Resoconto seduta n.137 del 31/03/2009
SEDUTA N. 137 DEL 31 MARZO 2009
La seduta inizia alle ore 10,25
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Salutiamo il II Circolo di Via Ugo Bassi di Civitanova Marche. Buongiorno agli alunni e agli insegnanti.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 136 del 24 marzo 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 312/09, in data 26 marzo 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Sordoni, D'Isidoro, concernente: "Contenimento della spesa per il pubblico impiego. Esonero dal servizio del personale dipendente prossimo al collocamento a riposo. Preferenze legge 104/92. Revisione e riorganizzazione della dotazione organica e assunzione personale", assegnata alla Il Commissione in sede referente;
- n. 313, in data 27 marzo 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Comi, concernente: "Orari di apertura e turni di servizio delle farmacie della Regione Marche", assegnata alla V Commissione in sede referente.
Comunico che, con nota n. 2256 del 23/03/2009 a firma dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, D'Anna, Romagnoli, Binci, Santori, Cesaroni, Pistarelli, Viventi, Bugaro, Giannotti, Brini, Tiberi, Massi, Lippi e con nota n. 2324 del 25/03/2009 a firma dei Consiglieri Castelli e Altomeni è stata ritirata la pdl n. 273 concernente: "Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli di origine regionale".
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- 335/09 dei Consiglieri Lippi, Comi "Ricostruzione post-terremoto del settembre 1997 - situazione di degrado dei beni culturali, degli edifici pubblici e privati danneggiati";
- 336/09 dei Consiglieri Mollaroli, Ricci "Finanziamento del fondo per lo sminamento umanitario".
Ha chiesto congedo l’Assessore Carrabs.
Prima di passare all’ordine del giorno, interpretando anche il vostro pensiero, cari colleghi, vorrei salutare il nostro collaboratore Cardenio Medici, responsabile del servizio d’Aula oltre che rappresentante della RSU dell’Assemblea legislativa, il quale da domani, dopo tanti anni di servizio, sarà posto in quiescenza. Voglio veramente ringraziarlo per quanto ha fatto in tutti questi anni per la nostra Assemblea, gli auguro sinceramente una quiescenza tranquilla e serena insieme ai suoi familiari. Grazie, Cardenio (applausi in Aula).
Commemorazione
Vittime dell’ultima tragedia avvenuta sul Canale di Sicilia
PRESIDENTE. Colleghi, sulla base delle notizie che abbiamo appreso oggi dalla stampa in merito all’ennesima tragedia che si è consumata nel Canale di Sicilia, credo sia giusto e doveroso che l’Assemblea legislativa osservi un minuto di silenzio in onore di tutte le vittime (circa 400), persone che cercavano una vita migliore in Paesi arricchiti come il nostro.
(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)
Grazie. Con la speranza che per il futuro nessuna Assemblea legislativa d’Italia si trovi a dover osservare questi minuti di silenzio in onore di così tante vittime.
Sull’ordine del giorno
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza della mozione n. 335 presentata dal sottoscritto e dal Consigliere Comi “Ristrutturazione post-terremoto del settembre 1997, situazione di degrado dei beni culturali, degli edifici pubblici e privati danneggiati”, la quale per un disguido di comunicazione – ne avevamo parlato in una Conferenza dei Capigruppo – era stata iscritta come interrogazione, quindi l’ho dovuta ritirare per poi sostituirla con un nuovo testo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’iscrizione d’urgenza della mozione n. 335.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge regionale n. 241
della Giunta regionale
“Disciplina degli interventi regionali in materia di spettacolo”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 241 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Da diverse settimane, in seguito ad un provocatorio articolo di Baricco su La Repubblica e ai tagli proposti dal Governo al FUS per il 2009 – penso abbiate letto i giornali di questa mattina, ieri c’è stata un’importantissima manifestazione del mondo della cultura a Piazza Farnese a Roma –, in Italia si è riaperta una discussione vivace sul ruolo dello spettacolo, sul sostegno pubblico e privato allo stesso e sul rapporto tra spettacolo dal vivo e riprodotto. Un dibattito non accademico, ma che chiama in campo la funzione delle Istituzioni e le politiche culturali nell'epoca della comunicazione di massa e dell'uso delle tecnologie informatiche.
Francesco Alberoni sul Corriere della Sera di lunedì scorso ci comunicava una notizia di particolare rilievo, ovvero che nell'anno della crisi economica, la più significativa dopo quella del 1929, tutti i consumi sono diminuiti meno quelli culturali. E' un dato che conferma la tendenza comunicataci da diverso tempo dalle statistiche di Federcultura, ma che si presumeva che la crisi facesse vacillare.
Se a questo aggiungiamo i recenti risultati delle iscrizioni scolastiche che hanno visto le famiglie italiane optare per un tempo scuola lungo, quindi più formazione per i loro figli, si può aprire una prima riflessione.
Forse la crisi rende più saggi, ridisegna le priorità delle famiglie, apre a cambiamenti e fa sperare in un superamento del consumo facile ed avido.
Questa valutazione vale anche per la nostra Regione? Quanto ha a che fare con la proposta di legge che ci accingiamo ad approvare? Ebbene sì! Da anni la nostra Regione registra aumenti consistenti di spettatori. I dati più recenti a nostra disposizione, frutto di una ricerca (bilancio sociale ed altro) prodotta dall'Assessorato alla cultura (con l’allora Assessore Minardi), indicano per le Marche un aumento del 9,2% del numero degli spettatori.
Altri dati della stessa ricerca sono interessanti quindi li voglio ricordare. Il numero degli occupati nel settore è di oltre 3000, di cui il 90% non sono stabili, oltre a quello della presenza del numero dei teatri agli abitanti, cioè un teatro ogni 12.500 abitanti, uno dei primati nel nostro Paese.
Non è altrettanto positivo, invece, in Italia e nelle Marche – anche su questo cito un articolo di stampa, uscito in un numero di Magazine di La Repubblica della scorsa settimana, di Ludovico Pratesi, che tra l’altro è anche direttore artistico di uno dei pochi musei di arte contemporanea che abbiamo nella nostra regione, la Pescheria di Pesaro – l’aumento di coloro che frequentano i nostri musei, denunciando così un’assenza notevole nel mondo dell’arte contemporanea.
In Italia non abbiamo ancora un museo di arte contemporanea, abbiamo il Maxi di Roma, che ancora aperto non è stato ma che potrebbe competere con le grandi capitali europee, mi riferisco al Beaubourg di Parigi o alla Tate Modern di Londra. Anche i nostri musei storici – cito in particolare gli Uffizi o la Galleria Borghese – hanno problemi di presenza rispetto alle altre realtà europee.
Ma di questo ci occuperemo in seguito, visto che dovremo nei prossimi mesi trattare della legge che riguarda i beni e le attività culturali.
Le questioni che oggi trattiamo – lo voglio ricordare perché, ovviamente, conta anche il contesto ed il momento storico in cui le leggi vengono approvate – hanno un rilievo, oltre che culturale e politico, anche sociale ed economico, questo è l’atteggiamento con il quale vanno affrontate. Ci sono 3000 lavoratori, quindi un indotto economico che alla cultura nella nostra regione ormai da anni fa assumere un rilievo significativo.
Il Governo regionale ha da tempo presentato all'Assemblea diverse proposte di legge, quella sul cinema approvata nella scorsa seduta, questa di oggi che riguarda lo spettacolo ed un'altra, sulla quale vi stiamo lavorando in Commissione, sui beni e le attività culturali. Con queste tre proposte di fatto la nostra Regione ridisegna le politiche culturali.
Come funzionava fino ad ora? In che contesto normativo agivamo?
Fino ad ora queste materie (spettacolo, riprodotto, beni e attività culturali) erano governate da dalla legge n. 75 del 1997, che era sostanzialmente una legge di procedure e modalità… Presidente, le consegno il mio intervento scritto, così passiamo subito alla votazione!
Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori
PRESIDENTE. Consiglieri, per favore, mantenete un atteggiamento di silenzio e di ascolto nei confronti della relatrice.
Adriana MOLLAROLI. E’ la prima volta che in questa Regione viene presentata e discussa una legge sullo spettacolo, stiamo quindi ridisegnando il panorama delle politiche culturali, ma con questo clima non ho problemi ad interrompere la mia relazione! Comunque, visto che le questioni hanno un loro rilievo, continuerò cercando magari di essere breve.
Stavo dicendo che fino ad ora la materia era governata dalla legge n. 75 che stanzialmente era una legge di procedure e di modalità, si rinviavano poi ai piani di settore le politiche attive.
Per lo spettacolo esistono anche altre leggi, quella che istituisce l’Amat, un’associazione di Comuni a cui la Regione partecipa, la legge n. 20, solo di finanziamento per il Rossini Opera Festival e il Macerata Opera Festival, e da diversi anni, cioè da quando è stato riaperto, per il Teatro delle Muse, con una indicazione nella tabella del bilancio annuale, vengono indicate delle risorse.
Questo è l’assetto giuridico al quale facciamo riferimento in questo settore.
Ora per il futuro si vuole imprimere una svolta con una scelta che introdurrà nella nostra legislazione leggi di settore che prenderanno atto della maturità, validità e rilievo economico ed occupazionale, della qualità professionale e dell'indispensabilità dei servizi culturali in una società moderna e aperta al futuro quali le Marche vogliono essere.
Questa legge è stata presentata dalla Giunta regionale diversi mesi va, certo, la Commissione ha lavorato con tempi sufficientemente lunghi, ma come potete immaginare la materia non è assolutamente semplice.
Il testo che presentiamo è stato modificato rispetto alla proposta della Giunta, è un testo che ha tenuto in forte considerazione anche il parere del CAL.
Anticipo ora che sono stati presentati numerosissimi emendamenti - sui quali nel merito tornerò al momento della loro votazione - dai Consiglieri di maggioranza e fatti propri anche dai Consiglieri di minoranza, per i quali, dopo una valutazione attenta, come maggioranza si è ritenuto che potevano essere accolti.
Riferisco ora in Aula quali erano le intenzioni della Commissione e quale sia la sostanza degli emendamenti, senza però indicarli uno per uno, lo farò quando passeremo al loro esame.
La proposta che la Commissione ha elaborato – come vi dicevo - modifica sostanzialmente alcune questioni. La prima riguarda l’assetto istituzionale, quindi ridisegna il ruolo della Regione e assegna delle funzioni precise alle Province ed ai Comuni.
Dopo la legge avremo due strumenti per governare questa materia, il piano triennale e il piano operativo annuale con il quale verranno assegnate anche le risorse.
Noi quindi rispetto ai meccanismi attuali avevamo introdotto una forte novità - che però gli emendamenti, a cui mi adeguo, tendono a cancellare -, ovvero su come vengono selezionati i progetti locali. I Comuni raccolgono i progetti, li inviano alle Province e queste, sulla base degli indirizzi regionali, li finanziano.
Prevedevamo quindi un meccanismo nuovo, quello che al meccanismo burocratico della raccolta dei progetti si sostituisse un meccanismo di concertazione. Ovvero, ogni provincia raccoglieva i propri progetti locali e poi con la Regione concertava la sostenibilità degli stessi e anche il relativo finanziamento.
Gli emendamenti – che, ripeto, molti sono della maggioranza ma fatti propri anche dalla minoranza - reintroducono il vecchio meccanismo, anzi, ne introducono uno ancora più nuovo, cioè che anche le Province devono selezionare i progetti locali tramite bando.
La seconda novità è agli articoli 7 e 8, quelli che hanno fatto maggiormente discutere. La legge introduce – lo faceva già il testo della Giunta e la Commissione lo ha riproposto con una modalità nuova – il riconoscimento di alcuni soggetti definiti (vedi art. 8) di primario interesse regionale. Ovvero quei soggetti che svolgono funzioni di rilievo regionale e che riguardano la produzione e la diffusione della cultura e dello spettacolo, l’attività di produzione stabile e la circuitazione.
Nella proposta della Giunta oltre ad indicare i criteri che formulano questi progetti all’articolo 14 in sede di prima applicazione si indicava anche il nome ed il cognome degli stessi; lo dico con chiarezza perché questo è un punto che ha fatto discutere e sul quale ci sono alcuni emendamenti –. Per cui, dopo aver ascoltato anche il parere del CAL, non essendoci l’urgenza della prima applicazione, perché viene sì approvata oggi ma entrerà in funzione nel 2010, visto che per l’anno 2009 abbiamo prorogato la durata del Piano triennale, si è ritenuto che la legge avrebbe dovuto dare le indicazioni sui criteri che costituiscono i soggetti di primario interesse regionale e che poi sarà la Giunta, entro novanta giorni, ad indicare un regolamento con il parere della Commissione.
La legge introduce – e questo è confermato anche dagli emendamenti dei Consiglieri di maggioranza e di minoranza – anche un altro meccanismo di selezione dei finanziamenti regionali… Presidente, mi spiace, ma se non è possibile avere un po’ di silenzio, concludo qui!
PRESIDENTE. Consiglieri!
Adriana MOLLAROLI. L’articolo 7 introduce sui progetti regionali un’altra modalità, cioè vi è l’indicazione di progetti di interesse regionali selezionati attraverso i bandi. Perché questo? Perché nel settore vorremmo introdurre qualche dinamicità, si vuole consentire anche a quei soggetti che stanno nascendo nella nostra regione e che possono presentare progetti di interesse, di essere finanziati. Quindi non un sistema rigido che riconosce e finanzia soltanto alcuni soggetti, seppure le eccellenze e quelli riconosciuti da leggi regionali hanno una validità e una funzione regionale.
Quindi vorremmo, seppur i finanziamenti regionali non siano moltissimi, introdurre qualche elemento di novità oltre a sostenere una progettualità nuova. Questo è il senso dell’articolo 7.
Altra novità…
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
PRESIDENTE. Consigliera, mi scusi.
Adriana MOLLAROLI. Ho chiuso, Presidente, non c’è problema!
PRESIDENTE. Consiglieri, non riesco a sentire quello che dice la relatrice, quindi sicuramente neanche voi. Allora, per cortesia, fate silenzio, date un po’ di attenzione nei confronti di chi parla, ciò significa poterla averla anche quando lo farete voi! Prego, Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Dopo aver illustrato le criticità e i punti più salienti sui quali c’è stata maggiore discussione, avendo cercato di fornire il punto di vista che vuole rappresentare la legge, voglio illustrare alcune altre novità che riguardano la costituzione di un fondo unico per lo spettacolo e di un fondo di anticipazione.
Nella nostra Regione avremo un fondo unico nel quale convergeranno le risorse regionali e le risorse nazionali. Inoltre all’articolo 11 prevediamo anche un fondo di anticipazione, una novità che in questi anni ci è stata richiesta con forza. Con questo meccanismo potremo anticipare ai soggetti riconosciuti di primario interesse regionale risorse regionali, che sono a copertura delle risorse statali che molto spesso arrivano in tempi lunghi e che quindi costringono i soggetti a chiedere anticipazioni alle banche con il conseguente pagamento di congrui interessi.
Quindi con tale fondo di anticipazione, che poi sarà regolato anche da un atto di Giunta, cerchiamo di andare incontro anche a quei problemi economici molto spesso avuti da questi soggetti.
Concludo dicendo che è stato un testo discusso, prima prodotto da un Assessore poi, come sappiamo, c’è stato un cambio, c’è stato un cambio anche su chi ha portato in Aula questa legge. In ogni caso ci sembra di averci adeguatamente ragionato, di aver ascoltato tutti i soggetti interessati, non solo, di aver ascoltato e preso atto di alcune considerazioni e del parere del CAL, che tra l’altro è allegato all’atto.
Quindi, anche con le modifiche sicuramente migliorative che intendono portare anche gli emendamenti che si stanno introducendo, credo che con questo atto, se l’Assemblea legislativa lo approverà, consegneremo al mondo della cultura marchigiana ed in particolare al mondo dello spettacolo, una legge assolutamente all’altezza dei tempi, una legge che riconosce lo straordinario valore oltre che culturale anche sociale ed economico di questo settore. Inoltre daremo più certezze perché, come vi ho detto, la legge introduce il meccanismo del finanziamento triennale che consentirà ai soggetti che fanno cultura nella nostra regione di fare adeguati progetti che credo potranno consolidare questo settore e che quindi potranno continuare a dargli quella rilevanza conquistata negli anni.
PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Sarò breve vista la scarsissima predisposizione all’ascolto e direi anche all’educazione, visto il giusto risentimento più volte dimostrato dalla relatrice di maggioranza.
Abbiamo anticipato, sia nelle richieste di rinvio, sia durante l’approvazione della legge sul cinema (venuta da uno sdoppiamento della legge originaria), l’importanza e nello stesso tempo l’iter abbastanza tormentato di questa proposta di legge.
L’importanza di questa legge è indiscussa, la Commissione infatti vi ha lavorato molto, nella prima stesura della proposta di legge n. 241 ha fatto audizioni serie ed allargate a tutte le parti sociali, a tutte le Associazioni, dalla Form in poi, alle Province, insomma a tutti coloro che volevano essere ascoltati.
Quindi l’importanza è data anche dal lavoro fatto in Commissione. Oltre all’iniziativa di tale proposta che, ricordo, era dell’ex Assessore Minardi, il quale fin dalla nascita l’accompagnò con una serie di convegni di ascolto, il più grande si svolse a Caldarola e poi ad Urbino, quindi un tavolo allargato che però non poté seguire proprio perché l’Assessore venne sostituito.
E’ importante anche perché andiamo a sostituire la legge n. 75. Una legge che tutti abbiamo detto, noi per primi, che è stata un fallimento. Sicuramente a suo tempo ebbe delle intuizioni, ma è comunque stata una fallimento nella gestione. Una gestione che ha consentito duplicazioni, che ha consentito accavallamenti di ruoli e di programmazione. Una gestione che ha consentito alle Province e agli Enti locali l’appropriazione di ruoli, e non di coordinamento come si cerca oggi di ristabilire, bensì di co-programmazione, togliendo quindi spazi programmatori alla Regione, ma soprattutto a quella programmazione unica nel rispetto delle vocazioni degli enti territoriali e nelle vocazioni…
PRESIDENTE. Scusate, Consiglieri, non so veramente come ci si deve rivolgere a voi! Se non avete interesse, ditelo, fatelo presente ai vostri Presidenti di gruppo, così non convocheremo neppure la seduta! Però, siccome è stata convocata, state a sentire, rispettatevi tra di voi! Prego, Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Le legge n. 75 molto spesso, anziché andare nella direzione delle vocazioni naturali e artistiche delle zone, seppur variegate e ben definite, ha determinato che tutti facessero tutto e che non si sapesse chi, che cosa, dove. Tal perpetuazione di un certo modo di fare non ha consentito neppure il liberarsi di nuove risorse, anche private, e soprattutto non ha consentito alle nuove generazioni di potersi affacciarsi con la loro creatività nello scenario culturale.
Proprio per questo tutti dicevamo da tempo – l’opposizione in particolare – che la legge n. 75 andava rifatta. E che, anche utilizzando i poteri concorrenti che in questo tema il Titolo V della Costituzione affida alle Regioni, bisognava riappropriarsi di questa funzione e fare una sorta di legge quadro.
Quindi grazie a chi l’ha ideata, a chi ha avuto per primo – parlo dell’ex Assessore Minardi – l’intuizione per una legge quadro di sintesi.
Siamo stati all’altezza delle aspettative? Questa legge ha subìto diversi rimaneggiamenti, alcuni dovuti, ripeto, alle vicissitudini degli Assessorati che sono cambiati, altri anche a passi indietro e a passi avanti. Io non dimentico le audizioni originarie fatte con le Province che erano impaurite proprio di questo ruolo che la Regione intendeva riaffermare, quindi di questa razionalizzazione che si voleva dare all’intero sistema. Le Province levarono gli scudi contro questa legge e di sicuro, l’abbiamo detto più volte, questo ha influito anche nelle scelte assessorili.
Sicché la Commissione si è ritrovata più volte, anche con la precedente Presidente Benatti, a metterci le mani.
Infatti gli emendamenti oggi presentati dalla maggioranza, ripresi anche dalla minoranza, vanno nella direzione di ripristinare la vocazione di originaria ratio di questa proposta di legge, proprio perché avendoci rimesso le mani più volte non la si riteneva all’altezza di quelle che potevano essere le aspettative.
Perché? Una prima osservazione importante da fare è che se confrontiamo questa legge con le leggi sullo spettacolo di altre Regioni, vedremo – ma questo possiamo dire che è un discorso culturale o ideologico, ed anche se non dovrebbe essere presente, però lo è – che abbiamo a che fare con una legge ancora fondamentalmente dirigista. Cioè in questa Regione non si riesce ancora a sburocratizzare determinate materie. Anzi, visto che per antonomasia la legge sullo spettacolo dovrebbe andare esclusivamente nella direzione di liberare risorse, però poi non ci riesce. Non riesce a consentire ad associazioni e operatori privati di affacciarsi in un sistema concorrenziale paritetico con il pubblico, senza più rendite di posizioni per nessuno. Inoltre non riesce a consentire alla Regione, nella sua opera di pianificazione e programmazione, di interloquire, finanziare, aiutare, sostenere e promuovere alla stessa maniera tutti i soggetti privati e non privati che potrebbero svolgere progetti culturali seri, progetti che vanno nella direzione della programmazione regionale, e soprattutto dare spazio alle giovani generazioni, insomma consentire l’accesso nel panorama culturale di tutti e soprattutto di progetti degni.
Con tale legge questo non avviene completamente, essa continua ad avere un assetto impastoiato, un assetto che vede la governance prevalentemente pubblica. Gli enti locali, che con gli emendamenti presentati abbiamo cercato di ridimensionare e di ricondurre al mero ruolo di coordinamento, sono comunque presenti massicciamente.
Una legge che dica che la Regione promuove e finanzia una serie di bandi e di progetti, in ugual misura pubblici e privati, che consentano quindi la partecipazione di privati al pari di Province o di Comuni, non siete riusciti a farla, ma per un assetto e una mentalità dirigista della quale probabilmente non riuscite a liberarvi.
Dico questo perché il privato, che ha sì i suoi spazi, ne ha sicuramente più di prima, in un certo senso può accedere ai bandi – infatti noi anche sui bandi abbiamo insistito proprio per far sì che ci fossero spazi, ecc. –, però poi attraverso la Regione e attraverso il Comune, ma in particolare attraverso la Provincia, deve comunque passare.
Cioè non si è avuta la libertà di dire che l’operatore in gamba, il teatro in gamba, la giovane associazione in gamba, consolidata e che ha anni di anzianità – e questo è giusto perché è chiaro che non possiamo frammentare o polverizzare il tutto – potranno partecipare prevalentemente alla mediazione e a quella intermediazione continua dei ruoli e degli enti locali.
Questo non lo abbiamo ottenuto, ma perché probabilmente la nostra mentalità è profondamente diversa da quella di Regioni come la Lombardia, di cui vi invito a leggere la legge sullo spettacolo, ma potrei parlare anche di Regioni come il Lazio che, come sapete, ha avuto anch’essa alterne gestioni politiche.
Quindi l’assetto burocratico, cioè quell’assetto che non è riuscito a liberalizzare appieno il ruolo delle associazioni, dei teatri, ecc., un assetto che ha posto pesantemente ancora una volta soprattutto le Province come intermediazione quindi non solo come coordinamento degli enti locali, lo troviamo ancora.
Tutto questo, a nostro avviso, dà un’immagine di una legge che difficilmente riuscirà a realizzare – anche se me lo auguro lo possa fare con l’accoglimento degli emendamenti che abbiamo proposto – quella svolta che qualcuno voleva e che soprattutto si aspettavano i giovani e le associazioni.
Non dimentichiamo che con questa legge, che oltre a sopprime la legge n. 75 ne sopprime anche altre particolari come quella sullo Sferisterio, ecc.., si voleva ricorrere all’individuazione di soggetti di primario interesse regionale.
Questa impostazione in linea di massima ci va bene, perché è giusto che determinate “istituzioni” – lo dico tra virgolette - che svolgono da tempo un ruolo ormai consolidato e soprattutto che promuovono cultura a carattere regionale, nazionale e internazionale (come i nomi che in un primo tempo nella norma transitoria erano stati fatti), abbiano un elenco, abbiano un riconoscimento a parte; infatti la minoranza con un emendamento quell’elenco lo ripropone, anzi, addirittura lo amplia.
Su questa individuazione c’è stata un’acerrima discussione, da parte della maggioranza vi è stato un continuo indietreggiare, perché chiaramente si è sviluppato il sindacalismo dei territori, in particolare le province prepotentemente sono tornate a voler imporre la loro, per cui si è preferito, visto che il piano è slittato e che i bandi sono stati ormai effettuati con la legge n. 75, rimandare alla Giunta regionale il regolamento, quindi successivamente all’individuazione di questi PIR.
Auspichiamo davvero la maggior parte delle selezioni di questa legge avvengano con bandi pubblici, con direttive precise della Regione. La Regione non deve gestire, deve esclusivamente pianificare l’azione. Certo, è giusto che i finanziamenti e le sovvenzioni vengano distribuite in base a una programmazione, ma la Regione deve gestire meno possibile e soprattutto deve consentire agli enti territoriali di svolgere esclusivamente un ruolo di coordinamento.
Fatto questo auspichiamo che ci sia la più grande partecipazione pubblica ai progetti, ai bandi, e che possa essere consentito il più possibile ad operatori giovani – quel famoso ricambio generazionale su cui, in particolare con la Consigliera Benatti, mi ero soffermata –.
Dunque se la legge non servirà a questo potevamo anche tenerci la 75. Infatti l’accusa maggiore subita dalla legge n. 75, non fu soltanto quella di una gestione massiccia, spesso soverchiante, ed anche di duplicazione delle Province, ovvero un effetto di spiazzamento del pubblico sul privato, ma fu anche quella di volersi portare dietro certi enti e certe posizioni ormai consolidate – che noi le definiamo anche incrostate –.
Insomma non possibile che in questa Regione si parli solo di due o tre enti o associazioni a scapito di una programmazione giovanile, di teatri giovani, di altre forme di teatri stabili, di associazioni, di operatori, ovvero tutto quello che in altre regioni, invece, concorre pariteticamente con quei progetti della Provincia che vanno nella direzione dello sviluppo. Sicché si deve trovare il modo che possano sì concorrere con i grandi, ma anche quello di avere nicchie riservate per far sì che i bandi, appunto, siano prevalentemente riservati ai giovani operatori.
Ma noi siamo perplessi che tutto questo possa avvenire
Siamo perplessi perché a questa legge si è valuto dare ancora un impianto fondamentalmente dirigista e di governance prevalentemente pubblica.
Siamo perplessi se non ci sarà l’accoglimento o meno di determinate nostre sollecitazioni che, appunto, vanno nella direzione della selezione seria e dell’accesso soprattutto al ricambio e alla possibilità di liberare nuove risorse.
Abbiamo, inoltre, perplessità perché non riteniamo sia completato – almeno l’intento era questo ma non sappiamo quando potrà essere realizzato – quel processo che favorisca anche la partecipazione di risorse private, e per risorse private intendo anche quelle economiche. Cioè, quanto gli operatori privati o gli imprenditori privati saranno invogliati da questa legge, che comunque continua ad essere massicciamente gestita da enti locali? Parlo di convenzioni per la gestione di teatri, parlo della formazione di ulteriori fondazioni. Perché, diciamolo, di teatri ne abbiamo tanti, ma se poi non ci sono convenzioni con i privati che promuovono stagioni od altre cose, poi difficilmente si riuscirà a reperire risorse.
