Resoconto seduta n.146 del 15/09/2009
SEDUTA N. 146 DEL 15 SETTEMBRE 2009


La seduta inizia alle ore 10,10


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 145 del 28 luglio 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 338/09, in data 7 agosto 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Riordino degli interventi in materia di bonifica e irrigazione. Fusione dei consorzi di bonifica della Regione”, assegnata alla III Commissione in sede referente, alla I Commissione per il parere ai sensi dell’articolo 69 del Regolamento interno e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2, lett. b) della legge regionale n. 4/07;
- n. 339/09, in data 7 agosto 2009, ad iniziativa del Consigliere Bugaro, concernente: “Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per promuovere le tecniche di bioedilizia e l’utilizzo di fonti di energia alternative e rinnovabili”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2, lett. b) della legge regionale n. 4/07 e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma l, lett. c) della legge regionale n. 15/08;
- n. 340/09, in data 6 agosto 2009, ad iniziativa del Consigliere D’Isidoro, concernente: “Norme a sostegno dei genitori separati in situazione di difficoltà. Modifica alla I.r. del 16 dicembre 2005, n. 36 “Riordino del sistema regionale delle politiche abitative”, assegnata alla V Commissione in sede referente, alla Il Commissione per il parere ai sensi dell’articolo 69 del Regolamento interno e alla IV Commissione per il parere facoltativo;
- n. 341/09, in data 7 agosto 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Norme in materia di polizia locale”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2, della legge regionale n. 4/07.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 126/09, in data 30 luglio 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifica del piano finanziario del programma operativo regionale “Competitività regionale e occupazione” Fondo europeo di sviluppo regionale approvato dalla Commissione europea con decisione CE n. C(2007) 3986/2007", assegnata alla VI Commissione in sede referente;
- n. 127/09, in data 30 luglio 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Istituzione del distretto culturale delle Marche”, assegnato alla I Commissione in sede referente e alla III Commissione per il parere facoltativo;
- n. 128/09, in data 7 agosto 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Legge regionale n. 30/2008, art. 4 “Piano integrato per l’internazionalizzazione e la promozione all’estero. Anno 2010/2012", assegnata alla III Commissione in sede referente, al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2, lett. e) della legge regionale n. 4/07 e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 1, lett. b), n. 2) della legge regionale n. 15/08;
- n. 129/09, in data 7 agosto 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifica del programma di sviluppo rurale della Regione Marche in attuazione del Reg. CE n. 1698 del consiglio del 20/09/2005” - Ritiro d.g.r. n. 113 8/2009", assegnata alla III Commissione in sede referente, alla Il e alla VI Commissione per il parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento interno, al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2, della legge regionale n. 4/07 e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro per il parere di cui all’articolo 4, comma 1, lett. b) della legge regionale n. 15/08.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 359/09, del Consigliere Viventi “Sospensione dell’adeguamento agli studi di settore”;
- n. 360/09, del Consigliere Massi “Superare la disparità tra i soggetti celiaci”;
- n. 361/06, dei Consiglieri Brandoni, Procaccini “Ristrutturazione aziendale della Telecom e ai tagli di sedi e personale sul territorio”;
- n. 362/09, della Consigliera Romagnoli “Sostegno del Made in Italy e tutela normativa del marchio di origine italiano”;
- n. 363/09, dei Consiglieri Procaccini, Brandoni “Ipotesi riconversione SADAM - Jesi”
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 17, in data 28 luglio 2009: “Rendiconto generale dell’amministrazione per l’anno 2008";
- n. 18, in data 28 luglio 2009: “Assestamento del bilancio 2009”;
- n. 19, in data 4 agosto 2009: “Riconoscimento delle associazioni dei marchigiani residenti in altre regioni italiane”;
- n. 20, in data 4 agosto 2009: “Modifiche alla legge regionale 1 luglio 2008, n. 18 “Norme in materia di Comunità montane e di esercizio associato di funzioni e servizi comunali”.
Il Presidente della Giunta ha inoltre promulgato il seguente regolamento regionale:
- n. 5, in data 4 agosto 2009: “Disciplina della composizione e delle modalità di funzionamento dei comitati di partecipazione dei cittadini alla tutela della salute. Attuazione dell’articolo 24, comma 4, della legge regionale 20 giugno 2003, n. 13".
II Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 27 luglio 2009:
- n. 1194: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 30.000,00";
- n. 1195: “Art. 26 della l.r. n. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazioni da parte del Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali in applicazione dei decreti legislativi 207 e 208/2007 - euro 537.726,30";
- n. 1196: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 - Variazione integrativa e riduttiva di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato a scopi specifici e delle relative spese iscritte nel bilancio di previsione per l’anno 2009 - euro 20.000,00";
- n. 1197: “Art. 29 comma 3 della l.r. n. 31 dell’1 dicembre 2001 - Art. 27 comma 1 della l.r. n. 38/2008 - Variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 23.033,56";
- n. 1198: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 4.000.000,00";
- n. 1199: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 2.842.785,09 - Modifica tecnica al POA 2009 approvata con d.g.r. n. 1917/2008";
- n. 1200: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 2 della l.r. 38/2008 - Assegnazione di fondi da parte della UE destinate a scopi specifici e delle relative spese iscritte nel bilancio di previsione per l’anno 2009 - Importo euro 14.612,34";
- n. 1201: “Rettifica della d.g.r. 872/2009 “Art. 29 comma 1 della l.r. 31/2001 - Art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 225.302.000,00".
In data 3 agosto 2009:
- n. 1291 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’U dicembre 2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 3.800,00";
- n. 1292: “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 5.624,06";
- n. 1293: “Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Spese di personale - Importo di euro 37.704,37”;
n. 1294: “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31,12001 - Art. 26 comma I della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 1.448.500,00 - Modifica tecnica al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008";
- n. 1295: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 27 della l.r. n. 38/2008 - Variazione compensativa di euro 31.660,00”.
- n. 1296: “Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco “Spese dichiarate obbligatorie” - euro 132.000,00".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Altomeni, Lippi, Comi.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Chiedo l’iscrizione della mozione n. 363 sull’”Ipotesi riconversione Sadam”, su cui l’Assemblea legislativa già si espresse. Ora le cose che l’Assemblea legislativa indicò sono in itinere e in parte disattese, quindi sarebbe opportuno con una mozione unitaria, così come fu quella volta, dare il nostro contributo affinché si possa addivenire ad una concessione di riconversione condivisa.
Quindi chiedo l’iscrizione e la votazione di questa mozione, magari anche senza discussione, in quanto in continuità con l’altra.
Inoltre approfitto per chiedere anche – lo avrebbe dovuto fare il compagno Brandoni che non è ancora arrivato, ma sta arrivando – l’iscrizione della mozione n. 361 in merito alla ristrutturazione aziendale della Telecom e ai tagli di sedi e personale sul territorio regionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Io invece chiedo l’iscrizione della mozione n. 362 “Sostegno del Made in Italy e tutela normativa del marchio di origine italiano”.

PRESIDENTE. Votiamo la richiesta di iscrizione e discussione della mozione n. 363 sulla situazione della Sadam, proposta dal Consigliere Procaccini. Mozione che faremo nella seduta odierna.

(L’Assemblea legislativa approva)

Votiamo ora la richiesta di iscrizione della mozione n. 362 sul sostegno al Made in Italy, proposta dalla Consigliera Romagnoli. Questa mozione, invece, la discuteremo nella prossima seduta.

Franca ROMAGNOLI. Presidente, se riusciamo a discuterla oggi è meglio.

PRESIDENTE. Allora diciamo che ci impegniamo a discuterla in chiusura.

Franca ROMAGNOLI. Benissimo.

PRESIDENTE. Apriamo la votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Votiamo, infine, l’iscrizione della mozione n. 361 riguardante la situazione dei dipendenti della Telecom.

(L’Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 1307
del Consigliere Massi
“Crisi azienda pelletterie Tolentino: incontro con l’Assessore al lavoro”

Interrogazione n. 1302
del Consigliere Brandoni
“Situazione azienda poltrone in pelle di Tolentino”

Interrogazione n. 1298
del Consigliere Comi
“Situazione lavoratori di una azienda di pelletterie di Tolentino”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1307 del Consigliere Massi, l’interrogazione n. 1302 del Consigliere Brandoni e l’interrogazione n. 1298 del Consigliere Comi, abbinate. Per la Giunta risponde l’Assessore Badiali.

Fabio BADIALI. Sono tre interrogazioni che riguardano sia la Poltrona Frau che la Pelletteria Gabrielli.
L’azienda Pelletterie 1907 di Tolentino si trova da diverso tempo ormai in una situazione finanziaria difficile. La scarsa liquidità e l’esposizione verso le banche creano diversi problemi sia dal punto della gestione delle commesse e della produzione, sia rispetto ai salari dei lavoratori.
Questi ultimi, in particolare, fin dallo scorso anno si trovano con due-tre mensilità arretrate e l’azienda è in difficoltà anche nei versamenti del contributo integrativo e le quote sindacali, aumentando il credito dei lavoratori.
La Regione, la Provincia di Macerata ed il Comune di Tolentino seguono la vicenda fin dal 2007. Nel corso del tempo l’azienda ha continuato a lavorare perché comunque le commesse ci sono. Inoltre perché gli istituti di credito davano fiducia al progetto industriale e soprattutto perché i lavoratori hanno fatto e stanno facendo il sacrificio più grande, cioè quello di rimanere indietro di due-tre mensilità in maniera continuativa da tanti mesi ormai.
Oggi la situazione non è migliorata, ci risulta infatti che gli istituti di credito non diano più la stessa fiducia di prima all’azienda, quindi incontra difficoltà crescenti a far fronte ai propri impegni, fino a non riuscire nemmeno ad utilizzare il fondo di solidarietà regionale.
Negli ultimi incontri, uno convocato dalla Regione a Febbraio e l’altro convocato dalla Provincia di Macerata a cui erano presenti ovviamente la Regione, la Provincia, l’Azienda le Organizzazioni sindacali (ma solo la Cgil in quanto è l’unica organizzazione sindacale presente in azienda), la RSU aziendale ed il Comune di Tolentino hanno ulteriormente verificato lo stato di difficoltà. Le istituzioni hanno dichiarato, nuovamente, la loro disponibilità, ma la situazione oggi è tale che l’azienda deve trovare il modo di retribuire i lavoratori delle mensilità arretrate, altrimenti la stessa produzione sarà compromessa in maniera irrecuperabile.
In questo senso il sottoscritto, il Presidente della Provincia di Macerata Capponi ed il Sindaco Ruffini hanno invitato l’azienda a trovare in fretta le risorse per i salari, anche attraverso un aumento di capitale, affinché si possa riprendere pienamente l’attività e scongiurare il fallimento che ad oggi è una possibilità concreta.
Fatto questo le istituzioni si sono dette disponibili a rivedersi per affrontare le altre problematiche.
Ad oggi ci risulta che oltre a continuare gli incontri tra lavoratori ed azienda per risolvere preliminarmente il problema delle mensilità arretrate, senza la cui soluzione i lavoratori non intendono discutere altro, ci sarebbe la possibilità che qualcuno interessato all’Azienda abbia avviato i primi contatti per verificare se l’interesse può essere concretizzato e con quali percorsi.
La Regione insieme alle altre istituzioni sta seguendo da vicino tutta la vicenda, così come sull’Azienda Frau, dove l’impegno istituzionale è massimo. Sapendo, comunque che decisioni di strategia aziendale danno pochi margini di manovra alle istituzioni, compresa la Regione. Ma non lasceremo nulla d’intentato per eliminare o ridurre al massimo il rischio degli esuberi – si parla di 66 unità –.
L’azienda non ha usufruito di alcun contributo pubblico da parte del Servizio industria artigianato ed energia; i lavoratori dell’azienda hanno usufruito di due corsi di formazione professionale finanziati con il FSE: cod 17798 Misura C3 Specializzazione RM Bando 2006 Disegnatore progettista Ente Assindustria Servizi; cod 26645 Misura C3 Operatore commercio Estero Ente Centro impiego, orientamento e formazione Civitanova.
Per quanto riguarda la Pelletteria 1907 da quando è stata scritta questa interrogazione ci sono stati risvolti ancora più negativi, mi sembra che siano stati portati i libri in tribunale, di conseguenza si va al fallimento dell’azienda.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. L’interrogazione è del 14 luglio e con il tempo che è passato purtroppo si sono verificate ulteriori soluzioni e situazioni negative che destano una maggiore preoccupazione ed ansia tra i lavoratori e i cittadini della vallata del Chienti.
Tengo a precisare che ho voluto presentare l’interrogazione perché mi sembrava che un vertice convocato dall’Assessore presso l’Assessorato fosse stato caratterizzato da una particolare disparità di trattamento tra le rappresentanze istituzionali del territorio.
Assessore, l’interrogazione partiva da questo concetto. C’è stata una riunione presso il suo Assessorato a cui erano presenti alcuni rappresentanti istituzionali mentre altri no. Questa vicenda nei giorni e nelle ore successive è stata poi utilizzata politicamente ed in particolar modo dal suo partito politico.
Questo non sarebbe nulla, può far parte del gioco politico, se non fosse che questa vicenda ha destato un’enorme speranza, direi illusione e fede nell’utopia, da parte di quei lavoratori che oggi si trovano con cinque mesi di stipendio arretrato, i quali pensavano, come testualmente diceva un comunicato del collega Comi – mi dispiace che oggi non c’è – che il 15 maggio 2009 avrebbero percepito tutti gli stipendi arretrati.
Vi chiedo solo una cosa. Cioè, vista la situazione che c’è in giro la cosa peggiore che possono fare i rappresentanti istituzionali a tutti i livelli è quella di creare facili illusioni. Non prendiamo in giro i lavoratori perché poi questo sarà un boomerang contro tutte le istituzioni.
Io ho giudicato avventato il comunicato del collega Comi, in quanto nel mese di marzo venne detto che a maggio tutti avrebbero avuto lo stipendio, quando oggi siamo a settembre devono ancora prendere lo stipendio di aprile! E’ una cosa non corretta nei confronti dei lavoratori.
Veniamo al dopo. Bisogna distinguere le crisi così come si presentano. Quindi, Assessore, le dico che la vicenda della Frau non è come quella della Nazzareno Gabrielli. Alla Frau nessuno deve prendere un euro di arretrato, la Frau non appare in crisi di mercato, di ordinazioni. Anzi, è dell’altro, ieri vi è stata la riassunzione di tutti i lavoratori interinali i cui contratti erano stati sospesi al 1° agosto per le ferie. La Frau vuole fare una riorganizzazione dei propri assetti, credo più sui livelli medio alti che non sugli operai.
La vicenda della Nazzareno Gabrielli, invece, è drammatica: istanza di fallimento dei lavoratori e dei sindacati, messa in mobilità dei dipendenti, probabilmente crisi di ordini, illusioni create.
Assessore, lei oggi ha risposto come poteva, e mi rendo conto che è stato messo in difficoltà proprio da esponenti del suo partito, questo lo capisco, che dovrebbero essere un po’ più cauti su queste vicende.
Chiedo solo una cosa, ovvero, parità di trattamento sull’attenzione alle crisi in tutte le vallate di questa regione. Noi siamo solidali con i lavoratori delle aziende in crisi della Vallesina, come lo siamo per quelli del Tronto, e nessuno deve avere la percezione che la Regione Marche – ma certamente vale anche per le altre istituzioni – abbia più attenzione per qualche vallata rispetto ad altre.
Questo, nel momento in cui viviamo un periodo difficile, è un dovere che dobbiamo avere nei confronti di tutti i lavoratori e anche di tutti i sindacati.
Voglio dire un’ultima cosa, cogliendo anche una parte della reazione dell’Assessore. Qualcuno fa ironia sulle politiche del Governo o del Ministro Tremonti. Allora, lo dico qui a voce alta, si cerchi di coinvolgere sempre di più le banche, perché questo è un momento in cui cercano – mi prendo la responsabilità di quello che dico – di rientrare anche sui tre mila euro sui piccoli artigiani. Ci si faccia sentire, siate solidali quando c’è un Ministro, come Tremonti, che si prende certe responsabilità. In altri tempi lo avreste considerato un ministro di sinistra per il coraggio che assume nei confronti delle banche.
Quindi che ci sia una voce forte, non possono continuare in questa maniera: rientri a tre mila euro a fine mese sui piccoli artigiani. La situazione è insopportabile!

PRESIDENTE. In via del tutto eccezionale do la parola all’Assessore Badiali che ne ha fatto richiesta.

