della politica di astenersi da odiose interferenze che potrebbero interrompere ulteriormente il nesso fiduciario tra la popolazione amministrata e chi, invece, come noi amministra la salute dei cittadini.


Interrogazione n. 1157
della Consigliera Ciriaci
“Prestazioni sanitarie fondamentali per la prevenzione dei tumori all’utero e riduzione tempi di attesa”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1157 della Consigliera Ciriaci. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione ai quesiti posti dalla collega che si snocciolano in sei punti, si osserva quanto segue.
Punto 1. In merito al tema della prevenzione dei tumori della sfera femminile è stato avviato nella regione Marche il programma di screening del collo dell'utero già dal lontano 2001. Tale programma, in sintesi, consiste nell'offerta attiva e gratuita (attraverso lettera di invito spedita a casa), a cadenza triennale, del pap-test alle donne residenti di età compresa tra 25 e 64 anni (primo livello del percorso dello screening).
Nell'eventuale diagnosi di "anormalità" del pap-test alla donna viene prenotata una colposcopia esame questo che permette di confermare o di escludere la presenza di una lesione premaligna o maligna del collo dell'utero (secondo livello del percorso dello screening). Qualora l'esame colposcopico evidenzi una "lesione" la donna viene avviata al trattamento (terzo livello dello screening) che comprende, se necessario, anche l'isteroscopia;
Punto 2. Attualmente in tutte le 13 Zone territoriali della regione Marche è possibile accedere allo screening e in caso di necessità clinica effettuare l'intero percorso.
Nell'anno 2007 (ultimo anno di cui si dispone dell’informazione) complessivamente sono state invitate allo screening 137.170 donne (98,2% della popolazione del target annuale);
Punto 3. Dal 2006 la Regione Marche, in recepimento di normative nazionali in materia di screening oncologici, sta attuando un progetto di consolidamento dello screening del tumore del collo dell'utero le cui azioni principali sono: l'aggiornamento, sulla base delle più recenti evidenze scientifiche, del protocollo diagnostico terapeutico; la revisione del modello organizzativo con particolare attenzione al rafforzamento del ruolo del centro screening locale che deve attuare la "presa in carico" della donna per l'intero percorso; l'aggiornamento della formazione degli operatori.
Punto 4. In merito alle presunte disfunzioni dell'Ospedale Salesi (struttura di rilevanza regionale) si vuole precisare che l'offerta messa a disposizione è sufficiente ai bisogni della popolazione di riferimento (le sedute isteroscopiche complessive clinica e divisone sono 8/mensili con 7-8 appuntamenti per seduta ed ogni mese vengono effettuati 56-64 esami). La difficoltà tecnica legata alla prenotazione è determinata, come per tutte le prestazioni di ginecologia, dalla fase del ciclo. Nella seconda metà del ciclo la visione e meno agevole e vi è sempre il rischio di un potenziale concepimento, quindi è appropriato effettuare l'esame nella prima fase e fuori dalle mestruazioni, ma questa di per se è una criticità legata alla branca specifica ed è un problema fisiologico per tutte le prestazioni ginecologiche.
Punto 5. Si precisa che tutti gli esami urgenti trovano risposte nelle strutture regionali in tempi congrui rispetto ai bisogni; l'isteroscopia per motivi diagnostici, come citato dalla interrogazione, di per sé non riveste quasi mai carattere di urgenza/emergenza clinica.
Punto 6. Per la soluzione del problema generale dei tempi di attesa le strutture regionali, sulla base degli atti di indirizzo sulla gestione e contenimento delle liste di attesa (d.g.r. n. 568/06; d.g.r. n. 843/2006 e d.g.r. 494/2007) e del PSR 2007-2009, stanno rivedendo il modello organizzativo prevedendo un modello di presa in carico delle pazienti, in modo che sia la struttura a gestire l'intero percorso diagnostico-¬terapeutico.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Voglio innanzitutto ringraziare l’Assessore della risposta e dell’attento esame, ma al contempo vorrei sottolineare una cosa. In questa sua risposta ha parlato di alcuni punti che stanno cambiando, quindi l’Assessorato ha probabilmente capito che ci sono delle difficoltà urgenti da affrontare.
Si parla della riduzione delle di liste di attesa, si parla dell’utilizzo di apparecchiature altamente tecnologiche, però non si dice che queste apparecchiature essendo così innovative nel giro di un paio di anni – lei peraltro ha parlato del 2006 e del 2007 – diventano vecchie.
Quindi anziché fare otto sedute mensili per otto ore e per 56 prenotazioni, magari proviamo a moltiplicare questi esami per poter utilizzare tale tecnologia innovativa nel momento in cui l’abbiamo a disposizione e non invece quando è già superata.
In ogni caso ringrazio dell’attenzione come pure delle promesse di ridurre le liste di attesa che verranno prese in esame con un protocollo più aggiornato. Quindi rimango in attesa di eventuali risvolti.


Interrogazione n. 1118
dei Consiglieri Brandoni, Altomeni
“Chiusura di un’azienda settempedana”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1118 dei Consiglieri Brandoni, Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Badiali.

Fabio BADIALI. In data 21 agosto 2008, con lettera raccomandata agli enti e alle strutture previste per legge. la SILGA Gomma Srl avviava le procedura di mobilità, ex articoli 4 e 24 della legge 223/91, per n. 55 lavoratori (su un totale di n. 67) dello stabilimento di San Severino Marche per cessazione dell'attività produttiva e conseguente chiusura dello stabilimento stesso.
Le motivazioni riportate nella citata comunicazione sono le seguenti:
1. dimensione troppo grande della struttura inadeguata ai ridotti volumi produttivi su cui l'azienda può contare con spese di gestione insostenibili. Al confronto dei competitor con simili volumi di produzione, SILGA nel 2007 ha speso euro 310.000,00, contro i 170.000,00 della media, per la voce energia, e euro 285.000,00, contro i 90.000,00 della media, per la voce metano (generazione vapore);
2. la contrazione delle vendite è in continua caduta verticale (meno 22,42 %) nei primi sette mesi del 2008 rispetto al 2007, e in un quadro competitivo molto polverizzato amplifica la condizione di antieconomicità che ha minato e mina i tentativi di reazione della direzione aziendale;
3. il costo delle materie prime, dalla chimica fine alla gomma sintetica, tutti derivati dal petrolio, dal gennaio 2008 hanno fatto derivare un incremento della spesa per acquisti in una forchetta che va dal 30% al 50 %;
4. SILGA Gomma Srl, rispetto ai competitor, impiega da troppi anni un numero eccessivo di addetti (40 % in più);
5. SILGA Gomma Srl, nel ricercare una soluzione alternativa alla chiusura dello stabilimento, ha promosso iniziative mirate allo studio di ipotesi di fusione o accorpamento con altre aziende competitor.
La natura e la cultura dell'imprenditoria locale e la scarsa propensione al confronto, SILGA, pur utilizzando l'ausilio di consulenti e professionisti, non ha prodotto alcun risultato. Pertanto non si ravvisano soluzioni tecniche che consentano la continuazione dell'attività produttiva dello stabilimento di San Severino Marche.
In data 15 settembre 2008, con lettera raccomandata agli enti e alle strutture previste per legge, la SILGA Gomma Srl comunicava la conclusione della procedura di mobilità e la richiesta di collocazione in mobilità. ex articolo 4, comma 9, legge 223/91, di n. 55 dipendenti (51 operai, di cui n. 12 donne, e 4 impiegati tutti uomini) dello stabilimento di San Severino Marche il cui rapporto di lavoro era cessato a far data dall’8 settembre 2008.
Allegava il verbale di accordo sindacale, sottoscritto in data 8 settembre 2008, nel quale tra l'altro veniva riportato che:
1. in premessa le motivazioni per la necessità di cessare l'attività produttiva e la chiusura dello stabilimento di San Severino Marche (sopra riportate);
2. l'azienda risolverà i rapporti di lavoro per tutte le unità nei termini previsti dalla legge 223/91 e successive modifiche, consegnando la comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro per riduzione di personale con rinuncia vicendevole agli oneri relativi al preavviso e all'indennità sostitutiva dello stesso, previsto dal ccnl;
3. l'azienda erogherà il trattamento di fine rapporto (TFR) entro il 30 novembre 2008, mentre le altre competenze di fine rapporto alle normali scadenze di paga (entro il 10 ottobre 2008);
4. l'azienda corrisponderà ai lavoratori interessati alla procedura di riduzione di personale, a titolo transattivo, inoltre, al fine di evitare l'insorgenza di liti individuali e contenziosi giudiziali, una somma pari ad euro 8.300,00 lordi. A fronte di tale transazione, che verrà effettuata in sede sindacale, i lavoratori rinunciano ad ogni impugnativa in ordine ai licenziamenti intimati ed effettuati ed ogni altra eventuale contestazione in ordine al rapporto di lavoro rilasciando ampia e definitiva liberatoria all'intercorso e cessato rapporto di lavoro ai sensi dell'art. 2113 del c.c.;
5. alla data di sottoscrizione dei verbali individuali di conciliazione l'azienda corrisponderà un acconto sulle competenze complessive pari all'importo indicato al punto precedente.
La vicenda descritta riguarda una fattispecie di vertenza che non è approdata in sede regionale in quanto si è conclusa, nella c.d. prima fase disciplinata dalla legge 223/91, quella sindacale dove si è trovato un accordo tra le OO.SS. e la direzione aziendale.
Quindi l'accordo raggiunto ha reso possibile sul piano sociale una gestione non traumatica delle eccedenze. Questo, però non significa che la situazione esposta sia priva di conseguenze; un'altra azienda, infatti, ha cessato l'attività produttiva e lasciato senza lavoro 55 lavoratori.
Certo, siamo fiduciosi che almeno una parte dei lavoratori licenziati, attraverso le opportunità offerte dalla mobilità, possa ritrovare una nuova collocazione in altre aziende del territorio, ma questo non toglie che da parte della Regione vi sia una preoccupazione per questa vicenda. Una vicenda che va ad aggiungersi a molte altre che disegnano uno scenario di crisi piuttosto generalizzata che investe la Regione Marche anche in quelle aree dove fino ad oggi sembrava fossero lontane problematiche produttivo- occupazionali.
E' chiaro che in tale contesto la Regione Marche, in collaborazione con le istituzioni locali e con il Governo nazionale, metterà in atto tutti gli strumenti di cui dispone e che saranno utili a fronteggiare la situazione.
In questa direzione, ad esempio, vanno sicuramente colte le opportunità contenute nella legge finanziaria per il 2009 che prevede interventi speciali in deroga alla normativa vigente, previo accordo Governo-Regione, per la concessione di risorse in grado di sostenere il reddito di lavoratori che hanno perso o che sono in procinto di perdere il posto di lavoro e che appartengono a settori non tutelati dalle provvidenze ordinarie.
Speriamo che tali risorse siano sufficienti e che soprattutto ci sia un’effettiva ripresa del lavoro per la quale, di conseguenza, i lavoratori potranno sempre meglio trovare una sollevazione all’interno, appunto, del mondo del lavoro, quindi non il sostegno con risorse economiche alle politiche passive.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. La ringrazio, Assessore, e mi auguro innanzitutto che non diventi per noi tutti solo una triste liturgia di ogni Assemblea legislativa. Infatti la fase economica ci consegna uno scenario drammatico, molto preoccupate, dentro il quale le vicende, come quella dell’azienda di cui stiamo discutendo, rischiano di moltiplicarsi e di allargarsi.
Nella sua risposta, che ho ascoltato con attenzione, ci ha tracciato tutti i fondamentali delle caratteristiche delle nostre aziende regionali. Ci ha detto che questa azienda è entrata in crisi per una caduta verticale e di lungo periodo degli investimenti e dell’innovazione, per una difficoltà della qualità imprenditoriale della direzione, per una difficoltà ad ammodernarsi e ad essere un’azienda – come tante – di dimensioni adeguate ad affrontare la competitività internazionale.
Questa è una lezione che ci consegna la necessità di una riflessione più articolata sulle politiche attive nei confronti del lavoro e che questa maggioranza deve affrontare.
Abbiamo un quadro nuovo con problemi antichi, che insieme sono una miscela drammatica.
Penso, Assessore, che nelle parole ultime del suo intervento vi sia indicata una necessità che ha bisogno, però, di essere praticata ed articolata.
Ritengo sia venuto il tempo che questa Assemblea legislativa trovi l’opportunità di coinvolgere l’intera comunità economica e sociale della regione d un confronto aperto e articolato sulla questione del sistema economico ed in particolare sulle questioni del lavoro.
Le azioni amministrative che abbiamo messo in campo, ad iniziare dalle iniziative istruite e istituite dentro il bilancio regionale, abbisognano anche di un confronto più largo ed articolato.
Quindi chiedo, sia attraverso questa interrogazione che me ne dà l’opportunità che a partire da una considerazione più generale, la possibilità che questa Assemblea legislativa affronti le questioni economiche della regione sona una serie di passaggi istruiti, a cominciare da una Assemblea legislativa aperta, che ci consentano un indirizzo più cogente e più protagonista delle istituzioni politiche dentro una crisi che lo richiede e lo impone.


