Resoconto seduta n.145 del 28/07/2009
SEDUTA N. 145 DEL 28 LUGLIO 2009


La seduta inizia alle ore 10,15


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 144 del 21 luglio 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del regolamento interno.
E’ stata presentata la seguente proposta di legge regionale:
- n. 337/09, in data 22 luglio 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Brandoni, Altomeni, Procaccini, concernente: “Misure di sostegno alla trasmissione d’impresa in favore di lavoratori riuniti in cooperativa per finalità di salvaguardia occupazionale”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla Il Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro per l’espressione del parere ai sensi del comma 1, lett. c) dell’articolo 4 della l.r. 15/2008.
E’ stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 124/09, in data 17 luglio 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifica al Programma di sviluppo rurale della Regione Marche in attuazione del reg. CE n. 1698 del Consiglio del 20 settembre 2005”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alle Commissioni Il e VI per il parere ai sensi dell’articolo 69 del regolamento interno, al Consiglio della autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi del comma 2, lett. c) dell’articolo 11 della l.r. n. 4/2007 e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro ai sensi del comma 1, lett. b) dell’articolo 4 della l.r. 15/08.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 355, dei Consiglieri Bugaro, Parrucci, Cesaroni, Silvetti “Ricollocazione dell’ERF”;
- n. 356, del Consigliere Brandoni “Realizzazione di un asilo nido per i figli del personale della Regione Marche e di altri enti pubblici”;
- n. 357, dei Consiglieri Bugaro, Cesaroni, Parrucci “Far cessare la violazione dei diritti umani in Iran”;
- n. 358, del Consigliere Viventi “Ingiustificato aumento del prezzo dei carburanti”.
Ha chiesto congedo il Consigliere Tiberi.


Elezione dei Consiglieri segretari (Articolo 6, secondo comma, Regolamento interno)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’elezione dei Consiglieri segretari. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Vista l’assenza piuttosto consistente di alcuni colleghi chiedo il rinvio di questo punto alla prima seduta utile di settembre.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio alla prima seduta utile di settembre dell’elezione dei Consiglieri segretari.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 125
dell’Ufficio di Presidenza
“Convalida dell’elezione dei Consiglieri regionali Parrucci Pietro Enrico e Natali Giulio subentrati per surrogazione a norma dell’articolo 16, primo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 ai Consiglieri regionali Piscitelli Salvatore e Castelli Guido”
(Votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la convalida dell’elezione dei Consiglieri regionali Parrucci Pietro Enrico e Natali Guido. E’ un adempimento obbligatorio ma che va posto comunque in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 123
della Giunta regionale
“Articolo 138 – D.lgs. 112/1998 Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema educativo marchigiano per gli anni scolastici 2010/2011 - 2011/2012”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 123 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Come ogni anno in Aula arriva questo importante atto con il quale la Regione Marche dà indicazioni ai Comuni e alle Province su come organizzare la rete scolastica. Per rete scolastica intendiamo l’insediamento delle sedi e anche dei corsi di studio che interessano la nostra comunità scolastica.
Il mondo della scuola nel nostro Paese in questo ultimo periodo, ma ormai succede da diverso tempo, è stato sottoposto ad una serie di proposte di riforma che non hanno ancora completato il loro iter. (…) Scusate, Consiglieri, chiedo, per favore, di essere ascoltata!
Quindi anche quest’anno il nostro atto si colloca in un momento di transizione. Una transizione che riguarda in particolare il mondo dell’istruzione superiore. Come sapete il Governo nazionale ha messo a punto diversi provvedimenti che riguardano l’organizzazione della scuola di primo grado, alla quale sono stati dati criteri abbastanza rigidi, condivisibili o meno, che hanno completato il loro iter, non è invece completo…

PRESIDENTE. Scusi, Consigliera Mollaroli, se la interrompo. Per cortesia, Consiglieri, capisco che possono esserci anche altri problemi da discutere, ma ora, per favore, prestate attenzione ai colleghi che parlano!

