Resoconto seduta n.154 del 27/10/2009
SEDUTA N. 154 DEL 27 OTTOBRE 2009


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


La seduta inizia alle ore 10,20


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 153 del 20 ottobre 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 377/09, dei Consiglieri D’Isidoro, Binci, Procaccini “Istituto di un osservatorio contro l’omofobia”;
- n. 378/09, della Consigliera Mammoli “Crisi occupazionale Raffineria API”.
Comunico inoltre che ho provveduto alle seguenti nomine:
- con decreto n. 37 del 26 ottobre 2009 alla nomina del Presidente del collegio dei revisori dei conti del Consorzio Zone imprenditoriali della Provincia di Ancona (ZIPA);
- con decreto n. 37 del 26 ottobre 2009 alla nomina del Presidente del Collegio dei revisori dei conti del Consorzio di sviluppo industriale del fermano (COSIF).
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato il seguente regolamento regionale:
- n. 6 in data 19 ottobre 2009: “Gestione e tutela dei molluschi bivalvi in attuazione dell’articolo 13, comma 2, della legge regionale 13 maggio 2004, n. 11".
Hanno chiesto congedo gli Assessori Badiali, Carrabs, Mezzolani ed il Consigliere Natali.




Interrogazione n. 1336
della Consigliera Ortenzi
“Servizio di psicologia in ospedale”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1336 della Consigliera Ortenzi è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1317
del Consigliere Massi
“Gravi contraddizioni ed ambiguità dell’ASUR nella centralizzazione delle procedure concorsuali”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1317 del Consigliere Massi è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1282
del Consigliere Brandoni
“Situazione dei lavoratori presso lo Sferisterio di Macerata”
(Svolgimento)

PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1289 del Consigliere Brandoni. Ha la parola l’Assessore Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. In relazione a tale interrogazione si comunicano le seguenti informazioni forniteci dal Presidente dell’Associazione Arena Sferisterio Ing. Giorgio Meschini.
Per quanto riguarda lo Sferisterio di Macerata, rispetto allo scorso anno non c’è stata alcuna riduzione, né di giornate lavorative né di organico, sia per chi il solo lavoro allo Sferisterio garantisce già di per sé l’accesso alla soglia minima per il sussidio di disoccupazione, sia per il restante personale stagionale.
Nel periodo della produzione lirica, nelle qualifiche di macchinisti, elettricisti, attrezzisti, sarti, tecnici generici e facchini (ma ci sono anche, rimanendo alle sole professioni tecniche, sorveglianti, maschere, truccatori e parrucchieri, ecc.) sono impiegate stabilmente sessanta persone.
Va precisato che tra l’Associazione Arena Sferisterio e le Organizzazioni sindacali dei lavoratori esiste un accordo quadro che viene perfezionato di anno in anno e che pure per il 2009 è stato recentemente confermato.
In riferimento alla richiesta della situazione dei lavoratori delle strutture teatrali delle Marche, si fa presente che dai dati emersi dal recente bilancio sociale dello spettacolo (anno 2008) e dai dati Enpals, gli addetti al lavoro ai vari livelli nel settore dello spettacolo nelle Marche assommano a circa 2.000 unità; di certo la crisi in atto e le riduzioni dei contributi statali e regionali hanno comportato dei ridimensionamenti nell’occupazione.
E’ quindi senz’altro opportuno prevedere di organizzare a settembre-ottobre un tavolo di confronto sulla situazione dello spettacolo dal vivo nelle Marche, con particolare riferimento agli enti di produzione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Assessore, la sua risposta è rassicurante, quindi io mi sento rassicurato. Tuttavia è pur vero – la mia interrogazione è datata 4 giugno – che in quel tempo c’era una significativa agitazione dei lavoratori di quell’ente. E il fatto che ad oggi questa situazione sia stata sanata è sicuramente importante. Resta però – dobbiamo riconoscerlo e dovremmo lavorarci – nel settore dello spettacolo e nel suo indotto una fascia di precarietà e di opacità.
Quindi, considerato che abbiamo deciso tutti insieme di dare ai settori del terziario un impulso più significativo ad aiuto del sistema economico regionale, necessiterà anche – mi auguro, anzi ne sono certo, che lei, Assessore, su questo opererà – un‘azione che faccia emergere nella maniera più ampia il lavoro e dentro questo la sua professionalità e che ne vengano riconosciuti i meriti e soprattutto i diritti.


Interrogazione n. 1326
del Consigliere Natali
“Zona territoriale 13 assunzione atti illegittimi e palese violazione CCNL”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1236 del Consigliere Natali è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1301
del Consigliere Comi
“Ritardi nella corresponsione dell’indennità di disoccupazione”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1301 del Consigliere Comi è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1329
del Consigliere Natali
“Zona territoriale 13: modalità di attuazione articolo 32 d.lgs. 81/2008”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1329 del Consigliere Natali è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1268
del Consigliere Altomeni
“Situazione del trasporto pubblico locale nella Provincia di Pesaro Urbino”
(Svolgimento)

PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1268 del Consigliere Altomeni. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Con riferimento all’interrogazione in oggetto abbiamo sentito l’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino, che gestisce i relativi servizi di trasporto pubblico locale, che ci informa che tutti gli interventi intrapresi per ottimizzare un servizio di trasporto pubblico, con l’obiettivo di aumentare il numero dei passeggeri trasportati, comportano modifiche di abitudini consolidate nel tempo da parte dell’utenza e manifestano i loro effetti solo dopo un lungo periodo di effettivo esercizio.
E’ necessario, infatti, che la clientela abituale e potenziale venga a conoscenza e “faccia propria” l’offerta del nuovo servizio, che nel caso in esame ha interessato i collegamenti della Valle del Cesano con un consistente incremento del numero delle corse, quantificabile in circa il 40%, passando dai 9 collegamenti giornalieri (con orari non organici) della precedente modalità di erogazione del servizio, ai 13 collegamenti attuali (con orario cadenzato).
L’incremento del servizio nell’area in questione – forse il più consistente nel cadenzamento – deriva da un’attenta analisi sulla potenziale domanda – quindi anche da un interesse dell’azienda esercente – espressa numericamente dalla popolazione residente e dalle localizzazioni dei poli industriali, scolastici, culturali e sanitari, e che può essere intercettata con una riorganizzazione del servizio capace di soddisfare quella parte di potenziale utenza che non era servita con il precedente servizio non cadenzato.
Dai dati rilevati risulta che i passeggeri trasportati dal gestore Adriabus in tutto il bacino provinciale di Pesaro nell’anno 2008, anno di avvio dei nuovi servizi, sono stati 10.400.000, mentre nel precedente anno il numero dei passeggeri trasportati era stato di 9.015.000. Quindi dal 2007 al 2008 si è registrato un aumento del 15% dei passeggeri trasportati; che se potessimo generalizzare a tutta la provincia avremmo una situazione di autosufficienza del servizio di trasporto pubblico, e se addirittura lo potessimo generalizzare a tutta la regione andremmo ad incidere su una voce che grosso modo pesa al bilancio regionale 60 milioni.
Considerato che l’offerta dei servizi scolastici è rimasta praticamente invariata, si può stimare che l’incremento dei passeggeri trasportati sia derivato dalla riorganizzazione dei servizi su tutto il bacino, compresa la zona citata nell’interrogazione.
L’incremento dei passeggeri, che ha interessato l’area della Valle del Cesano e in particolare la tratta in questione, preso a riferimento il periodo dal 1 giugno 2008 al 30 aprile 2009, ammonta al 17,8%, rispetto al periodo precedente all’introduzione dei nuovi servizi.
La Provincia di Pesaro-Urbino ha in programma di effettuare una revisione dell’ubicazione delle fermate, sia per verificarne la loro adeguatezza rispetto alla normativa del codice della strada, sia per valutarne la loro effettiva fruibilità, con l’intento comunque di limitare al massimo il numero delle stesse al fine di aumentare la velocità commerciale del servizio e quindi accrescere l’appetibilità dello stesso.
Il tempo di percorrenza per la tratta in questione (Pergola-Fano-Pesaro) appare del tutto congruente con la lunghezza del percorso (62 Km con velocità media commerciale di 34 Km/h), la tipologia del mezzo, la frequenza delle fermate necessarie per rendere accessibile il servizio e le limitazioni di velocità imposte dal codice della strada in special modo nei centri abitati.
Da contatti assunti direttamente con il gestore risulta che la mancata coincidenza a Fano, del tutto occasionale, ha riguardato fortunatamente solo il primo periodo di attivazione del nuovo servizio.
Ad oggi non risultano particolari criticità, pur tuttavia l’Amministrazione provinciale competente mantiene un monitoraggio continuo, al fine di prevenire l’insorgere di tali circostanze.
Sono attualmente allo studio possibili azioni migliorative quali la riduzione delle “rotture di carico” e aumento del numero di transiti per l’Ospedale di Pergola, e se possibile l’arretramento da Ponte Cesano a Marotta del nodo di scambio per il collegamento con Senigallia.
Sulla questione del collegamento con l’ospedale di Pergola il gestore, da noi consultato, si è reso disponibile ad riesaminare ogni proposta, tenendo in conto che si sta valutando l’introduzione di un collegamento con autobus navetta di comune accordo con l’Asur.
Si precisa, altresì, che nelle fasce orarie di punta sono garantite a Marotta le coincidenze con i treni aventi destinazione Pesaro e Ancona.
Inoltre, si chiarisce che con il nuovo orario l’ultima corsa da Pesaro a Pergola, dal Lunedì al Venerdì, parte alle ore 19.30, e non come segnalato alle 18.35. Come non risponde alla realtà l’affermazione dell’arrivo a Pergola della stessa corsa alle ore 20.40, poiché in realtà l’arrivo è fissato alle ore 21.20. Inoltre non risponde a realtà l’aumento del tempo di percorrenza di 15 minuti per Mondolfo, quando in realtà è pari a soli 5 minuti.
Circa l’affermazione che l’integrazione societaria attuata non produce effetti, si precisa che la società di gestione ha realizzato la bigliettazione unica per tutti i vettori. Inoltre che il servizio sul territorio è erogato dall’azienda provinciale Adriabus, vincitrice della gara d’appalto europea indetta dalla Provincia di Pesaro e Urbino esclusivamente sulla base della sua specificità aziendale ed organizzativa (turni, depositi, ecc) oggetto dell’offerta progettuale.
Si ritiene, pertanto, che non sia opportuno mettere in discussione il tipo di servizio attuato, che è stato valutato in linea con gli indirizzi stabiliti sia nel Piano regionale che nel Piano provinciale dei trasporti, che prevede, tra l’altro, un servizio organizzato con una rete principale sulla quale si sviluppa un servizio cadenzato, ed una rete secondaria di adduzione alla rete principale con coincidenze garantite nei “nodi di scambio”.
Attualmente la Regione Marche ha in corso l’aggiornamento del Piano regionale dei trasporti, che presenteremo il 20 novembre a Macerata, e del Piano triennale dei servizi, mantenendo, di fatto, il ruolo di supervisione e controllo nel rispetto delle funzioni proprie e/o quelle attribuite alle Province.
Ovviamente siamo a disposizione per ogni chiarimento, però questo tipo di discussione è sicuramente una di quelle che saremo contenti di ospitare nella riflessione di una giornata dedicata alle linee del Piano regionale dei trasporti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Ringrazio l’Assessore per la completezza della risposta. E ringrazio anche i gestori per le piccole migliorie che sono già intervenute dal momento della presentazione dell’interrogazione ad oggi e per quelle che si vorranno prevedere, di cui accennava l’Assessore. Cioè il problema del collegamento con l’ospedale di Pergola e la riconsiderazione dell’arretramento della coincidenza verso Senigallia nell’ultima parte della tratta a valle. Insomma, le maggiori incongruenze segnalate da questa interrogazione sono già in qualche modo state risolte, come avvenuto, ad esempio, per la mancanza delle coincidenze con Fano.
Questa interrogazione nasceva dalla segnalazione di un’associazione di utenti di quella tratta rivolta più volte ad amministratori, che però non aveva trovato risposta, quindi avevo ritenuto di dover presentare in merito un’interrogazione.
Questa è un’interrogazione che riguarda una tratta specifica, che però voleva anche essere esemplificativa di una questione. Mi rimetto ai dati ora riferiti sull’utenza di quella tratta, ma la segnalazione ci diceva altro – io non utilizzo quella tratta, quindi mi rimetto a quello che mi è stato detto –.
Sul problema del cadenzamento il rischio che mi veniva segnalato era che così facendo si spostassero risorse in orari che sì avevano bisogno di essere coperti, ma che avevano un’utenza molto bassa, sottraendo a fasce orarie che prima invece erano coperte da più passaggi. Quindi prima si concentrava più nelle fasce orarie dove gli utenti vanno a lavorare, vanno a scuola, ecc., invece spalmando su quegli orari che prima non erano coperti si sottraggono corriere in quelle ore. Quindi c’era la preoccupazione che venissero meno corriere che invece avevano un’utenza molto alta.
Naturalmente il Piano lo fa la Provincia, la gestione la propone il gestore, quindi la Regione ha un ruolo di supervisione, però credo che anche l’interlocuzione fatta dall’Assessore sia utile e ci aiuti a migliorare.
Spesso nella provincia di Pesaro – non so altrove – il ripensamento di orari, che in molti casi ha prodotto dei benefici – io vivo la situazione fanese e lì è avvenuto così –, quindi ritengo sia positivo che l’azienda e le amministrazioni locali abbiano tentato di fare una campagna di ascolto.
Ma il problema di queste campagne di ascolto è che spesso chi porta istanze sono gli stessi amministratori locali che però a volte tendono a partecipare a questi incontri con una logica che non è esattamente dell’utenza specifica, bensì più quella di difendere posizioni che vengono considerate in qualche modo manifestazione di potenza, di valore. Per cui le tre fermate in quel determinato comune, dove magari ne basterebbero solo due, sono considerate manifestazione di forza del Sindaco, perché forse nell’interesse generale sarebbe più opportuno fare altre scelte.
L’altra questione che si poneva nell’interrogazione è che in alcuni casi la scelta del mezzo pubblico è spesso legata alla velocità di percorrenza. Perché se io con il mezzo pubblico che fa tutte le fermate impiego il doppio del tempo che utilizzo in auto, visto che sicuramente il costo non è ancora un vantaggio soprattutto se utilizzo l’auto a metano, devo avere almeno altri vantaggi. Allora se il tempo della percorrenza con il mezzo pubblico è il doppio di quello con il mezzo privato probabilmente non riusciremo a lanciare la sfida, appunto, di trasferire utenti dal mezzo privato al mezzo pubblico.
Quindi accanto alle corse che coprono tutte le fermate, dovremmo pensare, come avviene ad esempio con l’utenza scolastica, anche a corse che saltano le fermate e puntino ad offrire la velocità della percorrenza.
Naturalmente tenere conto di tutte le questioni richiede un grande equilibrio, ma dentro questo c’è anche il punto di vista dell’utenza. Ossia nella pianificazione ritengo si debba tenere conto anche di chi, nonostante le difficoltà, la perdita della coincidenze, l’allungamento degli percorsi e degli orari, si ostina a voler scegliere il mezzo pubblico, che spesso viene fatto anche per una scelta etica.
Poi naturalmente l’ente pubblico ha il dovere di fare la sintesi sui vari interessi, ma dovrebbe farlo a partire dalle esigenze, quindi non solo da astratte indagini di mercato alle quali magari rispondono proprio quelle persone che per scelta i mezzi pubblici non li utilizzano.
Ringrazio di nuovo l’Assessore per l’interessamento. Auspico che i due ulteriori aggiustamenti, quello dell’Ospedale e quello dell’allungamento della tratta verso Senigallia, siano ancora oggetto di trattativa. Peraltro è una sperimentazione, pertanto credo che si sia già valutato che questi due aspetti sono un punto problematico. E quindi nell’aggiustamento speriamo se ne tenga conto.