Interrogazione n. 1171
del Consigliere D’Anna
“Agibilità statica delle scuole nella Regione Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l'interrogazione n. 1171 del Consigliere D'Anna. Per la Giunta risponde l’Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Premesso che la competenza e la responsabilità giuridico-istituzionale circa le condizioni e l'utilizzo degli edifici scolastici è posta in capo all'ente proprietario dell'edificio medesimo, la Regione Marche in base al nuovo Titolo V della Costituzione, come citato anche nell'interrogazione, ha competenza concorrente in materia di edilizia scolastica e che tale competenza, disciplinata con l.r. n. 10/1999, riserva alla Regione funzioni di programmazione, individuazione degli obiettivi e linee di intervento, inoltre affida alle Province il rilevamento del fabbisogno in collaborazione con i comuni e l’individuazione delle tipologie di intervento atte a soddisfare i fabbisogni rilevati.
E’ stata installata, di concerto con il Ministero della P.I. e gli EE.LL., una anagrafe regionale dell’edilizia scolastica (ancora non ufficiale) che fornisce numerose informazioni sul patrimonio edilizio scolastico (le modalità di rilevazione dei dati tuttavia non prevedevano l’effettuazione di indagini statiche approfondite, quindi i dati relativi alle condizioni delle strutture dell'edificio sono quelli desumibili da un esame visivo necessariamente superficiale).
Premesso che l'obbligo di produzione di un certificato di abitabilità/agibilità è stato introdotto con il regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265 (sostituito dal d.p.r. 6 giugno 2001, n. 380). Pertanto gli edifici costruiti prima di tale data, salvo che non abbiano subito interventi manutentivi sulle strutture tali da richiedere il rilascio di un nuovo certificato, di norma ne sono privi.
Tutto ciò premesso, sulla base dei dati presenti nella predetta anagrafe, si comunica che la regione ha 277 edifici costruiti prima del 1945, ci sono 606 edifici costruiti dal 1946 al 1975, ci sono 445 edifici costruiti dopo il 1976 e 20 che non hanno dato risposta.
Per quanto riguarda i certificati di agibilità, trattandosi di interrogazione a risposta orale, si riportano di seguito i dati riassuntivi senza i tabulati con l'elenco dei singoli edifici (oltre 500 nominativi), elenco che tuttavia è nel database dell'anagrafe e che può essere fornito al Consigliere.
Ci sono, con certificato di abitabilità/agibilità negli edifici scolastici costruiti dopo il 1945, n. 523 edifici, n. 425 non sono pervenuti, n. 103 non hanno risposto, su un totale di n. 1051.
Per i provvedimenti per mettere a norma le scuole prive del certificato di abitabilità, il certificato di abitabilità è rilasciato dal Comune dove l'edificio è ubicato e viene rilasciato alla fine dei lavori di costruzione/ristrutturazione, dopo che né è stata accertata la conformità urbanistica, l'idoneità statica, l'igienicità, la presenza dell'accatastamento, ecc.
I provvedimenti adottati per mettere a norma ed in sicurezza gli edifici scolastici sono costituiti dai pregressi e dai futuri programmi di edilizia scolastica che, come noto, trovano impulso normativo e sostegno finanziario in due strumenti che le regioni hanno concordato con lo Stato: Piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici dal rischio sismico predisposto ai sensi dell’articolo 80, comma 21, della legge n. 289/2002; Piani triennali di edilizia scolastica predisposti ai sensi della legge n. 23/1996.
Si riportano di seguito i dati relativi ai più recenti interventi nel settore. Ad oggi sono stati approvati, e sono in corso di attuazione, due programmi stralcio: il primo Programma stralcio di attuazione del Piano, con 23 interventi per un importo complessivo di euro 9.826.000,00, approvato con delibera CIPE n. 102/ 2004, G.U. n. 186 dell’11 agosto2005; il secondo Programma stralcio, con 32 interventi per un importo complessivo di euro 13.222.000, approvato con delibera CIPE n. 143/2006, G.U. n. 83 del 10 aprile 2007.
Con il primo e secondo Programma stralcio abbiamo n. 7 interventi ultimati, n. 45 interventi in corso, n. 5 interventi finanziati da iniziare, per un totale di n. 57 interventi.
Il Piano triennale di edilizia scolastica 2007-2009, predisposto dalla Regione Marche ai sensi del d.m.. P.I. 16 luglio 2007, è divenuto efficace il 20 dicembre 2007 con la sottoscrizione del Patto per la sicurezza.
Gli interventi di questo Piano ultimati sono n. 4, quelli in corso n. 10, quelli finanziati da iniziare n. 48, per un totale di n. 62 interventi.
Gli interventi di annualità 2009 già programmati da finanziare sono per un importo totale di euro 10.732.035,00 e sono ripartiti: Ancona n. 10 interventi per euro 5.404.060,00; Ascoli Piceno n. 13 interventi per euro 2.545.093,00; Macerata n. 5 interventi per euro 2.091.955,00; Pesaro Urbino n. 16 interventi per euro 2.091.647,00.
Per quanto riguarda il censimento dei cedimenti e crolli avvenuti negli ultimi dieci anni, la Regione non dispone del dato, né è tenuta ad acquisirlo o a riceverne notizia ope legis da parte dell'ente proprietario dell'edificio danneggiato.
Qualora invece si intenda acquisirlo dovrà essere disposta una rilevazione presso tutti i Comuni e le Province delle Marche mediante una apposita scheda che fornisca indicazioni omogenee sui parametri di valutazione dei fenomeni; il distacco di un pezzo di intonaco è cosa diversa dal crollo di un controsoffitto, come una fessura in un tramezzo dovuta all’assestamento del solaio sottostante è cosa diversa da un cedimento strutturale dovuto ad un movimento del terreno di fondazione.
Il tempo per acquisire il dato di che trattasi, se richiesto, non può essere inferiore a venti/giorni giorni.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Alla luce della risposta che i tecnici hanno dato all’Assessore mi viene da dire che ha fatto bene quell’organizzazione che le scorsi notti simbolicamente ha sigillato gli ingressi delle scuole. Risulta infatti evidente dai dati fornitici che c’è una carenza di attenzione ad una problematica molto seria ma che purtroppo, come molto spesso accade, viene tenuta in considerazione solo a disastri avvenuti.
Anche la nostra regione nel corso di questi anni ha avuto seri problemi alle strutture scolastiche. La stessa città di Ancona ne ha avuti di recente. A Fano, la città dove vivo, qualche anno fa cadde un controsoffitto in un asilo, poi parlando con i tecnici ho scoperto che intorno agli anni sessanta c’era una tipologia di costruzione della controsoffittatura molto simile in tutta Italia, e guarda caso quello che è accaduto a Fano qualche anno dopo è accaduto anche a Genova.
Per tenere i controsoffitti venivano utilizzati dei cavetti di acciaio da una parte all’altra della parete nella quale poi venivano inserite le tabelle forate che, come abbiamo visto, dopo quindici, venti, trent’anni cedono.
Quindi è grave non avere il polso della situazione su quanti sono gli edifici.
Se è vero che la competenza è dei Comuni e delle Province, è altrettanto vero che bisogna necessariamente lavorare in sinergia, altrimenti non avrebbe senso avere Comuni, Province e Regioni che dialogano su una serie di problematiche come quelle riguardanti gli edifici scolastici, senza poi conoscere la reale situazione dell’edilizia scolastica.
Uno dei problemi, evidenziato anche dall’Assessore, è che alcuni edifici costruiti antecedentemente al regio decreto del 1934 non sono stati censiti.
Io ho la massima fiducia negli architetti di settant’anni fa, magari molte di quelle strutture sono anche più robuste di quelle costruite successivamente, però è chiaro che al di là delle leggi i controlli vanno effettuati. Pertanto ritengo che la Regione debba farsi parte in causa di una battaglia che necessariamente deve essere fatta.
Dunque deve essere fatta un’opera di sensibilizzazione nei confronti delle Province e dei Comuni per verificare la situazione, magari in una prima fase anche sommariamente, e per dare anche un segnale di maggiore attenzione agli altri enti.
Le percentuali purtroppo lasciano perplessi. Infatti, a parte coloro che non hanno risposto a questa sorta di censimento, a parte gli edifici che vengono esclusi perchè antecedenti al regio decreto prima citato, andando per esempio a controllare gli edifici scolastici costruiti dopo il 1945 senza certificato di abitabilità/agibilità verifichiamo che sono tantissimi, ci sono percentuali che variano da un minimo del 40% ad un massimo del 54%. Quindi di fatto una metà degli edifici scolastici della nostra regione non ha il certificato di abitabilità/agibilità.
Questo è molto grave, quindi, al di là delle leggi, ritengo sia doveroso da parte della Regione fare pressione sulle Province e sui Comuni per mettere in sicurezza gli edifici, per far lavorare tranquillamente gli insegnante, per far studiare in modo degno e sicuro gli alunni e, non da ultimo, per far star tranquille le famiglie.


Rielezione dei Vicepresidenti dell’Assemblea legislativa regionale ai sensi dell’articolo 6, secondo comma del Regolamento interno

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la rielezione dei Vicepresidenti dell’Assemblea legislativa regionale. Ricordo i Consiglieri che l’elezione è unica ed è con voto limitato ad un consigliere, quindi la minoranza, così si suppone, voterà il proprio rappresentante, così pure farà la maggioranza.
Prego distribuire le schede.

