Resoconto seduta n.148 del 25/09/2009
SEDUTA N. 148 DEL 25 SETTEMBRE 2009


La seduta inizia alle ore 11,00


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto i processi verbali delle sedute n. 146 e n. 147 del 15 settembre 2009, i quali, ove non vi siano obiezioni, si intendono approvati ai sensi dell’art. 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate, in data 15 settembre 2009, le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 130/09, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Definizione dei criteri e delle modalità di attuazione degli interventi per l’anno 2010 ai sensi dell’art. 26 della legge regionale n. 18/96 e successive modificazioni - Ritiro d.g.r. n. 1192/09", assegnata alla V Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere ai sensi dell’articolo 11, comma 2 della legge regionale n. 4/07;
- n. 131/09, ad iniziativa del Consigliere Ricci, concernente: “Modifica ed integrazione n. 55/07 - Piano regionale di edilizia residenziale triennio 2006/2008”, assegnata alla IV Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 364/09 dei Consiglieri Procaccini, Brandoni “Situazione Afghanistan”;
- n. 365/09 del Consigliere Brandoni “Strumenti della Regione per affrontare la crisi economica ed industriale”;
- n. 366/09 dei Consiglieri Brandoni, Procaccini “Contro l’introduzione dello sbarramento elettorale nelle elezioni regionali, provinciali e comunali”;
- n. 367/09 del Consigliere Viventi “Misure per contrastare la crisi economica finanziaria”
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la seguente legge regionale:
- n. 21, in data 22 settembre 2009: “Istituzione dell’Azienda ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord”.
Comunico, inoltre, che ho provveduto, con decreto n. 31 del 16 settembre 2009 alla nomina di due componenti nel Consiglio di Amministrazione della Cooperativa artigiana di garanzia Fidimpresa Marche.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Altomeni e Comi.


Commemorazione in memoria dei militari caduti a Kabul

PRESIDENTE. Su richiesta dell’Ufficio di Presidenza, ma credo di interpretare anche la vostra volontà, vi chiedo di osservare un minuto di silenzio in memoria dei nostri giovani militari caduti a Kabul.

(L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio)


Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale in ordine allo stato dell’occupazione nelle Marche –-Provvedimenti adottati ed in programma