Quindi quanto il privato sarà invogliato ad investire in questo piano?!
Dunque di perplessità ne abbiamo tante, ma apprezziamo comunque lo sforzo fatto. Apprezziamo soprattutto lo sforzo di razionalizzare e di mettere in rete il sistema degli enti locali. Riteniamo, però, che gli enti locali più coraggiosamente avrebbero dovuto fare un ulteriore passo indietro in favore del privato, in favore di un elenco di soggetti che alla pari possano partecipare e concorrere.
Ora aspettiamo di vedere la buona volontà che ci sarà nei correttivi, per modificare eventualmente quello che è stato in Commissione il nostro voto di astensione.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Brini. Informo che durante questo intervento saranno chiuse le iscrizioni per poter intervenire.
Ottavio BRINI. Questo intervento mi permette di richiamare anche un'interrogazione che puntualmente viene messa all'ordine del giorno ma che sempre puntualmente non viene mai discussa. Mi riferisco all'interrogazione n. 1218 inerente l'individuazione di progetti culturali di interesse generale (Musicultura e Civitanova Danza).
Per ora con cautela mi dichiaro soddisfatto, ma rimango in attesa di vedere se l'emendamento presentato verrà accolto o meno, poi, in base a questo, ci sarà anche la mia espressione di voto.
Quello che mi preoccupa è la soppressione dell’art. 14, tutto viene demandato alla Giunta. Che significa demandare tutto alla Giunta! Cioè, rimane tutto come prima oppure vengono accolte le richieste delle opposizioni? Perché se fosse quest’ultimo caso tanto vale accogliere l'emendamento sulla Musicultura e Civitanova Danza.
L'altra riflessione riguarda il Consigliere Minardi – non me ne voglia –. Cioè vorrei capire se rispetto al suo lavoro c'è discontinuità oppure questo è un lavoro che segue ciò che lui aveva iniziato e portato avanti con il suo Assessorato. Secondo me, infatti, sia la proposta precedente che quella attuale hanno poca continuità. Vuole essere allora un segnale nei confronti dell'ex Assessore - visto peraltro anche il modo in cui è stato sostituito -?
Quindi vorrei sapere se c'è una discontinuità rispetto all’operato dell'Assessore Minardi oppure se era solo un fatto contingente a livello politico. In ogni caso ritengo che quanto di buono aveva fatto l’Assessore Minardi doveva essere comunque tenuto nella dovuta considerazione.
Altre due riflessioni. Il Comune di Civitanova, anche se non si vede in bilancio, con la manifestazione di Civitanova Danza dà un forte contributo all'azienda cultura dei teatri, e se così non fosse avrebbe chiuso già da qualche anno; certamente un’iniziativa del genere non si potrebbe mantenere soltanto con i miseri contributi della Provincia e della Regione!
Invito quindi l'Assessore Solazzi a confrontarsi con il Comune, ad avere dati reali, non seguire quelle disinformazioni che arrivano puntualmente e che vogliono mettere magari un Comune di centro-destra in cattiva luce nei confronti della gente.
Fosse stato per me non avrei chiesto nemmeno un euro alla Provincia e alla Regione! Ma visto che c'è una legge che lo permette è giusto partecipare con dei progetti seri. Progetti però che devono essere alla pari, guarda caso, infatti, Musilcultura e Civitanova Danza - due fiori all'occhiello a livello internazionale, Civitanova Danza fa delle prime mondiali conosciute in tutto il mondo – non hanno la stessa risonanza di Pesaro con il ROF o di Macerata con lo Sferisterio.
Quindi bisogna avere maggiore attenzione per queste iniziative, che peraltro alla Provincia e alla Regione costano quasi nulla, ma che poi danno tanto come ritorno d'immagine, a livello culturale danno sicuramente notorietà a tutta la regione Marche.
La mia ultima riflessione forse non rientra neppure in questa discussione ma la voglio sottolineare lo stesso. In passato all'AMAT ho fatto delle contestazioni sui bilanci e sugli interventi che faceva. Per cui oggi voglio chiedere all'Assessore - che non è presente in Aula, mi auguro che qualcuno glielo riferirà, e se necessario sarò puntuale anche con un'interrogazione – di cercare di capire la programmazione dell'AMAT, strumento importantissimo per la cultura marchigiana. Cioè come vengono distribuiti questi fondi, se c'è la politica del passato, ad esempio dare piccoli contributi a quei Comuni con poche risorse che hanno dei teatri; certo, è giusto che vengano incentivati con risorse, ma molto spesso i Comuni grandi non hanno quel ritorno rispetto ai Comuni piccoli. Questo comunque riguarda un problema di solidarietà, che condivido appieno, infatti è giusto che a livello di cultura il grande Comune vada in aiuto al piccolo Comune; chi ha un bel teatro ma non le risorse economiche deve poter fare una bella programmazione, una cosa sempre molto positiva.
Quindi l’Assessore prima deve cercare di capire la programmazione dell'AMAT e poi che ne faccia un breve cenno in quest'Aula.
Ora non entro nel merito dei bilanci perché l'ho fatto anche in passato, poi su certe cose e su certe scelte ho avuto anche ragione, ma comunque, ripeto, bisogna cercare di capire qual è la programmazione e se va in concomitanza con il neo Assessore.
La stessa domanda la pongo, anche se non è corretto, al Consigliere Minardi, ovvero se anche lui con l’AMAT ha avuto qualche problema di programmazione, di gestione o di impostazione.
Su questa legge è stato presentato un emendamento all'articolo 14, che secondo me è un emendamento chiave, per cui il mio voto, come ho detto poc’anzi, sarà condizionato dal suo accoglimento o meno.
Dunque se ci sarà veramente volontà di recepire ciò che stiamo dicendo da qualche mese va bene, invece non va bene se è il solito stratagemma da bambini – dico da bambini, perché tanto prima o poi nei fatti lo vedremo – inventato da qualcuno o da qualcuna perché magari non ha i numeri e le condizioni per poter approvare questa legge.
Quindi se ci sarà una volontà politica di dare un segnale forte penso che troverà l'unanimità di tutta l'Assemblea legislativa, se così non fosse poi le riserve le abbiamo tutti, ovvero, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!
Dunque bisogna essere cauti ed attenti ma anche assumersi tutte le responsabilità fino in fondo.
Quindi, ripeto, il mio voto su questa legge è condizionato dall’accoglimento o meno di questo emendamento.
PRESIDENTE. Mi corre l'obbligo di informare l'Assemblea legislativa che l'Assessore Solazzi non è presente in Aula in quanto è stato chiamato dal Prefetto di Ancona ad una riunione per i problemi, che conoscete bene, dei pescatori, dei vongolari in particolare.
Ha la parola il Consigliere Minardi.
Luigi MINARDI. Semplicemente per informazione al Consigliere Brini, in qualche modo mi ha chiamato in causa, con il quale ho un rapporto di vecchia data, siamo entrambi Consiglieri per la seconda legislatura. Certo, non sempre ci siamo compresi al volo, ma è normale, siamo in qualche modo simili quindi spesso i simili si respingono, non necessariamente si attraggono.
Il Consigliere Brini mi chiede se questa legge è la stessa o non è la stessa. La legge precedente che avevo presentato era stata licenziata dopo due conferenze programmatiche regionali, dopo una ricerca approfondita, un bilancio sociale di settore, e dopo una trentina di riunioni con i soggetti che fanno parte del sistema dello spettacolo.
Ora lentamente questa legge sta ritornando alla legge licenziata. Oggi siamo ancora in una fase interlocutoria, non sappiamo cosa voteremo, ma se ho ascoltato bene le dichiarazioni del relatore di maggioranza, c'è un'ampia disponibilità ad accogliere degli emendamenti sulla governance del sistema che, appunto, riporterebbero la legge sostanzialmente a quella originaria.
Quindi se le cose andranno così mi dichiaro assolutamente soddisfatto di questo percorso. Un percorso che è sì stato molto lungo ma nel quale si è anche dimostrata attenzione ed ascolto.
Che cosa ha di importante questa legge? Ritengo sia una legge innovativa, anche se qui ho sentito che c’è qualche perplessità. E’ innovativa in che parti? E' innovativa nelle parti nelle quali bisognava innovare ed è migliorativa, invece, in quelle parti che già nella nostra regione funzionano in un certo modo quindi hanno punte ed esperienze che possono essere tratte da esempio e generalizzate.
Questa legge in fin dei conti che cosa fa? Essa parla del sistema della cultura marchigiana, che non è un sistema qualsiasi, non è un sistema da poco, è un sistema molto ricco, peraltro molto ricco di soggetti anche molto diversi tra loro. Insieme alle eccellenze, infatti, ci sono una serie di soggetti che pur non essendo eccellenti dimostrano pur sempre una vitalità. Quindi hanno un'importanza fondamentale e ce l’hanno più ancora laddove i comuni sono di piccole dimensioni, quando comuni che non possono avere soggetti eccellenti presenti in quel territorio, ma che comunque sono dei veri e propri animatori sociali e culturali.
Il valore della cultura è anche un valore sociale. Attraverso la cultura c'è un recupero della memoria, c'è una discussione sui valori, sui princìpi, sulle relazioni che esistono all'interno di una città. Quindi è anche un modo per fare coesione sociale, per far sì che questa bellissima regione sia anche una regione nella quale i cittadini si sentano di serie A in tutte le città, anche in quelle di periferia.
La cultura non è un lusso che va concentrata solo in alcune realtà, la cultura è un prodotto formidabile che va fruito in ogni parte della nostra regione.
Quindi non è facile fare una legge che tenga conto sia delle eccellenze, sia di quei ragazzi, per esempio, che si organizzano, che vogliono fare uno spettacolo teatrale, che vogliono mettere in piedi una compagnia amatoriale o un complesso musicale.
Tutto questo non è facile ma è stato fatto. Il meccanismo previsto dalla legge, infatti, prevede il riconoscimento dei soggetti che hanno una priorità regionale, sarebbe certamente stolto fare in modo di considerare tutti allo stesso modo, nella nostra regione non è questo il modo di procedere e di promuovere la cultura.
Le eccellenze vanno riconosciute e se hanno un riconoscimento nazionale non è che ce l'hanno perché sono fortunate o perché è frutto del caso, ma perché è frutto della storia e del lavoro di tante persone, delle conoscenze accumulate, è frutto di una tradizione messa in campo di professionalità costruite. E se non costruiamo una tutela dei queste professionalità non potremo far evolvere il sistema verso un suo sviluppo.
Quindi la necessità di tutelare i soggetti che hanno una maggiore consistenza di tradizione e di qualità è assolutamente fondamentale. Anche perché tali soggetti hanno la capacità non di operare per sé, ma di operare per un intero territorio, favorendone così l’emersione, la costruzione di atteggiamenti emulativi, la gestione di reti. E se le reti le vogliamo fare dobbiamo avere un leader che le gestisca, altrimenti non si fanno.
Dunque è stata riconosciuta, e questa è un’innovazione, l'esistenza di quei soggetti che meritano un'attenzione particolare. Come? In un duplice modo.
Primo. Oltre ad avere dei criteri per individuarli e ci saranno dei finanziamenti garantiti, poi si interverrà solo in quella direzione con un fondo di rotazione. Il che significa che questi soggetti all'inizio dell'anno potranno fruire di risorse fresche, che non sono inventate, non sono elargizioni, derivano da quegli impegni che sia la Regione che lo Stato si sono presi con questi soggetti, però quei fondi finiscono per essere disponibili verso la fine dell'anno quindi creare degli appesantimenti finanziari.
Secondo. La legge tiene molto in considerazione il fatto che siamo in una fase di restrizione di risorse finanziarie, allora nel momento in cui ci sono risorse finanziarie calanti bisogna fare in modo tenere chiuso il sistema – se ho compreso bene era anche un po’ quello che ha cercato di dirci la Consigliera Romagnoli –.
Per cui l'idea di mantenere aperto il sistema è stata assolutamente presa in considerazione, perché i progetti che si gestiranno nel territorio saranno gestiti con bandi e non assegnati a soggetti già presenti e stabili. E' una gestione assolutamente fondamentale. Credo che attraverso questo riconoscimento si possa dare un equilibrio al sistema che tenga conto delle punte alte come pure della vitalità del sistema, non rappresentando quindi un tappo per il soggetto nuovo che potrebbe esserci nel sistema.
Un’ulteriore questione che credo sia assolutamente importante – ma questo lo dobbiamo decidere oggi, perché ci sono degli emendamenti che la Commissione mi pare orientata ad accogliere – è su come si governa il sistema.
Io non sono d'accordo con la proposta arrivata in Aula, ma secondo me sono stati giustamente elaborati e presentati, valutati anche dalla Commissione che li ritiene accoglibili, alcuni emendamenti che introducono il concetto di sistema, un concetto importantissimo che ritroviamo in tutte le leggi, però spesso dimostriamo di non aver chiara l'idea che abbiamo di Regione.
Allora la mia domanda è: come si fa il sistema? Il sistema non può non farlo la Regione, ovvero l'ente che ha sotto sua osservazione l'intero territorio. Il sistema non può essere fatto da 247 Comuni ognuno per conto proprio. Se dobbiamo fare sistema lo dobbiamo fare prima di tutto attraverso una lettura della Regione con i soggetti, poi sempre da parte della Regione deve esserci la definizione di un progetto e devono essere definiti anche alcuni progetti di interesse regionale.
Questo significa che se il sistema deve essere dinamico la sia parte innovativa non la può fare un singolo Comune, ma la deve per forza immaginare la Regione con i soggetti. Dopodiché non è la Regione che lo deve gestire, la Regione non deve gestire niente, la Regione analizza attraverso l'Osservatorio, programma e dà le linee operative.
Il secondo soggetto cardine del sistema sono i Comuni, ovvero quei luoghi, quelle istituzioni dove si concentrano le risorse prima di tutto finanziarie. La massa di risorse finanziarie che investe nella cultura il sistema dei Comuni è la stragrande risorsa utilizzata dal sistema. Quindi è impossibile trascurare i Comuni.
I Comuni hanno tradizione, hanno luoghi, i Comuni hanno rapporto con le associazioni, con i soggetti, hanno relazioni, quindi sono fondamentali per la gestione del sistema.
Tra questi due margini (chi programma e chi gestisce) c'è di mezzo la Provincia che non deve far altro che coordinare. Non possono esistere progetti provinciali perché finirebbero per negare l'attività e la vitalità dei Comuni.
Questo è l'accordo, questo è contenuto negli emendamenti, però va anche nella direzione del dibattito più recente. Sapete che in occasione della discussione sul federalismo fiscale è stato presentato un emendamento bi-partisan dall'ex Presidente dell'UPI e dal Vicepresidente dell'UPI (centro-sinistra e centro-destra) che congiuntamente hanno scritto che le Province devono spogliarsi della gestione, devono il più possibile trasferire la gestione nei Comuni, devono alleggerirsi di tutto ciò che è operativo, devono fare il coordinamento del sistema, ovviamente sulla base degli obiettivi dati dalla regione.
Quindi se gli emendamenti, come è stato anticipato, saranno accettati, ritengo che alla fine verrà fuori una buona legge, sarà una legge innovativa come generalmente le facciamo noi.
In definitiva, rispetto alla legge originaria che cosa manca? Manca soltanto l'elenco dei soggetti di prioritario interesse regionale.
Devo dire che la scelta originaria è stata quella di mettere soggetti di prioritario interesse regionale perché è bene che sia specificato quale sia il rapporto che si vuole costruire con tali soggetti. Non è difficile individuarli, però è chiaro che tutte le volte che si fa una lista c'è sempre qualcuno che chiede di averla o più corta o più lunga. Quindi il tentativo di cercare un equilibrio va sicuramente perseguito.
Proponendo una legge di questo tipo che cosa vuole dire la Commissione? Dice che la lista deve esserci, però che si vuole costruirla con una maggiore attenzione e con un maggior tempo, per cui si rinvierà successivamente. E sarà compito della Giunta in collaborazione con la Commissione, ma dico io: Commissione o Assemblea legislativa? Non lo so! Sta di fatto che su questo punto è rimasta aperto una discrepanza. Comunque a me non sembra che questo sia elemento che possa determinare un voto, riconosco la necessità della politica di comporre ciò che deve essere composto con i suoi tempi; se ci abbiamo messo nove mesi per poter discutere di approvare la legge, ce ne possiamo mettere anche qualcuno in più per fare i PIR.
Infine voglio ringraziare tutti quelli che ci hanno lavorato, perché ritengo che anche in questo caso riusciremo a dare un contributo che va anche al di là della nostra stessa regione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Il mio giudizio sarà meno positivo di quelli che ho ascoltato in Aula. Non mi interessa fare un discorso sugli aspetti tecnici, che possono essere belli o brutti a seconda di come uno li vive o li ha vissuti, a me interessa dire che questo provvedimento, in un contesto di vuoto legislativo, come esiste, appunto, nel settore della cultura, sia un pugno in faccia, rappresenta una cosa incomprensibile. Stiamo vivendo una situazione di prorogatio permanente per quanto riguarda la legge principale nel settore della cultura, al punto che la settimana scorsa abbiamo approvato, se non ricordo male, la dodicesima proroga.
E in un contesto di questo genere ci accingiamo ad approvare una legge di settore. Peraltro forse sarebbe stato più opportuno un tentativo di arrivare ad un provvedimento unitario su tutto il settore della cultura nel quale ci poteva stare anche questa. Se volevamo recuperare l'importanza di questo settore io avrei fatto una fatica maggiore cercando proprio di mettere insieme tutto quello che lo riguarda. Ma non mi sembra che la Giunta regionale voglia andare in questa direzione.
La cultura, infatti, continua a rimanere un fatto residuale rispetto alle scelte strategiche della Giunta regionale, viene rimessa più all'iniziativa spontanea e personale, prima dell'Assessore Minardi oggi della Consigliera Mollaroli, che è poca cosa rispetto ad una volontà politica che dovrebbe essere espressa collegialmente.
Oggi dentro questo vuoto legislativo proponiamo un provvedimento di settore che secondo me non va bene. Perché? Perché viene perpetuato quel modello statalista che combattiamo da tempo.
E' vero che la relatrice di minoranza nel suo intervento ha detto, e secondo me questo è il punto di riferimento fondamentale, che comunque non è concepibile, per la nostra cultura politica e per il nostro modo di vedere le cose, il fatto che lo Stato, la Regione e il sistema delle autonomie locali diventino erogatori di servizio, gestori del servizio.
Questa legge di fatto fa proprio questa scelta in quanto ribadisce la centralità del ruolo regionale rispetto alla cultura recuperando alcuni aspetti della vecchia legislazione.
E' inutile che ripeta che ci siamo inventati l'orchestra regionale, che ci siamo inventati l'ente distribuzione teatrale, che la Regione ha come principale partecipe finanziario, perché abbiamo compiuto tutta una serie di atti che riportano in capo allo Stato e alle istituzioni la responsabilità dell'agire umano. Ma questo non va assolutamente bene.
Noi, invece, siamo per una scelta di fondo, siamo per l'applicazione concreta del principio di sussidiarietà, dove la Regione, lo Stato e gli Enti locali si mettono al servizio della realtà che opera nella società (l'associazionismo, lo spontaneismo) aiutandola a crescere.
Questa legge ripropone un modello culturale che personalmente non condivido in quanto è un modello statalista. Se andate a leggerla, lo stesso riferimento al sistema che viene individuato, la stessa costruzione di un apparato che passa attraverso la Regione, le Province e i Comuni, manda un segnale in questa direzione.
Non è una legge che afferma il concetto della libertà e soprattutto garantisce un reale pluralismo culturale nella nostra regione, perché è evidente che a farla da padrona saranno i soggetti forti, cioè le Istituzioni.
Questa è l'immagine che è passata anche nelle scelte dell'Ufficio di Presidenza quando ha detto: “diamo le compartecipazioni soprattutto alle cose fatte dal sistema delle autonomie locali”, disconoscendo così tutto quello che appartiene alla produzione, alla ricchezza delle associazioni private. Però questa sarà una valutazione del tempo che verrà.
L'altro aspetto che non mi piace è la riaffermazione del centralismo. Devo darle atto, Consigliera Mollaroli, di essere riuscita ad aver cancellato un aspetto, però, ragionandoci, ho pensato che in questo modo consegniamo la legge alla discrezionalità della Giunta regionale. Quindi ci ho ripensato, abbiamo sbagliato, non me la sento di rimettere nelle mani della Giunta regionale la discrezionalità rispetto alle scelte relative ai soggetti. E’ da qui l'emendamento presentato del gruppo del PDL a cui rimango attaccato.
Perché dico questo? In questa Assemblea legislativa negli anni scorsi in campo culturale si è enfatizzata una scelta strategica, quella di conoscere il ROF di Pesaro e la stagione dello Sferisterio come grandi iniziative strategiche della Regione Marche. Quindi ora non mi sento assolutamente garantito da questa proposta di legge rispetto al fatto che l'iniziativa principe della mia città, il Rossini Opera Festival, possa vedere garantiti anche per il prossimo anno i 440 mila euro, un punto di riferimento essenziale per la produzione che ne deriva.
Sicché sarò disposto ad astenermi ed uscire dall'Aula se questo emendamento non verrà approvato. Se la principale manifestazione culturale della mia città sarà garantita sul piano finanziario, resterò, altrimenti per protesta me ne andrò; una legge che non riconosce al ROF quello che gli spetta non posso proprio votarla.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.
Katia MAMMOLI. Vorrei innanzitutto sottolineare che il brusio che durante gli interventi delle relatrici di maggioranza e di minoranza abbiamo sentito in quest'Aula non era sicuramente una dimostrazione di disinteresse, bensì perché dovevamo confrontarci sugli emendamenti proprio per poter rendere migliore tale atto.
In realtà questa legge sullo spettacolo dal vivo – che tra l'altro era unita a quella sul cinema che abbiamo approvato la volta scorsa, che di per sé ha incuriosito ed interessato, ma non ha certamente la portata di quella che stiamo discutendo oggi – così come quella che approveremo tra qualche mese sui beni culturali, rappresentano sicuramente le due leggi più importanti fatte nel settore della cultura, e non solo di questo mandato ma ormai da diversi anni a questa parte.
E’ per ribadire che oggi stiamo vivendo un momento importante. Magari questa legge poteva essere fatta anche meglio, tutto è perfettibile, ma sicuramente stiamo mettendo un punto fermo rispetto ad una situazione sullo spettacolo dal vivo che necessitava di una rivisitazione ed una razionalizzazione rispetto a ciò che era successo nel territorio.
Da un lato c'era la necessità di una riorganizzazione del settore oltre che ad un riconoscimento di quei settori che nel corso dei decenni erano arrivati ad una notevole importanza e qualità, dall'altro c'era la necessità anche di aprirsi a quei soggetti che negli ultimi anni, in maniera magari più semplice e in un certo senso anche più povera, hanno portato avanti delle situazioni che sicuramente meritano interesse.
Diversi mesi fa alcuni Consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione hanno presentato una proposta di legge proprio per cercare di razionalizzare il sistema dello spettacolo regionale. Poi la proposta è stata ritirata perché si sapeva che l’allora Assessore Minardi stava lavorando, appunto, a questa proposta di legge. Questo è per dire di quanto si sentisse la necessità di una riorganizzazione e di una razionalizzazione di questo sistema.
Oltre ai motivi che già sono stati detti anche da colleghi ce n'è anche un altro. Se, come sembra, il FUS nazionale – che tra l'altro ad ogni crisi viene tagliato fortemente – dovesse essere trasferito, attraverso la proposta federalista, alle Regioni, naturalmente questa Regione, così come le altre, non potranno trovarsi solo un foglio bianco dove ci sarà scritto che niente è successo riguardo al passato, oppure che niente c’è su questo territorio e poi rimettere in discussione tutto. Perché, pur considerando le realtà che si sono evolute negli ultimi anni, è necessario tenere conto delle realtà già consolidate e che hanno rappresentato l'ossatura del sistema regionale.
Già la Regione Marche rispetto ad altre Regioni riceve molto di meno dal FUS. Pensiamo ad esempio che alcune Regioni, che hanno gli enti lirici anziché i teatri di tradizione, ricevono come finanziamenti infinitamente di più rispetto a quello che riceve tutta la nostra regione, nonostante abbia grande peculiarità di carattere culturale e dello spettacolo dal vivo.
Allora possiamo quindi comprendere come in questo settore bisognava rimettere ordine anche per i finanziamenti.
In questa legge per quanto riguarda i finanziamenti è stato stabilito che la Regione, per quei soggetti, come le fondazioni, le associazioni culturali e altro, quindi soggetti privati, che devono intervenire anticipando anche con una grossa esposizione bancaria i propri impegni di spesa senza sapere quando sarebbero arrivati dallo Stato i finanziamenti attraverso il FUS, deve impegnarsi a partecipare all'anticipazione di tali finanziamenti, in maniera che questi soggetti non siano gravati – come successo fino ad ora - dai pesi che derivano, appunto, anche dalle esposizioni bancarie.
La nostra situazione regionale era estremamente variegata, come ho accennato poc’anzi. Alcuni avevano avuto, soprattutto nel settore della lirica, un riconoscimento per il prestigio di cui erano portatori, un riconoscimento, però, che prima era derivato da un capitolo nel settore del turismo, poi si era trasformato in un capitolo nel settore della cultura. Altri, invece, avevano un capitolo fisso, come il Teatro delle Muse. Infatti nel bilancio regionale era stato predisposto un capitolo proprio al momento della nascita di questo teatro, poi prorogato nel corso degli anni senza una motivazione specifica. Altri teatri, ancora, pur avendo una loro importanza ed un riconoscimento anche di carattere nazionale di teatro di tradizione, dovevano partecipare a bando come qualsiasi altro soggetto; ad esempio l’AMAT o il FORM dovevamo partecipare allo stesso modo di qualsiasi altro piccolo e qualunque soggetto.
Quindi è chiaro, ripeto, che non si poteva chiudere il sistema regionale, ma che si doveva dare una qualificazione diversa. In questa legge lo si fa.
I cosiddetti PIR, di cui non troviamo i nomi per la scelta che è stata fatta e anche per l'esigenza di approfondire il discorso rispetto agli enti di prioritario interesse regionale, non devono essere considerati dei soggetti che ormai hanno raggiunto un obiettivo, quindi devono stare nell'olimpo e tutti gli altri stanno sotto, bensì devono fare da traino a tutti gli altri soggetti in modo che possano crescere nella qualità, nella tecnologia, nella modernizzazione del sistema, degli artisti, ecc.., Tutti presupposti su cui si muoverà la Regione affinché questi PIR potranno effettivamente ampliarsi, cioè che anche altri soggetti potranno accedere ad un tale riconoscimento.
Qualche anno fa il Ministero dei beni culturali aveva previsto i cosiddetti PIN (enti di prioritario interesse nazionale). Ricordo che per mesi ci fu una battaglia terribile l'uno contro l'altro per poter diventare ente di prioritario interesse nazionale soprattutto nel settore della lirica - peraltro non ci scandalizziamo se anche su questa legge c'è qualche soggetto che non è d'accordo, che cerca di entrare o di modificare le cose -. Ricordo, addirittura, che nell'ultimo incontro che si tenne a Gubbio un rappresentante di un'orchestra disse al Ministro: “Ministro, ci dica chi fa parte di questa ‘Schindler's list’ ”, perché sembrava proprio la lista di chi si salvava e di chi non si salvava.
