Resoconto seduta n.130 del 27/01/2009
SEDUTA N. 130 DEL 27 GENNAIO 2009


La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 129 del 20 gennaio 2009, i quali, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 287/09, in data 15 gennaio 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Attività della società di gestione dell’aeroporto delle Marche, di cui alla l.r. n. 6/1986", assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 288/09, in data 14/01/2009, ad iniziativa dei Consiglieri Sordoni, Rocchi, D’Isidoro, concernente: “Misure straordinarie organizzative per il contenimento della spesa per il pubblico impiego. Esonero dal servizio del personale dipendente prossimo al collocamento a riposo. Revisione e riorganizzazione della dotazione organica e assunzione di personale”, assegnata alla Il Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 111/08, in data 14 gennaio 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Programma promozionale turistico regionale - Anno 2009”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione e al Consiglio delle autonomie locali per il parere obbligatorio;
- n. 112/09, in data 22 gennaio 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Deliberazioni dell’Assemblea legislativa regionale n. 105 del 7 ottobre 2008 modificata con deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 108 del 18 novembre 2008. Programmazione rete scolastica per l’anno 2009/2010.”, assegnata alla I Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per il parere ai sensi del comma 2, dell’articolo 11, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 322, dei Consiglieri Ortenzi, Comi: “Crisi dei piccoli esercizi commerciali”;
- n. 323, dei Consiglieri Lippi, Ricci, Massi, Brandoni, Viventi, Bugaro, Pistarelli, D’Isidoro, Sordoni, Binci, Procaccini: “Prossima chiusura ex sezione operativa periferica (SOP) dell’Istituto sperimentale di ricerca per le colture industriali di Bologna - Sede di Osimo (An)”
Comunico, inoltre, che l’Ufficio di Presidenza, nella seduta n. 133 del 20 gennaio 2009, ha accolto la richiesta del Presidente della V Commissione assembleare di attivazione di n. 3 incarichi di consulenza nell’ambito di un gruppo di lavoro per la redazione del testo unico in materia sanitaria.
Ha chiesto congedo il Consigliere Sordoni.


Commemorazione
“Celebrazione della Giornata della Memoria”

PRESIDENTE. Oggi cade il sessantaquattresimo anniversario della scoperta del campo di concentramento di Auschwizt, parlo della celebrazione della Giornata della Memoria che quest’anno – come ho già riferito in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi – l’Assemblea legislativa delle Marche ha organizzato in collaborazione con la Provincia di Ascoli Piceno.
Sessantaquattro anni fa, il 27 gennaio 1945 fu scoperto e liberato dall’Armata Rossa il campo di concentramento di Auschwitz e per la prima volta al mondo intero le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente l’orrore del genocidio nazista.
La storia del genere umano ha conosciuto innumerevoli eccidi e stermini, ma quello attuato in Europa nel novecento contro gli ebrei differisce dagli altri per le sue caratteristiche di radicale scientificità. Non era mai accaduto, infatti, che persone arrestate nei posti e nei paesi dell’intera Europa venissero deportate in alcuni luoghi appositamente destinati ad assassinarle con modalità tecnologicamente evolute. Sta qui l’unicità della Shoah. Un termine che tradotto significa catastrofe, distruzione, ma che per noi diviene anche l’opportunità per ricordare le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei avvenuta in Italia, gli italiani deportati, la morte e coloro che anche in campi e schieramenti diversi si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno combattuto il fascismo ed il nazismo, salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Ricordarsi di quelle vittime è utile per mantenere memoria delle loro esistenze e del perché esse vennero troncate, e la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro. Un futuro attivo di coscienza vigile, perché non bisogna dimenticare che i passaggi cruciali dei regimi nazisti e fascisti che preparavano l’orrore dei campi di concentramento, come le leggi razziali, sono accaduti nel silenzio, e vorrei dire anche a causa del silenzio di coloro che non si sentivano direttamente danneggiati.
Per queste ragioni il Parlamento italiano con la legge 215 del 20 luglio 2000 ha istituito il “Giorno della Memoria”, celebrato anche da molte altre nazioni tra cui la Germania e la Gran Bretagna, così come dall’ONU a seguito della risoluzione 60/72 del 1° novembre 2005.
La nostra Assemblea legislativa con la legge regionale n. 9 del 18 giugno 2002, non solo ha recepito le indicazioni e le motivazioni delle normative predette, ma congiuntamente alla Giornata per la Pace nelle Marche ha favorito la realizzazione di progetti idonei a ricordare i fatti accaduti e a valorizzare il significato delle ricorrenze, privilegiando le iniziative di sensibilizzazione sui temi dei diritti umani e della pace, rivolte in particolare ai giovani ed al mondo della scuola.
Nello specifico si è scelto di celebrare la Giornata della Memoria in collaborazione con le Province della nostra Regione, scegliendo di valorizzare annualmente le iniziative di una provincia diversa e coinvolgendo in tal modo l’intero territorio regionale. Lo scorso anno siamo stati ospitati dalla Provincia di Macerata a San Severino Marche e a Tolentino. Quest’anno la ricorrenza della Giornata della Memoria verrà celebrata dalla Regione in collaborazione con la Provincia di Ascoli Piceno il 3 febbraio prossimo al mattino al Campo di Concentramento di Servigliano e il pomeriggio dello stesso giorno in collaborazione con il Comune ad Ascoli Piceno ci sarà un convegno al teatro comunale ed in serata un concerto .
La visita al Campo di Concentramento di Servigliano e le iniziative culturali collegate, saranno l’occasione per riflettere sulla specifica realtà storica dei campi di detenzione in Italia ed in particolare sul ruolo avuto da quei territori che si prestavano ad ospitare internati. Pochi sanno che nel periodo fascista le regioni Marche, Abruzzo e Molise, proprio per le loro caratteristiche geomorfologiche, vennero individuate dai Ministeri dell’Interno e della Guerra come Regioni ideali per l’internamento di antifascisti, prigionieri di guerra ed ebrei in attesa del trasferimento nei Campi di sterminio.
Ad Ascoli Piceno nel pomeriggio dello stesso giorno – come ho già detto – si svolgerà un convegno dal tema “Attraverso i lager nazisti in Austria: un viaggio di formazione” e la celebrazione si concluderà la sera con un concerto dedicato alla pace rivolto ai giovani.
In conclusione voglio ribadire l’esigenza di continuare ad impegnarci con determinazione, affinché i nostri giovani abbiano sempre più occasioni di riflessione e strumenti di conoscenza per rileggere questo passato così ingombrante per la nostra democrazia, eppure così importante per il suo mantenimento.
Diventano così più chiare le parole di Primo Levi che scriveva: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Comunico, inoltre, all’Assemblea legislativa che il sottoscritto e credo anche il Presidente della Regione Spacca dovranno assentarsi alle ore 11,00 per essere presenti alla cerimonia di consegna delle medaglie di benemerenza ai deportati ed internati nei lager, che si svolgerà presso la Prefettura di Ancona.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Chiedo l’anticipazione della discussione della mozione n. 303 sul federalismo, su cui credo che l’Assemblea legislativa delle Marche si debba esprimere in quanto è di grande attualità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 323 “Prossima chiusura ex sezione operativa periferica (SOP) dell’Istituto sperimentale di ricerca per le colture industriali di Bologna – Sede di Osimo (An)”, che essendo firmata da tutti i Capigruppo potremo votare anche senza discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. A questo punto, però, vorrei porre un problema, nel senso che se andiamo a vedere l‘ordine del giorno noteremo che ci sono alcuni mozioni, subito sotto le primissime, che sono iscritte da mesi perché ogni volta, anche se giustamente, gli eventi ci inducono ad anticiparne altre.
Quindi dovremmo darci una regola con la quale stabilire di fare, magari una volta al mese, una seduta dedicata alle mozioni, altrimenti in questo modo rischiamo di crearci solo dei problemi.
Dunque questo problema dovremmo affrontarlo insieme perché, ripeto, ci sono mozioni che stanno al terzo posto da molti, molti mesi.

PRESIDENTE. Grazie Consigliere, credo che questo problema verrà affrontato nella prossima riunione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi assembleari.
Sulla richiesta del Consigliere Procaccini ha chiesto la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Pur comprendendo il motivo della richiesta di discussione della mozione n. 303, chiedo al Consigliere Procaccini di mantenere l’ordine della discussione, non tanto perché anche gli altri argomenti sono in attesa di discussione, come ha sottolineato il Consigliere Altomeni, quanto perché ci saranno giornate decisive proprio per avere alcuni elementi cruciali della discussione sul federalismo, che ora dall’approvazione del Senato non sono ancora in grado di renderci chiaro il percorso.
Questa settimana e la prossima ci saranno due appuntamenti che riguardano il futuro del finanziamento di una partita comunitaria dei fondi strutturali e, in parte, le Regioni insieme stanno valutando un documento in materia di federalismo.
Quindi chiedo al Consigliere Procaccini di aspettare almeno il tempo della discussione delle Regioni a Roma, e poi affrontare con qualche elemento e qualche proposta in più la discussione in Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Prendo atto e accolgo l’osservazione fatta dall’Assessore Marcolini a nome della Giunta regionale, tuttavia una discussione è importante proprio in itinere della discussione più generale in Parlamento, affinché, per quanto possibile, il sistema degli enti locali possa intervenire e orientare quel minimo del dibattito in favore di una visione un po’ diversa dello stesso federalismo. La mia richiesta era dettata da questo.
Però se c’è quella necessità esposta dall’Assessore Marcolini, chiedo comunque alla Presidenza di calendarizzare ai primi punti di una delle prossime sedute dell’Assemblea questa importantissima discussione.

Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Procaccini, terremo conto della sua richiesta.
Pongo ora in votazione la richiesta del Consigliere Lippi di iscrivere all’ordine del giorno la mozione n. 323.