Interrogazione n. 1331
del Consigliere Massi
“Istituzione Unità operativa complessa, Centro regionale di diabetologia pediatrica, articolo 5 della legge regionale 23 febbraio 2009, n. 1”
(Rinvio)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1331 del Consigliere Massi è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1310
del Consigliere Giannotti
“Restituzione della pala di Giovanni Santi e della predella di Berto di Giovanni”
(Decadenza)

PRESIDENTE: L’interrogazione n. 1310 del Consigliere Giannotti decade per assenza del Consigliere interrogante.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni sull’ordine dei lavori.

Giuliano BRANDONI. Sono qui a chiedere a lei, Presidente, e all’Aula l’anticipo della proposta di legge n. 290, di cui al punto 50) dell’ordine del giorno, riguardante la revisione delle indennità dei Consiglieri regionali. Ma prima vorrei dare, a beneficio di questa richieste, due informazioni.
La prima riguarda il fatto che ho sollecitato più di una volta in maniera diretta e formale il Presidente della Commissione referente al fine di porre in esame questa proposta. Ma dopo lo scorrere di lunghi mesi, ahimé, e non avendo visto una discussione aperta su questa proposta, ho dovuto considerare la possibilità di iscriverla in Aula.
Anche dopo questa iscrizione ho aspettato un po’ di tempo, con la speranza che la Commissione potesse trovare l’occasione, il tempo e i motivi per misurare questo tipo di proposta. Così non è accaduto. Perciò sia il sottoscritto come pure numerosi cittadini – debbo dire, con chiarezza, sollecitati da me – abbiamo ritenuto l’opportunità di avvisare la Presidente della Commissione di tale necessità.
Oltre a questo alcuni giorni fa il Consigliere Altomeni ed io abbiamo inviato una lettera a tutti i Consiglieri regionali informandoli che oggi avremmo richiesto questa anticipazione, e chiedendo a tutti – ecco perché la necessità di questa premessa – un atto di responsabilità nell’optare a questo anticipo, al fine di poter avere l’opportunità di una discussione serena, serrata e certa di tale proposta di legge.
Su questa motivazione chiedo quindi all’Aula l’anticipo dell’esame della proposta di legge n. 290.

PRESIDENTE. Su tale richiesta può ora parlare un Consigliere a favore ed uno contro. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Di questa richiesta meraviglia soprattutto che il Consigliere Brandoni non si preoccupa per niente del fatto che qui ci sono proposte di legge ferme da ormai quattro anni, proposte che non sono mai andate in Commissioni e che non hanno sfiorato neppure una semplice discussione; certo, siamo già in campagna elettorale, allora a voi ci vuole il populismo, il richiamo della foresta per prendere magari lo 0,001% in più – questa è la vostra portata, perché siete stati cancellati a livello nazionale ed europeo –!
Per cui che si prendano in esame tutte le proposte di legge che sono ancora ferme, magari facciamo un censimento. Per esempio io ho una proposta che riguarda la legge 13 sulle zone rurali che sono sette-otto anni che ripropongo, ma qui c’è il veto dei verdi, c’è il veto dei Comunisti. Perché chi abita in campagna oggi deve essere un penalizzato, non può realizzare neppure un metro quadrato! E poi andate a dire in giro che avete fatto il Piano casa! Quando invece avete solo penalizzato gli agricoltori oppure i loro figli che magari vogliono farsi un’abitazione propria.
Ed oggi venite qui a proporre una cosa, certo, legittima e condivisibile, però che ha solo l’effetto elettorale.
Prima dovete proporre le cose serie e concrete che vogliono i cittadini, non tenetele ferme. Quando parlate di fare le cooperative e dare sostegno ai lavoratori proponete leggi con i soldi. In questo modo troverete anche il nostro consenso. La demagogia, il populismo, la campagna elettorale fatela con altre argomentazioni.
Inoltre anche sulla successiva proposta di legge all’ordine del giorno ne avremo da dire. In certi tipi di legge i soldi per darli ai sindacati o agli archivi storici li trovate! Poi invece quelli per i lavoratori semmai si demanderanno, come dice l’Assessore Marcolini, al prossimo bilancio… "finita la festa gabbato lu santu”!
Siate seri, fate un censimento sulle leggi ferme, vi renderete così conto del numero. Infatti ce ne sono centinaia e centinaia, tutte leggi che i cittadini marchigiani aspettano ma che a voi non interessa nulla. Cosa potete dire oggi ai lavoratori? Niente!
Invece vi preoccupate della decurtazione! Noi siamo gli unici in Italia che già l’hanno applicata. Siamo l’unica Assemblea legislativa! Abbiate il coraggio di dirlo! Si dovrebbero fare dei recuperi, ma non si stanno facendo. Andate in mezzo ai lavoratori, mettete i soldi sulle leggi. Basta a fare solo propaganda in quest’Aula!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Anticipare oggi questo punto credo non sia opportuno. Ovviamente il mio partito, il PD, non si è mai sottratto a discutere di questi temi, anzi, gli elementi che riguardano il risparmio delle spese della politica e della pubblica amministrazione, sono da noi considerati molto spesso. Tra l’altro questa Giunta alcuni passi in quel senso li ha già fatti. Anche il Consigliere Brini ha ricordato che siamo una Regione che nello status dei Consiglieri ha applicato restrizioni maggiori che in altre realtà del Paese.
Quindi quando si può dare in una discussione un segno di risparmio rispetto ad un ulteriore riduzione dei costi della politica il PD è sempre in testa a discuterne, senza alcun problema e con la piena trasparenza.
Ritengo però che un percorso del genere debba coinvolgere prima di tutto ogni Consigliere, quindi i Capigruppo dovrebbero discutere insieme per costruire un percorso diverso da quello di una semplice anticipazione in un’Assemblea legislativa con la quale si va a discutere e a votare in maniera improvvisa.
Penso si debba invece fare un percorso ragionato per verificare la situazione dei Consiglieri delle Marche, che, ripeto, sono già di per sé in una situazione economica non più pesante di altre Regioni, anzi, forse è la meno pesante.
Quindi questo è un percorso, anche di coscienza e di buonsenso, che ognuno di noi può sicuramente affrontare, non è questo l’argomento di merito, però mi sembra che discuterlo attraverso una semplice anticipazione in Aula sia sbagliato. E’ un percorso che ritengo non adeguato ad un problema articolato come appunto quello che riguarda lo status dei Consiglieri.

PRESIDENTE. Consigliere Ricci, c’è stato un equivoco, per cui le ho dato la parola in quanto ero convinto che parlasse a favore. Pertanto ha ora la parola il Consigliere Altomeni per parlare a favore della richiesta di anticipo.

Michele ALTOMENI. Quando un gruppo politico arriva a chiedere l’anticipazione di una legge, di cui ha già dovuto chiedere l’iscrizione all’ordine del giorno perché la Commissione non l’ha voluta discutere, il motivo è chiaramente a monte. Ossia che non c’è la volontà di discuterla, di affrontarla, di valutarla nel merito. Ed ovviamente di questa proposta di legge noi non stiamo chiedendo un voto a favore, stiamo solo chiedendo di discuterla.
Abbiamo prima utilizzato l’iscrizione di cui all’articolo 67 del regolamento interno, poi fatto trascorrere altro tempo siamo oggi arrivati a chiedere l’anticipazione, perché, ripeto, è chiaro che non c’è la volontà di discuterla.
Quindi l’argomentazione che questa legge non sarebbe giusto discuterla così all’improvviso, senza l’iter in Commissione, è dovuta semplicemente ad una non volontà di discuterla. Poi ovviamente i Consiglieri utilizzano gli strumenti che questa Assemblea legislativa si è data con il suo regolamento.
Questa è certo una proposta anche opinabile, allora quello che chiediamo è appunto proprio di discuterla nel merito, magari avanzando eventualmente anche proposte alternative, aggiustarla, migliorarla. Come peraltro abbiamo fatto con tante leggi sia provenienti dalla Giunta che di iniziativa assembleare. Perché nessuno ha la scienza infusa, ognuno qui dentro è portatore di proposte e di istanze. Poi la discussione collettiva produrrà la sintesi finale.
Noi quindi non vogliamo preordinare la sintesi finale, vogliamo semplicemente chiedere che avvenga la discussione.
Rispetto alle argomentazioni addotte sul fatto che questa richiesta è per fare campagna elettorale, cade da sé. Infatti questa legge è stata depositata a febbraio e quindi con ampio anticipo rispetto alle scadenze elettorali, quindi se la si voleva affrontare si poteva fare in altro periodo. Per cui l’avvicinarsi della campagna elettorale semplicemente significa l’avvicinarsi della non discussione della legge. Quindi il pretesto di rinviarla, di discuterla altrove, temo sia semplicemente un tentativo di farla morire in quei cassetti dove oggi giace e dove è già rimasta per lungo tempo.
Le considerazioni fatte dal Consigliere Brini, cioè che dovremmo occuparci dei lavoratori, sono assolutamente condivisibili. Tanto è vero che abbiamo presentato questa proposta di legge congiuntamente ad un’altra, che saremmo felici di discutere insieme se l’Assemblea accogliesse questa proposta, sull’istituzione del salario sociale, come fatto anche in altre Regioni. Le due legge sono strettamente collegate proprio perché quando proponemmo l’istituzione del salario sociale ci era stato detto che non c’erano le risorse. Allora sono nate insieme proprio perché una libera risorse e l’altra le impiega a favore dei lavoratori.
Questo l’ho voluto dire giusto per dare completezza e organicità alla riflessione da cui è nata questa legge e per dare risposta a quelle considerazioni, quelle sì, temo, populistiche, che vengono fatte per dire: “non discutiamo di questa cosa perché la cosa più urgente è discutere dei lavoratori”. Questo è populismo! Questa anticipazione, invece, è solo il tentativo di fare una proposta organica che tenga conto dell’una e dell’altra.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione. Pongo in votazione la richiesta del Consigliere Brandoni di anticipare la discussione della proposta di legge n. 290.