(Segue votazione)

Comunico il risultato della votazione: votanti n. 36, schede bianche n. 5, schede nulle n. 1, schede valide n. 30. Hanno ricevuto voti: Francesco Comi n. 17, Vittorio Santori n. 12, Adriana Mollaroli n. 1. Proclamo eletti Vicepresidenti dell’Assemblea legislativa delle Marche il Consigliere Francesco Comi e il Consigliere Vittorio Santori, che invito a prendere posto nei banchi della Presidenza.


Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale ai sensi dell’articolo 2, comma 2 della legge regionale 24 luglio 2002, n. 11 “Sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità”
(Discussione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in merito al “Sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità”. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Presidente, Consiglieri, nei giorni scorsi avete ricevuto la documentazione dalla quale è possibile ricavare alcune informazioni dettagliate attinenti l'argomento di questa relazione. Vi è un documento concernente i dati relativi agli eventi criminali aggiornati all’anno 2007, un documento relativo ai progetti presentati nel corso di 4 anni e il decreto di assegnazione dei contributi relativo al 2008.
Questo intervento sarà limitato ad alcune considerazioni generali sul tema delle politiche integrate di sicurezza nell'attuale agenda politica e illustrerà sinteticamente gli aspetti più significativi degli interventi in programma per il corrente anno.
E' ormai patrimonio condiviso la consapevolezza che la sicurezza dei cittadini sia da salvaguardare e da sviluppare non solo, come è logico, con gli interventi sugli aspetti propri dell'ordine pubblico (di competenza degli apparati preventivi e repressivi dello stato centrale e delle sue emanazioni periferiche), ma soprattutto, per quel che ci riguarda, facendo leva anche sulle azioni riconducibili alle competenze proprie degli enti territoriali, che sono essenziali per il mantenimento di una elevata qualità della vita, del regolare svolgimento delle attività e delle relazioni, del consolidamento dei valori della convivenza civile e della legalità.
Da questo punto di vista la sicurezza è un tema complesso che va affrontato seriamente e che ci vede direttamente coinvolti attraverso politiche attive e di sostegno agli enti locali.
Trattarlo in maniera non ideologica vuol dire rifuggire la modalità altalenante di approccio al tema: da momenti nei quali il dibattito assume toni allarmistici ed esasperati, ad altri nei quali, improvvisamente, sembra svuotarsi completamente di significato.
Bisogna evitare reazioni emotive per continuare, invece, a lavorare su un obiettivo di lungo periodo. Un periodo che veda la Regione fra i protagonisti principali, attraverso politiche che contribuiscano in maniera determinante a sviluppare e consolidare quel diffuso sistema di sicurezze (urbana, ambientale, sociale, stradale, sul lavoro, alimentare) e di educazione alla legalità che renda una comunità più coesa e solidale.
Infatti la coesione e la solidarietà della nostra comunità è il principale obiettivo della nostra azione di governo.
Le attività previste dalla legge regionale n. 11/2002 e che sono state realizzate nel corso dell’anno 2008 si sostanziano in quattro capitoli.
Il primo riguarda l’attività di ricerca.
E’ stata avviata nel mese di dicembre la seconda edizione dell’indagine "Politiche di sicurezza e azioni di prevenzione nei Comuni e nelle Province della Regione Marche", prevista dal piano delle attività svoltasi nel 2008. Si tratta di una ricerca realizzata su un campione di trentasei amministrazioni, attraverso la somministrazione di interviste fatte sulla base di un questionario già sperimentato nella prima edizione svoltasi nel 2001.
Il secondo capitolo riguarda l’attività di documentazione.
Nel corso del 2008 è stato realizzato il compendio statistico degli eventi criminali commessi nelle Marche nel periodo 2004-2006 (i Consiglieri ne hanno avuto una copia). I dati relativi al 2007 sono stati resi disponibili dalla Prefettura di Ancona ed esaminati nella sede dell'Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza che ha predisposto anche una breve relazione relativa all'andamento della criminalità nelle Marche aggiornata al 2007.
Il terzo capitolo di attività realizzato nel 2008 riguarda l’attività di comunicazione e informazione.
E’ continuata l'attività di monitoraggio, comunicazione e documentazione svolta attraverso il sito web www.marchesicure.it, che ormai da qualche anno è diventato un apprezzato canale di informazione e di messa in rete delle principali attività ed esperienze prodotte nella nostra regione e in Italia in materia di sicurezza.
Il quarto capitolo riguarda l’attività di formazione.
Nel corso del 2008 è stata stipulata una convenzione con l'Università di Urbino per la collaborazione alla seconda edizione del Master in management delle politiche di sicurezza urbana, realizzato da questa Università e dal Forum italiano per la sicurezza urbana, per la promozione la formazione di specifiche professionalità nel campo della sicurezza. Alla formazione del personale degli enti locali ha contribuito, altresì, il seminario sulla progettazione realizzato nell'ambito dell’iniziativa nazionale, promossa dal Forum italiano per la sicurezza urbana, denominata “100 città per la sicurezza”.
Altra attività svolta nel 2008 ha riguardato il sostegno alla progettazione e agli interventi degli enti locali.
Questa attività, realizzata per il quarto anno consecutivo, sta rispondendo ad una esigenza molto sentita da diversi enti locali marchigiani, ovvero quella di disporre del sostegno della Regione per l'attivazione di interventi per migliorare le condizioni di sicurezza dei propri territori. Aggiungo che proprio nel corso dell'anno passato, grazie alla sensibilità dell’Assemblea legislativa che in sede di assestamento del bilancio 2008 ha incrementato le risorse finanziarie a disposizione, è stato possibile accogliere un numero di istanze di contributo molto più consistente che in passato (22 domande accolte su 28 presentate).
Nell'allegato 2 che vi è stato distribuito sono esposti alcuni dati significativi: in 4 anni sono state presentate 119 domande di contributo; 56 quelle cofinanziate. La quota di cofinanziamento regionale è stata di circa 1.400.000,00 euro per un totale di risorse attivate sul territorio di oltre 4.000.000,00 di euro. Gli ambiti di intervento dei progetti hanno riguardato la prevenzione sociale delle aree a rischio, la riqualificazione urbana, la sicurezza stradale, il potenziamento dell'attività della polizia locale, ecc.
Sempre nel corso del 2008 sono stati avviati alcuni progetti sperimentali
Per progetti tecnologicamente innovativi in materia di sicurezza si è ottenuto un finanziamento da parte del Ministero dell'interno di circa 300.000,00 euro. Tale progetto verrà realizzato in accordo con le componenti statali e con la Prefettura di Ancona nell'area più sensibile ricompresa tra l'aeroporto e i caselli autostradali di Ancona Nord e Ancona Sud, ricomprendendo anche l'area portuale e i nodi ferroviari (stazioni di Falconara e Ancona), punto maggiormente critico sotto il profilo della sicurezza nell’ambito del sistema regionale.
Il progetto prevede l’interconnessione tra le sale operative delle forze dell'ordine per il transito di dati e informazioni utili a sviluppare le politiche di sicurezza.
Nel corso del 2008 si sono svolte due riunioni dell'Osservatorio regionale per le politiche integrate di sicurezza.
La prima, a maggio, per un confronto sul piano di attività dell' anno 2008 e sulla costruzione del bando per il sostegno alla progettazione degli enti locali. La raccomandazione venuta esplicitamente dall'Osservatorio riguarda la necessità di rendere sempre meno generici i campi delle azioni proposte dagli enti locali ammissibili al finanziamento con i bandi regionali; quindi di definire poche e selettive aree prioritarie che per il 2008 hanno riguardato il disagio giovanile, la conflittualità interetnica e interculturale e il potenziamento delle polizie locali.
Successivamente, nelle settimane scorse, proprio su impulso di questa Assemblea legislativa, si è svolta una seduta dell'Osservatorio per approfondire la questione relativa al grado di infiltrazione della criminalità organizzata nella nostra regione. Dall'interessante confronto, al quale hanno portato il proprio contributo il Procuratore generale della Repubblica di Ancona, il Prefetto di Ancona e il Procuratore presso il tribunale, è emerso che certamente le Marche sono un territorio dove le organizzazioni criminali, ormai gestite come vere e proprie imprese del crimine, riciclano denaro sporco, fanno investimenti, svolgono attività, ma si è esclusa una diffusa penetrazione, un incardinamento delle stesse nel nostro territorio.
In quell'occasione il Procuratore generale della Repubblica ha presentato ai Consiglieri regionali presenti la questione del "divieto di funzioni requirenti agli uditori per i primi cinque anni di carriera" (introdotta dall'art. 2 della legge 111/2007), chiedendo loro di sottoporla a questa Assemblea legislativa per valutare l'opportunità di attivare iniziative legislative atte a scongiurare la “paralisi” del sistema giudiziario che la norma rischia di creare.
Il sistema regionale delle sicurezze.
Sarebbe riduttivo pensare che gli interventi regionali per la sicurezza dei cittadini si limitino a ciò che ho detto, ovvero solo a quanto viene messo finanziariamente a disposizione dalla legge di bilancio in attuazione della legge regionale n. 11/2002. Lo "sviluppo della civile e ordinata convivenza nelle città e nel territorio regionale" si realizza, infatti, anche attraverso l'attuazione di politiche che attengono al c.d. "sistema delle sicurezze": le politiche sociali, le politiche territoriali, le politiche sulla sicurezza ambientale, alla sicurezza stradale, ecc. Settori per i quali la Regione interviene fortemente con specifiche politiche e con altrettanti, a volte assai consistenti, capitoli di spesa.
Ma sarebbe altresì riduttivo pensare che tali finanziamenti possano essere ricompresi in altri campi di intervento. Il valore aggiunto delle progettualità messe in campo dagli enti locali in questi anni sta nella consapevolezza che il problema di sicurezza non è mai "semplice", ma si accompagna a tante variabili di contesto. E che quindi l'integrazione dei diversi strumenti da utilizzarsi per intervenire su un determinato problema, permette di tenere in considerazione tutte le variabili di contesto. In termini di costi-effetti, piuttosto che ogni agenzia intervenga da sola sullo stesso territorio e per lo stesso problema, è meglio unire le forze e intervenire insieme risparmiando risorse e coordinando le azioni.
Voglio ricordare che in tale ottica opera ormai a pieno regime, nell'ambito della riorganizzazione dell'assetto degli uffici regionali, l’unico dipartimento esistente, ovvero il Dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la Protezione civile, ciò con l'obiettivo di coordinare sempre meglio le molteplici funzioni che vengono svolte a salvaguardia del territorio e dei cittadini marchigiani.
Credo sia opportuno sottolineare che nel modello organizzativo della regione esiste un unico dipartimento che opera in materia di sicurezza, ciò a dimostrazione concreta della coerenza di come il tema della sicurezza sia interpretato come elemento prioritario dell’azione di governo della Regione; naturalmente quel tema della sicurezza interpretato secondo la prospettiva di cui ho parlato.
Vorrei altresì sottolineare l'importanza degli interventi regionali sia per gli incidenti stradali che, soprattutto, per la riduzione degli incidenti sul lavoro.