Qui è successo un po' la stessa cosa, ma con una differenza, cioè che allora, anche dopo tanti anni di battaglie, non venne deciso chi poteva diventare ente di prioritario interesse nazionale, mentre oggi sono convinta, anche se probabilmente non saremo d'accordo tutti, che lo decideremo.
Quindi faremo sicuramente quella scelta di cui c'era veramente una grande necessità.
Dei rapporti tra Regione, Province e Comuni ne ha già parlato il Consigliere Minardi, per cui non ci torno sopra, però ci sono altri due punti importanti su cui mi vorrei soffermare.
Il progetto della rete della lirica per anni è stato detto che non era possibile farlo. E’ vero che non si risparmia quanto si risparmia come si potrebbe fare mettendo in rete la prosa, perché lo spettacolo è comunque costoso, ma è altrettanto vero che un po' si può risparmiare, ad esempio possono essere utilizzate le stesse tecnologie, possono essere chiamati i cantanti e gli orchestrali per più spettacoli. Inoltre è soprattutto vero che un importante spettacolo, messo in scena con grande impegno soprattutto artistico, non può finire dopo due o tre giorni di rappresentazione.
Con questo si vuole dimostrare che anche nel settore della lirica, nonostante le difficoltà, si può fare la rete del sistema. La stessa cosa si potrà fare, magari anche meglio, nella rete dello spettacolo per ragazzi, purché ci sia una spinta a livello regionale. Infatti se tale legge consentirà il riconoscimento dei PIR di quei soggetti che attraverso la rete potranno diventare, appunto, soggetti prioritari regionali, poi sicuramente questo inviterà a mettere in rete anche il settore del teatro per ragazzi.
PRESIDENTE. La discussione è chiusa. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Al comma 1, lettera b) sostituire la parola “sentita” con la parola “d’intesa con”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 3/2 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni. Decaduto.
Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Ritirato.
Emendamento n. 5/2 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
Al comma 2 lettera d) dopo le parole “di interesse regionale e provinciale” integrare con le parole: “e locale”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 5/3 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Ritirato.
Emendamento n. 5/4 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
Sostituire il comma 4 con il seguente:
“4. Il piano può essere aggiornato dall’Assemblea legislativa regionale anche prima della sua scadenza ove se ne ravveda la necessità.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Subemendamento n. 5/5/1 del Consigliere Capponi:
Dopo le parole “programma operativo” aggiungere le parole: “previo parere della Commissione assembleare competente”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 5/5, così come emendato, dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Il comma 5 è così integrato: dopo le parole “stato di attuazione del piano” aggiungere: “e sui risultati raggiunti con il precedente programma operativo, prima dell’approvazione del programma operativo annuale di cui all’articolo 6” e sopprimere le parole da “contestualmente” a: “articolo 6”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Emendamento n. 5/6 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
Il comma 5 è così integrato: dopo le parole “stato di attuazione del piano” aggiungere: “e sui risultati raggiunti con il precedente programma “.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 5, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Al comma 2, lettera a), punto 1) le parole “alle funzioni di competenza regionale previste dalla presente legge” sono sostituite dalle parole: “alle funzioni e ai progetti di interesse regionale previsti dalla presente legge”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 6/2 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni. Decaduto.
Emendamento n. 6/3 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Al comma 2 lettera a), punto 4) le parole “alle Province per il finanziamento dei progetti provinciali individuati tramite concertazione” sono sostituite dalle parole: “alle Province per il finanziamento dei progetti da selezionare nel territorio attraverso bandi”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 6/4 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni. Decaduto.
Emendamento n. 6/5 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Ritirato.
Emendamento n. 6/6 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Al comma 2, lettera c) è sostituita dalla seguente: “c) la misura percentuale minima del concorso finanziario degli enti locali e degli altri soggetti pubblici o privati.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 6/7 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni. Decaduto.
Emendamento n. 6/8 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
Al comma 2 aggiungere la lettera d): “d) i criteri e le modalità per la gestione dei bandi per i progetti locali e per la loro valutazione.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 6, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 7.
Emendamento n. 7/1 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
L’articolo 7 è sostituito dal seguente:
“1. I progetti di interesse regionale hanno lo scopo di promuovere la crescita complessiva del sistema ed incentivano l'attività:
a) che si connotano in un elevato interesse artistico e culturale;
b) che privilegiano l'innovazione dei linguaggi, delle tecnologie e l'impiego di nuove generazioni di artisti;
c) che incentivano la produzione di reti servizi, esperienze, metodologie e modelli che rendano più razionale ed economica la gestione, delle strutture al fine di favorirne l'accesso;
d) che perseguono l'obiettivo di indurre gli squilibri sociale e territoriali.
2. I progetti locali sono predisposti dagli enti locali e dai soggetti pubblici e privati che intendono partecipare ai bandi provinciali.
3. I progetti provinciali sono predisposti dalle Province ed individuati tramite concertazione.
4. I progetti di interesse regionale di cui al presente articolo sono selezionati tramite bando pubblico con priorità riservata a quelli predisposti da soggetti che operano con continuità.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 7/2 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Decaduto.
Emendamento n. 7/3 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Decaduto.
Articolo 8. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 9. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 10. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 11. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 13. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 14.
Subemendamento n. 14/1/1 del Consigliere D’Anna:
Alla lettera a) inserire “Teatro della Fortuna”.
Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Anche in passato c’era stata una polemica per l’esclusione del Teatro della Fortuna di Fano, quindi ritengo opportuno inserirlo perché sicuramente è un teatro di qualità che fa onore a tutta la regione.
PRESIDENTE. Subemendamento n. 14/1/1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Emendamento n. 14/1 dei Consiglieri Capponi, Massi, Ciriaci, Giannotti, Tiberi, Brini, Romagnoli, Bugaro, Cesaroni, Santori, Pistarelli:
All'art. 14 è aggiunto il seguente comma 1 bis:
“1 bis. In sede di prima applicazione della presente legge, sono iscritti all'elenco di cui all'art. 8:
a) nel settore dello spettacolo dal vivo: la Fondazione orchestra regionale delle Marche di cui alla l.r. 18 gennaio 1999, n. 2 (Costituzione della Fondazione orchestra regionale delle Marche), l'Associazione marchigiana attività teatrali (AMAT), la Fondazione teatro Stabile delle Marche, l'Associazione Arena Sferisterio, la Fondazione Rossini Opera Festival, la Fondazione Pergolesi Spontini, l'Associazione InTeatro, il Teatro del Canguro, il Teatro Pirata, Musicultura Festival, la Fondazione Teatro delle Muse, il Comune di Fermo (Teatro dell'Aquila), il Comune di Ascoli Piceno (Teatro Ventidio Basso) e Civitanova Danza;
b) alla Fondazione Rossini Opera Festival e all'Associazione Arena Sferisterio, le cui attività sono già annoverate tra le grandi manifestazioni internazionali, viene garantito almeno il contributo previsto dalle ultime finanziarie regionali.”.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. L’ho già detto e qui lo ribadisco, perché potrebbe esserci il tentativo di minimizzare la portata della cosa. Il Rossini Opera Festival è una di quelle iniziative che se non ha la certezza delle risorse finanziarie non potrà mettere in moto certi meccanismi.
La legge così com’è non garantisce a questa istituzione la possibilità di programmare in maniera intelligente e razionale le proprie attività per il prossimo anno. Sarebbe gravissimo se passasse questo articolato così come proposto, perché, insisto, non darebbe le garanzie e ci esporrebbe al vezzo della discrezionalità dell’elemosina.
Pesaro e il ROF non chiedono elemosina alla Giunta regionale, chiedono il riconoscimento di un diritto. Lo dico perché oltre a riconoscermi nel testo complessivo dell’emendamento che ripropone una serie di soggetti che vanno inseriti nell’elenco, questo passaggio è per me fondamentale.
Non c’è bisogno del voto per appello nominale perché il voto è registrato, ma chiederò la disponibilità dell’elenco dei votanti.
Anticipo anche che se questo emendamento non verrà recepito, per marcare il mio dissenso e la mia difesa ad oltranza degli interessi della città di Pesaro, abbandonerò l’Aula in segno di protesta, quindi non voterò questo provvedimento e neanche quello del Consigliere Brini.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Ho chiesto la parola perché mi sembrano assolutamente infondate e improprie le considerazioni fatte dal Consigliere Giannotti. Capisco la sua particolare condizione in questo momento di prospettiva politica, ma non c’ è proprio nessun fondamento.
Per il 2009 è stata già approvata la proroga del piano della cultura che riassegna al Rossini Opera Festival le stesse risorse dell’anno precedente. Non altrettanto ha fatto il Governo nazionale, che tagliando il 30% del FUS – come ricordavo in apertura, ieri c’è stata una manifestazione requiem a Piazza Farnese a Roma con una protesta fortissima del mondo della cultura – ha già prodotto il taglio di uno spettacolo al Rossini Opera Festival per quest’anno, quindi non è per responsabilità della Regione, bensì per responsabilità del Governo nazionale.
La legge n. 20 prevedeva solo risorse, con questa legge, invece, avremo percorsi più sicuri.
Il 2009 è già garantito, per il 2010 il Rossini Opera Festival sarà riconosciuto tra i PIR, come credo sia facile prevedere.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Voglio rafforzare quanto illustrato dal Consigliere Giannotti. Noi chiediamo che la cultura in questa Regione non debba andare a pietire il contributo di nessuna forza politica. Vogliamo ribadire la libertà della cultura, cosa che non è possibile fare in questa Regione.
Quindi l’essere in questo elenco garantisce che nessuno dovrà andare a pietire niente, ma dovrà contare solo sulla propria professionalità, e implementare attraverso le poche risorse che si metteranno a disposizione. Ma occorre comunque avere delle certezze per poter pensare ad una cultura libera come noi vogliamo.
Tutte le tergiversazioni che state facendo, Consigliera Mollaroli, sono mirate ad un altro aspetto, quello che la cultura in questa Regione deve avere il vostro controllo, ma che noi non vogliamo, e che prima o poi riusciremo a dimostrare.
Questo è ciò che ci interessa riaffermare in questa approvazione.
Ritengo che nella vostra maggioranza ci siano forze che la pensano come noi, quindi sarebbe utile che tali opinioni pian piano emergano.
Questo perché in questa regione la cultura la stiamo uccidendo, non la stiamo valorizzando.
Quindi noi vogliamo dare certezze attraverso le certezze. E’ per questo che voteremo questo emendamento, altrimenti lasceremo l’Aula anche noi.
Questo emendamento non crea problemi a nessuno, era anche nella vostra proposta iniziale, solo che noi l’abbiamo rafforzata. Non penso che la volontà generale si sia modificata, sono accordi che avete fatto nelle vostre maggioranze, nelle vostre segrete stanze, per dire che la cultura deve rimanere ancora sotto la vostra egida e che non deve essere una cosa libera. Noi invece chiediamo il contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. L’individuazione di questi PIR costituiva l’impalcatura della proposta di legge. La motivazione principale era quella di individuare una serie di soggetti e quindi anche di progettazioni forti, che per la storia, per il consolidato, hanno acquistato una denominazione di regionalità ormai non più discutibile.
Sicché una regionalità, non una mera territorialità. All’intervento del collega Giannotti voglio aggiungere che è vero che con l’inserimento sia del ROF, sia del Ventidio, sia del Teatro dell’Aquila di Fermo tutte le Province sono rappresentate, ma è vero anche che ci sono altri soggetti che, a prescindere, meritano. Questa era l’impalcatura della legge, e non credo che il Consigliere Minardi mi possa smentire.
A questo si affiancava poi una serie di altre progettazioni da valutare di volta in volta attraverso i bandi, attraverso selezioni, riservate alle Province, riservate alle Regioni, ma comunque con finanziamenti che i piani triennale e annuali individuavano.
Questa era l’ossatura. Ora la volete cambiare per far sì che la Giunta faccia l’elenco, che la Giunta entro novanta giorni faccia con il metodo individuato, e giustamente additato dal Capogruppo Capponi, la contrattazione e il sindacalismo.
Credo che sarebbe stato più legittimo portare la discussione sulla regionalità dei PIR. Fare in quest’Aula una discussione sull’interesse regionale dei progetti e dei soggetti, magari portarla anche alle lunghe se magari subito non c’è l’accordo non c’è, chiudere il pacchetto, poi lasciare a bando e a finanziamento tutto il resto, quindi consentire ai giovani e ai nuovi soggetti di avvicinarsi.
Questo non è possibile, si preferisce l’individuazione nelle segrete stanze. Si preferisce soprattutto soprassedere a quello che era, ripeto, lo scopo principe di questa nuova legge, così sbandierato, così detto a Caldarola, così voluto anche da tutti i soggetti – andate a leggervi le audizioni –, dalla Form, dallo Stabile, dall’Amat, cioè a tutti andava bene un’individuazione aprioristica.
Così non è quindi non potrete non valutare le conseguenze politiche di questo ennesimo arroccamento della minoranza.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Mi limito a ripetere quanto detto nel mio primo intervento e gradirei che qualche collega lo riferisse all’Assessore Solazzi.
Peraltro sono anche curioso di conoscere il voto sugli emendamenti dell’ex Assessore Minardi, ovvero se condividerà o meno l’impostazione della legge, ma credo che ce lo dirà lui.
Civitanova Danza non è stata inserita perché io che sono di Civitanova avevo fatto un’interrogazione, ma perché Civitanova Danza ha una spesa complessiva che si aggira intorno ai 350 mila euro. Il Comune di Civitanova Marche dà all’azienda soldi propri, circa 110 mila euro, poi c’è il contributo della Provincia e della Regione ma che è irrisorio rispetto alla qualità e alla spesa di tale intervento.
Quando uno all’inizio dell’anno prepara un cartellone deve anche sapere a quali risorse deve far fronte, altrimenti un Comune si potrà trovare in difficoltà. Quindi dobbiamo avere questa certezza.
Pertanto condivido quanto ha detto il Consigliere Giannotti e il Capogruppo Capponi, cioè che per protesta abbandoneremo l’Aula.
PRESIDENTE. Per l’emendamento n. 14/1 è stato chiesto, dai Consiglieri Capponi, Pistarelli, Giannotti, il voto per appello nominale. Prego. Votare.
Favorevoli: Brini, Bugaro, Capponi, Castelli, Cesaroni, Ciriaci, D’Anna, Giannotti, Lippi, Massi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Silvetti, Tiberi.
Contrari: Bucciarelli, Altomeni, Badiali, Benatti, Binci, Brandoni, Comi, D’Isidoro, Donati, Giannini, Luchetti, Mammoli, Mezzolani, Minardi, Mollaroli, Ortenzi, Petrini, Procaccini, Ricci, Rocchi.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Emendamento n. 14/2 dell’Assessore Rocchi. Ritirato.
Articolo 14. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 15. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge n. 241. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge regionale n. 280
della Giunta regionale
“Modifiche alle leggi regionali 16 dicembre 2005, n. 36 e 29 gennaio 2008, n 1 in materia di riordino del sistema regionale delle politiche abitative”
Nuova titolazione: “Modifiche alle leggi regionali 17 maggio 1999, n. 10, 16 dicembre 2005, n. 36 e 29 gennaio 2008, n. 1 in materia di riordino del sistema regionale delle politiche abitative e delle relative funzioni amministrative”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 280 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Questa proposta di legge che riguarda gli ERAP è molto semplice. Numerosi Comuni, tra i quali anche quello di Ancona, hanno avanzato la necessità di spostare la data di proroga delle graduatorie ERAP al 31 dicembre 2009. Quindi per soddisfare questa esigenza è stato modificato l'art. 3 della l.r. n. 1/2008, procrastinando la scadenza delle graduatorie medesime al 31 dicembre 2009.
A seguito del recente regolamento regionale n. 4/2009, che ha sospeso l'efficacia del regolamento regionale n. 2/2008 per il calcolo dei nuovi canoni locativi sino al 1° gennaio 2011, la IV Commissione, recependo le istanze provenienti dal Servizio regionale competente, ha ritenuto necessario modificare anche l'articolo 30 della l.r. 36/2005, al fine di consentire alla Giunta regionale di assegnare direttamene agli ERAP risorse finanziale a compensazione del minor introito derivante ai medesimi a causa del mancato aumento dei suddetti canoni (articolo 2 bis).
La proposta di legge contiene, inoltre, alcune modifiche di carattere minore, in gran parte suggerite alla IV Commissione dal medesimo Servizio regionale competente durante l'esame dell'atto e dirette a chiarire alcuni aspetti della legge n. 36/2005.
Se volete posso spiegare gli articoli, ma mi sembra che in Commissione tutta la questione, appunto, sia stata ben chiarita dal Servizio.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Questa proposta di legge mi dà l’opportunità di sollevare purtroppo sempre le stesse perplessità.
Le modifiche che si fanno alla legge di riferimento sono sempre modifiche parziali. In questo caso parliamo quasi di atti dovuti, di modifiche di carattere tecnico, non entriamo nel merito di alcune questioni. Peccato, perché secondo me, invece, la nostra Commissione dovrebbe rivedere quelle parti della legge che ancora oggi risultano carenti e non rispondono alle aspettative dei cittadini marchigiani.
Per il resto faccio soltanto un piccolo appunto relativamente all’articolo 1 ter, laddove si chiarisce una volta di più che l’alloggio è da considerarsi “adeguato” e non “idoneo” alle esigenze del nuovo nucleo familiare. In realtà, seppur chiaro nei princìpi, purtroppo questo stesso principio si scontra con la realtà. Infatti assistiamo – è stato detto anche in Commissione – ad una realtà ben diversa, perché il Comune pur di rispondere alla richiesta e alle aspettative dei cittadini fa assegnazioni continue, però con alloggi non adeguati, nonostante ci sia un chiaro intento da parte della legge di dare ai cittadini non solo risposte concrete in termini di assegnazioni ma soprattutto risposte di adeguatezza.
Ma questo non avviene e purtroppo è un riscontro che facciamo quotidianamente.
Comunque per quanto riguarda questa proposta di legge il nostro voto è stato favorevole in Commissione quindi tale si confermerà.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1 ter. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge n. 280. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge regionale n. 286
dei Consiglieri Bucciarelli, Castelli, Benatti, Altomeni
“Norme per la promozione e il riconoscimento della funzione sociale del gioco”
Nuova titolazione: “Norme per la promozione e il riconoscimento della funzione sociale del gioco e dello sport di cittadinanza”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 286 ad iniziativa dei Consiglieri Bucciarelli, Castelli, Benatti, Altomeni. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Questa proposta di legge è molto semplice e in qualche modo recepisce anche un’indicazione data dall’Unione europea che riguarda il riconoscimento del gioco e dello sport per la loro funzione sociale durante tutto l’arco della vita come diritto per i fanciulli e per gli adulti.
Tra l’altro è una proposta di legge che è nata sulla scorta di un articolo della Finanziaria nazionale che prevedeva un capitolo di spesa proprio in questo senso, aveva principalmente la funzione di permettere alla Regione di incamerare questi fondi.
Purtroppo poi il Governo e il Parlamento hanno deciso di togliere nella Finanziaria tale finanziamento, quindi attualmente la legge è senza trasferimenti governativi, il finanziamento è rinviato alla futura finanziaria regionale o a eventuali ripensamenti sulla Finanziaria nazionale.
La legge riconosce la funzione sociale del gioco e dello sport di cittadinanza, sia per le sue funzioni educative, ricreative e aggregative, ma anche per la funzione di prevenzione in ambito sanitario. In particolare per la realizzazione di impianti che vadano in questo senso finanzia enti locali e società senza scopo di lucro.
Credo che non si debba aggiungere altro se non che attualmente questa legge non ha un impegno di spesa, esso andrà stabilito con la prossima Finanziaria regionale.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Questa legge ha più un significato di manifesto e di espressione valoriale, proprio perché per il momento, anche in relazione a quelle che sono le ristrettezze finanziarie, non è stata individuata una provvista finanziaria che alimenti l’impianto normativo.
Credo comunque che questa proposta di legge, oltre ai valori che si intendono trasmettere, vale anche per quello che può essere un segnale.
Credo che un simile riconoscimento si metta in relazione anche con una precedente legge che abbiamo approvato, quello del riconoscimento sociale della funzione degli oratori. Gli oratori sono soprattutto luogo di gioco, quindi sarebbe giusto considerare questa legge anche complementare a quell’attività, a quell’iniziativa, a quegli ambiti che tanta parte hanno avuto nella crescita e nella formazione di ciascuno di noi.
Quindi il voto è favorevole, tenendo in considerazione, ripeto, che ci potrebbero essere anche facili considerazioni strumentali. Perché l’aver fatto una legge sul gioco qualcuno potrebbe aver a ridire considerato il momento di crisi e i problemi di lavoro che ci sono, ma in realtà non ci sono provviste finanziarie, non ci sono sacrifici economici che in qualche modo possano essere considerati contrastanti con la condizione di difficoltà in cui versano molte famiglie marchigiane.
Quindi riteniamo si tratti comunque di una legge che indica un segnale e quando i segnali vengono approvati all’unanimità penso possano essere considerati patrimonio comune.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1/01 del Consigliere Procaccini:
Sostituire il titolo “Norme per la promozione e il riconoscimento della funzione sociale del gioco e dello sport di cittadinanza” con: “Norme per il riconoscimento del diritto al gioco e per la promozione dello sport di cittadinanza”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1.
Subemendamento n. 1/1/1 del Consigliere Altomeni:
Al comma 1 sostituire le parole “riconosce il diritto del fanciullo al gioco e al tempo libero” con le parole: “riconosce il diritto al gioco e al tempo libero per tutti”.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. E’ vero che questa legge non ha un articolo finanziario, tuttavia proprio per questo è importante passare, in una società che si evolve e che vede l’età adulta sempre più al centro dell’attenzione, dalla necessità della promozione del gioco come funzione sociale, al diritto.
Non accogliere un’idea di questo tipo significa essere un po’ attardati in una visione vecchia, una visione che relega il diritto al gioco solo all’infanzia.
Qualcuno potrà anche sorridere, però è così! Oggi in molti paesi evoluti anche la prevenzione delle malattie croniche della terza età si curano con la motorietà, con il gioco, con lo stare insieme.
Quindi questo aspetto, secondo me, non è da sottovalutare. Invito l’Assemblea legislativa a rifletterci.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.
Marco LUCHETTI. Con il Consigliere Procaccini di questa questione ne ho discusso, tra l’altro non ero neppure d’accordo con la modificazione del titolo. Perché riconoscere il diritto del gioco al fanciullo è congruo, mentre per l’adulto, secondo me, è più congruo riconoscerne la funzione sociale piuttosto che un diritto.
Questa è una società che invoca parecchi diritti, poi magari neanche li ottiene, allora trasformare il gioco in un diritto, secondo me, Consigliere Procaccini, proprio da un punto di vista istituzionale e costituzionale di diritto, quindi non solo da un punto di vista semantico, credo sia esagerato.
Pertanto io mantengo questa mia posizione, poi l’Assemblea farà come vuole.
PRESIDENTE. Subemendamento n. 1/1/1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 1/1 del Consigliere Procaccini. Decaduto.
Emendamento n. 1/2 del Consigliere Procaccini:
Al comma 2 sostituire le parole “del gioco” con le parole: “del diritto al gioco”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 6. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge n. 286. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge regionale n. 310
della Giunta regionale
“Ulteriori modifiche all’articolo 9 della legge regionale 24 dicembre 2008, n. 37 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Regione (legge finanziaria 2009)”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 310 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Questa legge interviene a modificare la parte della Finanziaria che ha riguardato il percorso che consentiva la stabilizzazione del personale precario. La modifichiamo in ottemperanza ad un confronto con il Governo nazionale e ad un’impugnativa che vuole riflettere per trovare e continuare il percorso della stabilizzazione senza ulteriori intoppi, uno dei quali, ovviamente, era rappresentato dal rischio di impugnativa da parte del Governo di questa norma.
Debbo dire, ad onor del vero, che pareri legali autorevoli e significativi avevano sottolineato la scarsa motivazione delle osservazioni governative. Tuttavia a me pare che questa proposta di modifica mantenga l’impegno del percorso dell’azione di stabilizzazione, così come era stato discusso e dibattuto da questa Assemblea legislativa, scelto dalla maggioranza, indicato in via più generale da una sensibilità sociale, politica e per molti aspetti anche di attenzione alle vicende della qualità della nostra azione amministrativa.
Rompere con la precarietà nella pubblica amministrazione è sempre un atto di lungimiranza e di grande qualità. Quindi la legge prende atto di questo atteggiamento, modifica gli atti.
Colgo l’occasione di questo intervento per chiedere alla Giunta di trovare l’opportunità di ribadire in Aula il convincimento e l’impegno al percorso di stabilizzazione che ci eravamo dati con le norme in atto fino alla modifica attuale.
Lo chiedo perché è materia, ovviamente, scivolosa e friabile, dentro la quale c’è il rischio che la modifica della legge possa produrre, per alcuni casi, inopinate e non volute situazioni in atto. Questo metterebbe in difficoltà lavoratori che hanno da anni prestato servizio in questo Ente, lavoratori che da anni danno un contributo importante dando qualità e professionalizzazione, che magari la modifica di questa norma “involontariamente” metterebbe fuori da questo percorso.
Quindi oltre all’impegno legislativo di cui oggi ci facciamo carico, c’è la necessità anche di un impegno di carattere politico che mantenga e confermi l’intendimento che, con la norma che avevamo approvato e che oggi modifichiamo, volevamo realizzare.
Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Il Presidente Brandoni è come sempre molto sintetico, ma ha comunque riassunto le pochissime considerazioni di natura tecnica che hanno accompagnato e motivato questo atto.
Però io vorrei fare delle considerazioni anche di natura politica. Perché la sede assembleare serve ad approfondire le questioni non solo dal punto di vista tecnico, svolto peraltro egregiamente dagli uffici e da coloro che hanno il dovere e la responsabilità del momento istruttorio.
Siamo di fronte ad una interlocuzione del Governo, ad una impugnativa fatta su una parte di legge finanziaria che è stata proposta in Aula in maniera sbagliata sia tecnicamente che soprattutto politicamente. E’ prevalsa la volontà di ammaliare, di illudere alcuni lavoratori dipendenti, piuttosto che dire la verità delle cose, la verità degli atti, la verità delle disposizioni normative, la verità di guardare al futuro con serietà. E le questioni si risolvono solo attraverso questo metodo, ovvero la serietà di impostazione.
Siamo di fronte, quindi, ad un’impugnativa perché sono state inserite delle frasi che nella loro ambiguità erano già in difetto ed esposte alla critica, sicché a quella impugnativa che puntualmente è arrivata.
L’interlocuzione del Governo dice: il legislatore regionale legifera in difformità della normativa statale di riferimento di cui all’articolo 1, commi 567, 568, della legge 296, nonché dell’articolo 3 della legge 244 e della circolare del Dipartimento della funzione pubblica. Non si ammette la cumulabilità delle esperienze lavorative maturate con tipologie contrattuali differenti.
Siamo di fronte ad un errore di impostazione che non può essere solamente riconducibile ad una spiegazione tecnica, perché vi è stata anche una forzatura di natura politica. Si voleva sfruttare il l’occasione della Finanziaria regionale per, ripeto, andare ad illudere – perché in definitiva è stata solo un’illusione – una serie di figure professionali, di dipendenti lavoratori che non meritano questa illusione.
