Resoconto seduta n.131 del 10/02/2009
SEDUTA N. 131 DEL 10 FEBBRAIO 2009


La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. In apertura di questa seduta rivolgo il saluto di questa Assemblea legislativa delle Marche alla Scuola statale secondaria di primo grado Fracassetti Betti di Fermo, alla quale auguro un’attenta partecipazione a questi lavori assembleari.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 130 del 27 gennaio 2009 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 289/09, in data 2 febbraio 2009, ad iniziativa del Consigliere Sordoni, concernente: “Riordino della normativa sugli orari di apertura e sui turni di servizio delle farmacie della Regione Marche”, assegnata alla V Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per il parere ai sensi del comma 2, dell’articolo 11, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4”;
- n. 290/09, in data 2 febbraio 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Brandoni, Altomeni, concernente: “Modifiche alla legge regionale 13 marzo 1995, n. 23 concernente: “Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei consiglieri regionali”, assegnata alla I Commissione in sede referente.
- n. 291/09, in data 4 febbraio 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Brandoni, Altomeni, concernente: “Misure per il contenimento delle spese inerenti gli incarichi dirigenziali”, assegnata alla II Commissione in sede referente e alle Commissioni III, IV e V per il parere ai sensi dell’articolo 68 del regolamento interno;
- n. 292/09, in data 4 febbraio 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Amagliani, Luchetti, Altomeni, Comi, Procaccini, Sordoni, concernente: “Disposizioni a sostegno dei diritti degli stranieri immigrati”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio delle autonomie locali per il parere ai sensi del comma 4 dell’articolo 11 della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4”;
- n. 293, in data 5 febbraio 2009, ad iniziativa della Consigliera Mollaroli, concernente: “Misure di razionalizzazione delle spese per il personale e disciplina della risoluzione consensuale de rapporto di lavoro”, assegnata alla II Commissione in sede referente;
- n. 294, in data 5 febbraio 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Istituzione dell'Azienda ospedaliera “Ospedali riuniti Marche Nord”, assegnata alla V Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per il parere ai sensi del comma 4 dell’articolo 11 della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4”;
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 324 dei Consiglieri Brandoni, Procaccini: “Vicenda di Eluana Englaro e sulle rilevanti questioni politiche da essa prodotte”;
- n. 325, dei Consiglieri Ricci, Luchetti: “La Regione Marche contro l’emendamento al “decreto sicurezza” che lede profondamente il diritto alla salute degli immigrati”;
- n. 326 del Consigliere Binci: “Contrarietà della Regione Marche alla norma che prevede la possibilità per i medici di denunciare gli stranieri irregolari”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso, in data 26 gennaio, le seguenti deliberazioni:
- n. 93: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di maggiori entrate nell’anno precedente- € 58.491,61”;
- n. 94: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di maggiori entrate accertate nell’anno precedente - € 1.063.300,00”;
- n. 95: “Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 20.141.850,28”;
- n. 96: “Art. 43 comma 1 della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 120.311,48 e modificazioni POA 2009”;
- n. 97: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 2.300.000,00”;
- n. 98: “Autorizzazione al ricorso all’anticipazione di cassa presso il tesoriere regionale per l’anno 2009. Articolo 32 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31”;
- n. 99: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 26 comma 1-2 della l.r. 38/2008 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dell’Unione europea e dallo stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 163.521,71”;
- n. 100: Art. 43 comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 42.914.125,85.
Comunico, infine, che a far data dal 31 gennaio 2009 nell’Assemblea legislativa si è costituito il Gruppo consiliare “Partito Democratico” con la confluenza dei Consiglieri già appartenenti ai gruppi DS e DL Margherita. Questi ultimi Gruppi si intendono cessati dalla data di costituzione del nuovo Gruppo.
Hanno chiesto congedo il Presidente del Consiglio Bucciarelli, l’Assessore Rocchi, il Consigliere D’Anna.


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Chiedo l’iscrizione urgente all’ordine del giorno e la conseguente discussione, successivamente alla proposta di atto amministrativo n. 112 sulla scuola, della mozione n. 326 “Contrarietà della Regione Marche alla norma che prevede la possibilità per i medici di denunciare gli stranieri irregolari”, una questione quindi legata anche ad un problema sanitario.

PRESIDENTE. Ci sono altre richieste di modifica dell’ordine dei lavori? Prego, Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Presidente, lei ha annunciato la presentazione della mozione n. 324 “Vicenda di Eluana Englaro e sulle rilevanti questioni politiche da essa prodotte” a firma del Consigliere Procaccini e mia, quindi dei Gruppi dei Comunisti Italiani e di Rifondazione Comunista. Di questa mozione ne chiediamo non solo l’iscrizione urgente ma anche la discussione al primo punto dell’ordine del giorno. Essa, infatti, contiene un dispositivo che riguarda, come i Consiglieri avranno avuto occasione di leggere, la necessità di discutere ed esprimere la piena solidarietà al Capo dello Stato e a ciò che rappresenta, quindi la Costituzione, di fronte ad un attacco concentrico e gravissimo che in questi ultimi giorni e addirittura in queste ultime ore è stato violento e rispetto al quale, dunque, c’è bisogno di una discussione in Aula e pertanto di un pronunciamento di un’Assemblea come quella che noi qui rappresentiamo.

PRESIDENTE. Ci sono altre richieste sull’ordine dei lavori? Considerando, comunque, che abbiamo appena concluso la Conferenza dei Presidenti nella quale abbiamo tentato di condividere un metodo di lavoro! Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Premesso che mi rimetto a quello che è stato deciso, non ho motivo per non adeguarmi, però a me sembra che vista la gravità del fatto, vista la giornata particolare che vive il nostro Paese per questo gravissimo fatto, al di là della valutazione sulle responsabilità e su quello che è stato il portato della discussione che ha coinvolto emotivamente tutto il Paese e ciascuno di noi, propongo intanto che il Presidente arrivi a sospendere la seduta per un minuto in segno di partecipazione al lutto della famiglia e delle persone che hanno voluto bene ad Eluana. Inoltre mi permetto di suggerire che forse sarebbe stato più opportuno rimandare il dibattito sulle implicazioni di ordine costituzionale ad un momento diverso, ciò anche per esprimere una diversa sensibilità rispetto a questa questione.
In ogni caso ribadisco la richiesta della sospensione della seduta per un minuto di silenzio in solidarietà alla famiglia di Eluana Englaro.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre istanze in merito all’ordine del giorno propongo quest’ordine dei lavori.
Come concordato nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi iniziamo i lavori assembleari con un minuto di raccoglimento per celebrare la Giornata del ricordo - oggi infatti è il 10 febbraio, giornata individuata dal Parlamento, appunto, per la giornata del ricordo - rinviando però la discussione ad una successiva seduta dell’Assemblea legislativa.
Subito dopo si propone di iscrivere all’ordine dei lavori la mozione n. 324, sulla quale è condivisibile l’osservazione fatta dal Consigliere Giannotti, però con i Capigruppo – salvo che l’Aula decida diversamente – abbiamo fatto la scelta di affrontare la discussione consentendo a tutti di intervenire nei limiti dei cinque minuti ciascuno.
Proseguiremo poi con la proposta di atto amministrativo n. 112 sulla rete scolastica e con la proposta di legge n. 257 sulla prevenzione e cura del diabete mellito.
In ogni caso i lavori dovranno essere chiusi entro le ore 13,30 per consentire ad alcuni Consiglieri che ne hanno fatto richiesta di partecipare ad un incontro istituzionale presso la Camera dei Deputati.
La mozione n. 326 del Consigliere Binci la potremo comunque iscrivere, sarebbe infatti auspicabile poterla discuterla oggi nei tempi stabiliti, altrimenti verrà iscritta all’ordine del giorno della prossima seduta.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Ho presentato anch’io una mozione (la n. 325) analoga a quella del Consigliere Binci e che ho già consegnato questa mattina alla Conferenza dei Capigruppo. Essa si riferisce alle indicazioni di astensione dei medici nel momento in cui prestano cure agli immigrati clandestini. Quindi, ripeto, essendo analoga a quella del Consigliere Binci ne chiedo l’iscrizione perlomeno all’ordine del giorno della prossima Assemblea legislativa.

PRESIDENTE. Quindi iscriviamo sia la mozione n. 325 che la mozione n. 326, auspicando di riuscire a discuterle nei limiti stabiliti.
Ora pongo innanzitutto in votazione l’ordine dei lavori che ho proposto.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. (…) Consiglieri, abbiamo votato l’ordine dei lavori che ho poc’anzi comunicato, ovvero, celebriamo la Giornata del ricordo con un minuto di raccoglimento, affrontando però la discussione nella prossima seduta e auspicando che nel frattempo la Conferenza dei Capigruppo riesca a produrre un documento condiviso, poi discuteremo la mozione n. 324 presentata dai Consiglieri Brandoni, Procaccini, infine proseguiremo con la proposta di atto amministrativo n. 112 e con la proposta di legge n. 257. Abbiamo inoltre iscritto le mozioni n. 325 e n. 326. La seduta dovrà concludersi alle 13,30 per consentire ai Consiglieri che ne hanno fatto richiesta di partecipare ad un incontro a Roma.

(alcuni Consiglieri richiedono una votazione separata)

Bene. Allora pongo in votazione l’iscrizione all’ordine del giorno delle mozioni n. 325 dei Consiglieri Ricci, Luchetti e n. 326 del Consigliere Binci.

(L’Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione l’iscrizione al primo punto all’ordine del giorno della mozione n. 324 dei Consiglieri Brandoni, Procaccini.

(L’Assemblea legislativa approva)

Commemorazione
Giornata del Ricordo

PRESIDENTE. Oggi 10 febbraio ricorre la Giornata del Ricordo. Infatti con la legge n. 32 del 30 marzo 2004, approvata all’unanimità dal Parlamento italiano, la Repubblica ha riconosciuto il 10 febbraio quale giorno del ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe.
Nel ricordare all’Assemblea legislativa che nella prossima seduta ci sarà una discussione approfondita, rimane comunque utile che l’Assemblea celebri questa Giornata attraverso un minuto di raccoglimento.

(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)


Mozione n. 324
dei Consiglieri Brandoni, Procaccini
“Vicenda di Eluana Englaro e sulle rilevanti questioni politiche da essa prodotte”
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 324 dei Consiglieri Brandoni, Procaccini. Ha la parola il Consigliere Brandoni per illustrarla.

Giuliano BRANDONI. Le considerazioni che hanno preceduto la discussione per l’iscrizione di questa mozione in qualche modo denotano, mi auguro, solo un equivoco e non invece il motivo per cui questa mozione è stata presentata oggi che ha la caratteristica, anzi, le caratteristiche dell’estrema urgenza.
Sulla vicenda che riguarda Eluana Englaro, il dolore della sua famiglia, il dramma lungo diciassette anni, lascio la parola ad uno dei più grandi poeti italiani, Ungaretti, che ebbe a dire: “Cessate di uccidere i morti. Non gridate più”. Dunque questa vicenda ha bisogno del silenzio e del rispetto.
Ma ha altrettanto bisogno, anzi, ha la necessità e l’urgenza di una emergenza democratica di una discussione sull’aggressione – non so definirla in altro modo – che hanno subìto le Istituzioni ed in particolare la più importante del nostro Paese, cioè quella del Presidente della Repubblica. Dicevo anche le altre Istituzioni, quindi la Magistratura, il suo percorso, il suo lavoro, la sua sofferta scelta di decidere.
E dietro questo, ovvero quello che le Istituzioni hanno come prestigio e come elemento di dignità, la Carta Costituzionale.
In questi giorni io e tutti voi abbiamo avuto occasione di ascoltare riflessioni e parole che nei confronti della Costituzione sono arrivate addirittura all’offesa.
La Costituzione è quella Carta che vive ed è nata grazie all’eroico impegno di migliaia di giovani e migliaia di cittadini di questo Paese, di migliaia di coraggiosi che hanno dato la possibilità di una Carta che oggi e domani è alla base della convivenza civile.
Ebbene, con uno sprezzo cinico dei sentimenti, nel peggiore dei modi, ieri – ma non solo ieri, anche oggi – si è usata una drammatica vicenda personale per tentare di scardinare questa Carta. Si dice che bisogna cambiarla perché non consente agli Esecutivi di decidere senza ascoltare la coscienza del Paese, quindi ovviamente bisogna mettere in discussione chi più di altri ne è garante per tutti noi, il Capo dello Stato.
Il Capo dello Stato in queste ore in maniera sofferta e decisa, seppur pacata e silenziosa, è riuscito a tenere la barra su una questione che, come potete immaginare, ha scosso le vicende e i cuori di tutti noi.
La mozione che abbiamo presentato parla di questo, quindi riteniamo che sia decisivo che un’Assemblea legislativa, un’istituzione importante, esprima sostegno al Capo dello Stato e con questo sostegno una volta di più esprima il valore profondo della Costituzione.
Chi pensava o chi penserà di trasformare questa discussione in una gazzarra, come quelle che abbiamo visto purtroppo anche in sedi quali il Parlamento, credo che sbagli.
Infatti la scelta di discuterne oggi non è inopportuna. Oggi è il momento del silenzio, è il momento della riflessione, è il momento del rispetto di un dramma umano, ma anche un momento di una presa di decisione ferma a sostegno delle Istituzioni e di chi le rappresenta, ed in particolare, ripeto, il Capo dello Stato.
Tutto qui, niente di più, niente di meno, però vorrei che l’Assemblea avesse soprattutto nella testa la gravità del momento e l’atteggiamento subdolo con cui questo momento viene presentato ai cittadini e alle cittadine italiane.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. In Conferenza dei Presidenti dei gruppi avevamo chiesto che oggi sulla vicenda tragica della morte di Eluana Englaro fosse la giornata del silenzio. Quel silenzio richiamato anche dal collega Brandoni che poi però lui stesso non ha voluto rispettare, infatti con forza il suo Gruppo insieme ad altri ha chiesto e ottenuto di aprire un dibattito fin da subito in quest’Aula.
Comunque, pur ribadendo la nostra posizione, ovvero quella che doveva essere la giornata del silenzio e del dolore, al dibattito non ci sottraiamo.
E’ stata uccisa una vita, caro collega Brandoni, una vita fatta morire di fame e di sete. Ha vinto la cultura della morte, e neppure l’euthanatos, la morte dolce, perché è stata una morte violenta e cruenta. E di questo, caro collega Brandoni e cari colleghi, che dobbiamo parlare, non di altro! Sono queste le cose accadute, questo è il dramma che abbiamo di fronte, quindi non possiamo celarlo attraverso farisaiche argomentazioni tecnico-giuridico e costituzionali. Ma neppure su queste ci sottraiamo al confronto e al dibattito.
Che cosa è accaduto nella vicenda di Eluana Englaro? E’ accaduto che un padre, seppur legittimamente, ha scelto la via pubblica del dolore, quindi non quella privata. Chi oggi parla di una questione privata, sulla quale non bisogna entrare perché si toccano sensibilità di una famiglia, sbaglia clamorosamente! Perché è stato lo stesso papà di quella povera ragazza a chiedere che la vicenda fosse pubblica. Egli, infatti, con la proposizione di un ricorso giurisdizionale ha chiesto allo Stato di pronunciarsi, ovvero attraverso l’Organo della giustizia, dei giudici, della Magistratura.
Da quando ha fatto questo la vicenda di Eluana non è più stata una vicenda privata o da liquidarsi sotto un profilo di sentimenti, sensazioni, impressioni, ricordi, memorie che potevano venire dal vissuto di Eluana, è diventata una vicenda pubblica.
Poi la discussione pubblica su cosa ha ruotato? Ha ruotato sul fatto se fosse giusto o meno arrogarsi il diritto di decidere quando una vita deve finire, quindi l’eutanasia, la cosiddetta dolce morte. Ma che dolce non potrà essere mai! Perché significherebbe che lo Stato, una comunità, potrà arrogarsi il diritto di dire che a un certo punto la vita può essere spezzata, può essere tolta.
E’ questo che è diventato il caso di Eluana Englaro, cioè di quando il padre si è rivolto ad un giudice per essere autorizzato ad uccidere. Diciamo quello che è, ad uccidere!
Allora che cosa dovevano fare i nostri Parlamentari, che cosa doveva fare un Governo responsabile di fronte a una pronuncia che era diventata incontrovertibile? Ha voluto aprire subito il dibattito – che doveva essere il più possibile ampio e partecipato - su un provvedimento legislativo che ponesse mano ad una materia nuova nella quale si era pronunciata la Magistratura in assenza di una legge.
Quindi dai primi di dicembre si è aperto un dibattito su un disegno di legge che poteva portare alla definizione di quello che è stato giornalisticamente definito “testamento biologico”, e ciò per ancorare a questo tipo di decisione una volontà espressa e scritta da parte della persona interessata nel momento in cui era nel pieno delle proprie facoltà.
Si è aperta questa discussione, però parallelamente il dramma ha accelerato i suoi tempi, perché il padre di Eluana Englaro ad un certo punto ha deciso di mettere a esecuzione una sentenza di morte, decidendo di spostare il povero corpo di Eluana in una casa di riposo, affittata per l’occasione, per fare in modo che si togliesse il sondino gastrico e l’idratazione.
Pertanto arriva il momento del culmine, non c’è più niente da fare, il padre ha deciso di staccare l’alimentazione e l’idratazione alla figlia. Allora, in attesa di una legge che sta ancora procedendo nel suo iter, discussa e aperta alla discussione più ampia – questo è stato l’impegno ieri sera della Camera –, che cosa doveva fare un Governo, visto che quel disegno di legge era ancora in Commissione e non poteva arrivare in Aula in tempo? Ha fatto un decreto d’urgenza. Ed un decreto d’urgenza quando se non in queste occasione può essere fatto?! Qui addirittura c’era una morte che si avvicinava, un momento esiziale che poteva essere di una settimana, dieci giorni o cinque come in realtà sono stati.
Dunque è stato fatto un decreto d’urgenza, quale attentato alla Costituzione! Quale articolo della Costituzione, il 77! Leggetelo! La decretazione d’urgenza è nella discrezione dell’Esecutivo, il Capo dello Stato deve solo verificare se in effetti vi è l’urgenza o meno sotto il profilo el dettato costituzionale.
Per esempio, per farne uno assurdo, si può essere di fronte ad un decreto che dica urgentemente di introdurre la pena di morte in Italia. E’ chiaro che qui il Capo dello Stato può dire: “dove sta l’urgenza?”. Non c’è, anzi, si viola un diritto costituzionalmente sancito, cioè quello alla vita.
Qui avviene il contrario, signori! C’era un decreto che diceva: “difendiamo la vita e difendiamola subito, immediatamente rimettiamo a Eluana quel sondino che permetta la sua alimentazione e ridiamo acqua a quel corpo che ha tutte le funzioni vitali in piedi”. Però quel decreto non si è firmato.
Quindi, con il massimo rispetto della Presidenza della Repubblica in quanto è nelle sue prerogative, non capiamo dov’è l’attacco quando si chiedono i motivi della mancata firma. Perchè mancava l’urgenza, la necessità, l’immediatezza dell’intervento? Quali violazioni dei diritti costituzionali sono stati immessi in questo decreto? In esso si difendeva la vita e mi pare che la Costituzione sia verso la difesa della vita.
Dove sta questo attacco? Nel fatto che qualcuno abbia potuto polemizzare su questo! Ogni giorno rispetto a tutte le Istituzioni da una parte e dall’altra ne sentiamo di tutti i colori Quante cose sono state dette al Presidente Berlusconi!
Ritengo che la vera considerazione che oggi dobbiamo fare è che, purtroppo, ha vinto la cultura della morte, mentre la cultura della vita è stata sconfitta, però solo in questa battaglia. Infatti siamo sicuri che l’obiettivo vero del rispetto della vita in tutte le sue forme, soprattutto le ultime come quella di Eluana Englaro, sarà raggiunto E’ questo che ci dice non solo la fede cristiano-cattolica, per chi ce l’ha, ma anche quell’approccio che deve essere il più possibile laico, serio e sensibile.
Noi siamo dalla parte degli ultimi quindi Eluana bisognava difenderla. Però non è stato fatto, ma noi, ripeto, siamo stati da quella parte quindi saremo sempre a favore della vita e contro la morte.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Consigliere Massi, ribadisco l’invito a stare nei tempi che ci consentiranno di chiudere i lavori nei tempi sollecitati dai Capigruppo del centro-destra. Prego, Consigliere..

