Resoconto seduta n.139 del 28/04/2009
SEDUTA N. 139 DEL 28 APRILE 2009


La seduta inizia alle ore 10,45


Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. A nome dell’Assemblea legislativa regionale e del Presidente saluto la Scuola secondaria di primo grado Luigi Pirandello di Civitanova Marche che con gli alunni e gli insegnanti ci ha fatto visita.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 138 del 21 aprile 2009 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 338/09 dei Consiglieri Mollaroli, D'Isidoro, Giannini, Mammoli, Binci, Brandoni, Ortenzi, Procaccini "Tagli delle risorse per la pubblica istruzione";
- n. 339 dei Consiglieri Brandoni, Altomeni "Promozione di iniziative formative e sociali per l'adozione del servizio di tages mutter: presentazione di proposte progettuali finalizzate alla formazione di assistenti materne e all'avvio in sperimentazione del servizio di nido familiare";
- n. 340 dei Consiglieri Brandoni, Altomeni "Problematiche relative al ddl 733 riguardanti i permessi di soggiorno".
Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 14 aprile 2009:
- n. 573 "Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001, Art. 26, comma 1, della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 11.348.727,91 - Modifica al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008";
- n. 574 "Art. 26 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazioni da parte del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per l'esclusività del rapporto del personale dirigente del ruolo sanitario. € 921.945,00";
- n. 575 "Art. 43, comma 2, della l.r. 37/2008 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale per l'anno 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - spese di personale. € 11.258,61 ";
- n. 576 "Art. 43, comma 2, della l.r. n. 37/2008 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale per l'anno 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - spese di personale. Modifica al POA approvato con d.g.r. 1917/2008. € 29.214,64";
- n. 577 "Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 11.820,37";
- n. 578 "Art. 43, comma 1, della l.r. n. 37/2008 - Reiscrizione nel bilancio nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione e modificazioni tecniche al POA 2009. € 4.759.000,00";
- n. 579 "Art. 43, comma 1, della Lr. n. 37/2008 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di maggiori entrate accertate nell'anno precedente relativamente a fondi trasferiti dal Ministero in materia di procreazione medicalmente assistita - L. n. 40/2004. € 170.693,00";
- n. 580 "Art. 43, comma 1, lettera a), della l.r. n. 37/2008 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 595.020,77";
- n. 581 "Art. 43, comma 1, lettera a) della l.r. n. 37/2008 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di maggiori entrate accertate nell'anno precedente relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 142.538,00";
- n. 582 "Art. 43, comma 1, lettera a) della I.r. n. 37/2008 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 1.544.505,00";
- n. 583 "Art. 43, comma 1 della l.r. n. 37/2008 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione e modificazioni tecniche al POA 2009. € 23.614.596,86";
- n. 584 "Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 25.000,00";
- n. 585 "Art. 20, comma 3 della l.r. n. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l'integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell'elenco n. 2 "Spese dichiarate obbligatorie" del bilancio 2009. €. 4.000,00";
- n. 586 "Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 70.530,07. Modifica al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008";
- n. 587 "Art. 43, comma 2 della l.r. n. 37/2008 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - spese di personale . € 58.886,78";
- n. 588 "Art. 29, comma 2 della l.r, n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 40.166,88";
- n. 589 "Art. 43, comma 2 della l.r. 37/2008 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. Spese di personale. € 58.886,78";
- n. 590 "Art. 43, comma 1 lettera a) della l.r. n. 37/2008 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. € 60.828.021,70. Rettifica della d.g.r. 506/2009";
- n. 591 "Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001 e art. 26, comma 1 della l.r. 38/2008 - Variazione integrativa nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 30.780,83".
in data 22 aprile 2009:
- n. 640 del 20.04.2009 concernente: Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e Art. 27 della l.r. 38/2008 - Variazione compensativa al POA 2009;
- n. 641 del 20.04.2009 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 - Variazione integrativa e riduttiva di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato a scopi specifici e delle relative spese iscritte nel bilancio di previsione per l'anno 2009 - spese di personale - € 2000,00;
- n. 642 del 20.04.2009 concernente: Art. 26 della l.r. 38/2008 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazioni a favore della regione Marche e modificazioni tecniche al POA per l'anno 2009 - € 112.169,46.
- n. 643 del 20.04.2009 concernente: Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e Art. 27 della l.r. 38/2008 - Variazione compensativa al POA per l'anno 2009 - € 35.000,00;
- n. 644 del 20.04.2009 concernente: Art. 26 della l.r. 38/2008 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazioni da parte dello Stato per il fondo per le non autosufficiente - € 668.854,64.
Hanno chiesto congedo il Presidente dell’Assemblea legislativa Bucciarelli ed il Consigliere Ricci.


Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in merito agli interventi della Regione Marche in occasione del terremoto in Abruzzo
(Votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in merito agi interventi della Regione Marche in occasione del terremoto in Abruzzo, a cui seguirà, come concordato nella Conferenza dei Capigruppo, un intervento di cinque minuti per ciascuno dei Presidenti dei gruppi assembleari.

