Resoconto seduta n.153 del 20/10/2009
SEDUTA N. 153 DEL 20 OTTOBRE 2009


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


La seduta inizia alle ore 10,20



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Innanzitutto voglio salutare i ragazzi della Scuola media Patrizi di Recanati che insieme ai loro insegnanti sono oggi presenti in quest’Aula. Benvenuti.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 152 del 13 ottobre 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 346/09, in data 14 ottobre 2009, ad iniziativa della Consigliera Romagnoli, concernente “Modifica alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 - Riorganizzazione del Servizio sanitario regionale”, assegnata alla V Commissione in sede referente ed al Consiglio delle autonomie locali, ai sensi del comma 2, dell’articolo 11 della l.r. 10 aprile 2007, n. 4;
- n. 347/09, in data 15 ottobre 2009, ad iniziativa dei Consiglieri Bucciarelli, Comi, Altomeni, Bugaro, Santori, concernente: “Disposizioni per la creazione di distretti OGM free in ambito regionale”, assegnata alla III Commissione in sede referente e al Consiglio delle autonomie locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 2 della l.r. 4/07.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 375/09, del Consigliere Brandoni “Nuovo casello autostradale di Gabella in comune di Montemarciano. Realizzazione e/o adeguamento delle arterie di collegamento.”;
- n. 376/09, del Consigliere Massi: “Revoca dell’incarico all’attuale Direttore generale ASUR”.
Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 1626 del 12/10/2009: “Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26, comma 2, della l.r. n. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dell’Unione europea e soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 122.000,00";
- n. 1627 del 12/10/2009: “Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26, comma 1 della l.r. 38/2008 - Variazione integrativa e riduttiva nel bilancio di previsione 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 356.728,26”;
- n. 1628 del 12/10/2009: “Art. 29, comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26, comma 2 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 98.660,00 - Modifica al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008";
- n. 1629 del 12/10/2009: “Art. 29, comma 2, della l.r. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 174.659,23”;
- n. 1630 del 12/10/2009: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 397.936,00 e modificazioni tecniche al POA per l’anno 2009";
- n. 1631 del 12/10/2009: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 2.329.271,74”;
- n. 1632 del 12/10/2009: “Art. 29, comma 2, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 249.200,00”;
- n. 1633, del 12/10/2009: “Art. 29 della l.r. 31/2001 e art. 27 della l.r. 38/2008 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2009. €. 12.455,85”;
- n. 1634, del 12/10/2009: “Art. 20, comma 3, della l.r. n. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco “Spese dichiarate obbligatorie”. €. 250.000,00";
- n. 1635, del 12/10/2009: “Art. 26 della l.r. n. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti dalla riscossione dei diritti di segreteria previsti dall’art. 32 della l.r. 20/2003 e relative impieghi. €. 250.000,00";
- n. 1636, del 12/10/2009: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 27 della l.r. 38/2008 - Variazione compensativa di euro 15.000,00”;
- n. 1637, del 12/10/2009: “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 27 della l.r. n. 38/2008 - Variazione compensativa di euro 3.704,40”.
Ha chiesto congedo l’Assessore Mezzolani.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Così come concordato in sede di Conferenza dei Capigruppo passiamo subito al punto 2) dell’ordine del giorno di cui alla proposta di legge regionale n. 337 “Misure di sostegno alla trasmissione d’impresa in favore di lavoratori riuniti in cooperativa per finalità di salvaguardia occupazionale”. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Concordo con quanto lei ha detto, Presidente, ma vorrei inoltre chiedere che dopo le due proposte di legge iscritte all’ordine del giorno e prima dello svolgimento delle interrogazioni si discuta, se è presente l’Assessore altrimenti pazienza, la mozione n. 334 della Consigliera Ciriaci “Assegnazione comuni di Fermo alla zona territoriale 11”.

PRESIDENTE. Consigliere Brini, l’Assessore Mezzolani ha chiesto congedo.

Ottavio BRINI. Bene.


