Resoconto seduta n.155 del 03/11/2009
SEDUTA N. 155 DEL 3 NOVEMBRE 2009

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

La seduta inizia alle ore 10,30


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Buongiorno. Innanzitutto faccio una comunicazione per i Capigruppo. E’ stata distribuita alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi assembleari la proposta di bilancio dell’Assemblea legislativa. Quindi nella riunione di martedì prossimo chiederemo il parere per iscriverla all’ordine del giorno dell’Assemblea legislativa.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 154 del 27 ottobre 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 379/09, del Consigliere Massi “Cure iperbariche: ipotesi di convenzione con la società di Fano e con la Marina Militare proprietarie di camera iperbarica”;
- n. 380/09, dei Consiglieri Bugaro, Cesaroni, Silvetti “Opera di raddoppio della S.S. 16 nel tratto Falconara - Baraccola di Ancona;
- n. 381/09 del Consigliere D’Isidoro “Testamento biologico”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la seguente legge regionale:
- n. 25 in data 26 ottobre 2009: “Misure di sostegno alla trasmissione d’impresa in favore di lavoratori riuniti in cooperativa per finalità di salvaguardia occupazionale”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso, in data 19 ottobre, le seguenti deliberazioni:
- n. 1683 “Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Spese di personale - € 8.393, 05”;
- n. 1684 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 30.000,00”;
- n. 1685 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 30.000,00 - d.g.r. n. 797/2009 concernente: Attuazione dell’art. 7 della l.r. n. 7/2009 concernente: Sostegno del cinema e dell’audiovisivo - Rettifica per mero errore materiale”;
- n. 1686 “Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art. 27 della l.r. n. 38/2008 - Variazione compensativa di euro 13.980,00”;
- n. 1687 “Art. 26 della l.r. n. 38/2008 - iscrizione nel Bilancio di Previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da recuperi di somme per la definizione della gestione liquidatoria d.l. del 19.02.2001 e relativi impieghi - euro 2.188.714,60";
- n. 1688 “Art. 29 comma I della l.r. n. 31/2001 e art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel Bilancio di Previsione per l’anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 41.338,68";
- n. 1689 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 16.875,72”;
- n. 1690 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 210.200,00”;
- n. 1691 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA – 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 64.298,88”;
- n. 1692 “Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31200 1 - variazione compensativa al POA – 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 340.000,00”;
- n. 1693 “Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 e art. 26 comma 2 della l.r. 38/2008 - Assegnazione di fondi da parte della UE destinate a scopi specifici e delle relative spese iscritte nel Bilancio di previsione per l’anno 2009 - euro 156.308,00";
- n. 1694 “Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - Spese di personale - € 50.000, 00”.
Ha chiesto congedo il Consigliere Giannotti.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Chiedo di anticipare, dopo il punto 6), il punto di cui alla mozione n. 334 “Assegnazione comuni di Fermo alla zona territoriale 11”, da me presentata tempo fa e che per l’assenza dell’Assessore Mezzolani non si è potuta mai discutere. Tale mia richiesta è motivata anche da fatto, considerato che ci troviamo in un momento di emergenza dovuto dall’influenza A, che all’interno delle scuole, divise appunto tra una ASL ed un’altra, ci sono problemi per quanto riguarda le vaccinazioni.


PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di anticipo formulata dalla Consigliera Ciriaci.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Chiedo all’Aula la possibilità, dopo lo svolgimento delle interrogazioni urgenti, di anticipare il punto 6) relativo all’iniziativa che l’Ufficio di Presidenza prese nel 2005 per la costituzione di una Commissione d’inchiesta sulla questione Cemim.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Sono contraria a questa anticipazione in quanto la discussione di questo punto 6) ci porterebbe via troppo tempo. Ed oggi abbiamo iscritto il Testo unico sul commercio che deve assolutamente essere discusso, altrimenti si potrebbe rischiare, entrando in sessione di bilancio, di doverlo rinviare.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta di anticipo formulata dal Consigliere.

(L’Assemblea legislativa non approva)


Interrogazione n. 1334
del Consigliere Massi
“Rigassificatore di Portorecanati”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1336 della Consigliera Ortenzi. Ha la parola l’Assessore Badiali.

Fabio BADIALI. In relazione all’interrogazione in oggetto, presentata dal Consigliere Massi, si riferisce quanto segue.
La posizione della Giunta regionale non è cambiata rispetto a quella a suo tempo espressa. La posizione favorevole all’iniziativa viene pertanto riconfermata, sia per i vantaggi sul sistema di approvvigionamento del gas metano per la parte Nord-Est dell’Italia e quindi anche per la regione Marche, sia per alcuni vantaggi che l’iniziativa può apportare a livello locale con l’occupazione di alcune maestranze specialmente nel settore servizi, nonché con l’utilizzo di rimorchiatori per l’assistenza alle navi nelle fasi di travaso del gas liquido.
Anche per la fase di realizzazione, anche se non verranno utilizzati cantieri locali per la costruzione della nave, con il sistema di rigassificazione si renderanno necessarie alcune opere, quali la posa della boa della condotta sia in mare che in terraferma, la realizzazione della cameretta di intercettazione ecc., su cui potranno lavorare imprese locali.
In riferimento allo stato della pratica, che comunque non contrasta con il PEAR, risulta ancora in corso la procedura di Valutazione dell’impatto ambientale (VIA) di competenza del Ministero dell’Ambiente.
Nell’ambito della suddetta procedura deve essere espresso anche il parere della Regione Marche; una specifica riunione per tale aspetto è convocata per il prossimo 5 novembre.
Conclusa la valutazione sugli aspetti ambientali si aprirà la fase autorizzativa vera e propria, di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico, su cui la regione deve esprimere la propria intesa in base alla normativa vigente.
Questo è quanto abbiamo attualmente a disposizione, poi sarà valutato successivamente.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Prendo atto della finalmente chiara posizione della Giunta, ribadita ora dall’Assessore. Quindi oggi la risposta del Governatore e della Giunta è che il rigassificatore di Portorecanati è una struttura accettabile, penso indispensabile, e non incompatibile né con la salute né con l’ambiente, salvo gli accertamenti che gli organismi tecnici stanno facendo.
Sono soddisfatto di tale risposta per la sua chiarezza. Quello che dispiace è che in quella città si è creata, come spesso avviene anche per una discarica o per qualunque struttura di questo tipo, una forte divisione tra le forze politiche. E questo proprio perché finora non c’era stata chiarezza.
Quindi questo rimpallo di responsabilità tra le forze politiche e tra gli schieramenti oggi viene chiarito da una posizione chiara e univoca della Giunta; che io quindi rispetto, devo dire infatti che personalmente non ho approfondito questo tema, non sono chiaramente un esperto, per cui mi affido anch’io agli organismi tecnici.
E’ dunque una posizione che servirà a quell’Amministrazione comunale, a tutte le forze politiche di Portorecanati, oltre che ai cittadini. Grazie Assessore.


Interrogazione n. 1336
della Consigliera Ortenzi
“Servizio di psicologia in ospedale”
(Svolgimento)

PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1336 della Consigliera Ortenzi. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In riferimento a tale interrogazione si precisa quanto segue.
Il numero di psicologi in servizio nel SSR al 1° gennaio 2009 era di 213 unità, di cui 173 assegnate a strutture extraospedaliere. Gli psicologi sono distribuiti su tutte le Zone territoriali e tutte le aziende ospedaliere, compresa I’INRCA.
Se si limita l’analisi agli psicologi operanti negli ospedali (in totale 40), sono presenti, oltre ovviamente nelle aziende ospedaliere (15 unità), in sei Zone su tredici.
In rapporto alle discipline, 36 unità sono assegnate in UO specifiche, di cui 20 in discipline prevalentemente di natura neuropsichiatrica (15 in neuropsichiatria infantile, 5 in psichiatria, 5 in neurologia), 3 in oncologia, 3 in pediatria, 2 in malattie infettive, 2 in riabilitazione, 1 in dietetica ed alimentazione; 4 sono genericamente assegnate alla direzione ospedaliera, di cui un’unità in una struttura parzialmente riconvertita in lungodegenza (Treia).
L’attuale programmazione sanitaria, come delineata dal PSR 2007-2009, è stata orientata a risolvere le condizioni a maggiore criticità, rappresentate sia dal potenziamento del sistema dell’emergenza e dell’urgenza, nonché dalla creazione di reti cliniche che, con azioni di differenziazione ed integrazione, siano in grado di soddisfare i bisogni di salute della popolazione marchigiana.
Nell’attuale situazione, con le risorse messe a disposizione dal SSR soggette a vincoli nazionali che impongono limiti sia al numero di operatori della sanità sia alla capacità di spesa per il personale, al momento non è possibile l’istituzione di nuovi servizi. Questo perché è prioritario garantire il turn over delle cessazioni del personale attualmente in servizio almeno fino a quando il percorso avviato con la razionalizzazione delle reti non consentirà di riorientare l’offerta di prestazioni anche verso nuove attività per le quali sarà necessario valutare le priorità.
Un’ipotesi, che ovviamente non è la risposta all’istituzione di attività complesse di natura dirigenziale qual è la psicologia clinica che tuttavia mira a fornire risposte alle giuste esigenze di umanizzazione, sulla quale il Servizio Salute sta lavorando è quella di predisporre un atto di indirizzo alle Aziende (ASUR/Zone, aziende ospedaliere, INRCA) al fine di programmare attività di formazione specifiche per il personale addetto all’assistenza, che pur rappresentando una soluzione molto parziale, non è assolutamente in contrasto con l’auspicato necessario miglioramento.
È altresì opportuno anche agire sulla possibilità di attività formative volte a contrastare fenomeni di burnout che possono coinvolgere varie professionalità, specialmente in alcune aree assistenziali particolarmente stressanti, quali l’emergenza, l’oncologia, in particolare quella pediatrica, l’assistenza geriatrica post acuzie (lungodegenza e riabilitazione ospedaliera).
Va peraltro evidenziato che il Servizio sanitario marchigiano, secondo le valutazioni fornite dal Ministero della Salute, si colloca in una posizione di elìte rispetto al panorama nazionale, e ciò indica il buon livello sia organizzativo-gestionale sia economico delle Marche. Ciò non vuol dire che non vi siano criticità o aree di miglioramento, sia qualitativo che quantitativo, nelle quali la psicologia clinica si colloca in una posizione di primo piano, ma certamente siamo ad un livello di erogazione dell’attività sanitaria superiore a molte Regioni del nord.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Ringrazio l’Assessore che ci ha fornito dati sul servizio di psicologia clinica negli ospedali.
Ho inteso fare questa interrogazione certamente consapevole che le risorse per ampliare l’offerta dei servizi di psicologia negli ospedali da parte del Governo sono sempre meno, però mi sembra, da quanto ci ha detto l’Assessore, che per il futuro ci sono delle buone speranze, così mi auguro anch’io.
Continuerò a sollecitare affinché si implementino ancora di più i servizi già presenti, ovviamente compatibilmente con i budget delle Zone.
Mi sembra importante ciò che ha detto l’Assessore riguardo alla formazione del personale di assistenza. Abbiamo delle buone pratiche come ad esempio si riscontra all’INRCA, dove si cerca di formare personale di assistenza soprattutto per gli anziani.
Il sostegno psicologico non viene fruito soltanto dagli ammalati ma anche dalle famiglie, dagli stessi medici, dal personale infermieristico, è per questo che deve esserci attenzione da parte delle Istituzioni, della Regione e dell’ASUR.
Mi auguro che l’anno prossimo, con i budget che faranno le Zone e con un sostegno più consistente – me lo auguro – per le Regioni da parte del Governo, la risposta dell’Assessore potrà essere ancora più corposa.


Interrogazione n. 1317
del Consigliere Massi
“Gravi contraddizioni ed ambiguità dell’ASUR nella centralizzazione delle procedure concorsuali”
(Svolgimento)

PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1317 del Consigliere Massi. Ha la parola l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito ai quesiti che il Consigliere Massi pone al Presidente della Giunta regionale si risponde, sulla base della relazione del Direttore generale dell’ASUR con una nota del 2 ottobre 2009, quanto segue.
L’articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ha stabilito che l’organizzazione ed i rapporti di lavoro e di impiego alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche devono essere finalizzati ad accrescere l’efficienza delle amministrazioni, razionalizzare il costo del lavoro pubblico, realizzare la migliore utilizzazione delle risorse umane.
In tale prospettiva l’ASUR ha avuto cura, in una logica di risultato, di porre particolare attenzione agli aspetti della programmazione del fabbisogno di personale e dell’adozione delle misure di reclutamento più adeguate al perseguimento delle finalità istituzionali. Tenendo conto ad un tempo dei principi costituzionali e generali dell’ordinamento, nonché delle esigenze della migliore distribuzione delle risorse umane, in considerazione delle peculiarità dell’articolazione strutturale e territoriale che le sono proprie.
Da qui ne è derivata la scelta di indizione di quattro distinte procedure concorsuali in relazione al livello organizzativo definito di “area vasta”.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Caro Assessore, lei sa bene la stima, spero reciproca, che ci lega, quindi le do il bentornato qui in Aula. Nel dibattito sempre acceso sulla sanità sentivamo la sua mancanza. Per cui mi dispiace che oggi il suo ritorno segni questo momento di confronto ulteriore su un aspetto sì della sanità amministrativa ma che coinvolge tanti giovani e tante famiglie delle Marche.
Io ho presentato una mozione di revoca del Direttore dell’ASUR Malucelli – l’Assessore lo sa bene –, allora dopo questa vicenda del concorso, di cui sono ancora più convinto – e su questo vorrei coinvolgere ad un ragionamento anche i colleghi, seppure sia difficile farlo nell’ambito di un’interrogazione –, mi chiedo: se abbiamo fatto l’ASUR, anzi, se voi avete voluto l’ASUR per razionalizzare, per organizzare, per realizzare economie di scala, per avere procedure più snelle e trasparenti, allora bisognava fare un concorso unico dando la possibilità a tutti i giovani delle Marche – ma anche di altre regioni –, da Gabicce ad Acquasanta Terme, di avere le stesse opportunità.
Invece cosa fa il Direttore dell’ASUR? Organizza i concorsi per Provincia, li convoca nella stessa giornata. Quindi uno deve scegliere, per cui si precludono altre possibilità. Ma la cosa più grave qual è? E’ che per accedere agli uffici dell’ASUR – attenzione! – ci si va solo se fai domanda per l’area di Ancona.
Io credo che siamo di fronte ad una illegittimità totale, ad una scorrettezza, ad una prevaricazione, ad un’arroganza, ad uno sberleffo nei confronti dei giovani disoccupati, soprattutto della nostra regione, che con fatica conseguono lauree, master, devono andare all’estero, devono sapere tre lingue, devono conoscere il computer, non parliamo dei meriti, di onore, di sacrifici, ecc… E poi arriva un Direttore che se ne infischia totalmente di tutto questo!
Con l’ASUR abbiamo avuto una prova lampante che la pubblica amministrazione, ossia, che quella pubblica amministrazione – non voglio generalizzare – è un potere, Assessore, incontrollato, è un potere che voi non riuscite a controllare.
La vicenda della nomina dei commissari, anche se non è oggetto di questa interrogazione, dico che è veramente un’aberrazione del diritto. Avete inventato addirittura una delibera di Giunta – sapete che tutti gli atti amministrativi hanno un nomen tutto tipico e nominato – totalmente nuova, cioè la delibera di Giunta prende il decreto dell’ASUR e del Direttore come una segnalazione. Non ho mai sentito che un decreto sia una segnalazione!
A noi potrebbe anche non interessare, noi siamo all’opposizione quindi potremo farci la campagna elettorale, ve l’assicuro, ma nell’interesse della regolarità, della trasparenza, del rispetto, della correttezza nei confronti delle persone per favore metteteci una pezza.
Ripeto, questo è un potere incontrollato che non si sa perché l’abbiate voluto e perché gli permettete tutte queste cose.
Mi dispiace, ma questa vicenda del concorso è veramente paradossale. Qui i meriti non contano niente. Il disagio che c’è in giro penso che lo abbiate sentito tutti, immagino che tantissimi giovani che vi partecipano vi abbiano chiesto il perché e il per come di certe cose.
Capisco la risposta molto imbarazzata dell’Assessore a nome di tutta la Giunta, però siamo veramente di fronte ad una situazione paradossale su cui vi prego di mettere mano.


Interrogazione n. 1345
della Consigliera Giannini
“Grave situazione d’insufficienza degli insegnanti di sostegno”
(Svolgimento)

PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1345 della Consigliera Giannini. Ha la parola l’Assessore Benatti.