Gian Mario SPACCA. Buongiorno a tutti, anche ai ragazzi e agli insegnanti che ci ascoltano.
Vorrei ringraziare innanzitutto il Presidente dell’Assemblea legislativa e l’Ufficio di Presidenza che ci consente di ritornare sull’argomento drammatico del terremoto che ha colpito la comunità abruzzese. Quindi ci consente di ricordare, come abbiamo già avuto modo di fare, le vittime di questa tragedia, cioè delle quasi 300 persone decedute in conseguenza del sisma.
Contemporaneamente vorrei rinnovare la nostra solidarietà alla popolazione abruzzese, una solidarietà che si è espressa – come vedremo nel corso di questa relazione – in maniera concreta, fattiva ed efficace.
Durante queste fasi nella popolazione dell’Abruzzo abbiamo potuto rivedere l’orgoglio, la fierezza, la determinazione, la compostezza, il coraggio che attraversò la nostra stessa gente in occasione del terremoto del 1997 che colpì la comunità marchigiana. Quindi, ritrovandoci nelle loro modalità comportamentali, ci siamo sentiti particolarmente vicini a questa popolazione.
Credo che questa occasione sia doverosa anche per ringraziare tutto il Sistema della protezione civile della nostra regione, che ha reso possibile che questa nostra espressione di solidarietà trovasse la possibilità di manifestarsi in maniera molto concreta.
Vorrei inoltre ringraziare le Istituzioni abruzzesi, la Regione e il Presidente Chiodi, il Presidente della Provincia e il Sindaco dell’Aquila, per la forza con cui hanno affrontato questo momento, esprimendola in un rapporto di coordinamento e di collaborazione con le Istituzioni delle altre Regioni e del Governo centrale.
Immediatamente dopo il terremoto si è messa in azione un’attività complessa e specialistica che è stata possibile proprio perché accompagnata da un lavoro meticoloso di pianificazione e addestramento che ha caratterizzato tutta la protezione civile nazionale. Ed in modo particolare la nostra protezione civile regionale che, come sapete, è un po’ il fiore all’occhiello del Sistema nazionale della protezione civile, e lo è anche per il contributo fondamentale che esiste tra gli operatori professionali e i volontari della nostra comunità regionale. Un contributo che esiste in tutte le loro forme, sia che riguardino la parte sanitaria, sia quella logistica, sia quella di carattere sociale oppure ancora più specialistica in relazione ai bisogni che i beni e i patrimoni necessitano in queste occasioni, a cominciare dal patrimonio culturale e dalla sua necessità di protezione.
Credo che la Protezione civile regionale possa rappresentare un esempio concreto e tangibile di come anche la pubblica amministrazione possa agire con efficacia, dinamismo e con grande spirito di pragmatismo e concretezza al reale servizio del cittadino e dell’amministrazione in genere.
In questa occasione può essere utile ricordare che con la legge finanziaria dello Stato di quest’anno è stato cancellato il fondo regionale per la protezione civile che era stato stabilito con la legge n. 388 del 2000 e che da allora fino a quest’anno era stato sempre confermato.
Questo fondo assegnava alla nostra Regione circa 6 milioni di euro che poi venivano trasferiti ai Comuni per la costruzione di gruppi comunali, e alle Province per la costruzione del loro livello di protezione civile.
In gran parte queste cifre venivano utilizzate per il volontariato, la formazione in ambito scolastico, la prevenzione, oltre che per il sostegno alle tecnologie che era la nuova frontiera che ci eravamo proposti.
Pertanto senza queste risorse la protezione civile regionale dovrà drasticamente ridurre la propria attività, perché con il nostro bilancio, per quanto abbiamo cercato di farlo, non siamo in grado di compensare il taglio che si è registrato.
Durante le visite compiute in Abruzzo nelle scorse tre settimane ho avuto modo di rappresentare, agli stessi membri del Governo nazionale e al Commissario e Sottosegretario alla protezione civile Bertolaso – che ben conosce il problema e che più di altri si sta battendo per cercare di correggere questa impostazione del bilancio dello Stato – la totale disponibilità a proseguire nella collaborazione con la Regione Abruzzo anche nelle fasi successive di questo momento di emergenza. Lo faremo con tutto l’appartato del nostro sistema della protezione civile, dunque improntando tutte quelle azioni da fare nei luoghi dove siamo impegnati e dove esercitiamo comunque le responsabilità che ci sono state assegnate.
Altro elemento di riflessione - che non necessariamente deve riguardare gli elementi positivi, che comunque sono tantissimi, proprio perchè è un’occasione che ci serve anche per migliorare il nostro rapporto con la realtà - su cui dovremmo richiamare l’attenzione riguarda il modello organizzativo che si sta delineando, che non è esattamente corrispondente a quello che ha caratterizzato l’esperienza del Friuli e successivamente quella delle Marche e dell’Umbria.
L’esperienza del Friuli costituisce uno spartiacque rispetto al modello precedente, che si era dimostrato assolutamente inefficace e che aveva guidato la ricostruzione e gli interventi nel Belice e nell’Irpinia. Con il Friuli c’è stato un cambiamento radicale di impostazione metodologica e la definizione di un modello ispirato al principio della sussidiarietà. Questa vicenda ha richiamato la responsabilità di gestione nella fase di emergenza, ma soprattutto in quella di ricostruzione degli enti locali e dei comuni sotto la guida e l’indirizzo della Regione, naturalmente coordinato dal Governo centrale e quindi dalla Presidenza del Consiglio a cui si richiama direttamente il Dipartimento della protezione civile.
In questa occasione vediamo l’affacciarsi di una possibile tendenza neocentralistica, per cui la ricostruzione potrebbe essere gestita direttamente dal Governo e affidata alle Province italiane, come si è parlato in un primo momento, o ad altri enti, come si è parlato successivamente, ma che difficilmente a nostro avviso potrebbe raggiungere gli stessi risultati che si erano consolidati nelle esperienze prima del Friuli e successivamente ancor più di Marche e Umbria.
Quindi in questo momento occorre far sentire la nostra voce per riaffermare quella necessità con la quale il modello di ricostruzione dell’Abruzzo per raggiungere ottimi risultati veda perseguire le esperienze di miglior successo verificate e consolidate negli ultimi tre sisma che hanno caratterizzato il nostro Paese.
Vorrei ricordare che a seguito del terremoto che colpì le Marche nel 1997 solo dopo ventuno giorni dalla scossa principale le prime famiglie riuscirono ad andare a vivere nei moduli abitativi e dopo meno di tre mesi – eravamo alla vigilia del Natale 1997 – non vi erano più persone alloggiate nelle tende.
Nel caso dell’Abruzzo si stanno studiando altre soluzioni, ma vorrei richiamare la necessità che la responsabilità della gestione delle procedure, sia di emergenza che di intervento e di ricostruzione, venga messa in capo agli enti locali e al sistema locale della protezione civile come venne fatto, appunto, nella nostra regione.
A questo proposito un dato sicuramente positivo è stata la nomina del Presidente della Regione Umbria a Commissario, e questo ci fa sperare che alla fine il modello che prevarrà per la ricostruzione sarà quello che stiamo sostenendo.
In ogni caso, come ho già detto, sarà ancora grandissimo l’impegno della nostra Regione nei confronti della vicina comunità abruzzese.
Vorrei ora ricapitolare in maniera puntuale, così come ci indica la protezione civile con la sua organizzazione, i fatti che sono avvenuti.
La mattina dello scorso 6 aprile alle ore 3.30 circa gran parte della popolazione marchigiana, soprattutto quella del quadrante sud della Regione, ha percepito distintamente il terremoto che ha colpito l’Abruzzo.
Come sempre accade in queste situazioni i centralini dei Vigili del fuoco, delle Forze di polizia e della Protezione civile hanno ricevuto numerose chiamate da persone che chiedevano notizie su quanto fosse accaduto.
Dopo pochi minuti la rete di rilevamento regionale delle attività sismiche, che è gestionalmente integrata con l'Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia, ha inviato il messaggio con l’esatta localizzazione dell'epicentro e l’indicazione dell'intensità.
Dalle informazioni ricevute si è subito compreso che l'evento si configurava come molto grave e data la vicinanza con il territorio regionale la SOUP, la stanza operativa integrata della nostra Regione dove convergono Vigili del Fuoco, Prefettura, Corpi dello Stato, volontari -, quindi il sistema integrazione della protezione civile regionale, provvedeva ad acquisire informazioni su possibili ricadute negative nelle zone della provincia di Ascoli Piceno più vicine rispetto all'area dell’epicentro.
Avute al riguardo notizie rassicuranti la SOUP provvedeva comunque, su indicazioni del direttore del Dipartimento regionale dott. Oreficini, ad allertare tutto il personale della Protezione civile.
Poco più tardi veniva attivata la video conferenza con la Sala Italia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dalla quale il dott. Bertolaso forniva indicazioni operative descrivendo un possibile scenario di tipo catastrofico.
Alle ore 4.30 – quindi un’ora dopo dall’evento – veniva predisposta la partenza per l'Aquila del primo nucleo della Protezione civile regionale per effettuare una prima ricognizione operativa.
Subito dopo il Dipartimento nazionale, appresa la notizia dell'inagibilità dell'Ospedale San Salvatore dell'Aquila, richiedeva l’immediata attivazione dell'ospedale da campo della Protezione civile della regione Marche.
Da quel momento l'apparato di risposta della nostra Protezione civile è stato mobilitato nella sua interezza, evitando tuttavia, a scopo precauzionale, di coinvolgere le strutture operative della province di Pesaro-Urbino e di Ascoli Piceno, in quanto si temeva che in queste zone avrebbero potuto esserci delle ripercussioni del fenomeno sismico.
Alle ore 7.00, organizzato il primo nucleo di intervento professionale e volontario, la colonna si dirigeva verso le zone maggiormente colpite dal terremoto.
Alle ore 11.00 nell'area retrostante il San Salvatore iniziava ad operare il primo posto medico avanzato allestito dai volontari dell'ARES, dell'ANPAS e della CRI, mentre i nuclei di volontari soccorritori dotati di cani da ricerca e geofoni collaboravano con i Vigili del fuoco per cercare le persone sepolte dalle macerie.
Alle ore 2.00 del 7 aprile, ovvero meno di 24 ore dalla scossa delle 3.30, l'ospedale da campo era completamente allestito e pienamente operativo e quindi iniziava ad attuare il proprio intervento.
Oltre alla Protezione civile regionale le Amministrazioni competenti provvedevano ad allertare e ad instradare nelle zone terremotate anche la colonna mobile regionale dei Vigili del fuoco e le unità operative delle Forze di polizia.
Trascorso il primo giorno, interamente dedicato alla organizzazione e alla gestione delle attività di soccorso e logistiche, lo sforzo della nostra Regione si è concentrato su molteplici aree di intervento, gestite tutte con il concorso delle Province, delle Comunità montane e dei Comuni, inoltre con la determinante presenza dei volontari sia appartenenti alle associazioni che a gruppi comunali.
Il Commissario delegato Bertolaso con proprio decreto del 9 aprile stabiliva la costituzione di sette COM (Centri operativi misti), assegnando la responsabilità del COM n. 6 (comprendente 14 Comuni) alla nostra Regione.
Occorre sottolineare che il COM n. 6 (quello attribuito alle Marche) è l'unico assegnato alle Regioni ed è significativo evidenziare che il dott. Bertolaso ha inteso affidare questa importante porzione del territorio terremotato alle due Regioni che nel recente passato avevano vissuto una analoga esperienza.
Con altro decreto sempre del 9 aprile il dott. Bertolaso ha poi costituito la Direzione di comando e controllo ed ha nominato il nostro responsabile della Protezione civile, dott. Oreficini, referente per le attività di concorso di tutte le Regioni italiane. Tale funzione è stata esercitata sino al 24 aprile, infatti dallo scorso 25 aprile la Regione Abruzzo, superata la fase della primissima emergenza, è stata in grado di organizzarsi per svolgere questa importantissima attività di raccordo istituzionale ed operativo.
In pratica l'attività della Regione si è concretizzata nei seguenti filoni di intervento:
1) organizzazione e gestione dell'ospedale da campo;
2) coordinamento del COM n. 6;
3) sopralluoghi tecnici per la verifica dell'agibilità degli edifici;
4) concorso nel recupero dei beni del patrimonio storico-artistico;
5) assistenza agli sfollati dell'Abruzzo nelle strutture ricettive marchigiane.
La crisi sismica abruzzese, come dicevo, ha interessato anche una parte del territorio della provincia di Ascoli Piceno. Per questo motivo è stata disposta l’immediata attivazione della Sala operativa integrata di questa provincia, che da allora ha operato, senza soluzione di continuità, sia per assicurare la tutela della popolazione nelle possibili situazioni emergenziali, sia per raccogliere le richieste di sopralluogo agli immobili prodotte da amministrazioni pubbliche e da privati.
Effetti fortemente negativi hanno prodotto le ripetute dichiarazioni allarmistiche diffuse da soggetti non identificati che di tanto in tanto annunciavano il possibile verificarsi di scosse distruttive anche nel territorio di Ascoli Piceno. Sicchè per fare il punto sulla situazione lo scorso 18 aprile presso la Sala operativa di Ascoli Piceno è stata convocata un’apposita riunione presieduta dall'Assessore regionale alla Protezione civile Donati e alla presenza di tutti i componenti del Comitato provinciale.
Durante l’incontro il Prof. Marco Cattaneo dell'istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia ha illustrato l'andamento della crisi sismica precisando che storicamente i terremoti che hanno colpito il territorio di Ascoli hanno avuto origine da altre sorgenti sismogenetiche.