Proposta di legge regionale n. 337
dei Consiglieri Brandoni, Altomeni, Procaccini
“Misure di sostegno alla trasmissione d’impresa in favore di lavoratori riuniti in cooperativa per finalità di salvaguardia occupazionale”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 337 ad iniziativa dei Consiglieri Brandoni, Altomeni, Procaccini. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questa proposta di legge, discussa attraverso audizioni e con il parere favorevole del Consiglio delle autonomie locali, modificata e approvata dalla III Commissione senza alcun voto contrario, è un atto che si pone in continuità con le misure anticrisi adottate dalla Regione Marche. In primo luogo sui contratti di solidarietà, in secondo luogo attraverso le risorse aggiuntive degli ammortizzatori sociali a quei lavoratori e lavoratrici che non ne avevano diritto per legge e alle tante piccole imprese dei diversi indotti, inoltre attraverso l’accordo con il sistema bancario regionale.
Vi fu anche quella legge approvata tempo fa dall’Assemblea legislativa al fine di contrastare la delocalizzazione delle imprese.
E’ di stamattina sulla stampa la notizia che la crisi – una crisi che non si è conclusa, anzi, i suoi effetti sono purtroppo tuttora in corso – nella nostra regione ha portato ad un calo di vendite generalizzato dell’1,5%.
Molte imprese sono costrette a chiudere, invece alcune di esse approfittando della crisi chiudono pur avendo commesse e mercati. E’ il caso della Manuli di Ascoli, come di alcuni importanti marchi della pelletteria.
Quindi questa proposta di legge è uno strumento aggiuntivo ed attivo, un ammortizzatore sociale in più, per mantenere l’occupazione e per mantenere la coesione sociale nella nostra regione.
Una legge del genere di tipo nazionale servirebbe anche per contrastare la delocalizzazione e la precarietà.
Ieri abbiamo appreso che il Ministro dell’economia e del tesoro ha rivalutato il posto fisso, che in una società normale civile dovrebbe essere una cosa del tutto ordinaria, infatti è attraverso il posto di lavoro che si programma la propria esistenza, si dà un contributo allo sviluppo del Paese e si consolida la coesione sociale.
Il posto fisso, però, è stato sostituito prima dalla mobilità, poi dalla precarietà e successivamente dai licenziamenti. La globalizzazione ha spazzato via anche nelle Marche piccole e piccolissime imprese, ha distrutto la professionalità degli artigiani.
Allora oggi – meglio tardi che mai – viene riabilitato anche dagli stessi cultori del capitalismo selvaggio.
Questa proposta di legge attraverso la cooperazione può rilanciare, al contrario, un minimo di continuità dell’impresa. Può permettere la diversificazione della produzione tradizionale, come mantenere e consolidare sia la professionalità che la qualità e la sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto può sviluppare nella nostra regione l’economia ed il lavoro.
In definitiva che cosa prevede questa legge?
L’articolo 1 definisce le finalità, esse consistono nella trasmissione di impresa a favore dei lavoratori e delle lavoratrici che perdono il posto di lavoro.
L’articolo 2 dà contributi per l’assistenza tecnica e la formazione.
L’articolo 3 stabilisce che attraverso un parere della Commissione assembleare la Giunta regionale definisca i criteri.
L’articolo 4 dovrebbe definire, con un punto interrogativo, la disposizione finanziaria della legge, che viene, come ovvio, rimandata al 2010. L’assistenza tecnica, la formazione e soprattutto la possibilità di impiantare la cooperativa per l’impresa che è andata in crisi, hanno certamente bisogno di risorse.
Per quanto ci riguarda faremo un’azione con la Giunta regionale, per un interesse generale e non di parte, affinché già nel bilancio che andremo a discutere a breve ci siano delle risorse per questa legge, in modo che la stessa possa permettere quel minimo di sostegno all’occupazione, che anche nelle Marche rischia di essere, come già avviene in molti casi, fortemente penalizzata.
Quindi chiedo all’Assemblea legislativa, anche a nome degli altri proponenti e primi firmatari, Consiglieri Brandoni e Altomeni, di votare a favore di questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. In Commissione abbiamo discusso questa proposta di legge che consta di pochi articoli, ne abbiamo affrontato il problema. Io ho presentato alcuni emendamenti poi recepiti dalla Commissione e dal relatore di maggioranza Procaccini. Pertanto come relatore di minoranza ho espresso una posizione favorevole nei confronti di questa proposta di legge.
Non credo che su questa legge dobbiamo farci, parlando con onestà, delle grandi illusioni rispetto alle sue potenzialità, però è comunque uno sforzo che va apprezzato in quanto va comunque in una giusta direzione. E’ uno strumento in più per affrontare una crisi che giorno dopo giorno diventa sempre più drammatica.
In questi casi credo valga la regola d’oro del buonsenso, ossia quella di lasciare da parte ogni tipo di strumentalizzazione ideologica e di guardare le cose per quelle che sono, e quindi mirare alla concretezza.
Probabilmente non ci saranno tante aziende dove i lavoratori si potranno costituire in cooperativa per rilevarle e gestirle. Anche perché obiettivamente è una cosa tutt’altro che semplice, soprattutto se si tratta della gestione di un’azienda già in difficoltà. Un conto infatti è partire da zero, un conto è rilevare un’azienda in crisi che si trascina dietro tutte le sue problematiche.
Però se questa legge dovesse dare la possibilità anche solo a 7-8-10 situazioni, saranno 7-8-10 situazioni che potranno essere risolte. Quindi è comunque positivo il contributo che essa potrà fornire all’economia marchigiana.
Nell’articolato si è già espresso il Collega Procaccini, quindi non credo ci sia necessità di ritornarci sopra. Per cui non mi rimane che esprimere il voto favorevole del Gruppo dell’UdC.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Questa proposta di legge, per come è stata predisposta, è condivisibile, l’apprezziamo, ma merita alcune riflessioni ed approfondimenti.
Al collega Procaccini, una persona che stimo e che va al di là della demagogia e della strumentalizzazione, voglio dire che in questo momento di fine legislatura serve concretezza, si deve affrontare il problema nella sua realtà.
E’ giusto che per la Regione Marche la questione del posto fisso deve essere una priorità, lei ha parlato di mobilità, di precarietà, di licenziamento, ma bisogna essere anche consequenziali con gli atti. E quello di oggi è un atto fondamentale e molto importante. Ripeto, condivido il discorso che ha fatto sul posto fisso, Consigliere Procaccini, una cosa fondamentale per poter avere una famiglia solida e serena. Come pure importante è il discorso della mobilità, purché sia una mobilità concordata e non punitiva come a volte succede. E’ importante, infatti, che un marchigiano che lavora fuori regione abbia anche la possibilità di poter tornare nella propria zona attraverso una mobilità che gli consenta, appunto, il ricongiungimento familiare. Quindi il ruolo della mobilità è importante però se utilizzato come strumento per il ricongiungimento familiare.
Questa legge consta di quattro articoli molto importanti, ma uno è carente, pur essendo fondamentale ai fini della legge. L’articolo 2 alla lettera a) così recita: “contributi a fondo perduto in proporzione all’occupazione effettivamente salvaguardata in relazione ad investimenti, di cui al piano aziendale…omissis”. Ma su questa legge non c’è un euro. Ha fatto quindi bene a ricordare, Consigliere Procaccini, che nel prossimo bilancio bisognerà inserire le risorse necessarie.
Però ora noi non è che non ci fidiamo di questa maggioranza, ma è anche vero che in questi anni abbiamo visto molte leggi fatte solo per fare spot elettorali o propaganda elettorale. Certo, non è il caso della legge di oggi, quindi per l’onestà politica e intellettuale del Consigliere Procaccini lo voglio ripetere per sgomberare ogni dubbio o malinteso, però di leggi a fini propagandistici ne abbiamo viste tante. In passato su leggi proposte dalla Consigliera Mollaroli ho avuto tanti scontri, erano leggi fatte solo a fini di campagne elettorali, leggi che non hanno mai trovato riscontro nei bilanci, magari a causa di una ristrettezza economica oppure perché c’era una volontà politica di dirottare le risorse in altri settori.
Quello invece che riguarda questa proposta di legge è un terreno molto delicato, non crea aspettative ma sotto certi aspetti dà sicurezza.
Ecco quindi che proporremo un ordine del giorno con cui l’Assemblea legislativa impegna la Giunta regionale ad inserire nel prossimo bilancio magari 1 milione di euro a sostegno di questa legge. Vedremo quindi nei fatti e negli atti se questa maggioranza vorrà veramente sostenere questa proposta di legge da tutti condivisa.
L’Assessore alle finanze, sempre molto accorto e serio nel dare risposte, oggi ci dirà se si potrà o non si potrà fare. Io ho parlato di una somma di 1 milione di euro, ma potrebbe essere magari di 500 mila euro nel primo anno e di altri 500 mila euro nel secondo anno. Insomma una somma che verificheremo, ma che non sia solo simbolica che serva solo per dire che è stata approvata questa legge.
Dunque ci riserviamo di verificare nel dibattito se ci sarà questo impegno, altrimenti voteremo contro, perché sarebbe solo una presa in giro nei confronti dei lavoratori e di tutti i cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Vorrei innanzitutto richiamare un dato inquietante, allarmante, ossia, il 4,4% delle famiglie italiane soffre la fame. E’ il dato drammatico che emerge dallo studio sulla povertà dal Fondo per la sussidiarietà. E’ un’emergenza che si diffonde e che documenta che il 60% dei casi di povertà alimentare è provocato dalla perdita del posto di lavoro e che il 12,4% è la percentuale dei disoccupati italiani che soffre la fame.
Sembrava, quest’ultima, una parola dimenticata, destinata a riemergere soltanto nelle cronache di qualche paese lontano, invece, sotto il maglio della crisi globale, ritorna ad essere un problema anche nell’Italia industriale del terzo millennio.
Ecco perché ritengo necessaria questa legge. Peraltro, tra le altre cose, la politica finalmente recupera la propria capacità di progetto, la propria capacità di pensiero, al di là quindi di tanti dibattiti rumorosi e inconcludenti. Si rilancia una cultura che vede nel lavoro una dimensione valoriale, autoespressiva, di merito. In fondo questa è una legge che si rivolge a delle realtà che hanno sempre valorizzato – come ricordato opportunamente dal Consigliere Procaccini – i lavori che si professionalizzano, che si intridono di saperi, che si intridono di apprendimento, che fanno crescere e che sono terreno di impegno oltre che terreno di merito.
Secondo me è il contributo all’inveramento dell’articolo 3 della Costituzione. Come pure ad un lavorare insieme che restituisca dignità ai lavoratori. A quei lavoratori a cui, come ho detto anche in altre occasioni, finora abbiamo chiesto di tutto, da una flessibilità che sconfina nella precarietà, a bassi salari e ad un drastico ridimensionamento del welfare nel tempo del capitalismo globale.
Ecco perché ritengo che questa legge sia una risposta a bisogni sociali impellenti, che dunque non si può non sottoscrivere, però, come ha ricordato chi mi hanno preceduto, abbisogna sicuramente di adeguati e tempestivi finanziamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Ieri la Fondazione Merloni ha presentato un rapporto interessante sullo stato dell’economia e soprattutto sullo stato della crisi. Quello che è emerso è che dopo ventitré anni calano le vendite delle imprese, un segnale che conferma ciò che stiamo vivendo. Solo nei primi sei mesi del 2009 c’è stata una contrazione del 18,65%, dato anche questo sicuramente significativo.
Quindi questi sono momenti in cui bisogna assumersi la responsabilità di partecipare alla ricerca risoluzioni che possano andare incontro alle esigenze occupazionali e alle imprese.
Da questo punto di vista sicuramente tutti gli interventi elaborati sono utili, anche se, come è stato già detto, necessariamente devono anche trovare quelle risorse economiche indispensabili per poter dare linfa vitale agli stessi progetti e proposte.
Quindi non posso che condividere coloro che hanno espresso un giudizio positivo però condizionato dalla presenza di quelle risorse economiche che possano dare corpo a tale proposta.
Questa proposta di legge va in sintonia con alcune proposte di livello nazionale. Il dibattito di queste settimane, infatti, si è acceso anche sulla partecipazione, che ha visto il Ministro Tremonti andare incontro a quelle proposte che la destra porta avanti da decenni, ossia la partecipazione degli operai alla gestione e agli utili delle imprese.
Ritengo che questa proposta, presentata dai colleghi Altomeni, Brandoni, Procaccini, vada sì in questa direzione, nel senso che anch’essa è focalizzata sui lavoratori, però credo sia anche indispensabile non dividere le due cose: le imprese funzionano perché ci sono i lavoratori ma i lavoratori ci sono a quando ci sono imprese.
Quindi pur nella semplicità di questo concetto ritengo occorra prestare molta attenzione a questi tipi di interventi, bisogna studiarli bene e finanziarli nel modo opportuno. Cercare di non limitarsi solo ad una proposta di legge ma costruirvi quell’humus indispensabile a contenere sì la crisi ma soprattutto a trovare la strada per un rilancio importante che necessariamente dovrà avvenire.
Dall’incontro di ieri è emerso che ci sono alcune imprese che nonostante la crisi sono riuscite a resistere e ad avere dei miglioramenti importanti. E’ emerso che chi è riuscito a guardare al futuro, investire sui giovani e sull’innovazione, pur nella crisi ha avuto un riscontro positivo. Quindi è questa la direzione da prendere.
Associandomi a quanto detto dai colleghi, il voto non può essere che positivo, però condizionato alla presenza di un investimento fattivo non solo nella legge ma anche dal punto di vista economico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Intanto mi sia permessa una soddisfazione, quella che misura, in questa fase così difficile dal punto di vista economico e sociale, il fatto che proposte che vengono dai banchi dei Comunisti trovano l’opportunità, la considerazione, l’attenzione e il consenso dell’intera Assemblea. Normalmente veniamo considerati poco concreti, invece è esattamente lo spirito della concretezza quello che ci ha portato, prima a proporre la legge che disciplina il finanziamento alle imprese con un’attenzione ad un percorso di non delocalizzazione, oggi ad una proposta che guarda, invece, alla possibilità di riconversione in termini sociali delle aziende in crisi.
Da dove arriva questa concretezza? Credo che nasca dall’attenzione che in questi mesi abbiamo avuto nei confronti della crisi, a partire dalla frequentazione, direi quotidiana, nei punti più dolorosi che essa ha prodotto. Siamo stati davanti alle fabbriche, davanti alla Manuli come pure davanti alla Merloni. Abbiamo presentato la nostra proposta di legge sulle delocalizzazioni davanti ai cancelli della Indesit, siamo stati a Macerata, alla Frau, insomma in tante aziende che in questi mesi vivono drammi notevoli.
Ma la concretezza deriva da un fatto ulteriore, ossia che cogliamo in maniera decisiva – e questo è il senso della legge – che la risorsa fondamentale della nostra regione e della nostra economia è il lavoro, la sua intelligenza, la sua capacità. Quindi con questa legge vogliamo provare a mantenere nel nostro territorio questa risorsa, vogliamo provare a dare futuro e speranze.
Mi trovo a condividere la sollecitazione che viene dai banchi del centro-destra quando si chiede che nella riflessione del bilancio si debbano trovare risorse adeguate a sostenere questa legge e le altre che spero andremo a proporre. Leggi che in qualche modo riordino la gerarchia delle priorità dell’azione politica e istituzionale della Regione. Tutto questo dentro una vicenda, come questa crisi, che non lascerà niente come prima. Dove, appunto, l’azione legislativa, la programmazione, la necessità di un’ulteriore attenzione sul versante del lavoro per riprodurre una vera uscita dalla crisi, saranno gli elementi più importanti e più opportuni.
D’altronde i tempi sono così nuovi che troviamo vicende e novità assolutamente interessanti, quindi dentro queste vicende e novità credo dovremmo percorrere una fase e un’attenzione ulteriore.
Penso sia anche l’occasione – ritorno ad una riflessione che ho già avanzato in un’altra occasione, quando discutemmo in una seduta assembleare monografica sulla crisi della nostra regione – di analizzare strumenti che ci consentano di intervenire nella crisi in maniera più diretta. Penso a strumenti di indirizzo pubblico, penso ad una finanziaria pubblica che possa indirizzare meglio l’economia regionale. Addirittura anche dal Governo arrivano segnali di riconversione e, direi, anche di conversione.
Penso ad esempio alle riflessioni sul sistema bancario e finanziario della nostra regione fatte in queste settimane. C’è stato un dibattito su un problema che credo sia stato per alcuni aspetti sottovalutato, la vicenda che riguarda diversi istituti di credito della nostra regione, situazioni da una parte di difficoltà dall’altra di cambio di indirizzo. Dunque anche su questo versante credo dovremmo fare uno sforzo prima di riflessione poi di iniziativa e quindi di azione.
Questa legge, insieme alle altre proposte che abbiamo avanzato nel nostro sforzo di concretezza, nasce davanti alle fabbriche ma guarda anche ad una prospettiva più articolata e più ampia. Dunque mi auguro sia un altro passo verso una riflessione più grande.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Ritengo siano condivisibili i motivi ispiratori di questa legge. Un provvedimento che segnala, come ha detto l’illustratore, la necessità di approntare tutti gli strumenti di contrasto della crisi economica internazionale e i suoi riverberi nella nostra regione.
Non voglio quindi ripetere l’utilità di mettere in linea tutti gli strumenti di contrasto, di difesa dell’occupazione, di sostegno e di sviluppo ulteriore dell’attuale assetto produttivo.
Però vorrei svolgere una doppia considerazione, una, come suggeriva anche il Consigliere Brini, è di carattere finanziario.
Siamo alla vigilia della discussione sul bilancio e quindi il rinvio dell’articolo finanziario dipende esattamente da una considerazione più generale, ossia quanto e come dovremo mettere in linea anche con i riverberi della legge finanziaria nazionale su base regionale. Comunque venerdì, dopo purtroppo due mesi di ritardo, le Regioni incontreranno il Presidente Berlusconi e il Governo sul tema della sanità, dei servizi sociali e del FAS, tutti argomenti però su cui abbiamo delle risposte veramente annichilenti. Mancherebbero all’appello circa 5 miliardi dei 7 necessari per la sanità, circa 1,5 miliardi dei servizi sociali, il FAS non verrebbe finanziato nemmeno (avendo saltato tutto il 2009) per tutto il 2010.
Potete ben capire che tutti gli interventi sottostanti questi obiettivi, fissati in atti programmatici approvati (voglio ricordare che il PAR del FAS è stato approvato dal CIPE nel mese di febbraio) costituiscono motivo prioritario per sostenere adeguatamente il contrasto alla crisi.
Quindi vedremo materialmente, ma siamo alla vigilia dell’approvazione del bilancio, la Giunta penso che negli ultimi giorni di ottobre o ai primi di novembre sarà in grado di approvare la legge di bilancio e insieme all’Assemblea legislativa deciderà come e con quali coordinamenti finanziare questa legge.
Un secondo elemento è che mi sembra di poter dire, Consigliere Procaccini, che la legge in parte ricalchi il funzionamento brillante di un provvedimento laburista come la legge Marcora della fine degli anni Settanta. La legge n. 49 dava allora la possibilità ai lavoratori di imprese in crisi di dare il contributo in conto capitale, in conto investimento, poi per l’avviamento per ciascun posto di lavoro salvato a valere sul riutilizzo dell’azienda decotta oppure in crisi.
Mi sembra che sostanzialmente la finalità sia la stessa, con il privilegio alla forma cooperativa, e con il meccanismo di intervento a sostegno dell’assistenza tecnica, del tutoraggio, dell’attività di istruzione e di formazione dei lavoratori di imprese in crisi.
Credo che uno sforzo ulteriore da qui alla discussione sul bilancio possiamo farla in termini di coordinamento – come mi sembra di cogliere dal comma 3 bis dell’articolo 2 che dice che gli interventi non sono cumulabili con quelli previsti dalla legge regionale n. 5/2003, ossia quella che su base regionale eredita le direttive della legge Marcora – con un fondo di rotazione e con meccanismi di finanziamento delle imprese in crisi.
Quindi un primo meccanismo potrebbe essere che, dato che non si può aggiungere o sostituire, potremmo decidere, se questa parte specifica, di fare un articolo ordinamentale finalizzato a questo intervento oppure lasciare un percorso autonomo.
Un secondo elemento su cui stiamo ragionando, ed alcune associazioni di categoria imprenditoriale ce lo hanno richiesto fortemente, è legare la discussione di incentivazione dell’Irap all’introduzione di forza lavoro o al mantenimento di forza lavoro in alcune categoria di imprese più esposte alla crisi.
Voglio ricordare che già adesso c’è un’agevolazione Irap al 4,13%, rispetto ad un’aliquota del 4,73%, per quelle imprese che abbiano assunto nuovo personale a tempo indeterminato da utilizzare presso la sede e che abbiano un titolo tecnico di impiego. Questo è riservato, appunto, a personale tecnico, quindi potremmo specificare il grado tecnico di specializzazione (diplomato, laureato, operaio specializzato, ecc.), potendo coniugare, come la legge giustamente ci indica, più interventi della legislazione regionale, concentrandolo in un intervento di senso lavoristico.
Penso che sia un richiamo di attenzione politica, oltre che un richiamo di attenzione della stessa necessità di coordinamento degli interventi. Che trova oggi una discussione largamente unitaria in Assemblea legislativa e che può trovare la precisazione delle risorse finanziarie nelle prossime settimane in sede di discussione di bilancio.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

E’ stato presentato a firma del Consigliere Altomeni un ordine del giorno, ma considerato che se ne sta predisponendo un altro, sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta è sospeso alle ore 10,55

La seduta riprende alle ore 11,05

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Per cortesia, Consiglieri, prendete posto.