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Capisco le emozioni, la rabbia, le sensazioni, dunque un coacervo di sentimenti che in questo momento, ma anche nei giorni precedenti, ha assalito tutti noi. Credo che anche le riflessioni intime di tutti siano difficilmente estrinsecabili in questo dibattito. Condivido in parte anche chi dice riflettiamo in silenzio, però, cari colleghi, aver presentato tale mozione questa mattina naturalmente richiede una riflessione pubblica anche a noi, e non ne faccio una colpa etica ai compagni della sinistra che l’hanno presentata.
Mi pare che le riflessioni da fare siano su due argomenti.
Il primo riguarda il presunto attacco istituzionale al Capo dello Stato. Non credo sia così, il collega Pistarelli ha descritto quali possono essere le fattispecie giuridiche che permettono anche un contrasto di poteri tra il Parlamento, il Governo e il Capo dello Stato. E dico un contrasto, non è nessun attacco alle Istituzioni.
E voglio dire, questo sì, ai carissimi compagni della sinistra, che in questo Paese sono stati fatti attacchi ai Presidenti della Repubblica di inaudita violenza. Vi ricordo l’impeachment contro il Presidente Cossiga che venne addirittura accusato di attacco alla Costituzione. I Gruppi parlamentari del PC e della Sinistra in tutte le piazze portarono avanti un attacco al Capo dello Stato, salvo poi servire quando il Presidente della Repubblica, emerito Cossiga, parlava qualche volta a nome di Prodi, allora lì diventava bravissimo.
Inoltre avete fatto un attacco – non dico voi perché forse eravate troppo giovani – a uno dei più grandi giuristi e penalisti della Repubblica italiana, Giovanni Leone, lo avete vilipeso e appeso in tutte le piazze, non vi siete mai neppure curati di dire se quella era una cosa civile e civica. Poi assolto da tutte le accuse non gli è stato chiesto neanche scusa.
Quindi chi può parlare di attacchi alle Istituzioni non può essere sicuramente la vostra parte. Perché l’attacco personale e il vilipendio alle Istituzioni in questo Pese lo ha fatto - ripeto, non c’eravate voi, c’era il vostro partito di riferimento - esclusivamente la sinistra.
Secondo. Non può essere che le cose cambiano secondo i tempi. Se permettete noi abbiamo un’altra derivazione culturale, e questo lo abbiamo detto anche nella vicenda che riguardava la morale in politica. Non siamo giustizialisti, ma voi lo siete stati, ci sono state persone che sono state massacrate sulle piazze, prima ancora che nei tribunali, per molto meno di quello di cui si parla oggi per il Sindaco Sturani.
Noi abbiamo un concetto diverso della democrazia e del diritto. I processi sulle piazze non ci piacciono e non ci piacciono neppure quando ci stanno di mezzo i nostri avversari.
Voi non potete cambiare secondo le stagioni, secondo le convenienze, quelli che sono i concetti fondamentali del diritto e, se permettete, della vita.
A me ha colpito sempre un concetto. E spesso mi hanno fatto riflettere quelli che sono contrari al Palio di Siena, cioè di quando provano un immenso dolore quando un cavallo azzoppato deve essere finito con il colpo di pistola. Quindi adesso chiedo a quelli che provano la stessa pena di fare una riflessione sul caso di Eluana.
Io chiedo solo una cosa: chi deve e chi può togliere un vita? Perché come a quelli che mi dicono “siamo per la pena di morte” sono pronto a dire “eccoti la pistola, fatti giustizia, sei pronto a fare il boia?”. Sono pronti, però, se lo fanno gli altri!
Allora in questi casi – e nel nostro Paese sono purtroppo a migliaia – chi è che deve staccare la spina? Chi è che deve togliere la vita? Eccoti la spina, fammi vedere se hai il coraggio!
Quindi, cari amici e compagni, il messaggio è molto semplice, qui si scontrano due visioni profonde del modo di pensare la vita, io rispetto anche quelle diverse dalle mie, però attenzione, questo è un valore che va oltre le ideologie, oltre le convenienze di partito, oltre – figuriamoci! - tutte le strategie per trovare qualche consenso.
Credo che il Presidente Berlusconi abbia voluto agire non per fare un attacco al Capo dello Stato, come voi avete detto – ci mancherebbe, Berlusconi in ogni momento ha manifestato al Capo dello Stato la sua stima e la sua solidarietà –, bensì per fare un provvedimento, che si chiedeva al Capo dello Stato, certo, forse anche rafforzato da convinzioni personali e, perché no, da sentimenti ed emozioni.
Vi invito quindi a rivedere, se questa diventerà una propaganda, una strategia su una propaganda che non è utile al popolo italiano.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Ho scritto spesso degli articoli su questioni riguardanti materie etiche, però, dico la verità, l’invadenza mediatica e la speculazione politica che ho visto su questa vicenda hanno frenato la mia mente e la mia penna, quindi non sono più riuscito a scrivere. Neanche ieri sera sono riuscito a seguire tutti programmi, perché ormai era diventato un balletto che per la mia mentalità non riesco proprio a sopportare.
Credo che questa sia una di quelle questioni che interrogano veramente le nostre coscienze nel profondo. Soprattutto c’è il fatto che nessuno di noi è in grado di comprendere fino in fondo, perché la scienza e la tecnica non sono in grado di darci una risposta chiara. Ovvero: qual è il confine tra la vita umana e la vita puramente vegetativa? C’è vita cosciente oppure no? E la vita è umana quando è una vita intellettiva e volitiva, altrimenti sarebbe una vita animale o vegetativa. Però chi è in grado di dirci che una persona nelle condizioni della Englaro non era più in una dimensione di vita umana? Probabilmente nessuno. Così come – e qui dobbiamo essere onesti, credenti o non credenti, perché il discorso della vita va al di là del credo religioso, è una questione di coscienza – non siamo nemmeno in grado di dire che sicuramente lo è. Quindi di sicuro non c’è nulla.
Allora nel dubbio io personalmente – ma è chiaro che in questi casi si fa delle scelte personali – la spina non la staccherei. Peraltro in questo caso non si parla proprio di accanimento terapeutico ma di alimentazione attraverso un sondino che somministra cibo e liquidi.
Quindi nel dubbio non l’avrei staccata, però tanti dubbi e tante perplessità rimangono comunque, e non credo che ci si debba scontrare in maniera feroce perché, ripeto, la verità in tasca non ce l’ha nessuno.
Il Governo ha avuto sette-otto mesi di tempo per fare la legge e non l’ha fatta, però tutti i Parlamenti, anche quelli a guida democratico-cristiana, hanno avuto anni di tempo. Dobbiamo essere onesti, io non riesco ad essere infingardo su queste materie, perché né il centro-destra né il centro-sinistra ha fatto una legge sul fine vita.
Credo che l’unico vero insegnamento che dobbiamo trarre da questa vicenda è che il Parlamento italiano debba approvare una legge su questa materia. Altrimenti si verifica il caso, appunto, che un potere costituzionale, dunque quello giudiziario, prende il posto del potere legislativo proprio perché quest’ultimo non esercita di fatto il suo potere.
Anche il ricorso proposto dall’ex Presidente della Repubblica Cossiga alla Corte Costituzionale in questa direzione partì dalla presa di coscienza che il potere legislativo non aveva svolto le proprie funzioni.
Il Presidente della Repubblica, in questo momento dove il centro-destra è al Governo con il Presidente Berlusconi, credo abbia dimostrato una correttezza esemplare di comportamento. In tutte le vicende non è mai stato di parte, anche se qualcuno ha provato ad accusarlo del contrario.
Su questa vicenda è insorto il problema della decretazione d’urgenza. In Parlamento era presente una proposta di legge, quindi il Presidente probabilmente ha detto di approvare la legge senza arrivare all’eccesso di una decretazione d’urgenza.
A me dispiace che si creino questi contrasti fra le più alte cariche dello Stato, che oltre ad essere inevitabilmente ampliati a dismisura dai mass media, vi è anche una speculazione politica; ormai siamo in un terreno dove la lotta è senza esclusione di colpi, non c’è più il rispetto dell’avversario. Insomma a me sembra che chi può ti frega in tutti i modi, e questo non è bello da qualsiasi parte venga posta la questione. Certo è che questo Paese di tutto ha bisogno tranne che di scontri in questo momento particolarissimo di contrasti istituzionali.
In ogni caso su questi argomenti come Gruppo dell’UDC abbiamo sempre avuto una posizione coerente, quindi sulla vicenda per convinzione non possiamo che essere a difesa della vita.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Mi asterrò da questo sciacallaggio perpetrato sul dramma di una persona, voglio incentrare queste mie brevissime considerazioni sul fatto che per Berlusconi ogni pretesto è buono per attaccare la Costituzione, i suoi valori, in primo luogo l’antifascismo, in secondo luogo il diritto al lavoro.
La strumentalizzazione a questo dramma da parte del Presidente del Consiglio è stato un fatto gravissimo, nella storia della Repubblica del nostro Paese e credo anche in Europa e nel mondo non ha nessun precedente. Come altrettanto grave è stato l’attacco al Capo dello Stato. Inoltre le sue parole che dicono: “cultura della vita, la nostra, cultura della morte, la loro” incitano alla divisione e hanno connotati di tipo terroristico.
Purtroppo il suo attacco è scientifico - altrimenti, secondo me, ci sarebbero gli estremi per una perizia psichiatrica -, lui ha detto: “la Costituzione è di tipo sovietico”, ritorna l’ossessione del comunismo.
Noi vogliamo riconfermare la solidarietà al Presidente della Repubblica e anche da questa Assemblea elettiva diciamo che la Costituzione deve essere attuata nelle sue parti essenziali, nei suoi valori, quindi non va cambiata.
Tuttavia da questo attacco emerge una riflessione che consegno anche alle altre forze democratiche. Credo infatti che con un personaggio simile non si possa più dialogare, egli ogni giorno attacca la democrazia del nostro Paese, ha l’obiettivo di scardinare i tratti essenziali della Costituzione. Penso che questo sia ormai sotto gli occhi di tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Questa mattina alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi ho tentato di poter separare dal dibattito le questioni di cui alla mozione, non perché non siano legate a quelle della fine di questa ragazza ma perchè queste ore sono comunque tragiche e tristi. Quindi anche il discutere sull’attacco alla Costituzione e al Capo dello Stato parte comunque da questa vicenda, che oggi anche a noi dà una sensibilità diversa.
Credo che la sensibilità di ognuno di noi, quella umana, quella di una appartenenza o meno a fedi religiose, ci possa far avere sulla vicenda anche opinioni differenti, quindi su questo tema il giudizio finale di ognuno di noi può trovare differenze anche all’interno delle singole forze politiche.
Altra cosa, invece, è se si prende spunto per colpire la Carta fondamentale di questo Stato, la cosa più rilevante che questo Paese deve difendere, ovvero la Carta Costituzionale.
Voglio anche far riflettere sul fatto che la tragedia di questa ragazza è durata ben diciassette anni! E di casi come questi ce ne sono altri. Quindi la preoccupazione è quella che su certi temi è molto grave, sotto il profilo umano, personale, etico, individuare elementi di strumentalizzazione.
Non so se qualcuno di voi si è trovato a vivere queste situazioni, mi auguro di no, ma credo che entrare con affermazioni, come se questo fosse un giudizio relativo alla cultura della morte o alla cultura della vita, penso che di per sé sia un fatto strumentale molto grave. Qui si parla di una persona che ha passato diciassette anni passati in un letto di ospedale in quelle condizioni!
Pertanto credo che le intrusioni di qualsiasi tipo, anche quelle che vanno a minare i fondamenti della Costituzione, sono un fatto grave. E’ uno spirito che purtroppo abbiamo perso.
Qualche settimana fa, quando il Parlamento ha cominciato a discutere della riforma della seconda parte della Costituzione, avevo auspicato che oggi, nel 2009, venisse mantenuto uno spirito unitario per garantire i fondamenti principali della convivenza civile. Però ho dei dubbi che questa classe dirigente abbia tale sensibilità.
E’ necessario, invece, difendere la Carta Costituzionale, per evitare, abusando e strumentalizzando appunto fatti gravi, incidenti istituzionali in un tempo nel quale il nostro Paese, l’Europa e il mondo intero stanno attraversando momenti difficili di crisi economica.
Questo credo sia l’argomento che sta al centro della mozione presentata dai colleghi Brandoni e Procaccini, da dove però oggi sarebbe stato opportuno togliere l’argomento della Englaro, che può essere comunque dibattuto su altri temi.
Ritengo sia opportuno - come ha ricordato anche il collega Pistarelli – che piuttosto che intervenire su un singolo caso attraverso un decreto d’urgenza il Parlamento si debba affrettarei a fare una legge sul testamento biologico, e che poi il Capo del Governo lavori su questa legge.
Quindi di questo tema è giusto continuare a discuterne, così come penso sia opportuno continuare a discutere sulla riforma della seconda parte della Costituzione - gli enti territoriali hanno bisogno di dare efficienza e anche modernità -, però anche su questa vicenda - raccogliendo le parole dei Consiglieri che mi hanno preceduto - credo ci sia stata un’eccessiva strumentalizzazione e visibilità mediatica.
Ovviamente noi siamo totalmente solidali con il Capo dello Stato, che in queste ore, nonostante si trattasse di un caso delicato di carattere umano e etico, ha mantenuto una fermezza assoluta nel difendere i principi della Costituzione.
Sono temi delicati che si intrecciano, che avrei preferito venissero separati, ma il dibattito, anche per la contingenza, non lo ha permesso.
Chiedo, dunque, che i casi di questo genere, che hanno risvolti umani ed etici, non vengano strumentalizzati in nessun caso da nessuno. C’è l’aiuto dei medici, la politica come la Magistratura devono fare il loro corso. Bisogna evitare anche che sul piano politico in momenti così delicati ci siano incidenti istituzionali derivanti, appunto, da motivi etici ed umani. Però oggi è quello che è accaduto in questo nostro Paese.
Ritengo, ripeto, che il dibattito debba proseguire separatamente, anche rispetto alla riforma della Costituzione per la parte che è necessario fare, però evitando di creare incidenti seri di carattere istituzionale, siamo in un momento infatti in cui il nostro Paese non ne ha davvero bisogno.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Per la verità prima, durante la votazione, ho anche tentato di astemermi, ma ora ritengo comunque di dover parlare in quanto penso che anche quest’oggi si sia verificato ciò che purtroppo l’altro giorno lamentava Angelo Panebianco, ovvero che alla fine si scontrano due fazioni che tutto sommato abbracciano la violenza, infatti credo che faccia violenza chi millanta delle certezze assolute sulle questioni ultime.
Io invece appartengo alla zona grigia, nel senso che sono assalito da mille dubbi, non ho certezze. L’unica certezza che ho è che probabilmente questa è una Repubblica che rischia di essere a laicità vigilata
Nel senso che alla fine vi è uno scontro istituzionale e nello stesso tempo mi sembra non si badi assolutamente al fatto che si possa violare il principio secondo cui una legge deve essere sempre generale e astratta. Quindi non può essere una legge personale che riguarda un singolo caso e soprattutto una legge che, se non erro, doveva essere inserita in un decreto che riguardava tutt’altra cosa.
Allora laicamente pongo una questione, e la rivolgo anche a me stesso. Più volte sento pronunciare dal Consigliere Massi le parole “laico” e “laicità”, cose che condivido, però il laico, come direbbe Shakespeare, è uno spirito magro non è uno spirito grasso.
Io sono assalito continuamente da dubbi, quindi alcuni quesiti ve li voglio proporre. Esiste un deposito di valori e di norme comportamentali immutabili, perché di origine divina, e di cui la gerarchia ecclesiastica detiene l’esclusivo monopolio? Ve lo dico da credente! Ritengo, infatti, che bisogna fermarci sulla soglia di quella porta al di là della quale ci sono le questioni ultime.
Il problema ce lo stiamo ponendo ora, ma per decenni le decisioni venivano prese dai medici, con la loro pietas, e dai sentimenti delle persone che stavano vicino al malato. (…) Io sto ponendo dei quesiti a me stesso…(…) Però secondo me anche la Chiesta aveva fatto passi da gigante…(…) Mi dovete scusare se parlo anche di storia, ma a me inquietava una formula di Pio XI, voglio dire che se c’è un regime totalitario di fatto e di diritto è proprio il regime della Chiesa dato che l’uomo appartiene totalmente ad essa.
Ora da laico credente mi chiedo: è negata ogni possibilità di vita morale autentica per quanti non rispettano i principi dell’etica cristiana così come vengono stabiliti dalla Chiesa? L’etica del morire potrebbe essere una difesa della vita?
Ritengo che questi problemi sono nati nel momento in cui si è affermato con forza il Dio-potere o la macchina che si è sostituita all’uomo e ha fatto in modo che sia diventata una creatura utile e docile per la militarizzazione delle coscienze, per politicizzare la morte, che per me è il più grave misfatto di una democrazia.
Tra l’altro ho fatto violenza anche a me stesso, e su queste questioni sono molto fedele al richiamo della Bibbia, in essa è scritto infatti che in questi casi occorrerebbe la voce del silenzio sottile.
Quindi vi chiedo soltanto che finalmente ci si metta intorno ad un tavolo e ci si confronti tra la cultura della rivelazione – come la chiamo io - e la cultura della ragione, ma per favore non parliamo della cultura della morte, non gridiamo all’assassinio e all’omicidio. La morte di Eluana, invece, dovrebbe far sì che non si acuiscano le divisioni. Non si possono cancellare decenni di pace civile e religiosa e soprattutto di una civile convivenza tra laici e cattolici.
Vorrei aggiungere, infine, una cosa che mi sembra molto importante. Ovvero che se affrontiamo questi problemi non ci si senta tutti titolati a parlarne e soprattutto che non si parli mai per senso di appartenenza.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giannini.