Abbiamo scalato le classifiche che riguardano questo triste elenco e l’ultimo posto che avevamo con la regione Umbria l’abbiamo abbandonato negli ultimi due anni, siamo infatti risaliti fino a portarci all’11° posto.
Il gruppo che è stato costituito e gli sforzi organizzativi di collaborazione istituzionale e di intervento operativo, che hanno fatto già registrare un calo nel numero di infortuni sul lavoro nelle Marche, ci rende ottimisti anche rispetto a ulteriori possibili performance nel futuro.
Per quanto riguarda la sicurezza stradale gli interventi messi in campo in maniera sinergica da tutti i soggetti interessati, fra i quali anche la nostra Regione anche attraverso progetti specifici contro il drammatico fenomeno delle stragi del sabato sera, ha portato ad una diminuzione degli incidenti stradali sulle strade della nostra regione e ci ha consentito di intrecciare un rapporto particolarmente positivo con le giovani generazioni.
Il contatto diretto con i ragazzi, che si è avuto soprattutto dinanzi alle discoteche il sabato sera,i attraverso rappresentanti istituzionali del governo centrale e del governo regionale, ha portato a far sentire la vicinanza delle Istituzioni ai giovani su un settore particolarmente sensibile della loro esistenza.
Nel concludere questa relazione, ritengo utile soffermarmi sul tema del rapporto con le istituzioni e con i soggetti che sono preposti alla sicurezza e all'ordine pubblico.
E' fuori discussione il rapporto molto positivo tra la Regione Marche, i Prefetti, i Questori, i responsabili delle forze di polizia operanti nel nostro territorio, che sono uniti sinergicamente e progettualmente dal medesimo obiettivo.
Ogni giorno è possibile verificare questo spirito di collaborazione nei contatti di lavoro che animano un’azione incessante.
Tuttavia c’è una questione che non riguarda soltanto la nostra regione ma che in generale è comune a tutto il sistema delle autonomie del nostro Paese. Ovvero quella della modalità con la quale la collaborazione interistituzionale è posta in essere nella doverosa e scrupolosa attenzione al rispetto delle competenze, ma anche nel necessario riconoscimento di ruolo e responsabilità che Regioni, Province e Comuni svolgono sui temi della sicurezza.
La proposta di legge, ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione, recante "Disposizioni per il coordinamento in materia di sicurezza pubblica e polizia amministrativa locale e per la realizzazione di politiche integrate per la sicurezza", approvata dalla Conferenza delle Regioni, dall'ANCI e dall'UPI, non fa alcun passo avanti. Il testo prevede l'attivazione di un sistema integrato di politiche per la sicurezza basato su accordi locali e regionali che vedono un ruolo coordinato dei Comuni, delle Province e delle Regioni in concorso con le competenti amministrazioni dello Stato sul territorio.
Neppure le norme approvate dal Governo nell'estate scorsa con il "pacchetto sicurezza" danno una risposta alla esigenza di coordinamento e di organicità in materia.
Se da un lato propongono una prima definizione di sicurezza urbana e attribuiscono in tale materia al sindaco la possibilità di adottare ordinanze urgenti per gravi pericoli alla sicurezza, dall'altro sembrano dimenticare che la sicurezza non si costruisce soltanto con provvedimenti puntuali dettati dall'urgenza, ma soprattutto attraverso politiche attive e di lungo termine. Politiche che non possono prescindere dal ruolo di coordinamento e soprattutto di sostegno svolto dalla Regione, in quanto attengono pienamente alle funzioni regionali in materia sociale, sanitaria, assistenziale, di istruzione e formazione, di urbanistica, nonché di polizia locale.
Per quanto riguarda l’anno 2009 prosegue la politica di intesa e di collaborazione con gli organi dello Stato
Un primo aspetto di fondamentale importanza è quello del verificare la possibilità di giungere al rinnovo del Protocollo d’intesa con il Ministero dell'interno, scaduto nel mese di aprile 2006. Nelle settimane scorse abbiamo inviato una lettera al Ministro Maroni con l'obiettivo di istituire un tavolo di lavoro tecnico al fine di riprendere le fila del discorso.
Il rinnovo potrà offrire l'occasione di proseguire nelle tradizionali aree di attività (iniziative congiunte per il monitoraggio del territorio, formazione e l'aggiornamento professionale congiunto tra le forze di polizia), ma anche di allargare l'ambito della collaborazione verso nuovi profili. Quali, ad esempio, quelli dell'utilizzo dei finanziamenti europei su programmi attinenti la sicurezza locale, quelli relativi allo sviluppo delle tecnologie in materie di sicurezza.
Il 2009 significherà anche il bando per il sostegno alla progettazione, ovvero la positiva risposta degli enti locali ai bandi sul sostegno alla progettazione degli interventi in materia di sicurezza, che sollecita sicuramente la Regione a proseguire lungo questa importante direttrice nei confronti della nostra comunità. Anche per quest'anno, quindi, verrà predisposto apposito bando per il cofinanziamento dei progetti.
Proseguirà l’azione sull’attività di ricerca, documentazione e informazione. Diverse sono le attività in programma per il 2009 che danno il senso di un impegno, via via crescente, nello studio e nell'analisi della realtà regionale.
In particolare sono in programmazione la realizzazione di tre pubblicazioni: il nuovo compendio statistico sugli eventi criminali 2004-2007; un report relativo all’indagine "Politiche di sicurezza e azioni di prevenzione nei Comuni e nelle Province della Regione Marche"; una pubblicazione sui progetti degli enti locali cofinanziati dal 2005 al 2008 in materia di sicurezza.
Nel 2009 ci sarà anche la quarta Conferenza regionale sulla sicurezza, adempimento previsto dalla legge del 2002, che farà seguito alle tre precedenti che si sono svolte nel 2001, nel 2004 e nel 2007.
Penso, infine, che troverà in quest’Aula l’approvazione della proposta di legge in materia di polizia locale che ha ormai un testo pressoché definitivo, portato alla consultazione con i soggetti istituzionali e professionali interessati.
Mi pare, in conclusione, che la riflessione che oggi pone questa Assemblea legislativa regionale possa essere un momento sicuramente importante non solo per socializzare e condividere l’ipotesi di lavoro per il 2009, ma anche per far emergere suggerimenti ed ulteriori valutazioni e priorità di intervento di cui tenere conto.
La situazione nella nostra regione, pur non essendo particolarmente critica per incremento dei fenomeni criminosi, non è affatto esente da una diffusa preoccupazione dei cittadini per il rischio criminalità.
Sicuramente la crescita della qualità della vita che registra la nostra regione, come è emerso recentemente nella classifica de “Il Sole 24 Ore” che in base a 36 indicatori ha visto tutte le province della nostra regione crescere nella sua posizione, riguarda proprio, in base a uno di questi indicatori, il tema della sicurezza.
Questo certamente ci riempie di fiducia ma allo stesso tempo ci impone di non abbassare la guardia, perché i rischi concreti legati ai cambiamenti sociali e alle difficoltà della crisi finanziaria in essere, a cui non sfugge neanche la nostra realtà, saranno importanti in quanto potranno determinare situazioni che renderanno più favorevole l’ingresso di fenomeni di criminalità.
E' quindi necessaria tutta la nostra attenzione per lavorare assieme a tutti quei soggetti che si occupano di questo tema, sia quelli appartenenti all’amministrazione centrale dello Stato sia quelli appartenenti agli enti locali, seppur nel rispetto dei ruoli e delle competenze. Consapevoli che questi ruoli e queste competenze richiedono grande buonsenso, in quanto non sono così definiti, come determina un regime di concorrenza, proprio per la finalità che ci proponiamo, ovvero quella di dare sicurezza ai cittadini e al tessuto sociale nei quali essi organizzano la propria convivenza.
In ogni caso non verrà meno quella priorità che abbiamo assunto nell’azione di governo che, ripeto, fa della sicurezza il principale punto di riferimento, l’elemento intorno a cui si coagulano tutte le politiche della nostra Regione, da quelle che riguardano il territorio e lo sviluppo, a quelle che riguardano l’amministrazione attiva dell’ente Regione.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, lei ha fatto bene a non riproporre l’oziosa discussione sulla caratteristica della nostra regione come le Marche felici, le Marche diverse dal resto dell’Italia. Alcuni dati sono incoraggianti mentre altri rimangono preoccupanti, quindi le do atto che la sua relazione è improntata ad un realismo senza enfasi, sarà una base di discussione molto utile.
Faccio poche riflessioni sulle valutazioni svolte sia nella relazione che nelle sue stesse dichiarazioni.
Parto dall’educazione alla legalità. La frontiera è immensa, il mare è enorme, è stato sicuramente un buon segnale quello di andare alle due di notte presso qualche discoteca, però voglio ancora sottolineare che la sicurezza di vita dei giovani è fortemente a rischio a causa di una dilagante abitudine all’uso di droghe. Quindi su questa frontiera non ci possiamo fermare, è qui, al di là di tutti gli altri discorsi sulla sicurezza, che va concentrata l’azione principale di tutti gli enti locali e dunque anche della Regione.
Si parla di kit antidroga, di azione sussidiaria nei confronti delle famiglie, credo che questa Assemblea e anche i nostri amministratori di livello locale, provinciale, comunale, abbiano ben presente – posso dichiarare che su questo non c’è insensibilità – il fenomeno dilagante dell’alcool e dell’uso di droghe.
Pertanto ritengo si debba aprire una discussione di emergenza bipartisan e interistituzionale a tutti i livelli.
Qual è l’azione? Naturalmente nelle scuole o laddove si trovano i giovani, quindi bene la discoteca, ma non basta, credo che questa sia stata una forma di sensibilizzazione pubblicitaria, infatti sappiamo che anche quello che abbiamo fatto con gli oratori e le attività sportive non basta. Allora voglio sottolineare di nuovo il fatto che vorrei vedere, ognuno per la propria competenza, un’azione decisa dell’Assessorato alle politiche giovanili, della Presidenza del Consiglio e delle Commissioni.
Ritengo che i progetti sulla legalità e sull’ordine debbano essere pubblicizzati di più, ovvero quelle opportunità che ci sono per i tanti soggetti che oggi non conoscono le possibilità di finanziamento, che certo, parliamoci chiaro, sono incoraggiamenti che non risolvono il problema ma che comunque servono a sensibilizzare operatori e amministratori. Quindi chiedo una pubblicità maggiore.
Io sono ormai da quasi nove anni in questa Assemblea legislativa ma ancora non siamo riusciti a varare la nuova legge sulle polizie municipali. Conosciamo bene gli scontri che ci sono anche a livello sindacale con le rappresentanze delle polizie comunali e provinciali. Quindi credo che dovremmo prendere l’impegno prima della fine della legislatura di fare una legge di riforma secondo il quadro legislativo nazionale.
Inoltre, noi non abbiamo bisogno del nuovo federalismo per darci un’organizzazione più intensa, più radicata, che riconosca anche le carriere e i meriti, soprattutto di quegli agenti di polizia municipale sparsi nei micropaesi della nostra regione e che spesso non hanno alcuna prospettiva di vedere crescere la loro posizione pur vedendo aumentare le loro responsabilità.
Quando parliamo di educazione alla legalità, di controllo sull’ordine, sull’immigrazione, sulla sicurezza, non dimentichiamo che spesso interi territori sono affidati ad una persona che spesso magari fa l’impiegato, il vigile urbano e qualche volta anche l’autista dello scuolabus.
I problemi non esistono solo dove vi è una grande concentrazione di popolazione ma sono sparsi sull’intero territorio della nostra regione.