Ordine del giorno n. 1 del Consigliere Altomeni.

“L’Assemblea legislativa delle Marche
Considerato che gli interventi introdotti dalla proposta di legge regionale in oggetto necessitano, per la loro natura di azioni che intervengono in situazioni emergenziali, di modalità di realizzazione che ne privilegino la tempestività, requisito necessario ad una loro maggiore efficacia e validità
Impegna la Giunta regionale:
- a privilegiare, nella definizione delle modalità attuatine degli interventi di cui alla presente proposta di legge, quei percorsi che consentano la maggiore rapidità di intervento e di erogazione delle risorse;
- ad affidare al servizio della Giunta regionale a cui è demandata la cooperazione l’incarico di effettuare una attività di monitoraggio e studio delle situazioni di crisi al fine di sostenere e accompagnare i lavoratori interessati alla costituzione delle nuove imprese cooperative.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 2 del Consigliere Brini:
“L’Assemblea legislativa delle Marche
Vista la proposta di legge n. 337 del 22 luglio 2009 concernente “Misure di sostegno alla trasmissione d’impresa in favore di lavoratori riuniti in cooperativa per finalità di salvaguardia occupazionale”;
Valutato positivamente il – modello cooperativo quale strumento per rilanciare imprese in crisi e quale strumento aggiuntivo alle varie forme di ammortizzatori sociali oggi disponibili;
Ritenendo, però, necessario accompagnare la presente proposta di legge con adeguate risorse finanziare;
Impegna la Giunta regionale a impegnare adeguate risorse per il finanziamento degli interventi previsti dalla presente proposta di legge.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere Pistarelli per dichiarazione di voto.

Fabio PISTARELLI. Presidente, colleghi, questa è una legge di pochi articoli, molto sintetica, ma di particolare significato, come è stato già ampiamente detto in sede di discussione generale dal collega D’Anna e da coloro che sono intervenuti nel dibattito nonché estensori della proposta.
Il voto del Popolo delle Libertà è favorevole, perché in questo momento di grave crisi il sostegno ad iniziative che arrivano dal basso, cioè dagli stessi lavoratori, dalle stesse maestranze, a difesa di un settore, di un’impresa, di un’attività, è un bel segnale.
Segnale peraltro che rientra nella tradizione culturale – ecco perché sono voluto intervenire in dichiarazione di voto – di una destra attenta alle questioni del lavoro, della socialità e dell’impresa, aspetti visti come integrazione del lavoro con il capitale.
Queste forme pertanto non sono nuove, quindi non appaia strano che vi sia un’adesione convinta e completa a tale proposta, che non ha certo un colore politico bensì accumuna sensibilità.
Ecco perché, ripeto, il nostro voto è convintamente a favore. Nella speranza che questa Regione possa – ecco, a chiusura di questa dichiarazione, il messaggio politico – non solo reperire risorse adeguate, ma anche ripensare insieme a strumenti di sostegno, che pur ci sono e sono cospicui, parlo dei finanziamenti europei, che dovrebbero essere molto più attenti ad una realtà comprensiva anche di queste forme di intervento a sostegno delle aziende. Cosa che non è, perché mi pare che tante volte ci sia una statica riproduzione di piani e programmi operativi che derivano dal passato e che non sono poi aggiornati e calati in una realtà mutevole, cangiante e differente come quella, per esempio, che stiamo vivendo in questi giorni.
Il nostro voto pertanto è a favore, considerata, peraltro, anche l’approvazione del nostro ordine del giorno che appunto sprona questo tipo di attenzione finanziaria di mezzi e di strumenti. Cosa però che verificheremo da qui a breve quando si aprirà la sessione di bilancio 2010.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Il nostro portavoce Consigliere Pistarelli ha già annunciato il voto favorevole su questa proposta di legge. Vorrei solo fare un paio di considerazioni.
Il dibattito è stato serio, proficuo, ha portato anche all’approvazione unanime di due ordini del giorno, che dà un significato molto serio e di fondamentale importanza a tale proposta di legge. Tanto è vero che anche lo stesso Consigliere Altomeni, uno dei promotori della proposta di legge, traendo un arricchimento dal dibattito ha presentato un intelligente ordine del giorno.
Però credo sia opportuno fare una considerazione a quanto detto dal collega Brandoni. E’ vero che i Comunisti in quest’Aula quando fanno delle proposte serie trovano la condivisione anche dai banchi della minoranza, cosa però che abbiamo sempre fatto anche in passato – il Consigliere Procaccini lo può testimoniare –. Perché, ripeto, quando una proposta di legge è seria e condivisibile non ci tiriamo certamente indietro.
Voglio inoltre aggiungere che anche gli ordini del giorno, sia quello presentato dal Consigliere Altomeni che quello presentato dal sottoscritto, hanno permesso di completare ciò che in sede di Commissione non era stato fatto, quindi c’è stato un arricchimento.
Come pure è vero il fatto che i Comunisti Italiani vanno nelle piazze, vanno davanti alle fabbriche, però quello che manca, collega Brandoni, è che oggi è il PD che non sta più nelle piazze o davanti alle fabbriche, non ha più quella verve che una volta usava quando andava nelle piazze. Oggi il PD non riusciamo a capirlo, non riusciamo a capire a che cosa porterà questo mix di ex democristiani ed ex comunisti. Aspettiamo il 25 ottobre!
Oggi i Comunisti ancora lottano per gli operai, per la fabbrica, mentre una parte di questa maggioranza vede solo la proprietà. Quindi mentre voi comunisti difendete gli operai e i lavoratori, una parte della maggioranza difende le proprietà. Collega Ricci, anche con l’applicazione del piano casa vedremo se ne beneficeranno i cittadini oppure i grossi imprenditori marchigiani. Questo è un interrogativo che ci poniamo, non abbiamo certezze, ma il tempo è galantuomo, quindi vigileremo nelle varie zone.
Il nostro voto su questa legge sarà favorevole, ma vogliamo anche rimarcare, Consigliere Procaccini, che voi non siete una riserva indiana, infatti quando c’è una proposta seria è solo dall’opposizione che è venuto un contributo, non ritengo che dagli altri banchi siano emerse proposte positive in tal senso.
Diamo atto all’Assessore Marcolini, che come sempre è stato puntuale e preciso, però, pur votando oggi a favore, vigileremo – Consigliere Procaccini, lei sarà la nostra sentinella – nella stesura del bilancio se quello che è stato sancito in quest’Aula sarà concretizzato, per il bene delle cooperative, dei lavoratori, delle associazioni.
Quindi, ripeto, un voto favorevole ma condizionato ad una verifica sul prossimo bilancio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Mi sembra che anche questa mattina in questa Regione venga dato un segnale importante per quanto riguarda il problema della crisi e del lavoro. Questa legge è uno strumento in più che aggiungiamo a questo passaggio.
Voglio solo ricordare, al di là di quello che ha detto il Consigliere Brini, che questa Regione, forse più di altre, in tema di crisi ha già dato una risposta molto forte e molto seria. Questo perché accanto a risorse proprie, con la manovra che abbiamo fatto qualche mese fa di 20 milioni in bilancio, si sono aggiunti 100 milioni della Banca europea per sostenere l’occupazione e il lavoro.
Quindi questa Regione si pone tra le prime che hanno dato un contributo con misure anticicliche alla crisi economica in atto.
Riguardo al piano casa, Consigliere Brini, certamente verificheremo il livello di apertura che questa Assemblea legislativa avrà saputo dare, naturalmente con il contributo di tutti, ossia se potrà incidere su chi è più o meno abbiente. Penso comunque che con quella legge abbiamo fatto un bel lavoro, che la forbice sia aperta, che quindi ne potranno trarre beneficio anche le persone normali come me.
Anche quella è stata una legge che è andata in direzione del sostegno all’occupazione attraverso il sistema dell’edilizia e per garantire il lavoro.
Questa legge che oggi ci accingiamo a votare è un strumento che si aggiunge. Certo, assomiglia molto alla legge Marcora, che prevede il sostegno all’occupazione attraverso la formazione di impresa in cooperativa. Si poteva certamente finanziare questa legge già esistente piuttosto che fare questa nuova proposta. Ma questo di oggi vuole essere comunque un segnale politico forte che arriva dall’Assemblea legislativa. E’ una proposta che interviene proprio in un momento di crisi che, ripeto, segnala l’attenzione di questa Assemblea legislativa al tema dell’occupazione e del lavoro.
E’ per questo che saluto con molto favore una iniziativa, su cui vi è un ampio consenso orientato proprio a sostenere quelle forme di cooperativa che potrebbero garantire occupazione e lavoro nel caso un’azienda dovesse lasciare la propria esperienza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. In primo luogo voglio ringraziare l’Assemblea legislativa delle Marche per questo contributo e per il serio dibattito che si è sviluppato. Questo atto si inserisce in una possibilità in più nel tentare di salvare l’occupazione, favorire lo sviluppo e, nel limite del possibile, diversificarne il modello.
Per la verità la possibilità di forme cooperative per uscire dalla crisi non è una originalità al cento per cento. Vi è infatti già la cosiddetta legge Marcora che interviene soprattutto a chi salvaguarda l’occupazione di un’impresa che esiste. Questa proposta, però, fa un passo in più, perché interviene quando l’impresa titolare non c’è più, quindi quando i lavoratori e le lavoratrici che lì avevano il proprio posto cercano di dare continuità all’impresa medesima attraverso una forma cooperativa.
A conclusione voglio ringraziare per il dibattito fatto i Capigruppo del Popolo delle Libertà, di Forza Italia, del Partito Democratico. Come pure per i due ordini del giorno, che peraltro potevano benissimo essere sintetizzati in quanto vanno nella stessa direzione.
Voglio inoltre ringraziare l’Assessore Marcolini in quanto ha assunto la necessità di verificare in bilancio la certezza delle risorse, facendo anche un’ulteriore precisazione, cioè che non si devono spostare le risorse da un settore all’altro, che significherebbe solo indebolire le misure che già esistono in altre branche della legislazione anticrisi.
Quindi si tratta, lo voglio indicare, se sono d’accordo, alla Giunta regionale e all’Assemblea legislativa, di fare un ulteriore sforzo per sfrondare il bilancio da tutte quelle poste che oggi in questo contesto di difficoltà sono improprie, sono poste che rischiano di finanziare, seppur in mille rivoli, sovrastrutture che non servono più.
Questa dunque è un’occasione per concentrare le risorse non solo nell’emergenza e nella fase difensiva della cooperazione, ma anche nella fase successiva della resistenza dell’occupazione e del possibile sviluppo.

PRESIDENTE. Proposta di legge n. 337. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 1336
della Consigliera Ortenzi
“Servizio di psicologia in ospedale”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1336 della Consigliera Ortenzi viene rinviata per congedo dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1289
della Consigliera Ciriaci
“Disagi causati dai lavori terza corsia A14”
(Svolgimento)

PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1289 della Consigliera Ciriaci. Ha la parola l’Assessore Rocchi.