Fabio BADIALI. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda l’incontro per il quale è stato detto che non tutte le istituzioni sono state invitate, voglio dire che a me venne chiesto un incontro in qualità di Assessore sicché non vado a verificare chi viene.
Per quanto riguarda, invece, l’attenzione data ai diversi territori questa è sicuramente generale verso tutti i territori della nostra regione, cerchiamo di essere presenti ovunque e di dare risposte concrete. Non facciamo demagogia ma facciamo populismo. E tutti quanti siamo su questa lunghezza d’onda.


Interrogazione n. 1213
del Consigliere Altomeni
“Lavori di asfaltatura della pista dell’Aeroporto di Fano”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 1213 viene rinviata per congedo del Consigliere interrogante.


Interrogazione n. 1222
dei Consiglieri Lippi, Pistarelli, Capponi, Massi
“Attuazione dell’odg dell’Assemblea regionale n. 156/2008 sui finanziamenti per il Mattatoio comunale di Corridonia”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1222 dei Consiglieri Lippi, Pistarelli, Capponi, Massi. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. In riferimento all’ordine del giorno che questa Assemblea ha approvato sui finanziamenti per il mattatoio comunale di Corridonia, nella legge di assestamento, mantenendo l’impegno formalmente assunto dall’Assemblea, abbiamo individuato e approvvigionato di euro 200.000,00 lo stanziamento specifico relativo all’intervento di ripristino del mattatoio comunale di Corridonia.
Però è utile precisare che in relazione all’interrogazione è stato eseguito un sopralluogo il 24 giugno 2009 tra i funzionari della Regione Marche e la Provincia di Macerata, per valutare esattamente le caratteristiche dell’esecuzione, dell’attuazione e della valutazione della congruità dello stanziamento con la finalità dell’opera.
Il sopralluogo tecnico ha in sintesi rilasciato il seguente esito.
L’intervento, seppur provvisorio, dovrà garantire un livello di sicurezza “normale” per chi opererà nella struttura pubblica. Da ciò deriva subito l’osservazione che sicuramente attenzione va posta nei locali ove si intenderebbe proseguire il lavoro (sala macellazione, sala mezzene e celle frigorifere) ma con uguale attenzione deve essere valutata l’agibilità, anche strutturale complessiva del fabbricato, incluse le porzioni ad essi sovrastanti e/o adiacenti.
Non sfugge, infatti, come l’aula della chiesa, adattata nel tempo per la struttura produttiva, continui a possedere caratteristiche e vulnerabilità proprie della sua origine. Sono state infatti rilevate lesioni in prossimità di spinta degli archi, lesioni da possibili distacchi dei paramenti murari di testata,
Per i vani soprastanti le zone di lavorazione si ritiene che vada data necessaria attenzione ad un complessivo miglioramento strutturale dell’immobile mediante quegli interventi, peraltro già suggeriti nel progetto preliminare di messa in sicurezza e consistenti in catene, cordolature metalliche, collegamenti rompi tratta, irrigidimenti, sigillature di maschi murari, cuci-scuci, rimozioni di parti pericolanti, puntellature, quindi il rafforzamento strutturale dell’edificio. E’ ipotizzabile la messa in sicurezza del mattatoio comunale, finalizzata alla prosecuzione dell’attività preesistente, con l’impiego di risorse tuttavia largamente superiori a quelle indicate nel progetto preliminare di 200.000,00 euro, di cui noi sulla scorta dell’ordine del giorno fin dalla discussione iniziale abbiamo preso le mosse.
Si ritiene quindi necessario ed indispensabile che l’intervento strutturale di messa in sicurezza (2° stralcio) sia eseguito contestualmente ai lavori preventivati e che nel complesso per realizzare tutto l’intervento necessita di una disponibilità pari ad almeno 350-400 mila euro.
Pertanto, ci dice la relazione tecnica, la somma di 200.000,00 euro risulta insufficiente per rendere la struttura sicura e fruibile.
Questo è lo stato delle cose su cui abbiamo ovviamente repertato l’Amministrazione comunale di Corridonia; ovviamente la Provincia si è impegnata con noi nel sopralluogo che abbiamo fatto in maniera congiunta.
Siamo adesso ad aspettare le determinazioni del Comune. Mi pare di avere sentito per vie informali ci sia la possibilità di un intervento integrativo della Provincia, capace di reintegrare le somme necessarie per l’esecuzione integrale del progetto.
Per quello che ci riguarda, Presidente e interrogante, l’impegno è stato puntualmente mantenuto, salvo aver rilevato le difficoltà dell’esecuzione, che a dire il vero c’erano già state presentate nell’agitata discussione precedente quella avvenuta in Aula.
Siamo qui a confermare di non aver distratto il finanziamento nonostante la relazione tecnica. Quindi l’impegno politico amministrativo dell’Assemblea legislativa, quello cioè di destinare tali risorse al Comune di Corridonia, rimane tutt’ora vigente.
Informeremo tempestivamente l’Assemblea di tutti gli sviluppi sulla vicenda.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Questo argomento passerà alla storia di questa legislatura, credo che sia tra i tre-quattro provvedimenti passati su richiesta, spinta, su sollecitazione della minoranza. Il 13 febbraio con gli altri colleghi del centro-destra abbiamo presentato questa interrogazione e debbo dire che la Giunta ha recepito la richiesta. Siamo quindi soddisfatti dello stanziamento di 200 mila euro per il mattatoio di Corridonia.
Sappiamo, da una perizia successiva anche dovuta al fatto che c’è amianto sul tetto, che il costo dell’intervento probabilmente raddoppierà. Vorrei però che la Regione credesse ancora in questo investimento, perché se si deve programmare in quella zona un mattatoio di tipo consortile non ci si arriva prima di cinque o sei anni. Dobbiamo essere realisti.
Ci sono i 200 mila euro dati dalla Regione, ne mancherebbero altri 200 mila, è un intervento che potrà iniziare fra qualche mese. Quindi se la Regione ci crede ancora, Assessore, con un altro piccolo sforzo potremo aiutare il Comune a rimettere su una struttura che funziona – caso abbastanza raro in giro – , ogni anno infatti produce utili attorno ai 30 mila euro. Non è poco in questa situazione, oltre che dare un sostegno a tutta l’economia della zootecnia nella zona della valle del Chienti, e non solo, perché Corridonia serve anche parte del fermano.
Do atto che la Giunta ha recepito questa nostra istanza, tra l’altro c’è stata l’unanimità, quindi ci abbiamo creduto tutti. Ora però chiedo alla Regione di fare un piccolo sforzo nella legge di bilancio 2010. Ritengo che anche 70-80 mila euro potranno aiutare il Comune a trovare la soluzione finale.
Peraltro hanno interesse anche altri Comuni, credo che anche la Provincia si attiverà per mettere insieme più Comuni, quelli dove risiedono gli allevatori interessati a questa struttura.
Ripeto, a mio avviso possiamo continuare una cosa che ci è piaciuta. Fatto che accade poche volte, Assessore, ovvero che richieste della minoranza siano recepite in questo modo. Di questo siamo soddisfatti, diamo atto di una sensibilità su questo problema, però chiediamo un altro piccolo sforzo. Ne parleremo quando faremo il bilancio 2010, ma oggi intanto annunciamo che se la Giunta ce lo metterà di suo gliene daremo atto, altrimenti presenteremo un nostro emendamento. Però siamo fiduciosi che la Giunta lo farà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Ritorniamo su un argomento che abbiamo affrontato più volte, non ultima l’occasione dell’assestamento di bilancio nella quale demmo atto pubblicamente del fatto che l’impegno di 200 mila euro, preso con la categoria degli allevatori della zona di Corridonia, preso anche su iniziativa assembleare perché venne da noi la sollecitazione nella fase di approvazione dell’assestamento, è stato in effetti onorato inserendo questa posta.
Contestualmente, però, sollevammo – il Consigliere Massi lo ha ricordato – un fatto nuovo, ovvero che una perizia sopravvenuta indicava i 200 mila euro come insufficienti.
Le questioni sono due, o vogliamo fare una cosa che arriva effettivamente alla realizzazione dell’opera manutentiva sulla struttura, perciò del rilancio della struttura stessa, oppure individuare una fase specifica, cioè moduli di intervento che vadano per stralci.
Quindi devono essere cose chiare, non vorremmo ci sia stata soltanto una cena delle beffe. I 200 mila euro sono nell’assestamento di bilancio, lo sforzo è stato fatto, ma siccome è parziale non arriverà a nessun risultato, che è quello che vogliamo evitare.
Pertanto la questione si risolve chiarendo questo aspetto. Ripeto, o si ha una immediata fase esecutiva per quanto riguarda i 200 mila euro già postati, oppure si ha una volontà da parte di tutti di integrare questo fondo per fare in modo che le opere siano effettivamente complete e il progetto completamente realizzato.
L’importanza della struttura di mattazione mi sembra condivisa da tutti, però rendiamola concreta, rendiamo concreto il convincimento del fatto che quel centro debba essere non solo mantenuto ma rafforzato.
Con questa l’interrogazione abbiamo voluto fare un punto per segnarne, spero, uno ancora più importante nei prossimi giorni o nelle prossime settimane.


Interrogazione n. 1223
dei Consiglieri Pistarelli, Romagnoli, Castelli, D’Anna, Silvetti
“Conferimento incarichi di collaborazione a soggetti esterni presso l’osservatorio regionale politiche sociali, ARS”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1223 dei Consiglieri Pistarelli, Romagnoli, Castelli, D’Anna, Silvetti. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito all’interrogazione, sulla base dei quesiti posti è stata chiesta una nota al Direttore generale dell’Agenzia regionale sanitaria, che rispetto ai sette quesiti posti risponde come segue.
Quesito 1
Allo stato attuale presso l’Osservatorio regionale politiche sociali risulta inquadrato un dirigente esperto di integrazione socio sanitaria come previsto dalla dotazione organica dell’ARS approvata con d.g.r.m. n. 183/2007, assunto previo concorso pubblico per titoli ed esami ed in servizio a decorrere dal 22 settembre 2008. Tale figura costituisce l’unico dirigente presente nell’area e collabora inoltre con il direttore generale per le attività inerenti alla cabina di regia per l’integrazione socio sanitaria (d.g.r.m. n. 720/2007).
In precedenza a partire dal 2003 l’Osservatorio aveva avuto una figura di coordinamento sempre con incarico di co.co.co., ma tale incarico, conferito per l’ultima volta nel 2007, è scaduto il 31 dicembre 2008.
La terza figura individuata dall’interrogazione in argomento non riveste alcun ruolo di responsabilità nella direzione, gestione o qualunque altra forma di organizzazione dell’Osservatorio, essendo semplicemente responsabile dei rapporti del Servizio politiche sociali con l’Osservatorio, nell’ambito delle attribuzioni della Posizione di Funzione che ricopre, denominata Programmazione sociale ed integrazione socio sanitaria.
Quesito 2
L’attuale assetto dell’organico dell’area dell’integrazione socio sanitaria presenta una carenza per quel che riguarda una figura dirigenziale che sovraintenda all’attività di progettazione, implementazione, monitoraggio dei sistemi informativi attinenti alla prassi dell’integrazione socio sanitaria nel territorio regionale. È quindi intenzione della direzione dell’ARS e della Regione Marche modificare la dotazione organica, prevedendo una figura dirigenziale, in sostituzione di un altro profilo dirigenziale già esistente e attualmente non ricoperto che sovraintenda alle descritte attività relativamente ai servizi informativi dell’area socio sanitaria.
Quesito 3
Con la d.g.r.m. n. 1568/2007 la Giunta Regionale ha autorizzato il Direttore generale a prorogare l’incarico di collaborazione coordinata e continuativa di cui tratta l’interrogazione in espressa deroga alla d.g.r.m. n. 74/2007 per il fatto che il soggetto a cui era stato affidato l’incarico era impegnato nel gruppo di coordinamento della cabina di regia per l’integrazione socio sanitaria istituita con d.g.r.m. n. 720/2007 e coordinava altresì tre gruppi di progetto della cabina di regia medesima; inoltre si era appena bandito il concorso per un dirigente dell’ARS per lo svolgimento degli stessi compiti svolti dalla persona incaricata. Le motivazioni di cui sopra, tutte naturalmente esplicitate nel documento istruttorio della d.g.r.m. n. 1568/2007 sopra citata hanno fatto ritenere opportuno prorogare il contratto di co.co.co. fino all’espletamento del concorso stesso. L’istituto della proroga ha interessato solo l’incarico in parola ed è stato escluso per altri incarichi attivati all’interno delle diverse strutture dell’ARS.
Quesito 4
L’elenco di collaboratori co.co.co. dell’ARS è stato prodotto dalla Direzione Generale ogni volta che persone aventi titolo ne abbiano fatto richiesta, nonché in tutti i casi in cui risulti necessario ai fini dell’approvazione di atti del Direttore dell’ARS o della Giunta. In esito allo specifico quesito di cui al punto 4 dell’interrogazione si chiarisce che l’incarico di co.co.co. di dirigente dell’Osservatorio politiche sociali in questione non compare nell’elenco che costituisce parte integrante della d.g.r.m. n. 1525/2006, con la quale si autorizzava il Direttore generale a stipulare i relativi contratti per l’anno 2007, poiché esso risulta affidato con successivo atto e cioè con d.g.r.m. n. 562/2007.
Quesito 5
Si fa innanzitutto presente che la normativa vigente in materia non esclude la possibilità di nomina di componenti delle Commissioni esaminatrici in selezioni o concorsi regionali appartenenti alla medesima amministrazione. Ciò premesso va ‘chiarito che la Commissione per la selezione per l’incarico di co.co.co. risulta essere composta dal Direttore Generale dell’ARS, da un dirigente del Servizio Politiche sociali della Regione e da un collaboratore dell’ARS attivo nel Centro regionale di documentazione e analisi infanzia, adolescenza e giovani; il Direttore dell’ARS si è avvalso dunque di due esperti del settore come da corretta prassi.
In occasione del concorso per titoli ed esami per l’incarico di dirigente dell’Osservatorio regionale politiche sociali la Commissione esaminatrice era composta dal Direttore generale dell’ARS, da una dirigente sociologa dell’ASUR. In questo secondo caso pertanto la Commissione non era composta quindi solo da membri interni della Regione Marche.
Quesito 6
I requisiti richiesti per l’incarico di collaborazione coordinata e continuativa risultano riportati nel bando di selezione allegato alla determina n. 31/2007 del Direttore dell’ARS a cui si rimanda. Analogamente i requisiti richiesti per la ammissione alle prove di concorso per la copertura del posto di dirigente dell’Osservatorio regionale politiche sociali risultano riportati nel relativo bando allegato alla determina di indizione n. 42/2008 del Direttore dell’ARS a cui si rimanda.
All’avviso di selezione pubblica al bando di concorso per titoli ed esami è stata data la pubblicità prevista dalla legge, ovvero la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Marche, inoltre il bando di concorso è stato inserito sul sito dell’ARS.
Quesito 7
In esito al quesito va doverosamente precisato che mentre alla selezione per l’incarico di co.co.co. ha partecipato un unico candidato, al concorso per titoli ed esami per un posto da dirigente a tempo indeterminato hanno presentato domanda sette concorrenti, quattro dei quali sono stati ammessi alle prove di selezione, risultando gli altri tre esclusi per carenza di requisiti o irregolarità delle domande di ammissione; alle prove risulta essersi presentato un solo candidato.
In considerazione di quanto sopra riportato in ordine alle modalità di selezione seguite dall’Amministrazione non si è ritenuto potessero sussistere validi motivi ai fini della invalidazione delle procedure di selezione e di concorso.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Che strano caso questo, Assessore, l’aveva seguito? Penso di sì, ma secondo me fino a un certo punto, perché la questione dell’ARS preoccupa un po’ tutti. Nel senso che qualche volta è l’opposizione che fa la sua parte di controllo, mentre qualche altra volta è la stessa maggioranza che interroga se stessa: “che sta succedendo all’Agenzia regionale sanitaria?”
Non è lontanissima la querelle sulla questione del responsabile, il dott. Belligoni, e anche il precedente – come mi ricorda la collega Romagnoli che parlerà dopo di me – ha avuto questioni che lo hanno coinvolto per quanto riguarda il suo incarico.
Per cui l’ARS è un oggetto un po’ misterioso.
L’Assessore Rocchi, ad esempio, ha avuto l’onestà intellettuale di intervenire sulla questione, però non so che fine abbia avuto, che componimento abbia avuto. Comunque mi pare che il dott. Belligoni sia rimasto ancora lì e contestualmente sia incaricato di importanti deleghe nel Comune di Ancona. Vero collega Bugaro? Il collega Bugaro che è anche Consigliere del Comune di Ancona può certo raccontare di questioni del dott. Belligoni.
Oggi però non voglio parlare di questo, ma di una figura oggetto dell’interrogazione. Una figura che, guarda caso, prima è chiamata come collaboratore e poi magicamente assunta con un concorso, nel frattempo indetto dalla Regione Marche, che ha visto solo lui partecipare. Strano è! C’è stata una combinazione così favorevole di questioni che veramente sorprende. Ci ha sorpreso al punto tale che abbiamo fatto sulla questione un’interrogazione.
Una persona chiamata fiduciariamente – perché i co.co.co sono incarichi fiduciari, non vengono dati dopo una selezione – lavora per un certo periodo lì, ma guarda caso prima della fine di quel periodo c’è il concorso, ma solo lui partecipa! E’ un concorso dirigenziale. Quindi, stranissimo! Anche ai concorsi di un Comune come Fiordimonte che ha 300 abitanti di solito si vede una partecipazione di qualche decina di partecipanti, se non qualche centinaia o migliaia. Di solito anche i Comuni più piccoli ai concorsi dirigenziali qualche decina di domande ce le hanno, non parliamo di altre figure intermedie che vedono veramente centinaia di domande di partecipazione. Qui solo una!
Altro caso strano è che la commissione è tutta interna, cioè sono tutti funzionari o dirigenti che addirittura erano stati in rapporto di lavoro diretto con il fortunato.
Assessore, so che avete cose più importanti da fare, però queste sono forse cose che riguardano anche un certo modo di fare politica, qui tutti parliamo di trasparenza, di etica, ecc.., quindi vorrei che anche su questo si parlasse più chiaramente oltre il burocratese.
Qui l’Assessore risponde dicendo che la questione è stata fatta con delibere precise, lui era impegnato prima nella cabina di regia delle politiche sociali, ecco perché, dice, abbiamo prorogato ulteriormente incarichi – guarda caso fino al concorso –, la delibera 562 reinserisce nell’elenco, perciò fa vedere che tra i co.co.co c’era anche questa persona, non è escluso dalla legge che tutti i membri della commissione siano interni e la pubblicazione è stata fatta nel BUR.
Assessore, chiedo solo: la presentazione delle domande per il concorso a tempo indeterminato ha scadenza il giorno 21 giugno, arriva una sola domanda, ed il 22 giugno c’è la prova d’esame. 21 giugno scade la domanda e questo la deposita, poi il 22 giugno fa l’esame! Forse non è solo un sospetto! Forse c’è qualche cos’altro!
Quindi per sgomberare il campo da queste cose le risposte o sono politiche quindi le possiamo comprendere, oppure se sono tecniche qualche tecnico dovrà pur vedere quello che è avvenuto. Se è la legge nella sua sostanzialità allora ci deve essere qualcun altro a verificare, se sono politiche che lo si spieghi e non si facciano questi concorsi fantasma.