(L’Assemblea legislativa non approva)


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Vorrei chiedere all’Aula se è possibile discutere, dopo la proposta di legge n. 330, la mozione n. 378 presentata dalla terza Commissione sulla situazione dell’Api.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Una precisazione, Presidente, perché in realtà questa mozione, che ho visto circolare questa mattina in Aula, non rispecchia, secondo me, la sintesi che era stata raggiunta in terza Commissione. Il nostro gruppo, infatti, non vi ha apposto la firma perché vorremmo vederla nel merito e semmai emendarla. Ripeto, questo non è il testo della terza Commissione, io l’ho visto solo in parte questa mattina.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’iscrizione e la discussione, dopo il punto 2) dell’ordine del giorno, della mozione n. 378 sulla situazione dell’Api.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Dopo le pertinenti considerazioni fatte dal Capogruppo di Forza Italia bisogna che ci poniamo il problema. Ossia, all’ordine del giorno della seduta dell’Assemblea legislativa sono inserite da due anni a questa parte, a norma dell’articolo 67 del regolamento, n. 20 proposte di legge presentate dall’opposizione. L’opposizione ha cioè messo in piedi da sola una produzione legislativa superiore a quella della Giunta e della maggioranza, e lo ha fatto su temi qualificanti, la famiglia, il diritto allo studio, l’edilizia residenziale, insomma su tutta una serie di questioni di una valenza largamente superiore.
Pertanto ritengo ci si debba porre il problema di affrontare queste tematiche prima della fine della legislatura. Altrimenti sarebbe come non tenere nella debita considerazione il ruolo ed il contributo che intendono realizzare anche i Consiglieri regionali dell’opposizione.
Il mio quindi è un appello che rivolgo alla Presidenza dell’Assemblea legislativa affinché nella Conferenza dei capigruppo venga posta tale questione. Anticipo, inoltre, che se non sarà così dalla prossima seduta assembleare chiederò l’iscrizione d’urgenza di ognuna di queste proposte di legge.

PRESIDENTE. Condividendo quello che è stato detto, ma questo problema, Consigliere Giannotti, è stato discusso per almeno quattro-cinque volte alla Conferenza dei capigruppo e per almeno quattro-cinque volte era stato deciso che la minoranza indicasse un paio di proposte di legge, ma ciò non è avvenuto. (…) Consigliere Brini, al sottoscritto ufficialmente non è arrivato niente. (…) Lei non era ancora Capogruppo. (…)
Quindi rinnovo l’invito ai Consiglieri di minoranza.

Ottavio BRINI. Ha ragione il collega Giannotti, qui si fanno due pesi e due misure. Oggi, ad esempio, il collega Brandoni poteva fare quella proposta durante la Conferenza dei capigruppo e non in Aula per fare la passerella e per farsi dire che sono bravi!

PRESIDENTE. Consigliere Brini, lei ancora non era presente alla Conferenza dei capigruppo, ma chi c’era può testimoniare la veridicità di quanto ho affermato. E’ evidente che i Consiglieri andrebbero informati dai Capigruppo, ciononostante ribadisco ancora una volta ciò che è stato concordato alla Conferenza dei capigruppo.


Proposta di legge regionale n. 330
dei Consiglieri Mollaroli, Brandoni, Massi, Lippi
“Norme per la valorizzazione degli archivi storici dei partiti politici, dei movimenti politici, di personalità politiche e dei sindacati” (nuova titolazione)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 330 ad iniziativa dei Consiglieri Mollaroli, Brandoni, Massi, Lippi. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Questa proposta di legge detta norme per la valorizzazione degli archivi storici locali dei partiti politici, dei sindacati, dei movimenti politici, delle biografie personali. Pertanto è inutile nascondere che riveste un’importanza fondamentale.
I valori dominanti, lo stile stesso dell’epoca presente, tende a ritenere obsoleta la storia. Per cui se non afferriamo questa sfida radicale che il nostro mondo lancia ad una delle più antiche forme culturali dell’umanità, le nostre risposte finiranno per essere inadeguate, superficiali.
D’altra parte, nel generale smarrimento culturale e civile del nostro tempo, nel disamore per la storia soprattutto tra i giovani, malati di presentismo, come ha osservato lo storico Giuseppe Galasso, non possiamo dire che questo non sia soprattutto il momento della storia, l’ora di interrogarsi sul suo valore.
Tempo fa entro le mura domestiche il passato era sempre di scena, non veniva buttato via, non veniva consumato in maniera frettolosa. Oggi invece lo spazio domestico è sempre meno luogo di conservazione emotiva e di conservazione mentale dei fatti del passato.
Si sono ridotte le occasioni per l’elaborazione e la trasmissione delle memorie tra genitori e figli. Si è affermato il senso della futilità per tutto ciò che non rientra nell’ambito dell’utilità e nell’ambito della necessità del presente. E questo, purtroppo, si infiltra nel profondo delle psicologie individuali.
L’eccesso stesso di informazioni depotenzia, anziché accrescere, la memoria e il senso della storia, in altre parole favorisce l’affermarsi totalizzante del presente.
Ma il problema è che la memoria e la storia non sono minacciate soltanto dentro le mura di casa, è infatti nella società che si devono affrontare le sfide più formidabili. Per esempio lo svuotamento di senso dell’agire sociale, il deperimento dei valori e delle stesse utopie sociali, l’affermarsi anche di logiche sovraemozionali che cooperano ad allentare i collanti che tenevano unite le compagini nazionali.
La storia si nutre di una irriducibile socialità e grazie alla sua forza vincolante e legante conferisce orientamenti.
Dovremmo tenere bene a mente certe parole che di recente il sociologo Franco Ferrarotti ha pubblicato, per la Casa editrice Il Saggiatore, un libro intitolato significativamente “La tentazione dell’oblio”. Egli dice: non siamo nulla in assoluto, siamo soltanto ciò che siamo stati, siamo soltanto delle memorie personificate. Perciò distruggere la memoria di un popolo equivale a distruggere le sue basi di identità, significa tentare alla sua presenza storica, mutilarne il significato.
Ecco perché ritengo oltremodo significativa questa proposta di legge, e lo è soprattutto in un’epoca che tende a stordirsi nella velocità priva di scopo e che vuole cancellare, per cui ad un certo momento non è possibile mutilare la propria coscienza storica.
Ritengo sia importante recuperare il pensiero politico. Non bisogna assolutamente avere paura della parola ideologia, però – si badi bene – se con essa si vuole indicare l’unità di pensiero e l’unità di azione, se si vuole indicare con essa dedizione e passione per una causa.
Come pure importante è recuperare la necessità di una prassi che non si frantumi nel pragmatismo acquoso della quotidianità, perché questo potrebbe veramente portare al mondo dell’oblio, al fatto che non ci sia più un legame tra ieri, oggi e domani.
Ecco perché deve esistere un preciso dovere della rigorosa ricostruzione storica attraverso documenti, attraverso fonti. Soprattutto deve esistere da parte dei giovani i quali, non pochi, tendono al ripiegamento nella quotidianità, alla contrazione del tempo al solo presente.
Questa proposta di legge, secondo me, tende a contrastare la resistenza ad interrogare la storia, resistenza favorita solo dalla passività. E’ necessario quindi un atteggiamento attivo nei confronti del passato e recuperare una filosofia della storia.
E se c’è un punto debole in questa legge è proprio quello di aver messo soltanto 40 mila euro a disposizione, forse occorrerebbe molto di più, perché si tratta veramente di una scelta sfidante, una scelta che potrebbe avere profonde ripercussioni in senso positivo.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. L’impostazione culturale come sempre elevata anche dialetticamente che ci ha fornito il Consigliere D’Isidoro nella sua relazione di maggioranza è sicuramente condivisibile. Chi può non condividere quanto egregiamente detto dal Consigliere D’Isidoro in particolare per quanto riguarda il valore della storia, il valore della memoria, il valore della tradizione. Tutti valori che si trasmettono, e quindi i valori dell’affermazione e della ripetizione che non devono essere dimenticati. Quindi il valore della comunicazione per dare volto alle nuove generazioni – ha ragione il Consigliere D’Isidoro – che troppo spesso rischiano l’oblio, paradossalmente, proprio nel momento di massima comunicazione, di massima tecnologia.
Ma i paradossi sono insiti di quest’epoca moderna. Se pensiamo, ad esempio, che il Novecento doveva essere il secolo dell’affermazione dei diritti, ed invece è stato il secolo peggiore nella negazione dei diritti fondamentali. Penso quindi che più si va verso il post moderno e più si va verso la realizzazione di simili paradossi.
Un’impostazione culturale, che non voglio definire di destra, ma la voglio definire tradizionale, conservatrice, fa sì che proprio nella tradizione, nella conservazione, nella memoria, ponga il suo interesse principale. Non altrettanto appartiene questo modo di pensare a quella che è stata la cultura ideologica marxista che, invece, proprio nella rivoluzione vedeva l’azzeramento per poi ripartire e ricostruire.
Non so se sbaglio o se dico troppo, però una delle differenze ideologiche principali – senza voler tornare alle ideologie e alle culture diverse – è proprio il fatto che per noi, invece, il ritorno al passato, il richiamo a certi radici, l’appartenenza, sia motivo per partire ed andare avanti, per costruire il futuro. Quel futuro visto in maniera contrapposta da idee diverse e rivoluzionarie.
Questo lo abbiamo detto in quest’Aula in più occasioni. Ricordo quando volevamo inserire il riferimento alle nostre radici cristiano-giudaiche nello Statuto regionale, e lì non era una presa di posizione confessionale o un qualcosa fuori luogo, era soltanto una ricognizione. Non si voleva dire che così doveva essere o così sarebbe stato per il futuro o all’infinito, non si voleva negare la presenza di altre concause, la presenza di altre commistioni culturali, religiose, giuste e necessarie affinché la cultura e l’epoca di oggi sia culturalmente completa. Ma si voleva dire, soprattutto per le Marche che come sappiamo hanno una tradizione forte religiosa e di natura cattolica, che era da lì che venivamo. Insomma era una semplice asserzione che non riuscimmo ad inserire nello Statuto, perché quasi si volesse vedere in questo un atteggiamento confessionale e di una negazione di quel valore laico che giustamente uno Statuto deve avere.
Da questa condivisione non possiamo però ricavare altrettanta serenità ed altrettanta tranquillità in quello che ci aspetta dall’applicazione di questa legge, né sugli effetti che potrà dare.
E’ sicuramente un passo avanti, la sua ratio, soprattutto perché curata dal Consigliere D’Isidoro, è condivisibile, ma non vorremmo che si rivelasse nell’applicazione un modo per individuare – come spesso è stato fatto da questa Giunta regionale – dei totem quasi sempre appartenenti ad una sola parte politica, con quella sorta di strabismo politico che ben e conosciamo. Insomma che diventasse un modo per perpetuare quell’andazzo che noi più volte abbiamo invece criticato. Infatti da sempre ci troviamo a finanziare, a sovvenzionare, ad aiutare, a dare contributi solo ad un certo tipo di associazioni.
Dal sessantesimo anniversario della Liberazione oggi ci troviamo – con tutto il rispetto per il Consigliere Procaccini con il quale ne abbiamo parlato anche in Commissione – al sessantottesimo anniversario ma portiamo ancora avanti una legge che consente finanziamenti – anche il Consigliere D’Isidoro è stato critico su come è stata applicata la legge – alle solite associazioni, alle solite fondazioni, ai soliti centri studi, peraltro non aperti ai giovani, a progetti culturali, a progetti delle scuole. Insomma spesso ci troviamo a finanziare il sacrario della Resistenza, il sacrario Gramsciano, ecc..
Che questo possa avvenire di nuovo ora e in maniera istituzionalizzata con questa legge ci preoccupa. Perché ci preoccupa? Perché la tradizione del centro-destra di procedere con archivi, con fondazioni, è minoritaria sicuramente rispetto a quella che ha avuto, per carità, forse anche per una maggiore condivisione e un maggior successo elettorale politico, il centro-sinistra, o magari anche per la sua storia di profondo radicamento della Resistenza nelle Marche. Insomma è una tradizione che ci appartiene meno.
E’ una tradizione che appartiene molto anche al sindacato. E non vorrei che anche su questo i sindacati in fase critica, in fase asfittica, in questa maniera venisse loro dato l’ossigeno con una serie di finanziamenti, che magari partecipando invece a progetti o a bandi non potrebbero accedere o non avrebbero modo di avere.
Parlando di noi, ad esempio, nel momento della confluenza del partito di Alleanza Nazionale in Forza Italia un progetto simile a livello nazionale era stato fatto, tant’è che è sorta la fondazione Alleanza Nazionale romana. È una fondazione che si sta proprio ispirando ai princìpi che stiamo qui discutendo, cioè sta raccogliendo materiale, cartoline, lettere. Quindi a Roma si sta creando un archivio su questo. E questa fondazione, gestita dal partito stesso, non credo abbia la possibilità di attingere a leggi nazionali o a leggi particolari, per poter appunto prendere contributi.
Dubito che le maglie di questa legge, oltre al finanziamento esiguo ma che verrà sicuramente rimpinguato, possano renderci tranquilli. Anche per lo stesso spirito critico del Consigliere D’Isidoro mostrato più volte pure in Commissione rispetto ad esperienze analoghe, che sono state spesso snaturate e dove spesso i contributi si sono parcellizzati.
Quindi lo spirito della legge è buono ma dubitiamo, scusateci, di come possa essere gestita e applicata, in quanto potrebbe diventare uno strumento “pericoloso” per creare delle situazioni di finanziamento tout-court, senza sottoporsi ad una programmazione, ad una progettazione. La partecipazione è attingere a questa o a quell’altra legge, come invece spesso deve avvenire per altre associazioni, per archivi o fondazioni che si devono guadagnare sul campo giorno per giorno il finanziamento di questo o quel progetto.
Individuare a priori una serie di situazioni, per quanto garantite dal codice Urbani, riteniamo che in questa regione possa essere pericoloso. E’ una regione, infatti, che ha dimostrato troppo spesso mancanza di pluralismo, mancanza di lungimiranza politico-culturale. Mancanza anche di attenzione verso quelle realtà valide da porre al centro e da porre in maniera privilegiata, e viceversa realtà invece forse marginali che però bisognava far rientrare perché magari si trattava della cosa ics di Pesaro o della cosa ics di Ancona.
Quindi lo sbilanciamento territoriale l’abbiamo sempre notato anche su finanziamenti che venivano dati su cose storiche o della Resistenza, per cui immaginiamoci cosa potrebbe avvenire anche oggi.
Per quanto ci riguarda la nostra è dunque una posizione non pregiudizialmente sfavorevole, ma di astensione, proprio perché temiamo che l’applicazione non sarà consequenziale con in buoni intenti e con il buon spirito che ha animato la legge e il relatore stesso.