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine allo stato di occupazione nelle Marche – Provvedimenti adottati ed in programma. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Grazie signor Presidente. Intanto vorrei esprimere un ringraziamento all’Assemblea legislativa e all’Ufficio di Presidenza per aver voluto la sensibilità di proporre una riflessione su un tema che ci preoccupa maggiormente, come preoccupa anche tutta la nostra comunità regionale, ovvero il profilo del lavoro, dell’occupazione, la tenuta del reddito legata al lavoro nella nostra regione.
Tante volte abbiamo detto di quanto sia importante il lavoro, unica risorsa di cui dispone la nostra comunità regionale che è priva, infatti, di altre forme di sostegno, è senza materie prime, senza rendite di posizioni tecnologiche o finanziarie.
Quindi davvero stiamo parlando dell’elemento fondamentale su cui si regge la nostra vita di comunità.
L’incontro di oggi ha un significato estremamente importante anche sotto un profilo etico, per cui questa riflessione rimbalzerà in maniera molto significativa e profonda nel dibattito che attraversa la realtà regionale.
Ricorderete che avevamo previsto che il 2009 sarebbe stato un anno terribile, l’avevamo definito proprio l’annus horribilis. In effetti ciò è avvenuto, ma non soltanto nella nostra regione bensì in tutto il mondo, la crisi economica, infatti, ha attraversato l’intero pianeta.
Si calcola che l’economia mondiale abbia avuto una riduzione del 20%, ora questo trend di discesa si è interrotto, ma sicuramente il nuovo equilibrio che si determinerà nella vita di ogni comunità internazionale o locale dovrà tenere conto di questa nuova situazione. Ossia di un meno 20% in termini di fatturato, di un meno 20% di reddito, di ordini, di volumi, di commercio internazionale. E anche se il trend degli indicatori macroeconomici si è interrotto, ciò comporta comunque che le ripercussioni sul lavoro si avranno sicuramente nella parte successiva di quest’anno, perché la cosa più difficile sarà ritrovare un equilibrio su un meno 20% di possibili forme di occupazione.
Si parla anche di lievi e timidi segnali di ripresa, che però si realizzeranno a partire probabilmente dall’ultimo trimestre di quest’anno se non addirittura dal primo trimestre del 2010.
Dunque la crisi morde anche la nostra regione, e non poteva essere diversamente, perché noi siamo – l’abbiamo detto tante volte – la regione più industriale d’Italia, la più manifatturiera tra le 268 regioni che compongono in questo momento l’Unione europea a 27 Paesi. Siamo la sedicesima regione per vocazione industriale. Addirittura il dato di presenza del settore secondario della nostra regione supera di poco il 40%, dieci punti in più della media nazionale.
Quindi è chiaro che la crisi ha fatto sentire i suoi effetti in maggior misura proprio su una comunità particolarmente vocata ad attività economiche manifatturiere e all’economia reale.
Però è anche vero che la tradizionale capacità di resistenza, di iniziativa, di creatività dei nostri cittadini e di tutta la comunità nel suo complesso ha saputo trovare, proprio in occasione di questa crisi così profonda e così virulenta, motivo di esaltazione, oltre che risposte spesso adeguate ed appropriate.
Quindi le Marche certamente soffrono, continuano a soffrire, ma sanno reagire e sanno resistere a questa crisi internazionale, che parte dalla finanza ma che arriva all’economia reale.
Un primo dato di questa capacità di resistenza della nostra regione ce lo ha dato l’Istat due giorni orsono quando ha pubblicato i dati che si riferiscono alla tenuta occupazionale delle diverse regioni italiane. A giugno 2009, quindi nel pieno della crisi, la base occupazionale della nostra regione è rimasta invariata rispetto al giugno 2008. A giugno 2008 i lavoratori della nostra regione erano 656 mila, nel giugno 2009 sono 657 mila. Quindi vi è addirittura un lievissimo incremento di 1.000 unità, in controtendenza rispetto al dato nazionale che, viceversa, registra una perdita di 378 mila unità di lavoro.
Ci sono tre regioni che nei tre trimestri che hanno caratterizzato la fase più acuta della crisi economica internazionale non hanno registrato perdite occupazionali, sono l’Emilia Romagna, il Trentino e le Marche. Quindi ci iscriviamo tra le regioni che meglio hanno saputo resistere a questa ondata di difficoltà e alla virulenza della crisi economica.
La cassa integrazione cresce – non poteva essere diversamente (parliamo sia di cassa integrazione ordinaria che di quella straordinaria) –, ma in una misura decisamente inferiore alla media nazionale. Nel primo semestre 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, nelle Marche le ore complessive di cassa integrazione sono aumentate del 233%, mentre in Italia l’incremento è stato del 327%.
Nella nostra regione il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre – parliamo di giugno 2009, ripeto, nel pieno della crisi economica, quindi con possibilità anche di una verifica appropriata delle tendenze in essere – è cresciuto del 6,3%, ma rimane inferiore alla media nazionale che è del 7,4%.
L’analisi combinata degli andamenti di occupati e di cassa integrazione, certo, da un lato ci dice che la crisi internazionale ha determinato forti difficoltà nel lavoro e nell’economia, non risparmiando alcun settore e alcun territorio; questa crisi infatti non ha colpito un territorio più di un altro, se analizziamo i dati comunità per comunità verificheremo che non esistono situazioni di difformità per cui la crisi, appunto, ha colpito un territorio più di un altro, li ha colpiti in maniera diversa o magari in settori differenti, ma ha colpito tutto il territorio della nostra regione nei termini che dicevo prima. Ma i dati dell’Unioncamere che si riferiscono proprio agli indicatori della produzione industriale ci dicono che nel secondo trimestre 2009, quindi prendendo sempre a riferimento il mese di giugno, la produzione industriale in Italia si è ridotta del 22%, mentre nella nostra regione si è ridotta del 13%.
Anche questo, quindi, è un dato positivo che testimonia la capacità di resistenza della nostra economia e del nostro sistema produttivo.
Allora credo che la prima valutazione positiva che oggi possiamo offrire sia proprio questa, cioè che la coesione della nostra comunità, ovvero l’intreccio fecondo, positivo, virtuoso delle diverse responsabilità, esercitate a più livelli da imprenditori, da categorie economiche, da forze sociali, dalle componenti depositarie delle competenze che si riferiscono all’economia immateriale, alle università e alle stesse Istituzioni, hanno saputo determinare un intreccio fecondo, che a sua volta ha saputo ammortizzare, ha saputo resistere ai morsi di una crisi così profonda e violenta.
Una crisi che ancora ci preoccupa, ma sulla quale non intendiamo abbassare la guardia bensì continuare ad esercitare un’azione positiva.
Del resto il fatto che la nostra comunità era più resistente rispetto ad altre comunità regionali ne avevamo avuto già dei segnali. Ce lo ha dimostrato Il Sole 24 Ore tre giorni fa quando pubblicò la classifica delle province italiane. Una classifica, per la prima volta, non più costruita sulla base di dati quantitativi, sui valori del PIL – come avveniva in precedenza e su cui avevamo già registrato dei miglioramenti molto significativi a cominciare dalla provincia di Ascoli – ma costruita sulla base di indicatori, che prendono il nome dal Premio Nobel Stiglitz, che riguardano la qualità della vita, la valorizzazione ambientale, il benessere e la sicurezza sociale.
Il fatto che tutte le province della nostra regione, Ascoli, Fermo, Pesaro Urbino, Ancona e Macerata, siano nelle prime dieci posizioni dà il senso di che tipo di comunità abbiamo nella nostra regione. La nostra è una comunità straordinariamente coesa che dunque riesce anche ad affrontare situazioni particolarmente difficili e complesse.
Il Governo regionale in questo scenario ha attivato – lo sapete perché l’abbiamo detto più volte – la strategia della resistenza, cioè che dovevamo tutti quanti insieme affrontare l’annus horribilis, cercando di resistere ai morsi che questa crisi avrebbe prodotto. Quindi prima di tutto il lavoro, i lavoratori, il reddito derivante dal lavoro, il reddito delle famiglie dei lavoratori, ciò che serve per dare sicurezza alla nostra comunità.
Da questo è partita la manovra anticrisi del Governo regionale, una risposta anti crisi che è stata soprattutto funzionale, come dicevo, alla protezione del lavoro.
Questa manovra ha avuto – e non poteva essere diversamente visto il quadro di riferimento così coeso – un fortissimo sostegno da parte di tutti gli attori della vita economica regionale. C’è stato, infatti, un coinvolgimento, un sostegno ed una partecipazione da parte di tutti gli enti locali, a cominciare dalle Province e dai Comuni. C’è stata una forte partecipazione degli enti autonomi di diritto pubblico, a cominciare dalle Camere di Commercio per proseguire con le stesse Università. C’è stata una partecipazione molto forte e condivisa da parte delle associazioni di categoria ed organizzazioni sindacali che hanno gestito in prima persona alcuni degli strumenti che sono stati posti in essere – e li dobbiamo ringraziare per questo quotidiano lavoro di gestione che hanno fatto –, inoltre c’è stata una condivisione anche da parte delle categorie produttive.
Si è dimostrato che restando uniti si può davvero resistere e rilanciare la fiducia di una comunità anche in un momento difficile e drammatico. Quindi bisogna continuare a pensare al futuro attraverso una strategia di resistenza.
Questa strategia di resistenza ha avuto alcuni punti forti. Innanzitutto nei contratti di solidarietà che hanno impedito di effettuare dei licenziamenti; sono state di circa 3 milioni di euro le risorse portate dalla Regione su questa misura e che quest’anno hanno impedito il licenziamento di circa 1.685 lavoratori.
Importanti sono stati anche i contributi di solidarietà a tutela del reddito dei lavoratori, hanno interessato 1.820 famiglie beneficiarie di un assegno mensile di 200 euro. Naturalmente sono famiglie di persone colpite da cassa integrazione ordinaria e straordinaria o da situazioni di difficoltà familiari, per cui rientravano nei benefici previsti dal provvedimento della Regione Marche.
Altrettanto importanti sono stati gli ammortizzatori sociali in deroga, complessivamente la nostra Regione vi ha erogato risorse per circa 70 milioni di euro; qui si considerano anche le risorse erogate in precedenza quest’anno.
Non dimentichiamo infatti che l’istituto degli ammortizzatori sociali in deroga, ovvero della copertura del lavoro in impresa al di sotto di 15 dipendenti, è stato ideato e sviluppato per la prima volta nella nostra regione per il Piceno. Quindi la massima parte di questi 70 milioni sono stati destinati ad imprese del piceno. Imprese che sono entrate in crisi non in quest’ultimo anno, cioè nel momento in cui si è sviluppata la crisi economica e finanziaria internazionale, ma lo erano già da prima a causa di motivi strutturali che caratterizzano l’economia di quel territorio. Un territorio che sistematicamente presenta delle situazioni di difficoltà a causa del fatto che non c’è un’imprenditorialità indigena o ancorata al territorio. Quindi nei momenti di difficoltà la prima cosa da fare, essendo più che altro multinazionali o comunque imprese con testa al di fuori di quel territorio, è quella di rispondere a criteri di ordini economico. Per cui si fanno operazioni di ristrutturazione e di riorganizzazione senza pensare tanto alle ricadute che possono esserci. E queste operazioni sono partite molto prima della nascita della crisi economica internazionale di cui stiamo parlando.
Quindi gli ammortizzatori sociali che sono stati estesi a tutto il territorio regionale hanno dato protezione anche ai lavoratori dell’impresa al di sotto dei 15 dipendenti.
Inoltre il Governo regionale ha messo a disposizione 20 milioni di euro del Fondo sociale europeo, di cui 10 milioni sono andati ad integrare l’indennità dei lavoratori ed altri 10 milioni sono andati per le politiche attive di reinserimento lavorativo, corsi di formazione, ecc.. Tenendo quindi sempre ancorati i lavoratori alle imprese affinché non si perdesse quel patrimonio di competenza accumulato in precedenza, lasciando pertanto i lavoratori presso le loro imprese di riferimento.
Abbiamo anche seguito con grande attenzione ogni vertenza aziendale che si è accesa in ogni comunità delle Marche, sul territorio da nord a sud. C’è stato un lavoro sistematico di approfondimento, di stimolo istituzionale, di elaborazione, attuazione di accordi, progetti. Qui devo ringraziare sia l’Assessore al lavoro Fabio Badiali che si è sottoposto ad una massacrante e continua presenza in ognuna di queste situazioni, sia l’Assessore alla formazione professionale Stefania Benatti che lo ha assistito con gli strumenti del Fondo sociale europeo.
I casi più significativi che sono stati seguiti, tanto per citare alcuni esempi, sono: la SGL Carbon di Ascoli Piceno, la Cartiera Ahlstrom e Manuli del piceno, la Sadam a Fermo e Jesi, l’indotto dell’Itierre, l’indotto dell’Antonio Merloni – quando ci riferiamo all’indotto parliamo di quei fornitori che sono stati privati di possibilità di lavoro a causa di crisi strutturali di queste aziende (che peraltro sono state seguite dallo Stato attraverso provvedimenti statali, come l’applicazione della legge Marzano) per i quali c’è stata comunque un’attenzione da parte della Regione –, Poltrona Frau e Pelletteria 1907 (ex Gabrielli) di Tolentino, Teuco Spa di Montelupone, Guzzini illuminazione di Recanati, Schnell Spa di Montemaggiore, Baffoni Crushing di Monteporzio, Risma di Fano, Raffelli Costruzioni Nautiche a Pesaro, Nautica CP di Saltara, Conforama di Camerano, Mondolfo Ferro di Mondolfo, Brumengomma di Matelica, Benelli a Pesaro, Best di Cerreto d’Esi, Stamplast a Fermo, Pfizer e Novico ad Ascoli Piceno, Elattromedia a Potenza Picena, Caimmi Due di Monsano, GGA a Corridonia, fino ad arrivare alle tantissime piccole e micro aziende di cui ci occupiamo quasi quotidianamente per dar loro sostegno attraverso gli ammortizzatori sociali.
Anche le banche nella nostra regione, soprattutto quelle ancorate al nostro territorio, come la Banca delle Marche, la Banca popolare di Ancona, la Carifano e la Cassa di Risparmio di Fabriano, hanno sottoscritto degli accordi per anticipare la cassa integrazione ai lavoratori che entravano in questo istituto ma che dovevano aspettare l’istruttoria dell’Inps per avere materialmente liquidato quello che a loro spettava. Quindi le banche hanno anticipato queste risorse finanziarie alleviando le sofferenze delle famiglie.
Sono state mobilitate, inoltre, risorse e iniziative per creare una rete di protezione del lavoro, dei lavoratori e del reddito delle famiglie, per tutelare le esigenze in ogni territorio delle Marche attraverso procedure di sospensione dei rapporti che i lavoratori in cassa integrazione ordinaria e straordinaria avevano con queste banche, in modo da poter alleviare il peso delle difficoltà.
Oltre a questa azione di protezione del lavoro, dei lavoratori e del reddito delle famiglie che vivono di lavoro, la Regione ha messo in campo anche un’azione attiva e propositiva. Quindi non soltanto difesa e sostegno al lavoro, ma anche sostegno alle imprese, affinché si potesse resistere a tale situazione di difficoltà. In modo particolare si è cercato di garantire la liquidità al sistema delle imprese. Il primo problema in una crisi che parte dalla finanza è proprio quello che deriva dalla disponibilità di risorse per sostenere le attività quotidiane, le attività ordinarie, le attività di ogni giorno.
Sicchè è stato definito un intervento orientato a garantire la liquidità al sistema di micro e piccole imprese. Oggi possiamo stimare che circa 3.700 piccole imprese sono riuscite ad accedere al credito bancario attraverso le forme di garanzia attivate dalle risorse regionali. Un anno fa c’era molto scetticismo rispetto a questa misura, c’erano alcuni che non credevano a questa modalità. Però oggi possiamo dire che i finanziamenti mobilitati e garantiti per le piccole imprese con l’intervento regionale ammontano a circa 152 milioni di euro con un effetto moltiplicatore di 1 a 20. Esattamente a come avevamo previsto, a dimostrazione dell’efficacia del meccanismo operativo che è stato attivato.
E’ molto importante dire anche che l’importo medio di questa operazione è bassissimo, 41 mila euro a operazione, il che spiega perché le imprese coinvolte siano esattamente 3.686. L’importo di queste operazioni che sono andate a ristrutturare il profilo dell’indebitamento alle imprese e in altri casi – pochi per la verità, considerato il periodo – a sostenere investimenti, è dunque significativo.
E’ stato attivato anche un tavolo di concertazione permanente con le banche, in modo tale che anche i singoli casi potessero essere approfonditi attraverso un lavoro di “moral suasion” nei confronti delle banche stesse. Affinché in questa fase non tenessero conto soltanto dei parametri di natura economica, ma tenessero in considerazione soprattutto la forza imprenditoriale di un’azienda, la sua energia, la sua storia. Che è segno di poter resistere alla crisi e quindi di poter riprendere l’attività in una fase più favorevole, nonostante gli indicatori economici che in quel periodo – a fronte di questa caduta dell’economia mondiale del 20%, che naturalmente ricade sui fatturati delle singole imprese – si determinava.
Ancora. Abbiamo cercato di fare azioni più strettamente rispondenti a quelle che sono le nostre responsabilità. Cioè abbiamo cercato di dare sostegno alla liquidità delle imprese, utilizzando i bandi in essere aperti, scorrendo le graduatorie, quindi senza riaprirne di nuovi, in modo che immediatamente arrivassero risorse alle imprese.
Abbiamo velocizzato i nostri pagamenti. Oggi la nostra Regione paga i suoi fornitori a 138 giorni, contro una media nazionale di 280 giorni. Pertanto molto prima di altre Regioni del centro-nord, la cui media è di 194 giorni, oppure di quelle Regioni considerate all’avanguardia, spesso impropriamente, come la Toscana che paga a 199 giorni o all’Emilia Romagna che paga a 282 giorni.
Quindi sono state erogate risorse sia attraverso lo scorrimento delle graduatorie, sia attraverso la velocizzazione dei nostri impegni di spesa.
Sono state prese misure appropriate attivando altre iniziative, oltre quelle in essere, per nuovi bandi, a sostengo proprio di quelle imprese maggiormente colpite dalla crisi. Mi riferisco soprattutto al settore della moda.
Sempre sulla strategia attiva, un altro rapporto che ha funzionato ancora una volta straordinariamente bene è stato quello con la Banca Europea Investimenti. In questi giorni avrete letto che abbiamo sottoscritto la provvista finanziaria per 100 milioni di euro – qui ringrazio l’Assessore al bilancio che è stato il curatore e l’artefice di questa trattativa – che andranno direttamente a sostenere la liquidità delle piccole imprese, le loro iniziative di innovazione, di rinnovo degli impianti, per macchinari, per iniziative commerciali finalizzate a riprendere e a cogliere lievi segnali di ripresa.
Vorrei sottolineare che questa operazione con la Banca Europea Investimenti avviene in regime di collaborazione con le banche. Queste risorse verranno messe a bando dalla Regione, ci sarà una gara entro pochi giorni, e la richiesta che si farà è che la banca che vincerà la gara le dovrà raddoppiare; quindi saranno 200 milioni di euro messi a disposizione alla nostra comunità, 100 andranno alle piccole imprese per sostenere i loro processi di innovazione e di competitività e 100 andranno a quelle imprese pubbliche che, viceversa, vorranno innovare i loro sistemi idrici oppure i loro sistemi dei rifiuti.
Quindi interventi che possono essere immediatamente cantierabili e pertanto dare sollievo alle imprese, possibilità di occupazione e sostegno al reddito dei lavoratori.
Abbiamo anche cercato di velocizzare i programmi strategici di investimento. Qui ringrazio l’Assessore alla sanità che ha colto un elemento per intervenire immediatamente attraverso le risorse disponibili sul piano degli investimenti su tutti i presìdi sanitari della nostra regione. Ciò per procedere alla realizzazione di operazioni di manutenzione di cui necessitano e per rinnovare impianti e macchinari, in modo tale da avere anche qui dei benefici, sia sotto il profilo dei servizi, sia sotto il profilo dell’economia e del sostegno al reddito dei lavoratori.
Un ruolo importante lo sta avendo in questo momento, in funzione anticiclica, tutto quel lavoro che si sta producendo sul sistema infrastrutturale regionale. Siamo stati fortunati, perché la partenza dei cantieri nella nostra regione è avvenuta proprio nel periodo di maggiore acuità delle crisi. Quindi il fatto che ci fossero i lavori sulla terza corsia dell’A14, il fatto che ci fossero altri lavori su altri tratti regionali, il fatto che ci fossero investimenti sulla rete immateriale, sulla rete a banda larga, ha creato dei volani finanziari utili all’impresa e a sostenere l’occupazione.
Naturalmente quello che abbiamo fatto non basta, occorre fare molto di più, soprattutto occorre consolidare le nostre strategie di resistenza e di protezione del lavoro. Su questo da parte della Regione c’è un monitoraggio sistematico per verificare come evolve la situazione, ma si vuole comunque continuare in una strategia di protezione del lavoro, dei lavoratori e del reddito derivante dal lavoro.
Dunque monitoriamo la situazione e siamo disponibili a consolidare e a far crescere le risorse a disposizione di questa linea. Però ci rendiamo anche conto che non si può solo proteggere il lavoro e il reddito dei lavoratori, in quanto queste misure hanno comunque dei profili temporali limitati nel tempo. Le stesse misure adottate dal Governo nazionale, tipo la legge Marzano, hanno nel tempo dei lassi limitati. Per cui è necessario, soprattutto se saranno confermate le previsioni che ci sarà una lenta ripartenza dell’economia internazionale, mettere in campo degli strumenti di strategia attiva. Ovvero quella strategia che consenta alle nostre imprese di cogliere quei profili di positività che il mercato a breve termine potrebbe presentare.
Da questo punto di vista la strategia di attacco passa per uno strumento preciso, che noi abbiamo cercato – ma non solo da oggi – di proporre soprattutto al Governo nazionale, per dare concretezza a quello spirito di leale collaborazione che viene richiamato dalla Costituzione della nostra Repubblica, dove Stato e Regioni sono due livelli fondamentali, nelle loro autonomie, per costruire strategie di politica industriale.
Pertanto, fin dal settembre dello scorso anno, abbiamo presentato accordi di programma per tutti i territori della nostra regione, per il piceno, la valle del Chienti, il pesarese, l’entroterra appenninico. Li abbiamo presentati sia in riferimento ai territori sia per settori. In modo particolare lo abbiamo presentato per un settore che coglie tutta l’economia regionale, non solo l’economia di un singolo territorio come qualcuno scrive anche erroneamente sui media, ossia il tema della domotica. La domotica non si riferisce a un singolo settore ma attraversa tutta l’economia della nostra regione. Quindi può essere un polo tecnologico da realizzare nelle Marche.
Con il Ministro Gelmini abbiamo cercato di realizzare questo progetto, abbiamo messo in campo le nostre risorse finanziarie (25 milioni di euro) per costruire questo disegno, ma su tutte queste proposte, come pure su quest’ultima riguardo il tema della domotica, non abbiamo ricevuto risposte.
Gli accordi di programma sui territori sono molto importanti, perché servono a costruire progetti industriali. I progetti industriali non vengono prima, vengono dopo, quindi gli accordi di programma servono proprio per stimolare quell’imprenditorialità assente per condizioni strutturali, come nel piceno, e per incentivarla a presentare dei progetti industriali. E questi progetti sono molto importanti per sviluppare un’imprenditorialità indigena, ancorata al territorio, con un rapporto positivo e di amore con il territorio, che quindi anche nelle situazioni di crisi si comporta diversamente di come avvenuto nel piceno in questo ultimo periodo.
Ancora più importante è l’accordo settoriale – chiamiamolo così – sulla domotica, perché è su questo che giochiamo una partita fondamentale per lo sviluppo futuro della nostra regione.
Sapete che siamo la regione italiana capofila sul network delle riposte da dare al tema della longevità attiva, ovvero al tema di come la quarta età possa essere considerato un aspetto positivo della vita dell’uomo, quindi non soltanto una malattia rispetto a cui dover agire con farmaci o con sistemi di questa natura. La quarta età è un periodo della vita in cui si perdono alcune funzioni ma se ne preservano altre, per cui si può vivere una vita normale soltanto se ci sono strumenti, possibilità, ambienti in cui ci si potrà muovere.
Ma in questo momento, nella lettura internazionale, sia di carattere economico, sia ingegneristico, sia dell’architettura, non esiste uno standard o un protocollo che si riferisca a questo periodo della vita dell’uomo. Noi invece abbiamo presentato il progetto della domotica proprio in questo profilo, combinandolo con quello dell’Agenzia nazionale per l’invecchiamento, ovvero un polo che studi tecnologie, prodotti, servizi, e che quindi attraversi l’edilizia, l’architettura, l’impiantistica, l’arredamento, i sistemi di sicurezza, pensando non ai giovani nel pieno vigore delle loro forze bensì alla quarta età.
Quindi è un progetto che attraversa completamente tutto il sistema dell’economia regionale, che può consentire una diversificazione dell’economia esistente e può consentire la nascita di una nuova imprenditorialità.
A questo progetto ci teniamo molto. L’abbiamo presentato sia alle organizzazioni di categoria – abbiamo approfittato della presenza sul nostro territorio del Presidente di Confindustria –, sia alle organizzazioni degli artigiani, sia alle organizzazioni sindacali. Perché visto che il Governo nazionale non ascolta la voce della Regione Marche, che almeno ci sia un concerto di soggetti che faccia pressione affinché sugli accordi di programma venga data una risposta. Ciò anche a fronte delle risorse che abbiamo messo nel bilancio regionale e che abbiamo reso disponibili, che sicuramente avrebbero ben altro impatto se le utilizzassimo insieme alle risorse del Governo nazionale e non singolarmente, come eventualmente dovremmo fare se non arriveranno risposte.
La crisi certamente esiste, però esistono anche segnali di ripresa sullo scenario economico, quindi li dobbiamo cogliere mettendo a disposizione delle nostre imprese quelle risorse che possano agevolare lo sviluppo di questa imprenditorialità.