Lidio ROCCHI. In relazione a tale interrogazione si premette quanto segue.
Il lotto attualmente in esecuzione è il 6A “Tratto Ancona Sud - Porto Sant’ Elpidio”, 37 Km complessivi sui 40,3 di lunghezza totale della tratta.
Nel mese di febbraio 2007 sono stati aggiudicati i lavori all’ATI Consorzio Stabile CONSTA - Costruzioni Giuseppe Montagna.
In data 23 marzo 2007 sono stati consegnati i lavori la cui ultimazione è prevista per il mese di dicembre 2009.
Ad oggi risultano completati circa 7 Km tra Ancona Sud e l’area di servizio Conero.
Per i primi di agosto 2009 il suddetto tratto si allungherà di 4 Km in direzione Loreto passando da 7 a 11 Km. Ad esso si aggiungerà un ulteriore tratto di 7 Km tra Loreto e Civitanova Marche.
Per i primi del prossimo agosto i tratti completamente terminati risulteranno complessivamente di 18 Km.
Tutto ciò premesso e considerato, si rappresenta che nel corso dei lavori in oggetto si sono sempre mantenute in esercizio tutte e due le corsie (marcia e sorpasso) per entrambe le carreggiate nei due sensi di marcia. La riduzione della velocità, imposta nei tratti in fase di cantiere, tende alla garanzia sia degli automobilisti (restringimenti e deviazione di corsia) sia ai lavoratori che inevitabilmente operano in adiacenza del traffico veicolare. I disagi per gli utenti sono quindi inevitabili ma limitati alla sola riduzione della velocità nei tratti interessati dal cantiere.
Lo scorso 30 giugno, in occasione della consegna dei lavori relativi al 3 lotto “Tratto Fano-¬Senigallia”, la Società Autostrade per l’Italia ha garantito che per tutti gli interventi previsti di ampliamenti della terza corsia (compresi viadotti e gallerie) agli utenti verranno assicurate le stesse due corsie di marcia antecedenti l’inizio dei lavori.
E’ sottinteso che nel momento in cui ci sarà la necessità di fare questi lavori, conseguentemente i conducenti dei veicoli dovranno ridurre la velocità in autostrada.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Ringrazio l’Assessore per la sua puntuale risposta, ma vorrei sottolineare un aspetto. Assessore, lei ci ha dato una risposta ovvia, della quale eravamo già a conoscenza. Per cui ora vorrei farle notare che in una strada dove vi è una così grande affluenza di veicoli, dove in certi orari bilici e camion si trovano attanagliati in lunghe code anche di 10-12 chilometri, non è assolutamente possibile concedere lavori per 37 chilometri.
Assessore, le chiedo di guardare con attenzione i dati della polizia stradale che non confermano ciò che lei ci ha ora annunciato in quest’Aula. Questi dati dimostrano, a parità di percorribilità e in percorsi identici, che nei tratti dove ci sono i lavori in corso vi è una percentuale di incidenti di molto superiore.
Per cui, ripeto, non è assolutamente possibile autorizzare lavori per 37 chilometri consecutivi, a causa dei quali chi si trova alla guida, che deve rimanere sempre obbligatoriamente attento, non ha la possibilità di tenere quella concentrazione tale da mantenere integra la sicurezza sia propria che degli altri.
Con questa interrogazione voglio ancora una volta sollecitare che deve esserci un’attenzione soprattutto nei confronti di chi tutti i giorni per lavoro si trova ad attraversare quel tratto di autostrada. Un tratto che ha una transitabilità molto molto difficile dal mattino alla sera, e soprattutto nei giorni di rientro da nord verso sud quando vi è un’affluenza maggiore dei bilici e dei camion.

Interrogazione n. 1237
del Consigliere Brandoni
“Affidamento del servizio di gestione dei fondi agevolati per le imprese artigiane”
(Decadenza)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1237 del Consigliere Brandoni è decaduta per assenza dell’interrogante.


Interrogazione n. 1326
del Consigliere Natali
“Zona territoriale 13 assunzione atti illegittimi e palese violazione CCNL”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1236 del Consigliere Natali è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1229
del Consigliere Sordoni
“Approvazione del regolamento riguardante le modifiche dei criteri per il calcolo degli alloggi ERP sovvenzionata con riferimento all’attuazione dell’articolo 20 quaterdecies della legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36"
(Decadenza)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1229 del Consigliere Sordoni decade per assenza dell’interrogante.


Interrogazione n. 1219
del Consigliere Comi
“Servizio idrico integrato”
(Decadenza)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1219 del Consigliere Comi decade per assenza dell’interrogante.


Interrogazione n. 1329
del Consigliere Natali
“Zona territoriale 13: modalità di attuazione articolo 32 d.lgs. 81/2008”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1329 del Consigliere Natali è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1270
del Consigliere Brandoni
“Piano regolatore di spiaggia, variante generale del Comune di San Benedetto del Tronto”
(Decadenza)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1270 del Consigliere Brandoni decade per assenza dell’interrogante.


Interrogazione n. 1315
del Consigliere Parrucci
“Mancanza della connessione veloce ADSL e dei segnali televisivi nella vallata del Fiastra, con particolare riferimento al Comune di Ripe San Ginesio”
(Svolgimento)

PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1315 del Consigliere Parrucci. Ha la parola l’Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. La situazione di Ripe San Ginesio, come pure quella di Acquacanina, purtroppo non è così semplice.
Infatti a Ripe San Ginesio attualmente non può essere attivato il servizio ADSL con accesso dal terminale di utente via cavo dalla centrale, in lì non esistono centrali vere e proprie che servono le utenze telefoniche. Esse sono quelle che in gergo vengono chiamate aree di apparato (UCR e MPX) che sono delle derivazioni telefoniche da vere centrali che di fatto, nel caso di Ripe, arrivano principalmente da Urbisaglia (circa il 70% degli utenti) ed in parte da Colmurano, e che sono distanti oltre 4 km dai primi abitanti nel territorio di confine di Ripe San Ginesio.
Colmurano è previsto dagli interventi in fibra ottica e aggiornamento elettronica, ma si prevede che abbia un contributo marginale sulla copertura del Comune.
Per portare l’accesso ADSL via cavo a RIPE è necessario sostituire le aree di apparato (MPX e UCR) con delle vere e proprie centrali che devono essere poi collegate in fibra ottica. Questo intervento, secondo quanto definito dal Piano telematico regionale, sarà previsto tra il 2010 e 2012 e finanziato sia con risorse regionali (in forma di aiuti di Stato) che con risorse statali derivanti dal “Piano Romani” ovvero il Piano nazionale di sviluppo banda larga che prevede la sostituzione di tutte le aree di apparato e l’aggiornamento della rete di accesso in rame.
Medesimo discorso è per il comune di Acquacanina servito anch’esso da aree di apparato.
Tuttavia, per ovviare a situazioni come nel caso dei due comuni suddetti, la strategia del Piano telematico regionale ha previsto l’intervento per la copertura del servizio di accesso banda larga a 4 Mb/s attraverso un servizio di accesso wireless (senza fili), che non solo permette di dare servizio entro il 2010 a quei comuni che non potrebbero essere interessati dai primi interventi della fibra ottica, ma anche coprire tutti i territori che includono case sparse o frazioni piccolissime e che si trovano a distanza superiori a 4 Km dalle aree di centrale dove il servizio ADSL è abilitato. Tale intervento, coordinato dalla Regione, è a titolarità provinciale e usufruirà di 3.800.000,00 di fondi FESR che verranno erogati dalla Regione alle 5 province.
Nella tabella seguente sono riassunti per i comuni della vallata di Fiastra: la situazione di copertura attuale del servizio ADSL via cavo (riferito alla banda di accesso 4-7Mb/s); la tipologia di intervento previsto per l’erogazione del servizio da parte della Regione Marche tenendo in considerazione che per quanto riguarda l’intervento di accesso wireless, come previsto dagli atti, la titolarità è stata demandata alle province; i km di fibra da posare previsti dall’intervento fibra ottica e aggiornamento elettronica di centrale di cui la Regione è titolare; i fondi allocati per ogni specifico comune per l’intervento fibra ottica e aggiornamento elettronica di centrale; i tempi di attivazione del servizio di accesso a banda larga previsti.
Per quanto riguarda le esigenze dei cittadini della Vallata del Fiastra in ordine ai segnali televisivi analogici adeguati anche in relazione alla nuova rete digitale terrestre trova applicazione l’articolo 30 del d.l. n. 177 del 31 luglio 2005 che al riguardo dispone:
“Art. 30 (Ripetizione di programmi radiotelevisivi)
1. L’installazione e l’esercizio di impianti e ripetitori privati, destinati esclusivamente alla ricezione e trasmissione via etere, simultanea ed integrale dei programmi radiofonici e televisivi diffusi in ambito nazionale e locale, sono assoggettati a preventiva autorizzazione del Ministero, il quale assegna le frequenze di funzionamento dei suddetti impianti. Il richiedente deve allegare alla domanda il progetto tecnico dell’impianto. L’autorizzazione è rilasciata esclusivamente ai comuni, comunità montane o ad altri enti locali o consorzi di enti locali, ed ha estensione territoriale limitata alla circoscrizione dell’ente richiedente, tenendo conto, tuttavia, della particolarità delle zone di montagna. I comuni, le comunità montane e gli altri enti locali o consorzi di enti locali privi di copertura radioelettrica, possono richiedere al Ministero autorizzazione all’installazione di reti via cavo per la ripetizione simultanea di programmi diffusi in ambito nazionale e locale, fermo quanto previsto dall’articolo 5, comma 1, lettera f).
2. L’esercizio di emittenti televisive i cui impianti sono destinati esclusivamente alla ricezione e alla trasmissione via etere simultanea e integrale di segnali televisivi di emittenti estere in favore delle minoranze linguistiche riconosciute è consentito, previa autorizzazione del Ministero, che assegna le frequenze di funzionamento dei suddetti impianti. L’autorizzazione è rilasciata ai comuni, alle comunità montane e ad altri enti locali o consorzi di enti locali e ha estensione limitata al territorio in cui risiedono le minoranze linguistiche riconosciute, nell’ambito della riserva di frequenze prevista dall’articolo 2, comma 6, lettera g), della legge 31 luglio 1997, n. 249. L’esercizio di emittenti televisive che trasmettono nelle lingue delle stesse minoranze è consentito alle medesime condizioni ai soggetti indicati all’articolo 2, comma 1, lettera q), numero 3).”.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Parrucci.

PARRUCCI. Ringrazio l’Assessore per la risposta fornita, ma non essendo molto chiara mi reputo parzialmente soddisfatto.
Sicuramente l’Assessore conosce la realtà dell’entroterra maceratese, ma non mi sembra proprio il caso di paragonare il comune di Ripe San Ginesio con il comune di Acquacanina, quest’ultimo infatti sta interamente in montagna.
Posso capire la difficoltà per la fornitura del servizio di ADSL, come ha accennato l’Assessore, ma è stata lasciata esclusa proprio Ripe San Ginesio, che rappresenta una macchia di leopardo in una serie di comuni viciniori, da Colmurano a Urbisaglia a San Ginesio, che invece sono coperti dal servizio. Ripe San Ginesio si trova lungo la vallata del Fiastra, lungo la Statale 78, pertanto una zona che dovrebbe essere interamente coperta. In essa infatti, nel fornire il servizio, non ci sono le difficoltà che si potrebbero invece incontrare in un comune montano come Acquacanina. Quindi il paragone tra le due realtà mi sembra improprio.
Prendo atto comunque dell’impegno che entro il 2010 questo servizio potrebbe essere completato. Faccio peraltro presente che la diffusione delle reti di telecomunicazioni e di internet è un fattore decisivo per la crescita e la competitività del nostro territorio.
Ad esempio in quella zona ci sono numerose famiglie inglesi che vi hanno stabilito la loro residenza. Tanto è vero che nella provincia di Macerata c’è la più alta densità di popolazione inglese residente, concentrata nei comuni di San Ginesio, Gualdo, Ripe San Ginesio, Colmurano, e che fanno dell’ADSL uno strumento di lavoro fondamentale. Sono famiglie che hanno avuto l’interesse a venire ad abitare nel nostro territorio, ma hanno mantenuto rapporti di lavoro con il paese d’origine, Inghilterra, Irlanda ed altri.
Ricordo inoltre all’Assessore che in quella zona, proprio per la mancanza del servizio fornito dall’istituzione pubblica, è intervenuta un’azienda privata (Fidoka) che provvisoriamente ha compensato, appunto, alla mancanza della rete ADSL.
Per cui incentivare forse un’azienda privata che si è impegnata nel cercare di recuperare la spesa investita con l’acquisizione di clienti, potrebbe essere un motivo per sopperire, temporaneamente o in maniera definitiva, ad una carenza strutturale da parte della Regione e della Provincia per quanto di competenza. Sarebbe quindi opportuno anche un contatto con questa azienda che ha stabilito la propria residenza a Ripe. Un’azienda che sta dando un servizio alternativo credo altrettanto valido, seppure con le difficoltà che può incontrare un’azienda piccola, proprio per sopperire a ciò di cui finora non si è fatta carico l’istituzione pubblica.