Stefania BENATTI. Le disposizioni emanate dal Ministero dell’Istruzione, con Circolare n. 63 del 6 luglio 2009, prevedono che il contingente dei posti di sostegno attivabili nella regione Marche per l’anno scolastico 2009/2010 sia pari a 2.289 unità.
Con il provvedimento n. 12593 del 27 luglio 2009 la Direzione Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche, ha determinato la dotazione organica di fatto dei posti di sostegno e la consistenza dei posti aggiuntivi fino ai 2.289 posti complessivamente assegnati (695 nella provincia di Ancona, 594 nella provincia di Ascoli Piceno, 475 nella provincia di Macerata, 525 nella provincia di Pesaro-Urbino), a fronte di n. 5.116 alunni diversamente abili.
E’ evidente che il numero dei docenti è inadeguato alle necessità, in quanto il Governo lo ha fissato esclusivamente per corrispondere ad obiettivi di carattere finanziario (legge 133/2008, art. 64 e relativo Piano programmatico).
Non solo non vengono garantiti i bisogni e i diritti, ma viene ampiamente sforato il rapporto docenti per alunni diversamente abili – che è di 1 docente ogni 2 bambini –, in quanto il dato regionale, che fino ad oggi era di 1 a 2,1, con questa manovra diventa di 1 a 2,235.
La Giunta regionale, in particolare il Presidente e la sottoscritta, ha condiviso con le altre Regioni, gli Enti locali e i sindacati ogni forma di protesta sui tagli alla scuola pubblica. Si è fatta promotrice anche direttamente di iniziative di sensibilizzazione dell’apparato ministeriale tecnico e politico, fino ad invitare, già nello scorso mese di marzo, la Ministra Gelmini nelle scuole della nostra regione, affinché si rendesse conto di quanto siamo virtuosi nella gestione delle risorse pubbliche, di quanto aiutiamo le scuole con risorse e progetti regionali e degli Enti locali e di quanto fosse basata su situazioni reali la nostra disapprovazione e la nostra protesta. All’invito però non è stata data alcuna risposta.
I tagli che hanno colpito pesantemente docenti e personale ATA, infatti, costituiscono un’aggravante alla situazione di inadeguatezza dell’intervento sui disabili, in quanto nelle classi le compresenze venivano utilizzate anche per lavorare individualmente su soggetti più fragili. Gli operatori scolastici in numero adeguato sono necessari ancor più se ci sono diversamente abili nella scuola; una classe non troppo numerosa meglio consente l’inserimento del bambino con difficoltà di apprendimento, che magari non conosce la nostra lingua o è disabile.
La Regione non si sottrae alle proprie responsabilità nel cercare di garantire una equità sostanziale nella propria comunità, quindi, accogliendo una richiesta dell’Ufficio Scolastico Regionale, del personale sanitario e degli Enti locali, ha adottato un sistema di certificazione uniforme che consente agli operatori in maniera scientifica di distinguere il disagio dalla disabilità, e per quest’ultima di accertarne il livello di gravità secondo il sistema di classificazione internazionale (ICF - International Classification of Functioning Disability and Healt).
Considerata la complessità dello strumento si stanno avviando corsi regionali di formazione rivolti al personale scolastico, ai referenti delle Unità multidisciplinari dell’età evolutiva e al personale degli Enti locali che congiuntamente sono coinvolti nelle certificazioni.
Non si risolverà comunque il problema della carenza degli insegnanti, ma si cercherà di assicurare un trattamento uniforme sul territorio, specifico per le esigenze dei disabili; si programmeranno, inoltre, interventi degli Enti locali per gli alunni stranieri, che hanno solo esigenze linguistiche, o a favore dei ragazzi che manifestano un disagio solo perché scarsamente motivati e/o non inseriti nel percorso di studio adatto alle loro potenzialità e aspettative.
Su questi fronti la Regione da anni interviene con progetti finanziati dal Fondo sociale europeo.
Anche per quanto riguarda i precari della scuola stiamo stanziando risorse regionali per intervenire con progetti di integrazione e sostegno ai soggetti più a rischio di insuccesso scolastico e formativo e abbiamo individuato una vera emergenza nel sostegno alle varie forme di disabilità e disagio.
Non ci possiamo però sostituire allo Stato, infatti decentramento e federalismo non si possono attuare solo con il trasferimento di competenze, ma anche con un adeguato e corrispondente trasferimento di risorse.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, la Consigliera Giannini.

Sara GIANNINI. Sono soddisfatta per la puntualità della risposta oltre che per la celerità con cui l’Assessore l’ha illustrata, ma sono meno soddisfatta del contenuto proprio perché ha confermato quelle stesse preoccupazioni che moltissimi genitori di bambini disabili all’inizio dell’anno scolastico hanno segnalato sia a me, sia credo anche a molti di voi.
Nelle scuole c’è una situazione molto grave e seria. Sono aumentate le consistenze delle classi per effetto della pseudo riforma del Ministro Gelmini. E a questo si aggiungono difficoltà su difficoltà per quei bambini che soffrono già di una malattia che li costringe alla disabilità fisica o psichica.
È una situazione difficile nella quale si trovano alcuni genitori che sono ovviamente disperati, genitori che hanno bisogno di un sostegno che consenta ai loro bambini di frequentare la scuola e dar quindi loro la possibilità di migliorare l’apprendimento didattico, oltre che per tentare di avere una vita normale. Non può essere che ci siano mamme che magari all’una di notte telefonano perché sono disperate. Questa situazione, infatti, mette in difficoltà anche gli equilibri familiari.
Soprattutto non è possibile, ed io ritengo sia disumano, che ci siano bambini che pur avendo iniziato un percorso di recupero rispetto alle loro disabilità vengano poi bloccati in questo stesso recupero.
Credo che l’attenzione a questi bambini, che sono i soggetti più fragili nella nostra società, sia un aspetto né di destra né di sinistra, è un aspetto che questa società deve saper affrontare con civiltà.
Nella situazione che si verifica oggi credo ci sia stata anche una forte disattenzione del Ministro. So che ci sono state segnalazioni da parte delle associazioni dei disabili, che però sono state inascoltate. Come è stato inascoltato il nostro appello a visitare le scuole delle Marche. Peraltro sono proprio i Comuni, le Province e la Regione che spesso si sostituiscono alle carenze dello Stato.
L’Assessore ci diceva che non è possibile sostituirsi al Governo, però in realtà già lo facciamo, perché proprio con quell’assistenza fisica all’handicap fornita dai Comuni si supplisce, peraltro in maniera del tutto inadeguata, alle carenze dello Stato. Dico inadeguata perché c’è del personale che non ha le competenze specifiche, se non in casi di ulteriore sensibilità dei Sindaci e di alcuni Enti locali che assumono per questo tipo di iniziative personale preparato.
Ripeto, la situazione è di grave disumanità, quindi l’ho voluta segnalare all’Assemblea legislativa per poterla condividere e poi sollevarla con forza per le funzioni che ognuno di noi svolge e per i collegamenti nazionali che si hanno.
Perché chi non ha voce non è meno importante di chi ne ha. E proprio i bambini più deboli e fragili hanno meno voce di chi ha potere o di chi ha rappresentanza economica, ma che hanno sicuramente la stessa dignità.
Dobbiamo quindi garantire a questi bambini un percorso scolastico che rispetti le loro difficoltà e differenze, che li aiuti a diventare adulti integrati.
E questo non è un costo sociale, bensì quell’espressione di dignità che in uno Stato democratico l’azione di un Ministro dovrebbe avere al primo posto. E questo Ministro peraltro è anche una donna! Per cui sono maggiormente dispiaciuta di questa non attenzione.

PRESIDENTE. Abbiamo esaurito il tempo per gli atti ispettivi, passiamo quindi al punto 2) dell’ordine del giorno. Ma voglio prima salutare la delegazione dei commercianti che vedo qui in Aula, il dott. Polacco, Direttore regionale di Confcommercio, il Presidente Giampieri e tanti altri amici. Buongiorno a nome di tutti e benvenuti.


Proposta di legge regionale n. 303 (testo base)
della Giunta regionale
“Testo unico in materia di commercio”

Proposta di legge regionale n. 258
del Consigliere Brandoni
“Modifiche alla legge regionale 29 luglio 2002, n. 15 – Norme in materia di razionalizzazione ed ammodernamento della rete di distribuzione dei carburanti per uso autotrazione”

Proposta di legge regionale n. 229
dei Consiglieri D’Anna, Castelli, Pistarelli, Romagnoli, Silvetti
“Contributi a sostegno dei commercianti danneggiati da lavori di pubblica utilità”

Proposta di legge regionale n. 203
dei Consiglieri Castelli e Natali
“Modifiche alla legge 29 luglio 2002, n. 15 – Realizzazione ed ammodernamento della rete di distribuzione dei carburanti per uso autotrazione” e al regolamento regionale n. 5 del 20 luglio 2004 – Norme di attuazione della legge regionale 29 luglio 2002, n. 15 in materia di razionalizzazione ed ammodernamento della rete di distribuzione dei carburanti per uso autotrazione”

Proposta di legge regionale n. 196
dei Consiglieri Massi, Lippi, Viventi
“Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 6 luglio 1998, n. 21 – Interventi finanziari per il commercio”

Proposta di legge regionale n. 16
dei Consiglieri Altomeni, Brandoni
“Modifiche all’articolo 15 della legge regionale 4 ottobre 1999, n. 26, già sostituito dal comma 1 dell’articolo 10 della legge regionale 15 ottobre 2002, n. 19 a sua volta sostituito dall’articolo 3 della legge regionale 23 febbraio 2005, n. 9"