Alla data del 24 aprile 2009 erano complessivamente pervenute ai Vigili del fuoco, ai Comuni e alle Province n. 1417 richieste di sopralluogo, di cui n. 450 relative ad immobili privati e n. 150 relative ad edifici pubblici. Molte delle segnalazioni riguardavano immobili appartenenti al patrimonio storico-artistico.
I tecnici dei Vigili del fuoco, della Regione e degli Enti locali hanno eseguito, sempre alla data del 24 aprile, n. 450 sopralluoghi. Gli immobili risultati danneggiati sono n. 300.
Probabile conseguenza del terremoto, aggravata dalle precipitazioni meteoriche che hanno colpito anche la nostra regione nei giorni scorsi, è stata la situazione di pericolo generatasi in Comune di Acquasanta Terme, tra Trisungo e Favalanciata (ai confini con il territorio del Comune di Arquata del Tronto) dove il concreto rischio di caduta di un grosso masso ha comportato la precauzionale chiusura ai traffico della S.S. Salaria. Il masso è stato fatto brillare nel primo pomeriggio di ieri e alle ore 18.00 circa la strada è stata riaperta al traffico.
Inoltre nel Comune di Acquasanta Terme, sempre a causa di un movimento franoso sismoindotto innescato dalle avverse condizioni meteorologiche, è stata interrotta la Strada provinciale n. 70 che ha interessato le frazioni di Pomaro, Pito, Pozza e Umito che quindi sono rimaste isolate.
Alle ore 23.30 di domenica 26 aprile con un intervento straordinario è stata rimossa la massa franosa ed è stata riaperta al traffico la strada interessata per consentire il passaggio in forma transitoria dei mezzi di soccorso e dei residenti. L'Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno sta procedendo ai lavori di consolidamento e messa in sicurezza della parete instabile.
Lo scorso 20 aprile, in conseguenza di tutto ciò, è stato richiesto al Presidente del Consiglio dei Ministri lo stato di emergenza - già dichiarato con decreto del 6 aprile 2009 per la provincia dell’'Aquila - anche per i comuni del territorio della Provincia di Ascoli Piceno.
Credo dunque sia opportuno che da parte dell’Assemblea legislativa ci sia un invito formale, magari in forma di mozione o di risoluzione, affinché questa richiesta venga sostenuta, appunto, da tutta l’Assemblea legislativa.
Al di là dei dati tecnici, logistici e organizzativi credo che questa ennesima crisi, derivante da un sisma che ha toccato una comunità molto vicino alla nostra, abbia dimostrato la straordinaria efficienza del nostro sistema di protezione civile, che quindi sicuramente dà sicurezza a tutta la nostra popolazione.
Credo che questo nostro modello di protezione civile, come ho detto in apertura di questa relazione, possa davvero definire un prototipo, un modello di riferimento per un corretto rapporto istituzionale.
Si dimostra – su questo avevamo avuto modo di confrontarci anche con il Presidente della Camera, che ne conveniva – che effettivamente la capacità di collaborazione tra il Governo, lo Stato centrale e le sue Amministrazioni, le Regioni, le Province e soprattutto i Comuni, quando trova dei focus molto forti, che generalmente avvengono proprio in casi di emergenza, riesce ad esprimere una straordinaria efficacia ed efficienza della Pubblica amministrazione della nostra Repubblica.
Dunque occorrerebbe che questo modello di collaborazione, che appartiene ad occasioni straordinarie ed emergenziali, divenisse anche un modello ordinario di comportamento delle Istituzioni e delle Amministrazioni ai diversi livelli. Ovvero che attraverso le forme di collaborazione, ispirate a princìpi di correttezza e a valori forti, come appunto quello di solidarietà offerto in questa occasione, si possa davvero arrivare a risultati straordinari che possano poi corrispondere ai differenti bisogni dei cittadini e delle comunità.
Occorrerebbe quindi che quel comportamento che avviene in occasioni di emergenza avvenisse anche quotidianamente e in tutte le circostanze che appartengono alla nostra vita di comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi. Prego gli altri Presidenti di gruppo di iscriversi a parlare durante questo intervento.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ritengo che la sua relazione, Presidente, sia stata assolutamente scrupolosa, come credo che l’intervento della Regione Marche in Abruzzo abbia dato soddisfazione, orgoglio e lustro a tutta la cittadinanza marchigiana.
Il gioiello della Protezione civile marchigiana è stato collaudato nel tempo nella sua organizzazione. E’ un vero modello di sussidiarietà per il modo in cui ha saputo coinvolgere nei momenti più drammatici la società civile marchigiana nella partecipazione all’intervento e all’allestimento di servizi pubblici di emergenza.
Mi permetto di dire che quando parliamo di sussidiarietà la vorremmo protagonista anche in altri settori, ma su questo sappiamo che siamo un po’ più indietro.
Diciamo che nell’emergenza la Protezione civile ha favorito un sistema di partecipazione e di sussidiarietà, dove per sussidiarietà intendo l’apertura della pubblica amministrazione all’apporto di soggetti ad essa esterni ma che poi la sanno sostituire egregiamente per poter garantire la stessa qualità, efficacia ed efficienza dei servizi.
Quindi tale collaudato modello ritengo che in questo momento abbia dato non solo un esempio e una testimonianza ma anche una risposta giusta. E di questo tutti ne dobbiamo essere soddisfatti.
Per quanto riguarda l’Abruzzo penso che ognuno di noi collettivamente ed individualmente debba esprimere la propria solidarietà; molti di noi, infatti, anche insieme ai Comuni, hanno partecipato alla raccolta, alle collette, alla sensibilizzazione dei cittadini, tutti gesti di solidarietà che in questo momento credo sia il minimo da fare.
Ora vorrei fare soltanto due rilievi.
La prima cosa è che anche nei prossimi giorni la solidarietà non dovrà fermarsi, dovrà continuare per quanto riguarda la parte tecnica e tecnologica che la Protezione civile delle Marche ha espressamente testimoniato e dimostrato sul campo, dovrà continuare affinchè la Presidenza e l’Assessorato possano ancora attivarsi con i nostri Comuni e con le Associazioni che sono espressione di quel volontariato e di quella sussidiarietà necessaria.
La seconda cosa, che voglio dire al Presidente e all’Assessore, riguarda un appello che voglio fare sulla trasparenza. Mi sento di dirlo ma credo che ci capiremo rapidamente.
Nel territorio della regione Marche ci sono capacità tecniche e professionali sia nella pubblica amministrazione sia fuori di essa. Parlo di imprese, di edilizia, di professionisti, che dieci anni fa durante il terremoto delle Marche hanno dato prova – certamente anche imparando da altre regioni – di saper portare sul campo tecnica e tecnologia utili per la ricostruzione.
Quindi se diciamo che in gran parte siamo soddisfatti del modello di ricostruzione delle Marche, dobbiamo darne atto anche a queste capacità professionali.
Per cui queste capacità professionali sono oggi pronte ad impegnarsi anche in Abruzzo. Sicuramente è anche un fatto economico, ma voglio comunque sottolineare che sapremo dare ciò che serve, quindi se ce lo chiederanno certamente lo offriremo e saremo contenti se le autorità abruzzesi, con le quali voi sarete in contatto, lo accetteranno.
Sicchè che non vadano – e lo dico in un termine anche molto brutale ma, ripeto, qui dobbiamo dirci tutto. No! - a lavorare solo i più furbi o quelli più ammanicati con un certo tipo di istituzione di potere.
Chiedo dunque al Presidente e all’Assessore di coordinare anche questo. Per cui per quei soggetti delle imprese o delle professioni marchigiane che vorranno mettersi in gioco per l’Abruzzo, per quello che servirà e per quello che chiederanno, senza forzature vi chiedo di aprire le porte e di agire con particolare trasparenza.
Che non si dica tra le nostre imprese e tra i nostri professionisti che tizio o caio sta giù prima degli altri perché magari ha avuto qualche telefonata più efficace delle altre - ve lo dico perché state anche voi in mezzo alla piazza, non state nell’iperuranio, le persone le sentite anche voi -! Parlo di quelle imprese piccole e grandi e di tutti i tipi che potranno lavorare in Abruzzo. Coordinatele, mettetele in gioco, associatele, parlatene con i colleghi delle autorità abruzzesi e date anche a loro la possibilità di mettersi in gioco, come peraltro hanno fatto le Marche quando hanno aperto le porte alle imprese e ai professionisti di tutte le regioni italiane.
Credo che il nostro sia stato un modello di accoglienza irripetibile, negli anni del terremoto Umbria-Marche, infatti, quasi il 50% delle imprese provenivano da altre regioni. Abbiamo cioè saputo accogliere, abbiamo saputo dare opportunità di lavoro.
Quindi questo lo chiediamo anche per la nostra regione, coordinatelo voi, non lasciatelo ad un solo fatto di rapporto strano anziché di un rapporto trasparente.
Un’ultima cosa. Abbiamo apprezzato, Presidente, quando lei stesso ha apprezzato l’efficienza e l’efficacia dell’intervento del Governo oltre alla sua presenza in Abruzzo che ha saputo dare un impulso determinante, dunque parlo della presenza del Presidente del Consiglio, dei Presidenti di Camera e Senato e di tutti i rappresentanti dei Gruppi parlamentari italiani.
Credo che questa sinergia tra il Governo e la Regione Abruzzo, e con essa anche le altre Regioni che nella solidarietà vi partecipano, sia un fatto molto importante e di grande soddisfazione per tutti noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Un terremoto non è mai solo una calamità naturale, molte volte diventa, come ha ricordato nel suo excursus il Presidente, una cartina di tornasole delle virtù e dei difetti di un Paese, di una comunità.
Sulle virtù ha già detto il Presidente, ma è comunque bene ricordare il livello di grandissima solidarietà che questo Paese ha saputo esprimere, che la nostra Regione, prima tra gli altri, ha saputo realizzare. E’ bene ricordare l’efficienza di alcuni strumenti e di alcune strutture - qui è stata ricordata la nostra Protezione civile, così impegnata e così lodata in queste settimane -, frutto anche di un sistema che ha messo a valore l’intera comunità regionale – come ha ricordato anche il Presidente - quando ha saputo costruire la rete della partecipazione nelle amministrazioni comunali, quando ha saputo dare alle forme del volontariato solidale un elemento di organizzazione.
E attorno a questo vi è anche la grande solidarietà spontanea che viene da tanti soggetti delle nostre comunità, penso alle associazioni che sono lì presenti con grande attenzione.
Dicevo che ci sono però anche i difetti. Difetti che abbiamo visto immediatamente dopo il sisma, difetti che riguardano un modo di costruire in questo Paese che ha segnato e che, purtroppo, ha prodotto quei danni gravissimi che abbiamo visto non solo in termini materiali ma anche in termini umani. Molti però ricordano che terremoti della stessa intensità in territori diversi da quello abruzzese hanno prodotto molte meno vittime.
Infatti qui abbiamo visto crollare edifici pubblici importanti, come gli ospedali e la casa dello studente. E se ricordo queste cose non è per fare polemica ma è per una riflessione sul futuro.
Tra i difetti è evidente un elemento, che è anche un rischio, ovvero quello di trasformare l’Abruzzo in una location di una fiction mediatica, che fino ad oggi è bene che abbia funzionato perché è bene che su quei territori ci sia stata l’attenzione dell’intera comunità nazionale, ma non è bene che diventi per alcuni aspetti e per molte questioni il luogo di una battaglia su chi è più presente.
Su questa questione penso che dovremmo fare una grande riflessione e forse anche introdurre nel documento che andremo ad approvare un consiglio, ovvero quello di evitare che l’Abruzzo ospiti a luglio il G8, che più che rappresentare un momento di aiuto e contributo a quelle popolazioni e a quei territori rischia di diventare l’occasione di un intralcio alla ricostruzione per l’oggi e per il domani.
Proprio perché sulla ricostruzione credo che – come ricordava prima anche il Presidente – dovremo fare attenzione a valorizzare quei modelli che hanno messo all’impegno i territori. E il modello della ricostruzione post-terremoto del 1997 delle Marche in questo senso è paradigmatico.
Il ricorso a forme di centralizzazione, l’idea di edificare le nuove città, come il Presidente del Consiglio ha più volte proclamato, credo che a volte rischi di fare più polvere del crollo di tanti palazzi. Però siccome è bene che la polvere si depositi, come è altrettanto bene che la trasparenza dovrà essere l’elemento che caratterizzerà la ricostruzione, vorrei ricordare al Consigliere Massi che il primo punto di questa vicenda sta proprio nelle modalità che ci sono state indicate dal Governo nazionale. Ovvero con quella suddivisione e parcellizzazione in 100-150 territori e poi una gestione articolata che non passa attraverso la trasparenza ma forse attraverso l’affidamento; i giornali di questi giorni parlavano di grandi imprese che possono essere indicate per la ricostruzione e che in qualche modo hanno già dato lo stigma della loro capacità e della loro azione, cioè le imprese che hanno costruito l’ospedale dell’Aquila.
Quindi credo che il problema della trasparenza debba essere raccomandato in primo luogo proprio al Governo nazionale e alla modalità con cui produce questo processo.
Credo che dovremmo intervenire di nuovo su tali questioni per valorizzare al meglio quello che la comunità marchigiana ha saputo e potuto dare in queste ore e che può dare ancora in termini di esperienza, di capacità amministrativa, di intelligenza e di cuore per risolvere una calamità come quella che si avuta con il terremoto abruzzese.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli. Ricordo a tutti il rispetto dei cinque minuti concordati.