(L’Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 1173
dei Consiglieri Massi, Capponi, Pistarelli
“Operazioni di rinegoziazione scambio dei titoli di debito della Regione Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1173 dei Consiglieri Massi, Capponi, Pistarelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Prima di rispondere a questo grappolo di quesiti su un tema ricorrente, vorrei sottolineare la necessità di dare corso a quella seduta di Assemblea legislativa o di Commissione sulla gestione attiva del debito e dei derivati. Quindi chiediamo di essere messi nelle condizioni di poter discutere di tali questioni, come peraltro ripetutamente si chiede, o in questa sede – come di fatto faremo oggi – oppure approfonditamente in Commissione con gli elementi documentali e magari, se serve, anche con la partecipazione di esperti esterni che diano a tutti sicurezza e tranquillità nella discussione.
Voglio ricordare, infatti, che durante l’estate avevamo stabilito, sia per la ripresa autunnale che per il mese di dicembre in occasione della sessione di bilancio, di poter discutere della questione anche in Commissione. (…) Consigliere Capponi, i documenti sono già stati puntualmente consegnati nelle mani di chi li ha richiesti, quello che non è nelle mani dei Consiglieri è un’elaborazione a piacimento dei Consiglieri interroganti, su cui pertanto gli uffici non sono tenuti a lavorare.
Materialmente però chiedo la possibilità di una discussione di merito, e questa prima risposta va appunto in questa direzione, e chiedo oggi stesso, se c’è un interesse, di poter fissare magari per la seconda metà del mese di febbraio una riunione ad hoc che consenta, oltre alle risposte nel merito di queste interrogazioni, anche la possibilità di andare incontro a tutte le preoccupazioni sottostanti.
Vado alle domande formulate con l’interrogazione.
Per quanto riguarda la prima domanda, non esiste un vero conflitto di interessi in quanto il contratto di mandato affida sì alle banche un ruolo tecnico di assistenza nell’esame della documentazione e nella valutazione della convenienza dell’operazione, ma demanda alla Regione la scelta delle modalità di ristrutturazione del debito. Non è un contratto oneroso, non siamo tenuti all’esecuzione o al rispetto delle indicazioni, non consideriamo vincolante le valutazioni e, in base alla normativa nazionale, non veniamo ritenuti operatori squalificati o dequalificati, bensì qualificati, cioè capaci di poter valutare autonomamente le discussioni in campo.
La seconda questione, che mi pare quella cruciale, chiede quale utilità concreta e operativa possa essere accreditata al progetto di ristrutturazione del debito cui la Regione sta lavorando – spero che nelle prossime settimane potremo approvare un nuovo programma EMTN capace di contenere tutte le operazioni di ristrutturazione del debito -, in altri termini, se non ho capito male, la preoccupazione di fondo è sul perché la Regione intende ristrutturare il debito.
In realtà non è la prima volta che la Regione interviene per estinguere debiti in essere o modificarne le condizioni, sostituire forme di indebitamento con altre meno rischiose, rimodulare piani di ammortamento.
Le finalità erano e restano riconducibili essenzialmente alla riduzione dei costi e del grado di rischio del debito in essere.
Riusciremo a dimostrare la bontà delle operazioni realizzate a partire dall’anno 2003; certo, realizzate per annullare rischi connessi ad operazioni fatte precedentemente – su cui voglio richiamare la vostra attenzione – e di quelle che realizzeremo nelle prossime settimane.
Per quanto riguarda le prime abbiamo già avuto modo di parlare del Bramante Bond e delle operazioni ad esse connesse, con la valutazione molto positiva che delle stesse ha fatto il rapporto nazionale della Corte dei Conti, registrato oltre che dal rapportaire nazionale delle Corte dei Conti anche nella sua relazione regionale.
Presidente, vorrei però richiamare l’attenzione degli interroganti visto che ripetutamente e formalmente si richiede da un anno una sessione tecnica e politica sull’argomento che però non riesco ad organizzare. Quindi, essendo questa la prima occasione, sarei contento di poter proseguire con la vostra attenzione, altrimenti ho qui una risposta scritta che eventualmente consegno, però poi gli interroganti non hanno nessuna possibilità di rispondere. Pertanto se si chiede orale immagino che ci sia la volontà di parlare e credo anche di ascoltare!
Per quanto riguarda le prime operazioni, quelle che abbiamo fatto noi, non c’è bisogno di richiamare il giudizio positivo nazionale e regionale. L’altra parte, quella più impegnativa, è perché dovevamo smontare le operazioni meno sicure, quelle che non abbiamo fatto noi, ed è servita a sostituire tre mutui già contratti le cui condizioni di onerosità e di rischio erano da migliorare con un prestito obbligazionario e con un’operazione di derivato sul bond.
Torniamo all’utilità delle operazioni che faremo nelle prossime settimane.
Intendiamo estinguere un mutuo “Indicizzazione Stibor”; c’era la corona svedese presa, in maniera piuttosto fantasiosa, a riferimento e con un capitale residuo da rimborsare pari, al 31 dicembre 2008, a 39 milioni 580 mila euro.
Sul mutuo è stata costruita un’operazione in strumenti derivati di tasso con la Banca UBS (Unione Banche Svizzere) quale controparte, in base alla quale la Regione riceve il corrispettivo del tasso 6 mesi Stibor calcolato sul capitale + 5 punti base e paga il 4,90%.
Il derivato non presenta rischi, si tratta di smontarlo acquisendo condizioni migliori.
Intendiamo intervenire sul Raffaello bond. La Regione ha emesso un bond decennale di 100 milioni di euro, sottoscritto da investitori quali DEPFA, Dexia Crediop, ecc., concordando di: pagare agli investitori una cedola semestrale del 5,605% calcolato sui 100 milioni di euro; di restituire l’intero capitale in un’unica soluzione (formula bullet) alla fine del periodo previsto nel 2009 – siamo alla penultima rata in esecuzione, quindi entro il 2009 si estingue autonomamente –, anziché rimborsare semestralmente anche il capitale (formula amortising).
Con la banca UBS la Regione Marche ha costituito poi un derivato sul prestito obbligazionario che prevede le seguenti condizioni: la Regione Marche riceve semestralmente da UBS l’importo della cedola al tasso fisso del 5,605% applicato sul nozionale di 100 milioni di euro e lo gira agli obbligazionisti; la Regione Marche paga ogni sei mesi la quota capitale pari a 5 milioni (totale annuo 10 milioni); la Regione Marche paga semestralmente a UBS il 5,55% sui 100 milioni di euro a scalare.
Il Raffaello è ormai alla scadenza (novembre 2009). L’intervento intende sostituire UBS con un’altra banca avente un rating più elevato, che quindi ci faccia stare maggiormente sicuri.
I rumori circa le “gambe d’argilla” di questo colosso bancario dall’estate scorsa ci sono stati ripetutamente, quindi prudenzialmente vorremmo intervenire per mettere in ulteriore sicurezza anche questa parte.
La terza questione riguarda l’intervento di ristrutturazione dei Piceni bond.
La Regione Marche ha emesso un bond ventennale di 150 milioni di dollari, sottoscritto da investitori quali DEPFA, Dexia Crediop, ecc., accettando di: pagare agli investitori una cedola semestrale del 7,486% fisso calcolato sui 150 milioni di dollari; restituire l’intero capitale in un’unica soluzione (formula bullet alla fine del periodo previsto nel 2020), anziché rimborsare semestralmente anche il capitale (formula amortising).
La proposta è quella di evitare il rischio di fallimento della controparte, eventualmente far subentrare a UBS un’altra banca, evitando di dover affrontare le conseguenze finanziarie collegate al rischio di default della stessa UBS. Le caratteristiche della banca dovranno essere tali da offrire sufficienti garanzie alla Regione.
Inoltre, per evitare sia il rischio default delle banche di cui sono stati sottoscritti i titoli, sia la perdita di valore dei titoli stessi, spostare la scadenza del bond al 31 dicembre 2030, anche in considerazione del fatto che i tassi sulle lunghe scadenza sono ancora relativamente bassi, e prevedendo di restituire agli obbligazionari (secondo la formula amortising anziché bullet) l’equivalente in euro al momento dell’operazione di 150 milioni di dollari.
Come terza questione l’interrogazione chiede chi dimostrerà in concreto, non solo dichiarandola, la convenienza economica delle operazioni che si concretizzeranno – mi rivolgo al Consigliere D’Anna che mi pare sia l’unico degli interroganti che mantiene costanza di attenzione (…), l’ho voluto dire, Consigliere, in quanto questo è il cuore della domanda, ovvero chi garantirà la positività dell’operazione -.
Capisco la malizia sottostante alla domanda, però non si riconoscono quelle che già sono le organizzazioni di misurazioni previste dalla legge dello Stato.
Infatti l’art. 41 della legge 488/2001 (Finanziaria 2002) prevede che tali operazioni siano ammissibili soltanto avendone preventivamente verificato la convenienza economica in termini di valore attuale. Cioè preventivamente dobbiamo chiedere al Comitato interministeriale del credito e del risparmio, che fa un’istruttoria avvalendosi della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro, che segnali un valore, seppur minimo, ma comunque di segno positivo rispetto all’operazione.
Non siamo noi ad autovalidare la bontà dell’operazione, ma se il Governo, con un comitato interministeriale a sancire la bontà e la convenienza economica dell’operazione.
Sottolineo con la più sincera passione questo elemento affinché non ci sia una preoccupazione circa operazioni avventate, infatti esse vengono autorizzate e preventivamente valutate con un visto. Noi abbiamo avuto due autorizzazioni positive nel 2008, prima da Padoa Schioppa e poi rinnovata dal Ministro in carica Tremonti, per effettuare quelle operazioni di cui vi ho già parlato, e stiamo aspettando il via del CICRE per mettere in moto materialmente queste operazioni. Quindi soltanto la valutazione positiva dell’operazione consente l’avvio concreto. E questo è un elemento cruciale su cui vi invito a riflettere.
La pubblica amministrazione che ristruttura, estingue o sostituisce debiti in essere deve dimostrare al Ministero dell’economia e delle finanze che l’operazione comporta “risparmio finanziario” e che quindi il valore attuale del debito post-ristrutturazione è inferiore a quello in essere ante-ristrutturazione.
La norma, giustamente, è stata introdotta per evitare che le operazioni di ristrutturazione del debito, con relativa revisione del piano di ammortamento in essere, rinviassero ad anni successivi parte del rimborso della quota capitale con guadagni immediati ed oneri ancora maggiori per il futuro; una discussione che ancora ipoteca la sensibilità dell’opinione pubblica su questa materia ma che fortunatamente il legislatore ha risolto.
Le operazioni di attualizzazione del vantaggio e di posticipazione dei pagamenti sono vietate per legge, e non da adesso ma da sette anni. Quindi le operazioni che abbiamo fatto sono state tutte autorizzate preventivamente, a differenza invece di quelle precedenti che sono la nostra spina nel fianco.
Con questo non si vuol sostenere che la positiva verifica dell’articolo 41 mette le operazioni al completo riparo da ogni rischio, ovviamente, infatti, c’è il rischio di default di tutte le banche, nessuna esclusa. Non esiste al momento attuale una certezza assoluta circa la robustezza delle banche.
Il meccanismo che si vuole evitare nella costituzione del fondo bullet rispetto all’amortising viene ritenuto rischioso per un certo verso ma dall’altro è l‘unico che mette in sicurezza i versamenti. Quindi nello smontare le operazioni bullet verso l’amortising bisogna trovare una banca che dia apprezzabili segnali di robustezza, altrimenti si rischierebbe di assumere maggior rischio.
Vorrei fare due ultime considerazioni, però, visto che le materie che giustamente sono state poste sono piuttosto complesse, vorrei rinviarle anche a quella discussione che mi auguro possa essere svolta nelle prossime settimane.
Ora vorrei parlare soltanto del funzionamento e dei limiti sottostanti ai Piceni bond, ovvero circa la preoccupazione che cerchiamo di risolvere con una ristrutturazione.
Quali sono i limiti dei Piceni che sono stati negoziati alla fine degli anni novanta? Alla luce dell’andamento del rapporto di cambio euro-dollaro e in considerazione del fatto che all’epoca il tasso di cambio era stato fissato ad un rapporto di 0,96 – durante l’estate scorsa abbiamo toccato anche 1,50-1,55 nel mese di luglio e adesso fortunatamente siamo scesi attorno a 1,30-1,29 – per tutto il periodo, la scelta di fissare il tasso per venti anni si è rivelata sbagliata perché l’euro si è molto apprezzato sul dollaro – mi sembra che questo sia evidente a tutti –.
Il secondo aspetto che cercheremo di risolvere smontando quell’operazione, è che alla fine del periodo 2020 la Regione Marche avrà pagato a UBS 157 milioni di euro, ma anziché ricevere 201 milioni di dollari, la somma ottenibile, convertendo i 157 milioni di euro al tasso di cambio euro-dollaro attuale, sarà soltanto di 150 milioni.
L’altro problema è che nella formula BOC cerchiamo di risolvere mettendo in piedi…

PRESIDENTE. La prego di concludere, Assessore.

Pietro MARCOLINI. Presidente, mi rendo conto, però o rinviamo questo argomento oppure chiedo all’Assemblea una particolare attenzione.
Stavo dicendo che nella formula bullet la normativa sui bond prevede l’obbligo per l’emittente di costituire un fondo, cosiddetto sinking fund, dove accantonare periodicamente le quote da capitale da rimborsare agli obbligazionisti in un’unica soluzione alla fine del periodo – questo è il terzo grosso problema che abbiamo in queste operazioni –.
Pertanto, in un’applicazione di tale obbligo, allora la Regione, nelle operazioni dei Piceni bond, ha autorizzato la banca UBS ad utilizzare i 3 milioni e 925 mila euro pagati semestralmente per sottoscrivere titoli di banche e di istituti finanziari, e questo a piacimento della banca.
La Regione, cioè, con l’operazione dei Piceni ha detto che nel fondo di accantonamento tu puoi mettere a tuo piacimento titoli di qualsiasi tipo, anche privati, quindi non solo titoli di Stato tripla A, come abbiamo fatto nell’operazione del 2003, ma di rating inferiore oltre che titoli corporate, cioè titoli privati. Titoli privati che hanno il grandissimo pericolo di fallimento, in modo particolare adesso, e la clausola è tuttora in vigore. Quindi UBS potrebbe sostituire i pochi titoli ad elevatissimo rating che ancora ci stanno con titoli a bassissimo rating e tuttora ad altissimo grado di fallimento.
L’operazione su cui noi abbiamo insistito, signori Consiglieri, è stata proprio quella di mettere in sicurezza, non tanto le operazioni che abbiamo gestito direttamente, quanto quelle operazioni di una stagione precedente, che per una fase economica più generale, per una stilizzazione normativa incompleta, per una mancanza di confronto comparativo, hanno in grembo le condizioni di insicurezza che ho sottolineato.
E’ per questo che nelle prossime settimane intendiamo rinegoziare il debito, ma non per avere un affront da gestire per le politiche settoriali della Regione, bensì per mettere in sicurezza quella parte di operazioni così drammaticamente insicure.


PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Alla complessa ed accurata esposizione dell’Assessore replicheranno tutti i Consiglieri firmatari dell’interrogazione, quindi dopo me sicuramente prenderà la parola anche il Capogruppo Capponi.
La sua è stata come sempre una relazione accurata, lo riconosciamo, spero però, Assessore, che lei capisca anche noi, perché spessissimo – ma è questo fa parte del suo ruolo – sulle strategie portate avanti lei cerca di tranquillizzare oltre che questa Assemblea legislativa anche la comunità.
Anche l’esposizione di oggi potrebbe apparire tranquillizzante, ma io le posso dire, seppur ringraziandola per il dettaglio della descrizione della strategia passata, di quella in essere e di quella futura, e sulle quali ci sarà sicuramente bisogno di una seduta particolare e dedicata a questa materia, che alcune nostre perplessità rimangono comunque.
Ad esempio vorrei una precisazione, cioè quando lei cita la certificazione del Ministero, ex articolo 41 della legge n. 448 del 2001 (Finanziaria 2002), si riferisce ad una certificazione ex ante o ex post?

Pietro MARCOLINI. Ex ante.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ex ante…(…) Ho capito però ciò non significa – con tutta la fiducia al Ministero – che poi tutti i risultati siano garantiti. Giusto? Come viene autorizzata, come viene certificata, su presupposti? (…) Comunque lei converrà che in ogni caso abbiamo bisogno di un monitoraggio costante, perché anche su progetti autorizzati, come lei ha detto prima, possono cambiare le condizioni, sia quelle di mercato che i tassi.
L’altra cosa che ci lascia perplessi è quella che nei contratti si ribadisce, sempre con il decreto 254 del 24 agosto 2007, che “il mandato affidato agli istituti di credito è per obbligazioni di mezzi e non per i risultati”. Lei questo lo ha precisato.
Quindi siamo di fronte ad un contrasto particolare, perché gli stessi affidatari precisano che l’ipotesi di ristrutturazione contiene valori di calcolo e non possono essere considerati come indicatori affidabili. Quindi questo conferma anche la necessità di un monitoraggio continuo. Si parla di valore informativo, non contiene una descrizione esaustiva dei rischi, e ciò viene attestato anche da coloro che hanno fatto il contratto con la Regione.
Assessore, converrà – non voglio gettare allarmi – che quando parliamo di Dexia Crediop sappiamo anche che è stata soccorsa in maniera massiccia dal Governo del suo Paese.
Per quanto riguarda UBS, l’ha detto anche lei, non sappiamo quali siano le condizioni attuali di quella che è la più ricca istituzione bancaria svizzera.
Per quanto riguarda, invece, la BNL mi astengo da commenti, infatti spero che possiamo stare tranquilli, peraltro mi sembra che per la BNL spesso tratti con voi un ex dirigente della Regione, spero che sia una garanzia e una maggiore tranquillità.
Sugli swap penso che ci sarà bisogno di una relazione più accurata, perché perlomeno oggi non abbiamo – forse anche per una nostra ignoranza – un’accuratezza del monitoraggio.
Quindi convengo con lei che tutto debba passare al vaglio dell’Assemblea.
Noi non vogliamo parlare di operazioni disinvolte, però al primo punto dell’interrogazione abbiamo sicuramente posto un problema, e lei ha esordito dicendo “confermo che non ci sono conflitti di interesse”.
Certo, conflitti di interesse sanciti magari non ci sono, però lei converrà con noi che in questo contratto sono coinvolti i soggetti che studiano, oppure, chi fornisce le ipotesi, chi opera è anche chi è somministratore di ex mutui, ancora, chi è collocatore di bond, chi è controparte negli swap, sottoscrittore del prestito ponte, partner e controparte. Quindi abbiamo avuto forti perplessità, anche se forse il conflitto di interesse non è sancito per legge o per decreto. Comunque prendo atto, ripeto, che lei ha esordito dicendo che non c’è conflitto di interesse.
Spero che questo l’abbiate verificato, però anch’io rimango in attesa di una verifica in quest’Aula come pure, se lo riterrà, in Commissione. Ma soprattutto credo sia utile in quest’Aula proprio perché il passaggio della ristrutturazione e della rinegoziazione dei mutui e degli swap è essenziale per la nostre economia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non capisco, Assessore, la sua difficoltà, letta anche attraverso l’aggressività con cui lei ha dato questa risposta, rispetto ad un problema che esiste e che è all’ordine del giorno in tutte le Regioni e in tutti gli enti locali.
Infatti è sicuramente un diritto dell’Assemblea legislativa conoscere la situazione, le metodologie che portano alla contrazione di strumenti derivati, le filosofie che indicano la ricontrattazione. Anche perché voglio appuntarle che lei è l’unico degli Assessori delle varie Regioni italiane che al bilancio non ha allegato una relazione sulla situazione della qualità dell’esposizione debitoria della Regione Marche.

Pietro MARCOLINI. Forse non ha letto la relazione!

Franco CAPPONI. Sì, l’ho letta, ma c’era soltanto nel consuntivo e non nel preventivo.

Pietro MARCOLINI. Nel preventivo è quando si fanno le operazioni e nel consuntivo è per dire come stanno andando avanti.