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 303 ad iniziativa della Giunta regionale (testo base), abbinata alle proposte di legge n. 258 ad iniziativa del Consigliere Brandoni, n. 229 ad iniziativa dei Consiglieri D’Anna, Castelli, Pistarelli, Romagnoli, Silvetti, n. 203 ad iniziativa dei Consiglieri Castelli e Natali, n. 196 ad iniziativa dei Consiglieri Massi, Lippi, Viventi, n. 16 ad iniziativa dei Consiglieri Altomeni, Brandoni.
Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Oggi arriva in quest’Aula per l’approvazione il Testo unico in materia di commercio. Un atto dal percorso molto lungo ed articolato, iniziato addirittura un paio di anni fa con l’elaborazione del testo base da parte degli uffici.
E’ stato anche un percorso molto partecipato, infatti sin dalla prima bozza, quella elaborata dal Servizio commercio della Giunta, si sono fatti incontri con le parti sociali, con le associazioni sindacali e di categoria, con le Camere di commercio, con le associazioni dei consumatori ecc.. La stessa cosa è avvenuta nel momento in cui la proposta di legge è transitata in terza Commissione, che appunto anch’essa ha indetto diverse audizioni. Infatti anche la terza Commissione ha svolto un lungo lavoro durato alcuni mesi – poi spiegherò i motivi per cui i lavori si sono prolungati ancora di più –. Poi il testo come di dovere è passato al CAL, ed anche al CREL su sua specifica richiesta, anche se non era obbligo di legge. La Commissione ha preso atto delle proposte o dei pareri sia del CAL che del CREL, ed oggi arriviamo in Aula per l’approvazione definitiva.
Per questo lungo percorso e per le difficoltà che si sono avute nel portare avanti un lavoro di questo genere vorrei innanzitutto ringraziare il dott. Talarico, che non soltanto ha lavorato nella stesura iniziale ma è stato sempre presente in Commissione per supportarne il lavoro. Altrettanto devo ringraziare tutto lo staff della terza Commissione, coordinato dal dott. Misiti e dalla dott.ssa Gabucci che si sono messi a lavorare insieme al dott. Talarico per poter adeguare ulteriormente la proposta di legge alla direttiva Bolkestein.
Ora spiegherò i motivi per cui i tempi per l’esame di questo testo sono stati così lunghi anche in Commissione.
Mentre la Commissione stava valutando il contenuto del testo gli uffici della III Commissione, insieme al dott. Talarico che a sua volta seguiva la procedura nella Conferenza Stato-Regioni, seguivano le modifiche del testo per adeguarle alla direttiva Bolkestein e alla volontà, appunto, della Conferenza Stato-Regioni. Quindi vi è stato un lavoro giorno per giorno e fatto in contemporanea.
Vado ora alle motivazioni che hanno portato la Giunta e l’Assemblea legislativa ad elaborare e a discutere oggi qui in Aula un testo così ampio ed articolato.
Innanzitutto c’era la necessità di semplificare il quadro normativo. All’interno di questo Testo unico, infatti, troviamo il contenuto ammodernato ed elaborato di ben diciotto leggi, ossia quelle che prima regolamentavano la materia del commercio.
Ritengo che sempre di più la Regione debba lavorare in questo senso. Peraltro come abbiamo già fatto quando in quest’Aula abbiamo portato il Testo unico sul turismo. E ultimamente abbiamo approvato leggi di materie complesse che avevano bisogno di un riordino, come ad esempio nel settore della cultura.
Per cui anche queste diciotto leggi sul commercio avevano bisogno non soltanto di essere riaggiornate ma anche di essere riordinate.
Tale necessità derivava anche dal fatto che la legge costituzionale n. 3/2001 ha apportato sul commercio importanti modifiche nella competenza tra Stato e Regioni. Infatti mentre prima le competenze erano quasi tutte esclusivamente dello Stato, esse sono poi passate alle Regioni. Quindi era opportuno che anche la Regione Marche adeguasse le proposte di legge su cui stava lavorando a questa nuova necessità.
E’ evidente che devono essere rispettate sia le normative europee sia i princìpi generali dettati dallo Stato, ma la competenza è comunque passata alle Regioni. Peraltro la Regione Marche è la prima in Italia che legifera in materia di commercio attraverso un Testo unico.
L’altro motivo per cui è stato elaborato un Testo unico è per arrivare ad una sburocratizzazione nelle procedure. Già il fatto di avere accorpato diverse leggi è sicuramente una sburocratizzazione, ma lo è ancora di più se si adottano procedure diverse.
Così come c’è una volontà di liberalizzazione, ovviamente non selvaggia, come ci richiede la stessa normativa Bolkestein. E questo non significa una mancanza di regole, bensì regole certe per tutto il territorio regionale, ossia una libera circolazione delle merci, una libera concorrenza, trasparenza e semplificazione amministrativa.
Per quanto riguarda, ad esempio, la libera concorrenza fino ad ora c’erano i parametri numerici, il contingentamento, le distanze, le limitazioni quantitative e qualitative rispetto a certi settori, era necessario fare il Piano per altri settori, invece oggi tutto questo sparisce, ed è la normativa europea che lo richiede.
Inoltre c’è una semplificazione proprio perché mentre precedentemente quasi tutte le modifiche o la nascita di un nuovo esercizio commerciale dovevano avvenire attraverso l’autorizzazione dei Comuni, ora è necessario una semplice dichiarazione di inizio attività e poi procedere secondo l’operazione che si intende fare.
Questo riguarda gli esercizi di piccola dimensione, gli esercizi di vicinato, di rivendita di giornali e riviste e di attività di somministrazione di alimenti e bevande. Si tratta invece di strutture più grandi di vendita non è sufficiente presentare la dichiarazione di inizio attività, ma sarà necessario tutto il percorso amministrativo, anche di carattere urbanistico, che questo comporta.
Questo Testo unico è composto di 99 articoli, è quindi molto lungo. Ora spero di riuscire nel merito ad illustrarlo succintamente.
Il testo contiene la disciplina di tutte le materie in cui il commercio, nella sua più ampia accezione, si estrinseca, vale a dire: il commercio al dettaglio e all’ingrosso in sede fissa, il commercio su aree pubbliche, la vendita della stampa quotidiana e periodica, la somministrazione di alimenti e bevande, la distribuzione dei carburanti sia stradale che autostradale, le forme speciali di commercio al dettaglio, i centri di telefonia in sede fissa.
L’obiettivo di questo Testo unico è stato quello di individuare i principi fondamentali di riferimento, rinviando ai regolamenti la disciplina di dettaglio nelle varie materie in cui il commercio si articola; ritornerò sul discorso dei regolamenti nelle conclusioni, perché è evidente che oggi stiamo approvando un atto di grande importanza ma i regolamenti non saranno meno importanti.
Cito, a solo titolo esemplificativo, le più rilevanti innovazioni apportate dal testo:
- la semplificazione delle procedure amministrative con l’utilizzo dello Sportello unico delle attività produttive da parte dei Comuni in tutti quei procedimenti complessi, quali l’apertura di medie e grandi strutture di vendita, che consentano la correlazione delle procedure urbanistiche con quelle commerciali, al fine di ottenere, in tempi rapidi e certi ed all’interno di un’unica struttura, tutti quegli atti che un tempo il cittadino doveva richiedere ad Enti diversi. Purtroppo ancora gli Sportelli unici alle attività produttive non funzionano al meglio, ma speriamo che attraverso questo Testo unico, che chiarisce meglio certe procedure, anche questi potranno avere un avvio più importante;
- un ruolo programmatorio molto più rilevante dei Comuni, in qualità di Enti più vicini al territorio;
- un ruolo fondamentale perle province mediante lo strumento del PTC;
- la partecipazione di tutti i soggetti operanti nei vari settori in cui si articola il commercio all’elaborazione degli atti regolamentari sia regionali che comunali. Quindi qui si supera il discorso della Consulta del commercio, la quale doveva essere sentita per una situazione specifica, ora si vuole invece fare un organismo di carattere diverso, che non intervenga in una specifica situazione ma piuttosto collabori con gli Enti pubblici per determinare il quadro del commercio nel territorio di competenza della Consulta stessa;
- il coinvolgimento di altri organismi quali le Camere di commercio, industria, artigianato e le Unioncamere che operano nel settore del commercio;
- l’estensione dei corsi di formazione professionale. Per poter accedere al sistema del commercio è interessante che si facciano corsi per la formazione professionale. Precedentemente questi corsi venivano fatti soltanto se si intendeva aprire un esercizio alimentare, ed erano corsi orientati soprattutto al discorso sanitario ed igienico. Oggi, invece, si intende preparare l’operatore giovane anche per quanto riguarda i rischi che potrebbe comportare un’attività commerciale. Sappiamo, infatti, che gli esercizi commerciali che chiudono, a volte anche nel giro di pochissimi mesi, sono proprio quelli messi in piedi da giovani. Giovani che vedono l’apertura di un esercizio commerciale come l’ultima spiaggia e che utilizzano magari tutti i risparmi di una vita dei genitori, che pur di dare un avvenire ai propri figli si sacrificano fino a questo punto. In questo momento sappiamo com’è la situazione del mercato, quindi non è certo ora che si possono tranquillamente aprire nuovi esercizio commerciale. Però anche precedentemente queste cose succedevano. E questo proprio perché spesso si pensa che l’esercizio commerciale, magari attivato anche con una certa improvvisazione, possa risolvere i problemi, ed invece così non è;
- l’autorizzazione unica in materia di pubblici esercizi;
- la disciplina più chiara e più consona alle nuove abitudini dei consumatori;
- l’inserimento della previsione di attività regolatoria della Regione;
- una più puntuale disciplina del commercio al dettaglio su aree pubbliche (cosiddetto “ambulantato”);
- la certezza nelle definizioni per evitare interpretazioni discordanti, come avvenuto in vigenza delle precedenti normative statali e con 18 leggi regionali;
- una disciplina sanzionatoria più chiara;
- una maggiore tutela del consumatore nell’esposizione dei prezzi dei prodotti, nella regolamentazione dei saldi e delle vendite promozionali. Quindi maggior tutela del consumatore e maggior tutela del commerciante serio quando si mettono regole chiare;
- il superamento del concetto dei comuni turistici. In passato tra comuni turistici e comuni non turistici c’è stata una lunga discussione. Ossia tra Comuni che potevano tenere aperti più a lungo le strutture commerciali ed altri che non potevano farlo. Era evidente che se un comune voleva tenere gli esercizi commerciali più aperti riteneva di essere un comune turistico. Ma oggi anche questa situazione che certamente creava confusione e non chiarezza è stata superata;
- la predisposizione di una modulistica univoca per ogni singola materia, al fine di semplificare al cittadino l’accesso alle procedure previste dalla legge.
Le funzioni della Regione dettano gli indirizzi ed i criteri di regolamentazione commerciale ed urbanistica delle attività commerciale, mentre ogni disposizione necessaria all’attuazione della legge è stata demandata ai Regolamenti attuativi.
In particolare la Regione definisce:
a) le aree commerciali e i bacini omogenei di utenza;
b) le zone del territorio alle quali applicare i limiti massimi di superficie di vendita con riferimento al PTC;
c) la superficie di vendita massima delle medie e delle grandi strutture di vendita in base a territorio, densità e popolazione. Questa è la prima legge che legifera su questo settore. Sino ad ora le grandi e medie strutture di vendita commerciale potevano aprirsi solo quando il Piano regolatore dei Comuni consentiva in quella zona il commercio, quindi senza una programmazione di carattere commerciale. Per cui attraverso questo Testo unico e con gli indirizzi che verranno dati anche con i Regolamenti si intende incidere, appunto, in questo settore.
d) gli indirizzi relativi alle medie e grandi strutture di vendita, privilegiando la riqualificazione degli esercizi già operanti e le iniziative di operatori commerciali associati, tenendo conto di eventuali fenomeni di saturazione degli insediamenti ecc.;
e) eventuali vincoli di trasferimento e/o accorpamenti di medie e grandi strutture di vendita per l’apertura di grandi strutture di vendita;
f) i parametri di parcheggio per la realizzazione delle medie e grandi strutture di vendita ed i centri commerciali – prima lo decideva lo Stato –;
g) gli elementi di qualità e di prestazione delle grandi strutture di vendita, con particolare riguardo all’inserimento all’interno delle stesse di sistemi informativi per la promozione delle produzioni tipiche nonché della promozione della fruizione delle risorse ambientali e turistiche del territorio;
h) i criteri e le modalità per l’apertura degli esercizi commerciali specializzati nella vendita esclusiva di merci ingombranti ed a consegna differita;
i) le modalità per l’attuazione della concertazione locale prevista nella presente legge.
Non sto a leggervi tutti i compiti della Regione perché li trovate nel testo.
Funzioni delle Province. Le province hanno un ruolo determinante ai fini della programmazione tramite i PTC di localizzare le grandi strutture di vendita con effetti sovracomunali.
Funzioni dei Comuni. Programmare all’interno del territorio comunale, ma non le grandi o le grandissime strutture di vendita che sono tra le funzioni regionali e provinciali, bensì quegli esercizi commerciali che si trovano, appunto, all’interno di un comune.
Strumenti di ausilio; l’Osservatorio sulla rete commerciale, i Centri di assistenza tecnica, i servizi polifunzionali.
E’ interessante l’Osservatorio sulla rete commerciale proprio perché non si può decidere o legiferare se prima non si conosce bene la realtà marchigiana. E questo sta già consegnando il proprio lavoro, per cui avremo finalmente un’analisi seria e completa di tutta l’attività del commercio nella regione Marche.
Importanti sono anche i Centri di assistenza tecnica, che si riconoscono come strumenti operativi per l’attività dell’osservatorio.
I servizi polifunzionali, una novità di questa legge, sono quelle attività dove è possibile svolgere congiuntamente in un solo esercizio, oltre all’attività commerciale alimentare e non alimentare, anche la somministrazione di alimenti e bevande. In pratica questa normativa vorrebbe consentire agli esercizi commerciali che hanno sedi in piccoli e piccolissimi comuni, che quindi non possono sopravvivere solo con un tipo di attività, di poter esplicitare un’attività più ampia in modo da poter mantenere sul territorio l’esercizio stesso.
Inoltre vi è una migliore qualificazione delle politiche attive di sostegno allo sviluppo e alla modernizzazione della rete costituita dai negozi di vicinato; una promozione della capacità competitiva dei sistemi commerciali naturali come fattore di nuova modernità, di coesione sociale e di presidio di servizio; utilizzo della dichiarazione di inizio attività e non previsione della autorizzazione.
Riguardo a questi sistemi commerciali naturali, in passato, quando è stata fatta la legge – nel mio comune ricordo che cercai di lavorare affinché potesse essere finanziato un progetto di questo genere – il concetto non era chiaro. Invece ora la struttura mi dice che ci si sta rendendo conto che è importante aggregarsi per poter ottenere finanziamenti regionali e poter attrarre l’utente il più possibile.
C’è poi il discorso della grande distribuzione di cui ho già parlato poc’anzi sia per quanto riguarda le competenze ecc..
Rispetto agli orari, ripeto, non c’è più la distinzione tra comuni turistici e non, c’è invece una programmazione degli orari che riguarda tutto il territorio regionale. Mentre i giorni, comprese le domeniche, in cui gli esercizi commerciali dovranno rimanere o non rimanere aperti dipenderà dalla scelta fatta dal Comune di concerto con le associazioni di categoria.
Ci sono poi gli esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, di vendita di giornali e riviste.
Inoltre si prevede, in particolare, l’unificazione di certe tipologie di esercizi, non più bar e ristoranti, ma tipologia unica; l’abolizione del R.E.C.; il superamento delle Commissioni consultive, sia comunali che provinciali, sostituite da sedi concertative sia a livello regionale che comunale, ai fini della programmazione del settore; la semplificazione del regime autorizzatorio e previsione della DIA quale istituto dominante.
Non ci sono più piani, non ci sono più programmi finalizzati, c’è invece una dichiarazione di inizio di attività per poter aprire oppure allargare o modificare un esercizio commerciale.
Per quanto riguarda il commercio su aree pubbliche il Testo unico interviene con le previsioni delle concessioni temporanee, il divieto del cumulo delle presenze, l’estensione dell’attività di commerciante alle società, cosa che era vietata dalla preveggente normativa.
Anche sul sistema distributivo dei carburanti c’è stata una lunga discussione tra chi vorrebbe ci fosse almeno una forma di garanzia del lavoro finora svolto e chi invece vorrebbe fosse allargato a tutti per consentire, soprattutto alle imprese, di avere la possibilità di centraline per il carburante.
Attraverso i Regolamenti verrà definito nella chiarezza, però credo che su questo bisognerà usare molto buonsenso.
Mi avvio rapidamente alle conclusioni.
Il Regolamento, come ho detto all’inizio, sarà la parte essenziale della legge, quindi anche come Commissione dovremmo stare molto attenti, perché se i Regolamenti non saranno buoni e proficui si potrebbe rischiare di far perdere valore alla legge stessa.
Per cui mi auguro che i Regolamenti verranno disposti in tempi brevi per poter appunto rendere efficace e applicativa la legge. Ovviamente saranno valutati dalla Commissione con tutta la necessaria attenzione, così come fatto per la proposta di legge.
Politicamente si è cercato di fare una sintesi fra liberalismo e protezionismo. Non è più possibile quel protezionismo che esisteva fino a qualche anno fa, ma non è più possibile neppure un liberalismo spregiudicato. Si è cercato di tenere la barra in mezzo, non so se ci siamo riusciti, ma d’altro canto ci sono normative che impongono questo tipo di scelte.
Si è tenuto conto delle nuove forme di commercio. Sappiamo infatti che in questi ultimi anni sono sorti grandi centri commerciali, impensabili fino ad allora. Quindi anche il commercio è cambiato. Ci sono ad esempio i call center, gli hobbisti, i collezionisti, ecc..
C’è la salvaguardia delle varie peculiarità del territorio regionale, si è cercato infatti di tutelare i piccoli centri, le zone rurali, i centri storici, ecc..
Ci sono programmi e finanziamenti per raggiungere quegli obiettivi di cui ho parlato.
C’è innanzitutto, e concludo, il potere programmatorio della Regione, che dunque non dovrebbe entrare nel dettaglio – e secondo me a volte vi entra anche un po’ troppo – bensì dare le normative generali su cui poi dovranno intervenire le Province e i Comuni.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Ciriaci. Informo i Consiglieri che durante questo intervento verranno chiuse le iscrizioni a parlare. (…) Consigliere, il Regolamento dice che ci si può iscrivere entro mezz’ora dall’inizio dell’intervento della relatrice di maggioranza, quindi le iscrizioni dovrebbero essere già chiuse. Prego, Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Questa mia relazione vuole mettere in evidenza in primis il contributo che come Consiglieri di minoranza abbiamo apportato in Commissione, abbiamo infatti reso possibile che questo Testo unico sia il più vicino possibile a tutto ciò che riguarda il settore del commercio, il settore produttivo ed il settore dello stesso imprenditore commerciale.
Certamente non tutto il contenuto del testo ci soddisfa pienamente, ma senza ombra di dubbio possiamo affermare che porta comunque ad un’evoluzione importante e determinante di tutto il comparto.
Il lavoro svolto poteva essere sicuramente migliore, ma è stato comunque licenziato un testo che in gran parte condividiamo. Quindi è a questo proposito che dico che gli emendamenti che abbiamo presentato, che poi discuteremo, alla fine potrebbero incidere sulla decisione del nostro voto finale.
Le buone prospettive per tutti gli operatori del settore del commercio derivano anche dal recepimento delle normative nazionali in materia.
Oggi attraverso una semplice DIA si può aprire un’attività. Abbiamo infatti eliminato tutta quella che fino ad oggi è stata un’incessante burocrazia. Che a volte ha dato il tempo di riflettere, quando invece un imprenditore ha la necessità di poter subito andare e soprattutto di essere sostenuto.
In questo testo – e colgo l’occasione per ringraziare il dott. Talarico – vi è una particolare attenzione nei confronti dei dettagliandi sia all’ingrosso che al minuto, quindi al grande ed al piccolo commercio.
Altra cosa importante è che questo testo riguarda una vasta gamma di attività, esse vanno dal commercio al dettaglio e all’ingrosso, il commercio su aree pubbliche, la vendita di stampa quotidiana, la somministrazione di alimenti e bevande, la distribuzione dei carburanti, altre forme di vendita per commercio al dettaglio, centri di telefonia fissa e mobile, outlet, fiere, mercati all’ingrosso. Quindi comprende una vasta gamma di attività che fino ad oggi in questa nostra regione non era regolamentata.
Come ha detto anche la relatrice di maggioranza, in tutto il percorso di questo Testo unico abbiamo forse perso almeno un paio di anni, sette mesi è stato il periodo per l’esame in Commissione. Che questa esperienza possa comunque essere un modo per spronare ancora di più le attività assembleari, le attività delle Commissioni, affinchè si possa essere celeri nel rispondere a tutta quella economia che man mano si sta modificando.
Altre importanti innovazioni inglobate in questo Testo unico riguardano la semplificazione e la trasparenza.
Questo Testo unico ci permette, inoltre, di dare indirizzi, di fissare delle generalità, dei criteri urbanistici. Si deroga ai Comuni e alle Province la localizzazione e la determinazione dell’ambientazione. Si guarda alla valorizzazione dei centri storici e delle piccole realtà produttive; ossia di quelle piccole realtà che negli ultimi anni a volte sono state chiuse proprio perché assolutamente abbandonate, realtà che non hanno avuto alcun sostegno né a livello quantitativo (mole di lavoro) né a livello qualitativo, ad esempio sulla possibilità di essere raggiunte a causa magari della chiusura al traffico dei centri storici, ecc..
Quindi ora c’è un’attenzione specifica proprio per queste piccole attività, che peraltro formano lo stato sociale, economico e culturale del nostro particolare territorio.
Vigileremo dunque su quelle che saranno le norme attuative di questo Testo unico, perché legiferare bene sicuramente è cosa buona ma applicare è determinante.
Come minoranza ma io in particolare come relatrice, sentendomi partecipe di questo Testo unico sul commercio, garantisco a tutta la comunità di rimanere assolutamente vigile affinché tutto ciò venga applicato in tutto il territorio e che soprattutto avvenga nel più breve tempo possibile.
Una piccolo compromesso l’abbiamo dovuto fare per quanto riguarda l’attuazione e le autorizzazioni transitorie per il periodo di non copertura della legge, per cui sono state date delle deroghe alle Province.
Rispetto ai procedimenti normativi si evidenziamo delle novità, tra cui la DIA che permette di aprire un’attività senza avere nessun interlocutore, ovviamente nel rispetto delle normative contenute in questo nuovo testo.