Fabio PISTARELLI. Esprimo a nome mio e del Gruppo che rappresento la solidarietà e la vicinanza alla popolazione abruzzese, in particolare a quella aquilana, colpita da questo grave evento sismico. Un evento sismico che ha avuto una particolarità in quanto l’epicentro è stato a pochi chilometri da un capoluogo popoloso, importante, ricco di storia e di tradizioni come quello appunto aquilano.
La particolarità purtroppo ha avuto un epilogo tragico, perché colpire un capoluogo ha significato colpire una zona densamente molto popolata, inoltre tutto ciò è avvenuto nel cuore della notte, per cui le vittime sono state quasi 300, e molte di queste sono giovani.
Un pensiero quindi deve andare a quella casa dello studente che si è sbriciolata in maniera così incredibile rispetto ad altri edifici, che seppur ancora più vetusti o di più antica costruzione hanno salvato le vite umane che avevano all’interno. Dunque quello che non è avvenuto in un edificio pubblico, un edificio gestito per applicare quel diritto allo studio proprio degli enti universitari regionali.
Quindi ci siamo sentiti tutti coinvolti perché abbiamo pensato a quante altre strutture di questo tipo sono gestite dalle Istituzioni e a quanta, purtroppo, poca attenzione in tanti casi vi è stata sotto il profilo della sicurezza, sotto il profilo della verifica delle tecniche strutturali di costruzione applicate.
Oggi questo aspetto lo dobbiamo ricordare, perché è uno degli elementi di riflessione oltre quelli che abbiamo tutti già ricordato, come la solidarietà, la vicinanza alle vittime, la preoccupazione per una ricostruzione rapida affinchè si possa dare risposte alle famiglie sfollate senzatetto.
Dunque dobbiamo ricordare anche questi elementi che un terremoto riporta a galla in maniera tragica e violenza, ovvero la sicurezza delle strutture, l’applicazione delle norme, il rispetto di quelle regole che seppure conosciute tecnicamente e normativamente molto spesso vengono trascurate.
Ma sospendiamo per il momento i giudizi, che poi saranno quelli della Magistratura, delle verifiche, delle ricerche delle cause e delle eventuali responsabilità, non è questo il momento di fare processi sommari e superficiali, però è sicuramente il momento di riflettere su tali questioni. Questioni che avevamo sollevato anche nei nostri territori colpiti anch’essi recentemente dal sisma. Infatti anche noi abbiamo conosciuto l’importanza di verifiche da fare certamente in tutti gli edifici, ma soprattutto in quelli gestiti dal pubblico o di proprietà pubblica o comunque in quelli che sono in funzione di quei servizi pubblici da dare ai nostri concittadini, agli studenti, penso alle scuole, agli ospedali e ad altre tipologie di struttura pubblica.
Quindi occorre attenzione e rispetto delle regole. In tutta Italia e purtroppo anche nella nostra regione ci sono dati che dicono che sull’agibilità, sull’abitabilità, sulla sicurezza e sul rispetto delle regole - che vi sono ma che purtroppo tante volte vengono trascurate - ci sono criticità non ancora completamente superate.
Questo unicum dell’evento sismico dell’Aquila ha colpito tutta Italia, c’è stata veramente una gara di solidarietà, e le prime risposte sono venute proprio dai soggetti, anche marchigiani, della Protezione civile e delle strutture dello Stato e degli Enti locali.
Questo orgogliosamente lo possiamo dire, come orgogliosamente possiamo dire che, anche con il contributo forte dei marchigiani, a cui va il nostro ringraziamento, vi è stata efficienza della macchina degli aiuti e della emergenza. Tanti infatti sono i marchigiani, e tanti ancora ne seguiranno, che si sono impegnati, e lo sono ancora in questi giorni, nei territori abruzzesi.
Il nostro ringraziamento va quindi anche al responsabile della Protezione civile, dott. Oreficini, e a tutti coloro che con lui hanno collaborato nelle ore immediatamente successive al terremoto.
Possiamo dire orgogliosamente che le Marche, con quell’ospedale da campo che ha sostituito l’ospedale civile provinciale dell’Aquila, hanno avuto veramente un ruolo centrale, lo hanno avuto nella fase dell’immediatezza dell’evento e continuano ad averlo ancora oggi.
Inoltre ringraziamo il Governo nazionale per la capacità e per l’impegno complessivo che ha avuto in tutto questo periodo. Il Presidente Berlusconi è stato all’Aquila già sei o sette volte, vorrà portarci anche il G8, dunque segni forti, segni tangibili di una presenza e di un impegno costante, continuo e puntuale.
Io non ho preoccupazioni, Governatore Spacca, né per una visione neocentralista, né per una difficoltà di bilanci. Certo, è vero che vi era stata quella previsione, ma è anche vero che a volte le stesse previsioni – anche noi nei nostri bilanci ne siamo abituati – si modificano per affrontare magari casi nuovi, situazioni nuove o emergenze.
Sicchè i fondi della Protezione civile ci sono e ci saranno, è notizia di ieri che ci sono 8 miliardi di euro già a disposizione per la primissima fase della ricostruzione, sia essa nei moduli, sia essa – come speriamo – nelle nuove abitazioni.
Quindi non ho preoccupazioni, anzi, vedo un’efficienza e un’efficacia di interventi che deve vederci tutti uniti nel proseguire su questa strada, in una relazione stretta tra Governo nazionale ed Enti locali, come appunto è stato in Abruzzo con il contributo di tutte le Province e le Regioni d’Italia.
Pertanto anche questa nostra Istituzione mi sembra che oggi concluderà con un gesto concreto, ovvero con una proposta di risoluzione che verrà presentata sulle comunicazioni del Presidente e che già indica una strada concreta - ovviamente oltre alle strutture della Protezione civile e dell’affronto dell’emergenza –, in quanto questa Assemblea legislativa aderirà ad una Fondazione per poter dare un contributo quindi una solidarietà concreta alle popolazioni dell’Abruzzo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliera Giannini.