Adriana MOLLAROLI. In questo momento l’iter non completo riguarda l’istruzione superiore, per la quale il Governo nazionale ha predisposto un regolamento attuativo, che avremmo desiderato fortemente aver completato in questa fase.
Tale regolamento – che sappiamo frutto di una legge, di un decreto attuativo, non sto qui a ricordare tutti i passaggi, ne abbiamo discusso in diverse occasioni – dovrebbe ridurre in maniera consistente gli indirizzi di studio della scuola secondaria superiore, oltre a prevedere un decreto di confluenza, ovvero l’attuale aspetto riorganizzato nel nuovo ordinamento.
Perché dico questo? Perché ovviamente tale contesto normativo in via di transizione ha delle ricadute anche sul nostro atto. Ovvero, con l’atto predisposto dalla Giunta, sul quale la Commissione ha effettuato un lavoro specifico, ovviamente in forte concordanza con la stessa Giunta regionale e dopo aver ascoltato sia le organizzazioni sindacali sia il nuovo Direttore dell’Ufficio scolastico regionale, si dice alle Province che per questo anno scolastico – proprio per il suo carattere di transizione –, anzi, per questi due anni scolastici perché le linee di indirizzo di quest’anno hanno una valenza biennale – e questa è una novità che va tenuta in considerazione – di non attivare nuovi corsi di studio.
Quali sono le questioni sostanziali di queste linee guida che ne costituiscono la parte più impostante?
La prima è quella che ho appena illustrato – anche se l’ordine del deliberato della Giunta è diverso –, cioè che si chiede alle Province di non attivare nuovi indirizzi.
Altra questione. Chiediamo ai Comuni di fare proposte per risolvere quelle questioni che avevamo lasciato sospese nel precedente Piano della rete scolastica regionale. Ricorderete, infatti, che nell’atto approvato lo scorso anno avevamo lasciato sospese alcune questioni, una era l’attivazione dei centri per l’educazione degli adulti, che tale resta, l’altra si riferiva all’accorpamento di quegli istituti scolastici che ai sensi della normativa nazionale non hanno i numeri per mantenere l’autonomia.
Con questo atto riprendiamo le fila di quei discorsi, quindi chiediamo a quelle istituzioni scolastiche e ai Comuni, nei quali insistono le istituzioni stesse, di avanzare una proposta.
Altre questioni innovative. Richiesta alle Province per i bisogni formativi. Riguarda diciannove figure tecniche e professionali, su cui esiste un accordo tra Regione e Ministero della pubblica istruzione per attivare nei nostri territori figure tecniche e professionali che siano rispondenti i bisogni formativi dei territori stessi.
Inoltre chiediamo alle Province – una novità sulle quale chiedo all’Assemblea legislativa la dovuta attenzione – di avanzare candidature per l’istituzione dei licei musicali e coreutici. Perché questo? Perché nel percorso che il Ministero della pubblica istruzione sta attivando, ovvero quello che riguarda la riforma della scuola secondaria superiore, mentre per tutti gli attuali indirizzi di studio ci sarà una semplificazione e una riduzione da 400 a 20 circa, i licei musicali e coreutici, invece, verranno istituiti (quindi sarà una nuova istituzione). Questa è una novità assoluta nel nostro sistema dell’istruzione secondaria superiore, sicché chiediamo alle Province di avanzare delle candidature.
Al momento non sappiamo – poi l’Assessore sicuramente sarà più precisa in quanto lei stessa insieme ai suoi uffici segue e partecipa ai Tavoli nazionali – se nel decreto che istituirà i nuovi licei musicali e coreutici verranno dati degli indicatori – per esempio se in base al numero degli abitanti, ecc. –, in ogni caso chiediamo intanto alle Province di avanzare candidature per ospitare questo importante nuovo indirizzo di studi. Un indirizzo di studio che nel nostro Paese va a colmare un deficit di istruzione culturale. Non è possibile, infatti, per un Paese che parla alla storia attraverso la sua cultura, la sua arte ed in particolare musicale, che poi abbia dei livelli di istruzione così scarsi.
L’istituzione dei licei musicali compensa anche un vuoto. Attualmente nel nostro Paese per quanto riguarda l’insegnamento musicale esistono gli indirizzi musicali nella scuola media e i conservatori, considerati alta formazione equiparata a quella universitaria.
Un’altra novità di questo atto, che è una bella scelta politica, e sulla quale dobbiamo dire che l’Assessore Benatti vi sta lavorando anche in questo scorcio di fine legislatura, riguarda la qualità dell’istruzione.
Come obiettivo vi è quello di ridurre le pluriclassi nella nostra regione. Lo facciamo attraverso una raccomandazione – nell’atto si indica questo –, però quest’anno chiediamo qualcosa di più, cioè, non raccomandiamo ai Sindaci solo di cominciare a lavorare insieme, ma intanto anche di fornirci informazioni di dettaglio attraverso un’apposita scheda – predisposta dalle nostre funzionarie dell’Assessorato – con la quale potremo avere una mappatura precisa di quali e quante sono le pluriclassi, con quali risorse funzionano, quali comuni interessano, quali famiglie interessano. Potremo dunque avere un quadro abbastanza preciso in modo da poter poi affrontare le situazioni. E magari per prevedere anche delle possibili modifiche che vadano sì verso il mantenimento delle scuole in montagna, ma anche per andare verso una scuola di qualità per i bambini e le bambine di quei territori affinché possano avere pari opportunità di quelli delle altre parti della nostra regione.
Questa è la parte significativa delle linee guida che sottoponiamo oggi all’attenzione dell’Assemblea legislativa e che mi auguro approveremo, in modo tale che in tempi più ravvicinati rispetto agli anni precedenti si possa tornare in Aula con il Piano vero e proprio.
Aggiungo soltanto che su questo atto abbiamo recepito positivamente il parere del Cal che quindi trasformiamo in emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Ritengo che questo atto, come già detto anche in Commissione, non colga appieno tutte le opportunità e gli stessi poteri che ci vengono conferiti in materia di legislazione concorrente con lo Stato, in particolare il dimensionamento delle linee guida
E’ vero che siamo in un momento in cui ci sono delle trasformazioni in atto, è vero che la riforma incombe – ma lo è da anni – e vero che entrerà a regime, che verrà attuata con le conseguenze di trasformazione degli indirizzi, di accorpamento, di razionalizzazione, di notevole diminuzione del numero dei corsi e degli indirizzi, soprattutto quelli della scuola superiore con l’entrata in vigore della riforma Gelmini, ma proprio per questo ritengo che la riforma nazionale non doveva scivolarci addosso ma essere meglio preparata e gestita, ovvero che si trovasse una situazione in parte razionalizzata e in parte semplificata.
E che soprattutto noi della Regione Marche, noi Assemblea legislativa delle Marche, fossimo a decidere, così come ci è consentito fare dalla legge soprattutto in tema di studio del dimensionamento e delle problematiche legate al territorio, insomma tutto quello che va poi compensato con i servizi a seguito di quegli inevitabili tagli o riduzioni che dovranno avvenire.
Con l’ultima importantissima sentenza della Consulta, la n. 200 del 2009 – che peraltro non vedo menzionata neppure nella premessa dell’atto –, a seguito di numerosi ricorsi che fecero molte Regioni (non la Regione Marche) che impugnarono una parte dell’articolo 64 del decreto n. 112, si riteneva che, leggo espressamente: “le specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio, nonché i criteri, i tempi e le modalità per la determinazione della rete scolastica…” che impropriamente, si diceva, venivano definiti dallo Stato, sono invece di competenza esclusiva. Si dice esclusiva ma è nell’ambito della concorrente, la sentenza infatti fa questa distinzione, parla di norme generali, che sono i cosiddetti livelli essenziali di cultura, di istruzione, ecc., di competenza dello Stato, fa poi un’ulteriore distinzione nell’ambito della potestà concorrente di criteri generali che competono ugualmente allo Stato. Poi tutta l’attuazione, la regolamentazione, quindi la potestà regolamentare, che appunto veniva lesa dai regolamenti impugnati e ritenuti per questo incostituzionali, è competenza ribadita delle Regioni. Quindi sono le Regioni a ritagliare in tutto e per tutto questo dimensionamento e soprattutto lo devono fare nella fase dei criteri, non solo nella fase del Piano che faremo successivamente.
La fase dei criteri, Assessore, ci dà ampio potere, una cosa che ho detto anche in Commissione. Allora questo atto lo ritengo viziato di una sorta di attendismo e di paura preelettorale. Probabilmente si vuol far sì che tutto ciò che avverrà – ma tanto avverrà, avverrà sia in termini di opportunità (vedi i licei musicali) e che prenderemo, come pure in termini di semplificazione e di razionalizzazione, la riforma comporterà questo – possa essere imputato alla riforma Gelmini, quando, invece, potevamo, e possiamo ancora modificando queste linee guida o comunque in sede di formazione di Piano, gestire questo flusso in maniera più coraggiosa.
A mio avviso, dunque, stiamo rinunciando a fare buona parte di quello che potevamo fare. In che senso? Parliamo dei licei musicali ma rimandiamo tutto, sappiamo che più di due non ce ne spettano e rimandiamo la bagarre alle Province. E’ chiaro che poi tutte le Province li chiederanno e che tutti riterranno di avere le condizioni per, sicché poi lo Snals ci dice – così come gli altri sindacati confederati –, proprio appellandosi a questa recente sentenza, pregandoci di esercitare tutti i poteri che la sentenza stessa ci riconferma, di scegliere, e soprattutto di scegliere in materia di licei musicali, perché le risorse, gli organici, sarete voi, dicono, a doverli predisporre, diversamente non ci sarà spazio, se non per due, perché sapete bene che le Province sono cinque.
E’ un Piano che fotografa l’esistente, limitandosi a lasciare lo status quo, però senza dire coraggiosamente che cosa c’è nella rete scolastica marchigiana. Non abbiamo, cari Consiglieri, lo chiediamo da anni, una cognizione di quelle che sono le situazioni scolastiche regionali, non abbiamo dei piani seri che ci dicano cosa c’è, cosa non c’è e soprattutto a cosa andremo incontro quando la riforma Gelmini andrà a razionalizzare i corsi.
Tutto questo lo abbiamo chiesto anche in Commissione, in realtà lo ha chiesto la stessa Presidente, che riteneva necessaria una fotografia di questo tipo, alle Province e ai Comuni, proprio per fare in modo che la riforma nazionale non ci cogliesse impreparati. Però ci è stato risposto che dovevamo aspettare le cosiddette tabelle di confluenza che il Governo nazionale sta approntando; il Dirigente scolastico regionale, venuto in audizione l’altro giorno, ci ha detto che verranno emanate probabilmente prima delle ferie estive.
Allora quest’anno tale atto forse lo abbiamo fatto prematuramente, mentre in passato, se non erro, lo abbiamo sempre fatto ad ottobre, per poi passare al Piano a gennaio–febbraio. Piano che sicuramente veniva fatto con estremo ritardo, però, viceversa, è anche sospetta la fretta di quest’anno, proprio l’anno in cui la transizione è massima, l’anno in cui le tabelle di confluenza ci avrebbero potute servire per sapere quale sarà tra qualche mese la rete post-riforma. In ogni caso, se proprio non volevamo aspettare, il Dirigente scolastico regionale ci ha detto – sempre in quell’audizione di cui ho detto poc’anzi – che potevamo fare benissimo una simulazione, perché è facile, leggendo la legge, vedere cosa succederà, quello che verrà tolto, quello che crescerà o quanti corsi resteranno.
Ma questo non lo abbiamo voluto fare, quindi lasciamo inalterata una situazione che non conosciamo. Con questo atto ci rifiutiamo di intervenire, evitiamo – e in questo sono d’accordo – la formazione e l’istituzione di nuovi corsi, certo, sarebbe stato privo di buon senso farlo nel momento in cui si va incontro ad una razionalizzazione. Inoltre non cogliamo neppure tutte le opportunità, soprattutto non prepariamo – è nostro potere farlo – le razionalizzazioni, gli accorpamenti, quelli che potrebbero tout court diventare “tagli” incontrastati.
E’ dunque potere della Regione predisporre quei servizi per far in modo che le zone disagiate possano diventare agevoli – dove c’è il taglio deve esserci anche una conseguente rete di servizi, di pulmini, ecc. – e quindi prepararsi, scegliere rispetto alle cinque situazioni che fotografiamo, alcune proprie del sud delle Marche, che non abbiamo toccato lo scorso anno, e che, certo, non modifichiamo neppure quest’anno, ma in ogni caso le nostre responsabilità, cari Consiglieri, ce le dobbiamo assumere. Se si chiama programmazione poi occorre che l’assetto generale, che le linee guida, così come vengono riportate nel titolo di questo atto, siamo noi a deciderle, quindi non facciamo gli struzzi!
Qui invece ci sono opportunità, come i nuovi corsi coreutici, non colte o non programmate o per lo meno lasciate alle Province. Ci sono degli accorpamenti e delle razionalizzazioni incombenti che lasciamo scivolare o, peggio ancora, facciamo litigare i territori proprio perché non le gestiamo, non le prepariamo, insomma, ripeto, non facciamo in modo che determinati inevitabili accorpamenti vengano gestiti e preparati soprattutto sul territorio, sicché compensati con la rete dei servizi e tutto quello che ci è consentito dare, oppure scegliere dove il taglio è più disagevole e dove il taglio può invece essere effettuato.
Questo atto, Consiglieri, non sceglie!
Io ho letto le linee guida di altre Regioni. La riforma Gelmini in quasi tutte le Regioni viene presa come motivo per fare, per programmare, come motivo per appropriarsi, finché si è ancora in tempo, di questa capacità, e soprattutto per preparare il terreno per far sì che la riforma venga gestita.
Qui da noi, invece, viene presa come motivo per fermare tutto, perché tanto, si dice, sarà la riforma a decidere. Poi, però, non ci lamentiamo – a meno non si voglia proprio questo, mi auguro di no – se ci saranno degli scontenti, se ci saranno delle opportunità non scelte e soprattutto se ci saranno delle razionalizzazioni che si esprimeranno in tagli puri e semplici. Ma che poi non verranno gestiti dai Comuni e dalle Province, che saranno contrapposti in queste situazioni, visto che noi, che abbiamo il compito della programmazione, non abbiamo fatto il nostro dovere.
Pertanto è un atto che ci lascia decisamente insoddisfatti, ma che soprattutto, a mio avviso, lascia insoddisfatti sia gli Enti locali sia la comunità scolastica marchigiana.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. L’atto che abbiamo ora in esame è molto semplice, di più non si poteva fare in quanto siamo in assenza di un testo normativo preciso, quindi rimango sconcertata delle dichiarazioni fatte. La nostra Regione, insieme a molte altre – credo otto o nove – ha contestato la riforma Gelmini, tant’è che l’articolo 64, quello sui tagli fatti dal Governo, è stato bocciato dalla Corte Costituzionale.
Credo che dovremmo riprendere in esame, come abbiamo fatto più volte in questa assise, tutto il discorso della legge Gelmini, perché secondo me bisogna essere ciechi e sordi per non capire ciò che ha prodotto nello scenario collettivo. E non solo negli operatori della scuola, ma in tutti quei cittadini del nostro Paese che hanno capito che per la scuola pubblica ci saranno tanti tagli – si sa di che entità! – che provocheranno quello che già sappiamo.
Le occasioni di ripeterlo in questa Assemblea legislativa, per la verità, non sono state molte, però ogni volta abbiamo ribadito con forza che le nostre scuole saranno più povere di personale, più povere di fondi e soprattutto che avremo scuole che perderanno in qualità.
Penso ad esempio alla scuola primaria per la quale non ci saranno più le opportunità delle compresenze, quindi sarà molto scadente la qualità dell’offerta formativa. Oppure penso alla questione del maestro unico, del maestro tuttologo che dovendo offrire una qualità educativa e didattica in classi fino a trenta alunni sicuramente non potrà che essere scadente.
Quindi a fronte di tutto questo oltre che per quei tagli che in queste prime fasi hanno comportato l’impostazione di tutta la programmazione della rete scolastica, credo che dovremmo fare attenzione prima di scaricare sulle Regioni, loro stesse vittime di tali situazioni, responsabilità che sicuramente non sono loro proprie.
Certamente sono convinta che non possa essere lo Stato a stabilire il dimensionamento scolastico nelle regioni e quindi per i territori, ma è anche vero che se il Governo stabilisce che per le scuole nei territori si tagliano fondi come pure il personale poi è chiaro che le Amministrazioni regionali non possono fare più di tanto.