In questi approcci deve prevalere la serietà, perché già il mondo del precariato è un mondo sensibile e fragile per definizione. Quindi non può essere affrontato, seppur in una sua piccola parte del ragionamento complessivo, senza l’elemento della serietà politica oltreché tecnica, perché poi gli uffici fanno quello che viene indicato come impostazione complessiva dall’Assemblea legislativa, dalla Giunta e dall’Assessorato competente.
E tutto questo lo diciamo con rammarico, proprio perché si potevano affrontare e risolvere queste situazioni con metodi molto più lineari e in grado di reggere anche l’interlocuzione con chi dal livello nazionale è preposto ai controlli.
Un’altra questione viene affrontata nel comma 2 dell’articolo 1. E’ legata alla prima e riguarda lo stesso ragionamento.
Anche nel lavoro di Commissione abbiamo cercato di impostare il ragionamento su un piano di difesa della finanziaria complessiva, che se intaccata sotto questo profilo poteva venire meno anche nelle altre forme di intervento che, invece, sono rimaste in linea con le disposizioni di legge nazionali e costituzionali.
Pertanto l’urgenza di portare immediatamente in Aula questo atto è stata da noi assecondata con un lavoro immediato di Commissione, ecco perché oggi siamo arrivati al voto.
Chiaramente voteremo a favore, ma chiediamo che per il futuro l’approccio possa e debba essere basato su una grande trasparenza, chiarezza e serietà, perché non bisogna illudere, perché in un quadro di fragilità come il mondo del precariato, un quadro anche di evoluzione normativa che ci deve vedere molto attenti e seri nell’approccio, non bisogna dire cose che vanno oltre il possibile.
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Prendo la parola per riportare ancora le situazioni che avvengono in questa Regione nello specifico alveo che compete il dibattito politico.
Ho qui cinque articoli – ma ce ne sono anche altri – in cui la Giunta grida “Al lupo! Al lupo! Ci bloccano la stabilizzazione dei precari!”. Su questa falsa riga intervengono addirittura alcuni sindacati, che prendendo delle strade anche poco ortodosse per protestare contro il Governo, il quale, invece, le stabilizzazioni, quelle vere, quelle legalmente riconoscibili, le ha mantenute.
Il Presidente della Giunta regionale molte volte si comporta come l’agnellino buono nei confronti del Governo, perché, dice, ma, il Governo riconosce alcune peculiarità di questa Regione, poi, quando si presenta il primo momento di fare speculazione politica, ne approfitta. Questa non è serietà istituzionale.
Quindi ho voluto fare questo intervento soltanto per denunciare il modo di fare politica di questa Giunta e di questa maggioranza.
Il Governo Berlusconi, ripeto, non ha bloccato nessuna stabilizzazione. Punto! Non ne ha bloccato nessuna neppure di quelle previste dalla legge, cara Consigliera Ortenzi!
A me interessava sapere soprattutto - Consigliere Brandoni, questa nella sua relazione è stata un’omissione – a quali lavoratori questa norma era destinata e cosa erano questi lavoratori. Perché non è detto che come Regione se c’è un problema non possiamo risolverlo; ad esempio basta prolungare le convenzioni se queste sono necessarie al corretto funzionamento delle attività che svolgiamo e se non sono legittime possono essere visti altri percorsi. Invece voi avete voluto ammantare dentro una legge ciò che noi avevamo denunciato. Tra l’altro in questa legge ci sono anche altre omissioni, come la non corrispondenza tra quello che essa prevede e quello che abbiamo scritto nella legge finanziaria, che però il Governo non ha valutato essere dirimenti, vedi ad esempio le date o altre cose ancora.
Sicché siamo sempre vittime della demagogia di questa Giunta e di questa maggioranza, però noi non vogliamo passare più sopra a nulla, caro Capogruppo Ricci, non vogliamo più passare sopra a tutte quelle operazioni che fate tranquillamente, infischiandovene della realtà e dello stato dell’arte.
Quindi, ripeto, volevamo sapere chi erano questi lavoratori e quanti erano. Vogliamo dire a quei 1.400 che meritavano una legittima stabilizzazione, che i ritardi li ha fatti la Giunta Spacca e questa maggioranza, in quanto hanno voluto approvare una norma che non era conforme al dettato della legge nazionale.
Il Governo Berlusconi, invece, garantisce che i 1.400 precari si possano stabilizzare. Voglio dire ancora di più, cioè che per la risoluzione della crisi economica nelle norme che stiamo approvando si prevede addirittura il rientro negli ammortizzatori sociali anche di quei lavoratori precari con contratti part-time o di collaborazione oppure con rapporti interinali.
E sarebbe stato importante che questa maggioranza avesse sottolineato la correttezza istituzionale di questa operazione che si sta portando avanti, quella correttezza che voi, invece, praticate soltanto quando vi fa comodo. Un metodo, quindi, che rovina la pace sociale, la tranquillità, la speculazione politica. Una speculazione politica che è troppo quando si parla di lavoro, quando si parla soprattutto di giovani. I giovani non devono subìre queste pressioni, non devono cadere in quel vortice che voi sistematicamente mettete in atto proprio per garantirvi quel consenso che vi sta scivolando via.
Dunque questa è la nostra impostazione, questo è il metodo di lavoro che vogliamo. E’ un peccato che sia avvenuto tutto questo, cosa che peraltro noi avevamo sottolineato, avevamo fatto dei subemendamenti alla legge per dire: “guardate, questa cosa non ci deve stare”, ma voi per strumentalizzare siete voluti andare avanti.
Comunque siamo qui di nuovo, io ho un credo enorme che mi guida sempre, ovvero che il tempo è sempre galantuomo! Infatti voi cadete sempre negli stessi errori, quelli della demagogia o di portare la gente a credere cose non vere. Gli articoli che ho portato con me ne sono la dimostrazione, poi ve li distribuisco, peraltro sono stati fatti dalla Giunta, una cosa ancora più stravolgente.
Ovviamente noi non siamo lontani da quei giovani che eventualmente rimarranno dentro. E spero che siano solo giovani, perché, ad esempio una convenzione per qualche progetto fatta ad un settantenne non potrà interessare molto ai marchigiani, ad essi interessano altre cose. Allora se sarà per i giovani la Giunta dovrà sicuramente proporre qualcosa che consenta una prosecuzione dei rapporti, se ovviamente saranno funzionali a quelle strategie che stiamo portando avanti. E questo non è vietato, semmai è vietato andare contro la legge, e specialmente in questo momento è vietato fare demagogia.
Quindi, Assessore, assumetevi per un attimo la responsabilità del momento che stiamo vivendo!
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.
Paolo PETRINI. Non comprendo la veemenza delle argomentazioni e delle modalità portate avanti soprattutto dal Consigliere Capponi, che sembra quasi dimenticare il dibattito che c’è stato negli ultimi sei-otto mesi sul personale pubblico dipendente in Italia, sia in termini di utilità – e questa è la parola giusta – sia in termini di stabilizzazione del precariato.
Utilizzo la parola “utilità” e non “produttività”, perché le aberranti modalità attraverso le quali non si produce maggiore utilità per i cittadini attraverso una migliore produttività, ma semplicemente si tengono – seppur sia una precondizione – i pubblici dipendenti al loro posto di lavoro, passando attraverso una decurtazione dello stipendio e un controllo sistematico sin dal primo giorno di ogni dipendente che manca per una fascia oraria che praticamente è completa, aumenterebbero le risorse che a questo fine dobbiamo investire. Soprattutto risponde solo a quelle che sono le pulsioni primordiali dell’opinione pubblica e non, invece, a quelle che sono le utilità dei cittadini in relazione ai servizi che si devono ottenere.
Quindi del fatto che il Ministro Brunetta attraverso i suoi interventi o in qualsiasi altro processo di autorizzazione presenti le statistiche su come calano le attese nella sanità, forse potremmo parlarne in misura migliore.
Per quel che riguarda, invece, le questioni di cui parliamo oggi, cioè il precariato, noi abbiamo presentato una norma, impugnata per legittimità dal Governo, come sapete nei commi 2 e 3, per principi di ragionevolezza, buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione, facendo riferimento alla Costituzione. Che vi garantisco sono non solo opinabili e interpretabili, ma probabilmente facilmente sostenibili in un dibattimento, e il non rispetto di quelli che sono gli obblighi derivanti dal coordinamento della finanza pubblica.
Comunque, per dimostrare che come Giunta regionale, come mi sembra abbastanza evidente non solo da questo evento ma anche da tanti altri – vedi gli accordi per il porto e le infrastrutture – non abbiamo un atteggiamento pregiudiziale e tantomeno non collaborativo verso chicchessia per quanto riguarda questa impugnativa, seppure non la consideriamo fondata, siamo andati alla sostanza delle cose.
La sostanza è che attraverso un accordo che abbiamo fatto con il Governo, modificando la nostra legge Finanziaria – come stiamo facendo oggi -, garantiamo la continuità del processo di stabilizzazione che abbiamo avviato; tra l’altro, così come concordato con le organizzazioni sindacali, lo facciamo nel rispetto dei tempi e soprattutto senza pregiudizio per i lavoratori coinvolti.
Quindi oggi assumiamo questa modifica proprio perché ci sta a cuore il destino di circa 1.050 lavoratori. Lavoratori che abbiamo stabilizzato attraverso la nostra azione e che continueremo a stabilizzare, però non portando avanti un ricorso ad un’impugnativa che seminerebbe probabilmente ancor più timori di quanto non abbia già fatto il Governo, ma cercando di venire a patti con il Governo.
Un Governo, però, che è tanto poco sicuro di queste cose che fa che cerca di supportarle anche attraverso altre azioni a cui il Ministero dell’economia e delle finanze si accingerebbe se noi non assumessimo l’atto di oggi attraverso altre aggiunte a quel ricorso che, per altri motivi, vanno dal profilo dell’assenza di copertura finanziaria, all’eccessivo dilazionamento dei termini di definizione del processo di stabilizzazione – perché come sapete l’abbiamo portato al 2011 anziché al 2009 –, nonché dell’ampliamento dei requisiti della stabilizzazione.
Quindi noi non abbiamo alcuni interesse a far polemiche sterili. Ma da come è intervenuto il Consigliere Capponi sembra che vogliamo fare delle norme con qualche difetto per poi magari alzare il livello dello scontro con il Governo, oppure che abbiamo una dialettica che alla fine ci potrebbe portare qualche consenso in più. Mi sembra un’interpretazione abbastanza fantasiosa, visto che con i terzi aventi causa, cioè con i sindacati, di questo processo di stabilizzazione abbiamo avuto la massima condivisione sia nel primo che nel secondo step.
Il processo di stabilizzazione, come ho già detto, salvaguarda tutti, tranne una piccolissima parte, per la quale stiamo già attivandoci. Quindi certamente, mal che vada, riusciremo a stabilizzare anche questa piccola parte, che è comunque significativa in quanto fa riferimento a 25 persone, laddove avremo la prossima possibilità di farlo - sempre se non sopraggiungeranno ulteriori accordi con il Governo -, ovvero nella prossima trattazione del bilancio che avverrà tra poco con l’assestamento.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 del Consigliere Brandoni. Ritirato.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2 (Dichiarazione d'urgenza). Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva - i favorevoli non raggiungono la maggioranza dei componenti assegnati)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Mi dispiace che la maggioranza, che oggi porta una legge importante e strategica, non abbia avuto i voti necessari, anche se noi siamo presenti, per votare l’immediata esecutività dell’atto. E’ una cosa scandalosa!
Ci siamo sempre presi molte responsabilità, quindi oggi siamo voluti rimanere anche per garantire il numero legale su una legge che altrimenti non avremmo potuto approvare.
Pertanto voglio denunciare ciò che è avvenuto. E’ un fatto gravissimo, inaudito!
Spero che anche i sindacati questa volta prendano lo spunto per dire qualcosa a questa maggioranza. Li vedo sempre disponibili ad attaccare noi, spero che qualche volta si rivolgano anche da altre parti.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Vorrei sottolineare che in Aula i 21 Consiglieri c’erano, però bisogna anche schiacciare il tastino! Se un Consigliere è presente in Aula, ripeto, il tasto lo deve schiacciare, altrimenti chiederemo di contare le presenze in Aula!
Quindi dire che non si è approvata la dichiarazione d’urgenza perché mancano i Consiglieri è falso! Quelli in Aula devono votare!
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Collega Ricci, è ammirevole il suo tentativo di metterci una pezza, però i numeri non ci sono, magari anche solo per distrazione, non vorrei farne un caso.
Comunque questa legge doveva avere l’urgenza proprio per poter tenere i 1.400 precari dentro a quel processo di stabilizzazione.
Però, purtroppo, non avete avuto i numeri approvare la dichiarazione d’urgenza e quindi per poterla rendere effettiva e immediatamente efficace sin da domani mattina. Si dovrà aspettare la pubblicazione sul BUR e tutte le altre faccende burocratiche. Per carità, spero che i quindici-venti giorni tecnici non pregiudichino nulla, però ha ragione il Consigliere Capponi quando dice che è un fatto gravissimo. Perché qui è stato detto che ci vuole attenzione per i precari, poi, non solo avete sbagliato dei commi inserendo delle figure – tra l’altro erano pochissime - che non c’entrano niente con la normativa, ma ora si mette a rischio anche tutti quei 1.400 che si stabilizzano.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Vorrei fare due osservazioni, la prima riguarda l’impianto della legge.
Vorrei ricordare – l’abbiamo visto in Commissione ma lo dicevo anche nel mio intervento – che alcuni autorevoli parerei legali, dei quali mi sono peritato di confortarmi, hanno tutti insieme ragionato sul fatto che la legge non era di per sé inoppugnabile, quindi l’atteggiamento da parte del Governo non cassava figure inopportunamente inserite in quella norma.
Questo però sta dentro una filosofia che dal punto di vista politico è cambiata – e questa è una scelta –, quindi è su questo piano che dovremmo discutere politicamente, ovvero sul fatto che la condizione della precarietà può essere una condizione riconsentita anche dentro le strutture pubbliche.
Questa è la considerazione politica rispetto alla quale eviterei ulteriori polemiche.
L’impegno che abbiamo preso tutti, questo è vero ed è importante, è quello di continuare a percorrere il tragitto virtuoso di evitare la precarietà ovunque e in particolare dentro la pubblica amministrazione. Questo vale per oggi quindi dovrà valere nelle forme possibili anche per domani.
Sulla questione della dichiarazione d’urgenza, ormai l’atto ha avuto la disgrazia di incorrere in questo ulteriore ritardo, tuttavia anch’io rilevo, come hanno già ricordato altri colleghi, che in Aula eravamo presenti in 23 – li avevo contati – ed io sono tra coloro – e questa è una raccomandazione che faccio anche al Presidente - che non ha fatto in tempo a votare. Forse dipenderà dalla nostra ordinaria e brillante capacità di intendere e diciamo che io sto nella media, ma evitare su questo versante una polemica credo ne va dello stile di tutti noi!
PRESIDENTE. Proposta di legge n. 310. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Sull’ordine del giorno
PRESIDENTE. Così come concordato dai Presidenti dei Gruppi assembleari, pongo in votazione l’anticipo delle mozioni n. 303 e n. 290 (abbinate) affinché possano essere discusse e votate.
(L’Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 303
del Consigliere Procaccini
“Federalismo fiscale”
Mozione n. 290
dei Consiglieri Rocchi e D’Isidoro
“Delega al Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione”
(abbinate)
(Discussione)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Svolgerò una breve relazione perché penso che avremo altre occasioni di discutere sull’attuazione del disegno di legge sul federalismo approvato in prima lettura dal Parlamento.
Dal punto di vista politico credo che a nessuno sfugga che il federalismo, laddove realizzato, è servito ad unire Stati, Paesi e popoli che erano divisi in nazionalità ed in etnie, quell’unità possibile che si può realizzare attraverso il federalismo.
Nel nostro Paese, invece, il rischio è inverso, si rischia di dividere uno Stato unitario, sia dal punto di vista formale che materiale, anche se la costituzione materiale non è stata ancora concretizzata.
Per la verità nella fase iniziale di quando il federalismo andò in auge c’è stata, secondo me, anche una certa sottovalutazione delle forze di centro-sinistra, ovvero quando la Lega propugnava la secessione, anziché contrastare una visione di quel tipo, si agì quasi sul loro terreno, quello appunto del federalismo.
Inoltre la legge n. 3 del 2001, modifica del Titolo V della Costituzione (articolo 119), ha invertito la gerarchia dei soggetti statuali, in quanti Comuni, Province, città metropolitane e Regioni hanno assunto autonomia finanziaria sia di entrata che di spesa.
Prima abbiamo discusso della cultura e giustamente con proposte serie anche da parte dell’opposizione si è cercato di far emergere situazioni culturali di tipo provinciale e locale. Però proprio per quanto riguarda la previsione sulla cultura il federalismo fiscale porterà un taglio del 70%, per non parlare di tutti gli altri settori.
Si creeranno forti selezioni e tensioni, perché le Regioni ricche, in primo luogo quelle del nord che hanno propugnato di più il federalismo, avranno più risorse, mentre le Regioni povere ne avranno di meno proprio in virtù di minori entrate, come il gettito fiscale, perché esso interverrà dentro un contesto di possibilità di essere realizzato o meno.
In definitiva ci saranno Regioni – e questo è un dibattito che secondo me dovrebbe avvenire senza polemiche - che avranno più servizi e più risorse, mentre gran parte di quelle del centro-sud avranno meno servizi e meno risorse.
Ma, si dice, che poi interverrà il fondo nazionale di perequazione alimentato dalla fiscalità generale. Allora qui sorge un primo problema. Se la fiscalità generale ha quel trend storico di evasione e di elusione, inoltre se la crisi economica e sociale porterà sempre più ad un minor gettito fiscale, poi il fondo di perequazione nazionale sarà sempre più residuale.
Poi c’è anche un altro fatto grave, cioè che l’erogazione del fondo nazionale di perequazione verso quelle Regioni che non riusciranno a sostenere i costi dei servizi acquisiti, poi sarà senza vincoli di destinazione. Per cui potrà succedere che un ente locale non sarà obbligato a mettere i soldi del fondo di perequazione per la scuola, per la mensa, per il trasporto pubblico, per la casa di riposo, bensì lo potrà utilizzare per la spesa corrente.
Gli Enti locali – un’altra nota sulla quale l’Assemblea legislativa dovrà riflettere – non potranno più contrarre i mutui se non per alcuni investimenti per lavori pubblici concordati con lo Stato.
Quindi da un lato si fa un federalismo un po’ strano, dall’altro si cerca di accentrare; il famoso piano casa ne è l’esempio più eclatante in queste ore. Siamo dunque di fronte ad una finta autonomia.
Sicché, con quali criteri verranno erogati i fondi per le Regioni e gli Enti locali? In base a quali parametri? Si dice non più sul costo della spesa storica dei servizi sociali, ma in base a costi standard uniformi per ogni Regione. Quindi, cari colleghi, se non sorgerà un’attenzione in questa ultima fase, di seconda e definitiva lettura del disegno di legge sul federalismo – in questo momento il Consigliere Capponi sta ridendo e telefonando, ma poi lo chiameremo a rispondere anche verso i cittadini della loro demagogia! – ci sarà un’ulteriore selezione. Perché da un lato il federalismo di per sé crea una selezione, dall’altro se ad esempio nelle Marche il fondo perequativo verrà erogato negli entroterra, sulla base del costo standard medio delle metropoli costiere o pedemontane, significherà che gli entroterra non avranno più risorse per i servizi sociali, ne avranno sempre meno. Inoltre si abbasserà il livello di erogazione dei servizi per la popolazione anziana, per l’infanzia e per l’autonomia scolastica.
Quindi, secondo noi, è il momento che l’Assemblea legislativa impegni con un atto la Giunta regionale.
So che in Parlamento c’è stata una discussione, alcune forze dell’ex Unione si sono astenute, altre hanno votato a favore. E questo accade perché manca consapevolezza, quindi dovremmo fare una riflessione ulteriore.
Perché, come è noto, le Regioni e le fasce più deboli hanno bisogno di maggiori risorse, perché la popolazione in quei centri è più rarefatta e in alcune Regioni si darà meno gettito fiscale; infatti basta vedere che anche qui si è invertita la gerarchia, cioè, non solo le Regioni e gli Enti locali non sono in grado di riscuotere le tasse, ma devono anche anticipare i soldi per gli ammortizzatori sociali proprio perché c’è una difficoltà economica sociale.
In definitiva si spezza il meccanismo di unità nazionale, e non inteso in senso nazionalistico, ma inteso come solidarietà, come diritti che vengono relegati ad opportunità.
Voglio concludere esprimendo un plauso ai Servizi dell’Assemblea legislativa in quanto hanno prodotto degli utili e preziosi volumi, anche per la loro leggibile veste grafica, sul federalismo fiscale.
Tuttavia invito la Presidenza dell’Assemblea legislativa e il Presidente Bucciarelli, che finora hanno raccolto in maniera pregevole tutte le posizioni istituzionalizzate, ad aggiornare questi materiali anche con le posizioni di quelle forze politiche diverse e che oggi purtroppo non siedono nel Parlamento ma che sono contributi importantissimi da far conoscere all’opinione pubblica.
Concludo dicendo che se l’Assemblea legislativa è d’accordo il testo della mozione dovrebbe poter essere modificato con il seguente emendamento:
Sostituire il dispositivo del primo paragrafo con il seguente:
“Impegna la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Parlamento e il Governo affinché in sede di approvazione definitiva del disegno di legge sul federalismo fiscale si tenga conto delle osservazioni poste dalle Regioni e dal sistema degli Enti locali per quanto riguarda i trasferimenti statali per il funzionamento dei principali servizi pubblici e a domanda individuale, affinché si modifichi il criterio di finanziamento del fondo perequativo che deve essere basato sulla spesa storica e non sui costi presuntivi standard.”.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.
Antonio D’ISIDORO. Sullo stesso argomento c'è anche una mia mozione, la n. 290, quindi vorrei dire qualcosa in merito.
Questa legislatura non è soltanto dominata dalla crisi, ma vuole anche essere la legislatura del federalismo fiscale. Un progetto a mio giudizio ancora largamente indefinito, tanto è vero che lo stesso Ministro dell'economia non s'azzarda ad offrirne una stima dei costi, infatti non se ne conoscono i vincoli perché mancano, a detta di Tremonti, degli studi, dei criteri omogenei di valutazione. Quindi nulla sappiamo anche degli effetti sulle finanze dello Stato.
Secondo me in questo clima un federalismo vago, generico, non ben definito, rischia anche di dare sfogo a quelle pulsioni centrifughe che si scatenano soprattutto durante le recessioni.
Se fosse così, il federalismo non solo costerebbe alle casse dello Stato molto di più che in tempi normali, ma renderebbe anche molto più difficile il varo di quelle politiche, necessariamente su scala nazionale ed internazionale, che potrebbero consentire di recuperare il terreno perduto nell'attuale recessione.
Al riguardo è bene anche sapere di quanto si tratta. Perché se il PIL, così dicono alcune stime, che io reputo peraltro ottimistiche, dovesse scendere del 2% nel 2009 alla fine dell'anno in corso arriveremo ai livelli di reddito pro-capite del 2001.
Penso, inoltre, che dobbiamo tenere presente il fatto che in fondo si tratta di una delega in bianco, non ci sono infatti neppure clausole di salvaguardia chiare ed imperative.
Ho apprezzato un intervento di Luca Ridolfi su La Stampa il quale ha scritto che la legge delega dovrebbe prevedere almeno degli anticorpi, cioè riportare in capo allo Stato di modificare una legge allorché i suoi esiti dovessero mettere a repentaglio i parametri di instabilità nazionale ed internazionale.
Non vorrei che alla fine ci si trovasse di fronte ad un federalismo al rovescio, ad un federalismo, come diceva prima il collega Procaccini, che spacchi invece di unire, e che spacchi soprattutto lungo le linee di disuguaglianze storiche, fisiche, materiali ed economiche.
Ecco perché penso che questo disegno di legge affronti con estrema genericità il tema del quadro normativo, del quadro finanziario, del quadro contabile unitario.
Non è un caso che la Sentenza n. 241 del 2004 abbia ribadito che non è ammissibile in materia tributaria l'esplicazione di potestà regionali autonome in mancanza della fondamentale legislazione statale di coordinamento.
Dovremmo cioè avere un federalismo che richieda strumenti di effettiva responsabilizzazione di ogni centro di imposizione e di ogni centro di spesa. Quindi anche sotto questo profilo a me sembra che il disegno di legge sia carente, considerato soprattutto – lo ha detto anche il Consigliere Procaccini – che nel nostro Paese la finanza locale spesso e volentieri rimane fuori controllo.
Il percorso verso il federalismo richiede una strategia politica complessiva che veda investire tutte le Istituzioni di governo e tutti gli apparati pubblici.
Ho peraltro notato che a Montecitorio il centro-sinistra – che penso debba fare un po’ di autocritica - ha presentato un emendamento che avrebbe dovuto contribuire proprio all'efficienza dell'Istituzione, era per inserire all’interno della legge sul federalismo fiscale una delega per obbligare Regioni, Comuni, Province e città metropolitane a – leggo testualmente – “rafforzare criteri di merito professionale e procedure di tipo pubblico e, ove possibile, concorsuale per l'assegnazione degli incarichi direttivi”.
Il Governo ha risposto che non poteva in quel caso mettere troppa carne al fuoco – stranissimo, Non ho mai visto un Governo che rinunci ad una delega! -. Ma qui è curioso il fatto che coloro che hanno presentato l'emendamento non hanno protestato, non hanno condotto alcuna battaglia, hanno solo dato vita ad un ordine del giorno che è sì di buona intenzione, ma che vale – come dico sempre – come una tisana per sanare i guasti della lottizzazione partitocratica.
Inoltre la cosa che mi preoccupa è che non esiste una definizione tecnica, univoca, certa, della nozione di costo o fabbisogno standard. Si sostiene che il costo o il fabbisogno standard di un servizio sia determinato dalla media dei costi delle migliori prestazioni. E' una definizione, secondo me, scusatemi, che all'apparenza sembra molto facile, ma che invece considera in maniera decisamente inadeguata la natura propria delle prestazioni pubbliche in materia di diritti civili e sociali e la complessività dei fattori che possono rendere efficiente il costo di una prestazione da un territorio all'altro.
Ecco perché la mia mozione punta soprattutto su un articolo ben preciso del disegno di legge, l'articolo 11, che ritengo sia anche incostituzionale, in quanto i poteri sostitutivi di cui all'articolo 120 sono limitati soltanto alla lettera g), che leggo: “I poteri sostitutivi soltanto nel caso che le Regioni non provvedano entro tale termine alla ridefinizione delle spese standardizzate e delle entrate standardizzate”. Penso che questo sia insufficiente, quindi si dovrebbe cambiare l'articolo dicendo che: “Agli effetti della presente legge lo Stato esercita il potere sostitutivo di cui all'articolo 120 della Costituzione secondo le disposizioni di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo alla votazione. Ha chiesto la parola il Consigliere D'Anna.
Giancarlo D'ANNA. Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Bene, procediamo.