Sara GIANNINI. Avevo deciso di non intervenire ma ora non me la sento di tacere, anche se qualcuno pensa che oggi di fronte ad una morte sarebbe dovuto essere il giorno del silenzio, e forse è vero. Però sono d’accordo con il Consigliere Ricci quando dice che la questione ha due aspetti, uno è quello privato che riguarda il dolore di un padre, il dolore di una famiglia e la vita di una persona bella e splendida come l’abbiamo vista nelle fotografie e che ora non c’è più.
Penso che la morte di Eluana sia stata un regalo a suo padre, ed è significativo che sia avvenuta nel momento in cui il Parlamento stava affrontando la discussione sul testamento biologico, cioè di una legge che per anni si è rifiutato di discutere, però lo si è voluto fare ora in occasione di questa vicenda.
Su questo la politica ha mancato di coraggio e di responsabilità. Di coraggio perché non si discute di queste questioni solamente quando c’è uno scontro su una persona - perché Eluana era una persona, se ne discute quando il campo è sgombero di questi aspetti. Quindi la responsabilità della politica è di assumere le decisioni che gli competono in momenti giusti ed opportuni.
Il padre di Eluana erano anni che chiedeva che si affrontasse questo tema, ha scritto a tutti, a Segretari di partito, a Presidenti del Consiglio qualunque schieramento rappresentassero, a Presidenti della Repubblica. Ma è stato inascoltato. La politica si è svegliata solo quando un magistrato ha interpretato le norme che esistono e ha dato un’indicazione, ha consentito ovvero che si potesse prendere una decisione.
Ora non voglio dire se quella di Eluana era vita oppure no, ho molti dubbi come il Consigliere D’Isidoro, però da cattolica dico che la misericordia va sempre applicata. (…) Sì, sono cattolica e vivo questa fede con profonda convinzione, quindi è proprio per questo che ritengo che in una vicenda come questa la strumentalità sia non degna…

PRESIDENTE. Consigliere Brini, non interrompa per favore.

Sara GIANNINI. Vicepresidente Santori, non sempre ognuno di noi è all’altezza della discussione che si affronta! Quindi perdoniamo anche il Consigliere Brini visto che cristianamente si deve fare anche questo...

PRESIDENTE. Consigliere Brini, se vuole intervenire chieda la parola!

Sara GIANNINI. Credo che i commenti del Consigliere Brini si qualifichino da soli!
Ritengo che in questo momento debba esserci la consapevolezza che la decisione della vita e della morte non compete alla politica che semmai può dare gli strumenti.
Quale donna delle Istituzioni voglio interrogarmi su come poter contribuire a costruire uno Stato che rispetti le opinioni, c i diritti e le libertà e che consenta a tutti di assumerle nella responsabilità delle decisioni.
E’ vero quello che ha detto il Consigliere D’Isidoro, cioè che queste decisioni fino adesso erano destinate ai medici. Però è più giusto che sia un medico a prendere una decisione oppure è anche giusto che un padre, una madre, una moglie possa decidere di non vedere una persona che ama e che rispetta consumarsi nella totale assenza di volontà e di intellettualità?
Questo sicuramente è un ragionamento che dobbiamo affrontare ma non possiamo farlo nel momento in cui una ragazza è morta – e dico una ragazza, perché è così che la conosciamo -.
Credo che l’attacco alla Costituzione, di cui tutti parlano sia proprio questo, cioè pensare che la politica debba intervenire nel momento in cui esplode la tragedia, quindi causando addirittura un conflitto. E’ questa responsabilità che attribuisco al Presidente del Consiglio. Egli più volte ha ricoperto l’attuale incarico, quindi conosceva bene la situazione di Eluana Englaro –forse è stato l’unico politico che non ha risposto al padre -, quindi non poteva intervenire prima? Oppure si sperava che Eluana morisse da sola e che quindi nessuno dovesse intervenire in merito?
Forse si sperava questo ed Eluana ci ha accontentato, ha fatto un regalo a suo padre, gli ha regalato di poterla piangere, di poter soffrire per la sua morte e soprattutto di poterla vedere ormai libera dalla costrizione di un corpo che non reagiva più e che per vivere doveva essere alimentato da terzi. Probabilmente se fosse successo molti anni fa Eluana sarebbe morta quasi subito.
Credo che questo caso ci ponga forti e grandi dubbi. (…) Consigliere Giannotti, nelle mie dichiarazioni non impegno il PD, impegno solo me stessa.
Ritengo che la politica debba riacquistare un valore alto, cioè quello di assumersi la responsabilità della decisione e della scelta e di assumersi anche la responsabilità di capire come la società cambia. Infatti la nostra società cambia, si evolve, si trasforma, come pure cambiano e si evolvono le persone. E se non sapremo fare questo di scontri istituzionali ce ne saranno molti, perché si scontreranno due idee diverse di Stato, due idee diverse di politica, due idee diverse di società. Ed io, soprattutto per il metodo che avete usato, non appartengo alla vostra!

Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi

PRESIDENTE. Ribadisco, per riuscire ad approvare anche la proposta di atto amministrativo n. 112, la sollecitazione al rispetto dei tempi.
Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Sarò telegrafica, mi limiterò esclusivamente a sottolineare la totale inopportunità di questa discussione. Quindi chi l’ha voluta se ne assuma le responsabilità e non pensi poi di mettere i paletti dicendo “questo si può dire questo non si può dire”. IN ogni caso oggi non bisognava proprio parlarne.
Personalmente pensavo di poter dedicare questa giornata e le successive esclusivamente alla preghiera – peraltro la Englaro verrà sottoposta ad autopsia, quindi ci sarà un ulteriore scempio – o comunque, per chi non crede, al silenzio o ad altre forme di rispetto.
I Comunisti hanno voluto – probabilmente con una forzatura alla Conferenza dei Capigruppo – che questa mozione venisse portata alla discussione in Aula. Quindi se c’è uno sciacallaggio è esclusivamente di chi oggi ha voluto questo. Peraltro – mi limito a sollecitare un sussulto di dignità degli altri gruppi, in particolare del PD – anche lo stesso Veltroni mi risulta abbia annullato una manifestazione che aveva lo stesso tema della mozione proposta dai Consiglieri Brandoni e Procaccini, infatti si riferiva sia alla salvaguardia della Costituzione che ad Eluana. Quindi proprio per l’assimilazione, la compenetrazione, la facile speculazione che purtroppo che dei due argomenti si può fare, Veltroni ha ritenuto per primo, riconoscendo, ripeto, che le discussioni erano collegate e quindi compenetranti, di sospendere la manifestazione che sarebbe dovuta svolgersi oggi sulla Costituzione.
Non voglio ora addentrarmi – lo potremo fare in seguito - nel merito di tanti spunti di discussione, anche su quelli positivi, buoni e fecondi, suggeriti pure dal collega D’Isidoro, però voglio dire che un blocco valoriale c’è, dove non siamo noi a mettere l’asticella, ed il primo è proprio il diritto alla vita, quello inalienabile e non disponibile o sottratto alla nostra disponibilità.
Quindi potremmo parlare di tante cose, su alcune sicuramente ci troveremmo in disaccordo, ma su tante altre potremmo anche interrogarci.
Una cosa però è certa, cioè quella inopportunità e insensibilità di chi ha posto la discussione questa mattina, inoltre anche l’ipocrisia di chi dice parliamo di questo ma non parliamo di altro. Allora noi rispenderemo che per noi si tratta di omicidio, di eutanasia, altri invece diranno che è qualcos’altro, però tutto questo oggi non andava detto.
Quindi se di insensibilità e di sciacallaggio si parla è solo di chi ha proposto e, mi permetto di dirlo, anche di chi voterà una mozione decisamente inopportuna.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Prendo la parola, seppur malvolentieri, come avevo detto anche alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi, per dire che oggi, non solo per il rispetto di Eluana, ma per tutti, poteva essere un momento di una riconsiderazione delle esternazioni anche a volte sconfusionate che sono venute fuori in questo periodo.
Tendo a ribadire con forza che noi abbiamo giurato, così come ha fatto il Presidente Berlusconi, sulla Costituzione di questo Paese, però voglio anche sottolineare che nella vita democratica ognuno può pensare di proporre delle modifiche alla Costituzione stessa, ovviamente con tutti gli atteggiamenti e le garanzie che si possa cambiare democraticamente.
Quindi qualsiasi proposta di modifica o di interpretazione alla Costituzione non può essere tacciata di attacco ad essa. Questo lo ritengo il problema di fondo. Pertanto il tema dell’attacco costituzionale, che questa mozione porta con sé, Consigliere Procaccini, è un concentrato di strumentalizzazioni, sia nei confronti del Governo, sia nei confronti della Chiesa cattolica per la quale c’è un attacco esplicito.
Per cui vorrei vedere il comportamento dei cattolici anche nell’altro schieramento, seppur molto, pensando più che altro a una posizione personale, all’acqua di rose.