Questo ovviamente non sta a giustificare nulla, vuole soltanto riportare nella giusta linea ciò che secondo me è molto storto. Infatti anche negli uffici scolastici provinciali si sta cercando in qualche modo di mettere le toppe. Ad esempio nella mia provincia alcuni sindaci ed amministratori, che peraltro non sono riferibili alla mia componente politica, sono andati a protestare presso l’Ufficio scolastico regionale proprio a causa di accorpamenti indiscriminati, talvolta allucinanti, che riguardano in modo particolare le scuole elementari e le scuole medie.
C’è pertanto una contestazione generalizzata, ci sono famiglie in gravissima difficoltà, quelle ad esempio che hanno scelto le trenta ore ma poi si vedono imposta un’offerta formativa diversa da quella scelta. Quella cosa tanto sbandierata dal Ministro Gelmini, il tanto decantato maestro unico, che però poi è stato nettamente bocciato dalle famiglie italiane. Il maestro unico era il fiore all’occhiello solo per chi di scuola non ci capisce nulla, non la vive, non sa entrare dentro i problemi che in essa ci sono.
Quindi con la bocciatura da parte della Corte Costituzionale dell’articolo 64 c’è stata una netta marcia indietro sull’impostazione del Governo per quanto riguarda i tagli alla scuola. Insomma i nodi stanno arrivando al pettine.
Credo che questo atto sia giusto, lineare, tranquillo. Sono delle linee guida molto semplici che non possono ovviamente addentrarsi nel merito proprio perché non ci sono ancora le condizioni per farlo, ma ci saranno. Il fatto che si faccia riferimento ai Comuni e alle Province è una cosa giusta, proprio perché saranno in particolare i Comuni, soprattutto quelli piccoli del nostro territorio regionale, che dovranno prendersi in carico il dimensionamento delle scuole.
Voglio ricordare a tutti ciò che già nei piccoli comuni si paventa che possa succedere. Si parla delle pluriclassi, di discute del fatto che i bellissimi centri di questa nostra regione al plurale si potranno impoverire sotto tanti punti di vista. Non ci sono più le attività commerciali, i giovani scappano, le famiglie si trovano sempre più in difficoltà per tanti motivi ed ora per di più vedranno vedersi tagliare anche le scuole.
Si dice che deve essere la Regione a stabilire, ad esempio, che nel comune di Montefalcone la scuola non ci debba essere più, oppure che a Pennabilli – faccio dei riferimenti a caso – si debba accorpare perché gli alunni sono pochi. Certamente la Regione dovrà farsene carico, ma dovrà fare anche i conti con quei trasferimenti dello Stato che non arrivano e quindi con finanziamenti che non ci sono.
Allora i Comuni cosa potranno fare? Per quanto riguarda la mia nuova Provincia di Fermo ho già chiesto, attraverso un’interrogazione discussa in Assemblea legislativa, che gli uffici scolastici provinciali si attivino in accordo con le Amministrazioni provinciali per poter ragionare insieme sul come fare, perché quello che avverrà sicuramente sarà devastante – e penso di non usare un termine neppure troppo forte! –
Ad esempio per la Provincia di Fermo ritengo sia necessario, anzi, urgente e indispensabile, anche se già dal Ministro Gelmini abbiamo avuto un netto rifiuto, attivare fin da settembre – l’ho chiesto sia all’Assessore Benatti che si è già attivata, sia tramite lettera al nuovo Dirigente scolastico regionale dott. Coccimiglio – l’Ufficio scolastico provinciale, questo perché a settembre ci troveremo con difficoltà enormi.
Fin dall’inizio il Governo ha adottato un indirizzo per far cassa, penalizzandola, proprio attraverso la scuola, mi sarei aspettata che invece di andare a rimpinguare le casse delle scuole private ci fosse stato un atto coraggioso, rispetto appunto alla prima decisione presa che riguarda tagli di 8 miliardi in pochi anni, per rimettere, al contrario, qualche soldo per la scuola. Questo, secondo me, è anche per un fatto di dignità.
Si è voluto andare a fare cassa proprio sulle istituzioni scolastiche che funzionavano bene. Sicuramente c’è da rivedere molto per quanto riguarda l’aspetto delle scuole superiori e delle università, ma si è voluto comunque tagliare e mettere mano in malo modo, rovinando tutto, proprio in quegli ordini di scuola che funzionavano molto bene, ovvero la scuola primaria e la scuola media.
Credo che di questo non ce ne dobbiamo far carico noi del centro-sinistra, noi che a livello parlamentare e nei vari luoghi di discussione e di incontro abbiamo sempre contestato e anche cercato di dare una mano.
Sicuramente sta facendo bene l’Assessorato regionale che cerca di trovare in maniera morbida i modi e anche i tempi per rimettere mano alla questione della scuola, anche se, ripeto, i fatti e tutto ciò che accadrà sarà molto difficile da gestire fin dall’inizio dell’anno.
Pertanto non possiamo assolutamente addebitare, né alla Regione Marche né a quelle tante altre Regioni che indignate come noi hanno contestato questa legge, alcuna responsabilità. E non ci possiamo neppure nascondere dietro a situazioni che non esistono. Le scuole, infatti, non possono muoversi se non hanno fondi. Ci troveremo invece in situazioni dove, ad esempio, in alcuni plessi non si potrà più fare neppure una gita d’istruzione oppure non si potranno attivare progetti qualificati e qualificanti in direzione di un miglioramento della qualità dell’offerta formativa della scuola.
Sono quindi convinta che queste linee siano giuste e che dunque si possano votare.
Ci aspettiamo una collaborazione fattiva – senza fughe in avanti da parte di nessuno – con i Comuni e le Province, affinché si possa in qualche modo rimediare ai danni gravissimi che la riforma Gelmini ha inferto alle nostre scuole, alle nostre famiglie e soprattutto ai nostri ragazzi. A settembre, infatti, troveremo una scuola dequalificata, impoverita, nella scuola materna e superiore avremo classi con un altissimo numero di alunni; lì sfido qualunque insegnante a poter adeguatamente insegnare ed educare i nostri ragazzi!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Voglio riferirmi innanzitutto ad un aspetto, sottolineatura richiamata anche dalla relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli, ovvero che l’atto della Giunta è come al solito un atto infecondo, è un atto difensivo, un atto che non compie scelte. Ciò richiama l’incapacità produttiva sul piano legislativo, ma anche sul piano amministrativo della Giunta regionale, verificabile peraltro anche in altri settori.
E’ un modo subdolo di affrontare le scelte che interessano le popolazioni marchigiane. E’ subdolo perché se andiamo a collegare questo con l’intervento della relatrice di maggioranza ci rendiamo conto che è l’occasione per scaricare sugli operatori scolastici locali, sul sistema delle autonomie locali, sulle famiglie, i rischi o comunque il contenzioso che deriverà da questo tipo di scelte.
Cioè la Regione non si vuole sporcare le mani, siano altri a farlo, siano le Province, siano i Comuni, e se nel frattempo monta la protesta popolare, ci sta, proprio perché l’obiettivo è il Governo centrale, quindi il quadro è chiuso. Ma è un giochino che non può pagare, Consigliera!
Lei ha espresso critiche sulla pseudo riforma, ma se c’è una cosa chiara di questo Governo nazionale è proprio la sua capacità di affrontare i problemi, l’opposto di quello che fa la Giunta regionale delle Marche.
Vede, Consigliera, se lei mettesse a confronto la produzione legislativa della scorsa legislatura rispetto a quella di oggi, si darebbe la risposta da sola, perché è a dimostrazione che questa Giunta è incapace di fare leggi, di amministrare, di gestire le proprie responsabilità.
Dunque l’atto di oggi segnala proprio un atteggiamento di passività rispetto alle questioni.
Se la Giunta avesse compiuto delle scelte avrebbe ordinato anche una serie di risposte ai problemi che lei ha posto. Ci sono dei problemi, certo, sono problemi legati alla linea di rigore prevista dal Governo Berlusconi e dal Ministro Gelmini rispetto alla scuola e al superamento di una situazione degli organici che è al limite dell’eccesso.
Ad esempio in Commissione in maniera specifica avevamo chiesto di introdurre un richiamo al fatto che comunque la valutazione rispetto all’articolazione della presenza scolastica nelle zone interne e nelle zone montane venisse tutelata, è un’esigenza a cui teniamo. Ma neppure questo è stato recepito. Magari si poteva fare, come avevo chiesto, un ordine del giorno, però nulla è stato fatto.
Ci troviamo di fronte ad un atto parziale e assolutamente inadeguato a leggere la situazione scolastica delle Marche, quindi non lo possiamo approvare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Dirò soltanto poche cose, soprattutto perché sono stato sollecitato dall’intervento della Consigliera Romagnoli, che annovero tra quei Consiglieri che non danno fiato alla tromba della polemica pretestuosa ma che di solito fonda le proprie argomentazioni su analisi abbastanza equilibrate.
Non ritengo che quest’atto, Consigliere Giannotti, sia infecondo e improduttivo. Ci sono alcuni punti fermi che credo siano oggetto di riflessione attenta da parte di tutti, ad esempio la vergogna delle pluriclassi o il cercare di salvaguardare le piccole comunità già di per sé disagiate.
Penso all’ultimo rapporto dell’Ocse in cui addirittura si parla bene della Gelmini ma a due condizioni – richiamo l’attenzione dei Consiglieri –, ovvero che abbia una visione globale, un piano organico, cito testualmente “e che si impegni per tutti i cinque anni della legislatura con continuità”. Questo significa che non si può fare una cosa ogni volta e ogni tanto e poi sperare di cambiare la scuola.
Ecco perché ritengo sia un atto positivo sia nel metodo che nel merito. Soprattutto ritengo che non abbiamo ancora una visione globale, non abbiamo una riforma, abbiamo soltanto alcune proposte di iniziativa parlamentare presentate alla Camera.
E’ interessantissimo l’ultimo interventi di Fini, perché egli dice, parafraso: ci si limita a gestire il presente e il rischio è di proiettare i problemi sul futuro.
Non scaricate queste cose sulla Giunta, non scaricate queste cose sull’Assessore Benatti, le responsabilità sono altrove!
Tra le altre cose – consentitemi uno svolazzo – mi sembra che il Ministro abbia posto nella sua fare tra tre frecce avvelenatissime di cui dobbiamo tener conto. La prima riguarda il taglio pesante del personale, ma quella più avvelenata è riservata agli insegnanti di sostegno all’utenza disabile. Altra freccia avvelenata è la mannaia dell’austerity sul sistema scolastico. Un’altra ancora, attenzione, è l’idea di trasformare gli istituti scolastici in fondazioni.
Allora mi chiedo, soprattutto nelle nostre zone, nelle zone più disagiate, nei territori della desoluzione produttiva, la quota budget che il Governo vuole sottrarre all’arcipelago formativo del nostro Paese come potrà essere recuperata? Questi sono gli interrogativi che dobbiamo porci. Certo, spero che non sia così, ma per ora i segnali sono inquietanti.
Per cui ritengo sia un atto da approvare anche con convinzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Condivido l’impostazione molto corretta data dalla Presidente della Commissione in quanto ha fatto una sintesi dal suo punto di vista, certo, non concordiamo su tutto, ma è stata molto corretta. Condivido naturalmente quello che hanno detto i colleghi Romagnoli e Giannotti per la minoranza, quindi non ripeterò i loro concetti mi limiterò ad altro. Colgo anche la riflessione approfondita, come sempre, del collega D’Isidoro. Penso invece che la collega Ortenzi abbia calcato la mano ancora su un aspetto un po’ catastrofista e pessimista.
Quindi voglio richiamare la vostra attenzione su un concetto. Vi ricordate il governatore D’Ambrosio o l’avete dimenticato! Qualche volta lo ritirate fuori, qualche volta lo tenete in soffitta. Quando c’era D’Ambrosio lo avevamo attaccato sul fatto delle consulenze, degli sprechi sulla sanità, e tutti voi avete detto che quello era il taglio del Governo, era la mannaia del Governo che penalizzava la sanità. Oggi Spacca va dicendo che sono state tagliate le consulenze, che ci sono meno dirigenti incaricati, che proliferano meno le figure dei consulenti e dei dirigenti. Allora è servita o no l’austerità del Governo nel 2002-2003?! Sì, è servita, se oggi vi vantate di avere tagliato gli sprechi! Allora gli sprechi c’erano!
Vedete come dopo qualche anno viene fuori finalmente la verità – poi non so come Spacca si chiarisce con D’Ambrosio, allora era il suo vicepresidente –. Comunque oggi sicuramente dite “abbiamo tagliato gli sprechi”. E’ vero, Assessore?! Ergo, nel 2000-2005 sprecavate!
La Ministra Gelmini pone quelle frecce avvelenate di cui dice il Consigliere D’Isidoro. E’ vero, ma è anche vero che impone a tutto il sistema di fare austerità e di rivedere quello che serve e quindi di rifare la scala dei valori. Quando vengono fuori gli sprechi (clamorosi) che ci sono alle università e anche del sistema scolastico, cioè dei corsi che non servono, forse non ci sarà merito a questa obiettività e a questa austerità oggi, magari ci sarà fra un po’. Comunque, certo, è vero quello che dice l’Ocse, cioè che nel sistema italiano tra Ministri e cambi di Governo in sette anni si è cambiato ogni anno. Però voglio fare anche un appello a quest’Aula. Qui spezzettiamo – come giustamente ha detto la Consigliera Romagnoli – la proposta sulle Province. E’ chiaro che le Province, ci auguriamo, dovranno – ora c’è più parità nella distribuzione dei colori, non è più come prima quattro a zero, quindi lo dico a tutte – prendersi la responsabilità di fare la sintesi. Però ora lasciamo stare le Province, pensiamo a noi. Qui dentro – lo dico facendo un appello all’Assessore Benatti – ce la prendiamo la responsabilità di far fare un passo indietro a tutte le spinte del territorio che abbiamo, anche quelle, diciamo la verità, un po’ troppo forzate, oppure no? Facciamo un patto tra noi?
Vi ricordate quello che è successo con i geometri a Macerata? Fu un momento nefasto di quest’Aula, ovvero di quando solo su una spinta politica vi fu un’azione per aprire i geometri a Civitanova – con nomi e cognomi, non mi nascondo dietro una foglia di fico, c’era il Presidente Silenzi, c’era l’Assessore Maccari –, ci si inventa di aprire un nuovo istituto per geometri a Civitanova Marche colpendo così l’Istituto per geometri Antinori di Macerata. Il più prestigioso istituto di quella provincia, forse della regione, forse dell’Italia centrale, venne colpito dalla vostra maggioranza per un motivo solo politico. Quanti iscritti a Civitanova? Cinque! Questa cosa è stata votata qua dentro!
Facciamo pure la predica alla Gelmini o a chi ci pare, ma prima guardiamoci in faccia qui dentro, ovvero di quando arriverà la lotta per il liceo musicale, la lotta per il liceo coreutico, altro tipo di lotte sui corsi professionali e sui dimensionamenti. Facciamo prima un patto tra noi, prima ancora di farlo dire alla Gelmini, per dire come siamo in grado di organizzare la scuola in questa regione. Poi facciamo pure le prediche agli altri! Tutto qua, ovvero se riusciamo a mettere da parte le spinte che riguardano anche i nostri collegi.
Ho apprezzato molto la relazione che fece l’Assessore Benatti quando ribadì che uno degli obiettivi è togliere le pluriclassi. Questo l’ho accolto positivamente perché anche in quest’Aula ad un certo punto qualcuno disse, quando la Gelmini faceva la lotta alle pluriclassi, che le pluriclassi potevano rimanere perché sono uno stimolo culturale e didattico. Alzi la mano chi di noi manderebbe un figlio nelle pluriclassi!
Su questo c’è un passo avanti, quindi significa che la sfida di Province e Comuni è rilanciare l’organizzazione dei servizi. Altrimenti è inutile parlare di Sindaci, di programmi elettorali, di Province, del nostro programma regionale per l’anno prossimo, perché la sfida è riorganizzare i servizi a sostegno della scuola. Poi vedremo la bravura dei Sindaci di tutti i colori e dei Presidenti delle Province di tutti i colori.
Confrontiamoci su questo, il cittadino è questo che ci chiede, cioè dare la risposta sulla sfida dei servizi.
Scuole di montagna? Certo che sarà difficile. La scuola materna o elementare in ogni paese probabilmente non ci potrà stare più. Abbiamo il coraggio di dirlo e di consegnare per i prossimi anni un sistema più razionalizzato, più servito in servizio ausiliario alla scuola a cominciare dai trasporti. Poi su questo lanciamo la sfida ai nostri amministratori.
Le prediche le possiamo fare una volta voi alla Gelmini e una volta noi a Fioroni, ma poi la realtà è che l’organizzazione ce la facciamo noi, quindi siamo noi che dobbiamo avere le idee chiare, poi per fare politica potremo anche scaricare sugli altri.