(verifica del numero legale)
PRESIDENTE. Il numero legale non è garantito, quindi la seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 13,35
La seduta inizia alle ore 10,25
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. Salutiamo il II Circolo di Via Ugo Bassi di Civitanova Marche. Buongiorno agli alunni e agli insegnanti.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 136 del 24 marzo 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 312/09, in data 26 marzo 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Sordoni, D'Isidoro, concernente: "Contenimento della spesa per il pubblico impiego. Esonero dal servizio del personale dipendente prossimo al collocamento a riposo. Preferenze legge 104/92. Revisione e riorganizzazione della dotazione organica e assunzione personale", assegnata alla Il Commissione in sede referente;
- n. 313, in data 27 marzo 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Comi, concernente: "Orari di apertura e turni di servizio delle farmacie della Regione Marche", assegnata alla V Commissione in sede referente.
Comunico che, con nota n. 2256 del 23/03/2009 a firma dei Consiglieri Capponi, Ciriaci, D'Anna, Romagnoli, Binci, Santori, Cesaroni, Pistarelli, Viventi, Bugaro, Giannotti, Brini, Tiberi, Massi, Lippi e con nota n. 2324 del 25/03/2009 a firma dei Consiglieri Castelli e Altomeni è stata ritirata la pdl n. 273 concernente: "Norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli di origine regionale".
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- 335/09 dei Consiglieri Lippi, Comi "Ricostruzione post-terremoto del settembre 1997 - situazione di degrado dei beni culturali, degli edifici pubblici e privati danneggiati";
- 336/09 dei Consiglieri Mollaroli, Ricci "Finanziamento del fondo per lo sminamento umanitario".
Ha chiesto congedo l’Assessore Carrabs.
Prima di passare all’ordine del giorno, interpretando anche il vostro pensiero, cari colleghi, vorrei salutare il nostro collaboratore Cardenio Medici, responsabile del servizio d’Aula oltre che rappresentante della RSU dell’Assemblea legislativa, il quale da domani, dopo tanti anni di servizio, sarà posto in quiescenza. Voglio veramente ringraziarlo per quanto ha fatto in tutti questi anni per la nostra Assemblea, gli auguro sinceramente una quiescenza tranquilla e serena insieme ai suoi familiari. Grazie, Cardenio (applausi in Aula).
Commemorazione
Vittime dell’ultima tragedia avvenuta sul Canale di Sicilia
PRESIDENTE. Colleghi, sulla base delle notizie che abbiamo appreso oggi dalla stampa in merito all’ennesima tragedia che si è consumata nel Canale di Sicilia, credo sia giusto e doveroso che l’Assemblea legislativa osservi un minuto di silenzio in onore di tutte le vittime (circa 400), persone che cercavano una vita migliore in Paesi arricchiti come il nostro.
(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)
Grazie. Con la speranza che per il futuro nessuna Assemblea legislativa d’Italia si trovi a dover osservare questi minuti di silenzio in onore di così tante vittime.
Sull’ordine del giorno
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza della mozione n. 335 presentata dal sottoscritto e dal Consigliere Comi “Ristrutturazione post-terremoto del settembre 1997, situazione di degrado dei beni culturali, degli edifici pubblici e privati danneggiati”, la quale per un disguido di comunicazione – ne avevamo parlato in una Conferenza dei Capigruppo – era stata iscritta come interrogazione, quindi l’ho dovuta ritirare per poi sostituirla con un nuovo testo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’iscrizione d’urgenza della mozione n. 335.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge regionale n. 241
della Giunta regionale
“Disciplina degli interventi regionali in materia di spettacolo”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 241 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Da diverse settimane, in seguito ad un provocatorio articolo di Baricco su La Repubblica e ai tagli proposti dal Governo al FUS per il 2009 – penso abbiate letto i giornali di questa mattina, ieri c’è stata un’importantissima manifestazione del mondo della cultura a Piazza Farnese a Roma –, in Italia si è riaperta una discussione vivace sul ruolo dello spettacolo, sul sostegno pubblico e privato allo stesso e sul rapporto tra spettacolo dal vivo e riprodotto. Un dibattito non accademico, ma che chiama in campo la funzione delle Istituzioni e le politiche culturali nell'epoca della comunicazione di massa e dell'uso delle tecnologie informatiche.
Francesco Alberoni sul Corriere della Sera di lunedì scorso ci comunicava una notizia di particolare rilievo, ovvero che nell'anno della crisi economica, la più significativa dopo quella del 1929, tutti i consumi sono diminuiti meno quelli culturali. E' un dato che conferma la tendenza comunicataci da diverso tempo dalle statistiche di Federcultura, ma che si presumeva che la crisi facesse vacillare.
Se a questo aggiungiamo i recenti risultati delle iscrizioni scolastiche che hanno visto le famiglie italiane optare per un tempo scuola lungo, quindi più formazione per i loro figli, si può aprire una prima riflessione.
Forse la crisi rende più saggi, ridisegna le priorità delle famiglie, apre a cambiamenti e fa sperare in un superamento del consumo facile ed avido.
Questa valutazione vale anche per la nostra Regione? Quanto ha a che fare con la proposta di legge che ci accingiamo ad approvare? Ebbene sì! Da anni la nostra Regione registra aumenti consistenti di spettatori. I dati più recenti a nostra disposizione, frutto di una ricerca (bilancio sociale ed altro) prodotta dall'Assessorato alla cultura (con l’allora Assessore Minardi), indicano per le Marche un aumento del 9,2% del numero degli spettatori.
Altri dati della stessa ricerca sono interessanti quindi li voglio ricordare. Il numero degli occupati nel settore è di oltre 3000, di cui il 90% non sono stabili, oltre a quello della presenza del numero dei teatri agli abitanti, cioè un teatro ogni 12.500 abitanti, uno dei primati nel nostro Paese.
Non è altrettanto positivo, invece, in Italia e nelle Marche – anche su questo cito un articolo di stampa, uscito in un numero di Magazine di La Repubblica della scorsa settimana, di Ludovico Pratesi, che tra l’altro è anche direttore artistico di uno dei pochi musei di arte contemporanea che abbiamo nella nostra regione, la Pescheria di Pesaro – l’aumento di coloro che frequentano i nostri musei, denunciando così un’assenza notevole nel mondo dell’arte contemporanea.
In Italia non abbiamo ancora un museo di arte contemporanea, abbiamo il Maxi di Roma, che ancora aperto non è stato ma che potrebbe competere con le grandi capitali europee, mi riferisco al Beaubourg di Parigi o alla Tate Modern di Londra. Anche i nostri musei storici – cito in particolare gli Uffizi o la Galleria Borghese – hanno problemi di presenza rispetto alle altre realtà europee.
Ma di questo ci occuperemo in seguito, visto che dovremo nei prossimi mesi trattare della legge che riguarda i beni e le attività culturali.
Le questioni che oggi trattiamo – lo voglio ricordare perché, ovviamente, conta anche il contesto ed il momento storico in cui le leggi vengono approvate – hanno un rilievo, oltre che culturale e politico, anche sociale ed economico, questo è l’atteggiamento con il quale vanno affrontate. Ci sono 3000 lavoratori, quindi un indotto economico che alla cultura nella nostra regione ormai da anni fa assumere un rilievo significativo.
Il Governo regionale ha da tempo presentato all'Assemblea diverse proposte di legge, quella sul cinema approvata nella scorsa seduta, questa di oggi che riguarda lo spettacolo ed un'altra, sulla quale vi stiamo lavorando in Commissione, sui beni e le attività culturali. Con queste tre proposte di fatto la nostra Regione ridisegna le politiche culturali.
Come funzionava fino ad ora? In che contesto normativo agivamo?
Fino ad ora queste materie (spettacolo, riprodotto, beni e attività culturali) erano governate da dalla legge n. 75 del 1997, che era sostanzialmente una legge di procedure e modalità… Presidente, le consegno il mio intervento scritto, così passiamo subito alla votazione!
Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori
PRESIDENTE. Consiglieri, per favore, mantenete un atteggiamento di silenzio e di ascolto nei confronti della relatrice.
Adriana MOLLAROLI. E’ la prima volta che in questa Regione viene presentata e discussa una legge sullo spettacolo, stiamo quindi ridisegnando il panorama delle politiche culturali, ma con questo clima non ho problemi ad interrompere la mia relazione! Comunque, visto che le questioni hanno un loro rilievo, continuerò cercando magari di essere breve.
Stavo dicendo che fino ad ora la materia era governata dalla legge n. 75 che stanzialmente era una legge di procedure e di modalità, si rinviavano poi ai piani di settore le politiche attive.
Per lo spettacolo esistono anche altre leggi, quella che istituisce l’Amat, un’associazione di Comuni a cui la Regione partecipa, la legge n. 20, solo di finanziamento per il Rossini Opera Festival e il Macerata Opera Festival, e da diversi anni, cioè da quando è stato riaperto, per il Teatro delle Muse, con una indicazione nella tabella del bilancio annuale, vengono indicate delle risorse.
Questo è l’assetto giuridico al quale facciamo riferimento in questo settore.
Ora per il futuro si vuole imprimere una svolta con una scelta che introdurrà nella nostra legislazione leggi di settore che prenderanno atto della maturità, validità e rilievo economico ed occupazionale, della qualità professionale e dell'indispensabilità dei servizi culturali in una società moderna e aperta al futuro quali le Marche vogliono essere.
Questa legge è stata presentata dalla Giunta regionale diversi mesi va, certo, la Commissione ha lavorato con tempi sufficientemente lunghi, ma come potete immaginare la materia non è assolutamente semplice.
Il testo che presentiamo è stato modificato rispetto alla proposta della Giunta, è un testo che ha tenuto in forte considerazione anche il parere del CAL.
Anticipo ora che sono stati presentati numerosissimi emendamenti - sui quali nel merito tornerò al momento della loro votazione - dai Consiglieri di maggioranza e fatti propri anche dai Consiglieri di minoranza, per i quali, dopo una valutazione attenta, come maggioranza si è ritenuto che potevano essere accolti.
Riferisco ora in Aula quali erano le intenzioni della Commissione e quale sia la sostanza degli emendamenti, senza però indicarli uno per uno, lo farò quando passeremo al loro esame.
La proposta che la Commissione ha elaborato – come vi dicevo - modifica sostanzialmente alcune questioni. La prima riguarda l’assetto istituzionale, quindi ridisegna il ruolo della Regione e assegna delle funzioni precise alle Province ed ai Comuni.
Dopo la legge avremo due strumenti per governare questa materia, il piano triennale e il piano operativo annuale con il quale verranno assegnate anche le risorse.
Noi quindi rispetto ai meccanismi attuali avevamo introdotto una forte novità - che però gli emendamenti, a cui mi adeguo, tendono a cancellare -, ovvero su come vengono selezionati i progetti locali. I Comuni raccolgono i progetti, li inviano alle Province e queste, sulla base degli indirizzi regionali, li finanziano.
Prevedevamo quindi un meccanismo nuovo, quello che al meccanismo burocratico della raccolta dei progetti si sostituisse un meccanismo di concertazione. Ovvero, ogni provincia raccoglieva i propri progetti locali e poi con la Regione concertava la sostenibilità degli stessi e anche il relativo finanziamento.
Gli emendamenti – che, ripeto, molti sono della maggioranza ma fatti propri anche dalla minoranza - reintroducono il vecchio meccanismo, anzi, ne introducono uno ancora più nuovo, cioè che anche le Province devono selezionare i progetti locali tramite bando.
La seconda novità è agli articoli 7 e 8, quelli che hanno fatto maggiormente discutere. La legge introduce – lo faceva già il testo della Giunta e la Commissione lo ha riproposto con una modalità nuova – il riconoscimento di alcuni soggetti definiti (vedi art. 8) di primario interesse regionale. Ovvero quei soggetti che svolgono funzioni di rilievo regionale e che riguardano la produzione e la diffusione della cultura e dello spettacolo, l’attività di produzione stabile e la circuitazione.
Nella proposta della Giunta oltre ad indicare i criteri che formulano questi progetti all’articolo 14 in sede di prima applicazione si indicava anche il nome ed il cognome degli stessi; lo dico con chiarezza perché questo è un punto che ha fatto discutere e sul quale ci sono alcuni emendamenti –. Per cui, dopo aver ascoltato anche il parere del CAL, non essendoci l’urgenza della prima applicazione, perché viene sì approvata oggi ma entrerà in funzione nel 2010, visto che per l’anno 2009 abbiamo prorogato la durata del Piano triennale, si è ritenuto che la legge avrebbe dovuto dare le indicazioni sui criteri che costituiscono i soggetti di primario interesse regionale e che poi sarà la Giunta, entro novanta giorni, ad indicare un regolamento con il parere della Commissione.
La legge introduce – e questo è confermato anche dagli emendamenti dei Consiglieri di maggioranza e di minoranza – anche un altro meccanismo di selezione dei finanziamenti regionali… Presidente, mi spiace, ma se non è possibile avere un po’ di silenzio, concludo qui!
PRESIDENTE. Consiglieri!
Adriana MOLLAROLI. L’articolo 7 introduce sui progetti regionali un’altra modalità, cioè vi è l’indicazione di progetti di interesse regionali selezionati attraverso i bandi. Perché questo? Perché nel settore vorremmo introdurre qualche dinamicità, si vuole consentire anche a quei soggetti che stanno nascendo nella nostra regione e che possono presentare progetti di interesse, di essere finanziati. Quindi non un sistema rigido che riconosce e finanzia soltanto alcuni soggetti, seppure le eccellenze e quelli riconosciuti da leggi regionali hanno una validità e una funzione regionale.
Quindi vorremmo, seppur i finanziamenti regionali non siano moltissimi, introdurre qualche elemento di novità oltre a sostenere una progettualità nuova. Questo è il senso dell’articolo 7.
Altra novità…
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
PRESIDENTE. Consigliera, mi scusi.
Adriana MOLLAROLI. Ho chiuso, Presidente, non c’è problema!
PRESIDENTE. Consiglieri, non riesco a sentire quello che dice la relatrice, quindi sicuramente neanche voi. Allora, per cortesia, fate silenzio, date un po’ di attenzione nei confronti di chi parla, ciò significa poterla averla anche quando lo farete voi! Prego, Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Dopo aver illustrato le criticità e i punti più salienti sui quali c’è stata maggiore discussione, avendo cercato di fornire il punto di vista che vuole rappresentare la legge, voglio illustrare alcune altre novità che riguardano la costituzione di un fondo unico per lo spettacolo e di un fondo di anticipazione.
Nella nostra Regione avremo un fondo unico nel quale convergeranno le risorse regionali e le risorse nazionali. Inoltre all’articolo 11 prevediamo anche un fondo di anticipazione, una novità che in questi anni ci è stata richiesta con forza. Con questo meccanismo potremo anticipare ai soggetti riconosciuti di primario interesse regionale risorse regionali, che sono a copertura delle risorse statali che molto spesso arrivano in tempi lunghi e che quindi costringono i soggetti a chiedere anticipazioni alle banche con il conseguente pagamento di congrui interessi.
Quindi con tale fondo di anticipazione, che poi sarà regolato anche da un atto di Giunta, cerchiamo di andare incontro anche a quei problemi economici molto spesso avuti da questi soggetti.
Concludo dicendo che è stato un testo discusso, prima prodotto da un Assessore poi, come sappiamo, c’è stato un cambio, c’è stato un cambio anche su chi ha portato in Aula questa legge. In ogni caso ci sembra di averci adeguatamente ragionato, di aver ascoltato tutti i soggetti interessati, non solo, di aver ascoltato e preso atto di alcune considerazioni e del parere del CAL, che tra l’altro è allegato all’atto.
Quindi, anche con le modifiche sicuramente migliorative che intendono portare anche gli emendamenti che si stanno introducendo, credo che con questo atto, se l’Assemblea legislativa lo approverà, consegneremo al mondo della cultura marchigiana ed in particolare al mondo dello spettacolo, una legge assolutamente all’altezza dei tempi, una legge che riconosce lo straordinario valore oltre che culturale anche sociale ed economico di questo settore. Inoltre daremo più certezze perché, come vi ho detto, la legge introduce il meccanismo del finanziamento triennale che consentirà ai soggetti che fanno cultura nella nostra regione di fare adeguati progetti che credo potranno consolidare questo settore e che quindi potranno continuare a dargli quella rilevanza conquistata negli anni.
PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Sarò breve vista la scarsissima predisposizione all’ascolto e direi anche all’educazione, visto il giusto risentimento più volte dimostrato dalla relatrice di maggioranza.
Abbiamo anticipato, sia nelle richieste di rinvio, sia durante l’approvazione della legge sul cinema (venuta da uno sdoppiamento della legge originaria), l’importanza e nello stesso tempo l’iter abbastanza tormentato di questa proposta di legge.
L’importanza di questa legge è indiscussa, la Commissione infatti vi ha lavorato molto, nella prima stesura della proposta di legge n. 241 ha fatto audizioni serie ed allargate a tutte le parti sociali, a tutte le Associazioni, dalla Form in poi, alle Province, insomma a tutti coloro che volevano essere ascoltati.
Quindi l’importanza è data anche dal lavoro fatto in Commissione. Oltre all’iniziativa di tale proposta che, ricordo, era dell’ex Assessore Minardi, il quale fin dalla nascita l’accompagnò con una serie di convegni di ascolto, il più grande si svolse a Caldarola e poi ad Urbino, quindi un tavolo allargato che però non poté seguire proprio perché l’Assessore venne sostituito.
E’ importante anche perché andiamo a sostituire la legge n. 75. Una legge che tutti abbiamo detto, noi per primi, che è stata un fallimento. Sicuramente a suo tempo ebbe delle intuizioni, ma è comunque stata una fallimento nella gestione. Una gestione che ha consentito duplicazioni, che ha consentito accavallamenti di ruoli e di programmazione. Una gestione che ha consentito alle Province e agli Enti locali l’appropriazione di ruoli, e non di coordinamento come si cerca oggi di ristabilire, bensì di co-programmazione, togliendo quindi spazi programmatori alla Regione, ma soprattutto a quella programmazione unica nel rispetto delle vocazioni degli enti territoriali e nelle vocazioni…
PRESIDENTE. Scusate, Consiglieri, non so veramente come ci si deve rivolgere a voi! Se non avete interesse, ditelo, fatelo presente ai vostri Presidenti di gruppo, così non convocheremo neppure la seduta! Però, siccome è stata convocata, state a sentire, rispettatevi tra di voi! Prego, Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. Le legge n. 75 molto spesso, anziché andare nella direzione delle vocazioni naturali e artistiche delle zone, seppur variegate e ben definite, ha determinato che tutti facessero tutto e che non si sapesse chi, che cosa, dove. Tal perpetuazione di un certo modo di fare non ha consentito neppure il liberarsi di nuove risorse, anche private, e soprattutto non ha consentito alle nuove generazioni di potersi affacciarsi con la loro creatività nello scenario culturale.
Proprio per questo tutti dicevamo da tempo – l’opposizione in particolare – che la legge n. 75 andava rifatta. E che, anche utilizzando i poteri concorrenti che in questo tema il Titolo V della Costituzione affida alle Regioni, bisognava riappropriarsi di questa funzione e fare una sorta di legge quadro.
Quindi grazie a chi l’ha ideata, a chi ha avuto per primo – parlo dell’ex Assessore Minardi – l’intuizione per una legge quadro di sintesi.
Siamo stati all’altezza delle aspettative? Questa legge ha subìto diversi rimaneggiamenti, alcuni dovuti, ripeto, alle vicissitudini degli Assessorati che sono cambiati, altri anche a passi indietro e a passi avanti. Io non dimentico le audizioni originarie fatte con le Province che erano impaurite proprio di questo ruolo che la Regione intendeva riaffermare, quindi di questa razionalizzazione che si voleva dare all’intero sistema. Le Province levarono gli scudi contro questa legge e di sicuro, l’abbiamo detto più volte, questo ha influito anche nelle scelte assessorili.
Sicché la Commissione si è ritrovata più volte, anche con la precedente Presidente Benatti, a metterci le mani.
Infatti gli emendamenti oggi presentati dalla maggioranza, ripresi anche dalla minoranza, vanno nella direzione di ripristinare la vocazione di originaria ratio di questa proposta di legge, proprio perché avendoci rimesso le mani più volte non la si riteneva all’altezza di quelle che potevano essere le aspettative.
Perché? Una prima osservazione importante da fare è che se confrontiamo questa legge con le leggi sullo spettacolo di altre Regioni, vedremo – ma questo possiamo dire che è un discorso culturale o ideologico, ed anche se non dovrebbe essere presente, però lo è – che abbiamo a che fare con una legge ancora fondamentalmente dirigista. Cioè in questa Regione non si riesce ancora a sburocratizzare determinate materie. Anzi, visto che per antonomasia la legge sullo spettacolo dovrebbe andare esclusivamente nella direzione di liberare risorse, però poi non ci riesce. Non riesce a consentire ad associazioni e operatori privati di affacciarsi in un sistema concorrenziale paritetico con il pubblico, senza più rendite di posizioni per nessuno. Inoltre non riesce a consentire alla Regione, nella sua opera di pianificazione e programmazione, di interloquire, finanziare, aiutare, sostenere e promuovere alla stessa maniera tutti i soggetti privati e non privati che potrebbero svolgere progetti culturali seri, progetti che vanno nella direzione della programmazione regionale, e soprattutto dare spazio alle giovani generazioni, insomma consentire l’accesso nel panorama culturale di tutti e soprattutto di progetti degni.
Con tale legge questo non avviene completamente, essa continua ad avere un assetto impastoiato, un assetto che vede la governance prevalentemente pubblica. Gli enti locali, che con gli emendamenti presentati abbiamo cercato di ridimensionare e di ricondurre al mero ruolo di coordinamento, sono comunque presenti massicciamente.
Una legge che dica che la Regione promuove e finanzia una serie di bandi e di progetti, in ugual misura pubblici e privati, che consentano quindi la partecipazione di privati al pari di Province o di Comuni, non siete riusciti a farla, ma per un assetto e una mentalità dirigista della quale probabilmente non riuscite a liberarvi.
Dico questo perché il privato, che ha sì i suoi spazi, ne ha sicuramente più di prima, in un certo senso può accedere ai bandi – infatti noi anche sui bandi abbiamo insistito proprio per far sì che ci fossero spazi, ecc. –, però poi attraverso la Regione e attraverso il Comune, ma in particolare attraverso la Provincia, deve comunque passare.
Cioè non si è avuta la libertà di dire che l’operatore in gamba, il teatro in gamba, la giovane associazione in gamba, consolidata e che ha anni di anzianità – e questo è giusto perché è chiaro che non possiamo frammentare o polverizzare il tutto – potranno partecipare prevalentemente alla mediazione e a quella intermediazione continua dei ruoli e degli enti locali.
Questo non lo abbiamo ottenuto, ma perché probabilmente la nostra mentalità è profondamente diversa da quella di Regioni come la Lombardia, di cui vi invito a leggere la legge sullo spettacolo, ma potrei parlare anche di Regioni come il Lazio che, come sapete, ha avuto anch’essa alterne gestioni politiche.
Quindi l’assetto burocratico, cioè quell’assetto che non è riuscito a liberalizzare appieno il ruolo delle associazioni, dei teatri, ecc., un assetto che ha posto pesantemente ancora una volta soprattutto le Province come intermediazione quindi non solo come coordinamento degli enti locali, lo troviamo ancora.
Tutto questo, a nostro avviso, dà un’immagine di una legge che difficilmente riuscirà a realizzare – anche se me lo auguro lo possa fare con l’accoglimento degli emendamenti che abbiamo proposto – quella svolta che qualcuno voleva e che soprattutto si aspettavano i giovani e le associazioni.
Non dimentichiamo che con questa legge, che oltre a sopprime la legge n. 75 ne sopprime anche altre particolari come quella sullo Sferisterio, ecc.., si voleva ricorrere all’individuazione di soggetti di primario interesse regionale.
Questa impostazione in linea di massima ci va bene, perché è giusto che determinate “istituzioni” – lo dico tra virgolette - che svolgono da tempo un ruolo ormai consolidato e soprattutto che promuovono cultura a carattere regionale, nazionale e internazionale (come i nomi che in un primo tempo nella norma transitoria erano stati fatti), abbiano un elenco, abbiano un riconoscimento a parte; infatti la minoranza con un emendamento quell’elenco lo ripropone, anzi, addirittura lo amplia.
Su questa individuazione c’è stata un’acerrima discussione, da parte della maggioranza vi è stato un continuo indietreggiare, perché chiaramente si è sviluppato il sindacalismo dei territori, in particolare le province prepotentemente sono tornate a voler imporre la loro, per cui si è preferito, visto che il piano è slittato e che i bandi sono stati ormai effettuati con la legge n. 75, rimandare alla Giunta regionale il regolamento, quindi successivamente all’individuazione di questi PIR.
Auspichiamo davvero la maggior parte delle selezioni di questa legge avvengano con bandi pubblici, con direttive precise della Regione. La Regione non deve gestire, deve esclusivamente pianificare l’azione. Certo, è giusto che i finanziamenti e le sovvenzioni vengano distribuite in base a una programmazione, ma la Regione deve gestire meno possibile e soprattutto deve consentire agli enti territoriali di svolgere esclusivamente un ruolo di coordinamento.
Fatto questo auspichiamo che ci sia la più grande partecipazione pubblica ai progetti, ai bandi, e che possa essere consentito il più possibile ad operatori giovani – quel famoso ricambio generazionale su cui, in particolare con la Consigliera Benatti, mi ero soffermata –.
Dunque se la legge non servirà a questo potevamo anche tenerci la 75. Infatti l’accusa maggiore subita dalla legge n. 75, non fu soltanto quella di una gestione massiccia, spesso soverchiante, ed anche di duplicazione delle Province, ovvero un effetto di spiazzamento del pubblico sul privato, ma fu anche quella di volersi portare dietro certi enti e certe posizioni ormai consolidate – che noi le definiamo anche incrostate –.
Insomma non possibile che in questa Regione si parli solo di due o tre enti o associazioni a scapito di una programmazione giovanile, di teatri giovani, di altre forme di teatri stabili, di associazioni, di operatori, ovvero tutto quello che in altre regioni, invece, concorre pariteticamente con quei progetti della Provincia che vanno nella direzione dello sviluppo. Sicché si deve trovare il modo che possano sì concorrere con i grandi, ma anche quello di avere nicchie riservate per far sì che i bandi, appunto, siano prevalentemente riservati ai giovani operatori.
Ma noi siamo perplessi che tutto questo possa avvenire
Siamo perplessi perché a questa legge si è valuto dare ancora un impianto fondamentalmente dirigista e di governance prevalentemente pubblica.
Siamo perplessi se non ci sarà l’accoglimento o meno di determinate nostre sollecitazioni che, appunto, vanno nella direzione della selezione seria e dell’accesso soprattutto al ricambio e alla possibilità di liberare nuove risorse.
Abbiamo, inoltre, perplessità perché non riteniamo sia completato – almeno l’intento era questo ma non sappiamo quando potrà essere realizzato – quel processo che favorisca anche la partecipazione di risorse private, e per risorse private intendo anche quelle economiche. Cioè, quanto gli operatori privati o gli imprenditori privati saranno invogliati da questa legge, che comunque continua ad essere massicciamente gestita da enti locali? Parlo di convenzioni per la gestione di teatri, parlo della formazione di ulteriori fondazioni. Perché, diciamolo, di teatri ne abbiamo tanti, ma se poi non ci sono convenzioni con i privati che promuovono stagioni od altre cose, poi difficilmente si riuscirà a reperire risorse.
Quindi quanto il privato sarà invogliato ad investire in questo piano?!