Franco CAPPONI. Esatto, questo è secondo la legge, infatti la legge finanziaria e il 133 indicano che queste relazioni debbono essere indicate anche nei bilanci di previsione. (…) Certo, Assessore, comunque riteniamo che questo si sarebbe dovuto riprodurre anche in una previsione dell’andamento delle operazioni che avevamo sottoscritto.
Quindi denunciamo, soprattutto nella contrazione di derivati, una scarsa trasparenza nella gestione dell’esposizione finanziaria della Regione.
In questa interrogazione, Assessore, – e ce n’è un’altra ancora più corposa con la quale si chiede la messa a disposizione di tutti i documenti – non vogliamo tirare avanti una polemica tanto per parlare di questo problema o per tenere sotto pressione non si sa chi, però vogliamo avere costantemente sotto controllo per conoscere – questa è la nostra funzione, se poi lei vuole interdirci tutti, faccia pure – sistematicamente e momento per momento la situazione delle esposizioni della nostra Regione. Regione della quale facciamo parte e di cui rappresentiamo una larghissima parte di quella comunità che queste cose le vuole sapere, non le vuole criptate, come purtroppo in questa Regione è stato fatto sino ad oggi.
Nel passato, anche in quello recente – e per quello che viene dal passato, Assessore, non può far riferimento a nessuna parte politica che non sia la sua, ovvero quella parte che governa da quindici anni in questa Regione, quindi non penso possa essere colpa di qualcun altro – abbiamo notato che molte operazioni sono state fatte per far cassa. Alcune ricontrattazioni hanno prodotto un introito, che è sì un merito di chi in quel momento fa quell’operazione, però come sappiamo sono anche strumenti ad elevatissimo rischio di cui nel lungo periodo non si può conoscere la parabola evolutiva. Ma molto spesso questo strumento è stato utilizzato per implementare il bilancio ordinario.
Come comportamento, peraltro bocciato da alcuni Tar, abbiamo anche notato quello di addebitare a questi strumenti i costi di ricontrattazione, che invece andrebbero a carico della parte ordinaria del bilancio.
Dunque ci sono molte operazioni che non rientrano nel rispetto della legge tout court; poi se sentenze oppure qualche comportamento dei TAR o dei Consigli di Stato sia stato differente da questo, certamente non abbiamo l’obbligo di andare a controllare tutto quello che è avvenuto.
Oggi a noi interessa in modo particolare, Assessore, essere coscienti dei rischi di indebitamento del bilancio regionale che ci potranno essere in futuro. Questa è la prima preoccupazione dell’opposizione.
Inoltre sulla ricontrattazione dei mutui queste Giunte – dove lei ha avuto un ruolo predominante – hanno esteso l’indebitamento rinviando una larghissima parte dei ammortamenti dei mutui in essere.
Poi c’è il discorso della trasparenza nella fruizione di consulenze, che in questa Regione possono essere anche di parte. Mi spiego. Le consulenze che si adottano per stipulare contratti derivati e ricontrattazioni di mutui in molti casi possono essere anche destinatarie della stessa realizzazione dell’operazione.
E’ per questo, Assessore, che chiediamo che possa essere individuato un soggetto terzo che non sia destinatario della sottoscrizione dell’operazione. Peraltro questo nelle amministrazioni pubbliche non è consentito, quindi la Regione non può operare in tale direzione.
Con questa interrogazione chiediamo anche quali siano le criticità in essere. Ad esempio vogliamo conoscere la posizione della Lehman Brothers, cioè che fine farà l’accantonamento del bullet già realizzato. Ho visto che in quest’ultimo periodo lei, Assessore, ha modificato gli incarichi e diverse posizioni, quindi chiediamo di poter essere portati a conoscenza anche di questo aspetto, in quanto, ripeto, sappiamo sì che ha dato degli incarichi ma non ne conosciamo i risultati.
Pertanto ci interessa capire bene come ragiona la Giunta regionale. Una cosa peraltro che vorremmo spiegare anche ai nostri cittadini, ma in questo momento non siamo in grado di farlo. Certamente non vogliamo accusarla di non essere trasparente, ma è solo perché vorremmo che venissero forniti dei dati comprensibili a tutti, quindi anche all’ultimo elettore, è così che sancisce la legge sulla trasparenza.
In conclusione riteniamo che debba essere fatta una Commissione – non credo che l’Assemblea legislativa lo possa fare in quest’Aula – , dove invitare anche degli esperti, per condividere o non condividere, per approfondire o non approfondire le affermazioni che si faranno, inoltre, Assessore, dovrà metterci a disposizione i documenti su cui poi apriremo il dibattito.
Allora semmai sarò io il primo a dire che le operazioni che stiamo facendo sono in linea con una deontologia del settore rispetto magari a quella genericità che nel passato è avvenuta con una certa superficialità.

PRESIDENTE. Considerata la complessità di questa interrogazione, abbiamo accolto l’invito a non irrigidirci sui tempi. Al momento sono intervenuti già due Consiglieri interroganti che hanno occupato un tempo di otre i cinque minuti, quindi, Capogruppo Pistarelli, se riesce magari a stare in un tempo di due minuti, la ringrazio. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vorrei soltanto integrare quanto già ampiamente illustrato dai colleghi.
La mia integrazione è per dire che in Commissione abbiamo già fatto un passaggio prima del bilancio di previsione, poi si è sospeso perché sia il bilancio di previsione che la finanziaria collegata hanno portato ad impegnare tutto il tempo a disposizione. Ma ora è tempo che questa cosa venga recuperata. Giovedì abbiamo la prima riunione dopo la pausa natalizia, quindi oggi possiamo solennemente assumerci l’impegno di calendarizzare già per la prossima settimana – o al massimo quella successiva, certamente l’Assessore dovrà controllare anche gli impegni della sua agenda – il passaggio su quelle questioni che oggi sono state sì illustrate ma in maniera forzatamente limitata, ma che domani dovranno vedere puntualmente verificati tutti quei passaggi che abbiamo ben indicato – mi pare che nella sua risposta lo abbia riconosciuto anche l’Assessore –. Ovvero ci sono delle puntuali argomentazioni di fronte alle quali in Commissione si dovrà assolutamente andare verso un approfondimento.
Questo passaggio è necessario, visti anche i tempi che corrono, per far capire ai marchigiani lo stato dell’arte di operazioni che magari in quel periodo erano da tutti auspicate e spinte, ma che oggi riteniamo siano da verificare nella loro sostanza e nella loro ricaduta, e questo perché nel frattempo è successo qualcosa.
Quindi è necessario che anche gli altri Commissari e il Presidente Brandoni si prendano l’impegno con l‘Assessore di calendarizzare subito per la prossima settimana.
Ritengo sia una serietà di approccio che vuole essere portata avanti da noi ma che spero venga recepita anche dall’Esecutivo e dall’intera Assemblea legislativa.


Interrogazione n. 1195
dei Consiglieri Binci, Brandoni
“Applicazione della normativa sulla valutazione ambientale strategica”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1195 dei Consiglieri Binci, Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In riferimento all’interrogazione in oggetto si precisa quanto segue.
Premessa. Occorre rilevare che la normativa in materia di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è entrata in vigore da relativamente poco tempo (31 luglio 2007) e ha subito nel tempo sostanziali modifiche sino ad arrivare all’attuale testo vigente costituito dal decreto legislativo n. 4/2008 pubblicato in G.U. il 29 gennaio 2008.
La Regione Marche, con delibera di Giunta n. 1400 del 20 ottobre 2008 ha approvato le linee guida per la VAS. Quanto sopra a voler affermare oggettive difficoltà da parte di tutti in questa fase di prima applicazione.
Inoltre, posto che con la l.r. n. 6/2007 sono state ripartite le competenze in materia di VAS tra Regione e Province e non esiste un ruolo di “ente superiore” per l’attivazione di eventuali poteri sostitutivi in capo alla Regione Marche, per il caso specifico risulta quantomeno difficile entrare all’interno di scelte operate da un’altra autorità competente.
Documenti di riferimento: interrogazione a risposta orale urgente in materia di applicazione della normativa sulla Valutazione ambientale strategia a firma dei Consiglieri regionali M. Binci e G. Brandoni; determinazione del direttore del Dipartimento III governo del territorio della Provincia di Ancona del 15 dicembre 2008 n. 117; verbali della Conferenza dei servizi della Provincia di AN dal 30 ottobre 2008 e del 5 settembre 2008.
Passaggi principali dell’iter amministrativo per la variante in oggetto:
4 ottobre 2008, deliberazione del Commissario straordinario del Comune di Falconara n. 18; 30 giugno 2008, trasmissione degli elaborati di variante alla Provincia di Ancona; 24 luglio 2008, l’autorità competente comunica all’autorità procedente l’individuazione degli SCA ai sensi delle consultazioni preliminari di scoping di cui all’art. 13 comma 1 del d.lgs. n. 4/2008; dal 4 agosto 2008 al 5 settembre 2009, conferenza dei servizi “istruttoria”, convocata per le consultazioni preliminari; 30 ottobre 2008, convocazione della conferenza dei servizi “decisoria” per l’espressione del parere motivato; con determinazione del direttore del Dip. III n. 177 del 15 dicembre 2008 viene rilasciato dalla Provincia parere motivato positivo.
Quesito n. 3. Al fine di addivenire ad una completa disamina della questione è necessario anticipare la risposta al quesito n. 3.
All’epoca della delibera del Commissario straordinario n. 18 del 4 aprile 2008 era pienamente vigente il d.lgs. n. 4/2008 entrato in vigore il 13 febbraio 2008.
L’art. 4, comma 4, del decreto sancisce che la VAS contribuisce all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione, adozione ed approvazione di piani e programmi.
All’articolo 11, comma 3, del decreto viene stabilito che la fase di valutazione è effettuata durante la fase preparatoria del piano o programma ed anteriormente alla sua approvazione. Ciò significa che la procedura VAS non è un semplice e formale adempimento burocratico, ma un processo da condurre congiuntamente alla predisposizione del piano particolareggiato e finalizzato ad orientare la pianificazione verso la sostenibilità ambientale o a prevenire o ridurre possibili effetti negativi su ambiente e paesaggio.
L’articolo 11, comma 1, definisce la procedura di VAS stabilendo le seguenti fasi: svolgimento di verifica di assoggettabilità (se necessaria); elaborazione rapporto ambientale; svolgimento di consultazioni; valutazione del rapporto ambientale e degli esiti della consultazione; decisione; informazione sulla decisione; monitoraggio.
Pertanto, a nostro parere, sia per questioni normative che per questioni di merito, una procedura VAS non può essere attivata dopo l’adozione dei piano o programma.
Quesito n. 1. Il Commissario straordinario non ritiene di entrare nel campo di applicazione della VAS, pertanto non ha attivato le consultazioni preliminari sul rapporto ambientale AERCA (Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale) secondo il d.lgs. n. 4/2008, ponendolo comunque in consultazione pubblica.
La Provincia ha rilevato che il rapporto ambientale era stato redatto in carenza delle preventive consultazioni previste all’articolo 13, comma 1 del d.lgs. n. 4/2008 e attiva pertanto ufficialmente tali procedure effettuando ex novo le consultazioni preliminari con i soggetti con competenze ambientali (SCA) e dando per effettuate le consultazioni pubbliche. La sequenza degli adempimenti è rovesciata.
Va comunque rilevato che gli SCA non hanno espresso la necessità di apportare modifiche al Rapporto ambientale originario.
Il secondo problema riguarda le modalità di consultazione.
Viene più volte citato l’art. 20 della l.r. 6/2007, che al comma 2 dice: “Fino all’approvazione delle linee-guida di cui al comma 1, l’adempimento delle modalità di pubblicità e di consultazione previste dalla l.r. n. 34/1992 per gli strumenti di pianificazione umanistica e territoriale soddisfa, comunque, limitatamente a detti strumenti, anche le forme di pubblicità e consultazione previste dalla vigente normativa in ordine alle procedure di VAS.”.
Tale dicitura, redatta in assenza di normativa nazionale, prevedeva che in assenza di norme che esplicitassero le modalità di consultazione le consultazioni ai fini VAS potevano essere fatte nell’ambito di altre forme di consultazione, oppure di partecipazioni eventualmente previste negli iter di adozione e approvazione dei piani particolareggiati.
Come già più volte ricordato all’epoca dei fatti era in vigore (quindi applicabile) il d.lgs 4/2008 che prevede sì il coordinamento tra le procedure di consultazione di VAS e altre eventualmente previste, ma facendo salvi dei requisiti minimi (ai fini VAS) quali:
a. la pubblicazione di un avviso nel bollettino ufficiale della regione interessata contenente: il titolo della proposta di piano o di programma, il proponente, l’autorità procedente, l’indicazione delle sedi ove può essere presa visione del piano o programma e del rapporto ambientale e delle sedi dove si può consultare la sintesi non tecnica;
b. il deposito del materiale nelle sedi di autorità procedente e autorità competente e la pubblicazione sui rispettivi siti web;
c. un tempo minimo di 60 giorni.
Non si è stati in grado di comprendere se i requisiti minimi stabiliti dalla norma e garanzia di effettiva pubblicità della consultazione siano stati effettivamente rispettati.
In merito alla valutazioni delle osservazioni da parte delle autorità competente e procedente, dal documento istruttorio allegato alla determinazione 177/2008, al paragrafo 2.5 “esame delle osservazioni pervenute”, emerge che non sono riportate, nella relazione istruttoria allegata alla determinazione 177, le controdeduzioni alle osservazioni pervenute e non è chiarito come queste siano state eventualmente recepite nella variante di piano.
In conclusione è evidente che la procedura seguita dalla Provincia di Ancona presenta delle anomalie.
Tuttavia, scorrendo la determina n. 177 del 15 dicembre 2008 della Provincia di Ancona, si coglie che il procedimento è stato condotto applicando, secondo le specifiche esigenze, le diverse normative in materia di VAS che si sono succedute dalla l.r.. n. 6/2007 fino all’ultima delibera di Giunta regionale n. 1400 del 20 ottobre 2008 (linee guida regionali), tutte combinate con la l.r. n. 6/2004 relativa all’area AERCA.
Si è dell’avviso che la rispondenza della procedura stessa alle diverse norme VAS (quindi la legittimità del provvedimento) rientra nel campo di specifici approfondimenti e valutazioni giuridico-amministrative.
Quesito n. 2. Analogamente a quanto indicato per il quesito 1, non si è in grado di stabilire se la procedura di VAS possa considerarsi comunque legittimamente espletata nonostante le anomalie sopra evidenziate.
Si è del parere che la Provincia di Ancona, in relazione ai punti sopra evidenziati, debba essere invitata ad effettuare una nuova riflessione sugli atti emanati, al fine di valutare la necessità/opportunità di un perfezionamento del provvedimento e garantire al contempo nuove forme di partecipazione più rispondenti all’importanza della variante in questione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Mi ritengo in parte soddisfatto della riposta dell’Assessore.
La questione oggetto dell’interrogazione è molto delicata, riguarda la variante per una nuova espansione edilizia che interessa una porzione di territorio agricolo di circa 28 ettari, che nel piano regolatore di Falconara è già alla tutela paesaggistico-ambientale. A seguito di una variante lo stesso Comune rende quindi edificabile questa zona precedentemente soggetta a vincolo paesaggistico integrale.
In questa sede non abbiamo posto la questione di chi deve autorizzare la soppressione di un vincolo paesaggistico ambientale – è una discussione che dovremo affrontare anche all’interno della nuova legge regionale sull’urbanistica –, però si vuole evidenziare che non è possibile che un Comune prima certifichi il vincolo paesaggistico poi successivamente sulla stessa area proponga una variante urbanistica con un’edificazione, peraltro senza andare a motivare il cambiamento – che in effetti non esiste! – del valore paesaggistico di quell’area.
Visto che questo è un programma di espansione la legge regionale prevede l’applicazione della VAS, ovvero quella Valutazione ambientale strategica accertata in questa sede.
Il Commissario prefettizio che approvò quella variante disse che la VAS non era necessaria, ma vorrei precisare che la VAS, appunto, viene pubblicata con il titolo “pubblicazione e inizio di procedura di valutazione ambientale strategica”; quindi tale Valutazione ambientale strategica non è soltanto un nome!
Ritengo – e ringrazio l’Assessore perché nella sua risposta ha precisato che la VAS ha requisiti minimi preposti per legge – che in questo processo né il Comune né la Provincia abbiano ben valutato la mancanza dei requisiti minimi di VAS. Quindi, proprio per la delicatezza dell’area che dal punto di vista paesaggistico è a tutela integrale, in assenza di tali requisiti il procedimento dovrebbe essere rifatto.
L’Assessore ha affermato che la legittimità del procedimento è da approfondire e che la Provincia deve essere invitata a riflettere. Ma quali sono gli strumenti con cui si può invitare a riflettere! Mi sembra veramente una situazione kafkiana, ovvero il fatto che seppur segnalata la non applicazione di una legge regionale e la non correttezza di procedure amministrative, poi nessuno prevede ad attivare quel procedimento amministrativo che non è stato effettuato.
La stesso vale per la Provincia che rispetto alla soppressione del vincolo paesaggistico si è dichiarata non competente a decidere per il fatto che la tutela paesaggistica è di competenza regionale. Ma questo non è vero! La Regione si è dotata dello strumento programmatorio, ovvero del Piano paesaggistico ambientale regionale, ma poi per la verifica dell’attinenza e dell’applicazione delle leggi vigenti ha delegato le competenze alla Provincia.
Quindi la verifica della corretta applicazione dei piani sovraordinati è funzione soltanto della Provincia. Ma se così non viene applicato, chiedo che questa competenza ritorni alla Regione! Perché non è possibile che il frazionamento delle competenze programmatorie e di gestione porti al fatto che poi nessuno controlli quello che fanno i Comuni. Certamente questo controllo non deve essere fatto in maniera censoria, infatti è giusto che abbiano le loro competenze, però se c’è una funzione programmatoria della Regione, dunque se ha senso che noi emaniamo norme di programmazione delegando le competenze gestionali alle Province, poi ovviamente dovranno essere le stesse Province a verificare la corretta applicazione delle leggi. Quindi le Province non possono ribaltare motivando che se le leggi sono fatte dalla Regione poi la verifica della corretta applicazione…

PRESIDENTE. Consigliere, la prego di concludere.