Sull’ordine dei lavori


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 128 ad iniziativa della Giunta regionale “Legge regionale 30 ottobre 2008, n. 30, articolo 4 – Piano integrato per l’internazionalizzazione e la promozione all’estero”. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Prima di illustrare questo atto, Presidente, vorrei fare un’osservazione rispetto ai lavori dell’Assemblea legislativa. Ossia il fatto che quello che è successo oggi è un po’ strano, prima si approva un atto, poi si interrompe per le interrogazioni, poi si riprende per approvare l’atto successivo.
Quindi o c’erano dei motivi oggettivi, per esempio prima mancava la Giunta – però anche ora vedo che le seggiole sono tutte vuote! – oppure si ritiene che quest’atto non abbia molta importanza al punto che si può mettere in coda quando l’Aula è vuota.
Allora ora non so se questo atto possa essere discusso con così poca presenza in Aula!

PRESIDENTE. Consigliera, la interrompo per due motivi. Il primo è per spiegare che l’andamento dei lavori dell’Assemblea legislativa era stato deciso unanimemente alla Conferenza dei Capigruppo. Il secondo, invece, è per dirle che sospendo la seduta, perché in assenza della Giunta il regolamento prevede che la seduta non possa tenersi. Quindi ora aspettiamo che arrivi qualche Assessore.

La seduta è sospesa alle ore 11,35


La seduta riprende alle ore 11,45


PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Consiglieri, vi prego di prendere posto.


Proposta di atto amministrativo n. 128
della Giunta regionale
“Legge regionale 30 ottobre 2008, n. 30, articolo 4 – Piano integrato per l’internazionalizzazione e la promozione all’estero”
(Discussione e votazione)


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 128 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mammoli.