Mi sia consentito di dire, anche se la cosa può sembrare polemica, che ci aspettiamo davvero dal Governo nazionale qualche risposta in più. Perché in questo momento non c’è soltanto la questione degli accordi di programma, ma anche altre questioni rilevanti. Questioni di cui non soltanto registriamo un’indifferenza alle richieste, ma per le quali vengono fatte delle sottrazioni a impegni già assunti. Mi riferisco ai 30 milioni di euro per la bonifica dei siti inquinati della Carbon, inseriti in un fondo indistinto di cui non riusciamo ad avere la disponibilità. Mi riferisco alla zona franca urbana di Ascoli, al programma regionale dei FAS di 200 milioni di euro, su cui c’è un impegno formale del Governo nazionale ma non c’è la possibilità di utilizzarlo perché non viene messo nella disponibilità delle casse regionali.
Mi auguro, quindi, che proprio a fronte dello scenario che ho cercato faticosamente di descrivere, ci sia qualche risposta.
Mi auguro, inoltre, nello spirito di leale collaborazione che deve caratterizzare i rapporti tra le Istituzioni e la rappresentanza politica differente che le Istituzioni hanno nel loro seno, che da questa Assemblea legislativa e da questo dibattito possa partire un’iniziativa congiunta. E soprattutto che ci sia un’iniziativa autorevole anche da parte delle forze di minoranza, che sono le forze di maggioranza nel Governo nazionale, affinché richiami responsabilità e attenzione da parte di alcuni Ministeri – in modo particolare del Ministero dello sviluppo economico – rispetto a questioni che non sono più rinviabili ed eludibili.
Se queste risposte verranno presto le accoglieremo favorevolmente e le proporremo alla comunità produttiva regionale, ma se non arriveranno faremo da soli, come sempre peraltro abbiamo fatto. La nostra Regione, infatti, non ha mai avuto, tranne che nell’episodio della Cassa del mezzogiorno, incentivi a sostegno dello sviluppo, dell’occupazione, dell’economia della nostra regione.
In conclusione possiamo ripartire dalla premessa. La crisi c’è, la crisi non è finita, è finita sulle variabili macro economiche ma ancora morde sulle condizioni di lavoro. A fronte di questa situazione, che comunque presenta anche degli aspetti teoricamente positivi dati da segnali di lieve ripresa che si registrano su alcuni mercati internazionali, dobbiamo fare due azioni. Ossia, non più soltanto l’azione di protezione del lavoro, dei lavoratori e dei redditi derivanti dal lavoro, attraverso tutte le misure che abbiamo posto in essere e che rafforzeremo qualora ce ne fosse la necessità, ma dobbiamo lavorare anche con una strategia attiva che consenta alle imprese di entrare in questa fase di lenta e graduale positiva ripartenza dell’economia internazionale, affinché, appunto, si colgano quei segnali a favore della nostra comunità, dei redditi e dell’occupazione delle Marche.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Ho seguito attentamente la relazione del Presidente Spacca, su alcuni punti siamo d’accordo mentre altri ritengo meritino un’attenta valutazione e più attenzione soprattutto in merito ai rapporti con il Governo, aspetto che sicuramente nell’ambito del dibattito verrà ampliante sviluppato anche dagli altri miei colleghi.
Il Presidente Spacca all’inizio della sua relazione ha tentato di descrivere un quadro roseo, ma tutti sanno benissimo che non è affatto così. I dati che ha lei ci ha dato, Presidente, li abbiamo anche noi. Se la cassa integrazione è aumentata dal 50%, la disoccupazione del 6,5%, significa che il modello marchigiano è ormai finito, quindi bisogna ridisegnare qualcosa di diverso.
Ma la Regione Marche sotto questo aspetto è in ritardo. Non avete attivato intereventi tampone, ma solo interventi a pioggia. Basta guardare le ditte che ci ha elencato per capire dove sono finiti, o dove possono finire, i soldi della Regione Marche. Ci si è dimenticati di settori molto importanti come quelli dell’agricoltura, del commercio, del turismo, tutti settori che necessitano di interventi strutturali e non interventi a pioggia.
Oggi Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani stanno prendendo atto, come abbiamo letto, di questo momento difficile di crisi, ma in Italia la crisi, purtroppo, c’è già da qualche anno. Quindi fare delle agenzie oggi significa che fino a ieri non è stato fatto niente.
Ritengo, Presidente, che su un problema così vasto ed importante si debba fare una riflessione più attenta, non ci si può limitare soltanto ad una relazione di un’ora.
Ciò che interessa è capire come vengono investite le risorse marchigiane. Lei ha parlato della sanità, ma questo tema per i disagi e i problemi che ci sono avrebbe fatto meglio a sorvolarlo.
Sulla sanità marchigiana questa Assemblea legislativa dovrebbe fare una seduta ad hoc. In questo settore ci sono problemi gravissimi che creano in tutto il territorio disagi fortissimi per i marchigiani. Ad esempio al pronto soccorso si fanno otto-nove ore di attesa, per fare una visita specialistica ci vogliono otto-nove mesi. Quindi nelle vostre risposte ci date dei dati drogati, falsi, dati che non rispecchiano assolutamente l’andamento e la realtà della sanità marchigiana. Vi siete preoccupati soltanto di fare delle scatole cinesi, avete inserito solo uomini di vostra fiducia, avete lottizzato la sanità perché sapete che è da qui che provengono voti e consensi. A voi preoccupano più i primari che la salute dei cittadini marchigiani!
Per non parlare dei ritardi della Regione, è come sparare sulla croce verde, non è difficile!
Ma oggi il nostro compito non è questo, è quello di dare un contributo positivo, di essere sì a disposizione ma capire anche i motivi di questi ritardi e chi li ha procurati. Sono ritardi dovuti alla mancanza di risorse oppure vi è stata negligenza nel predisporre quei progetti capaci veramente di risolvere tutta la problematica dell’occupazione marchigiana?
Una volta parlare del modello marchigiano era un vanto. Oggi di che cosa potremo parlare!
Questa mattina, ad esempio, abbiamo visto che il settore della pesca è in difficoltà, vi è a rischio l’occupazione, c’è addirittura gente che non arriva a fine mese che dunque non può far fronte al mantenimento delle loro famiglie. Come sono pure in difficoltà i settori dell’agricoltura, del commercio, nel turismo vivono tutti alla giornata, nella calzatura molte aziende vanno all’estero creando di conseguenza disagi e disoccupazione.
Presidente Spacca, siamo a sei mesi dalla fine della legislatura, quindi questa Assemblea legislativa è purtroppo fortemente in ritardo. Oggi ormai non si può più fare una programmazione ed una pianificazione di problemi così seri, ma non ci si può neppure cullare dicendo che la crisi riguarda anche le regioni più ricche della nostra e che hanno più risorse. Certo, è vero che la nostra regione parla al plurale, le Marche, c’è gente seria, gente che lavora, c’è la campagna, i pescatori, i commercianti, se si chiude un’azienda se ne apre un’altra, però oggi c’è comunque una crisi e la Regione per affrontarla non ha una programmazione seria, non dà un indirizzo su come poter operare o investire.
Da quando sono in Assemblea legislativa si è sempre data molta attenzione alla grande industria, anche quella che è andata in Russia a creare nuove strutture o nuovi centri – peraltro anche grazie a contributi del Governo nazionale –, però nelle Marche non c’è solo la grande industria, c’è anche il piccolo artigiano o il piccolo e medio calzaturiero.
Oggi non è sufficiente fare un elenco di quello che c’è o non c’è, oppure dei contributi che abbiamo o non abbiamo dato. Quindi pensavo che il Presidente Spacca ci avrebbe dato le linee per come superare la crisi, e non solo un appello al Governo nazionale!
Il Governo nazionale sta facendo la sua parte, ma la Regione in questi anni come ha programmato, come ha pianificato, quali sono i risultati che ha ottenuto? Questo è importante saperlo, motivo per cui abbiamo accolto con soddisfazione la proposta del Capogruppo dei Comunisti Italiani Consigliere Procaccini di fare una seduta su questa problematica. Una problematica sentita che colpisce veramente tutta la regione Marche, una regione che era considerata un’isola felice.
Dunque il quadro che ha dipinto il Presidente non è reale rispetto…Presidente, è inutile che ride, è così! Perché o non gira più l’Italia oppure sta solo su Facebook o magari avrà dei contatti sbagliati! Perché sarebbe bastato che oggi avesse partecipato alla riunione dei pescatori e sicuramente si sarebbe accorto che c’è un quadro diverso! Si parla di 70-80 imbarcazioni, non si tratta di migliaia e migliaia di lavoratori, eppure anche in quella piccola realtà ci sono grossi problemi che toccano le famiglie.
Quindi penso, Presidente, che lei in questo momento non abbia il quadro preciso di come sia la situazione nelle Marche, è più difficile di come la descrive lei, molta gente è costretta a fare dei sacrifici al di sopra delle proprie possibilità economiche.
E’ per questo, come ho detto all’inizio del mio intervento, che bisogna fare una riflessione più attenta.
Le poche risorse che ci sono bisogna distribuirle in tutti i settori ma non con interventi a pioggia. Se lei dà 30-40 mila euro ad un bagnino per la ristrutturazione del suo stabilimento balneare, l’anno successivo avrà lo stesso problema! Si deve preoccupare, invece, di fare una programmazione seria per il potenziamento dell’aeroporto di Falconara affinché arrivino i turisti nelle Marche, si deve preoccupare di avere una migliore viabilità, una migliore organizzazione, una migliore progettazione.
Voglio concludere rivolgendomi all’Assessore Solazzi. Questa mattina abbiamo avuto un incontro che io reputo molto positivo, quindi reputo positiva anche la sua disponibilità, Assessore Solazzi. Inizialmente non ci eravamo capiti ma poi ci siamo chiariti, quindi ora siamo perfettamente in sintonia sul fatto che l’unico obiettivo è quello di risolvere il problema, dunque non di creare un problema sul problema.
Voglio dire che se questo sarà il metodo usato da qui in avanti noi garantiremo la nostra presenza e la nostra collaborazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Voglio innanzitutto salutare le delegazioni dei lavoratori che oggi assistono a questa seduta assembleare. Inoltre ringrazio sia la Presidenza dell’Assemblea legislativa che il Presidente Spacca per aver voluto accogliere la richiesta di una discussione anche di prospettiva sulla situazione della crisi che investe il mondo intero e quindi anche le Marche.
I dati pubblicati tre giorni fa sulla qualità della vita, che vedono le Marche tra i primi posti in Italia, nonostante la crisi sono importantissimi. Vuol dire che c’è un tessuto sociale democratico e connettivo che, come ha detto il Presidente Spacca, ha una capacità di resistenza e, in prospettiva, anche di risposta rispetto alla tenuta occupazionale.
Tuttavia la ricognizione è su scala mondiale, i dati infatti sono sempre retroattivi perché nel frattempo la situazione mondiale, europea e nazionale è peggiorata.
Nelle Marche abbiamo un aumento delle ore della cassa integrazione guadagni, ossia quella tradizionale, di quasi il 300%, che rischia nei prossimi anni di aggravare la situazione soprattutto nelle masse popolari, le più esposte alle dinamiche del neoliberismo e di una globalizzazione dei mercati che non ha più regole.
Ciò corrisponde proprio in questi ultimi mesi a perdite di milioni di posti di lavoro e all’attacco dei diritti dei lavoratori su scala internazionale.
Il fallimento nel 2007-2008 delle grandi banche americane è stato l’effetto e quindi non la causa della crisi e della recessione. La causa è più vasta, ovvero è un sistema generale di un capitalismo che si è trasformato – pensiamo alla Fiat in Italia – da produttore di beni e consumi materiali a gigantesche società di capitali. Un sistema che nel frattempo ha divorato – basti vedere le Marche – prima le piccole, poi le medie e infine le grandi imprese, come un pesce grande che mangia quello piccolo.
La stessa Fiat invoca in questi giorni più soldi dallo Stato, soldi a fondo perduto e senza nessuna garanzia per i posti di lavoro.
Così è per le banche. Mentre in Italia e anche nelle Marche chiudono grandi e piccole fabbriche, le banche sono le uniche imprese che hanno chiuso i bilanci in attivo. Questo significa che c‘è un qualcosa che non va, ma salutiamo positivamente, peraltro è stata anche una nostra proposta, l’accordo della Regione Marche con gli istituti bancari.
Il fatto è che questo meccanismo devastante ha distrutto in modo particolare nella nostra regione tante piccolissime imprese, con qualche eccezione di produttori di beni e servizi. Ha distrutto un artigianato diffuso e autonomo, che man mano è stato trasformato prima in indotto e successivamente in reparto distaccato della fabbrica principale, ma poi è stato costretto in larga parte a morire insieme alla casa madre. E’ l’esempio della Antonio Merloni, un’azienda che solo qualche anno fa sembrava incontrollabile e incrollabile.
In questo contesto, che per brevità di tempo ho descritto in modo schematico, si evidenzia l’impotenza degli Stati sulla finanza e sui mercati. Non esiste in Italia una legge nazionale che, a differenza di altri Paesi europei e mondiali, impedisca la delocalizzazione delle imprese pena la restituzione dei soldi avuti dallo Stato.
Il fatto che la Regione Marche, seppur tardivamente, abbia varato una legge, proposta da Rifondazione Comunista e dai Comunisti Italiani, contro la delocalizzazione – cosa molto diversa dall’internalizzazione – è un fatto importantissimo.
Infatti le molte crisi, per ultimo in ordine di tempo quella della Manuli di Ascoli, hanno il connotato principale della delocalizzazione. Nella provincia di Ascoli abbiamo perso quasi 20 mila posti di lavoro, la SGL, la Ahlstrom, la Surgela, più l’indotto invisibile, senza nome, con lavoratori che fino al licenziamento neppure sanno chi è il titolare del prodotto da loro lavorato.
Anche il distretto della meccanica nella provincia di Ancona ha subìto una crisi fortissima, non solo l’Antonio Merloni ma anche la New Holland, i settori degli strumenti musicali, dell’informatica, e in periodi di lotte anche i cantieri navali.
Nella provincia di Fermo la calzatura ha subìto una ristrutturazione allora riassorbita dalla tenuta di altri settori. E così è stato per certi versi anche per il settore del mobile nella provincia di Pesaro Urbino.
Nella provincia di Macerata, dove il settore della pelletteria non è da meno, le operazioni finanziarie, con arditi passaggi di proprietari, hanno distrutto importanti e prestigiosi marchi (la Gabrielli, la Frau) che rischiano di essere spazzati via dal mercato internazionale. Nel distretto di Tolentino, infatti, oltre ai bilanci familiari si sta mettendo in pericolo la professionalità, che viene decantata come un feticcio anche dalla Confindustria, ma poi di fatto viene spazzata via.
E qui c’è un altro fatto grave, ossia che la crisi della pelletteria sono per prime le donne a pagarne le conseguenze.
Nella nostra regione la crisi porta con sé anche la dismissione di grandi ed importanti aree industriali. E non dobbiamo fare l’errore di dare con il Piano casa la possibilità a chi ha licenziato di trasformare a scopo speculativo i capannoni industriali o aree similari. Dobbiamo evitarlo.
C’è inoltre un sommerso costituito dai nuovi disoccupati della scuola che esploderà a breve. Quando andrà a compimento l’attacco del Governo alla scuola pubblica, nelle Marche i senza lavoro, tra insegnanti e addetti, saranno di più della chiusura di una grande fabbrica.
Il pubblico impiego è a forte rischio anche nella nostra regione, il federalismo fiscale creerà ulteriori disuguaglianze. Molti istituti scolastici, tribunali, preture, saranno concentrati solo nelle grandi città.
Sarà così anche con la sanità dove l’eventuale costituzione di aziende ospedaliere rischierà di far perdere i presìdi diffusi su tutto il territorio.
Il centro-sinistra che governa le Marche – come ha detto il Presidente Spacca, noi lo condividiamo – si è caratterizzato con misure straordinarie, alle quali abbiamo contribuito. Nel 2007, rispetto al 2008, il +3% di aiuti alle imprese finalizzati all’occupazione, 47 milioni contro i 48 milioni del 2008. Questo a sostegno delle misure ordinarie. Poi ci sono stati i contratti di solidarietà per 3 milioni di euro, più i contributi alle famiglie bisognose e gli accordi con le banche per mutui agevolati e per la sospensione dei pagamenti delle rate dei lavoratori cassaintegrati, inoltre l’allargamento dei contratti di solidarietà e della cassa integrazione all’indotto che rispetto alle normative nazionali non ne aveva diritto.
Così hanno fatto le Regioni, come pure molti Comuni ed altri soggetti. Quindi, senza che i più se ne siano accorti, le Regioni e gli enti locali si sono sostituiti, anzi, sono stati costretti a sostituirsi allo Stato, per gli ammortizzatori sociali in deroga e ancor più in generale.
Anche i soldi che lo Stato impegna in realtà non sono risorse aggiuntive, nella sostanza sono soldi sottratti alle Regioni e agli Enti locali che oggi vengono immessi nel federalismo fiscale.
E’ per questo che la Regione, in linea con le misure anticrisi, deve controllare con molto rigore la sua politica di partecipazione ad accordi (consorzi, progetti e società varie), che devono essere funzionali a mantenere, in primo luogo, l’occupazione e la sicurezza nei luoghi di lavoro; anche ieri e in queste ore in Italia sono morti e continuano a morire lavoratori nei posti di lavoro.
Occorre salvaguardare l’occupazione, la sicurezza e la professionalità.
Ad esempio, sul piano telematico regionale, per il quale la Regione prevede un significativo investimento di 45 milioni di euro e che in larga parte sarà gestito dalla Telecom e da società similari, occorre un’ulteriore precisazione. Ovvero che ci sia una maggiore tutela – lo chiediamo al Presidente Spacca, all’Assessore Badiali e all’Assessore Carrabs –, anzi, una sicurezza a tutela dei posti di lavoro e dei siti ad alta professionalità, che in un settore oggi così decisivo nella regione Marche ci sono.
In conclusione. Occorre diversificare il modello di sviluppo, quindi provare ad invertire la tendenza, con le università, sull’energia rinnovabile, la manutenzione del territorio (Progetto Appennino), il turismo e l’agricoltura.
Occorre, in definitiva, che in economica ci sia un maggiore intervento pubblico, non solo soldi buttati dalla finestra alle banche.
Vogliamo rivolgere, infine, una solidarietà attiva ai lavoratori e ai sindacati, è per questo che abbiamo proposto leggi e forme attive di solidarietà e di sostegno.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ricordo ai Consiglieri che il tempo di ogni intervento deve rientrare nei dieci minuti. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Credo che il Presidente Spacca nella lettura della crisi abbia voluto dare un messaggio di fiducia e di speranza, quindi in questa impostazione mi sento come cittadino marchigiano di condividere la totale fiducia nel tessuto economico sociale marchigiano, come appunto il Presidente stesso ha sottolineato.
Sono convinto, come avvenuto altre volte in mancanza di aiuti pubblici, che la nostra impresa, i nostri imprenditori, i nostri giovani hanno avuto il coraggio di rischiare, realizzando così quel miracolo che è conosciuto in tutta Europa. Per cui lo sarà sicuramente anche questa volta. E’ per questo che condivido l’ottimismo per analisi del tessuto e la coesione economico-sociale.
Però, al contempo, chiedo al Presidente di approfondire l’analisi perché non tutte le situazioni di crisi possono essere lette allo stesso modo. Parliamoci chiaro! Ci sono aziende in crisi che lo sarebbero state anche se fossimo stati in un periodo di boom economico. Mentre ci sono aziende che si stanno organizzando per l’internalizzazione, e non per la delocalizzazione – su questo aspetto sono d’accordo con il Consigliere Procaccino –, per affrontare i nuovi mercati, quindi affrontano una razionalizzazione ed una riorganizzazione, ma non hanno una crisi di mercato.
Vi dico questo perché in troppe analisi le situazioni si sono accomunate. Non ci facciamo del male da soli! Ci sono aziende che non pagano gli stipendi da sei-otto-dodici mesi, poi ci sono aziende che stanno in trattativa, ad esempio è il caso della Frau – qui più volte citata – che non ha crisi di mercato ma si sta riorganizzando.
Allora noi dobbiamo fare il tifo per quelli che si riorganizzano, certo, tutelando i lavoratori con tutti i mezzi, però chiedo a chi tratta, di affrontare, ripeto, situazioni diverse con modi e metodi diversi, secondo quindi i motivi della crisi di ognuno che, appunto, non sono assolutamente uguali.
E’ vero che ci sono stati per il lavoro provvedimenti di protezione sociale, però mi permetterà di dire il Presidente che questo è avvenuto anche con molti soldi dati dal Governo. Bene, la sinergia va accettata da tutti, ma proprio perché i soggetti della governance sono di diversi livelli è proprio il momento di chiedere a noi stessi, ossia alla Regione, e a tutti gli altri soggetti, Province e Comuni, un grande messaggio di sobrietà e austerità. L’abbiamo detto più volte. Quindi meno immagine e più sostanza per chi dobbiamo sostenere, che sono soprattutto le famiglie e la piccola impresa.
Certamente posso dire che molti Comuni l’hanno capito mentre altri no, alcuni continuano ancora a far carnevale!
Non voglio dire di spegnere le luci, perché sarebbe un fatto antieconomico, ma affrontare la crisi pensando che ancora molti soldi pubblici possono essere indirizzati a emergenze vere, sicuramente sì. E ricordiamoci – mi rivolgo all’Assessore ai servizi sociali – che chi ha bisogno spesso non sale le scale dei Comuni, magari alcuni sì ma molti vivono nel silenzio con grande dignità l’ansia e la preoccupazione del momento.
Voglio ancora toccare un ultimo aspetto, Presidente Spacca, che non c’entra niente con l’esborso di denaro pubblico. Ossia la possibilità di affrontare la crisi con le norme, che non costano nulla alle tasche ma che servono a rilanciare il nostro sistema. Allora potete capire come mi è facile elencare queste materie: formazione, università, scuola. Qui si parla sempre della Gelmini, ma parliamo invece del nostro sistema formativo!
I nostri centri per l’impiego ci danno quello che vogliamo! Perché le statistiche ci dicono che nella nostra regione al lavoro si accede attraverso i centri dell’impiego pubblico solo per il 5%!
Ultimamente mi sono rattristato quando nell’esaminare i bollettini dei centri per l’impiego della provincia di Macerata ho verificato che negli ultimi quindici giorni ci sono state 100 offerte di lavoro, poi ho chiesto agli uffici in quanti hanno richiesto di accettare il lavoro, mi hanno risposto il 20%. C’è qualcosa che non funziona! Siamo in un momento di disoccupazione, ci sono offerte da parte di aziende di tutti i tipi, dai saldatori, ai contabili, ai magazzinieri, poi ai centri per l’impiego arrivano solo 20 domande su posti 100 disponibili!
Continuiamo a formare personale che non viene assorbito ma poi non formiamo quello che viene richiesto! Per non parlare dell’alta formazione, le università!
Vogliamo affrontare il problema dei corsi che producono solo disoccupati o vogliamo continuare così? Nei convegni parliamo sempre dei creativi e dell’ingegno. I creativi le nostre università li tirano fuori ma chi li assorbe? Se il sistema non si parla è anche perché spesso molte aziende accettano di avere il vecchio buon ragioniere, non gliene importa niente se uno conosce le lingue, il computer o ha altre capacità internazionalizzate.
Questo sistema, quindi, continua a non parlarsi, lo diciamo da anni ma non mi sembra che ci sia la volontà di affrontarlo.
Vogliamo parlare anche, caro Governatore, di energia e di alcuni pregiudizi e chiusure che avete nel vostro esecutivo! Ora non approfondisco, non è questa la sede, ma dovrà pur arrivare il momento di parlarne! Io aspetto ancora le 24 centraline turbogas previste da Amagliani, vorrei capire quando le avremo!
Vogliamo parlare del Piano casa! Tutti gli analisti dell’economia dicono che si rilancia l’economia anche con l’edilizia eppure noi siamo fermi su un Piano casa – siamo tra le quattro-cinque Regioni che sono in ritardo – che ha un’impostazione assolutamente vincolistica e burocratizzata e che non ci fa cogliere gli effetti dell’opportunità che ci ha dato la norma nazionale.
Il PSR. Quante difficoltà ci sono state per la presentazione delle domande, quanti vincoli, quanti cavilli, quante difficoltà per i nostri agricoltori!
C’è inoltre anche un aspetto ideologico, che, certo, non dipende soltanto dalle Marche, è un po’ generalizzato. Mi pare che la trasformazione delle aziende municipalizzate in spa l’abbia fatto un Governo di centro-sinistra, cioè il primo Governo Prodi, quindi non credo fosse una bestemmia. Però abbiamo ancora quasi tutte le nostre ex municipalizzate pubbliche al 100%. Per quale motivo abbiamo fatte le spa se ancora abbiamo tutti gli appesantimenti dell’ente pubblico, quindi senza cogliere l’opportunità che avrebbe il privato? Io non parlo di privatizzare in maniera generalizzata, ma parlo di liberalizzare e di permettere a chi vuole investire di poterlo fare anche nei nostri servizi pubblici. Quindi il Governatore converrà che le statistiche in Italia e anche nelle Marche sono assolutamente allarmanti.
Si è parlato del problema scottante delle banche. Bene le convenzioni, bene gli accordi, ma se non ripartiamo con una voce forte dell’Assemblea legislativa per dire ai nostri prestigiosi istituti di smetterla di chiedere ai piccoli artigiani di rientrare in quindici giorni 5.000-6.000 euro, non andremo da nessuna parte!
Va bene tutto il sistema della BEI, vanno bene tutti gli investimenti che si portano a volano con quell’accordo, però da qui deve ripartire, Assessore Marcolini, una voce forte per i piccoli. Perché purtroppo i piccoli non sono tutelati, le nostre banche, dalle più piccole alle grandi, chiedono rientri a fine mese per 5.000 euro!
Anche per la pesca, come diceva il collega Brini e come diciamo sempre, deve essere dato un segnale di distensione, di riequilibrio, di rispetto e di solidarietà per i nostri lavoratori della pesca – stamattina c’erano i vongolari –.
Pertanto un po’ burocratizzando e un po’ con la solidarietà riusciremo a permettere il lavoro a tutti.
Dunque chiedo all’Assessore Solazzi di continuare con la pazienza che ha avuto finora. Certamente, lo riconosco, ci sono stati momenti difficili, però credo anche che a quei pescatori che hanno fatto lo sciopero della fame per nove giorni vada data la solidarietà, e bisogna darla sia a quelli che sono venuti qua dentro come pure agli altri che non sono venuti qui.
Mi avvio alle conclusioni. Il Governatore ha lanciato un progetto centro Italia, non so se l’ha fatto per rispondere ad Ucchielli oppure se l’ha fatto perché ci crede, non mi impiccio delle questioni dei partiti altrui, quindi non lo so. Mi pare sì una cosa interessante, però partiamo da un presupposto. Cioè, nel quadrilatero rosso le Marche sono purtroppo considerate le parenti povere – certo, dico purtroppo, perché non credo che l’Emilia Romagna e la Toscana abbiano grande interesse ad interagire con le Marche, non l’hanno mai dimostrato – (…) No, tanto è vero che i comuni vogliono andare via perché credono più nell’Emilia Romagna che nelle Marche! Non so se è un problema che potete risolvere con Errani …(…)

PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri!

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Il progetto Marche centro ci interessa, vediamo se avrete la capacità dopo il congresso del PD di poterne parlare serenamente ed in maniera distaccata rispetto ovviamente alle correnti del PD.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Credo che quello di oggi sia un appuntamento importante, anche se ritengo che forse potevamo fare uno sforzo maggiore e più attento affinché in quest’Aula, oltre alla riflessione e alla discussione dei Consiglieri, potesse arrivare la voce dei lavoratori del mondo produttivo. Diversamente rischiamo di fare una discussione e una riflessione troppo ovattata. A volte c’è uno iato profondo tra la pacatezza di queste discussioni e i drammi visti da chi come me e come altri hanno trascorso molto dell’agosto davanti alle fabbriche occupate, con i lavoratori che in quelle fabbriche pensano e guardano al loro destino.
La mia seconda considerazione riguarda la riflessione sulla crisi.
Questa crisi non è una tempesta quindi sarebbe sbagliato affrontarla come tale.
Apprezzo l’atteggiamento, la riflessione e le indicazioni che il Presidente Spacca ci ha dato. Lui dice che bisogna resistere, ma siccome questa non è una tempesta noi non possiamo essere nemmeno come il nostromo di Conrad. Perché uscire da questo tifone probabilmente ci impone di riguardare le mappe, di riguardare con attenzione la rotta e anche di riguardare il ruolo del nostro vascello.
Questa crisi è – lo diceva anche il Consigliere Procaccini – la crisi di un modello, non è la crisi del capitalismo, è la fine della stagione del neoliberismo che ha pensato e creduto che il denaro potesse produrre denaro e che le attività produttive avessero un ruolo del tutto marginale.
L’economia reale oggi in crisi chiede profondamente un intervento. Dentro questo si sono vanificati, fortunatamente, dico io, tanti idolafora, penso alla paura del pubblico e poi, invece, ai peana indicati al privato. Dunque oggi questa crisi ci dice che dobbiamo uscire con un cambiamento di rotta e di azione.
Per quanto ci riguarda e per quanto l’azione istituzionale e amministrativa di una Regione può stare dentro questa vicenda, abbiamo bisogno di agire. Oggi c’è una fase profondamente nuova e quindi affrontare questa crisi significa avere il coraggio di osare.
Su questo ritengo dovremmo fare alcune riflessioni.
Qualche settimana fa rimasi stupìto quando quella proposta di legge – ricordata anche dal collega Procaccini –, ora legge, sulle delocalizzazioni avesse avuto un iter così veloce in Commissione ed un’approvazione così unanime dentro quest’Aula. Rimasi stupìto perché delle due l’una, o siamo alla riflessione formale, per cui una legge non si nega a nessuno, oppure – e questa è la lettura positiva che vorrei – siamo in una situazione dove tutti siamo pronti a metterci in discussione e a cambiare modo di pensare, di proporre e di agire. E con questo senso dovremmo continuare, non c’è solo l’attenzione alle delocalizzazioni.
Voglio qui aprire una parentesi. Quando sono entrato in Aula c’erano alcuni lavoratori della Telecom che ci ricordavano un pezzo della loro vicenda, di quando era un’azienda pubblica e che il privato ha martoriato. Questa vicenda ci impone una riflessione di valorizzazione della nostra regione. Non c’è solo la Telecom, penso alle Ferrovie, quindi quando concludiamo o apriamo accordi importanti con imprese di questa natura dobbiamo pensare a vincolare un pezzo di quello che si chiama know how, cioè ciò che in gran parte è la sapienza sedimentata del lavoro e dei lavoratori, che è un grande valore dentro una crisi come questa e che noi dobbiamo provare ad usare e valorizzare.
Dentro questo, quindi, vi è la necessità di una riflessione ulteriore sul modello marchigiano, che tante volte è stato cantato e che dunque rischia di essere provinciale, ma che in realtà potrebbe avere uno spirito straordinario. Che non è e non deve essere un modello piccolo e bello bensì un modello che guarda allo sviluppo attraverso la sua autocentratura.
Per cui oggi, intanto, c’è la necessità di riflettere su questo livello di discussione, oltreché intervenire affinché si cominci a pensare di agire in maniera diversa.
Poco prima di questo mio intervento ho avuto l’occasione di parlare con qualche collega. Noi abbiamo pensato – e quando dico noi penso ai Gruppi della sinistra – che oggi sia necessario un nuovo ruolo del pubblico, ma esso, senza volerlo banalizzare nella forma, non può rimanere solo un ruolo a livello di indirizzo.
In questa crisi – lo ricordava prima il Consigliere Massi, anch’io penso sia una riflessione da cogliere – da una parte c’è chi pensa a cogliere l’opportunità, che in gran parte sono le imprese, e lo fanno non guardando agli interessi generali, forse non è neppure nella loro missione, ma nei tentativi più esasperati di delocalizzazione lo fanno addirittura con un tono ed un’azione furba.
Bene, allora noi dobbiamo cogliere la crisi su un altro versante, ossia su come il pubblico interviene e su come può sostenere alcune esperienze nuove, anche dando ai lavoratori l’opportunità di autogestire la loro azienda o valorizzare il loro know how. Una forma di partecipazione regionale che consenta di recuperare e mantenere nel nostro territorio un pezzo di attività produttiva.
In questo però c’è da fare una ricostruzione di un modello. Allora, certo, abbiamo bisogno di resistere, come ci ha detto il Presidente Spacca, però abbiamo anche bisogno di pensare in maniera diversa.
Rileggere le carte in maniera diversa vuol dire avere il coraggio di osare. Ecco perché, Presidente dell’Assemblea legislativa, credo che dovremmo trovare le occasioni e i momenti per un confronto aperto con i soggetti economici di questa regione. A partire dai lavoratori, perché dalle vicende delle fabbriche in crisi abbiamo imparato tanto.
Io ho avuto occasione poco più di una settimana fa di incontrare un gruppo nutrito di operai della Manuli, la fabbrica che ha una crisi classica in questa fase complessiva dell’economia e che credo paghi – basta leggere con attenzione i bilanci di quel gruppo – le disavventure o le “avventure” finanziarie; quelle avventure finanziarie che oggi pagano tutti quei lavoratori che oggi stanno davanti ai cancelli senza più lavoro. Bene, io ho trovato tra quei lavoratori una straordinaria sapienza, non solo tecnica ma di come saper far ripartire quel complesso in pochi giorni, questo perché sono loro che sanno come, quanto e perché produrre.
Oggi abbiamo bisogno di una riflessione di questo tipo. Mi auguro che il dibattito di oggi non sia solo una discussione tra esperti – che peraltro non siamo –, ma diventi invece l’occasione per dare all’Assemblea legislativa e alla Giunta indicazioni per un nuovo orizzonte, una nuova mappa, che è la condizione nuova di questa fase sociale e politica. Altrimenti rischieremmo di ampliare quello scarto che c’è tra società e politica, e quando c’è questo scarto avanza, ahimé, la barbaria.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Mi collego alla fine del discorso del collega Brandoni, cercando di recuperarne gli auspici, quindi con la speranza che questa seduta assembleare non serva per far iniziare al Presidente Spacca una sorta di campagna elettorale che gli dà l’occasione di dire di quanto siamo bravi e di come abbiamo operato contro la crisi economica e con la ricaduta occupazionale che essa determina.
Dico questo perché negli accenni e nei toni, seppur misurati nella forma, espressi dal Presidente Spacca abbiamo rilevato una faziosità di fondo tesa a marcare non quell’auspicata collaborazione istituzionale fra Governo regionale e Governo nazionale, bensì una distanza e una differenza nel merito rispetto alle azioni messe in atto in questa regione per fronteggiare una crisi veramente preoccupante.
Una crisi che è frutto di un micidiale combinato disposto sia della crisi internazionale, che tutti conosciamo, sia di alcune deficienze – e su questo mi vorrei concentrare – che hanno caratterizzato la nostra regione per un periodo di tempo che abbraccia un quindicennio. Deficienze che non sono state affrontate nella maniera dovuta e che oggi vanno all’incasso proprio perché acuite da una crisi economica più ampia.
Ritengo che il Governo nazionale – e non perché sia contraddistinto dalla mia parte politica, infatti sono quasi convinto che molti di questi provvedimenti sarebbero stati presi anche da un Governo differente – abbia messo in atto degli strumenti estremamente efficaci per contrastare questa crisi.
Nel 2009/2010 ci sono state risorse per 32 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali, di cui 24 miliari per ammortizzatori ordinari e speciali e 8 miliardi per ammortizzatori speciali in deroga.
Scoppia la crisi Merloni e il 12 novembre si è già nella condizione di poter firmare un verbale di accordo per l’attuazione degli ammortizzatori sociali per gli stabilimenti di Matelica, Sassoferrato e Costacciaro di Fabriano, Santa Maria, Marangone, Gaifana, ecc..
Quindi in una situazione di crisi tra le più evidenti vi è stata un’immediata presa d’atto dello stato di emergenza ed un’immediata messa in sicurezza delle posizioni dei lavoratori. Poi, certo, ci mancherebbe altro, sono arrivati anche gli strumenti regionali.
Il Presidente ha fatto riferimento allo stato di realizzazione di accordi di programma con il Ministero dello sviluppo economico. Vorrei far presente che i periodi per gli accordi di programma sono due, 2000-2006, firmati nel 1999 dall’allora Governo Prodi e che sono terminati, mentre oggi sono all’attenzione del Governo nazionale quelli del periodo 2007-2013. Quindi vale la pena citare un passaggio: “gli interventi conclusosi sono 86, per completezza di informazione si precisa che la Regione Marche non ha assunto obbligazioni giuridiche entro i termini stabilite dalle delibere Cipe n. 36/02 e n. 17/03 con conseguente sanzione del disimpegno automatico per un importo di 2,8 milioni di euro”. Questo le era sfuggito Presidente! E i nuovi impegni di programma relativi al periodo 2007-2013, ilo Presidente Spacca dice di averli presentati a settembre, era invece il 29 dicembre 2008. Il documento riporta la data del 20 febbraio, quindi in nemmeno due mesi si è conclusa la verifica, è stato trasmesso al Cipe il 5 marzo e approvato il 6 marzo. Poi per un approfondimento dovuto all’attuale crisi, quindi per una rimodulazione dell’uso dei fondi strutturali, la Regione Marche ha avuto un incontro il 10 settembre u.s., e siamo in dirittura di arrivo per rimandare la pratica al Cipe e liberare definitivamente queste risorse, che solo per quanto riguarda i fondi Fas ammontano a 240 milioni di euro.
Ritengo che questo sia un modo equilibrato per esprimere un rapporto fra i due livelli esecutivi, proprio nel rispetto di quell’auspicio di collaborazione fatto dallo stesso Presidente.
Non ci sono i bravi o i meno bravi, c’è un momento di congiuntura che può essere superata solamente se c’è una grande presa d’atto sul fatto che ci vuole un lavoro di squadra.
Lasciamo quindi da una parte, Presidente Spacca, la campagna elettorale, semmai l’affronteremo quando si aprirà ufficialmente, e concentriamoci davvero sui problemi senza fare propaganda.
Prendo l’occasione per dire che mi ha dato fastidio di vedere nel Il Sole 24 Ore, una pagina intera pagata dai cittadini marchigiani, 15 mila euro, nella quale sono state elencate una serie di opere infrastrutturali che avrebbe fatto il suo Governo, a partire dalla Quadrilatero. Le ricordo che lei in qualità di Vicepresidente insieme al Presidente Spacca ha promosso alla Corte Costituzionale una opposizione rispetto a quella società, e poi lei oggi si bea di quei 2 miliardi euro che sicuramente non sono intestabili all’attività politico istituzionale di questa Regione.
Perché prima dicevo che questa regione è in sofferenza? Questa regione ha una coesione sociale che sicuramente non deriva dalla bontà dei governi regionali, deriva da una caratteristica culturale che è propria dei marchigiani. Ossia cittadini che ogni mattina si alzano e diligentemente, sia che piova, nevichi o tiri il vento, lavorano con grande dedizione, con grande senso di spirito di sacrificio, con grande senso della famiglia e con un grande senso di attaccamento al proprio territorio.
Lo sforzo che si dovrebbe fare – e in questo lei, Presidente, non ci è ancora riuscito – è trasformare le Marche al plurale nella marca marchigiana. Questo sarebbe il grande sforzo che dovrebbe fare l’Assemblea e il Governo regionale, ossia quello di trasformare la regione delle valli e dei fiumi in un’unica grande comunità.
In un momento di crisi, come dicevo poc’anzi, vanno all’incasso quelle che sono le deficienze. Negli ultimi quindici anni, infatti, la Regione non ha risolto i suoi nodi di fondo.
Prima il collega Brini ha citato l’aeroporto, per il quale si sono spesi 20-25-28 milioni di euro, ma oggi è ancora poco più di una striscia di asfalto che non riesce a collegare in maniera efficace questa regione con gli scali intermodali che caratterizzano l’Europa, che sono utili ai nostri imprenditori per sviluppare le loro aziende e garantire così l’occupazione. E se non c’è sviluppo dell’imprenditoria non c’è occupazione, non dimentichiamocelo, non mettiamoli mai in conflitto, devono andare sempre di pari passo.
Posso inoltre dire con sconcerto che ancora c’è una conflittualità tra il Comune di Ancona e la Regione per collegare il porto alla grande viabilità.
La sanità non è assolutamente vero che è stata risanata, è stato fatto un maquillage di carattere finanziario che dovremmo approfondire, basti vedere che i servizi erogati al cittadino, quelli che ci interessano davvero, non sono mutati. La mobilità passiva e attiva è pressoché rimasta uguale nell’ultimo quinquennio, come pure le liste di attesa. Quindi il servizio al cittadino nei due indicatori più macroscopici non sono variati.
Tutti esempi che dimostrano che questo Governo regionale non è stato capace di affrontare in maniera decisa le grandi questioni del nostro territorio, questioni che in un momento di crisi emergono ovviamente con maggiore virulenza.
Penso alla palla al piede che la parte più radicale della sinistra ha messo nel Piano energetico. L’energia, amici, – batto spesso su questo tasto – nel mondo globalizzato è diventata più importante che la difesa, è un argomento geopolitico strategico. E’ già è una stortura averla intestata come responsabilità alle Regioni con la modifica al Titolo V che vi siete fatti da soli, che ha messo veramente in gabbia i Governi nazionali, a prescindere dal loro colore politico, in una programmazione energetica nazionale. Ma in più in questa regione come pensiamo di poter concorrere alla formazione di un Piano energetico nazionale se pensiamo di poter risolvere i problemi energetici soltanto con le rinnovabili! Basta vedere l’attuazione del Piano energetico regionale, è una frana, siamo passati dal 48%, Assessore Badiali, al 52-53% di deficit energetico!
Queste, dunque, sono le vere questioni, che se si fossero affrontate in maniera pragmatica e molto meno ideologica avrebbero consentito di far fronte alla crisi economica in maniera ben più efficace rispetto agli strumenti messi in campo sia dal Governo nazionale che dal Governo regionale.
Penso che più o meno, con diverse sfumature, chiunque si fosse trovato al governo della Regione avrebbe attuato, ma, per carità, Presidente, do atto del suo impegno, però l’impegno non doveva esserci solo al momento della congiuntura, bensì nell’intero arco della legislatura. Invece dal 1995 ad oggi, cioè da quando questa maggioranza si è formata, non sono state affrontate in maniera efficace nessuna delle grandi questioni che caratterizzano la nostra regione. Quindi oggi, ripeto, i nodi vengono al pettine.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Nella relazione del Presidente Spacca ho un po’ risentito quello che poco tempo fa ha scritto in un bel libro il sociologo Carlo Carboni. Ossia il fatto che non possiamo assolutamente dimenticare quelle che sono le virtù culturali del territorio marchigiano, per esempio la vocazione imprenditoriale, la propensione al risparmio oppure l’etica del lavoro. Però tutto questo finora non è stato sottolineato.
Qui non abbiamo a che fare soltanto con l’economia allo stato puro, da tempo ormai ci stiamo avviando verso uno scenario post industriale, cioè i distretti sono sostituiti da una rete collaborativa e le imprese piccole per reagire meglio al mercato stanno diventando gradualmente di dimensione media.
Vorrei anche sottolineare che si ha la necessità di idee nuove. E questo è un messaggio che viene soprattutto dal mondo universitario. Nel senso che la crisi alla fine inevitabilmente selezionerà le imprese, quindi dobbiamo sfruttare le nostre capacità endogene per uno sviluppo diverso, che punti sul capitale umano, sulle intelligenze, quindi meno sui prodotti a basso valore aggiunto.
Io sono un fanatico delle infrastrutture immateriali, le prediligo a quelle fisiche.
Se da una parte, come dice giustamente il Presidente Spacca, dobbiamo difendere il nostro manifatturiero, dall’altra è anche vero che dobbiamo investire, per esempio, sulla banda larga, sulle fibre ottiche, insomma, sul sapere, sulla conoscenza.
Vorrei dire, considerato che la proposta di risoluzione del Consigliere Procaccini riguarda la crisi nel territorio piceno, che la vocazione imprenditoriale non è una prerogativa del profondo sud delle Marche. E sono d’accordo con il Governatore della Banca D’Italia che si dovrebbe soprattutto insistere sul miglioramento delle condizioni ambientali, cioè rendere quel territorio più attrattivo soprattutto per le aziende leader, piuttosto che delle semplici agevolazioni.
Ecco perché sono state avanzate proposte concrete dal territorio – mi fa piacere che il Presidente Spacca lo abbia ricordato –. In modo particolare il polo tecnologico e scientifico da insediare nell’area ex Carbon, che per quel territorio significa diffusione della cultura tecnologica, diffusione della cultura scientifica, con il coinvolgimento delle università marchigiane e soprattutto con la possibilità della realizzazione di un incubatore di nuove imprese, proprio per rendere quel territorio, appunto, più attrattivo agli investimenti esterni.
Il polo tecnologico è decisivo anche per la riqualificazione del terziario avanzato dell’economia locale. E soprattutto consente il recupero ambientale, turistico e urbanistico di una vasta area, ad esempio di una città capoluogo.
In più tutti eravamo d’accordo – ricordo che c’era stato un intervento del Consigliere D’Anna che richiamava al senso della responsabilità, che anch’io condivido; dovremmo trovare le cose che ci uniscono piuttosto che le cose che ci allontanano! – sulla zona franca per il territorio piceno, perché significava agevolazioni fiscali, contributive per imprimere un minimo di dinamicità e quindi in un certo senso contrastare la disoccupazione.
I dati del piceno sono eloquenti, bisognerebbe leggere attentamente la relazione introduttiva alla proposta sul lavoro che abbiamo licenziato, dove si parla addirittura del record negativo per l’occupazione femminile, c’è stato un decremento del 10,5%.
Altro fatto abbastanza importante – che qualcuno invece ha adombrato – è la proposta avanzata per il centro agroalimentare.
Quindi non è che sono mancate proposte, però ora abbiamo bisogno, come ha ricordato il Presidente Spacca, dello scongelamento dei fondi Fas.
Per cui come è importante il polo logistico secondario, è importante l’elettrificazione della tratta ferroviaria Ascoli-Porto D’Ascoli, è importante il lavoro sulla Mezzina e sulla Salaria.
Ritengo che gli operai in cassa integrazione e in mobilità non credano tanto, anzi, direi per nulla, ai titoloni sulla ripresina. Infatti, attenzione, la ripresa è lenta, è incerta, e per molti aspetti ancora da confermare.
Il miglioramento della fiducia degli imprenditori, i piccoli miglioramenti sull’attività delle aziende, si devono comunque confrontare con un tasso di disoccupazione che in tutta Europa continua a crescere da quindici mesi a questa parte. A settembre la perdita di lavoro ha raggiunto un nuovo record proprio in Francia e in Germania, le due economie più grandi d’Europa.
Una disoccupazione, quindi, che inevitabilmente manderà ancora aspetti negativi e soprattutto dati allarmanti sui consumi.
Per cui, senza polemica, chiedo: “Qual è la previsione del G20? Sono d’accordo con l’Assessore Marcolini che quando parliamo di queste cose non possiamo più ricorrere al buco della serratura, la specola deve essere mondiale. Ecco perché ci vuole un coordinamento, una governance mondiale. E quando parlo di previsione del G20 – lo capite benissimo, non lo devo spiegare a nessuno – parlo del fondo monetario. Si dice che la recessione – cito testualmente – sta finendo ma si continuerà a fare i conti con licenziamenti e con chiusure di aziende.
Prima di parlare del problema della partecipazione agli utili – che poi non so quali utili ci siano da dividere, spiegatemelo voi, semmai dovremmo preoccuparci di difendere l’esistente! –, prima di pensare, almeno per ora, a delle strategie d’uscita, penso che bisogna, come dice il Presidente, continuare a resistere in maniera consistente, bisogna tutelare soprattutto le famiglie dei precari e dei disoccupati. Onde evitare che una flessione dei consumi renda la ripresa sempre più debole.
Faccio un’ultima osservazione. Concordo in toto con coloro che hanno insistito sull’economia del sapere, perché è certamente un modo per riformare il welfare. Per cui trovo veramente strano, bizzarro, bislacco, per non dire altro, che di fronte a una situazione del genere ancora parliamo di ammortizzatori in deroga. Sopratutto non ci rendiamo conto, cito testualmente: “che la sfida delle università è diventata quella di pervenire alla duplice caratterizzazione di essere un’istituzione in grado di affrontare compiti tradizionali, ma nello stesso tempo aperta alle nuove richieste, dalla ricerca, dallo sviluppo, dall’educazione ricorrente, programmi formativi specifici richiesti dalla comunità locale”. Sapete che cosa significa? Che l’università non può essere più torre, deve diventare ponte e deve immedesimarsi fisicamente nei territori.
Quindi sommessamente – uindiQuindiddin merito non ho sentito proposte – propongo dei master che siano incentrati sui tirocini, in modo che si possa dare l’opportunità ai giovani di confrontarsi su governance flessibili, negoziali. Inoltre che l’amministrazione locale non costituisca più, per favore, un gravame, un peso, un onere per quanti si azzardano a prendere delle iniziative, ma che invece fornisca un sostegno efficiente a questo tipo di attività.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Ho ascoltato attentamente la relazione del Presidente Spacca, che sicuramente ricorderà che fui io uno dei primi a sostenere il suo insediamento in quest’Aula. Si parlò di collaborazione tra maggioranza e minoranza, si parlò di interventi di innovativi sul territorio e di grandi progetti per la sanità, il sociale e lo sviluppo.
Allora guardiamo un attimo a ciò che abbiamo sotto gli occhi; la relazione del Presidente Spacca ha una visione molto ottimistica ma dimentica sicuramente alcuni dati che, invece, ci dovrebbero far riflettere.
E’ vero che la qualità della vita da certi coefficienti appare buona, ma è vero anche che il reddito pro-capite nella nostra regione è caduto del 30%. (…) È una fonte europea, poi le darò i dati. (…) Le fonti le citiamo, Presidente, non c’è problema!
La sanità si regge, almeno per quanto riguarda la provincia di Ascoli e Fermo, non sulle pianificazioni annuali regionali, ma unicamente sulle Fondazione della Carisap e su altre donazioni. Ci sono in corso lavori alle strutture ospedaliere che però non possono essere portati avanti per mancato finanziamento da parte della Regione Marche.
La dimissione del direttore di Zona è servita a questo, ma poi non abbiamo avuto risposte, l’unica è arrivata dalla Fondazione Carisap che sta finanziando tredici nuove macchine all’ospedale di San Benedetto e altrettante all’ospedale di Ascoli.
Dobbiamo quindi chiederci: quali sono state le azioni anticrisi della Regione? Dove sono stati messi i soldi in questi cinque anni?
La delega al piceno è un bellissimo intervento, ma è vuota, quindi, Presidente, non ha portato nessun aiuto al territorio, si sono fatte solo promesse.
Come pure un fallimento è stata la lotta all’aumento dei prezzi.
Le erogazioni della Bei arrivano oggi con 100 milioni. Ce ne rallegriamo, ma fin dal 2007 avevamo la possibilità di attingere per altri progetti alla Banca nazionale investimenti.
La lotta alla burocrazia, che in termini monetari costa alle nostre imprese qualcosa come 45 giorni all’anno di stipendio, non è stata mai affrontata dalla Regione.
L’elevata tassazione addizionale della Regione Marche, che non è diminuita neppure nei momenti di crisi, sta portando difficoltà proprio a quelle piccole imprese che si trovano, specie nel sud delle Marche, a fare i conti con una onerosa tassazione aggiuntiva provinciale a livello di addizionale Enel. Devono cioè sopperire con ulteriori risorse interne per pagare un’addizionale che viene calcolata sui consumi di energia per la produzione dei prodotti. E’ una cosa assurda!
E’ mancato un ruolo di direzione e di indirizzo dell’Assemblea legislativa regionale. Secondo me questa mancanza produrrà per il futuro, se non verranno rispettati i ruoli tra Giunta e Assemblea legislativa, nella programmazione e negli interventi sul territorio l’inefficienza di qualsiasi Giunta, di qualsiasi nuova amministrazione.
Certo, do atto al Presidente che qualche iniziativa è stata fatta. Il centro agroalimentare era nato come incubatoio di piccole e nuove imprese artigiane e commerciali sul territorio, ne doveva favorire la nascita. Il Consid piceno è nato anch’esso per favorire le imprese del piceno. Però la mancanza di controlli ha fatto sì che questi due enti si siano poi addirittura rivelati dei fallimenti sotto ogni aspetto, sia nella costruzione delle finalità per le quali erano nati, sia per quanto riguarda la gestione del pubblico denaro, su cui si sono dovute interessare la Corte dei Conti e la Procura della Repubblica.
Importanti settori come l’energia e la pesca sono stati addirittura ignorati.
Riteniamo che la Regione Marche debba fare un’azione sul territorio, ma individuando gli strumenti adatti nelle scelte che devono essere fatte. Quindi dobbiamo assolutamente scrollarci di dosso questo pesante fardello di eredità che ci viene dalla Giunta. Dobbiamo indirizzarla affinché sul territorio si facciano le scelte necessarie e affinché nelle Marche non ci siano due regioni bensì un’unica regione. Non ci deve essere la regione avvantaggiata del nord e la regione sottosviluppata del sud, ma un’unica regione che risponda alle esigenze di tutti i cittadini.
Il Cal e il Crel sono stati istituiti con ritardo dopo cinque anni, questi istituti sono certamente un volano interessante, quindi nella trattazione con gli enti locali in un’azione sinergica potevamo intervenire sicuramente prima e meglio in aiuto alle imprese e alle famiglie.
Se non partiamo da queste critiche, Presidente, non costruiremo nulla, si farà soltanto campagna elettorale.
Pertanto, ben vengano gli accordi con lo Stato, ben vengano le intese a livello territoriale, ma la Regione Marche deve attivare tutte le sue parti e le sue funzioni affinché possa essere un organo in grado effettivamente di dare qualcosa al territorio.
La supina gestione dell’Assemblea legislativa nei confronti della Giunta non ci porterà da nessuna parte. Quella collaborazione invocata dalla maggioranza sin dal primo giorno in questa Aula noi della minoranza l’abbiamo data. Guardate, ad esempio, il numero delle proposte di legge che sono state presentate in tutte le materie, anche se purtroppo su di esse è stato messo un muro elevatissimo. Qui passano, infatti, solo le proposte della Giunta, ma con questo modo di programmare gli investimenti sul territorio non andremo da nessuna parte.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Voglio intanto ringraziare il Presidente Spacca che ci ha parlato delle strategie adottate sin qui dalla Regione. Strategie che condivido, strategie importanti che hanno permesso di affrontare la fase in atto di riduzione sia dell’occupazione che della produzione.