Massimo BINCI. Scusate, ma anch’io chiedo un minimo di tempo in più, perché nelle nostre Commissioni affrontiamo questioni che riguardano, appunto, la gestione del territorio o delle acque, il piano cave, ecc., poi non è possibile che dopo aver legiferato chiudiamo gli occhi! Siamo arrivati alla storia delle tre scimmiette, non vedo, non guardo, non sento!
Non è possibile, quindi, che non siano previsti poteri di supplenza nel caso di non corretta applicazione delle leggi. Non è possibile che si debba ricorrere sempre alla Magistratura, che è il caso di tutte le questioni urbanistiche. Non è possibile!
La legge sulla Valutazione ambientale strategica sancisce che se il procedimento non viene portato avanti in maniera corretta può essere invalidato. Quindi l’invalidità si presuppone ci sia quando qualcuno pone il problema della regolarità e correttezza dell’atto amministrativo.
Allora è proprio in questa sede che voglio porre il problema della correttezza dell’atto amministrativo. Inoltre chiedo alla Regione di attivarsi per un’azione di supplenza, visto che la Provincia, l’organo competente per la gestione, si è ritenuta esente dal fare sia la VAS sia la valutazione sulla corretta procedura della stessa, in quanto dice che può essere surrogata dalla VIA in fase successiva. Ma questo la legge non lo stabilisce! Quindi è qui che sbaglia la Provincia, ovvero sul fatto che non applica correttamente la legge.
Infine, e concludo, non è possibile che ci sia un vulnus sulla competenza – ma in questo caso c’è – che riguarda la tutela paesaggistica. Perché allora potrebbe accadere che per tutta questa “incompetenza” dei vari livelli chiunque nelle Marche potrebbe distruggere il nostro patrimonio!
Chiedo quindi che la Regione intervenga con una lettera alla Provincia nella quale si dica che in questo procedimento non sono state rispettate le leggi regionali vigenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni, anche se cortesemente chiedo di utilizzare pochi minuti considerato che il Consigliere Binci ha raddoppiato i suoi tempi.

Giuliano BRANDONI. Vorrei soltanto aggiungere poche considerazioni.
Molte delle riflessioni avanzate le trovo opportune mentre altre vanno ulteriormente precisate.
Voglio ringraziare l’Assessore due volte, innanzitutto per la solerzia, non capita tutti i giorni che i tempi di risposta ad un’interrogazione abbiano questa velocità, e questo ne sottolinea anche l’importanza. Inoltre, per lo sforzo che ha fatto, peraltro in un’Aula un po’ rumorosa, nello spiegarci un’articolazione piuttosto complicata, come del resto lo è la stessa domanda formulata.
Credo che all’interno della risposta ci siano stati elementi che configurano un contributo efficace ad una vicenda che merita l’attenzione nello specifico e in generale anche dell’azione legislativa regionale.
Perché dico nello specifico e in generale? Per lo specifico perché vorrei aggiungerei una questione non secondaria ma di contesto, ovvero che il provvedimento messo in itinere nel piano regolatore di Falconara è iniziato con un atto del commissario prefettizio. Credo che questo contesto vada in qualche modo riflettuto. E’ evidente, infatti, che la potestà affidata ai Comuni è di carattere democratico e non monocratico. E ancorché l’azione amministrativa di un commissario prefettizio nelle funzioni di surroga dei sindaci ha la possibilità che la legge concede anche all’azione sindacale, è evidente che c’è un elemento di particolare differenza che ci aiuta a riflettere ulteriormente su tale questione.
Seconda questione. Se siamo all’interno di una cesura normativa che poi inficia o rende difficoltosa l’azione amministrativa, sarà bene che all’interno di questa riflessione, appunto, di carattere generale, quest’Aula e le Commissioni prendano spunto da questa vicenda per arrivare ad un ulteriore, più chiaro, preciso e cogente strumento normativo che riguarda l’obiettivo che la legge si pone, cioè quello della tutela del territorio e della tutela attraverso le norme che ci siamo dati.
Queste due riflessioni stanno insieme, dunque credo che la risposta consenta un’ulteriore iniziativa e aiuti la riflessione nella Provincia di Ancona.
Quindi penso che oggi ci sia stato un passaggio politicamente e amministrativamente sicuramente significativo.


Interrogazione n. 980
del Consigliere D’Anna
“Ambulatori STP (stranieri temporaneamente presenti) per immigrati senza permesso di soggiorno”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 980 del Consigliere D’Anna. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito ai quesiti che pone il collega D’Anna si risponde quanto segue.
Il d.p.r. n. 394/99 delega alle Regioni italiane l’organizzazione dei servizi sanitari, ovvero la definizione del modo attraverso cui fornire l’assistenza sanitaria agli stranieri temporaneamente presenti in quanto queste persone, pur avendo il diritto alle cure essenziali, a differenza degli italiani, non hanno il medico di medicina generale. Sono dunque costretti a ricorrere impropriamente al pronto soccorso.
Il d.p.r. dispone che: “le Regioni individuano le modalità più opportune per garantire le cure essenziali e continuative, che possono essere erogate nell’ambito delle strutture della medicina del territorio o nei presidi sanitari accreditati, strutture in forma poliambulatoriale od ospedaliera, eventualmente in collaborazione con organismi di volontariato aventi esperienza specifica. Tali ipotesi organizzative, in quanto funzionanti come strutture di primo livello, dovranno comunque prevedere l’accesso diretto senza prenotazione né impegnativa”.
Quindi gli ambulatori di medicina di base per gli stranieri temporaneamente presenti rispondono alle seguenti esigenze: adeguamento alla normativa nazionale; fornire il medico di medicina generale agli stranieri temporaneamente presenti; prevenire l’eccessivo ricorso al pronto soccorso; tenere sotto controllo la salute degli stranieri temporaneamente presenti a tutela della salute collettiva, in quanto la clandestinità sanitaria non conviene dal momento che potrebbe mettere a rischio la pubblica incolumità soprattutto per alcune patologie come la tubercolosi che in molti paesi d’origine è ancora largamente diffusa e potrebbe attivare pericolosi percorsi di cura “illegali”; contenere i costi legati ad un improprio utilizzo dell’ospedale o, comunque ad un ricorso all’ospedale solamente in casi molto gravi e quindi necessitanti di interventi più lunghi e complessi (dunque più costosi).
In tal senso gli ambulatori in questione non solo non determinano situazioni di vantaggio rispetto agli italiani, ma sono uno strumento per la tutela della salute individuale e collettiva, tanto che gli ambulatori STP sono presenti in diciotto regioni italiane e in tre l’assistenza di base viene fornita attraverso i medici di medicina generale.
Per effetto dell’art. 32 della Costituzione italiana, inoltre per effetto del d.lgs n. 286/98, del d.lgs n. 286/98 e della legge n. 189/2002, agli stranieri temporaneamente presenti (STP) “sono comunque assicurate le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio. Tali prestazioni sono erogate nei servizi pubblici ed accreditati. Sono inoltre estesi agli stranieri irregolari e non iscritti al SSN i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”.
“Ai sensi del comma 5 dell’art, 35 del testo unico l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non deve comportare alcun tipo di segnalazione alle autorità di pubblica sicurezza, salvo i caso in cui sia obbligatorio il referto a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
“Lo straniero indigente, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, è esonerato dalla quota di partecipazione alla spesa, in analogia con il cittadino italiano, per quanto concerne: le prestazioni sanitarie di primo livello, le urgenze, lo stato di gradivi danza, le patologie esenti o i soggetti esenti in ragione dell’età o in quanto affetti da gravi stati invalidanti. In conformità a quanto stabilito dal suddetto comma 4 dell’art. 43 del regolamento di attuazione.
L’art. 35 del testo unico, pur affermando che di norma non esiste il principio della gratuità delle prestazioni erogate dal SSN ai cittadini non iscritti, al comma 4 prevede che le prestazioni sono erogate senza oneri a carico degli stranieri irregolarmente presenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
Poiché gli stranieri temporaneamente presenti sono poco informati sul funzionamento dei servizi e su come accedere alle cure, onde evitare i problemi di cui sopra è interesse del sistema far conoscere i servizi più appropriati sul piano dei costi/benefici.
Per venire in Italia a farsi curare è necessario un permesso di ingresso “per cure mediche” che si ottiene con una procedura alquanto complessa e in casi gravissimi qualora il paese di origine non disponga di adeguate strutture per la cura. Le cure erogate in tal caso sono a totale carico del soggetto. Per il resto gli immigrati sono una popolazione giovane e sana e non affrontano la migrazione quando sono malati, proprio perché si tratta di un percorso molto duro. Essi perdono il loro patrimonio di salute a causa delle condizioni di esclusione e marginalità. E’ interesse della collettività e del sistema mantenere in buona salute queste persone che apportano un contributo al nostro PIL.
Ribadendo il concetto che l’iscrizione stranieri temporaneamente presenti (STP) è un’iscrizione che si effettua all’anagrafe sanitaria gratuitamente, il costo per le circa 80 ore alla settimana di assistenza fornita in tutta la regione si aggira intorno ai 10.000 euro al mese. Va inoltre tenuto presente che il FSN destina annualmente un fondo vincolato per le prestazioni in questione che è pari a 500.000 euro per il 2007, e che parte della spesa sostenuta viene recuperata tramite Ministero dell’interno dai Paesi di origine.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Francamente sia la situazione che le risposte sono abbastanza sconcertanti, addirittura qui ci troviamo di fronte ad un privilegio nei confronti dei clandestini rispetto ai cittadini italiani. E’ sempre infatti di attualità il discorso delle liste di attesa che prevedendo a volte tempi molto lunghi che mettono in difficoltà i cittadini sia dal punto di vista medico che dal punto di vista psicologico.
Lo scopo di questa mia interrogazione è proprio quello di evidenziare un assurdo. Certo, ci vuole un’attenzione nei confronti dei cittadini temporaneamente presenti sul territorio, ma è una dicitura che dice tutto e nulla, infatti con “temporaneamente presenti sul territorio” ci immaginiamo dei turisti o degli uomini d’affari, tanto che dovrebbe esserci una certa reciprocità anche nei confronti di altre nazionalità.
Chiunque sia andato negli Stati Uniti sa che la prima cosa da fare prima di andare è quella di sottoscrivere un’assicurazione, altrimenti se ci si dovesse trovare nella condizione di usufruire dei servizi ospedalieri si potrebbero avere guai proprio perché i costi della sanità sono molto alti.
Qui, invece, andiamo addirittura oltre. Perché un conto sono i cittadini temporaneamente presenti sul territorio, per i quali sicuramente si può avere un occhio di attenzione, un conto è un’associazione che vive anche di contributi della Regione e che pubblicizza ai clandestini un servizio al quale possono rivolgersi e dove l’iscrizione è gratuita e dove peraltro si può andare anche tranquilli visto che nessuno può fare una segnalazione alla polizia.
Quindi c’è un’associazione che dice “attenzione, se state male rivolgetevi pure a questo servizio, iscrivetevi, tanto nessuno può segnalare niente alla polizia”.
Dunque c’è una sorta di favoreggiamento, perché, secondo me, se uno è clandestino prima deve essere identificato poi, se ne ha bisogno, curato e rimandato a casa sua.
Caro Assessore, io non credo alla favoletta che dice che poi uno non viene a farsi curare!
Lei sa benissimo che dal 1° gennaio – anche se i media non se ne sono occupati – finalmente è stata presa una decisione – peraltro mi auguro che su questo argomento il Governo faccia la medesima scelta –, quella cioè che per avere la pensione sociale serve un periodo di permanenza di dieci anni, contrariamente ad un anno come era previsto fino a qualche mese fa. Infatti c’erano persone che dai paesi comunitari venivano in Italia, vi rimanevano un anno, avevano i requisiti, quindi poi prendevano la pensione sociale che però si andavano a godere a casa loro.
Pertanto ritengo che questo sia un provvedimento da adottare, non è ammissibile che ci sia un’associazione che dica ai clandestini: “fate quello che vi pare perché tanto lì nessuno vi può fare niente”. Questo è un incentivo che si dà per venire ulteriormente nella nostra nazione, caro Assessore! Perché se ci sono delle persone malate, come ci sono, e sanno che qui possono avere dei servizi gratuitamente, poi vengono apposta!
Inoltre in questo c’è anche una contraddizione, perché se lei, Assessore, mi dice che i clandestini contribuiscono all’aumento del PIL, allora questa è proprio una babilonia che non finirà più!
Noi siamo già in una situazione di difficoltà, i nostri cittadini hanno liste di attesa lunghissime, per essere curati magari devono andare a pagamento, mentre al clandestino lo curiamo, magari dandogli anche il bacino o la buonuscita! Siamo alla follia pura, non è ammissibile!
Forse ora capisco perché l’Italia non viene definita più neanche nazione bensì paese, infatti è veramente diventata un paese, perché questa cosa non esiste da nessuna parte al mondo!
Io ho visitato mezzo mondo, quindi ho verificato che qualsiasi struttura sanitaria un minimo di cose le chiedono. Noi invece abbiamo spalancato le porte a chi vuol fare ciò che gli pare. Qui non si tratta di assistere il povero disgraziato che sta male, si tratta di incentivare queste persone a venire da noi, perché da un parte ci sono i servizi sociali che danno una mano, dall’altra ci sono quelli che le curano, oppure quelli che fino all’altro giorno addirittura dava loro anche la pensione sociale! Bastava, ripeto, un anno di residenza in Italia per avere i la pensione sociale; oggi grazie a Dio dal 1° gennaio 2009 questo non avviene più.
Le giustificazioni che lei ha portato, Assessore, non stanno né in cielo né in terra. C’è un’Associazione, che si chiama Multietnica, che oltre ad essere finanziata dalla Regione Marche, sta addirittura invitando i clandestini ad iscriversi. (…) E’ nell’ambito delle leggi italiane fino a un certo punto, perché qui della legge italiana viene fatta una forzatura, e mi prendo anche l’impegno di segnalarlo a chi di dovere. Infatti non credo che la legge italiana dica: “clandestini, andatevi pure a curare tanto nessuno vi può fare niente”.
La legge italiana, invece, sancisce che se uno è clandestino va identificato ed espulso. Quindi qui c’è qualcosa che non funziona, caro Assessore! Perché con i soldi della Regione non si può fare pubblicità e incentivare i clandestini a venire sul nostro territorio.
Pertanto ritengo che la delibera in questione sia illegale, anzi ritengo che fare pubblicità per invitare i clandestini a presentarsi in questi centri dove ottenere dei servizi, sia contro legge. Ritengo, inoltre, che ci sia una discriminazione nei confronti dei cittadini italiani che, al contrario, sono addirittura obbligati a identificarsi, ad esempio anche nel solo caso di un piccolo incidente subito ti chiedono dove è accaduto, cosa è accaduto, come è accaduto. A queste persone, invece, non si chiede niente, viene dato tutto.
Concludo dicendo che un conto è la solidarietà, ma farsi prendere per i fondelli è un’altra cosa!