PRESIDENTE. Ha la parola per la replica l’Assessore Benatti.

Stefania BENATTI. Grazie a tutti i Consiglieri che con i loro interventi hanno acceso nuovamente una luce sulla questione della scuola. Quindi al di là dell’opinione di ognuno, ritengo che nei prossimi mesi dovremmo incentivare il dibattito su questo tema. Ci attende, infatti, un periodo di attuazione delle riforme a livello nazionale, ci attende l’approvazione della legge regionale, soprattutto ci attende l’attuazione del Titolo V della Costituzione in tema di istruzione su cui è in corso un dibattito a livello nazionale.
Mi aggancio all’ultimo intervento del Consigliere Massi che ho apprezzato in maniera particolare, perché, collega, raccolgo il suo invito di fare un patto all’interno di quest’Aula.
A mio giudizio ci dovremmo mettere d’accordo, perché se vogliamo costruire insieme un sistema formativo che sia adeguato alla nostra regione, ci sto, però tutti quanti dobbiamo cominciare a isolare i problemi e dare ad ognuno ciò che gli spetta.
La sentenza, giustamente richiamata dalla Consigliera Romagnoli, rende giustizia di una posizione di principio che le Regioni hanno portato avanti in questi mesi, cioè il rispetto delle competenze, che al di là di una questione formale riguarda un modo di vedere l’organizzazione istituzionale nel nostro Paese.
La Costituzione – e la Corte lo ha ribadito – afferma che allo Stato compete dare norme di natura generale in tema di istruzione, compete la definizione dei livelli essenziali di prestazione – su questo ci dovremo cimentare con un confronto in sede di Conferenza Stato-Regione –. Spetta invece alle Regioni organizzare la rete nel territorio e spettano anche competenze in materia di formazione, fatta salva l’autonomia delle scuole.
Quindi il nostro è un sistema volutamente complesso, esso infatti è un sistema formativo che vuole dare sulle grandi questioni garanzie di equità a tutti gli studenti italiani, ma anche un forte radicamento nel territorio.
L’atto che discutiamo oggi corrisponde pienamente alle competenze della Regione, in attesa che tutta la riforma Gelmini venga attuata, a partire anche dalla definizione della questione su cui è intervenuta la sentenza della Corte Costituzionale.
Ieri con la Dirigente del Servizio istruzione siamo state alla riunione della nona Commissione istruzione della Conferenza Stato-Regioni, dove gli Assessori all’unanimità, compreso il collega della Lombardia, l’Assessore più vicino al Ministro Gelmini, hanno ribadito, in alcuni casi anche con qualche nota di rammarico, il fatto che sono mesi che gli Assessori regionali di tutta Italia chiedono un confronto con il Ministro Gelmini.
Ma questo confronto non c’è, ma ieri per tutta risposta abbiamo ricevuto per conoscenza un atto che è stato inviato dal Ministero direttamente alla Conferenza dei Presidenti – su cui quindi non c’è stata una richiesta di un pronunciamento da parte della nona Commissione competente – che riguarda un nuovo testo dell’intesa Stato-Regioni in tema di dimensionamento. Questo testo non tiene assolutamente conto della sentenza della Corte Costituzionale, non viene citata, e riporta nuovamente parametri la cui definizione è di competenza della Regione.
Quel testo da tutti gli Assessori regionali d’Italia è stato considerato di fatto irricevibile in quanto ripropone una questione che è stata bocciata dalla Corte Costituzionale.
Noi abbiamo riproposto – domani mattina il Presidente Errani ascolterà una delegazione degli Assessori regionali – con grande urgenza la richiesta di incontrare il Ministro proprio sulla questione del dimensionamento. Perché? Perché la sentenza – a beneficio di chi non l’ha letta – afferma che è competenza delle Regioni intervenire sui dimensionamenti, che quindi aveva sbagliato il Governo, all’interno della legge 133 (Finanziaria), a prevedere un regolamento nazionale che avrebbe dovuto dettare norme al posto della Regione.
Su questo regolamento nel dibattito politico si era giunti a disporre un’ intesa Stato-Regioni, il cui testo è quello che vi dicevo ieri. Ora non essendo più richiesto il regolamento questa intesa in realtà non sarebbe dovuta, ma le Regioni hanno comunque chiesto un confronto con il Ministro per arrivare ad un accordo. Noi infatti riteniamo che in tutta Italia ci debba essere una valutazione comune da cui poi le Regioni faranno i piani di dimensionamento.
Lo stato dell’arte è questo. Il Ministro ha avuto la richiesta di confronto che però ancora non c’è stato.
Non sappiamo se ogni Regione andrà a determinare per proprio conto, ma comunque la volontà degli Assessori regionali, ripeto, è quella di avere una griglia comune su cui ognuno, giustamente, vuole poter esercitare la propria potestà.
Questo è il contesto nazionale. Vado ora all’atto, che non so se sia prematuro oppure tardivo, ma corrisponde esattamente alle nostre norme.
Parto dalla fine. Il 15 gennaio 2010 i genitori andranno alle scuole per iscrivere i figli, ma per fare questo dovranno anche sapere dove andare. Quindi la norma nazionale dice che entro il 31 dicembre le Regioni devono approvare i piani di dimensionamento, quindi noi abbiamo previsto che entro il 30 ottobre le Province elaborino i piani provinciali e li trasmettano alla Regione.
Non credo ci potevano essere date differenti che avrebbero potuto aiutare un percorso diverso, non penso che il mese di agosto al mare ci avrebbe portato ad una riflessione maggiore. Peraltro rimango anche un po’ stupìta, perché è come se nel dibattito di oggi fossimo entrati nel merito del piano stesso, ma oggi apriamo solo questo cammino, ovvero, criteri, 30 ottobre piani provinciali, 31 dicembre piano regionale.
Il dibattito politico italiano è curioso perché se uno fa una cosa automaticamente c’è una risposta politica, quindi, Consigliere Massi, se vogliamo metterci le casacche della nostra parte, dico che noi non vogliamo entrare nel merito.
Con questo atto propongo un metodo, quello di ascoltare, valutare, decidere. Domani partirò per un viaggio nelle Marche, inizierò da Urbania, ascolterò i territori su due temi, sull’applicazione della riforma delle Comunità montane, di cui parleremo dopo, e sul piano di dimensionamento delle scuole. Voglio andare nei territori per aprire la porta della pluriclasse e vedere quanti bambini stanno dentro la classe!
Colleghi, io ho invitato tutti i Consiglieri regionali, ho invitato la Giunta regionale, quindi vi invito domani ad essere ad Urbania alle ore 10,00 per incontrare i Sindaci, per incontrare, se ci sono, le rappresentanze degli studenti, dei genitori o di chi vuole interloquire con la Regione Marche. Cari colleghi, se non ascoltiamo non potremo neppure acquisire gli elementi validi per maturare una decisione consapevole!
Questa è la proposta che vi faccio, andiamo ad ascoltare il territorio insieme alle Province, in modo tale che problema per problema, scuola per scuola, autonomia per autonomia noi, insieme agli Assessori provinciali ed ai Consiglieri provinciali dei territori, potremo riuscire a maturare una consapevolezza comune su qual è il problema. Poi potremo decidere se è urgente chiudere una pluriclasse, se è urgente chiudere una scuola oppure se è urgente organizzare un servizio di trasporto pubblico.
Questo è il percorso che apriremo domani e che dovrà portarci entro la fine dell’anno a fare il piano di dimensionamento regionale.
La proposta fatta dalla Giunta regionale è stata accettata dalla Commissione oltre ad avere il parere favorevole del Tavolo interistituzionale, che è formato, ricordo all’Assemblea legislativa, dalle Province, da tutti i sindacati della scuola e dalla Commissione assembleare competente. Dunque tutti questi soggetti, a partire dai sindacati, hanno detto che a loro giudizio è corretto il metodo che proponiamo, ovvero che nel 2010 o 2011 la Regione Marche non autorizzi nuovi indirizzi. Noi infatti riteniamo – tabelle di confluenza che arrivino a settembre o a novembre, poco importerà – che il sistema della scuola ha bisogno di un anno per digerire la riforma Gelmini. Non voglio fare commenti polemici, però, al di là del contenuto, la riforma Gelmini, la riforma delle scuole medie superiori ha bisogno di essere digerita dal sistema italiano quindi anche dal nostro sistema marchigiano.
Il 15 gennaio i genitori prima di decidere se iscrivere il loro figlio al liceo artistico, che è una nuova istituzione, hanno bisogno di capire cosa sarà il liceo artistico. Allora prima di provvedere, per cui senza farlo con grande approssimazione e fretta – questa sì, a mio giudizio, sarebbe sospetta –, se l’istituto d’arte di Ancona lo trasformiamo in liceo artistico oppure lo mettiamo come indirizzo all’interno del liceo classico di Ancona – come viene chiesto – o ancora se all’interno del liceo scientifico oppure se si fa un istituto unico fra Ancona, Jesi e Fabriano, abbiamo bisogno di renderci conto.
Quindi anche se domani dovessero arrivare le tabelle di confluenza non saremo in grado di provvedere entro la fine dell’anno, prima dobbiamo far assestare le situazioni, dobbiamo capire come si vuole organizzare il sistema della scuola, per cui dobbiamo ascoltarlo.
Come possono arrogarsi quaranta Consiglieri regionali di decidere entro l’anno di istituire dei corsi di nuovo indirizzo quando ancora i regolamenti non sono stati approvati! Vogliamo farlo sopra la testa del sistema scolastico regionale e sopra la testa dei genitori?! Se facessimo una cosa di questo genere saremmo solo dei politicanti!
Nessuno si vuole sottrarre dalla responsabilità, andiamo a vedere nel territorio, accompagniamo questo cammino di riflessione nelle Province, sapendo che questa cosa ce la possiamo permettere. Perché? Perché non abbiamo debiti da pagare con la scuola marchigiana. Lo scorso anno dovevamo ridurre quattro dirigenze scolastiche, e noi, cari colleghi, ne abbiamo ridotte cinque! Le Marche sono ai primi posti d’Italia proprio perché non hanno da ridurre alcuna dirigenza scolastica.
Abbiamo il rapporto alunni/insegnanti tra i più alti d’Italia, non abbiamo sacche di inefficienza, abbiamo un alto rapporto bambini/insegnanti di sostegno. Le Marche – lo abbiamo visto anche durante la discussione sul federalismo fiscale – sono fra le otto Regioni che hanno i parametri più alti.
E’ per questo motivo che non dobbiamo affannarci a fare manovre inconsulte. Dobbiamo intervenire su alcune situazioni, quelle che la Commissione anche meglio della Giunta ha evidenziato. Ovvero, che abbiamo degli istituti che hanno un numero di ragazzi inferiore a quello previsto dalla normativa e che abbiamo da ridurre le pluriclassi, che però, colleghi, mi duole dire, con i tagli della Gelmini aumenteranno. Quindi noi in questo momento remiamo contro un fiume, non ci importa, lavoriamo per ridurre, ma dobbiamo farlo anche accompagnando il lavoro dei Sindaci.
Non si può dire che vogliamo delegare. Cosa deleghiamo! Dobbiamo invece aiutare questi Sindaci. Io ho la fila di Sindaci di destra e di sinistra che hanno situazioni drammatiche proprio grazie al taglio delle compresenze e al taglio che arriverà ora del personale Ata. E’ inutile che facciamo il piano di dimensionamento e lasciamo un plesso in montagna quando poi la Gelmini non gli dà il bidello! Quella scuola chiude perché non c’è il bidello, non perché c’è una scelta politica diversa!
Quindi raccogliendo, come ho detto all’inizio, l’appello fatto dal collega Massi, da domani vi invito a venire in tutto il territorio, a partire dalle zone montane, utilizzando questi mesi per valutare, poi entro il 30 dicembre potremo approvare un piano nel quale faremo le scelte proprio sulla base di un ascolto sul territorio. Non si tratta di delegare nessuno!
Un’ultima annotazione la voglio fare sui licei musicali, richiamati anche da alcuni Consiglieri. Innanzitutto, colleghi, si dice, con la politica della matematica o la matematica della politica, che ce ne saranno quaranta in Italia, quindi a noi ne daranno due, però nessuno ci dice che questo è vero; ieri il collega della Lombardia ha chiesto di intervenire nei confronti del Governo per avere preventivamente l’assegnazione dei licei alle Regioni.
Quindi ancora non sappiamo se ne avremo uno, due o addirittura nessuno, può darsi infatti che i parametri escludano la nostra Regione, non abbiamo nessuna sicurezza.
Cosa vogliamo fare, vogliamo non affrontare questo problema?! Sicché quello che vi proponiamo, ripeto, è di andare nel territorio e poi conoscere le proposte delle Province. E’ evidente che poi la scelta la faremo noi, come è evidente che la faremo in base alle norme che la legge ci assegna.
Quindi che nessuno pensi che vi è una scelta precostituita, che nessuno pensi che si voglia delegare, vogliamo soltanto accompagnare il dibattito che viene dal livello nazionale con un’azione che svolgeremo nel territorio.
Con questo ritengo sarà più semplice arrivare ad una determinazione, come pure attribuire ad ognuno, anche dentro quest’Aula, le rispettive responsabilità.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Emendamento della prima Commissione:
Nel deliberato, al punto 5), dopo le parole “previo parere della Commissione assembleare competente per materia” aggiungere le parole: “e del Cal”.
Lo pongo in votazione