Non sono d’accordo con chi ha detto che nelle Marche la politica sulla sanità non va bene. Secondo me, invece, proprio il pareggio di bilancio della sanità ha permesso alla Regione di avere a disposizione le risorse, che altrimenti sarebbero state (…) Consigliere, i servizi vanno bene, sono aumentati e a costi inferiori, hanno quindi permesso di liberare risorse che in questo momento sono molto importanti.
Nella speranza che la china della perdita di occupazione e della riduzione dei fatturati sia finita, il discorso rimane comunque aperto, ora bisogna infatti trovare idee nuove, occorre uno sviluppo diverso per affrontare una nuova era economica del mercato globale.
Sicchè condivido l’intervento appena fatto dal Consigliere socialista D’Isidoro quando appunto si riferisce alla necessità di uno sviluppo che punti sulle persone, sulle intelligenze, sulle infrastrutture immateriali; in questo l’investimento sulla banda larga ha in qualche modo anticipato una politica di sviluppo nuova, una politica nuova che permetterà alle nostre imprese di non avere un gap di tipo tecnologico almeno su quel settore.
Altra questione importante, sempre richiamata dal Consigliere D’Isidoro, è quella che riguarda il miglioramento ambientale per la situazione di Ascoli. Secondo me, infatti, il miglioramento ambientale ed il polo tecnologico scientifico nell’area dell’ex Carbon sono importantissimi, come pure importantissimo è il polo della domotica.
Ritengo inoltre che dovremmo prendere anche un altro treno, quello delle energie rinnovabili, che sta nascendo direttamente dall’attività diretta degli imprenditori, ma che sarebbe bene venisse governato anche dalla Giunta regionale sia dal punto di vista occupazionale che dal punto di vista della formazione.
Abbiamo un piano energetico che punta sullo sviluppo delle energie rinnovabili e sul risparmio energetico, dove ci sono fortissimi investimenti all’interno dei programmi comunitari in tutti i settori (per le imprese, in agricoltura, nel FSE sulla formazione), quindi è bene che tutto vada a regime e che venga integrato. Che ci sia dunque una politica regionale sulle energie rinnovabili legata alla creazione di nuove imprese, al lavoro e al know how, quindi a un polo tecnologico diffuso che, ad esempio, veda insieme piccole imprese e artigiani oppure veda il settore meccanico ed elettronico interagire con il settore dell’edilizia.
Dobbiamo infatti ricordarci che anche l’efficienza energetica è un settore di sviluppo tecnologico, è un settore che altrimenti nella nostra regione potrebbe rischiare di rimanere fermo agli anni cinquanta.
Nel Piano casa, ad esempio, si evidenzia che l’edilizia è un volano per l’economia regionale. Però secondo me se non si punta sull’efficienza energetica degli edifici rinnovati, se non si punta sull’introduzione delle energie rinnovabili, questo Piano casa non avrà nessun risultato e nessun impatto sull’economia regionale.
Attualmente abbiamo anche un gap di tipo intellettuale nell’applicazione dei princìpi che permettono l’efficienza energetica nell’edilizia. Ovvero una resistenza dell’associazione regionale degli imprenditori edili e addirittura dei professionisti rispetto all’applicazione di norme tecnologiche. Ovvero quelle minime norme che servono per sopravvivere sul mercato, per esempio l’applicazione di alcuni princìpi per quanto riguarda la coibentazione, la luminosità ecc..
Dunque le nostre imprese edili, i nostri professionisti e i nostri artigiani devono realizzare case efficienti, ciò che permetterà di fare da volano a tutta la nostra economia regionale. Ossia permetterà la riconversione in un settore strategico come quello dell’energia e del risparmio energetico di settori come quello artigianale o della piccola e media impresa.
L’altra questione che voglio richiamare è quella della gestione del territorio agricolo e montano, con l’agricoltura biologica di qualità, il turismo e i prodotti tipici. Anche questo dobbiamo considerarlo un settore strategico e quindi sottoporlo ad una co-programmazione di tutti gli attori che ruotano in esso. Viceversa, non avremo sinergie o politiche serie che potranno avere ricadute positive sull’occupazione.
Ringrazio tutta l’Assemblea legislativa per aver realizzato questa giornata di riflessione, un momento che ci permette di fare il punto su ciò che è stato fatto e su come vogliamo andare avanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Colleghi Consiglieri, io vorrei far sì che questo mio intervento sia caratterizzato da una grande concretezza e che si attenga, non alla storia, non ho questa presunzione, ma al tema sicuramente sì.
La situazione dal punto di vista economico e finanziario che abbiamo di fronte, sia nel Paese che nella nostra regione, è veramente difficile, dal dopoguerra è la fase più difficile che abbiamo dovuto affrontare.
Nell’immediato – al riguardo mi sono permesso di presentare a nome del Gruppo Udc una proposta di risoluzione – le risposte che ci sono state sia da parte del Governo centrale sia da parte del Governo regionale ritengo abbiano consentito di evitare che le famiglie si trovassero in mezzo alla strada senza alcun sostegno di reddito.
Dico questo non per essere equidistante come centrista, ma per un oggettivo riconoscimento di quella che è stata la storia di questi mesi. Sicchè, ripeto, ad oggi nessuno è stato lasciato indietro.
Però ho anche una preoccupazione – e qui il mio ottimismo viene un po’ meno – che nasce dal fatto che questi provvedimenti di sostegno al reddito non hanno una durata indefinita. Quindi se nel frattempo, collega D’Isidoro, non prepariamo subito le condizioni per far sì che nei territori maggiormente colpiti dalla crisi ci siano interessi ad investire, a creare nuova occupazione, a dirottare risorse, è chiaro che poi in quegli stessi territori ciò che non è avvenuto oggi avverrà domani, ossia ci saranno famiglie intere che si troveranno senza un sostegno al reddito e quindi in mezzo alla strada – tanto per parlare con termini molto chiari e comprensibili a tutti –.
Allora che cosa serve per ovviare a ciò? Una cosa non dipende da noi, cioè quella della ripresa mondiale dell’economia e quindi un tiraggio diverso che trascini tutti i settori a fare qualcosa di più. Su questo nulla possiamo fare se non farci il Segno della Croce, per chi ci crede, o comunque aspettare gli eventi.
Invece un’altra cosa la possiamo fare – ne hanno fatto riferimento sia il Presidente Spacca nel suo intervento che altri colleghi –, cioè i famosi accordi di programma. Che ci sembrano chissà che cosa, quando invece obiettivamente sono strumenti che ci possono consentire nell’immediato futuro di affrontare e risolvere proprio in momenti di crisi, come l’attuale, il problema, non so se interamente o parzialmente, ma comunque lo risolve.
L’accordo di programma è un accordo politico programmatico da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Presidente di questa Regione, nel quale tra Regione e Stato si fanno convergere delle risorse oppure si prendono delle decisioni tali da rendere di nuovo appetibili gli investimenti nelle aree.
Parliamoci chiaro, oggi per quale motivo un imprenditore o una società anche estera dovrebbe essere interessata ad acquistare capannoni industriali nel piceno o nel fabrianese o nel pesarese? Sapete benissimo, infatti, che la corsa è tutta in senso opposto, cioè è quella di abbandonare i capannoni industriali al loro destino e poi costruirli nei paesi dell’Est, in Cina, o dove i mercati sono in espansione. Perché mai lo dovrebbero fare qui?! Che cosa cambierebbe fra un anno o due anni, niente! Dobbiamo quindi creare le condizioni, ad esempio come quella di dire che per sette anni non si pagano le tasse – come fanno in Polonia, in Irlanda o in Spagna –. E non parlo solo di investimenti diretti, di quel denaro che la pubblica amministrazione mette a disposizione di chi è disposto ad investire, ma parlo anche di provvedimenti indiretti come, ripeto, un’esenzione fiscale settennale. Ecco quindi che un imprenditore potrebbe dire: “Certo, in Polonia non mi fanno pagare le tasse per sette anni, però non me le fanno pagare neppure ad Ascoli Piceno, allora visto che sono italiano posso anche scegliere di stare lì, tutto sommato posso riconsiderare i miei progetti industriali”.
Quindi, al di là dei colori politici, se vogliamo veramente fare del bene a tutta la gente che si trova in difficoltà, è questo ciò che dobbiamo fare.
Io non sono di quelli che dicono “qualcuno ci penserà”. Guardate che questa crisi è di portata e di dimensioni enormi! Al di là di fatti specifici essa ha radici profonde che nascono su questioni di fondo della gestione economica da parte di un’impresa. In queste zone non ci sono più gli interessi a realizzare i prodotti. Pertanto visto che le problematiche hanno radici profonde deve esserci una risposta forte, l’economia da sola non basta!
Avete visto che anche a livello governativo sia nazionale che internazionale tante persone dichiaratamente liberiste e di destra stanno ripensando al ruolo dello Stato nell’economia – ne abbiamo esempi anche molto vicini –. Perché? Perché senza una risposta congiunta non può esserci soluzione al problema.
Questo è il motivo per cui ho presentato una risoluzione. Deve essere infatti l’intera Assemblea legislativa delle Marche a chiedere al Governatore l’impegno di attuare per quei settori in tutti i modi possibili accordi di programma con il Governo nazionale. Quindi non un’iniziativa del singolo Presidente, del singolo Assessore o della singola forza politica, bensì è l’Assemblea legislativa delle Marche che chiede questo impegno al Governo nazionale.
Questa oggi è la cosa più concreta e seria che possiamo fare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Stiamo un po’ allungando i tempi che ci eravamo dati, ma spero che l’Aula possa ancora rimanere attenta alle considerazioni che in maniera sintetica dovremmo poter svolgere tutti, attraverso anche la discussione che faremo sulle proposte di risoluzione che al momento si stanno elaborando.
Questo momento è nato, appunto, come una riflessione corale, Vi è stata infatti una richiesta, da più parti espressa e da tutti condivisa, di fare una seduta straordinaria in una giornata diversa dal calendario ordinario della nostra Istituzione regionale. Quindi in pochissimo tempo abbiamo calendarizzato questo momento.
Presidente Spacca, abbiamo ascoltato attentamente la sua relazione, che si rifà a linee che lei aveva già ampiamente illustrato in più di un’occasione.
Oggi però io vorrei fare un passo avanti, facendo una riflessione preliminare ed una conclusiva.
Riflessione preliminare: “Diamo a Cesare quel che è di Cesare”! Gli strumenti messi in atto per la grande maggioranza sono strumenti messi non solo a disposizione ma proprio creati in sede di Governo centrale. L’utilizzo del Fondo sociale europeo, l’utilizzo del Fondo europeo di sviluppo regionale, gli ammortizzatori in deroga, sono strumenti nati con una forte concertazione Stato-Regioni. Certo, con l’impulso del dibattito e della dialettica dell’esperienza istituzionale regionale, che di questi strumenti ha la dimensione, la misura e l’attuazione come ragione sociale, ma soprattutto sotto il grande impulso del Governo nazionale che subito si è mosso.
Le cifre non le voglio elencare, le abbiamo nei documenti e nella stessa loro parte emotiva; si legga il programma annuale per l’occupazione licenziato dalla Giunta regionale il 22 giugno o la modifica del Piano finanziario al programma operativo regionale, competitività e occupazione, dove nella loro parte introduttiva, emotiva, si rintraccino le voci, i capitoli, le quantità di interventi.
Gli ammortizzatori in deroga erano già stati, peraltro, lo voglio ricordare, patrimonio messo a disposizione a questa Regione dal primo Governo Berlusconi 2001-2006. Se non sbaglio si trattava di 30 milioni di euro messi a disposizione all’allora Assessore Ascoli dal sottosegretario Pasquale Viespoli, che oggi al Governo nazionale ricopre lo stesso incarico.
Questo l’ho voluto dire per ricordare quella che è stata e quella che è la situazione degli interventi.
Il Governatore Spacca fa chiaramente il suo mestiere, quindi ci dice che di fronte a tali questioni lui comunque ne aggiunge altre, inoltre lamenta accordi di programma che non trovano ancora la loro evoluzione o conclusione, oppure trasferimenti richiesti dalla Regione non ancora riconosciuti.
Fa il suo mestiere come tutti, perché è chiaro che le Regioni possono chiedere al Governo nazionale qualcosa di più, possono fare sempre richieste ulteriori, non si fermano sull’esistente. Come del resto le Province verso la Regione o i Comuni verso le Province. E’ una cosa che se scendiamo il livello istituzionale la troviamo da tutte le parti.
Però ora che cosa bisogna fare? Bisogna non tanto lamentarsi quanto fare in modo che si prosegua – non è che non sia accaduto nulla e si vive dall’anno zero! – con un’opera veramente di coinvolgimento proveniente da tutte le parti.
Ricordo, ad esempio, che il Governatore Spacca aveva iniziato a fare una serie di incontri anche con i gruppi di opposizione per discutere delle questioni, accogliendo anche certe nostre proposte, quindi non solo nel metodo ma nel merito.
Però ora a che punto siamo? Possiamo riprendere questo dialogo? Lo chiedo perché mi sembra sia stato interrotto, quindi vorremmo sapere se c’è una qualche ragione ostativa.
Ritengo, infatti, che dobbiamo valutare assieme gli ulteriori passi, bisogna anche valutare bene quello che la Regione di per sé deve fare – come ha detto prima di me anche qualche altro collega del Popolo delle Libertà –.
Però voglio aggiungere anche altri elementi di riflessione.
Primo. Sul contenimento della spesa a che punto siamo? Il monitoraggio verso gli enti collegati della Regione che risultati sta dando? Io so soltanto che abbiamo licenziato solo il 22 settembre, quindi martedì scorso, il parere della II Commissione sulle linee di indirizzo date dal Governo regionale. Sono linee di contenimento della spesa richieste dal Governo nazionale che devono valere per il 2009! A che punto siamo?
Secondo. Gli investimenti veri. Penso ad esempio al Piano casa, qui si tratta veramente di investimenti veri, sono energie che possono essere messe in movimento. Quanti nostri cittadini potrebbero cogliere l’opportunità di trasformare e migliorare le loro abitazioni! Quante cose potrebbero essere riattivate!
C’è un’italianità come pure una marchigianità sana che ha possibilità di vedere impiegati i propri risparmi; grazie a Dio rispetto ai paesi anglosassoni la nostra economia ha sì un debito pubblico molto alto, ma anche un risparmio privato molto alto, e forse stiamo reggendo alla crisi proprio per questa virtuosità di comportamento. Dunque, ripeto, c’è questo risparmio, questa possibilità di investire.
Perché allora il Piano casa è così in ritardo? Perché siamo gli ultimi come Regione a intervenire? Perché leggiamo ancora oggi dei niet, dei dinieghi, degli ostacoli che vengono posti dai gruppi di maggioranza a queste proposte modificative. Che peraltro sono proposte modificative migliorative, che a livello di richiesta sono state poste dalle categorie, dalla società, ma che invece vedono una bozza di proposta che non soddisfa, non è in linea verso un motore che possa riaccendere gli investimenti sull’edilizia.
L’edilizia è un comparto in crisi quindi anch’esso dovrebbe essere oggetto di monitoraggio e di intervento.
Terzo. I fondi FAS. Si sono ripensate quelle che sono state le elencazioni dei fondi FAS? Quelle elencazioni che a noi sembravano molto più spot territoriali, ricerche di consenso, piuttosto che un progetto organico, leggevamo di 10 mila, 20 mila euro per questa o l’altra palazzina, per questo o l’altro intervento puntiforme. Allora, ci ripensiamo, oppure ci lamentiamo solo che sono stati congelati e messi sotto la lente di ingrandimento di un ripensamento governativo?! Come peraltro è giusto che sia, bisogna pur rintracciare le risorse da mettere per gli ammortizzatori sociali, per la difesa del lavoro, affinché si possa affrontare una crisi in atto, una crisi che morde. Non lo nascondiamo di certo!
Un’ultima cosa che voglio richiamare riguarda l’equilibrio territoriale delle risorse che vengono messe a disposizione. Tante volte vediamo che nella nostra regione ci sono zone molto monitorate e sulle quali dunque c’è tanta attenzione, mentre altre zone non vengono alla stessa stregua messe nelle condizioni di riflettere.
Allora cerchiamo di fare meno spot e più coralità di riflessione e di interventi. Questo è il compito che ci spetta come Istituzione regionale, e che ci spetta anche per coinvolgere tutti i livelli istituzionali che, peraltro, si stanno già muovendo; ricordo i tanti Comuni e le Province che hanno fatto sforzi enormi, mettendo anche di proprio per la ricerca di una soluzione.
Quindi occorre il coinvolgimento, occorre fare in modo che qui si parli tutti una lingua plurale, ossia si coinvolgano, in maniera plurale, senza steccati o appartenenze, tutti gli altri livelli istituzionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Presidente, la seduta dell’Assemblea legislativa di oggi, che prende in esame la situazione della crisi del nostro territorio, vorrei tanto si concludesse con qualcosa di concreto o quanto meno che da questa riflessione originasse qualche cosa da offrire alla nostra comunità rispetto ad una situazione che è sotto gli occhi di tutti, al di là delle affermazioni più o meno accentuate che vengono fatte sulla risoluzione della crisi.
Di fatto c’è tanta gente che sta in difficoltà e la cosa più grave è che questa crisi colpisce proprio i rami bassi della nostra comunità. Quindi non solo il manifatturiero, anche se da noi la crisi ha colpito meno pesantemente, ma purtroppo anche la parte più debole del tessuto produttivo e dei servizi.
Ritengo che la strategia seguita nelle Marche sia una delle più attive – ne abbiamo avuto il riconoscimento anche al di fuori dei nostri confini –, quindi esprimo apprezzamento su ciò che è stato fatto. Noi per primi siamo partiti, ad esempio, con gli ammortizzatori sociali in deroga, insomma sono stati portati in essere tutta una serie di provvedimenti.
Quindi abbiamo fatto strategicamente quello che, peraltro, si sarebbe dovuto fare anche a livello nazionale. Secondo me a livello nazionale, infatti, è mancata una strategia, lì si è stati fermi.
L’unico intervento nei confronti della domanda è stata quello di coprire in qualche modo le banche, che però non ha portato conseguenze sul piano effettivo della situazione delle imprese, quindi di rimbalzo non è stato fatto nulla affinché la domanda venisse stimolata. Prova ne è l’aumento del debito pubblico, che è arrivato al 115%, come pure l’invarianza della pressione fiscale. Ed uno dei cavalli più importanti della politica del Governo di centro-destra era proprio quello della diminuzione della tassazione, quindi anche da questo punto di vista si è fatto poco.
Peraltro sulla linea Tremonti, analizzata sotto vari aspetti anche a livello internazionale, ci si chiede che cosa avverrà dopo. Certo, fino ad oggi i riflessi nella nostra economia sono stati sostanzialmente meno pesanti di quelli, ad esempio, dell’economia inglese e spagnola, ma bisogna vedere cosa succederà dopo e i rimbalzi potrebbero essere pesanti.
Voglio dire che l’accompagnamento della domanda era una cosa inevitabile, soprattutto in termini di investimenti. Quello che si è fatto per esempio sui patti di stabilità nella finanziaria dello scorso anno, non ha avuto incisività. Tant’è che ci sono milioni di euro pronti per essere investiti e progettati dagli Enti locali ma che non possono partire perché il patto di stabilità li vincola. Spero che con la prossima finanziaria si possa rivedere questo vincolo, proprio perché gli Enti locali sono quel livello di investimento diretto che potrebbe in qualche modo alimentare la domanda complessiva.
Prima si è parlato degli accordi di programma – lo diceva il Consigliere Viventi –, spero che questi accordi vadano avanti proprio per mettere in moto gli investimenti, altrimenti potremmo rischiare il ristagno della domanda, come pure anche il nostro manifatturiero potrebbe rischiare grosso.
Al di là di quello che si è fatto fino a oggi, che, ripeto, sono cose molto importanti, ritengo che dovremmo prepararci al dopo, come giustamente ha detto anche il Consigliere Viventi. Su questo ne sono dette molte, si è addirittura scomodata la questione dell’etica pubblica, è stato detto che se si uscisse con un’etica pubblica rafforzata probabilmente sarebbe già un successo dopo le macerie di una crisi di questo genere. Però al di là di questo e dei modelli di carattere economico che vengono declamati – i Consiglieri Brandoni e Procaccini ogni tanto parlano della fine del liberismo – a me pare che non abbiamo prodotto niente sul piano dell’alternativa. Voglio dire che c’è un vago sentimento di ritornare ad un’economia mista, ma fondamentalmente non abbiamo coordinate precise per affrontare una tematica come questa.
Ritengo però che possiamo avviare alcune politiche territoriali, non solo con gli accordi di programma ma chiamando a raccolta tutte le forze. Per esempio inviterei l’Assessore Badiali a prendere in considerazione la realizzazione di un tavolo regionale permanente, composto da imprenditori, sindacati, università e banche, che possano intravedere progetti regionali per la nostra realtà.
Faccio un esempio. Sappiamo che tutti i Comuni stanno ristrutturando quasi tutte le scuole proprio perché con le nuove normative antisismiche si devono mettere a punto, e sappiamo anche che ci sono dei canali di credito che portano l’investimento sul fotovoltaico a zero. Quindi potremmo prevedere un grande progetto regionale per tutte le scuole. O magari per gli enti pubblici, che attraverso la fornitura di energia si possono ripagare gli oneri sia di capitale che di interesse, si potrebbe lanciare un grande progetto regionale per il fotovoltaico.
La domotica va bene, certo, ci siamo già incamminati su questo, ma il fotovoltaico può essere applicato subito; se andiamo in Trentino e in Alto Adige potete vedete a che punto sono arrivati su questo aspetto.
Allora lanciamo un progetto regionale con l’appoggio delle banche locali. Queste cose si possono fare, sono necessarie, e si possono fare anche accanto ad altre politiche, come ad esempio le nuove politiche attive del lavoro. Prima il Consigliere Massi ha parlato dell’ufficio di collocamento. Dobbiamo tenere conto che oggi la dinamica del lavoro è fuori da uno schema tradizionale e quindi deve essere supportato in altro modo.
Io ad esempio sono dell’opinione – lo dico all’Assessore Benatti – che bisogna cominciare a pensare ad una maggiore responsabilità dei soggetti imprenditoriali e sindacali per la gestione della formazione professionale, così come è in Germania. In modo tale da alleviare sì la spesa pubblica, ma anche incentivare i progetti di formazione, per professionalità specifiche o per la formazione continua, attivando seriamente tutto il fondo della formazione interprofessionale, su cui siamo molto indietro. Voglio dire che ci sono dei canali da attivare immediatamente responsabilizzando i vari soggetti.
Da ultimo, è chiaro che un nostro compito è quello dell’incentivazione delle politiche attive e dell’investimento. Secondo me una delle condizioni per cui il nostro territorio non ha sviluppato fino ad oggi il terziario – è un’analisi fatta già dalle università, anche i sindacati tempo fa ci si sono soffermati su questo dato – è la coesione territoriale. La Regione ha fatto bene a puntare sulle infrastrutture viarie, sulla terza corsia, ma dobbiamo pensare anche ad una rete interna laddove non si è sviluppata, ad esempio come nel fermano e nel piceno. Del resto il non aver reso coeso il territorio e aver emarginato la vallata del Tronto rispetto al resto del territorio è responsabilità di tutti, siamo tutti trasversalmente colpevoli.
Dobbiamo quindi cominciare a ragionare su una nuova coesione di rete territoriale, di rete viaria che tenga conto di questo. E’ inutile che faccio le grandi trasversali se poi non posso sviluppare internamente una coesione territoriale per facilitare anche lo sviluppo del terziario.
Infine mi vorrei soffermare sul discorso del ruolo del credito. Lo abbiamo affrontato diverse volte ma credo dovremmo tornare a rifletterci. Ormai i buoi sono scappati dalle stalle ma comunque potremmo in qualche modo intervenire più efficacemente per un coordinamento delle politiche creditizie, che fino ad oggi abbiamo considerato più sulla fase difensiva della strategia di crisi piuttosto che su quella offensiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Ascoltando la relazione del Presidente Spacca sembra che questa regione vada a gonfie e vele, che non ha crisi e non sia in difficoltà.
Io invece sul territorio vedo una cosa molto diversa, vedo chiudere tantissime aziende e non c’è nessuno che vuole aprire una nuova attività. E questo significa che a marzo, quando finirà il primo anno di cassa integrazione, ci saranno famiglie in grossissima difficoltà. Perché, ripeto, le aziende chiudono, nessuno vuole riaprirle, di conseguenza il lavoro non ci sarà e le famiglie resteranno senza reddito.
Quello che abbiamo fatto fino ad oggi è senz’altro giusto, abbiamo mantenuto il reddito alle famiglie alleviando le difficoltà dovute dalla crisi, ma non è stato fatto nient’altro, non si è guardato in avanti: il mese di marzo è vicino e da quel momento in poi, ripeto ancora, avremo sicuramente grosse difficoltà.
Certamente oggi la crisi c’è, ma la stiamo affrontando con il discorso della cassa integrazione, quindi l’economia gira perché alle famiglie un reddito comunque arriva anche se in forma minore, invece dal mese di marzo tutto questo non ci sarà più e allora nasceranno dei grandi problemi.
Però che cosa è stato fatto per affrontare questo immediato futuro? Sono tre mesi che stiamo ancora discutendo del Piano casa, mentre le altre Regioni sono già partite. In Commissione c’è qualcuno che dice che è una legge speculativa, non pensando, invece, che è un voltano per poter rimettere in moto l’economia. Le forze politiche della maggioranza dicono che questa legge non deve essere fatta oppure che vanno messi tanti paletti altrimenti sarebbe una speculazione.
Allora credo che qualcuno all’interno di questa maggioranza debba fare chiarezza. Questa è l’unica possibilità. Chi aveva da investire lo ha già fatto, però potremo dare la possibilità a chi ha ancora dei risparmi magari di costruire la casa per propri i figli. Faremo così girare l’economia e quindi riuscire ad entrare in un percorso di sviluppo economico.
La Regione Marche quando e come deciderà di licenziare questa legge? Oggi ancora la volontà politica non c’è; di quello che pensa la sinistra regionale lo leggiamo sulla stampa, si dicono cose assurde!
Quindi, c’è la volontà di far partire l’economia oppure si fanno soltanto tante belle chiacchiere in vista delle elezioni! Però poi tra qualche mese le difficoltà vere le vedremo arrivare.
Ritengo comunque che il Presidente Spacca, seppure abbia fatto una relazione di un certo tenere, sa quello che succede sul nostro territorio. Allora non vorrei sia solo una corsa in avanti per fermare, visto che l’economia non riparte, tutte quelle lamentele che scoppiano sul territorio.
Mi rivolgo all’Assessore Badiali che vive su un territorio che anch’io conosco benissimo. E’ un territorio in grossissima difficoltà perché non ci sono più posti di lavoro, e chi oggi è in cassa integrazione o in mobilità non troverà più lavoro.
Il Consigliere Luchetti ha criticato il Governo nazionale per il fatto che non è intervenuto con altri finanziamenti. Ma chi l’ha dati i finanziamenti? Li ha dati l’Europa e il Governo nazionale. La Regione cosa ha fatto, Consigliere Luchetti! Il bilancio regionale quanti soldi ha investito per l’occupazione! La nostra regione per la piccola e media impresa è al primo posto in Italia. Consigliere Luchetti, il bilancio regionale fondi propri non ne ha, per fare investimenti sono stati fatti i mutui… (…) Consigliere, ma 10 milioni di euro di fondi propri in questa regione non significano niente!