Interrogazione n. 1065
del Consigliere Altomeni
“Progetto di cooperazione internazionale della regione Marche con il centro Peres per la pace per la creazione dell’unità emato-oncologica del Victoria Augusta Hospital di Gerusalemme est”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1065 del Consiglieri Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In ordine all’interrogazione in oggetto, si ritiene opportuno evidenziare che le iniziative di cooperazione e solidarietà internazionale realizzate dalla Regione Marche si sono sempre ispirate a principi di carattere umanitario senza distinzione di razza, religione e sesso.
A tal proposito si ricordano tutte le azioni umanitarie poste in essere nell’area balcanica a favore di tutta la popolazione colpita dal recente conflitto, nonché il Progetto umanitario di ematologia, che prevede un accordo tra la Regione Marche ed il Ministero della sanità palestinese, attivato nel 2005 con apposita deliberazione di Giunta regionale e rinnovato con d.g.r. n. 1079 del 30 luglio 2008, consistente in assistenza medica a pazienti provenienti dalla Palestina, formazione di medici, infermieri e biologi, nonché favorire un programma di trapiantologia presso il Gaza Hospital.
Tutto ciò premesso, quale principio ispiratore di carattere generale, entrando nello specifico dell’interrogazione in questione, si precisa quanto segue
Il Victoria Augusta Hospital è organizzazione non governativa che fa parte della Federazione Mondiale Luterana che opera, in particolare nell’area di Gerusalemme Est, Israele e West Bank, senza tener conto della razza, delle religioni e del sesso. Ciò dimostra che la struttura non riveste carattere pubblico e che viene finanziata mediante donazioni.
Non risulta che le Autorità israeliane abbiano revocato le esenzioni fiscali al suddetto ospedale.
La Regione Toscana ha coinvolto fin dall’anno 2004 le Regioni Marche, Emilia Romagna e Umbria nella realizzazione di un’iniziativa di carattere sanitario a favore dei bambini palestinesi, con il coinvolgimento del Centro Peres per la pace, al cui Presidente, Shimon Peres, è stato attribuito il prestigioso Nobel per la pace. In particolare la Regione Toscana ha proposto alla Regione Marche la ristrutturazione di un padiglione del Victoria Augusta Hospital per la creazione dell’Unità emato-oncologica.
Né l’Autorità palestinese, né altri organismi che potessero rappresentarla sono tra i firmatari del progetto più volte citato.
Un comitato medico di pediatri palestinesi decide i casi che verranno curati, le priorità e le precedenze per quei casi ove non siano possibili cure nel territorio palestinese. Dall’inizio del progetto nel 2003 si è arrivati a curare dai 250 ai 300 pazienti ogni anno.
Il Centro Peres per la Pace ha deciso di promuovere una collaborazione tra i centri ospedalieri israeliani e palestinesi e tra pediatri e organizzazioni volontarie, ciò per facilitare e sviluppare un programma diretto a identificare, diagnosticare e curare bambini palestinesi in ospedali e centri di riabilitazione israeliani, nei casi in cui i trattamenti necessari non siano possibili in territorio palestinese. Tutto ciò, non solo riduce la mortalità e migliora la qualità della vita dei bambini che soffrono, ma crea anche un rapporto continuo di contatti e di collaborazione tra le società civili israeliana e palestinese, una rete di contatti preziosissima per aiutare a costruire un futuro di riconciliazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Credo che questo sia un classico esempio di cooperazione internazionale, di per sé cosa buona e giusta, ma che se non viene fatta con la massima attenzione rischia di contravvenire ai principi che la ispirano.
Nella sua risposta l’Assessore è stato molto chiaro e anche molto sincero, e questo secondo me evidenzia alcune problematiche di tale progetto. Un progetto che si presenta con alcune caratteristiche che a mio avviso non corrispondono ad una buona prassi nel fare cooperazione internazionale.
Sostanzialmente, infatti, andiamo a fare cooperazione utilizzando i territori, i controlli, l’Ong, le strutture governative di un altro popolo, e guarda caso questi due popoli sono in guerra tra loro, il tema è di stringente attualità.
Quindi ritengo che nella predisposizione di questo progetto di cooperazione andava fatta molta più attenzione, a partire dagli organismi di quel Paese che dovevano essere più coinvolti nei benefici che in esso si prevedevano.
Auspico che soprattutto in questa fase, dove le difficoltà immagino siano ancora maggiori, la Regione svolga un monitoraggio costante su quello che succede lì. Perché se è vero, come ci risulta, che per accedere alla struttura dei territori palestinesi occorre utilizzare autobus che magari di volta in volta devono essere autorizzati con mille problematiche, rischiamo veramente di andare a fare cooperazione creando però più problemi che benefici.
Certamente non viene assolutamente messo in dubbio che è un ospedale, è una struttura sanitaria, è quindi un salva vite, però dovremmo evitare di farlo diventare anche uno strumento di controllo, perché, come spesso succede, anche gli strumenti di solidarietà e di cooperazione possono diventare strumenti di politica internazionale.
L’auspicio, quindi, considerato che vi abbiamo anche investito, è sicuramente quello che ci sia una vigilanza stretta, ovvero che la Regione svolga anche un ruolo politico, perché qui non si parla semplicemente di cooperazione e di solidarietà, ma il tema è molto delicato proprio perché riguarda una zona di un Paese in guerra.
Pertanto rispetto ai dubbi sollevati dall’interrogazione, credo sia necessaria una costante vigilanza e approfondimenti ulteriori.


Mozione n. 323
dei Consiglieri Lippi, Ricci, Massi, Brandoni, Viventi, Bugaro, Pistarelli, D’Isidoro, Sordoni, Binci, Procaccini: “Prossima chiusura ex sezione operativa periferica (SOP) dell’Istituto sperimentale di ricerca per le colture industriali di Bologna – Sede di Osimo (An)”
(Votazione)

PRESIDENTE. Abbiamo iscritto all’ordine del giorno la mozione n. 323 dei Consiglieri Lippi, Ricci, Viventi, Massi, Bugaro, Pistarelli, Binci, Brandoni, D’Isidoro, Procaccini, Sordoni. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Questa mozione i Capigruppo la conoscono in quanto l’hanno firmata, quindi non c’è bisogno di un dibattito, dobbiamo solo votarla anche per dare sostegno all’Assessore quando andrà in sede nazionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione n. 323.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 275
del Consigliere Rocchi
“Modifiche alla legge regionale 11 luglio 2006, n. 9 “Testo unico delle norme regionali in materia di turismo”

Proposta di legge regionale n. 146
del Consigliere Rocchi
“Integrazione alla legge regionale 11 luglio 2006, n. 9 “Testo unico delle norme regionali in materia di turismo”

Proposta di legge regionale n. 96
dei Consiglieri Giannotti, Brini, Castelli, D’Anna, Rocchi, Mollaroli, Ricci, Massi, Capponi, Solazzi, Tiberi
“Norme per l’esercizio del turismo in mare a finalità ittica”

(abbinate)

(Rinvio in Commissione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n. 275 ad iniziativa del Consigliere Rocchi, n. 146 ad iniziativa del Consigliere Rocchi, n. 96 ad iniziativa dei Consiglieri Giannotti, Brini, Castelli, D’Anna, Rocchi, Mollaroli, Ricci, Massi, Capponi, Solazzi, Tiberi, abbinate.
Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Presidente, ho chiesto la parola per dire che a mio avviso sarebbe opportuno di questa proposta di legge un rinvio in Commissione, perché a seguito del parere contrario del CAL è necessario un approfondimento di carattere tecnico.
Il Presidente della III Commissione essendo diventato Assessore non ha potuto più convocare una riunione di commissione, quindi l’atto è stato iscritto all’ordine del giorno di questa seduta assembleare anche se, ripeto, vi era la necessità di un ulteriore approfondimento.
Pertanto chiedo, e rivolgo l’invito anche all’opposizione, di poter rinviare l’atto in Commissione.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Faccio solo una precisazione poi mi adeguerò a ciò che vorrà fare la maggioranza.
Riteniamo che questa legge sia estremamente necessaria ed urgente per riorganizzare il sistema della gestione amministrativa. Sia degli IAT, che così come sono non sono più funzionali a nessuna strategia, tra l’altro rischiamo di utilizzare impropriamente fondi della Regione, sia perché è funzionale al funzionamento dell’Osservatorio regionale sul turismo su cui è incentrata tutta la strategia della nuova legge che ci siamo dati recentemente.
In questa proposta di legge sono un po’ contenute anche le considerazioni della nostra posizione in merito alla legge n. 9/2006. Avevamo preso atto favorevolmente di un indirizzo di cambiamento dell’Assemblea legislativa dopo due anni di non funzionamento di questo modello.
L’esame di questa proposta di legge è un atto di responsabilità per far funzionare meglio la macchina amministrativa della Regione, cosa che in questo settore non ha assolutamente funzionato.
Inoltre è meglio razionalizzare questa macchina proprio per non disperdere le pochissime risorse che abbiamo a disposizione e che potrebbe rischiare di penalizzare le strategie di promozione del turismo della nostra regione.
Se serve un approfondimento sono d’accordo per un rinvio di breve tempo, ma non per un rinvio sine die. Quindi magari dichiarateci quando potremo riportarla in Aula, perché aspettare una settimana non è un problema, mentre rinviare sine die significherebbe essere in malafede.

PRESIDENTE. Consigliere Capponi, mi sembra di capire che non è contrario al rinvio.

Franco CAPPONI. Sono contro un rinvio sine die, sono per un rinvio predeterminato, ovvero che questa proposta di legge torni in Assemblea legislativa già fin dalla prossima seduta.

PRESIDENTE. Quindi intende un rinvio in Commissione oppure soltanto un rinvio alla prossima seduta assembleare? (…) Prego, Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Io ho chiesto un rinvio in Commissione, ma in ogni caso la situazione della Commissione in questo periodo è abbastanza problematica, quindi non vogliamo porre i problemi che leggiamo sulla stampa.
La Commissione, infatti, ha la necessità di essere definita in tutti i suoi organismi.
Ripeto, c’era un impegno di rivedere l’atto in Commissione ma non è stato possibile proprio perché il Presidente è diventato Assessore, quindi la pratica è passata direttamente all’ordine del giorno dell’Assemblea legislativa; peraltro avevo telefonato anche al Vicepresidente che però mi ha detto che era obbligato all’iscrizione.
L’impegno non è di non discuterla o di soprassedere, ma è quello di un’ulteriore verifica rispetto al parere del CAL che è negativo ed articolato. Un parere che per certi aspetti è anche condivisibile perché in esso si dice: alla Regione o tutto o niente, in quanto il rischio è che alcune competenze passano alla Regione mentre altre rimangono alla Provincia. Quindi su questo un approfondimento bisogna farlo.

PRESIDENTE. Consigliera Mammoli, però lei mi deve formalizzare esattamente il rinvio.

Katia MAMMOLI. Chiedo il rinvio in Commissione.

Franco CAPPONI. Ma il rinvio in Commissione significa aspettare minimo sei mesi!

Katia MAMMOLI. Perché sei mesi! Appena la Commissione si insedierà se ne potrà subito discutere.

Franco CAPPONI. Allora vorrei anche dire che se avete problemi nella nomina del Presidente noi siamo pronti a farlo, abbiamo le idee chiarissime! E’ indecoroso quello che sta avvenendo in questa Assemblea!