Sara GIANNINI. Questa discussione di oggi è giusta ed utile proprio per poter fare il punto dell’impegno profuso dalle Marche in questa emergenza. Colgo quindi l’occasione per esprimere ufficialmente la solidarietà e la vicinanza a tutta la popolazione abruzzese e alle famiglie colpite da un lutto con la perdita di bambini, madri, fratelli, genitori.
Credo che abbiamo dimostrato a noi stessi e al mondo un’Italia migliore, quella che riesce ad unirsi politicamente e civilmente in un momento di grave difficoltà e di tragedia per una parte di essa. Inoltre abbiamo dato la certezza che in una situazione così difficile le istituzioni, i civili e coloro che si impegnano nel volontariato e nell’associazionismo sanno collaborare insieme in modo produttivo, efficace ed efficiente.
E’ stata data un’immagine positiva anche della politica, i rappresentanti dei partiti, infatti, hanno voluto esprimere una vicinanza e una consapevolezza della situazione accantonando le divisioni e riuscendo a lavorare in modo corretto e coeso.
Ritengo comunque che sia arrivato anche il momento di definire e chiarire le cause che per quella popolazione hanno comportato una così grave conseguenza della tragedia del terremoto. Credo quindi sia giusto, come tanti hanno richiamato, approfondire e chiarire se vi sono state violazioni di regole, di norme, di contratti, se vi sono stati comportanti illegali che hanno messo in pericolo e causato anche la morte di tante persone.
Dunque sia le istituzioni sia soprattutto le persone coinvolte in questa calamità meritano di capire se la morte dei loro cari è avvenuta per una tragedia che non poteva essere evitata oppure se è avvenuta per l’incuria ed il comportamento scorretto ed illegittimo di quelle persone che hanno lavorato alla costruzione dei fabbricati crollati.
Una parola di plauso credo debba essere espressa anche nei confronti dell’organizzazione marchigiana della Protezione civile, quella che purtroppo aveva già dato prova nel nostro terremoto. Una Protezione civile che anche in questa occasione ha dimostrato una capacità di intervento e di responsabilità molto forte, riuscendo a dare alle popolazioni abruzzesi anche la certezza della restituzione di quella solidarietà che ricevette la nostra terra quando essa stessa venne colpita dalla tragedia del terremoto.
Ritengo che la ricostruzione marchigiana-umbra possa dare l’indicazione di un percorso di lavoro per la ricostruzione abruzzese. Una ricostruzione che spero che avvenga – ma sono sicura sarà così - con metodi trasparenti, celeri e collaborativi tra enti locali e istituzioni, metodi come quelli, appunto, che hanno caratterizzato la ricostruzione nelle Marche. E’ certo comunque che oltre a dover essere fatta bene deve essere anche fatta presto.
Inoltre auspico che l’interesse avuto dai media e dal Governo nei confronti di quelle popolazioni continui nel tempo. Sono convinta che sia giusto, infatti, che chi rappresenta le Istituzioni debba trovarsi in questo momento su quella terra, e che dunque lavori e si impegni per la ricostruzione non solo formalmente ma anche sostanzialmente.
Però è anche giusto evidenziare come la ricostruzione ha bisogno di tranquillità e di serenità, quindi esprimo anch’io qualche perplessità sull’ipotesi che il G8 venga realizzato all’Aquila. Penso che quelle popolazioni - e lo dico senza vena polemica e senza contrapposizione politica - avranno bisogno proprio in quel periodo di tranquillità e di serenità; periodo nel quale proprio gli psicologi dicono che si potrebbe registrare una difficoltà gestionale di coloro che vivono nelle tendopoli in quanto molto probabilmente ci sarà un calo di reazione del tutto fisiologica.
Non è portando lì il G8 che si ricostruirà prima e meglio - peraltro credo che i grandi del mondo abbiano già dato la loro disponibilità alla ricostruzione, mi sembra infatti che il Presidente Berlusconi abbia loro offerto la possibilità di ricostruire qualche nostro bene culturale -, perchè la ricostruzione avverrà con le nostre forze. Quindi credo che sarebbe opportuno lasciare quelle popolazioni nella serenità e nella tranquillità, senza esporle ad uno stress organizzativo che dovrà essere improntato per la sicurezza a causa, appunto, di un’esposizione mondiale. Un evento che, ripeto, non potrà fare in modo di tirare su le case più in fretta di quanto riusciremo a fare noi anche senza questa grande manifestazione che, anzi, forse ne rallenterà la realizzazione, ribadisco ancora, per le necessarie ed imponenti misure di sicurezza che una riunione internazionale di quel livello necessariamente comporterà.
Pertanto nell’interesse di quelle popolazioni ritengo che su questo debba essere fatta una riflessione serena e senza strumentalizzazioni, assumendo una decisione nell’esclusivo interesse di questa gente, per cui, e lo ripeto ancora senza polemica, non con la volontà di ottenere una esposizione mediatica, che in questo momento non serve soprattutto nel rispetto di una simile tragedia.
Nel concludere esprimo la vicinanza del Partito Democratico delle Marche – come abbiamo già fatto anche in una lettera inviata al Segretario regionale dell’Abruzzo del nostro partito – e la disponibilità di tutti i nostri volontari, così come è accaduto, a sostenere e a ragionare insieme alla Protezione civile su tutte quelle attività che saranno necessarie per sostenere la ricostruzione.
Ancora una volta voglio sottolineare il forte impegno delle Marche e il nostro grande senso di responsabilità civico.
Voglio infine evidenziare la grande dignità con la quale la popolazione abruzzese ha reagito a questa tragedia, che seppur nel dolore si è espressa con dichiarazioni composte di grande civiltà, di grande fierezza e di grande orgoglio.
Di questo ne dobbiamo essere consapevoli, quindi possiamo sottolineare come nelle tragedie lo spirito del popolo italiano sa esprimersi sempre in modo fiero, orgoglioso, siamo un popolo che sa reagire alle difficoltà e che sa unirsi di fronte a catastrofi come quella che ci ha colpito in questo momento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini. Comunico che sono chiuse le iscrizioni a parlare.

Ottavio BRINI. In un momento così difficile e delicato penso che l’atteggiamento e il comportamento del Governo e del Presidente Berlusconi non sia da censurare bensì di farne un plauso, così come bisogna farlo anche per la Regione Marche.
In questo momento ritengo non ci si debba preoccupare se il Presidente del Consiglio anziché andare alla Maddalena abbia deciso di andare all’Aquila, anzi, è un gesto molto importante, e lo è stato anche per tutto il mondo.
Berlusconi ancora una volta è stato lungimirante. E probabilmente non è paragonabile - sarà indelicata e magari anche inopportuna questa mia battuta – al Presidente della Provincia Silenzi che mentre si trovava all’Aquila già nelle redazioni dei giornali erano arrivate le sue foto, speculando così anche su un evento così triste e drammatico.
Però visto che la cecità di chi parla a volte va al di là dell’obiettività, mettiamo un telo sopra a questa piccola parentesi senza prenderla in considerazione.
Oggi è un momento difficile, drammatico e delicato dove tutti devono fare uno sforzo comune senza strumentalizzazioni, senza demagogie, senza coinvolgere i partiti. Infatti le istituzioni per la prima volta sono rimaste unite e compatte, stanno dando quindi prova di maturità su un evento così difficile, dove, appunto, la partitocrazia e la speculazione politica è meglio metterla da parte.
Sappiamo che ci sono delle ottime eccellenze nella Regione Marche, dal dott. Oreficini al dott. Conti, che hanno dato prova di serietà, di efficienza e di capacità, per cui è giusto che questo patrimonio umano venga messo a disposizione anche per la comunità abruzzese che è stata così duramente colpita da un evento così triste e drammatico.
Noi esponenti di Forza Italia non ci preoccupiamo delle lobbie, non ci preoccupiamo dei tecnici, non ci preoccupiamo di quali imprese andranno a fare i lavori, l’unica nostra preoccupazione è quella che quanto prima la gente terremotata possa rientrare nelle proprie abitazioni. Dunque case che per essere efficienti e collaudate dovranno essere fatti buoni interventi e senza sperpero di denaro pubblico.
Pertanto certamente qualcuno dovrà lavorare a questa ricostruzione, ma in questo momento lo sciacallaggio e la speculazione sono inopportuni, proprio perché sia la Regione Marche che il Governo nazionale saranno garanti degli interventi che si andranno a fare.
Peraltro essere vicini alla popolazione abruzzese in questo momento per me non può essere considerato neppure un affare, un terremoto è sempre un dramma, è meglio non averlo. Una ricostruzione, infatti, avviene sempre o quando c’è una guerra oppure un terremoto, quindi è sempre una cosa triste, ci sono bambini e anziani costretti a stare fuori casa, le famiglie sono divise, c’è chi sta in ospedale. Quindi sono momenti drammatici.
Pertanto ritengo che il Governo si sia comportato nel modo giusto, bisogna fargli un plauso sia per l’efficienza che per la serietà di azione che ha messo in atto e che continuerà a fare. E per il Presidente Berlusconi non è stata una telenovela o un modo per farsi pubblicità, lui non ha mai approfittato dei momenti difficili, è per questo che gli italiani gli danno il voto e lo hanno dimostrato in più di una occasione. Quindi non specula sul terremoto per portarci il G8.
Per cui l’unica cosa che chiediamo è quella di mantenere un livello alto sulla unità delle forze istituzionali affinchè gli interventi da fare siano seri e celeri per poter dunque superare questo momento veramente drammatico.
Chi ha avuto la possibilità di ascoltare telefonicamente oppure direttamente chi è stato colpito da questo evento ha compreso che la sua drammaticità è veramente toccante. Quindi sarà sicuramente meglio scegliere la politica del fare anzichè la politica della propaganda; anche perché tanto qualcuno che vuole specularci ci sarà sempre, basta andare nelle redazioni dei giornali e vedere che già c’erano le foto di chi ancora si trovava per strada diretto verso l’Aquila!
Quindi non accettiamo le provocazioni, facciamo semplicemente l’appello di lavorare uniti, perché questo è problema che merita veramente compattezza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Vorrei iniziare rivolgendo innanzitutto un pensiero alla gente d’Abruzzo che ha subìto questo grave evento.
Voglio ringraziare il Presidente Spacca per la relazione che ci ha illustrato, oltre che per il modo con cui ha seguito questo dramma per conto delle Marche. Egli ha dato una presenza continua in Abruzzo, dando anche la piena collaborazione degli uffici della Protezione civile regionale. Ringrazio inoltre i Vigili del fuoco che rischiando in prima persona sono sempre stati in prima linea.
Quindi sono orgoglioso che questa nostra Regione, tramite sia l’intervento veloce dell’ospedale da campo che dello stesso personale della Protezione civile, sia riuscita a dimostrarsi sensibile e operativamente vicina alla regione Abruzzo.
Condivido la relazione del Presidente Spacca riguardo al metodo organizzativo adottato. Senz’altro il metodo organizzativo del terremoto del Friuli e delle Marche ha assegnato una svolta della metodica degli interventi. Una svolta che non è stata di tipo astratto ma sicuramente di tipo pratico, i risultati infatti si erano raggiunti velocemente e con meno risorse, riuscendo così a coprire in maniera adeguata quelli che erano i fabbisogni delle persone colpite dal sisma.
Pertanto, proprio perchè questo modello organizzativo si è dimostrato più efficace e meno costoso, spero che venga adottato anche in Abruzzo.
Il Consigliere Massi nel suo intervento ha parlato di sussidiarietà, ma in questo caso secondo me non vi è stata una sussidiarietà bensì un intervento forte da parte dello Stato e delle varie Regioni (che sono ugualmente parti dello Stato), da parte dei Vigili del fuoco e della Protezione civile. E anche la Protezione civile, ricordiamolo, non è formata da volontari allo sbaraglio, ma è un dipartimento che sta all’interno dello Stato e che quindi prevede un intervento organizzato, dove peraltro c’è anche un Ministero che lo guida. Sicchè, ripeto, anche la Protezione civile è un intervento dello Stato, non è sussidiarietà.
Quindi, viste anche le esperienze passate, negli anni si è avuta la dimostrazione che su questo settore l’Italia è riuscita a dare un’organizzazione razionale e all’avanguardia.
Un’altra questione che voglio porre riguarda la trasparenza. Un appello rispetto a questa è andato soprattutto in direzione di quelle imprese che dovranno partecipare alla ricostruzione, ovvero affinché non ci siano infiltrazioni camorristiche e mafiose. Infiltrazioni illegittime che, oltretutto, sarebbero l’anticamera di una ricostruzione magari eseguita con quei criteri precedentemente applicati, cioè senza controlli sulle opere, oltre al rischio di un’esplosione di costi che andrebbe a gravare sulla comunità nazionale però senza raggiungere gli obiettivi.
Quindi, come è stato detto da più parti, bisogna fare attenzione. Infatti sembra che anche lo stesso Governo abbia creato una task force antimafia per fare una verifica delle imprese che andranno a lavorare per la ricostruzione.
E’ inoltre necessaria una trasparenza anche per l’accertamento delle responsabilità riguardo ai crolli avvenuti a seguito del sisma. Che comunque sia verrà portata avanti indipendentemente dalla Magistratura.
Visto che anche noi ci troviamo in una zona sismica dove nell’arco di quarant’anni (1972-1997) si sono verificati due forti terremoti, approfitto per dire che bisogna stabilire delle nuove norme urbanistiche, ovvero nuove procedure di controllo dei progetti, che quindi non possono più essere, come viene previsto attualmente, su un 5% dei progetti bensì dovrebbero raggiungere almeno il 50%. Almeno un progetto su due dovrebbe essere controllato, altrimenti i progettisti e le imprese si sentirebbero liberi dalle verifiche dei controlli di qualità e di conseguenza i cittadini non si sentiranno sicuri all’interno delle case costruite.
Quindi occorrono nuove regole urbanistiche, nuovi modelli di controllo sui progetti con una percentuale più alta, magari lasciando per il momento da parte il discorso degli aumenti di cubatura delle new town, ma favorendo comunque un’edilizia di qualità e l’innalzamento degli standard di sicurezza.
L’ultimo punto che vorrei sollevare riguarda le risorse. Una proposta partita oltre che da Sinistra Democratica anche da una vasta area di società civile fatta tramite una raccolta di firme, è quella di destinare le risorse del ponte di Messina per far fronte alle esigenze della ricostruzione dell’Aquila e per la messa in sicurezza sismica di gran parte degli edifici pubblici italiani, in primis le scuole e gli ospedali.
Non si può continuare a far finta di niente!
All’interno della nostra regione le Province hanno fatto controlli rispetto alla stabilità degli edifici pubblici, è stato fatto sì un elenco di quanti sono in efficienza, ma poi non ci sono le risorse per intervenire su quelli che non hanno i requisiti sufficienti di stabilità e sicurezza.
E’ quindi necessario un grande piano di messa in sicurezza a livello nazionale di tutti gli edifici pubblici partendo, ripeto, dalle scuole e dagli ospedali, utilizzando le ingenti risorse previste per un’opera pubblica di cui si può fare a meno – attualmente sono 1 miliardo e 300 milioni di euro per un costo complessivo di 11 miliardi – come quella del ponte sullo Stretto di Messina e su cui peraltro c’è una forte divisione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Anche il gruppo dell'UDC vuole esprimere un plauso a quanti sono intervenuti in questo evento drammatico. Volendo comunque ricordare in questa sede che le persone decedute non dovranno essere mai dimenticate, affinchè si possa costruire il futuro della nostra Nazione con una garanzia per tutti che quello che è avvenuto all'Aquila, quello che è avvenuto qualche anno fa in Molise, quelli che sono stati eventi drammatici negli anni passati anche per noi marchigiani, seppur con un numero inferiore di vittime, non debba più ripetersi.
La nostra macchina di soccorso è ormai la più collaudata a livello mondiale, è un nostro vanto a livello nazionale, ovvero è quella Protezione civile costruita su tutto un sistema di risorse umane. Pensate che in Italia nel corso dell’anno tra effettivi e quotidiani intervengono circa 600 mila volontari, però per i momenti di emergenza abbiamo a disposizione per chi ha bisogno 6 milioni di volontari in tutti i settori.
Questo è un dato fondamentale che non va trascurato, è un dato che nasce dalla solidarietà umana che è un valore fortemente radicato nella nostra cultura cristiana, dove l'essere vivente è al di sopra di ogni cosa, dove la vita è la tutela fondamentale.
Un plauso quindi alla Protezione civile della regione Marche perché agendo proprio in nome della tutela della vita ha installato in tempi rapidissimi una struttura sanitaria fondamentale per la cura e l'assistenza, in questo caso, delle popolazioni drammaticamente colpite da questo gravissimo evento sismico, e che ha dunque sostituito la carenza di una struttura sanitaria fondamentale per poter dare risposte ai feriti e a quanti stavano in fin di vita in quei drammatici momenti.
Sicchè grazie a tutti quegli uomini e a tutte quelle donne che stanno dietro queste macchine importanti di soccorso, tutte persone che hanno una cultura professionale cresciuta negli anni sia sull'esperienza diretta che su un'attiva e continua formazione. Infatti la Regione Marche continua ad investire sulla formazione di uomini e donne per prepararli, appunto, ad intervenire in eventi così drammatici.
Nulla nasce dal caso, quindi un plauso va a quanti con cognizione di causa sanno ciò che devono fare nei momenti di bisogno, situazioni gravi dove appunto occorrono interventi necessari e soprattutto mirati per non creare ulteriore confusione.
Noi abbiamo vissuto il terremoto delle Marche con un accavallarsi di personale che non era stato coordinato, in questo evento abbiamo visto, invece, proprio dietro l'esperienza fatta nelle Marche con il terremoto del 1997, che un buon coordinamento ha permesso di gestire tutte le risorse umane della Protezione civile in maniera concreta e attiva, senza pertanto disperdere risorse e personale, ma riuscendo a dare un contributo significativo a quelle popolazioni fortemente colpite non solo negli affetti personali con la perdita di familiari ma anche psicologicamente per il terrore che hanno subìto a seguito di questo drammatico evento.
Non bisogna abbassare la guardia bensì continuare a dare un contributo attivo. La nostra Regione ha lavorato molto su provvedimenti indirizzati alla prevenzione, come il Consigliere Binci ci ha prima ricordato, ma dobbiamo stare comunque attenti, perché un evento drammatico di questo genere sul nostro territorio potrebbe avere le stesse conseguenze se non si affrontano questi argomenti in maniera unitaria e soprattutto se non si fa prevenzione per certi elementi di criticità come i terremoti, che non sono legati al caso ma dipendono solo da fenomeni sovranaturali da cui l'uomo, appunto, non si può riparare se non preventivamente.
La proposta di risoluzione unitaria che presenteremo fa sì che tutte le forze politiche, tutti gli operatori tecnici, come pure tutti gli attori che saranno interessati anche nella ricostruzione, abbiano quell'etica fondamentale di sapere che le risorse a disposizione sono di tutti; noi viviamo in una nazione dove l'80% delle abitazioni sono di proprietà, quindi ogni cittadino è attore di se stesso, per cui ciò che si andrà a realizzare verrà fatto anche per il futuro delle nuove generazioni.
Raccolgo quindi l'invito di unitarietà per sostenere con forza tutte quelle misure necessarie per poter dare una risposta concreta alla popolazione abruzzese.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Isidoro.