Dunque di perplessità ne abbiamo tante, ma apprezziamo comunque lo sforzo fatto. Apprezziamo soprattutto lo sforzo di razionalizzare e di mettere in rete il sistema degli enti locali. Riteniamo, però, che gli enti locali più coraggiosamente avrebbero dovuto fare un ulteriore passo indietro in favore del privato, in favore di un elenco di soggetti che alla pari possano partecipare e concorrere.
Ora aspettiamo di vedere la buona volontà che ci sarà nei correttivi, per modificare eventualmente quello che è stato in Commissione il nostro voto di astensione.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Brini. Informo che durante questo intervento saranno chiuse le iscrizioni per poter intervenire.
Ottavio BRINI. Questo intervento mi permette di richiamare anche un'interrogazione che puntualmente viene messa all'ordine del giorno ma che sempre puntualmente non viene mai discussa. Mi riferisco all'interrogazione n. 1218 inerente l'individuazione di progetti culturali di interesse generale (Musicultura e Civitanova Danza).
Per ora con cautela mi dichiaro soddisfatto, ma rimango in attesa di vedere se l'emendamento presentato verrà accolto o meno, poi, in base a questo, ci sarà anche la mia espressione di voto.
Quello che mi preoccupa è la soppressione dell’art. 14, tutto viene demandato alla Giunta. Che significa demandare tutto alla Giunta! Cioè, rimane tutto come prima oppure vengono accolte le richieste delle opposizioni? Perché se fosse quest’ultimo caso tanto vale accogliere l'emendamento sulla Musicultura e Civitanova Danza.
L'altra riflessione riguarda il Consigliere Minardi – non me ne voglia –. Cioè vorrei capire se rispetto al suo lavoro c'è discontinuità oppure questo è un lavoro che segue ciò che lui aveva iniziato e portato avanti con il suo Assessorato. Secondo me, infatti, sia la proposta precedente che quella attuale hanno poca continuità. Vuole essere allora un segnale nei confronti dell'ex Assessore - visto peraltro anche il modo in cui è stato sostituito -?
Quindi vorrei sapere se c'è una discontinuità rispetto all’operato dell'Assessore Minardi oppure se era solo un fatto contingente a livello politico. In ogni caso ritengo che quanto di buono aveva fatto l’Assessore Minardi doveva essere comunque tenuto nella dovuta considerazione.
Altre due riflessioni. Il Comune di Civitanova, anche se non si vede in bilancio, con la manifestazione di Civitanova Danza dà un forte contributo all'azienda cultura dei teatri, e se così non fosse avrebbe chiuso già da qualche anno; certamente un’iniziativa del genere non si potrebbe mantenere soltanto con i miseri contributi della Provincia e della Regione!
Invito quindi l'Assessore Solazzi a confrontarsi con il Comune, ad avere dati reali, non seguire quelle disinformazioni che arrivano puntualmente e che vogliono mettere magari un Comune di centro-destra in cattiva luce nei confronti della gente.
Fosse stato per me non avrei chiesto nemmeno un euro alla Provincia e alla Regione! Ma visto che c'è una legge che lo permette è giusto partecipare con dei progetti seri. Progetti però che devono essere alla pari, guarda caso, infatti, Musilcultura e Civitanova Danza - due fiori all'occhiello a livello internazionale, Civitanova Danza fa delle prime mondiali conosciute in tutto il mondo – non hanno la stessa risonanza di Pesaro con il ROF o di Macerata con lo Sferisterio.
Quindi bisogna avere maggiore attenzione per queste iniziative, che peraltro alla Provincia e alla Regione costano quasi nulla, ma che poi danno tanto come ritorno d'immagine, a livello culturale danno sicuramente notorietà a tutta la regione Marche.
La mia ultima riflessione forse non rientra neppure in questa discussione ma la voglio sottolineare lo stesso. In passato all'AMAT ho fatto delle contestazioni sui bilanci e sugli interventi che faceva. Per cui oggi voglio chiedere all'Assessore - che non è presente in Aula, mi auguro che qualcuno glielo riferirà, e se necessario sarò puntuale anche con un'interrogazione – di cercare di capire la programmazione dell'AMAT, strumento importantissimo per la cultura marchigiana. Cioè come vengono distribuiti questi fondi, se c'è la politica del passato, ad esempio dare piccoli contributi a quei Comuni con poche risorse che hanno dei teatri; certo, è giusto che vengano incentivati con risorse, ma molto spesso i Comuni grandi non hanno quel ritorno rispetto ai Comuni piccoli. Questo comunque riguarda un problema di solidarietà, che condivido appieno, infatti è giusto che a livello di cultura il grande Comune vada in aiuto al piccolo Comune; chi ha un bel teatro ma non le risorse economiche deve poter fare una bella programmazione, una cosa sempre molto positiva.
Quindi l’Assessore prima deve cercare di capire la programmazione dell'AMAT e poi che ne faccia un breve cenno in quest'Aula.
Ora non entro nel merito dei bilanci perché l'ho fatto anche in passato, poi su certe cose e su certe scelte ho avuto anche ragione, ma comunque, ripeto, bisogna cercare di capire qual è la programmazione e se va in concomitanza con il neo Assessore.
La stessa domanda la pongo, anche se non è corretto, al Consigliere Minardi, ovvero se anche lui con l’AMAT ha avuto qualche problema di programmazione, di gestione o di impostazione.
Su questa legge è stato presentato un emendamento all'articolo 14, che secondo me è un emendamento chiave, per cui il mio voto, come ho detto poc’anzi, sarà condizionato dal suo accoglimento o meno.
Dunque se ci sarà veramente volontà di recepire ciò che stiamo dicendo da qualche mese va bene, invece non va bene se è il solito stratagemma da bambini – dico da bambini, perché tanto prima o poi nei fatti lo vedremo – inventato da qualcuno o da qualcuna perché magari non ha i numeri e le condizioni per poter approvare questa legge.
Quindi se ci sarà una volontà politica di dare un segnale forte penso che troverà l'unanimità di tutta l'Assemblea legislativa, se così non fosse poi le riserve le abbiamo tutti, ovvero, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!
Dunque bisogna essere cauti ed attenti ma anche assumersi tutte le responsabilità fino in fondo.
Quindi, ripeto, il mio voto su questa legge è condizionato dall’accoglimento o meno di questo emendamento.
PRESIDENTE. Mi corre l'obbligo di informare l'Assemblea legislativa che l'Assessore Solazzi non è presente in Aula in quanto è stato chiamato dal Prefetto di Ancona ad una riunione per i problemi, che conoscete bene, dei pescatori, dei vongolari in particolare.
Ha la parola il Consigliere Minardi.
Luigi MINARDI. Semplicemente per informazione al Consigliere Brini, in qualche modo mi ha chiamato in causa, con il quale ho un rapporto di vecchia data, siamo entrambi Consiglieri per la seconda legislatura. Certo, non sempre ci siamo compresi al volo, ma è normale, siamo in qualche modo simili quindi spesso i simili si respingono, non necessariamente si attraggono.
Il Consigliere Brini mi chiede se questa legge è la stessa o non è la stessa. La legge precedente che avevo presentato era stata licenziata dopo due conferenze programmatiche regionali, dopo una ricerca approfondita, un bilancio sociale di settore, e dopo una trentina di riunioni con i soggetti che fanno parte del sistema dello spettacolo.
Ora lentamente questa legge sta ritornando alla legge licenziata. Oggi siamo ancora in una fase interlocutoria, non sappiamo cosa voteremo, ma se ho ascoltato bene le dichiarazioni del relatore di maggioranza, c'è un'ampia disponibilità ad accogliere degli emendamenti sulla governance del sistema che, appunto, riporterebbero la legge sostanzialmente a quella originaria.
Quindi se le cose andranno così mi dichiaro assolutamente soddisfatto di questo percorso. Un percorso che è sì stato molto lungo ma nel quale si è anche dimostrata attenzione ed ascolto.
Che cosa ha di importante questa legge? Ritengo sia una legge innovativa, anche se qui ho sentito che c’è qualche perplessità. E’ innovativa in che parti? E' innovativa nelle parti nelle quali bisognava innovare ed è migliorativa, invece, in quelle parti che già nella nostra regione funzionano in un certo modo quindi hanno punte ed esperienze che possono essere tratte da esempio e generalizzate.
Questa legge in fin dei conti che cosa fa? Essa parla del sistema della cultura marchigiana, che non è un sistema qualsiasi, non è un sistema da poco, è un sistema molto ricco, peraltro molto ricco di soggetti anche molto diversi tra loro. Insieme alle eccellenze, infatti, ci sono una serie di soggetti che pur non essendo eccellenti dimostrano pur sempre una vitalità. Quindi hanno un'importanza fondamentale e ce l’hanno più ancora laddove i comuni sono di piccole dimensioni, quando comuni che non possono avere soggetti eccellenti presenti in quel territorio, ma che comunque sono dei veri e propri animatori sociali e culturali.
Il valore della cultura è anche un valore sociale. Attraverso la cultura c'è un recupero della memoria, c'è una discussione sui valori, sui princìpi, sulle relazioni che esistono all'interno di una città. Quindi è anche un modo per fare coesione sociale, per far sì che questa bellissima regione sia anche una regione nella quale i cittadini si sentano di serie A in tutte le città, anche in quelle di periferia.
La cultura non è un lusso che va concentrata solo in alcune realtà, la cultura è un prodotto formidabile che va fruito in ogni parte della nostra regione.
Quindi non è facile fare una legge che tenga conto sia delle eccellenze, sia di quei ragazzi, per esempio, che si organizzano, che vogliono fare uno spettacolo teatrale, che vogliono mettere in piedi una compagnia amatoriale o un complesso musicale.
Tutto questo non è facile ma è stato fatto. Il meccanismo previsto dalla legge, infatti, prevede il riconoscimento dei soggetti che hanno una priorità regionale, sarebbe certamente stolto fare in modo di considerare tutti allo stesso modo, nella nostra regione non è questo il modo di procedere e di promuovere la cultura.
Le eccellenze vanno riconosciute e se hanno un riconoscimento nazionale non è che ce l'hanno perché sono fortunate o perché è frutto del caso, ma perché è frutto della storia e del lavoro di tante persone, delle conoscenze accumulate, è frutto di una tradizione messa in campo di professionalità costruite. E se non costruiamo una tutela dei queste professionalità non potremo far evolvere il sistema verso un suo sviluppo.
Quindi la necessità di tutelare i soggetti che hanno una maggiore consistenza di tradizione e di qualità è assolutamente fondamentale. Anche perché tali soggetti hanno la capacità non di operare per sé, ma di operare per un intero territorio, favorendone così l’emersione, la costruzione di atteggiamenti emulativi, la gestione di reti. E se le reti le vogliamo fare dobbiamo avere un leader che le gestisca, altrimenti non si fanno.
Dunque è stata riconosciuta, e questa è un’innovazione, l'esistenza di quei soggetti che meritano un'attenzione particolare. Come? In un duplice modo.
Primo. Oltre ad avere dei criteri per individuarli e ci saranno dei finanziamenti garantiti, poi si interverrà solo in quella direzione con un fondo di rotazione. Il che significa che questi soggetti all'inizio dell'anno potranno fruire di risorse fresche, che non sono inventate, non sono elargizioni, derivano da quegli impegni che sia la Regione che lo Stato si sono presi con questi soggetti, però quei fondi finiscono per essere disponibili verso la fine dell'anno quindi creare degli appesantimenti finanziari.
Secondo. La legge tiene molto in considerazione il fatto che siamo in una fase di restrizione di risorse finanziarie, allora nel momento in cui ci sono risorse finanziarie calanti bisogna fare in modo tenere chiuso il sistema – se ho compreso bene era anche un po’ quello che ha cercato di dirci la Consigliera Romagnoli –.
Per cui l'idea di mantenere aperto il sistema è stata assolutamente presa in considerazione, perché i progetti che si gestiranno nel territorio saranno gestiti con bandi e non assegnati a soggetti già presenti e stabili. E' una gestione assolutamente fondamentale. Credo che attraverso questo riconoscimento si possa dare un equilibrio al sistema che tenga conto delle punte alte come pure della vitalità del sistema, non rappresentando quindi un tappo per il soggetto nuovo che potrebbe esserci nel sistema.
Un’ulteriore questione che credo sia assolutamente importante – ma questo lo dobbiamo decidere oggi, perché ci sono degli emendamenti che la Commissione mi pare orientata ad accogliere – è su come si governa il sistema.
Io non sono d'accordo con la proposta arrivata in Aula, ma secondo me sono stati giustamente elaborati e presentati, valutati anche dalla Commissione che li ritiene accoglibili, alcuni emendamenti che introducono il concetto di sistema, un concetto importantissimo che ritroviamo in tutte le leggi, però spesso dimostriamo di non aver chiara l'idea che abbiamo di Regione.
Allora la mia domanda è: come si fa il sistema? Il sistema non può non farlo la Regione, ovvero l'ente che ha sotto sua osservazione l'intero territorio. Il sistema non può essere fatto da 247 Comuni ognuno per conto proprio. Se dobbiamo fare sistema lo dobbiamo fare prima di tutto attraverso una lettura della Regione con i soggetti, poi sempre da parte della Regione deve esserci la definizione di un progetto e devono essere definiti anche alcuni progetti di interesse regionale.
Questo significa che se il sistema deve essere dinamico la sia parte innovativa non la può fare un singolo Comune, ma la deve per forza immaginare la Regione con i soggetti. Dopodiché non è la Regione che lo deve gestire, la Regione non deve gestire niente, la Regione analizza attraverso l'Osservatorio, programma e dà le linee operative.
Il secondo soggetto cardine del sistema sono i Comuni, ovvero quei luoghi, quelle istituzioni dove si concentrano le risorse prima di tutto finanziarie. La massa di risorse finanziarie che investe nella cultura il sistema dei Comuni è la stragrande risorsa utilizzata dal sistema. Quindi è impossibile trascurare i Comuni.
I Comuni hanno tradizione, hanno luoghi, i Comuni hanno rapporto con le associazioni, con i soggetti, hanno relazioni, quindi sono fondamentali per la gestione del sistema.
Tra questi due margini (chi programma e chi gestisce) c'è di mezzo la Provincia che non deve far altro che coordinare. Non possono esistere progetti provinciali perché finirebbero per negare l'attività e la vitalità dei Comuni.
Questo è l'accordo, questo è contenuto negli emendamenti, però va anche nella direzione del dibattito più recente. Sapete che in occasione della discussione sul federalismo fiscale è stato presentato un emendamento bi-partisan dall'ex Presidente dell'UPI e dal Vicepresidente dell'UPI (centro-sinistra e centro-destra) che congiuntamente hanno scritto che le Province devono spogliarsi della gestione, devono il più possibile trasferire la gestione nei Comuni, devono alleggerirsi di tutto ciò che è operativo, devono fare il coordinamento del sistema, ovviamente sulla base degli obiettivi dati dalla regione.
Quindi se gli emendamenti, come è stato anticipato, saranno accettati, ritengo che alla fine verrà fuori una buona legge, sarà una legge innovativa come generalmente le facciamo noi.
In definitiva, rispetto alla legge originaria che cosa manca? Manca soltanto l'elenco dei soggetti di prioritario interesse regionale.
Devo dire che la scelta originaria è stata quella di mettere soggetti di prioritario interesse regionale perché è bene che sia specificato quale sia il rapporto che si vuole costruire con tali soggetti. Non è difficile individuarli, però è chiaro che tutte le volte che si fa una lista c'è sempre qualcuno che chiede di averla o più corta o più lunga. Quindi il tentativo di cercare un equilibrio va sicuramente perseguito.
Proponendo una legge di questo tipo che cosa vuole dire la Commissione? Dice che la lista deve esserci, però che si vuole costruirla con una maggiore attenzione e con un maggior tempo, per cui si rinvierà successivamente. E sarà compito della Giunta in collaborazione con la Commissione, ma dico io: Commissione o Assemblea legislativa? Non lo so! Sta di fatto che su questo punto è rimasta aperto una discrepanza. Comunque a me non sembra che questo sia elemento che possa determinare un voto, riconosco la necessità della politica di comporre ciò che deve essere composto con i suoi tempi; se ci abbiamo messo nove mesi per poter discutere di approvare la legge, ce ne possiamo mettere anche qualcuno in più per fare i PIR.
Infine voglio ringraziare tutti quelli che ci hanno lavorato, perché ritengo che anche in questo caso riusciremo a dare un contributo che va anche al di là della nostra stessa regione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Il mio giudizio sarà meno positivo di quelli che ho ascoltato in Aula. Non mi interessa fare un discorso sugli aspetti tecnici, che possono essere belli o brutti a seconda di come uno li vive o li ha vissuti, a me interessa dire che questo provvedimento, in un contesto di vuoto legislativo, come esiste, appunto, nel settore della cultura, sia un pugno in faccia, rappresenta una cosa incomprensibile. Stiamo vivendo una situazione di prorogatio permanente per quanto riguarda la legge principale nel settore della cultura, al punto che la settimana scorsa abbiamo approvato, se non ricordo male, la dodicesima proroga.
E in un contesto di questo genere ci accingiamo ad approvare una legge di settore. Peraltro forse sarebbe stato più opportuno un tentativo di arrivare ad un provvedimento unitario su tutto il settore della cultura nel quale ci poteva stare anche questa. Se volevamo recuperare l'importanza di questo settore io avrei fatto una fatica maggiore cercando proprio di mettere insieme tutto quello che lo riguarda. Ma non mi sembra che la Giunta regionale voglia andare in questa direzione.
La cultura, infatti, continua a rimanere un fatto residuale rispetto alle scelte strategiche della Giunta regionale, viene rimessa più all'iniziativa spontanea e personale, prima dell'Assessore Minardi oggi della Consigliera Mollaroli, che è poca cosa rispetto ad una volontà politica che dovrebbe essere espressa collegialmente.
Oggi dentro questo vuoto legislativo proponiamo un provvedimento di settore che secondo me non va bene. Perché? Perché viene perpetuato quel modello statalista che combattiamo da tempo.
E' vero che la relatrice di minoranza nel suo intervento ha detto, e secondo me questo è il punto di riferimento fondamentale, che comunque non è concepibile, per la nostra cultura politica e per il nostro modo di vedere le cose, il fatto che lo Stato, la Regione e il sistema delle autonomie locali diventino erogatori di servizio, gestori del servizio.
Questa legge di fatto fa proprio questa scelta in quanto ribadisce la centralità del ruolo regionale rispetto alla cultura recuperando alcuni aspetti della vecchia legislazione.
E' inutile che ripeta che ci siamo inventati l'orchestra regionale, che ci siamo inventati l'ente distribuzione teatrale, che la Regione ha come principale partecipe finanziario, perché abbiamo compiuto tutta una serie di atti che riportano in capo allo Stato e alle istituzioni la responsabilità dell'agire umano. Ma questo non va assolutamente bene.
Noi, invece, siamo per una scelta di fondo, siamo per l'applicazione concreta del principio di sussidiarietà, dove la Regione, lo Stato e gli Enti locali si mettono al servizio della realtà che opera nella società (l'associazionismo, lo spontaneismo) aiutandola a crescere.
Questa legge ripropone un modello culturale che personalmente non condivido in quanto è un modello statalista. Se andate a leggerla, lo stesso riferimento al sistema che viene individuato, la stessa costruzione di un apparato che passa attraverso la Regione, le Province e i Comuni, manda un segnale in questa direzione.
Non è una legge che afferma il concetto della libertà e soprattutto garantisce un reale pluralismo culturale nella nostra regione, perché è evidente che a farla da padrona saranno i soggetti forti, cioè le Istituzioni.
Questa è l'immagine che è passata anche nelle scelte dell'Ufficio di Presidenza quando ha detto: “diamo le compartecipazioni soprattutto alle cose fatte dal sistema delle autonomie locali”, disconoscendo così tutto quello che appartiene alla produzione, alla ricchezza delle associazioni private. Però questa sarà una valutazione del tempo che verrà.
L'altro aspetto che non mi piace è la riaffermazione del centralismo. Devo darle atto, Consigliera Mollaroli, di essere riuscita ad aver cancellato un aspetto, però, ragionandoci, ho pensato che in questo modo consegniamo la legge alla discrezionalità della Giunta regionale. Quindi ci ho ripensato, abbiamo sbagliato, non me la sento di rimettere nelle mani della Giunta regionale la discrezionalità rispetto alle scelte relative ai soggetti. E’ da qui l'emendamento presentato del gruppo del PDL a cui rimango attaccato.
Perché dico questo? In questa Assemblea legislativa negli anni scorsi in campo culturale si è enfatizzata una scelta strategica, quella di conoscere il ROF di Pesaro e la stagione dello Sferisterio come grandi iniziative strategiche della Regione Marche. Quindi ora non mi sento assolutamente garantito da questa proposta di legge rispetto al fatto che l'iniziativa principe della mia città, il Rossini Opera Festival, possa vedere garantiti anche per il prossimo anno i 440 mila euro, un punto di riferimento essenziale per la produzione che ne deriva.
Sicché sarò disposto ad astenermi ed uscire dall'Aula se questo emendamento non verrà approvato. Se la principale manifestazione culturale della mia città sarà garantita sul piano finanziario, resterò, altrimenti per protesta me ne andrò; una legge che non riconosce al ROF quello che gli spetta non posso proprio votarla.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.
Katia MAMMOLI. Vorrei innanzitutto sottolineare che il brusio che durante gli interventi delle relatrici di maggioranza e di minoranza abbiamo sentito in quest'Aula non era sicuramente una dimostrazione di disinteresse, bensì perché dovevamo confrontarci sugli emendamenti proprio per poter rendere migliore tale atto.
In realtà questa legge sullo spettacolo dal vivo – che tra l'altro era unita a quella sul cinema che abbiamo approvato la volta scorsa, che di per sé ha incuriosito ed interessato, ma non ha certamente la portata di quella che stiamo discutendo oggi – così come quella che approveremo tra qualche mese sui beni culturali, rappresentano sicuramente le due leggi più importanti fatte nel settore della cultura, e non solo di questo mandato ma ormai da diversi anni a questa parte.
E’ per ribadire che oggi stiamo vivendo un momento importante. Magari questa legge poteva essere fatta anche meglio, tutto è perfettibile, ma sicuramente stiamo mettendo un punto fermo rispetto ad una situazione sullo spettacolo dal vivo che necessitava di una rivisitazione ed una razionalizzazione rispetto a ciò che era successo nel territorio.
Da un lato c'era la necessità di una riorganizzazione del settore oltre che ad un riconoscimento di quei settori che nel corso dei decenni erano arrivati ad una notevole importanza e qualità, dall'altro c'era la necessità anche di aprirsi a quei soggetti che negli ultimi anni, in maniera magari più semplice e in un certo senso anche più povera, hanno portato avanti delle situazioni che sicuramente meritano interesse.
Diversi mesi fa alcuni Consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione hanno presentato una proposta di legge proprio per cercare di razionalizzare il sistema dello spettacolo regionale. Poi la proposta è stata ritirata perché si sapeva che l’allora Assessore Minardi stava lavorando, appunto, a questa proposta di legge. Questo è per dire di quanto si sentisse la necessità di una riorganizzazione e di una razionalizzazione di questo sistema.
Oltre ai motivi che già sono stati detti anche da colleghi ce n'è anche un altro. Se, come sembra, il FUS nazionale – che tra l'altro ad ogni crisi viene tagliato fortemente – dovesse essere trasferito, attraverso la proposta federalista, alle Regioni, naturalmente questa Regione, così come le altre, non potranno trovarsi solo un foglio bianco dove ci sarà scritto che niente è successo riguardo al passato, oppure che niente c’è su questo territorio e poi rimettere in discussione tutto. Perché, pur considerando le realtà che si sono evolute negli ultimi anni, è necessario tenere conto delle realtà già consolidate e che hanno rappresentato l'ossatura del sistema regionale.
Già la Regione Marche rispetto ad altre Regioni riceve molto di meno dal FUS. Pensiamo ad esempio che alcune Regioni, che hanno gli enti lirici anziché i teatri di tradizione, ricevono come finanziamenti infinitamente di più rispetto a quello che riceve tutta la nostra regione, nonostante abbia grande peculiarità di carattere culturale e dello spettacolo dal vivo.
Allora possiamo quindi comprendere come in questo settore bisognava rimettere ordine anche per i finanziamenti.
In questa legge per quanto riguarda i finanziamenti è stato stabilito che la Regione, per quei soggetti, come le fondazioni, le associazioni culturali e altro, quindi soggetti privati, che devono intervenire anticipando anche con una grossa esposizione bancaria i propri impegni di spesa senza sapere quando sarebbero arrivati dallo Stato i finanziamenti attraverso il FUS, deve impegnarsi a partecipare all'anticipazione di tali finanziamenti, in maniera che questi soggetti non siano gravati – come successo fino ad ora - dai pesi che derivano, appunto, anche dalle esposizioni bancarie.
La nostra situazione regionale era estremamente variegata, come ho accennato poc’anzi. Alcuni avevano avuto, soprattutto nel settore della lirica, un riconoscimento per il prestigio di cui erano portatori, un riconoscimento, però, che prima era derivato da un capitolo nel settore del turismo, poi si era trasformato in un capitolo nel settore della cultura. Altri, invece, avevano un capitolo fisso, come il Teatro delle Muse. Infatti nel bilancio regionale era stato predisposto un capitolo proprio al momento della nascita di questo teatro, poi prorogato nel corso degli anni senza una motivazione specifica. Altri teatri, ancora, pur avendo una loro importanza ed un riconoscimento anche di carattere nazionale di teatro di tradizione, dovevano partecipare a bando come qualsiasi altro soggetto; ad esempio l’AMAT o il FORM dovevamo partecipare allo stesso modo di qualsiasi altro piccolo e qualunque soggetto.
Quindi è chiaro, ripeto, che non si poteva chiudere il sistema regionale, ma che si doveva dare una qualificazione diversa. In questa legge lo si fa.
I cosiddetti PIR, di cui non troviamo i nomi per la scelta che è stata fatta e anche per l'esigenza di approfondire il discorso rispetto agli enti di prioritario interesse regionale, non devono essere considerati dei soggetti che ormai hanno raggiunto un obiettivo, quindi devono stare nell'olimpo e tutti gli altri stanno sotto, bensì devono fare da traino a tutti gli altri soggetti in modo che possano crescere nella qualità, nella tecnologia, nella modernizzazione del sistema, degli artisti, ecc.., Tutti presupposti su cui si muoverà la Regione affinché questi PIR potranno effettivamente ampliarsi, cioè che anche altri soggetti potranno accedere ad un tale riconoscimento.
Qualche anno fa il Ministero dei beni culturali aveva previsto i cosiddetti PIN (enti di prioritario interesse nazionale). Ricordo che per mesi ci fu una battaglia terribile l'uno contro l'altro per poter diventare ente di prioritario interesse nazionale soprattutto nel settore della lirica - peraltro non ci scandalizziamo se anche su questa legge c'è qualche soggetto che non è d'accordo, che cerca di entrare o di modificare le cose -. Ricordo, addirittura, che nell'ultimo incontro che si tenne a Gubbio un rappresentante di un'orchestra disse al Ministro: “Ministro, ci dica chi fa parte di questa ‘Schindler's list’ ”, perché sembrava proprio la lista di chi si salvava e di chi non si salvava.
Qui è successo un po' la stessa cosa, ma con una differenza, cioè che allora, anche dopo tanti anni di battaglie, non venne deciso chi poteva diventare ente di prioritario interesse nazionale, mentre oggi sono convinta, anche se probabilmente non saremo d'accordo tutti, che lo decideremo.