PRESIDENTE. Consiglieri, per cortesia, non interrompete!

Enrico CESARONI. Certo, tutti oggi stiamo cercando di risolvere il problema, ma io chiedo anche un sforzo urgente da fare subito. Ad esempio, per la creazione di nuova impresa c’è un finanziamento? No! Forse c’è qualche contributo da parte delle Province – è un loro settore – ma è irrisorio.
Qui non vedo una corsa per far riprendere l’economia, la macchina è troppo lenta. Le parole certamente hanno un senso, però servono fatti concreti, fatti reali.
Chiedo all’Assessore Badiali di fare qualcosa per rilanciare almeno le piccole imprese artigiane, per favorire chi vuole iniziare una nuova attività, potremo così creare qualche posto di lavoro, altrimenti la situazione si aggraverà sempre di più.
Condivido la proposta di risoluzione presentata dal Consigliere Viventi, in essa c’è la volontà di risolvere quel problema che ci ritroveremo più avanti. Quindi certamente lo ringrazio, ma siamo tutti che chiediamo, nei confronti dei cittadini, di saper affrontare il problema che si presenterà tra tre-quattro mesi .
Condivido in parte anche l’iniziativa del Consigliere Luchetti quando ha parlato di un progetto regionale sul fotovoltaico. Perlomeno creeremo qualcosa di nostro, potremo fare un progetto regionale con l’impegno di tutti. Però facciamolo! Che non siano dunque solo parole e promesse. Luchetti è consigliere di maggioranza, quindi non deve dirlo a me che sono dell’opposizione, e fare solo proclami in Assemblea legislativa, bisogna anche farlo!
Dico questo perché tale programmazione è stata fatta sei mesi fa ma ancora è tutto fermo. Non si possono proporre delle cose e non portarle avanti! Si promettono magari solo per evidenziarlo sulla stampa! Questo sistema non funziona! La gente fra sei mesi sarà senza lavoro e senza cassa integrazione. Vogliamo allora fare qualcosa insieme? Vogliamo inventarci qualcosa? Però facciamolo, non possiamo solo parlare!
In Commissione non c’è un atto che discute di queste cose, e se c’è qualche proposta di legge la si blocca. Allora qui non c’è la volontà. Questo non è il modo di governare una regione in un momento di crisi come quello in atto. Le leggi che potrebbero rilanciare subito l’economia bisogna approvarle urgentemente!