Antonio D'ISIDORO. Esprimo la condivisione del Gruppo a quanto detto dal Presidente Spacca, e la esprimo anche in virtù del riferimento fatto nei confronti della popolazione aquilana, del suo coraggio, della sua fermezza e compostezza, peraltro come è stato detto anche da altri colleghi. Alcuni hanno persino detto, a ragione, che quel motto scolpito sulla facciata della Scuola della Guardia di Finanza “nec recisa recedit” ovvero “neanche spezzata retrocede”, penso ben si attagli ai cittadini aquilani.
Ho apprezzato anche il riferimento ad uno spettacolo straziante e diverso dagli altri, come quello di palazzi istituzionali e di chiese sfregiate, in quanto significa un'amputazione, una menomazione dal punto di vista culturale ed identitario.
A me preme soprattutto, forse perché abito in una zona considerata all'interno della cosiddetta “mappa della paura” così come configurata da sismologi e geologi, fare un riferimento ad alcune parole dette dal Presidente Napoletano quando ha parlato di responsabilità diffuse e che nessuno è senza colpa. Per me sono parole che hanno colmato un vuoto, non volendo sottrarre alcunché all'azione del Governo, della Protezione civile e del Premier che si è esposto in prima persona come nessun altro leader aveva saputo fare in occasioni delle tante catastrofi del passato, ma il Presidente Napolitano ha aggiunto alle forti emozioni del dopo terremoto anche un necessario ed indispensabile richiamo alla ragione ed alla realtà delle cose.
L'elargizione di denaro, la volontà di essere uniti, la tempestività e l'umanità dei soccorritori, i gesti di amore, l'assistenza socio-sanitaria, la mobilitazione del punto di vista tecnico e politico certamente non esauriscono i compiti dello Stato. Uno Stato di fronte ad edifici che si ripiegano su se stessi, che crollano come se fossero castelli di carte, ha il dovere di porsi nei confronti di una comunità nazionale straziata la scomodissima domanda “Come è stato possibile ignorare o aggirare le leggi? Come è stato possibile accettare la colpevole imprevidenza come un prezzo del benessere? Come è stato possibile sottovalutare il rischio di morte e di distruzione?”.
Ed ha ragione, secondo me, il Consigliere Brandoni quando dice che dobbiamo porre un argine all'overdose di news, che sono ormai un rumore di fondo, che fanno sì che il terremoto diventi palinsesto, che l'emergenza diventi format, che la sofferenza degli uomini diventi spettacolo e addirittura merce.
Spero dunque, come ha detto anche il Presidente Spacca, che questo modello straordinario di collaborazione diventi una norma e che adesso ci si adoperi a realizzare una migliore prevenzione e che ci si adoperi soprattutto alla fase del recupero, della ricostruzione, della ripresa economica, della ripresa occupazionale, e se non vogliamo cancellare la voglia di futuro di tanti giovani, anche per la ripresa dell'attività universitaria.
E soprattutto dobbiamo sapere che chi ha perso un figlio, la casa, chi ha perso i punti di riferimento del proprio paese non dovrà più essere lasciato solo.

PRESIDENTE. E' stata predisposta una proposta di risoluzione firmata dai Consiglieri Mollaroli, D'Isidoro, Pistarelli, Massi, Brini, Lippi, Brandoni, che spero possa trovare l'adesione di tutti i Consiglieri.
Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Solo per una domanda, Presidente. Nel testo di questa proposta di risoluzione manca il riferimento al sostegno, già formulato dal Presidente della Giunta regionale, riguardante l'estensione alle zone colpite della provincia di Ascoli Piceno delle misure emergenziali. Ritengo quindi che sia necessario sostenere l'azione già svolta dal Presidente della Giunta regionale. (…) Credo sia necessario esprimere coralità e solidarietà collettiva, al di là di quelle che possono essere le singole iniziative dei Consiglieri che sono comunque da plaudire, integrando quindi con la conferma e il sostegno la richiesta, ripeto, già formulata dal Presidente della Giunta regionale, affinché la Presidenza del Consiglio dia seguito alla richiesta.

PRESIDENTE. Bene, allora se siete d'accordo sintetizziamo nella proposta di risoluzione anche la richiesta formulata dalla Consigliere Castelli.

Proposta di risoluzione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta in merito agli intereventi della Regione Marche in occasione del terremoto in Abruzzo:
“L'Assemblea legislativa delle Marche
Tenuto conto dei tragici eventi che hanno toccato la popolazione della regione Abruzzo a seguito del gravissimo terremoto del 6 aprile 2009;
Udita la relazione del Presidente in ordine agli interventi della Regione Marche nelle sue diverse articolazione in soccorso delle popolazioni colpite;
Considerato che occorre continuare ad assicurare il concorso della nostra Regione per far fronte alle esigenze di comunità così pesantemente colpite sia materialmente che moralmente, oltre che contribuire ad un'immediata ricostruzione dei luoghi devastati dall'evento sismico;
Interpretando il sentimento di vicinanza dell'intera comunità marchigiana così pesantemente colpita da precedenti analoghi eventi sismici;
Esprime:
1. Forte solidarietà all'intera comunità abruzzese e alle sue Istituzioni per i tragici e distruttivi eventi sismici del 6 aprile e seguenti.
2. Grande gratitudine alla Protezione civile nazionale, a quella della Regione Marche, alle Organizzazioni di volontariato e agli Enti locali marchigiani per la tempestività e la professionalità dei soccorsi messi in atto nei momenti immediatamente successivi al sisma.
3. Forte ringraziamento inoltre ai cittadini, all'intera comunità marchigiana, per tutte le manifestazioni spontanee di solidarietà dimostrate sin dai primi momenti nei confronti della vicina comunità abruzzese, attraverso contributi economici o la messa a disposizione di beni, servizi, alloggi.
Si impegna
ad adottare idonee iniziative di solidarietà anche mediante l'adesione e la partecipazione economica alla Fondazione costituita dalla Regione Abruzzo denominata "Fondazione l'Abruzzo Risorge Onlus" diretta a porre in essere le iniziative necessarie al rientro nella normalità della popolazione colpita dal sisma, assicurando sostegno e soccorso, oltre che a contribuire agli interventi di ricostruzione dei beni danneggiati.
Impegna il Presidente della Giunta regionale:
- a proseguire l'azione di sostegno alle popolazioni colpite e ad intraprendere, in un quadro di coordinamento interistituzionale, le ulteriori azioni utili e necessarie alla ricostruzione dei territori danneggiati;
La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 292 (testo base)
dei Consiglieri Amagliani, Luchetti, Altomeni, Comi, Procaccini, Sordoni
“Disposizioni a sostegno dei diritti degli stranieri immigrati”

Proposta di legge regionale n. 276 della Giunta regionale
“Modificazioni alla legge regionale 2 marzo 1998, n. 2 recante interventi a sostegno dei diritti degli immigrati”


Nuova titolazione: Disposizioni a sostegno dei diritti e dell’integrazione dei cittadini stranieri immigrati