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Mi pare di poter cogliere una disponibilità del Consigliere Capponi di entrare in maggioranza come Presidente di Commissione! (…) Allora forse ho capito male, pensavo avesse questa disponibilità! (…) Vuole entrare solo per la porta principale, bene, allora auguri!
Voglio comunque tranquillizzare il Consigliere Capponi in quanto è intendimento dell’Assessorato uscire dalla situazione che riguarda gli IAT. Sul trasferimento degli IAT dalla Regione alle Province c’è una legge regionale votata da questa Assemblea legislativa, essa prevede il passaggio entro un determinato tempo.
Ora vi è una proposta da parte di un Consigliere regionale che è andata al vaglio della Commissione, quindi è assolutamente normale che arrivi in Assemblea legislativa. Peraltro dovrebbe avvenire in tempi brevi proprio per togliere incertezza, rispetto al quadro normativo di riferimento, in un settore assolutamente strategico, e poi è un provvedimento che riguarda anche lo status giuridico del personale.
Comunque se ne chiede il rinvio per due ordini di ragioni. La prima è squisitamente tecnica, nel senso che questo testo per come è stato elaborato e votato dalla Commissione ha dei problemi. Quindi, ferma restando la volontà della Commissione, ritengo che il testo, proprio per raggiungere l’obiettivo che si prefiggeva, deve essere modificato, altrimenti oggi la sua approvazione non risolverebbe il problema per cui era nata la proposta stessa.
Inoltre non ho neanche nessun timore a dire che da parte mia c’è una iniziativa nei confronti delle Province – quindi coglierei questo spazio di rinvio proprio per approfondire con le Province – sul tema del passaggio degli IAT dalla Regione alle Province. In ogni caso si vuole fare questo entro tempi non lunghi, infatti sono io il primo a prendere atto che la situazione di incertezza del governo degli IAT tra la Regione, che in base a questa legge non dovrebbe avere più le competenze, e le Province che ancora competenze non hanno, non mi piace, non va bene, quindi deve essere rimossa.
Dunque ci sono due ordini di problemi, il primo è che il provvedimento ha dei problemi tecnici, per cui, ammesso che si voglia modificare, il testo va rivisto da un punto di vista tecnico-giuridico, il secondo si riferisce alla volontà dell’Assessore di chiarire in tempi brevissimi il passaggio dalla Regione alle Province degli IAT così come prevede la legge.
Pertanto ho preso la parola soltanto per dire che è interesse soprattutto dell’Assessorato che questa situazione deve essere chiarita in uno spazio temporale più breve possibile.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Visto che hanno parlato tutti, vorrei dire qualche cosa anch’io considerato che sono uno dei due relatori dell’atto in questione.
Idealmente si può essere anche disponibile a rinviare ove se ne presenti la necessità, però se dopo il lavoro e i tempi di attesa che ci sono stati, dopo che sono state messe insieme tre proposte di legge, si dice che tutto questo non va bene, francamente c’è qualcosa che non funziona. Perché se è stato sbagliato tutto vuol dire che il Presidente e tutti i Commissari, me compreso, hanno solo perso tempo.
Sinceramente non credo sia avvenuto questo, perché nel complesso è stato fatto un buon lavoro. Ma se quello che preoccupa è il responso del CAL, che ha espresso un parere contrario proprio perché verrebbero penalizzate le Province, allora a questo punto sono per votarla subito, e lo farò molto volentieri proprio perché io sono a favore dell’abolizione delle Province.
Per quanto riguarda invece la sintesi credo sia stato fatto un buon lavoro, vi erano infatti diverse proposte interessanti, quelle soprattutto sul discorso della pesca.
A questo punto si potrebbe necessariamente votare, anche perché non essendoci un evidente accordo della maggioranza sulla presidenza della terza Commissione, forse i tempi prima citati potrebbero addirittura anche moltiplicarsi.
Quindi, come già previsto nell’ordine del giorno, sono a favore di una votazione immediata.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di rinvio in Commissione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di regolamento n. 14
della Giunta regionale
“Regolamento in materia di attività funebri e cimiteriali ai sensi dell’articolo 11 della legge regionale 1° febbraio 2005, n. 3"
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 14 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. Questo è un regolamento regionale in materia di attività funebri e cimiteriali. E’ un atto dovuto conseguente all’entrata in vigore della legge regionale 1° febbraio 2005 n. 3 – di cui a suo tempo ne fu promotore il Consigliere Procaccini – che riguarda le norme in materia di attività e servizi necroscopici funebri e cimiteriali.
La Regione da quel quadro normativo ha disciplinato tutte le attività e i servizi correlati al decesso di ogni cittadino, lo ha fatto, nel rispetto della dignità e delle diverse convinzioni religiose e culturali di ciascuna persona, con le finalità di tutelare gli interessi degli utenti dei servizi pubblici funebri anche tramite una corretta informazione, e ha voluto improntare l’attività di vigilanza sanitaria a principi di efficienza e di efficacia.
Quindi è una legge che tiene conto di una pluralità di convinzioni religiose e culturali che il nostro Paese deve necessariamente considerare, è una legge che tiene conto dell’esigenza di qualificare e rendere più efficienti i servizi, che tiene conto della necessità di un’ulteriore professionalizzazione delle aziende che governano il settore. Tutto questo al fine di garantire una corretta informazione all’utenza e al fine di garantire il rispetto assoluto dei principi di igiene sanitaria.
L’articolo 11 della legge stabiliva che era compito dell’Assemblea legislativa definire con specifico regolamento i requisiti e le modalità per l’autorizzazione allo svolgimento dell’attività funebre e la gestione delle sale di commiato, l’individuazione dei profili professionali e dei percorsi formativi degli operatori che svolgono tali funzioni, le strutture destinate alle funzioni di deposito per l’osservazione dei cadaveri, i requisiti e le caratteristiche delle stesse, i requisiti per la realizzazione e l’uso delle aree e spazi per l’inumazione degli animali da affezione nonché per l’eventuale cremazione degli stessi.
Al secondo comma della medesima legge si stabiliva che con decreto del direttore generale del dipartimento servizi alla persona si dovevano definire le modalità e i casi in cui deve essere effettuata la rimozione di protesi su salme destinate alla cremazione e le modalità di tenuta dei registri cimiteriali.
Pertanto con questo regolamento, dopo un lungo e partecipato confronto con gli operatori e le imprese del settore, abbiamo definito una normativa quanto mai necessaria per rendere più efficiente un servizio e per renderlo più all’altezza delle aspettative.
Il confronto con tutti i soggetti è avvenuto in un primo momento da parte della Giunta regionale e poi da parte della V Commissione. Inoltre c’è stato il parere del CAL i cui suggerimenti sono stati ampiamente recepiti, come ad esempio la possibilità di prevedere la gestione consortile dei cimiteri.
Quindi vi è stato un lungo confronto nel quale abbiamo tenuto conto – e questo è l’elemento di particolare attenzione rispetto al quadro normativo delle Regioni che è stato leggermente difforme – della realtà imprenditoriale marchigiana che, appunto, è profondamente diversa da quella di altre regioni.
Il nostro modello normativo è lo stesso di altre grandi Regioni, quindi è all’avanguardia, però mentre in altre Regioni l’esigenza di qualificare le imprese ha tenuto conto di grandi imprenditori, noi abbiamo dovuto tenere conto, nella definizione dei requisiti necessari per l’esercizio delle attività, di un tessuto imprenditoriale composto di piccoli artigiani e di piccole imprese.
Pertanto all’articolo 14 di questo regolamento abbiamo inserito la possibilità di garantire il rispetto dei requisiti previsti per l’esercizio delle funzioni anche avvalendosi della forma consortile o di agenzia tra più imprese.
La proposta ha ricevuto il voto unanime della Commissione e non ha presentato particolari obiezioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Solo poche considerazioni anche perché in Commissione, come ha già rilevato il relatore di maggioranza, abbiamo fornito un giudizio sostanzialmente positivo sulla stesura di questo regolamento. Un atto che definisce alcuni aspetti attuativi già disciplinati e introdotti dalla legge regionale del 2005.
Quindi ci siamo limitati, in accordo con i servizi, a stabilire alcune normative di dettaglio.
All’interno di questo regolamento abbiamo previsto una sorta di subdelega per quanto riguarda le questioni relative alla cremazione; una pratica invalsa in maniera piuttosto significativa in Italia e nella nostra cultura, in considerazione anche del superamento da parte della chiesa cattolica delle residue obiezioni su questa pratica, quindi quando essa viene effettuata non contraddicendo in sé la considerazione cristiana della resurrezione dei corpi.
Ho presentato un paio di emendamenti che riguardano due questioni autenticamente innovative. La prima riguarda la definizione, sviluppata all’articolo 13, della possibilità di costruire aree per il seppellimento di animali da affezione. Anche questa è una previsione già contenuta nella legge regionale, abbiamo quindi confermato questa opzione. Ma io personalmente, d’accordo con alcuni Consiglieri del mio gruppo e del gruppo di Forza Italia, abbiamo voluto ulteriormente precisare – lo pongo già all’attenzione del relatore così faccio una discussione unica – la prescrizione di non collocare questi cimiteri per animali all’interno o nelle immediate vicinanze di quelli per le persone. Pongo quindi al vaglio del relatore di maggioranza quella che credo sia una precisazione ampiamente condivisibile, ovvero il fatto che la sepoltura di animali da affezione non può avvenire in aree comprese all’interno dei cimiteri per gli uomini, ovvero di quei cimiteri intesi nel senso tradizionale del termine.
La seconda proposta di modifica riguarda un altro istituto innovativo che deriva anche dalla tradizione anglosassone, cioè la possibilità di organizzare sale del commiato, ovvero spazi che possono essere scelti da parte dei parenti del de cuius – volendo usare una terminologia giuridica – che vogliono celebrare esequie di carattere non religioso.
Molto convenientemente, per motivi facilmente intuibili, la Commissione ha deciso di non prevedere – ultimo comma dell’articolo 20 – la possibilità di localizzare queste sale nel commiato nelle immediate vicinanze di case di riposo, strutture ospedaliere. Sappiamo, infatti, che ci sono tendenze speculative forti, quanto inaccettabili, rispetto al racket del caro estinto; l’ultimo arresto è avvenuto proprio l’anno scorso, ieri ci sono stati casi a Caserta e mesi fa a Milano.
Quindi per evitare ogni forma di subornazione, francamente inaccettabile, abbiamo stabilito che vicino a certe strutture e certi ambienti non è bene favorire forme di possibile captatio commerciale, che lascio alla vostra sensibilità commentare.
Forse – e questa è la nostra proposta odierna – è bene che queste stesse ragioni portino a non prevedere queste strutture all’interno dei cimiteri, proprio per evitare che il gestore privato del cimitero possa magari creare una sorta di cartello commerciale per la sala del commiato.
Queste sono le due proposte di emendamento che pongo all’attenzione del relatore di maggioranza per ottenerne, se del caso, la sua approvazione.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Sono convinta dell’importanza di questo in quanto, ovviamente, la questione del culto dei morti appartiene, prima ancora che nella storia umana nascessero le culture religiose, alla tradizione delle grandi società.
Personalmente in questo sono un po’ foscoliana, nel senso che “sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna”, ma in ogni caso l’urna mantiene una sua straordinaria importanza.
Su questo atto, però, ho alcune perplessità, ho provato a discuterne anche con entrambi i relatori e che qui voglio esternare in quanto il mio voto favorevole dipenderà da una eventuale correzione.
Ritengo che non possiamo non tener conto che la società di oggi non è più di fronte ad una monocoltura religiosa. Quindi, seppure la nostra tradizione è sicuramente cattolica, con questo atto dobbiamo guardare alla società del presente e soprattutto a quella del futuro dove l’interculturalità religiosa sarà uno dei tratti distintivi e caratteristici.
Per queste ragioni credo che il comma 6 dell’articolo 5 debba essere cambiato. Ovvero, deve essere più esplicitamente detto che all’interno delle aree cimiteriali possono essere costruiti luoghi di culto nel rispetto del pluralismo religioso e non, invece, come recita il testo che dice “chiese, strutture similari”. Le chiese sono le chiese, mentre le strutture similari si prestano a numerose ambiguità.
Mi scuso di non aver presentato un emendamento ma francamente ho letto con attenzione questo testo soltanto ieri in un’ora che non mi consentiva più di presentarlo. Ho già chiesto alla Commissione, e torno a chiederlo, di produrre un emendamento in Aula che sia più rispettoso di ciò che disciplina il comma 6 dell’art. 5, cioè che i luoghi di culto costruiti all’interno dei cimiteri devono rispettare tutte le culture religiose.
Altra questione sulla quale mantengo delle perplessità è sulla possibilità di costruire cappelle private fuori dal cimitero. Siamo convinti di questo? Qui sembra che dobbiamo rispettare anche i regolamenti nazionali, quindi mantengo una riserva politico-culturale personale, ma almeno vorrei che il testo fosse chiaro.
Al comma 1 dell’articolo 12, laddove si dice: “La cappella privata costruita fuori dal cimitero può essere destinata solo alla tumulazione di cadaveri, esiti di fenomeni cadaverici trasformativi conservativi …omissis”, che vuol dire? Si tratta di riesumazioni di cadaveri? Si può fare la cappella privata non al momento della tumulazione? Questo comma per me è assolutamente incomprensibile; mi sono anche documentata, e ho verificato che la normativa statale parla di cadaveri e resti mortali, quindi non so questo cosa possa significare.
Inoltre c’è una nuova introduzione – sottolineata anche dal relatore di minoranza – che riguarda le sale di commiato. Per carità, non ho problemi che possano stare accanto alle camere mortuarie, che peraltro non sono sempre decorosissime, però vorrei capire se di fatto tali sale possono essere previste e poi gestite da soggetti autorizzati, come ad esempio le imprese funebri. In questo modo apriremo un’ulteriore privatizzazione, quindi preferirei una formulazione con la quale si dice che queste sale di commiato devono essere gestite da soggetti pubblici.
Quindi chiedo ai relatori di maggioranza e di minoranza e al Presidente della quinta Commissione se è possibile correggere il comma 6 dell’articolo 5, e questo per me sarà determinante ai fini di un mio voto favorevole.
Siccome con questo atto daremo indicazione ai Comuni che dovranno poi programmare questi servizi anche per il futuro, non è possibile non prendere atto che oggi le nostre società hanno un forte pluralismo religioso, quindi dobbiamo occuparci, visto che in questo testo i funerali civili mi sembra siano adeguatamente considerati, anche del decoro e del rispetto dei morti che non appartengono alla nostra religione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Riprendo subito, anche per avere delle delucidazioni, l’intervento della collega Mollaroli relativamente all’articolo 5. Non vorrei, infatti, che si partisse anche sulla questione dei cimiteri con quello che abbiamo affrontato nelle scuole riguardo i crocefissi e i presepi.
Al di là di tutto i cimiteri sono fatti in quel modo, sono parte non solo della nostra religione ma anche della nostra cultura e tradizione, non vorrei quindi che le strutture similari potrebbero essere una giustificazione per trasformare i cimiteri in qualcosa di asettico e di completamente diverso dalla nostra cultura. Perché alla fine per andare incontro alle giuste esigenze degli altri magari potremo privarci di ciò che invece ci appartiene.
Ritengo che su questo debba essere necessariamente fatta chiarezza, peraltro una polemica di questo genere è avvenuta anche in alcune realtà della nostra regione.
Credo che il cimitero debba continuare ad avere la sua funzione, i suoi riti, i suoi simboli, e magari chi non li ama può scegliere le altre diverse soluzioni.
Penso che non dobbiamo prendere spunto da un regolamento che sicuramente deve andare incontro alle esigenze di una modernità, negli ultimi anni ad esempio c’è la tendenza di fare la cremazione. Molte persone, infatti, scelgono di fare questo tipo di scelta, per cui probabilmente bisognerebbe focalizzare l’attenzione sui costi dei funerali e quindi anche le cremazioni.
Nella nostra regione c’è solo un impianto per la cremazione, allora sicuramente, piuttosto che andare ad ideologizzare un regolamento sulle attività funebri e cimiteriali, dovrebbero essere favoriti quei comuni che intendono offrire tale opportunità. Altrimenti potremmo andare fuori strada e soprattutto non verrebbe apprezzato quel lavoro importante che è stato svolto proprio per cercare di sistemare alcune situazioni che necessitavano di un aggiornamento.
Quindi vorrei molta più chiarezza sul comma 6 dell’articolo 5. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Apprezzo innanzitutto lo sforzo che è stato fatto per riportare all’interno di una legge quadro il comparto relativo alle funzioni cimiteriali, ai funerali e a tutto ciò che concerne l’estremo momento della vita.
Questa legge sembrerebbe asettica e più che altro di carattere tecnico. Molto spesso però quando sia i cittadini che i Comuni si trovano a vivere queste situazioni poi anche quello che potrebbe apparire un minimo problema si ingigantisce enormemente. Ecco perché il momento impone una sensibilità specifica soprattutto nei confronti dei familiari o di chiunque si trova a vivere questa particolare situazione.
Quindi sul fatto che in un’unica legge si siano volute chiarire tutte le procedure relative alla costruzione dei cimiteri, alla costruzione delle cappelle, alle modalità attraverso cui deve avvenire il funerale, da parte mia vi è sicuramente una nota di apprezzamento per lo sforzo notevole e molto importante che è stato fatto.
La problematica che ha sollevato la Consigliera Mollaroli effettivamente credo che esista, però secondo me anziché modificare aggiungendo per ogni tipo di religione, si potrebbe sostituire la parola “chiese” con le parole “luoghi di culto”, in questo modo pur non intervenendo molto pesantemente potremo comunque coprire tutte le sensibilità.
Trovo invece estremamente interessante, anche se di difficile applicazione, il fatto che le imprese di pompe funebri non possono svolgere le loro funzioni funerarie all’interno delle camere mortuarie. Infatti molto spesso c’è questo problema. Naturalmente quasi tutte le agenzie di pompe funebri sono collocate vicino alle camere mortuarie, ma quando non è così vengono avvertite da qualcun altro o addirittura lo fanno gli stessi operatori ospedalieri, e questo permette a tali agenzie di trovarsi immediatamente sul posto quando arriva il defunto.
Tutto questo movimento può creare delle discrasie tra chi viene avvertito e chi no, ma soprattutto dà luogo ad un mercato molto fiorente poco sobrio e serio. Certamente la nostra realtà ancora mantiene una certa serietà, ma dobbiamo comunque stare attenti; non so in che maniera si possa fare, magari possono essere fatti controlli non solo riferiti alle stesse agenzie di pompe funebri, ma anche su quel personale interno con cui queste hanno rapporti.
Lo stesso vale per le sale di commiato, peraltro una moda americana e non nostra, infatti da noi il defunto sta o nella camera mortuaria dell’ospedale oppure, quando possibile, nella sua stessa casa. Quindi più che sale di commiato si avrebbe bisogno di luoghi più idonei a queste situazioni estremamente delicate.
Effettivamente nelle attuali camere mortuarie dell’ospedale a tristezza si aggiunge altra tristezza. A volte infatti sono stanze piccolissime dove vengono collocati addirittura quattro o cinque defunti, ci sono i parenti che si sbagliano o non sanno da che parte andare. Quindi ci vuole un minimo di sensibilità soprattutto nei confronti di coloro che vegliano il defunto.
Pertanto sicuramente approvo anche la proposta che viene fatta per quanto riguarda la sala di commiato – che, ripeto, è una cosa moderna, non fa parte della nostra cultura -, ma credo che su questo bisognerebbe lavorare più che altro all’interno degli ospedali. Alcuni ospedali li stiamo ristrutturando, altri li stiamo costruendo, quindi che questo luogo non sia solo una parte minimale dell’ospedale ma abbia anche una sua dignità. Simili strutture permetterebbero, oltre che un rispetto verso il defunto, di dare agli amici e parenti un minimo di sostegno, sensibilità e dignità in un momento molto difficile della vita.
Il discorso sui cosiddetti cimiteri consorziali – non è il termine preciso ma il senso è giusto – sicuramente potrebbe aiutare a risolvere sia i problemi che i costi dei cimiteri e a volte anche la mancanza delle aree. Sappiamo bene che per i Comuni è quasi impossibile l’allargamento dei cimiteri, quindi bisogna risolvere con altre modalità – come quelle proposte e come da molti richiesto –, altrimenti potrebbe diventare un problema sempre più impellente.
Quindi certamente il discorso dei cimiteri consorziali potrebbe essere un modo per aiutare i piccoli comuni, ma sarà molto difficile, secondo me, applicarlo proprio per le motivazioni che ho esposto. Non bastano quelli che ci sono, figuriamoci se è possibile pensare che dei comuni possano mettersi insieme!
Positivo, invece, è un maggiore intervento rispetto alle tombe abbandonate; quelle tombe di cui non si conosce l’appartenenza e che non possono essere toccate fino a quando non si trovano tutti gli eredi, impresa a volte molto difficile. Quindi se si può intervenire con qualche altra modalità – alcuni comuni lo stanno già facendo – sicuramente si potranno mettere a disposizione altri spazi e altri luoghi per questo servizio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Anch’io voglio formulare un ringraziamento per questa proposta di regolamento sulle attività funebri e cimiteriali.
Bisogna ricordare che la pietas dei defunti nella cultura della nostra società è ancora molto forte e radicata, quindi dobbiamo intervenire sapendo che le regole a volte possono anche contrastare con gli atteggiamenti dei familiari colpiti dai lutti.
E’ giusto però dare risposte concrete e corrette, risposte che agevolino anche le Istituzioni; come Sindaco a volte ho dovuto sostenere richieste di persone drammaticamente colpite da lutti molto gravi in famiglia. Voglio dire cioè che a volte le istituzioni non riescono a dare delle risposte, quindi è bene che l’Assemblea legislativa intervenga con norme precise e specifiche per dare un’omogeneità di intervento.
Ho vissuto momenti drammatici anche quando la costruzione di loculi veniva dichiarata non conforme.
In questo regolamento vedo, invece, che ci sono specifiche norme che danno disposizioni omogenee per tutto il territorio, evitando quindi quelle disuguaglianze e difficoltà che possono avere i progettisti o addirittura gli esecutori proprio per il fatto che non hanno regole certe.
L’altro aspetto fondamentale da non sottovalutare è che ci sono sia grandi città che piccoli centri che, appunto, hanno queste difficoltà. Il comune dove risiedo, ad esempio, ha nove cimiteri, quindi per garantire questo servizio e dunque per dare una risposta concreta in termini amministrativi e di spesa è una problema enorme. Per cui è giusto che vi siano delle certezze per la gestione.
Anche in Commissione – sono stati infatti accolti alcuni emendamenti dell’ANCI – è stato sottolineato che certe regole possono dare risposte concrete per una più facile gestione.
Quindi le norme sono fondamentali per l’esecuzione e soprattutto per la riduzione di quei costi che i comuni devono sostenere per garantire tale servizio.
Inoltre bisogna avere un’attenzione particolare anche sul fenomeno delle popolazioni extracomunitarie che risiedono sul nostro territorio. Popolazioni che hanno culture diverse e che a volte tendono a sfuggire alle leggi dello Stato italiano in vigore per queste iniziative. E’ per questo motivo che occorre avere un’attenzione particolare anche per fare formazione sul territorio di tutti gli addetti alla vigilanza, perché non c’è solo l’aspetto programmatorio ma anche quello di vigilanza su queste popolazioni. Sono infatti le forze di polizia, esercitando i poteri che la legge conferisce loro, che devono eseguire il controllo, ma a volte trovano le risposte difficoltose.
Dunque con questo regolamento riusciamo a dare risposte omogenee, è per questo che ne annuncio il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Innanzitutto voglio dire che le considerazioni che ha posto la Consigliera Mollaroli secondo me sono da valutare. Non c’è dubbio che esse hanno un aspetto culturale riferito alla fede delle persone rispetto ad altre religioni, ma hanno anche un risvolto di tipo concreto. Infatti la legge deve aiutare anche i comuni, nel senso che in questa fase attuale di forte immigrazione verso il nostro Paese, e più in generale verso l’occidente, molto spesso essi si trovano in gravi difficoltà in tempo reale; ad esempio situazioni molto delicate si creano quando si deve accogliere una salma di fede diversa da quella cattolica.
Mi rendo conto – ne abbiamo discusso pure in Commissione – che c’è anche una difficoltà dal punto di vista della declinazione normativa, tuttavia, se l’Assemblea legislativa è d’accordo, si potrebbe precisare meglio l’articolo 5 con un ordine del giorno, ovvero interpretare le chiese e le strutture similari come luoghi da arredare per poter accogliere salme anche di altre religioni.
Questo potrebbe aiutare il sistema degli enti locali, in particolare i comuni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Consigliere Procaccini, in realtà il riferimento allo svolgimento delle esequie, come espressione conclusiva che raccoglie tutto ciò che non è riconducibile alle previsioni precedenti, mi sembra che già lo preveda.