Katia MAMMOLI. Questo Piano triennale integrato per l’internalizzazione e la promozione all’estero fa riferimento alla legge regionale n. 30 del 30 ottobre 2008. Una legge approvata circa un anno fa all’unanimità da questa Assemblea legislativa che riteneva che nell’internazionalizzazione fosse necessario un intervento regionale più forte.
All’interno di questa legge ci sono dei princìpi fondamentali.
Il primo si riferisce alla promozione del sistema economico in tutti i suoi aspetti, come peraltro avevamo verificato anche precedentemente all’approvazione di questa legge. Appariva infatti chiaro che soprattutto alle fiere turistiche o in altri contesti internazionali di promozione del territorio marchigiano i diversi settori si presentavano in maniera disomogenea e disunita, mostrando quindi una rappresentazione meno forte di quella che è invece l’immagine completa del territorio marchigiano.
Ovviamente ciò che si vuole privilegiare per quanto riguarda l’internazionalizzazione sono gli aspetti di carattere economico, produttivo, turistico, culturale, ambientale, territoriale, ecc..
Come ho appena accennato, l’altro punto fondamentale contenuto in questa legge, approvata, ripeto, unanimemente, è l’unitarietà dell’immagine della regione, quindi in essa si istituisce anche un Comitato regionale di coordinamento per proporre e verificare gli interventi unificandoli ai vari comparti di provenienza.
Questo quindi era uno dei problemi che ci eravamo posti. Ovvero fare in modo che i vari soggetti che intervengono nel campo dell’internazionalizzazione potessero, attraverso appunto questo comitato, discutere insieme e predisporre un piano il più possibile condiviso e soprattutto arricchito di competenze e di proposte.
Il 7 maggio il comitato si è riunito ed il 29 giugno è stato presentato un primo documento andato poi all’approvazione della Giunta regionale, quindi oggi è arrivato qui in Assemblea legislativa.
In questo Piano c’è una esplicitazione abbastanza articolata e a mio avviso interessante per quanto riguarda il concetto di internazionalizzazione.
Spiegare quanto sia necessario l’internazionalizzazione, soprattutto in un periodo di grandi difficoltà economiche come quello che stiamo attraversando, non era poi così necessario, tuttavia trovo che la relazione che accompagna il Piano serve comunque a dissipare alcuni dubbi, o meglio, a fare chiarezza su alcuni aspetti specifici.
Il primo input che si vuole dare è il fatto che ricorrere alla internazionalizzazione oggi è una necessità di sopravvivenza.
Proprio ieri sera abbiamo partecipato ad un convegno dove la Fondazione Merloni ha mezzo in evidenza che oggi le aziende marchigiane si sono trovate in difficoltà, forse più di altre aziende italiane, innanzitutto perché le Marche sono dotate del comparto manifatturiero. Ma anche perché nell’internazionalizzazione che le nostre aziende hanno portato avanti i mercati su cui andavano ad operare erano soprattutto di carattere europeo. Quindi dal momento che tutta l’Europa ha subìto fortemente un deficit di carattere economico, di conseguenza le nostre aziende hanno risentito più di altre aziende che operavano ugualmente su altri mercati.
Ciò a dimostrazione di quanto bisogna lavorare su questo settore.
Anche le aziende che operano in ambito nazionale hanno necessità di collegarsi, attraverso reti di contatto, di innovazione ecc, al comparto che riguarda l’internazionalizzazione.
Noi vediamo che l’internazionalizzazione avviene da parte delle nostre aziende nei confronti di altri Paesi, ma altrettanto avviene nei confronti del nostro Paese da parte di aziende che vengono da Paesi terzi.
Quindi conoscere bene il fenomeno e capire come articolarsi ed introdursi in esso è assolutamente necessario.
Molto spesso anche in quest’Aula quando si parlava di internazionalizzazione ci siamo chiesti se stavamo parlando, appunto, di internazionalizzazione oppure di delocalizzazione, qui il confine è estremamente labile, allora con questo Piano si vuole dare un’idea più chiara.
Si chiarisce, infatti, che l’internazionalizzazione, al di là della commercializzazione che porta i nostri prodotti all’estero, significa aprire la prospettiva di nuovi mercati senza però impoverire non soltanto il mercato di provenienza ma anche l’azienda di provenienza.
Delocalizzare significa, invece, spostare tutta l’innovazione, tutta la ricerca, tutto il know how portato avanti nel mercato di provenienza – in questo caso l’Italia e le Marche –, per trasportare tutto, quindi anche la clientela e i mercati che nel frattempo si sono raggiunti, in altre zone dove il lavoro costa meno.
Pertanto, ripeto, internazionalizzazione significa aprire nuove possibilità di mercato senza andare ad impoverire quelle che già sono sul territorio, anzi, arricchendole di competenza e di ulteriore progettualità.
Purtroppo in questo momento stiamo assistendo anche nella nostra regione di aziende che, approfittando della crisi economica, delocalizzano la produzione, adducendo che mancano le commesse, ma in realtà è perché delocalizzare la produzione in paesi dove il costo del lavoro è minore significa un guadagno maggiore.
Le Marche è stata la prima regione a dotarsi di una legge quadro sull’internazionalizzazione per favorire e sostenere all’estero la promozione del sistema economico della regione.
All’interno di questa legge si prevede un’unica cabina di regia attraverso il comitato di coordinamento e la struttura regionale. Ci sono progetti speciali integrati e intersettoriali.
Inoltre c’è lo sportello regionale per l’internazionalizzazione a cui questo Piano dà una maggiore importanza, maggiori compiti e maggiori possibilità di accesso. Questo può aiutare le aziende più piccole ad avere informazioni sui mercati, sulle procedure, insomma su tutto ciò che riguarda l’internazionalizzazione.
Poi c’è un programma di formazione. E’ stato fatto un primo corso – io ho vi partecipato al momento del rilascio degli attestati – per preparare sul settore nuove professionalità.
Ripeto, questo è un settore nel quale le grandi aziende non hanno assolutamente la necessità dei nostri aiuti, né la necessità dei nostri consigli, esse si muovono molto bene da sole, ma ci sono anche le piccole aziende che o si mettono in rete per lavorare insieme oppure hanno bisogno di un aiuto pubblico, non soltanto dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista dell’informazione.
C’è poi un’analisi dei mercati su cui potremo andare ad operare. Ed è ovvio che dovranno essere quelli che hanno una maggiore probabilità di crescita.
L’Europa, come ho già detto, in questo momento ha una grande difficoltà, ma è chiaro che non possiamo abbandonare comunque un mercato come questo.
L’area balcanica, invece, è interessante per la produzione ma lo è di meno per la vendita. Sono ancora paesi poveri in cui il costo del lavoro è minore. Per cui per la produzione è interessante (purché non sia delocalizzazione), ma è meno interessante per la vendita soprattutto dei nostri prodotti che sono di alta qualità.
Invece l’America del nord è molto interessata ai nostri prodotti di alta qualità, ma in questo momento anch’essa sta vivendo una fase difficile.
L’America latina, purtroppo, più o meno si mantiene su livelli di povertà.
Molto interesse, invece, arriva dagli Emirati Arabi dove sarebbe certamente importante essere più presenti – naturalmente queste illustrazioni non sono mie, ma sono quelle che desumo dalla relazione che accompagna il Piano –.
L’Africa del nord sta progressivamente risvegliandosi dal punto di vista economico, quindi è un altro territorio su cui è bene andare ad operare.
L’Asia centrale non è interessantissima dal punto di vista economico, però è molto interessanti per i suoi snodi commerciali.
Nella relazione c’è inoltre l’export delle Marche diviso per province.
La meccanica, pur essendo in evidente difficoltà, mantiene il primato dell’export delle Marche.
Oltre al settore industriale, manifatturiero e meccanico, un altro settore molto importante per l’internazionalizzazione è quello agroalimentare, a cui la relazione dedica una parte particolare. Ci sono tutta una serie di iniziative rispetto a questo settore, ne illustrerò solo alcune.
Ossia: il raccordo tra le attività di promozione e le indicazione del Programma di sviluppo rurale e internazionalizzazione; la promozione del comparto vitivinicolo, per cui il vino come portabandiera di un più ampio paniere. Su questo siamo tutti d’accordo, il nostro vino è conosciuto il tutto il mondo, quindi potrebbe essere un prodotto che fa da traino ad altri prodotti, altrettanto qualificati ma forse meno conosciuti; l’investimento su iniziative di commercializzazione di catene specializzate; la valorizzazione dei prodotti di qualità della regione Marche.
Ci sono anche altre iniziative e progetti ma che non sto qui ad illustrare perché li trovate tutti nel Piano.
Il turismo è un altro settore che deve entrare a far parte dell’internazionalizzazione. Vogliamo infatti promuovere il brand Marche, e non tanto i vari settori delle Marche in quanto tali. Sappiamo che soltanto un territorio specifico dotato di tutte le sue ricchezze culturali, economiche, agricole, turistiche, ecc., costituisce quel punto di forza che può servire nei mercati internazionali. Quindi la realizzazione di una campagna di comunicazione integrata che riguardi tutti i vari soggetti, un progetto organico di filiere turistiche, climatico, balneare, eno-gastronomico, ecc..
Questo mi fa molto piacere trovarlo nella relazione, in quanto è quello che pensavo fosse utile fare proprio quando si parlava di sistema turistico. Ora, piuttosto che fare un sistema turistico sul prodotto, si è preferito fare un sistema turistico sul territorio, però attraverso l’altra modalità delle filiere turistiche riprendiamo lo stesso discorso che facevamo.
Poi c’è il Sistema Marche con il quale si punta sulle eccellenze e sullo stile di vita. Quello infatti che più di tutti ancora attira nella nostra regione è la tranquillità, il benessere, la salvaguardia della natura, la salvaguardia di un certo tipo di vita, ancora una certa sicurezza rispetto ad altre regioni. Insomma tutto quello che fa la ricchezza del Sistema Marche. Una ricchezza che può essere venduta nella sua completezza e nel discorso generale dell’internazionalizzazione.
In Commissione su questo Piano, approvato all’unanimità, avevano anche chiesto dei dettagli più specifici. Ci sono allora stati consegnati dati sull’attività del 2008 riguardo la presenza nelle varie fiere turistiche, nei vari mercati internazionali, come pure gli incontri fatti nel nostro territorio con gruppi di imprenditori provenienti da altri Paesi del mondo.
Essendo questo un Piano triennale traccia solo le linee guida, non può entrare nel dettaglio della partecipazione alle varie fiere, proprio perché di volta in volta sul territorio possono sorgere delle esigenze che si possono modificare oppure crescere. In ogni caso ci sono gli spunti, ci sono le linee guida, come pure una valutazione dei mercati internazionali, che ci potranno far meglio capire gli interventi che la Giunta più nel dettaglio e il settore stesso andranno a fare.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Come relatore di minoranza e come rappresentante della minoranza ho valuto questo Piano come un atto che vuole promuovere un’immagine di importanza e di univocità del territorio.
L’evoluzione di questo atto è da noi considerata molto importante in quanto ha permesso di dare univocità alle azioni, rendendole quindi fortemente indirizzate su un unico fronte. Cosa che negli ultimi anni non è stata assolutamente fatta, di conseguenza si è vista una diminuzione dell’impatto nel mercato che ci ha reso più deboli.
Un’altra cosa di cui vogliamo discutere è sul perché internazionalizzazione sì, delocalizzazione no.
L’internazionalizzazione più volte è stata motivo di una promozione leggera, poco influente ed incisiva. Probabilmente le stesse risorse dell’internazionalizzazione sono state utilizzate in manifestazioni poco incisive e poco rapportabili alla crescita delle aziende e del mondo produttivo. Cosa che non possiamo permettere ci sia in questo momento di crisi inaspettato, grave, di forte impatto a livello sociale ed economico del nostro territorio.
Questo atto, quindi, dà proprio la possibilità di rimettere in rete le nostre piccole aziende. Aziende sempre abituate a lavorare e a vivere in modo singolo, dissociato e distaccato, che invece oggi devono rendersi conto che stare insieme significa poter avere una maggiore incisività nel commercio e nel mondo della competizione commerciale.
La delocalizzazione, invece, oltre a dare una minore possibilità di lavoro a chi sta nel nostro territorio, danneggia anche dal punto di vista dell’immagine. Questo perché il prodotto che rientra dalla produzione all’estero, a differenza dei prodotti realizzati con le nostre metodologie, con il nostro modo di fare, le nostre capacità, le nostre conoscenze, ci fa perdere il valore della nostra immagine produttiva, proprio perché esso è lavorato in paesi dove non ci sono le nostre stesse competenze e dove la qualità è assolutamente più scarsa.
Quindi, ripeto, per proporsi internazionalizzazione sì, ma delocalizzazione assolutamente no, soprattutto quando questa ci costringe ad avere meno richiesta di lavoro sul nostro territorio.
L’altra cosa molto importante riguarda la crisi che viene affrontata con la forza di mercato.
Questa Piano ci permette di avere una forza di mercato assolutamente forte ed incisiva, soprattutto perché, come vediamo all’interno della sua descrizione, si vuole coinvolgere il mondo produttivo del turismo, dell’enogastronomia, dell’agricoltura, tutti integrati con la nostra cultura.
Si vuole quindi dare un’immagine integrata della regione Marche affinché si possa veramente dare voce, alla fine di questa filiera, al nostro prodotto, ossia il contenuto del nostro essere marchigiani.
Un’altra cosa importante di questo atto, sul quale anche in Commissione abbiamo votato a favore, riguarda la possibilità della diffusione delle informazioni.
La nostra regione a volte, proprio per questa incapacità di comunicazione tra le imprese e il mondo produttivo, perde delle occasioni importanti per affrontare i mercati, che in questo momento sono assolutamente indispensabili ma che non possiamo affrontare se non si è coesi, se non si è in gruppo.
Questa atto, invece, ci dà la possibilità, soprattutto per il fatto di avere un unico referente, di creare, di proporre, cosa che non sarebbe possibile in situazioni diverse o in situazioni frazionate.
Altra attenzione di questo atto è quella rivolta all’alta formazione dei giovani in collaborazione con l’ICE. E’ stata quindi presa in considerazione l’importanza dell’evoluzione del nostro mercato e del nostro mondo produttivo.
I giovani non sono soltanto da prendere per mano e da trascinare. Fino ad oggi nel nostro mondo economico e soprattutto in questo periodo di crisi abbiamo sottovalutato la loro funzione. I giovani sono un forte potenziale, devono essere assolutamente messi in rete, si deve dar loro possibilità di un’informazione più ampia e in un certo senso anche storica.
Questo atto con una simile attenzione fa sì che i giovani possano avere una formazione, affinché si possa stimolare in loro quella forza, quel coraggio, quella stimabilità verso il lavoro che andranno a svolgere.
Un’altra cosa su cui vorrei soffermarmi riguarda l’internazionalizzazione della piccola e media impresa, cosa di cui invece la grande impresa non ne ha assolutamente bisogno. Per le Istituzioni e per chi governa è molto difficile realizzare questo, perché, come dicevo prima, le micro aziende sono difficilmente raggruppabili, ma con questo atto è assolutamente ciò che dobbiamo fare.
Quindi raggruppare e dare forza a queste piccole aziende sarà un grosso lavoro, ma solo in questo modo saranno in grado di affrontare un mercato estero.
I dati che troviamo all’interno dell’atto non sono assolutamente incoraggianti, come quello ad esempio che indicata un meno 14% dell’export. Un dato che va preso in considerazione affinché questa grande attenzione che c’è all’estero nei confronti dell'Italia e del made in Italy possa essere soddisfatta.