PRESIDENTE. In Aula questa abbiamo la visita formativa della Scuola media statale Ugo Betti di Fermo, che dunque salutiamo.
La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Per quanto concerne la dichiarazione del voto finale aspettiamo di verificare l’andamento della seduta. Con il collega Massi, infatti, stiamo predisponendo un ordine del giorno che poi presenteremo, quindi in base a questo decideremo sul voto.
Entrando nel merito voglio subito dire che lo spirito della legge è nobile. E’ vero infatti che ogni partito, ogni personaggio locale ha la sua storia, la sua cultura, il suo modo di fare, il suo modo di proporsi, ma oggi non vorrei che fosse una ripetizione di ciò che è accaduto con la Resistenza, cioè giriamo e giriamo ma alla fine viene riproposto sempre lo stesso verbo.
Quindi bisognerebbe, come ha detto anche il Consigliere D’Isidoro, fare un salto di qualità vero.
Oggi purtroppo – e sottolineo purtroppo – quei partiti che hanno fatto la storia dell’Italia, come la Democrazia Cristiana, il partito Comunista, il partito Repubblicano, il partito Liberale, il partito Socialista, sono stati letteralmente cancellati, a torto o a ragione – per me a torto –, per problemi che nulla hanno a che fare con i veri valori per i quali questi partiti dopo la guerra hanno messo l’Italia in una condizione di privilegio in Europa, oltre a porla tra i protagonisti sia di quel periodo storico sia per il futuro dell’Europa e di tutto il mondo.
Quindi la riflessione da fare deve essere più ampia e di alto profilo. Ossia dobbiamo cercare di capire sia quali erano le radici dei partiti sia chi sono oggi i nuovi partiti.
E se ora parliamo della storia dei vecchi partiti dobbiamo anche capire chi ha mandato indietro la vecchia cultura – dico “vecchia” nel senso nobile della parola – dei democristiani, dei comunisti, dei repubblicani, dei liberali, dei socialisti. Ognuno dei quali, ripeto, ha una propria storia, una propria cultura. Quindi oggi, un tempo in cui si rimescolano le ideologie, le culture, i valori – se ancora per alcuni partiti esistono – bisogna fare una riflessione seria.
Il Consigliere D’Isidoro ha parlato della memoria, della storia. A livello di periferia ancora oggi c’è il partigiano che correttamente e giustamente fa le proprie considerazioni sulla Resistenza, ci dice che non bisogna dimenticare, ecc., poi ci sono anche i cattolici che rivendicano i valori sull’etica, sulla moralità, poi ancora ci sono i partiti del rigore, i progressisti. Insomma bisogna cominciare a ragionare su tutto questo perché io ho qualche perplessità.
Ad esempio alcuni sindacati frenano per non perdere iscritti, mentre altri cercano una trasformazione, un cambiamento, guardano un po’ più avanti, considerano il cambiamento del mondo del lavoro per quanto riguarda la flessibilità, l’orario di lavoro, i contratti, ecc. Per cui stanno cambiando anche i sindacati. Allora anche qui dobbiamo chiederci: qual è la storia del sindacato nel territorio? Qual è il punto di partenza? Qual è il punto d’arrivo?
A livello nazionale ogni vecchio partito ha la sua fondazione dove ci sono archivi sulla storia, sulla cultura. Oppure ci interessa sapere solo chi magari è stato il primo segretario del Partito Comunista di Macerata o della Democrazia Cristiana di Civitanova?
Certamente lo spirito di questa legge non credo sia così riduttivo. Ecco perché dico che bisogna fare un’analisi più completa. Non ci possiamo limitare a dire che diamo 40 mila euro!
Il patrimonio politico, oggi, è molto importante soprattutto per i giovani.
Perché se si va allo sbaraglio come fa Di Pietro – che una volta attacca il Presidente della Repubblica però poi dice che è bravo quando lo stesso va contro Berlusconi – la gente poi si disorienta, i giovani in modo particolare non ci capiscono più nulla.
Ripeto, con il collega Massi stiamo preparando un ordine del giorno, quindi sarebbe opportuno inserire questa proposta per dare mandato ai Comuni per gli archivi storici ecc.. (…) Consigliera Mollaroli, lo so, ma qui il problema è serio. Ci sono Comuni che hanno una loro storia, ad esempio Caldarola ha combattuto, a torto o a ragione, ma ha comunque una sua storia, ha un museo, Civitanova ha invece una storia diversa. Per cui se volete fare una legge per dare i soldi a Caldarola ce lo dite! (…) Io sto facendo un ragionamento e lo sto semplificando per cercare di far capire il mio pensiero. Dicevo, se volete fare una legge per dare i soldi alla Cgil…(…) Ma uno che la legge è questo che capisce! Perché si ha paura di inserire gli archivi storici? La storia non è solo quella dei partiti o del sindacato, la storia è di tutti. Quindi bisogna fare una legge per tutti. (…) No, no, questa è una legge ad hoc! Lo vedremo – mi auguro che tutti avremo lunga vita per poter verificare queste cose – chi prenderà i contributi! Vi siete fatti ancora una volta una legge su misura! Ma perché avete una specie di orticaria per dire che i comuni devono gestire? Li gestite quasi tutti voi i Comuni delle Marche! Qual è la preoccupazione?
Vede, Consigliere Procaccini, io sarei stato molto più contento se oggi fosse stato presentato un ordine del giorno dove l’Assessore Marcolini ci diceva che nel prossimo bilancio si sarebbero trovate queste risorse. Invece i 40 mila euro anziché metterli qui li avete trovati per metterli nella legge sulle cooperative che abbiamo approvato! Consigliere Procaccini, ha capito qual è la cosa che mi preoccupa! Infatti questi soldi potevano sì essere già distribuiti a chi si vuole costituire in cooperativa, ma oggi si poteva presentare un ordine del giorno su questa legge in cui si poteva dire: “nel prossimo bilancio troveremo le risorse adeguate”.
Ecco dov’è l’anomalia che non riesco a capire! Da una parte si predica bene, dall’altra si razzola male.
La storia dei Comunisti non si fa a livello locale, a livello locale c’è chi ha combattuto contro i democristiani – Peppone e Don Camillo –. Ma qui di che parlate! Oggi state insieme! Guardate ad esempio l’ultimo congresso…(…) Ma il progresso della politica significa parlare dei valori di quei partiti che hanno fatto la storia dell’Italia, non dei singoli personaggi a livello locale a cui volete dare il contributo per sopravvivere! Bisogna essere chiari! Voi in testa avete già chi deve prendere i soldi! Utilizzate gli enti pubblici per finanziare le vostre campagne elettorali! Ridete, ridete pure!
Noi portiamo leggi importanti come il 500° di Annibal Caro oppure il 400° di Matteo Ricci, ma per questo non si trova una lira, poi però per dare i soldi ai sindacati o chi conoscete voi, guarda caso, anche poco ma qualcosa si trova sempre.
Ha capito, Consigliere D’Isidoro, qual è la mia preoccupazione?
Qui si spaccano tutti la bocca per i lavoratori ma non si trova il becco di una lira, però, ripeto, quando c’è da dare i soldi ai sindacati e ai partiti storici, guarda caso, anche poco qualcosa si trova. Se non è un’anomalia questa!
Ripeto, con il Consigliere Massi sto predisponendo un ordine del giorno dove ci auguriamo possa esserci anche il vostro voto, quindi valuteremo a conclusione della discussione.
Ho apprezzo l’ottimo intervento fatto dalla collega Romagnoli, che ha illustrato i punti che ci accomunano ma anche i punti che ci vedono molto distanti.
Voi però non vi preoccupate neppure quando qualcuno vi dice la verità in faccia. Invece dovreste avere il coraggio di dire: “i sindacati sono in crisi per cui dobbiamo dargli un contributo”. Semmai potete pure inventarvi le leggi, le alchimie, qual è il problema? Ma abbiate il coraggio di dire la verità! Consigliera Mollaroli, è inutile che si guardi attorno, lei non ha approvato mai una proposta di legge mettendoci un euro … (…) Sì, ma 20 mila euro per un 500° anniversario! Guardi, ad esempio, quanto ci ha messo il Comune di Civitanova oppure quanto ci ha messo la Provincia! Le avevo detto che avremmo fatto su questo anche un rendiconto …(…) State calmi, non vi agitate, quando uno vi dice la verità vi si scopre il nervo! Consigliera Mammoli, voi state dando i soldi alla Cgil! L’ha capito si o no?! E lei ne è una protagonista. Vedrà che alla fine quando ci saranno le domande ci sarà la Cgil o il partigiano per questo oppure la resistenza per quest’altro. Ma della storia dei partiti se ne fottono tutti!
Nelle prossime sedute mi auguro che riuscirò a portare alla Consigliera Mollaroli il rendiconto dei contributi dati per l’anniversario di Annibal Caro, per farle capire quanto investono i Comuni del centro-destra e quanto invece spende la Regione per i Comuni del centro-destra, quanto spende la Regione per i Comuni di sinistra e quanto spendono i Comuni di sinistra per fare celebrazioni dove essa governa.
Riflettete su questo! Noi non vogliamo imporvi nulla, ma una riflessione penso sia dovuta. La storia della Democrazia Cristiana non si fa con una legge del genere! Oggi il Presidente Obama sta copiando i sistemi italiani – e parlo di tutti – per esempio per quanto riguarda la sanità, ci stanno copiando in tutto il mondo.
Quello che voglio dire è che dobbiamo valorizzare veramente le cose buone, senza cercare strumentalizzazioni o scorciatoie per finanziare amici, partitini o simpatizzanti e capetti a livello locale.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Cercherò di essere molto rapida intervenendo per flash.
Nel momento in cui si va ad approvare una legge si guarda il testo, il contesto in cui si pone e lo spirito per cui è nata. Rispetto allo spirito ed al contesto sono completamente d’accordo. Se invece si dice che la sua applicazione, qui più volte posto in evidenza, diventa un fatto di parte, un fatto clientelare o altro, questa non è certo una responsabilità dell’Assemblea legislativa che la legge la approva, semmai l’Assemblea legislativa deve verificare che la legge venga applicata con lo spirito per il quale è stata fatta.
Quindi io sono completamente d’accordo con questa proposta di legge, anzi, mi complimento con i Consiglieri che l’hanno proposta e con la Commissione che è riuscita a portarla in Assemblea legislativa in tempi anche abbastanza rapidi.
Per cui ora è d’obbligo anche fare un’osservazione. Questa mattina, infatti, – e non soltanto questa mattina – ho avuto l’impressione si sia fatta un po’ di confusione rispetto al tema di cui stiamo parlando. Ossia c’è stata una discrasia sui temi riguardanti gli archivi.
A volte vediamo che c’è quasi una lotta tra bibliotecari e archivisti, come se la biblioteca – soprattutto se sono biblioteche di carattere moderno – sia un aspetto rivolto al futuro e ai giovani, mentre gli archivi riguardano un discorso vecchio che non interessa nessuno, su cui magari qualche topo d’archivio – come si dice a volte – vi sta lavorando.
Ritengo che questa legge non solo sia importante, ma che per la Regione Marche debba essere l’inizio per porre più attenzione nei riguardi degli archivi. Perché i finanziamenti relativi agli archivi – e agli archivi in generale, non solo quelli dei partiti politici – sono minimali, e quindi rischiano di andare in malora, quando invece sono gli elementi da cui possiamo desumere tutta la nostra storia nazionale ed internazionale.
Molte famiglie marchigiane, che per la loro provenienza nobiliare, principesca ecc., hanno lasciato in deposito o in proprietà il loro archivi alle nostre biblioteche, però poi questi archivi si trovano in difficoltà proprio perché, ripeto, non c’è il finanziamento necessario né per poterli attivare, né per fare la catalogazione, né tanto meno per permettere la consultazione di testi di altissimo profilo storico che rischiano così di far parte solo di polverose stanze bibliotecarie.
Quindi il discorso archivistico è della massima importanza, sia per il materiale storico che già abbiamo, sia per quello che potremmo avere, che ci consentirebbe di rileggere ed approfondire la storia su documenti originali.
E lo stesso discorso vale anche per gli archivi dei partiti politici. Come si fa a pensare che mantenere gli archivi significa fare propaganda all’uno o all’altro partito politico! Ad esempio posso assicurarvi che il partito politico di mia appartenenza, un partito storico, ricchissimo di materiale, di archivi, un partito che ha fatto la storia d’Italia, rischia di trovarsi con un certo quantitativo di materiale di elevato spessore e di grandissimo interesse che va in malora semplicemente perché ai fasti del passato non corrispondono a volte i fasti del presente e quindi anche i finanziamenti del presente.
Anche noi abbiamo una nostra fondazione a carattere nazionale, ma non è comunque pensabile semmai portare lì tutti i vari numeri ad esempio di Lucifero – per parlare di casa mia – e salvare lì tutto il materiale che si ha a disposizione.
Ripeto, secondo me questa è una legge importante, è una legge su cui vanno messi ulteriori finanziamenti. Spero dunque sia una legge che faccia capire l’importanza di finanziare ulteriormente in merito alla salvaguardia e alla valorizzazione, non solo, come in questo caso, degli archivi dei partiti politici e personaggi sindacali, ma di tutti archivi.
All’interno di questa regione abbiamo veramente la necessità di salvaguardarli e di valorizzarli, abbiamo una ricchezza immensa, di cui gli archivi dei partiti storici sono solo una parte che comunque va assolutamente salvaguardata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ho firmato, bipartisan, questa proposta di legge insieme ad altri colleghi, quindi ci credo profondamente. Il motivo principale è che ritengo che nel ventesimo secolo ci sia stata, per le idee e per i valori dei partiti, una grande storia, come ha poc’anzi detto anche la collega Mammoli. E a tutti interessa che questa storia e queste basi non vadano disperse.
Questa legge probabilmente l’abbiamo fatta anche un po’ tutti troppo d’accordo e quindi forse anche un po’ troppo velocemente, ma in ogni caso coglie sicuramente questa finalità e si organizza per conseguire questo obiettivo.
In questi anni abbiamo vissuto anche dei momenti di disagio, penso ad esempio a quello che è avvenuto nella sinistra quando molti – Procaccini, Brandoni, Giannini ecc. – si sono contesi l’eredità del partito Comunista. Quindi figuriamoci quello che poteva essere nelle sezioni e nelle federazioni provinciali l’aspirazione legittima di ognuno di conservare l’archivio di quella storia. Come pure avvenuto, con la fine della prima Repubblica e l’inizio della seconda, con l’archiviazione storica di un partito come la Democrazia Cristiana. Ancora, quanti problemi nelle divisioni, il Partito Popolare, il CdU, la Margherita e così via.
Io sono testimone di situazioni nelle quali molto di questi archivi sono andati dispersi, perché magari affidati a gente, sicuramente di buonsenso e senza malafede, ma che agendo in maniera abbastanza superficiale credo abbiano portato in discarica manifesti, volantini, interventi, addirittura verbali degli anni ’50 e ’60 che riguardavano la storia dei nostri partiti.
Quindi nel proporre questa legge siamo stati animati dalla volontà di conservare per chi vorrà, per i ricercatori, per gli storici, la memoria. E questo ovviamente vale anche per gli amici della destra.
Ora voglio parlare di metodo. Nel dibattito quotidiano tutti ci riferiamo a quei valori e a quelle esperienze, ma credo che dobbiamo considerare conclusa quell’era storica. Quando sentivo qualcuno – e avveniva anche nella mia parte politica per quanto riguarda il nostro versante – dire: “voglio rifare la Democrazia Cristiana” dico che è fuori tempo, perché quell’esperienza è figlia del suo tempo, e si è conclusa non per tangentopoli – questo lo dico a testa alta – ma purtroppo per altri motivi, quindi si è archiviata.
Allora non disperdiamo quel patrimonio storico, ed ognuno porti la testimonianza di quei valori nella vita politica attuale.
Naturalmente tutti sappiamo che i partiti sono dei mezzi, sono degli strumenti, non sono i fini, quindi, ricorrendo a quei mezzi e a quegli strumenti, che oggi ognuno cerchi di testimoniare la propria fede politica come può.
Allora qual è la modalità con cui attuare questo? Nella legge, ripeto, con l’impeto di arrivare ad una normativa che assicurasse questo patrimonio e questo valore abbiamo forse trascurato qualche dettaglio, di fatto si rimanda alla Giunta la predisposizione della normativa per dare i contributi, che sono poca cosa, 40 mila euro – anche se Brini dice giustamente che nell’urgenza potevano essere dati per altre finalità –, ma che se ci crediamo possiamo dire che per ora vanno bene.
Ma come dovranno essere erogati questi contributi? Nell’ordine del giorno presentato, firmato dai colleghi Brini, Pistarelli, Romagnoli ed il sottoscritto, c’è l’invito alla Giunta di privilegiare gli enti locali e le università. Le università perché ovviamente sono luogo della ricerca e approfondimento e formazione delle nuove leve dirigenziali, i Comuni perché sono la prima frontiera della ricerca per chi vuole consultare gli archivi. Quindi a quei Comuni che presentano un progetto di valorizzazione di archivi di partiti, di sindacati, di singole personalità, e che spendono per l’acquisizione, per il trasporto, per la microfilmatura, per la catalogazione, diamo il contributo.
Prego quindi i colleghi del centro-sinistra di convenire che con questo ordine del giorno si sta dicendo di privilegiare l’ente locale e l’università. Ritengo sia un punto sul quale ci possiamo ritrovare, in modo da poter dare il via a questa normativa e dare alla Giunta la possibilità di predisporre rapidamente questo regolamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Queste mie brevi considerazioni serviranno anche come dichiarazione di voto dei Comunisti Italiani.
Noi voteremo a favore ma questa leggina non andrebbe né esaltata né demonizzata, perché in realtà va a finanziare tutto tranne i musei della Resistenza, collega Brini. Ad esempio vengono esclusi i musei della Resistenza come quello di Caldarola o di Falconara e purtroppo anche altri. Ne poteva essere diversamente, perché con 40 mila euro una legge di questo tipo non ha nessuna ragione di sussistere, nel senso che se tutto va bene potrà finanziare solo pochissime iniziative.
Anzi, un’impostazione di questo tipo rischia di vanificare la necessità di concentrare le risorse proprio per una tenuta degli archivi dei partiti politici e più in generale sugli archivi della regione Marche. Cosa che peraltro già avviene. Esiste infatti una legge sulla diffusione dei musei che comprende in parte anche gli archivi storici.
In ogni caso, a differenza di quello che ha detto la sempre gentile Consigliera Romagnoli, non è certamente questa l’occasione per fare una contrapposizione contro la cultura marxista. Anzi, dal punto di vista tecnico i migliori archivi d’Italia, della regione Marche e del mondo, sono stati conservati proprio dalla cultura marxista.
Perché occorre guardare al futuro attraverso la storia e non rimuovendo la storia. Altra cosa, invece, è analizzare la storia, ossia prendere la storia per quello che è stata e poi fare intervenire la politica quando è necessario.
Ora non voglio farla lunga, però, ripeto, questa valorizzazione di fatto già avviene. Quindi non vorrei che attraverso una zona grigia di partiti politici, di associazioni tutte sullo stesso piano, si andasse verso una cultura revisionista di quella zona grigia, appunto, dove tutto è uguale.
Dobbiamo comunque trarre da questa proposta di legge anche un’altra possibilità per il futuro bilancio. Quindi in primo luogo occorre mettere risorse adeguate, perché 40 mila euro non riuscirebbero a valorizzare nessun archivio, anzi, si rischia di penalizzare il concetto della tenuta degli archivi.
Inoltre bisogna dargli anche un’altra possibilità, ossia per la prospettiva – ed è per questo che voteremo a favore – che la legge stessa può avere. Altrimenti può esserci il rischio che una legge siffatta venga letta come una legge ad hoc per una sola iniziativa. E noi questo ovviamente non lo vogliamo, in quanto certamente deve essere a disposizione di tutti.
Quindi l’anomalia sta proprio nella parte della disposizione finanziaria, di cui all’articolo 3, che destina pochissime risorse, quanto invece il titolo e le finalità, di cui all’articolo 1, meriterebbero nella dotazione finanziaria altra consistenza.
Pertanto con questa prospettiva, seppur con un’analisi anche originale rispetto a quella di altri colleghi della maggioranza, motivo per cui non abbiamo sottoscritto la legge, voteremo a favore, affinché questa legge possa essere un modo per aprire una discussione più seria sugli archivi e sui musei che esistono nelle Marche, per i quali, ripeto, con 40 mila euro non si riuscirà a fare nulla.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Con questa proposta di legge ci viene chiesto di votare a favore di norme per la valorizzazione degli archivi storici dei partiti politici, dei movimenti politici e di personalità politiche dei sindacati. Ma personalmente mi lascia un po’ perplesso il fatto che partiti e sindacati, che hanno già comunque a livello nazionale delle loro forme di finanziamento anche abbastanza consistenti, possano usufruire di ulteriori contributi, in particolar modo in una situazione delicata economicamente come quella che stiamo attraversando.
Da una parte si dice che è opportuno conservare quella che viene definita la memoria di ciascuno di noi, del percorso che è stato fatto. Dall’altra però i partiti che rappresentiamo hanno per questo già le disponibilità economiche, per lo meno i partiti a livello nazionale. Quindi andare addirittura a fare una legge per dare ulteriori contributi, oltre ai fondi che i partiti, appunto, hanno già a disposizione, francamente mi sembra un discorso contraddittorio.
La collega Romagnoli ha detto, ad esempio, che Alleanza Nazionale ha creato una fondazione proprio a questo scopo, dove chi vuole aderire paga 300 euro, si ottiene così quei fondi necessari per poter valorizzare proprio gli archivi di cui parla questa legge.
Quindi ritengo si stia facendo un errore. Sapendo peraltro, senza ora entrare più di tanto nel merito, che ci sarebbero giacenti anche tante altre proposte di legge importanti e che quindi sicuramente dovrebbero essere affrontate. Anzi, prendo spunto proprio per sollecitare un aumento del numero delle sedute assembleari da qui a fine legislatura, affinché si possano portare avanti anche tutte quelle proposte leggi che sono rimaste indietro. Qui ognuno giustamente dice: “io ho presentato una proposta di legge quattro anni fa”, “io ho presentato una proposta di legge cinque-sei anni fa”, però poi ci vediamo solo una volta la settimana. Allora vediamo di fare più sedute assembleari in modo, ripeto, si possano portare avanti tutte le proposte di legge, sia quelle che provengono dalla maggioranza, sia quelle che provengono dall’opposizione. Altrimenti non c’è coerenza tra la richiesta di discussione in Aula delle leggi ed il numero delle sedute assembleari dove poterle discutere.
Torno alla proposta di legge che stiamo esaminando. Ritengo, come ho già sottolineato, che questo provvedimento non vada assolutamente bene. E’ una legge che va a finanziare ulteriormente i partiti, che però, è chiaro, come abbiamo visto anche in passato, va a finanziare soprattutto quelli di centro-sinistra.
Le risorse che vengono attribuite sono 40 mila euro, e se il discorso è quello di valorizzare gli archivi è una cifra ridicola rispetto all’esigenza che potrebbe avere tutto territorio della nostra regione; con 40 mila euro si potrebbe riuscire a mettere a posto solo l’archivio delle figurine! Se invece si vogliono fare ricerche o sistemare degli archivi con questa cifra non si potrà fare assolutamente nulla.
Allora questo mi fa dedurre che molto probabilmente è una legge nata a proposito, ossia in un periodo di campagna elettorale nel quale si cerca di accontentare i soliti amici degli amici. Vorrei infatti ricordarvi che solo qualche mese fa avete stanziato 80 mila euro per le associazioni partigiane o comunque dell’ambiente della Resistenza. Ed oggi tornate di nuovo a finanziare con la scusa dell’archivio storico.
Credo che in una fase di crisi come quella in cui ci troviamo ai cittadini dovremmo dare delle risposte completamente diverse.
E’ vero che ci siamo un po’ abituati a sorprese di questo genere. Ad esempio qualche mese fa, in occasione della giornata internazionale della violenza contro le donne, questa Regione, la vostra maggioranza, ha scelto di pagare tre canzoni di Fiorella Mannoia 24 mila euro (8 mila euro a canzone). Quindi non ci meraviglia il fatto che la gente nei confronti della politica è arrabbiata.
E’ inoltre di qualche settimana fa quel bando di gara che ha visto l’assegnazione di 1 milione e 785 mila euro per la promozione della nostra regione. Va benissimo promuovere la nostra regione, va benissimo investire anche più soldi di quelli, ma vorremmo capire una volta tanto anche come vengono spesi. Vorremmo sapere quale cifra e che cifra è stata data all’ex Assessore Solari, e lo vogliamo sapere in modo chiaro soprattutto per rispetto dei cittadini. Non ci si può venire a dire che quelli sono fondi che vengono dalla Comunità europea, quando sappiamo benissimo che alla Comunità europea glieli diamo noi! La Comunità europea non è che ha una miniera d’oro nella quale si scava e vengono fuori i soldi, quelli sono i soldi dei vari Stati.
Allora, per cortesia, anzi, direi per forza, in questo contesto generale focalizziamo l’attenzione sui problemi quotidiani della gente.
Qui invece si fa una seduta assembleare per parlare di un unico argomento, quello di dare 40 mila euro ai partiti e ai sindacati. Oggi infatti questo è l’unico punto all’ordine del giorno, a parte le interrogazioni che abbiamo svolto prima, che deve passare. Ripeto, 40 mila euro per i partiti e i sindacati! Siamo a contatto della realtà che c’è fuori oppure viviamo in un mondo diverso?! Se si decidono queste cose credo che molti qua dentro vivono in un mondo diverso e che quindi non si rendono assolutamente conto di quello che sta succedendo fuori.
Pertanto personalmente questa legge non la voterò, così com’è non serve a niente, va solo a finanziare chi già i quattrini ce li ha. E se qualcuno crede veramente che è opportuno conservare l’archivio del proprio partito semmai fa come ha fatto a livello nazionale il partito di Alleanza nazionale che ha creato una fondazione ad hoc per portare avanti per il futuro i percorsi che sono stati affrontati politicamente dal dopoguerra ad oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Pensavo di rinunciare al mio intervento in quanto mi ritrovo moltissimo con le considerazioni fatte sia dal relatore di maggioranza che dalla Consigliera Mammoli, ma dopo aver ascoltato gli interventi che mi hanno preceduto ho deciso di intervenire.
Capisco che la crisi economico-sociale è pesantissima – anche se qualcuno ancora in Italia ritiene che sia solo psicologica! –, i dati di tutti i giorni ci parlano di situazioni drammatiche anche nella nostra regione, però io prendo le distanze da chi ritiene che in momenti come questi sostenere la cultura, la ricerca, gli investimenti sul sapere, sia superfluo o addirittura da criminalizzare. Da questo prendo veramente le distanze! Magari sto anche usando un termine eccessivo, ma di fronte ai coloratissimi interventi del Consigliere D’Anna e del Consigliere Brini, mi permetto di essere anch’io colorita!. (…) Consigliere Brini, le ripeto, ho usato termini coloriti così come altrettanto coloriti sono stati alcuni interventi della minoranza, peraltro interventi che spesso hanno sfiorato quasi un linguaggio non proprio adeguato a quest’Aula. Chiudo la parentesi e ritorniamo al dunque.
E’ chiaro che per sostenere iniziative di questa natura potevamo scegliere non la dignità della legge, bensì altri strumenti regionali, come piani della cultura, interventi ad hoc. Questi atti si potevano fare, come si sono fatti in questi anni, e probabilmente non sarebbero stati trasparenti e alla luce del sole. Invece è stata scelta la strada di fare una legge. Uno, intanto proprio per uscire da questi meccanismi poco trasparenti. Due, perché l’intento di questa legge è di sostenere gli archivi storici e la memoria storico-politica di tutta la cultura marchigiana.
Si vuole valorizzare il localismo – tra l’altro mi pare che il federalismo abbia presupposti politico-culturali più da parte del centro-destra che da parte del centro-sinistra –, si vuole valorizzare la storia locale, si vogliono ricostruire le storie e la memoria di questa nostra regione
Questo è il senso della legge. Che tra l’altro ha vincoli molto precisi, dice infatti che non può essere riconosciuto o sostenuto o finanziato chi non ha riconoscimenti nazionali come quelli previsti dal codice Urbani.
Si vuole riconoscere che anche in questa nostra regione c’è stata una storia importante dei partiti politici, dei movimenti sindacali, tutti quelli previsti dall’arco costituzionale o che hanno il riconoscimento del codice Urbani, come pure di personalità politiche di rilievo.
Questa legge contribuisce a dare forza, radici e riconoscimenti alla cultura e alla storia della nostra regione. Del riconoscimento del nostro regionalismo ne abbiamo fatto oggetto addirittura di una legge specifica, la Giornata delle Marche. Allora vogliamo fare solo questo? Vogliamo fare solo immagine o vogliamo dare anche un po’ di sostanza?
Io voglio che alla dignità e alla memoria di questa nostra regione si dia sostanza, e quindi i partiti politici, i movimenti sindacali e le personalità politiche sono un pezzo significativo della storia della nostra regione.
La legge vuole fare questo, non ha nessun altra intenzione, è una legge dignitosissima. I criteri sono rigidi, perché, ripeto, se gli archivi non sono riconosciuti ai sensi delle norme del codice Urbani non possono essere sostenuti, quindi non diamo soldi a chiunque o ad amici del centro-sinistra.
Questa legge tra l’altro ha un contributo non così rilevante. Ma con trasparenza intanto diamo dignità di legge a questo recupero della nostra memoria storico-politica. Per cui in un momento in cui spesso la politica presenta immagini non positive, se possiamo ricostruire un po’ di storia nobile anche della nostra regione e finanziarla in maniera dovuta, mi sembra un atto importante.
Sostenere la ricerca storico-culturale e poter pensare al nostro futuro recuperando le nostre radici non mi pare sia una questione che anche in un momento di crisi non possa essere sostenuta.
Quindi questa legge ha tutta la dignità di essere approvata. Se poi c’è un ordine del giorno che vuole far recuperare all’Assemblea legislativa anche un ruolo non sarò certo io a dire di no.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Anch’io ho sottoscritto questa proposta di legge in quanto credo nell’universalità della valorizzazione di qualunque archivio storico che altrimenti potrebbero rischiare di andare perduti. Tramandare alle nuove generazioni la storia del passato è un atto fondamentale. E quello che è drammatico è il fatto che su questi temi ci troviamo divisi. È vergognoso!
Perché se riusciamo a dividerci anche sulla universalità dei valori, una cosa è certa, di questo nostro mandato, ad esempio, nei prossimi archivi storici ci saranno solo tre foglietti di carta, così non saremmo costretti neppure a spenderci tanto!
Quindi se le cose stanno così, mi dispiace tanto, ma io non voglio accumunarmi a chi nella seconda Repubblica ragiona in questo modo.
La rappresentanza democratica scritta sulla nostra Costituzione deve essere applicata così com’è, invece qualcuno la vuol cancellare senza passare neppure attraverso una modifica costituzionale. Non ci sto! La politica urlata non appartiene al mio modo di essere, non appartiene a quei valori che mi hanno insegnato i miei genitori, i miei nonni e tutti quelli che hanno fatto la politica in cui credo e che condivido tutt’oggi.
Oggi la crisi non è economica, la crisi è nei valori fondamentali dell’uomo, quei valori che oggi alcuni vogliono cancellare senza assumersi la responsabilità di affrontarli con onestà e nella correttezza di una critica giusta.
Di questa decadenza l’economia è solo un aspetto, perché il voler correre dietro al Dio denaro causa poi quegli episodi che oggi siamo costretti a vedere, dove magari esponenti di rappresentanza pubblica perdono la loro reputazione con atti che in fondo sono solo a causa di una crisi di valori. Nel contesto dove i nostri padri e i nostri precursori sono vissuti era inaudito solo pensarlo. Essi ci hanno solo insegnato che occorre fare un dibattito serio, ai loto tempi qualsiasi cosa veniva vista su un argomento concreto che portava al solo obiettivo di tutelare gli interessi dei cittadini che rappresentavano.
Ecco perché ho firmato questa legge, che vuole essere solo un inizio per valorizzare la nostra storia, e poi con interventi successivi, dove mi auguro possa vedersi unità e non divisione, poter costruire un percorso serio per dare alle nuove generazioni una politica corretta e dove rivedere tutto questo urlare che oggi siamo costretti a sentire in Italia.

PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare e nessuno della Giunta ha chiesto di replicare, quindi passiamo alla votazione.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4 bis (Dichiarazione d’urgenza). Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei componenti)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Massi, Brini, Romagnoli, Pistarelli:
L’Assemblea legislativa delle Marche, considerato che all’articolo 2, comma 2, della pdl n. 330 è previsto che i criteri e le modalità per l’erogazione dei contributi saranno stabiliti dalla Giunta regionale;
Invita la Giunta regionale a redigere una normativa che privilegi i contributi agli enti locali o alle università che predispongono progetti di acquisizione e di conservazione degli archivi in questione.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. L’ordine del giorno pone una questione seria che riguarda il rapporto con il sistema degli enti locali. Oggi chi più chi meno abbiamo a modo nostro criticato e sottolineato la scarsità delle risorse nella disposizione finanziaria, quindi secondo me mettere tra i possibili soggetti del contributo pubblico anche le università è un errore.
Le università già hanno una loro strutturazione per quanto riguarda la ricerca, come ad esempio le facoltà di scienze politiche, ma non solo quelle. Per cui demanderei ai soggetti individuati all’articolo 1 e limitando ai soli enti locali.
Secondo me una formulazione di questo tipo si potrebbe votare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Collega Procaccini, perché abbiamo messo l’università? Ad esempio nell’università di Macerata il prof. Ventrone, titolare della cattedra di storia dei partiti politici e di storia contemporanea, ha già una sperimentazione in atto che potrebbe benissimo attagliarsi all’impostazione che è stata data alla legge.
E’ per questo che si dice che possono venir fuori quelle richieste di pluralismo, di rispetto della ricerca storica, scevra da ogni tipo di condizionamento o di visione troppo ancorata magari a qualche interesse immediato.
Quindi l’università potrebbe essere uno di questi soggetti. Tra l’altro è contemplato all’articolo 2 – non all’articolo 1, Consigliere Procaccini – che dice: “La Regione concede contributi ad associazioni, fondazioni o enti senza scopo di lucro e con finalità esclusivamente culturali…omissis”. Perciò se ci sono enti locali o l’ente preposto in maniera assolutamente preponderante alla ricerca, come appunto l’università, mi sembra che sottoporre un progetto che integri quei fondi, che sono propri della ricerca universitaria, con questa nostra proposta di legge, come impostazione generale credo possa essere accolta.
Quindi noi insistiamo affinché entrambi i soggetti possano essere coinvolti, cioè l’ente locale e l’università.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 330. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Mozione n. 378
della Consigliera Mammoli
“Crisi occupazionale Raffineria API”