Credo che dobbiamo fare una legge che riorganizzi, i sistemi sono tanti, in Commissione giacciono tantissime proposte, altre vanno riproposte. Insomma, dobbiamo far sì che la nostra polizia municipale – e non sono certamente per fare lo sceriffo –, che a livello tecnologico già interagisce egregiamente – così ha detto il dott. Oreficini – con la Protezione civile per il soccorso, serva anche di sostegno alle forze dell’ordine.
Quindi dobbiamo rimettere subito mano, trovando una sintesi, alle proposte di legge che ci sono sulle polizie locali.
Parlare di sicurezza e di immigrazione è stato un tema trito e ritrito dei nostri dibattiti. Su questo fronte, ripeto, cresce la sensibilità degli operatori comunali, però credo – qua dentro certamente nessuno è xenofobo, ci mancherebbe, siamo tutti per le regole che devono essere rispettate sia dagli italiani che da tutti gli altri - che ci sia da fare ancora molto. Ad esempio perché non mettere – anche il Presidente ha parlato di ulteriore formazione del personale, di ulteriori figure, servirebbe infatti una buona formazione dei cosiddetti mediatori culturali – alcune figure da inserire nei Sermit o nelle Caritas, ovvero quei front office a cui spesso l’immigrazione si rivolge per chiedere sì diritti ma a cui dobbiamo anche comunicare doveri.
Ritengo che possiamo formare nuove figure che possano svolgere questa missione, figure che devono essere intrise di grande sensibilità, di grande conoscenza del diritto, di capacità di captare esigenze e bisogni, ma anche di comunicare quali sono le regole della nostra comunità.
Sappiate che questo ce lo chiedono anche coloro che sono da anni immigrati in Italia e che hanno saputo affermarsi nella nostra società, ottenendo anche la stima per il lavoro che hanno svolto nelle nostre comunità. Sono loro che per primi ci chiedono: “applicate le regole e fatele rispettare, perché non è giusto che mentre noi venendo qua ci siamo affermati con la fatica e con il lavoro poi altri, molto spesso della nostra stessa etnia, inquinano questa società”. Quindi, riconoscendolo, ci chiedono di intervenire in maniera coerente con le regole e con le leggi.
Pertanto, Presidente, lancio questo appello: giovani e legalità, alcool e droga, front office dell’immigrazione, comunicazione delle regole, inoltre mettere subito mano, per poterla concludere almeno in questa legislatura, alla nuova legge sulle polizie municipali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Per non correre il rischio di fare una sorta di rito annuale sulla questione dell’ordine pubblico e della sicurezza bisogna necessariamente affrontare il discorso sotto un altro punto di vista.
Molto spesso si fa riferimento alle statistiche o ai sondaggi che spesso però non corrispondono alla realtà delle cose.
Ritengo che la questione della sicurezza coinvolga tutti, dai cittadini agli enti…Se fosse possibile vorrei anche l‘attenzione anche del Presidente, grazie! Stavo dicendo che al di là delle statistiche o dei sondaggi poi la realtà è ben diversa, infatti il problema della sicurezza deve essere affrontato in modi diversi proprio perchè riguarda ambienti diversi.
Molto spesso si fa un’analisi abbastanza precisa e numerica su quanti furti ci sono stati, se sono di più o di meno dell’anno precedente, se ci sono stati più o meno morti, ma a mio avviso sta accadendo un fenomeno gravissimo che non appare in nessuna statistica. Ovvero che parte del nostro territorio negli ultimi anni è diventato terra di conquista di organizzazioni che, se non direttamente, indirettamente stanno occupando i spazi vitali della nostra società.
In queste statistiche vorrei vedere quante attività commerciali sono passate di mano, da dove arrivano i soldi, chi sono questi personaggi che all’improvviso compaiono nei paesi, nelle città, acquistano attività commerciali, attività di ristorazione, alberghi. Qua non c’è scritto niente!
Quanti sono i pentiti che vivono sul nostro territorio? Quanti sono quelli che vivono in soggiorno obbligato? Tra questi quanti sono coloro che hanno aperto attività commerciali che a volte altro non sono che una sorta di parafulmine, di ventaglio, di separé, dunque attività che con il lecito hanno poco a che fare?
Tutto questo non compare ma è un fenomeno gravissimo.
Sia nell’edilizia sia in quello che possiamo definire il racket delle badanti esiste il fenomeno del caporalato. Sono successi episodi dove alcune persone che erano andate ad assistere durante la notte i malati sono state letteralmente circondate da chi all’interno degli ospedali – quindi una struttura pubblica – gestiste una sorta di racket. Di questo qua non c’è traccia!
Non c’è traccia neppure di quelle attività di ambulanti che vengono rilevate in contanti, molto spesso sono di orientali; si sa benissimo, ad esempio, che nella nostra regione esiste una banca ambulante di un cinese che gira con un sacco di quattrini nel suo bauletto per prestare soldi per l’acquisto di attività e poi per la loro restituzione lega per anni chi acquista le attività.
In un momento difficile come quello che stiamo vivendo occorre avere una maggiore attenzione, proprio perché se c’è una restrizione del credito poi c’è anche maggiore disponibilità a rivolgersi agli usurai, che magari non si vedono ma ci sono.
Quindi non vorrei che al di là delle statistiche, al di là delle riunioni, seppure utili, dell’Osservatorio, ci dovessimo trovare nel prossimo futuro con tanti torrenti che portano l’acqua al fiume ma poi il fiume esonda.
Io sono seriamente e fortemente preoccupato. La nostra è una regione che è stata presa d’assalto dalle eco-mafie, ne abbiamo parlato di recente quando affrontammo il discorso con la Commissione d’inchiesta sui rifiuti.
Quotidianamente vediamo che sul porto di Ancona c’è una forte pressione per l’arrivo e le esportazioni illecite di merci. Proprio ieri l’Ansa riportava la notizia di un sequestro di un container con rifiuti speciali che venivano spediti in beneficenza in Africa. Fatto sintomatico che il nostro territorio è preso di mira, in quanto, come spesso avviene per esempio con il collaboratori di giustizia, con i pentiti o altro, essendo una zona più tranquilla di altre vi si possono mandare i pentiti e ci possono passare traffici illeciti, ad esempio come lo smercio di griffe e che spesso purtroppo vengono tollerate anche dai Comuni.
Le nostre città sono invase da persone che platealmente vendono prodotti falsificati. Poi succede che mentre l’ambulante paga le tasse e il suolo pubblico, quindi è seguito con molta attenzione, a due metri e mezzo c’è chi continua impunemente a vendere prodotti contraffatti.
Peraltro il problema non è solo per il fatto che vendono prodotti contraffatti, ma è che quei soldi vanno a finire in droga o prostituzione. Allora non ci si può accorgere della prostituzione soltanto quando, come è accaduto qualche giorno fa, una prostituta viene strozzata da un cliente che ha perso la testa.
Intere zone delle nostre città sono diventate dei casini – per essere molto chiari - più o meno autorizzati. Non c’è un quotidiano pieno di annunci nei quali molto chiaramente ci sono proposte fatte da prostitute. Anche questo fatto non è soltanto per quanto riguarda il discorso delle prostitute, quanto per il fatto che questi soldi andranno a finire in quel circolo che sicuramente metterà in difficoltà, lo sta già facendo, il tessuto sociale.
Pertanto chiedo che l’Osservatorio, per ciò che è di sua competenza, abbia un’attenzione e faccia un’opera di sensibilizzazione maggiore. È inutile che mettiamo le telecamere! Le telecamere vedono solo quelli che passano, le telecamere non vedono la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta che vengono da noi per investire in pizzerie, ristoranti, edicole, hotel, bagni, ecc..
Quindi l’attenzione deve essere rivolta soprattutto ai fenomeni che non si vedono, al fenomeno della droga, fenomeni tutti strettamente collegati. Ci sono giovani che a 12, 13, 14 anni assumono la cocaina! Ci rendiamo conto in quale meccanismo ci siamo messi, consapevolmente o non consapevolmente, per seguire le statistiche che magari dicono “c’è un omicidio in meno rispetto all’anno scorso”!
Credo, invece, che si stia perdendo il controllo del territorio e che la responsabilità sia un po’ di tutti. Anche i Comuni dovrebbero prestare più attenzione ad alcuni fenomeni, ad esempio con un maggior controllo per il rilascio di licenze e autorizzazioni. Soprattutto quando ci sono persone che vengono sul nostro territorio perché i collaboratori di giustizia, voglio dire, cioè, che non è che devono essere trattati meglio degli altri, non è che vengono ad imporre le loro regole sul nostro territorio. Infatti qui non si tratta di collaborare con la giustizia ma di utilizzarla per farsi abbondantemente i fatti propri in quanto c’è una trasformazione sul modo di aggirare la legge.
Pertanto i finanziamenti ai progetti vanno bene, però, Presidente, ritengo che non ci sarebbe neppure bisogno di finanziare se per esempio la legge sui centri storici o i contributi sui centri storici fossero veramente corposi, importanti, tali cioè da fare in modo che i centri storici non vengano abbandonati e non diventino poi facili prede magari del cinese a cui uno è stato costretto a vendere il negozio; ormai è risaputo, lo fanno in tutto il mondo, che i cinesi comprano in contanti il primo o l’ultimo negozio della via, lo comprano in contanti pagandolo magari di più quello del mezzo, poi tutti gli altri se ne devono andare via, infatti hanno delle tecniche provate scientificamente per fare in modo che gli altri non campino più, recuperano così tutto quello che hanno speso.
Quindi a mio avviso i Comuni, con l’aiuto della Regione e delle Province, devono necessariamente tutelare il centro storico, perché le statistiche che vengono fatte su questo sono carta straccia!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. La discussione introdotta nella relazione del Presidente ritengo sia molto importante per la nostra comunità. Circa la questione della sicurezza evoca sostanzialmente una considerazione di fondo che è uno dei problemi che fino a qualche tempo fa nelle statistiche del consenso della gente risultava al primo posto come una delle esigenze di primaria importanza, ma che credo sia un po’ calata negli ultimi tempi. E questo dimostra come la questione della sicurezza viene addirittura utilizzata dalla politica come elemento di consenso.
Io non sottovaluto i problemi della sicurezza come quelli che ci sono oggi nella nostra realtà comunitaria, però quando la sicurezza viene usata come strumento di consenso secondo me testimonia un elemento di irresponsabilità.
Voi sapete perfettamente che sulla sicurezza si sono giocate elezioni nazionali e locali; pensate a tutto il battage che si è fatto su questioni sporadiche di omicidi o stupri dovute agli immigrati, per cui veniva usata la questione dell’immigrazione come una questione di paura. Oggi, invece, le cose sono cambiate, quindi se ne parla molto meno, perché probabilmente evocare quei problemi non è più consono alla raccolta del consenso.
Dunque sarebbe cosa buona e civile che nei consessi istituzionali si affrontasse questa problematica per ciò che è e non, invece, utilizzarla a fini politici. Questo lo ritengo uno degli elementi fondamentale della convivenza civile. Dobbiamo essere razionali di fronte ad un fenomeno che va preso per quello che è e non per quello che qualcuno fa apparire in particolare momenti per convenienze di parte.
Questo è un dato che dobbiamo mettere in rilievo. E’ chiaro che indubbiamente c’è anche una questione di fondo, ovvero che la gente oggi si sente insicura, sappiamo bene che la paura del futuro è uno degli elementi che nelle coscienze della gente rende molto debole la propria realtà, quindi questo alimenta uno stato di insicurezza che poi sfoga anche nella paura per alcuni fenomeni che stanno avvenendo.