(abbinate)
(Discussione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 292 ad iniziativa dei Consiglieri Amagliani, Luchetti, Altomeni, Comi, Procaccini, Sordoni, abbinata alla proposta di legge n. 276 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Oggi ci accingiamo a varare una nuova legge sull'immigrazione. Dico nuova come testo coordinato e come espressione giuridica su questa materia, ma che prende le mosse dalla legge del 1998 che da allora disciplina l'intervento della Regione nei confronti degli immigrati nella nostra regione.
Credo che la regione Marche dal punto di vista dell'integrazione sia una delle regioni meglio collocate nell'ambito nazionale. Fortunatamente infatti è riuscita ad esprimere attraverso i propri provvedimenti, ma soprattutto attraverso il tessuto sociale ed economico della propria comunità, una condizione favorevole per l'integrazione e per la convivenza dei tanti immigrati che da venti anni a questa parte stanno giungendo da ogni parte del mondo.
Ci sono molte imprese che addirittura al loro interno per la grande maggioranza hanno lavoratori immigrati, questo la dice lunga sul fatto che da tempo ci si è posti il problema dell'integrazione.
E' chiaro che in questo periodo rigurgiti razziali e di un respingimento dell'immigrazione mettono a dura prova, soprattutto in una condizione di crisi economica come quella che stiamo attraversando, l'integrazione ed il rapporto con quegli uomini e quelle donne che provengono da tutto il mondo.
Il testo che oggi si pone all'approvazione prende le mosse da una proposta di legge dell'Assessorato che intendeva aggiornare la normativa del 1998, e poi concordemente con tutta la V Commissione è stato deciso di estendere un nuovo testo proprio per rendere la normativa più organica.
Pertanto a seguito della proposta di legge della Giunta c'è stata un'ulteriore proposta di legge della Commissione - ovviamente d'accordo con l'Assessore firmatario anche lui del nuovo testo - su cui appunto abbiamo lavorato.
Abbiamo lavorato in sintonia anche con il Comitato delle autonomie locali. Perché questo? Perché indubbiamente i Comuni sono in prima fila rispetto al problema dell'integrazione. Anche il Comitato delle Autonomie, quindi, ha dato il suo contributo nel cercare di aggiustare alcune questioni del nuovo testo di legge.
Se dovessi dare un giudizio sintetico dei contenuti della proposta di legge n. 292 direi che si sono realizzati alcuni obiettivi. Il primo è quello di un coordinamento stretto con le Autonomie locali. Il secondo è un funzionamento più adeguato della Consulta regionale che è stata in qualche modo ridimensionata, ma comunque resa più efficace nel suo funzionamento; più volte infatti questa Consulta si è riunita ma ha visto scarse presenze, quindi abbiamo cercato di renderla più adeguata. Terzo, abbiamo messo a punto la normativa circa le urgenze più importanti che attengono gli immigrati.
E’ una legge secondo me fatta bene, credo sia strutturata adeguatamente, quindi potrà contribuire per quella necessaria azione di integrazione, obiettivo centrale della normativa stessa.
Voglio sottolineare che per la verità c'è stato un disparere con il CAL soprattutto su un punto che riguarda la questione della estensione di questi provvedimenti non solo agli extracomunitari, ma anche a quegli immigrati provenienti da Paesi comunitari. Ci siamo informati rispetto a questi provvedimenti, quindi per il fatto che la stessa Europa mette a disposizione risorse per andare incontro alle problematiche dei comunitari, abbiamo ritenuto insistere nel destinare gli interventi relativi a questa legge unicamente verso gli immigrati non comunitari.
E' chiaro che qui viene alla luce anche la questione della entità delle somme a disposizione. Certo, nella finalizzazione della normativa confrontata con la disponibilità diventa visibile lo scarto che esiste tra la necessità e l'urgenza dei provvedimenti qui indicati e la destinazione delle risorse.
Penso però che l’importante sia avere questo strumento poi piano piano cercheremo anche di incrementare le somme disponibili per tale funzione. Una funzione che probabilmente ancora non abbiamo capito fino in fondo, nel senso che ne valutiamo in maniera evidente tutta la urgenza e la necessità, ma di fatto ancora non c'è una consapevolezza di fondo di quello che potrà comportare l'immigrazione per la nostra realtà comunitaria, soprattutto proprio in termini di coesione sociale, cosa di cui andiamo fieri ma che indubitabilmente l'integrazione ne è una caratteristica fondamentale.
Ecco perché ritengo che da qui in avanti la Regione e gli Enti locali dovranno sempre di più preoccuparsi di tale questione.
Vengono inoltre mantenute indicazioni che si riferiscono ai destinatari e agli interventi di carattere sanitario, ecc..
Dunque gli elementi più importanti della legge sono questi, invito pertanto l'Aula a recepirli con consapevolezza. Attorno a questa normativa credo si possa realizzare un largo consenso proprio perché tutti gli aspetti ritengo siano condivisibili. Aspetti che fino ad oggi ci hanno consentito di affrontare il problema, ma questa nuova definizione ci consentirà di affrontare ancor meglio le problematiche dell'integrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Nell'esame di questa proposta di legge non possiamo fare a meno di rilevare come l'articolato tradisca una certa tendenza ideologizzata, che quando si parla di temi quali l'immigrazione e gli stranieri in effetti è difficile da evitare.
Lo dico perché credo che la riforma della legge del 1998 avrebbe meritato una valutazione più attenta e meno approssimativa della problematica degli stranieri che nel frattempo è fortemente cambiata.
La problematica nel 1998 si evidenziava numericamente e quantitativamente secondo caratteristiche che ora sono profondamente mutate, ma qui non mi pare di vedere una presa di coscienza di questa evoluzione e soprattutto non mi sembra neppure di vedere una presa di coscienza degli aspetti della legge del 1998 che obiettivamente non hanno funzionato.
Ecco perché mi sono permesso di formulare questa inferenza dicendo, appunto, che probabilmente c'è stato un atteggiamento forse un po' condizionato dall'ideologismo che in questa materia è molto forte.
Se vogliamo sostenere i diritti degli immigrati la prima cosa che dobbiamo affrontare è un problema scientifico che dovrebbe presupporre ogni analisi. Ovvero, noi non sappiamo quanti sono gli immigrati, e questo lo afferma il dato Caritas, mentre il dato Istat, che è il dato ufficiale, parla di 90 mila. Quindi non è la stessa cosa sapere se sono 90 mila o se sono 130 mila, perché 50 mila persone di differenza, se siamo convinti che questa legge debba funzionare e non debba essere una cornice ideologica, vuol dire che inserendo, ad esempio, tra i diritti o tra le garanzie quello dell'abitazione, poi anche il dimensionamento delle risorse finanziarie dovrà essere diverso.
Quindi la prima cosa che secondo me in questa legge non c'è, e che invece dovrebbe esserci e che dovrebbe essere in qualche modo obiettivato come premessa per una seria politica per gli immigrati, è l'analisi statistica. Questo credo...(…) No, l'Osservatorio non osserva nulla se ancora siamo ai dati Caritas e Istat! E questo è un problema non secondario.
Secondo tema. Secondo me la nozione “stranieri immigrati” non è più adeguata, è superata, è desueta rispetto alla problematica, in quanto gli stranieri immigrati presentano delle esigenze e delle caratteristiche profondamente diverse a seconda che si tratti di prima o seconda generazione, a seconda che si tratti di comunitari o non comunitari, a seconda che si tratti di minori o di adulti.
Quindi anche in questo caso non si è avuta la sensibilità di definire la problematica con giusta profondità e giusta specificità.
Ho fatto queste due considerazioni, che sono scaturite anche dagli interventi che nel corso delle audizioni abbiamo ascoltato, perché in realtà la legge del 1998 non ha un granché funzionato, questo lo dobbiamo dire. E' stata una legge che ha evidenziato qualche limite importante soprattutto a livello provinciale. Dobbiamo ammettere che i centri polivalenti provinciali sono stati un fallimento. La forma, anche in questo caso probabilmente intrisa di ideologismo, della autogestione delle associazioni non ha funzionato. Ci sono stati dei casi dove magari l'iniziativa è stata più efficace, ma generalmente l'UPI ha lamentato il malfunzionamento di questi centri molto probabilmente per ragioni connesse all'assenza di risorse adeguate.
Sicchè, o il centro polivalente è oggetto di una valutazione anche impopolare e allora se ne riconsidera la funzione, oppure ci mettiamo i soldi in guisa tale da garantire a questi centri il funzionamento. Centri che peraltro spesso e volentieri sono un po' un luogo più di promozione ideologica che non di reale assistenza all'immigrato.
C'è da dire, infatti, che una delle ragioni che spesso osta affinchè l'associazione possa produrre il dinamismo del caso è anche la complessità della burocrazia richiesta per poter procedere all'iscrizione.
Quindi non vi sarà sfuggito che come relatore di minoranza più che attestarmi sulla linea dei grandi sistemi e dei grandi princìpi, ho inteso conferire un tono di concretezza e di pragmatismo ad una valutazione di carattere normativo dove, purtroppo, dobbiamo fare anche un'autocritica come Regione Marche. Perché, ripeto, un conto è una legge di princìpi, un conto sono le testimonianze di un metodo che, per carità, condivido sulla consulta, sulla collegialità, sulla condivisione, sugli osservatori, però queste sono questioni da sociologismo anni settanta che non possiamo più permetterci.
Facciamo pure gli osservatori, facciamo tutto, però non dobbiamo essere così irriguardosi nei confronti dei destinatari di queste politiche, senza avere neppure l'onestà intellettuale nel dire che forse dovremmo abbandonare una parte dei riflessi condizionati che ci portano a costituire commissioni, osservatori, cenacoli, sinedri, occasioni di confronto e di politichese, quando invece ci sono dei problemi serissimi che riguardano tali categorie.
La sinistra farebbe quindi bene a fare un bagno di realismo, perché il modo migliore per servire un principio è proprio quello di essere realisti.
I primi due problemi importanti che mi vengono in mente sono quelli relativi alla condizione carceraria di alcuni immigrati e quelli che riguardano i minori. I nostri Comuni sono appesantiti da esigenze di esborso economico che non tardano a produrre un effetto di iniquità sociale dovuta al fatto che i bilanci del sociale vengono molte volte rosicati dagli interventi per i minori spesso stranieri non accompagnati. Casi eclatanti sono la Provincia di Ancona e il Comune di Ancona.
Allora di cosa parliamo! Degli osservatori? Bene, facciamo pure gli osservatori, ma creiamo la condizione di gerarchia degli obiettivi.
Ripeto, condivido assolutamente i princìpi di questa legge, chiedo però un bagno di realismo. Ad esempio il Comune di Ascoli Piceno – ma è lo stesso anche per il Comune di San Benedetto – per sostenere i minori non accompagnati deve pagare 1 milione 200 mila euro annui. E ventisette di questi minori sono dei poveri ragazzi centro-africani che sono stati trovati qualche mese fa e per i quali il Comune di Ascoli Piceno, appunto, ha dovuto fare una variazione di bilancio di 300 mila euro. (…) Voglio dire semplicemente, Assessore Marcolini, che dobbiamo aggiornare la mentalità su questo tema.
Quindi la mia valutazione è sostanzialmente questa, ovvero che ci sono problemi di carattere contingente ma di proporzioni enormi che urgono alle porte della nostra realtà marchigiana. (…) Voglio dire che rispetto ai 470 mila euro che vengono riservati giustamente alla mediazione culturale, che vengono riservati giustamente al funzionamento degli organismi, dei consultori, insomma, proprio per le ragioni che dice lei, Consigliere Luchetti, proprio per le ragioni che dice l’Assessore al bilancio, dobbiamo abbandonare l'idea che l'intervento sociale debba alimentare la burocrazia sociale. Dobbiamo cominciare ad aggiornare gli strumenti in maniera tale che si eviti che nel collo di bottiglia della burocrazia dell'intervento sociale si perdano la metà delle risorse.
Io vorrei che queste risorse arrivassero direttamente all'immigrato.
Altro aspetto degno di nota è che questa è una legge soprattutto di princìpi, di fatto devolve tutto ai piani annuali che poi via via verranno riempiti di contenuti.
Anche questa è una scelta che secondo me marginalizza il ruolo dell'Assemblea legislativa, oltre a non consentire di dare una risposta più pronta, più definita, più sollecita, più vicina anche ai destinatari di questa normativa che, ripeto, sono diversissimi. Qui abbiamo messo l'universo mondo, dai bot-people maltesi al minore non accompagnato, al diritto di asilo, ed il tutto secondo una macedonia spesso rivendicazionista che non aiuta l'immigrato.
Ritengo che questa sia una valutazione critica che deve fare la Regione, perché la legge rimane sostanzialmente con l'impianto del 1998 che però non ha prodotto risultati apprezzabili. Quindi almeno chiedo che venga evidenziato all'interno della Consulta un ruolo – ne abbiamo parlato anche con il Presidente Luchetti –. Cioè, il fatto che nella Consulta non esiste, almeno in maniera stabile e organica, un riferimento all'ordine pubblico è un problema che anche in questo caso denota un'impronta ideologica. Non dico che il problema della sicurezza e della criminalità è unicamente connesso all'immigrazione, per carità, non mi mettete in bocca queste parole, però è assurdo far finta che non ci sia anche un problema di ordine pubblico. Perché c’è anche un problema di ordine pubblico che riguarda i Rom o magari quegli immigrati poveri disgraziati dell’ultimissima generazione.
E il problema di ordine pubblico non vuol dire affrontare la questione dell'immigrazione con gli sceriffi e con le pistole, ma non bisogna neppure far finta che non esiste. Mentre questa Regione fa finta che non esiste un problema di mobilità sociale spesso irrazionale e non sempre governata dalle Istituzioni, che però dobbiamo prevenire.
Parlo dunque della necessità di prevedere che all'interno della Consulta - al di là del timido e larvato riferimento della possibilità di invitare i Prefetti - ci sia anche la prevenzione. Quando mi riferisco all'esigenza di coinvolgere anche le forze dell'ordine nel problema non mi riferisco alle suggestioni di altri partiti – non il mio – che pensano di dover fare sempre un'equazione immigrazione-violenza, certo, è anche così, ma non è certo solo così, quindi mi riferisco anche al fatto che sfuggire alla necessità della prevenzione è sbagliato. Perché lo strumento migliore per dare una risposta alle involuzioni in senso di ordine pubblico della presenza degli stranieri è proprio il non far finta che il problema non esiste.
Quindi la prevenzione vuol dire scuola, vuol dire cultura. Sicchè la mediazione culturale si fa non solo attraverso la lingua e attraverso l'alfabetizzazione dell'immigrato, ma anche persuadendo quell'immigrato che entra in una società organizzata con dei valori e dei princìpi. In occidente abbiamo la fortuna di vedere consacrati i diritti dell'uomo in maniera esemplare, molto più di quanto accada nei Paesi di provenienza degli immigrati. Quindi è anche giusto, nel senso buono e corretto, alfabetizzare queste persone alla luce dei nostri princìpi civili. Ovvero i princìpi dell'Onu, dell'occidente, i princìpi di un territorio che avendo già pagato dei costi sociali al problema del razzismo si è fortificato e irrobustito, che è dunque quello che spesso, ripeto, che non è accade nei Paesi di provenienza dove, appunto, vigono prassi sicuramente lesive dei diritti delle donne, sicuramente lesive dei princìpi democratici.
Pertanto da questo punto di vista credo sia una legge che non coglie nella giusta dimensione un problema che, invece, merita di essere affrontato senza pregiudizi ideologici e senza il ricorso a quel politicamente corretto che spesso è nemico proprio dei destinatari di queste politiche.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Non condivido il tono del Consigliere Castelli, ritengo abbia fatto un intervento forzatamente di opposizione che, secondo me, non è opportuno in simili tematiche.
Questa proposta di legge determina interventi a sostegno dei diritti degli immigrati ed ha alcune finalità, come quella, soprattutto, di garantire agli immigrati condizioni di uguaglianza con i cittadini italiani nel godimento dei diritti civili, nonché rimuovere gli ostacoli di natura economica – questo purtroppo un po' meno perché per poterlo fare questo ci vogliono anche i soldi, come peraltro è per tutti i settori –.
Consiglieri Castelli, lei ha fatto un elenco un po' impazzito delle problematiche che potrebbero esserci all'interno del pianeta immigrazione, però qui bisogna anche ricordare che questa legge prevede solo 450 mila euro di finanziamento. Quindi certamente l'intervento non avrebbe senso se fosse mirato soltanto alla problematica economica, ha invece senso se mirato a creare quelle condizioni di uguaglianza soprattutto nel godimento dei diritti civili e dei diritti umani.
Sicchè, qual è il diritto civile e umano più importante se non quello di poter esprimere nei consessi riconosciuti legali le proprie idee, di poter rappresentare la propria comunità anche se straniera nei confronti degli enti locali, di poter concorrere sulla decisione di politiche di integrazione; ovvero di quelle politiche che sono sì di integrazione, ma che sono anche – e nella legge si dice chiaramente – politiche di conoscenza reciproca, perché poi l'incontro, l’integrazione e la convivenza sarà possibile, appunto, soltanto con la conoscenza reciproca.
E' bene che le risorse previste in questa legge servano per creare quello che potrebbe essere un presupposto per la convivenza multirazziale, per creare appunto dei momenti di incontro, di conoscenza o di formazione, oltre all’individuazione di quegli strumenti che possano favorire tali confronti.
Uno strumento è proprio la Consulta regionale degli immigrati, nella quale vi partecipano sia gli immigrati che gli enti locali, oltre alla Prefettura che viene indicata come possibile organismo partecipante insieme all'Ufficio scolastico regionale.
In questa legge vengono indicati anche i poteri dell'Assemblea legislativa, visto che seguirà una programmazione che dovrà essere approvata, appunto, dalla stessa Assemblea.
Viene inoltre indicata l'attività dell'Osservatorio regionale per le politiche sociali, viene indicato un momento di confronto pubblico come la Conferenza sull'immigrazione, sono previste le modalità dell'iscrizione nel registro regionale per le associazioni degli immigrati e soprattutto vengono riconosciuti i diritti degli immigrati, come il diritto all'integrazione, la tutela culturale e l’interculturalità.
E' prevista l'estensione agli immigrati degli interventi di formazione, riqualificazione e aggiornamento professionale, che permette sia l'inserimento sia il mantenimento delle persone immigrate all'interno delle fabbriche o dei posti di lavoro.
Sono contemplate le modalità dell'assistenza sanitaria, per la quale viene esplicitato che è un diritto di tutte le persone e che quindi la nostra Regione garantisce.
C’è la possibilità per gli immigrati di poter far riferimento anche al Difensore Civico.
Vengono regolamentanti i centri di accoglienza e i centri servizi. Ci sono le modalità di utilizzo dei mediatori culturali, del diritto alla partecipazione ai bandi di concorso per l'assegnazione dell'edilizia sovvenzionata, oltre alla protezione sociale nel caso di vittime di violenza e di sfruttamento e interventi di tutela nel caso di diritto di asilo.
Pertanto mi sembra una legge organica, dunque una base per la creazione di informazioni e di conoscenza reciproca. E’ una buona legge che però, purtroppo, ha poche risorse, ma è anche bene che inizialmente sia così, altrimenti potrebbe esserci una gara per la destinazione dei fondi.
Quei fondi che devono andare a tutela della garanzia dei diritti delle persone, quindi per l’espressione e la partecipazione anche delle persone straniere al nostro tessuto sociale, politico ed economico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Vorrei partire proprio dalle conclusioni fatte dal collega Binci.
Questa è una legge dove ancora una volta si vuole mettere di tutto e di più, ma poi non ha le risorse necessarie non dico per fare la metà delle cose in essa previste ma neppure la metà della metà della metà della metà. Infatti a conti fatti con 400 mila euro si riescono a gestire a malapena per un anno una ventina di minori non accompagnati – è solo per fare un parallelo, visto e considerato che ne sono stati fatti anche altri –.
Questo dimostra che probabilmente non c'è convinzione. Io invece ritengo che quando si fa una legge, quando si ha intenzione di portare avanti un percorso, forse bisognerebbe fare il processo inverso, ovvero verificare se ci potranno essere delle risorse per portare avanti quello che viene codificato in una legge.
Se questo non avviene evidentemente lo scopo è un altro, cioè quello di mettere tutto e di più per magari utilizzarlo nelle assemblee, negli incontri, nelle riunioni per poter dire “per noi sono tutti uguali, l'accesso alla casa è uguale per tutti, anzi, venite tranquillamente che qui troverete una sorta di paradiso, perché la legge 292, dalla scuola, all'assistenza, alla casa, vi dà tutto”. Invece io dico che non dà proprio niente se non delle carte che si aggiungono ad altre carte che però non vanno a risolvere assolutamente i problemi importanti che ci sono.
Quando all'articolo 1 si dice “condizioni di uguaglianza con i cittadini italiani nel godimento dei diritti civili nonché a rimuovere gli ostacoli di natura economica” sarebbe forse più opportuno specificare che cosa intendiamo quando si dice, appunto, “rimuovere gli ostacoli di natura economica”. Detto così cosa vuol dire?!
Inoltre quando si dice “garantire pari opportunità di accesso all'abitazione, al lavoro, alla formazione professionale”, anche qui dovrebbe essere specificato qualcosa di più. Su questo da parte mia non ci può essere condivisione, perché, cosa vuol dire? Come lo specifichiamo?
Credo che proprio per quello che è accaduto negli scorsi anni sulla questione delle abitazioni questa legge avrebbe dovuto dire che i cittadini italiani devono avere una pari opportunità sull’accesso alle abitazioni di edilizia popolare. Era infatti successo esattamente il contrario, e la testimonianza scaturisce da tutta una serie di problemi evidenziati nel corso degli anni da numerosi Sindaci, che comunque oggi, anche grazie ad alcune modifiche apportate all'ultima legge sulla casa, riescono a controllare quel fenomeno che, appunto, in questi ultimi anni aveva visto penalizzare proprio gli italiani.
Quindi dire “pari opportunità di accesso all'abitazione” mi sembra quasi una farsa.
Nel testo della legge si parla dei minori non accompagnati - un tema peraltro affrontato male, devo dire la sincera verità, anche a livello nazionale -. Qui vorrei sottolineare che non è ammissibile che ci siano minori (ai quali in alcuni situazioni va tutta la solidarietà) che entrando a far parte di un sistema - che possiamo tranquillamente chiamare racket -, che scientificamente e metodologicamente interviene in alcune aree del nostro territorio nazionale per fare in modo che a scadenza programmata, poi questi stessi minori vengono sì accompagnati sul territorio ma per poi essere “abbandonati” – e lo dico fra virgolette, perché sono abbandonati fino a un certo punto! - in strutture per le quali la comunità deve pagare quotidianamente dai 70 ai 100 euro al giorno. Quindi non si può parlare di pari condizioni, perché sfido chiunque a poter dire che spende 3.000 euro al mese per gestire il proprio figlio!
Qui c'è qualcosa che non funziona! Perchè, a parte i minori che vengono da soli, altri scientificamente vengono portati sul territorio per far seguire loro un corso scolastico, a volte sanno già dove devono andare, addirittura telefonano per poter essere accompagnati nell'istituto ics piuttosto che in un altro. Questa non è parità di condizioni!
E' chiaro che non è un compito che spetta squisitamente alla Regione, ma questo comunque è ciò che succede! Ovvero che ci sono dei minori non accompagnati che ai vari Comuni costano 2.000-2.500-3.000 euro al mese fino a quando non diventeranno maggiorenni, cioè se arriva un dodicenne lo dobbiamo tenere fino a diciotto anni.
Allora, ripeto, c'è qualcosa che non funziona, non si può venire a parlare di parità, in quanto c'è un'esagerazione nel rapporto tra cittadino straniero e cittadino italiano.
Poi chiaramente questa realtà porta gli italiani a sentirsi prevaricati e superati, andandosi così a creare quelle inevitabili tensioni; perché se vado a dire al figlio di un operaio che guadagna 1.000 euro che un minore non accompagnato ci costa 3.000 euro...