Mozione n. 371
dei Consiglieri Procaccini, Brandoni
“Tagli all’organico della raffineria API di Falconara”

Abbinate
(Discussione e votazione risoluzione)

.

PRESIDENTE. Così come stabilito, passiamo alla discussine della mozione n. 378 della Consigliera Mammoli, abbinata alla mozione n. 371 dei Consiglieri Procaccini, Brandoni, in merito alla raffineria API.
Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Abbiamo seguito, sia sulla stampa, sia a livello politico ed istituzionale con incontri diretti, la situazione di grossa difficoltà che sta emergendo all’interno dell’azienda API. Ossia la possibilità che un numero molto consistente di lavoratori venga considerato in esubero, quindi con tutte le problematiche che questo comporta.
La terza Commissione ha incontrato sia le rappresentanze sindacali, sia gli amministratori delegati, dell’azienda API e dell’azienda Aethra – come aveva fatto precedentemente anche con l’azienda Manuli – per ascoltare dalla viva voce dei protagonisti che cosa stava succedendo, quali erano le motivazioni delle richieste che venivano fatte e quali erano, se c’erano, le possibilità di trovare un accordo che fosse il più indolore possibile e che naturalmente, come qualcuno chiede giustamente, non andasse a toccare la situazione dei lavoratori.
La situazione dell’azienda API si connota anch’essa all’interno di una situazione generale per le aziende di difficoltà nazionale, internazionale, e soprattutto marchigiana in considerazione del fatto che la nostra è una regione particolarmente manifatturiera.
Oggi in quest’Aula la situazione di difficoltà provocata dalla crisi che stiamo vivendo è stata richiamata anche in altri interventi seppure per argomenti diversi.
La necessità di porre in cassa integrazione o di considerare in esubero o porre in mobilità da parte della proprietà nei confronti dei lavoratori non sempre deriva dal fatto che ci siano meno commesse oppure che ci siano difficoltà con le banche.
In questo momento, infatti, nelle Marche alcune aziende stanno riorganizzando il lavoro al loro interno, e tra queste vi è anche l’API. Quindi la richiesta di mobilità o di esubero di una gran parte dei lavoratori deriva, a detta della proprietà, dalla necessità di riorganizzazione dell’azienda.
Per cui in questa mozione si chiede, da un lato che vengano salvaguardati al massimo i lavoratori, oppure, come qualcuno sostiene – so che sono stati presentati degli emendamenti –, che ciascun lavoratore possa rimanere ad occupare il proprio posto di lavoro; questo me lo auguro, quindi per quanto mi riguarda quegli emendamenti vanno accolti.
Però, essendo anche molto concreta nelle mie esposizioni, dico anche che se invece di dire “impegna” ci avessimo messo “auspica”, sicuramente ci avrei messo non solo tutti quei lavoratori ma anche di più. Ma visto che scriviamo “impegna”, poi quell’impegno dovrà poi anche essere concretizzato in termini effettivi, quindi non soltanto tanto per dire qualcosa attraverso un ordine del giorno, ma proprio perché ho tenuto conto di ciò che è emerso dal colloquio.
Per cui ovviamente da parte mia, ma immagino anche da parte di tutti i Consiglieri e della Commissione in particolare, la volontà che nessuno dei lavoratori venga toccato è assolutamente condivisibile.
L’azienda API ha delle peculiarità diverse, ad esempio c’è il discorso della sicurezza nei luoghi di lavoro – peraltro gran parte dei lavoratori riguarderebbero quel settore, anche se ci è stato illustrato che la riorganizzazione dovrebbe avvenire in maniera diversa –, c’è il discorso che riguarda un intero territorio, sappiamo infatti le difficoltà che derivano dalla presenza di quest’azienda, c’è il discorso della salute sia dei lavoratori che operano all’interno sia dei cittadini del territorio interessato.
Non ho toccato in questa mozione il discorso di una nuova centrale, anche perché proprio in Commissione, nonostante qualche accenno era stato fatto, si era detto che oggi il problema doveva riguardare la salvaguardia dei lavoratori e del lavoro.
E’ inutile illustrare in maniera più ampia questa mozione, la situazione la conosciamo tutti.
Ci sono emendamenti, inoltre è abbinata anche ad un’altra mozione, quindi mi auguro, visto che la salvaguardia del lavoro e dell’occupazione è un tema che interessa sia la maggioranza che l’opposizione, che alla fine si possa arrivare ad una mozione condivisa da tutti.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Apprezzo lo spirito e lo sforzo fatto dalla collega Mammoli circa questa mozione. Perché il problema è reale, è complesso, è un problema che parte dalla contingenza quotidiana dell’occupazione ma che in realtà ha una portata più vasta, che arriva al piano energetico, al ruolo che ha quell’azienda sul territorio.
Assieme al collega Cesaroni ho presentato un emendamento che in certo qual modo sottolinea il punto 1 del dispositivo, quello cioè di favorire lo sviluppo della centrale nel rispetto massimo dell’ambiente. Che dunque possa garantire i posti di lavoro, evitando quella sorta di ricatto che ci potrebbe essere – perché è giusto che non ci nascondiamo dietro le parole –, ossia che la conversione di una parte della raffineria sia condizionata al mantenimento dei posti di lavoro.
E’ meglio stare alla luce del sole, noi siamo di questo avviso, senza demagogia. C’è la necessità di salvaguardare i posti di lavoro e c’è la necessità di superare una produzione che negli anni andrà via via scemando.
Quindi condividiamo l’impostazione generale della mozione, ma l’arricchiamo con due emendamenti, che ritengo possano essere recepiti, collega Mammoli, perché esplicitano in qualche modo il suo pensiero. Noi abbiamo semplicemente modificato alcuni termini che rendono la mozione più organica e più confacente a fotografare una situazione che c’è, ma che posso dire essere nello spirito che ha animato la mozione stessa al momento della sua redazione.