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 123, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge n. 328
della Giunta regionale
“Modifica della legge regionale 1° luglio 2008, n. 18 – Norme in materia di Comunità montane e di esercizio associato di funzioni e servizi comunali”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 328 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. La Giunta regionale ha ritenuto opportuno presentare all’Assemblea legislativa una proposta di modifica della legge n. 18/2008 con la quale viene modificato il sistema delle Comunità montane nella nostra regione.
La legge n. 18/08 ha poco più di un anno di vita, nell’estate passata è stata approvata con una discussione abbastanza intensa ed un lavoro febbrile, ora la Giunta regionale, dopo appunto un anno dalla applicazione, ha ritenuto di predisporre una modifica.
Il senso di tale modifica è questo. Alcuni articoli hanno un carattere prevalentemente tecnico e di aggiornamento del vecchio testo, altri articoli invece hanno un rilievo politico molto significativo. Quindi la proposta di legge che oggi proponiamo di approvare ha questi duplici aspetti.
Quando mi riferisco agli aggiornamenti penso in particolare all’articolo 1, all’articolo 4 e all’articolo 7.
L’articolo 7, in particolare, prevede che dopo l’approvazione del testo siano commissariate tutte le comunità montane. Ricordo che l’anno scorso con la nostra proposta di legge era stato previsto il commissariamento ma poi la Giunta regionale con una sua delibera ha escluso dal commissariamento alcune comunità montane.
Con questo atto, invece, verranno commissariate, fino alla creazione delle nuove, (data fissata nel 1° gennaio 2010) tutte le Comunità montane.
Le modifiche significative riguardano gli organi delle comunità montane, cioè il consiglio, il presidente e la giunta.
La Giunta regionale ha ritenuto di riproporre all’Assemblea legislativa – e la maggioranza ha sostenuto questa proposta – la modifica della costituzione del consiglio della comunità montana, riproponendo una forma che era sì stata presente nella discussione ma che poi in quel contesto politico e istituzionale di un anno fa si era ritenuto di non approvare.
L’articolo 2 della presente legge prevede che il consiglio della comunità montana sia composto dai sindaci, o loro delegati, dei comuni stessi. In questo modo si attribuiscono ai sindaci della comunità montana i poteri di indirizzo, di programmazione, di gestione delle risorse e di controllo.
Questo fa assumere responsabilità più pregnanti ai sindaci, oltre a snellire e ridurre i costi della politica, quindi porta un segno molto significativo.
L’articolo 3 stabilisce che il presidente della comunità montana deve essere – ma non si modifica sostanzialmente il testo precedente – un consigliere della comunità montana. Quindi assume la responsabilità di gestire in maniera diretta un consigliere eletto nei consigli dei comuni appartenenti alla comunità montana stessa.
L’articolo 4 dice che la giunta della comunità montana è composta soltanto da due assessori scelti dal presidente stesso ed uno di questi svolge le funzioni di vicepresidente. Agli assessori spetta un’indennità non superiore a 500 euro mensili.
Quindi funzionalità, coinvolgimento anche di altri soggetti e riduzione dei costi di queste istituzioni. Istituzioni alle quali manteniamo ancora una loro importanza, anche se, come sappiamo, è in discussione alla Camera in questi giorni la bozza Calderoli, una proposta di modifica sostanziale della quale però ancora non sono certi i tempi e i contenuti.
Un’altra modifica significativa, della quale avevamo discusso anche nell’elaborazione del precedente testo ma che poi si era ritenuto di non approvare, è all’articolo 23, quello che prevede tutta una serie di transizioni e aspetti molto significativi. Sappiamo, infatti, che il percorso della nascita di nuove comunità montane non è assolutamente semplice. Tra l’altro nella legge diamo alla Giunta regionale dei tempi, ormai piuttosto certi visto che il percorso è abbastanza rodato, per la predisposizione di alcuni atti, che dovevano essere fatti già nel corso di questo anno ma la materia non è così semplice.
Che cosa reintroduciamo con questa proposta di legge della Giunta? All’articolo 6 reintroduciamo la possibilità per le Province di trattare i rapporti giuridici, finanziari, patrimoniali e amministrativi delle comunità montane soppresse, funzione che prima ritenevamo dovesse essere svolta dai comuni o dalle unioni dei comuni qualora nascessero in quei territori, escludendo le Province, oggi invece reintroduciamo questa possibilità.
Credo sia corretto e anche abbastanza in sintonia con quanto prevede il decreto Calderoli – che ho letto per l’occasione –, nel quale si dice che alcune funzioni, nel caso di soppressione o trasformazione delle comunità montane, debbono essere le Province ad assumersi le responsabilità.
Con questa legge completiamo l’iter, che, come sapete, è stato abbastanza complicato, ha riguardato la soppressione di alcune comunità montane, la nascita di altre, l’incertezza per il mantenimento o meno nella nostra regione di alcuni comuni, in particolare della provincia di Pesaro Urbino (l’area del Montefeltro). In ogni caso diciamo che entro il 1° gennaio 2010 dovranno essere costituite tutte le comunità montane. Una data abbastanza tassativa su cui è stato presentato un emendamento dell’Uncem che abbiamo fatto nostro.
Sostanzialmente è questo il contenuto di tale proposta di legge sulla quale ci auguriamo possa esserci un voto positivo.
Ci rendiamo conto delle difficoltà, ci rendiamo conto delle incertezze normative, del contesto nazionale che parla di eventuali soppressioni, ci rendiamo conto anche delle difficoltà in cui si troveranno i comuni ed in particolare quelle comunità montane più grosse che dovranno nascere. Certamente abbiamo tenuto conto di queste situazioni, però non essendoci un quadro nazionale certo intanto abbiamo ritenuto di andare avanti.
Sappiamo che possiamo contare sulla grande disponibilità dei nostri territori, su amministratori locali pronti a lavorare, operativi, preparati, dunque sappiamo di poter contare su un sistema maturo degli enti locali che consentirà a questa legge di sopportare anche gli scossoni che continuamente diamo. Scossoni però che hanno l’obiettivo di poter lavorare meglio insieme ai comuni – ne abbiamo parlato anche nell’ultima seduta con il rapporto sulla montagna, c’è una grande attenzione e interesse della nostra Regione, oltre alla volontà di lavorare in maniera più precisa su questi contenuti –, di ridurre i costi della politica e mettere a disposizione più risorse vere per risolvere i problemi dei cittadini e delle cittadine che in quei territori vivono.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere di minoranza Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ormai in quest’Aula siamo abituati ad avere ragione dopo un po’ di tempo.
Ricordate la discussione di un anno fa riguardante le comunità montane? Contestavamo i commissari che non avevano alcun controllo, avevamo invocato l’introduzione di una norma che consentisse intanto di identificare il consiglio comunitario con l’assemblea dei sindaci, ma ci era stato detto di no. Si voleva il commissario a tutti i costi senza controllo.
Poi avevamo detto “allora facciamo il commissario ma che venga controllato dai sindaci”. Ma ancora una volta ci è stato risposto no.
Ora, dopo un anno, acquietate le acque del furore politico ed ideologico, abbiamo finalmente il consiglio comunitario che si identifica con l’assemblea dei sindaci.
E’ sicuramente una norma di buon senso, è stata illustrata bene, quindi non ci ritorno.
Torna ai sindaci la funzione essenziale della programmazione sul territorio. Nessuno meglio dei sindaci – poi ci possono essere anche quelli che non ne sono all’altezza, per carità – nella funzione può avere il compito di sapere cosa serve sul territorio, perché lo conosce, quindi può programmare gli interventi.
Giusta, dunque, l’assemblea dei Sindaci.
Per quanto riguarda l’organismo di direzione, strategico e gestionale, c’è un presidente e due assessori. Ci pare una soluzione adeguata, soprattutto perché vengono scelti tra i consiglieri comunali, quindi tra gli eletti e non tra i nominati. Sicché il fatto che essi vanno scelti rigorosamente tra gli eletti è una cosa che anche come minoranza ci piace.
Abbiamo ridefinito in qualche modo una direzione strategica snella e raccordata con il territorio. E’ quello che volevamo.
Ora vado all’altro punto che abbiamo sollevato anche durante la discussione sulle politiche per la montagna.
Ribadisco ancora una volta che come Regione dobbiamo chiarire cosa e quali siano i territori veramente montani.
Mi sembra ci sia un emendamento del collega Giannotti, parto da questo, ma voglio ampliare il concetto. Non è in discussione in questo atto, però chiedo alla maggioranza se la sente di ridiscutere, magari da settembre, sulla vera definizione del territorio della montagna, per definire, al di là dell’aspetto altimetrico o orografico, se città di particolari dimensioni, come Tolentino, Treia, Fabriano, Urbino, siano da considerare tra quelle disagiati o montane. Pongo tale quesito ai colleghi della maggioranza ma anche a colleghi della minoranza.
Credo, infatti, che se vogliamo concentrare le politiche strategiche per la montagna dobbiamo prima definire cosa sia veramente la montagna. Il fatto che nei perimetri delle comunità montane ci siano dentro Tolentino, Treia, Fabriano e Urbino – diciamocelo anche noi che veniamo dalla prima Repubblica – è un po’ il frutto di un allargamento a tutti, certo, per motivi anche clientelari, perché no!
Oggi ci troviamo in una condizione dove dobbiamo concentrare le risorse e definire le strategie in quei territori assolutamente identificabili come montagna, ovvero, ripeto, quelli che soffrono, come si diceva prima per la scuola, Assessore Benatti, il disagio del territorio nell’organizzazione dei servizi.
Nelle città più grandi questo disagio non c’è, qui non parliamo di difficoltà di trasporti in città come Tolentino o Fabriano, sia chiaro, dobbiamo parlare di ben altre difficoltà.
La maggioranza se la sente di affrontare questo problema fin dalle prossime settimane? Peraltro anche sulla scia della bozza Calderoli quando sarà legge. Quindi noi, federalismo o non federalismo, ci organizziamo il territorio montano e ci organizziamo tutte le politiche della Regione verso il territorio montano.
Abbiamo il dovere di definire meglio il territorio, sicché definendo l’organismo di governo oggi facciamo un passo avanti. Quindi diciamo che l’organismo di governo ed il suo meccanismo a noi piace, perché, come ho detto poc’anzi, riprende un concetto che predicavamo anche l’anno scorso: esecutivo snello, ristretto e controllato dai sindaci.
Per cui certamente va bene per il futuro organismo, ma quale territorio sta sotto di esso è un problema ancora insoluto.
Quindi chiedo alla maggioranza di dare un segnale; la Consigliera Giannini in Commissione ci aveva in qualche modo garantito su questo una discussione. Per cui se non si può fare oggi chiedo che la questione sia riportata rapidamente già a settembre, altrimenti non saremo credibili nei confronti di quei sindaci, di quei territori che veramente soffrono il concetto e la sostanza della montanità.
Oggi è stato fatto un passo avanti in termini democratici, perché un anno fa in quei territori montani con i super commissari avevamo un po’ ammazzato la democrazia. E sappiate che questo problema si è sentito, perché al di là del gentlemen agreement di alcuni presidenti che si sono premurati di riunire i sindaci ed ascoltarli, il fatto che poi il commissario era un uomo solo al comando e senza controllo qualche problema in diversi territori lo ha creato. Ora quindi si mette fine a questo potere smisurato. Dico smisurato perché solo nelle Marche un commissario poteva gestire anche la straordinaria amministrazione! E’ anche diventato un caso internazionale, di solito i commissari gestiscono le fasi di transizione e l’ordinaria amministrazione, mentre nelle Marche hanno potuto anche vendersi gli immobili! Questo un anno fa lo avevamo sottolineato.
Dunque è positivo che si metta fine a questa fase, ma ora apriamo l’altra che riguarda la programmazione sulla montagna e dei territori veramente montani.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il Gruppo dei Comunisti Italiani all’inizio della discussione sulla riforma delle comunità montane si astenne in quanto ritenne che era poco appropriata rispetto alle esigenze…

Roberto GIANNOTTI. Questo non l’avevo sentito dire l’altra volta!

Cesare PROCACCINI. Perché lei, Consigliere Giannotti, è troppo ossessionato dal suo particolare e tante volte non vede la generalità dei problemi! Ascoltare di più fa bene, anche quelli che hanno piccoli numeri hanno delle idee! Un consiglio che serve a tutti, non solo a lei.
Dicevo che secondo me esiste la necessità di fare una riflessione non già sull’organizzazione tecnica, ma anche sugli ambiti territoriali.
Questa proposta di modifica – lo dico all’Assessore Benatti, sempre attenta su queste questioni – dal punto di vista della rappresentanza ci sembra che compia un’involuzione. Perché se guardiamo alla necessità di abbassare i cosiddetti costi della politica tagliando la rappresentanza facciamo un errore, agiamo in un’ottica pericolosa.
Che cosa sta succedendo con questo testo? Che, certo, è un testo semplice, non è che faccio le barricate, esprimo solo un dissenso unitario rispetto ad una proposta che non ha nessun vincolo di maggioranza. Sta succedendo che da un lato si fa una riduzione della rappresentanza democratica elettiva, seppure di secondo grado, ma al tempo stesso si consolida, non si scalfisce, anzi, si costruiscono nuove sovrastrutture (ambiti territoriali, agenzie varie, aziende di ogni tipo).
Quindi è un aspetto su cui dobbiamo riflettere in quanto non si tratta di una questione di riforma bensì di un nuovismo pericoloso.
L’articolo 2 compie questa involuzione, il consiglio della comunità montana è composto dai sindaci dei comuni che ne fanno parte, il cui consigliere può essere rappresentato solo se delegato dal sindaco medesimo. Una possibilità che ha il sindaco nella sua discrezionalità.
Per la verità, facendo una ricognizione molto sommaria, forse nelle Marche andremo non ad un bipartitismo nella rappresentanza, ma al partito unico in molte comunità montane.
Nell’articolo 4 è prevista una confusione di tipo istituzionale di difficilissima gestione –secondo me il testo precedente era migliore –, perché il presidente non dovrebbe essere un sindaco e al tempo stesso i due assessori consiglieri di uno o più comuni associati. Secondo me questo potrebbe creare un conflitto nella rappresentanza e nel funzionamento delle comunità montane.
Concludo riferendomi al nodo che abbiamo lasciato e che consegno alla Giunta e all’Assessore Benatti. Secondo me, Assessore, l’unica modifica che serve è quella di andare ad una più seria ricomposizione delle comunità montane attraverso comuni che sono nelle aree montane e soprattutto prevedere ambiti omogenei; per esempio, Fiuminata o Sefro non possono stare con Cingoli, con Camerino a due passi che confina con questi due Comuni. Ciò non ha senso, considerato che la sanità ed altri settori sono dislocati in altre parti.
Ritengo che abbiamo affrontato il problema della rappresentanza con una mediazione impropria all’interno dei territori poi nella legge non abbiamo messo quello che in realtà serviva. Ovvero una ridefinizione degli ambiti e, se necessario, un’ulteriore riduzione delle comunità montane in tutte le province, quindi una drastica riduzione per prevedere in futuro comunità montane serie e degne di questo nome.
Per questi motivi e per questa critica, che mi auguro possa essere assunta in modo costruttivo, ci asteniamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. La prima riforma sarebbe stata quella di venire in Assemblea legislativa e dire: “abbiamo deciso di chiudere le comunità montane delle Marche”. Questo avrebbe significato interpretare prima la scelta del popolo e poi la scelta del Governo. Qui continuiamo a far finta che non esiste, primo, una sensibilità popolare che si è nettamente espressa rispetto al superamento di questo istituto, secondo, uno strumento che non è di poco conto; all’articolo 7 del Capo II del disegno di legge relativo alla razionalizzazione dell’ordinamento della Carta delle Autonomie locali (la cosiddetta bozzaccia Calderoli) si prevede, a decorrere da un anno dall’approvazione della legge, la soppressione delle comunità montane. Ciò a dimostrazione di una volontà politica del Governo, che esiste, che è stata affermata in campagna elettorale, che è nel programma del Governo Berlusconi.
Il Governo, infatti, coglie l’esigenza di una sensibilità popolare; se andate in giro a parlare con i cittadini delle Marche la domanda della maggioranza è: “Ma perché le tenete!”.
La seconda considerazione che voglio fare è che oggi siamo qui ad ammettere il fallimento della riforma che abbiamo fatto. Chi ha partecipato al dibattito in occasione dell’approvazione della legge oggi non può non riconoscere la fondatezza della proposta formulata a suo tempo da Forza Italia, oggi dal Pdl. La filosofia che oggi viene proposta è la stessa che avevamo sollecitato in quell’occasione.
Quando dicemmo: “superiamo la fase della comunità montana intesa come organismo politico ed eventualmente riconosciamole il diritto di organismo associativo degli interessi comunali” – vi ricordate? –, lo scontro tra noi e voi, tra la maggioranza e l’opposizione avvenne proprio su questo snodo.
Noi dicevamo che le comunità montane dovevano essere chiuse, ma se le volevamo potevamo farlo lasciandole come strumento per l’esercizio di una responsabilità collegiale dei comuni. Voi, invece, insistevate sul fatto che bisognava mantenere un organismo politico, che era solamente l’occasione per riciclare politici trombati, tanto per essere chiari!
Feci un esempio, magari qualcuno se lo ricorda, mi dispiace citarlo, ma è mai possibile che il candidato a sindaco del Comune di Mercatello, bocciato dagli elettori, quindi non eletto sindaco, venne poi eletto presidente della comunità montana dell’ambito territoriale che comprende il Comune di Mercatello! È una aberrazione sul piano politico! Ma scherzate! Il consigliere di minoranza di un comune che va a fare il presidente di una comunità montana!
Questa scelta di fondo l’avevamo indicata, allora oggi la Giunta regionale fa una clamorosa marcia indietro rispetto a quella impostazione e accetta la nostra filosofia. Ne prendiamo atto.
Però non basta, perché se volevamo fare un atto di una certa serietà bisognava andare oltre.
Su queste cose anche l’altra volta avevo dato un carattere più localistico riguardo ai problemi della mia provincia che sono più sentiti rispetto a quelli di altre. Per esempio un’altra cosa che va affermata è che non possiamo continuare a non acquisire il fatto che nelle comunità montane ci devono andare i comuni montani, ovvero quelli che hanno i requisiti previsti dalla legge. La provincia di Pesaro con la vecchia normativa aveva 43 comuni su 67, oggi siamo a 26. E’ inconcepibile pensare che il Comune di Saltara, un centro industriale fra i più importanti, oppure il Comune di Urbino, continuino a rimanere all’interno degli organismi comunitari!
Il principio della montanità acquisibile – c’è un emendamento, ne discuteremo più tardi – ribadisce il fatto che questa dovrebbe essere la scelta di fondo.
Il criterio della semplificazione. Se è giusta la filosofia della comunità montana, come organismo associativo dei comuni, è chiaro che va fatta la scelta dei sindaci. Va fatta la scelta dei sindaci nell'organo comunitario all’interno della giunta esecutiva. Che senso ha, ad esempio, prevedere degli assessori esterni a questo livello di responsabilità!
Ciò significherebbe semplificazione, come pure risparmio – su questo c’è un nostro emendamento con il quale si prevede che i sindaci siano sostenuti dalla retribuzione che percepiscono per quella qualifica, quindi senza doverne percepire un’altra –.
Vado al richiamo fatto dal Consigliere Procaccini, un inguaribile ottimista. Vede, Consigliere Procaccini, lei è una brava persona, in grado anche di sviluppare ragionamenti seri, però poi sbaglia negli atteggiamenti, vota tutto quello che le propongono! Quello che le propone questo Esecutivo, la mette nella condizione, come oggi, di dire che questo non va bene e quest'altro non va bene, però poi da bravo soldatino comunista alza la mano e vota sempre! Qualche volta cerchi di assumere un atteggiamento di responsabilità votando secondo la sua coscienza, secondo quello che le dice la sua ragione e non quindi secondo gli ordini e le convenienze politiche!
Il riferimento che lei fa riguardo gli ambiti, infatti, è esatto, perché non si tiene conto neppure dell’esigenza di disegnare ambiti; in questa Regione abbiamo costruito un sistema istituzionale e amministrativo articolato su un criterio per la determinazione di un ambito, ambiti sociali che tengono conto di un’altra realtà, ambiti sanitari che tengono conto di altri criteri. Insomma è una babele di messaggi dal punto di vista organizzativo che non ci sta!
Dunque credo, al di là della tentazione che la Giunta ha avuto, che si sia persa l’occasione di fare una scelta più coraggiosa che avrebbe consentito di mettere le Marche sullo stesso livello di altre regioni italiane.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini per dichiarazione di voto.