Interrogazione n. 1280
della Consigliera Mollaroli
“Chiusura biglietteria presso la stazione ferroviaria di Fano”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1280 della Consigliera Mollaroli. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Ad integrazione di quanto abbiamo già comunicato il 23 giugno 2009 si precisa che gli orari della biglietteria di Fano, in base agli accordi presi con Trenitalia per la stipula del contratto di servizio, sono da lunedì al sabato e festività infrasettimanali, dalle 5,45 alle 19,20, la domenica dalle 9,40 alle 19,20. Andando così sostanzialmente incontro alle esigenze legittimamente sottolineate.
C’è un problema di confronto con Trenitalia che abbiamo affrontato anche in occasione del contratto di servizi, c’è una pressione fortissima alla destrutturazione dei servizi e del presenziamento delle stazioni in tutta Italia come pure nelle nostra regione.
Siamo ovviamente confortati dalle sollecitazioni che da tutte le parti vengono, sia dall’Assemblea legislativa, dalla maggioranza e dall’opposizione, sia dalle associazioni dei consumatori, che quindi ci danno forza nel confronto con Ferrovie dello Stato e con il Governo.
L’amministratore delle Ferrovie dello Stato, Moretti, ci dice che mancando finanziamenti per il contratto di servizio nazionale delle Ferrovie dello Stato, sono nelle condizioni di ridurre il presenziamento delle stazioni e gli orari delle biglietterie, riducendo e automatizzando ormai 44 stazioni.
L’esigenza che rappresentiamo e che continuiamo a rappresentare a volte ha una positiva risposta, sapendo che possiamo mettere sul piatto il terreno finanziario dell’ottimizzazione dei servizi.
Il contratto che abbiamo firmato nei giorni scorsi ci dà una prospettiva occupazionale aggiuntiva, di cui siamo contenti, ma per quello che riguarda i servizi diciamo che abbiamo vinto qualche battaglia. Sapendo però che la tensione sulla riorganizzazione dei servizi decentrati delle Ferrovie dello Stato non è finita e che quindi si dovrà continuare con un’attività di vigilanza e di proposta che mi pare l’Assemblea legislativa abbia intenzione di onorare.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Ovviamente ringrazio l’Assessore Marcolini per l’attenzione che ha sulle politiche dei trasporti, in particolare per la difficile relazione che regge con Trenitalia.
L’allarme per quanto riguarda la chiusura della biglietteria di Fano è rientrato, ma con questa interrogazione volevo tenere viva l’attenzione sullo stato e la condizione della stazione ferroviaria di Fano. Senza ovviamente essere contraria a processi di ammodernamento, di automazione delle biglietterie che ormai si stanno diffondendo in tutti i Paesi moderni. Occorre però sempre tener conto che anche un eventuale processo di automazione, verso il quale non si può essere contrari, va fatto con gradualità, mettendo anche a disposizione servizi tradizionali per l’utenza meno attrezzata – mi riferisco all’utenza anziana che utilizza molto questa nostra stazione –.
L’allarme chiusura della biglietteria è rientrato, gli orari sono rimasti quelli tradizionali, non sono orari lunghissimi, alle 19,20 la biglietteria chiude.
Però voglio continuare a tenere viva l’attenzione su questa stazione ferroviaria. E’ una stazione, come sa l’Assessore, di particolare importanza in quanto serve un’intera vallata. Fano infatti nella nostra provincia si trova in una posizione strategica per chi lavora a sud e a nord della nostra regione.
Il servizio ferroviario è molto utilizzato dagli studenti e dai lavoratori, c’è un pendolarismo credo tra i più intensi del nostro territorio provinciale, quindi bisogna tenere sott’occhio l’importanza di questa stazione.
Le condizioni igienico-sanitarie e di pulizia sono fragili. Trenitalia si attiva soltanto quando è preoccupata che arrivi qualche sopralluogo o quando annunciamo visite.
Quindi invito l’Assessore a tenere viva l’attenzione di Trenitalia su questo importante nodo. Un nodo che come sappiamo ha avuto soppresse anche molte fermate, in particolare quelle dei treni che vanno verso Roma, rendendo quindi molto più fragile e meno servito il nostro territorio.
Sono sì contenta della risposta data, l’allarme per la biglietteria è rientrato, però l’attenzione sulla stazione della nostra città penso debba essere mantenuta viva.
E se possibile ricordare a Trenitalia di servire con più attenzione quel territorio.
Tra l’altro, grazie anche ad un intervento della Regione Marche, molto presto la stazione ferroviaria di Fano vedrà trasferita nello spiazzale adiacente la stazione di proprietà delle ferrovie la stazione degli autobus, per cui diventerà un nodo di scambio importantissimo. Inoltre questa stazione è servita anche da un’area parcheggio molto vasta, per cui può diventare un polo di grande modernità.
La Regione ha investito in maniera lungimirante anche anni fa, prevedendo un nodo di scambio di questa portata, i lavori sono andati un po’ a rilento non per colpa della Regione ma perché chi gestisce ha avuto un problema sull’appalto dei lavori.
Mi auguro però che nel prossimo piano dei trasporti si possano intensificare anche iniziative moderne che abbiano l’obiettivo di ridurre l’uso dell’automobile e di favorire sempre di più la connessione tra il trasporto pubblico su gomma e su rotaia.
Dunque prego, ripeto, di tenere alta l’attenzione per questa città e per questo nodo ferroviario, perché ha le caratteristiche per diventare davvero un importante e moderno servizio che guardi alla mobilità alternativa come ad una delle possibilità più significative.


Interrogazione n. 1230
della Consigliera Ciriaci
“Problematiche relative alle interferenze nell’attività tra piccola pesca e draghe idrauliche nel compartimento marittimo di Civitanova Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1230 della Consigliera Ciriaci. Per la Giunta risponde l’Assessore Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Per quanto concerne la problematica sollevata dall’interrogazione in oggetto, si fa presente che la stessa non riguarda solamente il compartimento di Civitanova Marche, ma tutte le realtà pescherecce regionali in cui si sovrappongono la pesca con draga idraulica e la pesca artigianale con attrezzi da posta. Già in passato si sono verificati casi di difficile convivenza, soprattutto nel compartimento di San Benedetto del Tronto, e la Regione svolse in quella occasione il ruolo di mediatore tra i rappresentanti delle categorie che entrano in conflitto.
Si precisa infatti che ad oggi, sulla base delle competenze attribuite alle amministrazioni regionali, l’unico ruolo possibile è quello di cercare di favorire il dialogo tra imprese che con diversi sistemi operano nelle stesse aree di mare. La determinazione dei periodi di pesca o di interruzione della stessa sono in parte definiti dagli stessi operatori tramite i piani di gestione (come in genere avviene per i Consorzi di gestione dei molluschi bivalvi) inoltre da norme statali. Le distanze e le zone in cui le varie tipologie di pesca possono essere esercitate, sono ad oggi determinate a livello statale, mentre le Capitanerie di porto vigilano sul rispetto delle stesse.
Pertanto questa amministrazione può solo farsi promotrice dì possibili soluzioni quali quelle indicate nel l’interrogazione in oggetto. E’ intenzione di questa amministrazione contribuire alla soluzione del problema, ed al riguardo, in data 25 marzo 2009, nell’ambito della Consulta regionale per l’economia ittica – istituita ai sensi dell’art. 6 della l.r. 11 del 13 maggio 2004 – al primo punto all’ordine del giorno verrà discussa la problematica alla presenza dei rappresentanti dei comparti della pesca con draga e piccola pesca, dei rappresentanti delle associazioni di categoria e della rappresentanza delle Capitanerie di porto regionali.
Per quel che riguarda poi l’attenzione rivolta dall’amministrazione regionale al comparto della pesca artigianale, in accordo con quanto previsto anche dal nuovo Regolamento mediterraneo Reg CE 1967/06, la Regione Marche nell’ambito della programmazione FEP 2007-2013 rivolge particolare attenzione a questo settore.
In un periodo di forte crisi per la pesca industriale, appare sempre più necessario rivalutare le tecniche di pesca artigianale e a minor impatto ambientale, caratteristiche peculiari della piccola pesca. A tale proposito la Regione Marche tramite la propria PF pesca e zootecnia sta elaborando apposite misure di sostegno del comparto al fine di favorirne il sostegno e la rivalutazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Innanzitutto ringrazio l’Assessore per la risposta, peraltro in sintonia con la mia interrogazione. Ma vorrei anche aggiungere che bisogna fare in modo che queste promesse siano anche portate a compimento. Perché, come ha detto l’Assessore, la crisi attuale non permette di perdere tempo soprattutto a livello economico e nei confronti di chi ci lavora in questo settore.
Assessore, la ringrazio ancora, però mi raccomando, così come si suol dire, facciamo in modo che un problema sollevato in modo concreto e passionale dagli stessi operatori venga poi anche soddisfatto.


Interrogazione n. 1219
del Consigliere Comi
“Servizio idrico integrato”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 1219 del Consigliere Comi viene rinviata per congedo del Consigliere interrogante.


Interrogazione n. 1240
del Consigliere D’Anna
“Amianto: un serial killer in libertà”