Come minoranza ci sentiamo orgogliosi in quanto sono state recepite tutte le direttive del nostro Ministero economico. Possiamo quindi dire che in questo modo si può dar luogo in un giorno alla realizzazione di una nuova impresa nella regione Marche, come appunto voluto dal Governo nazionale.
Proclamo il voto di astensione se non verranno accettati i nostri emendamenti, nel caso invece verranno accettati il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. La legge che stiamo discutendo oggi in Aula è molto importante, quindi nonostante i componenti della Commissione l’abbiano insieme elaborata, non significa che ora non si debba sviluppare, sviscerare, analizzare. E’ una legge molto importante e complessa quindi non ci si può accontentare dell’accettazione o meno di un emendamento per poter dire di essere soddisfatti.
Questa legge deve soddisfare – soddisfare lo dico tra virgolette – gli interessi che sono in campo, ossia quelli dei cittadini, quelli dei commercianti, quelli della media e della grande distribuzione.
Deve essere una legge che deve saper guardare anche al territorio, ed il nostro territorio non è omogeneo, i comuni della costa e dell’entroterra non sono uguali. Faccio un piccolo esempio: nella costa di Porto San Giorno nei periodi invernali non è come in quella di Civitanova e Portorecanati, anche se d’estate magari si potrebbe avere una situazione più omogenea; lo stesso vale per le zone delle comunità montane che hanno impianti sciistici e che quindi non sono come quelle comunità montane che d’inverno vivono invece una situazione molto difficile.
Per cui non dobbiamo perdere di vista questo problema. Certo, i Comuni non è che vogliono appropriarsi di scelte su un problema così delicato, ma ritengo comunque che un Sindaco è sicuramente più presente nel territorio, ne conosce le difficoltà, le esigenze, e di conseguenza potrebbe fare dei provvedimenti più opportuni e più riferiti al caso.
Quando qui si dice “apertura tutto l’anno” bisogna essere sereni e non strumentali nei confronti dei consumatori o di chi per altro. Oggi ci sono tantissimi commercianti che sono in difficoltà non solo a causa della crisi, ma anche a causa del fatto, come dicevo poc’anzi, che sia nella costa come nell’entroterra non c’è quell’utenza come si ha nei periodi estivi.
Quindi obbligare o condizionare un commerciante ad una concorrenza con la grande distribuzione secondo me è un grosso errore, proprio perché si metterebbe in difficoltà quel commerciante che magari ha una o due commesse e che la domenica – con tutto il rispetto per la Chiesa che dice un giorno di riposo è per tutti – dovrebbe chiamare il personale al lavoro con un conseguente aggravio economico maggiore.
Non regge neppure il discorso di quando si dice che magari non si fa lavorare il lunedì o una mezza giornata di martedì. Questo perché ogni commerciante quando apre una attività ha i suoi programmi, i suoi progetti, fa i propri investimenti.
Dunque non dobbiamo certo essere noi quelli che mettono un commerciante nella condizione di andare ulteriormente in crisi, quando magari già si trova in difficoltà anche con le banche.
Peraltro, a questo proposito, ritengo che la Regione Marche dovrebbe fare un forte provvedimento sul credito non solo per i lavoratori, le aziende o le industrie ma anche per i commercianti. E che siano interventi seri, non basati su bandi che magari iniziano e non si sa quando finiscono. Ad esempio si dovrebbe dare un credito sullo scoperto oppure un anticipo di interessi. In modo così da far lavorare il commerciante sereno in quanto così potrebbe fare degli investimenti, una programmazione, una pianificazione della propria attività.
Quindi che il commerciante tramite la Regione possa avere delle garanzie nei confronti degli istituti di credito.
Inoltre bisogna fare una politica seria anche per i giovani, ma non una politica basata solo sulle chiacchiere e sulle parole. Bandi, progetti, programmazione, sono tutte belle parole, però dalla teoria alla pratica c’è sempre un abisso. Perché se un giovane oppure un’azienda devono magari prendere un contributo non si sa quanti mesi o addirittura anni passano prima che questo arrivi nelle casse di chi lo ha richiesto.
Per questa proposta di legge mi è stato detto che nel prossimo bilancio di somme a disposizione ce ne sono, quindi nei Regolamenti che si dovranno fare dovremmo essere precisi e dettagliati sulle aperture, sulle chiusure, sugli orari di lavoro, in modo da poter essere chiari nei confronti dei cittadini e dei commercianti.
Quindi, ripeto, stiamo attenti, perché la grande distribuzione ha la possibilità di assumere e di far fare i turni al personale nelle giornate di sabato o di domenica, mentre il piccolo commerciante in questo trova molte e serie difficoltà.
Dobbiamo quindi fare tutti uno sforzo affinché i primi attori di questa legge siano i Sindaci, che sono quelli che stanno sul territorio, sono i proprietari del territorio.
Peraltro nella nostra regione non esiste neppure un censimento reale delle attività commerciali che ci sono. A voi interessa soltanto poter dire che si è fatta una legge; ad esempio non avete voluto parlare neppure di un argomento importantissimo e delicatissimo come quello del Cemim, che sicuramente ha dei risvolti poco chiari, preferite non parlarne, fate in modo che questo argomento non venga discusso né oggi né nelle prossime settimane.
Ritornando alla legge, ci sono molti emendamenti, come ha detto anche la relatrice Consigliera Ciriaci, la cui approvazione o meno influirà sulla scelta del nostro voto finale. In ogni caso, sia se ci sarà un voto di astensione o un voto favorevole, tutto è comunque demandato a quei Regolamenti che dovranno essere successivamente esaminati in Commissione. Oggi parliamo del quadro generale però poi più dettagliatamente la sostanza sarà tutta in questi Regolamenti.
Mi auguro, quindi, che la Commissione terrà presente della difficoltà del commerciante. Dico questo non perché sono figlio o marito di una commerciante, ma perché so bene quello che oggi significa mandare avanti un’attività commerciale. A casa mia non vanno mai alle riunioni dei commercianti, sono abituati ad aprire alle 7,30 e lavorare sino alle 8,30 facendo solo con un piccolo intervallo. La mia è una famiglia di lavoratori che non si preoccupa delle leggi, è gente che ha sempre lavorato, da mia nonna a mia mamma a mia moglie. So quindi i sacrifici che fanno, il sabato, la domenica, e conosco anche i risultati che portano a casa, oppure le difficoltà quando ci sono i momenti di malattia o momenti di ferie.
Allora occorre sicuramente avere una maggiore attenzione nei confronti del settore del commercio. E’ un invito che faccio con passione.
Spesso in quest’Aula ci sono molti farisei, che magari quando si parla ti fanno i sorrisetti, io invece parlo sempre con il cuore, parlo sempre con passione, non sono un falso o un demagogo. Quindi quando vedo fare i sorrisetti mi dà molto fastidio.
Oggi ci vuole più serietà, ci vuole meno demagogia e meno strumentalizzazione. Ma qui dentro non si sposta mai un voto. Invece dovremmo fare le leggi per bene, non quindi la solita propaganda e la solita demagogia.
Pertanto, come ha detto prima anche la collega Ciriaci, sull’espressione del voto al momento ci riserviamo, perché vedremo se gli emendamenti verranno accolti oppure no.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svilupperò poche considerazioni perché poi avremo modo di entrare nel merito dell’articolato di questa complessa legge.
In premessa anch’io innanzitutto voglio ringraziare la struttura della Giunta regionale e della Commissione che hanno dato un forte supporto tecnico.
Tuttavia dobbiamo dire che il dibattito di questa legge è stato imposto da condizioni esterne, perché è in atto una liberalizzazione del commercio in Italia e in Europa che in alcuni casi ha dei connotati di una liberalizzazione selvaggia.
Infatti in premessa si dice che questi sono o dovrebbero essere i princìpi comunitari a tutela della concorrenza, quando invece la direttiva Bolkestein, su questo settore come su altri, in realtà non individua nella concorrenza uno degli elementi, bensì è la liberalizzazione l’obiettivo e il soggetto principale. Ma la liberalizzazione nel nostro Paese e in Europa non ha portato a maggiore concorrenza, ha portato alla concentrazione in poche mani dei grandissimi gruppi internazionali della grande distribuzione.
E’ dunque in questo contesto che si inserisce il dibattito sul commercio, perché già da prima le leggi Bassanini e il decreto Bersani avevano fatto diversi guasti al commercio medesimo.
La cancellazione delle tabelle commerciali, merceologiche, la fine del contingentamento e l’azzeramento delle distanze, che allora sembravano il non plus ultra, ha invece penalizzato il piccolo commercio. Ha penalizzato il commercio nei centri storici, quel commercio che molto spesso in piccoli comuni diffusi nelle Marche, in Italia e in Europa, è anche motivo della stessa residenza.
Invece si è spostato il commercio nelle grandi aree e quindi si è andati via dal presidio urbano di quel comune, di quella realtà, di quella frazione.
Anche la stessa liberalizzazione degli orari ha penalizzato il piccolo commercio. Molto spesso, infatti, il piccolo commercio, lo diceva anche il Consigliere Brini, è stato sottoposto a pressioni, perché, ad esempio, dal punto di vista del personale non poteva e non può competere con i grandi e grandissimi centri multinazionali.
Al tempo stesso ha penalizzato e penalizza i lavoratori del commercio. In primo luogo li precarizza in quanto vengono assunti dalla grandissima distribuzione con contratti a breve e con una rotazione selvaggia, poi quando non servono più vengono licenziati e quindi sbattuti sulla strada.
Sicché questa liberalizzazione, che è cosa molto diversa dalla necessità di una seria concorrenza, ha penalizzato il piccolo commercio, ha dequalificato il commercio e la sua qualità, ha indebolito il presidio nei piccoli comuni e ha concentrato in poche mani le risorse a favore del commercio.
Oggi tutti si riempiono la bocca in maniera impropria del federalismo, ma qui dobbiamo dire che c’è un attacco centralistico a livello quantomeno europeo contro il commercio piccolo e medio.
Per cui anche questa necessità di rivedere una normativa regionale, secondo me, è troppo timida.
Certamente i Comunisti Italiani voteranno a favore perché questo Testo unico cerca anche – lo diremo poi durante la discussione dell’articolato – di limitare sul versante delle aperture festive quello che è stato possibile fare. Tuttavia per quanto riguarda l’articolo 16 e i successivi articoli 97 e 98 sui centri commerciali, in prospettiva – in questo momento non vedo l’Assessore e neppure il Presidente – credo che le Marche proprio in virtù del federalismo dovranno fare una riflessione. Ossia se con questa nuova normativa dovremmo limitarci ad una proroga di nuove autorizzazioni che scadranno con l’entrata in vigore del Piano del commercio, oppure fare una legge che vieti nel prossimo futuro la possibilità di nuove aperture dei centri commerciali, e ritengo sia questo quello che potrà favorire la concorrenza, non altre cose.
Avremo poi modo di discutere anche degli articoli successivi per quanto riguarda i giorni festivi, ossia quei giorni significativi dove accorre impedire l’apertura degli esercizi commerciali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. In terza Commissione abbiamo discusso a lungo e direi che è stato fatto un lavoro di analisi e di sintesi positivo. Quindi come Capogruppo dell’Unione di Centro in quella sede ho valutato positivamente il lavoro fatto. Certo, ciascuno di noi rispetto al testo approvato può mantenere anche alcune riserve, personalmente io infatti le mantengo, ma queste riserve devono essere poi ricondotte all’interno di una legge che non deve soddisfare solo le esigenze o le idee del gruppo che rappresento, bensì quelle di un’intera comunità regionale. Per cui ci sono da una parte gli interessi delle categorie, dall’altra gli interessi dei cittadini consumatori.
C’era il rischio, così come peraltro in parte c’è anche stato, che l’argomento che doveva essere affrontato in termini di concretezza e di praticità, che si potesse incanalare in un confronto viziato da due posizioni ideologiche opposte. Ossia quelle che prevedevano un liberismo assoluto rispetto a certe determinazioni, e quelle che invece privilegiavano un dirigismo assoluto rispetto alle stesse.
Come Unione di Centro abbiamo sostenuto la tesi che la giustizia a volte – magari non sempre – sta in mezzo, quindi abbiamo cercato di adoperarci per fare in modo potesse esserci una giusta contemperazione di entrambe le impostazioni.
Pertanto ritengo che il testo approvato rifletta un po’ il lavoro svolto in Commissione anche da parte degli altri colleghi di minoranza, come ricordava prima la collega Ciriaci.
Pertanto ci dichiariamo sostanzialmente soddisfatti, appunto, del lavoro fatto, e se non ci saranno stravolgimenti confermeremo favorevolmente anche in quest’Aula assembleare l’orientamento che abbiamo già espresso in Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Come membro della Commissione voglio anch’io fare alcune considerazioni.
Il testo che andiamo oggi a votare rappresenta un indubbio strumento necessario per unificare le numerose e spesso non correlate leggi statali e regionali nell’ottica della trasparenza e della semplificazione.
Si introducono aspetti di novità, in particolare nella ridefinizione della normativa degli orari di vendita, aspetto che in Commissione è stato molto dibattuto in quanto si è tenuto conto delle specificità del territorio marchigiano, delle esigenze dei consumatori, degli esercenti e dei lavoratori del settore.
Inoltre si vuole normare il commercio nell’ottica di un giusto equilibrio tra la piccola, la media e la grande distribuzione.
Un aspetto molto importante previsto nella legge, per consentire di monitorare le imprese commerciali e per stabilire le esigenze reali della regione, è la costituzione dell’Osservatorio sul commercio.
Ora però non voglio richiamare i molti aspetti, voglio solo soffermarmi su quello che ritengo sia tra i più importante. E’ un problema che credo tutti noi, colleghi, abbiamo ben presente nel momento in cui andiamo a visitare i centri storici dei nostri comuni, delle nostre città, i stupendi borghi del territorio della nostra regione.
La crisi dei piccoli esercizi commerciali è in essere già da tempo, essi sono vittime di un sistema – come hanno ricordato alcuni colleghi – che li sta comprimendo e spesso anche escludendo. Questo a causa del boom dei discount, dei grandi magazzini, degli outlet e dei centri commerciali, sia per i prodotti alimentari che per altri.
E’ in atto quasi una desertificazione delle aree commerciali dei centri storici. Negli ultimi tempi si sono ridotti di oltre il 20% i piccoli negozi, i banchi e gli ambulanti.
Per la prima volta il bilancio tra il numero dei piccoli negozi costretti a chiudere e l’espandersi della grande distribuzione si annuncia marcatamente negativo. Nel 2008 sono aumentate le cessazioni di attività dei piccoli negozianti, un tempo figure centrali di ogni quartiere urbano e di ogni piccolo borgo.
Quando un paese o un centro storico non è più caratterizzato dal pulsare delle attività commerciali si va a stravolgere la situazione stessa di quella realtà, che va quindi a perdere quella fondamentale connotazione che nel tempo gli ha permesso di diventare punto di riferimento culturale, di socializzazione, di aggregazione.
Se consideriamo peraltro anche la concreta possibilità che anche le scuole nei piccoli centri per effetto della riforma Gelmini verranno via via chiuse, si può ben comprendere quale scenario si stia delineando per la sopravvivenza dei nostri piccoli paesi. E soprattutto quelli montani, unici per la bellezza del paesaggio, per i tessuti urbani così caratteristici, che sappiamo bene rappresentano il fiore all’occhiello della nostra regione.
I piccoli paesi italiani, dove risiede circa il 4,5% della popolazione, corrono il pericolo di diventare delle vere e proprie ghost town, dei paesi fantasma. Essi sono un quinto dei comuni italiani.
Dunque questa desertificazione commerciale dei centri storici e dei piccoli borghi dovrebbe farci riflettere.
Un errore fatto, come ad esempio avvenuto in Francia, è stato il proliferare di grandi strutture commerciali che ha reso necessario il ricorso a più riprese allo strumento normativo per l’attuazione di forme compensative e incentivanti per la sopravvivenza del piccolo commercio.
Un aiuto attraverso la possibilità di attivare i centri commerciali naturali la nostra Regione, come altre, l’ha già offerto facendo investimenti mirati alla riqualificazione dei centri storici. Opportunità colta da molti paesi e città che potrebbe, a mio avviso, svilupparsi ancora di più e qualificarsi se i tanti centri commerciali presenti nelle cinque province si mettessero i rete, così da offrire ai cittadini proposte innovative ed accattivanti.
Del resto anche il mercato della nostra regione è saturo di strutture commerciali sia ad alto impatto urbanistico che ambientale. Ne abbiamo tantissime, sono decine, che poi immancabilmente dopo quattro o cinque anni di apertura chiudono; voglio ricordare, uno per tutti, il Mercatone Zeta che ha messo in mezzo alla strada 110 dipendenti di cui 99 sono donne.
In Commissione abbiamo a lungo discusso anche dell’opportunità di nuove e più aperture, festive e non, durante l’anno.
Come ho affermato anche in Commissione ritengo inaccettabile che si vada ad offrire la possibilità di più aperture festive e domenicali, nei fatti in questo modo si va ad imporre l’apertura anche ai piccoli esercenti, che però quasi sempre sono a conduzione familiare e quindi non potrebbero reggere alla già pesante concorrenza della grande distribuzione che, invece, può organizzare il personale con le turnazioni o in maniera diversa.
Non dobbiamo quindi cancellare “l’Italia delle botteghe”, ossia quegli esercizi che, ripeto, rappresentano la nostra storia, la nostra tradizione.
Per aiutare i piccoli comuni, soprattutto quelli montani, e anche per rispondere ai tanti Sindaci che non sanno come arginare la fuga dei commercio dai loro centri, credo sia nostro dovere reagire a quella logica che io definisco “la logica del più forte”.
Per questo ho presentato un emendamento, che ho anche rafforzato con un subemendamento, che mira alla rivitalizzazione del piccolo commercio attraverso fondi destinati a tale scopo. Inoltre ho anche presentato un ordine del giorno che quindi voglio mettere all’attenzione dei colleghi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Come membro della Commissione sono abbastanza soddisfatto del lavoro svolto in questa sede, come hanno detto anche altri Consiglieri, ma sul risultato finale, pur avendo contribuito insieme a tutti gli altri colleghi a trovare un testo che andasse incontro alle esigenze delle varie categorie, lo sono un po’ meno, forse ci sarebbe voluto un po’ più di coraggio.
Qui c’è un problema di fondo che viene codificato anche dalla legge quando dice: “in attuazione dei principi comunitari e delle leggi statali in materia di tutela della concorrenza”. Ci siamo infatti trovati in più occasioni a fare proposte e ad indicare una strada che però poi veniva subito bloccata da principi comunitari o da leggi statali che alla fine, appunto, hanno condizionato il testo finale.
L’articolo 1 parla, ad esempio, di salvaguardia del servizio commerciale nelle aree urbane, rurali, montane, ecc.. Io credo che in questo contesto a questa legge vada affiancata una maggiore fruibilità delle zone del territorio, con particolare riferimento all’entroterra. Perché ritengo che anche la viabilità sia un elemento indispensabile per far sì che il commercio venga poi messo nelle condizioni di poter essere fruibile in tutte le zone del territorio della nostra regione.
Sempre riferendomi al testo vorrei focalizzare l’attenzione su altri argomenti che ritengo importanti.
L’articolo 8 riguarda i requisiti morali. Sicuramente è utile, anzi, è indispensabile che si affronti anche questo argomento. La lettera b) dice che non possono esercitare l’attività “coloro che sono stati dichiarati delinquenti abituali, professionali e per tendenza, salvo che abbiano ottenuto riabilitazione;”. Ma questo non è sufficiente. Io sono molto preoccupato delle evidenti infiltrazioni della malavita sul territorio regionale. Troppe attività sono passate in mano a personaggi che non si erano mai visti, a personaggi di cui non sappiamo i trascorsi, c’è denaro che circola in momenti di difficoltà e che può essere una sorta di arma di ricatto del commerciante che si trova in difficoltà. Questo è un aspetto che magari ha altre competenze ma che sicuramente è fondamentale. Peraltro la mia sentita preoccupazione credo sia anche condivisa. Ci sono intere zone soprattutto delle città più grandi che stanno passando in mano a persone che arrivano da altre regioni, in qualche caso da altre nazioni, senza che ci sia, a mio avviso, un ferreo controllo di come avvengono questi passaggi. Quindi anche questo fa la differenza.
Sempre scorrendo i vari articoli della legge arrivo al discorso dei centri commerciali.
Quello dei centri commerciali è sicuramente un argomento fondamentale per il futuro del commercio. Sono d’accordo con il collega Procaccini quando dice che bisogna fare una legge che vieti ulteriori insediamenti sul nostro territorio di grossi centri commerciali, che è solo una politica del prendi i soldi e scappa. Troppe volte vediamo che si insediano sul nostro territorio le multinazionali dell’alimentare o di altro, vanno a prendere prodotti da altre nazioni di scarsa qualità e poi quando le cose non vanno come devono andare ci dicono “arrivederci e grazie” e vanno ad investire da un’altra parte.
Credo quindi che dovremmo focalizzare l’attenzione sulle eccellenze del nostro territorio, e quindi inevitabilmente favorire i nostri prodotti locali.
Inoltre dovremmo andare incontro alle esigenze dei produttori e dei distributori, però che abbiano una valenze squisitamente locale. E’ francamente ora di finirla con queste multinazionali che vengono semplicemente a spremere non solo l’economia ma anche i lavoratori.
Un’altra questione che ritengo interessante nel contesto della legge è inserita all’articolo 18 che parla dei servizi di telefonia e dei servizi internet.
Su questo c’era infatti la necessità di mettere dei paletti, perché anche in questo caso sono nate una serie di attività collegate alla telefonia, soprattutto nei confronti di paesi extraeuropei, senza controllo né dal punto di vista delle licenze né dal punto di vista dell’ordine pubblico. In diversi casi si è riscontrato che alcuni di questi call center altro non erano che dei luoghi di incontro non sempre per motivi telefonici.
Altro argomento che è stato affrontato e sul quale credo ci debba essere una maggiore incisività – anche se deleghiamo ai Comuni a prendere dei provvedimenti – riguarda il commercio sulle aree pubbliche.
Troppo spesso ci sono ambulanti con prodotti che non dovrebbero proprio stare in mezzo alla strada. Ad esempio quando vedo d’estate, con una temperatura di 35 gradi, dei sott’oli sotto il sole, credo che sia una cosa non degna di un paese civile. Lì si rischia veramente la salute dei cittadini consumatori, non c’è assolutamente una qualsiasi attenzione d’igiene, attenzione che invece viene sempre richiesta a chi ha un negozio su sede fissa.
E l’assurdo è che i controlli che vengono fatti… Presidente, mi scusi, ma gradirei, se possibile, un po’ di silenzio, qui gli argomenti da trattare sono tanti.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Consiglieri, mi raccomando, mantenete il silenzio in Aula. Grazie.