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Sarò sicuramente molto rapida, ormai sono state dette molte cose, però alcune osservazione voglio farle anch’io. E le voglio fare anche in veste di Presidente della III Commissione considerato che diversi atti fanno capo, in sede referente o di parere, proprio a questa Commissione.
La prima nota positiva la voglio fare rispetto alla lunga ed articolata discussione che si è svolta oggi in quest’Aula, in un certo senso è un plauso – anche se non dovremmo farcelo da soli – che rivolgo a tutta l’Assemblea legislativa.
Oggi temevo di assistere ad uno scontro – certamente oltre alla differenza di idee può esserci tra maggioranza ed opposizione anche uno scontro – sui dati di fatto e soprattutto sui progetti per il futuro. Pensavo accadesse come si vede nelle varie trasmissioni televisive dove magari per qualcuno la crisi è soltanto un fatto psicologico. Qui non è venuto fuori da nessuna parte, la crisi c’è, esiste, è forte in tutta Italia ed è forte anche nelle Marche. Nessuno lo può negare.
I dati che il Presidente ci ha elencato magari sono meno gravi di altre situazioni, però al contempo tutti i giorni, accendendo la televisione, leggendo i giornali o andando sul territorio, vediamo casse integrazioni, ditte che chiudono, che delocalizzano, ecc.. Quindi anche nella nostra regione sicuramente la situazione non è tenera, peraltro non poteva non esserlo considerato che è una regione soprattutto manifatturiera.
E’ stato giustamente detto, ed io ne sono completamente convinta, che la crisi attuale ha dato un colpo ancora più forte all’economia della nostra regione, ma i segnali di una crisi di questo tipo ormai nel territorio c’erano da decenni. Tutti sapevamo, come pure le stesse associazioni degli industriali, che visto che altrove il lavoro sarebbe costato meno, che l’Italia non ha la materia prima, che l’Italia rispetto ad altri Paesi, soprattutto quelli emergenti, non investiva sulle tecnologie, ci saremmo trovati prima o poi ad affrontare questa crisi.
Ma in aggiunta a questa crisi, che comunque faceva parte della modalità economica internazionale, ci siamo trovati anche con quest’altra crisi che invece non ci aspettavamo.
Il Presidente Spacca all’inizio del suo intervento ha parlato dell’importanza del lavoro.
Il lavoro è importante, lo stabilisce la Costituzione, l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Peraltro la gravità di questa crisi è dovuta in gran parte proprio al fatto che si pensava ci si potesse arricchire senza lavorare, facendo quindi girare le carte e non il lavoro e i prodotti. Ma la nostra regione non fa girare le carte, i marchigiani lavorano e lo fanno concretamente. Quindi mi ha fatto piacere che il Presidente abbia sottolineato questo aspetto.
E’ sicuramente vero che è stato colpito tutto il territorio regionale. Certamente in maniera più forte quando le grandi imprese hanno messo in cassa integrazione migliaia di lavoratori, però poi anche alcune piccole e medie imprese hanno poco alla volta iniziato a mandare in cassa integrazione o a licenziare i propri lavoratori.
Dunque è una crisi che riguarda in maniera diversa i vari territori, ma comunque colpisce tutta la regione.
Non credo neppure – mi è ritornato alla memoria leggendo degli interventi di qualche mese fa – che qualcuno debba sentirsi per qualche territorio titolare di una crisi più profonda o titolare di sensibilità più profonde. La crisi c’è per tutti i marchigiani, quindi dobbiamo cercare di risolverla in tutto il territorio della nostra regione.
Però c’è da fare anche un altro tipo di valutazione, che secondo me di tutta la situazione è la cosa più grave. Ossia, non tutte le aziende che stanno mettendo in cassa integrazione o che licenziano i propri lavoratori lo fanno perché non hanno commesse, oppure perché non hanno più lavoro, bensì perché alcune di esse si approfittano di questa crisi per fare piazza pulita di alcune situazioni, o perché magari si vuole spostare la produzione dove non costa niente o dove costa molto meno. Quindi, ripeto, ci sono aziende che si approfittano di una crisi e quindi rendono la situazione ancora più grave.
Questa però non si chiama crisi, si chiama speculazione, che peraltro è anche molto diffusa.
Dunque anche su questo aspetto va riversata un’attenzione particolare, perché tra internalizzazione e delocalizzazione – è stato detto già tante volte – il confine è breve, quindi è facile che qualcuno salti dall’altra parte.
Però ancora più grave è il fatto che ci si approfitti di una crisi che sta mordendo le famiglie per poter fare i propri comodi o per poter guadagnare ancora di più.
Riferendomi ancora alla relazione del Presidente Spacca, è certamente vero che le misure sono state prese con il coinvolgimento di tutti gli enti, dalla Confindustria, ai rappresentanti dei lavoratori, degli enti pubblici, ecc., affinché dalla condivisione delle decisioni assunte potessero scaturire misure più opportune e più efficaci.
Quasi tutte le misure arrivate in terza Commissione hanno avuto la condivisione di tutti questi soggetti. Quindi almeno in questa fase di estrema difficoltà le operazioni fatte erano state ritenute utili ed opportune da tutti. Anche in Commissione le abbiamo votate tutte all’unanimità e tutte molto rapidamente. Segno che quando si prendono decisioni che vanno effettivamente incontro alle esigenze del territorio e dei lavoratori non c’è divisione tra maggioranza e opposizione. Questo perché anche noi ci rendiamo conto che quando è possibile avviare dei percorsi utili poi bisogna farlo.
Qui dentro è stato detto che la Regione in realtà non ha fatto altro che spendere i finanziamenti arrivati Stato. Certo, è vero che ha speso finanziamenti dello Stato, ma quante volte non si spendono nemmeno quelli! Allora visto che comunque i finanziamenti a disposizione sono stati messi in atto, andando dunque rapidamente ad aggredire la grave situazione in atto, è da considerare in ogni caso un’operazione politica e amministrativa utile e buona.
Però non tutti i finanziamenti che la Regione ha messo in campo derivano dai fondi statali. Per esempio i contratti di solidarietà sono stati fatti con finanziamenti regionali, utilizzando Camere di Commercio e altre strutture che hanno aggiunto del loro per moltiplicare lo stesso finanziamento regionale. In questo modo si sono potute aiutare quelle aziende in crisi – le conosciute tutte, non ne sto a parlare – per mantenere i lavoratori nei loro posti di lavoro. Questo ha avuto un bel risultato, ci sono state molte richieste, quindi sicuramente è stata una buona operazione.
Per i contributi di solidarietà ci sono cifre molto piccole, me ne rendo conto, probabilmente, se era possibile, si sarebbe dovuto fare di più. In ogni caso in questo periodo tutte le scelte fatte nelle varie commissioni o negli altri vari settori sono state tutte indirizzate per aiutare i lavoratori in difficoltà.
Lo stesso programma dell’Ersu, illustrato in quest’Aula dalla Presidente Mollaroli, prevedeva alcune misure di aiuto per gli studenti universitari figli di lavoratori in difficoltà.
Il Presidente Spacca già in un’intervista a lui fatta il 22 gennaio – che proprio ieri sera ho riletto – aveva anticipato che si stava lavorando per poter avere i finanziamenti dalla Banca europea investimenti. Questi finanziamenti, come abbiamo letto oggi, sono arrivati, però, ripeto, erano mesi che ci si stava lavorando.
Concludo per quanto riguarda il passato – ne ha parlato già il Presidente Spacca –, ma due note per il futuro le devo fare.
Noi dovremmo interrogarci se questa nostra regione continuerà ad essere sì manifatturiera ma se a questo livello. Certamente manifatturiera continuerà ad esserlo, ma se quasi tutta l’economia marchigiana potrà basarsi sul manifatturiero, è una domanda che dobbiamo porci.
Teniamo conto che con la crisi e con i finanziamenti messi a disposizione sia dallo Stato che dalle Regioni il prodotto interno lordo italiano e il deficit sono diminuiti. Quindi potete immaginare come potremo trovarci in futuro, visto che l’Italia già arrancava rispetto a quei Paesi con un trend di crescita di molto superiore al nostro.
E’ quindi una valutazione che va fatta a livello regionale però tenendo conto della situazione nazionale.
Saremo in grado di intervenire per l’innovazione, ecc., ecc.? Dobbiamo chiedercelo. Perché se si ritiene che non potrà essere soltanto il manifatturiero il motore di questa regione bisogna capire ad ampio raggio come e dove questa regione povrà muoversi.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Sarò abbastanza breve perché l’Assemblea ha già espresso in modo assolutamente chiaro quello che sta succedendo nel panorama economico regionale.
Vorrei soltanto fare una fotografia di come noi, come forza politica, intendiamo questo momento di crisi e di come crediamo di poterlo non tanto superare quanto per lo meno saperlo affrontare.
La situazione attuale l’abbiamo sentita dal Presidente, ne ha fatto un quadro molto positivo, diversamente da come sta facendo la minoranza nazionale. Quindi non possiamo che ringraziare e sentirci orgogliosi che il nostro Presidente sia positivo ed ottimista nei confronti della risoluzione di questa crisi.
Però cosa si sta facendo? L’analisi di cosa si sta facendo è stata anch’essa molto accurata ma non è stata assolutamente propositiva.
Quindi mi voglio soffermare proprio sul sostegno finanziario che viene quasi inteso come un sostegno assistenzialistico.
Non si crea una nuova economia, non si ridà fiducia e passione, non si rifà l’impresa e l’imprenditore soltanto con un sostegno. Il sostegno è umiliante. E’ per questo che mi sento di condividere la maggior parte del discorso fatto dal Consigliere D’Isidoro.
Noi dobbiamo ricreare un aspetto umano, un imprenditore che sia un bene intangibile all’interno delle nostre aziende. Soltanto con un forte capitale umano potremo risorgere e di conseguenza riacquistare la passione, il coraggio, la fiducia di rifare impresa, quindi di ricreare economia e benessere sul territorio.
Certamente è una situazione difficile, ma con la fiducia ce la possiamo fare. Questa è una regione che ci permette di fare una grande svolta, perché quella frantumazione che fino ad oggi ci ha penalizzato oggi, invece, ci dà la possibilità di essere leggeri, e quindi di poter avere una riconversione veloce, effettiva e positiva.
Voglio riferirmi ora al Piano casa. Stiamo parlando di come far ripartire l’economia, bene, allora facciamola ripartire dando una grande svolta, ovvero applicando le possibilità che abbiamo in quell’edilizia che oggi è in grande crisi. Quindi una ripresa di questo settore si può realizzare attuando il Piano casa.
La maggioranza può fare molto affinché questo testo venga licenziato nel più breve tempo possibile. Il mondo produttivo lo sta aspettando. Così come sta aspettando la possibilità di ricominciare a fare non delle manutenzioni ma quei piccoli lavori che sono stati appaltati, come diceva prima il Presidente Spacca, all’interno di alcuni interventi sanitari e strutturali che seppure di minor valore dobbiamo fare in modo che vengano concessi alle nostre aziende.
Su questo abbiamo presentato un subemendamento alla proposta di risoluzione presentata dal Consigliere Viventi, con cui chiediamo che possano essere le aziende del nostro territorio a prendere questi lavori con piccoli appalti. Finiamola di dare grandi appalti ad aziende, che poi attraverso documenti, garanzie, certificazioni sembrano bravissime, sembrano avere le qualità per poterseli aggiudicare, ma poi …(interruzione tecnica di registrazione)…
La crisi dunque va affrontata con la fiducia, quella fiducia che anche quest’Aula deve saper comunicare e saper trasmettere a tutti gli operatori.
Il mio intervento vuole quindi essere anche un supporto di stimolo per le nostre imprese.

PRESIDENTE. Ha la parola per la replica l’Assessore Badiali.