Interrogazione n. 1257
della Consigliera Ciriaci
“Rischio amianto nelle Marche”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 140 del Consigliere D’Anna e l’interrogazione n. 1257 della Consigliera Ciriaci, abbinate. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito alle interrogazioni indicate in oggetto, e per quanto di competenza, perché ovviamente la sanità è investita da questo problema, nella nostra regione dal 1996 al 2009 si sono registrati n. 346 casi di mesotelioma.
Il Registro dei mesoteliomi delle Marche rileva dal 1996 tutti i casi di mesotelioma maligno (Mm) diagnosticati nella popolazione residente nella regione.
Questo Registro, come del resto tutti i Registri italiani inseriti nel Registro nazionale dei mesoteliomi, registra tutti i casi di mesotelioma della pleura, del peritoneo, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo. Non registra, come del resto tutti gli altri Registri italiani, i casi di asbestosi e di carcinoma polmonare.
Dal 1996 al 2009 i casi di mesotelioma per sede registrati nelle Marche sono stati: per quanto riguarda la pleura 310, peritoneo 64, pericardio 1, tunica vaginale testicolo 1.
I casi totali di mesotelioma per la provincia di residenza sono stati: Pesaro Urbino 85, Ancona 155, Macerata 155, Ascoli Piceno 51, per un totale di 346 casi.
I casi di mesotelioma distribuiti per le Zone territoriali di residenza: Pesaro 43, Urbino 10, Fano 32, Senigallia 20, Jesi 16, Fabriano 13, Ancona 105, Civitanova M. 22, Macerata 29, Camerino 5, Fermo 24, S. Benedetto 9, Ascoli Piceno 18, per un totale di 346 casi che dal 1996 al 2009 si sono registrati.
E’ possibile consultare il Registro dei mesoteliomi curato dal “Centro regionale mesoteliomi della Regione Marche” con sede presso il Dipartimento di scienze igienistiche e sanitarie -ambientali dell’Università degli studi di Camerino oppure consultare il sito http://www.unicam.it/tumori/registromesoteliomi/mesodatiIT.htm
Il Dipartimento di Pesaro dell’ARPAM ha curato per la nostra regione il censimento amianto e la mappatura dei siti per gli impianti industriali e gli edifici pubblici. Dai dati in loro possesso relativi alla presenza di amianto negli edifici risulta quanto segue:
- Edifici ad uso pubblico con presenza di amianto sono n. 1402 (esclusi i bonificati);
- Edifici ad uso non pubblico sono n. 14915.
Si allegano le tabelle A, B, C relative alla quantità di amianto compatto e friabile censito nella nostra Regione.
[Mg (tonnellate) di amianto compatto = 152.320,70] [Mg di amianto friabile = 77,81]
Il Dipartimento di Pesaro dell’ARPAM ha identificato, in base alle classi di priorità, i siti da bonificare nel territorio della regione Marche.
Si riportano le tabelle D, E, F, G con le graduatorie degli impianti industriali e degli edifici pubblici, il dettaglio provinciale e la distribuzione in classi.
Sulla base del censimento effettuato, risulta che tra gli edifici pubblici da bonificare ci sono due strutture di proprietà della Regione Marche.
La Regione Marche è una tra le Regioni d’Italia che ha assunto un numero di provvedimenti molto alti in termini di problematiche relative all’amianto.
In data 30 dicembre 1997 ha adottato la deliberazione n. 3496 con la quale è stato approvato il Piano regionale amianto (PRA), ai sensi della legge n. 257/92: gli obiettivi primari riguardano il censimento delle situazioni potenzialmente a rischio, per presenza e/o esposizione ad amianto, la formazione degli Operatori e la campagna di informazione e sensibilizzazione degli utenti.
Il censimento è stato rivolto agli impianti industriali e agli edifici pubblici, rinviando ad un successivo atto il censimento delle civili abitazioni.
In data 6 settembre 1999 ha adottato la d.g.r. n. 2197, con la quale ha istituito i “Corsi di formazione professionale – Livello operativo e Livello gestionale – con rilascio di titolo di abilitazione, per operatori e dirigenti di imprese, dedite alle attività di bonifica, rimozione e smaltimento amianto”.
In data 29 dicembre 1999 ha adottato la deliberazione n. 3372, con la quale ha costituito il Gruppo di lavoro regionale permanente per le problematiche relative all’amianto, denominato “Gruppo regionale amianto (GRA)”, in seguito modificato ed integrato con deliberazioni di Giunta n. 147/01, n. 984/01 e n. 2804/01: il GRA, presieduto dal Dirigente della PF sanità pubblica o suo sostituto, risulta composto dai rappresentanti dei Dipartimenti di prevenzione delle Zone territoriali dell’ASUR, dai rappresentanti dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPAM), dai rappresentanti dei Servizi tutela risanamento ambientale ed artigianato industria della Regione Marche; tale gruppo si è riunito più volte, ed è tuttora operante, per l’analisi di tutte le problematiche connesse ai risultati del censimento amianto, anche a supporto dell’attività della PF sanità pubblica della Regione Marche.
Con le successive deliberazioni n. 2830/00, n. 2174/01 e n. 3170/01, ha definito i referenti, le linee di intervento, le priorità e gli strumenti operativi per la realizzazione del Censimento amianto – imprese ed edifici.
In data 19 novembre 2002 ha adottato la deliberazione n. 2014, con la quale sono stati definiti i criteri per l’assegnazione dei contributi regionali.
In data 11 febbraio 2003 ha adottato la deliberazione n. 166, con la quale è stato istituito il Registro regionale dei casi di mesotelioma asbesto correlati nella Marche con il quale si provvede alla raccolta delle schede dei casi diagnosticati, alla costituzione dell’archivio ed al relativo aggiornamento e curare il collegamento con l’ISPESL.
Con decreto n. 855 del 16 dicembre 2002 del Dirigente del Servizio sanità, è stata approvata l’istituzione del “Corso di formazione per responsabile del rischio amianto” la cui realizzazione è stata conferita al Dipartimento di prevenzione della Zona territoriale ASUR n. 2 di Urbino.
Con decreto n. 33 del 30 gennaio 2003 del Dirigente del Servizio sanità, sono stati approvati gli indirizzi operativi in presenza di materiale contenente amianto; tali linee guida sono state redatte per facilitare il compito dei soggetti che effettuano la rimozione di materiale contenente amianto al fine di conseguire il miglioramento della qualità operativa delle ditte del settore.
L’analisi dei risultati del censimento amianto è stata divulgata attraverso un convegno regionale tenutosi a Pesaro in data 10 ottobre 2007.
Sono in corso le verifiche ispettive e i prelievi semplici di base, secondo criteri di priorità, da parte dei Dipartimenti di Prevenzione delle Zone Territoriali dell’ASUR.
Sono in corso le verifiche analitiche, le ispezioni e i prelievi in situazioni complesse, secondo criteri di priorità, da parte dell’ARPAM.
Sulla base delle verifiche effettuate, ASUR e ARPAM trasmetteranno alla regione degli elenchi di situazioni positive per presenza di materiali contenenti amianto, censite e pesate in termini di gravità.
In relazione al ruolo svolto dal gruppo regionale amianto si evidenzia che lo stesso ha curato, negli anni, l’analisi di tutte le problematiche regionali connesse al censimento amianto e ai risultati emersi da questo; ha svolto il supporto all’attività in materia di amianto alla PF Sanità pubblica della Regione Marche; ha elaborato le linee guida per la presentazione all’organo di vigilanza del piano di lavoro per la rimozione dei materiali contenenti amianto in matrice friabile e compatta.
In relazione all’ipotesi di attribuzione di risorse finanziarie finalizzate all’erogazione di contributi ad attività di bonifica si evidenzia che il Servizio salute e la PF sanità pubblica della Regione Marche non hanno mai gestito ed erogato fondi finalizzati ad interventi di bonifica e smaltimento amianto. Infatti, sull’argomento, il compito del SSR è quello della tutela della salute dei lavoratori e della popolazione attraverso attività di prevenzione finalizzate anche a neutralizzare i rischi derivanti dalla presenza di fibre di amianto aero disperse che potrebbero derivare anche da attività di bonifica. Infatti nell’interrogazione presentata a fianco si evidenziano che le somme destinate dal Servizio sanitario vanno in questa direzione, in termini di prevenzione e di formazione del personale e di tutto ciò che serve ma non a cifre che riguardano la bonifica perché non è competenza del Servizio sanitario.
A tal proposito, una delle azioni che si intende intraprendere nel breve periodo è quella di mettere in relazione i dati del Centro regionale mesoteliomi della Regione Marche, con sede presso il Dipartimento di scienze igienistiche e sanitarie-ambientali dell’Università degli studi di Camerino con quelli rilevati dal Censimento amianto e dalla mappatura dei siti degli impianti industriali e degli edifici pubblici dal Dipartimento di Pesaro dell’ARPAM. E’ un lavoro che è in corso.
Relativamente alla situazione di Tolentino, si riporta l’analisi effettuata dall’Università di Camerino dall’analisi del registro mesoteliomi: per quanto riguarda il periodo 1996-2009 i casi di mesotelioma presenti nell’archivio del Registro, residenti nel comune di Tolentino sono n. 5 di cui n. 4 Femmine (casalinghe; una era stata impiegata, prima, nel settore riciclaggio), più n. 1 Maschio (muratore in diversi cantieri, operaio in caseificio, operaio in reparti di stagnatura, trafilatura e cordatura ditta Triveneta cavi; inoltre eseguiva direttamente il rivestimento dei conduttori metallici con gomma o pvc).
Rispetto agli anni: 1996 n, 2, 1997 n. 1, 2002 n. 1, 2005 n. 1, per una totalità 1996-2009 di n. 5.
Certezza della diagnosi: tutti i casi sono mesoteliomi pleurici di cui 4 di livello certo e 1 probabile.
Certezza dell’esposizione: 1 caso possibile più 3 casi con esposizione ignota (casalinghe) più 1 caso impossibile da definire.
I casi di mesotelioma per comune di residenza della Provincia di Macerata sono 55 che vanno dal periodo 1996-2009: Civitanova 12, Macerata 8. Tolentino 5, Morrovalle 3, Castelraimondo 2, Colmurano 2, Corridonia 2, Mogliano 2, Montecassiano 2, Potenza Picena 2, Caldarola 1, Camerino 1, Fiuminata 1, Montecosaro 1, Montefano 1, Monte San Giusto 1, Pollenza 1, Porto Recanati 1, Recanati 1, Ripe San Ginesio 1, San Ginesio 1, Sarnano 1, Serravalle del Chienti 1, Treia 1, Urbisaglia 1.
Questi sono i dati, poi seguono tutte le tabelle che prima ho ricordato, che sono allegate alla risposta che consegno agli atti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Le cifre esposte, Assessore, sono a dir poco agghiaccianti. Un numero così elevato come quello da lei citato, 346 casi, senza tenere conto di alcuni aspetti, ad esempio quelli che non sono stati monitorati di asbestosi direttamente collegati oppure coloro che magari hanno usufruito di servizi al di fuori della regione, ci dicono che è una situazione veramente drammatica.
E’ una situazione drammatica, sulla quale già da anni ci sono delle certezze per quanto riguarda la pericolosità per la lavorazione dell’amianto, che in parte ancora c’è, quindi deve esserci attenzione da parte degli enti pubblici a quello che succede nel territorio.
Al di là delle strutture censite – solo 3.000 nella provincia di Pesaro Urbino, più tutte quelle che non hanno partecipato a questa indagine, che sono molte, molte di più – ci sono centomila realtà diverse; come quelle magari di privati che hanno dei piccoli capanni, molto spesso all’interno di zone abitate, che sono in degrado, e sappiamo benissimo che l’amianto diventa addirittura mortale quando si deteriora e viene inalato.
A questo proposito ho presentato già da diversi anni una proposta di legge che invita la Regione a dare dei contributi proprio per questi piccoli casi, che peraltro sono la maggioranza. Un conto è avere un monitoraggio di un edificio all’interno del quale c’è l’amianto compatto che quindi se non va toccato rimane lì e non crea problemi, un conto sono le tettoie nelle zone a forte presenza abitativa, quindi umana, nelle quali invece c’è l’amianto che si deteriora provocando poi tutto quello che sappiamo.
Ripeto, sono cifre agghiaccianti che in più non corrispondono alla realtà.
Da diversi anni è riconosciuta la pericolosità dell’amianto ma interventi seri non sono stati mai fatti. Perché se è vero che è stata fatta un’indagine per sapere quali sono gli edifici, è altrettanto vero che buona parte di questi edifici, alcuni anche pericolosi, non sono stati bonificati.
Sappiamo dove è la fonte del mesotelioma ma non andiamo a togliere il problema alla radice. Questo cosa comporta? Siccome è una malattia che viene scoperta dopo 15-20-30 a volte 40 anni, è più facile che cada nel dimenticatoio delle attenzioni della pubblica amministrazione, nessuna esclusa.
Ritengo che un segnale debba essere necessariamente dato. Innanzitutto bisogna prevedere dei contributi per i piccoli privati, perché quello che sta succedendo ormai da anni… Consiglieri! So che 346 morti d’amianto non interessa a nessuno, però prego quei colleghi che non gradiscono ascoltare questa mi interrogazione funeraria di andare fuori e parlare di qualcos’altro, qui stiamo parlando di un problema molto serio!
Dicevo, deve essere dato necessariamente un segnale, quello come minimo di andare incontro a coloro che per ignoranza o perché non vogliono spendere quelle cifre consistenti che ci vogliono per lo smaltimento dell’amianto, fanno quello che hanno fatto per tanti anni, ovvero l’abbandono sul territorio.
Sta infatti succedendo questo, da una parte c’è la pubblica amministrazione che conosce i luoghi dove esiste l’amianto e non fa niente per bonificarla, dall’altra c’è il piccolo privato che per non pagare 200-300-500-1.000 euro per lo smaltimento dell’eternit lo butta sul territorio provocando così un forte inquinamento.
Allora un primo segnale che può dare la Regione è quello di prendere in considerazione questa proposta di legge, per la quale possiamo anche trovare un accordo, ciò consentirebbe se non altro per dare un segnale forte, ovvero che la Regione Marche è consapevole che c’è un problema serio e che vuole intervenire per limitare i danni che questo provoca. Un problema che a mio avviso è gravissimo, e le cifre che lei, Assessore, ha riportato lo confermano.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Prendo atto di quello che l’Assessore ha voluto sottolineare nei confronti di questa interrogazione. Ci sono dati, cifre, tutto ciò che è successo a partire dal 1992, la legge n. 157, la delibera che ha istituito un organo che vigilava, formava, la materia dell’amianto, ma purtroppo in questo momento ci troviamo ancora in una situazione assolutamente drammatica. Nel senso – condivido ciò che ha detto il collega D’Anna – che oggi abbiamo comunque dell’eternit che si sta frantumando e quindi sta viaggiando nelle case di tutti noi.
Assessore, lei ci ha elencato molti dati, che tra l’altro è stato anche difficile ascoltare per poi controbattere perché il brusio in Aula non ha permesso un’attenzione discreta, ma voglio dirle che comunque questi dati erano già di nostra conoscenza.
Vorrei invece sapere cosa effettivamente si intende fare dal punto di vista economico. C’è un finanziamento o un qualcosa che questa Giunta ha preso in considerazione nel bilancio? Economicamente si può dare una risposta vera a questo problema?
Noi riusciamo a conoscere – come ha detto il Consigliere D’Anna – il risultato del danno che ha causato sulla salute del cittadino soltanto dopo venti anni; ad esempio ci sono ragazzini che vivono queste situazioni addirittura nelle loro case, magari i genitori hanno una piccola rimessa in amianto che però non viene presa in considerazione perché non ne conoscono bene il rischio.
Non si conosce bene il rischio perché la Regione Marche non ha voluto fare una formazione, una cultura che faccia capire che l’amianto dei tetti non va messo sotto terra. Tutti noi qua presenti facciamo finta di non saperlo, ma purtroppo la realtà, Assessore, è questa.
Chiedo quindi all’Assessore, a tutta la Giunta e al Presidente della Regione, di fare in modo che venga data una risposta in modo serio, altrimenti il lavoro fatto da noi dell’opposizione nel presentare proposte di legge, emendamenti, mozioni, ecc., sarebbe assolutamente inutile, potremmo stare in silenzio e accettare tutto ciò che viene già stabilito, coordinato ed attuato.
Ripeto, Assessore, le chiedo un’acquisizione di responsabilità nei confronti di tutti i cittadini marchigiani, in quanto questa cosa che non è assolutamente da poco. Oggi non conosciamo questo problema, non riusciamo neppure a quantificarlo, però esiste ed esiste in modo serio. Come ho detto poc’anzi si sono ancora nelle case dei problemi seri, soprattutto per quanto riguarda i ragazzini, che ancora non riusciamo a quantificare.
I dati che ci sono stati esposti, ripeto, li conoscevamo bene ed infatti li abbiamo utilizzati proprio per poter presentare le interrogazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Nell’esporre le cifre, naturalmente tenendo conto dell’interrogazione del Consigliere D’Anna, ho fatto chiaro cenno al fatto che il Servizio sanitario avendo delle competenze ha messo dei soldi suoi, ma non ha poi competenze nella bonifica.
Certo, ho messo le cifre, ma è chiaro che quelle attengono alle nostre competenze, all’istituzione del registro dei mesoteliomi, al fatto che c’è la mappatura sul territorio, al contributo per il funzionamento del registro regionale, a tutta l’attività di formazione per gli operatori che si occupano della mappatura, insomma a tutte quelle azioni che hanno una consequenzialità che sta dentro alle competenze sanitarie.
Do la cifra complessivamente, perché poi è stata distribuita nel corso degli anni, quindi non dico che sia sufficiente o non sufficiente, ma è quello che abbiamo messo come sanità: sono circa 600 mila euro da fine maggio 2005 al giugno 2009.
Naturalmente ciò non toglie che a fronte di quella mappatura, come giustamente ha detto il Consigliere D’Anna, a fronte anche dell’esame che abbiamo fatto e dei casi che si sono sollevati, rimane comunque il problema di come noi bonifichiamo, di come non debba esserci anche lo smaltimento abusivo a cui si accennava.
Naturalmente questo esula dalle competenze del Servizio sanitario. Se poi va avanti una legge che vede tutti d’accordo, benvenga, perché è chiaro che il problema c’è e rimane.
Volevo intervenire solo per completezza di dati.

Interrogazione n. 1295
del Consigliere Brini
“Concessione di sussidi straordinari assistenziali una tantum a fondo perduto alle famiglie in difficoltà economica e/o a soggetti in situazione di particolare fragilità sociale”
(Rinvio)

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l’Assessore Benatti.

Stefania BENATTI. Intervengo sull’interrogazione n. 1295 “Concessione di sussidi straordinari assistenziali una tantum a fondo perduto alle famiglie in difficoltà economica e/o a soggetti in situazione di particolare fragilità sociale” per chiederne il rinvio che però voglio motivare, ci tengo a dirlo al Consigliere Brini che mi aveva chiesto a che punto fosse la risposta.
L’Assessorato agli enti locali ha chiesto un’informativa alla Comunità montana nella metà dello scorso mese di agosto e in data 10 settembre il Segretario della Comunità montana ci ha fatto sapere che non era in grado in tempo utile per questa seduta di trasmettere la documentazione, sarà sua cura trasmetterla quanto prima.
Quindi, collega Brini, la rimetteremo per la prossima seduta>, naturalmente non quella del 25 che è monotematica.

PRESIDENTE. Bene, questa interrogazione sarà portata all’ordine del giorno della prossima seduta utile. Ora il tempo per lo svolgimento degli atti ispettivi è esaurito.


Elezione dei Consiglieri segretari (articolo 6, secondo comma del Regolamento interno)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’elezione dei Consiglieri segretari. Il voto è limitato a uno. Prima di procedere nomino Consiglieri segretari provvisori i Consiglieri D’Isidoro e Parrucci che quindi invito a prendere posto al tavolo della Presidenza.
Prego di distribuire le schede.

(Segue votazione)

PRESIDENTE. Comunico l’esito della votazione. Votanti n. 35, schede bianche n. 2, schede nulle nessuna, schede valide n. 33.
Hanno ricevuto voti: Michele Altomeni n. 20, Giacomo Bugaro n. 13.
Proclamo eletti Consiglieri segretari dell’Assemblea legislativa i Consiglieri Michele Altomeni e Giacomo Bugaro, che invito ad assumere posto al tavolo della Presidenza.

(Applausi in Aula)



Mozione n. 327
del Consigliere Procaccini
“Situazione di crisi del Piceno”
(Rinvio)

PRESIDENTE. La mozione n. 327 del Consigliere Procaccini viene rinviata alla discussione generale della seduta del 25 settembre.