Cesare PROCACCINI. Intervengo anche per declinare le cose dette da più parti. Se l’Assemblea è d’accordo, chiedo di formulare un ordine del giorno dove assumere i due punti oggetto della discussione.
Intanto una riflessione sulla maggiore selezione delle aree montane, inoltre la necessità, a breve, di fare una ricognizione più attenta sugli ambiti.
Con un’impostazione di questo tipo la legge si può votare, sono queste le due questioni che interessano, non c’è un pregiudizio rispetto a queste due esigenze, anzi, il diniego al voto favorevole è proprio perché non ci sono questi due aspetti.
Se la relatrice di maggioranza e l’Assessore Benatti sono d’accordo si potrebbero sospendere per pochi minuti i lavori e appunto formulare un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Io sono favorevole alla elaborazione di un ordine del giorno che vada in questa direzione. Se vogliamo proseguire la votazione e intanto qualcuno ci lavora, non c’è problema, altrimenti potremo anche sospendere per cinque minuti. Però gli emendamenti propongo di bocciarli tutti, sia chiaro, perché entrano troppo nel dettaglio, compreso il parere del Cal. (…) Allora, se devo essere sincera, proporrei di non sospendere la seduta, darei mandato al dott. Londrillo di scrivere un ordine del giorno nel quale l’Assemblea legislativa chiede alla Giunta di impegnarsi a rivedere gli ambiti territoriali, nonché i comuni appartenenti alle attuali comunità montane, elaborando criteri più rigorosi sulla montanità. Quindi assumiamo un impegno politico.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Benatti.

Stefania BENATTI. Dal dibattito emerso possiamo dire che siamo in una fase intermedia della riforma delle comunità montane. Personalmente non ho difficoltà a dire che mentre ci siamo avvicinati all’attuazione pratica della legge ne abbiamo poi riscontrato alcuni limiti. Riconosco, infatti, che quelle che erano state le posizioni dell’opposizione sulle questioni riguardanti la composizione degli organi sono oggettivamente conformi alla proposta che facciamo ora.
Adesso però non ridurrei la discussione solo agli ambiti. Bisogna continuare a discutere e a legiferare anche tenendo conto dell’evoluzione nazionale.
La bozza Calderoli annulla completamente le comunità montane. Quindi nella discussione che faremo in sede di Conferenza Stato-Regioni su questo argomento credo si debba arrivare ad una attribuzione delle competenze alle Regioni. Che lo Stato dica che non ne vuole sapere è nella legittimità, però credo sbagli, perché comunque il taglio dei finanziamenti mette in ginocchio i territori montani. Però, ripeto, è legittimo che lo Stato dica che non ne vuole sapere considerato che non sono organi costituzionali, ma vietare alle Regioni di articolare il proprio territorio – dico questo per le comunità montane, ma lo dico anche, per esempio, per i parchi regionali – mi sembra una cosa non corretta da parte dello Stato.
La discussione che stiamo facendo da alcuni mesi denota la necessità di rivedere gli ambiti, di concentrare lo sforzo sui territori montani, riducendo probabilmente anche alcuni ambiti, ma soprattutto ci attende, proprio perché c’è una sollecitazione anche a livello nazionale, una valutazione su come vogliamo articolare il territorio della nostra regione.
Quindi l’aver voluto mantenere degli organi politici è, secondo me, una scelta strategica.
Ringrazio gli amministratori locali dei territori montani che in questi anni hanno svolto un lavoro ingrato, altro che trombati, come è stato detto! Chi fa il presidente di una comunità montana lo fa con un grande spirito di servizio e i galloni sono poco visibili. (…) Consigliere Giannotti, in questo momento la questione dei soldi credo sia assolutamente irrisoria, fare un’affermazione del genere in quest’Aula mi pare quasi blasfemo! (…) Consigliere, dico quello che dico! Sarebbe come dissacrare un ruolo di una rappresentanza, perché dire che uno fa il presidente di una comunità montana per i soldi con l’indennità che prende adesso mi sembra quanto mai inopportuno! (…) Certo, le parlo di quello che c’è adesso, non posso parlare del ’48! Quindi in questo momento ringrazio chi lo sta facendo perché, ripeto, è un lavoro ingrato che non ha neppure una soddisfazione economica. (…) Certo, i commissari, ma anche quelli che faranno i presidenti dopo non è che avranno chissà quale indennità! Il presidente di una circoscrizione di Ancona prende di più! Glielo devo dire chiaramente, bene, l’ho detto!
Comunque, Consigliere, non è adesso che voglio entrare in questo ragionamento.
Quello che volevo dire è che dobbiamo cogliere l‘occasione di questo ordine del giorno per incaricare la Giunta, l’Assemblea legislativa e anche la stessa Commissione assembleare, di lavorare in questi ultimi mesi della legislatura per consegnare alla prossima legislatura – un bel regalo che potremmo fare a chi viene dopo di noi – una riflessione su quelle che sono le competenze che vanno svolte dalle comunità montane e una razionalizzazione di tutti gli ambiti che in esse insistono, non solo l’ambito territoriale della comunità montana ma anche l’ambito dei servizi sociali oppure quello che fa riferimento all’ambiente, ecc… Insomma come possiamo riuscire a rendere gli ambiti che corrispondono alle comunità montane ambiti ottimali per i servizi resi nel territorio.
Quindi sono d’accordo che venga data una delega per continuare la riflessione e che la Giunta faccia delle proposte. Sono d’accordo che l’Assemblea legislativa, per quelle che sono le sue competenze, continui a discutere e ad approfondire questo tema.
Guardiamo dunque il territorio ma non riduciamolo soltanto ad una mera ridefinizione dei confini, riempiamolo di contenuti e vediamo territorio per territorio in area montana quali saranno i servizi che si potranno meglio organizzare

PRESIDENTE. Ha la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Mi pare che la relatrice di maggioranza Consigliera Mollaroli e l’Assessore Benatti abbiano colto nella sostanza la necessità di una riflessione.
Dalle ultime considerazioni dell’Assessore Benatti secondo me emerge la necessità di rivedere gli ambiti. Se vogliamo dare un ruolo più utile alle funzioni associate dei comuni montani dobbiamo prevedere comunità montane che abbiano ambiti omogenei seri, non messi sulla carta.
Quindi se c’è un impegno di questo tipo noi voteremo a favore.
Ho anche sintetizzato quattro righe, che magari potremo mettere in una forma migliore, che così recitano: “L’Assemblea legislativa delle Marche, in occasione della discussione della pdl n. 328, impegna la Giunta regionale a predisporre una riflessione sulla necessità di più rigorosi parametri per far parte delle comunità montane e per una modifica degli ambiti per definire comunità montane più omogenee”.

PRESIDENTE. Consigliere Procaccini, alla Presidenza non abbiamo ancora il testo di questo ordine del giorno, quindi in attesa di riceverlo sospendiamo un attimo questo punto e passiamo alla proposta di legge successiva.

(La trattazione della pdl n. 328 viene momentaneamente sospesa)

Proposta di legge n. 334
della Giunta regionale
“Riconoscimento delle associazioni dei marchigiani residenti in altre regioni italiane”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 117 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Questa proposta di legge è estremamente semplice e chiara. E’ il riconoscimento delle associazioni dei marchigiani residenti in altre regioni italiane.
Esiste, come sapete, un albo per il riconoscimento dei marchigiani residenti in altre nazioni, quindi si è pensato di riportare la stessa procedura, ovviamente in maniera molto più semplice, anche per i marchigiani che risiedono in altre regioni italiane.
Non sembri strano tutto questo perché effettivamente ci sono molti marchigiani residenti magari a Bologna, a Roma o in altre città italiane che sono organizzati in associazioni – parlo ad esempio del Pio Sodalizio dei Piceni che si trova un po’ in tutte le regioni d’Italia o di quel gruppo di marchigiani che risiedono a Bologna e che sono molto attivi, una volta l’anno sono presenti nei nostri territori insieme a Rosanna Vaudetti – che operano con continuità e che mantengono rapporti molto stretti con la regione Marche.
Attraverso questa legge si riconosce l’importanza di quelle associazioni che con la loro attività e il loro impegno promuovono contatti con la regione Marche, la loro madre patria regionale, e allo stesso tempo divulgano la cultura marchigiana nelle regioni in cui si trovano.
E’ per questo che si ritiene opportuno istituire un albo di tutte queste associazioni.
Fino ad ora i contatti sono avvenuti in maniera sporadica, infatti alcune di queste associazioni sono più attive e altre di meno, dunque si è pensato di istituire attraverso questa legge un albo in cui sia contenuto l’elenco di tutte le associazioni di marchigiani che vivono fuori dalla regione Marche.
La Regione può avvalersi dell’opera di tali associazioni non solo per promuovere o per proporre progetti nelle regioni dove sono presenti, ma anche per valorizzare sia dal punto di vista culturale che turistico i nostri territori. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che la valorizzazione turistica non deve essere fatta solo all’estero ma anche in Italia. Quindi queste associazioni possono creare un veicolo di promozione turistica.
Entro sessanta giorni dall’inizio di ogni legislatura la Regione si impegna a convocare la consulta per confrontarsi attraverso progetti o proposte che possano avere un interesse per entrambi i soggetti.
La legge stabilisce che la consulta deve eleggere un suo presidente che a sua volta entra a far parte della più ampia consulta dei marchigiani emigrati all’estero. Per cui un rappresentante di tutti i marchigiani emigrati in Italia entrerà a far parte, appunto, della consulta dei marchigiani emigrati all’estero.
La partecipazione alla consulta è gratuita, quindi non ci sono spese particolari.
Ritengo che questa legge sia un atto dovuto nei confronti di quelle associazioni che da anni operano con continuità sul territorio italiano.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere di minoranza Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Ho avuto in più occasioni l’opportunità di partecipare alla consulta internazionale dei marchigiani all’estero e quindi ne ho potuto apprezzare il lavoro svolto. Essa dà l’opportunità ai marchigiani residenti all’estero non solo di incontrarsi tra di loro, ma anche di creare un rapporto con le Marche che hanno lasciato ormai da tempo. Addirittura dà l’opportunità ai figli dei marchigiani residenti all’estero non solo di conoscere ed apprezzare la loro terra di origine, ma anche di creare rapporti in alcuni casi anche commerciali.
Quindi una volta fatta la scelta di coinvolgere coloro che vivono all’estero credo sia naturale coinvolgere anche chi vive nel territorio nazionale in altre regioni.
Anche perché, come ha detto la collega Mammoli, alcune associazioni di marchigiani residenti in altre regioni sono attive già da diversi anni, intrattengono rapporti non solo con la regione ma anche con le varie città. A Fano o a Pesaro in diverse occasioni ho avuto modo di apprezzarne l’intervento.
Credo quindi che sia importante inserire anche un rappresentante dei marchigiani residenti in Italia nella consulta internazionale dei marchigiani all’estero.
L’unico dubbio che ho è sulle collaborazioni. Non vorrei che se da una parte si dice che la partecipazione ai lavori della consulta è a titolo gratuito poi con il discorso delle collaborazioni le cose cambiano. Non vorrei che con questa legge qualcuno magari ha già pensato, non essendo dichiarato l’intento della partecipazione gratuita, di assegnare un ruolo per qualche consulenza, contro la quale ovviamente si scatenerebbe la nostra opposizione.
Siamo d’accordo, invece, sull’utilizzo o il supporto delle varie comunità marchigiane residenti in Italia per quanto riguarda la promozione turistica o per una serie di eventi che potrebbero mettere in risalto le caratteristiche del nostro territorio.
L’unico appunto, ripeto, riguarda l’articolo 3, non mi sembra infatti ci siano le garanzie per quello che sospetto, che spero ovviamente non avvenga, in ogni caso da questo punto di vista vigileremo.
Nel complesso comunque siamo favorevoli.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 334. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