Giancarlo D’ANNA. Presidente, aspetto ancora un attimo perché francamente non mi sembra…

PRESIDENTE. Consiglieri, ripeto, vi prego di fare silenzio, altrimenti sospendo la seduta!

Giancarlo D’ANNA. Dicevo, quello che è assurdo è che ci sono delle categorie di commercianti ambulanti che non vengono controllati, come quelli che sono su postazione fissa. Quindi credo che nei regolamenti comunali – è un invito per le Amministrazioni comunali – nei confronti di ambulanti che non rispettano le regole si debba passare non solo al sequestro delle merci ma anche al sequestro dei mezzi, altrimenti si corre il rischio di prendere in giro i cittadini.
Sempre focalizzando sulla legge la mia attenzione su quelle che a mio avviso sono le cose che andrebbero modificate, vorrei richiamare l’articolo 55 sugli orari.
In Commissione abbiamo parlato delle varie giornate di chiusura dei negozi. Diversi membri della Commissione hanno fatto notare – su questo c’è stato un dibattito con il collega Procaccini – che nelle giornate del 1° maggio e del 25 aprile, soprattutto in alcune zone turistiche di mare ma anche in altre località ci sembrava una contraddizione che i turisti dovessero trovare i negozi chiusi proprio, appunto, nei primi weekend primaverili.
Su questo con la collega Ciriaci ho presentato un emendamento in Aula, come fatto anche in Commissione ma lì non è passato. Io ad esempio vivo a Fano, ma potrebbe essere la tessa cosa per Pesaro, Senigallia o altra località, in quel periodo arrivano tantissime persone, per cui dare l’opportunità, sia ai turisti di usufruire di alcuni servizi o per acquistare qualche souvenir, sia ai commercianti per mettere un po’ alla prova in questa prima apertura l’organizzazione della struttura, credo sia importante.
Quindi abbiamo presentato un emendamento anche da questo punto di vista, che mi auguro venga accolto.
Per quanto riguarda gli interventi finanziari per il commercio insieme ai colleghi di Alleanza Nazionale abbiamo presentato già nel 2008 una proposta di legge che prevede contributi a sostegno dei commercianti danneggiati da lavori di pubblica utilità. Un intervento in questa direzione ritengo sia doveroso, perché spesso ci troviamo di fronte a lavori che dovrebbero durare dieci-quindici giorni, invece si prolungano per mesi. Sono lavori che vanno sì incontro alle esigenze della comunità ma che poi si ripercuotono come conseguenze negative solo nei confronti di quelle attività commerciali che hanno la sfortuna di trovarsi nei pressi di un cantiere che, ripeto, molto spesso va avanti anche per diversi mesi.
E’ per questo che avevamo presentato una proposta di legge. Peraltro mi sembra che ci siano delle disponibilità economiche che vanno incontro a questa esigenza. Sarà poi il regolamento che eventualmente modificherà. Se non ricordo male attualmente è previsto solo per coloro che superano i 3-4 mesi, che però è un tempistica troppo lunga, in un tempo simile il negozio farebbe in tempo a chiudere baracca e burattini, in quanto ci sono situazioni che impediscono la totale accessibilità.
La nostra proposta riguardava 25 giorni, quindi ritengo che in fase di regolamento ciò debba essere attuato. Però prendiamo comunque atto della disponibilità a rimpinguare le casse per questo tipo di contributi.
Prima si è parlato dei grossi centri commerciali, ma io credo molto nella politica dei centri commerciali naturali, che però devono trovare anche un allargamento. Molto spesso parliamo del centro storico, che è sicuramente il cuore del commercio, il cuore della città, ma non ci dobbiamo mai dimenticare di quelle attività commerciali che non sono all’interno del centro storico. Quindi dobbiamo trovare una formula che vada perlomeno ad allargare la disponibilità economica nei confronti delle piccole e medie attività commerciali che sono al di fuori dei centri storici. Certo, si deve partire dal cuore, ma poi ci si deve allargare anche a tutto il resto.
Quindi questa legge, insieme anche ad una che vieti l’apertura di nuovi centri commerciali, ritengo possa essere un contributo fattivo per fare in modo che ci sia un vero rilancio ed una vera attenzione in materia di commercio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. La Wal-Mart – non so se tutti la conoscono – è un incubo che sta diventando un blob drammatico e che sta conquistando il sistema del commercio mondiale. Credo che riflettere, organizzare e produrre un’attività legislativa in una regione come la nostra dovrebbe, anzi, deve tenere conto di questo pericolo.
Per cui ritengo che lo strumento legislativo che andiamo ad approvare, costruito con uno sforzo significativo sia dalla Commissione che dai nostri uffici, oltre che normare e modernizzare quanto è contenuto nel regolamento del commercio, debba avere come importante riflessione quella di impedire che questa forma di neoliberismo travolga, sconfigga, desertifichi il sistema del commercio in una regione dove questo rappresenta un pezzo non solo importante dell’economia ma direi della cultura e della storia.
Ci siamo riusciti? Bene, io dico di sì ma solo in parte, e qui mi addentro su una delle questioni che più mi interessano. Dico questo perché già un pezzo del nostro sistema commerciale, quello della grande distribuzione, sta introducendo stili, modalità di lavoro, di organizzazione, che rischiano di produrre, appunto, una desertificazione di un valore oltre che economico anche di carattere culturale.
Quando, insieme al Consigliere Altomeni e ad altri Consiglieri, mi sono impegnato a discutere per esempio sulla questione della riduzione delle domeniche, non pensavamo, anche se lo ritenevamo sicuramente importante, solo al fatto – come direbbe l’Ecclesiaste – che “c’è sempre un tempo” – e quindi c’è anche il tempo del riposo, il tempo della sacralità; tanto è vero che avevamo incontrato, come ricorderete, l’interesse e la condivisione anche dei vescovi marchigiani –, ma pensavamo anche all’organizzazione del lavoro che queste grandi catene distributive introducono.
Un sistema del lavoro sempre più parcellizzato, sempre più legato al sistema della precarietà dei lavoratori e del loro tempo. E dentro questo, ovviamente, il pericoloso trascinamento che avveniva in un’altra parte del sistema commerciale, ossia quello della conduzione familiare o giù di lì.
Ritengo quindi che sui Regolamenti dovremmo continuare a riflettere molto. E in essi dovremmo cominciare a pensare che molte furono le scappatoie con cui i vincoli nei confronti della grande distribuzione sono stati realizzati nei comuni.
Noi dovremmo essere più attenti non solo per un’idea protezionistica, ma più attenti per un’idea della costruzione del sistema del valore della distribuzione. Che deve pensare anche, come qui qualcuno ha ricordato, in maniera importante al nostro sistema della produzione. Perché un commercio più prossimo al territorio e più articolato è un commercio che guarda anche alla qualità, quindi guarda anche alla produzione più vicina.
Oggi si parla tanto di filiera corta e dentro questa idea di filiera corta c’è la necessità di ricostruire i legami tra questi due versanti, quello del commercio al minuto e quello della produzione territoriale.
Insieme a questo dovremmo riflettere sui veri stili di vita che oggi il commercio induce e può indurre.
Allora questi momenti insieme rappresentano un’occasione importante di costruzione e di azione politica. Questo non è un regolamento che riguarda i salumieri – senza voler fare alcuna detrazione per i salumieri –, non è una condizione particolare, è un’idea di modello, e dentro questa idea di modello, vorrei ricordarlo, ci sono i lavoratori. Ed i lavoratori di un pezzo del settore commerciale oggi sono quelli più largamente esposti alle condizioni della precarietà e della volatilità della loro prestazione.
Quella della riorganizzazione delle domeniche non è un’idea antica, alla mulino bianco, che peraltro riguarda anche la riorganizzazione degli orari, dei tempi, la riorganizzazione della qualità distributiva. Accanto a questo vorrei infatti aggiungere – sarà interessante una discussione prossima su come disciplinare e su come intervenire – che nel frattempo la società sta producendo anche modelli e stili di organizzazione della distribuzione. Penso per esempio a quella ricchezza, che nel territorio si chiama gruppi di acquisto, che molte volte nascono e producono una nuova socialità da una parte, dall’altra parte un interesse adeguato sul versante dei prodotti, insieme ad un’indicazione degli stili di vita. E tutti insieme dovrebbero trovare, io credo, conforto, discussione e rapporto anche con il nostro sistema commerciale più tradizionale, che potrebbe in qualche modo offrirsi come garante e come accompagnatore a queste nuove esperienze.
Lì dentro, però, le amministrazioni comunali ed il territorio dovrebbero pensare e riflettere ad altre risposte. Invece di ricorrere, come accade spesso, ai sotterfugi per far diventare in un blob spaventoso qualche piccolo negozio un centro commerciale – potrei citare decine di Comuni che hanno bypassato le normative regionali attraverso questi piccoli e grandi éscamotages –. Dovrebbero pensare a questa nuova necessità di socialità che il commercio in qualche modo induce o potrebbe indurre.
Tutto qui, per quello che mi riguarda, sapendo che il mio Gruppo ha presentato degli emendamenti. E quegli emendamenti non determineranno il voto – perché il lavoro fatto fin qui è importante, è almeno di riordino –, ma in qualche modo determineranno il successo vero di questo strumento. Quel successo vero soprattutto nei confronti del mondo che il commercio vive e che in molti casi soffre. E penso soprattutto, come dicevo poc’anzi, ai tantissimi lavoratori che nei settori della grande distribuzione vivono condizioni difficili e che questo regolamento potrebbe rendere ancora più difficili.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Ritengo di dover intervenire per sottolineare l’importanza di questo provvedimento legislativo che oggi approda in Aula.
Va sottolineato, senza enfatizzazioni e senza retorica, che questo Testo unico sul commercio era un’esigenza legislativa doverosa per una serie di ragioni. Prima fra tutte quella di ridisegnare le competenze regionali in questo settore dopo la riforma costituzionale che ha previsto alla Regione l’esclusività della competenza in materia di commercio.
Ed il testo di questa legge parte proprio da questo presupposto, oltre a fare una sintesi di quel cambiamento profondo avvenuto nella società in questi anni. Un cambiamento che ha coinvolto tutti i comparti della società, economici, sociali, demografici, quindi anche il commercio.
Dunque per queste ragioni, una di tipo legislativo, l’altra di tipo sociale, era necessario normare con un nuovo testo le competenze in materia di commercio.
Debbo inoltre aggiungere che l’impresa non era così semplice come potrebbe sembrare. Si è scelto infatti lo strumento del testo unico proprio per fare in modo che le miriadi di leggi statali e regionali, i tanti regolamenti che spesso non erano nemmeno coerenti gli uni con gli altri, che spesso lasciavano dei dubbi interpretativi che non agevolavano, ad esempio, i tempi per il rilascio delle autorizzazioni, non finisse per rallentare i tempi.
Lo dice uno che avendo fatto il Sindaco spesso in questo settore – per la verità anche in altri – si trovava a dover fare uno sforzo di interpretazione di leggi e di regolamenti taluni contraddittori sui quali comunque c’era sempre un’alea di dubbiosità.
Quindi l’aver inserito tutte le norme in un unico testo ritengo sia stata una scelta giusta ed adeguata.
Ma il compito non era difficile solo per questo fatto, era difficile anche perché sappiamo – non ce lo siamo mai nascosto fin dall’inizio – che legiferare in un settore importante, esteso, strategico, che vive peraltro un periodo di profonda crisi, una crisi che attiene alla diminuzione del reddito e alla diminuzione della propensione al consumo, non era affatto semplice.
La difficoltà era inoltre aumentata anche dai diversi legittimi e contrastanti interessi in campo, ossia quelli della grande distribuzione, della piccola distribuzione, della media distribuzione, gli interessi degli operatori e dei dipendenti.
Quindi arrivare ad una sintesi accettabile di condivisione, che magari non è la panacea di tutti i mali e non è la risposta più soddisfacente possibile per i singoli legittimi interessi proposti, non è stato compito facile.
Per cui qui devo spendere un ringraziamento assolutamente dovuto e non formale alla Presidenza della Commissione che ha lavorato in questi mesi in condizioni non semplicissime per le ragioni a cui ho fatto riferimento, quindi ringrazio la Consigliera Mammoli. Inoltre ringrazio anche tutti i membri della Commissione che senza diversità di appartenenza hanno lavorato, consapevoli del fatto che non si trattava di difendere una posizione ideologica, uno schieramento o un partito, ma di trovare una sintesi fra i diversi interessi contrastanti per realizzare il miglior progetto legislativo possibile.
La società in cui viviamo, ripeto, è profondamente cambiata, in essa vi è la necessità di non tornare indietro rispetto, ad esempio, alla grande distribuzione. Quella grande distribuzione che ha tutta la legittimità di stare nel mercato, che è rispondente e funzionale, appunto, ad una società che è profondamente cambiata, che ha ritmi di lavoro e di tempo libero che sono assolutamente cambiati, che ha tempi per accedere al commercio che sono diversi dal passato, che ha un ruolo lavorativo profondamente cambiato. Insomma una serie di elementi che non ci possono portare ad una demonizzazione della grande distribuzione, sarebbe antistorico, sarebbe erroneo, non sarebbe neppure corrispondente all’interesse generale dei cittadini che hanno bisogno di certe strutture.
Però tutto questo va contemperato con altre esigenze. Esigenze che appartengono al commercio, ma che a mio avviso appartengono anche a valori sociali. Come l’esigenza di riconoscere un ruolo importante alla struttura portante, che questo paese ha da tanti anni, della piccola e media impresa commerciale familiare, che non può essere accantonata, quindi il suo ruolo non può essere sottovalutato ed emarginato.
La piccola e media impresa commerciale spesso rappresenta, fuori di ogni retorica, la sopravvivenza di centri medi e piccoli. Si ha un bel dire che c’è uno scivolamento delle popolazioni verso la costa, ma parliamoci chiaramente, è un cane che si morde la coda. Certo, le persone vogliono vivere dove c’è maggiore facilità di accesso ai servizio o dove c’è maggiore accessibilità ai mezzi di trasporto, quindi si è tentati anche di investire per una remunerazione più alta che può avere un investimento sulla costa, c’è una tentazione a uscire dai piccoli centri e andare nelle città medie e grandi. Ma d’altra parte, se è vero – io sono un assertore di questo – che dobbiamo tentare di impedire che si verifichi ciò che è accaduto in tutti questi anni, non è indifferente, rispetto a questo processo, che in alcuni centri medi e piccoli si depotenzino i servizi di tutti i tipi. Da quelli pubblici con la chiusura dei servizi essenziali, financo all’esistenza di attività commerciali che rappresentano una risposta in termini di servizio, oltre a rappresentare il cuore di un abitato, di un borgo, di un paese, di una cittadina.
Quindi anche questo è un tema che deve essere affrontato, trattato, un tema che non può essere sottovalutato.
Credo che la regione Marche da questo punto di vista un vulnus in questi anni lo abbia subito. Nel senso che si è andati avanti un po’ alla cieca con un’accondiscendenza totale alla grande distribuzione senza valutare l’impatto che questi eccessi talvolta non rispondevano alle esigenze sociali.
Inoltre ritengo, un aspetto della legge che voglio sottolineare, che ci debba essere una regia, ci debba essere un luogo nel quale disponiamo di dati sul rapporto tra cittadini consumatori, piccola e media impresa, rapporti con la grande, media e piccola distribuzione, e dunque che ci debba essere l’Osservatorio. Che non è una parte che di questa legge ci deve lasciare indifferenti, così come non è indifferente lo studio che la Regione ha fatto in tal senso. Quindi esso va ascritto tra le cose importanti di questa legge.
Una legge che, nella sintesi che ha coinvolto tutti i soggetti protagonisti del processo di costruzione, ha raggiunto un obiettivo di una proposta uscita dalla Commissione in modo condiviso.
La legge contiene anche molti altri elementi positivi. Uno è fondamentale per questa società dove spesso gli imprenditori devono spendere più tempo per occuparsi di fatti burocratici piuttosto che della propria azienda. In questa legge, infatti, c’è un contenuto di semplificazione burocratica secondo me assai pregevole. C’è una distinzione, come dovrebbe avvenire in tutti i settori, fra il ruolo dei diversi soggetti pubblici interessati, cioè il ruolo della Regione che non può essere lo stesso ruolo delle Province e dei Comuni, altrimenti duplicheremo, allungheremo i tempi e faremo atti inutili.
La Regione deve legiferare, deve fare gli indirizzi, dopodiché è compito soprattutto dei Comuni il rapporto con l’utenza, quindi con il cittadino che vuole intraprendere.
La legge assegna ruoli diversi a queste Istituzioni, attribuendo un ruolo più accentuato ai Comuni, un ruolo specifico alla Provincia attraverso la predisposizione del piano territoriale di coordinamento, e anche ai C.A.T. Centri di assistenza tecnica.
C’è quindi una suddivisione delle competenze che provvederà ad una semplificazione e ad una sburocratizzazione in un settore dove i tempi devono essere assolutamente ristretti.
Inoltre la stessa previsione della possibilità di utilizzare il SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) è un altro elemento di sicuro interesse che può rappresentare anch’esso un modo per snellire le procedure.
C’è anche un altro aspetto per il quale non era facile raggiungere l’intesa. Anche in queste ore sono pressato da chi ritiene che rispetto agli orari e ai tempi la risposta non sia adeguata. In molti protestano che ci vogliono più domeniche, c’è la concorrenza con le regioni limitrofe che magari hanno una normativa che mette in difficoltà i nostri imprenditori. Poi c’è anche una spinta diversa di chi invece dice no, sono troppe, perché così snaturiamo il lavoro, il riposo settimanale. Ancora, c’è la piccola e media impresa che dice sì, noi potremmo anche rimanere aperti ma non disponiamo del personale a sufficienza per poter tenere aperto quanto la grande distribuzione. Poi ci sono i sindacati che si lamentano perché il settore del commercio potrebbe diventare uno dei settori più proibitivi per quanto riguarda l’utilizzo del personale.
Insomma anche in queste ore ci sono forti pressioni per modificare, ognuno porta una sua ragione.
Però io vi devo dire la verità, per carità, possiamo anche analizzare gli emendamenti, peraltro qualcuno tecnico l’ho proposto anch’io, ma, attenzione, quando in un provvedimento c’è stato un lavoro intelligente in Commissione, una condivisione al di là delle appartenenze, l’Aula dovrebbe prenderne atto ed essere un po’ rispettosa. Non è che si vuol svuotare di poteri dell’Aula però ripeto, dovrebbe essere rispettosa. Perché qui siamo in un campo nel quale una sintesi come quella che è stata raggiunta, se viene minata con un emendamento, che può anche passare perché magari passa in modo trasversale, rischieremo di rimettere in discussione l’impianto complessivo della legge.
La legge dovrà essere oggetto di un Regolamento nel quale molte risposte verranno date anche per alcuni dubbi che ancora vengono proposti.
Comunque l’obiettivo sostanziale di questa legge lo possiamo davvero rintracciare – è per questo che l’affido al voto dell’Aula convinto che possa essere condivisa da tutti –, esso è ispirato a fattori assolutamente positivi, a cominciare dalla responsabilizzazione dei vari soggetti pubblici, dalla semplificazione e da quello di una sintesi possibile nel disegno fra interessi contrastanti che ci sono nel settore del commercio.
Ecco, mi sentivo di dire questo, e mi sentivo di proporre un appello all’Assemblea legislativa affinchè questo testo possa approdare così come è scaturito dal lavoro assolutamente pregevole fatto dalla Commissione.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 dei Consiglieri Ciriaci, Cesaroni:
Al comma 4, lettera c), sostituire la frase “salvo che per le disposizioni previste per il commercio su aree pubbliche” con la seguente frase: “fatta salva la disciplina relativa all’assegnazione dei posteggi su aree pubbliche”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Quando si parla dei PTC provinciali, chi fa la verifica nei confronti della Provincia? In passato abbiamo assistito, per esempio, che la Provincia di Macerata per anni, anni, anni non ha avuto mai il PTC.