Certamente si sta facendo parecchio in questa direzione, si sta lavorando bene anche in una situazione come quella nostra che, come ha prima detto il Consigliere Massi, non è un’isola felice, ma che comunque possiamo tranquillamente dire, per una serie di circostanze fortuite e non solo, che nella nostra convivenza non sono presenti fenomeni dirompenti come in altre realtà. Questo lo dobbiamo riconoscere sia per quello che siamo che per la nostra stessa cultura.
Però la cosa che dobbiamo tenere presente rispetto a questa tematica è che viviamo in un momento dove la cultura ha dei connotati anche violenti. Quindi dobbiamo porre la giusta attenzione. Certamente le cose che stiamo facendo sono fondamentali, ma vorrei sottolineare il quarto capitolo degli impegni che abbiamo di fronte e che la legge n. 11 aveva posto in evidenza, ovvero la formazione.
Pongo in evidenza questo aspetto, ad esempio quello dell’educazione alla legalità, come ha il Consigliere Massi, sicuramente è uno dei fattori fondamentali, ma dobbiamo intervenire sulle problematiche in maniera molto più incisiva.
Invito l’Assessore alla scuola di mettere in evidenza tale problematica e di sviluppare un’attenzione molto più forte. Alla scuola diamo tanti compiti ma quello di una giusta convivenza e dell’educazione alla legalità deve essere, secondo me, uno dei fattori fondamentali. E deve essere fatto nei suoi molteplici aspetti, che non è soltanto quello di dire “non rubare” ma è anche quello di essere maggiormente integrati in una comunità, che nel rapporto tra i giovani e la propria comunità è uno degli elementi fondamentali.
Ecco perché diventa un elemento fondamentale, per esempio, quello di educare i giovani al riavvicinamento alla politica nelle proprie comunità locali. E’ una cosa essenziale per educare alla legalità. Dobbiamo recuperare quel senso di appartenenza, quell’etica pubblica che deve permeare la crescita dei nostri ragazzi, altrimenti faremo tutti interventi in emergenza, che sicuramente vanno fatti ma che non producono quegli effetti positivi che, invece, devono essere effettuati e sviluppati alla radice del problema.
Quindi anche per la comunicazione televisiva va assolutamente fatto qualcosa, educare alla comunicazione è un fattore fondamentale, proprio perché la comunicazione è violenta!
Pertanto non possiamo pensare di recuperare questi fenomeni con le azioni positive fatte a valle delle problematiche sulla sicurezza, dobbiamo lavorare – e purtroppo secondo me è anche tardi – per recuperare ed educare i nostri giovani ad una legalità che sicuramente potrà incidere meglio sui comportamenti e sulle questioni attinenti ai rapporti nella nostra comunità.
Voglio quindi invitare la Giunta regionale a sviluppare più fortemente in questa direzione l’azione educativa e di collegamento con la scuola, questo è fondamentale.
Inoltre credo che sia da sviluppare un’attenta azione di formazione e di sollecitazione civile – uso questo termine per farmi capire – a fronte di quello che sta avvenendo nella nostra comunità, che è una novità e che secondo me è molto importante tener presente, cioè i fenomeni di disoccupazione forte che si stanno realizzando in varie parti del nostro territorio e che snaturano sostanzialmente uno dei connotati fondamentali fino a qui presenti nella nostra comunità, quello cioè della piena occupazione. Serve sviluppare attenzione proprio perché sono fenomeni che potrebbero mettere in crisi anche quelle convivenze sane che fino ad oggi si sono sviluppate in termini pacifici.
Questi elementi di crisi vanno attentamente monitorati, e va fatto soprattutto nelle comunità più forti, in quanto essi potrebbero sollecitare anche devianze.
Ritengo, inoltre, che larga parte di questa azione educativa potrà essere sviluppata con un’alleanza e con un appoggio forte con quella parte del volontariato che si dedica a questi settori.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei formulare delle proposte al Presidente della Giunta regionale per far sì che questa relazione annuale non assuma il carattere di un disbrigo amministrativo di una previsione di legge, ma che consenta anche di allineare lo sforzo che fa la Regione Marche in nome della legalità a quelle emergenze che via via si manifestano nella nostra società.
Quindi, Presidente Spacca, do due suggerimenti e due consigli
Il primo è quello di impegnarci nel 2009 affinché venga definito un focus mirato su quello che è un problema di grande rilevanza e attualità, ovvero l’illegalità di carattere amministrativo.
Non più tardi di dieci giorni fa la Corte dei Conti ci ha messo di fronte ad una situazione che noi ignoravamo e che riguarda diversi illeciti sull’utilizzo dei fondi europei nell’ambito delle annualità 2003 e 2004. La Corte dei Conti ha chiarito come l’atteggiamento dell’Ente è stato conforme a quello che poteva ritenersi l’aspettativa dello stesso organismo contabile, ovvero quello di provvedere, intervenire, aggiornare anche dal punto di vista dell’organico il sistema di contrasto a questo problema.
Ciò non di meno rimane in noi lo sgomento per aver comunque potuto apprendere di come questa grande tematica, che in qualche modo dà una dimostrazione, ahimè, sempre più pressante di sé nell’ambito nazionale, debba vederci impegnati in una assoluta opera di diligente riscontro anche di quelle che sono le occasionali situazioni di illegalità amministrativa che si frappongono come ostacoli all’azione di questo Ente e non solo.
Quindi propongo innanzitutto di aggiornare il programma per le politiche di prevenzione dell’illegalità, e comunque la sensibilizzazione del nostro Ente, pertanto, tolleranza zero contro tutte le forme di malversazione amministrativa. Questa Regione non ne è immune, e il mio non è un atto di accusa ma è un richiamo alla sua sensibilità istituzionale che so alta sul punto, Presidente, in maniera tale che i Consiglieri regionali non apprendano più dai giornali le notizie di indagini che hanno riguardato anche i nostri uffici.
Quindi credo che la “moglie di Cesare” non solo deve essere pura ma lo deve anche sembrare. La nostra tracciabilità da questo punto di vista è totale, lo so e lo riconosco, ma per evitare, come ho detto prima, che l’obbligo che oggi esaudiamo di questa relazione, così come richiestoci dalla legge regionale, possa essere ritenuto un atto, in cui crediamo con tutta la nostra sensibilità, che richiede – questa è la mia proposta – che la nostra attenzione ricada anche su tutte le forme di quella insicurezza indotta nella società anche da queste sicuramente occasionali, ma che sono comunque estremamente gravi, situazioni di illegalità amministrativa.
Per la seconda proposta, Presidente, riprendo una valutazione fatta dal Consigliere Massi, secondo me molto giusta e conveniente. In questa relazione non vediamo la giusta enfasi per quanto riguarda il problema della droga. Capisco che il problema della droga non è tra quelli che catturano l’attenzione mediatica, è un problema che sembra quasi essere ricacciato fuori dai grandi circuiti dell’interlocuzione politica e del dibattito.
La questione della droga è intervenuta in un dibattito proprio nella città dove vivo, Ascoli Piceno, infatti nell’aprile del 2008 proponemmo la possibilità di una distribuzione gratuita del kit antidroga. Ne successe un gran pandemonio, ma qui vorrei proporre alla sua Giunta, Presidente, di valutare la possibilità di distribuire in maniera agevolata questo kit antidroga. Nessuno di noi pensa di risolvere il problema del contrasto alla tossicodipendenza con il kit antidroga, ovvero nessuno di noi riannette una valenza salvifica a questo strumento, è però una misura aggiuntiva che potremmo mettere a disposizione delle famiglie marchigiane che spesso si trovano nelle condizioni di non avere strumenti di difesa rispetto ad un fenomeno dilagante; nella sola Ascoli Piceno l’anno scorso il comando provinciale dei Carabinieri ha arrestato 132 persone per reati connessi allo spaccio degli stupefacenti. E’ un’enormità, è la prima voce per quanto riguarda la dimensione dell’illegalità nella nostra città.
Se è vero che giustamente e convenientemente la Giunta regionale ha contribuito positivamente alla campagna per la distribuzione degli alcool-test – e ha fatto bene – al pari ci dovremmo anche impegnare, per dare un segnale culturale preciso, nella diffusione e promozione dei kit antidroga.
E’ evidente – e prevengo una polemica che sul tema già feci con l’ex Vicepresidente della Giunta regionale Agostini – che il kit antidroga quando la relazione genitori-figli è sana non serve, cioè nessun genitore che ha la possibilità di colloquio significativo, importante e corretto con i propri figli si sogna di prendere il kit antidroga, proprio perché con i figli ci parla. Però, attenzione, dove la relazione genitori-figli è fratturata, non c’è, è impedita da situazione circostante, il kit antidroga può essere uno strumento che abbinato ad un progetto educativo mirato può consentire perlomeno di sapere.
E’ evidente che il kit antidroga - Presidente Spacca, perdoni il mio tono un po’ irruento ed avvocatesco, ma non penso di dire cose di cui anche lei è convinto, voglio solo essere costruttivo su questo facendo una proposta – soddisfa un requisito di conoscenza, che di per sé è solo un prodromo del contrasto, quindi non vorrei essere equivocato sul punto, però le chiedo, Presidente, è meglio nascondere la polvere sotto il tappeto quando c'è un figlio che potrebbe avere avuto contatti con il mondo della droga oppure è meglio sapere? Quindi chi si propone di fronte alla questione del kit antidroga deve semplicemente porsi questa domanda, senza adesioni ideologiche all'uno o all'altro schieramento.
Qualche volta, a mio modo di vedere, questa Giunta è stata ideologica sul problema della droga, quindi mi assumo la responsabilità di dire, ad esempio, che non c'era nessun bisogno di conquistare il primato dell'essere la prima Regione che ha autorizzato l'uso dei cannabinoidi per eventuale uso terapeutico. Non confondo il tema, non c'è niente in sé di scientificamente dimostrato in proposito, dico solo che dal punto di vista culturale probabilmente credo si rischi – io avverto questo tipo di problema –, se ci si lancia sul problema dei cannabinoidi in quei termini così tempestivi, di dare un messaggio forse culturalmente sbagliato.
Questo non lo so, non voglio ora mettere troppa carne al fuoco, dico però che potrebbe essere un primato importante quello di una Regione che rispetto al problema del kit antidroga dà origine ad un comportamento attivo mettendo a disposizione delle famiglie questo strumento. Dobbiamo essere solo capaci, ripeto, di sottrarci al rischio – noi per primi, per carità – di partecipare all'eterna lotta tra Orazi e Curiazi, tra droga sì, droga no, o cose del genere.
Il problema esiste, certo, su questo indubbiamente si riflettono anche i nostri modelli culturali, Presidente Spacca, ma esprimo la speranza che dal punto di vista del modello culturale lei ed io sul problema della droga non siamo così distanti, magari è più distante qualcun altro della sua maggioranza. E questo non lo dico polemicamente, è una mia illazione, infatti sono convinto che sui modelli e sui valori il Presidente Spacca – ora magari mi smentirà – è più liberal-progressista, ma se sbaglio ritiro quello che ho detto. (…) Aggiungo allora la terza proposta, facciamoci il test antidroga, io sono disponibile, alzi la mano chi lo vuol fare, così sgomberiamo il campo! Consigliere Binci, non volevo essere provocatorio, mi ci hai portato lei, quindi le dico che mi iscrivo tra coloro che spontaneamente si fanno il test! (…)