Proposta di legge n. 269
della Giunta regionale
“Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati”
(Rinvio)

Proposta di atto amministrativo n. 7
della Giunta regionale
“Modifiche al Piano regionale per la gestione dei rifiuti, approvato con delibera consiliare 15 dicembre 1999, n. 284, legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 269 ad iniziativa della Giunta regionale che, come concordato in sede di Conferenza dei Capigruppo, anche a causa dell’assenza del relatore di maggioranza Comi, viene rinviata, rinviando automaticamente anche la proposta di atto amministrativo n. 7.


Proposta di legge n. 294
della Giunta regionale
“Istituzione dell’Azienda ospedaliera Riuniti Marche Nord”
(Discussione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 294 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. La proposta di legge in discussione costituisce sicuramente uno dei passaggi più importanti della politica sanitaria della nostra Regione. E’ uno degli atti più rilevanti dopo l’approvazione del Piano triennale 2007-2009, il contesto da cui traggono origini le ragioni della nascita di una nuova azienda sanitaria nel nord della nostra regione. Un’azienda dove si dovranno incorporare, come dice l’articolo 1 della legge, l’Azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro e il Presidio sanitario Santa Croce di Fano.
Il Piano sanitario regionale, infatti, indicava per la zona nord delle Marche una possibilità, ovvero che le due strutture ospedaliere di Pesaro e Fano potessero andare oltre l’integrazione. Questo perché in quel territorio, così come nel sud della regione, c’è sicuramente la necessità di rivisitare i presìdi ospedalieri, le loro funzioni, determinata da un contesto che vede una forte mobilità negativa vista la competizione che quel territorio subisce rispetto al confine con l’Emilia Romagna.
Ma non è la sola ragione da cui nasce l’esigenza di questa nuova struttura, essa nasce anche dal bisogno di rivisitare – così recita alla pagina 241 il Piano sanitario – la rete delle alte specialità nella nostra regione consolidando e potenziando il nord delle Marche sicuramente in rete e comunque con l’offerta sanitaria dell’Azienda ospedali riuniti di Ancona e l’Inrca.
E’ in questo contesto che la nascita di un’azienda trova i presupposti e la ragione.
Parliamo di una nuova azienda non di un nuovo unico ospedale – questo voglio precisarlo per evitare confusioni–, oltre che per far chiarezza sul dibattito che vi è intorno a tale questione. Quel dibattito che oggi investe l’Assemblea legislativa, ma è da tempo che nei nostri territori (nella nostra provincia e nella mia stessa città di Fano) vede impegnato anche il mondo politico, il mondo delle associazioni, il mondo dei soggetti interessati a questa importante operazione.
Il piano sanitario, tra l’altro, non escludeva una possibilità di ragionare intorno all’ipotesi di fattibilità di un nuovo unico ospedale, ma era accompagnato da un eventuale studio di fattibilità che ne valutasse i benefici e i rischi. Tale percorso per ora la Giunta regionale ha ritenuto di non attivarlo.
Sicuramente illustrerò più nel dettaglio la legge, ma è chiaro che dobbiamo fare chiarezza anche sui contorni.
Trattasi di una nuova azienda – che dovrà incorporare, ripeto, l’Ospedale San Salvatore e la struttura ospedaliera Santa Croce di Fano – che nasce con l’obiettivo di riqualificare l’esistente. I dati dicono con chiarezza che in quel territorio, come pure nel sud della regione – è depositata una proposta di legge che riguarda anche il sud delle Marche –, c’è assolutamente la necessità di riqualificare l’esistente. In particolare i servizi che riguardano la cura delle acuzie – parliamo di un ospedale che dovrà avere questa funzione –, con l’obiettivo di ridurre la mobilità passiva, rimotivare i professionisti, razionalizzare le risorse, anche se al momento sappiamo che di fronte ad un’operazione di questa natura ci sarà bisogno anche di investire; lo dice il Piano stesso, ma anche l’Assessore ed dirigente dott. Ruta hanno più volte detto – mi riferisco ai percorsi e alle audizioni che ci sono state – che questa operazione nasce per poter dare più servizi a quei territori.
Quindi, dicevo, investire per ridurre i tempi medi e lunghi ed ovviamente anche i costi. Riqualificare e potenziare l’offerta, che significherà ridurre la mobilità passiva, riutilizzare meglio le risorse umane, riutilizzare meglio le risorse tecnologiche. Ma il tutto dovrà essere fatto con l’obiettivo di dare maggiori servizi all’utenza.
Il territorio provinciale, con le due città di Pesaro e Fano ed i loro cittadini e cittadine, deve poter trarre vantaggi da questa operazione.
Quale percorso, se oggi ovviamente l’Assemblea legislativa riterrà di procedere in questa direzione, è stato seguito per la costituzione dell’azienda? La Giunta regionale seguendo ovviamente le indicazioni del Piano ha dato vita alla delibera n. 1213 del 2007 con la quale con un grosso percorso di integrazione si è visto lavorare insieme, in maniera continuativa per circa due anni, un gruppo di professionisti, dirigenti della Zona territoriale 1, della Zona territoriale 3 e della stessa Azienda ospedaliera San Salvatore, che sono stati sostenuti anche dalla Regione con risorse dedicate nei budget relativi alla Zona di Fano e all’Azienda San Salvatore di Pesaro; risorse anche abbastanza consistenti, sono circa 900 mila euro. Da qui sono nati dieci progetti di integrazione, per cui oggi l’azienda nasce portandosi dietro le indicazioni del Piano ed il lavoro sull’integrazione che nel territorio ha fatto crescere e maturare le condizioni intorno ad una scelta così significativa che oggi ha conquistato abbastanza consensi.
Questo è ciò che sta dietro la proposta. Ma la stessa è stata accompagnata anche da una intensa discussione. Mi riferisco ovviamente al percorso formale di audizioni che la Giunta prima e la Commissione poi hanno attivato. Oltre a questo ci sono stati: una presenza costante di interventi sulla stampa, convegni promossi da associazioni del volontariato, da fondazioni bancarie, da Consigli comunali che negli anni si sono interrogati su tale questione.
Quindi a me pare, seppur permangano ancora punti non del tutto chiariti – aspetto su cui tornerò quando illustrerò nel dettaglio la legge –, che questo provvedimento sia stato accompagnato da un’intensissima discussione delle forze politiche e sociali, ovvero da percorsi formali di discussione di molti professionisti e politici che sulla stampa, ovviamente, si sono cimentati intorno a questa cosa.
Quindi è un’operazione che non nasce sicuramente da un laboratorio politico, ma che, pur traendo origine da atti significativi che la Regione si è data, ha avuto un accompagnamento sicuramente intenso.
Mi auguro non si abbassi la guardia e che la discussione permanga, perché il bello comincia ora.
Sull’atto si è pronunciato anche il CAL (Consiglio delle autonomie locali), che ha votato a maggioranza sulla proposta. Aveva chiesto di pronunciarsi anche il Crel (il cui parere non era obbligatorio) ma poi non si è espresso formalmente.
Questo è il contesto in cui la proposta è nata, vissuta e sta crescendo, che però non dovrà assolutamente essere chiuso dopo la fase di oggi.
Che cosa mettiamo insieme? Non è un’operazione semplice, lo vogliamo dire, lo sappiamo. Mettiamo insieme un’Azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro (articolata su una sede amministrativa, l’Ospedale centrale San Salvatore, la sede staccata di Muraglia) e la struttura Santa Croce di Fano. Non sono compresi in questa operazione l’Ospedale di Pergola e l’Ospedale di Fossombrone; sappiamo che la Zona territoriale 3 di Fano, appunto, ha l’articolazione delle strutture ospedaliere su tre sedi, Fossombrone, Fano, Pergola.
Per correttezza devo dire che l’Amministrazione comunale di Fossombrone aveva avanzato la richiesta di stare dentro questa operazione. Ciò per dire come il consenso intorno a questo percorso sia anche cresciuto nel tempo ed ha conquistato anche altri soggetti. Comunque in questa fase si è ritenuto di non inserire quella struttura.
Le due strutture che dovrebbero dar vita alla nuova azienda portano con sé: Pesaro ha una dote di 398 posti letto, Fano – mi riferisco solo alla struttura di Fano – 280 posti letto, i dipendenti di Pesaro sono circa 1265, quelli di Fano 768 – mi riferisco alla struttura dell’ospedale perché se guardiamo all’entità della Zona territoriale 3 i numeri sono più rilevanti –.
Il volume di attività è molto consistente: nel 2008 all’Ospedale San Salvatore di Pesaro le dimissioni sono state circa 16.500, 14.800 nella struttura Santa Croce di Fano (se consideriamo Pergola e Fossombrone il volume di attività della Zona territoriale di Fano è più consistente).
Le entità finanziarie: il budget 2009 di previsione del San Salvatore di Pesaro è di 139 milioni di euro, mentre di Fano è di 229; ma i dati di Fano sono dell’intera Zona territoriale per cui non facilmente comparabili visto che, ripeto, nella nuova azienda viene portata soltanto la struttura Santa Croce di Fano.
Oltre a queste doti numeriche mi auguro che l’esperienza, l’eredità culturale e sanitaria, in particolare dell’Ospedale di Fano – la realtà che meglio conosco – possano essere considerate nella nascita della nuova azienda. Come sappiamo, infatti, questo è un ospedale di rete, quindi inserito in un contesto territoriale che ha visto in questi anni lavorare insieme in maniera molto intensa la struttura ospedaliera con il resto dei servizi territoriali, dando così vita a percorsi di continuità assistenziale di straordinario interesse. Ha cercato di tenere insieme prevenzione, cura e riabilitazione, i tre momenti sostanziali intorno ai quali agisce l’attività sanitaria.
Così pure per l’eredità di Pesaro, che ha punte di eccellenza che riguardano servizi significativi – mi riferisco a quello dell’emergenza, dell’ematologia e della cardiologia –, ha sperimentato percorsi di intensità di cura, dei quali ovviamente dovranno avvantaggiarsi i cittadini della nostra regione.
Con l’operazione che stiamo per fare oggi, seppure schematica perché la legge è abbastanza essenziale, sappiamo che dietro c’è un vissuto straordinario di bravi professionisti, di persone che negli anni hanno anche fatto i conti con ristrettezze economiche e che quindi spero possano vedere maggiormente valorizzate le loro possibilità e le loro professionalità.
Parlerò ora di che cosa consiste il testo e quali sono i punti sui quali la Commissione ha lavorato modificando poi il testo presentato dalla Giunta.
Abbiamo rivisitato l’articolo 1 nel quale indichiamo che il nuovo nome dell’Azienda ospedaliera è “Ospedali Riuniti Marche Nord”. Come sapete con il vecchio Piano sanitario e con la legge n. 13 è stata fatta un’operazione molto significativa nella realtà di Ancona, quindi Ospedali Riuniti è nome ed esperienza a cui si richiama anche la nostra legge.
Nasce per incorporazione, quindi nella nuova Azienda vengono incorporate l’Azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro e il Presidio ospedaliero della Zona n. 3 di Fano.
Abbiamo soppresso l’articolo 3, riteniamo non ci sia bisogno di scrivere nella legge quando nasce l’azienda. Perché è un’azienda che nasce con tutti i requisiti di legittimità ed è un soggetto che potrà fare protocolli d’intesa con chi sarà necessario li faccia.
Questione molto significativa che abbiamo voluto inserire è la seguente.
Con la legge nasce una nuova azienda, ma ciò che renderà significativo il percorso e rilevante il progetto sarà l’atto aziendale. E’ con questo atto, infatti, che si dovrà indicare con precisione chi fa cosa, quali sono i servizi che caratterizzeranno le due strutture. Strutture che dovranno nascere secondo le indicazioni della legge con un percorso di caratterizzazione ed integrazione. Questo vuol dire che dovranno sicuramente essere superati i doppioni, ma che le due strutture dovranno lavorare in maniera fortemente integrata. Su questo insisto, sapendo però che non saranno i cittadini che dovranno muoversi verso una delle due strutture, ma saranno i professionisti che dovranno, a seconda delle intensità di cura e della specialità da seguire, essere a disposizione del territorio.
L’atto aziendale, ribadisco, sarà la parte essenziale del processo. In questo dovrà essere indicato che cosa si fa a Fano e che cosa si fa a Pesaro, quali saranno cioè le caratterizzazioni delle due strutture, che cosa resterà per tutti sul territorio, che cosa si integrerà.
Quindi è un atto di estremo rilievo.
Abbiamo ritenuto che sull’atto aziendale dovesse esprimersi l’Assemblea legislativa, la legge infatti prevede che deve esserci un parere della Commissione assembleare competente, ma abbiamo aggiunto che dovranno esprimersi anche gli enti locali interessati.
Mi auguro dunque che tale percorso e l’attenzione che c’è stata attorno alla nascita di questa azienda – se oggi ovviamente l’Assemblea legislativa l’approverà – non dovrà calare. Anzi, questi tre mesi che la legge mette a disposizione della Giunta per predisporre l’atto aziendale, dovranno essere accompagnati, in maniera sistematica, con una partecipazione delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni dei professionisti, delle organizzazioni degli utenti, che in tante forme vivono nei nostri territori. Affinché l’atto aziendale nasca davvero da un percorso di partecipazione che faccia superare anche quelle riserve e preoccupazioni che di fronte ad un’operazione di sperimentalità e di azzardo possono anche esserci.
Confido però sia nella volontà della Giunta come pure nell’attenzione che dovrà avere l’Assemblea legislativa; su questo non ho dubbi, ci sono Consiglieri della mia città anche di altra parte politica che hanno dedicato a questa operazione, e credo continueranno a farlo, interesse ed attenzione.
Questo è il percorso che oggi prefiguriamo a cui mi auguro che l’Assemblea legislativa possa dare il giusto consenso.
Voglio infine fare una considerazione. La nascita di questa azienda ha destato anche nella maggioranza preoccupazioni. Sicché voglio mettere in evidenza due questioni. Una, la città di Pesaro e la città di Fano distano dieci-dodici chilometri l’una dall’altra, quindi è assolutamente necessario, nell’interesse dei cittadini marchigiani, nell’interesse di una pubblica amministrazione che nel futuro vorrà sempre spendere meno e spendere meglio, che queste due città imparino a dialogare. Partiamo dalla sanità e non dovremmo fermarci qui, ci sono servizi territoriali, servizi di trasporto, servizi scolastici. Allora se vogliamo davvero governare con serietà questo nostro territorio dobbiamo sapere che due città con quelle caratteristiche devono davvero imparare a dialogare.
Da questa operazione dovrà poter trarre vantaggio l’intero sistema sanitario provinciale, quindi Fano e Pesaro dovranno offrire con la nascita di questa azienda servizi all’intera comunità provinciale. Non possiamo chiedere sacrifici – in questi anni non lo abbiamo fatto – a chi vive in territori dislocati geograficamente, distanti dai centri più serviti, e continuare a mantenere doppioni, duplicazioni e anche qualche spreco – non mi riferisco ovviamente solo alla sanità – in due città che veramente hanno la possibilità di dialogare e di lavorare insieme.
Dunque questa operazione per me nasce anche con questo obiettivo quindi la Regione la dovrà accompagnare.
Voglio inoltre tranquillizzare qualche forza di maggioranza che è preoccupata che con la nascita di questa azienda le Marche cambino le loro ragioni e le loro politiche sanitarie verso un percorso di eccessiva aziendalizzazione. Non è così, l’azienda ospedaliera nella nostra provincia esisteva già, oggi la potenziamo, ma non potenziamo solo Pesaro, potenziamo la provincia di Pesaro, potenziamo l’intero territorio.
Mi auguro che l’Assemblea legislativa approvi questo percorso, ne discuta con serietà, e che si continui con grande attenzione a seguirlo fino all’atto aziendale e anche oltre.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Tiberi.