Nel concludere, auspico che questo atto possa essere il più vicino possibile alle attese e alle esigenze delle piccole e medie aziende, dei giovani e di tutto il mondo produttivo marchigiano.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Mentre pensavo alle cose che avrei voluto dire su questo atto mi è venuto in mente Giulio Tremonti che ieri ha fatto un’affermazione importante. Dopo anni che la mia parte politica, intesa come sinistra radicale, fa delle affermazioni e delle considerazioni sulle condizioni dell’economia, in maniera assolutamente isolata, in alcune circostanze magari criticata anche da alleati di Governo, oggi mi capita spesso che quelle stesse considerazioni vengono fatte anche da parti politiche che dovrebbero essermi molto più lontane. Ma questo viene detto quando ormai purtroppo i buoi sono tutti fuggiti!
Quindi si ricomincia a parlare della vicenda del precariato, proprio oggi, appunto, è stato detto che forse il posto fisso è meglio di tutta questa precarizzazione. Quella precarizzazione, però, che non si doveva chiamare in questo modo, si doveva chiamare flessibilità. Perché, ci veniva detto, che c’era una differenza profonda tra precarizzazione e flessibilità. Ebbene, tutta quella precarizzazione e quella flessibilità ha prodotto dei danni e continuerà a produrne ancora di enormi.
Quindi temo che anche il dibattito che riguarda la distinzione tra delocalizzazione e internazionalizzazione e sulle cose che ora dirò, tra qualche anno purtroppo ci troveremo a fare delle considerazioni molto simili a quelle che Tremonti ha fatto ieri.
Questo perché io continuo a pensare – come ho detto diverse volte in quest’Aula e come continuerò a dire finché non mi si dimostrerà il contrario (ma purtroppo i dati in questi cinque anni hanno solo confermato le cose che pensavo e che continuo a pensare ancora di più) – che la distinzione tra delocalizzazione e internazionalizzazione sia molto labile, e nel tempo temo sarà anche inesistente.
Ossia, se una distinzione c’è questa esiste solo nel brevissimo tempo. Cioè, io oggi posso distinguere tra un’impresa che apre un’altra unità produttiva per produrre per il mercato di un altro Paese, lasciando l’unità produttiva che ha nelle Marche, però dopo pochi anni purtroppo quella distinzione potrebbe non esistere più. E non saranno le Marche a determinare questo, non saranno le nostre leggi e i nostri piani, ma saranno le condizioni di mercato. Perché? Perché se tra cinque anni le condizioni di mercato in quel Paese dove si è andati ad aprire un’altra unità produttiva (per quel mercato, quindi non per il nostro) saranno di molto più vantaggiose e copriranno ampiamente i costi dei trasporti delle merci, poi se io nella mia regione di partenza, le Marche, per vari motivi entrerò in crisi, sarà automatico che le condizioni di mercato mi spingeranno a fare quello che in questi decenni si è fatto, ossia tenere aperta e magari potenziare quell’unità produttiva nell’altro paese e chiudere o comunque fortemente ridimensionare l’unità produttiva di partenza. Questo è automatico!
Potremo quindi teorizzare tutte le differenze che vogliamo tra i due termini (come tra precarietà e flessibilità), ma poi nella sostanza – ce lo ha detto ieri Tremonti – le cose sono determinate da altri e non dalle interpretazioni filologiche.
Per cui ritengo, al di là di queste considerazioni, che puntare fortemente sulla delocalizzazione era sbagliato in altri tempi e tanto più lo è nella condizione attuale di crisi che stiamo vivendo.
Purtroppo la considerazione che sta alla base dell’idea che le internazionalizzazioni o le delocalizzazioni producano benefici economici, è che la merce sia più importante dell’essere umano. E’ un po’ la considerazione che facciamo se prendiamo il PIL come indicatore del nostro benessere. Ossia, i dati economici ci possono dire che quell’impresa sta meglio, ma se andiamo a vedere nel concreto la società sta peggio, perché quel meglio l’impresa lo produce altrove. Però si potrà dire, bene, lo produce altrove quindi quel benessere lo avrà prodotto lì. Invece no! Perché tendenzialmente va a produrre in un altrove dove le condizioni di lavoro, ambientali, di sicurezza, sono drammaticamente peggiori delle nostre. Per cui è il saldo complessivo che è peggiore, non il saldo complessivo solo del paese di partenza.
Dunque secondo me in questa fase è sbagliato pensare che questa sia la panacea. Perché quello che ci dice la crisi che stiamo vivendo dovrebbe ricollegarsi a quello che ci hanno detto le crisi simili ed equiparabili del passato.
Senza andare più lontano, guardiamo per esempio la crisi del ’29, a cui spesso questa crisi viene paragonata. Che cosa era successo? Prima del ’29 al centro dell’economia mondiale c’era un impero chiamato Gran Bretagna e c’era un luogo del mondo emergente chiamato Stati Uniti (più in generale sistema nordamericano). Quella crisi aveva alla base una forte finanziarizzazione dell’economia, come avviene ugualmente oggi. Quella crisi si concluse con il Paese emergente che soppiantò, nella sua centralità, nel sistema capitalistico, quello che prima era l’Impero centrale.
Ho dunque l’impressione che oggi stia avvenendo esattamente la stessa cosa, dove i termini dei fattori sono l’Occidente e l’Oriente.
C’è anche da dire che la crisi del ’29 ebbe il suo centro negli Stati Uniti, quelli che poi sarebbero diventati la prima potenza mondiale. Quindi è facile aspettarsi – ma questa cosa si era già prodotta nelle precedenti crisi cicliche del capitalismo, quando i Paesi Bassi furono soppiantati dalla Gran Bretagna, ecc. – che il grosso della crisi dal punto di vista finanziario lo vivranno non gli Stati Uniti ma proprio quei Paesi che diventeranno centro dell’economia mondiale.
Perché penso questo? In un capitalismo maturo e decrepito il processo naturale è la finanziarizzazione, il che significa il capitale che diventa liquidità. Il capitale che diventa liquido cerca ricollocazioni laddove le condizioni sono migliori per il capitale stesso.
E’ dunque quello che è successo in questo decennio. Noi abbiamo smantellato i sistemi produttivi occidentali – vedi quello che è successo negli Stati Uniti, possiamo parlare dei grandi marchi internazionali come la Nike, che non ha più un solo impianto produttivo nel suo paese d’origine, li ha altrove, anzi non li ha, perché il sistema non è quello di possederli ma è quello di far valere la regola dell’appalto e del subappalto – e il capitale che si liquefà lo si va a riconcretizzare altrove.
Le crisi finanziarie ci dicono che la ricchezza che pensiamo di avere è finta, è carta, le bolle speculative man mano che esplodono ce lo dicono, ma noi fingiamo di non renderci conto di questo. Quindi oggi la ricchezza reale, come dovrebbe insegnarci qualunque economista saggio – che ormai credo siano una minoranza – è quella del tessuto produttivo, cioè lavoro-fabbrica oppure luogo di produzione, se non vogliamo usare un termine antiquato come fabbrica, però produzione materiale e non produzione di idee e di contenuti, come oggi si tende a pensare possa essere l’economia.
Questo vuol dire che nel giro di poco tempo chi ha l’economia reale, governerà l’economia reale, chi invece ha scelto pensando che si potesse dematerializzare tutto e ridurre tutto a marchi, marketing, progettazione, si troverà con il nulla. Anche perché nel frattempo chi ha l’economia materiale in mano, impara a fare anche l’economia immateriale, quindi non avrà più bisogno del marketing, dei marchi, della progettazione e della grande intelligenza che oggi sta in occidente. Saranno autonomi in tutta la filiera, peraltro compresa anche la commercializzazione. Perché quando l’economia in occidente entra in crisi, l’occidente tenderà a non essere più nemmeno un mercato, se non in minima parte, se non fortemente ridimensionato nella capacità dell’acquisto.
Questo è un discorso che meriterebbe maggiore approfondimento e maggiore dibattito di quello che possiamo fare qui stamattina; un discorso che in parte ha a che fare anche con questo atto, che cerca di declinare le politiche di una Regione, per quello che può fare una Regione con le sue risorse, le sue capacità.
Sicché il problema è a monte, cioè l’idea che questa sia la strategia, la soluzione che possa contribuire a risolvere una parte di quei problemi che oggi ci troviamo ad affrontare.
Temo che questi meccanismi tendenzialmente tendiamo a farli diventare parte del problema. Altrimenti non avremmo dovuto parlare di un Piano se è vero ciò che in parte si vuol far credere, cioè che vogliamo andare a promuovere il prodotto all’estero – vale per esempio per il vino, infatti ancora il bianchello e il verdicchio non riusciamo a produrlo in Cina, non so quanto tempo ci vorrà, già leggi e direttive europee vanno in questa direzione –, poi non è vero per tutto quello che può essere prodotto ovunque.
Andiamo quindi ad innescare un meccanismo che sappiamo dove parte ma non sappiamo dove arriva.
Non penso che la Regione Marche possa contrastare quello che inevitabilmente succederà nell’economia mondiale da qui a cinque-dieci anni, l’auspicio sarebbe almeno quello che non andremo a favorire e a sostenere. Perché se abbiamo delle risorse le priorità sono altre, quelle ad esempio di restituire a questa regione una dignità produttiva, capire quali sono i segmenti dell’economia che possiamo rilocalizzare, insomma ricominciare a pensare che la produzione ed il lavoro sono due elementi che devono stare strettamente connessi, come pure connessi al territorio.
Mi fermo perché mi rendo conto che ho preso forse più tempo di quello che avevo, ma su questo dovremmo fare un dibattito.
La linea ce la danno i centri studi, che naturalmente hanno un loro punto di vista perché hanno un loro committente, un loro input, è normale se dicono le cose che dicono, ben venga, ma l’auspicio è che la politica non faccia di questi studi la base per le sue scelte, bensì ne faccia un elemento di discussione però arricchito con altri punti di vista e altre letture dei fenomeni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Come è emerso dal dibattito, come pure nelle ultime parole del collega Altomeni, quando si parla di internazionalizzazione c’è sempre il dubbio, non ingiustificato, che in parte si vada anche a parlare di delocalizzazione. Come avvenuto in passato anche se è stata mascherata in modo diverso.
Le preoccupazioni espresse dal Consigliere Altomeni sono anche le mie, come credo anche di altri Consiglieri. Questo peraltro si evince dalla pagina 3 di questo atto nella quale si tende a chiarire tale concetto. Evidentemente non c’è stata chiarezza fino ad oggi, ma ritengo che sotto certi punti di vista non ci sia neppure in questo atto.
Ora vorrei focalizzare l’attenzione sulla parte finale che riguarda la promozione del turismo. Credo che gli eventi delle ultime settimane ci dicano, al di là delle buone intenzioni, che alla fine in concreto vengono fuori operazioni come quella che ha visto protagonista l’attore Dustin Hoffman il cui registra è l’ex Assessore Solari – almeno così è stato segnalato dalla stampa nazionale –.
Secondo me operazioni di questo genere sono assolutamente ingiustificate, quanto meno nella metodologia.
Generalmente – visto che sto parlando a persone che conoscono i meccanismi della politica – quando ad agosto ci sono dei bandi di concorso c’è sempre qualcosa che non è molto lineare, quello infatti è un periodo di disattenzione totale nel quale passano delle operazioni che non si vogliono far conoscere più di tanto.
E questo è uno di quei casi. La cifra che è stata investita per questi spot è assolutamente esagerata. Sembra che di 1,8 milioni di euro, 400 mila andranno all’ex Assessore Solari, appare più una sorta di buonuscita piuttosto che un compenso vero e proprio.
Se si voleva fare un’operazione di promozione del nostro territorio, al di là della qualità di attore di Dustin Hoffman, si sarebbe dovuta dare la chance a registi del nostro territorio non coinvolti politicamente. Una chance a coloro che sul nostro territorio sono nati, a coloro che sul nostro territorio sono cresciuti professionalmente fino a riuscire a raggiungere anche le altre sponde dell’oceano. Uno fra tanti è Ludovichetti di Fano, un regista che ha avuto moltissimi riconoscimenti internazionali, che peraltro in passato aveva anche dato la sua disponibilità a partecipare a campagne promozionali per il nostro territorio, al quale però è stata negata questa possibilità anche se le sue richieste economiche erano risibili o inesistenti.
Pertanto questo è un bruttissimo segnale, anche perché, ripeto, sicuramente le cifre che sono state impegnate, senza mettere in dubbio le capacità di regia di nessuno, sono assolutamente assurde. Come assurde sono le motivazioni che sono state date, ad esempio quando si dice che si vuole andare ad incidere sul mercato statunitense americano.
Oggi si parla di crisi e anche questo documento certifica che uno dei paesi che sta affrontando la crisi in modo più drammatico sono proprio gli Stati Uniti, invece qui per giustificare quell’operazione si viene a dire che si vuole puntare sul turismo proprio di quel paese. Con il cambio 1 a 50 sfido chiunque a trovare un americano che viene in Italia in questo periodo a spendere il doppio di quello che spenderebbe da un’altra parte nell’area del dollaro! Quindi è sbagliato anche dal punto di vista della promozione.
A giustificazione di questa operazione costosissima, tra le altre cose, è stato detto che parte di questi soldi vengono da fondi europei, come se i fondi europei si autogenerassero per conto proprio. I fondi europei sono costituiti dai contributi che i singoli Stati danno, non è che c’è una miniera di fondi europei dove si scava con la vanga o con la pala ed escono fuori le risorse! Le risorse sono quelle che vengono date dei Governi nazionali e che vengono restituite attraverso le decisioni che si prendono.
Inoltre, 400 mila di questi 1,8 milioni di euro vengono dai fondi FAS. Ditemi voi cosa c’entrano i fondi per le aree sottoutilizzate con uno spot pubblicitario di tipo commerciale!
E’ un insulto a tutti quei territori e a tutte quelle situazioni che per legge dovrebbero usufruire di quei fondi che, invece, vanno per uno spot da pubblicizzare anche negli Stati Uniti, ossia in un paese che è più in crisi di noi, che ha un problema di valuta enorme, che vede da 1 a 50 il rapporto dollaro euro.
Non può essere questa la metodologia di promuovere il nostro Paese! In questo modo credo che si sia promosso solo chi ha avuto interesse a creare lavoro intorno a questa operazione.
Non è sicuramente sufficiente dire che è stato scelto un attore di livello internazionale per giustificare un’operazione costosissima, che in più prevede un compenso enorme per il regista. Un’operazione che secondo me è sbagliata nel senso generale.
In Commissione non si era valutato questo aspetto, in quanto il caso non era ancora scoppiato, allora qui voglio dire che è significativo di un modo di operare che non è assolutamente giustificabile.
Quindi per quanto mi riguarda voterò contro questo atto proprio per protestare con questa operazione Dustin Hoffman che, ripeto, è sicuramente significativa di un modo vecchio, antico, e se volete clientelare, di fare le scelte.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Farò una considerazione brevissima perché la relatrice Consigliera Mammoli e in parte anche la relatrice di minoranza Consigliera Ciriaci ci hanno spiegato la proposta anche nel dettaglio.
Voglio assumere la discussione generale di contesto che ha fatto il Consigliere Altomeni. Ovvero quella che attraverso l’internazionalizzazione si rischia di mettere per legge un fenomeno di disgregazione economica di diversi paesi.
In realtà io vedo questo atto proprio per tentare di contrastare questa inerzia, questa fatalità, questo destino che la globalizzazione del capitalismo porta con sé. Vale a dire la ricerca di un costo sempre più basso di possibile manodopera di lavoro in tutti i sud del mondo.
E’ dunque in questo contesto, secondo me, che andrebbe regolarizzata a livello più generale la necessità di salvaguardare la produzione nei paesi. Far sviluppare il più possibile attraverso norme internazionali dei diritti i paesi che nel frattempo sono diventati poveri grazie alla globalizzazione. Ed in questo favorire, attraverso un’internazionalizzazione virtuosa, lo sviluppo complessivo sia di chi esporta sia di chi riceva la merce, il prodotto, la qualità, il turismo.
Se pensiamo al settore agroalimentare, già previsto nel Programma di sviluppo regionale, questo potrebbe essere un fenomeno del tutto virtuoso, che favorisce la produzione e l’arricchisce anche in termini di risorse economiche delle imprese agricole delle Marche, in più porta qualità e quantità alimentare nei paesi che oggi non hanno quella possibilità.
E’ dunque in questo senso che, secondo me, va letta questa proposta e l’azione della Regione Marche. E’ un atto che cerca di demarcare – come detto anche nel percorso scritto della proposta stessa – la delocalizzazione, una cosa da frenare, da inibire. Tant’è che questa Assemblea legislativa ha approvato una legge.