Presidenza del Vicepresidente
Francesco Comi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ho letto con attenzione la mozione presentata dalla Commissione, e devo dire con tutta onestà che la considero insufficiente ed inefficace. Insufficiente ed inefficace esattamente alla bisogna. Perché rischieremmo di compiere un atto liturgico ormai reiterato, ed ogni atto liturgico che si reitera rischia di passare – quasi quasi come nei carnevali le maschere vestite da prete – alla farsa.
Credo invece che se vogliamo fare qualcosa di efficace dovremmo ripartire da noi. E ripartire da noi riguarda il rapporto che la Regione Marche ha avuto con questa raffineria, con le sue possibilità ed i suoi problemi.
Da questo punto di vista, si ricorderà, che il rinnovo della convenzione comportò un protocollo che prevedeva un percorso, un’azione, un confronto. Quel percorso, quell’azione e quel confronto avevano dei punti di riferimento significativi, ancorché non definiti. Questi punti si chiamavano, salvaguardia occupazionale da una parte, riorganizzazione produttiva in funzione di una composizione organica dell’attività tale da ridurre le questioni della raffinazione, e aumento invece delle cosiddette energie rinnovabili.
Di quel protocollo credo dovremmo parlare, perché innanzitutto dovremmo riflettere dei nostri ritardi, delle nostre lacune e delle nostre debolezze, e perché, ancorché scarsamente cogente, prevedeva passaggi e momenti e imponeva all’azienda operazioni e attenzioni. Qualcosa è stato fatto, non tutto è stato fatto.
Ora questa riorganizzazione aziendale, come l’amministratore delegato ci ha ricordato in Commissione, ha esclusivamente una funzione – come è naturale per un’impresa – di carattere produttivo, legata ai costi di produzione, alla valorizzazione e alla massimizzazione del profitto. Che non è una brutta parola dal punto di vista aziendale, è una missione, è un’attenzione. Ma in questo caso sono le Istituzioni che debbono parlare.
A me pare, quindi, che se in questa mozione non facciamo riferimento a quel protocollo, ribadendo gli impegni che abbiamo preso insieme all’API, e ribadendo noi quali sono le azioni che consegniamo alla Giunta, hic et nunc, quindi non domani quando ci sarà un’altra crisi, non domani quando ci sarà un’altra ristrutturazione, non domani quando ci troveremo di fronte a qualche ulteriore problema di questa natura.
Quindi proporrei alla redattrice della mozione la possibilità di riflettere un attimo – chiedo quindi una sospensione – per poter meglio precisare, appunto, gli atti che abbiamo compiuto, le azioni che dovremmo compiere e gli indirizzi che dovremmo dare alla Giunta.
Mi dispiace che ora non c’è l’Assessore competente, perché poteva darci e dirci gli incontri, i passaggi, le cose che abbiamo fatto sin d’ora, ci avrebbero aiutato.
Per cui credo che questo sia un primo passaggio.
Inoltre, come ricordato dalla Presidente Mammoli, questa mozione è anche particolarmente difensiva. Noi non possiamo chiedere di limitare gli esuberi a chi ha detto e ha sottoscritto che il percorso, il passaggio, il mantenimento di questa azienda nel territorio regionale aveva come obiettivo non solo la massimizzazione del profitto, legittima, ma anche la salvaguardia occupazionale e lo sviluppo complessivo dal punto di vista della missione aziendale su territori di ricerca produttiva che non erano quelli della raffinazione.
Ci troviamo quindi ad un passo indietro pesante da parte dell’azienda, per cui dovremmo far pesare tutta l’iniziativa politica necessaria non solo a salvaguardia dei lavoratori ma rispetto ai problemi che quell’azienda ci consegna.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Rispetto alla mozione presentata dalla Presidente della terza Commissione collega Mammoli, rispetto anche alla discussione che si è svolta e che si svolgerà, e anche perché erano state presentate prima altre mozioni, ora, soprattutto dopo l’incontro della Commissione con i sindacati e le rappresentanze dei lavoratori e dell’impresa API, sarebbe opportuna, se lei Presidente è d’accordo e se è d’accordo la Presidente Mammoli, una brevissima sospensione per vedere se è possibile addivenire ad una mozione unitaria di tutta l’Assemblea legislativa.
Una mozione che in primo luogo dovrebbe vertere su due aspetti. Innanzitutto sulla difesa dell’occupazione e poi sulla sicurezza. Due aspetti, la sicurezza ed il lavoro, che devono andare avanti di pari passo, non dobbiamo mai commettere l’errore di separarli. Se commettessimo questo errore in una realtà comunque a rischio daremmo un colpo ad entrambi gli aspetti, sicurezza e lavoro, lavoro e sicurezza.
Allora secondo noi la prima cosa da chiedere alla raffineria API è quella di una precondizione, ossia che per addivenire ad una seria trattativa, a rispetto del protocollo d’intesa tra le Marche e la raffineria stessa, occorre che l’azienda annulli la decisione della sospensione della messa in mobilità di 140 lavoratori. Dopodiché si dovrà aprire una seria trattativa per verificare il contesto in cui operano le raffinerie e soprattutto non penalizzare i lavoratori che già soffrono di una situazione di precarietà.
Per quanto riguarda la sicurezza il fatto di andare a ridimensionare dentro, e quindi nel contesto della raffineria, le unità lavorative, penalizzerà in maniera oserei dire inevitabile la sicurezza.
Il protocollo della Regione Marche, sottoscritto da tutte le parti, su questo aspetto, come pure su quello dell’occupazione, era stato molto preciso. E da questo punto di vista mi pare che la Giunta regionale abbia svolto un ruolo positivo, in certi momenti anche con vertenze molto forti.
Penso, quindi, che dovremmo continuare su questa strada, senza nessuna velleità, senza sposare tesi né avventuristiche né di lasciare le cose come stanno. Perché la preoccupazione esiste dentro il mondo del lavoro, esiste nei quartieri della città di Falconara che nel frattempo si sono sviluppati attorno alla raffineria, e soprattutto in quel territorio esiste un problema di concentrazione di diverse infrastrutture che vanno ad interferire in una zona già critica.
Sicché dobbiamo sottolineare con forza che l’Assemblea legislativa è dalla parte dei lavoratori, dello sviluppo in generale e dello sviluppo energetico.
C’è quindi la necessità di aprire una riflessione. E con la nuova dirigenza del PD – apro e chiudo una parentesi che forse in questo momento non c’entra niente – ci vuole anche una riflessione sul fatto che occorre rivedere quella modalità un po’ provinciale rispetto al resto del mondo, ossia di quando si dice che ogni regione debba essere autonoma dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico. In realtà i dati che vengono prodotti per forzare le situazioni nelle Marche sono allarmistici, non è vero che c’è questo fabbisogno enorme, tuttavia il fabbisogno energetico va letto all’interno di uno Stato, non di una regione, che alcuni vedono come fosse uno staterello. Perché se si consolidasse una linea di questo tipo poi quando andrà in vigore il nucleare sarà anche peggio.
Concludo dicendo che andrebbe fatta una mozione, se possibile unitaria, con questi due capisaldi: lavoro e sicurezza.