Marco LUCHETTI. Che vuol dire all’acqua di rose!

Franco CAPPONI. Perché a volte quella che emerge dalla maggioranza è una posizione personale, caro Consigliere Luchetti.
Noi rispettiamo le posizioni altrui, Consigliere Procaccini, e questa non è tirannia ma democrazia. Però almeno per i cristiani autentici c’è un presupposto fondamentale, ovvero quello della vita e del rispetto della vita degli altri. Questo è il nostro principio ispiratore.
Riteniamo che il tentativo che oggi proponete voglia riacquistare sul panorama politico italiano, visto anche i sondaggi, una posizione di prestigio, cioè dividere il popolo italiano tra i fautori della morte e i fautori della vita. Noi a questo tentativo non aderiamo.
Io ho stimato il Presidente Berlusconi in questo passaggio più che in altri, proprio perché è andato contro i sondaggi. Il popolo italiano, infatti, si era schierato dalla parte del padre di Eluana, probabilmente per una posizione compassionevole o di rispetto del dolore di questa persona certamente esasperato da diciassette anni di vita vegetativa o di coma della figlia. Però noi, trattandosi di difendere la vita, abbiamo anche detto che la Costituzione in quel momento poteva essere interpretata, infatti, Consigliere Procaccini, anche la sentenza della Cassazione è una interpretazione, non un dogma.
Quindi oggi questo discorso non doveva essere strumentalizzato, bensì approfondito non più con demagogia ma con il rispetto.
Certamente alcune parti, come la sinistra radicale, hanno abbandonato la stella polare del dialogo con il mondo cattolico, una forza del nostro Risorgimento e anche del nostro dopoguerra. Oggi si tende a un nichilismo che parte proprio dall’annientamento del valore della vita. Perché quando mettiamo in dubbio che una vita può essere soppressa attraverso una legge, poi in questa nostra realtà tutto potrebbe essere possibile.
Apprezziamo un avvicinamento e una condivisione anche delle alte cariche della Chiesa cattolica, cioè che sul testamento biologico bisogna fare un ragionamento molto importante e arrivare ad una situazione che non consenta a nessuno di strumentalizzare la vita, come sta invece avvenendo in questi giorni.
Su questo probabilmente sia esponenti della maggioranza che della minoranza si sono lasciati trascinare in un’ottica di popolarismo negativo o di giudizi affrettati, infatti non credo – ci tengo a sottolinearlo - che uno faccia un attentato alla Costituzione quando tenta di difendere una vita. Semmai l’attentato alla Costituzione lo fa chi vuole imporre, lo fa chi vuole diminuire la libertà altrui, chi vuole abbandonare il sistema democratico, chi non rispetta le Istituzioni, mentre non lo fa chi tende con tutti i mezzi, probabilmente anche al limite della legittimità, a difendere una vita.
Pertanto non penso che la Costituzione italiana, Consiglieri Procaccini e Brandoni, venga messa in discussione o sia in pericolo per questo. Penso che i pericoli, invece, vengano più dalla vostra interpretazione, ovvero che il potere politico possa imporre delle risoluzioni in tema di vita che sarebbero devastanti per una civiltà come la nostra. Una società che si fonda, sebbene lo ricordano alcuni ma che in pochi lo praticano, anche sul cristianesimo, che è a fondamento della cultura europea e soprattutto del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Ero tentata di non intervenire perché ritengo che quello che si è consumato in questi giorni non avrebbe dovuto avere come cassa di risonanza in un organismo istituzionale come l’Assemblea legislativa, però a questo punto voglio ringraziare chi ha presentato e chi ha chiesto di discutere questa mozione prima delle altre questioni. E ringrazio anche il Consigliere D’Isidoro che con tanta chiarezza ha espresso delle parole che sottoscrivo appieno.
Credo che il Consigliere Brini, così come me e tanti altri cattolici forse meno virtuosi di lui, abbia indirizzato una preghiera non solo ad Eluana ma anche alla sua famiglia. Una famiglia che per tanti anni ha sofferto la condizione incredibile di una figlia sul letto di morte; è vero infatti che la scienza non ha espresso certezze, ma è comunque stato dimostrato che la corteccia celebrale era sconnessa dal cervello.
Mi sembra incredibile, direi quasi vergognoso, che si possano attribuire patenti, quello sport che in questi giorni è stato fatto da tante forze e personaggi politici. Secondo me, invece, considerato che in Italia ci troviamo in un momento di grande crisi e di cultura di morte – poi spiegherò perché dico questo – si sarebbero potute fare altre cose anziché entrare nel merito di una vicenda così dolorosa.
Quindi l’aver voluto dare una patente, mettendo da una parte i buoni, chi ama la vita, dall’altra i cattivi, chi è contro la vita, mi è sembrata veramente una situazione incredibile.
Voglio ricordare, per chi non le avesse ascoltate – io l’ho fatto e sono rimasta indignata per diversi giorni –, le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio: “Finalmente i genitori sono riusciti a farla fuori”!
Tutti abbiamo visto chi è il papà di Eluana Englaro, la mamma non la conosciamo perché mi risulta tra l’altro che sia gravemente ammalata, ma anche su questo qualcuno ha detto: “però, anche la madre…!”. La madre non parla perché sta molto male e quindi probabilmente avrebbe avuto bisogno di meno attenzione mediatica e di parte.
Dunque credo che queste parole siano veramente una vergogna, il nostro Paese non lo merita, e non lo dico solo perché sono antiberlusconiana da sempre, ma perché credo che queste parole siano fortemente da stigmatizzare. Che ci sia un Presidente del Consiglio che si permette di entrare nel merito di una condizione d’animo di disgrazia, di sofferenza, di angoscia di una famiglia che fa una scelta condivisa, mi sembra veramente assurdo.
Io non riesco ad esprimere neanche ciò che provo, ce l’ho molto nel mio profondo, non voglio dire se sono d’accordo oppure no, però sono cattolica seppur poco praticante, non mi piace questo Papa, lo dico, mettetelo pure sul giornale, non mi interessa. Va bene, Colleghi! Magari il Consigliere Brini potrà recuperare quella parte cattolica di me che non è tanto bella! Però è certamente sicuro che è una vergogna esprimersi con esternazioni brutali e becere, quindi non sono consone ad un Presidente del Consiglio. Questa è la cosa che più mi ha scandalizzata, lo voglio ribadire con forza.
Non abbiamo mai sentito, ad esempio, una parola da parte di questo Governo di destra, tanto meno dal Presidente del Consiglio - che si dovrebbe, appunto, sollazzare (è lui stesso che dice che vuole divertirsi!) con altre questioni - sui sette clochard morti in una settimana, oppure su quei duemila e trecento (un’ecatombe!) immigrati clandestini morti mentre tentavano di raggiungere l’Italia su imbarcazioni di fortuna.
Questo Governo impiega l’80% delle risorse per la lotta contro la clandestinità e solo il 20% per l’inclusione. Qui ci sarebbe tutto un discorso da fare. Mi auguro, ad esempio, che si possa discutere presto della mozione sulla denuncia dei medici contro i clandestini, dove sicuramente interverremo con molta determinazione, anzi, come Assemblea legislativa regionale dovremmo inviare un appello a questo Governo che probabilmente non sa quello che fa. Ancora, ci sono famiglie del popolo Rom che si sono trovate bruciate dentro le loro baracche, sono morti bambini e anziani.
Su questo non c’è stata nessuna parola di pietas, di considerazione, di commozione, ma neppure di emozione, tutti sentimenti lievemente diversi ma che sicuramente attraverso le loro sfumature si riesce a considerare ciò che si vuole dare come impostazione dell’azione amministrativa di un Governo, ovvero quello che in questo nostro Paese si dovrebbe fare su tante questioni.
Quindi ritengo che questa incredibile e sfacciata strumentalizzazione sul caso Englaro doveva essere evitata.
A conclusione desidero esprimere un’ultima cosa, per la quale, peraltro, vorrei una volta per tutte un’opinione anche delle alte cariche del Vaticano, dunque della Chiesa ufficiale. Ovvero, molte persone del centro-sinistra, molti amministratori o cittadini comuni hanno apprezzato quello che in questi giorni sta facendo il Presidente Obama. Una delle prime iniziative che ha preso come Presidente degli Stati Uniti riguarda la questione del carcere di Guantanamo. Su questo il nostro Presidente Berlusconi non ha detto nessuna parola, quando invece era andato ad abbracciare e a considerare fortemente l’ex – per fortuna! – Presidente Bush in un Paese dove c’è ancora la pena di morte.
Queste sono le morti provocate! Quindi il nostro sentimento cattolico dovrebbe uscire fuori anche su queste scelleratezze che ancora avvengono in Paesi altamente democratici come, appunto, gli Stati Uniti d’America. Spero che il Presidente Obama metta mano anche a questo, piano piano dovremmo arrivarci.
Insomma, voglio dire che non deve esserci una differente distinzione tra i morti.
Mi auguro che il Presidente Berlusconi possa rigettare quelle parole che poc’anzi vi ho voluto ricordare – vi assicuro che ha detto così – e che tali esternazioni non si debbano più ascoltare da un Presidente del Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Io invece voglio proprio intervenire e lo faccio soprattutto alla luce degli interventi di chi mi hanno preceduto.
Credo che oggi sia stato fatto un grosso regalo, con un bel fiocco grande, a due partiti, a Rifondazione Comunista e al PdC, che hanno avuto il loro momento di gloria – se tale si può definire – e hanno avuto un po’ di visibilità. Essi hanno depositato questa indecente mozione il 9 febbraio, esattamente il giorno del decesso della povera Eluana, hanno voluto parlare ancora una volta di quello che più a loro sta a cuore e di quello che per tanti anni è stato il comune denominatore del centro-sinistra, cioè l’antiberlusconismo.
Questa mattina abbiamo sentito di tutto, con questa mozione si è parlato di migrazione, di lavoro, di Rom, di Guantanamo, di Obama. Abbiamo ascoltato veramente di tutto e di più, è stato il cavallo di Troia per entrare oggi in Aula e per sentire parlare di tutto meno che di un fatto sostanziale, di quello cioè che doveva essere il contenuto vero, autentico di una mozione che poteva far discutere quest’Aula di qualcosa di importante, ovvero di quello che poteva essere e non è stato normato relativamente al diritto alla vita.
E questo lo dico da laico convinto, non sono cattolico, quindi l’approccio del collega D’Isidoro mi trova perfettamente d’accordo. Anch’io infatti non avevo e non ho tuttora autentiche certezze a questo riguardo. Quindi non mi sono schierato, anche se ora lo faccio, in quanto lo consideravo soltanto un fatto intimo, personale. Quindi da laico ho una concezione non di fede ma sicuramente spirituale della vita, credo in una forma di rasserenità della vita, credo che la vita non sia solo un fatto meccanico o biologico, tutt’altro.
E’ evidente, però, che questa mozione è un incidente. Perché se tutto il dibattito va a finire soltanto sulla responsabilità di Berlusconi per aver approntato un decreto - e su questo dobbiamo fare emergere tutti i vizi, le negligenze, le colpe di questo Governo - credo che non facciamo grande giustizia di quello che, invece, dovrebbe essere un dibattito molto alto, molto importante, sensibile, perché scopre un nervo che ha tutta la società italiana, che ha tutto il quadro normativo non solo del Governo Berlusconi ma che ha avuto anche il Governo Prodi.
Avrei apprezzato il fatto che nel PD di questo monolite ci fosse almeno stato un dibattito, perché non c’era una posizione unanime di fronte al decreto, anzi, più che decreto – che di per sé è uno strumento – di fronte all’intera questione.
Quindi, ripeto, questo è il regalo fondamentale che è stato fatto a chi ha presentato ieri una mozione e che oggi, però, avrebbe fatto sicuramente meglio a tacere e magari anche a riflettere, perché i propri insuccessi forse derivano dal fatto di essere al di fuori della storia e soprattutto al di fuori della società italiana.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Quando prima è stato chiesto di poter discutere di questa mozione mi sono astenuta, quindi coerentemente non sarei dovuta intervenire, ma state tranquilli che mi atterrò soltanto al tema della mozione.
Mi sono astenuta perché ritengo che oggi sarebbe dovuto essere il momento del silenzio, del rispetto.
Ieri sera nel seguire i telegiornali e la trasmissione di Bruno Vespa ho detto in famiglia: “mi auguro che domani non faremo queste sceneggiate anche in Assemblea legislativa”. Sentire infatti tirare la croce addosso al padre oppure addosso a chi la pensa in una certa maniera, strumentalizzando in ogni modo possibile, si è dimostrato da entrambe le parti – quando cioè da entrambe le parti ci sono posizioni eccessive - che non c’è rispetto nei confronti di questa persona. Ieri sera addirittura sono state intervistate delle vecchie amiche di Eluana di diciassette anni fa per sapere se aveva mai detto che avrebbe voluto morire qualora le fosse successo, appunto, quello che purtroppo le è accaduto. E’ stato anche intervistato un personaggio con cui il padre sembra – dico, sembra - si sia confidato e che gli abbia detto che non è vero che la figlia avesse una cosa di questo genere. Queste sono le ultime notizie di ieri sera, quando invece tutti saremmo dovuto stare lì con la comprensione e con il rispetto nei confronti di quella che è comunque da considerare, in qualunque maniera la si pensi, una tragedia umana.
Io sono laica per appartenenza politica, solo domenica scorsa mi sono espressa pubblicamente a ciò che penso rispetto all’ingerenza delle autorità ecclesiastiche che fanno cambiare le leggi all’ultimo minuto. Però su questo chiudo il discorso perché mi ero presa l’impegno di non intervenire – il motivo per cui mi sono astenuta -, quindi non nominerò il personaggio vittima di questa tragedia.
Una cosa comunque la voglio dire, perché l’espressione personale bisogna dichiararla. Ora non dirò che cosa è stato detto e che cosa è stato fatto dal Presidente del Consiglio e dal Governo rispetto a questo fatto, dirò solo che cosa ha dichiarato il Presidente del Consiglio quando il Presidente della Repubblica, a seguito della decretazione d’urgenza, ha correttamente avvertito, con una lettera, che non sarebbe stata firmata: “Questo Paese potrà essere modernizzato soltanto attraverso la decretazione d’urgenza”. Quindi ha detto “questo Paese” e non il caso specifico!
Dunque è di questo che parlo, è questo che stigmatizzo, è questo che non accetto, perché qui non c’è un problema di coscienza o di religione, qui c’è il problema di voler per forza superare la Costituzione per fare quello che si vuole. Qui non ci sono i problemi di cui parliamo oggi, è solo per questo che non accetto ciò che è stato detto, perché il fine che si voleva raggiungere, attraverso un atto che oggi prendeva le coscienze di tanti individui, era quello di portarlo poi su altri atti che non avrebbero preso le coscienze degli individui ma sicuramente avrebbero segnato un percorso per questo Stato.

Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Anch’io come la Consigliera Mammoli voglio intervenire sulla questione oggetto della mozione, ovvero sulla decretazione d’urgenza.
La decretazione d’urgenza era in questo di competenza del Governo, però il Presidente della Repubblica ha negato l’urgenza rimandando giustamente ad una legge parlamentare sul testamento biologico. Prendendo inoltre atto che il decreto, che voleva difendere la vita, andava in qualche modo contro i quattro giudizi della Magistratura, che invece aveva accettato la volontà della ragazza, rappresentata dalla famiglia, che chiedeva la liberazione dalla prigionia della funzione fisica artificiale.
Il Consigliere Massi chiedeva: chi può decidere di togliere la vita? Certamente nessuno, però oggi la questione riguarda il testamento biologico, cioè per quanto tempo sia giusto mantenere in vita in maniera non autonoma una persona in stato vegetativo permanente.
La reazione scomposta del Premier Berlusconi al rifiuto da parte del Presidente della Repubblica del decreto d’urgenza, è perché egli rifiuta il controllo di legittimità preventiva sul più pericoloso dei poteri del Governo, ovvero la decretazione d’urgenza.
L’altra questione è che il Premier ritiene che sia possibile un decreto per impedire l’attuazione – anche se su una vicenda umana – di sentenze definitive della Magistratura, quindi di processi iniziati nel 1999, senza che nessuna legge sia intervenuta nel frattempo.
Infine il Premier contesta la stessa legittimità della Costituzione, perché dice che è stata scritta con il contributo del partito socialista e comunista.
Ricordo che quando la Costituzione venne votata i socialcomunisti erano già stati espulsi dal Governo De Gasperi. Nel dicembre del 1947 votarono per la Costituzione Nenni e Togliatti ma anche Luigi Einaudi, De Gasperi, La Pira, Moro, Fanfani, Benedetto Croce e Dossetti. Quindi Berlusconi preferisce la contrapposizione del non vero, perché solo la propaganda può aiutarlo a cancellare dalla cultura del Paese il legame e l’amore per la Costituzione.
Questa mozione, invece, dice che questo legame e amore per la Costituzione lo vuole mantenere. Pertanto il dialogo può e deve ripartire tra i partiti semplicemente rispettando le garanzie democratiche previste nella Costituzione stessa.

PRESIDENTE. La discussione è chiusa. Ora c’è una richiesta di dichiarazione di voto, però vorrei ancora ribadire all’Aula l’impegno che ci siamo presi, quello cioè di discutere velocemente per assecondare la richiesta di chiudere i lavori entro le ore 13,30. Quindi invito i Capigruppo a fare dichiarazioni molto brevi o eventualmente a rinunciare.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Raccolgo il suo invito Presidente, quindi sarò breve, però mi sia consentita di fare almeno una piccola premessa. Perché se è vero che questa mozione parte da un attacco presunto ad una carica istituzionale quale il Presidente della Repubblica, debbo dire che anche le parole contenute nella stessa mozione sono un attacco ad un’altra carica istituzionale. Forse dimentichiamo che la quarta carica istituzionale di questo Paese è il Presidente del Consiglio dei Ministri. Quindi se di rispetto istituzionale dobbiamo parlare lo dobbiamo fare sempre, non solo a convenienza.
Prima anche il collega Massi ha ben ricordato le convenienze che la sinistra ha utilizzato nel corso della storia di questa nostra Repubblica.
Anche l’atteggiamento che si ha nei confronti della Chiesa è come sempre a intermittenza, cioè quando la Chiesa dice qualcosa di condivisibile viene esaltata dalla sinistra, quando invece la Chiesa dice quella che è una sua posizione corretta – la Chiesa è uno Stato sovrano, visto che siamo in libertà deve poter esprimere una posizione – viene attaccata.
Però sembra che anche la libertà sia diventata un fatto opinabile. La Costituzione la prevede, ma quando la Chiesa si esprime autonomamente e dà fastidio gli viene cucita la bocca, quando invece le sue espressioni fanno comodo dal punto di vista politico, il PD la riesalta e la utilizza a prodromo proprio.
La Costituzione, amici, è vero che è la nostra Carta fondamentale, ma è anche vero che essendo stata fatta da uomini può essere perfettibile, e nei programmi elettorali di entrambi gli schieramenti in alcune parti fondamentali, come l’organizzazione dello Stato, l’impalcatura e l’articolazione dello Stato, era stato detto agli elettori di volerla cambiare profondamente.
Personalmente già nell’articolo 1 della Costituzione intravedo un segnale forte di un accordo a ribasso che è stato fatto nel 1947. Probabilmente i tempi erano difficili, ma che cosa significa quando si dice la Repubblica è fondata sul lavoro? E chi il lavoro non ce l’ha, viene espulso dalla Repubblica?! La Repubblica è fondata sulle libertà, amici, libertà di intrapresa, di parlare, di dire, di potersi esprimere, di potersi associare, ecc..
Il discorso però sarebbe lungo, certo è che questo passaggio è stato doloroso, e se è vero che dobbiamo educare soprattutto con l’esempio i nostri giovani, poi nel momento che decidiamo deliberatamente di sopprimere o di mandare a morte una vita, tutto il resto diventa relativo. Quando ad esempio diciamo ai nostri figli di tornare presto la sera, oppure di non correre con le macchine, poi è tutto relativo. Perché se iniziamo dal cancellare la vita, iniziamo a discutere sul valore della vita e quando questa poi può essere staccata, il resto a caduta diventa del tutto completamente relativo.
Il caso di Eluana, tra l’altro, era molto particolare, perché la ragazza dormiva, si svegliava, non aveva piaghe da decubito, era una vita autonoma, il cuore batteva, respirava in maniera naturale, il cervello aveva scosse elettriche, se qualcuno gli pizzicava la mano questa si ritraeva, dormiva e si svegliava, un caso probabilmente unico, trattato invece in una maniera assolutamente superficiale e che ha avuto l’epilogo che tutti abbiamo visto.
Questa mozione in alcuni passaggi è anche volgare nei confronti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Che come uomo può dire delle cose giuste e a volte le può dire in maniera magari più accesa, perché è noto il suo trasporto emotivo, ma che certamente ha dietro di sé non solo il consenso di una larga parte degli italiani, ma soprattutto ha il consenso unanime della sua parte politica, di quella maggioranza di Governo che è uscita dieci mesi fa dalle urne e che gli ha dato un mandato chiaro, quello di ristrutturare un Paese. Peraltro con le difficoltà che anche voi state frapponendo, nonostante le grandi divisioni che caratterizzano la vostra parte politica. Onestamente a livello comunale, provinciale, regionale e statale non si riesce più a capire quali sono gli interlocutori con cui bisogna parlare, anche per voler fare un discorso collettivo sulle regole comuni, come può essere la Costituzione, gli statuti, le leggi elettorali. Infatti dalla vostra parte non c’è una serietà di dialogo e soprattutto non c’è una posizione univoca, siete divisi su tutto.
Quindi votare questa mozione diventa difficile, è per questo che annuncio che il gruppo di Forza Italia, ma penso anche quello di Alleanza Nazionale, uscirà dall’Aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Più che una dichiarazione di voto, voglio dire che rispetto al dibattito, per onorare l'impegno assunto come firmatari, a differenza dei Gruppi dell'opposizione che vanno via e strumentalizzano il caso, Brandoni e Procaccini propongono di sopprimere tutta la parte in premessa della mozione e lasciare solo la parte finale iniziando dalla parola “esprime” in poi. In modo tale che incentriamo il nostro voto solo sull'attacco fatto dal Presidente Berlusconi al Capo dello Stato.
Voglio concludere dicendo, Consigliere Bugaro, che si presenta come un personaggio rozzo dal volto umano in doppio petto, che in realtà su questo punto la maggioranza del popolo italiano è molto unita, a differenza vostra dove mi pare, invece, che il Presidente della Camera abbia strigliato, e non poco, alcuni personaggi e Ministri del Governo.

PRESIDENTE. Consigliere Procaccini, la invito a produrre una proposta di risoluzione con le modifiche da lei citate.
Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Alla mozione c’è una correzione da fare di lingua italiana di sostanza, ovvero che il Presidente della Repubblica non promulga i decreti, li emana. Se questo contesto non si accorge di questi errori mi preoccupo!

PRESIDENTE. Quindi, Consigliere Procaccini, con la modifica si propone l'abrogazione di tutta la premessa fino alla parola “esprime”.

Cesare PROCACCINI. Sì.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione dei Consiglieri Brandoni, Procaccini, presentata sulla mozione n. 324:
“L'Assemblea legislativa delle Marche
Esprime il proprio totale dissenso da quanto espresso dal Presidente del Consiglio Berlusconi in merito alla Carta costituzionale e la propria assoluta deprecazione per le modalità con cui si sono svolti i fatti.
Manifesta la propria piena solidarietà al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ringrazia per l’attenzione e lo scrupolo nell’applicazione delle sue prerogative a garanzia del rispetto della Costituzione.
Auspica che tutte le forze politiche e sociali vogliano e sappiano difendere la Carta costituzionale da ogni tentativo di manomissione, respingendo con decisione gli attacchi eversivi, ancorché subdoli e striscianti, che ad essa vengano portati da chicchessia.”.