(viene ripresa la trattazione della pdl 328 poc’anzi momentaneamente sospesa)

Proposta di legge n. 328
della Giunta regionale
“Modifica della legge regionale 1° luglio 2008, n. 18 – Norme in materia di Comunità montane e di esercizio associato di funzioni e servizi comunali”
(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di legge n. 328.
Emendamento n. 01/1 (aggiuntivo) del Consigliere Giannotti.
Prima dell’articolo 1 è aggiunto il seguente:
“Articolo 01 (Modifiche all’articolo 3 della l.r. 18/2008)
1. Il comma 2 dell’articolo 3 è sostituito dal seguente:
“2. Gli ambiti territoriali sono formati da un minimo di 4 comuni aventi almeno l’80 per cento della loro superficie territoriale al di sopra dei 500 metri di altitudine sul livello del mare ovvero situati per almeno il 50 per cento della loro superficie al di sopra dei 500 metri e nei quali il dislivello tra la quota altimetrica inferiore e quella superiore sia superiore a 500 metri.”.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. E’ una provocazione istituzionale positiva, quindi è qui che si vedrebbe la disponibilità della maggioranza.
Questo emendamento riprende solo quello che c’è scritto nella legge che dice: “fanno parte delle comunità montane i comuni che hanno… omissis”.
L’avevamo proposto in occasione della discussione sulla riforma, lo riproponiamo oggi.
Avevo pensato un attimo di ritirarlo perché non eravamo riusciti a mediare, ma rispetto a ciò che avete detto questa cosa ci sta in pieno.
Cosa vuol dire rimandare sine die ad un’altra occasione! Cosa vuol dire approvare un ordine del giorno – che è carta straccia – che manifesta la disponibilità dell’Assemblea legislativa a vedere! Ma, colleghi, noi siamo il potere legislativo! E’ oggi che decidiamo, che deliberiamo, quindi è oggi che impegniamo eventualmente la Giunta ad assumere provvedimenti, no che rimandiamo genericamente alla verifica della Giunta regionale la possibilità di adeguare, ecc. ecc... Ma scherziamo!
In questo senso, Consigliere Massi, non posso essere d’accordo con l’impostazione di un’attenzione alla proposta Procaccini in qualche modo recepita dal Presidente.
Quindi invito a votare questo emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 01/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1 di coordinamento tecnico. Decaduto.

Articolo 1. Lo pongo in votazione. (…) Prego. Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. E’ vero che dal punto di vista formale l’ordine del giorno si vota dopo l’articolato della legge, tuttavia prima vorrei vedere l’ordine del giorno che i Consiglieri Brandoni e Procaccini hanno proposto, perché questo è funzionale ad un eventuale voto favorevole sulla legge.
Noi lo abbiamo fatto, il testo è stato distribuito, ma ora è sparito dalla circolazione!

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Intanto completiamo la votazione sull’articolo 1.

PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Ora sospendo la seduta per dieci minuti.

La seduta è sospesa alle ore 12,35
La seduta riprende alle ore 12,40

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. (…) Prego, Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA . Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Bene, procediamo alla verifica del numero legale. I Consiglieri presenti possono premere qualsiasi pulsante.
Comunico i risultati: presenti 20, assenti 20, il numero legale non è garantito, quindi sospendo la seduta per un’ora.

(Contestazioni di alcuni Consiglieri sulla modalità di votazione)

PRESIDENTE. Consiglieri, la verifica del numero legale fatta per appello nominale ha due chiamate, in questo modo elettronico, invece, non si procede all’appello, quindi la procedura applicata è corretta. In ogni caso, considerato che la verifica del numero legale – Consigliere Giannotti, per cortesia, ascolti! – fatta per appello nominale prevede la seconda chiamata, ritengo che anche con la modalità del voto elettronico dobbiamo procedere alla seconda votazione per la verifica del numero legale, accogliendo così anche la richiesta fattami ora dal Vicepresidente Comi. Dopodiché se ci sarà il numero legale proseguiremo i lavori, altrimenti sospenderò la seduta per un’ora così come prevede il Regolamento.
Procediamo quindi alla votazione per la seconda verifica del numero legale. (…) Consigliere Giannotti, questa è l’applicazione corretta, così come abbiamo sempre fatto.
Apriamo la votazione (…) Certo, il Consigliere dell’opposizione che ha chiesto la verifica deve votare, in quanto, ovviamente, è presente in Aula. Peraltro, ora che ci penso, anche nella precedente votazione allora c’erano i 21 presenti! Vedete la correttezza! Prima infatti i Consiglieri presenti erano 20 però non avevamo considerato il richiedente, sicché erano 21! (…) Aveva votato, Consigliere? Ah, sì! Va bene.
Chiudiamo la votazione, precisando che a termini di Regolamento i presenti devono essere 20 più il richiedente, e con 21 presenti la seduta è valida. (…) Come no, scherziamo! (…) Lei, Consigliere D’Anna, può contestare quello che vuole, ma non il Regolamento che va comunque applicato! (…) Consigliere Giannotti, il Regolamento non si contesta!
Andiamo avanti con la votazione.