Adriana MOLLAROLI. Non dipende dalla Regione.

Giancarlo D'ANNA. Lo so, infatti ho contestato anche la legge nazionale, sto solo facendo una considerazione che credo sia giusta, e se lei dice che è la legge nazionale significa anche che condivide ciò che sto dicendo. Quindi sarebbe anche opportuno come Regione - sono disponibile a fare una proposta ora, visto che mi sembra d'accordo, Consigliera Mollaroli – fare un ordine del giorno o un intervento per stimolare il Governo a prendere dei provvedimenti diversi da quelli presi finora.
A me non interessa se questo succedeva anche prima, perché comunque succede oggi, ed è penalizzante nei confronti degli italiani. Non si possono spendere 3.000 euro per un solo minore quando ci sono delle famiglie che con 1.000 euro devono andare avanti un mese! Ovviamente fermo restando che se arriva un minore non accompagnato deve essere comunque tutelato. Però c'è qualcuno che su questo meccanismo ci marcia, perché, ripeto, dieci minori non accompagnati in una struttura sono 30.000 euro al mese, 350 mila euro l'anno, c'è gente che ci campa!
Allora c'è qualcosa che non funziona, cerchiamo quindi di prevedere dei provvedimenti che prestino molta più attenzione a tale problematica.
Inoltre “La Regione programma specifici interventi diretti a facilitare l'inserimento nel mercato del lavoro degli immigrati”. Va bene, cerchiamo di inserirli, ma che facciamo, una corsia preferenziale come abbiamo fatto per la casa?! Non ci siamo assolutamente!
Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria ho espresso i miei dubbi anche in passato per alcuni provvedimenti presi. La giustificazione che avete voluto dare rispetto a determinate scelte è quella della tutela della salute non solo del clandestino ma dell'intera comunità, ammettendo comunque anche un problema che più volte è stato nascosto.
Sono state inoltre apportate alcune modifiche, come quella all'articolo 16 che ricalca un po' il discorso che ho fatto prima sulle abitazioni, cioè “La Regione promuove azioni volte a garantire ai destinatari della presente legge parità di condizioni nella ricerca di soluzioni abitative”, io invece credo che per loro ci sia addirittura un vantaggio.
Ritornando alla frase con cui ho iniziato ribadisco che tutte queste venti pagine alla fine si riassumono in 470 mila euro, una cifra ridicola per tutto quello che viene programmato, progettato e che si ha intenzione di portare avanti.
In definitiva ritengo che sia una delle tante proposte che serve solo per fare demagogia pura, perché senza le risorse necessarie non può esserci neppure la volontà di portare avanti un certo tipo di discorso. Quindi se non siete convinti neanche voi, di sicuro io lo sono ancor meno.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Farò alcune riflessioni senza però entrare nel merito dell'articolato della proposta di legge.
Parto dall'ultima considerazione fatta dal collega D'Anna, ovvero quando ha detto che 470 mila euro sono insufficienti per favorire l'applicazione di un vero strumento a favore dell'integrazione degli immigrati nella nostra regione - mi auguro che il collega avesse questo intendimento -.
Io ritengo, invece, che dietro questa cifra, che qualcuno appunto giudica inadeguata, ci sia tutta una filosofia che apprezzo e dietro la quale non vedo alcuna demagogia, se non il tentativo di voler mettere in campo qualcosa a favore di persone che hanno un percorso di vita sicuramente molto più difficile del nostro e che quindi tutti noi dobbiamo rispettare.
I pensieri che ora esprimerò magari verranno ritenuti anche troppo romantici o vaghi, però credo sia opportuno ricordali, almeno tra chi la pensa alla stessa maniera, ogni qualvolta se ne ha l'occasione.
Per Umberto Eco la parola “uguaglianza” significa che tutti hanno il diritto di essere diversi l'uno dall'altro. Ed io aggiungo che l'unica uguaglianza possibile in un mondo fatto di diversità è quella del rispetto, ed il rispetto si può imparare.
Sostenere e dare voce ai diritti dei cittadini stranieri immigrati e favorire la loro integrazione credo sia un precipuo dovere di chi, come noi, è in prima fila, quindi dobbiamo farlo nei luoghi dove siamo chiamati a legiferare.
Credo che questa proposta di legge sia un buono strumento – certo, non perfetto, e comunque sarebbe perfettibile se avessimo le condizioni finanziarie per poterlo rendere migliore – per tutelare e sostenere gli immigrati e le loro famiglie che vivono nella nostra regione.
Ripeto, non entrerò nell'articolato, soltanto in conclusione farò una piccola riflessione sull'articolo 11, in ogni caso ritengo i vari articoli della legge senz’altro opportuni ed adeguati.
Ora voglio fare una riflessione che credo sia opportuno evidenziare, ovvero il fatto che gli immigrati devono essere rispettati come persone, che non è sicuramente un luogo comune come potrebbe apparire. Abbiamo cioè tutti il dovere di agire in modo efficace, noi in particolare come legislatori, per affrontare il clima di evidente intolleranza, violenza e discriminazione verso gli immigrati e per assicurare l'effettiva difesa sia della legislazione corrente che della pratica dei diritti umani di base.
Sappiamo bene come nel nostro Paese persistano forme di xenofobia e di razzismo, non passa giorno che le cronache non riportino, a mio avviso sorvolando anche troppo, eventi in tal senso.
Così come sappiamo bene quanto, anche in questa nostra regione, si violino i diritti umani di tanti lavoratori immigrati clandestini - in particolare quelli provenienti dall'Africa, dall'Europa orientale e dall'Asia -, come nel campo della sanità o con l’offerta di bassi salari dati spesso anche in ritardo oppure con orari di lavoro vincolati dove parte del salario viene trattenuto magari a pagamento di un alloggio in aree sovraffollate e spesso senza elettricità ed acqua corrente.
Il problema della casa, su cui ora non voglio dilungarmi, lo abbiamo affrontato nel memento in cui abbiamo approvato la legge n. 36 sull'edilizia residenziale pubblica, e mi sembra che anche allora proprio su questo fronte ci eravamo scontrati con i colleghi della destra.
Quindi intervenire con strumenti legislativi, come opportunamente stiamo facendo come Regione Marche, è senza dubbio un fatto positivo, ma non è comunque sufficiente per poter attuare la giustizia, lo scambio e la solidarietà. Certo, bisogna poter contare su una solidarietà legiferata, come facciamo oggi, che credo debba essere ancor più implementata, ma da parte dei cittadini dovrebbe essere sollecitata anche una solidarietà sentita, cioè pensare ciò che le leggi dispongono.
In genere si ha paura dell'altro proprio perché non lo si conosce, allora per abituare le persone a conoscersi, fin da bambini oltre a dare loro l'opportunità di stare insieme bisogna anche educare il loro sguardo.
In questo senso segnalo, non per fargli propaganda, un libro di un mio collega maestro elementare, Marco Moschini, che parla proprio dell'educazione allo sguardo, ci sono spunti ottimi per poter riflettere su questo.
Ritengo, infatti, che quello che pensa di sé una persona diversa – come un immigrato o un diversamente abile – dipenda in gran parte da ciò che legge negli occhi degli altri. Però per educare lo sguardo - come dice il mio amico Marco Moschini - le persone vanno aiutate fin dalla tenera età a vedere un po' più in là, oltre la facciata e l'apparenza, dunque percepire gli altri, quindi gli stranieri compresi, senza pregiudizi, come persone complesse con i loro errori e le loro lotte.
Quei pregiudizi, però, che anche oggi in quest’Aula ho ascoltato nelle parole espresse da alcuni Consiglieri. Ad esempio, collega D'Anna, di quando lei ha detto che il ragazzino immigrato senza famiglia “ce lo dobbiamo tenere”, se si fosse trattato di un italiano questa frase non l'avremmo detta!
Nel merito dell'articolato della legge, come ho anticipato poc’anzi, segnalo in particolare l'articolo 11 che riguarda gli interventi di formazione, riqualificazione e aggiornamento professionale. Credo che l'inserimento nel mercato del lavoro attraverso i corsi di formazione e di aggiornamento e i mediatori culturali, oltre che la formazione del personale della scuola (come previsto nel comma 4), definiscano una chiara volontà di intervento affinché possa implementarsi piano piano - ma comunque con la speranza di arrivare comunque ad una buona soluzione - la vera integrazione sociale.
Quindi non mi pare che in questa legge ci sia molta demagogia, anzi, vedo buone pratiche che spero possano essere ancor più implementate.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Amagliani per l'ultimo intervento.

Marco AMAGLIANI. Soltanto poche cose che si riferiscono al lavoro che è stato fatto e a ciò che ho ascoltato in quest'Aula.
Del lavoro fatto ringrazio la Commissione che ha ripreso una proposta che il sottoscritto aveva portato in Giunta regionale e che poi, nell'ambito delle sue competenze e d'accordo con il sottoscritto, ha ritenuto opportuno di ampliarla ulteriormente in alcune parti ma sempre nell'alveo sia delle cose che abbiamo fatto che di quelle che vogliamo fare.
Questa è una di quelle Regioni, checché se ne dica, che si pone il problema ormai da anni, la precedente legge, infatti, è del 1998 (la n. 2), una legge relativamente giovane ma che non rispondeva più alle rinnovate esigenze di questa nostra regione.
Quando parlo di rinnovate esigenze so bene di cosa parlo, quindi invito quei Consiglieri che hanno tentato di definire questa legge superficiale, che parla di tutto ma che non ha risorse, a sforzarsi di verificare la corrispondenza che c'è tra la norma già esistente (la legge n. 2 del 1998), la legge di oggi e quelle che sono le norme di accompagno di questa Regione, parlo in modo particolare del Piano triennale e del Piano annuale per gli immigrati, Piani che concertiamo direttamente con le associazioni degli immigrati.
Infatti che questa stessa norma vede il plauso di tutte le associazioni degli immigrati della regione Marche. Un plauso che non viene visto a caso. E non voglio qui attribuirmi un merito che, peraltro, in parte è mio in parte ma è anche di coloro che già nel 1998 si posero questo problema. Noi siamo la Regione che ha ormai circa il 10% di cittadini immigrati, siamo forse assieme al Veneto la prima regione d'Italia per integrazione. E, guardate, i processi di integrazione non avvengono per caso, avvengono perché ti dai un piano, come quello che ho citato (annuale e triennale), rispetto al quale vai a verificare le esigenze dei cittadini immigrati e poi a quelle esigenze rispondi.
I 470 mila euro sono le risorse regionali che tutti gli anni impegniamo per finanziare questo percorso e assieme ci sono le risorse del Fondo unico, allora qui vado davvero alle dolenti note. Perché se è vero che vogliamo fare delle mozioni, se è vero che tutti quanti siamo davvero interessati, se è vero che proviamo delle emozioni quando discutiamo di tali questioni, allora sarebbe bene farne una per dire al Governo nazionale di smetterla con i tagli che quest'anno valgono il 30% delle risorse precedenti sul Fondo unico sociale, cioè da 1.000 milioni di euro dell'ultimo Governo si è arrivati ai 660 dell’attuale Governo, e non so cosa succederà nel prossimo anno.
Quindi è evidente che con un taglio di queste proporzioni in quella somma probabilmente saremo costretti a tagliare anche la quota che di quelle risorse che destinavamo come fondo nazionale alle risorse per le tematiche dell'immigrazione.
Ora, per informazione a quest'Aula, i fondi che destiniamo e che abbiamo destinato in questi ultimi anni nonostante il taglio del Governo centrale sono di 800 mila euro circa. E noi attraverso queste somme abbiamo parlato di tutela sotto il profilo scolastico, sotto il profilo sanitario, sotto il profilo interculturale, ovvero tutte quelle questioni che, ripeto, ritroverete costantemente e precisamente sul Piano annuale e sul Piano triennale sull'immigrazione. Tutte cose peraltro che ci vengono riconosciute sia dagli Enti locali, a cui destiniamo tali risorse, che dagli stessi cittadini immigrati.
Del processo di integrazione - di cui ho parlato in quest’Aula anche precedentemente - c'è un punto che mi rende personalmente orgoglioso di ciò che facciamo, quello che il cittadino immigrato residente nelle Marche è sicuramente quello che a differenza di altri cittadini immigrati nel nostro Paese ha un corrispettivo più alto in termini di salario, cioè il lavoro che questi cittadini prestano dentro i confini della nostra regione viene ripagato con la giusta mercede.
Proprio oggi il demografo Antonio Golini sul Corriere della Sera dice chiaramente che in questo Paese al 2050 la percentuale di invecchiamento degli ultrasessantacinquenni sarebbe del 36% se non ci fossero i cittadini immigrati, arriverebbe invece al 30% circa con la presenza di cittadini immigrati – poi fa tutto un ragionamento complessivo che tiene conto anche della necessità di controllare i flussi ecc.–.
Dunque non si può tacere il fatto che in termini previdenziali le nostre casse pensionistiche oggi sono in condizioni di riconoscere l'assistenza previdenziale, quindi le nostre pensioni, a fronte del fatto che in questo Paese ormai ci sono oltre 3 milioni di immigrati. Poi si creerà in futuro un problema? Certo che si creerà, nel senso che ovviamente arriverà il momento che questi cittadini integrati diventeranno essi stessi pensionati di questo Paese, allora a quel punto dovremmo porci il problema per fare in modo che il sistema tenga, ma oggi la situazione è questa.
So bene che probabilmente un intervento di questa natura, una volta uscito da quest'Aula, sarà anche un po' impopolare, molto probabilmente è più popolare fare un ragionamento come quello fatto dal Consigliere D'Anna, quello che ormai sta nella bocca di tutti, cioè, pensiamo prima ai nostri cittadini italiani e poi se ce ne rimane a tutti gli altri, con buona pace di tutti i cattolici, anzi, di tutti i cristiani di questo Paese.
Io però che sono un agnostico e un materialista, non sono un ateo, il mio percorso finisce qui su questa terra, non credo assolutamente a nulla, non mi pongo neppure il problema, però mi pongo il fatto che ogni essere umano su questa terra debba essere trattato come un essere umano. Ma purtroppo penso che troppe volte ciò non accade, peraltro con buona pace di tutti coloro che predicano l'uguaglianza, la solidarietà, la fratellanza. Penso allora che queste prediche le dobbiamo lasciare nel momento in cui entriamo in quest'Aula come legislatori, dovendo quindi tradurre in atti, fatti e normative concrete la possibilità che ogni essere umano su questa terra possa essere davvero un essere umano.
Dico che sono impopolare perché? Perchè è evidente che in questo Paese in particolare, e ce lo ricorda l'Onu e non la Comunità europea, sono entrate in vigore le più razziste e le più xenofobe normative di tutto il resto dell'Europa civile. Questa è la verità di questi giorni.
In questo nostro Paese si fa un gran gridare riportando gli esempi degli stupri o della mancata sicurezza, ma se poi vai a vedere le percentuali sono diminuite e la maggiore percentuale di ciò che accade è proprio in capo a responsabilità di certi cittadini italiani.
Però questo clima di insicurezza genera politiche securitarie, per cui si tende a dire – anche questo sempre più in voga – che c'è bisogno dell'uomo forte, e probabilmente l'uomo forte è alle porte di questo nostro Paese, democraticamente eletto, per carità, ma sta tutto dentro un clima e un confine che abbiamo creato e che dunque spetta a noi spezzare attraverso, appunto, la previsione e una normativa all'altezza della situazione.
Pertanto ritengo, in qualità di Assessore che in questa Regione ha la delega specifica all'immigrazione, che non soltanto stiamo rispettando tutto questo, ma stiamo mettendo in essere un modello e un processo di integrazione che credo potrà essere indicato anche a tutto il resto del Paese.

PRESIDENTE. La discussione è chiusa, passiamo alla votazione (…) E' stata richiesta dal Consigliere D'Anna la verifica del numero legale, quindi procediamo.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Michele Altomeni presente
Marco Amagliani presente
Fabio Badiali presente
Stefania Benatti assente
Massimo Binci presente
Giuliano Brandoni presente
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli assente
Giacomo Bugaro assente
Franco Capponi assente
Guido Castelli assente
Enrico Cesaroni assente
Graziella Ciriaci assente
Francesco Comi presente
Giancarlo D’Anna presente
Antonio D'Isidoro presente
Sandro Donati presente
Sara Giannini presente
Roberto Giannotti assente
Leonardo Lippi presente
Marco Luchetti presente
Katia Mammoli presente
Francesco Massi assente
Almerino Mezzolani presente
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli presente
Rosalba Ortenzi presente
Paolo Petrini presente
Fabio Pistarelli assente
Cesare Procaccini presente
Mirco Ricci assente
Lidio Rocchi assente
Franca Romagnoli assente
Vittorio Santori assente
Daniele Silvetti assente
Vittoriano Solazzi assente
Franco Sordoni presente
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi assente
Luigi Viventi presente


PRESIDENTE. Il numero legale non è garantito, quindi la seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,20