PRESIDENTE. Consigliere, mi scusi, io capisco tutto, ma le ricordo che ora siamo in fase di votazione, quindi i Consiglieri possono prendere la parola solo per dichiarazione di voto.

Ottavio BRINI. Presidente, le voglio far notare che senza di noi non avrebbe neppure la maggioranza per andare avanti. Glielo dico per l’ennesima volta!

PRESIDENTE. Al di là di maggioranza o minoranza le regole vanno rispettate.

Ottavio BRINI. Senza di noi non potreste mai legiferare!

PRESIDENTE. Io sono il Presidente di tutti, Consigliere Brini, quindi anche il suo!
Apriamo la votazione sull’articolo 4.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13.
Emendamento n. 13/1 dell’Assessore Solazzi:
Dopo il comma 2 inserire il comma 2 bis:
“2 bis. Contestualmente all’inizio dell’attività, l’interessato ne dà comunicazione al Comune e alla CCIAA territorialmente competenti.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 13, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 23. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 24. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 25. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 26. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 27. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 28. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 29. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

(…) Consiglieri, vi invito veramente ad avere un comportamento più rispettoso tra di voi e anche più rispettoso del luogo dove avete l’onore di sedere!

Articolo 30. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 31. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 32. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 33. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 34. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 35. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 36. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 37. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 38. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 39. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 40. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 41. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 42. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 43. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 44. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 45. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 46. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 47. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 48. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 49. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 50. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 51. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 52. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 53. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 54. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 55.
Emendamento n. 55/1 del Consigliere Altomeni:
Al comma 4 aggiungere le seguenti date: “8 dicembre – 26 dicembre – Lunedì dell’Angelo”.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Questo emendamento, almeno in parte, è nello spirito anche di altri emendamenti che seguiranno.
La legge prevede all’articolo 55 alcune date in cui non è possibile derogare alla chiusura, cioè date in cui gli esercizi sono obbligatoriamente chiusi. Dunque questo emendamento ne prevede altre tre, l’8 dicembre, il 26 dicembre e il Lunedì dell’Angelo. Il motivo è quindi per allargare le date in cui non sono possibile deroghe.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 55/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Subemendamento n. 55/2/1 dei Consiglieri Ciriaci, D’Anna, Brini:
Aggiungere il “26 dicembre” e sopprimere le lettere a) e b)”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Contrario.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 55/2/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 55/2 delle Consigliere Mollaroli, Benatti:
Al comma 4 dopo la lettera c) aggiungere: “26 dicembre”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. La questione che stiamo ponendo con questo emendamento, così come quella posta dall’emendamento che questa Assemblea legislativa ha poc’anzi bocciato del Consigliere Altomeni, è molto seria perché riguarda le festività.
Il subemendamento dei Consiglieri Ciriaci, D’Anna e Brini chiaramente era fazioso perché sopprimeva due festività civili…(…)

PRESIDENTE. Per cortesia, Consiglieri. non interrompete!

Adriana MOLLAROLI. Dicevo, sopprimeva due festività civili che fanno parte della storia di questo Paese, ossia il 1° maggio e il 25 Aprile. Lo voglio dire di fronte all’Assemblea legislativa e ai tanti commercianti che ci stanno ad ascoltare.
Io invece con questo emendamento propongo che i commercianti ma soprattutto i lavoratori dei grandi centri commerciali il 26 dicembre abbiano il diritto di stare a casa. La Vigilia di Natale noi non lavoriamo ma nei centri commerciali gli uomini e soprattutto le donne lavorano fino a tarda ora! Vogliamo quindi consentire a queste persone di stare due giorni con le loro famiglie nella festività religiosa più importante di questo Paese?!
Per cui chiedo di votare seriamente su questo emendamento, e voglio vedere come la destra voterà, quindi, a nome mio, della Consigliera Giannini e del Consigliere Ricci, chiedo l’espressione del voto per appello nominale.

PRESIDENTE. Sentite, Consiglieri, ovviamente le richieste di parola per dichiarazione di voto in base al regolamento saranno rispettate, però chiedo a voi stessi di rispettare lo svolgimento dei lavori, perché qui in Aula c’è una bolgia infernale! Se serve a qualcuno per divertirsi, io lo invito ad andare a divertirsi fuori! Qui ci si sta per votare e quindi si trattano gli altri rispettosamente.
Prego Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Ovviamente quando mi si chiede di esprimere il parere io sono obbligata a riferire il parere della Commissione.
Rispetto agli orari e ai giorni di chiusura obbligatori all’interno della Commissione c’è stata una lunghissima discussione. E’ stata fata anche una valutazione di carattere turistico proposta da un Consigliere di centro-destra che io avevo condiviso, ma regolarmente mi sono attenuta, come pure nella votazione, al parere della Commissione.
E’ evidente che l’Assemblea legislativa è sovrana quindi ognuno vota come vuole, però, ripeto, sono obbligata a riferire ciò che è avvenuto all’interno della Commissione, soprattutto quando si tratta di argomenti di cui si è discusso e su cui si è trovato l’accordo.

PRESIDENTE. Consigliera Mammoli, non ho capito qual è il suo parere.

Katia MAMMOLI. L’avevo già detto prima, è contrario. Certo, ora è chiaro che ognuno vota come vuole, ci mancherebbe, però il parere della Commissione, ripeto, è contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Credo che la Consigliera Mollaroli questa mattina abbia fatto una colazione sbagliata! Noi nel nostro subemendamento abbiamo messo che ci andava bene anche il 26 dicembre. Quindi non capisco perché si deve tanto scaldare, Consigliera Mollaroli! Tra l’altro il Consigliere D’Anna non è che può abolire due festività nazionali! Ho detto semplicemente che in alcune zone turistiche il 1° Maggio e il 25 Aprile arrivano i primi turisti quindi bisogna dare la possibilità di aprire. Peraltro i commercianti tengono aperti lo stesso e così prendono pure la multa! Lei, Consigliera Mollaroli, questo lo sa benissimo, è stata un amministratore di Fano! Ogni anno puntualmente il 25 Aprile e il 1° maggio ci sono un sacco di commercianti che prendono le multe proprio perché hanno l’esigenza di andare incontro ai turisti che arrivano in quel periodo. Quindi, o siamo una località turistica o facciamo demagogia!
Tra l’altro, cara Consigliera Mollaroli, lei sa che io ho viaggiato mezzo mondo, allora voglio dirle nel suo amico Vietnam, dove ci sono i Comunisti, il 1° Maggio ci sono capitato due volte, e quelli in questa giornata lavorano più del giorno prima, poi magari la sera gli fanno fare la festicciola! Sicché, cara Consigliera Mollaroli, prima guardi da dove vengono le sue origini, e semmai poi discuta! Perché qua voi parlate dei lavoratori mentre là li fanno zappare dalla mattina alla sera e non gli danno un tubo! Ha capito com’è la faccenda!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Farò una brevissima dichiarazione di voto, Presidente, perché il problema degli orari è serio, e queste due proposte di modifica si concepiscono, secondo me, come una sorta di schizofrenia che contraddice il dibattito.
Nella discussione generale prima si era detto che le giornate di apertura sono troppe, ora c’è chi invece ne vuole aggiungere di più. Quindi si cerca di modificare quell’equilibrio che il testo sullo stesso problema, seppur con diverse difficoltà, ha comunque raggiunto.
Se si guardasse dal punto di vista del turismo perché allora non tenere aperto magari anche il giorno di Natale, il giorno di Pasqua o tutti gli altri giorni dell’anno! Ci sono più flussi turistici il giorno di Natale che non a Ferragosto, ma cosa centra questo!
Peraltro il voler banalizzare il 25 Aprile e il 1° Maggio sottende ad una strumentalità fuori luogo che rappresenta, a mio modo di vedere, una visione del tutto sbagliata.
Per cui anche la proposta fatta dalla Consigliera Mollaroli e dall’Assessore Benatti secondo me è sbagliata in quanto contraddice proprio quell’equilibrio di cui abbiamo parlato. Perché, fermo restando le giornate di chiusura obbligatorie del giorno di Natale, il 25 Aprile ed 1° maggio, il 26 dicembre si annovera all’interno delle festività tali e quali. Quindi voler aggiungere una strumentalità ad un’altra è comunque sbagliato.
Sicché noi voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Intanto devo dare atto alla Consigliera Mammoli che ha detto che su questi temi in Commissione si è riusciti a trovare un equilibrio. Un equilibrio che quindi non dobbiamo rompere facendo sulle date del 25 Aprile, del 1° Maggio o altre date magari anche un po’ strumentalizzazione.
Comunque ritengo, nonostante condivida in parte il ragionamento fatto dal Consigliere Procaccini, che sul 26 dicembre basterebbe semplicemente adottare il senso comune del quadro generale. Si tratta del 26 dicembre! Ossia una data di continuità con il 25 dicembre, quindi due date che attengono ad una delle feste più importanti del mondo occidentale.
Per cui se questa Assemblea legislativa, al di là delle speculazioni che sono a volte anche di posizionamento politico, risolvesse con un voto favorevole questo emendamento, penso che non faccia altro che dare un segno chiaro rispetto ad una giornata che attiene, ripeto, ad una festività fondamentale dell’Occidente.
Quindi direi di accogliere l’emendamento della Consigliera Mollaroli. Si vuole aggiungere solo un giorno, il 26 dicembre, togliendo dalla discussione qualsiasi speculazione di carattere politico che in qualche modo è stata introdotta sia qui in Aula come pure in Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Soltanto una piccola precisazione prima di tutto nei confronti di ciò che ha detto la Consigliera Mollaroli.
Innanzitutto il nostro subemendamento non è fazioso, comunque non voglio ora assolutamente aprire una discussione interpersonale, non è certamente questo il momento. Voglio soltanto dire che in Commissione ne abbiamo parlato e lo abbiamo quasi condiviso. Ma non se ne è parlato per una posizione politica ma proprio per una posizione commerciale. Infatti questo testo, collega Mollaroli, riguarda il commercio.
Quindi lasciamo la possibilità di apertura di questi due giorni. Peraltro qui si è parlato anche, lo ha detto sia lei che la Consigliera Ortenzi, della tutela dei centri storici. E queste sono proprio due giornate festive dove il cittadino comune oppure il turista vanno proprio nei centri storici, non vanno sicuramente nei centri commerciali.
Quindi il nostro sub emendamento non è assolutamente un fatto politico. E così ci siamo comportati anche in Commissione, che è una Commissione tecnica, in quella sede abbiamo solo voluto testimoniare un testo sul commercio, un testo che in questo momento di grave crisi deve realizzare le istanze di tutte le associazioni di categoria, dei lavoratori, i rappresentanti sindacali. Vi è stata una forte concertazione, quindi è in funzione di questa che abbiamo presentato questo subemendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 55/2. Lo pongo in votazione per appello nominale.
Favorevoli: Altomeni, Amagliani, Badiali, Benatti, Binci, Brandoni, Brini, Bugaro, Parrucci, Natali, Cesaroni, Ciriaci, Comi, D’Anna, Giannini, Lippi, Luchetti, Massi, Mollaroli, Ortenzi, Petrini, Pistarelli, Ricci, Romagnoli, Santori, Silvetti, Sordoni, Tiberi.
Contrari: Bucciarelli, Donati, Mammoli, Mezzolani, Procaccini, Rocchi, Solazzi.
Astenuti: D’Isidoro.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 55/3 del Consigliere Altomeni:
Il comma 5 è sostituito dal seguente: “5. I Comuni, previa concertazione con le associazioni sindacali e di categoria, disciplinano le deroghe alla chiusura domenicale e festiva, le quali non possono superare il numero massimo di 10.”.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Chiedo un attimo di attenzione su questo emendamento perché qui verificheremo se le cose che si dicono corrispondono alle cose che si fanno.
Anticipo intanto che a nome del Gruppo di Rifondazione Comunista chiedo la votazione per appello nominale anche su questo voto, perché è bene, ripeto, che i cittadini sappiano se quello che andiamo a dire in giro corrisponde a quello che facciamo nelle Aule.
Qualcuno prima faceva riferimento al fatto che si fanno emendamenti di tipo strumentale. Sicuramente non è il caso di questo emendamento, perché questo, come gli altri che ho presentato, non fa altro che riprendere i contenuti di una proposta di legge che è stata la prima che il Gruppo di Rifondazione Comunista ha depositato all’inizio di questa legislatura. Quindi in tempi non sospetti, lontani da questo voto, allora eravamo all’inizio, mentre ora siamo alla fine. Per cui, ripeto, i nostri emendamenti non sono sicuramente strumentali.
Voglio ricordare che all’epoca in cui presentammo quegli emendamenti in giro per la regione organizzammo delle iniziative insieme alle associazioni dei commercianti, ad esponenti della Chiesa e ad alle organizzazioni dei lavoratori. Unanimemente sostenemmo proprio ciò che dice questo emendamento, ossia che le deroghe alle aperture domenicali, previste nell’allora legge del commercio, erano eccessive e quindi andavano ridotte.
Quando presentammo quella proposta di legge, insieme alle categorie che ho elencato, oltre ai nostri ci furono interventi anche di altri Consiglieri regionali – ora non li cito per correttezza ma credo che chi partecipò a quella cosa se lo ricordi – che affermavano di condividere quella proposta, semmai c’era sola una dilazione dovuta al fatto che, si diceva, molto a breve – sono passati cinque anni! – avremmo fatto il testo unico sul commercio. Quindi la nostra proposta di legge non era necessario discuterla in quanto, appunto, nel giro di breve tempo avremmo messo quei contenuti nell’interno del Testo unico sul commercio. Da allora, però, sono passati cinque anni e per cinque anni i lavoratori, i piccoli commercianti e chi sosteneva quella cosa hanno continuato a lavorare per le 24 domeniche, ecc., ecc..
Comunque, in ogni caso, ora siamo arrivati a questo Testo unico, quindi noi anche oggi riproponiamo una forte riduzione delle domeniche; curiosi di vedere come voterà chi allora fece quelle enunciazioni, o chi si fa paladino, ad esempio, dei vescovi quando si fanno questi tipi di dichiarazioni. Siamo ansiosi di sapere come questo voto si svilupperà all’interno di quest’Aula.
La prima considerazione che spesso viene fatta è quella della concorrenza con le regioni limitrofe. Bene, per esperienza, visto che in questi anni le Regioni limitrofe le abbiamo consultate ed ascoltate, queste ci dicono: “Noi lo faremmo però non lo facciamo perché voi siete la nostra regione limitrofa”.
Quindi bisognerà pure che in questo meccanismo delle regioni limitrofe qualcuno inizi a fare la riduzione delle deroghe, dopodiché ogni Regione valuterà, non avendo più la concorrenza delle regioni limitrofe, di fare altrettanto.
La seconda considerazione è che questo emendamento va letto e applicato in stretta connessione con il successivo emendamento n. 55/5. Che prende in considerazione alcune riflessioni che qui sono state fatte, e che erano presenti anche nella precedente legge sul commercio, ossia, che le chiusure domenicali applicate secondo la norma possono vedere delle deroghe, che sono appunto quelle di cui si parlava, quindi quelle relative alla situazione turistica, per cui i lungomare, i centri storici, i piccoli comuni; infatti se andate a leggere l’emendamento n. 55/5 troverete ben cinque esempi di deroghe dove queste considerazioni non valgono.
Qual è allora il portato dell’intreccio di questo? Che in sostanza le deroghe non vanno applicate ai grandi centri commerciali, perché il piccolo commerciante, che lavora in proprio, è quasi sempre lui che sceglie quando andare a lavorare, se andare a lavorare la domenica o nei giorni lavorativi o se stare in famiglia, diversamente dai grandi centri commerciali dove invece c’è qualcuno che sta a casa e che poi decide che i lavoratori vadano a lavorare la domenica e nei giorni festivi. Quindi la differenza è sostanziale.
Per cui il combinato disposto dei due emendamenti dicono che sono i grandi centri commerciali che non possono andare in deroga.
E questo era il motivo per cui le associazioni dei commercianti condividevano all’epoca, e spero ancora, l’emendamento che proponevamo.
Potrei parlare a lungo del fatto che qui, ad esempio, è stato detto anche che bisogna superare antiche considerazioni rispetto al commercio nei grandi centri commerciali, e che è una visione vetera quella di cui io sono portatore, cioè che i centri commerciali in questo paese e in questa economia hanno fatto più danni che cose positive, ma mi rendo conto che uscirei dal seminato. Quindi non mi dilungo oltre, mi limito solo a chiedere il voto per appello nominale su questo emendamento che riduce a 10 il massimo delle deroghe possibili.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. Consigliere Altomeni, l’appello nominale a nome di chi lo chiede?

Michele ALTOMENI. A nome del Gruppo Rifondazione Comunista, quindi mio, del Consigliere Brandoni e dell’Assessore Amagliani.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini per dichiarazione di voto.