(L'Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 112
della Giunta regionale
“Deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 105 del 7 ottobre 2008, modificata con deliberazione dell’Assemblea legislativa n. 108 del 18 novembre 2008. Programmazione della rete scolastica per l’anno scolastico 2009/2010”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 112 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Farò un intervento molto sobrio per convinzione, anche se si tratta di un atto ordinario che si colloca in un anno straordinario per la scuola italiana. Quindi un riferimento di contesto, anche se con estrema sintesi, lo voglio ricordare.
E' un anno difficile per la scuola italiana di cui vedremo gli effetti all'apertura dell'anno scolastico, è un anno che è stato segnato da percorsi e progetti di riforma, da molte restrizioni economiche e anche da molte proteste. E' stato però un anno – ne voglio mettere in evidenza gli aspetti positivi – che ha fatto ridiscutere fortemente anche della scuola, dei suoi valori di fondo, dei suoi contenuti, di come funziona e degli attori che concorrono a questo grande progetto.
Questa mattina sulla rivista “Scuola oggi” vengono riportati i dati di una ricerca dell'Eurispes che con chiarezza dice che il grado di accoglimento della riforma Gelmini è fortemente articolato. Ci sono posizioni favorevoli sull'aver reintrodotto il voto in decimi, il voto in condotta, sulla questione dei libri di testo, ma c'è una bocciatura molto forte sulla questione della reintroduzione del maestro unico. Quindi un contesto sul quale vale la pena di riflettere.
Detto questo vorrei ora attenermi con più rigore al contenuto dell'atto, chiedendo però – l’ho detto questa mattina in Commissione – che entro giugno (su questo si è fortemente impegnata anche il nuovo Assessore all’istruzione, Stefania Benatti) si riesca a produrre la legge oppure un atto di indirizzo che ci consenta, per l'avvio del prossimo anno scolastico, di fare davvero il punto sul funzionamento della scuola nelle Marche. Ovvero di mettere in evidenza i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza, inoltre capire quali sono le esigenze formative del nostro territorio e i bisogni per i quali l'Amministrazione regionale, che ha sempre più poteri in questa materia, possa davvero produrre atti significativi.
Quello di oggi è un atto molto semplice attraverso il quale la Giunta regionale ha deciso di far proprio quel percorso prodotto dalle Province marchigiane. E’ un atto che cerca di predisporre una rete scolastica che come riferimento di fondo addirittura ha la normativa che precede il percorso riformatore della Gelmini. E la normativa di riferimento di questo atto è sicuramente il decreto legislativo n. 233 con il quale vengono indicati quali sono i parametri necessari per mantenere le autonomie scolastiche nella nostra regione.
Quindi il percorso indicato dalla Gelmini, che come sappiamo vedrà la conclusione del suo iter in questo anno, lo prevederemo in maniera più compiuta nell'atto che dovremmo produrre per l'anno scolastico 2010-2011.
Inoltre, a parte la riorganizzazione delle autonomie scolastiche che hanno come riferimento il d.lgs. n. 233, ci sono alcune altre novità. Una è quella dell'indicazione in ogni provincia della sede dei centri provinciali di istruzione per gli adulti. Fino ad ora non esisteva un'autonomia scolastica separata che si occupasse esclusivamente dell'educazione per gli adulti, ospitata presso le scuole della nostra regione, mentre a seguito ad una riforma emanata e promossa dal Ministro Fioroni l'educazione per gli adulti dovrà avere in ogni provincia una sua dirigenza autonoma.
Con questo atto abbiamo deciso di sospendere tutte quelle situazioni, mi riferisco in particolare alla scuola di base in diversi comuni della nostra regione, che hanno dei numeri inferiori a 500 alunni, su cui però ci siamo presi un anno di approfondimento per produrre riorganizzazioni che siano davvero condivise nel territorio e sostenibili dal punto di vista didattico senza produrre effetti devastanti.
Un'altra indicazione di questo atto è che non vengono prodotti nuovi indirizzi per quanto riguarda l'istruzione superiore, una materia sulla quale il Governo sta per emanare decreti operativi, quindi anche questo sarà un percorso che vedremo maturare nel corso dell'anno scolastico.
Questo atto è stato fortemente concertato nel territorio, è arrivato in Commissione con un parere articolato anche del CAL, del quale la Commissione ha deciso di accettare soltanto una parte che poi è stata accompagnata anche da un emendamento della Commissione stessa. Si è ritenuto, invece, di escludere alcune indicazioni sempre del CAL che ripristinavano questioni che le Province avevano già cancellato.
Vado ora ad una illustrazione più precisa.
Per quanto riguarda la provincia di Ancona per l'istruzione superiore si prevede un accorpamento, quindi la soppressione dell'autonomia scolastica dell'Elia-Calzecchi Onesti di Ancona che viene aggregato con altri istituti. Pertanto la provincia di Ancona taglia una dirigenza scolastica perché non è dentro i parametri della legge a cui facevo riferimento. Inoltre, sempre presso lo stesso istituto, si prevede la nascita della dirigenza del centro provinciale di istruzione per gli adulti
Per quanto riguarda la provincia di Pesaro l'atto arriva con una modifica rispetto al testo della Giunta, che la Commissione ha fatto propria e che anche il CAL ha sollecitato, ed è la nascita - peraltro la voglio dire perché è una questione un po' delicata sulla quale in altre occasioni la Commissione si era espressa in maniera negativa - nel Comune di Sassocorvaro di un istituto omnicomprensivo, cioè un istituto che accorpa i due istituti esistenti e ne fa nascere uno che contiene in sé tutti gli ordini di scuola, dalla quella dell'infanzia sino alla superiore.
Su questo in Commissione non ho espresso un parere favorevole - ma non ho avuto la maggioranza, le regole vanno rispettate -, perché mi sembra che non esistevano in quel contesto condizioni per andare ad una riduzione e anche da un punto di vista didattico un'operazione di questa natura ha delle ombre.
La Provincia di Pesaro però ce lo aveva presentato così, il territorio lo sostiene fortemente, qualche Consigliere si è fatto interprete di questa espressione del territorio, quindi in questa occasione sperimenteremo un percorso nuovo sul quale speriamo di aver risultati almeno didatticamente significativi.
Il Comune di Fano perde l'autonomia di una scuola storica della città, l'Istituto Olivetti. La Provincia ha ritenuto di dover accorpare questa scuola – la Giunta ha sostenuto questo percorso - secondo un criterio didattico e che anticipa anche i contenuti della riforma. Gli indirizzi professionali della scuola andranno accorpati con una scuola professionale forte che c'è in città, mentre l'indirizzo tecnico verrà accorpato ad un istituto tecnico, anticipando così il percorso della riforma.
Questo percorso è stato un po' contestato però a me pare che dobbiamo avere la capacità di essere lungimiranti e di saper anticipare anche le riforme.
Con alcuni emendamenti, presentati da me e dalla Consigliera Romagnoli, si cerca un po’ di interpretare alcune preoccupazioni della scuola e di ridurre l'impatto che tale questione avrà, soprattutto cercando di mantenere unito il corpo docente.
La Provincia di Pesaro non aveva indicato nel suo atto la sede per la nascita del centro provinciale per gli adulti, però poi è stato fatto con una indicazione da parte dell'Assessore provinciale, pervenuta sia a me che all'Assessore che l’ha poi tradotta in un emendamento che vede, appunto, nella città di Pesaro la sede del centro provinciale per gli adulti.
Per la provincia di Ascoli non ci sono modifiche all'istruzione superiore, sono sospese le operazioni che riguardano la riorganizzazione della scuola di base. La Provincia in una prima fase aveva scelto Ascoli e Fermo come sedi dove collocare il centro per adulti, poi l’Assessore Benatti, ovviamente con gli adeguati contatti con il territorio, con un emendamento ha proposto come sede San Benedetto.
Per quanto riguarda la provincia di Macerata ci sono due azioni sospese. Mentre l'unificazione degli Istituti comprensivi Boccati e Betti di Camerino viene espressa favorevolmente, quindi si riduce una dirigenza scolastica, sempre a Camerino, su indicazione della Provincia, nascerà il centro di educazione per gli adulti.
Pareri favorevoli sono stati dati sulla scuola di base per la provincia di Pesaro, cioè per la nascita di due indirizzi musicali nella scuola Olivieri di Pesaro e nella scuola media Faà Di Bruno di Fano, invece è sospeso il parere sulla nascita del liceo coreutico presso il Liceo scientifico Marconi di Pesaro, perché anche questa è materia che dovrà essere discussa quando il percorso nazionale sarà terminato.
La stessa questione vale per le altre due richieste, pervenute dalla Provincia di Ascoli e dalla Provincia di Macerata, per la nascita di un liceo scientifico tecnologico in una scuola di Ascoli e di un liceo musicale coreutico presso il Liceo classico di Recanati.
Quindi tutta questa partita andrà completata quando il Governo nazionale avrà concluso il percorso che sta mettendo in piedi con le Regioni e quando avrà prodotto nel dettaglio i decreti attuativi che ci vedranno ovviamente impegnati nel prossimo anno scolastico.
Dunque mi sembra un atto che non stravolge gli assetti della nostra scuola, malgrado i rischi e le preoccupazioni che abbiamo avuto durante questo anno. E’ un atto transitorio che chiedo all'Assemblea legislativa di approvare, però con l'impegno di essere più tempestivi e ognuno di noi di lavorare alacremente, affinché prima della sospensione per le ferie questa Assemblea legislativa possa essere chiamata o ad emanare gli indirizzi oppure con una legge ad hoc.
Questo perché l'anno scolastico 2010-2011 che abbiamo di fronte sarà un anno nel quale vedremo gli effetti della riforma Gelmini, quindi per la forte restrizione del numero dei docenti, dei decreti attuativi della riforma secondaria superiore, delle norme che vedranno ridurre il numero delle scuole con meno di 50 alunni.
Pertanto la partita vera, ovvero quella più significativa sulla quale ci dobbiamo attrezzare per rendere questa operazione meno dolorosa possibile per il nostro territorio, dovrà essere quella del prossimo anno scolastico.
Queste son le ragioni per cui vii invito a votare questo atto.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. A differenza della Presidente Mollaroli, io non posso che esprimere una valutazione complessivamente positiva sulle scelte del Governo Berlusconi e del Ministro Gelimini. E' stato avviato un processo di risanamento dei conti bucati della scuola, però senza ridurre la qualità e la quantità dei servizi sul territorio. E questo è un dato oggettivo che oggi anche la Presidente, seppur in maniera molto, molto residuale, ha riconosciuto e gliene do atto.
Questo Governo, compiendo delle scelte, ha soprattutto impresso una svolta alle politiche scolastiche, cosa che in passato non era stata fatta.
Condivido l'impostazione della Presidente rispetto all'esigenza di una verifica sul campo dello stato di salute del processo dell'autonomia scolastica, e che questa verifica possa portare, prima della chiusura della legislatura, alla predisposizione di uno strumento più adeguato.
Colgo l'occasione anche per lamentare il fatto che questa Regione, seppur si sia adeguata alle politiche nazionali rispetto all'autonomia e al dimensionamento, è ancora in difetto per quanto riguarda interventi legislativi di sostanza riferiti alla scuola, rispetto alla quale c'è una ricca produzione legislativa frutto dell'impegno dell'opposizione.
Cito soltanto due atti. Uno è la richiesta di riconoscere il ruolo delle scuole per l'infanzia gestite da confessioni religiose che svolgono in questa regione un ruolo fondamentale; il 30-40% della domanda è garantito dalle scuole parrocchiali e dalle scuole gestite da istituti religiosi. L’altro è la proposta di legge sul buono scuola, quindi un riconoscimento di un più ampio diritto allo studio, un aiuto concreto per le famiglie.
Il contenuto del provvedimento è una declinazione dell'indirizzo nazionale e che di fatto recepisce le indicazioni del territorio. Quindi nulla da eccepire.
Il valore che è alla base della scelta compiuta è quello del mantenimento delle autonomie, fatto salvo la razionalizzazione opportuna che in qualche modo viene richiamata.
Da questo punto di vista mi era sembrata strana – ma dico che sono molto soddisfatto del fatto che oggi si rimedia ad un errore – la decisione della Giunta regionale di dire no alla verticalizzazione delle scuole di Sassocorvaro. Una scelta che consentiva di risparmiare in termini di costi e che comunque andava incontro ad una zona che vive in una condizione di disagio ambientale indiscutibile. Oggi invece prendo atto che in questa Assemblea legislativa si è realizzata una grande convergenza, a dimostrazione che in fondo questa classe politica è anche capace di ragionare e di riflettere sulle cose, per cui ne sono contento.
Comunque la preoccupazione rimane perché, Assessore, non si dà atto ad un impegno dell'Assemblea legislativa dello scorso anno. Certo, i vincoli del provvedimento nazionale avevano chiuso i canali e le possibilità, però ricordo che l'anno scorso in questa Assemblea legislativa votammo affinchè quest'anno si approfondisse la richiesta dell'Istituto Benelli di Pesaro.
Su questo faccio un appello – mi rivolgo anche all'amico Mirco Ricci – affinché, senza ledere gli interessi di Pesaro e Urbino, ci sia un percorso condiviso che coinvolga anche le due amministrazioni comunali, per corrispondere da una parte all'esigenza di non sottrarre ad Urbino una risorsa scolastica importante, dall'altra all'esigenza legittima delle famiglie che chiedono di non continuare a vivere una situazione di disagio per il trasporto degli studenti. Quindi trovare una soluzione condivisa delle due città che ponga al centro l'interesse delle famiglie.
La cosa sulla quale manifesto una preoccupazione, e che ho cercato di declinare, è quella relativa all'istituzione del centro provinciale per gli adulti della mia provincia. Perché dico questo? Perché voglio farmi carico della preoccupazione espressa dal Consiglio comunale di Urbino che con un ordine del giorno ha segnalato che questa scelta potrebbe mettere a rischio l'integrità dell'Istituto statale d'arte “Scuola del Libro” di Urbino. Una preoccupazione fondata che mi sento di condividere.
Se i Consiglieri comunali di Urbino hanno espresso questo orientamento, visto e considerato che nella stragrande maggioranza non sono della mia parte politica ma sono di quelli che stanno dall'altra parte di questa sala, significa che qualche ragione c'è. Comunque su questo abbiamo presentato un emendamento.
Per il resto credo che le cose che ho detto riassumano una nostra posizione su questo tema.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Sono molto contenta delle certezze espresse dal collega Giannotti, anche se ovviamente il mio parere è diametralmente opposto.
Ho presentato un emendamento per proporre la localizzazione a Fermo, presso il Convitto Montani, degli uffici amministrativi della dirigenza del centro per l'istruzione agli adulti.
Credo che oggi più di questo non si possa fare, se non approvare questo atto amministrativo. La legge prevede la possibilità di fare una rete scolastica, ma credo occorra entrare anche nel merito delle questioni. A dire la verità non saprei da dove cominciare proprio per l'enorme quantità dei provvedimenti killer che si stanno sviluppando, collega Giannotti, contro la scuola pubblica. Ritengo, infatti, che solo chi guarda con superficialità, non soffermandosi con dovizia ad esaminare profondamente tutto ciò che si sta consumando ai danni della scuola pubblica in Italia, può stare tranquillo.
Parlare di riforma della scuola implica un disegno, una visione, una filosofia e un progetto organico, insomma, un sistema.
Poche sere fa durante la trasmissione “Presa Diretta” – non so se qualcuno l’abbia vista - sono state messe a confronto le scuole in Europa, e la scuola italiana è tra le migliori, addirittura la scuola primaria è la prima in Europa. Però poi l'Italia rispetto agli altri paesi europei è in pessima posizione per quanto riguarda la spesa per il funzionamento, appunto, della scuola.
La Ministra Gelmini poco tempo fa, rispondendo ad una interrogazione in Parlamento, ha sostenuto che in Italia non esiste per le scuole uno stato di emergenza finanziario. Inoltre, sempre il Governo, dice che si sente in dovere di spendere meno, quindi meglio. Però io il “meno” lo vedo mentre il “meglio” ancora no! E credo non ci sarà mai.
Per contribuire alla soluzione dei problemi, secondo la Ministra, le scuole devono tenere in ordine i conti, cioè fare il programma annuale e spendere meno. Inoltre dice che gli insegnanti sono così numerosi che poi non ci consentono di dare i soldi alle scuole – uso parole molto semplici proprio perché parliamo di questioni che devono essere alla portata di tutti –.
Con temerarietà la Ministra si è attribuita il merito di aver incrementato di 200 milioni di euro i fondi per il funzionamento, ovvero, di aver erogato 490 milioni più altri 55 milioni per i corsi di recupero. Non è così! I 200 milioni, propagandati come stanziamento aggiuntivo, sono solo una parziale restituzione degli accantonamenti del Governo Prodi. Quindi bisogna anche conoscere di cosa si sta parlando.
I soldi non solo non sono stati accresciuti, come sostiene allegramente la Ministra, ma si sono azzerati, pregiudicando così fortemente il funzionamento delle scuole pubbliche nel nostro Paese.
E ancora. Non si è fatta luce – lo ha accennato anche la Presidente Mollaroli – sugli organici, e i tagli che si stanno profilando, a cominciare dalle scuole primarie dove il caos regna sovrano, sono incredibili, essi rischiano di mettere in grave crisi l’intero sistema dell'istruzione pubblica e statale.
Dalle prime proiezioni, infatti, si prevede una riduzione drastica dei posti di lavoro - e trattasi di lavoro vero e non di lavoro da fannulloni! -; chi non è stato mai operatore della scuola non sa che chi lavora con criterio e con cognizione nella scuola non è certamente un fannullone.
Si prevede, inoltre, la riduzione dei posti oggi ricoperti dai precari, con particolare ricaduta soprattutto nel centro-sud, nell'ordine di 150 mila unità; anche da noi sono centinaia i posti che verranno a mancare. Ci sono precari di cinquant'anni che lasceranno per sempre il loro lavoro, una questione non indifferente rispetto alla grave crisi del lavoro che si sta consumando oggi in Italia.
Sarà una vera ecatombe che seppellirà la scuola statale, che se da un lato metterà fine al precariato nella scuola, dall'altro impoverirà migliaia e migliaia di personale docente e ATA.
Del resto la Ministra Gelmini non esiste, lo sappiamo, è solo un appendice del Ministro Tremonti.
Ci sono tagli agli organici, dimensionamento, aumento degli alunni per classi – addirittura si arriva a 28 alunni per classe –, riduzione degli insegnanti di sostegno, maestro unico, eliminazione delle compresenze, rivisitazione delle classi di concorso, riforma degli ordinamenti.
E’ quindi su questo ed altre linee che si innesta l'impoverimento della scuola pubblica. E’ un attacco inusitato, senza alcun fondamento pedagogico, vi è infatti un taglio di 8 miliardi voluto da Tremonti, che però va alle banche, all'edilizia, all'auto, la scuola invece diventa sempre più povera ed ambigua.
Non vi è nessuna certezza: le circolari anticipano i regolamenti, i provvedimenti e le norme vengono prodotti in ritardo, da quest'anno scegliere il tipo di scuola per il proprio figlio sarà quasi impossibile.
Dunque l'incertezza regna sovrana, specie nel primo ciclo delle elementari dove per motivi di risparmio si cambia nel disordine più totale e senza alcun confronto. Ci sono da scegliere modelli organizzativi di orari (24, 27, 30, 40 ore), la didattica, i docenti, i contenuti e i modi di valutare. Quindi meno docenti, meno tempo scuola, meno finanziamenti e, come una panacea, anche i voti per selezionare ed escludere.
Vi è inoltre l’addio all’informatica, vengono eliminate le compresenze.
Gli stessi Comuni nel corso della Conferenza unificata a Roma – a cui era presente l'Assessore Benatti – hanno espresso contrarietà a questo modello di futura scuola primaria. Infatti, colleghi, senza compresenze si pregiudica quel modello di scuola che oggi garantisce l'attivazione di laboratori, le uscite didattiche, i progetti, l'attenzione agli alunni con situazioni di disagio e agli alunni di altra nazionalità.
Lo studio della lingua inglese viene relegato ad una comparsa marginale, non ci saranno insegnanti specialisti, l'inglese lo insegnerà la maestra che a sua volta lo apprenderà da un insegnante esterna – una cosa incredibile che in questo momento può essere pensata solo in Italia! –.
Le famose tre “I”, (inglese, informatica, impresa), tanto propagandate dall'ineffabile Ministro Berlusconi - che anche di scuola ne capisce bene! -, ora possono tranquillamente essere trasformate in “ignoranza, incompetenza, incapacità”.
Riguardo al maestro unico non vi è, ripeto, nessun vantaggio didattico. Nessuno può avere il coraggio di definire scuola di qualità una scuola dove c'è un solo insegnante tuttologo, presente per 4-5 ore consecutive, con una classe di 27-28 alunni.
Noi, quindi, vogliamo riproporre una scuola elementare che miri solo ad insegnare a leggere, scrivere, a far di conto, con tutti quei passi avanti che nel frattempo sono stati fatti, con l'introduzione di discipline specialistiche, quindi non improvvisabili da un maestro unico generalista.
Allora mi domando: se il sistema modulare ha funzionato bene, ha prodotto tanti buoni esiti, come confermano i dati di cui ho parlato prima, perché estirparlo con tagli ed eliminare il lavoro di tanti anni? Il fatto è che non ci si rende conto che gli investimenti attuati nella scuola non possono essere valutati con una mentalità efficientista, generalmente economica, essi infatti hanno risultati non immediati, lontani nel tempo, però solidi e infungibili. Ovvero quello che vedi quando qualche tuo ex alunno ti viene a trovare perché vuole parlare con te di una pagina di Gomorra o della campagna elettorale di Obama.
Dunque, colleghi, Presidente, l'investimento su cui vorremmo puntare è quello di formare le nuove generazioni, quindi di preparare i nostri ragazzi a sostenere le sfide del loro futuro e del Paese. Però con la scuola che abbiamo davanti, cioè quella programmata e pensata dall’attuale Governo, questo obiettivo non potremo raggiungerlo.

Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Brevemente per confermare che questo atto è stato effettivamente frutto di quel buonsenso al quale mi ero appellata, quando invece, sia da chi mi ha preceduto nel parlare, sia il Presidente Spacca quando annunciò ricorso, sia quelli che mesi fa facevano terrorismo, sopratutto nei confronti delle istituzioni scolastiche, dei presidi e delle famiglie, è stato detto che a seguito dell'applicazione dell'articolo 64 del decreto n. 133 e della circolare attuative della Gelmini si sarebbero chiusi molti plessi scolastici nelle Marche, molti sarebbero stati quelli sotto i 50 alunni e molti accorpati perché sotto i 500 alunni.
Ci sono stati consigli provinciali aperti e grancasse in tutta la regione, in particolare nell'ascolano. Si prevedeva una moria e una chiusura generalizzata delle scuole, di fronte alla quale io mi permisi di dire che, non solo per il buonsenso che comunque questa Commissione ha sempre adottato nel fare le sintesi, nell'ascoltare, insomma nel far sì che non avvenissero provvedimenti drastici, ma che lo stesso articolo 64 del decreto n. 133 - che non dimentichiamo non è altro che l'applicazione e l'attuazione e si pone nella stessa scia del decreto n. 233 del 1998 che non fece la Gelmini e neppure la Moratti, perché parliamo di Berlinguer e di Ministri di ben altra estrazione - iniziò a parlare di razionalizzazione e di revisione dei dimensionamenti scolastici, e lo fece nella direzione degli accorpamenti e per evitare i sottodimensionamenti. I successivi Governi, e non ultimo il Ministro Fioroni, non si sono discostati da questa linea, che io veramente definivo un piano inclinato, che comunque è andata avanti. Perché il buonsenso non può che imporre questo, ovvero quello di razionalizzare, di accorpare, di far sì che ci sia una rete e una programmazione nella quale la Regione si appropri del suo ruolo e faccia il suo dovere.
Mi permisi quindi di dire che nessuno avrebbe chiuso, che non ci sarebbero stati accorpamenti, che non sarebbero avvenuti i cataclismi che si prospettavano, infatti così è stato.
Peraltro accolgo l'invito e la disponibilità, messa in atto anche dalla Presidente Mollaroli, di non parlare d'altro, altrimenti questa mattina facciamo veramente l'Assemblea legislativa dei “fuori tema”. Quindi parliamo sì del nostro dimensionamento, però non posso non dire, tirando un po' per i capelli, che nessuno ha chiuso. Addirittura anche sui sottodimensionati è stato sospeso il nostro giudizio. E non perché siamo stati bravi e buoni ad opporci – anche se sicuramente lo siamo stati - ma perché la legge (il famoso articolo 64 che dovevamo impugnare e di fronte al quale il Presidente Spacca si era incatenato, era illegittimo costituzionalmente ma poi il Parlamento e lo stesso Governo hanno rivisto) ha consentito questo periodo di revisione.
Comunque neppure ad origine si parlava di chiusure drastiche, ma soltanto di provvedere man mano, con tutte le deroghe che conoscete dei piccoli comuni, dei territori montani, delle comunità montane, a fare una revisione e poi dotare dei servizi necessari (pulmini o di tutto ciò che la legge già consentiva) quei Comuni che avessero avuto delle contrazioni o delle chiusure.
La stessa Assessore Benatti se ne è fatta carico, ponendosi sulla linea di continuità dell’ex Assessore Ascoli e in particolare al tavolo interistituzionale del 16 gennaio, dove la proposta dell’assessorato, in linea e non in contrasto con la famigerata legge Gelmini (l’assessorato non avrebbe potuto fare qualcosa che andava contro la legge nazionale, sappiamo infatti come sia esclusiva la competenza nostra sul dimensionamento ma come le linee siano comunque nazionali), fu quella di convenire, come tutti, che sarebbe stato opportuno sospendere e far si che anche le scuole - parlo in particolare di quelle del sud dell'ascolano, questo rilievo non è campanilistico ma è opportuno alla luce di quello che brevemente dirò ora – mantenessero, in forza di questa mannaia che nessuno voleva, né il Governo né la Regione, quattro dirigenze. E così altre scuole nella regione. Cosicché le dirigenze sono state tutte conservate.
Quindi il tam tam, la grancasse, il terrorismo che i consigli provinciali aperti e che qualche Consigliere di quest'Aula ha fatto, si è smontato da solo.
La Consigliera Ortenzi ha parlato di un suo emendamento in favore dell’istituzione del centro per adulti interprovinciale di Fermo-Ascoli-San Benedetto nella città di Fermo. C’è anche un mio subemendamento che fa capo all'emendamento dell'Assessore che ha dovuto, mi sembra anche per indicazione del CAL, esprimere la localizzazione delle sedi. Insomma ci sono questi emendamenti e mi auguro sinceramente che l'emendamento della Consigliera Ortenzi in favore di Fermo – lei più di me - venga accolto.
Questa però è solo una delle tante battaglie più o meno localistiche che vengono fatte. Mi ricollego alla soppressione delle dirigenze nel sud dell'ascolano. Tutte le dirigenze salvate nel tavolo interistituzionale, con la presenza degli Assessori provinciali, quindi era presente anche l'Assessore Gobbi, insistevano per il discorso del sud della provincia di Ascoli, quindi Folignano, Castel di Lama, Spinetoli. In base a questo si disse di avere buonsenso prima buonsenso ora e soprattutto un piano provinciale preciso (quello della Gobbi) nel difendere queste quattro dirigenze. Quindi auspicavo che altrettanto preciso fosse stato nel compensare questa concentrazione di dirigenze con la dirigenza per la scuola degli adulti nel fermano. Perché? Perché si disse che queste venivano tutte confermate e che però, proprio perché non abbiamo fatto tagli, il conteggio delle dirigenze regionali andava in esubero, quindi bisognava che i centri di educazione per adulti non fossero cinque, come originariamente si prevedeva, ma quattro, ovvero quello della provincia di Ascoli quindi non più uno per Ascoli e uno per Fermo.
Di fronte alle promesse, di cui la Provincia se ne assumeva le prorpie responsabilità, ho visto invece fare il Ponzio Pilato nei momenti successivi. Noi dicemmo che ci sarebbe andato bene tutto purché, a salvaguardia di queste dirigenze del sud della provincia di Ascoli, si compensasse con l'istituzione dell'unico centro interprovinciale di istruzione per adulti non più nell'ascolano ma nel fermano.
Così però non è stato, l'Assessorato provinciale di Ascoli Piceno – bisogna dire nome e cognome – non ha puntato i piedi e non si è assunto le sue responsabilità per riequilibrare la situazione tra le due zone a fronte di quattro dirigenze al sud. Inoltre non si è voluto istituire la dirigenza dell'istruzione adulti a Fermo. La cosa si è rimessa ad un tavolo di Sindaci, mi dicono convocato il giorno prima per il giorno dopo, ma a me non interessa come la votazione sia andata, però ritengo che non era quella la sede e che non lo fosse soprattutto a seguito degli impegni che nel tavolo interistituzionale erano stati assunti e che erano perfettamente consequenziali con quanto l'Assessore aveva proposto e con quanto tutti, mostrando buonsenso, stavamo approvando.
Mi risulta che questo centro vada a San Benedetto, quindi ciò costituisce un'ulteriore concentrazione di dirigenze scolastiche, perché le altre quattro sono tutte del Tronto.
Ora auspico che questa sintesi e questo riequilibrio venga fatto dall'Assemblea legislativa, cosa che non è stato possibile fare da parte dell'Assessorato, che ha preso atto di una votazione, a mio avviso surrettizia, che ha consentito questo. Quindi spero, visto che la disponibilità anche dei Consiglieri di maggioranza c'è, che oggi si riequilibri la situazione.
Per il resto, ripeto, è un atto che non mette nuovi indirizzi, è un atto che si colloca in una congerie sicuramente transitoria ed in ebollizione: credo infatti che la materia scolastica sono anni che è in ebollizione quindi non solo da quest'anno con la Ministra Gelmini.
La riforma della scuola superiore deve entrare a regime, sapete che l'istruzione professionale tecnica è competenza piena della Regione, quindi ci stiamo lavorando, dovremo anche varare la legge sull'istruzione e sull'educazione che è in Commissione. Insomma è un piano che tiene conto di questa situazione in movimento.
Dunque è sicuramente vero, lo dicevamo anche oggi in Commissione, che bisognerà fare una riorganizzazione generale, quindi auspico - Assessori permettendo, non nel senso che sono loro di ostacolo ma perché il Presidente ce ne cambia uno ogni due mesi, e questo di conseguenza incide poi nella non organicità del lavoro della Commissione – si possa fare un riordino della materia scolastica delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Benatti.