Articolo 2.
Emendamento n. 2/1 del Consigliere Giannotti:
Al comma 1 sostituire la parola “nominare” con le seguenti: “designare in via definitiva”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 del Consigliere Giannotti:
Al comma 3 sostituire le parole “tra i consiglieri dei Comuni” con le seguenti: “tra i rappresentanti dei Comuni”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 4/1 del Consigliere Giannotti:
Il comma 1 è sostituito dal seguente: “1. La Giunta comunitaria è composta dai Sindaci dei Comuni ricompresi nell’ambito comunitario in numero non superiore ad un terzo dei componenti l’assemblea.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/2 del Consigliere Giannotti:
Il comma 2 è soppresso.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 bis.
Emendamento n. 4bis/1 del Consigliere Giannotti:
L’articolo 4 bis è soppresso.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 4 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento n. 5/1 del Consigliere Giannotti:
Il comma 2 è soppresso.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8 (dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Procaccini, Brandoni:
L’Assemblea legislativa delle Marche in occasione della discussione della pdl n. 328/2009, Impegna la Giunta regionale a predisporre una revisione degli ambiti delle Comunità montane elaborando dei parametri e degli indicatori più omogenei che tengano in maggior considerazione la montanità, rivedendo altresì le competenze ad esse attribuite.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 328. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 118
della Giunta regionale
“Articolo 3 della legge regionale 31 marzo 2009, n. 7 – Piano per le attività cinematografiche – Anno 2009 - € 277.000,00”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 118 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Il 31 marzo di quest’anno abbiamo approvato la legge per il sostegno del cinema e dell’audiovisivo a cui doveva seguire un Piano per le attività cinematografiche che desse risposte concrete agli obiettivi in essa previsti.
Dopo soli quattro mesi, quindi in tempi molto rapidi, considerando anche il tempo dell’esame in Commissione, oggi approviamo il Piano per le attività cinematografiche.
Le competenze tra Stato e Regione nell’ambito cinematografico sono molto diverse.
Quelle statali sono importanti e finalmente con la legge del 2004 si è data organicità alla materia cinematografica che per tanti anni aveva sopportato modifiche e integrazioni successive senza ci fosse ancora una legge quadro.
Le competenze della Regione, invece, altro non possono essere se non quelle a sostegno delle scelte relative al settore cinematografico (produzioni, ecc.) oppure scelte riguardo la dislocazione nel territorio marchigiano. La Regione non ha competenze specifiche rispetto alla legge sul cinema.
Nella legge abbiamo previsto alcuni obiettivi che ora voglio ricordare molto rapidamente: incentivare le attività delle associazioni e dei circoli per la promozione della cultura cinematografica; sostenere la circuitazione dei film, in particolare quelli di qualità; favorire l’incremento di spazi idonei, soprattutto la crescita di sale adeguate rispetto alla tecnologia; promuovere la conservazione e la catalogazione del patrimonio del cortometraggio e dell’audiovisivo, un compito che per legge spetta alla Mediateca; valorizzare e sostenere la formazione di un pubblico giovane. La legge era stata fatta soprattutto per questo, infatti in seguito all’avvento delle multiplex le sale cinematografiche più piccole, dislocate in posizioni meno importanti e non facilmente raggiungibili, stavano, come stanno tuttora, subendo un degrado ed una difficoltà notevole. La Regione promuove, quindi, la più adeguata distribuzione delle sale e soprattutto verso i territori più deboli. Attraverso leggi e finanziamenti si intende incentivare – nella discussione della legge tale questione ha riguardato una parte importante – la presenza di sale cinematografiche, di conseguenza la distribuzione dei film nei territori più deboli dal punto di vista sociale o culturale. Parliamo naturalmente dei piccoli paesi, come delle comunità montane, oppure dei centri storici che da questo punto di vista stanno diventando deboli perché queste attività tendono a spostarsi nelle periferie o nelle zone dove c’è più possibilità di parcheggio e quindi maggiormente transitate.
Sto enunciando anche se rapidamente queste notizie perché nel Piano troveremo dei punteggi specifici rispetto a questi obiettivi.
Nel Piano c’è un’illustrazione abbastanza dettagliata, anche grazie all’aiuto dell’Agis, delle principali manifestazioni a livello regionale, quindi circuiti, rassegne e festival.
Tra tutte voglio ricordare una rassegna in particolare, a cui ovviamente verranno dati dei finanziamenti, la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, considerata la seconda in Italia dopo la Mostra del Cinema di Venezia, è anche tra le più antiche, è sorta nel 1965, ha sempre avuto una continuità attirando un grande riscontro non solo di pubblico ma anche di critica.
C’è poi la Fondazione Libero Bizzarri per il corto e lungometraggio, nata nel 1994 a San Benedetto del Tronto per ricordare questo illustre artista, su cui la città fin dall’inizio ha investito fortemente chiamando anche personaggi illustri. La rassegna si svolge nel periodo estivo, dunque un periodo molto importante dal punto di vista turistico.
La terza iniziativa considerata tra le più importanti è Cinemania, coordina con l’aiuto dell’Agis tutta la rete marchigiana dei cineclub e dei cineforum. Esistono tanti cineforum e cineclub retti e organizzati da associazioni senza scopo di lucro e CineMania che coordina tutte queste manifestazioni.
Un’altra iniziativa importante è la cosiddetta Sentieri di Cinema. E’ un coordinamento di gestori di sale cinematografiche nato nel 1994. Vi si fanno anche rassegne tematiche e programmazioni che hanno avuto premi e riconoscimenti dalla critica, attività formative e di studio in cui si sviluppano dei percorsi con le scuole, laboratori per i giovani che partecipano anche al Festival di Venezia e a Giffoni film Festival.
Quindi parliamo sempre di film di qualità e d’éssai. Non sono certo quel genere di film che hanno una grandissima presenza di pubblico e che non hanno certo bisogno dei nostri aiuti e nemmeno di associazioni impegnate, lì il prodotto non è quello che dovrebbe essere, però, in genere, dobbiamo dire che sono questi i film più frequentati
C’è poi il Corto Dorico, un concorso nazionale per cortometraggi nato nel 2004 che si svolge in Ancona, è un’associazione di giovani.
Tutte queste sono iniziative sostenute dalla Regione.
Ci sono poi altre iniziative sostenute a livello comunale o provinciale, ma che nel corso degli anni hanno comunque acquisito una notevole importanza. Una di queste si svolge a Fano, un’altra è il Premio Precicchie a Fabriano, un’altra ancora è il Salone del Cinema di Ancona.
Inoltre c’è un accenno alla Mediateca delle Marche, ai compiti che ha, ai finanziamenti che ottiene – che non sono particolarmente importanti – e che svolge il compito di conservazione e catalogazione del materiale cinematografico.
C’è poi un accenno alla Film commission – ne abbiamo già parlato durante la discussione della legge sul cinema –. Avevamo detto che crediamo molto nella possibilità di uno sviluppo turistico, lavorativo, imprenditoriale anche attraverso la Film commission, quindi speriamo che possa partire in maniera attiva. Nel Piano non sono previsti finanziamenti per questa particolare proposta.
C’è una lunga disertazione sulla diffusione delle sale cinematografiche. La Regione Marche è abbastanza fornita, le sale infatti sono distribuite in maniera omogenea nelle cinque province. Ci sono 56 strutture cinematografiche per un totale di 130 schermi e 8 arene. Quindi per un territorio come quello delle Marche, di poco più di 1 milione e 400 mila abitanti, la diffusione delle sale cinematografiche è abbastanza ricca. Ma sempre con quei presupposti di cui ho accennato prima, ovvero che purtroppo queste sale cinematografiche sono distribuite soprattutto in territori pianeggianti o fruibili sia dal punto di vista della viabilità che dei parcheggi.
Per cui attraverso questo Piano e la legge stessa i propositi che ci si prefigge sono proprio quelli di salvaguardare e aiutare le sale cinematografiche che si trovano in difficoltà.
Ci sono anche 22 sale della comunità ecclesiastica con 25 schermi, quindi anche la Chiesa su questo settore lavora in maniera abbastanza importante, e 2 arene.
Ora andiamo alle note più dolenti. Nelle comunità montane abbiamo 20 cinema in attività, non sono tantissimi, sono disseminati in 86 comuni, quindi da questo dato si evince che molti comuni sono privi di sale cinematografiche.
La presenza nei cinema delle Marche corrisponde a quella nelle sale. Ci sono più di 3 milioni di fruitori l’anno, c’è stata una crescita continua dal 2001. Il picco enorme di presenze si è avuto nel 2005, con più di 4 milioni di fruitori. Probabilmente tale affluenza deriva dal fatto che in quel periodo si sono costruite le multisale, quindi lì per lì si è avuto subito un impatto forte di presenza di pubblico, però poi si è stabilizzato più o meno ai numeri precedenti, anche se rimane comunque notevole.
Il Piano contiene i criteri per l’attuazione degli interventi previsti dalla legge: sostegno a soggetti che organizzano con stabilità festival e premi di carattere nazionale e internazionale; sostegno ai circuiti e alle rassegne cinematografiche di rilievo regionale; sostegno ai progetti delle associazioni di settore; sostegno alle attività della Mediateca regionale; sostegno alle attività delle sale cinematografiche autorizzate al pubblico esercizio; predisposizione del regolamento per l’apertura delle nuova sale. Nella legge, infatti, avevamo stabilito per quali sale l’autorizzazione doveva essere concessa semplicemente dai Comuni e per quali sale dovesse subentrare la Regione. Ovviamente se si tratta di multisale o di sale molto ampie la Regione deve fare una valutazione su tutto il territorio marchigiano, se invece si tratta di sale più piccole o di ammodernamento dal punto di vista tecnologico e strutturale è il Comune che deve intervenire.
Continuando abbiamo anche: contributi ai progetti di produzione di lungometraggi e cortometraggi; attivazione della Film commission.
La cifra totale che distribuisce il Piano è di 277 mila euro. Non è tantissimo ma è quello che siamo riusciti a mettere insieme, speriamo di poter arricchirla nei prossimi anni.
Ci sono: 157 mila euro per il sostegno ai soggetti che organizzano festival, rassegne e premi, sostegno ai circuiti e sostegno ai progetti delle associazioni di settore; 20 mila euro a sostegno delle attività della Mediateca, che però usufruisce di altri 20 mila euro, quindi ha 40 mila euro, e il personale è in gran parte comandato, quindi non pesa su questa cifra altrimenti ben poco sarebbe; 100 mila euro a sostegno dell’attività delle sale cinematografiche. L’Assessore aveva previsto che circa la metà di questi 100 mila euro dovesse servire per finanziare progetti di produzioni cinematografiche, però, sia per il fatto che la cifra era modesta (al massimo avrebbe potuto finanziare l’idea), sia perché i 100 euro erano già tanto pochi per finanziare quest’altro tipo di attività, allora abbiamo deciso in Commissione che dovevano rimanere tutti a sostegno delle sale cinematografiche. L’Assessore, invece, si è preso l’impegno di reperire ulteriori 50 mila euro a sostegno delle produzioni di cui ho parlato.
Quasi tutti i contributi vengono erogati attraverso bando pubblico. E’ evidente che ci sono soggetti che già da anni operano sul territorio che è chiaro abbiano presupposti migliori.
I requisiti richiesti nei bandi ai soggetti richiedenti sono: attività con sede nel territorio regionale con almeno tre anni di vita e un’attività continuativa, dotate di personale tecnico e amministrativo di qualità e professionalità e con un bilancio di almeno 50 mila euro. Le altre, invece, soprattutto quelle per i festival e i premi di grande importanza, devono avere un bilancio annuo di almeno 150 mila euro.
Abbiamo inoltre stabilito che possono essere finanziate attività cinematografiche che svolgono la loro funzione per almeno cento giorni annui.
Ci sono poi i punteggi massimi. Secondo il Cal piuttosto che lasciare il punteggio più elevato ai comuni con un numero inferiore a 10.000 abitanti, che venga dato ai comuni con un numero di abitanti inferiore a 5 mila. Questa proposta in Commissione è stata accolta perché la legge era soprattutto per i piccoli comuni.
Se c’è localizzazione urbana c’è un punteggio maggiore, se ci sono monosale o multisale che insieme non raggiungono più di 500 posti c’è ugualmente un punteggio maggiore.
Questo grosso modo è il Piano per le attività cinematografiche, così come proposto, così come modificato in parte dalla Commissione, così come richiesto in parte dal Cal di cui abbiamo recepito quasi tutte le proposte di modifica.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Brevemente perché la disamina della relatrice di maggioranza è stata senz’altro dettagliata ed esaustiva.
Oggi ci troviamo ad approvare il Piano che porta in esecuzione la legge approvata recentemente e che già costituisce, seppure nelle perplessità di qualcuno, un passo avanti per procedere ad una prima organizzazione della materia nell’ambito delle competenze senz’altro non estesissime della Regione.
Io non appartengo a coloro che inseguono il meglio a discapito del fare, ed è chiaro che si poteva fare meglio e di più, ma intanto è cominciato.
Ma voglio anche sottolineare che ci potevano essere fondi maggiori. Questo Piano, infatti, non fa altro che portare ad attuazione quanto abbiamo definito e anche emendato – su questo ci furono emendamenti in favore di certe sale di cui si discusse e che videro favorevole la minoranza –, prevede solo 277 mila euro, di cui buona parte appartenente al fondo unico per i beni e attività culturali. Si spostano un po’ le truppe e il denaro da una parte all’altra.
Quindi una volontà di finanziare e di investire in questo settore non c’è, come non c’è riguardo alla produzione più che solo per sale. Anche se è vero che le sale sono importanti, è vero che abbiamo posto l’accento soprattutto sulla circuitazione – ragione che ci fece accogliere la legge con un certo favore –, ed è vero che abbiamo cercato di compiere anche sulle sale delle scelte, favorendo le sale minori, favorendo le proiezioni di film d’éssai o di nicchia, le sale poste in alcune zone, nei centri storici. Quindi una funzione non solo di diffusione ma anche sociale della sala in quanto tale, della piccola sala, che diversamente senza finanziamenti non può minimamente competere con la grande diffusione e andrebbe incontro a chiusura.
La grande diffusione aveva avuto le sue rimostranze. E’ chiaro che non volevamo e non vogliamo compiere nessuna lesione alle leggi della concorrenza e del libero mercato, è vero che le multisale sono piene, ma è vero anche che la politica deve scegliere e quindi favorire, se vuole – e in quel caso l’abbiamo fatto –, una certa funzione non solo cinematografica ma anche sociale della diffusione.
Questo Piano esprime abbastanza pedissequamente quello che abbiamo voluto con la legge. Quindi ci va bene, è un passo avanti, è un tentativo di prendere in mano la materia, che però va ripresa non solo come finanziamento ma soprattutto per favorire sia le sale che la produzione.
E’ vero che l’emendamento dell’Assessorato stornava i soldi da una parte all’altra, non venne accolto favorevolmente, ma è anche vero che la funzione di una legge deve essere, -come in altre Regioni si fa, quella di promuovere la produzione in loco, ovvero fare in modo che si vengano a girare i film da noi. Quindi occorre non solo sostenere chi diffonde i film fatti altrove, ma soprattutto come volano del turismo far sì che il nostro territorio marchigiano venga valorizzato.
Quindi la produzione in loco, quello che dovrebbe fare – qui andiamo al punto più critico della cosa – la Film commission a cui, permettetemi di dirlo – l’avevo detto l’altra volta e lo dico anche oggi – vengono riservate due righe, è un po’ uno spot.
Noi non possiamo dire di avere la film commission, la film commission ce l’hanno quelle regioni che l’hanno creata, a cui hanno dato strutture, che quindi favorisce le riprese e le produzioni nella propria regione, facendo diventare questo strumento davvero importantissimo verso lo sviluppo ed il turismo.
Qui invece abbiamo uno spot. Perché? Perché viene collocata negli uffici del turismo, non ha suo personale, non ha sue dotazioni, è il personale della Regione che deve fare questo insieme ad altro, sicché a nostro avviso sarà difficile che possa rispondere positivamente. Abbiamo avuto anche critiche notevoli degli operatori e di coloro che trattano le film commission in altre regioni. Insomma, è chiaro che il compito primario di sviluppo e di volano non lo potrà espletare, è un po’ una messa in scena.
Ma nel Piano non potevamo che dire ciò che era stato stabilito nella legge, cioè che la film commission viene istituita e ha sede negli uffici della Regione. Dubito, peraltro, che ci sia il tempo, la voglia e anche la possibilità strutturale di fare questo anche presso gli uffici del turismo.
Quindi è una presa in giro, la film commission possiamo dire che non c’è, certo, ci dovrà essere, per cui speriamo che arrivi qualcosa di più coraggioso e di più importante.
Riteniamo giusto aver previsto quasi esclusivamente finanziamenti per bandi. Aver previsto la possibilità, soprattutto per le sale minori (sale ecclesiali, sale di comunità) di partecipare, così come inserito con un emendamento nella legge, anche con finanziamenti individualizzati.
Questo Piano, quindi, è un inizio di un qualcosa, che non deve essere accolto trionfalmente, però ci vede soddisfatti per buona parte, perché è comunque stata data una presa di posizione anche riguardo alla piccola diffusione.
Speriamo, soprattutto in sede di bilancio, che si finanzi adeguatamente, altrimenti rischiamo di creare le solite tante aspettative, forse anche di carattere elettoralistico, dove al dunque chi vi parteciperà si troverà ad avere solo pochi spiccioli.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 della prima Commissione:
A pag. 18 al punto 4.1 Le azioni del Piano (art. 3) nella colonna Azioni, al punto 7, dopo le parole “lungometraggi” aggiungere le seguenti parole: “e cortometraggi”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 della prima Commissione:
A pag. 19 al punto 4.2 Modalità di attuazione e criteri di riparto, tra gli obiettivi e le azioni, al punto 7, dopo le parole “lungometraggi” aggiungere le seguenti parole: “e di cortometraggi”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 della prima Commissione:
A pag. 22 al punto 4.3 Criteri per la predisposizione dei bandi, al punto 3) tra gli Elementi di valutazione delle domande, sostituire il punto “1) Localizzazione” con il seguente:
“1. Localizzazione:
- in Comuni fino a 5.000 abitanti (punteggio massimo 4);
2. in Comuni tra 5.001 e 15.000 abitanti (punteggio 3);
3. in Comuni tra 15.001 e 40.000 abitanti (punteggio 2);
4. in Comuni oltre 40.000 abitanti (punteggio 1).”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4 della prima Commissione:
A pag. 22 al punto 4.3 Criteri per la predisposizione dei bandi, al punto 3) tra gli Elementi di valutazione delle domande, sostituire “il punto 3) Tipologia della sala” con il seguente:
“3. Tipologia della sala:
- monosale o plurisale fino a 500 posti totali”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 5 della prima Commissione:
A pag. 22 al punto 4.3 Criteri per la predisposizione dei bandi, al punto 4) dopo la parola “di lungometraggi” aggiungere le seguenti parole: “e di cortometraggi”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 6 della prima Commissione:
A pag. 22 al punto 4.3 Criteri per la predisposizione dei bandi, al punto 4) tra i Requisiti del soggetto richiedente dopo la parole “da società di produzione” aggiungere le seguenti: “o da enti senza scopo di lucro”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 7 della prima Commissione:
A pag. 22 al punto 4.3 Criteri per la predisposizione dei bandi, al punto 4) tra i Requisiti del soggetto richiedente, sostituire la lettera “b) progetto di sceneggiatura” con la seguente: “b) sceneggiatura”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 118, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di regolamento n. 16
della Giunta regionale
“Disciplina della composizione e delle modalità di funzionamento dei comitati di partecipazione dei cittadini alla tutela della salute, in attuazione dell’articolo 24, comma 4, della legge regionale 20 giugno 2003, n. 13"
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 16 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Farò una relazione brevissima perché mi rendo conto che ormai l’attenzione è diminuita.
Questo regolamento serve per attuare l’articolo della legge n. 13, in particolare quello sulla partecipazione dei cittadini e delle associazioni in materia di sanità. E’ un articolo che da tempo richiede la sua applicazione quindi finalmente oggi giungiamo ad una sua definizione.
Il regolamento prevede che i cittadini e le associazioni partecipino attraverso appositi organismi. Questi organismi vengono organizzati su tre livelli: aziendale, di zona territoriale e di presidi di alta specializzazione.
All’interno di questi organismi convivono le associazioni di rappresentanza dei cittadini che si occupano di sanità e di socio-sanitario assieme ai tecnici individuati dal servizio sanitario regionale. Essi hanno il compito di contribuire alla programmazione, di verificarne l’attuazione e di verificare l’accessibilità ai servizi sanitari.
Una delle principali modifiche che abbiamo introdotto come Commissione rispetto al testo originale si riferisce al fatto che non tutte le associazioni esistenti sul territorio, corrispondenti ai tre livelli, siano rappresentate direttamente all’interno degli organismi, in quanto le renderebbe ingestibili per l’enorme numero dei rappresentanti. Quindi all’interno di questi organismi che ci sia una rappresentanza che deve essere espressa da assemblee che ai tre livelli verranno istituite e che a loro volta invieranno dei delegati.
Queste assemblee si doteranno di un proprio regolamento per la disciplina del lavoro e saranno periodicamente convocate affinché i rappresentanti relazionino sul lavoro svolto.
Sarà lo stesso regolamento delle assemblee a definire la durata in carica dei rappresentanti, i meccanismi di convocazione, ecc..
Abbiamo lasciato questa flessibilità e questa autonomia alle assemblee per cercare di garantire sia la rappresentanza da parte di tutti i soggetti interessati sia la snellezza e la facilità del lavoro.
Un’altra modifica riguarda il fatto che la presidenza non è automaticamente in mano ai direttori ma viene eletta all’interno degli organismi. Siccome negli organismi la maggioranza è in mano alle associazioni molto probabilmente la presidenza sarà quindi espressione delle associazioni stesse. Ci è sembrato più corretto, visto che i direttori sono i soggetti controllati non era giusto che allo stesso tempo fossero anche i controllori. Quindi, ripeto, saranno le associazioni di partecipazione di tutela che esprimeranno le presidenze dei comitati.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza è in congedo quindi se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2 bis. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di regolamento n. 16. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Abbiamo esaurito i lavori, auguro buone ferie a voi e alle vostre famiglie. La seduta è tolta.



La seduta termina alle ore 13,25