Oriano TIBERI. Interverrò in maniera molto sintetica. La collega Mollaroli è stata esauriente, precisa, ha portato dati, ecc. io dirò solo due o tre cose che derivano dal fatto che vivo la realtà della provincia di Pesaro Urbino.
Va subito evidenziato che qui non si tratta di istituire una nuova azienda ospedaliera, bensì di potenziare, allargare, rendere più funzionale l’azienda ospedaliera che c’è già. Infatti l’azienda ospedaliera San Salvatore c’è, si tratta solo di renderla più efficiente ed efficace integrandola funzionalmente con la struttura sanitaria di Fano.
Nel territorio – io lavoro in ospedale –, specialmente nell’entroterra, la stragrande maggioranza della gente vede di buon occhio una integrazione funzionale tra Pesaro e Fano. La stragrande maggioranza dei miei colleghi ed amici, sia di Pesaro che di Fano, che lavorano negli ospedali ritengono opportuna e doverosa questa integrazione funzionale.
Qui non si parla di ospedale unico, di campanilismo tra Pesaro e Fano, si sta parlando semplicemente di essere più funzionali nei servizi da dare alle popolazioni, si tratta di risparmiare, si tratta di eliminare i doppioni che non funzionano. Non è concepibile, specialmente per gli abitanti dell’entroterra, assistere a due strutture sanitarie che sono distanti tra loro 7 chilometri, e poi vedere che magari neppure funzionano.
L’integrazione funzionale tra Pesaro e Fano deve essere tale che se Pesaro vale 50 e Fano vale 50 dall’integrazione spendendo di meno si deve ottenere 120.
La gente chiede questo.
Quindi invito anche gli amici dell’opposizione a votare a favore di questa proposta di legge ad iniziativa della Giunta regionale, in quanto è una proposta che va nell’interesse della gente, va nell’interesse del territorio.
E’ una proposta di legge che dovremmo approvare al di là degli schieramenti e delle posizioni politiche, perché si tratta semplicemente, ribadisco ancora, di dare servizi migliori e spendere di meno.
Le critiche che ho sentito, che vengono un po’ anche dall’opposizione, è perché si teme sia una scatola vuota. Ma la Consigliera Mollaroli ha esplicitato chiaramente che sarà poi l’atto aziendale che determinerà la programmazione di tutto, un atto che però sarà sotto il controllo delle Commissioni assembleari.
Quindi il mio invito, ripeto, è quello di votare a favore di questa proposta di legge.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non sono d’accordo con la Consigliera Mollaroli e nemmeno con il relatore di minoranza Tiberi. L’atteggiamento del Consigliere Tiberi mi auguro sia dettato da valutazioni di carattere tecnico e non politico, va alla pari dell’atteggiamento di qualche altro consigliere di maggioranza che mi risulta non sia altrettanto convinto della bontà di questa operazione. Quindi alla fine faremo i conti del consenso che questa proposta acquisirà in questa Assemblea, ma certamente il mio consenso non lo avrà.
Ritengo che la decisione dell’azienda unica sia un’accelerazione impropria e improduttiva, una fuga in avanti della Giunta regionale, funzionale solo a mascherare il fallimento dell’azione nel campo della sanità, il fallimento dell’azienda unica regionale.
Credo che il dato di fondo sia la volontà di andare avanti a tutti i costi. In questi giorni mi sono letto il resoconto dell’audizione in Commissione sanità, quindi ho letto delle preoccupazioni espresse per esempio dal Consigliere Procaccini – tanto per farci un’idea della situazione –.
Questa scelta serve solo a mascherare la difficoltà della Giunta regionale nel dover prendere atto del fallimento della scelta dell’ASUR. Di fatto in questi mesi si è modificata impropriamente l’impostazione legislativa che si è data alle problematiche sanitarie. Andando a modificare nella sostanza l’articolazione delle ASL attraverso la creazione dell’area vasta, che non è altro che la riproposizione formale delle ASL provinciali, poi oggi si va a modificare l’assetto ospedaliero della regione attraverso l’invenzione, guarda caso, dell’azienda unica Pesaro-Fano, però al di fuori di un contesto regionale che avrebbe meritato un’attenzione diversa.
L’altra questione è che questa iniziativa sancisce il fallimento di una delle prospettive qualificanti del Piano che era la realizzazione del polo nord della sanità. Questo non è il polo nord della sanità, bensì un arretramento rispetto ad una grande prospettiva di sviluppo della sanità nell’area di confine.
Certo, ha ragione Tiberi, anche se lui lo ha detto in termini polemici mentre io lo dico con realtà, questo è un contenitore vuoto, una scatola vuota che impoverisce invece che arricchire la dotazione dei servizi sanitari della provincia di Pesaro. E’ una proposta di accomodamento organizzativo che non risolve i problemi e che manca dell’imprimatur della gente.
Quello che non avete avuto il coraggio di fare è che su questa cosa nessuno di voi ha avuto il coraggio di andare a sentire cosa ne pensa l’opinione pubblica.
Provocatoriamente cinque mesi fa avevo detto all’Assessore e al Presidente della Giunta: “abbiate il coraggio di fare un referendum”, per vedere cosa dicono rispetto a questa prospettiva i cittadini di Pesaro, di Fano e se volete della provincia. Certamente non avrebbero usato i toni trionfalistici della Consigliera Mollaroli e mutuati del mio collega Tiberi.
Con questa proposta di aggiustamento non si risolvono i guasti e non si recuperano i ritardi della sanità della provincia di Pesaro. Una sanità che da anni sta di fronte a promesse formali fatte – vi ricordate la vicenda dell’ematologia e di Lucarelli – rispetto ad un’inversione di tendenza.
Questo processo e questo percorso è anche strumentale a mascherare una difficoltà, a mascherare i ritardi del processo di integrazione funzionale.
Cosa avrebbe impedito alla vostra parte politica di fare l’integrazione funzionale degli ospedali di Pesaro e Fano! La vostra parte politica per quindici anni ha avuto la responsabilità di gestione della sanità regionale, ha avuto per tantissimo tempo un ruolo di primo piano nella gestione delle autonomie locali – Provincia di Pesaro e Comune di Pesaro – , e su questo ha avuto la pienissima disponibilità del Comune di Fano.
Invece non si è avuto il coraggio, la forza, non si è stati capaci di realizzare l’integrazione funzionale, allora oggi ci è lanciati nel campo della unificazione organizzativa sperando che questa sia la panacea di tutti i mali.
Io non sono assolutamente d’accordo.
Il percorso dell’azienda è pericolosissimo, Consigliera Mollaroli. Mi dispiace che lei ed io in scadenza di legislatura dobbiamo consumare questo tradimento nei confronti delle popolazioni della provincia di Pesaro, in particolare questo tradimento nei confronti della città di Fano che è la più esposta proprio per le cose che sono state dette…(…) Sì, sì! Voglio farle un esempio. Quando si sposò a lei e a suo marito vi venne chiesto un impegno, sono stati detti i motivi per cui ci si sposa e che impegni ci si deve assumere nei confronti del consorte, si deve dire: “giuro di essere fedele…” . E’ così o no, Consigliera Mollaroli! Nel momento in cui si consuma un matrimonio si rende evidente e chiara la ragione del matrimonio e gli impegni che si devono assumere. Con questa legge non si assume nessun impegno! Si rimanda a un domani la definizione dei servizi che rimarranno a Pesaro e a Fano. Si rimanda a dopo!
La scelta dei servizi sarà rimessa alla discrezionalità della Giunta regionale, invece dovevate avere il coraggio di fare una scelta preventiva. Questo coraggio non lo avete avuto! Dovevate dire, prima, ai pesaresi e ai fanesi come sarebbe stato strutturato l’ospedale di Fano e come sarebbe stato strutturato l’ospedale di Pesaro, quali servizi sarebbero rimasti nelle due città. Questo doveva essere il atteggiamento di coerenza da tenere, ma non lo avete fatto.
Quindi è un atto pericoloso perché non vengono definiti i criteri e soprattutto non viene definita l’articolazione dei servizi a Pesaro e a Fano, si rimanda, ripeto, alla discrezionalità della Giunta regionale, quindi a scelte politiche, come riempire di contenuto queste due strutture ospedaliere.
Come cittadino pesarese non mi sento assolutamente garantito da una scelta di questo genere, come credo non lo siano neppure i cittadini di Fano.
Questo mi consente anche di ribadire un concetto. Se con questo atto si vuole aprire la pista alla prospettiva di un ospedale unico, scordatevelo! Assessore, se lo scordi! Perché per l’ospedale unico il percorso dovrà essere molto più democratico, molto più partecipativo.
Se si vorrà fare l’ospedale unico si dica dove si fa e si dica dove si trovano le risorse, non può essere aggirato l’ostacolo magari rilanciando una vecchia idea, ovvero quella della speculazione selvaggia sulle aree sulle quali insistono le vecchie strutture ospedaliere. No!
Noi abbiamo detto che su tale questione – oggi lo ribadiamo in questa Assemblea legislativa – il Pdl è per due ospedali per due città.
Il percorso che oggi avete proposto lascia inalterate tutte le emergenze della sanità della provincia di Pesaro, non ne rimuove una, non consente concretamente il riavvio del riequilibrio delle alte specialità sulle aree di confine. Nell’atto non c’è alcun riferimento a questo impegno, impegno dal quale non possiamo e non vogliamo assolutamente derogare.
Era stata promessa ai cittadini della provincia di Pesaro l’attivazione del servizio di cardiochirurgia, ma di questa cosa si continua a non parlare. Anzi, si accampano le scuse più strane, come quelle sul bacino d’utenza, però non tenendo conto che il fatto di trasferire una delle cardiochirurgie in più che c’è dall’altra parte potrebbe consentire lo sfondamento sul versante romagnolo e quindi un recupero di mobilità attiva, non passiva, sulla città di Pesaro. (…) Di che parlo? Parlo di cose, Consigliere Luchetti, che lei non è capace di risolvere, anche se è uno dei maggiori responsabili di questa situazione, perché alla pari dell’Assessore dirige questo settore da tantissimo tempo! Noi parliamo di cose concrete, ovvero di quella promessa che il Presidente D’Ambrosio aveva fatto ai pesaresi rispetto a questa cosa e che non è stata mantenuta. Se non è informato, Consigliere, si informi!
La seconda questione è quella dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi. Abbiamo impiegato tre anni a bandire la gara d’appalto per la realizzazione del CUP, che potrebbe essere uno strumento propedeutico alla riduzione delle liste di attesa. Tre anni per una gara d’appalto! Abbiamo fatto la gara, quindi mi aspetto di vedere questo effetto decisivo del CUP sulla lista di attesa per le prestazioni specialistiche, una questione che continua a rimanere una piaga drammatica della nostra regione.
Altra questione che non viene affrontata se non marginalmente è quella di superare il grave deficit del servizio riabilitativo nella provincia di Pesaro. La provincia di Pesaro è una delle poche della regione che non può avvalersi di strutture private e che quindi continua a scontare un deficit gravissimo su questo piano, anche qui producendo mobilità passiva. (…) I quattro posti letto all’ospedale di Pesaro o la metà dei posti a Galantara non servono rispetto al bisogno e rispetto alle potenzialità delle strutture.
E rimane grave rispetto a tale questione, Assessore, la mancata messa a regime di servizi fondamentali per la vita dei cittadini della provincia di Pesaro. Mi riferisco alla radioterapia e alla neurochirurgia. La radioterapia a Pesaro funziona quattro ore al giorno! Quando invece ha un potenziale di otto ore, che se attivato potrebbe garantire di curare il doppio dei pazienti, che invece ancor oggi sono costretti a ricorrere a strutture interne.
La messa a disposizione della struttura dell’azienda ospedaliera di Pesaro e delle risorse professionali in grado di garantire un doppio turno di lavoro non credo sia un problema da intesa Stato-Regioni, credo sia un problema di volontà politica.
Poi c’è il problema dell’efficacia degli accordi di confine, altra questione non risolta.
(…) Grazie, Assessore, sono contento! Perché dopo dodici di interrogazioni che le ho rivolto finalmente nell’intervista che ha fatto l’altro giorno a Il Resto del Carlino ci ha detto: “Faremo il Potes nel Conca”. Grazie, perché dopo dodici volte in quattro anni che lo chiedevo almeno mi ha accontentato, anzi, ha accontentato il Conca. Ecco, questo può dare un contributo in positivo a frenare l’emorragia scissionista che sta contagiando anche questa vallata.
Se insieme a questo magari ieri sera avesse dato disposizioni affinché il Consiglio provinciale di Pesaro potesse assumere un’altra posizione sul punto nascita di Novafeltria avremmo dato un altro contributo. Ieri sera il Consiglio provinciale ha bocciato la mia proposta di ripristinare da domani il punto nascita di Novafeltria! Sono state riportate le motivazioni più strane, ad esempio che non ci sono altri punti nascita nella provincia, quando invece tutti sanno che era stato previsto il punto nascita nella zona del Marecchia proprio perché è una specificità territoriale delle Marche che non può essere paragonata a quella di altri comuni. Pertanto ieri sera si è sacrificato sull’altare della burocrazia e della politica un legittimo diritto delle donne del Marecchia, che oggi per partorire sono costrette a ricorrere al pronto soccorso! Cioè, le donne di Novafeltria che non vogliono andare a partorire a Rimini sono costrette ad andare al pronto soccorso per poter far nascere il loro bambino a casa, a Novafeltria! (...)

PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri!

Roberto GIANNOTTI. Assessore Solazzi, Assessore Mezzolani, scusate, allora è vero che prendete per i fondelli i marchigiani. (…) Sì, ce li prendete! Perché se da una parte fate ricorso alla Corte Costituzionale contro il distacco, dall’altra mi fate questi discorsi! Da una parte dite che questi devono rimanere con noi, che hanno diritto, poi mi dite che devono andare a Rimini! Allora anche il ricorso è una buffonata politica! Il vostro intervento oggi lo dimostra!
La legge non è una risposta seria ai bisogni dei cittadini pesaresi, è solo un’operazione politica in vista delle prossime elezioni regionali.
L’ultimo elemento che voglio richiamare è il fatto che questa legge, al di là dell’ordine del giorno presentato dal Consigliere Brandoni, non dice nulla sul riassetto del sistema ospedaliero della provincia di Pesaro. Nulla viene detto per gli ospedali di polo, per i quali continua a essere in piedi la mannaia della destrutturazione e della chiusura. Nulla viene detto per salvaguardare l’integrità e l’efficienza degli ospedali di polo. Questo la dice lunga sul respiro provinciale di tale progetto.
Voterò contro questa proposta.

PRESIDENTE. Informo i Consiglieri che ho dodici iscritti a parlare. Quindi se tutti parlano – ne hanno diritto – venti minuti come ha fatto il Consigliere Giannotti è chiaro che staremo qui 240 minuti. Decidano i Consiglieri come comportarsi.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Parlerò due minuti. Questo atto solo occasionalmente riguarda una zona, una provincia, un territorio, in realtà apre un varco ad un nuovo tipo di organizzazione sanitaria. E’ per questo che il Gruppo dei Comunisti italiani ha chiesto al Presidente Spacca, all’Assessore Mezzolani e a tutta la maggioranza un rinvio di tale proposta di legge, rinvio che torniamo a chiedere in quanto abbiamo la necessità di approfondirla sia sul territorio che in generale.
Solo degli ipocriti consapevoli possono pensare che sia un atto che riguarda soltanto una zona. E’ un atto, invece, che può aprire un varco ad una nuova organizzazione sanitaria che si discosta dal Piano sanitario. Un Piano sanitario regionale che ha permesso, grazie all’azione unitaria, in primo luogo quella del servizio e dell’assessorato diretto dall’Assessore Mezzolani, di conseguire risultati importantissimi, che collocano le Marche tra le più virtuose regioni d’Italia.
Quindi stiamo attenti a modificare il modello organizzativo.
Noi chiediamo, ripeto, di rinviare questa proposta di legge, di approfondirla, di contestualizzarla, tanto più che siamo alla fine della legislatura.
Questa proposta di legge per onestà bisogna dire che non istituisce una nuova azienda sanitaria. I Comunisti italiani sono contrari all’aziendalizzazione della sanità, ma questa sanità aziendalizzata nelle Marche e a Pesaro già esiste, quindi si tratta di accorpare e dare magari anche più dignità.
Però questo prevede, appunto, che accada anche per le altre provincie in maniera sbagliata – lo dico ora per allora affinché sia chiaro –. Dico sbagliata perché cinque aziende più l’ASUR, che non si tocca o non si vuol toccare, farà esplodere il sistema, perché il sistema della sanità nel tempo del federalismo pescherà sempre dentro lo stesso budget.
Siccome questo ci avvia al modello della sanità lombardo, allora si intreccerà sempre di più con cinque ospedali. Dobbiamo parlare con il linguaggio della chiarezza, perché, al di là di come uno la pensa sulle aziende ospedaliere, l’azienda ospedaliera nelle Marche è in controtendenza con una visione di questo tipo. Ad esempio Ancona, in maniera giusta con una direzione politica anche non semplice, proprio per ottemperare alle linee del Piano sanitario, per una sanità sempre più diffusa sul territorio, più democratica possibile, fece l’inverso, da tre aziende ospedaliere ne fece una.
Oggi, a distanza di poco tempo e contrariamente a quello che dice il Piano sanitario facciamo un’operazione diversa. Il Piano parla di integrazione, l’integrazione si deve fare, quindi l’Assessore Mezzolani e la Giunta l’hanno fatta a legislazione invariata, con quella che c’è.
Il modello lombardo per le Marche è pericoloso, perché scompagina. Ognuno la può pensare come vuole sull’ASUR ma qui parliamo di aziende ospedaliere, che rischieranno nei primi anni di assestamento di portare via risorse al territorio, non solo agli ospedali di polo ma anche al sociale. E questo fatto è pericoloso.
Con molta serenità e pacatezza dico – ed è per questo che se la proposta non verrà rinviata il Gruppo dei Comunisti italiani non parteciperà al voto – che questo non è uno strappo dei Comunisti italiani, che sono fedeli e rigorosi nel sostegno del Piano sanitario, però questa proposta si discosta un po’ per lo scenario che apre su Ascoli, su Fermo, su Macerata, è un po’ avventata, è fatta con troppa rapidità e poca meditazione. Quindi ne chiediamo il rinvio per approfondire il contesto in cui si colloca, altrimenti non parteciperemo al voto.