PRESIDENTE. Per cortesia, non interrompete.

Guido CASTELLI. Mi hanno detto, tra l'altro, che il modo migliore per verificare se uno ha fatto uso di droga è quello di tagliarsi i capelli. Purtroppo è una risorsa di cui dispongo in maniera molto limitata ma farei anche il sacrificio di offrire una ciocca di quel che resta della mia capigliatura non folta!
Comunque al di là delle battute di cui mi scuso, vorrei che questa mia valutazione, che spero possa essere fatta propria anche dagli altri gruppi assembleari, possa essere tenuta in considerazione. Ci potremo ovviamente confrontare ma sarebbe secondo me giusto ed opportuno che vi fosse una sottolineatura più marcata sulle politiche per la sicurezza di questa Regione relativamente al problema delle tossicodipendenze.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca per la replica.

Gian Mario SPACCA. Vorrei ringraziare i Consiglieri che sono intervenuti nel dibattito per manifestare le loro considerazioni, i loro suggerimenti e anche le loro valutazioni critiche sulle comunicazioni.
Sicuramente terremo in considerazione gli elementi emersi. In modo particolare in relazione – è stato detto negli interventi del Consigliere Castelli e del Consigliere D'Anna - sia al fenomeno delle tossicodipendenze, sia al tema della criminalità sotterranea che si organizza nell'ambito della nostra comunità.
Pertanto confermo la linea che intendiamo intraprendere e sostenere come Governo regionale, convinti che la sicurezza non sia soltanto legata al tema dell'ordine pubblico ma che è un tema che appartiene alla complessiva organizzazione della convivenza della nostra comunità regionale.
Quindi siamo impegnati a creare le migliori condizioni che si rapportano con la qualità della vita della nostra comunità.
Inoltre la questione della sicurezza è legata alla coesione della comunità regionale, un tema che ripetutamente proponiamo all'attenzione e alla riflessione dei Consiglieri e che passa attraverso un rapporto fecondo e positivo tra le Istituzioni, quindi, ripeto, nel rapporto tra il Governo centrale e le sue amministrazioni – la Regione è uno snodo fondamentale sul territorio regionale – e gli enti locali.
Però non basta questo livello - che appartiene non soltanto ad una singola attività amministrativa connessa con le funzioni dell'ordine pubblico ma anche a tutta la sfera dell'attività amministrativa -, infatti occorre anche un rapporto fecondo e positivo con la comunità regionale, con le famiglie, con i cittadini, con il sistema complessivo delle organizzazioni intermedie della comunità regionale.
Questo rapporto cerchiamo di tenerlo, ovvero un rapporto diretto sia con i cittadini sia con quelle organizzazioni all'interno delle quali i cittadini si ritrovano per realizzare il loro protagonismo, la loro motivazione, la loro valorizzazione. E’ da questa motivazione e valorizzazione che dipende la qualità della vita che poi introduce quella fiducia e quella sicurezza che sono patrimonio fondamentale nella vita della nostra comunità.
Quindi tutta l'azione complessiva della Regione Marche è orientata alla sicurezza.
Sul tema ho preferito io stesso rispondere al vostro dibattito, perché non sono soltanto quei fenomeni che oggi hanno giustamente avuto attenzione da parte dei Consiglieri, ma dobbiamo tenere in considerazione l'aspetto complessivo, l'equilibrato ordine del nostro modello di convivenza. E’ su questo che si gioca la sicurezza della comunità regionale.
Quindi credo che anche le future performance di crescita delle Marche dipenderanno dalla coerenza e dal rispetto di questo modello ordinato di convivenza, per il quale siamo tutti impegnati a realizzare.
Grazie per quello che avete presentato con la vostra riflessione e grazie anche per aver colto l'impegno dell'organizzazione amministrativa della Regione. Non ho voluto essere io a dirlo in apertura di dibattito ma credo che un ringraziamento lo dobbiamo anche alle persone del Dipartimento della sicurezza regionale guidate dal dott. Roberto Oreficini che agiscono con questa filosofia, che è una filosofia che non appartiene ad un settore – lo ripeto per l'ultima volta – ma appartiene all'azione complessiva dell'amministrazione di governo.


Mozione n. 11
del Consigliere Santori
“Gestione della mobilità personale in conseguenza della istituenda nuova provincia di Fermo”
(Discussione e ritiro)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 11 del Consigliere Santori, il quale ha la parola per illustrarla.

Vittorio SANTORI. Questa è una mozione che viene dal lontano 14 giugno 2005 ma che ancora oggi ha un interesse ad essere discussa in questo consesso. Si tratta della gestione della mobilità del personale in conseguenza dell'istituita Provincia di Fermo, quindi tra la Provincia di Ascoli e quella Fermo.
“Premesso che almeno il 45 per cento del personale attualmente dipendente dalla Provincia di Ascoli Piceno dovrà coattivamente essere trasferito alla istituenda Provincia Fermana;
Che il Commissario di governo, le organizzazioni sindacali, i rappresentanti delle Istituzioni, dovranno individuare criteri di ripartizione del personale coerentemente ai principi contenuti nella legge istitutiva del nuovo ente;
Che la mobilità coattiva di massa costituisce una peculiarità del solo territorio Piceno poiché nei territori delle altre nuove Province non vi saranno passaggi traumatici sia per la minore rilevanza dell’ente che va a nascere rispetto all’ente madre, sia perché in essi sono da tempo attivi i servizi dei circondari con personale residente nelle aree ricadenti nella competenza della nuova provincia, sia infine, per la migliore qualità e quantità dei servizi di trasporto esistenti che rende insignificante la problematica della mobilità del personale;
Accertato che il problema della mobilità è particolarmente grave nel Piceno, e che è indispensabile che la politica, la Regione Marche e le Province di Ascoli Piceno e Fermo se ne facciano carico tracciando soluzioni che vadano incontro alle necessità di decine di famiglie di pubblici dipendenti obbligate ad affrontare i disagi logistici ed economici di un trasferimento, evitando nel contempo un possibile contenzioso in materia di lavoro ed un iniziale elevato tasso di assenteismo proprio al momento del decollo della nuova Provincia di Fermo;
Che nel contempo non va trascurata anche l’esigenza del nuovo ente di attivare una politica di assunzione e gestione del personale tutta propria e non solo ereditata per cui condizionante il nuovo modello organizzativo;
Che va pure tenuta presente la variabile della riforma del sistema pensionistico che entrerà in vigore il 1° gennaio 2008 – quindi è entrato in vigore –;
Il sottoscritto Consigliere impegna il Presidente e la Giunta regionale ad esprimere le proprie proposte ed il proprio indirizzo in ordine alla vicenda in oggetto ed in particolare a valutare una proposta di pre-pensionamento destinata ad una parte del personale dell’attuale Provincia di Ascoli Piceno che alla data del 31 dicembre 2007 (giorno prima dell’entrata in vigore della variante) pur non avendo i requisiti minimi per beneficiare della pensione di anzianità, li possa raggiungere, sia dal punto di vista anagrafico che di servizio, attraverso una contribuzione figurativa di massimo cinque anni a carico della Regione Marche e/o dello Stato. Il personale interessato da una prima valutazione potrebbe essere di circa 150 unità.”.
Rimetto l’argomento alla discussione dell'Assemblea legislativa l'argomento.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Credo che questa mozione sia un po' anacronistica, infatti è di quattro-cinque giorni fa una riunione, avvenuta tra le delegazioni trattanti della parte pubblica e della parte sindacale, riguardante il trasferimento del personale nella nuova amministrazione della Provincia di Fermo.
La bozza di accordo concordata ha determinato un nuovo documento congiunto tra le varie parti. Con esso si è cercato di conseguire il massimo della mobilità volontaria verso il nuovo ente, è stata infatti concordata anche la possibilità di una eventuale indennità per quel personale che opterà per il trasferimento presso la nuova amministrazione di Fermo. Questa indennità potrebbe essere considerata anche come un’indennità di disagio, per un periodo massimo di cinque anni, da quantificare sulla base della distanza chilometrica tra Ascoli e Fermo.
Mi sembra però che il personale che sceglierà volontariamente di trasferirsi nel nuovo ente non potrà optare per il rientro nell'amministrazione di Ascoli se non con un diritto di precedenza rispetto ad altri dipendenti pubblici che volessero avanzare domanda di mobilità.
I dipendenti che dovranno trasferirsi saranno soprattutto i giovani che pertanto faranno sicuramente anche una nuova esperienza.
Credo quindi che in maniera abbastanza virtuosa si sia addivenuti ad una soluzione mediata che è riuscita a produrre un buon esito.
Dunque, anche se coloro che hanno un lavoro fisso oggi trovano tante difficoltà in questo momento difficile che stiamo attraversando, ritengo che le disposizioni messe in questa bozza di accordo decisa da di chi era al tavolo delle trattative sia una soluzione dignitosa e proficua.
Sulla questione evidenziata, ovvero quella di riflettere per evitare il tasso di assenteismo, non so cosa ne potrebbe pensare il Ministro Brunetta, ma in ogni caso ritengo che dovremmo pensare anche a coloro che hanno un posto di lavoro e che devono modificare il luogo.
Credo, inoltre, che si stia arrivando ad una buona soluzione anche per quanto riguarda questione della divisione dei beni, anch’essa infatti aveva provocato un certo disagio tra le forze politiche e soprattutto tra l'amministrazione provinciale di Ascoli e le amministrazioni comunali del fermano.
Pertanto con questo accordo possiamo dire che si è arrivati alla soluzione di un problema che preoccupa ed occupa l'attenzione degli amministratori da tanto tempo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Isidoro.

Antonio D'ISIDORO. Non mi soffermo sulle polemiche nate nella città capoluogo di Ascoli Piceno per quanto riguarda le difficoltà – almeno così è stato scritto e detto più volte in varie riunioni di bilancio per la nuova Provincia di Ascoli Piceno –, ma mi soffermo sul problema personale su cui sono d'accordo con la Consigliera Ortenzi. Mi sembra infatti che nel cercare una soluzione a questo problema il buonsenso stia prevalendo. Si era fatta sia la proposta di assegnare 15 mila euro una tantum a coloro che si trasferiscono a Fermo, sia proposte alternative, ovvero sulle corse degli autobus oppure sul rimborso spese per chi dovrà affrontare una trasferta fermana.
Facciamo quindi un po' decantare questa situazione in quanto penso che sul personale si possa veramente raggiungere un accordo che non mortifichi né l'una né l'altra Provincia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Lo spirito di questa mozione, riferito al 2005, era quello di ottenere da parte dell'Assemblea legislativa un intervento tra i due enti, proprio perché questa Assemblea legislativa ha dato parere favorevole per l'istituzione della Provincia di Fermo, però poi si è completamente lavata le mani su ciò che stava succedendo tra le due Province.
Da quello che mi risulta e dagli interventi che ci sono stati dobbiamo prendere atto che la Regione Marche ha lasciato che il problema venisse risolto dalla Provincia di Ascoli, che però lo sta risolvendo con i sindacati e senza introdurre tutele, quelle tutele che invece noi avremmo potuto fare garantire magari intervenendo anche a Roma per la richiesta di un prepensionamento, quindi a vantaggio dei giovani che avrebbero così trovato più posti di lavoro.
In tutta questa situazione quello di cui mi preoccupavo erano i criteri, che devono essere scelti prima, sono le regole a cui tutti i dipendenti, una volta accettati, si adagiano di buon gusto in quanto raccolgono in qualche maniera anche la loro volontà.
Queste regole non ci sono state, ci sono solo accordi proprio di questi giorni ma che vedono ancora una volta la Provincia di Ascoli soccombere, infatti il costo del trasferimento dei dipendenti sarà a carico, anche se per cinque anni, della Provincia di Ascoli.
Allora veramente non riesco a capire come si possa fare una politica di questo genere, cioè quella di assumere 105 precari con la certezza che poi si sarebbero dovute trasferire almeno 250 persone su Fermo.
Quindi nella Provincia di Ascoli siamo arrivati a 740 dipendenti, è un'assurdità, ma poi parte di questi dovranno essere trasferiti, certo, volontariamente, ma dietro compenso, che potrà essere esiguo, magari anche solo un rimborso spese, ma sicuramente non è un’azione in linea con la funzione propria dell'ente che dovrebbe invece guardare agli interessi dei cittadini e non fare atti di questo genere che sono assolutamente incomprensibili dal punto di vista della funzionalità sia per il dipendente che per l'economia dell'ente.
Accolgo comunque l'istanza dei colleghi Consiglieri, possiamo soprassedere per vedere come andranno le cose, anche perché ormai i principi non sono stati definiti, l'intervento della Regione non c'è stato, quindi per me va bene anche il ritiro della mozione.