Cesare PROCACCINI. Comunque, ripeto, un ordine del giorno di questo tipo potrebbe aiutare i comuni che, come ha detto il Consigliere Lippi, si trovano in difficoltà.

PRESIDENTE. Consigliere Procaccini, intanto può predisporre e presentare alla Presidenza questo ordine del giorno, poi prima della votazione finale potremo porlo in votazione.
Ha la parola il Consigliere Comi per la replica.

Francesco COMI. Secondo me, oggi, sia pure con alcune incertezze, facciamo un grande passo in avanti. Non dobbiamo trascurare che abbiamo approvato la legge n. 3/2005 circa quattro anni fa. E’ una legge di riferimento generale ed astratta, quindi lasciava nel vago tutte le previsioni che riguardavano la necessità di tener conto delle diverse convinzioni religiose e culturali e la necessità di tutelare bene gli interessi degli utenti rispetto alle nuove esigenze di efficacia, efficienza e qualità del servizio rispetto alle esigenze igienico-sanitarie.
Per quattro anni siamo rimasti in una condizione desolante di vuoto legislativo. La possibilità con questa legge regionale di relegare ad un regolamento la definizione della normativa di dettaglio, assolve a un compito principale, cioè quello di adeguare e modificare una materia molto delicata come quella che riguarda la sfera privata, degli affetti, intima, quindi non solo quella della pubblica amministrazione o quella religiosa.
Pertanto attraverso lo strumento del regolamento, e non della legge, ovvero uno strumento più flessibile e disponibile, si dà la possibilità di adeguare da un lato all’evoluzione del costume e delle necessità, dall’altro, ai risultati di una sperimentazione che dobbiamo gradualmente praticare nei comuni.
Il CAL ha discusso a lungo su questa proposta di regolamento. E quattro anni non sono passati invano, infatti già tre anni fa la Giunta regionale si era prodigata per definire una proposta di regolamento, aveva costituito un gruppo di lavoro che ha lavorato per due anni e mezzo prima di far approvare la proposta in Giunta.
Oggi vi è la consapevolezza che alcune cose vanno migliorate, infatti tengo conto di quanto hanno detto i Consiglieri Mollaroli e Procaccini, per cui secondo me proprio attraverso il regolamento potremo verificare se ci sono migliorie da fare e quindi magari aggiornarlo nei mesi successivi. Non credo sia un problema complesso.
Rispetto agli emendamenti proposti dal Consigliere Castelli ho qualche dubbio sul secondo, perché pone un’esigenza vera, quella di garantire la trasparenza e la libertà nella concorrenza tra i soggetti impegnati alla gestione del servizio. Quindi questo emendamento correttivo salvaguarda sì tale principio, però non ci indica con chiarezza quali devono essere i luoghi dove garantire il commiato.
In assenza di tutte quelle strutture, comprese i cimiteri, che abbiamo censito, vi è un dubbio su dove potremmo temporaneamente far esercitare queste funzioni. Una soluzione potrebbe essere quella di sale messe a disposizione dai comuni, ma è evidente che si tratta di spazi che devono essere messi a disposizione non una volta ogni tanto bensì quotidianamente, quindi ho dei dubbi che tutti i comuni possano essere attrezzati per farlo.
Quindi nei dubbi che permangono suggerisco al relatore Castelli, pur condividendone il principio, di ritirare questo secondo emendamento, per poi prenderci il tempo magari durante la sperimentazione che cercheremo di sviluppare in questi mesi.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. In definitiva emerge che all’interno della stessa quinta Commissione ci sono interpretazioni diverse sul comma 6 dell’articolo 5 al quale ho fatto riferimento. Quindi chiedo all’Aula, magari anche con un minuto di sospensione, di verificare se esistono le condizioni per emendare questa parte e dunque renderla più chiara. E secondo me più chiaro sarebbe dire: luoghi di culto nel rispetto delle diverse culture religiose.
Pertanto se c’è questa intenzione nel testo va resa non ambigua, perché credo che tutti dovremmo guardare avanti e pensare al mondo dell’oggi e del domani.

PRESIDENTE. Consigliera Mollaroli, la sua richiesta è accettabile, quindi sospendo la seduta e invito il Presidente a convocare la quinta Commissione.

La seduta è sospesa alle ore 13,05

La seduta riprende alle ore 13,15

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Passiamo ora alla votazione degli articoli e degli emendamenti.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Sull’articolo 5 ha chiesto la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Su questo articolo prima ho espresso dei dubbi ma che ora sono diventate certezze. Al comma 6 è scritto “Nell’area cimiteriale possono essere realizzate chiese, strutture similari… omissis”, però da quello che è emerso è chiaro il tentativo di far passare una situazione dove si dice che visto che siamo tutti uguali, poi alla fine togliamo anche il crocefisso!
E’ una storia che abbiamo già visto, anche a Fano su tale questione diversi anni fa c’è stata una polemica.
Credo che in questo modo – voglio ripeterlo ancora una volta – pur di far contento qualcuno continuiamo a demolire le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra religione. Questo lo ritengo un atto gravissimo.
Anche perché non essendoci chiarezza l’interpretazione potrebbe essere che quando si dice “strutture similari alla chiesa per il culto” è evidente che si parla di altre strutture.
Non ho nulla contro le altre religioni, però mi sembra che l’argomento sia affrontato con una superficialità incredibile.
Chi ha conoscenza dei culti e dei riti di altre popolazioni dovrebbe stare attento prima di votare questo articolo.
Vi faccio un esempio. In Tibet esiste la tradizione di spezzare i cadaveri e di lasciarli all’esterno perché devono essere consumati dagli elementi, nella fattispecie da animali e da corvi, gli indiani induisti invece li bruciano, cosa diversa fanno gli animisti, insomma le religioni hanno pratiche diverse.
Allora cosa potrebbe diventare quel luogo che per noi tradizionalmente è un luogo di riposo?! Dove vogliamo arrivare! Quanto vogliamo svendere! (…) Ma qui è molto chiaro, si dice “strutture similari”! Abbiate pazienza! Quindi, certo che lo voglio togliere! Non voglio che accada quello che è successo nelle scuole e nei tribunali con il crocefisso. Peraltro non tutta la gente che arriva da fuori chiede questo, ma siamo addirittura noi che lo vogliamo togliere per una questione ideologica! Quindi il crocefisso c’è e deve restare! Chi non lo vuole semmai non se lo mette dentro casa sua!
Quindi i nostri cimiteri non possono diventare un argomento di battaglia politica per conquistare qualche voto da chi viene da fuori.
Se avete il senso di responsabilità prima informatevi su quello che accade fuori. Peraltro, se la questione si riferisce anche ai cimiteri mussulmani, in essi non vi è nessuna struttura, noi invece diamo l’opportunità di fare anche queste cose. Proprio in queste settimane, infatti, c’è chi provocatoriamente è andato a pregare di fronte alle nostre chiese, allora non vorrei che con questa scusa si inventassero qualcos’altro di questo genere!
Non è tollerabile aprire un percorso di questo tipo, questa non è integrazione, è voler mettere necessariamente gli italiani contro gli stranieri!
Quindi prima girate un pochettino il mondo, informatevi su quelli che sono i diritti, le tradizioni, le culture degli altri, poi parlatene, altrimenti lo farete soltanto per partito preso.
Quindi qui deve essere molto chiaro, bisogna dire “la chiesa”, punto! Se non sarà così voteremo assolutamente contro questo articolo e denunceremo il tentativo...(...) Consigliera Mollaroli, parlo perché queste cose, avendole vissute in prima persona, le conosco bene, e molto probabilmente ho più rispetto io delle persone che vengono da fuori che tanti altri. Perché, ripeto, vi ho vissuto e ho anche degli amici, quindi posso anche dire che i primi a non chiedere certe cose sono proprio loro. Siete voi che volete speculare, lo fate su questo come lo avete fatto sul presepe e sul crocefisso. Siete voi che volete politicizzare anche la religione. Adesso addirittura vanno di moda gli autobus con scritto “la buona notizia è che Dio non c’è”.
Questa è la cultura della sinistra che ci porta necessariamente ad un confronto pesante con quelli che vengono da fuori. Non è così che funziona l’integrazione! Qui si tratta solo di calare le braghe. Prima ho detto che per i cittadini italiani ci sono liste di attesa molto lunghe, mentre il clandestino lo invogliamo a farsi iscrivere, tanto nessuno gli può far niente, e per giunta con i soldi della Regione! Ma dove vogliamo arrivare con questo modo di fare! Cosa volete uno scontro con questa gente?! Perché alla fine siete voi che infuocate queste situazioni! Nessuno di loro chiede queste cose, nessuno!