Quindi faremo sicuramente quella scelta di cui c'era veramente una grande necessità.
Dei rapporti tra Regione, Province e Comuni ne ha già parlato il Consigliere Minardi, per cui non ci torno sopra, però ci sono altri due punti importanti su cui mi vorrei soffermare.
Il progetto della rete della lirica per anni è stato detto che non era possibile farlo. E’ vero che non si risparmia quanto si risparmia come si potrebbe fare mettendo in rete la prosa, perché lo spettacolo è comunque costoso, ma è altrettanto vero che un po' si può risparmiare, ad esempio possono essere utilizzate le stesse tecnologie, possono essere chiamati i cantanti e gli orchestrali per più spettacoli. Inoltre è soprattutto vero che un importante spettacolo, messo in scena con grande impegno soprattutto artistico, non può finire dopo due o tre giorni di rappresentazione.
Con questo si vuole dimostrare che anche nel settore della lirica, nonostante le difficoltà, si può fare la rete del sistema. La stessa cosa si potrà fare, magari anche meglio, nella rete dello spettacolo per ragazzi, purché ci sia una spinta a livello regionale. Infatti se tale legge consentirà il riconoscimento dei PIR di quei soggetti che attraverso la rete potranno diventare, appunto, soggetti prioritari regionali, poi sicuramente questo inviterà a mettere in rete anche il settore del teatro per ragazzi.
PRESIDENTE. La discussione è chiusa. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Al comma 1, lettera b) sostituire la parola “sentita” con la parola “d’intesa con”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 3/2 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni. Decaduto.
Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Ritirato.
Emendamento n. 5/2 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
Al comma 2 lettera d) dopo le parole “di interesse regionale e provinciale” integrare con le parole: “e locale”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 5/3 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Ritirato.
Emendamento n. 5/4 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
Sostituire il comma 4 con il seguente:
“4. Il piano può essere aggiornato dall’Assemblea legislativa regionale anche prima della sua scadenza ove se ne ravveda la necessità.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Subemendamento n. 5/5/1 del Consigliere Capponi:
Dopo le parole “programma operativo” aggiungere le parole: “previo parere della Commissione assembleare competente”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 5/5, così come emendato, dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Il comma 5 è così integrato: dopo le parole “stato di attuazione del piano” aggiungere: “e sui risultati raggiunti con il precedente programma operativo, prima dell’approvazione del programma operativo annuale di cui all’articolo 6” e sopprimere le parole da “contestualmente” a: “articolo 6”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Emendamento n. 5/6 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
Il comma 5 è così integrato: dopo le parole “stato di attuazione del piano” aggiungere: “e sui risultati raggiunti con il precedente programma “.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 5, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 6.
Emendamento n. 6/1 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Al comma 2, lettera a), punto 1) le parole “alle funzioni di competenza regionale previste dalla presente legge” sono sostituite dalle parole: “alle funzioni e ai progetti di interesse regionale previsti dalla presente legge”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 6/2 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni. Decaduto.
Emendamento n. 6/3 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Al comma 2 lettera a), punto 4) le parole “alle Province per il finanziamento dei progetti provinciali individuati tramite concertazione” sono sostituite dalle parole: “alle Province per il finanziamento dei progetti da selezionare nel territorio attraverso bandi”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 6/4 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni. Decaduto.
Emendamento n. 6/5 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Ritirato.
Emendamento n. 6/6 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi:
Al comma 2, lettera c) è sostituita dalla seguente: “c) la misura percentuale minima del concorso finanziario degli enti locali e degli altri soggetti pubblici o privati.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 6/7 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni. Decaduto.
Emendamento n. 6/8 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
Al comma 2 aggiungere la lettera d): “d) i criteri e le modalità per la gestione dei bandi per i progetti locali e per la loro valutazione.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 6, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 7.
Emendamento n. 7/1 dei Consiglieri Mammoli, D’Isidoro, Minardi, Sordoni, Brandoni:
L’articolo 7 è sostituito dal seguente:
“1. I progetti di interesse regionale hanno lo scopo di promuovere la crescita complessiva del sistema ed incentivano l'attività:
a) che si connotano in un elevato interesse artistico e culturale;
b) che privilegiano l'innovazione dei linguaggi, delle tecnologie e l'impiego di nuove generazioni di artisti;
c) che incentivano la produzione di reti servizi, esperienze, metodologie e modelli che rendano più razionale ed economica la gestione, delle strutture al fine di favorirne l'accesso;
d) che perseguono l'obiettivo di indurre gli squilibri sociale e territoriali.
2. I progetti locali sono predisposti dagli enti locali e dai soggetti pubblici e privati che intendono partecipare ai bandi provinciali.
3. I progetti provinciali sono predisposti dalle Province ed individuati tramite concertazione.
4. I progetti di interesse regionale di cui al presente articolo sono selezionati tramite bando pubblico con priorità riservata a quelli predisposti da soggetti che operano con continuità.”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 7/2 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Decaduto.
Emendamento n. 7/3 dei Consiglieri Romagnoli, Pistarelli, Silvetti, Castelli, Capponi. Decaduto.
Articolo 8. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 9. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 10. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 11. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 13. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 14.
Subemendamento n. 14/1/1 del Consigliere D’Anna:
Alla lettera a) inserire “Teatro della Fortuna”.
Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Anche in passato c’era stata una polemica per l’esclusione del Teatro della Fortuna di Fano, quindi ritengo opportuno inserirlo perché sicuramente è un teatro di qualità che fa onore a tutta la regione.
PRESIDENTE. Subemendamento n. 14/1/1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Emendamento n. 14/1 dei Consiglieri Capponi, Massi, Ciriaci, Giannotti, Tiberi, Brini, Romagnoli, Bugaro, Cesaroni, Santori, Pistarelli:
All'art. 14 è aggiunto il seguente comma 1 bis:
“1 bis. In sede di prima applicazione della presente legge, sono iscritti all'elenco di cui all'art. 8:
a) nel settore dello spettacolo dal vivo: la Fondazione orchestra regionale delle Marche di cui alla l.r. 18 gennaio 1999, n. 2 (Costituzione della Fondazione orchestra regionale delle Marche), l'Associazione marchigiana attività teatrali (AMAT), la Fondazione teatro Stabile delle Marche, l'Associazione Arena Sferisterio, la Fondazione Rossini Opera Festival, la Fondazione Pergolesi Spontini, l'Associazione InTeatro, il Teatro del Canguro, il Teatro Pirata, Musicultura Festival, la Fondazione Teatro delle Muse, il Comune di Fermo (Teatro dell'Aquila), il Comune di Ascoli Piceno (Teatro Ventidio Basso) e Civitanova Danza;
b) alla Fondazione Rossini Opera Festival e all'Associazione Arena Sferisterio, le cui attività sono già annoverate tra le grandi manifestazioni internazionali, viene garantito almeno il contributo previsto dalle ultime finanziarie regionali.”.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. L’ho già detto e qui lo ribadisco, perché potrebbe esserci il tentativo di minimizzare la portata della cosa. Il Rossini Opera Festival è una di quelle iniziative che se non ha la certezza delle risorse finanziarie non potrà mettere in moto certi meccanismi.
La legge così com’è non garantisce a questa istituzione la possibilità di programmare in maniera intelligente e razionale le proprie attività per il prossimo anno. Sarebbe gravissimo se passasse questo articolato così come proposto, perché, insisto, non darebbe le garanzie e ci esporrebbe al vezzo della discrezionalità dell’elemosina.
Pesaro e il ROF non chiedono elemosina alla Giunta regionale, chiedono il riconoscimento di un diritto. Lo dico perché oltre a riconoscermi nel testo complessivo dell’emendamento che ripropone una serie di soggetti che vanno inseriti nell’elenco, questo passaggio è per me fondamentale.
Non c’è bisogno del voto per appello nominale perché il voto è registrato, ma chiederò la disponibilità dell’elenco dei votanti.
Anticipo anche che se questo emendamento non verrà recepito, per marcare il mio dissenso e la mia difesa ad oltranza degli interessi della città di Pesaro, abbandonerò l’Aula in segno di protesta, quindi non voterò questo provvedimento e neanche quello del Consigliere Brini.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.
Adriana MOLLAROLI. Ho chiesto la parola perché mi sembrano assolutamente infondate e improprie le considerazioni fatte dal Consigliere Giannotti. Capisco la sua particolare condizione in questo momento di prospettiva politica, ma non c’ è proprio nessun fondamento.
Per il 2009 è stata già approvata la proroga del piano della cultura che riassegna al Rossini Opera Festival le stesse risorse dell’anno precedente. Non altrettanto ha fatto il Governo nazionale, che tagliando il 30% del FUS – come ricordavo in apertura, ieri c’è stata una manifestazione requiem a Piazza Farnese a Roma con una protesta fortissima del mondo della cultura – ha già prodotto il taglio di uno spettacolo al Rossini Opera Festival per quest’anno, quindi non è per responsabilità della Regione, bensì per responsabilità del Governo nazionale.
La legge n. 20 prevedeva solo risorse, con questa legge, invece, avremo percorsi più sicuri.
Il 2009 è già garantito, per il 2010 il Rossini Opera Festival sarà riconosciuto tra i PIR, come credo sia facile prevedere.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Voglio rafforzare quanto illustrato dal Consigliere Giannotti. Noi chiediamo che la cultura in questa Regione non debba andare a pietire il contributo di nessuna forza politica. Vogliamo ribadire la libertà della cultura, cosa che non è possibile fare in questa Regione.
Quindi l’essere in questo elenco garantisce che nessuno dovrà andare a pietire niente, ma dovrà contare solo sulla propria professionalità, e implementare attraverso le poche risorse che si metteranno a disposizione. Ma occorre comunque avere delle certezze per poter pensare ad una cultura libera come noi vogliamo.
Tutte le tergiversazioni che state facendo, Consigliera Mollaroli, sono mirate ad un altro aspetto, quello che la cultura in questa Regione deve avere il vostro controllo, ma che noi non vogliamo, e che prima o poi riusciremo a dimostrare.
Questo è ciò che ci interessa riaffermare in questa approvazione.
Ritengo che nella vostra maggioranza ci siano forze che la pensano come noi, quindi sarebbe utile che tali opinioni pian piano emergano.
Questo perché in questa regione la cultura la stiamo uccidendo, non la stiamo valorizzando.
Quindi noi vogliamo dare certezze attraverso le certezze. E’ per questo che voteremo questo emendamento, altrimenti lasceremo l’Aula anche noi.
Questo emendamento non crea problemi a nessuno, era anche nella vostra proposta iniziale, solo che noi l’abbiamo rafforzata. Non penso che la volontà generale si sia modificata, sono accordi che avete fatto nelle vostre maggioranze, nelle vostre segrete stanze, per dire che la cultura deve rimanere ancora sotto la vostra egida e che non deve essere una cosa libera. Noi invece chiediamo il contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.
Franca ROMAGNOLI. L’individuazione di questi PIR costituiva l’impalcatura della proposta di legge. La motivazione principale era quella di individuare una serie di soggetti e quindi anche di progettazioni forti, che per la storia, per il consolidato, hanno acquistato una denominazione di regionalità ormai non più discutibile.
Sicché una regionalità, non una mera territorialità. All’intervento del collega Giannotti voglio aggiungere che è vero che con l’inserimento sia del ROF, sia del Ventidio, sia del Teatro dell’Aquila di Fermo tutte le Province sono rappresentate, ma è vero anche che ci sono altri soggetti che, a prescindere, meritano. Questa era l’impalcatura della legge, e non credo che il Consigliere Minardi mi possa smentire.
A questo si affiancava poi una serie di altre progettazioni da valutare di volta in volta attraverso i bandi, attraverso selezioni, riservate alle Province, riservate alle Regioni, ma comunque con finanziamenti che i piani triennale e annuali individuavano.
Questa era l’ossatura. Ora la volete cambiare per far sì che la Giunta faccia l’elenco, che la Giunta entro novanta giorni faccia con il metodo individuato, e giustamente additato dal Capogruppo Capponi, la contrattazione e il sindacalismo.
Credo che sarebbe stato più legittimo portare la discussione sulla regionalità dei PIR. Fare in quest’Aula una discussione sull’interesse regionale dei progetti e dei soggetti, magari portarla anche alle lunghe se magari subito non c’è l’accordo non c’è, chiudere il pacchetto, poi lasciare a bando e a finanziamento tutto il resto, quindi consentire ai giovani e ai nuovi soggetti di avvicinarsi.
Questo non è possibile, si preferisce l’individuazione nelle segrete stanze. Si preferisce soprattutto soprassedere a quello che era, ripeto, lo scopo principe di questa nuova legge, così sbandierato, così detto a Caldarola, così voluto anche da tutti i soggetti – andate a leggervi le audizioni –, dalla Form, dallo Stabile, dall’Amat, cioè a tutti andava bene un’individuazione aprioristica.
Così non è quindi non potrete non valutare le conseguenze politiche di questo ennesimo arroccamento della minoranza.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Mi limito a ripetere quanto detto nel mio primo intervento e gradirei che qualche collega lo riferisse all’Assessore Solazzi.
Peraltro sono anche curioso di conoscere il voto sugli emendamenti dell’ex Assessore Minardi, ovvero se condividerà o meno l’impostazione della legge, ma credo che ce lo dirà lui.
Civitanova Danza non è stata inserita perché io che sono di Civitanova avevo fatto un’interrogazione, ma perché Civitanova Danza ha una spesa complessiva che si aggira intorno ai 350 mila euro. Il Comune di Civitanova Marche dà all’azienda soldi propri, circa 110 mila euro, poi c’è il contributo della Provincia e della Regione ma che è irrisorio rispetto alla qualità e alla spesa di tale intervento.
Quando uno all’inizio dell’anno prepara un cartellone deve anche sapere a quali risorse deve far fronte, altrimenti un Comune si potrà trovare in difficoltà. Quindi dobbiamo avere questa certezza.
Pertanto condivido quanto ha detto il Consigliere Giannotti e il Capogruppo Capponi, cioè che per protesta abbandoneremo l’Aula.
PRESIDENTE. Per l’emendamento n. 14/1 è stato chiesto, dai Consiglieri Capponi, Pistarelli, Giannotti, il voto per appello nominale. Prego. Votare.
Favorevoli: Brini, Bugaro, Capponi, Castelli, Cesaroni, Ciriaci, D’Anna, Giannotti, Lippi, Massi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Silvetti, Tiberi.
Contrari: Bucciarelli, Altomeni, Badiali, Benatti, Binci, Brandoni, Comi, D’Isidoro, Donati, Giannini, Luchetti, Mammoli, Mezzolani, Minardi, Mollaroli, Ortenzi, Petrini, Procaccini, Ricci, Rocchi.
(L’Assemblea legislativa non approva)
Emendamento n. 14/2 dell’Assessore Rocchi. Ritirato.
Articolo 14. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 15. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge n. 241. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge regionale n. 280
della Giunta regionale
“Modifiche alle leggi regionali 16 dicembre 2005, n. 36 e 29 gennaio 2008, n 1 in materia di riordino del sistema regionale delle politiche abitative”
Nuova titolazione: “Modifiche alle leggi regionali 17 maggio 1999, n. 10, 16 dicembre 2005, n. 36 e 29 gennaio 2008, n. 1 in materia di riordino del sistema regionale delle politiche abitative e delle relative funzioni amministrative”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 280 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Questa proposta di legge che riguarda gli ERAP è molto semplice. Numerosi Comuni, tra i quali anche quello di Ancona, hanno avanzato la necessità di spostare la data di proroga delle graduatorie ERAP al 31 dicembre 2009. Quindi per soddisfare questa esigenza è stato modificato l'art. 3 della l.r. n. 1/2008, procrastinando la scadenza delle graduatorie medesime al 31 dicembre 2009.
A seguito del recente regolamento regionale n. 4/2009, che ha sospeso l'efficacia del regolamento regionale n. 2/2008 per il calcolo dei nuovi canoni locativi sino al 1° gennaio 2011, la IV Commissione, recependo le istanze provenienti dal Servizio regionale competente, ha ritenuto necessario modificare anche l'articolo 30 della l.r. 36/2005, al fine di consentire alla Giunta regionale di assegnare direttamene agli ERAP risorse finanziale a compensazione del minor introito derivante ai medesimi a causa del mancato aumento dei suddetti canoni (articolo 2 bis).
La proposta di legge contiene, inoltre, alcune modifiche di carattere minore, in gran parte suggerite alla IV Commissione dal medesimo Servizio regionale competente durante l'esame dell'atto e dirette a chiarire alcuni aspetti della legge n. 36/2005.
Se volete posso spiegare gli articoli, ma mi sembra che in Commissione tutta la questione, appunto, sia stata ben chiarita dal Servizio.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Questa proposta di legge mi dà l’opportunità di sollevare purtroppo sempre le stesse perplessità.
Le modifiche che si fanno alla legge di riferimento sono sempre modifiche parziali. In questo caso parliamo quasi di atti dovuti, di modifiche di carattere tecnico, non entriamo nel merito di alcune questioni. Peccato, perché secondo me, invece, la nostra Commissione dovrebbe rivedere quelle parti della legge che ancora oggi risultano carenti e non rispondono alle aspettative dei cittadini marchigiani.
Per il resto faccio soltanto un piccolo appunto relativamente all’articolo 1 ter, laddove si chiarisce una volta di più che l’alloggio è da considerarsi “adeguato” e non “idoneo” alle esigenze del nuovo nucleo familiare. In realtà, seppur chiaro nei princìpi, purtroppo questo stesso principio si scontra con la realtà. Infatti assistiamo – è stato detto anche in Commissione – ad una realtà ben diversa, perché il Comune pur di rispondere alla richiesta e alle aspettative dei cittadini fa assegnazioni continue, però con alloggi non adeguati, nonostante ci sia un chiaro intento da parte della legge di dare ai cittadini non solo risposte concrete in termini di assegnazioni ma soprattutto risposte di adeguatezza.
Ma questo non avviene e purtroppo è un riscontro che facciamo quotidianamente.
Comunque per quanto riguarda questa proposta di legge il nostro voto è stato favorevole in Commissione quindi tale si confermerà.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1 ter. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 3 bis. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge n. 280. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge regionale n. 286
dei Consiglieri Bucciarelli, Castelli, Benatti, Altomeni
“Norme per la promozione e il riconoscimento della funzione sociale del gioco”
Nuova titolazione: “Norme per la promozione e il riconoscimento della funzione sociale del gioco e dello sport di cittadinanza”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 286 ad iniziativa dei Consiglieri Bucciarelli, Castelli, Benatti, Altomeni. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Questa proposta di legge è molto semplice e in qualche modo recepisce anche un’indicazione data dall’Unione europea che riguarda il riconoscimento del gioco e dello sport per la loro funzione sociale durante tutto l’arco della vita come diritto per i fanciulli e per gli adulti.
Tra l’altro è una proposta di legge che è nata sulla scorta di un articolo della Finanziaria nazionale che prevedeva un capitolo di spesa proprio in questo senso, aveva principalmente la funzione di permettere alla Regione di incamerare questi fondi.
Purtroppo poi il Governo e il Parlamento hanno deciso di togliere nella Finanziaria tale finanziamento, quindi attualmente la legge è senza trasferimenti governativi, il finanziamento è rinviato alla futura finanziaria regionale o a eventuali ripensamenti sulla Finanziaria nazionale.
La legge riconosce la funzione sociale del gioco e dello sport di cittadinanza, sia per le sue funzioni educative, ricreative e aggregative, ma anche per la funzione di prevenzione in ambito sanitario. In particolare per la realizzazione di impianti che vadano in questo senso finanzia enti locali e società senza scopo di lucro.
Credo che non si debba aggiungere altro se non che attualmente questa legge non ha un impegno di spesa, esso andrà stabilito con la prossima Finanziaria regionale.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Questa legge ha più un significato di manifesto e di espressione valoriale, proprio perché per il momento, anche in relazione a quelle che sono le ristrettezze finanziarie, non è stata individuata una provvista finanziaria che alimenti l’impianto normativo.
Credo comunque che questa proposta di legge, oltre ai valori che si intendono trasmettere, vale anche per quello che può essere un segnale.
Credo che un simile riconoscimento si metta in relazione anche con una precedente legge che abbiamo approvato, quello del riconoscimento sociale della funzione degli oratori. Gli oratori sono soprattutto luogo di gioco, quindi sarebbe giusto considerare questa legge anche complementare a quell’attività, a quell’iniziativa, a quegli ambiti che tanta parte hanno avuto nella crescita e nella formazione di ciascuno di noi.
Quindi il voto è favorevole, tenendo in considerazione, ripeto, che ci potrebbero essere anche facili considerazioni strumentali. Perché l’aver fatto una legge sul gioco qualcuno potrebbe aver a ridire considerato il momento di crisi e i problemi di lavoro che ci sono, ma in realtà non ci sono provviste finanziarie, non ci sono sacrifici economici che in qualche modo possano essere considerati contrastanti con la condizione di difficoltà in cui versano molte famiglie marchigiane.
Quindi riteniamo si tratti comunque di una legge che indica un segnale e quando i segnali vengono approvati all’unanimità penso possano essere considerati patrimonio comune.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1/01 del Consigliere Procaccini:
Sostituire il titolo “Norme per la promozione e il riconoscimento della funzione sociale del gioco e dello sport di cittadinanza” con: “Norme per il riconoscimento del diritto al gioco e per la promozione dello sport di cittadinanza”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1.
Subemendamento n. 1/1/1 del Consigliere Altomeni:
Al comma 1 sostituire le parole “riconosce il diritto del fanciullo al gioco e al tempo libero” con le parole: “riconosce il diritto al gioco e al tempo libero per tutti”.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. E’ vero che questa legge non ha un articolo finanziario, tuttavia proprio per questo è importante passare, in una società che si evolve e che vede l’età adulta sempre più al centro dell’attenzione, dalla necessità della promozione del gioco come funzione sociale, al diritto.
Non accogliere un’idea di questo tipo significa essere un po’ attardati in una visione vecchia, una visione che relega il diritto al gioco solo all’infanzia.
Qualcuno potrà anche sorridere, però è così! Oggi in molti paesi evoluti anche la prevenzione delle malattie croniche della terza età si curano con la motorietà, con il gioco, con lo stare insieme.
Quindi questo aspetto, secondo me, non è da sottovalutare. Invito l’Assemblea legislativa a rifletterci.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.
Marco LUCHETTI. Con il Consigliere Procaccini di questa questione ne ho discusso, tra l’altro non ero neppure d’accordo con la modificazione del titolo. Perché riconoscere il diritto del gioco al fanciullo è congruo, mentre per l’adulto, secondo me, è più congruo riconoscerne la funzione sociale piuttosto che un diritto.
Questa è una società che invoca parecchi diritti, poi magari neanche li ottiene, allora trasformare il gioco in un diritto, secondo me, Consigliere Procaccini, proprio da un punto di vista istituzionale e costituzionale di diritto, quindi non solo da un punto di vista semantico, credo sia esagerato.
Pertanto io mantengo questa mia posizione, poi l’Assemblea farà come vuole.
PRESIDENTE. Subemendamento n. 1/1/1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Emendamento n. 1/1 del Consigliere Procaccini. Decaduto.
Emendamento n. 1/2 del Consigliere Procaccini:
Al comma 2 sostituire le parole “del gioco” con le parole: “del diritto al gioco”.
Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 6. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge n. 286. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Proposta di legge regionale n. 310
della Giunta regionale
“Ulteriori modifiche all’articolo 9 della legge regionale 24 dicembre 2008, n. 37 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Regione (legge finanziaria 2009)”
(Discussione e votazione)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 310 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Questa legge interviene a modificare la parte della Finanziaria che ha riguardato il percorso che consentiva la stabilizzazione del personale precario. La modifichiamo in ottemperanza ad un confronto con il Governo nazionale e ad un’impugnativa che vuole riflettere per trovare e continuare il percorso della stabilizzazione senza ulteriori intoppi, uno dei quali, ovviamente, era rappresentato dal rischio di impugnativa da parte del Governo di questa norma.
Debbo dire, ad onor del vero, che pareri legali autorevoli e significativi avevano sottolineato la scarsa motivazione delle osservazioni governative. Tuttavia a me pare che questa proposta di modifica mantenga l’impegno del percorso dell’azione di stabilizzazione, così come era stato discusso e dibattuto da questa Assemblea legislativa, scelto dalla maggioranza, indicato in via più generale da una sensibilità sociale, politica e per molti aspetti anche di attenzione alle vicende della qualità della nostra azione amministrativa.
Rompere con la precarietà nella pubblica amministrazione è sempre un atto di lungimiranza e di grande qualità. Quindi la legge prende atto di questo atteggiamento, modifica gli atti.
Colgo l’occasione di questo intervento per chiedere alla Giunta di trovare l’opportunità di ribadire in Aula il convincimento e l’impegno al percorso di stabilizzazione che ci eravamo dati con le norme in atto fino alla modifica attuale.
Lo chiedo perché è materia, ovviamente, scivolosa e friabile, dentro la quale c’è il rischio che la modifica della legge possa produrre, per alcuni casi, inopinate e non volute situazioni in atto. Questo metterebbe in difficoltà lavoratori che hanno da anni prestato servizio in questo Ente, lavoratori che da anni danno un contributo importante dando qualità e professionalizzazione, che magari la modifica di questa norma “involontariamente” metterebbe fuori da questo percorso.
Quindi oltre all’impegno legislativo di cui oggi ci facciamo carico, c’è la necessità anche di un impegno di carattere politico che mantenga e confermi l’intendimento che, con la norma che avevamo approvato e che oggi modifichiamo, volevamo realizzare.
Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Il Presidente Brandoni è come sempre molto sintetico, ma ha comunque riassunto le pochissime considerazioni di natura tecnica che hanno accompagnato e motivato questo atto.
Però io vorrei fare delle considerazioni anche di natura politica. Perché la sede assembleare serve ad approfondire le questioni non solo dal punto di vista tecnico, svolto peraltro egregiamente dagli uffici e da coloro che hanno il dovere e la responsabilità del momento istruttorio.
Siamo di fronte ad una interlocuzione del Governo, ad una impugnativa fatta su una parte di legge finanziaria che è stata proposta in Aula in maniera sbagliata sia tecnicamente che soprattutto politicamente. E’ prevalsa la volontà di ammaliare, di illudere alcuni lavoratori dipendenti, piuttosto che dire la verità delle cose, la verità degli atti, la verità delle disposizioni normative, la verità di guardare al futuro con serietà. E le questioni si risolvono solo attraverso questo metodo, ovvero la serietà di impostazione.
Siamo di fronte, quindi, ad un’impugnativa perché sono state inserite delle frasi che nella loro ambiguità erano già in difetto ed esposte alla critica, sicché a quella impugnativa che puntualmente è arrivata.
L’interlocuzione del Governo dice: il legislatore regionale legifera in difformità della normativa statale di riferimento di cui all’articolo 1, commi 567, 568, della legge 296, nonché dell’articolo 3 della legge 244 e della circolare del Dipartimento della funzione pubblica. Non si ammette la cumulabilità delle esperienze lavorative maturate con tipologie contrattuali differenti.
Siamo di fronte ad un errore di impostazione che non può essere solamente riconducibile ad una spiegazione tecnica, perché vi è stata anche una forzatura di natura politica. Si voleva sfruttare il l’occasione della Finanziaria regionale per, ripeto, andare ad illudere – perché in definitiva è stata solo un’illusione – una serie di figure professionali, di dipendenti lavoratori che non meritano questa illusione.