PRESIDENTE. Bene, allora consideriamo la mozione n. 11 ritirata.


Mozione n. 317
dei Consiglieri Procaccini e Brandoni
“Strage striscia di Gaza”

Mozione n. 318
dei Consiglieri Comi, Romagnoli, Giannini, Ricci, D’Anna, Viventi, Lippi, Mollaroli, Mammoli, Capponi, Sordoni, Giannotti, Cesaroni, Tiberi, Brini, Ciriaci, Binci, Rocchi, Massi, Luchetti, Benatti, D’Isidoro, Ortenzi
“Promozione della pace in Medio Oriente”

(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 317 dei Consiglieri Procaccini, Brandoni e n. 318 dei Consiglieri Comi, Romagnoli, Giannini, Ricci, D’Anna, Viventi, Lippi, Mollaroli, Mammoli, Capponi, Sordoni, Giannotti, Cesaroni, Tiberi, Brini, Ciriaci, Binci, Rocchi, Massi, Luchetti, Benatti, D’Isidoro, Ortenzi, abbinate.
Ha la parola il Consigliere Procaccini per illustrarla.

Cesare PROCACCINI. Pochissime considerazioni perché quella guerra che ha prodotto oltre mille morti oggi sembra avere una tregua, infatti le organizzazioni internazionali e le personalità di diversa provenienza politica e culturale hanno cercato di far sentire la loro voce.
Una guerra, che secondo noi è stata un vero e proprio sterminio, condotta da Israele che pensa di annientare tutti i palestinesi, come fanno sul versante opposto i gruppi estremistici del mondo arabo che invece vogliono distruggere lo stato di Israele.
Dunque è ovvio che in questa visione e per i rapporti di forza che esistono gli unici ad essere spazzati via e sterminati, se seguiterà questa spirale, saranno i palestinesi.
Dall'inizio della guerra in un mese sono morte più di mille persone, non sono terroristi ma in larga parte sono civili, sono donne e bambini.
La lotta al terrorismo con questa guerra non c'entra nulla, anzi, la guerra di aggressione alimenta il terrorismo perché chiama a sé altra violenza, perché induce ad azioni estreme, in questo caso Israele con le azioni dei kamikaze.
Israele è responsabile di atti gravissimi che hanno preceduto questa guerra. E dico questa guerra proprio perché non è l'unica, infatti dagli inizi degli anni sessanta ai giorni nostri più di una guerra è stata condotta.
Ci sono stati continui insediamenti di coloni israeliani in territori palestinesi che hanno poi cacciato i legittimi proprietari delle fattorie palestinesi. Queste occupazioni sono state precedute dai carri armati e dalle ruspe, inoltre all'uopo per “proteggere” le terre occupate è stato costruito un muro che al confronto quello di Berlino era una siepe.
Hamas si dice che è un terrorista, ma Hamas e la sua coalizione ha vinto le elezioni, quindi rappresenta un governo legittimo proprio perchè sono state fatte elezioni regolari suffragate da osservatori e organismi internazionali.
I Comunisti Italiani criticano talune posizioni di Hamas ma non si può dire che quella coalizione non sia stata eletta attraverso un voto democratico.
Oggi Israele sembra rimpiangere Arafat, perché in questa visione di superpotenza della regione medio-orientale Israele vuole scegliere i suoi interlocutori, meglio ancora se morti! Infatti hanno tentato in tutti i modi di destabilizzare Arafat, di distruggerlo ed anche di ucciderlo.
E' stato così anche dopo la stessa morte di Arafat, infatti dopo quell'avvenimento ci furono le elezioni e al governo andò una coalizione con l'OLP, senza Hamas o con il suo appoggio esterno, di tipo più moderato.
Solo la creazione di uno Stato riconosciuto palestinese potrà dare la sicurezza ad Israele, altrimenti la guerra si allargherà con l'intervento di altri Stati come il Libano, la Siria e tutto il Medio Oriente.
Per le nostre competenze è dunque giusto che la Regione faccia sentire la sua parte per chiedere il rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite che in sostanza dicono “due Stati per due popoli”.
Sulla guerra, purtroppo, c'è anche una cupa seria disinformazione. C'è una normalizzazione di tipo informativo a senso unico. Questa disinformazione ha ignorato manifestazioni avvenute con milioni e milioni di persone in tutto il mondo che hanno chiesto la tregua e il ritiro in Israele. E’ avvenuto ad Assisi come a Roma, per esempio a Roma sabato scorso è sfilato un corteo di un milione di persone, di questo i mezzi di informazione non ne hanno dato conto.
Anche nell'Assemblea legislativa delle Marche c'è stato un vulnus di democrazia. Noi, insieme ai Consiglieri Brandoni e Binci, avevamo chiesto la convocazione straordinaria dell'Assemblea legislativa, quell’Assemblea che pomposamente per legge delle Marche qui è stata chiamata, appunto, Assemblea.
Il Presidente Bucciarelli era assente dalle Marche quindi avevamo scritto al Vicepresidente Santori che però con un atteggiamento del tutto formalista e al tempo stesso anche meschino non ha voluto e non ha avuto neanche la sensibilità di convocare la Conferenza dei Presidenti dei gruppi. Si è comportato come un caporale di partito, sappiamo infatti che il PDL era contrario a questa convocazione, anziché come Presidente di un'Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Essendoci due mozioni che trattano lo stesso argomento chiedo, se possibile, di fermarci per dieci minuti per concordare una risoluzione.

PRESIDENTE. Ritengo la richiesta ragionevole, quindi sospendo i lavori per dieci minuti.

La seduta è sospesa alle ore 12,55


La seduta riprende alle ore 13,30

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. E' stato raggiunto un accordo quindi do lettura della risoluzione concordata “Guerra striscia di Gaza: assistenza ai profughi, rispetto della tregua e sollecitazione al Governo affinché promuova la ripresa del processo di pace” a firma dei Consiglieri Procaccini, Santori:
“Ritenuto che:
- l'annoso conflitto in Medio Oriente deve risolversi con il riconoscimento del principio, ribadito dalla comunità internazionale e dall’Onu, “due popoli, due stati”;
- tale obiettivo si concretizza solo con un impegno reale delle istituzioni internazionali e diplomatiche;
- occorre non rassegnarsi alla guerra, ma fermarla, poiché il sempre crescente numero di vittime favorisce l’odio, l’oltranzismo, fecondo terreno del terrorismo internazionale;
- dopo le decisioni israeliane di unilaterale cessate il fuoco e l'annuncio di sospensione delle attività militari di Hamas serve adesso una tregua vera, duratura e sicura;
- non è possibile dilazionare a un tempo indefinito la ripresa di un percorso negoziale di pace,
Chiede al Governo italiano di assumere, insieme ai partners europei, tutte le responsabilità necessarie a contribuire concretamente alla tregua, all'azione umanitaria, al processo di pace, al riconoscimento del principio “due popoli, due stati”;
Impegna la Giunta regionale delle Marche
a dichiararsi disponibile a offrire assistenza ai profughi, vittime della guerra nella striscia di Gaza;
a sollecitare la comunità internazionale a mettere in campo tutte le misure e le risorse necessarie per garantire il rispetto della tregua e perché venga varato subito un vasto programma di aiuti umanitari per le popolazioni civili;
a sollecitare il Governo affinché usi tutta la sua influenza politica per promuovere subito la ripresa del processo di pace e il riconoscimento del principio “due popoli, due stati”.”.
La discussione è aperta. Ha la parola il Vicepresidente Santori.

Vittorio SANTORI. Vorrei chiarire all’Aula che la mancata convocazione in via anticipata dell'Assemblea legislativa in assenza del Presidente è stata da me esaminata sotto l'aspetto tecnico del Regolamento che prevede che l'anticipazione dell'Assemblea legislativa può essere richiesta da almeno un quinto dei Consiglieri.
Poiché l'istanza era stata presentata soltanto da tre Consiglieri è chiaro che l'Assemblea legislativa non poteva essere anticipata, considerato anche il fatto che l'ordine del giorno della seduta del 20 gennaio già portava tale argomento.
Quindi mi è sembrato di dover rispettare le norme in quanto in una democrazia la prima regola è il rispetto della legge.
Ho preso la parola per fare questo chiarimento, ma voglio anche aggiungere che il testo della risoluzione ora letto dal Presidente è condiviso sia da me che dai Consiglieri di Forza Italia, che ora non vedo presenti, ma siamo pronti a votarla.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questa risoluzione unitaria è importante anche se non entra nel merito delle parti controverse, ad esempio manca una critica esplicita alla permanenza di un esercito, quello israeliano, che è pur sempre di invasione.
Tuttavia sul punto centrale è significativa perché ribadisce la necessità di una creazione di “due Stati per due popoli”. L'unica condizione per la sicurezza di Israele che metterebbe fine, anche dal punto di vista delle motivazioni più estreme, a qualsiasi giustificazione di attacchi contro Israele che, viceversa, giustificherebbe e alimenterebbe sempre di più la guerra.
Aggiungo, inoltre, che prendo atto della motivazione del Vicepresidente Santori ma ritengo che di fronte ad una guerra e di fonte alla richiesta di una presa di posizione poi una, due, otto firme secondo me cambiano poco, perché lei quanto meno poteva rimettere la decisione, che era straordinaria e non ordinaria, alla Conferenza dei Capigruppo, e magari loro magari avrebbero potuto supportare la sua iniziativa. Quindi se posso permettermi un consiglio che faccio con tutta umiltà, suggerisco che per la prossima volta dovrebbe ascoltare di più l'Assemblea legislativa a prescindere dal numero delle richieste. Per una questione tecnica fa benissimo a pretendere le otto firme, ma di fronte alla straordinarietà degli eventi dovrebbe essere lei stesso ad anticipare una richiesta di convocazione dell'Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione della risoluzione presentata sulle mozioni n. 317 e n. 318.

(L'Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,35