Cesare PROCACCINI. Una breve dichiarazione di voto doverosa anche nei confronti della lealtà e della stima che nutro verso il Consigliere Altomeni e verso i compagni del Gruppo di Rifondazione Comunista.
Noi voteremo contro a questo emendamento. In primo luogo perché questo Testo unico riduce già a 23 gli attuali 48 giorni festivi e domeniche, quindi compie uno sforzo sottoscritto dalle organizzazioni del commercio e dai sindacati. L’alternativa a questa legge sarebbe la totale liberalizzazione, come hanno fatto altre Regioni
Quindi, ripeto, per serietà e per lealtà voglio dire ai compagni di Rifondazione che voteremo contro questo emendamento.
Questa proposta di legge, infatti, è di equilibrio proprio su un punto delicato. Peraltro noi oggi, io credo in maniera giusta, contiamo anche una forzatura rispetto alla normativa europea e nazionale che vorrebbe invece la totale liberalizzazione.
Quindi, dal punto di vista progressivo e di un contrasto alla logica della liberalizzazione, questo equilibrio va colto.
Sicché voteremo la previsione del testo e pertanto contro la proposta Altomeni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Per annunciare il voto contrario. Perché questa proposta di legge, come dicevo prima, è arrivata in quest’Aula raggiungendo un equilibrio anche non semplice, che ha visto, come ha detto nel suo intervento l’Assessore Solazzi, un lavoro sottile, un lavoro di sintesi, si è voluto costruire questa proposta sulla base di quelle domeniche lavorative.
Molto spesso arrivano in Aula leggi che non condivido del tutto, ossia quello che penso io a volte non coincide con il volere della maggioranza e della Commissione. Quando però un emendamento stravolge completamente un testo ovviamente non deve essere accolto perché non è questa la sede. Gli emendamenti presentati in Aula devono essere di modifica, di sistemazione, non si può cambiare l’impianto di una proposta di sintesi che è arrivata dalla Commissione in quel modo.
Quindi ritengo che lo sforzo fatto per arrivare alla riduzione delle domeniche lavorative sia già sufficiente a garantire quello che ha detto ora anche il Consigliere Procaccini.
Per cui anche il Gruppo del PD voterà contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Come ha ricordato il Consigliere Altomeni, la riflessione sulla disciplina delle domeniche per quanto riguarda il commercio non è un nostro sghiribizzo, bensì un percorso molto costruito e partecipato. Partecipato in primo luogo con i soggetti che vivono questa realtà, ossia i commercianti e i lavoratori del commercio.
Ho sentito prima pronunciare parole scarlatte per il giorno che segue il Natale, quindi ora vorrei atteggiamenti scarlatti su questo voto che riguarda qualcosa di più di un giorno.
Per la precisione vorrei ricordare al Consigliere Procaccini – che come al solito ci consiglia, ed io apprezzo sempre i suoi consigli con quell’atteggiamento moderato, quell’adelante con giudizio che fa parte delle raccomandazioni manzoniane – che questo avanzamento progressivo non è lo sconto da 48 a 23 domeniche, eventualmente sarebbe una riduzione, direi quasi inezia, da 28 a 23.
Però la cosa più importante che vorrei ricordare è che questa discussione riguarda la condivisione che abbiamo incontrato tra i lavoratori e i commercianti. Per cui io mi preoccupo, oltre ai lavoratori del commercio che aspettavano questa possibilità, anche dei commercianti, perché a tutti i livelli il meccanismo di trascinamento di questa vicenda resterà pesantemente su di loro.
Ogni forma di liberalizzazione, per chi è commerciante in proprio, vuol dire aumento del proprio autosfrutamento, però fino a un certo punto, perché l’aumento del proprio autosfruttamento ha un limite, che possiamo definire un limite della condizione umana.
Quindi la nostra proposta vuole ridare quel rapporto che deve esserci tra il commercio e la civiltà, che è la condizione essenziale in cui si riconosce valore al lavoro e alla sua fatica.
Ecco perché penso che la riflessione prima del voto potrebbe essere un importante segnale non solo per i commercianti ed i lavoratori del commercio ma anche per la nostra comunità.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. La mia dichiarazione di voto, che è favorevole all’emendamento Altomeni, vorrei dichiararla non solo per una questione politica ma principalmente per una riflessone personale.
La prima riflessione la faccio come lavoratore. Io lavoro le domeniche, e vi assicuro che anche lavorare una domenica al mese è molto difficile, in quanto è l’unico giorno della socialità, l’unico giorno in cui si può stare con la famiglia.
L’altra riflessione la faccio come padre di famiglia e come cittadino. Io la domenica mi rifiuto, e faccio una grossa fatica nei confronti dei miei figli, di andare nei centri commerciali. Luoghi che sono diventati finti posti di socialità, sono ormai il luna park della società. L’andare nei centri commerciali la domenica significa dare un incentivo ad un modello culturale che personalmente mi rifiuto di condividere. Sei giorni la settimana per andare nei centri commerciali sono più che sufficienti.
Inoltre mi metto anche dalla parte dei lavoratori che in questo modo dovrebbero lavorare una domenica sì ed una domenica no – si tratta infatti di 26 settimane – e questo mi sembra un grossissimo sacrificio.
Probabilmente la nostra riflessione non è ancora arrivata a questi livelli, però vorrei ricordare, cari signori, che in nazioni evolute, come la Germania, la Svezia e la Norvegia, dove pure ci sono i grandi centri commerciali, il sabato pomeriggio e tutti gli altri giorni alle ore 17,00 i negozi chiudono. E lì mi sembra che le imprese si sviluppino ugualmente, sono semplicemente società strutturate in maniera diversa, dove lo spazio per il commercio esiste, ma esiste anche lo spazio per il tempo libero e per i diritti delle persone.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 55/3. Passiamo alla votazione per appello nominale.
Favorevoli: Amagliani, Binci, Brandoni.
Contrari: Bucciarelli, Spacca, Benatti, Brini, Parrucci, Natali, Ciriaci, Comi, D’Anna, D’Isidoro, Donati, Lippi, Luchetti, Mammoli, Massi, Mezzolani, Mollaroli, Ortenzi, Petrini, Pistarelli, Procaccini, Ricci, Romagnoli, Santori, Solazzi, Sordoni, Tiberi.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 55/4 del Vicepresidente Petrini:
Dopo il comma 5 inserire il comma 5 bis:
“5 bis. Possono derogare le chiusure domenicali e festive di cui ai comma 4 e 5 le attività commerciali del settore non alimentare collegati direttamente alla casa madre di produzione. Con il regolamento di cui all’articolo 2 la Giunta regionale stabilisce i criteri e le modalità di attuazione”.
Ha la parola il Vicepresidente Petrini.

Paolo PETRINI. Ritengo che la nostra sia la regione delle qualità, non solo per la bellezza dei propri paesaggi, per il fascino della sua storia o per i gusti delle sue tipicità, ma forse è ancora di più una regione delle qualità per la sapienza e il saper fare dei propri artigiani. Un saper fare che nel tempo è stato riconosciuto in maniera oggettiva dai tanti marchi, soprattutto della moda, tutti presenti nelle Marche in maniera molto forte. E questo far conoscere le proprie produzioni che, appunto, sono realizzate da una miriade di artigiani. Artigiani che non hanno la possibilità di aprire un proprio spaccio commerciale, bensì parte della loro produzione viene assorbita attraverso la forma dell’outlet della casa madre. Casa madre che ormai nelle zone di produzione cerca di aprire queste forme commerciali per assorbire una parte importante della produzione locale.
Quindi per queste forme credo ci sia davvero bisogno di una deroga, e qui siamo del tutto estranei alle altre logiche di cui abbiamo trattato fino a questo momento, soprattutto a quella dei centri commerciali.
Ritengo quindi che questo emendamento possa essere tranquillamente accolto.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Questo emendamento non è arrivato in Commissione, quindi chiedo una breve sospensione di seduta.

PRESIDENTE. Prima di sospendere per cinque minuti i lavori assembleari dobbiamo votare la prosecuzione oltre le ore 13,30, perché la proposta era quella di andare ad oltranza.

(L’Assemblea legislativa approva)

La seduta è sospesa.


La seduta è sospesa alle ore 13,40
La seduta riprende alle ore 13,45

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Invito i Consiglieri a prendere posto. (…) Bene, visto che mancano ancora molti Consiglieri, sospendo la seduta che riprenderà tra un’ora.


La seduta è sospesa alle ore 13,50
La seduta riprende alle ore 14,50

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Comunico che all’emendamento 55/4 è stato presentato il subemendamento 55/4/1 a firma del Vicepresidente Petrini che prego gli uffici di distribuire. (…) Scusate, Consiglieri, se volete sospendiamo la seduta e la rinviamo alla settimana prossima, altrimenti fate un po’ di attenzione!
Gli uffici stanno distribuendo un subemendamento sostitutivo dell’emendamento 55/4. (…) Scusate, ma vi pare possibile che mentre uno parla voi continuate a discutere tra di voi! Credete sia un atteggiamento da persone educate e civili! Mi domando veramente con rammarico se vi sembra questo il modo di comportarsi in un’Assemblea legislativa!
Stavo dicendo che è stato presentato il subemendamento n. 55/4/1 dall’Assessore Petrini, sostitutivo dell’emendamento n. 55/4:
“La Giunta regionale previo parere delle associazioni di categoria, sindacali e dei consumatori, con il regolamento di cui all’articolo 2 può stabilire criteri e modalità di deroga al comma 5 esclusivamente a favore delle attività di vendita diretta da parte di case madri di produzioni, ad esclusione del settore alimentare, ubicate nel territorio regionale.”.
Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. La sostanza credo sia molto simile a quanto precedentemente illustrato, solo che attraverso questo emendamento sostitutivo si va incontro ad un’esigenza da parte del settore del commercio legata ad una maggiore concertazione delle scelte che la Giunta dovrà prendere successivamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Non c’è dubbio che il subemendamento migliora il testo dell’emendamento originario dell’Assessore Petrini. Tuttavia, secondo me, è comunque sbagliato. Nel senso che si inserisce in una difficoltà che nel commercio già esiste.
Un conto è accorciare la filiera, invece questa proposta – la pongo come una valutazione di riflessione – rischia di mettere in ginocchio e scardinare il piccolo commercio, perché seppure la produzione locale – e sarebbe tutto da verificare – è di diversa modalità e di diversi settori, può in questa forma diretta di vendita escludere il piccolo commercio.
Quindi andrei cauto su una formulazione di questo tipo. Secondo me con l’obiettivo di far bene rischiamo di dare un’ulteriore mazzata al piccolo commercio.
Per questi motivi noi voteremo contro.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 55/4/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 55/4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 55/5 dei Consigliere Altomeni. Ritirato.

Articolo 55. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 56. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 57.
Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Procediamo alla verifica del numero legale.
Presenti: Bucciarelli, Amagliani, Benatti, Brandoni, D’Anna, Donati, Petrini, Ricci, Altomeni, Badiali, Binci, Comi, D’Isidoro, Mezzolani, Procaccini, Solazzi
Assenti: Spacca, Brini, Bugaro, Parrucci, Natali, Cesaroni, Ciriaci, Giannini, Giannotti, Lippi, Luchetti, Mammoli, Massi, Minardi, Mollaroli, Ortenzi, Pistarelli, Rocchi, Romagnoli, Santori, Silvetti, Sordoni, Tiberi, Viventi
Presenti 16, assenti 24, il numero legale non c’è.

(Contestazioni sul risultato della votazione)

Consiglieri, al di là del risultato, è certamente evidente per tutti che ad esempio i Consiglieri Ortenzi, Mollaroli, Rocchi sono presenti in Aula mentre il sistema elettronico li conteggia come assenti, significa che qualcosa non ha funzionato.
Quindi ripetiamo la verifica.
Presenti: Bucciarelli, Amagliani, Benatti, Brandoni, D’Isidoro, Giannini, Mammoli, Ortenzi, Procaccini, Rocchi, Altomeni, Badiali, Binci, Comi, Donati, Lucchetti, Mollaroli, Petrini, Ricci, Solazzi
Assenti: Spacca, Brini, Bugaro, Parrucci, Natali, Cesaroni, Ciriaci, D’Anna, Giannotti, Lippi, Massi, Mezzolani, Minardi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Silvetti, Sordoni, Tiberi, Viventi.
Il Consigliere D’Anna, che ha richiesto la verifica del numero legale, deve essere conteggiato tra i presenti, quindi il risultato è il seguente: presenti 21, assenti 19, il numero legale c’è. Continuiamo i nostri lavori.

Articolo 57. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 58. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 59.
Emendamento n. 59/1 del Consigliere Altomeni:
Aggiungere il comma 5: “5. Per le violazioni alle disposizioni dell’articolo 55, nel caso la medesima violazione sia commessa due volte nel corso dello stesso anno solare, il Comune sospende l’attività di vendita per un periodo da cinque a venti giorni, anche se si è provveduto al pagamento della sanzione mediante oblazione.”.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Questa è una modifica all’articolo sulle sanzioni. Quello che si è sperimentato in questi anni è che le sanzioni sostanzialmente non servono in alcun modo da deterrente. Addirittura nella mia città si erano verificati degli episodi, che io ricordo bene, dove chi violava le disposizioni in materia di chiusura se ne faceva vanto dicendo: “tutto sommato se devo pagare 3 mila euro di multa rispetto ad una domenica lavorativa dove incasso qualche centinaia di migliaia di euro il gioco vale assolutamente la candela”.
Siccome le regole che scriviamo ritengo siano fatte per poi essere rispettate, allora bisogna pure che le sanzioni siano congrue. Per cui questo è un emendamento che prova a rendere un po’ più congrue le sanzioni rispetto alle violazioni delle norme che qui dentro scriviamo.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 59/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 59. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 60. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 61. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 62. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 63. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 64. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 65. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 66. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 67. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 68. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 69. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 70. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 71.
Emendamento n. 71/1 del Consigliere Massi. Ritirato.

Emendamento n. 71/2 del Consigliere Massi. Ritirato.

Emendamento n. 71/3 del Consigliere Viventi:
Al comma 1, lettera m) le parole “degli automezzi di proprietà del titolare” sono sostituite con le parole: “di uno o più automezzi di proprietà, in locazione e in suo al titolare”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. E’ un emendamento che non è venuto in Commissione, ma a mio avviso si può anche accogliere perché chiarisce il fatto che nelle centraline di distribuzione dei carburanti delle varie imprese possono essere utilizzate non soltanto dalle auto di proprietà del titolare ma anche dalle auto che il titolare ha in concessione. Quindi può essere accolto.

PRESIDENTE. Emendamento n. 71/3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 71/4 del Consigliere Massi:
Al comma 1 dopo la lettera n) aggiungere la lettera o):
“o) gestore, il soggetto titolare della licenza di esercizio dell’impianto di distribuzione dei carburanti rilasciata dall’Agenzia delle dogane (ex UTIF) addetto al servizio di rifornimento dei veicoli con i prodotti erogabili e alle prestazioni di primo intervento sui medesimi (quali cambio olio, liquidi per motore, corpi illuminanti, controllo pneumatici, sostituzione tergicristalli, ecc.).”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Sono tutti emendamenti nuovi quindi sarebbe opportuno che chi li ha presentati li esplicitasse.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. E’ solo un’aggiunta dell’elenco su cui penso anche diversi Consiglieri abbiamo su questo acquisito una nozione. All’elenco lungo che c’è all’articolo 71 si aggiunge questa lettera o) che contiene “il gestore, soggetto titolare della licenza di esercizio dell’impianto di distribuzione dei carburanti rilasciata dall’ex Utif addetto al servizio di rifornimento dei veicoli con i prodotti erogabili e alle prestazioni di primo intervento sui medesimi..”. Contempera una fattispecie che prima era elencata.

Adriana MOLLAROLI. Ma cosa vuol dire!

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. E’ una cosa tecnica, però integra un elenco che era un po’ carente. Tutto qui.

Katia MAMMOLI. L’Assessore scuote la testa quindi presumo che dia un parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 71/4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 71. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 72. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 73.
Subemendamento n. 73/1/1 del Consigliere Brandoni:
Dopo le parole “I Comuni possono individuare le ulteriori aree nelle quali non è possibile l’installazione di impianti di distribuzione di carburanti e di energia” inserire le parole: “nonché, per gli impianti localizzati nelle zone B e C di cui all’articolo 2 del d.m. 2 aprile 1968, n. 1444 ed in quelle non normate del centro abitato, disciplinare gli orari e le turnazioni delle attività di cui ai successivi commi 2 e 2 bis e di quelle dei servizi accessori ai mezzi quali lavaggio, elettrauto, gommista, meccanico.”.
Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. In realtà contiene la proposta di legge che avevo avanzato riguardo ad un problema molto particolare, ossia la disciplina delle attività connesse a quelle dell’erogazione di carburante.
E’ noto che c’è stata una liberalizzazione di orari e di attività per le attività di distribuzione di carburanti e molte di queste attività ne hanno collegate altre, da quelle più prossime all’attività a quelle più larghe, quindi fino alle attività di bar ecc..
Per cui nel caso fossero ubicate, come accade, nelle cosiddette zone B e C, zone urbane e di abitazione a tutti gli effetti, queste altre attività confliggerebbero con il sistema commerciale o comunque godrebbero di una possibilità accessoria non disciplinata dai Comuni.
Quindi alla fine l’emendamento semplifica, organizza e dispone su questo versante.
Peraltro è stato chiarito con gli uffici che l’emendamento ha una sua legittimità, cosa che all’inizio sembrava non possibile.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. L’emendamento n. 73/1 era stato presentato dalla relatrice di minoranza Ciriaci in Commissione e avevamo stabilito che sarebbe stato accolto ma non potevamo inserirlo in quel momento per motivi di carattere tecnico. Quindi eravamo d’accordo che quell’emendamento sarebbe stato accolto. Per cui ora un subemendamento che dice di togliere a questo emendamento una sua parte presumo sia inaccoglibile.

PRESIDENTE. Quindi il parere è contrario?

Katia MAMMOLI. Secondo me sì, ma vorrei sentire cosa dice la dott.ssa Santoncini. Perché è vero che l’apertura di certi servizi rispetto alla distribuzione dei carburanti riguarda un settore più specifico, ma dal momento che siamo d’accordo per accogliere l’emendamento della Consigliera Ciriaci che dice di sopprimere il fatto che i Comuni possono delegare altre zone per la distribuzione dei carburanti, credo che le due cose insieme non ci possano stare. Ho questa impressione.