PRESIDENTE. Per cui ora prima di proseguire nella discussione ritengo che dovremmo sentire un Consigliere a favore ed uno contro, perché qualora l’Assemblea legislativa accettasse la proposta di rinvio del Consigliere Procaccini è inutile continuare a discutere.
Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Capisco le perplessità del Consigliere Procaccini, però ha avuto tempo per approfondire queste questioni, ne abbiamo discusso in Commissione, la proposta di legge è depositata da moltissimo tempo, ci sono stati gli approfondimenti dovuti, quindi a me pare che sia giunto il tempo per approvarla.
Tra l’altro il completamento dell’operazione si avrà con l’atto aziendale, come ho detto nella mia relazione e come dice il testo della legge. Avremo novanta giorni e in questo lasso di tempo la Commissione dovrà esprimere un proprio parere.
Mi sembra quindi che le preoccupazioni del Consigliere Procaccini potranno essere fugate e che troverà il tempo di ulteriore partecipazione a questa operazione. Un’operazione che serve alla sanità marchigiana, alla sanità del nostro territorio e che non vede e non ha mai visto, Consigliere Procaccini, nella città di Fano protagonisti, che io conosco, del suo partito contrari.
Quindi sarei abbastanza attenta su questo aspetto. Per cui oggi questa legge dovrebbe essere approvata per consentire prima della fine della legislatura di vedere completata questa operazione.
Sull’operazione completata i cittadini della nostra provincia avranno tempo di pronunciarsi, visto che siamo a fine legislatura. Presenteremo il pacchetto complessivo e i cittadini della nostra provincia avranno tempo e modo di giudicarlo.
Credo che rinviare oggi sia un grande errore perché impedisce un percorso che nella sua compiutezza darà senso, forza e significato a questa operazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Non condivido tutte le considerazioni che il Consigliere Procaccini ha avanzato, però ne condivido i timori e la necessità assoluta di chiarezza che l’atto deve contenere.
Proprio per questo ho presentato un ordine del giorno che sarà propedeutico al voto e all’atteggiamento di voto del Gruppo di Rifondazione Comunista.
Credo che per dissipare e per meglio chiarire, per rendere esplicita l’unicità di questo atto, dentro una riflessione più articolata sui modelli organizzativi che eventualmente dovremmo costruire e discutere, la richiesta di un momento di un’ulteriore riflessione ritengo sia un atto salutare per l’Assemblea legislativa e ancor più per l’intera maggioranza.
Quindi il nostro voto è a favore del rinvio.

Giacomo BUGARO. Non si può chiedere una sospensione?

PRESIDENTE. Non credo che sia possibile chiedere ora una sospensione, ma chiediamo agli uffici (…) Appurato che non vi è un divieto regolamentare, sospendo la seduta per dieci minuti.

La seduta è sospesa alle ore 12,45


La seduta riprende alle ore 13,20

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Apriamo la votazione sulla proposta di rinvio del punto 6) all’ordine del giorno così come richiesto dal Consigliere Procaccini.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Proseguiamo quindi la discussione. Ha la parola il Vicepresidente Santori.