In questi approcci deve prevalere la serietà, perché già il mondo del precariato è un mondo sensibile e fragile per definizione. Quindi non può essere affrontato, seppur in una sua piccola parte del ragionamento complessivo, senza l’elemento della serietà politica oltreché tecnica, perché poi gli uffici fanno quello che viene indicato come impostazione complessiva dall’Assemblea legislativa, dalla Giunta e dall’Assessorato competente.
E tutto questo lo diciamo con rammarico, proprio perché si potevano affrontare e risolvere queste situazioni con metodi molto più lineari e in grado di reggere anche l’interlocuzione con chi dal livello nazionale è preposto ai controlli.
Un’altra questione viene affrontata nel comma 2 dell’articolo 1. E’ legata alla prima e riguarda lo stesso ragionamento.
Anche nel lavoro di Commissione abbiamo cercato di impostare il ragionamento su un piano di difesa della finanziaria complessiva, che se intaccata sotto questo profilo poteva venire meno anche nelle altre forme di intervento che, invece, sono rimaste in linea con le disposizioni di legge nazionali e costituzionali.
Pertanto l’urgenza di portare immediatamente in Aula questo atto è stata da noi assecondata con un lavoro immediato di Commissione, ecco perché oggi siamo arrivati al voto.
Chiaramente voteremo a favore, ma chiediamo che per il futuro l’approccio possa e debba essere basato su una grande trasparenza, chiarezza e serietà, perché non bisogna illudere, perché in un quadro di fragilità come il mondo del precariato, un quadro anche di evoluzione normativa che ci deve vedere molto attenti e seri nell’approccio, non bisogna dire cose che vanno oltre il possibile.
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Prendo la parola per riportare ancora le situazioni che avvengono in questa Regione nello specifico alveo che compete il dibattito politico.
Ho qui cinque articoli – ma ce ne sono anche altri – in cui la Giunta grida “Al lupo! Al lupo! Ci bloccano la stabilizzazione dei precari!”. Su questa falsa riga intervengono addirittura alcuni sindacati, che prendendo delle strade anche poco ortodosse per protestare contro il Governo, il quale, invece, le stabilizzazioni, quelle vere, quelle legalmente riconoscibili, le ha mantenute.
Il Presidente della Giunta regionale molte volte si comporta come l’agnellino buono nei confronti del Governo, perché, dice, ma, il Governo riconosce alcune peculiarità di questa Regione, poi, quando si presenta il primo momento di fare speculazione politica, ne approfitta. Questa non è serietà istituzionale.
Quindi ho voluto fare questo intervento soltanto per denunciare il modo di fare politica di questa Giunta e di questa maggioranza.
Il Governo Berlusconi, ripeto, non ha bloccato nessuna stabilizzazione. Punto! Non ne ha bloccato nessuna neppure di quelle previste dalla legge, cara Consigliera Ortenzi!
A me interessava sapere soprattutto - Consigliere Brandoni, questa nella sua relazione è stata un’omissione – a quali lavoratori questa norma era destinata e cosa erano questi lavoratori. Perché non è detto che come Regione se c’è un problema non possiamo risolverlo; ad esempio basta prolungare le convenzioni se queste sono necessarie al corretto funzionamento delle attività che svolgiamo e se non sono legittime possono essere visti altri percorsi. Invece voi avete voluto ammantare dentro una legge ciò che noi avevamo denunciato. Tra l’altro in questa legge ci sono anche altre omissioni, come la non corrispondenza tra quello che essa prevede e quello che abbiamo scritto nella legge finanziaria, che però il Governo non ha valutato essere dirimenti, vedi ad esempio le date o altre cose ancora.
Sicché siamo sempre vittime della demagogia di questa Giunta e di questa maggioranza, però noi non vogliamo passare più sopra a nulla, caro Capogruppo Ricci, non vogliamo più passare sopra a tutte quelle operazioni che fate tranquillamente, infischiandovene della realtà e dello stato dell’arte.
Quindi, ripeto, volevamo sapere chi erano questi lavoratori e quanti erano. Vogliamo dire a quei 1.400 che meritavano una legittima stabilizzazione, che i ritardi li ha fatti la Giunta Spacca e questa maggioranza, in quanto hanno voluto approvare una norma che non era conforme al dettato della legge nazionale.
Il Governo Berlusconi, invece, garantisce che i 1.400 precari si possano stabilizzare. Voglio dire ancora di più, cioè che per la risoluzione della crisi economica nelle norme che stiamo approvando si prevede addirittura il rientro negli ammortizzatori sociali anche di quei lavoratori precari con contratti part-time o di collaborazione oppure con rapporti interinali.
E sarebbe stato importante che questa maggioranza avesse sottolineato la correttezza istituzionale di questa operazione che si sta portando avanti, quella correttezza che voi, invece, praticate soltanto quando vi fa comodo. Un metodo, quindi, che rovina la pace sociale, la tranquillità, la speculazione politica. Una speculazione politica che è troppo quando si parla di lavoro, quando si parla soprattutto di giovani. I giovani non devono subìre queste pressioni, non devono cadere in quel vortice che voi sistematicamente mettete in atto proprio per garantirvi quel consenso che vi sta scivolando via.
Dunque questa è la nostra impostazione, questo è il metodo di lavoro che vogliamo. E’ un peccato che sia avvenuto tutto questo, cosa che peraltro noi avevamo sottolineato, avevamo fatto dei subemendamenti alla legge per dire: “guardate, questa cosa non ci deve stare”, ma voi per strumentalizzare siete voluti andare avanti.
Comunque siamo qui di nuovo, io ho un credo enorme che mi guida sempre, ovvero che il tempo è sempre galantuomo! Infatti voi cadete sempre negli stessi errori, quelli della demagogia o di portare la gente a credere cose non vere. Gli articoli che ho portato con me ne sono la dimostrazione, poi ve li distribuisco, peraltro sono stati fatti dalla Giunta, una cosa ancora più stravolgente.
Ovviamente noi non siamo lontani da quei giovani che eventualmente rimarranno dentro. E spero che siano solo giovani, perché, ad esempio una convenzione per qualche progetto fatta ad un settantenne non potrà interessare molto ai marchigiani, ad essi interessano altre cose. Allora se sarà per i giovani la Giunta dovrà sicuramente proporre qualcosa che consenta una prosecuzione dei rapporti, se ovviamente saranno funzionali a quelle strategie che stiamo portando avanti. E questo non è vietato, semmai è vietato andare contro la legge, e specialmente in questo momento è vietato fare demagogia.
Quindi, Assessore, assumetevi per un attimo la responsabilità del momento che stiamo vivendo!
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.
Paolo PETRINI. Non comprendo la veemenza delle argomentazioni e delle modalità portate avanti soprattutto dal Consigliere Capponi, che sembra quasi dimenticare il dibattito che c’è stato negli ultimi sei-otto mesi sul personale pubblico dipendente in Italia, sia in termini di utilità – e questa è la parola giusta – sia in termini di stabilizzazione del precariato.
Utilizzo la parola “utilità” e non “produttività”, perché le aberranti modalità attraverso le quali non si produce maggiore utilità per i cittadini attraverso una migliore produttività, ma semplicemente si tengono – seppur sia una precondizione – i pubblici dipendenti al loro posto di lavoro, passando attraverso una decurtazione dello stipendio e un controllo sistematico sin dal primo giorno di ogni dipendente che manca per una fascia oraria che praticamente è completa, aumenterebbero le risorse che a questo fine dobbiamo investire. Soprattutto risponde solo a quelle che sono le pulsioni primordiali dell’opinione pubblica e non, invece, a quelle che sono le utilità dei cittadini in relazione ai servizi che si devono ottenere.
Quindi del fatto che il Ministro Brunetta attraverso i suoi interventi o in qualsiasi altro processo di autorizzazione presenti le statistiche su come calano le attese nella sanità, forse potremmo parlarne in misura migliore.
Per quel che riguarda, invece, le questioni di cui parliamo oggi, cioè il precariato, noi abbiamo presentato una norma, impugnata per legittimità dal Governo, come sapete nei commi 2 e 3, per principi di ragionevolezza, buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione, facendo riferimento alla Costituzione. Che vi garantisco sono non solo opinabili e interpretabili, ma probabilmente facilmente sostenibili in un dibattimento, e il non rispetto di quelli che sono gli obblighi derivanti dal coordinamento della finanza pubblica.
Comunque, per dimostrare che come Giunta regionale, come mi sembra abbastanza evidente non solo da questo evento ma anche da tanti altri – vedi gli accordi per il porto e le infrastrutture – non abbiamo un atteggiamento pregiudiziale e tantomeno non collaborativo verso chicchessia per quanto riguarda questa impugnativa, seppure non la consideriamo fondata, siamo andati alla sostanza delle cose.
La sostanza è che attraverso un accordo che abbiamo fatto con il Governo, modificando la nostra legge Finanziaria – come stiamo facendo oggi -, garantiamo la continuità del processo di stabilizzazione che abbiamo avviato; tra l’altro, così come concordato con le organizzazioni sindacali, lo facciamo nel rispetto dei tempi e soprattutto senza pregiudizio per i lavoratori coinvolti.
Quindi oggi assumiamo questa modifica proprio perché ci sta a cuore il destino di circa 1.050 lavoratori. Lavoratori che abbiamo stabilizzato attraverso la nostra azione e che continueremo a stabilizzare, però non portando avanti un ricorso ad un’impugnativa che seminerebbe probabilmente ancor più timori di quanto non abbia già fatto il Governo, ma cercando di venire a patti con il Governo.
Un Governo, però, che è tanto poco sicuro di queste cose che fa che cerca di supportarle anche attraverso altre azioni a cui il Ministero dell’economia e delle finanze si accingerebbe se noi non assumessimo l’atto di oggi attraverso altre aggiunte a quel ricorso che, per altri motivi, vanno dal profilo dell’assenza di copertura finanziaria, all’eccessivo dilazionamento dei termini di definizione del processo di stabilizzazione – perché come sapete l’abbiamo portato al 2011 anziché al 2009 –, nonché dell’ampliamento dei requisiti della stabilizzazione.
Quindi noi non abbiamo alcuni interesse a far polemiche sterili. Ma da come è intervenuto il Consigliere Capponi sembra che vogliamo fare delle norme con qualche difetto per poi magari alzare il livello dello scontro con il Governo, oppure che abbiamo una dialettica che alla fine ci potrebbe portare qualche consenso in più. Mi sembra un’interpretazione abbastanza fantasiosa, visto che con i terzi aventi causa, cioè con i sindacati, di questo processo di stabilizzazione abbiamo avuto la massima condivisione sia nel primo che nel secondo step.
Il processo di stabilizzazione, come ho già detto, salvaguarda tutti, tranne una piccolissima parte, per la quale stiamo già attivandoci. Quindi certamente, mal che vada, riusciremo a stabilizzare anche questa piccola parte, che è comunque significativa in quanto fa riferimento a 25 persone, laddove avremo la prossima possibilità di farlo - sempre se non sopraggiungeranno ulteriori accordi con il Governo -, ovvero nella prossima trattazione del bilancio che avverrà tra poco con l’assestamento.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 del Consigliere Brandoni. Ritirato.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Articolo 2 (Dichiarazione d'urgenza). Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa non approva - i favorevoli non raggiungono la maggioranza dei componenti assegnati)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Mi dispiace che la maggioranza, che oggi porta una legge importante e strategica, non abbia avuto i voti necessari, anche se noi siamo presenti, per votare l’immediata esecutività dell’atto. E’ una cosa scandalosa!
Ci siamo sempre presi molte responsabilità, quindi oggi siamo voluti rimanere anche per garantire il numero legale su una legge che altrimenti non avremmo potuto approvare.
Pertanto voglio denunciare ciò che è avvenuto. E’ un fatto gravissimo, inaudito!
Spero che anche i sindacati questa volta prendano lo spunto per dire qualcosa a questa maggioranza. Li vedo sempre disponibili ad attaccare noi, spero che qualche volta si rivolgano anche da altre parti.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Vorrei sottolineare che in Aula i 21 Consiglieri c’erano, però bisogna anche schiacciare il tastino! Se un Consigliere è presente in Aula, ripeto, il tasto lo deve schiacciare, altrimenti chiederemo di contare le presenze in Aula!
Quindi dire che non si è approvata la dichiarazione d’urgenza perché mancano i Consiglieri è falso! Quelli in Aula devono votare!
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Collega Ricci, è ammirevole il suo tentativo di metterci una pezza, però i numeri non ci sono, magari anche solo per distrazione, non vorrei farne un caso.
Comunque questa legge doveva avere l’urgenza proprio per poter tenere i 1.400 precari dentro a quel processo di stabilizzazione.
Però, purtroppo, non avete avuto i numeri approvare la dichiarazione d’urgenza e quindi per poterla rendere effettiva e immediatamente efficace sin da domani mattina. Si dovrà aspettare la pubblicazione sul BUR e tutte le altre faccende burocratiche. Per carità, spero che i quindici-venti giorni tecnici non pregiudichino nulla, però ha ragione il Consigliere Capponi quando dice che è un fatto gravissimo. Perché qui è stato detto che ci vuole attenzione per i precari, poi, non solo avete sbagliato dei commi inserendo delle figure – tra l’altro erano pochissime - che non c’entrano niente con la normativa, ma ora si mette a rischio anche tutti quei 1.400 che si stabilizzano.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Vorrei fare due osservazioni, la prima riguarda l’impianto della legge.
Vorrei ricordare – l’abbiamo visto in Commissione ma lo dicevo anche nel mio intervento – che alcuni autorevoli parerei legali, dei quali mi sono peritato di confortarmi, hanno tutti insieme ragionato sul fatto che la legge non era di per sé inoppugnabile, quindi l’atteggiamento da parte del Governo non cassava figure inopportunamente inserite in quella norma.
Questo però sta dentro una filosofia che dal punto di vista politico è cambiata – e questa è una scelta –, quindi è su questo piano che dovremmo discutere politicamente, ovvero sul fatto che la condizione della precarietà può essere una condizione riconsentita anche dentro le strutture pubbliche.
Questa è la considerazione politica rispetto alla quale eviterei ulteriori polemiche.
L’impegno che abbiamo preso tutti, questo è vero ed è importante, è quello di continuare a percorrere il tragitto virtuoso di evitare la precarietà ovunque e in particolare dentro la pubblica amministrazione. Questo vale per oggi quindi dovrà valere nelle forme possibili anche per domani.
Sulla questione della dichiarazione d’urgenza, ormai l’atto ha avuto la disgrazia di incorrere in questo ulteriore ritardo, tuttavia anch’io rilevo, come hanno già ricordato altri colleghi, che in Aula eravamo presenti in 23 – li avevo contati – ed io sono tra coloro – e questa è una raccomandazione che faccio anche al Presidente - che non ha fatto in tempo a votare. Forse dipenderà dalla nostra ordinaria e brillante capacità di intendere e diciamo che io sto nella media, ma evitare su questo versante una polemica credo ne va dello stile di tutti noi!
PRESIDENTE. Proposta di legge n. 310. La pongo in votazione.
(L’Assemblea legislativa approva)
Sull’ordine del giorno
PRESIDENTE. Così come concordato dai Presidenti dei Gruppi assembleari, pongo in votazione l’anticipo delle mozioni n. 303 e n. 290 (abbinate) affinché possano essere discusse e votate.
(L’Assemblea legislativa approva)
Mozione n. 303
del Consigliere Procaccini
“Federalismo fiscale”
Mozione n. 290
dei Consiglieri Rocchi e D’Isidoro
“Delega al Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione”
(abbinate)
(Discussione)
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Svolgerò una breve relazione perché penso che avremo altre occasioni di discutere sull’attuazione del disegno di legge sul federalismo approvato in prima lettura dal Parlamento.
Dal punto di vista politico credo che a nessuno sfugga che il federalismo, laddove realizzato, è servito ad unire Stati, Paesi e popoli che erano divisi in nazionalità ed in etnie, quell’unità possibile che si può realizzare attraverso il federalismo.
Nel nostro Paese, invece, il rischio è inverso, si rischia di dividere uno Stato unitario, sia dal punto di vista formale che materiale, anche se la costituzione materiale non è stata ancora concretizzata.
Per la verità nella fase iniziale di quando il federalismo andò in auge c’è stata, secondo me, anche una certa sottovalutazione delle forze di centro-sinistra, ovvero quando la Lega propugnava la secessione, anziché contrastare una visione di quel tipo, si agì quasi sul loro terreno, quello appunto del federalismo.
Inoltre la legge n. 3 del 2001, modifica del Titolo V della Costituzione (articolo 119), ha invertito la gerarchia dei soggetti statuali, in quanti Comuni, Province, città metropolitane e Regioni hanno assunto autonomia finanziaria sia di entrata che di spesa.
Prima abbiamo discusso della cultura e giustamente con proposte serie anche da parte dell’opposizione si è cercato di far emergere situazioni culturali di tipo provinciale e locale. Però proprio per quanto riguarda la previsione sulla cultura il federalismo fiscale porterà un taglio del 70%, per non parlare di tutti gli altri settori.
Si creeranno forti selezioni e tensioni, perché le Regioni ricche, in primo luogo quelle del nord che hanno propugnato di più il federalismo, avranno più risorse, mentre le Regioni povere ne avranno di meno proprio in virtù di minori entrate, come il gettito fiscale, perché esso interverrà dentro un contesto di possibilità di essere realizzato o meno.
In definitiva ci saranno Regioni – e questo è un dibattito che secondo me dovrebbe avvenire senza polemiche - che avranno più servizi e più risorse, mentre gran parte di quelle del centro-sud avranno meno servizi e meno risorse.
Ma, si dice, che poi interverrà il fondo nazionale di perequazione alimentato dalla fiscalità generale. Allora qui sorge un primo problema. Se la fiscalità generale ha quel trend storico di evasione e di elusione, inoltre se la crisi economica e sociale porterà sempre più ad un minor gettito fiscale, poi il fondo di perequazione nazionale sarà sempre più residuale.
Poi c’è anche un altro fatto grave, cioè che l’erogazione del fondo nazionale di perequazione verso quelle Regioni che non riusciranno a sostenere i costi dei servizi acquisiti, poi sarà senza vincoli di destinazione. Per cui potrà succedere che un ente locale non sarà obbligato a mettere i soldi del fondo di perequazione per la scuola, per la mensa, per il trasporto pubblico, per la casa di riposo, bensì lo potrà utilizzare per la spesa corrente.
Gli Enti locali – un’altra nota sulla quale l’Assemblea legislativa dovrà riflettere – non potranno più contrarre i mutui se non per alcuni investimenti per lavori pubblici concordati con lo Stato.
Quindi da un lato si fa un federalismo un po’ strano, dall’altro si cerca di accentrare; il famoso piano casa ne è l’esempio più eclatante in queste ore. Siamo dunque di fronte ad una finta autonomia.
Sicché, con quali criteri verranno erogati i fondi per le Regioni e gli Enti locali? In base a quali parametri? Si dice non più sul costo della spesa storica dei servizi sociali, ma in base a costi standard uniformi per ogni Regione. Quindi, cari colleghi, se non sorgerà un’attenzione in questa ultima fase, di seconda e definitiva lettura del disegno di legge sul federalismo – in questo momento il Consigliere Capponi sta ridendo e telefonando, ma poi lo chiameremo a rispondere anche verso i cittadini della loro demagogia! – ci sarà un’ulteriore selezione. Perché da un lato il federalismo di per sé crea una selezione, dall’altro se ad esempio nelle Marche il fondo perequativo verrà erogato negli entroterra, sulla base del costo standard medio delle metropoli costiere o pedemontane, significherà che gli entroterra non avranno più risorse per i servizi sociali, ne avranno sempre meno. Inoltre si abbasserà il livello di erogazione dei servizi per la popolazione anziana, per l’infanzia e per l’autonomia scolastica.
Quindi, secondo noi, è il momento che l’Assemblea legislativa impegni con un atto la Giunta regionale.
So che in Parlamento c’è stata una discussione, alcune forze dell’ex Unione si sono astenute, altre hanno votato a favore. E questo accade perché manca consapevolezza, quindi dovremmo fare una riflessione ulteriore.
Perché, come è noto, le Regioni e le fasce più deboli hanno bisogno di maggiori risorse, perché la popolazione in quei centri è più rarefatta e in alcune Regioni si darà meno gettito fiscale; infatti basta vedere che anche qui si è invertita la gerarchia, cioè, non solo le Regioni e gli Enti locali non sono in grado di riscuotere le tasse, ma devono anche anticipare i soldi per gli ammortizzatori sociali proprio perché c’è una difficoltà economica sociale.
In definitiva si spezza il meccanismo di unità nazionale, e non inteso in senso nazionalistico, ma inteso come solidarietà, come diritti che vengono relegati ad opportunità.
Voglio concludere esprimendo un plauso ai Servizi dell’Assemblea legislativa in quanto hanno prodotto degli utili e preziosi volumi, anche per la loro leggibile veste grafica, sul federalismo fiscale.
Tuttavia invito la Presidenza dell’Assemblea legislativa e il Presidente Bucciarelli, che finora hanno raccolto in maniera pregevole tutte le posizioni istituzionalizzate, ad aggiornare questi materiali anche con le posizioni di quelle forze politiche diverse e che oggi purtroppo non siedono nel Parlamento ma che sono contributi importantissimi da far conoscere all’opinione pubblica.
Concludo dicendo che se l’Assemblea legislativa è d’accordo il testo della mozione dovrebbe poter essere modificato con il seguente emendamento:
Sostituire il dispositivo del primo paragrafo con il seguente:
“Impegna la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Parlamento e il Governo affinché in sede di approvazione definitiva del disegno di legge sul federalismo fiscale si tenga conto delle osservazioni poste dalle Regioni e dal sistema degli Enti locali per quanto riguarda i trasferimenti statali per il funzionamento dei principali servizi pubblici e a domanda individuale, affinché si modifichi il criterio di finanziamento del fondo perequativo che deve essere basato sulla spesa storica e non sui costi presuntivi standard.”.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.
Antonio D’ISIDORO. Sullo stesso argomento c'è anche una mia mozione, la n. 290, quindi vorrei dire qualcosa in merito.
Questa legislatura non è soltanto dominata dalla crisi, ma vuole anche essere la legislatura del federalismo fiscale. Un progetto a mio giudizio ancora largamente indefinito, tanto è vero che lo stesso Ministro dell'economia non s'azzarda ad offrirne una stima dei costi, infatti non se ne conoscono i vincoli perché mancano, a detta di Tremonti, degli studi, dei criteri omogenei di valutazione. Quindi nulla sappiamo anche degli effetti sulle finanze dello Stato.
Secondo me in questo clima un federalismo vago, generico, non ben definito, rischia anche di dare sfogo a quelle pulsioni centrifughe che si scatenano soprattutto durante le recessioni.
Se fosse così, il federalismo non solo costerebbe alle casse dello Stato molto di più che in tempi normali, ma renderebbe anche molto più difficile il varo di quelle politiche, necessariamente su scala nazionale ed internazionale, che potrebbero consentire di recuperare il terreno perduto nell'attuale recessione.
Al riguardo è bene anche sapere di quanto si tratta. Perché se il PIL, così dicono alcune stime, che io reputo peraltro ottimistiche, dovesse scendere del 2% nel 2009 alla fine dell'anno in corso arriveremo ai livelli di reddito pro-capite del 2001.
Penso, inoltre, che dobbiamo tenere presente il fatto che in fondo si tratta di una delega in bianco, non ci sono infatti neppure clausole di salvaguardia chiare ed imperative.
Ho apprezzato un intervento di Luca Ridolfi su La Stampa il quale ha scritto che la legge delega dovrebbe prevedere almeno degli anticorpi, cioè riportare in capo allo Stato di modificare una legge allorché i suoi esiti dovessero mettere a repentaglio i parametri di instabilità nazionale ed internazionale.
Non vorrei che alla fine ci si trovasse di fronte ad un federalismo al rovescio, ad un federalismo, come diceva prima il collega Procaccini, che spacchi invece di unire, e che spacchi soprattutto lungo le linee di disuguaglianze storiche, fisiche, materiali ed economiche.
Ecco perché penso che questo disegno di legge affronti con estrema genericità il tema del quadro normativo, del quadro finanziario, del quadro contabile unitario.
Non è un caso che la Sentenza n. 241 del 2004 abbia ribadito che non è ammissibile in materia tributaria l'esplicazione di potestà regionali autonome in mancanza della fondamentale legislazione statale di coordinamento.
Dovremmo cioè avere un federalismo che richieda strumenti di effettiva responsabilizzazione di ogni centro di imposizione e di ogni centro di spesa. Quindi anche sotto questo profilo a me sembra che il disegno di legge sia carente, considerato soprattutto – lo ha detto anche il Consigliere Procaccini – che nel nostro Paese la finanza locale spesso e volentieri rimane fuori controllo.
Il percorso verso il federalismo richiede una strategia politica complessiva che veda investire tutte le Istituzioni di governo e tutti gli apparati pubblici.
Ho peraltro notato che a Montecitorio il centro-sinistra – che penso debba fare un po’ di autocritica - ha presentato un emendamento che avrebbe dovuto contribuire proprio all'efficienza dell'Istituzione, era per inserire all’interno della legge sul federalismo fiscale una delega per obbligare Regioni, Comuni, Province e città metropolitane a – leggo testualmente – “rafforzare criteri di merito professionale e procedure di tipo pubblico e, ove possibile, concorsuale per l'assegnazione degli incarichi direttivi”.
Il Governo ha risposto che non poteva in quel caso mettere troppa carne al fuoco – stranissimo, Non ho mai visto un Governo che rinunci ad una delega! -. Ma qui è curioso il fatto che coloro che hanno presentato l'emendamento non hanno protestato, non hanno condotto alcuna battaglia, hanno solo dato vita ad un ordine del giorno che è sì di buona intenzione, ma che vale – come dico sempre – come una tisana per sanare i guasti della lottizzazione partitocratica.
Inoltre la cosa che mi preoccupa è che non esiste una definizione tecnica, univoca, certa, della nozione di costo o fabbisogno standard. Si sostiene che il costo o il fabbisogno standard di un servizio sia determinato dalla media dei costi delle migliori prestazioni. E' una definizione, secondo me, scusatemi, che all'apparenza sembra molto facile, ma che invece considera in maniera decisamente inadeguata la natura propria delle prestazioni pubbliche in materia di diritti civili e sociali e la complessività dei fattori che possono rendere efficiente il costo di una prestazione da un territorio all'altro.
Ecco perché la mia mozione punta soprattutto su un articolo ben preciso del disegno di legge, l'articolo 11, che ritengo sia anche incostituzionale, in quanto i poteri sostitutivi di cui all'articolo 120 sono limitati soltanto alla lettera g), che leggo: “I poteri sostitutivi soltanto nel caso che le Regioni non provvedano entro tale termine alla ridefinizione delle spese standardizzate e delle entrate standardizzate”. Penso che questo sia insufficiente, quindi si dovrebbe cambiare l'articolo dicendo che: “Agli effetti della presente legge lo Stato esercita il potere sostitutivo di cui all'articolo 120 della Costituzione secondo le disposizioni di cui all'articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo alla votazione. Ha chiesto la parola il Consigliere D'Anna.
Giancarlo D'ANNA. Presidente, chiedo la verifica del numero legale.
PRESIDENTE. Bene, procediamo.
(verifica del numero legale)
PRESIDENTE. Il numero legale non è garantito, quindi la seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 13,35