PRESIDENTE. Se il Consigliere Procaccini, che ha proposto la sospensione, è d’accordo, prima direi di concludere la discussione e poi ragioneremo insieme all’Aula su tale richiesta.
Ha la parola il Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. In linea di massima siamo d’accordo su questa mozione presentata dalla Presidente della Commissione Consigliera Mammoli, alla quale però vorremmo apportarvi piccoli accorgimenti rafforzativi.
Certamente anche secondo noi un’azienda come la raffineria l’API deve cercare di mantenere tutta l’occupazione in essa esistente, senza quindi attivare quegli spauracchi come la cassa integrazione o la mobilità per 140 dipendenti; però credo che l’azienda faccia questi discorsi anche confrontando il rapporto che ha la Regione nei confronti dei cittadini, istituzione infatti che non mi sembra si stia comportando molto meglio della stessa azienda API!
Noi siamo d’accordo sul discorso fatto ora dal collega Procaccini sul lavoro-sicurezza, però di questo ne parla anche la mozione presentata dalla collega Mammoli.
Quindi, ripeto, siamo d’accordo ma va rafforzato il discorso occupazionale.
Ribadisco ancora una volta che non vogliamo che si perda all’interno dell’azienda nessuna unità lavorativa. Chiediamo, inoltre, che la Regione Marche svolga il proprio compito, ossia quello di seguire da vicino le situazioni non solo della raffineria Api ma di tutte le aziende marchigiane. L’azienda API, infatti, non è diversa da tutte quelle altre aziende che vanno comunque sostenute nei momenti di difficoltà, vanno aiutate a portare avanti lo sviluppo socio-economico del territorio.
Queste cose le dobbiamo tenere in considerazione. Però senza fare discorsi populisti come quelli che fa il Consigliere Procaccini quando dice che in quel territorio c’è una concentrazione di strutture o di abitazioni. Perché, come sapete bene, l’API è stata la prima azienda inserita un quel luogo, allora semmai sono stati i politici che hanno permesso di fare altre strutture ad essa vicine o addirittura abitazioni. Quindi i danni li ha fatti chi ha governato il Comune, non l’API che già c’era!
Su questo vorrei far riflettere anche l’Assessore Amagliani, lui a Falconara c’è nato!
Quindi, ripeto, l’API c’era, e se negli anni si è costruito tutto attorno è la politica che ha governato questo territorio che lo ha permesso. Ad esempio anche durante gli anni ’50-’60 credo ci sia stata la compartecipazione di tutti, certo, allora si governava diversamente, non si faceva come adesso che c’è un muro contro muro. Quindi certe responsabilità le ha anche il suo partito, Consigliere Procaccini, non è che allora la Democrazia Cristiana governava da sola, governava con il “ni” del Partito Comunista che oggi lei rappresenta in quest’Aula.
Quindi se sin dal passato è stato permesso di far crescere una simile realtà, non è che oggi possiamo dire che visto che abbiamo costruito vicino l’API facciamo chiudere l’API. La teoria di Amagliani, infatti, qualche anno fa era quella di far chiudere l’API e addirittura di spostarla.
Sono dieci anni che su tale questione si fanno le battaglie, ma oggi l’unica battaglia che si dovrebbe fare è quella di cercare di mantenere l’occupazione in questa struttura. Sul nostro territorio vi è già tantissima disoccupazione, quindi cerchiamo di non fare altri danni.
Nella realtà della Vallesina, sempre nel rispetto delle aziende e dell’ambiente, dobbiamo cercare di sostenere tutte quelle aziende che possono creare sviluppo nel territorio. Quindi anche per l’azienda Api riteniamo non si debba licenziare nessuno al fine di poter mandare avanti l’attività che si intende realizzare. Certo, andando comunque giorno dopo giorno verso la riduzione della raffineria stessa che in futuro vedrà comunque sua chiusura. Queste cose bisogna dirle.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Essendo cittadino falconarese parto dalle ultime considerazioni fatte ora dal Consigliere Cesaroni, ma credo non occorra essere cittadino falconarese per conoscere la storia dell’API. Una storia che inizia nel 1949, era un deposito ed ottiene la prima concessione nel 1956, e in quegli anni, è vero, il centro abitato che oggi circonda la raffineria non esisteva, è successivamente che si è creata quella situazione urbanistica. Però è altrettanto vero, lo dico per onestà, che a Falconara quelli erano gli anni del centrismo, superati dagli anni del centro-sinistra e poi dal frontismo. Questa è stata la storia politica di Falconara Marittima. Per cui se c’è una responsabilità da addebitare bisogna partire dalla testa e non dalla coda.
Detto questo a me ora piacerebbe fare un minimo di chiarezza in quest’Aula, che su questa questione ne ha sentite tante, e probabilmente con atteggiamenti un po’ diversi. Comunque devo dire che da parte del Consigliere Cesaroni c’è sempre stata coerenza nei confronti dell’atteggiamento della raffineria, come credo lei, Consigliere Cesaroni, debba riconoscere altrettanto per me
Ricordo in quest’Aula che fui accusato del fatto che mi prendevo una responsabilità, ossia quella del rinnovo della concessione alla raffineria API di Falconara Marittima.
Bene, io ho seguito in più momenti la vicenda API. Ho iniziato nel 1988 incontrando l’allora Ministro all’ambiente Ruffolo, quando le leggi di VIA erano ancora una cosa al di là dal venire, al quale chiedevo di verificare questa possibilità. Proprio perché se c’è una cosa che ho imparato è quella che tutta la comunità ha parlato della raffineria API di Falconara Marittima quando la stessa ha fatto parlare di sé.
Eravamo negli anni in cui la raffineria chiedeva l’autorizzazione per la costruzione della centrale IGCC, e proprio in quel momento – allora ero Assessore comunale a Falconara Marittima – mi mossi nei confronti del Ministro Ruffolo, ottenendo peraltro questo tipo di verifica, però poi le cose andarono come le conoscete.
Abbiamo riparlato in maniera pesante di raffineria alla fine del 2002 inizio 2003… (...) Me lo ricordo bene, tant’è che non ero Assessore all’energia, ma anche allora ero Assessore all’ambiente, potevo tranquillamente mettere la testa sotto la sabbia ma non l’ho fatto! E non l’ho fatto, e lo ripeto per l’ennesima volta, perché mi assunsi l’onere, di fronte ad un atto dovuto che aveva già tutti i pareri positivi di tutti i Ministeri interessati (industria, ambiente, sanità), soltanto di fermare le bocce e cercare di portare un po’ più avanti la possibilità di prescrivere un qualcosa di più a quell’azienda ad altissimo rischio – così è classificata – prima ancora di concedere un’autorizzazione successiva che era dovuta, era nei fatti. E che peraltro nessuno politico di turno avrebbe potuto firmare, né il Presidente d’Ambrosio, né il sottoscritto, ma solo ed esclusivamente il Capo dipartimento, in quel momento l’ing. Principi.
Portammo un po’ più avanti, mettemmo in piedi un protocollo d’intesa… (...) Guardi, Consigliere, che sto dicendo la verità, se la vada a rivedere nei fatti! Dicevo, mettemmo in piedi un impianto prescrittivo e un protocollo d’intesa.
Un impianto prescrittivo molto puntuale, ma che era comunque insufficiente nei confronti di un’azienda di quel tipo proprio perché poi abbiamo visto che ci sono stati incidenti successivi, il primo grande incidente nel 1999, il secondo scoppio nel 2004 e poi altri minori. Per cui i fatti dimostrano che probabilmente non era sufficiente, quindi dovremmo anche andare a rivedere quell’impianto.
Il protocollo d’intesa, invece, diceva che quell’area avrebbe dovuto caratterizzarsi sempre più come polo energetico ambientalmente avanzato, ma sempre meno come azienda di raffinazione del petrolio – perché si teneva conto comunque che ormai il trend della raffinazione del petrolio era quello –, però sempre in presenza del mantenimento dei livelli occupazionali. Perché parlavamo del mantenimento dei livelli occupazionali? Perché sappiamo bene che in quell’area – lo dissi allora e lo voglio ripetere oggi – la cosa da mettere in campo è sicuramente la questione legata alla bonifica del suolo e alla manutenzione dell’impianto per renderlo più efficiente.
Queste dunque sono le questioni sulle quali avremmo dovuto basarci e su cui anche oggi dovremmo basarci, non altro.
Anche l’amministratore delegato dell’API Ing. Cogliati, che ha incontrato il sottoscritto, l’Assessore Badiali e il Presidente, ci ha detto chiaramente che il taglio che si vuol fare non dipende assolutamente dalla questione delle costruzioni delle due centrali. E basterebbe soltanto prendere le carte presentate qui in Regione per capire che quelle due centrali a regime non darebbero più di 15-20 posti di lavoro.
Ma la nostra coerenza sta nel fatto che scrivemmo sul protocollo d’intesa quel tipo di indicazione, ossia polo energetico ambientalmente avanzato, e il 16 febbraio 2005 quest’Aula votò un piano energetico ambientale regionale che non prevedeva quelle tipologie di impianto. Quindi nessuna contraddizione, anzi, una coerenza piena, che quindi nega ancora quella tipologia di impianto che, ripeto, nulla ci azzecca con il fatto che oggi siamo di fronte ad un piano industriale dell’azienda che chiede il taglio di 140 posti.
Questo lo dico perché la Fondazione Merloni qualche giorno fa ci dà un dato. Cioè, quest’azienda occupa il nono posto per fatturato tra le prime cento d’Italia, ha aumentato il proprio fatturato del 13%. Quindi il problema è, se volete, solo meramente legato al fatturato dell’impresa, al ritorno che l’impresa ha dal proprio processo lavorativo, non da altro. Tant’è che è una questione della quale discutono anche le organizzazioni sindacali, però mi pare che oggi fortunatamente la situazione sia un po’ più tenera di quella che abbiamo conosciuto qualche giorno fa.
Per cui ritengo dovremmo ragionare sulle questioni per ciò che effettivamente sono.
Penso che negli atti di questa Regione ci sia un’assoluta coerenza. Attraverso quegli atti ad oggi – e questo sì, è vero – abbiamo scritto polo energetico ambientalmente avanzato, e in linea coerente non abbiamo consentito la costruzione di nuove centrali. Anzi, diciamo che una delle due, quella da 60 megawatt, corrisponde esattamente alle previsioni del PEAR, perché è una centrale a cogenerazione, quindi sta dentro il terzo Asse del Piano energetico ambientale.
Sicché ritengo ci siano tutte le condizioni per ricondurre questa discussione senza fughe in avanti e senza populismi di sorta all’interno delle questioni reali.
Esistono le condizioni per mantenere i livelli occupazionali dell’azienda attraverso i due filoni fondamentali, la bonifica dei suoli e sempre più un’assistenza tecnica ambientale all’interno dell’azienda.
Questi sono i due grandi filoni. Perché questa azienda non produce profumo, qui c’è la necessità di garantire una sicurezza interna ed esterna. E lo dico per i lavoratori, per i cittadini di Falconara e per i cittadini dell’hinterland.
Questa è la questione e quindi è in tale contesto che va inquadrata.
Qualche giorno fa ho scritto una lettera aperta ai lavoratori dell’API, ho detto che sostengo la loro lotta perché è inquadrata dentro questo contesto. Per cui, al contempo, sostenendo questa lotta per le motivazioni che ho detto, credo di star dentro con coerenza a tutti quegli atti votati da questa Assemblea legislativa regionale.
Non c’entrano nulla le fughe in avanti, le due centrali e quant’altro.
Ho letto la mozione presentata dai Consiglieri Procaccini e Brandoni, così come quella presentata dalla Consigliera Mammoli, per cui credo ci siano le condizioni per stilare un documento unitario che si attesti sulla verità e che tralasci la questione – tralasciata dallo stesso amministratore delegato – che non c’entra nulla, ossia quella che riguarda la possibilità di autorizzazione, perché è una possibilità che non esiste. Che ci si attesti, invece, sulle questioni previste dal protocollo d’intesa e dall’impianto prescrittivo.
Basterebbe star dentro questo contesto per evitare il taglio dei 140 posti e dare una risposta soddisfacente alle esigenze dell’azienda, dei lavoratori e della cittadinanza tutta.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa per dieci minuti.

La seduta è sospesa alle ore 12,45

La seduta riprende alle ore 13,05

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori, invito i Consiglieri a riprendere posto.
E’ stata presentata la seguente proposta di risoluzione a firma della Consigliera Mammoli:
L’Assemblea legislativa delle Marche,
Premesso che il nuovo scenario internazionale attraversa, ormai da tempo, una fase di gravissima crisi, anche le Marche stanno vivendo questo momento di grave difficoltà, tenuto conto della sua economia basta soprattutto sul manifatturiero;
Che sono state coinvolte sia le grandi imprese con il loro indotto, sia le piccole e piccolissime imprese di cui la nostra realtà è ricca;
Che inoltre alcune di esse stanno promuovendo operazioni di ristrutturazione aziendale per poter meglio competere nell’economia futura, provocando fenomeni di contrazione occupazionale;
Considerato che il nuovo piano di ristrutturazione aziendale API prevede “l’esubero” di 140 unità lavorative (su 460 addetti) di cui 103 “operativi”, con un drastico taglio di molti settori vitali quali: i capiturno che hanno la responsabilità dei singoli reparti e la squadra di prevenzione ed antincendio;
E che vista la complessità della problematica si intende seguire con grande attenzione l’evolversi della vicenda per agevolare e sostenere una soluzione che difesa il lavoro e i lavoratori;
Tutto ciò premesso, impegna la Giunta regionale:
1) ad intervenire, con i suoi strumenti come in generale nella sua azione per difender il più possibile i lavoro ed i lavoratori e contemporaneamente per cercare di porre le condizioni per ripartire con nuove soluzioni e possibilità di sviluppo, una volta che la crisi allenterà la morsa e incomincerà la ripresa;
2) a considerare la situazione dell’azienda API non solo come una vertenza aziendale, ma anche come questione che riguarda il rapporto fra azienda e territorio, fra azienda e cittadini;
3) a costruire un tavolo che veda riunite le istituzioni, l’azienda e le organizzazioni sindacali in cui vengano approfonditi i temi della difesa dell’occupazione della situazione dei lavoratori e della salute dei cittadini, in particolare con investimenti per la bonifica delle aree compromesse e la manutenzione degli impianti di lavorazione che migliorino le condizioni interne ed esterne anche attraverso il mantenimento dell’occupazione.

PRESIDENTE. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Nomina
Associazione “Università per la Pace” - n. 1 Consigliere regionale in seno all’Assemblea dei soci. (l.r. n. 9/2002, art. 15, comma 5, statuto ente art. 8 e deliberazione U.d.P. n. 125/09)


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di un Consigliere regionale in seno all’Assemblea dei soci dell’Associazione “Università per la Pace”. Prego distribuire le schede.

(Segue la votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti 28. Schede bianche n. 3, schede valide n. 25.
Hanno ricevuto voti: Bucciarelli n. 16, Santori n. 7, Brini n. 1, Altomeni n. 1.
Proclamo quindi eletto quale componente dell’Assemblea dei soci dell’Associazione “Università per la Pace” il Consigliere Bucciarelli.


Nomina
Associazione “Università per la Pace” - n. 1 rappresentante nel Consiglio direttivo (l.r. n. 9/2002, art. 15, comma 5, statuto ente art. 12, comma 6 e deliberazione U.d.P. n. 125/09)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di un rappresentante nel Consiglio direttivo dell’Associazione “Università per la Pace”. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Vorrei un attimo intervenire sull’elezione che andremo a fare adesso. Sappiamo che la maggioranza ha indicato due candidati. Però all’Assemblea vorrei raccontare quello che mi è sembrato un bell’esempio di procedimento, visto che andiamo a eleggere proprio i componenti dell’Università della pace.
Credo che abbiamo fatto una bella operazione a votare questi due candidati, ritengo siano sicuramente tra le persone che meglio possono rappresentare l’Assemblea legislativa nell’ambito di questa struttura, Luciano Benini e Roberto Mancini.
Siccome le due persone si conoscono – che peraltro il Consigliere Luchetti ed io avevamo addirittura candidato seppure senza sentirci – li abbiamo invitati a confrontarsi tra di loro, e a seguito di questo confronto Luciano Benini mi ha chiesto di ritirare la sua candidatura. Questo mi è sembrato un bel gesto, un bel esempio, relativamente anche all’ente di che trattasi, che dunque tenevo a comunicarlo all’Assemblea legislativa.
Quindi ora l’indicazione almeno della maggioranza è quella di votare il candidato Roberto Mancini.

PRESIDENTE. Prego distribuire le schede.

(Segue la votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 29, schede bianche n. 10, schede valide n. 19.
Hanno ricevuto voti: Roberto Mancini n. 17, Luciano Benini n. 2.
Ricordo che l’Assemblea legislativa nel votare ha preso atto delle risultanze istruttorie contenute nel parere della prima Commissione consiliare e dell’accertamento relativo alle cause di ineleggibilità dei candidati.
Proclamo quindi eletto quale rappresentante nel Consiglio direttivo dell’Associazione “Università per la Pace” il dott. Roberto Mancini.


Nomina
Associazione “Università per la Pace” - n. 1 rappresentante nel Collegio dei revisori dei conti (l.r. n. 9/2002, art. 15, comma 5, statuto ente e art. 15, comma 3 e deliberazione U.d.P. n. 125/09)


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di un rappresentante nel Collegio dei revisori dei conti dell’Associazione “Università per la Pace”. Prego distribuire le schede.

(Segue la votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 24, schede bianche n. 7, schede valide n. 17.
Hanno ricevuto voti: Gubinelli Rosilio n. 17.
Ricordo che l’Assemblea legislativa nel votare ha preso atto delle risultanze istruttorie contenute nel parere della prima Commissione consiliare e dell’accertamento relativo alle cause di ineleggibilità dei candidati.
Proclamo quindi eletto quale rappresentante nel Collegio dei revisori dei conti dell’Associazione “Università per la Pace” il dott. Rosilio Gubinelli.


La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,35