Stefania BENATTI. Questo atto che ci accingiamo ad approvare è il primo che mi vede Assessore all'istruzione, è un atto importante per l'intera comunità marchigiana.
In apertura di questo mio intervento mi piace ricordare un messaggio che all'indomani della mia nomina ad Assessore regionale mi ha inviato per posta elettronica una mia amica insegnante: “Stefania hai una grande responsabilità, l'assessorato all'istruzione non è un assessorato qualunque perché tratta dei nostri figli e quindi con esso si entra nel futuro”.
E' effettivamente così, ognuno di noi tutti i giorni lo vive nelle responsabilità personali che si hanno all'interno delle famiglie, come i genitori che nei confronti dei figli hanno molte preoccupazioni, ovvero quelle di poter dare loro un futuro aperto alla speranza. Inoltre lo vediamo anche nel dibattito politico che accalora tanti di noi in questa fase di grandi riforme e di grandi sconvolgimenti nel mondo della scuola.
Io non entrerò nel merito politico, come avete fatto voi, della valutazione della riforma Gelmini, credo che potremo utilizzare al meglio altre occasioni, voglio però far presente all'Assemblea legislativa che su questo versante ci attende un periodo di lavoro molto intenso, che mi auguro sarà all'insegna della reciproca collaborazione, pur nella distinzione delle parti, per il bene di tutta la comunità marchigiana.
Voglio ringraziare la Commissione assembleare che a questo atto ha lavorato molto, prima lo ha fatto con le linee guida poi affiancando e interloquendo con l'Assessorato. Credo che il lavoro fatto su questo atto sia stato un lavoro di responsabilità, rivolto a fare un piccolo passo avanti in attesa di una revisione complessiva dell'intero sistema scolastico marchigiano. Dunque in attesa della proposta di legge, che arriverà in quest'Aula entro la primavera, ed in attesa delle riforme che il Governo sta approntando dopo i decreti e i regolamenti su cui stiamo lavorando anche in sede di Conferenza unificata.
Proprio nella Conferenza unificata di dieci giorni fa, alla quale ho partecipato in rappresentanza del Presidente Spacca, la Regione Marche, al pari delle altre Regioni d'Italia, ha dato parere favorevole al regolamento sul piano di dimensionamento della rete scolastica presentato dal Governo e l'ha dato per un motivo molto semplice, di cui voglio rendere edotta l'Assemblea legislativa.
Riteniamo che il dimensionamento scolastico debba essere pienamente una materia in capo alle Regioni. Le Regioni, infatti, hanno aperto un confronto molto serrato con il Governo che ha portato ad un risultato complessivamente positivo, cioè la riaffermazione dell'autonomia delle Regioni in tema di dimensionamento scolastico. Questa cosa non era scontata, perché la prima stesura del regolamento prevedeva tre articoli (l'intero primo Titolo) che affrontavano nel dettaglio le modalità attraverso cui la rete scolastica si sarebbe dovuta riorganizzare in tutta Italia.
Quindi tutte le Regioni su questo regolamento hanno sempre votato all'unanimità; a differenza, per esempio, del regolamento sulla scuola primaria dove le Regioni del centro-sinistra, invece, hanno dato a maggioranza un parere negativo in quanto non condividono assolutamente l'impostazione culturale, prima ancora che politica, della riforma sulla scuola primaria.
Comunque, stavo dicendo, che su questo regolamento all’unanimità le Regioni hanno sempre votato la trattativa con il Governo. Quindi si è passati attraverso una pregiudiziale posta dalle Regioni, cioè sul fatto che nel regolamento il Governo non dovesse dettagliare le modalità con cui arrivare al piano di dimensionamento. Questo perché è il decreto stesso che prevede che tale materia è oggetto di quell’intesa che dovremo arrivare a stringere, appunto, con il Governo entro giugno di quest'anno.
Il Governo ha aderito a questa idea, quindi è stato stralciato il primo Titolo del regolamento, dicendo che le modalità del dimensionamento saranno oggetto dell'intesa che le Regioni dovranno fare con il Governo.
Successivamente il Governo aveva proposto di arrivare all'intesa però con il vincolo che entro il 2011-2012 le Regioni avrebbero dovuto tagliare il 50% dei plessi sotto i 50 alunni. A fronte di questa richiesta le Regioni hanno chiesto al Governo, ancora una volta all'unanimità, di stralciare questa parte. Infatti, proprio perché i criteri del dimensionamento devono essere oggetto di intesa, essa non sarebbe potuta basarsi sulla base di una pregiudiziale, ovvero quella dei plessi, in quanto è evidente che il dimensionamento di per sé è un atto complessivo che attiene a plessi, a dirigenze e a organici.
A fronte di questo il Governo ha ritirato questa parte e ha chiesto che entro il 2011-2012 ci sia comunque un risparmio, nell'ambito del taglio alla scuola prevista dalla Finanziaria, da parte delle Regioni sul tema del dimensionamento pari a 85 milioni.
A questo punto le Regioni, visto che il tema del risparmio non è oggetto specifico dei criteri del dimensionamento, hanno dichiarato che potevano accedere a questa formulazione però non prendendosi la paternità di individuare se questa cifra di 85 milioni sarà più o meno corrispondente a quello che si verificherà. Quindi è stato aggiunto che tale cifra verrà poi verificata e condivisa dalle Regioni nel momento in cui si farà l'intesa.
Pertanto sostanzialmente abbiamo dato parere favorevole al regolamento del dimensionamento che riconosce l'autonomia delle Regioni.
A partire da questo, come ho detto all’inizio, ritengo che ci attende un grande lavoro, un lavoro che deve essere rivolto, ovviamente, a dare alla comunità marchigiana il servizio scolastico più corrispondente ai suoi bisogni.
Questa è una partita importante, ma che ha come grosso limite il fatto che avremo meno risorse, il taglio infatti non ce lo toglierà nessuno.
Quindi la sfida che raccolgono tutte le Regni italiane, per cui anche le Marche, non sarà quella di rilanciarla al Governo operando dei tagli secondo quelle che potevano essere le indicazioni del Governo senza confrontarci, rimandando dunque soltanto la responsabilità al Ministro Gelmini e al Governo stesso, bensì quella di lavorare comunque, anche con le risorse che ci verranno date, per il migliore sistema scolastico che si potrà avere e che la comunità marchigiana merita.
Su questo ritengo dovremo aprire, fin da domani, fino a quando verranno attuati i regolamenti, una grande fase di ascolto della comunità marchigiana.
L'Assessorato e la Commissione l'hanno già fatto in sede di predisposizione della legge regionale, però in questo primo mese mi sono accorta che non basta. L'ascolto della comunità marchigiana – e questo riguarda non solo il mio ma tutti i settori – non è mai abbastanza. Dico questo perché nel momento in cui - l'abbiamo visto anche in questi giorni - ci siamo trovati a discutere con gli studenti dell'opportunità o meno di togliere una dirigenza ci siamo accorti che quegli stessi studenti non sapevano di che cosa stavamo parlando.
Quindi lo sforzo che la politica deve fare è quello di accompagnare le riforme che vogliamo fare con una grande operazione di comunicazione e di confronto con la comunità, affinchè quando poi spiegheremo le questioni agli studenti e agli insegnanti questi se ne renderanno conto; ad esempio poco fa al piano di sotto c'era una rappresentanza dell'Istituto nautico di Ancona con gli striscioni, è bastato discutere con loro per venti minuti per farli poi rendere subito conto. Perché noi non abbiamo cittadini che hanno la testa fuori dall’'Italia, probabilmente abbiamo qualche politico che ha la testa fuori dal nostro Paese! I nostri cittadini sono ben consapevoli che le risorse sono poche e che per avere i servizi migliori devono fare anche dei sacrifici, sanno che devono entrare nell'ottica che si può avere molto ma non si può avere tutto ovunque.
L'impegno che mi prendo, anche grazie alla collaborazione del Servizio istruzione, che ringrazio per il lavoro che ha fatto e che sta avviando, è quello di fornire all'Assemblea legislativa un quadro a 360 gradi sulla scuola marchigiana.
Noi già sappiamo che la scuola marchigiana è in buona salute, le Marche sono state fino ad ora una Regione virtuosa. Vi do solo un dato, cioè che in base al parametro dei plessi scolastici sotto i 50 alunni, il Piemonte, che è una grande regione, dovrà tagliare 1000 scuole, noi ne dovremo tagliare 100. Quindi non è una cifra irraggiungibile, anche perché all'interno di questi 100 ci possono essere delle deroghe (aree montane, scuole con particolare indirizzo, quelle negli ospedali, nei centri di cura), certamente dovremo fare un'azione di razionalizzazione ma non ci sarà la necessità di fare degli interventi che mettano in disequilibrio il nostro territorio.
Siamo nelle condizioni di migliorare il sistema, che credo sia nostro dovere fare, ma non solo perché ce lo chiede, purtroppo, il taglio del Governo, ma perché ce lo chiedono i bisogni crescenti del nostro territorio. Solo per la messa a norma delle scuole, soprattutto con le nuove disposizioni che ci arriveranno anche dal decreto Bertolaso, e anche per il fatto che aumentando il numero dei bambini nelle classi qualche aula probabilmente andrà fuori norma, dovremo incrementare le risorse.
Ci auguriamo che l'applicazione del Titolo V della Costituzione in materia di istruzione, oggetto di nuova trattazione in un tavolo, che per ora è solo tecnico nella Conferenza Stato-Regioni e a cui partecipa la nostra dirigente Graziella Cirilli, possa portare anche ad una definizione chiara delle risorse.
Credo che su questo dovremo arrivare, se necessario, anche ad una mozione in Assemblea legislativa. Vi aggiornerò quando questo dibattito sarà avviato, però è evidente a tutti noi che al di là delle posizioni che ognuno ha in quest'Aula, non è possibile dare alle Regioni l'organizzazione dell'istruzione senza individuare nettamente le risorse su cui possiamo lavorare.
Quindi la Regione Marche è per lasciare gli organici in capo al Governo nazionale, ma c'è necessità di rivedere ciò che significa l'organizzazione della scuola nel territorio.
E’ questo che ci chiedono gli insegnanti, gli alunni e i genitori. Ovvero che cosa può fare la Regione nel momento in cui verranno meno le compresenze. E’ evidente però che in questo momento la Regione non può fare nulla, noi possiamo soltanto operare sperimentazioni, per esempio con il Fondo sociale europeo, che però sappiamo arriverà solo nel 2013.
Comunque, nel piano del lavoro che stiamo predisponendo con l’Assessore Badiali, nel 2009 abbiamo in animo di confermare 500 mila euro per combattere la dispersione scolastica, abbiamo interventi nel FAS che attribuiscono, se non ci verranno tagliati anche questi (sono a livello di contrattazione), 500 mila euro al sistema marchigiano per i laboratori, abbiamo finanziamenti per l'integrazione degli immigrati oppure per migliorare l'inglese dei nostri ragazzi dando possibilità di fare corsi avanzati.
Tutto questo però è una piccola cosa, è solo una sperimentazione che possiamo fare grazie alle fonti comunitarie. Quindi senza un intervento serio di federalismo fiscale si potrebbe arrivare all’implosione del sistema scolastico.
Concludo con il piano. Scusatemi se ho rubato molto tempo, ma credo che era doveroso da parte mia come primo atto informare l'Assemblea legislativa del lavoro che abbiamo fatto in questo mese.
Sul piano sarò breve, è stato ben illustrato da tutti i Consiglieri, dirò solo di una novità che credo soddisferà l'Assemblea legislativa.
Cioè che grazie alla richiesta di verticalizzazione degli istituti di Sassocorvaro verrà reso possibile l'utilizzo di una nuova dirigenza.
Sapete che il criterio dell'Assessorato era quello di non chiedere delle dirigenze aggiuntive al Governo nazionale. Nel piano avevamo quattro dirigenze che venivano meno, quindi prevedevamo quattro dirigenze in più per i centri per gli adulti, pertanto, visto che la Provincia di Ascoli-Fermo non aveva tolto nessuna dirigenza, avevamo chiesto alla Provincia stessa di individuare un centro interprovinciale.
Ora, considerato che Sassocorvaro rinuncia a una dirigenza, siamo nelle condizioni di poterla assegnare alla Provincia di Ascoli-Fermo; una gliel'ha già assegnata la Provincia di Ancona, però qui vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea, cioè, si parla sempre di campanile o non campanile, allora diamo atto che in questa fase il regionalismo può funzionare. Quindi a fronte di due dirigenze che vengono in più ad Ancona e a Pesaro, poi a beneficiarne dovranno essere la provincia di Ascoli e la futura provincia di Fermo.
In questo senso ho predisposto un subemendamento, che farà decadere tutti gli altri ma poi ognuno potrà portare avanti il risultato politico nel proprio territorio, dove propongo di introdurre due dirigenze per due centri per gli adulti, una a San Benedetto nella ex GIL e uno a Fermo.
Quindi il risultato, la paternità questa volta più che mai, partita dalla Commissione assembleare con la verticalizzazione di Sassocorvaro, arriva in Aula, una soddisfazione dunque di tutta l’Assemblea legislativa regionale.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Subemendamento n. 01 della prima Commissione:
Nella motivazione dell'atto, il capoverso “Considerata la decisione della provincia di Pesaro di costituzione di un istituto omnicomprensivo composto dall'Istituto comprensivo Battelli di Sassocorvaro e l'IIS Montefeltro di Sassocorvaro si esprime parere negativo in quanto non sussistono le condizioni di particolare isolamento previste per questo tipo di istituzione all'articolo 2, comma 3, del d.p.r. 233/1998 in tutto il territorio regionale, come già stabilito in precedenti piani regionali.” è soppresso. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1 della Consigliera Mammoli:
Al campo descrizione dell'allegato (modificato dalla Commissione) alla voce: “aggregazione I.T. Nautico ed Aereonautico Elia con ITIS Volterra di Torrette di Ancona” la parola “aggregazione” viene sostituita con la parola “unificazione”. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 della Consigliera Mammoli:
Al campo descrizione dell'allegato (modificato dalla Commissione) alla voce: “aggregazione I.P.S.I.A. Calzecchi Onesti con I.P.C. Podesti di Ancona” la parola “aggregazione” viene sostituita con la parola “unificazione”. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 della Consigliera Benatti. Ritirato.

Emendamento n. 3 bis del Consigliere Brandoni. Ritirato.

Emendamento n. 4 della Consigliera Romagnoli:
Nell'allegato A “Rete scolastica Regione Marche Anno scolastico 2009/2010”, nella tabella relativa alla provincia di Pesaro-Urbino “Scuola secondaria di secondo grado”, sostituire la dicitura “aggregazione degli indirizzi professionali grafico pubblicitario aziendale e turistico dell'IPSSCTP A. Olivetti di Fano all'ISS Volta Apolloni di Fano” con “Aggregazione dell'IPSSCTP A. Olivetti di Fano al Polo n. 3 di Fano”. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5 della Consigliera Mammoli. Ritirato.

Emendamento n. 6 della Consigliera Mollaroli:
Nella sezione “Variazioni al dimensionamento delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado” per la provincia di Pesaro e Urbino nella Tabella “Scuola secondaria di secondo grado” nella colonna “Descrizione” le parole da: “aggregazione del” a: “Battisti di Fano” sono sostituite dalle parole: “aggregazione dell'ITER (Istituto tecnico per il turismo) sezione associata dell'IIPSSCTP A. Olivetti all'ITC C. Battisti di Fano”.
Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Vorrei illustrare questo emendamento perché ha a che fare con la soppressione dell'Istituto Olivetti di Fano, quindi una questione abbastanza sofferta nel territorio a cui speriamo di trovare una soluzione.
In questa scuola ci sono due indirizzi professionali ed un indirizzo tecnico. La scuola sosteneva che la definizione “indirizzo tecnico” – tra l'altro siamo stati proprio noi con due piani fa ad aver attivato l'indirizzo tecnico-turistico – era sbagliata, in quanto, avendo due codici diversi ecc., è un vero e proprio istituto.
Quindi è per questo che la scuola ha sollecitato sia me che la Consigliera Romagnoli a presentare degli emendamenti.
Poi, per evitare errori sulla definizione di quella scuola e anche ricadute possibili non positive, ho preteso di avere in mano il decreto con il quale il dirigente dell'ufficio amministrativo della Provincia di Pesaro attiva questo istituto. E questo istituto è stato attivato con la dizione “sezione associata”.
Quindi – lo dico anche alla Consigliera Romagnoli - se per quella scuola, pur sapendo che non viene salvata l'autonomia, può essere rispettata l'identità, a me pare un'operazione corretta. Io mi sono premunita di questo decreto istitutivo, fattomi avere dalla scuola, quindi nel mio emendamento ho usato la dizione usata nello stesso decreto, dunque credo sia la formulazione più corretta.

PRESIDENTE. Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 7 della Consigliera Romagnoli. Decaduto.
Emendamento n. 8 della Consigliera Mammoli. Decaduto.

Emendamento n. 9 della Consigliera Benatti:
Nella sezione “Variazioni al dimensionamento delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado” per la provincia di Pesaro e Urbino nella Tabella in corrispondenza alla voce “istituzione centro provinciale per l'istruzione degli adulti” nella colonna “ente locale” è inserita la parola “Pesaro”. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 10 del Consigliere Giannotti:
Nell'allegato A, sezione di Pesaro e Urbino, nella tabella riguardante la scuola secondaria di secondo grado, sostituire nella riga inerente “Istituzione centro provinciale per l'istruzione degli adulti” la parola “favorevole” con la parola “negativo”.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. C'è un pronunciamento del Consiglio comunale di Urbino che esprime preoccupazioni per la possibilità della perdita dell'autonomia di una delle scuole storiche della nostra provincia e del nostro Paese, la famosa Scuola del Libro di Urbino.
Rispetto a questa richiesta mi sono fatto carico delle esigenze dei cittadini urbinati, quindi ho presentato due emendamenti, uno che dice di no, l'altro che chiede almeno di sospendere.
Quindi quanto meno approviamo l'emendamento che dice di sospendere questa procedura, in modo che si possa valutare, insieme all'Assessore, agli amministratori di Urbino e alla dirigenza scolastica, il fatto reale di questa misura.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Consigliere Giannotti, dalle informazioni che ho – poi su questo ovviamente c'è il parere tecnico degli uffici – il numero degli studenti che frequentano i corsi per adulti non viene conteggiato ai fini della parametrazione della scuola ai sensi del 233. Quindi credo non siano fondati i rischi di cui parla la preside Ragonesi, che ha fatto pervenire a tutti noi la documentazione.
Inoltre c'è un’altra questione sulla quale dobbiamo ragionare, ovvero, già gli istituti d'arte sono considerati un'eccezione, allora quando nasceranno i licei artistici con l'attuazione dei prossimi decreti sulla scuola superiore, vedremo tutta la sorte degli istituti d'arte della nostra regione, quindi non solo quello di Urbino.
Comunque a me risulta che il numero degli studenti che frequentano non fanno conteggio. E questa non è un'opinione, ma è una norma.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti per dichiarazione di voto.

Roberto GIANNOTTI. Leggo quello che dice il Consiglio comunale di Urbino: “Grazie all'attivazione del corso serale per adulti in grafica pubblicitaria e fotografia, l'ISA Scuola del Libro di Urbino raggiunge il numero di studenti ottimale per il mantenimento dell'autonomia, in ottemperanza ai parametri di legge”.
Invece se passa la scelta del centro, il rischio reale esiste.

PRESIDENTE. Emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 11 del Consigliere Giannotti:
Nell'allegato A, sezione di Pesaro e Urbino, nella tabella riguardante la scuola secondaria di secondo grado, sostituire nella riga inerente “Istituzione centro provinciale per l'istruzione degli adulti” la parola “favorevole” con la parola “sospeso”.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Siccome non possiamo sempre scherzare, e la politica è anche il terreno delle scelte, Consigliere Ricci, su questo emendamento chiedo, anche a nome del Consigliere Tiberi e della Consigliera Romagnoli, il voto per appello nominale. In modo che di fronte agli urbinati stavolta qualcuno si dovrà assumere le proprie responsabilità.

PRESIDENTE. Prego, Consigliere Altomeni, procediamo alla votazione per appello nominare partendo dalla lettera A.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Michele Altomeni no
Marco Amagliani no
Fabio Badiali no
Stefania Benatti no
Massimo Binci no
Giuliano Brandoni no
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli assente
Giacomo Bugaro assente
Franco Capponi assente
Guido Castelli sì
Enrico Cesaroni assente
Graziella Ciriaci sì
Francesco Comi no
Giancarlo D’Anna assente
Antonio D'Isidoro no
Sandro Donati assente
Sara Giannini no
Roberto Giannotti sì
Leonardo Lippi assente
Marco Luchetti no
Katia Mammoli no
Francesco Massi sì
Almerino Mezzolani no
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli no
Rosalba Ortenzi no
Paolo Petrini no
Fabio Pistarelli assente
Cesare Procaccini no
Mirco Ricci no
Lidio Rocchi assente
Franca Romagnoli sì
Vittorio Santori sì
Daniele Silvetti assente
Vittoriano Solazzi assente
Franco Sordoni assente
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi sì
Luigi Viventi assente

(L’Assemblea legislativa non approva)

Subemendamento n. 0012 dell'Assessore Benatti:
Nella colonna “Ente locale” dopo la parola “San Benedetto/presso ex GIL” è aggiunta la parola “Fermo”.
Conseguentemente nella colonna “Descrizione” le parole da “istituzione Centro interprovinciale per l'istruzione degli adulti” sono sostituite dalle seguenti:
“istituzione Centro provinciale per l'istruzione degli adulti”.
“istituzione Centro provinciale per l'istruzione degli adulti”.

Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Subemendamento n. 012 della Consigliera Romagnoli. Decaduto.

Emendamento n. 12 della Consigliera Benatti. Decaduto.

Emendamento n. 13 della Consigliera Ortenzi. Ritirato.

Proposta di atto amministrativo n. 112, così come emendata. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,50.