Fabio BADIALI. Cercherò di essere sintetico in quanto ritengo che già l’intervento introduttivo del Presidente abbia toccato tutti i temi dandone anche i dati significativi e importanti sulla nostra Regione. Una regione che per certi versi sta subendo questa crisi ma per altri sta reagendo. Questa è una crisi eccezionale, drammatica, che coinvolge l’intero mondo, è una crisi globale, per cui certamente si debbono dare risposte.
Ha fatto bene la Presidenza dell’Assemblea legislativa a fare questa giornata sul tema del lavoro, in modo che tutti possano prendere coscienza di quello che si sta facendo nella regione Marche, di come è la situazione e di come si cerca di affrontare la crisi.
Prima si diceva che sono state messe in campo azioni anche dal Governo nazionale. Non voglio assolutamente fare polemica, perché ognuno ha cercato di mettere in campo ciò che era possibile, però a livello nazionale non c’è stata neppure una seduta del Parlamento che affrontasse il problema della crisi economica nazionale e internazionale.
Perciò starei molto attento a parlare, appunto, delle azioni del Governo. Come starei attento anche sulla questione delle risorse messe in campo sempre dal Governo nazionale. Sono risorse che a volte vengono a spot, altre, invece, vengono fatte dalla sera alla mattina, non vengono concertate con il territorio, con le Istituzioni, con le associazioni. E si continua ad andare avanti in questa situazione.
Voglio ricordare che è stato rotto il tavolo politico Governo-Regioni da tre mesi, ma non solo con le Regioni del centro-sinistra ma con tutte le Regioni, dalla Lombardia alla Sicilia, all’Abruzzo, al Veneto, alle Marche, al Lazio. Insomma tutte le Regioni italiane hanno rotto il tavolo con il Governo perché lì non si prende nessuna decisione e le poche che prese il giorno dopo vengono smentite.
Ora però non è il caso di fare polemiche, ognuno risponderà per quello che fa e per quello che ha.
Come Regione Marche abbiamo cercato di mettere in atto tutte quelle azioni ricordate dal Presidente Spacca. La Regione ha messo risorse proprie per 16 milioni di euro, più 4 milioni da parte delle Camere di Commercio e delle Province. Questo perché sul territorio abbiamo fatto un’operazione concertata che ha dato risposte eccezionali per quanto riguarda il fondo di solidarietà e di garanzia a circa 4.000 imprese.
Altri fondi sono stati messi in campo anche per quanto riguarda la ricerca, l’innovazione, lo sviluppo in filiera tecnologica, la formazione professionale, la riconversione.
Tutte risorse in campo attraverso bandi in precedenza emanati e con lo scorrimento delle graduatorie. Inoltre usciranno nuovi bandi, tra cui quello importantissimo che riguarda i campionari.
Noi siamo una regione manifatturiera che ha in prevalenza in tante questioni, una è quella del TAC (tessile, abbigliamento, calzaturiero) poi la pelle, ecc.. Abbiamo messo in campo un bando da 4,5 milioni di euro – che possono essere elevati a 5-6 milioni, ci stiamo ragionando – per andare incontro alle imprese in modo possano fare campionari d’eccellenza da esportare nel mondo, così da far competere i nostri prodotti marchigiani, i nostri artigiani e le nostre piccole imprese con altre particolarità del mondo.
Per cui dobbiamo spostare l’asticella della qualità sempre più in alto, è sulla qualità che dobbiamo puntare, in questo siamo maestri.
Certamente dobbiamo guardare alle risposte immediate che abbiamo messo in campo per fronteggiare la crisi, ma dobbiamo guardare anche alla prospettiva futura.
Qualcuno prima diceva che la regione Marche sono anni che non ha un sistema evoluto per la crescita. Invece la regione Marche è la prima regione a livello nazionale per quanto riguarda la piccola e micro impresa, per quanto riguarda il PIL siamo al secondo o terzo posto a livello nazionale, siamo a 26 mila euro quindi è cresciuto, la disoccupazione è la più bassa d’Italia.
Quindi la nostra situazione non è drammatica, come invece veniva rimarcato prima.
Semmai è il Paese Italia che non ha una politica industriale, è il Paese Italia che non ha una prospettiva futura, è il Paese Italia che non ha delle regole certe e concrete. Perché se da una parte si dice che le energie rinnovabili sono lo sviluppo del futuro ma poi si pensa al nucleare, le due cose non stanno in piedi. Quale imprenditore investirebbe nel fotovoltaico o nell’eolico se fra dieci anni parte il nucleare!
Bisogna avere una prospettiva di sviluppo chiara, che deve essere sicuramente quella delle energie rinnovabili. Su questo settore c’è un mercato aperto, lì sono aperte porte e finestre, basta soltanto saperne cogliere l’opportunità.
Questa opportunità l’abbiamo inserita anche negli accordi di programma – questione richiamata anche dal Consigliere Luchetti –, dove abbiamo inserito un grande progetto per il rilancio del fotovoltaico in uno dei progetti che riguarda la regione Marche e la regione Umbria.
Inoltre vi è l’accordo di programma che abbiamo sottoscritto con la Regione Abruzzo per quanto riguarda l’ascolano e il teramano, oppure quello che riguarda il pesarese, quello che riguarda la demotica. Quindi sono accordi per l’intero territorio regionale e non solo per una parte di esso.
La prospettiva futura sarà questa. Noi dobbiamo guardare agli interventi di qualità, che sono altezza di risolvere i problemi dell’occupazione, che sanno dare risposte alla riconversione, alla ricerca e all’innovazione. Sicuramente lo stiamo facendo ma dobbiamo accelerare.
Il deficit energetico nella nostra regione è sceso. Era al 52% ed è passato al 47%, questo perché i privati hanno messo in atto investimenti per impianti eolici, elettrici, biogas, fotovoltaici e cogenerazione, per un totale di 116 megawatt, installati o autorizzati, mentre per impianti realizzati o cantierati per 66 megawatt. Quindi siamo a circa 170-180 megawatt. Dobbiamo arrivare a 450 megawatt, ma il fotovoltaico è sicuramente un’apertura eccezionale su questo campo.
Dobbiamo cercare di investire anche nelle scuole, negli ospedali, nelle zone industriali, nelle abitazioni, insomma, da qualsiasi parte. Perché il conto energia è quello che ridà i soldi che si investono e al cittadino torna l’utile in tasca, ma soprattutto è un volano di occupazione, infatti è stato previsto che in Italia si possono occupare 400-500 mila lavoratori.
Quindi via le grandi centrali di co-generazione, via il nucleare, bisogna investire in energie rinnovabili. E’ una prospettiva di sviluppo e di futuro. Come pure lo è investire negli accordi di programma e sbloccare i fondi FAS.
I fondi FAS sono stati approvati da sei o forse otto mesi, non ricordo bene, ma sono bloccati fino al 2010. Quando potremo intervenire con queste risorse! E’ adesso che dobbiamo partire!
Inoltre deve essere tolto il patto di stabilità per i Comuni, per gli Enti locali che hanno risorse proprie da spendere. La maggior parte dei Comuni sono virtuosi, hanno risorse proprie da spendere, quindi è lì che bisogna partire con appalti di 200-300-500 mila euro, che ricreano occupazione sul territorio, per le piccole e medie imprese, per gli artigiani.
L’appello fatto dalla Consigliera Ciriaci lo terrò in considerazione, certo, bisogna stare all’interno delle regole e delle leggi, però bisogna mettere una valutazione di attenzione per le nostre imprese. Senza ovviamente fare barriere e senza fare dogane, è impensabile. Peraltro io critico l’Europa proprio perché non ha avuto una politica europea sulla crisi e ad essa non ha dato una risposta. Questa è una responsabilità di tutti i Governi nazionali europei. Sarebbe stato diverso se l’Europa avesse avuto un’unica voce, un’unica idea, un unico progetto da portare avanti per risolvere questi momenti drammatici, che da una parte farebbe da raccordo con l’America, dall’altra parte con l’Est europeo.
Ritengo che la crisi sia comunque ancora in atto, sarà ancora lunga, l’occupazione sarà drammatica per qualche altro anno, ma mettendo in piedi investimenti e risorse, mettendo in campo l’università per la ricerca, potremo sicuramente ripartire, assieme anche alla volontà soprattutto dei nostri piccoli imprenditori, quelli legati al territorio, quelli che hanno una storia, quelli che hanno una cultura del territorio.
Possiamo ripartire anche con il turismo, con la cultura, con l’enogastronomia, l’agroalimentare, basta la volontà politica, basta l’impegno delle Istituzioni e delle categorie, ma tutti dobbiamo avere un unico obiettivo, ossia quello della ripresa della nostra regione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione delle proposte di risoluzioni e dei loro emendamenti.
Risoluzione n. 1 del Consigliere Procaccini. (…) Bene, quindi è ritirata in attesa che venga presentata quella nuova.

Risoluzione n. 2 del Consigliere Viventi:
“Misure per contrastare la crisi economica finanziaria.
L’Assemblea legislativa delle Marche
Preso atto che:
Le misure che hanno posto in essere sia il Governo centrale che la Regione Marche si sono rivelate efficaci per far fronte, nell’immediato, all’emergenza determinata dalla crisi economica finanziaria internazionale.
Ritenuto che:
II sostegno alle imprese in difficoltà, la cassa integrazione e le operazioni di sostegno ai redditi hanno ben funzionato per fronteggiare i problemi dell’oggi, ma che occorre ora guardare al futuro con la messa in opera di azioni rivolte a rendere appetibile la nostra regione a soggetti, anche esterni, disposti a proporre nuovi investimenti.
Impegna il Presidente della Giunta regionale
a mettere in atto tutte le misure necessarie affinché il Governo nazionale, sottoscriva accordi di programma finalizzati al rilancio della valle del Tronto dell’alta Vallesina e delle aree maggiormente in crisi del Pesarese.”.
Prima di votare la risoluzione dobbiamo votare gli emendamenti.
Emendamento n. 1 dei Consiglieri Bugaro, Pistarelli, Massi:
“Modificare il dispositivo in questo modo:
Dopo le parole “al rilancio” sostituire il testo della frase fino alla fine con: “di tutte quelle aree

PRESIDENTE. Emendamento n. 1 dei Consiglieri Bugaro, Pistarelli, Massi:
“Dopo le parole “al rilancio” sostituire il testo della frase fino alla fine con le parole “di tutte quelle aree di crisi esistenti in tutto il territorio regionale”
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2 dei Consiglieri Ciriaci, Santori:
“Fermo quanto riportato nella risoluzione dopo la parola: “pesarese” aggiungere “e mettere in atto tutte le misure necessarie affinché per gli interventi strutturali di manutenzione in corso vengano privilegiate le aziende del territorio marchigiano laddove per legge possibile.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Risoluzione n. 2. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Risoluzione n. 3 dei Consiglieri Brandoni, Procaccini:
“Strumenti della Regione per affrontare la crisi economica ed industriale.
L’Assemblea legislativa delle Marche
premesso che la crisi economica che ha investito e purtroppo continuerà ancora ad investire anche il territorio regionale si presenta come estesa e duratura e con effetti, ancorché allo stato attuale non del tutto quantificabili, che produrranno sostanziali modificazioni nelle modalità del produrre e nella stessa natura dei prodotti delle imprese marchigiane;
considerato che l’aggressività della crisi, la sua velocità, la molteplicità delle forme che essa assume, l’estrema diversificazione delle tipologie di realtà che interessa impediscono spesso, o quantomeno ostacolano fortemente, l’analisi approfondita delle cause delle specifiche situazioni di crisi e la ricerca di quelle azioni – in termini di innovazione di processo e prodotto, di avanzamento tecnologico, di relazione con il mercato – che garantiscano la ripresa e la tenuta nel tempo di imprese e livelli produttivi ed occupazionali;
rilevato che in molti casi, particolarmente quando si tratta di impianti produttivi appartenenti ad imprese multinazionali o grandi gruppi industriali, l’origine delle dismissioni prescinde da concrete ed ingovernabili problematiche produttive o di mercato ma sono riconducibili a scelte di carattere speculativo, quali processi di finanziarizzazione, diversificazione o delocalizzazione;
preso atto che l’articolato e consistente piano di azioni ed interventi messo in campo dalla Regione, dalle Amministrazioni locali, dalle associazioni degli imprenditori e dalle organizzazioni sindacali è servito a mitigare gli aspetti più devastanti della crisi, dal punto di vista della sopravvivenza delle imprese e dell’impatto sociale, ma non a costruire un disegno complessivo di uscita da essa e le progettualità a ciò necessarie;
reputato che in questo ambito la Regione debba svolgere un ruolo primario oltre che di indirizzo e programmazione anche di intervento mirato ove sussistano le condizioni e debba quindi dotarsi di strutture adeguate a fornire il supporto tecnico, amministrativo ed economico per accompagnare le imprese ed i territori al superamento della crisi ed al rilancio dell’economia e dell’occupazione;
impegna la Giunta regionale ad istituire una apposita struttura, dotata di adeguate risorse economiche e qualificate competenze professionali, utilizzando anche la disponibilità di esperienze e professionalità già presenti nelle articolazioni dell’amministrazione regionale, che, attraverso una azione di analisi tecnica, ricerca di mercato, studi di settore e, comunque, realizzando tutte le azioni necessarie a predisporre specifici piani industriali, sia in grado di proporre alle imprese coinvolte in situazioni di crisi, alle rappresentanze dei lavoratori e agli attori istituzionali e socio-economici del territorio interessato materiali ed idee per processi di riorganizzazione e riqualificazione idonei a favorire una duratura ripresa economica in grado di sostenere il sistema produttivo dell’intero territorio regionale e a valorizzare il know how del lavoro marchigiano anche attraverso sperimentazioni e partecipazioni alle attività economiche.”.
Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Nel dispositivo c’è scritto “istituire una apposita struttura”, forse è meglio sostituire con “un apposito organismo”.

PRESIDENTE. Mettiamo allora “un apposito organismo”.
Risoluzione n. 3. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Risoluzione n. 4 dei Consiglieri Viventi, Badiali, D’Isidoro, Procaccini, Mammoli, Brandoni, Giannini:
“Misure per contrastare la crisi economica finanziaria.
L’Assemblea legislativa delle Marche:
Preso atto che:
Le misure che sono state poste in essere si sono rivelate efficaci per far fronte, nell’immediato, all’emergenza determinata dalla crisi economica finanziaria internazionale;
Ritenuto che:
Il sostegno alle imprese in difficoltà, la cassa integrazione e le operazioni di sostegno ai redditi hanno ben funzionato per fronteggiare i problemi dell’oggi, ma che occorre ora guardare al futuro con la messa in opera di azioni di politica industriale rivolte a migliorare le condizioni di lavoro e la competitività delle imprese marchigiane, nonché capaci di proporre il nostro territorio a nuovi investimenti, finalizzati a garantire qualità di produzione, di prodotto e a mantenere e valorizzare l’occupazione;
Impegna il Presidente della Giunta regionale a mettere in atto tutte le misure necessarie affinché il Governo nazionale, sottoscriva accordi di programma finalizzati al rilancio della valle del Tronto dell’alta Vallesina e delle aree maggiormente in crisi del pesarese unita ente al polo tecnologico regionale della domotica.”.
Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Io non sono un politicante, ma un uomo che guarda sempre alla concretezza delle cose, quindi mi sono permesso di presentare una risoluzione per dire solo che se non facciamo l’accordo tra noi e il Governo nazionale qui fra un anno non abbiamo risolto nessun problema e andiamo tutti a casa. La risoluzione non dice altro.
Allora visto che siamo tutti d’accordo concettualmente, non ho capito perché alla risoluzione che avevo presentato io avete detto no, poi io ho firmato anche la vostra in quanto sostanzialmente è la stessa, però questa è presentata dalla Giunta.
Io non ho problemi di primogenitura, quindi la voto perché è la stessa che ho presentato, ma onestamente a che cosa serve tutto questo, amici, colleghi! Io sono fuori da questo modo di pensare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Abbiamo ritirato la nostra risoluzione sulla realtà dell’ascolano, oggetto dell’indizione dell’Assemblea legislativa, perché nel frattempo sono maturate altre crisi. Quindi quel contenuto originario è presente nella risoluzione che vede come firmatario anche l’Assessore Badiali.
Consigliere Viventi, lei è una persona seria, ma nessuno qui dentro è un politicante. Nel senso che dal mio punto di vista quella sua risoluzione non era uguale a questa, lì c’era tutta un’esaltazione del sostengo alle imprese, cosa che viene fatta senza una salvaguardia per l’occupazione.
Da calcoli e da simulazioni il sostegno alle imprese che fanno gli Enti locali, in sostituzione delle politiche statali, potranno durare due o tre anni. Quindi se non diciamo che le risorse sono finalizzate a mantenere l’occupazione non ha senso. E’ per questo che non è uguale alla sua risoluzione, e lei ha fatto bene a mettere la firma, perché poi chiede anche quegli accordi di programma che anch’io condivido.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. La risoluzione che è stata presentata, insieme ad alcune altre qui depositate, tra le quali quella a mia firma, la ritengo importante per costruire un percorso di auspici e di azioni.
Privata di una riflessione, oltre che del voto, di una risoluzione come quella che avevamo presentato e che ho visto ha ottenuto un voto, quando meditato, molto articolato, allora pensavo di poter chiudere un’iniziativa come questa seduta assembleare segnando per tutta l’Assemblea legislativa e soprattutto per quello che sta accadendo fuori da quest’Aula, cioè nel sistema economico regionale, un ulteriore strumento di azione e di riflessione.
Molte aziende in crisi e molti lavoratori che stanno lottando davanti alla fabbriche chiedono di avere a disposizione anche strumenti di conoscenza, piani industriali, analisi di mercato, che contraddicano o confermino o comunque aiutino le questioni in atto.
Molte di quelle imprese che hanno aperto la crisi rifiutano esattamente questo primo passaggio, cioè la conoscenza dello stato dell’arte. Potrei citare la Sadam di Jesi, come le pelletterie di Tolentino, la Frau, insomma potrei snocciolare lo stesso rosario di crisi che ci ha ricordato il Presidente all’inizio.
Lo dico come monito, forse non siamo stati attenti a riflettere sul merito. Il Consigliere Viventi chiedeva un dibattito concreto e un’azione non ideologizzata. Bene, la nostra risoluzione aveva queste caratteristiche.
Detto questo, voteremo comunque la risoluzione in votazione, ma purtroppo questa Assemblea legislativa è rimasta agli auspici e non ai fatti concreti.

PRESIDENTE. Risoluzione n. 4. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14.30