Vittorio SANTORI. Riprendo l’esame della proposta di legge facendo due brevissime osservazioni.
Innanzitutto dobbiamo tenere conto di quello che è stato l’iter della nostra riforma sanitaria. Siamo passati dall’allora Unità sanitaria locale alla Zona territoriale, poi abbiamo introdotto l’Area vasta, ora siamo all’Azienda ospedaliera e rimane sempre l’Asur unica regionale.
Sotto gli occhi dei cittadini in brevissimo tempo abbiamo modificato tutto l’assetto della riforma e stiamo ritornando alle origini. Cioè a quello che da sempre come opposizione avevamo sostenuto, ovvero che alcune Zone territoriali avrebbero dovuto avere un’autonomia giuridica e patrimoniale, affinché potessero gestire nell’interesse del territorio, rispondere con un bilancio proprio, ovviamente in base al budget assegnato dall’Asur unica, inoltre rispondere in autonomia agli interessi dei cittadini e delle strutture sanitarie.
Colgo quindi l’occasione per segnare lo stato di confusione in cui verte la sanità regionale, che attraverso tutte queste varie forme che hanno lasciato sul territorio cadaveri che altro non sono che le aree vaste, oggi ci si trova sempre più vicini alla linea sostenuta dalla minoranza. Ma questo non ci aiuta perché vorremmo che tutto funzionasse secondo un criterio ben definito proprio dalla legge.
L’articolo 3 del d.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502 stabilisce che in funzione del perseguimento dei loro fini istituzionali le unità sanitarie locali si costituiscono in aziende con personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale. La loro organizzazione ed il lodo funzionamento sono disciplinate con atto aziendale di diritto privato.
Però all’articolo 1 della proposta di legge nessuno parla di personalità giuridica, di autonomia imprenditoriale – anche se potrebbero in qualche maniera essere ricomprese –, ma soprattutto non sono stati dati i principi e le linee guida di questa nuova struttura, che vengono invece delocalizzati e assegnati nuovamente alla Giunta. Quindi la Giunta può fare e disfare in termini di indirizzi e criteri per l’elaborazione dell’atto aziendale, nonché anche indirizzi e criteri per regolare i rapporti giuridici e patrimoniali tra la nuova azienda ospedaliera e l’Asur (articolo 5). Dunque in pieno contrasto con quanto asserito dall’articolo 1 bis del citato D.lgs n. 502; sappiamo bene che le aziende così costituite hanno personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale, quindi non può essere materia di definizione successiva, pertanto questi due principi non possono far parte di negoziazioni in quanto devono essere acquisiti per forza.
Che dire? Anche questo atto, che naturalmente è una duplicazione dell’area vasta, poteva tranquillamente essere realizzato con economie, utilizzando l’area vasta, cioè quel principio inserito nel Piano sanitario.
Siamo a fine legislatura e ci troviamo ancora ad utilizzare questi schemi che nulla portano a livello pratico e nulla porteranno nel giro di qualche mese per alleviare i bisogni delle nostre strutture.
Ci sono ospedali privi di agibilità tecnica in alcuni reparti o in alcune parti delle strutture, manca la messa a norma degli impianti, però noi continuiamo a creare strutture e sovrastrutture pubbliche che servono soltanto a nominare nuovi direttori e forse ad utilizzare altro personale amministrativo.
Siamo molto lontani dagli obiettivi che si era posto il Piano, ad esempio quello di abbattere le liste di attesa o quello di dare migliore qualità ai servizi sul territorio.
Quindi anche il mio sarà un voto contrario a questo ennesimo baraccone che si vuole istituire.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Oggi ci troviamo di fronte ad un provvedimento tra i più significativi ed importanti di questa legislatura. Dopo l’affermazione che la maggioranza ha sempre richiamato, cioè quella della non modificazione della legge 13, oggi ci accingiamo a fare una modificazione strutturale, lasciando però inalterato l’impianto della legge. Non si tratta, infatti, di fare una nuova azienda, bensì si ridefinisce il ruolo di una che già esiste.
In buona sostanza è un tentativo di razionalizzazione della rete ospedaliera sulla base di ciò che aveva annunciato il Piano, ovvero di porre in rete il nostro sistema ospedaliero.
Tutti sanno che questo strumento, che oggi fa seguito ad uno sforzo anche organizzativo da parte dell’Azienda San Salvatore e della Zona di Fano, serve per andare in futuro verso un’integrazione reale di due plessi ospedalieri che distano a pochissima distanza l’uno dall’altro. Si potrebbe dire che da due ospedali di rete si va verso un ospedale strutturato, visto che parliamo di un potenziale piuttosto forte.
Oggi nel definire le strutture ospedaliere non si parla più di posti letto, però ci rendiamo conto che stiamo comunque parlando di due ospedali rilevanti (250 posti a Fano, 320 posti a Pesaro), quindi nell’ambito della nostra regione sul piano ospedaliero sono strutture piuttosto pesanti.
Il fatto che la prospettiva sia quella di migliorare la qualità e la professionalità dell’offerta ospedaliera nel territorio di Fano e Pesaro penso sia un obiettivo di tutti.
Invito pertanto i colleghi a partire da questa riflessione per non ammantare più, come purtroppo si sta ancora facendo, di significati politici quelle decisioni che, invece, dovrebbero essere la base, se abbiamo a cuore la nostra sanità, su cui ragionare.
Certo, è quasi inutile dire che la sanità ha sempre ricoperto un ruolo politico non indifferente, però da un po’ di tempo a questa parte si rifà vivo il dibattito proprio sulla necessità di staccare un po’ di più l’organizzazione sanitaria da quelli che sono i posizionamenti politici.
Non sarà facile ma dovremmo in qualche modo cercare di riuscirci. Anche perché il tempo passa e le tecnologie e le professionalità aumentano di qualità, quindi nell’affrontare le decisioni non possiamo non tenere conto di questa realtà. Considerato, peraltro, che la Regione dopo l’approvazione del Titolo V viene ad avere maggiore peso nella decisione organizzativa.
In Commissione abbiamo discusso di questa legge come propedeuticità ad una scelta futura di un unico plesso ospedaliero. Che per la verità, diciamocelo francamente, dipende da noi, le risorse per poterlo realizzare ci sono, ed è chiaro che le due comunità di Pesaro e Fano dovranno riflettere molto da questo punto di vista, però credo sia comunque un cammino già iniziato da tempo proprio per la vicinanza dei due plessi ospedalieri.
Prima, parlando con il Consigliere D’Isidoro – presentatore di una proposta di legge per gli ospedali riuniti del sud delle Marche – sottolineavo il fatto che la realtà del sud delle Marche da un punto di vista di offerta ospedaliera si colloca in una posizione diversa da quella di Pesaro. Non perché non abbia le stesse urgenze oppure la necessità di essere riorganizzata, però quell’offerta ospedaliera così come è stata concepita fino ad oggi merita sicuramente approfondimenti diversi, diversi per le specificità che esistono, per esempio, sul litorale piuttosto che nell’entroterra.
Per cui credo che sulla base dell’attuale rete ospedaliera occorra fare una riflessione, tenendo conto che già nel Piano, come pure nell’accordo di programma, abbiamo messo in campo anche la scelta di fare il nuovo ospedale di Fermo.
Quindi, proprio perché le accelerazioni tecnologiche sono tali che ci debbono far riflettere, nella prossima legislatura il programma di governo dovrà tenere conto di questo dato. Io ho ascoltato le preoccupazioni del Consigliere D’Isidoro che diceva: “ma allora non facciamo più quella”. No, io dico che dobbiamo riflettere attentamente proprio per meglio tarare le scelte rispetto a quello che esigiamo dalla nostra sanità.
Il Consigliere Giannotti nel suo intervento rivendica ancora una volta la cardiochirurgia a Pesaro, ma sono questioni vecchie che oggi non hanno più senso. Perché? Perché il fabbisogno di 1.500 interventi di cardiochirurgia nelle Marche può essere sicuramente affrontato con l’attuale cardiochirurgia. Per esempio già la neurochirurgia che è stata fatta a Pesaro – lo dico così, tra parentesi – rispetto alle distanze che intercorrono sul territorio l’avrei vista meglio ad Ascoli. Infatti dobbiamo collocare le nostre scelte anche sulla conformazione territoriale e sulla capacità di dare le risposte giuste ai bisogni di salute.
Pertanto l’obiettivo di realizzare la rete rimane quello essenziale della nostra azione di governo e la legge che oggi discutiamo si colloca proprio in quest’ottica. Non direi altro rispetto al significato di questo provvedimento.
E’ chiaro, comunque, che vi è dietro anche tutto il discorso degli investimenti che occorrono fare, quindi dobbiamo essere coerenti. Per esempio nell’andare verso questa integrazione dobbiamo stare attenti – mi pare che l’Assessorato concorra in questa direzione – di non duplicare le cose che esistono. Cioè occorre andare verso una razionalizzazione fin da oggi, proprio come si sta già facendo nel territorio Fano-Pesaro, non solo per non precludere ulteriori passi avanti ma soprattutto per potenziare e rendere più efficaci le strutture che già ci sono.
Pensate, per esempio, a quello che succede in ortopedia. Noi abbiamo un’alta mobilità passiva, abbiamo due nuclei di ortopedia, una a Fano ed una Pesaro, con una tradizione alle spalle di tutto rispetto, su cui oggi, però, si balbetta. Perché? Perché non c’è un’integrazione vera, perché non c’è l’approfondimento di una scelta più efficace, dato che ad un passo – parlo di Cesena – c’è la possibilità di trovare sbocco anche per i pazienti che stanno da quelle parti e non solo.
Tali scelte le dobbiamo fare soprattutto attraverso il consenso dei professionisti. Il cammino che si è fatto a Fano e Pesaro verso l’integrazione non è lo stesso che si è fatto a San Benedetto e Ascoli. Voglio dire che i professionisti devono poter dire la loro idea su come organizzare l’offerta sanitaria, altrimenti potrebbe esserci il rischio di fare provvedimenti che magari cozzano con esigenze professionali e tecnologiche che poi rischiano di non essere congeniali.
Per non parlare dell’integrazione con il territorio. Giustamente il Consigliere Giannotti ha richiamato il problema delle post acuzie nel territorio di Pesaro, ma non c’è solo a Pesaro, anche nell’anconetano, che è più dotato di strutture post acuzie, c’è la difficoltà di trovare posti di riabilitazione.
Oggi dobbiamo sempre più guardare complessivamente all’offerta ospedaliera piuttosto che limitarci unicamente alle scelte di campo.
La questione della razionalizzazione anche il Viceministro Fazio la porta avanti in maniera abbastanza aperta – Consigliere Giannotti, bisogna che segua anche quello che la sua parte politica sta proponendo in campo sanitario! –. C’è infatti sempre una maggiore qualificazione della rete ospedaliera, tenendo conto non tanto dei posti letto, così come è stato interpretato sino ad ora, bensì della funzionalità dell’offerta ospedaliera.
E’ così anche per il discorso della specializzazione. Non è pensabile, proprio per l’enorme dispendio di risorse che comportano le nuove tecnologie, che non si faccia riferimento a specializzazioni che non possono non essere concentrate, per esempio, in un’azienda dove c’è l’università. Però non per un problema di campanile, ma perché è normale; noi abbiamo l’avventura di avere una facoltà di medicina che non può non essere implementata nella struttura sanitaria a tutto tondo, soprattutto per ciò che riguarda non tanto l’assistenza quanto la ricerca e la didattica.
Questo va incontro anche alla necessità di ricostruire, parlando appunto di rete, una sanità che sia coesa da un punto di vista scientifico e professionale. Perché? Perché dobbiamo dare garanzie ai nostri cittadini di trovare la risposta giusta al momento giusto. Se poi la risposta è per la proctologia – faccio un esempio a caso – a Pergola o per la mammella a Loreto, va bene lo stesso, l’importante che sia una specializzazione che vada dietro alle esigenze vere della nostra popolazione.
Sulla preoccupazione del Consigliere Procaccini, discussa anche con l’Assessore, avevamo trovato un orientamento, cioè quello di procedere in questa direzione per tutto il lavoro che si è fatto fino ad oggi, poi proiettarci nel nuovo piano in maniera più specifica, tenendo conto, ripeto, delle novità che si propongono a livello tecnologico e scientifico, ciò per determinare una rete ospedaliera il più efficace possibile.
Pertanto, al di là delle questioni politiche, questo atto ritengo sia fatto bene, si innesta non solo nelle linee di Piano, ma va in direzione anche della logica del buonsenso. Capisco benissimo che è un iter complicato, complesso, i retaggi sono difficili da superare, ma se vogliamo veramente lavorare correttamente nei riguardi dei cittadini dobbiamo tenere conto che le scelte devono avere questo criterio.
Ecco perché nell’ambito della riorganizzazione complessiva ci troviamo di fronte ad un atto molto importante. Perché, ripeto, non è più possibile dilazionare altre scelte inerenti la rete ospedaliera, che riguarda proprio il post acuzie, come diceva il Consigliere Giannotti. Oggi sempre di più abbiamo tempi abbastanza stringenti nel risolvere il problema delle acuzie, ma poi c’è un problema post che riguarda non soltanto la collocazione fisica di coloro che hanno subito interventi di un certo tipo, ma riguarda anche tutto il discorso riabilitativo. Su questo dobbiamo puntare in maniera forte, non solo per evitare la mobilità passiva, ma anche per dare quella qualità che necessariamente occorre realizzare.
Anche il Vicepresidente della Commissione Tiberi ha affrontato il tema con queste indicazioni. Credo che lui si renda conto meglio di altri, dato che viene dalla sanità, di quanto sia importante un’impostazione di questo tipo.
Invito quindi anche il Consigliere Procaccini, anche per i discorsi fatti in Commissione, di stare tranquillo da un punto di vista logico per la scelta che viene fatta, in quanto è una scelta congeniale alle cose che ci siamo detti.
Dico questo perché ritengo sia opportuno che l’Assemblea legislativa faccia scelte di questo genere tutta insieme. Invito quindi anche la minoranza a riflettere, affinché si renda conto che non c’è nessun dato che preluda a scelte di carattere clientelare o di carattere elettoralistico, bensì è un passo importante verso la razionalizzazione.
Secondo me questo è il modo con cui bisogna affrontare simili tematiche. Dividersi politicamente su scelte di questo tipo creerebbe soltanto confusione nei cittadini. Cioè, ammanteremmo di scelte politiche cose che non dovrebbero stare in capo solamente alla politica, sono scelte strategicamente obbligate a tutela della salute.
Così come ritengo, per quanto riguarda il resto del territorio – è vero quello che è stato sollevato – sia importante riflettere su come vorremmo realizzare questa rete. Quindi il discorso del futuro degli ospedali di rete che corrono dietro un po’ alla storia della nostra sanità piuttosto che a logiche di bacini di utenza, che oggi è quello che conta.
La scelta della rete è vincente proprio perché va in questa direzione. E se dobbiamo ascrivere un merito alla scelta della legge 13 è proprio il fatto di aver un po’ superato i campanili, che sono molto forti proprio quando devono essere fatte scelte sulla sanità e sull’assistenza, permettendo così di andare verso una strutturazione più congeniale ad una sanità moderna che corrisponda effettivamente ai bisogni dei cittadini.
Penso dunque che questo provvedimento possa essere accolto da tutti, così come è stato discusso in Commissione e nelle audizioni dove si sono fatti approfondimenti, discorsi e colloqui e dove tutti hanno convenuto nel buon senso della filosofia.
Il Consigliere Giannotti diceva che la legge avrebbe dovuto identificare i servizi ecc., ma questo non è compito di una legge, ovviamente, è compito di un’organizzazione sanitaria che deve saper fare scelte organizzative appropriate rispetto all’obiettivo che si propone. Una legge non può interessarsi di quanti reparti deve essere costituita la nuova organizzazione sanitaria ospedaliera Fano-Pesaro, di questo ne discuteremo quando dovremmo andare verso scelte più appropriate – oggi il problema dell’appropriatezza in campo ospedaliero è fondamentale – che dovranno essere veramente a servizio dei bisogni della gente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Il Consigliere Procaccini ha parlato di “ipocriti consapevoli”, io non posso che ribadirlo. Nel senso che qui si sta facendo la solita pantomima, si dice: “nell’interesse della comunità, nell’interesse della collettività, nell’interesse dei malati…”. Poi la nostra è una regione dove i malati sono costretti ad andare fuori regione, le liste di attesa sono quelle che sono nonostante le chiacchiere che fate, nonostante la realtà di alcune strutture, comprese quelle di Pesaro e di Fano che vivono da tempo i problemi che tutti conoscete ma che non avete mai risolto. Ad iniziare dalle famose sei camere operatorie che non sono mai entrate in funzione; faccio un esempio terra terra, per costruire la nuova camera mortuaria sono occorsi dieci anni – dieci anni! –, verrà sì ultimata nell’arco di uno-due mesi ma comunque ci sono voluti dieci anni per ampliare una camera mortuaria in una città di 63 mila abitanti, si era costretti a mettere le salme anche nel corridoio, tanto per essere specifici ed andare alla realtà di tutti i giorni.
Quindi ci sono ipocriti consapevoli! Questo è un atto che prende in giro, è un atto ipocrita in quanto smentisce le cose che pensate, smentisce le cose che dite, risultano a verbale! Altro che nuova azienda come cerca di dire ogni tanto la collega Mollaroli! Qui si disse – verbale alla mano, Assessore Mezzolani, giovedì 23 luglio 2009 –: “il potenziamento dell’azienda integrandovi anche la struttura di Fano”.
E’ inutile che ci venite a dire che è una nuova azienda. Qui state facendo un’operazione che ricorda un po’ quella fatta qualche anno fa con l’azienda di Pesaro e che l’avvocato Ferdinando Corrado un po’ di tempo fa ha chiarito. Fu una forzatura quella di allora, è una forzatura quella di oggi. Una forzatura quella di allora che con la secessione appena avvenuta fa sì che le zone territoriali di Fano abbiano più numeri di quelle di Pesaro. Ecco quali sono le scelte! Anche qui, tutto dorato, tutto bello, tutto a favore del malato, ma poi ecco quello che succede nei dati di fatto!
Ho apprezzato il discorso che ha fatto ancora una volta il Consigliere Procaccini.
Peraltro una conferma a quello che sto dicendo arriva anche dallo stesso Consigliere Luchetti quando sempre in quella sede disse: “invece a nord – anche perché la questione di Ascoli è tutt’altra cosa, non vorrei mischiare le due cose per evitare che si creino degli equivochi – si tratta sostanzialmente di rafforzare l’azienda che già c’è, perché così com’è non avrebbe nemmeno le caratteristiche e la forza di andare avanti – è a verbale, non sono parole di D’Anna, sono parole di Luchetti! –. Per il sud, invece, c’è da fare un altro ragionamento, non c’è il rafforzamento dell’azienda di Pesaro, si tratta di fare qualcosa di diverso”.
Dunque, ipocriti consapevoli! (...) Lei prima hai detto le sue cose, io ora dico le mie, comunque queste sono cose che ha detto lei, risultano a verbale! Ora mi faccia parlare.
L’occasione è utile e propizia per parlare anche di alienazioni. Siccome dell’ospedale unico si parla poco però l’obiettivo finale è proprio quello. Anche lei, Consigliere Luchetti, lo ha ribadito a Pesaro nell’audizione del 30 marzo 2009, anticipato dal Sindaco di Urbino – qua tutti fanno finta di non sapere –, disse: “Secondo me questo processo è iniziato dall’integrazione per arrivare molto probabilmente all’ospedale unico. E’ l’unica garanzia per provare ad innalzare il livello di prestazione”. Quindi dite chiaramente che volete fare un ospedale unico! Allora parliamo qui in Assemblea legislativa se fare o meno un ospedale unico. Mica c’è! E’ una proposta, ne discuteremo, però non facciamo un discorso ipocrita, che invece è quello che state facendo con questa proposta.
Caro Presidente della Commissione, sempre durante la stessa audizione di Pesaro disse: “Al di là della sua scioltezza questa normativa contiene anche una scelta di fondo, e questa mattina il fatto che non siano presenti le associazioni è perché hanno forse già metabolizzato tale scelta – vorrei far notare che questa grossa iniziativa che portate oggi trova l’attenzione di medici, cittadini, che sono preoccupati e che aspettano con ansia di vedere cosa accadrà –, cioè l’obiettivo è fare un ospedale unico, passando attraverso un’azione integrativa, è ovvio, l’atto aziendale disciplinerà questo aspetto integrativo.”.
Perfetto, siamo d’accordo. La Consigliera Mollaroli dice che è a favore dell’ospedale unico, lei dice che è a favore dell’ospedale unico, l’Assessore Mezzolani non ha mai detto di essere a favore dell’ospedale unico però c’è Trappoli dei socialisti che ne parla, c’è l’on. Gasperoni che ne parla, la Cgil ne parla. (…) Consigliera Mollaroli, fuori la politica e gli affari dalla sanità, fuori! Su questa operazione sa benissimo che ci sono più attenzioni speculative e immobiliari che altro! La nuova struttura che avete già in mente e che avete programmato passa attraverso le alienazioni di quello che già c’è, comprese quelle che sono all’interno delle grandi città. Ditelo chiaramente! Discutiamone! Ecco perché non ci stiamo, ecco perché non ci crediamo, siete degli ipocriti consapevoli! L’ha detto benissimo anche il collega Procaccini.
Mi meraviglio di lei, Consigliera Mollaroli, che in quella città vive e lavora e quindi sa benissimo come la pensano i medici. Medici che sono costretti a starsene zitti! All’interno delle nostre strutture c’è un’omertà che ricorda il sud dell’Italia, nessuno parla! Nessuno può parlare! Gli avete mandato pure una circolare su cui c’è scritto che non si può dire niente se non passa attraverso il direttore, ecc.. (...) Consigliera Mollaroli, nessuno parla! Lasci stare la Gelmini! Qui stiamo parlando dell’ospedale di Pesaro, dell’ospedale di Fano e di tutta la struttura che riguarda l’entroterra, di cui, tra l’altro, qua tutti si sono dimenticati, infatti questa operazione avrà anche un aspetto negativo sulle strutture dell’entroterra.
Inoltre c’è tutta la questione dei beni immobiliari. E’ chiaro che la legge non può dire tutto, ma qui diciamo: facciamo una bella società io e te, poi comando io e vediamo quello che succede. Ma dove esiste una cosa di questo genere! E tutti i beni immobiliari? E l’ospedaletto di Fano per il quale sono state fatte anche delle variazioni? Dove va a finire questa roba?! E tutti i beni che i benefattori hanno lasciato nel corso dei decenni dove vanno a finire? Ce lo volete dire o no cosa succede di questo! Bisogna aspettare l’atto aziendale! Cioè colui che verrà scelto politicamente deciderà della vita e della morte delle strutture ospedaliere della provincia di Pesaro Urbino!
Allora in quest’Aula dovremmo votare alla cieca un provvedimento di questo genere?!
A Fossombrone e Pergola cosa succede? Sappiamo quello che è successo quest’estate all’ospedale di Fano, lì generalmente si accorpavano i reparti per un mese, quest’anno è avvenuto per due o tre mesi! Poi si dice che facciamo l’integrazione! Ma che integrazione è! Si accorpano i reparti, non si dà modo alla gente di andare, non si rende fruibile l’ospedale! Poi è chiaro che la gente non va neanche a Pesaro, se ne va da un’altra parte, è già successo in passato!
Qui per un periodo di tempo c’è stato scientificamente, a mio avviso, una depauperazione del patrimonio delle professionalità, soprattutto nell’ospedale di Fano ma anche nell’ospedale di Pesaro. Primari di notevole importanza non sempre sono stati sostituiti da personaggi dello stesso spessore. Non si è creata una scuola. Cosa sta a significare la sospensione dei concorsi dei primari adesso! Si dice che sarà l’atto aziendale che deciderà. Allora tutti devono stare buoni, tutti devono stare fermi, tutti devono star zitti! I primari non si nominano fino a quando non verrà votata la legge poi si vedrà. Questo secondo voi è un sistema legale! Da una parte dite che devono stare zitti, dall’altra dite che devono aspettare e poi vedremo. Si dice: “A seconda di come ti competerai forse diventerai primario, forse ci sarà questo reparto”. Fuori la politica, qui stiamo parlando di sanità! Dietro ci sono degli aspetti che con la sanità non hanno niente a che fare!
Ecco dove si spendono tutti i soldi che spendiamo, su sanità e rifiuti! E’ qui che tutti si buttano a capofitto! Sono settori, signori miei, che vanno gestiti in modo diverso, tutti e due riguardano la qualità della vita dei cittadini, quei cittadini che nelle peggiori pubblicità vengono sensibilizzati al problema, poi, zac la mazzata! E’ chiaro che se vai a chiedere: “Cosa preferisci un ospedale bello, dove ci sono le infermiere in minigonna, gli infermieri palestrati, dove ti danno pure il bacino della buona notte oppure una struttura nella quale devi aspettare sei mesi?”, cosa pensate si risponda! Una volta con l’Intrepido regalavano degli occhiali a raggi ics che davano l’illusione di vedere, noi siamo arrivati a questo punto! Si sta vendendo del fumo! Qui non è chiaro assolutamente niente! Quando poi abbiano una realtà fatta di liste di attesa, vi è un paziente che se vuole fare una visita, un controllo, se vuole prevenire – “prevenire” parola sconosciuta! – deve aspettare sei mesi oppure dopodomani a pagamento. Cosa c’è sotto, il business o la salute?! Ipocrisia consapevole anche questa!
Un’altra cosa. Vorrei sapere perché se c’è una mosca che cade nell’ospedale di Fano succede il pandemonio, se invece ci sono problemi a chirurgia, come è successo di recente a Pesaro, nessuno sa niente! Se ci sono sei ore di attesa al pronto soccorso di Fano, dove c’è gente che lavora – che ringrazio perché per il grande afflusso di persone è costretta a fare anche i turni –, si grida: “A Fano sei ore di attesa!”, mentre se dormivano i barboni a Pesaro quasi quasi non succedeva niente!
Questo è per quanto riguarda l’aspetto sanitario.
Per quanto riguarda le due strutture Fano, tra l’altro, è l’azienda che dà più lavoro a tutti, intorno all’ospedale gravitano 1.400 persone. Io all’ospedale unico non ci sto! L’obiettivo che avete ribadito in più occasioni, i documenti lo dicono chiaramente, a volte preferisco utilizzare le parole degli avversari e competitori piuttosto che le mie, l’avete detto, è a verbale! Allora, ancora una volta, ipocrisia consapevole!
Credo che anche i segnali che arrivano dalla stessa maggioranza non vadano nella direzione che questa sia una legge corretta, una legge attenta alle reali problematiche della gente. In questi anni vi è stato sicuramente modo di dimostrare l’attenzione ai problemi della gente, ma ciò non è avvenuto. Non c’è stato soprattutto, come ho detto poc’anzi, per quanto riguarda le liste di attesa, per le quali, parliamoci chiaro, la Regione ci guadagna. Sappiamo benissimo, infatti, che la Regione ci guadagna se la gente invece di andare con il ticket va a pagamento. Magari per far raggiungere il bonus a chi una volta raggiunti gli obiettivi può avere un incremento del proprio stipendio anche del 20%. Per carità, però questo non deve avvenire sulle spalle dei cittadini.
Ritengo che questo atto avreste fatto bene a non presentarlo in questo modo. Peraltro ci sono anche delle evidenti perplessità da parte delle stesse forze di maggioranza. E’ un atto che non risolve e non mette niente in modo chiaro. E’ un atto, ripeto, ipocrita, che guarda più alla carriera di qualcuno, agli interessi di qualcun altro, e dunque non ai problemi delle persone.
E’ un atto quindi che non voterò, perché, ripeto ancora una volta, non è assolutamente chiaro, è un atto, come ha detto il collega Procaccini e che io ribadisco, consapevolmente ipocrita.

PRESIDENTE. Prima di continuare dobbiamo votare la prosecuzione oltre le ore 13,30. (…) Tenete presente che la seduta è convocata sia per le ore 10,00 che per le ore 15,00 (…) Bene, allora passiamo alla verifica del numero legale. Faccio presente che dovranno esserci due chiamate come si fa con la chiamata nominale.
Risultato prima votazione: presenti 17, il numero legale non è garantito
Prego ora votare, come da consuetudine, per la seconda chiama.
Risultato seconda votazione: presenti 20, il numero legale non è garantito.
L’Assemblea legislativa è convocata alle ore 15,10. La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,05