Questa mattina non abbiamo tempo, ma occorrerebbe anche sprovincializzare un po’ il dibattito. Cioè, da un lato vediamo che il calo delle esportazioni in Italia aumenta sempre di più (-14%), poi però ci sono direttive comunitarie, come la direttiva Bolkestein, che addirittura obbliga di mettere a gara i servizi pubblici collettivi e a domanda individuale. Quindi una contraddizione fortissima che porterà all’Europa, al nostro Paese e alle Marche, conseguenze disastrose per fasce di popolazione molto ampie.
Sicché, proprio per contrastare questo fenomeno, bisognerebbe globalizzare sempre di più i diritti, le possibilità, il costo del lavoro che deve essere adeguato per tutti. E in questo contesto si deve avere un’occupazione in più per la Regione Marche nell’acquisire risorse che possano permettere alle imprese e ai lavoratori marchigiani di svilupparsi e al tempo stesso favorire, in un concetto non solo di mercato e di profitto ma di solidarietà e di diritti, anche le altre parti del mondo.
Penso che la Commissione abbia svolto un buon lavoro sia nella fase di discussione e di miglioramento dell’atto, sia della richiesta di ricognizione delle cose fatte.
Abbiamo visto, infatti, che finora gran parte dell’internazionalizzazione è andata sotto il nome delle fiere. Non che le fiere internazionali di per sé non vadano bene, ma oggi, anche con la rivoluzione mediatica che c’è stata, forse si dovrebbe fare un passo in più, ovvero concentrare le risorse sull’internazionalizzazione, però di prodotto non delle persone da buttare al macero. La flessibilità deve essere imposta alle merci, non alle persone, alle persone il più possibile vanno dati i diritti, le sicurezze.
In questo contesto, quindi, occorre superare il concetto di produzione effimera che si disperde di mille rivoli a favore di atti in evoluzione come questi, che demarchino in maniera significativa, tanto più che oggi c’è una legge, l’internazionalizzazione dalla delocalizzazione.
E’ con questo spirito che i Comunisti Italiani voteranno a favore di questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Questo è un atto elaborato e discusso dalla Commissione, che credo abbia lavorato egregiamente.
Intervengo stimolata anche dagli interventi del Consigliere Altomeni e del Consigliere D’Anna.
Il Consigliere D’Anna ha posto la questione dei costi di quella operazione di promozione presentata dalla Giunta regionale pochi giorni fa e che vede protagonista nella nostra regione un famoso attore, Dustin Hoffman. Ritengo anch’io sia opportuno capire meglio il senso di questa operazione, i suoi costi, cosa che dalla stampa non è emersa con sufficiente chiarezza. Pertanto, visto che l’Assessore Solazzi è in Aula, vorrei si approfittasse di dare elementi informativi più ampi, in modo da non avere imbarazzi nel sostenere questa operazione della Giunta.
Sappiamo che la nostra regione ha bisogno di maggiore conoscenza, di una maggiore valorizzazione, su questo, Consigliere D’Anna, non possiamo avere dubbi. Tutti spesso sosteniamo, in linea teorica, che il futuro della nostra regione, pur conservando le sue caratteristiche manifatturiere, deve vedere potenziato il secondo famoso motore di sviluppo, ossia il turismo e la cultura. Allora bisogna farlo! E uno degli elementi è far conoscere maggiormente la nostra regione, però farlo con operazioni culturalmente elevate, come pure economicamente sostenibili.
Quindi, ripeto, anch’io voglio capire meglio come sono state spese le risorse. Inoltre per il futuro, senza provincialismi, magari utilizzare grandi personalità che però possano trascinare anche gli operatori del territorio. Sono convinta, infatti, che abbiamo una rete di persone di qualità che potranno potenziare la loro attività collaborando anche con i grandi nomi. Secondo me, quindi, sarebbe possibile anche una collaborazione in questo senso.
Per cui, ripeto, approfittando anche della sollecitazione critica del Consigliere D’Anna, è opportuno avere maggiori informazioni.
Sulle altre questioni riferite dal Consigliere Altomeni voglio dire questo.
La globalizzazione in economia è sempre esistita, non l’ha inventata il capitalismo, esisteva anche nelle società pre-capitalistiche, basti pensare alle nostre banche fiorentine, la Banca dei Bardi prestava risorse finanziarie ai commercianti di Amsterdam, di Rotterdam. Quindi facciamo delle discussioni serie!
L’economia ha sempre avuto caratteri mondiali; noi per conservare le nostre carni abbiamo sempre importato dal nord Europa il sale. Per cui anche le società commerciali pre-capitalistiche avevano caratteri e condizioni europee, prima della scoperta dell’America, ed internazionali successivamente.
Pertanto, secondo me, questo carattere va mantenuto. Ma qual è il problema di oggi?
Il primo è quello che occorre salvaguardare le nostre tipicità, fare emergere le tipicità degli altri, oltre ad avere quelle famose regole che mancano. Non c’è, infatti, un’istituzione internazionale che governa questi processi. Sono limiti della politica. Questo è il problema! I processi di internazionalizzazione e di scambi devono quindi avvenire a condizione che vengano garantiti i diritti.
E’ questo che chiedo anche alle nostre imprese marchigiane. E forse in questo atto tale aspetto non è presente con la dovuta attenzione. Ossia, laddove le nostre aziende delocalizzano e permettono di creare occasioni di lavoro, che poi rispettino anche i possibili contratti, che sia vietato il lavoro minorile, che sia favorito il lavoro delle donne, che siano garantiti salari e diritti.
E’ questo che dobbiamo dire! E’ questo il moderno dell’internazionalizzazione! Dove la sinistra deve riprendere la parola, senza dire che dobbiamo chiuderci dentro i nostri confini nazionali! Non esiste! Non esiste! Le grandi società inglesi – un esempio lo conosco anche personalmente – ormai i lavori minuti, manuali, ad esempio i call center, li fanno a Bangalore!
Allora cosa dobbiamo chiedere? Intanto nel mondo c’è bisogno di far lavorare tutti, però poi bisogna estendere i diritti, quindi dobbiamo chiedere con forza alle nostre imprese marchigiane che laddove delocalizzano garantiscano lì condizioni ambientali, di sicurezza del lavoro e del rispetto dei diritti. Dove andiamo altrimenti!
Ritengo, dunque, che dobbiamo riprendere il filo di un ragionamento. Ossia, dobbiamo rivedere criticamente anche la nostra cultura, certamente quella dell’Europa è stata la cultura dei diritti, qui è nato lo stato sociale – non dimentichiamolo mai, il Welfare State nel mondo lo abbiamo solo noi! Oggi Obama tenta di far un’operazione simile –, ma nel nostro passato abbiamo anche visto la colonizzazione.
Quindi alcuni aspetti vanno sicuramente corretti e rivisitati, ma dobbiamo anche rafforzare il positivo che le nostre culture hanno dato alla mondialità e che ancora hanno un loro valore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Sostanzialmente voglio fare una dichiarazione di voto del Gruppo dell’UdC. Io ho partecipato in terza Commissione alla discussione di questo atto, quindi, coerentemente con quanto lì espresso, confermo il voto favorevole.
Mi ritrovo nelle relazioni fatte dai colleghi, per la maggioranza la Consigliera Mammoli e per la minoranza la Consigliera Ciriaci, quindi non entrerò più di tanto nel merito di questa proposta. Voglio comunque fare una veloce considerazione.
San Paolo parlava della differenza sottile che distingue l’anima dallo spirito. Anche noi allora dobbiamo essere attenti ad utilizzare questa lama sottile per distinguere la delocalizzazione dall’internazionalizzazione.
Sicuramente è un compito che spetta alla classe politica. Dobbiamo ammettere che nell’utilizzo di questi termini nel passato ci sono state delle confusioni o, se vogliamo, anche delle strumentalizzazioni di parte. Abbiamo infatti visto processi delocalizzativi che sono stati presentati come processi di internazionalizzazione delle imprese, che poi hanno creato più povertà nel nostro Paese e nella nostra regione.
Certamente, allora, un ente pubblico può sostenere processi di internazionalizzazione, in quanto servono ad arricchire l’impresa intesa come tale. Per cui un’impresa che mantiene il proprio core business nella regione e nel paese è bene che cresca. E’ evidente, quindi, che un ente pubblico non deve dare alcun tipo di sostegno ad iniziative che sono esclusivamente di natura produttiva e quindi delocalizzative di fatto.
Ora che in questa regione – ne parlavamo in Commissione – la gran parte dei contributi siano andati soprattutto per le manifestazioni e per le fiere, depone a sfavore della qualità dell’azione fatta, però non possiamo neppure dire che visto che prima non è stato fatto il massimo allora non lo dobbiamo fare neanche oggi.
Quindi certamente l’impegno deve essere quello di migliorare una situazione che non è un granché, e questo atto in qualche misura cerca di farlo.
Ripeto, non facciamo voli pindarici, non creiamoci grandi illusioni, però credo che fare anche piccoli passi ma orientanti nella giusta direzione per la nostra regione sia comunque positivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Solo poche cose. Sabato scorso ho avuto l’occasione di ascoltare Giorgio Vittadini, Presidente della Compagnia delle Opere, e tra le tante cose che ha detto una mi ha colpito, ossia l’affermazione che la grande impresa nel nostro paese era un’esperienza terminata, la rete dell’economia nazionale era la rete della piccola e media impresa. E questo in una regione come la nostra è uno stimolo alla riflessione, ancorché confortato dai fatti e dall’analisi.
Questa considerazione dovrebbe essere utilizzata nel momento in cui andiamo ad analizzare un atto amministrativo come questo, che è uno sforzo didattico sicuramente encomiabile ma che non può, nel rapporto tra le risorse che questa Regione dedica al sostegno dell’attività economica e in particolare ad azioni come quella dell’internazionalizzazione, limitarsi a esprimere voti, nel senso di auspici, ma deve trovare occasioni, momenti, strumenti di indirizzo più cogenti e articolati. E lo deve fare nel momento in cui il quadro complessivo della struttura economica è cambiato e continua a cambiare.
E’ evidente che molte cose che qui sono scritte sono condivisibili, ma non possono rimanere nella asserzione apodittica, bensì debbono avere un confronto ed un intreccio con il passato e con la progettualità del futuro. Da questo punto di vista sarei stato confortato dal conoscere i risultati di alcune azioni dell’internazionalizzazione.
E’ stato qui ricordato che la parte finanziariamente importante di alcune azioni hanno riguardato l’accompagnamento alle fiere. Per carità, sono vetrine importanti, sono azioni significative. Anzi, apro una considerazione contingente: a quando una riflessione vera sul sistema fieristico regionale, in considerazione del fatto che l’uno sta insieme all’altro?
L’azione di internazionalizzazione descritta nel documento sta insieme all’azione di promozione e funzione delle strutture territoriali come luogo della promozione del territorio. Che è evidente, come ricordava anche la Consigliera Mollaroli, significa anche promozione di un modello sociale, di un modello di diritti, di una internazionalizzazione di diritti. Ma dovremmo anche riflettere sul fatto di come l’abbiamo fatta per poi dire come la faremo.
Il documento così com’è può avere certamente un consenso. Credo però che dovremmo mettere a frutto le esperienze realizzate e soprattutto dovremmo trovare occasioni più assidue, più continue. Da questo punto di vista le strutture dell’Assemblea legislativa e le Commissioni assembleari dovrebbero avere più di un’occasione oltre quella del parere, quindi anche quella dell’analisi e della verifica in itinere di alcuni passaggi importanti.
Molte volte in quest’Aula ci accapigliamo in discussioni certo importanti ma allo stesso tempo provinciali. La polemica sulla promozione pubblicitaria della nostra regione, fatta attraverso un attore come Dustin Hoffman a me preoccupa per il contrario – lo dico in termini paradossali –. Perché conoscendo le tariffe di questo settore devo dire che costa anche molto poco, per cui semmai mi preoccupa rispetto all’efficacia. Perché se costa poco vuol dire che lo stesso valore dell’attore, che peraltro a me è sempre piaciuto e che ricordo in uno dei suoi film più noti, Un uomo da marciapiede (che non voleva venire a San Benedetto del Tronto ma se ne voleva andare in California), deve essere ricordato per altri luoghi e per altri lidi.
Insomma, dicevo, semmai dovremmo preoccuparci d’altro, perché quella cifra rispetto alle cifre che questa Regione impegna a sostegno dell’azione di internazionalizzazione è comunque ben poca cosa.
Credo quindi che l’Aula, l’Assemblea legislativa, le Commissioni, rispetto alla discussione sull’internazionalizzazione dovrebbero alzare le antenne e chiedere un percorso più articolato e più partecipato, più verificato, più capace di costruire le condizioni di indirizzo e di consiglio. Proprio perché siamo in una fase, ripeto, dove la nostra struttura economica soffre una contingente ma amplissima vicenda di crisi e dove tutto quello che c’era forse non sarà uguale a quello che ci sarà.
A volte frasi come questa stanno dentro l’esercizio e la retorica, ma credo basti guardare la fase sociale, i dati, le misure, le vicende e le questioni; ieri alcuni giornali economici, preoccupatissimi, ci ricordavano che le vicende finanziarie non sono quelle che ci vengono rappresentate, ci sono rischi nuovi di bolle finanziarie di altrettanta virulenza.
L’azione della politica non deve essere ancillare, quindi questo documento ha un valore sì importante ma contemporaneamente di natura archeologica, visto dove siamo proiettati e l’accelerazione che abbiamo davanti.
All’Assessore, alla Giunta, al Presidente della Commissione, oltre ad esprimere il voto favorevole, faccio una raccomandazione, affinché ci sia cioè un nuovo protagonismo ed una nuova intelligenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Farò una considerazione brevissima sulla voce turismo, che trovo molto interessante prendendo anche lo spunto dall’intervento del Consigliere D’Anna. E’ la voce che ritengo più importante e decisiva nell’economia del nostro paese.
Che cosa ho apprezzato in particolare e che cosa magari vorrei si facesse in più?
Una politica di commercializzazione integrata, per esempio la necessità dello sviluppo di sistemi, di reti di relazioni. Il costituire un fattore propulsivo alla diffusione del marketing territoriale, ma con una raccomandazione, ossia che non soddisfi soltanto le esigenze del turista ma soddisfi anche gli altri soggetti dell’area territoriale, cioè i residenti, che hanno un ruolo importantissimo nella generazione dell’attrattiva.
Ancora. La necessità di approfondire ulteriormente i dati storici e i dati attuali. Un’analisi, come viene detto nel documento, che non sia soltanto quantitativa della domanda ma anche qualitativa. Ed io aggiungerei anche l’individuazione delle caratteristiche della domanda potenziale.
Inoltre, la formulazione di un piano strategico che individui soprattutto diverse tipologie di turismi. Quindi è giusto l’accento sugli interventi di qualificazione e di formazione degli operatori turistici.
E’ anche giusto che nell’atto si dica, ed è sotteso, leggendolo attentamente, che il marketing tradizionale non funziona più. Dobbiamo quindi identificare un target connotato da una maggiore complessità, in quanto i turisti hanno esigenze diverse, cambiano a seconda del momento e del contesto.
In più, attenzione, noi non possiamo dare a tutti tutto. Questo lo può fare il nostro Paese nel suo insieme, ma una città, un territorio, deve identificarsi in un prodotto, rispondere cioè alle esigenze del viaggiatore che va alla ricerca di quello.
Il turista cerca la qualità, quindi è importante il richiamo fatto anche dalla Consigliera Mollaroli sul turismo culturale. Auspicherei però che venisse soprattutto veicolato come idea di benessere, come momento di incontro con la diversità, come comprensione dell’alterità – ecco l’internazionalizzazione –. E allo stesso tempo come ricognizione critica della propria identità culturale, che a sua volta può contribuire a dare maggiore consapevolezza e nuovo significato alla quotidiana fruizione culturale.
Mi premeva aprire una finestra su questo problema. Per il resto non posso che annunciare il voto favorevole a questo atto.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 128 . La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle ore 13,00