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Il Consigliere D’Anna, ci tengo a dirlo, è una persona che dimostra spesso grande attenzione e sensibilità nei confronti delle altre culture, ma quando questo si deve tradurre in atti e in fatti concreti qui ci si rimangia tutto.
Io non volevo assolutamente coinvolgere la sinistra, le culture, il gruppo, ho voluto esprimere soltanto una mia valutazione personale che riconfermo. Tra l’altro vengo da una città, che è anche quella del Consigliere D’Anna, dove l’amministrazione comunale ha creato, tra le prime in Italia, un cimitero interreligioso, anticipando così scelte che ritengo che oggi debbano stare nella storia, che peraltro lo saranno al di là di ciò che dice lei, Consigliere D’Anna, e di ciò che dico io.
Quindi mantengo una mia posizione personale, ovvero ritengo che, visto che dobbiamo programmare luoghi di culto dei morti per i prossimi venti anni – è un atto che ha questo segno -, visto che aumenta il numero di abitanti stranieri nelle nostre comunità che appartengono ad altre religioni – e questi sono fatti e non parole -, vorrei che per queste persone che molto probabilmente moriranno nelle nostre città – auguro ovviamente a loro lunga vita – imparassimo a rispettare anche le loro forme di culto dei morti. Questo è il futuro. Quindi non c’entrano niente i crocefissi nelle scuole, Consigliere D’Anna, lei ha aggiunto argomenti non utili.
Pertanto, mantenendo questa mia posizione, su questo mi astengo. Non voglio coinvolgere nessuno, quindi la strumentalizzazione e la propaganda non viene da me bensì da altri. Infatti, ripeto, il Consigliere D’Anna ha aggiunto questioni che non hanno nulla a che fare con tale questione.
A me pare un atto di responsabilità, un indirizzo che questa Amministrazione dovrebbe dare, considerato, appunto, che dobbiamo dare indirizzi ai comuni per programmare e progettare luoghi di culto per i prossimi venti anni e quindi non come i venti anni precedenti.
Dato che ho preso la parola, suggerisco anche di cambiare il titolo dell’articolo 8 (Crematori). Vi prego, troviamo un’altra forma! Oggi è il 27 gennaio “Giornata della Memoria”! Spero che i crematori non esistano più, anche se purtroppo c’è chi crede non siano mai esistiti.


PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Il fatto che dice che c’è qualcuno che nega sembra confermi il sospetto del Consigliere D’Anna, ovvero che il suo intervento, Consigliera Mollaroli, gronda di superstizione e pregiudizio anticattolico. Questo è un problema culturale del centro-sinistra che diventa più realista del re. Nessun mussulmano si sognerebbe, infatti, di chiedere una moschea in un cimitero, per il semplice motivo che i cimiteri islamici non prevedono luoghi di culto. (…) Allora bisogna che qualcuno parli a titolo politico, perché sento solo lei del centro-sinistra!
Quindi dire che si possono introdurre le moschee nei cimiteri è un’idiozia soprattutto dal lato mussulmano, perché, ripeto, i mussulmani nei loro cimiteri non prevedono spazi culturali analoghi a quelli delle chiese. Tanto è vero che a Gioia del Colle è stato inaugurato il primo cimitero islamico della Puglia – tra l’altro il Sindaco è di AN – e nella pratica mortuaria non è prevista nessuna forma di luoghi di culto.
Ecco perché essere più realisti del re diventa poi foriero di incomprensioni.
In realtà il comma 6 era stato articolato in maniera tale che i non cattolici avessero comunque la possibilità di svolgere le esequie. Quindi, quando si fa riferimento a locali idonei per lo svolgimento delle esequie, si dice che ci può andare l’ateo, l’agnostico, il copto, ecc.. Invece andare a sottolineare l’aspetto, così come tratteggiato dalla Consigliera Mollaroli, mi sembra voler creare lo scontro fra civiltà – questo è il problema reale! -, ovvero quando si vuole confutare il fatto – che anche il laico, il non cattolico, il non cristiano deve comunque accettare – che nella storia italiana e europea c’è iscritto il riferimento cattolico e cristiano. Quindi nessuno si deve sentire coartato nelle proprie volontà se magari vede il crocefisso.
Non voglio essere io ad alimentare questa polemica, quindi concludo dicendo che a mio modo di vedere sia le precisazioni chieste dalla Consigliera Mollaroli, sia lo stesso ordine del giorno predisposto dal Consigliere Procaccini, sono per parte nostra non accettabili dunque voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. L’ordine del giorno vuole essere proprio un contributo ad una sintesi positiva, penso infatti che di fronte alla morte non si possono fare delle strumentalizzazioni. Quindi questi pregiudizi e queste evocazioni di una messa in discussione del cattolicesimo sono del tutto fuori luogo.
Si tratta, ripeto, di dare un contributo agli enti locali affinché in un sistema multiculturale e multireligioso ci sia una conseguenza. Si potrebbe anche aggiungere “nel rispetto delle normative igienico-sanitarie”, ma credo sia superfluo.
Quindi questi toni li eviterei, Consigliere D’Anna, lei è una persona in generale seria, però questo eccesso rispetto ad una sensibilità diversa secondo me è sbagliato.

Giancarlo D’ANNA. Però, Consigliere Procaccini, nel culto mussulmano quando le persone muoiono si dice che devono essere portate nel più breve tempo possibile al cimitero, cosa che è nettamente in contrasto con la normativa. Allora se vogliamo andare loro incontro qui magari mettiamo anche che c’è una deroga per i mussulmani! Le cose bisogna conoscerle!

PRESIDENTE. Per cortesia, Consigliere D’Anna! C’è stata una discussione, ognuno ha diritto ad esprimere ciò che pensa.

Cesare PROCACCINI. Presidente, concludo subito, non voglio far perder tempo.
L’articolo 5, comma 6, parla di luoghi di culto, cappelline e similari. Quindi a questi “similari”, proprio perché un morto di qualsiasi fede religiosa è comunque una persona, l’ordine del giorno dà solo più dignità, non stravolge. Bisogna prendere le cose per quelle che sono!

PRESIDENTE. Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Su questo articolo, se siamo d’accordo, diamo mandato al coordinamento tecnico di cambiare il titolo.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13.
Emendamento n. 13/1 dei Consiglieri Castelli, Pistarelli, Massi, Romagnoli, D’Anna, Silvetti:
Dopo il comma 1 è aggiunto il seguente comma: “ Le aree di cui al precedente comma non possono essere localizzate all’interno dei cimiteri o nelle immediate vicinanze di essi.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 20.
Emendamento n. 20/1 dei Consiglieri Castelli, Pistarelli, Massi, Romagnoli, D’Anna, Silvetti:
Al comma 3 dopo l’espressione “socio-assistenziali” è inserita l’espressione “né all’interno dei cimiteri”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno del Consigliere Procaccini:
“L’Assemblea legislativa delle Marche in sede di discussione del regolamento n. 14/08, impegna la Giunta regionale a considerare il comma 6 dell’articolo 5 come possibilità di prevedere luoghi di culto anche di altre sensibilità religiose.”.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli per dichiarazione di voto.

Fabio PISTARELLI. L’ordine del giorno è assolutamente non condiviso, anzi, è proprio per questo che all’articolo 5 abbiamo dato un voto negativo.
Riteniamo che se passa questo ordine del giorno poi tutto quello che il Consigliere D’Anna ha illustrato e il relatore Castelli ha sottolineato, diviene assolutamente realtà, fatto. Vi è cioè una lettura forzata di una materia, che tra l’altro non è nemmeno conosciuta, che riguarda il rapporto con la morte di altre religioni e di altre visioni spirituali.
Quindi questo ordine del giorno secondo noi deve essere respinto, in quanto la dicitura dell’articolo 5 viene ad essere forzata proprio nel senso che si temeva da parte nostra, ovvero una prevaricazione rispetto alla realtà dei fatti, rispetto alla realtà non solo della nostra religione ma anche delle altre.
Questa è l’assurdità di tale operazione, è tutta ideologica e neppure basata sui fondamenti di altre religioni e di altre sensibilità.
Per cui riteniamo che sia pregiudiziale l’espressione negativa rispetto all’ordine del giorno, perché così facendo si andrebbe ad inficiare ogni tipo di ragionamento legato alla legge che noi, invece, tecnicamente nel suo complesso abbiamo condiviso e votato in maniera favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo ordine del giorno ci fa supporre una cattiva interpretazione da parte della maggioranza proprio del comma 6 dell’articolo 5. Cioè quella di far passare attraverso questo articolo una sorta di liberalizzazione assoluta a qualsiasi professione religiosa di disporre di spazi pubblici per realizzare addirittura luoghi religiosi, quando invece sappiamo che tutto questo va concordato con le comunità locali, non può essere lasciato assolutamente ad un’invenzione di qualcuno o di qualche amministratore solerte.
Pertanto, qualora non ci sarà immediatamente un pronunciamento di quella parte responsabile della maggioranza, abbandoneremo l’Aula e non parteciperemo al voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Presidente, io invece non abbandonerò l’Aula, ma voterò contro, perché come ho detto prima, e in questo momento ne sono ancora più convinto, ritengo che l’obiettivo voleva essere quello, è chiaro ed evidente.
La cosa che dispiace è che si cerchino degli escamotages come questo per imporre alcune situazioni. Situazioni che tra l’altro non so nemmeno se siano condivise proprio da chi potrebbero essere interessato; ad esempio anche nell’Islam ci sono diversi tipi di approccio – (…) Consigliera Mollaroli, lo so che a lei da fastidio, ma io se una cosa non la conosco preferisco star zitto, se invece la conosco ne parlo, quindi questa cosa la conosco proprio perché vi ho vissuto, lavorato e ho degli amici che rispetto molto più di quanto lei possa pensare, sono amici di fede islamica, di fede induista, di fede buddista, di fede animista, con i quali tra l’altro intrattengo anche rapporti via internet – che addirittura non sono condivisi.
Quindi sarebbe forse stato più intelligente, interessante e anche più adeguato alle esigenze di queste persone avere magari – adesso qui scoppierà lo scandalo – cimiteri per fedi diverse. Pure i morti dobbiamo necessariamente mettere insieme?!

Adriana MOLLAROLI. Dobbiamo avere cimiteri interreligiosi.

Giancarlo D’ANNA. Questo lo dice lei!

PRESIDENTE. Per cortesia, Consigliera Mollaroli, non interrompa.

Giancarlo D’ANNA. Lei se lo è inventato, fa parte della sua cultura, mentre la mia cultura e la mia esperienza mi dice che voi non avete nemmeno contattato le persone interessate per chiedere un parere. Non l’avete fatto! Avete la pretesa di avere la bacchetta magica, di essere la bocca della verità, di sapere anche quello che pensano gli altri e di come si vogliono comportare!
Consigliere Procaccini, la ringrazio per la stima che mi ha rivolto, ma in questo caso le rigiro la cosa. Voi che parlate sempre di concertazione vi siete confrontati con queste persone o no? No, non lo avete fatto! Avete preso una decisione squisitamente demagogica ed elettoralistica, basta!
Non venite a dirci che siamo noi che speculiamo sui morti, non è assolutamente così.
Qui c’è un obiettivo chiaro che io avevo già visto, mi dispiace che altri colleghi non se ne siano accorti subito, si sono resi conto solo dopo che è arrivato l’ordine del giorno.
Non avete chiesto ai diretti interessati e poi volete fare una forzatura su una cosa molto seria.
Sarebbe stato opportuno, invece, valutare quello che succede intorno ai defunti, cari Consiglieri! Perché uno già deve sopportare una grave disgrazia, poi deve anche spendere tre, quattro, cinque, sei, sette mila euro per un funerale e per il costo dei loculi.
Quindi sareste dovuti stare molto, molto più attenti al sociale e alle varie categorie, invece di continuare a tollerare certe situazioni, che esistono un po’ in tutta Italia, che speculano anche sui morti.
Su questo potevamo anche essere d’accordo, invece no, si fa il discorso che siamo tutti uguali sia nella vita che nella morte, però, Consigliera Mollaroli, lei sa bene che non è così!

Marco LUCHETTI. I prezzi sono dati dalla concorrenza!

PRESIDENTE. Per cortesia, non interrompete.

Giancarlo D’ANNA. I prezzi sono dati dalla concorrenza e da tante cose che sappiamo, infatti su questo ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia, ad esempio bisognerebbe parlare di chi segnala di quello che sta per morire, ecc..
Allora affrontiamo questi discorsi, invece di andare a mettere insieme situazioni che non sono neppure compatibili con una scelta religiosa proprio della persona che si vuole garantire. Questa è solo un’imposizione nei loro confronti, perché se voglio stare separati non capisco perché io mussulmano devo essere sepolto vicino all’infedele – nel caso in cui l’abbia considerato in questo modo – solo perché la Consigliera Mollaroli o il centro-sinistra ha deciso che da domani il mussulmano integralista deve andare vicino al cattolico!
Questa è veramente un atto di prevaricazione nei confronti di altre persone che non sono state nemmeno consultate. Vergognatevi!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Vorrei evitare qualsiasi forma di speculazione ideologica o di tipo fideistico.
Intanto diffido di tutti coloro che pretendono di conoscere il senso della storia, una professione che lascio ai profeti, ai futurologi, agli sciamani, e che sono soprattutto quelli che si credono essere depositari di una verità assoluta. Allo stesso tempo sono uno che detesta il fatto che si voglia ridurre la varietà ad unità.
Quindi, visto che avevamo già approvato il comma 6 dell’articolo 5, non riesco a capire perché ancora se ne voglia discutere.
Siccome poi parleremo anche di una mozione sul futurismo, ritengo allora che questa sia proprio una classica serata futurista, con parole in libertà! Per favore, smettiamola, abbiamo già votato!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’ordine del giorno.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di regolamento n. 14, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Prima di sciogliere la seduta devo esporvi un’esigenza che mi è stata posta soltanto ora e non questa mattina in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi assembleari. Ovvero, ci sono diversi Presidenti che chiedono di non convocare, se ci sarà accordo, la seduta assembleare per il giorno 3 febbraio, ciò per permettere ai Consiglieri di essere presenti alla visita ai campi di concentramento di Servigliano.
Quindi, considerato che ci sono ancora punti importanti all’ordine del giorno, chiedo se ci sono obiezioni a riconvocare la prossima l’Assemblea legislativa per il giorno 10 febbraio.
(I Consiglieri in Aula dichiarano l’assenso)

A questo punto se l’Assemblea legislativa non verrà convocata per il giorno 3 febbraio, è ovvio, valendo la stessa norma per la seduta assembleare, che tutti i Consiglieri sono convocati presso il campo di concentramento di Servigliano.
La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,50