PRESIDENTE. Infatti se si accoglie il subemendamento n. 73/1/1 poi decade l’emendamento n. 73/1…

Katia MAMMOLI. Tecnicamente non credo sia possibile accoglierlo.

PRESIDENTE. Oppure bisognerebbe fare viceversa, ossia votare contro il sub emendamento e poi votare l’emendamento. Comunque ora qual è il parere della Commissione?.

Katia MAMMOLI. A questo punto il parere è contrario.

PRESIDENTE. Non è aperta la discussione, comunque prego Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Presidente, questo subemendamento non è per niente estemporaneo. Perché la Commissione aveva l’indicazione precisa, di questo che io ho tramutato in un emendamento, in una proposta di legge che era all’esame contestuale del testo che la Commissione ha valutato. Quindi, ripeto, non ha per niente il carattere di estemporaneità e dell’improvvisazione.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 73/1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 73/1 dei Consiglieri Ciriaci, Cesaroni:
Al comma 1 sopprimere: “I Comuni possono individuare le ulteriori aree nelle quali non è possibile l’installazione di impianti di distribuzione di carburanti e di energia”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 73. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 74. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 75. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 76.
Emendamento n. 76/1 del Consigliere Massi. Ritirato.

Articolo 76. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 77. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 78. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 79. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 80.
Emendamento n. 80/1 del Consigliere Massi:
Al comma 2 dopo la lettera d) aggiungere la lettera e):
e) esporre cartelli o qualsiasi altro mezzo pubblicitario che creino nell’utente false aspettative ed eluda la normativa in materia di pubblicità ingannevole”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Non è venuto in Commissione però mi sembra di buonsenso, quindi può essere approvato.

PRESIDENTE. Emendamento n. 80/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 80, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 81. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 82. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 83. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 84. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 85. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 86. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 87. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 88. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 89. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 90. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 91. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 92. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 93. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 94. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 95. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Subemendamento n. 95 bis/1/1 (sostitutivo) della Consigliera Ortenzi:
Dopo l’articolo 95 inserire il seguente articolo:
“Articolo 95 bis
1. Il rilascio dell’autorizzazione, anche per ampliamento, per medie e grandi strutture di vendita è subordinato alla corresponsione di un onere aggiuntivo a favore della Regione Marche. La Giunta regionale, previo parere della Commissione assembleare competente, stabilisce le modalità operative ed i parametri applicativi.”.
Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Questo subemendamento si riallaccia al discorso che non solo io ma più colleghi hanno fatto, quello cioè sulla necessità, quasi urgenza, di sostenere i piccoli esercizi commerciali nei centri storici, nei tessuti urbani delle città e soprattutto dei paesi di montagna laddove si soffre particolarmente la crisi del commercio.
Credo che sia un subemendamento di buonsenso, abbiamo stralciato dall’emendamento tre righe che sembravano non potessero essere accolte.
In aggiunta ho presentato con il collega Brandoni – e non ho fatto in tempo a chiedere ad altri colleghi se volevano firmarlo – un ordine del giorno che specifica in maniera più precisa l’utilizzo dell’onere a favore della Regione, che proviene dalle piccole e grandi strutture di vendita, affinché vada a favore di soggetti giovani che possono così iniziare attività commerciali nei centri storici, laddove appunto c’è particolarmente bisogno.
Quindi chiedo ai colleghi di votare questo subemendamento e poi anche l’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Contrario.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 95 bis/1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 95 bis/1 (aggiuntivo) della Consigliera Ortenzi:
Dopo l’articolo 95 inserire il seguente articolo:
“Art. 95 bis.
1. Il rilascio dell’autorizzazione, anche per ampliamento, per medie e grandi strutture di vendita è subordinato alla corresponsione di un onere aggiuntivo a favore della Regione Marche specificatamente destinato a contribuire alla rivitalizzazione e riqualificazione delta zone di insediamento commerciale urbano. I fondi saranno prioritariamente utilizzati per il piccolo commercio dei centri storici, delle zone rurali e montano.
2. La Giunta regionale, previo parere della Commissione assembleare competente, stabilisce le modalità operative ed i parametri applicativi.”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento n. 95 bis/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 96. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 97.
(…) Il Consigliere Cesaroni chiede la verifica del numero legale. Prego procedere.
Presenti: Bucciarelli, Amagliani, Benatti, Brandoni, D’Isidoro, Giannini, Mammoli, Mollaroli, Petrini, Ricci, Solazzi, Altomeni, Badiali, Binci, Comi, Donati, Luchetti, Mezzolani, Ortenzi, Procaccini, Rocchi
Assenti: Spacca, Brini, Bugaro, Parrucci. Natali, Cesaroni, Ciriaci, D’Anna, Giannotti, Lippi, Massi, Minardi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Silvetti, Sordoni, Tiberi, Viventi.
Il Consigliere Cesaroni, richiedente della verifica del numero legale, deve essere considerato tra i presenti, quindi il risultato è il seguente: presenti 22, assenti 18, il numero legale c’è.

Articolo 97. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 98.
Emendamento n. 98/1 dell’Assessore Solazzi:
Il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. Le disposizioni contenute nell’articolo 31 della legge regionale 24 dicembre 2008, n. 37 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009/2011 della Regione – legge finanziaria 2009) sono prorogate fino all’approvazione del regolamento di cui all’articolo 2, comma 1, della presente legge.”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento n. 98/1. Lo pongo in votazione.

(Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 98/2 dell’Assessore Solazzi:
Al comma 5 le parole “con esclusione delle grandi strutture di vendita” sono sostituite dalle seguenti: “salvo quanto previsto per le grandi strutture di vendita ai sensi del comma 5 bis”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 98/3 dell’Assessore Solazzi:
Dopo il comma 5 inserire il seguente comma: “5 bis. Le Province, in attesa dell’adeguamento di cui al comma 1, hanno la facoltà di sospendere le autorizzazioni al rilascio delle aperture delle grandi strutture di vendita per un periodo massimo di due anni dall’entrata in vigore del regolamento regionale di cui all’articolo 2.”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 98, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 99. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)



Ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Ortenzi, Brandoni:
“L’Assemblea legislativa regionale
valutata la necessità di sostenere e valorizzare l’insediamento commerciale urbano, fatto di piccole attività che vedono spesso l’interesse ed il coinvolgimento di soggetti giovani e che contribuiscono significativamente alla rivitalizzazione ed alla riqualificazione dei centri storici
Impegna la Giunta regionale ad istituire uno specifico fondo a sostegno di queste attività, alimentato dalle risorse aggiuntive previste dal nuovo Testo Unico regionale in materia di Commercio.”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2/1 del Consigliere Binci all’ordine del giorno n. 2:
Inserire negli impegni per la Giunta, dopo le parole “l’obbligatorietà del principio che assicuri” le parole: “, per le nuove strutture autorizzate,”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Favorevole.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ordine del giorno n. 2, così come emendato, del Consigliere Binci:
“L’Assemblea legislativa regionale
Valutata la necessità di dare applicazione pratica alle previsioni e agli indirizzi del PEAR (Piano energetico ambientale regionale), che individua nelle micro centrali di produzione di energia elettrica a trigenerazione (elettricità, riscaldamento, raffrescamento) uno strumento che concorre alla produzione di energia, adatto per strutture simili a quelle che si realizzano nelle medie e grandi strutture di vendita di cui alla presente legge;
Impegna la Giunta regionale ad inserire all’interno dei criteri del regolamento di cui all’articolo 2, l’obbligatorietà del principio che assicuri l’autosufficienza energetica delle medie e grandi strutture di vendita, secondo quanto previsto dal Piano energetico ambientale regionale.”.
Parere della Commissione?

Katia MAMMOLI. Favorevole.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere Pistarelli per dichiarazione di voto.

Fabio PISTARELLI. Il Testo unico che stiamo per approvare è il primo che le Regioni italiane licenziano. E’ in linea con le direttive europee ed in linea con quanto in mille occasioni di discussione avevamo detto essere necessario nel commercio, ovvero una semplificazione delle procedure. Questa è la cosa più importante, è l’ossatura che ci convince.
Però, aggiungo, ci convince in parte. Perché? Perché proprio in linea con questo principio si poteva fare di più per quanto concerne lo svolgimento dell’attività, cioè le date sulle quali ci siamo confrontati anche in Aula, ossia sulle date di apertura, di chiusura, ecc..
Però, ripeto, è comunque l’ossatura – e qui spiego il perché del nostro voto di astensione –, che permette con una dichiarazione di inizio attività (DIA) di semplificare mille e un passaggio, che fino ad oggi ha invece ostacolato di aiutare coloro che già coraggiosamente svolgono attività commerciali anche in periodi con tante difficoltà – sia ora che in passato –, che sicuramente ci vede orientati, come abbiamo fatto anche in Commissione, in maniera positiva.
Questo fatto positivo ci porta all’astensione ma, ripeto, ci sono dei passaggi di questa legge che non ci hanno pienamente convinto.
In ogni caso c’è anche un’altra soddisfazione, ossia che con la nostra presenza in più di un’occasione abbiamo garantito lo svolgimento dei lavori, quindi un atto serio di confronto e anche di controllo dell’attività dell’Assemblea legislativa.
Questa soddisfazione la vogliamo sottolineare, peraltro siamo una delle prime Regioni ad allinearci alla direttiva europea già recepita a livello di legislazione generale.
Pertanto per conto di tutto il Gruppo del Popolo della Libertà dichiaro il nostro voto di astensione a questo Testo unico.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Ho avuto modo nell’intervento precedente di esternare quelli che erano secondo me i risultati che si raggiungono con l’approvazione di questo Testo unico. Ora mi limito solo ad esternare la soddisfazione per essere arrivati all’atto conclusivo di approvazione di questo provvedimento legislativo.
Ringrazio di nuovo le strutture della Regione che hanno lavorato in questi mesi su un testo non facile. Ringrazio sia la Commissione che con grande serietà ha approfondito tutte le questioni raggiungendo sempre la condivisione di un percorso, sia quest’Aula che anche oggi, maggioranza e minoranza, ha dato segno di grande responsabilità, permettendo in tempi tutto sommato assai brevi l’approvazione di un provvedimento legislativo di assoluta importanza per le ragioni a cui ho fatto riferimento stamattina.
Infine un ringraziamento particolare alla Presidente della Commissione Mammoli che ha svolto un lavoro assolutamente non facile.

PRESIDENTE. Ora in via del tutto eccezionale do la parola al Consigliere Lippi, perché prima avevo chiesto ben tre volte se c’erano Consiglieri che volevano parlare. Prego.

Leonardo LIPPI. Chiedo scusa. Come il mio Capogruppo ha già annunciato, dichiaro anch’io il mio voto favorevole. Ringrazio veramente la Regione Marche in quanto è la prima Regione a produrre un Testo unico in materia di commercio, peraltro essendo capofila a livello nazionale credo sia anche giusto.
Inoltre ringrazio anche per il grande lavoro di concertazione che è stato nell’ascoltare veramente tutti, che ha permesso, appunto, di poter arrivare ad un simile provvedimento.

PRESIDENTE. Proposta di legge n. 303, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di legge regionale n. 293 (testo base)
della Consigliera Mollaroli
“Misure di razionalizzazione delle spese per il personale e disciplina della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro”

Proposta di legge regionale n. 272
dei Consiglieri Bugaro, Ciriaci, Giannotti, Castelli, Capponi, Brini, Tiberi, D’Anna, Cesaroni, Santori, Massi
“Contenimento della spesa per il pubblico impiego – personale dipendente prossimo al compimento dei limiti di età per il collocamento a riposo”

Proposta di legge regionale n. 288
dei Consiglieri Sordoni, D’Isidoro, Rocchi
“Misure straordinarie organizzative per il contenimento della spesa per il pubblico impiego. Esonero dal servizio del personale dipendente prossimo al collocamento a riposo. Revisione e riorganizzazione della dotazione organica e assunzione di personale”

Proposta di legge regionale n. 320
dei Consiglieri Sordoni, D’Isidoro
“Contenimento della spesa per il pubblico impiego. Esonero dal servizio del personale dipendente prossimo al collocamento a riposo. Preferenze legge 104/1992 revisione e riorganizzazione della dotazione organica e assunzione di personale”

(abbinate)
(Inizio discussione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 293 (testo base) ad iniziativa della Consigliera Mollaroli, n. 272 ad iniziativa dei Consiglieri Bugaro, Ciriaci, Giannotti, Castelli, Capponi, Brini, Tiberi, D’Anna, Cesaroni, Santori, Massi, n. 288 ad iniziativa dei Consiglieri Sordoni, D’Isidoro, Rocchi, n. 320 ad iniziativa dei Consiglieri Sordoni, D’Isidoro.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Molto brevemente. Questa è una proposta di legge che raccoglie il lavoro della Commissione di qualche settimana. E’ un esame articolato fatto in riflessione ad una serie di ulteriori contributi legislativi, tutti insieme inerenti a ciò che è legato al titolo stesso della legge, cioè le misure di razionalizzazione della spesa e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
Come noto questa legge è motivata da due obiettivi.
Il primo, in particolare, è quello di consentire, attraverso una serie di provvedimenti che riguardano il personale, una riduzione complessiva di organico, un rinnovamento organizzativo dell’Ente, la possibilità di intervenire per questa via ad aprire le porte del lavoro e dell’Amministrazione regionale a nuove professionalità.
Il secondo è riconoscere a quelle lavoratrici e a quei lavoratori che in questo Ente hanno maturato un periodo congruo di anzianità e di impegno di poter scegliere consensualmente se risolvere questo rapporto di lavoro.
La legge è collegata ad una riflessione prodotta anche da tante altre Regioni, quindi ha risultati amministrativi e legislativi che in quei luoghi sono stati realizzati e che hanno fatto da contributo al lavoro della Commissione.
Però la Commissione in questo percorso si è anche avvalsa della attenzione e della importante riflessione del confronto con le organizzazioni sindacali.
Faccio notare quindi con qualche soddisfazione che il lavoro finale della Commissione non solo ha trovato in gran parte la sensibilità unanime, ma ha anche trovato il consenso delle organizzazioni sindacali, ancorché quello delle RSU.
L’articolato è breve, consta di 9 articoli, quindi la sua illustrazione è quasi pleonastica.
Questa legge consentirà all’Amministrazione regionale di intervenire in un percorso di valorizzazione e di ottimizzazione delle risorse. Tutto qui, spero che l’Aula possa fare una riflessione rapida.
Ricordo che è una legge che ha un’attesa importante. Quindi oggi in questa fase terminale di legislatura potremo dare alla prossima, attraverso anche questa legge, l’opportunità di fare una riorganizzazione importante.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Questa legge che ci accingiamo ad esaminare ha, a mio giudizio, necessità di ulteriori approfondimenti.
Ad oggi manca un piano di riordino del personale, il presupposto necessario per la dichiarazione che la legge stessa indica nel suo titolo. E mancando questo riordino del personale, collegato con le operazioni di esodo anticipato, sembra più che altro che stiamo producendo quasi una promessa pre-elettorale rispetto a quella che, invece, potrebbe essere una legge utile che possa andare veramente a beneficio delle persone interessate.
In questa proposta c’è una scarsissima convenienza per i dipendenti ad aderire alle istanze per la mancata copertura dei contributi obbligatori nel periodo scoperto dall’esodo, poi dal giorno in cui vanno in esodo fino alla percezione della pensione.
Sotto questo profilo mi sembrava migliore la proposta di legge n. 272 dalla minoranza, che a tale riguardo ne prevedeva la copertura.
La copertura delle mensilità non avviene per tutti nello stesso modo ed in ragione del periodo da coprire. Quindi anche qui potrebbero aprirsi delle discussioni.
Vi è una mancata individuazione del costo dell’operazione. L’impatto dell’esecuzione della presente proposta di legge potrebbe portare allo sforamento del patto di stabilità, visto che non è stata valutata attentamente quale potrebbe essere l’applicazione pratica della norma.
Quindi è una proposta di legge che non razionalizza il piano di riassetto e di ristrutturazione del personale, né contiene la spesa pubblica. Visto che la Regione Marche sarà tenuta ad anticipare ingenti somme e l’80% del personale che uscirà sarà sostituito con effetto immediato data la necessità di coprire i posti vacanti. Sommandosi così il costo del nuovo personale a quello della liquidazione del bonus con l’esodo anticipato.
Molti dubbi permangono, quindi a mio giudizio sarebbe opportuno un approfondimento ulteriore. In ogni caso in sé l’assetto della legge può essere mantenuto però, ripeto, mi sembrava potesse essere migliorato.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Procediamo alla prima verifica del numero legale.
Presenti: Bucciarelli, Amagliani, Binci, D’Anna, Luchetti, Ortenzi, Ricci, Altomeni, Benatti, Brandoni, Giannini, Mollaroli, Procaccini, Solazzi
Assenti: Spacca, Badiali, Brini, Bugaro, Parrucci, Natali, Cesaroni, Ciriaci, Comi, D’Isidoro, Donati, Giannotti, Lippi, Mammoli, Massi, Mezzolani, Minardi, Petrini, Pistarelli, Rocchi, Romagnoli, Santori, Silvetti, Sordoni, Tiberi, Viventi.
Il risultato della prima votazione è il seguente: 14 presenti, 26 assenti, il numero legale non è garantito.

Procediamo alla seconda verifica del numero legale.
Presenti: Bucciarelli, Amagliani, Benatti, Brandoni, D’Anna, Giannini, Mezzolani, Ortenzi, Procaccini, Rocchi, Altomeni, Badiali, Binci, Comi, Donati, Luchetti, Mollaroli, Petrini, Ricci, Solazzi
Assenti: Spacca, Brini, Bugaro, Parrucci, Natali, Cesaroni, Ciriaci, D’Isidoro, Giannotti, Lippi, Mammoli, Massi, Minardi, Pistarelli, Romagnoli, Santori, Silvetti, Sordoni, Tiberi, Viventi.
Il risultato della seconda votazione è il seguente: 20 presenti, 20 assenti, il numero legale non è garantito. La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 15,40